IL DSM ASL ROMA H PROMUOVE LA CULTURA E LA PRATICA DELLA MUTUALITÀ REGIONE LAZIO L’AUTO MUTUO AIUTO: UNA RISPOSTA CONCRETA PER CRESCERE INSIEME A CURA DI ROSA CAPORUSCIO Nessun cambiamento radicale può attuarsi in un giorno, ma se ogni giorno è dedicato al proprio radicale cambiamento, questo avverrà! P.Menghi A Favale Angelina, che ci ha lasciato prematuramente, e che per prima si è fidata e affidata al movimento dell’a.m.a., superando stigma e pregiudizi, con leggerezza e senso di humor, diventando la prima facilitatrice del gruppo “le Stelle Nascenti”. Prefazione La salute mentale in Italia non gode dappertutto di buona salute, anzi! Nonostante la rivoluzione basagliana e la Legge 180 sono ancora troppe le realta' dove i servizi di salute mentale non offrono quelle prestazioni efficaci e di qualita' che utenti e familiari giustamente si aspettano. In questo panorama non esaltante ci sono, per fortuna, diverse esperienze di eccellenza che sanno coniugare, come è giusto, scienza e passione. Una di queste prende le mosse dai gruppi dell'auto mutuo aiuto che sono ritenuti dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' una straordinaria opportunita' per offrire a utenti e familiari con problemi di salute mentale, e più in generale con disagi protratti nel tempo, delle occasioni privilegiate dove promuovere responsabilita', consapevolezza, promozione della propria salute. In questo modo i gruppi di auto mutuo aiuto contribuiscono a offrire alle persone percorsi di cura che uniscano efficacia, umanità e centralità nel percorso di cura. Anche a partire dalle esperienze dei gruppi di auto mutuo aiuto è nato in alcune parti di Italia l’approccio del fareassieme che si riconosce nel movimento nazionale ‘Le Parole ritrovate’. Le Parole ritrovate e il fareassieme hanno costruito e offerto a decine di migliaia di persone in tutta Italia la straordinaria opportunità di sapere cogliere l’importanza del costruire percorsi di condivisione e di alleanza positiva tra utenti operatori familiari e cittadini. Un’alleanza e una condivisione che parte dal riconoscimento del valore dell’esperienza e perciò del sapere di ciascuno, nessuno escluso. Dal 5 riconoscimento che in ciascuno oltre ai problemi ci sono sempre e comunque bellissime risorse e che la dimensione del cambiamento è sempre possibile. Su queste basi sono nate in Italia pratiche di eccellenza dove parlare di protagonismo di utenti e familiari non è solo un slogan ma una pratica esistente e riconosciuta. Ne è un ottimo esempio il libro di Rosa Caporuscio che ci porta per mano in mondi di grande positività dove si coglie concretamente come i gruppi di auto mutuo aiuto, il fareassieme, il movimento de Le Parole ritrovate ci permettono di raggiungere traguardi altrimenti insperati e per tanti utenti e familiari di uscire dalle sacche della disperazione e dell’impotenza. Grazie Rosa e buon viaggio al tuo libro ! Renzo De Stefani Direttore del DSM di Trento Ci troviamo in una fase di passaggio dei Dipartimenti di Salute Mentale: spinti dalla crisi economica e politica, e con la consapevolezza di cercare di contribuire al cambiamento in maniera significativa anche attraverso il nostro modo di operare, ci dobbiamo rendere conto di trovarci di fronte a un bivio: o riusciamo a entrare negli aspetti costruttivi del meccanismo di questo passaggio, o rischiamo di subirlo. Per approdare ad una nuova concezione del Servizio dobbiamo dire la nostra e allargare la partecipazione della cittadinanza in modo attivo, in un percorso di cura, condividendone obiettivi e percorsi. 6 La cultura e la pratica della mutualità è un campo importantissimo, fertile, che apre delle prospettive possibili, fattibili; dove c’è l’impegno i risultati si vedono, dobbiamo cercare di espandere tale realtà. L’AutoMutuoAiuto (A.M.A.) è una pratica consolidata di intervento nell’ambito della salute, che pur trovando origine nel campo della salute mentale, si estende ormai nelle più diverse condizioni di disagio, bisogno e necessità delle persone. L’A.M.A. stimola la partecipazione, sviluppa il senso di responsabilità, accresce l’autostima e l’autonomia dei partecipanti, che vedono, nella condivisione dei comuni problemi e nel confronto delle esperienze, un modo per migliorare il proprio vissuto ed affrontare le difficoltà della propria vita. L’esperienza dell’A.M.A. nel territorio della ASL RMH, si è andata sviluppando nel corso degli ultimi anni con il generoso contributo di molti operatori, cittadini, utenti e familiari di pazienti, fino a raggiungere una presenza significativa in tutti i Distretti, anche se disomogenea. La varietà dei temi aggreganti i gruppi, segno della trasversalità della pratica, arricchisce la pratica dell’A.M.A., confermando la sua utilità, efficacia ed economicità. Questo lavoro raccoglie le esperienze maturate in questi anni nella ASL RMH, ed è caratterizzato dalle narrazioni di molti dei partecipanti, dai loro vissuti, dalle aspettative e dai risultati raggiunti. Donato Leccisi Direttore del DSM ASL RMH 7 <<Sono contenta di aver vissuto da vicino alla stesura di questo libro in qualità di tirocinante e di aver conosciuto una nuova ed integrativa realtà comunitaria. Si coglie bene l’intento delle novità rappresentate dalle testimonianze riportate nel libro: esse aggiungono una diversa comprensione della sofferenza e un’arricchente prospettiva orientata al superamento di uno stigma psichiatrico. Le stesse testimonianze hanno reso questo scritto singolare, poiché hanno permesso di entrare nel vivo delle emozioni e dei cambiamenti di crescita condivisa.>> Marialba Albisinni Psicologa-Psicoterapeuta 8 1. Introduzione Ho cominciato a dedicarmi alla promozione dell’attività dell’auto mutuo aiuto nel 2004, all’interno del Centro di Salute Mentale di Velletri, dove opero come psicoterapeuta, dopo aver partecipato ad un corso di formazione sull’auto mutuo aiuto di matrice trentina. Ho conosciuto tale realtà più da vicino due anni dopo, attraverso la partecipazione ad un Convegno Nazionale di “Le parole Ritrovate”. Ho capito subito che all’interno di un gruppo di auto mutuo aiuto possono accadere tante cose interessanti per accrescere e modificare la coscienza di sé e dell’altro in termini evolutivi. Ma ciò che più ha suscitato la mia attenzione verso l’auto mutuo aiuto è la potenzialità che esso porta dentro di sé, che definirei “la promozione di un cambiamento attraverso la condivisione”. Se per cambiamento intendiamo un’attivazione delle nostre risorse interne per affrontare i problemi in termini operativi e propositivi, uscendo dall’ottica delegante e assistenzialistica, allora la condivisione è il primo passo verso una consapevolezza della propria responsabilità personale. Dunque, in linea con ciò che istituzionalmente siamo chiamati a fare, in linea con quanto è richiesto al tessuto sociale affinché impari ad essere più accudente ed includente nei confronti di chi soffre di disagio mentale, l’a.m.a., ho pensato, si può inserire accanto all’attività ordinaria e tradizionale che si svolge all’interno del Centro di Salute Mentale. Rimanevano comunque dentro di me dubbi e perplessità legati all’idea che trovavo paradossale attraverso lo 9 sguardo di psicoterapeuta: come può un gruppo di sofferenti dello stesso problema, invischiati nello stesso tipo d’impasse, essere in grado di farcela senza l’aiuto di un esperto professionista? Ho voluto tentare: mi sono lanciata nello sperimentare personalmente cosa accade nel creare, promuovere, sostenere un gruppo a.m.a. e mentre sperimentavo, osservavo attentamente le dinamiche, le emozioni e i pensieri espressi all’interno del I gruppo che intanto si era formato. E’ stato come immergermi in un’alchimia di emozioni, sentimenti, sensazioni a volte disordinate, contrastanti, a volte addirittura conflittuali, per cui per molto tempo ho dovuto faticare per non esercitare il ruolo di psicoterapeuta. Successivamente, il gruppo ha cominciato a comprendere che si poteva fidare di se stesso e delle competenze di ognuno di loro e si è reso conto che non era quello il contesto dove si potevano rivolgere a me per questioni più intrinseche al mio ruolo di psicologo nel Centro di Salute Mentale. Gradualmente, la comunicazione ha acquisito sempre più una strutturazione di tipo circolare, e in punta di piedi, mi sono allontanata con grande fiducia nei confronti dei singoli partecipanti che ormai avevano imparato ad essere autonomi, contenta della nuova identità che si era formata: si poteva festeggiare la nascita del I gruppo di a.m.a., “Le Stelle Nascenti”, questo è il bel nome con cui si è definito. Da allora ad oggi sono nati altri gruppi di a.m.a., sono stati fatti altri viaggi formativi ancora a Trento e a Brescia, sono stati sensibilizzati e formati operatori, 10 utenti e familiari. Percorso utilissimo per diventare coscienti di essere tutti “cittadini attivi” che possono concorrere, insieme alle istituzioni e in complementarietà con esse, a rendere questo mondo un po’ più attento alle scelte che si fanno in ogni ambito, per assolvere al primo grande importante compito che è quello di promuovere, mantenere e tutelare la nostra salute. Attualmente si percepisce una crisi dei legami sociali, provocata dalla caratterizzazione di competitività, isolamento, individualismo; l’epoca in cui viviamo è definita post moderna, si parla di paura liquida, di mancanza di prospettive per il futuro, di società dell’incertezza, si assiste ad un aumento di indifferenza e un generalizzato senso di malessere si riflette spesso nella realtà quotidiana, tempestata tra l’altro di cattive notizie e di profezie disastrose … Ad aggravare ulteriormente la situazione è anche la crisi economica che stiamo vivendo. Questo stato di cose determina l’ampliamento del senso d’impotenza e la facile reazione difensiva verso una chiusura fatta di diffidenza, soprattutto all’interno della fascia sociale più debole, che è dotata di meno strumenti e maggiori disagi. 11 12 2. DALL’ISTITUZIONE ALLA POTERE TRASFORMATIVO REALTÀ S OCIALE: DEI GRUPPI DI MUTUO AIUTO Le parole ritrovate Perché sostenere i gruppi di a.m.a 13 IL AUTO 2. Dall’Istituzione alla Realtà Sociale: la Potenzialità Trasformativa dei Gruppi di Auto Mutuo Aiuto “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere”. Basaglia ..e se invece il “malato mentale” fosse accolto, visto nei suoi bisogni, ascoltato, sostenuto nelle sue aree sane, considerato con attenzione come interlocutore non solo nelle strutture preposte alla sua cura e assistenza, ma da tutti, includendolo anche nell’ambito della quotidianità in generale, se pur con le sue fragilità? E’ possibile investire la nostra energia e il nostro impegno per concretizzare un’organizzazione sociale più rispondente ai bisogni e ai valori umani quali quello di riconoscimento, unicità e appartenenza, di affermazione, di socialità, di amore, di realizzazione, sapendo sostenere l’altro seppur “diverso” da se stessi? Se così fosse, forse potremmo avvicinarci a quell’intento che già quarant’anni fa Basaglia ha cercato di determinare istituendo la chiusura dei manicomi, restituendo la dignità a chi gli era stata tolta; ma soprattutto, potremmo definirci fieri di appartenere ad una società che fonda le sue radici sulla conoscenza di sé e dell’altro, sul rispetto, inteso nella sua forma più profonda che significa tra l’altro saper accettare i limiti di 14 ognuno senza dover imporre la propria lettura della realtà come la più valida; sui valori, che aiutano a sentirsi di appartenere tutti allo stesso destino, per cui, piuttosto che darsi da fare per valere sull’altro in forme più o meno consapevoli di competizione, “usarsi” per cooperare, per promuovere una diversa prospettiva culturale basata sulla solidarietà e sul sostegno reciproco. Utopia? Personalmente ciò che ho imparato è che a domande più grandi di noi possiamo cercare di rispondere tendenzialmente in due direzioni opposte: la prima è quella caratterizzata dall’impotenza, dal lamento, con conseguente passività e deresponsabilizzazione personale. La seconda, è quella di collocarsi in coerenza con quello che si sente giusto e desiderabile, e quindi agire di conseguenza. Scegliendo la seconda modalità, si concorre nel proprio piccolo, a realizzare cambiamenti anche nella direzione di qualcosa che viene definito “ utopia”. 2.1 Le Parole Ritrovate “Il disagio psichico, la malattia mentale, qualunque cosa sia per ciascuno di noi, ci può dividere o ci può unire, ci può fare sentire profondamente soli, ci può dare occasione e motivo di condivisione e di unità di intenti e di emozioni. Può valorizzare la radice profondamente umana, e quindi comune, presente in ogni esistenza, sana o sofferente che sia”. 15 “Non si tratta semplicemente di dare la parola a chi non l’ha sinora avuta, si tratta piuttosto di trovare assieme le parole.” Il movimento culturale “Le parole Ritrovate” nasce nella realtà trentina una ventina di anni fa per volere dello Psichiatra Renzo De Stefani, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trento, che da molti anni lavora nella direzione di creare condizioni affinché gli utenti psichiatrici abbiano non solo maggiore consapevolezza del loro potere personale, ma anche possibilità di azione nel sociale. In tale filosofia viene considerato elemento determinante, anche nella creazione di contesti di cura, la collaborazione tra utenti e familiari coinvolti in un processo in cui le persone con disagio mentale partecipano attivamente alle decisioni che le riguardano; in questo modo la fiducia e la speranza di cambiamento sono favorite dal clima positivo che viene generato. L’approccio “fareassieme” promuove nuovi stili di intervento e migliora la qualità delle prestazioni dei Servizi di Salute Mentale. Gli “UFE” (Utenti Familiari Esperti) sono nati nel Servizio di Salute Mentale di Trento circa 10 anni fa come risultato del “fareassieme” di utenti, familiari e operatori. La forza degli “UFE” sta nel saper trasmettere agli altri il sapere maturato dalla loro esperienza personale a contatto con la malattia psichiatrica. La loro presenza nelle diverse attività dei servizi psichiatrici promuove qualità delle prestazioni perché si favorisce la condivisione, il protagonismo attivo e la centralità dell’utente in sinergia con il personale specializzato. 16 Nella coesistenza di queste realtà l’auto- mutuo aiuto può rappresentare lo “start” iniziale del processo di coinvolgimento personale, rivestendo il ruolo di un importante anello di congiunzione tra gli stessi utenti, tra gli utenti e il sociale più vasto, tra il sociale e i servizi, contribuendo a diffondere la cultura e la pratica della mutualità attraverso la strutturazione di un lavoro di rete. Da Testimonianza Partecipazione al Convegno “Le Parole Ritrovate” 2009 Non capita spesso, dopo 30 anni di lavoro, di riuscire a stupirsi della diversa tonalità che può assumere il contatto con le persone che hanno un disagio mentale fuori dalle mura domestiche di un CSM o di una comunità o di un qualsiasi altro luogo dove l’incontro molte volte è solo con il disagio e non con la persona. Infatti nei nostri luoghi di cura non sempre è possibile andare oltre quella cortina di fumo che è la malattia, la quale riesce a nascondere l’umanità, la storia, la personalità , le risorse sane di chi ti chiede aiuto, o almeno riesci a trovare uno spiraglio soltanto dopo molto tempo. Qui, in questo spazio di incontro che sono “le Parole Ritrovate”, il contatto con l’altro è immediato, forse perché la comunicazione non passa attraverso il sintomo ma attraverso un progetto comune che in breve si può definire “lotta allo stigma ed al pregiudizio”, ed è proprio questa unità d’intenti a rendere tutto più visibile attraversando “velocemente” la cortina di fumo che divide l’uomo dall’uomo. 17 Di ritorno da Trento e dalle sue “Parole Ritrovate ” ... ho ritrovato delle immagini dei miei primi soggiorni estivi dove.. partivamo da soli noi operatori, con un mondo che appena aveva aperto gli occhi sulla realtà “oltre il cancello”, insieme a delle persone, da poco deospedalizzate che avevano conservato ben poco della loro storia e della loro identità …. avevano perduto nei loro anni di manicomio non solo la speranza ma anche la loro dignità. Partivamo soli e tornavamo soli ... noi ... loro … e le nostre storie personali. Cosa dire oggi di fronte ad un cittadino/utente che vuole dire la sua e partecipare a pieno diritto alla promozione della salute insieme ai suoi familiari, ai suoi amici, agli operatori e a tutti coloro che vogliono e che desiderano gridare il loro diritto ad “esserci” come parte propositiva e dialettica di una cittadinanza attiva?! Vilelma Spaccatrosi Da Testimonianza da Convegno di Brescia 2010 Velletri,15/10/2010 Come di consueto invio i nostri commenti rispetto al soggiorno formativo svolto a Brescia in occasione del VII Convegno Nazionale sull’Auto Mutuo Aiuto, esperienza importante, sia per il riscontro del fatto che la cultura e la pratica della mutualità è ormai estesa in molti ambiti e in molte città d’Italia, sia del fatto che essa si può definire il primo nucleo fondante del 18 “Fareassieme”. Infatti, come nel Convegno de “Le parole Ritrovate” di Trento, le testimonianze intervenute hanno confermato quanto si può fare se si decide di collaborare e d’investire le proprie energie verso una direzione comune. Esperienze di solidarietà, di lavoro comune, nate dal nulla se non dalla buona volontà di utenti, operatori, familiari, concepibili come piccole gocce se prese singolarmente, ma che prendono la forma di un torrente se percepite nella totalità, esperienze che stanno trasformando non solo realtà quotidiane, ma stanno strutturando percorsi di speranza e apertura verso una reale sinergia tra servizi psichiatrici e cittadinanza. Al riguardo mi hanno colpito tre situazioni: - la prima un’ esperienza portata da un genitore di un ragazzo con problemi psichiatrici che, insieme ad altri genitori, attraverso l’a.m.a., ha deciso di coltivare un appezzamento di terreno di proprietà insieme agli altri familiari e i loro figli, semplicemente per stare, lavorare e perché no? assaporare insieme i frutti del proprio lavoro. E’ questo a mio avviso un bellissimo esempio di azione intrapresa dai familiari per affrontare il bisogno di contatto, di condivisione, di apertura, di impiegare il tempo proprio e dei propri figli in modo costruttivo, affiancandosi con intelligenza al lavoro degli operatori dei servizi psichiatrici, in modo autonomo e attivo. - Il secondo esempio si è svolto in un reparto cardiologico di un ospedale, dove un’infermiera ha avuto l’idea di fare un gruppo ama tra i ricoverati, riuscendo nel tempo a far sì che le persone operate al cuore strutturassero, attraverso la loro 19 disponibilità, un supporto a chi doveva ancora affrontare l’operazione chirurgica, il tutto svolto in un clima caldo e accogliente. - L’altra bella testimonianza è stata quella portata da un gruppo ama di adolescenti, di soli 14,15,16 anni (!) che si sono denominati “I Cavalieri di S. Valentino” ad indicare l’intenzione di sviluppare in sé e negli altri l’amore per la vita. Non basterebbero molte pagine se volessi descrivere le tante iniziative che sono state condivise nei tre giorni di lavoro, per altro molto ben organizzati. Il Convegno, inoltre, ha ben espresso come si sta delineando una realtà sempre più complessa nell’ambito dell’a.m.a., infatti molti degli interventi sono state delle riflessioni sulla necessità di chiarimenti sul ruolo degli operatori, dei facilitatori, dei volontari... sulla formazione, sulla metodologia, sul significato stesso dell’ama e sulla possibile misura della sua efficacia … Numerosi i temi affrontati nei rispettivi workshops esperienzali, alcuni dei quali molto condivisi, come l’elaborazione del lutto, l’efficacia dell’a.m.a., la separazione, la genitorialità, il dopo di noi ... Tutto questo mostra a chiare lettere che una breccia si è aperta! Che il movimento del “Fareassieme” sta trasformando lentamente quella cultura in cui l’utente, soprattutto quello psichiatrico, si sentiva solo “utente”, quasi senza proprie responsabilità in un percorso di cambiamento, e l’operatore come colui che doveva “guarire”. Rosa Caporuscio 20 Da Testimonianza Convegno Brescia Prima di tutto questo Convegno mi ha dato la possibilità, finalmente, di fare un viaggio da sola dopo 35 anni di matrimonio. Era ora!!! Brescia è stata una vera scoperta. Città bella a misura d’uomo, ricca di storia, abitanti accoglienti. Devo dire che la disponibilità degli organizzatori è stata quasi commovente. Mi sono sentita accolta in un posto dove tutti parlavano la stessa lingua. Finalmente la parola a.m.a. era comune a tutti. Ho notato come specialmente per il nord Italia, questa pratica ormai è una vera e propria realtà, è una vera risorsa dove attingono gli operatori ma anche i semplici cittadini. Noi del centro ne dobbiamo ancora fare di strada!!!!! Ma non ci scoraggiamo. Ce la faremo!! I contenuti del convegno sono stati tutti molto interessanti, totalmente inerenti al tema: Condivisione e Autenticità. L’intervento che mi ha colpito di più è stato quello della prof.ssa M.Sclavi, la quale dibatteva sull’ascolto attivo, importantissimo nella comunicazione, poiché ti dà la possibilità di ascoltare l’altro senza giudicare, dandogli l’opportunità di esprimere il suo pensiero nella massima libertà. Con questa pratica la comunicazione diventa veramente un’occasione di crescita individuale. Quello che mi ha colpito di più in assoluto, sono stati i workshop, tutti con tematiche diverse. Quelli a cui ho partecipato sono stati: “ Ansia e Depressione” 21 e “ Nodi critici del facilitatore”, temi a me molto vicini, poiché sono problematiche in cui mi scontro continuamente nella mia vita attuale. Gli argomenti sono stati dibattuti da tutti, ognuno ha portato la sua esperienza creando un’ atmosfera che ti dava la percezione di stare in un normale incontro del tuo gruppo. Quello che mi ha fatto riflettere di più è stato che, nonostante mi trovassi con persone a me sconosciute, non ho avuto nessuna difficoltà ad esprimere il mio pensiero. Per concludere: tutto bello, ma se proprio devo fare una critica, potrei dire che in futuro questo convegno nazionale dell’a.m.a. mi piacerebbe fosse dibattuto sia dai cosiddetti esperti, ma soprattutto dai semplici cittadini che usufruiscono della pratica a.m.a. Alcune volte le esperienze dirette fanno capire di più di un’ argomentazione professionale!!!! Saluto tutti con l’augurio di rivederci nei prossimi convegni. Nanda 22 2.2 Perché sostenere i gruppi a.m.a. “Bisogna creare una realtà sensibile alla conoscenza dell’importanza di una dinamica basata sull’ aiutare ed essere aiutati per facilitare sempre più la creazione di una società sensibile all’etica delle relazioni umane.” ( A.Ossicini). “Il sostegno emotivo può aiutare a rafforzare i sistemi immunologici e perciò rallentare i processi della malattia” (J.Liss). Cassel identifica il legame che si struttura nei gruppi di sostegno sociale come un forte meccanismo di protezione della salute dell’individuo. “Oggi l’attenzione è rivolta ai servizi dedicati alla guarigione. La guarigione è stata definita in termini di processo di cambiamento attraverso il quale gli individui migliorano la loro salute e benessere, vivono una vita auto-diretta, e cercano di esprimere il loro pieno potenziale (SAMHSA,2011). Il sostegno dei pari, grazie al quale si dà e si riceve aiuto, fondato sui principi basilari di rispetto, responsabilità condivisa e accordo su ciò che è utile, ha dimostrato di rivestire un ruolo importante nell’orientare i servizi verso la guarigione.” Sebbene la nozione di “auto mutuo aiuto”, o come viene spesso denominato a livello internazionale “Peer Supporters”, non sia rappresentata da un univoco concetto, ma include una serie di fenomeni interpretabili in diversi modi, da diversi anni sta concentrando 23 l’attenzione di diversi studiosi di diverse discipline, i quali concordano su quanto la bontà della collaborazione reciproca abbia effetti sia a livello diretto sull’individuo nel campo della prevenzione e mantenimento della salute, sia a livello indiretto, come fonte di sviluppo culturale capace di includere e di essere aperto al “diverso”. I gruppi a.m.a. si prefiggono l’obiettivo di aiutare la persona a raggiungere una ridefinizione della propria condizione esistenziale, ad acquisire forza per affrontare i vari ostacoli che s'incontrano per ottenere il riconoscimento dei propri diritti e dei propri bisogni, a sperimentarsi protagonisti attivi e integranti del tessuto sociale in cui si vive, recuperando il proprio valore personale. Il beneficio di potersi raccontare e di rispecchiarsi in chi ha, o ha avuto, lo stesso problema può essere grande. Non sentirsi soli, sentire riconosciute le proprie emozioni e le proprie sofferenze, stringere nuove amicizie, organizzare costruttivamente il proprio tempo, aiuta a crescere, a sentirsi compresi, a liberare energie spesso immobilizzate e imprigionate in costrutti mentali poco funzionali costituiti in un tempo spesso remoto e non più aggiornato. La condivisione dei problemi facilita la “rivelazione di sé”, ossia il racconto delle storie personali, dei vissuti, con la possibilità di rielaborare le proprie esperienze, grazie anche all’ascolto attento e alla restituzione riflessiva degli altri, recuperando nuovi significati che arricchiscono la consapevolezza personale e diventano stimolo anche per quella altrui. 