PLUS MAGAZINE 11 IN QUESTO NUMERO CARLO ALBERTO CARNEVALE MAFFÈ SONO PRONTE LE BANCHE ALLA SFIDA DEL TERZO MILLENNIO? ANNALISA BRUCHI TUTTO È ECONOMIA E TUTTO QUELLO CHE FACCIAMO MUOVE L’ECONOMIA A COLAZIONE CON... SABA ANGLANA COME CI CURERÀ LA MEDICINA DEL FUTURO? CONFERENZA MONDIALE “THE FUTURE OF SCIENCE” INCONTRANDO GABRIELE LAVIA EZIO BOSSO UNA VITA PER LA MUSICA CHE GLI REGALA LA VITA BUDAPEST, FASCINO ALGIDO MONICA BELLUCCI diva da red carpet Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero XI - dicembre 2015 ZIO A I N 52 N ZIO agina N VE a p N d O C I L NA Via Torino 137 - Trofarello - tel. 011 6498982 - [email protected] www.euromarredamenti.it - www.facebook.com/Euromarredamenti Da 30 anni abbiamo scelto Scavolini come partner per arredare le vostre cucine, ma non solo. Oggi la produzione si è arricchita anche di tantissimi prodotti per il living e l’ambiente bagno. 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RECENSIONI 40 Film, libri, mostre, musica, teatro MAPPAMONDO 46 Budapest: fascino algido 52 Convenzioni nazionali Redazione e Amministrazione Via Guarini, 4 – 10123 Torino Tel. 011 5611153 Fax 011 540096 www.associatiallafabi.it Direttore Responsabile Paolo Panerai Direttore Editoriale Paola Gomiero PLUS MAGAZINE Supplemento a La voce dei bancari Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Fotografie Archivio Stilisti, Filippo Milani, Barbara Oggero, Ufficio Stampa Fondazione Veronesi. Pubblicità Nova Labor Servizi srl Via Guarini, 4 – 10123 Torino Tel. 011 5611153 Fax 011 540096 Segreteria di Redazione Chiara Attolico Progetto grafico Carlo Fantinel – Torino Photo Editor Alessandro Lercara Stampa Garabello Artegrafica – San Mauro Torinese Hanno collaborato a questo numero: Benedetta Breveglieri, Mauro Bossola, Pietro Gentile, Dario Migliardi, Barbara Odetto, Barbara Oggero. La redazione non si assume alcuna responsabilità per notizie, foto, marchi, slogan utilizzati dagli inserzionisti. Il materiale inviato non viene restituito. È vietata e perseguibile civilmente e penalmente ai sensi della legge sul diritto d’autore ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizzazione scritta dell’editore. E D Paola Gomiero Direttore FABI Plus I T O R I A L E Il grande spettacolo delle Luci d’Artista Come resistere al fascino delle luci di Natale... le città si illuminano e sembra di essere nel paese delle meraviglie. Da New York a Parigi, da Londra a Hong Kong passando per Lione, Milano e Venezia l’atmosfera è veramente magica e coinvolgente. Nella nostra amata Torino il tripudio di luci e addobbi spettacolari ci cala in uno scenario suggestivo, provocando emozioni gioiose. Molte delle installazioni luminose sono create da artisti famosi e rappresentano valori simbolici e concettuali trasformando il cielo in un vero proprio museo all’aperto. Luci d’Artista, avviata dal Comune di Torino nel 1998, è giunta alla sua diciottesima edizione. Le luci si trovano nelle principali piazze e vie della città e per l’occasione anche la Mole Antonelliana, simbolo di Torino, è illuminata. Ci sono 4 nuove installazioni luminose, due in Piazza Castello e due in via Lagrange per un totale di ben 24 opere. Tra le nuove opere all’esordio, ne segnaliamo una tutta torinese creata dall’artista Piero Gilardi intitolata Migrazioni (Climate change). Lo scultore attraverso l’esposizione di dodici pellicani sospesi all’interno della Galleria Subalpina, che spiccano il volo per raggiungere un clima più favorevole, evoca le grandi migrazioni provocate dal riscaldamento globale. Anche Salerno, prendendo spunto da Torino, ha avviato 10 anni fa Luci d’Artista che è diventato l’evento più atteso dell’anno. Salerno dal 2006 e Torino, città dell’arte e della luce, danno vita con questa ormai consolidata iniziativa invernale, ad un luminoso gemellaggio artistico. Un filo incantato attraverso l’Italia che suscita emozioni e crea una magica atmosfera da novembre a gennaio, per la gioia sia dei residenti, sia dei tanti turisti che ogni anno, sempre più numerosi, vengono ad ammirarle. Buone Feste illuminate a tutti! [email protected] dicembre 2015 | Plus Magazine | EDITORIALE 03 COPERTINA MONICA BELLUCCI DIVA DA RED CARPET A C U R A P A O L A 04 D i G O M I E R O COPERTINA È senza dubbio considerata una delle donne più affascinanti del mondo. Una specie di icona della moda, della bellezza, dello stile e dell’italianità. E a cinquantun anni compiuti dimostra di avere un ottimo rapporto sia con la propria bellezza che con il tempo che passa e non ha paura di invecchiare. Alla festa del cinema di Roma era la più attesa, come di solito succede con una vera diva. E non ha deluso le aspettative: lunghi capelli neri a incorniciare il viso, abito lungo in pizzo, movimenti lenti e studiati, saluti controllati. È apparsa così sul red carpet il 22 ottobre scorso, giunta alla kermesse per presentare il film canadese Ville-Marie dove interpreta una madre, che di mestiere fa l’attrice, alla ricerca del rapporto con il figlio ormai adulto. Qualche giorno più tardi di nuovo sul red carpet, questa volta alla Royal Albert Hall di Londra per la presentazione di un’altra parte molto attesa: la Bond Girl in Spectre di Sam Mandes. Per questo ruolo si è detta molto contenta e orgogliosa di essere la bond woman dell’agente segreto (Daniel Craig) più famoso al mondo. Nella sala dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, insieme alla produttrice Felize Frappier, l’attrice umbra ha tenuto una conferenza stampa per parlare del film ma anche per raccontarsi come madre, come attrice e come donna. Monica cosa l’ha spinta a fare questo film, cosa le è piaciuto? Ho scelto questo film per una questione emotiva. Il ruolo poi era eclettico e scritto così bene, che avevo anche un po’ paura al pensiero di affrontarlo. Devo ringraziare Guy perché mi ha dato la possibilità di divertirmi, di avere paura e in effetti poi io ho recitato ciò che era già scritto, per cui è tutta opera sua. Lei aveva già visto Marécages, il primo lungometraggio di Guy Édoin? Ho visto Marécages dopo aver letto la sceneggiatura. Il film è bello, mi è piaciuto molto e la recitazione è naturale. Anche lei come il personaggio di Sophie Bernard è un’attrice e una madre, come ha affrontato questo ruolo? Il rapporto un po’ controverso che ha con questo ragazzo che poi alla fine riporta, sia lei che tutti gli altri protagonisti del film, alla vita? Io sono madre di due figlie femmine (undici e cinque anni) mentre nel film sono la madre di un maschio. È un modo diverso di essere madre anche se l’amore è quello. Per questo ruolo mi hanno aiutato molto le mie amiche che hanno figli maschi di quell’età, le quali mi hanno detto che non c’è nulla di più doloroso di un figlio che ti dice cose cattive. Io ho capito che ho ancora un dicembre 2015 | Plus Magazine | COPERTINA 05 COPERTINA margine di 3/4 anni prima che le mie figlie mi si rivoltino contro con parole cattive. In questo film c’era bisogno di un momento di abbandono di questa donna che ad un certo punto toglie la maschera che è per lei una specie di corazza. È un’attrice che si protegge attraverso la maschera e ha il coraggio di toglierla per far vedere al figlio che si è spogliata per lui e che ora è solo donna e madre. L’abbandono fa trasparire il dolore e si vede anche nel viso. È quindi un passaggio dal glamour alla sofferenza ed infine alla vita. Infatti è un personaggio che somiglia ad ognuno di noi nella vita. È stata a Roma recentemente per girare James Bond, può comparare quell’esperienza cinematografica con questa? E anche ci può dire com’è stato cantare, perché c’è stato un gradevole momento canoro nel film. Per me non ci sono differenze tra grandi e piccole produzioni perché in effetti davanti alla cinepresa il mio lavoro non cambia; poi certo, è anche l’occasione per lavorare con artisti così differenti tra loro come Guy Edoin, Sam Mendez o Kusturica, tre talenti differenti ma talenti. In effetti ad ogni regista vorrei chiedere: “Perché hai pensato proprio a me?”. Vorrei saperlo ma comunque questo mi dà ogni volta la possibilità di venire in contatto con culture differenti, come attrice e come persona. Per quanto riguarda il canto, veramente non sono una cantante ma la cosa interessante è che questa donna non sa come comunicare con suo figlio e cantare diventa un modo per comunicare, per mostrare le emozioni che lei prova ma che non riesce a esternare. È quindi un’altra maniera per avvicinarsi a suo figlio. Ma come potete vedere io non sono una cantante. La bellezza, che certo ha contato molto nella sua carriera, con il tempo che passa può lasciare spazio a qualcosa di diverso come la ricerca personale? La bellezza è un dono che ci è stato dato quindi non è una cosa di cui essere fieri. Ringrazio per averla ricevuta ma non è un lavoro personale. La ricerca personale è una cosa che riguarda tutti in modo diverso. Io la faccio attraverso il lavoro, attraverso i ruoli che voglio sperimentare. Oggi posso interpretare dei ruoli che 15 anni fa non avrei interpretato. Perdere in qualche modo la bellezza della gioventù mi fa provare un altro tipo di bellezza che poi posso anche utilizzare nei ruoli e, spero, nella vita. Monica, è iniziata una bella età professionale. Quale sceneggiatura vorrebbe leggere e quale ruolo vorrebbe interpretare? Se le proponessero un ruolo comico in una commedia le piacerebbe? Sì molto. Devo solo trovare una commedia scritta bene. Secondo me le cose giuste arrivano al momento giusto. Magari l’anno prossimo, ora dopo questo film devo prendermi un periodo di riposo. La famosa attrice europea Sophie Bernard è a Montreal per girare un film e co7 glie l’occasione per andare a far visita a suo figlio Thomas con la speranza di riallacciare i rapporti con lui. Ma Thomas ha altri piani per loro; ha intenzione di riuscire finalmente ad avere alcune risposte a proposito di suo padre. Contemporaneamente, all’ospedale Ville-Marie, il paramedico Pierre soffre per la sua sindrome da stress post traumatico, pensa di avere il supporto di Marie, l’infermiera che gestisce l’affollato pronto soccorso, e non è sicuro di poter affrontare questa mole di lavoro. Le vite di questi quattro problematici personaggi, si intersecano durante un disastroso evento a Ville-Marie in una buia notte di Montreal. 06 PREVIDENZA • Fondi Pensione • TFR • TFM • Long Term Care PREVENZIONE • Check up mirati • Tutela della Salute • Second opinion • Assistenza in emergenza PRESTAZIONE • Rimborso Spese Mediche • Sanident: cure dentarie • Copertura Infortuni • Dread Disease • Copertura Premorienza • Key Man Europa Benefits PER IL WELFARE AZIENDALE COMPLEMENTARE: FONDO PENSIONE, ASSISTENZA SANITARIA, LTC, DREAD DISEASE, E TUTTI GLI ALTRI BENEFITS AL LORO MEGLIO, CON FORMULE ORIGINALI E INNOVATIVE Europa Benefits è la più importante società italiana specializzata negli employee benefits. Nel 2015 vince il primo posto agli Italy Protection Awards come “Miglior intermediario per il collocamento dei fondi sanitari”. Con ! 138 milioni di premi intermediati nel 2014, 300 clienti tra financial institutions, aziende commerciali e industriali e studi professionali associati, Europa Benefits realizza e ottimizza da oltre 25 anni programmi aziendali per la previdenza e assistenza dei Dipendenti e Collaboratori, personalizzandoli in base alle diverse esigenze. Ogni anno, centinaia di migliaia di persone contribuiscono a programmi di welfare complementare tramite fondi pensione e casse di assistenza sanitaria creati appositamente per loro da Europa Benefits; la Società ha infatti collaborato alla creazione di fondi pensione come Previbank, Fonchim, Previndai, Previambiente e, in ambito assistenziale, alla crescita di casse di assistenza quali Casdic e Previtalia. Dal 1988 ad oggi la Società ha dato tranquillità e protezione a milioni di lavoratori. 