IL DSM ASL ROMA H PROMUOVE LA CULTURA
E LA PRATICA DELLA MUTUALITÀ
REGIONE
LAZIO
L’AUTO MUTUO AIUTO: UNA RISPOSTA
CONCRETA PER CRESCERE INSIEME
A CURA DI ROSA CAPORUSCIO
Nessun cambiamento
radicale può attuarsi in un
giorno, ma se ogni giorno è
dedicato al proprio radicale
cambiamento, questo
avverrà!
P.Menghi
A Favale Angelina,
che ci ha lasciato prematuramente, e
che per prima si è fidata e affidata al
movimento dell’a.m.a., superando stigma
e pregiudizi, con leggerezza e senso di
humor, diventando la prima facilitatrice
del gruppo “le Stelle Nascenti”.
Prefazione
La salute mentale in Italia non gode dappertutto di buona
salute, anzi! Nonostante la rivoluzione basagliana e la
Legge 180 sono ancora troppe le realta' dove i servizi di
salute mentale non offrono quelle prestazioni efficaci e di
qualita' che utenti e familiari giustamente si aspettano. In
questo panorama non esaltante ci sono, per fortuna,
diverse esperienze di eccellenza che sanno coniugare,
come è giusto, scienza e passione. Una di queste prende
le mosse dai gruppi dell'auto mutuo aiuto che sono
ritenuti dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' una
straordinaria opportunita' per offrire a utenti e familiari
con problemi di salute mentale, e più in generale con
disagi protratti nel tempo, delle occasioni privilegiate
dove promuovere responsabilita', consapevolezza,
promozione della propria salute. In questo modo i gruppi
di auto mutuo aiuto contribuiscono a offrire alle persone
percorsi di cura che uniscano efficacia, umanità e
centralità nel percorso di cura.
Anche a partire dalle esperienze dei gruppi di auto mutuo
aiuto è nato in alcune parti di Italia l’approccio del
fareassieme che si riconosce nel movimento nazionale
‘Le Parole ritrovate’. Le Parole ritrovate e il fareassieme
hanno costruito e offerto a decine di migliaia di persone
in tutta Italia la straordinaria opportunità di sapere
cogliere l’importanza del costruire percorsi di
condivisione e di alleanza positiva tra utenti operatori
familiari e cittadini. Un’alleanza e una condivisione che
parte dal riconoscimento del valore dell’esperienza e
perciò del sapere di ciascuno, nessuno escluso. Dal
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riconoscimento che in ciascuno oltre ai problemi ci sono
sempre e comunque bellissime risorse e che la
dimensione del cambiamento è sempre possibile. Su
queste basi sono nate in Italia pratiche di eccellenza dove
parlare di protagonismo di utenti e familiari non è solo un
slogan ma una pratica esistente e riconosciuta. Ne è un
ottimo esempio il libro di Rosa Caporuscio che ci porta
per mano in mondi di grande positività dove si coglie
concretamente come i gruppi di auto mutuo aiuto, il
fareassieme, il movimento de Le Parole ritrovate ci
permettono di raggiungere traguardi altrimenti insperati e
per tanti utenti e familiari di uscire dalle sacche della
disperazione e dell’impotenza. Grazie Rosa e buon
viaggio al tuo libro !
Renzo De Stefani
Direttore del DSM di Trento
Ci troviamo in una fase di passaggio dei Dipartimenti di
Salute Mentale: spinti dalla crisi economica e politica, e
con la consapevolezza di cercare di contribuire al
cambiamento in maniera significativa anche attraverso il
nostro modo di operare, ci dobbiamo rendere conto di
trovarci di fronte a un bivio: o riusciamo a entrare negli
aspetti costruttivi del meccanismo di questo passaggio, o
rischiamo di subirlo.
Per approdare ad una nuova concezione del Servizio
dobbiamo dire la nostra e allargare la partecipazione
della cittadinanza in modo attivo, in un percorso di cura,
condividendone obiettivi e percorsi.
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La cultura e la pratica della mutualità è un campo
importantissimo, fertile, che apre delle prospettive
possibili, fattibili; dove c’è l’impegno i risultati si
vedono, dobbiamo cercare di espandere tale realtà.
L’AutoMutuoAiuto (A.M.A.) è una pratica consolidata di
intervento nell’ambito della salute, che pur trovando
origine nel campo della salute mentale, si estende ormai
nelle più diverse condizioni di disagio, bisogno e
necessità delle persone.
L’A.M.A. stimola la partecipazione, sviluppa il senso di
responsabilità, accresce l’autostima e l’autonomia dei
partecipanti, che vedono, nella condivisione dei comuni
problemi e nel confronto delle esperienze, un modo per
migliorare il proprio vissuto ed affrontare le difficoltà
della propria vita.
L’esperienza dell’A.M.A. nel territorio della ASL RMH,
si è andata sviluppando nel corso degli ultimi anni con il
generoso contributo di molti operatori, cittadini, utenti e
familiari di pazienti, fino a raggiungere una presenza
significativa in tutti i Distretti, anche se disomogenea.
La varietà dei temi aggreganti i gruppi, segno della
trasversalità della pratica, arricchisce la pratica
dell’A.M.A., confermando la sua utilità, efficacia ed
economicità.
Questo lavoro raccoglie le esperienze maturate in questi
anni nella ASL RMH, ed è caratterizzato dalle narrazioni
di molti dei partecipanti, dai loro vissuti, dalle aspettative
e dai risultati raggiunti.
Donato Leccisi
Direttore del DSM ASL RMH
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<<Sono contenta di aver vissuto da vicino alla stesura di
questo libro in qualità di tirocinante e di aver conosciuto
una nuova ed integrativa realtà comunitaria. Si coglie
bene l’intento delle novità rappresentate dalle
testimonianze riportate nel libro: esse aggiungono una
diversa comprensione della sofferenza e un’arricchente
prospettiva orientata al superamento di uno stigma
psichiatrico.
Le stesse testimonianze hanno reso questo scritto
singolare, poiché hanno permesso di entrare nel vivo
delle emozioni e dei cambiamenti di crescita
condivisa.>>
Marialba Albisinni
Psicologa-Psicoterapeuta
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1. Introduzione
Ho cominciato a dedicarmi alla promozione dell’attività
dell’auto mutuo aiuto nel 2004, all’interno del Centro di
Salute Mentale di Velletri, dove opero come
psicoterapeuta, dopo aver partecipato ad un corso di
formazione sull’auto mutuo aiuto di matrice trentina.
Ho conosciuto tale realtà più da vicino due anni dopo,
attraverso la partecipazione ad un Convegno Nazionale di
“Le parole Ritrovate”.
Ho capito subito che all’interno di un gruppo di auto
mutuo aiuto possono accadere tante cose interessanti per
accrescere e modificare la coscienza di sé e dell’altro in
termini evolutivi.
Ma ciò che più ha suscitato la mia attenzione verso l’auto
mutuo aiuto è la potenzialità che esso porta dentro di sé,
che definirei “la promozione di un cambiamento
attraverso la condivisione”.
Se per cambiamento intendiamo un’attivazione delle
nostre risorse interne per affrontare i problemi in termini
operativi e propositivi, uscendo dall’ottica delegante e
assistenzialistica, allora la condivisione è il primo passo
verso una consapevolezza della propria responsabilità
personale. Dunque, in linea con ciò che istituzionalmente
siamo chiamati a fare, in linea con quanto è richiesto al
tessuto sociale affinché impari ad essere più accudente ed
includente nei confronti di chi soffre di disagio mentale,
l’a.m.a., ho pensato, si può inserire accanto all’attività
ordinaria e tradizionale che si svolge all’interno del
Centro di Salute Mentale.
Rimanevano comunque dentro di me dubbi e perplessità
legati all’idea che trovavo paradossale attraverso lo
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sguardo di psicoterapeuta: come può un gruppo di
sofferenti dello stesso problema, invischiati nello stesso
tipo d’impasse, essere in grado di farcela senza l’aiuto di
un esperto professionista?
Ho voluto tentare: mi sono lanciata nello sperimentare
personalmente cosa accade nel creare, promuovere,
sostenere un gruppo a.m.a. e mentre sperimentavo,
osservavo attentamente le dinamiche, le emozioni e i
pensieri espressi all’interno del I gruppo che intanto si
era formato.
E’ stato come immergermi in un’alchimia di emozioni,
sentimenti, sensazioni a volte disordinate, contrastanti, a
volte addirittura conflittuali, per cui per molto tempo ho
dovuto faticare per non esercitare il ruolo di
psicoterapeuta.
Successivamente, il gruppo ha cominciato a comprendere
che si poteva fidare di se stesso e delle competenze di
ognuno di loro e si è reso conto che non era quello il
contesto dove si potevano rivolgere a me per questioni
più intrinseche al mio ruolo di psicologo nel Centro di
Salute Mentale.
Gradualmente, la comunicazione ha acquisito sempre più
una strutturazione di tipo circolare, e in punta di piedi, mi
sono allontanata con grande fiducia nei confronti dei
singoli partecipanti che ormai avevano imparato ad
essere autonomi, contenta della nuova identità che si era
formata: si poteva festeggiare la nascita del I gruppo di
a.m.a., “Le Stelle Nascenti”, questo è il bel nome con cui
si è definito.
Da allora ad oggi sono nati altri gruppi di a.m.a., sono
stati fatti altri viaggi formativi ancora a Trento e a
Brescia, sono stati sensibilizzati e formati operatori,
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utenti e familiari. Percorso utilissimo per diventare
coscienti di essere tutti “cittadini attivi” che possono
concorrere, insieme alle istituzioni e in complementarietà
con esse, a rendere questo mondo un po’ più attento alle
scelte che si fanno in ogni ambito, per assolvere al primo
grande importante compito che è quello di promuovere,
mantenere e tutelare la nostra salute.
Attualmente si percepisce una crisi dei legami sociali,
provocata dalla caratterizzazione di competitività,
isolamento, individualismo; l’epoca in cui viviamo è
definita post moderna, si parla di paura liquida, di
mancanza di prospettive per il futuro, di società
dell’incertezza, si assiste ad un aumento di indifferenza e
un generalizzato senso di malessere si riflette spesso
nella realtà quotidiana, tempestata tra l’altro di cattive
notizie e di profezie disastrose … Ad aggravare
ulteriormente la situazione è anche la crisi economica
che stiamo vivendo. Questo stato di cose determina
l’ampliamento del senso d’impotenza e la facile reazione
difensiva verso una chiusura fatta di diffidenza,
soprattutto all’interno della fascia sociale più debole, che
è dotata di meno strumenti e maggiori disagi.
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2. DALL’ISTITUZIONE
ALLA
POTERE TRASFORMATIVO
REALTÀ S OCIALE:
DEI
GRUPPI
DI
MUTUO AIUTO
 Le parole ritrovate
 Perché sostenere i gruppi di
a.m.a
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IL
AUTO
2. Dall’Istituzione alla Realtà Sociale: la Potenzialità
Trasformativa dei Gruppi di Auto Mutuo Aiuto
“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste
ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la
società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la
ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la
psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di
eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere”.
Basaglia
..e se invece il “malato mentale” fosse accolto, visto nei
suoi bisogni, ascoltato, sostenuto nelle sue aree sane,
considerato con attenzione come interlocutore non solo
nelle strutture preposte alla sua cura e assistenza, ma da
tutti, includendolo anche nell’ambito della quotidianità in
generale, se pur con le sue fragilità?
E’ possibile investire la nostra energia e il nostro
impegno per concretizzare un’organizzazione sociale più
rispondente ai bisogni e ai valori umani quali quello di
riconoscimento, unicità e appartenenza, di affermazione,
di socialità, di amore, di realizzazione, sapendo sostenere
l’altro seppur “diverso” da se stessi?
Se così fosse, forse potremmo avvicinarci a quell’intento
che già quarant’anni fa Basaglia ha cercato di
determinare istituendo
la chiusura dei manicomi,
restituendo la dignità a chi gli era stata tolta; ma
soprattutto, potremmo definirci fieri di appartenere ad
una società che fonda le sue radici sulla conoscenza di sé
e dell’altro, sul rispetto, inteso nella sua forma più
profonda che significa tra l’altro saper accettare i limiti di
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ognuno senza dover imporre la propria lettura della realtà
come la più valida; sui valori, che aiutano a sentirsi di
appartenere tutti allo stesso destino, per cui, piuttosto
che darsi da fare per valere sull’altro in forme più o meno
consapevoli di competizione, “usarsi” per cooperare,
per promuovere una diversa prospettiva culturale basata
sulla solidarietà e sul sostegno reciproco.
Utopia? Personalmente ciò che ho imparato è che a
domande più grandi di noi possiamo cercare di
rispondere tendenzialmente in due direzioni opposte: la
prima è quella caratterizzata dall’impotenza, dal
lamento,
con
conseguente
passività
e
deresponsabilizzazione personale.
La seconda, è quella di collocarsi in coerenza con quello
che si sente giusto e desiderabile, e quindi agire di
conseguenza.
Scegliendo la seconda modalità, si concorre nel proprio
piccolo, a realizzare cambiamenti anche nella direzione
di qualcosa che viene definito “ utopia”.
2.1 Le Parole Ritrovate
“Il disagio psichico, la malattia mentale, qualunque cosa
sia per ciascuno di noi, ci può dividere o ci può unire, ci
può fare sentire profondamente soli, ci può dare
occasione e motivo di condivisione e di unità di intenti e
di emozioni. Può valorizzare la radice profondamente
umana, e quindi comune, presente in ogni esistenza, sana
o sofferente che sia”.
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“Non si tratta semplicemente di dare la parola a chi non
l’ha sinora avuta, si tratta piuttosto di trovare assieme le
parole.”
Il movimento culturale “Le parole Ritrovate” nasce nella
realtà trentina una ventina di anni fa per volere dello
Psichiatra Renzo De Stefani, Direttore del Dipartimento
di Salute Mentale di Trento, che da molti anni lavora
nella direzione di creare condizioni affinché gli utenti
psichiatrici abbiano non solo maggiore consapevolezza
del loro potere personale, ma anche possibilità di azione
nel sociale.
In tale filosofia viene considerato elemento
determinante, anche nella creazione di contesti di cura,
la collaborazione tra utenti e familiari coinvolti in un
processo in cui le persone con disagio mentale
partecipano attivamente alle decisioni che le riguardano;
in questo modo la fiducia e la speranza di cambiamento
sono favorite dal clima positivo che viene generato.
L’approccio “fareassieme” promuove nuovi stili di
intervento e migliora la qualità delle prestazioni dei
Servizi di Salute Mentale.
Gli “UFE” (Utenti Familiari Esperti) sono nati nel
Servizio di Salute Mentale di Trento circa 10 anni fa
come risultato del “fareassieme” di utenti, familiari e
operatori. La forza degli “UFE” sta nel saper trasmettere
agli altri il sapere maturato dalla loro esperienza
personale a contatto con la malattia psichiatrica. La loro
presenza nelle diverse attività dei servizi psichiatrici
promuove qualità delle prestazioni perché si favorisce la
condivisione, il protagonismo attivo e la centralità
dell’utente in sinergia con il personale specializzato.
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Nella coesistenza di queste realtà l’auto- mutuo aiuto può
rappresentare lo “start” iniziale del processo di
coinvolgimento personale, rivestendo il ruolo di un
importante anello di congiunzione tra gli stessi utenti, tra
gli utenti e il sociale più vasto, tra il sociale e i servizi,
contribuendo a diffondere la cultura e la pratica della
mutualità attraverso la strutturazione di un lavoro di rete.
 Da Testimonianza Partecipazione al Convegno “Le
Parole Ritrovate” 2009
Non capita spesso, dopo 30 anni di lavoro, di riuscire a
stupirsi della diversa tonalità che può assumere il
contatto con le persone che hanno un disagio mentale
fuori dalle mura domestiche di un CSM o di una
comunità o di un qualsiasi altro luogo dove l’incontro
molte volte è solo con il disagio e non con la persona.
Infatti nei nostri luoghi di cura non sempre è possibile
andare oltre quella cortina di fumo che è la malattia, la
quale riesce a nascondere l’umanità, la storia, la
personalità , le risorse sane di chi ti chiede aiuto, o
almeno riesci a trovare uno spiraglio soltanto dopo
molto tempo.
Qui, in questo spazio di incontro che sono “le Parole
Ritrovate”, il contatto con l’altro è immediato, forse
perché la comunicazione non passa attraverso il sintomo
ma attraverso un progetto comune che in breve si può
definire “lotta allo stigma ed al pregiudizio”, ed è
proprio questa unità d’intenti a rendere tutto più visibile
attraversando “velocemente” la cortina di fumo che
divide l’uomo dall’uomo.
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Di ritorno da Trento e dalle sue “Parole Ritrovate ” ...
ho ritrovato delle immagini dei miei primi soggiorni
estivi dove.. partivamo da soli noi operatori, con un
mondo che appena aveva aperto gli occhi sulla realtà
“oltre il cancello”, insieme a delle persone, da poco
deospedalizzate che avevano conservato ben poco della
loro storia e della loro identità …. avevano perduto nei
loro anni di manicomio non solo la speranza ma anche
la loro dignità.
Partivamo soli e tornavamo soli ... noi ... loro … e le
nostre storie personali.
Cosa dire oggi di fronte ad un cittadino/utente che vuole
dire la sua e partecipare a pieno diritto alla promozione
della salute insieme ai suoi familiari, ai suoi amici, agli
operatori e a tutti coloro che vogliono e che desiderano
gridare il loro diritto ad “esserci” come parte
propositiva e dialettica di una cittadinanza attiva?!
Vilelma Spaccatrosi
 Da Testimonianza da Convegno di Brescia 2010
Velletri,15/10/2010
Come di consueto invio i nostri commenti rispetto al
soggiorno formativo svolto a Brescia in occasione del
VII Convegno Nazionale sull’Auto Mutuo Aiuto,
esperienza importante, sia per il riscontro del fatto che la
cultura e la pratica della mutualità è ormai estesa in
molti ambiti e in molte città d’Italia, sia del fatto che
essa si può definire il primo nucleo fondante del
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“Fareassieme”. Infatti, come nel Convegno de “Le
parole Ritrovate” di Trento, le testimonianze intervenute
hanno confermato quanto si può fare se si decide di
collaborare e d’investire le proprie energie verso una
direzione comune.
Esperienze di solidarietà, di lavoro comune, nate dal
nulla se non dalla buona volontà di utenti, operatori,
familiari, concepibili come piccole gocce se prese
singolarmente, ma che prendono la forma di un torrente
se percepite nella totalità, esperienze che stanno
trasformando non solo realtà quotidiane, ma stanno
strutturando percorsi di speranza e apertura verso una
reale sinergia tra servizi psichiatrici e cittadinanza.
Al riguardo mi hanno colpito tre situazioni:
- la prima un’ esperienza portata da un genitore di un
ragazzo con problemi psichiatrici che, insieme ad
altri genitori, attraverso l’a.m.a., ha deciso di
coltivare un appezzamento di terreno di proprietà
insieme agli altri familiari e i loro figli,
semplicemente per stare, lavorare e perché no?
assaporare insieme i frutti del proprio lavoro.
E’ questo a mio avviso un bellissimo esempio di azione
intrapresa dai familiari per affrontare il bisogno di
contatto, di condivisione, di apertura, di impiegare il
tempo proprio e dei propri figli in modo costruttivo,
affiancandosi con intelligenza al lavoro degli operatori
dei servizi psichiatrici, in modo autonomo e attivo.
- Il secondo esempio si è svolto in un reparto
cardiologico di un ospedale, dove un’infermiera ha
avuto l’idea di fare un gruppo ama tra i ricoverati,
riuscendo nel tempo a far sì che le persone operate
al cuore
strutturassero, attraverso la loro
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disponibilità, un supporto a chi doveva ancora
affrontare l’operazione chirurgica, il tutto svolto in
un clima caldo e accogliente.
- L’altra bella testimonianza è stata quella portata da
un gruppo ama di adolescenti, di soli 14,15,16 anni
(!) che si sono denominati “I Cavalieri di S.
Valentino” ad indicare l’intenzione di sviluppare in
sé e negli altri l’amore per la vita. Non basterebbero
molte pagine se volessi descrivere le tante iniziative
che sono state condivise nei tre giorni di lavoro, per
altro molto ben organizzati.
Il Convegno, inoltre, ha ben espresso come si sta
delineando una realtà sempre più complessa nell’ambito
dell’a.m.a., infatti molti degli interventi sono state delle
riflessioni sulla necessità di chiarimenti sul ruolo degli
operatori, dei facilitatori, dei volontari... sulla
formazione, sulla metodologia, sul significato stesso
dell’ama e sulla possibile misura della sua efficacia …
Numerosi i temi affrontati nei rispettivi workshops
esperienzali, alcuni dei quali molto condivisi, come
l’elaborazione del lutto, l’efficacia dell’a.m.a., la
separazione, la genitorialità, il dopo di noi ...
Tutto questo mostra a chiare lettere che una breccia si è
aperta! Che il movimento del “Fareassieme” sta
trasformando lentamente quella cultura in cui l’utente,
soprattutto quello psichiatrico, si sentiva solo “utente”,
quasi senza proprie responsabilità in un percorso di
cambiamento, e l’operatore come colui che doveva
“guarire”.
Rosa Caporuscio
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 Da Testimonianza Convegno Brescia
Prima di tutto questo Convegno mi ha dato la possibilità,
finalmente, di fare un viaggio da sola dopo 35 anni di
matrimonio. Era ora!!!
Brescia è stata una vera scoperta.
Città bella a misura d’uomo, ricca di storia, abitanti
accoglienti. Devo dire che la disponibilità degli
organizzatori è stata quasi commovente. Mi sono sentita
accolta in un posto dove tutti parlavano la stessa lingua.
Finalmente la parola a.m.a. era comune a tutti.
Ho notato come specialmente per il nord Italia, questa
pratica ormai è una vera e propria realtà, è una vera
risorsa dove attingono gli operatori ma anche i semplici
cittadini. Noi del centro ne dobbiamo ancora fare di
strada!!!!! Ma non ci scoraggiamo. Ce la faremo!!
I contenuti del convegno sono stati tutti molto
interessanti, totalmente inerenti al tema: Condivisione e
Autenticità.
L’intervento che mi ha colpito di più è stato quello della
prof.ssa M.Sclavi, la quale dibatteva sull’ascolto attivo,
importantissimo nella comunicazione, poiché ti dà la
possibilità di ascoltare l’altro senza giudicare, dandogli
l’opportunità di esprimere il suo pensiero nella massima
libertà.
Con questa pratica la comunicazione diventa veramente
un’occasione di crescita individuale.
Quello che mi ha colpito di più in assoluto, sono stati i
workshop, tutti con tematiche diverse. Quelli a cui ho
partecipato sono stati: “ Ansia e Depressione”
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e “ Nodi critici del facilitatore”, temi a me molto vicini,
poiché sono problematiche in cui mi scontro
continuamente nella mia vita attuale.
Gli argomenti sono stati dibattuti da tutti, ognuno ha
portato la sua esperienza creando un’ atmosfera che ti
dava la percezione di stare in un normale incontro del
tuo gruppo.
Quello che mi ha fatto riflettere di più è stato che,
nonostante mi trovassi con persone a me sconosciute,
non ho avuto nessuna difficoltà ad esprimere il mio
pensiero.
Per concludere: tutto bello, ma se proprio devo fare una
critica, potrei dire che in futuro questo convegno
nazionale dell’a.m.a. mi piacerebbe fosse dibattuto sia
dai cosiddetti esperti, ma soprattutto dai semplici
cittadini che usufruiscono della pratica a.m.a.
Alcune volte le esperienze dirette fanno capire di più di
un’ argomentazione professionale!!!!
Saluto tutti con l’augurio di rivederci nei prossimi
convegni.
Nanda
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2.2 Perché sostenere i gruppi a.m.a.
“Bisogna creare una realtà sensibile alla conoscenza
dell’importanza di una dinamica basata
sull’ aiutare ed essere aiutati per facilitare sempre più la
creazione di una società sensibile all’etica delle relazioni
umane.” ( A.Ossicini).
“Il sostegno emotivo può aiutare a rafforzare i sistemi
immunologici e perciò rallentare i processi della
malattia” (J.Liss).
Cassel identifica il legame che si struttura nei gruppi di
sostegno sociale come un forte meccanismo di protezione
della salute dell’individuo.
“Oggi l’attenzione è rivolta ai servizi dedicati alla
guarigione. La guarigione è stata definita in termini di
processo di cambiamento attraverso il quale gli individui
migliorano la loro salute e benessere, vivono una vita
auto-diretta, e cercano di esprimere il loro pieno
potenziale (SAMHSA,2011). Il sostegno dei pari, grazie
al quale si dà e si riceve aiuto, fondato sui principi
basilari di rispetto, responsabilità condivisa e accordo su
ciò che è utile, ha dimostrato di rivestire un ruolo
importante nell’orientare i servizi verso la guarigione.”
Sebbene la nozione di “auto mutuo aiuto”, o come viene
spesso denominato a livello internazionale “Peer
Supporters”, non sia rappresentata da un univoco
concetto, ma include una serie di fenomeni interpretabili
in diversi modi, da diversi anni sta concentrando
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l’attenzione di diversi studiosi di diverse discipline, i
quali concordano su quanto la bontà della collaborazione
reciproca abbia effetti sia a livello diretto sull’individuo
nel campo della prevenzione e mantenimento della
salute, sia a livello indiretto, come fonte di sviluppo
culturale capace di includere e di essere aperto al
“diverso”.
