6° Relazione trimestrale Settembre 2001 aggiornamento novembre 2001 Breve sintesi Il paese vive ancor oggi una fase di "assuefazione" alla democrazia dell'alternanza, nel senso che l'abbandono del "bipartitismo imperfetto" è accompagnato dal permanere di abitudini polemiche che stentano ad entrare nella nuova logica. Eppure, nelle nostre condizioni, la necessaria competizione tra le diverse proposte non provoca necessariamente un dialogo tra sordi. Non è inevitabile che "il gatto si morda la coda" o che il "giuoco sia a somma zero". Nel suo piccolo, la vicenda recente dell'emersione mostra infatti che, per una strada tortuosa e tramite sorprendenti cambiamenti di fronte, un accumulo di esperienze e di risultati è effettivamente possibile. Schematicamente, si può ricordare che, dopo una prima fase di incubazione caratterizzata dai contratti di riallineamento, l'interesse per il tema ha preso il volo suggerendo l'esperienza indiretta di emersione (cui sono dedicare le Relazioni trascorse) e poi l'attuale "Piano per l'emersione". La presente Relazione concentra il proprio interesse su quest'ultima fase per capirne la genesi, la prospettiva e la misura chiave: per approntare gli strumenti applicativi conseguenti e per reindirizzare il lavoro fin qui svolto alla luce della nuova impostazione. Essa intende chiarire il passo avanti che il "Piano per l'emersione" può rappresentare per una questione d'interesse pubblico di primaria importanza come questa. Il vasto consenso che oggi circonda il tema dell'emersione, i progressi ottenuti, la significatività degli strumenti messi in campo (che pongono il nostro Paese in una posizione di avanguardia a livello europeo: cfr. gli allegati A della V e della presente Relazione) e la determinazione nella loro applicazione lasciano intender che, effettivamente, sia possibile imboccare un sentiero inedito del cambiamento economico sociale. Genesi del "Piano" 1. Non bisogna dimenticare che la questione dell'emersione è stata a lungo ostacolata dalla cultura economico-statistica ufficiale. Solamente nel 1998-99 il tema ha cominciato ad uscire dall'ambito dell'accordo tra le parti - contratti di riallineamento - per acquisire una propria cittadinanza (minoritaria). Ed è soltanto nel 2000 che ha conquistato davvero un ruolo di primo piano nell'agenda politica del Paese. Centrale, in tale sviluppo, è stato indubbiamente il cambio della guardia alla direzione della Confindustria. Fino ad allora - ha riconosciuto onestamente il direttore del suo Centro studi - nell'ambiente non era penetrata l'idea che l'elevato saggio delle dichiarazioni di disoccupazione del Sud potesse nascondere la realtà del sommerso. Non solo: non bisogna pensare - come ora diremo - che sia stato facile recepire la svolta di Antonio D'Amato. Facciamo un passo indietro. Arzano, la cittadina di provenienza del dott. D'Amato (vicino a Grumo Nevano, a nord di Napoli) fa parte di quel "quadrilatero atellano" studiato a fondo nella seconda metà degli anni Novanta (cfr. ad es. "La mobilità della società italiana" a cura di G.P. Galli, SIPI, Roma, 1996 e "L'Italia che non c'è", a cura di L. Meldolesi e V. Aniello , Rivista di Politica economica, 1998). Si tratta, dunque, fondamentalmente, di quella economia semisommersa che ora, in una lunga serie di discorsi, il dott. D'Amato propone di superare. Non basta, egli argomenta, il riallineamento salariale o la repressione: le imprese hanno bisogno che si garantisca loro la possibilità di sopravvivere e di essere competitive ad emersione avvenuta. E' un'opportunità che può essere ghermita solo se si verificherà un'effettiva riduzione dei costi e dunque innanzitutto una consistente riduzione della pressione fiscale e del carico contributivo. Da qui l'esigenza di puntare contemporaneamente sulla crescita e sulla riduzione del "cuneo" fiscale-contributivo: due obiettivi "complementari e interdipendenti" perché non è possibile ridurre la pressione (tributaria e contributiva) senza un consistente aumento delle entrate generato dall'emersione; e viceversa non si può indurre emersione senza un effettivo abbattimento di tale "cuneo". 2. Tuttavia, per mesi interi, questa impostazione innovativa trovò difficoltà a trasformarsi in proposta. Nonostante il "salto" analitico cui prima si accennava (ripreso nella quarta Relazione del Comitato nazionale), l'"intuizione" di Antonio D'Amato fece fatica a farsi avanti. Gli stessi materiali sul tema, preparati per la Finanziaria 2001, vennero considerati troppo iniziali; né, all'interno della Confindustria, nacque un'effettiva "specializzazione" sull'emersione. La questione doveva attendere l'iniziativa di Gualtiero Soldera, Giuseppe Vialetti e di Gianfranco Polillo, consiglieri del Ministro Tremonti. Che fosse possibile trasformare il punto di vista della Confindustria in un nuovo, importante provvedimento finalizzato direttamente all'emersione (allegato B) è un fatto nuovo che non era stato preventivato. Da qui la sorpresa, l'interesse ed anche il "divertimento" di chi, su questo tema, ripone molte speranze per l'avvenire del Paese (cfr ad es. l'allegato C). Nella primavera del 1998 Vitaletti aveva preso parte alla Commissione istituita congiuntamente dal Ministero del Lavoro e dal Ministro del Tesoro da cui sarebbe scaturita la proposta del Comitato nazionale e delle Commissioni territoriali per l'emersione. La sua specializzazione di professore di scienza delle finanze gli suggerì un meccanismo fiscale-contributivo per l'emersione che, al di là della volontà della Commissione, non trovò allora riscontro politico. Vitaletti si ritrasse dalla scena: ma, evidentemente, continuò a pensare al suo progetto. Conclusione: mentre l'esperienza dell'art. 78 ex lege 448/1998 cominciava gradualmente la sua navigazione verso i lidi dell'intervento indiretto e delle Commissioni locali (documentati nelle precedenti Relazioni), si andava formando gradualmente, una nuova ipotesi di intervento diretto per l'emersione che ha infine trovato sbocco nei provvedimenti dei "100 giorni" presentati dal Ministro Tremonti in Parlamento. Con il loro "Capo I: Norme per incentivare l'emersione dell'economia sommersa" e con le integrazioni, concordate con le parti sociali, che l'hanno seguito (cfr. l'allegato B) e quelle sul lavoro che seguiranno, tali norme hanno conferito al problema un'importanza ed un'urgenza davvero inedita. Le fasi e i compiti 3. Retrospettivamente, ciò suggerisce, dunque, di distinguere tre fasi di politica economica per l'emersione. La prima scaturisce dall'accordo tra le parti sociali in una zona specifica del Paese (quella del leccese e del brindisino); che poi, nel settore extra-agricolo, trova soltanto qualche "spin off" in altre zone, nonostante il grande sforzo di generalizzazione. La seconda si dedica alla costruzione di una rete territoriale di Commissioni collegate al Comitato nazionale per l'emersione all'interno delle attività di sviluppo comunitarie, nazionali e regionali insieme all'intervento indiretto (in materia di credito d'imposta per l'occupazione, di "contatore" INAIL, di studi di settore, di prestito d'onore ecc.) creando per questa via una prima, importante tendenza all'emersione pari forse alla metà della crescita dell'occupazione (cfr. Il Sole - 24 ore del 30 agosto 2001); la terza, in cui stiamo entrando, riprende il tema dell'intervento diretto. Viene qui al pettine una constatazione palmare e disarmante. Nel settore extragricolo i contratti di riallineamento si sono sviluppati dall'interno di una condizione minoritaria del lavoro irregolare: quella del "nero-bianco", ovvero di rapporti di lavoro formalmente regolari che nascondono una forte decurtazione del salario (e che quindi si prestano ad un percorso di graduale riallineamento). Invece il "Piano di emersione" si riferisce alla condizione molto più comune, presente con gradazioni diverse in tutta la Penisola, del "neronero" di primo lavoro; ovvero del lavoro formalmente e sostanzialmente irregolare. A partire dalle imprese del sommerso e del semi-sommerso, è questo il "target" del nuovo provvedimento che si aggiunge alla "cassetta degli attrezzi" per l'emersione che si è andata formando nel tempo. È un'angolazione che non pretende di ritornare alla logica dell'unica misura, ma che al contrario arricchisce considerevolmente gli strumenti disponibili. Ciò trova, come è logico, una eco partecipe nei lavoro del Comitato nazionale per l'emersione: dal riconoscimento della nuova impostazione, alla difesa della opportunità insperata che essa implica, alle proposte di miglioramento dell'articolato legislativo che il Comitato suggerisce (Cfr. l'allegato D). 4. E' vero dunque che la presentazione del "Piano" ha impresso una svolta importante all'intera problematica dell'emersione. Per il piccolo drappello di "palombari in servizio attivo" che negli ultimi anni ha concentrato i propri sforzi sul tema, ciò è motivo di soddisfazione. Si conferma infatti una tendenza che si era già manifestata sul piano locale: quella che consente a questa tematica di farsi strada verso la cittadinanza in generale, fino a raggiungere un bacino di riferimento del 8090 per cento della popolazione. Così con l'appoggio prevalente ora dell'uno ora dell'altro campo, la peculiare epidemia dell'"emersione" che abbiamo inteso promuovere ha attecchito in tutto lo schieramento politico; anche se si tratta probabilmente di una "conversione sulla via di Damasco", ancora troppo recente, sostenuta da troppi "generalisti" (preoccupati cioè di fare di tutto un po', saltando da palo in frasca; e dunque di aggiungere il tema dell'emersione alla lunga lista dei loro impegni quotidiani). D'altra parte, la presente Relazione viene scritta in corso d'opera con uno scopo di orientamento delle attività del Comitato nazionale e delle Commissioni territoriali per l'emersione. Essa intende documentare il lavoro di chiarimento che parallelamente è stato svolto con il nuovo Governo (allegato E) e che suggerisce, sia pur in modo non definitivo, un dispiegamento inedito delle iniziative per l'emersione (dirette ed indirette, centrali e locali). E' chiaro infatti che, alla luce del "Piano per l'emersione" le priorità del Comitato e delle Commissioni, organi tecnici delle rispettive Autorità politiche, debbono essere ridefinite. Rilievo acquistano (innanzitutto) la comprensione della nuova normativa che sta per essere varata; la logica della sua implementazione; la campagna d'informazione, anche televisiva, che dovrà seguirla (e che va dunque predisposta); il monitoraggio e la valutazione delle prospettive di emersione ad essa collegate; i provvedimenti di accompagnamento alla legge Finanziaria 2002. Una volta acquisito questo "compito principale", sarà possibile riesaminare (sotto altre vesti) diversi aspetti del lavoro di analisi, indirizzo, coordinamento e sostegno delle attività di emersione svolte fin qui. Il Comitato e le Commissioni 5. Inevitabilmente, ogni cambiamento di Governo implica una sosta e poi una fase di rodaggio da parte dell'Amministrazione - rendendo inevitabile un marcato rallentamento delle attività (Relazioni incluse). Naturalmente, ciò risulta più accentuato nel caso dell'alternanza tra le due ali dello schieramento politico, a causa dei "muri" informativi che, inavvertitamente, si ergono tra di essi; tanto che il loro superamento impone la dissoluzione di comprensibili diffidenze. Tuttavia, nel caso in esame, tale passaggio è stato facilitato dalla decisione della nuova maggioranza di includere il "Piano per l'emersione" nei provvedimenti dei "100 giorni": ciò ha, indubbiamente, creato una nuova attenzione per la "ragione sociale" del Comitato di Piazza S. Silvestro. Eppure il processo è stato complesso, non tanto sul piano intellettuale, quanto su quello fattuale ed amministrativo. Con un sistema politico che, raggiunto un nuovo equilibrio, stava cercando la propria velocità di crociera, con il desiderio - condiviso dalla grande maggioranza degli operatori - di contribuire alle nuove politiche dell'emersione e di agganciarle al meglio dei risultati raggiunti, il Comitato per l'emersione si è aperto alla nuova problematica: ha partecipato alla discussione sugli emendamenti al "Piano", ha chiarito lo stato di cose presente in materia di emersione, ha presentato una serie di nuove proposte (allegato F), ha precisato il ruolo che la rete delle Commissioni territoriali potrà svolgere nell'implementazione della legge ecc. In una parola, è riuscito a creare quel clima di trasparenza, di lealtà istituzionale e di fiducia indispensabile alla ripresa. Tuttavia, retrospettivamente, bisogna riconoscere che il grado di cesura tra le due esperienze è stato più marcato di quanto si potesse prevedere. Come si ricorderà dalla lettura delle precedenti Relazioni, dopo un lungo periodo di "surplace" e di vischiosità, la legge finanziaria per il 2001 ha finanziato adeguatamente il funzionamento del Comitato ed i tutori per l'emersione (ex comma 7 art. 116, lege 338/2000); ma il Governo, tramite il Sig. Sottosegretario al Ministero del Lavoro con delega per l'emersione, ha fornito le indicazioni necessarie all'utilizzo dei fondi solo il 17 maggio 2001. Contemporaneamente, nell'autunno 2000 il Segretario Generale ha autorizzato l'espansione del lavoro del Comitato da cui, tramite una sorta di "animazione istituzionale" a livello locale, è scaturito (finalmente) un movimento di formazione delle Commissioni territoriali nel Mezzogiorno; e con esso una serie di incontri e di riconoscimenti istituzionali. Ma poi ben sedici incarichi di esperto, debitamente autorizzati, attribuiti a giovani laureati che hanno fatto un lavoro davvero straordinario, non sono stati controfirmati dal Sig. Sottosegretario alla Presidenza: un vero rompicapo da cui non si sa più come uscire ... In altri termini, la nuova fase che stiamo iniziando può far leva sul lavoro e sulla legislazione preesistenti vale a dire, su un'eredità morale e materiale che sarebbe assurdo disperdere; ma a patto di superarne i limiti. Con un'espressione colorita (e patriottica) si potrebbe dire che il lavoro garibaldino di tanti anni deve ormai indossare la divisa dell'esercito regolare; deve rientrare nel funzionamento ordinario della Pubblica Amministrazione. Cosa non facile, perché quest'ultima non è abituata ad assecondare e ad utilizzare tempestivamente i ritmi del cambiamento sociale. Si tratta di valorizzare gli aspetti positivi del cambiamento e di ridurre (e/o di neutralizzare) quelli negativi. In tal modo, pur subendo "tempi" lontani dal desiderabile, si può forse dire che, con la collaborazione preziosa delle Autorità preposte, il Comitato per l'emersione della Presidenza del Consiglio, dopo molte settimane difficili, è riuscito ad avvicinarsi gradualmente al traguardo della piena operatività - nel senso di sede, personale indispensabile, riordino amministrativo, attivazione dei tutori per l'emersione ecc.; ma non l'ha ancora raggiunto. 