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Intervista al Professor Carlo Alberto Carnevale Maffè d i PIETRO GENTILE A vent’anni dalla nascita di Internet, la società è cambiata moltissimo adeguandosi ai nuovi stili di vita low cost basati sulla Rete, ma solo da alcuni anni si sta verificando un fenomeno da molti previsto e sempre più reale: la progressiva sostituzione delle macchine e dei software in moltissimi lavori considerati fino a poco tempo fa di unico dominio umano. A distanza di vent’anni e alla quarta generazione di Corporation Internet, dopo i Social Networks sono arrivati i siti della Sharing Economy (quali Uber e AirBnB tanto per fare due nomi) che hanno un modello di business che non si basa solamente sulla “disintermediazione” come per le precedenti ma sulla disruption, cioè sullo stravolgimento totale dei canoni economici del passato, operando sostanzialmente con “beni altrui” e semplicemente ottimizzandone l’utilizzo. Per il settore bancario da alcuni anni si parla di fenomeno FinTech, compagnie a metà strada tra la tecnologia e la finanza che stanno erodendo componenti dell’economia bancaria. Nel corso del Banking Summit 2015, organizzato dalla società di ricerca The Innovation Group, abbiamo approfondito tali temi con Carlo Alberto Carnevale Maffè, Professor of Business Strategy presso la School of Management dell’Università Bocconi, conosciuto al grande pubblico per la trasmissione “I conti della Belva” in onda su Radio24 con la conduzione del giornalista Oscar Giannino. L’INTERVISTA Professore, uno degli argomenti più interessanti anche per il largo pubblico negli ultimi mesi è quello delle Criptovalute, di che cosa stiamo parlando? “Data is the new bad money”: i dati sono la nuova moneta del futuro, la moneta più pratica da scambiare, non soggetta a regolamentazione e generata da standard “de facto”: ce l’hanno insegnato i vari Google, Facebook e Amazon. I dati sono un modo per regolare scambi non monetari. Quando usiamo Facebook o Google cediamo i nostri dati in cambio di un servizio. La stessa cosa accade oggi per le imprese e i consumatori, quando forniscono alle banche i propri dati, sarebbe importante che le banche comprendessero questo grande nuovo paradigma. Il “dato” è una moneta fondamentale in quanto ricca di esternalità positive, con effetti superiori rispetto al pagamento che avviene con la moneta ordinaria. Un euro “pagato” in moneta data intense ha più valore di un euro pagato attraverso gli ordinari mezzi di pagamento in quanto incorpora un collaterale di informazioni che hanno un loro valore intrinseco. Tra le Criptovalute, BitCoin è quella più conosciuta, addirittura nel mese di luglio girava dicembre 2015 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 09 TECNOFUTURO voce che, in caso di uscita dall’Euro, la Grecia l’avrebbe adottata: è uno scenario plausibile? Direi che ad oggi per una nazione adottare BitCoin o una Criptovaluta è ancora troppo presto. Più che per le nazioni direi invece molto possibile per una “filiera”, per un sistema ad alta intensità di scambi. Un esempio locale italiano esiste già, si chiama Sardex. BitCoin è una moneta governata dalla matematica, e avrebbe un grande futuro nel momento in cui venisse appunto adottata da sistemi economici complessi ad alta frequenza come le filiere industriali, oppure dalle piccole Comunità territoriali. L’algoritmo che regola BitCoin, la Block-Chain, è un sistema dotato di una propria Costituzione. Il fatto che BitCoin sia oggi considerata definitivamente quale commodity dalle autorità americane indica la potenza di questo nuovo mezzo di scambio, anche se ancora oggi non va considerata quale “riserva di valore”, come l’oro, ma semplicemente un nuovo strumento di pagamento il cui valore è sempre convertibile in valuta ordinaria. Parliamo ora di FinTech, il nuovo fenomeno a metà strada tra tecnologia e finanza. PayPal è la più grande e famosa, le altre realtà sono più piccole e di nicchia, potranno erodere il business bancario o saranno inglobate dalle banche? La prima fase di esistenza delle FinTech sarà caratterizzata da una competizione mirata. Le FinTech sono come locuste che aggrediscono le parti più “deboli” e al contempo interessanti della filiera bancaria. Queste aziende identificano alcune aree della finanza poco presidiate e ottimizzano tali nicchie. PayPal è nato quando in America ci si è resi conto che per il commercio online non esisteva un sistema efficiente per gestire i micropagamenti: oggi è un player globale. Le FinTech agiscono su due livelli di unbundling, di spacchettamento, della filiera. L’unbundling di prodotto e quello relazionale. Nel primo caso, spezzettando in tanti mattoncini la catena del valore del processo bancario, la FinTech identifica una particolare componente della filiera e ne migliora in modo elevatissimo l’efficienza. La FinTech migliora quindi solo un “mattoncino” di tutto il processo scomponendo la filiera. La regolamentazione europea oggi favorisce l’unbundling della filiera bancaria, creando opportunità per le nuove realtà a metà stra- 10 da tra banche e tecnologia. Uscendo dal settore finanziario pensiamo ad esempio come oggi nel settore editoriale o nella musica sia già avvenuta una vera rivoluzione grazie a tale fenomeno. Nel caso dell’unbundling relazionale, le FinTech migliorano progressivamente le asimmetrie informative. Pensiamo ad esempio ai siti online che aiutano il consumatore a trovare il migliore mutuo sul mercato. Più si insegna al cliente finale o all’azienda a reperire informazioni e comparare i prezzi, più l’elemento relazionale si indebolisce e la banca che una volta ti trattava “dalla culla alla bara” oggi deve competere con realtà non bancarie che su questo piano riescono ad essere più competitive. Le FinTech sono efficienti nel creare user interface più rapide, social rating più efficienti, nel creare marketplace più ampi. Ma questo non uccide le banche! Il futuro delle banche più preparate sarà quello di conoscere questo nuovo mondo ed eventualmente integrare le realtà più interessanti, migliorando al contempo il proprio servizio nei settori in cui potrebbero essere più deboli. “If you can’t beat them, join them”: se non riesci a batterle unisciti a loro e riaggrega queste startup. Nella mia intervista precedente a Joseph Stiglitz e a Federico Rampini abbiamo parlato del “Futuro del Lavoro” e dei relativi impatti delle nuove tecnologie: che fine fanno le persone? Le macchine sono l’essenza dell’Homo Sapiens, siamo usciti dalle caverne grazie agli utensili e credo che questa evoluzione sarà sempre positiva, perlomeno fino a quando le macchine non saranno in grado di “riprodursi” e “riprogrammarsi” in modo autonomo, alla Blade Runner, tanto per intenderci. Il vero problema è che l’economia di scala e la produttività delle macchine sono estremamente più alte di quelle dell’uomo. Ma non dimentichiamo che quando le macchine sbagliano, penso al crollo della Borsa del 1987 dovuto a una cattiva programmazione degli allora poco sofisticati computer, i danni che fanno sono immensamente più grandi. Dall’epoca abbiamo imparato molto: come per la Google Car che qualche anno fa andava a sbattere ed invece oggi è talmente precisa, tanto da riuscire ad evitare che gli umani ci sbattano contro quando questi non rispettano il codice della strada. Quindi per ora dietro le macchine ci sono sempre gli uomini. Certo è che le macchine sostituiranno il lavoro umano, ma la novità della Sharing Economy sta nel fatto che oltre al lavoro umano verrà “sostituito” anche il capitale… Pensiamo ad esempio ad AirBnb, che non è altro che una macchina: TECNOFUTURO la più grande catena di alberghi senza “un euro” investito in capitale immobiliare. In questo caso sono stati creati anche migliaia di “lavori” grazie alle persone che mettono a disposizione una propria stanza e traggono un beneficio economico che prima non era previsto. Quel lavoro che era un tempo centralizzato, gerarchico, dipendente, è oggi distribuito, autonomo e indipendente, polverizzato in un rivolo di micro lavori. È tema centrale della Sharing Economy, dove il lavoro da Tayloristico e Fordistico viene decentralizzato, una vera e propria diaspora dove di fatto a scomparire non è il lavoro ma “l’impresa”. Ma a questo punto cosa possiamo fare per favorire la nascita di nuovi lavori per compensare l’inarrestabile emorragia di quelli persi? È questo il problema più delicato. La nuova situazione che stiamo affrontando produce una polarizzazione del mondo del lavoro. Da una parte sicuramente le attività più sofisticate svolte dagli ingegneri che progettano le macchine aumenteranno, ma per svolgere tali mansioni servono meno tecnici rispetto alle migliaia di operai o impiegati del passato. Dall’altra parte avremo un aumento della richiesta di lavori non automatizzabili ma purtroppo di basso se non bassissimo valore aggiunto e conseguente bassa remunerazione. In questa polarizzazione è sicuramente la classe media ad essere inizialmente penalizzata. Le aziende Tayloristiche e Fordistiche nel tempo erano diventate il regno della classe media dei white collars, non della classe operaia, e tale mondo sta lentamente scomparendo. La notizia positiva arriva però da quell’area ibrida in cui sarà sempre necessaria l’interazione tra uomo e macchina che potrebbe avere uno sviluppo molto interessante. I computer che fino a trent’anni fa erano chiusi in enormi stanze, oggi sono piccoli come un telefonino o un orologio ed ognu- no di noi spesso ne “indossa” almeno due o tre. È nell’interazione uomo-macchina che vedo un futuro per il lavoro e per i nuovi lavori. Che fine fa il lavoro? Come sempre il lavoro si trasforma. E nel corso della trasformazione dobbiamo difendere il lavoratore, non il lavoro che scompare. Dobbiamo difendere l’occupabilità attraverso la riqualificazione. La società deve farsi carico di questo grande tema. Ed in questo caso entra nuovamente in gioco la tecnologia: uno degli elementi fondamentali della riqualificazione è la Formazione Permanente. Grazie alle nuove tecnologie è cambiato il metodo con cui viene distribuita la conoscenza con un possibile aumento esponenziale della produttività anche nella formazione, grazie alle enormi potenzialità della formazione a distanza. Sarà il tema portante dei prossimi anni perché il tempo in cui ci si diplomava o laureava e poi si lavorava per quarant’anni è finito. Penso ad esempio ai corsi di Coding dove il ragazzino impara a “lavorare” fin da subito ma continua a studiare. Bisogna pensare a una Società in cui non si dovrà mai smettere di studiare. dicembre 2015 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 11 PROTAGONISTI ANNALISA BRUCHI Tutto è economia e tutto quello che facciamo muove l’economia I N T E R V I S T A d i DARIO MIGLIARDI A nnalisa Bruchi, senese, conduce ed è anche autrice di “2Next Economia e Futuro” su Rai Due. Nel suo studio si parla di economia senza essere noiosi e questo è già un pregio. Il programma ha un linguaggio semplice, diretto e autorevole. Non racconta solo temi economici, racconta storie di uomini e donne che lavorano e che fanno di tutto per migliorare la propria vita. “2Next Economia e Futuro” ha un ritmo incalzante, veloce, con molte inchieste. Ci racconti come decidete la scaletta e i temi della puntata? La scaletta la decidiamo in base a quelli che sono i nuovi trend e l’attualità. Noi non siamo sulla strettissima attualità, cerchiamo di sviluppare macro temi e poi li trasformiamo in inchieste attraverso i reportage in 12 PROTAGONISTI che e le fiction. Abbiamo scoperto che su ogni euro investito nella produzione di una fiction o di un film, c’è un ritorno di 5 euro. Vi interessa raccontare anche piccole storie locali? Sì, perché significa raccontare il made in Italy. Se in un film si promuove sia il luogo che i piatti tipici, si promuovono anche le risorse del suolo che possono essere il vino o il riso. Significa creare un’economia che gira attorno al nostro paese. Per di più l’Italia, dal nord al sud è un set cinematografico aperto. maniera approfondita. Cerchiamo le macro tendenze, per esempio i nuovi lavori. Stiamo attenti ai giovani e agli anziani che sono quelli che hanno sofferto maggiormente la crisi. State più attenti a notizie di cronaca, mi riferisco per esempio all’intervista dedicata al fondatore di Netflix Reed Hastings o preferite cercare notizie più riservate? È stata l’unica intervista approfondita che ha rilasciato ai media italiani. Ci sono stata dietro per parecchio tempo, era un’intervista fatta a Milano e l’abbiamo tenuta nascosta sino a quando Netflix non è entrato nelle case degli italiani. Da quell’intervista abbiamo raccontato una storia, di quanto sia importante il turismo nelle fiction e nei film. Il cinema come veicolo promozionale? Scopriamo quanto sia importante investire sull’audiovisivo per promuovere l’italianità nel mondo attraverso le produzioni cinematografi- Ricevete dei suggerimenti dal pubblico mail o Twitter che vi chiedono di indagare su qualche notizia? Tantissime mail, moltissimi messaggi dai vari Social, Facebook e Twitter. La maggior parte sono richieste di approfondimenti e da quest’anno abbiamo una novità, il second screen e credo che sia l’unico programma Rai ad averlo. Che cos’è? In tempo reale, durante la trasmissione, mandiamo degli approfondimenti ai temi trattati e riceviamo consigli e scopriamo quali sono le tendenze presenti sui Social. È un nuovo modo di comunicare? Per noi è importante, perché la televisione dà dei suggerimenti, racconta un tema, e poi lo spettatore, che non è un consumatore, e su questo ci tengo molto a chiarire la differenza visto che la Rai è servizio pubblico, dovrebbe, in base alle informazioni che gli diamo, cercare le soluzioni pratiche anche ai suoi problemi quotidiani o ai temi trattati. Parlate di economia, e questo potrebbe portare a pensare a qualcosa di serio e tedioso, invece siete una trasmissione d’inchiesta che tocca molti temi? Qualsiasi cosa fa economia e diventa valore economico. Dalle assicurazioni, all’abbonamento per il telefonino, al consumo di energia. Se si raccontano in maniera scattante tante piccole storie, lo spettatore può prendere spunto e modificare la propria quotidianità e alla fine dell’anno riuscirà a risparmiare e a fare scelte più consapevoli per quel che riguarda la propria dicembre 2015 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 13 PROTAGONISTI crediti, in realtà non è così. Poi abbiamo raccontato lo stress test delle banche, com’è nato e se ha penalizzato le banche italiane. Abbiamo raccontato senza pregiudizi la storia di ciò che è avvenuto. Avete avuto ospiti famosi ed esperti su questo tema? Sì, per esempio Fabio Gallia e Lorenzo Bini Smaghi e abbiamo dato la notizia sia dal punto di vista delle banche, ma anche del cittadino. La vostra trasmissione è molto legata ai dibattiti sui Social. Sul vostro sito avete commenti in continuazione. Come vede la TV del futuro? Sarà sempre di più cross-mediale? Dobbiamo fare i conti con una realtà che cambia, la televisione si guarda anche su un tablet o su uno smartphone