Il saluto di L’Hector Ciaoooooooo… ed eccoci qui, al secondo numero di questo giornalino. Vi è piaciuto il primo? Spero proprio di sì, come spero che vi piaccia anche questo secondo. Come potete vedere dal disegno di copertina, anch’io questa primavera ho partecipato all’iniziativa del Pedibus, insieme agli alunni delle scuole dei plessi Dante Alighieri, Mario Musso, Francesco Costa, Carlo Alberto Dalla Chiesa e Mario Pivano. Non so a voi, ma a me questo “bus umano” piace parecchio. Mi piace camminare per le strade di Saluzzo in questo fiume colorato, mi piace raggiungere la scuola a piedi, così quando entro in classe sono più sveglio, perché l’aria fresca della mattina mi apre bene le palpebre (non so voi umani, ma noi ranocchi di mattino presto abbiamo qualche problema a tenere gli occhi aperti). E in più sono contento di avere fatto qualcosa anche per l’ambiente, perché per qualche giorno non abbiamo usato la macchina e abbiamo inquinato un po’ di meno. Ultimo, ma non meno importante, il pedibus è stato anche un prezioso momento di educazione stradale: gli “autisti” infatti ci hanno insegnato quali comportamenti deve tenere il pedone quando si trova sulla strada, per non essere schiacciato dalle macchine. Ma ora è tempo di salutarvi e di lasciarvi alle altre pagine di questo numero del giornalino. Buona lettura e, mi raccomando, continuate a scrivere: sono ansioso di leggere le vostre storie, vere o inventate che siano. A presto! L’HECTOR - il nuovo giornalino dei ragazzi saluzzesi Pubblicazione semestrale - numero 2 (maggio 2010) Supplemento al periodico “SALUZZOinforma” Autorizzazione del tribunale n. 168 del 6 aprile 2006 Direttore responsabile: Andrea Garino Il personaggio “L’Hector” è stato proposto da: Classe 2^B della scuola Mario Pivano (il ranocchio); classe 5^A della scuola Mario Pivano (il nome); Disegno di copertina: Andrea Garino (con la consulenza grafica di Ermanno Armando) Impaginazione: Ufficio Stampa comunale Fotografie: Archivio Città di Saluzzo Stampa: Tipografia Edelweiss - Saluzzo Scuola Manta UNA SERATA INDIMENTICABILE Martedì sera, noi alunni delle classi quarte e quinte del plesso di Manta, abbiamo partecipato al concorso canoro "In coro... per un sogno”, a Busca. Al mattino c'erano state le qualificazioni, noi le avevamo superate e già eravamo felicissimi , ma... quello che ci attendeva era strepitoso! Ero emozionato, ma nello stesso tempo felice di quella nuova esperienza, soprattutto perché la stavo vivendo con tutti i miei compagni. Il Palazzetto dello Sport era al completo e io mi ero ripromesso di fare del mio meglio. Verso le 21 lo spettacolo è iniziato. Coro dopo coro l'emozione in tutti noi cresceva. Le canzoni erano tutte bellissime, ma anche la nostra non era niente male! Finalmente è toccato a noi cantare. Non stavo nella pelle e le gambe mi tremavano, mentre salivamo sul palco accompagnati da una marea di applausi. Finito di cantare è arrivato il momento da tutti atteso, quello della premiazione. Quando hanno annunciato la scuola seconda classificata, tutti siamo esplosi e ci siamo alzati in piedi: eravamo primi, il nostro coro aveva realizzato il suo sogno! Poi è stato naturale abbracciarci tutti con gli occhi lucidi di felicità. Alla fine siamo risaliti sul palco e con il cuore che batteva forte, ma questa volta non più per l'agitazione a tutti abbiamo REGALATO IL NOSTRO SORRISO!!! Samuele Fino Classe 4^B disegno di Veronica ed Elisa - Classe 4^ Scuola Mario Pivano POESIE DELL’ATTIMO Giocare da solo e con i miei amici , che bello giocare ed insieme siamo felici . Ma che tristezza quando ci dobbiam lasciare, c'è la speranza che presto ci potremo incontrare . Stefano Candela Classe 5^A Nevica. Guardo fuori dalla finestra. Chiudo gli occhi, milioni di pensieri affollano la mia mente. Ad un tratto mi manca il respiro, mi sembra di fluttuare nello spazio, leggera, vuota…. Un ramo batte contro la finestra, riapro gli occhi e tutto quel sogno svanisce nel nulla. In quest'attimo, della mia vita, vedo scendere davanti a me, una pioggia di fiocchi bianchi, che imbiancano la città. In un altro attimo, vedo smettere di nevicare, esco di casa e vedo tutto coperto. In questo attimo inizia a piovere, tutto si scoglie... la città torna alla normalità... le strade si puliscono... In un altro attimo, esco fuori di casa, per aprire le veneziane, no... la città è di nuovo di tutti i colori... ricominciano i rumori, il momento per le strade è sempre di più. Ed ora... davanti a me, verso il cielo, vedo di nuovo il sole. Asia Cavallo Classe 5^A Giulia Basso Classe 5^A In un attimo Il primo attimo della mia vita Pensavo pensavo E una cosa mi ricordavo E quando credevo di esser ormai giunta sulla luna E guardando in giù quasi urlando dicevo a tutto il mondo: IO CI SONO!!!! Elisabetta Fusta Classe 5^A Un attimo prima Il paesaggio è colorato; un attimo dopo il paesaggio è ricoperto da una candida neve bianca che pare soffice ovatta. E' tutto splendido, fantastico…. E' tutto: MERAVIGLIOSO!!!! Sara Rossiello Classe 5^A Un attimo per dimenticare tutto, un attimo per ricordare che non sei da solo. Un attimo per sbagliare, un attimo per riconoscere che quello che fai non è sempre giusto. Basta un attimo! Klaudio Xhanaj Classe 5^A Un attimo come il fruscio delle foglie Un attimo come il vento che passa attraverso le foglie Un attimo che passa una vita intera E in un attimo batte il mare su una scogliera. In un attimo può succedere di tutto! Alessio Ghione Classe 5^A Aspetta un attimo arriverò correndo veloce ti rivedrò aspetta un attimo non andar via non deludere la mia fantasia. Martina Smiglio Classe 5^A Che bello stare alla finestra a guardare i fiocchi di neve che cadono, ammirare il paesaggio bianco, uscire di casa per giocare a palle di neve, sentire gli uccellini che cinguettano nel silenzio!! Alessia Serra Classe 5^A Guardare il sole splendente Rallegrarsi con un gioco divertente E' la gioia di essere in compagnia In una giornata d'estate in piena armonia. Nicola Dutto Classe 5^A Scuola Mario Pivano IMMAGINI POETICHE INVERNALI Sulla strada davanti a casa mia sento passare auto che sbuffano, moto che ronzano e sfrecciano veloci come gazzelle, camion che urlano tanto da sembrare insetti che volano. Nel viale accanto si ergono maestosi gli alberi addormentati, coperti da spruzzi di neve soffice e schiumosa, simile alla panna montata; l’acqua della brina pare farli lacrimare. Il vento gelido accarezza le siepi e fa dondolare le loro rigide foglie. Il pallido sole ci guarda sorridendo di gioia e scalda lievemente le rotaie della ferrovia, dove i treni che passano soffiano vapore. Un movimentato risveglio invernale In questa stagione la temperatura è molto bassa e i vetri dell’auto sono ghiacciati come una pista di pattinaggio, perciò, il mio papà, rabbrividendo per il gelo polare, riempie una bottiglia di acqua tiepida e la lancia sull’auto infreddolita. A fatica la poverina si riprende e il motore emette un lieve borbottio come se volesse risvegliarsi dal sonno. Tra urla e rimproveri, arriva anche la mia mamma, io salgo in macchina e resto muto come un pesce, mentre mia sorella trema come una foglia e riesce a dire soltanto: - Brr!... Che freddo! Perché non ci trasferiamo al mare? Intanto partiamo verso la scuola. Prima di essere arrivati, il vetro anteriore si era già ricongelato e mia mamma incomincia a preoccuparsi: - Ah! E adesso come faccio? Siamo già in ritardo, partire con voi è un vero inferno! Per fortuna il tragitto è breve e io scendo per primo davanti alla scuola, mentre mia madre va alla ricerca di un parcheggio. Mi consolo pensando che potrò godermi qualche minuto di pace, prima di iniziare le lezioni. Ndoja Blerina, Davide Lisi, Lorenzo Foglio classe 5^B La vita di Elena in Grecia Ciao! Sono Elena, vivo a Sparta e ho dieci anni. Io faccio parte della categoria dei “Poveri”: non vi preoccupate, non mi offendo, ne sono abituata... A Sparta l' educazione è molto importante, per i bambini che vanno a scuola; io non posso perché i miei genitori non hanno soldi, se fanno anche solo una piccola marachella, per loro sono guai seri... Io mi alzo alle sei di mattina e aiuto il mio papino a raccogliere la verdura dall’orto, lui me la passa e io la metto nella carriola; poi al sabato ci mettiamo in marcia e ci incamminiamo verso le coste del Mediterraneo sotto le colonne greche, e lì facciamo lo scambio commerciale, così guadagniamo un po’ di denaro, che ci serve per sfamarci, noi dobbiamo accontentarci! Noi, in Grecia non siamo come voi, che se il cellulare non va più di moda, lo cambiate con uno più attuale! Noi non sappiamo neanche cos' è un cellulare... Poi verso l’una mangiamo un panino, perché per noi è più importante la cena. Successivamente vado nella mia piccola cameretta a costruire i giocattoli in legno: cavallini, rocchetti, per voi è una specie di yo-yo. Verso le sei, con i giocattoli costruiti qualche ora prima, ci gioco e rimango ogni volta sempre più soddisfatta. Poi, alle otto mangio cena con le verdure prese dall’orto, il brodo preparato dalla mia mammina, una sua specialità. Infine, vado a letto e faccio una preghierina, soprattutto a Zeus per aver guidato tutti gli dei che mi proteggono. Sara Rossiello Classe 5^A La strada E’ l’alba. La luce fioca del mattino colpisce la strada coperta da un velo di ghiaccio. E' un paesaggio incantato quello che vedo perché il sole che si sta alzando scalda la strada e l'acqua che evapora crea una lieve nebbiolina. Pian piano la strada si sveglia e il silenzio svanisce. Il cicaleccio delle persone che scendono per la strada rimbomba nell'aria. ll via vai delle auto, dei camion, delle biciclette e della gente riempie di vita la strada fino a notte fonda, dopo di che nella solitudine del buio la strada torna a dormire. Brumm ... Brumm! Le auto sfrecciano davanti al mio