ACCESSO AI IN EUROPA DIRITTI SOCIALI Rapporto preparato da Mary Daly Queen’s University, Belfast con l’assistenza del Gruppo di redazione del Rapporto sull’accesso ai diritti sociali (CS-ASR) adottato dal Comitato europeo per la Coesione sociale (CDCS) alla sua 8a riunione (Strasburgo, 28-30 maggio 2002) Gruppo di redazione del Rapporto sull’accesso ai diritti sociali (CS-ASR) Comitato europeo per la Coesione sociale (CDCS) Consiglio d’Europa Edizione francese: L’accès aux droits sociaux en Europe ISBN 92-871-4984-4 Edizione inglese: Access to Social Rights in Europe ISBN 92-871-4985-2 Le idee espresse in questa pubblicazione sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni ufficiali del Consiglio d’Europa. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può venir riprodotta o trasmessa in nessun modo o su nessun mezzo di comunicazione, elettronico (CD-Rom, Internet, ecc.) o meccanico, compresa la fotocopia, la registrazione o qualsiasi altro sistema di memorizzazione, senza la previa autorizzazione scritta della Divisione delle Pubblicazioni, della Comunicazione e della Ricerca (F-67075 Strasburgo, oppure [email protected]). Questa non è una traduzione ufficiale del Consiglio d’Europa. Consiglio d’Europa F-67075 Strasburgo Cedex © Consiglio d’Europa, luglio 2003 Stampato negli atelier del Consiglio d’Europa Indice Pagina Premessa ....................................................................................................... 7 Prefazione ..................................................................................................... 9 Elenco delle abbreviazioni ............................................................................ 11 Introduzione .................................................................................................. 13 Definizione e portata ............................................................................... 15 Metodologia ed impostazione .................................................................. 15 1. Tendenze ed evoluzioni attuali in materia di diritti sociali in Europa ...... 17 1.1. Lo sviluppo dei diritti sociali in Europa ............................................. 17 1.2. I diritti sociali e le società europee in mutazione .............................. 22 1.3. Implicazioni di un approccio che non tenga conto dei diritti ............ 26 2. Quadro d’analisi dell’accesso ai diritti sociali ......................................... 31 2.1. Definizione dei diritti sociali e della loro portata ............................... 31 2.2. Quadro d’analisi dello studio sull’accesso ai diritti sociali .................. 32 3. Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà .......................................... 35 La catena degli ostacoli ai diritti sociali ..................................................... 35 3.1. Ostacoli derivanti dalla forma del diritto e dall’adeguatezza o meno delle disposizioni giuridiche e di altra natura ..................................... 35 3.1.1. Mancanza di precisione nell’enunciato del diritto ................. 36 3.1.2. Diritti limitati a categorie particolari della popolazione e a situazioni particolari .............................................................. 38 3.1.3. Lacune della rete di sicurezza sociale .................................... 39 3.1.4. Assenza di una soglia o di un criterio minimo ....................... 39 3.1.5. Condizioni restrittive per far valere o aver accesso a un diritto 39 3.1.6. Contrasto tra la natura delle disposizioni e le necessità da soddisfare ............................................................................. 40 3.2. Ostacoli legati ad un controllo ed un’applicazione inadeguati .......... 41 3.2.1. Controllo inadeguato ............................................................ 41 3.2.2. Protezione inadeguata contro il mancato esercizio dei diritti 41 3.2.3. Trattamento differenziato e/o discriminazione ...................... 42 3.2.4. Responsabilità insufficienti verso gli utilizzatori dei servizi ......... 42 3 Accesso ai diritti sociali in Europa 3.3. Ostacoli legati alle risorse ................................................................. 43 3.3.1. Ostacoli legati alle risorse dei fornitori di prestazioni e servizi 43 3.3.2. Ostacoli legati alle risorse dei beneficiari potenziali ............... 44 3.4. Ostacoli legati alla gestione e alle procedure .................................... 45 3.4.1. Compartimentazione tra i vari livelli dell’amministrazione e dei servizi ............................................................................. 45 3.4.2. Concertazione e consultazione inadeguata con le ONG e gli utenti .................................................................................... 46 3.4.3. Complessità delle procedure ................................................. 48 3.4.4. Ostacoli legati alle modalità e alle pratiche di erogazione dei servizi ................................................................................... 48 3.5. Ostacoli legati all’informazione e alla comunicazione ....................... 50 3.5.1. Informazioni insufficiente e scarsa diffusione di informazioni di buona qualità ........................................................................ 50 3.5.2. Inadeguatezza della forma e della natura dell’informazione fornita .................................................................................. 51 3.5.3. Uso insufficiente dei canali di informazione “nuovi” o alternativi e scarsa presa in considerazione delle opinioni dei beneficiari 51 3.6. Ostacoli legati a fattori psicologici e socio-culturali .......................... 52 3.6.1. Ostacoli psicologici e socio-culturali dei fornitori di servizi .... 52 3.6.2. Ostacoli psicologici e socio-culturali relativi agli utenti .......... 53 3.7. Ostacoli legati ad un’insufficiente attenzione ai gruppi vulnerabili e alle regioni svantaggiate .................................................................. 54 3.7.1. Gruppi vulnerabili ................................................................. 54 3.7.2. Regioni svantaggiate ............................................................ 55 3.8. Sintesi delle sfide principali all’accesso ai diritti sociali in Europa ........... 56 4. Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali ...................... 57 4 4.1. Principi e pratiche ........................................................................... 57 4.1.1. Servizi orientati all’utente ..................................................... 57 4.1.2. Favorire la responsabilità e lo sviluppo .................................. 58 4.1.3. Qualità ................................................................................. 60 4.1.4. Integrazione dei servizi e delle prestazioni ............................ 61 4.1.5. Partnership ed inclusione ...................................................... 62 4.1.6. Trasparenza ed apertura ....................................................... 63 4.1.7. Uguaglianza ......................................................................... 63 4.1.8. Controllo e valutazione dell’applicazione .............................. 64 4.2. Alcuni esempi di applicazione di buone pratiche ................................ 65 Indice 5. Linee guida politiche ............................................................................... 75 5.1. Rafforzare l’esercizio dei diritti sociali e migliorare le prestazioni ...... 75 5.1.1. Definire i diritti in modo completo e preciso ......................... 75 5.1.2. Verso delle disposizioni più adeguate .................................... 78 5.2. Rafforzare il controllo e l’applicazione .............................................. 78 5.3. Accrescere le risorse per i diritti sociali .............................................. 80 5.3.1. Assegnazione delle risorse ai fornitori di servizi ..................... 80 5.3.2. Fornire risorse e responsabilizzare i richiedenti ...................... 81 5.4. Modifica e miglioramento della gestione e delle procedure .............. 82 5.4.1. Ridurre la compartimentazione ............................................. 82 5.4.2. Coinvolgimento delle ONG, degli utenti e degli altri attori della società civile ................................................................. 82 5.4.3. Snellire la complessità e attenuare i problemi legati all’accesso 83 5.5. Miglioramento dell’informazione e della comunicazione .................. 84 5.6. Superare gli ostacoli psicologici e socio-culturali ............................... 86 5.7. Presa in considerazione specifica dei gruppi e delle regioni vulnerabili 87 5.7.1. Gruppi vulnerabili ................................................................. 87 5.7.2. Regioni vulnerabili – la dimensione territoriale ...................... 88 Allegato I: Informazioni di carattere empirico raccolte dai Comitati CS-LO, CS-PS, CS-EM e SP-SPM ........................................................... 89 Allegato II: Linee guida politiche per l’accesso all’abitazione per le categorie di persone svantaggiate ............................................................ 91 Allegato III: Linee guida per migliorare l’accesso alla protezione sociale ....... 100 Allegato IV: Linee guida per delle iniziative locali nel campo dell’occupazione 104 Allegato V: Raccomandazione Rec(2001)12 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sull’adeguamento dei servizi sanitari alle richieste di cure e di servizi da parte degli emarginati ............................. 107 Allegato VI: Composizione del Gruppo CS-ASR ............................................ 116 Riferimenti bibliografici .................................................................................. 118 5 Premessa I diritti sociali costituiscono uno dei caposaldi sui quali si è andata edificando l’Europa nel corso dell’ultimo secolo. Tuttavia, malgrado i notevoli progressi realizzati in questo campo nel nostro continente, i diritti sociali sono lungi dall’essere pienamente garantiti, nella pratica, a tutti gli Europei. Come lo dimostra chiaramente il presente rapporto, l’accesso al diritto alla protezione sociale, alla sanità, all’occupazione, all’abitazione e all’istruzione incontra ancora ripetuti e molteplici ostacoli. Pertanto, quale valore attribuire a un diritto che non può essere effettivamente esercitato? Il presente rapporto evidenzia le sfide principali che devono essere ancora affrontate per garantire che i cittadini europei possano oggi pienamente godere dei diritti sociali. Esso sottolinea la necessità di rafforzare tali diritti e di considerarli un mezzo per ridurre la vulnerabilità degli individui di fronte ai mutamenti strutturali, per sviluppare la loro capacità di adattamento e, di conseguenza, per superare gli ostacoli che ancora si frappongono all’esercizio dei diritti da parte delle fasce più vulnerabili della società. Nel rilevare l’interdipendenza dei diritti sociali, il rapporto fornisce un valido contributo alla riflessione e alle iniziative da intraprendere per migliorare l’accesso a tali diritti. Esso invita a seguire delle impostazioni integrate, che tengano conto della molteplicità delle esigenze dei singoli individui. Al di là della loro giustificazione etica, le linee guida politiche che vengono proposte per migliorare l’accesso ai diritti sociali forniscono ugualmente delle risposte ad alcune delle questioni fondamentali relative alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Il rapporto ribadisce la rilevanza dei diritti sociali in Europa e la necessità di promuovere un’impostazione ispirata allo sviluppo sostenibile e basata sui diritti dell’uomo, quale viene raccomandata dal Consiglio d’Europa attraverso i suoi strumenti giuridici e le sue attività. Desidero ringraziare l’autrice del rapporto e i membri del gruppo di redazione, che hanno contribuito all’eccellente qualità di questo documento. Confido che la presente pubblicazione, ponendo l’accento sulla necessità di proseguire il processo di applicazione dei diritti sociali, servirà a ricordare che la via da percorrere per liberarsi dall’esclusione è ancora ardua per molti, e che spetta a noi adoperarci perché vengano messi a loro disposizione i mezzi necessari per superare le difficoltà che ancora ostacolano il loro cammino. 7 Accesso ai diritti sociali in Europa I diritti sociali sono tuttora un tema di attualità. Fare in modo che gli Europei possano godere di tali diritti non può che aiutare a consolidare la democrazia e ad attuare delle riforme strutturali in Europa, in un clima di fiducia. Garantire i diritti sociali, come lo dimostra il presente rapporto, costituisce quindi un fattore essenziale per il successo delle riforme economiche, politiche e sociali attualmente in corso in Europa. Gabriella Battaini-Dragoni Direttrice Generale della Coesione sociale 8 Prefazione I Capi di Stato e di governo dei paesi membri del Consiglio d’Europa, riunitisi nell’ottobre 1997 a Strasburgo in occasione del Secondo Vertice dell’Organizzazione, hanno riconosciuto che la coesione sociale è “una delle esigenze fondamentali dell’Europa allargata e ….un complemento essenziale per la promozione dei diritti dell’uomo e della dignità umana” (Dichiarazione finale). Essi hanno incaricato il Comitato dei Ministri di definire una strategia di coesione sociale per raccogliere le sfide della società e realizzare le adeguate riforme strutturali in seno al Consiglio d’Europa. La prima misura adottata dal Comitato dei Ministri è stata l’istituzione di un nuovo comitato direttivo intergovernativo, il Comitato europeo per la Coesione sociale (CDCS), che raggruppa vari settori di attività precedentemente trattati in modo distinto, quali la politica sociale, la sicurezza sociale e l’occupazione. Le attività in materia di coesione sociale sono quindi condotte su una base multidisciplinare. Come previsto nel suo mandato, il primo compito del suddetto Comitato europeo è stato quello di predisporre una Strategia per la coesione sociale, approvata dal Comitato dei Ministri nel 2001. Tale strategia comprende un programma di attività a medio termine. Uno dei fattori principali della Strategia per la coesione sociale del Consiglio d’Europa è la promozione di un accesso effettivo ai diritti sociali, che rivolga una particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili che, a causa della loro situazione, hanno maggiori difficoltà a far valere i propri diritti. Il desiderio di affrontare la questione dell’accesso ai diritti sociali in una dimensione multidisciplinare si rispecchia sia nel mandato, che nella composizione dei gruppi di esperti successivamente istituiti. Il Gruppo di specialisti sull’accesso alla sicurezza sociale (CS-PS), il Gruppo di specialisti sull’accesso all’abitazione (CS-LO) e il Comitato di Esperti sull’accesso all’occupazione (CS-EM), che si riunirono tra il 1999 e il 2001, erano composti infatti di esperti nazionali, di rappresentanti di organizzazioni non governative e di studiosi nel campo sociale, provenienti da molti Stati membri del Consiglio d’Europa. Il Rapporto sull’Accesso ai diritti sociali in Europa contiene le conclusioni dei lavori di questi gruppi di specialisti1 e di altre attività condotte in seno al Consiglio d’Europa nel campo della sanità e dell’educazione. Il Rapporto pone inoltre in risalto l’interdipendenza dei diritti sociali, cogliendo le numerose analogie esistenti tra le conclusioni dei vari comitati. ______ 1. Vedi Allegati da II a V del presente rapporto. 9 Accesso ai diritti sociali in Europa Mary Daly, Docente di Sociologia all’Università Queen’s di Belfast (Irlanda del Nord) è stata incaricata dal Consiglio d’Europa di preparare un rapporto sull’Accesso ai diritti sociali in Europa, con l’assistenza di un gruppo editoriale, composto di esperti governativi, di rappresentanti di organizzazioni non governative e di ricercatori nel campo sociale1. Il Comitato europeo per la Coesione sociale (CDCS) ha adottato il Rapporto sull’Accesso ai diritti sociali in Europa nel corso della sua 8a riunione, svoltasi dal 28 al 30 maggio 2002. Consapevole dell’importanza delle conclusioni e delle raccomandazioni formulate nel rapporto, il Comitato ha invitato degli esperti provenienti dai quarantaquattro2 Stati membri, oltre che da numerosi Stati non membri, ad una Conferenza a Malta nel novembre 2002, allo scopo di approfondire gli orientamenti politici proposti nel rapporto. ______ 1. Vedi allegato VI del presente rapporto. 2. La Serbia e Montenegro è il quarantacinquesimo stato ad aver aderito al Consiglio d’Europa il 3 aprile 2003. 10 Elenco delle abbreviazioni CDCS = Comitato europeo per la Coesione sociale CECODHAS = Comitato europeo di collegamento per gli alloggi popolari CPLRE = Congresso dei Poteri Locali e Regionali d’Europa CS-ASR = Gruppo di redazione del Rapporto sull’accesso ai diritti sociali CS-EM = Comitato di Esperti sulla promozione dell’accesso all’occupazione CS-LO = Gruppo di Specialisti sull’Accesso all’abitazione CS-PS = Gruppo di Specialisti sull’Accesso alla protezione sociale E2C = Scuole della Seconda Chance EAPN = Rete europea contro la povertà CES = Confederazione europea dei Sindacati FEANTSA = Federazione europea degli organismi nazionali a favore dei senzatetto HDSE = Progetto sulla dignità umana e l’esclusione sociale NAPs/incl = Piano d’azione nazionale contro la povertà e l’esclusione sociale PRAPS = Programmi Regionali per l’accesso alla prevenzione e alle cure mediche SP-SPM = Gruppo di Specialisti sull’adeguamento dei servizi sanitari alle necessità degli emarginati UNDP = Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite UNECE = Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Europa UNHCHR = Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti dell’Uomo UNIRMET = Unione nazionale per la riqualificazione dei metalmeccanici OMS = Organizzazione Mondiale della Sanità 11 Introduzione I diritti sociali hanno svolto un ruolo rilevante nello sviluppo dell’Europa e distinguono il nostro continente da altre regioni del mondo. Il modello europeo dei diritti sociali ha consentito di creare e di continuare a mantenere la coesione sociale e la solidarietà. Tuttavia si deve constatare che tale modello subisce attualmente la pressione congiunta dell’evoluzione economica e di altri fattori. Il tramonto dell’età dell’oro della crescita economica in Europa, le difficoltà incontrate dai paesi dell’Europa centrale ed orientale per passare da un’economia centralizzata ad un’economia di mercato e la mondializzazione dell’economia hanno modificato le relazioni tra lo Stato, la politica e il mercato. L’emergere di una società frammentata, in seno alla quale molti cittadini vengono esclusi dalla piena partecipazione alla vita del paese o dipendono dall’assistenza e dai servizi pubblici, costituisce una delle sfide maggiori per la coesione sociale in Europa. In tale contesto, le questioni relative all’accessibilità, al contenuto e alla sostenibilità dei diritti sociali assumono un carattere particolarmente urgente. Il Consiglio d’Europa è in prima linea nella lotta per la redifinizione del concetto di cittadinanza sociale e per il miglioramento delle condizioni di vita dei gruppi vulnerabili e degli esclusi. Esso riconosce la necessità di ridefinire l’equilibrio tra la responsabilità individuale e la solidarietà sociale, e di accordare maggiore attenzione all’accesso ai diritti sociali, in un contesto di rinnovamento democratico. E’ a tal fine che il presente rapporto intende fornire un’analisi e una rassegna delle modalità di accesso ai diritti sociali nell’Europa contemporanea, presentando un compendio delle varie attività del Consiglio d’Europa condotte negli ultimi anni sull’accesso all’abitazione, alla sicurezza sociale, all’occupazione, alla salute e all’educazione. L’attenzione è rivolta in particolare al modo di garantire l’accesso ai diritti sociali in una realtà caratterizzata da rapidi mutamenti economici e sociali. Il rapporto si basa sulla Strategia di coesione sociale del Consiglio d’Europa, che integra vari settori di attività del Consiglio d’Europa, precedentemente trattati in modo distinto. La Strategia sviluppa il concetto secondo il quale la coesione sociale comprende sia la società nella sua totalità, sia il ruolo e il posto occupato all’interno della società da gruppi e da persone vulnerabili. Migliorare l’accesso ai diritti sociali è un obiettivo strategico del Comitato europeo per la Coesione sociale (CDCS) ed uno dei principali elementi costitutivi della Strategia per la coesione sociale. L’accento posto sull’accesso ai diritti sociali in quanto parte integrante del programma del CDCS rientra nel quadro delle attività intraprese per proseguire gli orientamenti del precedente Progetto del Consiglio d’Europa sulla Dignità umana e l’esclusione 13 Accesso ai diritti sociali in Europa sociale (HDSE) (Duffy 1998), che ha evidenziato come l’accesso all’abitazione, alla protezione sociale, all’occupazione, alla protezione sanitaria e all’educazione sia essenziale per lottare contro la povertà e l’esclusione sociale. La coesione sociale e i diritti sociali sono visti, di conseguenza, in una prospettiva multidisciplinare. Il presente rapporto deve essere considerato come una tappa ulteriore verso la realizzazione in Europa dell’esercizio del diritto di cittadinanza sociale e dei diritti sociali. Il Rapporto si basa essenzialmente sulle attività del Gruppo di Specialisti sull’Accesso all’abitazione (CS-LO), del Gruppo di Specialisti sull’Accesso alla protezione sociale (CS-PS), del Comitato di Esperti sull’Accesso all’occupazione (CS-EM) e del Gruppo di Specialisti sull’adeguamento dei servizi sanitari alle necessità delle persone emarginate (SP-SPM) come pure su vari lavori nel campo dell’educazione1. Ogni comitato ha fornito un importante contributo al miglioramento della comprensione della realtà dei diritti sociali negli Stati membri e dei fattori che ne ostacolano l’accesso. Non ci si è limitati a riunire delle informazioni empiriche, ma sono state condotte delle analisi approfondite sulle politiche e sulle pratiche esistenti. L’impostazione e la metodologia adottate dai vari comitati sono esposte all’Allegato I. Il rapporto si prefigge i seguenti obiettivi specifici: – analizzare gli ostacoli all’accesso ai vari diritti sociali in una varietà di settori, considerati globalmente e singolarmente; – fornire esempi del modo in cui tali ostacoli sono stati superati ed individuare i principi generali di un approccio integrato teso a migliorare l’accesso ai diritti sociali; – trarre degli orientamenti politici intersettoriali sull’accesso ai diritti sociali, che comprendano in particolare le modalità di integrazione dei vari settori della politica sociale. Il rapporto intende ugualmente cogliere l’importanza dell’accesso ai diritti sociali sotto il profilo dei processi democratici e della cittadinanza attiva, inteso in particolare come mezzo per ridurre la vulnerabilità ai mutamenti strutturali e per aumentare la capacità degli individui di adattarsi ai cambiamenti. Esso si propone di dimostrare che i diritti sociali costituiscono un fattore essenziale per migliorare la facoltà di risolvere i problemi, sia da parte dei singoli individui che dei gruppi, delle organizzazioni, dei governi o delle società. ______ 1. Ogni qualvolta menzionati in modo generico nel rapporto, i tre gruppi di specialisti e il comitato di esperti sono designati come “Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti”. 14 Introduzione Il rapporto sviluppa due temi principali. In primo luogo, evidenzia l’interdipendenza dei diritti sociali. In base ai lavori svolti dai vari Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti e ad altre attività condotte dal Consiglio d’Europa, viene ormai generalmente riconosciuto che il mancato accesso ad un diritto sociale fondamentale provoca effetti a cascata, rendendo più difficile agli interessati l’accesso ad altri diritti sociali. In altri termini, esiste un rischio di esclusione multipla. Una delle caratteristiche salienti del rapporto consiste quindi nel fatto che si sforza di stabilire dei legami tra i vari settori dei diritti sociali, invece di trattarli separatamente. In secondo luogo, il rapporto pone in risalto la necessità di esaminare la questione dell’accesso in quanto tematica a se stante. Questo tipo di studio, imperniato sulla messa in atto dei diritti sociali, si differenzia sensibilmente da tutti gli altri studi che cercano di definire o di esaminare i diritti esistenti sotto il profilo giuridico o di individuarne i fondamenti filosofici. Questo rapporto si propone di evidenziare la relazione esistente tra il concetto e la realizzazione pratica, nonché di individuare ed analizzare il divario tra l’adozione di misure legislative e di altro tipo e l’effettivo ottenimento di un accesso concreto ai diritti sociali. Definizione e portata Malgrado l’esistenza di varie definizioni ed interpretazioni dei diritti sociali, nel presente rapporto i diritti sociali sono intesi sia in relazione ai bisogni individuali, sia in termini di coesione sociale. Di conseguenza, i diritti sociali sono tutte quelle disposizioni, espresse nei testi legali o sotto altra forma, ritenute necessarie per soddisfare le necessità sociali degli individui e per promuovere la coesione sociale e la solidarietà. Per quanto riguarda la definizione del contenuto dei diritti sociali, il rapporto segue la stessa impostazione adottata dalla Carta sociale europea, nella sua versione originale e nella versione riveduta, per individuare i vari settori dei diritti sociali specificati nel mandato dell’attività che gli è stata affidata. Pertanto, esso interpreta i diritti sociali come diritto all’abitazione, alla sicurezza sociale, all’occupazione, alla salute e all’educazione. Metodologia ed impostazione La metodologia utilizzata nel rapporto è quella dell’analisi documentaria. Il documento è basato, oltre che su un esame generale delle pubblicazioni specializzate in materia, su numerosi altri documenti disponibili, scritti o su altra forma, del CS-LO, del CS-PS, del CS-EM e del SP-SPM nonché su altre fonti interne al Consiglio d’Europa. La principale base empirica del rapporto è costituita quindi dai lavori dei quattro Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti, da materiale empirico, comprendente in particolare degli 15 Accesso ai diritti sociali in Europa esempi di buone pratiche, raccolto dagli stessi comitati nel corso delle loro ricerche, e da altri lavori in materia condotti nell’ambito del Consiglio d’Europa. L’Europa è un’area eterogenea. Il Consiglio d’Europa favorisce la cooperazione tra quarantaquattro Stati membri1 che si estendono su tutto il continente, con situazioni economiche e sociali molto diverse. Tenere conto di queste diversità rappresenta una delle sfide principali di questo rapporto. Invece di dividere il continente in regioni, o in sotto-regioni, si è preferito partire dal principio che, malgrado la grande diversità delle situazioni di partenza nel campo dei diritti sociali in Europa, esistono numerose pratiche comuni, che sono evidenziate dall’interpretazione ampliata e condivisa della nozione di diritto sociale. Il rapporto è costituito di cinque capitoli principali. Il primo capitolo tratta dei diritti sociali, passando in rassegna il loro sviluppo in Europa e il posto che occupano oggi nel mondo. Il secondo capitolo presenta il quadro d’analisi utilizzato nel rapporto. Il terzo capitolo commenta i risultati di tutta una serie di ricerche realizzate sotto l’egida del CDCS sugli ostacoli che si frappongono alla messa in atto dei diritti sociali e al loro accesso. Nel quarto capitolo si discute del concetto di “buona pratica in materia di diritti sociali”. Tale sezione, oltre ad enunciare i principi per un approccio integrato, presenta degli esempi di buone pratiche che si possono osservare in certi Stati membri del Consiglio d’Europa. Infine, il quinto ed ultimo capitolo espone gli orientamenti politici suggeriti dall’analisi della situazione sul campo in vari settori dei diritti sociali. ______ 1. Albania, Andorra, Armenia, Austria, Azerbaijan, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, “l’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia”, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Moldavia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Federazione di Russia, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, Ungheria. 16 1. Tendenze ed evoluzioni attuali in materia di diritti sociali in Europa Il capitolo traccia la storia dell’evoluzione dei diritti sociali e ne illustra la continua rilevanza, malgrado il fatto che alcuni dei valori che essi sottendono siano al momento contestati od erosi. Questo capitolo consta di tre parti. La prima prende in considerazione i principi, le procedure e le politiche che hanno reso possibile lo sviluppo dei diritti sociali in Europa. La seconda verte sui mutamenti (nei valori economici e sociali e nelle pratiche politiche nazionali ed internazionali) che possono avere incidenze negative sulla difesa dei diritti sociali. I vantaggi legati ad un approccio basato sui diritti sociali e i costi inerenti ad una mancata applicazione di tali diritti costituiscono infine il tema della terza parte. 1.1. Lo sviluppo dei diritti sociali in Europa Una parte integrante del modello sociale europeo è costituita dal patrimonio tradizionale dei diritti sociali. Con l’evoluzione delle società europee, l’introduzione dei diritti sociali venne considerata strettamente correlata alla cittadinanza ed al progresso. Le autorità pubbliche hanno convenuto di riconoscere un insieme minimo di diritti a tutti i cittadini, a prescindere dalla loro condizione economica, in modo che il benessere di ogni persona non dipendesse più dalla sua capacità di provvedere al proprio mantenimento o dalla carità. I programmi sociali non avevano più quindi solo lo scopo di migliorare il benessere dei cittadini, ma anche quello di forgiare una comunità politica e un sentimento di identità collettiva. Per questo motivo lo sviluppo progressivo dei diritti sociali ha costituito una parte del progetto di edificazione degli Stati-nazione in Europa. I diritti sociali poggiano in Europa su due fondamenti distinti. Il primo è a livello nazionale, dove lo sviluppo sociale venne definito e basato sulla crescita dello stato-provvidenza: modello keynesiano in occidente ed economia dirigistica nell’Europa centrale ed orientale. Un nucleo centrale di diritti economici e sociali, attualmente inserito nelle costituzioni nazionali, venne istituito prima e dopo la seconda guerra mondiale, o concesso mediante disposizioni legislative, allo scopo di influenzare la ripartizione del potere, la partecipazione, i redditi e le opportunità di vita di ciascun cittadino. I diritti economici e sociali nei paesi europei sono generalmente ottenuti mediante una serie di politiche interconnesse. Pur esistendo delle diversità tra i singoli paesi, i diritti sociali sono di solito introdotti nel quadro di una politica a tre livelli. Al primo livello si devono citare i diritti sociali, che rientrano in una serie di programmi di sicurezza sociale e di disposizioni fiscali volti a garantire la 17 Accesso ai diritti sociali in Europa sicurezza, la ridistribuzione dei redditi e a lottare contro la povertà. Reddito minimo, pensioni, sussidi di disoccupazione, assegni familiari e di maternità, finanziati in varie proporzioni dai datori di lavoro, dai dipendenti e dalle autorità pubbliche, ne costituiscono le basi principali. Il secondo livello della struttura nazionale dei diritti sociali consiste in una rete di servizi, tra cui principalmente la sanità, l’educazione e l’alloggio; anche se la maggior parte dei paesi europei fornisce ugualmente una serie di servizi sociali intesi a migliorare la qualità della vita. Tali servizi pubblici hanno inoltre il vantaggio di creare dei posti di lavoro. Nel passato, essi svolgevano anche la funzione di garantire il controllo dei servizi fondamentali da parte del settore pubblico, tuttavia i mutamenti avvenuti nel corso degli ultimi decenni a livello di organizzazione e finanziamento, hanno reso meno netta la distinzione tra “pubblico ” e “privato”. Infine, il terzo livello dei diritti sociali è costituito dalla regolamentazione del mercato del lavoro che riconosce e tutela certi diritti nel campo occupazionale, con il duplice obiettivo di esercitare un controllo sulle condizioni lavorative e di facilitare la partecipazione degli individui al mercato del lavoro. Il secondo fondamento dei diritti sociali si colloca a livello internazionale, dove un insieme di strumenti e di norme di carattere giuridico, contenuto nelle risoluzioni e nelle raccomandazioni del Consiglio d’Europa, delle Nazioni Unite e più recentemente dell’Unione europea (UE), serve a stabilire delle norme internazionali e delle procedure relative ai diritti e alla coesione sociale. Il Consiglio d’Europa svolge un ruolo di primo piano nella promozione dello sviluppo sociale e dell’istituzione di un clima politico, economico e sociale propizio alla coesione sociale in Europa. E’ una constatazione storica tuttora valida: i diritti sociali hanno occupato un posto preminente nelle linee politiche del Consiglio d’Europa. Con l’apertura alla firma della Carta sociale europea nel 1961 e la sua entrata in vigore nel 1965, il Consiglio d’Europa ha aperto il cammino per l’adozione di un codice completo di diritti economici e sociali. I diritti economici definiti nella Carta riguardano essenzialmente i diritti in materia di occupazione e di mercato del lavoro, mentre i diritti sociali ricoprono principalmente i settori della sanità e del benessere. La Carta contiene diciannove articoli essenziali, di cui i primi dieci trattano di problemi relativi all’occupazione, al mercato del lavoro e alle relazioni tra datori di lavoro e dipendenti, mentre gli altri sono dedicati più generalmente ai diritti sociali. Alcuni degli articoli sono considerati come “nucleo essenziale”1 o obbligatorio e le parti contraenti devono accettarne un certo numero. Il rispetto delle disposizioni della Carta viene valutato da un meccanismo di controllo internazionale basato su dei rapporti ______ 1. Si tratta del diritto al lavoro, del diritto ad appartenere ad un sindacato, del diritto di negoziazione collettiva, del diritto alla sicurezza sociale, all’assistenza sociale e medica, del diritto delle famiglie ad una protezione sociale, giuridica ed economica ed infine del diritto dei lavoratori migranti, e delle loro famiglie, alla protezione e all’assistenza. 18 Tendenze ed evoluzioni attuali in materia di diritti sociali in Europa biennali trasmessi dagli Stati contraenti1. L’introduzione di un meccanismo di reclami collettivi, entrato in vigore nel 1998, secondo Fitzpatrick (2001) ha rivoluzionato le procedure di applicazione della Carta sociale europea. La Confederazione europea dei sindacati (CES), le ONG che operano a livello europeo (e in caso di accordo degli Stati, anche quelle che operano a livello nazionale) e le confederazioni nazionali di sindacati dispongono ora della possibilità di presentare un reclamo collettivo direttamente al Comitato europeo dei diritti sociali. Il diritto al lavoro potrebbe essere considerato il nucleo centrale della Carta, poiché circa la metà dei diritti in essa enunciati riguardano o dipendono dal lavoro retribuito. Tra tali diritti figurano quello di guadagnarsi da vivere con un lavoro scelto liberamente, il diritto a condizioni lavorative giuste, sicure e sane ed il diritto ad un’equa retribuzione e alla protezione sociale. Ai lavoratori vengono ugualmente riconosciuti dei diritti politici, quali la libertà di associazione per tutelare i loro interessi economico-sociali ed il diritto di negoziare e di stipulare contratti collettivi. La Carta sociale europea comprende inoltre una serie di diritti relativi alla carriera professionale, che includono il diritto all’orientamento e alla formazione professionale. Tra i diritti di natura più generale riconosciuti dalla Carta figurano il diritto alla tutela della salute, all’assistenza sociale e medica, alla sicurezza ed ai servizi sociali. Oltre ai lavoratori, un certo numero di categorie specifiche di persone vengono particolarmente tutelate dalla Carta: si tratta dei portatori di handicap, delle madri, dei bambini, dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. La protezione dei diritti sociali dei lavoratori migranti e delle loro famiglie ha costituito una delle priorità del Consiglio d’Europa. La Convenzione europea sullo status legale dei lavoratori migranti (1977), da un lato, stabilisce lo status legale dei lavoratori migranti al fine di garantire loro un trattamento in materia di condizioni di vita e di lavoro non meno favorevole di quello accordato ai cittadini dello Stato ospite e, dall’altro, garantisce la loro promozione sociale e quella delle loro famiglie. La convenzione chiede che venga applicato ai lavoratori migranti un trattamento pari a quello dei cittadini del paese ospite in numerosi settori tra i quali l’abitazione, l’educazione, la sicurezza sociale nonché l’assistenza medica e sociale. Altre disposizioni riguardano l’uguaglianza di trattamento nel campo della formazione professionale, dell’accesso ai servizi di collocamento e delle condizioni di lavoro. Lo scopo degli strumenti giuridici del Consiglio d’Europa per il coordinamento in materia di sicurezza sociale, e in particolare della Convenzione europea sulla sicurezza sociale (1972), è di facilitare l’accesso dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla sicurezza sociale. Tali strumenti prevedono l’eliminazione della discriminazione fondata sulla nazionalità, applicando il principio ______ 1. Gli articoli del “nucleo essenziale” vengono verificati ad ogni ciclo di controllo, mentre gli altri articoli sono verificati a cicli alterni. 19 Accesso ai diritti sociali in Europa dell’uguaglianza di trattamento e neutralizzando le restrizioni legate alla portata territoriale della legislazione. Inoltre, la Convenzione europea sull’assistenza sociale e medica (1953) intende garantire una certa reciprocità nel campo dei diritti poiché, in virtù delle sue disposizioni, i cittadini di uno Stato contraente, che si trovano a soggiornare legalmente sul territorio di un altro Stato contraente e sono privi di risorse, hanno diritto all’assistenza sociale e medica in condizioni di parità con i cittadini del paese ospite. Nel 1996, la Carta sociale europea riveduta venne aperta alla firma ed entrò in vigore nel 1999. Essa raggruppa, in un unico strumento, i diritti contenuti nella Carta sociale originale emendata dal Protocollo addizionale del 19881 ed una serie di nuovi diritti. La Carta riveduta intende tener conto dell’evoluzione della situazione e dei mutamenti intervenuti nel campo dei valori sociali. Essa poggia sul principio dell’indivisibilità dei diritti umani e ribadisce l’importanza della non discriminazione intesa come principio fondamentale; in particolare sostiene il principio secondo cui i cittadini debbano godere dei diritti sociali senza discriminazioni basate sull’origine razziale, il colore, il sesso, la lingua, la religione, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza nazionale o l’origine sociale, le condizioni sanitarie, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, e lo status legato alla nascita o ad altro. I diritti in materia di occupazione svolgono ancora un ruolo preminente. Oltre a quelli contenuti nel Protocollo addizionale del 1988, vi sono inclusi i diritti seguenti: il diritto alla tutela in caso di licenziamento, di insolvenza del datore di lavoro e il diritto alla dignità sul lavoro. I rappresentanti dei lavoratori godono ugualmente di una protezione contro atti che potrebbero essere lesivi nei loro confronti ed hanno il diritto di avere a loro disposizione le facilitazioni appropriate per svolgere le proprie funzioni. La Carta sociale europea, oltre a questi diritti in materia di occupazione, sancisce anche il diritto degli anziani alla protezione sociale così come il diritto dei lavoratori, o dei lavoratori potenziali, con responsabilità familiari, di essere assunti senza discriminazioni e, nei limiti del possibile, senza conflitti tra lo svolgimento della loro attività professionale e le loro responsabilità familiari. Due nuovi diritti sociali sono stati aggiunti alla Carta riveduta: il diritto alla protezione contro la povertà e l’esclusione sociale e il diritto a un’abitazione decorosa a un prezzo ragionevole. Si tratta di diritti che rispecchiano i mutamenti intervenuti nella natura dei rischi nella società e che svolgono un ruolo significativo per ampliare la portata della Carta e conferirle una maggiore importanza in quanto norma internazionale in materia di diritti sociali. ______ 1. Tale Protocollo stabilisce i diritti seguenti: pari opportunità e pari trattamento in materia di impiego e di professione, senza alcuna discriminazione di sesso; il diritto dei lavoratori all’informazione e alla consultazione; il diritto di negoziazione per determinare e migliorare le condizioni e l’ambiente di lavoro; il diritto degli anziani alla protezione sociale. 