6. D'altra parte - lo si è avvertito - il nuovo "Piano" si inserisce in un set di politiche per l'emersione che ha ormai un ruolo di primo piano, anche a livello europeo. Esiste un problema di applicazione e di monitoraggio della nuova normativa; e della vigilanza rafforzata che la dovrà seguire. Esiste un problema di "manutenzione" delle leggi (dirette ed indirette) per l'emersione; di prosecuzione della ricerca finalizzata al loro miglioramento. Esiste, più specificamente, un problema di analisi, valutazione e reindirizzo; di orientamento e mobilitazione di tutte le forze che possono svolgere una funzione positiva rispetto alla regolarizzazione del lavoro e delle imprese. Esiste infine un'esigenza di collegamento con altre politiche, come quelle della crescita, dell'immigrazione, dell'ordine pubblico e persino della lotta al terrorismo esigenza (purtroppo) drammaticamente attuale. A tutto questo il Comitato per l'emersione intende far fronte con le sue poche forze, ma anche con la collaborazione della rete sempre più consistente delle Commissioni regionali e provinciali per l'emersione e del mondo culturale, sociale ed istituzionale ad esse collegato. A tale proposito, bisogna sottolineare che la causa dell'emersione, con le sue benefiche ricadute su molti piani differenti, ha conquistato, negli ultimi mesi, nuovi consensi; che le Commissioni territoriali, a cui verrà dedicato tra breve un nuovo quaderno di documentazione (che seguirà quello del maggio scorso) e una presenza nel sito del Comitato (http://www.governo.it/presidenza/lavoro/index.html), rappresentano ormai un arcipelago variegato, con significative esperienze d'avanguardia che si alternano a Commissioni in fase d'avvio ed a situazioni ancora dormienti; che il lavoro delle Università meridionali da cui è scaturito tanto interesse sul tema è oggi in buona salute; che in collaborazione con Unioncamere sta per nascere un'inedita iniziativa sulla valutazione delle politiche per l'emersione ecc. In altre parole, all'inizio di questa nuova fase - quando dalla nuova legislazione, dall'interesse degli operatori locali e dal rafforzamento della struttura organizzativa già si percepisce la possibilità di un nuovo, importante impulso di emersione in tutto il Paese - è soprattutto necessario ritrovare e sviluppare lo spirito originario, di ampia collaborazione alla battaglia collettiva. E' tale spirito che, per quanto in modo intermittente, ha consentito a forze politiche, istituzionali, sociali, culturali e della società civile di diversa e talvolta contrapposta esperienza, di unire le proprie energie e di contribuire a raggiungere, negli ultimi anni, importanti risultati: quelli che, per intendersi, dopo decenni di deludenti acque basse hanno cominciato a spostare verso l'alto la curva dell'occupazione regolare italiana. In questa luce, le nuove opportunità del "Piano" e della campagna nazionale per l'emersione meritano indubbiamente di venir utilizzate; anzi di trasformarsi in un passo decisivo di un cammino che continuerà ad impegnare il Paese negli anni a venire. Allegato A Primo seminario internazionale su "The Shadow Economy: Empirical Evidence and New Policy Issues at a European Level": piano del governo, proposte di accompagnamento e iniziativa locale Il 20 e 21 Settembre, a Ragusa si è tenuto un seminario internazionale su "L'economia sommersa: evidenze empiriche e nuovi tematiche politiche a livello europeo", organizzato dall'Accademia "Avignon" per le piccole imprese e l'artigianato in Europa. Il seminario ha portato l'esperienza italiana al centro di un dibattito che ha visto impegnati professori universitari di 5 paesi Europei (Spagna, Olanda, Austria, Svezia e Italia), rappresentanti della DG Occupazione e della DG Regio della Commissione europea e i Segretari generali dell'UEAPME (unione europea delle associazioni delle piccole e medie imprese), della CNA, e della Confartigianato. Il seminario ha messo a confronto esperienze innovative condotte nei paesi europei, secondo approcci diversi, e cercato basi scientifiche per lo sviluppo di una politica europea che possa integrare e rafforzare le iniziative degli Stati membri per far emergere le attività sommerse, un obiettivo che sta acquisendo sempre maggiore rilievo a livello comunitario ed è cruciale per progredire nella costruzione europea e per l'apertura al Mediterraneo. L'Italia ha già più volte fatto da apripista sull'argomento, introducendo la questione e identificando metodologie di ricerca. Con questo seminario, l'Italia ha offerto la sua esperienza e le sue iniziative, soprattutto meridionali, a livello centrale e locale, e ha confermato il suo ruolo propulsivo sia nella ricerca sia nell'elaborazione di policy. Il seminario ha avuto il patrocinio della Camera di Commercio di Ragusa e della Città di Ragusa ed è stato organizzato per iniziativa delle organizzazioni d'impresa CNA e Confartigianato, della Camera di Commercio austriaca e del Comitato Nazionale per l'emersione. Allegato B Legge 18 ottobre 2001, n. 383 "Primi interventi per il rilancio dell'economia" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001 Capo I NORME PER INCENTIVARE L'EMERSIONE DALL'ECONOMIA SOMMERSA Art. 1. (Dichiarazione di emersione). 1. Gli imprenditori che hanno fatto ricorso a lavoro irregolare, non adempiendo in tutto o in parte agli obblighi previsti dalla normativa vigente in materia fiscale e previdenziale, possono farlo emergere, tramite apposita dichiarazione di emersione, da presentare entro il 30 novembre 2001. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), sentite le organizzazioni sindacali e di categoria, approva i programmi di emersione di cui all'articolo 2, comma 4. 2. Per il periodo di imposta in corso alla data di presentazione della dichiarazione di emersione di cui al comma 1, e per i due periodi successivi, la medesima dichiarazione costituisce titolo di accesso al seguente regime di incentivo fiscale e previdenziale: a) gli imprenditori che, con la dichiarazione di cui al comma 1, si impegnano nel programma di emersione, e conseguentemente incrementano l'imponibile dichiarato, rispetto a quello relativo al periodo di imposta immediatamente precedente, hanno diritto, fino a concorrenza del triplo del costo del lavoro che hanno fatto emergere con la dichiarazione, all'applicazione sull'incremento stesso di una imposta sostitutiva dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche (IRPEG) e dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), con tassazione separata rispetto al rimanente imponibile, dovuta in ragione di un'aliquota del 10 per cento per il primo periodo di imposta, del 15 per cento per il secondo periodo di imposta e del 20 per cento per il terzo periodo di imposta. Per il secondo ed il terzo periodo di imposta, nel calcolo dell'incentivo si tiene conto delle eventuali variazioni in diminuzione del costo del lavoro emerso. Sul maggiore imponibile previdenziale relativo ai redditi di lavoro emersi dichiarati, e conseguente alla dichiarazione di emersione, si applica una contribuzione sostitutiva, dovuta in ragione di un'aliquota dell'8 per cento per il primo periodo, del 10 per cento per il secondo periodo e del 12 per cento per il terzo periodo; b) i lavoratori che, parallelamente, si impegnano nel programma di emersione sono esclusi da contribuzione previdenziale e, sui loro redditi di lavoro emersi, si applica una imposta sostitutiva dell'IRPEF, con tassazione separata rispetto al rimanente imponibile, dovuta in ragione di un'aliquota del 6 per cento per il primo anno, dell'8 per cento per il secondo anno e del 10 per cento per il terzo anno. 3. Per gli imprenditori, su specifica richiesta, la dichiarazione di emersione vale anche come proposta di concordato tributario e previdenziale, se presentata prima dell'inizio di eventuali accessi, ispezioni e verifiche o della notifica dell'avviso di accertamento o di rettifica. In questo caso, fino a concorrenza del costo del lavoro oggetto della dichiarazione di emersione, l'imprenditore dichiara, per ciascuno dei periodi precedenti, il costo del lavoro irregolare utilizzato. Per ciascuno di questi periodi il concordato si perfeziona con il pagamento di un'imposta sostitutiva dell'IRPEF, dell'IRPEG, dell'IRAP, dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) e dei contributi previdenziali, con tassazione separata rispetto al rimanente imponibile, dovuta in ragione di un'aliquota dell'8 per cento del costo del lavoro irregolare utilizzato e dichiarato, senza applicazione di sanzioni e interessi. Per ciascuno degli stessi periodi, sul presupposto della sussistenza dei requisiti di legge, il concordato produce effetti preclusivi automatici degli accertamenti fiscali relativi all'attività di impresa e previdenziali, fino a concorrenza del triplo del costo del lavoro irregolare utilizzato. Il pagamento dell'imposta sostitutiva può essere effettuato in unica soluzione, entro il termine di presentazione della dichiarazione di emersione, con una riduzione del 25 per cento, ovvero in ventiquattro rate mensili a partire dal predetto termine, senza applicazione di interessi. Con l'integrale pagamento sono estinti i delitti di cui agli articoli 4 e 5 del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74, il delitto di cui all'articolo 37 della legge 24 novembre 1981, n. 689, nonché i reati contravvenzionali e le violazioni amministrative e civili connessi alle violazioni fiscali e previdenziali relative all'esistenza del lavoro sommerso. In caso di rateazione, sono sospesi i termini di prescrizione degli illeciti di cui al presente comma. 4. I lavoratori delle imprese che aderiscono ai programmi di emersione possono, parallelamente, estinguere i loro debiti fiscali e previdenziali, connessi alla prestazione di lavoro irregolare, per ciascuno degli anni che intendono regolarizzare, mediante il pagamento di una contribuzione sostitutiva, con tassazione separata rispetto al rimanente imponibile, dovuta in ragione di lire 200.000 per ogni anno pregresso, senza applicazione di sanzioni e interessi. Il pagamento è effettuato nei termini e con le modalità di cui al comma 3. È precluso ogni accertamento fiscale e previdenziale sui redditi di lavoro per gli anni regolarizzati. I lavoratori possono, a domanda, ricostruire in tutto o in parte la loro posizione pensionistica per gli anni pregressi, fino ad un massimo di cinque anni esclusivamente mediante contribuzione volontaria integrata fino al massimo di un terzo con trasferimenti a carico del fondo di cui all'articolo 5 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, nei limiti delle risorse disponibili presso il predetto fondo. 5. Le disposizioni di cui ai commi da 1 a 4 non si applicano con riferimento al lavoro irregolare prestato dai soggetti richiamati all'articolo 62, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. 6. Restano fermi, in alternativa, per gli interessati, i regimi connessi ai piani di riallineamento retributivo e di emersione del lavoro irregolare, di cui all'articolo 5 del decreto-legge 1° ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, agli articoli 75 e 78 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e successive modificazioni, all'articolo 63 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e successive modificazioni, e all'articolo 116 della legge 23 dicembre 2000, n. 388. 7. Con decreto di concerto dei Ministri competenti, è definito un piano straordinario di accertamento, operativo dal 1° gennaio 2002, mirato al contrasto dell'economia sommersa. Il piano costituisce priorità di intervento delle autorità di vigilanza del settore ed è basato su idonee forme di acquisizione ed utilizzo incrociato dei dati dell'anagrafe tributaria e previdenziale, dei gestori di servizi di pubblica utilità, dei registri dei beni immobili e dei beni mobili registrati. 8. Le maggiori entrate derivanti dal recupero di base imponibile connessa ai programmi di emersione, con esclusione di quelle contributive, affluiscono al fondo di cui all'articolo 5 della legge 23 dicembre 2000, n. 388. Con uno o più decreti del Ministro dell'economia e delle finanze è determinata la quota del predetto fondo destinata al riequilibrio dei conti pubblici. Con decreto emanato dal Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, è determinata la quota destinata alla riduzione della pressione contributiva, al netto delle risorse destinate all'integrazione del contributo previdenziale dei lavoratori che si impegnano nei programmi di emersione ai sensi del comma 2, lettera b), del presente articolo, e agli oneri concernenti la eventuale ricostruzione della loro posizione previdenziale relativamente agli anni pregressi, ai sensi del comma 4 del presente articolo; con lo stesso decreto è inoltre determinata la misura dell'eventuale integrazione del contributo previdenziale relativo ai lavoratori per i periodi oggetto della dichiarazione di emersione, nei limiti delle risorse all'uopo disponibili presso il fondo, nonché la quota del trattamento previdenziale relativa ai medesimi periodi in proporzione alle quote contributive versate, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica. I commi 2 e 3 dell'articolo 5 della citata legge n. 388 del 2000 sono abrogati. Art. 2. (Ulteriori effetti della dichiarazione di emersione - Delega al Governo in materia di tutela ambientale). 1. Gli imprenditori che aderiscono ai programmi di emersione di cui all'articolo 1 possono regolarizzare i loro insediamenti produttivi, accedendo al regime di cui agli articoli 20, 21 e 24 del decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, esteso anche alle violazioni amministrative e penali in materia ambientale che determinano solo lesione di interessi amministrativi e sono caratterizzate dalla messa in pericolo e non dal danno al bene protetto. Sono sempre esclusi i casi di esecuzione di lavori di qualsiasi genere su beni culturali nonché ambientali e paesaggistici, realizzati senza le autorizzazioni prescritte dagli articoli 21 e 163 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, o in difformità dalle medesime autorizzazioni. 2. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi in materia di tutela ambientale aventi lo scopo di introdurre: a) una causa estintiva speciale dei reati ambientali, in connessione ad ordini di fare emanati dalla pubblica amministrazione, consistente nel pagamento di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria amministrativa non inferiore alla metà del massimo di quella prevista per il reato commesso e nell'ottemperanza all'ordine di fare mirante a ricondurre il destinatario dell'ordine al rispetto della normativa ambientale; b) una procedura di ravvedimento operoso, prima dell'accertamento, per tutte le violazioni ambientali di carattere amministrativo, consistente nel pagamento di una somma ridotta per chi regolarizza le violazioni. 3. La delega è esercitata nel rispetto dei seguenti princípi e criteri direttivi: a) esclusione dai predetti meccanismi di tutte le violazioni connotate da danno ambientale cosí come accertato da autorità pubblica competente; b) semplicità e rapidità delle procedure volte alla verifica dell'adempimento agli ordini di fare; c) automaticità dell'estinzione delle violazioni amministrative in caso di ravvedimento operoso. 4. Al fine di una compiuta ed efficiente attuazione dei piani di emersione, sentite la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e le organizzazioni sindacali e di categoria, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, il CIPE adotta programmi di coordinamento e incentivazione delle attività delle autonomie locali finalizzati al risanamento ambientale, al recupero dei siti inquinati ed alla riqualificazione urbana, anche ai fini della regolarizzazione degli insediamenti produttivi esistenti. Art. 3. (Disposizioni di attuazione). 1. Con decreto interministeriale sono determinati forma e contenuto della dichiarazione di emersione di cui all'articolo 1 e degli altri modelli di dichiarazione, in modo da garantire l'applicazione dell'incentivo fiscale a tassazione separata in caso di cumulo tra redditi agevolati ed altri redditi, nonché le modalità di pagamento delle imposte e delle contribuzioni sostitutive di cui all'articolo 1, commi 2, 3 e 4. Con lo stesso decreto sono approvate le istruzioni sulle modalità di presentazione delle dichiarazioni predette e sulle attività amministrative idonee a garantire adeguate forme di partecipazione delle organizzazioni sindacali e di categoria al fine di favorire l'emersione dell'economia sommersa. 2. Le imposte e le contribuzioni sostitutive di cui all'articolo 1, commi 2, 3 e 4, non sono comunque compensabili e non sono deducibili ai fini della determinazione di alcuna imposta, tassa o contributo. Per l'accertamento, la riscossione, il contenzioso e le sanzioni si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni previste per le imposte sui redditi. 3. L'imposta sostitutiva di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a), non genera credito di imposta in favore del socio, ai sensi dell'articolo 14 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni. 4. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono determinate le regolazioni contabili degli effetti finanziari per lo Stato, le regioni e gli enti locali, conseguenti all'attuazione del presente capo. 5. Le disposizioni del presente capo concernenti gli imprenditori si applicano, in quanto compatibili, anche ai titolari di redditi di lavoro autonomo. Allegato C TROPPO OTTIMISMO SUL SOMMERSO Il messaggero, 7 luglio '01 dì CORRADO GIUSTINIANI Intervista a Luca Meldolesi (estratti) ROMA Professore, sono velleitarie queste "norme per incentivare l'emersione dall'economia sommersa"? "Niente affatto. Oggi tutti si sono resi conto che l'emersione è una straordinaria opportunità per il nostro paese. Il Centro-Destra è giunto per ultimo a questa consapevolezza, ma vuole prendere il toro per le corna, per arrivare al più presto ai risultati. Per me è davvero interessante. Direi quasi divertente". Che dimensione ha il problema del Sommerso? "Enorme. Ho stimato, sulla base di dati lnps, Inail, delle Camere di commercio e della contabilità nazionale, che in Italia sono 19 milioni gli occupati regolari. Dunque, appena l' 48 per cento della popolazione in età lavorativa. Negli Usa e in Svezia, siamo al 75 per cento. (...). A spingerci in basso sono il lavoro nero e il nostro esiguo tasso di attività. Ma agendo su entrambi gli aspetti, possiamo portare a un lavoro regolare 10 milioni di persone. Una splendida scommessa" Fino ad oggi che si è fatto per favorire l'emersione? "Si è fatto, si è fatto. Nel 2000 l'occupazione è cresciuta di 400 mila unità, e della stessa cifra salirà nel 2001. La metà buona dei nuovi posti deriva dall'emersione. Hanno pesato misure indirette, come il credito di imposta triennale se l'impresa fa nuove assunzioni, 800 mila lire al mese nel Centro-Nord e 1 milione e 200 mila al Sud, i prestiti d'onore e il cosiddetto "contatore Inail". Ma ci voleva qualcosa di più". Il piano di Berlusconi può essere quel qualcosa in più? "Lo sto esaminando adesso. Ripeto: è interessante. È stato pensato soprattutto per l'industria manifatturiera: nasce dalla preoccupazione degli imprenditori per la concorrenza sleale creata dall'economia sommersa. Alcune modifiche potrebbero renderla ancora più efficace." Quali, professore? "Intanto mi sembra troppo ottimistico, troppo ravvicinato il termine del 30 novembre 2001, entro il quale gli imprenditori debbono presentare la "dichiarazione di emersione". Poi (…) bisognerebbe impegnare le Commissioni per l'emersione già esistenti sul territorio e coordinate da Palazzo Chigi, una quarantina in tutto di cui 26 nel Mezzogiorno.." E poi? "Rivedere la parte sul riscatto volontario dei contributi pregressi da parte dei lavoratori. Va bene andare indietro di cinque anni, ma con agevolazioni maggiori. Non è credibile che si paghino botte di 20 milioni..." E se, dopo i tre anni di emersione agevolata le imprese tornano indietro? "E' un problema, certo. Ma fa bene il governo ad affiancare l'intervento con un piano straordinario di controllo del territorio, che si basi anche sui consumi di elettricità. Usciranno di certo anche stranieri clandestini impiegati a nero. Allora che si farà una sanatoria? "Questo termine, sanatoria, suona male. Sa di ennesimo favore. In realtà, bisogna mettere allo stesso tavolo Ministero dell'Interno e del Lavoro, operazione fino ad oggi non riuscita, per distinguere fra extracomunitari intrufolati e quanti da tempo sono fra noi e lavorano. (…)." L'annunciata abolizione del cumulo di pensione-lavoro? "Approvo: il sommerso si contrasta anche così. Amato era impensierito dall'abolizione totale. I pensionati non tolgono lavoro a nessuno: da noi chi vuole, lo trova." (…). Allegato D Luca Meldolesi Sul "Programma di emersione" Questo piccolo "dossier" comprende alcuni testi, scritti tra la fine di giugno ad oggi. Il primo scaturisce dalla proposta di legge del Governo e dalla richiesta di chiarimento di alcune Commissioni regionali e provinciali per l'emersione. Il secondo dall'esame dei testi di accompagnamento. Il terzo da incontri e discussioni conseguenti. Insieme, essi rispondono anche ad una domanda personale. Ho sentito il bisogno di chiarire perché tali proposizioni ufficiali mi hanno interessato, sorpreso e persino divertito (cfr Messaggero del 7 luglio). Post festum argomenterei così: - dopo aver tanto "predicato", vedo con piacere che si intende prendere il toro (dell'emersione) per le corna; - anche se l'emersione è ormai in cammino, l'esigenza di "sbloccamento" esiste davvero: il Governo ha trovato la volontà di affrontarla ed ha preso giustamente il rischio di "sbilanciarsi" ( di "compromettersi" si direbbe in dialetto); - il provvedimento è migliorabile e val la pena di lavorare sodo insieme alle istituzioni e alle parti sociali per migliorarlo, creando nello stesso tempo un vasto consenso collettivo: cfr, ad esempio la numerose proposte che concludono il dossier; - il lavoro fin qui compiuto dal Comitato e dalle Commissioni per l'emersione (ex art. 78, legge 448/1998) risulta complementare alla nuova normativa: può sostenerla e condurla vigorosamente più oltre. Roma, 22 luglio 2001 11 luglio 2001 Luca Meldolesi Note sul "Programma di emersione" Un giudizio equilibrato sulla recente proposta di legge del Governo in materia di emersione deve sottolinearne innanzitutto l'intenzione e l'ingegnosità. Si tratta dunque di un giudizio positivo; a patto di evitare la sottovalutazione della sfida e di mantenersi, di conseguenza, in un ambito di strumenti molteplici e di impegno prolungato. 