24 Crediamo nella possibilità che attraverso tale strumento le persone che soffrono di disagio mentale e i loro familiari possano migliorare la qualità della loro vita, avviare un percorso di lotta contro lo stigma e il pregiudizio di cui spesso sono investiti, creare le condizioni per strutturare nuovi legami affettivi nati sulla base di una condivisione dello stesso problema. In genere ciò che accade nel frequentare un gruppo di auto mutuo aiuto è che si può ottenere un maggior rilassamento, una sensazione di appartenenza, e questo procura calore. Il gruppo è accoglienza di sé e dell'altro, ma anche una piattaforma dalla quale possono partire azioni, idee, coinvolgimento, dinamicità, desiderio di fare.. e quindi la possibilità di uscire fuori dal proprio guscio. Inoltre l’a.m.a. può essere una possibilità di risposta sociale importante che interviene capillarmente, a basso costo, a forte sostegno affettivo, inteso come recupero di quei legami sociali perduti, o fragili, poiché in esso si possono sperimentare accettazione e universalità dei propri sentimenti. In sintesi il gruppo a.m.a. risponde in grado diverso, a seconda dell’orientamento, a due funzioni fondamentali ed entrambe trasformative: la prima, individuale, di supporto, e la seconda, sociale, verso la sensibilizzazione e il cambiamento della comunità entro cui il gruppo è inserito. 25 “Tu solo ce la puoi fare, ma non ce la puoi fare da solo” 26 3. IL SALUTE DELLA DIPARTIMENTO RUOLO DEL MENTALE CULTURA E COME LA PROMOTORE PRATICA MUTUALITÀ 27 DELLA DELLA 3. Il ruolo del Dipartimento della Salute Mentale come promotore della Cultura e la Pratica della Mutualità “La salute vive e cresce nelle piccole cose di tutti i giorni, a scuola, sul lavoro, in famiglia: la salute si crea avendo cura di se stessi e degli altri, sapendosi controllare e decidere dei propri comportamenti, facendo in modo che la comunità in cui si vive favorisca la conquista della salute per tutti.” (carta di Ottawa 1984). L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita i Centri di Salute Mentale ad adottare un’ottica di decentramento, ad integrare meglio gli aspetti socio sanitari, a sviluppare la cooperazione tra agenzie pubbliche e private, a favorire la prevenzione e la promozione della salute, e, nello specifico, a sviluppare forme di auto mutuo aiuto. Le Linee d’Indirizzo Nazionali per la Salute Mentale indicano che: “La domanda e i bisogni di salute mentale si sono modificati in modo rilevantissimo e continuano a modificarsi in modo straordinariamente rapido, più rapido in generale della capacità di adattamento dei servizi. Pur essendo impossibile identificare rapporti causali tra fenomeni sociali complessi e disagi individuali, non vi è dubbio che le trasformazioni demografiche, economiche e sociali nel nostro paese hanno mutato il volto delle nostre comunità e dei loro bisogni di salute. (..) Si assiste all’allentamento e a volte alla lacerazione delle reti di 28 supporto sociale informale (famiglia, vicinato, organizzazioni non professionali) che costituivano la maggior quota del capitale sociale delle nostre popolazioni. Di fatto i cittadini italiani sono mediamente più ricchi, più sani, e istruiti, ma più diseguali tra loro e probabilmente più vulnerabili in condizioni di difficoltà, incluse malattie ed altre forme di disagio psichico.” “Il Dipartimento della Salute Mentale, cogliendo la crescente capacità degli utenti, dei loro familiari, delle loro associazioni, ad affermare autonomamente l’area dei propri bisogni e delle risposte da loro attese, deve operare affinché siano favoriti livelli partecipativi che esprimano il raggiungimento di obiettivi come: la scelta di un’organizzazione dipartimentale al servizio del territorio, aperta alla partecipazione della popolazione interessata; la promozione di politiche condivise nell’ambito della progettualità congiunta con gli enti locali .. I Servizi di Salute Mentale favoriscono..una cultura e una pratica che privilegiano (…) lo sviluppo di un ruolo attivo delle persone (individualmente e collettivamente) nel fronteggiare disagi.”. In linea con quanto sopra menzionato ci piace concepire il Dipartimento di Salute Mentale come un Servizio Territoriale che non solo assiste e cura i propri pazienti, ma li sostiene e li concepisce come interlocutori importanti con i quali dialogare affinché si pensi assieme al modo migliore per affrontare i vari ordini di difficoltà che entrano in gioco nel processo di cura. Il Dipartimento di Salute Mentale vuole porsi in termini interattivi con il territorio e la cittadinanza, e concorrere a creare insieme 29 ad essa una “dinamica sociosanitaria” sempre più rispondente ai bisogni reali che emergono. A tal fine, tra le altre attività, da diversi anni come Dipartimento di Salute Mentale stiamo lavorando per diffondere la pratica dell'auto mutuo aiuto, cercando di lavorare in rete, insieme agli altri servizi. A titolo di esempio anni fa è stato ideato e realizzato in via sperimentale un progetto mirato a combattere lo Stigma e il Pregiudizio verso il disagio mentale e a promuovere l’auto mutuo aiuto. Si sono sensibilizzati gli studenti e gli insegnanti di un Istituto Scolastico Superiore di Velletri al tema del disagio mentale per aumentare a) la consapevolezza dell’atteggiamento personale nei confronti del disturbo mentale, b) la propria disponibilità a superare eventuali forme di pregiudizio, c) il senso di responsabilità personale ad accogliere e sostenere le persone affette da disturbo mentale, d) promuovere i gruppi a.m.a.. Al riguardo è interessante riportare alcune considerazioni emerse dal lavoro con i ragazzi: I questionari somministrati hanno evidenziato in maniera molto chiara che sebbene i ragazzi abbiano una buona disponibilità al rapporto con persone affette da disagio mentale e siano propensi alla comprensione, la grande “ignoranza” sul tema e la non conoscenza effettiva di cosa significhi essere un “malato mentale”, impediscono un rapporto senza pregiudizi. In particolare nelle domande in cui si richiede in modo generico l’atteggiamento che si stabilisce verso “il malato mentale”, le risposte sono in maggioranza di comprensione, quando però viene chiesto se per es. il malato mentale può lavorare, avere figli, essere una 30 risorsa per la comunità ecc …, allora la maggioranza delle risposte risulta: “vero in parte” o “non so”. Emergono sentimenti di timore circa la imprevedibilità e la difficoltà di comunicazione, sebbene sia presente anche disponibilità e propensione all’aiuto. Altre risposte fanno capire che non c’è proprio la conoscenza di strutture, leggi, associazioni, servizi e termini relativi al tema. Un solo studente conosce i gruppi di a.m.a. Si conclude che la persona affetta da disagio mentale non provoca di per sé avversione, ma che l’ignoranza può strutturarsi in una cultura sociale fortemente stigmatizzante, se non è contrastata da una buona informazione, che potrebbe essere sostenuta da scuole, mass-media e servizi sociosanitari. (Appendice A) Inoltre in questi anni sono stati realizzati dalla Direzione del Dipartimento della Salute Mentale diversi corsi di formazione alla Cultura e alla Pratica dell’Auto Mutuo Aiuto che ha coinvolto operatori dei diversi Servizi (Centri di Salute Mentale, Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cure, Centri Diurni Psichiatrici, Area della Procreazione Cosciente e Responsabile, Poli Ospedalieri della nostra ASL, Unità Operativa Neuropsichiatria Infantile). Si è voluta adottare una modalità orientata a favorire, attraverso laboratori esperienziali, la partecipazione diretta di utenti che, in prima linea con la loro testimonianza, hanno preso parte attiva al percorso formativo, comunicando il cambiamento ottenuto anche attraverso l’esperienza dell’auto mutuo aiuto. Si svolgono riunioni mensili organizzative a livello Dipartimentale in cui sono presenti tutti gli operatori 31 referenti dei Centri di Salute Mentale con la finalità di promuovere ed omogeneizzare la cultura e la pratica della mutualità nei vari territori di appartenenza. Si svolgono intervisioni con regolarità attraverso incontri mensili con la finalità di offrire condizioni per scambiare opinioni, confrontarsi, affrontare le varie difficoltà incontrate nei gruppi e nel ruolo di facilitatore. Si organizzano iniziative divulgative per la promozione della cultura e la pratica della mutualità. Si sta lavorando nell’ambito della ricerca per definire degli strumenti di valutazione dell’efficacia dell’a.m.a.. Il Dipartimento di Salute Mentale si pone quindi come mediatore-facilitatore, nel territorio di competenza, mettendo a disposizione il tempo di alcuni operatori, per informare e per formare la cittadinanza in modo che essa stessa si scopra come risorsa nella promozione della salute mentale attraverso l’auto mutuo aiuto. 32 4. L’OPERATORE DEI SERVIZI: IL PASSAGGIO DAL RUOLO TRADIZIONALE AL RUOLO DI PROFESSIONISTA “CATALIZZATORE ” Dal curare al prendersi cura di … l’auto mutuo aiuto come strumento di crescita Dalla dipendenza all’autonomia: cosa accade quando l’utente si espone in un gruppo a.m.a. senza la presenza di un “esperto”? 33 4. L’operatore dei Servizi: Il passaggio dal ruolo tradizionale al ruolo di professionista “catalizzatore” L’operatore, sia esso medico, psichiatra, psicologo, educatore professionale, infermiere, assistente sociale, che vuole entrare nella dinamica dell’a.m.a., può scoprire che il suo ruolo professionale può rimanere inalterato, nel senso di responsabilità specifica, anche se cambia atteggiamento: da esperto “autoritario” può trasformarsi in un professionista “catalizzatore” arricchendosi di una valenza umana che va al di là della specifica competenza, utilizzando il suo sapere e il suo ruolo anche per creare le condizioni per attivare nuovi gruppi di a.m.a., oppure nell’inviare, nel motivare i suoi utenti a sensibilizzarsi verso la cultura della mutualità e del fare assieme ove i gruppi di a.m.a. già esistono. 4.1 Dal curare al prendersi cura di … l’auto mutuo aiuto come strumento di crescita Per concepire concretamente l’a.m.a. in termini di acquisizione di benessere, ci sembra interessante partire da alcune riflessioni sul percorso che si affronta nella relazione di aiuto. Partiamo dalla definizione di cura: (dal dizionario di psicologia di Umberto Galimberti) << In generale il termine si riferisce all’insieme dei mezzi terapeutici coaudivanti il passaggio dalla malattia alla salute. In questa accezione “cura” è sinonimo di “trattamento” che, 34 nel caso di disturbi psichici, trova la sua espressione nelle varie forme di psicoterapia. Siccome però la sofferenza psichica, a differenza di quella fisica, non è tanto un incidente che si lascia circoscrivere nel normale corso della vita, quanto piuttosto un modo di declinare l’esistenza, interpretandone in vario modo il senso, la cura psichica non può prescindere da quella relazione che C.G. Jung evidenzia tra psiche e senso. Definita la cura psicoterapica “cura con le parole”, Jung esclude che possa esserci una psicoterapia in grado di operare come “cura” nel senso di “guarigione”, perché è nella natura di ogni esistenza incontrare degli ostacoli, talvolta sottoforma di malattia, che danno un’opportunità di riflessione o per aggiustare forme improprie di adattamento dell’Io, o per realizzare quell’integrazione di contenuti inconsci portatori di senso.>> …. Se pensiamo quindi alla sofferenza psichica come al risultato di un percorso esistenziale (in cui ovviamente anche le variabili genetiche, biologiche e culturali intervengono in diverse modalità), non possiamo far altro che cercare di dare un senso alla sofferenza collegandola alla vita psichica del soggetto, sottolineando quanto le buone relazioni influiscano positivamente sulla conquista e il mantenimento dello stato di salute mentale. <<Questa concezione della cura, inscritta non nella categoria della “guarigione” ma in quello del “senso” dell’esistenza, ha delle analogie con la nozione Heideggeriana di cura come Sorge che caratterizza la relazione con l’altro, di cui ci si può prendere cura o nella forma inautentica del besorgen che non si cura tanto degli altri quanto delle cose da procurar loro, o in quella autentica del fursorgen che apre agli altri la possibilità di trovare se stessi offrendo le condizioni per potersi prendere cura di sé.>> 35 Condivido pienamente l’idea che la vera cura sta nel creare le condizioni per potersi prendere cura di sé e così permettere di ottenere un rapporto autentico con se stessi, in relazione al riconoscimento dei propri bisogni e al sapersi attivare per la soddisfazione degli stessi. Lo psicoterapeuta che si occupa di organizzare con i pazienti i gruppi a.m.a. o di inserirli in quelli già esistenti, sta offrendo loro le condizioni per potersi prendere cura di sé, possibilità intesa nel recuperare il rapporto con se stessi e con gli altri in maniera sana e sistematica. Il prendersi cura di sé implica un “processo temporale” in cui all’inizio la relazione terapeutica è basilare per facilitare un’organizzazione più funzionale della propria personalità, successivamente l’integrazione personale conquistata permette di interagire con l’altro in un contesto sociale più ampio. Se la relazione conquistata riesce a qualificarsi in modo solidale e cooperativo, l’individuo s’interfaccia con l’altro in forma empatica ed è qui che entra in gioco la funzionalità del gruppo a.m.a.. Esso diventa il luogo in cui il cambiamento ottenuto in psicoterapia, l’autostima accresciuta, la fiducia verso la vita si arricchisce in un susseguirsi di incontri che permettono con gradualità la conquista di una maggiore autonomia e di responsabilità sociale. Ciò implica il raggiungimento di un nuovo modo di percepirsi e di percepire l’altro: ‘sono responsabile del mio processo decisionale, mi attivo per modificare il mio stile di vita, m’informo per sapere di più, ma anche ‘sto attento agli altri intorno a me, perché sono consapevole 36 che sono parte di un tutto’ per cui “il mio benessere è collegato anche al benessere degli altri”. L’a.m.a. in questo senso può considerarsi come un momento integrativo del processo terapeutico che aiuta a connettersi con gli altri in modo responsabile, attivo e partecipante. 4.2 Dalla dipendenza all’autonomia: cosa accade quando l’utente si espone in un gruppo a.m.a. senza la presenza di un “esperto”? Testimonianza del 18/04/2007 del gruppo “La risorsa” Oggi per me è stata un’esperienza indimenticabile, come del resto tutti gli incontri a cui finora ho partecipato. Sento che questa esperienza mi sta arricchendo molto e mi riporta a quella realtà che la malattia mi aveva fatto dimenticare. La cosa più spontanea che ci è venuta di fare è stata semplicemente quella di parlare di noi, di conoscerci per quelle che siamo, raccontando dei nostri problemi e di quelli delle persone a noi care … forse per le altre non era una novità, ma per me sì perché al di fuori della psicoterapia era la prima volta che parlavo dei miei problemi con qualcuno che sapesse ascoltarli e che non mi facesse sentire giudicata. La nostra conversazione è stata così spontanea che davvero sembrava tra noi ci fosse un’amicizia già consolidata … 37 e nonostante io sia la più piccola del gruppo,non ho sentito neanche la minima differenza di età con queste donne così fantastiche e combattive … non posso aggiungere altro se non che la positività di questo incontro e la serenità che ho trovato in queste persone speciali! Lucia A. Testimonianza del 12/10/2011 Sono consapevole del mio problema e di come sto male, cerco aiuto il più possibile e voglio davvero migliorarmi, continuerò ad andare dalla mia psicologa e al gruppo a.m.a. Sono contenta di avervi conosciuto e so che mi aiuterete. Samantha Testimonianza del 20/12/2011 Ho iniziato a frequentare il gruppo che stavo nel peggior periodo emotivo di tutta la mia vita. Ho iniziato a parlare e mi sono sentita ascoltata, compresa e consigliata. Hanno capito subito come prendermi e mi sono sentita subito a mio agio. In un’armonia amichevole, che dava fiducia e comunque sempre molta professionalità di gruppo. Io sono sempre stata molto aperta nei dettagli e mi sfogavo molto anche con il pianto, non mi sono mai 38 sentita a disagio per questo perché ho sentito che nel gruppo potevo tirare fuori tutto e che loro erano lì per questo. Quando spiego che vado in un gruppo di solidarietà di auto mutuo aiuto, sono sempre scettici o pensano che ci vadano solo i matti, invece mi ha fatto bene. E grazie al gruppo e il sostegno psicologico, sto molto meglio. Riesco ad affrontare meglio le cose, reagisco con più fermezza alle situazioni e soprattutto ho fatto caso che seleziono molto di più le persone da frequentare, quando prima mi accontentavo della prima che mi capitava. Ho sentito una fratellanza nel gruppo, limitata forse solo a quello, ma considero tutte le/i partecipanti degli amici con cui parlare, che ti capiscono e puoi dire tutto. Ho iniziato un anno e 2 mesi fa. E sono praticamente un'altra persona, con tutto che sto ancora nello stato di vita di quando ho iniziato. Avere un appoggio anche solo verbale ed emotivo fa tantissimo. Ringrazio di cuore chi ci lavora e si dedica a persone che come me hanno bisogno di qualcuno che le ascolti. Samantha Possiamo considerare il processo psicoterapeutico come un percorso che accompagna la persona a vivere la vita con sicurezza e autonomia, per questo a volte nel setting terapeutico è necessario ri-percorrere insieme le varie 39 tappe dello sviluppo dal momento in cui si evidenzia un “arresto evolutivo”. Sappiamo che lo sviluppo umano si può suddividere a grandi linee in quattro fasi: Nella prima infanzia, l’adulto si prende cura del bambino e il bambino è dipendente dall’adulto; nella seconda infanzia il bambino si sperimenta con i pari e amplia le sue relazioni. Nella fase adolescenziale, il ragazzo sperimenta maggiormente l’autonomia in settori più ampi ma sente ancora il bisogno del riconoscimento e del sostegno del genitore. La quarta fase è quella in cui l’adulto si rende autonomo e responsabile. Analogamente, quando la persona si rivolge al servizio, spesso richiede una psicoterapia individuale, come a dire “ ho bisogno di essere curato da te in modo esclusivo” in un rapporto diadico e asimmetrico, dove il terapeuta assume il ruolo di “esperto” e il paziente è piuttosto “delegante”. Questa fase è paragonabile a ciò che avviene nella prima infanzia. In altri casi, ma spesso con un certo sforzo e resistenza, l’utente accetta un rapporto di psicoterapia di gruppo, manifestando la disponibilità al confronto con i pari “Posso condividere e confrontarmi con gli altri, ma tu, terapeuta, con la tua presenza, mi tuteli e garantisci la correttezza della comunicazione”. Questa fase è paragonabile a ciò che avviene nella seconda infanzia. L’adolescenza potrebbe essere paragonata al passaggio terapeutico in cui l’utente è incoraggiato, accompagnato dall’operatore a sperimentarsi in contesti più ampi, come il gruppo di a.m.a.. 40 Qui l’operatore è presente come farebbe un genitore verso il figlio adolescente che incontra gli amici. Dopo tale incontro il genitore attento osserva lo stato emotivo del figlio e si assicura sulla bontà dell’ambiente. Lasciare molto spazio al paziente di sperimentare la propria competenza e la propria autonomia all’interno del gruppo a.m.a., permette a questi la possibilità di accrescere la fiducia in sé: “mi permetto di aprirmi con persone sconosciute, ma solo se sento che tu, terapeuta, continui a sostenermi.” L’ultima tappa, l’adultità, si manifesta nel momento in cui la persona partecipa agli incontri di gruppo con la propria solitudine, la propria responsabilità e la propria autonomia. “Posso esprimere le mie opinioni in libertà e ascoltare gli altri e scoprire che ho imparato a farcela da solo”. Se il gruppo è in grado di far leva sulle dimensioni del sostegno reciproco, sulla cooperazione e la solidarietà, e il clima emotivo si definisce in termini positivi, la persona accresce il suo senso di sicurezza, e riesce ad esprimersi, a mettersi in gioco, sentendosi più ancorata agli altri. 41 42 5. COSA SONO I GRUPPI DI AUTO MUTUO AIUTO? Tipologie dei gruppi a.m.a Caratteristiche dei gruppi a.m.a. Regole dei gruppi a.m.a. Alcune dinamiche nei gruppi a.m.a. Per attivare un nuovo gruppo Il gruppo si forma Chi inviare? 43 5. Cosa sono i gruppi di auto mutuo aiuto? Un gruppo a.m.a. può essere inteso come un tipo di risorsa comunitaria che privilegia, a partire dalla condivisione di un medesimo problema e bisogno, l’aiuto reciproco tra pari, incoraggiando la condivisione di un sapere che deriva dalla diretta esperienza del problema stesso e la cui leadership si trova tra le mani degli stessi membri. La condivisione dei problemi nel gruppo di auto mutuo aiuto crea nuovi legami e un senso di appartenenza. Sperimentarsi come protagonista attivo, ascoltare l’altro e accoglierlo, in un progetto di lavoro condiviso, crea condizioni per cooperare, recuperare nuovi significati, acquisire consapevolezza. La funzione primaria dei gruppi a.m.a. è orientata a trattare i problemi che ci troviamo ad affrontare nella vita: malattie, lutti, separazioni, disturbi dell’umore, disturbi alimentari, disturbi affettivi, genitorialità, adolescenza, solitudine, umanizzando al contempo l’assistenza socio-sanitaria. 