OFTALMOPATIA DI GRAVES Valutazione dell'orbitopatia di Graves L'orbitopatia di Graves (OG) è una malattia infiammatoria immunomediata che conduce, per edema e deposizione di glicosaminoglicani e collagene, a un'espansione dei muscoli e del grasso retroorbitario. La maggior parte dei soggetti colpiti da OG presenta retrazione palpebrale, proptosi e sintomi da esposizione oculare. Se coinvolti i muscoli extraoculari, possono comparire manifestazioni cliniche più serie, quali la riduzione della mobilità oculare, diplopia e, raramente, perdita della funzione visiva da neuropatia ottica compressiva (dysthyroid optic neuropathy, DON); lo spettro delle manifestazioni è indicativo della "gravità della malattia". L'orbitopatia di Graves segue un andamento bifasico, con una fase progressiva o attiva della durata di 618 mesi, seguita da una fase stabile o inattiva. Circa il 2550% dei pazienti con patologie tiroidee autoimmuni sviluppa coinvolgimento oculare e di questi fino a un terzo può andare incontro a complicanze più gravi (congestione dei tessuti molli, riduzione della mobilità, DON). Sebbene l'OG sia una condizione autolimitante, essa può causare deturpazione permanente e deficit funzionale visivo, con conseguente peggioramento della qualità di vita, come dimostrato da studi che affermano che l'impatto sulla qualità di vita sia addirittura più importante di quello della malattia cronica respiratoria o del diabete mellito. Nella valutazione dell'orbitopatia di Graves, è importante che lo Specialista consideri attentamente le caratteristiche cliniche della malattia, la sua gravità, attività e progressione. Caratteristiche cliniche. I reperti iniziali di OG sono rappresentati da modificazioni dell'aspetto e da sintomi e segni da esposizione. La retrazione della palpebra superiore è il segno più comune, presente in oltre il 90% dei pazienti, seguito da proptosi e retrazione della palpebra inferiore. Il risultato è un aumento dell'esposizione corneale, cui si accompagnano sintomi d'irritazione, sensazione di sabbia nell'occhio, fotofobia, epifora e visione annebbiata. L'infiammazione della ghiandola lacrimale può causare una riduzione della produzione di lacrime, ad aggravare ulteriormente il quadro clinico. I segni e i sintomi d'infiammazione dei tessuti molli periorbitali (considerata un indicatore clinico di attività di malattia) includono dolore a riposo e al movimento , iperemia ed edema della congiuntiva e della caruncola, arrossamento ed edema palpebrale, che si manifestano con variazioni durante il giorno. Accanto al coinvolgimento del muscolo elevatore della palpebra e conseguente retrazione palpebrale, in circa un quarto dei casi, soprattutto negli anziani, si assiste a un coinvolgimento dei muscoli extraoculari e a strabismo. La DON, disfunzione del nervo ottico potenzialmente reversibile, colpisce il 57% di tutti i casi di orbitopatia di Graves; sebbene possa condurre a perdita della vista, una terapia appropriata è per lo più in grado di ripristinare la funzione visiva. La DON è il risultato di un'azione diretta sul nervo da parte dei muscoli che, aumentati di volume, comprimono i confini orbitari e riducono il flusso assonico; nei casi più gravi, con espansione adiposa, è stata riportata la perdita della vista per allungamento del nervo ottico. La neuropatia ottica è per lo più presente durante la fase attiva dell'OG e colpisce più comunemente i soggetti di sesso maschile, gli anziani, i diabetici. I sintomi consistono tipicamente in una desaturazione dei colori e in un annebbiamento della visione centrale; un difetto pupillare afferente e l'edema del disco ottico sono segni specifici di DON, non presenti tuttavia in tutti i pazienti. Gravità. Allo scopo di definire la gravità delle manifestazioni cliniche dell'OG, sono stati proposti numerosi sistemi di classificazione. Molti medici utilizzano la classificazione NO SPECS, che valuta i segni e i sintomi di orbitopatia di Graves e assegna un punteggio globale di gravità, con una suddivisione in 7 classi, senza tuttavia definire l'attività clinica della malattia né fornire uno strumento utile per chiarire la gestione più appropriata. Un altro metodo comunemente usato