La frattura del femore nell’anziano: lavoro di squadra
tra specialisti e medici di base
Menopausa e sindrome metabolica: se ne è discusso al Melloni
La salute inizia a tavola anche sul luogo di lavoro
Impariamo anche a bere nel modo giusto
Parte un nuovo servizio di psiconcologia FBF: la terapia si fa in gruppo
Salute mentale in Italia: facciamo il punto
Patologia cerebrovascolare acuta: l’importanza
di un inquadramento diagnostico rapido
Uno studio multicentrico per fare il punto
sulla salute psichica di chi è in dialisi
Continua e si rafforza l’impegno dell’Associazione
Amici del Diabetico del Fatebenefratelli
Tante novità in arrivo
Menopausa e sindrome metabolica: se ne è discusso al Melloni
Il Farmacista in reparto per l’ottimizzazione dell’appropriatezza
delle terapie antibiotiche
Un viaggio a New York per allontanare lo stigma della malattia mentale
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Le Direzioni del Fatebenefratelli e del Macedonio Melloni vi augurano Buone Feste
Un riconoscimento molto speciale
L
o scorso 7 dicembre in occasione della consegna degli
Ambrogini d’Oro di Milano, l’Ambulatorio di Prevenzione e
Cura delle Malattie Metaboliche dell’Osso afferente alla
Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia del Fatebe-nefratelli è stato insignito di un riconoscimento prestigioso: l’attestato di Civica Benemerenza del Comune di Milano. L’Ambulatorio,
struttura da anni al servizio dei cittadini milanesi, nasce nel 1989:
prima il dott. F. Rotolo e poi il dott.V. Galmarini (attuale responsabile, cui è stato conferito l’incarico ad Alta Specializzazione per le
Malattie Metaboliche dell’Osso), intuirono da veri precursori dei
tempi che tale specifica attività avrebbe avuto necessità di essere ben
distinta dal resto della patologia ortopedica trattata nell’ambulatorio
di carattere generale. Da quegli anni sino a oggi l’Ambulatorio è
diventato un punto di riferimento per le patologie metaboliche dell’osso, in particolare dell’osteoporosi, per la popolazione di Milano e
provincia. Sono stati visitati e monitorati con continuità in tutti queContinua a pagina 2
Il sindaco Pisapia durante la consegna con il Direttore Generale FBF Michiara,
il dott. Capelli, Responsabile S.C. Ortopedia e Traumatologia FBF
e il dott. Galmarini, Responsabile dell’Ambulatorio di Prevenzione
e Cura delle Malattie Metaboliche dell’Osso
di Carlotta Peviani
La frattura del femore nell’anziano: lavoro
di squadra tra specialisti e medici di base
L
a frattura del femore resta ancora oggi per il paziente anziano un evento importante che richiede una cura
particolare sia nella fase preoperatoria sia in quella postoperatoria con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di
qualità di vita. È proprio in considerazione della complessità di
questi pazienti che la Struttura Complessa di Ortopedia e
Traumatologia del Fatebenefratelli ha organizzato, lo scorso 21
novembre, con la collaborazione dell’Ordine dei Medici di Milano,
il corso “Frattura di Femore e Osteoporosi nel XXI secolo” aperto a tutti i medici di base e ai medici specialisti.“I posti a disposizione sono andati esauriti a dimostrazione che c’era un grande
interesse verso questa tematica”, spiega il dottor Roberto Capelli,
Responsabile S.C. Ortopedia e Traumatologia FBF e coordinatore
e responsabile scientifico del corso insieme al dottor Valter
Galmarini, Responsabile Centro Osteoporosi e Malattie Metaboliche dell’osso FBF, “l’obbiettivo era offrire un panorama completo dell’iter clinico e terapeutico cui va incontro il paziente anziano con frattura del femore, non solo nella fase acuta dell’intervento chirurgico - oggi le linee guida consigliano l’operazione
entro le 48 ore dalla frattura al fine di scongiurare il più possibile
conseguenze severe - ma anche in quella successiva della riabilitazione e del reinserimento sociale. In tutte queste fasi il medico
di base è una figura chiave, poiché fa da tramite tra il paziente e la
struttura ospedaliera specie nel percorso post dimissione.
Durante il corso è stata dunque approfondita oltre la parte chirurgica - sono intervenuti importanti specialisti in questo
campo - anche quella riabilitativa e assistenziale di questi pazienti
- erano presenti il geriatra, l’assistente sociale, il nutrizionista”.
Menopausa e sindrome metabolica:
se ne è discusso al Melloni
N
egli ultimi anni si è evidenziato sempre più il legame tra
menopausa e sindrome metabolica. I dati scientifici di ultima generazione parlano chiaro: le donne nel periodo della
menopausa hanno un rischio maggiore di sviluppare diabete mellito
di tipo 2, malattia cardiovascolare e malattie neurologiche degenerative.Alla luce di questo è stato organizzato, lo scorso 14 novembre presso l’Aula Universitaria del Macedonio Melloni, il convegno
di medicina di genere “Approccio Multidisciplinare alla Sindrome
Metabolica in menopausa”, rivolto ai medici di base e ai medici specialisti - ginecologi, cardiologi, geriatri, diabetologi, endocrinologi,
dietisti - per accendere un riflettore sulle conseguenze importanti,
specie da un punto di vista cardiovascolare che possono colpire
alcune donne durante questa fase delicata della loro vita. Ad aprire
i lavori di una giornata di intenso dibattito, durante il quale sono
intervenuti specialisti esperti nelle varie aree di interesse sia del
Fatebenefratelli sia di altre strutture ospedaliere, sono stati la dottoressa Marisa Errico, Direttore Medico di Presidio del Melloni e
ad interim del Fatebenefratelli, la dottoressa Nadia Cerutti,
Responsabile S.S. Dietologia e Nutrizione Clinica FBF e Responsabile scientifica del corso e la dott.ssa Francesca Merzagora,
presidente dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna
O.N.Da. C.P.