1- In primo luogo, la questione dell'emersione delle attività e del lavoro (finalmente riconosciuta a tutto tondo a livello ufficiale) è talmente seria ed incombente rispetto alle ambizioni ed agli impegni internazionali del Paese che una nuova, importante misura come quella delle "norme per incentivare l'emersione dell'economia sommersa" (Titolo I de "La manovra dei cento giorni") non può che essere benvenuta. Si tratta di un provvedimento diretto di emersione che, in quanto tale, si differenzia dalle molte misure finalizzate ufficialmente ad altri scopi (come il credito di imposta, gli studi di settore, il "contatore" INAIL, il prestito d'onore ecc. ecc.) che hanno a tale proposito un effetto indiretto. Esso ha nella nostra legislazione il solo precedente dei contratti di riallineamento. 2- Il confronto con quest'ultimo mostra alcune importanti peculiarità del nuovo Istituto. Innanzitutto la diversa angolatura. I contratti di riallineamento sono nati spontaneamente in alcune zone specifiche di "nero-bianco" (irregolari nella sostanza, ma regolari nella forma), mentre invece la nuova misura si riferisce alla condizione molto più comune dell'irregolarità formale e sostanziale. Inoltre, i contratti di riallineamento sono scaturiti dall'accordo privato tra le parti sociali (poi regolamentato per legge), mentre il "piano di emersione" è un provvedimento legislativo rivolto direttamente all'imprenditore ed al lavoratore. Infine, come vedremo, la storia dei contratti di riallineamento ed il confronto tra i due Istituti suggeriscono di concentrare l'attenzione sull'accesso ai benefici e sul buon fine del provvedimento. 3- La nuova misura non è un semplice condono: è un "ravvedimento" indotto da importanti facilitazioni fiscali e contributive per imprenditori e lavoratori parzialmente o completamente irregolari, sia per il futuro che per il passato. Per il futuro l'orizzonte è di tre anni, per il passato è il periodo dichiarato. L'idea è di aprire la strada alla regolarizzazione, sistemando diverse pendenze (incluse quelle urbanistiche ed ambientali, di cui non ci occupiamo in questa sede) e consentendo al lavoratore di costruirsi una base contributiva volontaria (max cinque anni). 4- L'articolato legislativo rispecchia diverse esigenze. Riguarda l'intero territorio nazionale (anche per ovviare ad una tipica obiezione di Bruxelles); ha una scadenza molto breve (30 novembre) in modo da collegarla all'introduzione dell'euro (come dire, moneta nuova vita nuova) ed alla conclusione dei contratti di riallineamento provinciali (4 ottobre). Inoltre, contrariamente a quanto ipotizzato all'inizio, non ha una funzione di "cassa", ma di avvio di un processo di "sbloccamento" economico-sociale che deve condurre nel tempo ad un ampliamento della base imponibile. Infine, stempera le obiezioni sindacali prevedendo vantaggi (ancora modesti) per i lavoratori emergenti. 5- Riguardo a quest'ultimo punto, bisogna ricordare che, dal punto di vista del lavoratore, i contratti di riallineamento sono fondamentalmente legati ad un problema di salario. Il lavoratore è spesso in regola da un punto di vista contributivo, mentre gli preme recuperare quote di salario inizialmente decurtate. Invece, come si è accennato, la condizione più comune esistente in "natura" è quella del lavoratore al nero che non è stato dichiarato all'INPS e che quindi non matura nessuna pensione. Dopo aver a lungo perorato la causa di questo tipo di lavoratore (chiedendo tra l'altro la messa in opera almeno sperimentale di una norma inapplicata: art.23, comma 1, lettera d, legge 24/06/1997, n.196), vedo con piacere che la questione è venuta al pettine. 6- Rimangono tuttavia da superare alcune perplessità. Innanzitutto quella della convenienza per l'impresa. L'orizzonte di tre anni è breve ed il salto dalle basse percentuali concesse per tale periodo al pagamento pieno di fisco e contribuzione è molto elevato. In realtà, la misura ha poi bisogno di un abbattimento del cuneo fiscale-contributivo corrente - un evento tanto desiderato quanto difficile. Se così stanno le cose, è possibile che nel mondo del sommerso e del semi-sommerso continui a prevalere un certo scetticismo condito di sfiducia nelle istituzioni. 7- Tuttavia, se i vantaggi pensionistici del "ravvedimento operoso" diventassero più consistenti, i lavoratori potrebbero consigliare ai loro datori di lavoro di prendere la strada della nuova legislazione. Si creerebbe allora una situazione analoga a quella dei contratti di riallineamento; quella di un accordo che risulta temporaneamente conveniente per ambedue le parti, ma che in seguito non riesce ad ovviare ad un valore aggiunto troppo contenuto rispetto al costo unitario del lavoro. Sarebbe consigliabile interrogarsi più a fondo sullo sbocco da dare ad ambedue gli Istituti sul piano locale; anche collegando la problematica appena menzionata con quella dello sviluppo locale e dell'emersione che si sta dispiegando in molte regioni (tramite la nuova programmazione, la contrattazione programmata, le commissioni per l'emersione ecc.) 8- Inoltre, la "filosofia" del provvedimento non appare del tutto chiara. Si offre una via d'uscita e nello stesso tempo si intendono accrescere i controlli tramite un piano straordinario che incroci a dovere i dati in possesso delle Autorità. D'accordo, ma non è saggio creare illusioni di breve periodo. Come l'induzione, anche la prevenzione e la vigilanza richiedono ingegnosità e continuità. Talvolta, lo ha mostrato la vicenda del nuovo regime sanzionatorio dell'INPS, il grado di repressione deve venir ammorbidito, per poter essere applicato. Comunque, si tratta di un lavoro complesso che non si può risolvere once and for all. In altri termini, carota e bastone sono ambedue necessari: bisogna mettersi nell'idea di migliorare gradualmente l'una e l'altro. 9- D'altra parte, come si è accennato all'inizio, insieme a provvedimenti diretti, esiste un'intera serie di misure indirette di emersione già operanti (ed un'altra serie può e deve essere costruita). Bisogna dunque evitare di cadere nella logica dell'unico provvedimento, come è a lungo accaduto per i contratti di riallineamento, per accedere invece a quella delle molteplici misure per l'emersione. Inoltre, bisogna tener presente che il miglioramento della condizione occupazionale degli ultimi tempi contiene certamente un'importante componente di emersione (forse la metà) indotta quasi completamente da processi spontanei e da provvedimenti ad effetto indiretto. La nuova misura va quindi aggiunta all'esistente, come foriera di un impulso ulteriore. 10- I target del "Programma di emersione" sono, a quanto pare, le PMI, soprattutto manifatturiere. Nulla si dice dei settori a lavoro saltuario (turismo, edilizia ed agricoltura) che hanno un ruolo chiave in tante zone del Sud, dei servizi alla persona, del lavoro autonomo, dell'induzione involontaria al nero del settore pubblico, delle leggi per combattere la disoccupazione che generano lavoro irregolare ecc. In altre parole, non bisogna perdere di vista la vastità della questione, il caleidoscopio del reale e la tastiera delle possibili soluzioni che dobbiamo continuamente arricchire e perfezionare. Nuove note sul "Programma di emersione" Il governo ha diffuso due testi di accompagnamento del progetto di legge sull'emersione che consentono una migliore messa a punto di questo importante "turn of the wheel". Intenzioni e motivazioni Nella "Relazione" al disegno di legge le norme per incentivare l'emersione dell'economia sommersa sono parte di una manovra volta a sbloccare "fattori economici fondamentali nella strategia dello sviluppo" al fine di "riallineare la crescita alle effettive capacità del paese"; vale a dire, vengono proposte come uno degli interventi che "sbloccano risorse, accrescono le 'chances' di sviluppo, correggono le aspettative". Inoltre dopo aver ricordato la dimensione economica e morale collegandosi a quanto espresso in passato dal CNEL e dalla Banca d'Italia, il testo sostiene che, quando l'irregolarità riguarda i "grandi numeri", "vuol dire che non sbagliano solo i trasgressori (imprenditori e lavoratori)", ma che " sbagliano pure i legislatori". A tale proposito, la relazione afferma che le politiche seguite fin qui (in primo luogo i contratti di riallineamento) "sono stati necessari ma non sufficienti" "perché non hanno agito con la necessaria forza". Ciò giustifica la messa in campo di un nuovo, più robusto dispositivo. D'altra parte la "Relazione tecnica" al DDL contiene alcune motivazioni ulteriori, sia nella "Premessa", sia nella sezione conclusiva "Effetti secondari del provvedimento". Qui si legge (tra l'altro): "il provvedimento è di importanza critica per il pieno inserimento dell'economia italiana nell'economia europea su basi di parità e per il suo sviluppo a ritmi elevati, specie nelle aree arretrate". Con l'introduzione della moneta unica, l'elevato saggio di sommerso del nostro paese "potrebbe compromettere l'armonia comunitaria". Esso inoltre è contrario alle raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale. (Di più - verrebbe da aggiungere - si colloca agli antipodi rispetto alla "fiducia fino a prova contraria" che è un fondamento etico dell'economia americana e della mondializzazione dei mercati). Esiste - sostiene il testo - "una situazione di tensione estrema: da un lato molte imprese e molti lavoratori vorrebbero emergere; dall'altro lato il farlo, in presenza delle attuali aliquote fiscali e contributive, potrebbe porre a rischio la presenza sul mercato delle imprese (…). L'offerta della possibilità di emersione ad aliquote agevolate, con la prospettiva di inserirsi a regime in un sistema fiscale e previdenziale strutturalmente più leggero in termini di aliquote, potrebbe costituire il grande fattore di sblocco di questa situazione". La logica del provvedimento - Si tratta di "un piano straordinario mirato ad incentivare l'emersione" come "investimento (necessario) sul futuro del Paese" Esso - sostiene la "Relazione" - promuove la sequenza "assunzione di lavoratori pagamento - perdono". Inoltre, riducendosi l'area dell'economia sommersa, "si determinano nel futuro immediato reali condizioni per un'efficace contrasto dell'illegalità". Si tratta quindi di un piano duplice - da un lato induttivo, dall'altro repressivo - che mira ad accrescere in termini assoluti e relativi l'area dell'occupazione legale: un "bene collettivo" con conseguenze positive molteplici, economiche e politiche. - La dichiarazione di emersione del lavoro irregolare fornita dall'imprenditore (entro il 30 novembre 2001) costituisce titolo di accesso ad una serie di incentivi fiscali e previdenziali per il periodo di imposta in corso e per i due successivi. In particolare: la proposta di legge prevede un'imposta sostitutiva (rispettivamente del 10, 15, 20 per cento), al posto di quelle ordinarie, su una quota di maggiori utili rispetto al passato pari a tre volte il costo del lavoro emerso - disposizione indubbiamente generosa perché un rapporto di tre ad uno non è ipotesi ragionevole. Inoltre, il progetto stabilisce un onere previdenziale ridotto per i lavoratori emersi (rispettivamente del 8, 10, e 12 per cento). Ancora (aspetto di cui non ci occuperemo) gli imprenditori possono sistemare alcune irregolarità amministrative, urbanistiche ed ambientali con il pagamento di una somma aggiuntiva. Infine, con il pagamento di una imposta sostitutiva (l'8 per cento) del costo del lavoro irregolarmente utilizzato, gli imprenditori possono tacitare il loro passato fiscale e contributivo proteggendosi dagli accertamenti per un valore triplo rispetto al costo del lavoro regolarizzato. - Quanto poi ai lavoratori, oltre alla conquista del posto regolare, regolano le proprie pendenze con il fisco con la modica cifra di 200 mila lire per ciascun anno pregresso, mentre possono ricostruire la loro carriera lavorativa a fini pensionistici fino a cinque anni versando contributi volontari all'INPS. Infine, per i tre anni del procedimento è dovuta solo un'imposta proporzionale (rispettivamente del 6, 8 e 10 per cento) sul loro reddito ufficiale. - La proposta prevede infine un piano straordinario di contrasto dell'economia sommersa operativo dal 1° gennaio 2001 e prioritario per le autorità di vigilanza del settore. Chiarimenti ed osservazioni - La logica del provvedimento è di imprimere all'irregolarità del lavoro e ad altre irregolarità collegate uno shock salutare che in un breve lasso di tempo modifichi fondamentalmente la situazione per via induttiva e repressiva; cambiando le opportunità e i comportamenti. La misura rappresenta un'alternativa ai contratti di riallineamento che restano in vigore (e che risultano più convenienti sul piano retributivo e contributivo, molto meno su quello fiscale, mentre hanno vantaggi e svantaggi rispetto al pregresso). Inoltre, precisa la "Relazione" (p. 6), "le nuove assunzioni [ottenute tramite la dichiarazione di emersione] sono, in parallelo, incentivate dalla permanenza dei 'premi di assunzione' (introdotti per la prima volta nel 1994, e poi giustamente confermati)". Ciò significa, a quanto pare, (cfr. la stampa del 4 luglio) che i benefici della nuova misura si sommeranno ai premi di assunzione, in primo luogo al credito di imposta per l'occupazione. Evidentemente tale disposizione attribuisce al piano di emersione una spinta propulsiva straordinaria: risponde all'esigenza di agire "con la necessaria forza sui 'fattori ostacolo' all'emersione". Ma potrebbe indurre all'abuso (anche per la scadenza ravvicinata e per l'assenza di verifiche previste, su cui torneremo). In altre parole, per alcuni operatori potrebbe essere conveniente la "messa in scena" dell'emersione al posto della semplice assunzione. - Un secondo aspetto riguarda l'ampiezza del provvedimento. Per quanto presentato in termini generali, esso sembra riferirsi agli imprenditori e ai lavoratori delle PMI del settore manifatturiero - innanzitutto. Infatti esso insiste sulle convenienze rispettive di imprenditori e lavoratori in generale; ma non contiene alcun accenno ai settori a lavoro prevalentemente saltuario (agricoltura, edilizia, turismo), ai servizi alla persona, commercio, trasporto ecc.. Inoltre sembra suggerire che, aggredendo l'irregolarità nella manifattura, si produrrebbe un effetto trainante rispetto al resto - un effetto che, presumibilmente, potrebbe essere amplificato da misure ad hoc. Un modo per verificare tale "sensazione" è scorrere l'interessante "Relazione tecnica" con in mente tale problema. La natura "molto prudenziale" delle stime spinge gli estensori ad un ragionamento "al ribasso". Esso inizia da dati indubbiamente sottostimati: 3,5 milioni di lavoratori non regolari di cui 3 milioni dipendenti (ISTAT). Ipotizza che un quarto dei lavoratori irregolari possa aderire al programma di emersione; procede poi stimando valore aggiunto, evasione, emersione di base imponibile (un quinto), ecc. Evidentemente i "fini cautelativi" più volte richiamati hanno la conseguenza di restringere il "target" implicito del provvedimento. Se così è, mi pare prematuro scrivere (come si legge nella "Relazione" -/p 10) che il piano straordinario di controllo previdenziale e fiscale e di repressione dell'utilizzazione del lavoro irregolare "consente di evitare che per l'avvenire permangano fasce di lavoro sommerso e giustifica il carattere straordinario delle misure ora offerte per la regolamentazione dei rapporti di lavoro irregolari, nell'imminenza dell'avvio di un programma di massiccia repressione degli illeciti in materia". Forse sarebbe meglio riconoscere che un piano di repressione "basato su idonee forme di acquisizione ed utilizzo incrociato dei dati dell'anagrafe tributaria e previdenziale, di gestori dei servizi di pubblica utilità, di registro dei beni immobili e dei beni mobili registrati" può colpire innanzitutto il lavoro non regolare di attività continuative con un certo numero di dipendenti irregolari, ovvero la PMI, soprattutto della manifattura. In altri termini, la questione riguarda più le partite IVA con dipendenti dichiarati (1,5 milioni) che quelle senza (4 milioni); più il lavoro salariato irregolare continuativo che quello saltuario. Certo, aprendo un varco importante, la misura crea anche le condizioni di una regolarizzazione più vasta, che tuttavia può e deve essere favorita da ulteriori interventi. - Terzo aspetto. Come suggerito da Rosario Averna e da altri imprenditori, la ratio della manovra è condivisibile a patto che al termine dei tre anni di facilitazioni, la riforma abbia abbattuto il "cuneo" fiscale e previdenziale fino al punto da consentire alle imprese la permanenza sul mercato. E' questa a quanto pare la prospettiva perseguita dal Governo (cfr. la "Relazione tecnica" p. 12). Ma per anticipare un'eventuale tendenza alla reimmersione sarebbe bene prevedere fin d'ora una seconda strada di consolidamento. Ad esempio, una volta avvenuta l'autodenuncia, come incentivo ulteriore si possono concentrare sull'emersione un grappolo di strumenti (facenti capo all'ICE, Sviluppo Italia, POR, contrattazione programmata ecc) per favorire la ristrutturazione e il salto di produttività che consentirebbe alle imprese di cambiare vita davvero. Miglioramenti Le osservazioni appena elencate contengono una serie di proposte che val la pena esplicitare; anche per rispondere alla disponibilità del Governo verso contributi migliorativi e per creare le condizioni di un più vasto consenso giustamente auspicato dai documenti ("Relazione" p. 6 e 7). 