DIOGENE aprile 2011_DIOGENE luglio-agosto 2007 29/04/11 10:35 Pagina 1
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LA LETTERA di ALESSANDRO BERGAMO
TUTTO FERMO AL
PUNTO DI PARTENZA…
XV - n° 2
www.radio1one.it www.scalea.it
Marzo
- Aprile 2011
www.calnews.it www.wscalea.it
Le prime 10 del 2011
SAN VITO LO CAPO MIGLIORE SPIAGGIA D’ITALIA
E SCALEA E LA CALABRIA?
La scarsa sensibilità nei rapporti pubblici e
istituzionali di Basile ricadono negativamente sulla nostra Scalea attraversata da
un preoccupante declino economico e sociale. Un uomo solo in mezzo ad un mare in
in seconda...
tempesta…
di NANDO MANCO
LA POLEMICA di ENNIO TENUTA
BINARIO MORTO
A proposito di viabilità: non è trasformando larghi tratti di strada in sensi unici, come quello di via fiume Lao, o introducendo
in doppio senso in ristretti tratti di strada
(come quello di via dello Stadio) che si migliora la percorribilità e la sicurezza di una
rete stradale...
in terza...
L’ACCUSA di GIAN ENRICO ZAMPROTTA
È UNA VERGOGNA
Cultura e politica che delusione!!!
Soloni prevenuti e pieni di boria
UN PROFONDO DISPREZZO
PER CHI NON LA PENSA COME LORO
Questa sinistra superba, saccente e odiata
che non si smentisce mai...
in terza...
CROLLO ANNUNCIATO
1. SAN VITO LO CAPO, TRAPANI (SICILIA)
Incorniciata tra le coste della Sicilia settentrionale,
San Vito lo Capo è una piccola cittadina di mare,
che affascina e conquista anche con le sue leggende e tradizioni religiose. Tra le sue spiagge più rinomate figurano Macari e le Spiagge degli Zingari,
che ammaliano i turisti con le loro acque turchesi e
la sabbia bianca. San Vito lo Capo attrae, inoltre,
molti visitatori per il suo Cous Cous Festival, classificato come prima attrazione su TripAdvisor.it, e per
la sua riserva naturale degli zingari. «Il tour in battello è sicuramente il modo migliore per ammirare
dal mare la riserva naturale degli zingari, prima di
esplorarla con una visita guidata», suggerisce un
viaggiatore di TripAdvisor.
2. VILLASIMIUS, CAGLIARI (SARDEGNA)
Le spiagge di Silias, di Cala Pira di Castiadas, di Punta Molentis e della Canna sono soltanto alcuni dei
meravigliosi scorci di mare che orlano le coste di
Villasimius, con le loro acque verdi e turchesi e gli
arenili bianchi e rosati. «Non lasciate Villasimius
senza prima aver vissuto la magica esperienza del
tour del Fiore di maggio: si tratta di un’opportunità
unica per vedere l’isola dei Cavoli e Cala Pira con le
sue acque ricche di colori e l’enorme varietà di
pesci», suggerisce un viaggiatore su TripAdvisor.it.
in nona...
IN CERCA DELLA CITTÀ PERDUTA
di MONICA DE CARLO
A proposito di frane e alluvioni, a più riprese, sul
nostro giornale abbiamo segnalato (senza fare
troppo allarmismo) il rischio che corre Scalea. Già
nel 1998, a pochi giorni della sciagura di Sarno e di
altri comuni coinvolti nell’alluvione, segnalammo
che anche a Scalea sussiste un tale pericolo. A causa della scellerata costruzione di palazzacci “arrampicati” sul “Monticello” e su altre zone collinari
della nostra città, sono stati ostruiti, imprudentemente, canaloni ed altri importanti corsi d’acqua
indispensabili per il deflusso delle acque verso il
mare, in caso di copiose e torrenziali piogge.
Prevedibilmente, purtroppo, il 19 aprile 2011 è venuta giù, spaventosamente, una vasta ala di un’imponente costruzione (“Condominio Castiello”) situata in cima ad una collina del “Monticello” in via
Oliva, (nella foto).
Era nell’aria già da tempo e, quindi, questo crollo
non meraviglia più di tanto; allo stesso tempo,
però, preoccupa per il futuro in quanto ve ne sono stati altri abbastanza gravi in questi ultimi anni,
in varie zone cittadine. Sempre ai piedi del “Monticello”, nei pressi di via Campanella avevamo assistito, qualche tempo fa, ad un notevole crollo di
un muro di contenimento: primo campanello d’allarme da non sottovalutare e da tenere in considerazione con un giusto monitoraggio delle zone
soggette a questo rischio. ❑
Il momento storico in cui viviamo è certamente difficile. È ormai diventato un luogo comune evocare
la crisi economica, come lo è il ritornello, tanto ripetuto quanto vuoto di significato, del “largo ai
giovani”, “combattiamo per un futuro migliore”,
“bisogna cambiare”, etc, etc. Scalea non fa eccezione, anzi.
Personalmente capisco il generale disincanto e soprattutto la diffusa convinzione che si tratti solo di
slogan o propaganda. La costante, immutata e “immutevole”, condotta dei vari governanti di non
mantenere le promesse ha generato e radicato
nella mentalità della gente la convinzione (rectius
la consapevolezza) che tanto non si migliora né si
cambia.
Dicevo: capisco, ma non condivido. Per poter cambiare, migliorare e crescere ci vuole di sicuro un
po’ di ottimismo. Vedere sempre tutto nero e negativo non ci consente di inquadrare con lucidità i
problemi e, conseguentemente, di individuare le
varie soluzioni. Il punto è che guardiamo sempre
troppo lontano senza renderci conto che si cambia e si cresce un passo alla volta.
DOPPIO APPUNTAMENTO DA NON PERDERE
20-22 MAGGIO 2011
DIVERTIMENTO PER TUTTI
MOTORADUNO INTERNAZIONALE “CITTÀ DI SCALEA”
ED EVENTO PEOPLE (Santa Caterina-Village)
Futuro è la parola chiave. Futuro migliore deve essere l’obiettivo. Ebbene, il nostro futuro sono i
bambini, i nostri figli e i figli dei nostri vicini. È alle
nuove generazioni che dobbiamo pensare quando
prendiamo delle decisioni o quando non ne prenin quarta...
Seminario del guSto
SUCCESSO
DEL PEPERONCINO
IN CUCINA
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2 ❏
LA LETTERA di ALESSANDRO BERGAMO
Primo Piano
...dalla
Marzo/Aprile 2011
prima
TUTTO FERMO AL PUNTO DI PARTENZA…
Gentile Direttore de “Il Diogene Moderno”,
è già trascorso un anno da quando si è insediata la
nuova Amministrazione con a capo il Sindaco Pasquale Basile ed è perciò il momento di tracciare un
primo bilancio della sua azione di governo della nostra città. In realtà, tanto nuova, questa Amministrazione, non lo è. È, infatti, evidente la stessa configurazione di quella precedente, con la presenza
predominante di assessori che, per la debolezza
del Sindaco e dei colleghi di Giunta, hanno in sostanza assunto il pieno potere sulla cittadinanza.
Tutto ciò è molto chiaro a chi legge gli atti dell’Amministrazione, in cui sono molto visibili le preferenze verso amici, imprese e professionisti in genere.
Queste cose sono chiare anche ai cittadini che ogni
mattina, passando accanto ad alcune note postazioni politicizzate, assistono ai movimenti delle solite figure, prodighe nel proporre e nel cercare affari
e incarichi comunali. Sin dall’insediamento, il gruppo Scalea Libera aveva offerto, alla nuova Amministrazione, un’apertura di credito, perché eravamo
consapevoli del gravoso lascito di quella precedente (che poi, in buona parte, è la stessa!). Perciò ci
eravamo imposti, con Palmiro Manco e Luigi De Luca, di non polemizzare e non criticare, almeno fino
a dopo l’estate. E così abbiamo fatto, nella speranza che Basile fosse una persona illuminata e non
condizionabile e che avesse bisogno di tempo e fiducia per affrontare le enormi problematiche di
Scalea. A parte la caduta di stile, verificatasi nel corso della prima seduta anche nei confronti di Campilongo, imputabile all’inesperienza del Sindaco, è lo
stesso metodo adottato nell’affrontare i diversi problemi che non ci ha convinto: una “full immersion”
in ogni tematica locale (debito pubblico, aeroporto, spazzatura, porto, depurazione, commercio, turismo, ecc.) per cercare di trovare il bandolo della
matassa. Il risultato è che quasi mai si riesce ad avviare un problema a soluzione, come invece avverrebbe con più facilità se il Sindaco fosse stato “armato” di un programma. Ma nonostante questo non
condivisibile sistema operativo, l’opposizione lo ha
“fatto lavorare”. Diversi incontri con lui ci hanno fatto notare il suo isolamento, la sua estraneità rispetto al contesto politico e amministrativo in cui naviga, senza avere una meta né prospettive.
Abbandonato dal benefattore che gli ha regalato la
sedia di Sindaco, stretto in angolo, costretto a subire le pressioni delle lobby interne e dei processi affaristici esterni, il Sindaco sembra non avere conoscenza piena e soprattutto diretta del tessuto
sociale ed economico di Scalea, se non quella di un
pezzo di corso Mediterraneo. Dopo aver diffuso
notizie più che allarmanti (ricordate le decine di milioni di debiti? la minaccia del dissesto?), a settembre egli ci ha certificato che nelle casse comunali
c’era addirittura un avanzo di 52 mila euro. E allora
era un bluff? Abbiamo scherzato? Il disegno di Basile si limitava forse a screditare Mario Russo? A segare legami e impegni assunti? Possibile? Può darsi. È
un fatto che, alla fine, l’ex Sindaco ha convocato
una conferenza stampa con la precisa intenzione di
prendere le distanze non solo da Basile ma anche
dai suoi ex assessori. Fin qui la politica. Passiamo ora
ai fatti. Poche le decisioni assunte, fra cui brilla decisamente la nuova gestione della pulizia, la manutenzione delle strade cittadine e la maggiore attenzione verso il decoro pubblico, a parte qualche
scelta di gusto (alcuni marciapiedi e muretti). Per il
resto non è cambiato nulla: l’aeroporto continua ad
autodeteriorarsi e il progetto del porto alla Torre Talao (da noi avversato per la sua estensione) sembra
aver perso il finanziamento regionale di 3 milioni e
900 mila euro, danni enormi continuano a perpetrarsi al paesaggio, per l’assenza di controlli e di
programmazione. Pensiamo ad alcune case del centro storico, pitturate secondo gusti moscoviti, e al
più bel pezzo del nostro lungomare, sempre più
abbandonato a se stesso (arredo urbano penoso e
quasi inesistente, parcheggio-baraccopoli ridotto
ad un lurido immondezzaio degno della peggiore
bidonville). Quanto alla nuova viabilità, andrà certamente valutata in seguito. Forse, però, sarebbe stato il caso di varare il nuovo piano a febbraio, per far
abituare noi scaleoti residenti a questa ampia e pericolosa trasformazione di sensi unici, e non introdurlo per le feste di Pasqua. La piscina comunale è
abbandonata, ma intanto se ne è parlato su “Striscia
la notizia”, esponendo il nostro paese ad una pessima figura sul piano nazionale. La questione sociale è affidata ad una consigliera delegata che, dopo
essersi circondata di un’ampia corte di consulenti,
in perfetta linea all’ideologia sinistrorsa, si attorciglia
sui continui annunci, convegni e parate tanto costose quanto inutili, senza alcuna percezione delle
cose concrete che occorrono alle famiglie bisognose. Il novello Tremonti, la mosca bianca della politica europea, il delegato al Bilancio che si è lasciato
convincere dagli assessori volponi a non avere un
posto in Giunta, continua nella sua opera di girare
la testa dall’altro lato quando vengono spesi inutilmente soldi pubblici, invece di onorare le rate da
pagare alla Sorical, che intanto ha pignorato il Comune, col rischio di farci rimanere senz’acqua nella
prossima estate. Né il Sindaco ci coinvolge, anzi ha
manifestato continue mancanze di rispetto nei confronti dell’opposizione, violando leggi e regolamenti ogni qualvolta gli si è chiesto di discutere i problemi del paese in Consiglio Comunale. La nostra
Scalea ha avuto una parentesi di 10 anni in cui l’Amministrazione era eccessivamente politicizzata, in
quanto il Sindaco era proiettato costantemente
verso le elezioni (comunali, provinciali, regionali,
nazionali) e quindi era sempre alla esasperata ricerca del consenso. Tuttavia, questa sua debolezza,
dobbiamo convenirne, era al tempo stesso la sua
forza perché tutto ciò spingeva Mario Russo ad attivarsi con prepotenza e tenacia alla ricerca di finanziamenti per opere pubbliche, progetti, ecc. Russo
faceva da solo e non faceva contare i suoi assessori, Basile è solo e non può contare sui suoi assessori (che si limitano a scrivere le letterine alla Regione
per cercare di far ricordare che Scalea esiste). Basile è sicuramente una persona colta, ma finora non
ha dimostrato di avere le qualità che occorrono alla nostra città: troppe sono le difficoltà ed è costretto a negoziare continuamente con i suoi. Egli
infatti non è un leader e nemmeno la sua squadra è
stata scelta e assemblata da lui. Sono troppo pressanti le sollecitazioni esterne e i compromessi a cui
deve piegarsi per sopravvivere politicamente. Il Sindaco non sa muoversi nel terrificante mondo politico provinciale e regionale, non ha sensibilità nella
gestione dei rapporti pubblici e istituzionali, e questa sua difficoltà ricade negativamente sul tessuto
imprenditoriale, commerciale, turistico e sociale
della nostra comunità. La solitudine e l’assenza di
considerazione generano in lui malessere e, a volte,
un irragionevole rancore, spingendolo a dichiarazioni assurde. Ne abbiamo avuto un esempio di recente, quando il giornalista de Il Sole 24 Ore, Roberto Galullo, ha descritto il nostro territorio e in
particolare Scalea come «…miserevole poltiglia di
scansafatiche e malaffare, di ‘ndrangheta e massoneria deviata…». Di fronte alle proteste delle opposizioni e alla loro richiesta di convocare un Consiglio
comunale per discutere dell’accaduto, il Sindaco
Basile, rispondendo a un giornalista di Rete 3 Tv di
Praia a Mare che gli chiedeva se avrebbe invitato il
signor Galullo, ha testualmente affermato: «Certamente, così si potrà difendere dalle accuse dell’opposizione!». Il silenzio è l’unico commento possibile a queste sue parole. Ma Pasquale Basile ha
ancora la possibilità di far uscire il nostro paese dalla crisi, anche con il nostro sostegno, se lo vorrà e
se si dimostrerà capace di essere finalmente libero,
se rinnoverà la Giunta con figure nuove della sua
stessa maggioranza, che portino una ventata di aria
fresca e giovane per governare Scalea che sta purtroppo assistendo al suo declino. ❑
...anche gomme seminuove
delle migliori marche
a prezzi sbalorditivi
DIOGENE aprile 2011_DIOGENE luglio-agosto 2007 29/04/11 10:35 Pagina 3
Primo Piano
Marzo/Aprile 2011
LA POLEMICA di ENNIO TENUTA
...dalla
❏3
prima
Cambia la viabilità cittadina
Dal 14 aprile 2011, la segnaletica delle strade principali di Scalea è in fase di sperimentazione e il confronto con i cittadini, per trovare la soluzione più condivisa possibile, è già iniziato da tempo. Inoltre, prima
di partire con la nuova segnaletica, gli assessori alla
Viabilità e al Commercio, Antonio Stummo e Franco
Galiano, hanno incontrato i commercianti scaleoti per
raccogliere i commenti e per informarli sul periodo di
sperimentazione. «I motivi che ci hanno spinto ad una
rivisitazione totale della viabilità cittadina - ha commentato l’assessore Stummo - sono chiari a chiunque.
Le criticità che si evidenziano in differenti e numerosi
punti del territorio, vanno a creare delle situazioni
che una città come la nostra non può permettersi. Gli
svantaggi, con l’attuale piano della viabilità, sono tanti: dai tempi che si raddoppiano nel percorrere distanze brevi, alle situazioni di traffico ed incolonnamenti che anche nel periodo invernale sono sempre
più frequenti. Oltre al danno ambientale e alla salute,
causato dallo smog, anche le nostre attività commerciali risultano svantaggiate, per la difficoltà che incontrano i clienti nel raggiungerle. Scalea non può più essere considerata come un “semplice paese con poco
più di diecimila abitanti”, perché lo sviluppo commerciale e sociale ci impone di dare una visione completamente diversa, diretta verso una interpretazione cosmopolita che meglio si addice alla nostra città.
Confidiamo nel buon senso e nella responsabilità dei
nostri concittadini affinché la sperimentazione del
progetto possa avvenire nel miglior modo possibile,
sia sotto l’aspetto della sicurezza stradale, che nell’attenzione a segnalarci le eventuali modifiche da apportare. Ringrazio sin da ora il corpo della Polizia municipale di Scalea che ha lavorato con attenzione al
progetto. Ritengo che insieme potremo raggiungere
l’obiettivo di una migliore vivibilità della nostra città».
Il Punto di vista di Ennio Tenuta
BINARIO MORTO
A proposito di viabilità, non è trasformando larghi
tratti di strada in sensi unici, come quello di via Fiume Lao, o introducendo in doppio senso in ristret-
ti tratti di strada (come quello di via dello Stadio)
che si migliora la percorribilità e la sicurezza di una
rete stradale. Prima di sperimentare questo nuovo
piano, perché di un esperimento credo si tratti, andava aperta al traffico la rampa di strada che collega viale della Repubblica con via Ruffillo (la strada
che da via T. Campanella porta alla stazione ferroviaria, manca solo un po’ di asfalto per renderla
agibile). Così facendo, si sarebbe vivacizzata e valorizzata una zona di Scalea che, con la stazione
ferroviaria vicina, al momento dà l’impressione di
essere un “binario morto” e un’area dismessa. Come ex amministratore comunale, devo ricordare a
chi ci governa che questa rampa è costata circa
trentamila euro alle casse del comune di Scalea,
per cui non ci può essere alcuna giustificazione nel
lasciarla incompiuta e alla mercè della ”pulicara”
(pianta infestante). I palazzinari, nel costruire i cubi in cemento armato, in passato hanno sfruttato al
massimo gl’indici edificatori, per cui molte abitazioni si sono ritrovate senza parcheggio e senza
cortile. Oggi viene il sospetto che ci sia qualche
condomino che non gradisca affatto il traffico sotto casa, atteggiamento che spiegherebbe il motivo
per il quale la rampa è lasciata in un così grave stato di abbandono. La viabilità si migliora soprattutto recuperando gli spazi pubblici. La recinzione
delle proprietà deve essere fatta a due metri di distanza dal ciglio della strada, per consentire la realizzazione dei marciapiedi (pare che questa norma
sia stata un po’ dimenticata in questi ultimi anni).