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Durante il convegno, la dott.ssa Errico, Direttore Medico di Presidio del
Melloni e ad interim del Fatebenefratelli e la dott.ssa Cerutti, Responsabile
S.S. Dietologia e Nutrizione Clinica FBF
UN RICONOSCIMENTO MOLTO SPECIALE
problematiche dell’osso legate al calo di estrogeni nel post-menopausa, e quindi alla fondamentale importanza ed integrazione delle
componenti cliniche che studiano tale patologia.
Dal punto di vista scientifico il personale medico è attivo, come rilevabile dalla partecipazione a studi Nazionali sull’Osteoporosi. L’attività scientifica sull’Osteoporosi e sulle fratture è da sempre al centro dell’attenzione, e annovera 45 pubblicazioni (con il riconoscimento nel 2013, in uno studio multicentrico, di “Miglior Pubblicazione Europea” del settore); 145 relazioni ai principali convegni Nazionali e Internazionali, 40 Posters a Congressi.
L’assegnazione della Civica Benemerenza all’Ambulatorio di Prevenzione e Cura delle Malattie Metaboliche dell’Osso FBF è dunque
un importante riconoscimento per il lavoro fin qui svolto, ma soprattutto un incoraggiamento a continuare il percorso intrapreso e
ormai consolidato per il miglioramento quali-quantitativo dell’offerta
sanitaria rivolta ai cittadini milanesi e della provincia.
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sti anni circa 5.000 pazienti. Il personale medico della S.C. di Ortopedia ha sempre fatto uno sforzo importante, in termini di tempo e
di risorse, per divulgare la prevenzione dell’osteoporosi, soprattutto
tra le donne in post-menopausa e tra gli anziani, anche attraverso la
costante distribuzione di opuscoli informativi e l’organizzazione di
incontri diretti con i pazienti (in collaborazione con ONDA, con la
ASL di Milano e con la Società Italiana dell’Osteoporosi e del
Metabolismo Osseo - SIOMS - e Società Italiana di Ortopedia e
Traumatologia - SIOT -).
In particolare nell’ultimo quinquennio, compatibilmente alle risorse
umane, l’attività è stata ulteriormente implementata, ponendo sempre più attenzione a tutti gli aspetti della problematica (non solo clinici ortopedici, ma anche in collaborazione con la SC di Fisiatria e
Oncologia, ed anche in ambito didattico, informativo, culturale, di collaborazione con Enti pubblici e privati e Medici di Base). Sottolineiamo come quest’attività è principalmente rivolta alla donna e alle sue
La salute inizia a tavola
anche sul luogo di lavoro
L
o scorso ottobre la Struttura Semplice di Dietologia e
Nutrizione Clinica del Fatebenefratelli ha organizzato presso
la Sala Maria Bambina un corso accreditato per i dipendenti di
tutta l’azienda ospedaliera intitolato “Principi generali di Educazione
Alimentare”.
“Obbiettivo del corso, che ha registrato una grande adesione, è stato
quello di promuovere la salute di tutti i dipendenti attraverso una sana
alimentazione e uno stile di vita corretto”, spiega la dottoressa Nadia
Cerutti, Responsabile S.S. Dietologia e Nutrizione Clinica FBF, “su indicazione infatti di ASL Milano e Regione Lombardia riguardo all’importanza della divulgazione del tema della salute sul luogo di lavoro,
abbiamo infatti deciso di organizzare questo incontro per fornire indicazioni concrete e pratiche per la promozione del proprio stato di
salute. Con il supporto fondamentale delle dietiste del Fatebenefratelli
Graziella Volpi, Sabrina Argenti e Anna Di Girolamo abbiamo affronta-
to il tema dell’educazione alimentare, in particolare: l’importanza di
un’alimentazione ispirata alla dieta mediterranea, di una costante idratazione attraverso l’analisi della cosiddetta Piramide dell’Idratazione
Italiana - spesso sottovalutata - e dell’attività fisica. Particolarmente
apprezzata è stata poi la parte dedicata alle scelte alimentari consapevoli in pausa pranzo: ossia indicazioni su come comporre un piatto
corretto da un punto di vista nutrizionale quando si mangia fuori casa
- in mensa, al bar - con riferimento anche alle porzioni ideali. A metà
corso è stato inoltre offerto ai partecipanti un esempio di merenda
corretta, indicando su ogni alimento il valore nutrizionale corrispondente, così da rendere realmente consapevole ognuno di noi di cosa
è meglio mangiare. Al termine della giornata abbiamo poi distribuito
del materiale informativo in particolare sul tema dell’idratazione. In
considerazione della grande adesione da parte dei dipendenti riproporremo sicuramente quest’esperienza nell’anno nuovo”. C.P.