e contemporaneamente si twitta e si commenta nei blog. La TV è diventata interattiva. E questo è positivo o negativo? È una sorta di sbriciolamento e polverizzazione dell’attenzione. Appartengo alla vecchia scuola e penso che si debba fare una cosa alla volta e farla bene. Non so se è positivo o meno, ma una cosa è certa, la televisione sta cambiando e anche velocemente. Spesso c’è anche un lato scuro dei Social, che è quello legato all’anonimato e agli insulti che si celano dietro. Noi cerchiamo di prendere il lato positivo e di usarlo in modo costruttivo. vita. Perché tutto fa economia e tutto quello che facciamo muove l’economia. Il messaggio che abbiamo mandato in questi anni è che l’economia non è noiosa, e che se la sai prendere per il verso giusto, si riescono a fare scelte più consapevoli e più libere. Bisogna saperla raccontare. Non si devono usare paroloni ma avere un linguaggio semplice e diretto. Abbiamo per esempio la rubrica di Carlo D’Ippoliti che è un docente di economia, ciò che racconta sono storie serie, ma le sa dire in maniera smart, come si definisce. E i dati d’ascolto gli danno ragione. La gente ha voglia di capire e noi cerchiamo di accompagnare lo spettatore. Noi siamo una rivista legata alle banche, ha trovato delle notizie interessanti? Abbiamo parlato molto di banche, di prestiti d’onore e di altre opportunità, ovviamente il tema delle banche è spinoso. Per esempio, molte imprese, con la crisi, hanno smesso di investire in ricerca e innovazione e questo si trasforma in una richiesta minore di credito alle banche. Cerchiamo di sfatare il mito che le banche sono considerate il nemico numero uno perché non danno 14 Come si fa ad avere una TV di qualità, bisogna investire sui bambini come dice il consigliere di amministrazione Rai, Paolo Messa in un articolo recente? I bambini sono gli adulti di domani e investire su di loro e su una sana programmazione è importante. La TV ha degli spettatori di età molto alta, occorre cambiare il linguaggio per attirare l’attenzione dei più giovani. La nostra fascia di età è di 47/48 anni di media che è una fascia tra le più giovani che si trovano in Rai. C’è la proposta di avere un canale per bambini tipo Rai Gulp senza pubblicità e mi trovo d’accordo con quest’idea. Lei approda in Rai dopo l’università e un’esperienza all’estero. Come ha trovato l’Italia? È un paese deficitario in qualche cosa? Si parla molto di alfabetizzazione digitale, ma non abbiamo la banda larga su tutto il territorio e questa è una vergogna. L’Italia è agli ultimi posti in Europa su questa tematica e se non si cambia in fretta viene danneggiata anche l’economia del paese. Speriamo che ci siano veramente questi finanziamenti sia privati che pubblici per dare una svolta alla modernizzazione della rete di telecomunicazione. In Italia c’è ancora il famoso “doppino”. Dobbiamo capire che il rame è una tecnologia vecchia che dobbiamo abbandonare al più presto e aprici alla fibra ottica. “2Next Economia e Futuro” realizza molte inchieste in giro per l’Italia che idea si è fatta dell’Italia? Ci dobbiamo ricordare che c’è una richiesta infinita di italianità nel mondo. Dobbiamo lavorare duro per mantenere viva quest’idea e non dobbiamo mollare. Si deve usare la rete per il nostro lavoro e capire che il mondo sta cambiando e diventare attori principali di questa trasformazione. Dobbiamo lavorare sulle nostre eccellenze e proteggere tutto il nostro made in Italy. “2Next Economia e Futuro” si propone di fare un’informazione economica alla portata di tutti, di raccontare l’economia reale del paese, la crisi e le speranze di ripresa portando le telecamere nei luoghi simbolo dell’economia. GROSSISTA in Oreficeria, Gioielleria, Argenteria, Liste Nozze e Bomboniere Praticherà agli Associati FABI Plus le seguenti Condizioni agevolate sugli Acquisti: Oreficeria Sconto del 30% Argenteria Sconto del 30 - 50% Gioielleria, Orologi e Firme Sconto del 20% Maccario Alessandro s.r.l. Via San tommaso, 25 - Torino - Tel. 011 5623335 Lunedì 15,00 - 19,00 • dal Martedì al Venerdì 10,00 - 19,00 orario continuato Sabato 10,00 - 12,30 / 15,30 - 19,00 La Gioielleria Maccario offre ai propri Clienti 1 ora di parcheggio gratuito presso il garage autorizzato Autopalazzo di Via Bertola n. 7 Il voucher rilasciato dal garage dovrà essere vidimato presso il punto vendita www.gioielleriemaccario.it OSPITI B a r b a r a O d e t t o A colazione con... SABA ANGLANA Coccola golosa, dolce pausa tra la calma della notte e la frenesia del giorno: la colazione, secondo me. Il momento migliore per due chiacchiere rilassate con Saba Anglana. N ata in Somalia e cresciuta a Roma, Saba vive a Torino e si affaccia costantemente al mondo. Perché è lui, il mondo, la sua vera casa. L’epicentro di quell’integrazione culturale e sociale che lei ricerca e che si respira in ogni suo lavoro. Dalla musica al teatro, nel 2014 ha portato in scena lo spettacolo Mogadishow del quale era anche autrice, Saba percorre un viaggio geografico, umano e artistico che la riguarda intimamente e che regala a ognuno di noi. Nel tuo nuovo album, “The belly of the city”, canti in inglese, somalo e amarico. Una scelta difficile. In effetti è complesso cantare in tre lingue nella stessa canzone, ma appartengono al mio albero genealogico che si divide tra Italia, Etiopia e Somalia. Nel disco manca l’italiano ma – chissà – potrebbe essere il pretesto per un nuovo progetto musicale. Quanto c’è della tua biografia in questo lavoro? Moltissimo. La storia della mia famiglia è stata il bacino dal quale ho attinto. Soprattutto la nonna Abebech, strappata dalla sua terra natale, l’Etiopia, nel periodo della colonizzazione italiana. 16 Arrivata a Mogadiscio aveva costruito la sua nuova casa, ma lei e i suoi figli sono stati sempre considerati stranieri, cacciati e costretti nuovamente a lasciare tutto. I miei genitori si sono trasferiti in Italia, paese d’origine di mio padre. Nelle nove tracce ti rifai alle scale pentatoniche di matrice africana e le integri con strumenti occidentali. Il tuo sound è…? Molto concentrato su quella parte del pianeta, l’Africa orientale, nella quale è nato il blues. È un disco scuro che vira dal bianco d’Etiopia al nero del blues. L’album è stato concepito ad Addis Ababa, lontano dal mainstream. La capitale d’Etiopia è una città stimolante perché ricca di cultura e suggestioni musicali, è un luogo che ti conquista. C’è una temperatura artistica coinvolgente che ti attrae incondizionatamente. “I can’t hold”, che in italiano significa “non posso trattenere”, è un brano forte. Cosa non puoi o non vuoi trattenere? La voglia di creatività, la passione che metto nella musica, nella scrittura e nelle arti applicate. Sono ibrida, cioè figlia di diverse culture e come tale sento il bisogno di far esplodere i diversi aspetti culturali e artistici che vivono in me. Parliamo del tour: quanto ti regala la dimensione del live? Nei concerti dal vivo circola moltissima energia. Domina hic et nunc, il qui e ora, e lo scambio con il pubblico è intenso e profondo. Nel live c’è la vita. La colazione per te è…? Dicono che io canti come un uccellino e in effetti mangio come un uccellino: a colazione mi nutro di diversi tipi di semi che mi danno molta energia. Plus Magazine è la testata della FABI, per cui la domanda è d’obbligo: il tuo rapporto con le banche? La verità? Un rapporto pessimo. Il denaro per me è uno strumento che si ottiene dal duro lavoro. Non credo nei soldi facili e per questo mi impegno con dedizione in tutto quello che faccio. mangia+ baby VENERDÌ 25 DICEMBRE gran buffet con la presenza di BABBO NATALE e gli Elfi dalla Lapponia! Capodan no 2016 SPECIAL E 31 DIC EMBRE DALLE 2 0.30 ADULTI € 42€ BA MBINI € 10€ h 12:30 Buffet completo Adulti 28 e Bambini 5 e fino a 10 anni Bevande incluse Torpedo Restaurant NH LINGOTTO Via Nizza 262, Torino • Tel. 011 664 27 14 • [email protected] • Facebook: Torpedo EVENTI COME CI CURERÀ LA MEDICINA DEL FUTURO? Studi recenti evidenziano l’efficacia della medicina di precisione. Trattamenti mirati sul singolo individuo: così si vinceranno sfide fino a pochi anni fa ritenute impossibili. d i P A O L A 18 G O M I E R O EVENTI Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í Í “THE FUTURE OF SCIENCE” MEDICINA DI PRECISIONE: SFIDE PRESENTI PER CURE FUTURE Questo è il tema affrontato a Venezia lo scorso settembre nell’undicesima edizione della conferenza Mondiale “The Future of Science” organizzata dalla Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione Tronchetti Provera e Fondazione Cini. Specialisti di caratura internazionale e noti scienziati provenienti da tutto il mondo si sono riuniti anche quest’anno presso l’Isola di San Giorgio a Venezia. Obiettivo: confrontarsi e riportare la scienza al centro del dibattito culturale e sociale per permettere alla comunità di essere informata e partecipe sul costante progresso scientifico e sul suo impatto sulle attività umane. Nell’atteso evento del 2015, al quale è stata invitata la redazione di Plus Magazine, si è parlato di medicina personalizzata. Di cosa si tratta? Dell’opportunità di modellare la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie sulle caratteristiche del singolo individuo o di gruppi di persone con caratteristiche comuni. Un’opportunità resa oggi possibile dalla disponibilità di un ampio bagaglio di informazioni genetiche. “Fino a pochi decenni fa tutto ciò sarebbe stato definito utopistico, mentre oggi invece ci sono gli strumenti per provarci davvero”, sostiene Umberto Veronesi, ideatore del progetto e Presidente della Fondazione che porta il suo nome. Combinando i dati genetici e le informazioni sulle malattie di centinaia di migliaia di persone, la medicina di precisione mira a ottenere trattamenti – più efficaci – disegnati su misura del singolo paziente, abbandonando la logica dei protocolli che imponevano una cura standard per ogni malattia: indipendentemente dal suo portatore. Per giungere a questo risultato è però indispensabile un grande sforzo di interconessione. Lo spunto arriva dagli Stati Uniti, dove il presidente Barack Obama ha lanciato per il 2016 la Precision Medicine Initiative, con uno stanziamento di 215 milioni di dollari. Nell’ambito di questa iniziativa, i pazienti si sottoporranno a una serie di analisi cliniche e genetiche. I dati raccolti saranno convogliati in un enorme database che fungerà da archivio per la scelta della terapia destinata ad ogni paziente. E cosa faranno l’Europa e il resto del mondo? Siamo pronti anche noi ad incamminarci sulla strada della medicina di precisione? “La cultura del dono deve prendere il sopravvento”, dice il Professor Carlo Alberto Redi, Biologo ordinario di zoologia all’Università di Pavia e relatore al convegno. “Se non usciamo da un’ottica individuale per ragionare in chiave collettiva, non faremo mai passi avanti. Dobbiamo donare l’informazione genetica, costruire una banca dati che aiuti la ricerca nel suo cammino. E scienza e giurisprudenza devono lavorare insieme”. L’applicazione della medicina di precisione dovrebbe garantire una miglior risposta alla terapia e minori effetti collaterali e di conseguenza portare in futuro anche a risparmi economici. Saper dare il farmaco giusto e nella dose corretta permetterà di evitare cure inutili e costose. Ce lo conferma la Dottoressa Chiara Tonelli, Segretario Generale dell’undicesima Conferenza Internazionale e Professoressa di Genetica dell’Università Statale di Milano. “Oggi, secondo dati pubblicati sul Journal of the American Medical Association, i dieci farmaci più venduti negli USA hanno effetto solo in un quarto delle persone che li usano. Questa è la realtà: a priori non si sa se un farmaco funzioni su un individuo, si può esserne certi solo dopo la somministrazione. La medicina di precisione permetterà di fare analisi del profilo genetico delle persone e poi su questa base prescrivere i farmaci giusti. In questo modo si eviterà di somministrare terapie che non solo non servono, ma possono anche causare effetti collaterali rischiosi, facendo nascere altri disturbi che a loro volta andranno curati”. dicembre 2015 | Plus Magazine | EVENTI 19 EVENTI Le conoscenze sul DNA, unite a nuove discipline che raggruppano biologia, matematica e informatica ci permetteranno persino di combattere le malattie con l’uso degli avatar. Ce lo spiega in conferenza Giuseppe Testa, che dirige il laboratorio di Epigenetica delle cellule staminali presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. “Mentre prima per esplorare il corpo umano era necessario aprire per vedere organi, per comprendere funzioni e disfunzioni, oggi ci sono i computer, nell’era dei Big data e della genomica possiamo osservare ciò che prima era invisibile, sperimentare su quanto di più profondo, conducendo degli studi clinici non più sulle persone, ma su un loro modello esterno, un avatar.” Non si tratta di fantascienza, i ricercatori guidati dal Dottor Testa hanno raccolto dati, pubblicati su Nature Genetics, che hanno portato alla comprensione dei meccanismi alla base di malattie neurologiche, come l’autismo e la sindrome di Williams. Un’altra applicazione significativa della medicina personalizzata è il monitoraggio a distanza di malati cronici come i diabetici, che consente di modificare, quando necessario, le dosi e i tempi di somministrazione dei farmaci. Da sinistra a destra: Giulio Cossu, Carlo Alberto Redi, Chiara Tonelli, Walter Bergamaschi, Francesco Longo. 