Registrazione tribunale di Roma n. 360/2006 29 settembre 2006
Anno III - N.7 - Ottobre 2008 - Euro 5,00 Copia omaggio - www.ruoteperaria.it
L’informazione ecosostenibile
STEFANIA
PRESTIGIACOMO
Parla il ministro
dell’Ambiente:
«Nel futuro
energie verdi
e nucleare
in armonia»
0OSTE)TALIANE3P!3PEDINABBPOSTALE$,CONVIN,NARTC#"&IRENZE
DA PAGINA 6 A 17
BIOETANOLO L’altra faccia della distilleria ZICHICHI Schiavi di chi vende energia
BIKE SHARING Roma sulle due ruote CECCHI PAONE Il Pianeta serra ci parla
2UOTEPERARIA
SARÌSU
4%34!4%
SOLOSU
I N S T R E A M I N G S U W W W E C O T V I T
Sommario
40
6
Primopiano
Scienza
Rinnovabili all’italiana
Motori
6 Faccia a faccia con Zichichi 38 Dall’Ue la legge per l’idrogeno 63
di Daniela Mogavero
di Dario Cirrincione
di Agostino Zeo
Il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo illustra le nuove
strategie del governo: energie verdi pensando al nucleare
Esperienze
Satira
Lo stivale che pensa all’atomo12
di Veronica Galati e Michela Paloma
di Veronica Galati e Manuela Valle
I pro e i contro nel dibattito sulla quarta generazione
Bike sharing e Fori imperiali 40 La Rovesciata
Il progetto di bici condivisa spopola tra i turisti e romani
Libri
Focus
L’altra faccia della distilleria 20
di Manuela Valle
Il “Pianeta serra” ci parla 46
di Daniela Mogavero
Città
Cecchi Paone racconta il suo nuovo libro: l’analisi
del riscaldamento globale e le soluzione possibili
Il girasole per i bus di Siena 24
Mondo
di Cristina Califano
Il trasporto pubblico sperimenta un piano avveniristico
Registrazione tribunale di Roma
n. 360/2006 29 settembre 2006
Anno III - N.7 - Ottobre
2008 - Euro 5,00 Copia
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stenibile
L’informazione ecoso
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postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004
N°46) Art. 1 Comma I DCB Roma
DA PAGINA 6 A 17
L’alma verde di Cuba
di Giorgio Fasan
di Francesco Tetti
Questa rivista è stampata su carta patinata riciclata ecologica
p
g
L’informazione ecosostenibile
Anno III N.7 Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
Direttore responsabile
GABRIELE ELIA FASAN
Condirettore
FRANCESCO DE LUCA
Art director
GIORGIO FASAN
Direttore editoriale
ANTONIO MAPROSTI
Collaboratori
DANIELA MOGAVERO, MANUELA VALLE
chi vende energia
ZICHICHI Schiavi di
faccia della distilleria
ci parla
BIOETANOLO L’altra
I PAONE Il Pianeta serra
sulle due ruote CECCH
BIKE SHARING Roma
33
Reportage
Tour nella Tokyo sostenibile 58
Registrazione tribunale di Roma
n. 360/2006 29 settembre 2006
STEFANIA
PRESTIGIACOMO
Parla il ministro
dell’Ambiente:
«Nel futuro
energie verdi
e nucleare
in armonia»
66
di Lido Contemori
Immagini
FOTOLIA, RUOTEPERARIA
A MAGAZ
A INE
Hanno collaborato a questo numero
CRISTINA CALIFANO, LUISA CAPOBIANCO,
DARIO CIRRINCIONE, GIUSEPPE D’AGOSTINO,
EMMA DE MARCHI,VERONICA GALATI,
RICCARDO MATRONOLA,
ALESSANDRO NOTO, MICHELA PALOMA,
FRANCESCO TETTI, AGOSTINO ZEO
Relazioni esterne
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TEL. +39.327.3370645
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Ottobre 2008
3
Editoriale
di Gabriele Fasan
di Antonio Maprosti
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Un viaggio verso nuove
destinazioni, una conferma
a favore dell’informazione
a direzione nuova la devi scegliere tu», diceva un
cantautore italiano. Ruoteperaria Magazine ha
deciso di fare questo passo
dopo l’estate per migliorarsi e offrire ai propri
lettori di vecchia data e ai nuovi appassionati
un prodotto editoriale libero da condizionamenti e ricco di contenuti. Tante pagine in più
e altrettante rubriche per dimostrare l’impegno di Ruoteperaria nella divulgazione di
temi ambientali.
“L’informazione ecosostenibile”, recita il
sottotitolo del mensile rinnovato nelle sue pagine di carta riciclata. Da una parte le notizie
approfondite, curiose, di attualità, trattate
con professionalità, come da sempre vi abbiamo abituato. Dall’altra l’ecosostenibilità. Una
visione più ampia dei temi ambientali. Non
più solo auto ecologiche, che aiutano il Pianeta
a sopravvivere al tempo che fugge, ma anche
temi che riguardano in modo più ampio la tutela
del territorio, delle acque, dei polmoni verdi del
mondo. Riduzione delle emissioni nocive, cosa
fanno le istituzioni, il bike sharing, cosa pensa il personaggio, chi vive ecosostenibile e chi
lavora per dare ai consumatori tecnologie meno inquinanti. Pannelli solari, biocarburanti,
energia rinnovabile e trasporti sostenibili per
mare e via terra.
La redazione sarà impegnata nei prossimi
mesi a scovare le novità sul territorio italiano e
straniero, a sentire i pareri degli esperti e della
gente semplice e ad affrontare i temi più importanti del panorama, con un occhio di riguardo
alle segnalazioni dei lettori e seguendo le “storie”
ecologiche dei giorni nostri. La costante resterà
la disponibilità a rispondere agli interrogativi
dei lettori e alle principali domande poste dall’opinione pubblica.
Più sezioni, più foto, più spazio alla riflessione. Pillole, vignette, la moda, la casa e l’arte.
Settori della vita umana che riscoprono la propria vena votata al verde. Spunti da analizzare
sul mensile e da aggiornare costantemente sul
sito www.ruoteperaria.it, dove le notizie trovano vita in piccoli e puntuali aggiornamenti
quotidiani. Un appuntamento da rispettare e
per cui saremo sempre pronti a rispondere.
«L
4
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
[email protected]
Scommessa e impegno
nel secolo della globalizzazione
a difesa dell’ambiente
uoteperaria prende davvero
il volo. E lo fa su una bellissima
carrozza principesca, come ogni
favola a lieto fine, con grandi
ruote dorate e bellissimi cavalli
bianchi. Ci piace pensare che ognuno di noi
possa vivere la propria vita realizzando sogni.
Magicamente, per il coraggio e la volontà di
una redazione di giovani giornalisti, pronti a
sfidare il grande mondo della comunicazione
globale, utilizzando la penna e non la spada,
nasce oggi una rivista che cercherà di rispondere per le rime a tutti quei sortilegi che stanno
distruggendo il mondo.
Trasformando pietre comuni in pietre
preziose, piante e fiori in banchetti e bellissimi vestiti, acqua, fuoco e aria in energia pura,
Ruoteperaria si mette in gioco. Così ha deciso
di trasformarsi. Il mensile cambia la sua gabbia grafica, il suo formato e aumenta la sua foliazione: dieci numeri l’anno con periodicità.
Stampato su carta riciclata ecologica, cerca uno
spazio nel grande mondo dell’editoria nazionale, promuovendo la sua distribuzione con la
fidelizzazione dei suoi lettori: in abbonamento
postale, offrendo in promozione gli ultimi tre
numeri del 2008 nell’abbonamento 2009 e tagliando il prezzo da 50,00 euro a 30,00 euro per
rimanere vicino al cuore degli ecosostenitori.
Alla ricerca di nuove formule per salvare il
nostro Pianeta, ci mettiamo in gioco con l’aiuto
di tutti. La redazione e i suoi collaboratori ringraziano i lettori che vorranno sostenere questo
ambizioso progetto editoriale, augurando a tutti una buona lettura alla ricerca del nuovo, del
bello e del giusto, all’interno di un nuovo concetto di ecosostenibilità a salvaguardia e tutela
dell’ambiente in tutte le sue forme.
R
PARLA CON NOI: SEGNALAZIONI,
FOTO, INIZIATIVE, LETTERE,
DUBBI E CURIOSITÀ
SUL MONDO ECOSOSTENIBILE
[email protected]
Primopiano
INTERVISTA AL MINISTRO
DELL’AMBIENTE:
E’ NECESSARIO FAR USCIRE
DALLA NICCHIA IL SETTORE
DELL’ENERGIA PULITA.
ATTUALMENTE L’ITALIA
ACQUISTA ALL’ESTERO
GLI STRUMENTI
PER PRODURRE
RINNOVABILI, IL TRAGUARDO
SARÀ CREARE LA FILIERA
SUL TERRITORIO
6
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
STEFANIA PRESTIGIACOMO
RINNOVABILI SÌ,
MA ALL’ITALIANA
Primopiano
«Il Paese è fuori dai parametri di Kyoto del 18%. Per recuperare
terreno è necessario cambiare radicalmente la nostra economia»
«Il problema rifiuti si risolve contrastando il traffico illegale, gestendo
il ciclo delle nettezza urbana e potenziando la differenziata»
«Il nucleare consentirà di raggiungere, nel lungo termine, un mix
energetico pulito che permetterà di ridurre le emissioni nocive»
L
di Daniela Mogavero
[email protected]
e energie rinnovabili in Italia sono
ancora affare di pochi, sia per il costo delle tecnologie, sia per la cultura ecosostenibile che si sta sviluppando da pochi anni. Il governo
e in particolare il ministro dell’Ambiente
Stefania Prestigiacomo, hanno intenzione
di far uscire dalla nicchia questo settore e di
creare una vera e propria filiera delle rinnovabili che andranno a completare nel lungo
periodo un nuovo panorama energetico in
Italia, insieme al discusso nucleare.
MINISTRO, QUALE SARÀ LA POLITICA DEL MINISTERO
NELL’AFFRONTARE I PRINCIPALI IMPEGNI IN CAMPO AMBIENTALE, COME QUELLI PRESI CON L’UNIONE EUROPEA
E NELL’AMBITO DEL PROTOCOLLO DI KYOTO?
L’Unione europea ha varato una serie
di provvedimenti che delineano in modo
chiaro il percorso che si intende seguire da
qui al 2020 per ridurre drasticamente gli
effetti del consumo energetico sul clima.
T SEGUE A PAGINA 8
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
7
Primopiano
T SEGUE DA PAGINA 7
La situazione che ho trovato all’atto del
mio insediamento è preoccupante: negli ultimi dieci anni anziché ridurre le emissioni di
CO2 le abbiamo aumentate. Siamo fuori dei
parametri di Kyoto del 18%. Ci sarà molto da
lavorare e questo implica un mutamento senza
precedenti delle nostre economie, con la programmazione di iniziative immediate, a breve
e a lungo termine. Per fare ciò è necessario un
rilevante incremento degli investimenti destinati agli impianti alimentati da fonti rinnovabili e al miglioramento dell’efficienza energetica. Un programma che avrà come principale
traguardo il passaggio ad un’economia a basse
emissioni di carbonio, agendo inoltre sulla diversificazione del mix di fonti e sulla ricerca nel
campo delle tecnologie energetiche in grado
di abbattere le emissioni inquinanti. Si creerà
così una filiera delle rinnovabili e si ridurranno
i costi delle tecnologie.
QUALI SARANNO LE PRIORITÀ? E IN COSA SI DIFFERENZIERANNO DAL PRECEDENTE GOVERNO?
Come può immaginare, le priorità sono le
emergenze, come ha dimostrato il caso Campania. Il ministero dell’Ambiente deve essere
protagonista della programmazione delle politiche di sviluppo del Paese. Ci muoveremo su
molteplici versanti. E’ intenzione del governo
promuovere con provvedimenti concreti una
politica ambientale che coniughi tutela e sviluppo, che consenta di difendere l’ecosistema e
permetta di realizzare quegli interventi infrastrutturali e nel campo dell’energia di cui l’Italia ha bisogno. Sosterremo le soluzioni innovative per l’uso sostenibile delle risorse naturali
e per la riduzione delle emissioni. Avvieremo
iniziative di sostegno all’innovazione tecnologica, inviteremo a ripensare le nostre città
con l’ausilio degli enti locali, valorizzeremo
le nostre eccellenze ambientali (aree protette,
riserve marine, parchi). Rispetto al precedente
governo, è diversa l’impostazione: coniugare
tutela e sviluppo non deve essere considerato
un arretramento rispetto alle esigenze di protezione. Va cambiata la concezione che da un
lato ha paralizzato molte opere essenziali per
il Paese e dall’altro non ha prodotto apprezzabili vantaggi ambientali, come dimostrano
le emergenze, il tasso di inquinamento delle
nostre città, tutt’altro che diminuito, e gli impegni di riduzione di gas serra che abbiamo
disatteso.
NEL SETTORE DELL’EMERGENZA RIFIUTI IL MINISTERO HA UN PROGRAMMA CHE VADA OLTRE LA SOLUZIONE
DELL’ATTUALE SITUAZIONE DI DISAGIO?
Finita l’emergenza, sono stati avviati
interventi di bonifica e compensazione ambientale che devono procedere parallelamente
all’apertura di nuove discariche. Purtroppo
si registrano enormi ritardi nello sviluppo di
una gestione efficace del ciclo diretto al corretto smaltimento dei rifiuti. Ferme restando
le competenze delle Regioni, il ministero del-
8
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
l’Ambiente ha come priorità la promozione di stati preziosi per preservare questi luoghi dai
interventi finalizzati alla riduzione della quan- tentativi di speculazione, ma la grande scomtità e della pericolosità dei rifiuti attraverso messa è oggi renderli accessibili e conoscibili
sistemi efficaci di incentivazione della raccolta dal mondo. Soltanto allora avremo fatto deldifferenziata, attraverso il sostegno alle Regio- l’ambiente un motore economico significativo.
ni per l’approvazione di piani
Nell’ambito delle azioni di turegionali per la gestione del
tela del territorio, il Ministero
Il governo
ciclo della nettezza urbana
adotterà misure preventive e
dà una svolta:
(con particolare riferimento
di mitigazione degli effetti
alla termovalorizzazione), il
derivano dalle variazioni
coniugare tutela che
contrasto al traffico illegale
climatiche e dalle modificae sviluppo non è zioni sull’utilizzo e l’assetto
dei rifiuti e alle ecomafie e
l’educazione delle imprese e
territorio, con particolaun arretramento del
dei cittadini ad atteggiamenti
re riguardo alla difesa degli
rispetto
responsabili.
abitati, delle infrastrutture e
ANCHE IL MARE, LE COSTE E I
degli insediamenti produttivi
alle esigenze
PAESAGGI PATRIMONIO DELL’ITALIA
e commerciali, all’erosione dei
di protezione
SONO A RISCHIO, IL MINISTERO COME
litorali e alla prevenzione dei
INTENDE TUTELARLE?
fenomeni di desertificazione.
Ci sono le emergenze ambientali ma c’è
IL RITORNO AL NUCLEARE PROGETTATO DAL GOanche, fortunatamente, una rete di eccellenze VERNO COME SI INSERISCE NELLA POLITICA DI TUTELA
ambientali: le aree protette, le riserve marine, AMBIENTALE?
i parchi. E’ importante rilanciare questa rete
Il progetto del governo per il ritorno al
di qualità ambientale. I vincoli in passato sono nucleare si svolgerà con le massime garan-
Primopiano
LA COLLABORAZIONE
CON I CARABINIERI
PER PREVENIRE REATI
A
Per facilitare i controlli e prevenire i rischi per
l’ecosistema, perseguendo nello stesso tempo
chi commette ecoreati, il ministero dell’Ambiente
ha firmato con i Carabinieri un accordo per l’utilizzo congiunto di un sistema di telerilevamento
che si andrà a integrare con il Sita (Sistema informativo per la tutela dell’ambiente) già sviluppato
dall’Arma.
L’accordo permetterà un costante monitoraggio
dell’intero territorio nazionale alla ricerca di cave
illegali, restringimenti degli alvei dei fiumi, occupazioni abusive del suolo, interventi illegali su
infrastrutture idrauliche, luoghi di scarico di rifiuti
solidi e liquidi. L’obiettivo è salvaguardare l’ambiente e nello stesso tempo creare un’enorme
fonte di dati di rilevamento che saranno gestiti
attraverso il Portale cartografico nazionale (Pcn)
della Direzione generale della difesa del suolo
del ministero dell’Ambiente.
Per mezzo del Pcn il ministero consentirà ai Carabinieri la consultazione di tutto il database della
cartografia disponibile ottenuta sia nell’ambito
del “Piano straordinario di telerilevamento ad
alta precisione” che in altri progetti già avviati.
Oltre a permettere la predisposizione di progetti
per la prevenzione dei reati ambientali, l’accordo
consentirà di mettere a punto altri strumenti di
carattere legislativo, amministrativo e tecnico, per
la definizione di elementi di comune interesse.
AL. NO.
Il rilancio
del nucleare
Il governo punta ad avviare i
lavori per la costruzione delle
centrali nucleari
italiane entro la
legislatura e tra
otto anni a vedere completati
e in funzione i
primi impianti
con potenza da
1.000 megawatt
zie e i massimi controlli, nei tempi richiesti
dalla complessità di un simile programma.
Miriamo a un riequilibrio energetico che nel
medio periodo ci consenta di arrivare al 25%
di rinnovabili, al 25% di nucleare e al restante
50% di combustibili fossili. Un programma
sicuramente non facile da attuare, ma è una
sfida che, se vinta, avrà effetti straordinari sull’ambiente: saranno ridotte in modo significativo le emissioni di gas serra, migliorerà la
qualità dell’aria delle nostre città e ne risentirà positivamente anche la bolletta energetica
che pagano le famiglie e le imprese. In Italia,
tuttavia, il nucleare è una soluzione di prospettiva. Nel frattempo possiamo e dobbiamo
fare tre cose: risparmiare energia, promuovere
le rinnovabili, utilizzare combustibili meno
inquinanti.
GLI STANZIAMENTI PER L’EOLICO, IL SOLARE E LE
ALTRE ENERGIE RINNOVABILI A QUANTO AMMONTANO?
QUALI SONO I PROGETTI NUOVI CHE IL MINISTERO PREVEDE DI METTERE IN ATTO?
Oggi compriamo i pannelli solari in Germania e le pale eoliche in Danimarca, pa-
gando le rinnovabili più di ogni altra forma
di energia. Dobbiamo puntare, invece, sulla
produzione in Italia di materiali e tecnologie
per questo tipo di energia. Fa parte del nostro
programma di governo far uscire le rinnovabili da comparto di nicchia e farne una grande
opportunità per il sistema-Paese in chiave di
sviluppo energetico e industriale. Studieremo
e valuteremo attentamente tutte le proposte.
Credo che prima bisogna fare gli interventi
concreti, a portata di mano e convenienti anche sotto il profilo economico. Promuovere le
rinnovabili significa mantenere gli incentivi
ma anche creare una filiera produttiva italiana
in questo campo. Per quanto riguarda i finanziamenti, sono numerosi i progetti avviati in
questi anni dal Ministero, come il progetto
“Comuni Solarizzati”, il contributo “Tetti fotovoltaici” e il “Solare termico nazionale”.
L’ITALIA HA UNA VOCAZIONE AL SOLARE INNATA.
NON È IPOTIZZABILE INVECE DI RICORRERE AL NUCLEARE SFRUTTARE AL MASSIMO L’ENERGIA SOLARE SIA A
LIVELLO INDUSTRIALE CHE FAMILIARE?
T SEGUE A PAGINA 10
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
9
Primopiano
T SEGUE DA PAGINA 9
Per quanto riguarda il solare, grazie alla sua configurazione geografica, l’Italia è
avvantaggiata. Scegliere le fonti rinnovabili
non è più per il nostro Paese un’opzione ma
una necessità. Promuovere la ricerca in questo campo, riuscire ad elaborare tecnologie
capaci di sfruttare sole, vento, biomasse in
maniera sempre più efficace è essenziale per
il futuro del nostro Paese. Il
governo si rivolgerà alle più
Aspettando
moderne tecnologie oggi diil nucleare si deve
sponibili, tenendo presenti
anche i costi. La Germania,
risparmiare ennergia,
la Francia, l’Inghilterra, così
promuoveree
attente all’ambiente, si sono
affidate al nucleare e hanle rinnovabili
no consolidato le loro scelte
e utilizzare
energetiche con governi di
ogni colore. Sono Paesi che
combustibili
hanno saputo far prevalere le
meno dannossi
ragioni degli interessi complessivi sulle scelte ideologiche. I nostri concorrenti mondiali che hanno
adottato il nucleare pagano l’energia molto
meno di noi, sia per i consumi privati sia per
quelli industriali, mentre l’Italia è gravemente penalizzata. I recenti piccoli incidenti in
Francia e in Slovenia, inizialmente strumentalizzati, hanno dimostrato, vista l’assenza
accertata con controlli immediati di conseguenze pericolose, che oggi le centrali sono
10
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
QUOTE ROSA E IMPEGNO VERDE
Stefania Prestigiacomo, siracusana, ha 41 anni,
è sposata e madre di un bambino di sei anni. E’
laureata in Scienze della pubblica amministrazione e ha ricoperto la carica di ministro delle
Pari opportunità nelle passate legislature del
governo Berlusconi II e III dal 2001 al 2006. E’
figlia di un imprenditore siciliano e ha cominciato a lavorare da giovanissima nell’azienda
di famiglia. A 23 anni è stata eletta presidente
del Gruppo giovani imprenditori
di Siracusa. Dal 1994 è deputato, eletta nelle liste di Forza
Italia nella circoscrizione della
Sicilia orientale. Tra i provvedimenti che il sito del governo
annovera nella carriera politica
del ministro: la modifica dell’Art.
51 della Costituzione per le pari opportunità fra
donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive; la legge sulla di riduzione in schiavitù e servitù e di tratta delle persone; la legge contro le
mutilazioni genitali femminili; la normativa sugli
asili nido nei posti di lavoro e le leggi contro le
discriminazioni per motivi di orientamento sessuale e disabilità e contro le molestie nei luoghi
di lavoro. Nel corso della precedente legislatura
è stata componente della commissione Lavoro
pubblico e privato della Camera.
Primopiano
Sul sito
l'Educazione
Il sito del ministero dell’Ambiente (www.
minambiente.
it) offre quattro
sezioni, tra cui
quella intitolata
“Educazione”,
dedicata ai
giovani cittadini e studenti
che vogliono
diventare più
ecoconsapevoli
sicure. E infatti l’opinione pubblica ha reagito
positivamente, come si è visto dai sondaggi
realizzati subito dopo.
L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO RIMANE ALTO IN
MOLTE GRANDI CITTÀ ITALIANE NONOSTANTE LE INIZIATIVE MESSE IN ATTO DAI COMUNI, COME LE ZTL, LE TARGHE
ALTERNE O I BLOCCHI DELLE AUTO. COSA PROPONE IL
MINISTERO?
Le misure per la riduzione delle emissioni adottate a livello nazionale e locale non
sempre si sono rivelate efficaci. Si potrebbero
potenziare le infrastrutture urbane per ridurre
il congestionamento della rete stradale e promuovere la diffusione di sistemi di trasporto
più compatibili con l’ambiente (mezzi pubblici,
car sharing, biciclette). A supporto dell’attività
delle Regioni e delle Province autonome nella
gestione della qualità dell’aria, il Ministero
ha istituito recentemente due programmi di
finanziamento per le esigenze di tutela ambientale: il primo ‘Programma di finanziamenti per le esigenze di tutela ambientale connesse al miglioramento della qualità dell’aria
e alla riduzione delle emissioni di materiale
particolato in atmosfera nei centri urbani’, è
stato già sottoscritto dalle Regioni Piemonte,
Lombardia ed Emilia Romagna. Il secondo,
“Programma di finanziamenti per il miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane
e per il potenziamento del trasporto pubblico”,
è stato sottoscritto da undici comuni tra cui
Torino, Milano, Firenze e Palermo.
A ROMA LA NUOVA AMMINISTRAZIONE HA SOSPESO LE STRISCE BLU E LE DOMENICHE ECOLOGICHE. DI
FATTO QUESTE DUE DECISIONI NON RIDUCONO LE EMISSIONI DELLE AUTO, MA ANZI AUMENTANO IL MONTE
DI VETTURE E DI GIORNI DI CIRCOLAZIONE. NON È UN
AUTOGOAL PER LA CAPITALE? IL MINISTERO COSA
SUGGERISCE?
Le strisce blu, le domeniche ecologiche,
l’Ecopass sono misure che fanno discutere:
difficile essere nettamente
contro o a favore. IndubbiaPotenziamento
mente le città sono al tempo
della rete urbana stesso vittime e responsabili
della pressione climatica che
di trasporto
si sta abbattendo su di loro:
e diffusione
vittime perché gli abitanti
pagheranno le conseguenze
di sistemi
dell’inquinamento atmoecocompatibili
sferico; responsabili perché
producono una quota molto
contro
elevata di emissioni di gas
l’inquinamento
serra. I danni, però, potranno
essere limitati se si lavorerà a
una nuova pianificazione urbana. Si dovrebbero ampliare i polmoni verdi, migliorare il
trasporto pubblico per ridurre l’uso dell’auto,
riqualificare gli edifici (con una riduzione non
solo delle emissioni di CO2, ma anche degli
ossidi di azoto, i precursori delle temutissime
polveri sottili) e incentivare l’illuminazione
a basso consumo.