portone. La tranquillità non c'è mai, davanti a casa mia. Mi sveglio nella notte, con la luna addormentata, mi alzo e le chiedo un po’ di pace. Mi fissa per un po’, con quell'aria da sbruffona, si gira. La strada però mi spiega che, senza rumore, non sarebbe via Bodoni! Allora mi infilo i tappi per le orecchie di mamma. Osservo il momento della strada ed attendo la sveglia che suoni. Ci mancherebbero solo le foglie degli alberi per finire il quadro sonoro. Mi dimentico il ruscello che, come un agnellino impaurito, mi chiede il nome (come se non mi conoscesse!). Posso ammettere una cosa: che rumoracci per la strada! Che meraviglia quando mi sono svegliato questa mattina! Guardando fuori ho scoperto che la neve, con il suo manto bianco, aveva ricoperto qualsiasi cosa. La strada era avvolta da un tappeto soffice come il cotone. Che bella sensazione camminarci sopra! Gli alberi, con i rami spogli che sembravano le dita di una strega rivolte verso l'alto, parevano chiedere pietà per il freddo. I cespugli erano avvolti da un sottile strato di neve fresca, candida come il latte. Il ruscello ghiacciato era un meraviglioso nastro azzurro argentato. Che paesaggio incantato! Sara Mollo, Valentina Rinaudo, Diego Forgia Classe 5^B Scuola Mario Pivano UNA GIORNATA AL CANILE Era una giornata limpida, ma fredda, di novembre. Dopo le due ore di inglese, Evviva - urlammo tutti in coro e uscimmo da scuola diretti al Gruppo Cinofilo Valentino di Fossano. Saliti sull’autobus, ci siamo avviati. Il paesaggio lungo il percorso era bellissimo: i frutteti, con i colori variopinti dell’autunno, sembravano dipinti. Arrivati a destinazione, sorse un piccolo problema: l’autista aveva difficoltà ad inoltrarsi nella viuzza stretta e sterrata, ma con un tocco di mano esperta superò l’imprevisto. Scesi dal bus, siamo entrati nel canile e, subito, il veterinario Fabrizio, alto, con i capelli neri e gli occhiali tondi, ci ha raggiunti e ci ha accolti. Si è anche presentata la dirigente della struttura: la signora Caterina, non tanto alta, grassottella e con i capelli color rosso ruggine, dall'atteggiamento gentile e molto disponibile. D'altronde occorre un carattere simile per poter crescere con amore chi è stato sfortunato! Il veterinario ci ha quindi riassunto alcuni argomenti già affrontati in classe terza: il cane è il primo animale domestico della storia e, per vivere, ha bisogno dell'uomo. Un cane randagio è un cane abbandonato. Immaginatevi voi abbandonati per strada dai vostri geni- tori, che effetto vi farebbe? Molti cani, purtroppo, vengono abbandonati dai loro padroni crudeli, che li destinano così ad un futuro pieno di pericoli, alla fame e, in alcuni casi, alla morte. Caterina li accoglie, li sfama e, poi, spera che qualche persona li adotti e si prenda cura di loro. Ci ha specificato che i cagnolini più piccoli vengono subito adottati, invece, quelli di taglia maggiore sono di difficile sistemazione. Dopo questa presentazione, incominciammo il nostro viaggio all’interno del canile ed eccoci liberi di girovagare tra le gabbie dove si trovavano rinchiusi i cani, che erano ben centoventi e la maggior parte di razza meticcia! Alcuni avevano il pelo rado, altri un bel pelo folto e arruffato, con delle macchie nere, marroni, bianche. Erano presenti pure degli animali ciechi o malati, per i quali Caterina aveva un occhio di riguardo. Avevano dei nomi buffi, ognuno adatto alle sue caratteristiche: Regina, Cacao, Lara, Sorriso, Scudo, Giaguar, Giobia... Abbiamo osservato con maggiore intensità i cuccioli, tra cui alcuni molto piccoli: erano bellissimi e graziosi! In alcune gabbie i cani erano soli, in altre si trovavano in gruppo. Appena ci avvicinavamo al loro rifugio, iniziavano ad abbaiare e i loro versi si propagavano in tutto l'ambiente. Che chiasso! Che rumore! Li avevamo sicuramente disturbati. C'erano anche cani liberi, che si avvicinavano a noi, ci annusavano le gambe, si facevano accarezzare, giocavano con noi al lancio della palla. Chissà come erano felici per le nostre carezze! Alla fine della mattinata eravamo molto stanchi e sporchi di fango, ma divertiti per la piacevole giornata trascorsa in compagnia dei nostri amici cani. Ci rattristava solo vederli chiusi in gabbia e sapere che avrebbero atteso a lungo un padrone. Stefano Frua, Enrico Bonavia, Alessia Daniele, Michelle Millone, Giorgio D'Altani, Erik Mellano classe 5^B Alla scoperta delle origini del libro E' sabato mattina. Sono le 8.30; è ora di partire. La nostra meta è la Castiglia, l’antico castello di Saluzzo, la città del Marchesato, ricca di storia. Accompagnati dalle nostre insegnanti, ci incamminiamo lungo i vicoli e le stradine acciottolate della vecchia città. L’aria è fredda, ma un bel sole luminoso rischiara il cielo di un azzurro turchese, impensabile dopo le tre giornate di pioggia dei giorni precedenti. Dopo la lunga camminata arriviamo alla Castiglia ed entriamo in un grande salone con le pareti di colori giallo ocra e con delle colonne che ne sorreggono le volte. Lì ci accolgono i professori Livio e Cetta Berardo; lui ha i capelli mossi e bianchi, leggermente brizzolati, porta occhiali grandi e tondi e sembra avere un comportamento severo; lei ha i capelli neri, le labbra colorate di un vivace rosso rubino, al collo porta una maestosa collana bianca, indossa una gonna piuttosto lunga e calza un paio di scarpe intonate. E' sorridente e ci accoglie con un atteggiamento calmo e disponibile. Subito dopo esserci seduti, il professor Berardo ci spiega l'origine della parola “libro”, che deriva da un termine della “botanica” significante “la parte interna della corteccia del faggio”. Ci fa inoltre riflettere sull'origine della nostra lingua, imparentata con altre lingue europee: sorella del tedesco e cugina dell’inglese. Ripercorriamo, poi, le invenzioni del passa- to: l’uso dei diversi oggetti con cui l’uomo ha scritto nel corso della sua storia, dal coltellino allo stilo, l’utilizzo dei diversi materiali su cui scrivere: dal famoso papiro degli Egizi alle tavolette d'argilla usate da molti popoli dell’antichità, tra cui i popoli della Mesopotamia ed infine alla carta. Ricordiamo anche i vari di tipi di scrittura: dalle pitture rupestri agli ideogrammi, ai geroglifici, all' alfabeto, il quale rese facile il modo di comunicare attraverso la scrittura. Dopo questa parte impegnativa dell’incontro, ci divertiamo a giocare al “gioco delle parole composte”, che consiste nell’indovinare delle parole che si possono collegare tra loro per formarne delle altre. Alla fine vinciamo tutti. – “Evviva” – esclamiamo – “Siamo proprio contenti!”. Finito il gioco, diamo un’occhiata ai libri esposti su dei tavoli situati all’entrata della sala. Tra tutti, alcuni attirano la nostra attenzione e allora pensiamo bene di ritornare con i genitori per fare, chissà, qualche piacevole acquisto. La nostra esperienza finisce, ma questo tuffo nel passato ci fa capire quanto importanti per noi siano state le scoperte linguistiche dei nostri antenati: Sumeri, Babilonesi, Assiri, Egizi, Cinesi, Fenici, Greci e Romani. Daniele Ghio, Claudia Taricco, Enrico Chiabrando, Brayan Ymeri , Nicholas Devalle Classe 5 ^B Scuola Mario Pivano LA VISITA AL MUSEO EGIZIO Finalmente era arrivato il giorno tanto atteso della gita al Museo Egizio. Una fitta nebbia che mascherava il paesaggio, avvolto da una coltre di gelo, ha accompagnato il nostro viaggio in pullman fino a Torino. Arrivati davanti al museo, dopo una breve camminata, ero molto emozionato perché potevo vedere con i miei occhi i reperti di questa meravigliosa civiltà! La guida ci ha mostrato i resti di un uomo rannicchiato conservato dalla sabbia del deserto, con intorno degli oggetti ritrovati in un’altra tomba. Poco più avanti, la nostra attenzione si è spostata su un tavolino arrotondato usato dai sacerdoti per porre le loro offerte ai morti, dietro al quale spiccava una piccola porta usata dai defunti per guardare fuori. La sala degli specchi La gita al Museo Egizio è stata fantastica: tutto era bello e curioso, avvolto in un'atmosfera magica e suggestiva. Ciò che mi ha colpito di più è stato quando siamo entrati nella sala degli specchi. Lì troneggiavano maestose statue, rese ancor più imponenti da giochi di luce e specchi che le facevano risaltare. Mi sentivo un "moscerino". Nella penombra della stanza, spiccavano le due statue monumentali della Sfinge, le statue di Thutmosi e i gruppi statuari di Tutankhamon, oltre alla colossale statua del faraone Sethi. Quest’ultima statua a guardarla sembrava un palazzo, tanto era alta. Chissà quanti uomini hanno lavorato alla realizzazione di questa meraviglia! Per rappresentare il suo potere divino indossava una doppia corona e I’espressione del suo volto era veramente determinata. Per quasi due ore è stato come viaggiare in un altro mondo. Chissà cosa avrebbero pensato quei poveri egiziani imbalsamati se avessero saputo che a distanza di migliaia di anni sarebbero stati osservati da numerosissimi visitatori! Al termine della gita ero un po’ frastornato e pensavo a come poteva essere la vita a quell’epoca e a come deve essere affascinante il lavoro delI’archeoIogo. Un alunno della classe 4^B Nella bacheca di fronte risaltava una rappresentazione in argilla di un uomo con una mano chiusa a pugno e l'altra aperta e distesa lungo la coscia. Passati al piano inferiore, lo scenario si arricchiva di fantastiche scoperte: un sarcofago più piccolo dove il defunto veniva messo rannicchiato, uno più grande di forma allungata con sopra un poggiatesta e su un lato due occhi disegnati, usati dal defunto per osservare all’esterno e quattro statue in legno, messe in ordine d’altezza, danneggiate dai furti. "Che emozione!". Eravamo in un'altra stanza, c'era una luce soffusa che illuminava le statue, e c’erano le sfingi disposte davanti ai templi e