Non realizzando il progetto del parcheggio costato circa 20.000.000 di lire, alle spalle della Banca
Popolare di Bari, e della bretella che doveva congiungere piazza Caloprese con via Neghelli, la chiusura della piazza non ha più motivo di essere. È altresì importante l’assidua manutenzione e il
rispetto del codice della strada. Gli interventi sulla
viabilità vanno fatti tenendo conto delle esigenze
di tutti (pedoni, automobilisti, esercenti condomini, ecc.). In democrazia, le scelte vanno sempre
fatte a favore di una comunità quanto più ampia
possibile e non di una sparuta minoranza. ❑
L’ACCUSA di GIAN ENRICO ZAMPROTTA
...dalla
prima
È UNA VERGOGNA
Con grande entusiasmo, appena venuto a conoscenza della nascita di un’associazione dedicata all’apprendimento, ho ritenuto opportuno, o meglio,
necessario aderire e parteciparvi attivamente. La
molla che più mi ha spinto ad iscrivermi è stata la lettura dello statuto e degli scopi sociali che sottolineavano la totale assenza di appartenenza o militanza nei partiti politici. Il desiderio di aumentare,
perfezionare ed arricchire le mie conoscenze, ha
fatto il resto. Devo riconoscere che i corsi e le lezioni-conversazione, tenuti dai professori Enrico
Esposito e Ciro Cosenza, sono stati pregevoli e, per
quanto possibile, esaustive sugli argomenti trattati,
tanto che il mio impegno personale è via via aumentato fino a spingermi a farne dei sunti che sono
stati pubblicati sul sito dell’associazione ed apprezzati dai docenti. Sono anche andato oltre, e ho cercato di mettere le mie competenze professionali a
disposizione degli altri, organizzando e tenendo un
corso di florovivaismo nell’anno accademico
2009/2010. La L.U.A.P. (Libera Università per l’Apprendimento Permanente) Corrado Alvaro è così diventata per me un punto di riferimento. Ho cercato
di accrescere il mio personale impegno fino ad essere cooptato tra i membri del consiglio direttivo.
Non ho badato al fatto che la totalità dei componenti (“nuovi acquisti compresi”) e buona parte degli iscritti fosse di tendenza politica diametralmente
opposta alla mia, anche perchè è scritto nelle regoli sociali che la politica non entra per nulla nella vita
associativa. Così come non ho badato al fatto che in
ogni lezione, fra le righe, venivano dedicati spazi all’apologia di intellettuali di sinistra e si trovavano
motivazioni per quella parte politica anche in autori del passato, descritti come loro precursori. Ciò
per me, però, non costituiva un problema e ho accettato di buon grado i lumi dei docenti che tuttora rispetto. Il grosso neo che ha ingenerato in me il
senso della delusione è stato scoprire il reale pensiero di alcuni componenti e simpatizzanti della
L.U.A.P. Penso che sia abbastanza noto a chi è solito leggere i miei scritti sul Diogene che tutto posso
essere, meno che un aderente alla sinistra politica.
Vi lascio dunque immaginare la mia reazione che ho
avuto nel leggere su un noto social network in rete
che: «Coloro che hanno votato per l’attuale governo, andrebbero evirati, i loro beni confiscati, ecc.»,
per non parlare della conclusione con un pregevo-
lissimo e chiosato: «V.F.C.» (se pensate che siamo
oltre dodici milioni, si prospetta un superlavoro per
chirurghi e confiscatori in caso di vittoria elettorale
della sinistra!). Non ho nemmeno gradito quanto ho
sentito affermare nel corso di una lezione, ovvero
che è sbagliato intitolare vie a ex rappresentanti del
disciolto partito fascista (via Michele Bianchi) o del
M.S.I. (via Giorgio Almirante), mentre sarebbe giusto farlo in onore degli ex politici di altre estrazioni
politiche (meno male che in Italia non si possono intitolare le vie a personaggi ancora in vita, altrimenti
avremmo anche, con grande piacere dei membri
L.U.A.P., via D’alema, via Bersani, via Fassino, ecc.).
Ma il colmo della delusione è giunto quando mi sono sentito dire: “Evidentemente non stai bene in
mezzo a noi”. In quel momento, l’entusiasmo, il desiderio di imparare e l’ammirazione per l’enciclopedica cultura dei docenti, hanno ceduto il posto all’amarezza ed è venuto meno lo stimolo a
frequentare un ambiente in cui percepivo chiaramente di non essere più tollerato. Allora ho capito
che forse, in questi anni, sono stato usato come alibi, affinché si potesse dire che la nostra era un’associazione pluralista, mentre, in realtà, nell’intimo di
molti soci non c’era alcuna stima e amicizia, ma solo un profondo disprezzo, per chi, come me, non la
pensa come loro. Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che la politica divide e non vive in funzione dell’interesse globale, ma cerca solo il proselitismo. Alla luce della mia esperienza, sia pur con
amarezza, devo perciò mettere in guardia quanti
desiderano avvicinarsi ad associazioni culturali “mascherate”, poiché, dietro una facciata limpida, esse
possono celare l’insidia della discriminazione. ❑
CONSIGLIO SHOCK-FARSA
DEL 20 APRILE 2011
Toni aspri, lungaggini e poco costrutto, mancanza
di rispetto verso la popolazione e accuse reciproche tra maggioranza e minoranza, a solo un anno
dal nuovo insediamento della squadra capeggiata
da Basile, hanno finito per stancare l'uditorio che
sempre più deserta le adunate consiliari.
L'opposizione, disgustata per la conduzione arrogante e presuntuosa di Basile, prima abbandona
l'aula e, poi, ritorna e bacchetta un sindaco sempre più sfrontato, irritante, intrattabile e, a dire del
gruppo di minoranza, sempre più distante dalle
problematiche cittadine.
Nonostante il muro insormontabile creatosi tra le
due fazioni, Bergamo, Manco, Bono, Campilongo e
l'inc sivo, concreto e veterano Gennaro Licursi ('a
cantati 'a pampani, ha gridato in faccia al Sindaco,
senza peli sulla lingua e mezze misure, tutto quello che c'era da dire), a turno e in modo diretto,
tengono testa a Basile e ai suoi, che si difendono
con qualche scaramuccia e, soprattutto, con l'automatica arma della risaputa superiorità numerica
dell'alzata di mano.
Basile però, con la sua riconosciuta prosopopea,
non tiene conto del fatto che l'attuale gruppo di
minoranza - formato da Alessandro Bergamo, Luigi
De Luca, Palmiro Manco, Mauro Campilongo, Mimmo Introini, Pino Bono e Gennaro Licursi - rappresenta circa il 63% della popolazione scaleota,
avendo ottenuto 4.325 voti. L'opposizione meriterebbe perciò ben altra considerazione e rispetto
da parte della maggioranza (2.597 preferenze pari al 37,51%), che invece, infischiandosene, va
avanti ad oltranza, sfacciatamente e con prepotenza.(C.B.)
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Primo Piano
4 ❏
MALA POLITICA O POLITICA MALATA?
di GIOVANNI CELICO
Leggendo i resoconti giornalistici o seguendo le fasi degli avvenimenti in televisione, quelli per intenderci legati ai più recenti, convulsi momenti vissuti
nell’aula di Montecitorio dai componenti la Camera
dei Deputati, in relazione alle votazioni sul “processo breve”, si ha netta la sensazione, o almeno è
quanto si riesce epidermicamente ad avvertire, che,
probabilmente, il Paese è ad un crocevia per di più
senza ritorno o senza sbocco positivo.
Il 16.7.1899 i cronisti dell’epoca riportarono, con
grande rilievo, sui giornali del tempo, l’avvenuto
scontro, violento, a suon di pugni reali e altro, tra
deputati di opposte fazioni: invettive volgari, alcuni
si scontrarono fisicamente con altri, stracciandone
gli abiti, vi furono scambi di ceffoni, qualcuno restò,
tra i malcapitati…eletti, addirittura ferito, si rovesciarono le urne delle votazioni, poste al centro
dell’emiciclo, e si scagliarono contro la presidenza
pro-tempore, ecc. I resocontisti più accorti parlarono di crisi irreversibile del “sistema” che, comunque, dal 1861 in poi, aveva assicurato, con l’unità,
anche un certo cammino per la nuova Italia: quattordici anni dopo lo scoppio della prima guerra
mondiale e, subito dopo, l’avvento del fascismo
cambiarono di colpo tutto lo scenario nazionale.
Il 29.3.1953, durante la seduta in Senato per l’approvazione di una legge elettorale maggioritaria,
fortemente voluta da De Gasperi, bollata come
“legge truffa” (e oggi non lo è più?) dalla sinistra e
dalla destra del tempo, un calamaio scagliato, con
precisione, colpì il presidente pro-tempore e rese
indispensabile la sospensione della seduta! Quella
legge, sulla quale ai tempi odierni hanno felicemente costruito la loro presenza parlamentare e destra
e sinistra, senza scandalo alcuno, non “passò”, ma
dieci anni dopo si registrò la svolta di “centro-sinistra” che portò…al potere i socialisti e aprì la strada alla stagione dei governi di “larghe intese” concretizzatasi quindici anni dopo: il giorno del
rapimento di Aldo Moro il Parlamento era stato
convocato per votare la fiducia ad un governo Andreotti che nasceva con la sostanziale “approvazio-
ne” della sinistra (il PCI per intenderci).
Lo scenario odierno, con le sue molte e fosche ombre, dovrebbe far riflettere: una maggioranza che
non riesce ad attuare un suo programma di governo, non parliamo di grandi riforme perché non si
vedono all’orizzonte, e una opposizione che non è
in grado di dare la “spallata” finale e comunque non
prospetta un cambiamento concreto e reale!
L’Italia dei 150 anni, quella delle celebrazioni, dell’inno cantato anche negli asili nido, delle bandierine e dei discorsi roboanti, è in un pantano: questa
è la verità nuda e cruda che nessuno dice e che
molti, o tutti, avvertono, non sapendo indicare una
qualche percorribile soluzione concreta che porti
questo martoriato Paese fuori dalle sabbie mobili
nelle quali sta sprofondando.
Ai nostri affezionati lettori, poiché siamo perfettamente convinti dell’assunto, vorremmo invece tentare di sottoporre una idea reale alla quale aggrapparci per tentare di attraversare una uscita di
sicurezza: perché non si cambia questa scellerata
legge elettorale sottraendo ai tre o quattro capipartito il potere di “eleggere” (perché così avviene
ora senza scandalo) i deputati e i senatori e non si
restituisce al popolo sovrano (che questa prerogativa aveva e che se ne è lasciato scippare) la facoltà
di scegliersi i propri rappresentanti al Parlamento
nazionale?
Invece di blaterare di democrazia a vuoto perché
non si conferisce il potere elettivo, tutto quanto,
senza limitazioni, magari collegio per collegio, se
non si vuole ritornare al proporzionale puro, ai cittadini?
Con questi due interrogativi, le cui risposte per noi
sono scontate ma che sicuramente non troveranno
alcun riscontro positivo tra gli attuali “unti”, cioè senatori e deputati, abbiamo soltanto voluto lanciare
un sasso nella “morta gora”, con la speranza che
tanti, tantissimi si interroghino seriamente e che decidano di far fronte comune per un ritorno alla democrazia normale, quella partecipata, oppure, in
assenza, di disertare in massa le urne! ❑
Quali sono i risultati prodotti dall’attuale Maggioranza
ad un anno e più dal nuovo insediamento?
CITTÀ FERMA E AMMINISTRAZIONE CHIUSA A “RICCIO”
di ERCOLE SERRA
È trascorso più di un anno dal 28 marzo 2010, da
quando, cioè, è stata eletta con maggioranza relativa la nuova Amministrazione comunale di Scalea
con a capo il sindaco Pasquale Basile. Una compagine in cui primeggia un importante numero di ex
assessori (alcuni riconfermati) e qualche ex consigliere rieletto, i quali hanno fatto parte della passata Amministrazione capeggiata, per dieci anni,
dall’ex sindaco Mario Russo. Oggi, riteniamo che
qualsiasi cittadino di Scalea voglia sapere quali e
quanti siano i risultati conseguiti dalla nuova Amministrazione in questo primo anno di gestione. Sappiamo che le obbiettive difficoltà iniziali, in particolare quelle di carattere economico e finanziario,
hanno rallentato l’avvio del programma della lista
vincente “Scalea nel Cuore”, ma tuttora, in alcuni
settori, pare che persista una impasse nella macchina amministrativa. Vorremmo perciò conoscere,
anche con l’ausilio di una conferenza stampa, quali siano i progetti avviati e conclusi, quelli avviati e
non ancora conclusi e quelli mai avviati. Parliamo
delle opere pubbliche e dei procedimenti gestionali per la tutela dell’ambiente e del patrimonio
culturale e per una proficua politica economica legata alle nostre maggiori risorse: il turismo, l’agricoltura, il commercio, l’artigianato (mentre l’allevamento e la pesca, una volta molto fiorenti,
andrebbero incentivati), nonché i beni archeologi-
ci, storici e naturalistici che, tutti insieme, rappresentano, in qualche modo, un punto fermo per la
nostra economia. In questi ultimi giorni si parla tanto della conclusione dei lavori dell’avio-pista (aeroporto), dell’avvio dei lavori del porto turistico e
dell’avvio dei lavori della superstrada Scalea-Mormanno, nel tratto fino a Santa Domenica Talao.
Opere che, se realizzate, sarebbero certamente di
grande aiuto per il decollo della nostra Città verso
un sicuro progresso. Non sappiamo, comunque, se
i comportamenti ed atteggiamenti del passato,
spesso stucchevoli, aleggino tuttora nel presente.
Abbiamo la sensazione, però, che, ancora oggi, a
volte non vengano tollerate proposte, critiche proficue e suggerimenti provenienti dalla pubblica
opinione. Ci auguriamo che queste nostre impressioni non corrispondano alla realtà perché, in tal
caso, saremmo molto lontani dalle teorie innovative che, nella vita sociale e politica contemporanea,
prediliggono la comunicazione con i cittadini, servendosi della loro collaborazione e del loro coinvolgimento in tutte quelle scelte e progettazioni
che possono portare benessere alla comunità.
Chiudersi, eventualmente, “a riccio” non conviene
a nessuno perché, con tante idee, si possono raggiungere maggiori obbiettivi e proficui risultati.❑
Marzo/Aprile 2011
...dalla
prima
IN CERCA DELLA
CITTÀ PERDUTA
di MONICA DE CARLO
diamo affatto. I bambini sono la gioia inaspettata,
l’emozione che stupisce, capaci di farci scordare le
giornate più brutte, di strapparci un sorriso vero e
profondo anche quando non avremmo mai creduto di poter sorridere. È da loro che dobbiamo ripartire se vogliamo davvero ricominciare. In questa
ottica si inserisce la battaglia dell’associazione culturale “W Scalea” di cui mi onoro di fare parte. È da
oltre un anno che “W Scalea” denunzia la carenza
dei servizi minimi per le famiglie e, in particolare,
per i bambini. È certamente giusto investire e prestare attenzione alle grandi opere e ai grossi investimenti, tuttavia c’è poca attenzione per i bambini e per le famiglie. Non dimentichiamo che la
famiglia è la radice di una sana comunità. Ebbene,
a Scalea manca l’essenziale, il minimo sindacale
che consenta alle famiglie di socializzare e di vivere la cittadina in modo pieno e gratificante. Le carenze sono enormi, ma io mi riferisco alle cose più
semplici, quelle per cui i capitali non servono.
Quelle per cui è sufficiente avere solo sensibilità e
un minimo di attenzione. Nonostante Scalea abbia
un vasto territorio, non esiste una sola area giochi
pubblica (seppur modesta) presso cui poter portare i nostri figli e incontrare altre famiglie. L’unico
spazio una volta esistente, quello della villetta Kennedy (in pieno centro), è stato fagocitato dal cemento e, d’estate, dalle giostrine a pagamento. Durante il periodo primaverile, quando ancora Scalea
non è invasa dal turismo caotico, quando ancora le
giostre a pagamento non ci sono, la villetta Kennedy appare un luogo sporco e pericoloso. Spazzatura disseminata per terra, vetri e pericoli ovunque. Le quattro giostrine pubbliche (non
elettrificate) rimaste sono abbandonate al loro triste destino, lo stesso discorso vale per la piccola
area verde situata all’inizio di via Michele Bianchi
(di fronte al Corsaro). Mentre l’ingombrante, inutile e inadeguato lastrone rialzato, in cemento armato, della “pista di pattinaggio”, fuori ogni norma
di sicurezza, occupa spazio che potrebbe essere
“sfruttato” per verde pubblico attrezzato.
Una città senza un minimo di spazio pubblico gratuito dedicato ai bambini non è degna di questo
nome. Inutili i protocolli ufficiali, inutili gli appelli
via radio, inutili le denuncie sul sito www.wscalea.it. Da che mondo è mondo e da che Calabria è
Calabria, è col cemento che si fanno i soldi e non
certo col verde pubblico. Insomma, senza nulla togliere alle giostre a pagamento, perché non si crea
un’area verde, con giostre piccole, sicure, modeste ma gratuite?
Possibile che se vogliamo portare a spasso i nostri
figli dobbiamo essere “costretti” a pagare sempre e
per forza? E perché una famiglia dovrebbe venire
in vacanza a Scalea? Cosa offriamo ai bambini oltre
ai marciapiedi (in larga parte impraticabili e invasi
da mercanzie) per i passeggini? Il verde pubblico,
i parchi pubblici rientrano nell’ABC dei servizi che
una città deve offrire.
Può sembrare una battaglia da poco ma chi conosce i rudimenti del vivere civile e della sociologia
comprende bene come in realtà la questione è
molto più importante di quel che può apparire ad
un occhio superficiale. Stiamo parlando di un’operazione semplice e a bassissimo costo ma estremamente utile. Prima di correre bisogna imparare a
camminare. Una città a misura di bambino è una
città a misura di tutti. Una città che non si prende
cura dei propri bambini, nega il proprio futuro. ❑
DIOGENE aprile 2011_DIOGENE luglio-agosto 2007 29/04/11 10:35 Pagina 5
Primo Piano
Marzo/Aprile 2011
Il diavolo è brutto ma non lo si può descrivere più brutto di quello che realmente è!
CHIARIFICAZIONE SUL LIBRO DI MINERVINO
di NANDO MANCO
Gentile redazione del Diogene, scarrellando sulla
rete ho potuto rintracciare e leggere il pezzo uscito sul numero di gennaio-febbraio 2011 del vostro
periodico locale. Il testo non segnalato nella rassegna stampa nazionale dell’editore, mi era ignoto.