DANIELA MOGAVERO
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
11
Primopiano
L’
Primopiano
di Veronica Galati
interesse per l’atomo parte da
lontano. L’idea di domare quella
potenza incredibile proveniente
da piccole particelle affonda le
proprie radici in un passato altrettanto remoto. Decisivo per la spartizione del
mondo in pro e contro il nucleare è stato di
certo quel 26 aprile 1986 quando dalla centrale ucraina di Cernobyl si mosse la nube
radioattiva che causò morte e grandi timori
per il futuro. Sull’onda di quegli eventi nel
1987 l’Italia scelse che il nucleare, anche se
efficiente, era troppo pericoloso e così, con
il referendum abrogativo, venne deciso che
tutti gli impianti già esistenti sul territorio
italiano venissero spenti e successivamente
denuclearizzati.
Ad appena 21 anni dalla presa di posiT SEGUE A PAGINA 14
12
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
21 ANNI DOPO, LO SPETTRO DELLA CATASTROFE NUCLEARE SEMBRA SVANITO
CERNOBYL NON
PIÙ CERNOBYL?
Gas e petrolio finiranno, l’Europa ha già adottato la scelta
atomica. Scajola: «Energia sicura, pulita e a costi bassi»
Primopiano
T SEGUE DA PAGINA 12
zione, cambiati gli scenari energetici mondiali, con la consapevolezza che petrolio e
gas non potranno durare in eterno, molti
governi stanno ripensando all’atomo ad uso
civile. Tra questi anche l’Italia. Il nuovo esecutivo di centrodestra ha già ipotizzato le
date per far rivivere il nucleare e forse anche alcune delle centrali-fantasma presenti
ancora nel Paese, fossili dei progetti post
anni Cinquanta.
La data potrebbe essere il 2013, anche
se già si parla di rinvio. Sta di fatto che i
progetti esistono e le aziende che operano
anche all’estero nel settore sono pronte a
partire. Chiaro, però, che non si parla di
tecnologie obsolete, ma di terza o quarta
generazione. Un nucleare sicuro, che inizia a convincere l’opinione pubblica, che a
vent’anni dalla propria decisione, sta pensando di tornare sui propri passi.
I fautori del nucleare in Italia sono sempre di più. Da una parte c’è chi sostiene la
necessità di dotarsi di una fonte energetica
efficiente, sicura e pulita, un’alternativa più
che valida al carbone, che inquina, al petrolio e al gas che
sono troppo legati
La Penisola
ai prezzi di merè “circondata”
cato e alle effettive
riserve esistenti.
da Paesi
Dall’altra chi, olnuclearizzati e
tre al risparmio in
gli italiani non sono bolletta, sottolinea
che la preoccupapiù così contrari.
zione per il disaResta il problema stro atomico ci
tocca comunque,
delle scorie
anche senza avere
un impianto sul
territorio italiano. Lo hanno dimostrato
gli incidenti, subito rientrati, di Francia (il
maggiore esportatore di energia elettrica
al mondo con 21 centrali e 70 reattori) e
Slovenia, nostri vicini e confinanti, che da
anni hanno scelto l’energia nucleare, anche
se nel caso della centrale slovena di Krsko,
servono ammodernamenti per rendere realmente sicura la prossimità.
E gli impianti europei sono davvero tanti.
Si sono rivolti all’atomo non solo i francesi,
ma anche i tedeschi (con 17 centrali, ma il
Paese ha approvato una legge per abbandonare questo tipo di energia), i britannici (19
reattori attivi), gli spagnoli (sei centrali), gli
svedesi (10 reattori) e gli svizzeri (cinque
reattori). Per non parlare dei Paesi che facevano parte del blocco sovietico: in Bulgaria,
dove per decisione dell’Unione europea sono
stati spenti quattro reattori, già sono iniziati
i lavori per la costruzione di un nuovo impianto a Belene sul Danubio. La Repubblica
ceca e la Slovacchia, Paesi fratelli, hanno due
T SEGUE A PAGINA 16
14
Ottobre 2008
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ROBERTO MEZZANOTTE
CHIAREZZA
SULLA FISSIONE
Vantaggi, rischi e gap tecnologico: verità e spiegazioni
sulla fonte energetica più discussa del momento
P
er comprendere
la complessità
della questione
ambientale è di
vitale importanza inserire nella discussione il
parere degli esperti, che possono risolvere dubbi, timori
e “credenze” sull’argomento.
L’ingegner Roberto Mezzanotte, direttore del dipartimento Nucleare, Rischio
Tecnologico e Industriale
dell’Ispra (Istituto superiore
per la protezione e la ricerca
ambientale), attraverso il suo
contributo chiarisce alcuni
interrogativi sull’utilizzo e
le prospettive di questa fonte
primaria di energia.
INGEGNER MEZZANOTTE, QUALI
SONO I VANTAGGI LEGATI ALL’UTILIZZO DEL NUCELARE?
A favore del ricorso
all’energia nucleare giocano oggi due elementi che
hanno certamente un peso
maggiore di quanto non lo
abbiano avuto in passato: la
problematicità degli approvvigionamenti petroliferi e
l’immissione in atmosfera di
gas serra e di altri inquinanti
indotta dall’uso dei combustibili fossili. E’ fuori dubbio
che quella nucleare, oggi, è
la più consistente fonte di
energia disponibile per far
fronte, limitando il ricorso ai
combustibili fossili, al crescente aumento dei consumi
energetici. La caratteristica
di non gravare sui mutamenti climatici costituisce,
in questo momento, motivo
di apprezzamento.
E GLI SVANTAGGI?
A parte le riserve sulla
reale economicità della fonte
nucleare, riserve la cui validità, si potrebbe dire in una
semplificazione estrema, è
inversamente proporzionale
al prezzo del petrolio, vi è
la questione dei rischi sanitari e ambientali connessi
alla possibilità di incidenti presente, per quanto remota
- e alla produzione di rifiuti
radioattivi, per i quali deve
essere garantito l’isolamento dall’ambiente per tempi
molto lunghi. In un ottica
globale, vi è poi la questione,
evidentemente non rilevante
per il dibattito sulle politiche
energetiche del nostro Paese,
delle possibili diversioni di
uso delle materie nucleari.
RITIENE SICURO L’UTILIZZO DI
QUESTA TECNOLOGIA?
L’impiego delle tecnologie nucleari comporta la possibilità di incidenti, ma solo
quelli estremi possono causare l’immissione significativa
di radioattività nell’ambiente
e avere quindi conseguenze
anche gravi. Incidenti di
questo tipo richiedono una
tale sequenza concatenata
di eventi da avere una probabilità molto bassa: per un
impianto di vecchia generazione, oggi funzionante, si
calcola che possano avvenire
in un caso su un milione all’anno. Nei reattori di nuova
generazione la probabilità è
circa dieci volte minore.
COSA SUCCEDEREBBE AGLI ABITANTI DELLE AREE COINVOLTE?
Sotto il profilo del rischio individuale, per una
persona residente in una zona prossima a una centrale
nucleare della più moderna
generazione, la probabilità
di subire danni sanitari può
essere stimata in un caso su
cento milioni, decisamente
trascurabile se si raffronta
con la normale incidenza,
purtroppo molto più elevata, degli effetti sanitari dello
stesso tipo dovuti a tutte le
altre cause. Sta comunque
alle istituzioni valutare la
sufficienza di questo livello di
sicurezza sotto il complessivo
profilo socioeconomico.
QUANTI ANNI SONO NECESSARI
PER COLMARE IL GAP TECNOLOGICO
DEL NOSTRO PAESE?
È inevitabile che nel corso dei due decenni trascorsi
dalla chiusura delle attività
Primopiano
produttive nel settore nucleare i diversi soggetti coinvolti
abbiano progressivamente
ridotto le risorse dedicate
ad esso. Ciò non significa
che in Italia non vi siano più
competenze di elevato livello
qualitativo. La ricerca è continuata e continua tuttora,
anche se è affidata a gruppi
esigui e privi di una vera rete
nazionale. Alcuni settori industriali hanno continuato a
lavorare, partecipando ad
attività all’estero. Ritengo si
possa affermare che, a fronte
di un preciso programma, i
tempi richiesti per ricostruire
in Italia le infrastrutture necessarie per la sua attuazione
non sarebbero lunghissimi
e che le competenze tecnico-scientifiche esistenti in
campo nucleare sono ancora
in grado di formare le nuove
figure professionali da attivare, anche se per certi settori
occorre veramente far presto
per evitare il rischio di estinzione.
GLI ITALIANI, PERÒ, SONO ANCORA DIFFIDENTI.
Certamente l’incidente
di Cernobyl ha avuto un impatto tale da suscitare nella
maggior parte della popolazione un rifiuto totale verso
l’energia nucleare, che portò
all’esito del referendum del
L’ingegner Roberto
Mezzanotte, direttore del dipartimento
Nucleare, Rischio
Tecnologico e Industriale di Ispra. Foto
di Paolo Moretti
Un caso
su un milione
all’anno per i
vecchi impianti.
Probabilità
dieci volte
inferiori
per i nuovi
1987 e quindi alla
chiusura di tutte le
attività produttive.
Proprio la mancanza
di attività nucleari potrebbe a sua volta aver
generato ed incrementato nel tempo una sorta di
senso di estraneità rispetto a
quelle attività e cristallizzato
una particolare percezione
dei rischi ad esse connessi.
Va peraltro rilevato che nel
periodo più recente sembra
esservi un’inversione di tendenza, dovuta all’andamento del mercato petrolifero e
ai mutamenti climatici che
sono ormai generalmente
considerati un fatto evidente. Non direi quindi che vi
sia ancora una diffidenza
generalizzata verso l’energia
nucleare. Vi potrebbe essere,
piuttosto, anche nei confronti
degli impianti nucleari quella
stessa “sindrome”, nota come
Nimby (not in my backyard,
letteralmente “non nel mio
cortile” ndr) che si riscontra
per diversi tipi di opere. Lo
stesso effetto si verifica per il deposito
nazionale dei rifiuti
radioattivi, una struttura indispensabile per
portare realmente a termine le attività di decommissioning (la bonifica della
zona dove sorge la centrale,
ndr), con il rilascio finale dei
siti, liberi da rifiuti prodotti
dallo smantellamento degli
impianti in essi localizzati e,
quindi, da ogni onere di natura radiologica. Ebbene, sono
note le difficoltà che, pur nel
generale convincimento della
necessità di una simile struttura, si stanno incontrando
da anni per individuare un
sito, a fronte del rifiuto delle
comunità locali.
L’ESISTENZA DI IMPIANTI NUCLEARI AI CONFINI RAPPRESENTA COMUNQUE UN RISCHIO PER
L’ITALIA?
Entro una fascia di circa
200 chilometri dai confini
italiani sono localizzate diverse centrali nucleari, con
26 reattori, appartenenti a
Francia, Svizzera, Germania
e Slovenia. Le più vicine si
trovano a circa 100 chilometri. Un incidente in esse potrebbe essere avvertito anche
in Italia. Va però detto che a
quelle distanze conseguenze
radiologiche significative potrebbero aversi solo a seguito
di un incidente di tipo catastrofico. Inoltre, gli effetti più
gravi sarebbero comunque
circoscritti entro un area di
qualche decina di chilometri
dall’impianto e in Italia la
nube radioattiva giungerebbe
già attenuata. In ogni caso, a
fronte di questa eventualità,
in Italia è stato predisposto
un piano nazionale di emergenza, che prevede le misure
protettive da attuare nel caso
di simili eventi. Tali misure
sono dimensionate sulla valutazione di scenari incidentali
che vengono ipotizzati in base
ad assunzioni pessimistiche,
in modo tale da rendere il
piano stesso particolarmente
prudenziale.
www.ruoteperaria.it
M. V.
Ottobre 2008
15
Primopiano
L’interno
di una centrale
nucleare in
Repubblica
ceca. Nell’Est
Europa il ricorso
agli impianti
atomici per la
produzione di
energia elettrica
è un’eredità lasciata dall’Unione sovietica
RETROMARCIA
BERLINO
ABBANDONA
IL CARRO
DELL’ATOMO
Il primo Paese dell’Unione
europea a fare marcia indietro
sulla strada del nucleare dopo
aver sfruttato l’energia atomica a scopo civile è la Germania, che si schiera adesso
controcorrente rispetto a un
trend internazionale che sta
ripensando all’energia nucleare come alternativa valida
e pulita. La Germania conta
oggi 20 reattori, da cui riceve
un terzo dell’energia elettrica
consumata sul suolo tedesco.
L’ultima generazione di stazioni nucleari ha visto la luce nel
1989. Dopo la riunificazione,
tutti i reattori della Germania
dell’Est vennero spenti per
ragioni di sicurezza. Berlino,
però, dopo alcuni incidenti
accorsi negli impianti atomici
ha annunciato di voler uscire
dal nucleare per la prima volta nel 1998. Il 15 Giugno del
2000 il governo tedesco ha
poi raggiunto l’accordo con
le compagnie elettriche per lo
smantellamento delle stazioni
nucleari: l’ultimo impianto verrà chiuso nel 2020.
SCORIE, DOVE FINISCONO I RIFIUTI IN ITALIA
Dal 1987, data della rinuncia al
nucleare in Italia, i siti di stoccaggio e le centrali non sono
stati completamente “ripuliti”
dalle scorie del materiale atomico. Sul territorio italiano
sono presenti attualmente diverse migliaia di metri cubi di
rifiuti radioattivi, la vera bestia
nera dell’energia atomica, che
spesso ha rafforzato dubbi nel
fronte dei contrari. Secondo
i dati disponibili i metri cubi
di materiale radioattivo non
T SEGUE DA PAGINA 14
centrali ciascuna. La Romania ha due reattori già attivi e punta a raddoppiare la capacità
nel 2014, la stessa Ucraina, nonostante la
tragedia di Cernobyl, continua a mantenere
fede alla sua scelta “atomica” con 15 reattori
in quattro impianti. Senza contare la Russia,
che da sola ha 10 centrali nucleari e conta
di investire nel settore 204 miliardi di euro
entro il 2020.
Mentre ci si interroga sui piani governativi italiani, l’Europa si è data da fare e
l’opinione dei cittadini europei sta guadagnando ancora di più il segno positivo. Lo
dimostra un recente sondaggio di Eurobarometro secondo cui in Italia la percentuale
tra favorevoli e contrari è ormai la stessa. In
Europa la percentuale tra favorevoli (44%)
e contrari (45%) è praticamente identica (gli
16
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
indecisi sono circa l’11%). Un precedente
sondaggio di Eurobarometro del 2005 registrava, invece, una percentuale del 54%
contraria al nucleare, contro il 37 % a favore
(indecisi 8%). Per quanto riguarda il nostro
Paese, il sondaggio rileva che la percentuale
dei cittadini favorevoli al nucleare è balzata
dal 30% del 2005 al 43% attuale, mentre i
contrari sono scesi dal 55% al 45%. Rispetto
al sondaggio di tre anni fa – ha osservato
Eurobarometro – sono proprio gli italiani
che hanno fatto registrare il maggior incremento a favore. A preoccupare veramente,
più che gli impianti di produzione, sono le
scorie. Nonostante siano passati 20 anni
dal referendum abrogativo, infatti, in Italia
sono ancora presenti i “rifiuti” delle centrali
e dei depositi che sono stati chiusi dopo il
1987. Tra questi i reattori di Latina, Gari-
ancora smaltito sono circa
22mila. Il volume è diviso tra
centrali e siti di stoccaggio alcuni completamente dismessi
e altri, invece, utilizzati per la
ricerca, come il centro Casaccia e Itrec di Rotondella
gestiti dall’Enea, il reattore
Cisam di Pisa (destinato ad
attività di ricerca militare), il
reattore Cesnef di Milano, il sito Lena dell’università di Pisa,
l’impianto SM-1 di Legnano e
il centro nucleare Ccr-Ispra.
gliano e i depositi di Saluggia-Avogrado o
di Compoverde, vicino Milano.
Il ministro dello Sviluppo economico
Claudio Scajola ha dichiarato di recente che
«solo gli impianti nucleari consentono di
produrre energia su larga scala, in modo
sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell’ambiente». Una posizione che è stata criticata dall’ex ministro dell’Ambiente Alfonso
Pecoraro Scanio, secondo cui l’incidente
estivo a Krsko «dimostra ancora una volta
che il nucleare è estremamente pericoloso.
Il futuro dell’energia è nelle rinnovabili e
nel solare e non nel nucleare radioattivo,
costoso e rischioso». Il piano del governo
intanto va avanti ed entro l’anno ci saranno
le norme per individuare i siti delle future
centrali e per le scorie.
V. G.
Primopiano
N
ucleare si o nucelare no? Nell’Italia che si sta
riconvertendo all’atomo, aumenta
lo schieramento degli scettici
secondo cui le scelte da fare in
materia energetica dovrebbero
essere ben altre. Tra questi Legambiente, Wwf e Greenpeace
che rilanciano proposte fondate
sul risparmio e sullo sviluppo
delle fonti rinnovabili: una via
più immediata, economica e
sostenibile.
Per esprimere i dubbi e le preoccupazioni in merito, le tre
associazioni ambientaliste hanno
di recente redatto un dossier
congiunto per
evidenziare i lati
negativi di una
scelta che giorno
dopo giorno diviene sempre più
concreta. Nel documento i costi, l’effetto
del nucleare sui cambiamenti climatici, la sicurezza e le scorie sono argomenti
principali di discussione.
NO
MA LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE NON SI ARRENDONO
C’È CHI
DICE
Costi
Non è vero che l’energia
derivante dall’atomo sia economica, anzi è forse la più costosa che ci sia. Gran parte del
costo dell’elettricità da nucleare
è legato alla spesa di investimento per la progettazione e
realizzazione delle centrali,
che è almeno doppio di quanto ufficialmente dichiarato e
richiede tempi di ritorno di
circa 20 anni. Se a questo si
aggiungono anche i costi di
smaltimento delle scorie e di
decommissioning degli impianti
il conto aumenta.
Cambiamenti climatici
Il nucleare non è la risposta giusta. Se si avesse come
obiettivo il raddoppio delle
centrali nucleari esistenti entro
il 2030, rimpiazzando anche
quelle che andranno a fine vita
nei prossimi 20 anni, l’effetto
sulle emissioni globali sarebbe
di una riduzione solo del 5%.
Inoltre la produzione nucleare è
solo apparentemente esente da
emissioni di CO2, dal momen-
Un dossier Wwf,
Legambiente
e Greenpeace contro
il nucleare: perché è
una soluzione sbagliata
Dopo i timori per le possibili
conseguenze del flusso di
particelle nell’acceleratore
del Cern, dopo l’avvio del
programma per scoprire
l’origine delle molecole a
seguito del Big Bang, dopo
le bottiglie di champagne
stappate in superficie per
festeggiare il successo,
c’è stata anche la battuta
d’arresto. Un guasto ha
fatto capire agli scienziati
riuniti in Svizzera che il futuro può e dovrà attendere,
per ben sei mesi.
La falla del tubo di 27
CERN
BIG-BANG,
IL FUTURO
PUÒ
ATTENDERE
chilometri ha causato più
danni del previsto, e l’acceleratore non potrà essere
rimesso in funzione prima
della primavera del 2009.
I responsabili del progetto
Puliamo
il mondo
Il 26, 27 e 28
settembre si è
svolta la nuova
edizione di “Puliamo il Mondo”,
la più grande
iniziativa di
volontariato ambientale organizzata da Rai
e Legambiente.
Nel settore è il
più importante
appuntamento
del mondo. Dal
1993, l’associazione ambientalista ha assunto
il ruolo di comitato organizzatore in Italia ed
è presente su
tutto il territorio
nazionale.
E’ un’iniziativa di
cura e di pulizia,
un’azione allo
stesso tempo
concreta e
simbolica
per chiedere città
più pulite
e vivibili
hanno dichiarato che il
problema è stato di natura
tecnico-meccanica e che
adesso ci vorrà del tempo
per le riparazioni, per ripristinare le condizioni necessarie al passaggio dei protoni. Un colpo psicologico
duro per gli scienziati che
hanno aspettato anni per
vedere in funzione questa
macchina da miliardi di dollari. Ma a quanto pare per
capire come è nata la Terra
sarà necessario attendere
ancora un po’.
AL. NO.
to che gli impianti per motivi
di sicurezza richiedono enormi
quantità di acciaio speciale, zirconio e cemento, materiali che
per la loro produzione richiedono carbone e petrolio.
Sicurezza
Non è vero che il nucleare
di oggi sia sicuro. Sulla sicurezza degli impianti ancora non
esistono garanzie per l’eliminazione del rischio di incidenti.
A livello internazionale si parla
del 2030 per vedere in attività
la prima centrale di “quarta generazione”; il governo italiano
promuoverebbe così un programma arretrato e insicuro di
“terza generazione”. Rimangono poi i problemi legati alla
contaminazione “ordinaria”,
derivante dal rilascio di piccole
dosi di radioattività durante il
normale funzionamento delle
centrali, a cui sono esposti i
lavoratori e la popolazione che
vive nei pressi.
Scorie
Non esistono oggi soluzioni concrete al problema dello
smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività degli
impianti o dalla loro dismissione. Le circa 250mila tonnellate
di rifiuti radioattivi prodotte
finora nel mondo sono tutte
in attesa di essere conferite in
siti di smaltimento definitivi.
Lo stesso vale anche per l’Italia
che conta circa 25mila metri
cubi di rifiuti radioattivi, 250
tonnellate di combustibile irraggiato, cui vanno sommati i
circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 8090mila m3 di rifiuti che deriverebbero dallo smantellamento
delle nostre quattro centrali.
Insomma, per Legambiente,
Wwf e Greenpeace la strada
del nucleare rappresenta un
ritorno al passato, come conferma il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza:
«Dobbiamo impegnarci investendo in tecnologie capaci
di farci uscire dall’emergenza
sfruttando le fonti rinnovabili,
a partire da quella che abbiamo
a disposizione in misura ben
superiore a tanti altri Paesi: il
sole».
F. D. L.
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Ottobre 2008
17
Focus
UNA NUOVA AREA
DI SERVIZIO,
LA PRIMA IN ITALIA,
COMPLETA
DI RIFORNIMENTO
PER LE AUTO
FLEXY-FUEL
NEL CAPOLUOGO
DI PROVINCIA LIGURE.
E ORA SI PENSA
ALLA SECONDA
O
di Manuela Valle
[email protected]
perazione conclusa: anche
l’Italia può vantare la presenza
sul proprio territorio di un’area di servizio completa di bioetanolo.
L’operazione è stata lunga e
piena di imprevisti, ma alla
fine i risultati non si sono fatti attendere. E’ così che, da
qualche mese, a La Spezia le
automobili (poche per il momento) possono finalmente
rifornirsi di “oro verde”.
Il merito è di Eta - Energie Rinnovabili, società coordinatrice in Italia del progetto Best, e del Comune e della
Provincia di La Spezia. Le
istituzioni hanno deciso di
sperimentare ed investire
nel biocarburante più usato
nel mondo sostenendo un
progetto condotto, in parte,
all’insegna del made in Italy,
a partire dalla materia prima.
L’etanolo di origine vegetale
distribuito in Liguria arriva,
infatti, direttamente dalla Sicilia dove la distilleria Bartolino ha prodotto i quantitativi
necessari per il nuovo distributore.
L’area di servizio è ormai
attiva da gennaio anche se la
cerimonia d’apertura è stata
celebrata solo lo scorso giugno. Dal giorno dell’inaugurazione il distributore ha
dispensato circa 2.000 litri di
bioetanolo. Grazie all’operato
18
Ottobre 2008
BIOETANOLO
“WE ARE
THE BEST”
Erogati 2.000 litri di biocombustibile per otto
veicoli di Provincia e Comune di La Spezia.
Obiettivo: arrivare a distribuire E85 a 100 mezzi
dell’Acam (Azienda consortile acqua metano) e ad una
“cordata” di aziende coinvolte per diverse competenze nel
progetto (Emiliana Serbatoi e
Tokheim Corporation), otto
automobili flexifuel, cinque del
comune e tre della provincia
di La Spezia si riforniscono
comodamente di E85 (miscela all’85% di bioetanolo e 15%
di benzina). La speranza è di
poter arrivare a fare il pieno a
ben 100 automobili.
Un obiettivo più difficile
di quanto l’apparenza potrebbe suggerire. A frenare
www.ruoteperaria.it
Un carburante vegetale
Il bioetanolo
è un alcool prodotto mediante
un processo di
fermentazione
delle biomasse, ovvero di
prodotti agricoli
ricchi di zucchero (glucidi) quali
i cereali, le colture zuccherine,
gli amidacei e
le vinacce, utilizato in miscela
o in alternativa
alle benzine per
la carburazione
di mezzi leggeri
o pesanti
il progetto e le attese di una
diffusione più massiccia di
ecocarburante diverse problematiche ancora da risolvere.