20 Tendenze ed evoluzioni attuali in materia di diritti sociali in Europa L’approccio adottato dalla Carta, nella sua versione originale e riveduta, fa emergere chiaramente la natura dei diritti sociali. Ad esempio, essi sono formulati nella Carta sotto forma di impegni degli Stati, piuttosto che come diritti individuali. Per questo la Carta definisce un quadro istituzionale e giuridico che, specificando tutta una serie di impegni politici, può servire da modello per sviluppare delle buone pratiche, relative essenzialmente a politiche e disposizioni sociali. La Carta non si limita, tuttavia, ad enunciare delle disposizioni, ma intende ugualmente istituire delle norme e promuovere certe pratiche e certi valori (come per esempio il principio della consultazione e, nel caso dei servizi di assistenza sociale, quello della partecipazione degli individui e delle associazioni di volontariato o di altra natura). Un altro aspetto rilevante dell’approccio seguito dalla Carta sociale europea è legato al fatto che non si limita a garantire dei diritti sociali fondamentali grazie agli impegni assunti dagli Stati, ma prevede un miglioramento di tali disposizioni nel corso degli anni. Viene infatti attuato un sistema di valutazione successiva mediante il quale viene richiesto ai governi di verificare periodicamente quali nuovi obblighi sono in grado di accettare. Viene quindi previsto che certe disposizioni possano non essere osservate per un periodo di tempo limitato. In altri termini, viene posto in rilievo il carattere dinamico, piuttosto che quello statico dei diritti. La Carta, inoltre, non si basa su un modello uniforme, ma su un insieme di valori condivisi. Il principio della progressiva armonizzazione verso una serie di norme comuni prevale quindi su quello della totale uniformità. I diritti sociali sono stati ugualmente promossi in altre istituzioni. Da citare, ad esempio, la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite che, adottata ed aperta alla firma dieci anni prima, è finalmente entrata in vigore nel 1976. Alcuni dei diritti enunciati in questo strumento combaciano con quelli della Carta sociale europea, soprattutto in materia di lavoro. Un’altra evoluzione importante nel settore dei diritti sociali in Europa è stata l’introduzione, nel 2000, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Consiglio dell’Unione europea, 2000). Anche in questo caso l’approccio è diverso, come lo indica l’uso dell’espressione “diritti fondamentali”. I diritti ed i principi che devono essere rispettati dall’Unione europea e dai suoi Stati membri durante l’applicazione della legislazione comunitaria vengono enunciati nel documento uno accanto all’altro. L’Unione promuove sei valori fondamentali: la dignità, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, i diritti dei cittadini e la giustizia. I diritti riconosciuti nella Carta dei diritti fondamentali sono strettamente connessi a tali valori e, secondo il parere del Consiglio dell’Unione europea (2001a), si possono raggruppare in quattro categorie principali: – diritti, libertà e garanzie procedurali: si tratta dei diritti civili e politici, quali il principio di uguaglianza e di rispetto della vita privata e dei diritti che 21 Accesso ai diritti sociali in Europa derivano dalle libertà pubbliche, quali la libertà di stampa, di coscienza e di associazione o riunione; – diritti riservati ai cittadini dell’Unione europea: sono i diritti inseriti nel Trattato costitutivo della Comunità europea, e comprendono il diritto di voto e di eleggibilità, quello alla protezione diplomatica, e il diritto di presentare un ricorso dinanzi al Parlamento europeo o di rivolgersi al Mediatore europeo; – diritti economici e sociali: comprendono le disposizioni relative al diritto al lavoro, quali il diritto di appartenere ad un sindacato, il diritto di sciopero e il diritto ad un salario minimo. Vengono anche riconosciuti altri diritti, come per esempio il diritto dei portatori di handicap all’integrazione professionale, i diritti dei bambini e degli anziani, ed altre disposizioni di diritto sociale, come per esempio il diritto alla protezione sociale o alle cure mediche; – diritti moderni: si tratta dei diritti relativi, per esempio, alla protezione dei dati personali e dei diritti in materia di bioetica. La Carta cerca ugualmente di rafforzare la trasparenza e l’imparzialità delle istituzioni comunitarie, integrando il diritto all’accesso ai documenti di tali istituzioni e il diritto dei cittadini ad una buona amministrazione. Si potrebbe concludere affermando che i diritti sociali hanno costituito una parte integrante dell’ordine europeo da oltre quarant’anni. Il Consiglio d’Europa ha svolto in questo settore un ruolo incisivo. Se si esamina la questione da un punto di vista comparativo, si può affermare che l’Europa dispone di un modello coerente di diritti sociali. L’ordine europeo in materia sociale è inoltre strettamente interdipendente e collegato alle norme e alle tendenze nazionali ed internazionali. E’ importante ricordarsi oggi, nell’era della mondializzazione, che le nazioni europee hanno svolto un ruolo individuale e collettivo affinché la nozione di sviluppo sia basata sui diritti sociali. 1.2. I diritti sociali e le società europee in mutazione Le società europee subiscono rapidi mutamenti. Questo capitolo esamina l’evoluzione dei diritti sociali in tale contesto, segnato da cambiamenti economici, politici e sociali. Gli ultimi vent’anni sono stati probabilmente uno dei periodi della storia in cui le politiche e i diritti sociali sono stati maggiormente contestati. Le evoluzioni di questi ultimi tempi sollevano infatti degli interrogativi fondamentali: ci si chiede se un modello fortemente incentrato sulla tutela dei diritti sociali sia ancora adeguato alle caratteristiche dell’economia e della società attuale. Lo stato-provvidenza del dopoguerra, concepito per una società basata sulla produzione, vedeva la disoccupazione come un fenomeno temporaneo (Béland e Hansen 2000 pag. 56) e riteneva che le donne ed i bambini 22 Tendenze ed evoluzioni attuali in materia di diritti sociali in Europa potessero essere meglio protetti in seno alla famiglia. Le condizioni sono mutate e i responsabili della pianificazione sociale devono oggi affrontare una situazione ben diversa. Queste evoluzioni hanno contribuito, da un lato, ad erodere le attività di assistenza a livello nazionale e locale e a riproporre il dibattito sulla cittadinanza sociale, chiedendosi se quest’ultima debba essere considerata auspicabile o necessaria. Si tratta di un mutamento provocato da più fattori, tra i quali la mondializzazione (soprattutto sotto il profilo delle pratiche e dei valori sociali che essa sostiene), i cambiamenti politici ed economici nell’Europa centrale ed orientale, la nuova interpretazione della funzione della protezione sociale e l’evoluzione delle mentalità riguardo al ruolo dello Stato e alle sue relazioni con l’individuo e la società. Ciascuno di tali punti verrà brevemente preso in esame nei paragrafi successivi. Malgrado l’esistenza di pareri divergenti sul fenomeno della mondializzazione, in sostanza lo si può definire come un processo che accresce la competitività economica in un mondo in cui il progresso tecnologico sta facendo passi da gigante e dove le frontiere non servono più a frenare ed allontanare le tendenze e le influenze indesiderate. L’accresciuta concorrenza transnazionale, compresa quella tra diversi modelli sociali, va di pari passo con una concorrenza sempre più agguerrita all’interno dei paesi e anche tra regioni. Non soltanto le economie nazionali, ma anche il livello locale e perfino gli individui e le famiglie vengono incitati ad essere sempre più flessibili. Nel clima ideologico in cui si è sviluppata la mondializzazione, le preoccupazioni di tipo economico hanno il sopravvento sulle altre, per cui le esigenze dell’economia hanno tendenza ad essere considerate più importanti di quelle della società. Le opinioni sulla mondializzazione, nonostante la loro diversità, si potrebbero sintetizzare ricordando semplicemente che essa implica dei rischi, delle opportunità e delle sfide. In realtà, i vantaggi economici della mondializzazione, che è stata un elemento trainante della crescita economica e dell’occupazione, non fanno perdere di vista le innegabili preoccupazioni circa l’incidenza negativa che può rappresentare per l’accesso ai diritti sociali. La mondializzazione pone in risalto l’onere finanziario della sicurezza sociale ed è indissociabile da una pressione volta a ridurre i diritti alla protezione sociale. In un contesto in cui i governi avvertono l’esigenza di essere particolarmente flessibili per reagire ai rischi e sono sottoposti a crescenti pressioni per accrescere la competitività riducendo salari e costi, i diritti sociali corrono il rischio di essere visti sotto una luce negativa, in quanto spesa facoltativa di cui viene accentuato l’onere. Tali opinioni sono espresse in modo più o meno deciso a seconda dei paesi, pertanto, gli effetti della mondializzazione dipendono, in un certo qual modo, dalla maniera in cui questo fenomeno viene percepito ed affrontato a livello nazionale. Ciò nonostante è possibile attenuare questa constatazione puramente negativa, sottolineando che sono state attuate diverse iniziative a carattere sociale al fine di frenare gli effetti negativi associati alla mondializzazione. Pillinger (2001 pag. 7) rileva un cambiamento generale a favore di diritti più individualizzati, constatando l’esistenza di 23 Accesso ai diritti sociali in Europa un’evoluzione dai servizi di tipo universale a prestazioni più selettive, atte a soddisfare dei bisogni più complessi in modo più coordinato. Tuttavia, quantunque si possa affermare che la mondializzazione consente una maggiore flessibilità, occorre riconoscere che può ugualmente generare nuove forme di esclusione. Pare anzitutto molto probabile che siano le persone già benestanti a potere maggiormente usufruire dei vantaggi offerti dalla mondializzazione. E’ quindi importante, in tale contesto, garantire ad ognuno la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie e i mass media e di approfittare di una formazione lungo tutto l’arco della vita. Globalmente l’analisi del concetto di mondializzazione dà origine a tre considerazioni principali. Innanzitutto tale fenomeno non deve essere visto come unidimensionale od omogeneo, poiché le sue manifestazioni e i suoi effetti variano da un luogo all’altro; secondariamente, la maniera in cui gli enti sovranazionali, gli Stati, le Regioni o perfino gli enti locali reagiscono a tale fenomeno è essenziale per determinarne gli effetti e le probabili conseguenze; in terzo luogo, l’importanza dei divari tra le regioni e delle disuguaglianze tra i paesi europei, e il ritmo con cui quest’ultime aumentano si fanno sempre più sentire man mano che la mondializzazione progredisce. La caduta degli Stati ad economia dirigistica nell’Europa centrale ed orientale ha ugualmente esercitato una profonda influenza sui diritti sociali. Questo avvenimento, infatti, non solo ha avviato tali paesi verso un difficile processo di transizione, ma ha anche contribuito, a livello europeo più generale, ad accrescere le preoccupazioni sui pericoli rappresentati da un modello di Stato centralizzato, specialmente dal punto di vista dei suoi effetti negativi sul mercato e sull’autonomia degli individui. Un altro fattore che può aver contribuito a minare la legittimità di un quadro di diritti sociali in Europa è costituito dall’accresciuta differenza tra le regioni all’interno di uno stesso paese e tra i diversi paesi. Tali disparità spiccano particolarmente quando si procede ad un confronto tra i paesi europei. Gli effetti dei cambiamenti economici, politici ed ideologici hanno avuto un enorme impatto soprattutto nei paesi dell’Europa centrale ed orientale. Mentre le evoluzioni politiche in tali paesi hanno svolto un ruolo determinante per la definizione dei nuovi regimi e lo smantellamento di quelli precedenti, sono i problemi e gli interessi economici ad essere in prima linea quando si parla di ricostruzione (Deacon 2000). I dati indicano che le riforme hanno avuto un costo sociale ed economico estremamente elevato (Banca Mondiale 1996; Milanovic 1998; Standing 1998; PNUD 1998). L’aumento delle differenze e delle disuguaglianze può rendere ancora più difficile il compito di applicare e di legittimare un approccio ispirato ai diritti sociali. Anche altri mutamenti politici hanno delle conseguenze nell’evoluzione dei diritti sociali. All’interno dei paesi e a livello internazionale, le politiche sono sempre maggiormente influenzate dalle questioni della differenza e/o del 24 Tendenze ed evoluzioni attuali in materia di diritti sociali in Europa riconoscimento (Phillips 1999). In un clima di dirompente individualismo, i governi devono, da un lato, tener conto della necessità di riconoscere le differenze tra i gruppi, in termini di sesso, origine etnica o razziale, lingua e cultura, pur riconoscendo, d’altro lato, che un individuo può appartenere a uno o più gruppi. In tale contesto di rivendicazioni, l’uguaglianza politica tra individui e gruppi diventa un problema. Un’altra questione analoga deriva dal risorgere dei nazionalismi, nelle loro forme più esclusive ed aggressive, che si oppongono al principio d’universalità sul quale riposa la logica dei diritti. Così come le trasformazioni economiche e politiche, anche l’evoluzione dei valori incide sui diritti sociali. L’ideale tradizionale del servizio pubblico viene ridiscusso, soprattutto a vantaggio della deregolamentazione. Anche questa evoluzione comporta delle opportunità, oltreché dei rischi. La libertà di scelta viene considerata un grande vantaggio nella vita pubblica e crea una domanda di servizi che possano soddisfare maggiormente le esigenze degli utenti. Esso può ugualmente permettere di ampliare la possibilità di accordare un ruolo più rilevante alle ONG e agli altri attori della società civile. In un tale clima di libertà di scelta, permane tuttavia il grande rischio di veder restringere l’accesso dei gruppi vulnerabili ai servizi e alle prestazioni. Si potrebbe poi delineare un cambiamento dell’opinione pubblica per cui, per egoismo o per altre ragioni, alcune categorie sociali non vorranno più pagare le tasse necessarie per mantenere tutto l’insieme dei diritti e delle prestazioni sociali. In altre parole, la mondializzazione, la caduta degli Stati ad economia dirigistica nell’Europa centrale ed orientale e i mutamenti delle politiche e dei valori hanno costretto a ridefinire le basi attuali della solidarietà e della cooperazione sociale. E’ indubbio, quindi, che il contesto che aveva favorito la generalizzazione di un insieme di diritti sociali, politici ed economici in Europa sta mutando. Tuttavia, non bisogna interpretare questo cambiamento come il segno che l’impegno europeo a favore dei diritti sociali sia compromesso. Le riforme attuate dimostrano in realtà che, nella maggior parte dei casi, i paesi europei non intendono rinunciare al loro attaccamento ai diritti sociali. Non sono mancate, infatti, delle iniziative atte a garantire che le prestazioni e i servizi siano meglio mirati, per accrescere la responsabilità individuale e per trasferire dei rischi dal settore pubblico a quello privato e alle aziende. Tuttavia, i diritti e i sistemi di assistenza sociale hanno dimostrato di avere una straordinaria capacità di resistenza. I limiti di spazio del nostro studio non ci consentono di affrontare questo argomento in modo dettagliato, ma vorremmo indicare, come sottolineato da Ferrera e Rhodes (2000 pag. 258) e altri1, che ci sono molte ragioni di credere che si sia esagerato l’impatto della mondializzazione e degli altri fattori di cambiamento. Pur essendo incontestabili i mutamenti fondamentali subiti dai paesi dell’Europa centrale ed orientale, le loro impostazioni sembrano indicare la volontà di sviluppare ______ 1. Si veda, per esempio, Borchert (1995), Daly (1997) e Sykes, Palier e Prior (2001). 25 Accesso ai diritti sociali in Europa delle politiche che, anziché ignorarli, siano basate sui diritti sociali. In realtà, tali diritti sono stati riaffermati in quanto elementi essenziali dell’economia di mercato. In conclusione, i diritti sociali costituiscono una delle caratteristiche più salienti della società europea contemporanea. 1.3. Implicazioni di un approccio che non tenga conto dei diritti Passiamo ora alla questione della pertinenza dei diritti sociali nel mondo attuale, per comprendere se la nozione dei diritti sociali debba essere modificata al fine di tener conto delle realtà sociali, economiche e politiche dell’Europa contemporanea. In considerazione dei crescenti interrogativi che ci si pone oggi sul posto occupato dai diritti sociali nel modello sociale europeo, occorre dimostrare la continua pertinenza di tali diritti nel contesto della mondializzazione. Soltanto due argomenti permetterebbero di sostenere l’ipotesi che i diritti sociali non siano più pertinenti. Il primo dipende da un possibile mutamento dei valori di solidarietà, sia a livello degli individui, che dei governi. Se i valori basilari sui quali poggiavano i diritti sociali non godono più di un ampio sostegno, la loro legittimità viene ovviamente scalzata. Dal momento che essi implicano la rivendicazione di certe risorse, contraddicono fortemente l’idea secondo cui la cittadinanza è essenzialmente una questione di status politico e civile (Plant 1992 pag. 16). I diritti sociali intendono fornire un fondamento materiale allo status di cittadino; nella definizione di T.H. Marshall (1965), essi comprendono il diritto a condizioni minime di benessere e di sicurezza, nonché il diritto di usufruire pienamente del patrimonio sociale e di condizioni di esistenza civili, secondo le norme prevalenti nella società. Come osserva Plant, i diritti sociali implicano che gli obblighi del cittadino non si limitino al divieto di ledere ai diritti altrui, ma presuppongano ugualmente l’obbligo di fornire le risorse necessarie al benessere generale della collettività. Esistono poche conferme di un grande declino dei valori di solidarietà. In realtà, i cittadini europei sembrano piuttosto a favore di quelli che potremmo definire «i valori e i principi tradizionali»: quali la fiducia, il rispetto della collettività e della solidarietà (Commissione Europea 2001). Il secondo argomento contro i diritti sociali riposa sul cambiamento della natura dei bisogni fondamentali, ma anche questa affermazione non è sostenuta da alcuna prova. Il bisogno di protezione nel campo del lavoro, della salute, dell’alloggio, del reddito, del benessere e dell’educazione è infatti più forte che mai. Il che significa che i bisogni fondamentali in materia sociale, economica e culturale, che avevano portato inizialmente ad istituzionalizzare i diritti sociali, non sono stati sostituiti da nuovi bisogni o da nuovi diritti. Semmai, si potrebbe sostenere che sono stati ampliati i settori considerati come bisogni fondamentali. Basti pensare alla società attuale basata sull’acquisizione di conoscenze e sui progressi tecnici, nella quale ci si può facilmente ritrovare emarginati se non si ha dimestichezza con i mezzi di comunicazione 26 Tendenze ed evoluzioni attuali in materia di diritti sociali in Europa di massa e con le nuove tecnologie. In questa realtà in continuo mutamento, anche l’apprendimento durante tutto l’arco della vita diventa una necessità. Il bisogno di nuove categorie di diritti sociali è stato riconosciuto dall’Unione europea nella sua recente Carta dei Diritti Fondamentali che, come precedentemente indicato, cita dei diritti moderni in materia di bioetica e di tutela dei dati personali. La questione della necessità o meno di parlare dell’esistenza di nuovi diritti sociali mantiene tutta la sua rilevanza. Tra i diritti ai quali si pensa immediatamente in tale contesto, si possono citare i diritti culturali, i diritti in materia di cittadinanza universale o ecologica e i diritti dei bambini1. Qualsiasi discussione sui diritti culturali solleva importanti questioni relative al rispetto delle differenze in materia di valori, e al riconoscimento del diritto dei gruppi e degli individui che vivono in un determinato paese di rivendicare la propria identità culturale e di preservarla e rafforzarla. L’entrata in vigore, nel 1998, della Convenzione-quadro sulla tutela delle minoranze nazionali e della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie svolge un ruolo importante poiché le minoranze tutelate da tali strumenti possono far valere i loro diritti sociali. I diritti legati alla cittadinanza mondiale ed ecologica comprendono il diritto ad un ordine sociale rispettoso dell’ambiente e il riconoscimento del bisogno degli individui di accedere ad informazioni e risorse che permettano loro di combattere il degrado ambientale. Per quanto riguarda i diritti dei bambini, nel corso dell’ultimo decennio sono state adottate delle iniziative concertate al fine di riconoscere ai bambini dei diritti individuali, come pure dei diritti economici e sociali. La Convenzione delle Nazioni Unite del 1989 sui diritti dell’infanzia, ad esempio, prevede che i bambini possano usufruire di tutta una serie di diritti, alcuni dei quali all’epoca sembravano particolarmente innovativi, come il diritto alla sopravvivenza, alla protezione, allo sviluppo e il diritto alla partecipazione. La Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dell’infanzia (1996), entrata recentemente in vigore, mira a tutelare gli interessi e i diritti dei bambini. Essa stabilisce una serie di procedure destinate a garantire che vengano rispettati i diritti dei bambini ed istituisce un comitato permanente incaricato di seguire i problemi relativi all’applicazione di detta convenzione. I bambini possono esercitare i loro diritti, che si tratti del diritto di essere informati o di esprimere il proprio parere, sia direttamente, sia tramite altre persone o organismi. Questo nuovo strumento giuridico del Consiglio d’Europa dovrebbe inoltre aiutare gli Stati ad applicare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. Pare innegabile che oggi non si possano suddividere i diritti in categorie ben distinte ed immutabili. Si potrebbe per esempio affermare che lo sviluppo e ______ 1. Questi nuovi diritti ed altri sono analizzati nelle collane edite da Van Steenbergen (1994) e Eide, Krause e Rosas (1995). 27 Accesso ai diritti sociali in Europa il progresso costituiscono dei bisogni umani fondamentali nella società emergente. Gli adattamenti e i mutamenti sono essenziali in un mondo in cui le competenze diventano rapidamente superate e in cui si accorda la massima importanza alle conoscenze, all’innovazione e alla capacità di assumere dei rischi. L’accesso all’educazione e all’apprendimento su una base più o meno continua assume quindi un’enorme importanza in questo contesto. Si potrebbe perfino affermare che l’educazione, l’acquisizione di nuove conoscenze e di nuove tecnologie siano diventate indispensabili per limitare l’emarginazione e l’esclusione. Ogni individuo dovrebbe avere il diritto di progredire e di sviluppare le proprie capacità sul piano cognitivo, sociale, culturale od affettivo. Si potrebbe ugualmente sostenere l’utilità dei diritti sociali, sottolineando i costi per la società di un approccio non basato su tali diritti. Le cifre sulla povertà e l’esclusione sociale dimostrano chiaramente l’incapacità di certe persone ad avere accesso ai diritti sociali. I dati più recenti relativi agli Stati membri dell’UE indicano che il 18% della popolazione dell’Unione viveva nel 1997 in condizioni di povertà1 e che una proporzione equivalente di individui (il 17%) soffriva di molteplici svantaggi sotto il profilo della situazione finanziaria, della soddisfazione dei bisogni basilari e delle condizioni di alloggio (Consiglio dell’Unione europea 2001b pag.16). I dati disponibili sulla povertà nei paesi post-socialisti indicano che, nel 2000, nell’Europa centrale la percentuale di popolazione considerata in situazioni di povertà variava tra il 9% il 45% (Romania: 45%, Polonia: 18%, Ungheria: 9%), mentre tale proporzione saliva tra il 40% e il 75% in alcuni paesi dell’ex Unione sovietica2 (http://www.odci.gov). Tali dati potrebbero giustificare un intensificarsi delle iniziative a favore dei diritti sociali in Europa e un rafforzamento della volontà politica e della capacità di mobilitare delle risorse per risolvere i problemi sociali mediante un approccio basato sui diritti. Le recenti evoluzione delle impostazioni dell’UE in materia di povertà e di esclusione sociale ne danno una buona indicazione. Il processo di inclusione sociale, così come è stato chiamato, venne lanciato nel dicembre 2000, in occasione del Consiglio europeo di Nizza. Esso si articola intorno a quattro obiettivi di vasta portata. Il primo intende facilitare la partecipazione dei cittadini al lavoro e all’accesso alle risorse, ai diritti, ai beni ed ai servizi che esso richiede. Il secondo obiettivo è di prevenire il rischio di esclusione sociale. Il terzo mira ad assistere le fasce più vulnerabili; a tal fine, la strategia enuncia in modo specifico l’obbligo di “garantire che ogni cittadino disponga delle risorse necessarie per vivere conformemente alla dignità umana”. L’ultimo obiettivo, infine, intende mobilitare i cosiddetti “attori”, vale a dire tutti ______ 1. Definita sulla base di un reddito al di sotto del 60% del reddito medio nazionale. 2. Le percentuali erano le seguenti: Russia: 40%, Armenia: 45%, Ucraina: 50%, Azerbaijan: 60%, Georgia: 60%, Moldavia: 75%. 28 Tendenze ed evoluzioni attuali in materia di diritti sociali in Europa gli enti, gruppi ed individui interessati. Si tratta di enti, gruppi ed individui impegnati nell’elaborazione di politiche in materia o che svolgono un lavoro comunitario, oppure un’altra attività volta a risolvere diversi problemi che si sono potuti individuare nella società. Anche i poveri e gli esclusi vengono considerati dei partecipanti potenziali. Il processo di inclusione sociale si suddivide in due parti. La prima consiste nella presentazione di piani d’azione nazionali (PAN/incl)1 da parte degli Stati membri alla Commissione, che li valuta insieme al Consiglio europeo. La seconda parte di tale processo consiste in un programma d’azione multinazionale destinato a stimolare la cooperazione tra gli Stati membri nella lotta all’esclusione sociale. Questo programma quinquennale, iniziato nel gennaio 2002, è dotato di un bilancio di 75 milioni di Euro e permetterà di finanziare delle attività nazionali ed internazionali. Inoltre vale la pena di segnalare il costo umano di un approccio che non sia basato sui diritti sociali. Tutti i mutamenti descritti fino ad ora hanno un’incidenza sui singoli individui, sulle famiglie e sulle collettività, come pure sulla società in generale. In realtà, si potrebbe affermare che i gruppi vulnerabili sostengono la maggior parte dei costi provocati dai cambiamenti e dai necessari adeguamenti. Tali costi comprendono tutta una serie di occasioni perse, che si tratti delle possibilità di sviluppo degli interessati o del loro benessere, oppure della loro mancata possibilità di contribuire alla vita della loro comunità e del loro paese. Le reti di sicurezza sociale svolgono quindi un ruolo essenziale per ripartire i costi dello sviluppo e far sì che siano più importanti laddove possono essere meglio sostenuti. Queste reti svolgono una funzione essenziale in quanto permettono alle persone di assumere dei rischi. Infine, si può interpretare l’espansione dei diritti sociali realizzata in Europa sotto l’egida del Consiglio d’Europa e dell’UE, come una dimostrazione della continua pertinenza di un approccio basato su tali diritti. Una delle caratteristiche dell’approccio seguito attualmente dall’UE consiste nel considerare la politica sociale tanto un fattore produttivo quanto un fattore che influenza la stessa produzione. In effetti le economie non possono funzionare in un vuoto sociale e il rafforzamento dei diritti sociali persegue, tra gli altri, lo scopo di ridurre i rischi di futuri sconvolgimenti politici e sociali. Visti sotto questa luce, i diritti sociali servono a ridurre le tensioni sociali e a favorire lo sviluppo economico. Essi contribuiscono, inoltre, ad istituire delle società sostenibili, condizione indispensabile per lo sviluppo sostenibile dell’economia e per il mantenimento di società democratiche. Pertanto si può affermare che i diritti sociali creano un valore aggiunto e che tale situazione non è stata trasformata dalla mondializzazione e da altri sviluppi. ______ 1. PAN/incl indica i Piani d’azione nazionali contro la povertà e l’esclusione sociale. Nella prima fase del processo, ogni Stato membro ha presentato le proprie priorità e i progetti che si proponeva di attuare per i due anni seguenti (luglio 2001-giugno 2003) sotto forma di un piano di promozione dell’inclusione sociale e di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. La fase seguente si svolgerà nel 2003. 29 Accesso ai diritti sociali in Europa La risposta dovrebbe quindi essere desunta da uno schema che è diventato classico in Europa negli ultimi cinquant’anni, secondo il quale i problemi non devono essere considerati unicamente da un punto di vista nazionale. In tale prospettiva, si devono abbinare risorse e strumenti a livello sovranazionale, nazionale, regionale e locale, nella consapevolezza che l’Europa deve agire in modo collettivo se vuole essere realmente “sociale”. 30 2. Quadro d’analisi dell’accesso ai diritti sociali Questo capitolo è essenzialmente dedicato alla definizione del concetto di diritti sociali e della loro portata nonché all’istituzione di un quadro d’analisi. 2.1. Definizione dei diritti sociali e della loro portata Non esiste una definizione incontestabile di diritti sociali. E’ d’uso, nelle pubblicazioni specializzate e nei saggi dedicati ai diritti, distinguere due categorie di diritti umani: i diritti civili e politici, e i diritti economici e sociali. Tale distinzione è dettata da varie ragioni, ma in particolare si basa sull’ipotesi che questi gruppi di diritti sono di natura diversa. La prima distinzione deriva dal ruolo dello Stato. I diritti civili e politici sono generalmente intesi come diritti esercitati liberamente, senza interferenze da parte dello Stato, mentre i diritti sociali presuppongono di solito la protezione e l’assistenza da parte dei pubblici poteri. I diritti sociali, di conseguenza, implicano uno Stato attivo (e perfino interventista) e si basano su una filosofia che definisce la “società ideale” e determina come i pubblici poteri possano contribuire ad attuarla. Tale ragionamento porta a rilevare un’ulteriore caratteristica dei diritti sociali. I diritti civili e politici sono più spesso di natura “giustiziabile” (sono previsti dalla legge ed applicati dai tribunali e da altri organi giudiziari), mentre i diritti sociali hanno maggiori probabilità di essere esercitati mediante politiche e misure sociali. Inoltre, i diritti civili e politici sono stati considerati “assoluti” e “immediati”, mentre i diritti sociali sono stati piuttosto ritenuti programmatici ed esercitati quindi in modo graduale (Eide1995a pag. 22). Si può ora affermare che molte di tali ipotetiche differenze sono esagerate. Anche i diritti sociali possono essere giustiziabili, e si possono esprimere dei seri dubbi sulla natura “immediata” o “assoluta” dei diritti civili e politici. Col passare del tempo si è assistito ad una maggiore integrazione tra i diritti civili, politici e sociali (Eide 1995a). Questa evoluzione viene confermata non soltanto nella Convenzione sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite, ma anche nella recente Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. I due testi infatti hanno adottato un approccio globale e integrano le due categorie di diritti che appaiono affiancate. L’approccio adottato dal Consiglio d’Europa consiste nel sottolineare la complementarità delle varie categorie di diritti. I diritti dell’uomo sono inalienabili e garantiscono la dignità fondamentale dell’individuo. Poste tali premesse, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo garantisce i diritti civili e politici, mentre i diritti sociali, tutelati dalla Carta sociale europea e dalla Carta sociale europea riveduta sono la controparte naturale di tali diritti umani. Questi diritti sociali comprendono il diritto al lavoro, alla protezione sociale, all’abitazione, alla salute, all’educazione e alla non discriminazione. 31 Accesso ai diritti sociali in Europa Vale la pena di sottolineare alcune caratteristiche significative dei diritti sociali. In primo luogo occorre ribadire che la legge non costituisce l’unico punto di riferimento per tali diritti. Essi derivano infatti dalla combinazione di disposizioni legislative e di provvedimenti sociali. Come osserva BubnovSkoberne (2001 pag. 27), il tipo e la portata dei diritti sociali in un determinato Stato, ed il numero di persone che ne possono usufruire, sono maggiormente influenzati dalla situazione economica e politica del paese che dalla legislazione costituzionale ed internazionale che esso applica. Degli obblighi positivi sono quindi imposti allo Stato che deve adottare dei provvedimenti atti a stanziare delle risorse nonché ad istituire servizi sociali e prestazioni necessarie a realizzare i diritti sociali. L’accesso ai diritti sociali, tema centrale di questo rapporto, è di conseguenza influenzato in modo significativo da quella che potremmo definire l’architettura delle misure sociali. Una delle domande essenziali che si pongono in materia di diritti sociali consiste infatti nel sapere da cosa dipende il loro godimento. Quest’ultimo è definito nella legislazione del paese, o deriva piuttosto da un insieme di obiettivi politici? Un altro modo di comprendere i diritti sociali consiste nell’esaminare i valori ed i punti di riferimento che essi rappresentano per la società e per il suo benessere. Il che significa che i diritti sociali acquisiscono un loro significato anche in base al coinvolgimento e alla partecipazione dei membri della società. A tal proposito, essi implicano un impegno a favore della coesione sociale, della solidarietà, dell’uguaglianza e dell’inclusione; e presuppongono che venga rivolta una particolare attenzione alla tutela dei gruppi vulnerabili. Benché esistano varie definizioni ed interpretazioni dei diritti sociali, il nostro rapporto, in considerazione degli argomenti testé citati, pone l’accento sul fatto che essi sono intrinsecamente legati sia alla soddisfazione dei bisogni individuali, sia al rafforzamento della coesione sociale. I diritti sociali sono quindi delle disposizioni, giuridiche o di altro tipo, necessarie a rispondere alle esigenze sociali dei cittadini e a promuovere la coesione sociale e la solidarietà. Per quanto riguarda il loro contenuto, il presente rapporto segue l’approccio della Carta sociale europea, nelle sue versioni originale e riveduta, al fine di individuare i vari settori dei diritti sociali indicati nel mandato di questa attività. Esso adotta pertanto un’interpretazione dei diritti sociali che si estende alla protezione sociale, all’alloggio, all’occupazione, alla salute e all’educazione. 2.2. Quadro d’analisi dello studio sull’accesso ai diritti sociali L’accesso ai diritti sociali viene affrontato, in questo capitolo, sulla base di un’analisi integrata, secondo la quale l’accesso ai diritti fa parte di un processo all’interno del quale devono prevalere certe condizioni affinché un diritto possa essere esercitato. 32 Quadro d’analisi dell’accesso ai diritti sociali Ne deriva che si debba richiamare l’attenzione sulla grande varietà di ostacoli che si frappongono al godimento dei diritti sociali. Non è raro, quando si esaminano i problemi legati all’esercizio dei diritti sociali, porre l’accento sulle debolezze o sulle carenze di certi individui o di certi gruppi. Tale constatazione, se espressa sotto una luce negativa, dà spesso l’impressione che, quando esistono, i problemi legati all’accesso ai diritti sociali siano dovuti a manchevolezze o a colpe degli individui o dei gruppi interessati. Questa visione implica non solo una cattiva interpretazione della natura stessa dei diritti sociali, ma permette di dispensare lo Stato dal prendere dei provvedimenti, e rifiuta di riconoscere che è indispensabile riunire certe condizioni perché i cittadini possano esercitare i loro diritti sociali. Questi ultimi dipendono infatti da vari fattori, come pure da vari attori coinvolti. La legge, la procedura e le disposizioni svolgono un ruolo e, analizzate singolarmente o nel loro complesso, possono essere inadeguate o formulate in modo tale da creare delle complicazioni nell’esercizio dei diritti sociali. Come indicato precedentemente, gli attori coinvolti sono molteplici, tra essi si annoverano il governo, le amministrazioni, le parti sociali, le ONG (a livello nazionale, regionale e locale) e tutte le persone che rivendicano o cercano di esercitare i propri diritti. L’accesso ai diritti sociali dipende quindi: – dall’enunciazione, dal quadro o dalla forma del diritto; – dal processo e dalle procedure istituite per l’applicazione di tale diritto e dalle risorse sbloccate per renderlo effettivo; – dalla situazione dei beneficiari potenziali dei diritti, come pure dalle loro capacità e dalle risorse disponibili. Nella nostra analisi, tutti questi aspetti vengono considerati come strettamente collegati. Si muove infatti dall’idea che l’accesso ai diritti sociali sia costituito da un concatenarsi di fattori, i cui elementi interconnessi sono costituiti dall’enunciato e dal quadro strutturale del diritto, dal suo processo di attuazione e dalle risorse necessarie a tale attuazione. Il primo elemento, ossia il quadro o la forma del diritto, comprende il suo carattere giuridico e gli aspetti strutturali, o di altra natura, delle disposizioni che lo rendono effettivo. Si deve sottolineare a tal riguardo che l’accesso ai diritti sociali non può essere inteso al di fuori del suo quadro o del suo status giuridico (anche quando un diritto è previsto dalla legislazione). Inoltre non esiste nessuna correlazione diretta tra la portata della regolamentazione dei diritti sociali ai sensi della costituzione nazionale o dei diritti individuali previsti dalle leggi e la situazione sociale della popolazione (BubnovSkoberne 2001 pag. 36). Per cui occorre esaminare la situazione giuridica di tali diritti accanto agli aspetti essenziali della struttura e dell’organizzazione dei programmi sociali pertinenti. Il secondo elemento di accesso ai diritti è costituito dal processo di attuazione, che pone particolare attenzione alle disposizioni sociali adottate 33 Accesso ai diritti sociali in Europa nonché ai programmi, alle condizioni e alle risorse necessarie per permettere l’esercizio dei diritti sociali. I servizi, le prestazioni e il modo in cui questi vengono erogati ai cittadini, hanno un’importanza essenziale nel contesto di questa analisi, come pure le responsabilità dei governi e delle amministrazioni che non devono unicamente stanziare risorse, ma anche utilizzarle in modo efficace. Tra i fattori rilevanti si devono citare le procedure da seguire per richiedere l’esercizio dei diritti o per ottenere delle prestazioni, il modo di gestione, di organizzazione e di erogazione dei servizi, il loro livello di attuazione e la comunicazione relativa alle prestazioni, ai servizi e alle procedure. Anche le questioni relative alla formazione del personale e alla comunicazione delle informazioni agli aventi diritto potenziali rivestono una grande importanza. Per quanto riguarda il terzo elemento di questa catena, ossia il beneficiario potenziale, è importante ricordare che i diritti dell’uomo sono fondamentalmente dei diritti non maggioritari (Donnelly 1994 pag. 19); vale a dire che si applicano a “ciascuno” e non a “tutti” e che mirano a proteggere ogni individuo, e non solo la maggior parte degli individui, escludendone alcuni. In breve, si tratta di diritti che vengono riconosciuti alle persone in virtù del fatto che appartengono al genere umano. In tal contesto, l’esperienza e la condizione dell’individuo inteso come beneficiario potenziale di un diritto è un fattore determinante. Il fatto di richiedere o di rivendicare un diritto non dipende solo dalla situazione giuridica dell’individuo, ma anche dalle risorse e dalle capacità di cui dispone, che non sono unicamente rappresentate dalle risorse finanziarie, ma ugualmente dalle capacità intellettuali, sociali e culturali. Le competenze linguistiche, il livello di informazione e di conoscenza, le risorse economiche, le competenze sociali, le risorse psicologiche e socio-culturali, come pure i contatti sociali (ivi compresi quelli con le ONG) possono essere necessari al fine di garantirsi l’accesso ai diritti sociali. Vista la ripartizione disuguale delle risorse all’interno delle società e tra di loro, è estremamente importante analizzare l’esperienza delle persone che non dispongono di una o più risorse. Tali persone possono appartenere a gruppi vulnerabili, anche se non è sempre il caso in quanto molte persone che non vengono tipicamente definite come “vulnerabili” possono rivelarsi incapaci di soddisfare le condizioni necessarie all’esercizio dei propri diritti. Un esempio tipico è quello delle persone la cui situazione professionale o familiare (per esempio, a causa di un divorzio) cambia in maniera sostanziale. Il Consiglio d’Europa ha sempre basato la propria attività sulla dignità dell’individuo, nella consapevolezza che quest’ultima implica un rispetto ed un’attenzione particolare ai membri più vulnerabili della società. Il fatto di concentrare l’attenzione sugli individui è un ulteriore mezzo per verificare che le misure prese siano adeguate, poiché il test decisivo per qualsiasi sistema di diritti sociali è la portata dell’accesso che offre ai gruppi “vulnerabili” o “esclusi”. E’ quindi essenziale porsi le questioni seguenti: quali sono le risorse necessarie ad un individuo per far valere i propri diritti sociali? E d’altro canto, l’insieme della popolazione, ma soprattutto i gruppi vulnerabili, dispongono di risorse sufficienti? 