I gruppi a.m.a. si prefiggono l’obiettivo di aiutare la
persona a raggiungere una ridefinizione della propria
condizione esistenziale, ad acquisire forza per affrontare i
vari ostacoli che s'incontrano per ottenere il
riconoscimento dei propri diritti e dei propri bisogni, a
sperimentarsi protagonisti attivi e integranti del tessuto
sociale in cui si vive, recuperando il proprio valore
personale. Il beneficio di potersi raccontare e di
rispecchiarsi in chi ha, o ha avuto, lo stesso problema può
essere grande. Non sentirsi soli, sentire riconosciute le
proprie emozioni e le proprie sofferenze, stringere nuove
amicizie, organizzare costruttivamente il proprio tempo,
aiuta a crescere, a sentirsi compresi, a liberare energie
spesso immobilizzate e imprigionate in costrutti mentali
poco funzionali costituiti in un tempo spesso remoto e
non più aggiornato.
La condivisione dei problemi facilita la “rivelazione di
sé”, ossia il racconto delle storie personali, dei vissuti,
con la possibilità di rielaborare le proprie esperienze,
grazie anche all’ascolto attento e alla restituzione
riflessiva degli altri, recuperando nuovi significati che
arricchiscono la consapevolezza personale e diventano
stimolo anche per quella altrui.
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Crediamo nella possibilità che attraverso tale strumento
le persone che soffrono di disagio mentale e i loro
familiari possano migliorare la qualità della loro vita,
avviare un percorso di lotta contro lo stigma e il
pregiudizio di cui spesso sono investiti, creare le
condizioni per strutturare nuovi legami affettivi nati sulla
base di una condivisione dello stesso problema.
In genere ciò che accade nel frequentare un gruppo di
auto mutuo aiuto è che si può ottenere un maggior
rilassamento, una sensazione di appartenenza, e questo
procura calore. Il gruppo è accoglienza di sé e dell'altro,
ma anche una piattaforma dalla quale possono partire
azioni, idee, coinvolgimento, dinamicità, desiderio di
fare.. e quindi la possibilità di uscire fuori dal proprio
guscio.
Inoltre l’a.m.a. può essere una possibilità di risposta
sociale importante che interviene capillarmente, a basso
costo, a forte sostegno affettivo, inteso come recupero di
quei legami sociali perduti, o fragili, poiché in esso si
possono sperimentare accettazione e universalità dei
propri sentimenti.
In sintesi il gruppo a.m.a. risponde in grado diverso, a
seconda dell’orientamento, a due funzioni fondamentali
ed entrambe trasformative: la prima, individuale, di
supporto, e la seconda, sociale, verso la sensibilizzazione
e il cambiamento della comunità entro cui il gruppo è
inserito.
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“Tu solo ce la puoi fare, ma non ce la puoi
fare da solo”
26
3. IL
SALUTE
DELLA
DIPARTIMENTO
RUOLO DEL
MENTALE
CULTURA
E
COME
LA
PROMOTORE
PRATICA
MUTUALITÀ
27
DELLA
DELLA
3. Il ruolo del Dipartimento della Salute Mentale
come promotore della Cultura e la Pratica della
Mutualità
“La salute vive e cresce nelle piccole cose di tutti i
giorni, a scuola, sul lavoro, in famiglia: la salute si crea
avendo cura di se stessi e degli altri, sapendosi
controllare e decidere dei propri comportamenti, facendo
in modo che la comunità in cui si vive favorisca la
conquista della salute per tutti.” (carta di Ottawa 1984).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita i Centri di
Salute Mentale ad adottare un’ottica di decentramento, ad
integrare meglio gli aspetti socio sanitari, a sviluppare la
cooperazione tra agenzie pubbliche e private, a favorire
la prevenzione e la promozione della salute, e, nello
specifico, a sviluppare forme di auto mutuo aiuto.
Le Linee d’Indirizzo Nazionali per la Salute Mentale
indicano che:
“La domanda e i bisogni di salute mentale si sono
modificati in modo rilevantissimo e continuano a
modificarsi in modo straordinariamente rapido, più
rapido in generale della capacità di adattamento dei
servizi.
Pur essendo impossibile identificare rapporti causali tra
fenomeni sociali complessi e disagi individuali, non vi è
dubbio che le trasformazioni demografiche, economiche
e sociali nel nostro paese hanno mutato il volto delle
nostre comunità e dei loro bisogni di salute. (..) Si assiste
all’allentamento e a volte alla lacerazione delle reti di
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supporto sociale informale (famiglia, vicinato,
organizzazioni non professionali) che costituivano la
maggior quota del capitale sociale delle nostre
popolazioni. Di fatto i cittadini italiani sono mediamente
più ricchi, più sani, e istruiti, ma più diseguali tra loro e
probabilmente più vulnerabili in condizioni di difficoltà,
incluse malattie ed altre forme di disagio psichico.”
“Il Dipartimento della Salute Mentale, cogliendo la
crescente capacità degli utenti, dei loro familiari, delle
loro associazioni, ad affermare autonomamente l’area dei
propri bisogni e delle risposte da loro attese, deve operare
affinché siano favoriti livelli partecipativi che esprimano
il raggiungimento di obiettivi come: la scelta di
un’organizzazione dipartimentale al servizio del
territorio, aperta alla partecipazione della popolazione
interessata; la promozione di politiche condivise
nell’ambito della progettualità congiunta con gli enti
locali .. I Servizi di Salute Mentale favoriscono..una
cultura e una pratica che privilegiano (…) lo sviluppo di
un ruolo attivo delle persone (individualmente e
collettivamente) nel fronteggiare disagi.”.
In linea con quanto sopra menzionato ci piace concepire
il Dipartimento di Salute Mentale come un Servizio
Territoriale che non solo assiste e cura i propri pazienti,
ma li sostiene e li concepisce come interlocutori
importanti con i quali dialogare affinché si pensi assieme
al modo migliore per affrontare i vari ordini di difficoltà
che entrano in gioco nel processo di cura. Il Dipartimento
di Salute Mentale vuole porsi in termini interattivi con il
territorio e la cittadinanza, e concorrere a creare insieme
29
ad essa una “dinamica sociosanitaria” sempre più
rispondente ai bisogni reali che emergono. A tal fine, tra
le altre attività, da diversi anni come Dipartimento di
Salute Mentale stiamo lavorando per diffondere la pratica
dell'auto mutuo aiuto, cercando di lavorare in rete,
insieme agli altri servizi. A titolo di esempio anni fa è
stato ideato e realizzato in via sperimentale un progetto
mirato a combattere lo Stigma e il Pregiudizio verso il
disagio mentale e a promuovere l’auto mutuo aiuto.
Si sono sensibilizzati gli studenti e gli insegnanti di un
Istituto Scolastico Superiore di Velletri al tema del
disagio mentale per aumentare a) la consapevolezza
dell’atteggiamento personale nei confronti del disturbo
mentale, b) la propria disponibilità a superare eventuali
forme di pregiudizio, c) il senso di responsabilità
personale ad accogliere e sostenere le persone affette da
disturbo mentale, d) promuovere i gruppi a.m.a..
Al riguardo è interessante riportare alcune considerazioni
emerse dal lavoro con i ragazzi:
I questionari somministrati hanno evidenziato in maniera
molto chiara che sebbene i ragazzi abbiano una buona
disponibilità al rapporto con persone affette da disagio
mentale e siano propensi alla comprensione, la grande
“ignoranza” sul tema e la non conoscenza effettiva di
cosa significhi essere un “malato mentale”, impediscono
un rapporto senza pregiudizi. In particolare nelle
domande in cui si richiede in modo generico
l’atteggiamento che si stabilisce verso “il malato
mentale”, le risposte sono in maggioranza di
comprensione, quando però viene chiesto se per es. il
malato mentale può lavorare, avere figli, essere una
30
risorsa per la comunità ecc …, allora la maggioranza
delle risposte risulta: “vero in parte” o “non so”.
Emergono sentimenti di timore circa la imprevedibilità e
la difficoltà di comunicazione, sebbene sia presente
anche disponibilità e propensione all’aiuto. Altre risposte
fanno capire che non c’è proprio la conoscenza di
strutture, leggi, associazioni, servizi e termini relativi al
tema. Un solo studente conosce i gruppi di a.m.a.
Si conclude che la persona affetta da disagio mentale non
provoca di per sé avversione, ma che l’ignoranza può
strutturarsi in una cultura sociale fortemente
stigmatizzante, se non è contrastata da una buona
informazione, che potrebbe essere sostenuta da scuole,
mass-media e servizi sociosanitari. (Appendice A)
Inoltre in questi anni sono stati realizzati dalla Direzione
del Dipartimento della Salute Mentale diversi corsi di
formazione alla Cultura e alla Pratica dell’Auto Mutuo
Aiuto che ha coinvolto operatori dei diversi Servizi
(Centri di Salute Mentale, Servizio Psichiatrico di
Diagnosi e Cure, Centri Diurni Psichiatrici, Area della
Procreazione Cosciente e Responsabile, Poli Ospedalieri
della nostra ASL, Unità Operativa Neuropsichiatria
Infantile). Si è voluta adottare una modalità orientata a
favorire, attraverso laboratori esperienziali, la
partecipazione diretta di utenti che, in prima linea con la
loro testimonianza, hanno preso parte attiva al percorso
formativo, comunicando il cambiamento ottenuto anche
attraverso l’esperienza dell’auto mutuo aiuto.
Si svolgono riunioni mensili organizzative a livello
Dipartimentale in cui sono presenti tutti gli operatori
31
referenti dei Centri di Salute Mentale con la finalità di
promuovere ed omogeneizzare la cultura e la pratica
della mutualità nei vari territori di appartenenza.
Si svolgono intervisioni con regolarità attraverso incontri
mensili con la finalità di offrire condizioni per scambiare
opinioni, confrontarsi, affrontare le varie difficoltà
incontrate nei gruppi e nel ruolo di facilitatore.
Si organizzano iniziative divulgative per la promozione
della cultura e la pratica della mutualità.
Si sta lavorando nell’ambito della ricerca per definire
degli strumenti di valutazione dell’efficacia dell’a.m.a..
Il Dipartimento di Salute Mentale si pone quindi come
mediatore-facilitatore, nel territorio di competenza,
mettendo a disposizione il tempo di alcuni operatori, per
informare e per formare la cittadinanza in modo che essa
stessa si scopra come risorsa nella promozione della
salute mentale attraverso l’auto mutuo aiuto.
32
4. L’OPERATORE DEI SERVIZI:
IL PASSAGGIO DAL RUOLO TRADIZIONALE AL
RUOLO DI PROFESSIONISTA
“CATALIZZATORE ”
 Dal curare al prendersi cura
di … l’auto mutuo aiuto come
strumento di crescita
 Dalla dipendenza
all’autonomia: cosa accade
quando l’utente si espone in
un gruppo a.m.a. senza la
presenza di un “esperto”?
33
4. L’operatore dei Servizi: Il passaggio dal ruolo
tradizionale al ruolo di professionista “catalizzatore”
L’operatore, sia esso medico, psichiatra, psicologo,
educatore professionale, infermiere, assistente sociale,
che vuole entrare nella dinamica dell’a.m.a., può scoprire
che il suo ruolo professionale può rimanere inalterato, nel
senso di responsabilità specifica, anche se cambia
atteggiamento: da esperto “autoritario” può trasformarsi
in un professionista “catalizzatore” arricchendosi di una
valenza umana che va al di là della specifica competenza,
utilizzando il suo sapere e il suo ruolo anche per creare le
condizioni per attivare nuovi gruppi di a.m.a., oppure
nell’inviare, nel motivare i suoi utenti a sensibilizzarsi
verso la cultura della mutualità e del fare assieme ove i
gruppi di a.m.a. già esistono.
4.1 Dal curare al prendersi cura di … l’auto mutuo
aiuto come strumento di crescita
Per concepire concretamente l’a.m.a. in termini di
acquisizione di benessere, ci sembra interessante partire
da alcune riflessioni sul percorso che si affronta nella
relazione di aiuto.
Partiamo dalla definizione di cura:
(dal dizionario di psicologia di Umberto Galimberti)
<< In generale il termine si riferisce all’insieme dei mezzi
terapeutici coaudivanti il passaggio dalla malattia alla salute.
In questa accezione “cura” è sinonimo di “trattamento” che,
34
nel caso di disturbi psichici, trova la sua espressione nelle
varie forme di psicoterapia. Siccome però la sofferenza
psichica, a differenza di quella fisica, non è tanto un incidente
che si lascia circoscrivere nel normale corso della vita, quanto
piuttosto un modo di declinare l’esistenza, interpretandone in
vario modo il senso, la cura psichica non può prescindere da
quella relazione che C.G. Jung evidenzia tra psiche e senso.
Definita la cura psicoterapica “cura con le parole”, Jung
esclude che possa esserci una psicoterapia in grado di operare
come “cura” nel senso di “guarigione”, perché è nella natura di
ogni esistenza incontrare degli ostacoli, talvolta sottoforma di
malattia, che danno un’opportunità di riflessione o per
aggiustare forme improprie di adattamento dell’Io, o per
realizzare quell’integrazione di contenuti inconsci portatori di
senso.>>
…. Se pensiamo quindi alla sofferenza psichica come al
risultato di un percorso esistenziale (in cui ovviamente
anche le variabili genetiche, biologiche e culturali
intervengono in diverse modalità), non possiamo far altro
che cercare di dare un senso alla sofferenza collegandola
alla vita psichica del soggetto, sottolineando quanto le
buone relazioni influiscano positivamente
sulla
conquista e il mantenimento dello stato di salute mentale.
<<Questa concezione della cura, inscritta non nella categoria
della “guarigione” ma in quello del “senso” dell’esistenza, ha
delle analogie con la nozione Heideggeriana di cura come
Sorge che caratterizza la relazione con l’altro, di cui ci si può
prendere cura o nella forma inautentica del besorgen che non
si cura tanto degli altri quanto delle cose da procurar loro, o in
quella autentica del fursorgen che apre agli altri la possibilità
di trovare se stessi offrendo le condizioni per potersi prendere
cura di sé.>>
35
Condivido pienamente l’idea che la vera cura sta nel
creare le condizioni per potersi prendere cura di sé e
così permettere di ottenere un rapporto autentico con se
stessi, in relazione al riconoscimento dei propri bisogni e
al sapersi attivare per la soddisfazione degli stessi.
Lo psicoterapeuta che si occupa di organizzare con i
pazienti i gruppi a.m.a. o di inserirli in quelli già
esistenti, sta offrendo loro le condizioni per potersi
prendere cura di sé, possibilità intesa nel recuperare il
rapporto con se stessi e con gli altri in maniera sana e
sistematica.
Il prendersi cura di sé implica un “processo temporale”
in cui all’inizio la relazione terapeutica è basilare per
facilitare un’organizzazione più funzionale della propria
personalità, successivamente l’integrazione personale
conquistata permette di interagire con l’altro in un
contesto sociale più ampio. Se la relazione conquistata
riesce a qualificarsi in modo solidale e cooperativo,
l’individuo s’interfaccia con l’altro in forma empatica ed
è qui che entra in gioco la funzionalità del gruppo a.m.a..
Esso diventa il luogo in cui il cambiamento ottenuto in
psicoterapia, l’autostima accresciuta, la fiducia verso la
vita si arricchisce in un susseguirsi di incontri che
permettono con gradualità la conquista di una maggiore
autonomia e di responsabilità sociale.
Ciò implica il raggiungimento di un nuovo modo di
percepirsi e di percepire l’altro: ‘sono responsabile del
mio processo decisionale, mi attivo per modificare il mio
stile di vita, m’informo per sapere di più, ma anche ‘sto
attento agli altri intorno a me, perché sono consapevole
36
che sono parte di un tutto’ per cui “il mio benessere è
collegato anche al benessere degli altri”.
L’a.m.a. in questo senso può considerarsi come un
momento integrativo del processo terapeutico che aiuta a
connettersi con gli altri in modo responsabile, attivo e
partecipante.
4.2 Dalla dipendenza all’autonomia: cosa accade
quando l’utente si espone in un gruppo a.m.a. senza
la presenza di un “esperto”?
 Testimonianza del 18/04/2007 del gruppo “La
risorsa”
Oggi per me è stata un’esperienza indimenticabile, come
del resto tutti gli incontri a cui finora ho partecipato.
Sento che questa esperienza mi sta arricchendo molto e
mi riporta a quella realtà che la malattia mi aveva fatto
dimenticare.
La cosa più spontanea che ci è venuta di fare è stata
semplicemente quella di parlare di noi, di conoscerci per
quelle che siamo, raccontando dei nostri problemi e di
quelli delle persone a noi care … forse per le altre non
era una novità, ma per me sì perché al di fuori della
psicoterapia era la prima volta che parlavo dei miei
problemi con qualcuno che sapesse ascoltarli e che non
mi facesse sentire giudicata.
La nostra conversazione è stata così spontanea che
davvero sembrava tra noi ci fosse un’amicizia già
consolidata …
37
e nonostante io sia la più piccola del gruppo,non ho
sentito neanche la minima differenza di età con queste
donne così fantastiche e combattive …
non posso aggiungere altro se non che la positività di
questo incontro e la serenità che ho trovato in queste
persone speciali!
Lucia A.
 Testimonianza del 12/10/2011
Sono consapevole del mio problema e di come sto
male, cerco aiuto il più possibile e voglio davvero
migliorarmi, continuerò ad andare dalla mia psicologa
e al gruppo a.m.a.
Sono contenta di avervi conosciuto e so che mi
aiuterete.
Samantha
 Testimonianza del 20/12/2011
Ho iniziato a frequentare il gruppo che stavo nel
peggior periodo emotivo di tutta la mia vita.
Ho iniziato a parlare e mi sono sentita ascoltata,
compresa e consigliata.
Hanno capito subito come prendermi e mi sono sentita
subito a mio agio.
In un’armonia amichevole, che dava fiducia e
comunque sempre molta professionalità di gruppo.
Io sono sempre stata molto aperta nei dettagli e mi
sfogavo molto anche con il pianto, non mi sono mai
38
sentita a disagio per questo perché ho sentito che nel
gruppo potevo tirare fuori tutto e che loro erano lì per
questo. Quando spiego che vado in un gruppo di
solidarietà di auto mutuo aiuto, sono sempre scettici o
pensano che ci vadano solo i matti, invece mi ha fatto
bene.
E grazie al gruppo e il sostegno psicologico, sto molto
meglio.
Riesco ad affrontare meglio le cose, reagisco con più
fermezza alle situazioni e soprattutto ho fatto caso che
seleziono molto di più le persone da frequentare,
quando prima mi accontentavo della prima che mi
capitava.
Ho sentito una fratellanza nel gruppo, limitata forse
solo a quello, ma considero tutte le/i partecipanti degli
amici con cui parlare, che ti capiscono e puoi dire
tutto.
Ho iniziato un anno e 2 mesi fa.
E sono praticamente un'altra persona, con tutto che sto
ancora nello stato di vita di quando ho iniziato. Avere
un appoggio anche solo verbale ed emotivo fa
tantissimo. Ringrazio di cuore chi ci lavora e si dedica
a persone che come me hanno bisogno di qualcuno che
le ascolti.
Samantha
Possiamo considerare il processo psicoterapeutico come
un percorso che accompagna la persona a vivere la vita
con sicurezza e autonomia, per questo a volte nel setting
terapeutico è necessario ri-percorrere insieme le varie
39
tappe dello sviluppo dal momento in cui si evidenzia un
“arresto evolutivo”.
Sappiamo che lo sviluppo umano si può suddividere a
grandi linee in quattro fasi:
Nella prima infanzia, l’adulto si prende cura del
bambino e il bambino è dipendente dall’adulto;
nella seconda infanzia il bambino si sperimenta con i
pari e amplia le sue relazioni.
Nella fase adolescenziale, il ragazzo sperimenta
maggiormente l’autonomia in settori più ampi ma sente
ancora il bisogno del riconoscimento e del sostegno del
genitore.
La quarta fase è quella in cui l’adulto si rende autonomo
e responsabile.
Analogamente, quando la persona si rivolge al servizio,
spesso richiede una psicoterapia individuale, come a dire
“ ho bisogno di essere curato da te in modo esclusivo” in
un rapporto diadico e asimmetrico, dove il terapeuta
assume il ruolo di “esperto” e il paziente è piuttosto
“delegante”. Questa fase è paragonabile a ciò che avviene
nella prima infanzia.
In altri casi, ma spesso con un certo sforzo e resistenza,
l’utente accetta un rapporto di psicoterapia di gruppo,
manifestando la disponibilità al confronto con i pari
“Posso condividere e confrontarmi con gli altri, ma tu,
terapeuta, con la tua presenza, mi tuteli e garantisci la
correttezza della comunicazione”. Questa fase è
paragonabile a ciò che avviene nella seconda infanzia.
L’adolescenza potrebbe essere paragonata al passaggio
terapeutico in cui l’utente è incoraggiato, accompagnato
dall’operatore a sperimentarsi in contesti più ampi, come
il gruppo di a.m.a..
40
Qui l’operatore è presente come farebbe un genitore
verso il figlio adolescente che incontra gli amici. Dopo
tale incontro il genitore attento osserva lo stato emotivo
del figlio e si assicura sulla bontà dell’ambiente.
Lasciare molto spazio al paziente di sperimentare la
propria competenza e la propria autonomia all’interno del
gruppo a.m.a., permette a questi la possibilità di
accrescere la fiducia in sé: “mi permetto di aprirmi con
persone sconosciute, ma solo se sento che tu, terapeuta,
continui a sostenermi.”
L’ultima tappa, l’adultità, si manifesta nel momento in
cui la persona partecipa agli incontri di gruppo con la
propria solitudine, la propria responsabilità e la propria
autonomia. “Posso esprimere le mie opinioni in libertà e
ascoltare gli altri e scoprire che ho imparato a farcela da
solo”.
Se il gruppo è in grado di far leva sulle dimensioni del
sostegno reciproco, sulla cooperazione e la solidarietà, e
il clima emotivo si definisce in termini positivi, la
persona accresce il suo senso di sicurezza, e riesce ad
esprimersi, a mettersi in gioco, sentendosi più ancorata
agli altri.
41
42
5. COSA
SONO I GRUPPI DI
AUTO MUTUO
AIUTO?
 Tipologie dei gruppi a.m.a
 Caratteristiche
dei
gruppi
a.m.a.
 Regole dei gruppi a.m.a.
 Alcune dinamiche nei gruppi
a.m.a.
 Per attivare un nuovo gruppo
 Il gruppo si forma
 Chi inviare?
43
5. Cosa sono i gruppi di auto mutuo aiuto?
Un gruppo a.m.a. può essere inteso come un tipo di
risorsa comunitaria che privilegia, a partire dalla
condivisione di un medesimo problema e bisogno, l’aiuto
reciproco tra pari, incoraggiando la condivisione di un
sapere che deriva dalla diretta esperienza del problema
stesso e la cui leadership si trova tra le mani degli stessi
membri.
La condivisione dei problemi nel gruppo di auto mutuo
aiuto crea nuovi legami e un senso di appartenenza.
Sperimentarsi come protagonista attivo, ascoltare l’altro e
accoglierlo, in un progetto di lavoro condiviso, crea
condizioni per cooperare, recuperare nuovi significati,
acquisire consapevolezza.
La funzione primaria dei gruppi a.m.a. è orientata a
trattare i problemi che ci troviamo ad affrontare nella
vita: malattie, lutti, separazioni, disturbi dell’umore,
disturbi alimentari, disturbi affettivi, genitorialità,
adolescenza, solitudine, umanizzando al contempo
l’assistenza socio-sanitaria.
5.1 Tipologie dei gruppi a.m.a.
Esistono diverse tipologie dei gruppi a.m.a. e possiamo
distinguerli per i diversi obiettivi che essi vogliono
raggiungere:
Ci sono gruppi focalizzati sulla conquista di una crescita
personale e di un’autorealizzazione: per es. alcuni
44
pazienti psichiatrici possono imparare ad occuparsi
maggiormente di sé, avendo una maggiore attenzione al
fatto che possono migliorare la qualità della loro vita
occupando il tempo libero in modo sano e funzionale. Il
gruppo di auto mutuo aiuto funziona in questi casi come
un motivatore, una leva alla quale agganciarsi per
cominciare il cambiamento e come un contenitore che
aiuta a mantenere attivi i buoni propositi fino alla
possibile realizzazione degli stessi e comunque, in casi di
particolare difficoltà, è in grado di contenere
l’insuccesso, come farebbe una buona famiglia che
funziona. La persona “indebolita” dalla propria
sofferenza, infatti, spesso ha bisogno di essere
riconosciuta, di essere vista e sostenuta affettivamente,
per potersi “ricompattare” per poter di nuovo contare su
se stessa. All’inizio dell’esperienza, già il poter uscire di
casa con l’obiettivo di raggiungere il gruppo e di
trascorrere il tempo dedicandolo a se stesso insieme agli
altri, aiuta a combattere quel senso di solitudine e di
sconfitta che generalmente accompagna chi è affetto da
un disagio mentale.
Altri gruppi vogliono imparare a saper convivere con
malattie croniche o condizioni/crisi esistenziali con un
certo livello di disagio e di stress (es. vedovi, diabetici,
persone che hanno subito un lutto, oncologici,
cardiopatici).
In questi casi, avere la possibilità di incontrarsi con altri
con i quali esprimere il proprio dolore, la propria
difficoltà, sapendo di comunicare stati di malessere
comuni, affrancandosi da tutta quella fatica “aggiuntiva”
che interviene quando ci si confronta con persone che
45
non hanno avuto la stessa esperienza, aiuta a
“ricomporsi”, a sentire un’ampiezza maggiore, ad
ascoltarsi appunto, senza la fretta di “risolvere” o
“chiudere” il problema.. è in altre parole darsi la
possibilità di vivere uno spazio di vitale importanza per
imparare a stare nella situazione di disagio cercando
insieme una nuova forma di adattamento.
