Giornata per la vita 2015 il tema 16 gennaio 2015 L’enciclica Evangelium vitae compie vent’anni Il nuovo umanesimo parte da Firenze GIOVANNI PAOLO II firma l’enciclica Evangelium vitae nel suo studio privato. È il 25 marzo del 1995 da allora sono trascorsi venti anni ma c’è ancora chi vorrebbe mettere tra parentesi l’enciclica ed il suo magistero L’Evangelium vitae, pochi giorni dopo la prossima Giornata per la vita compirà venti anni. Ancora oggi quel patrimonio di insegnamenti è in gran parte sconosciuto. E questo nonostante quelle parole si siano dimostrate profetiche. Data la sostanziale coincidenza di date, la Giornata potrebbe essere l’occasione per riscoprire il patrimonio dell’enciclica di CARLO CASINI N el 2015, a pochi giorni dalla Giornata per la vita, ricorre il 20° anniversario della enciclica Evangelium vitae, di S. Giovanni Paolo II pubblicata il 25 marzo 1995. Spero che la ricorrenza non sia dimenticata. È una speranza che si scontra con qualche timore, perché ho l’impressione di un velo di silenzio steso su questo grandissimo documento. Invece una rilettura di questo scritto di Karol Wojtyla è particolarmente utile in questo momento di crisi della presenza cristiana nella vita pubblica italiana, nell’anno in cui a Firenze, nel novembre, tutte le componenti ecclesiali d’Italia sono convocate per riflettere sul tema “In Cristo un nuovo umanesimo”. A dimostrazione del carat- D avanti alla urgenza di rifondare un nuovo umanesimo che restituisca la dignità e la vita a un uomo oggi esaltato a parole ma mortificato di fatto la Chiesa in Italia ha convocato a Firenze, tra il 9 e il 13 novembre, il grande Convegno ecclesiale nazionale decennale che avrà per tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Il Convegno «affronterà il trapasso culturale e sociale che caratterizza il nostro tempo e che incide sempre più nella mentalità e nel costume delle persone, sradicando a volte principi e valori fondamentali per l’esistenza personale, familiare e sociale». «Pensiamo – è scritto nella “Traccia” di preparazione – che in un momento come questo la Chiesa che, come la definisce Papa Francesco, è un “popolo dai tanti volti”, abbia qualcosa da dire su che cosa significa essere umani al tempo della tecnica senza limiti, di una economia che ha perso l'aggancio con la realtà, di una natura che, sfruttata, si ribella, di mutamenti sociali e demografici profondi e di tante altre sfide. Per rispondere e non restare vittime di questo tempo, occorre decidere a quale concezione di umanità si vuol far riferimento. Crediamo che domandarsi che cosa significa essere umani oggi, alla luce del 'di più' della fede, possa portare un contributo a beneficio di tutti». Il Movimento per la vita sarà presente a Firenze e porterà il contributo dei suoi ideali e il frutto della sua ormai lunga storia e della sua esperienza. Intanto è convinto che la prossima Giornata per la Vita di Domenica 2 febbraio sia il miglior modo per cominciare il cammino che deve condurre tutti gli «uomini amati dal Signore» all’obiettivo di tornare all’idea vera di uomo, quella con cui il Creatore concluse il suo lavoro, definendola «è cosa molto buona». tere “sociale” dell’Ev rileggiamo un passaggio particolarmente significativo: “come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia e la chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un’altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dar voce, con immutato coraggio a chi non ha voce. Il suo è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani. Ad essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare i bambini non ancora nati.” Il riferimento alla Rerum novarum di Leone XXIII è impressionante. Dopo la fine dello Stato pontificio (1970) la Chiesa aveva chiuso per protesta le finestre sull’Italia. Quando le riaprì vide la categoria dei nuovi “calpestati” e dallo sguardo sulla “categoria” dei lavoratori nacque il nuovo, la contemporanea dottrina sociale della Chiesa, che in pensiero ed opere si è sviluppata in tutto il tempo alle nostre spalle. Che oggi occorra una nuova ripartenza, un nuovo slancio nel campo culturale, civile, sociale, politico è evidente. Lo riconoscono tutti. L’Ev indica il punto d’avvio: la contemplazione dei più piccoli e poveri tra gli uomini. Certo, non solo i concepiti minacciati di morte e di fatto distrutti a migliaia ogni giorno nel seno materno o nelle 17 gennaio 2015 Giornata per la vita 2015 il tema 18 gennaio 2015 provette dei laboratori biotecnologici. Ci sono altre categorie di donne e uomini che devono essere liberati dall’oppressione. Lo riassume bene la preghiera finale dell’Ev con la supplica “O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi” perché guardi al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dalla indifferenza o da una presunta pietà. Dunque tutte le persone hanno il diritto di vivere, ma l’elenco comincia con i non ancora nati. È la prima pietra. Impressiona la misura di questa categoria di “oppressi”: essi sono un numero “sconfinato” si