Il costo elevato di produzione
dell’E85 e l’applicazione delle stesse accise della benzina
fanno sì che il prezzo alla
distribuzione sia maggiore
di quello del carburante tradizionale.
Ad oggi la spesa di acquisto per il biocombustibile
è pari a 1,77 euro per litro.
Considerando il ridotto potere calorifero rispetto ai tradizionali carburanti e l’elevato
costo per il rifornimento, appare del tutto evidente la poca competitività del progetto
e la mancanza di entusiasmi
per l’attuale situazione italiana. A queste considerazioni
si somma l’assenza di una
chiara normativa riguardo
l’utilizzo di biocombustibili
per autotrazione, una delle
principali cause di ritardi
nell’installazione del distributore e nella fornitura stessa
di E85.
Sebbene negli anni non
siano mancate le richieste
alle autorità italiane sulla
Focus
LA SPERIMENTAZIONE
LA FORZA DI UN PROGETTO
TUTTO EUROPEO NELL MONDO
In Italia, a dimostrare l’efficacia del bioetanolo per la carburazione di mezzi leggeri e pesanti ci pensa Best (Bioethanol
for sustainable transport). Il progetto, supportato dalla Commissione europea nell’ambito del sesto programma quadro,
ha come scopo principale quello di mostrare la possibilità
effettiva di sostituire benzina e diesel con il carburante vegetale attraverso dimostrazioni pratiche su performance, costi
e benefici ambientali.
Il progetto, avviato il primo gennaio 2006, durerà quattro anni.
L’iniziativa ha come coordinatore la città di Stoccolma. Le
aree di sperimentazione e dimostrazione, oltre alla capitale
svedese e alla regione di Umea (Svezia), sono Rotterdam
(Olanda), Somerset (Regno Unito), i Paesi Baschi e Madrid
(Spagna), La Spezia (Italia), l’area di Cottbus in Brandeburgo
(Germania), San Paolo (Brasile) e Nanyang (Cina).
In Italia Eta, società attiva da oltre dieci anni nel settore della
ricerca, dello sviluppo, dell’applicazione e dell’integrazione
di sistemi ad energie rinnovabili, coordina per Best le attività
dimostrative svolte dalla provincia e dal comune di La Spezia
e dall’azienda di trasporto pubblico della città (Atc).
Oltre a rendere praticabile la via del combustibile ecologico, il progetto sostiene diverse forme di incentivi locali per
promuovere l’utilizzo di questa alternativa “verde”, come la
sosta gratuita nei parcheggi a pagamento, il transito nelle
Ztl, la circolazione durante i blocchi del traffico e l’ingresso
nelle zone pedonali. L’ispirazione arriva dai virtuosismi del
partner svedese: a Stoccolma per i combustibili ecologici
non saranno applicate tasse fino al 2013 e le pompe di E85,
ben 800 su tutto il territorio nazionale, sono obbligatorie per
le stazioni di rifornimento che superino una certa capacità.
A questi si aggiungono i costi competitivi dell’E85: 8,5 corone per litro (circa 0,75 euro) contro le 12,5 corone per litro
(circa 1,28 euro) della benzina tradizionale. I risultati sono
sorprendenti: attualmente gli autobus che utilizzano la miscela all’85% di bioetanolo sono ben 600 e le auto flexifuel
raggiungono le 50.000 unità.
L. C.
L’INAUGURAZIONE
La giornata di presentazione e inaugurazione
del distributore di E85 (nella foto in alto a sinistra) si è celebrata il 19 giugno 2008 presso il
Centro gas degli Stagnoni (in via della Concia).
All’avvenimento erano presenti, tra gli altri, il
sindaco di La Spezia Massimo Federici, l’assessore alla Mobilità Fabrizio Forma, il vice
presidente della Provincia di La Spezia Maurizio
Giacomelli. Presenti anche i partner dell’iniziativa: il presidente di Acam spa Stefano Sgorbini,
il presidente di Centro gas energia spa Renzo
Cozzani, il presidente di Atc spa Enrico Sassi
e Jonas Ericson, Best assistent coordinator.
riduzione delle accise, che
consentirebbero di avere
un prezzo finale inferiore a
quello della benzina, la strada sembra ancora in salita.
E non si tratterebbe di una
peculiarità del nostro Paese:
«Esistono ancora diversi problemi da affrontare in Italia e
nel mondo – ammette Stefano Capaccioli, coordinatore
per Eta del progetto Best
a La Spezia – tra questi, la
logistica di approvvigionamento e distribuzione del
bioetanolo, la competizione
food/no-food, la sostenibilità
ambientale, sociale ed economica di produzione dei biocombustibili e del bioetanolo
in particolare».
«Il progetto Best, dopo
oltre trenta mesi di attività
svolte – continua Capaccioli
– ha evidenziato l’esistenza
di questi problemi e sta cercando di fornire soluzioni,
affrontando l’argomento dell’intera filiera del bioetanolo
in varie nazioni europee, non
solo a La Spezia».
Lo scopo, dunque, è quello di proseguire e, per quanto
riguarda il progetto Best, di
«dimostrare alle persone che
oggi è possibile utilizzare
macchine ed autobus alimentati a bioetanolo attraverso
affermate tecnologie per i
veicoli, i sistemi di distribuzione e di produzione».
Intanto La Spezia non
demorde e continua a sperare: il prossimo passo sarà
il coinvolgimento di una
nuova compagnia petrolifera
per cercare una stazione di
rifornimento con una posizione strategica e procedere
all’apertura di un nuovo distributore.
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19
Focus
QUANDO NULLA SI BUTTA E TUTTO SI RICICLA NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE
L’altra faccia
della distilleria
Grappa, bioetanolo, acido tartarico, olio di vinacciolo, combustibile
e fertilizzante: ecco i prodotti dell’industria ecosostenibile
V
ini rossi e bianchi,
grappe e distillati,
un piacere per il
palato, ma non solo. Guardando da
vicino gli acini e analizzando
il processo di trasformazione
dei grappoli d’uva in prelibate delizie alcoliche è possibile
scoprire che, in ogni chicco, se
ben sfruttato, oltre agli innegabili benefici per gli amanti del
“bere”, esiste qualcosa in più:
l’attenzione e il rispetto per
l’ambiente.
Si parte da un primo dato
degno di nota: nelle distillerie
nulla si butta e tutto si ricicla
attraverso operazioni assolutamente naturali ed ecocompatibili. L’importanza del processo
non sta, però, solo nel recupero dei materiali di scarto ma
nell’utilità che tali produzioni
rappresentano per il mercato.
Pensiamo al bioetanolo, ad
esempio, che rimane di gran
lunga il prodotto più famoso dell’intero procedimento:
questo carburante, ormai
utilizzato in diverse parti del
mondo, rappresenta oggi una
delle più realistiche alternative ai carburanti fossili. Oltre
all’“oro verde”, però, esistono
numerosi e altrettanto preziosi
sottoprodotti ottenuti attraverso il processo distillatorio.
Cominciamo dall’inizio,
dalla distesa di un vigneto
adagiato su una collina italiana
pronto per la vendemmia. Le
uve raccolte arrivano ai mac-
20
Ottobre 2008
chinari della pigiatura: comincia il viaggio. La pressatura degli acini porta alla produzione
del mosto da cui si ricaverà,
nella migliore delle ipotesi,
dell’ottimo vino. E’ qui che ha
inizio il processo distillatorio:
tolto meccanicamente il succo
dai grappoli d’uva, rimarranno
gli scarti della pigiatura che,
attraverso particolari processi,
nasceranno a nuova vita e saranno indirizzati ad altri usi ed
altri scopi.
Il bioetanolo
L’ATTIVITÀ
Le distillerie vitivinicole in Europa sono
circa 400. Complessivamente queste industrie hanno un giro d’affari stimato intorno
a un miliardo di euro e assicurano lavoro a
ottomila impiegati. Sono, invece, 1.200 le persone che,
indirettamente, guadagnano
attraverso il mercato creato
dalla commercializzazione
dei sottoprodotti della distillazione (acido tartarico,
olio di vinacciolo ecc.). Più
di tre milioni sono le tonnellate di fecce e vinacce
lavorate attraverso il processo distillatorio
per ottenere una produzione totale di
alcole pari ad un milione e trecentomila
ettanidri (unità di misura per i distillati).
Le vinacce, costituite dall’insieme di bucce, vinaccioli
e raspi arrivano direttamente
in distillerie per la produzione
di alcoli e acquaviti, ma non
solo. Gli scarti cominciano la
fermentazione al termine della
quale vengono stoccati in appositi silos. Si procede con la
disalcolazione: dalla vinaccia
è eliminato l’alcol residuo che
servirà alla produzione di grappa o alla produzione di alcol
grezzo a 90 gradi. Ed eccoci
al primo prodotto d’eccellenza:
l’alcol grezzo, all’occorrenza,
attraverso un processo di anidrificazione, arriva a raggiungere i 100 gradi trasformandosi nel carburante vegetale noto
come bioetanolo.
dell’acido tartarico. Utilizzato
principalmente nella preparazione di medicinali, il composto chimico
trova imIl processo tratta
piego anche
più di tre milioni
come aromatizzante nella
di tonnellate
preparazione
di vinacce,
di cibi e di
bevande, in
un quantitativo pari
fotografia e
al 10% dei rifiuti
nella concia.
Il processo segue il suo corso. La vinaccia disalcolizzata
viene pressata. Durante questo particolare processo dagli
scarti vengono estratti dei cristalli, i tartari, da cui si ricava
Ma passiamo ancora
oltre. Dopo esser stata seccata,
la vinaccia viene vagliata per
recuperare i semi dell’uva. Da
L’acido tartarico
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prodotti nel nostro
Paese in un solo anno
L’olio di vinacciolo
questi si ricava l’ottimo e pregiato olio di vinacciolo che, per
il suo alto contenuto di acidi
grassi polinsaturi e di Vitamina E, contrapposti alla bassa
percentuale di acidi grassi saturi, rappresenta, oltre che un
ricercato condimento, un ottimo strumento per combattere
l’eccesso di colesterolo.
Combustibile rinnovabile,
mangime e compost
Una buona parte di vinacce
esauste, dopo esser passata attraverso le macine dei mulini,
si trasformerà in un combustibile ad alte prestazioni che
rimetterà di nuovo in circolo la
macchina distillatoria. E non
è tutto: gli scarti degli scarti
Focus
LA NORMATIVA
UN DISASTRO QUASI
SCONGIURATO
Il primo agosto è entrata
in vigore la nuova riforma dell’Organizzazione
comune del mercato
(Ocm) vinicolo. Introdotta nel 1987, la normativa,
assicurando la consegna obbligatoria delle
fecce e delle vinacce derivanti dalla vinificazione
alla distilleria e stabilendo un prezzo minimo di
acquisto per le vinacce,
ha garantito, negli anni,
tutti gli aiuti necessari a
mantenere in vita le operazioni di lavorazione dei
sottoprodotti distillatori.
Lo scorso anno, a luglio,
la prima avvisaglia di un
repentino cambiamento:
nelle bozze del nuovo
regolamento si assisteva
ad una sostanziale abolizione delle distillazioni
dei sottoprodotti e del
vino. Dopo numerose
contrattazioni, le distillerie hanno ottenuto di
mantenere gli aiuti alla
trasformazione di fecce e vinacce e al loro
trasporto. Sono venuti
meno, però, gli aiuti per
lo stoccaggio dell’alco-
saranno utilizzati come componenti dei mangimi animali.
A chiudere il cerchio l’ultimo
stock della produzione che, una
volta sottoposto a nuovi processi, si trasformerà in compost
(il risultato della decomposizione e dell’umificazione di un
misto di materie organiche). Il
fertilizzante tornerà alla terra,
da lì dove era venuto per dar
nuovamente vita al processo
agricolo che aveva permesso
qualche mese prima di raccogliere i grappoli d’uva.
Un riciclo che vale oro
Ed ora un po’ di calcoli. Da 100 chilogrammi
d’uva si ricavano 80-85 kg
di mosto (70-75 kg di vino);
la differenza, 20-25 kg, è la
quantità di vinaccia disponibile, ovvero l’insieme di
bucce, vinaccioli e raspi non
necessari alla produzione di
vino. Un primo dato degno
d’attenzione è proprio nella
quantità di scarti ottenuti con
la prima spremitura dell’uva:
in Europa 400 aziende trattano i resti della pressatura;
le vinacce ammontano ad un
quantitativo pari a tre milioni e 120mila tonnellate. Se le
distillerie non si occupassero
di recuperare questi scarti,
saremmo oberati da un quantitativo enorme di rifiuti umidi da trattare al pari di quelli
umidi delle città. Un po’ co-
me avere sulle spalle all’incirca il 10% dei rifiuti urbani
prodotti complessivamente in
Italia durante un intero anno
(nel 2005, secondo l’ultimo
rapporto dell’Agenzia protezione ambiente e servizi tecnici - ora Istituto superiore
per la protezione e la ricerca
ambientale - 31,7 milioni di
tonnellate). Cifre che fanno
girare la testa.
Il parere dell’esperto
Non si fa, dunque, fatica a credere alle parole di
Marco Bertagni, direttore
di Assodistil, l’associazione
di categoria che rappresenta
attualmente 71 distillerie distribuite sul 95% del territorio
Le sette
sorelle
Anche le
distillerie, come
le compagnie
petrolifere, hanno
una delegazione
formata da “Sette
sorelle” che curano gli interessi
dell’industria
di fronte alla
Commissione
europea. Oltre
all’Italia, ne fanno
parte Grecia,
Francia, Ungheria, Portogallo,
Cipro, Spagna
le. Si è abolito, inoltre,
il prezzo minimo fissato
per i sottoprodotti. L’Ocm
ha, inoltre, eliminato il sistema di acquisto obbligatorio da parte dell’Ue
delle eccedenze della
distillazione: «Con la
riforma – ha spiegato il
presidente di Assodistil,
Antonio Emaldi – l’alcole entra nelle disponibilità del distillatore che,
se vuole accedere agli
aiuti, sarà costretto a
commercializzarlo ad
usi esclusivamente industriali o fuel». Certo,
di fronte al pericolo di
una totale mancanza
di supporto, il bicchiere
appare mezzo pieno: «Il
2008 – continua Emaldi
– sarà ricordato come
un momento pericoloso,
soprattutto per le nostre
imprese, disabituate a
seguire il mercato reale
dopo molti anni di normativa assistenzialistica,
ma sarà ricordato anche
come un momento di
crescita imprenditoriale
e di nuove opportunità».
M. V.
italiano: «Il processo distillatorio in genere rappresenta
certamente la tipologia di industria da prendere a modello
in quanto sfrutta, in maniera
totalmente ecocompatibile e
fino all’ultimo scarto, tutti i
sottoprodotti derivanti dallo
stesso processo per cui viene
attivata». Certo, non mancano parole di apprezzamento
per uno dei prodotti italiani più famosi del mondo:
«Sfruttabile in tutte le sue
componenti, la buccia dell’uva - ammette Bertagni - è
un prodotto unico, che ha necessità di continuare ad essere
valorizzato».
www.ruoteperaria.it
M. V.
Ottobre 2008
21
Servizi
Città
IL RECORD
69 AUTO OGNI
100 ABITANTI
ITALIA PRIMA
IN EUROPA
In macchina
non si invecchia
Nel Lazio, ogni giorno, 77,1 minuti a persona dedicati alla mobilità
Sul podio, secondo l’indagine Airp,
anche Liguria e Lombardia al secondo
e terzo posto. A influenzare la media
grandi città e carenza di infrastrutture.
Da non sottovalutare la conformazione
geografica del territorio. In coda
alla classifica Friuli Venezia Giulia,
Basilicata, Sardegna e Marche
L
a passione per l’automobile nel
nostro Paese, si sa, è decisamente
forte. Il piacere di sentirsi comodi dentro l’abitacolo, la voglia di
non cedere a forme di trasporto
alternativo anche per distanze brevi porta
gli italiani a sopportare spesso ingorghi di
ogni genere, con un unico risultato certo:
quello di perdere minuti preziosi da dedicare
ad altre cose.
Ma quanto tempo spendiamo nella
nostra macchina e dove in Italia la media
quotidiana è più alta? A rispondere a queste
domande ci ha pensato un’analisi dell’Osservatorio sulla mobilità sostenibile dell’Associazione italiana ricostruttori pneumatici
(Airp). Nella Penisola è il Lazio la regione
con il più alto tempo medio dedicato alla
mobilità, un valore quotidiano di 77,1 mi-
22
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
nuti a testa che coinvolge i residenti di età
compresa tra i 14 e gli 80 anni. Seguono nella speciale classifica Liguria e Lombardia,
con un valore rispettivamente di 74,5 e 68,3
minuti. Agli ultimi posti Basilicata, Friuli
Venezia Giulia (58,1 minuti per entrambe),
Sardegna (57,7) e Marche (57,1).
In generale il tempo medio dedicato
alla mobilità è influenzato dalla presenza
di grandi città, dalla situazione delle infrastrutture e dalla conformazione geografica del territorio. Il dato del Lazio è quindi
condizionato dalla presenza della Capitale e
dalla peculiare situazione della sua mobilità,
derivante sia dalle distanze da coprire che
dalla situazione non ottimale delle infrastrutture. Sorprende il dato della Liguria,
molto più vicina ai tempi del Lazio che a
quelli della Lombardia.
«Nel 2008 – fanno sapere dal team di ricerca – c’è stata una riduzione dei consumi di
carburante per effetto dei forti aumenti dei
prezzi: sarà interessante verificare l’impatto della nuova situazione sul tempo medio
dedicato alla mobilità. La logica suggerisce
che la rinuncia all’auto abbia determinato
un aumento del tempo medio pro-capite
destinato alla mobilità, ma non è detto che
sia andata così, perché la diminuzione del
traffico potrebbe aver determinato un aumento della velocità media».
AL. NO.
L'Airp
Costituita il
23 settembre
1963 per unanime volontà
di un gruppo di
aziende qualificate del settore,
l’Airp rappresenta sul piano
unitario e nel
territorio italiano, la categoria
dei ricostruttori
di pneumatici
Il Lazio è anche in testa alla
graduatoria per densità automobilistica delle venti Regioni italiane. Con 69 vetture ogni 100 abitanti precede Umbria (67), Piemonte e
Valle d’Aosta (64), Toscana
e Marche (entrambe con
63). Negli ultimi quattro
posti della classifica si collocano Liguria (52), Puglia
(53), e Trentino Alto Adige a
pari merito con la Basilicata
(55). Ma a colpire è il dato
generale che riguarda la
Penisola. Un altro recente
studio, anche in questo caso condotto dall’Osservatorio sulla mobilità sostenibile
dell’Associazione italiana
ricostruttori pneumatici,
dice che in Italia nel 2007
si calcolavano 60 autovetture ogni 100 abitanti. Si
tratta del valore più alto in
Europa. Nella graduatoria
europea dei Paesi a maggior densità automobilistica, l’Italia – seconda nel
mondo solo agli Stati Uniti – è davanti a Germania
(57 autovetture ogni 100
abitanti,) Gran Bretagna e
Austria (entrambe con 51
autovetture), Francia (50) e
a tutti gli altri Paesi sino alla
Polonia che chiude con 35
auto ogni 100 abitanti.
L. C.
Informazione locale dal 1987.
dal 1987: #$+6#4'# KNOGPUKNGECTVCEGQ
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88+8++8+++G:
OKNCEQRKGKPFKUVTKDW\KQPGITCVWKVC
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Per informazioni:
06.2253179
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dal 2002: #$+6#4'#41/#
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Città
DALLA CITTÀ DEL
PALIO PRENDE
IL VIA UN PROGETTO
PER LA PRODUZIONE
DI BIODIESEL
RICAVATO DAI
GIRASOLI CHE FARÀ
IMMETTERE IN
ATMOSFERA LA METÀ
DI CO2 RISPETTO
A VEICOLI ALIMENTATI
CON IL SOLO GASOLIO
“H
di Cristina Califano
no
o un girasolee
nel motore”,
”,
questo il logo verde
e giallo che campeggia
mpeggia
sulla fiancata di nove
veicoli pionieri del progetto S.I.En.A.
.En.A.
(Sviluppo integrato energie rinnovabili
novabili
provenienti dal settore agricolo) che vede
cinque bus dell’azienda senese dii trasporto
p
pubblico Train e quattro mezzi p
per la raccolta
e compattazione dei rifiuti di SienAmbiente
ienAmbiente
andare a biocarburante ricavatoo dall’olio di
semi di girasole. L’iniziativa haa preso il via
nel 2006, con la coltivazione di 150 ettari di
terreno che hanno prodotto 270
70 tonnellate
di semi di girasole, da cui sono
no state ricavate 120 tonnellate di biodiesel.
el. Di queste,
55 serviranno per produrre 220
20 tonnellate
di carburante in grado di alimentare
entare per un
anno i nove mezzi delle due società
ocietà senesi
che potranno così percorrere ben 440mila
chilometri immettendo nell’atmosfera
mosfera esattamente la metà di anidride carbonica
onica rispetto
ai veicoli alimentati con il solo gasolio.
«Siamo di fronte al primo, pionieristico
e per questo importantissimo progetto
– spiega l’assessore regionale all’EnerEnerr
gia, Anna Rita Bramerini – finalizlizzato all’utilizzo di sistemi alternaativi di alimentazione dei mezzii
a motore, che ci auguriamo
possano diventare competitivi e contribuire in maniera
significativa a ridurre la nostraa dipendenza
dal petrolio. Per questo l’esperienza
rienza senese
rappresenta una sperimentazione
ne che abbiamo voluto e a cui guardiamo con
on interesse e
attenzione».
La proposta, cofinanziata daa Fondazione
24
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
IL BIODIESEL
E’ un prodotto naturale
utilizzabile come carburante in autotrazione e
come combustibile nel
riscaldamento: ottenuto
dalla coltivazione di
piante oleaginose di
ampia diffusione, è rinnovabile, biodegradabile
(se disperso si dissolve
nell’arco di pochi giorni,
mentre gli scarti dei
consueti carburanti permangono molto a lungo)
e garantisce un rendimento energetico
pari a quello dei
carburanti e dei combustibili minerali.
Città
Uno degli autobus della Train, con
il logo dell’iniziativa “Ho un girasole
nel motore”. Sotto: Siena,
il campanile di piazza del Campo.
In basso: Maria Grazia Mammuccini, amministratore Arsia
SIENA, ECCO I BUS CON
UN FIORE NEL MOTORE
Il progetto pilota servirà per la produzione e l’utilizzo del biocarburante a base di girasole.
Nove i mezzi di Train e Sienambiente che hanno adottato l’alimentazione ecocompatibile
Monte dei Paschi di Siena e Regione Toscana, è stata resa possibile grazie alla collaborazione di oltre 20 partner. In particolare, la
Regione Toscana, promotrice dell’iniziativa,
ha affidato ad Arsia (Agenzia regionale per
lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo-forestale) le attività di coordinamento,
progettazione e individuazione dei rapporti
di collaborazione e a Cispel Confservizi Toscana la gestione dei rapporti con i partner
operativi della filiera pilota.
«S.I.En.A. – sottolinea Maria Grazia
Mammuccini, amministratore Arsia – ha il
pregio di aver creato una filiera articolata e
ricca di partner, dai produttori agricoli, alle
strutture di prima trasformazione, alle imprese industriali di produzione di biodiesel,
ai centri di ricerca che rappresentano punti
di eccellenza nella nostra regione, fino alle aziende utilizzatrici. Una collaborazione
strategica non solo per il successo del progetto pilota, ma anche per la sua trasferibilità e
applicazione in altre realtà territoriali».
Le attività relative alla filiera pilota si concluderanno nel novembre 2008, ma l’amministratore Arsia fa sapere che la Regione Toscana richiederà una proroga alla Fondazione
Mps (Monte dei Paschi di Siena) fino al 30
giugno 2009.
Il Piano energetico regionale
prevede di sviluppare la produzione
di energie rinnovabili provenienti
dal settore agricolo
(di cui la filiera del
biodiesel rappresenta solo uno degli impieghi)
attraverso l’utilizzo a questo scopo del 15%
delle superfici agricole coltivate. «Il progetto
S.I.En.A. – continua Mammuccini – rappresenta un primo passo per la promozione di un
carburante biologico, il cui utilizzo è imposto
anche dalle norme europee e riteniamo che
proprio le aziende di servizio pubblico locale
toscane possano rappresentare un tratto di
quella filiera virtuosa in grado di fornire un
contributo importante al nostro ambiente,
grazie al risparmio di combustibili fossili. Le
aziende Train e Sienambiente di Siena utilizzeranno la miscela biodiesel/gasolio nei propri
mezzi fino a primavera 2009».
In questa fase stanno procedendo le attività di monitoraggio della filiera da parte
dei soggetti scientifici coinvolti nel progetto
pilota. I risultati finali del progetto verranno
presentati in occasione di Agrienergie, la manifestazione tematica in programma ad Arezzo dal 4 al 7 giugno 2009, nell’ambito di una
specifica pubblicazione. La finalità principale del progetto pilota è quella di proseguire
l’impiego del biodiesel anche successivamente
alla chiusura formale del progetto stesso e di
replicare l’impiego di questo biocarburante
anche in altre realtà regionali attraverso Cispel Toscana.