come quello proposto dallo EUropean Group of Graves' Orbitopathy (EUGOGO) , si basa su una suddivisione della gravità della malattia da lieve a molto elevata, separando in categorie di trattamento; questa classificazione conserva tuttavia una certa imprecisione nella distinzione tra malattia lieve e moderata e non è in grado di rispecchiare in ogni situazione la percezione della malattia da parte del paziente. Attività clinica e progressione. Per valutare il grado di attività dell'orbitopatia di Graves e identificare i pazienti con malattia attiva che possono rispondere alla terapia con immunomodulatori, alla fine degli anni '80 è stata proposta una scala di valutazione dell'infiammazione dei tessuti molli, il Clinical Activity Score (CAS). Il CAS, relativamente semplice da usare, valuta 10 parametri; un punteggio ≥4 è considerato predittivo di risposta al trattamento con corticosteroidi. Nel 2006, è stata introdotta la classificazione VISA, che permette di valutare sia la gravità sia l'attività dell'orbitopatia di Graves, sulla base di dati soggettivi e oggettivi. Essa separa le caratteristiche cliniche dell'OG in 4 parametri discreti, rappresentati da Vista (DON), Infiammazione/congestione, Strabismo/limitazione della mobilità e Aspetto/esposizione. L'aggravamento di uno qualsiasi dei 4 parametri determina l'attività della malattia. Sono inoltre stati studiati numerosi marker di attività di malattia, tra cui i glicosaminoglicani urinari e sierici e gli anticorpi antirecettore del TSH. La diagnosi di orbitopatia di Graves è di solito posta dopo esame clinico, si basa sui segni e i sintomi oculari alla presentazione ed è agevolata dalla misurazione di T3, T4 libero, TSH e anticorpi specifici (antitireoglobulina, antiperossidasi tiroidea, antirecettore del TSH), la cui negatività è tuttavia possibile nelle fasi avanzate di malattia. L'imaging orbitale (ecografia, TAC, RM) ricopre un ruolo importante di supporto alla diagnosi, non sempre necessario. È con una diagnosi precoce che è possibile instaurare il trattamento più appropriato e prevenire lo sviluppo di conseguenze serie ed è dall'azione congiunta tra specialisti (Endocrinologo, Internista, Oculista, Reumatologo e Radiologo) che questa complessa malattia può essere gestita nella maniera ottimale. Nei pazienti con un basso profilo di rischio (donne giovani, non fumatrici e con un lento instaurarsi dei sintomi oculari), con caratteristiche cliniche più lievi e in assenza di storia di progressione recente, si raccomanda una visita oculistica non urgente; i pazienti sottoposti a terapia con iodio radioattivo per l'ipertiroidismo dovrebbero sottoporsi a screening della vista per decidere se iniziare una profilassi con corticosteroidi; tutti i pazienti con sintomi e segni di orbitopatia e profilo di rischio elevato (anziani, maschi, diabetici o fumatori), con una storia recente di progressione o con modificazioni infiammatorie moderate dovrebbero per contro sottoporsi a visita oculistica in tempi brevi. Se presenti segni di DON, sintomi di rapido aggravamento o alti punteggi infiammatori, è necessario che il paziente si rivolga con urgenza allo specialista in Oftalmologia. In tutti i casi, per riuscire a offrire le cure migliori, una stretta collaborazione e una buona comunicazione tra le diverse figure coinvolte nella gestione del paziente con orbitopatia di Graves sono fondamentali. Dolman PJ. Evaluating Graves' orbitopathy. Best Pract Res Clin Endocrinol Metab 2012;26(3):22948. Epidemiologia dell'orbitopatia di Graves L'epidemiologia dell'orbitopatia di Graves (OG) è difficile da definire: più frequente ma non esclusiva dei pazienti con malattia di Graves, l'OG mostra un tasso d'incidenza aggiustato per età pari a 16 casi su 100.000 persone/anno nel sesso femminile, che scende a 2,9 casi/100.000/anno nel sesso maschile, secondo quanto dimostrato in uno studio condotto nella contea di Olmsted, in Minnesota, USA. La prevalenza dell'orbitopatia di Graves è stata stimata intorno allo 0,25%, senza differenze di rilevo tra Regioni geografiche ed etnie. L'OG si caratterizza per una distribuzione bimodale, con due picchi per il sesso femminile (4044 anni e 6064 anni) e due per il