Colgo dunque l’occasione e ringrazio voi per l’attenzione, e non avendo altro modo, indirettamente e per il vostro tramite, il sig. Ercole Serra, autore
dell’articolo-recensione del mio libro Statale 18, per
il suo attento e pregevole scritto che, peraltro, mi
trova concorde con le sue civili e precocupate analisi. Se il mio libro susciterà, come spero, ulteriore
interesse tra i vostri lettori, vi chiedo la cortesia di
mettermene al corrente. Inoltre mi farebbe piacere
partecipare ad un incontro pubblico per presentare e con l’occasione discutere più approfonditamente con voi e con altri cittadini eventualmente
interessati a conoscere il mio libro, che sta intanto
riscuotendo ampio successo di pubblico e di critica
in tutta Italia. Cordiali saluti e buon lavoro.
PROF. MAURO FRANCESCO MINERVINO
Intanto La ringraziamo per l’invito ricevuto in occasione della presentazione a Roma del suo libro-denuncia Statale 18. Sicuramente ci adopereremo per
organizzare un incontro a Scalea, per farla conoscere di persona ai nostri concittadini e confrontarci con lei. Noi del Diogene, in 16 anni di ininterrotte uscite, spesso abbiamo puntato il dito, in modo
diretto e senza giri di parola, verso gli autori del
“sacco Scalea” denunciando a chiare lettere gli autori dello sfregio perpetrato a danno di una delle
più belle città dell’intera Calabria. «…La SS 18 è una
delle strade più battute dalla storia del sud. Quella
che fu la strada per le Calabrie, dai Borboni al Risorgimento, è poi la stessa che ha cambiato la storia e
il paesaggio di chi ci vive dal secondo dopoguerra
fino a oggi». «…Fino agli anni Cinquanta-Sessanta
del Novecento questo pezzo di Calabria di fronte al
mare di Odisseo era un paesaggio ameno e ordinato, circoscritto alla geografia minore ma pur sempre
vitale che nel lungo periodo segnava I luoghi con un
campanile, un castello, un borgo antico e la bella
campagna intorno coltivata con cura. Ma c’è altro
che gli interessi edilizi e il saccheggio del territorio
compiuto in mezzo secolo lungo tutto il percorso
della Statale 18 significano da queste parti. Il sacrificio non ha ricevuto contropartite felici. C’è un’ineludibile moralità delle cose quando si parla di terra,
di uomini e di natura». «…Sicuramente la strada più
“vissuta”, più affollata e importante della Calabria.
Più importante della stessa autostrada A3». «Ed è
anche una delle strade più importanti ed estese del
sud Italia, dato che percorre per più di 600 km la
costa tirrenica da Napoli a Reggio Calabria, collegando due regioni problematiche come la Campania e la Calabria». «…In soli 15 anni (fra il 1990 e il
2005) in Calabria sono stati edificati 269.560 ettari,
pari al 26,13 per cento dell’intero territorio regionale (dati ISTAT e SVIMEZ). Una percentuale mostruosa che colloca la Calabria ai vertici della graduatoria nazionale per l’occupazione dei suoli. Una
percentuale folle, che fa impallidire persino l’intensa attività edilizia registrata nelle grandi aree metropolitane e industriali delle regioni del nord-est più
sviluppato, dalla Lombardia al Veneto». Brevi e significativi passaggi tratti da Statale 18.
Mentre a Scalea, una situazione analoga, anzi, certamente più intensa e devastante, l’abbiamo subita
in più di 20 tumultuosi anni, dal 1969 all’inizio del
1990. (N.d.R.) La nostra testata, come affermato dallo scrittore Nicolino Longo, qualche
anno fa, sulle colonne di
un’autorevole e seguita rivista
calabrese, ha una linea editoriale decisamente e impavidamente battagliera e si attesta
su percorsi d’assalto e d’obiettività, che hanno a cuore, come proprio tratto distintivo e
peculiare, il futuro e il progresso della città di Scalea. Tornando alla sua ultima fatica letteraria, non meno interessante
della precedente La Calabria
brucia del 1998, per dovere
ed onestà di cronaca dobbiamo, in qualche modo, contraddirLa e rettificare alcune
Sue affermazioni. Nessuna
marcia indietro da parte nostra. Però, al momento della
pubblicazione dell’articolo di
prima pagina, apparso nel precedente numero del
Diogene, a firma del nostro valente articolista Ercole Serra, ancora non avevo letto il volume in questione e il pezzo estrapolato e propostomi, l’ho trovato in quel momento, estremamente interessante
ed in sintonia con la nostra linea editoriale. Col senno del poi, leggendo attentamente la parte riguardante la nostra città, mi sono reso conto che qualcosa non calzava a pennello nel “puzzle Scalea”. Il
premio letterario citato nel suo libro, ideato e voluto caparbiamente dalla brava e capace signora Enrica Marelli, ora molto malata e anziana, non si svolge da circa 10 anni. Idem succede per il “Premio
Scalea”. Gli abitanti sono più o meno 11.000 e non
meno di 10.000. Il depuratore è stato potenziato
già da qualche anno e funziona più o meno bene.
Certi angoli cittadini scaleoti, per quanto brutti, sono ben lontani dal sobborgo di Pripyat, la cittadina
degli alloggi di servizio per forzati sovietici impiegati alla centrale Ucraina. Reminiscenze comuniste,
fortunatamente lontane. (N.d.R.). È pur vero, che,
in certi periodi dell’anno, la libecciata e la tramontana che soffiano forte sulla costa, d’inverno diventano un’alternanza di venti feroci e opposti che
spostano, a volte, le auto e i mezzi pesanti ma raramente riescono a trascinarli. La bora che viene giù
come una bomba d’aria gelata dalle scarpate del
Pollino, vicino al valico di San Nicola Arcella, anche
se fortissima, sicuramente, non è paragonabile a
quella di Trieste. Anche il parallelo con il polo artico dove, dopo la breve esplosione dell’estate si è
costretti al letargo, trova pochi riscontri. D’accordo
che si sonnecchia e si vivacchia, però, non tutto si
ferma. È esagerato paragonare i nostri luoghi ad una
Cornovaglia del sud dove tutto si riduce ad un punto zero di abitudini, vegetali che sfiorano la morte
civile. Già in autunno, riprendono le attività ludicodidattiche, riprendono le attività sportive, si programma il Natale, il Carnevale, la Pasqua, si organizzano gite fuori porta ed eventi culturali, convegni e
dibattiti. Nei fine settimana ci si ritrova nei locali per
trascorrere serate a tema, socializzare, ascoltare
musica dal vivo partecipando a balli di gruppo deliziate con cene a prezzi davvero contenuti. «In agosto si parla il dialetto vanaglorioso dei signori decaduti dei “quartieri spagnoli” e dei mezzi camorristi
delle “vele di Scampia”…». Gli scaleoti, certamente,
tra loro parleranno lo scaleota, così come tanti
campani di livello superiore, non parleranno il dialetto sprezzante e fangoso dei borgatari descritti
❏5
nel libro ma parleranno un italiano con moderato
accento della propria terra. E non è neanche vero
che il tratto di costa che va da Praia ad Amantea è
tra i più piovosi posti d’Italia. Per rendersi conto che
non è così, in certi periodi dell’anno bisognerebbe
trasferirsi per un pò di tempo nelle zone del comasco o parlare di questo argomento con gli abitanti
di quei posti. Quello che infastidisce, come sopra
citato, è il vento che con le sue raffiche, a volte diventa una furia insopportabile, ma con l’arrivo delle
stagioni miti, abbiamo davanti lunghi mesi stupendi
che si protraggono, a volte, fino all’estate di San
Martino facendoci dimenticare il tempaccio di certi
giorni invernali. Tornando al cielo e ai nuvoloni neri,
bisogna aprire una parentesi sulle famose “trupìe”
d’agosto che con tuoni e lampi di grande intensità,
sembrano squarciare il cielo. Ma la natura, come riportato in SS 18 è un tiranno, un regolatore naturale. Questi fortissimi temporali che indubbiamente
hanno il loro fascino, pur nella loro devastante forza, caratterizzano i giorni afosi di fine agosto e con
la loro irruenza puliscono e purificano l’aria dal caldo e da qualsiasi forma di inquinamento provocato
dalle eccessive presenze umane. Non è affatto vero
nemmeno che sono pochi i paesi che hanno una
storia di mare sul Tirreno. «Da nord a sud, Praia, Cetraro, Paola, Amantea, Pizzo, Scilla sono le uniche
eccezioni, dove la gente sapeva nuotare e aveva un
poco di confidenza con il mare e i suoi commerci».
(Da SS 18).
A Scalea da sempre c’è stata una forte rivalità tra la
gente di mare e quella di terra. A testimonianza,
giochi tradizionali e storici come il “Pizzicantò”, “U’
Pann(i) i Santa Lucia”, una sorte di palio a premi dove i marinai, si davano grande battaglia con i contadini. Quindi se Scalea era un paese a prevalenza
agricola, allo stesso modo lo era in quella marinara.
In proposito, gli scaleoti, da sempre hanno curato
egregiamente gli scambi commerciali marini, in particolar modo, con il popolo della costiera amalfitana. Infatti, molte di queste famiglie, si sono integrate nel tessuto sociale e lavorativo di Scalea
mischiando le “razze” con molteplici matrimoni misti avvenuti tra calabresi e campani. «…L’inverno
trasformava in braccianti a giornata e uomini dall’incerta fatica. Il resto degli abitanti sparsi a mezzocosta erano granfie abitate da contadini malarici capaci benissimo di affogare cadendo nella “gebbia”
del podere, la vasca per irrigare l’orto. È stato così
fino ai mitici anni Cinquanta -Sessanta, prima che la
Calabria del grande boom (solo edilizio) scambiasse lo sviluppo vero con i vizi della modernizzazione all’ingrosso». (Da SS 18).
Ma la malaria, non era già scomparsa poco prima
della Seconda Guerra mondiale con le bonifiche di
Mussolini? L’autore di SS 18, nel suo lungo excursus
su Scalea, si sofferma con un pò di confusione e approssimazione, anche sulla stazione ferroviaria cittadina che a dire il vero, non si raggiunge solo da una
traversa della statale… «Manca tutto, da poco hanno rimesso a posto un sottopassaggio pedonale male illuminato che serve soltanto ai turisti ad attraversare la Statale 18 nel casino dell’estate». Minervino,
sicuramente, nella sua disamina, voleva fare riferimento al sottopasso inutilizzato e sciagurato di via
Lido che attraversa la 18 e porta sul lungomare. «La
stazione ha un bar-cornetteria di fianco. È chiuso,
con la saracinesca lucchettata e piena di bozzi, segni di calci o martellate. Credo riapra solo d’estate».
Sbagliato, resta aperto tutto l’anno e non ci risulta
che sia stato (recentemente) preso d’assalto da vandali e balordi. Aggiungiamo, inoltre, che il bar ha
ben poco di cornetteria e che andrebbe meglio fornito e reso più accogliente e civettuolo (vedi bar
della stazione della vicina Praia). Ci fermiamo qui
nella speranza di potere avere presto a Scalea il
professore Mauro Francesco Minervino per dimostragli che il diavolo è brutto, ma non si può dipingerlo più brutto di quello che realmente è. ❑
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Primo Piano
6 ❏
Ricorrenza dell’Unità d’Italia
SCALEA MERITA DI ESSERE ANNOVERATA TRA I “LUOGHI DELLA MEMORIA”
di VITTORIO SERSE
Anche nella nostra Città, lo scorso 17 marzo si è celebrata solennemente la ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. La manifestazione intitolata: “Il Risorgimento una sfida per il futuro”, si è
tenuta nella biblioteca civica in Piazza “Maggiore de
Palma”, con la partecipazione delle Autorità civili e
militari, nonché di rappresentanti di Associazioni e
di un cospicuo numero di cittadini che hanno affollato il salone degli affreschi seicenteschi. Prima dell’inizio del convegno risorgimentale, è partito il
corteo dal Palazzo di Città, con la partecipazione
del Sindaco, Amministratori comunali, altre Auto-
rità, nonché di numerosi Cittadini, preceduto
dal gonfalone del Comune di Scalea, la bandiera tricolore e la locale Banda Musicale. Il
corteo ha fatto tappa nella piazzetta dell’ex
palazzo municipale per rendere omaggio ai
caduti della prima Guerra mondiale e si è fermato in Piazza De Palma ove la Banda ha eseguito i brani patriottici e l’Inno di Mameli nella
suggestiva contigua “Crucivia” dedicata al martire del Risorgimento Cesare de Bonis. Il convegno è stato introdotto e coordinato da Giacomo Perrotta, componente la Consulta
comunale Cultura, la quale, insieme al Centro
Studi “Attilio Pepe” ed al consigliere delegato
alla Cultura Fabio Ferrara, ha organizzato l’evento. Dopo i saluti e gli interessanti interventi
del sindaco di Scalea Pasquale Basile e del
consigliere Ferrara, si è discusso sugli aspetti
storici, sociologici ed antropologici del nostro
Risorgimento, anche proiettati nel futuro. Il
Centro studi “Attilio Pepe”, rappresentato da
Giovanni Manco, è intervenuto nel dibattito
con il coordinatore della Commissione cultura, Ercole Serra, il quale, dopo aver ricordato i giovani
scaleoti ed il martire Cesare de Bonis insorti nei moti del 1848, ha sottolineato che Scalea merita di essere annoverata nell’anagrafe dei “Luoghi della memoria” calabresi legati al Risorgimento, per tutti gli
avvenimenti che sono stati documentati nelle accurate ricerche di Carmine Manco pubblicate, postume, nella Rivista Storica Calabrese 1989-1990 e
quelle particolareggiate del prof. Attilio Pepe raccolte nell’opuscolo “La marcia di Garibaldi in Calabria nel 1860 e la sua deviazione per Sapri”. ❑
PRESENTAZIONE UFFICIALE DELLO SPORTELLO
PER L’ACCOGLIENZA IMMIGRATI
A Scalea lo sportello per l’accoglienza degli immigrati è una realtà. L’iniziativa, fortemente voluta
dall’assessorato ai Servizi sociali e dal consigliere
con delega al ramo, Angela Riccetti, è stata presentata nel corso del convegno “Tante culture, una
società”, tenutosi ad inizio aprile nella sala polifunzionale del Comune. Il grande e ricco manifesto
che annunciava l’incontro prevedeva i saluti del
sindaco Pasquale Basile e del Prefetto di Cosenza,
Raffaele Cannizzaro, e gli interventi di Sandro Pirillo, assistente sociale specialista e responsabile dell’iniziativa, di Francesco Carrozzino, responsabile
dei progetti dell’Oasi Federico, di Gianluca Gallo,
consigliere regionali alle Attività sociali, di Giuseppe Nardi, dirigente del settore Politiche sociali della Regione Calabria, di Davide Gravina, commissario
del Consorzio di bonifica Valle del Lao. Prevista anche la partecipazione del presidente della Consulta immigrati, Gaetana Senise, del presidente dell’associazione Luap, Pio Giovanni Sangiovanni, del
responsabile del centro di ascolto, don Giacomo
Benvenuto, del responsabile dello staff Servizi sociali, Francesco Pezzetti, di Pasquale Didona, della
Consulta Solidarietà sociale e anziani, e di numerosi rappresentanti delle associazioni cittadine.
L’introduzione e la presentazione del progetto, logicamente, erano affidate ad Angela Riccetti, mentre le per conclusioni era previsto l’intervento all’assessore provinciale alle Politiche sociali, Maria
Francesca Corigliano. «In questi ultimi decenni - ha
commentato il consigliere Riccetti - il fenomeno
dell’immigrazione ha assunto progressivamente dimensioni sempre più rilevanti, fino a rappresentare uno dei maggiori problemi che oggi si trova ad
affrontare il mondo europeo. Ogni città, per qualificarsi e per dare un segnale della maturità raggiunta nella solidarietà e nell’accoglienza degli immigrati, deve dotarsi di uno sportello che sappia
comprendere le esigenze di chi viene da lontano.
Le problematiche sono molteplici sia sul piano sociale e culturale sia su quello politico ed economico, e la nostra cittadina deve saperle affrontare nel
modo più giusto». L’attività verrà svolta nella struttura del Centro di accoglienza per anziani e gli
stranieri potranno avere tutte le informazioni sui
servizi. Come nel caso del permesso di soggiorno,
sulle possibilità di ricongiungimento con i familiari.
Notizie sulle scuole, sui servizi sanitari, sul mondo
del lavoro. Inoltre, c’è la possibilità di poter apprendere l’italiano attraverso dei corsi, per favorire una piena integrazione nel territorio. Il progetto è stato detto, al momento, viene fatto in forma
sperimentale. Se ci saranno risultati positivi verrà
protratto negli anni. Nel corso dell’incontro è stato fatto il punto della situazione. Gli immigrati regolari presenti sul territorio di Scalea, a fine 2010,
sono circa seicento. In gran parte provengono dai
paesi africani, arabi; molti altri sono giunti da Ucraina, Albania, Russia e in generale dai paesi dell’Est.
Nota della Redazione
Dicevamo, tantissimi i nomi altisonanti intorno al
tavolo della discussione-dibattito, tante belle
parole e tantissimi gli argomenti trattati in proposito. Però ci duole constatare la scarsissima
partecipazione di pubblico (una quasi assenza)
forse lontano e poco sensibile a queste problematiche ed in continua lotta con i problemi che
attanagliano con grandi preoccupazioni la giornata di buona parte delle famiglie italiane. Il continuo sbarco di migranti in Sicilia, nella martoriata Lampedusa, i problemi legati ai centri di prima
accoglienza, lo smistamento verso altre località
italiane, i possibili rimpatri e tutto ciò che ne segue complicano ulteriormente, la vita di noi gente del Sud. Come a dire: “piove sul bagnato”. La
Francia che ha colonizzato in passato tanti di
questi popoli, con il loro riconosciuto sciovinismo (grandi nazionalisti) hanno bloccato ogni via
d’accesso. Ma in tanto buonismo italiano, quanto c’è di vero? Tornando alla manifestazione vogliamo sottolineare che mentre era in corso il dibattito, di fronte al Municipio, a pochi passi dalla
sala consiliare, paradossalmente, in un rudimentale campo di pallavolo, più di 20 extracomunitari giocavano e scherzavano tra di loro, infischiandosene della discussione riguardante i loro
problemi. ❑
Marzo/Aprile 2011
DIOGENE aprile 2011_DIOGENE luglio-agosto 2007 29/04/11 10:35 Pagina 7
Marzo/Aprile 2011
Nella Nostra Città
IL NOSTRO CARO BENIAMINO CI HA LASCIATO
L’immatura scomparsa
del caro amico e socio
del nostro giornale Beniamino de Bonis ci ha
rattristato non poco
perché Scalea ha perduto la figura di un
concittadino che lascia un profondo vuoto. Beniamino, figlio
dell’indimenticato don
Emanuele de Bonis e
discendente del martire risorgimentale Cesare de Bonis, ha sempre
offerto alla nostra Scalea la propria collaborazione disinteressata,
ostentando il suo inconfondibile sorriso, la sua partecipazione e la sua schiettezza. Sebbene colpito
da un infinito dolore familiare, soffriva in silenzio e
non si sottraeva al proprio dovere di manifestare
le sue doti, sia nel campo artistico sia in quello professionale. Non possiamo dimenticare il giovanissi-
mo nostro cantante che si esibiva, sin da ragazzino, nelle piazze e nei locali con la sua inconfondibile voce. Quante belle serate scaleote abbiamo
trascorso insieme a Beniamino che chiamavamo il
nostro “Gianni Morandi”! Personalmente conservo
un nastro con registrate le sue esibizioni canore
anni ‘60 e ‘70 e la struggente e nostalgica canzone di Gianni Turchetti: “Primavera di Scalea”, da
lui interpretata con il suo particolare timbro vocale: quando lo ascolto mi viene “la pelle d’oca”. Beniamino de Bonis, negli ultimi anni era anche impegnato nel volontariato nell’AGESCI, nella PROCIV e
nel progetto “mielina”. Lo vedevamo spesso nelle
pubbliche manifestazioni, impegnato nel servizio
d’ordine e di soccorso, e nelle calamità naturali.