1. La "Relazione tecnica" (p. 3) sostiene che alla base del provvedimento vi è "il tentativo di rompere l'elemento collusivo tra lavoratore e datore di lavoro". In particolare il lavoratore è "spinto a diventare soggetto attivo dell'emersione, onde riconquistare diritti, specie in tema di previdenza, a lungo negati". Tuttavia, all'atto pratico il provvedimento consente di ricostruire (fino a cinque anni) la carriera ai fini pensionistici tramite la contribuzione volontaria. Penso che sia necessario andare incontro al lavoratore su questo punto. Infatti, dal momento che l'aliquota di contribuzione volontaria è del 29,07%, un lavoratore che intendesse riscattare cinque anni ai fini pensionistici e percepisse una retribuzione annua di 14 milioni dovrebbe sborzare oltre 20 milioni - un ammontare davvero irrealistico. Per migliorare le cose dall'interno della proposta di legge, sarebbe possibile assicurarsi che il Fondo (ex art. 5, legge 23/12/2000 n 388) tramite cui il comma 4 dell'articolo 1 consente di integrare eventualmente le contribuzioni volontarie dei lavoratori fino al massimo di un terzo, sia adeguatamente fornito; accertarsi che "le maggiori entrate derivanti dal recupero di base imponibile connessa ai piani di emersione" lo alimentino sufficientemente; accrescere la percentuale di contribuzione volontaria coperta da tale Fondo; concedere ai lavoratori ulteriori dilazioni di pagamento ecc. Meglio: sarebbe utile rifare questi conti e riassumerli in una proposta diretta e semplice, analoga a quella tributaria - tipo, per ciascun anno pregresso (fino a cinque) ciascun lavoratore pagherà tot. Questa evoluzione mi pare corrispondere allo spirito della proposta di legge - quella di uno Stato amico, generoso e severo nello stesso tempo. Penso infatti che se i lavoratori irregolari che "mettono su famiglia" avranno l'opportunità di regolarizzare la propria posizione pensionistica diventeranno davvero uno dei motori dell'emersione. 2. Un secondo miglioramento possibile riguarda l'applicazione della legge. La proposta (comma 1 art.1 e comma 4 art. 2) prevede che le dichiarazioni ed i programmi di emersione siano approvati dal CIPE, sentite le parti sociali; e che, previo parere della Conferenza unificata, su proposta del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio, "il CIPE adotti programmi di coordinamento e incentivazione delle attività delle autonomie locali finalizzate al risanamento ambientale, al recupero dei siti inquinati e alla riqualificazione urbana, anche ai fini della regolarizzazione degli insediamenti produttivi esistenti". Vi è qui, a mio avviso, un'esigenza di collegamento con la legislazione vigente; ed in particolare con il comma 1 dell'art.78 ex legge 448/1998 (che attribuisce al Comitato per l'emersione del lavoro non regolare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri l'attuazione di "tutte le iniziative ritenute utili a conseguire una progressiva emersione del lavoro irregolare, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e di informazione tramite i mezzi di comunicazione e nelle scuole" e l'esame delle " proposte contrattuali di emersione istituite dalle commissioni locali per la successiva trasmissione al CIPE per la deliberazione del caso") e con il comma 4 del medesimo articolo (che attribuisce alle Commissioni regionali e provinciali per l'emersione presso le Camere di Commercio compiti "di analisi del lavoro irregolare a livello territoriale, di promozione, di collaborazione ed intesa istituzionale, di assistenza alle impresa e finalizzata in particolare all'accesso al credito agevolato, alla formazione ovvero alla predisposizione di aree attrezzate, che stipulano contratti di riallineamento retributivo anche attraverso la presenza di un apposito tutore"). Avendo profuso grandi sforzi nella costruzione di tali strutture (si tratta al momento di un Comitato nazionale e di una quarantina di Commissioni regionali e provinciali di cui 24 nel Sud), non sarebbe il caso che lo Stato le impegnasse anche in un utile lavoro di accompagnamento della nuova normativa? Tale interrogativo si ripresenta, d'altra parte, appena cerchiamo di prevedere le difficoltà cui andrà in contro l'applicazione della normativa esposta più sopra. Come si è avvertito, si tratta di disposizioni generose ma severe; che si mettono in moto per domanda, ma che prevedono poi un'intensificazione dell'attività di vigilanza sulla base di un programma straordinario. Evidentemente, bisognerà prevenire gli abusi e concentrare gli sforzi su un certo "target". Su ambedue i versanti occorrerà evitare che l'applicazione della norma risulti la più conveniente a breve termine ma la meno favorevole nel medio periodo. Vale a dire: bisognerà prepararsi a contrastare false emersioni, tendenze protettive dell'irregolarità, spinte alla reimmersione ecc. E' un lavoro difficile che richiede una conoscenza approfondita del territorio, una vera capacità di "monitorare" la situazione, un'iniziativa di orientamento e di correzione del tragitto ecc. 3. Di più. Attingendo all'esperienza del Comitato e delle Commissioni per l'emersione (e quindi alle istituzioni e alle parti sociali che vi sono rappresentate) è possibile affiancare alla nuova normativa una serie di provvedimenti ulteriori che si muovono nella medesima direzione (seguendo così la logica di promuovere una serie di iniziative complementari di "sbloccamento"). Ad esempio, si può lavorare fin da ora ad un "capo" della Finanziaria 2001 di provvedimenti collegati al "Programma per l'emersione" sopra richiamato, messi a punto anche tramite il coordinamento istituzionale e sociale fornito dell'art. 78 sopra richiamato, su materia di : - singoli settori (cfr. ad es. la tesi del credito d'imposta part time verticale sull'occupazione già suggerita per il turismo dalla quinta Relazione del Comitato nazionale); - collegamento tra i settori (cfr. l'effetto "musical chairs" di tanti lavoratori che cambiano settore - ad es. dall'agricoltura, all'edilizia, al turismo - per sfruttare "al meglio" le legislature rispettive sulla disoccupazione); - abolizione generalizzata del divieto di cumulo tra pensione e reddito, gia proposta dal Governo; - doppio lavoro, straordinario, fuori busta irregolari; - contrasto dell'induzione involontaria all'irregolare da parte del settore pubblico (perché un impegno di lavoro leggero è l'anticamera del doppio lavoro nero); - premio all'occupazione e non alla disoccupazione (perché, se invece di erogare sussidi al lavoro o alla condizione lavorativa pregressa, li si legano ad una condizione di disoccupazione si spingono tante persone che desiderano il sussidio a mantenersi disoccupati e dunque a lavorare in nero) - riesame dell'incentivazione delle PMI e delle politiche del lavoro per renderle compatibili (e se possibile favorevoli) all'emersione; - riforma del welfare per favorire l'emersione e migliorare il servizio con una data erogazione di risorse (ad esempio, mentre la CIG ed istituti assimilabili inducono sommerso e favoriscono determinate categorie rispetto ad altre, ciò è molto meno vero per l'integrazione al sussidio di disoccupazione fornito localmente tramite gli Enti Bilaterali in alcune province). 4. Il ragionamento torna infine sul livello locale. Come si è già accennato l'emersione ha bisogno di riorganizzazione industriale, di consorzi, di accesso ai mercati, di innovazione, di "salto" della produttività. Esistono a tale proposito importanti esperienze in alcune zone del Sud, altre possono e debbono essere costruite, anche orientando lo sviluppo locale e coinvolgendo gli enti territoriali verso tale scopo decisivo. In tale prospettiva le Commissioni per l'emersione possono ampliare le funzioni che la legge attribuisce loro e che sono state richiamate più sopra. Ulteriori miglioramenti Elenco qui alcuni punti scaturiti da discussioni con esponenti delle istituzioni e delle parti sociali 1. La logica del provvedimento è di fissare un termine breve di autodenuncia oltre il quale procedere per via repressiva. Si possono avanzare due obiezioni. La prima: il termine per le domande (30 novembre) è amministrativamente e socialmente troppo ravvicinato. Basta fare due calcoli per capire che sarà difficile rispettarlo. E poi, conviene? Probabilmente no. E' stato fissato per agganciarlo all'arrivo dell'Euro nelle tasche degli italiani. Ma il Sud è "tommaseo", se non vede non crede. In altre parole sarebbe difficile far passare a freddo il discorso dell'emersione, tipo: bisogna autodenunciarsi perché dopo avremo l'Euro. Sarebbe invece più convincente suggerirlo agli operatori quando il processo della transizione all'Euro si è messo in moto: nella fase transitoria in cui gli italiani avranno in mano le due monete. Come dire: vi conviene mettervi in regola finché siete in tempo. 2. Inoltre se il target vero (come ho scritto più sopra e come viene confermato dagli incontri con le parti sociali) sono le PMI manifatturiere del sommerso e del semisommerso, bisogna accertarsi di raggiungere "by and large" quel risultato. Nello stesso tempo bisogna tenere la porta aperta verso tutto il resto; e riservarsi magari di completare l'opera con misure ad hoc in finanziaria, rivolte a zone specifiche dell'economia (come l'edilizia, il commercio, l'agricoltura, i servizi), all'offerta di lavoro e al welfare (cfr. il punto 3 più sopra). 3. Per nutrire una ragionevole aspettativa di emersione delle PMI manifatturiere del sommerso e del semisommerso bisogna accertarsi innanzitutto che l'operazione sia plausibile, sia dal lato induttivo, sia da quello repressivo. A ciò che ho scritto riguardo ai lavoratori, bisogna aggiungere che trattandosi di autodenuncia bisogna che gli imprenditori non si "tirino addosso" involontariamente conseguenze non desiderate. Qui la proposta di legge va probabilmente "ritoccata" riguardo al pregresso. Ad esempio: con l'autodenuncia l'imprenditore si espone (sic stantibus rebus) ad un'azione giudiziaria perché non ha rispettato la legislazione previdenziale, della sicurezza del lavoro, ecc. Una parola chiara al riguardo risulta indispensabile (Più in generale, questo aspetto mostra l'origine "tributarista" della proposta di legge: è indispensabile riesaminarla da altri punti di vista; da quello del consulente del lavoro, come da quello della political economy). 4. Quanto poi alla repressione, il testo di legge prevede un "incrocio" ex ante di tutti i dati possibili - inclusi quelli delle pubbliche utilità - per identificare i luoghi produttivi sommersi (in tutto o in parte) e il reimpiego a tale scopo del personale, ora disponibile, proveniente dalle successioni e dalle donazioni: circa 1600 unità. In altri termini, si intende approfondire quel lavoro di vigilanza tributaria che negli anni trascorsi ha dato buoni risultati soprattutto riguardo ad imprese completamente sconosciute al fisco. A tale proposito, un'informazione più dettagliata non guasterebbe. In particolare, una struttura repressiva tributaria così rafforzata (e presumibilmente coordinata meglio con le altre: Inps, Inail, Ispettorato, Nucleo ecc..) può effettivamente scovare il grosso delle PMI del sommerso e del semi-sommerso che non si autodenunciano? Nulla si dice inoltre della possibilità, che pure esiste, di cominciare ad utilizzare (con mano leggera e comparativa) gli studi di settore ad un punto di vista occupazionale. 5. Più in generale, l'affidarsi esclusivamente al meccanismo proposto porta con sé alcuni problemi. In primo luogo per quanto possa essere imbarazzante per l'attuale discussione del provvedimento in Parlamento, bisogna probabilmente ammettere che, facendo i passi avanti proposti più sopra a favore di lavoratori ed imprenditori emergenti, sarebbe più giusto proporre la nuova normativa come una sorta di "partita di giro". Vale a dire: le piccole somme pagate dagli imprenditori e dai lavoratori (stimate nel 2,5% di quanto sarebbe effettivamente dovuto) possono alimentare un fondo che serve essenzialmente a "mettere in regola" l'attività produttiva (pensioni, sicurezza sul lavoro, ambiente, ecc.). Il vantaggio per il bilancio pubblico è differito: consiste essenzialmente in un allargamento della base imponibile. 6. Il provvedimento va inquadrato nel DPEF di legislatura appena sfornato. Da questo punto di vista è chiaro che i tre anni di facilitazioni previste non sono sufficienti. Infatti con una riduzione molto graduale del cuneo fiscale e contributivo, l'emergente rischia di non superare la prova e ciò può indurlo persino a non tentarla nemmeno. Vale a dire: la gradualità va probabilmente estesa. 7. Con tutto questo, non siamo affatto certi che il territorio, disomogeneo com'è, reagisca correttamente alla nuova normativa, E' probabile, piuttosto, che alcune comunità, spaventate dalle conseguenze (palesi o "supposte") tendano a difendere lo status quo; che altre fiutino invece l'affare e, contando sulla difficoltà di controllare gli eventi da parte di un'amministrazione tradizionalmente "sfuocata" cerchino di far passare per emersione le semplici assunzioni (incluse quelle di parenti ed amici); che altre ancora agiscano in modo contraddittorio. Per scoraggiare insieme ritrosie ed imbrogli è importante coinvolgere le parti sociali locali. Le Commissioni per l'emersione possono farlo.Bisogna dare loro fiducia e funzioni. 