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Ottobre 2008
25
Città
L’
L’ECO-KIT PER
LA SCUOLA
TORNA IL PROGETTO PER ABITUARE GLI STUDENTI AL RICICLO
Giunta alla IV edizione l’iniziativa Tetra Pak per insegnare
la sostenibilità ambientale e l’educazione alimentare
26
Ottobre 2008
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anno scolastico è ormai iniziato e
con esso la possibilità di offrire agli
studenti un’occasione per riflettere sull’ambiente e su ciò che loro
stessi possono fare per contribuire
alla salvaguardia del nostro Pianeta. E se la
buona educazione si impara da piccoli, anche
il rispetto dell’ambiente può essere appreso
fin dalla tenera età per acquisire abitudini
da mantenere per tutta la vita. Molte sono le
iniziative che singolarmente gli insegnanti
intraprendono all’interno delle proprie classi, molte quelle che Comuni e associazioni
offrono per focalizzare l’attenzione su questo
tema. Interessante in tal senso un progetto
nato dalla collaborazione della cooperativa
La Lumaca con Tetra Pak Italia per conto di Consorzio Concerto (rete nazionale
Achabgroup), agenzia di comunicazione
ambientale con esperienza nella creazione di
Città
progetti educational per le scuole. Si tratta di
“ecoRi*kit”, materiale didattico composto da
opuscoli per ragazzi con giochi sulla sostenibilità ambientale del cartone per bevande,
pieghevoli per insegnanti che affrontano il
tema della raccolta differenziata in Italia, oltre
che dispense per elaborare percorsi didattici
di approfondimento relativi all’educazione
alimentare consapevole e ai sani stili di vita.
Sono inoltre presenti schede didattiche per
suggerire attività, percorsi educativi, laboratori, giochi e test da realizzare insieme agli
alunni. Nel kit a forma di valigetta, dalla vivace veste grafica e gratuito per gli insegnanti,
ci sono poi i poster sul ciclo di vita e sul riciclo
del cartone per bevande, che rappresentano,
attraverso disegni e didascalie, sia la filiera
produttiva, dalle materie prime al consumatore finale, che la filiera del riciclo e riutilizzo,
dal consumatore ai prodotti derivanti da tali
processi di recupero.
«Il kit didattico è stato realizzato da Tetra
Pak Italiana in partnership con altre aziende
quali Granarolo, Arborea, Grifo Latte e Sterilgarda Alimenti – spiega il direttore di Consorzio Concerto, Gianfranco Sghedoni – per
far acquisire agli studenti delle scuole primarie comportamenti maggiormente rispettosi
della natura, incentivare la loro creatività e
manualità, stimolare la pratica della raccolta
differenziata, promuovere un’alimentazione
consapevole».
«Dal 2005, anno della prima edizione
dell’iniziativa – continua Sghedoni – sono
stati distribuiti agli insegnanti di tutta Italia
complessivamente 10mila ecoRi*kit. La prima edizione, realizzata per gli anni scolastici 2005/2006 e 2006/2007 da Tetra Pak in
partnership con Granarolo e Mukki, è stata
distribuita in 6mila pezzi. Altre edizioni sono
state realizzate in partnership con Grifolatte,
per l’anno scola
scolastico 2006/2007 e distribuita
in 2mila pezzi,
p
e in partnership con Sterilgarda per l’anno sc
scolastico 2007/08 e distribuita
in 2mila pezzi
pezzi. Ora è disponibile la versione aggiornata per realizzare in classe nuovi
percorsi di sostenibilità
sost
ambientale e alimentazione consap
consapevole. Le richieste arrivano
quotidian
q
quotidianamente da tutta Italia e per
l’anno sc
scolastico 2008/09 si prevede la
distribuz
distribuzione di circa 2.500 ecoRi*kit».
Collegate a questa iniziativa sono altre
attività, personalizzate
per
a seconda del territorio inter
interessato dalla distribuzione del
kit, che co
consistono in attività e percorsi
di educaz
educazione ambientale con lezioni
in class
classe proposte da animatori ed
esperti educatori, concorsi a premi,
siti inte
internet educational quali www.
iostobene.net,
iosto
www.tiriciclo.it,
www.magoalvise.it
w
e game
on-line come l’ecoRi*kit
Game.
BREVEMENTE
Emilia Romagna, via ai blocchi antismog
†
Stop dal lunedì al venerdì alla circolazione dei
veicoli più inquinanti e, da gennaio, blocco totale il giovedì.
Ma anche misure a sostegno del trasporto pubblico, dei
percorsi ciclabili, dell’intermodalità e del trasporto merci,
del rendimento energetico degli edifici. Sono ripartiti il primo ottobre, e dureranno fino a tutto il mese di marzo 2009,
i provvedimenti per combattere smog e polveri sottili nelle
città dell’Emilia Romagna. Tra le novità: cinque milioni di
euro per finanziare, oltre alla conversione a metano delle
auto più inquinanti, anche l’installazione di filtri antiparticolato nei veicoli a motore diesel. A regime inoltre la misura,
prevista dal Piano energetico regionale, che introduce la
certificazione energetica per gli edifici residenziali. L’attestato di certificazione energetica, rilasciato da un professionista accreditato, dovrà riportare i dati relativi alle
prestazioni energetiche di un edificio e i suggerimenti circa
gli interventi più significativi che possono essere realizzati
per migliorare tali prestazioni.
Legambiente, tassa picnic anche in Italia
†
«Anche l’Italia deve dichiarare guerra all’usa e
getta inquinante e premiare, invece, i sistemi ecocompatibili e i prodotti biodegradabili o riutilizzabili». Così Stefano
Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, si schiera
apertamente dalla parte della tassa sul picnic, annunciata
dal ministro francese dell’Ecologia e dei trasporti Jean
Louis Borloo. «Tassare i prodotti usa e getta non è altro
che l’applicazione più ovvia del principio comunitario del chi
inquina paga», spiega Ciafani, ricordando che, secondo gli
ultimi dati dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la
ricerca ambientale), la produzione dei rifiuti urbani in Italia
è aumentata del 12% circa dal 2000 al 2006. «Non si partirebbe da zero. Basterebbe diffondere su scala nazionale
- conclude Ciafani - le buone pratiche sulla prevenzione
della produzione di rifiuti già avviate da Comuni e società
di igiene urbana, come quelle premiate da Legambiente e
Federambiente nell’ambito di comuni Ricicloni 2008».
Mobilità, cresce la passione per la bici
†
Secondo una ricerca condotta dall’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti (Isfort), la
bicicletta rappresenta un mezzo di trasporto abituale per
oltre il 13% degli italiani tra 14 e 80 anni. A questa fetta si
aggiunge un altro 23,5% della popolazione che la adopera in modo occasionale (una o due volte a settimana). Si
tratta di percentuali in netta crescita: la quota di chi fa un
uso frequente delle due ruote è praticamente raddoppiata
tra il 2002 e il 2007. Il peso complessivo della bicicletta
come modalità di trasporto resta tuttavia ancora modesto,
attestato a meno del 4% di tutti gli spostamenti che gli
italiani effettuano ogni giorno (nei Paesi dell’Europa centro-settentrionale si registra sistematicamente una quota
a doppia cifra). Gran parte dei ciclisti “abituali” si concentra nelle Regioni nel nord-est Italia: in Emilia Romagna
raggiungono il 31,3% della popolazione, in Trentino Alto
Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia superano il 25%.
Viceversa, in tutte le Regioni del sud non si supera la
soglia del 10%.
C. C.
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Ottobre 2008
27
Tecnologie
OMBRELLO
L NI
SOLARI
REVERSIBILI
Dalla fantasia di progettisti italiani una nuova
e interessante soluzione per locali e giardini
OXFORD
TORNA L’ECOFRIGO DI EINSTEIN
L’univeristà di Oxford si affida
ad Einstein nella lotta contro
il surriscaldamento del Pianeta. Un gruppo di ingegneri del
celebre ateneo inglese ha infatti deciso di “riadattare” una
delle invenzioni che il fisico
tedesco progettò negli anni
‘30: un modello di frigorifero
ecosostenibile, senza parti
moventi, che teneva fredde le
cose servendosi unicamente
di gas sotto pressione. Il principio prevedeva la creazione
del freddo riducendo la temperatura di ebollizione del
butano tramite l’introduzione
di ammoniaca in un vaporizzatore. Partendo da qui i
ricercatori vogliono arrivare
ad un frigorifero che non abbia bisogno di elettricità, al
quale basti un po’ di energia
solare per il funzionamento
della pompa dei gas. Le idee
di Einstein vennero utilizzate
per la costruzione dei primi
frigoriferi almeno fino agli anni 50, allorquando l’industria
degli elettrodomestici decise
di puntare sui compressori
“energivori” e bisognosi di
freon, un gas estremamente
nocivo per l’ozono.
G
li ombrelloni tradizionali,
ali, spesso
ospitati fuori dai localii pubblici
o all’interno dei giardini
ni privati, potrebbero aver fatto
il loro tempo con grande
de
gioia di gestori e semplici inquilini.
Un gruppo di progettisti napoletani ha infatti brevettato un nuovo
tipo di ombrellone, denominato “re-versibile”, in grado di superare grazie alla sua
praticità tutti i limiti dei prodotti tradizionali:
dizionali:
l’opposizione al vento, la difficoltà dii ombreggiare in maniera soddisfacente rispetto
petto alla
rotazione del sole, la scarsa durata nel tempo
spesso per colpa dei materiali impiegati,
piegati, il
disagio provocato dalla chiusura chee in molti
casi necessità la presenza di più persone.
sone.
Frutto di attente e minuziose ricerche,
l’ombrellone “reversibile” si aziona automaticamente tramite un telecomando attivato
ttivato da
un pannello solare posto sopra la struttura.
Sia l’apertura che la chiusura possono
no essere
effettuata da una sola persona attraverso
averso un
semplice click. La movimentazione del meccanismo che permette l’apertura e laa chiusura
del telo, è affidata ad una vite ubicataa nel fuso
centrale. Questa, impegnata in una chiocciola,
hiocciola,
consente lo scorrimento di un canotto
tto mobile, il quale mediante un gioco di leve,
ve, bracci
e tiranti consente al telo il giusto assetto in
modo progressivo chiuso/aperto consentendo
nsentendo
così la fermata nella posizione desiderata
iderata o
intermedia.
Un’ulteriore innovazione è data dal
al sistema
di fissaggio del telo alla struttura, realizzato
con agganci rapidi, anch’essi inossidabili
idabili in
quanto provenienti da impiego nautico.
ico. Questo sistema consente il montaggio e lo smontaggio del telo per il lavaggio ed il rimessaggio
messaggio
in modo veloce e semplice nonostante
nte le im-
28
Ottobre 2008
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peraria it
Gommone solare in Abruzzo
Si è svolta in Abruzzo,
Abru
tra San
Salvo e Vasto, la sp
sperimentazione
della barca solare ta
targata Everlight, un gommone
gommo realizzato
per essere a
autonomo dal
punto di vvista energetico.
Il mezzo è in grado
di auto alimentarsi
sia mentre naviga
ch
che quando è in
po
porto. Everlight
ha inventato, nel
cor
corso degli anni,
numerosi brevetti per
pe rilanciare
l’energia solare: dall’illuminazione
dall
dei giardini ai semaf
semafori, dalle insegne dei negozi ai frigo portatili
L’ottimale e
rapida adattabilità alle condizioni climatiche,
che possono
cambiare
talvolta repentinamente (sole
intenso, vento
teso, brezza,
temporale) si
ottiene grazie
alla semplice
regolazione
della struttura
ad ossatura
rispetto ad
un asse
verticale
p
portanti
dimensioni (quattro
q
metri
m
per quattro) e il peso (circa quattro chilogrammi).
chilo
Il telo è realizzato in tessuto impermeabile
i
e ignifugo. I meccanismi non hanno
ha
bisogno
di manutenzion
manutenzione periodica,
quale lubrificazione
lubrificaz
e regoIl sistema si aziona
lazioni
in
quanto
quan
completaautomaticamente
mente
m
me
nte costruiti con materiali
con un telecomando
inossidabili.
in
nossidabili. Unica
Un cura per
attivato da un pannello
l’utente
l’uten
ente
te sarà qu
quella di sostituire la batteria
batteri del telecob
mando una volta esaurita
esaurita.
ta.. Al
A ccalar del sole
l’ombrellone è in grado di iilluminarsi
l um
ll
automaticamente, garantendoo un’autoniomia
u ’au
un
di
dodici ore. Un prodottoo innovativo,
innov
questo
dell’ombrellone “reversibile”,
“reversi
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b le”, ch
che a breve potrebbe far parlare di sé
sé.
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Studi
ECCO IL RITRATTO DELL’ISTAT
TRACCIATO DALL’ANALISI
NALISI
DI 111 CAPOLUOGHII
DI PROVINCIA. IL PAESE
AESE SI MUOVE
A DUE VELOCITÀ: ILL NORD
CRESCE E IL SUD ARRANCA.
RRANCA.
PER 72 GIORNI ALL’ANNO
ANNO
SI SUPERANO I LIMITI
ITI DI PM10
I
l nord ricicla, effettua
ua un costante monitoraggio dell’inquinamento
inamento acustico e
punta ad incrementare
re la densità di verde
urbano. Il sud è sprecone,
cone, ha pochissime
piste ciclabili, ma contiene
ntiene il numero di
giornate di superamento del valore limite di
Pm10 per la protezione della salute umana,
abbassando la media nazionale.
ionale.
Il nuovo rapporto Istatt sugli indicatori ambientali urbani presenta un’Italia più attenta
all’ambiente, ma che è in
n ritardo rispetto ai
colleghi europei. L’indagine,
ggine, svolta in 111
capoluoghi di Provincia (6,6% della superfi
superfi-cie totale e 29,5% della popolazione
opolazione
p
residente
nello Stato), analizza ottoo indicatori: popolapopolazione e territorio; acqua; aria; energia; rifiuti;
rumore; trasporti e verde urbano. Il Belpaese
si muove a due velocità. Rispetto
ispetto all’analisi sui
dati del 2006 presenta le stesse eccellenze e le
stesse “pecore nere”. Sul podio e alle ultime
tre posizioni della speciale
ale classifica dei
capoluoghi di Provincia che presentano maggiore attenzionee all’ecocompatibilità ci sono glii stessi
comuni di due anni fa. Trento,
rento,
Bologna e Venezia guidano
ano la
lista. Olbia, Siracusa e Massa
arrancano.
Rifiuti e raccolta differenziata
enziata
La raccolta media pro-capite
ro-capite di
rifiuti, nel 2007, è stata di 623,5 chilogrammi. Un dato in lieve
eve diminuzione
rispetto alla rilevazione del 2006 (-0,3%),
con la crescita del nord (+0,8%) che viene
compensata dal calo del centro (-2,3%) e del
sud (-0,2%). Capofila è il comune di Olbia,
con 1.022,2 kg prodotti per
p abitante. Chiudono la classifica Villacidro
ro (375,8) e Belluno
(396,7). Sono soltanto 29 i Comuni che hanno raggiunto l’obiettivo del 40% di raccolta
differenziata, secondo quanto
uanto disposto
p
dalla
legge 296/2006 (Disposizioni
izioni per
p la forma
forma-zione del bilancio dello Stato).
ato). Mentre sono 31
i Comuni, prevalentemente
nte del mezzogiorno,
30
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
Studi
dati %
INDICE DELL’ATTENZIONE ALL’ECOCOMPATIBILITA’
Valori calcolati in base agli 8 indicatori analizzati
PRIMI DIECI COMUNI
PRIMI DIECI COMUNI
Verba
Verbania
Novara
Novar
Sanluri (Vs)
Sanlur
Asti
Tortolì (Og)
Torto
Belluno
Bellun
Villacidro (Vs)
Villaci
Rovigo
g
Lecco
Alessandria
Alessa
Trento
Bologna
Venezia
Belluno
Biella
Cuneo
Prato
Modena
Ravenna
Matera
CHI F
FA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
72,2
70,6
61,9
61,6
59,8
59,7
58,2
53,7
53,7
52,8
Fonte: Istat
Istat, Osservatorio
ambientale sulle città
ULTIMI DIECI COMUNI
Siracusa
Oristano
Isernia
Caltanissetta
Taranto
Palermo
Frosinone
Iglesias (Ci)
Messina
Caserta
6,6
5,1
5,1
4,7
4,6
4,1
4,0
3,8
3,8
2,4
6,6
5,9
5,7
5,7
5,1
4,9
4,6
4,6
4,6
4,5
Fonte: Istat, Osservatorio
ambientale sulle città
ULTIMI DIECI COMUNI
Imperia
1,2
Ragusa
1,2
Rimini
1,1
Frosinone
0,8
Tempio Pausania (Ot) 0,8
Enna
0,2
Iglesias (Ci)
0,0
Olbia
0,0
Siracusa
-0,2
Massa
-1,0
L’analisi
e gli indicatori
L’indice di
attenzione
all’ecocompatibilità
è il risultato
dell’analisi di
otto variabili:
Popolazione
e territorio;
Acqua; Aria;
Energia; Rifiuti;
Rumore;
Trasporti e
Verde Urbano.
I temi sono
stati oggetto di
rilevazione nei
111 capoluoghi
di provincia
censiti
Da Trento a Bologna,
dove va l’ecologia
In Italia cresce la raccolta differenziata e il verde pubblico. Ma aumentano la circolazione
dei meezzi a motore e i Comuni sono poco attenti all’inquinamento acustico ed atmosferico
che registrano ancora percentuali di raccolta differenziata inferiori al 15%. Verbania fa
scuola con il 72,2% della raccolta differenziata.
Caserta (2,4%) e Messina (3,8%) stroncano la
media nazionale. È ancora la carta il materiale
più raccolto nel servizio differenziato (38,5%
del totale della raccolta); seguono i rifiuti verdi,
organici e legno (29,7%), il vetro (11,8%) e la
raccolta selettiva di pile esauste, accumulatori
e farmaci (0,2%).
Inquinamento atmosferico
Nel 2007 più del 90% della popolazione
dei Comuni capoluogo di Provincia è interessata dalla rilevazione del biossido di azoto
(NO2), del Pm10, del monossido di carbonio
(CO), dell’ozono (O3) e del benzene (C6H6).
Nei 99 Comuni in cui il Pm10 è monitorato,
il numero medio di giornate di superamento
del valore limite per la protezione della salute
umana è pari a 71,4 (-11,3% rispetto al 2006).
Un dato che, nonostante il decremento, resta
molto al di sopra dei 35 giorni consentiti dalla
normativa. A ciò si aggiunge anche la controtendenza di alcuni centri, come Napoli (+5
giorni) e Catania (+2 giorni). Al nord il supe-
ramento dei limiti si è osservato mediamente
per 86,4 giorni; al centro per 70,6 giorni e al
mezzogiorno per 49,5 giorni. Comuni come
Siracusa (273 giorni di superamento), Massa
(226) e Torino (190) dovrebbero copiare il
piani traffico di Imperia (2 giorni di superamento), Ascoli Piceno e Caserta (7).
Verde urbano
Nel 2007, la densità di verde urbano nei
capoluoghi di Provincia (percentuale di verde
urbano sulla superficie comunale) si attesta al
7% (+0,6% rispetto al 2006).
Palermo (31,6%), Torino (15,6%), Milano
(11,5%), Bologna (8,8%), Verona (8,0%) e Pescara (7,5%) registrano sia una densità di verde
urbano superiore alla media sia una crescita
delle aree verdi maggiore, nell’ultimo anno, di
quella registrata a livello nazionale. Pisa (71,9),
Cagliari (55,2%), L’Aquila (45,6%), Biella
(35,0%), Ancona (28,1%), Roma (27,5%), Napoli (23,7%) e Terni (21,7%) presentano alte
percentuali di verde urbano sulla superficie
comunale, ma rispetto al 2006 mostrano una
variazione inferiore a quella media nazionale. Il censimento del verde urbano dovrebbe
essere propedeutico alla stesura del Piano del
verde urbano, strumento integrativo del Piano regolatore generale (Prg) per pianificare le
aree verdi all’interno del Comune. Tale documento oggi è utilizzato solo dal 25,2% dei
Comuni capoluogo di provincia.
Curiosità
Spulciando i dati del rapporto, i numeri
assumono sfumature curiose. Nella sezione
dedicata ai trasporti, ad esempio, emerge che
ad Aosta ci sono 2.021,4 autovetture per abitante: praticamente più di un’automobile a testa. Un dato che potrebbe essere spiegabile con
la minore tassazione nell’iscrizione di nuove
autovetture e che quindi non rispecchia il quadro dei mezzi che circolano in città. Mezzi a
motore che, nel panorama nazionale, fanno
registrare un incremento dello 0,6% rispetto
al 2006, con una media di 592,6 vetture per
mille abitanti. Il Lazio comanda la classifica,
con cinque capoluoghi tra i primi sette: Viterbo (758,8), Latina (737,3), Frosinone (733,5)
e Roma (707,2). Chiudono, con i valori più
bassi, Genova (469) e Venezia (427,1).
DA. CI.
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
31
Salute
RIPRESI I PERCORSI ANNUALI DELL’UNIVERSITÀ POPOLARE DI ROMA CON NUOVE E STIMOLANTI PROPOSTE
A lezione di benessere
L’UpterSport, un’avanguardia che sperimenta. Con la persona al centro del progetto
C
di Giuseppe D’Agostino*
L’ATTIVITÀ
UNA STORIA LUNGA 15 ANNI
L’università Popolare dello Sport
nasce nel 1994 con il compito di
promuovere le attività corporee e
sportive nel campo dell’educazione
continua. Lo scopo è diffondere una
modalità di intendere il movimento
come fonte di salute per l’individuo,
per percepire la corporeità come
un valore nel vissuto individuale e
sociale, per vivere l’ambiente nel
rispetto della natura e delle biodiversità. Il sistema educativo Upter
consiste in un’ampia proposta didattica di corsi aperti a tutti i cittadini e senza limiti di età, tenuti da
docenti esperti, che coprono ampi
settori di discipline: attività espres-
32
Ottobre 2008
sive come balli e danza, discipline
orientali come hatha yoga e taijij
quan, ginnastiche posturali e sport
come nuoto, tiro con l’arco, tennis
e vela. Ampliare la partecipazione
di tutti a una pratica sportiva intesa
come “pratica del benessere”, promuovere la diffusione dei principi
propri a diverse discipline derivanti
anche da culture differenti, favorire uno stile di vita legato ai valori
della partecipazione, della socializzazione e della comprensione di
sé e degli altri, è la chiave di lettura
di tutte le attività promosse dalla
UpterSport. Informazioni sul sito
www.uptersport.it
www.ruoteperaria.it
ome in ogni università che si rispetti, questo è
il periodo in cui
i corsi riprendono
il loro naturale svolgimento.
Accade anche all’UpterSport,
l’univeristà Popolare dello
Sport di Roma dove dal 1994
vengono aggiunti ogni anno
corsi, percorsi, scuole di formazione.
Con le scuole di Naturopatia, di Shiatsu, di Ginnastica
dolce, di Yoga e di Riflessologia plantare UpterSport è riuscito a comporre un sistema
formativo che affonda le sue
radici nell’esperienza ventennale dell’Upter nel campo dell’educazione degli adulti; per
certi aspetti un’avanguardia
che sperimenta tutti i giorni
con più di 400 docenti e oltre
20mila iscritti in un centinaio
di sedi tra Roma e provincia.
Corsi di base per tutti i cittadini di tutte l’età, per tutte le
fasce sociali e culturali, sono
stati per anni un ricco banco di
prova per sperimentare nuove
pedagogie e metodologie basate sul riconoscimento delle
forti motivazioni che accompagnano un adulto che vuole
apprendere, migliorare le proprie competenze, far emergere
il proprio talento.
Discipline naturali legate
al mondo delle medicine non
convenzionali, discipline del
benessere legate al mondo
dello sport e del sociale sono i
principali ambiti di intervento
della proposta formativa, che
vuole sostenere in termini
di qualità quei settori in cui
la relazione tra domanda di
servizi da parte dei cittadini e
risposta da parte degli operatori risulta spesso insufficiente
e inadeguata.
Più di cinquecento allievi
seguiti da circa quaranta docenti specializzati, coordinati
da cinque responsabili e da
una segreteria didattica; queDimensione
sociale
sti sono i dati delle scuole di
L’università
formazione dell’UpterSport.