5.1 Tipologie dei gruppi a.m.a. Esistono diverse tipologie dei gruppi a.m.a. e possiamo distinguerli per i diversi obiettivi che essi vogliono raggiungere: Ci sono gruppi focalizzati sulla conquista di una crescita personale e di un’autorealizzazione: per es. alcuni 44 pazienti psichiatrici possono imparare ad occuparsi maggiormente di sé, avendo una maggiore attenzione al fatto che possono migliorare la qualità della loro vita occupando il tempo libero in modo sano e funzionale. Il gruppo di auto mutuo aiuto funziona in questi casi come un motivatore, una leva alla quale agganciarsi per cominciare il cambiamento e come un contenitore che aiuta a mantenere attivi i buoni propositi fino alla possibile realizzazione degli stessi e comunque, in casi di particolare difficoltà, è in grado di contenere l’insuccesso, come farebbe una buona famiglia che funziona. La persona “indebolita” dalla propria sofferenza, infatti, spesso ha bisogno di essere riconosciuta, di essere vista e sostenuta affettivamente, per potersi “ricompattare” per poter di nuovo contare su se stessa. All’inizio dell’esperienza, già il poter uscire di casa con l’obiettivo di raggiungere il gruppo e di trascorrere il tempo dedicandolo a se stesso insieme agli altri, aiuta a combattere quel senso di solitudine e di sconfitta che generalmente accompagna chi è affetto da un disagio mentale. Altri gruppi vogliono imparare a saper convivere con malattie croniche o condizioni/crisi esistenziali con un certo livello di disagio e di stress (es. vedovi, diabetici, persone che hanno subito un lutto, oncologici, cardiopatici). In questi casi, avere la possibilità di incontrarsi con altri con i quali esprimere il proprio dolore, la propria difficoltà, sapendo di comunicare stati di malessere comuni, affrancandosi da tutta quella fatica “aggiuntiva” che interviene quando ci si confronta con persone che 45 non hanno avuto la stessa esperienza, aiuta a “ricomporsi”, a sentire un’ampiezza maggiore, ad ascoltarsi appunto, senza la fretta di “risolvere” o “chiudere” il problema.. è in altre parole darsi la possibilità di vivere uno spazio di vitale importanza per imparare a stare nella situazione di disagio cercando insieme una nuova forma di adattamento. Alcuni ancora vogliono saper riorganizzare la propria condotta e il controllo comportamentale (desiderio di superare forme di disadattamento ad es. alcolisti, genitori violenti …) In realtà è bene ricordare che la prima forma di auto mutuo aiuto è nata proprio per volere di un alcolista, che non riuscendo da solo a smettere di bere, decise di “unire le sue forze” a quelle di un suo amico che aveva lo stesso problema, per uscirne fuori. Da allora ci sono stati tanti sviluppi, oggi i gruppi di auto mutuo aiuto degli alcolisti anonimi sono ormai talmente consolidati da interessare capillarmente tutti i servizi sanitari che si occupano di tale dipendenza. Ci sono gruppi che s’impegnano a migliorare il “destino sociale”di condizioni particolari attraverso attività di propaganda, sensibilizzazione e legittimazione di stili di vita (gay,minoranze etniche…). Si possono annoverare in questa forma di auto mutuo aiuto tutte quelle aggregazioni sociali che si stabiliscono per aiutarsi ad ottenere riconoscimenti dei propri diritti, ed essendo l’espressione di aspetti sociali più deboli, vivono grandi difficoltà di ogni ordine e grado. 46 Altri lavorano per una forma di azione sociale in generale, sia a vantaggio di nuove leggi, nuovi servizi, nuove politiche sociali, sia a favore direttamente di famiglie, individui, e gruppi (ad es. comitati regionali, nazionali di a.m.a …). Questa è la forma più visibile di auto mutuo aiuto, l’ultimo gradino che si compie nel processo di crescita personale, sentendo la responsabilità in prima persona e cercando attivamente di conquistare visibilità e riconoscimenti anche in relazione alle Istituzioni e ai Servizi Socio-Sanitari. In genere ci si organizza in associazioni on.lus. per essere più forti e per portare le proprie richieste e testimonianze. 5.2 Caratteristiche dei gruppi a.m.a. Una delle principali caratteristiche del gruppo a.m.a. è fornire supporto emotivo e informazioni riguardo allo specifico problema di cui si occupa. Ciò può avvenire sia nello scambio delle esperienze tra i partecipanti, sia attraverso la possibile presenza di un esperto, che può essere richiesto come “consulente” dai partecipanti del gruppo in alcuni momenti, (ad es. in un gruppo con Disturbo del Comportamento Alimentare si può richiedere la presenza di un nutrizionista in specifici incontri). Gli incontri dei gruppi a.m.a. sono centrati su uno specifico problema: i partecipanti vivono o hanno vissuto una stessa condizione, per es. la perdita di una persona cara. 47 I partecipanti del gruppo delineano gli obiettivi che vogliono raggiungere, cercando strategie condivise e orientate ad azioni concrete, per es. se una persona si propone come cambiamento personale l’obiettivo di stare più tempo insieme ad altri, il gruppo sostiene tale proposito incoraggiando la persona a realizzarlo, magari anche chiamandola telefonicamente, oppure proponendo brevi uscite insieme durante la settimana … I partecipanti del gruppo determinano la funzionalità degli incontri: essi sono responsabili di ciò che avviene nel gruppo e della sua conservazione e tutela. Le decisioni, le regole vengono elaborate, discusse e rispettate democraticamente. 5.3 Regole dei gruppi a.m.a. Il gruppo è aperto a nuovi partecipanti: è possibile che una persona possa frequentare il gruppo anche per breve tempo, o addirittura per una sola volta. Infatti può essere molto utile per qualcuno anche solo lo scoprire personalmente che nella città dove vive ci sia la possibilità d’incontrarsi gratuitamente, con lo scopo di conoscersi e di aiutarsi. Gli incontri sono cadenzati in base alla disponibilità e all’esigenza del gruppo: è importante che sia mantenuto un ritmo regolare e per tutto l’anno. Alcuni gruppi si vedono una volta al mese, altri una volta a settimana, altri tre volte a settimana.. 48 La partecipazione al gruppo è gratuita. E’ possibile che i gruppi si organizzino in associazioni o aderiscano ad esse; quando questo succede, s’impegnano a versare la quota richiesta dall’associazione stessa. Il gruppo a.m.a. si attiene alle semplici regole della convivenza civile: Rispettare la puntualità e avvisare quando non si va all’incontro. Nel momento in cui si decide di non frequentare più è bene comunicarlo al gruppo. Rispettare il tempo di comunicazione di ognuno. Evitare di giudicare imparando ad accogliere ciò che l’altro esprime. Ci si impegna a mantenere segreto ciò che emerge nel gruppo. Si dà precedenza a chi è sofferente, arrabbiato o irrequieto. Si favorisce che avvenga uno scambio di numeri di telefono e di indirizzi. 5.4 Alcune dinamiche nei gruppi a.m.a. Il gruppo di a.m.a. può diventare il luogo ideale dove accogliere e sperimentare un ascolto profondo in modo reciproco. L’a.m.a. pone l’enfasi sulla cooperazione e sulla mutualità tra i membri in una comunicazione tra pari, che possiamo definire con J. Liss “orizzontale”. L’autore ci fornisce una chiave di lettura sulla comunicazione che 49 caratterizza i gruppi di auto mutuo aiuto e individua un ciclo a tre dimensioni: simmetria, rivelazione ed empatia. Simmetria: “siamo sulla stessa barca”. Attraverso la possibilità di confronto si favorisce in ciascun membro una maggiore sensibilità rispetto a ciò che accade in se stesso e nelle relazioni con gli altri, facilitando la revisione dei propri schemi di comportamento e di pensiero e acquisendo abilità e atteggiamenti più efficaci nei confronti del problema condiviso. Rivelazione di sé: ”posso farmi uscire tutto dal petto”. Quando in un gruppo si sperimenta rispetto, accettazione e sospensione di giudizio si organizza un contesto sicuro. Questo è il presupposto che permette l’apertura di sé. Possiamo considerare tale condizione il primo grande passo verso l’abbattimento dello stigma e del pregiudizio, che potrà realisticamente essere compiuto solo nel momento in cui il coraggio di rivelarsi avverrà nel contesto sociale più ampio. Empatia: “mi comprenderanno perché, anche loro, hanno vissuto le stesse esperienze”. Si comprende meglio la realtà dell’altro attraverso la capacità di coglierne i pensieri e gli stati d’animo e in questo processo si permette di realizzare un aiuto reciproco con forti valenze terapeutiche. Il beneficio del sostegno empatico comporta il riconoscimento dell’universalità dei propri sentimenti, con conseguente un minor senso di vergogna. 50 Con la partecipazione al gruppo si sviluppa la capacità di osservare il proprio problema con maggior obiettività. Questo comporta come effetto benefico, una maggior capacità di gestire il problema, una maggiore capacità di autocontrollo, un senso di competenza, un’appropriazione di ruolo, un riconoscimento sociale, che si riflette positivamente su un aumento dell’autostima e sull’immagine di sé. L’incoraggiamento, la compartecipazione emotiva, diventano i cardini di un processo di comunicazione circolare, che fanno aumentare la fiducia interpersonale e attivano una valenza trasformativa e di cambiamento, quindi terapeutica. La reciprocità di risorse permette a ognuno di sentirsi pari nella relazione d’aiuto. In momenti di difficoltà, il sentirsi utile per la vita dell’altro può essere a volte l’unico canale utilizzabile a favore di una propria evoluzione. 5. 5 Per attivare un nuovo gruppo Percorsi possibili: a) dall’interno del Centro di Salute Mentale Individuare i bisogni specifici degli utenti e dei loro familiari: per un operatore del Centro di Salute Mentale la cosa più semplice è individuare i temi su cui polarizzare l’attenzione per la costituzione di un nuovo gruppo di auto mutuo aiuto attraverso il lavoro tradizionale e quotidiano: gli utenti stessi infatti, nel rapporto quotidiano, evidenziano le loro difficoltà, e 51 quando queste possono diventare un fattore comune per diversi utenti, si può cominciare a proporre loro la possibilità di avviare un gruppo di a.m.a.. Individuare una persona che si rende disponibile ad esercitare il ruolo di facilitatore all’interno del gruppo: esso può essere anche non preparato in modo specifico, l’importante è che abbia la disponibilità alla condivisione del suo problema e soprattutto, non sia in una fase di sofferenza acuta. Inizialmente, se necessario, l’operatore può frequentare il gruppo per un periodo di tempo con l’obiettivo di aiutare il facilitatore e i componenti ad entrare con tranquillità nell’atmosfera delle dinamiche di a.m.a.. Successivamente l’operatore lascia con gradualità che il gruppo proceda in autonomia, dedicando le sue forze a individuare e a costituire un nuovo gruppo di a.m.a. che affronta altre tematiche. Il ruolo del facilitatore passa dall’operatore al partecipante del gruppo Testimonianza del 12/04/2007 Salve a tutte, oggi è il 12 Aprile e il “diario di bordo” è toccato a me. È iniziato tutto il giorno prima, martedì, quando squilla il telefonino: era la dottoressa, la quale mi chiedeva se 52 me la sentivo di essere il facilitatore del gruppo A.M.A. perché quel giorno lei non c’era. Io, impulsivamente, ho detto si e così ci siamo ritrovate alle 17 al gruppo. Eravamo la sottoscritta, le altre dottoresse, Paola e Diana. Fernanda non c’era perché non aveva avuto nessuno che l’accompagnasse perché abita a Lariano, ma la mia telefonata le ha fatto molto piacere. Mancavano ancora: Silvana e Scilla. Raccontare tutto minuto per minuto sarebbe troppo lungo, ma non credo di aver fatto buona impressione, avendo quattro occhi puntati addosso di due dottoresse. Però io sono stata tranquilla e per nulla intimorita. Alla prossima, Angelina. Testimonianza del 11/10/2007 Oggi, 11 Ottobre, è ripreso regolarmente il gruppo a.m.a. Per un mese è stato un po’ ballerino perché c’era gente che stava in vacanza, perciò il gruppo, che non si è mai fermato, ha continuato con l’insieme delle persone dei tre gruppi, ma tutti siamo stati bene. Oggi ho trovato al primo gruppo dei familiari, dove io vado sempre un po’ in anticipo, la dottoressa, che discuteva con un familiare della mancanza di strutture per i loro figli. La dottoressa è comunque venuta anche perché i gruppi e le persone si erano un po’ “persi per strada” e per rimettere un po’ d’ordine negli orari che venivano 53 cambiati in continuazione per favorire un po’ tutti i partecipanti. Ora, che è stato tutto chiarito, speriamo che proceda per il meglio. Dalla prossima settimana il “Diario di Bordo”, come chiamiamo questo libro, riprenderà il suo giro tra le persone. Un abbraccio, Angelina b) all’esterno del Centro di Salute Mentale Reperire le risorse disponibili per sensibilizzare la popolazione al problema: in genere possono essere interessati a lavorare in quest’ambito i tirocinanti, i familiari, i cittadini volontari, insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado. Si può ottenere una buona collaborazione con le associazioni esistenti nel territorio, le parrocchie, le altre istituzioni. L’obiettivo è far si che gli utenti dei Servizi Sanitari possano integrarsi con i cittadini nella quotidianità. Preparare il materiale informativo per pubblicizzare l’iniziativa: dalla semplice stampa “fai da te” con mezzi immediati, col proprio computer, con un disegno, una locandina ed esposta in bacheca e in altri Servizi Territoriali, al cercare una forma di collaborazione con le Banche, i sevizi commerciali, le tipografie, i giornali e le radio locali per organizzare appropriati eventi e strumenti di diffusione. 54 5.6 Il gruppo si forma Quando si raggiunge un numero minimo di quattro persone che sono disponibili ad affrontare i loro problemi attraverso questa modalità si ricontatta ognuno per conferma e per comunicare la data di inizio del lavoro. Ognuno ha un primo colloquio conoscitivo e motivazionale con l’operatore. Quando il numero dei partecipanti è superiore a 10-12 il gruppo “gemma” e si divide in due. 5.7 Chi inviare? Le persone e le famiglie che possono godere dei benefici dell’a.m.a. sono tutte quelle che frequentano il Centro di Salute Mentale, perché la varietà delle problematiche che si possono affrontare nel contesto della mutualità sono legate alle molteplici condizioni di vita e alle necessità di ognuno. La possibilità è ampia. L’effetto personale e familiare della frequentazione dei gruppi a.m.a. nei percorsi di cura ordinari può diventare molto importante, considerando che si impara ad essere più responsabili e a riconoscere le proprie risorse. Altrettanto importante può essere l’effetto benefico sui Servizi. 55 56 6. RUOLO DEL FACILITATORE Facilitatore “spontaneo” o facilitatore “formato”? Compiti del facilitatore La Sede 57 6. Ruolo del facilitatore Il facilitatore è la persona che si mette a disposizione del gruppo a.m.a. per “facilitare” la comunicazione tra i partecipanti e contribuisce attraverso capacità personali ed operazioni metodologiche al buon funzionamento di esso. Il facilitatore può essere spontaneamente scelto dal gruppo, che a sua volta può essere nato spontaneamente, oppure può essere un operatore del Servizio Sanitario quando il gruppo è costituito dal Servizio Sanitario stesso; in questo caso l’operatore: - Aiuta a trovare una sede all’esterno del servizio in cui opera; - Facilita la nascita dei gruppi di auto mutuo aiuto; - Centra la sua attenzione e il suo lavoro su ciò che i partecipanti del gruppo possono fare l’uno per l’altro; - Sviluppa autonomia e non crea dipendenza. 6.1 Facilitatore “spontaneo” o facilitatore “formato”? Esistono diversi modi di concepire il ruolo del facilitatore, sia esso operatore, utente, familiare o cittadino, ne ricordiamo due: 1) Ognuno può essere facilitatore, purché, se utente, non sia in una fase acuta. Non c’è bisogno di una preparazione specifica, ma la persona mette a disposizione il suo sapere derivante dalla sua esperienza personale. (Questa è la posizione assunta dal modello Trentino). 58 2) Per essere facilitatore occorre avere una preparazione specifica. (Questa è la posizione assunta per es. dal modello di J.Liss). In entrambe le concezioni ci sono punti di forza e di criticità: nel primo caso a volte il gruppo si frammenta con facilità proprio per la mancanza di competenza specifica del facilitatore nel tenere il gruppo in modo coeso; nel secondo caso il gruppo tende ad attribuire con molta facilità il buon funzionamento del gruppo alla figura del facilitatore, deresponsabilizzando se stesso e passivizzandosi. Personalmente credo che sia utile per ogni facilitatore avere un minimo di formazione, e sto cercando modalità per integrare entrambi i modelli, strutturando esperienze formative orientate a far emergere nella complessità della comunicazione umana alcune forme di consapevolezza utili per chi si voglia rendere disponibile ad aiutare. Al tal riguardo anni fa ho strutturato in via sperimentale un ciclo d’incontri formativi, rivolto ai componenti dei gruppi a.m.a., per permettere loro di sensibilizzarsi rispetto ad alcune dinamiche di comunicazione che si attivano nei gruppi. I partecipanti hanno potuto esplorare e sperimentare diverse modalità di confronto e di scambio, in un contesto sicuro e amichevole. 59 Testimonianze “Ruolo del facilitatore all’interno del gruppo” Oggi è iniziato il primo corso per facilitatori tenutosi dalla dottoressa. Il gruppo era composto da persone provenienti da Genzano, da Anzio e da Velletri-Lariano. Il totale è di circa 20 persone, per la maggior parte formato da donne e con la presenza di un solo uomo. Ci sono sia i familiari dei pazienti, sia gli utenti del secondo gruppo. La dottoressa ha iniziato informandoci su tutte le regole connesse ad un buon facilitatore e poi ci ha messo alla prova dividendoci in due gruppi individuando in ognuno i facilitatori. All’inizio c’è stata un po’ di indecisione, poi la discussione si è avviata coinvolgendo tutti i presenti. Alla fine dell’esperimento la dottoressa ha fatto delle domande sul contenuto trattato in ogni gruppo traendone le proprie conclusioni. A me è sembrato tutto più stimolante e partecipativo, c’è stato uno scambio naturale delle proprie esperienze e da lì sono usciti fuori tanti argomenti da trattare. È emerso anche uno spirito comunicativo ed amicale come se anche le nuove persone fossero nel gruppo da sempre. Antonella Questa volta la dottoressa ha adottato un altro sistema nella gestione del corso di facilitatori. Ci ha fatto sedere in cerchio e con varie domande ha consultato ognuno di noi per dare il proprio punto di vista. 60 Ne è venuto fuori un lavoro molto costruttivo portando a galla il vero metodo del lavorare in gruppo. Nel valutare le nostre risposte la dottoressa le ha assemblate ed è uscito fuori un filo logico. Ne è venuto fuori che in un gruppo ognuno di noi è portatore di idee che arricchiscono gli altri e fanno crescere tutti dando soluzioni ai propri problemi di vita nel contesto in cui vivono. È tutto molto stimolante e creativo sono certa che alla fine del corso si vedranno i risultati nei singoli gruppi d’appartenenza. In questa occasione la dottoressa ha messo a confronto due componenti del gruppo per favorire il dialogo del facilitatore e far tirare fuori il massimo dal membro del gruppo. Cosa che si è verificato in modo eccellente con grande soddisfazione di tutti. Rosina ha portato l’uovo di Pasqua. Antonella Testimonianza del 07/03/2007 dal gruppo “La risorsa” Oggi ci siamo riuniti per sapere come ci si comporta per fare il facilitatore. Abbiamo formato due gruppi e ci siamo organizzati per far partire l’incontro, facendo noi i facilitatori senza la guida della dottoressa, per me è andata benino ci siamo aperte subito una con l’altra raccontando ognuno la sua esperienza dolorosa e difficile. Aquilina 61 6.2 Compiti del facilitatore Indipendentemente dalle modalità sopra descritte il Facilitatore: - - - - Catalizza e facilita la comunicazione: prende i numeri di telefono di ognuno, permette la comunicazione circolare, anche ricordando di sedersi in cerchio, comunica le variazioni di orario, s’informa sugli assenti e sulla motivazione di un’eventuale interruzione della frequentazione del gruppo, informa dell’utilità di aggiornare a turno il Diario di Bordo, informa su eventuali iniziative che possono interessare il gruppo, ricorda le regole. Aiuta a garantire i tempi e lo spazio di comunicazione, sa che il successo del gruppo avviene nel momento in cui ognuno ha il suo tempo per esprimersi, quindi è capace di essere “regista” più che “attore”: incoraggia gli altri ad esprimersi e sa stare in silenzio, cercando alla fine dell’incontro di restituire in sintesi il tema affrontato. Tutela le dinamiche di gruppo: anche se non ha competenze specifiche, sostenuto dal buon senso e dalle regole della convivenza, si attiva per mediare e modulare i toni comunicativi quando si alterano. Cura all’interno del gruppo l’accoglienza dei nuovi partecipanti: agevola il loro ingresso, rispettando i suoi tempi di apertura. 62 - - - È di aiuto nei momenti critici del gruppo: quando avvengono momenti di conflittualità o di demotivazione, è utile interrogarsi insieme se e in che modo si può uscire fuori dall’impasse. Nella relazione iniziale e ogni volta che s’inserisce una nuova persona, il facilitatore presenta le finalità e le caratteristiche del gruppo a.m.a. Delinea le regole e le modalità di frequentazione del gruppo a.m.a. Permette la presentazione di sé e possibilmente l’espressione degli obiettivi individuali da raggiungere nel percorso di a.m.a. Spunti di riflessione: Alla fine di ogni incontro può essere utile per il facilitatore porsi le seguenti domande: In che modo ho facilitato la comunicazione tra i partecipanti? Ho saputo distribuire il tempo? Ho saputo cogliere i sentimenti dei vari partecipanti in modo empatico? Ho saputo mantenere viva l’attenzione e la concentrazione? Ho accolto l’altro? Ho saputo restituire in modo esplicito gli scambi relazionali avvenuti all’interno del gruppo? E il partecipante può riflettere attraverso queste considerazioni: mi sono sentito accolto? da quale particolare atteggiamento del facilitatore? E del gruppo? 63 Ho potuto esprimere ciò che volevo? Che sentimento avevo all’inizio e quale alla fine del lavoro? Ho trovato utile questa esperienza per me? Per tutti i partecipanti: Che clima emotivo ho percepito all’inizio? E alla fine? 6.3 La Sede Importantissimo dettaglio che va sottolineato: la sede in cui avvengono gli incontri dei gruppi di auto mutuo aiuto deve essere di facile accesso per tutti, deve avere una sua visibilità, non appartenere a una corrente politica o religiosa piuttosto che ad un’altra, in altre parole, dovrebbe essere neutra, permettendo ad ognuno di sentirsi a proprio agio, come a casa. E’ importante che tale spazio dia l’opportunità ai gruppi di a.m.a. di configurarsi in un’identità specifica, caratterizzando la sede stessa con la propria presenza e con le varie iniziative. Con il tempo la sede può diventare un luogo riconosciuto come sicuro e familiare, in cui potersi incontrare e confrontare anche per sviluppare progetti e realizzare attività inerenti. E’ sconsigliato fare gruppi di auto mutuo aiuto all’interno delle strutture sanitarie, per evitare il “cronicizzarsi” del ruolo del “malato”. E’ invece auspicabile che l’Ente Comunale possa offrire uno spazio al centro della propria città dedicato alla realtà dell’auto mutuo aiuto, in questo modo le persone possono sentirsi facilitate a dare il proprio contributo a più livelli e in diverse modalità. 64 7. TRAINING FORMATIVO Le Dimensioni Umane nella Relazione di Aiuto Stili di comunicazione Dall’ascolto al piano d’azione Per allenarci: rispetto, empatia, cordialità, concretezza genuinità/ sincerità, auto rivelazione. franchezza facilitante, immediatezza 65 7. Training formativo La formazione continua e permanente è fondamentale per attivare un processo evolutivo: entrare nell’ottica di frequentare corsi specifici, di attivare circuiti di confronto e di dialogo, di organizzare eventi su determinati temi che possono riguardare specifici approfondimenti, aiuta a chiarirsi sulle proprie risorse e a saperle utilizzare al meglio. D’altronde non si può pretendere che persone con problematiche complesse possano avere disponibilità economica e mentale ad affrontare impegni a volte più grandi di loro. Può essere utile quindi creare occasioni d’incontro, con facilità di accesso per tutti, con una spesa minima, con cadenze cicliche e di breve durata, mirate all’approfondimento dei singoli aspetti coinvolti nelle problematiche da affrontare, per incrementare la conoscenza e soprattutto la condivisione della propria esperienza. Nell’ambito dell’auto muto aiuto la formazione richiede per esempio una specifica riflessione su aspetti della comunicazione che entrano in gioco nella relazione di aiuto. Nelle pagine seguenti si pone l’attenzione su alcune dimensioni umane coinvolte nella relazione di aiuto e su alcuni aspetti che intervengono nella comunicazione. Il lettore può esercitarsi a trovare le risposte da dare, che siano a suo parere più efficaci e coerenti alle sue intenzioni, per raggiungere una maggiore consapevolezza su eventuali difficoltà di comunicazione. Infatti, ci si può orientare verso l’acquisizione di una maggiore competenza, ottimizzando 66 i propri onesti e seri sforzi di essere un valido aiuto per gli altri. 