8. Aggiungo infine un ultimo punto: l'emersione degli extracomunitari non può venire elusa. Se hanno un permesso di soggiorno possono rientrare nella normativa soprarichiamata. Ma se, come spesso accade, ne sono sprovvisti la questione diventa molto delicata. Si tratta in sostanza di un impedimento all'emersione analogo a quello del dichiararsi disoccupato per ottenere il sussidio. E' una questione che va risolta separando i clandestini indesiderabili (che vanno espulsi) da quelli che lavorano da tempo in modo ineccepibile e che bisogna assimilare sub specie emersionis. Allegato E INIZIATIVE E COMMISSIONI PER L'EMERSIONE - una nota sulle regioni Obiettivo 1. Anche in ottemperanza del comma 1 b) ex art. 78 (lege 448 /98), la Presidenza del Comitato per l'emersione "monitora" le iniziative relative sul territorio nazionale, concentrando l'attenzione sulle regioni dell'Obiettivo 1. A tal fine, la Presidenza del Comitato ha riunito settimanalmente a Roma, per alcuni mesi, un gruppo di giovani esperti che rappresentano il Comitato nazionale in tali regioni, alla presenza di un rappresentante del Capo dello Stato; e poi, dalla fine di aprile fino ad oggi, ha continuato a seguire l'evolversi della situazione, anche tramite frequenti interventi. In breve, delle sette regioni dell'Obiettivo 1, la Sardegna e la Sicilia non hanno ancora istituito la Commissione regionale per l'emersione prevista dalla legge, mentre le altre hanno già provveduto. In Sardegna, nonostante un incontro con il Presidente della Regione (e le iniziative di un rappresentante locale del Comitato nazionale), l'impegno per l'emersione è ancora a livello universitario: si sostanzia in inchieste e ricerche che, per quanto illuminanti, non sono ancora riuscite a "contagiare" pienamente il mondo istituzionale e sociale dell'Isola. Invece, in Sicilia, il ritardo accumulato per l'instabilità politica del Governo regionale, non ha impedito che l'iniziativa per l'emersione interessasse sette province su nove. Vanno segnalate, in particolare, le attività delle Commissioni provinciali di Enna (diretta da un professore universitario), di Messina (diretta da un imprenditore) e di Catania (diretta dall'Assessore al lavoro). La prima si sta distinguendo particolarmente nel lavoro di ricerca e di contatto territoriale; la seconda ha avuto un buon avvio organizzativo e d'iniziativa pubblica; la terza ha ospitato con successo un incontro nazionale (Catania, 7-8 giugno). Infine, pur in assenza della Commissione provinciale, su invito della CNA-Ragusa e del Comune e del polo universitario di Modica, il Presidente ed i tre rappresentanti siciliani del Comitato nazionale hanno dato vita ad alcune iniziative pubbliche e di ricerca nel ragusano, considerato una delle più importanti zone d'emersione del Mezzogiorno. Un'altra iniziativa in loco promossa dall'Accademia di Avignone (Confartigianato e CNA) con la partecipazione di alcuni funzionari della Commissione Europea è prevista per il 21-2 settembre. In tema di iniziative per l'emersione, la Calabria rappresenta in questo momento la regione più progredita dell'Obiettivo 1. L'intesa personale tra il Presidente Chiaravalloti ed il Presidente del Comitato nazionale, la celere costituzione della Commissione regionale (diretta da un imprenditore) e di tre Commissioni provinciali (rispettivamente di Catanzaro, Reggio e Vibo, a cui si sta aggiungendo Cosenza), l'affiancamento dei rappresentanti calabresi del Comitato nazionale (cinque) al lavoro delle Commissioni finora costituite hanno infatti prodotto una serie di risultati sorprendenti, tra cui: - il finanziamento in loco della Commissione regionale e la nascita della sua agile struttura organizzativa (con sede presso l'Unioncamere di Lamezia); - il successo di un incontro nazionale (Reggio, 23-4 aprile); - la redazione di programmi regionali e provinciali efficaci e di un primo Rapporto semestrale sull'attività della Commissione regionale (10 luglio); - l'indicazione della Commissione regionale dell'emersione come strumento attuativo del POR; - l'inserimento nella misura 3.12 del POR Calabria di una serie di punti qualificanti del programma della Commissione regionale, tra cui un PIS relativo alla comunicazione, alla ricerca ed alle politiche di emersione; - un progetto di Master in sviluppo locale ed emersione proposto congiuntamente dal Comitato nazionale e dalla Commissione regionale. Dopo un incontro del Presidente del Comitato nazionale con il Vice-Presidente della Regione Puglia dott. Brienza, la Giunta della Regione Puglia ha preso recentemente la decisione di istituire la Commissione regionale per l'emersione. Inoltre, l'iniziativa pugliese a livello provinciale è già molto viva e può contare su un lavoro di ricerca e di organizzazione preesistente. Come è noto, le provincie di Lecce e di Brindisi sono state la culla dei contratti di riallineamento, la provincia di Bari ha una piccola tradizione di studi universitari per l'emersione, mentre le province di Taranto e di Foggia sono forse un po' più avanti nel lavoro delle Commissioni provinciali. In totale, esistono dunque in Puglia cinque Commissioni provinciali per l'emersione, collegate a tre rappresentanti pugliesi del Comitato nazionale. Esiste infine un consorzio di sette comuni della conca barese (appoggiato dal Comitato nazionale) per promuovere iniziative di emersione. Tra le regioni dell'Obiettivo 1, la Campania ha indubbiamente la maggiore tradizione di collegamento tra Università e PMI finalizzata allo sviluppo locale e all'emersione. Numerosi sono i consorzi di piccole imprese collegati al Comitato nazionale (Napoli 2001, Sartorie di Positano, Sapori abatesi, porcellane di Capodimonte, guanti, lavagna ecc.). Inoltre, in collaborazione con il Comune di Napoli, è in corso la costituzione dei centri CUORE di animazione e di emersione in alcuni quartieri di Napoli est e nord. Infine, con lo Iacocca Institute della Pensilvania e con il Comune di S. Marco dei Cavoti (Benevento), è nata un'iniziativa campano-americana che intende promuovere un Master in sviluppo locale ed emersione a favore dei piccoli imprenditori. Sono attività seguite dai quattro rappresentanti campani del Comitato nazionale in collaborazione con alcuni ex-allievi, tra cui un piccolo gruppo di funzionari di Sviluppo Italia. Ma, tranne eccezioni, il riscontro istituzionale a tali iniziative è stato finora inferiore alle attese. Nonostante gli sforzi profusi, la Commissione regionale (probabilmente per la sua ispirazione "operaista") e le tre Commissioni provinciali (di Napoli, Avellino e Benevento) per la loro recente costituzione non sono ancora riuscite ad "ingranare" davvero. In due incontri degli ultimi giorni, il Presidente del Comitato nazionale ed i Sottosegretari di Stato on. Martusciello e Viespoli hanno convenuto che l'iniziativa per l'emersione in Campania deve essere ripresa vigorosamente appena possibile, iniettando elementi di competitività nel tessuto istituzionale ed estendendo il lavoro al livello del Comune o del gruppo di Comuni. Infine, riguardo alle piccole regioni dell'Obiettivo 1, bisogna segnalare che la Commissione regionale del Molise (diretta da un funzionario INPS) ha avuto un buon inizio di organizzazione e d'iniziativa; mentre, nonostante gli sforzi del rappresentante lucano del Comitato nazionale, la Commissione regionale della Basilicata è stata appena costituita (ed è diretta dall'Assessore al lavoro). Roma, 20 luglio 2001 DICHIARAZIONE La Presidenza del Comitato per l'emersione del lavoro non regolare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, preso atto - che l'esperienza inaugurata dall'art. 78 (ex lege 448/1998), come si è andata concretamente configurando, ha al suo fondamento l'incontro tra istituzioni, parti sociali e mondo universitario, - che tale caratteristica è stata considerata positivamente dalle più alte cariche dello Stato ed ha condotto tra l'altro ad un Forum sulle Università meridionali come possibili strumenti per l'emersione (disponibile sul sito: http://www.governo.it/presidenza/lavoro/index.html), - che esiste di conseguenza una prima rete di docenti interessati alla questione dell'emersione con cui il Comitato ha cominciato a collaborare, - che si manifesta inoltre, soprattutto nel Mezzogiorno, un acuto bisogno di formazione post-universitaria per istruire, in pratica ed in teoria, gruppi di giovani laureati al supporto tecnico dello sviluppo locale e dell'emersione, - che alcune Commissioni regionali e provinciali per l'emersione - innanzitutto la Commissione regionale della Calabria - hanno interpellato il Comitato nazionale su tale problema e su come farvi fronte, invita i docenti già in contatto con il Comitato nazionale a costituire il gruppo promotore di un comitato scientifico (da integrare e specificare regionalmente) di un'iniziativa formativa nazionale che potrà prender corpo nel tempo in diverse regioni del paese; decide di affiancare con i propri rappresentanti locali la Commissione regionale della Calabria nella progettazione di un'iniziativa formativa pilota - un Master post-universitario - per sperimentare a breve termine fattibilità, efficacia ed efficienza di tale compito; impegna i Commissari nazionali ed i rappresentanti territoriali del Comitato a collaborare a questo obiettivo ed invita le Commissioni regionali e provinciali per l'emersione di tutto il Paese a studiare analoghe iniziative, corrispondenti alle loro specifiche esigenze. Roma, 16 luglio Il Presidente Commissioni Regionali Abruzzo Campania Calabria Molise Basilicata Puglia Piemonte Liguria Marche Emilia Romagna Fruili Venezia Giulia Commissioni Provinciali Enna Messina Siracusa Ragusa Catania Caltanissetta Agrigento Catanzaro Reggio Calabria Vibo Foggia Lecce Taranto Brindisi Bari Napoli Avellino Benevento Roma Massa Livorno Arezzo Pistoia Pisa Bologna Reggio Emilia Modena Bolzano Trento Siena La Liguria ed il Piemonte hanno deciso di istituire le Commissioni provinciali. Commissioni Meridionali Monitoraggio Commissioni Regionali Presidente Recapiti Abruzzo Dr. Miletti Tel. 085 737216 Campania Calabria Molise Basilicata Puglia Stato di avanzamento Semplice decisione Dr. Buffardi Tel. 081 7966350 Funzionante Fax. 081 7966355 Dr. Barile Tel/fax 096 841510 Funzionante Email: [email protected] Dr. Giorgilli Fax. 087 4429569 Funzionante Email: [email protected] Dr. Blasi . Fax. 0971 668082 . Commissioni Provinciali Enna Presidente Prof. Tulumello Messina Siracusa Avvio Semplice decisione Stato di avanzamento Funzionante Dr. Miloro . Recapiti Fax. 093 5500429 Tel. 091 325344 Fax. 090 715165 . Ragusa Catania Caltanissetta Dr. Maltese Dr. Bottino . Fax. 0932 667072 Fax. 095335238 Fax. 0934575045 Semplice decisione Avvio Semplice decisione Agrigento Catanzaro . Dr. Capellupo Fax. 0922401908 Tel. 0961 752979 Fax. 0961 793942 Semplice decisione Funzionante Reggio Calabria Vibo Valentia Cosenza Dr. Calabrò De Grano . Fax. 0965 311491 Fax. 0963 997223 . Funzionante Funzionante Semplice decisione Foggia Dr. Calamita Fax. 0881 707569 Funzionante Lecce Taranto Brindisi Dr. Petraroli Dr. Pardo . . Fax. 0994 335001 . Funzionante Funzionante Semplice decisione Bari Potenza Napoli . . Dr. Lamberti Semplice decisione Semplice decisione Funzionante Avellino Dr. Cordillo . . Fax. 081 5528115 Tel. 081 7949164 Fax. 082 526409 Tel. 082 5281854 Benevento . . Semplice decisione Funzionante Semplice decisione Funzionante Allegato su alcuni esempi di funzionamento delle Commissioni regionali e provinciali per l'emersione Linee guida della Commissione regionale della Calabria La Commissione regionale della Calabria si è costituita il giorno 8 gennaio 2001. Al momento è stata fatta richiesta per poter nominare dei tutor che sosteranno l'operato della Commissione. L'approccio che si vuole sostenere consiste nel definire un quadro organico degli interventi nella filiera Emersione che potrebbe trovare una sua definizione formale anche in riferimento agli strumenti individuati nel Por-Calabria attraverso l'elaborazione di un: 1- Progetto Integrato Strategico "Progetto Emersione Calabria (PEC)" di livello territoriale; Sono state individuate 3 sezioni operative: Prima Sezione/Comunicazione 2- Comunicazione: sito web; materiale di presentazione della Commissione Regionale, etc..; pubblicazione Atti Convegno Reggio Calabria; 3- Promozione di uno sportello, attraverso il sito web, finalizzato a raccogliere le osservazioni delle aziende, degli operatori economici, su aspetti riguardanti lo sviluppo, le difficoltà e gli ostacoli, compresi ritardi e disfunzioni della pubblica amministrazione; 4- Rapporto annuale sull'emersione; Seconda Sezione/Ricerca 5- Monitoraggio Consorzio fidi in Calabria; 6- Indicatori di emersione 7- Emersione dei Sistemi Locali (Centri storici) 8- Progetto Osservatorio regionale (INPS, INAIL, Ufficio del Lavoro, etc..); Terza sezione/Politiche di sviluppo 9- Avvio Agenzia di sviluppo Emersione Calabria: costituire una rete di animatori locali attraverso una azione di formazione; attivazione delle misure del POR CALABRIA, asse III, misure 3.12; 10- Attivazione delle misure del POR CALABRIA sull'emersione: Asse IV- Emersione Turismo per progetto speciale sul riuso delle seconde case e sul recupero del patrimonio edilizio non occupato nei centri storici; 11- Elaborzione Testo unico di Legge regionale per le attività economico e produttive; 12- Incentivazione all'applicazione degli articoli della Legge Finanziaria 2001: è consentito ai datori di lavoro che emergono da condizioni di lavoro non regolare, l'applicazione di sgravi contributivi decrescenti per i lavoratori completamente in nero, inseriti nei contratti riallineamento, che saranno sottoscritti entro il prossimo autunno. Lo sconto contributivo, che vale per cinque anni, sarà pari al 100% il primo anno, all'80% il secondo anno, al 60% il terzo anno, al 40% il quarto anno e al 20% il quinto anno. Linee guida della Commissione regionale dell'Emilia Romagna La Commissione intende valorizzare gli strumenti che l'attuale quadro normativo possiede. Il ricorso ad un policy mix consente di individuare alcune linee operative che intervengano sul tema delle banche dati e delle analisi, dei controlli, della comunicazione/informazione/formazione/, delle qualificazione del lavoro, anche con progetti a medio periodo. 1. Analisi e banche dati Promozione diretta, raccolta e coordinamento di analisi e studio condotte, sui diversi fenomeni che danno luogo all'area del sommerso nella nostra Regione, con particolare attenzione al legame con le questioni della sicurezza e degli infortuni sul lavoro. Da questo possono derivare sia indagini mirate e approfondimenti, anche settoriali così come un'attenzione diretta ala messa in rete delle banche dati degli Enti con funzioni di controllo e vigilanza. 2. Coordinamento e controllo: - raccolta e monitoraggio dei protocolli e delle intese a qualunque titolo sottoscritti in regione da Enti pubblici e/o soggetti privati su materie inerenti la legalità, gli appalti, la sicurezza, verificandone la reale applicazione e i relativi effetti e socializzandone i contenuti. - Individuazione di ambita di priorità per gli interventi di contrasto e vigilanza su programmare e coordinare tra loro i piani d'azione dei soggetti di vigilanza. 3. Informazione, comunicazione, formazione -definizione di percorsi formativi comuni per il personale dei Centri per l'impiego, Inps, Inail, Asl, per fornire validi strumenti di coordinamento nella lotta al lavoro irregolare. -Attivare azioni mirate di informazione e formazione alla legalità del lavoro (raccordandole con quelle relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro e sull'antinfortunistica) con particolare attenzione alla scuola. -Ideazione e attuazione di una campagna di sensibilizzazione e informazione, anche in merito alla divulgazione delle iniziative sorte sulla base dell'intesa fra istituzioni e parti sociali, in quest'ambito il portale della Regione può costituire un importante veicolo. 4. Qualificazione del lavoro. - affiancare i tradizionali strumenti della prevenzione, del controllo e della repressione, con altri (anche su base volontaria e incentivata) in grado di certificare la qualità delle prestazioni lavorative, gli impatti ambientali, per arrivare ad un vero e proprio "marchio di qualità sociale" che possa qualificare ulteriormente il sistema produttivo della regione. Stato dell'arte della Commissione provinciale di Taranto Il 27 febbraio 2001 viene costituita la commissione provinciale con atto giuntale n° 54. Tale atto contiene i designati dei vari enti, delle parti sociali, ecc. L'assessore Pardo (Presidente delegato della Commissione Provinciale) ha inoltrato la richiesta di utilizzo della figura del tutor di emersione e, quindi, degli incentivi previsti per legge. In data 22 marzo 2001 l'assessore Pardo organizza un seminario dal tema "Legge 448/98: emersione del lavoro non regolare sul territorio", a cui partecipano numerosi studenti, le parti sociali (datoriali e dei lavoratori), le università (pubbliche e cattoliche), ecc. Chiude i lavori il Prof. Meldolesi. Il 28 aprile 2001 dall'incontro tra il referente territoriale jonico e il neo presidente emerge un accordo su una ipotesi di programma da sottoporre all'attenzione dei commissari per valutarne la fattibilità. L'incontro è previsto per la prima decade di luglio 2001 esso prevede: 1) Costituzione di un gruppo di tecnici da reperire innanzitutto tra il personale dell'Amministrazione Provinciale (si propone tra l'altro l'ingresso nel gruppo della Sig.ra Rosanna Fatiguso e il Referente Territoriale Jonico Dott.ssa Giuseppina Di Cesare). 2) Acquisizione di informazioni dai Comuni della provincia sulla presentazione e sui finanziamenti ottenuti dal Governo Centrale o dall'Unione Europea in merito ai Patti Territoriali (espansione del territorio), ai PRUSST (Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio), ai GAL (Gruppo di Azione Locale) e qualsiasi altro tipo di intervento o progetto che riguardi lo sviluppo locale e l'emersione del lavoro non regolare. 3) Incontro con il mondo Accademico per progettare iniziative e interventi per educare e favorire la "Legalità". 4) Realizzazione di un opuscolo contenente informazioni sul Comitato Nazionale e sulle Commissioni Provinciali e Regionali per l'emersione del lavoro non regolare, schede semplificative delle misure della finanziaria 2001 relative all'emersione del lavoro non regolare e allo sviluppo locale, leggi ed informazioni sulle opportunità finanziarie, formative e sugli incentivi all'occupazione. 5) Incontro da organizzare in collaborazione con l'Ordine dei Commercialisti e dei Consulenti del Lavoro (ma anche con le imprese) per confrontarsi sulle misure della finanziaria 2001 e per diffondere il più possibile le informazioni in nostro possesso. 6) Riflessioni sulle problematiche del settore artigianato al fine di tracciare delle possibili soluzioni nell'ambito della Commissione con il sostegno e il contributo di alcuni rappresentanti della Commissione Provinciale dell'Artigianato (Presidente Dr. Ranaldo, segretaria Dott.ssa Svelto, Trisciuzzi, ecc.). I commissari riceveranno copia dell'intervista in profondità effettuata dal Referente Territoriale Jonico alla Dott.ssa Svelto e ai suoi collaboratori. 