Impariamo anche a bere nel modo giusto
ne e possono comportare sintomi di varia gravità a carico di
numerosi organi e apparati, in particolare a livello neurologico e
nervoso. Sono queste le motivazioni per cui è fondamentale mantenere un livello costante di idratazione nell’arco dell’intera giornata. Non bevendo in un unico momento ma con una distribuzione equa dell’acqua idonea a coprire il fabbisogno nelle 24 ore.
Imparare a bere correttamente significa anche documentarsi nella
scelta idonea dell’acqua più adatta al proprio organismo leggendo
correttamente le etichette. Sì al consumo di acqua potabile del
rubinetto, con l’accortezza di farla analizzare presso il proprio
comune per conoscerne la composizione chimica esatta” conclude la Argenti. C.P.
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N
ella società moderna, c'è una grande disponibilità di
bevande di gusto e composizione molto varia, per cui il
bere, così come il mangiare, ha assunto una connotazione edonistica. Il consumo di semplice acqua, per molte persone è
solo parzialmente gratificante, mentre sarebbero preferite bevande che apportano sensazioni gustative piacevoli in volumi adeguati (McKiernan et.al. 2008). “A questa esigenza il mercato ha
risposto con un’ampia varietà di bevande con caratteristiche tali
da non poter essere in alcuni casi consigliate perché ricche di
zucchero, caffeina, dolcificanti sintetici, conservanti, coloranti
ecc.”, spiega la dietista del Fatebenefratelli Sabrina Argenti.
“Premesso che l’acqua resta in assoluto la bevanda migliore e
indispensabile al mantenimento della salute del nostro corpo, è
però importante saper scegliere, nel corso delle nostre giornate,
tra le numerose altre bevande che possono comunque favorire la
nostra idratazione. A darci una mano è la cosiddetta Piramide
dell’Idratazione Italiana pubblicata dall’Associazione Italiana di
Dietetica e Nutrizione Clinica che permette di avere chiaro quali
sono le caratteristiche e le quantità delle bevande che la popolazione italiana adulta dovrebbe assumere quotidianamente. Per
raggiungere la corretta idratazione giornaliera - pari a due litri di
liquidi nella donna e due litri e mezzo nell’uomo - si devono introdurre almeno cinque bicchieri di acqua - pari circa a un litro -, e
la restante quota si raggiunge sia attraverso gli alimenti che l’assunzione di altre bevande”.
Quali sono le bevande che possiamo introdurre oltre
all’acqua per favorire l’idratazione?
“In primis tutte le bevande come Tè, caffè d’orzo, infusi e tisane
che dovrebbero essere consumate senza zucchero aggiunto,
seguono il latte, i centrifugati di verdure e spremute di frutta sempre senza zucchero aggiunto. Per quanto riguarda l’amato caffè è
concesso un consumo da zero a cinque tazzine al giorno. Solo
occasionalmente è permesso il consumo della birra analcolica e
dei succhi di frutta, mentre le bevande idrosaline dovrebbero
essere solo utilizzate per la reidratazione degli sportivi. Maglia
nera alle bevande gasate e agli energy drink, sono le peggiori e
vanno assunte solo raramente”.
Perché è così importante scegliere cosa beviamo oltre a
cosa mangiamo?
“Il nostro organismo è fatto in grandissima percentuale di acqua
e perdite anche minime influenzano i processi di termoregolazio-
di Carlotta Peviani
Parte un nuovo servizio di psiconcologia
FBF: la terapia si fa in gruppo
L
fase così delicata come quella della malattia” continua la dottoressa
Conca, “Non esistono regole, indipendentemente dallo stadio della propria patologia oncologica il paziente può sentire la necessità di un supporto psicoterapeutico. La richiesta di aiuto può arrivare in qualsiasi
momento - e non esclusivamente nella fase critica della diagnosi della
malattia”.
Scopo di queste modalità di sostegno è occuparsi delle emozioni e delle
fatiche derivanti dalla malattia e dal cambiamento che essa determina nella
propria vita. “Presso il nostro ambulatorio”, dice la dottoressa Francesca
Piazzalunga, psicoterapeuta presso lo stesso Servizio, “è possibile svolgere
anche un solo colloquio orientativo, senza che a questo faccia seguito il
percorso strutturato di 8 incontri. Il senso di questa possibilità è quello di
dare spazio al paziente o ai suoi famigliari per esprimere dubbi, domande
rispetto alla situazione che si sta vivendo e capire insieme quale è il percorso più adatto in quel particolare momento. Nella nostra esperienza ci
è capitato di incontrare pazienti o parenti una volta sola, qualcuno di loro
è tornato a distanza di alcuni mesi per svolgere il percorso di colloqui in
un momento più adatto per sé, per altri invece è bastato quel singolo
incontro per mettere meglio a fuoco il momento presente senza sentire
necessariamente il desiderio di confrontarsi in un percorso terapeutico”.