Alcuni ancora vogliono saper riorganizzare la propria
condotta e il controllo comportamentale (desiderio di
superare forme di disadattamento ad es. alcolisti, genitori
violenti …)
In realtà è bene ricordare che la prima forma di auto
mutuo aiuto è nata proprio per volere di un alcolista, che
non riuscendo da solo a smettere di bere, decise di “unire
le sue forze” a quelle di un suo amico che aveva lo stesso
problema, per uscirne fuori. Da allora ci sono stati tanti
sviluppi, oggi i gruppi di auto mutuo aiuto degli alcolisti
anonimi sono ormai talmente consolidati da interessare
capillarmente tutti i servizi sanitari che si occupano di
tale dipendenza.
Ci sono gruppi che s’impegnano a migliorare il “destino
sociale”di condizioni particolari attraverso attività di
propaganda, sensibilizzazione e legittimazione di stili di
vita (gay,minoranze etniche…).
Si possono annoverare in questa forma di auto mutuo
aiuto tutte quelle aggregazioni sociali che si stabiliscono
per aiutarsi ad ottenere riconoscimenti dei propri diritti,
ed essendo l’espressione di aspetti sociali più deboli,
vivono grandi difficoltà di ogni ordine e grado.
46
Altri lavorano per una forma di azione sociale in
generale, sia a vantaggio di nuove leggi, nuovi servizi,
nuove politiche sociali, sia a favore direttamente di
famiglie, individui, e gruppi (ad es. comitati regionali,
nazionali di a.m.a …).
Questa è la forma più visibile di auto mutuo aiuto,
l’ultimo gradino che si compie nel processo di crescita
personale, sentendo la responsabilità in prima persona e
cercando attivamente di conquistare visibilità e
riconoscimenti anche in relazione alle Istituzioni e ai
Servizi Socio-Sanitari.
In genere ci si organizza in associazioni on.lus. per essere
più forti e per portare le proprie richieste e testimonianze.
5.2 Caratteristiche dei gruppi a.m.a.
Una delle principali caratteristiche del gruppo a.m.a. è
fornire supporto emotivo e informazioni riguardo allo
specifico problema di cui si occupa. Ciò può avvenire sia
nello scambio delle esperienze tra i partecipanti, sia
attraverso la possibile presenza di un esperto, che può
essere richiesto come “consulente” dai partecipanti del
gruppo in alcuni momenti, (ad es. in un gruppo con
Disturbo del Comportamento Alimentare si può
richiedere la presenza di un nutrizionista in specifici
incontri).
Gli incontri dei gruppi a.m.a. sono centrati su uno
specifico problema: i partecipanti vivono o hanno vissuto
una stessa condizione, per es. la perdita di una persona
cara.
47
I partecipanti del gruppo delineano gli obiettivi che
vogliono raggiungere, cercando strategie condivise e
orientate ad azioni concrete, per es. se una persona si
propone come cambiamento personale l’obiettivo di stare
più tempo insieme ad altri, il gruppo sostiene tale
proposito incoraggiando la persona a realizzarlo, magari
anche chiamandola telefonicamente, oppure proponendo
brevi uscite insieme durante la settimana …
I partecipanti del gruppo determinano la funzionalità
degli incontri: essi sono responsabili di ciò che avviene
nel gruppo e della sua conservazione e tutela.
Le decisioni, le regole vengono elaborate, discusse e
rispettate democraticamente.
5.3 Regole dei gruppi a.m.a.
Il gruppo è aperto a nuovi partecipanti: è possibile che
una persona possa frequentare il gruppo anche per breve
tempo, o addirittura per una sola volta. Infatti può essere
molto utile per qualcuno anche solo lo scoprire
personalmente che nella città dove vive ci sia la
possibilità d’incontrarsi gratuitamente, con lo scopo di
conoscersi e di aiutarsi.
Gli incontri sono cadenzati in base alla disponibilità e
all’esigenza del gruppo: è importante che sia mantenuto
un ritmo regolare e per tutto l’anno. Alcuni gruppi si
vedono una volta al mese, altri una volta a settimana, altri
tre volte a settimana..
48
La partecipazione al gruppo è gratuita. E’ possibile che i
gruppi si organizzino in associazioni o aderiscano ad
esse; quando questo succede, s’impegnano a versare la
quota richiesta dall’associazione stessa.
Il gruppo a.m.a. si attiene alle semplici regole della
convivenza civile:







Rispettare la puntualità e avvisare quando non si
va all’incontro.
Nel momento in cui si decide di non frequentare
più è bene comunicarlo al gruppo.
Rispettare il tempo di comunicazione di ognuno.
Evitare di giudicare imparando ad accogliere ciò
che l’altro esprime.
Ci si impegna a mantenere segreto ciò che emerge
nel gruppo.
Si dà precedenza a chi è sofferente, arrabbiato o
irrequieto.
Si favorisce che avvenga uno scambio di numeri
di telefono e di indirizzi.
5.4 Alcune dinamiche nei gruppi a.m.a.
Il gruppo di a.m.a. può diventare il luogo ideale dove
accogliere e sperimentare un ascolto profondo in modo
reciproco.
L’a.m.a. pone l’enfasi sulla cooperazione e sulla
mutualità tra i membri in una comunicazione tra pari,
che possiamo definire con J. Liss “orizzontale”. L’autore
ci fornisce una chiave di lettura sulla comunicazione che
49
caratterizza i gruppi di auto mutuo aiuto e individua un
ciclo a tre dimensioni:
simmetria, rivelazione ed
empatia.
Simmetria: “siamo sulla stessa barca”. Attraverso la
possibilità di confronto si favorisce in ciascun membro
una maggiore sensibilità rispetto a ciò che accade in se
stesso e nelle relazioni con gli altri, facilitando la
revisione dei propri schemi di comportamento e di
pensiero e acquisendo abilità e atteggiamenti più efficaci
nei confronti del problema condiviso.
Rivelazione di sé: ”posso farmi uscire tutto dal petto”.
Quando in un gruppo si sperimenta rispetto, accettazione
e sospensione di giudizio si organizza un contesto sicuro.
Questo è il presupposto che permette l’apertura di sé.
Possiamo considerare tale condizione il primo grande
passo verso l’abbattimento dello stigma e del pregiudizio,
che potrà realisticamente essere compiuto solo nel
momento in cui il coraggio di rivelarsi avverrà nel
contesto sociale più ampio.
Empatia: “mi comprenderanno perché, anche loro,
hanno vissuto le stesse esperienze”. Si comprende
meglio la realtà dell’altro attraverso la capacità di
coglierne i pensieri e gli stati d’animo e in questo
processo si permette di realizzare un aiuto reciproco con
forti valenze terapeutiche.
Il beneficio del sostegno empatico comporta il
riconoscimento dell’universalità dei propri sentimenti,
con conseguente un minor senso di vergogna.
50
Con la partecipazione al gruppo si sviluppa la capacità di
osservare il proprio problema con maggior obiettività.
Questo comporta come effetto benefico, una maggior
capacità di gestire il problema, una maggiore capacità di
autocontrollo,
un
senso
di
competenza,
un’appropriazione di ruolo, un riconoscimento sociale,
che si riflette positivamente su un aumento dell’autostima
e sull’immagine di sé.
L’incoraggiamento, la compartecipazione emotiva,
diventano i cardini di un processo di comunicazione
circolare, che fanno aumentare la fiducia interpersonale e
attivano una valenza trasformativa e di cambiamento,
quindi terapeutica. La reciprocità di risorse permette a
ognuno di sentirsi pari nella relazione d’aiuto.
In momenti di difficoltà, il sentirsi utile per la vita
dell’altro può essere a volte l’unico canale utilizzabile a
favore di una propria evoluzione.
5. 5 Per attivare un nuovo gruppo
Percorsi possibili:
a) dall’interno del Centro di Salute Mentale
Individuare i bisogni specifici degli utenti e dei loro
familiari: per un operatore del Centro di Salute Mentale
la cosa più semplice è individuare i temi su cui
polarizzare l’attenzione per la costituzione di un nuovo
gruppo di auto mutuo aiuto attraverso il lavoro
tradizionale e quotidiano: gli utenti stessi infatti, nel
rapporto quotidiano, evidenziano le loro difficoltà, e
51
quando queste possono diventare un fattore comune per
diversi utenti, si può cominciare a proporre loro la
possibilità di avviare un gruppo di a.m.a..
Individuare una persona che si rende disponibile ad
esercitare il ruolo di facilitatore all’interno del gruppo:
esso può essere anche non preparato in modo specifico,
l’importante è che abbia la disponibilità alla condivisione
del suo problema e soprattutto, non sia in una fase di
sofferenza acuta.
Inizialmente, se necessario, l’operatore può frequentare
il gruppo per un periodo di tempo con l’obiettivo di
aiutare il facilitatore e i componenti ad entrare con
tranquillità nell’atmosfera delle dinamiche di a.m.a..
Successivamente l’operatore lascia con gradualità che il
gruppo proceda in autonomia, dedicando le sue forze a
individuare e a costituire un nuovo gruppo di a.m.a. che
affronta altre tematiche.
Il ruolo del facilitatore passa dall’operatore al
partecipante del gruppo
 Testimonianza del 12/04/2007
Salve a tutte, oggi è il 12 Aprile e il “diario di bordo” è
toccato a me.
È iniziato tutto il giorno prima, martedì, quando squilla
il telefonino: era la dottoressa, la quale mi chiedeva se
52
me la sentivo di essere il facilitatore del gruppo A.M.A.
perché quel giorno lei non c’era.
Io, impulsivamente, ho detto si e così ci siamo ritrovate
alle 17 al gruppo. Eravamo la sottoscritta, le altre
dottoresse, Paola e Diana.
Fernanda non c’era perché non aveva avuto nessuno che
l’accompagnasse perché abita a Lariano, ma la mia
telefonata le ha fatto molto piacere.
Mancavano ancora: Silvana e Scilla.
Raccontare tutto minuto per minuto sarebbe troppo
lungo, ma non credo di aver fatto buona impressione,
avendo quattro occhi puntati addosso di due dottoresse.
Però io sono stata tranquilla e per nulla intimorita.
Alla prossima, Angelina.
 Testimonianza del 11/10/2007
Oggi, 11 Ottobre, è ripreso regolarmente il gruppo
a.m.a.
Per un mese è stato un po’ ballerino perché c’era gente
che stava in vacanza, perciò il gruppo, che non si è mai
fermato, ha continuato con l’insieme delle persone dei
tre gruppi, ma tutti siamo stati bene.
Oggi ho trovato al primo gruppo dei familiari, dove io
vado sempre un po’ in anticipo, la dottoressa, che
discuteva con un familiare della mancanza di strutture
per i loro figli.
La dottoressa è comunque venuta anche perché i gruppi
e le persone si erano un po’ “persi per strada” e per
rimettere un po’ d’ordine negli orari che venivano
53
cambiati in continuazione per favorire un po’ tutti i
partecipanti.
Ora, che è stato tutto chiarito, speriamo che proceda per
il meglio.
Dalla prossima settimana il “Diario di Bordo”, come
chiamiamo questo libro, riprenderà il suo giro tra le
persone.
Un abbraccio, Angelina
b) all’esterno del Centro di Salute Mentale
Reperire le risorse disponibili per sensibilizzare la
popolazione al problema: in genere possono essere
interessati a lavorare in quest’ambito i tirocinanti, i
familiari, i cittadini volontari, insegnanti delle scuole di
ogni ordine e grado. Si può ottenere una buona
collaborazione con le associazioni esistenti nel territorio,
le parrocchie, le altre istituzioni. L’obiettivo è far si che
gli utenti dei Servizi Sanitari possano integrarsi con i
cittadini nella quotidianità.
Preparare il materiale informativo per pubblicizzare
l’iniziativa: dalla semplice stampa “fai da te” con mezzi
immediati, col proprio computer, con un disegno, una
locandina ed esposta in bacheca e in altri Servizi
Territoriali, al cercare una forma di collaborazione con le
Banche, i sevizi commerciali, le tipografie, i giornali e le
radio locali per organizzare appropriati eventi e strumenti
di diffusione.
54
5.6 Il gruppo si forma
Quando si raggiunge un numero minimo di quattro
persone che sono disponibili ad affrontare i loro problemi
attraverso questa modalità si ricontatta ognuno per
conferma e per comunicare la data di inizio del lavoro.
Ognuno ha un primo colloquio conoscitivo e
motivazionale con l’operatore.
Quando il numero dei partecipanti è superiore a 10-12 il
gruppo “gemma” e si divide in due.
5.7 Chi inviare?
Le persone e le famiglie che possono godere dei benefici
dell’a.m.a. sono tutte quelle che frequentano il Centro di
Salute Mentale, perché la varietà delle problematiche che
si possono affrontare nel contesto della mutualità sono
legate alle molteplici condizioni di vita e alle necessità di
ognuno. La possibilità è ampia. L’effetto personale e
familiare della frequentazione dei gruppi a.m.a. nei
percorsi di cura ordinari può diventare molto importante,
considerando che si impara ad essere più responsabili e a
riconoscere le proprie risorse. Altrettanto importante può
essere l’effetto benefico sui Servizi.
55
56
6. RUOLO DEL FACILITATORE
 Facilitatore “spontaneo” o
facilitatore “formato”?
 Compiti del facilitatore
 La Sede
57
6. Ruolo del facilitatore
Il facilitatore è la persona che si mette a disposizione del
gruppo a.m.a. per “facilitare” la comunicazione tra i
partecipanti e contribuisce attraverso capacità personali
ed operazioni metodologiche al buon funzionamento di
esso. Il facilitatore può essere spontaneamente scelto dal
gruppo, che a sua volta può essere nato spontaneamente,
oppure può essere un operatore del Servizio Sanitario
quando il gruppo è costituito dal Servizio Sanitario
stesso; in questo caso l’operatore:
- Aiuta a trovare una sede all’esterno del servizio in
cui opera;
- Facilita la nascita dei gruppi di auto mutuo aiuto;
- Centra la sua attenzione e il suo lavoro su ciò che i
partecipanti del gruppo possono fare l’uno per
l’altro;
- Sviluppa autonomia e non crea dipendenza.
6.1 Facilitatore “spontaneo” o facilitatore “formato”?
Esistono diversi modi di concepire il ruolo del
facilitatore, sia esso operatore, utente, familiare o
cittadino, ne ricordiamo due:
1) Ognuno può essere facilitatore, purché, se utente, non
sia in una fase acuta. Non c’è bisogno di una
preparazione specifica, ma la persona mette a
disposizione il suo sapere derivante dalla sua esperienza
personale. (Questa è la posizione assunta dal modello
Trentino).
58
2) Per essere facilitatore occorre avere una preparazione
specifica. (Questa è la posizione assunta per es. dal
modello di J.Liss).
In entrambe le concezioni ci sono punti di forza e di
criticità: nel primo caso a volte il gruppo si frammenta
con facilità proprio per la mancanza di competenza
specifica del facilitatore nel tenere il gruppo in modo
coeso; nel secondo caso il gruppo tende ad attribuire con
molta facilità il buon funzionamento del gruppo alla
figura del facilitatore, deresponsabilizzando se stesso e
passivizzandosi.
Personalmente credo che sia utile per ogni facilitatore
avere un minimo di formazione, e sto cercando modalità
per integrare entrambi i modelli, strutturando esperienze
formative orientate a far emergere nella complessità della
comunicazione umana alcune forme di consapevolezza
utili per chi si voglia rendere disponibile ad aiutare.
Al tal riguardo anni fa ho strutturato in via sperimentale
un ciclo d’incontri formativi, rivolto ai componenti dei
gruppi a.m.a., per permettere loro di sensibilizzarsi
rispetto ad alcune dinamiche di comunicazione che si
attivano nei gruppi.
I partecipanti hanno potuto esplorare e sperimentare
diverse modalità di confronto e di scambio, in un
contesto sicuro e amichevole.
59
 Testimonianze “Ruolo del facilitatore
all’interno del gruppo”
Oggi è iniziato il primo corso per facilitatori tenutosi
dalla dottoressa.
Il gruppo era composto da persone provenienti da
Genzano, da Anzio e da Velletri-Lariano. Il totale è di
circa 20 persone, per la maggior parte formato da donne
e con la presenza di un solo uomo.
Ci sono sia i familiari dei pazienti, sia gli utenti del
secondo gruppo.
La dottoressa ha iniziato informandoci su tutte le regole
connesse ad un buon facilitatore e poi ci ha messo alla
prova dividendoci in due gruppi individuando in ognuno
i facilitatori.
All’inizio c’è stata un po’ di indecisione, poi la
discussione si è avviata coinvolgendo tutti i presenti. Alla
fine dell’esperimento la dottoressa ha fatto delle
domande sul contenuto trattato in ogni gruppo traendone
le proprie conclusioni. A me è sembrato tutto più
stimolante e partecipativo, c’è stato uno scambio
naturale delle proprie esperienze e da lì sono usciti fuori
tanti argomenti da trattare. È emerso anche uno spirito
comunicativo ed amicale come se anche le nuove persone
fossero nel gruppo da sempre.
Antonella
Questa volta la dottoressa ha adottato un altro sistema
nella gestione del corso di facilitatori. Ci ha fatto sedere
in cerchio e con varie domande ha consultato ognuno di
noi per dare il proprio punto di vista.
60
Ne è venuto fuori un lavoro molto costruttivo portando a
galla il vero metodo del lavorare in gruppo.
Nel valutare le nostre risposte la dottoressa le ha
assemblate ed è uscito fuori un filo logico.
Ne è venuto fuori che in un gruppo ognuno di noi è
portatore di idee che arricchiscono gli altri e fanno
crescere tutti dando soluzioni ai propri problemi di vita
nel contesto in cui vivono.
È tutto molto stimolante e creativo sono certa che alla
fine del corso si vedranno i risultati nei singoli gruppi
d’appartenenza. In questa occasione la dottoressa ha
messo a confronto due componenti del gruppo per
favorire il dialogo del facilitatore e far tirare fuori il
massimo dal membro del gruppo. Cosa che si è verificato
in modo eccellente con grande soddisfazione di tutti.
Rosina ha portato l’uovo di Pasqua.
Antonella
 Testimonianza del 07/03/2007 dal gruppo “La
risorsa”
Oggi ci siamo riuniti per sapere come ci si comporta per
fare il facilitatore. Abbiamo formato due gruppi e ci
siamo organizzati per far partire l’incontro, facendo noi i
facilitatori senza la guida della dottoressa, per me è
andata benino ci siamo aperte subito una con l’altra
raccontando ognuno la sua esperienza dolorosa e
difficile.
Aquilina
61
6.2 Compiti del facilitatore
Indipendentemente dalle modalità sopra descritte il
Facilitatore:
-
-
-
-
Catalizza e facilita la comunicazione: prende i
numeri di telefono di ognuno, permette la
comunicazione circolare, anche ricordando di
sedersi in cerchio, comunica le variazioni di
orario, s’informa sugli assenti e sulla motivazione
di un’eventuale interruzione della frequentazione
del gruppo, informa dell’utilità di aggiornare a
turno il Diario di Bordo, informa su eventuali
iniziative che possono interessare il gruppo,
ricorda le regole.
Aiuta a garantire i tempi e lo spazio di
comunicazione, sa che il successo del gruppo
avviene nel momento in cui ognuno ha il suo
tempo per esprimersi, quindi è capace di essere
“regista” più che “attore”: incoraggia gli altri ad
esprimersi e sa stare in silenzio, cercando alla fine
dell’incontro di restituire in sintesi il tema
affrontato.
Tutela le dinamiche di gruppo: anche se non ha
competenze specifiche, sostenuto dal buon senso
e dalle regole della convivenza, si attiva per
mediare e modulare i toni comunicativi quando si
alterano.
Cura all’interno del gruppo l’accoglienza dei
nuovi partecipanti: agevola il loro ingresso,
rispettando i suoi tempi di apertura.
62
-
-
-
È di aiuto nei momenti critici del gruppo: quando
avvengono momenti di conflittualità o di
demotivazione, è utile interrogarsi insieme se e in
che modo si può uscire fuori dall’impasse.
Nella relazione iniziale e ogni volta che
s’inserisce una nuova persona, il facilitatore
presenta le finalità e le caratteristiche del gruppo
a.m.a.
Delinea le regole e le modalità di frequentazione
del gruppo a.m.a.
Permette la presentazione di sé e possibilmente
l’espressione degli obiettivi individuali da
raggiungere nel percorso di a.m.a.
Spunti di riflessione:
Alla fine di ogni incontro può essere utile per il
facilitatore porsi le seguenti domande:
In che modo ho facilitato la comunicazione tra i
partecipanti?
Ho saputo distribuire il tempo?
Ho saputo cogliere i sentimenti dei vari partecipanti in
modo empatico?
Ho saputo mantenere viva l’attenzione e la
concentrazione?
Ho accolto l’altro?
Ho saputo restituire in modo esplicito gli scambi
relazionali avvenuti all’interno del gruppo?
E il partecipante può riflettere attraverso queste
considerazioni:
mi sono sentito accolto?
da quale particolare atteggiamento del facilitatore? E del
gruppo?
63
Ho potuto esprimere ciò che volevo?
Che sentimento avevo all’inizio e quale alla fine del
lavoro?
Ho trovato utile questa esperienza per me?
Per tutti i partecipanti:
Che clima emotivo ho percepito all’inizio?
E alla fine?
6.3 La Sede
Importantissimo dettaglio che va sottolineato: la sede in
cui avvengono gli incontri dei gruppi di auto mutuo aiuto
deve essere di facile accesso per tutti, deve avere una sua
visibilità, non appartenere a una corrente politica o
religiosa piuttosto che ad un’altra, in altre parole,
dovrebbe essere neutra, permettendo ad ognuno di
sentirsi a proprio agio, come a casa.
E’ importante che tale spazio dia l’opportunità ai gruppi
di a.m.a. di configurarsi in un’identità specifica,
caratterizzando la sede stessa con la propria presenza e
con le varie iniziative.
Con il tempo la sede può diventare un luogo riconosciuto
come sicuro e familiare, in cui potersi incontrare e
confrontare anche per sviluppare progetti e realizzare
attività inerenti.
E’ sconsigliato fare gruppi di auto mutuo aiuto all’interno
delle strutture sanitarie, per evitare il “cronicizzarsi” del
ruolo del “malato”. E’ invece auspicabile che l’Ente
Comunale possa offrire uno spazio al centro della propria
città dedicato alla realtà dell’auto mutuo aiuto, in questo
modo le persone possono sentirsi facilitate a dare il
proprio contributo a più livelli e in diverse modalità.
64
7. TRAINING FORMATIVO
 Le Dimensioni Umane nella
Relazione di Aiuto
 Stili di comunicazione
 Dall’ascolto al piano
d’azione
 Per allenarci: rispetto,
empatia, cordialità,
concretezza genuinità/
sincerità, auto rivelazione.
franchezza facilitante,
immediatezza
65
7. Training formativo
La formazione continua e permanente è fondamentale per
attivare un processo evolutivo: entrare nell’ottica di
frequentare corsi specifici, di attivare circuiti di
confronto e di dialogo, di organizzare eventi su
determinati temi che possono riguardare specifici
approfondimenti, aiuta a chiarirsi sulle proprie risorse e a
saperle utilizzare al meglio.
D’altronde non si può pretendere che persone con
problematiche complesse possano avere disponibilità
economica e mentale ad affrontare impegni a volte più
grandi di loro.
Può essere utile quindi creare occasioni d’incontro, con
facilità di accesso per tutti, con una spesa minima, con
cadenze cicliche e di breve durata, mirate
all’approfondimento dei singoli aspetti coinvolti nelle
problematiche da affrontare, per incrementare la
conoscenza e soprattutto la condivisione della propria
esperienza.
Nell’ambito dell’auto muto aiuto la formazione richiede
per esempio una specifica riflessione su aspetti della
comunicazione che entrano in gioco nella relazione di
aiuto. Nelle pagine seguenti si pone l’attenzione su
alcune dimensioni umane coinvolte nella relazione di
aiuto e su alcuni aspetti che intervengono nella
comunicazione. Il lettore può esercitarsi a trovare le
risposte da dare, che siano a suo parere più efficaci e
coerenti alle sue intenzioni, per raggiungere una
maggiore consapevolezza su eventuali difficoltà di
comunicazione. Infatti, ci si può orientare verso
l’acquisizione di una maggiore competenza, ottimizzando
66
i propri onesti e seri sforzi di essere un valido aiuto per
gli altri.
7.1 Le Dimensioni Umane nella Relazione di Aiuto
Possiamo approfondire alcune dimensioni umane che
intervengono nella relazione di aiuto, e che ogni
facilitatore può imparare ad acquisire.
Un buon facilitatore costruisce una buona base e
stabilisce una buona relazione con il gruppo ascoltando
in modo attivo.
A tal riguardo trovo utile e interessante, per apprendere
lo sviluppo di ogni dimensione umana da utilizzare
nell’ascolto attivo, il modello del processo di aiuto
sviluppato da Carkhuff e Gazda. Esso propone la
possibilità di valutare la propria capacità comunicativa
nel dare aiuto attraverso uno strumento di valutazione
che permette di verificare tale competenza in base alla
modalità in cui si risponde.
7.2 Stili di comunicazione
Ci sono una varietà di modi nel rispondere ad un’altra
persona. Naturalmente alcuni modi sono maggiormente
di aiuto rispetto ad altri. Il fatto che una risposta sia o
meno di aiuto dipende da come il richiedente l’ha
percepita.
Una risposta facilitante si ha quando il facilitatore
comunica verbalmente e non verbalmente che ha recepito
67
ciò che la persona che chiede aiuto ha detto, e che sta
cercando di capire come si sente.