34 3. Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà E’ dimostrato, nei lavori dei Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti e in quelli del Progetto sulla dignità umana e l’esclusione sociale (HDSE) (Duffy 1998), che il riconoscimento formale di un diritto sociale non costituisce in sé una garanzia che esso verrà o potrà essere esercitato nella pratica. In altri termini, un certo numero di ostacoli rischiano di impedire l’esercizio dei diritti sociali. I risultati di una ricerca intrapresa dai vari Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti indicano che, lungi dal dare per scontata l’accessibilità ai diritti, la si deve considerare problematica. Esistono ostacoli lungo tutto il percorso dei diritti sociali, vale a dire dalla definizione o dall’enunciato del diritto, fino ai processi, alle procedure e alle risorse disponibili per renderlo effettivo, passando per la situazione del beneficiario potenziale che tenta di esercitarlo. Per questo motivo è necessario fare un inventario di tali ostacoli. Come indicato, questi ostacoli sono di vario tipo e non rientrano in un unico settore. In questo rapporto suggeriamo di raggrupparli in base a sette grandi categorie. La Tabella 1 contiene una presentazione di questi ostacoli accompagnata dalle loro manifestazioni più comuni. Si noti che essi vengono esaminati individualmente solo ai fini dell’analisi e della discussione. Nella pratica, infatti, sono interdipendenti e combaciano in modo tale che occorrerebbe considerarli piuttosto come un concaternarsi di ostacoli, come una spirale dell’esclusione dai diritti sociali. La catena degli ostacoli ai diritti sociali La predominanza e l’importanza di tali ostacoli variano da un paese all’altro e all’interno dei vari paesi, in funzione delle categorie o dei settori dei diritti in essi più rilevanti. Se necessario, le variazioni verranno menzionate in funzione delle regioni o delle categorie di persone. Tuttavia, conformemente al quadro generale dell’analisi adottato per questo rapporto, verranno accentuati gli aspetti comuni che si riscontrano nei vari Stati membri. 3.1. Ostacoli derivanti dalla forma del diritto e dall’adeguatezza o meno delle disposizioni giuridiche e di altra natura Tale categoria di ostacoli esamina il quadro giuridico, strutturale e formale della disposizione che serve a codificare e ad organizzare un diritto sociale. Gli ostacoli di questo tipo non creano unicamente delle complicazioni per 35 Accesso ai diritti sociali in Europa l’esercizio del diritto, ma escludono talvolta certe persone dall’esercizio dei loro diritti. Il primo tipo di ostacolo riguarda il quadro e le modalità di definizione del diritto, e in particolare la precisione con cui viene enunciato. Un secondo ostacolo sorge quando i diritti sono limitati a certe categorie della popolazione. Le lacune della rete di sicurezza costituiscono il terzo tipo di ostacolo all’esercizio dei diritti sociali. Il quarto riguarda l’assenza di una soglia di base o di un criterio minimo in base al quale è erogato il servizio o il sussidio. Un quinto ostacolo potenziale è legato alle modalità di definizione degli aventi diritto o dei beneficiari, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di escludere certe persone. Il sesto ostacolo si presenta quando esiste una discrepanza tra la struttura del sistema e la natura della domanda o del bisogno da soddisfare. 3.1.1. Mancanza di precisione nell’enunciato del diritto Il modo di enunciare i diritti sociali varia notevolmente nelle legislazioni nazionali. Tali diritti possono essere chiaramente definiti nei testi legislativi oppure prendere la forma di principi guida da attuare mediante le politiche sociali. Anche il ruolo dello Stato varia da un paese all’altro; esso oscilla tra il semplice rispetto dei diritti, la loro protezione e la loro attuazione concreta (Eide 1995b pag. 233). Un’indagine recente sulle condizioni abitative (BIPE 2000) si rivela utile per distinguere quattro livelli (o enunciati) di diritti: – un diritto inserito nella Costituzione; – un diritto stabilito dalla legislazione; – una politica che cerca di attuare un diritto; – un diritto garantito nella pratica. Le informazioni relative all’incidenza di queste differenze riguardanti la forma del riconoscimento legale dei diritti sulla loro effettiva accessibilità sono piuttosto rare. E’ certo che il carattere giustiziabile ha la sua influenza, ma anche le altre forme di riconoscimento possono svolgere un ruolo importante. In materia di diritti legati all’abitazione, ad esempio, lo studio testé citato indica che le possibilità che un diritto all’abitazione venga effettivamente esercitato aumentano man mano che si passa dal primo al quarto livello di riconoscimento. Il che significa che c’è ancora molta strada da percorrere tra la dichiarazione di un diritto nella costituzione, o in altri testi legislativi, e l’effettiva applicazione di tale diritto; senza trascurare il fatto che i diritti sociali, per essere esercitati effettivamente, presuppongono una politica orientata attivamente alla loro realizzazione. Altre informazioni empiriche inerenti a questo contesto indicano che il riconoscimento di un diritto all’abitazione è inversamente proporzionale al livello delle relative norme esistenti in un paese. Ovverosia, i paesi dell’Europa occidentale hanno meno probabilità di riconoscere formalmente un diritto all’alloggio di quelli dell’Europa centrale ed orientale, malgrado il fatto che le loro norme sull’alloggio siano più elevate. 36 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà Tabella 1. Principali fattori che impediscono l’accesso ai diritti sociali Tipo Ostacoli Enunciato del diritto e adeguatezza dei provvedimenti di applicazione giuridici e di altro genere Mancanza di precisione dell’enunciato del diritto Diritti limitati a certe categorie della popolazione Lacune nella rete di sicurezza sociale Assenza di una soglia di base o di un criterio minimo Restrizioni all’accesso al diritto Inadeguatezza tra la natura delle disposizioni e il bisogno da soddisfare Monitoraggio ed applicazione inadeguata Monitoraggio inadeguato Tutela inadeguata contro il mancato esercizio del diritto Discriminazione e/o trattamento differenziato Insufficiente responsabilità nei confronti degli utenti Risorse insufficienti Dal punto di vista dei fornitori Insufficienza di numerose risorse (finanziarie, personale, locali, attrezzature) Incapacità di garantire o di fornire le risorse a lungo termine Squilibri nella distribuzione delle risorse ai vari livelli dell’amministrazione Dal punto di vista degli utenti o degli aventi diritto Insufficienza di numerose risorse finanziarie, intellettuali ed educative, personali, attitudini e contatti sociali Gestione e procedure Compartimentazione delle responsabilità tra i vari livelli dell’amministrazione e tra i servizi Mancata integrazione e assenza di consultazione con le ONG e gli utenti Complessità delle procedure Ostacoli legati alle modalità di fornitura dei servizi Informazione e comunicazione Assenza di un’informazione di buona qualità Forma e contenuto dell’informazione inadeguati Insufficiente utilizzazione dei nuovi canali di informazione Ostacoli psicologici e socio-culturali Relativi ai fornitori Pregiudizi nei confronti di certi gruppi Stigmatizzazione di certi gruppi Insufficiente comprensione delle culture delle minoranze Relativi agli utenti Paura ed insicurezza legate alle procedure amministrative e alle loro modalità concrete Scarsa stima di sé Ostacoli culturali Insufficiente attenzione accordata ai gruppi vulnerabili e alle regioni svantaggiate Gruppi vulnerabili Esistenza di categorie sociali svantaggiate prive delle risorse necessarie per far valere i loro diritti alle prestazioni e ai servizi Difficoltà accumulate per certe categorie sociali Regioni svantaggiate Regioni o località particolarmente svantaggiate Mancanza di investimenti in certe collettività o località Ostacoli climatici e geografici che accrescono l’isolamento di certe zone o regioni 37 Accesso ai diritti sociali in Europa Non esistono soltanto differenze relative al riconoscimento di un diritto tra i vari paesi, ma anche tra i diversi diritti sociali presi in esame in questo rapporto. Le risorse a favore dell’alloggio e del diritto al lavoro, come per esempio la formazione, il miglioramento delle competenze e l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita sono molto meno sviluppate sotto forma di diritti sociali rispetto a quelle relative, per esempio, all’accesso ad un reddito minimo e alle cure mediche di base. 3.1.2. Diritti limitati a categorie particolari della popolazione e a situazioni particolari I diritti possono essere limitati a certe categorie della popolazione, escludendone quindi altre. Per esempio, gli sgravi fiscali sono applicati unicamente ai contribuenti. Un altro esempio: i diritti relativi all’alloggio vengono applicati solo ai cittadini del paese, per cui gli stranieri residenti legalmente e gli irregolari ne sono esclusi. Secondo il CS-LO, i paesi dell’Europa centrale ed orientale dispongono del quadro formale più ampio in materia di diritto all’alloggio. Tuttavia, si devono inquadrare tali affermazioni nell’ambito delle informazioni del paragrafo 3.1.1 poiché i paesi che riconoscono maggiormente i diritti all’alloggio dispongono in realtà delle condizioni di alloggio più carenti nella pratica. Si deve ugualmente considerare il fatto che certe situazioni specifiche rischiano di non essere previste, e quindi di non essere coperte dai diritti sociali, e pertanto rischiano di spingere le persone a non reclamare i propri diritti. Un esempio classico è quello dell’assenza di indirizzo permanente, che è praticamente indispensabile per ricevere la maggior parte dei sussidi e dei servizi. Una situazione provvisoria, legata ad un cambiamento di lavoro, della propria situazione familiare o di indirizzo, può anch’essa talvolta escludere un individuo dai diritti sociali. Lo stesso vale per le situazioni caratterizzate da importanti variazioni di risorse su un breve periodo. Anche l’età può poi costituire un ostacolo. Ne deriva che la disuguaglianza di accesso ai diritti sociali non è sempre il frutto di una differenza sul piano generale o di una vulnerabilità sociale evidente e riconosciuta. Il CS-PS dà un esempio di quanto appare come una forma emergente di esclusione, ossia la pratica di certi paesi di utilizzare le legislazioni sociali e quelle sull’immigrazione per escludere i migranti e/o i richiedenti asilo dall’accesso a certe prestazioni e servizi o per giustificare nei loro confronti un trattamento diverso. Ne risulta un sistema di diritti a due livelli, generalmente con un insieme di servizi e di sussidi ridotti per gli immigranti e/o i richiedenti asilo. Tali gruppi di persone possono essere privati, totalmente o parzialmente, delle possibilità di accesso al lavoro, alla formazione e all’educazione. In tal caso sono condannati, insieme alle loro famiglie, a condizioni di vita precarie e vengono effettivamente esclusi dalla possibilità di svolgere un ruolo attivo nella loro comunità di adozione. Ricordiamo a tal proposito che tale esclusione dai diritti di una persona residente sul territorio nazionale è contraria allo spirito e alla logica dei diritti dell’uomo. 38 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà 3.1.3. Lacune della rete di sicurezza sociale Un’altra forma di esclusione può essere causata dalle lacune della rete di sicurezza sociale. Negli Stati membri si possono individuare alcune lacune che ostacolano, o addirittura escludono gli individui dall’esercizio dei propri diritti sociali. Il CS-PS indica che in alcuni paesi, appunto a causa di tali lacune, è impossibile esercitare certi diritti che sono invece enunciati nella legislazione. Benché la maggior parte dei paesi in transizione abbia stabilito una serie di garanzie minime statali a favore della protezione sociale, spesso la loro applicazione pone delle difficoltà, che possono consistere, ad esempio, in versamenti irregolari dei sussidi per mancanza di fondi pubblici, in penuria di personale o in ritardi prolungati nel trattare le pratiche. Quanto più vistose sono le lacune, tanto maggiori sono i rischi di rifiuto o di esclusione. Che siano il frutto di disposizioni troppo frammentate, di mancanze o di penuria di risorse, resta il fatto che in alcune parti d’Europa esistono delle lacune nella rete di sicurezza sociale. Esse possono anche essere causate dall’assenza di una visione coerente della salute e del benessere sociale. I paesi in transizione, in cui si sono verificate riforme importanti in brevissimo tempo, devono affrontare delle sfide particolarmente ardue al riguardo. Per certi paesi, la situazione era talmente difficile, che hanno dovuto elaborare un modello sociale completamente nuovo. L’assenza di una volontà politica può ugualmente causare tali lacune. Talvolta ai politici manca il coraggio di adottare delle decisioni impopolari. Per tale ragione, non vengono sostenute delle misure volte ad opporsi ad un trattamento discriminatorio dei non cittadini in materia di occupazione. Il CS-EM sottolinea che, in genere, tale assenza di impegno o di volontà politica può verificarsi a qualsiasi livello di governo o di amministrazione. 3.1.4. Assenza di una soglia o di un criterio minimo Per alcuni diritti essenziali, come ad esempio il reddito e l’abitazione, si constata che talvolta non esistono norme per stabilire un livello minimo, oppure che quest’ultimo è troppo basso. Questo fenomeno rappresenta un problema più grave in certi paesi rispetto ad altri. Un problema connesso è l’assenza di una definizione precisa delle responsabilità dei pubblici poteri in materia di erogazione di servizi o di risorse per soddisfare i bisogni essenziali dei cittadini. Per esempio, dopo aver esaminato la situazione, il CS-LO ha raccomandato ai paesi di definire nella loro legislazione la nozione di “alloggio decoroso” e di delimitare chiaramente le responsabilità affinché le misure in tale settore ottengano l’effetto desiderato. 3.1.5. Condizioni restrittive per far valere o aver accesso a un diritto Un altro ostacolo possibile riguarda la nozione o la definizione del diritto. Una delle questioni essenziali che tratteremo in questo paragrafo verte sulle 39 Accesso ai diritti sociali in Europa condizioni di esercizio del diritto. Esse possono richiedere che vengano osservate certe norme che certi gruppi o fasce della popolazione non sono in grado di soddisfare. Un esempio classico è la necessità di avere un domicilio fisso. Un altro problema legato all’elaborazione dei programmi e dei sussidi riguarda il caso in cui l’impossibilità di ottenere un sussidio o un servizio origina tutta una serie di rifiuti o di esclusioni, come dimostrano alcuni esempi in certi Stati membri. Un altro problema analogo interviene quando il fatto di ottenere una prestazione impedisce l’accesso ad altre opportunità. In certi paesi, per esempio, è impossibile far domanda presso i servizi di collocamento per ottenere un lavoro se si è beneficiari di sussidi legati al reddito. Anche se viene riconosciuta la necessità di controllare l’accesso ai diritti sociali, mediante la definizione di condizioni precise, pare talvolta che queste ultime siano studiate per escludere, piuttosto che per includere il massimo numero possibile di persone. I lavori del CS-PS evidenziano questo problema in certi settori della protezione sociale, quali quello dell’assistenza sociale e di altri sussidi che dipendono dal potere discrezionale dei funzionari. Allo stesso modo si può verificare che i programmi e le prestazioni siano stati studiati in modo tale che coloro che ne hanno maggiormente bisogno, siano proprio quelli che incontrano maggiori difficoltà ad ottenerli. 3.1.6. Contrasto tra la natura delle disposizioni e le necessità da soddisfare Vista la rapidità dei cambiamenti registrati nelle nostre società, le disposizioni sociali sono sempre in un certo senso superate. Le evoluzioni demografiche, per esempio, si verificano così rapidamente e hanno una tale portata che richiedono di predisporre una valutazione regolare dei servizi e delle prestazioni. Se non lo si facesse, potrebbero sorgere dei divari tra le misure adottate e le richieste o i bisogni che esse cercano di soddisfare. Si potrebbe anche giungere all’esclusione di certe persone, particolarmente nel settore dell’alloggio. Per esempio, i lavori del CS-LO rilevano delle insufficienze e dei contrasti sotto il profilo delle dimensioni, del tipo e dell’ubicazione degli alloggi. Essi indicano che l’offerta insufficiente di alloggi a prezzi accessibili per le categorie di persone vulnerabili è un problema presente ovunque, particolarmente nelle zone urbane, ma anche in numerose zone rurali. Il comitato CS-LO e gli altri comitati specializzati in materia di accesso ai diritti richiamano l’attenzione sulla necessità che i politici individuino e correggano le carenze e le lacune, in particolar modo per quanto riguarda l’assegnazione degli alloggi. Nel clima attuale, il processo di elaborazione delle politiche dovrebbe essere ammodernato, al fine di gestire e controllare gli effetti della privatizzazione. Un altro tipo di discordanza è stato rilevato nei paesi dell’Europa centrale ed orientale dal CS-EM. Il comitato ritiene che l’ostacolo principale alla lotta alla disoccupazione di lunga durata – fattore che limita il successo dei progetti locali al riguardo – è la presenza dilagante del lavoro nero e dell’economia 40 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà sommersa, accompagnata dall’assenza di una strategia coerente per risolvere i problemi interconnessi, vale a dire economia parallela, bassi salari e assistenza sociale poco mirata. 3.2. Ostacoli legati ad un controllo e ad un’applicazione inadeguati Disporre di buone leggi e di eccellenti sistemi di assistenza non è sufficiente. Occorre controllare che questi vengano messi in atto. Una serie di fattori che possono bloccare l’accesso ai diritti sociali dipende dall’incapacità di far rispettare la legge e di controllare se le disposizioni sono efficaci nella pratica. Tra gli altri ostacoli connessi si possono citare l’assenza di monitoraggio, l’assenza o l’inadeguatezza dei sistemi destinati a garantire l’esercizio dei diritti, l’esistenza della discriminazione e di un trattamento diverso nella pratica ed infine l’assenza di responsabilità nei confronti degli utilizzatori dei servizi. 3.2.1. Controllo inadeguato Il funzionamento reale delle prestazioni e dei servizi non è oggetto di un controllo adeguato, pertanto spesso si ignora in quale misura i servizi conseguano gli obiettivi prestabiliti. Inoltre resta relativamente poco chiaro fino a che punto contribuiscano a soddisfare i bisogni degli utenti o degli utenti potenziali. Può anche verificarsi che l’efficacia di una misura venga sminuita dall’assenza di altre misure, come ad esempio la mediazione. Il controllo dovrebbe diventare parte integrante dei programmi e delle disposizioni fin dallo stadio della loro elaborazione. Come sottolineato dal CS-EM, il controllo e la valutazione permettono di analizzare in modo imparziale gli obiettivi nonché di verificare come, e se, sono stati realmente conseguiti. Gli utilizzatori dei servizi sono gli attori maggiormente in grado di controllare se i programmi hanno raggiunto il loro obiettivo. 3.2.2. Protezione inadeguata contro il mancato esercizio dei diritti Una protezione inadeguata contro il mancato esercizio dei diritti costituisce un problema nella pratica. In primo luogo, esso solleva la questione dell’esistenza e della natura delle procedure di appello e di risarcimento. Si noti al riguardo che il CS-PS indica che in alcuni paesi non esistono procedure di appello per delle prestazioni accordate secondo un potere discrezionale, malgrado una precisa giurisprudenza in tal senso, basata sull’Articolo 13 della Carta sociale europea, relativo ai diritti all’assistenza sociale e medica. Le procedure di appello, oltre a permettere di porre rimedio a delle ingiustizie, forniscono un utile insieme di informazioni sull’efficacia di un servizio o di un sussidio. 41 Accesso ai diritti sociali in Europa L’assenza di una procedura di appello implica quindi anche una diminuzione del controllo di una determinata disposizione. Anche quando tali procedure di appello non sono completamente assenti, i dati disponibili indicano che la loro efficacia è limitata da un certo numero di fattori. Il primo dipende dal fatto che spesso le amministrazioni e i servizi sono compartimentati. Un altro ostacolo al buon uso delle procedure di appello è dato dall’assenza di misure atte ad agevolare il ricorso degli utenti ai meccanismi di appello nel modo più adeguato e più efficace. Anche quando le procedure di appello o di riparazione sono considerate adeguate sulla carta, numerosi utenti avranno bisogno di essere incoraggiati, prima di utilizzarle. Per quanto riguarda gli appelli, la qualità del servizio e del trattamento che si riceve può essere tanto importante quanto la decisione stessa che verrà presa. Oltre alle procedure di appello, la protezione contro il mancato esercizio dei diritti implica una serie di misure preventive e una capacità di reagire in situazioni urgenti. Ci riferiamo, per esempio, ai casi di sfratto o a qualsiasi altra situazione di emergenza riguardante l’alloggio. I lavori del CS-LO e degli altri Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti hanno potuto rilevare una grande differenza tra i vari paesi, per quanto riguarda i meccanismi di protezione adottati per questo o per altri tipi di situazioni di emergenza. 3.2.3. Trattamento differenziato e/o discriminazione Un altro ostacolo importante risiede nell’esistenza di trattamenti differenziati e di discriminazione, fenomeni che sembrano piuttosto diffusi. Essi possono derivare da lacune o insufficienze legislative, ma è più probabile che esistano a causa di un inadeguato controllo o di un’applicazione non conforme, oppure a causa di una politica di segregazione contraria all’integrazione. Le indagini realizzate dal CS-PS, per esempio, permettono di constatare l’esistenza, in numerosi paesi, di trattamenti diversi nel campo dell’accesso alla protezione sociale, basati, nella maggior parte dei casi, su considerazioni legate alla razza, all’appartenenza etnica o al sesso. Il CS-EM segnala la presenza di forme aperte di razzismo nei confronti dei migranti e/o delle minoranze etniche e di esclusione diretta dall’accesso al lavoro per motivi razziali. Per quanto riguarda le discriminazioni fondate sul sesso, le attività di ognuno di questi Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti hanno sottolineato la tendenza a considerare le donne in modo diverso dagli uomini nel campo dell’utilizzazione dei servizi. Dal momento che tali servizi funzionano secondo norme previste per gli uomini, le donne possono incontrare enormi ostacoli. 3.2.4. Responsabilità insufficienti verso gli utilizzatori dei servizi I lavori di tutti i Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti pongono l’accento sulla necessità di far funzionare gli istituti di protezione sociale e i servizi pubblici tenendo presenti in maniera più generale i bisogni degli utenti 42 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà e di istituire delle misure per valutare e controllare il livello delle prestazioni. Si tratta di un sistema ancora abbastanza raro e i dati che attestano l’esistenza di un approccio orientato ai bisogni delle persone sono pochi. Sarebbe quindi necessario che molti fornitori di servizi riesaminino le loro impostazioni al riguardo. Occorrerebbe raccogliere maggiori informazioni sulle necessità degli utenti, su come queste ultime vengono soddisfatte, ed adottare delle misure per migliorare i servizi; questi dovrebbero essere sostanzialmente concepiti intorno alle necessità degli utenti, vero punto di riferimento per misurare le prestazioni dei servizi e dei sussidi. Per l’attuazione di tali misure, è essenziale che il personale degli enti pubblici conosca bene la legislazione e sia conscio dei suoi obblighi in quanto fornitore di servizi. 3.3. Ostacoli legati alle risorse Delle risorse adeguate sono la condizione sine qua non dell’esercizio dei diritti sociali. Nel parlare di risorse si includeranno, oltre alle risorse finanziarie, le insufficienze o le carenze di disponibilità di personale e di capacità umane. Gli ostacoli legati alle risorse hanno un’incidenza negativa sia sui fornitori dei servizi, che sui loro beneficiari reali o potenziali. 3.3.1. Ostacoli legati alle risorse dei fornitori di prestazioni e servizi In materia di fornitori di servizi, le risorse più importanti sono costituite da un personale qualificato e adeguatamente formato. Tale questione è stata evidenziata dal SP-SPM. Non si tratta unicamente di competenze professionali, ma anche della capacità e della volontà del personale di trattare le persone con dignità e rispetto, e di preoccuparsi innanzitutto dei bisogni e dei diritti delle persone. Anche i locali e le attrezzature (comprese quelle tecnologiche) costituiscono delle risorse importanti. Infatti si è largamente constatata una penuria di finanze, di locali e di attrezzature. E’ ovvio che la natura e la generosità dei programmi sociali dipendono dalle risorse che sono messe a loro disposizione. La scarsità di risorse incide negativamente non solo sull’offerta dei servizi, ma anche sulla loro qualità ed efficacia (sia per quelli che vi lavorano, sia per le persone che li utilizzano). Ad esempio, l’insufficienza di personale rischia di incidere negativamente sulla qualità di un servizio, esattamente come la mancanza di un personale qualificato in relazioni umane, soprattutto per le funzioni maggiormente in contatto con il pubblico, quali l’accoglienza e l’esame delle pratiche. Come sottolineato da tutti i Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti, le autorità pubbliche devono disporre di risorse sufficienti per svolgere le loro funzioni, e i programmi richiedono un finanziamento affidabile e prolungato nel tempo. Il settore dell’alloggio fornisce un altro esempio molto importante in materia di insufficienza di risorse da parte dei servizi incaricati dell’assistenza. Come indica il CS-LO, l’offerta insufficiente di alloggi a prezzi accessibili vanifica 43 Accesso ai diritti sociali in Europa l’esercizio del diritto all’alloggio. Nel contesto della penuria di alloggi, i sussidi per la casa costituiscono un mezzo importante per aiutare i cittadini a disporre di risorse sufficienti per esercitare il proprio diritto all’alloggio. Tuttavia, in certi paesi, le risorse pubbliche stanziate per l’alloggio, che si tratti di sussidi per l’acquisto o per l’affitto, sono insufficienti. E’ importante richiamare l’attenzione sull’assoluta carenza di alloggi in alcuni dei paesi in transizione. In certi contesti nazionali, il problema dell’offerta di alloggi è stato inasprito dai massicci processi di privatizzazione; in altri, l’immigrazione, o l’afflusso di popolazioni straniere, ha portato ad una crisi degli alloggi. Occorre esaminare la questione dell’offerta e delle risorse finanziarie in una prospettiva a breve e a lunga scadenza. Inoltre, le conseguenze della crisi degli alloggi incidono sull’occupazione, poiché limitano le possibilità degli individui di trasferirsi in altre regioni in cui potrebbero trovare un impiego corrispondente alle loro qualificazioni e alla loro esperienza. E’ particolarmente vero nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, dove le persone esitano ad abbandonare il loro alloggio per ricercare migliori prospettive di impiego, a causa del timore di non ritrovare nel nuovo luogo di residenza un alloggio adeguato a sé e alle proprie famiglie. Un altro serio ostacolo ai diritti sociali è quello causato dagli squilibri tra le risorse stanziate a livello nazionale e a livello locale. Il CS-LO sottolinea che nei paesi post-socialisti le attività e i programmi dei governi locali dispongono di finanziamenti insufficienti. La maggior parte dei poteri locali nei paesi dell’Europa centrale ed orientale non è in grado di svolgere tutti i compiti e le funzioni che sono di loro competenza, anche quando la legge prevede che abbiano la responsabilità di fornire certi servizi. 3.3.2. Ostacoli legati alle risorse dei beneficiari potenziali Per quanto riguarda le persone aventi diritto, tutti gli studi sull’accesso ai diritti sociali dimostrano che, in regola generale, per poter esercitare tale diritto, esse devono avere o ricevere certe risorse. Le persone che si trovano senza il tipo o il livello necessario di risorse, devono affrontare seri ostacoli quando intendono far valere i loro diritti sociali. Tra i vari tipi di ostacoli che incontrano i gruppi vulnerabili per l’accesso all’alloggio, il CS-LO indica che quelli finanziari sono i più importanti. Ciò nonostante, la mancanza di risorse non si limita solo a quelle finanziarie. Il CS-EM denuncia l’assenza quasi completa presso certe fasce della popolazione delle competenze minime necessarie per ricercare e per trovare un lavoro. Tali competenze, come per esempio la capacità o la possibilità di utilizzare un computer, sono invece date per scontato dalla maggior parte dei programmi di assistenza. Il CS-EM è persuaso dell’importanza di alcune competenze sociali e personali e del fatto che l’educazione, la formazione e l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita debbano svolgere un ruolo essenziale in tutte le iniziative volte a favorire la ricerca di un posto di lavoro. Lo dimostra il fatto che certe persone reclamano i loro diritti soltanto quando possono disporre di consigli e di un 44 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà aiuto personalizzato. La maggior parte delle ONG che hanno risposto al questionario elaborato dal CS-PS indica che una parte notevole delle loro risorse viene dedicata ad assistere i beneficiari potenziali ad esercitare i loro diritti, dal momento che certe persone, per svariate ragioni, non sono in grado di farlo da sole. Il concetto francese di “accompagnamento” traduce bene questa pratica e la necessità di fornire un supporto personalizzato che tenga conto delle cause delle difficoltà e dell’esclusione della persona interessata. Tale affiancamento può assumere svariate forme, che vanno dall’assistenza amministrativa e psicologica, all’accoglienza dell’interessato in un centro, e che permettono tra le altre cose di assistere i senzatetto. Talvolta la mediazione, che è insita nel concetto stesso di “accompagnamento”, si può rivelare necessaria. Alcune fonti governative indicano inoltre che il sostegno, e perfino la mediazione, possono essere necessari per la domanda di certe prestazioni o di certi servizi. 3.4. Ostacoli legati alla gestione e alle procedure L’organizzazione e il funzionamento dei programmi e dei servizi possono ugualmente far sorgere degli ostacoli di diverso tipo: quali la compartimentazione delle responsabilità tra vari livelli dell’amministrazione, l’assenza di consultazione e di cooperazione con le ONG, la complessità delle procedure e delle modalità di erogazione dei servizi e talvolta persino l’accesso fisico ai servizi. 3.4.1. Compartimentazione tra i vari livelli dell’amministrazione e dei servizi Le disposizioni relative ai diritti sociali sono generalmente messe in opera a vari livelli governativi e dell’amministrazione. Come nota il CS-PS, molto spesso si considera che un sistema decentrato permette una maggiore flessibilità e una maggiore capacità di adattarsi ai bisogni regionali e locali. Si tratta tuttavia di un concetto ideale, che trova meno riscontri nella realtà. Il decentramento ha maggiori possibilità di avere effetti positivi quando: (a) è sostenuto a livello nazionale da un impegno politico e (b) vengono accordati ai livelli locali dei finanziamenti e delle capacità sufficienti per sviluppare i servizi. I lavori del CS-EM dimostrano che le possibilità di successo dei programmi locali a favore dell’occupazione sono nettamente migliori quando il processo decisionale e il controllo dei finanziamenti sono delegati a livello locale. Tali iniziative devono tuttavia inserirsi in un quadro di politica elaborata a livello nazionale. Un ulteriore notevole ostacolo alle iniziative locali a favore dell’occupazione individuato dal CS-EM è la mancanza di cooperazione tra i vari livelli dell’amministrazione. La mancanza di chiarezza nella definizione e nella suddivisione dei poteri e delle responsabilità costituisce quindi un ostacolo essenziale all’accesso ai diritti sociali. La stessa constatazione è stata fatta per quanto riguarda i 45 Accesso ai diritti sociali in Europa servizi sanitari. Tale fenomeno può dipendere dall’organizzazione dei servizi oppure dalla mancanza di coordinamento e di cooperazione tra i vari operatori di settore. Indichiamo qui di seguito alcuni problemi legati alla compartimentazione che sono stati individuati nel campo della sanità e di altri settori dei diritti sociali: – mancanza di coordinamento tra le varie sfere delle politiche pubbliche; – scarsa informazione e scarsa precisione sulle responsabilità e sulla ripartizione delle competenze tra il livello nazionale, regionale e locale. Si verifica soprattutto nel caso dei servizi e dell’assistenza sociale, ma può ugualmente esistere per i servizi destinati all’assistenza sanitaria, all’occupazione e all’alloggio; – insufficiente autonomia accordata al livello locale, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzazione delle risorse, ma anche per ciò che concerne la partecipazione al processo decisionale, la realizzazione dei programmi e la mobilitazione delle risorse; – insufficienza delle misure di applicazione e di controllo stabilite a livello nazionale, per garantire che vengano attuati dei servizi di pari qualità su tutto il territorio nazionale. E’ utile sottolineare che tali problemi, pur non essendo tipici di un solo gruppo di paesi, pongono tuttavia delle difficoltà particolari nei paesi in transizione. Il CS-PS indica che in tali paesi emergono delle tensioni nel campo dell’assistenza sociale e dei servizi, dovute all’assenza di una chiara suddivisione dei poteri e delle responsabilità, soprattutto a livello distrettuale e comunale. Molti di questi paesi hanno iniziato un processo di devoluzione, per trasferire nuove responsabilità ai poteri locali, ma tale processo non è stato sempre accompagnato da finanziamenti adeguati o da istruzioni su come adempiere a queste nuove responsabilità. Insieme alla compartimentazione tra i vari livelli dell’amministrazione, si può ugualmente assistere ad una compartimentazione tra gli stessi servizi. E’ infatti molto raro che i servizi e le offerte di prestazioni vengano raggruppati in un insieme omogeneo od integrato. Si nota invece che delle divisioni a livello dell’organizzazione hanno spesso l’effetto di frammentare il servizio, cosicché gli utenti hanno raramente la possibilità di accedere ad una serie di servizi in un unico luogo o in un unico ufficio, ossia di usufruire di un servizio integrato. 3.4.2. Concertazione e consultazione inadeguata con le ONG e gli utenti Le ONG sono spesso molto vicine alle persone che usufruiscono dei servizi pubblici e dei sussidi. Per questa ed altre ragioni, esse possono svolgere un ruolo importante per assistere i cittadini nell’esercizio dei loro diritti sociali. Le ONG costituiscono pertanto una risorsa notevole, e perfino essenziale per i 46 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà fornitori di servizi pubblici, per gli elaboratori delle politiche sociali e per gli utenti stessi. Eppure, i lavori dei vari Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti hanno rilevato che un’autentica cooperazione tra le autorità pubbliche e gli attori della società civile è piuttosto rara. Le ONG, le parti sociali e gli altri attori della società civile spesso tendono ad essere esclusi, o vedono minimizzato il loro contributo. Per esempio, il CS-LO ha constatato che, nel settore dell’alloggio, sebbene le ONG possano influenzare le politiche generali e gli aspetti legati all’ambiente fisico, esse esercitano poca influenza a livello finanziario. Non si potrebbe quindi dire che le ONG partecipano realmente all’elaborazione delle politiche. Il livello di consultazione delle ONG varia tuttavia da un paese all’altro. Esso pare più elevato nell’Europa occidentale, mentre viene forse accordata meno attenzione alle ONG nei paesi dell’Europa centrale ed orientale dove la loro posizione, per ragioni storiche, era meno importante. L’importanza di un “approccio partenariale”, evidenziata e sviluppata soprattutto dal CS-EM, merita un’attenzione particolare1. Le sue implicazioni non riguardano soltanto l’identità dei partner, ma anche il loro livello di integrazione nel processo di elaborazione delle politiche. Per il primo aspetto, tutti i Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti sottolineano la necessità di una partnership il più ampia possibile, che comprenda una varietà di organizzazioni e di interessi. I comitati insistono anche sul fatto che le ONG dovrebbero essere dotate di fondi e di sovvenzioni adeguate da parte del governo centrale e degli enti locali ed usufruire di una delega di responsabilità. Una vera partnership implica infatti un’integrazione nel processo di elaborazione delle politiche, fin dal primo stadio della loro concezione, in condizioni di quasi parità. La questione del riconoscimento giuridico delle ONG è giustamente pertinente in questo contesto, e, come sottolinea il CS-PS, un riconoscimento completo è essenziale se si vuole che le ONG possano agire con gli organi statutari e gli enti in condizioni di parità. Questo potrebbe inoltre servire a migliorare il controllo e l’attuazione dei programmi. E’ molto importante che le ONG continuino a restare vicine agli utilizzatori dei servizi e ai beneficiari potenziali. Nulla può tuttavia sostituire un coinvolgimento diretto degli utilizzatori o dei beneficiari potenziali dei servizi. Anch’essi devono essere considerati degli esperti e, se non si riuscisse a coinvolgerli nelle consultazioni e nei processi decisionali, si rischierebbe di creare o di prolungare l’esistenza di alcune barriere. Talvolta tali utenti vengono rappresentati dalle ONG, ma non è sempre il caso, né è d’altronde sempre auspicabile. Essi devono quindi essere considerati dei partner di diritto nel contesto di un concetto ampliato di partnership, in quanto persone responsabili e capaci, e non “clienti passivi”. ______ 1. Si veda ugualmente OCSE (2001). 