7.1 Le Dimensioni Umane nella Relazione di Aiuto Possiamo approfondire alcune dimensioni umane che intervengono nella relazione di aiuto, e che ogni facilitatore può imparare ad acquisire. Un buon facilitatore costruisce una buona base e stabilisce una buona relazione con il gruppo ascoltando in modo attivo. A tal riguardo trovo utile e interessante, per apprendere lo sviluppo di ogni dimensione umana da utilizzare nell’ascolto attivo, il modello del processo di aiuto sviluppato da Carkhuff e Gazda. Esso propone la possibilità di valutare la propria capacità comunicativa nel dare aiuto attraverso uno strumento di valutazione che permette di verificare tale competenza in base alla modalità in cui si risponde. 7.2 Stili di comunicazione Ci sono una varietà di modi nel rispondere ad un’altra persona. Naturalmente alcuni modi sono maggiormente di aiuto rispetto ad altri. Il fatto che una risposta sia o meno di aiuto dipende da come il richiedente l’ha percepita. Una risposta facilitante si ha quando il facilitatore comunica verbalmente e non verbalmente che ha recepito 67 ciò che la persona che chiede aiuto ha detto, e che sta cercando di capire come si sente. Questo aiuta lo sviluppo del rapporto e della relazione di base. Un modo di rispondere facilitante secondo il modello di Gadza significa comunicare con un alto livello di empatia, rispetto e cordialità. Una risposta facilitante è così vicina all’espressione dell’interlocutore che può essere scambiata con essa. La risposta del facilitatore comunica il contenuto e l’affetto dell’affermazione del richiedente con esattezza ed uguale intensità. Il facilitatore né aumenta né diminuisce ciò che la persona ha detto. Le risposte facilitanti aiutano il richiedente nel raggiungimento di una completa e accurata percezione di se stesso. Come in uno specchio, possiamo vedere fatti che ci riguardano che non saremmo stati altrimenti in grado di vedere, cosi le risposte facilitanti possono rivelare al richiedente particolari aspetti della sua situazione e delle sue reazioni di cui potrebbe non essersi reso conto. Un modo di rispondere facilitante stimola l’auto esplorazione. Quando al richiedente vengono ripresentate le proprie affermazioni, egli può capire più chiaramente, organizzare e consolidare i propri punti di vista; può vedere le contraddizioni nelle sue affermazioni o le omissioni in ciò che ha detto o crede, o forse può accorgersi che qualche aspettativa personale non è realistica. L’auto esplorazione guida ad una comprensione migliore e più completa della situazione e dei prerequisiti di cui necessita per la crescita e la soluzione del problema. Le risposte facilitanti danno al richiedente l’opportunità di correggere le inesattezze verbali e di chiarire i significati non sufficientemente espressi. Le risposte facilitanti 68 prevengono comportamenti di aiuto prematuri ed inappropriati del facilitatore quali: espressioni di giudizi, consigli, imposizioni, controlli, critiche, derisioni, umiliazioni o altro. Un modo di rispondere facilitante contribuisce a creare l’atmosfera non minacciosa nella quale la persona che chiede aiuto si senta accettata e libera di esprimere se stessa totalmente, come desidera. 7.3 Dall’ascolto al piano d’azione In sintesi il processo d’aiuto è organizzabile nel seguente schema: 1) Il facilitatore attraverso il rispetto, l’empatia e la cordialità stabilisce una piattaforma di partenza che permette un’auto esplorazione dell’interlocutore. 2) Il facilitatore, rispondendo con livelli appropriati di concretezza, genuinità e apertura di sé, permette rinforzi maggiormente selettivi, cominciando a mettere a fuoco aspetti del comportamento dell’interlocutore che sono discrepanti per il suo benessere e ciò facilita la maggiore comprensione del problema. 3) Successivamente arriva ad essere sempre più franco e immediato nella relazione fino ad individuare insieme all’interlocutore, un piano di azione che porti verso un cambiamento migliorativo. 69 E’ estremamente importante che il facilitatore e ogni partecipante del gruppo si renda conto di quali comportamenti rinforza. L’arte dell’aiutare include la conoscenza dei comportamenti che si devono rinforzare in un dato momento e come farlo. 7.4 Per allenarci Questo modello offre la possibilità di osservare le proprie modalità di comunicare, permette d’imparare a riflettere sulle conseguenze di alcune risposte piuttosto che altre, aiuta ad individuare gli atteggiamenti ostacolanti e quelli che invece incoraggiano la relazione. (Si può sostenere “l’allenamento” anche in due o più persone: chiamiamo in questo caso “facilitatore” chi ascolta e deve emettere una risposta; “richiedente” è colui che parla esponendo un aspetto di sé. E’ interessante allargare il gruppo di lavoro anche a più persone: in questo caso gli altri osservano dall’esterno l’efficacia dell’aiuto dato. Successivamente si commentano i rispettivi vissuti.) Consideriamo le seguenti dimensioni e immaginiamo delle situazioni in cui rispondiamo ad un dato stimolo; quindi, in base a come rispondiamo, ci possiamo auto valutare posizionandoci ad uno dei seguenti livelli. Se il nostro punteggio è basso, possiamo allenarci per trovare modalità più funzionali, fino ad aumentare l’efficacia della risposta all’interno della dimensione che 70 stiamo considerando. Si può misurare il grado di competenza raggiunto nell’efficacia delle risposte di aiuto attraverso una scala che va dal punteggio più basso 1 al più alto 4. Maggiore è la competenza, più alto è il punteggio che acquisisce la risposta data. Di seguito vengono descritte le caratteristiche delle possibili risposte e il loro relativo punteggio: perché sia considerata efficace, la risposta si deve collocare almeno a livello 3. 1 Una risposta in cui il facilitatore non presta attenzione né al contenuto né ai sentimenti della persona che chiede aiuto. Lo discredita, lo svaluta, lo ridicolizza oppure lo rimprovera; mostra mancanza di preoccupazione o fiducia nei suoi confronti; è vago o tratta la persona in termini generici; cerca di nascondere i propri sentimenti o li usa per punirla; non rivela niente di se stesso oppure si apre esclusivamente per soddisfare le proprie esigenze; accetta passivamente o ignora nel comportamento del richiedente discordanze che sono autodistruttive; ignora tutti gli spunti provenienti da quest’ultimo che riguardano la loro relazione immediata. 2 Una risposta in cui facilitatore presta attenzione solo parzialmente ai sentimenti manifesti del richiedente o distorce ciò che egli ha comunicato; si astiene dal coinvolgersi con lui rifiutando l’aiuto, ignorandolo, rispondendo in modo casuale, oppure dando consigli a buon mercato, senza comprendere realmente la situazione; si 71 comporta in maniera congruente con un ruolo preconcetto che egli assume, ma è incongruente con i propri sentimenti; è neutrale nelle sue espressioni e gesti non verbali (dà consigli ed esprime opinioni personali) oppure sollecita concretezza dal richiedente (fa domande) ma lo fa prematuramente; non si rivela spontaneamente, ma può rispondere brevemente a domande che riguardano i propri sentimenti, pensieri o esperienze relativi agli interessi del richiedente, ma non attira l’attenzione su di esse; commenta superficialmente comunicazioni riguardanti la loro relazione. 3 Una risposta in cui il facilitatore coglie i sentimenti manifesti della persona che chiede aiuto e non distorce il contenuto; comunica la sua disponibilità ad entrare in un rapporto di aiuto; riconosce il richiedente come una persona umana, capace di pensare, esprimere se stessa e di agire costruttivamente; comunica la sua attenzione e il suo interesse attraverso espressioni non verbali o gesti; si mostra disposto a preoccuparsi del richiedente e a credere in lui; è specifico nel comunicare ciò che capisce e non pone in risalto la direzione che emerge nell’azione del richiedente; non manifesta nessun cenno o finzione ma controlla l’espressione dei propri sentimenti in modo da facilitare lo sviluppo della relazione; in modo generale rivela i propri sentimenti, pensieri o esperienze che riguardano gli interessi del richiedente; si esprime 72 provvisoriamente sulle contraddizioni nel comportamento del richiedente ma non pone in risalto le direzioni a cui queste portano; discute la sua relazione con il richiedente ma in modo generale più che personale. 4 Una risposta in cui il facilitatore va più in là del riportare semplicemente l’essenza della comunicazione del richiedente, identificando i sentimenti e le idee nascoste; è impegnato per il benessere del richiedente; è profondamente attento; mostra una genuina congruenza tra i propri sentimenti (siano essi positivi o negativi) e il proprio comportamento manifesto, e comunica questi sentimenti in un modo che rafforza la relazione; manifesta spontaneamente specifici sentimenti, pensieri o esperienze rilevanti per gli interessi del richiedente (questi possono comportare un certo rischio per il facilitatore); pone chiaramente in risalto le contraddizioni nel comportamento del richiedente e le specifiche direzioni in cui queste portano; discute in maniera esplicita sulla loro relazione in quel momento. Egli comunica fiducia in ciò che fa ed è spontaneo e pieno d’energia. Inoltre, mentre è aperto e flessibile nei suoi rapporti con gli altri, nel suo impegno di aiuto alle altre persone sa adottare comportamenti attivi, assertivi, e quando è il caso sa mettere in rilievo le contraddizioni. 73 Descriviamo di seguito le dimensioni che vengono utilizzate nella comunicazione, ricordando che più il livello della risposta ottenuto è alto, più si è efficaci. Rispetto: Il facilitatore deve credere nella capacità del partecipante di affrontare costruttivamente il suo problema; mostra il suo rispetto più spesso mediante quello che non fa, più che con quello che fa (ad es. non dà consigli provvisori e incoraggia l’altro a proporre piani di azione, dimostrando così che valuta l’altro come capace e integro). 1 s’impone domina 2 si astiene 3 si coinvolge 4 s’impegna in ciò che l’altro manifesta Empatia: E’ l’elemento chiave nel processo di aiuto: essa si esprime come la capacità di immedesimarsi in un’altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo. Richiede un assetto recettivo che consenta di entrare nel ruolo dell’altro, per valutare il significato che la situazione che evoca l’emozione riveste per l’altra persona, nonché l’esatta interpretazione verbale e non verbale che in essa si esprime. Si possono valutare 4 livelli empatici, dal più basso al più alto: 1 è impertinente, offensivo 2 sminuisce l’importanza di ciò che ascolta 3 coglie bene i sentimenti altrui 4 coglie i sentimenti espressi manifestamente e quelli nascosti 74 Cordialità: È l’espressione fisica dell’empatia (comprensione) e del rispetto (interessamento). Essa si comunica attraverso canali non verbali, come i gesti, l’atteggiamento del corpo, il tono della voce, il contatto, l’espressione del viso. La comunicazione non verbale garantisce una validità maggiore di quella verbale. Quando i messaggi verbali e non verbali sono in contraddizione, di solito si crede ai non verbali. (attenzione alla cultura) 1 visibilmente disapprovante o disinteressato 2 gesti assenti o neutri, voce meccanica 3 risposte non verbali chiare 4 comunicazione non verbale profonda Concretezza: Vuol dire essere specifici. Spesso è complementare all’empatia, perché bisogna essere specifici per dimostrare comprensione e facilita un’esplorazione completa del problema. Particolarmente importante nelle fasi iniziali e finali del processo di aiuto. 1 vago, prematuro, offensivo 2 genericità 3 specificità 4 fare da modello e sollecitare attivamente la specificità Genuinità/sincerità: Oltre a costituire una dimensione necessaria della base esperienziale e in concreto uno scopo del processo di aiuto, uno dei contributi chiave della genuinità è il 75 rispetto che essa trasmette. “Siamo profondamente genuini con quelli di cui più ci prendiamo cura”. È l’espressione naturale e aperta di se stessi. Permette di manifestare i sentimenti e i pensieri personali e di porsi in una relazione naturale, piuttosto che agire strettamente nel proprio ruolo. 1 falsità, punizione 2 risposta secondo un ruolo 3 espressione controllata 4 congruente Il facilitatore non userà mai la sincerità per punire. Autorivelazione: Intimamente connessa con la genuinità, la chiave dell’apertura di sé è l’opportunità. Il valore di questa dimensione nel processo di aiuto è che essa comunica una vicinanza, una somiglianza e una profonda comprensione. Aprendosi opportunamente, il facilitatore incoraggia l’altro ad esplorare se stesso più profondamente e più completamente, facendosi da modello. 1 nasconde e sopraffà 2 non dà spontaneamente informazioni 3 dà spontaneamente materiale generico 4 dà spontaneamente materiale specifico Franchezza facilitante: La franchezza raramente è utile se non è accompagnata da empatia, rispetto, sincerità. Se il partecipante non si sente compreso dal facilitatore, la franchezza può impedire qualsiasi tipo di relazione costruttiva. Come norma, non è prudente essere franco con una persona se 76 non ci si sente coinvolti e non si prevede un coinvolgimento 1 ignora e impartisce direttive premature 2 tace e non mette in evidenza 3 indica le contraddizioni aumenta l’auto esplorazione 4 chiara evidenza delle contraddizioni e le direzioni a cui queste tendono, aumenta la consapevolezza Immediatezza: Si riferisce a ciò che avviene tra il facilitatore e il partecipante ed è vista dall’autore come ponte tra l’empatia e la franchezza. Rende possibile la comunicazione in profondità e porta alla comprensione della relazione tra il facilitatore e il partecipante nel momento in cui il primo risponde a ciò che avviene tra loro nel momento presente. Poiché coinvolge i sentimenti del partecipante verso il facilitatore, può essere una delle più difficili da trattare. 1 ignora tutti i segni provenienti dall’altro riguardanti il loro rapporto interpersonale 2 rimanda la discussione o la tralascia 3 il facilitatore dissente sul rapporto esistente tra sé e l’altro in modo più generale che personale in modo da indebolire l’unicità del loro rapporto, pronto a condividere ogni responsabilità per i difetti che ci possono essere 4 discutono apertamente il loro rapporto interpersonale così come si manifesta in quel momento. 77 78 8. EFFICACIA DEI GRUPPI A.M.A 79 8. Efficacia dei gruppi a.m.a. Comincia a diffondersi una letteratura internazionale al riguardo, dalla disamina della quale sembra emergere un quadro molto interessante: in alcune realtà, dagli Stati Uniti all’Europa, il movimento dettato dall’auto mutuo aiuto ha creato delle condizioni di cambiamento, soprattutto nell’ambito psichiatrico. Ciò ha determinato una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’assistenza: ha promosso la centralità del paziente come persona, dimostrando nella pratica che i soggetti con disturbi psichiatrici, anche importanti, sono in grado, di massima, di esercitare il diritto di scelta sul trattamento e di determinare il loro percorso verso un pieno recupero (recovery) di una vita piena e soddisfacente e quindi di contribuire attivamente e con piena responsabilità allo sviluppo della comunità di appartenenza. L’Amministrazione Federale dell’Assistenza Psichiatrica negli Stati Uniti e il Servizio Sanitario Nazionale inglese in Europa hanno disposto un impegno ufficiale nei Servizi Psichiatrici orientato a sviluppare forme di “supporto tra pari”, visto il successo dei gruppi di auto mutuo aiuto nella comunità e i risultati confortanti della ricerca scientifica. Alcuni studi, condotti nelle realtà dove i Servizi Sanitari si sono ‘ristrutturati’ includendo la logica e la metodica dell’auto mutuo aiuto, hanno ormai convalidato i benefici ricavati dai servizi stessi e dagli utenti. (Sherman &Porter 1991, Cardani et al., Powell 2001, Solomon & Draine 2001) Clarke 2000). La valutazione dell’efficacia dei gruppi di a.m.a. in termini scientifici richiede comunque un costo e un 80 impegno che nella nostra realtà ancora non siamo stati in grado di affrontare, ma sarebbe auspicabile che il Dipartimento di Salute Mentale e gli Enti Comunali possano investire per il futuro in tal senso, parallelamente all’individuazione di percorsi possibili per fare formazione agli utenti e ai cittadini. Nel nostro piccolo, stiamo approntando intanto un possibile questionario da somministrare ai partecipanti dei gruppi, per misurare i benefici ottenuti in base alla propria esperienza personale. 81 82 9. LA REALTÀ DEI GRUPPI A.M.A. NEL TERRITORIO DELLA ASLRMH Ciampino Gruppo a.m.a.”Familiari Ciampino”- Testimonianze Genzano Testimonianze del gruppo a.m.a “Il Puzzle” Testimonianze del gruppo a.m.a “Donne e Lode” Gruppo a.m.a di persone oncologiche- Testimonianze Anzio Testimonianze in Prosa dal gruppo “Tana libera tutti” Albano Testimonianze del gruppo a.m.a. “Alza la Testa” Velletri -Gruppo a.m.a. di utenti del Centro di Salute Mentale “Le Stelle Nascenti”- Testimonianze -Gruppo a.m.a. di Familiari di pazienti psichiatrici “La Risorsa” -Gruppo a.m.a. Elaborazione del Lutto “Conforto Amico”Testimonianze -Gruppo a.m.a. di Genitori Adottivi “Famiglia Più” -Gruppo a.m.a. di Utenti del Centro di Salute Mentale e Cittadini “M.A.R.E.A. - Gruppi a.m.a. in fase di realizzazione 83 9. La realtà dei gruppi a.m.a. nel territorio della ASLRMH Come accade in tutto il resto del mondo, anche nella nostra circoscritta realtà i gruppi di auto mutuo aiuto si sono sviluppati “a macchia di leopardo”. Sono partiti da alcuni operatori del CSM di Frascati nel 2003, dove sono stati effettuati i primi corsi formativi impegnando competenze della realtà trentina. Successivamente, mi è stato dato l’incarico di coordinare l’attività della promozione di tale strumento a livello Dipartimentale; da allora essi si sono sviluppati a Velletri, a Genzano, Albano ed Anzio. Nonostante gli sforzi per rendere tale realtà omogenea in tutto il territorio, a tutt’oggi in alcuni distretti i gruppi di auto mutuo aiuto sono assenti. Indubbiamente la loro presenza o assenza è determinata dalla disponibilità personale dei singoli operatori che, ripeto, assolvono alla necessaria mediazione tra gli utenti e il territorio. Ci sono difficoltà strutturali importanti, che il singolo operatore si trova di fronte, quali problematiche legate all’orario di lavoro, ai permessi per spostarsi da un comune all’altro, alla grande energia che occorre per organizzare e mantenere i contatti tra gli utenti tra i gruppi e gli enti, per trovare le sedi e fare formazione. D’altronde, anche il grado di sensibilità e di apertura del tessuto sociale in cui i Centri di Salute Mentale operano determinano la reale possibilità di diffondere la cultura e la pratica della mutualità. A seguire, descriveremo brevemente i singoli gruppi attivi nei vari distretti con alcune testimonianze. 84 E’ stato chiesto a tutti i gruppi di partecipare alla stesura di questo testo e in seguito riportiamo il materiale che ci è pervenuto. La realtà di Velletri ha il maggior numero di gruppi attivi e dal lasso di tempo maggiore; le varie testimonianze sono trascritte nei “Diari di Bordo”, e vengono custodite nel CSM. Proprio per tale condizione, è stato possibile riflettere e organizzare le testimonianze dei gruppi “La Risorsa” e “Le Stelle Nascenti” in modo più sistematico. 9.1 Ciampino Il gruppo dei familiari di Ciampino nasce nel 2010 in risposta ad una sensibilizzazione alla cultura e alla pratica della mutualità tra i partecipanti del gruppo multifamiliare del CSM di Ciampino. Il gruppo a.m.a. dei Familiari di Ciampino è costituito da familiari di utenti psichiatrici ma è aperto a tutta la cittadinanza, con l’intenzione di accogliere anche altre problematiche. Il gruppo ha trovato una sede, esterna al CSM, in modo autonomo. Le famiglie in cui è presente un paziente psichiatrico si trovano molto spesso in una condizione di grande difficoltà: oltre a dover sostenere il familiare che vive questa sofferenza, spesso devono confrontarsi con emozioni di isolamento e solitudine. La solidarietà di tutti e, in particolare, l’adesione e la collaborazione dei familiari dei pazienti sono fondamentali per il miglioramento delle condizioni di vita e di cura delle persone sofferenti di disturbi psichici. 85 Testimonianze del 13/04/2011 Oggi mercoledì 13 aprile 2011 riparte il nostro gruppo di auto mutuo aiuto, distaccato dal servizio (C.S.M. di Ciampino).Abbiamo deciso noi familiari di farlo ripartire avendo trovato un luogo dove incontrarci, messo a disposizione dal parroco, perché’ sentivamo la mancanza di quel confronto tra di noi, che ci stava aiutando a crescere. Ci s’incontra ogni 15 gg di mercoledì dalle 18:30 alle 20:00, oggi siamo presenti: Giovanna, Nicola, Dina, Betta, Raffaella ed io, Sandra. Non ci presentiamo visto che ci conosciamo però avendo sottomano le famose regole che ci eravamo dati ed essendoci qualche persona nuova (solo del gruppo a.m.a.), faccio presente che forse è meglio rinfrescarci le idee, e così tutti insieme lo facciamo. Il gruppo è partito alla grande mettendoci in gioco tutti con le nostre emozioni. La mia convinzione sull’efficacia dei gruppi si è già dal primo incontro consolidata, ne usciamo tutti più ricchi, ci portiamo dentro ognuno di noi qualcosa su cui lavorare per migliorarsi ma, soprattutto sostengo che colma quel sentimento così devastante chiamato solitudine. Avevo comunicato all’operatrice che aveva fatto partire il gruppo a.m.a. nel servizio della ripartenza del gruppo, e con felicità nostra ci ha fatto visita portandoci una piantina simbolo della crescita. noi eravamo un seme ora stiamo germogliando e poi?.............. chissa’ staremo a vedere. Sandra Cardelli 86 9.2 Genzano A Genzano, grazie al generoso impegno della collega Vilelma Spaccatrosi, psicologa-psicoterapeuta del CSM, si è sviluppato un gruppo eterogeneo, che si è denominato “Il Puzzle”. E’ attivo dal 2005. Ha visto un susseguirsi di persone utenti del CSM di Genzano, familiari; nel tempo sono cambiati i facilitatori e i componenti. Nanda è l’attuale facilitatrice e partecipa al gruppo dal 2006. a) Testimonianze del gruppo a.m.a “Il Puzzle”: Testimonianza del 08/02/2007 Oggi c’è gruppo, il nostro gruppo. Insieme per tracciare una forza di auto mutuo aiuto intesa a realizzare un progetto che va oltre lo stare insieme per esprimere il nostro malessere generale, ma anche per costruire qualcosa di diverso per noi e per chi ne ha bisogno. Nanda Testimonianza del 29/03/2007 a.m.a. Questa è una parola sicuramente magica!!! Simonetta Roccasecca Testimonianza del 19/06/2007 Per me la cosa più grande che abbiamo è la vita. Scegliere la vita non è tanto difficile come potremmo immaginare. Credo seriamente che moltissime persone 87 abbiano paura della vita. Non so perché abbiano paura di essere ciò che siamo!! Abbiamo sentimenti meravigliosi e folli e non ci ascoltiamo!!! Non vediamo!! Non sentiamo!! Non rischiamo!! Non prendiamo a cuore nulla!! Non VIVIAMO!! Perché la vita significa essere coinvolti attivamente. Vivere significa “sporcarsi le mani”, significa buttarsi con coraggio, cadere e sbattere il muso. Vivere significa andare al di là di noi stessi…tra le stelle!!! Mi piace pensare che il giorno della nostra nascita abbiamo ricevuto in regalo il mondo. Una scatola magnifica, legata con nastri incredibili!!!! Alcuni non si prendono neppure il disturbo di sciogliere i nastri e tanto meno di aprire la scatola. E quando la aprono si aspettano di vedere soltanto bellezza, meraviglie ed estasi. Si stupiscono di vedere che la vita è anche sofferenza e disperazione, solitudine e confusione. Tutto questo fa parte della vita. Voglio conoscere tutto ciò che contiene la mia scatola, e se c’è sofferenza o solitudine, le accetterò comunque e ne farò esperienza. Noi possiamo trasformare la disperazione in speranza e questa è una magia. Possiamo asciugare le lacrime e sostituirle con sorrisi. Dobbiamo scegliere noi stessi. Nessuno può buttarci giù, tranne noi. Gli altri potranno vederci in modo diverso, ma noi sappiamo chi siamo e allora stiamoci, con orgoglio. IO SONO IO. Noi siamo una storia. Una storia unica, meravigliosa! Qualunque essa sia, noi non la possiamo cambiare. Noi siamo un passato ma anche un futuro. Ma chi può giudicare il