IAS 36
Riduzione durevole di valore
delle attività
Settembre 2005
Alessio FACCIA
Ambito di applicazione:
attività escluse
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Rimanenze (IAS 2)
Attività derivanti da commesse a lungo termine (IAS 11)
Attività fiscali differite (IAS 12)
Attività derivanti da benefici ai dipendenti (IAS 19)
Attività finanziarie che rientrano nell’ambito dello (IAS 39)
Investimenti immobiliari al Fair Value (IAS 40)
Attività biologiche al Fair Value (IAS 41)
Contratti di assicurazione (IFRS 4)
Attività non correnti detenute per la vendita (IFRS 5)
Ambito di applicazione:
attività incluse
• Investimenti in controllate, collegate e joint venture nel bilancio
della capogruppo (IAS 27, IAS 28, IAS 31) [attività finanziarie
escluse dall’ambito applicativo dello IAS 32]
• Attività iscritte al valore rivalutato per immobili, impianti e
macchinari (IAS 16)
• Attività iscritte al valore rivalutato per attività immateriali (IAS
38)
Nel codice civile l’articolo 2426 n. 3 enuncia il concetto di
perdita durevole di valore, esso infatti impone la svalutazione
delle immobilizzazioni che risultino durevolmente di valore
inferiore a quello di iscrizione nel bilancio.
Perdita di valore
=
Valore iscritto nella contabilità
Valore Recuperabile
Una perdita di valore è dunque l’ammontare per il quale il valore
contabile di un’attività eccede il valore recuperabile
IMPAIRMENT Se Valore contabile > Valore Recuperabile
TEST
► Esiste una Perdita di valore
Valore Recuperabile
→ Il maggiore tra:
• Net selling price (prezzo di vendita, al netto dei costi di dismissione)
• Valore d’uso
Si prende in considerazione il valore più alto tra i due perché
l’impresa viene correttamente considerata un’entità razionale che può
decidere, per esempio, di vendere un’attività se il suo ricavo netto è
superiore al valore attuale netto dei flussi finanziari provenienti
dall’uso di tale attività.
Se almeno uno dei due risulta essere superiore al valore contabile,
non è necessario identificare l’altro valore.
Impairment Test
Letteralmente: “analisi del danneggiamento”
Consiste in un confronto tra il valore contabile con il
valore recuperabile
Il valore realizzabile dalla vendita del bene presuppone
l’esistenza di un mercato di riferimento che consenta
l’individuazione di prezzi di vendita credibili.
Il valore d’uso presuppone l’esistenza di budget finanziari
che consentano di identificare i flussi finanziari futuri
che saranno generati dall’attività
Applicazione della Verifica
Bisogna distinguere tra due momenti:
1. Valutazione dell’esistenza di indicazioni di una
riduzione durevole di valore
2. Effettivo svolgimento di una verifica sulla
perdita durevole di valore
(1) Fonti di informazione
ESTERNE
• Diminuzione significativa del valore di mercato
• -D presenti o future per tecnologia, mercato, legislazione
• ↑ tassi di interesse o di remunerazione del capitale
• Capitalizzazione del mercato inferiore al valore contabile dell’attivo netto
(indizio non particolarmente affidabile per volatilità dei mercati)
INTERNE
• Evidente obsolescenza / deterioramento fisico
• ↓ grado di utilizzo presente o futuro
• Peggioramento dell’andamento economico dell’attività
Se vi sono indicazioni che un’attività possa aver subito una riduzione di valore, ciò
potrà indicare che la sua vita utile residua, il suo valore residuo ed il criterio di
ammortamento utilizzato devono essere riconsiderati e rettificati (IAS 8), anche se
non è rilevata alcuna perdita di valore.
N.B. Indicazioni minime, lista non esaustiva. L’impresa può individuare altri
elementi che obbligano a contabilizzare una perdita di valore.
(2) Effettivo svolgimento della verifica
Lo IAS 36 presenta due disposizioni generali relative
all’obbligo di condurre la verifica:
•
Per tutte le attività immateriali con vita utile indefinita e
l’avviamento, il principio prevede lo svolgimento di una
verifica sulla perdita di valore con frequenza annuale
•
Per tutte le altre classi di attività ricomprese nell’ambito di
applicazione dello IAS 36, l’impresa sarà tenuta a valutare ad
ogni data del bilancio se vi sono “indicazioni di riduzione di
valore”. Solo in presenza di queste indicazioni sarà necessario
procedere alla verifica
(2) Effettivo svolgimento della verifica
Attività immateriali con vita utile indefinita + avviamento
Verifica con frequenza almeno annuale (redazione del bilancio)
O anche con scadenze più ravvicinate (es. informativa trimestrale per le quotate)
Tutte le altre classi di attività (es. Immobili)
Presenza indicatori
Sì
Impairment Test
No
Nessuna azione
Fair value – costi di vendita
Prezzo cui l’attivo potrà essere venduto dopo aver dedotti i costi di
dismissione.