Questo aiuta lo sviluppo del rapporto e della relazione di
base. Un modo di rispondere facilitante secondo il
modello di Gadza significa comunicare con un alto
livello di empatia, rispetto e cordialità. Una risposta
facilitante è così vicina all’espressione dell’interlocutore
che può essere scambiata con essa. La risposta del
facilitatore comunica il contenuto e l’affetto
dell’affermazione del richiedente con esattezza ed uguale
intensità. Il facilitatore né aumenta né diminuisce ciò che
la persona ha detto. Le risposte facilitanti aiutano il
richiedente nel raggiungimento di una completa e
accurata percezione di se stesso. Come in uno specchio,
possiamo vedere fatti che ci riguardano che non saremmo
stati altrimenti in grado di vedere, cosi le risposte
facilitanti possono rivelare al richiedente particolari
aspetti della sua situazione e delle sue reazioni di cui
potrebbe non essersi reso conto. Un modo di rispondere
facilitante stimola l’auto esplorazione. Quando al
richiedente vengono ripresentate le proprie affermazioni,
egli può capire più chiaramente, organizzare e
consolidare i propri punti di vista; può vedere le
contraddizioni nelle sue affermazioni o le omissioni in
ciò che ha detto o crede, o forse può accorgersi che
qualche aspettativa personale non è realistica.
L’auto esplorazione guida ad una comprensione migliore
e più completa della situazione e dei prerequisiti di cui
necessita per la crescita e la soluzione del problema. Le
risposte facilitanti danno al richiedente l’opportunità di
correggere le inesattezze verbali e di chiarire i significati
non sufficientemente espressi. Le risposte facilitanti
68
prevengono comportamenti di aiuto prematuri ed
inappropriati del facilitatore quali: espressioni di giudizi,
consigli, imposizioni, controlli, critiche, derisioni,
umiliazioni o altro. Un modo di rispondere facilitante
contribuisce a creare l’atmosfera non minacciosa nella
quale la persona che chiede aiuto si senta accettata e
libera di esprimere se stessa totalmente, come desidera.
7.3 Dall’ascolto al piano d’azione
In sintesi il processo d’aiuto è organizzabile nel seguente
schema:
1) Il facilitatore attraverso il rispetto, l’empatia e la
cordialità stabilisce una piattaforma di partenza
che
permette
un’auto
esplorazione
dell’interlocutore.
2) Il facilitatore, rispondendo con livelli appropriati
di concretezza, genuinità e apertura di sé,
permette rinforzi maggiormente selettivi,
cominciando a mettere a fuoco aspetti del
comportamento dell’interlocutore che sono
discrepanti per il suo benessere e ciò facilita la
maggiore comprensione del problema.
3) Successivamente arriva ad essere sempre più
franco e immediato nella relazione fino ad
individuare insieme all’interlocutore, un piano di
azione che porti verso un cambiamento
migliorativo.
69
E’ estremamente importante che il facilitatore e ogni
partecipante del gruppo si renda conto di quali
comportamenti rinforza.
L’arte dell’aiutare include la conoscenza dei
comportamenti che si devono rinforzare in un dato
momento e come farlo.
7.4 Per allenarci
Questo modello offre la possibilità di osservare le proprie
modalità di comunicare, permette d’imparare a riflettere
sulle conseguenze di alcune risposte piuttosto che altre,
aiuta ad individuare gli atteggiamenti ostacolanti e quelli
che invece incoraggiano la relazione.
(Si può sostenere “l’allenamento” anche in due o più
persone: chiamiamo in questo caso “facilitatore” chi
ascolta e deve emettere una risposta; “richiedente” è
colui che parla esponendo un aspetto di sé. E’
interessante allargare il gruppo di lavoro anche a più
persone: in questo caso gli altri osservano dall’esterno
l’efficacia dell’aiuto dato. Successivamente si
commentano i rispettivi vissuti.)
Consideriamo le seguenti dimensioni e immaginiamo
delle situazioni in cui rispondiamo ad un dato stimolo;
quindi, in base a come rispondiamo, ci possiamo auto
valutare posizionandoci ad uno dei seguenti livelli.
Se il nostro punteggio è basso, possiamo allenarci per
trovare modalità più funzionali, fino ad aumentare
l’efficacia della risposta all’interno della dimensione che
70
stiamo considerando. Si può misurare il grado di
competenza raggiunto nell’efficacia delle risposte di
aiuto attraverso una scala che va dal punteggio più basso
1 al più alto 4. Maggiore è la competenza, più alto è il
punteggio che acquisisce la risposta data.
Di seguito vengono descritte le caratteristiche delle
possibili risposte e il loro relativo punteggio: perché sia
considerata efficace, la risposta si deve collocare almeno
a livello 3.
1 Una risposta in cui il facilitatore non presta
attenzione né al contenuto né ai sentimenti della
persona che chiede aiuto. Lo discredita, lo
svaluta, lo ridicolizza oppure lo rimprovera;
mostra mancanza di preoccupazione o fiducia nei
suoi confronti; è vago o tratta la persona in
termini generici; cerca di nascondere i propri
sentimenti o li usa per punirla; non rivela niente
di se stesso oppure si apre esclusivamente per
soddisfare le proprie esigenze; accetta
passivamente o ignora nel comportamento del
richiedente discordanze che sono autodistruttive;
ignora tutti gli spunti provenienti da quest’ultimo
che riguardano la loro relazione immediata.
2 Una risposta in cui facilitatore presta attenzione
solo parzialmente ai sentimenti manifesti del
richiedente o distorce ciò che egli ha comunicato;
si astiene dal coinvolgersi con lui rifiutando
l’aiuto, ignorandolo, rispondendo in modo
casuale, oppure dando consigli a buon mercato,
senza comprendere realmente la situazione; si
71
comporta in maniera congruente con un ruolo
preconcetto che egli assume, ma è incongruente
con i propri sentimenti; è neutrale nelle sue
espressioni e gesti non verbali (dà consigli ed
esprime opinioni personali) oppure sollecita
concretezza dal richiedente (fa domande) ma lo fa
prematuramente; non si rivela spontaneamente,
ma può rispondere brevemente a domande che
riguardano i propri sentimenti, pensieri o
esperienze relativi agli interessi del richiedente,
ma non attira l’attenzione su di esse; commenta
superficialmente comunicazioni riguardanti la
loro relazione.
3 Una risposta in cui il facilitatore coglie i
sentimenti manifesti della persona che chiede
aiuto e non distorce il contenuto; comunica la sua
disponibilità ad entrare in un rapporto di aiuto;
riconosce il richiedente come una persona umana,
capace di pensare, esprimere se stessa e di agire
costruttivamente; comunica la sua attenzione e il
suo interesse attraverso espressioni non verbali o
gesti; si mostra disposto a preoccuparsi del
richiedente e a credere in lui; è specifico nel
comunicare ciò che capisce e non pone in risalto
la direzione che emerge nell’azione del
richiedente; non manifesta nessun cenno o
finzione ma controlla l’espressione dei propri
sentimenti in modo da facilitare lo sviluppo della
relazione; in modo generale rivela i propri
sentimenti, pensieri o esperienze che riguardano
gli interessi del richiedente; si esprime
72
provvisoriamente sulle contraddizioni nel
comportamento del richiedente ma non pone in
risalto le direzioni a cui queste portano; discute la
sua relazione con il richiedente ma in modo
generale più che personale.
4 Una risposta in cui il facilitatore va più in là del
riportare
semplicemente
l’essenza
della
comunicazione del richiedente, identificando i
sentimenti e le idee nascoste; è impegnato per il
benessere del richiedente; è profondamente
attento; mostra una genuina congruenza tra i
propri sentimenti (siano essi positivi o negativi) e
il proprio comportamento manifesto, e comunica
questi sentimenti in un modo che rafforza la
relazione; manifesta spontaneamente specifici
sentimenti, pensieri o esperienze rilevanti per gli
interessi del richiedente (questi possono
comportare un certo rischio per il facilitatore);
pone chiaramente in risalto le contraddizioni nel
comportamento del richiedente e le specifiche
direzioni in cui queste portano; discute in maniera
esplicita sulla loro relazione in quel momento.
Egli comunica fiducia in ciò che fa ed è
spontaneo e pieno d’energia. Inoltre, mentre è
aperto e flessibile nei suoi rapporti con gli altri,
nel suo impegno di aiuto alle altre persone sa
adottare comportamenti attivi, assertivi, e quando
è il caso sa mettere in rilievo le contraddizioni.
73
Descriviamo di seguito le dimensioni che vengono
utilizzate nella comunicazione, ricordando che più il
livello della risposta ottenuto è alto, più si è efficaci.
Rispetto:
Il facilitatore deve credere nella capacità del partecipante
di affrontare costruttivamente il suo problema; mostra il
suo rispetto più spesso mediante quello che non fa, più
che con quello che fa (ad es. non dà consigli provvisori e
incoraggia l’altro a proporre piani di azione, dimostrando
così che valuta l’altro come capace e integro).
1 s’impone domina
2 si astiene
3 si coinvolge
4 s’impegna in ciò che l’altro manifesta
Empatia:
E’ l’elemento chiave nel processo di aiuto: essa si
esprime come la capacità di immedesimarsi in un’altra
persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo.
Richiede un assetto recettivo che consenta di entrare nel
ruolo dell’altro, per valutare il significato che la
situazione che evoca l’emozione riveste per l’altra
persona, nonché l’esatta interpretazione verbale e non
verbale che in essa si esprime. Si possono valutare 4
livelli empatici, dal più basso al più alto:
1 è impertinente, offensivo
2 sminuisce l’importanza di ciò che ascolta
3 coglie bene i sentimenti altrui
4 coglie i sentimenti espressi manifestamente e quelli
nascosti
74
Cordialità:
È l’espressione fisica dell’empatia (comprensione) e del
rispetto (interessamento). Essa si comunica attraverso
canali non verbali, come i gesti, l’atteggiamento del
corpo, il tono della voce, il contatto, l’espressione del
viso.
La comunicazione non verbale garantisce una validità
maggiore di quella verbale. Quando i messaggi verbali e
non verbali sono in contraddizione, di solito si crede ai
non verbali. (attenzione alla cultura)
1 visibilmente disapprovante o disinteressato
2 gesti assenti o neutri, voce meccanica
3 risposte non verbali chiare
4 comunicazione non verbale profonda
Concretezza:
Vuol dire essere specifici. Spesso è complementare
all’empatia, perché bisogna essere specifici per
dimostrare comprensione e facilita un’esplorazione
completa del problema.
Particolarmente importante nelle fasi iniziali e finali del
processo di aiuto.
1 vago, prematuro, offensivo
2 genericità
3 specificità
4 fare da modello e sollecitare attivamente la specificità
Genuinità/sincerità:
Oltre a costituire una dimensione necessaria della base
esperienziale e in concreto uno scopo del processo di
aiuto, uno dei contributi chiave della genuinità è il
75
rispetto che essa trasmette. “Siamo profondamente
genuini con quelli di cui più ci prendiamo cura”.
È l’espressione naturale e aperta di se stessi. Permette di
manifestare i sentimenti e i pensieri personali e di porsi
in una relazione naturale, piuttosto che agire strettamente
nel proprio ruolo.
1 falsità, punizione
2 risposta secondo un ruolo
3 espressione controllata
4 congruente
Il facilitatore non userà mai la sincerità per punire.
Autorivelazione:
Intimamente connessa con la genuinità, la chiave
dell’apertura di sé è l’opportunità. Il valore di questa
dimensione nel processo di aiuto è che essa comunica
una vicinanza, una somiglianza e una profonda
comprensione. Aprendosi opportunamente, il facilitatore
incoraggia l’altro ad esplorare se stesso più
profondamente e più completamente, facendosi da
modello.
1 nasconde e sopraffà
2 non dà spontaneamente informazioni
3 dà spontaneamente materiale generico
4 dà spontaneamente materiale specifico
Franchezza facilitante:
La franchezza raramente è utile se non è accompagnata
da empatia, rispetto, sincerità. Se il partecipante non si
sente compreso dal facilitatore, la franchezza può
impedire qualsiasi tipo di relazione costruttiva. Come
norma, non è prudente essere franco con una persona se
76
non ci si sente coinvolti e non si prevede un
coinvolgimento
1 ignora e impartisce direttive premature
2 tace e non mette in evidenza
3 indica le contraddizioni aumenta l’auto esplorazione
4 chiara evidenza delle contraddizioni e le direzioni a cui
queste tendono, aumenta la consapevolezza
Immediatezza:
Si riferisce a ciò che avviene tra il facilitatore e il
partecipante ed è vista dall’autore come ponte tra
l’empatia e la franchezza. Rende possibile la
comunicazione in profondità e porta alla comprensione
della relazione tra il facilitatore e il partecipante nel
momento in cui il primo risponde a ciò che avviene tra
loro nel momento presente.
Poiché coinvolge i sentimenti del partecipante verso il
facilitatore, può essere una delle più difficili da trattare.
1 ignora tutti i segni provenienti dall’altro riguardanti il
loro rapporto interpersonale
2 rimanda la discussione o la tralascia
3 il facilitatore dissente sul rapporto esistente tra sé e
l’altro in modo più generale che personale in modo da
indebolire l’unicità del loro rapporto, pronto a
condividere ogni responsabilità per i difetti che ci
possono essere
4 discutono apertamente il loro rapporto interpersonale
così come si manifesta in quel momento.
77
78
8. EFFICACIA DEI GRUPPI A.M.A
79
8. Efficacia dei gruppi a.m.a.
Comincia a diffondersi una letteratura internazionale al
riguardo, dalla disamina della quale sembra emergere un
quadro molto interessante: in alcune realtà, dagli Stati
Uniti all’Europa, il movimento dettato dall’auto mutuo
aiuto ha creato delle condizioni di cambiamento,
soprattutto nell’ambito psichiatrico. Ciò ha determinato
una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’assistenza:
ha promosso la centralità del paziente come persona,
dimostrando nella pratica che i soggetti con disturbi
psichiatrici, anche importanti, sono in grado, di massima,
di esercitare il diritto di scelta sul trattamento e di
determinare il loro percorso verso un pieno recupero
(recovery) di una vita piena e soddisfacente e quindi di
contribuire attivamente e con piena responsabilità allo
sviluppo della comunità di appartenenza.
L’Amministrazione Federale dell’Assistenza Psichiatrica
negli Stati Uniti e il Servizio Sanitario Nazionale inglese
in Europa hanno disposto un impegno ufficiale nei
Servizi Psichiatrici orientato a sviluppare forme di
“supporto tra pari”, visto il successo dei gruppi di auto
mutuo aiuto nella comunità e i risultati confortanti della
ricerca scientifica.
Alcuni studi, condotti nelle realtà dove i Servizi Sanitari
si sono ‘ristrutturati’ includendo la logica e la metodica
dell’auto mutuo aiuto, hanno ormai convalidato i benefici
ricavati dai servizi stessi e dagli utenti. (Sherman &Porter
1991, Cardani et al., Powell 2001, Solomon & Draine
2001) Clarke 2000).
La valutazione dell’efficacia dei gruppi di a.m.a. in
termini scientifici richiede comunque un costo e un
80
impegno che nella nostra realtà ancora non siamo stati in
grado di affrontare, ma sarebbe auspicabile che il
Dipartimento di Salute Mentale e gli Enti Comunali
possano investire per il futuro in tal senso, parallelamente
all’individuazione di percorsi possibili per fare
formazione agli utenti e ai cittadini.
Nel nostro piccolo, stiamo approntando intanto un
possibile questionario da somministrare ai partecipanti
dei gruppi, per misurare i benefici ottenuti in base alla
propria esperienza personale.
81
82
9. LA REALTÀ DEI GRUPPI A.M.A. NEL TERRITORIO
DELLA ASLRMH
 Ciampino
Gruppo a.m.a.”Familiari Ciampino”- Testimonianze
 Genzano
Testimonianze del gruppo a.m.a “Il Puzzle”
Testimonianze del gruppo a.m.a “Donne e Lode”
Gruppo a.m.a di persone oncologiche- Testimonianze
 Anzio
Testimonianze in Prosa dal gruppo “Tana libera tutti”
 Albano
Testimonianze del gruppo a.m.a. “Alza la Testa”
 Velletri
-Gruppo a.m.a. di utenti del Centro di Salute Mentale “Le
Stelle Nascenti”- Testimonianze
-Gruppo a.m.a. di Familiari di pazienti psichiatrici “La
Risorsa”
-Gruppo a.m.a. Elaborazione del Lutto “Conforto Amico”Testimonianze
-Gruppo a.m.a. di Genitori Adottivi “Famiglia Più”
-Gruppo a.m.a. di Utenti del Centro di Salute Mentale e
Cittadini “M.A.R.E.A.
- Gruppi a.m.a. in fase di realizzazione
83
9. La realtà dei gruppi a.m.a. nel territorio della
ASLRMH
Come accade in tutto il resto del mondo, anche nella
nostra circoscritta realtà i gruppi di auto mutuo aiuto si
sono sviluppati “a macchia di leopardo”. Sono partiti da
alcuni operatori del CSM di Frascati nel 2003, dove sono
stati effettuati i primi corsi formativi impegnando
competenze della realtà trentina. Successivamente, mi è
stato dato l’incarico di coordinare l’attività della
promozione di tale strumento a livello Dipartimentale; da
allora essi si sono sviluppati a Velletri, a Genzano,
Albano ed Anzio.
Nonostante gli sforzi per rendere tale realtà omogenea in
tutto il territorio, a tutt’oggi in alcuni distretti i gruppi di
auto mutuo aiuto sono assenti. Indubbiamente la loro
presenza o assenza è determinata dalla disponibilità
personale dei singoli operatori che, ripeto, assolvono alla
necessaria mediazione tra gli utenti e il territorio.
Ci sono difficoltà strutturali importanti, che il singolo
operatore si trova di fronte, quali problematiche legate
all’orario di lavoro, ai permessi per spostarsi da un
comune all’altro, alla grande energia che occorre per
organizzare e mantenere i contatti tra gli utenti tra i
gruppi e gli enti, per trovare le sedi e fare formazione.
D’altronde, anche il grado di sensibilità e di apertura del
tessuto sociale in cui i Centri di Salute Mentale operano
determinano la reale possibilità di diffondere la cultura e
la pratica della mutualità.
A seguire, descriveremo brevemente i singoli gruppi
attivi nei vari distretti con alcune testimonianze.
84
E’ stato chiesto a tutti i gruppi di partecipare alla stesura
di questo testo e in seguito riportiamo il materiale che ci
è pervenuto. La realtà di Velletri ha il maggior numero di
gruppi attivi e dal lasso di tempo maggiore; le varie
testimonianze sono trascritte nei “Diari di Bordo”, e
vengono custodite nel CSM. Proprio per tale condizione,
è stato possibile riflettere e organizzare le testimonianze
dei gruppi “La Risorsa” e “Le Stelle Nascenti” in modo
più sistematico.
9.1 Ciampino
Il gruppo dei familiari di Ciampino nasce nel 2010 in
risposta ad una sensibilizzazione alla cultura e alla
pratica della mutualità tra i partecipanti del gruppo
multifamiliare del CSM di Ciampino. Il gruppo a.m.a. dei
Familiari di Ciampino è costituito da familiari di utenti
psichiatrici ma è aperto a tutta la cittadinanza, con
l’intenzione di accogliere anche altre problematiche. Il
gruppo ha trovato una sede, esterna al CSM, in modo
autonomo.
Le famiglie in cui è presente un paziente psichiatrico si
trovano molto spesso in una condizione di grande
difficoltà: oltre a dover sostenere il familiare che vive
questa sofferenza, spesso devono confrontarsi con
emozioni di isolamento e solitudine.
La solidarietà di tutti e, in particolare, l’adesione e la
collaborazione dei familiari dei pazienti sono
fondamentali per il miglioramento delle condizioni di
vita e di cura delle persone sofferenti di disturbi psichici.
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 Testimonianze del 13/04/2011
Oggi mercoledì 13 aprile 2011 riparte il nostro gruppo
di auto mutuo aiuto, distaccato dal servizio (C.S.M. di
Ciampino).Abbiamo deciso noi familiari di farlo ripartire
avendo trovato un luogo dove incontrarci, messo a
disposizione dal parroco,
perché’ sentivamo la
mancanza di quel confronto tra di noi, che ci stava
aiutando a crescere.
Ci s’incontra ogni 15 gg di mercoledì dalle 18:30 alle
20:00, oggi siamo presenti: Giovanna, Nicola, Dina,
Betta, Raffaella ed io, Sandra.
Non ci presentiamo visto che ci conosciamo però avendo
sottomano le famose regole che ci eravamo dati ed
essendoci qualche persona nuova (solo del gruppo
a.m.a.), faccio presente che forse è meglio rinfrescarci le
idee, e così tutti insieme lo facciamo.
Il gruppo è partito alla grande mettendoci in gioco tutti
con le nostre emozioni.
La mia convinzione sull’efficacia dei gruppi si è già dal
primo incontro consolidata, ne usciamo tutti più ricchi,
ci portiamo dentro ognuno di noi qualcosa su cui
lavorare per migliorarsi ma, soprattutto sostengo che
colma quel sentimento così devastante chiamato
solitudine.
Avevo comunicato all’operatrice che aveva fatto partire
il gruppo a.m.a. nel servizio della ripartenza del gruppo,
e con felicità nostra ci ha fatto visita portandoci una
piantina simbolo della crescita.
noi eravamo un seme ora stiamo germogliando e
poi?.............. chissa’ staremo a vedere.
Sandra Cardelli
86
9.2 Genzano
A Genzano, grazie al generoso impegno della collega
Vilelma Spaccatrosi, psicologa-psicoterapeuta del CSM,
si è sviluppato un gruppo eterogeneo, che si è
denominato “Il Puzzle”.
E’ attivo dal 2005. Ha visto un susseguirsi di persone
utenti del CSM di Genzano, familiari; nel tempo sono
cambiati i facilitatori e i componenti. Nanda è l’attuale
facilitatrice e partecipa al gruppo dal 2006.
a) Testimonianze del gruppo a.m.a “Il Puzzle”:
 Testimonianza del 08/02/2007
Oggi c’è gruppo, il nostro gruppo. Insieme per tracciare
una forza di auto mutuo aiuto intesa a realizzare un
progetto che va oltre lo stare insieme per esprimere il
nostro malessere generale, ma anche per costruire
qualcosa di diverso per noi e per chi ne ha bisogno.
Nanda
 Testimonianza del 29/03/2007
a.m.a. Questa è una parola sicuramente magica!!!
Simonetta Roccasecca
 Testimonianza del 19/06/2007
Per me la cosa più grande che abbiamo è la vita.
Scegliere la vita non è tanto difficile come potremmo
immaginare. Credo seriamente che moltissime persone
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abbiano paura della vita. Non so perché abbiano paura
di essere ciò che siamo!! Abbiamo sentimenti
meravigliosi e folli e non ci ascoltiamo!!! Non vediamo!!
Non sentiamo!! Non rischiamo!! Non prendiamo a cuore
nulla!! Non VIVIAMO!! Perché la vita significa essere
coinvolti attivamente. Vivere significa “sporcarsi le
mani”, significa buttarsi con coraggio, cadere e sbattere
il muso. Vivere significa andare al di là di noi stessi…tra
le stelle!!!
Mi piace pensare che il giorno della nostra nascita
abbiamo ricevuto in regalo il mondo. Una scatola
magnifica, legata con nastri incredibili!!!! Alcuni non si
prendono neppure il disturbo di sciogliere i nastri e tanto
meno di aprire la scatola. E quando la aprono si
aspettano di vedere soltanto bellezza, meraviglie ed
estasi. Si stupiscono di vedere che la vita è anche
sofferenza e disperazione, solitudine e confusione. Tutto
questo fa parte della vita. Voglio conoscere tutto ciò che
contiene la mia scatola, e se c’è sofferenza o solitudine,
le accetterò comunque e ne farò esperienza. Noi
possiamo trasformare la disperazione in speranza e
questa è una magia. Possiamo asciugare le lacrime e
sostituirle con sorrisi. Dobbiamo scegliere noi stessi.
Nessuno può buttarci giù, tranne noi. Gli altri potranno
vederci in modo diverso, ma noi sappiamo chi siamo e
allora stiamoci, con orgoglio. IO SONO IO. Noi siamo
una storia. Una storia unica, meravigliosa! Qualunque
essa sia, noi non la possiamo cambiare. Noi siamo un
passato ma anche un futuro. Ma chi può giudicare il
futuro? Nessuno può farlo. Quindi perché preoccuparsi
del futuro? Noi siamo il presente: siamo ora. Se
vogliamo scegliere la vita dobbiamo preoccuparci del
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presente. Perché la vita è nel presente!! Ora!! Certo
posso parlare insieme, lavorare insieme, imparare
insieme, ma alla fine ognuno di noi è solo: perché è la
nostra vita. Esclusivamente nostra e di nessun altro. E
non ci sono altri modi. SCELGO LA VITA E VORREI
SCEGLIERLA INSIEME A VOI!
Simonetta Roccasecca
 Testimonianza del 20/12/2007
L’emozione di attendere e di immaginare un evento che è
già noto, è più profonda e intensa del breve periodo di
una sorpresa.
Per me il 2007 è stato movimentato da eventi positivi e
negativi, ma di una cosa sono molto contenta, e non sto
esagerando, di avere incontrato voi che mi avete accolto
con calore e mi avete sostenuto nel momento del bisogno
e non solo. Grazie di tutto!!!!!!
Simonetta Roccasecca
 Testimonianza del 24/01/2008
Mi piace ascoltare, guardare, capire, ecco è questo che
ho imparato nel tempo o meglio che mi ha insegnato mio
figlio, il mio più grande maestro di vita. Niente ha valore
formativo più della pazienza. È la virtù che ci permette di
aspettare, di capire e di sperare.