Popolare non è
una scuola ma
L’università Popolare pone atuna vera e protenzione alla centralità della
pria università,
persona nel progetto formail cui motto è
“Non si finisce
tivo e mette in campo tutte le
mai di imparaproprie energie e capacità per
re”. Negli ultimi
dare informazione, orientare
anni ha assunto
una dimensione
tutti gli allievi e accompasociale di primo
gnarli lungo il loro percorso
piano per la
sua progettuadi apprendimento. Una pelità e per aver
dagogia rivolta agli adulti, un
realizzato una
punto di eccellenza dell’aziostruttura di
apprendimento
ne didattica nelle scuole di
permanente
formazione. Nelle interazioni
tra il progetto educativo e formativo che compongono il sistema dell’ università Popolare
sono tralasciate le proposte di
tipo prettamente “sportivo”
per concentrarsi più sulla
promozione di pratiche che si
inseriscono a
pieno titolo
Tra le novità più
nella filosointeressanti i corsi
fia del “dolce
e naturale”.
di formazione
Il patriprofessionale
monio oraventendi Naturopatia, Shiatsu, mai
nale di lavoro
Ginnastica dolce,
costante ha
finora dato
Yoga e Riflessologia
un notevole
plantare
cont r ibuto
nel creare
fra i cittadini maggiore sensibilità a prendersi cura di sé
e nelle istituzioni a prendere
in considerazione il valore
della prevenzione anche come intervento programmato
in campo educativo, sociale e
sanitario.
*PRESIDENTE E DIRETTORE
DI UPTERSPORT
Reportage
L’ALMA
VERDE
DI CUBA
di Giorgio Fasan
[email protected]
Nell’isola della Revolución, tra sogni e contraddizioni, speranze e illusioni, il trasporto
è al verde, in tutti i sensi. Il mantenimento del territorio e dell’ambiente, fatta eccezione
di L’Avana e di Santiago per i gas di scarico delle auto, è rispettato e tutelato
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
33
Reportage
Anche
Cuba sceglie
per i cubani
e per i tursti
meno
abbienti e più
impegnati nel
mantenimento
e nella
conservazione
del territorio,
il trasporto
“ecologico”.
Quello
su carriola non
deve essere
frainteso.
Viene usato,
oltre che per
i materiali
ingombranti,
anche
per le persone
“minute minute”,
soprattutto
per la fatica
che questa
costa
per chi la deve
trascinare.
Un taxi
trasportatore
su triciclo
effettua
40-50 km
al giorno,
trainando
un carico
di circa
150-180 kg
(2 clienti, peso
del triciclo
e del guidatore
stesso).
Un metodico
allenamento
per quando
Cuba deciderà
di partecipare
ai mondiali
di ciclismo!
Il trasporto
con i cavalli è
sicuramente
per i più ricchi
e comunque
non inquina.
Su cavalli
vi è anche
quello
di massa.
Esistono
ovviamente
il trasporto
con autobus
e taxi, il cui
inquinamento,
soprattutto
a L’Avana
e in alcune
zone
di Santiago
raggiunge
dei livelli
insopportabili.
Le auto
degli anni ‘50,
“mantenute”
per il turismo,
creano un forte
inquinamento,
sia per la qualità
del carburante,
ma soprattutto
per i tubi di
scappamento
decisamente
obsoleti.
T SEGUE A PAGINA 36
34
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
Reportage
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
35
Reportage
T SEGUE DA PAGINA 34
Nel resto del
Paese come
si è visto, vuoi
per le difficoltà
in senso lato
vuoi per la
convinzione
della difesa
dell’ambiente,
le cose vanno
molto meglio.
A Maria
la Gorda,
sulla costa
difronte
al Messico
vi sono
parchi protetti
dove il canto
di varie
tipologie
di uccelli crea
una atmosfera
da paradiso
terrestre. Forse
uno tra gli ultimi
luoghi magici
di questo
pianeta
impazzito
che si avvia
senza
speranza verso
la distruzione
della natura,
creando
con il progresso
e la
globalizzazione
un ecosistema
che non
regge più,
che non trova
più l’equilibrio
indispensabile
per proteggere
la vita e
la possibilità
di vita
questo pianeta
sfruttato
da pochi
contro molti,
per ricavarne
il massimo
del profitto
nella totale
assenza
di qualsivoglia
tipo di rispetto
umano,
ambientale
ed animale.
Il sogno,
comunque
continua.
Auguri Cuba
Le immagini
sono state realizzate
lungo un percorso
iniziato
a Santiago di Cuba,
risalendo all’Avana
passando
per Barracoa
Santa Clara,
Cianfuegos,
Trinidad, Pilar del Rio ,
Maria la Gorda
ed altri scorci
incantati
a gennaio 2008,
prima che a
Fidel Castro
succedesse
il fratello Raul.
36
Ottobre 2008
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E d i z i o n i
“Los pájaros - Gli uccelli”
di Norberto Silva Itza
17x24 cm - pagine 88 - Collages originali dell’autore.
Pandion edizioni 2008 - ISBN 978-88-89578-07-8 - euro 15,00
“Norberto Silva Itza canta
la vita degli uccelli...
Li canta perché sono uccelli.
Li canta per quello che sono.
Perché esistono e fanno
sorridere il cuore.
Si chiede quello che tutti
si chiedono ma lo fa da poeta,
quindi con lo spirito dei saggi.
Così le sue poesie sono appunti.
Appunti perché ci si ricordi di
creature che affascinano
gli occhi e il cuore dei bambini.”
Norberto Silva Itza
Los pájaros
Gli uccelli
FABRIZIO CARBONE
Scrittore, artista naturalista
Il libro è stato presentato
il 14 settembre a Roma
presso il GRECAM da
ANTONIO CANU,
Direttore scientifico WWF Oasi
e FULCO PRATESI,
Presidente onorario WWF Italia
Edizioni
PANDION EDIZIONI - DARWIN SOCIETÀ COOPERATIVA
Via S. Spaventa, 24/26 - 00187 Roma - tel. 06.42.81.73.56 - [email protected] - www.pandion.it
ASSOCIAZIONE CULTURALE GRECAM ESQUILINO
Via Conte Verde 15 - 00185 Roma - tel. 06.44340998 - [email protected] - www.grecam.it
Personaggi
ANTONIO ZICHICHI
SCHIAVI DI CHI
VENDE ENERGIA
Intervista al Professore: «Ho
invitato il Papa a Erice, dove
scienza e fede si incontrano»
Sul futuro: «Sì, esistono
dei nuovi piccoli Zichichi...»
D
di Dario Cirrincione
ivulgatore di scienza, credente e sostenitore di un approccio alla scienza
non in contrasto con la fede. Fautore
di una battaglia contro l’astrologia e le
superstizioni, come quelle legate alla
numerologia e aspro critico della teoria darwiniana
dell’evoluzione. Antonio Zichichi, nato a Trapani
79 anni fa, è questo e molto di più.
Professore emerito di Fisica superiore all’università di Bologna, è autore di oltre ottocento lavori
scientifici, tra cui: sei scoperte, quattro invenzioni,
tre idee originali che hanno aperto nuove strade
nella Fisica subnucleare delle alte energie e quattro
misure di alta precisione di quantità fisiche fondamentali. Tra le sue scoperte ci sono l’“Antimateria
Nucleare”; l’“Energia Effettiva nelle Forze tra
quark e gluoni” (particelle elementari) e il primo
esempio di “particella barionica con un quark della
terza famiglia”.
FISICO E DIVULGATORE SCIENTIFICO
PROFESSORE, LEI SOSTIENE CHE LA GRANDE ALLEANZA
TRA SCIENZA E FEDE È FONDAMENTALE PER LA CULTURA DEL
NOSTRO TEMPO. PERCHÉ?
Viviamo come se la scienza non fosse mai stata
scoperta. Le emergenze planetarie sono la prova che imperversano la violenza politica e quella
economica. Ma la cultura dominante fa credere
al grande pubblico che la colpa delle emergenze
planetarie è il progresso scientifico. La scienza è
fonte di progresso. Se smettessimo di scoprire nuove cose resteremmo fermi dove siamo. La scienza
è la più grande conquista della ragione nell’immanente, la fede è la più grande conquista della
ragione nel trascendente: solo l’alleanza tra queste
due grandi conquiste dell’intelletto umano può
riuscire a creare le condizioni affinché vengano
38
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
affrontate e risolte le 63 emergenze planetarie.
A GENNAIO HA INVITATO IL PAPA IN SICILIA, HA RICEVUTO
RISPOSTA?
Il Santo Padre è amico della scienza e verrà a
Erice essendo il “Centro Ettore Majorana” l’unico posto al mondo in cui si è realizzata la grande
alleanza tra fede e scienza.
SI PARLA SEMPRE PIÙ DI UN POSSIBILE RITORNO AL
NUCLEARE, PRINCIPALMENTE PER QUESTIONI ECONOMICHE.
PERCHÈ L’ITALIA OGGI DOVREBBE OPTARE PER QUESTA SCELTA
E COSA DIREBBE A CHI ANCORA RICORDA CERNOBYL?
Fisico e divulgatore scientifico, attivo nel
campo della fisica delle particelle elementari, Antonino Zicichi nasce a Trapani il 15
ottobre 1929. Ha lavorato nell’ambito della
fisica subnucleare presso i laboratori Fermilab di Chicago e Cern di Ginevra. Suo
il progetto di un circuito elettronico per la
misura ad alta precisione dei tempi di volo
delle particelle subnucleari. Nel 1963 ha
fondato ad Erice (Trapani) il “Centro Ettore
Majorana” di cultura scientifica. Ha anche
istituito la “Fondazione e Centro di Cultura
Scientifica Ettore Majorana”, comprendente
118 scuole postuniversitarie in tutti i campi
della ricerca scientifica moderna, che distribuisce anche borse di studio a studenti
meritevoli. È stato presidente dell’Istituto
nazionale di Fisica nucleare dal 1977 al
1982 e nel 1980 ha appoggiato la creazione
dei Laboratori nazionali del Gran Sasso.
Personaggi
Il professor
Antonio Zichichi. In basso,
a sinistra:
il professore
durante alcuni
incontri importanti della sua
carriera: con
Eugene Wigner
nel 1982, con
Peter Higgs
nel 1989 e con
papa Wojtyla
nel 1993
L’ANTIEVOLUZIONISMO
Zichichi è sostenitore di
un’aspra critica alla teoria
darwiniana dell’evoluzionismo, per quanto riguarda la
specie umana. A suo avviso
sarebbe priva di sufficienti
prove scientifiche e di una
solida base matematica, e
usata da alcuni solo per negare l’esistenza di Dio. Infatti,
secondo lo scienziato siciliano, non esiste un’equazione
matematica dell’evoluzione
delle specie animali, e dunque la teoria evoluzionistica
non sarebbe fondata sul metodo galileiano che si regge
sulla matematica. Zichichi
non risparmia critiche anche ai creazionisti che non
tengono conto della scienza.
Egli infatti ritiene che esistano prove concrete dell’evoluzione delle altre specie viventi, criticando la semplice
applicazione di tale teoria
all’uomo, ma correggendola assumendo l’esistenza di
una “mano invisibile” capace
di guidarla.
Il disastro di Cernobyl fu un errore umano,
dettato dall’ignoranza. Le altre tre centrali, dopo
il disastro dell’impianto n. 4, vennero affidate a
persone specializzate non a raccomandati politici.
Nella tecnologia nucleare è imperativa la scelta
meritocratica. L’Italia, patria di Fermi, è oggi priva
della più importante forma di libertà: la libertà
energetica, che solo la scelta nucleare può darci.
Importiamo energia da altre Nazioni. Se scoppiasse una crisi seria, saremmo il primo Paese industrializzato a crollare per fabbisogno energetico.
Siamo schiavi di chi vende Energia.
LO SCORSO ANNO HA AFFERMATO: «L’INCIDENZA DELL’UOMO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI È AL MASSIMO UN
10%». PUÒ SPIEGARCI QUESTA TESI?
I volumi dei seminari di Erice sulle emergenze
planetarie contengono l’esposizione rigorosamente
scientifica di quanto da me sostenuto. Io dimostro
che gli strumenti matematici utilizzati da chi sostiene il contrario non sono adeguati.
TRA LE EMERGENZE PLANETARIE QUAL È QUELLA CHE
OCCUPA UN POSTO DI RILIEVO RISPETTO ALLE ALTRE?
Quella culturale, temuta da Enrico Fermi già
50 anni fa. Parlano di scienza persone che non
hanno mai scoperto né inventato nulla.
OGGI SI REGISTRA UNA CRISI DELLE VOCAZIONI SCIENTIFICHE? COME VEDE IL FUTURO DELL’ITALIA?
Nel mio gruppo ho tanti giovani, non
è vero che ci sia questa crisi. Il futuro della
scienza in Italia lo vedo molto promettente,
nel settore in cui lavoro: la fisica subnucleare
delle alte energie.
EPPURE OGNI ANNO 5MILA NEOLAUREATI LASCIANO LA
SICILIA. E IL NUMERO È IN COSTANTE CRESCITA. C’È UN MODO
PER INVERTIRE LA TENDENZA?
La Sicilia dovrebbe voltare pagina, dando vita
a una grande iniziativa alle frontiere delle nostre
conoscenze scientifiche. La realizzazione di questa
iniziativa è l’unica strada per bloccare la fuga dei
cervelli.
COSA PENSA DELLE ENERGIE “ALTERNATIVE”?
Miliardi di persone vorrebbero la stessa quantità di energia pro-capite di cui noi disponiamo.
Apparteniamo al miliardo
Le rinnovabili
di privilegiati.
non possono
Nel pianeta
Terra ci sono
risolvere
però sei mida sole
liardi e mezzo
di persone.
il problema
Energia vuol
energetico.
dire benesseLa via da seguire re, alla fame
energetica
è il nucleare
mondiale si
può rispondere con l’unica sorgente che permette di risparmiare
un milione di volte in distruzione della materia.
Questa sorgente è il nucleare. Lo sviluppo sostenibile è stato discusso per la prima volta nel mondo
a Erice. Le energie alternative non possono risolvere il problema delle enormi quantità d’energia
necessarie per i miliardi di nostri fratelli e sorelle
che aspirano al nostro livello di vita.
TRA I TANTI GIOVANI CHE INCONTRA ALL’UNIVERSITÀ C’È
QUALCUNO CHE SOMIGLIA AL GIOVANE ZICHICHI?
Sì, ce ne sono molti.
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
39
Esperienze
CONTRO CORRENTE
CON IL BIKE SHARING
La sperimentazione di sei mesi ha convinto tecnici, istituzioni e ciclisti. E così anche
la Capitale ha preso la strada della sostenibilità sulla scia già intrapresa dall’Europa
D
opo molte città
europee anche
Roma ha scelto di seguire le
orme del bike
sharing e da giugno ha iniziato la sperimentazione
semestrale della rete di bici
condivise che copre il centro storico della Capitale. I
risultati sono buoni, secondo le istituzioni comunali, e
anche i fruitori sono soddisfatti. Il sistema è semplice
e veloce e le bici sempre disponibili. Si attendono ades-
40
Ottobre 2008
so nuovi punti di noleggio,
oltre alle 19 rastrelliere già
presenti, anche in altre zone
della città.
Le istituzioni
Entusiasta del nuovo
servizio e dei risultati raggiunti il neo assessore capitolino all’Ambiente, Fabio De Lillo: «C’è grande
soddisfazione per i risultati
raccolti nei primi mesi di
sperimentazione dal bike
sharing. I dati ci dicono che
molte biciclette vengono
utilizzate dai cittadini per
www.ruoteperaria.it
Il bike sharing di Roma
può contare al
momento su 19
postazioni nella
Zona a traffico
limitato del
centro storico,
nei pressi delle
principali attrazioni turistiche
della Capitale
andare a lavoro. Questo significa meno traffico e meno
inquinamento atmosferico».
Prospettive rosee anche per
il futuro: «Se i buoni risultati
verranno confermati – promette l’assessore – l’intenzione è quella di estendere
il servizio ad altre zone della
città. L’importante – sottolinea – è che la tecnologia di
base sia omogenea». E’ per
questo che De Lillo invita
le amministrazioni municipali a «studiare insieme
all’assessorato all’Ambien-
te ogni nuovo progetto per
implementare questo nuovo
servizio, aperto a tutti i cittadini».
L’assessore, inoltre, mostra idee chiare sulle modalità di ottimizzazione: «L’insegnamento che ci arriva
dalle altre capitali europee è
chiaro: condizione essenziale affinché il sistema venga
utilizzato è che le postazioni
siano vicine tra loro. E’ importante fornire ai cittadini
una mappa completa con
tutte le stazioni in modo tale
Esperienze
TENDENZE
IN ITALIA ANCORA DUE
RUOTE IN “PRESTITO”
La bicicletta ”condivisa” nel Belpaese comincia ad essere, più
che un prodotto d’importazione, una realtà concreta: dai piccoli
centri, facilmente gestibili, alle grandi città, ormai le due ruote ”in
prestito” sembrano godere del pieno rispetto di amministrazioni
e cittadini.
Mobilità sostenibile in pole, dunque, dalle Alpi fino al profondo sud:
è sempre più numeroso, e difficilmente quantificabile, il numero
di Comuni che decide di adottare il servizio. In Italia si tratta di
circa cento città, ognuna delle quali ha attivato il bike sharing con
modalità e prestazioni diverse saggiandone, però, in ugual misura
economia e benefici ambientali.
Tra i centri più grandi, oltre alla Capitale, hanno optato per questo
sistema i comuni di Bari, Genova, Milano e Torino. Nel capoluogo
pugliese, il pluripremiato servizio “Bicincittà” offre abbonamenti
annuali alla modica cifra di 10 euro; prezzo addirittura dimezzato
per i possessori di abbonamento al mezzo pubblico. In Liguria
fervono i preparativi: a Genova, decine di biciclette a pedalata
assistita sono ai blocchi di partenza, pronte a fronteggiare i ripidi
pendii di una città tutta in verticale.
Lo stesso clima si respira a Torino e Milano. Nel capoluogo piemontese un nutrito bike sharing, supportato da 1.600 mezzi dislocati in 160 stazioni, è stato appena inaugurato. Anche nella prima
città lombarda il servizio, atteso con trepidazione dai cittadini,
aspetta solo il via dell’amministrazione: con 250 punti di raccolta e
ben 5.000 mezzi ecologici, la bicicletta promette di rappresentare
una valida alternativa al traffico quotidiano di Milano.
E che dire dei piccoli centri? A Ferrara e Parma le biciclette, da
sempre stendardo di sostenibilità, rappresentano oggi il sistema
più semplice ed economico per spostarsi, l’alternativa d’eccellenza all’automobile. Da queste parti il bike sharing è ormai pratica
consolidata e, lungi dall’essere una novità, è uno dei primi servizi
ad essere oggetto d’attenzione e migliorie.
Stesse “note” per quanto riguarda i piccoli Comuni che hanno
deciso di adottare il servizio: da Novi Ligure a Varese, da Biella
a Cuneo, sono in moltissimi a scegliere le due ruote per arginare
traffico e inquinamento. La sensazione è che non si debba aspettare ancora molto per assistere ad una vera e propria rivoluzione.
Staremo a vedere.
che ogni fruitore del servizio
possa spostarsi facilmente da
un municipio all’altro».
Insomma, ci sono tutti i
presupposti affinchè quanto
auspicato dal sindaco della
Capitale, Gianni Alemanno, si possa concretizzare in
breve tempo: «La sfida di
costruire una mobilità sostenibile come risposta ai
problemi dell’inquinamento ambientale – affermava
il primo cittadino in occasione dell’inaugurazione
del bike sharing – si risolve
creando opportunità, più
che punizioni per i cittadini». E se la parola d’ordine
è “nuove alternative”, sulla stessa linea di pensiero
si schiera l’assessore alla
Mobilità, Sergio Marchi il
quale, riconoscendo l’utilità dell’iniziativa, auspica che «nei prossimi anni
la bicicletta possa essere
parzialmente alternativa
al mezzo privato. Quando
studieremo i nuovi corridoi
della mobilità – promette
www.ruoteperaria.it
T SEGUE A PAGINA 42
Ottobre 2008
41
Esperienze
I primi tentativi di condividere
le bici affondano le radici in
Europa e in particolare nell’Amsterdam degli anni Sessanta quando venne creato
il “Piano biciclette bianche”,
il primo tentativo che ha dato
vita negli anni a moltissime
imitazioni e miglioramenti
che hanno proliferato su tutto il Continente. L’intuito degli
olandesi, infatti, ha portato alla sistematizzazione di uno
dei modelli di mobilità pulita
più sfruttati dalle amministrazioni di oggi.
Berlino, Parigi, Barcellona,
Ploiesti, Goteborg, Vienna,
Lione, Monaco, Helsinki, Si-
ALL’ESTERO
UNA BICI IN OGNI CITTÀ. LE DUE RUOTE
CONDIVISE STREGANO L’EUROPA
viglia, Oslo, Pamplona, Stoccolma, Rehn, Copenhagen e
Perpignan sono solo alcuni
dei nomi che fanno parte
del circuito internazionale
del bike sharing europeo
dagli anni Novanta ad oggi.
Uno stile di vita prima che
una possibilità di muoversi
ecocompatibile che milioni
di francesi hanno sposato in
pieno.
In Francia, infatti, il primo
esempio di bici condivisa
davvero di successo è stato
creato nel 1974 a La Rochelle
(480 chilometri a sud-ovest
di Parigi). E altrettanto di
successo è il Velib di Parigi.
Una rete di 20mila biciclette
sparse per tutta la città, tra
monumenti di fama mondiale, su più di 1.400 rastrelliere,
numeri che hanno fatto del
progetto parigino il più grande esempio di bike sharing
in Europa.
La tecnologia è semplice,
simile in molte città e fruibile
anche da parte dei turisti. A
Barcellona più di 2mila bici, a
Copenhagen 3mila, altre migliaia nelle città minori. L’imperativo è muoversi senza
inquinare. E lo sanno anche
le amministrazioni comunali
delle città europee dove il
traffico e i segnali stradali
sono appositamente pensati
per i ciclisti di bike sharing e
non.
La bici condivisa, invece,
stenta a prendere piede negli
Stati Uniti dove alcune città
stanno valutando l’ipotesi di
avviare una rete delle due
ruote verdi. Chicago sta valutando due diverse proposte
sul modello parigino. Anche
Washington ha da poco avviato la rete di bike sharing,
come Portland dove è attivo
un progetto chiamato Yellow
bike che ha riscosso successo tra i cittadini.
I NUMERI
T SEGUE DA PAGINA 41
– riserveremo uno spazio
alle piste ciclabili».
Come funziona
Per utilizzare il servizio è
necessario iscriversi presso i
Punti di informazione turistica, che rilasciano la Smart
card elettronica e ricaricabile
che serve per prelevare le bici. Al momento dell’iscrizione viene richiesto il deposito
di una cauzione di 30 euro
che viene restituita quando
si cessa di utilizzare la tessera. Per prelevare la bicicletta
42
Ottobre 2008
si accosta la Smart card al
lettore sulla colonnina, che
sblocca la bici e comunica al sistema quale utente
ha iniziato ad utilizzare il
servizio. Dopo l’uso, la bici
può essere riconsegnata in
qualunque postazione. La
prima mezz’ora di utilizzo
del servizio è gratuita. Per
le successive tre ore e mezza
il sistema provvederà automaticamente a scalare dalla
tessera il costo di effettivo
utilizzo del servizio (un euro
la seconda mezz’ora; due eu-
www.ruoteperaria.it
ro la terza mezz’ora e quattro
euro ogni mezz’ora successiva alla terza). Il servizio di
Roma-n-bike è attivo tutti i
giorni dalle ore 7.00 alle ore
23.00 e la restituzione deve
avvenire entro le ore 2.00 del
mattino seguente al giorno
del prelevamento.
Le testimonianze
Ma cosa ne pensano gli
utenti? «Ho scelto il bike sharing per incoraggiare quella
che ritengo un’ottima inziativa – ammette Riccardo
C., 31 anni, commercialista
Secondo gli ultimi dati forniti da Cemusa
(la società che gestisce il servizio), il bike
sharing romano ha goduto nella prima
parte della sperimentazione di risultati
più che soddisfacenti. In tre soli mesi dall’inaugurazione, sono stati più di 1.600 gli
utenti che hanno usufruito della bicicletta
in prestito e più di 22mila le due ruote
prelevate, con una media di circa 250
mezzi presi in prestito ogni giorno. Considerando il caldo afoso della Capitale in
estate, i numeri registrati rappresentano,
senz’altro, un successo. Impiegati, liberi
professionisti e studenti si confermano
le categorie più interessate al servizio.
La maggioranza degli utenti è di sesso
asc e rappresentando
appr
maschile:
il
62% degli abbonati, gli
uomi conquistano
uomini
pr
il primato
sul ”gentil
sesso” (38%).
A scegliere il
bike sharing
s
sono
soprattutto
gli adulti tra i 30 e i 50 anni. Il
92% dei prelievi non supera la mezz’ora
di utilizzo: gli utenti, dunque, scelgono
nella quasi totalità dei casi di sfruttare al
meglio i 30 minuti concessi gratuitamente. I risultati, incoraggianti sotto il profilo
dell’utilizzo, lasciano ben sperare anche
per quanto riguarda i dati sull’inquinamento: grazie al nuovo servizio sono
state risparmiate ben cinque tonnellate
di CO2. Importante sottolineare che, a dispetto delle previsioni più pessimistiche,
solo 12 biciclette sono state abbandonate
dagli utenti e solo 12 sono state oggetto
di atti vandalici durante le ore notturne.