Un’attenzione speciale viene riservata infine anche ai famigliari dei
pazienti.“La malattia oncologica coinvolge infatti l’intero nucleo famigliare”, dice la Piazzalunga,“con il Servizio ParenteSI nato alcuni anni fa sempre con la collaborazione e il sostegno dell’Associazione
di Volontariato Progetto UMAN.A che affianca tutte
queste attività, si dà l’opportunità ai famigliari che lo
desiderano di intraprendere un percorso di otto colloqui ogni quindici giorni. I parenti, nel loro ruolo di supporto del malato, tendono infatti a non esprimere il loro
stato d’animo: per questo sono spesso loro stessi a sentire la necessità di un sostegno psicologico”. Grazie al
progetto ParenteSI l’ambulatorio di Psiconcologia può
offrire un sostegno psicologico anche ai parenti dei
pazienti domiciliari, impegnati spesso come caregiver
nell’accompagnare i propri cari nelle fasi più critiche
della malattia oncologica.
a forza del gruppo: è
questo lo spirito che
anima il nuovo servizio di sostegno psicologico
che, dal prossimo Gennaio,
sarà messo a disposizione
gratuitamente dei pazienti
oncologici in cura presso gli
ambulatori del Fatebenefratelli. Questa proposta di supporto ai pazienti organizzata
Da sinistra le psicoterapeute del Servizio
dal Servizio di Psiconcologia
FBF prevede un percorso di la dott.ssa Piazzalunga e la dott.ssa Conca
otto incontri ogni quindici giorni all’interno di piccoli gruppi formati da un
massimo di otto pazienti oncologici. La partecipazione ai gruppi - cui si
accede attraverso un colloquio individuale conoscitivo - avviene o per iniziativa del paziente stesso o su suggerimento del medico oncologo.“L’idea
di avviare una terapia di gruppo nasce dalla considerazione che il gruppo
in quanto tale è uno strumento utile da diversi punti di vista: in primis nel
placare il senso di solitudine che il paziente oncologico spesso vive sebbene sia circondato da famigliari e amici”, spiega la dottoressa Beatrice
Conca, psicoterapeuta presso il Servizio di Psiconcologia FBF, “potersi
confrontare con chi sta vivendo lo stesso percorso di malattia può essere di grande sostegno nel placare paure e ansie. La terapia di gruppo permette inoltre, grazie al confronto con
gli altri e alla condivisione di un’esperienza comune, di
apprendere nuovi modi di vivere la malattia e di affrontarla. Ognuno di noi infatti di fronte alle difficoltà attinge
a risorse diverse e può fornire nuovi spunti e pensieri a
chi lo ascolta. La presenza della psicologa serve ad alimentare e a creare il clima affettivo del gruppo per far sì
che ogni paziente si senta libero di esprimere le proprie
emozioni, secondo i propri tempi e i propri modi, senza
temere il giudizio di chi lo ascolta”. La terapia di gruppo
è dunque un’opportunità alternativa allo spazio dei colloqui di supporto individuali che da molti anni sono attivi all’interno del Servizio di Psiconcologia FBF per tutti i
pazienti sia interni - inclusi i pazienti degenti in reparto e
in Hospice - sia esterni al Fatebenefratelli. “Si tratta di
percorsi differenti ma tutti finalizzati al sostegno in una
Per informazioni e appuntamenti è possibile rivolgersi
alla Segreteria della Divisione di Oncologia Medica e
Chemioterapia chiamando il numero 02.63632255
Salute mentale in Italia: facciamo il punto
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econdo una stima del 2010, circa il 38% della popolazione euro- tre di prospettare esiti di trattamento più positivi. La possibilità di agire
pea soffre nel corso della vita di un qualche disturbo psichico. su più livelli (da quello farmacologico, a quello psicoterapico, somatico)
Le previsioni dell’OMS per quanto riguarda la disabilità e il sui- sta consentendo di riconoscere vie finali comuni dei diversi trattamenti
cidio indicano inoltre con forza come nel 2020 i disture di definire migliori possibilità di integrazione tra quebi psichiatrici maggiori avranno un ruolo causale di prima
sti”, dice Mencacci, “occorre però cambiare la mentalità
linea anche per quanto riguarda questi due importantisdella pubblica opinione e per questo è importante far
simi ambiti. “Considerazioni qualitative e quantitative
arrivare le informazioni adeguate e corrette al pubblico
rendono dunque conto del fatto che i disturbi mentali
attraverso i media. La bassa considerazione dei disturbi
costituiranno una delle sfide più ardue da affrontare nel
psichici si riflette anche negli scarsi finanziamenti dedi21° secolo. Ciò appare ancor più valido oggi, sotto
cati ai servizi di salute mentale. Ridurre lo stigma è
la scure della crisi economica e della conseguente riduquindi importante per consentire alle Istituzioni di invezione di risorse e di servizi”, spiega il professore Claudio
stire in questo campo riconoscendo quanti benefici può
Mencacci, Direttore Dipartimento Neuroscienze e
portare all'intera popolazione (la salute mentale pesa
Salute Mentale del Fatebenefratelli e nominato nuova- Il prof. Mencacci, Direttore oltre il 3% del PIL).
mente Presidente della Società Italiana di Psichiatria, “lo Dipartimento Neuroscienze Purtroppo manca ancora nel piano nazionale delle cronie Salute Mentale FBF
sviluppo delle neuroscienze soprattutto nell’area della
cità qualunque riferimento alla psichiatria e alla depresgenomica e del brain imaging ha permesso una maggior comprensione sione. Occorre mettere in atto in tempi rapidi un piano nazionale di sendell’interazione tra genetica e ambiente e l’arricchimento di quella nuova sibilizzazione e lotta alla Depressione (prevalenza oltre il 13%, doppia
area chiamata epigenetica. L’epigenetica riconosce una sostanziale nelle donne). Un programma che veda coinvolti tutti gli stake holder istiinfluenza dell’ambiente e quindi degli stili di vita e delle scelte dell’indivi- tuzionali affinché la nostra sia l'ultima generazione a permettere che la
duo e/o della cultura in cui vive sul benessere della mente; consente inol- vergogna o lo stigma regnino al di sopra della Scienza e della Ragione”.