20 Sicuramente riuscire a tenere sotto controllo una malattia a distanza con una ridotta percentuale di complicanze e meno ricorsi a visite specialistiche porterà a un miglioramento in termini di qualità della vita dei pazienti e a un risparmio sui costi sanitari e sociali. Per attuare questo progetto è necessario ridisegnare il nostro sistema sanitario nazionale, ci spiega il Dottor Francesco Longo, membro del Comitato scientifico del Centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale dell’Università Bocconi. “I malati cronici sono destinati ad aumentare e per far fronte alla nuova epidemia di malattie croniche è necessario reclutare precocemente i pazienti, introducendoli in un percorso di diagnosi e terapie mirato, assicurandosi che seguano alla lettera le cure. Nulla di tutto ciò è al momento possibile con la struttura attuale degli ospedali italiani. La gestione delle malattie croniche prevede un’integrazione perfetta tra i medici di famiglia, i poliambulatori e gli ospedali. Questi ultimi devono entrare in gioco soltanto nelle situazioni più delicate”. I diversi interventi che si sono succeduti alla conferenza, hanno messo in evidenza l’assoluta necessità di cooperazione tra il mondo medico, etico, informatico, politico ed economico mostrando al pubblico presente in sala le diverse prospettive terapeutiche e diagnostiche da una parte e dall’altra le implicazioni sociali, legali ed etiche riguardanti la sicurezza e la privacy dell’individuo. La conferenza di Venezia ha rappresentato una grande e consolidata opportunità per scienziati, filosofi, teologi, economisti, politici, docenti, studenti e per tutte le persone di cultura, desiderose di confrontarsi con alcuni tra i più autorevoli uomini di pensiero dei nostri tempi, su temi cruciali per il destino della nostra civiltà. Un progetto di successo che negli anni ha anche coinvolto più di 600 studenti delle università italiane, che hanno avuto l’opportunità, dopo un’attenta selezione in base alle migliori perfomance scolastiche, di essere presenti all’evento. La loro non è una semplice presenza, ma a essi è demandato il compito di documentarsi sugli argomenti su cui sentiranno discutere i massimi esperti a livello internazionale e quando torneranno negli atenei di competenza, dovranno riportare ai compagni ciò che hanno ascoltato in modo da condividere le informazioni. È uno strumento estremamente efficace per far comprendere cosa la scienza può fare per migliorare la società a tutti i livelli, partendo proprio da loro, dai ragazzi, gli uomini del futuro. PROTAGONISTI INCONTRANDO GABRIELE LAVIA I N T E R V I S T A B E N E D E T T A d i B R E V E G L I E R I INCONTRARE GABRIELE LAVIA È UN PO’ COME INCONTRARE UN PEZZO DELLA NOSTRA STORIA ITALIANA. P Gabriele Lavia – foto Filippo Milani 22 er chi come me non ha ancora superato il mezzo secolo, poi, è una sensazione piuttosto strana. Cinema e Teatro, attore e regista. Ma è sempre Lui, il Teatro, quello della tradizione classica che Gabriele Lavia mette in scena da oltre quarant’anni. A 74 anni, protagonista di palcoscenici famosi, co-direttore artistico dell’Eliseo di Roma dal 1980 al 1987, direttore artistico dello Stabile di Torino dal 1997 al 2000, per tornare a Roma nel 2011, da quando comincia a dirigere il Teatro di Roma, Gabriele Lavia porta al Teatro Argentina un’opera che rappresenta una delle prime pietre del teatro mondiale: l’Amleto di Shakespeare. E nell’unica data romana del 9 dicembre 2015, l’attore accompagna il suo pubblico in una bella esperienza di Teatro nel Teatro, nel tentativo di fare rivivere quell’intimità unica che solo questo luogo, secondo Lavia, può creare. Nella lettura e recitazione dell’Amleto, lo spettatore viaggia attraverso il Dubbio più celebre, e cioè fra l’Essere e il Non Essere shakespeariano, che sebbene datato 1601, risulta drammaticamente vero e sincero anche nel 2015. Lavia racconta ed interpreta così i personaggi di Amleto, di Gertrude, di Claudio, di Ofelia, esattamente come si faceva allora, e cioè quando gli attori recitavano ruoli maschili e femminili, sullo stesso palco e senza distinzione di genere. Torna PROTAGONISTI indietro, Gabriele Lavia, a quel “teatro perduto” a lui molto caro, e ritorna agli allestimenti scenici degli anni settanta e ottanta per raccontare riflessioni filosofiche e storiche tratte dal testo di Bardo: il dubbio, le incertezze, le contraddizioni della realtà crudele del Re di Danimarca che sono le stesse di un uomo moderno, ma solo senza corona. Sono progetti che coinvolgono l’attore torinese in un bel percorso di opere classiche del teatro di tutti i tempi e che porta sui palchi della sua vita e cioè Roma e Torino. Anche nella sua città, non a caso, ha inaugurato la stagione con un testo complesso, il “più difficile della mia vita”, lo ha definito. Ma che è anche una traccia coeren- te con la sua storia di attore e regista teatrale. Mi riferisco a Vita di Galileo di Bertold Brecht, un testo che Lavia ha cominciato a sognare sin da quando aveva vent’anni. Perché il testo di Brecht? Ho visto l’opera di Brecht per la prima volta nel 1963, al Piccolo di Milano, con la regia di quello che sarebbe diventato il mio maestro, Giorgio Strehler. Avevo vent’anni e rimasi stupefatto. Lo dico sempre che fu allora che decisi che il teatro sarebbe stato la mia vita. Quell’opera diretta da Strehler è lo spettacolo più bello che ho visto in assoluto, ed il Galileo che oggi metto in scena, dopo cinquant’anni, è una dedica a lui, a Giorgio Strehler. Ma non ho copiato nulla, questo deve essere chiaro. Eppure Giorgio Strehler è stato il suo maestro e come lei, ha restituito al pubblico un teatro sempre molto denso. Come sente “più sua” l’opera dicembre 2015 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 23 PROTAGONISTI che lei ha definito più ambiziosa della sua vita rispetto al testo di Strehler? Il veicolo fra l’opera e il pubblico è solo il linguaggio del teatro. La coscienza che il teatro è il luogo dell’intimità si accompagna all’ambizione di trasferire l’atto scenico allo spettatore. Il Galileo di Strehler era però diverso dal mio. Era severo, con una durezza stilistica che gli apparteneva certamente anche nella vita, sicuramente più viscerale. Pensate alla celebre scena della vestizione del Papa nel suo spettacolo. Il mio Papa, invece, è nudo. La Vita di Galileo che ho deciso di rappresentare è una mia traduzione, anzi un mio tradimento. Riesco ad essere solo un fedele traditore. Tradurre e tradire sono sinonimi. Sono condannato a questo, e così riesco a spingere il testo un po’ più in qua o in là, e a trasferirlo. Ma non è un spettacolo-documentario sul personaggio di Galileo. È la storia di un infelice intellettuale, di un uomo del sapere che dal 1938 ha scelto, meticolosamente, di riscrivere la sua storia, approfondendo oltremodo il rapporto infernale che esiste fra cultura scientifica e l’abominio del potere. È la vita di un cialtrone geniale, un eroe al contrario, che anche mentre sta andando al rogo grida la verità ed è felice. Un folle geniale. Chi andrebbe a morire sentendosi felice? Io no di certo. L’opera di Brecht è attuale. Il rapporto tra scienza e potere, ragione e dogma, dubbio e fede, non sono semplici e non ci sono risposte direi. Chi è oggi il Galileo di Brecht? “Tutti capiscono quello che dico”. Questa frase nel testo originale non esiste. L’ho aggiunta io. E non ci sono ricette, e nemmeno risposte, è vero. Galileo è un uomo del sapere, così come lo è Brecht. Loro rappresentano la stessa cosa: un filosofo, uno scienziato, un uomo che comprende con dolore, tanto da morirne, il limite che c’è fra Arte e Scienza, un intellettuale consapevole di quanti uomini siano venuti a patto con il potere, nella storia atroce del Nazismo e negli anni in cui la Ricerca scopriva l’energia nucleare e metteva lo scienziato di fronte a se stesso e alla Sua questione morale. Io, Gabriele Lavia, so che Brecht aveva di fronte a se Heidegger, Kant, Nietzsche, tutte le volte che ha scritto e corretto il suo testo. Per questo dico che non è un documentario. È una lezione. Una lezione attuale e per tutti. Tradurre le opere, tradirle e trasferirle. Ma non crede che un linguaggio teatrale molto classico ed “elevato”, penso ad esempio alla sua Medea di Euripide, non aiuti la generazione dei più giovani a capire, e rischia di consegnare il suo teatro solo alla sua o, al limite, alla mia generazione? Ma io non debbo In-segnare. È il pubblico che ha il compito di Im-parare. Tutti debbono capire è vero, ma poi ciascuno è responsabile davanti alla propria comprensione o incomprensione. Il mio teatro è spesso una rottura di stile. Un teatro perduto, in qualche modo, perché 24 Photo Tiziana Gallo PROTAGONISTI il teatro impegnato o impegnativo, come quello che faccio io, non esiste più. La parola impegno è un orrore. Non va più di moda. La superficialità, invece, quella, è sempre protagonista. Recitare è proprio un mestiere contro natura! Lei ha fatto anche il regista cinematografico. Famosa Scandalosa Gilda del 1985, o la Lupa del 1986, o il più recente Scene da un Matrimonio del 2000. Tuttavia il Teatro è il suo grande amore. Cosa c’è di così grande? Andare al cinema non ha nulla a che fare con l’esperienza teatrale. E non lo dico da regista, lo dico proprio da spettatore. Solo nel Teatro, e nel suo luogo, l’uomo ha un rapporto sincero con l’origine di sé. La parola teatro deriva dal greco théatron che significa spettacolo e théaomai che significa vedo. È il luogo dello sguardo. È quello che da dentro, il veduto, ti guarda. E lo sguardo, nel teatro greco, è lo sguardo di Dio e quindi di chi detiene la verità. Ed è sempre e solo il teatro il luogo dove vive la Polis, la comunità di coloro che in quel momento, insieme a tanti altri, sono in quel luogo dello sguardo. Questo accade solo qui, e da sempre. Dal tempo dei classici, prima nelle piazze, negli anfiteatri e nei teatri. Da sempre e per sempre. È un’arte eterna. L’unica vera arte eterna. Mi dispiace dirlo ma la pittura o la scultura, prima o poi, moriranno. La Gioconda, un giorno, per fare un esempio, non ci sarà più. Ma questo al teatro non può accadere. Augurandoci che la Gioconda e la pittura sopravvivano nei secoli a venire, il luogo del Teatro, come lo definisce Lavia, è sempre e comunque una buona occasione di ricerca, di aggregazione, di cultura classica e d’avanguardia, e se guardiamo un po’ in lá, un viaggio espresso nella natura più intima di sé, ma come forse lo sono tutte le vere espressioni artistiche. Atelier Alta Moda Sposa e Sposo Via Sant’Agostino 23/h - Torino Tel. 011 4365669 www.ilsognoatelier.it Il Sogno Atelier Buon Teatro a tutti. dicembre 2015 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 25 NEWS GRATTACIELI SEMPRE PIÙ ALTI: LA NUOVA FRONTIERA d i S M A U R O e prendendo il più alto ascensore del mondo salite all’ultimo piano del più alto grattacielo del mondo per uscire poi all’aperto sul più alto tetto mai costruito al mondo, la sensazione non è poi molto differente da quella che si prova volando su un comune aereo da turismo. La stessa frase “a volo d’uccello” non riesce a descrivere quello che si prova, anche perché il 124º piano del Burj Khalifa a Dubai - a 452 metri dal suolo - si trova ad un’altezza superiore a quella raggiunta da molti volatili. A cinque anni dalla sua inaugurazione, il grattacielo più alto del mondo è diventato una vera e propria attrazione turistica di massa, che vede oltre un milione e mezzo di turisti all’anno sborsare la bellezza di 54 dollari per raggiungere il top e contemplare dall’alto il miracolo gravitazionale di un colosso che dalla base all’estremità delle sue spire di acciaio raggiunge ben 830 metri, quasi il doppio dell’Empire State Building di New York. Eppure anche il Burj Khalifa è destinato, tra pochi anni, a cedere lo scettro di costruzione più alta del mondo. Se questa 26 B O S S O L A affermazione non vi convince date un’occhiata alla velocità con cui, in questi anni, si sta scatenando la corsa a costruire il piano più alto del pianeta. Solo 15 anni fa, le costruzioni che superavano i 200 metri di altezza erano delle eccezioni e se ne contavano appena 263 nel mondo intero, ma già nel 2012 il loro numero era quasi triplicato e oggi sono 10 i palazzi in via di costruzione destinati a superare i 500 metri, cioè destinati ad essere più alti del più alto palazzo del 2003, il Petronas Twin Towers di Kuala Lumpur. Ma più che l’espressione di un’ingegneria civile portata all’estremo, questi super palazzi costituiscono un monumento all’ego delle città e dei paesi emergenti, una scorciatoia per affermare la propria grandezza in un mondo globalizzato, nuove icone di successo come i loro progettisti, o meglio come le loro archistar. A volte, come accadrà a Dubai, il susseguirsi degli eventi ed il fiume di denaro che questi portano con sé, producono nuovi ed inaspettati sviluppi e nel 2020, in tempo per l’apertura NEWS dell’Esposizione Mondiale, l’area di Dubai Marina ospiterà una nuova mega-costruzione la cui altezza non è però ancora stata resa nota. Ma senz’altro, il più estremo tra i progetti attualmente in fase di realizzazione è la Kingdom Tower di Gedda, la seconda città dell’Arabia Saudita, che quando aprirà i battenti nel 2019 sarà il primo ed unico grattacielo al mondo a superare un chilometro di altezza. Finanziata dal miliardario saudita Alwaleed bin Talal, la torre sorgerà nella nuova area di Gedda chiamata appunto Kingdom