il faraone che visse novant'anni; mi sentivo un archeologo! In una grande sala la mia attenzione si è rivolta verso le mummie di tre sorelle morte intossicate, una delle quali con il viso scoperto che lasciava intravedere le bende usate per I’imbalsamazione. Sullo sfondo facevano da cornice gli ottanta metri di geroglifico ricostruito con cura, ma con ancora molte parti mancanti. Infine due sarcofagi in oro, un tavolo con esposti i portafortuna egizi, delle statuine raffiguranti i defunti, gli animali imbalsamati dei faraoni e i giochi egizi concludevano la nostra visita. Siamo stati molto fortunati a poter ammirare questo patrimonio e spero un giorno di poter visitare il Museo del Cairo. Un alunno della classe 4"A Un viaggio nel tempo Tra tutte le meraviglie viste al Museo Egizio, quelle che mi hanno maggiormente colpito sono state la tomba di Kha e le due stanze nere. La tomba di Kha era meravigliosa: il suo corpo bendato, chiuso in un sarcofago dorato, suscitava impressione e curiosità, essendo la prima volta che vedevo una mummia da così vicino. Accanto al suo corpo giaceva la moglie morta a circa venticinque anni: il fatto che morissero così giovani, mi ha colpito molto e mi ha fatto riflettere su come la medicina abbia fatto dei miracoli . Nella loro tomba si notavano molti oggetti: degli sgabelli di legno, del cibo conservato, due letti, un kit per il trucco,perfino un gioco e ancora un gonnellino e due tuniche di lino. Mi ha stupito vedere la precisione e la cura con cui è stata fatta la parrucca di capelli veri della moglie. Sopra ai sarcofagi erano deposte delle ghirlande di fiori. L’altra cosa che mi ha profondamente colpito sono state le due stanze nere: una dedicata ai faraoni e l’altra alla dea Sekhmet. Nella stanza dei faraoni mi sono sentito una formica, ammirando statue alte anche dai cinque ai dieci metri . Chissà come uomini così piccoli facessero a costruirle. La nostra guida ci ha spiegato che i faraoni indossavano due indumenti: uno civile e uno religioso. La statua che mi ha colpito maggiormente è quella della Sfinge, anche se in miniatura: mi ha catturato il suo sguardo fiero e severo, sembrava facesse proprio la guardia. La sala della dea Sekhmet è stupefacente e meravigliosa! La cosa più interessante era vedere la dea raffigurata in molti modi diversi e ammirare come gli Egizi curassero il culto dell’arte. L'impressione che ho avuto entrando in queste sale, è stata quella di sentirmi proprio nell’antico Egitto. È stata proprio una visita interessante e meravigliosa! Andrea Piovano Classe 4^B Scuola Mario Pivano INVENTIAMO MITI E LEGGENDE L’origine del vento Storia di un pupazzo di neve Tanto tempo fa, alle origini del mondo, sulla terra non c’era il vento. Gli animali e le nuvole si lamentavano: gli animali avevano troppo caldo e le nuvole volevano andare a vedere il mondo, ma questo non era possibile perché non c’era il vento. Passarono molti anni; un giorno una nuvoletta andò dal Sole e gli chiese se poteva aiutarla, ma il sole rispose di no e le disse di andare dal dio del vento Ventilone. Ventilone spiegò che poteva aiutarla la dea della pioggia Piovona, che però non vedeva da mesi perché era ammalata. La nuvoletta la guarì con dell’acqua magica, trovata vicino alla casa della dea. Andarono da Ventilone e insieme fecero una grande magia, fecero venire il vento in tantissime forme: uragani, tornadi... Ventilone disse: “Questa magia sarà eterna grazie al coraggio di questa nuvoletta!”. La nuvoletta tornò dai suoi amici animali e dalle nuvole: gli animali non avevano più caldo e le nuvole partirono per vedere il mondo dal cielo, sospinte dal vento che avevano creato. E da quel giorno sulla terra ci fu il vento. classe 3^A Una notte la luna andò a fare un giro per il mondo per illuminarlo e vide: gli alberi ghiacciati che sembravano ghiaccioli al limone piantati nel terreno, i cespugli ricoperti di neve - e sembrava che qualcuno li avesse dipinti di bianco - e infine un tappeto bianco che non finiva mai. Quando la luna passò a illuminare l’Italia, sentì piangere il pupazzo di neve e la luna gli chiese: “Perché piangi, mio caro pupazzo di neve?”. Il pupazzo le rispose: “Piango perché domani morirò e non posso scappare via perché non ho i piedi!”. Alla luna venne in mente un’idea e chiese alle sue figlie stelle: “C’è qualche stella che si offre di donare i piedi luccicanti ad un pupazzo di neve?”. Una stella si fece avanti e disse alla mamma luna: “Mamma, io donerò tutta la mia luce a quel povero pupazzo”. Quando la stella donò tutta la sua luce al pupazzo di neve, formò due grandi piedi dorati capaci di fare qualsiasi cosa. Il pupazzo era contentissimo e ringraziò la luna con tutto il suo cuore. Il pupazzo di neve corse subito dalla porta della scuola prima che venisse mattino. Suonò al citofono della scuola e Perché i cervi hanno le corna? Tanto, ma tanto tanto tempo fa, vivevano grossi gruppi di cervi. Non erano cervi come quelli che vediamo oggi, erano solo un pochettino diversi, perché non avevano le corna. Sulla montagna dove vivevano i pericoli erano tanti e molto spesso si trovavano in difficoltà. Un giorno stavano pascolando tranquilli quando. ad un tratto, spuntò un’orrenda creatura e tutti fuggirono da quella distesa di verde. Una volta al sicuro cominciarono a discutere su tutti questi problemi di difesa e a qualcuno venne un’idea: - Perché non chiediamo al dio degli animali? - domandò uno lui aiuta tutti quelli in difficoltà e quindi saprà come aiutarci! L’idea fu approvata, anche se nessuno sapeva bene dove fosse, ma l’idea di risolvere questo grande problema dava loro forza. Quindi, non sapendo bene dove si trovasse il dio degli animali, incominciarono subito il viaggio e, girando un po’ di qua e un po’ di là, finalmente giunsero sull’imponente monte dove pensavano che si trovasse il grande dio. Purtroppo, come tutti gli altri dei, era e sarà restato lassù tra le nuvole color panna, sfumato in un rosa pallido e armonioso. Lassù tra le nuvole nemmeno gli uccelli più grandi e maestosi sarebbero riusciti ad arrivare. Ma il dio degli animali si impietosì, avendoli visti correre avanti e indietro per tutte le montagne, essere così vicini a quello che volevano e poi rinunciarci e restare come prima. AIlora, prima che se ne andassero. posò sulla testa dei maschi due lunghe, anzi lunghissime e attorcigliate corna. Da allora tutti i cervi portano due lunghissime corna, dono del dio degli animali, per difendersi. Rebecca Trucco Classe 5^B disse al bidello: “Sono il pupazzo di neve, puoi aprirmi?”. E il bidello gli aprì. Appena il bidello aprì la porta, si spaventò; il pupazzo intervenne dicendo: “Scusa se ti ho spaventato, ma non voglio farti del male!”. Dopo due ore il bidello si tranquillizzò. Dopo aver fatto conoscenza con tutta la scuola, il pupazzo chiese al bidello Delfio: “Potresti andare alla discarica e prendere un frigorifero per me?”. E così il pupazzo rimase nella scuola ed esclamò: “Che bello andare a scuola!”. Quando fu l’ultimo giorno d’inverno, nell’intervallo il pupazzo spaccò un vetro e il bidello Delfio lo cacciò via dalla scuola. Il pupazzo era molto triste, allora si sedette su un prato per tutto il giorno. Dopo un po’ vide un gruppo di rondini e chiese loro: “Sapete dov’è un posto molto freddo?”. Le rondini gli risposero: “Sì, stiamo proprio scappando dal Polo Nord! vuoi che ti accompagniamo?”. Il pupazzo rispose: “Sì, grazie, mi fareste un grande favore”. Quando il pupazzo fu arrivato al Polo Nord, vide un igloo gigante e andò a bussare alla porta. Nessuno gli rispose, allora entrò in quel gigantesco igloo. Da quel giorno il pupazzo di neve capì che non ci abitava nessuno e visse per sempre felice e contento, insieme ad altri pupazzi di neve che avevano scelto di vivere in un ambiente adatto a loro. classe 3^B Scuola Francesco Costa LA SFILATA DEGLI AGRUMI L’ARANCIA dolce è l’agrume più coltivato al mondo, seguito dal pompelmo e dal limone. Tutti vengono consumati freschi o subiscono trasformazioni per ottenere succhi di frutta. L'arancio amaro dà frutti non commestibili perché molto amari, viene invece utilizzato per gli innesti di varietà di agrumi meno robusti. L’albero dell’arancia è una pianta sempreverde. Le foglie, di un verde lucente, sono provviste di ghiandole che secernono oli essenziali profumati. I fiori, sempre a cinque petali e bianchi, sono ricchi di nettare odoroso, che attira gli insetti che compiono I’impollinazione. II MANDARINO, originario della Cina meridionale, è caratteristico per il suo profumo. Negli ultimi tempi, con la comparsa delle Clementine o MANDARANCI senza semi, è stato messo un po’ da parte. Questi frutti derivano dall’incrocio del mandarino con I’arancio amaro. Il POMPELMO ha proprietà disintossicanti ed è ricco di vitamina A, B, C e sali minerali, quali potassio e magnesio. Originario dell’India, viene coltivato in Italia nelle regioni della Campania, della Liguria e della Sicilia. Si presenta come un frutto simile ad un limone, ma di di- mensioni maggiori, con colore giallo e sapore amarognolo. La varietà più diffusa è quelle a polpa bianca e buccia sottile. CHINOTTO e BERGAMOTTO trovano utilizzo rispettivamente per produrre sciroppi e bibite e nella fabbricazione dei profumi. classi 2^A e 2^B In visita al Municipio Era lunedì 30 dicembre, quando tutti insieme noi ragazzi della classe 5^B siamo andati a visitare il Comune di Saluzzo, accompagnati dalle nostre maestre. Lungo il tragitto chiacchieravamo sottovoce tra di noi e non ci siamo accorti di quanto fosse faticoso percorrere le strade in salita, finché siamo arrivati a destinazione. Qui ci aspettava Nadia, la nostra guida, che ci ha fatto accomodare nella sala del Consiglio Comunale, dove ci ha spiegato come si svolge una seduta a cui partecipano il Sindaco, gli Assessori, i Consiglieri di Maggioranza