Nelle elezioni comunali del 1975, Beniamino si candidò a consigliere comunale in una lista civica, conseguendo un lusinghiero successo, ma non fu eletto per pochissimi voti. Alle sue esequie, nella
chiesa di San Giuseppe Lavoratore, stracolma, ha
partecipato, commossa, un folla di cittadini. Alla
moglie Anna, ai figli Emanuele ed Eros, ai fratelli, alle sorelle e ai parenti tutti, la Redazione del Diogene porge le più sentite condoglianze. (E.S.)
ANTONIO LA BADESSA UN COMPAGNO D’INFANZIA UN AMICO DA SEMPRE
È passato dal mio studio e, come al solito,
si è intrattenuto parlando del più e del
meno. Alla fine, dopo circa un’ora, mi ha
detto che l’indomani
sarebbe partito per
Milano per sottoporsi
a un intervento di sostituzione di due valvole cardiache, in
quanto dalla coronarografia fatta a Belvedere Marittimo è
emerso che quelle
già sostituite dieci anni prima non erano
più idonee. Stavolta
ho notato in lui una forte preoccupazione ed apprensione, ma nello stesso tempo la consapevolezza della bravura sia del chirurgo, che già conosceva dal precedente intervento, sia del cognato e
della nipote, che lavorano nella struttura ospedaliera.
Purtroppo non ce l’ha fatta! Antonio, per noi tutti
“Totonno”, è stato sin dall’infanzia il mio più caro
amico, non ricordo che tra noi ci sia stato un qualsiasi momento d’incomprensione o di screzio. Ricordo quando entrambi, bambini di sei anni, eravamo discepoli della sartoria Bloise per imparare
l’arte e condividevamo anche i giochi e le mance
che i clienti ci davano durante le consegne degli
abiti. Avevamo un comune salvadanaio in legno
che aprivamo due volte all’anno: il 16 luglio, festa
della Madonna del Carmine, ed a Natale, dividendoci la somma accumulata e spendendola nelle
bancarelle per l’acquisto di piccole cose oggetto
dei nostri desideri: filo di nailon ed ami per la pesca. Poi le vicende della vita ci hanno divisi: io proseguii negli studi e lui si trasferì a Milano, dove ha
svolto diversi lavori con grande versatilità e capacità. A Milano imparò a lavorare la vetroresina, divenendo un grande esperto nella costruzione di
barche e motoscafi, carrozzerie automobilistiche e
quant’altro la nuova tecnica consentiva di realizzare. Per un periodo è stato anche in America, a Santo Domingo ed a Boston, dove, mettendo a frutto
anche l’arte del sarto, lavorò in un laboratorio di
confezioni; ma la nostalgia per il suo paese, lo fece ritornare a Milano e quindi a Scalea, dove aprì
un laboratorio artigiano per la lavorazione della vetroresina. Aveva una grande versatilità per la musica, suonava la chitarra, cantava e, nelle sere d’estate, spesso allietava gli ospiti degli stabilimenti
balneari insieme con altri amici musicisti. La sua
passione per la musica lo ha spinto a costruire chitarre, che realizzava con grande maestria e capacità. I suoi pregi erano l’attaccamento alla famiglia,
l’onestà, la laboriosità e la disponibilità verso tutti.
Spesso la sua disponibilità e la sua buonafede verso la gente gli si ritorceva contro: lavorava per mesi interi e impegnava anche i suoi risparmi per l’acquisto dei materiali, pur di accontentare i clienti, i
quali finivano per accumulare crediti che poi non
venivano pagati. Il suo ricordo mi porta a pensare
tante cose: alla nostra fanciullezza, alla miseria del
dopoguerra, all’amicizia forte e sincera che ci ac-
comunava, ai giochi poveri e semplici che si facevano a Cimalonga (u pizzico e a botta, u scarica
cavallina, ammucciarella, a mazza ed a crichicia),
alle sfide tra i vari quartieri (lui era del rione da
Chiesa i Supa ed io di quello di Cimalonga) a come ci divertivamo con poco, alla sua bonomia e
soprattutto al suo sorriso bonario, sincero e rassicurante. Spesso, quando mi vedeva preso dalle incombenze di lavoro, mi diceva: “Zuccarè, non ti
sta a preoccupà, tant’ o nu juorn prima o nu juorn
dopo a gent po’ aspittà”. La sua frequentazione
nel mio studio era sempre gradita, per la sua discrezione e per l’amicizia che dimostrava in ogni
occasione. Così lo voglio ricordare e raccontare,
come un amico sincero, un amico di sempre, un
amico di tutti.
❏7
RIPRISTINARE
LA LINEA AUTOBUS PER
L’AEROPORTO DI LAMEZIA
TERME E RITORNO
L’Assessore al Turismo punta ad una maggior
possibilità di mobilità dei visitatori e dei cittadini
L’Assessore al Turismo di Scalea, Giuseppe Forestieri, ha scritto all’assessorato ai Trasporti della regione
Calabria per chiedere l’istituzione di una corsa di
autobus per il collegamento fra Scalea e l’aeroporto di Lamezia Terme, come accadeva fino a qualche
anno fa. L’iniziativa arriva dopo le sollecitazioni di
numerosi cittadini dell’area dell’alto Tirreno cosentino e degli operatori turistici incontrati proprio in
questi giorni, per i quali non è facile raggiungere in
assoluta tranquillità l’aeroporto lametino. La richiesta dell’assessore Giuseppe Forestieri riguarda tutti
i passeggeri, anche quelli che scelgono come meta
turistica la cittadina di Scalea e non sempre ha buone possibilità di collegamento.
«L’alto Tirreno cosentino - scrive Forestieri all’assessorato regionale ai trasporti - è meta di numerosissimi turisti che fin dal mese di maggio scelgono le
località di questa zona per trascorrere le loro vacanze. Il turismo rappresenta per le nostre popolazioni la maggiore fonte di reddito e pertanto ritengo che gli attori dello sviluppo locale debbano
mettere in campo ogni azione rivolta alla crescita di
questo settore. Una leva importantissima è rappresentata sicuramente dai trasporti, un buon sistema
di collegamento favorisce la mobilità del turista e
quindi crea un indotto di sviluppo economico. Da
qui la richiesta di istituire un servizio di trasporto
che colleghi l’alto Tirreno cosentino con l’aeroporto di Lamezia Terme e viceversa. Tale linea permetterà una maggiore fruibilità del territorio favorendo
un incremento delle presenze turistiche e quindi conclude Forestieri - un conseguente miglioramento della condizione economica». ❑
GAETANO ZUCCARELLO
NECROLOGI
A metà marzo, il nostro socio Giancarlo Cesareo
ha perso l’amato genitore Mario, ammalato da
tempo. Il Direttore e la Redazione del Diogene si
associano al dolore dell’amico Giancarlo e della
sua famiglia. ❑
28/4/2011
L’avv. ANNA MANCO RISPONDE
matrimonialista e specializzata in diritto di famiglia
STUPISCONO LE AFFERMAZIONI DI MONSIGNOR BERTOLDO SU “CERTI COMPORTAMENTI” DELLE DONNE
Mi ha colpito molto l’esternazione di Monsignor
Bertoldo in merito agli stupri che continuamente
vengono perpetrati sulle donne. Il prelato, infatti, sostiene che in alcuni casi ci sarebbe anche
una certa responsabilità delle donne stesse, le
quali peccherebbero di imprudenza nel vestirsi e
mostrarsi.
Lei come la pensa in proposito?
Anch’io, come lei sono rimasta basita dalle affermazioni di Monsignor Arduino Bertoldo, il quale testualmente afferma: «premesso che la giustizia in
casi del genere deve fare il suo corso e condannare il colpevole, va detto che alcune volte esiste
una mancanza di prudenza anche da parte delle
vittime… certamente esiste una libertà incoercibile
a vestirsi come si vuole nel limite della decenza e
questa libertà di scelta va rispettata e tutelata dalla legge e dall’educazione. Ma per altro verso, esiste una sana logica di buon senso… io non camminerei mai in un quartiere noto per le rapine con un
collier di diamanti alle tre del mattino, salvo assumermi responsabilmente il rischio della rapina. Allo
stesso modo chi accetta di correre questa evenienza... merita pietà se subisce violenza, ma in un
certo senso ha peccato di prudenza. Ricordo, poi,
che esistono delle attenuanti etiche… non mi riferisco a quelle del codice penale, ma a quelle della
coscienza. Se una donna cammina in modo particolarmente sensuale o provocatorio, qualche responsabilità nell’evento la ha e voglio dire che dal
punto di vista teologico anche tentare é peccato.
Dunque, anche una donna che camminando o vestendosi in modo procace suscita reazioni eccessive o violente, pecca in tentazione».
Anche Sant’Agostino non è da meno: «Le donne
non dovranno essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà essere segregate
poiché sono loro la causa di orrende e involontarie erezioni di uomini santi!».
Ed ancora un altro esempio di pura misoginia tratto dalla Bibbia: «Non si erano ancora coricati,
quand’ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti
di Sodoma, si affollarono intorno alla casa, giovani
e vecchi, tutto il popolo al completo». Chiamarono
Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi
perchè possiamo abusarne!», Lot uscì verso di loro
e dopo aver chiuso il battente dietro di sé, disse:
«No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho
due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo, lasciate che ve le porti fuori e fate loro quello
che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perchè sono entrati nell’ombra del mio tetto». (Genesi 19,4-7).
Ebbene, che dire? Quel che affermano Sant’Agostino e Lot, sebbene datato, è davvero scandaloso, poiché mostra ancora una volta la gretta misoginia della Chiesa e di tutto il suo apparato.
Le affermazioni di Monsignor Bertoldo, nel 2011,
poi ci fanno precipitare nel buio dei secoli passati
perchè vorrebbero spazzare via tutto il lungo cammino dell’emancipazione che noi donne abbiamo
faticosamente percorso in questi lunghi e faticosi
anni. La Chiesa dovrebbe rinnovarsi ma soprattutto
fare un mea culpa per tutti i casi di abusi sulle donne e sui minori, perpetrati in questi lustri da prelati di ogni ordine e grado, come spesso apprendiamo purtroppo dalle cronache. ❑
Per le vostre lettere
[email protected]
DIOGENE aprile 2011_DIOGENE luglio-agosto 2007 29/04/11 10:35 Pagina 8
Nella Nostra Città
8 ❏
...in breve...
IL GRUPPO “AMICI DI SCALEA”
NUOVAMENTE IN AZIONE
Dopo i meritati apprezzamenti per avere allestito un mastodontico e artistico presepe a misura
d’uomo nel chiostro e all’interno del Palazzo dei
Principi, il “gruppo” è nuovamente in azione per
racimolare una piccola somma di denaro da destinare al restauro del campanile del monumentale santuario di Santa Maria D’Episcopio, in cima
al Centro storico di Scalea, rigato e annerito dalle scolatine dell’acqua piovana e dalle intemperie del tempo, al punto che le sue mura sembrano piangere a dirotto. Anche il suo bell’orologio
è fermo da tempo alla stessa ora. Gli “Amici di
Scalea”, capeggiati dall’instancabile Salvatore
Monachello, vorrebbero riuscire nell’intento prima della data storica del 16 luglio di quest’anno,
giorno della festa patronale in onore della Beata
Vergine del Carmelo. Tramite il loro portavoce,
questi baldi e attivi giovani, fanno sapere che la
somma preventivata per riportare agli antichi
splendori il campanile, è stata quasi del tutto reperita e che, quindi, anche grazie all’aiuto di apprezzabili mecenati del posto, subito dopo il periodo pasquale, i sospirati ed importanti lavori
potrebbero, finalmente partire. ❑
SUCCESSO DELL’XI EDIZIONE
DELLA MANIFESTAZIONE
DI MODA “SWEET DREAM”
Grande ed entusiastica partecipazione popolare, domenica 10 aprile 2011, nella sala polifunzionale del comune di Scalea, dove si è svolta l’XI
edizione “Sweet Dream”, una sfilata di moda e di
acconciature ed estetica, presentata da Maria
Teresa Manco. Ospiti della serata sono state le
cantanti Anna Maria Battaglia e Sofia Alfano, nonché, Giovanni Sovastano, vincitore della Corrida
“Città di Scalea”.
Acconciature unisex di Salvatore Monachello.
Abiti di “Freesby abbigliamento” di Pino Manco. ❑
AUGURI... DOTTORE
Il 6 aprile 2011, presso l’Università di Perugia, si è
brillantemente laureato in “Scienze motorie
sportive”, il nostro concittadino Giovanni Guglielmi, figlio del nostro caro e premuroso socio
Antonio Guglielmi. Al neo dottore Giovanni, al
sempre affettuoso e disponibile Antonio e all’intera famiglia vanno i più sentiti e sinceri auguri da
parte del Direttore e della Redazione del Diogene, affinché il giovane Giovanni possa avere una
luminosa, prestigiosa e lunga carriera costellata
da gratificazioni e soddisfazioni. ❑
PER LA GIOIA DI MAMMA E PAPÀ
Giorno 13 aprile 2011, per la gioia di mamma Cristina Chindemi e papà Roberto Perugino, a Cetraro è nato il piccolo Andrea. Ai giovani coniugi Cristina e Roberto, nostro affezionato
sostenitore e alle rispettive famiglie giungano le
più sentite felicitazioni da parte del Direttore e
della Redazione del Diogene. ❑
Marzo/Aprile 2011
EVENTO INSOLITO
ED INTERESSANTE
Sinceri auguri di lunga felicità a Clementina e Mario
Il 30 aprile 2011, presso la Biblioteca Comunale di
Scalea, si sono sposati con rito civile i signori Clementina Grisolia e Mario Di Lauro, ai quali vanno i
nostri più sentiti auguri.
Ad unirli in matrimonio è stato l’avvocato Anna
Manco, in qualità di Ufficiale di Stato Civile Delegato. È la prima volta, e ciò ci sembra davvero curioso ed interessante, che, nella nostra cittadina, una
donna celebri un matrimonio.
Abbiamo, pertanto, chiesto alla officiante in base a
quale legge un cittadino, che non sia il Sindaco,
possa celebrare le nozze.
«Una vecchia dimenticata norma del 1939 - risponde l’avv. Manco - prescrive che il titolare della funzione può delegare le proprie competenze a uno
o più consiglieri o ad altra persona che abbia i requisiti per la nomina a consigliere comunale.
Il DPR n. 396 del 3 novembre 2000 ha mantenuto
questa possibilità.
Se ne deduce, quindi, che qualunque cittadino
eleggibile possa celebrare un matrimonio civile, se
appositamente delegato.
Nel mio caso, è accaduto che i nubendi, a cui sono molto vicina per amicizia, mi abbiano fortemente ed affettivamente voluta per officiare il loro matrimonio con rito civile e, pertanto, io ho aderito
con gioia alla loro richiesta, anche perché penso
che il rito così strutturato possa essere molto più
intimo ed esclusivo».
«E poi che dire? - conclude l’avv. Anna Manco Non è bello che finalmente io possa unire due persone in matrimonio, anziché, ahimè, separarli nell’esercizio della mia professione di avvocato?».
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LA REDAZIONE
NO AL POLIGONO DI TIRO
ALLA FOCE DEL FIUME LAO
Il 29 marzo scorso, ancora una volta, la Capitaneria
di porto di Maratea ha autorizzato esercitazioni
militari alla foce del Lao. Questo vuol dire che ancora una volta, così come avviene da anni, il piombo di migliaia di proiettili entrerà nel ciclo alimentare dei pesci e giungerà sulla nostra tavola. Le
esercitazioni sono già avvenute il 15, il 17, il 23 ed
il 29 marzo, con relativa chiusura dell’ area dalle
ore 8 alle ore 17. Riteniamo che l’area scelta non
sia idonea e che questo tipo di esercitazioni possa benissimo avvenire in altri luoghi predisposti.
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DIOGENE aprile 2011_DIOGENE luglio-agosto 2007 29/04/11 10:35 Pagina 9
Turismo
Marzo/Aprile 2011
❏9
...dalla
prima
Le prime 10 del 2011... E SCALEA E LA CALABRIA?
di NANDO MANCO
3. LAMPEDUSA,
Agrigento (Sicilia)
Posizionata nel mare blu della Sicilia, a metà strada
fra Malta e la Tunisia, Lampedusa è geograficamente collocata in territorio africano, dal quale sembra
aver ereditato la sua natura selvaggia e le sue fantastiche spiagge, come la Spiaggia dei Conigli. Classificato come prima attrazione dai viaggiatori di TripAdvisor, questo litorale può vantare sabbia
bianca e finissima. Inoltre, la spiaggia è vicinissima
all’isola dei Conigli, un piccolo paradiso incontaminato, abitato anche dalle tartarughe Caretta Caretta che ogni anno vi depongono le uova. «Semplicemente fantastico. La Spiaggia dei Conigli è la
meta ideale per i viaggiatori che desiderano vivere
una vacanza a tutto mare», ha commentato entusiasta un viaggiatore su TripAdvisor.it.
4. VIESTE, Foggia (Puglia)
Impreziosita da un centro storico elegante e ben
tenuto, che si erge sopra una roccia a picco sul
mare e che ospita anche un castello e una cattedrale di forte richiamo, Vieste sembra essere ancora avvolta nell’atmosfera del 1400. Incorniciata da
pittoresche insenature e da coste rocciose, la città
è famosa anche per le sue meravigliose spiagge,
come Pizzomunno, la Baia dei campi e la Baia della Pergola, tutte rigorosamente con sabbia bianca
e mare blu cristallino. «Spiagge fantastiche. Da non
perdere anche per le immersioni», riporta soddisfatto un viaggiatore sul forum TripAdvisor.it.
5. ALGHERO, Sassari (Sardegna)
Burantin, la spiaggia rinomata per la sua forma di
cuore, e Speranza, il litorale più selvaggio, situato
in una zona leggermente distaccata, sono solo due
dei preziosi gioielli marini che punteggiano la Riviera del Corallo di Alghero con il loro mare cristallino e le suggestive insenature. Ma tra le attrazioni
naturalistiche di Alghero non vanno dimenticate
anche la bellissima Grotta di Nettuno, la chiesa di
San Francesco, il sito archeologico delle Nuraghe
Palmavera, rispettivamente classificate al terzo, sesto e settimo posto su TripAdvisor.it. «Le spiagge di
Alghero sono tutte grandi. L’acqua del mare è piuttosto fredda, ma i paesaggi sono incantevoli»,
commenta un viaggiatore di TripAdvisor sul forum.