futuro? Nessuno può farlo. Quindi perché preoccuparsi del futuro? Noi siamo il presente: siamo ora. Se vogliamo scegliere la vita dobbiamo preoccuparci del 88 presente. Perché la vita è nel presente!! Ora!! Certo posso parlare insieme, lavorare insieme, imparare insieme, ma alla fine ognuno di noi è solo: perché è la nostra vita. Esclusivamente nostra e di nessun altro. E non ci sono altri modi. SCELGO LA VITA E VORREI SCEGLIERLA INSIEME A VOI! Simonetta Roccasecca Testimonianza del 20/12/2007 L’emozione di attendere e di immaginare un evento che è già noto, è più profonda e intensa del breve periodo di una sorpresa. Per me il 2007 è stato movimentato da eventi positivi e negativi, ma di una cosa sono molto contenta, e non sto esagerando, di avere incontrato voi che mi avete accolto con calore e mi avete sostenuto nel momento del bisogno e non solo. Grazie di tutto!!!!!! Simonetta Roccasecca Testimonianza del 24/01/2008 Mi piace ascoltare, guardare, capire, ecco è questo che ho imparato nel tempo o meglio che mi ha insegnato mio figlio, il mio più grande maestro di vita. Niente ha valore formativo più della pazienza. È la virtù che ci permette di aspettare, di capire e di sperare. Chi sa amare nel modo giusto e con grande intensità impara ad accettare i momenti di sconforto al pari di 89 quelli di sublime gioia. La grande ricompensa accordataci dalla pazienza, è l’amore che dura nel tempo!! Simonetta Roccasecca Testimonianza del 03/04/2008 Io da tempo non appartengo a niente e a nessuno! Eppure sono qui al gruppo, il mio “Io” passa in fondo alle sensazioni, gli altri, chi parla, chi interviene, mi coinvolge ed io seguo le loro problematiche, le comprendo e me ne faccio carico, quasi trovando possibili soluzioni da proporre! E allora perché poi per me stessa non faccio nulla se è così semplice vivere senza soffrire tanto? Ripercorro le tappe del mio passato, quando subivo e tacevo, camminavo sempre a testa bassa! Dovevo obbedire! Ma a chi? A tutti! Ma chi e che cosa autorizza un altro, fosse pure un genitore o un compagno, a trattarmi come una povera mentecatta, che non deve reagire perché non vale niente! E chi è il più tra i due: chi esprime o chi subisce sempre per amore di “pace” in famiglia? Ed ecco che ci si ammala dentro! Dalla vita, dal matrimonio almeno, ci si aspettava amore, forza, compagnia, e invece a volte ci si ritrova più soli che mai, senza poter esprimere le potenzialità che ognuno ha dentro e che poi finiscono per morirti dentro lentamente, facendoti ritrovare sola col sentore di morte nella mente, nel cuore, in tutto l’essere: sono una larva, non saprò mai chi dovevo essere nella vita!! Angela 90 Testimonianza del 15/05/2008 Quello che adesso scriverò è una preghiera che ho scritto nel 1986 dopo che ho saputo della sordità di mio figlio. Signore, il mio bambino è come gli altri ma ha maggiori difficoltà. Gli hai fatto dono di un pezzetto della tua croce ma lui non lo sa ancora perché è troppo piccolino. Tra poco andrà a scuola, e io vorrei continuare a fare la chioccia e non mandarcelo. So che questo è sbagliato, non è giusto perché tu l’hai mandato si a noi genitori, ma non per noi. Mettigli allora accanto un angioletto supplementare, perché quello che gli hai dato, chiude troppo spesso le ali e il mio bambino si fa male, così potrebbe diventare insicuro e credere che la sua menomazione gli sia da impedimento più di quanto in realtà non lo sia. So bene che si impara a non scottarsi, scottandosi, non ti chiedo di stendergli dinanzi un tappeto di velluto, ma di renderlo resistente alle cadute. Fa che si accorga dei suoi limiti solo quando sarà in grado di apprezzare il tuo dono, affinché la tua croce non lo schiacci! Mettigli accanto un angelo affinché lo aiuti a riprendere la strada soprattutto quando soffre perché i compagni lo scartano dai loro giochi. Signore dammi tanta forza, perché, solo se io sono serena posso far si che mio figlio si stacchi dal cordone ombelicale, affrontando la vita da uomo. Simonetta Roccasecca 91 Testimonianza del 19/07/2008 Se dovessi dare una risposta secca alla domanda “Perché la vita è così complicata e snervante, così tortuosa e faticosa?”, cosa risponderei? Io penso che la prima ragione, forse quella decisiva, stia in una parola “l’incomunicabilità”. Non ci parliamo più e se proprio siamo costretti a farlo in famiglia, sul lavoro, nella vita sociale, non mettiamo in campo la calma nell’esporre le nostre ragioni, la pazienza di ascoltare quelle degli altri, la voglia di comprendere e di conciliare. Siamo chiusi, musoni, tesi, infastiditi, raramente disponibili. Eppure ci vuole poco per capirsi, basta coltivare il desiderio di conoscersi davvero, di soccorrersi vicendevolmente e in definitiva di aprirsi a sentimenti grandi come l’amicizia, l’amore, la solidarietà e la fiducia. Capirsi non è difficile, è quello che cerchiamo di fare nel nostro gruppo. “Parlare per capire”. Simonetta Roccasecca Un altro gruppo, formato da donne, denominato “Donne e Lode”, è nato con l’idea di Elena D’Alessio, infermiera professionale del CSM di Albano. All’inizio l’intenzione era quella creare sostegno per le madri che avevano figli adolescenti, e successivamente si è trasformato in un’opportunità d’incontro per le donne che avessero bisogno di uno spazio per confrontarsi rispetto alle problematiche più generali della vita. 92 b) Testimonianze del gruppo a.m.a “Donne e Lode” Il gruppo di cui Elena D’Alessio è la facilitatrice, nasce il 26 novembre 2009. Le utenti del suo gruppo sono: Annalisa, Angela, Marina, Edda e la sottoscritta Manuela. Su Elena Elena è una donna di grande importanza per il gruppo perché ha un carattere coinvolgente, che non si dà per vinta facilmente. Apparentemente dolce (complice il suo sorriso che è la prima cosa a colpirti) nasconde in realtà una forza d’animo che non ha limiti, sempre pronta e attenta ad ogni piccola sfumatura di ognuna delle persone che fanno capo al suo gruppo. Elena, con un’infanzia e un’adolescenza difficile sulle spalle, fatta di incomprensioni con i genitori e di privazioni che hanno lasciato il segno. Anch’essa comunque, nell’ambito del gruppo stesso, cerca (ottenendo dei grossi risultati) di risolvere alcuni aspetti importanti della sua vita, traghettando le problematiche che ha sia come madre (di due splendide ragazze!), che come compagna di un uomo conosciuto da non molto tempo e con il quale cerca di avere un atteggiamento di vita differente da quello avuto da esperienze precedenti e che la facevano vivere non bene. Questo suo impegno, ovviamente, sta già avendo i suoi primi risultati positivi che comunque comportano una modificazione del suo carattere di base e quindi è ammirevole come ci si stia dedicando anima e corpo. 93 Auguri di cuore Elena e che questo tuo impegno possa portarti ancora più lontano perché sicuramente hai trovato la chiave che ti porterà altri successi. Su Annalisa Annalisa, dolce Annalisa, il primo giorno che l’ho vista, mi sembrava di conoscerla da sempre. Una figura esile, la pelle bianca, due occhi dolci ed un viso incorniciato da capelli castani e lisci, con frangia e tagliati pari che le arrivano fino al collo. Un portamento elegante, da vera signora che difficilmente si scompone, solo il viso un po’ tirato per il lungo periodo trascorso tra terribili attacchi d’ansia ed i temibili attacchi di panico. Anche lei con la sua storia di vita difficile sulle spalle, fatta di un primo matrimonio andato alla deriva e dal quale ha avuto una figlia, oggi di 38 anni e di un altro che sta andando verso la fine ugualmente e dal quale è nata la seconda figlia di 28 anni. A guardarla non si direbbe che è la più “anziana” del gruppo, perché Dio la sta forse conservando per nuove esperienze di vita sicuramente migliori delle precedenti e quindi ecco qua che chi la incontra per la prima volta non le dà sicuramente più di 40 anni. I suoi problemi si dividono purtroppo tra incomprensioni con la figlia più grande che ancora la vede accasata con i genitori e senza un lavoro che la possa rendere autonoma ed in grado di provvedere al proprio futuro. Oltre questo, molto probabilmente e come credo sia normale, influisce negativamente il fatto di vedere alla 94 deriva il secondo matrimonio della madre che vive in casa già separata dal secondo e attuale marito. Purtroppo Annalisa non può fare molto per risolvere la situazione (aggravata anche da una dichiarata infedeltà del marito) perché non ha reddito e quindi vive sugli eventi che il marito periodicamente le porta davanti. Per sua fortuna, può contare sulle molteplici attività di volontariato che lei, per generosità di carattere e per una grande fede cristiana, può svolgere e che la ripagano almeno in parte delle mortificazioni a cui è giornalmente sottoposta. Un valido aiuto le è stato dato dalla psichiatra che l’ha in cura mentre noi le siamo molto vicine, con tutto il nostro affetto. Forza Annalisa, non mollare! Su Angela Angela la riconosci subito da lontano, perché prima di lei arriva il suo sorriso aperto, sincero, gli occhi grandi che sorridono appresso. Ti arriva la voce che ti chiama con il tono di sempre che sai che significa:” che felicità incontrarti”. Donna di grande generosità con un temperamento mite ed insicuro, provata anche lei da un matrimonio improvvisamente interrotto da una separazione. Separazione che l’ha lasciata di colpo con la preoccupazione di pensare da sola alla propria famiglia di due figli grandi, uno sposato e con prole, e una figlia di 12 anni prossima all’adolescenza. Il colpo più grosso oltre alla separazione è stato dato dalla consapevolezza che l’ex marito si era già accompagnato ad un’altra donna dal quale aveva avuto nel frattempo un figlio. 95 Queste cose, davvero troppe tutte insieme, l’avevano letteralmente messa a terra. Mille dubbi e domande l’assalivano costantemente specialmente se era giusto che la figlia più piccola, frequentasse quella nuova famiglia del padre. Il tempo come si sa porta buoni consigli, così come le notti passate in bianco, ma la felicità che la figlia riportava a casa dopo aver passato del tempo con il padre ed il fratello, inconsapevolmente la rilassavano facendole così accettare senza sforzo quella nuova situazione. Approcciata nuovamente la vita senza risentimenti e con sensata positività, nuove porte hanno cominciato ad aprirsi, specie quella del cuore, conoscendo un uomo che le sta accanto in modo tenero. Se son rose fioriranno! Di seguito riporto fedelmente la sua esperienza al centro di Auto Mutuo Aiuto, così come l’ha vissuta: “Inizio col dire che non avevo la benché minima conoscenza e quindi esperienza di un gruppo di Auto mutuo aiuto e quindi quando fui contattata da Elena (mia collega che non vedevo da alcuni anni) e mi spiegò che stava mettendo su un gruppo di auto mutuo aiuto sulla genitorialità, fu solo l’istinto a dire si perché non avevo capito nulla. Iniziamo con gli incontri ed Elena spiega il significato e la necessità del gruppo, quanti incontri mi ci sono voluti per capire quello che era la realtà del gruppo! Una cosa che mi ripetevo era ma io sto bene ora, mi sento meglio rispetto a quando mio marito se ne è andato via di casa, prima piangevo, adesso rido. 96 Ora posso dire che non era assolutamente vero. Quando ti trovi a faccia a faccia con il gruppo non stai guardando loro, stai guardando la tua coscienza e stai analizzando il motivo per cui sei seduta lì a parlare con delle persone e capire come ci sei arrivata e in quel momento assorbi il loro consiglio rigirandotelo come una “pezza” per “coprire” uno “strappo”. Una sensazione che mi è piaciuta è stato il calore umano che regnava al centro del gruppo, ognuno parlava, raccontava, tutti ascoltavano, qualcuno chiedeva, nessuno giudicava. Serve una cosa del genere? Per me si e questo è il secondo autunno, c’è ancora l’inverno da passare, ma poi arriva ancora la primavera e l’estate… e sapere che ci sono le stesse persone con cui parlare è come stare in “famiglia”. c) Gruppo a.m.a di persone oncologiche: Un gruppo oncologico, formato da diverse persone che hanno dovuto affrontare questa malattia si è costituito nel 2011, s’incontra una volta ogni quindici giorni al CESV di Ariccia e la facilitatrice è Elena. Il gruppo, formato da circa otto donne, ancora non si è dato un nome, ma già sta accogliendo altre persone. Da Testimonianza del Gruppo a.m.a. Oncologico 97 E’ un gruppo che nasce dall’esigenza e dalla consapevolezza che condividere un peso così grande può aiutare. Ci aiuta a sostenerci reciprocamente nei momenti in cui sembra che il domani ci sfugga. Ci è di conforto quando vogliamo essere capite nei momenti strategici del percorso di cura. Ci supporta nei momenti di gioia e gaiezza, in cui tutta l’angoscia sembra smorzarsi nel sorriso delle nostre amiche. Siamo felici di esserci incontrate e quando ci guardiamo negli occhi … Sappiamo quello che c’è nel profondo della nostra anima. Elena 9.3 Anzio Ad Anzio si è creata una bellissima sinergia tra gli utenti del CSM, sostenuti con tenacia dall’infermiera professionale Annie Sensitier. Il gruppo di a.m.a. è partito nel 2008 e si chiama “Tana Libera Tutti”, s’incontra una volta a settimana, nel tempo si è evoluto e si organizza in molte iniziative socializzanti. Alcuni membri del gruppo hanno costituito un’associazione culturale onlus che si dedica ad organizzare occasioni d’incontro con visite culturali, balli, eventi socializzanti, tutte azioni che confortano e sostengono il conseguimento e il mantenimento della propria salute (recovery). 98 Testimonianze in Prosa dal gruppo “Tana libera tutti” Le orme del cammino come tracce di partecipazione. Ognuno ha tanta storia, tante facce nella memoria … Non l’avrei mai creduto! Le prime volte sono venuta convinta che non avrei mai potuto adattarmi a frequentare persone oggettivamente così diverse da me e con interessi per lo più lontani dai miei … L’odiata folla – dicevo – e per le loro disavventure e per essere portatori di quei problemi a cui io non volevo proprio pensare, per non rievocare quelli che erano i miei problemi, dai quali tentavo da anni di sfuggire … Ma ecco che, all’improvviso, dopo una o due riunioni che mi ero costretta a presenziare, “ L’ odiata folla” non c’era più e al suo posto cominciarono ad apparire le persone, reali e fragili. (L’orma di Ippolita) Esistenze fragili, segnate da un senso di colpa inafferrabile, ma … Il gruppo invoca il perdono. (L’orma di Puskin) Ed allora, Il discorso si fa potente. (L’orma di Claudio) e la percezione di sé si fa più complessa: Cammino sul filo, lascio dietro di me la morte, che mi osserva ridendo. (L’orma di Renata) 99 E ne sgorga un augurio: Che la positività si impadronisca sempre più di noi! (L’orma di Claudio) Lo sguardo collettivo abbraccia quindi l’insieme: La vita è un viaggio unico e irripetibile. Talvolta qualcuno perde la direzione perché si sente solo e indifeso. (L’orma di Lola) E ne coglie le emozioni condivise E la tristezza ci coinvolge tutti, ma io combatto contro essa nella speranza che un giorno ci arrida la gioia. Ne coglie inoltre le soluzioni provvisorie, che sono diventate a loro volta problemi Ho capito che il rifugio, come tanti altri è la nostra tana. (L’orma di Valeria) Ma al grido di “Tanaliberatutti”!!! Mi sono sentita libera. (L’orma di Carol) Ed infine la prosa assume accenti poetici quando si riconosce l’intento profondamente umano che accomuna, con le voci che si fondono senza confondersi: Alterni gli interventi degli “utenti”, ma simile l’intento: evocare dall’intimo dizionario una frase, una parola, una sillaba che affermi, giustificando, il durare della propria presenza in mezzo al resto dell’umanità. La volontà di 100 credere e di convincere, pur se nell’endemica tristezza di noi malati del mal di vivere, che in tutti si incarna un disegno che superando intralci e malattia, indichi una meta e una ragione alla fatica di esistere. E soddisfare quel bisogno di sentirsi parte di un’enclave più vasta e popolosa … e rimescolare il proprio singolo spirito fra solitudini affini … Pur con l’amaro che ognuno si porta nel sacco del cuore: la cruda coscienza di essere fragili, plasmati con un’argilla di cristallo che ogni inarrestabile anno si incrina e si assottiglia … E non smettiamo di cercar sogni che fabbricano sogni … radiazioni che in offuscate lanterne generino tra le ceneri almeno un’estrema favilla … Lungo la mia vita ho tracciato mappe per nuove storie … ricamato possibili orme per altri piedi … (L’orma di Virgilio). <<Ma il viaggio continua … ed ogni destinazione definitiva si scopre che è solo una tappa intermedia.>> Annie Sensetier Sono favorevole a questo tipo di terapie, o metodi di cure. Perché sono convinto, primo che il male vada affrontato a viso aperto, fin tanto che si ha la forza e costanza, per le corna, come si suol dire, bisogna prenderlo. Certo e spero che tra i presenti non ci siano persone con problemi psicologici, ma ognuno ha dei problemi familiari non trascurabili; pertanto, gli specialisti come la dottoressa, sarebbe opportuno che si prendessero l’onere di trasmettere ai loro superiori, responsabili, paritari con forte voce. In base al loro potere contrattuale s’intende; 101 che coloro che siano qui presenti, ed in altre sedi, vi sono per potenziali malati, che arrecano disagi per loro, ma per la società in genere, non potendo dare il massimo di loro stessi. Avendo seri, a volte serissimi, problemi in famiglia. Tali disagi spesso annullano la dignità degli stessi. Essendo io uno di quei soggetti a rischio, avendo mia moglie da 15 anni sofferente di panico, ed io debbo essere sempre presente, la sua ombra. Dopo 15 anni ed avendo lanciato molti messaggi presso le sedi, a specialisti di Roma, la domanda era: cosa fate per i familiari? Pertanto questa associazione d’Auto Aiuto Familiare ben venga. Visto che il pianeta psico è ancora ignoto per molti. In attesa che qualcuno c’illumina sullo squilibrio della personalità umana attendiamo fiduciosi. E che l’Auto Aiuto sia di lunga vita. Piero La vita è un viaggio unico e irripetibile. Talvolta qualcuno perde la direzione perché si sente solo e indifeso. (L’orma di Lola) 9.4 Albano Il gruppo è formato da utenti del Centro Diurno Psichiatrico del Distretto, s’incontra una volta a settimana all’interno del Centro Diurno; gli operatori Claudio Marchini e Catia Chiappa seguono il gruppo 102 sostenendo anche un’altra importante iniziativa: organizzare uno sportello di ascolto nell’SPDC sostenuto da U.F.E. Testimonianze del gruppo a.m.a. “Alza la Testa” Noi siamo il gruppo “Alza la testa” ed è nato nel Novembre 2008. Oggi siamo 10 persone che ci partecipano. La nostra identità riguarda la “fragilità psichica” che stiamo vivendo in questa fase della vita. Proponiamo ed affrontiamo temi di natura esistenziale che toccano la realtà quotidiana, anche in rapporto al sociale. Per noi è un percorso. Le caratteristiche fondamentali sono: - la voglia di esprimersi e condividere le esperienze la capacità di ascolto la solidarietà Il clima stimolante che si respira tra di noi facilita la comunicazione e infonde fiducia. Ognuno di noi è consapevole di essere portatore sia di problemi che di risorse. E’ un ’emozione grande partecipare al gruppo di Auto Mutuo Aiuto “Alza la Testa”. Il gruppo mi ha dato tanto. A volte mi sono sentita lacerata a volte devastata. 103 Con i miei compagni abbiamo superato mille ostacoli, sempre insieme: per alcuni di loro non è stato facile vivermi accanto e ci sono stati giorni che parteciparvi è stato difficile. “Alza La Testa” è riuscito a calmarmi, mi ha insegnato a non nascondermi per vivere. Sto imparando a cambiare e a ritrovare quella pace. Aver voglia ogni giorno di ricominciare. Grazie, Alza la Testa. Ginevra 78 9.5 Velletri L’esperienza di auto aiuto, come accennato in precedenza, è partita a Velletri nell’anno 2004 con quattro donne mie pazienti, coetanee, all’interno del CSM: le accomunava il senso di solitudine, soffrivano di depressione ansiosa, avevano percorsi psichiatrici importanti, con esperienze di ricovero ospedaliero. Successivamente si è trovata una sede esterna, il gruppo si è allargato, io ho continuato ad essere presente fino a che non si è individuata la possibilità di far andare avanti il gruppo con un facilitatore interno. Il gruppo si è dato un nome: “Le Stelle Nascenti”, costituendo così la sua identità. Da allora ad oggi il gruppo non ha mai smesso di esistere. a) Gruppo a.m.a. di utenti del Centro di Salute Mentale “Le Stelle Nascenti” Il gruppo è attualmente frequentato da cittadini e utenti del CSM di età diverse, s’incontra settimanalmente 104 presso la Diocesi di S. Clemente. Ha visto molti partecipanti, purtroppo ha anche subito due lutti (Vincenzo e Angelina), entrambe persone meravigliose e piene di spirito di cooperazione alle quali tutti noi siamo grati per il grande contributo che hanno dato nella direzione dell’a.m.a. Vincenzo, nonostante fosse malato gravemente di leucemia, ha investito le sue energie per cercare una sede dignitosa, e sviluppare una solidità al movimento dell’a.m.a., dando fiducia e speranza a tutto il gruppo. Angelina Favale è stata la prima a rivestire il ruolo di facilitatrice, ha saputo attraversare e superare, con il suo bellissimo senso di humor, forme di stigma e di pregiudizio, fino a raccontarsi apertamente di fronte ad un pubblico molto grande. Ha saputo superare i naturali sentimenti di competizione e trasformarli in un senso di cooperazione e di rispetto. La ringrazio molto per questo. Il gruppo comunque è andato avanti con determinazione e senza un’interruzione, anche attraverso un bellissimo passaggio del ruolo di facilitatore, che da Angelina è andato a Gisella la quale ha saputo portare avanti con grande senso di responsabilità il lavoro fino ad oggi. Nel clima emotivo di questo gruppo è rilevante la grande rispettabilità che i componenti hanno tra di loro. E’ un gruppo in cui si respira un clima di serenità, apertura, voglia di confrontarsi con un autentico desiderio di stare bene nell’incontro con l’altro in un contesto di spontaneo sostegno. 105 b) Gruppo a.m.a. di Familiari di pazienti psichiatrici “La Risorsa” Sempre nel 2004 si è istituito un piccolo gruppo di familiari di utenti psichiatrici, attraverso la promozione e il sostegno del CSM di Velletri. Si è denominato “La Risorsa”. Per diversi anni il gruppo ha funzionato incontrandosi in modo sistematico, ma al suo interno si sono sviluppate dinamiche di difficile gestione e soprattutto, non essendosi sviluppata la possibilità di partecipazione allargata, recentemente ha sospeso la sua attività. Sarà mia cura riprendere le fila del percorso interrotto e creare le condizioni per riprendere i lavori, seguendo il gruppo all’interno del CSM. c) Gruppo a.m.a. Elaborazione del Lutto “Conforto Amico” Nasce nel 2009 grazie alla disponibilità di Stefania, la facilitatrice che si è resa disponibile in seguito ad una sua personale esperienza di lutto e dopo un periodo di formazione specifica. Testimonianza 27/11/ 2012 “Il gruppo si riunisce regolarmente dal settembre 2010; Qualche mese dopo è arrivata Barbara, poi Orietta, Caterina 1, Caterina 2 (non inviata come le altre dal CSM, ma da una psicologa privata.) Nel frattempo Adele ha ritenuto di aver compiuto il suo “percorso” ma di tanto in tanto ci sentiamo. 