e di Minoranza, i quali prendono le decisioni per organizzare la nostra città e per soddisfare le esigenze dei cittadini. Siamo poi andati a visitare la Ragioneria, l’ufficio del Sindaco e del Vicesindaco, l’ufficio Stampa e il Comando della Polizia Municipale. Tutti i vari addetti a questi uffici sono stati molto disponibili e ci hanno spiegato lo svolgimento delle loro attività. Questa esperienza è stata interessante ed istruttiva, perché abbiamo capito come è organizzato un Comune e quali attività si svolgono. Rebecca Trucco e Blerina Ndoja Classe 5^B Il limone è giallo giallo, come il sol che sveglia il gallo. Il pompelmo è un po’ più grosso, riempirebbe pure un fosso. Poi ci sono i mandarini. Ma ne mangiano i pinguini? No! Non scordare con l’arancia, le vitamine che metti in pancia. Spicchi e spremute fanno bene alla salute. Io ne mangiò in quantità e guarda che felicità!. Scuola Francesco Costa Il CONSIGLIO COMUNALE dei RAGAZZI Da tanto tempo aspettavamo questo momento… Siamo entusiasti di partecipare al consiglio comunale dei ragazzi poichè possiamo dare il nostro contributo a migliorare la città. Il 25 novembre scorso siamo andati a visitare il municipio di Saluzzo, dove ci ha accolto l'Assessore al bilancio Fulvia Artusio, vice sindaco. Abbiamo visitato molti uffici, tra cui la sala consigliare, l’ufficio Polizia, l’ufficio del Sindaco, l’ufficio della sua segretaria Silvia, l’ufficio Stampa e l’ufficio della Protezione Civile. La nostra guida Nadia ci ha raccontato la storia dello stemma di Saluzzo. Il 25 gennaio 2010 abbiamo svolto le elezioni a scuola per scegliere i nostri candidati: sono risultati eletti Enrico, Cristina, Edoardo e, come sostituta, Francesca. Ognuno di noi candidati ha presentato il proprio progetto e anche qui abbiamo svolto una elezione, hanno vinto i progetti: la giornata della musica di Enrico, Riciclarte di Edoardo e Divertimenti di Cristina. Successivamente siamo andati nell'altra classe e abbiamo presentato i nostri progetti. I compagni della 4^A hanno anche loro espresso i candidati: Andrea, Federica e Alessia con altri progetti: una giornata dedicata all’amico libro e il progetto Città nella natura per l’espansione delle aree verdi. Sono anch’essi molto importanti poiché permettono di sensibilizzare i cittadini su argomenti di grande valore, come la lettura e il patrimonio naturale, con l’obiettivo di costruire un futuro migliore ai nostri figli. Stiamo aspettando con grande emozione il giorno 12 aprile quando si faranno le elezioni a scuola e sapremo chi sono i membri effettivi del C.C.R. e quali progetti verranno realizzati. Enrico Pignatta, Erika dalla Chiesa, Niccolò Zanias, Marco Buonfrate Classi 4^ Il cortile scolastico Noi delle classi 4^ A e B stiamo lavorando per abbellire il cortile scolastico. Un venerdì, a scuola, aspettavamo con ansia la dottoressa Raffaella, che era arrivata in classe qualche minuto dopo poiché era nevicato molto nella notte e le strade erano ghiacciate. La dottoressa era già conosciuta dalla classe, perché in seconda ci aveva accompagnato al mercato. Entrata nell’aula non vedeva l’ora di mostrarci le piantine del cortile che riservava per noi. Ma prima noi abbiamo presentato alcuni curiosi e antichi giochi da fare all’aperto, facendole vedere quelli da noi costruiti con materiale povero e altri recuperati dai nonni, come le trottole, il pirolo, le biglie (portati da Marta). In piedi vicino alla porta ci spiegava con tanta passione un gioco che si poteva fare al posto dell’acchiappino. Niccolò fu il primo a provare con Raffaella: prendeva la pallina, ma non riusciva a tirarla come Lorenzo che invece faceva il contrario. La signora ci ha spiegato come migliorare il gioco: infatti ci ha proposto di costruire una pallina di gomma accartocciando del giornale con attorno dei pezzi di camera d’aria delle ruote di bicicletta; così, diventando dura e rigida, quasi rimbalzava. In seguito ci ha distribuito le piantine del cortile e della scuola e abbiamo cercato la nostra aula che abbiamo segnato con una “X”. Insieme abbiamo capito come trasformare lo “squallido” spazio attuale in un attraente ed invitante spazio, con tanti simpatici giochi del tempo dei nonni, riscoperti con passione da noi tutti. Infine all’ultima ora siamo scesi in cortile a verificare sul luogo come abbellire il cortile. Per prima cosa abbiamo orientato la carta e scoperto i luoghi potenzialmente pericolosi: i pilastri della scala di sicurezza, le scale che portano alla cantina e altre scale verso la proprietà Salvagno. Questi pericoli verranno isolati con delle speciali transenne. Inoltre abbiamo osservato il pavimento su cui disegneremo dei simpatici giochi come la settimana, il tris, il gioco dell’oca, “pet”, il gioco della pietra (albanese) e un muro piuttosto rovinato che tappezzeremo con profumati gelsomini o caprifoglio. Venerdì prossimo continueremo il nostro progetto. Dalla classe seconda abbiamo iniziato il progetto “Puliamo il mondo”, ma dalla quarta abbiamo aderito a “Molla la plastica” del L.V.I.A. per aiutare i bambini dell'Africa. La F. Costa e tutte le altre scuole primarie stanno raccogliendo molti tappi di plastica che verranno venduti e il ricavato sarà destinato all'L.V.I.A. Purtroppo però il centro che raccoglie i tappi è lontano, a Genola e per noi non è facile portarli là. Speriamo che qualcuno ci aiuti o magari che il Comune di Saluzzo possa diventare un centro di raccolta come Genola. Grazie a questo progetto abbiamo capito che non bisogna abbandonare la plastica nei contenitori indifferenziati o peggio per terra, ma fare sempre la raccolta differenziata. Se la plastica viene buttata per terra, in campagna non si possono più coltivare i campi e neppure allevare gli animali che muoiono soffocati dai sacchetti. Purtroppo in Burkina Faso capitava così prima che sorgessero i centri di raccolta e produzione del granulato plastico come racconta il bel libretto di Salimata. Con la plastica riciclata si costruiscono altri oggetti di plastica come il kit di materiale scolastico (riga, squadretta, goniometro) prodotto in Burkina e acquistato da tante scuole di Torino per finanziare i progetti in Africa. Il problema della differenziazione e del riciclaggio ormai accomuna tutti i paesi del mondo, da nord a sud, da est a ovest, perciò siamo felici di aver conosciuto “Molla la plastica” e di contribuirvi anche nel nostro piccolo. Erica, Francesca, Enrico e Chiaretta Classi 4^ Barbara e Alexandra Classi 4^ Molla la plastica Scuola Francesco Costa UNA SCORPACCIATA DI LIBRI! Sabato 30 gennaio noi, Arianna e Cristina, oltre a Francesca e Marta (più due compagne della 4^A: Virginia e Federica) siamo andate alla ludoteca “La Tana”che si trova nel cortile scolastico. Alle 15 noi animatrici, molto entusiaste, dovevamo trovarci tutte insieme davanti alla ludoteca portando con noi del materiale. Ognuna aveva lana, forbici, due pennarelli indelebili, scotch e delle bottiglie di plastica già tagliate. Subito dopo la lettura di un interessante racconto sull'Africa ci siamo avviate nel laboratorio aspettando i bambini. Quando sono arrivati, abbiamo insegnato a realizzare dei fiori, il gattino e l’acchiappino di plastica. Noi abbiamo costruito dei graziosissimi e curiosi acchiappini per i più piccoli: partendo da una mezza bottiglia abbiamo attaccato un filo di lana e l’abbiamo chiuso in una pallina di carta stagnola. Era abbastanza difficile per i bambini fare canestro perciò dovevano allenarsi e crescere. In conclusione i bambini hanno decorato i loro acchiappini: erano molto entusiasti e ne volevano un altro. Per completarlo di più gli abbiamo messo dentro delle caramelline e delle arachidi. Naturalmente tutti i bambini che frequentano la primaria sono caldamente invitati ai prossimi appuntamenti... Cristina, Arianna, Alessia e Virginia Classi 4^ Scuola Francesco Costa Virginia e Federica Classe 4^A Fitwalking del cuore Domenica 24 gennaio molte famiglie di Saluzzo si sono recate sotto l'Ala di ferro per prendere parte alla settima edizione del “Fitwalking del cuore” a cui hanno partecipato più di cinquemila persone. Ogni anno, grazie alla camminata, vengono raccolti tantissimi fondi che sono destinati alle associazioni che aiutano le persone in difficoltà. All’inizio della camminata, eravamo tutti contentissimi, ci guardavamo entusiasti di partecipare ad un impegno così grande. I percorsi erano di lunghezze diverse: Edoardo ha percorso 10 chilometri fino a Manta, Marta e Francesca ne hanno percorsi 6 fino al termine della pista ciclabile verso la collina, le persone più allenate hanno percorso il più lungo di 13 chilometri, fino a Verzuolo. Al ritorno eravamo esausti e non ce la facevamo più ! Nonostante il freddo della giornata, abbiamo trovato i nostri amici e ci siamo incamminati verso l’inizio. Nella camminata abbiamo incontrato i compagni, gli amici e alcuni hanno stretto anche nuove amicizie. Noi con i Sabato 30 gennaio siamo andati alla ludoteca perché c'era “Merenda di Libri”. Subito ci hanno letto un bellissimo libro che aveva come protagonista un bambino e suo nonno di origine africana. Un giorno il nonno raccontò al nipotino la sua storia di quando aveva la sua età. Era una storia curiosa e dolce che ci permetteva di conoscere tante tradizioni africane. Alla fine siamo andati tutti nel laboratorio, per costruire oggetti con la plastica riciclata. Noi delle classi quarte facevamo gli animatori dei bimbi più piccoli e insegnavamo loro a costruire i canestrini e i gatti con le bottiglie di plastica. Sono diventati proprio carini, tutti decorati con lana, scotch colorati, pennarelli indelebili e i bimbi erano molto contenti. Anche la nostra maestra era felice e ci ha detto che era orgogliosa di noi! Siamo tornati all’ultimo sabato di marzo e c’era un’altra sorpresa... nostri amici, nascondendoci, cercavamo