City, che nella speranza dei sauditi dovrebbe ospitare alcuni milioni dei pellegrini che viaggiano incessantemente verso le vicine città sacre della Mecca e Medina. Per percorrerla tutta sono stati previsti ben 59 ascensori, alcuni dei quali a due livelli – come i celebri bus londinesi – per permettere di servire due piani in una sola volta; solo per scavarne le fondamenta si è impiegato più di un anno di lavoro. Ma nonostante questi ed altri massicci sforzi impiegati per costruire questi colossi, la corsa alla loro costruzione non sembra dare segni di rallentamento, non solo per spirito di emulazione, ma anche perché spesso costituiscono un formidabile motore di trasformazione e sviluppo delle aree in cui sorgono, portando con sé – a catena – alberghi di lusso, shopping center, ristoranti e uffici. Ma se non c’è limite all’inventiva e alla vanità umana, ce n’è forse per la costruzione di grattacieli sempre più incredibilmente alti? Il primo ed il più intuibile tra i limiti con cui fare i conti è senz’altro quello del vento, che tende ad infiltrarsi nelle strutture e ad accelerare verso l’alto: è anche per questo motivo che il Burj è stato disegnato come una specie di stalagmite che emerge dalla terra e si assottiglia verso il cielo. L’altro problema è meno ovvio ma altrettanto difficile da risolvere e riguarda i cavi degli ascensori, perché questi – oltre ad una certa lunghezza – devono essere troppo spessi per poter sopportare il peso e, contemporaneamente, scorrere agevolmente. Dall’ingegneria delle costruzioni la mano passa quindi a quella dei materiali e già si sta collaudando un materiale in fibra di carbonio che potrebbe essere in grado di fare entrambe le cose: sollevare a grandi altezze e scorrere. Ma la vera sfida che ancora nessuno è in grado di affrontare con successo è quella dell’enorme spreco di spazio e di energia che questi colossi consumano, una sfida tale da portarli dall’esaltazione all’autodistruzione in un tempo forse non così lontano. dicembre 2015 | Plus Magazine | NEWS 27 PROTAGONISTI EZIO BOSSO UNA VITA PER LA MUSICA, CHE GLI REGALA LA VITA Forse sapeva suonare ancor prima di nascere. Sicuramente il pentagramma è nel suo DNA. Il risultato è comunque leggenda, al di là della malattia che lo insegue. Pianista, compositore e direttore d’orchestra, Ezio Bosso calca i palchi dei più prestigiosi teatri internazionali e quando non è on stage vive a Londra. Il suo strumento, invece, è a Torino. I N T E R V I S T A B A R B A R A 28 d i O D E T T O A Ascolto le sue parole e capisco che è un uomo intelligente. Lo osservo e vedo quanto la malattia lo metta alla prova. Lo sento suonare il pianoforte e percepisco la magia della musica. Quando le dita scorrono veloci sui tasti lui, Ezio Bosso, si muove in un’altra dimensione e niente e nessuno possono interferire. Nato a Torino quarantaquattro anni fa, vive a Londra ed è un cosmopolita che dagli anni ‘90 calca le migliori scene internazionali. Le stagioni concertistiche lo hanno visto esibirsi sia come solista sia come direttore o in formazioni da camera: per questo è considerato uno dei compositori e musicisti più influenti della sua generazione. Enfant prodige, a quattro anni ha iniziato a suonare grazie ad una prozia pianista e a sedici ha debuttato come solista in Francia; ha poi proseguito gli studi di composizione e direzione d’orchestra all’accademia di Vienna. Vincitore di riconoscimenti come il Green Room Award in Australia PROTAGONISTI (l’unico non australiano) o il Syracuse NY Award in America, nella danza è richiesto da coreografi del calibro di Christopher Wheeldon, nel teatro è corteggiato da registi come James Thierrèe mentre nel cinema ha collaborato con Gabriele Salvatores, per il quale ha composto la colonna sonora per quartetto d’archi del film Io non ho paura, e molti altri. Il 30 ottobre di quest’anno è uscito il suo primo disco, The 12th room, pubblicato da Egea music, al quale è seguito un tour per l’Italia e non solo: il 25 dicembre sarà infatti a Betlemme. Lo abbiamo incontrato durante un’esibizione e, soprattutto, lo abbiamo sentito suonare. Un’emozione che tutti dovrebbero provare. Da dove iniziamo? Dalla malattia, così poi non ne parliamo più. Nel 2011 ho subito un intervento al cervello, ma ho anche la sclerosi multipla. Come uomo ho delle limitazioni fisiche, però mi sento fortunato perché la musica è la mia vita. Quando suono sto bene. Questa passione è dentro di me da sempre, da quando sono nato, e ancora oggi passo un terzo del mio tempo al pianoforte. È torinese, ma ha la cittadinanza londinese. Una scelta dettata dalla professione? Grazie al mio lavoro ho avuto il privilegio di vivere in tanti luoghi diversi e di passare molto tempo nelle camere degli hotel. Da piccolo dicevo che da grande avrei vissuto in albergo e in effetti è così: secondo me è divertente. Davvero il suo pianoforte risiede a Torino? Confermo e ringrazio la Città che mi ha messo a disposizione Palazzo Barolo, una delle più importanti dimore nobiliari barocche del capoluogo. Lui, il pianoforte, vive nel Salone d’Onore e devo dire che lo invidio. Per me è una persona a tutti gli effetti e tra noi c’è un forte feeling: insieme siamo due strumenti al servizio della musica. Nonostante suoni da sempre, The 12th room – la dodicesima stanza – è il suo primo disco da solista. Il titolo si rifà anche al sogno di bambino? In parte, ma non solo. È il titolo di un libro censurato dal buddhismo nel quale le stanze raffigurano la vita. Si legge che in ognuna lasceremo qualcosa di noi che ricorderemo quando saremo arrivati all’ultima. Io ho una stanza che mi è antipatica e so che ogni tanto ci devo tornare: è troppo grande perché lì sto male ed è troppo piccola perché è opprimente, ma anche lei è un dono. Mi sono messo a cercare il significato di stanza ed ho scoperto di essere un esploratore dello scontato: la stanza è il primo rifugio organizzato dell’uomo, è presente in poesia, è il luogo in cui Chopin scrisse i Preludi e Bach fu il primo compositore ufficiale di stanze. Insomma, tutti parlano di rooms. dicembre 2015 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 29 PROTAGONISTI Il cd è un doppio album o sono due momenti musicali diversi? L’ho costruito con un percorso meta-narrativo che rivela le radici della mia musica e i due artisti che convivono in me: il compositore e l’interprete. Nel primo disco ci sono dodici brani, dei quali quattro inediti e sette di repertorio pianistico, che presentano dodici stanze dalle quali si entra e si esce; nel secondo c’è la dodicesima stanza anche se è il tredicesimo brano ed è una Sonata No. 1 in Sol Minore per piano della durata di quarantacinque minuti. In realtà si tratta di tante storie nelle quali ognuno si deve immedesimare in base al proprio sentire, di un racconto con un tempo dettato dalla musica. Com’è nato il progetto? Per caso, parlandone con Neffa e con altri amici. Non avevo l’urgenza di realizzare un disco, ma la gioia di farlo. L’ho registrato tra l’1 e il 4 settembre di quest’anno al Teatro Sociale di Gualtieri, dove sono cittadino onorario, con il pubblico in sala che mi circondava. Questo teatro ha un’acustica straordinaria e per me rappresenta un’altra stanza importante. Ogni suono che sentirete nell’album è prodotto interamente dal pianoforte e la postproduzione si è basata sull’idea di far vivere all’ascoltatore l’esperienza di sentirsi dentro lo strumento, come fosse il pianoforte stesso una stanza nella quale entrare. 30 Sino al 22 febbraio sarà in tour. Cosa le regala la dimensione del live? Live vuol dire vita e la musica va ascoltata dal vivo. Io suono quotidianamente dal vivo e lascio che le persone vengano ad ascoltarmi anche quando provo perché mi piace condividere con gli altri. Lei definisce il suo stile cellulare, la sua ricerca sinestetica e la sua sonorità empatica. Cellule, sinestesia ovvero unione dei sensi, ed empatia sono aspetti che compongono l’essere vivente per cui la mia musica è semplicemente umana. Quale alchimia crea quando dirige un’orchestra? Magia. Ho la bacchetta e, proprio come Harry Potter, con lei scaturisce il suono di diversi strumenti. Oggi tendiamo a separare le cose, ma i miei riferimenti – uno su tutti Beethoven – scrivevano, suonavano, dirigevano e non c’era nulla di eccezionale. Tutto questo faceva parte dell’essere musicista. Oggi invece tendiamo a separare e a creare categorie, abbiamo paura del mare aperto e non della vasca da bagno. Ha composto musiche per diversi film, ma non è sicuramente un compositore di colonne sonore. Infatti, non lo sono e non voglio togliere il ruolo a chi lo fa di mestiere. Io ne ho scritte sette o otto, mentre Morricone ne ha composte circa ottocento e alla mia età ne aveva già quattrocentocinquanta all’attivo. Anche per Gabriele Salvatores ho prodotto solo un brano, e non tutti, che è presente in Io non ho paura. Negli anni ha ricevuto moltissimi riconoscimenti internazionali e ha suonato nei teatri più prestigiosi: ha però un sogno nel cassetto? In realtà no. Voglio solo sentirmi libero di suonare e di condividere con gli altri, desidero aiutare i più giovani che, come me, vivono questa grande passione. Voglio essere al servizio della musica perché lei mi ha dato tanto e continua a farmi regali. Quando non compone o non si esibisce, cosa le piace fare? Sarà scontato, ma suonare e amare mi regalano la stessa felicità e la medesima intensità. Per questo trascorro molto tempo al pianoforte e mi dedico allo studio. Credo che tutti noi dobbiamo accettare i nostri limiti fisici e mentali e abbiamo l’obbligo di continuare a condurre una ricerca personale che ci aiuti nell’evoluzione. Per me studiare significa stare anche un intero giorno a provare una nota per riuscire a farla il più piano possibile. MODA L’inverno? Posh... di BARBARA ODETTO (foto Archivio Stilisti) Può sembrare una critica, ma non lo è. La stagione più fredda dell’anno promette outfit e accessori che sono frutto di una ricerca stilistica di alto livello. Perché posh, snob, non è un difetto, ma un segno di moda. Lo dimostrano i brand che da sempre dominano le passerelle, così come i couturier e i gioiellieri che al mass market preferiscono l’élite. 32 MODA GANT 3 Ladylike Se vi piace mixare le linee asciutte con gli outfit iperfemminili, il vostro brand di riferimento è Gant, ça va sans dire. Perché? Perché è moderno, grintoso, elegante e capace di trascendere le mode. Lo dimostra, ancora una volta, nella collezione fall-winter che accompagna gli ultimi mesi del 2015 e i primi del 2016. In passerella i pantaloni dal taglio maschile si alternano con disinvoltura ai cinque tasche, così come gli abitini fluidi che segnano il punto vita sono un’alternativa easy a proposte più chic come il classico tubino con relativo blazer. Non manca poi la pelle, protagonista di stagione, declinata in gonnelline svasate dal mood raffinato e davvero up-to-date. Per una donna che ama la ricerca stilistica e che non passa inosservata. www.it.gant.com dicembre 2015 | Plus Magazine | MODA 33 MODA NEW ENGLAND 3 Brit style Una moda calda, confortevole, delicata, che avvolge senza nascondere e che regala femminilità senza mai urlare. È questa, in sintesi, la proposta fall-winter firmata New England since 1983. Il brand pensa ad una lei contemporanea, divisa tra gli impegni di lavoro e la vita privata, una donna che non vuole rinunciare al lato glam, ma che al guardaroba richiede anche praticità. Per la stagione più fredda i colori sono quelli basici: dal bianco al beige, dal grigio al nero, senza dimenticare i toni del marrone e del blu, vero “season color” insieme alla nuance sangria. Le linee sono morbide, ma seguono la silhouette, e si traducono in leggins effetto tuta, pantapalazzo, mini dress, longuette e, per combattere il gelo delle strade, capispalla avvolgenti e cardigan extra long. We like it! www.newengland83.it 34 MODA GRANERO 3 Extra luxury “L’unicità di un gioiello non è dettata dal costo, ma da chi lo indossa”. È questa la filosofia di Fabrizio Granero, autore di creazioni di alta gioielleria dalla manifattura raffinata ed esclusiva nella quale l’estetica si unisce alla perfezione stilistica e alla qualità superiore delle pietre e dei materiali impiegati. Poliedrico, creativo e profondo conoscitore del settore, da sempre è il gioielliere dell’élite internazionale; residente a Gstaad, sulle Alpi Bernesi, ogni sua “opera d’arte” viene commissionata dai clienti e realizzata personalmente nel suo atelier in funzione dei desideri di ognuno. Vero artista, non segue le mode. Le anticipa. Con lui il gioiello si apre a diverse interpretazioni per diventare altro da sé. La collana si trasforma in bracciale, gli orecchini si vestono da sera con l’inserimento del pendente, l’anello a fascia gioca con le divisioni e da uno diventano sette. Per una versatilità da indossare in ogni occasione. www.kuntaluxury.com FAY 3 Bag passion! Momento verità dedicato alle donne: alzi la mano chi non ha una vera passione per le borse? Piccole o grandi, non importa. Importa solo che di questi accessori non ne abbiamo mai abbastanza. Il must have da chiedere a Babbo Natale? Una Hobo Fay. Le frange le regalano quel twist grintoso che fa di lei un’icona, mentre i colori sono quelli caldi di stagione. Tante le proposte tra le quali scegliere: dalla versione shoulder da portare comodamente sulle spalle alla classica handbag che regala un’allure decisamente più chic. Le texture spaziano dalla pelle al camoscio, per una