SCRITTI INEDITI DI DIVERSI E RiRl AUTORI TROVATI PROYn MIU B CON ED PREFAZIONI D'OTRMIO PUBBLICATI ALTRE MEMORIE ORIGINALI CASOTTI FRANCESCO . IN NAPOLI ^^ DALLA DEL STAMPERIA 1865 TAGLIO OV"^\^;t M/J^fif-. i Harvard Ccllcq^e Vv\v-\ Gift of J. K; i.vId:;,]! i?"cL). Riserbaii Giugno tuiti 1865 i dritti num. Library (xi:-c,Uon 1:3, a 2337. norma (\:()Jul;[rG l'JUO. della legge 25 INDICE Scritti DBGij CONTEINUTI VOLUME. PRESENTE NEL i. Lettera scritti, artistiche Foggia ec. pubblicazione sulla proemiale e delle su fatte Aprile nella dei guenti se- che filologi- ricerche d'Ontranto Terra 1865. 2. opuscoli Quattro in ed Lecce, da parte della inediti altro impresso Biblioteca Lecce di dello da 1865. Galateo autore stesso Angelo Vaticana Agosto Antonio ec. già Mai prefetto con zione. Prefa- INDICE 3. Lellere incdUe di Ludovico Antonio Muralo ' ri Giovanni a Berardino Prefazione. con Tafuri Lecce Aprile da Nardo 1859. 4. Al dell' Direllore sul libro della estratto G. Gemelli. Archivio storico Fortuna d'Oria. dallo stesso Lecce Dicembre Archivio Italiano Con del colo arti- sig. 1859. à. Di alcuni opuscoli alla dei Papi. del quistione Pesaro sestodecimo del Luglio dominio 1862. secolo temporale torno in- INDICE VAVOIiE DELIiE Frammenti di Tavola Galatina. Stemma nella di del Tomba S. di Giovanni, di Caterina di affresco Balzo del Galatina. figliuolo Antonio e vari luoghi di Conte Conte di Solete 2.^ Tavola del di Nola e di Maria 3.* Tav. Giovanni in tuttora Raimondo in Orsini Balzo. vedono 1.* Raimondello Orsini S. di Chiesa si come coirepitafiBo fresco a Tomba gotici ornati principe Maria di d' stile Enguen bizantino. di figliuolo Taranto di Contessa Tav. Lecce. di dello Raimon- Tav. 4.^ 5.^ ^ S. Antonio, affresco di stile giottesco. Tav. 6.^ Eccovi Abì parie una coscienziose ricerche delle da artinella mandarne fuori rare fronte escono del chiaro benigna Napoli nei ed voi a vostro più miei voi il frutto a del d' oficio è mi anni godere* mi que' che semi in avendo la animo in avvenissi benefizio in dell' dalle cizia ami- offerire grato parso di nute dive- dimorando ch'io giovanili sieme in- fregiato perocché, consentito che parte volume : potei saggi, e questo nome ventura incominciassi vostra, in ora sludìi, inedite parte tere let- Intraprese agli piccoli e delle natale. de' scritture pazienti campo malagevoli solo qui nel provincia assai fin altre con mia ed ingrati tempi lunghe di fatte me mia e in frullo labbra vostre , maggiormente nel passarono mio animo nella e mia LETTERA XII in mente quelle d' casa vostra. tale e rozza, d' Io so da gli utili mia questa fatiche che tanto gli che vantaggiose oscuri alle Gli che nobili arti. scritti Antonio di delle scienze avventura materie ze grez- sono incompiutamente fra scrittore età aurea alle insieme messi altro, un Galateo, dell' pregiato ed inediti, di inonorate per le ^ui ho che ed quanto per avverrà ed somministrano dunque opuscoli stampato, mai necessarie e e tanto, per penose lettere alle incompiuto forse uniti, alle sime mas- lettere rimasto altre e mestieri più quattro molte tornano pur delle Non sono affatto onore, ozii è nella opera attendermene vi di come è raffinamenti. ultimi documenti lavoro vita, eru- convenivano da'sacri pubblica degli mancante mio il potere non alla sacre che et (ASf(Asfois che oltramouti chiamato perchè, cure d'uomini ragunanze e Italia dilis PROEMIALE lettere altri quanti ^ italiane , quali ed che ad oggi bene mai bisogno Nella neir civiltà alla che di la prefazione esame quanto del mi fatta libro è nazioni occorso della gressivo procoloro conferire Italia nostra un e che nati. illumi- Muratoriane lettere Fortuna d' di