di osservare tante nuove razze di cani come: labrador, collie, bastardini… quasi tutti con il “vestitino” perché faceva freddo ! Tutte le persone che incontravamo erano attrezzate di guanti, sciarpe, berretti di lana, pesanti giacche che li proteggevano dal gelo. Alla fine del percorso ci hanno offerto una borsa piena di cibi e di oggetti. Nel centro di Manta c'era pure il the caldo. Che gentili! Quindi abbiamo salutato i nostri amici e augurato loro una buona giornata, avviandoci verso le nostre calde ed accoglienti case. Marta ed Edoardo Classi 4^ Vivere Sano Per noi “Vivere sano” è un progetto molto importante ed è dalla prima che lo svolgiamo. In quella classe abbiamo conosciuto “Gian 5 colori” (la nostra mascotte) trasformandolo in un simpatico testo animato che ricordiamo sempre piacevolmente. In seconda abbiamo compiuto una curiosa visita al mercato ortofrutticolo e abbiamo conosciuto tantissimi frutti e verdure di stagione. In terza abbiamo costruito un cartellone con frutta e verdura animata; e una mappa dove c'è scritto la nostra merenda di tutti i venerdì che sono proprio dedicati alla frutta e verdura. Inoltre quest'anno abbiamo ricevuto “10 ottime ragioni per mangiare più frutta”, un decalogo interessantissimo che ci ha portato un nostro compagno. Anche noi ci dimentichiamo spesso di portare la frutta a scuola nell’intervallo, a parte il venerdì che è il giorno “a lei” dedicato, allora la nostra maestra ci fa trovare un bel cestino di invitante frutta fresca che noi golosamente ci mangiamo. Ci sono kiwi, mandaranci, mele, e persino le noci che ci piacciono tanto! Vittorio e Lorenzo Classi 4^ i nostri disegni PICCOLI GRANDI ARTISTI CCR - una città più verde Il progetto del cortile scolastico Riciclarte disegno di Andrea Endemini classe 4^ - Scuola Francesco Costa disegno di Francesca ed Erica classe 4^B - Scuola Francesco Costa disegno di Arianna e Cristina classe 4^B - Scuola Francesco Costa Il pedibus della scuola “F. Costa” Il fitwalking del cuore disegno di Greta Nicolino classe 4^A - Scuola Francesco Costa disegno di Chiara Rinaldi classe 4^A - Scuola Francesco Costa Puliamo il mondo La schiacciata Al centro del campo disegno di Chiara Ghione classe 4^A - Scuola Francesco Costa disegno di Nicolò Dedominici classe 3^ - Scuola Francesco Costa disegno di Stefano Allemano classe 3^ - Scuola Francesco Costa i nostri disegni UNA GALLERIA DI DISEGNI continua a pagina 24 Duello a canestro La giocatrice di basket Tiro libero disegno di Enrico Simon classe 3^ - Scuola Francesco Costa disegno di Alice Giorda classe 3^A - Scuola Francesco Costa disegno di Francesca Barbero classe 3^A - Scuola Francesco Costa Canestro!! Nuoto in corsia disegno di Alberto Audisio classe 5^ - Scuola Francesco Costa disegno di Martina Sarotti classe 5^ - Scuola Francesco Costa Il nuotatore L’istruttrice Corso di sub disegno di Matteo Angaramo classe 5^ - Scuola Francesco Costa disegno di Federica Millone classe 5^ - Scuola Francesco Costa disegno di Marta Diale classe 5^ - Scuola Francesco Costa Scuola Media IL NOSTRO VIAGGIO A TRIESTE: Capoluogo di regione e di provincia, la città è distesa sulle rive del golfo omonimo e sulle ultime propaggini del Carso triestino. Centro industriale, commerciale e marittimo, naturale sbocco dell’entroterra danubiano, è il più importante porto dell'Adriatico. E’ sede di università e di numerose istituzioni culturali. Piazza Unità d'Italia rappresenta il cuore dell’antica città: sorta sull’interramento del porto romano, è stata aperta verso il mare dagli interventi urbanistici ottocenteschi, a costituire una sorta di palcoscenico che ha per fondale la facciata di gusto eclettico del Palazzo Comunale. Sulla stessa piazza si affacciano a sinistra il palazzo del Governo e a destra il tardo settecentesco palazzo Pitteri e il maestoso palazzo del Lloyd Triestino. Nella piazza si trovano anche la statua di Carlo VI e la Fontana dei Quattro Continenti. La piazza della Cattedrale si trova sul colle di San Giusto, situata nell'antico foro romano. Vi sorgono la cattedrale di San Giusto, i resti della Basilica del II secolo e il Castello. Massimo monumento e simbolo della città, la Cattedrale è il frutto dell’unione, avvenuta nel 1300, di due precedenti basiliche romaniche: quella di San Giusto e quella dell'Assunta. La facciata è a capanna ed è ingentilita da un grandioso rosone gotico trecentesco; gli stipiti del portale centrale incorporano elementi di una stele funeraria romana. Il campanile, dall’aspetto di torrione da difesa, è addossato al lato sinistro della facciata; in un’edicola gotica del lato destro c'è la statua romanico-bizantina di San Giusto. L’interno è a cinque navate asimmetriche. La navata centrale ha il soffitto a carena di nave rovesciata ed è dipinto. Nel catino dell’abside destra è presente un notevole mosaico della fine del XIII secolo. Nel pavimento sono visibili resti del mosaico della basilica del V secolo, nel catino dell'abside di sinistra mosaici di scuola veneziana del XII secolo. Dalla navata sinistra si passa nel Battistero che ha una vasca ad immersione del secolo IX. Le grotte di Postumia sono un intreccio di 20 km di caverne, gallerie e sale, nelle quali le guide esperte hanno accompagnato in 185 anni una massa di 31 milioni di visitatori. Sono le grotte più grandi del Carso e le più visitate d’Europa. Le caverne più interessanti sono state scoperte da Luka Cec nel 1818, l’anno successivo i paesani prepararono le grotte per le visite turistiche. Nel 1872 fu costruita la ferrovia e nell'anno 1984 arrivò la luce elettrica. Sono le uniche grotte al mondo che dispongono di ferrovia interna per le visite. Dal trenino si possono ammirare le bellezze del mondo sotterraneo, contrassegnate dalla particolare storia geologica. Si possono osservare figure stalagmitiche e stalattitiche, di colori e forme diverse, le sighe di calcio e altre figure artistiche modellate dalla natura nei millenni passati e ammirate attraverso i secoli da re, imperatori presidenti e altre celebrità. Già nella metà del XVII secolo erano oggetto d’interesse anche per i naturalisti e gli esploratori, perciò le grotte sono note come la culla della speleobiologia. La temperatura nella grotta è intorno ai 10 gradi centigradi. Gran parte della fauna che abitava le grotte era a lungo sconosciuta, eccetto il Proteus anguinus che era storicamente oggetto di superstizioni. È da ricordare l'importanza di questo animale la cui esistenza è limitata alla regione carsica. La risiera di San Sabba è stato un lager nazista, situato nella città di Trieste, utilizzato per il transito, la detenzione e l’eliminazione di un gran numero di detenuti, prevalentemente composti da prigionieri politici. È stato l’unico campo di concentramento in Italia ad avere un forno crematorio. In esso le autorità tedesche compirono uccisioni, in un primo momento mediante gas e in seguito per fucilazione o con colpo di mazza alla nuca. In seguito all'armistizio di Cassibile dell'8 settembre 1943, le province italiane di Udine, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Lubiana vennero sottoposte al diretto controllo del Terzo Reich con il nome di Zona di operazione dell’Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico). Tale zona faceva parte formalmente della Repubblica sociale italiana, ma l’amministrazione del territorio - considerato come zona d'operazione bellica fu però affidata e sottomessa al controllo dell'Alto Commissario Friedrich Rainer. Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba, alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre: venne denominato Stalag 339. Successivamente, al termine dell’ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Supervisore della Risiera fu l’ufficiale delle SS Odilo Globocnik, triestino di nascita, che ebbe un ruolo importante in molti campi di concentramento. Il termine “foibe” deriva dagli inghiottitoi di natura carsica dove furono gettati e, successivamente, rinvenuti i cadaveri di centinaia di vittime. Nonostante la ricerca accademica abbia ormai ampiamente chiarito gli avvenimenti, nell’opinione pubblica italiana il tema delle foibe continua a generare polemiche, incentrate sulle responsabilità che fascismo e comunismo hanno avuto nella vicenda. Elisa Fornero e Veronica Granato Classe 3^C Scuola Media UNA CITTÀ PER RIFLETTERE Le classi terze delle sezioni F, G, E, C, D, B, H di Saluzzo, A e B di Manta quest’anno sono andate in gita di istruzione a Trieste. Il primo gruppo, di cui facevamo parte anche noi, è partito alle cinque del 18 marzo. Dopo 8 ore di viaggio in pullman siamo finalmente arrivati a destinazione e dopo il pranzo siamo partiti per una visita guidata della città; più tardi siamo entrati alla Risiera di San Sabba, che è l'unico campo di concentramento dotato di forno crematoio in Italia. All’interno abbiamo potuto provare, almeno per un attimo, la sensazione che hanno avuto i migliaia di deportati in questo campo: una parte veniva direttamente eliminata qui, dopo lunghe attese in celle di tre metri quadri che potevano contenere fino a sei persone e l’altra parte veniva poi mandata verso i famigerati campi tedeschi. Siamo rimasti molto colpiti da questa esperienza, perché una cosa è studiare le devastazioni di questo momento particolarmente tragico della nostra storia, un’altra è “respirare il dolore” e condividere, anche se per qualche attimo appena, la disperazione più oscura vissuta da migliaia, da milioni di persone. Dopo siamo andati su uno dei sette colli di Trieste dove abbiamo visitato la chiesa di San Giusto, da dove si poteva ammirare un panorama mozzafiato della città. Successivamente ci siamo recati in albergo a Grado e, dopo la cena, chi lo desiderava ha partecipato alla messa che don Matteo Monge ha celebrato per ricordare e festeggiare al meglio la