Ammontare ottenibile dalla vendita di un’attività o di un’unità
generatrice di flussi finanziari in una libera transazione fra parti
consapevoli e disponibili, dedotti i costi di dismissione.
Il prezzo di vendita può essere determinato se esiste un mercato attivo o
anche un riferimento “esterno”
Un mercato è considerato attivo se si verificano contestualmente le
seguenti condizioni:
• Beni commercializzati omogenei
• Compratori e venditori reperibili in qualsiasi momento
• Prezzi disponibili al pubblico
Se non si possono attendibilmente stimare i costi di dismissione si deve
far riferimento l valore d’uso
Fair value – costi di vendita
Nella valutazione del fair value si deve tenere in
considerazione l’esistenza di eventuali prezzi pattuiti in
accordi vincolanti o dei prezzi di mercato.
Accordo
vincolante
Sì
Mercato
attivo
Sì / No
Valutazione
Prezzo pattuito
No
Sì
Prezzo di mercato
No
No
Utilizzo migliori informazioni
disponibili
Valore d’uso
Valore attuale dei flussi finanziari futuri attesi che si
suppone deriveranno dall’uso permanente e dalla
dismissione di un’attività alla fine della sua vita utile.
Se non è possibile determinare il valore d’uso di ogni
singola attività, si considera il “gruppo di attività”.
Elementi da considerare nella determinazione del valore
d’uso:
• Stima flussi finanziari futuri che deriveranno dall’attività
• Aspettative su possibili variazione dei flussi nel tempo
• Valore nel tempo del denaro
• Premio per il rischio
• Altri fattori (es. mancanza liquidità)
Valore d’uso
Le proiezioni dei flussi finanziari devono basarsi su
presupposti ragionevoli e sostenibili “in grado di
rappresentare la migliore stima effettuabile da parte della
direzione aziendale di una serie di condizioni economiche
che esisteranno lungo la restante vita utile di un’attività
I flussi di cassa possono essere determinati tramite budget e
previsioni attualizzate, ma gli archi temporali presi in
considerazione non possono essere superiori a 5 anni.
L’attualizzazione deve essere fatta la fine di rendere
omogeneo il medesimo ammontare in tempi diversi.
Il tasso deve considerare il valore temporale del denaro ed i
rischi specifici dell’attività (attuali valutazioni del mercato).
NSP e Valore d’uso
Entrambi i metodi riflettono un calcolo dei flussi finanziari attesi
dall’attività:
• In modo esplicito nel caso del valore d’uso, attraverso il calcolo del
VAN dei flussi finanziari provenienti dall’uso del bene e dalla
dismissione dello stesso nell’arco della sua vita utile;
• In modo implicito nel caso del NSP, grazie alla valutazione del valore
finanziario dell’attività, da cui non può prescindere il prezzo a cui sarà
negoziata l’attività stessa.
Poggiano entrambi su logiche molto simili, non vi è preminenza di uno
sull’altro → le valutazioni basate sui prezzi di mercato non sono
necessariamente migliori delle stime aziendali interne del valore d’uso,
poiché:
• Gli amministratori dell’azienda potrebbero disporre di informazioni
quali - quantitative migliori rispetto agli operatori di mercato
• I mercati normalmente non sono perfetti
Attività e Gruppi di attività (CGU)
Al fine di valutare correttamente i flussi finanziari, occorre definire con
precisione l’entità da cui provengono → occorre considerare solo
quei flussi ascrivibili all’investimento stesso, in quanto non
avrebbero luogo se non venisse dato corso all’investimento oggetto
di valutazione.
Bisogna prendere in considerazione solo i flussi incrementali prodotti
dall’investimento, ottenuti come differenza fra il profilo dei flussi
finanziari aziendali dopo l’investimento ed il profilo dei flussi
aziendali in assenza dello stesso.
Una CGU (Cash Generating Unit) è il più piccolo gruppo di attività che
genera i flussi finanziari derivanti dall’uso di quanto oggetto di
valutazione. Tali flussi devono essere ampiamente indipendenti
dagli altri flussi aziendali.
Ampiamente non significa del tutto indipendente, perché esiste
sempre un minimo livello di interdipendenza fra le varie attività
aziendali, tranne per il caso di modelli industriali conglomerati.
CGU, logica differenziale
I flussi finanziari che debbono essere presi in considerazione
sono:
• Tutti i flussi in entrata derivanti dall’uso dell’attività lungo
la sua vita utile;
• Tutti i flussi in uscita necessari a far sì che si generino i
flussi in entrata lungo la vita utile dell’attività
• I flussi che si manifesteranno all’atto della dismissione
dell’attività o che saranno rappresentativi del valore
residuo dell’investimento alla fine dell’orizzonte di analisi
Lo IAS 36 raccomanda di non includere anche i pagamenti
o i rimborsi fiscali e più in generale le implicazioni fiscali.