6. POSITANO, Salerno (Campania)
Collocata su una zona rocciosa, a picco sulla costa,
Positano è attraversata da piccoli vicoli e da scalinate caratteristiche ed offre un connubio perfetto fra
opportunità di intrattenimento, eventi e attrazioni
religiose, come quelle più votate dai viaggiatori di
TripAdvisor: Music on the Rocks (ottava), Il Positano
Ballet (nona), e la cattedrale di Santa Maria Assunta
(Decima). Ma le vere trionfatrici nel cuore dei turisti
sono le spiagge di Positano, come il litorale di Fornillo, Arienzo e Spiaggia Grande. «Spiaggia Fornillo
e Spiaggia Arienzo offrono vedute mozzafiato, ma
sono sassose. Quindi non dimenticate di portare
con voi ciabattine da spiaggia o infradito per proteggere i vostri piedi», consiglia saggiamente un
viaggiatore sul Forum di TripAdvisor.it.
7. SAN TEODORO, Olbia-Tempio (Sardegna)
Adagiata nelle vicinanze dei Monte Nieddu, San
Teodoro è una piccola cittadina rurale, ricca di
tradizione e di storia. Scogliere e macchia mediterraea incorniciano le sue spiagge più rinomate, come La Cinta, Cala D’Ambra e l’Insuledda, litorali che
conquistano i turisti di tutto il mondo con le loro
coste bianche e sabbiose e le loro acque verde
smeraldo. «Le spiagge di San Teodoro sono mozzafiato. Non lasciate la zona senza aver visto quelle di Lu Impostu, La Cinta, e Coda di Cavallo», raccomanda entusiasta un utente su TripAdvisor.it.
8. MONTEROSSO AL MARE, La Spezia (Liguria)
Collocata proprio al centro di un ampio golfo naturale, Monterosso al Mare è nota per le sue spiagge di ciottoli e per le sue scogliere a picco sul mare. Questa ridente cittadina appartiene alle Cinque
Terre, uno dei percorsi turistici più amati in tutto il
mondo che comprende anche Vernazza, Riomaggiore, Manarola e Corniglia. «Monterosso e Le Cinque Terre hanno spiagge davvero suggestive e facili da raggiungere in treno», ricorda un viaggiatore
sul Forum di TripAdvisor.it.
9. OTRANTO, LECCE (PUGLIA)
Il mosaico della sua cattedrale é uno dei più grandi d’Europa e la sua storia sposa sia tracce della
cultura romana, sia testimonianze del periodo bizantino: ecco perché Otranto è amata anche per i
suoi tesori d’arte e di cultura, oltre che per le sue
magnifiche spiagge, come l’Approdo di Enea, citato anche da Virgilio nell’Eneide, il litorale di Orte e
la spiaggia di Torre dell’Orso. Sabbia dorata, acque
cristalline e fondali ideali per lo Snorkeling fanno di
questi lidi la destinazione ideale per gli amanti del
mare. «Le spiagge di Otranto sono davvero da non
perdere e offrono ottime infrastrutture anche per
chi ha bambini», suggerisce un utente sul Forum di
TripAdvisor.it.
10. S.TA TERESA DI GALLURA, Olbia-Tempio (Sardegna)
Capo Testa, Cala Grande, La Marmorata… Sono solo alcune delle gemme di Santa Teresa di Gallura,
che può vantare alcune delle punte di diamante
dei litorali sardi, intervallati da meravigliose calette
e insenature, con tratti variegati e suggestivi anche
molto diversi da zona a zona. «Molti angoli di queste spiagge sono perfetti per Scuba Diving e
snorkeling», commenta un viaggiatore su TripAdvisor.it. “Non lasciate Santa Teresa senza aver fatto
un bagno a Capo Testa e nel golfo dei due mari. Vi
dimenticherete i Caraibi!”, assicura un viaggiatore
nel Forum di TripAdvisor.it. Per approfondire l’articolo, vai su TripAdvisor.
E SCALEA?
Scalea, dopo essere stata depredata dai peggiori
palazzinari d’Italia, è oggi depredata “a turno”, se
tale termine si può usare, dai cronisti di passaggio,
avventurieri che, appunto, a turno scaricano le
“bombe” sulla già tanto martoriata Scalea e poi
scappano via. Noi e, ancora prima, quanti ci hanno
preceduto in questa impari lotta, cerchiamo da
sempre di salvare il salvabile, per promuovere e tentare di recuperare, per abbellire il brutto e renderlo quantomeno vivibile e accettabile. Per rendere
l’idea di quante forze abbiamo profuso in difesa di
Scalea e del suo territorio in 15 (quindici) anni di
ininterrotte pubblicazioni, basterebbe consultare le
raccolte, minuziosamente rilegate, del nostro Diogene. Gianni Cerasuolo, corrispondente del Quotidiano - Cosenza e Provincia, da qualche settimana e
a più riprese si sta occupando, in chiaro scuro, di
Scalea e del suo circondario con titoli a tutta pagina e ad effetto: «Mare chiama monti: la Costa Azzurra è qui», «Come alle Cinque Terre o sul litorale
francese, si può fare anche da noi un turismo diverso». Il titolo della prima uscita, «Benvenuti a Scalea la novella Babele», può essere interpretato in
vari modi. Babele, infatti, fa pensare a tanta confusione e a tanto marasma, ma anche alla mescolanza
di razze presente negli ultimi tempi sul nostro territorio, che tutto sommato ci dà un po’ di respiro e
tiene leggermente a distanza la tanto conclamata
crisi. In un articolo dal titolo: «Dopo la colata di cemento degli anni passati e la crisi dell’industria vacanziera, Scalea tenta un rilancio attraverso un turismo più selezionato e più cosmopolita»,
Cerasuolo scrive che: «Se la Torre Talao potesse parlare guardando il sacco tutto attorno (…). Lei che
vide i turchi alla marina e resistette, ha dovuto alzare bandiera bianca all’avanzare delle gru (…). Tutte
le torri un giorno si riuniranno in corteo e marceranno per protesta lungo la statale 18 e si vedrà uno
striscione in testa che reciterà così: «Il Padreterno ci
aveva dato tutto. Scalea è una Torre di Babele, oggi. Una babele di palazzine, linguaggi, desideri. Perché qui si vive d’estate e di vacanze, c’è poco da fare. Il boom è passato, ha fatto sfracelli ma si deve
guardare avanti. Così il vento dell’Est è il nuovo
(…)». Non solo slavi, però. Tedeschi, inglesi, irlandesi e, non ultimi, olandesi, da circa otto anni stanno comprando casa a Scalea, anche se, in questo
momento, l’ondata più grande verso il nostro mercato immobiliare è rappresentata dai russi,
che continuano senza
soste la loro marcia inarrestabile, attratti dall’incanto dei luoghi, dal bel clima e, perché no, dal cibo. I
russi stanno diventando i nuovi napoletani, con la
differenza che per loro l’estate inizia a marzo e si
estende fino a novembre. Se tale “fenomeno” prende piede e si stabilizza sarà un bel guadagno per
tutti. Fin che dura, va tutto bene. I cartelli con la
scritta “vendesi” ormai non preoccupano e non
spaventano più nessuno. Come succede nelle grandi città, piene di palazzi e alloggi, c’è chi vende e
c’è chi compra. La storia si ripete, alla faccia di Camilla Cederna che definì “canili” queste case. Gianni
Cerasuolo, nella sua dettagliata e un po’ confusa disamina su Scalea, si sofferma sui fitti estivi, sul prezzo dei lidi, sul calo del 50% della presenza turistica
rispetto agli anni ’90, e riporta le dichiarazioni di un
bagnino impegnato a pitturare la staccionata del
suo lido: «Tra Scalea e Santa Maria del Cedro ci sono cinque chilometri, dieci anni fa ci mettevi un’ora
per farli in auto, adesso te la cavi con poco». Cerasuolo si interroga sul depuratore insufficiente, sui rifiuti e anche sulla schiuma bianca del mare, un po’
“zozzetto”, dove è possibile imbattersi in pomodori, piume di gallina, cartacce e frutta, che tanto turbano i bagnanti. Quindi salta sul balconcino del
grand hotel De Rose, che definisce la meta dei signori di una volta, e descrive la bella sensazione
che si prova scrutando con lo sguardo la lingua di
sabbia infinita fino a Cirella che, nonostante tutto,
mette voglia di provarci ancora. Poi sconfina nel pane e frittata e negli ombrelloni e sdraio, trascinati fino allo sfinimento, e infine torna sulle costruzioni
eccessive ed eleganti della Petrosa da dove, «abbassando la testa, scorgi la Statale 18 (…) che
squarcia la Riviera dei Cedri». Il cronista si sposta con
la mente sulla struttura ospedaliera, mai partita, e
sul rischio che corre quella esistente e funzionante
in parte a Praia a Mare, volge quindi lo sguardo sull’aviosuperficie, fantasticando sulla spinta che potrebbe dare a quel tanto invocato turismo selettivo
ed elitario, se diventasse scalo di terza categoria.
Gianni Cerasuolo conclude parlando della scuola
privata di lingua inglese, presente già dagli anni ‘80
nella nostra città, la “English School”, diretta da Elizabeth Foote, canadese di Ottawa, che appare oggi delusa, nonostante il buon lavoro fatto e gli alunni deliziosi: «Questo territorio poteva rappresentare
un patrimonio per il futuro. Si sono costruiti i palazzi ma non si conosce la parola manutenzione. Si lascia che tutto vada in malora. Che peccato…». Secondo Cerasuolo, per l’amore che dimostra verso
questa nostra terra, la Foote potrebbe guidare la
contestazione delle Torri. Quest’ultima considerazione, che potrebbe risultare eccessiva a molti scaleoti doc, richiama alla mente un’analoga frase pronunciata dalla scrittrice austriaca (ma romana
d’adozione) Ingeborg Bachmann, che definì l’Eur di
Roma come “un vuoto e macabro complesso di edifici”. Oggi, a distanza di oltre 70 anni da quando
quelle parole furono pronunciate, l’Eur, con la sua
dichiarata impronta metafisica, è stato rivalutato e
inglobato nell’architettura dell’Urbe, al punto che a
moltissimi visitatori piace e tanto, a partire dal cosiddetto “Colosseo quadrato”, quel cubo in travertino diventato l’icona dell’intero quartiere e utilizzato talvolta come “logo” dell’architettura italiana.
Potrà essere così anche per Scalea? Lo speriamo di
tutto cuore, scusandoci per l’eccessiva irriverenza
verso la capitale (ma certi esempi si possono prendere solo dalla Città Eterna). I segnali ci sono. Negli
ultimi dieci anni, nella nostra città è iniziata un’opera di ristrutturazione e di restauro che sta cambiando il volto a molti dei palazzi costruiti più o meno
quarant’anni anni fa nei tumultuosi anni della speculazione edilizia selvaggia.
Speriamo che questa importante e accurata opera
di recupero e abbellimento prosegua anche in futuro e che si riesca a integrare la Scalea moderna
con la sua parte più antica. ❑
DIOGENE aprile 2011_DIOGENE luglio-agosto 2007 29/04/11 10:35 Pagina 10
10 ❏
Turismo
GITANDO.ALL: UN GRANDE EVENTO DEDICATO AL TURISMO PER TUTTI
COME FATTORE INNOVATIVO E DI SVILUPPO DEL SISTEMA TURISTICO
A Vicenza nel corso
dell’unica fiera dedicata al turismo accessibile, ricco calendario
di eventi dedicati al
mercato, all’informazione, alle opportunità di occupazione.
Presenti, tra gli altri,
Matteo Marzotto e il
nostro Giancarlo Formica (insieme nella foto), e
Antonio Tafani.
Testimonial Alex Zanardi, Andrea Stella,
Antonella Ferrari e Luca Agoletto.
È ormai un appuntamento tradizionale che
si sta facendo strada
non solo tra gli addetti
ai lavori del turismo per
tutti, ma anche nel sistema turistico tradizionale.
Gitando.all, la fiera del turismo accessibile organizzata da Fiera di Vicenza e Village for all con il
sostegno della Regione Veneto, giunge alla sua
terza edizione con grandi ambizioni giustificate da
un calendario di iniziative di eccezione. L’evento si
è svolto a Vicenza, in contemporanea come sempre con Gitando, la fiera del Plein Air che da 47
anni è uno dei fiori all’occhiello del polo fieristico
vicentino. L’obiettivo ambizioso era quello di superare i lusinghieri risultati delle scorse edizioni, incrementando il numero dei visitatori e degli espositori, ma soprattutto quello di confermare
Gitando.all come un appuntamento in grado di offrire non solo una vetrina alle aziende e agli enti
espositori ma anche un’opportunità di sviluppo
per il mercato e una possibilità di valorizzazione
di risorse per il sistema. Gitando.all ha affrontato le
tematiche del turismo per tutti da tutte le angolazioni, con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento ove discutere e individuare spunti propulsivi per il futuro.
TURISMO, LAVORO E DISABILITÀ
L’integrazione lavorativa è legge dal 1969, anno in
cui entrò in vigore la legge 68 per l’obbligatorietà
dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Eppure, a oltre quarant’anni da una legge
che è una pietra miliare nel processo di integrazione delle persone disabili e che paradossalmente è
studiata e ammirata da mezzo mondo, l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità è più che
altro una prospettiva dipinta sulla carta.
Gitando.all prova, per la prima volta nel settore turistico, a dare una soluzione pratica e a fornire
strumenti reali per superare la discrasia tra domanda e offerta, tra qualità percepita dalle aziende e
reali potenzialità di persone che vorrebbero lavorare ma non riescono.
LA FIERA
I potenziali visitatori, hanno potuto accedere gratuitamente ai padiglioni.
L’evento si è svolto nei Padiglioni fieristici, che hanno una superficie espositiva di 21mila metri quadrati.
PERSONAGGI E TESTIMONIAL
Ancora più che nelle passate edizioni personaggi
del mondo della politica, dello spettacolo e della
cultura non hanno voluto fare mancare il loro appoggio a Gitando.all.
Primo tra tutti, il presidente della Repubblica, che
come già lo scorso anno ha tributato a Gitando.all
l’onore del Premio di Rappresentanza, sigillo che
viene attribuito a eventi o manifestazioni considerate particolarmente meritorie.❑
Presentato ufficialmente a Maratea il progetto “Porta del Golfo”
NASCE IL MENU MEDITERRANEO DEL GOLFO DI POLICASTRO
I rappresentanti istituzionali di Calabria e Basilicata insieme
alle Pro Loco hanno espresso grande interesse a favore dell’iniziativa
Grande interesse è stato espresso dai rappresentanti istituzionali della Calabria e della Basilicata a
favore del progetto “Porta del Golfo”, presentato
ufficialmente di recente, presso il Grand Hotel Pianeta Maratea.
Le cariche istituzionali presenti hanno elogiato l’iniziativa e si sono impegnate ad appoggiarla nei futuri sviluppi.
Il consigliere della Regione Calabria Gianpaolo
Chiappetta ha richiesto gli atti del convegno per
portare a conoscenza del Presidente della Regione
Calabria, Giuseppe Scopelliti, le iniziative proposte
dalle Pro Loco. Un’iniziativa che vede protagoniste
otto Pro Loco del territorio del Golfo di Policastro,
quattro della Calabria (Praia a Mare, Tortora, Aieta
e San Nicola Arcella) e quattro della Basilicata (Nemoli, Maratea, Rivello, Lagonegro).
La “Porta del Golfo” diventerà uno strumento in
grado di garantire uno scambio d’informazioni tra
gli otto enti locali, con una capillare distribuzione
di materiale promozionale.
Sono stati coinvolti nel processo di realizzazione
anche gli imprenditori del golfo di Policastro che
potranno investire nella promozione delle loro attività su una vasta area semplicemente iscrivendosi
al progetto tramite le associazioni Pro Loco di riferimento.
Nel corso dell’incontro è stato presentato da Filomena Pandolfi, presidente della Pro Loco di San Nicola Arcella, il progetto “Dieta Mediterranea”. Un’iniziativa che diventa ulteriore punto di
congiunzione tra le otto Pro Loco del Golfo di Policastro con un menu di piatti tipici legati alla storia
ed alla cultura dei territori di appartenenza delle
Pro Loco. Un’idea per coniugare un corretto stile
Leggete e diffondete
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di vita, dettato dalla Dieta Mediterranea, con il
consumo di pietanze offerte dalla tradizione. Da
tale progetto è stato generato un marchio d’area
eno-gastronomico denominato “Menu Mediterraneo del Golfo di Policastro” che, oltre ad identificare territorialmente le pietanze proposte, garantisce al turista la tracciabilità del prodotto. Il
progetto rende possibile il completamento del
quadro d’azione sulla Dieta Mediterranea che ha
già visto il suo avvio in Basilicata attraverso studi e
ricerche proposte a Rivello, su iniziativa del Sindaco Antonio Manfredelli che, nell’occasione, si è reso disponibile alla realizzazione del progetto.
UFFICIO STAMPA: VALENTINA BRUNO
Cell. 339.31.11.154 - e.mail [email protected]
Nota della Redazione
Ci dispiace che a tale iniziativa non fossero presenti la Pro Loco di Scalea, faro del Golfo di Policastro, da sempre attiva sul territorio con il suo valido presidente Giovanni Le Rose, e l’onnipresente
Antonello Grosso La Valle, sensibile e capace presidente delle Pro Loco dell’Alto Tirreno Calabrese.
Non vorremmo che tale progetto sia partito già sul
nascere con polemiche e incomprensioni. Se è vero che l’unione fa la forza, per il bene comune,
sarà il caso di trovare ulteriori punti di incontri per
spazzare qualsiasi ombra di polemiche e coinvolgere e compattare quanti, gioco-forza, sono rimasti alla finestra. ❑
Marzo/Aprile 2011
DIOGENE aprile 2011_DIOGENE luglio-agosto 2007 29/04/11 10:35 Pagina 11
Gusto e Salute
Marzo/Aprile 2011
❏ 11
Seminario del gusto
SAPORI DI SCALEA A VERONA
SUCCESSO DEL PEPERONCINO IN CUCINA
Il nostro Enzo Grisolia al Vinitaly
L’Accademia italiana del peperoncino Onlus, grazie
all’impegno di Enzo Grisolia ed Enzo Monaco, ha
organizzato a Scalea, dal 15 al 19 marzo 2011, il
riuscitissimo convegno: “Peperoncino in cucina”, finanziato da FEASR nell’ambito della misura 111.
Programma di sviluppo rurale Calabria 2007/2013.