festa del papà, che ricorre il 19 marzo. Dopo il pernottamento e la colazione siamo risaliti sui pullman e abbiamo varcato il confine sloveno per recarci a Postumia. Lì abbiamo avuto modo di ammirare le fantastiche grotte carsiche, famose in tutto il mondo e lunghe venti chilometri. Abbiamo percorso circa due chilometri in trenino e un altro chilometro e mezzo a piedi, per poi tornare ancora in trenino. La guida ci ha parlato della formazione delle grotte e ci ha fatto notare che alcune stalagmiti assomigliano a oggetti e persone. Questa è stata sicuramente un'esperienza che ci ha colpiti molto, quasi estasiati, forse perché rappresentava il trionfo della natura anche sulle brutture umane. In piazza Unità d'Italia a Trieste, abbiamo consumato il pranzo in riva al mare, seduti su una banchina del porto dove abbiamo lanciato del cibo ai gabbiani, dai quali in pochissimo tempo siamo stati contornati: una visuale fantastica. Nel pomeriggio abbiamo raggiunto Basovizza, dove vi è il monumento in ricordo delle foibe, cioè quelle profonde cavità tipiche delle rocce calcaree che circondano la città di Trieste. Esse venivano utilizzate per disfarsi di vecchi oggetti che non si sapeva come smaltire e che, nell’autunno del ‘43 e nella primavera del '45, divennero la tomba improvvisata di migliaia di Italiani, di cui gli Slavi di Tito cercarono di disfarsi. Noi ragazzi siamo rimasti delusi dall’aspetto della foiba, che era coperta da una lastra in metallo, perché ci sembrava non comunicare in modo adeguato l’orrore di ciò che era successo, che secondo noi doveva essere “gridato” con maggiore vigore. Riflettendo nei giorni successivi, abbiamo capito che è proprio “ciò che non c'è” che ci deve far meditare, perché con le foibe il tentativo di nascondere e di negare ciò che è stato, sarebbe potuto riuscire, se non si fossero levate voci di uomini e donne determinati a scoprire e far conoscere tutte le verità. Questa gita rimarrà per sempre nei nostri cuori, perché abbiamo capito che noi siamo fortunatissimi, in quanto possiamo godere della democrazia, per la quale tanto hanno lottato coloro che ci hanno preceduti; nello stesso tempo abbiamo la responsabilità di custodirla e di difenderla da ogni forma di prevaricazione e di ingiustizia, imparando dalla storia a fuggire da ogni forma di estremismo. Marco Fraire, Marek Murgia, Giovanni Rivoira Classe 3^F Scuola Media La città dal passato problematico Gli scorsi 18 e 19 marzo quasi 100 alunni della scuola media “Rosa Bianca” di Saluzzo sono andati in gita a Trieste, il capoluogo friulano dalla storia travagliata, per visitare la Risiera di San Sabba e la Foiba di Basovizza. Questa era l’ultima fase di un percorso a tappe, che prevedeva incontri con testimoni e storici, per approfondire due momenti particolarmente travagliati della storia della seconda guerra mondiale: le persecuzioni razziali e politiche ad opera dei nazifascisti prima e dei comunisti titini poi. Molto significativi sono stati gli incontri con il dott. Giuseppe Segre, che ci ha parlato della discriminazione, della persecuzione e dello sterminio della comunità ebraica saluzzese e con il dott. Enrico Miletto dell’Istituto Storico della Resistenza di Torino, che ci ha aiutati a ricostruire la storia della travagliata terra giuliana, dalmata ed istriana, che ha portato all'esodo di migliaia di persone. La visita alla Risiera di San Sabba ha fatto rimanere molti a bocca aperta in quanto si aspettavano qualcosa di diverso: mai avrebbero potuto pensare che quel posto potesse esser stato la prigione per molti oppositori politici, ma non solo, per alcuni anche il luogo del riposo eterno. Ma già solamente entrando ci si accorge immediatamente a cosa poteva essere adibito quel posto: due alte muraglie in cemento accompagnano la gente che vi passa in un cortile, anch'esso senza vie di uscita. Ma, oltre alle origini insolite (prima era, appunto, una risiera) a far strabuzzare gli occhi è ciò che è rimasto: nulla o quasi, infatti il forno crematoio, simbolo della radicale trasformazione di quella risiera in un campo di concentramento, è stato distrutto dai nazisti per non lasciare tracce, come del resto tutto quello che sono riusciti a eliminare. Può far riflettere notare quale è stato il cambiamento che il San Sabba ha subìto. E' stato costruito come risiera, sicuramente all'epoca simbolo di fame placata, specialmente per quella povera gente che altro non poteva permettersi se non un misero piatto di riso che a malapena li faceva sopravvivere. Vedere quel posto da questo punto di vista può far riflettere, in quanto è passato dall'essere luogo di produzione, se non di felicità, perlomeno di sostentamento, a luogo simbolo di sofferenza per migliaia di persone. La visita alla foiba di Basovizza ha deluso molti per quanto c'era, cioè poco o niente, anzi in questo caso ciò che è successo non è ancora ben chiaro anche perché gran parte delle informazioni relative ad essa sono state custodite gelosamente dalla Jugoslavia prima, dalla Slovenia adesso. Le foibe, che per i motivi appena detti sono ben poco conosciute, sono delle erosioni nel terreno tipiche del paesaggio carsico, ovvero delle vere e proprie buche naturali profonde anche più di 100 metri, tranne nel caso di Basovizza, che è artificiale. La storia giuliana e istriano-dalmata, fino alla seconda metà dell'800 unica, si è separata con l'occupazione italiana a causa della politica del bastone attuata molto severamente dal duce Mussolini, che ha portato gli Sloveni a essere trattati molto duramente. Nell’autunno del 1943 e nella primavera del 1945 si sono verificate due ondate di vendetta che hanno portato gli Sloveni a ribellarsi alle dure imposizioni cui erano stati sottoposti, uccidendo Italiani a volte solamente colpevoli di essere tali, ma anche molti Jugoslavi che non approvavano i metodi violenti attuati dai loro compatrioti. Sarebbe bello, o piuttosto più comodo, per un Italiano, non sapersi spiegare la causa di tanta violenza, ma purtroppo l’Italia ha la sua buona dose di responsabilità. Tutto questo non giustifica però senz’altro la regola dell'occhio per occhio, dente per dente seguita dagli Jugoslavi, che sono automaticamente passati dalla parte del torto. I due luoghi, che io e molti altri abbiamo visto, sono protagonisti di due grandi errori che l’essere umano ha compiuto alla ricerca di una qualche malsana forma di vendetta, e che altro non hanno portato se non all’uccisione di gente innocente, persone normali che si sono visti strappare la vita, impotenti di fronte a tanto insensato accanimento contro di loro, colpevoli solamente di essere sottoposti a gente che crea problemi a discapito di chi sta sotto di loro. Andrea Caporgno Classe 3^C San Sabba Andare a San Sabba è vedere la faccia della morte, è respirare l’odio dell’uomo contro l’uomo, è capire la forza di un ideale. San Sabba non assomiglia ad Auschwitz, non ha l’aspetto di un campo, ma ha il suo dolore e il suo carico di orrore. A San Sabba morivano i condannati mentre gli ufficiali se ne stavano seduti sul divano a fumarsi una sigaretta per non respirarne l’odore, ad ascoltare musica per non sentirne le urla. Ripensare a San Sabba è rivivere la follia nazista, è imparare dalla storia, è sperare in un mondo di pace, è amare la libertà. Fabrizio Fino e Alberto Migliore Classe 3^C Scuola Media LA FOIBA DI BASOVIZZA Le foibe, o meglio inghiottitoi, sono sprofondamenti del terreno dovuti all’erosione della roccia calcarea a causa dell’acqua piovana. Vengono chiamati inghiottitoi perché “inghiottono” i corsi d'acqua, che poi riemergono dopo parecchi chilometri. Le foibe, appaiono all'esterno come grossi buchi da sempre usati come discarica. Durante la prima guerra mondiale, gli austriaci in ritirata le utilizzarono per buttare i residuati bellici della guerra, come cannoni, mitragliatrici e munizioni. L’uso più tragico di queste cavità nel terreno risale al periodo della seconda guerra mondiale, quando i titini vi gettarono migliaia di cadaveri (e non solo) degli italiani abitanti nella ex Jugoslavia. La foiba simbolo di questo massacro è sicuramente quella di Basovizza, una frazione del comune di Trieste, nella zona nord-est, sull'altopiano del Carso. Però i corpi trovati a Basovizza non sono tutti italiani… Tra il 29 e 30 aprile del 1945 si svolsero presso la frazione di Basovizza cruenti scontri tra le forze armate partigiane jugoslave e unità naziste. I numerosi corpi dei caduti vennero gettati sbrigativamente nel pozzo dalle popolazioni locali insieme a carcasse di cavalli e materiale bellico. Secondo gli storici nel maggio 1945 venne occultato all'interno del pozzo un numero imprecisato di cadaveri di prigionieri, militari e civili trucidati dall'esercito e dai partigiani jugoslavi. Roberto Santo, Stefano Cravero, Giulia Bossa, Francesca Masera Classe 3^C Una luce nel buio Successe tutto per caso. Era un giorno cupo, il cielo era tinto di grigio, come se anche la natura si rifiutasse di accettare che la mente umana potesse essere tanto crudele. Ero lì, accanto a mio padre, un tenente slavo, insieme a un gruppo di soldati con il fucile in mano, pronti a sparare a… non sapevo neanch’io di preciso a chi. Dopo un po’, intravidi da lontano un camion, colmo di gente. Bambini che piangevano in braccio alle madri, ignari di quello che sarebbe successo. Tra tutti mi colpì una ragazza, circa della mia età, dai ricci capelli castani che le scendevano su un viso pallido illuminato da due occhi di un azzurro intenso. Il veicolo si avvicinava sempre più e io avvertivo il crescere della sua paura come se fosse mia. Il camion si fermò, e mio padre, aiutato da due caporali, fece scendere violentemente i prigionieri, insultandoli. Tra questi un uomo, nella speranza di salvare la moglie, cominciò a protestare animatamente contro mio padre. Quest’ultimo estrasse dalla fondina una pistola e, senza pensarci, gli sparò un colpo nella nuca. Poi, insieme agli altri soldati, trascinò il cadavere in una foiba lì accanto, tra le urla strazianti della compagna. Io guardavo il tutto col cuore gonfio di angoscia non potendo credere che mio padre potesse essere un simile mostro. Nonostante tutto però, ero colpito da quella strana ragazza. Incontrai il suo sguardo, così profondo da penetrarmi nell’anima. Provavo un inspiegabile senso di angoscia, che mi spingeva a volerla proteggere. Ma, come facevo io, un semplice ragazzo di diciassette anni, ad andare contro il volere di mio padre? Non avevo né il coraggio né la forza di intervenire. Eppure dovevo farlo, ne andava della mia coscienza. Mi avvicinai a lei, stando attento a non attirare l’attenzione dei militari. Appena mi vide indietreggiò, forse aveva paura di me. - Ciao, sono Paul. Tu?