sesso maschile (4549; 6559), con una comparsa più tardiva negli uomini, in cui il ritardo temporale è di circa 5 anni. La diagnosi di orbitopatia di Graves è il più delle volte (80% circa dei casi) posta in concomitanza con la comparsa dell'ipertiroidismo, ma l'orbitopatia può manifestarsi anche prima o comparire dopo l'instaurarsi dell'ipertiroidismo, in concomitanza di ipotiroidismo primario autoimmune o in assenza di storia passata o presente di disfunzione tiroidea. I principali fattori di rischio in grado di influenzare in maniera significativa l'incidenza dell'OG sono stati identificati nella terapia con iodio radioattivo per il trattamento dell'ipertiroidismo e nel fumo di sigaretta. Mentre il ruolo della terapia con iodio radioattivo nella comparsa/aggravamento dell'OG è confermato da numerosi studi, resta da chiarire se le concentrazioni pretrattamento di T3 e T4 siano in grado di predire lo sviluppo dell'orbitopatia, o siano a essa associate. Indiscutibile è la relazione tra fumo di sigaretta e lo sviluppo/progressione dell'OG, con un rischio proporzionale al numero di sigarette fumate/die; il fumo mostra effetti deleteri sugli esiti delle terapie, poiché attenua l'efficacia della radioterapia orbitale e dei corticosteroidi sistemici ad alte dosi; porta inoltre a tassi più elevati di progressione della malattia oculare dopo terapia con iodio radioattivo. Accanto a fattori di rischio esogeni, esistono poi fattori immunologici e genetici in grado di condizionare l'epidemiologia dell'orbitopatia di Graves, come i numerosi polimorfismi di singoli nucleotidi del complesso CTLA4, i polimorfismi di IL23R, di ILalfa, T889C, ILbeta, A511G, CD86. Nonostante l'effetto dei polimorfismi mostri variazioni etniche, nel complesso la prevalenza è simile in tutto il mondo. Sembrerebbe che negli ultimi 20 anni l'incidenza dell'OG si sia ridotta, presumibilmente per una minore abitudine al fumo in molti Paesi occidentali, per una maggior consapevolezza del problema e per un indubbio miglioramento degli esami di laboratorio disponibili, ma mancano dati certi e uniformi in proposito. Sarebbe dunque importante aggiornare i dati d'incidenza e prevalenza e approfondire le conoscenze sui fattori di rischio e sui fattori immunogenetici in grado di modificare l'epidemiologia dell'orbitopatia di Graves. Lazarus JH. Epidemiology of Graves' orbitopathy (GO) and relationship with thyroid disease. Best Pract Res Clin Endocrinol Metab 2012;26(3):2739. Prevenzione dell'oftalmopatia di Graves L'oftalmopatia di Graves (OG) è l'espressione extratiroidea più importante e frequente della malattia di Graves, sebbene possa svilupparsi anche in pazienti senza storia passata o presente di ipertiroidismo (malattia di Graves eutiroidea od oftalmica) o, più raramente, in pazienti con ipotiroidismo. In molti casi il coinvolgimento oculare è lieve o addirittura assente, ma nel 35% dei pazienti può minacciare seriamente la funzione visiva. Gli elementi che contribuiscono alla comparsa e progressione dell'oftalmopatia di Graves sono stati identificati da un lato nel sesso, nell'età e in una predisposizione genetica, dall'altro in fattori di rischio esogeni (ambientali) in grado di influenzare la storia naturale della malattia. Se i fattori genetici, il sesso e l'età non possono essere corretti, l'identificazione e la correzione dei fattori di rischio modificabili è fondamentale per cercare di prevenire la comparsa o la progressione della malattia. È stato dimostrato che, in pazienti con malattia di Graves, il fumo di sigaretta aumenta la probabilità di sviluppare OG, anche in forma grave. Il fumo, anche passivo, riduce inoltre l'efficacia dei trattamenti immunomodulatori (corticosteroidi ad alte dosi, radioterapia orbitale), perché abbassa e rallenta la risposta alla terapia. I meccanismi che sottendono a questi effetti rimangono in parte da chiarire, ma si ritiene che l'aumento della produzione di radicali liberi e l'ipossia indotti dal fumo possano stimolare la proliferazione dei fibroblasti orbitali e l'aumento della sintesi di glicosaminoglicani. In vitro è stato inoltre dimostrato che la nicotina, in presenza di interferone gamma, aumenta l'espressione di