Il seminario ha voluto ripercorrere ottomila anni di
tradizioni piccanti. Con dieci lezioni teorico-pratiche, i partecipanti hanno sperimentato l’utilizzazione del peperoncino nella cucina del Mediterraneo come protagonista indiscusso di splendidi
piatti tipici regionali.
I docenti sono stati: Graziano Masotti, strettissimo
collaboratore di Fabio Campoli, Vincenzo Grisolia,
Enzo Monaco e la sorprendente Francesca Russo
(foto 1a pag.), vera outsider della quattro giornate.
Organizzatori e iscritti si sono dati appuntamento
dal martedì al venerdì al Ristorante Vigrì di Scalea,
dalle ore 17,00 alle 19,00. Il sabato sera, come da
programma, alle ore 21 si è tenuta un’ottima e originale cena piccante, nel corso della quale sono
stati consegnati ai divertiti, entusiasti e soddisfatti
corsisti, i diplomi-pergamena di partecipazione. Ricordiamo che il seminario era a numero chiuso, con
obbligo di presenza. Sono stati ammessi i primi 44
richiedenti. Le lezioni teorico-pratiche, tenute nel
corso delle quattro giornate, hanno riguardato òa
preparazione dei seguenti gustosi piatti:
Tagliata di pesce spada con peperoncino aji, Bavette piccanti alle alici fresche marinate, origano
e pomodoro, Olio piccante santo, Crostata di fichi al peperoncino piccante.
BAVETTE PICCANTI ALLE ALICI FRESCHE MARINATE,
ORIGANO E POMODORO
Ingredienti:
500 g di bavette o linguine
400 g di alici fresche
100 g di olive nere del tipo infornate
100 g di pomodoro san marzano
200 ml di olio extravergine di oliva
50 ml di olio santo
1 peperoncino secco
1 manciata di origano secco
Preparazione
Portare ad ebollizione dell’acqua salata e cuocervi
la pasta. Nel frattempo, diliscare le alici e marinarle con olio piccante, spezzettarvi il peperoncino
secco e versare il tutto in una padella antiaderente, aggiungendovi le olive intere. Quindi far rosolare e versare la salsa di pomodoro facendo cuocere per circa quattro minuti. A cottura ultimata,
scolare la pasta, saltare e cospargerla di origano
secco.
Al piatto
Adagiare la rucola, il pesce spada, il cavolo rosso,
i peperoncini rosolati ed il sale al lato, mettere lo
zenzero e finire con dell’olio e del prezzemolo.
CROSTATA DI FICHI AL PEPERONCINO
Ingredienti
200g di burro
600 g di farina
3 uova
250 g di zucchero
1 limone
una bustina di lievito per dolci
un barattolo di confettura di fichi da 250 g
una confettira di peperoncino da 50 g
un pizzico di sale.
Preparazione
Far ammorbidire il burro, tagliarlo a pezzi piccoli e
versarlo in un recipiente, aggiungere lo zucchero,
la farina, le uova, il sale, la buccia grattugiata del limone e, infine, il lievito. Lavorare con le mani energicamente e ricavare un panetto. Su un tavoliere,
stendere la pasta con un matterello e formare delle striscioline che serviranno per coprire la crostata. Burrare ed infarinare una teglia per crostate,
stendervi la pasta, mischiare le due confetture e
coprire con le striscioline. Cuocere in forno caldo
per 25 minuti a 180°.
OLIO PICCANTE SANTO
Ingredienti
Una collana di peperoncini secchi calabresi
1 litro di olio extravergine di oliva
un pizzico di sale
Preparazione
Togliere il gambo dai peperoncini e tagliarli a pezzetti, versarli in un frullatore, macinarli non troppo
finemente e metterli in un contenitore di vetro a
chiusura ermetica con l’olio. Lasciare riposare per
una settimana. Una volta pronti , filtrare l’olio, versarlo in una bottiglia e, quindi, utilizzare a piacere
(Ottimo per condire bruschette, pasta con le alici,
paste fresche e per marinature di vario tipo). ❑
IL MENU PRESENTATO A VINITALY IL 10 APRILE
(PIATTO UNICO)
- Pecorino del cosentino, soppressata di Calabria DOP,
fave, confetture di cipolle di Tropea e peperoncino
- Fileja tropeiani con tonno e nduja
- Salsiccia calabrese DOP e caciocavallo, arrostiti
con cicoriette selvatiche piccanti
- Gelato alla vaniglia del Madagascar, Grom con
fico rosa di Pisticci, miele e peperolio
Con i vini della Cantina Spadafora di Mangone (Cs)
Il carrello dei vini dei vignaioli dell’Accademia delle 5T
(Testi tratti dalla rivista “Vinitaly e non solo”
distribuita ad aprile 2011)
La gaffe: il ministro preferisce la Coca Cola al vino
Gaffe del ministro del Turismo Michela Vittoria
Brambilla. Arrivata al Vinitaly di Verona per firmare
un protocollo sulla promozione del turismo enogastronimico, il Ministro ha sorseggiato durante la
conferenza stampa una Coca Cola, in barba a fior
di viticoltori presenti. Forse accortasi della brutta
figura, la Brambilla ha cercato di rimediare unendosi poi a un brindisi ufficiale. ❑
I “RASCKATIELL(I) PACC(I)” SCELTO COME PIATTO TIPICO SCALEOTA
TAGLIATA DI PESCE SPADA
CON PEPERONCINO AJI
Ingredienti
500 g di pesce spada
2 peperoncini aji (mediamente piccanti)
100 g di rucola
100 g di cavolo rosso
10 cl di olio extravergine di oliva
50 g di zenzero caramellato
1 manciata di prezzemolo secco
sale grosso q.b.
Preparazione
Lavare il pesce spada e ricavarne dei pezzi di 120
g ciascuno. Lavare la rucola e il cavolo e tagliarli finemente con un’affettatrice per ricavarne dei gomitoli. Eliminare i semi dal peperoncino e tagliare a
pezzetti. In una padella antiaderente versare l’olio
e cuocere il pesce spada prima da un lato e poi
dall’altro e, in un angolo della padella, far rosolare
il peperoncino. Togliere il pesce dalla padella e
poggiare su di un tagliere per ricavarne delle fette
spesse circa un centimetro.
I SAPORI DI CALABRIA CON L’ACCADEMIA DEL
PEPERONCINO E L’OLIO EXTRA VERGINE BRUZIO
Il peperoncino di Calabria crediamo tutti di conoscerlo, ma non è vero: ce n’è davvero poco, così,
sul mercato, l’origine calabrese è millantata: polverine che sono solo rosse e brucianti, ma hanno il
profumo persistente di quello vero. L’Accademia
del Peperoncino, che raccoglie migliaia di appassionati che si riuniscono ogni anno a Diamante per
il Festival del Peperoncino, ci conduce alla scoperta dei prodotti e dei piatti che sanno esaltare questo piccolo frutto importante, stimolante e pure
portafortuna. A interpretarlo ai fornelli, lo scaleota
Enzo Grisolia del Vigrì, uno chef che l’ha già portato in giro per il mondo e ovunque ha raccolto
complimenti ed applausi.
Di recente si sono tenuti tre importanti incontri tra
i ristoratori per decidere quale piatto tipico scaleota promuovere e valorizzare con un’adeguata
azione di marketing turistico. Nel corso delle prime
due riunioni - tenutesi rispettivamente in Comune,
alla presenza degli assessori Giuseppe Forestieri e
Franco Galiano, e presso il ristorante Vigrì - si è formulato un preciso disciplinare per individuare rigorosamente gli ingredienti della ricetta e le sue modalità di preparazione, i canali di comunicazione di
cui servirsi, il logo e il marchio da utilizzare. Il terzo
incontro, conclusivo, ha avuto luogo nel Centro
storico, negli splendidi locali del Tarì in piazza De
Palma, ed è servito a scegliere
definitivamente il prodotto da
promuovere e pubblicizzare.
Dopo gli assaggi di rito, un comitato tecnico costituito dagli
stessi operatori, ha scelto, all’unanimità, un piatto della tradizione locale proiettato verso
il moderno, quale sintesi ideale delle varie esperienze professionali nel settore gastronomico, che è stato denominato
“Rasckatiell(i) pacc(i)”: un primo piatto gustosissimo e nello
stesso tempo delicato e accattivante. Si tratta, in buona sostanza, dei “rasckatiell(i) scaliut(i)”, realizzati con un
impasto e una forma di lavorazione tramandati da secoli.
L’aggiunta del nome “pacc(i)” è dovuta, invece, ai
nuovi ingredienti, non contemplati dalla tradizione,
vale a dire peperoncino, acciughe e cedro. La ricetta sarà divulgata in occasione della presentazione ufficiale del piatto che avrà luogo entro il prossimo mese di giugno presso il ristorante “Il
Metastasio”, alla presenza della stampa e dell’Amministrazione comunale che metterà ufficialmente
agli atti il piatto scaleota riconosciuto: “I Rasckatiell(i) pacc(i)”. ❑
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Gusto e Salute
12 ❏
Marzo/Aprile 2011
All’insegna dell’allegria e del buon bere si è svolta la seconda edizione
FOSFORO DOVE SEI?
“IL VINO DEL CONTADINO” TIENE BANCO A SANTA DOMENICA TALAO
Il filosofo dissidente Ludwg Feuerbach, un po’ ateo
e un po’ pre-comunista, scrisse un celeberrimo libro dal titolo Siamo quel che mangiamo. Applicando oggi questa massima, e guardando le nostre tavole e lo stato di salute del pianeta, sembra che il
mondo si nutra di spazzatura. Soprattutto in Occidente, Stati Uniti in testa. Si mangia male e, di conseguenza, si pensa male. Se poi non bastasse, ci si
ammala pure. E continuando sulla strada del peggio, mangiando male (e troppo) si lascia digiuna la
parte restante del pianeta, la più povera. Complimenti! Abbiamo davvero fatto a meno del fosforo.
Ma il tempo per cambiare c’è. Una nuova consapevolezza - contro gli sprechi, a favore dell’eco-compatibile - avanza nell’Ovest del mondo, soprattutto
in Europa. È da qui che può partire una rivoluzione
logica prima ancora che alimentare: rispettando la
natura, rispettando i nostri corpi e sfruttando le
tecnologie potremo dare una risposta a chi, guardandoci dalla sua Africa o dalla sua Asia, non ha
neanche la forza di avere l’acquolina in bocca.
Per il secondo anno consecutivo, la Pro Loco di
Santa Domenica Talao, presieduta dal valido Bernardo Fasanaro, nei saloni di Piazza Italia, ha organizzato ottimamente la manifestazione “Il Vino del
Contadino”, volta a riscoprire e valorizzare il vino
prodotto nella zona di Santa Domenica Talao.
“Andarono a piantar delle vigne con ficare, e senza
sapere, che amar le viti ornar l’aperti colli, vollero
avvignar tutte le valli… vigneti così folti che a dir dei
vecchi pareano in vicinanza e di pochi altri una sola e continuata vigna”.
Dopo “l’ubriacatura” per i tantissimi assaggi da parte dei giudicanti, è seguito un interessante convegno-dibattito tra il tavolo della presidenza ed il nutrito pubblico. Ad aggiudicarsi il primo premio è
stato Antonio Papa, al secondo posto si è registrato un ex aequo tra Antonio Battaglia e Luigi La Greca, al terzo posto analoga situazione di punteggio
tra Marcello Sirufo e Antonio Ricetti.
La giuria era formata dall’enologa Francesca Russo,
dal direttore del Diogene Nando Manco, dallo chef
Enzo Grisolia, dall’esperto in prodotti tipici Gianni
Marsiglia e dall’assessore comunale alla cultura.
Dopo la premiazione e le foto di rito, è seguito un
delizioso buffet casereccio, annaffiato, logicamente, con l’eccellente vino di casa santadomenicaro
ed un beneaugurante brindisi all’anno prossimo per
la terza edizione 2012.
I CONSIGLI DEGLI ESPERTI
(vino di casa e stampa cinese…)
La CANTINA deve essere: aerata, buia e fresca. La
cantina inoltre deve essere silenziosa, un luogo discreto dove, attraverso la ripetizione di gesti millenari, l’uva diventa dapprima mosto e poi vino. Deve
anche essere esente da odori contaminati: salumi,
trecce di cipolle e aglio e casse di mele, formaggi,
sono tutte cose che danno fascino, ma nulla hanno
da spartire con i vini. Gli alimenti e le sostanze che
producono odori forti devono essere tenuti in un
apposito locale, lontano dal vino.
Vanno inoltre evitati carte e cartoni, pneumatici e
attrezzi non inerenti al lavoro di cantina. Il vino, essendo materia viva, in continua evoluzione, è sensibile alle vibrazioni e non ama la vicinanza di apparecchi che le producono, come per esempio gli
elettrodomestici. È bene che la cantina sia interrata, con poche aperture e possibilmente rivolte a
nord e a est. Nella zona di conservazione - che deve essere buia - è auspicabile che la temperatura
della cantina sia costante, sui 15 °C; attorno ai 1012 °C per i vini bianchi, massimo 14 °C per i vini rossi. Gli sbalzi, sia in alto sia in basso, fanno solo male. Il caldo accelera l’invecchiamento, mentre il
freddo fa precipitare l’acido tartarico.
LE BOTTI DI LEGNO: sono i contenitori ideali per
l’affinamento del vino perché permettono un certo contatto con l’esterno con una serie di positive
conseguenze, sono affascinanti e arredano la cantina, ma si devono mantenere efficienti con una serie di cure. La manutenzione delle botti nuove,
ideali per vini bianchi o rossi di pregio, prevede di
lavarle con acqua bollente e soluzione di soda al
5%, quindi si risciacqua bene, si asciuga e si disinfetta bruciando all’interno un dischetto di zolfo.
Per quanto concerne il recupero di botti usate va
precisato un importantissimo concetto: se le botti
appartengono al patrimonio di casa vostra vanno
benissimo, se acquistate in altri territori il discorso si
complica. In caso di botti malsane, perché attaccate da muffe o perché hanno contenuto vino inacidito, dopo la pulizia, procedete a disinfettarle con
delle solforazioni, bruciando, (come succede per
le nuove) cioè all’interno, micce o dischetti di
zolfo. Ricordiamo che una conservazione troppo
protratta all’interno della botte può far perdere al
vino la freschezza. Quindi, per evitare vini “stanchi”,
una parte della maturazione è prevista in bottiglia.
La curiosità editoriale. Le fonti pubblicate sono
state estratte dal libro “Vino di casa” - Tecniche di
vinificazione e conservazione - RL Gruppo Editoriale srl - Il volume è stato stampato in Cina nel 2009.
Quindi sarà il caso di dire: «Vino di casa e stampa cinese…». ❑
[email protected]
CONVEGNO DIBATTITO SU ALIMENTAZIONE E BENESSERE
Il Comune di Scalea, in collaborazione con il Lion’s
Club dell’alto Tirreno e con l’Unità ospedaliera di
Medicina interna dell’Ospedale di Praia a Mare, sabato 26 marzo ha organizzato, nella sala Polifunzionale del Comune di Scalea un Convegno-dibattito sul tema: “Alimentazione e benessere”.
Il programma dei lavori prevedeva il saluto del presidente del Lion’s Club Diamante Alto Tirreno, Giovanni Malomo, e del sindaco di Scalea, Pasquale Basile. Il vicesindaco Maurizio Ciancio, che è anche
medico di medicina generale, ha presentato l’atteso incontro. Fra le relazioni, il dr. Gianluca De Morelli, dirigente medico dell’Unità ospedaliera di Medicina interna all’ospedale di Praia a Mare, ha
parlato de “Il diabete mellito di tipo 2: la cogestione medico-paziente per la prevenzione delle
complicanze”. Sul tema: “Mission della U.O.C. di
Medicina Interna del Presidio ospedaliero di Praia a
Mare nella prevenzione e trattamento del paziente
con obesità e disturbi del comportamento alimentare” è intervenuto il dr. Carmelo Di Perna, dirigente
medico di medicina Interna di Praia a Mare. Il dr. Lu-
ciano Tramontano, direttore medico di Medicina Interna all’ospedale di Praia a Mare e presidente della società Dietologia e nutrizione della regione Calabria, è intervenuto su: “L’alimentazione tra cultura,
salute e malattia: le nuove sfide del III Millennio”.
Terminati i lavori si è dato il via al dibattito. Il vicesindaco Maurizio Ciancio ha voluto sottolineare che
«Nel corso del convegno si è cercato di affrontare i
temi nel modo più semplice possibile proprio per
dare la possibilità a tutti di comprendere al massimo
la problematica. Per l’organizzazione di tale evento
- ha aggiunto Ciancio - ci siamo avvalsi dell’intervento di tre ottimi professionisti, tra i quali il dirigente
medico del reparto di medicina interna dell’ospedale di Praia a Mare, Luciano Tramontano. Sono
soddisfatto perché abbiamo trattato un argomento
di grande attualità come quello dell’alimentazione.
È bene ricordare come recentemente lo stesso professor Veronesi ha citato proprio la cattiva alimentazione quale maggiore causa scatenante di tumori.
Le relazioni erano dirette a tutti i cittadini per facilitare la comprensione della problematica». ❑
È SEMPRE MEGLIO SCEGLIERE FRUTTA, ASPARAGI, FAVE, PORRI E PISELLI DI STAGIONE
di ELVIRA NASELLI
Con l’arrivo del primo caldo, torna puntuale il calendario della frutta e verdura di stagione. Le temperature cominciano a salire, le giornate ad allungarsi e gli ortaggi, che di più calore hanno bisogno,
a crescere. Anche se, considerata la lunghezza del
nostro paese, dal Nord al Sud c’è una variabilità
non indifferente di temperatura, che si ripercuote
ovviamente sulla comparsa di frutta e ortaggi sui
banchi del mercato. Una variabilità che si traduce
in uno scarto di circa un mese. Questa variabilità fa
sì che alcune varietà di frutta comincino al Nord
quando al Sud stanno quasi per finire: a maggio,
per esempio, è ancora presto per le albicocche
emiliane mentre ci sono già qui da noi. Già da un
po’, sulle bancarelle della frutta e ortaggi, si possono trovare le fave perché coltivate su terreni
sabbiosi vicino alla costa, molto caldi, per anticipare la raccolta. Il consiglio resta, però, quello di
sempre: scegliere prodotti nella loro fase naturale
di vita e maturazione. E non avere fretta di mangiare zucchine o ciliegie. I prodotti coltivati in periodi che non sono quelli naturali sono sottoposti
a forzature. In genere vengono coltivati in ambien-
ti artificiali, fissi o mobili, in cui si può controllare la
temperatura, ma proprio la maggiore temperatura
e l’aumento di umidità creano condizioni favorevoli allo sviluppo di insetti dannosi per le piante,
cosa che costringe a un numero di trattamenti chimici superiore rispetto al campo aperto. Inoltre,
nelle strutture fisse c’è un sovrasfruttamento del
suolo e l’agricoltore è costretto a intervenire con
fertilizzanti, in genere a base di azoto, che hanno
ripercussioni sul prodotto riducendo la percentuale di sali minerali. Una strada nuova, che comincia
ad essere percorsa da molti, è quella del recupero
di antiche varietà che, nel corso dei decenni, erano state selezionate dagli agricoltori rivelandosi
più adatte per un certo tipo di terreno, clima o
temperatura. Una strada antitetica rispetto a quella più commerciale delle poche varietà e uniformi
per tutto il territorio. In molte regioni si sta cercando di recuperare vecchie varietà quasi scomparse,
anche con l’istituzione dei contadini custodi. Però,
se non ci muoviamo in questo senso, sarà troppo
tardi. ❑
Scalea 10 maggio 2011
CONVEGNO
IL PEPERONCINO DI CALABRIA
tradizione, novità,
commercializzazione
RISTORANTE VIGRÌ
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Marzo/Aprile 2011
Storia e Cultura
❏ 13
IL MESSAGGERO E SETTE DEL CORRIERE DELLA SERA SI SONO INTERESSATI DI DUE GRANDI CALABRESI.