7) Raccolta dati e informazioni sui Contratti di Riallineamento (CCRR) per comprendere l'entità del ricorso a tale strumento nei diversi settori economici e per valutare la necessità di una ricerca valutativa sullo stesso. 8) Utilizzo misura 3.11 - Sviluppo e consolidamento dell'imprenditorialità, emersione del lavoro non regolare (FSE) o altre misure presenti nel POR Puglia per l'elaborazione di un progetto ad esempio nel settore del turismo. 9) Collaborazione con il Prof. Vittorio Nicolardi dell'Università di Taranto per la realizzazione di una ricerca progetto sul prepensionamento e sulla cassaintegrazione per studiare l'incidenza del fenomeno "lavoro sommerso" tra queste categorie e per individuare possibili soluzioni. Stato dell'arte della Commissione provinciale di Catania La Commissione di Catania per l'emersione del lavoro irregolare è stata formalmente costituita con determinazione del Presidente della Provincia di Catania n° 54 del 26 marzo 2001. Con detta determinazione sono stati elencati i quindici organismi che compongono la Commissione e, contestualmente, è stato designato quale rappresentante della Provincia l'Assessore alle politiche attive del lavoro il quale ha assunto le funzioni di Presidente della Commissione. Dopo aver espletato gli adempimenti amministrativi necessari, richiedendo le designazioni agli organismi in precedenza indicati, si è proceduto all'effettivo insediamento della Commissione. L'insediamento della Commissione è avvenuto il 27 aprile 2001, con una riunione effettuata nella sede della Provincia Regionale di Catania alla presenza del Presidente del Comitato Nazionale per l'emersione del lavoro non regolare Prof. Luca Meldolesi. Durante la riunione i componenti della Commissione hanno proceduto a darsi delle priorità nel lavoro da svolgere, priorità sintetizzabili in due punti cardine: · Promozione della cultura del lavoro regolare attraverso un'articolata campagna d'informazione; · Agevolazione dell'accesso al credito da parte degli imprenditori, condizione ritenuta necessaria per favorire la regolarizzazione delle imprese e dei lavoratori. La Commissione si è poi riunita giorno 5 giugno 2001 per raccordarsi in merito al contributo da dare, in termini di partecipazione ed interventi programmati, nell'ambito del seminario dal titolo: Sviluppo locale ed emersione, le Commissioni e il Comitato per l'emersione incontrano la cultura e gli operatori locali, organizzato dal Comitato nazionale con la collaborazione della Provincia Regionale di Catania e svoltosi, a Catania, nei giorni 7 ed 8 giugno 2001 Stato dell'arte della Commissione provinciale di Napoli La Commissione provinciale è operativa da alcuni mesi. Il Presidente della Commissione provinciale ha espresso la volontà di individuare figure professionali, all'interno degli enti facenti parte in maniera diretta o indiretta ai lavori della Commissione, per verificare alcuni distacchi sia presso la Provincia sia presso il Ministero del lavoro. Sono stati individuati i seguenti punti su cui lavorare: 1. Ricognizione di tutti i lavori sullo sviluppo locale e l'emersione trattati dai Commissari (ricerche, indagini sul campo, proposte emerse durante convegni seminari, atti di precedenti commissioni ecc.). L'approfondimento delle tematiche, trattate da diverse angolazioni, doterà i partecipanti di una base cognitiva comune. 2. Individuazione strumenti per l'emersione: · legge 327/2000 sugli appalti - preparare informativa da inviare agli enti che appaltano opere e bandiscono gare. · Agevolazioni previste dalla legge finanziaria in materia di emersione. Redazione e divulgazione schede informative. · Divulgazione incentivi sulla creazione ed il consolidamento delle imprese. 3. Divulgazione degli strumenti. 4. Sperimentazioni da attuare in aree specifiche (PIT, Patti territoriali, ecc.). 5. Individuazione di aree dimesse nelle quali allocare attività produttive. 6. Ricognizione ed analisi dei colli di bottiglia che ostacolano l'emersione delle attività economiche. 7. Accompagnamento ai percorsi di emersione attraverso strutture preposte (ad esempio C.U.O.R.E. e centri per l'impiego). 8. Creazione di una pagina WEB per promuovere le attività della Commissione. 9. Apertura di una casella di posta elettronica al fine di raccogliere indicazioni, spunti, suggerimenti e segnalazioni di imprese e/o territori riguardo lo sviluppo locale e l'emersione del lavoro non regolare. 10. Raccolta proposte operative dei commissari ed individuazione di un calendario di priorità. Promozione di incontri e dibattiti per trovare soluzioni a problemi comuni. Allegato organizzativo Da un punto di vista amministrativo, il Comitato per l'emersione del lavoro non regolare è inquadrato nel Dipartimento degli Affari Economici della Presidenza del Consiglio ed è un centro autonomo di spesa. Più che dal lato finanziario, le sue difficoltà riguardano oggi il reperimento, la mobilitazione e l'uso efficiente di persone e cose. Finanziamento. Dopo una fase iniziale di assoluta penuria, il Comitato ha ricevuto un piccolo finanziamento di 300 milioni (poi accresciuti a 400) per l'anno 2000; 500 per l'anno in corso - come appannaggio della Presidenza del Consiglio. 1000 milioni attribuiti dal Ministero del Lavoro (art.116 della Legge finanziaria per il 2001), da spendere secondo indicazioni appena specificate e da rendere operative (a ciò va aggiunto infine il finanziamento per l'istituzione di tutor territoriali per l'emersione previsto dal medesimo articolo ed ancora inattuato). L'utilizzo di tali finanziamenti (per missioni, incontri, esperti, ricerche) è intenzionalmente oculato, tenendo basse le erogazioni, sollecitando il cofinanziamento locale, puntando a risultati significativi con piccoli importi ecc.. . Ma la liquidazione delle spese (lo si chiarirà più avanti) non è sempre all'altezza. Locali. Il Comitato dispone di un solo ufficio con telefono e di tre computers (di cui due portatili) presso il Dipartimento per gli Affari Economici (Piazza San Silvestro 13). Su prenotazione esso utilizza inoltre una sala della Presidenza di via Barberini 47 e, per le riunioni del Comitato, la 215 di Palazzo Chigi. Questa dotazione è talmente esigua che l'INPS ha consentito al Comitato l'uso temporaneo di due uffici di via Ciro il Grande, mentre l'Unioncamere ha declinato un analogo invito. Personale. Al momento della sua costituzione, al Comitato non è stato attribuito nessun personale. Ciò ha imposto dei veri "salti mortali" per poter assicurare anche il più semplice lavoro di segreteria e di regolarità amministrativa. La legge istitutiva prevede, è vero, la possibilità di comandare da altre amministrazioni fino a 20 unità, ma prevede anche che esse mantengano la remunerazione-base di provenienza e quindi in pratica esige una riduzione del loro appannaggio. Da qui (comprensibilmente) una scarsità drammatica di domande. Attualmente il Comitato dispone a Roma di una sola unità - la dott.ssa Giuseppina Di Cesare - è impegnata, inoltre, in un lavoro di ricerca sul campo e di "animazione istituzionale" nella provincia di Taranto. Infine due analoghe domande (rispettivamente per le province di Avellino e di Enna) risultano attualmente pendenti. La richiesta avanzata dal Comitato (già nella seconda relazione:febbraio 2000) di modificare la legge istitutiva per consentire la continuità e l'approfondimento del lavoro non ha trovato riscontro. Esperti. Si capisce allora che, se il lavoro del Comitato ha superato i limiti di una semplice rielaborazione centrale, per investire invece un vasto arco di rapporti con le istituzioni, le parti sociali ed i territori meridionali, ciò è merito in primo luogo di un gruppo di giovani esperti, attentamente selezionati, impegnati in ricerche e contatti e riuniti ogni lunedì a Roma, per diversi mesi, per fare il punto sul lavoro a partire dalla formazione delle Commissioni regionali e provinciali del Sud. Purtroppo incuria e lungaggini davvero incredibili hanno fatto sì che 16 incarichi d'importo modesto regolarmente attribuiti a tali esperti non siano stati firmati. Università. Il Comitato ha iniziato il suo lavoro sulla base delle conoscenze acquisite nell'apparato istituzionale, le parti sociali, gli uffici studi e le Università. In particolare, docenti provenienti da 15 Università meridionali hanno dato vita ad un dibattito sull'emersione organizzato a Roma nel febbraio 2001 (i cui atti sono disponibili sul sito http://www.governo.it/sez_presidenza/lavoro/index.htm). Da esso è nata l'idea di acquisire gradualmente al Comitato alcuni giacimenti di conoscenza in tema di sviluppo locale ed emersione tramite finanziamenti di modesto ammontare, creando così una retrovia conoscitiva utile al processo di costituzione delle commissioni territoriali ed al lavoro degli esperti del Comitato a livello locale che ha suscitato tanti apprezzamenti (anche al più alto livello). E' un progetto in via d'attuazione. Altre iniziative. Il Comitato ha firmato un protocollo d'intesa con Sviluppo Italia ed è in procinto di sottoscriverne un altro con l'Istituto per il Commercio Estero. Collabora regolarmente in materia di emersione con l'Ufficio dei Servizi all'Impiego del Ministero del Lavoro e con il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione del Ministero del Tesoro. Ha sottoscritto un protocollo d'intesa con sette Comuni della conca barese, patrocina il progetto Cuore del Comune di Napoli, un gruppo di consorzi ecc... Conclusione. Il Comitato ha urgente bisogno di un indirizzo politico amministrativo che, dato il livello di risorse assegnate, gli consenta, nell'interesse del Paese, di bruciare le tappe del pieno utilizzo delle sue potenzialità elaborative e d'intervento territoriale. Breve memoria sull'emersione A mo' di executive summary, la presente memoria intende racchiudere in poche righe alcuni aspetti salienti della questione del sommerso e dell'emersione delle attività economiche e del lavoro, facendo riferimento all'esperienza del Comitato per l'emersione del lavoro non regolare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In un secondo momento, se lo si riterrà necessario, questo o quel capoverso potrà esser svolto (e documentato) a dovere. 1) Il Comitato (ex art.78, legge 448/1998) opera da un anno e mezzo con un ruolo di indirizzo e di coordinamento in materia di emersione del lavoro non regolare. Comprende dieci Commissari indicati da altrettante realtà istituzionali e discute con le parti sociali le proprie elaborazioni. Ha una funzione di analisi, di proposta e d'iniziativa, anche in collaborazione con le Commissioni regionali e provinciali per l'emersione previste dal medesimo articolo di legge. Attingendo a conoscenze pregresse ed accrescendole via via tramite studi e ricerche, il Comitato ha inteso "mettere a fuoco" la diagnosi e la prognosi del sommerso. Dal punto di vista strettamente fattuale, esso ha posto l'accento sulle statistiche amministrative (INPS, INAIL, Unioncamere) del lavoro regolare riferendole all'obiettivo del vertice di Lisbona (70% di occupazione delle persone in età da lavoro e 60% di quella delle donne in età da lavoro). Pur con alcune limitazioni, ciò consente (in linea di principio) una "mappatura" dello scostamento del lavoro regolare rispetto a tale obiettivo a livello regionale, provinciale e comunale per il 1997 e 1998 e uno studio dei tassi di variazione successivi fino a noi. Così, tramite uno stage di un gruppo di laureati presso la Presidenza del Consiglio, ha preso forma lo spaccato 1997 della occupazione regionale e provinciale italiana che ora viene proseguito per il 1998 ed elaborato ulteriormente, anche in collaborazione con il DPS Tesoro e l'ISTAT. 2) Come è noto, il lavoro e le attività irregolari sono assai diffuse nel nostro Paese, soprattutto in forma parziale (tipo caffè e latte). Accanto al primo lavoro (a cui indirettamente si riferisce il ragionamento sub 1), tale fenomeno spesso coinvolge il secondo lavoro, lo straordinario, il fuori busta, la contabilità, la vita commerciale ecc. E' una matassa molto imbrogliata, in cui è necessario saper distinguere i peccati veniali da quelli che non lo sono, lo stato di necessità dalla tendenza alla frode ai danni dello Stato, la mancata implementazione di alcune norme che non sono "tarate" sulle specificità (locali o settoriali) da comportamenti considerati inaccettabili dagli stessi operatori. Nel suo complesso, è pratica diffusa: fa parte di un "disordine" più vasto che comprende il rispetto parziale di molte leggi (sul lavoro, la sicurezza, il fisco, l'ambiente, l'urbanistica ecc.). E' un dato di fatto che delinea una condizione generale di semi-regolarità, accentuata in alcune zone del Mezzogiorno, ma presente in tutto il Paese. Retaggio del passato (e del presente), nel tempo dell'Euro essa richiede una grande "battaglia di civiltà". Si tratta (fortunatamente) di una prospettiva in cui il miglioramento economico si lega all'accresciuto rispetto della legge ed al progresso civile. Ciò racchiude, dunque, un'importante opportunità; anche per l'uso più efficiente delle capacità e risorse intrappolate nel sommerso e per il miglioramento dei conti pubblici e la creazione di un "ambiente" più salubre che l'emersione consentirebbe. 3) "Sticks, Carrots and Sermons": prendendo a prestito questo titolo di Ray Rist, si può sostenere che, senza disdegnare i predicozzi, il Comitato ha concentrato innanzitutto la sua attenzione su bastoni e carote. Rifuggendo da atteggiamenti moralistici o persecutori, esso ha cercato di guardare i problemi con gli occhi delle PMI e di impostare la risoluzione delle irregolarità (in primis di quelle del lavoro) come parte dell'avanzamento delle piccole imprese. Ha appoggiato il miglioramento della prevenzione e della vigilanza (si pensi al "contatore" INAIL o al nuovo regime sanzionatorio dell'INPS). Ma ha anche sostenuto, sulla base di molteplici esperienze concrete, che gli uffici preposti non debbono procedere in ordine sparso: è necessario un coordinamento che ponga in primo piano l'avvenire delle piccole imprese e dei lavoratori ad esse afferenti. L'idea è di migliorare per fasi successive, partendo dalle infrazioni più gravi, l'attività generale di prevenzione e di vigilanza e nello stesso tempo di mettere in cantiere interventi di regolarizzazione di zona attentamente programmati, compatibili con l'evoluzione economica delle imprese. In altri termini, via via che la realtà locale progredisce, anche per effetto delle politiche induttive (le carote) cui ora accenneremo, è possibile, anzi è necessario, accompagnarla con una politica repressiva ad hoc, territorialmente mirata. 4) Il Comitato per l'emersione ha dovuto lavorare dall'interno dei limiti imposti ai "fondamentali" economici del nostro Paese. Oltre ai vincoli congiunturali, di bilancio, normativi ecc.., l'Italia incontra, come è noto, una particolare difficoltà a far funzionare adeguatamente i differenziali territoriali del costo del lavoro, sia dal lato fiscale e contributivo (per via dell'art. 92 del trattato di Roma), sia dal lato sociale. Ciò ostacola il funzionamento di quei meccanismi di mercato che in Europa favoriscono invece lo sviluppo di alcuni Paesi di piccole dimensioni e le regioni frontaliere dei principali poli accumulativi (incluse quelle del Nord Italia). Pur auspicando una maggiore flessibilità (secondo la tesi dell'Area Monetaria Ottima), il Comitato ha preso atto dello stato di cose presente ed ha concentrato l'attenzione sulla possibilità di compensare tale handicap con interventi a favore della riduzione dei costi e dell'aumento della produttività delle imprese, soprattutto nel Mezzogiorno. Più esattamente, il Comitato ha collocato il problema-opportunità dell'emersione dall'interno dei vincoli e dell'andamento del Paese; ha inserito il superamento del lavoro irregolare in una problematica complessiva di regolarizzazione, sicurezza e qualificazione del lavoro; ha generalizzato il tema dell'emersione a tutti gli aspetti della vita associata che possono essere valorizzati; ed ha suggerito, infine, la ricerca di soluzioni ad essi adeguate, come parte di una riflessione più vasta sulle potenzialità di crescita economica e di sviluppo civile e democratico del Paese. 5) Il Comitato valuta positivamente l'esperienza dei contratti di riallineamento e sostiene il loro sviluppo ulteriore, da un punto di vista economico e sociale. Ma intende anche studiarne i limiti: limiti di concentrazione in poche zone per le attività extragricole e di dispersione senza riallineamento in quelle agricole, limiti di percorso e di risultato, limiti di parzialità di un intervento basato sul solo accordo tra le parti, limiti della normativa negoziata con la Commissione Ue (inclusa la sua prossima e definitiva scadenza), limiti della sua implementazione ecc.. . Per tutte queste ragioni, il Comitato ha voluto anche battere nuove strade, collegandosi alle organizzazioni di PMI, incoraggiando l'associazionismo ed i consorzi di piccole imprese (cfr. gli atti del Primo Forum), coinvolgendo nel lavoro di analisi e di sostegno degli addensamenti industriali un "giro" di docenti afferenti a quindici Università meridionali (come testimonieranno gli atti del secondo Forum), coagulando le conoscenze delle istituzioni presenti nel Comitato, delle parti sociali e delle realtà territoriali collegate per costruire gradualmente una sorta di piattaforma per l'emersione. Tale idea, già presente nella prima relazione del Comitato (disponibile come le successive nel sito http://www.governo.it/presidenza/lavoro/index.html), è stata sviluppata nella seconda e nella terza relazione. In breve, prendendo atto della complessità del compito affidatogli e pur auspicando una riduzione progressiva delle imposte (a partire da quelle che gravano sulle piccole attività), il Comitato ha abbandonato la logica della singola soluzione (qualunque essa sia) per accedere a quella della "tastiera", che propone numerosi risultati da raggiungere per generare un "crescendo" qualificante. 