47 Accesso ai diritti sociali in Europa 3.4.3. Complessità delle procedure Il CS-PS indica che le varie fonti governative e non governative interrogate ritengono all’unanimità che “le prestazioni dovrebbero essere facili da reclamare e facili da gestire”. La realtà, tuttavia, è talvolta diversa. Per esempio, nelle loro risposte al CS-PS, numerose ONG hanno indicato che delle frequenti revisioni, delle decisioni temporanee o delle versioni diverse di una stessa decisione sono spesso fonte di notevole confusione e possono causare ritardi nell’applicazione di una procedura o addirittura provocare la rinuncia a reclamare dei diritti. Tra gli altri problemi citati si devono enumerare i moduli troppo lunghi, e spesso complicati da compilare, e l’obbligo per gli utenti di rivolgersi a più enti o uffici. Viene riconosciuto che una certa complessità è essenziale, non foss’altro a causa della complessità dei bisogni che i fornitori di servizi devono soddisfare; ciò nonostante, si deve riesaminare e migliorare il livello di complessità per l’utenza. Esistono casi di notevoli difficoltà burocratiche relative alle norme e procedure da seguire per domandare certi sussidi e servizi. Può rivelarsi molto difficile per i beneficiari potenziali comprendere i testi legali e le complesse procedure per la presentazione della domanda. Tali complicazioni, oltre a condurre talvolta alla rinuncia alle prestazioni e ai servizi, possono ugualmente creare del lavoro supplementare per i funzionari e per le ONG. Come viene indicato dal CS-PS, più è complesso un servizio o un sussidio, più è difficile trasmettere delle informazioni efficaci al riguardo. Un altro ostacolo potenziale all’accesso ai diritti sociali è costituito dall’assenza di trasparenza dei diritti stessi e delle condizioni per esercitarli. Più un diritto è visibile, più sono forti le probabilità che venga messo in pratica (Commissione europea 1999). L’assenza di trasparenza può derivare da un certo numero di fattori, tra cui la complessità della struttura delle prestazioni e dei servizi, o delle procedure di assegnazione o di presentazione delle domande, ed infine la compartimentazione e la mancanza di armonizzazione tra i sussidi e i servizi. 3.4.4. Ostacoli legati alle modalità e alle pratiche di erogazione dei servizi L’accoglienza riservata al richiedente e le prevalenti condizioni generali in seno alla pubblica amministrazione1, se sono mediocri, possono far vivere un’esperienza negativa al richiedente e ostacolarlo o spingerlo a non far valere i propri diritti. Esistono vari tipi di ostacoli di questa natura; quali il mancato rispetto della privacy, le lunghe attese, i locali poco adeguati, l’assenza di uscite di soccorso, le procedure complicate ed indiscrete e la duplicazione delle informazioni da fornire. Questi elementi contribuiscono inoltre a deteriorare le condizioni di lavoro del personale. Quando disponibili, le nuove tecnologie dell’informazione possono migliorare la prestazione ______ 1. Le osservazioni sono ugualmente valide per i servizi offerti da altri enti. 48 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà dei servizi. Una fonte governativa svedese (nell’indagine del CS-PS) ha indicato che uno dei vantaggi della tecnologia è che può servire ad individuare le persone che non hanno richiesto dei sussidi ai quali avevano diritto. Eppure, l’utilizzazione della tecnologia solleva dei problemi, quali la riservatezza e l’uso etico delle informazioni personali. Ci sono poi i problemi legati ai costi e al fatto che la tecnologia è ancora poco sviluppata; in effetti i governi dei paesi più poveri non vi hanno accesso, come pure le fasce più deboli della popolazione nell’insieme dei paesi. L’uso di nuove tecnologie potrebbe ugualmente porre dei problemi ai beneficiari, a causa delle modalità di assegnazione delle prestazioni o di presentazione delle domande (ad esempio, pagamenti computerizzati, rimborsi diretti tramite bonifici su un conto bancario o postale ecc). E’ per questo motivo che molti degli esempi di buone pratiche individuati dai vari Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti riguardano dei progetti integrati. I bisogni delle persone non sono in genere frammentati, ma sono invece piuttosto trattati in modo disorganico. Per cui si rivelano essenziali dei programmi che trattino le persone in modo olistico, prendendo in esame la persona, e le sue necessità, nel loro insieme. Un’altra serie di fattori che possono impedire l’esercizio dei diritti sociali è causata da ragioni di tipo più fisico, quali per esempio l’accesso ai servizi per i portatori di handicap o per gli anziani, o per coloro che vivono in zone isolate. Come evidenzia il CS-EM è importante sottolineare la situazione dei portatori di handicap, in quanto persone esposte a molteplici difficoltà: basti citare l’accesso ai mezzi pubblici, o agli uffici che non dispongono di attrezzature per accogliere le persone a mobilità ridotta. I portatori di handicap soffrono in genere anche di una serie di svantaggi, legati all’età, all’educazione, al luogo di residenza che impediscono loro l’accesso al mondo del lavoro. Ci si deve rammaricare del fatto che l’accesso venga generalmente considerato dai fornitori di servizi come un cammino da percorrere a senso unico, per cui spetta agli utenti o ai beneficiari potenziali recarsi presso i servizi. Da notare, in tal contesto, la penuria di servizi facilmente raggiungibili, che possano fornire assistenza alle persone nelle loro zone di residenza o limitrofe. Tra i problemi segnalati in numerosi paesi, quelli legati alla mobilità vengono indicati non solo nell’ambito delle domande di prestazioni, ma anche in materia di occupazione, alloggio ed educazione. Vengono citati problemi particolari di accesso ai diritti sociali per le madri con bambini piccoli. Oltre all’accesso puramente fisico, i problemi riguardano le strutture di accoglienza come gli asili nido, che sono essenziali per permettere a certe categorie di persone, in particolare le madri e le madri che allevano da sole i propri figli, di far valere i loro diritti sociali. Un’altra difficoltà segnalata come un ostacolo maggiore riguarda l’assenza di coordinamento tra le ore di apertura al pubblico dei servizi e gli orari lavorativi degli utenti. 49 Accesso ai diritti sociali in Europa 3.5. Ostacoli legati all’informazione e alla comunicazione I cittadini non sempre conoscono i loro diritti. L’informazione e l’educazione sono il punto di partenza di qualsiasi misura di sostegno e di sussidio. E’ quindi essenziale che l’informazione in materia di diritti sociali sia facilmente accessibile agli utenti e agli utenti potenziali e che in tal contesto si tenga conto delle loro opinioni. Viene confermato che le persone continuano ad essere male informate sui loro diritti, e che tale mancanza di informazione può portare alla perdita dei sussidi o ad un ritardo nell’ottenimento, e che i servizi stessi sono scarsamente informati sulle opinioni degli utenti. Sono stati individuati tre problemi principali a livello di comunicazione ed informazione: – assenza di informazioni e scarsa diffusione di informazione di buona qualità; – forma e natura inadeguata dell’informazione fornita; – uso insufficiente di canali di informazione “nuovi” o alternativi e scarsa presa in considerazione delle opinioni degli utenti o degli utenti potenziali. 3.5.1. Informazioni insufficienti e scarsa diffusione di informazioni di buona qualità Il flusso di informazioni deve essere attentamente studiato, perché, sebbene in certi paesi si osservi un’informazione eccessiva su certi tipi di servizi, è tuttavia molto più comune il caso inverso di carenza di informazioni. In ogni modo, un altro problema da segnalare è la mancanza di coerenza sulla quantità e sulla natura delle informazioni disponibili per i vari servizi. Un ulteriore problema riguarda la frammentazione dell’informazione tra i vari livelli dell’amministrazione nazionale, regionale e locale. Invece di elaborare e di distribuire delle informazioni su tutta una gamma di prestazioni, ogni servizio ha tendenza a fornire delle informazioni unicamente sui propri sussidi e la propria assistenza. I problemi legati alla quantità e alla diffusione delle informazioni possono anche derivare dal fatto che non vengono chiaramente affidate a determinate persone delle responsabilità specifiche per la produzione di informazioni. Un altro problema potenziale è la scarsità di informazioni provenienti da fonti indipendenti. Un’altra questione che è stata sollevata riguarda i casi in cui i funzionari non trasmettono le informazioni agli utenti o agli utenti potenziali circa altri servizi che potrebbero essere loro utili, sia perché non dispongono di tali informazioni, sia perché non ritengono che la diffusione di informazioni offerte da altri enti rientri nelle loro funzioni. In quest’ultimo caso, se si volesse trasformare l’informazione in una serie di compiti o di funzioni specializzate si complicherebbe ulteriormente il problema, poiché il flusso di informazioni verrebbe in realtà “burocratizzato”, ottenendo quindi l’effetto contrario. Tutto questo presuppone, naturalmente, che i funzionari abbiano accesso alle informazioni pertinenti. E’ opportuno al riguardo segnalare che, secondo 50 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà il CS-LO, i funzionari apparentemente non dispongono di informazioni sugli accordi internazionali e sul loro significato per le politiche abitative nazionali. Pare che questo tipo di informazione non venga sempre comunicato ai funzionari e al pubblico, con la conseguenza eventuale che non vengano applicate a livello nazionale e locale delle norme internazionali. 3.5.2. Inadeguatezza della forma e della natura dell’informazione fornita La “qualità” dell’informazione, nel senso non solo di esattezza dell’informazione, ma anche di qualità dello stile e di leggibilità, è un altro argomento importante. L’uso di un linguaggio e di uno stile accessibile e non burocratico è fondamentale. Molte organizzazioni che hanno risposto all’indagine del CS-PS ritengono che il linguaggio utilizzato negli opuscoli e negli altri documenti d’informazione possa essere compreso soltanto dai responsabili delle politiche e dai giuristi. Per quanto riguarda la forma dell’informazione, i rapporti dei vari Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti affermano che una strategia pubblica d’informazione non deve limitarsi a contenere delle informazioni di buona qualità e facili da comprendere, bensì proporre delle informazioni personalizzate o adattate alle esigenze di particolari gruppi e fasce della società. Deve quindi essere comprensibile ed utile. Le minoranze, comprese quelle etniche e linguistiche, e i gruppi con necessità particolari, soprattutto le persone con difficoltà di comprensione, sono tra i primi ad aver bisogno di un’informazione adattata. Nell’esprimere delle critiche sulle informazioni in materia di prestazioni sociali distribuite dalle fonti ufficiali, le ONG che hanno risposto all’indagine del CS-PS, hanno dichiarato esplicitamente che non si tiene conto del livello di educazione o delle capacità linguistiche dei vari gruppi, soprattutto i migranti e i mal vedenti. Hanno inoltre segnalato l’assenza di informazioni per i gruppi svantaggiati. 3.5.3. Uso insufficiente dei canali di informazione “nuovi” o alternativi e scarsa presa in considerazione delle opinioni dei beneficiari Il terzo fattore importante in materia di informazione è quello relativo ai mezzi utilizzati per diffonderla. L’informazione scritta è di gran lunga la forma principale (e in alcuni casi l’unica) di diffusione da parte degli Stati membri. Al contrario, i mezzi orali e audiovisivi (pubblicità alla radio e alla televisione, linee telefoniche gratuite) e le nuove tecnologie (telefoni cellulari ed internet) sono ancora poco utilizzati. Le enormi potenzialità di educazione e di informazione di questi canali e la loro grande diversità non sono per il momento ancora sufficientemente sfruttate. Vale la pena di ricordare in questo contesto che il contatto umano resta il miglior mezzo di informazione e che il fatto stesso che l’accesso alle nuove tecnologie dell’informazione non sia ancora diffuso tra i gruppi vulnerabili implica la necessità di forme di informazione interpersonali. L’informazione deve essere vista come un processo a doppio senso, come uno scambio. Tale approccio permette infatti di 51 Accesso ai diritti sociali in Europa comprendere il modo in cui dovrebbe essere strutturata la comunicazione; e permette di lottare contro l’opinione diffusa secondo cui le persone non sarebbero altro che semplici destinatari passivi dell’informazione, ed infine avvalora la tesi secondo la quale si dovrebbe dare agli individui la possibilità di mettere in discussione l’informazione ricevuta e di far conoscere le loro esigenze in materia di informazione. Tutti questi fattori contribuiscono a ridurre il livello di sensibilizzazione e di conoscenza dei diritti dell’insieme dei cittadini. Come ha fatto notare una ONG al CS-PS, assenza di informazioni significa assenza di potere. 3.6. Ostacoli legati a fattori psicologici e socio-culturali Questi tipi di ostacoli riguardano sia i fornitori dei servizi, che i loro utenti. 3.6.1. Ostacoli psicologici e socio-culturali dei fornitori di servizi Il primo problema riguarda il trattamento riservato ai beneficiari dei servizi. L’atteggiamento dei funzionari nei loro confronti e il modo in cui vengono trattati possono avere un’influenza determinante sulle loro possibilità di accesso ai diritti sociali. Gli studi realizzati dai vari Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti indicherebbero piuttosto l’esistenza diffusa di una stigmatizzazione sociale nei confronti dei beneficiari dei servizi. Tra di loro si devono citare in particolare i beneficiari di sussidi, le famiglie monoparentali, i malati di Aids, le persone affette da HIV, i tossicomani, i portatori di handicap, i rifugiati e i richiedenti asilo. Possono anche esistere atteggiamenti negativi nei confronti delle donne e di altre categorie della popolazione, soprattutto in materia di diritto all’accesso a certe risorse pubbliche. Vale la pena di segnalare che la stigmatizzazione è un fenomeno esistente in seno alla società e che pertanto non nasce e non si verifica soltanto nell’ambito della prestazione dei servizi. Quando però è intenzionale, nell’ambito di un servizio di assistenza, essa può privare una persona della possibilità di accedere ai propri diritti sociali. Tale stigmatizzazione rischia poi di venir mantenuta dal sistema di organizzazione dei servizi e dagli atteggiamenti e comportamenti del personale. La catalogazione delle persone in base a criteri psicologici o sociali contribuisce inoltre a favorirla. I servizi e i sussidi subordinati al reddito, ad esempio, hanno maggiori probabilità di far sorgere pratiche e comportamenti di stigmatizzazione, rispetto a quelli basati su un diritto effettivo di usufruire di determinate prestazioni. In questo contesto, non si potrà mai sottolineare a sufficienza l’importanza del dialogo e del partenariato con gli aventi diritto. Un altro problema culturale è legato all’impossibilità, da parte dei funzionari o degli altri impiegati, di comprendere che il richiedente può appartenere ad un’altra cultura, diversa da quella tradizionale del paese. Per esempio, le persone possono richiedere, perché lo considerano importante, di vivere presso i loro familiari o presso altri membri della loro comunità d’origine. Gli 52 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà ostacoli socio-culturali non derivano unicamente dalle difficoltà di comunicazione con la gente, ma anche da una scarsa conoscenza e comprensione delle culture delle minoranze da parte dei funzionari. Tale conoscenza e il riconoscimento della diversità diventano sempre più importanti, visti i progressivi cambiamenti all’interno delle nostre società. 3.6.2. Ostacoli psicologici e socio-culturali relativi agli utenti Tra gli ostacoli potenziali per gli utenti occorre citare in primo luogo la mancanza di fiducia in sè e la scarsa dimestichezza con le procedure ufficiali. Degli ambienti ufficiali possono provocare timori ed insicurezza. Anche l’arredamento o la disposizione di un ufficio può intimidire. Si pensi, per esempio, ai dispositivi di sicurezza del personale, quali i vetri di separazione e i sistemi di allarme oppure all’assenza di privacy per i colloqui. Un’atmosfera istituzionale, il modo con cui i membri del personale comunicano tra di loro, o con gli utenti dei servizi, e le procedure burocratiche possono intimidire o addirittura sconcertare. D’altro canto, dei locali troppo squallidi o trascurati possono rafforzare il sentimento di scarsa stima di sè degli utenti. Inoltre, se l’individuo ha già avuto delle esperienze negative, per esempio quando frequentava la scuola dell’obbligo, sarà più difficile per lui tentare un altro contatto con i servizi pubblici. Altri ostacoli psicologici vengono creati dal senso di isolamento, di emarginazione e di scarsa stima di sé che caratterizzano l’esistenza quotidiana di alcuni beneficiari potenziali. Molti di loro hanno poca fiducia in sé e nelle proprie capacità. Altre ragioni possono intimidire gli utenti potenziali dei servizi: il potere dei funzionari e il fatto che dispongono del diritto di prendere decisioni che incideranno sulla vita dell’utente e della sua famiglia. Tale senso di insicurezza degli interessati viene ingigantito per esempio di fronte ad un funzionario che ha il potere di togliere la custodia dei figli ad una famiglia o di prendere un provvedimento di espulsione nei confronti di uno straniero. In tale contesto, è chiaro che la maggior parte delle fonti governative e delle ONG che hanno risposto al questionario del CS-PS ritengono che una delle loro principali funzioni debba essere l’orientamento e l’assistenza agli aventi diritto, quando non sono in grado di cavarsela da soli. Queste informazioni ed altre ancora rispecchiano il fatto che molte persone devono essere assistite per poter esercitare i propri diritti. Il CS-EM si riferisce all’esistenza di certi ostacoli strettamente interconnessi, che rendono difficile la ricerca di un lavoro o l’accesso ad una formazione. Per esempio, chi ha scarsa fiducia in sé, oppure è analfabeta di ritorno, esiterà a partecipare ad una formazione destinata a prepararlo ad affrontare il mercato del lavoro o a dei programmi per la ricerca di un lavoro, o perfino a rispondere ad un annuncio e a presentarsi per un posto di lavoro. Il basso livello di istruzione, delle esperienze negative durante la scuola dell’obbligo e le differenze a livello di valori ed aspettative di certi gruppi o 53 Accesso ai diritti sociali in Europa individui possono incidere negativamente sull’accesso a certi servizi o prestazioni, oltre che sull’accesso al mercato del lavoro. In ogni modo, esse incidono sulla maniera in cui tali persone percepiscono i loro diritti sociali e il loro posto in seno alla società. I diritti sociali comportano infatti molti aspetti culturali e vengono percepiti come delle rappresentazioni culturali. Il semplice fatto di ricorrere ad un’assistenza al di fuori della famiglia o della comunità può avere connotazioni diverse a seconda delle culture. Nel caso per esempio delle donne e dei bambini, molte culture ritengono che siano tutelati nel modo più adeguato all’interno della famiglia. Queste convinzioni ed altre ancora ci aiutano a comprendere perché certe persone esitino a far valere i propri diritti o a cercare un lavoro, oppure, se lo fanno, perché possano vivere tale esperienza in modo molto diverso dal resto della popolazione. I fattori culturali possono ugualmente suscitare un sentimento di dipendenza in certe categorie sociali oppure obbligarle a ricorrere agli altri per far valere i loro diritti. La stigmatizzazione, ed altri aspetti negativi legati al modo in cui vengono trattati, fanno altresì scattare una specie di autocensura nei beneficiari dei diritti, molti dei quali sono scarsamente consci del fatto di aver un qualsiasi “diritto”. Ne risulta che alcuni potenziali utenti possono ridurre le loro domande in materia di prestazioni o di servizi, oppure addirittura rinunciarvi. L’educazione e l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita hanno un grande ruolo da svolgere nella lotta contro la stigmatizzazione e nell’evidenziarne gli effetti negativi. 3.7. Ostacoli legati ad un’insufficiente attenzione ai gruppi vulnerabili e alle regioni svantaggiate Mentre ciascuno degli ostacoli individuati fino ad ora può avere un’incidenza su tutti i gruppi di popolazione, un altro tipo di ostacolo viene creato dalla scarsa attenzione accordata alla situazione ed ai bisogni specifici dei gruppi vulnerabili e delle regioni svantaggiate. 3.7.1. Gruppi vulnerabili I lavori effettuati nei vari settori dei diritti sociali evidenziano l’esistenza di una grande varietà di gruppi vulnerabili in tutte le società. L’identità di tali gruppi varia da uno Stato membro all’altro, ma certe categorie di persone si ritrovano più o meno ovunque. Si tratta dei rifugiati, degli anziani, delle minoranze etniche e razziali, dei portatori di handicap, delle persone che hanno soggiornato in istituti psichiatrici o in carcere, dei malati, dei senza fissa dimora e delle persone che vivono in abitazioni disagiate, dei richiedenti asilo, delle famiglie monoparentali, delle donne con famiglia a carico o altre responsabilità, dei disoccupati di lunga durata, dei lavoratori anziani, delle donne in condizioni economiche difficili, dei giovani e dei bambini. Molti di tali gruppi non sono vulnerabili di per sé, ma la loro vulnerabilità è stata 54 Accesso ai diritti sociali in Europa – la realtà creata o rafforzata dal sistema assistenziale e dalle pratiche e valori prevalenti nell’insieme della società. L’identità dei gruppi più vulnerabili varia da un paese all’altro, ma i gruppi minoritari autoctoni, soprattutto i Rom/Zingari e i Gitani sono più o meno ovunque vulnerabili e ricevono un trattamento diverso dal resto della popolazione. E’ importante sottolineare, come fa il CS-PS, che, rispetto ai paesi occidentali, la situazione degli individui e dei gruppi a rischio nelle economie in transizione è particolarmente difficile, soprattutto a causa dell’importanza e della gravità delle lacune del sistema di sicurezza sociale. In questi paesi i poveri rappresentano una percentuale significativa della popolazione. La loro composizione rivela talvolta degli aspetti sorprendenti, in quanto certe categorie, che nel passato vivevano in condizioni decenti, subiscono ora pesantemente l’effetto dei costi della transizione e sono costrette a cercare di ottenere una protezione sociale. In certi paesi dell’Europa centrale, tra i gruppi minacciati dalla povertà si trova ora il personale tecnico e scientifico che ancora lavora, o lavorava, nel settore della difesa o nei grandi complessi industriali. Il rapido emergere della nozione di esclusione sociale, che si è diffusa nell’Europa occidentale in un lasso di tempo relativamente breve, rispecchia il crescente riconoscimento del fatto che l’emarginazione dei gruppi svantaggiati è diventata sistematica e si è profondamente radicata (Castel 1995; Paugam 1996). Tale nozione tiene ugualmente conto del fatto che i gruppi svantaggiati subiscono una serie di difficoltà, spesso multiple. Per quanto riguarda ad esempio i disoccupati di lunga durata, il CS-EM richiama l’attenzione sulla spirale di svantaggi che contribuiscono a mettere molti servizi e molte prestazioni fuori della portata degli individui che ne avrebbero maggiormente bisogno; tale fenomeno deriva da svariati fattori negativi interconnessi quali l’interruzione precoce degli studi, i problemi di analfabetismo e di istruzione, la scarsa fiducia in sé e l’assenza di certe capacità (come quella di saper gestire il proprio tempo, di saper lavorare in gruppo, di saper fare delle scelte o di prendere delle decisioni); si devono infine aggiungere i problemi legati alle difficoltà di trovare un’abitazione e al reddito insufficiente. Il SP-SPM indica che la situazione di insicurezza, caratteristica più o meno permanente nell’esistenza dei gruppi vulnerabili, è una delle cause principali del deterioramento della salute. 3.7.2. Regioni svantaggiate Tutti i lavori sull’accesso ai diritti sociali segnalano l’esistenza di regioni e di località svantaggiate. Pur essendo provocata da fattori che variano a seconda dei paesi, tale situazione si ritrova in tutti gli Stati membri. In molti casi, essa è dovuta alla carenza di strutture disponibili, come per esempio all’insufficienza di attrezzature o di altri servizi pubblici e alla mancanza di posti di lavoro, 55 Accesso ai diritti sociali in Europa e può causare dei problemi ambientali e sociali. Le condizioni climatiche (inverni rigidi e lunghi), l’isolamento e la posizione geografica periferica, aggravata da trasporti pubblici di scarsa qualità, sono altri fattori che possono rendere vulnerabili certe regioni. Mentre alcuni paesi hanno potuto vincere tali ostacoli grazie ad una rete di servizi capillare e diversificata, in altri le persone che vivono in zone isolate sono private durante tutto l’anno di alcuni servizi. Un secondo svantaggio spaziale riguarda le comunità che soffrono di molteplici carenze. I lavori del CS-EM e del CS-LO pongono in evidenza il livello locale, mostrando come certi problemi e certe carenze possano accumularsi e creare quindi delle località che, oltre ad essere abitate da gruppi vulnerabili, per determinate ragioni sono diventate esse stesse svantaggiate. L’assenza di investimenti, sia locali, che nazionali o stranieri, in queste zone contribuisce ad accrescere gli svantaggi. Da notare ancora che se mancano delle politiche locali specifiche, non sono unicamente gli individui, ma anche le intere comunità che rischiano di ritrovarsi perdenti. 3.8. Sintesi delle sfide principali all’accesso ai diritti sociali in Europa In base a tutte le informazioni qui indicate, si può ora procedere ad individuare le principali sfide che si devono attualmente affrontare per favorire l’accesso ai diritti sociali in Europa. Si possono determinare sette punti essenziali: – rafforzare l’impegno a favore dei diritti sociali e migliorare le disposizioni pertinenti; – rafforzare il controllo e l’applicazione delle disposizioni relative ai diritti sociali; – aumentare le risorse disponibili per garantire il rispetto dei diritti sociali; – modificare e migliorare le procedure e la gestione dei servizi e delle prestazioni destinati a dare concretezza ai diritti sociali; – migliorare l’informazione e la comunicazione sui diritti sociali e sui servizi e prestazioni ad essi connessi; – lottare contro gli ostacoli socio-culturali e psicologici che impediscono l’accesso ai diritti sociali ed incidono negativamente sui fornitori di servizi e sugli utenti; – definire un’azione mirata nei confronti di certi gruppi vulnerabili e di certe regioni svantaggiate per migliorarne l’accesso ai diritti sociali. Il prossimo capitolo verte su alcuni principi e sulle pratiche finalizzate a superare gli ostacoli esistenti. 56 4. Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali Dopo aver passato in rassegna il contesto delle sfide e la serie di ostacoli che si frappongono all’esercizio dei diritti sociali, questo capitolo passa ad esaminare le “buone pratiche nel campo dei diritti”. Si tratta di una serie di principi strettamente coordinati tra loro, volti a creare una cultura in grado di dare effetto ai diritti sociali e di responsabilizzare il settore pubblico. Benché alcuni di questi principi siano strettamente collegati a uno o più ostacoli individuati nel capitolo precedente, li esamineremo in questo capitolo da un punto di vista generale. Una cultura basata sui diritti richiede infatti un approccio globale, nel quale i principi siano interconnessi e costituiscano un insieme di valori universali, tradotti in azioni generali. I vari Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti hanno raccolto una mole di informazioni sui fattori grazie ai quali i diritti sociali possono diventare una realtà (oltre alle informazioni sugli ostacoli e sulle barriere presentati nel Capitolo 3). Nella prima parte del capitolo, utilizzeremo queste informazioni per definire un insieme di principi e di procedure finalizzate a permettere l’esercizio dei diritti sociali e, nella seconda parte, indicheremo alcuni esempi di buone pratiche. Nello scegliere le buone pratiche, abbiamo voluto studiare in qual misura esse possono essere trasferite ad altri paesi, pur consapevoli del fatto che devono sempre essere adattate al contesto nazionale. 4.1. Principi e pratiche Come sottolinea la Strategia per la coesione sociale, la garanzia che tutti i membri della popolazione possano godere dei loro diritti richiede l’attuazione di politiche e di programmi vari ed immaginativi. In questo paragrafo sviluppiamo questo argomento suggerendo otto principi a nostro avviso indispensabili per una buona pratica nel campo dei diritti sociali. Tali principi non combaciano esattamente con le sfide individuate nel capitolo precedente, ma i due insiemi concordano su molti punti e, piuttosto di essere classificati in ordine gerarchico, dovrebbero essere considerati complementari. Nessuno di loro infatti ha una qualsiasi precedenza sugli altri, l’unico punto di partenza deve essere considerato l’utente, o l’utente potenziale, di prestazioni e servizi. 4.1.1. Servizi orientati all’utente Sarebbe ideale che i cittadini provassero un sentimento di proprietà nei confronti dei servizi pubblici. Per questo, i servizi dovrebbero essere studiati per essere il più vicino possibile alla gente. Dei servizi orientati all’utente si possono ottenere in vari modi, tenendo presente che l’obiettivo essenziale è 57 Accesso ai diritti sociali in Europa quello di riuscire ad eliminare gli ostacoli all’accesso e alla partecipazione causati da barriere procedurali o di altro tipo. Tali barriere sono create, in definitiva, dalla mancata adozione di una prospettiva che ponga l’accento sul “cliente” e dall’intento di accordare piuttosto la priorità alle esigenze dell’organizzazione. Nella pratica, tutta una serie di barriere, causate dalla compartimentazione, da collegamenti inadeguati od insufficienti tra il livello nazionale, regionale e locale, dalla complessità e dall’inadeguatezza delle informazioni o anche dall’incapacità di coinvolgere sufficientemente le ONG e gli utenti si frappongono al godimento dei diritti sociali. Si dispone attualmente di numerose informazioni sugli elementi che costituiscono delle buone pratiche orientate all’utente. Sebbene i servizi sociali abbiano raggiunto un certo grado di maturità in Europa, dobbiamo comunque constatare che non solo molti cittadini devono affrontare molteplici problemi, ma anche che tali problemi sono spesso interconnessi. Si assiste ad esempio all’emergere di forme integrate ed olistiche di educazione e di assistenza. Un tipo di evoluzione al riguardo consiste nei “programmi personalizzati di assistenza”, basati sull’idea che i servizi devono essere su misura, al fine di soddisfare certe necessità, soprattutto quelle delle categorie più vulnerabili. Nel paragrafo seguente verranno esaminati alcuni esempi di provvedimenti basati su un approccio olistico, con la descrizione del progetto IGLOO e del progetto Family Services. La flessibilità dell’assistenza e la creazione di un unico punto di accesso ai servizi sono ugualmente degli elementi importanti per lo sviluppo di approcci orientati all’utente. Lo studio di Pillinger (2001 pag. 42) sui servizi negli Stati membri dell’Unione europea fa riferimento al triangolo indispensabile a risolvere i problemi, costituito dall’utente, dalla struttura dell’organizzazione e dal personale dei servizi. Un servizio orientato all’utente presuppone che si prendano in considerazione le necessità e le condizioni di vita dei gruppi vulnerabili. Questo problema è essenziale, non foss’altro perché le difficoltà dei gruppi vulnerabili hanno serie conseguenze sulla loro capacità di esercitare i propri diritti sociali (nel caso dei gruppi vulnerabili) o perché le condizioni locali si ripercuotono negativamente sull’esercizio dei diritti sociali (nel caso delle regioni svantaggiate). Come vedremo nel capitolo seguente, le persone vulnerabili devono poter far valere i loro diritti, proprio come le regioni o le località svantaggiate devono essere riconosciute vittime di disagi complessivi che impediscono l’esercizio dei diritti sociali. Pertanto, l’adozione di provvedimenti differenziati, ossia di programmi mirati, a favore di certi gruppi o regioni si rende talvolta necessaria. 4.1.2. Favorire la responsabilità e lo sviluppo Molti degli ostacoli individuati e discussi nel capitolo precedente derivano da una visione statica dei provvedimenti esistenti. Al contrario, un approccio che voglia favorire la partecipazione e l’autonomia, deve mirare a soddisfare i 58 Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali bisogni rafforzando le capacità e la responsabilità. Uno dei temi costantemente rilevati nei lavori dei comitati specializzati in materia di accesso ai diritti è il fatto che molte persone hanno bisogno di sostegno e di assistenza per poter far valere i propri diritti, e che a tal fine hanno fatto ricorso alle ONG. Intervenire a favore di tali persone non è tuttavia la soluzione ideale a lungo termine; sarebbe piuttosto auspicabile che le persone e le collettività fossero responsabilizzate, in modo da diventare artefici del proprio destino. La responsabilizzazione e l’autonomia favoriscono una partecipazione diretta e presuppongono un rafforzamento delle capacità di agire degli individui (o della regione, delle comunità, della località), soprattutto per quanto concerne l’esercizio dei diritti sociali. Tale responsabilizzazione, atta a favorire una partecipazione attiva, implica di porre particolare attenzione ai gruppi o alle regioni ritenuti particolarmente vulnerabili, nonché di elaborare dei programmi generali di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. In tale prospettiva, le iniziative volte a favorire l’accesso ai diritti sociali rappresentano una forma di investimento sociale. Si potrebbe ugualmente formulare un’equazione in termini di sviluppo del capitale umano e sociale, in quanto i diritti contribuiscono altresì ad aumentare il capitale sociale delle collettività e delle società rafforzandone l’autonomia, la fiducia e le risorse generali in materia di organizzazione sociale. Una delle principali caratteristiche delle politiche e delle disposizioni attuate nel quadro di questo approccio è che esse implicano l’attuazione di misure attive, piuttosto che passive. Per esempio, una persona dovrebbe avere accesso ad una prestazione o a un servizio non tanto per il suo status di madre nubile, ma perché si occupa dei figli in quanto genitore solo. Questo tipo di orientamento implica un approccio sia preventivo, che promozionale, e garantisce un’adeguata protezione. L’Agenda Habitat delle Nazioni Unite fornisce un esempio di questo tipo, poiché ai sensi di tale programma le politiche abitative dovrebbero implicare il godimento completo e progressivo del diritto all’alloggio. Un’altra caratteristica principale di questo approccio è costituita dal fatto che il cambiamento in sé è considerato come un fine, si potrebbe anzi dire che la strategia intende consentire una nuova partenza, o nuove partenze. Si prefigge l’obiettivo di trasformare il rischio in opportunità. Il rischio della perdita del reddito, per esempio, viene trattato come l’opportunità di avviare una nuova attività o di adottare un nuovo tipo di comportamento. In tale contesto, appare evidente l’importanza dell’imprenditorialità, che è stata particolarmente sottolineata dal CS-EM. Il comitato la presenta come la creazione di un “nuovo contesto”, che ricompensa l’attitudine al comando e alle iniziative, ma che prevede ugualmente una rete di sicurezza per garantire una certa protezione contro i rischi assunti. Il CS-EM riscontra ugualmente un nesso importante tra l’attitudine al comando e l’innovazione e la creazione di posti di lavoro, e lo ritiene ancora più forte nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, dove le privatizzazioni offrono grandi possibilità di colmare le lacune nel settore della fornitura di beni e servizi. 59 Accesso ai diritti sociali in Europa In questo contesto di approccio dinamico, il cambiamento non è desiderato in sé, ma piuttosto perché implica un’evoluzione. I paragrafi precedenti di questo rapporto sottolineano la natura mutevole dei bisogni, della protezione sociale e della vita sociale in generale; è per questo che l’evoluzione è un’esigenza perenne. Sano (1999 pag. 751) afferma che i diritti dovrebbero condurre alla creazione di uno spazio di tutela e di dignità intorno all’essere umano, a partire dal quale si potrà progredire. Nelle attività della Divisione per lo sviluppo della Coesione sociale del Consiglio d’Europa, viene utilizzato il termine “progresso” per designare la capacità di utilizzare appieno le nuove opportunità. L’evoluzione è quindi vista come il diritto di progredire, e si ricollega a concetti quali la realizzazione personale, lo sviluppo dell’istruzione e le opportunità di continare ad imparare lungo tutto l’arco della vita. 4.1.3. Qualità La qualità è un tema che sta acquisendo una progressiva importanza nell’Europa occidentale. Uno dei suoi vantaggi in quanto principio, dipende dal fatto che si tratta di un concetto relativamente aperto, il cui significato può variare e varia effettivamente a seconda del contesto. La qualità può essere un valore generale o specifico. Il progetto HDSE (Dignità umana e esclusione sociale) cercava di precisare il significato concreto del principio della qualità (Duffy 1998); per questo motivo esso ha elaborato la norma detta della “tripla A”. Il punto di avvio di tale norma è basato sull’idea che la protezione dello Stato dovrebbe soddisfare il più possibile i criteri di universalità e di sicurezza. Il concetto “tripla A” si riferisce ai seguenti criteri: – Adeguatezza: la norma minima offerta dovrebbe essere sufficientemente elevata e una significativa percentuale della popolazione in situazione di bisogno dovrebbe essere protetta; – Accessibilità: i regolamenti relativi all’accesso ai diritti sociali dovrebbero essere meno complessi, le procedure di assegnazione più chiare e le disposizioni pienamente applicate; – Accessibilità finanziaria: la capacità degli individui e delle famiglie di acquistare dei beni e dei servizi così come il costo delle prestazioni dovrebbero essere una priorità delle politiche. Vale la pena di sottolineare che la norma della “tripla A” ha una dimensione quantitativa e qualitativa. Garantire ai fornitori dei servizi, e ai loro utenti, dei redditi ed altre risorse sufficienti costituisce uno dei suoi componenti. In un’iniziativa generale per la qualità, la norma della “tripla A” potrebbe costituire il punto di riferimento. La nozione di qualità è già ampiamente utilizzata nel contesto della fornitura dei servizi. Nel suo studio relativo a dieci paesi membri dell’UE1, Pillinger ______ 1. Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Spagna e Regno Unito. Vale la pena di sottolineare che la qualità implica essenzialmente la promozione di servizi efficaci e di alta qualità, e l’utilizzazione a tale scopo delle risorse disponibili. 60 Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali (2001) nota un aumento massiccio delle disposizioni a favore della qualità nel settore dei servizi pubblici sociali. Le misure volte alla promozione della qualità vanno dalle semplici dichiarazioni di intenti a dei meccanismi più complessi di garanzia della qualità. Secondo l’autore, una delle maggiori realizzazioni per il miglioramento della qualità nei servizi pubblici sociali dei paesi membri dell’UE è stata l’individuazione dei bisogni non soddisfatti. Alcune iniziative a favore della qualità hanno condotto alla creazione di nuovi servizi, mentre altre hanno migliorato, ridefinito e sviluppato la qualità dei servizi esistenti. Tra le migliori pratiche per lo sviluppo della qualità presentate da Pillinger (2001, pag 118) si devono annoverare: – gli approcci partecipativi, nei quali la qualità è legata alla scelta e all’autonomia degli utenti; – la responsabilizzazione degli utenti e la loro partecipazione nella pianificazione; – i miglioramenti dei metodi pertinenti e pratici di valutazione, messi in opera con la partecipazione degli utenti e del personale in diretto contatto con gli utenti; – la definizione di obiettivi di qualità pertinenti ed adattabili al contesto locale; – le norme di qualità definite insieme al personale, ai responsabili e agli utenti. 4.1.4. Integrazione dei servizi e delle prestazioni “Integrazione” è un termine oggi correntemente utilizzato, ma se ne specifica raramente il significato. In quanto principio, l’integrazione riconosce che i diritti sociali sono interconnessi. Essa poggia sulla nozione che il mancato accesso ad un diritto sociale basilare rende più arduo per gli interessati l’accesso ad altri diritti sociali e ai diritti dell’uomo, accrescendo così il rischio di esclusioni multiple. La salute, per esempio, è strettamente connessa all’accesso ad adeguate condizioni di abitazione, reddito e lavoro. Nella pratica, l’integrazione richiede l’eliminazione delle barriere amministrative e di altro tipo (Pillinger 2001). L’integrazione implica un coordinamento, che colleghi i servizi mediante delle strutture amministrative ed organizzative, ma è più radicale poiché richiede un approccio olistico basato sul riconoscimento della natura molteplice dei bisogni e dell’interdipendenza degli individui tra di loro. Piuttosto che porre l’accento su vari elementi frammentati, lo pone su un insieme globale comune. Tra i fattori che frenano l’integrazione nell’ambito delle disposizioni sociali, possiamo citare le culture professionali stabilite, la separazione tra agenzie o enti, la diversità delle fonti di finanziamento e dei regimi burocratici, le strutture gerarchiche e tutta una serie di altri elementi organizzativi complessi (Pillinger 2001 pag. 66). 61 Accesso ai diritti sociali in Europa 4.1.5. Partnership ed inclusione La partnership è il risvolto pratico dell’integrazione, un mezzo mediante il quale viene realizzata. La partnership sociale, ossia l’accomunare vari interessi al fine di una pianificazione economica e sociale, venne inventata in Europa. I suoi vantaggi sono innumerevoli. Uno studio recente dell’OCSE (2001) indica per esempio che le partnership a livello locale hanno permesso di migliorare la «governance» locale e di invididuare delle sinergie tra i programmi governativi e le iniziative locali per soddisfare dei bisogni non ancora soddisfatti. Nei loro lavori i comitati CS-EM e CS-PS indicano l’interesse delle partnership, mostrando il modo in cui operano ed agiscono per migliorare l’efficacia e la qualità. Tuttavia, come è stato sottolineato dalle ONG al Summit Mondiale per lo Sviluppo sociale a Ginevra nel 2000, è necessaria una nuova impostazione per la cooperazione e la partnership tra lo Stato e le organizzazioni della società civile (Presidenza Irlandese/Consiglio d’Europa 2000 pag. 61). In altri termini, il partenariato non è necessariamente spontaneo, e del resto la cultura di tutti i paesi europei non è sempre propensa ad istituire delle partnership. Pertanto, occorre prendere in considerazione le condizioni che permettono alle partnership di emergere e di svilupparsi. Tra le idee alla base della partnership figura il rafforzamento della democrazia. Essa deve quindi includere tutti gli interessati e implicare una volontà di motivare tutti coloro che dovrebbero essere coinvolti. Per quanto riguarda la portata o l’importanza della partnership, i due comitati CS-EM e CS-PS raccomandano che le partnership facciano partecipare il maggior numero possibile di organizzazioni e di soggetti, in modo che tutti gli interessati possano trarne vantaggio. Governi locali e regionali, enti preposti al versamento dei sussidi sociali, organizzazioni di categoria, sindacati, ONG ed altri attori della società civile, come pure i rappresentanti dei disoccupati, delle donne e delle minoranze etniche dovrebbero prendervi parte. La partnership implica ugualmente un certo tipo di relazioni: è per esempio incompatibile con la gerarchia, poiché presuppone delle relazioni di cooperazione e non gerarchiche in condizioni più o meno di parità tra i partecipanti. Richiede quindi un approccio ascendente, piuttosto che discendente. Tale fenomeno può assumere varie forme ed agire a vari livelli. Un tipo di partnership è per esempio quella che riunisce delle organizzazioni che operano in vari settori, quali i servizi sanitari, l’educazione, l’alloggio e l’occupazione, come pure le ONG, allo scopo di pianificare e di fornire i servizi. Un’altra forma di partnership è quella che collega vari livelli dell’amministrazione e varie zone geografiche. In tal contesto, si ricorda che il Congresso dei Poteri locali e regionali d’Europa (CPLRE) nella sua Raccomandazione 52 (1998) ritiene che la regione dovrebbe essere il livello appropriato per i partenariati tra le organizzazioni pubbliche e private. Il CS-EM sostiene l’utilità di una 62 Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali forte dimensione locale della partnership, sottolineando che è a livello locale che i gruppi vulnerabili vivono e si sforzano di esercitare i loro diritti. Entrambi i comitati CS-EM e CS-LO sottolineano il carattere locale di molti mercati del lavoro e dell’alloggio. Nella sua forma più compiuta, la partnership offre la possibilità alle persone direttamente interessate di far ascoltare il loro parere e di influenzare i processi di pianificazione. Come è stato sottolineato dal Consiglio d’Europa nella Strategia per la coesione sociale, le ONG hanno ora dimostrato che i più deboli possono far ascoltare la loro voce e contribuire con valide idee al processo di elaborazione delle politiche. 4.1.6. Trasparenza ed apertura Il segreto e la mancanza di informazioni costituiscono il contrario della trasparenza e sono quindi i veri nemici dei diritti sociali. In molti settori pubblici prevale ancora un tipo di divisione tra l’interno del servizio e l’esterno, che crea delle opposizioni non solo tra il personale dei servizi e gli utenti (o quelli che li difendono), ma anche tra servizi ed enti, poiché provoca delle compartimentazioni tra varie unità, divisioni, servizi. Tutto ciò conduce ad una certa rigidità e, nelle sue forme più estreme, si può percepire un conflitto di interessi tra “noi” e “loro”. In tal caso, la responsabilità e il fatto di dover rendere dei conti, lo scambio di informazioni ed altri aspetti di buone pratiche procedurali sono visti essenzialmente come una questione che riguarda l’interno di un servizio. Si ha tendenza a considerare gli utenti del servizio non solo come un’entità separata “là fuori”, ma in un certo senso come una massa indifferenziata. Tale atteggiamento è la causa e la conseguenza della scarsa priorità accordata all’applicazione dei diritti, all’erogazione del servizio e alla verifica della soddisfazione dell’utente. Inolte, lo scambio di informazioni e la comunicazione non sono considerati né una priorità, né vengono trattati come problemi. Si è visto al paragrafo 3.5 che la quantità, il flusso e la qualità delle informazioni fornite e i canali di comunicazione di tali informazioni potrebbero essere utilmente migliorati. Una politica di trasparenza e di apertura richiede una strategia di comunicazione perfezionata a più livelli (in modo da poter mirare diversi obiettivi con vari canali di diffusione) e dovrebbe inoltre dare agli interessati la possibilità di reagire. Alcuni elementi essenziali per un approccio aperto, come per esempio dei mediatori, delle procedure di ricorso, una chiara ripartizione delle responsabilità tra i servizi e i settori e un’apertura a livello decisionale dovrebbero ugualmente essere disponibili; ma questo oggi si verifica raramente. 4.1.7. Uguaglianza Non ci possono essere delle differenze in materia di accesso ai diritti sociali, che per natura dovrebbero essere applicabili a tutti. Tuttavia, viste le profonde e radicate divisioni sociali, si verificano delle disuguaglianze nel campo dell’accesso di alcune persone a certi diritti sociali. La disuguaglianza nel settore dei diritti sociali fa sì che le persone maggiormente colpite, o rese 63 Accesso ai diritti sociali in Europa vulnerabili dalla disuguaglianza sociale, sono anche quelle con maggiori difficoltà a far valere i propri diritti sociali. Il sesso è una fonte piuttosto universale di disuguaglianza: le donne generalmente incontrano maggiori difficoltà ad esercitare i loro diritti sociali. La disuguaglianza è tuttavia un fenomeno molto complesso, per cui spesso possono coesistere varie cause di disuguaglianza; a quelle basate sul sesso, si aggiungono quelle fondate sulla razza, l’origine etnica e il gruppo socio-economico. I lavori dei vari Comitati specializzati in materia di accesso ai diritti hanno rilevato, oltre all’esistenza di gruppi vulnerabili in tutti i paesi, anche una straordinaria similarità nella loro identità. Pare quindi opportuno ribadire in questa sede il principio dell’uguaglianza in quanto elemento fondamentale per le buone pratiche. Le procedure per l’uguaglianza che sono state maggiormente sviluppate riguardano le relazioni tra i sessi. L’Unione europea è particolarmente avanzata in questo campo, dove si è distinta da una decina d’anni per il suo approccio sull’uguaglianza dei sessi. Attualmente, l’aspetto giuridico formale di tale approccio pare debba essere completato da misure attive che integrino l’uguaglianza dei sessi nelle procedure e nelle pratiche, in modo che l’uguaglianza dei sessi venga universalmente presa in considerazione a livello politico e rappresenti l’obiettivo di tutti i programmi, a tutti i livelli e in tutte le fasi del processo di elaborazione delle politiche. Questo tipo di approccio in due tempi potrebbe essere adottato per altre forme di disuguaglianze. Il CS-EM, per esempio, ha preso in esame l’uguaglianza di accesso all’occupazione e alla formazione per altri gruppi economicamente svantaggiati e in particolare per i portatori di handicap, le minoranze etniche e le persone discriminate a causa dell’età (i giovani e gli anziani). Il comitato ha constatato che ognuno di questi gruppi ha necessità distinte e dovrebbe essere preso in considerazione separatamente da parte delle politiche per le pari opportunità in materia di accesso al lavoro, ivi comprese le iniziative basate sulle partnership locali. 4.1.8. Controllo e valutazione dell’applicazione Uno dei temi che emergono più frequentemente nell’analisi delle barriere e degli ostacoli ai diritti sociali è il divario esistente tra le disposizioni formali che stabiliscono un diritto e la sua applicazione nella pratica, anche quando tali disposizioni sono chiare e precise. In questo campo, il contributo che può essere fornito dal controllo, dalla valutazione e da un quadro comune di pratiche è immenso. E’ importante per il futuro dei diritti sociali avviare un processo che permetta, da un lato, di individuare le lacune delle disposizioni esistenti e, dall’altro, di far emergere i nuovi bisogni. La mancanza di informazioni costituisce attualmente uno degli handicap maggiori. Ci si riferisce in primo luogo alla mancanza di informazioni a livello degli Stati membri (e ugualmente a livello regionale e locale) in materia di applicazione pratica e di accesso ai diritti sociali; si deve infatti constatare 64 Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali l’assenza di una banca dati europea. Il fatto stesso che ogni Comitato specializzato in materia di accesso ai diritti abbia dovuto raccogliere nuove informazioni empiriche per il suo lavoro dimostra chiaramente la penuria di informazioni confrontabili a livello internazionale. Gli Stati membri devono continuare i loro sforzi per migliorare la confrontabilità delle statistiche, al fine di giungere ad un’uniformità basata su criteri comuni europei. E’ molto importante la scelta degli indicatori, soprattutto degli indicatori di qualità. Questa esigenza è stata già avvertita dal Consiglio d’Europa, che sta preparando un insieme di indicatori di coesione sociale nell’ambito dei lavori della Divisione dello sviluppo della coesione sociale. In tale contesto, si deve ugualmente sottolineare l’importanza di disporre di studi sull’esclusione sociale e sulla disuguaglianza in tutti i paesi. Il CS-LO raccomanda l’istituzione di osservatori nazionali sull’alloggio che potrebbero svolgere un ruolo di controllo a livello nazionale. Si potrebbero ugualmente raccomandare degli Osservatori nazionali sui diritti sociali destinati a raccogliere e a comunicare le informazioni, che potrebbero offrire un certo numero di vantaggi. In primo luogo, rappresenterebbero un approccio integrato dei diritti sociali a livello nazionale, ed inoltre potrebbero completare il lavoro del Comitato europeo sui diritti sociali, che controlla l’applicazione della Carta sociale europea e della Carta sociale europea riveduta, nonché raccogliere e diffondere le informazioni disponibili. Il controllo dovrebbe esercitarsi ugualmente ad altri livelli e comprendere delle indagini sulla soddisfazione degli utenti per quanto riguarda i vari aspetti delle disposizioni. Tale raccolta di informazioni rappresenterebbe inoltre ulteriori vantaggi, primo tra i quali il fatto che promuoverebbe l’analisi e il ritorno delle informazioni al fine dell’elaborazione delle politiche e dei programmi. 4.2. Alcuni esempi di applicazione di buone pratiche Questa parte del nostro documento si propone di presentare alcuni esempi di progetti e di iniziative esistenti, condotti nei vari paesi, che illustrano dei modi pratici per individuare e sormontare i problemi e gli ostacoli che si frappongono all’esercizio dei diritti sociali. E’ opportuno precisare che molti esempi possono essere estesi e/o adattati alle pratiche già esistenti e che tutti si basano, in un modo o nell’altro, sull’insieme dei sistemi di assistenza sociale generale in atto nei paesi. Molti di tali esempi sono inediti e sono stati selezionati in base ad un certo numero di criteri. In primo luogo, abbiamo voluto fornire degli esempi di iniziative concrete basate su un approccio integrato. Si tratta di attività che si riallacciano alla discussione precedente sui principi relativi alla promozione dell’accesso ai diritti sociali, dimostrando che i diritti sociali delle persone e i loro bisogni, come pure il modo in cui vengono soddisfatti, sono indivisibili. Abbiamo poi voluto indicare delle pratiche avviate da alcuni fornitori di servizi, che contengono una dinamica interna di cambiamento. In terzo luogo, 65 Accesso ai diritti sociali in Europa abbiamo ritenuto interessante proporre delle attività che nascono o derivano da un ethos di partenariato, sia tra vari fornitori di servizi e vari settori, che tra più livelli (locale, regionale ed internazionale). Un quarto criterio di scelta riguarda le iniziative che coinvolgono gli utilizzatori o che sono state suggerite da loro e sono ispirate ai loro bisogni. La prima attività presentata è uno dei migliori esempi di approccio di tutto un insieme di diritti sociali condotto in modo integrato e in partnership. In tale esempio viene riconosciuto che le necessità delle persone sono pluridimensionali; le risposte, di conseguenza, cercano non solo di garantire delle condizioni di alloggio adeguate, ma si sforzano ugualmente di procurare un accesso alla formazione e ad un’occupazione retribuita. Le persone individuate come bisognose di assistenza sono direttamente coinvolte nelle attività intraprese per soddisfare le loro necessità. Il fatto che dei progetti IGLOO esistano in numerosi paesi membri dell’Unione europea, e in alcuni paesi non membri conferisce loro un carattere europeo, ma anche nazionale e locale. IGLOO (all’interno dell’Unione europea e anche all’esterno) E’un’iniziativa congiunta del Comitato europeo di coordinamento dell’habitat sociale (CECODHAS), della Confederazione europea dei Sindacati (CES) e della Federazione europea delle associazioni nazionali che lavorano a favore dei senzatetto (FEANTSA). Essa è basata su un approccio integrato, teso ad offrire un’abitazione e un’occupazione; uno dei suoi principali obiettivi consiste nel fornire delle risorse agli enti che lavorano a livello locale nel campo dell’alloggio, della formazione e dell’occupazione delle persone vulnerabili. L’iniziativa, istituita nel 1995, stabilisce delle piattaforme a livello europeo, nazionale e regionale, per trovare delle soluzioni pratiche finalizzate all’integrazione locale mediante l’alloggio e il lavoro. La partnership tra varie organizzazioni e vari livelli costituisce il suo principio fondamentale e la sua modalità operativa, così come lo è l’integrazione, in quanto l’insieme del modello è basato su una filosofia che integra “alloggio-lavoro-formazione-servizi”. L’obiettivo della partnership seguita da IGLOO è di consentire agli interessati di avere accesso ad un’abitazione decorosa e di ottenere un lavoro sicuro mediante la formazione. Il mezzo immediato per conseguire tale obiettivo è l’assistenza durante la costruzione o la ristrutturazione delle abitazioni. Tali progetti hanno quindi come risultato la creazione permanente di nuove abitazioni adattate ai bisogni dei gruppi target, come pure la creazione di posti di lavoro destinati a durare nel tempo e/o lo sviluppo di sistemi di assistenza sociale. I gruppi target coinvolti nel progetto sono degli emarginati, come per esempio i senza fissa dimora, le persone che vivono in alloggi degradati e quelle che rischiano l’espulsione. Molti dei progetti IGLOO dipendono dalle iniziative lanciate dalle autorità locali per il rinnovo o la costruzione delle abitazioni. IGLOO, le cui attività europee ricevono dei finanziamente dall’Unione europea (in quanto progetto pilota nel quadro del Fondo Sociale Europeo), non si limita ad un unico paese. In realtà, i membri nazionali e regionali delle varie organizzazioni 66 Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali hanno siglato dei protocolli di cooperazione in quattordici Stati membri dell’UE e sono stati analizzati oltre 100 progetti. A parte la realizzazione dei progetti, IGLOO permette anche uno scambio sistematico di informazioni. Per maggiori informazioni: http://www.feantsa.org Il prossimo esempio, proveniente dall’Irlanda, è un progetto pilota lanciato dal ministero responsabile della sicurezza sociale, per trovare una risposta integrata ai molteplici bisogni delle famiglie a rischio. E’ interessante innanzitutto perché è stato avviato da fornitori di servizi pubblici, sebbene il suo funzionamento comprenda la cooperazione tra più enti e servizi. Inoltre, il progetto riconosce che gli individui hanno molteplici necessità e cerca di soddisfarle in modo coordinato. Presenta anche l’interesse di fornire informazioni e di adottare un approccio integrato in materia di informazione. Infine, l’iniziativa Family Services Project è anche un approccio innovativo, e costituisce uno sforzo concertato di fornire servizi alle persone non lontano dal loro luogo di residenza. Family Services Project (Irlanda) Questo progetto irlandese, che è ancora nella sua fase di avvio e riguarda un numero relativamente ridotto di zone urbane svantaggiate, mira a fornire un accesso integrato all’informazione e ai servizi per le famiglie a rischio nel loro quartiere. Venne lanciato dal Ministero degli affari sociali (Dipartimento degli affari sociali, della comunità e della famiglia). Nel progetto viene integrato il concetto di “sportello” unico, grazie al quale gli interessati possono trovare delle risposte ai loro problemi per quanto possibile in un unico luogo e in un unico ufficio; il suo obiettivo è quello di migliorare la situazione personale degli individui e delle famiglie. Il progetto poggia sul riconoscimento che la partecipazione della comunità e la presenza locale siano essenziali per dare un sostegno riuscito alle famiglie. Sviluppa un approccio di cooperazione tra enti e servizi, che implica strette relazioni di lavoro tra un certo numero di enti governativi e di organizzazioni volontarie. Un programma personalizzato di assistenza viene proposto ad un piccolo gruppo di famiglie con bisogni complessi. In tal modo, viene data la priorità alle necessità particolari dell’individuo o della famiglia. Le informazioni e i servizi sono raggruppati in un unico punto di contatto. Le famiglie cui si rivolge sono quelle costituite da madri sole o altre famiglie monoparentali, quelle che vivono di sussidi sociali e le famiglie seguite da assistenti sociali. Il progetto prevede un lavoro individuale con gli interessati, per rafforzare le loro capacità di migliorare le proprie condizioni personali e familiari, e fornir loro la possibilità di accedere all’istruzione e al lavoro. I progetti pilota sono stati valutati in permanenza e un recente rapporto raccomanda che vengano estesi all’insieme del territorio nazionale. Per maggiori informazioni: http://www.dscfa.ie 67 Accesso ai diritti sociali in Europa Il prossimo esempio, che proviene dall’Ungheria, è significativo per più ragioni. Esso dimostra, in primo luogo, che occorre aiutare gli individui a trovare delle soluzioni adeguate alle loro necessità, ma anche che, allorquando vengono messe a loro disposizione le risorse necessarie, gli individui diventano autonomi. Talvolta la gente ha soltanto bisogno che venga tracciato il cammino. Un secondo elemento di buona pratica in questo progetto consiste nel fatto che dà una risposta pluridimensionale. La terra e le attrezzature messe a disposizione di per sé non sarebbero sufficienti; pertanto, gli interessati sono formati ed assistiti per poter diventare produttori o imprenditori autonomi. In terzo luogo, il progetto è un buon esempio del risultato della cooperazione tra il settore pubblico, quello privato e il volontariato. Si occupa di un gruppo, i Rom/Zingari, particolarmente svantaggiato per quanto riguarda l’accesso ai diritti sociali e all’occupazione, soprattutto nell’Europa centrale ed orientale. Un programma sociale per sviluppare le capacità imprenditoriali degli agricoltori (Ungheria) Sarkad, in Ungheria, è una zona agricola non lontana dalla frontiera con la Romania. Nel 1992, il tasso di disoccupazione era del 25%. Tra i Rom, che costituivano il 12% della popolazione locale, tale tasso aveva raggiunto il 100%. Il progetto, avviato nel 1993, intendeva assistere le famiglie con più di tre bambini, con un membro disoccupato di lunga durata o i cui redditi erano al di sotto della media. Tale progetto venne lanciato dal Centro sociale locale di assistenza alle famiglie e dal Centro di assistenza sociale, e ottenne anche il sostegno della Fondazione CERES e del Servizio per l’occupazione della Contea di Békés. La fondazione per lo sviluppo delle imprese della contea di Békés ha ugualmente fornito delle consulenze e il Ministero degli Affari sociali ha stanziato dei fondi. La Cassa di Risparmio nazionale ha proposto agli interessati dei crediti alla produzione. Il programma comportava degli aspetti economici, occupazionali e sociali. Comprendeva un piano di assistenza all’occupazione e forniva ai partecipanti una formazione in materia di tecniche innovative per la produzione agricola, per la creazione della propria impresa, per la ricerca di un lavoro e lo sviluppo dell’autonomia personale. Oltre al terreno venivano forniti materiali ed attrezzi – semi, prodotti chimici ed impianti. L’obiettivo era quello di “permettere alle famiglie di lavorare in proprio e aiutarle a diventare dei produttori e degli imprenditori autonomi”. Nel 1996, circa 300 famiglie avevano partecipato al progetto. Il programma è stato esteso ad altri 300 comuni, villaggi e frazioni in tutta l’Ungheria e vi partecipano attualmente oltre 12 000 famiglie. L’esempio seguente è nato nel quadro statutario francese e comprende una serie di misure coordinate per rendere effettivo il principio del rispetto della pari dignità di tutti nel settore sanitario. L’iniziativa considera i servizi sanitari come un punto di passaggio verso altri diritti sociali e cerca di abbattere le barriere tra i servizi sanitari e gli altri servizi sociali, soprattutto a livello 68 Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali regionale. I programmi regionali avviati nell’ambito del progetto poggiano sulla consapevolezza che le difficoltà e le necessità delle persone sono interconnesse, e cercano quindi di soddisfarle in modo pluridimensionale e coordinato. La salute è vista come un diritto fondamentale, piuttosto che come un diritto accessorio. Il funzionamento del progetto accorda un posto rilevante ad una varietà di partenariati, compresi quelli con gli utilizzatori dei servizi. Programmi regionali di accesso alla prevenzione e alle cure (Francia) La Legge francese sull’esclusione sociale del 29 luglio 1998, basata sul principio del rispetto della pari dignità, tratta sia dei diritti fondamentali, che del coordinamento delle politiche che favoriscono l’accesso a tali diritti. In questo approccio di politiche integrate l’aspetto della salute rientra nel quadro di programmi obbligatori regionali per l’accesso alla prevenzione e alle cure (PRAPS). I programmi, che intendono migliorare la salute delle persone in difficoltà, aprono anche delle possibilità per l’accesso ad altri diritti sociali ed aiutano a decompartimentare i servizi sanitari e quelli sociali e altri tipi di assistenza pubblica che hanno un’incidenza diretta sulla salute. Le attività lanciate nel quadro di questi PRAPS riguardano: – l’istituzione di centri di monitoraggio per l’applicazione del programma di copertura sanitaria universale, con la partecipazione di enti di assicurazione malattia e di associazioni dei beneficiari; – la richiesta formulata agli ospedali pubblici di aggiornare i diritti all’assicurazione sanitaria e di controllare che le persone dimesse dispongano di condizioni di alloggio adeguate per poter continuare a curarsi a domicilio; – la garanzia che i disoccupati possano usufruire di controlli medici da parte dei servizi di medicina del lavoro, al fine di reinserirsi nel mondo del lavoro o di prevedere delle cure, nel caso in cui vengano dichiarati disabili o invalidi; – maggiori sforzi per individuare le difficoltà di linguaggio di certe persone, al fine di favorire l’istruzione; – i contatti tra i responsabili per il miglioramento delle condizioni di alloggio e l’individuazione delle abitazioni insalubri; – l’organizzazione di formazioni pluridisciplinari effettuate in partenariato con le persone in grande difficoltà. I servizi statali hanno un ruolo importante da svolgere per evitare le compartimentazioni e per stabilire dei collegamenti e delle attività coordinate sia all’interno dei servizi (questo concerne in particolare la lotta all’esclusione sociale: sanità, sicurezza sociale, educazione, alloggio ed occupazione), che a livello di enti locali, operatori sanitari, istituti ospedalieri e associazioni di volontariato. Ai sensi della legge del 1998, tutti questi parner potenziali dovrebbero cooperare per valutare la situazione delle province e per elaborare, mettere in atto e monitorare i loro PRAPS. Creare tali relazioni di partenariato in ogni regione richiederà che venga condivisa tra i responsabili la consapevolezza dei bisogni e delle aspirazioni delle 69 Accesso ai diritti sociali in Europa persone in difficoltà. Occorrerà quindi coinvolgere nel processo di sensibilizzazione, di motivazione e di formazione tanto gli enti, quanto gli operatori. Per maggiori informazioni: http://www.sante.gouv.fr (sotto PRAPS). La prossima iniziativa è l’esempio di un approccio pluridimensionale ed innovativo per la riqualificazione e l’integrazione dei lavoratori le cui competenze sono diventate obsolete. Interessa quindi tutte quelle collettività, città, paesi e regioni d’Europa che hanno assistito a delle trasformazioni delle loro economie e si rivolge a molte persone e gruppi le cui competenze non sono più richieste o sono poco valorizzate. Questo esempio illustra soprattutto il modo in cui gli individui possono agire per influenzare positivamente il loro futuro e utilizzare una struttura esistente in modo innovativo, in questo caso un sindacato. Il partenariato tra il sindacato, la direzione e i lavoratori ha costituito l’elemente essenziale del successo di questo progetto. Migliorare l’occupazionalità dei lavoratori nella siderurgia minacciati di licenziamento (Romania) A causa della ristrutturazioni dell’industria metallurgica in Romania, circa 40 000 operai erano stati licenziati. Il programma di ristrutturazione era accompagnato da un accordo finalizzato ad assistere gli operai siderurgici a ritrovare al più presto un lavoro stabile (mediante la formazione, il lavoro temporaneo in progetti a favore della collettività), oppure a promuovere la creazione di piccole imprese e favorire la mobilità verso regioni che offrivano dei posti di lavoro. Al fine di fornire una formazione adeguata ai lavoratori metalmeccanici venne creato un sindacato (UNIRMET). Si trattava di un organismo tripartito, con rappresentanti della direzione, dei lavoratori e dei centri di formazione regionali. Inoltre, per sovvenzionare queste misure di assistenza, venne creato un fondo di solidarietà dei metalmeccanici, finanziato dai contributi delle aziende che avevano firmato tale accordo, dai lavoratori stessi e da altre fonti. I lavoratori licenziati hanno firmato un contratto di un anno con l’UNIRMET per partecipare ai seguenti programmi: – formazione professionale gratuita in un altro mestiere, accompagnata dalla possibilità di un’offerta di lavoro alla fine del tirocinio; – partecipazione a progetti comunitari, nell’attesa che l’UNIRMET trovasse dei lavori adattati alle persone interessate; – consulenze per la creazione di un’impresa e sovvenzioni per la fase di avvio; – rimborso delle spese di trasloco per i partecipanti che accettavano un’offerta di lavoro in un’altra regione. Tali misure, attuate con l’impegno attivo dei sindacati e della direzione, hanno aiutato i lavoratori licenziati a ritrovare un posto di lavoro o ad avviare una piccola impresa. 70 Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali La Carta belga sull’assicurazione sociale mostra come sia stato possibile definire nella legislazione un insieme di principi volti a migliorare i diritti sociali delle persone. Essa disciplina le attività di tutti gli istituti di sicurezza e di assistenza sociale che sono obbligati a rispondere della qualità dei loro servizi agli aventi diritto o ai beneficiari. Le informazioni sui diritti occupano un posto principale nella carta, poiché essa non si limita ad obbligare gli istituti di sicurezza sociale a fornire tutte le informazioni necessarie agli interessati sui loro eventuali diritti, ma impone loro ugualmente di comunicare delle informazioni sulla loro organizzazione interna. I fornitori dei servizi hanno inoltre l’obbligo di rispondere entro tempi brevi alle richieste di servizi e, se non sono di loro competenza, devono indirizzare la persona all’ente appropriato. Il testo, ponendo in risalto la responsabilità dei fornitori, intende sensibilizzarli al loro ruolo e renderli più rispettosi degli utenti. Insomma, la Carta cerca di modificare le condizioni dei beneficiari rafforzando un’efficace applicazione dei loro diritti sociali. A tal scopo, la Carta muove dai bisogni degli aventi diritto per regolamentare l’organizzazione dei servizi di sicurezza sociale. Carta degli assicurati sociali (Belgio) La Legge federale belga dell’11 aprile 1995, entrata in vigore nel gennaio 1997 con il nome di “Carta dell’assicurato sociale”, enuncia un certo numero di principi relativi al diritto del pubblico (gli assicurati), nei confronti degli istituti nazionali di sicurezza sociale. Essa ha l’obiettivo principale di proteggere il pubblico stabilendo una serie di misure che tutti gli istituti di sicurezza sociale devono osservare. Numerose disposizioni della carta intendono garantire, direttamente o indirettamente, un reale accesso alle prestazioni e all’assistenza sociale. Interessa tutti gli istituti di sicurezza sociale, compresi gli istituti parastatali che garantiscono le prestazioni sociali degli impiegati, degli autonomi e dei funzionari e gli istituti di previdenza sociale. Le principali disposizioni enunciate nella legge sono le seguenti: 1. Gli istituti di sicurezza sociale devono informare i beneficiari nel modo più chiaro possibile circa i loro diritti, su richiesta dell’interessato o anche di loro propria iniziativa. L’assicurato può quindi rivolgere delle domande specifiche ad un istituto ma, in ogni caso, l’istituto deve prendere le disposizioni necessarie per informare il pubblico. La Carta impone all’istituto l’obbligo di fornire tali comunicazioni entro un lasso di tempo determinato. 2. Gli istituti di sicurezza sociale devono trasmettere le domande di prestazioni che sono state loro inviate per errore all’ente competente e devono informare gli interessati. 71 Accesso ai diritti sociali in Europa 3. Quando una persona ha diritto ad una prestazione, in certe circostanze l’istituto è obbligato a fornire tale prestazione, anche qualora la persona non ne avesse fatto espressa domanda (questo obbligo, tuttavia, non è ancora stabilito in un decreto di applicazione). 4. L’istituto di sicurezza sociale deve rispondere rapidamente ad ogni domanda che gli viene presentata. Il richiedente deve essere informato della decisione entro al massimo quattro mesi e il versamento deve avvenire entro i quattro mesi successivi. In caso di ritardo nel versamento, l’istituto deve pagare degli interessi al beneficiario. 5. L’istituto deve allegare ad ogni decisione inviata all’assicurato la descrizione delle condizioni di ricorso, le ragioni della decisione, il numero della pratica, le persone responsabili della pratica e come contattarle. 6. Qualora si dovesse constatare che una decisione non è corretta, si impone l’obbligo di una nuova decisione. Se fosse trascorso il termine per presentare un ricorso, nessuna conseguenza negativa dovrà essere a carico del richiedente (per esempio, se l’ammontare della prestazione riveduta è inferiore a quello originale). Soltanto nei casi in cui la decisione iniziale, a vantaggio del richiedente, fosse dovuta a frode od inganno da parte dell’assicurato, quest’ultimo deve rimborsare i pagamenti a cui non aveva diritto, nonché gli interessi. Per maggiori informazioni: http://securitesociale.fgov.be http://securitesociale.fgov.be/lex/francais/charte/19950411.htm L’esempio seguente verte sulla creazione di posti di lavoro. Esso descrive tutta una serie di misure di lotta alla disoccupazione lanciate dal governo della Lituania e applicate a livello locale. Tali programmi hanno, infatti, una decisa dimensione locale. Essi mirano a soddisfare i bisogni della regione, richiedono un notevole sostegno da parte dei comuni interessati e vengono organizzati dall’ufficio locale di collocamento. Seguono dei criteri di valutazione molto severi. Tali iniziative sono inoltre caratterizzate da uno spirito di innovazione e di possibile trasferibilità. Iniziative locali a favore dell’occupazione (Lituania) Conscio della necessità di stimolare l’occupazione a livello locale, il Governo della Lituania ha deciso, nel 2001, di introdurre una serie di disposizioni legislative per promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro. Tale politica mirava a fornire agli enti locali delle possibilità di partecipare alle attività economiche e, in tal modo, a cercare di risolvere i loro problemi socio-economici. Lo sforzo fatto per attenuare l’impatto dei cambiamenti strutturali nelle zone vulnerabili e per contribuire allo sviluppo degli enti locali più attivi, più autonomi e più maturi è sicuramente uno degli obiettivi più notevoli di questa iniziativa. 72 Buone pratiche per promuovere l’accesso ai diritti sociali Il programma è specificamente rivolto a gruppi emarginati, disoccupati (soprattutto di lunga durata), giovani, donne con responsabilità familiari ed altri gruppi segnalati dagli uffici di collocamento locali, in cooperazione con le parti sociali. Gli uffici di collegamento hanno la responsabilità di organizzare delle iniziative occupazionali a livello locale. A tal fine sono stati istituiti degli appositi comitati composti da partner sociali ed economici locali; tali comitati sono stati posti sotto l’autorità degli uffici di collocamento, al fine di valutare i progetti in base ad una serie di criteri ben determinati. Un progetto, per essere approvato, deve soddisfare certe condizioni: deve avere il sostegno dell’ente locale, mediante sovvenzioni, prestito di locali o attrezzature; deve corrispondere ai bisogni essenziali del mercato del lavoro locale e ridurre il numero dei beneficiari di sussidi; dovrebbe ugualmente poter essere esteso ad altri enti locali. Inoltre, dovrebbe fornire nuove opportunità di impiego, ponendo l’accento, per esempio, su attività della nuova economia e/o sui servizi sociali. Il programma viene sovvenzionato dallo Stato e si ritiene che il costo per la creazione di un posto di lavoro non dovrebbe superare l’equivalente di quaranta mesi di salario minimo (€125 al mese). Gli organizzatori di un progetto approvato devono fornire almeno il 35% del costo totale del progetto. Il Governo della Lituania ha stanziato l’equivalente di €359.420 sul bilancio statale del 2001. I progetti riguardavano i dieci comuni con il tasso più alto di disoccupazione. Ottantasei progetti sono stati elaborati fino ad ora ma, date le risorse limitate, solo sedici sono stati selezionati e messi in atto. Uno dei risultati più interessanti del 2001 è stata l’elaborazione di programmi di formazione per il personale che lavora sui progetti e di materiale per i partecipanti, compresi la fornitura di materiale pedagogico, di metodi di valutazione, finanziamento, controllo e presentazione dei risultati. Nel riconoscere il successo di questo programma, il Governo della Lituania ha stanziato nel 2002 €724 638 destinati ai nuovi progetti. Per maggiori informazioni: http://www.ldb.lt L’esempio finale è un progetto internazionale. Le Scuole della seconda chance danno una seconda opportunità di istruzione ai giovani appartenenti ai gruppi vulnerabili. Una delle caratteristiche principali di queste scuole è il fatto che offrono un programma di studi adattato alle esigenze e all’origine culturale delle persone, soprattutto nel caso in cui appartengano ad una minoranza. Tale approccio, basato sull’individuo, è ulteriormente rafforzato da un sistema di affiancamento durante la formazione professionale ed il lavoro. Un’altra notevole caratteristica di queste Scuole della seconda chance è il fatto che abbinino allo studio la formazione professionale, l’esperienza lavorativa e l’assistenza nella ricerca di un posto di lavoro. 