Esperienze
Per sganciare
e riagganciare
la bicicletta basta passare la
tessera elettronica personale
sul lettore. Se
non ci sono
posti disponibili
il numero verde
permette di
conoscere la
prima rastrelliera disponibile
In rete
ci si informa
– Dopo aver utilizzato il
sistema all’estero, sia a Barcellona che a Parigi, ho apprezzato che anche a Roma
si sperimentasse un servizio
che ho ritenuto davvero utile
come turista. Mi auguro che
le stazioni possano essere implementate per permettermi
di scegliere la bicicletta come
un vero mezzo alternativo
all’automobile. Vedremo cosa accadrà tra qualche mese,
intanto, per i piccoli spostamenti in centro, mi sembra
un buon inizio». Sulla stessa
linea Serena R., 36 anni, imprenditrice: «Ho un negozio
qui in centro, la mattina arrivo con il treno a piazzale
Flaminio e, invece di andare
a piedi, prelevo una bicicletta
Il sito internet
www.roma-nbike.it consente
di conoscere
tutte le caratteristiche del sistema di bici condivisa romano.
Sono disponibili
le informazioni
sulle postazioni
e su come abbonarsi e dove.
Inoltre è possibile chiamare il
numero verde
800.910658, al
quale l’utente
può rivolgersi
per chiedere
informazioni,
segnalare
anomalie e/o
disservizi, comunicare le
proprie azioni
in merito all’uso
delle biciclette
e del servizio
a via del Corso e la lascio,
dopo pochi minuti, nella
stazione più vicina al lavoro.
Stesso iter al ritorno. Lo trovo comodo, mi piace. Anche
i turisti, per visitare la città,
se ne servono spesso».
Confronto: bike vs car
La condivisione del mezzo di locomozione sta diventando sempre più diffusa. A
Roma ne esistono due: il car
sharing e il bike sharing. Per
quanto riguarda il primo nonostante le molte richieste il
numero di auto non permette
ancora di soddisfare tutte le
domande e di creare una rete ecologica. Il secondo è per
ora limitato alla parte centrale
della città ma si pensa già a
ingrandirlo. Più che “contro”
allora i due sistemi comunali
di trasporto ecologico dovrebbero essere “con”. Il car sharing
e il bike sharing insieme, infatti, potrebbero realizzare un
sistema di mobilità davvero
ecologica e diffusa sull’intero
asse stradale romano.
A CURA DI VERONICA GALATI
www.ruoteperaria.it
E MICHELA PALOMA
Ottobre 2008
43
Esperienze
INCONTRO CON FEDERPARCHI
MATTEO FUSILLI
I PARCHI ITALIANI
AL CENTRO DEL
DIBATTITO
AMBIENTALE.
UNA REALTÀ FATTA
DI TANTO LAVORO
MA ANCHE
DI INCERTEZZE
FINANZIARIE.
NONOSTANTE
TUTTO SIAMO
ALL’AVANGUARDIA
IN EUROPA
D
di Francesco De Luca
[email protected]
a anni in prima linea per affrontare i temi ambientali più attuali
con il loro lavoro di ricerca, gestione e promozione di pratiche
innovative e sostenibili, i parchi
d’Italia attraversano oggi una fase importante
tra antiche e nuove carenze. Ma qual è oggi la
loro situazione? Qual è lo stato di una risorsa
che tutta l’Europa ci invidia? Ne abbiamo parlato col presidente Federazione italiana parchi
e riserve naturali, Matteo Fusilli.
ESISTE IN ITALIA UN’EMERGENZA PARCHI?
Direi di no, la parola emergenza è eccessiva:
i nostri parchi in genere lavorano e svolgono con
dedizione la loro missione. Ci sono certamente
delle difficoltà che pesano molto e che dipendono dalla limitatezza di personale e mezzi, anche
finanziari, e dalla scarsa considerazione in cui sono
tenuti quando agli alti livelli istituzionali si fanno
le scelte generali, ad esempio per l’uso del territorio
e la realizzazione delle infrastrutture.
QUAL È OGGI LA SITUAZIONE DELLE NOSTRE AREE VERDI?
Dal punto di vista numerico la situazione è
eccellente, ci pone all’avanguardia in Europa:
possiamo contare su 23 parchi nazionali, oltre
130 regionali, su 24 aree marine e su alcune cen-
44
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
UN ORGOGLIO
TUTTO ITALIANO
Esperienze
IL PRESIDENTE
Matteo Fusilli è nato a Monte Sant’Angelo
(Foggia) il 1 marzo 1955. Laureato in Filosofia,
ricopre la carica di presidente della Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali
dal 2001. Docente (a contratto) di Antropologia del turismo
presso la facoltà di Economia
dell’università di Siena-Grosseto, è inoltre vicepresidente
del Comitato italiano dell’Iucn
(International union for conservation of nature). Ha ricoperto
negli anni diversi ruoli politici e
istituzionali nel settore ambientale, come assessore all’Ecologia presso l’amministrazione provinciale di Foggia, presidente
della Comunità montana e del Parco nazionale
del Gargano. È autore di molte pubblicazioni
dedicate al tema dei parchi e della protezione
della natura.
tinaia di riserve di grande pregio. Nonostante le
difficoltà di cui ho parlato esse svolgono un lavoro
enorme, realizzando progetti di grande interesse
e qualità per la tutela delle nostre risorse naturali
fondamentali che sono le foreste, l’acqua, la flora e
la fauna selvatiche. E va sottolineato che lo fanno
avendo ben presenti e contemperando le necessità
di crescita equilibrata delle comunità locali in tante
aree marginali del Paese.
LA MAGGIOR CARENZA RISCONTRABILE?
I settori più avanzati sono, in generale, quelli
dei servizi ai visitatori – anche a quelli diversamente abili – in cui si sono fatti molti passi avanti ultimamente. Ma sono ormai molto ricche e
innovative anche le attività di promozione e di
educazione ambientale, rivolte tanto agli adulti che
ai più giovani. Per migliorare dobbiamo puntare su
ampi programmi nazionali, che uniscano le forze,
consentano di agire su vasta scala e non lascino
ogni parco da solo alle prese con
enormi problemi quali l’erosione
E’ necessario
delle coste, la gestione di granpuntare su ampi di bacini fluviali, il sostegno all’agricoltura di qualità, la difesa
programmi
di habitat e specie a rischio di
nazionali che
estinzione.
L’incertezza e l’ambito burocratico in cui sono costrette
ad operare. Oltre alla grave
incertezza finanziaria – i fondi
nazionali, per esempio, si conoscono solo a metà anno e si
DI RECENTE CI SONO STATI “SCREuniscano le forze ZI” COL
MINISTRO PRESTIGIACOMO SUL
ricevono addirittura a fine ane combattere
TEMA PRIVATIZZAZIONI
no – penso soprattutto a quella
funzionale, creata dall’assenza
Non parlerei di screzi, Fele cattive politiche
di norme precise sulle modalità
derparchi ha riscontrato in aldi gestione
di funzionamento e alle pastoie
cune prime uscite del ministro
dell’appartenenza a settori della
giudizi e visioni che ha ritenuto
pubblica amministrazione che limitano di molto parziali. C’era il rischio che si procedesse verso uno
l’agilità necessaria ad affrontare l’urgenza dei temi scarico di responsabilità dello Stato nei confronti
ambientali.
di un compito cui non può assolutamente rinunCOSA, INVECE, FUNZIONA MEGLIO IN AMBITO GESTIONALE ciare: la pianificazione del territorio e la tutela di
E DOVE BISOGNA PUNTARE PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO? beni inalienabili quali quelli ambientali e delle ri-
sorse naturali. Il ministro ha in seguito precisato, e
comunque siamo pronti ad affrontare anche subito
e in modo radicale questioni che denunciamo da
tempo, come l’eccessiva burocrazia e la frequente
invasione della cattiva politica nella gestione.
GUARDANDO ALL’ESTERO, ESISTE UN MODELLO DI GESTIONE CUI VI ISPIRATE?
Non esistono modelli che vadano bene ovunque, semmai possiamo parlare di criteri generali
utili alla gestione. E l’unico criterio veramente
universale, che all’estero viene osservato maggiormente che da noi, è quello dell’uso adeguato delle
conoscenze scientifiche. Per il resto ci vengono
dall’estero segnali di crescente apprezzamento
per la capacità dei parchi italiani di coinvolgere comunità locali, categorie sociali e operatori
economici.
LA POCA CURA DELL’AMBIENTE È SPESSO UN GAP CULTURALE: COME SI RISOLVE IL PROBLEMA SECONDO FEDERPARCHI?
Agire per colmare questa lacuna è lavoro di
lunga lena. Prioritario è il tema del rispetto della
legalità, che condiziona tutti i rapporti che il cittadino stabilisce tanto con i beni collettivi quanto
con le istituzioni che devono gestirli. Poi c’è la
conoscenza: non si può amare se non si conosce.
Per questo vogliamo che tutti conoscano i parchi
e il loro lavoro.
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
45
Libri
ALESSANDRO CECCHI PAONE
SE IL PIANETA
SERRA CI PARLA
Il giornalista e divulgatore scientifico invita a lavorare
per realizzare oggi la rivoluzione che migliorerà il futuro
Q
uando si dice “chi ben comincia è
a metà dell’opera”. E il proverbio
si addice perfettamente ad Alessandro Cecchi Paone, noto divulgatore scientifico e direttore del
canale Marcopolo su Sky, che fin dall’infanzia
ha avuto tra le sue prorità la tutela ambientale.
Un tema che ha fatto da file rouge in tutta la
sua carriera fino alla scrittura del libro “Pianeta
serra”. Un testo che invita a pensare ai rimedi
da attuare subito per realizzare una rivoluzione
industriale in senso ambientalista.
maree dall’altro.
QUALI SONO I RIMEDI VERAMENTE ATTUABILI
PER COMBATTERE GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI
CLIMATICI?
Viviamo in una società ad alta intensità
di energia, per questo il sole e il vento non
possono bastare per fare marciare le grandi fabbriche e i grandi agglomerati. Quindi
COME È NATA L’IDEA DI SCRIVERE IL LIBRO: È STATA
UN’ESIGENZA O L’INTERESSE PER IL TEMA AMBIENTALE
IN GENERALE?
Tutte queste cose insieme, sono un ambientalista della prima ora. Ho inziato la mia
carriera di divulgatore e di giornalista televisivo 31 anni fa come inviato del Wwf in un tg
per bambini della Rai. Mi sono iscritto al Wwff
che avevo 10 anni ed ero la tessera numero
600, oggi siamo più di 300mila. La tutela dell’ambiente è una passione che fa da sottotraccia
a tutta la mia vita e a tutta la mia carriera. La
divulgazione scientifica si innesta proprio su
questa passione, non è una novità.
LA LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI QUALI INTERESSI COINVOLGE E CON QUALI SI SCONTRA?
Sono convinto che il cambiamento climatico ci offre una grandissima opportunità.
Quella di una profonda e radicale riconversione industriale e produttiva. E’ una grande occasione per mettere in moto l’economia mondiale, che come è noto è ferma. Cambiare tutto
il parco auto, gli elettrodomestici, le lampadine. Il modo di costruire le case o di restaurarle.
Si darà spazio a imprenditori nuovi, con nuovi
modi di produrre e nuovi prodotti. E’ chiaro
che quelli vecchi fanno resistenza. Pensiamo
soltanto alla lobby del petrolio. Credo, però,
che si debba essere d’accordo sull’abbandono
rapido dei combustibili fossili e il ritorno al
nucleare da un lato e al sole, al vento e alle
46
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
Editore
Edi
Sperling & Kupfer
Pagine
256
Euro
17,00
Anno
2008
l’energia nucleare, che gli altri hanno e noi
stupidamente non abbiamo adottato, va assolutamente incrementata, come stanno facendo
diversi Paesi.
I PROGRAMMI PORTATI AVANTI DALLE ISTITUZIONI
NAZIONALI E INTERNAZIONALI SONO SUFFICIENTI?
No, non bastano e infatti l’importanza di
quello che ha fatto Al Gore e l’assegnazione
del premio Nobel, è il modo per dimostrare
che ci vuole una pressione dell’opinione pubblica mondiale perchè i governi si dimostrano
lenti, sia come singoli sia nel momento in cui
prendono decisioni collettive. Il Protocollo di
Kyoto è fallito. Al Gore è il protagonista di un
movimento dal basso che deve costringere i
governi a faquello che
Si deve imprimere re
non hanno
nuovo slancio
ancora fatto.
all’industria
mondiale con una
diversa chiave
ambientalista
IL L IBRO
“PIANETA SERRA” PUÒ ESSERE UN BUON
MODO PER SVILUPPARE ANCHE
LA COSCIENZA
AMBIENTALISTA DEI PIÙ PICCOLI?
Me lo auguro. Di solito i più piccoli e i giovani mi seguono con attenzione, si fidano e mi
danno retta.
rettta.
a Co
Con questo libro voglio invitare a
fare un passo avanti,
av
superando le discussioni
su quanto è grave
grav il riscaldamento globale e di
chi è la colpa, che
c è stato il dibattito italiano
de
degli
egl
g i ultimi an
anni. Dobbiamo approfittare di
questa occasione
occasion per fare qualcosa che fa bene
alla
la terra, alla n
nostra vita e al futuro.
CECCHI PAONE
P
AMBIENTALISTA, COME ATTUA QUERIVOLUZIONE
OGNI GIORNO?
STA RIVOLUZI
Z ONE COPERNICANA
C
Cerco di da
dare l’esempio usando i mezzi
pubblici in centro
cen e vivendo senza eccessi,
consumare, buttare e sprecare senza
senza consuma
motivo.
DANIELA MOGAVERO
DALLA TV ALLA CATTEDRA
Alessa
Alessandro
Cecchi Paone è nato a
Roma
Rom il 16 settembre 1961, dove ha
in
iniziato la carriera radiotelevisiva
in Rai 31 anni fa. E’ professore
di Storia, teoria e tecnica
del documentario presso
l’università di Milano Bicocca
e Napoli Suor Orsola Benincasa, e insegna giornalismo,
marketing e comunicazione
culturale per i Master Cleac
Bocconi,
Bo
Publitalia ‘80, UPA
Ca’Fosca Fondazione Ravello, Mibac
Ca’Foscari,
Venezia-Parigi.
Venezia-Parigi E’ direttore e testimonial del
canale MarcoPolo.
Marco
Trai suoi programmi
più famosi ““La macchina del tempo”.
.it
L’informazione ecosostenibile
Un mondo possibile
a portata di mouse.
Tutta l’attualità dedicata all’ambiente e gli approfondimenti
del magazine mensile, ogni giorno con un semplice clic
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Soluzioni
LA NUOVA ECOLOGIA SI DECLINA IN MILLE VOLTI. E DA QUALCHE ANNO HA SCOPERTO ANCHE LE ABITAZIONI
DA OGGI SI VIVEE VERDE
Caldaie sostenibili, elettrodomestici che sanno risparmiare energia e lampadine che
non hanno bisogno di spina e corrente. Il futuro è dietro l’angolo: è la casa intelligente
R
Londra verde
Gallions Park
sarà il primo
quartiere a zero
emissioni di
Londra. Il piano
innovativo vedrà
la luce nell’East
London. Il
progetto comprende edifici
ecologici con
200 abitazioni,
fonti rinnovabili,
trasporti puliti,
una gestione integrata dei rifiuti
ed efficienza
energetica per
consentire agli
abitanti uno stile
di vita moderno
ma sostenibile
48
isparmio energetico. E’ questa la
parola d’ordine
di oggi e del futuro per vivere
sostenibile, a partire dal caffé
del mattino. Sempre di più le
fiere e le esposizioni dedicate
alla casa fanno l’occhiolino alle
tendenze di vita meno inquinanti, con uno sguardo al portafoglio (per risparmiare energia elettrica tradizionale) e con
un’attenzione particolare rivolta
alle nuove tecnologie verdi da
declinare dentro le quattro mura e nel giardino della propria
abitazione.
Cappotti isolanti per evitare la dispersione del caldo e
del freddo, infissi a tenuta, lampadine a risparmio energetico,
caldaie intelligenti, pannelli
solari per dare energia agli elet-
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
trodomestici, in grado di capire
quando usare più elettricità e
quando restare in stand-by. Per
legge le nuove abitazioni devono essere costruite rispettando
la tutela ambientale e riducendo al minimo gli sprechi e le
dispersioni sia termiche che
idriche. Un edificio, però, si
può definire ecosostenibile soltanto quando, nel corso della
costruzione e a lavoro finito, si
è tenuto conto anche del costo
economico ed ecologico necessario per la produzione e il
trasporto dei materiali serviti
alla realizzazione.
Il futuro è la cosiddetta “casa intelligente” che coniughi il
maggior comfort per gli abitanti, attraverso il dialogo attivo e
continuo tra gli elettrodomestici e le notevoli ricadute economiche, in termini di risparmio
in bolletta, ed ecologiche.
Un ostacolo verso la casa “perfetta” rimane ancora il
prezzo di alcune tecnologie innovative, ma grazie agli incentivi per la rottamazione delle
caldaie o per l’installazione dei
pannelli solari l’obiettivo è più
realizzabile rispetto al passato.
Intanto basta iniziare dalle
piccole cose, dai gesti quotidiani: non lasciare accesi gli
elettrodomestici non utilizzati, evitare gli sprechi d’acqua,
cambiare l’aria dell’abitazione
tenendo aperte le finestre per
10 minuti, permettendo così
alla casa di non disperdere tutto
il calore o il fresco ottenuto con
le pompe di calore e poi utilizzare, dove possibile, pannelli
solari e lampadine alternative
a quelle a incandescenza.
AL. NO.
L’IDEA
Everlight, azienda
specializzata negli
impianti e sistemi ad
energia fotovoltaica,
tovoltaica,
ha ideato una mattonella luminosa che
permette l’illuminazione
di giardini e sentieri,
risparmiando i costi di
allaccio elettrico e quelli
della bolletta. Si tratta,
infatti, di un modulo
fotovoltaico autonomo
che trasforma la radiazione solare in energia
elettrica, caricando la
batteria che sarà utilizzata successivamente
per l’accensione della
mattonella stessa.
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L’EQUILIBRIO
DI ANIDRIDE
CARBONICA E
OSSIGENO, PRODOTTI
E CONSUMATI
NEL CORSO DEI TOUR
I
nquinare meno si può.
Nella vita di tutti i giorni, andando a lavoro, facendo la spesa, scegliendo
la bici o i mezzi pubblici invece dell’auto privata e
anche ascoltando la musica.
I concerti e gli artisti che si
esibiscono sul palco, infatti,
sono sempre più sensibili al
tema dell’ecologia e dell’ecosostenibilità. E LifeGate con
il progetto Impatto Zero ha
colto l’onda lunga di questa
nuova tendenza. Un concetto
semplice, diretto e che aiuta
l’ambiente: tanta anidride carbonica si produce altrettanta si
“ripaga” piantando una foresta. A spiegare come funziona
l’iniziativa, sponsorizzata da
nomi come Ligabue e Vasco
Rossi, è Simone Molteni, direttore del progetto Impatto
Zero di LifeGate.
RESPIRARE A
IMPATTO ZERO
Concerti, mobilità, arte, cultura. Nella vita di tutti i giorni si crea
CO2, il progetto di LifeGate aiuta a compensare le emissioni
nocive per l’ambiente piantando ettari di nuove foreste
A destra
Simone Molteni, direttore
del progetto
Impatto Zero
COME NASCE IL VOSTRO PROGETTO E LA COLLABORAZIONE CON
IL MONDO DELLA
MUSICA?
Tutti possono imparare
Impatto
Zero è sta- a risparmiare gas
to il primo serra. Il piano è rivolto
progetto in
Italia a con- sia ai cittadini sia ai
cretizzare il Comuni che scelgono
protocollo di
Kyoto, con la sostenibilità
l’obiettivo di
diffondere consapevolezza e
coscienza ambientale. Per passare ad un modello socioeconomico veramente sostenibile
è indispensabile lavorare per
far crescere il livello di con-
50
Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
sapevolezza della gente. Una
società matura passerà naturalmente dal menefreghismo
ad un atteggiamento concreto
e lontano dall’ “ambientalismo
del no” che spesso si vede og-
gi. Non c’è tempo da perdere, occorre muoversi subito e
ognuno deve dare il proprio
contributo. Sul sito www.
impattozero.it chiunque può
valutare le emissioni di CO2
LifeGate promuove uno nuovo stile di vita e un
modello economico dove le persone, il Pianeta e
il profitto vivono in armonia. E’ la piattaforma per il
mondo ecoculturale, nata per diffondere coscienza ecologica e promuovere uno stile di vita etico,
ecosostenibile, equosolidale. Oggi ha circa 82mila
associati, i visitatori del sito sono circa 350mila al
mese, le page view sono 2.700.000 mensili e gli
ascoltatori della Radio sono circa 450mila a settimana. Numeri in forte e continua crescita, da cinque anni. «Il nostro progetto e tutte le iniziative che
lo esprimono devono diventare di tutti coloro che lo
condividono - dice Marco Riveda, fondatore di LifeGate - Desideriamo che diventi di tutte le persone
del proprio stile di vita, ridurle
con una serie di ecoconsigli e
aiutarci a creare una nuova foresta capace di riassorbirle. E’
in questo modo che migliaia di
persone sono diventate perso-
LIFEGATE
IDEA PER UN MONDO
ECOCULTURALE
che si riconoscono in ciò che noi abbiamo iniziato.
Più persone uniscono la loro voce alla nostra, più
forte diviene il messaggio». Al nucleo originario
adesso si affiancano la Radio e il Magazine. Oltre
a Impatto Zero, LifeGate ha anche altri progetti,
come Energia Rinnovabile, l’unico fornitore italiano esclusivamente di energia rinnovabile ricono-
Soluzioni
IL SITO
SAI QUANTA
CO2 PRODUCI?
Sul sito di Impatto Zero si
può calcolare quanto costa
all’ambiente il nostro stile
di vita giornaliero e decidere
di compensare la propria quota
prodotta acquistando un piccolo
polmone verde da piantare. Seguendo
i consigli si può diventare più ecosostenibili
ne a Impatto Zero
ro. Il mondo della
mu
musica e dell’arte è
stato uno dei primi
ad aderire
a
al progetto. Sono
S
centinaia gli
sciuto dall’Authority, e Engineering, un servizio
specialistico di consulenza per la progettazione
e la realizzazione di complessi edilizi di grandi
dimensioni, con impianti ad energia rinnovabile
e interventi di edilizia ecosostenibile. Esiste poi
ECOpartners, progetto di LifeGate, che supporta
le aziende nello sviluppo di un posizionamento e
di una strategia eco, attraverso ricerche, servizi
di ecomarketing e servizi di ecocomunicazione
integrata. Infine LifeGate Csr propone progetti
ad hoc di Responsabilità sociale e Cause related marketing secondo criteri di coerenza con
l’azienda e il suo business.
L. C.
artisti che hanno scelto di rendere a Impatto Zero i propri
cd o i propri eventi. Anche i
due cantanti italiani più famosi hanno aderito: Vasco Rossi
con il suo tour “Buoni e Cattivi” e poi Luciano Ligabue, che
ha trascorso l’estate in giro per
l’Italia con il suo secondo tour
a Impatto Zero. Per raggiungere il luogo del concerto i fan
hanno aderito all’iniziativa di
car pooling per esempio. Anche
il best appena uscito “Secondo Tempo” riduce e compensa le emissioni di CO2 con la
creazione di nuove foreste in
Costa Rica.
CONCRETAMENTE COME SI REALIZZA LA COMPENSAZIONE DI CO2
PRODOTTE?
Qualsiasi attività del-
“Diventa una persona a Impatto Zero sull’ambiente”, recita lo slogan del sito
www.impattozero.it. E seguendo i consigli ecologici e facendo attenzione a
quanto davvero si inquina ogni giorno anche con i piccoli gesti, è davvero
possibile annullare l’impatto della nostra vita sul Pianeta. Così il progetto di
LifeGate permette di capire come ogni nostra attività, dall’andare in vacanza
al leggere un libro, possa essere un gesto “inquinante” e nello stesso tempo
ti consente di neutralizzarlo.
La parola d’ordine è “Colora la tua vita di verde”. E si parte da pochi semplici accorgimenti pratici, fino alla possibilità di compensare anche la CO2
prodotta per la propria tesi oppure dall’auto o dal proprio consumo medio.
Infatti sul sito ciascuno può calcolare quante emissioni produce all’anno o
al giorno e può decidere di compensarle acquistando un piccolo pezzo di
foresta che Impatto Zero provvederà a piantare. Abbiamo fatto alcune ipotesi. Per un nucleo familiare di due persone che viaggiano spesso in motorino
e in aereo per lavoro l’mpatto annuale è di 2.447 chili di CO2 prodotti. Per
compensarli, secondo il calcolatore di Impatto Zero, sono necessari 3.150
metri quadrati di foresta per un costo di 126 euro. Per una famiglia con quattro
componenti che utilizza molto la macchina, ma per niente l’aereo e poco il
treno, invece, l’importo di anidride carbonica e altre emissioni è pari a 1.189
kg. Per annullare l’impatto di questa famiglia il costo sarebbe pari a 61 euro
che sarebbero sufficienti per piantare 1.534 metri quadrati di foresta.