106 Marina sta frequentando un gruppo di psicoterapia di gruppo, quindi non viene più da noi. A febbraio 2011abbiamo accolto Giorgio (da qualche settimana viene anche sua moglie). Infine è arrivata Patrizia inviata presso il nostro gruppo dal CSM. Ad ogni riunione il gruppo conta 7/8 persone e se qualcuno non può venire mi avverte sempre telefonicamente.” Stefania A. Il tema condiviso da queste persone riguarda la perdita di una persona cara. Anche se si comprende la diversità del dolore che si può sperimentare per la perdita di un figlio rispetto a quella di un genitore o del proprio partner, la particolarità di questo gruppo è la grande sofferenza che ognuno dei partecipanti si porta dentro e la disponibilità ad esprimere agli altri il proprio vissuto con l’intento di aiutarsi; è un gruppo molto sensibile in cui si attiva una particolare riflessione per la vita. Il punto di forza che si percepisce è l’accoglienza per i nuovi membri e la fiducia che i componenti sentono tra di loro. Le persone sono accomunate da una comprensione condivisa, e da una ricerca di modalità più funzionali per tollerare maggiormente il proprio dolore, nel rispetto del ricordo che conserva il legame emotivo con la persona defunta. Il rischio e la fragilità possono essere rappresentati dalla paura di non essere compresi da altre persone estranee a questa esperienza, per cui è utile attivare la 107 consapevolezza di queste dinamiche per evitare drastiche chiusure con l’esterno. Essendo questo un gruppo così particolare anche la stesura del Diario di Bordo ha richiesto un tempo “speciale”, più lungo rispetto agli altri gruppi, poiché il contatto con le emozioni sottostanti inerenti la perdita di una persona cara non sono affatto semplici da scrivere. Testimonianza del 4/04/2011 Il nostro gruppo si riunisce regolarmente da settembre scorso ma dopo averne parlato varie volte soltanto nell’ultima riunione abbiamo deciso, di comune accordo, di iniziare questo Diario di Bordo. Il ritardo con cui cominciamo a scrivere le nostre storie presenta anche un aspetto positivo in quanto ci consente di mettere a fuoco emozioni e sentimenti provati lungo il nostro lungo percorso e di fare un bilancio della nostra esperienza. Bilancio, a mio parere, positivo, perché ciascuno di noi ha potuto, in un clima amichevole e non formale, esprimere liberamente angoscia, dolore, rabbia, paura, nella certezza di essere ascoltato, compreso e non giudicato. Attraverso la condivisione del dolore si è sviluppata tra noi un’amicizia che va oltre le riunioni del gruppo e si concretizza in un interessamento solidale e sincero per le difficoltà quotidiane e le vicissitudini delle nostre “compagne di viaggio”. Stefania 108 Testimonianza "Oggi pomeriggio sono andata al gruppo e ho conosciuto due persone che fanno parte di un altro gruppo ma che hanno anche un lutto da elaborare. Una di loro ha avuto un lutto di recente, l'altra persona soffre ancora per un lutto che risale alla sua infanzia. Sono rimasta perplessa perché ho capito che oltre al lutto ci sono problemi grandi, a volte insormontabili, che portano alla depressione e all'isolamento... Oggi ascoltando queste due persone mi sono sentita triste per quello che gli è successo; ma mi sono sentita anche "sollevata" perché su tanti argomenti ci siamo confrontati con idee diverse e allo stesso tempo utili per tutti.".... Come dire che le esperienze degli altri ci insegnano sempre qualcosa e ci fanno vedere più chiaro dentro di noi. Barbara Testimonianza del 14/05/2011 Ciao, sono Marina e cinque anni fa ho perso mio figlio Luca di 26 anni in un incidente stradale. Da quel giorno la mia vita è finita con lui, respiro ma non vivo. Vado avanti con farmaci psicologici che mi vengono somministrati giornalmente. Tempo fa la dottoressa che mi tiene in cura mi ha consigliato di frequentare questo gruppo dove ci sono persone come me che soffrono per la morte dei loro mariti, ci riuniamo ogni lunedì sera per 109 parlare ed esternare tutto il dolore e le angosce che ci teniamo dentro, per cui il lunedì sera è giornata di sfogo per ognuna di noi e questo è servito ad instaurare una forte amicizia tra di noi. Quando termina la riunione mi sento più appagata nel morale perché parlando con le amiche del gruppo sento di essere compresa nel mio dolore. Marina d) Gruppo a.m.a. di Genitori Adottivi “Famiglie Più” E’ formato da chi ha o desidera avere figli adottivi o in affidamento. Il gruppo è partito nel 2008 s’incontra una volta al mese per affrontare e risolvere insieme i vari problemi che spesso le famiglie adottive o affidatarie si trovano di fronte. E’ composto da circa 10-12 coppie. I componenti del gruppo si sono organizzati in modo che, in concomitanza dei loro incontri i bambini possano usufruire di uno spazio di gioco assistiti da una babysitter che si occupa di loro. e) Gruppo a.m.a. di Utenti del Centro di Salute Mentale e Cittadini “M.A.R.E.A.” (Mente Arte Risveglio Emozioni Amore) Il gruppo è composto da persone unite da svariate problematiche. Nasce a Settembre del 2010 con una giovane utente del CSM, molto creativa, ma con un’impasse nel fare, che, incoraggiata attraverso il 110 percorso di psicoterapia individuale a mettersi in gioco, decide di organizzare il gruppo “Voglia di Gioia” con l’obiettivo di condividere e creare assieme agli altri. Successivamente con l’arrivo di altre persone il gruppo cambia nome (M.A.R.E.A.). La maggior parte dei componenti sono utenti del Centro di Salute Mentale di Velletri che si vedono insieme a qualche loro familiare e ad altre persone interessate a condividere l’esperienza. E’ un gruppo che vive un’evoluzione molto particolare, poiché nella condivisione del loro disagio i partecipanti hanno deciso di utilizzare la mutualità per realizzare concretamente i loro talenti. Nel laboratorio creativo si possono ideare, realizzare, condividere e sostenersi in un fare concreto e con l’esigenza di un riconoscimento sociale e lavorativo. I loro incontri sono passati da una a tre volte a settimana in uno spazio reso disponibile dall’associazione Calliope di Velletri. Tale spazio è importante ed è stato conquistato sia dall’attivazione da parte del CSM di Velletri sia dall’ audacia motivazionale e voglia di mettersi in gioco dei membri stessi. La dinamicità di questo gruppo ha dato forma ad un “fare assieme” collaborativo, così com’è nello spirito filosofico dell’esistenza dei gruppi a.m.a., ed ha portato alla realizzazione di diversi manufatti di oggettistica varia utilizzando anche materiale riciclato: I “bastoni delle pioggia” sono creati con il riciclaggio di contenitori di cartone che vengono trasformati in strumenti musicali molto interessanti: sono strumenti infatti che favoriscono una condizione di rilassamento del sistema sensoriale (uditivo, trovando il proprio ritmo e scegliendo un suono particolare; visivo, scegliendo le sfumate coloriture; tattile/manuale, poiché il suo utilizzo 111 permette un movimento delle braccia e un’ondulazione specifica della parte superiore del corpo). Oggettistica varia: portafotografie, borsette, porta accendini, porta cellulari, scatolette, conchiglie rifinite per uso arredamento, libretti anticati, spille, gioielli. I prodotti creati sono immessi nel mercato locale durante le varie iniziative culturali della città. Nel gruppo si respira un clima di gioia e grande affiatamento e lo stimolo per la loro iniziativa è rafforzato e supportato dinamicamente tra i membri stessi, per cui all’interno del gruppo si ha la possibilità di pianificare obiettivi concreti di realizzazione e soddisfazione personale. Testimonianze 22/05/12 A volte non sappiamo che l’altro è la proiezione amplificata del nostro essere e quando ce ne rendiamo conto non esiste più io, tu, ma solo noi! Valentina. Grazie 25/05/12 Abbiamo ricevuto la visita inaspettata di Aquilina che ci ha fatto molto piacere: il tutto condito con spirito di collaborazione e tanta complicità! 30/05/12 Lavori eseguiti con molto impegno. Collana realizzata da Valentina e Simone. Decoupage con tecnica del tovagliolo con sfumature varie eseguito da Davide, 112 Daniela e con l’inaspettata e piacevole condivisione e partecipazione di Cristina, la fidanzata di Davide. Partecipazione di Giusy e di Rita per lavori ad uncinetto a libera interpretazione. Francesca 20/06/2012 C’è tanta incertezza nel gruppo, io in special modo non ho voglia di fare nulla, il motivo principale è che vorremmo già partire con le vendite ma la burocrazia ci sta rallentando i tempi. La decisione del gruppo è perseverare nei propri ideali. Per il resto dal punto di vista della comunicazione e affiatamento il gruppo procede bene. Rita 20/06/12 Mi sento parte del gruppo come in famiglia, i dolori e le gioie e sono felice di condividerle con chi mi vuole davvero bene. Valentina 25/06/12 Il nostro pomeriggio è stato costruttivo, fatto di parole e fatti. Parole: decisioni in merito alla nostra futura prossima associazione. Rita. 113 12/09/12 Il lavoro procede, ci sono buone prospettive, il gruppo è valido, ha voglia di lavorare e ottime iniziative creative. L’unica cosa che manca sono il denaro per poter fare la cooperativa e riuscire a essere indipendenti ma con l’impegno e il tempo ci riusciremo. Rita Poesia - CHISSÀ PERCHÉ A volte la direzione che scegli E’ un vento contrario Perché non è naturale Ma è decisa nel normale C’è bisogno di coraggio Per andare oltre un lago C’è bisogno di un cuore Per diventare giganti Ma chissà perché E’ così difficile vivere come senti Chissà perché Ma io credo che Ognuno dentro se Impolverato e inutilizzato Ha il motore che produce Quella forza che ti fa andare In quella direzione che senti tua La paura non esiste E il male non c’è Cammina Cammina Attraverso i muri di cemento Usa la forza dentro te Il traguardo è solo per chi si mette in gioco 114 Completamente Ma chissà perché A volte ti sembra di non farcela più Chissà perché Chissà perché Forse perché l’acqua non può andare all’insù. O forse no Forse perché ci hanno fatto credere che noi non siamo di più. David Girlando Penso che nessuna parola possa esprimere il percorso che l’Associazione Calliope ha fatto insieme al Gruppo MAREA meglio della poesia di David. Mentre il Gruppo abbatteva i muri di cemento la sede di Calliope si è trasformata, invasa da materiali, colori, voci gioiose che creano oggetti insieme ad una rete di rapporti umani che scalda il cuore. Ma il Gruppo MAREA non ha cambiato solo un luogo ha cambiato la natura dei suoi componenti e ha cambiato me lasciandomi, incredula, a pensare di avere aiuto da chi voglio aiutare. Maria Paola De Marchis MAREA è una rete lanciata nel sociale, pronta ad accogliere e a cambiare il presente per rendere migliore e sano il futuro. Valentina Profeta 115 e) Gruppi a.m.a. in fase di realizzazione: Attualmente stanno per partire i seguenti gruppi: un gruppo rivolto al cosiddetto “terzo genitore”; un gruppo dedicato alle donne che soffrono di endometriosi; un gruppo di mamme single. L’idea di creare tali gruppi è partita come al solito all’interno del percorso terapeutico con mie pazienti che hanno espresso interesse verso tale modalità e, considerati i temi, si è pensato di coinvolgere anche il Servizio Materno Infantile e i medici di base del Territorio. Da Testimonianze Gruppo a.m.a. di mamme single “In questi ultimi anni sta aumentando il numero di mamme sole. Spesso, le madri che non hanno il partner vicino, a causa dei molteplici impegni e per l'eccessivo carico di responsabilità, tendono ad isolarsi, ma la solitudine può generare incertezze, paure e dubbi. Per questo motivo, è fondamentale che la mamma si costruisca una fitta rete di amicizie e non si chiuda in se stessa: parlare, esporre problemi e sentimenti è importantissimo. Quindi, condividere la propria storia e le proprie difficoltà con altre donne, che, come loro, sappiano cosa vuol dire essere mamme sole, può aiutare ad uscire dall'isolamento." Ileana Diventare madre crea nella donna un nuovo spazio interiore in cui si è naturalmente sole perché si è 116 chiamate in prima persona a rispondere dello sviluppo e della salute della propria creatura. Specie nei primi due anni di vita poi il mondo di madre si stringe tutto intorno al piccolo. Se non si ha più un compagno vicino si rischia di cadere in un vero e proprio senso di solitudine misto a paura di non farcela. In questo caso avere l'appoggio della propria famiglia d'origine è molto importante. Dunque è difficile essere una mamma single? Né più né meno di altre condizioni in cui ci si può trovare, come ad esempio non essere single ma avere problemi di coppia piuttosto che avere un compagno ma non una famiglia solida alle spalle. Si può dire pertanto che ciò che più conta è avere pur sempre dei punti di riferimento, che sia la famiglia o una rete di amicizie, per non perdersi in un senso di smarrimento di fronte a tutte le responsabilità dell'essere madre. L'importante è non sentirsi sole e sapere di poter fare affidamento su qualcuno anche se oramai non si ha più un compagno. Quale cosa migliore ci può essere allora dell'avere la possibilità di un incontro tra mamme single quando a volte basta un semplice scambio di punti di vista per ovviare al senso di isolamento che può esserci uscendo da una situazione difficile? Annalisa Gruppo rivolto al cosiddetto “terzo genitore” "Sempre più frequentemente nella vita di una persona che ha avuto figli da un precedente rapporto, possono entrare altri partner che si trovano a dover convivere con figli non propri. I figli non sempre si mostrano 117 propensi ad accettare i nuovi compagni della mamma o del papà. La sfida alla quale è chiamato l'adulto che si relaziona con i figli del partner è molto complessa. Come porsi? Come amico, come estraneo disinteressato, come genitore?" Ileana Nelle famiglie che si costituiscono tra partner separati o divorziati le matrigne e i patrigni delle favole lasciano il posto a una nuova figura non facile da impersonare, quella del "terzo genitore": qual è il ruolo di questa nuova figura familiare? Come può trovare identità senza usurpare quella del genitore separato? Come deve reagire di fronte a un bambino o ad un adolescente che non ne vuol sapere di lui (o lei) o che, al contrario, si trova talmente bene nella nuova famiglia da suscitare il risentimento dei genitori "biologici"? E' possibile riuscire a superare i conflitti, le gelosie, le reciproche diffidenze? Se nella famiglia tradizionale i ruoli sono chiari e definiti all’origine, nelle famiglie ricomposte questa chiarezza non c’è, e colui o colei che vive con i figli del partner o li frequenta molto spesso può avere difficoltà a collocarsi e ad individuare una linea di condotta coerente. La famiglia ricostituita è il risultato di una ristrutturazione del sistema famigliare, e il cambiamento mette in discussione molti aspetti della vita quotidiana. Ci può essere una crisi, ma il problema non è la crisi in sé, bensì il modo in cui si risponde alle difficoltà. Se non si ha paura di cambiare il clima rimane più rilassato. Barbara 118 10. DA “IL DIARIO DI BORDO”: LE TESTIMONIANZE DEI PARTECIPANTI DEI GRUPPI DI A.M .A. DI VELLETRI: Testimonianze e fasi di passaggio nei gruppi Prima fase: l’accoglienza Seconda fase: apertura di sé e condivisione Terza fase: appartenenza, legame, identità Quarta fase: dall’ascolto all’azione 119 10. Da “Il Diario di Bordo”: Le testimonianze dei partecipanti dei gruppi di a.m.a. di Velletri Il Diario di bordo viene scritto a rotazione dai partecipanti del gruppo. Ha la principale funzione di “memoria storica” del gruppo, come una sorta di verbale del giorno, testimone dei singoli processi che avvengono durante gli incontri. Merita un’attenzione particolare, perché, soprattutto quando viene preso in seria considerazione e “rispettato”, diventa uno strumento di dialogo, di riflessione, di “registrazione”. Ha un valore affettivo particolare all’interno dei gruppi e rappresenta la testimonianza di ciò che vivono le persone nella loro esperienza di vita e nel gruppo stesso. Gli stati emotivi hanno la possibilità di essere comunicati ed ascoltati, a volte mutano verso dei cambiamenti più propositivi concretizzandosi nel fare. Il Diario di Bordo è espressione di sfumate coloriture che riguardano pensieri ed emozioni. Simbolizza soprattutto una nuova possibilità per rompere il muro del silenzio personale che spesso incastra la propria sofferenza nella nicchia della solitudine, e concretizza con la scrittura la visibilità introspettiva di ciò che avviene all’interno e fuori dal gruppo. Il Diario di Bordo permette di riportare a caldo i sentiti in parole, aumentando la capacità riflessiva nella comprensione del sé e dell’altro in cui le parole non sono lasciate sole nel dimenticatoio, ma condivise con la scrittura. Tra le righe del Diario di Bordo si scopre poi un’altra grande funzione che nel tempo si è organizzata quasi inaspettatamente: esso stesso diventa a volte 120 contenitore e “ascoltatore” oltre il gruppo stesso, ma proprio perché chi scrive sa che al gruppo ritorna: le parole vengono comunicate come se vi fosse un amico fidato ed anche i non detti prendono forma. Il Diario di Bordo accoglie la vita, e aspetti di sé, al di là della sua funzione primaria. Testimonianza del 01/11/2006 del gruppo “Stelle nascenti” Ho riso per una sposa Ho gioito per una sorpresa Ho pianto per la perdita di mia madre Ho sentito l’ebbrezza dell’alba Ho sorpreso per la voglia di vivere Ma mi sono stordita nel vedere l’amore negli occhi di una madre nel vedere il viso della sua piccola Giulia, mia figlia. Nonna Simona Testimonianza del 10/05/2008 Caro diario di bordo, è un po’ di tempo che non scrivo i miei pensieri sulle tue pagine. Che dire? Neanche io lo so. So soltanto che vorrei essere lontano da tutto e da tutti. Mi irrito facilmente, dormo poco e il mio fisico è sempre più stanco. Ovunque vado non mi sento a mio agio, sono come un pesce fuori dall’acqua. Mi sento sofferente, giù di morale e non è una bella sensazione. 121 Il nostro gruppo si chiama Stelle Nascenti, ma io mi sento una stella calante nel vero senso della parola. Mi sento triste e piango spesso, ciò che prima, un po’ di tempo fa, non facevo. Una volta a settimana vado dalla dottoressa, le voglio molto bene, mi sta aiutando moltissimo e in questo momento della mia vita così fragile non saprei cosa fare senza di lei e del suo sorriso così solare. Un po’ di tempo fa mi sentivo carica come una bomba in esplosione perché avevo tanta rabbia dentro, invece adesso mi sento come un fiore appassito, senza vita. Ma io ce la metterò tutta per tornare a vivere e a ritrovare un po’ di serenità. Grazie a tutti amici miei del gruppo Stelle Nascenti e spero che la stella che mi appartiene ricominci a brillare al più presto. Vi Voglio bene Anna Testimonianza del 17/12/11 E' tanto che non ho il Diario di Bordo e mi è mancato. Giovedì sono venute persone nuove e sono contenta…solo che giustamente dando più spazio ai nuovi arrivi io non ho avuto tempo di parlare e proprio quel giorno ne avevo bisogno, infatti sono rimasta con le altre fuori al portone perché Aquilina si è accorta che avevo qualcosa che non andava. Aquilina non è la prima volta che si accorge che ho qualcosa che non va e la ringrazio tanto. Samantha 122 10.1 Testimonianze e fasi di passaggio nei gruppi In seguito, sono stati trascritti fedelmente alcuni stralci dei Diari di Bordo, rappresentativi dell’esperienza che hanno vissuto alcuni partecipanti dei vari gruppi. Tali trascrizioni possono aiutare a rendere visibili i vari passaggi di crescita e di cambiamento emotivo dei partecipanti, in termini di processo evolutivo, dal loro ingresso alla loro integrazione e permanenza al gruppo. Le seguenti fasi sono state individuate leggendo le testimonianze vive, con l’obiettivo di dare ordine ad una complessità inevitabile. Questo lavoro è stato possibile realizzarlo grazie alla collaborazione e alla sistematicità con la quale hanno lavorato i gruppi di Velletri “La Risorsa” e “Le Stelle Nascenti” fornendoci i Diari di Bordo. Prima fase: l’accoglienza Seconda fase: apertura di sé e condivisione Terza fase: appartenenza, legame, identità Quarta fase: dall’ascolto all’azione 123 Prima fase: l’accoglienza In questa prima parte sono raggruppate le testimonianze di alcune persone appartenenti ai gruppi ama del territorio nati sotto l’impulso dei CSM. I timori, le attese e la fiducia si incontrano in un contesto iniziale fatto di accoglienza. Testimonianza del 28/02/2008 dal gruppo “Stelle Nascenti”: Il mio nome è Antonietta, ho iniziato a frequentare questo gruppo dal 14/02/2008. Il primo incontro è stato il più forte dal punto di vista emotivo per la paura di affrontare persone nuove in un contesto, Velletri, che non sentivo mio. Ho scoperto che tutti possono dare qualcosa agli altri, anche quando ci si sente soli e disperati. Le parole di ognuno dei componenti del gruppo ha risvegliato in me la voglia di stare con gli altri e di costruire un qualcosa qui, a Velletri. Anche quando ci si sente soli, non si è soli perché ognuno di noi ha qualcosa di bello che non riesce a vedere, offuscato dalla rabbia, dal dolore e dall’angoscia. Non si apprezzano le cose che si hanno, che non sono poche. In questo terzo incontro mi hanno chiesto come mi sento. Io ho ringraziato Anna, Vincenzo, Angelo, Nathalie e Angelina perché con il racconto delle loro esperienze mi hanno dato il coraggio di rivedere in me le cose che mi 124 fanno star bene, la mia famiglia, mio marito e le mie due figlie. Sono adesso serena perché ho capito che la prima a dover fare qualcosa per me sono proprio io. Non devo distruggere quello che ho. Spero tanto di poter dare anch’io un aiuto agli altri. Antonietta Carofano Testimonianza del 21/01/2010 del gruppo “Stelle nascenti” Dopo tanti giovedì sono riuscita a venire al gruppo. Non sono mai venuta perché sono molto timida, però ci sono signore che mi fanno sentire a mio agio, tanto tranquilla. Abbiamo parlato molto di me e mi uscivano le lacrime, non so perché. Quando ritorno al gruppo vorrei chiedere alle signore un po’ di cose sulla depressione. Come prima volta è stata una cosa bella, emozionante. Alessandra Testimonianza del 23/9/2011 del gruppo “Stelle Nascenti” Oggi è la prima volta che sono entrata nel gruppo “Le Stelle Nascenti”; la facilitatrice con la sua calma materna mi ha fatto sentire in famiglia e anche le altre persone, ognuna in modo diverso, mi hanno fatto sentire protetta e spinta a tirar tutto fuori. Samantha 125 Testimonianza del7/10/11 del gruppo “Stelle Nascenti” Mi fa bene parlare al gruppo, ho pianto e parlare con qualcuno che mi ascolta mi fa bene, solo che una volta a settimana è poco. Samantha Seconda fase: l’apertura di sé e la condivisione In questa seconda fase sono trascritte le testimonianze che rivelano come avviene l’apertura e il confronto con l’altro e come tale predisposizione sia alimentata dal contesto stesso dei gruppi. L’apertura non solo aiuta ad uscire dall’isolamento e ad affrontare le situazioni quotidiane ma attiva anche un senso di vitalizzazione rafforzando l’attenzione comprensiva di chi ascolta in termini di sano confronto e condivisione. Testimonianza del 01/02/2006 del gruppo “La Risorsa” Oggi è la prima volta che partecipo ad un incontro di Auto Mutuo Aiuto. Ho dato fiducia alla mia amica che me ne ha parlato. Eravamo otto signore: una coordinatrice e noi sette con il nostro bagaglio di problemi da enunciare e da risolvere si spera entrando a far parte di questo gruppo. Mi sono subito sentita a mio agio e ho incominciato a raccontare la mia lunga esperienza che dura da una vita. La cosa che più mi ha stupito è che le parole mi uscivano 126 di bocca con tanta facilità. Il mio racconto, intervallato da qualche commento, è stato ascoltato con interesse: tanto era lungo e travagliato di tanti avvenimenti che qualche signora lo ha paragonato ad una telenovela ricca di pathos. Riflettendoci, sembra impossibile che tutto questo sia capitato ad una sola persona. Però sentendo qualche altra esperienza, ho capito che non sono sola ed è importante condividerle con gli altri perché è come alleggerirsene un po’ alla volta. Laura Mariani Testimonianza del 21/06/2006 dal gruppo “La Risorsa” Oggi il nostro incontro è stato più significativo e più intenso di ogni altro. Con l’aiuto insostituibile della dottoressa, abbiamo toccato le parti più profonde della nostra interiorità e se vogliamo essere più specifici la parte rimossa del nostro inconscio. La sig.ra C., che manifesta una sensibilità intuitiva e profonda, è stata la prima ad introdurre lo zoccolo duro dell’argomento che tocca tutte noi mamme. Ci si sente impotenti nel far fronte a situazioni più grosse di noi, che nella maggior parte dei casi sono totalmente a carico delle madri, con tutte le responsabilità e i sensi di colpa che ne conseguono. L’insensibilità e le avversità dell’ambiente che in genere circonda questo tipo di malattia mette le famiglie in una condizione di emarginazione e di rifiuto da parte della società e talvolta anche dei familiari più stretti. 