SCALEA HA DEGNAMENTE DEDICATO DUE TRA LE PIÙ IMPORTANTI VIE CITTADINE A BIANCHI E CAMPANELLA
MICHELE BIANCHI:
ASTRO NASCENTE DELLA POLITICA
DALLA VITA BREVE MA INTENSA
di ALBERTO CUNTO
Figlio di un medico, Michelino, così lo chiamavano,
durante gli studi nel collegio italo-albanese “Sant’Adriano” di San Demetrio
Corone e, poi, nel liceo
classico “Bernardino Telesio” di Cosenza, si accorse
di avere vocazioni socialiste. Fu questa, probabilmente, la molla che lo spinse ad entrare in politica.
Terminati gli studi superiori,
nel 1903 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza
presso l’Università “La Sapienza” di Roma, optando
infine per la carriera giornalistica. Bianchi fu segretario della Borsa del Lavoro
che si trovava nel convento San Lorenzo e frequentò la redazione della “Propaganda”, accostandosi ogni giorno di più a Mussolini, di cui pubblicò,
nel 1909, un articolo sulla “Comune di Parigi”. Fu assunto come redattore al quotidiano socialista
“Avanti!” e, successivamente, in giornali minori d’ispirazione proletaria. Sindacalista “impegnato” per
svariati anni, entrò in rotta di collisione col potere
nel corso della guerra in Libia, a causa di un articolo non condiviso. Il 16 giugno 1912 commentò sulla “Scintilla” ferrarese il discorso “elevatissimo” tenuto al congresso della federazione socialista di
Forlì dal “valoroso ed intelligente campione del socialismo romagnolo”. Fu questo l’incontro fatale
con Benito Mussolini, di cui divenne amico. Transitato al giornale “Il Popolo d’Italia”, al termine della
Grande Guerra (era partito come volontario e dalla
fanteria passò all’artiglieria, fino ad arrivare tra i
gruppi scelti degli arditi) convinse Mussolini a inserire gli arditi nel fascio primigenio, diventando uno
dei fondatori del “Fascismo”. Fu il principale ispiratore della “Marcia su Roma” (1), che preparò nei minimi dettagli, senza alcuna improvvisazione. Per
questo gli storici sono concordi nel ritenerlo come
il più dotato di senso di responsabilità, d’intelligenza politica e di preparazione culturale tra i Quadrunviri che presero parte alla famosa Marcia. Ciononostante, tra i quattro, era il meno appariscente.
Michele Bianchi tornò nella sua terra, osannato dalla folla e “coperto di celebrità”. finendo per essere
identificato come il Richelieu del regime e il Duce
della Calabria. Al primo Congresso nazionale dei Fasci dichiarò: «Io non riesco, io non sono capace di
concepire il Fascismo se non come un superamento di tutte le forme tradizionalistiche. In tanto mi
sento fascista in quanto mi sento un uomo nuovo;
nel grado di mutamento è il mio rinnovamento». Il
suo motto divenne: «Tutto per la Nazione, alla quale si è dato tutto e non si è dato abbastanza. La Nazione è sopra gli individui, le categorie e le classi».
Fu il primo segretario del Partito fascista, fino al
1923. Con una marea di consensi, nel 1924 fu eletto deputato per la circoscrizione calabro-lucana. È
risaputo che Mussolini non volle o non seppe essergli riconoscente e, dopo la presa del potere, il
primo incarico che gli affidò fu di Segretario Generale al Ministero dell’Interno. Lo venne a sapere dai
giornali, così come dagli organi d’informazione apprese pure che l’assegnazione al nuovo incarico faceva decadere quello, a cui teneva di più, di segretario politico del Partito fascista. Nell’autunno del
1925 Bianchi venne designato Sottosegretario al Ministero del Lavori Pubblici e, ottenuto l’incarico, ne
approfittò per dedicare gran parte della propria attività al potenziamento dell’economia della sua regione. Ogni anno in estate tornava immancabilmente nell’amata Calabria a fare i bagni nella “sua”
spiaggia. In veste di Sottosegretario si adoperò per
accelerare i lavori di alcune importanti opere infrastrutturali, prima fra tutte l’ultimazione del tratto Sapri-Praia della strada 118 (diventata in seguito la
S.S. 18 “Tirrena Inferiore”), mentre il tronco PraiaScalea, comprendente ben tre viadotti ritenuti all’epoca molto arditi, fu inaugurato il 28 ottobre 1930
(sull’arcata centrale del vecchio ponte sul Noce, incise sul travertino, si possono tuttora leggere le date 1928-1930). Il 12 settembre 1929 ottenne la carica di Ministro dello stesso dicastero, succedendo
al neo eletto Presidente della Camera Giuriati, funzione che, per motivi di salute, poté ricoprire per
soli cinque mesi. Occorre comunque sottolineare
che Michele Bianchi non si arricchì col Fascismo, pur
avendone avuto la possibilità (la seconda moglie
ereditò poco più di 250 lire, alcuni debiti e una casa popolare dell’INCIS), e questo lo colloca senz’altro in una diversa dimensione storica. Devastato
dalla tubercolosi e dalla nefrite, il fascista della prima ora, definito il Quadrumviro col “frustino”, cessò
di vivere a Roma il 3 febbraio 1930: aveva compiuto da sei mesi i 47 anni. Terminò così la sua attività
politica prima che il regime seguisse le “tragiche sorti” della parabola discendente. In seguito alla sua
scomparsa, la quasi totalità dei comuni, le istituzioni e i semplici cittadini, fecero a gara per dotare la
sua Belmonte di un monumento funebre degno del
personaggio e molte opere pubbliche gli vennero
dedicate. Nella ricorrenza del primo anniversario
della morte, presente il Presidente della Camera
Giuriati e altre eminenti autorità, si gettarono le basi dell’erigendo mausoleo, il cui progetto era opera
della matita del grande e discusso architetto romano Marcello Piacentini. Al momento della posa della prima pietra fu murata una pergamena recante la
seguente dicitura: “A Michele Bianchi, volontario di
guerra, Quadrumviro della Rivoluzione, Ministro Fascita, il Partito che è l’Italia, per volontà del Duce Benito Mussolini, dedica inaugurando oggi, anniversario della morte, e alla presenza di G. Giuriati, il
principio dell’Opera”. Nel mausoleo di Belmonte
Calabro, da qualche anno ristrutturato, sul cancello
si legge: “Michele Bianchi, Soldato della Patria e della Rivoluzione Fascista vive nelle Opere, nell’Esempio, nel Cuore del Popolo italiano”. Il monumento si
trova sul colle “Bastia”, che deve la sua denominazione ad un antico bastione. La colonna fatta costruire è alta trentacinque metri e nel suo interno
corre una scala a chiocciola che porta ad una loggetta-belvedere, dalla quale si gode un vasto e meraviglioso panorama.
Via Michele Bianchi è il tratto della ex strada nazionale che da nord Scalea conduce in piazza Caloprese (figlio di Scalea e della storia italiana), arteria
primaria del sistema viario locale la cui tradizionale
congiungente è via Tommaso Campanella. Sopraelevata per un buon tratto – per consentire lo scavalcamento del torrente e il conseguente deflusso
delle acque meteoriche e perché all’epoca della
costruzione veniva lambita dai marosi, come si può
vedere dalle foto ingiallite –, è stata da sempre, ol-
tre che strada di transito, il viale del passeggio cittadino per antonomasia. Ora, specie dopo lo smantellamento dei famosi e caratteristici muretti avvenuto circa 11 anni fa, la via Michele Bianchi non è
più la stessa. Uffici, studi professionali, una farmacia,
dei bar, una rivendita di tabacchi, una storica banca, una friggitoria, una macelleria e ricercati e civettuoli negozi vi si affacciano dandole un tocco di
modernità e di sobria eleganza e fronteggiando il
tranquillo passeggio di quella parte trasformata in
area pedonale dall’ex amministrazione Russo.
1) Qualche settimana fa, Il Messaggero di Roma, a firma
di Matteo Lo Presti, ha dedicato una pagina a Mussolini
e al quadrunviro Michele Bianchi, polemizzando e ridicolizzando oltremisura “La Marcia su Roma”, definita una
crudele farsa. «Quando Mussolini citava la “rivoluzione
fascista” aveva come riferimento la data del 28 ottobre
1922, quando 25mila camicie nere calarono verso Roma
aizzate e sostenute da agrari, industriali, uomini delle
istituzioni, e pensava certo ai giorni dello spettacolo
“operistico” che lo avevano proiettato definitivamente
sul palcoscenico parlamentare. Farsa d’annunziana, colpo di stato, rivoluzione?»
Al termine della prima guerra mondiale, il terrore del
bolscevismo russo fomentato dalla sciagurata decisione
dei sindacati di occupare le fabbriche (1920), le ricchezze che gli industriali avevano accumulato, le vittorie
elettorali del Partito Socialista e la sordità reciproca tra
le masse cattoliche e socialiste per costruire un’Italia
nuova e più democratica, furono i fattori scatenanti dello sbocco autoritario. Nel 1921 fu fondato a Livorno il
Pci nel mito della rivoluzione leninista e, come sempre
accade, la scissione dal Partito Socialista indebolì la sinistra e rafforzò le forze reazionarie, invogliando agrari e
industriali ad appoggiare il nascente movimento fascista.
Giolitti si dimise nel 1921 e Mussolini ne approfittò per
trasformare il movimento in Partito. Nell’estate del ’22
uno sciopero generale si trasformò in una tragica sconfitta per il sindacato. Il 28 ottobre i quadrunviri Michele
Bianchi, Emilio De Bono, Italo Balbo e Cesare M. De Vecchi marciarono verso Roma. Il presidente del consiglio
Luigi Facta di Pinerolo trascorse la notte del 27 nel cercare di convincere il re a dichiarare lo stato d’assedio. Il
re “Spadoletta” non ascoltò i suoi ministri che alle 6 del
mattino avevano deciso di dare voce alle armi. Si affidò
alle opinioni dei militari, soprattutto a quelle di Armando Diaz (scelto subito dal Duce come Ministro della
guerra) e del solito Badoglio. Obbediente al re, Facta si
dimise. Mussolini, tremebondo, fu convocato a Roma
con un telegramma. I fascisti a Roma erano diventati
70mila. “Vi porto, Maestà, l’Italia di Vittorio Veneto”’ disse Mussolini al re. All’imbrunire il governo era formato.
GIÀ IN QUEI TEMPI TOMMASO CAMPANELLA
(1568-1639) PROPONEVA UN’ORGANIZZAZIONE
SOCIALE E POLITICA PIUTTOSTO ORIGINALE E
NON PRIVA DI FASCINO
La città del sole, a distanza di secoli,
illumina ancora oggi il mondo
Nuccio Ordine ha presentato splendidamente, su
Sette del Corriere della Sera, il capolavoro del grande filosofo calabrese.
«Essi confessano che nel mondo ci sia gran corrutela, e che gli uomini si reggono follemente e non con
ragione; e che i buoni pateno e i tristi reggono»: attraverso il duro giudizio
dei Solari, Tommaso Campanella critica i falsi valori
della società del suo tempo in cui si pensa che gli
ignoranti, solo perché
«son nati signori o eletti
da fazione potente», siano in grado di governare
più dei sapienti. La città
del sole, infatti, vuole ripristinare un ordine perduto, vuole riallacciare gli
antichi rapporti tra natura e ragione, tra religione e
politica, tra conoscenza e vita civile. In una realtà
storica dominata dal teatro delle apparenze («mostrarsi quel che non si è, cioè d’essere re, d’essere
buono, di essere savio e non essere in verità») è
normale che i saggi vengono perseguitati da principi malvagi. Ecco perché il filosofo calabrese propone un nuovo modello in cui la sovranità non si fonda sui privilegi ereditati o sulle ricchezze, ma
esclusivamente sulla virtù del sapere.
La città del sole (1602) viene concepita nelle carin quattordicesima...
erno
e
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Storia e Cultura
14 ❏
...dalla
Marzo/Aprile 2011
tredicesima
IL MESSAGGERO E SETTE DEL CORRIERE DELLA SERA SI SONO INTERESSATI DI DUE GRANDI CALABRESI.
SCALEA HA DEGNAMENTE DEDICATO DUE TRA LE PIÙ IMPORTANTI VIE CITTADINE A BIANCHI E CAMPANELLA
ceri napoletane, dove Campanella passerà ventisette anni della sua vita. Arrestato a Stilo nel 1599, con
l’accusa di aver tentato di realizzare una repubblica
destinata a riscattare le masse oppresse dalla povertà e dallo sfruttamento, il filosofo si finge pazzo
per sfuggire alla condanna a morte. Tra le mura malsane della prigione, prende forma la città ideale
collocata nella lontana isola di Taprobana, un “nonluogo” immaginario da identificarsi geograficamente
con l’odierna Ceylon…
Tutte le componenti della città, concepita come un
grande organismo vivente, sono al servizio esclusivo
del bene comune. Dal metafisico (l’uomo più sapiente) ai singoli cittadini, ogni Solare annulla i suoi
interessi personali per difendere il bene pubblico.
Un modello ideale che fa della finzione una feroce
critica del presente. Non ci può essere cambiamento se innanzitutto non si sradica l’ignoranza che opprime l’umanità: «Prima si svelle e monda», scrive
Campanella, «poi s’edifica e pianta».
Nuccio Ordine (Diamante 1958) attualmente è considerato uno dei maggiori studiosi del filosofo Giordano Bruno e del Rinascimento[1]. Professore ordinario di Letteratura italiana
presso l’Università della Calabria, fellow dell’Harvard
University Center for Italian
Renaissance Studies e della
Alexander von Humboldt
Stiftung, è stato invitato in
qualità di Visiting Professor
in diversi istituti di ricerca e
università negli Stati Uniti
(Yale, New York University)
e in Europa (EHESS , Ecole
Normale Supérieure Paris,
Paris-IV Sorbonne, Paris-III Sorbonne-Nouvelle, CESR
di Tours, Institut Universitaire de France , Paris-VIII ,
Warburg Institute , Università di Eichstätt). I suoi libri
sono stati tradotti in varie lingue, tra cui cinese,
giapponese e russo. In Francia, in collaborazione
con Yves Hersant, dirige tre collane di classici presso Les Belles Lettres («Les Œuvres complètes de
Giordano Bruno», «Le corps éloquent» e «Bibliothè-
que italienne») e, con Alain Segonds, la collana
«Theatrum sapientiae» (Les Belles Lettres - Nino Aragno Editore). In Italia, dirige le collane «Sileni» e
«Umbrae idearum» (Liguori), «Classici del pensiero
europeo» (Nino Aragno Editore), «Classici della letteratura europea» (Bompiani).
- Membro del comitato scientifico di «Albertiana» e
del «Journal de la Renaissance».
- Segretario generale del Centro Internazionale di
Studi Bruniani e membro del consiglio scientifico
dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Collabora alle pagine culturali del Corriere della Sera e di Sette.
Il grande scrittore e filosofo francese Pierre Hadot
ha scritto nella prefazione a La soglia dell’ombra:
«Nuccio Ordine, ben noto ai lettori per i suoi eccellenti lavori su Giordano Bruno, è anche uno dei
migliori conoscitori attuali del milieu sociale, artistico, letterario e spirituale dell’età del Rinascimento e
degli inizi dell’Età moderna».
Ricordiamo che Nuccio Ordine negli anni ’70 ha frequentato il Liceo Scientifico “Metastasio” di Scalea,
dove già in quegli anni era molto apprezzato e stimato, per il suo impegno scolastico e la sua straordinaria intelligenza, da docenti e compagni di classe che, tuttora, conservano di Nuccio un affettuoso
ricordo e tanta nostalgia per quei meravigliosi spensierati anni, pieni di fascino e aspettative. A Scalea,
Nuccio Ordine ha lasciato tanti fraterni amici che nel
periodo liceale hanno condiviso con lui bellissime
giornate e tanti momenti indelebili che, a distanza
di tanti anni, sono rimasti sempre vivi nel cuore e
nella mente dell’affiatato gruppo del “Metastasio”.
Qualche giorno fa, l’Università della Calabria ha ricordato l’ultimo dei tanti, prestigiosi riconoscimenti
conferiti a uno dei suoi più illustri docenti, Nuccio
Ordine. Il 26 novembre scorso Giorgio Napolitano
aveva infatti insignito il professore del titolo di commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana. Il neo-commendatore ha voluto che la cerimonia fosse un momento per ricordare il momento
di sofferenza del nostro mondo accademico e delle scienze umanistiche più che l’occasione per celebrare i suoi successi personali. ❑
Museo del Presente di Rende
I GORGONI DEL NOSTRO ANTICO BORGO,
LOGO DEL “CENTRO d’ARTE E CULTURA 26” Di CASTROVILLARI
di ERCOLE SERRA
Nello speciale a colori Natale 2010 del
Diogene Moderno,
rubrica “Da visitare e
salvaguardare” di Sara Silvestri, vengono
segnalati tre antichi
Gorgoni dalla testa
anguicrinita, in bassorilievo, posti sotto
le soglie di tre vedute di un seicentesco
palazzo gentilizio in
via Vico 3° Gravina nel nostro centro storico, subito dopo piazza “Cimalonga”. La parola “gorgone”
potrebbe derivare dal grego “gorgùs”, cioè spaventoso ed, invero, queste maschere rappresentavano mostri infernali. La testa del Gorgone spesso
ha anche un funzione apotropaica contro il malocchio ed è per questo che essi si trovano su porte
e cancelli per scacciare, appunto, gli spiriti maligni.