Chi sa amare nel modo giusto e con grande intensità
impara ad accettare i momenti di sconforto al pari di
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quelli di sublime gioia. La grande ricompensa
accordataci dalla pazienza, è l’amore che dura nel
tempo!!
Simonetta Roccasecca
 Testimonianza del 03/04/2008
Io da tempo non appartengo a niente e a nessuno!
Eppure sono qui al gruppo, il mio “Io” passa in fondo
alle sensazioni, gli altri, chi parla, chi interviene, mi
coinvolge ed io seguo le loro problematiche, le
comprendo e me ne faccio carico, quasi trovando
possibili soluzioni da proporre! E allora perché poi per
me stessa non faccio nulla se è così semplice vivere senza
soffrire tanto? Ripercorro le tappe del mio passato,
quando subivo e tacevo, camminavo sempre a testa
bassa! Dovevo obbedire! Ma a chi? A tutti! Ma chi e che
cosa autorizza un altro, fosse pure un genitore o un
compagno, a trattarmi come una povera mentecatta, che
non deve reagire perché non vale niente! E chi è il più
tra i due: chi esprime o chi subisce sempre per amore di
“pace” in famiglia? Ed ecco che ci si ammala dentro!
Dalla vita, dal matrimonio almeno, ci si aspettava
amore, forza, compagnia, e invece a volte ci si ritrova
più soli che mai, senza poter esprimere le potenzialità
che ognuno ha dentro e che poi finiscono per morirti
dentro lentamente, facendoti ritrovare sola col sentore di
morte nella mente, nel cuore, in tutto l’essere: sono una
larva, non saprò mai chi dovevo essere nella vita!!
Angela
90
 Testimonianza del 15/05/2008
Quello che adesso scriverò è una preghiera che ho
scritto nel 1986 dopo che ho saputo della sordità di mio
figlio.
Signore, il mio bambino è come gli altri ma ha maggiori
difficoltà. Gli hai fatto dono di un pezzetto della tua
croce ma lui non lo sa ancora perché è troppo piccolino.
Tra poco andrà a scuola, e io vorrei continuare a fare la
chioccia e non mandarcelo. So che questo è sbagliato,
non è giusto perché tu l’hai mandato si a noi genitori, ma
non per noi.
Mettigli allora accanto un angioletto supplementare,
perché quello che gli hai dato, chiude troppo spesso le
ali e il mio bambino si fa male, così potrebbe diventare
insicuro e credere che la sua menomazione gli sia da
impedimento più di quanto in realtà non lo sia. So bene
che si impara a non scottarsi, scottandosi, non ti chiedo
di stendergli dinanzi un tappeto di velluto, ma di
renderlo resistente alle cadute.
Fa che si accorga dei suoi limiti solo quando sarà in
grado di apprezzare il tuo dono, affinché la tua croce
non lo schiacci! Mettigli accanto un angelo affinché lo
aiuti a riprendere la strada soprattutto quando soffre
perché i compagni lo scartano dai loro giochi. Signore
dammi tanta forza, perché, solo se io sono serena posso
far si che mio figlio si stacchi dal cordone ombelicale,
affrontando la vita da uomo.
Simonetta Roccasecca
91
 Testimonianza del 19/07/2008
Se dovessi dare una risposta secca alla domanda
“Perché la vita è così complicata e snervante, così
tortuosa e faticosa?”, cosa risponderei? Io penso che la
prima ragione, forse quella decisiva, stia in una parola
“l’incomunicabilità”. Non ci parliamo più e se proprio
siamo costretti a farlo in famiglia, sul lavoro, nella vita
sociale, non mettiamo in campo la calma nell’esporre le
nostre ragioni, la pazienza di ascoltare quelle degli altri,
la voglia di comprendere e di conciliare. Siamo chiusi,
musoni, tesi, infastiditi, raramente disponibili. Eppure ci
vuole poco per capirsi, basta coltivare il desiderio di
conoscersi davvero, di soccorrersi vicendevolmente e in
definitiva di aprirsi a sentimenti grandi come l’amicizia,
l’amore, la solidarietà e la fiducia. Capirsi non è
difficile, è quello che cerchiamo di fare nel nostro
gruppo. “Parlare per capire”.
Simonetta Roccasecca
Un altro gruppo, formato da donne, denominato “Donne
e Lode”, è nato con l’idea di Elena D’Alessio, infermiera
professionale del CSM di Albano. All’inizio l’intenzione
era quella creare sostegno per le madri che avevano figli
adolescenti, e successivamente si è trasformato in
un’opportunità d’incontro per le donne che avessero
bisogno di uno spazio per confrontarsi rispetto alle
problematiche più generali della vita.
92
b) Testimonianze del gruppo a.m.a “Donne e Lode”
Il gruppo di cui Elena D’Alessio è la facilitatrice, nasce
il 26 novembre 2009.
Le utenti del suo gruppo sono: Annalisa, Angela, Marina,
Edda e la sottoscritta Manuela.
Su Elena
Elena è una donna di grande importanza per il gruppo
perché ha un carattere coinvolgente, che non si dà per
vinta facilmente. Apparentemente dolce (complice il suo
sorriso che è la prima cosa a colpirti) nasconde in realtà
una forza d’animo che non ha limiti, sempre pronta e
attenta ad ogni piccola sfumatura di ognuna delle
persone che fanno capo al suo gruppo. Elena, con
un’infanzia e un’adolescenza difficile sulle spalle, fatta
di incomprensioni con i genitori e di privazioni che
hanno lasciato il segno.
Anch’essa comunque, nell’ambito del gruppo stesso,
cerca (ottenendo dei grossi risultati) di risolvere alcuni
aspetti importanti della sua vita, traghettando le
problematiche che ha sia come madre (di due splendide
ragazze!), che come compagna di un uomo conosciuto da
non molto tempo e con il quale cerca di avere un
atteggiamento di vita differente da quello avuto da
esperienze precedenti e che la facevano vivere non bene.
Questo suo impegno, ovviamente, sta già avendo i suoi
primi risultati positivi che comunque comportano una
modificazione del suo carattere di base e quindi è
ammirevole come ci si stia dedicando anima e corpo.
93
Auguri di cuore Elena e che questo tuo impegno possa
portarti ancora più lontano perché sicuramente hai
trovato la chiave che ti porterà altri successi.
Su Annalisa
Annalisa, dolce Annalisa, il primo giorno che l’ho vista,
mi sembrava di conoscerla da sempre. Una figura esile,
la pelle bianca, due occhi dolci ed un viso incorniciato
da capelli castani e lisci, con frangia e tagliati pari che
le arrivano fino al collo.
Un portamento elegante, da vera signora che
difficilmente si scompone, solo il viso un po’ tirato per il
lungo periodo trascorso tra terribili attacchi d’ansia ed i
temibili attacchi di panico. Anche lei con la sua storia di
vita difficile sulle spalle, fatta di un primo matrimonio
andato alla deriva e dal quale ha avuto una figlia, oggi
di 38 anni e di un altro che sta andando verso la fine
ugualmente e dal quale è nata la seconda figlia di 28
anni.
A guardarla non si direbbe che è la più “anziana” del
gruppo, perché Dio la sta forse conservando per nuove
esperienze di vita sicuramente migliori delle precedenti e
quindi ecco qua che chi la incontra per la prima volta
non le dà sicuramente più di 40 anni.
I suoi problemi si dividono purtroppo tra incomprensioni
con la figlia più grande che ancora la vede accasata con
i genitori e senza un lavoro che la possa rendere
autonoma ed in grado di provvedere al proprio futuro.
Oltre questo, molto probabilmente e come credo sia
normale, influisce negativamente il fatto di vedere alla
94
deriva il secondo matrimonio della madre che vive in
casa già separata dal secondo e attuale marito.
Purtroppo Annalisa non può fare molto per risolvere la
situazione (aggravata anche da una dichiarata infedeltà
del marito) perché non ha reddito e quindi vive sugli
eventi che il marito periodicamente le porta davanti.
Per sua fortuna, può contare sulle molteplici attività di
volontariato che lei, per generosità di carattere e per una
grande fede cristiana, può svolgere e che la ripagano
almeno in parte delle mortificazioni a cui è giornalmente
sottoposta. Un valido aiuto le è stato dato dalla
psichiatra che l’ha in cura mentre noi le siamo molto
vicine, con tutto il nostro affetto.
Forza Annalisa, non mollare!
Su Angela
Angela la riconosci subito da lontano, perché prima di
lei arriva il suo sorriso aperto, sincero, gli occhi grandi
che sorridono appresso. Ti arriva la voce che ti chiama
con il tono di sempre che sai che significa:” che felicità
incontrarti”. Donna di grande generosità con un
temperamento mite ed insicuro, provata anche lei da un
matrimonio improvvisamente interrotto da una
separazione.
Separazione che l’ha lasciata di colpo con la
preoccupazione di pensare da sola alla propria famiglia
di due figli grandi, uno sposato e con prole, e una figlia
di 12 anni prossima all’adolescenza. Il colpo più grosso
oltre alla separazione è stato dato dalla consapevolezza
che l’ex marito si era già accompagnato ad un’altra
donna dal quale aveva avuto nel frattempo un figlio.
95
Queste cose, davvero troppe tutte insieme, l’avevano
letteralmente messa a terra.
Mille dubbi e domande l’assalivano costantemente
specialmente se era giusto che la figlia più piccola,
frequentasse quella nuova famiglia del padre.
Il tempo come si sa porta buoni consigli, così come le
notti passate in bianco, ma la felicità che la figlia
riportava a casa dopo aver passato del tempo con il
padre ed il fratello, inconsapevolmente la rilassavano
facendole così accettare senza sforzo quella nuova
situazione.
Approcciata nuovamente la vita senza risentimenti e con
sensata positività, nuove porte hanno cominciato ad
aprirsi, specie quella del cuore, conoscendo un uomo che
le sta accanto in modo tenero. Se son rose fioriranno!
Di seguito riporto fedelmente la sua esperienza al centro
di Auto Mutuo Aiuto, così come l’ha vissuta:
“Inizio col dire che non avevo la benché minima
conoscenza e quindi esperienza di un gruppo di Auto
mutuo aiuto e quindi quando fui contattata da Elena (mia
collega che non vedevo da alcuni anni) e mi spiegò che
stava mettendo su un gruppo di auto mutuo aiuto sulla
genitorialità, fu solo l’istinto a dire si perché non avevo
capito nulla.
Iniziamo con gli incontri ed Elena spiega il significato e
la necessità del gruppo, quanti incontri mi ci sono voluti
per capire quello che era la realtà del gruppo!
Una cosa che mi ripetevo era ma io sto bene ora, mi
sento meglio rispetto a quando mio marito se ne è andato
via di casa, prima piangevo, adesso rido.
96
Ora posso dire che non era assolutamente vero.
Quando ti trovi a faccia a faccia con il gruppo non stai
guardando loro, stai guardando la tua coscienza e stai
analizzando il motivo per cui sei seduta lì a parlare con
delle persone e capire come ci sei arrivata e in quel
momento assorbi il loro consiglio rigirandotelo come
una “pezza” per “coprire” uno “strappo”.
Una sensazione che mi è piaciuta è stato il calore umano
che regnava al centro del gruppo, ognuno parlava,
raccontava, tutti ascoltavano, qualcuno chiedeva,
nessuno giudicava.
Serve una cosa del genere?
Per me si e questo è il secondo autunno, c’è ancora
l’inverno da passare, ma poi arriva ancora la primavera
e l’estate… e sapere che ci sono le stesse persone con cui
parlare è come stare in “famiglia”.
c) Gruppo a.m.a di persone oncologiche:
Un gruppo oncologico, formato da diverse persone che
hanno dovuto affrontare questa malattia si è costituito nel
2011, s’incontra una volta ogni quindici giorni al CESV
di Ariccia e la facilitatrice è Elena. Il gruppo, formato da
circa otto donne, ancora non si è dato un nome, ma già
sta accogliendo altre persone.
 Da Testimonianza del Gruppo a.m.a.
Oncologico
97
E’ un gruppo che nasce dall’esigenza e dalla
consapevolezza che condividere un peso così grande può
aiutare.
Ci aiuta a sostenerci reciprocamente nei momenti in cui
sembra che il domani ci sfugga.
Ci è di conforto quando vogliamo essere capite nei
momenti strategici del percorso di cura.
Ci supporta nei momenti di gioia e gaiezza, in cui tutta
l’angoscia sembra smorzarsi nel sorriso delle nostre
amiche.
Siamo felici di esserci incontrate e quando ci guardiamo
negli occhi …
Sappiamo quello che c’è nel profondo della nostra
anima.
Elena
9.3 Anzio
Ad Anzio si è creata una bellissima sinergia tra gli utenti
del CSM, sostenuti con tenacia dall’infermiera
professionale Annie Sensitier. Il gruppo di a.m.a. è
partito nel 2008 e si chiama “Tana Libera Tutti”,
s’incontra una volta a settimana, nel tempo si è evoluto e
si organizza in molte iniziative socializzanti. Alcuni
membri del gruppo hanno costituito un’associazione
culturale onlus che si dedica ad organizzare occasioni
d’incontro con visite culturali, balli, eventi socializzanti,
tutte azioni che confortano e sostengono il
conseguimento e il mantenimento della propria salute
(recovery).
98
 Testimonianze in Prosa dal gruppo “Tana libera
tutti”
Le orme del cammino come tracce di partecipazione.
Ognuno ha tanta storia, tante facce nella memoria …
Non l’avrei mai creduto!
Le prime volte sono venuta convinta che non avrei mai
potuto adattarmi a frequentare persone oggettivamente
così diverse da me e con interessi per lo più lontani dai
miei … L’odiata folla – dicevo – e per le loro
disavventure e per essere portatori di quei problemi a cui
io non volevo proprio pensare, per non rievocare quelli
che erano i miei problemi, dai quali tentavo da anni di
sfuggire … Ma ecco che, all’improvviso, dopo una o due
riunioni che mi ero costretta a presenziare, “ L’ odiata
folla” non c’era più e al suo posto cominciarono ad
apparire le persone, reali e fragili.
(L’orma di Ippolita)
Esistenze fragili, segnate da un senso di colpa
inafferrabile, ma …
Il gruppo invoca il perdono.
(L’orma di Puskin)
Ed allora,
Il discorso si fa potente. (L’orma di Claudio) e la
percezione di sé si fa più complessa:
Cammino sul filo, lascio dietro di me la morte, che mi
osserva ridendo.
(L’orma di Renata)
99
E ne sgorga un augurio:
Che la positività si impadronisca sempre più di noi!
(L’orma di Claudio)
Lo sguardo collettivo abbraccia quindi l’insieme:
La vita è un viaggio unico e irripetibile. Talvolta
qualcuno perde la direzione perché si sente solo e
indifeso.
(L’orma di Lola)
E ne coglie le emozioni condivise
E la tristezza ci coinvolge tutti, ma io combatto contro
essa nella speranza che un giorno ci arrida la gioia.
Ne coglie inoltre le soluzioni provvisorie, che sono
diventate a loro volta problemi
Ho capito che il rifugio, come tanti altri è la nostra tana.
(L’orma di Valeria)
Ma al grido di “Tanaliberatutti”!!!
Mi sono sentita libera.
(L’orma di Carol)
Ed infine la prosa assume accenti poetici quando si
riconosce l’intento profondamente umano che accomuna,
con le voci che si fondono senza confondersi:
Alterni gli interventi degli “utenti”, ma simile l’intento:
evocare dall’intimo dizionario una frase, una parola, una
sillaba che affermi, giustificando, il durare della propria
presenza in mezzo al resto dell’umanità. La volontà di
100
credere e di convincere, pur se nell’endemica tristezza di
noi malati del mal di vivere, che in tutti si incarna un
disegno che superando intralci e malattia, indichi una
meta e una ragione alla fatica di esistere.
E soddisfare quel bisogno di sentirsi parte di un’enclave
più vasta e popolosa … e rimescolare il proprio singolo
spirito fra solitudini affini … Pur con l’amaro che ognuno
si porta nel sacco del cuore: la cruda coscienza di essere
fragili, plasmati con un’argilla di cristallo che ogni
inarrestabile anno si incrina e si assottiglia …
E non smettiamo di cercar sogni che fabbricano sogni …
radiazioni che in offuscate lanterne generino tra le ceneri
almeno un’estrema favilla …
Lungo la mia vita ho tracciato mappe per nuove storie …
ricamato possibili orme per altri piedi …
(L’orma di Virgilio).
<<Ma il viaggio continua … ed ogni destinazione
definitiva si scopre che è solo una tappa intermedia.>>
Annie Sensetier
Sono favorevole a questo tipo di terapie, o metodi di cure.
Perché sono convinto, primo che il male vada affrontato a
viso aperto, fin tanto che si ha la forza e costanza, per le
corna, come si suol dire, bisogna prenderlo.
Certo e spero che tra i presenti non ci siano persone con
problemi psicologici, ma ognuno ha dei problemi
familiari non trascurabili; pertanto, gli specialisti come la
dottoressa, sarebbe opportuno che si prendessero l’onere
di trasmettere ai loro superiori, responsabili, paritari con
forte voce. In base al loro potere contrattuale s’intende;
101
che coloro che siano qui presenti, ed in altre sedi, vi sono
per potenziali malati, che arrecano disagi per loro, ma
per la società in genere, non potendo dare il massimo di
loro stessi.
Avendo seri, a volte serissimi, problemi in famiglia. Tali
disagi spesso annullano la dignità degli stessi.
Essendo io uno di quei soggetti a rischio, avendo mia
moglie da 15 anni sofferente di panico, ed io debbo essere
sempre presente, la sua ombra.
Dopo 15 anni ed avendo lanciato molti messaggi presso le
sedi, a specialisti di Roma, la domanda era: cosa fate per
i familiari?
Pertanto questa associazione d’Auto Aiuto Familiare ben
venga.
Visto che il pianeta psico è ancora ignoto per molti. In
attesa che qualcuno c’illumina sullo squilibrio della
personalità umana attendiamo fiduciosi.
E che l’Auto Aiuto sia di lunga vita.
Piero
La vita è un viaggio unico e irripetibile. Talvolta
qualcuno perde la direzione perché si sente solo e
indifeso.
(L’orma di Lola)
9.4 Albano
Il gruppo è formato da utenti del Centro Diurno
Psichiatrico del Distretto, s’incontra una volta a
settimana all’interno del Centro Diurno; gli operatori
Claudio Marchini e Catia Chiappa seguono il gruppo
102
sostenendo anche un’altra importante iniziativa:
organizzare uno sportello di ascolto nell’SPDC sostenuto
da U.F.E.
 Testimonianze del gruppo a.m.a. “Alza la Testa”
Noi siamo il gruppo “Alza la testa” ed è nato nel
Novembre 2008.
Oggi siamo 10 persone che ci partecipano.
La nostra identità riguarda la “fragilità psichica” che
stiamo vivendo in questa fase della vita.
Proponiamo ed affrontiamo temi di natura esistenziale
che toccano la realtà quotidiana, anche in rapporto al
sociale.
Per noi è un percorso.
Le caratteristiche fondamentali sono:
-
la voglia di esprimersi e condividere le
esperienze
la capacità di ascolto
la solidarietà
Il clima stimolante che si respira tra di noi facilita la
comunicazione e infonde fiducia.
Ognuno di noi è consapevole di essere portatore sia di
problemi che di risorse.
E’ un ’emozione grande partecipare al gruppo di Auto
Mutuo Aiuto “Alza la Testa”. Il gruppo mi ha dato tanto.
A volte mi sono sentita lacerata a volte devastata.
103
Con i miei compagni abbiamo superato mille ostacoli,
sempre insieme: per alcuni di loro non è stato facile
vivermi accanto e ci sono stati giorni che parteciparvi è
stato difficile.
“Alza La Testa” è riuscito a calmarmi, mi ha insegnato a
non nascondermi per vivere.
Sto imparando a cambiare e a ritrovare quella pace.
Aver voglia ogni giorno di ricominciare.
Grazie, Alza la Testa. Ginevra 78
9.5 Velletri
L’esperienza di auto aiuto, come accennato in
precedenza, è partita a Velletri nell’anno 2004 con
quattro donne mie pazienti, coetanee, all’interno del
CSM: le accomunava il senso di solitudine, soffrivano di
depressione ansiosa, avevano percorsi psichiatrici
importanti, con esperienze di ricovero ospedaliero.
Successivamente si è trovata una sede esterna, il gruppo
si è allargato, io ho continuato ad essere presente fino a
che non si è individuata la possibilità di far andare avanti
il gruppo con un facilitatore interno. Il gruppo si è dato
un nome: “Le Stelle Nascenti”, costituendo così la sua
identità. Da allora ad oggi il gruppo non ha mai smesso
di esistere.
a) Gruppo a.m.a. di utenti del Centro di Salute
Mentale “Le Stelle Nascenti”
Il gruppo è attualmente frequentato da cittadini e utenti
del CSM di età diverse, s’incontra settimanalmente
104
presso la Diocesi di S. Clemente. Ha visto molti
partecipanti, purtroppo ha anche subito due lutti
(Vincenzo e Angelina), entrambe persone meravigliose e
piene di spirito di cooperazione alle quali tutti noi siamo
grati per il grande contributo che hanno dato nella
direzione dell’a.m.a. Vincenzo, nonostante fosse malato
gravemente di leucemia, ha investito le sue energie per
cercare una sede dignitosa, e sviluppare una solidità al
movimento dell’a.m.a., dando fiducia e speranza a tutto il
gruppo. Angelina Favale è stata la prima a rivestire il
ruolo di facilitatrice, ha saputo attraversare e superare,
con il suo bellissimo senso di humor, forme di stigma e
di pregiudizio, fino a raccontarsi apertamente di fronte ad
un pubblico molto grande. Ha saputo superare i naturali
sentimenti di competizione e trasformarli in un senso di
cooperazione e di rispetto. La ringrazio molto per questo.
Il gruppo comunque è andato avanti con determinazione
e senza un’interruzione, anche attraverso un bellissimo
passaggio del ruolo di facilitatore, che da Angelina è
andato a Gisella la quale ha saputo portare avanti con
grande senso di responsabilità il lavoro fino ad oggi.
Nel clima emotivo di questo gruppo è rilevante la grande
rispettabilità che i componenti hanno tra di loro. E’ un
gruppo in cui si respira un clima di serenità, apertura,
voglia di confrontarsi con un autentico desiderio di stare
bene nell’incontro con l’altro in un contesto di spontaneo
sostegno.
105
b) Gruppo a.m.a. di Familiari di pazienti
psichiatrici “La Risorsa”
Sempre nel 2004 si è istituito un piccolo gruppo di
familiari di utenti psichiatrici, attraverso la promozione e
il sostegno del CSM di Velletri. Si è denominato “La
Risorsa”.
Per diversi anni il gruppo ha funzionato incontrandosi in
modo sistematico, ma al suo interno si sono sviluppate
dinamiche di difficile gestione e soprattutto, non
essendosi sviluppata la possibilità di partecipazione
allargata, recentemente ha sospeso la sua attività. Sarà
mia cura riprendere le fila del percorso interrotto e creare
le condizioni per riprendere i lavori, seguendo il gruppo
all’interno del CSM.
c) Gruppo a.m.a. Elaborazione del Lutto
“Conforto Amico”
Nasce nel 2009 grazie alla disponibilità di Stefania, la
facilitatrice che si è resa disponibile in seguito ad una sua
personale esperienza di lutto e dopo un periodo di
formazione specifica.
 Testimonianza 27/11/ 2012
“Il gruppo si riunisce regolarmente dal settembre 2010;
Qualche mese dopo è arrivata Barbara, poi Orietta,
Caterina 1, Caterina 2 (non inviata come le altre dal
CSM, ma da una psicologa privata.)
Nel frattempo Adele ha ritenuto di aver compiuto
il suo “percorso” ma di tanto in tanto ci sentiamo.
106
Marina sta frequentando un gruppo di psicoterapia di
gruppo, quindi non viene più da noi. A febbraio
2011abbiamo accolto Giorgio (da qualche settimana
viene anche sua moglie).
Infine è arrivata Patrizia inviata presso il nostro gruppo
dal CSM.
Ad ogni riunione il gruppo conta 7/8 persone e se
qualcuno non può venire mi avverte sempre
telefonicamente.”
Stefania A.
Il tema condiviso da queste persone riguarda la perdita di
una persona cara. Anche se si comprende la diversità del
dolore che si può sperimentare per la perdita di un figlio
rispetto a quella di un genitore o del proprio partner, la
particolarità di questo gruppo è la grande sofferenza che
ognuno dei partecipanti si porta dentro e la disponibilità
ad esprimere agli altri il proprio vissuto con l’intento di
aiutarsi; è un gruppo molto sensibile in cui si attiva una
particolare riflessione per la vita.
Il punto di forza che si percepisce è l’accoglienza per i
nuovi membri e la fiducia che i componenti sentono tra
di loro.
Le persone sono accomunate da una comprensione
condivisa, e da una ricerca di modalità più funzionali per
tollerare maggiormente il proprio dolore, nel rispetto del
ricordo che conserva il legame emotivo con la persona
defunta.
Il rischio e la fragilità possono essere rappresentati dalla
paura di non essere compresi da altre persone estranee a
questa esperienza, per cui è utile attivare la
107
consapevolezza di queste dinamiche per evitare drastiche
chiusure con l’esterno.
Essendo questo un gruppo così particolare anche la
stesura del Diario di Bordo ha richiesto un tempo
“speciale”, più lungo rispetto agli altri gruppi, poiché il
contatto con le emozioni sottostanti inerenti la perdita di
una persona cara non sono affatto semplici da scrivere.
 Testimonianza del 4/04/2011
Il nostro gruppo si riunisce regolarmente da settembre
scorso ma dopo averne parlato varie volte soltanto
nell’ultima riunione abbiamo deciso, di comune accordo,
di iniziare questo Diario di Bordo.