HLADR (Human Leucocyte Antigen DR). È pertanto fondamentale che tutti i pazienti fumatori con malattia di Graves siano adeguatamente informati sui rischi oculari che derivano da questa cattiva abitudine e smettano di fumare. Altro fattore di rischio modificabile è la disfunzione tiroidea: sia l'ipertiroidismo sia l'ipotiroidismo sono in grado di influenzare negativamente l'andamento dell'OG, probabilmente perché entrambe le condizioni attivano il recettore del TSH (ThyroidStimulating Hormone), sebbene con meccanismi differenti, causando un aumento dell'espressione degli antigeni tiroidei e un'esacerbazione delle reazioni autoimmuni dirette verso uno o più antigeni comuni alla tiroide e all'orbita. Nei pazienti con malattia di Graves è quindi imperativo riuscire a ripristinare rapidamente e a mantenere l'eutiroidismo, soprattutto se presente coinvolgimento oculare. Mentre il trattamento farmacologico e la tiroidectomia non influenzano in maniera sostanziale l'evoluzione dell'OG, il nesso esistente tra terapia con iodio radioattivo per il trattamento dell'ipertiroidismo e oftalmopatia di Graves resta argomento di dibattito. Essa è infatti associata a un rischio basso ma tuttavia presente di comparsa/progressione di OG, soprattutto tra i fumatori, come conseguenza di una probabile esacerbazione della reazione autoimmune a livello orbitale. Se scelta come trattamento d'elezione, è importante associarla a una profilassi con corticosteroidi per os a basse dosi per 6 settimane. Infine, nella patogenesi dell'OG si ritiene siano coinvolti gli anticorpi diretti contro il recettore del TSH, come fattore di rischio indipendente. Poiché la terapia farmacologica antitiroidea a lungo termine è associata a una riduzione dei livelli sierici di tali anticorpi, essa può essere efficace, in modo indiretto, anche nel ridurre il rischio di oftalmopatia. Quali interventi di prevenzione dell'oftalmopatia di Graves possono essere intrapresi, anche alla luce del ruolo dei fattori di rischio nella comparsa e progressione della malattia? La prevenzione primaria, che si pone l'obiettivo di prevenire la comparsa della malattia, si fonda sul controllo dei fattori di rischio; in quest'ottica, smettere di fumare è l'intervento più importante, da consigliare vivamente a tutti i pazienti con malattia di Graves. Può essere utile mostrare alcune immagini di pazienti con oftalmopatia mediagrave, fornire materiale illustrativo e opuscoli e inviare i pazienti ai centri antifumo. La prevenzione secondaria, che include la diagnosi precoce e la gestione della malattia subclinica/lieve allo scopo di impedirne la progressione, si deve basare, ancora una volta, sulla cessazione del fumo, cui affiancare il ripristino rapido e stabile di una condizione di eutiroidismo, resa possibile dal trattamento con farmaci antitiroidei. Ancora, come prevenzione secondaria è efficace la somministrazione di selenio, ad attività antiossidante e immunomodulatrice. È stato infatti dimostrato che il trattamento con 200 µg/die di selenite di sodio per 6 mesi è in grado di prevenire la progressione dell'OG lieve. In presenza di malattia conclamata, è necessario agire con una prevenzione terziaria, per migliorare le manifestazioni cliniche dell'OG e ridurre il rischio di complicanze e disabilità. Indipendentemente dalla gravità della condizione, possono essere adottate alcune misure generali (lacrime artificiali, pomate per lubrificare gli occhi ecc.); nelle forme moderategravi, è tassativo il ricorso a un trattamento medico (corticosteroidi ad alte dosi, radioterapia orbitale) o chirurgico (decompressione orbitale), da affiancare alla cessazione del fumo, che riduce l'efficacia della terapia medica; il ruolo del selenio resta in questo caso ancora da stabilire. Sebbene nella pratica clinica la distinzione tra i tre tipi di prevenzione non sia facilmente attuabile, essa è utile per delineare una pianificazione di base per l'oftalmopatia di Graves, che consiste nel controllo dei fattori di rischio, nella diagnosi della malattia subclinica e nel trattamento precoce della malattia conclamata. Bartalena L. Prevention of Graves' ophthalmopathy. Best Pract Res Clin Endocrinol Metab 2012;26(3):3719.