6) Più volte discussa nel Comitato per l'emersione e in riunioni con le parti sociali, la piattaforma per l'emersione venne sintetizzata in 16 punti nel settembre 2000 ed utilizzata per la redazione della Legge finanziaria. Dal confronto dei testi (cfr. la quarta e la quinta relazione del Comitato) tale recepimento risulta parziale. Da un lato è vero che la legge finanziaria per il 2001 contiene importanti provvedimenti (come il credito d'imposta per l'occupazione e gli investimenti o il nuovo regime sanzionatorio INPS) ed in generale è più orientata all'emersione di quanto è stato generalmente riconosciuto (anche dal governo). Dall'altro è anche vero che alcuni provvedimenti proposti dal Comitato non sono stati accolti e che per altri si è seguita una via troppo angusta. Si noti, in particolare, come in tema di regolarità dei grandi appalti, di sperimentazione delle emersione tramite gli studi di settore, di capitalizzazione volontaria di parte delle pensioni di anzianità per accedere a prestiti convenzionati ed iniziare una nuova attività, di riallineamento pensionistico, di microcredito e di autocertificazione non sia stato possibile progredire. Si noti ancora come, riguardo all'abolizione del divieto di cumulo di alcune pensioni, fu il Parlamento ad aprire un varco che ora bisognerebbe ampliare; e come, rispetto al trattamento fiscale delle nuove e delle piccolissime imprese, le soluzioni adottate siano lontane da quelle auspicate dal Comitato e dalle associazioni di categoria. E' vero piuttosto - lo si legge nella quinta relazione - che, in sintonia con le parti sociali e con il dott. P. Brunello, consigliere del Ministro delle Finanze, il Comitato sostenne un'evoluzione fiscale più favorevole alle PMI che non trovò riscontro nell'attuazione legislativa. In conclusione: almeno nel Capo III (Disposizioni per favorire lo sviluppo equilibrato), nel XIII (Interventi in materia previdenziale e sociale), nel XVIII (interventi in materia di lavoro) e XIX (Interventi in materia di agricoltura) della Legge finanziaria si respira per la prima volta un aroma d'emersione. Ma la battaglia è appena iniziata: per affrontarla davvero, è necessario uno sforzo collettivo sostenuto e coerente. 7) D'altra parte, nel lavoro delle ultime settimane il Comitato ha intensificato i contatti e le ricerche sul campo ed è giunto ad alcuni convincimenti ulteriori. E' necessario studiare più approfonditamente le realtà territoriali afferenti alle Commissioni regionali e provinciali per l'emersione ed i settori economici che le caratterizzano. Ad esempio, le attività stagionali come gran parte dell'agricoltura, dell'edilizia e del turismo - hanno bisogno di una legislazione che premi l'occupazione regolare (piuttosto che tentare di lenire la disoccupazione), in modo da ovviare ad una certa tendenza al raggiro ai danni della collettività che spesso si riscontra nelle analisi sul campo ad esse corrispondenti. E' necessario riesaminare dal punto di vista dell'emersione la legislazione minuta sui vari sussidi pubblici che si è accumulata nel tempo e che (involontariamente) presta il fianco al diffondersi del sommerso. Vale a dire: non si mette in discussione la legittimità dei vari sussidi, ma alcune conseguenze non desiderate della loro erogazione - allo scopo di migliorarne le leggi (per un dato ammontare di finanziamento). Ad esempio, non si può pretendere che chi desidera un reddito minimo di inserimento sia senza lavoro perché, in tal caso, pur di non perdere il sussidio, egli accetterà un lavoro irregolare. E' necessario, più in generale, rivedere numerosi aspetti del sistema pubblico (orari, funzioni, intensità del lavoro) per evitare che essi risultino nei fatti sommerso-compatibili. E' necessario, infine, riconsiderare la legislazione degli ammortizzatori sociali dal punto di vista dell'emersione per migliorarne copertura e risultati. Ad esempio, soprattutto nel Sud la cig ed i prepensionamenti da crisi industriale sono all'origine di tormentoni infiniti. Eppure, per merito degli Enti Bilaterali, in alcune zone del Paese esiste una "buona pratica" di integrazione locale del sussidio di disoccupazione che amplia alle PMI la copertura e migliora notevolmente il risultato dell'intervento. Non varrebbe la pena di darle ascolto? 8) Riguardo poi alla questione assai delicata del "pregresso", il Comitato ha riflettuto sui limiti pratici della soluzione adottata dai contratti di riallineamento e sull'eventualità di intervenire nuovamente in merito. Inoltre esso ha preso atto dei risultati di emersione inattesi generati da alcuni provvedimenti - come il prestito d'onore (studiato da Sara Gaudino), il credito d'imposta 1997-9 (che si intende sottoporre ad attenta valutazione con il concorso del Ministero delle Finanze, il Dipartimento degli Affari Economici della Presidenza ed il "giro" universitario del punto 5), il "contatore" INAIL (il cui "affinamento" viene seguito con interesse) e gli studi di settore (cfr. l'appendice G della quarta relazione). Da tutto questo il Comitato ha tratto la convinzione che, accanto ad eventuali nuove misure generali ed al rafforzamento di prevenzione e vigilanza, un contributo importante può essere fornito (indipendentemente ed indirettamente) da misure come quelle appena elencate che, per il loro accesso, richiedono la piena regolarità dei richiedenti, ma che non pretendono (e come potrebbero?) di conoscerne "vita, morte e miracoli". Ciò suggerisce una proposizione ulteriore. Procedendo nella direzione del miglioramento generale e territoriale del controllo e del suo coordinamento (cfr. il punto 3), potrebbe avere successo sul territorio un gentlemen's agreement (con l'autorevole supervisione delle Commissioni regionali e provinciali per l'emersione). Infatti, la volontà manifestata in concreto dalle imprese di regolarizzare la loro posizione (anche per accedere alle misure di sostegno) potrebbe evolvere di pari passo con un atteggiamento responsabile da parte delle Autorità preposte - sia nel senso di favorire l'emersione tacita delle imprese (benign neglect), sia nel senso di sollecitare la loro emersione senza rinvangare il passato. In altri termini, è importante convincersi che l'emersione è necessaria e utile per tutte le dramatis personae. E' importante lanciare il messaggio che emergere conviene: mostrare, conti alla mano, che esistono buone opportunità. E' importante incrementarle tramite iniziative pubbliche (come la predisposizione di aree attrezzate, politiche locali di sostegno, di formazione ecc.) e private (come attività consortili o animazioni di settore), tramite accordi ad hoc che prevedano, ad esempio, la partecipazione di Agenda 2000, di Sviluppo Italia, dell'ICE ecc. In tal modo è possibile combattere localmente lo scetticismo e creare un clima di operosa fiducia che riesca a scoccare la scintilla del cambiamento. 9) Il Comitato ritiene che, seguendo l'aureo principio di "fare molto con poco" e migliorando la collaborazione tra tutte le parti in causa, è possibile far funzionare effettivamente il dettato dell'art. 78 della legge 448/1998. Nonostante alcuni limiti di tale norma (evidenziati già nella seconda relazione e purtroppo ancora da superare), nonostante le difficoltà implicite nella costruzione ex novo dell'attività che essa prevede e la carenza di strutture adeguate a livello centrale e locale, l'esperienza mostra che il lavoro di analisi, di elaborazione e di intervento a favore dell'emersione può dare buoni risultati. Nei mesi scorsi, l'intenso lavoro di ricerca e di sostegno di un gruppo di giovani esperti collegati al Comitato per l'emersione ha avuto un ruolo di primo piano nella costituzione delle Commissioni regionali e provinciali nel Mezzogiorno. La formazione di tali Commissioni - attualmente 37, di cui 22 nel Sud; i loro incontri con il Comitato per l'emersione (a marzo a Roma, ad aprile a Reggio Calabria ed a giugno a Catania); le esperienze delle istituzioni e delle parti sociali che esse indirizzano e coordinano; le analisi ed i progetti che le caratterizzano e che qualificano indirettamente la tematica sorella dello sviluppo locale, fornendole un anello chiave ancora mancante: sono tutti aspetti salienti dell'attuale "congiuntura". Essi lasciano pensare che una vigorosa iniziativa di sussidiarietà attiva, in cui i diversi livelli istituzionali previsti dalla legge concentrino gli sforzi su obiettivi condivisi, facendo un uso intelligente di capacità e professionalità giovani e motivate, potrebbe inaugurare effettivamente una politica territoriale per l'emersione di ampio respiro. 10) E' vero d'altra parte che la composizione e il modus operandi del Comitato e delle Commissioni sono tali da costruire analisi, proposte ed iniziative, da un lato, e generare dall'altro il consenso necessario a renderle operative. E' un lavoro che dalle istituzioni si irradia alle forze sociali ed alla società civile e che mostra come le politiche di emersione e di regolarizzazione rispondano ad esigenze molto sentite; faccian parte di quella cerchia di temi (che include il rispetto della legge e delle istituzioni, la partecipazione all'Ue, la moneta unica ecc.) che riscuote nel Paese una maggioranza schiacciante (dell'80 o 90 per cento) - una maggioranza che, come è accaduto in passato (si pensi al risanamento dei conti pubblici o all'abbattimento dell'inflazione) risulta spesso decisiva per condurre in porto grandi processi di cambiamento. Ma è un lavoro che, per non deludere le attese, ha bisogno di grande continuità e di iniziativa. Per tale ragione, anche per accompagnare con il proprio supporto tecnico-scientifico priorità e decisioni del sistema politico, il Comitato ritiene necessario mantenere elevata la tensione collettiva verso il raggiungimento della piena regolarizzazione dell'economia e del lavoro; e verso la valorizzazione conseguente delle grandi capacità e risorse italiane ancora "nascoste, disperse o mal utilizzate". Roma, 14 giugno 2001. Ai Sig. Presidenti delle Regioni e delle Province ed ai Sig. Presidenti delle Commissioni Regionali e Provinciali per l'Emersione. P/C al Sig. Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Dott. G. Letta e al Sig. Ministro dell'Economia Dott. G. Tremonti. Sedi. Oggetto: Piano di Emersione e Commissioni per l'Emersione. Prot. N. 139 DAE celi 2001 Gentili Sig. Presidenti, il "Piano per l'emersione" presentato dal Governo come parte dei provvedimenti dei "Cento Giorni" ha inaugurata nel nostro Paese una nuova, importante iniziativa a favore dell'emersione delle attività e del lavoro irregolari e parzialmente irregolari. Tale normativa, arricchita dagli emendamenti già approvati in Commissione è sul punto di essere approvata in via definitiva dalla Camera dei Deputati (cfr. a tale proposito lo "stato dell'arte" disponibile sul sito del Comitato Nazionale per l'Emersione che ho l'onore di presiedere: www governo. it /presidenza del consiglio /comitati della presidenza). Per tutti coloro che sono impegnati in questa grande questione, si prospettano, evidentemente, mesi prossimi futuri assai laboriosi. Di concerto con il Sig. Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, ho così pensato di indire a breve termine la Prima Conferenza dei Presidenti delle Commissioni Regionali e Provinciali per l'Emersione. La Conferenza si terrà nella Sala Verde di Palazzo Chigi alla presenza del Sig. Sottosegretario di Stato e del Sig. Ministro dell'Economia. Le modalità di tale incontro saranno comunicate appena possibile. Anche in vista di tale scadenza, mi preme ricordarVi che le Commissioni Regionali e Provinciali per l'Emersione (ex art.78, lege 448/1998) attualmente a conoscenza del Comitato Nazionale sono 42 (di cui 25 nel Mezzogiorno) e che dunque mancano ancora all'appello numerose Commissioni. Per far fronte alle scadenze incombenti, è quindi necessario procedere con maggior lena al completamento della rete nazionale delle Commissioni. E' inoltre necessario far funzionare a dovere le Commissioni esistenti ed utilizzare a mo' d'esempio quelle che hanno già acquisito una buona esperienza. Così, anche a costo di sembrare pedante, mi permetto di elencare alcuni suggerimenti ed informazioni di base, più volte richiamati in passato (e che in versione più completa sono reperibili nelle relazioni del Comitato presenti nel sito sopracitato) - Secondo l'interpretazione fin qui seguita, l'adempimento dell'obbligo di legge della costituzione delle Commissioni Regionali e Provinciali per l'Emersione spetta all'Autorità Politica degli Enti Locali corrispondenti e dunque, in primo luogo, ai Presidenti delle Regioni e delle Province. Per chi deve ancora avviare la procedura di Costituzione, si consiglia di iniziare dalla nomina del Presidente e dalla lista degli enti che debbono nominare i loro rappresentanti, in modo da poter operare fin da subito, senza dover aspettare tali nomine - operazione che prende normalmente qualche settimana. Inoltre, si consiglia, quando lo si ritenga utile, di invitare (temporaneamente o stabilmente) ai lavori delle Commissioni personalità od enti che non ne fanno parte di diritto, ma che sono in grado di offrire un proprio fattivo, contributo. - Le Commissioni sono organi tecnici che coadiuvano l'Autorità Politica. E' molto importante che i loro Presidenti, qualunque sia la loro provenienza (imprenditori, professionisti, accademici, funzionari ecc.), siano persone appassionate che si occupano quotidianamente del lavoro della Commissione. - Per legge la sede spetta alla locale Unioncamere o Camera di Commercio. I primi finanziamenti per iniziare l'attività vanno reperiti localmente. La legge consente il comando di personale tecnico ed amministrativo proveniente dal sistema pubblico. Si consiglia al Presidente di organizzare immediatamente il gruppo di lavoro tecnico-amministrativo, di equipaggiarlo a dovere (ad es. con un minimo di conoscenze informatiche e statistiche), di fornirlo di un piccolo programma, sia per far fronte ai nuovi impegni nazionali, sia per partecipare, con la propria fisionomia, alle iniziative territoriali sullo sviluppo locale e l'emersione. - In modi e forme che verranno comunicati, il Comitato Nazionale emanerà a breve termine un regolamento delle proprie attività. Inoltre attiverà (e seguirà sistematicamente) i tutors di emersione previsti dall'art. 116 della legge 338/2000 per coadiuvare il lavoro delle Commissioni Territoriali. Infine, intraprenderà con queste ultime e con le Istituzioni e le Parti Sociali interessate le attività di incontro e di proposta e le forme di collaborazione che riterrà più necessarie all'implementazione del "Piano per l'emersione". Vi prego di gradire i miei più cordiali saluti Prof. Luca Meldolesi Comitato per l'emersione del lavoro non regolare Note di funzionamento interno del Comitato Nazionale per l'Emersione Sulla base dell'esperienza fin qui acquisita dal Comitato Nazionale e dalle Commissioni Regionali e Provinciali per l'Emersione, il Comitato Nazionale, su sollecitazione di alcune Commissioni Territoriali e previa consultazione con la Autorità competenti, ha deciso di compilare le presenti note che riguardano il proprio operato, ma che sono scritte anche nella speranza che le Commissioni Regionali e Provinciali, traducendole per la propria realtà ed inserendovi le modifiche che riterranno opportune, possano utilizzarle come punto di riferimento per emanare (eventualmente) le loro note di funzionamento. Art.1 Il Comitato per l'emersione del lavoro non regolare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (ex art. 78 lege 448/1998) è un comitato tecnico con funzioni di analisi, elaborazione, proposta, promozione, attuazione e coordinamento delle iniziative in materia di emersione che risponde e riferisce direttamente all'Autorità Politica (Presidente del Consiglio o Autorità da questi delegata) e all'Autorità Amministrativa (Segretario Generale della Presidenza e suoi collaboratori). Art.2 Il Comitato, presieduto da un Presidente designato dal Presidente del Consiglio, è composto da dieci Componenti, si riunisce regolarmente, secondo le disposizioni ricevute, nella sede istituzionale appropriata (Palazzo Chigi, stanza 215). Art. 3 Il Comitato può inviare alle sue riunioni in forma temporanea o permanente altri Componenti utili al perseguimento dei suoi fini istituzionali. Art.4 Il Presidente del Comitato organizza quotidianamente il lavoro, coadiuvato dalla segreteria amministrativa e dal personale tecnico comandato o distaccato (ex comma 3 del cit art.78); e dagli eventuali esperti previsti dalla legge 400 del 1988. Art.5 Il Comitato discute, emenda ed approva le Relazioni sul lavoro svolto proposte dal Presidente. Art.6 Il Comitato è un autonomo centro di spesa della Presidenza del Consiglio incardinato nel Dipartimento per gli Affari Economici. Esso discute al suo interno e fornisce alle Autorità competenti un bilancio di previsione che indirizza la spesa corrente dall'interno del normale funzionamento della Presidenza del Consiglio. Art.7 Anche ai sensi del