73 Accesso ai diritti sociali in Europa Scuole della Seconda Chance (all’interno e all’esterno dell’Unione europea) Il Libro Bianco, “Insegnare ed imparare: verso la società dell’educazione e della formazione” adottato dalla Commissione europea il 29 novembre 1995, è stato il punto d’avvio dell’iniziativa delle Scuole della Seconda Chance. Grazie a queste scuole sperimentali, viene offerta una nuova possibilità di acquisire istruzione e formazione a dei giovani con competenze e conoscenze insufficienti per accedere all’istruzione superiore o al mondo del lavoro, e che hanno superato l’età della scuola dell’obbligo. Esistono attualmente una ventina di Scuole della Seconda Chance in undici Stati membri dell’UE, come pure in due paesi candidati, la Bulgaria e la Lettonia. Una rete di parnership, chiamata la «E2C» è stata inoltre istituita tra le Scuole della Seconda Chance dei vari paesi. Il concetto di tali scuole si basa sulla cooperazione tra la scuola e l’industria locale ed offre una combinazione di studi e di tirocinio pratico. Una parte essenziale dell’insegnamento viene dedicata alla comprensione della società e delle sue funzioni. Lo scopo è quello di aiutare i giovani con problemi sociali e con poca istruzione a trovare un lavoro e quindi a garantirsi un reddito mediante un programma di studi adattato e una formazione pratica. Ogni Scuola europea della Seconda Chance è diversa dalle altre per quanto riguarda i metodi di insegnamento, le condizioni di ammissione e l’età dei giovani. In Svezia, tali scuole si rivolgono ai giovani tra i 16 e i 20 anni. Nella prima Scuola della Seconda Chance svedese, situata a Norrköping, si sperimenta un nuovo modo di combattere i problemi legati al disadattamento sociale attraverso l’abbinamento di istruzione e formazione professionale. Vengono accettati in primo luogo giovani con problemi psico-sociali o con difficoltà scolastiche, studenti provenienti da famiglie immigrate (compresi i Rom). La scuola di Norrköping ha istituito una stretta cooperazione con il mondo imprenditoriale locale, in particolare con le piccole e medie imprese. Altri partner che hanno offerto dei posti per una formazione sono un ente statale, un istituto prescolastico e un’associazione per l’educazione degli adulti. I programmi di insegnamento sono personalizzati, in modo da essere adattati ai bisogni e alle aspirazioni degli studenti. Ogni studente è affiancato da un consigliere di un’impresa locale adatta e viene concluso un contratto tra lo studente e il consigliere, per specificare i rispettivi obblighi. Il progetto Scuole della Seconda Chance è stato valutato e nel luglio 2000 è stato adottato un rapporto, relativo a quattordici progetti pilota. Tra i paesi partecipanti si possono citare la Danimarca, la Finlandia, la Francia, la Grecia, l’Italia, il Portogallo, la Spagna, il Regno Unito e ovviamente la Svezia. Per maggiori informazioni: http://europa.eu.int/comm/education/2chance 74 5. Linee guida politiche Occorre anzitutto segnalare che la maggior parte delle infrastrutture necessarie per l’esercizio dei diritti sociali esiste già in Europa. Esistono ovviamente alcune lacune, ma è bene sottolineare che la maggior parte dei problemi, quando si verificano, dipendono sostanzialmente dalla scarsa applicazione o funzionamento delle disposizioni esistenti, o da una mancanza di precisione nella definizione giuridica dei diritti. Può per esempio accadere che un sistema non abbia potuto adattarsi all’evoluzione dei bisogni che deve risolvere, oppure che non abbia mai saputo corrispondere in modo adeguato alle situazioni particolarmente complesse relative all’esercizio dei diritti sociali. Alla luce di quanto sopra, i fornitori dei servizi devono essere maggiormente consci del fatto che possono manifestarsi dei problemi nel funzionamento dei loro servizi e dei loro istituti e dovrebbero essere maggiormente disposti sia ad effettuare un monitoraggio dei problemi, che ad impegnarsi ad esaminare regolarmente le buone pratiche con gli utenti e le ONG. In tale contesto la possibiità e la disponibilità di scambiare buone pratiche tra i vari paesi, come pure tra le regioni europee dovrebbero essere ugualmente incoraggiate. Inoltre, gli utilizzatori dei servizi e delle prestazioni devono essere visti come dei cittadini, e di conseguenza essere trattati come degli aventi diritto. Dopo aver esposto questi principi generali, cercheremo di sviluppare delle linee guida specifiche. Il capitolo presenta una serie di linee guida intersettoriali, articolate intorno alle sette sfide individuate nel Capitolo 3, che vengono completate con i principi e le pratiche atte a promuovere l’accesso ai diritti indicate al Capitolo 4. In questo capitolo le priorità per le attività future, a breve o a lunga scadenza rivestono un’estrema importanza. Resta in primo piano il concetto di un “quadro politico paneuropeo e nazionale in materia di diritti sociali“. La Tabella 2 enuncia i principali orientamenti politici. 5.1. Rafforzare l’esercizio dei diritti sociali e migliorare le prestazioni Obiettivo: un enunciato esplicito, interpretabile e completo dei diritti sociali 5.1.1. Definire i diritti in modo completo e preciso Occorre elaborare un quadro giuridico e politico completo, che possa fornire una base legale ai diritti e consentire di attuare i meccanismi atti a dare effetto ai diritti. Il quadro legale è di primaria importanza. Si avverte inoltre 75 Accesso ai diritti sociali in Europa l’urgente necessità di maggiore precisione nella definizione dei diritti, intesi come diritti assoluti che devono essere esercitati. Oltre ad essere enunciati nel modo più preciso possibile, i diritti devono poter ricevere una giusta interpretazione nell’ambito giurisdizionale ed in altri settori. A tal fine, occorre specialmente definire e specificare il significato del concetto e del contenuto dei diritti sociali, ai fini della legislazione, dell’elaborazione delle politiche e delle disposizioni. E’ tanto più importante nel caso di quei diritti relativamente recenti, quali il diritto alla protezione contro la povertà e l’esclusione sociale o il diritto ad un’abitazione dignitosa, enunciati agli Articoli 30 e 31 della Carta sociale europea riveduta. Malgrado la necessità di un quadro giuridico completo, occorrerebbe eliminare quelle definizioni legali (e di altra natura) che servono attualmente ad escludere, o che consentono di escludere certe categorie di persone e di situazioni dal godimento di particolari prestazioni e servizi sociali. Dal momento che le disposizioni non possono coprire tutte le situazioni, la legislazione dovrebbe essere enunciata in modo sufficientemente flessibile da consentire di trattare eventuali situazioni impreviste o situazioni di esclusione non intenzionale dovute generalmente all’effetto congiunto di un quadro giuridico troppo rigido e all’evoluzione della situazione. In altri termini, si deve prevedere un margine di manovra nell’interpretazione delle disposizioni legali. A tal riguardo, la Carta sociale europea e la Carta sociale europea riveduta costituiscono il punto di partenza. Tutti gli Stati membri, che non lo avessero ancora fatto, dovrebbero ratificare la Carta o la Carta riveduta e prendere in esame la possibilità di accettare in particolare l’Articolo 30 sul diritto alla protezione contro la povertà e l’esclusione sociale (che è l’unico diritto di questo tipo in uno strumento giuridico internazionale) e l’Articolo 31 relativo al diritto all’abitazione. Inoltre, tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa dovrebbero dare la priorità alla ratifica degli strumenti elaborati dall’Organizzazione nel campo sociale per migliorare l’accesso a certi diritti sociali per tutti o per certe categorie di persone particolarmente vulnerabili. Si tratta della Convenzione europea sullo status legale dei lavoratori migranti (1997) e degli strumenti sul coordinamento della sicurezza sociale (in particolare la Convenzione europea sulla sicurezza sociale del 1972). Nel quadro di uno sforzo generale di rafforzamento dei diritti sociali, si dovrebbe ugualmente raccomandare agli Stati membri di ratificare in primo luogo quegli strumenti che stabiliscono delle norme in materia di sicurezza sociale, quali il Codice europeo di sicurezza sociale e il Protocollo al Codice europeo di sicurezza sociale. Gli Stati membri dovrebbero inoltre essere invitati ad applicare altri strumenti internazionali in materia di diritti sociali, tra i quali le raccomandazioni adottate dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e da altre organizzazioni internazionali. Dovrebbero inoltre compiere ogni sforzo per ratificare ed applicare 76 Linee guida politiche Tabella 2: Principali linee guida politiche: eliminare gli ostacoli che si frappongono all’accesso ai diritti sociali Tipo Linee guida Definizione del diritto ed enunciato adeguato Elaborazione di una base giuridica e politica delle misure di applicazione legali o di altra natura Programma per migliorare la fornitura dei servizi Monitoraggio ed applicazioni inadeguate Miglioramento del controllo della fornitura dei servizi Valutazione dell’impatto delle politiche e delle proposte Carta degli utenti Lotta alla discriminazione Creazione di un osservatorio nazionale dei diritti sociali Risorse Relative ai fornitori: Migliorare l’adeguatezza e la continuità delle risorse (finanziamenti, personale, locali ed attrezzature) Ridurre gli squilibri delle risorse tra i vari livelli dell’amministrazione Relative agli utenti o agli aventi diritto: Informare le persone e rafforzare la loro capacità di esigere il godimento dei loro diritti sociali Istituire dei meccanismi di mediazione e di assistenza Gestione e procedure Ridurre la compartimentazione tra i vari servizi o livelli dell’amministrazione Fare partecipare le ONG, gli utenti e gli altri attori della società civile Semplificare le procedure e facilitare l’accesso Informazione e comunicazione Accordare la priorità alla comunicazione e allo scambio di informazioni Utilizzare i “nuovi” canali di comunicazione e i servizi mobili Personalizzare l’informazione in funzione delle categorie obiettivo Valutare periodicamente la qualità dell’informazione e l’efficacia della strategia di comunicazione Ostacoli psicologici e socioculturali Relativi ai fornitori: Lottare contro la stigmatizzazione e le prevenzioni nei confronti di certi gruppi sociali fornendo una formazione adattata al personale e incoraggiando i cambiamenti di comportamento Relativi agli utenti o agli aventi diritto: Migliorare l’accoglienza, i locali e il riconoscimento della situazione degli interessati Insufficiente attenzione rivolta ai gruppi e alle regioni vulnerabili Gruppi vulnerabili: Attribuire delle risorse (in senso lato) ai gruppi interessari, per consentire loro di far valere i loro diritti sociali Regioni vulnerabili: Elaborare delle politiche riguardanti particolarmente delle regioni o delle località svantaggiate 77 Accesso ai diritti sociali in Europa le raccomandazioni elaborate dalle organizzazioni internazionali, come il Consiglio d’Europa, relative al rispetto degli strumenti giuridici internazionali nel campo dei diritti sociali. Viene a tal fine raccomandata l’istituzione di un meccanismo di controllo dell’applicazione di tali strumenti. I governi dovrebbero inoltre impegnarsi a sviluppare, rafforzare ed applicare le loro legislazioni nazionali, al fine di porre rimedio alle gravi lacune in materia di rete di sicurezza sociale e, qualora non lo avessero ancora fatto, di definire una soglia di reddito minimo o di livello di vita. E’ importante che tale soglia minima non venga fissata ad un livello troppo basso. 5.1.2. Verso delle disposizioni più adeguate Le misure seguenti, definendo i diritti con maggiore precisione, dovrebbero servire a rendere più adeguate le disposizioni: – in tutti gli Stati membri dovrebbe esistere un sistema trasparente di diritti sociali, di procedure amministrative e di risorse adeguate a renderlo effettivo; – tutti i servizi e le prestazioni dovrebbero essere forniti alla luce del riconoscimento della natura interdipendente dei bisogni e dei diritti sociali e gli sforzi per integrare i servizi dovrebbero essere protratti; – i pubblici poteri, a tutti i livelli, e le organizzazioni internazionali competenti sono quindi incoraggiate a promuovere e a sviluppare degli approcci che integrino l’educazione, l’occupazione, la sanità, l’alloggio e i servizi o le prestazioni di protezione sociale. Inoltre, al momento dell’elaborazione di politiche relative alla fiscalità, ai beni o alle proprietà fondiarie, si dovrebbero prendere in considerazione i suddetti obiettivi. Le autorità nazionali dovrebbero fornire delle informazioni su tutti i quadri giuridici, siano essi internazionali, nazionali o locali, ai funzionari che hanno delle responsabilità nel campo dei diritti sociali e ugualmente alle associazioni della società civile e al vasto pubblico. Tali informazioni dovrebbero vertere non solo sulle norme in vigore, ma anche su come queste devono essere attuate nel contesto nazionale o locale e sul contributo che potrebbe essere fornito dalle associazioni della società civile. 5.2. Rafforzare il controllo e l’applicazione Obiettivo: garantire l’attuazione e il funzionamento soddisfacente dei diritti giuridici, delle vie di ricorso e di altre disposizioni relative ai diritti sociali. Il controllo delle disposizioni merita la massima attenzione. In tal senso, nel quadro dell’elaborazione di nuovi programmi, o della revisione di quelli esistenti, se necessario, si dovrebbero includere dei meccanismi di controllo stabiliti in comune. Delle indagini dovrebbero essere realizzate ad intervalli regolari per valutare il livello di soddisfazione dei beneficiari e degli aventi 78 Linee guida politiche diritto potenziali. Si dovrebbe ugualmente tener conto dell’opinione del personale. Al meccanismo di controllo dovrebbe essere associata una procedura di valutazione delle prestazioni, soprattutto sotto il profilo della realizzazione degli obiettivi fissati. Viene raccomandata una valutazione dell’impatto di tutte le politiche e delle proposte relative ai diritti sociali. Essa potrebbe assumere la forma di un processo formale di analisi per verificare gli effetti reali o previsibili che una politica esistente, o una politica futura prevista, potrebbero avere nel facilitare l’accesso ai diritti sociali. Tale metodo consiste nell’integrare i diritti in tutte le politiche ed è già stato utilizzato nel quadro della valutazione delle disposizioni per le pari opportunità e per la lotta contro la povertà. Tra i criteri che si potrebbero utilizzare per tale valutazione figurano l’eliminazione di tutti gli ostacoli e delle barriere individuate al Capitolo 3 e l’uguaglianza di accesso ai diritti interpretata in senso lato. Dovrebbero esistere dei sistemi di appello adeguati e trasparenti, nonché la possibilità di presentare un ricorso allorquando una domanda viene respinta. Tali disposizioni non dovrebbero soltanto riguardare la sicurezza sociale e i sussidi dell’assistenza sociale, per i quali già esiste una prassi stabilita nel quadro della Carta sociale europea, ma dovrebbero ugualmente riferirsi all’assistenza sanitaria, all’alloggio, all’accesso ai programmi per una partecipazione attiva al mercato del lavoro, alla formazione e all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Tali sistemi di ricorso dovrebbero offrire la possibilità al richiedente di ottenere un indennizzo in tempi ragionevoli, mediante una procedura gratuita o poco onerosa. Per migliorare la trasparenza e l’apertura del sistema, si potrebbe esaminare l’opportunità di elaborare una carta degli utenti, che stabilisca in modo chiaro le norme che gli istituti pubblici per il trattamento delle domande o per i servizi devono seguire. Tali norme devono necessariamente riguardare la cortesia del personale, la durata della pratica prima che venga presa una decisione, l’accesso ai ricorsi e i canali attraverso i quali gli utenti possono fare dei suggerimenti per migliorare i servizi. Inoltre si deve agire contro la discriminazione e le differenze di trattamento. Un accesso in condizioni di parità può richiedere una discriminazione positiva, sotto forma, per esempio, di provvedimenti mirati. Richiede inoltre che vengano eliminati i comportamenti e le pratiche discriminatorie, laddove esistono, da parte di coloro che forniscono i servizi. E’ ugualmente essenziale che il monitoraggio del rispetto dei diritti venga organizzato mediante un meccanismo standardizzato e formalizzato, soprattutto a livello nazionale. A tal fine, viene vivamente raccomandata l’istituzione di un Osservatorio Nazionale dei diritti sociali in ogni Stato membro. Il suo obiettivo dovrebbe essere quello di: (a) effettuare un monitoraggio della 79 Accesso ai diritti sociali in Europa situazione reale dei diritti sociali nello Stato membro; (b)fornire un insieme standardizzato di informazioni che potrebbero essere utilizzate dal Comitato europeo dei diritti sociali, dal Comitato europeo sulla coesione sociale e da altri organismi, nell’ambito delle loro attività e dei loro studi. Un tale osservatorio non sarebbe tuttavia sufficiente in sé. Nulla può sostituire degli organismi di controllo adeguati, come gli ispettorati del lavoro e dei servizi sociali altamente competenti, a garantire un ambiente di lavoro sano e sicuro, il rispetto delle disposizioni in materia di salario minimo e di uguaglianza di salario, di protezione dei bambini, dei portatori di handicap fisici o mentali, e il rispetto di condizioni di alloggio adeguate. La definizione delle norme per ogni servizio e l’obbligo di rendere conto del proprio operato hanno anch’essi un ruolo importante per dei servizi durevoli e di buona qualità. Tutte queste misure potrebbero ugualmente aiutare a promuovere il trasferimento di buone pratiche. 5.3. Accrescere le risorse per i diritti sociali Obiettivo: garantire risorse e capacità sufficienti ai fornitori dei servizi e agli utenti. Gli Stati membri devono adottare dei provvedimenti per superare gli ostacoli all’esercizio dei diritti sociali dovuti all’insufficienza di risorse messe a disposizione dei fornitori dei servizi e delle persone che cercano di esercitare i propri diritti. 5.3.1. Assegnazione delle risorse ai fornitori di servizi Malgrado le serie restrizioni finanziarie di alcuni paesi, gli Stati membri dovrebbero sbloccare una quantità di risorse sufficienti a garantire un accesso adeguato ed equo ai diritti sociali per tutti gli interessati, e in particolare per coloro che ne hanno maggiormente bisogno. Tali risorse dovrebbero comprendere il finanziamento, il personale, i locali e le attrezzature. Delle risorse sufficienti per garantire l’accesso ai diritti sociali non implicano necessariamente un aumento dei costi. Le autorità preposte ai bilanci nazionali, regionali e locali dovrebbero sforzarsi di garantire la continuità nell’erogazione delle risorse e un finanziamento adeguato dei fondi di sicurezza e di assistenza sociale, degli uffici di collocamento e dei servizi in materia di sanità, di alloggio, di educazione e di formazione. Una buona governance è indissolubilmente legata alla fornitura di risorse adeguate nel lungo periodo. I pubblici poteri a livello nazionale, regionale e locale dovrebbero lavorare in stretta collaborazione per ridurre gli squilibri nel finanziamento tra vari livelli e servizi, garantire una ripartizione delle risorse tra le regioni quanto più equa possibile e tener conto dei bisogni reali che si rispecchiano nei divari regionali. I governi nazionali dovrebbero anche applicare il principio di 80 Linee guida politiche sussidiarietà accordando un certo grado di autonomia ai livelli più bassi per i servizi destinati a determinate comunità. Questa filosofia sembra rivelarsi particolarmente utile per soddisfare i bisogni particolari dei gruppi vulnerabili a livello locale. Dovrebbero inoltre sforzarsi di garantire la continuità dei finanziamenti e ridurre i ritardi. Si tratta di principi generali importanti, che diventano essenziali nel caso della fornitura di servizi vitali, soprattutto nel settore della salute, dell’alloggio, della formazione e della riqualificazione professionale. Risolvere i problemi legati a stanziamenti inadeguati di risorse non implica soltanto l’esigenza di finanziamenti adeguati e di una gestione sana e trasparente del bilancio, benché naturalmente se ne riconosca l’importanza. Si deve ugualmente tener conto delle risorse e delle capacità intellettuali ed educative, e garantire per esempio che il personale sia competente, ben formato e disponga dei mezzi necessari per affrontare le sfide inerenti all’adempimento delle sue funzioni. L’esperienza, e le conoscenze degli utenti stessi, possono ugualmente essere viste come una risorsa dei fornitori di servizi. 5.3.2. Fornire risorse e responsabilizzare i richiedenti La conoscenza di un diritto è la condizione preliminare per poterlo reclamare. Il che vuol dire che si deve disporre di un’informazione completa sui servizi disponibili e su come accedervi. Spetta ai funzionari competenti provvedere alla diffusione di questo tipo di informazioni: essi devono fornire informazioni complete sui servizi offerti dal proprio e da altri enti. Questa è tuttavia soltanto una delle tante risorse. Per poter esercitare i loro diritti sociali, gli interessati devono aver accesso ad un insieme di servizi e di prestazioni. Per esempio i disoccupati, che cercano un posto di lavoro stabile, devono poter disporre della possibilità di ricercarlo attivamente, utilizzando competenze appropriate ed avendo accesso a quei servizi (compresi l’educazione e la formazione) che possono assisterli ad acquisire le competenze relative al mercato del lavoro regionale e/o locale. A tal proposito, sono particolarmente pertinenti l’Articolo 1 della Carta sociale europea sul diritto al lavoro (e specialmente il paragrafo 3 che impone ad ogni Stato membro di organizzare o mantenere servizi gratuiti di collocamento per tutti i lavoratori) e gli articoli 9 e 10 sui diritti alla formazione e all’orientamento professionale. Questa stessa esigenza di conferire ai richiedenti le capacità necessarie per far valere i loro diritti si ritrova in molti settori dei diritti sociali. Nel facilitare l’accesso alle prestazioni sociali, i governi dovrebbero garantire che tutti coloro che ne hanno bisogno possano essere assistiti al momento di completare i formulari di domanda, avviare le pratiche e negoziare il processo di rivendicazione dei loro diritti. In molti casi sarà necessario accordare delle risorse alle ONG e agli altri enti che forniscono consulenze ed assistenza, affinché possano offrire agli interessati l’aiuto personalizzato e i consigli necessari per far valere i loro diritti sociali. I bisogni specifici dei 81 Accesso ai diritti sociali in Europa portatori di handicap, con disturbi motori o sensori, dovrebbero ugualmente essere studiati per agevolare il loro accesso ai diritti sociali. Generalmente, una incapacità o la mancanza di fiducia, l’analfabetismo di ritorno o l’assenza di altre competenze, che in sé rivelano un mancato accesso a certi diritti sociali, non dovrebbero impedire agli interessati di avere accesso ad un altro diritto sociale. 5.4. Modifica e miglioramento della gestione e delle procedure Obiettivo: migliorare in modo significativo l’accessibilità, grazie ad una migliore gestione e a procedure più efficaci 5.4.1. Ridurre la compartimentazione L’obiettivo in questo campo dovrebbe essere quello di sviluppare dei servizi completi, efficaci ed efficienti che, avvalendosi nel migliore dei modi delle risorse disponibili, forniscano un servizio il più possibile efficace ed appropriato. In tal contesto, per evitare le compartimentazioni: – la ripartizione delle responsabilità tra i vari livelli di governo e dei servizi dovrebbe essere chiaramente definita e comunicata a tutti gli enti e servizi interessati; – i vari enti e servizi dovrebbero cooperare tra di loro nel trattare le pratiche degli interessati, rispettando le norme relative alla protezione dei dati personali; – un insieme integrato di servizi dovrebbe essere attivamente promosso. A tal fine, si dovrebbe riconoscere la potenzialità delle piattaforme pluriservizi e delle agevolazioni per il passaggio tra un servizio e l’altro; tale approccio va oltre lo “sportello unico” poiché riconosce la necessità di soddisfare in maniera integrata i bisogni delle persone, senza peraltro presupporre che sia necessario un unico tipo di servizi. 5.4.2. Coinvolgimento delle ONG, degli utenti e degli altri attori della società civile Il ruolo delle ONG, delle parti sociali, degli utenti e degli altri attori della società civile dovrebbe essere riconosciuto e le iniziative volte a promuovere l’accesso ai diritti sociali e la coesione sociale da essi promosse dovrebbero essere sostenute. A tal fine: – l’esistenza delle ONG dovrebbe essere riconosciuta legalmente e il loro status giuridico e fiscale dovrebbero essere chiaramente precisati nelle disposizioni legislative, così come la loro esenzione dalle tasse, se del caso, in quanto associazioni caritative o “non profit”; – le attività delle ONG e degli altri attori della vita sociale dovrebbero venir incoraggiate, soprattutto nel campo della formazione e di tutte quelle attività atte a sviluppare le capacità personali degli interessati; 82 Linee guida politiche – la partecipazione delle ONG alla fornitura di servizi sociali dovrebbe essere organizzata nell’ambito di accordi reciproci conclusi con il governo. Le ONG non dovrebbero essere obbligate ad ovviare alle lacune delle prestazione sociali degli enti statali, a livello nazionale, regionale, o locale; – l’esperienza delle ONG e di altri attori della società civile, soprattutto nel campo della loro funzione di “allarme sociale”, la loro conoscenza delle persone in situazioni svantaggiate dovrebbero essere ricercate e prese in considerazione al momento dell’elaborazione delle politiche volte a garantire l’accesso ai diritti sociali; – dovrebbero essere promosse le partnership tra gli organismi preposti ai servizi sociali e alle prestazioni, da un lato, e le ONG e gli altri attori della società civile, dall’altro lato, incoraggiando così l’interazione tra i servizi sociali e il settore del volontariato nell’ambito di una partnership; – il contributo potenziale delle associazioni imprenditoriali e di categoria locali, regionali e nazionali che favoriscono l’occupazione, la formazione professionale e l’esperienza lavorativa dovrebbe venir riconosciuto nell’ambito del dialogo sociale; – il contributo che possono fornire i beneficiari dei servizi dovrebbe essere ugualmente riconosciuto e se ne dovrebbero utilizzare l’esperienza e le competenze. Il successo delle politiche e delle disposizioni nel lungo periodo non dipende unicamente dal coinvolgimento delle ONG, ma anche dalla partecipazione e dall’adesione delle persone vulnerabili. In tal contesto se ne dovrebbe agevolare, per quanto possibile, la partecipazione autonoma al processo decisionale. Tale impostazione non deve limitarsi alle iniziative lanciate per migliorare la situazione personale di queste persone, ma deve ugualmente prefiggersi lo scopo di influenzare l’organizzazione dei servizi sociali, dei programmi di formazione lungo tutto l’arco della vita, come pure dei programmi di educazione e di formazione o di altre misure di sostegno destinate a farle uscire dalla situazione di povertà o di esclusione e a mostrare loro la via d’accesso ad un lavoro decoroso. 5.4.3. Snellire la complessità e attenuare i problemi legati all’accesso Oltre ad essere essenziale che la legislazione contempli tutti i diritti pertinenti, è altrettanto indispensabile che vengano attuati dei meccanismi volti a dare effetto ai vari diritti. Al riguardo, ci si prefigge un duplice obiettivo: facilitare l’esercizio dei diritti sociali e stimolare gli enti pubblici e i servizi sociali ad adoperarsi a favore degli aventi diritto, incoraggiando la partecipazione attiva degli utenti. A tal fine, occorre: – che i formulari per presentare le domande siano concisi, adattati ai richiedenti, scritti in un linguaggio semplice e comprensibile e facili da completare; 83 Accesso ai diritti sociali in Europa – che i pubblici poteri si impegnino a fornire delle informazioni complete sui loro servizi e a vigilare affinché i richiedenti, o i richiedenti potenziali, siano ugualmente informati dell’esistenza di altri servizi pertinenti; – che il ruolo di consulenza svolto dagli organismi sociali venga incoraggiato, particolarmente per quanto riguarda il modo di compilare i formulari e di presentare le domande, mediante l’adozione di approcci proattivi e dinamici, volti a facilitare la responsabilizzazione e la partecipazione dei richiedenti (numeri telefonici gratuiti, asili gratuiti per la custodia temporanea dei bambini, servizi mobili, ecc); – che ogni rifiuto di un servizio o di una prestazione sia sempre accompagnato da delle ragioni dirette e comprensibili, indicate per iscritto. Ogni rifiuto dovrebbe inoltre indicare le vie di ricorso possibili; – che venga ugualmente prevista la possibilità di spiegazioni orali sulle ragioni del rifiuto; – che i locali dei servizi sociali siano accessibili e accoglienti per tutti (e in special modo per gli anziani, per i portatori di handicap, per le persone accompagnate da bambini e per i bambini stessi); – che gli orari di apertura vengano stabiliti tenendo conto delle varie esigenze e responsabilità familiari degli interessati; – che ogni qualvolta si riveli necessario, vengano istituiti e resi accesibili a tutti gli utilizzatori potenziali dei “servizi mobili” nei luoghi appropriati; – che, al fine di facilitare l’accesso ai servizi e alle prestazioni sociali e di ridurre la durata del disbrigo delle pratiche, vengano messe a disposizione le nuove tecnologie dell’informazione (Internet e telefoni cellulari) in particolar modo per le persone che vivono in regioni isolate o nelle zone rurali. 5.5. Miglioramento dell’informazione e della comunicazione Obiettivo: massimizzare la comunicazione, l’utilizzo e lo scambio di informazioni La comunicazione e lo scambio di informazioni dovrebbero essere una priorità. E’ quindi necessaria una strategia di comunicazione pluridimensionale, i cui elementi dovrebbero basarsi sul riconoscimento dell’importanza fondamentale della diffusione di informazioni che permettano di predisporre e realizzare un insieme efficace di servizi pubblici. A tal fine: – la diffusione di informazioni dovrebbe essere rivolta a tutti gli aventi diritto ed utilizzare il massimo numero possibile di canali (brochure inviate a tutta la popolazione, campagne televisive, radiofoniche, ed altri supporti di pubblicità, brochure disponibili in certi luoghi pubblici, numeri telefonici gratuiti, giornate «porte aperte», Internet, ecc); – dovrebbero essere disponibili dei centri d’informazione mobili; 84 Linee guida politiche – per quanto possibile, l’informazione dovrebbe essere disponibile nelle lingue minoritarie e nelle lingue degli immigrati; – l’informazione dovrebbe essere adattata ai bisogni dei portatori di handicap (specialmente quelli con difficoltà di mobilità e con problemi sensori); – quando l’informazione viene distribuita sotto forma di brochure (documenti), dovrebbe essere scritta in un linguaggio chiaro, diretto, comprensibile e preciso; – tutte le informazioni dovrebbero venir aggiornate regolarmente; – alcune informazioni dovrebbero essere rivolte alle persone vicine ai beneficiari potenziali o che fanno parte dello stesso nucleo familiare. Le persone aventi diritto dovrebbero essere informate dell’esistenza di organismi di protezione sociale, di uffici di collocamento e di altri servizi, e delle loro rispettive funzioni, mediante l’istituzione di piattaforme o di passerelle che facilitino il passaggio tra un servizio e l’altro, e favoriscano un accesso integrato alle prestazioni e ai servizi, oppure mediante delle campagne di distribuzione di volantini, campagne stampa e pubblicitarie. Da evidenziare, in questo contesto, il ruolo e il contributo delle informazioni prodotte e distribuite da fonti indipendenti. Inoltre, le autorità pubbliche dovrebbero rivolgere una costante attenzione alla qualità dell’informazione che viene comunicata e all’efficacia della loro strategia di comunicazione: – dovrebbero essere effettuate periodicamente delle indagini a tutti i livelli dell’amministrazione per stabilire il tasso di penetrazione dell’informazione; – dovrebbero essere realizzati dei controlli per verificare che i beneficiari potenziali abbiano avuto accesso all’informazione, per esempio confrontando le previsioni di bilancio e i versamenti effettuati; – un’attività specifica dovrebbe essere predisposta a favore delle persone o dei gruppi per i quali si è potuto stabilire che non esercitano pienamente i loro diritti. La funzione della comunicazione non dovrebbe limitarsi alla diffusione dell’informazione. A tal proposito è di grande rilevanza la nozione dello scambio di informazioni, per cui la comunicazione appare come un processo a doppio senso. La comunicazione dovrebbe anche comprendere la raccolta e la valutazione delle informazioni. I pubblici poteri dovrebbero per questo provvedere a raccogliere e a pubblicare regolarmente i dati statistici appropriati, a livello nazionale e locale, in modo uniforme. 85 Accesso ai diritti sociali in Europa 5.6. Superare gli ostacoli psicologici e socio-culturali Obiettivo: eliminare gli ostacoli psicologici e socio-culturali percepiti sia dai fornitori che dagli utilizzatori dei servizi Il funzionamento di tutti i servizi e delle prestazioni in materia di diritti sociali dovrebbe vertere sulle necessità degli interessati, responsabilizzandoli e rendendoli capaci di agire; dovrebbe di conseguenza tener conto del fatto che certe difficoltà psicologiche possono ridurre la capacità di far valere i propri diritti, in particolare quando si tratta di persone appartenenti a gruppi vulnerabili o svantaggiati. Di conseguenza: – il personale preposto ai servizi dovrebbe ricevere una formazione in materia di relazioni umane, per migliorare la propria risposta ai bisogni degli interessati; – si dovrebbe rivolgere un’attenzione particolare al fatto che l’accoglienza riservata alle persone più vulnerabili, soprattutto durante la prima visita ad un istituto, è spesso determinante per la loro percezione e la loro fiducia nell’ente stesso. Per questo, gli uffici e i locali dovrebbero essere più accoglienti, e prevedere una zona ben precisa per l’accettazione e altre zone separate per l’attesa, dotate di sedie, senza barriere che dividano il pubblico dagli impiegati dell’istituto e, ovviamente, compatibili con le norme di sicurezza. Un’altra priorità dovrebbe essere il rispetto della privacy dei colloqui. Il personale dovrebbe ricevere una formazione professionale e possedere le qualità umane necessarie nonché una buona conoscenza dei servizi e delle prestazioni forniti da altri enti. Anche le questioni culturali meritano un’attenzione particolare. Per superare gli ostacoli socio-culturali, le disposizioni adottate dovrebbero tener conto dell’esistenza di varie sensibilità: certe pratiche dovrebbero essere attentamente vagliate, per evitare che comportino dei pregiudizi verso questo o quel gruppo di popolazione. Inoltre: – la formazione del personale a contatto con il pubblico dovrebbe comprendere degli insegnamenti su come evitare la discriminazione e superare gli stereotipi negativi. Il personale dovrebbe ricevere delle informazioni e, se necessario, una formazione che lo sensibilizzi alla situazione dei gruppi vulnerabili, dei migranti e delle minoranze, soprattutto in materia di norme religiose e culturali; – gli istituti e i servizi che operano nel campo dell’occupazione, della sanità, dell’educazione, dell’alloggio e della protezione sociale dovrebbero ricorrere ad interpreti, a mediatori e, ove necessario a facilitare l’accesso ai diritti, richiedere i servizi di persone appartenenti alla minoranza o al paese di origine dei migranti con i quali sono maggiormente in contatto. 86 Linee guida politiche 5.7. Presa in considerazione specifica dei gruppi e delle regioni vulnerabili Obiettivo: eliminare la vulnerabilità in quanto ostacolo ai diritti sociali 5.7.1. Gruppi vulnerabili I paesi che non lo avessero ancora fatto sono invitati ad elaborare dei quadri legislativi completi e delle strategie politiche che favoriscano un uguale accesso per tutti ai diritti sociali. Una risposta universale aiuterà soprattutto le categorie svantaggiate. Tuttavia, occorrerà ugualmente provvedere a creare un ambiente favorevole all’integrazione sociale degli emarginati o delle persone che vivono situazioni di precarietà. Tutti i servizi dovrebbero essere sviluppati nel quadro di una strategia generale a favore delle persone vulnerabili in materia di accesso all’abitazione, alla salute, all’educazione e alla formazione professionale, a un lavoro decoroso, alla protezione sociale e ad altri diritti fondamentali. Tale strategia dovrebbe avere obiettivi ben definiti nonché norme e procedure precise per il controllo dell’applicazione delle disposizioni e per la valutazione dei progressi compiuti ai fini di un pieno esercizio dei diritti sociali da parte di tali categorie della popolazione. L’elaborazione di quadri giuridici e di strategie a favore dei gruppi vulnerabili è particolarmente conforme all’Articolo 30 della Carta sociale europea riveduta, relativo alla protezione contro la povertà e l’esclusione sociale. L’esercizio di un diritto presuppone l’esistenza di certe capacità dell’individuo interessato, ed è soggetto a certe condizioni. Non dovrebbe essere ammesso che alcune persone non possano far valere i propri diritti a causa di condizioni restrittive, di risorse insufficienti o perché non dispongono di certe capacità. Per questo, è importante sviluppare la partecipazione e l’autonomia delle persone, in modo che possano godere concretamente dei loro diritti. Ci si riferisce a risorse tangibili, ed intangibili. Tra le più importanti, vale la pena di citare: – la conoscenza dell’esistenza di un diritto, e la consapevolezza di poterlo esercitare o far valere; – la capacità di presentare una richiesta per reclamare tale diritto. Nella pratica, l’approccio dinamico volto a sviluppare la partecipazione e l’autonomia delle persone viene realizzato mediante programmi e misure miranti a mobilitare e a stimolare gli interessati individualmente e collettivamente. A tal proposito è essenziale definire delle attività di lunga scadenza, sviluppando dei percorsi che favoriscano il cambiamento, sia per gli individui, che per i gruppi o le località. Anziché considerare le persone e le località quali sono al momento si dovrebbe adottare una prospettiva dinamica, cercando di immaginare come potrebbero divenire, se messi in grado di cambiare la loro vita o la situazione della loro comunità. 87 Accesso ai diritti sociali in Europa Per sfruttare al massimo l’efficacia di tale approccio, i servizi relativi ai diritti sociali dovrebbero essere organizzati, per quanto possibile, a livello locale. Tale misura consente: – una copertura geografica efficace e completa (utilizzando, se del caso, dei servizi mobili per estenderla alle zone isolate); – una visibilità a livello locale e lo sviluppo di un sentimento di proprietà da parte degli utenti del servizio locale; – delle decisioni prese, per quanto possibile, a livello locale circa l’accesso ai servizi e la loro portata, ma che tengano conto di norme precise anti discriminatorie internazionali, europee e nazionali. Dovrebbe essere posto un accento particolare sulle attività finalizzate a sviluppare i contatti con le collettività, ossia sui programmi studiati appositamente a livello di quartiere o del luogo di residenza. 5.7.2. Regioni vulnerabili – la dimensione territoriale Le politiche rivolte ai gruppi vulnerabili devono essere completate da quelle riguardanti i problemi di regioni o di zone specifiche. L’accesso ai diritti dovrebbe essere garantito in qualsiasi parte del territorio e il luogo di residenza non dovrebbe costituire in sé un ostacolo. Si tratta quindi di evitare gli squilibri tra le regioni e di trattare nel modo più adeguato possibile le zone particolarmente svantaggiate. Le iniziative locali svolgono pertanto un ruolo estremamente incisivo. Esse, infatti, essendo previste per rigenerare socialmente le località o i quartieri degradati e in crisi, devono disporre del potenziale necessario per contribuire in maniera decisiva all’esercizio dei diritti sociali delle persone che vi abitano. Non si limitano quindi a prevedere degli investimenti a livello delle infrastrutture fisiche dei servizi pubblici (quali fognature, servizi basilari, strade, trasporti e case decenti), ma intendono ugualmente ricostruire l’infrastruttura sociale e il tessuto comunitario di tali zone. L’occupazione è particolarmente importante per le zone svantaggiate. Dei posti di lavoro locali permettono infatti di ridurre la povertà, di promuovere l’inclusione sociale e di accrescere i redditi, la fiducia e la stima di sé delle persone in condizioni di esclusione sociale. Servono anche ad aumentare le risorse finanziarie e le altre risorse disponibili localmente. La partecipazione delle collettività a questi ed altri tipi di iniziative è di conseguenza molto importante. 