tratta di un autentico dramma sociale, dalla cui presa d’atto bisogna ripartire per costruire il mondo nuovo, dove ritrovino fondamento e verità i diritti umani, l’eguaglianza, la democrazia, la solidarietà, lo sviluppo economico, la libertà, la pace. Dunque l’Evangelium vitae a buon diritto deve essere qualificata una enciclica sociale. Lo dichiara essa stessa al n. 101: “il vangelo della vita è per la città degli uomini. Agire a favore della vita è contribuire al rinnovamento della società mediante la edificazione del bene omune”. All’indomani del referendum sull’aborto del 1981, non ritenemmo di chiuderci nella rassegnazione della sconfitta. Esprimemmo il nostro sogno in una grande manifestazione fiorentina cui demmo titolo: “Vita umana e rinnovamento civile e politico” con riferimento diretto alla ricomposizione dell’area cattolica. A tanti anni di distanza potremmo restare sconfortati constatando la frantumazione del sogno: l’unità dei cattolici è finita in molti neppure più individuabili e co- munque irrilevanti cespugli; il diritto alla vita del concepito è totalmente estromesso dal dibattito pubblico al punto che le parole stesse sono censurate. Caduta la ragione principale che per decenni ha aggregato il consenso cattolico nella Dc, l’anticomunismo, era logica la dispersione se non emergeva come forza aggregante il nucleo essenziale della dottrina sociale della Chiesa. Se ciò che non è opinabile fosse divenuto esplicito e operante programma politico e non argomento residuale solo nelle tornate elettorali per ottenere un po’ di marginale consenso cattolico, la Dc non sarebbe scomparsa. E allora, se vogliamo cominciare un percorso di ricomposizione dell’area cristianamente ispirata è da lì che dobbiamo ricominciare. Sono formule su- 10_19 19 perate e solo di facciata le nuove definizioni di partito della Nazione, di centro o di centrodestra, popolari o scelta civica. C’è urgenza di un partito della Persona, che si lasci identificare, in primo luogo dal diritto alla vita da dichiarare in tutte le direzioni ma a cominciare da quello dei figli appena comparsi nella esistenza. Dovrebbe trattarsi di una ricomposizione politica vera e perciò strutturata e pronta a giocare unitariamente e sempre la sua forza ideale e politica. In questo 2015, comincerei a meditare seriamente e profondamente sul ruolo che l’Evangelium vitae potrebbe avere in questa nuova primavera. Francesco su vita e famiglia? Una roccia P ubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana il volume Gli insegnamenti di Jorge Mario Bergoglio Papa Francesco sulla famiglia e sulla vita 1999-2014, primo titolo della collana “Famiglia e Vita”, curata dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il volume riunisce 35 interventi del cardinale Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e oltre 130 interventi di Papa Francesco, tra Angelus, discorsi, messaggi, omelie, catechesi e meditazioni mattutine. Dal volume emerge come famiglia e vita siano due costanti punti di riferimento della odierna predicazione di Papa Francesco, ma come abbiano anche caratterizzato il suo magistero fin da quando era pastore della capitale argentina. Una lettura che dovrebbe tranquillizzare tutti coloro che paventano un ammorbidimento del magistero di Papa Bergoglio, dopo quelli profetici e determinati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. “Oggi, Papa Francesco parla come si esprimeva ieri il cardinale Bergoglio. Concetti chiari, immediati e diretti, che sensibilizzano i cuori, turbano le coscienze assopite e provocano le intelligenze. Questo, ci sembra, il suo itinerario culturale: si parte dal cuore per cambiare la coscienza, provocando l’intelligenza e la ragione”, scrive nella presentazione padre Gianfranco Grieco, capoufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia e curatore dell’opera. “Tra i punti più qualificanti della predicazione francescana di Papa Bergoglio – osserva nel saggio introduttivo l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia – emergono delle priorità significative: la ‘buona notizia’ della famiglia è una parte molto importante dell’evangelizzazione; la famiglia è una comunità di vita che ha una sua consistenza autonoma e i suoi diritti; la famiglia si fonda sul matrimonio tra un uomo e una donna; la passione per i due poli della vita familiare: l’infanzia e la vecchiaia; la famiglia deve vivere la gioia della fede; la famiglia trova in Gesù la vera gioia; il matrimonio è un cammino, mano nella mano, per sempre, per tutta la vita”. Sempre dal Pontificio Consiglio per la Famiglia arriva l’Enchiridion della famiglia e della vita. In oltre 3.500 pagine sono riuniti centinaia di documenti conciliari e magisteriali riguardanti la vita e la famiglia, che abbracciano un arco temporale di quasi sei secoli, a partire dal Decreto agli Armeni, redatto nel 1439 durante il Concilio di Firenze, fino ai più recenti interventi di Papa Francesco, passando attraverso 13 pontificati, da Pio VII a Benedetto XVI. 19 gennaio 2015