comma 1b del cit, art 78, il Comitato ed il suo Presidente intrattengono rapporti regolari con le Commissioni Regionali e Provinciali per l'Emersione e vengono incontro, per quanto è possibile, alle loro esigenze tramite gli strumenti previsti dalla legge. Art. 8 Il Presidente del Comitato può indire Forum, incontri nazionali con le commissioni, riunioni regolari dei rappresentanti locali e dei tutori per l'emersione; può organizzare corsi di aggiornamento ecc. Art.9 Il Presidente del Comitato, qualora ne ravvisi la necessità, può indire "riunioni ufficiali" del Comitato con le Parti Sociali per discutere normative, proposte o Relazioni sull'emersione. Art.10 Il Presidente del Comitato, coadiuvato dallo staff di cui dispone, può intraprendere inchieste e ricerche dirette ed indirette, da tavolino e sul campo, anche in collaborazione con le Università; può richiedere la collaborazione sul tema ad altre Istituzioni pubbliche; può collaborare con le Parti Sociali e con la società civile ad analisi ed iniziative relative all'emersione, secondo lo spirito e la lettera della legge. Art.11 Nell'ambito dell'attuazione delle iniziative ritenute utili a conseguire una progressiva emersione (comma 1a del cit. art. 78) il Comitato può agire direttamente o in partnership con le Commissioni Territoriali, gli Enti Locali, le Parti Sociali, la società civile ecc. Art.12 In tale logica, assume particolare rilievo il coordinamento orizzontale o verticale, provinciale, regionale o interregionale del Comitato, volto a facilitare la messa in opera della normativa vigente (diretta ed indiretta, induttiva e repressiva) in materia di emersione; ed a progettare, finanziare, implementare e valutare progetti di sviluppo locale e di emersione con il concorso delle Autorità locali e nazionali competenti. COMITATO PER L'EMERSIONE DEL LAVORO NON REGOLARE ORIENTAMENTO PER L'ISTITUZIONE DEL TUTORE PER L'EMERSIONE In previsione dell'implementazione a livello territoriale del "Piano per l'emersione" proposto dal Governo e in attuazione della normativa vigente (ex art. 116, com. 7, lege 388/2000), delle disposizioni ricevute (Sottosegretario di Stato Dir. Gen. Impiego, Min. del Lavoro, 17/5/2001, Prot. N. 483), delle proposte avanzate dal Comitato per l'emersione (App. D della terza relazione - ottobre 2000) e delle esigenze concrete rilevate sul campo, si ritiene di proporre le seguenti linee di orientamento relativo all'istituzione del tutore per l'emersione. Art. 1 Per venir nominato secondo la procedura indicata dal cit. art.116, com. 7, il candidato a "tutore per l'emersione" deve essere in possesso delle seguenti caratteristiche, esperienze e competenze. 1- Deve essere persona appassionata al progetto economico-sociale dell'emersione, dinamica, disponibile ad un "surlavoro" in sede locale, da svolgersi prevalentemente sul campo, a contatto con le micro-iniziative del sommerso e del semi-sommerso. 2- Deve avere un'esperienza e una competenza almeno biennale in materie attinenti allo sviluppo locale, e/o al lavoro, e/o alla previdenza e/o all'imposizione. 3- Deve possedere un diploma di laurea, anche triennale, in discipline economiche, sociali, giuridiche, scientifiche o umanistiche; preferibilmente ottenuto tramite studi e/o ricerche concernenti il tema dell'emersione delle attività economiche e/o della regolarità e/o della sicurezza del lavoro. 4- Deve fornire un proprio curriculum vitae con l'indicazione di eventuali, ulteriori caratteristiche, esperienze e competenze rilevanti - incluse le pubblicazioni, le partecipazioni a stages e corsi post-universitari e le attività lavorative (presso imprese, enti pubblici, studi professionali, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali ecc.) Art. 2 Il candidato, qualora nominato "tutore di emersione", deve inoltre impegnarsi ad espletare il proprio incarico esclusivamente nell'interesse pubblico ed a seguire scrupolosamente le seguenti indicazioni. 1- Agire in diretta collaborazione con la Presidenza della Commissione territoriale di appartenenza e, qualora essa risulti mancante o inattiva, con la Presidenza del Comitato nazionale. 2- Svolgere in loco un lavoro di informazione (e di convincimento) relativo alla legislazione (diretta ed indiretta) per l'emersione. 3- Collaborare con le istituzioni competenti (afferenti all'economia, alle attività produttive, al welfare ecc.), con le parti sociali e la società civile per favorire i processi di emersione. 4- Partecipare, ove richiesto, alle riunioni indette (saltuariamente o regolarmente) dal Comitato nazionale o dalla Commissione regionale. 5- Partecipare ai corsi di aggiornamento organizzati dal Comitato nazionale e trasformarsi, ove necessario, in istruttore di emersione verso terzi sul piano locale. 6- Inviare brevi rapporti sull'attività svolta con cadenza bimestrale alla Presidenza del Comitato nazionale. 7- Partecipare all'analisi, all'intervento ed alla valutazione dei processi di emersione in loco, in collaborazione con le Commissioni territoriali (provinciale e regionale) di appartenenza e con il Comitato nazionale. 8- Svolgere un ruolo attivo, di "ufficiale di collegamento" per mobilitare sul tema dell'emersione ogni forza disponibile. 9- Fornire sostegno e consulenza agli imprenditori per favorire l'emersione. 10- Partecipare alla progettazione, applicazione e valutazione di eventuali iniziative programmate di zona per lo sviluppo locale e l'emersione. Art.3 La verifica e la valutazione del lavoro di ciascun tutor spetta al Presidente del Comitato nazionale. Qualora l'attività svolta venga ritenuta manchevole, essa può essere reindirizzata ovvero l'incarico può essere revocato. Presidente del Comitato per l'emersione del lavoro non regolare Prof. Luca Meldolesi Testo approvato nella riunione del Comitato Nazionale tenutasi nella sala 215 di Palazzo Chigi il giorno giovedì 27 settembre 2001 Allegato F 25 settembre 2001 ELENCO DI MISURE A gentile richiesta, si propone qui un elenco di possibili provvedimenti (da includersi presumibilmente in Finanziaria) che potrebbero accompagnare la nuova normativa sull'emersione. Si tratta di misure specifiche o generali, già impostate o da studiare, raccolte in numerosi incontri con istituzioni o parti sociali. La loro utilità complessiva risiede nel giro d'orizzonte di opportunità d'emersione prevalentemente indiretta che esse lasciano intravvedere. 1. eliminazione del divieto di lavoro notturno per gli apprendisti panettieri maggiorenni - proposta self-evident avanzata congiuntamente da alcuni responsabili della Confesercenti e della CGIL; modifiche analoghe e semplificazioni amministrative possono essere studiate più in generale, anche tramite accordi tra le parti, per tutti gli apprendisti maggiorenni; 2. abolizione dello strabismo pubblico nel turismo stagionale (da un lato favorisce l'allargamento della stagione turistica, dall'altro premia la sua riduzione tramite il sussidio di disoccupazione, ed induce così il raggiro e il nero); soluzione possibile: credito d'imposta per l'occupazione a part-time verticale - proposta ormai matura, avanzata dalle parti sociali del settore e discussa in più occasioni; eventuale ampliamento di tale beneficio al lavoro turistico temporaneo; 3. studio di provvedimenti corrispondenti (che premino cioè il lavoro e non la disoccupazione) per gli altri settori con lavoro a termine (in primis, edilizia ed agricoltura): in edilizia il raggiro è sistematico e desumibile dai tabulati INPS (è la tesi di un ex presidente regionale INPS) cosicchè la proposta del credito d'imposta per l'occupazione a part-time verticale avanzata in una conferenza nazionale UIL di settore è stata bene accolta dalle associazioni di categoria e dai sindacati; invece in agricoltura la questione va ancora istruita a dovere; 4. blocco dello "slalom" tra settori con lavoro a termine per evitare che i soggetti sfruttino pro domo propria la legislazione vigente in materia di disoccupazione: molti prendono sussidi da più fonti (approfittando del fatto che esse non sono in comunicazione), mentre mantengono contemporaneamente una attività in nero; soluzione possibile: introdurre una sorta di divieto di cumulo generale dei sussidi annuali e un controllo informatizzato INPS sui medesimi - ha bisogno di venir discussa con le parti sociali; 5. abolizione generalizzata del divieto di cumulo tra pensione e reddito (già proposta dal Governo): elimina una ragionevole giustificazione del nero dei pensionati e consente di intervenire nelle situazioni ad elevato tasso di pensioni di anzianità e di nero; 6. recepimento ed incoraggiamento dell'integrazione locale al sussidio di disoccupazione, tipo quella praticata da alcuni Enti Bilaterali in caso di interruzione del lavoro, come completamento/alternativa alla CIG (base notoria di lavoro nero): è un'idea scaturita dai buoni risultati in materia ottenuti da alcuni Enti Bilaterali un'attenzione a tale opportunità suona innanzitutto come giusto riconoscimento, poi come "buona pratica" che va incontro alle legittime aspirazioni dell'85% dei dipendenti (sforniti di CIG), infine come strumento gestito localmente che facilita la ristrutturazione, previene l'incancrenirsi delle difficoltà economico-sociali e rappresenta in prospettiva un'alternativa valida allo stato di cose presente; possibile combinare questo meccanismo con quello del credito d'imposta a part-time verticale spalmato su più annualità; 7. alternativa secca tra un vero lavoro e una lump sum (collegabile accortamente ai punti 13 e 22) per gli LSU et similia (altra base notoria di lavoro nero): proposta avanzata dalla Confartigianato di Enna per una questione che pesa spropositatamente sulla vita quotidiana di tante città meridionali; per la cronaca, solo un "articolista" su 50 ha accettato finora in Sicilia la bella sommetta di 70 milioni come alternativa al sussidio; 8. intensità piena del lavoro (full-time e part -time) del pubblico impiego, pari a quella del lavoro privato, in modo da evitare che lo scarso impegno lavorativo pubblico nasconda il nero: in altri termini, il divieto o la procedura di autorizzazione del doppio lavoro non hanno sortito effetti positivi; bisogna cambiare, inserendo tale preoccupazione nelle politiche di recupero dell'efficacia/efficienza pubblica; 9. brainstorming su doppio lavoro, straordinario e fuori busta irregolari nel settore privato: si tratta di un tema finora off-limits; le uniche proposte conosciute sono quelle degli sgravi; si potrebbe pensare, ad esempio, a finanziamenti pubblici ad hoc per consentire una contribuzione virtuale e/o una fisco virtuale (parziale o totale) per la parte della retribuzione che eccede il salario contrattuale nazionale (sottoscritto dalle associazioni e dai sindacati comparativamente più rappresentativi) - misura che indurrebbe anche l'emersione della parte di sottofatturazione corrispondente al salario emergente (e che quindi finirebbe, probabilmente, per produrre un surplus di entrate); si potrebbe pensare, inoltre, a liberalizzazioni parziali; ad un deal di impegno pubblico locale in cambio di una regolarizzazione graduale delle imprese beneficiate; all'affinamento ulteriore degli studi di settore ecc.; 10. accompagnare l'attuale soppressione della certificazione amministrativa della disoccupazione con l'abolizione della normativa pregressa che attribuisce alla condizione di disoccupazione titolo per accedere a piccole facilitazioni (annidiate nei concorsi pubblici locali, graduatorie, assegnazioni di case, ecc.) e che quindi suggerisce di mantenersi in nero; al suo posto, vanno invece premiati le lavoratrici ed i lavoratori di condizione modesta (anche ad occupazione saltuaria o temporaneamente senza lavoro): si potrebbe pensare ad un intesa ad hoc nella Conferenza Unificata; 11. riesame accurato di tutti i sussidi per assicurarsi che la loro erogazione sia svincolata dalla convenienza al nero: il mantenimento dei primi non deve portare con sé la seconda; va tenuto presente nella riforma degli ammortizzatori sociali; presuppone un esame attento degli articolati legislativi; insieme al punto 10, richiede un lavoro di applicazione e di sperimentazione, che migliori, ad es., le attività relative dei Comuni e dell'INPS; 12. completamento della riforma del "contatore" INAIL in modo da colpire (per via legislativa e/o amministrativa) le imprese che denunciano gli "incidenti del primo (e del secondo) giorno", ad es. escludendole da previsti benefici di legge e/o dall'oscillazione del tasso ai fini del tasso specifico INAIL: richiede una discussione con la direzione INAIL; 13. valutazione e revisione della legislazione sul microcredito, il prestito d'onore, l'enterprise creation, i consorzi, i consorzi fidi, i fondi di garanzia ecc., per renderla più favorevole all'emersione: dal momento che, generalmente, tale legislazione non ha tenuto in considerazione il nostro problema, è probabile che con piccole modifiche normative si possano ottenere notevoli risultati; 14. procedura di dichiarazione di regolarità dell'occupazione con premio di tot punti nelle graduatorie dei POR et similia - proposta della Commissione per l'emersione della Regione Calabria: rappresenta un incentivo competitivo a regolarizzare il proprio operato, perché tale dichiarazione è "contestabile" dalle imprese concorrenti; 15. istituzione del controllo unificato (INPS, INAIL, Cassa Edile) per l'edilizia su commessa pubblica, secondo l'esperienza umbra del terremoto - proposta sindacale ormai matura, discussa in diverse occasioni, arricchita da ulteriori esperienze; 16. verifica e applicazione della 327/2000 sui costi di lavoro e la sicurezza nelle gare d'appalto; legge importante scarsamente applicata: si potrebbe aggiungere un seminario nazionale rivolto agli operatori pubblici, una severa messa in guardia e magari l'introduzione di una penale salata a favore dell'impresa danneggiata; 17. liberalizzazione delle licenze dei mestieri contingentati rispetto alla popolazione (barbieri, parrucchieri, panettieri, tassisti ecc.) : proposta Confartigianato e UIL; 18. "prova d'arte", valutazione dell'apprendistato e percorsi guidati di apprendimento per le attività che richiedono la qualificazione professionale con responsabile tecnico (ex lege 46/90 e 122/92); vie d'uscita per le situazioni locali bloccate, come quella di tanti autoriparatori del sommerso (esperienza di Marano) problematica arata a dovere con le associazioni di categoria che attende soluzioni conseguenti; studio della sua estensione ad altre categorie di apprendisti, magari coinvolgendo gli Enti Bilaterali; 19. ampliamento del forfait per gli oneri fiscali dei piccolissimi, agganciati agli studi di settore - questione lasciata in sospeso dalla precedente Finanziaria che, con l'ausilio di Piero Brunello, sarebbe il caso di chiudere; 20. facilitazioni fiscali per i Comuni marginalizzati (quasi 2.000 su un totale di 8.000) in cambio di servizi erogati in loco: proposta Confcommercio e Confartigianato; 21. uso degli studi di settore per l'identificazione dell'occupazione semi-sommersa e per l'emersione (ad es. tramite detrazioni fiscali differenziate per chi assume) - tema chiave che può venir sviluppato, dal lato induttivo e da quello repressivo, con il concorso dei costituendi osservatori provinciali; 22. sgravio fiscale per l'impiego di lavoratori domestici in famiglie di condizione modesta con bambini piccoli, malati cronici, handicappati, ecc.: alternativa agli sgravi attuali che favoriscono la classe media; punto di partenza per avviare una battaglia più vasta; 23. capitalizzazione volontaria di parte dei sussidi pubblici di qualsiasi tipo (pensioni, sussidi di disoccupazione, assegni, ecc.) come strumento per accendere prestiti convenzionati ed iniziare un'attività questione da collegare al punto 13.; cfr. la proposta INPS e Comitato per l'emersione per le pensioni di anzianità (seconda relazione, app. D); 24. tassazione separata delle pensioni (fino ad una certa soglia): proposta che, riducendo indirettamente il carico fiscale del reddito, favorisce la sua emersione; 25. esenzione dell'IRAP per un periodo determinato collegata all'occupazione addizionale: proposta Vitaletti (oggi ripresa dalla Regione Calabria) che facilita l'emersione; 26. misure ad hoc per sottosettori ad alto saggio d'irregolarità, come l'intrattenimento giovanile, l'affitto di appartamenti per la stagione turistica, i servizi personali, le palestre, i condomini, le belle arti; ad es. detraibilità IVA (fino ad un determinato ammontare) per le opere d'arte acquistate dalle imprese: provvedimento (in vigore negli Stati Uniti) che induce la regolarizzazione down the line; 27. codice fiscale obbligatorio per tutta la popolazione maggiorenne - inclusa quella extra-comunitaria: proposta INPS, discussa in molte occasioni, che consente di monitorare nel tempo la condizione lavorativa di ciascun soggetto; 28. unificazione e semplificazione estrema dell'aspetto procedurale degli adempimenti delle imprese aspetto che, nelle more burocratiche, suggerisce involontariamente il nero; ad es. tramite uno sportello unico coordinato per via informatica con gli enti pubblici che debbono ricevere gli adempimenti, in modo da consentire all'impresa di agire contemporaneamente "in tempo reale" per tutti gli uffici; Nata da un numero molto ampio di incontri centrali e locali con istituzioni e parti sociali, il presente elenco di misure possibili è stato discusso con numerosi specialisti delle associazioni e dei sindacati prima di venir sottoposto al Comitato nazionale per l'emersione.