Patologia cerebrovascolare acuta: l’importanza
di un inquadramento diagnostico rapido
S
ono circa 150-200 i pazienti con patologie cerebrovascolari acu- le casistiche raccolte fino ad oggi.“Dallo scorso maggio inseriamo i dati
te, ischemiche o emorragiche, che annualmente al Fatebene- nel Registro Stroke di Regione Lombardia. Abbiamo inoltre un nostro
fratelli necessitano di un ricovero. Si tratta di pazienti di età database in cui registriamo i pazienti con queste patologie”, spiega la
media intorno ai 76 anni che accedono all’ospedale attraverso l’arrivo in dottoressa Fetoni,“grazie alla raccolta dati sappiamo che circa una decipronto soccorso, a volte senza l’intervento del 118. “Il ruolo dell’infer- na di pazienti all’anno con patologie cerebrovascolari rientrano nella
miere di Triage del Pronto Soccorso nel caso di un evento cerebrova- “finestra temporale” per eseguire la trombolisi. I pazienti che richiedoscolare è di cruciale importanza”, spiega la neurologa Vincenza Fetoni, no una degenza sono ricoverati nei reparti di Medicina, circa il 40% di
della S.S. Neurologia afferente alla S.C. Medicina Urgenza,“soprattutto se essi presso Medicina d’Urgenza dove sono presenti alcuni “letti neuroil paziente si reca in PS con mezzi propri. È, infatti, fondamentale il rico- logici”. Questa tipologia di pazienti è seguita non solo dal neurologo, che
resta la figura di riferimento, ma da un team mulnoscimento rapido di disturbi suggestivi di ictus
tidisciplinare che lo accompagna in un percorso
cerebrale, in quanto il “fattore tempo” è quello
diagnostico, assistenziale, terapeutico e riabilitatiche permette di intervenire per il trattamento di
vo - l’internista, il radiologo, il nutrizionista, il chiurgenza: entro le 4 ore e mezzo dall’esordio dei
rurgo vascolare, il cardiologo, il fisioterapista, il
sintomi può essere eseguita la trombolisi sistemilogopedista, l’infermiere - al fine di favorire il mica per via e.v e/o la trombolisi intraarteriosa sia
glior recupero funzionale con riduzione della disaessa meccanica o farmacologica anche a distanza
bilità residua ed anche della mortalità. È ormai
di 6 ore dall’esordio, soprattutto nella patologia
noto ampiamente in letteratura che, dove c’è un
del grosso vaso. Il paziente che afferisce al PS con
team dedicato, la prognosi dell’ictus è migliore. È a
queste caratteristiche viene trasferito, se elegibile
per trombolisi, presso altre strutture ospedaliere Da sinistra i dottori della S.S. Neurologia FBF partire del 2012, grazie a scelte strategiche azienMatteo Ciocca, Marta Pirovano,
dali, che l’attenzione per le patologie neurologiche
dove viene eseguita la metodica e una volta stabiVincenza Fetoni e Mirko Piola
è cresciuta nel nostro ospedale con il primo arrilizzato, ritorna presso la nostra struttura. È il meccanismo “hub and spoke” - sistema di rete integrato centro-periferia e vo di due neurologi, la sottoscritta e il prematuramente scomparso dotviceversa - con cui si vorrà affrontare nel prossimo futuro la patologia tor Pierluigi Baron che ha contribuito in modo tangibile alla crescita di
cerebrovascolare in ambito regionale”. È dunque importante l’inquadra- questo servizio e in particolare della patologia cerebrovascolare e nella
mento rapido e preciso di queste patologie fin dal loro esordio. È altret- stesura del relativo PDTA. Il potenziamento del gruppo (fine Dicembre
tanto importante la conoscenza e l’applicazione del PDTA (Percorso 2014) con l’arrivo di tre giovani colleghi ha rinsaldato le competenze
Diagnostico Terapeutico Assistenziale) adottato per la malattia. A tale neurologiche con la possibilità di offrire all’utenza una risposta più ampia
scopo, lo scorso 9 dicembre, la S.S. di Neurologia FBF ha organizzato un e articolata non solo in urgenza (maggiore presenza del neurologo in PS,
incontro divulgativo intitolato “ICTUS CEREBRALE: STATO DELL’ARTE attivazione di convenzione in cui diventa più agile il trasferimento del
AL FATEBENEFRATELLI” rivolto al personale medico e infermieristico malato) ma anche nella presa in carico a lungo termine con i risvolti assidell’azienda presso la Sala Maria Bambina presentando il PDTA, i dati e stenziali/sociali che la patologia cronica comporta”.
Uno studio multicentrico per fare il punto
sulla salute psichica di chi è in dialisi
U
revole non solo al paziente ma anche alla sua cooperazione e compliance al trattamento in reparto”.