borsa ampia e morbida, mentre alla tinta unita si affiancano le fantasie del patchwork e quelle animalier… Pronte a compilare la wish list? www.fay.com dicembre 2015 | Plus Magazine | MODA 35 MODA RIFLE 3 Denim Roots Da sempre corteggiato e rivisitato dalla moda il jeans, nella collezione Rifle targata autunno-inverno 2015, ripercorre la sua storia in chiave contemporanea. Pur rimanendo fedele alle proprie radici e puntando su una vestibilità informale, il brand lo interpreta in maniera nuova. L’ever-green studiato per lui è il denim nel più tradizionale blu indaco. Tutto ruota attorno a questo colore che evoca l'incontrastata libertà degli spazi aperti e degli orizzonti sconfinati. I jacket imbottiti con sproni e carré in ecopelle, mix di indaco e quadri, così come le camicie dal disegno tartan e checked, tutti gli outfit esaltano l'immagine e la funzione prevalentemente outdoor della collezione. Il denim diventa jersey nelle felpe e nelle maglie coordinate, mentre i cinque tasche si colorano delle tinte più forti: stone, wood, metal. Per un look easy e contemporaneo. www.riflejeans.com 36 MODA LA MARTINA 3 Trend setter …Così è l’uomo che veste La Martina. Un business man elegante dall’alba al tramonto: sia quando è impegnato nel lavoro sia nei momenti liberi, trascorsi magari sui campi da polo. L’attenzione del brand verso lo sport è rafforzata dal sodalizio con Maserati. Il risultato? Una capsule collection che ha come punto di forza la polo invernale, rivisitata in chiave winter, e che protegge dal freddo grazie a 100 grammi di morbida trapunta outdoor “cashmere insulate”: un tessuto che garantisce leggerezza e che ha volumi ridotti che rendono slim la silhouette. Si ispira invece al dress code degli ospiti dei tornei di Polo a Guards, il Club fondato nel ‘55 dal Principe Philip Duca di Edimburgo, la capsule Royal Box in cui le citazioni stilistiche british sono riplasmate in materiali confortevoli che promuovono l’abbinamento ai jeans. Chic & cool! www.lamartina.com dicembre 2015 | Plus Magazine | MODA 37 plus magazine cinema i n v e r n o 40 IL PICCOLO PRINCIPE IL PONTE DELLE SPIE IRRATIONAL MAN Regia: J.J. Abrams Regia: Steven Spielberg Regia: Woody Allen Regia: Mark Osborne Data uscita: 16/12/2015 Data uscita: 17/12/2015 Data uscita: 17/12/2015 Data uscita: 01/01/2016 Cast: Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill, Anthony Daniels, Peter Mayhew, etc. Cast: Tom Hanks, Mark Rylance, Amy Ryan, Alan Alda, Billy Magnussen, etc. Cast: Emma Stone, Joaquin Phoenix, Parker Posey, Jamie Blackley, etc. Cast: Riley Osborne, Rachel McAdams, James Franco, Marion Cotillard, etc. Trama: Con l’Episodio VII: Il Risveglio della Forza, prosegue la celebre saga stellare creata da George Lucas. Questo primo episodio della nuova trilogia di Guerre Stellari dovrebbe essere ambientato 30 anni dopo Il ritorno dello Jedi. Il film uscirà il 18 dicembre negli USA mentre in Italia sarà distribuito due giorni prima, il 16 dicembre. Bob Iger, il CEO di Disney, ha rivelato che l’ottavo episodio arriverà nel 2017, mentre il nono nel 2019. A proposito del settimo episodio invece, ha dichiarato: “Come privilegiato che ha potuto visitare il set e vedere tutto il footage, garantisco ai milioni di fan che hanno speso l’ultima decade a sperare che uscisse un nuovo film della saga, che valeva la pena aspettare. Ed è solo l’inizio di una nuova era di Star Wars”. Trama: Il titolo del film, Il ponte delle spie, fa riferimento a un ponte realmente esistente a Berlino, che un tempo univa la zona est e quella ovest, oggi noto come Ponte di Glienicke. Tratto da una storia vera, il film racconta la storia di James Donovan (Tom Hanks), un importante avvocato americano arruolatosi nella CIA durante la Guerra Fredda che scivola dietro la cortina di ferro per negoziare il rilascio di un pilota catturato dopo l’abbattimento del suo aereo spia U-2 sopra la Russia. Gli sceneggiatori Matt Charman, Ethan Coen e Joel Coen hanno preso spunto dalla straordinaria esperienza di vita di Donovan, si sono ispirati a fatti realmente accaduti che catturano l’essenza di un uomo che ha rischiato tutto e che porta in risalto il suo viaggio introspettivo. Trama: Abe Lucas, professore di Filosofia, è emotivamente provato ed incapace di dare un significato alla sua vita. Poco dopo il suo arrivo come nuovo insegnante presso il college di una piccola città, Abe si ritrova coinvolto nella vita di due donne: Rita Richards, professoressa solitaria che spera che lui la salvi dal suo matrimonio infelice, e Jill Pollard, la sua migliore allieva che è anche la sua migliore amica. Il caso spariglia le carte quando Abe e Jill si trovano ad origliare la conversazione di un estraneo, rimanendone invischiati. Nel momento stesso in cui Abe decide di compiere una scelta delicata, torna nuovamente ad abbracciare la vita. Ma la sua decisione innesca una catena di eventi che influenzeranno la sua stessa vita e quelle di Jill e Rita per sempre. Trama: Un vecchio ed eccentrico aviatore e la sua nuova vicina di casa: una bambina molto matura trasferitasi nel quartiere insieme alla madre. Attraverso le pagine del diario dell’aviatore e i suoi disegni, la bambina scopre come molto tempo prima l’aviatore fosse precipitato in un deserto e avesse incontrato il Piccolo Principe, un enigmatico ragazzino giunto da un altro pianeta. Le esperienze dell’aviatore e il racconto dei viaggi del Piccolo Principe in altri mondi contribuiscono a creare un legame tra l’aviatore e la bambina. Affronteranno insieme una straordinaria avventura, alla fine della quale la bambina avrà imparato ad usare la sua immaginazione e a ritrovare la sua infanzia. STAR WARS: IL RISVEGLIO DELLA FORZA plus magazine letture recensioni L’AVVOCATO CANAGLIA di John Grisham IL TEMPO DELLE IENE di Carlo Lucarelli VA’, METTI UNA SENTINELLA di Harper Lee IL DIO DELLA COLPA di Michael Connelly “Non sono il tipico avvocato. Non ho un bell’ufficio con mobili di mogano e poltrone in pelle. Non appartengo a uno studio legale, prestigioso o meno. Non faccio opere di bene per l’ordine degli avvo- Una mattina, dal ramo di uno dei secolari sicomori di Saganeiti, un giovane pastore vede penzolare la sagoma di un impiccato: è uno dei braccianti della vicina stazione agricola. Uno storico evento letterario: la pubblicazione del romanzo di Harper Lee, l’amata autrice del romanzo premio Pulitzer, Il buio oltre la siepe. Va’, metti una sentinella è ambientato a Mickey Haller è un uomo complicato, con una vita complicata. Deve fare i conti con un passato di eccessi, con una figlia che non vuole più saperne di lui e, più prosaicamente, con le necessità cati. Sono un lupo solitario, una canaglia che si batte contro il sistema e odia le ingiustizie...”. Non si può certo dire che Sebastian Rudd sia un avvocato come tutti gli altri. Il suo ufficio si trova a bordo di un furgone dotato di vari comfort. Non ha soci in affari, ma accanto a lui c’è sempre un uomo, che lui chiama Partner. Difende i peggiori criminali, i casi disperati. Ritiene che ognuno abbia diritto ad avere un processo equo. Odia le ingiustizie, detesta i poteri forti e si prende gioco delle istituzioni. Narrato in prima persona, L’avvocato canaglia racconta la vita professionale e privata di un vero anticonformista, un uomo sarcastico, eccessivo, arrogante, ma molto umano, uno dei personaggi più riusciti dei romanzi di Grisham. L’indomani, a pendere dallo stesso albero ci sono altri due braccianti. Il giorno dopo ancora, l’impiccato è uno, ma vale per tre. È il padrone della stazione agricola: un marchese, un t’lian, un bianco. Tocca al capitano Colaprico dei Carabinieri reali e al suo buluk-bashi Ogbà investigare su questa strana serie di morti, di cui l’unica testimone potrebbe essere stata la strega, una vecchia che vive in una capanna isolata, tra le iene, e che è appena scomparsa. Mentre la moglie del marchese preme per risolvere il caso, così da sistemare in fretta la questione eredità, Colaprico e Ogbà si muovono in una colonia pervasa dalla febbre dell’oro, che ai primi del Novecento tutti erano sicuri avrebbe reso l’Eritrea più ricca del Klondike. metà degli anni cinquanta e presenta molti personaggi de Il buio oltre la siepe vent’anni dopo. Scout torna a Maycomb da New York per andare a trovare Atticus. Cercando di comprendere l’atteggiamento del padre nei confronti della società e i suoi stessi sentimenti verso il posto dove è nata e dove ha passato l’infanzia, Scout è costretta ad affrontare difficili questioni personali e politiche. Esaminando come i personaggi de Il buio oltre la siepe cambiano di fronte agli eventi turbolenti che caratterizzano l’America in trasformazione della metà degli anni cinquanta, Va’, metti una sentinella getta una nuova affascinante luce sul classico di Harper Lee. Commovente, divertente e appassionante, Va’, metti una sentinella è sequel del precedente, ma soprattutto è un magnifico romanzo a sé stante. quotidiane, tra cui quella di guadagnare quel tanto che basta a mandare avanti il suo studio. È per questo che, quando riceve un messaggio sul cellulare mentre è in un’aula di tribunale, impegnato a difendere il suo cliente dall’accusa di aggressione, la sua attenzione viene immediatamente catturata. A mandarglielo è Lorna, la sua segretaria, e il testo è questo: “Chiamami subito. Si tratta di un 187”. Il numero, che in California corrisponde al codice dell’omicidio, cattura immediatamente la sua attenzione. Occuparsi della difesa in un caso di omicidio significa guadagnare un bel mucchio di soldi e l’eventualità non lo lascia certo indifferente. Quando poi scopre che la vittima, una prostituta, era già stata sua cliente, non ha più dubbi sull’opportunità di accettare l’incarico. dicembre 2015 | Plus Magazine | RECENSIONI 41 plus magazine mostre arte, scienza e costume sono presenti cinque tele che sviluppano tutti i temi fondamentali del pittore parigino: il ritratto, i cavalli e le inconfondibili ballerine. La sala principale della mostra ha invece come tema il superamento dell’Impressionismo e l’aprirsi di nuovi orizzonti e ruota attorno alla figura-chiave di Vincent Van Gogh, alla quale si affiancano quelle di Paul Cézanne e Henri Matisse. Sono presenti anche dipinti di Amedeo Modigliani. La mostra culmina con una sala monografica dedicata a Pablo Picasso, di cui sono presenti sei tele. Genova - Palazzo Ducale Piazza Matteotti 9 010 9280010 www.impressionistipicasso.it BELLEZZA DIVINA TRA VAN GOGH, CHAGALL E FONTANA Fino al 24 gennaio 2016 Palazzo Strozzi a Firenze ospita Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana, un’eccezionale mostra dedicata alla riflessione sul rapporto tra arte e sacro tra metà Ottocento e metà Novecento attraverso oltre cento opere di celebri artisti italiani, tra cui Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Emilio Vedova, e internaziona- li come Vincent van Gogh, Jean-François Millet, Edvard Munch, Pablo Picasso, Max Ernst, Stanley Spencer, Georges Rouault, Henri Matisse. Dalla pittura realista di Morelli all’informale di Vedova, dal Divisionismo di Previati al Simbolismo di Redon, fino all’Espressionismo di Munch o alle sperimentazioni del Futurismo, la mostra analizza e contestualizza un secolo di arte sacra moderna, sottolineando attualizzazioni, tendenze diverse e talvolta conflitti nel rapporto fra arte e sentimento del sacro. Firenze - Palazzo Strozzi Piazza degli Strozzi 055 2645155 www.palazzostrozzi.org JOAN MIRÓ A VILLA MANIN. SOLI DI NOTTE Fino al 3 aprile 2016 Una mostra evocativa ricostruisce l’universo di Miró negli ultimi trent’anni di vita, l’atmosfera dei suoi studi maiorchini, la ricerca della solitudine e la radicale trasformazione della sua arte. Oltre 250 opere dell’artista, i suoi ogget- 42 i n v e r n o ti personali, tanti documenti e circa 50 scatti di grandi fotografi che lo hanno immortalato, in un inedito percorso espositivo. Una mostra che vuole essere assolutamente evocativa dei luoghi, degli ambienti, dei suoni, delle emozioni che hanno accompagnato il pittore catalano negli ultimi anni di vita trascorsi a Palma di Maiorca, ispirando dal 1956 al 1983, anno della sua morte, un radicale mutamento espressivo e tecnico del suo lavoro e della sua straordinaria arte. In mostra anche le musiche realizzate appositamente da Teho Teardo. Codroipo (Ud) - Villa Manin Piazza Manin 10 0432 821211 www.villamanin.it DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO Fino al 10 aprile 2016 La mostra è divisa in diverse sezioni: la prima è dedicata alla nascita del movimento che ha cambiato per sempre la storia della pittura: l’Impressionismo. Uno spazio autonomo è, invece, dedicato alla figura di Edgar Degas, di cui EGITTO. SPLENDORE MILLENARIO Fino al 17 luglio 2016 La collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda e quella di Bologna si uniscono integrandosi in un percorso espositivo di circa 1.700 m2 di arte e storia. È un’esposizione di fortissimo impatto visivo e scientifico e anche un’operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale: dall’Olanda giungeranno 500 reperti, databili dal Periodo Predinastico all’Epoca Romana e importanti prestiti giungeranno dal Museo Egizio di Torino e dal Museo Egizio di Firenze. La storia di una civiltà unica svelata in una grande mostra che riunisce capolavori dal mondo e che racconta di Piramidi e di Faraoni, di grandi condottieri e sacerdoti, di dei e divinità, di personaggi che hanno fatto la storia dell’Egitto. Bologna - Museo Civico Archeologico Via dell’Archiginnasio 2 051 0301043 www.mostraegitto.it plus magazine musica recensioni fan. “Sarà presto musica nuova comunque...” scrive Biagio nella sua pagina Facebook: proprio i social hanno accompagnato i suoi sostenitori alla scoperta del backstage del disco e dei nuovi testi. Adele 25 Ci sono voluti due anni di supposizioni, rimandi, silenzi rigorosi e timide aperture, ma alla fine ce l’ha fatta: Adele torna con il nuovo album 25, la cui uscita è stata annunciata dall’artista attraverso i social media con un bellissimo e corposo messaggio per i suoi fan. Il disco sarà disponibile dal 20 novembre 2015 ed è pronto a spazzare via ogni possibile concorrente sul mercato discografico. L’album è stato anticipato dal singolo Hello: il video è ambientato Bruce Springsteen THE TIES THAT BIND In uscita il 4 dicembre, in tempo per lo shopping natalizio, ci sarà quello che gli ascoltatori di Bruce Springsteen aspettavano da tempo: il box set di The River, verso gli oceani. Ma nonostante questo non ci sarà mai una connessione tra un brano e l’altro”. Echoes in Rain è stata l’ultima traccia ad essere completata per l’album. Biagio Antonacci CI STAI Il 23 ottobre 2015 è uscito in radio e in digitale il nuovo singolo di Biagio Antonacci, intitolato Ci Stai. Si tratta di una nelle campagne vicino a Montréal ed è firmato dal regista canadese Xavier Dolan (Mommy, Laurence Anyways), che nel 2014 vinse il premio della giuria a Cannes e quest’anno era tra i giurati del festival. Insieme ad Adele compare Tristan Wilde, che aveva recitato nelle serie 90210 e The Wire. Enya DARK SKY ISLAND Dopo sette anni Enya torna con un nuovo album intitolato Dark Sky Island, disponibile in tutti i negozi e digital stores dal 20 novembre. Come singolo di apertura la cantante ha scelto di rilasciare Echoes in Rain a cui è stato associato anche un lyric video. In un comunicato stampa è la stessa Enya a raccontare qualcosa di più sul suo ultimo lavoro: “Questo album ha come tema il viaggio. Viaggio nell’isola, viaggio attraverso la vita, viaggio nella storia, nelle emozioni e viaggio attra- ballata pop rock che disamina le dinamiche di un rapporto. È il brano apripista della nuova raccolta dell’artista bolognese, che conterrà le sue canzoni più celebri insieme ad alcuni inediti e sarà disponibile dal 27 novembre 2015 via Iris/Sony Music. Ci stai è stato prodotto da Michele Canova, che ne ha anche curato gli arrangiamenti. Per presentare l’album, il 25 novembre all’Alcatraz di Milano, l’artista ha organizzato “Biagio”, un evento speciale dedicato ai sui numerosissimi in occasione del suo trentacinquesimo anniversario. Dopo il cofanetto di Born To Run e quello di Darkness On The Edge Of Town era legittimo aspettarsi una giusta celebrazione anche del doppio album del 1980. The Ties That Bind: The River Collection conterrà 52 tracce su 4 CD e quattro ore di materiale video mai visto prima su 3 DVD. Sul lato audio, i primi due dischi saranno dedicati all’album originale, pietra miliare della discografia di Springsteen; il terzo disco invece sarà The River: Single Album, tassello mancante tra Darkness On The Edge Of Town e The River mai pubblicato. dicembre 2015 | Plus Magazine | RECENSIONI 43 plus magazine teatro i n v e r n o TEATRO MASSIMO - Palermo ra moderna saranno gli spettacoli e le iniziative legate a Gioachino Rossini e al bicentenario de Il barbiere di Siviglia che ebbe la propria tormentata nascita proprio a Roma. L’opera avrà la direzione di Donato Renzetti e la regia di Davide Livermore, abile nel mettere in luce l’essenzialità dell’azione drammaturgica. SIEGFRIED Date: dal 18 al 29 dicembre 2015 Firmato dal regista Graham Vick, con le scene e i costumi di Richard Hudson, l’opera è appositamente ispirata e concepita a partire dagli spazi del teatro palermitano. Un progetto di vaste dimensioni iniziato nel 2013 in coincidenza con il bicentenario della nascita del compositore tedesco. “Siegfried è l’opera più complessa da rappresentare – afferma Graham Vick – data l’intensità psicologica di personaggi tanto diversi fra loro e lo sviluppo che essi seguono in seno TEATRO REGIO - Torino CATS Date: dal 25 al 28 febbraio 20165 Anni dopo, visto l’esito incerto dell’opera, Verdi rimise mano alla partitura cambiando il titolo in Aroldo e trasportando la vicenda dalla Germania protestante dei primi del diciannovesimo secolo alla Scozia del Duecento. Oggi, per il suo carattere innovativo, a Stiffelio è riconosciuto il rango di capolavoro che per anni gli era stato negato. Dal debutto, che ebbe luogo al New London Theatre nel 1981, fu tutto un susseguirsi di record. Tradotto in 15 TEATRO COSTANZI - Roma IL BARBIERE DI SIVIGLIA Date: dall’ 11 al 21 febbraio 2016 Con la stagione 2015/2016 l’Opera di Roma Capitale risponde alle esigenze, alle richieste, ai desideri culturali del lingue e visto da più di 73 milioni di spettatori in una trentina di produzioni mondiali, compresa quella italiana di Saverio Marconi, Cats arriva al Teatro Regio dopo un restyling della partitura, a eccezione dell’intoccabile Memory (i versi, ispirati alla Rapsodia in una notte di vento di Eliot, sono del regista Trevor Nunn), già interpretata da centinaia di grandi voci, dalla Streisand a Carreras. Un festoso rito teatral-circense in cui il pastiche si fa cornucopia di ritmi e melodie, un capolavoro per i grandi travestito da kolossal per famiglie, di una modernità ancora tutta da scoprire. alla trama. Entreremo nella vita del giovane Siegfried, cresciuto da Mime nella foresta, ricorderemo il sacrificio di sua madre Sieglinde della quale lui conserva l’abito nuziale, lo osserveremo durante la parabola che lo conduce, guidato da Wotan-Viandante, fino al risveglio di Brünnhilde”. TEATRO LA FENICE - Venezia STIFFELIO Date: dal 22 gennaio al 3 febbraio 2016 Tradimento e perdono: questi gli elementi che caratterizzano una delle opere di Verdi che maggiormente dovette subire le forche della cesura. Stiffelio è un pastore protestante, un uomo di Chiesa che, scoperto il tradimento della moglie Lina, trova la forza di opporsi alle convenzioni e sceglie di perdonare l’adultera durante un sermone domenicale che costituisce una delle più belle tra le pagine verdiane. 44 nostro tempo. Fondamentale punto di partenza l’opera lirica, la cultura dei classici del melodramma, con attenzione a proposte che ne valorizzino l’esecuzione (affidata a prestigiosi direttori d’orchestra) e allo stesso tempo ne rileggano la modernità che l’opera in sé possiede. Manifesto emblematico di questo rapporto tra la storia musicale e la rilettu- MAPPAMONDO Il grande Danubio fiancheggia sinuoso la collina e divide Budapest, conferendole un’allure che ammalia e fa innamorare i visitatori. di BARBARA OGGERO Il Parlamento di Budapest nell’ora blu, quando le luci si accendono. D efinita la Parigi dell’est per quell’aria fin-de-siècle dei suoi palazzi in stile barocco, neoclassico e soprattutto art-nouveau, in principio la capitale dell’Ungheria era composta da Buda e Pest, due zone distinte che nonostante il tempo trascorso dall’unificazione avvenuta nel 1873 mantengono caratteristiche e caratteri diversi. Raccolta, intima e silenziosa, Buda scala la collina ed è collegata da grandiosi ponti monumentali a Pest, la vivace zona commerciale dove giorno e notte il traffico popola le strade ampie e le piazze ariose. Trovarsi così, in bilico tra luoghi tanto differenti, eppure amalgamati che raccontano storie lontane e un’importante Il Ponte delle Catene e il Parlamento visti dalla collina di Buda. 48 46 MAPPAMONDO budapest fascino algido stava dall’altra parte del valico riportavano a casa fotografie di freddo, neve e terme, così l’immagine a cui ancora si associa la città è proprio quella dei grandi stabilimenti dove ogni giorno gli abitanti si ritrovano per un bagno di benessere naturale. Sotto la sua superficie sgorgano un centinaio di sorgenti termali, tanto che la sola area metropolitana può vantare otto grandi impianti con acque che vanno dai 21 ai 76°C. Già gli antichi romani, stanziati su questo territorio oltre 2000 anni or sono, utilizzarono le fonti, ma solo con l’arrivo dei turchi (tra il XVI e il XVII secolo) la frequentazione delle terme divenne parte integrante delle abitudini. Preservati nel tempo e incentivati anche dai successivi governanti, i bagni crebbero in numero assecondando lo stile architettonico Le terme di Budapest: epoche diverse e stili architettonici per un “must” cittadino. storia secolare, crea in prima battuta un senso di straniamento verso la città. Ponendosi nei tanti punti panoramici si ha l’impressione di conoscerla con un solo sguardo, invece bisogna saper discernere nel proprio intimo le sue molteplici anime, separando epoche, situazioni e sentimenti che nascono incontrollati davanti alla sua algida bellezza. Rimestando un po’ nei ricordi, Budapest emerge sul finire del secolo scorso quando i muri e le cortine crollarono nel centro dell’Europa. I primi e timidi viaggi da parte nostra per scoprire cosa della loro epoca. Ed è per questo che oggi è possibile scegliere tra quelle di fondazione turca, oppure costruite in chiave art-nouveau, o anche moderne. Qualunque sia la loro fattezza, sono delle vere cattedrali consacrate alla salute, dove l’accesso separato agli uomini e alle donne è sancito da rigidi orari e la promiscuità viene consentita solo in giorni stabiliti. dicembre 2015 | Plus Magazine | MAPPAMONDO 47 MAPPAMONDO Da sinistra a destra e dall’alto in basso: I caffè storici di Budapest, un tripudio liberty dove assaporare i dolci ungheresi immersi in un’atmosfera di altri tempi. La reliquia di Santo Stefano, custodita nell’omonima Basilica. La magica atmosfera di Pest al tramonto. Anche l’iter compiuto all’interno sembra una liturgia per il susseguirsi di piscine coperte in cui la temperatura va da tiepida a molto calda, e adiacenti alle sale massaggi, saune e vasche d’acqua gelida. Mentre il turista vi si reca sostanzialmente per rilassarsi dopo il tour de force della visita, gli abitanti le frequentano con regolarità anche per scopi terapeutici: le acque ricche di minerali possono infatti lenire dolori articolari, reumatici e muscolari. Nella bella stagione vale la pena concedersi l’esperienza del bagno all’aperto, anche solo per ammirare la straordinaria ricchezza di dettagli dei Bagni Gellért, oppure per assistere a una partita di scacchi in acqua ai bagni termali Széchenyi. Un altro punto di forza di Budapest sono senz’altro le caffetterie e le pasticcerie. Lo si capisce passeggiando per le vie centrali, dove vi è solo l’imbarazzo della scelta su quale dolce specialità assaggiare. Alcuni dei locali storici di Budapest risalgono a metà del XVIII secolo e sono un vero tripudio di arredi d’epoca. Se in passato venivano frequentati da personaggi influenti della vita politica del paese per sancire patti e accordi, nonché da intellettuali, la clientela attuale di questi locali polverosi è per lo più composta da persone avanti negli anni e da turisti che vogliono vivere gli sfarzi di un’epoca passata nel breve tempo di un’ordinazione. Desiderio questo che certamente non toglie sapore a una fetta di Somlói galuska (la torta di pan di Spagna con cioccolato e panna montata) o di Dobos torta (composta da strati di cioccolato e crema sormontati da zucchero di canna caramellato). 48 Budapest è una creatura affascinante: si viene immediatamente stregati dagli edifici più importanti che svettano imperiosi verso il cielo. Tanto ricchi di particolari da osservare durante il giorno, quanto magici la notte con le illuminazioni che li fanno apparire sospesi nel buio. A dominare dall’alto la città ci pensa il Palazzo Reale, la cui fondazione risale al XIII secolo. Le sue vicissitudini narrano di distruzioni e ricostruzioni, oltre a regnanti spesso stranieri alberganti nelle tante stanze. Stanze che oggi accolgono due musei (la Galleria Nazionale e il Museo di storia cittadina), la biblioteca nazionale e numerose statue. Per arrivare, se non si vuole percorrere le strade in pendenza, vi è la Sikló, una simpatica funicolare del 1870 che in pochi minuti solleva dalla fatica e lascia a poca distanza dal Palazzo e dal panoramico Bastione dei Pescatori, da cui affacciarsi per scattare la classica foto ricordo del Parlamento e del Ponte delle Catene. Questo ponte, sormontato da due torri gemelle, è il più antico della città e venne inaugurato nel 1849. La sua bellezza, intrinseca nello stile architettoni- MAPPAMONDO co dell’epoca, non ne sminuisce l’importanza poiché era l’unico collegamento permanente tra Buda e Pest. Attraversato oggi sia dalle auto che dai pedoni, la tassazione prevista in passato (per la sola aristocrazia) non è più applicata, ma il forte vento che talvolta sferza la struttura imprime nella memoria del visitatore il proprio passaggio su una delle maggiori attrattive urbane. Corrispettivo del Palazzo Reale, il Parlamento è il centro nevralgico di Pest. Lungo circa 270 metri, oggi è la sede dell’Assemblea Nazionale ma è ugualmente visitabile partecipando ai tour guidati. Con le sue 690 camere, i 10 cortili e le 27 porte è il palazzo più grande dell’Ungheria, molto frequentato dagli ungheresi stessi perché nell’imponente Sala della Cupola è custodita la Corona di Santo Stefano, l’icona di maggior rilievo nazionale. La sua storia affonda nella leggenda e narra di un dono fatto da Papa Silvestro II a Stefano attorno all’anno mille per sancirne la lealtà