127 Finalmente in questo gruppo abbiamo potuto esporre con sincerità e chiarezza tutte le nostre problematiche. Finalmente come donne e madri ci siamo sentite capite nel modo più completo e anche un po’ più alleviate da tutte le problematiche che viviamo giornalmente. Ecco perché è indispensabile e di grande utilità poter far capo ad un’associazione che ci rappresenti, per far valere i diritti che fino ad ora sia a noi che ai nostri figli sono stati negati. Antonella Testimonianza del 16/07/2009 dal gruppo “Stelle Nascenti” Questo è il secondo incontro a cui partecipo, dopo tanto tempo, e devo dire che ci sono persone veramente valide. Si sono toccati vari argomenti di cui si è parlato l’altra volta, e cioè quello di cominciare a pensare, con l’aiuto di persone idonee, ad una struttura che accolga i ragazzi con difficoltà psichiche. Io sono interessata all’argomento, visto che ho una figlia con tali problematiche e sarebbe molto utile partecipare a questa iniziativa. Poi, la nota dolente ha riguardato me stessa, che non ho saputo ancora affrontare il lavoro dopo tanta assenza. Domani, cascasse il mondo, ricomincerò e così potrò avere delle giornate dignitose di questo nome. Aquilina, molto carinamente, ci ha portato delle paste e l’incontro è finito con una canzone e una mia poesia. Non posso che continuare a sorprendermi della grande disponibilità di Gisella e del gran cuore di Aquilina. 128 Vorrei arrivare anch’io a tanto e a dare al gruppo quel sostegno che ancora non so dare. Vi ringrazio tutti di cuore. Silvana Notaro Testimonianza del 06/08/2009 del gruppo “Stelle Nascenti” Oggi alla riunione abbiamo trovato la sala che ci ospita chiusa perché sono in ferie. Però eravamo quasi tutte presenti di cui: Gisella, Antonella, Faizè, Angelina, Aquilina e la sottoscritta Giuliana. Non ci siamo perse d’animo, siamo andate al laboratorio di Gisella, abbiamo fatto il solito cerchio di sedie e ci siamo parlate a lungo. Io Giuliana ho raccontato la mia esperienza dopo la morte di mio marito e così hanno fatto Faezè e Aquilina. Sono contenta di aver parlato dell’accaduto, ho capito che non sono la sola ad aver avuto quelle emozioni. Questo è quello che mi serve: parlare e parlare … ciao diario alla prossima. P.S C’era anche Silvana e chiedo scusa della dimenticanza. Ciao diario alla prossima. Giuliana Testimonianza del 27/05/2012 del gruppo “Stelle Nascenti” E’ da mercoledì che ho questo diario, l’ho soltanto guardato assolutamente senza voglia di scrivere. Oggi, 129 domenica pomeriggio, ho preso coraggio e l’ho preso in mano, letto qualcosa qua e là, mi decido e scrivo: sembra faccia bene (dice chi lo fa). Ecco le lacrime, tante che devo fermarmi. Sono due giorni che sto soltanto sul divano, a dormire più che posso, cosi non vivo. Ho una solitudine che mi attanaglia, mi sento sola al mondo, vuoto dentro, incapace di fare qualcosa e da un po’ che questo periodo sembra non passare, anzi. E’ chiaro che è da anni che soffro di depressione, e questo è un momento giù. Quanto ancora così? Non ce la faccio davvero più. Sono andata per la seconda volta al gruppo e mi sono trovata bene. Spero di trovare un po’ di serenità interiore. Giusy Terza fase: l’appartenenza e il legame In questa fase ci sono testimonianze su come le persone dei gruppi gradualmente, attraverso la reciproca conoscenza, il rispetto e l’affidabilità, giungono ad integrarsi e sentirsi appartenenti ad una realtà comune e a strutturare l’identità di gruppo. Nel gruppo si consolida un’identità gruppale, se pur sanamente mutabile ed in crescita, soprattutto mantenendo la consapevolezza e la dovuta accoglienza nei confronti dei nuovi ingressi. Testimonianza del 29/03/2006 dal gruppo “La Risorsa” Noto con soddisfazione che il gruppo, pur rimanendo di numero invariato, si sta amalgamando, si creano 130 amicizie, ci si confida sui problemi personali, si cercano soluzioni per risolvere certe situazioni stagnanti. Sto notando che c’è un sincero coinvolgimento personale da parte di tutti … Con sorpresa abbiamo visto molte persone motivate che come noi si adoperano per trovare soluzioni al di fuori delle istituzioni, contando sul senso di responsabilità insito in ognuno di noi. Confrontandosi e sostenendosi a vicenda, formando la cultura che ognuno di noi si deve dare da fare se vuole ottenere dei risultati soddisfacenti. E per concludere più che mai in questo caso è azzeccato il proverbio “l’unione fa la forza”. Antonella Testimonianza del 31/05/2006 del gruppo dal gruppo “La Risorsa” Oggi abbiamo dato un nome al nostro gruppo “La Risorsa”. Oggi c’è una bella atmosfera, il gruppo è pieno, e non solo perché sono presenti tutti. C’è una bella energia e quell’atmosfera un po’ di fine scuola. E infatti Rosina ci dice sorridendo che per l’estate si trasferirà in campagna e quindi non potrà partecipare al gruppo. Questa è la richiesta che ci fanno anche Laura, Antonella, Adele, che interromperanno per l’estate i nostri incontri (stanchezza, caldo e altro). Aquilina è spaventata da questa richiesta, lei vuole continuare e soprattutto non vuole più sentirsi sola. Ma è questa la nuova consapevolezza che emerge: lei non è più sola e il gruppo, è sempre il suo gruppo che 131 comunque non smetterà di esserlo con l’interruzione estiva. Laura, Adele, Antonella, Rosina le propongono thè freddo, merende e giornate d’estate insieme. Sotto il fresco degli alberi del giardino di Laura o da Rosina o altrove loro comunque sanno di poter essere insieme, di non essere più sole e di poter contare l’una sull’altra e questa è la cosa più bella che hanno costruito e il nome la “Risorsa” che si sono dati non può essere più indovinato … Adele ha canalizzato la nostra attenzione con il suo toccante racconto, ci ha fatto emozionare, arrabbiare, stupire, ci ha reso partecipi di un periodo delicato della sua vita e mentre parlava e usciva la sua fragilità e ci mostrava le sue ferite, pensavo a come è importante potersi permettere questo, condividere con gli altri, affidarsi, sfogarsi per tornare poi ad essere forti e battaglieri come e più di prima. Grazie per questi grandi spunti di riflessione e queste emozioni che mi date. Anna Rosa Testimonianza del 21/06/2006 dal gruppo “Stelle nascenti” Oggi è entrata l’estate, non c’entra niente! Ma l’estate dilata i pori e le vene con il caldo, a noi Stelle in ascesa non serve perché, a poco a poco, stiamo delineando e aprendo i nostri inverni che abbiamo dentro. Al nostro gruppo eravamo presenti tutti meno Silvana, me ne è dispiaciuto perché, anche se non sono una psicologa, a lei farebbe bene uscire dal suo guscio, 132 perché penso che nei suoi attuali panni ci stia un po’ stretta. Angelina ci ha fatto una sorpresa, ha festeggiato i suoi 57 anni, ad un certo punto è arrivata sua figlia ed ha portato un regalo, un piccolo, ma caloroso rinfresco. Io e Paola abbiamo chiarito un po’ la nostra situazione personale, nulla di grave, ma penso che tutte e due insieme, facendo questi piccoli battibecchi, tiriamo fuori qualche frugnolo che deve scoppiare. Abbiamo deciso con l’altro gruppo che mercoledì prossimo andiamo a cena fuori tutte insieme. Il nostro gruppo, anche se di persone qualunque, è dotato di una voglia di fare e di aiutarsi a vicenda, cosa che dovrebbero fare anche persone che si credono Dio, mi scusi il Dio per il confronto. Ho terminato il mio diario del giorno. Salutano Angelina, Paola, Anna Rosa, la dottoressa ed io, Simonetta. P.S. Il nostro gruppo cresciuto a mano a mano (è una mia sensazione) mi sembra come in piccole donne. La dottoressa è la mamma che pondera e frena a volte, e noi siamo come sorelle e come tutte sorelle (io non le ho avute) c’è Angelina, che anche se io le rubassi i vestiti la mattina starebbe benone e c’è Paola che i vestiti forse ce li dovremmo dividere. Mi scusi Anna Rosa per il collocamento da zia sempre accondiscendente. (BAY) Simonetta Testimonianza del 16/11/2006 del gruppo “Stelle nascenti” 133 Oggi la ciurma è composta dal capo, la dottoressa e dalle allieve, Paola, Angelina, io e Scilla. È stata una riunione più corta delle altre per degli impegni presi un po’ prima da un po’ di noi. Paola ha portato i suoi ultimi lavori. Angelina ha fatto vedere le foto del matrimonio di una delle sue tre figlie. Io ho letto la mia composizione artistica, ho ricevuto anche gli applausi (fossi diventata un nuovo Giacomo Leopardi?) Scilla sempre cupa e presa dai suoi pensieri, vorrei tanto vederla ridere di cuore. Il mercoledì è diventato un giorno di, chiamiamolo, ritiro spirituale, per un preciso intento di confrontarsi sulle varie traversie che la vita ci ha dato, e sperando di risollevarle da noi, e che ci rimangono addosso solo come esempio di spaccato di vita. Ora devo mettermi in tenuta casalinga e comoda. Dalla nostra Amerigo Vespucci. Un salutone Simonetta Testimonianza del 16/05/2007 dal gruppo “Stelle Nascenti” Eccomi qua!!! Sono Vincenzo, e oggi 16 Maggio 2007, è la terza volta che prendo parte alle riunioni del gruppo. 134 Quando sono arrivato la sig.ra Angela e la sig.ra Silvana erano già sul pianerottolo delle scale che aspettavano di poter entrare nelle stanze. Dopo pochi minuti la porta si aprì e la dottoressa con i suoi occhi azzurro mare illuminò l’uscio. Mentre mi accingevo a prendere posto intorno al grande tavolo, vidi arrivare la sig.ra Fernanda con la sua amica, la sig.ra Giuliana, poi una nuova amica, la sig.ra Rita, e poi ancora la sig.ra Paola, una veterana che non conoscevo. Il tempo di salutarci e arrivò la ciliegina sulla torta, l’altra dottoressa. Il suo sorriso è come la primavera, porta gioia e positività. Il tempo di illustrarci il contenuto degli opuscoli, la dottoressa ci lasciò nelle mani sapienti della coordinatrice Angela. Come avvenne per me, si diede subito la parola alla nuova amica Rita. Dopo averci raccontato una parte della sua vita, noi tutti ci sentimmo partecipi delle sue sofferenza. Fu la volta di Fernanda, che contrariamente ai suoi silenzi, si aprì esternando la cattiveria e l’invidia che subiva da parte delle persone care. Alla fine della riunione ci salutammo con affetto e percepii che il gruppo cominciava ad aver una propria identità, ad avere più dignità e rispetto per se stesso, ed io accettato da tutte. Come dice Cristicchi “Antonio sa volare” Anch’io e più delle altre persone così dette “normali”, ma io ho imparato prima a saper atterrare su qualsiasi superficie della terra. Vincenzo 135 Testimonianza del 05/01/2010 dal gruppo “Stelle nascenti” Caro diario, dopo molto tempo eccomi qua. Fare un resoconto dell’anno non è facile, anche perché, per me, è stato molto intenso, ho fatto molte esperienze, con il gruppo ho condiviso molte mie emozioni, le amiche hanno dimostrato una comprensione ed un rispetto mai provato prima. Ho trovato veramente delle donne in gamba, con le quali ho condiviso gioie e malesseri, ho ritrovato con loro la voglia di fare qualcosa, un’umanità così partecipe poteva dimostrarla soltanto chi la sofferenza sa che cos’è. Quando ho cominciato a frequentare il gruppo c’era anche Angelina, alla quale devo molto, se ho continuato è per lei. Purtroppo quando è dovuta assentarsi per motivi di salute, io ho preso il suo posto di facilitatrice, e questo ha causato un sentimento di buona gelosia in Angelina. Non c’è stato un cambiamento di rotta, ma un cambiamento di condurre una “barca”. Angelina conduttrice ligia agli insegnamenti ricevuti si è sentita poco accolta al suo ritorno e questo ha causato una piccola frattura, ma abbiamo risolto il problema e io ho conosciuto una Angelina fantastica, una donna piena di vita, di grinta e molto dolce, ma spero che ritorni perché all’interno del gruppo siamo tutte protagoniste e consapevoli dei ruoli di ognuno. Ora io non ho più soggezione di lei. Ringrazio le amiche sempre presenti. Speriamo nel prossimo anno di avere altre amiche. 136 Testimonianza del 04/03/2010 Gruppo “Stelle nascenti” Caro Diario, sono due giovedì che sono tornata al gruppo, non perché non voglio più venire, ma perché voglio fare un percorso da sola. Ti devo dire, però, che sento la nostalgia di tutte le altre perché parlare con loro mi aiuta ad essere più serena. Oggi ho incontrato Aquilina, Gisella ed ho conosciuto Alessandra, non l’avevo mai incontrata, è una ragazza molto triste e sensibile. Abbiamo parlato molto di lei, dei suoi e dei nostri problemi, cercando di aiutarla. Spero che questi incontri l’aiutino come hanno aiutato noi, tra alti e bassi di umore e di risate. Ciao Diario, ti saluto Giuliana Testimonianza del 21/10/2010 dal gruppo “Stelle nascenti” Caro diario, questa settimana è per me volata, da Giovedì scorso quando siamo andate a mangiarci la pizza insieme (mi è piaciuto tanto). È venuta anche la dottoressa, è stata una serata speciale, con voi mi sento meglio, più dei miei familiari. È poco che ci conosciamo, però con voi mi sembra da anni. Vi dirò, io non sapevo che c’erano persone che stanno come me, che mi capiscono, nessuno mi ha mai capito e mi capirà. Ma voi si, siete per me come mamme per davvero. 137 Domenica sono stata in Chiesa a San Clemente, c’era la Messa di mio suocero. Quel giorno mi sentivo sola e anche triste perché da un po’ di giorni mia suocera non mi parlava senza sapere perché. Quando lei non mi parla, neanche la figlia mi parla ed io ci sto male perché con mia cognata mi ci trovo bene e mi dà qualche consiglio. Stavamo in Chiesa, quando le ho viste mi sono sentita male perché non mi sentivo calcolata. Mi sono girata e ho visto Aquilina. Sono andata subito da lei, a salutarla, l’ho guardata e mi è scattata qualche cosa dentro, mi sono sentita più forte, è come se avessi visto una stella accesa grande. Subito dopo sono stata meglio, più rilassata, più importante. La ringrazio tanto. Ma voi tutte mi date tanta forza, il giovedì, come ripeto, è il giorno più importante. Io vi voglio bene, anzi un mondo di bene. Alessandra Testimonianza del 09/02/2011 dal gruppo “Stelle Nascenti” Ciao diario, è tanto che non ti scrivo. Sono Giuliana e sono un po’ pigra con la scrittura. Oggi al gruppo eravamo: Gisella, Aquilina, Angelina, Alessandra, Marcella, Marina e la dottoressa. Insomma, un bel gruppo, le più toste. Abbiamo parlato di cosa vorremmo dal gruppo e cosa ci ha dato, credo che ci abbia dato molto, a tutte, anche se 138 cerchiamo sempre qualcosa in più, ma io mi accontento perché le amicizie disinteressate è difficile trovarle. Ciao a tutte e a te diario. Giuliana Testimonianza del 17/02/2011 del gruppo “Stelle Nascenti” Caro diario è la seconda volta che ti scrivo. Mi trovo un po’ a disagio con i miei figli, prima o poi cambierà, ma non ci credo. Ogni giovedì facciamo la riunione e mi trovo con le mie amiche (così le voglio chiamare) e mi sfogo un po’ delle mie cose e mi ci trovo bene, quindi spero di andarci sempre. Ora che vi ho annoiato con i miei dispiaceri, vi prometto che cercherò di superare ed andare sempre avanti. Saluti a tutto il gruppo. Margherita Testimonianza del 28/03/2011 dal gruppo “Stelle Nascenti” Caro diario, è tanto che non ti scrivo, anche se di cose ne sono successe tante, non parlo di cose materiali, ma di cambiamenti nella mia anima. Cammino sempre più decisa verso il sole. La positività ha preso il posto dell’angoscia e del dolore. La vita mi sembra sorridente, anche se, a volte, è un sorriso amaro, so che io ho il potere di renderlo dolce. 139 Prendo sempre più coscienza che nella vita non sono una vittima, ma sono una persona che fa un percorso e a volte questa è una strada pieni di colori e di profumi, e a volte è un sentiero oscuro. La speranza è sempre la mia migliore guida. Non abbasso mai la guardia nei momenti buoni, ma me li godo intensamente proprio perché so che si alterneranno, nel corso della vita, con quelli meno buoni. La sofferenza mi ha fatto un grandissimo regalo: la capacità di amarmi. Per questo sono comunque grata alla vita per tutto quello che mi ha dato in positivo e in negativo. Amo la vita! Credo questo si sia capito! Con l’occasione saluto le mie carissime compagne di questo gruppo e le ringrazio, perché nel mio percorso anche se non se ne rendono conto, hanno avuto un ruolo fondamentale. Grazie. Marcella Testimonianza del 14/04/2011 del gruppo “Stelle Nascenti” Caro diario, oggi erano presenti Angelina, Gisella, Marina, Giuliana ed io. Più tardi è arrivata anche Margherita. Il gruppo è sempre più forte ed omogeneo. Anche se manca sempre qualcuno, si sta creando tra noi una bella sintonia. Spesso incontro Aquilina, lei è sempre gentile, è cortese con me, anche quando mi incontra al supermercato, scambiamo due parole e ci ritroviamo. 140 È veramente simpatica, come tutte, del resto, Gisella, Angelina, Marina e Giuliana. Io sto bene, sto facendo un percorso di vita, dove ogni giorno mi sento felice e realizzata. Spero continui così. Ciao da Barbara Testimonianza del 08/10/12 del gruppo “Stelle Nascenti” Come sempre quando il “diario tocca a me” leggo sempre le pagine dall’inizio alla fine e trovo sempre un grande dolore leggere queste pagine di vita vera! Vivere con questo male oscuro non è facile ma quello che trovo bello in maniera progressiva chi più chi meno lotta per farcela per uscire dal malessere, avere la consapevolezza di quello che si prova e si è provato, io sono la testimonianza, per questo continuo a frequentare il gruppo per dare agli altri la mia esperienza come io ho ricevuto da chi era presente prima di me. Ancora sono in cammino, ma leggere le mie pagine passate mi aiuta a sentire un calore umano che nella quotidianità non sempre si trova, trovo tante donne, persone, che hanno accolto il nostro valore umano perché noi abbiamo tanto amore da dare. Ma sia chiaro! Il seme attecchisce dove il terreno è fertile, e alcune pagine lo dimostrano a chiare lettere. Il diario non è altro che la testimonianza di tutte le persone che salgono a “bordo” della nave dove c’è un responsabile e tutti insieme diventano conduttori e appartenenti a questa realtà. Tutto viene registrato nel diario di bordo come nelle navi dove sceso si sa tutto del 141 percorso fatto il viaggio finisce una volta a settimana ma poi si risale al prossimo imbarco e si prosegue il tragitto per trovare, o almeno si spera di trovare la terra ferma. In questo momento mi viene voglia di scrivere: Vi voglio bene! Un grosso abbraccio anche a chi ci guarda dal cielo! Ciao Angelina. Gisella Quarta fase: dall’ascolto all’azione In questa quarta fase le testimonianze delle persone appartenenti ai diversi gruppi, esprimono come la sicurezza emotiva che si è costituita all’interno dei gruppi permette non solo rispetto, fiducia, comprensione ma il confronto sulla possibilità di considerare lo scambio come una stimolazione verso un fare più concreto. Testimonianza del 15/03/2006 dal gruppo “La Risorsa” La scorsa settimana d’accordo con il gruppo e con la dottoressa sono andata a trovare Fabio, per me è stata un’esperienza bellissima andare a trovare questo ragazzo e portargli un sorriso ed una parola di conforto alla mamma. La dottoressa si sta organizzando per portare questo ragazzo in un centro per obesi. Questo gruppo è entusiasta per ciò che sta per avvenire, noi facciamo del nostro meglio per aiutare la madre. Adele 142 Testimonianza del 10/05/2006 del gruppo “La Risorsa” Oggi è stato un incontro molto positivo e costruttivo. Si stanno mettendo le basi perché anche a Velletri ci sia più adesione delle persone coinvolte dalle iniziative dell’A.M.A. La dottoressa ha fatto divulgare, attraverso una radio locale, che anche a Velletri esistono gruppi di Auto Mutuo Aiuto per far incrementare le adesioni di altre famiglie. Sabato abbiamo avuto un incontro con Don Franco a Grottaferrata. Qui abbiamo trattato il problema del Dopo di Noi che interessa molti genitori. Ci sono state illustrate tutte le realizzazioni e le future prospettive d’inserimento per i nostri figli. Oggi ho sentito, attraverso gli argomenti trattati, un po’ più di ottimismo e maggior volontà per raggiungere i propri scopi per una migliore qualità di vita per i nostri ragazzi. Antonella Testimonianza del 15/11/2006 dal gruppo “La Risorsa” Oggi alla nostra riunione ha partecipato il signor Sandro, il quale ha parlato della sua storia, ha una figlia con problemi psichici ed è molto preoccupato per il futuro di tutti i giovani con questi problemi che un domani si troveranno soli e senza un lavoro o un sostegno affettivo. 143 La sua idea è quella di creare una cooperativa formata dagli stessi ragazzi, genitori e parenti ecc… con lo scopo di creare occasioni di lavoro adatte ai ragazzi. L’idea espressa dal signor Sandro è quello di mettere a loro disposizione un proprio terreno sul quale già esistono vecchie costruzioni da recuperare. L’idea è molto bella, ma dovrà essere approfondita. Antonella Testimonianza del 04/04/2007 dal gruppo “Stelle Nascenti” Siamo poche, forse perché è la settimana di Pasqua, ma non importa. Diana fa una proposta interessante: dedicarci in gruppo ad alcune attività creative (pittura, scultura, cucito, cucina, bricolage…) da alternare agli incontri in cui si parla e basta. Si discute delle varie possibilità e come realizzarle: sembra che piaccia, e comunque la proposta vuol rappresentare una tensione costruttiva e positiva, altrimenti, almeno a lei, sembra che stiamo lì soltanto a “piangerci addosso” per chi ha il problema più grave … D’altronde questa è un’impressione che si può ricevere nell’impatto iniziale, come ricorda Fernanda, ma poi, piano piano, il gruppo diventa capace di far vedere il proprio cruccio da un altro punto di vista, sempre che a ciò ci si renda disponibili, come ci ricorda Rosa con alcune puntualizzazioni “psicologiche”. 144 Bene, se ne riparlerà con le altre la prossima volta per provare ad inserire così qualcosa di nuovo e interessante. Buona Pasqua a tutte. Emanuela Testimonianza data non definita dal gruppo “Stelle Nascenti” (….) Dopo qualche mese nella disperazione più totale, ho trovato il coraggio di chiedere nuovamente aiuto. Questa volta i farmaci sono riusciti a darmi un pochino di tranquillità. Approfittando di un riposo forzato per via di un incidente, mi sono costretta ad affrontare il mio dolore. Non scappare è stato come buttarsi volontariamente in un incendio. Ma dopo che le fiamme hanno consumato la mia anima, dalle ceneri ho potuto cominciare a costruire, passo dopo passo, qualcosa. Inizialmente non era ben definito, perché mi sentivo come una zattera in mezzo all’oceano senza bussola. Ma il dolore si era calmato, l’obiettivo in quel momento era trovare una ragione per vivere. Mi sono guardata intorno per molto tempo. Poi mi sono accorta che non dovevo guardare così lontano, dovevo solo abbassare lo sguardo su di me. Volere bene a me stessa era già un buon motivo per vivere. Dopo di che ho cercato di capire quali fossero i miei bisogni. Prima di tutto ho capito che avevo voglia di trovare persone che mi capissero, che comprendessero la mia immensa sofferenza. In questo sono stata fortunata, perché mi si è presentata la possibilità di frequentare il gruppo A.M.A. di Velletri. 