Il ritardo con cui cominciamo a scrivere le nostre storie
presenta anche un aspetto positivo in quanto ci consente
di mettere a fuoco emozioni e sentimenti provati lungo il
nostro lungo percorso e di fare un bilancio della nostra
esperienza.
Bilancio, a mio parere, positivo, perché ciascuno di noi
ha potuto, in un clima amichevole e non formale,
esprimere liberamente angoscia, dolore, rabbia, paura,
nella certezza di essere ascoltato, compreso e non
giudicato.
Attraverso la condivisione del dolore si è sviluppata tra
noi un’amicizia che va oltre le riunioni del gruppo e si
concretizza in un interessamento solidale e sincero per le
difficoltà quotidiane e le vicissitudini delle nostre
“compagne di viaggio”.
Stefania
108
 Testimonianza
"Oggi pomeriggio sono andata al gruppo e ho conosciuto
due persone che fanno parte di un altro gruppo ma che
hanno anche un lutto da elaborare. Una di loro ha avuto
un lutto di recente, l'altra persona soffre ancora per un
lutto che risale alla sua infanzia.
Sono rimasta perplessa perché ho capito che oltre al
lutto ci sono problemi grandi, a volte insormontabili, che
portano alla depressione e all'isolamento...
Oggi ascoltando queste due persone mi sono sentita
triste per quello che gli è successo;
ma mi sono sentita anche "sollevata" perché su tanti
argomenti ci siamo confrontati con idee diverse e allo
stesso tempo utili per tutti."....
Come dire che le esperienze degli altri ci insegnano
sempre qualcosa e ci fanno vedere più chiaro dentro di
noi.
Barbara
 Testimonianza del 14/05/2011
Ciao, sono Marina e cinque anni fa ho perso mio figlio
Luca di 26 anni in un incidente stradale.
Da quel giorno la mia vita è finita con lui, respiro ma
non vivo.
Vado avanti con farmaci psicologici che mi vengono
somministrati giornalmente. Tempo fa la dottoressa che
mi tiene in cura mi ha consigliato di frequentare questo
gruppo dove ci sono persone come me che soffrono per
la morte dei loro mariti, ci riuniamo ogni lunedì sera per
109
parlare ed esternare tutto il dolore e le angosce che ci
teniamo dentro, per cui il lunedì sera è giornata di sfogo
per ognuna di noi e questo è servito ad instaurare una
forte amicizia tra di noi.
Quando termina la riunione mi sento più appagata nel
morale perché parlando con le amiche del gruppo sento
di essere compresa nel mio dolore.
Marina
d) Gruppo a.m.a. di Genitori Adottivi “Famiglie
Più”
E’ formato da chi ha o desidera avere figli adottivi o in
affidamento. Il gruppo è partito nel 2008 s’incontra una
volta al mese per affrontare e risolvere insieme i vari
problemi che spesso le famiglie adottive o affidatarie si
trovano di fronte. E’ composto da circa 10-12 coppie.
I componenti del gruppo si sono organizzati in modo che,
in concomitanza dei loro incontri i bambini possano
usufruire di uno spazio di gioco assistiti da una babysitter che si occupa di loro.
e) Gruppo a.m.a. di Utenti del Centro di Salute
Mentale e Cittadini “M.A.R.E.A.” (Mente Arte
Risveglio Emozioni Amore)
Il gruppo è composto da persone unite da svariate
problematiche. Nasce a Settembre del 2010 con una
giovane utente del CSM, molto creativa, ma con
un’impasse nel fare, che, incoraggiata attraverso il
110
percorso di psicoterapia individuale a mettersi in gioco,
decide di organizzare il gruppo “Voglia di Gioia” con
l’obiettivo di condividere e creare assieme agli altri.
Successivamente con l’arrivo di altre persone il gruppo
cambia nome (M.A.R.E.A.). La maggior parte dei
componenti sono utenti del Centro di Salute Mentale di
Velletri che si vedono insieme a qualche loro familiare e
ad altre persone interessate a condividere l’esperienza. E’
un gruppo che vive un’evoluzione molto particolare,
poiché nella condivisione del loro disagio i partecipanti
hanno deciso di utilizzare la mutualità per realizzare
concretamente i loro talenti. Nel laboratorio creativo si
possono ideare, realizzare, condividere e sostenersi in un
fare concreto e con l’esigenza di un riconoscimento
sociale e lavorativo. I loro incontri sono passati da una a
tre volte a settimana in uno spazio reso disponibile
dall’associazione Calliope di Velletri. Tale spazio è
importante ed è stato conquistato sia dall’attivazione da
parte del CSM di Velletri sia dall’ audacia motivazionale
e voglia di mettersi in gioco dei membri stessi. La
dinamicità di questo gruppo ha dato forma ad un “fare
assieme” collaborativo, così com’è nello spirito filosofico
dell’esistenza dei gruppi a.m.a., ed ha portato alla
realizzazione di diversi manufatti di oggettistica varia
utilizzando anche materiale riciclato:
I “bastoni delle pioggia” sono creati con il riciclaggio di
contenitori di cartone che vengono trasformati in
strumenti musicali molto interessanti: sono strumenti
infatti che favoriscono una condizione di rilassamento del
sistema sensoriale (uditivo, trovando il proprio ritmo e
scegliendo un suono particolare; visivo, scegliendo le
sfumate coloriture; tattile/manuale, poiché il suo utilizzo
111
permette un movimento delle braccia e un’ondulazione
specifica della parte superiore del corpo).
Oggettistica varia: portafotografie, borsette, porta
accendini, porta cellulari, scatolette, conchiglie rifinite
per uso arredamento, libretti anticati, spille, gioielli.
I prodotti creati sono immessi nel mercato locale durante
le varie iniziative culturali della città.
Nel gruppo si respira un clima di gioia e grande
affiatamento e lo stimolo per la loro iniziativa è
rafforzato e supportato dinamicamente tra i membri
stessi, per cui all’interno del gruppo si ha la possibilità di
pianificare obiettivi concreti di realizzazione e
soddisfazione personale.
 Testimonianze
22/05/12
A volte non sappiamo che l’altro è la proiezione
amplificata del nostro essere e quando ce ne rendiamo
conto non esiste più io, tu, ma solo noi!
Valentina. Grazie
25/05/12
Abbiamo ricevuto la visita inaspettata di Aquilina che ci
ha fatto molto piacere: il tutto condito con spirito di
collaborazione e tanta complicità!
30/05/12
Lavori eseguiti con molto impegno. Collana realizzata da
Valentina e Simone. Decoupage con tecnica del
tovagliolo con sfumature varie eseguito da Davide,
112
Daniela e con l’inaspettata e piacevole condivisione e
partecipazione di Cristina, la fidanzata di Davide.
Partecipazione di Giusy e di Rita per lavori ad uncinetto
a libera interpretazione.
Francesca
20/06/2012
C’è tanta incertezza nel gruppo, io in special modo non
ho voglia di fare nulla, il motivo principale è che
vorremmo già partire con le vendite ma la burocrazia ci
sta rallentando i tempi.
La decisione del gruppo è perseverare nei propri ideali.
Per il resto dal punto di vista della comunicazione e
affiatamento il gruppo procede bene.
Rita
20/06/12
Mi sento parte del gruppo come in famiglia, i dolori e le
gioie e sono felice di condividerle con chi mi vuole
davvero bene.
Valentina
25/06/12
Il nostro pomeriggio è stato costruttivo, fatto di parole e
fatti. Parole: decisioni in merito alla nostra futura
prossima associazione.
Rita.
113
12/09/12
Il lavoro procede, ci sono buone prospettive, il gruppo è
valido, ha voglia di lavorare e ottime iniziative creative.
L’unica cosa che manca sono il denaro per poter fare la
cooperativa e riuscire a essere indipendenti ma con
l’impegno e il tempo ci riusciremo. Rita
Poesia - CHISSÀ PERCHÉ
A volte la direzione che scegli
E’ un vento contrario
Perché non è naturale
Ma è decisa nel normale
C’è bisogno di coraggio
Per andare oltre un lago
C’è bisogno di un cuore
Per diventare giganti
Ma chissà perché
E’ così difficile vivere come senti
Chissà perché
Ma io credo che
Ognuno dentro se
Impolverato e inutilizzato
Ha il motore che produce
Quella forza che ti fa andare
In quella direzione che senti tua
La paura non esiste
E il male non c’è
Cammina
Cammina
Attraverso i muri di cemento
Usa la forza dentro te
Il traguardo è solo per chi si mette in gioco
114
Completamente
Ma chissà perché
A volte ti sembra di non farcela più
Chissà perché
Chissà perché
Forse perché l’acqua non può andare all’insù.
O forse no
Forse perché ci hanno fatto credere che noi non siamo di
più.
David Girlando
Penso che nessuna parola possa esprimere il percorso
che l’Associazione Calliope ha fatto insieme al Gruppo
MAREA meglio della poesia di David.
Mentre il Gruppo abbatteva i muri di cemento la sede di
Calliope si è trasformata, invasa da materiali, colori,
voci gioiose che creano oggetti insieme ad una rete di
rapporti umani che scalda il cuore.
Ma il Gruppo MAREA non ha cambiato solo un luogo ha
cambiato la natura dei suoi componenti e ha cambiato
me lasciandomi, incredula, a pensare di avere aiuto da
chi voglio aiutare.
Maria Paola De Marchis
MAREA è una rete lanciata nel sociale, pronta ad
accogliere e a cambiare il presente per rendere migliore
e sano il futuro.
Valentina Profeta
115
e) Gruppi a.m.a. in fase di realizzazione:
Attualmente stanno per partire i seguenti gruppi: un
gruppo rivolto al cosiddetto “terzo genitore”; un gruppo
dedicato alle donne che soffrono di endometriosi; un
gruppo di mamme single. L’idea di creare tali gruppi è
partita come al solito all’interno del percorso terapeutico
con mie pazienti che hanno espresso interesse verso tale
modalità e, considerati i temi, si è pensato di coinvolgere
anche il Servizio Materno Infantile e i medici di base del
Territorio.
 Da Testimonianze Gruppo a.m.a. di
mamme single
“In questi ultimi anni sta aumentando il numero di
mamme sole.
Spesso, le madri che non hanno il partner vicino, a causa
dei molteplici impegni e per l'eccessivo carico di
responsabilità, tendono ad isolarsi, ma la solitudine può
generare incertezze, paure e dubbi. Per questo motivo, è
fondamentale che la mamma si costruisca una fitta rete
di amicizie e non si chiuda in se stessa: parlare, esporre
problemi e sentimenti è importantissimo.
Quindi, condividere la propria storia e le proprie
difficoltà con altre donne, che, come loro, sappiano cosa
vuol dire essere mamme sole, può aiutare ad uscire
dall'isolamento."
Ileana
Diventare madre crea nella donna un nuovo spazio
interiore in cui si è naturalmente sole perché si è
116
chiamate in prima persona a rispondere dello sviluppo e
della salute della propria creatura. Specie nei primi due
anni di vita poi il mondo di madre si stringe tutto intorno
al piccolo.
Se non si ha più un compagno vicino si rischia di cadere
in un vero e proprio senso di solitudine misto a paura di
non farcela. In questo caso avere l'appoggio della
propria famiglia d'origine è molto importante. Dunque è
difficile essere una mamma single? Né più né meno di
altre condizioni in cui ci si può trovare, come ad esempio
non essere single ma avere problemi di coppia piuttosto
che avere un compagno ma non una famiglia solida alle
spalle. Si può dire pertanto che ciò che più conta è avere
pur sempre dei punti di riferimento, che sia la famiglia o
una rete di amicizie, per non perdersi in un senso di
smarrimento di fronte a tutte le responsabilità dell'essere
madre. L'importante è non sentirsi sole e sapere di poter
fare affidamento su qualcuno anche se oramai non si ha
più un compagno.
Quale cosa migliore ci può essere allora dell'avere la
possibilità di un incontro tra mamme single quando a
volte basta un semplice scambio di punti di vista per
ovviare al senso di isolamento che può esserci uscendo
da una situazione difficile?
Annalisa
Gruppo rivolto al cosiddetto “terzo genitore”
"Sempre più frequentemente nella vita di una persona
che ha avuto figli da un precedente rapporto, possono
entrare altri partner che si trovano a dover convivere
con figli non propri. I figli non sempre si mostrano
117
propensi ad accettare i nuovi compagni della mamma o
del papà.
La sfida alla quale è chiamato l'adulto che si relaziona
con i figli del partner è molto complessa. Come porsi?
Come amico, come estraneo disinteressato, come
genitore?"
Ileana
Nelle famiglie che si costituiscono tra partner separati o
divorziati le matrigne e i patrigni delle favole lasciano il
posto a una nuova figura non facile da impersonare,
quella del "terzo genitore": qual è il ruolo di questa
nuova figura familiare? Come può trovare identità senza
usurpare quella del genitore separato? Come deve
reagire di fronte a un bambino o ad un adolescente che
non ne vuol sapere di lui (o lei) o che, al contrario, si
trova talmente bene nella nuova famiglia da suscitare il
risentimento dei genitori "biologici"? E' possibile
riuscire a superare i conflitti, le gelosie, le reciproche
diffidenze? Se nella famiglia tradizionale i ruoli sono
chiari e definiti all’origine, nelle famiglie ricomposte
questa chiarezza non c’è, e colui o colei che vive con i
figli del partner o li frequenta molto spesso può avere
difficoltà a collocarsi e ad individuare una linea di
condotta coerente. La famiglia ricostituita è il risultato di
una ristrutturazione del sistema famigliare, e il
cambiamento mette in discussione molti aspetti della vita
quotidiana. Ci può essere una crisi, ma il problema non è
la crisi in sé, bensì il modo in cui si risponde alle
difficoltà. Se non si ha paura di cambiare il clima rimane
più rilassato.
Barbara
118
10. DA “IL DIARIO DI BORDO”:
LE TESTIMONIANZE DEI PARTECIPANTI DEI GRUPPI DI
A.M .A. DI
VELLETRI:
Testimonianze e fasi di passaggio nei gruppi
 Prima fase: l’accoglienza
 Seconda fase: apertura di sé e condivisione
 Terza fase: appartenenza, legame, identità
 Quarta fase: dall’ascolto all’azione
119
10. Da “Il Diario di Bordo”:
 Le testimonianze dei partecipanti dei
gruppi di a.m.a. di Velletri
Il Diario di bordo viene scritto a rotazione dai
partecipanti del gruppo. Ha la principale funzione di
“memoria storica” del gruppo, come una sorta di verbale
del giorno, testimone dei singoli processi che avvengono
durante gli incontri. Merita un’attenzione particolare,
perché, soprattutto quando viene preso in seria
considerazione e “rispettato”, diventa uno strumento di
dialogo, di riflessione, di “registrazione”. Ha un valore
affettivo particolare all’interno dei gruppi e rappresenta
la testimonianza di ciò che vivono le persone nella loro
esperienza di vita e nel gruppo stesso. Gli stati emotivi
hanno la possibilità di essere comunicati ed ascoltati, a
volte mutano verso dei cambiamenti più propositivi
concretizzandosi nel fare. Il Diario di Bordo è
espressione di sfumate coloriture che riguardano pensieri
ed emozioni. Simbolizza soprattutto una nuova
possibilità per rompere il muro del silenzio personale che
spesso incastra la propria sofferenza nella nicchia della
solitudine, e concretizza con la scrittura la visibilità
introspettiva di ciò che avviene all’interno e fuori dal
gruppo. Il Diario di Bordo permette di riportare a caldo i
sentiti in parole, aumentando la capacità riflessiva nella
comprensione del sé e dell’altro in cui le parole non sono
lasciate sole nel dimenticatoio, ma condivise con la
scrittura. Tra le righe del Diario di Bordo si scopre poi
un’altra grande funzione che nel tempo si è organizzata
quasi inaspettatamente: esso stesso diventa a volte
120
contenitore e “ascoltatore” oltre il gruppo stesso, ma
proprio perché chi scrive sa che al gruppo ritorna: le
parole vengono comunicate come se vi fosse un amico
fidato ed anche i non detti prendono forma. Il Diario di
Bordo accoglie la vita, e aspetti di sé, al di là della sua
funzione primaria.
 Testimonianza del 01/11/2006 del gruppo
“Stelle nascenti”
Ho riso per una sposa
Ho gioito per una sorpresa
Ho pianto per la perdita di mia madre
Ho sentito l’ebbrezza dell’alba
Ho sorpreso per la voglia di vivere
Ma mi sono stordita nel vedere
l’amore negli occhi di una madre
nel vedere il viso della sua piccola
Giulia, mia figlia.
Nonna Simona
 Testimonianza del 10/05/2008
Caro diario di bordo, è un po’ di tempo che non scrivo i
miei pensieri sulle tue pagine. Che dire?
Neanche io lo so. So soltanto che vorrei essere lontano
da tutto e da tutti. Mi irrito facilmente, dormo poco e il
mio fisico è sempre più stanco. Ovunque vado non mi
sento a mio agio, sono come un pesce fuori dall’acqua.
Mi sento sofferente, giù di morale e non è una bella
sensazione.
121
Il nostro gruppo si chiama Stelle Nascenti, ma io mi
sento una stella calante nel vero senso della parola. Mi
sento triste e piango spesso, ciò che prima, un po’ di
tempo fa, non facevo.
Una volta a settimana vado dalla dottoressa, le voglio
molto bene, mi sta aiutando moltissimo e in questo
momento della mia vita così fragile non saprei cosa fare
senza di lei e del suo sorriso così solare.
Un po’ di tempo fa mi sentivo carica come una bomba in
esplosione perché avevo tanta rabbia dentro, invece
adesso mi sento come un fiore appassito, senza vita. Ma
io ce la metterò tutta per tornare a vivere e a ritrovare
un po’ di serenità. Grazie a tutti amici miei del gruppo
Stelle Nascenti e spero che la stella che mi appartiene
ricominci a brillare al più presto.
Vi Voglio bene
Anna
 Testimonianza del 17/12/11
E' tanto che non ho il Diario di Bordo e mi è mancato.
Giovedì sono venute persone nuove e sono
contenta…solo che giustamente dando più spazio ai
nuovi arrivi io non ho avuto tempo di parlare e proprio
quel giorno ne avevo bisogno, infatti sono rimasta con
le altre fuori al portone perché Aquilina si è accorta
che avevo qualcosa che non andava.
Aquilina non è la prima volta che si accorge che ho
qualcosa che non va e la ringrazio tanto.
Samantha
122
10.1 Testimonianze e fasi di passaggio nei gruppi
In seguito, sono stati trascritti fedelmente alcuni stralci
dei Diari di Bordo, rappresentativi dell’esperienza che
hanno vissuto alcuni partecipanti dei vari gruppi. Tali
trascrizioni possono aiutare a rendere visibili i vari
passaggi di crescita e di cambiamento emotivo dei
partecipanti, in termini di processo evolutivo, dal loro
ingresso alla loro integrazione e permanenza al gruppo.
Le seguenti fasi sono state individuate leggendo le
testimonianze vive, con l’obiettivo di dare ordine ad una
complessità inevitabile. Questo lavoro è stato possibile
realizzarlo grazie alla collaborazione e alla sistematicità
con la quale hanno lavorato i gruppi di Velletri “La
Risorsa” e “Le Stelle Nascenti” fornendoci i Diari di
Bordo.




Prima fase: l’accoglienza
Seconda fase: apertura di sé e condivisione
Terza fase: appartenenza, legame, identità
Quarta fase: dall’ascolto all’azione
123
Prima fase: l’accoglienza
In questa prima parte sono raggruppate le testimonianze
di alcune persone appartenenti ai gruppi ama del
territorio nati sotto l’impulso dei CSM. I timori, le attese
e la fiducia si incontrano in un contesto iniziale fatto di
accoglienza.
 Testimonianza del 28/02/2008 dal gruppo
“Stelle Nascenti”:
Il mio nome è Antonietta, ho iniziato a frequentare
questo gruppo dal 14/02/2008.
Il primo incontro è stato il più forte dal punto di vista
emotivo per la paura di affrontare persone nuove in un
contesto, Velletri, che non sentivo mio.
Ho scoperto che tutti possono dare qualcosa agli altri,
anche quando ci si sente soli e disperati.
Le parole di ognuno dei componenti del gruppo ha
risvegliato in me la voglia di stare con gli altri e di
costruire un qualcosa qui, a Velletri.
Anche quando ci si sente soli, non si è soli perché
ognuno di noi ha qualcosa di bello che non riesce a
vedere, offuscato dalla rabbia, dal dolore e
dall’angoscia.
Non si apprezzano le cose che si hanno, che non sono
poche.
In questo terzo incontro mi hanno chiesto come mi sento.
Io ho ringraziato Anna, Vincenzo, Angelo, Nathalie e
Angelina perché con il racconto delle loro esperienze mi
hanno dato il coraggio di rivedere in me le cose che mi
124
fanno star bene, la mia famiglia, mio marito e le mie due
figlie.
Sono adesso serena perché ho capito che la prima a
dover fare qualcosa per me sono proprio io.
Non devo distruggere quello che ho.
Spero tanto di poter dare anch’io un aiuto agli altri.
Antonietta Carofano
 Testimonianza del 21/01/2010 del gruppo
“Stelle nascenti”
Dopo tanti giovedì sono riuscita a venire al gruppo. Non
sono mai venuta perché sono molto timida, però ci sono
signore che mi fanno sentire a mio agio, tanto tranquilla.
Abbiamo parlato molto di me e mi uscivano le lacrime,
non so perché.
Quando ritorno al gruppo vorrei chiedere alle signore un
po’ di cose sulla depressione.
Come prima volta è stata una cosa bella, emozionante.
Alessandra
 Testimonianza del 23/9/2011 del gruppo
“Stelle Nascenti”
Oggi è la prima volta che sono entrata nel gruppo “Le
Stelle Nascenti”; la facilitatrice con la sua calma
materna mi ha fatto sentire in famiglia e anche le altre
persone, ognuna in modo diverso, mi hanno fatto
sentire protetta e spinta a tirar tutto fuori.
Samantha
125
 Testimonianza del7/10/11 del gruppo
“Stelle Nascenti”
Mi fa bene parlare al gruppo, ho pianto e parlare con
qualcuno che mi ascolta mi fa bene, solo che una volta
a settimana è poco.
Samantha
Seconda fase: l’apertura di sé e la condivisione
In questa seconda fase sono trascritte le testimonianze
che rivelano come avviene l’apertura e il confronto con
l’altro e come tale predisposizione sia alimentata dal
contesto stesso dei gruppi. L’apertura non solo aiuta ad
uscire dall’isolamento e ad affrontare le situazioni
quotidiane ma attiva anche un senso di vitalizzazione
rafforzando l’attenzione comprensiva di chi ascolta in
termini di sano confronto e condivisione.
 Testimonianza del 01/02/2006 del
gruppo “La Risorsa”
Oggi è la prima volta che partecipo ad un incontro di
Auto Mutuo Aiuto. Ho dato fiducia alla mia amica che
me ne ha parlato.
Eravamo otto signore: una coordinatrice e noi sette con
il nostro bagaglio di problemi da enunciare e da
risolvere si spera entrando a far parte di questo gruppo.
Mi sono subito sentita a mio agio e ho incominciato a
raccontare la mia lunga esperienza che dura da una vita.
La cosa che più mi ha stupito è che le parole mi uscivano
126
di bocca con tanta facilità. Il mio racconto, intervallato
da qualche commento, è stato ascoltato con interesse:
tanto era lungo e travagliato di tanti avvenimenti che
qualche signora lo ha paragonato ad una telenovela
ricca di pathos.
Riflettendoci, sembra impossibile che tutto questo sia
capitato ad una sola persona. Però sentendo qualche
altra esperienza, ho capito che non sono sola ed è
importante condividerle con gli altri perché è come
alleggerirsene un po’ alla volta.
Laura Mariani
 Testimonianza del 21/06/2006 dal gruppo
“La Risorsa”
Oggi il nostro incontro è stato più significativo e più
intenso di ogni altro. Con l’aiuto insostituibile della
dottoressa, abbiamo toccato le parti più profonde della
nostra interiorità e se vogliamo essere più specifici la
parte rimossa del nostro inconscio.
La sig.ra C., che manifesta una sensibilità intuitiva e
profonda, è stata la prima ad introdurre lo zoccolo duro
dell’argomento che tocca tutte noi mamme. Ci si sente
impotenti nel far fronte a situazioni più grosse di noi, che
nella maggior parte dei casi sono totalmente a carico
delle madri, con tutte le responsabilità e i sensi di colpa
che ne conseguono.
L’insensibilità e le avversità dell’ambiente che in genere
circonda questo tipo di malattia mette le famiglie in una
condizione di emarginazione e di rifiuto da parte della
società e talvolta anche dei familiari più stretti.
127
Finalmente in questo gruppo abbiamo potuto esporre con
sincerità e chiarezza tutte le nostre problematiche.
Finalmente come donne e madri ci siamo sentite capite
nel modo più completo e anche un po’ più alleviate da
tutte le problematiche che viviamo giornalmente.
Ecco perché è indispensabile e di grande utilità poter far
capo ad un’associazione che ci rappresenti, per far
valere i diritti che fino ad ora sia a noi che ai nostri figli
sono stati negati.
Antonella
 Testimonianza del 16/07/2009 dal gruppo
“Stelle Nascenti”
Questo è il secondo incontro a cui partecipo, dopo tanto
tempo, e devo dire che ci sono persone veramente valide.
Si sono toccati vari argomenti di cui si è parlato l’altra
volta, e cioè quello di cominciare a pensare, con l’aiuto
di persone idonee, ad una struttura che accolga i ragazzi
con difficoltà psichiche.
Io sono interessata all’argomento, visto che ho una figlia
con tali problematiche e sarebbe molto utile partecipare
a questa iniziativa.