- le chiesi facendomi coraggio. - L…Lucia – rispose lei un po’ diffidente. - Cosa ci fa una ragazza così giovane qui, in questo postaccio?- - Be', non lo so. Fino a qualche ora fa ero tranquilla a casa a suonare il piano. Sai io adoro suonare. Poi sono arrivati i tuoi soldati.- Miei? - Si, non stai dalla loro parte?- Non proprio. Vedi, mio padre è tenente dell’esercito, ma io non sono come lui. La penso molto diversamente.- Paul… ho paura, tanta, troppa paura…- Ti aiuterò, non lascerò che ti facciano del male!- Ehi, perché parli con questa sporca italiana?!- tuonò mio padre cogliendomi di sorpresa. – Vuoi forse disonorarmi? Un vero slavo non si mischia con questa gente! Fucilatela!- ordinò ai soldati. - Noooooo!!! Non potete farle questo! Non te lo permetterò!- urlai tirando finalmente fuori tutta la rabbia e lo sdegno che provavo per mio padre. - Come ti permetti tu di parlarmi in questo modo? Lo sai che così non offendi solo me, ma tutta la nostra patria! Difendi un'Italiana, una degli sporchi fascisti che hanno occupato e distrutto tutto ciò che era nostro, discriminando la nostra gente!- Non mi interessa, Lucia non ha fatto niente. Ti avverto, se la ucciderai, perderai anche me!- Sei uno sporco traditore! D'ora in poi non sarai più mio figlio!- Sempre meglio che vivere da mostro!- Vattene, e porta con te la tua amica! Non farti più vedere…Non sopportavo l’idea di aver perso mio padre, ma sapevo che era giusto così. Presi per mano Lucia e iniziammo a correre lontano, lontano da quell'inferno. Mentre scappavo, sentii le urla dei prigionieri e i pianti disperati dei bambini. Ognuno di loro era come una pugnalata al cuore. Però ero contento di essermi ribellato e di aver salvato la vita di Lucia, anche se questo mi era costato non poter più rivedere mio padre. Greta Giangreco, Michela Macrì e Anna Puglisi Classe 3^F Le ultime dal CCR IL CONSIGLIO COMUNALE DEI RAGAZZI: Con la conferenza stampa svoltasi GIOVEDI' 11 MARZO 2010 si è conclusa la campagna elettorale del CCR, momento importante per rendere l'intera cittadinanza partecipe del grande lavoro svolto dagli studenti delle scuole dell'obbligo di Saluzzo. In questa occasione tutti i 71 studenti che si sono auto candidati alla carica di consigliere del CCR, si sono presentati alle autorità cittadine (ossia il Sindaco e gli Assessori), ai giornalisti e ai rappresentanti di tutte le classi che possono esprimere il proprio voto. Parallelamente ciascuna classe, compilando un modulo specifico, ha presentato una o più idee relative a iniziative per almeno uno dei tre ambiti: cultura, sport e valorizzazione del verde pubblico. Tutte le idee-progetto sono state consegnate alle operatrici didattiche del museo e sono state analizzate attentamente dai consiglieri attuali del CCR, così da sceglierne una che verrà realizzata entro la primavera 2011. Con queste nuove modalità si è cercato di semplificare il lavoro di progettazione delle classi e, nello stesso tempo, di permettere ai ragazzi della città di esprimere i loro bisogni. Da lunedì 12 aprile 2010 sono iniziate le votazioni: in ogni scuola è stato allestito dalle operatrici del CCR un seggio in cui ciascuna classe si è recata a votare; ogni elettore/studente ha potuto esprimere al massimo due preferenze che corrispondevano a n. 2 candidati. I consiglieri che verranno eletti per costituire il Consiglio Comunale dei Ragazzi sono venti, scelti tra quelli che avranno ottenuto il maggior numero di voti. In ogni caso all'interno del CCR viene garantita la rappresentatività di ogni plesso scolastico e di ogni ordine di scuola. Lo scrutinio è avvenuto al termine delle elezioni, mercoledì 28 aprile 2010, gestito dalle operatrici didattiche e dagli insegnanti. I risultati delle elezioni sono stati esposti entro la prima settimana di maggio nelle bacheche del CCR (collocate in ciascuna scuola), in municipio e successivamente pubblicati sui giornali locali. Parallelamente alle attività svolte nelle classi, nell'ambito delle commissioni di lavoro del CCR, i consiglieri-ragazzi hanno proposto di realizzare un cortometraggio che possa essere utilizzato come strumento di comunicazione verso gli studenti delle scuole dell'obbligo e che documenti i luoghi di ritrovo degli adolescenti e le iniziative proposte dalla Città di Saluzzo per questa fascia di età. In accordo con i docenti del gruppo di coordinamento del CCR, si è deciso di avviare la progettazione del cortometraggio mediante lo svolgimento di incontri propedeutici per approfondire il tema del “fare documentario” e delle caratteristiche del “racconto visivo”. E' stato perciò coinvolto un professionista del settore, il dott. Giuliano Girelli, che lavora presso l'Associazione Documè di Torino, che ha un ottimo curriculum di esperienze e ha raggiunto risultati prestigiosi nelle attività di diffusione del cinema documentario e delle tematiche sociali in esso affrontate. Gli incontri con il dott. Giuliano Girelli sono stati molto coinvolgenti per i ragazzi del CCR e per questo si è proposto loro di organizzare una gita a Torino così da conoscere dal vivo il lavoro dell'associazione. Le educatrici del CCR Daniela e Nadia Le ultime dal CCR ECCO I NOMI DEI CONSIGLIERI ELETTI L’attività didattica LA DIDATTICA IN CASA CAVASSA La Sezione Didattica del Museo Civico Casa Cavassa, grazie al solido rapporto di collaborazione con i docenti delle scuole del territorio saluzzese, anche per l'a.s. 2009-2010 ha proposto alle scuole dell'obbligo di Saluzzo numerosi percorsi educativi di valorizzazione del patrimonio storico-artistico della Città. Ai percorsi educativi (coordinati e progettati dal personale della Sezione didattica Museo Nadia Chiari e Daniela Grande) hanno aderito 39 classi (n. 1 delle Scuole dell'Infanzia, n. 22 delle Scuole Primarie e 16 delle Scuole Secondarie di 1° Grado) per un totale di 703 studenti. In particolare alcune classi hanno scelto di sperimentare i tre percorsi novità dell'a.s. 2009-2010: CACCIAAGLI ANIMALI FANTASTICI Partendo da alcune attività svolte in forma sperimentale negli anni precedenti, i bambini sono stati coinvolti in una “caccia al tesoro” molto particolare per scoprire i tanti animali che sono nascosti nelle decorazioni delle sale museali: brevi letture di favole ed indovinelli hanno aiutato i bambini a familiarizzare con questo strano “zoo” dentro il museo. Gli stessi bambini sono infine stati chiamati a dare vita agli animali incontrati nel loro percorso con brevi momenti di improvvisazione e mimo. Al termine della visita didattica i bambini hanno svolto il laboratorio “Creo il mio animale fantastico”, durante il quale hanno potuto esprimere la propria creatività realizzando un colorato “bestiario” moderno. MUSICA MAESTRO ! Il percorso prevede l'analisi di alcuni cicli decorativi presenti nelle sale museali in cui sono raffigurati antichi strumenti musicali. La visita, interattiva e multisensoriale, ha permesso agli studenti di approfondire la conoscenza della storia di alcuni strumenti musicali e delle antiche melodie usate per allietare feste e banchetti rinascimentali. Al termine della visita didattica i ragazzi hanno svolto il laboratorio “E adesso suono io”, durante il quale hanno “inventato” il proprio strumento musicale utilizzando materiali di recupero. UNA FACCIA, TANTI RITRATTI! Il percorso educativo intende far conoscere ai giovani studenti il valore ed il significato dell'arte del ritratto e l'evoluzione che ha avuto nei secoli. L'attività ha previsto un incontro in classe con un operatore didattico: utilizzando una metodologia ludica, sono stati introdotti i concetti basilari dell'arte del ritratto. Successivamente gli studenti sono stati guidati in una visita didattica presso alcune sale di Casa Cavassa per analizzare direttamente i ritratti lì esposti. Al termine della visita didattica i ragazzi sono stati coinvolti nell'attività “Giochiamo con i ritratti” che ha permesso loro di completare i quadri incontrati durante la visita utilizzando i particolari espressivi del naso, degli occhi e della bocca dei volti dei personaggi del museo. Per ogni percorso didattico sono stati realizzati degli elaborati (in seguito a laboratori di manualità e creatività organizzati a conclusione dei percorsi educativi), nonché testi scritti ispirandosi alle immagini analizzate durante le visite ai beni storico-artistici del territorio, così da rielaborare le suggestioni recepite durante gli incontri formativi. Tali elaborati saranno esposti in una mostra allestita presso i locali del Museo da sabato 22 maggio a domenica 6 giugno 2010. Inoltre sabato 22 maggio 2010, al fine di presentare a tutti i cittadini l'esperienza vissuta dai giovani visitatori, è stata organizzata l'iniziativa “Scopri i segreti di Casa Cavassa con giochi e laboratori” che prevede dalle 14.15 alle 18.15 visite animate direttamente dagli studenti per scoprire le opere conservate a Casa Cavassa e laboratori per sperimentare le tecniche