88 Allegato I Informazioni di carattere empirico raccolte dai Comitati CS-LO, CS-PS, CS-EM e SP-SPM CS-LO (Gruppo di Specialisti sull’accesso all’abitazione) Il CS-LO ha raccolto delle informazioni empiriche direttamente da tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa, da tre Osservatori, dai governi locali, nonché dalle ONG attive nel settore delle politiche abitative. Le informazioni vertevano essenzialmente sui gruppi vulnerabili, in base a dei criteri sociali, ad eccezione dei senzatetto, che erano già stati esaminati in altri progetti. Il questionario era strutturato nel modo seguente: – situazione abitativa del paese; – categorie di persone vulnerabili sotto il profilo dell’abitazione; – accesso all’abitazione per le categorie di persone vulnerabili; – strumenti giuridici e disposizioni costituzionali riguardo all’accesso all’abitazione; – sfratti; – emergenze. Le parti A e B avevano lo scopo di definire e di quantificare le categorie di abitazioni disponibili e i gruppi di popolazione considerati vulnerabili dal paese in questione. Lo scopo delle parti C e D era di valutare la realtà giuridica e la pratica concreta di accesso all’abitazione per i gruppi vulnerabili, mentre le parti E e F esaminavano due tipi principali di situazioni per le quali l’accesso all’abitazione diventa un problema vitale: gli sfratti e le emergenze. La seconda parte del questionario prevedeva esempi di pratiche adottate per i temi trattati ai punti C, E e F e di offerte di abitazioni a prezzi accessibili. Su un totale di 264 questionari inviati, 77 sono stati rinviati completati, con un tasso di risposte quindi pari al 29%. CS-PS (Gruppo di Specialisti sull’accesso alla protezione sociale) Il CS-PS ha inviato un questionario per ottenere informazioni su: (a) tutte le prestazioni di sicurezza sociale e di assistenza sociale, erogate dai servizi sociali, a livello nazionale, regionale e locale, e (b) gli ostacoli che limitano l’accesso alla protezione sociale. I membri del CS-PS e – per gli Stati non rappresentati nel Gruppo – i membri del CDCS hanno cooperato per distribuire il questionario nei loro rispettivi paesi ad istituti responsabili della gestione delle prestazioni e dei servizi sociali a livello nazionale, regionale e locale, e ugualmente alle organizzazioni non governative attive a livello locale. Il questionario è stato inoltre inviato alle organizzazioni rappresentate a livello internazionale, in particolar modo tramite la Rete europea contro la povertà (EAPN) e l’Organizzazione ATD-Quarto Mondo. Sono state ricevute 170 risposte da organismi ufficiali e da ONG, provenienti da trenta Stati membri del Consiglio d’Europa. CS-EM (Comitato di Esperti per la promozione dell’accesso all’occupazione) I principali dati empirici raccolti da questo Comitato di Esperti riguardavano degli esempi di “buone pratiche”, grazie ai quali è stato evidenziato come delle iniziative 89 Accesso ai diritti sociali in Europa a livello locale possano combattere e prevenire la disoccupazione di lunga durata mediante un approccio orizzontale e coordinato. Ogni Stato membro rappresentato presso il CS-EM ha presentato almeno due esempi di “buone pratiche”, allo scopo di mettere a disposizione degli altri delle esperienze utilizzabili nella lotta alla disoccupazione di lunga durata. Era stato deciso che gli esempi dovessero vertere su programmi finalizzati a favorire l’occupazione a livello locale, su progetti socio-economici o su progetti di assistenza ai lavoratori autonomi e di assistenza per la creazione di micro-imprese. Si poteva ugualmente porre l’accento su alcuni gruppi svantaggiati, quali i disoccupati di lunga durata, i portatori di handicap, le minoranze etniche, le donne economicamente vulnerabili e i giovani. Sono stati in seguito aggiunti a questo elenco i lavoratori anziani. Per disoccupato di lunga durata si intende ogni persona senza lavoro e alla ricerca di un lavoro da almeno un anno. In tutto, sono stati presentati 21 documenti dagli Stati membri e dalle organizzazioni con lo status di osservatore. In totale, quindi, il CS-EM ha avuto a sua disposizioni quasi sessanta esempi di programmi e di iniziative a favore dell’occupazione. SP-SPM (Gruppo di Specialisti sull’adeguamento dei servizi sanitari alle necessità delle persone emarginate) Gli esperti del SP-SPM avevano ricevuto il compito di preparare dei rapporti su ogni paese in base ad un questionario preparato dall’esperto indipendente. L’obiettivo era di passare in rassegna i problemi dell’accesso ai servizi sanitari da parte degli emarginati in ogni paese. I rapporti hanno trattato dei temi seguenti: – informazioni generali sui sistemi sanitari e di assistenza sociale; – aumento della povertà e esistenza di gruppi emarginati; – indicatori sanitari; – protezione sociale e sistemi sanitari; – risposte alle disuguaglianze in materia di protezione sanitaria. L’opinione dell’organizzazione ATD-Quarto Mondo è stata presentata dal suo rappresentante in seno al Comitato. Il lavoro di questo Gruppo di Specialisti ha consentito l’elaborazione della Raccomandazione Rec (2001)12 sull’adeguamento dei servizi sanitari alle richieste di cure e di servizi da parte degli emarginati. In essenza, il testo afferma: “nessuna medicina povera per i poveri”. Il costante aumento del numero di persone in condizioni di emarginazione e di insicurezza e le gravi conseguenze sanitarie, sociali ed economiche che ne derivano richiedono lo sviluppo di un quadro politico coerente e completo, basato sul principio di equità, di dignità umana e di partecipazione. Per tutelare e migliorare la salute delle persone emarginate, la raccomandazione propone un approccio multisettoriale, fondato sulle attività di prevenzione e sulla creazione di realtà che possano favorire la reintegrazione sociale, evitare la stigmatizzazione ed aumentare le conoscenze. Le misure adottate per migliorare l’accesso alle cure delle persone vulnerabili servono anche al resto della popolazione ed evitano di creare una “medicina povera per i poveri”. 90 Allegati Allegato II Linee guida politiche per l’accesso all’abitazione per le categorie di persone svantaggiate I. Introduzione 1. Dal lavoro svolto nel quadro del progetto “Dignità umana ed esclusione sociale” (HDSE) del Consiglio d’Europa è emersa la constatazione che l’accesso all’abitazione, all’occupazione, alla protezione sociale, alla salute e all’educazione per i gruppi svantaggiati costituisce una sfida per tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa. Anche se i diritti sociali sono giuridicamente riconosciuti, nella pratica molte persone incontrano vari ostacoli per poterli esercitare. Il Consiglio d’Europa ha di conseguenza lanciato una serie di iniziative per promuovere l’accesso ai diritti sociali per tutti. 2. In tale contesto, il Gruppo di Specialisti sull’accesso all’abitazione (CS-LO) ha iniziato i propri lavori nel giugno 1999. Primo Comitato del Consiglio d’Europa ad esaminare in modo sistematico la questione delle politiche abitative, il CS-LO ha offerto la possibilità ai propri membri di intraprendere uno scambio approfondito di esperienze e di incominciare una raccolta di dati empirici paneuropei su grande scala provenienti dagli Stati membri e dagli Stati osservatori, in merito alle politiche nazionali di accesso all’abitazione per le categorie di persone svantaggiate1. 3. Le seguenti linee guida sono basate sui risultati delle ricerche (presentate in rapporti separati ) e sulle proposte del Gruppo CS-LO. II. Principi generali delle politiche di accesso all’abitazione per le categorie di persone svantaggiate 4. L’importanza dell’abitazione e le conseguenti responsabilità dei governi sono state riconosciute in un certo numero di documenti internazionali. Possiamo citare la Carta sociale europea del Consiglio d’Europa del 1961 (Art. 16), il suo Protocollo addizionale del 1988 (Art. 4), e la Carta sociale europea riveduta del 1996 (Art. 31), l’Agenda delle Nazioni Unite adottata ad Istanbul nel 1996, e la “Dichiarazione sulle città e sugli altri insediamenti umani nel nuovo millennio” adottata alla Sessione speciale dell’Assemblea delle Nazioni Unite a Ginevra, convocata per un esame generale e una valutazione dell’applicazione dell’Agenda Habitat (New York, 6-8 giugno 2001). 5. Nel contesto delle politiche abitative, i diritti umani fondamentali previsti nella Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, e in particolare il diritto al rispetto della vita privata e familiare e del domicilio (Articolo 8) e il diritto alla protezione della proprietà (Articolo 1 del Protocollo N° 1), devono essere rispettati e tutelati. Nell’Agenda Habitat delle Nazioni Unite, i governi ribadiscono il loro impegno a garantire il pieno godimento dei diritti umani proclamati negli strumenti internazionali e in particolare, in tale contesto, il diritto ad un’abitazione adeguata, enunciato nella Dichiarazione ______ 1. Nelle presenti linee guida politiche, il termine “categorie di persone svantaggiate ” indica le persone o gruppi di persone che si trovano svantaggiate per ragioni economiche, sociali, psicologiche e/o altre e che di conseguenza hanno bisogno di un’assistenza appropriata perché venga facilitato il loro accesso all’abitazione. 91 Accesso ai diritti sociali in Europa Universale dei Diritti dell’Uomo e previsto nella Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, pur prevedendo che il diritto ad un’abitazione adeguata sarà realizzato progressivamente. 6. Gli Stati membri del Consiglio d’Europa dovrebbero in particolare impegnarsi a sviluppare un quadro atto a favorire le politiche abitative, conformemente alle raccomandazioni dell’Agenda Habitat delle Nazioni Unite. In tale contesto globale i governi dovrebbero, conformemente all’Articolo 61 dell’Agenda Habitat dell’ONU, adottare dei provvedimenti adeguati a promuovere e proteggere il diritto a condizioni abitative adeguate, e garantire progressivamente la piena realizzazione di tale diritto per le categorie di persone svantaggiate. 7. Per garantire un’abitazione a costi accessibili alle categorie di persone svantaggiate, le autorità pubbliche devono istituire un quadro giuridico appropriato per il mercato dell’alloggio, predisporre le misure istituzionali necessarie relative ai diritti di proprietà, alla sicurezza del possesso e alla tutela del consumatore, nonché adottare delle politiche volte ad estendere le offerte di alloggi a prezzi accessibili e a garantire una migliore sicurezza giuridica di occupazione degli alloggi e l’accesso ad un’abitazione per tutti senza discriminazioni. 8. L’offerta di abitazioni per le categorie di persone svantaggiate richiede dei provvedimenti non solo da parte delle autorità pubbliche a tutti i livelli, ma altresi’ da tutti i settori della società, ivi compresi il settore privato, le organizzazioni non governative, come pure le associazioni partner e le istituzioni della comunità internazionale. Anche le categorie di persone svantaggiate e le organizzazioni della società civile dovrebbero essere messe in grado di svolgere un ruolo attivo mediante dei meccanismi di partecipazione all’elaborazione dei programmi. 9. Il contributo del settore pubblico, ai fini di correggere le imperfezioni del mercato, continua ad essere necessario, poiché aiuta ad attuare vari tipi di misure essenziali per consentire alle categorie di persone svantaggiate, con problemi che non possono essere risolti né dal mercato da solo, e nemmeno dal settore degli alloggi sociali, di avere accesso ad un’abitazione adeguata a prezzi ragionevoli e ai servizi essenziali. 10. Esiste una stretta interdipendenza tra le politiche abitative ed altre politiche di accesso ai diritti sociali, quali il diritto alla protezione sociale, al lavoro, alla salute e all’educazione. I pubblici poteri, a tutti i livelli, e le organizzazioni internazionali competenti vengono quindi incoraggiati a promuovere e a sviluppare degli approcci integrati per l’accesso ai diritti sociali da parte delle categorie di persone svantaggiate. 11. Gli obiettivi delle politiche per l’alloggio dovrebbero essere presi in considerazione prima di attuare qualsiasi decisione politica e legislativa che abbia un’incidenza diretta od indiretta sulla domanda e sull’offerta nel mercato dell’alloggio e sulla costruzione e la fornitura di abitazioni. Tra i settori importanti, si possono citare le politiche fiscali e tributarie, il codice civile e le condizioni legali per finanziare il mercato immobiliare e l’occupazione dei suoli. 12. Le politiche abitative dovrebbero soddisfare, ad ogni livello, le necessità e le esigenze delle categorie di persone svantaggiate. Le autorità nazionali dovrebbero quindi avere, o sviluppare, una strategia per l’accesso all’abitazione di tali categorie, 92 Allegati con obiettivi chiaramente definiti, norme, procedure per il controllo dei risultati dei programmi e che prendano in considerazione l’interdipendenza, già segnalata al punto 10, con altre politiche. 13. Ogni Stato membro dovrebbe aver adottato, ed applicare efficacemente, delle leggi e dei regolamenti volti a prevenire ogni discriminazione nell’accesso all’abitazione. 14. Le persone con svantaggi di vario tipo, e quelle che richiedono cure particolari, dovrebbero ricevere un’assistenza particolare per soddisfare i loro bisogni specifici in materia di abitazione e dovrebbero aver diritto ad adeguate forme di servizi e di assistenza sociale. 15. Nei paesi che hanno privatizzato una parte considerevole del loro parco immobiliare negli ultimi anni, dovrebbero essere introdotte delle misure politiche appropriate per neutralizzare le conseguenze indesiderabili della privatizzazione e della restituzione delle abitazioni che colpiscano le categorie più svantaggiate. Ad esempio, nei paesi con un tasso elevato di “proprietari poveri”, sarebbe opportuno dare la priorità ad un sistema generale di sussidi per l’alloggio e a un’assistenza pubblica per il rinnovo degli alloggi, che andrebbe a vantaggio sia dei proprietari, che degli inquilini di alloggi restituiti. 16. I pubblici poteri dovrebbero provvedere ad una raccolta regolare di infomazioni statistiche su tutto il territorio nazionale sulle condizioni di alloggio delle categorie svantaggiate, dal momento che tali informazioni sono della massima importanza per sviluppare, orientare, applicare e garantire il controllo di misure specifiche e di programmi di assistenza. La raccolta di tali informazioni dovrebbe essere standardizzata sulla base di criteri comuni europei. III. Quadro giuridico 17. Tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa dovrebbero prendere in esame la possibilità di ratificare e di applicare le convenzioni internazionali relative alle politiche abitative, e in particolare l’Articolo 31 della Carta sociale europea riveduta (diritto all’abitazione). 18. I paesi che non lo avessero ancora fatto sono invitati a sviluppare un quadro giuridico completo sull’accesso all’abitazione per le categorie di persone svantaggiate, che tenga conto dei vincoli e delle opportunità del mercato e rispetti le norme internazionali, al fine di sostenere le politiche nazionali sull’alloggio. 19. Oltre ad inserire il diritto all’abitazione nella legislazione, si dovrebbe vigilare affinché vengano predisposti dei meccanismi appropriati che rendano effettivo tale diritto per tutte le persone che risiedono legalmente sul territorio del paese. 20. Per le persone in situazione di estrema difficoltà, e conformemente alla Raccomandazione N° R (2000) 3 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli Stati membri, i governi di tutti gli Stati membri dell’Organizzazione dovrebbero riconoscere, qualora non l’avessero ancora fatto, l’esistenza del diritto individuale, universale e giuridicamente applicabile di soddisfare le necessità umane materiali basilari. Tale diritto dovrebbe comportare come minimo il diritto al vitto, ai vestiti, a un tetto 93 Accesso ai diritti sociali in Europa e alle cure mediche di base ed estendersi a tutti i cittadini e agli stranieri, qualunque sia il loro status ai sensi delle norme nazionali relative agli stranieri, secondo modalità definite dalle autorità nazionali. 21. Ogni paese dovrebbe definire nella propria legislazione la nozione di “alloggio adeguato”, prendendo in considerazione l’aspetto relativo ai diritti dell’uomo e il paragrafo 60 dell’Agenda Habitat1, come pure i mezzi economici e gli aspetti culturali del paese. 22. Delle norme in materia di alloggio adeguato dovrebbero essere applicate non solo alle nuove costruzioni, ma anche, progressivamente, al rinnovo del parco abitativo esistente. 23. Dovrebbe esistere in tutti gli Stati membri un sistema trasparente dei diritti di proprietà e un’adeguata applicazione amministrativa delle leggi relative alla proprietà. 24. Le autorità nazionali dovrebbero fornire delle informazioni sull’ambito giuridico alle autorità pubbliche responsabili nel campo delle politiche abitative a livello nazionale, regionale e locale e alle organizzazioni della società civile. IV. Quadro istituzionale e cooperazione tra le autorità pubbliche e la società civile 25. Gli Stati membri dovrebbero, ove necessario, creare o continuare a sviluppare una struttura istituzionale efficace ed appropriata a garantire la cooperazione tra le autorità pubbliche e gli altri responsabili nel campo delle politiche per l’alloggio, comprese le organizzazioni della società civile attive in questo settore. 26. In un quadro di politica nazionale per l’alloggio che stanzia, tra gli altri, dei fondi a favore degli enti locali perché possano adempiere le loro funzioni, questi ultimi dovrebbero disporre di un notevole livello di autonomia e di partecipazione al processo decisionale, alla messa in opera dei provvedimenti, alla mobilitazione e all’utilizzazione delle risorse. 27. Il ruolo e le responsabilità degli enti locali e delle associazioni della società civile in materia di politiche a favore dell’alloggio, e la suddivisione dei compiti tra di loro, dovrebbero essere definiti chiaramente e giuridicamente. 28. Le autorità pubbliche dovrebbero incoraggiare, facilitare e sostenere la creazione di associazioni della società civile ad ogni livello, per contribuire alla fornitura di abitazioni per le categorie di persone svantaggiate e mettere a loro disposizione risorse necessarie al loro funzionamento. 29. I rappresentanti della società civile dovrebbero partecipare all’elaborazione delle politiche relative all’alloggio e al processo decisionale, in modo da garantire che vengano individuati e soddisfatti i bisogni e le priorità delle persone svantaggiate. ______ 1. Il paragrafo 60 dell’Agenda Habitat: per “Alloggio adeguato“… si intende un tetto sopra la propria testa, … sufficientemente grande; fisicamente accessibile; una privacy adeguata; sicurezza adeguata; sicurezza di occupazione, struttura stabile e durevole, luminosa, riscaldata e aerata; strutture di base adeguate…; adeguato dal punto di vista della qualità ambientale e sanitaria, …, ad un prezzo accessibile. 94 Allegati 30. I governi dovrebbero facilitare l’accesso delle categorie di persone svantaggiate alle modalità di presa di decisioni e di pianificazione e mettere a loro disposizione dei servizi legali, quali l’assistenza giuridica, consulenza legale e centri di consulenze gratuiti. V. Migliorare l’offerta e il finanziamento di abitazioni a prezzo accessibile per le categorie di persone svantaggiate 31. La disponibilità di alloggi a prezzi accessibili dovrebbe essere aumentata mediante provvedimenti volti ad incoraggiare e a favorire l’acquisto di alloggi a prezzi ragionevoli e potenziando il parco disponibile di alloggi in affitto pubblici, di cooperative e di privati, grazie a delle partnership tra iniziative del settore pubblico e privato, e creando e promuovendo degli incentivi sul mercato, nel rispetto dei diritti legali, degli obblighi degli inquilini e dei proprietari. 32. Il mercato dovrebbe offrire una varietà di alloggi, compresi quelli adatti e convenienti per le persone con scarse risorse finanziarie. Le autorità pubbliche dovrebbero istituire, accanto ad un quadro giuridico, un sistema efficace di sussidi per l’alloggio o altri provvedimenti appropriati, destinati a persone con bassi redditi e/o con problemi di accesso, soprattutto per certi mercati abitativi locali dove c’è scarsità di alloggi a prezzi accessibili. 33. Per garantire un’adeguata disponibilità di terreni edificabili e soprattutto per rendere disponibili dei terreni per edificarvi degli alloggi sociali, i governi dovrebbero prendere in esame la possibilità di adottare degli incentivi fiscali ed altre misure, ove necessario, per favorire un funzionamento efficace del mercato dei terreni edificabili, allo scopo di facilitare la costruzione di alloggi a prezzi accessibili. 34. Nelle situazioni di penuria di alloggi, si dovrebbero promuovere degli incentivi per il mercato privato, affinché vengano messi in affitto gli alloggi inoccupati, quando non sussiste nessuna ragione legale perché restino sfitti. 35. I governi, per facilitare l’accesso alla proprietà fondiaria, in particolare alle categorie di persone svantaggiate, e garantire loro la sicurezza di occupazione, dovrebbero fornire, ai livelli appropriati, compreso quello locale, un sostegno istituzionale, garantire la trasparenza e imporre l’obbligo di rendere conto dell’operato in materia di gestione fondiaria, fornire informazioni precise sulla proprietà fondiaria, le transazioni fondiarie e l’utilizzo attuale e previsto dei suoli. 36. Esiste una grande domanda in materia di finanziamenti per gli alloggi. I governi dovrebbero quindi creare, ove necessario, varie possibilità di accesso ai finanziamenti. Perché l’accesso ad un alloggio in affitto o all’acquisto di un alloggio sia reso accessibile, i governi dovrebbero prevedere delle sovvenzioni per rendere disponibili o per costruire degli alloggi destinati a questi gruppi di popolazione. Tali alloggi sovvenzionati dovrebbero venir assegnati sulla base di criteri obiettivi e trasparenti. 37. In quanto alternativa o a complemento delle sovvenzioni per l’alloggio, dovrebbe essere istituito, se necessario, un sistema di sussidi basato sul reddito. I sussidi per l’alloggio possono essere uno strumento efficace e ben mirato, che consente ai gruppi a basso reddito di trovare un alloggio a prezzo accessibile. 95 Accesso ai diritti sociali in Europa 38. Per rendere più accessibili i prezzi degli alloggi per le famiglie a basso reddito, i governi dovrebbero prendere in esame la possibilità di introdurre dei programmi di risparmio e delle agevolazioni, per esempio dei mutui a tasso moderato o a tasso zero, ivi compresi dei programmi di microcredito. 39. I programmi destinati a proporre delle abitazioni alle categorie di persone svantaggiate dovrebbero prevedere misure di finanziamento preferenziali. VI. La rilevanza delle politiche abitative a livello locale 40. Un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta al modo di favorire una mescolanza sociale, ai fini di evitare la segregazione residenziale e la ghettizzazione dei poveri, come pure gli squilibri geografici tra l’offerta e la domanda, fattori che peggiorano inevitabilmente le condizioni di accesso all’alloggio delle categorie svantaggiate. 41. Per affrontare il degrado su grande scala del parco immobiliare esistente, i paesi interessati dovrebbero sviluppare delle politiche e degli incentivi per un approccio misto, volto ad associare i programmi di ristrutturazione e di rinnovamento, ricorrendo a nuove costruzioni solo quando ciò si riveli necessario. 42. Per prevenire o ridurre i problemi della concentrazione in certe zone urbane del parco immobiliare più degradato, si dovrebbero attuare delle misure per la pianificazione di programmi di sviluppo immobiliare che propongano alle persone svantaggiate reali opportunità di integrarsi con il resto degli abitanti del quartiere, grazie alla ristrutturazione o alla costruzione di complessi abitativi nei centri delle città. 43. Dovrebbero essere lanciate delle iniziative locali per rivitalizzare i complessi deteriorati e i quartieri degradati. Occorrerebbe insistere sulla necessità di ricostruire l’infrastruttura sociale e comunitaria di tali zone e di migliorare la qualità della vita dei loro abitanti. 44. A livello locale, la partecipazione degli abitanti è un elemento importante dei programmi per l’alloggio, l’habitat e la rivitalizzazione sociale. Si dovrebbero promuovere delle iniziative per favorire tale partecipazione, per esempio: – promuovere la partecipazione degli abitanti e dei proprietari alla gestione, la riparazione e il rinnovamento della loro abitazione, – sostenere la creazione di associazioni di quartiere, offrendo loro in particolare delle consulenze sul funzionamento e la gestione, – sostenere l’istituzione e la gestione di reti nazionali di programmi abitativi a livello di quartiere, in modo da promuovere la cooperazione e sviluppare e mettere in comune le buone pratiche. VII. Ridurre il rischio e le conseguenze negative degli sfratti per le persone svantaggiate 45. Per ridurre la vulnerabilità, i governi, al livello appropriato, compreso quello locale, dovrebbero proteggere tutti i cittadini dagli sfratti forzati che sono contrari alla legge e fornire una tutela giuridica e una possibilità di indennizzo. 46. Si dovrebbe preferire evitare gli sfratti, anziché sforzarsi di trovare nuove sistemazioni alle persone. 96 Allegati 47. La legislazione sugli sfratti dovrebbe chiaramente stabilire la procedura di espulsione e precisare il termine entro il quale gli occupanti devono essere informati di uno sfratto imminente. 48. Gli enti locali e le associazioni competenti della società civile dovrebbero essere informati delle esplusioni in corso, in modo da poter proporre alle persone che corrono il rischio di venir sfrattate dei servizi di consulenza e di mediazione e/o di assistenza. 49. Le legislazioni nazionali in materia di ipoteche e di sfratti dovrebbero essere precise ed accompagnate da misure di assistenza basate su condizioni legali ben definite per la nuova sistemazione e/o il rialloggio nei casi in cui lo sfratto sia inevitabile e di una protezione particolare per le famiglie con bambini e le persone bisognose di cure. 50. Nei casi di famiglie minacciate di sfratto, dovrebbero essere adottare tutte le misure appropriate per garantire l’accesso ai servizi indispensabili perché possano essere rialloggiate in condizioni decorose e vivere un’esistenza normale (che possano disporre di elettricità, acqua potabile e riscaldamento, se necessario). 51. In caso di sfratto inevitabile, le autorità responsabili, in cooperazione con i servizi sociali e con gli altri enti appropriati, dovrebbero ricercare, secondo condizioni giuridicamente definite, una soluzione alternativa adeguata che rispetti la dignità degli interessati e ne faciliti il reinserimento sociale. 52. Ogni qualvolta si riveli necessario, si dovrebbe predisporre una strategia per riesaminare il mercato parallelo dell’alloggio, regolarizzare o trovare delle soluzioni alternative agli insediamenti illegali e istituire degli organismi non profit e partecipativi. VIII. Gestire le soluzioni di emergenza 53. Tutti i governi dovrebbero promuovere la fornitura di alloggi, di servizi e di impianti indispensabili per l’educazione e la salute dei senzatetto, degli sfollati, delle donne e bambini vittime di violenze nell’ambito familiare, dei portatori di handicap, degli anziani, delle vittime di catastrofi naturali o causate dall’uomo, e delle persone appartenenti a gruppi vulnerabili e svantaggiati, ivi compresi dei rifugi temporanei nonché la fornitura dei servizi basilari per i rifugiati. 54. I governi dovrebbero sviluppare, adottare ed applicare delle norme ed ordinanze in materia di utilizzo dei suoli, di edilizia e di pianificazione, basate su valutazioni dei rischi e della vulnerabilità, effettuate da specialisti. 55. I governi dovrebbero permettere a tutte le categorie di persone svantaggiate di partecipare alla pianificazione e alla gestione delle operazioni in caso di catastrofe, per tener conto della loro particolare vulnerabilità in caso di catastrofe naturale o causata dall’uomo. 56. Nelle zone che presentano dei rischi potenziali, i governi dovrebbero incoraggiare, favorire e sostenere delle soluzioni efficaci, degli approcci innovativi e delle norme edili appropriate per diminuire i rischi cui sono esposti i gruppi vulnerabili, in particolare mediante l’elaborazione di carte delle zone a rischio e la messa in opera di programmi volti a ridurre la vulnerabilità degli abitanti. 97 Accesso ai diritti sociali in Europa 57. I governi, o gli altri organi amministrativi appropriati, devono essere in grado di sbloccare rapidamente delle risorse finanziarie necessarie ad attuare delle politiche di emergenza e di ripristino, garantendo che le necessità particolari delle donne, dei bambini, dei portatori di handicap e delle categorie di persone svantaggiate vengano prese in considerazione in tutte le operazioni di comunicazione, di soccorso, di risistemazione, di ripristino e di ricostruzione. 58. I governi dovrebbero prevedere e fornire le soluzioni atte a fronteggiare le necessità urgenti di ricovero degli sfollati, dei rifugiati e delle vittime di catastrofi naturali, tra le quali, se necessario, la costruzione di alloggi temporanei che prevedano i servizi basilari, e tengano in considerazione i bisogni specifici dei due sessi. 59. Dovrebbero essere previste delle modalità atte a controllare il modo in cui le procedure giuridiche ed amministrative vengono rispettate dalle autorità regionali e locali nelle situazioni di emergenza. IX. Raccomandazioni per delle attività future del Consiglio d’Europa nel settore dell’abitazione 60. Il CS-LO si compiace della decisione del CDCS di istituire un nuovo Gruppo di specialisti nel 2002 sul tema del contributo fornito dalle politiche abitative alla coesione sociale. Il lavoro del nuovo Gruppo di specialisti, che sarà basato sulle conclusioni del CS-LO, potrebbe comprendere le seguenti missioni: – preparare un glossario dei principali termini utilizzati nell’esame degli aspetti sociali delle politiche abitative in Europa; – fornire le informazioni utili per il processo di monitoraggio dell’applicazione dell’Articolo 31 della Carta sociale europea riveduta sul “Diritto all’abitazione”; – rivolgere un’attenzione particolare alle attività a livello sub-regionale, in considerazione del fatto che si potrebbero trarre delle importanti lezioni dal confronto di politiche, pratiche e attività di assistenza in un gruppo più ristretto di paesi vicini; – prendere in esame la possibilità di organizzare delle attività comuni sul medio periodo con la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (CEE/NU) (vedi il successivo paragrafo 66), allo scopo di accrescere la visibilità e l’impatto delle due organizzazioni che costituiscono due dei principali attori nel campo delle politiche abitative; – studiare le possibilità per una cooperazione con i “National Housing Focal Points” dell’Unione europea, in particolare per le statistiche sull’alloggio dell’Unione europea, al fine di includere in tali statistiche gli indicatori di coesione sociale; – elaborare un quadro per il monitoraggio e la valutazione dell’applicazione e dell’impatto delle linee guida adottate dal CS-LO. 61. Nel corso dei suoi lavori, il CS-LO ha trovato molti esempi che evidenziavano la forte interdipendenza tra le politiche abitative e le altre politiche relative ai diritti sociali, quali la protezione sociale, l’occupazione, la sanità e l’educazione. Consiglia quindi al Gruppo di redazione del rapporto sull’accesso ai diritti sociali (CS-ASR) di invitare nel rapporto i pubblici poteri ad ogni livello a sviluppare degli approcci integrati in materia di accesso ai diritti sociali delle categorie di persone svantaggiate e di formulare delle raccomandazioni a tale effetto. 98 Allegati 62. Tutti i membri del CS-LO hanno estremamente apprezzato la partecipazione dei rappresentanti delle ONG ai lavori e auspicano che venga proseguita in tutte le attività future sull’accesso ai diritti sociali. 63. Gli Indicatori di coesione sociale, attualmente elaborati dalla Divisione della Coesione sociale del Consiglio d’Europa, dovrebbero includere degli indicatori che tengano conto della situazione abitativa negli Stati membri. 64. Il Consiglio d’Europa, ove possibile in cooperazione con la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, dovrebbe continuare le sue attività di assistenza negli Stati membri nel settore dell’alloggio, e ugualmente a livello locale, specialmente per quanto riguarda il miglioramento delle infrastrutture sociali, riducendo la discriminazione e la segregazione residenziale e prendendo in considerazione le condizioni abitative delle minoranze, dei rifugiati e dei profughi. 65. Il Congresso dei Poteri Locali e Regionali d’Europa dovrebbe predisporre delle iniziative sugli aspetti locali e regionali delle politiche abitative, soprattutto per il tramite delle commissioni sulla coesione sociale della Camera dei poteri locali e della Camera delle Regioni. 66. I risultati dei lavori del CS-LO dovrebbero essere comunicati alla Commisione delle Nazioni Unite per l’Europa, per dare un seguito ai contatti molto utili stabiliti dal CS-LO. La Commissione sugli insediamenti umani della CEE/ONU sta già realizzando delle attività di grande rilevanza sugli aspetti economici e tecnici delle politiche abitative, che sono complementari alle iniziative del Consiglio d’Europa sugli aspetti sociali delle politiche relative all’alloggio. 67. Il Consiglio d’Europa dovrebbe inoltre esaminare la possibilità di una cooperazione con il relatore speciale sui diritti all’abitazione, che è stato recentemente nominato dall’Alto Commissariato ai Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCHR). 68. Per quanto riguarda le informazioni sulla situazione abitativa nei paesi europei, il CS-LO raccomanda agli Stati membri del Consiglio d’Europa di prendere in esame la possibilità di: – migliorare la comparabilità delle statistiche dell’alloggio, al fine di poterle standardizzare sulla base di criteri comuni europei; – trovare dei mezzi, ove necessario, per informare in modo più adeguato i funzionari e il vasto pubblico sugli accordi internazionali in materia di alloggio di cui i vari paesi sono parti contraenti (e in particolare sull’Articolo 31 della Carta sociale europea riveduta). 99 Accesso ai diritti sociali in Europa Allegato III Linee guida per migliorare l’accesso alla protezione sociale Le linee guida di seguito analizzate sono state elaborate dal Gruppo di esperti sull’accesso alla protezione sociale (CS-PS). Esse hanno lo scopo di favorire l’accesso alle prestazioni sociali di coloro che, pur rispondendo ai requisiti per la concessione delle suddette prestazioni, incontrano delle difficoltà a far valere i propri diritti, nonché quello di facilitare l’accesso delle persone ai servizi sociali. I criteri generali su cui esse si fondano sono i seguenti: – l’esercizio di un diritto presuppone la conoscenza dello stesso e la consapevolezza di essere titolare di tale diritto; – l’accesso effettivo alla protezione sociale deve essere garantito a tutti gli aventi diritto; – gli organismi di protezione sociale ed i servizi sociali devono essere al servizio degli aventi diritto; – un’attenzione particolare deve essere posta agli aventi diritto più vulnerabili; – un effettivo partenariato tra gli organismi di protezione sociale ed i servizi sociali da una parte ed i differenti attori della società civile dall’altra, è essenziale al fine di migliorare l’accesso alla protezione sociale; – una valutazione sistematica dell’impatto della lotta contro la povertà deve essere intrapresa nel caso di modificazioni importanti della legislazione in vigore o nel caso di introduzione di nuove prestazioni. I. Migliorare la comunicazione e l’informazione concernente i diritti, le prestazioni e i servizi. 1. Il pubblico deve disporre di tutte le informazioni necessarie relative alle prestazioni ed ai servizi sociali disponibili; la diffusione dell’informazione deve inserirsi all’interno di una consolidata politica d’informazione al pubblico e di una strategia nazionale di informazione: – la diffusione dell’informazione deve essere indirizzata a tutti gli aventi diritto ed utilizzare il maggior numero possibile di canali d’informazione (volantini rivolti alla popolazione, spot televisivi, diffusione di volantini in luoghi pubblici strategici, numeri verdi, operazioni porte aperte, Internet, ecc.); – tale informazione deve essere disponibile in più lingue (minoranze nazionali, lavoratori emigranti); – l’informazione deve essere adattata alle esigenze delle persone disabili (persone a mobilità limitata, non vedenti, non udenti); – nel caso in cui l’informazione sia diffusa attraverso volantini, essa deve utilizzare una linguaggio semplice e preciso nonché essere aggiornata regolarmente; – una specifica informazione rivolta agli intermediari (vale a dire alle persone più vicine ai potenziali beneficiari) deve essere posta in essere. 100 Allegati 2. Gli aventi diritto devono essere in grado di esercitare facilmente i propri diritti: – i formulari di domanda di prestazioni devono essere concisi, ben strutturati e di facile compilazione; – la consulenza da parte degli organismi di protezione sociale deve essere incoraggiata, in particolare durante la compilazione dei formulari di richiesta di prestazioni, se necessario adottando degli approcci pro-attivi (numeri verdi, servizi ambulanti); – il rifiuto di una prestazione deve sempre essere motivato in modo semplice e comprensibile ed indicare le vie di ricorso; – la possibilità di una spiegazione orale deve essere concessa. 3. I poteri pubblici devono prestare un’attenzione costante alla qualità ed all’efficacia dell’informazione: – gli impiegati addetti alla fornitura dei servizi devono ricevere una formazione in relazioni umane; – delle indagini devono essere svolte periodicamente al fine di conoscere il grado di penetrazione dell’informazione; – delle indagini devono essere svolte periodicamente al fine di conoscere il grado di soddisfazione degli aventi diritto; – dei controlli devono essere effettuati per verificare che i potenziali beneficiari abbiano avuto accesso alle prestazioni, ad esempio comparando le previsioni di bilancio e le spese sostenute; – tutte le persone che non esercitano i propri diritti, devono diventare destinatarie di campagne specifiche. II. Migliorare la gestione e l’organizzazione degli addetti alla fornitura di prestazioni e servizi sociali. 1. L’organizzazione interna degli organismi di protezione sociale e dei servizi sociali deve essere adattata ai bisogni degli aventi diritto: – la ripartizione delle competenze fra organismi e servizi differenti deve essere chiaramente determinata e questa informazione deve essere comunicata a tutti gli organismi e servizi interessati; – gli aventi diritto devono essere al corrente dell’esistenza di organismi di protezione sociale, di servizi sociali e delle loro rispettive attribuzioni, all’occorrenza si può ricorrere alla creazione di sportelli unici (sportelli sociali) o ad altre misure che facilitino l’accesso alle prestazioni ed ai servizi sociali; – gli organismi di protezione sociale ed i servizi sociali devono adattarsi in particolar modo alle esigenze delle persone socialmente escluse; – i locali degli uffici di protezione sociale e dei servizi sociali devono essere accessibili a tutti (anziani, disabili, genitori con bambini piccoli); – gli orari di apertura devono essere stabiliti tenendo conto dei bisogni degli aventi diritto; – degli uffici sociali ambulanti («mobile social welfare offices») devono essere creati ove necessario; 101 Accesso ai diritti sociali in Europa – le tecnologie della comunicazione, ed in particolare le nuove tecnologie (Internet), devono essere messe a disposizione ed utilizzate al fine di facilitare l’accesso alle prestazioni ed ai servizi sociali, soprattutto nel caso di persone che vivono in zone difficilmente raggiungibili (zone geografiche isolate, aree rurali). 