verso Roma; in realtà essa è del XII secolo e la sua vita è stata caratterizzata da furti, trafugamenti e una caduta che le ha conferito l’aspetto storto. Un’altra reliquia, la più venerata nel paese, è custodita invece nella Basilica di Santo Stefano ed è la mano mummificata del santo a cui la chiesa è intitolata. Oltre a questo, l’interno dell’edificio è piuttosto buio, ma salendo sulla cima della cupola (in ascensore fino a un certo punto) si gode di uno dei più bei panorami su Pest e sulla collina di Buda in lontananza. Guardandola dall’alto, col suo aspetto regolare, viene voglia di scendere nella profondità dell’anima di Budapest ma si percepisce subito una sorta di resistenza che obbliga a fermarsi. Sarà forse a causa del suo passato più recente, a partire dall’invasione nazista e dai bombardamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale che costarono migliaia di vittime civili, fino ad arrivare alla dominazione sovietica durata fino agli inizi degli anni ‘90 dello scorso secolo, che ebbe il suo culmine di sangue nel 1956 con la repressione della rivolta popolare. Da sinistra a destra: Il Bastione dei Pescatori sulla collina di Buda. L’installazione “Scarpe sul Danubio” per commemorare gli ebrei ungheresi uccisi dai nazisti sulla riva del fiume blu. Le sue ferite medicate dal tempo sono ancora pulsanti sotto il manto delle luci sfavillanti perché, ovunque si vada, la memoria di quella Storia è mantenuta viva attraverso statue e musei dove poco è lasciato all’immaginazione. Basta camminare lungo il fiume blu di straussiana memoria, sulla sponda di Pest, in prossimità del Parlamento, per vedere le sessanta paia di scarpe in ferro disposte lungo una cinquantina di metri che compongono l’installazione fissa “Scarpe sul Danubio”. Il commovente memoriale rappresenta le calzature di quegli ebri ungheresi (uomini, donne e bambini) che vennero fucilati qui e quindi gettati ormai privi di vita nelle acque. dicembre 2015 | Plus Magazine | MAPPAMONDO 49 MAPPAMONDO Dall’alto in basso: Memento Park, il parco poco fuori Budapest dove sono raccolte le statue dell’epoca sovietica. Il Museo del Terrore, l’edificio sede del controllo filosovietico, racconta oggi la storia di un’epoca, per non dimenticare. La Libertà, la grande statua posata sulla collina di Budapest, veglia sulla città. troppe parole o eccessiva retorica cosa visse il popolo nell’arco di quei cinquant’anni. Espropriazioni, purghe, terrore psicologico, detenzione in ambienti malsani, giustizia sommaria: tutte azioni che vennero attuate per piegare la volontà collettiva. Scendere con l’ascensore al livello -1 dove si trovano le carceri, accompagnati da una video testimonianza su torture ed esecuzioni, è un pugno al petto. Doloroso, ma sempre utile per capire e imparare. Gli anni che vanno dal 1946 al 1991 sono ben raccontati nel Museo Casa del Terrore, allestito in un palazzo signorile ubicato in un tranquillo quartiere residenziale e, guardandolo da fuori, sembra impossibile che al proprio interno si compissero le peggiori atrocità verso quei cittadini accusati di essere dissidenti del regime filosovietico. Nei tre piani è concentrata la storia dell’Ungheria dalla Seconda Guerra Mondiale alla fine del patto di Varsavia; l’esposizione riporta oggetti d’epoca e grazie alla multimedialità è possibile capire senza 50 Dopo il crollo del regime sovietico, le statue avanguardiste che arredavano la città vennero smontate dalla popolazione come atto liberatorio e trasferite in periferia, raccolte oggi in un piccolo parco. Per arrivare al Memento Park bisogna compiere un viaggio nella campagna, tra campi addormentati e abitazioni basse. Il complesso si visita in un’oretta e la maggior parte delle statue sono in bronzo, di dimensioni notevoli (alte fino a otto metri!). Oltre al grande uomo che pare volare, colpiscono i busti di Lenin per il valore simbolico di trovarsi davanti al padre del Comunismo, ridotto esso stesso a icona. Prima di entrare l’attenzione è catturata dagli stivali di Stalin: sono l’unica parte del grande monumento sopravvissuta alla breve rivolta del 1956, durata solo due settimane, che diede al paese un’illusione di libertà, e che venne repressa brutalmente. La libertà è un desiderio forte per questo popolo che è stato dominato gran MAPPAMONDO Dall’alto in basso: La Cittadella, un ottimo punto panoramico da cui ammirare la città dall’alto al calar del sole. Statua bronzea di Roskovics Ignac con il Castello di Buda sullo sfondo. Ponti e tram: elementi caratteristici del paesaggio urbano di Budapest. Il Danubio scorre placido e bagna le due anime della città: Buda e Pest. parte della propria storia, tanto che una statua ad essa dedicata si erge sulla sommità della collina Gellért. Questo monumento venne eretto nel 1947 per celebrare i soldati sovietici periti nel ‘45 per liberare Budapest dai nazisti e si inserisce nella più antica Cittadella, voluta dagli Asburgo dopo la guerra d’indipendenza del 1848-49. La struttura non venne mai utilizzata, ma è diventata un posto gradevole dove svagarsi, prendere le distanze dal traffico e ammirare il crepuscolo che porta con sé lo spettacolo delle mille luci che si accendono. dicembre 2015 | Plus Magazine | MAPPAMONDO 51 CONVENZIONI Convenzioni Nazionali ALPITOURWORLD Gruppo leader in Italia per i viaggi organizzati. 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Per informazioni e prenotazioni: • centro prenotazioni: tel. 011 19690202 e fax 011 0587340; • presso tutte le agenzie di viaggio in Italia, il cui elenco è visibile su www.alpitour.it/trova_agenzie.asp Il codice sconto identificativo della convenzione è visibile sulla newsletter presente su www.associatiallafabi.it 52 in fase di rinnovo per l’anno 2016 ARREDAMENTI EXPO-WEB Arredamenti Expo-Web dispone di 6.000 m² di esposizioni affiliate site in Brianza (Mi), e altri 2.000 m² in Toscana in Provincia di Firenze che sono visitabili previo appuntamento. Tra i prodotti esposti troverete arredamenti moderni e classici, che saranno in grado di soddisfare tutte le vostre esigenze. Arredamenti Expo-Web progetta e fornisce alla clientela arredamenti costruiti da aziende di primaria importanza del settore arredo e design. Per gli associati FABI: • sconti fino al 30%. 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Tali codici permettono di consultare i relativi prodotti, servizi, prezzi e solo nel caso di acquisto verrà richiesta una registrazione personale al sito. Per gli associati FABI: • sconti dal 30% al 70% con la comodità della vendita diretta, senza intermediari, direttamente dal sito www.gommeur.com L’associato può scegliere il pneumatico d’interesse e decidere se farselo spedire al proprio domicilio oppure in un centro convenzionato Gommeur (circa 800 in Italia). Il costo della spedizione è di solo € 1,00 e si può scegliere se pagare mediante paypal, con carta di credito, con bonifico bancario oppure con contrassegno. Il codice identificativo della convenzione è visibile sulla newsletter presente su www.associatiallafabit.it dicembre 2015 | Plus Magazine | CONVENZIONI 53 CONVENZIONI ISTITUTO WATSON DOTTOR ENRICO ROLLA Centro di Psicologia Cognitiva Comportamentale e Scuola di Specializzazione Post-Universitaria. Oltre ai programmi di terapia individuale e di gruppo è specializzato nella terapia online e telefonica per il trattamento di svariati disturbi. Per gli associati FABI: • sconto del 10%. Per informazioni e prenotazione appuntamenti online: tel. e fax 011 5611102 www.iwatson.com [email protected] IL TUCANO VIAGGI Tour Operator che da oltre trent’anni organizza viaggi d’autore culturali, naturalistici ed etnografici, su misura per piccoli gruppi o individuali. Per gli associati FABI: • sconto del 10% su pacchetto da nostra programmazione “tutto compreso”; • sconto del 10% su preventivi per viaggi individuali su misura; • sconto del 12% su base familiare o amici (gruppo minimo 4 persone). Per i viaggi “Fix Tour” (viaggi in condivisione con altri partecipanti, anche di nazionalità diversa) e i viaggi “In Pool”, lo sconto sarà del 6%, con il pagamento della quota di iscrizione qualora sia indicata. 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La convezione per gli associati FABI riguarda gli alberghi in Italia e prevede: • tariffe scontate visibili sulla newsletter presente sul sito www.associatiallafabi.it Il codice identificativo della convenzione è visibile sulla medesima newsletter. Per prenotazioni individuali: centro prenotazioni: 848 390 398 [email protected] Per prenotazioni gruppi: Ufficio Gruppi: 800 160 199 [email protected] vorire la diffusione della cultura e delle idee con una produzione che tocca ogni genere e raggiunge tutti i lettori. Per gli associati FABI: • sconti fino all’80% su abbonamenti settimanali, mensili e periodici. Per informazioni: telefonare al Servizio Clienti 199 111999, oppure inviare una mail a [email protected] Per sottoscrivere gli abbonamenti scaricare l’apposito coupon di adesione dal sito www.associatiallafabi.it MSC CROCIERE MSC Crociere propone viaggi per molteplici affascinanti destinazioni tra cui: Mediterraneo, Nord Europa, Oceano Atlantico e Caraibi. Vivere una crociera MSC significa salire a bordo di navi moderne e tecnologicamente avanzate, gioielli del ventunesimo secolo con un’età media di appena 5 anni. Per gli associati FABI: • sconto del 10% sulla tariffa vigente (P&P, Prima Premia, Best Price, listino, tariffe pubblicate sul catalogo in vigore); • sconto del 5% su promozioni proposte da MSC (es. Offerta Provaci o Offerta Happy Winter, pubblicata sul sito istituzionale www.msccrociere.it). Le prenotazioni devono essere effet- 56 tuate unicamente tramite le agenzie Bluvacanze ed Open Travel Network il cui elenco è visibile sui siti: www.bluvacanze.it e www.opentravelnetwork.com I termini e le condizioni e il codice sconto identificativo della convenzione sono visibili sulla newsletter presente su www.associatiallafabi.it NCC ITALY NCC Italy è un’azienda leader nei servizi di noleggio con conducente a Roma. NCC Italy nel corso degli anni ha imparato a differenziarsi dai tanti competitors grazie all’indiscutibile qualità dei servizi offerti ed alla totale propensione alla soddisfazione del cliente. L’azienda offre un’ampia gamma di servizi, che spaziano dai servizi di trasferimento verso aeroporti, porti e stazioni ferroviarie, servizi turistici, servizi Business, ed eventi speciali, quali matrimoni, meetings e fiere. La NCC Italy propone solo auto di recente immatricolazione, autisti professionali, cordiali e multilingua. Per gli associati FABI: • tariffe agevolate visibili sulla newsletter presente sul sito www.associatiallafabi.it POLIZZA AUTO Per il tramite della AON con Biverbroker condizioni agevolate sulle tariffe relative alle coperture assicurative riguardanti autovetture, camper e moto. Per gli associati FABI: • RC Autovettura: sconto fino al 62%; • ARD (incendio, furto, kasko, ecc.): sconto fino al 40%; • eventi naturali e atti vandalici: sconto fino al 40%. Per richiedere il preventivo accedere al sito www.fabi.polizze.it “area preventivi auto e camper” e seguire le indicazioni. Per informazioni scrivere a: [email protected] POLIZZA CASA Per il tramite della AON con Biverbroker condizioni agevolate sulle tariffe relative alle coperture assicurative riguardanti la casa/abitazione (dimora abituale o saltuaria) e precisamente: • RC capo famiglia - incendio - furto. Per richiedere un preventivo compilare la modulistica allegata alla newsletter sul sito www.associatiallafabi.it CONVENZIONI • l’opuscolo Slow Food in pillole; • 10 contenuti ogni anno per adesione a Slow Food Planet; • la e-newsletter settimanale con consigli, appuntamenti, notizie dal mondo Slow; • sconti su libri e gadget e sugli eventi nazionali come Slow Fish e Cheese e presso i Locali Amici (www.slowfood.it/buono-a-sapersi). In esclusiva per gli associati FABI: • la guida Fare la spesa con Slow Food. La campagna è valida da dicembre 2015 fino al 31 dicembre 2016. Per le adesioni www.associatiallafabi.it SALMOIRAGHI & VIGANÒ Con più di 150 anni di storia e i propri punti vendita su tutto il territorio, Salmoiraghi & Viganò è la più grande catena di ottica in Italia. Nei punti vendita è possibile effettuare test visivi gratuiti da ottici professionisti, avere consulenza estetica e supporto tecnico da parte del personale. Per gli associati FABI: • sconto del 30% su occhiali da vista completi di lenti; • sconto del 20% su occhiali da sole; • sconto del 10% su lenti a contatto. Gli sconti sono validi per gli associati FABI e per i loro familiari. Non sono cumulabili con altre eventuali promozioni in corso nel punto vendita e non sono validi su: confezioni da 90 pz di lenti a contatto, strumentazione elettronica, lavorazioni, riparazioni e garanzie. Sul sito www.salmoiraghievigano.it potrete visualizzare le ultime promozioni e l’elenco dei punti vendita. SHENKER Shenker è un centro di eccellenza per l’insegnamento dell’inglese in Italia. 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CONFERENZA MONDIALE “THE FUTURE OF SCIENCE” INCONTRANDO GABRIELE LAVIA EZIO BOSSO UNA VITA PER LA MUSICA CHE GLI REGALA LA VITA BUDAPEST, FASCINO ALGIDO MONICA BELLUCCI diva da red carpet Periodico dell’Associazione FABI Plus per la cultura e il tempo libero Pubblicazione trimestrale Numero XXXIII- dicembre 2015 Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - NO/TORINO N._4/2015 N E NV CO 6 E 1 EL T T TU I N ZIO 20