Poi, la nota dolente ha riguardato me stessa, che non ho
saputo ancora affrontare il lavoro dopo tanta assenza.
Domani, cascasse il mondo, ricomincerò e così potrò
avere delle giornate dignitose di questo nome.
Aquilina, molto carinamente, ci ha portato delle paste e
l’incontro è finito con una canzone e una mia poesia.
Non posso che continuare a sorprendermi della grande
disponibilità di Gisella e del gran cuore di Aquilina.
128
Vorrei arrivare anch’io a tanto e a dare al gruppo quel
sostegno che ancora non so dare.
Vi ringrazio tutti di cuore.
Silvana Notaro
 Testimonianza del 06/08/2009 del gruppo
“Stelle Nascenti”
Oggi alla riunione abbiamo trovato la sala che ci ospita
chiusa perché sono in ferie. Però eravamo quasi tutte
presenti di cui: Gisella, Antonella, Faizè, Angelina,
Aquilina e la sottoscritta Giuliana.
Non ci siamo perse d’animo, siamo andate al laboratorio
di Gisella, abbiamo fatto il solito cerchio di sedie e ci
siamo parlate a lungo. Io Giuliana ho raccontato la mia
esperienza dopo la morte di mio marito e così hanno
fatto Faezè e Aquilina. Sono contenta di aver parlato
dell’accaduto, ho capito che non sono la sola ad aver
avuto quelle emozioni.
Questo è quello che mi serve: parlare e parlare … ciao
diario alla prossima.
P.S C’era anche Silvana e chiedo scusa della
dimenticanza. Ciao diario alla prossima.
Giuliana
 Testimonianza del 27/05/2012 del gruppo
“Stelle Nascenti”
E’ da mercoledì che ho questo diario, l’ho soltanto
guardato assolutamente senza voglia di scrivere. Oggi,
129
domenica pomeriggio, ho preso coraggio e l’ho preso in
mano, letto qualcosa qua e là, mi decido e scrivo:
sembra faccia bene (dice chi lo fa). Ecco le lacrime,
tante che devo fermarmi. Sono due giorni che sto
soltanto sul divano, a dormire più che posso, cosi non
vivo. Ho una solitudine che mi attanaglia, mi sento sola
al mondo, vuoto dentro, incapace di fare qualcosa e da
un po’ che questo periodo sembra non passare, anzi. E’
chiaro che è da anni che soffro di depressione, e questo è
un momento giù. Quanto ancora così? Non ce la faccio
davvero più. Sono andata per la seconda volta al gruppo
e mi sono trovata bene. Spero di trovare un po’ di
serenità interiore.
Giusy
Terza fase: l’appartenenza e il legame
In questa fase ci sono testimonianze su come le persone
dei gruppi gradualmente, attraverso la reciproca
conoscenza, il rispetto e l’affidabilità, giungono ad
integrarsi e sentirsi appartenenti ad una realtà comune e a
strutturare l’identità di gruppo. Nel gruppo si consolida
un’identità gruppale, se pur sanamente mutabile ed in
crescita, soprattutto mantenendo la consapevolezza e la
dovuta accoglienza nei confronti dei nuovi ingressi.
 Testimonianza del 29/03/2006 dal gruppo
“La Risorsa”
Noto con soddisfazione che il gruppo, pur rimanendo di
numero invariato, si sta amalgamando, si creano
130
amicizie, ci si confida sui problemi personali, si cercano
soluzioni per risolvere certe situazioni stagnanti. Sto
notando che c’è un sincero coinvolgimento personale da
parte di tutti …
Con sorpresa abbiamo visto molte persone motivate che
come noi si adoperano per trovare soluzioni al di fuori
delle istituzioni, contando sul senso di responsabilità
insito in ognuno di noi. Confrontandosi e sostenendosi a
vicenda, formando la cultura che ognuno di noi si deve
dare da fare se vuole ottenere dei risultati soddisfacenti.
E per concludere più che mai in questo caso è azzeccato
il proverbio “l’unione fa la forza”.
Antonella
 Testimonianza del 31/05/2006 del gruppo
dal gruppo “La Risorsa”
Oggi abbiamo dato un nome al nostro gruppo “La
Risorsa”.
Oggi c’è una bella atmosfera, il gruppo è pieno, e non
solo perché sono presenti tutti. C’è una bella energia e
quell’atmosfera un po’ di fine scuola. E infatti Rosina ci
dice sorridendo che per l’estate si trasferirà in
campagna e quindi non potrà partecipare al gruppo.
Questa è la richiesta che ci fanno anche Laura,
Antonella, Adele, che interromperanno per l’estate i
nostri incontri (stanchezza, caldo e altro).
Aquilina è spaventata da questa richiesta, lei vuole
continuare e soprattutto non vuole più sentirsi sola. Ma è
questa la nuova consapevolezza che emerge: lei non è
più sola e il gruppo, è sempre il suo gruppo che
131
comunque non smetterà di esserlo con l’interruzione
estiva. Laura, Adele, Antonella, Rosina le propongono
thè freddo, merende e giornate d’estate insieme. Sotto il
fresco degli alberi del giardino di Laura o da Rosina o
altrove loro comunque sanno di poter essere insieme, di
non essere più sole e di poter contare l’una sull’altra e
questa è la cosa più bella che hanno costruito e il nome
la “Risorsa” che si sono dati non può essere più
indovinato …
Adele ha canalizzato la nostra attenzione con il suo
toccante racconto, ci ha fatto emozionare, arrabbiare,
stupire, ci ha reso partecipi di un periodo delicato della
sua vita e mentre parlava e usciva la sua fragilità e ci
mostrava le sue ferite, pensavo a come è importante
potersi permettere questo, condividere con gli altri,
affidarsi, sfogarsi per tornare poi ad essere forti e
battaglieri come e più di prima.
Grazie per questi grandi spunti di riflessione e queste
emozioni che mi date.
Anna Rosa
 Testimonianza del 21/06/2006 dal gruppo
“Stelle nascenti”
Oggi è entrata l’estate, non c’entra niente! Ma l’estate
dilata i pori e le vene con il caldo, a noi Stelle in ascesa
non serve perché, a poco a poco, stiamo delineando e
aprendo i nostri inverni che abbiamo dentro.
Al nostro gruppo eravamo presenti tutti meno Silvana,
me ne è dispiaciuto perché, anche se non sono una
psicologa, a lei farebbe bene uscire dal suo guscio,
132
perché penso che nei suoi attuali panni ci stia un po’
stretta.
Angelina ci ha fatto una sorpresa, ha festeggiato i suoi
57 anni, ad un certo punto è arrivata sua figlia ed ha
portato un regalo, un piccolo, ma caloroso rinfresco.
Io e Paola abbiamo chiarito un po’ la nostra situazione
personale, nulla di grave, ma penso che tutte e due
insieme, facendo questi piccoli battibecchi, tiriamo fuori
qualche frugnolo che deve scoppiare.
Abbiamo deciso con l’altro gruppo che mercoledì
prossimo andiamo a cena fuori tutte insieme.
Il nostro gruppo, anche se di persone qualunque, è
dotato di una voglia di fare e di aiutarsi a vicenda, cosa
che dovrebbero fare anche persone che si credono Dio,
mi scusi il Dio per il confronto.
Ho terminato il mio diario del giorno.
Salutano Angelina, Paola, Anna Rosa, la dottoressa ed
io, Simonetta.
P.S. Il nostro gruppo cresciuto a mano a mano (è una
mia sensazione) mi sembra come in piccole donne.
La dottoressa è la mamma che pondera e frena a volte, e
noi siamo come sorelle e come tutte sorelle (io non le ho
avute) c’è Angelina, che anche se io le rubassi i vestiti la
mattina starebbe benone e c’è Paola che i vestiti forse ce
li dovremmo dividere.
Mi scusi Anna Rosa per il collocamento da zia sempre
accondiscendente. (BAY)
Simonetta
 Testimonianza del 16/11/2006 del gruppo
“Stelle nascenti”
133
Oggi la ciurma è composta dal capo, la dottoressa e
dalle allieve, Paola, Angelina, io e Scilla.
È stata una riunione più corta delle altre per degli
impegni presi un po’ prima da un po’ di noi.
Paola ha portato i suoi ultimi lavori.
Angelina ha fatto vedere le foto del matrimonio di una
delle sue tre figlie.
Io ho letto la mia composizione artistica, ho ricevuto
anche gli applausi (fossi diventata un nuovo Giacomo
Leopardi?)
Scilla sempre cupa e presa dai suoi pensieri, vorrei tanto
vederla ridere di cuore.
Il mercoledì è diventato un giorno di, chiamiamolo, ritiro
spirituale, per un preciso intento di confrontarsi sulle
varie traversie che la vita ci ha dato, e sperando di
risollevarle da noi, e che ci rimangono addosso solo
come esempio di spaccato di vita. Ora devo mettermi in
tenuta casalinga e comoda. Dalla nostra Amerigo
Vespucci.
Un salutone
Simonetta
 Testimonianza del 16/05/2007 dal gruppo
“Stelle Nascenti”
Eccomi qua!!!
Sono Vincenzo, e oggi 16 Maggio 2007, è la terza volta
che prendo parte alle riunioni del gruppo.
134
Quando sono arrivato la sig.ra Angela e la sig.ra Silvana
erano già sul pianerottolo delle scale che aspettavano di
poter entrare nelle stanze.
Dopo pochi minuti la porta si aprì e la dottoressa con i
suoi occhi azzurro mare illuminò l’uscio.
Mentre mi accingevo a prendere posto intorno al grande
tavolo, vidi arrivare la sig.ra Fernanda con la sua
amica, la sig.ra Giuliana, poi una nuova amica, la sig.ra
Rita, e poi ancora la sig.ra Paola, una veterana che non
conoscevo.
Il tempo di salutarci e arrivò la ciliegina sulla torta,
l’altra dottoressa. Il suo sorriso è come la primavera,
porta gioia e positività.
Il tempo di illustrarci il contenuto degli opuscoli, la
dottoressa ci lasciò nelle mani sapienti della
coordinatrice Angela.
Come avvenne per me, si diede subito la parola alla
nuova amica Rita.
Dopo averci raccontato una parte della sua vita, noi tutti
ci sentimmo partecipi delle sue sofferenza.
Fu la volta di Fernanda, che contrariamente ai suoi
silenzi, si aprì esternando la cattiveria e l’invidia che
subiva da parte delle persone care.
Alla fine della riunione ci salutammo con affetto e
percepii che il gruppo cominciava ad aver una propria
identità, ad avere più dignità e rispetto per se stesso, ed
io accettato da tutte.
Come dice Cristicchi “Antonio sa volare”
Anch’io e più delle altre persone così dette “normali”,
ma io ho imparato prima a saper atterrare su qualsiasi
superficie della terra.
Vincenzo
135
 Testimonianza del 05/01/2010 dal gruppo
“Stelle nascenti”
Caro diario, dopo molto tempo eccomi qua.
Fare un resoconto dell’anno non è facile, anche perché,
per me, è stato molto intenso, ho fatto molte esperienze,
con il gruppo ho condiviso molte mie emozioni, le amiche
hanno dimostrato una comprensione ed un rispetto mai
provato prima.
Ho trovato veramente delle donne in gamba, con le quali
ho condiviso gioie e malesseri, ho ritrovato con loro la
voglia di fare qualcosa, un’umanità così partecipe
poteva dimostrarla soltanto chi la sofferenza sa che
cos’è.
Quando ho cominciato a frequentare il gruppo c’era
anche Angelina, alla quale devo molto, se ho continuato
è per lei.
Purtroppo quando è dovuta assentarsi per motivi di
salute, io ho preso il suo posto di facilitatrice, e questo
ha causato un sentimento di buona gelosia in Angelina.
Non c’è stato un cambiamento di rotta, ma un
cambiamento di condurre una “barca”.
Angelina conduttrice ligia agli insegnamenti ricevuti si è
sentita poco accolta al suo ritorno e questo ha causato
una piccola frattura, ma abbiamo risolto il problema e io
ho conosciuto una Angelina fantastica, una donna piena
di vita, di grinta e molto dolce, ma spero che ritorni
perché all’interno del gruppo siamo tutte protagoniste e
consapevoli dei ruoli di ognuno.
Ora io non ho più soggezione di lei.
Ringrazio le amiche sempre presenti.
Speriamo nel prossimo anno di avere altre amiche.
136
 Testimonianza del 04/03/2010 Gruppo
“Stelle nascenti”
Caro Diario, sono due giovedì che sono tornata al
gruppo, non perché non voglio più venire, ma perché
voglio fare un percorso da sola.
Ti devo dire, però, che sento la nostalgia di tutte le altre
perché parlare con loro mi aiuta ad essere più serena.
Oggi ho incontrato Aquilina, Gisella ed ho conosciuto
Alessandra, non l’avevo mai incontrata, è una ragazza
molto triste e sensibile.
Abbiamo parlato molto di lei, dei suoi e dei nostri
problemi, cercando di aiutarla.
Spero che questi incontri l’aiutino come hanno aiutato
noi, tra alti e bassi di umore e di risate.
Ciao Diario, ti saluto Giuliana
 Testimonianza del 21/10/2010 dal gruppo
“Stelle nascenti”
Caro diario, questa settimana è per me volata, da
Giovedì scorso quando siamo andate a mangiarci la
pizza insieme (mi è piaciuto tanto). È venuta anche la
dottoressa, è stata una serata speciale, con voi mi sento
meglio, più dei miei familiari.
È poco che ci conosciamo, però con voi mi sembra da
anni.
Vi dirò, io non sapevo che c’erano persone che stanno
come me, che mi capiscono, nessuno mi ha mai capito e
mi capirà.
Ma voi si, siete per me come mamme per davvero.
137
Domenica sono stata in Chiesa a San Clemente, c’era la
Messa di mio suocero.
Quel giorno mi sentivo sola e anche triste perché da un
po’ di giorni mia suocera non mi parlava senza sapere
perché.
Quando lei non mi parla, neanche la figlia mi parla ed io
ci sto male perché con mia cognata mi ci trovo bene e mi
dà qualche consiglio.
Stavamo in Chiesa, quando le ho viste mi sono sentita
male perché non mi sentivo calcolata.
Mi sono girata e ho visto Aquilina.
Sono andata subito da lei, a salutarla, l’ho guardata e mi
è scattata qualche cosa dentro, mi sono sentita più forte,
è come se avessi visto una stella accesa grande.
Subito dopo sono stata meglio, più rilassata, più
importante.
La ringrazio tanto. Ma voi tutte mi date tanta forza, il
giovedì, come ripeto, è il giorno più importante. Io vi
voglio bene, anzi un mondo di bene.
Alessandra
 Testimonianza del 09/02/2011 dal gruppo
“Stelle Nascenti”
Ciao diario, è tanto che non ti scrivo.
Sono Giuliana e sono un po’ pigra con la scrittura.
Oggi al gruppo eravamo: Gisella, Aquilina, Angelina,
Alessandra, Marcella, Marina e la dottoressa. Insomma,
un bel gruppo, le più toste.
Abbiamo parlato di cosa vorremmo dal gruppo e cosa ci
ha dato, credo che ci abbia dato molto, a tutte, anche se
138
cerchiamo sempre qualcosa in più, ma io mi accontento
perché le amicizie disinteressate è difficile trovarle. Ciao
a tutte e a te diario.
Giuliana
 Testimonianza del 17/02/2011 del gruppo
“Stelle Nascenti”
Caro diario è la seconda volta che ti scrivo.
Mi trovo un po’ a disagio con i miei figli, prima o poi
cambierà, ma non ci credo.
Ogni giovedì facciamo la riunione e mi trovo con le mie
amiche (così le voglio chiamare) e mi sfogo un po’ delle
mie cose e mi ci trovo bene, quindi spero di andarci
sempre.
Ora che vi ho annoiato con i miei dispiaceri, vi prometto
che cercherò di superare ed andare sempre avanti.
Saluti a tutto il gruppo.
Margherita
 Testimonianza del 28/03/2011 dal gruppo
“Stelle Nascenti”
Caro diario, è tanto che non ti scrivo, anche se di cose ne
sono successe tante, non parlo di cose materiali, ma di
cambiamenti nella mia anima.
Cammino sempre più decisa verso il sole. La positività
ha preso il posto dell’angoscia e del dolore.
La vita mi sembra sorridente, anche se, a volte, è un
sorriso amaro, so che io ho il potere di renderlo dolce.
139
Prendo sempre più coscienza che nella vita non sono una
vittima, ma sono una persona che fa un percorso e a
volte questa è una strada pieni di colori e di profumi, e a
volte è un sentiero oscuro. La speranza è sempre la mia
migliore guida.
Non abbasso mai la guardia nei momenti buoni, ma me li
godo intensamente proprio perché so che si
alterneranno, nel corso della vita, con quelli meno buoni.
La sofferenza mi ha fatto un grandissimo regalo: la
capacità di amarmi. Per questo sono comunque grata
alla vita per tutto quello che mi ha dato in positivo e in
negativo.
Amo la vita! Credo questo si sia capito! Con l’occasione
saluto le mie carissime compagne di questo gruppo e le
ringrazio, perché nel mio percorso anche se non se ne
rendono conto, hanno avuto un ruolo fondamentale.
Grazie.
Marcella
 Testimonianza del 14/04/2011 del gruppo
“Stelle Nascenti”
Caro diario, oggi erano presenti Angelina, Gisella,
Marina, Giuliana ed io.
Più tardi è arrivata anche Margherita.
Il gruppo è sempre più forte ed omogeneo.
Anche se manca sempre qualcuno, si sta creando tra noi
una bella sintonia.
Spesso incontro Aquilina, lei è sempre gentile, è cortese
con me, anche quando mi incontra al supermercato,
scambiamo due parole e ci ritroviamo.
140
È veramente simpatica, come tutte, del resto, Gisella,
Angelina, Marina e Giuliana.
Io sto bene, sto facendo un percorso di vita, dove ogni
giorno mi sento felice e realizzata.
Spero continui così.
Ciao da Barbara
 Testimonianza del 08/10/12 del gruppo “Stelle
Nascenti”
Come sempre quando il “diario tocca a me” leggo
sempre le pagine dall’inizio alla fine e trovo sempre un
grande dolore leggere queste pagine di vita vera! Vivere
con questo male oscuro non è facile ma quello che trovo
bello in maniera progressiva chi più chi meno lotta per
farcela per uscire dal malessere, avere la consapevolezza
di quello che si prova e si è provato, io sono la
testimonianza, per questo continuo a frequentare il
gruppo per dare agli altri la mia esperienza come io ho
ricevuto da chi era presente prima di me. Ancora sono in
cammino, ma leggere le mie pagine passate mi aiuta a
sentire un calore umano che nella quotidianità non
sempre si trova, trovo tante donne, persone, che hanno
accolto il nostro valore umano perché noi abbiamo tanto
amore da dare. Ma sia chiaro! Il seme attecchisce dove il
terreno è fertile, e alcune pagine lo dimostrano a chiare
lettere. Il diario non è altro che la testimonianza di tutte
le persone che salgono a “bordo” della nave dove c’è un
responsabile e tutti insieme diventano conduttori e
appartenenti a questa realtà. Tutto viene registrato nel
diario di bordo come nelle navi dove sceso si sa tutto del
141
percorso fatto il viaggio finisce una volta a settimana ma
poi si risale al prossimo imbarco e si prosegue il tragitto
per trovare, o almeno si spera di trovare la terra ferma.
In questo momento mi viene voglia di scrivere: Vi voglio
bene!
Un grosso abbraccio anche a chi ci guarda dal cielo!
Ciao Angelina.
Gisella
Quarta fase: dall’ascolto all’azione
In questa quarta fase le testimonianze delle persone
appartenenti ai diversi gruppi, esprimono come la
sicurezza emotiva che si è costituita all’interno dei gruppi
permette non solo rispetto, fiducia, comprensione ma il
confronto sulla possibilità di considerare lo scambio
come una stimolazione verso un fare più concreto.
 Testimonianza del 15/03/2006 dal gruppo “La
Risorsa”
La scorsa settimana d’accordo con il gruppo e con la
dottoressa sono andata a trovare Fabio, per me è stata
un’esperienza bellissima andare a trovare questo
ragazzo e portargli un sorriso ed una parola di conforto
alla mamma. La dottoressa si sta organizzando per
portare questo ragazzo in un centro per obesi. Questo
gruppo è entusiasta per ciò che sta per avvenire, noi
facciamo del nostro meglio per aiutare la madre.
Adele
142
 Testimonianza del 10/05/2006 del gruppo “La
Risorsa”
Oggi è stato un incontro molto positivo e costruttivo.
Si stanno mettendo le basi perché anche a Velletri ci sia
più adesione delle persone coinvolte dalle iniziative
dell’A.M.A.
La dottoressa ha fatto divulgare, attraverso una radio
locale, che anche a Velletri esistono gruppi di Auto
Mutuo Aiuto per far incrementare le adesioni di altre
famiglie.
Sabato abbiamo avuto un incontro con Don Franco a
Grottaferrata. Qui abbiamo trattato il problema del
Dopo di Noi che interessa molti genitori. Ci sono state
illustrate tutte le realizzazioni e le future prospettive
d’inserimento per i nostri figli.
Oggi ho sentito, attraverso gli argomenti trattati, un po’
più di ottimismo e maggior volontà per raggiungere i
propri scopi per una migliore qualità di vita per i nostri
ragazzi.
Antonella
 Testimonianza del 15/11/2006 dal gruppo “La
Risorsa”
Oggi alla nostra riunione ha partecipato il signor
Sandro, il quale ha parlato della sua storia, ha una figlia
con problemi psichici ed è molto preoccupato per il
futuro di tutti i giovani con questi problemi che un
domani si troveranno soli e senza un lavoro o un
sostegno affettivo.
143
La sua idea è quella di creare una cooperativa formata
dagli stessi ragazzi, genitori e parenti ecc… con lo scopo
di creare occasioni di lavoro adatte ai ragazzi.
L’idea espressa dal signor Sandro è quello di mettere a
loro disposizione un proprio terreno sul quale già
esistono vecchie costruzioni da recuperare.
L’idea è molto bella, ma dovrà essere approfondita.
Antonella
 Testimonianza del 04/04/2007 dal gruppo “Stelle
Nascenti”
Siamo poche, forse perché è la settimana di Pasqua, ma
non importa.
Diana fa una proposta interessante: dedicarci in gruppo
ad alcune attività creative (pittura, scultura, cucito,
cucina, bricolage…) da alternare agli incontri in cui si
parla e basta.
Si discute delle varie possibilità e come realizzarle:
sembra che piaccia, e comunque la proposta vuol
rappresentare una tensione costruttiva e positiva,
altrimenti, almeno a lei, sembra che stiamo lì soltanto a
“piangerci addosso” per chi ha il problema più grave …
D’altronde questa è un’impressione che si può ricevere
nell’impatto iniziale, come ricorda Fernanda, ma poi,
piano piano, il gruppo diventa capace di far vedere il
proprio cruccio da un altro punto di vista, sempre che a
ciò ci si renda disponibili, come ci ricorda Rosa con
alcune puntualizzazioni “psicologiche”.
144
Bene, se ne riparlerà con le altre la prossima volta per
provare ad inserire così qualcosa di nuovo e
interessante.
Buona Pasqua a tutte.
Emanuela
 Testimonianza data non definita dal gruppo “Stelle
Nascenti”
(….)
Dopo qualche mese nella disperazione più totale, ho
trovato il coraggio di chiedere nuovamente aiuto. Questa
volta i farmaci sono riusciti a darmi un pochino di
tranquillità. Approfittando di un riposo forzato per via di
un incidente, mi sono costretta ad affrontare il mio
dolore. Non scappare è stato come buttarsi
volontariamente in un incendio. Ma dopo che le fiamme
hanno consumato la mia anima, dalle ceneri ho potuto
cominciare a costruire, passo dopo passo, qualcosa.
Inizialmente non era ben definito, perché mi sentivo
come una zattera in mezzo all’oceano senza bussola. Ma
il dolore si era calmato, l’obiettivo in quel momento era
trovare una ragione per vivere. Mi sono guardata
intorno per molto tempo. Poi mi sono accorta che non
dovevo guardare così lontano, dovevo solo abbassare lo
sguardo su di me. Volere bene a me stessa era già un
buon motivo per vivere. Dopo di che ho cercato di capire
quali fossero i miei bisogni. Prima di tutto ho capito che
avevo voglia di trovare persone che mi capissero, che
comprendessero la mia immensa sofferenza. In questo
sono stata fortunata, perché mi si è presentata la
possibilità di frequentare il gruppo A.M.A. di Velletri.
145
Questo passo ha portato un grande cambiamento nella
mia vita. Condividere il mio dolore con persone che
nonostante portassero in seno il proprio fardello, mi
hanno accolto e sostenuta.
Quest’esperienza mi ha permesso di fare il cosiddetto
giro di boa. Da lì ho cercato di capire cos’altro poteva
farmi stare bene, così ho scoperto che socializzare per
me è molto importante, ed è riaffiorato un desiderio che
avevo quando ero adolescente, ma che poi si è perso per
strada: quello di essere di aiuto per gli altri, nel modo
che le mie capacità e il mio carattere mi consentono.
Ognuno di noi nella sua diversità può fare qualcosa di
piccolo o di grande per gli altri, l’importante è avere il
coraggio d’iniziare.
Marcella T.
146
11. CONCLUSIONI
Dalla chiusura all’apertura “un percorso per
combattere stigma e pregiudizio”
147
11. CONCLUSIONI
Dalla chiusura all’apertura: “un percorso per
combattere stigma e pregiudizio”
E’ corretto, utile e funzionale identificare con i nomi le
testimonianze riportate?
Quale effetto può suscitare?