In questo studio cui hanno preso parte cinque psicologi del Centro
per la cura dell’ansia e della depressione FBF - i dottori Tommaso
Zanella, Francesca Petrillo, Luana Mari, Milena Spera - sono stati somministrati una serie di questionari ai pazienti in cura presso la U.O. di
Nefrologia e Dialisi FBF, con l’obiettivo di valutare le loro condizioni
di benessere psichico (qualità di vita, di stress, ansia, depressione, strategie di coping). La ricerca è stata condotta in un’ottica multicentrica,
rilevando dati provenienti da più Centri Dialisi, per conferire un valore aggiunto in termini sia clinici sia statistici. I risultati di questa ricerca, terminata lo scorso giugno, sono stati presentati al Congresso della
Sezione Lombarda della Società Italiana di Nefrologia 2015. “I dati
raccolti sottolineano l’importanza di un sostegno psicologico particolarmente nella fase iniziale della terapia. Nella mia esperienza clinica in
reparto so quanto il trattamento emodialitico sia impattante sulla vita
di queste persone”, dice il dottor Aurelio Limido, Responsabile S.C.
Nefrologia e Dialisi FBF,“i circa ottanta pazienti in trattamento di dialisi che abbiamo in cura accedono al reparto in media tre volte la settimana per quattro ore. Dai dati emersi il paziente dializzato risulta più
fragile nella fase iniziale della terapia, poi sembra adattarsi a questo
forte cambiamento di vita. Significa che l’ambiente ospedaliero riesce
comunque a fornirgli un senso di umanità e familiarità importantissimo per questo paziente che trascorre così tante ore della propria esistenza in reparto. È dunque auspicabile la creazione di programmi di
intervento psicologico strutturati e mirati per questi pazienti, specie
nella fase iniziale della terapia”, conclude il dottor Limido.
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n team di psicologi del Centro per la cura dell’ansia e della
depressione del Dipartimento di Salute Mentale e Neuroscienze FBF in collaborazione con la S.C. di Nefrologia e
Dialisi FBF ha partecipato, nei mesi scorsi, a un interessante studio
multicentrico sul paziente dializzato. La ricerca intitolata “Aspetti psicologici del paziente emodializzato”, ha coinvolto oltre al Fatebenefratelli, l’IRCCS Ospedale San Raffaele - capofila dello studio - e
l’IRCCS Multimedica. I servizi di psicologia e le Unità Operative di
Nefrologia e Dialisi di queste tre strutture ospedaliere milanesi hanno
preso in esame un gruppo di 105 pazienti adulti in trattamento emodialitico. Il paziente con insufficienza renale cronica che si sottopone
al trattamento emodialitico è costretto, a causa della tipologia e della
durata di questo trattamento, a stravolgere i ritmi della propria vita. In
questi malati possono di conseguenza emergere sintomi ansioso-depressivi, elevati livelli di stress psicologico, uno scadimento della qualità di vita legata alla salute, oltre ad una difficoltà di adattamento alla
condizione di malattia e al trattamento stesso.“Poiché dai dati di questo studio emerge la presenza di un malessere psichico maggiore nei
pazienti all’inizio del trattamento emodialitico, rispetto a quelli che vi
si sottopongono da più tempo, appare di rilevante importanza considerare un intervento di supporto psicologico in fase precoce”, dice la
dott.ssa Roberta Resega, psicologa presso l’Ambulatorio per la
Diagnosi e Cura dei Disturbi dell’Umore e dell’Ansia FBF, “il cambiamento consistente di vita rappresentato infatti dalla dialisi richiede
una capacità di adattamento psicologica, fisica ed emotiva che non può
essere affidata alla sola capacità del paziente. Il sostegno psicologico
può essere l’offerta di uno spazio elaborativo ipotizzabile come favo-
Continua e si rafforza l’impegno dell’Associazione
Amici del Diabetico del Fatebenefratelli
Associazione. Le numerose iniziative che proponiamo da anni - sono
aperte a tutti i diabetici e i loro familiari anche esterni all’ospedale sono da sempre volte a migliorare la qualità di vita delle persone con
diabete - come le camminate terapeutiche con visite guidate a musei,
o i soggiorni educativi dove imparare tecniche di gestione della patologia -. Uno degli obiettivi dell’Associazione è migliorare l’aderenza al
“Patto terapeutico” da parte delle persone con diabete attraverso una
corretta informazione e formazione dei diabetici e i loro familiari. Io
ono sempre di più le iniziative che l’Associazione Amici del
Diabetico ONLUS del Fatebenefratelli - attiva da quasi diciotto anni all’interno della Struttura Semplice Dipartimentale di
Diabetologia FBF - dedica ai propri iscritti e a tutte le persone con diabete dell’ospedale. Sempre più forte è poi la collaborazione con il Team
Diabetologico Allargato del Reparto ideato da alcuni anni per garantire a queste persone un approccio multidisciplinare a 360 gradi.
“Compito dell’Associazione è inoltre quello di formare e informare i
soci, i loro familiari e i cittadini con seminari educativi mensili sulla
patologia diabetica tenuti da clinici del Team Diabetologico o esterni”,
spiega Antonino Arini dallo scorso aprile nuovo Presidente dell’Associazione - Sergio Raffaele suo predecessore è divenuto Presidente
Emerito - “ricordo infatti che sono circa 2.800 i pazienti in cura nella
SSD di Diabetologia FBF e di questi circa 500 sono iscritti alla nostra
S
stesso sono diabetico e sono da anni iscritto all’Associazione - ho
imparato un corretto stile di vita e una gestione della patologia limitando/evitando le sue pericolose complicanze”, continua Arini, “lo
scorso 18 novembre per esempio in occasione della Giornata Mondiale del Diabete abbiamo organizzato un open day in collaborazione
con il personale della SSD di Diabetologia all’interno dell’ospedale per
offrire uno screening gratuito a chi lo desiderasse e fornendo documentazioni e informazioni. E lo scorso 28 novembre si è svolto un altro
evento formativo, aperto a tutti i cittadini, dedicato al diabete e all’innovazione tecnologica. I nostri volontari sono inoltre quotidianamente
presenti in reparto con un desk c/o il reparto di diabetologia per offrire sostegno e dare informazioni ai pazienti in cura”.