pittoriche analizzate durante gli incontri didattici. VI ASPETTIAMO!!! Nadia e Daniela Condividi*amo Saluzzo CONDIVIDI*AMO LE AREE VERDI Si chiama Condividi*amo Saluzzo il nuovo progetto sulla sicurezza integrata promosso dal Comune di Saluzzo e che interessa tre aree verdi connesse ad altrettante scuole: i Giardini della Rosa Bianca presso l’omonima Scuola Secondaria di Primo Grado, i Giardini presso la Scuola Primaria Musso e il Viale Alessi presso la Scuola dell’Infanzia Alessi e la Scuola Primaria Dalla Chiesa. Il progetto prevede una serie di interventi strutturali di riqualificazione quali il potenziamento dell’illuminazione, l’installazione di telecamere ad alta risoluzione e il riposizionamento dell’arredo esistente. Accanto a questi interventi sono state previste una serie di iniziative di carattere culturale e di comunicazione che consistono nella collocazione di un pannello informativo per ogni area con cartina georeferenziata e numeri utili di pronto intervento, un opuscolo informativo in italiano, rumeno, albanese e arabo, una serie di incontri con la cittadinanza e le scuole e infine una serie di spettacoli che si svolgeranno nelle aree oggetto degli interventi di riqualificazione. L’obiettivo del progetto è quello di fare in modo che Saluzzo sia percepita come una città sicura contribuendo così a tutelare realmente le fasce deboli (donne, bambini, anziani, disabili, stranieri). La sfida è quella di provare a ribaltare il luogo comune secondo cui debbano essere solo l’Amministrazione o le Forze dell’Ordine a farsi garanti del difficile compito della sicurezza. Partner privilegiati del progetto sono ovviamente le scuole e gli alunni con le loro famiglie. Ecco perché Condividi*amo Saluzzo ha scelto di intervenire su aree verdi adiacenti a complessi scolastici: il verde pubblico e i giardini delle città sono, infatti, uno dei primi ambiti, insieme alla scuola, dove avviene il confronto con la società. I primi passi verso la conoscenza del mondo esterno si muovono tra altalene, giochi e rincorse nel verde. L’incontro con le scuole si è svolto da pochi giorno, lo scorso 7 maggio presso il teatro don Bosco, e ha coinvolto le classi IV e V elementare della scuola Musso e le II e le III della Scuola Media Rosa Bianca. Promosso dalla Liberlab, che ha curato la realizzazione del progetto, e intitolato “Spazio alla scuola verde! Il verde fa bene alla scuola”, l’incontro ha visto la partecipazione di Marco Maggi, esperto in bullismo e consulente educativo, che ha individuato nel rispetto di sé e degli altri (e quindi dell'ambiente circostante) il primo passo verso una piena integrazione sociale nella crescita personale dei ragazzi. Successivamente ha preso la parola Bruna Gerbaudo, Comandante della Polizia Municipale di Saluzzo, che ha sottolineato l’importanza di rispettare le regole nelle aree verdi da parte dei ragazzi e la funzione della Polizia Municipale, che non si limita a svolgere un ruolo di controllo, ma anche di punto di riferimento per la comunità e le fasce deboli, in caso di criticità sulle aree interessate. Il Capitano Roberto Costanzo, Comandante della Compagnia Carabinieri Saluzzo e il maresciallo Fabrizio Gior- dano, Comandante della Stazione Carabinieri Saluzzo, hanno invece presentato i concetti di “cultura della legalità” e il “servizio di prossimità dei Carabinieri”. Raffaella Lanfranchi, del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’ASL CN 1, ha spiegato le iniziative “Costa così poco...” sulla riqualificazione dei cortili scolastici e “inCANminiamoci” sulla promozione dell'attività fisica attraverso la conoscenza del mondo animale con l’individuazione di un “percorso canino attrezzato” in Saluzzo. Ha chiuso la tavola rotonda Daniela Grande, referente del Museo Civico Casa cavassa, che ha presentato alcune iniziative sviluppate dal 2005 ad oggi, nell’ambito del progetto “Consiglio Comunale dei Ragazzi” con l'obiettivo di sensibilizzare gli amministratori e “gli adulti” in genere, affinché Saluzzo diventi una “città a misura di bambino”, con particolare attenzione alle aree verdi e ai percorsi sicuri di mobilità urbana, puntando su una partecipazione attiva e propositiva dei ragazzi nelle fasi di progettazione. Il Sognalibro IL SOGNALIBRO: Marconi Sara, Mele Francesco, IL CIOCCOLATO DIARIO DI UN LUNGO VIAGGIO, Slow Food Editore, 2008. Pagine: 78 Età di lettura: da 7 anni. Ai lettori più golosi suggerisco un libro davvero appetitoso dal titolo: Il cioccolato diario di un lungo viaggio. Oltre al protagonista assoluto, il cioccolato, ci sono una vispa ragazzina di nove anni, di nome Marta, ed il suo buffo zio Ugo, un arzillo vecchietto che di mestiere fa il Cerca Gusti, girando tutto il mondo per scoprirne sempre di nuovi, raccoglierli e catalogarli. Per festeggiare il compleanno di Marta, Zio Ugo decide di portare con sé la nipote alla scoperta della strada del cioccolato, dalle piantagioni in Ecuador dove nasce il pregiato cacao Nacional (Presidio Slow Food) fino alle grandi pasticcerie europee. Lo zio coinvolge così la bambina nelle sue sessioni di degustazione, facendole provare gusti diversi, ma anche insegnandole a cucinare una torta, a dipingere col cioccolato, a scoprirne la musica. Ogni pagina fa venire l'acquolina in bocca ed è pure una vera gioia per gli occhi, perché vi sono davvero tante simpatiche illustrazioni, fotografie ed interessanti inserti con utili notizie e curiosità, anche sotto forma di divertenti fumetti. Potete trovare questo “dolcissimo” libro Carter Angela, GATTO MARINO E RE DRAGO, Mondadori, 2000 Pagine: 62 Età di lettura: da 5 anni. Kinney Jeff, DIARIO DI UNA SCHIAPPA, Il Castoro, 2008 Pagine 220 Età di lettura: da 9 anni. Sapevate che non tutti i gatti vivono sulla terraferma? Alcuni, davvero speciali, dimorano in fondo al mare. Tra questi c'è Gatto Marino, un micio fortunato a cui la mamma ha sferruzzato uno stupendo vestito intessuto di alghe, conchiglie, pezzetti di metallo e vetri di bottiglia. Mentre nuota tranquillo in mezzo ai pesci, Gatto Marino, così abbigliato, appare proprio a tutti come una meraviglia del profondo degli abissi! C'è però qualcuno che lo spia con tanta invidia: è Re Drago, una creatura orrenda che cercherà di ... Questa fiaba incantevole, per grandi e piccini, vi aspetta nella Sezione Ragazzi della Biblioteca Civica di Saluzzo: la sua collocazione è R 398.2 CAR. La “schiappa” Greg è un ragazzino simpatico e un po' sfortunato alle prese con i travagli dell'adolescenza, con le difficoltà della scuola, col complicato rapporto con i grandi. Nel suo diario divertentissimo, alternando scrittura e fumetti, Greg si racconta narrando gli alti e bassi della sua vita familiare e scolastica. Il poveretto non eccelle in nulla, non è coraggioso, non ha successo con le ragazze, si caccia spesso nei guai, si trova sempre paurosamente a disagio con chi si mostra più forte e aggressivo di lui e per giunta non ce la fa proprio a capire gli adulti…! Con gran semplicità, tuttavia, in maniera spesso goffa, imprevedibile, ma anche e soprattutto esilarante, riesce comunque a cavarsela sistematicamente nel migliore dei modi. E allora come non simpatizzare con un personaggio così? La collocazione di questo super diario presso la Sezione Ragazzi della Biblioteca Civica di Saluzzo è: R 813 KIN. presso la Sezione Ragazzi della Biblioteca Civica di Saluzzo. La sua collocazione è R 641.3374 MAR. Il Sognalibro consigli di lettura di Claudia Piola Orlev Uri SIAMINA, Salani, 2009 Pagine 57 Età di lettura: da 10 anni. Brambilla Cristina, IL DRAGO IN DISCARICA, Mondadori, 2008 Pagine 161 Età di lettura: da 11 anni.. Se amate gli animali, ecco un racconto da leggere tutto d’un fiato, frutto della penna del grande scrittore polacco Uri Orlev, che, con il suo consueto tocco poetico ed evocativo, offre ai lettori più sensibili una storia fantastica, che mette in luce la forza dell’amicizia e l’importanza della responsabilità verso gli animali. Vi anticipo soltanto che la gattina Siamina scappa di casa e si perde in una città sconosciuta. Incontrerà ben presto un cagnetto, fuggito a sua volta dal canile municipale, il quale sta vagando in cerca di riparo e cibo. Se solitamente tra cane e gatto scatta la baruffa, questa volta accade proprio l'impensabile: sboccia una commovente amicizia! Cercate Siamina presso la Sezione Ragazzi della Biblioteca Civica di Saluzzo. La sua collocazione è R 892.4 ORL. Il giovanissimo eroe di questo libro, ricco di simpatiche illustrazioni in bianco e nero, vanta il buffo nome di… Poco. Ha undici anni e lavora sguazzando ogni giorno nella spazzatura a caccia di rifiuti interessanti da rivendere. Abita in una discarica, la stessa dove ha trovato rifugio il drago Bhirbayn, una fantastica creatura che ha deciso di fuggire dal mondo delle fiabe, dove gli esseri come lui fanno sempre una bruttissima fine. Bhirbayn si è nascosto in discarica perché solo tra i fumi maleodoranti che si sprigionano in quel postaccio riesce a mimetizzare il suo alito terribile... Inutile dire che il coraggioso Poco avrà il suo bel daffare con questo lucertolone! Seguendo la scia del puzzolente dragone, troverete questo libro nella Sezione Ragazzi della Biblioteca Civica di Saluzzo alla seguente collocazione: R 853 BRA. I titoli proposti fanno parte degli ultimi arrivi alla Sezione Ragazzi della Biblioteca Civica di Saluzzo ...ma ce ne sono molti altri, davvero per tutti i gusti! I nostri disegni PICCOLI GRANDI ARTISTI Tiro da tre disegno di Iacob Iosir classe 5^ - Scuola Francesco Costa In volo disegno di Fabio Momberto classe 5^A - Scuola Francesco Costa Piscina comunale Un tuffo in corsia Il tuffo di Topolino disegno di Isabella Grosso classe 5^ - Scuola Francesco Costa disegno di Luca Giraudo classe 5^ - Scuola Francesco Costa disegno di Simone di Leo classe 5^ - Scuola Francesco Costa