Ci si chiede per es. se il rivelarsi può produrre ritiro,
blocco, diffidenza, allontanamento per un senso di
vergogna e paura di essere riconosciuti.
I protagonisti di queste pagine hanno scritto delle cose in
un gruppo, in intimità, ed ora si trovano esposti ad un
pubblico più vasto.
Partiamo dal presupposto che si contribuisce a
trasformare la realtà della nostra vita e quindi la realtà
sociale in cui siamo inseriti nel momento in cui siamo
capaci di trasformare prima di tutto noi stessi: più siamo
capaci di comportarci come vorremmo che si
comportassero gli altri nei nostri confronti, più siamo
testimoni e modelli di comportamento per chi ci sta
attorno.
Il senso di vergogna, il senso d’inadeguatezza, la bassa
autostima che si prova nei momenti di crisi e di difficoltà
possono essere superati se siamo capaci di riprenderci la
responsabilità personale e con essa recuperare l’energia
per “riprendere la nostra vita nelle nostre mani”.
Se la forza è impiegata per fare i passi giusti e non per
ritirarsi, bloccarsi, affliggersi dietro un senso di vergogna
e di paura, si concorre a velocizzare il processo di cura,
148
che vuol dire prendersi cura di sé, e ad aiutare le ferite a
guarire.
Un passo importante allora è quello di stare a testa alta e
aprirsi con dignità all’altro, raccontandosi, “rivelandosi”.
Ciò implica la capacità di essere se stessi con fiducia,
superando la paura di essere giudicabili in modo negativo
(per es. per essere in cura ad un Centro di Salute Mentale,
per essere malati o avere in famiglia una persona con
disturbo mentale).
È importante capire che solo esponendosi in prima
persona, con le proprie vulnerabilità e le proprie fragilità
del momento, aprendosi all’altro, si concorre a quel
processo di trasformazione della cultura di appartenenza,
che spesso tende a chiudere col giudizio.
In altre parole vogliamo mettere in evidenza quanto sia
inevitabile e opportuno “rivelarsi” per mettersi in gioco e
abbattere il pre-giudizio, mantenendo la propria
autenticità.
Chi fa questo sforzo scopre alla fine o gradualmente che
l’altro (più o meno sconosciuto, più o meno lontano) ha
spesso la sensibilità giusta per saper accogliere, perché in
genere, dietro il pregiudizio, c’è l’ignoranza e solo
attraverso la conoscenza delle specifiche realtà si è in
grado di comprendere e di superare la paura.
La decisione di ogni partecipante a far pubblicare le
proprie testimonianze con le firme ci sembra quindi un
grande successo, essendo l’espressione di una conquista
personale e di gruppo verso una “normalizzazione” e
un’apertura.
Quindi è corretto, perché ognuno ha dato l’autorizzazione
149
È utile, perché fa bene all’anima esternare la propria
condizione sapendo che è condivisibile, nell’universalità
dei sentimenti umani.
E’ funzionale, perché permette di riflettere maggiormente
anche a chi non ha di questi problemi.
150
-
APPENDICI -
 Appendice A - Progetto: “stigma e pregiudizio: due
nemici da combattere”  Questionario
 Appendice B - Alcune guide introduttive di
comunicazione
151
Appendice A - Progetto: “stigma e pregiudizio: due
nemici da combattere” -
Progetto pilota sulla prevenzione del disagio mentale promozione alla salute -promozione dei gruppi a.m.a.
rivolto agli studenti delle scuole superiori del
territorio.
Questo progetto è nato con l’intenzione di contribuire a
realizzare condizioni, creare spazi nello stesso contesto
scolastico in cui gli adolescenti si trovano, stimolare
forme di confronto e riflessioni sui significati di:
“salute”, “disagio mentale”, “stigma” e “pregiudizio”.
L’incontro ha avuto il proposito di sensibilizzare i
ragazzi ad aumentare:
a) la consapevolezza del loro atteggiamento riguardo
il disturbo mentale
b) la propria disponibilità a superare eventuali forme
di pregiudizio
c) il senso di responsabilità personale, per stare
bene, accogliere e sostenere le persone affette da
disturbo mentale
d) sviluppare forme di auto mutuo aiuto
Il progetto nella sua globalità è articolato in cinque fasi:
1. Prima fase: individuazione nei singoli Istituti
Superiori di insegnanti interessati al progetto.
2. Seconda fase: individuazione da parte degli
insegnanti di gruppi di studenti da coinvolgere
nel progetto.
152
3. Terza fase: sensibilizzazione degli studenti e
degli insegnanti attraverso:
- somministrazione dei questionari
- presentazione del Servizio di Salute
Mentale
- proiezione del video Basaglia per indurre
una riflessione sull’evoluzione
dell’atteggiamento che si è avuto in Italia nei
confronti della malattia mentale grazie alla
legge 180 Basaglia.
- discussione sul tema stigma e pregiudizio
- visita al Museo della mente a Santa Maria
della Pietà
4. Quarta fase: i ragazzi lavorano sul tema a
piccoli gruppi in modo creativo e autonomo,
sviluppando percorsi di conoscenza in ambito
scientifico, letterario e artistico.
5. Quinta fase: condivisione finale, il prodotto
del lavoro dei ragazzi sarà espresso in forma
visibile e rivolto ad un pubblico più vasto.
153
-
Questionario -
Caro studente, ora ti verrà sottoposto un questionario,
sei pregato gentilmente di rispondere in modo
sintetico, nel massimo della tua sincerità e
spontaneità. L’obiettivo di tale questionario è di
sondare l’efficacia del nostro intervento.
1- Qual è il tuo atteggiamento verso il “malato
mentale”?
2- Venticinque anni fa è stata varata la legge 180, la
conosci? Sai chi è Basaglia?
3- Cogli la differenza tra le seguente affermazioni?
Se sì, vuoi spiegarla?
a) malato mentale
b) una persona affetta da disagio mentale
4- Secondo te:
 La malattia mentale è guaribile
non è vero
è vero in parte è proprio vero

La persona affetta da disagio mentale è
pericolosa
non è vero
è vero in parte è proprio vero
 Può lavorare
non è vero
è vero in parte

è proprio vero
Può essere una risorsa per la Comunità
154
non è vero
è vero in parte
è proprio vero

I malati di mente mi spaventano per la
propria imprevedibilità non si mai cosa
faranno
non è vero
è vero in parte
è proprio
vero
5. Quali sono i sentimenti che provi nei
confronti di una persona affetta da disturbo
mentale?
6. Pensi che ti sia facile comunicare con essa?
7. Pensi che potresti essere amico di una
persona affetta da disturbo mentale?
8. Le persone con disagio mentale non
dovrebbero:
Sposarsi
non è vero
è vero in parte
non è vero
Avere figli
non è vero
è vero in parte
non è vero
Votare
è vero
è vero in parte
non è vero
9. Secondo te le persone con un disturbo
mentale grave devono essere
istituzionalizzate?
155
10. Secondo te oggi il malato mentale ha le
stesse opportunità e gli stessi diritti delle altre
persone?
11. In che modo la società può favorire
l’integrazione del malato mentale?
12. In che modo tu puoi contribuire
all’integrazione della persona che soffre di
disagio mentale?
13. Sai che cos’è il CSM? A cosa serve? Sai
qual è la sede di Velletri? Sai come si accede
a tale Servizio?
14. Sai cosa sono i gruppi di A.M.A.? che ne
pensi?
15. Conosci le varie associazioni di
volontariato nell’ambito della Salute Mentale?
Grazie della tua collaborazione
Questionario realizzato dalla dott.ssa Rosa Caporuscio
con la collaborazione delle dott.ssa A. R Del Grande e
dott.ssa L. Romani
Realizzato nel 2005 ispirato ad un progetto dell’università di
Napoli sulla lotta contro lo stigma e il pregiudizio verso i
sofferenti di disagio mentale
156
Appendice B - Alcune guide introduttive di
comunicazione
Per capire i sentimenti e le esperienze di un’altra persona,
dobbiamo cercare di entrare nel suo campo fenomenico,
la sua personale struttura di riferimento attraverso la
quale interagisce con il suo mondo.
Comunque, poiché è impossibile per noi essere l’altra
persona, il meglio che possiamo raggiungere è una
comprensione
ragionevolmente
corretta,
ma
approssimativa. Con questo in mente, sembra auspicabile
essere sempre aperti e prudenti nel valutare gli altri,
considerare la maggior parte dei giudizi come provvisori
e ricordare che al massimo avremo una comprensione
limitata della persona “unica” con la quale stiamo
interagendo.
Frasi utilizzate quando hai fiducia che la tua percezione
sia giusta e la persona che ha bisogno di aiuto sia pronta
a ricevere la tua comunicazione:
Tu senti …
Dal tuo punto di vista …
A te sembra che …
Nella tua esperienza …
Dalla tua posizione …
Come tu lo vedi …
Tu pensi …
Tu credi …
Quello che percepisco dalle tue parole …
Tu sei (identifica il sentimento, per esempio arrabbiato,
triste, contento)
157
Ho colto che tu …
In realtà percepisco che stai dicendo che …
Da dove stai venendo …
Tu immagini …
Tu vuoi dire …
Frasi utili quando hai una certa difficoltà a recepire
chiaramente, o potrebbe sembrare che il richiedente non
sia aperto alla tua comunicazione:
Potrebbe darsi che …
Chissà se …
Non so se ti capisco, ma …
Accetteresti questa idea …
Quello che mi pare di indovinare è che …
Correggimi se sbaglio, ma …
È possibile che …
Ti sembra ragionevole che tu …
Si potrebbe trattare di questo, tu …
Dalla mia posizione tu …
Credo che intendo questo, che tu …
Sembra che tu senta …
Sembra che …
Forse senti che …
In certo qual modo ho l’impressione che tu senta …
Potrebbe darsi che tu …
Oppure che tu …
È concepibile che …
Forse sarò fuori per pranzo, ma …
Ti senti un po’…
Forse è azzardato, ma …
Non sono sicuro che ti seguo, intendi dire …
158
Non sono certo se capisco, tu senti …
Sembrerebbe che tu …
Secondo il mio modo di capire, tu …
… è così?
… vuoi dire questo?
… ti senti così?
Vediamo se capisco, tu …
Ho l’impressione che tu …
Immagino che tu …
159
BIBLIOGRAFIA
Luhmann N. 1995
Bauman Z.,2008
Stauder P., 1993
Biagio Sanfilippo, Pietro Algisi “IL POTERE
TRASFORMATIVO DEI GRUPPI DI AMA”
LIDAP on.lus “il gruppo di ama”
Barone,Licari,Barrano, Samperi,Dondoni “sviluppo
locale partecipato e sostenibile”
D.motto,S. Canton,C. Bosis “salute mentale nella
comunità”
“I gruppi di auto mutuo aiuto e l’esperienza
dell’associazione A.M.A. di Trento”
G. LISS “Insieme per essere felici”
P.Menghi “ I figli dell’istante”
E.Fromm “i cosiddetti sani”
Lister “Psicologia di comunita”
U. Bosetti “A.M.A. il prossimo tuo…” Associazione
Prodigio Onlus, Trento 2 ottobre 2000. www.prodigio.it
U. Bosetti “Auto mutuo aiuto per stare meglio”
Associazione Prodigio Onlus, Trento 5 ottobre 2001.
www.prodigio.it
A.Della Moretta. “Meno pregiudizi sulla follia” da Il
Giornale di Brescia del 16 settembre 2001
Documento UNASAM: “Pregiudizio, stigma,
esclusione”. Roma, 3 dicembre 2004. www.retesociale.it
160
G. Dall’Acqua “I pregiudizi della scienza” Archivio
della rivista HP-accaparlante- n°64, anno 1998.
www.accaparlante.it
M. Erba “I pregiudizi guastano la mente” relazione
annuale dell’OMS del 4 ottobre 2001.
www.tempomedico.it
“Insieme contro lo stigma” progetto di diffusione
dell’informazione sulla sofferenza psichica per la lotta
allo stigma e l’orientamento dei familiari. Roma, 2004.
www.retesociale.it
“Lo stigma nella salute mentale” dalla rivista ADEB.
Lisbona, febbraio 2004. www.sospsiche.it
Ministero della Salute, I Campagna nazionale a favore
della malattia mentale “Non è diverso da te. Curare i
disturbi mentali si può, nessun pregiudizio, nessuna
esclusione”, 3 dicembre 2004. www.ministerosalute.it
O. Wahl “Le immagini sullo stigma influenzano i
bambini” Associazione Mentale Nazionale di Salute,
2005. www.vigilanzadistigma.it
Progetto Obiettivo “Tutela della Salute
Mentale” 1998/2000, Decreto del Presidente
della Repubblica del 10 novembre 1999 da
Psichiatri Oggi
Mastroeni A.e al., Link, vol.I/2012“Supporto tra Pari in
Salute Mentale nel Panorama internazionale e
nell’esperienza comasca”
161
Gruppi
a.m.a.
attivi nel
territorio
162
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
IL PUZZLE
Nel gruppo di auto mutuo aiuto
“Il Puzzle” sono affrontate
diverse tematiche.
Puoi partecipare e condividere con noi
i tuoi problemi e disagi ogni
giovedì dalle ore 9.00 alle ore 11.00
presso la Casa delle Associazioni di
Ariccia
Info: Nanda 320 69 39 288
Vilelma 06 932 73 768
163
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
FAMILIARI CIAMPINO
Il gruppo si rivolge ai familiari di
pazienti psichiatrici, ed è aperto a
tutta la cittadinanza.
Gli incontri si svolgono di lunedì
ogni 15 giorni alle ore 18.30 nei
locali della parrocchia di
S. Giovanni Battista, Ciampino
Info: Sandra 349 73 90 630
164
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
GRUPPO ONCOLOGICO
All’interno del gruppo potrai
affrontare, condividere ed
esprimere tutti i vissuti legati a
questa difficile esperienza.
Gli incontri si tengono al CESV di
Ariccia,Via A. Chigi n°44
Info: Elena 349 36 74 917
Nanda 320 69 39 288
165
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
TANA LIBERA TUTTI
Solitudine, isolamento sociale, bassa
autostima, sono stati di sofferenza
molto diffusi tra gli utenti del CSM.
Il gruppo ama “Tana Libera Tutti” può
aiutarti a trovare nuove strategie
per cambiare la tua condizione di
disagio, attraverso l’ascolto e la
condivisione con gli altri
Gli incontri si svolgono al DSM di
Anzio tutti i martedì alle 16, 30
Info: Di Malta / Sensetier
06 932 76 318
166
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
ALZA LA TESTA
Gli incontri si svolgono tutti i
giovedì pomeriggio
presso il
Centro Diurno Psichiatrico di
Albano
Info: Claudio Marchini /
Catia Chiappa 06 932 73 114
167
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
LE STELLE NASCENTI
Il gruppo è rivolto a persone che
soffrono di
depressione, solitudine e ansia.
Gli incontri si svolgono tutti i
mercoledì alle ore 16,30
presso i locali
del Museo Diocesano a Velletri
Info: Aquilina 347 93 25 411
Giuliana 392 38 29 405
Gisella 333 18 09 544
168
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
LA RISORSA
Il gruppo è rivolto ai familiari di
persone che soffrono
di disturbi psichiatrici.
Gli incontri si svolgono il giovedì
ogni 15 giorni presso
i locali di San Clemente, Velletri
Info: Giusy 329 71 14 95
169
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
CONFORTO AMICO
Quando dobbiamo confrontarci con la morte
di persone a noi care ci sentiamo
impreparati di fronte alla perdita
irreparabile e incapaci di trovare
nuovamente il coraggio di vivere.
Partecipare ad un gruppo di auto mutuo
aiuto per le persone in lutto può essere un
mezzo per uscire da una dimensione di
chiusura verso gli altri.
Il gruppo si riunisce tutti i venerdi dalle ore
17,00 alle ore 19,00 presso i locali del
Museo Diocesano,
Via della Repubblica n°347, Velletri.
Info: Stefania 380 77 11 476
170
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
FAMIGLIE PIU’
Avere o desiderare un figlio
adottivo è una scelta
coraggiosa!
Puoi condividere la tua esperienza
con il gruppo di auto mutuo aiuto
famiglie più:
qui troverai informazioni,
consigli e supporto.
Info: Enrico 328 06 82 972
171
MAREA
(Mente Arte Risveglio Emozioni Amore)
Se senti in te una spinta artistica che fa
fatica a uscir fuori… questa è
l’esperienza che cercavi!
Insieme, aiutandoci e confrontandoci,
potremmo dare forma alla nostra
creatività!
Gli incontri si svolgono il lunedì e il
venerdì dalle ore 15,30 alle ore 18,00 e il
mercoledì dalle ore 10,00 alle ore 12,00
presso i locali dell’Associazione
Culturale “Calliope”
Via Ettore Novelli, 19 Velletri (RM)
Info: Rita 333 34 77 621
Valentina 320 42 87 530
172
Gruppo di Auto Mutuo Aiuto
MAMME SINGLE
Oggi sono molte le donne che, come
te, devono crescere un figlio da sole:
ragazze madri, donne separate o
divorziate.
Il gruppo di auto mutuo aiuto per
mamme single può aiutarti a superare
dubbi, incertezze e imbarazzi.
Info: Annalisa 348 89 77 670
Chiara 347 36 04 400
Simona 340 39 34 478
173
Gruppo A.M.A. in fase di
realizzazione:
IL TERZO GENITORE
Vivere con i figli dell’altro significa…
Condividere, confrontarsi, sostenersi
per acquisire la consapevolezza del
proprio ruolo.
Trovare il giusto equilibrio
mantenendo la propria identità e
rispettando quella degli altri.
Info: Barbara 339 53 50 848
Mail: [email protected]
174
Gruppo A.M.A. in fase di
realizzazione:
ENDOMETRIOSI
Noi donne con endometriosi non siamo più
sole: questo disturbo non può e non deve
cambiare la nostra vita.
Incontriamoci e parliamone, insieme si può
affrontare…
Info: Marcella 338 61 84 607 (dopo le
16,00)
175
Ringraziamenti
Si ringraziano tutte le persone che si sono sperimentate
con me in quest’avventura così bella e così
impegnativa:
grazie di cuore prima di tutti a Donato Leccisi, Direttore
del DSM ASLRMH che con pazienza e fiducia, ci
accompagna nei vari passaggi di azione e a volte, anche
di crisi , sostenendoci sempre nella direzione di “andare
avanti”con tale iniziativa..
tra gli utenti e familiari:
un ringraziamento particolare all’impegno costante e
affettuoso offerto da Aquilina B., Giuliana D’E., Nanda
B.; si ringraziano inoltre:
Agnese G., Alessandra M., Angela A., Anna R..,
Annalisa De S., Annalisa S., Antonella C.,. Antonietta,
Antonio I., Barbara C.,Chiara I., Cristina A., Daniela ,
Daniela P., Davide G., Diana S., Enrico C., Erica B.,.
Ettore T. e sua moglie Dina, A.Faezè, Federica N.,
Fiorella S., Francesca R.., Fulvio R.., Gabriella M.,
Gianfranco M.,Gisella C., Giusy S., Laura A., Lucia A.,
Luciana P., Manuela M., Marcella P., Marcella T.,
Margherita, Marina G., Marinella S., Massimo D’A..,
Orietta P , Paola G., Patrizia ,Patrizia P., Samantha B.,
Sandra C., Santo, Silvana N., Simona E., Simone D’A..,
Simonetta, Simonetta R.., Stefania A., Stefano B., Tiziana
F., Valentina P .e sua madre Rita D’A.
176
Tra i colleghi del Dipartimento di Salute Mentale:
Marco Sacconi che per primo ha portato “Le Parole
Ritrovate” a Frascati
Marco D’Alema che ha voluto che tale movimento si
estendesse nel territorio del CSMH1
Mario Pinto che mi ha conferito l’incarico di coordinare
a livello Dipartimentale le attività inerenti alla
promozione della cultura e della pratica della mutualità
Giuseppe Fabiano che ha permesso al personale di
impegnarsi con costanza nell’attività dell’intervisione
Antonio D’Auria che ha accolto la collaborazione degli
U.F.E. nell’SPDC di Albano
Lanfranco
Godeas
che
mi
ha
sostenuto
nell’organizzazione dei corsi di formazione ECM
aziendali, finalizzati alla promozione dell’a.m.a.
Mauro Ciarla che mi ha supportato sempre negli aspetti
tecnici
Vilelma Spaccatrosi, Elena D’Alessio, Catia Aquilani,
Annie Sensetier, De Paulis
AnnaRita, Di Malta
M.Teresa, Laura Vittori, Claudio Marchini, Catia
Chiappa, che si sono occupati con costanza di
consolidare la realtà dell’a.m.a. e del “Fareassieme” a
più livelli e con partecipazione emotiva
Tutti i colleghi del CSM di Velletri che hanno avuto la
pazienza di collaborare a più livelli, alla diffusione della
pratica dell’a.m.a.
177
nella realtà sociale:
M.Paola De Marchis, Presidente dell’Ass.ne Culturale
“Calliope”, che ha aperto oltre la sede, anche le braccia
al gruppo M.A.R.E.A.
Donatella V. con la quale si è tentato un percorso
associativo
Tullio Sorrentino, Presidente dell’ass.ne culturale “Il
Trivio”, che da anni consente l’uso dei locali del Museo
Diocesano di Velletri come sede dei gruppi di a.m.a..in
modo gratuito e sostiene l’importanza di tale realtà.
un grazie speciale a Marialba Albisinni e Ileana Pernice,
mie care colleghe tirocinanti, che hanno consentito, con
grande professionalità, simpatia e impegno, la
realizzazione di questo lavoro, impiegandosi a più livelli,
al di là del ruolo tradizionale.
Infine un ringraziamento particolare a Gisella Caravà
che con amore ha realizzato il disegno della copertina.
178
INDICE
Prefazione .........................................................................5
1. Introduzione .................................................................9
2. Dall’Istituzione alla Realtà Sociale: la Potenzialità
Trasformativa dei Gruppi di Auto Mutuo Aiuto ...........14
2.1 Le Parole Ritrovate...............................................15
2.2 Perché sostenere i gruppi a.m.a. ...........................23
3. Il ruolo del Dipartimento della Salute Mentale come
promotore della Cultura e la Pratica della Mutualità .....28
4. L’operatore dei Servizi: Il passaggio dal ruolo
tradizionale al ruolo di professionista “catalizzatore” ...34
4.1 Dal curare al prendersi cura di … l’auto mutuo
aiuto come strumento di crescita ................................34
4.2 Dalla dipendenza all’autonomia: cosa accade
quando l’utente si espone in un gruppo a.m.a. senza la
presenza di un “esperto”? ...........................................37
5. Cosa sono i gruppi di auto mutuo aiuto? ...................44
5.1 Tipologie dei gruppi a.m.a. ..................................44
5.2 Caratteristiche dei gruppi a.m.a............................47
5.3 Regole dei gruppi a.m.a........................................48
5.4 Alcune dinamiche nei gruppi a.m.a. .....................49
5. 5 Per attivare un nuovo gruppo .............................51
5.6 Il gruppo si forma .................................................55
5.7 Chi inviare? ..........................................................55
6. Ruolo del facilitatore ..................................................58
6.1 Facilitatore “spontaneo” o facilitatore “formato”?
....................................................................................58
6.2 Compiti del facilitatore.........................................62
179
6.3 La Sede .................................................................64
7. Training formativo ....................................................66
7.1 Le Dimensioni Umane nella Relazione di Aiuto .67
7.2 Stili di comunicazione ..........................................67
7.3 Dall’ascolto al piano d’azione ..............................69
7.4 Per allenarci ..........................................................70
8. Efficacia dei gruppi a.m.a. .........................................80
9. La realtà dei gruppi a.m.a. nel territorio della
ASLRMH .......................................................................84
9.1 Ciampino ..............................................................85
9.2 Genzano ................................................................87
9.3 Anzio ....................................................................98
9.4 Albano ................................................................102
9.5 Velletri ................................................................104
10. Da “Il Diario di Bordo” ..........................................120
10.1 Testimonianze e fasi di passaggio nei gruppi...123
11. CONCLUSIONI .........................................................148
Dalla chiusura all’apertura: “un percorso per combattere
stigma e pregiudizio” ...................................................148
Appendice A - Progetto: “stigma e pregiudizio: due
nemici da combattere” - ..............................................152
- Questionario ... Errore. Il segnalibro non è definito.
Appendice B - Alcune guide introduttive di
comunicazione ..............................................................157
BIBLIOGRAFIA ..........................................................160
Ringraziamenti .............................................................176
180
Questo scritto vuole riportare l’esperienza tracciata nel territorio di
appartenenza della ASL RMH, attraverso un lavoro di rete sociale basato
sulla cooperazione di operatori, utenti, familiari e cittadini nella logica del
“fare assieme”, per favorire la strutturazione e lo sviluppo dei gruppi di auto
mutuo aiuto.
Nello stesso tempo, in modo semplice, alla portata di tutti, si vuole dare
un contributo nell’orientare chi vuole applicare la pratica e la cultura della
mutualità: come strutturare un gruppo, quali principi e valori ispirano i
partecipanti, qual è il ruolo dell’operatore e del facilitatore, quali dimensioni
umane sono importanti perché il gruppo abbia successo, e infine, sono
delineate alcune considerazioni per mantenersi “in forma” ed essere efficaci
nella relazione di aiuto.
Le testimonianze vive dei partecipanti tratte dai “Diari di Bordo” rendono
espliciti alcuni importanti passaggi che avvengono all’interno dei gruppi.
Rosa Caporuscio
Nasce a Pontecorvo (Fr) il 26/01/1955
Dirigente psicologo presso il Centro di Salute Mentale di Velletri, da diversi
anni è referente dipartimentale della cultura e pratica della mutualità
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l`auto mutuo aiuto: una risposta concreta per crescere