Tutti possono calcolare il proprio impatto ambientale e scegliere il modo
migliore per restituire aria alla natura. Chi compensa la CO2 prodotta,
attraverso Impatto Zero e il sito, può scegliere l’area da riforestare e proteggere e inoltre può ricevere un attestato per l’impegno ambientalista e
una mappa a colori e informazioni sulla “propria” foresta. Intanto basta
cominciare dai piccoli gesti, così il sito propone alcuni accorgimenti da
usare tutti i giorni. Per esempio: una doccia normale consuma dai 20 ai
25 litri al minuto, con un economizzatore d’acqua il consumo si porta ai
7-12,5 litri al minuto. I risparmi sono dell’ordine del 50% con una pressione
di due atmosfere. Per quanto riguarda l’illuminazione, di solito concentrata
in un unico lampadario centrale, il consiglio consiste nel tentare di utilizzare
diverse fonti luminose per creare un’atmosfera articolata: lampade a fascio
discendente, lampade ad alogeni a fascio ascendente o faretti orientabili.
Per l’illuminazione funzionale, si possono usare faretti orientabili, piccoli
o grandi, e lampade da scrivania vicine alla zona di lavoro, oppure luci
fluorescenti ben schermate.
D. M.
T SEGUE A PAGINA 52
www.ruoteperaria.it
Ottobre 2008
51
Soluzioni
L’EVENTO
SE ASCOLTARE
MUSICA
AIUTA ANCHE
IL PIANETA
T SEGUE DA PAGINA 51
l’uomo, anche un prodotto
o un’azienda, possono essere
rese a Impatto Zero: ne valutiamo e riduciamo le emissioni e poi le compensiamo con
la creazione di una foresta in
grado di riassorbirle. Insomma: dietro ad ogni prodotto a
Impatto Zero c’è una porzione
di foresta capace di ripagare il
suo debito con la natura.
QUAL È IL RISCONTRO OTTENUTO
DAL PROGRAMMA IMPATTO ZERO?
OLTRE A STAR DEL ROCK DEL CALIBRO DI LIGABUE, ANCHE ALTRI ARTISTI HANNO PENSATO DI ADOTTARE LA
CAUSA ECOLOGICA?
Oltre a Ligabue sono molti gli artisti che hanno ridotto
e compensato le loro emissioni
grazie al nostro progetto: in
campo musicale citiamo Michael Bolton, in piazza Duomo per il Concerto di Natale
atale
2007, il concerto di Cesaria
aria
Evora e Vinicio Capossela
la
per la Giornata mondialee
della terra, lo spettacoloo
di Elio e le Storie Tesee
e il Novara Jazz Festival
al
2008.
IL PROGETTO SI FERMA AL SETT
TORE MUSICALE?
Una delle
foreste piantate
nell’ambito
del progetto
Impatto Zero
per “pareggiare”
le emissioni
di CO2.
A destra Luciano Ligabue
(foto Alessio
Pizzicannella)
in campo artistico citiamo
le mostre fotografiche di via
Dante a Milano: da quella
di Yann Arthus Bertrand (il
mondo visto dal cielo) a quella del National Geographic. Il
progetto Impatto Zero si rivolge a tutti coloro che vogliono fare la propria parte; i singoli, artisti e persone comuni,
e naturalmente le imprese. E’
importante coinvolgere tutti:
se le aziende
A settembre sono stati migliorano
il proprio
bilanciati 830mila
impatto
ambientale
chilogrammi
ma la gente
di emissioni prodotte continua a
cida 280 eventi culturali sprecare
bo e merce
tra Milano e Torino
acquistati in
eccesso o a
prendere
l’auto anche per spop
starsi di 500 metri non andiamo
dia da nessuna parte.
E’ come vivere su una
grande
barca: se non si
gr
rema
re tutti nella stessa direzione non si va
lontano
lo
o ci si va con
grande
gra
fatica.
Certo che no! Per restare
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www.ruoteperaria.it
QUALI SARANNO LE PROSQ
INIZIATIVE DI IMPATTOZERO
SIME INI
E LIFEGATE?
In campo musicale dal
primo al 25 settembre è stato
realizzato “MITO”, evento
a Impatto Zero, organizzato
grazie a Edison, un Festival
Internazionale della Musica
che ha unito Milano e Torino
in un fitto calendario di oltre
280 eventi di musica e d’arte,
tra concerti di musica classica,
contemporanea, jazz, rock, pop
ed etnica, incontri, maratone
musicali, rassegne dedicate e
proiezioni di film, per oltre il
60% gratuiti. Un evento che
ha dimostrato la propria sensibilità ambientale aderendo al
progetto Impatto Zero di LifeGate. Sono state compensate
circa 830mila chilogrammi di
CO2, emissioni generate complessivamente dal Festival, con
la creazione e tutela di nuove
foreste in Italia, nel Parco del
Ticino, e in Costa Rica per
una superficie complessiva di
oltre 222mila metri quadrati.
L’8 luglio a Milano si è anche
tenuta una conferenza a Impatto Zero sulla mobilità “InfoMobility Conference 2008”.
In primo piano la rivoluzione
della mobilità in azienda, nella
logistica e nei trasporti.
DANIELA MOGAVERO
Luciano Ligabue ha scelto di
impegnarsi a favore dell’ambiente aderendo a Impatto Zero in
occasione dei concerti del tour
estivo. La CO2 prodotta è compensata con la creazione di una
foresta di 218.700 metri quadrati
in Costa Rica, pari ad oltre 31
volte il terreno di gioco dello stadio di San Siro, da cui è partito
il rocker di Correggio. L’analisi
d’impatto ambientale del tour di
Ligabue ha considerato anche
gli aspetti organizzativi, i materiali impiegati, l’energia elettrica,
la mobilità dello staff e del pubblico, il materiale promozionale
e di comunicazione. Per ridurre
le emissioni, LifeGate e Ligabue
hanno promosso l’utilizzo dei
mezzi pubblici per raggiungere gli
stadi e hanno incentivato i fan a
condividere il viaggio utilizzando
in modo creativo il car pooling. Lo
spostamento per raggiungere il
concerto è stato presentato come
un’occasione per fare amicizia e
conoscere nuove persone con le
stesse passioni e l’iniziativa ha
avuto grande successo. Per partecipare è bastato collegarsi ai siti
www.lifegate.it, www.ligachannel.
com, www.tandemobility.com.
AL. NO.
Costume
P
er qualcuno è
solo questione
di moda, per
altri è un dovere sociale, per
altri ancora è uno stile di
vita. L’ecofashion è ormai
una realtà del panorama
della moda a livello internazionale. Gli estimatori
del genere vanno dalle star
del cinema e della musica
alle grandi firme delle
passerelle. L’attenzione ai
materiali, alle innovative
tecniche di riutilizzo per la
creazione di opere, oggetti,
abiti e accessori ecocompatibili non ha più limiti. Più
è eco più è chic.
La tutela dell’ambiente, infatti, ha fatto breccia
anche nei cuori degli stilisti più tradizionali e anche le grandi case, come
ad esempio Braccialini,
stanno ripensando le
proprie collezioni in
senso ambientalista.
Amazonlife, la nuova
linea della società italiana, infatti annovera
solo oggetti realizzati
in Treetap, il cuoio
autenticamente vegetale ottenuto
dal lattice degli alberi di
caucciù delle
foreste pluviali amazzoniche.
Ma ecofashion comprende un vastissimo mondo
di idee e concezioni di vita, in
generale tutto quel
segmento del mercato
della moda attento alla
salute dell’ambiente e dei
consumatori, ma anche
alla condizione dei lavoratori. E’ fondamentale
l’utilizzo di tinture che
minimizzino l’impatto
ambientale, gli sprechi di
acqua, quanta CO2 è stata
prodotta per la realizzazione e il trasporto del prodotto. Una visione a tutto
tondo che dà nuova vita
ai materiali esausti e nel-
54
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Questione di stile,
piùèeco piùè chic
www.ruoteperaria.it
La moda si allea con
l’ambiente e scoppre
i materiali che tutelano
il Pianeta. Collezioni
sempre più ecoloogiche
sulle passerelle m
mondiali
La famosa
modella
britannica
Lily Cole
lo stesso tempo aggiunge
interpretazioni innovative
a materiali come la soia, il
bambù e la canapa.
Riciclare, riutilizzare,
inventare, risparmiare.
Sono questi gli imperativi
della moda ecologica che
sono stati accolti a braccia
aperte anche nell’Olimpo
del fashion. La dimostrazione? All’ultima kermesse modaiola di Pitti
Uomo, vero regno delle
tendenze e dell’eleganza, Ermenegildo
Zegna ha presentato
la sua ultima creazione, frutto di una
proficua collaborazione tra l’affermata
casa di moda italiana
e la tedesca Interactive
Wear: la giacca solare.
Nel collo del capo sportivo sono stati applicati
due piccoli pannelli solari
che consentono, con otto
ore di sole, di ricaricare i
propri dispositivi portatili,
lettori mp3 o cellulari.
Non si tratta soltanto di
abiti superfirmati e chic,
ma anche e soprattutto di
abbigliamento del riuso,
un vintage del riciclo, la
seconda vita degli oggetti.
Così nascono e fioriscono
su internet blog e siti de-
Costume
dicati a questo settore e a
come utilizzare al meglio
i materiali, fino a realizzare con le proprie mani
infradito super-comode
e altrettanto ecologiche
con i copertoni delle auto.
Dal web anche i consigli
per chi vuole sfruttare al
meglio le qualità dei materiali ecosostenibili e delle
nuove stoffe.
Per parlare di moda
ecologica non bisogna dimenticare anche le differenze del settore. Nel vasto mondo dell’ecofashion
esistono i capi biologici,
quelli realizzati interamente con fibre naturali e
biologiche che sono colorate con tinture atossiche e
non sono trattate chimicamente. La più importante
L'ecoborsa
brasiliana
Ideata dalla
Nahui Ollin, si
ispira a un’antica tecnica del
popolo Maya
ed è realizzata
interamente
a mano con
le carte delle
caramelle, dei
chewingum e
delle etichette
delle bibite in
bottiglia. Un
accessorio
ecocompatibile
che unisce stile
e inventiva
DINAMICA EVOLUTION
E’ nata la prima microfibra al 100%
ecologica. Si chiama “Dinamica evolution” ed è stata lanciata quest’anno,
grazie alla partnership tra l’italiana Miko
e la multinazionale giapponese Asahi
Kasei. Il tessuto, per essere prodotto,
utilizza materiali riciclati: viene ricavato
dal poliestere sottoposto a un innovativo processo all’acqua. Il ciclo riproduttivo ricorda quello del riciclaggio della
carta e prevede l’uso di sostanze neutre
e atossiche, come ad esempio coloranti
ad acqua, conferendo al prodotto delle
caratteristiche uniche. Per quanto riguarda la microfibra essa risulta
morbida, traspirante, anallergica e resistente.
La qualità principale di “Dinamica Evolution”
è la sua adattabilità ai più svariati settori applicativi, rispondendo in
modo eccellente alle richieste dei clienti. Le caratteristiche del prodotto sono
state apprezzate da brand importanti
nel panorama della moda, come Armani, Louis Vuitton e Gucci. Ma anche nei
settori della nautica o dell’automobilistica c’è stata richiesta: Land Rover,
ad esempio, ha scelto la microfibra per
gli interni della nuova concept car Lrx.
E. D. M.
fibra naturale è il cotone,
seguita poi dalla canapa,
che secondo alcune ricerche avrebbe anche proprietà terapeutiche. Di
recente ha registrato molto
successo anche il biolino,
un lino che in tutto il processo di lavorazione non
subisce alcun trattamento
invasivo già a partire dal
seme e dal terreno in cui
viene coltivato.
Un capitolo a parte meritano i capi antibatterici
realizzati con una fibra
ottenuta dalla fermentazione degli zuccheri del
mais, che mescolata con
cotone, seta, canapa o altre
fibre naturali permette di
creare capi ipoallergenici,
traspirabili e impermeabili
ai cattivi odori.
Anche il mare non si risparmia in questa ricerca
dell’ecologia trasferita alle
passerelle. Tessuti leggeri,
colorati, ma anche intriganti, ottenuti dalla fibra
di cellulosica a cui vengono
aggiunte sostanze nutritive
derivate dalle alghe marine Ascophyllum nodosum.
Un materiale innovativo
che tra le sue caratteristiche avrebbe anche effetti
antinfiammatori e antibatterici. Ulteriore vantaggio:
il tessuto protegge la pelle
dagli effetti dei radicali liberi e dell’inquinamento.
Sempre dal mare arriva il
Crabyon, ottenuto dalla
corazza dei granchi degli
scarti alimentari. Totalmente biodegradabile è
utilizzato per realizzare
calze per diabetici e indumenti per chi soffre di
dermatite.
Una scelta di coscienza
e che strizza l’occhio con
malizia alle fashion victim
con il pallino dell’ecologia.
Da oggi chi vuole essere
contemporaneamente politically correct e alla moda
ha più chance e gli stilisti,
anche i più di tendenza,
promettono per il futuro
collezioni ricche, innovative ed ecofriendly.
L’INIZIATIVA
L’ANNO DELLA
FIBRA NATURALE
Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2009 l’anno della fibra
naturale. Un riconoscimento a livello internazionale alla crescita, in Europa, del mercato europeo e dell’avvento di nuove
fibre in grado di sostituire quelle derivate dal petrolio, che hanno
risvegliato l’attenzione degli stilisti, che organizzano sfilate e
passerelle dove vengono mostrati al pubblico modelli creati
con tessuti ecologici. Diverse aziende (anche grandi come la
Levi’s) hanno iniziato a utilizzare, ad esempio, tessuti particolari
come il Lenpur, una fibra scoperta in Italia e ottenuta partendo
dagli scarti della lavorazione del pino. Biodegradabile al 100%
e poco assetata di energia.
Sono inoltre diverse le star che, nella vita privata, hanno sposato la causa dell’eco-fashion: tra queste ci sono la cantante
Madonna (nella foto in basso), e le attrici
Nel frattempo
Gwyneth Paltrow, Marcia Gay Harden e
Lisa Kudrow. In realtà, la moda ecosostenil’ecomoda
bile visse già una prima stagione nel 1991,
è sempre più
quando alcune aziende pioniere lanciarono
in voga. Anche
delle linee di abbigliamento “eco & bio”. Ma
presso le star: da
ancora non erano arrivati i tempi maturi: un
Gwyneth Paltrow
po’ per colpa dei modelli, che non erano
proprio accattivanti, un po’ per il fatto che
a Madonna, tutte
c’era ancora una scarsa cultura e attenzione
a caccia
verso i temi legati all’ambiente, le linee di
dei modelli che
abbiglia
abbigliamento
“ecologifanno tendenza
che” n
non ebbero molto ssuccesso.
Og al contrario, si sta vivendo una
Oggi,
ve
vera e propria rivincita dei materiali
or
organici sul sintetico. Assistiamo ad
un vero e proprio boom di tessuti ecofri
friendly:
cotone organico 100%, fibre
d
derivate dal bambù, cocco, riso,
ssoia, mais. Queste sostanze, oltre
a essere naturali, conferiscono ai
tessuti delle caratteristiche molto
pratiche: ad esempio, il bambù è
naturalmente antibatterico, il cocco assorbe umidità e odori.
Un esempio di stile e creatività
ecologici è l’ecokit lanciato da Seal
Kay, basato su materiali caldi, veri e organici. Una elegante
scatola in teak nero, dal design minimale: all’interno, un paio
di jeans numerati realizzati in cotone purissimo lavorato al
100% con processi rigorosamente ecologici, escludendo dall’intera lavorazione qualunque genere di sostanza chimica. I
trattamenti e lavaggi, tutti naturali, valorizzano al meglio trama
e corposità del tessuto, dando effetti vissuti e stinti inimitabili.
Grande cura anche nei dettagli: i bottoni sono in cocco, senza
utilizzo di elementi in metallo.
EMMA DE MARCHI
V. G.
www.ruoteperaria.it
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55
Mondo
TASSA SUL SACCO:
IL DISINCENTIVO
SVIZZERO CONTRO
L’UTILIZZO SMODATO
DEL CASSONETTO
E DELLA RACCOLTA
“INDIFFERENZIATA”.
ECCO COME
FUNZIONA IL TRIBUTO
SULLA SPAZZATURA
IN CITTÀ
L
a Svizzera non rimarrà a lungo famosa
solo per i sofisticati
sistemi dei suoi orologi.
A scandire i tempi moderni c’è un’altra particolarità che
rende unico al mondo il Paese più famoso per puntualità
e senso civico: la raccolta dei
rifiuti.
A dar bella mostra di
quello che sembra uno dei più
efficienti sistemi di raccolta e
di differenziazione degli scarti
urbani è Zurigo. Con i suoi
365mila abitanti, il più grande
centro commerciale ed economico del Paese vanta una raccolta differenziata che nel 2003
ha “intercettato” il 33,6% dei
rifiuti, ben un terzo del totale
prodotto.
Il merito sembra essere
completamente riconducibile
alla “tassa sul sacco”. Questo
speciale tributo, ben lontano
dal nostro contributo sul rifiuto, unico e uguale per tutti, disincentiva, ppena elevati
pagamenti, l’utilizzo
izzo
smodato del casso-netto valutando
il volume degli
scarti accumulati
e assegnando per
ogni quantitativo
una quota precisa
in denaro.
I cittadini per
disfarsi dei rifiuti
sono tenuti a servirsi
di particolari raccoglitori grazie
ai quali, senza troppe difficoltà,
versano l’importo dovuto allo
stato per i propri rifiuti domestici: gli Zuri Sacks, così si
chiamano i sacchetti (nella foto),
56
Ottobre 2008
Zurigoo paradiso
dei rifiuti. Riciclati
Con gli Zuri Sacks, costosi e poco capienti, ogni cittadino riesce a
recuperare in media ogni anno 84 chilogrammi di carta e 30 di vetro
sono disponibili in quattro formati diversi (da 17, 35, 60 e 110
litri) e possono essere acquistati
in appositi negozi.
Per farsi un’idea della spesa per
p l’utente è sufficiente
ripor
riportare il costo dei raccogl
coglitori: uno Zuri sack
da 17 litri costa 0,69
euro; per acquistare
quello più capiente,
110 litri, si arriva a
sborsare 3,20 euro.
Il sacco più utilizzato, scelto da ben
il 77% della popolazione, è quello da
35 litri.
Ovviamente questo sistema
impedisce ai cittadini di gettare con noncuranza gli scarti e
di dedicarsi, il più possibile al
riciclo. I risultati non si lasciano
attendere tanto che, negli scorsi
www.ruoteperaria.it
anni, in media, il recupero di
carta e cartone - di gran lunga
i materiali più differenziati - ha
raggiunto gli 84 chilogrammi
per abitante all’anno. Risultati
sorprendenti anche per il vetro
(30 kg per abitante all’anno) e
per gli scarti verdi (22 kg per
abitante l’anno). Merito anche
del sistema di raccolta totalmente gratuito che vede la Erz
(Entsorgung und recycling Zürich) in prima linea nel ritiro a
domicilio di rifiuti da giardino, giornali e riviste, cartone e
tessili in particolari giorni della
settimana. Da premiare, inoltre, il senso civico dei cittadini
che, supportato dal timore di
incappare nelle salatissime
sanzioni, vieta ai zurighesi di
barare spargendo i propri rifiuti
indiscriminatamente.
M. P.
LA STORIA
La “tassa sul sacco”, introdotta in Svizzera
nel 1993, ha portato nell’ultimo decennio
ad una riduzione dei rifiuti pari al 40%. Il
dato è in totale controtendenza rispetto
ai Paesi europei: le nazioni del Vecchio
Continente registrano in media, ogni cinque anni, un poco virtuoso aumento nella
produzione degli scarti del 10%. Il sistema
è molto semplice: i prezzi dei raccoglitori
variano in base alla zona e ogni sacco ha
il colore della città in cui si abita. Questo
per evitare che si acquistino sacchetti che
costano meno in altri quartieri o zone del
cantone. Ovviamente c’è un interesse immediato a buttare il meno possibile dentro
il sacchetto e quindi un incentivo per agevolare la raccolta differenziata separando
e recuperando il più possibile. Il resto è
lasciato, ovviamente, al senso civico di
ogni cittadino.
Mondo
VIAGGIO NELLA
CAPITALE DEL
GIAPPONE, UNA
DELLE METROPOLI
PIÙ EFFICENTI
DEL PIANETA.
AFFASCINANTE,
FRENETICA, VIVA E
CON UN’ATTENZIONE
PER L’AMBIENTE
DIFFICILMENTE
RISCONTRABILE
ALTROVE
«T
di Francesco Tetti
okyo non finisce mai». Così si
esprimeva, alla fine dell’800,
lo scrittore giapponese Natsume Sôseki a proposito della
città, nei tempi in cui l’attuale
capitale del Giappone era ancora un centro in
fase di sviluppo sebbene già abbondantemente
popolato. E chissà cosa direbbe oggi Sôseki
trovandosi al cospetto
della Tokyo contemporanea, una metropoli
con oltre 12 milioni di
abitanti e una superficie di quasi duemila
chilometri quadrati.
Passato o presente,
è sempre il senso di
grandezza estrema ad
accompagnare i visitatori dell’antica Edo. Un’immensità, tuttavia,
gestita in maniera superba, attraverso un sistema di trasporti capillare e grazie alla disciplina
e al senso civico dei cittadini, parte attiva di
una realtà in costante evoluzione.
In città tutto è curato con la stessa attenzione con la quale si poterebbe un bonsai.
Oltre all’incredibile funzionalità dei servizi, si riscontra una devozione e un rispetto
per il prossimo non comuni. Tra le numerose
regole del buon vivere, ad esempio, c’è quella
per cui all’interno della metropolitana è obbligatorio porre il cellulare in silenzioso. Gli stessi
passeggeri, per evitare chiasso, sono invitati a
non parlare.
Il rispetto per l’ambiente circostante lo si
vede dalla cura dei parchi e dei fiori, anche
quelli posti nelle fioriere del centro cittadino, e
dalla pulizia nelle strade: difficile scorgere car-
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Ottobre 2008
www.ruoteperaria.it
LEVANTE
ILL FUTURO
RO È QUI
Mondo
Nelle foto, in
senso orario,
caratteri ideografici segnalano l’inizio di una
pista ciclabile;
cassonetti per
la differenziata
posti al bordo di
una strada; cartoons utilizzati
per la pubblicità
commerciale;
un raccoglitore di carta
su un treno
I NUMERI
Denominata Edo fino al 1867, Tokyo è
oggi una megalopoli con più di 12 milioni
di abitanti, pari al 10% degli abitanti del
Giappone. Suddivisa in 23 quartieri molto
estesi, la città occupa una superficie immensa: 1.700 chilometri quadrati. Secondo
il rapporto urbanistico dell’Onu, è il più
grande agglomerato urbano del mondo.
Nonostante ciò, gli spostamenti da un
angolo all’altro della città sono rapidi e
agevoli grazie alla metropolitana, alla rete
ferroviaria urbana e alla disponibilità degli
abitanti. Malgrado la vertiginosa altezza
dei grattacieli, le attività svolte nella maggior parte dei quartieri mantengono una
dimensione a misura d’uomo. Le strade,
bordate da negozi e da una moltitudine
di ristoranti, sono sempre piene di vita.
tacce e mozziconi di sigaretta negli spazi pubblici. Questa grande cultura si fonda al 100%
sul riciclo. Ovunque – vie, parchi, stazioni,
treni, ospedali – sono presenti i cestini a tre
fessure per differenziare pet/alluminio, rifiuti
generici e carta.
Quest’ultima viene
riciclata ovunque possibile: il biglietto della
metro o del treno a fine
tragitto viene automaticamente trattenuto
dalla macchina obliteratrice, evitando quindi
sporcizia e inutili accumuli. Non solo, per la
stampa dei volantini si
usa spesso inchiostro a
base di soia, più economico e riciclabile.
Il top della funzionalità si raggiunge quando si prendono i treni della rete Shinkansen,
quelli ad alta velocità. Qui la gestione del traffico passeggeri prevede vari accorgimenti: la
banchina a filo della soglia
del treno, linee numerate
a terra che delimitano il
punto esatto in cui la porta
del treno si aprirà, puntualità maniacale con ritardi
medi inferiori ai dieci secondi. All’interno delle
carrozze pulizia assoluta,
sedili orientati in direzione
della destinazione, addetti
al controllo biglietti con i
tradizionali guanti bianchi,
carrozze speciali con aria condizionata meno
fredda per le persone “delicate”.
Tokio sorprende anche per l’impressionante numero di biciclette in circolazione e per
una rete sviluppata di piste ciclabili. Queste
ultime sono lunghe e capienti, pubblicizzate
a dovere e curate. Il codice della strada locale
le considera decisamente di più di quanto non
avvenga dalle nostre parti. Questa è Tokyo,
perla d’Oriente, luogo dove antiche tradizioni
e modernità trepidante si fondono alla perfezione e non cessano di affascinare i viaggiatori
che la visitano.