Nell’antica Grecia la rappresentazione della testa
del Gorgone fu per un lungo periodo motivo decorativo in frontoni e antefisse dei templi. Si trattava di figure scolpite in pietra o terracotta con volto circolare, grandi occhi, bocca aperta e lingua
pendente. Quelle dei nostri Gorgoni hanno queste
sembianze e risalgono, verosimilmente, alle costumanze e credenze della Magna Grecia e, quindi,
dell’antica città scomparsa di Laos, sub colonia di
Sibarys, nei pressi della contrada “Sant’Angelo”
dell’odierna Scalea. Ho fatto questa doverosa sintetica premessa perché, il 19 marzo scorso, nel
Museo del Presente di Rende, l’Associazione “Centro d’Arte e Cultura” di Castrovillari ha tenuto un
convegno per la premiazione del “Concorso di
Poesia in dialetto di Calabria e Lingue Minoritarie”
a cui ho partecipato; relatori: Maria Zanoni, presidente dell’associazione organizzatrice, Donatella
Laudadio, docente di Italiano e Latino nei licei ed
il prof. John Trumper, Ordinario di Glottologia e
Linguistica Generale dell’UNICAL. Ebbene, nelle locandine e nei pieghevoli pubblicitari di questo
convegno appare sorprendentemente l’immagine
proprio di uno dei Gorgoni di Scalea, scolpito in
pietra, con la bocca aperta e lingua pendente. Mi
sono congratulato con il gentile Presidente del
“Centro Arte e Cultura” per aver adottato, quale
logos, una rara testimonianza del patrimonio artistico e storico di Scalea che, mi auguro, venga rivalutata e tutelata per evitare eventuali manomissioni che potrebbero essere sempre in agguato,
così come accadde, qualche anno addietro,
quando in un antico terraneo di via San Nicola fu
manomesso un secolare portale tufaceo di stile
dorico (forse un reperto di Laos). Le testimonianze del nostro patrimonio culturale, spesso, vengono maggiormente apprezzate da coloro che ingiustamente vengono definiti ”forestieri” e,
purtroppo, non da tanti scaleoti che, quasi sempre, le ignorano del tutto. Mi si consenta questo
aforisma: «Per amare Scalea, non occorre esserci
nati, ma, avvertirne, con fede e cuore, la filiale appartenenza che va sempre manifestata senza remore e con fatti concreti». ❑
Leggete e diffondete
il nuovo Diogene Moderno
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Marzo/Aprile 2011
Sport
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PER I BIANCOSTELLATI 10 GLI ANNI CONSECUTIVI DI CAMPIONATO DI ECCELLENZA DISPUTATI DEGNAMENTE
LO SCALEA TENTA PER LA QUINTA VOLTA DI SUPERARE LO SCOGLIO PLAY OFF
di ENZO GRECO
Si è concluso, domenica 10 aprile, il 10° campionato consecutivo dell’ “U.S. Scalea 1912” nel massimo torneo regionale d’Eccellenza. La classifica finale vede i biancostellati al 3° posto (eguagliato il
miglior piazzamento in Eccellenza risalente al campionato 2007/2008) con 51 punti (eguagliato il record del campionato 2000/2001), 14 in meno rispetto alla degna vincitrice del torneo, l’Acri degli
ex Gallo, Perrelli e Leone. La compagine acrese, lo
scorso anno perse proprio contro lo Scalea la finale play-off, che consentì ai biancostellati di disputare gli spareggi nazionali per la serie D, poi persi con
il decaduto ma sempre blasonato Trani.
Rafting tra canyon, gole e scenari
di straordinaria bellezza
IL LAO UNA MAGIA DA VIVERE
Una risorsa ambientale e turistica
da proteggere e sfruttare
Il fiume Lao, un corso d’acqua che scende dalla Basilicata fino al mare di Scalea, in Calabria. Primo Galiano è una guida esperta e conosciuta dell’Alto Tirreno e del Parco Nazionale del Pollino. Si è nutrito
della cultura montanara e pastorale, osservando,
sgomento, la selvaggia urbanizzazione della costa,
e si è inventato l’attività del rafting lungo il fiume
Lao, 53 chilometri da Viggianello in Basilicata fino a
Scalea. Ci sono tre percorsi con imbarco a Laino.
Uno per principianti e bambini, uno più impegnativo ma ugualmente facile e uno per esperti. I gommoni portano dalle quattro alle sei persone e transitano lungo scenari magici, come la Grotta del
Romito, un bellissimo canyon, gole fantastiche ed
altri stupendi e selvaggi scorci naturali. Galiano lamenta sia la scarsa informazione che si ha del territorio, «C’è gente che mi chiede se ci sono, nel Parco, animali feroci», sia il pericolo di inquinamento
ambientale, «la Centrale del Mercure, una volta a
carbone, è stata trasformata ma c’è l’incognita della biomassa e degli scarti dei rifiuti di combustibile
che vanno a modificare anche i parametri dell’acqua». Il successo di questa sua emozionante e
adrenalinica iniziativa sportiva fluviale dura ormai
da molti anni: sono ormai tantissimi gli italiani, i tedeschi, gli olandesi e fiotti di turisti provenienti da
mezzo mondo, che si danno appuntamento, durante tutto l’anno e non solo in estate, per fare rafting lungo uno dei corsi d’acqua più belli d’Italia. ❑
Punti vendita:
SCALEA - Via Lauro, 240/264b
Fabrizio 328.7514238
Matteo 328.1284855
La squadra biancostellata è partita per il ritiro di Casole Bruzio il 3 Agosto 2010, largamente in anticipo
rispetto alle avversarie, per trovare forma fisica e valide soluzioni di gioco, per un inizio a sorpresa e
mozzafiato. Ma nonostante la messa in atto di tutti
i propositi estivi, per la vittoria finale, nei programmi di Rovito & Viola qualcosa non ha funzionato. Sicuramente la 3a posizione, conseguita pochi giorni
fa, consente alla squadra scaleota di percorrere la
via dei play off (per la 5a volta nei dieci campionati
disputati) col vantaggio di una grande esperienza,
ma è chiaro a tutti il rammarico per quello che doveva essere e non è stato… la vittoria del campionato per la sospirata serie D, soprattutto alla luce
del grande entusiasmo creatosi nella tifoseria e dello sforzo economico “societario” profuso. A incidere, e non poco, sul negativo passo in campionato è
stata la prestigiosa vittoria della Coppa Italia regione Calabria che, specie nella fase degli affascinanti
spareggi nazionali, ha però portato via tanta energia e concentrazione per il campionato (dopo la fase iniziale che ha visto coinvolte tutte le squadre, lo
Scalea ha disputato 10 partite in più rispetto alle altre, contro Acri, Montalto, Isola Capo Rizzuto a.+r.,
Soverato doppia finale, Vittoria a.+r. e Monopoli
a.+r.). Forse, dopo la vittoria della finale di Lamezia
Terme del 23 Dicembre 2010, si doveva scegliere
con maggiore ponderatezza la strada da seguire, visto anche il risicato organico che il presidente Rovito era riuscito comunque a mantenere. Puntare su
entrambi i traguardi (come fortemente voluto da
Rovito nei programmi estivi), senza aggiungere pedine nell’organico, è stato un mezzo suicidio. Non
a caso, a Gennaio del 2011, lo Scalea era riuscito a
rimontare punti su punti in classifica, fino ad arrivare a due punti dalla capolista, ma le enormi fatiche
in terra siciliana e in terra pugliese (ottavi e quarti di
Coppa Italia Nazionale) hanno fatto pagare dazio,
perché non è semplice giocare due volte a settimana con gli stessi uomini. Certo è che, anche in tempi non sospetti, gli uomini di Franco Viola, soprattutto tra le mura amiche, non hanno mai brillato,
mostrando difficoltà negli schemi offensivi e di centrocampo, anche se sono stati capaci di esprimersi
ottimamente fuori casa. Troppi i punti persi al vecchio comunale e sono dunque riemerse le stesse
problematiche del campionato scorso, dove era
evidente la mancanza di centrocampisti di spiccate
qualità tecniche. Le lacune nella zona nevralgica del
campo si accentuavano maggiormente quando l’unico giocatore capace di saltare l’avversario e creare imprevedibili assist, ovvero Foderaro, era squalificato o infortunato, mentre l’altro vero fuori classe
della categoria, il mai domo De Miglio, imprendibile sulla fascia sinistra e capace di effettuare cross da
urlo per esaltare le caratteristiche del bomber Fabio
Longo, per scelte tattiche, non ha fatto parte degli
11 giocatori iniziali per buona del torneo. Completare l’organico per sopperire alle carenze messe a
nudo lo scorso anno non sembrava cosa difficile,
eppure tutto è stato sbagliato, dai discutibili acquisti estivi, a dir poco fallimentari, di Balsamo, Guastella, Leone, Basuino e Scarlato, al non essere riusciti a trovare una seconda punta (alla Miceli) da
affiancare a Longo. Ora, sotto con i play off!. ❑
VIGLIACCHERIA INAUDITA
Il giorno della vigilia delle Palme, nottetempo, otto
gommoni utilizzati per la discesa sul fiume Lao sono stati irrimediabilmente squartati, vigliaccamente,
da gente senza scrupoli. I natanti si trovavano in località “Buonicose” di Orsomarso, al “Laoraft”, nella
base logistica di Francesca Galiano, figlia di Primo
Galiano, l’ “inventore” di questo adrenalinico e affascinante sport fluviale che attira turisti, appassionati, amanti della natura e curiosi di ogni età. Al
“Laoraft”, che ha sede in Scalea in via Lauro 10/12,
sono stati inoltre tagliate e messe fuori uso tutte e
quattro le ruote del furgone utilizzato per il trasporto dei clienti-passeggeri. Il danno economico,
a detta di Primo, si aggira intorno ai 20mila euro, ai
quali vanno aggiunti i mancati i guadagni che sarebbero stati dai vari gruppi, provenienti da tutt’Italia, che si erano prenotati per l’intera settimana di
Pasqua. A Primo Galiano, sempre in movimento per
l’Italia (nonostante soffra di un rilevante handicap
fisico che lo ha colpito qualche anno fa) e per le
fiere turistiche, va tutta la nostra solidarietà. Il suo è
infatti un lavoro senza soste, prezioso e minuzioso, che ha delle ricadute economiche positive su
tutti gli operatori del settore turistico di Scalea.
MASSIMA SOLIDARIETÀ A “PRIMUCCIO”
Il commento di Anna Manco
Premetto che esprimo massima solidarietà nei confronti di “Primuccio” e anche verso chi è stato vittima in precedenza di tali bassi e vandalici atti. Sia-
mo tutti a conoscenza della crisi in cui versa la
giustizia e comprendo anche che vi siano dei
reati più gravi di questi commessi, che vengono definiti di microcriminalità o di “scarsa offensività”, ma è pur vero che resta alta l’esigenza di investigare ai fini di scoprire i
colpevoli. Quello che preoccupa è che la maggior parte di questi reati sembra non avere mai
un condannato, nè un’indagine: probabilmente resterà negli archivi delle forze dell’ordine
e della Procura più a scopi statistici che a scopi investigativi. Eppure i reati minori sono, in
fondo in fondo, quelli maggiormente percepiti
dai cittadini e che minano non solo la credibilità dello Stato ma lo stesso rapporto fra il popolo, la Magistratura e le Forze dell’Ordine. Non
riuscire ad assicurare ai cittadini un’adeguata “protezione” per scippi, furti d’auto e di appartamento, truffe, violenze domestiche (e non), ecc., è un
segnale inquietante che pone interrogativi pressanti. Da qui l’allarme di alcuni procuratori che addirittura vorrebbero stilare un elenco delle priorità
investigative, visto il numero eccessivo dei fascicoli che gravano sui P.M. Ma come stabilire tali priorità
dal momento che i criteri dovrebbero poi essere
modificabili a seconda delle singole realtà territoriali. Napoli, per esempio, non ha gli stessi problemi di Bolzano. Potrebbe essere il Parlamento a fissarle annualmente! Resta, comunque, difficile da
accettare una tale situazione in una Nazione che si
definisce evoluta, democratica e attenta al benessere sociale (e non) dei propri cittadini. ❑
CINEMA “LA SIRENETTA”
il posto accogliente e ideale
per trascorrere
una piacevole serata
________________
TERME LUIGIANE - ACQUAPPESA (Cs)
Info: 0982.90186 - 349.1045873
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Non solo... Sport
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A TU PER TU CON… Pavel Nedved, La mia vita normale
DI CORSA TRA RIVOLUZIONE, EUROPA E PALLONE D’ORO
di EGIDIO LORITO
«Quel giorno ho fatto
piangere un sacco di
uomini adulti. Grandi
e grossi, stretti ai loro
figli o alle mogli piangevano tutti per me e
vi giuro che vederli è
stato curioso e bellissimo. Quel giorno era
il 31 maggio del 2009
e io smettevo di giocare a calcio da professionista dopo quasi vent’anni. C’erano
migliaia di persone
commosse intorno a
me, ricordo i cori e il
diluvio di flash delle
macchine fotografiche, roba da mettere i brividi.
Tutti pensano che l’ultima partita sia molto simile
alla morte di un giocatore, la fine di una vita e forse l’inizio di un’altra molto diversa, meno bella, meno colorata (…). Quel giorno ho fatto piangere un
sacco di uomini ma non ho pianto io, perché ero
felice. Spero che questo racconto possa essere di
aiuto a qualcuno, a chi anche per un solo secondo
pensa di non farcela. Io non l’ho mai fatto, non mi
sono mai arreso. Non è facile ma ci si può riuscire
e ve lo dice uno che alla partita di addio c’è arrivato partendo da lontano, da lontanissimo, da
Cheb…».
Pavel Nedved non è uno scrittore di professione,
né, tantomeno, un giornalista, un sociologo, un filosofo. Pavel Nedved è stato un calciatore che alla
sua avvincente professione ha dedicato un arco
temporale così intenso da realizzare il sogno di un
uomo che quei calci al pallone ha iniziato a darli
praticamente da bambino: un bambino dall’inconfondibile caschetto biondo, dagli occhi azzurri, dal fisico asciutto, perfetto esempio di moto
perpetuo per quanto correva dalla mattina alla sera, senza mai fermarsi, divenendo una vera e propria disperazione per i propri genitori. Una storia
che inizia in un lontano 30 agosto 1972.
In questo contesto inizia a dipanarsi il racconto di
Pavel Nedved, stella di prima grandezza del calcio
mondiale non soltanto per essersi aggiudicato, nel
2003, il Pallone d’Oro -ovvero il massimo riconoscimento per un calciatore in attività- quanto per
aver impersonato un modello di sportivo e di uomo destinato a rimanere indelebile nella storia di
questo sport che, nonostante tutto, continua ad
appassionare milioni di persone ai quattro angoli
del Pianeta. Cheb è una cittadina della Repubblica
Ceca che oggi conta circa 35 mila abitanti: «(…) io
sono stato un bambino felice. So che forse è difficile da credere, ma la mia infanzia a Skalnà, dove
sono cresciuto, è stata bella e senza problemi, di
tutto quello che succedeva intorno non mi sono
mai accorto ed è stato grazie ai miei genitori e soprattutto ai miei nonni (…). Ecco, io non posso dire che gli anni del comunismo siano stati così brutti e violenti, ma vivere al confine era duro, vedere
le torrette di guardia e sapere che ogni tanto qualcuno spariva senza sapere il perché era una cosa
difficile da accettare per un bambino (…)».
Già, la Cecoslovacchia di fine anni ’80: «(…) ti abitui a credere che il regime non possa mai sbagliare, che ogni singola scelta sia fatta per il bene comune e che il partito sia sempre in buona fede.
Certo, devi fare i conti con molte restrizioni della libertà ma pensi che lo stiano facendo per proteggerti, e noi eravamo tutti così, tanto gli adulti come
i ragazzini, ingenui e disposti a credere nelle decisioni del regime, come se non si potesse fare diversamente (…). Si cominciava a parlare di manifestazioni di protesta e quando arrivò il 1989, ormai
tutto andava troppo veloce perché si potesse fermarlo. Il 1989 fu l’anno della nostra Sametonova
revoluce, la Rivoluzione di Velluto che mise fine al
regime comunista senza gi spargimenti di sangue
che invece ci furono in altri Paesi. La protesta era
cresciuta per tutto l’anno. A gennaio, nel corso di
una commemorazione di Jan Palach (lo studente
patriota che era ormai diventato il simbolo della
resistenza antisovietica, e che morì nel gennaio di
vent’anni prima dopo essersi dato fuoco in Piazza
San Venceslao), era stato arrestato anche Vaclav
Havel, che a fine dicembre sarebbe diventato presidente della Cecoslovacchia unita e il primo presidente della Repubblica Ceca (…)».
Colpisce, nelle pagine di Nedved, il costante riferimento alla vita quotidiana: d’altronde, come non
guardare costantemente a quella “Rivoluzione”
che non fu soltanto un accadimento politico, ma
anche -e soprattutto- umano.
Poi arrivarono l’Italia e …la Juve: per otto lunghi
anni, tra le gioie dei primi quattro e i “dolori” dei
secondi, questo ragazzo venuto dall’Est lascia una
traccia indelebile della sua permanenza nella solo
apparente fredda e distaccata Torino, città che -invece- sa bene come accoglierti: il resto lo avrebbe
fatto il calore di quella sterminata schiera di sostenitori per i quali Nedved sarebbe diventato un beniamino, uno di quegli esempi da imitare oltre che
uno di quei calciatori da collocare -di diritto- in
una sorta di “Hall of Fame”, di “Pantheon” della
contemporanea arte calcistica. Ed ecco la gioia incontenibile provata alla fine di un altro irripetibile
pomeriggio -«(…) Vincere sarebbe stato bellissimo
e il 5 maggio 2002 la fortuna, la nostra determinazione e la follia dell’Inter ci regalarono lo scudetto
meno atteso di sempre (…)»-, come la rabbia per
una finale di Champions League sudata a suon di
vittorie e mai giocata -«(…) Feci un fallo su McManamann e mi resi conto subito che mi sarebbe costato carissimo (…) Ero disperato, piangevo e non
volevo darmi pace (…)»-. «E poi ancora dolori,
questa volta da condividere con tutta la squadra,
con la società, con almeno 15 milioni di tifosi, disperati come non mai la sera di quel 14 luglio
2006, all’esito della velocissima sentenza di “calciopoli”».
«Scrivere questo libro è stato divertente, bello. Da
poco sono entrato nel Cda della Juventus, lo ha
voluto Andrea e gliene sono grato (…)».
Andrea Agnelli, figlio di Umberto il “Dottore”, è approdato alla guida della società il 28 maggio del
2010. Un “Agnelli” nuovamente sul ponte di comando della “Vecchia Signora”, fa notizia, riporta
alla memoria i fasti di un tempo, dritto dritto a quei
113 anni di gloriosa storia. «(…) Pavel è proprio
Marzo/Aprile 2011
questo: l’ho visto correre, soffrire, gioire, piangere
e ridere. Siamo diventati amici e abbiamo corso,
sofferto, gioito, pianto e riso insieme. In questi
giorni ha accettato di accompagnarmi in un’impresa, quella di riportare la Juventus dove le compete. Ha accettato di essere un amministratore della
Juventus perché ha mantenuto viva la fiamma di
una passione che anche in me non ha mai smesso
di ardere. (…)». ❑
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