alora abbiamo l’impressione che l’Evangelium vitae (vangelo della vita – lieto annuncio sulla vita), il grande documento che pone le basi e descrive le linee programmatiche della nuova dottrina sociale cristiana, si ignorata da gran parte degli stessi credenti praticanti. Dai più quella enciclica scritta da Giovanni Paolo II pubblicata il 25 marzo 1995, è stata collocata nelle biblioteche e viene considerata un testo che dà ordine a un aspetto particolare della morale – invece non è così. Si tratta di un documento di natura sociale, oltreché, ovviamente, religiosa e morale. Essa può e deve essere paragonato alla altra grande enciclica di Leone XIII, la Rerum novarum del 1893 che dette inizio alla presenza organizzata dei cristiani nella vita democratica, civile, culturale, politica delle nazioni. Il paragone è suggerito dallo stesso Giovanni Paolo II al n. 5 dell’Evangelium vitae: “Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia, e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un’altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce. Il suo è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani. Ad essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati”. Il pensiero dunque è questo: la questione della vita nascente di oggi è confrontabile alla questione operaia di un secolo fa. Perciò come a partire dalla meditazione sulla condizione operaia è stata costruita l’intera dottrina e l’intera azione sociale della Chiesa, così a partire dalla questione della vita nascente si può immaginare la elaborazione di una complessiva visione dell’uomo e della società, il prodursi di una nuova passione civile e morale, un nuovo appello di impegno culturale, sociale, educativo e politico a tutti gli uomini di buona volontà. Un tale appello è già contenuto nello stesso n. 5 della Una foto storica: Evangelium vitae. Ascoltiamolo: “Rispetta, Giovanni difendi, ama e servi la vita, ogni vita Paolo II firma umana! Solo su questa strada troverai giul’Evangelium vitae, è stizia, sviluppo, libertà vera, pace, felicità”. il 25 mazo 1995 Il Papa stesso ha chiamato il suo un “pres- 25 a GIORNATA PER LA VITA CHE FARE / Conoscere l’Evangelium vitae T Sì alla vita 48 gennaio 2003 PER SAPERNE DI PIU’ WWW.MPV.ORG ome per una forma di sclerosi, ogni volta che il Movimento per la vita entra nel dibattito pubblico, immancabilmente, con un copione che si ripete da anni, sparuti gruppi di donne, amplificati da giornali e tv, intrecciano danze e girotondi intonando lo stesso ritornello: “La 194 non si tocca. Il diritto all’aborto è una conquista delle donne. Indietro non si torna.” Purtroppo, indietro non si torna. Più di 4 milioni di bambini, grazie a questa “conquista” non potranno mai fare il loro girotondo. Centinaia di migliaia di donne porteranno nel cuore la tristezza. Donne che non hanno voce, proprio come i loro bambini non nati. Ci sono poi altre donne che non hanno voce e che celebrano quotidianamente, nella donazione, nel sacrificio, nel silenzio un vero e proprio inno alla vita. “Un nuovo femminismo al servizio della vita nello Stato e nella società”: questa è stata la risposta del Movimento per la vita italiano alle femministe che hanno cercato di disturbare il recente convegno nazionale dei Cav, a Torino. Il nuovo e vero femminismo c’è già: è quello delle tante operatrici dei Cav, che da ormai un quarto di secolo sono schierate dalla parte delle donne, aiutandole a superare le difficoltà che si possono presentare in occasione della maternità. Quello delle volontarie dei Centri e dei servizi di aiuto alla vita è un lavoro che si svolge nel silenzio, da sempre censurato dalla generalità dei media. Per questo il “nuovo femminismo” chiede visibilità. Già il servizio sul territorio dei Cav e dei Mpv diviene di per se stesso azione culturale forte, ma è neces- C continua a pagina 50 Sì alla vita 49 gennaio 2003 25 Un gruppo di femministe tenta di disturbare il recente convegno Cav di Torino GIORNATA PER LA VITA CHE FARE / Un nuovo femminismo a sante appello, in nome di Dio a tutti e a ciascuno” “affinché crescano giustizia e solidarietà e si affermi una nuova cultura della vita umana per l’edificazione di una autentica civiltà della verità e dell’amore” (n. 6 dell’Evangelium vitae). La lettura e lo studio del documento pontificio è dunque particolarmente importante per i politici, che dovrebbero essere i “costruttori della vita dell’uomo”. Essi non sono pochi, se pensiamo alle decine e decine di donne e uomini che sono parlamentari, consiglieri regionali, provinciali, comunali, ministri e amministratori legali, dirigenti di partiti e di varie formazioni sociali ad ogni livello, centrale e periferico. Quanti hanno letto la Evangelium vitae? Ma anche tra coloro che dovrebbero insegnarla e stimolarne l’attuazione: intellettuali e maestri, quanti ne hanno fatto oggetto di approfondita riflessione? E, poiché la costruzione della nuova civiltà è compito “di tutti e di ciascuno” . E’ lecita la domanda: quanti che in questo momento ci leggono, hanno tra le loro pubblicazioni preferite la “Evangelium vitae”? E un opuscolo che costa poco, che si trova facilmente in qualsiasi libreria cattolica, che lo stesso Movimento per la vita può fornire. Le azioni, le iniziative, i risultati sono generati dalle idee e dal pensiero. L’intelligenza e la fantasia operativa e persuasiva sono alimentate dalla meditazione e dallo studio. Questo nostro attuale Papa sarà ricordato come colui che, a forza di parlare e di insistere, ha fatto crollare il muro di Berlino, che separava l’oriente dall’occidente. Ma egli e, soprattutto, il Papa dell’uomo, dei diritti umani, e perciò, prima di tutto, del diritto alla vita. Non c’è diversità tra la forza che ha fatto crollare il muro di Berlino e quella che ora deva far crollare l’invisibile ma durissimo muro di incomprensione e divisione che percorre la questione della vita. In definitiva si tratta sempre e comunque della dignità umana. Leggere, studiare, imparare, meditare il lieto annuncio sulla vita umana è cosa che tutti possono e debbono fare. Non si tratta soltanto di esprimere gratitudine a Giovanni Paolo II. Si tratta anche di far crollare lentamente l’altro muro e realizzare una unità morale e civile feconda verso una nuova società.