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Ottobre 2008
59
Servizi
Mondo
NELL’IMMENSA CITTÀ BRASILIANA 14 PERSONE AL GIORNO MUOIONO PER CAUSE RICONDUCIBILI ALL’INQUINAMENTO
La guerra di San Paolo
C
A pagare di più sono i denutriti, i neonati e i portatori di malattie cardio-respiratorie
BREVEMENTE
Olanda, pavimenti high-tech contro l’inquinamento
†
Nella cittadina olandese di Hengelo sono stati posati
dei rivestimenti stradali ad alta tecnologia per lottare contro l’inquinamento atmosferico. Anche diverse città tedesche stanno
sperimentando queste nuove pavimentazioni, elaborate da un
gruppo di ricercatori dell’università di Twente, nei Paesi Bassi. Il
nuovo manto stradale contiene ossidi di titanio che assorbono
la luce solare e convertono con un procedimento chimico naturale gli ossidi d’azoto presenti nell’aria in nitrati idrosolubili. Sul
rivestimento stradale si formano così dei minuscoli cristalli, che
vengono eliminati quando piove.
Artico, è emergenza ghiaccio
†
Sos Artico: non c’è mai stato così poco ghiaccio.
Lo spessore di quello che copre l’area è sempre più sottile e
l’estensione della calotta sembra essere la seconda inferiore mai
registrata. Questo l’allarme lanciato dal Wwf, secondo cui nonostante non ci siano ancora i dati definitivi per l’anno 2008, quelli
a disposizione sono pericolosamente vicini al record negativo
dell’anno scorso, quando la calotta artica si ridusse a soli 4,13
milioni di chilometri quadrati. Secondo gli esperti tra il 2013 e il
2040 ci saranno delle estati in cui l’Artico sarà libero dai ghiacci,
come non succedeva da milioni di anni.
Uk, oceani rumorosi cetacei a rischio
†
Oceani troppo rumorosi per balene, delfini e altri mammiferi marini. A lanciare l’allarme è l’International fund for animal
welfare (Ifaw), secondo il quale, il rumore sottomarino bloccherebbe la comunicazione e interferirebbe con l’alimentazione.
Sotto accusa i sonar navali che avrebbero causato la morte di
moltissimi cetacei. Secondo l’Ifaw, in alcune regioni del mondo
il livello del rumore oceanico è raddoppiato rispetto al decennio
scorso e le misure protettive non hanno avuto successo.
Onu, meno carne in tavola per salvare l’ambiente
†
Nel prossimo decennio, probabilmente, raddoppierà
nel mondo intero il consumo di carne. Le conseguenze ecologiche previste sono allarmanti. La produzione animale è già oggi
tra i principali inquinatori, un raddoppio del consumo di carne
avrà conseguenze molto gravi. L’allarme arriva dall’Onu. La produzione di carne e di latte è responsabile del 9% delle emissioni
di CO2 dovute alle attività umane (trasformazione delle foreste
tropicali in pascoli e campi per la produzione di foraggio). Inoltre,
la produzione animale provoca il 37% delle emissioni di metano
(dovuto al processo di digestione), un potente gas a effetto serra, e il 65% degli ossidi d’azoto (dovuti alla concimazione delle
piante foraggere).
60
Ottobre 2008
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i sono al mondo
guerre dichiarate
e visibili, quelle viste sui telegiornali,
che si combattono
con le armi e che lasciano morti insanguinati sulle strade; ci
sono poi le guerre sotterranee,
silenziose, ma non per questo
meno cruente e prive del loro
carico di vittime. E proprio una
di queste è in corso in Brasile,
nella megalopoli di San Paolo,
dove giornalmente l’inquinamento dell’aria causa la morte
di circa quattordici persone.
La conferma arriva da uno
studio condotto dall’università di San Paolo che ha voluto
analizzare la qualità dell’aria di
una città che oggi, considerando tutta l’area metropolitana,
conta 20 milioni di abitanti
stipati su una superficie di
cento chilometri di diametro.
Secondo i curatori della ricerca,
a pagare dazio per la pessima
qualità dell’aria sono in primis
le persone particolarmente denutrite, i portatori di malattie
cardio-respiratorie, i neonati.
Ma a soffrirne gli effetti sono
un po’ tutti i paulistani.
A cosa è dovuta questa
situazione straordinariamente
dannosa? Un dato, forse, potrebbe aiutare a comprendere:
a San Paolo circolano ogni
giorno più di sei milioni di
mezzi tra auto, camion e bus.
Gli ingorghi sono diffusissimi.
Da tempo ci sono radio che si
occupano quotidianamente
di traffico, con il compito di
suggerire agli automobilisti
itinerari alternativi per non
aggravare la situazione.
Eppure questo non è sufficiente. Visti i ritardi con cui
si stanno costruendo le linee
metropolitane, esiste il rischio
concreto che San Paolo possa
Una capitale
di smog
San Paolo
è una città di
11.016.700
abitanti, capitale dello stato
omonimo nel
sud-est del Brasile. È situata
sul Tropico del
Capricorno,
dista 400 chilometri da Rio
de Janeiro e
1.030 dalla capitale federale
Brasilia. La città
copre un’area di
1.524 chilometri
quadrati. E’ la
più vasta e popolosa dell’emisfero australe
essere la prima città del Pianeta
a collassare per l’eccessivo numero di mezzi in circolazione.
L’Organizzazione mondiale
della sanità (Oms) afferma
che sono da due a quattro milioni le persone che ogni anno
muoiono a causa dell’inquinamento mondiale.
Malgrado alimenti il 10%
delle vetture che si muovono
per il Brasile, il diesel a San
Paolo è responsabile per il 45%
delle emissioni inquinanti. E
pensare che l’inquinamento si
è anche ridotto grazie all’uso
diffuso delle autovetture flex,
che utilizzano come carburante indifferentemente benzina o
etanolo, ottenuto dalle piantagioni di canna da zucchero.
Il biodiesel, prodotto da
coltivazioni diffuse per tutto il
Brasile, doveva diventare obbligatorio a partire dal 2009. Ma
il ministero dell’Ambiente ha
deciso di accontentare le case
costruttrici e l’ente petrolifero
Petrobras spostando la data al
2012. Intanto il forum paulista sul cambiamento climatico
continua a lanciare allarmi:
«Continuando così, lo standard di emissione di inquinanti
a San Paolo raggiungerà l’anno
prossimo livelli africani».
L. C.
Eventi
ecoscatto
RIMINI
redazione @ ruoteperaria.it
COME CAMBIA
LA VACANZA
A sette anni di distanza dalla prima edizione torna a Riccione,
Palazzo dei Congressi dal 27 al 29 novembre, la seconda conferenza internazionale sul turismo sostenibile.
Promossa dalla provincia di Rimini e dalla Regione Emilia-Romagna, la conferenza sarà incentrata su tre temi principali: la
sostenibilità, l’innovazione e la valorizzazione dell’identità delle
destinazioni turistiche di massa.
Rimini location ideale per discutere dell’argomento, da decenni bacino turistico
Seconda
maturo con 2.500 strutture alberghiere e 17
edizione dopo
di turisti che durante tutto l’arco delquella del 2001. milioni
l’anno, e non solo nel corso dei mesi estivi,
Al centro
invadono il litorale più famoso d’Italia.
del dibattito:
«Il nostro è un evento internazionale la cui
prima edizione risale al 2001 - spiega il
ecologia,
presidente della provincia di Rimini, Ferdiinnovazione
Fabbri - e il cui risultato più netto fu
e valorizzazione nando
la stesura della “Carta di Rimini”, un docudell’identità
mento condiviso che nel corso degli anni
è stato utilizzato da molti enti locali in sede
di pianificazione territoriale».
La conferenza servirà per discutere delle
nuove politiche da applicare per un turismo
sempre più a impatto zero. «Cercheremo
anche stavolta di avanzare proposte e
valutazioni - prosegue il presidente della
Provincia - che non brucino risorse ma le
mantengano vive negli anni. Tali proposte
rispetto al 2001 vanno aggiornate, rinnovate, c’è bisogno di maggiore lungimiranza
nella salvaguardia e nella tutela del territorio. Necessitiamo di una pianificazione
che prenda in considerazione il risparmio
energetico, la mobilità, l’urbanistica con un
pizzico di fantasia se necessario. Dal canto nostro, ad esempio, da un po’ di tempo
abbiamo avviato i cosiddetti “stabilimenti
sostenibili”, già un’ottantina sul territorio,
che usano pratiche sostenibili relative all’utilizzo di energia fotovoltaica, il recupero dell’acqua, l’attenzione ai disabili».
Tra le novità che la conferenza internazionale sul turismo di
Rimini lancerà nell’edizione 2008 c’è l’istituzione di una nuova
figura, quella del “Tutore della bellezza del paesaggio”, identificato in Tonino Guerra, il noto poeta e sceneggiatore di Federico
Fellini e Michelangelo Antonioni. Guerra lavorerà, insieme alle
istituzioni locali, per la salvaguardia ambientale del paesaggio,
la valorizzazione dell’identità culturale e la promozione della
tipicità del territorio. Maggiori informazioni sull’evento al numero
di telefono 0541.716.861.
L. C.
62
Ottobre 2008
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Roma. Piazza del Gesù.
La chiesa
del Gesù in
ristrutturazione. E in
allegato un
messaggio
“profetico”...
Inviate
il vostro ecoscatto alla
nostra mail
redazione@
ruotperaria.it
L’ecotavola
poliziana
A Montepulciano stoviglie biodegradabili per le feste,
ecco come la scorsa estate è diventata sostenibile
R
idurre la quantità
di rifiuti, aumenmen
e tare la raccoltaa
differenziata e
diffondere una
na
corretta conoscenza delle
lle
tematiche ambientali. Forte
rte
di questi obiettivi, nell’estate
tate
appena trascorsa, Montepulpulciano in provincia di Siena
na è
stato il primo comune toscano
ano
ad attuare un progetto per l’uso
’uso
di stoviglie, posate e tovaglie
glie
biodegradabili in occasione
one
delle feste popolari.
“Ecomangiando”, questo
esto
il nome dell’iniziativa realizzata grazie alla collaborazione
tra l’amministrazione locale,
il Circolo Chianciano-Montepulciano di Legambiente,
Sienambiente e Novamont
(azienda specializzata nel
settore delle bioplastiche), ha
visto l’utilizzo di materiali
biodegradabili, che hanno
permesso un drastico abbat-
Ecomangiando
Stoviglie, posate e tovaglie
biodegradabili
in occasioni
delle feste popolari: questo
l’intento della
manifestazione
realizzata a
Montepulciano
timento di plastica e carta sul
totale dei rifiuti. Per capire
l’importanza
l’im
dell’iniziativa
si ccalcoli che i circa 60mila
pasti
pas consumati all’interno
delle
dell diverse manifestazioni a Montepulciano hanno
prodotto una cosa come 36
prodo
tonnellate di rifiuti.
tonne
«Il raggiungimento di
«I
questo
qquest risultato – commenta
l’assessore
l’asse
all’Ambiente del
Comune
Comu toscano Paolo Barcucci – è stato possibile grazie
all’attenzione
all’att
e alla sensibilità
dimostrate
dimo
dalle associazioni
che sono titolari delle varie
manifestazioni e con le quali
abbiamo sottoscritto un vero e
proprio protocollo d’intesa».
L’esperienza del Comune
poliziano ha suscitato un interesse tale che altre amministrazioni locali stanno già pensando
di adottare la stessa formula per
le proprie celebrazioni.
AL. NO.
Motori
DA STRASBURGO ARRIVA IL REGOLAMENTO CHE STABILISCE LE NORME PER L’OMOLOGAZIONE DEI MEZZI
LA LEGGE A IDROGENO
S
normativo rivolto ai costruttori
di Agostino Zeo
i apre una nuova
era per i veicoli ad
idrogeno. Il Parlamento europeo
ha infatti adottato un regolamento che fissa le
norme europee per l’omologazione dei veicoli a idrogeno.
Obiettivi primari quelli
di garantire il buon funzionamento del mercato delle
auto nell’Unione europea e
fornire un quadro normativo ai costruttori che stanno
sviluppando veicoli di questo
tipo. Non meno importante
la promozione delle auto a
idrogeno nelle città europee
per tutelare l’ambiente.
Il provvedimento, dopo
l’approvazione formale del
Consiglio, potrà essere applicato due anni dopo la sua
pubblicazione sulla Gazzetta
ufficiale. L’armonizzazione
delle norme tecniche serve in
primis a evitare l’adozione di
provvedimenti diversi da uno
Stato membro all’altro e a garantire il buon funzionamento
del mercato interno. Inoltre,
la maggior parte dei costruttori sta investendo molto nello
sviluppo della tecnologia dell’idrogeno e ha già iniziato a
immettere tali veicoli sul mercato.
«Nei prossimi anni – commentano dal Parlamento
europeo – è prevedibile un
aumento della quota di veicoli alimentati a idrogeno
sul parco circolante totale. È
perciò necessario specificare i
requisiti comuni riguardo alla
sicurezza di tali veicoli. Poichè i costruttori perseguono
approcci in parte diversi nello
sviluppo dei veicoli a idrogeno,
è necessario stabilire requisiti
tecnologicamente neutrali in
Le origini
dall'acqua
materia di sicurezza».
Definire una legislazionequadro per l’omologazione dei
veicoli a idrogeno contribuirà,
inoltre, a creare un clima di
fiducia nella nuova tecnologia
presso i potenziali utenti e il
pubblico in generale.
«Il regolamento vuole
garantire alti livelli di sicurezza pubblica e di tutela
dell’ambiente – spiegano
ancora dall’emiciclo europeo
– e istituisce un quadro adeguato per accelerare la commercializzazione di veicoli
tecnologicamente innovativi e
funzionanti con combustibili
alternativi a ridotto impatto
ambientale, in modo da poter migliorare sensibilmente la
qualità dell’aria e lo stato della
salute pubblica».
Quello a idrogeno, infatti, è considerato “un modo
di alimentazione pulito dei
veicoli del futuro”, in quanto
i mezzi “non scaricano inquinanti a base di carbonio
né emettono gas a effetto
serra”. Il regolamento precisa
però come l’idrogeno “sia un
vettore di energia e non una
fonte energetica”, di modo che
l’utilità dell’alimentazione a
idrogeno, dal punto di vista
climatico, dipende dalla fonte di provenienza dell’idrogeno. Necessario quindi che
La parola
idrogeno deriva
dalle parole
greche “acqua”
e “generare”,
ovvero generato
dall’acqua. Venne individuato
come sostanza
distinta nel
1776 da Henry
Cavendish;
nominato inizialmente “aria
infiammabile”
da Joseph
Priestley, poi
Antoine Lavoisier (nella
foto in alto) lo
riconobbe come
elemento e gli
diede nome
USA, STAZIONI CERCASI
Negli Stati Uniti uno dei maggiori
problemi per le auto a idrogeno è rappresentato dalla carenza di stazioni
di rifornimento. Su tutto il territorio
nazionale ce ne sono appena 60 e solo
due sono aperte al pubblico senza appuntamento. I produttori di auto hanno
speso miliardi di dollari per sviluppare
veicoli a idrogeno nella speranza di
far tesoro della richiesta da parte del
pubblico di comprare auto più ecologiche e ridurre la dipendenza Usa dal
petrolio straniero. Ora, però, vogliono
più stazioni per sviluppare la nuova
tecnologia. Per sollecitare le autorità sul
problema carburante si è anche tenuto, lo scorso agosto, l’Hydrogen Road
Tour 2008, che ha visto girare i modelli
di auto a idrogeno prodotti da nove
diverse case per 31 città di 18 Stati.
l’idrogeno combustibile sia
prodotto in modo sostenibile, per quanto possibile da
energie rinnovabili, affinchè il
suo utilizzo abbia effetti positivi sull’equilibrio ambientale
complessivo.
Inoltre, evidenziando
come i veicoli a idrogeno potranno avere successo sul mercato solo se l’Europa si doterà
di infrastrutture sufficienti in
termini di distributori, il regolamento chiede alla Commissione di prevedere “misure
atte a sostenere la costruzione
di una rete a livello europeo
per i veicoli alimentati a idrogeno”.
Il regolamento chiede,
infine, agli Stati membri di
stabilire le sanzioni da infliggere ai costruttori in caso di
infrazione alle sue disposizioni, alle sue misure di esecuzione, nonchè di adottare
provvedimenti necessari per
assicurarne l’applicazione. Le
sanzioni previste dovranno essere “effettive, proporzionate e
dissuasive” e comunicate alla
Commissione entro diciotto
mesi dalla data di entrata in
vigore del regolamento.
I tipi di infrazione soggetti a una sanzione dovranno comprendere il rilascio di
dichiarazioni false durante le
procedure di omologazione o
le procedure che conducono
a un richiamo, la falsificazione dei risultati di prova per
l’omologazione-tipo o per la
conformità dei veicoli in uso,
la dissimulazione di dati o
di caratteristiche tecniche
che potrebbero condurre al
richiamo o al ritiro dell’omologazione, il rifiuto di consentire l’accesso all’informazione
e, infine, l’uso di dispositivi di
manipolazione.
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Ottobre 2008
63
Motori
AL VIA IL PROGETTO
DELL’UNIONE
EUROPEA CHE
PUNTA A RIDARE
LUSTRO AL SISTEMA
DI TRASPORTO
CITTADINO
DEL VECCHIO
CONTINENTE.
INVESTIMENTO
DI CIRCA 26 MILIONI
DI EURO
PER QUATTRO ANNI
DI LAVORO
A
rriva in Europa
l’autobus del futuro. Il vecchio
Continente ha
deciso di voltare
pagina per ciò che riguarda
il trasporto pubblico. Stop,
dunque, a un servizio spesso
carente, a mezzi lenti e inquinanti, per far posto a un sistema funzionale e a veicoli di
ultima generazione. Il tutto
in tempi abbastanza rapidi.
Questo almeno l’obiettivo
che si ripropone, nei prossimi quattro anni, l’European
bus system of the future (Ebsf),
uno dei maggiori progetti di
ricerca e sviluppo nel campo
del trasporto di superficie che
l’Unione europea abbia mai
avviato.
Un progetto finanziato
nell’ambito del settimo Programma quadro con un budget totale di 26 milioni di
euro. Un’iniziativa che per la
prima volta riunisce i cinque
più importanti costruttori di
autobus (Evbobus-Mercedes,
Irisbus-Iveco, Neoman, Scania, Volvo) e 42 partner tra
operatori e associazioni nazionali di trasporto, autorità,
fornitori, grandi centri di
ricerca, università e aziende
di consulenza. A guidare le
diverse forze in campo l’Associazione internazionale del
trasporto pubblico (Uitp).
64
Ottobre 2008
L’Europa, il nuovo
continente dei bus
L’intento è riunire in consorzio i maggiori produttori del settore.
Il commissario Antonio Tajani: «Garantire l’accessibilità per tutti»
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Motori
il lavoro
dell'Uitp
A coordinare
la ricerca e la
costruzione dei
prototipi di autobus all’interno
del progetto
European bus
system of the
future sarà
l’Associazione
internazionale
del trasporto
pubblico (Uitp),
organo che
rappresenta
3.100 aziende,
industrie e operatori della mobilità in 90 Paesi
del mondo.
Nell’immagine
in alto: il logo
dell’iniziativa
TECNOLOGIA
I bus che nasceranno col progetto Ebsf
consumeranno decisamente meno rispetto ai precedenti (fino al 25%), saranno più
spaziosi (15% di passeggeri in più) e veloci (dai 15 ai 18 chilometri orari). Avranno
porte larghe e livellate ai marciapiedi per
facilitare l’entrata e l’uscita dei passeggeri. Presenteranno grandi vetrate per rendere l’ambiente interno più luminoso, oltre
che schermi per le informazioni. I motori
saranno Euro 4 (dal primo ottobre 2009
Euro 5, dal 2013 Euro 6) alimentabili in vari
modi: ibrido, idrogeno, biofuel, biogas.
«Il nostro non è un progetto autobus, ma un sistema
autobus – sottolinea il presidente dell’Associazione
internazionale del trasporto
pubblico (Uitp), Roberto
Cavalieri – Il che significa
non solo costruire dei mezzi
nuovi e moderni, ma mettere
insieme più soggetti tecnologici per un sistema che possa
adattarsi all’interno di diverse realtà europee. L’European
bus system of the future ha la
pretesa di creare un “marchio di autobus europeo”
che possa essere esportato,
un giorno, in altre parti del
mondo».
La sperimentazione delle
tecnologie e pratiche messe a
punto verrà organizzata contestualmente in sette città europee: Bremerhaven, Budapest, Goteburg, Lione, Madrid, Rouen e Roma. «Siamo
orgogliosi di poter collaborare
a un progetto così importante
– il commento dell’assessore
ai Trasporti della Capitale,
Sergio Marchi – Roma sarà
sempre aperta e ben disposta nei confronti di idee e
soluzioni che avranno come
scopo quello di migliorare la
qualità del trasporto pubblico
locale. O si dà un’alternativa
sostenibile o il problema della
mobilità difficilmente potrà
essere risolto».
Oltre a ideare e sviluppare un sistema innovativo
di autobus ad altà qualità
che sia pienamente integrato
nell’ambiente urbano e che
valorizzi tutto il potenziale
di una nuova generazione di
reti urbane di autobus, scopo dell’Ebsf è anche quello
di imprimere una svolta alla
progettazione di infrastrutture e migliorare la posizione
competitiva dei costruttori.
«Il trasporto locale è da
tempo al centro della discussione internazionale, visto anche l’utilizzo che viene fatto
in Europa dei mezzi pubblici
– sottolinea il vicepresidente
della commissione Ue e commissario europeo ai Trasporti, Antonio Tajani – L’Ebsf
è un progetto innovativo rispetto agli altri perchè per la
LE CIFRE
UN MONDO DI PASSEGGERI,
L’80% SUI MEZZI PUBBLICI
L’autobus rappresenta oggi una forma di trasporto pubblico
molto utilizzata, economica, flessibile e, in molti casi, adatta
alle esigenze dei clienti in termini di capacità e velocità. Circa
l’80% dei passeggeri del trasporto pubblico mondiale utilizza
gli autobus. Da un punto di vista gestionale possono essere
messi in servizio con facilità; non richiedono infrastrutture
se non una rimessa e un’officina. Da una prospettiva economica, ambientale e sociale, l’autobus resta ancora oggi
la soluzione più diffusa per uno sviluppo urbano sostenibile.
Di fatto, in molte città del mondo, l’autobus è l’unica modalità di trasporto pubblico esistente, mentre nei centri dove
è presente il trasporto su ferro, l’autobus svolge un ruolo
chiave di supporto. Alcune cifre legate ai bus: il consumo di
energia per passeggero/chilometro è pari a un terzo di quello
di un’automobile; agli autobus è imputabile solo il 5% delle
emissioni di CO2 dovute ai veicoli dotati di motori a combustione interna; i 50 maggiori operatori di reti di autobus in
Europa posseggono 54.700 veicoli e ogni anno acquistano
4.500 mezzi nuovi; i cinque principali costruttori fabbricano
il 73% degli autobus che circolano in Europa ovvero 8.500
veicoli all’anno; la capacità di ogni mezzo varia dai 120 ai
150 passeggeri a seconda che si tratti di un bus singolo o
articolato. Nel corso degli ultimi decenni, il costante aumento
del trasporto privato ha contribuito a provocare una situazione di forte congestione del traffico. Il fenomeno ha avuto
inevitabili ripercussioni dirette sulla velocità di esercizio degli
autobus e sulla qualità e affidabilità del servizio. Per migliorare quest’ultimo si è recentemente evidenziata la tendenza
a non concentrarsi solo ed esclusivamente sulla tecnologia
del veicolo bensì a considerare il sistema nel suo insieme e
nei suoi comportamenti, ovvero le infrastrutture e l’esercizio.
Questo concetto è noto come “approccio al sistema autobus”. Tra le principali innovazioni su cui ci si sta muovendo
figurano i motori puliti e i carburanti alternativi, l’architettura
a piano ribassato, i veicoli a doppia articolazione, i dispositivi
di guida innovativi.
R. MA.
prima volta mette al centro
il sistema autobus in tutte le
sue componenti. La maggior competitività del prodotto, unita alla qualità e al
comfort, finirà per avvicinare
sempre di più gli utenti al servizio pubblico e la riduzione
degli inquinanti non potrà
che essere una conseguenza.
Un trasporto valido servirà
anche a ridurre la spesa procapite visti i costi attuali del
carburante».
Altro punto cardine del
progetto sarà quello dell’accessibilità per tutti, soprat-
tutto per la popolazione a
“mobilità ridotta”: invalidi,
infortunati, anziani che rappresentano oggi un terzo
della popolazione europea.
«Nessun atto caritatevole ma
garanzia di diritto per tutti i
cittadini – conclude Tajani
– Il trasporto locale resterà
sempre di competenza delle
istituzioni locali. Ma l’Unione europea, in virtù del principio di sussidiarietà, tenderà ogni volta ad agevolare le
iniziative più importanti e a
privilegiare i più deboli».
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R. MA.
Ottobre 2008
65
66
Ottobre 2008
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di Lido Contemori
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