145 Questo passo ha portato un grande cambiamento nella mia vita. Condividere il mio dolore con persone che nonostante portassero in seno il proprio fardello, mi hanno accolto e sostenuta. Quest’esperienza mi ha permesso di fare il cosiddetto giro di boa. Da lì ho cercato di capire cos’altro poteva farmi stare bene, così ho scoperto che socializzare per me è molto importante, ed è riaffiorato un desiderio che avevo quando ero adolescente, ma che poi si è perso per strada: quello di essere di aiuto per gli altri, nel modo che le mie capacità e il mio carattere mi consentono. Ognuno di noi nella sua diversità può fare qualcosa di piccolo o di grande per gli altri, l’importante è avere il coraggio d’iniziare. Marcella T. 146 11. CONCLUSIONI Dalla chiusura all’apertura “un percorso per combattere stigma e pregiudizio” 147 11. CONCLUSIONI Dalla chiusura all’apertura: “un percorso per combattere stigma e pregiudizio” E’ corretto, utile e funzionale identificare con i nomi le testimonianze riportate? Quale effetto può suscitare? Ci si chiede per es. se il rivelarsi può produrre ritiro, blocco, diffidenza, allontanamento per un senso di vergogna e paura di essere riconosciuti. I protagonisti di queste pagine hanno scritto delle cose in un gruppo, in intimità, ed ora si trovano esposti ad un pubblico più vasto. Partiamo dal presupposto che si contribuisce a trasformare la realtà della nostra vita e quindi la realtà sociale in cui siamo inseriti nel momento in cui siamo capaci di trasformare prima di tutto noi stessi: più siamo capaci di comportarci come vorremmo che si comportassero gli altri nei nostri confronti, più siamo testimoni e modelli di comportamento per chi ci sta attorno. Il senso di vergogna, il senso d’inadeguatezza, la bassa autostima che si prova nei momenti di crisi e di difficoltà possono essere superati se siamo capaci di riprenderci la responsabilità personale e con essa recuperare l’energia per “riprendere la nostra vita nelle nostre mani”. Se la forza è impiegata per fare i passi giusti e non per ritirarsi, bloccarsi, affliggersi dietro un senso di vergogna e di paura, si concorre a velocizzare il processo di cura, 148 che vuol dire prendersi cura di sé, e ad aiutare le ferite a guarire. Un passo importante allora è quello di stare a testa alta e aprirsi con dignità all’altro, raccontandosi, “rivelandosi”. Ciò implica la capacità di essere se stessi con fiducia, superando la paura di essere giudicabili in modo negativo (per es. per essere in cura ad un Centro di Salute Mentale, per essere malati o avere in famiglia una persona con disturbo mentale). È importante capire che solo esponendosi in prima persona, con le proprie vulnerabilità e le proprie fragilità del momento, aprendosi all’altro, si concorre a quel processo di trasformazione della cultura di appartenenza, che spesso tende a chiudere col giudizio. In altre parole vogliamo mettere in evidenza quanto sia inevitabile e opportuno “rivelarsi” per mettersi in gioco e abbattere il pre-giudizio, mantenendo la propria autenticità. Chi fa questo sforzo scopre alla fine o gradualmente che l’altro (più o meno sconosciuto, più o meno lontano) ha spesso la sensibilità giusta per saper accogliere, perché in genere, dietro il pregiudizio, c’è l’ignoranza e solo attraverso la conoscenza delle specifiche realtà si è in grado di comprendere e di superare la paura. La decisione di ogni partecipante a far pubblicare le proprie testimonianze con le firme ci sembra quindi un grande successo, essendo l’espressione di una conquista personale e di gruppo verso una “normalizzazione” e un’apertura. Quindi è corretto, perché ognuno ha dato l’autorizzazione 149 È utile, perché fa bene all’anima esternare la propria condizione sapendo che è condivisibile, nell’universalità dei sentimenti umani. E’ funzionale, perché permette di riflettere maggiormente anche a chi non ha di questi problemi. 150 - APPENDICI - Appendice A - Progetto: “stigma e pregiudizio: due nemici da combattere” Questionario Appendice B - Alcune guide introduttive di comunicazione 151 Appendice A - Progetto: “stigma e pregiudizio: due nemici da combattere” - Progetto pilota sulla prevenzione del disagio mentale promozione alla salute -promozione dei gruppi a.m.a. rivolto agli studenti delle scuole superiori del territorio. Questo progetto è nato con l’intenzione di contribuire a realizzare condizioni, creare spazi nello stesso contesto scolastico in cui gli adolescenti si trovano, stimolare forme di confronto e riflessioni sui significati di: “salute”, “disagio mentale”, “stigma” e “pregiudizio”. L’incontro ha avuto il proposito di sensibilizzare i ragazzi ad aumentare: a) la consapevolezza del loro atteggiamento riguardo il disturbo mentale b) la propria disponibilità a superare eventuali forme di pregiudizio c) il senso di responsabilità personale, per stare bene, accogliere e sostenere le persone affette da disturbo mentale d) sviluppare forme di auto mutuo aiuto Il progetto nella sua globalità è articolato in cinque fasi: 1. Prima fase: individuazione nei singoli Istituti Superiori di insegnanti interessati al progetto. 2. Seconda fase: individuazione da parte degli insegnanti di gruppi di studenti da coinvolgere nel progetto. 152 3. Terza fase: sensibilizzazione degli studenti e degli insegnanti attraverso: - somministrazione dei questionari - presentazione del Servizio di Salute Mentale - proiezione del video Basaglia per indurre una riflessione sull’evoluzione dell’atteggiamento che si è avuto in Italia nei confronti della malattia mentale grazie alla legge 180 Basaglia. - discussione sul tema stigma e pregiudizio - visita al Museo della mente a Santa Maria della Pietà 4. Quarta fase: i ragazzi lavorano sul tema a piccoli gruppi in modo creativo e autonomo, sviluppando percorsi di conoscenza in ambito scientifico, letterario e artistico. 5. Quinta fase: condivisione finale, il prodotto del lavoro dei ragazzi sarà espresso in forma visibile e rivolto ad un pubblico più vasto. 153 - Questionario - Caro studente, ora ti verrà sottoposto un questionario, sei pregato gentilmente di rispondere in modo sintetico, nel massimo della tua sincerità e spontaneità. L’obiettivo di tale questionario è di sondare l’efficacia del nostro intervento. 1- Qual è il tuo atteggiamento verso il “malato mentale”? 2- Venticinque anni fa è stata varata la legge 180, la conosci? Sai chi è Basaglia? 3- Cogli la differenza tra le seguente affermazioni? Se sì, vuoi spiegarla? a) malato mentale b) una persona affetta da disagio mentale 4- Secondo te: La malattia mentale è guaribile non è vero è vero in parte è proprio vero La persona affetta da disagio mentale è pericolosa non è vero è vero in parte è proprio vero Può lavorare non è vero è vero in parte è proprio vero Può essere una risorsa per la Comunità 154 non è vero è vero in parte è proprio vero I malati di mente mi spaventano per la propria imprevedibilità non si mai cosa faranno non è vero è vero in parte è proprio vero 5. Quali sono i sentimenti che provi nei confronti di una persona affetta da disturbo mentale? 6. Pensi che ti sia facile comunicare con essa? 7. Pensi che potresti essere amico di una persona affetta da disturbo mentale? 8. Le persone con disagio mentale non dovrebbero: Sposarsi non è vero è vero in parte non è vero Avere figli non è vero è vero in parte non è vero Votare è vero è vero in parte non è vero 9. Secondo te le persone con un disturbo mentale grave devono essere istituzionalizzate? 155 10. Secondo te oggi il malato mentale ha le stesse opportunità e gli stessi diritti delle altre persone? 11. In che modo la società può favorire l’integrazione del malato mentale? 12. In che modo tu puoi contribuire all’integrazione della persona che soffre di disagio mentale? 13. Sai che cos’è il CSM? A cosa serve? Sai qual è la sede di Velletri? Sai come si accede a tale Servizio? 14. Sai cosa sono i gruppi di A.M.A.? che ne pensi? 15. Conosci le varie associazioni di volontariato nell’ambito della Salute Mentale? Grazie della tua collaborazione Questionario realizzato dalla dott.ssa Rosa Caporuscio con la collaborazione delle dott.ssa A. R Del Grande e dott.ssa L. Romani Realizzato nel 2005 ispirato ad un progetto dell’università di Napoli sulla lotta contro lo stigma e il pregiudizio verso i sofferenti di disagio mentale 156 Appendice B - Alcune guide introduttive di comunicazione Per capire i sentimenti e le esperienze di un’altra persona, dobbiamo cercare di entrare nel suo campo fenomenico, la sua personale struttura di riferimento attraverso la quale interagisce con il suo mondo. Comunque, poiché è impossibile per noi essere l’altra persona, il meglio che possiamo raggiungere è una comprensione ragionevolmente corretta, ma approssimativa. Con questo in mente, sembra auspicabile essere sempre aperti e prudenti nel valutare gli altri, considerare la maggior parte dei giudizi come provvisori e ricordare che al massimo avremo una comprensione limitata della persona “unica” con la quale stiamo interagendo. Frasi utilizzate quando hai fiducia che la tua percezione sia giusta e la persona che ha bisogno di aiuto sia pronta a ricevere la tua comunicazione: Tu senti … Dal tuo punto di vista … A te sembra che … Nella tua esperienza … Dalla tua posizione … Come tu lo vedi … Tu pensi … Tu credi … Quello che percepisco dalle tue parole … Tu sei (identifica il sentimento, per esempio arrabbiato, triste, contento) 157 Ho colto che tu … In realtà percepisco che stai dicendo che … Da dove stai venendo … Tu immagini … Tu vuoi dire … Frasi utili quando hai una certa difficoltà a recepire chiaramente, o potrebbe sembrare che il richiedente non sia aperto alla tua comunicazione: Potrebbe darsi che … Chissà se … Non so se ti capisco, ma … Accetteresti questa idea … Quello che mi pare di indovinare è che … Correggimi se sbaglio, ma … È possibile che … Ti sembra ragionevole che tu … Si potrebbe trattare di questo, tu … Dalla mia posizione tu … Credo che intendo questo, che tu … Sembra che tu senta … Sembra che … Forse senti che … In certo qual modo ho l’impressione che tu senta … Potrebbe darsi che tu … Oppure che tu … È concepibile che … Forse sarò fuori per pranzo, ma … Ti senti un po’… Forse è azzardato, ma … Non sono sicuro che ti seguo, intendi dire … 158 Non sono certo se capisco, tu senti … Sembrerebbe che tu … Secondo il mio modo di capire, tu … … è così? … vuoi dire questo? … ti senti così? Vediamo se capisco, tu … Ho l’impressione che tu … Immagino che tu … 159 BIBLIOGRAFIA Luhmann N. 1995 Bauman Z.,2008 Stauder P., 1993 Biagio Sanfilippo, Pietro Algisi “IL POTERE TRASFORMATIVO DEI GRUPPI DI AMA” LIDAP on.lus “il gruppo di ama” Barone,Licari,Barrano, Samperi,Dondoni “sviluppo locale partecipato e sostenibile” D.motto,S. Canton,C. Bosis “salute mentale nella comunità” “I gruppi di auto mutuo aiuto e l’esperienza dell’associazione A.M.A. di Trento” G. LISS “Insieme per essere felici” P.Menghi “ I figli dell’istante” E.Fromm “i cosiddetti sani” Lister “Psicologia di comunita” U. Bosetti “A.M.A. il prossimo tuo…” Associazione Prodigio Onlus, Trento 2 ottobre 2000. www.prodigio.it U. Bosetti “Auto mutuo aiuto per stare meglio” Associazione Prodigio Onlus, Trento 5 ottobre 2001. www.prodigio.it A.Della Moretta. “Meno pregiudizi sulla follia” da Il Giornale di Brescia del 16 settembre 2001 Documento UNASAM: “Pregiudizio, stigma, esclusione”. Roma, 3 dicembre 2004. www.retesociale.it 160 G. Dall’Acqua “I pregiudizi della scienza” Archivio della rivista HP-accaparlante- n°64, anno 1998. www.accaparlante.it M. Erba “I pregiudizi guastano la mente” relazione annuale dell’OMS del 4 ottobre 2001. www.tempomedico.it “Insieme contro lo stigma” progetto di diffusione dell’informazione sulla sofferenza psichica per la lotta allo stigma e l’orientamento dei familiari. Roma, 2004. www.retesociale.it “Lo stigma nella salute mentale” dalla rivista ADEB. Lisbona, febbraio 2004. www.sospsiche.it Ministero della Salute, I Campagna nazionale a favore della malattia mentale “Non è diverso da te. Curare i disturbi mentali si può, nessun pregiudizio, nessuna esclusione”, 3 dicembre 2004. www.ministerosalute.it O. Wahl “Le immagini sullo stigma influenzano i bambini” Associazione Mentale Nazionale di Salute, 2005. www.vigilanzadistigma.it Progetto Obiettivo “Tutela della Salute Mentale” 1998/2000, Decreto del Presidente della Repubblica del 10 novembre 1999 da Psichiatri Oggi Mastroeni A.e al., Link, vol.I/2012“Supporto tra Pari in Salute Mentale nel Panorama internazionale e nell’esperienza comasca” 161 Gruppi a.m.a. attivi nel territorio 162 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto IL PUZZLE Nel gruppo di auto mutuo aiuto “Il Puzzle” sono affrontate diverse tematiche. Puoi partecipare e condividere con noi i tuoi problemi e disagi ogni giovedì dalle ore 9.00 alle ore 11.00 presso la Casa delle Associazioni di Ariccia Info: Nanda 320 69 39 288 Vilelma 06 932 73 768 163 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto FAMILIARI CIAMPINO Il gruppo si rivolge ai familiari di pazienti psichiatrici, ed è aperto a tutta la cittadinanza. Gli incontri si svolgono di lunedì ogni 15 giorni alle ore 18.30 nei locali della parrocchia di S. Giovanni Battista, Ciampino Info: Sandra 349 73 90 630 164 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto GRUPPO ONCOLOGICO All’interno del gruppo potrai affrontare, condividere ed esprimere tutti i vissuti legati a questa difficile esperienza. Gli incontri si tengono al CESV di Ariccia,Via A. Chigi n°44 Info: Elena 349 36 74 917 Nanda 320 69 39 288 165 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto TANA LIBERA TUTTI Solitudine, isolamento sociale, bassa autostima, sono stati di sofferenza molto diffusi tra gli utenti del CSM. Il gruppo ama “Tana Libera Tutti” può aiutarti a trovare nuove strategie per cambiare la tua condizione di disagio, attraverso l’ascolto e la condivisione con gli altri Gli incontri si svolgono al DSM di Anzio tutti i martedì alle 16, 30 Info: Di Malta / Sensetier 06 932 76 318 166 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto ALZA LA TESTA Gli incontri si svolgono tutti i giovedì pomeriggio presso il Centro Diurno Psichiatrico di Albano Info: Claudio Marchini / Catia Chiappa 06 932 73 114 167 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto LE STELLE NASCENTI Il gruppo è rivolto a persone che soffrono di depressione, solitudine e ansia. Gli incontri si svolgono tutti i mercoledì alle ore 16,30 presso i locali del Museo Diocesano a Velletri Info: Aquilina 347 93 25 411 Giuliana 392 38 29 405 Gisella 333 18 09 544 168 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto LA RISORSA Il gruppo è rivolto ai familiari di persone che soffrono di disturbi psichiatrici. Gli incontri si svolgono il giovedì ogni 15 giorni presso i locali di San Clemente, Velletri Info: Giusy 329 71 14 95 169 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto CONFORTO AMICO Quando dobbiamo confrontarci con la morte di persone a noi care ci sentiamo impreparati di fronte alla perdita irreparabile e incapaci di trovare nuovamente il coraggio di vivere. Partecipare ad un gruppo di auto mutuo aiuto per le persone in lutto può essere un mezzo per uscire da una dimensione di chiusura verso gli altri. Il gruppo si riunisce tutti i venerdi dalle ore 17,00 alle ore 19,00 presso i locali del Museo Diocesano, Via della Repubblica n°347, Velletri. Info: Stefania 380 77 11 476 170 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto FAMIGLIE PIU’ Avere o desiderare un figlio adottivo è una scelta coraggiosa! Puoi condividere la tua esperienza con il gruppo di auto mutuo aiuto famiglie più: qui troverai informazioni, consigli e supporto. Info: Enrico 328 06 82 972 171 MAREA (Mente Arte Risveglio Emozioni Amore) Se senti in te una spinta artistica che fa fatica a uscir fuori… questa è l’esperienza che cercavi! Insieme, aiutandoci e confrontandoci, potremmo dare forma alla nostra creatività! Gli incontri si svolgono il lunedì e il venerdì dalle ore 15,30 alle ore 18,00 e il mercoledì dalle ore 10,00 alle ore 12,00 presso i locali dell’Associazione Culturale “Calliope” Via Ettore Novelli, 19 Velletri (RM) Info: Rita 333 34 77 621 Valentina 320 42 87 530 172 Gruppo di Auto Mutuo Aiuto MAMME SINGLE Oggi sono molte le donne che, come te, devono crescere un figlio da sole: ragazze madri, donne separate o divorziate. Il gruppo di auto mutuo aiuto per mamme single può aiutarti a superare dubbi, incertezze e imbarazzi. Info: Annalisa 348 89 77 670 Chiara 347 36 04 400 Simona 340 39 34 478 173 Gruppo A.M.A. in fase di realizzazione: IL TERZO GENITORE Vivere con i figli dell’altro significa… Condividere, confrontarsi, sostenersi per acquisire la consapevolezza del proprio ruolo. Trovare il giusto equilibrio mantenendo la propria identità e rispettando quella degli altri. Info: Barbara 339 53 50 848 Mail: [email protected] 174 Gruppo A.M.A. in fase di realizzazione: ENDOMETRIOSI Noi donne con endometriosi non siamo più sole: questo disturbo non può e non deve cambiare la nostra vita. Incontriamoci e parliamone, insieme si può affrontare… Info: Marcella 338 61 84 607 (dopo le 16,00) 175 Ringraziamenti Si ringraziano tutte le persone che si sono sperimentate con me in quest’avventura così bella e così impegnativa: grazie di cuore prima di tutti a Donato Leccisi, Direttore del DSM ASLRMH che con pazienza e fiducia, ci accompagna nei vari passaggi di azione e a volte, anche di crisi , sostenendoci sempre nella direzione di “andare avanti”con tale iniziativa.. tra gli utenti e familiari: un ringraziamento particolare all’impegno costante e affettuoso offerto da Aquilina B., Giuliana D’E., Nanda B.; si ringraziano inoltre: Agnese G., Alessandra M., Angela A., Anna R.., Annalisa De S., Annalisa S., Antonella C.,. Antonietta, Antonio I., Barbara C.,Chiara I., Cristina A., Daniela , Daniela P., Davide G., Diana S., Enrico C., Erica B.,. Ettore T. e sua moglie Dina, A.Faezè, Federica N., Fiorella S., Francesca R.., Fulvio R.., Gabriella M., Gianfranco M.,Gisella C., Giusy S., Laura A., Lucia A., Luciana P., Manuela M., Marcella P., Marcella T., Margherita, Marina G., Marinella S., Massimo D’A.., Orietta P , Paola G., Patrizia ,Patrizia P., Samantha B., Sandra C., Santo, Silvana N., Simona E., Simone D’A.., Simonetta, Simonetta R.., Stefania A., Stefano B., Tiziana F., Valentina P .e sua madre Rita D’A. 176 Tra i colleghi del Dipartimento di Salute Mentale: Marco Sacconi che per primo ha portato “Le Parole Ritrovate” a Frascati Marco D’Alema che ha voluto che tale movimento si estendesse nel territorio del CSMH1 Mario Pinto che mi ha conferito l’incarico di coordinare a livello Dipartimentale le attività inerenti alla promozione della cultura e della pratica della mutualità Giuseppe Fabiano che ha permesso al personale di impegnarsi con costanza nell’attività dell’intervisione Antonio D’Auria che ha accolto la collaborazione degli U.F.E. nell’SPDC di Albano Lanfranco Godeas che mi ha sostenuto nell’organizzazione dei corsi di formazione ECM aziendali, finalizzati alla promozione dell’a.m.a. Mauro Ciarla che mi ha supportato sempre negli aspetti tecnici Vilelma Spaccatrosi, Elena D’Alessio, Catia Aquilani, Annie Sensetier, De Paulis AnnaRita, Di Malta M.Teresa, Laura Vittori, Claudio Marchini, Catia Chiappa, che si sono occupati con costanza di consolidare la realtà dell’a.m.a. e del “Fareassieme” a più livelli e con partecipazione emotiva Tutti i colleghi del CSM di Velletri che hanno avuto la pazienza di collaborare a più livelli, alla diffusione della pratica dell’a.m.a. 177 nella realtà sociale: M.Paola De Marchis, Presidente dell’Ass.ne Culturale “Calliope”, che ha aperto oltre la sede, anche le braccia al gruppo M.A.R.E.A. Donatella V. con la quale si è tentato un percorso associativo Tullio Sorrentino, Presidente dell’ass.ne culturale “Il Trivio”, che da anni consente l’uso dei locali del Museo Diocesano di Velletri come sede dei gruppi di a.m.a..in modo gratuito e sostiene l’importanza di tale realtà. un grazie speciale a Marialba Albisinni e Ileana Pernice, mie care colleghe tirocinanti, che hanno consentito, con grande professionalità, simpatia e impegno, la realizzazione di questo lavoro, impiegandosi a più livelli, al di là del ruolo tradizionale. Infine un ringraziamento particolare a Gisella Caravà che con amore ha realizzato il disegno della copertina. 178 INDICE Prefazione .........................................................................5 1. Introduzione .................................................................9 2. Dall’Istituzione alla Realtà Sociale: la Potenzialità Trasformativa dei Gruppi di Auto Mutuo Aiuto ...........14 2.1 Le Parole Ritrovate...............................................15 2.2 Perché sostenere i gruppi a.m.a. ...........................23 3. Il ruolo del Dipartimento della Salute Mentale come promotore della Cultura e la Pratica della Mutualità .....28 4. L’operatore dei Servizi: Il passaggio dal ruolo tradizionale al ruolo di professionista “catalizzatore” ...34 4.1 Dal curare al prendersi cura di … l’auto mutuo aiuto come strumento di crescita ................................34 4.2 Dalla dipendenza all’autonomia: cosa accade quando l’utente si espone in un gruppo a.m.a. senza la presenza di un “esperto”? ...........................................37 5. Cosa sono i gruppi di auto mutuo aiuto? ...................44 5.1 Tipologie dei gruppi a.m.a. ..................................44 5.2 Caratteristiche dei gruppi a.m.a............................47 5.3 Regole dei gruppi a.m.a........................................48 5.4 Alcune dinamiche nei gruppi a.m.a. .....................49 5. 5 Per attivare un nuovo gruppo .............................51 5.6 Il gruppo si forma .................................................55 5.7 Chi inviare? ..........................................................55 6. Ruolo del facilitatore ..................................................58 6.1 Facilitatore “spontaneo” o facilitatore “formato”? ....................................................................................58 6.2 Compiti del facilitatore.........................................62 179 6.3 La Sede .................................................................64 7. Training formativo ....................................................66 7.1 Le Dimensioni Umane nella Relazione di Aiuto .67 7.2 Stili di comunicazione ..........................................67 7.3 Dall’ascolto al piano d’azione ..............................69 7.4 Per allenarci ..........................................................70 8. Efficacia dei gruppi a.m.a. .........................................80 9. La realtà dei gruppi a.m.a. nel territorio della ASLRMH .......................................................................84 9.1 Ciampino ..............................................................85 9.2 Genzano ................................................................87 9.3 Anzio ....................................................................98 9.4 Albano ................................................................102 9.5 Velletri ................................................................104 10. Da “Il Diario di Bordo” ..........................................120 10.1 Testimonianze e fasi di passaggio nei gruppi...123 11. CONCLUSIONI .........................................................148 Dalla chiusura all’apertura: “un percorso per combattere stigma e pregiudizio” ...................................................148 Appendice A - Progetto: “stigma e pregiudizio: due nemici da combattere” - ..............................................152 - Questionario ... Errore. Il segnalibro non è definito. Appendice B - Alcune guide introduttive di comunicazione ..............................................................157 BIBLIOGRAFIA ..........................................................160 Ringraziamenti .............................................................176 180 Questo scritto vuole riportare l’esperienza tracciata nel territorio di appartenenza della ASL RMH, attraverso un lavoro di rete sociale basato sulla cooperazione di operatori, utenti, familiari e cittadini nella logica del “fare assieme”, per favorire la strutturazione e lo sviluppo dei gruppi di auto mutuo aiuto. Nello stesso tempo, in modo semplice, alla portata di tutti, si vuole dare un contributo nell’orientare chi vuole applicare la pratica e la cultura della mutualità: come strutturare un gruppo, quali principi e valori ispirano i partecipanti, qual è il ruolo dell’operatore e del facilitatore, quali dimensioni umane sono importanti perché il gruppo abbia successo, e infine, sono delineate alcune considerazioni per mantenersi “in forma” ed essere efficaci nella relazione di aiuto. Le testimonianze vive dei partecipanti tratte dai “Diari di Bordo” rendono espliciti alcuni importanti passaggi che avvengono all’interno dei gruppi. Rosa Caporuscio Nasce a Pontecorvo (Fr) il 26/01/1955 Dirigente psicologo presso il Centro di Salute Mentale di Velletri, da diversi anni è referente dipartimentale della cultura e pratica della mutualità