Tante novità in arrivo
T
vincessimo, la somma sarà destinata interamente al “New Team
Diabetologico” operante all’interno della SSD di Diabetologia della
AO Fatebenefratelli - progetto che mette sempre più al centro la
persona in ambito medico, clinico, sociale -. Siamo stati l’unica
Associazione per Diabetici della Lombardia e di tutto il nord Italia
a essere finalista per un premio così prestigioso. Nel nuovo anno
dunque l’Associazione rafforzerà il suo ruolo proattivo, propulsivo
e progettuale coerentemente con le linee guida del Piano
Nazionale sul Diabete e con le norme nazionali e regionali al fine di migliorare sempre più le condizioni di vita delle Persone
diabetiche”.
Per informazioni: dal lunedì al venerdì ore 9.00- 13.00
Tel. 02 6363.2775 oppure 3284540498
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ra gli obbiettivi dell’Associazione Amici del Diabetico per
il nuovo anno c’è il rafforzamento della collaborazione
con il Team Diabetologico Allargato FBF.“Nel 2016 il Team
sarà arricchito con nuove attività di tipo sociale e di servizio alla
persona grazie sia al contributo dei nostri volontari sia a quello dei
clinici del Team”, dice il Presidente Arini, “sarà per esempio costituito un centro di ascolto in grado di fornire un supporto psicologico, sociale, fiscale e amministrativo ai pazienti. Siamo inoltre orgogliosi di essere entrati, come Associazione Amici del diabetico
ONLUS, tra i cinque finalisti del concorso internazionale “#5Innovazioni” dedicato alla cura del diabete e alle innovazioni nelle cure.
Il vincitore, che sarà proclamato a fine gennaio, avrà un premio di
20mila euro da impegnare in un progetto: nel nostro caso, qualora
Il Farmacista in reparto per l’ottimizzazione
dell’appropriatezza delle terapie antibiotiche
L’
uso inappropriato degli antibiotici in Ospedale è la principale
causa dell’aumento delle resistenze batteriche. Questo rappresenta un problema clinico in quanto causa un aumento della
morbilità, un prolungamento delle degenze ospedaliere e un incremento della mortalità.
Ad oggi, l’Italia si colloca tra i paesi europei che fanno maggior uso di
farmaci antibiotici (1); è quindi necessario un costante monitoraggio
dell’appropriatezza prescrittiva di questa classe di farmaci, al fine di
ridurre la percentuale di batteri antibiotico-resistenti.
In quest’ottica, nella Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico,
è stato recentemente avviato il progetto “Antimicrobial stewardship in
medicina: impatto/implementazione della figura del Farmacista di
Dipartimento e/o di Reparto nelle Aziende Sanitarie”, promosso dalla
Società Italiana di Farmacia Ospedaliera (SIFO).
Il progetto coinvolge 7 ospedali in tutta Italia (il Fatebenefratelli è l’unico in Regione Lombardia) e prevede la presenza di un Farmacista nel
reparto di Medicina a Indirizzo Epatologico: dal mese di luglio, il dottor
Marco Bellizzi, vincitore della borsa di studio relativa al progetto citato sopra, collabora quotidianamente con i clinici al fine di avviare un
percorso di miglioramento della prescrizione e dell’utilizzo degli antibiotici ospedalieri.
Le attività previste riguardano soprattutto il monitoraggio di alcuni
indicatori (individuati dal gruppo di lavoro multidisciplinare), quali la
correlazione del trend di infezioni in reparto rispetto al consumo degli
antibiotici, la percentuale e la tipologia di patogeni isolati, il monitoraggio della sicurezza dei trattamenti e, infine, la rilevazione di eventuali
reazioni avverse.
Il progetto è volto all’ottimizzazione della gestione dei farmaci antibiotici al fine di garantire un miglioramento della sicurezza del paziente e della qualità assistenziale, ottenendo, al contempo, un controllo
delle resistenze batteriche e un contenimento della spesa sanitaria.
Se pur avviato da poco, il progetto sta già mostrando come la stretta
collaborazione tra Medici, Farmacisti, Microbiologi e Infettivologi sia
fondamentale per la qualità dell’assistenza al paziente.
Non è la prima volta che al Fatebenefratelli si dedica particolare attenzione al monitoraggio dell’utilizzo degli antibiotici: dal 2006, infatti, il
Servizio di Farmacia in collaborazione con il Servizio Qualità Aziendale, il Laboratorio di Microbiologia e il reparto di Anestesia e Rianimazione partecipa a un progetto regionale interaziendale sulla
Profilassi Antibiotica in Chirurgia (PAC).