2. Il funzionamento degli organismi di protezione sociale e dei servizi sociali deve essere adattato ai bisogni degli aventi diritto: – i differenti organismi e servizi devono cooperare tra loro nel trattare i dossier degli aventi diritto, rispettando la legge sul trattamento dei dati personali; – l’accoglienza degli aventi diritto più vulnerabili, specialmente durante la prima visita, è determinante in quanto, dal modo in cui essi vengono accolti, dipende la loro fiducia verso l’istituzione. Pertanto, il personale d’accoglienza deve ricevere una formazione tale da permettergli di acquisire specifiche competenze professionali nonché la necessaria attitudine alle relazione umane; – la formazione del personale incaricato dell’accoglienza deve essere particolarmente orientata verso l’«anti-discriminazione»; il personale d’accoglienza deve essere particolarmente cosciente dei bisogni delle persone socialmente escluse, nonché delle abitudini culturali degli emigranti e delle minoranze con le quali deve relazionarsi; – gli organismi ed i servizi sociali devono collaborare con i servizi di interpretazione e di mediazione ed, eventualmente, fare ricorso a persone originarie delle minoranze o dei paesi di provenienza degli emigranti al fine di favorire la comunicazione con gli aventi diritto. 3. Gli organismi di protezione sociale ed i servizi sociali hanno una responsabilità verso gli aventi diritto e devono essere sensibilizzati: – gli organismi di protezione sociale ed i servizi sociali devono funzionare in maniera efficiente, soprattutto per quanto concerne il rispetto della tempistica e dei risultati previsti; – dei meccanismi che permettano di valutare se gli organismi di protezione sociale ed i servizi sociali assolvano effettivamente le proprie responsabilità devono essere attuati. III. Migliorare il partenariato tra gli organismi di protezione sociale, i servizi sociali, le ONG e gli altri attori della società civile. Il partenariato deve essere inteso nell’accezione più vasta del termine: partenariato con organizzazioni che rappresentano la società civile, le autorità locali, i collaboratori sociali e il settore privato, nonché partenariato con gli aventi diritto al fine di promuovere la partecipazione e l’autonomia (“empowerment”) di questi ultimi. 1. La partecipazione di tutti gli attori deve essere favorita: – la partecipazione e l’espressione delle persone socialmente escluse deve essere incoraggiata, soprattutto per quanto riguarda le politiche e le azioni a loro rivolte; – l’importanza del volontariato deve essere riconosciuta: i volontari sono degli attori sul territorio e la loro esperienza deve essere presa in considerazione ogni qual volta si intendano definire nuove misure di soccorso. 102 Allegati 2. Il ruolo delle ONG e di altri attori della società civile deve essere riconosciuto e la loro azione sostenuta: – l’esistenza delle ONG deve essere giuridicamente riconosciuta; – l’attività delle ONG e di altri attori deve essere incoraggiata e sostenuta, pur nella consapevolezza che il loro ruolo non è quello di supplire alle carenze degli organismi e dei servizi sociali; – l’esperienza delle ONG e di altri attori, e notoriamente la loro funzione di “campanello d’allarme”, deve essere presa in considerazione durante la definizione di politiche atte a garantire l’accesso alla protezione sociale. 3. Il partenariato con le ONG e gli altri attori sociali deve essere incoraggiato: – la cooperazione tra gli organismi di protezione sociale ed i servizi sociali da una parte e le ONG ed altri attori sociali, dall’altra, deve essere incoraggiata; questo permetterà di favorire un’effettiva interazione fra il sistema di protezione sociale ed il volontariato; – la concertazione fra tutti i partners nel caso di riforme del sistema di protezione sociale deve essere incoraggiata nella misura del possibile; – le ONG e gli altri attori devono essere riconosciuti come partner durante l’attuazione e la valutazione delle misure adottate al fine di migliorare l’accesso alla protezione sociale. 103 Accesso ai diritti sociali in Europa Allegato IV Linee guida per delle iniziative locali nel campo dell’occupazione Le linee guida seguenti a favore di iniziative locali in materia di occupazione sono state adottate dal Comitato di esperti sulla promozione dell’accesso all’occupazione (CS-EM). Esse mirano essenzialmente ad affrontare il problema della disoccupazione di lunga durata. Partnership locali 1. E’ essenziale avere un approccio pluridimensionale ed inclusivo della partnership nei programmi locali di assistenza all’occupazione. Tali partenariati dovrebbero fare intervenire il massimo numero possibile di organizzazioni differenti, comprese l’amministrazione nazionale, regionale e locale, gli enti responsabili del versamento dei sussidi sociali, le associazioni datoriali e di categoria, i sindacati, le ONG, le associazioni della società civile e i rappresentanti dei disoccupati e delle minoranze etniche. 2. Tali partenariati dovrebbero sforzarsi di promuovere una politica di integrazione e di coerenza tra i programmi di assistenza per la creazione di posti di lavoro a livello nazionale, regionale e locale, favorendo per esempio il coordinamento tra le politiche dell’occupazione e del mercato del lavoro e quelle delle imprese, le infrastrutture e lo sviluppo. 3. Dei finanziamenti adeguati e duraturi sono indispensabili per il successo di ogni partnership locale in materia di occupazione. Pari opportunità donne-uomini 4. Le pari opportunità donne-uomini dovrebbero essere integrate in tutte le iniziative locali in materia di occupazione. 5. Se necessario, le donne in situazione economica svantaggiata, in particolare quelle con responsabilità familiari o con persone a carico, dovrebbero avere accesso a una formazione speciale o ad altri programmi di assistenza appositamente studiati per risolvere la loro situazione particolare, e soprattutto dovrebbero essere messe a loro disposizione delle strutture di accoglienza per i bambini e altre strutture di assistenza poco onerose, di buona qualità ed accessibili. 6. L’organizzazione del lavoro dovrebbe permettere delle soluzioni flessibili per le donne e per gli uomini, del tipo lavoro part-time o orari flessibili, in modo da consentire loro di conciliare le loro attività familiari o di assistenza alle persone a carico. Non discriminazione nei confronti dei gruppi svantaggiati 7. L’accesso e la partecipazione ai programmi di occupazione locale dovrebbero essere esenti da ogni discriminazione fondata su handicap, appartenenza etnica, età, o qualsiasi altra forma di discriminazione. 8. Nel riconoscere il principio di non discriminazione, è talvolta necessario fare una discriminazione positiva a favore di certi gruppi mediante dei programmi mirati, al fine di lottare contro la disoccupazione di lunga durata. 104 Allegati 9. Una politica di pari opportunità in materia di accesso alle strutture locali (programmi di formazione, consulenze per trovare lavoro, abitazione, servizi sanitari e sociali, ecc) dovrebbe costituire parte integrante dell’elaborazione e dell’applicazione delle iniziative locali in materia di occupazione. Imprenditorialità 10. Per fornire delle possibilità di successo a coloro che desiderano creare la propria impresa, è essenziale poter disporre di consigli e di formazione di tipo professionale, finanziario, giuridico, commerciale e tecnico, nonché in materia di gestione del personale. E` altrettanto importante poter disporre del sostegno continuo degli enti locali e nazionali competenti. 11. Dei progetti di volontariato o di tipo associativo dovrebbero essere particolarmente incoraggiati e sostenuti, poiché sono spesso più vicini alla situazione locale e possono meglio rispondere ai bisogni locali, che non vengono soddisfatti né dalle organizzazioni del settore pubblico, né dal settore privato, i cui obiettivi sono orientati al guadagno. 12. L’accesso a un finanziamento adeguato, poco oneroso e duraturo è ugualmente indispensabile per il successo nel lungo periodo di qualsiasi impresa. Tale finanziamento dovrebbe essere facilmente accessibile, e ottenuto sia mediante fonti pubbliche, banche del settore commerciale, casse cooperative di credito o altre fonti alternative di finanziamento, sia mediante delle combinazioni di queste varie forme. 13. Gli imprenditori dovrebbero essere sensibilizzati a tali questioni ed avere accesso alle informazioni sui loro diritti ed obblighi in materia di fisco, sicurezza sociale e diritto del lavoro. 14. I programmi per gli imprenditori dovrebbero essere sottoposti in modo continuo a un monitoraggio e a valutazione, al fine di poter adattare i vari approcci e i vari metodi alle evoluzioni delle necessità e dei problemi, e di poterli utilizzare, se possibile, in altre località (l’effetto “moltiplicatore”). Come minimo, i programmi dovrebbero essere riesaminati regolarmente per garantire la loro efficacia e per porre rimedio ad ogni problema o carenza. Educazione, formazione e apprendimento lungo tutto l’arco della vita 15. La formazione e la riqualificazione delle competenze richieste dal mercato del lavoro locale sono degli elementi essenziali per ogni iniziativa locale nel campo dell’occupazione. Tuttavia, le politiche locali di educazione e di formazione non possono essere formulate senza tener conto del contesto del lavoro e delle evoluzioni economiche. Pertanto, nel quadro di tale formazione e di tali programmi di riqualificazione, occorre tener presente la natura mutevole del lavoro; le politiche di educazione e di formazione dovrebbero quindi fondarsi sul concetto secondo cui è essenziale fornire ai lavoratori delle competenze commerciali e tecniche ugualmente utilizzabili nel contesto più vasto del mercato del lavoro nazionale e mondiale. 16. Allo scopo di soddisfare l’esigenza di fornire delle possibilità di lavoro a lunga scadenza e sostenibili, occorre rafforzare la cooperazione a livello locale tra gli istituti di insegnamento e di formazione, i servizi di collocamento, gli enti locali, le imprese e i rappresentanti delle parti sociali al momento dell’elaborazione delle politiche di 105 Accesso ai diritti sociali in Europa educazione e di formazione, in modo che risultino adeguate alle risorse disponibili e alle esigenze del mercato del lavoro a livello locale e /o regionale. 17. Tutti i programmi di educazione e di formazione dovrebbero includere dei moduli volti a sviluppare le competenze personali e sociali, le tecniche per la ricerca di un lavoro e la pianificazione e lo sviluppo della carriera, sulla base dei principi dell’apprendimento “lungo tutto l’arco della vita” e dell’educazione non formale. 18. Si devono offrire ai lavoratori le possibilità di disporre di competenze e di qualificazioni sempre adattate alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro. Per questo occorrono delle politiche nazionali di formazione, sostenute da partnership locali e dalle imprese locali. L’apprendimento lungo tutto l’arco della vita è indispensabile per coloro che vogliono seguire la costante evoluzione della tecnologia e dei mercati. 19. Tutti i programmi di educazione e di formazione dovrebbero comprendere l’aspetto della formazione “sul posto di lavoro” e dell’esperienza professionale in quanto mezzi per facilitare l’integrazione o la reintegrazione dei lavoratori nella vita lavorativa. 20. E’ essenziale che i lavori di interesse pubblico e i programmi di lavoro organizzati dall’ente locale comprendano un elemento di formazione, in modo che i partecipanti abbiano l’opportunità di trovare un altro lavoro alla fine del programma. Monitoraggio e valutazione 21. Un sistema concordato di monitoraggio dovrebbe essere previsto in quanto parte dell’elaborazione di un programma locale di assistenza all’occupazione. Tale processo dovrebbe essere basato su obiettivi realistici; dovrebbe essere quantificabile, fornire dei dati e delle informazioni che rappresenteranno un valore aggiunto per l’elaborazione e l’applicazione dei programmi futuri. Tale sistema dovrebbe essere integrato nel processo di elaborazione delle politiche. 22. Un sistema di “benchmarking” dei risultati delle valutazioni dei programmi rispetto ad altri progetti realizzati a livello nazionale e/o transnazionale consentirebbe di raccogliere dati utili sull’efficacia dei programmi e di ottenere un’utilizzazione più efficace delle limitate risorse finanziarie ed umane. 23. Nell’intraprendere una valutazione dei programmi locali di assistenza all’occupazione, si dovrebbe ottenere il parere dei gruppi target e delle persone che vi hanno partecipato e lo si dovrebbe prendere in considerazione per valutare l’efficacia di tali programmi. 106 Allegati Allegato V Raccomandazione Rec(2001)12 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sull’adeguamento dei servizi sanitari alle richieste di cure e di servizi da parte degli emarginati (Adottata dal Comitato dei Ministri il 10 ottobre 2001 alla 768a riunione dei Delegati dei Ministri) Il Comitato dei Ministri, in virtù dell’Articolo 15.b dello Statuto del Consiglio d’Europa, Considerando che lo scopo del Consiglio d’Europa è di conseguire una più stretta unione tra i suoi membri, e che tale finalità può essere conseguita, tra gli altri, mediante l’adozione di norme comuni nel settore sanitario; Rilevando che il numero di persone che si trovano in situazioni di emarginazione è in costante aumento negli Stati membri; Considerando che i problemi specifici delle persone in situazioni di emarginazione hanno serie conseguenze sulle loro condizioni di salute e che tale fatto sta diventando un problema sanitario pubblico rilevante, con ripercussioni gravi ed onerose per gli individui, la famiglia, la collettività e lo Stato; Riconoscendo che a causa delle accresciute disparità nel campo sanitario tra i paesi europei, ogni politica sanitaria efficace non dovrebbe limitarsi a considerare i problemi sanitari degli emarginati, ma ugualmente quelli delle persone che vivono in condizioni di precarietà, in considerazione del fatto che la promozione della salute è uno degli elementi essenziali di tale politica; Notando che è ampiamente dimostrato che lo stress psicologico al quale sono sottoposte le persone che si trovano in situazioni di precarietà ha un’incidenza sulle loro condizioni sanitarie fisiche e mentali; Riconoscendo la necessità di predisporre delle politiche destinate a prevenire i problemi sanitari delle persone emarginate, tenendo conto della necessità di proteggere la vita privata di tutte le persone interessate e di rispettare il loro desiderio di riservatezza; Riconoscendo il diritto delle persone che si trovano in situazioni di insicurezza di vivere in un contesto che possa favorire il loro adeguato sviluppo, senza dover subire logorii psichici e psicologici, isolamento sociale, sintomi psicosomatici ricollegabili allo stress ed altre forme di handicap; Riferendosi all’Articolo 11 della Carta sociale europea relativo al diritto alla tutela sanitaria e all’Articolo 3 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo e della Biomedicina sull’equo accesso all’assistenza sanitaria; Richiamandosi alla Carta di Lubiana sulle riforme sanitarie del 1994 e alla Dichiarazione di Copenaghen del settembre 2000 relativa alla riduzione delle disuguaglianze sociali nel campo della sanità; 107 Accesso ai diritti sociali in Europa Viste le raccomandazioni del Comitato dei Ministri agli Stati membri N° R (2000) 5 sullo sviluppo di strutture per la partecipazione dei cittadini e dei pazienti al processo decisionale relativo all’assistenza sanitaria, la Raccomandazione N° R (97) 4 volta a garantire e a promuovere la salute delle famiglie monoparentali e la Raccomandazione N° R (98) 7 sugli aspetti etici ed organizzativi della salute nelle carceri; Consapevole che le misure volte a ridurre l’incidenza dei problemi sanitari delle persone in condizioni di insicurezza dipendono in primo luogo soprattutto da situazioni che esulano dalla sfera normale della salute e delle attività svolte dai servizi sanitari e sociali; Considerando che lo scopo e il dovere dello Stato e della società è di riuscire ad influenzare le principali condizioni sociali ed economiche che determinano la salute e che, alla fine, sono la causa delle cattive condizioni di salute delle persone emarginate; Considerando che è inoltre responsabilità dello Stato garantire che le politiche che incidono sulla salute vengano sviluppate in modo coerente per accrescere il potenziale di progresso sanitario ed evitare gli effetti contrari sulla salute; Ricordando il Progetto sulla Dignità umana e l’esclusione sociale del Consiglio d’Europa e le proposte d’azione adottate alla Conferenza di Helsinki del 1998; Ricordando l’iniziativa dell’OMS sul Partenariato in materia di salute e di povertà e riferendosi alla comunicazione della Commissione europea sulla “Costruzione di un’Europa dell’inclusione” e al programma di azione della Comunità volto a stimolare la cooperazione tra Stati membri dell’Unione europea per lottare contro l’esclusione sociale; Richiamandosi alla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea, Raccomanda ai governi degli Stati membri di: i. sviluppare una politica coerente e completa che: – garantisca e favorisca la salute delle persone che si trovano in situazioni di precarietà; – tuteli la dignità umana ed impedisca l’esclusione sociale e la discriminazione; – garantisca degli ambienti favorevoli all’integrazione sociale delle persone in situazioni di emarginazione o di precarietà; ii. rafforzare l’applicazione delle loro legislazioni per garantire la tutela dei diritti umani, della solidarietà sociale e dell’equità; iii. migliorare la cooperazione multisettoriale per accrescere la capacità dei loro sistemi sociali di contribuire a prevenire i problemi sanitari delle persone in situazioni di precarietà. Tale approccio dovrebbe specificare chiaramente il ruolo, le responsabilità e il coordinamento dei vari organismi ed istituti sociali interessati, al fine di evitare che tali persone vengano emarginate; iv. sviluppare dei sistemi sanitari efficaci per trovare risposte tempestive ed adeguate alle esigenze in materia di salute, al fine di garantire l’uguaglianza di trattamento e 108 Allegati un equo accesso ai servizi sanitari, tenendo conto delle esigenze nel campo sanitario e delle risorse disponibili, e di poter individuare, valutare e trattare i problemi sanitari delle persone emarginate; v. adottare a tal fine, ogni qualvolta si rivelino fattibili, le misure presentate nell’allegato alla presente raccomandazione. Allegato alla Raccomdandazione Rec(2001)12 I. Principi I governi sono incoraggiati a sviluppare una politica sanitaria e sociale nell’ambito dei principi adottati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità alla Conferenza di Ottawa del 1986, per prevenire le situazioni di precarietà e limitare quindi i rischi di emarginazione. Nell’adattare i servizi sanitari alle necessità delle persone emarginate o in situazioni di precarietà, i governi degli Stati membri dovrebbero prendere in esame un certo numero di principi: 1. Le politiche dovrebbero essere basate sui valori sostenuti dal Consiglio d’Europa: diritti dell’uomo e diritti del paziente, dignità umana, coesione sociale, democrazia, equità, solidarietà, pari opportunità tra i sessi, partecipazione, libertà di scelta equilibrata dall’obbligo di aiutare ciascuno a migliorare il proprio stato di salute. Per essere efficace, ogni politica nel campo sanitario, soprattutto se si rivolge alle esigenze degli emarginati, dovrebbe essere basata su un approccio integrato e partire dall’attuazione di misure di protezione sociale. A queste persone dovrebbe essere garantito un reddito minimo regolare. 2. Uno dei migliori sistemi, a parte quello di elevare il livello di vita, per migliorare il loro stato di salute ed impedire la loro emarginazione consiste nel garantire un pari accesso ai sistemi di protezione sociale e sanitaria per tutti, indipendentemente dalla situazione economica e dallo status giuridico. Esso dovrebbe tener conto del fatto che nuovi gruppi e nuovi individui possono in qualsiasi momento ritrovarsi emarginati. 3. La prevenzione economica e sociale del rischio di ritrovarsi in situazioni di emarginazione dovrebbe diventare una priorità dei governi e delle società. 4. Le politiche di lungo termine, atte a migliorare le condizioni sociali e sanitarie degli emarginati o delle persone in situazioni di precarietà, non possono essere applicate senza la partecipazione e l’accordo degli interessati. Essi dovrebbero quindi essere considerati come degli individui capaci di assumere delle responsabilità e dovrebbero per quanto possibile essere spinti a partecipare al processo decisionale. 5. Per evitare la stigmatizzazione, gli Stati membri, che lavorano in una prospettiva di lungo periodo, dovrebbero sforzarsi di soddisfare le necessità degli emarginati nell’ambito del sistema sanitario esistente. Dovrebbero garantire un equo accesso per tutti i cittadini alle risorse nazionali in materia di cure mediche, il che potrebbe richiedere il ricorso ad una discriminazione positiva, sotto forma di misure ben mirate, limitate nel tempo e nella loro portata nonché pienamente integrate nei normali servizi sanitari. 109 Accesso ai diritti sociali in Europa 6. Non esiste una malattia specifica dei poveri. Le persone emarginate soffrono delle stesse malattie del resto della popolazione, ma in modo più accentuato. 7. Le politiche sociali e sanitarie devono prefiggersi lo scopo di impedire l’impoverimento e la cattiva salute, pur non essendo gli unici settori interessati. Tutte le politiche devono essere esaminate e valutate sotto il profilo del loro impatto sulla coesione sociale, sull’esclusione sociale e sulla salute. Questo approccio implica un’azione intersettoriale e la necessità di poter giustificare tutte le misure adottate, ivi comprese quelle economiche e commerciali, dal punto di vista delle loro incidenze sul benessere sociale, la salute, l’equità e l’emarginazione. 8. I sistemi sanitari dovrebbero poggiare su eque condizioni che garantiscano l’accesso alle cure mediche in funzione dei bisogni e il finanziamento di tali cure, indipendentemente dai mezzi finanziari degli interessati. 9. La prevenzione e la promozione delle misure in materia di salute per gli emarginati o le persone in situazioni di precarietà dovrebbero essere considerate una dimensione integrante ed essenziale di tutte le politiche locali e nazionali nel campo sociale e/o sanitario. 10. I bambini che vivono in situazioni di miseria e di stenti sono particolarmente vulnerabili; i governi dovrebbero accordare loro un’attenzione particolare e vigilare affinché usufruiscano di politiche di prevenzione specifiche in materia sociale e sanitaria. 11. I governi dovrebbero individuare le lacune e gli ostacoli, di natura giuridica, sociale, economica, culturale, amministrativa e/o materiale, all’accesso ai servizi sanitari. Delle iniziative e dei programmi dovrebbero essere lanciati per ridurre quegli ostacoli, che spesso contribuiscono ad accrescere le disuguaglianze. 12. Dovrebbero essere sviluppate delle politiche appropriate per adattare il sistema sanitario alle necessità degli emarginati o delle persone in situazioni di precarietà. Nell’elaborazione e nell’applicazione di tali politiche si dovrebbe prendere in considerazione il ruolo decisivo svolto dalla società civile e dalle ONG nella lotta alle disuguaglianze sociali. II. Sviluppo di una politica sociale e sanitaria coerente ed integrata L’attuazione di una politica sociale e sanitaria nel quadro della Carta di Ottawa comprende delle misure che evidentemente esulano dalla sfera di intervento del solo settore sanitario. (“Le condizioni e risorse fondamentali necessarie alla salute sono la pace, un’abitazione, l’educazione, l’alimentazione, il reddito, un ecosistema stabile, risorse sostenibili, la giustizia sociale e l’equità. Le attività a favore della salute richiedono lo sviluppo di una politica pubblica sana, la creazione di ambienti che la sostengano, il rafforzamento delle attività della comunità, lo sviluppo delle capacità personali, un nuovo orientamento dei servizi sanitari”.) Tali misure dipendono dalle condizioni nazionali e regionali e possono comprendere, tra gli altri: – l’istruzione obbligatoria, ivi compresa l’educazione alla salute fin dall’infanzia; – un ambiente che offra dei posti di lavoro e delle attività professionali adattate; – condizioni abitative decenti e altre misure che garantiscano una soddisfacente protezione sociale. 110 Allegati Tali questioni sono attualmente esaminate dal Comitato europeo per la Coesione sociale, in vista dell’elaborazione di una raccomandazione generale sull’accesso ai beni e ai servizi sociali. In materia di salute, l’obiettivo prioritario dovrebbe essere quello di garantire che i servizi sanitari siano disponibili ed accessibili finanziariamente a tutti. Le politiche in materia sanitaria dovrebbero essere elaborate ed applicate al fine di migliorare il sistema primario di cure mediche, per soddisfare meglio le esigenze dei vari gruppi sociali e culturali. Dovrebbero ugualmente offrire dei servizi di qualità adeguati per tutti, ivi compresi i servizi volti alla promozione della salute. Dovrebbe essere compiuto uno sforzo particolare per elaborare una politica sanitaria preventiva, destinata alle persone più vulnerabili, come per esempio i disoccupati e le loro famiglie, le giovani famiglie monoparentali, i portatori di handicap, i rifugiati, gli immigrati e i detenuti. Un’attenzione speciale dovrebbe essere rivolta ai problemi delle malattie mentali che spesso colpiscono le persone dei gruppi socio-economici più vulnerabili, i poveri e gli esclusi. I programmi per la promozione della salute dovrebbero essere estesi a favore degli emarginati e dovrebbero essere pianificati con la loro cooperazione ed essere considerati da loro accettabili. Pur dovendo prendere in considerazione tutte le fasce d’età in quanto gruppi target, un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta ai primissimi anni della vita, tra il concepimento e l’età scolare. Dovrebbe essere proposto a tutti i bambini un programma completo di immunizzazione ed un identico accesso ai servizi pediatrici; tutte le madri dovrebbero ricevere delle cure prima, durante e dopo il parto in servizi medici appropriati. I servizi di depistaggio delle malattie e di rieducazione funzionale dovrebbero essere offerti a tutti, indipendentemente dalla loro situazione socio-economica e culturale. L’accesso fisico a tutti i servizi dovrebbe essere reso possibile per i portatori di handicap. Ogni persona dovrebbe avere identiche possibilità di accesso alle cure mediche, comprese quelle ospedaliere secondarie e terziarie, mentre invece si constata che la maggior parte degli emarginati generalmente finisce nei servizi di pronto soccorso. III. Elaborazione di misure specifiche per garantire una maggiore equità Nell’adozione e nella messa in applicazione di misure specifiche per migliorare l’accesso ai servizi sanitari per gli emarginati o le persone in situazioni di precarietà, i governi dovrebbero accordare un’attenzione particolare ai rischi di stigmatizzazione di queste persone. Inoltre, poiché l’obiettivo perseguito è che ciascuno possa avere pari accesso alle cure mediche, potranno essere proposte delle misure di discriminazione positiva per un periodo limitato, integrate al sistema sanitario normale. 1. Accessibilità ai servizi e ai programmi sanitari preventivi, di promozione e di cura. – Dovrebbero essere stabiliti dei sistemi regionali/locali per individuare le persone in situazioni di emarginazione. 111 Accesso ai diritti sociali in Europa – Sarebbe opportuno concentrarsi sulla rete delle cure sanitarie primarie per offrire agli emarginati dei servizi sanitari finanziariamente accessibili. – Si dovrebbero organizzare dei servizi preventivi a livello locale, concentrandosi sulle attività rivolte alle persone che vivono situazioni di emarginazione. – Le cure di pronto soccorso non dovrebbero dipendere da un pagamento anticipato, ma essere garantite in qualsiasi modo, indipendentemente dalla possibilità o meno dell’interessato di pagarle. – Dovrebbero venir incoraggiati dei modi di organizzazione innovativi volti ad accrescere la flessibilità dell’erogazione dei servizi medici (orari di apertura adattati, sistema di appuntamento per telefono…). – Delle misure particolari dovrebbero essere prese per finanziare i servizi sanitari di base offerti alle persone in situazione di illegalità. – Gli emarginati, o le persone che vivono in situazioni di precarietà, sono spesso scarsamente informati. La comunicazione dovrebbe essere migliorata, in modo da informarli sui programmi, sui servizi esistenti e sulle modalità d’accesso. – Gli operatori sanitari dovrebbero diventare i difensori degli emarginati che generalmente hanno un accesso limitato ai servizi sanitari. Tale ruolo potrebbe consistere nel far pressione presso le autorità, i politici e le organizzazioni internazionali, al fine di migliorare l’accesso ai servizi per queste categorie di persone. – Le cure mediche per le persone in situazione di illegalità dovrebbero essere prodigate nel rispetto del loro anonimato. 2. Gruppi specifici I servizi sanitari dovrebbero essere proposti a tutti, con un’attenzione particolare per le persone in situazioni di precarietà, al fine di evitarne la stigmatizzazione. – Le donne in situazioni di precarietà hanno un tasso più elevato di parti prematuri e di morbidità perinatale, per cui dovrebbero usufruire di una sorveglianza sociale e sanitaria speciale durante la gravidanza e nel periodo perinatale. – I bambini che presentano fattori di rischio sociali o familiari dovrebbero ricevere un’attenzione speciale da parte dei servizi sociali e sanitari. – Le famiglie con difficoltà economiche o sociali dovrebbero ricevere un’assistenza per l’educazione dei loro bambini, con misure particolari volte ad avvantaggiare direttamente i bambini stessi (buoni per l’insegnamento, buoni pasto per la mensa, ecc). – Dei servizi sociali e sanitari speciali dovrebbero essere istituiti localmente per i giovani che presentano dei fattori di rischio sociali e familiari, ponendo l’accento sulle informazioni relative al controllo delle nascite, alle malattie trasmesse sessualmente, alle infezioni da HIV/Aids, agli incidenti del traffico, al suicidio, alla tossicodipendenza o all’abuso di alcool, ecc. Il loro benessere fisico e psicosociale dovrebbe essere oggetto di una valutazione generale ad intervalli regolari. – I servizi sociali/sanitari dovrebbero rivolgere un’attenzione particolare alle necessità dei portatori di handicap, qualunque sia l’origine dell’handicap. 112 Allegati – Un’attenzione particolare dovrebbe essere accordata ai bisogni delle persone emarginate con malattie croniche o con patologie metaboliche o neurologiche. – La medicina del lavoro dovrebbe essere sviluppata, soprattutto nei posti di lavoro particolarmente esposti ai rischi. – I carcerati e i loro bambini che vivono in istituto dovrebbero usufruire di servizi sanitari di buona qualità non inferiori a quelli disponibili al di fuori della prigione. – Per i gruppi svantaggiati della popolazione, ossia i rifugiati, gli immigrati arrivati di recente, ecc. si dovrebbe prestare un’attenzione particolare alla dimensione culturale specifica in materia di salute. Alcuni servizi sociali o sanitari di base dovrebbero includere degli operatori provenienti da questi gruppi. – Le cure sanitarie per gli anziani che vivono in situazioni di precarietà dovrebbero essere sviluppate in seno alla collettività, grazie alla presenza di assistenti sociali e sanitari specialmente formati. – Dei servizi specializzati dovrebbero essere disponibili per gli alcolizzati e i tossicomani. IV. Miglioramento delle conoscenze sulla salute delle persone che si trovano in situazioni di precarietà I governi dovrebbero accordare un’attenzione particolare al miglioramento delle conoscenze relative alla salute delle persone che si trovano in situazioni di precarietà e alle loro esigenze specifiche in materia sanitaria. Occorre procedere a raccolte regolari di dati standardizzati e confrontabili, basati su criteri definiti in comune. Gli indicatori sanitari e sociali dovrebbero essere collegati tra di loro. Si dovrebbe sviluppare un sistema di monitoraggio e di sorveglianza, che fornisca dei rapporti regolari, se possibile annuali, a livello nazionale ed europeo. Vengono raccomandate le seguenti misure: 1. Sistema di informazione – Dovrebbe essere istituito, a livello nazionale o regionale, un osservatorio dell’evoluzione sociale e sanitaria, incaricato di raccogliere, trattare e diffondere delle informazioni affidabili sulla situazione sociale e sanitaria delle persone che si trovano in situazioni di precarietà. – I dati raccolti regolarmente dovrebbero includere degli indicatori sociali ed economici, come pure degli indicatori sull’accessibilità ai servizi di cure mediche. – Per evitare la discriminazione e garantire la protezione individuale, dovrebbe venir pienamente rispettato il diritto all’anonimato dei dati. – Delle indagini regolari dovrebbero essere realizzate per valutare meglio l’uso dei servizi destinati a risolvere dei problemi specifici. – Delle conferenze locali o regionali sul tema della salute dovrebbero venir organizzate al fine di raccogliere e di comunicare le informazioni. – Delle informazioni dovrebbero essere messe a disposizione degli operatori sociali e sanitari e del vasto pubblico. – Si dovrebbero individuare le reti già esistenti attive a livello locale, utili per creare degli ambiti di sostegno. 113 Accesso ai diritti sociali in Europa 2. Ricerca I programmi di ricerca dovrebbero vertere sulle seguenti questioni: – Valutazione costo/utilità, costo/vantaggio e costo/efficacia delle varie politiche e dei vari programmi sanitari, allo scopo di migliorare l’accesso ai servizi sanitari delle persone che si trovano in situazioni di precarietà. – Selezione di indicatori pertinenti per il monitoraggio e la valutazione delle politiche, dei programmi e delle attività. – Status e bisogni sanitari delle popolazioni a rischio e degli emarginati. – Indagini qualitative su come viene percepita la salute e sugli ostacoli all’accesso alle cure mediche. – Analisi longitudinale sulle ragioni per cui un determinato individuo è diventato un emarginato e quali strategie sono state utilizzate per uscirne. – Lo stato di salute e i bisogni dei giovani adulti dovrebbero ricevere un’attenzione particolare. – Differenze di valori, reti di assistenza sociale, esperienze positive e negative in materia di servizi sanitari. – Divari sociali tra i vari gruppi e gli operatori sanitari. – Ruolo ed impatto degli interventi delle ONG. – Modi in cui vengono modificate le installazioni sanitarie per soddisfare i bisogni dei gruppi emarginati. V. Mutamenti nel comportamento dei funzionari dell’amministrazione e degli operatori sociali e sanitari a livello nazionale e locale Si raccomanda di assistere i funzionari dell’amministrazione e gli operatori sociosanitari a livello locale e nazionale perché possano adattare le loro risposte ai bisogni sanitari delle persone in situazioni di precarietà: 1. Politiche – Dovrebbe venir pubblicato un documento di orientamento sulla protezione sanitaria e sulla promozione della salute degli emarginati. La sua formulazione dovrebbe basarsi su un vasto consenso raggiunto tra tutti i partner potenziali e, ove possibile, in collaborazione con la comunità interessata. – L’attuazione delle politiche dovrebbe basarsi su un approccio multisettoriale e il suo impatto dovrebbe essere controllato e valutato sistematicamente. – Si consiglia di procedere ad un riesame dell’interfaccia tra le autorità sanitarie e i servizi sociali. – L’esperienza e le capacità delle ONG dovrebbero essere utilizzate per realizzare dei programmi a livello locale. – Si dovrebbero elaborare e sviluppare degli strumenti atti a favorire la partecipazione delle popolazioni che si trovano in situazioni di precarietà ai processi decisionali avviati per istituire ed organizzare i servizi sanitari. 114 Allegati 2. Pratiche professionali – Dovrebbero venir organizzate delle riunioni regolari tra il personale amministrativo, gli operatori sanitari e sociali e le ONG per trovare delle risposte ai bisogni sanitari delle persone e dei gruppi emarginati. – Si dovrebbero creare nuove possibilità professionali per i giovani adulti che vivono nell’emarginazione, per prepararli a lavorare all’interno del proprio ambiente. 3. Formazione – Delle discipline quali la sanità, l’epidemiologia (in particolare quella delle malattie non contagiose), la promozione della salute, le scienze sociali e l’economia della salute dovrebbero avere maggior spazio nei programmi scolastici degli operatori sanitari e degli assistenti sociali e soprattutto nei programmi di studio degli studenti in medicina. – Dovrebbero essere organizzati dei programmi nazionali post laurea, che accordino un’attenzione particolare a come impostare il trattamento specifico dei gruppi sociali e degli individui vulnerabili, e si concentrino sulle azioni preventive, sulle strategie per avvicinare tali gruppi e sui metodi di individuazione non discriminatori delle esigenze sanitarie della comunità. – Dovrebbero essere organizzati dei programmi di formazione per il personale sanitario e gli insegnanti, al fine di facilitare l’individuazione precoce dei problemi sanitari a scuola. – Dovrebbero essere elaborati dei programmi speciali per il personale sociale, sanitario e per gli insegnanti, per richiamare la loro attenzione sui bisogni specifici dei poveri, dei disoccupati, dei rifugiati, ecc. – Gli operatori attivi sul campo e le ONG dovrebbero essere incoraggiati a svolgere un ruolo importante in tali programmi di formazione. 115 Accesso ai diritti sociali in Europa Allegato VI Composizione del Gruppo CS-ASR* Sig. Jean-Michel Belorgey Consigliere di Stato Responsabile della Cellula di cooperazione internazionale Sezione rapporti e studi Consiglio di Stato Parigi Francia Sig. Willy Cassiers Assistente Centro interdisciplinare dei diritti fondamentali e delle relazioni sociali Facoltà Universitaria Notre-Dame Namur Belgio Sig.ra Mary Daly Professore Scuola di Sociologia e Scienze Politiche Queens University Belfast Irlanda del Nord Sig. François Paul Debionne ATD-Quart Monde Delegato Aggiunto presso il Consiglio d’Europa Responsabile del gruppo salute Strasburgo Francia Sig. Joe Gerada Funzionario Esecutivo Agenzia APPOGG per i bambini, le famiglie e la comunità Floriana Vlt Malta Sig.ra Srna Mandic Departimento di Relazioni Internazionali – Facoltà di Scienze sociali Instituto di Scienze sociali Lubiana Slovenia Sig. Peter Melvyn Centro europeo per la politica di benessere sociale e la ricerca Vienna Austria ______ * in ordine alfabetico. 116 Allegati Sig.M. Michel Mercadié Vice-Presidente Federazione europea delle associazioni nazionali che lavorano a favore dei senza tetto (FEANTSA) Bruxelles Belgio Sig. Christopher Murray Capo del dipartimento di informazione al cliente Departimento degli Affari sociali, della Comunità e della Famiglia Dublino Irlanda Sig. Kevin O’Kelly Manager della ricerca Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro Dublino Irlanda Sig.ra Annelise Oeschger ATD-Quarto Mundo Delegata presso il Consiglio d’Europa Friburgo Germania Sig. Antonas Pimpe Vice Capo della Divisione del mercato del lavoro e delle eque opportunità Ministero della sicurezza sociale e del lavoro Vilnius Lituania Sig. Ivan Tosics Istituto di ricerca metropolitano Budapest Ungheria Sig.ra Gunilla Zackari Ministero dell’Educazione e della Scienza Stoccolma Svezia 117 Accesso ai diritti sociali in Europa Riferimenti bibliografici Béland, D. e Hansen, R. 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