Vita utile dell’attività
Vi sono due criteri per la determinazione:
1. Criterio temporale: periodo di tempo nel corso del
quale l’attività sarà utilizzata dall’azienda
2. Criterio di consumo: quando la capacità dell’attività è
predefinita, i flussi finanziari dipendono dal numero di
unità che potranno essere prodotte
Valore residuo
Viene rilevato in corrispondenza del termine dell’orizzonte temporale
dell’analisi: a quel punto l’investimento produce un flusso di cassa
costante calcolabile alternativamente con il metodo:
•
Valore attuale di una rendita perpetua
•
Rendita perpetua crescente ad un tasso costante g
•
Rendita perpetua crescente ad un tasso costante g, partendo dal
primo flusso successivo al termine dell’orizzonte di analisi
Tasso di attualizzazione
Deve tener conto di:
• Attuali valutazioni del mercato in merito al valore
attuale del denaro
• Rischi specifici connessi all’attività
Tassi utilizzati:
• Costo medio ponderato del capitale (wacc, capm)
• Mark up
• Multipli di borsa
• Differenziali di multiplo (Damodaran)
• Tassi di royalty di mercato
Svalutazione
Nel momento in cui vi è una perdita di valore superiore a quella che è la
naturale rettifica di valore prodotta dagli ammortamenti, occorre
procedere alla svalutazione dell’attività stessa.
Ripristino di valore
Quando vengono meno le cause che avevano prodotto una perdita
durevole di valore, l’azienda deve ripristinare in contabilità il valore
che si sarebbe ottenuto alla data di valutazione una volta dedotte le
quote di ammortamento dell’originario piano di ammortamento.
Il ripristino è ammesso sino al costo storico ammortizzato, non consente
di riesprimere l’attività in bilancio ad un valore superiore a quello
originario,abbattuto degli ammortamenti intercorsi sino alla data di
ripristino
Rivalutazione
Qualora risulti dall’impairment test un valore economico superiore
al costo ammortizzato , si determina un valore contabile
superiore.
Piano di ammortamento
Rivalutazione
Valore attività
Valore
contabile
al Fair
Value
Svalutazione
Ripristino
Valore contabile
al costo storico
ammortizzato
Tempo
Svalutazione, Ripristino e Rivalutazione
Il ripristino di valore passa a conto economico,
così come era avvenuto in precedenza per la
svalutazione. Tuttavia, se il ripristino si riferisce
ad una attività rivalutata, in questo caso va
attribuito alla riserva di rivalutazione.
Successivamente, se dovesse verificarsi una perdita
di valore, questa andrebbe imputata prima alla
riserva di rivalutazione, fino a concorrenza, poi
al conto economico.
Avviamento
Se occorre procedere ad una svalutazione, bisogna valutare se
parte o la totalità dell’eventuale avviamento iscritto in
bilancio è collegata alla CGU dei flussi finanziari che si
sta analizzando.
→ Il valore contabile dell’attività sarà dato dalla somma del
valore della stessa con la parte dell’avviamento contabile
ad essa riconducibile.
Bisogna innanzitutto attribuire la svalutazione all’eventuale
avviamento contabile, solo successivamente, se questo
non è capiente, al valore dell’attività iscritto in bilancio.
In caso di ripristino, occorrerà attribuirlo, in primis all’attività
e solo in casi particolari all’avviamento.
Avviamento
Possibili approcci per allocare l’avviamento sull’attività:
1. Bottom – Up : Si individua un criterio ragionevole per
ripartire l’avviamento tra le varie attività aziendale e si
confronta il valore contabile dell’attività con il valore
recuperabile
2. Top – Down : Nel caso in cui non sia possibile ravvisare
alcun ragionevole criterio per ripartire l’avviamento con
il dettaglio desiderato, occorre effettuare una doppia
valutazione:
• Condurre ugualmente l’analisi bottom-up per
svalutare eventualmente la singola attività
• Individuale la più piccola CGU alla quale attribuire
ragionevolmente l’avviamento per poi svalutarlo
Principali novità
Nel 2004 sono state introdotte modifiche allo IAS 36 del
1998, derivanti dalla pubblicazione dell’ IFRS 3
Aggregazioni di imprese, dell’ IFRS 4 Contratti
assicurativi, IFRS 5 Attività non correnti detenute per la
vendita ed attività operative cessate.
Inclusione specifica delle aggregazioni di imprese nell’ambito
di applicazione del principio estende considerevolmente
l’applicazione della metodologia: in base all’ IFRS 3, infatti,
l’avviamento non è più oggetto di ammortamento
sistematico, ma dovrà essere sottoposto a verifica sulla
perdita di valore annuale.
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