Obiettivo generale del progetto PAC è il miglioramento dell’appropriatezza della profilassi antibiotica attraverso la produzione e la con-
I Farmacisti di Reparto dott. Marco Bellizzi, dott.ssa Elena Galfrascoli
divisione di Linee Guida, per prevenire l’insorgenza delle infezioni
postoperatorie: per il Fatebenefratelli, la dottoressa Elena Galfrascoli
ha partecipato, dal 2006, nell’ambito del Gruppo di Lavoro interaziendale, alla revisione delle Linee Guida locali sulla base della letteratura
scientifica, con il fine ultimo di elaborare le Linee Guida comuni a tutte
le A.O. partecipanti al progetto.
Attraverso un approccio multidisciplinare che coinvolge diverse figure
professionali, si è inoltre proceduto alla verifica dell’adesione alle Linee
Guida locali attraverso il monitoraggio delle cartelle cliniche (il farmacista, in particolare, è stato coinvolto nella verifica della scelta della
molecola, della posologia, del timing, dell’eventuale dose intraoperatoria e della durata della profilassi).
Il Progetto PAC ha ottenuto finora buoni risultati, e ha posto le basi
per la stesura di un Protocollo aziendale sulla profilassi antibiotica in
chirurgia (attualmente in via di approvazione), ed è tutt’oggi in via di
implementazione, attraverso la collaborazione tra Farmacia, Risk
Manager aziendale e le U.O. di Chirurgia e Anestesia e Rianimazione.
Bibliografia
1. European Centre for disease prevention and control (ECDC) Annual epidemiological report Antimicrobial resistance and healthcare-associated infections 2014.
Un viaggio a New York per allontanare lo stigma della malattia mentale
rientra nei progetti innovativi che riguardano l’inclusione sociale, la
riduzione dello stigma e del pregiudizio e la creazione di un importante lavoro di rete in questo caso per esempio con il Centro di
Ascolto della Parrocchia S. Maria del Suffragio che ha sostenuto il
progetto autofinanziatosi.“L’integrazione di un soggetto con patologia psichica in una società o nella realtà in cui vive è un traguardo
importante, una condizione indispensabile per vivere un’esistenza
dignitosa per sé e per la propria famiglia”, spiegano gli organizzatori
del progetto, il dottor Carlo Scovino Co-Responsabile Attività di
Riabilitazione U.O.P n.55 e Ines Marroccoli, Coordinatrice
Infermieristica CPS4, “proprio in quest’ottica il viaggio ha raggiunto
lo scopo. I pazienti - dopo mesi di incontri preparatori finalizzati al
rafforzamento del gruppo - non solo sono stati in grado di affrontare un’esperienza così impegnativa dal punto di vista emozionale, ma
anche di accrescere e rafforzare la propria autostima” dice Scovino,
“la persona con disabilità psichiatrica vuole fare come gli altri perché vale come gli altri; vuole fare come gli altri perché ha gli stessi
diritti; vuole fare come gli altri perché, come ciascuno di noi, ha bisogno di sentirsi parte di una collettività, di un noi”.
PAG.7
I
l Centro Psicosociale 4 del Fatebenefratelli ha presentato lo
scorso 16 novembre i risultati del Progetto “La Grande Mela” il
viaggio a New York tanto atteso e a lungo organizzato. Per la
prima volta in Italia lo scorso 22 settembre sei pazienti con problematiche di tipo psichiatrico in cura presso il CPS di viale Puglie sono
volati alla volta di New York per un’intera settimana. Il viaggio-avventura, che ribadisce ancora una volta l’impegno dell’U.O.P del
Dipartimento di Salute Mentale e Neuroscienze del Fatebenefratelli,
Flash
a cura di Giuliana Luciani
Donazioni a favore
delle nostre strutture
Incarico di Responsabile
della S.S. Ortopedia
e Traumatologia Geriatrica
Il sig.William Zanzuri ha donato n. 4 carrozzine
a favore della S.C. di Nefrologia e Dialisi.
A decorrere dal 1° novembre 2015 è stato
conferito al dr. Giampaolo Molinari, l’incarico
L’Associazione per l’assistenza al malato onco- triennale di Responsabile della Struttura
logico “Progetto UMAN.A” ha disposto la do- Semplice Ortopedia e Traumatologia Gerianazione di una lavatrice da destinare all’Ho- trica, incardinata nell’ambito della Struttura
spice della S.C. Oncologia.
Complessa di Ortopedia e Traumatologia
Un gruppo di persone ha disposto un’oblazione a favore della S.C. di Oncologia in memoria
di una loro amica, ricoverata più volte in quella
struttura.
(fonte: deliberazioni adottate dal 1° ottobre
al 15 dicembre 2015 e determine dirigenziali
adottate dal 1° ottobre al 30 novembre 2015)
Il valore economico complessivo di queste
donazioni è pari a 2.077,80 euro.
Grazie!
Incarico di Direttore
della S.C. Neurochirurgia
A seguito dell’espletamento di avviso pubblico,
è stato conferito l’incarico quinquennale di
Direttore della Struttura Complessa di Neurochirurgia al dr. Roberto Assietti, che ha conseguito il miglior punteggio fra i candidati classificatisi nella terna degli idonei.
Auguri di Buone Feste
anche dal Comitato di Redazione
Direttore responsabile: GIOVANNI MICHIARA - Coordinatore editoriale: CARLOTTA PEVIANI
Comitato di redazione: MICHELE BRAIT, FRANCESCO REITANO, LUCA BERNARDO, MARISA ERRICO, GABRIELLA FARINA,
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Parola di FBF n. 5 anno 2015