notare poter che qualpiù ha prudenti virtuosi alle movimento soprattutto possono giovine reggitori al educare delle preposti sono esse ad intesi essere per Oria ho a e rato dichia- rettifica- LETTERA di 2Ìone in e di storia a secondo piii i geografia a ed in opinioni a mismatica nu- archeologia moderni di avanzamenti studii. siffatti coirultimo Finalmente 1 6 3 7 nel è mi degno parso perchè vi venti de' di su alcuni già pubblicati , memoria scritto mio benché dell'Ammirato, Firenze ed etnografìa a generale provincia questa XUj credenze comuni appartiene si quanto poche non PROEMIALE li opuscoLand! dai di alla richiamarli di trattando della odierna qui- , del stione dominio portunissimi ben : la scrittori pochi dottrina : in quegli far che che dopo debbono di le che ciò di tato dubi- una non ciò di regole chiavelli, Ma- mai disse a che han avuto quadro il ma si sanno politica Bacone il gran ritratto politica Tutti veramente avesse op- del quella a istesso. e tornano importanti opposta filosofia di Machiavelli il se dottrina papi questo a il Machiavelli come non oltre sono e giudicare dei temporale aver gli che mini uo- eglino , fanno o di almeno ciò facevano che i sotto suoi chi, oc- , molti e questa rendere in lui altri quale non per stimato della tirannia, il segreto che quel supposto hanno giudice considerazione dei dimostrano lo ancora più modo da suoi appunto quei scritti. il Ma la le contrario di tirannia le ricevettero e non prime su voler fu pressioni im- dell'Ammirato parole : tore dipin- poggiati pensiero odiosa che qual V incarico che XIV dai ricevuto avea rintuzzare Medici vulnerato Chiesa fin da quel d'aver avuto arti colle quali mani onde fu volta veduto r air dei dell' di gli tato inaspet- i fatti la per avvicinati e binati, com- gata pie- aperte e ancora cosi a re por- , il di di principio storici che scuola quella ai sino nostri ma pri- abilmente quegli venne di italiana è si giorni velare ri- acquistò incremento antichi avvenire ducono, pro- erano istoria moderni, tempi chiavelli Ma- tuttqdi suo Y la del- del pensiero maraviglia secoli rentino Fio- zione convin- scritti che segreto queir dei istruzione previsioni gli che di e nostra tempo dopo Roma principato giudiziosamente esperienza di Segretario la del con così essere del hanno Machiavelli del il il Poco governati. nelle quali impressione cioè, le Corte onestà tempo queir prodotto uomini Y dalla maggiormente strìnge che e colle armi quelle aveva le PROEMIALE LETTERA politici e perpetuata , con pel come valore un' principii la può quale se altra potrebbe de'suoi guaci se- sostenitori, Scipione concittadino il della fondava ne» Machiavelli ha gloriarsi é de' numero , non almeno principato forse che pel merito nostro un , Ammirato pel e dico dopo poco si straordinaria riputazione la che oggi ninno più di stessa distruggesse, fama a ancora e grido difesa meglio, ha»detto quello que' di sostegno che pareva avuto Chiesa dirsi, in che l'Ammirar del ne PROEMIALE LETTERA fin to allora d' il di Machiavelli, contrario dalle assegna quelle Io fatti machia di altro governo Sono tate gli questi poiché ma un sopra delle piacerai quali ben mie tuttodì cui e lere vo- affetti v' non ha raggiri delle scritture vengono dopo nei domi paren- egualmente lettere, ma prima risultati risaputo sia investigazioni assai campo dirvi che scritti le filologiche % dal per di questi scaturiscono. capiscuola due confronto dal re ope- sinistramente, fuggire da da guitarne. se- le ancora odono artifici che estremi due che ragioni giudicare per per l' intera , questi le velliste, e che portare lungi si e che potrebbero interpretare vedono si opinioni ben sono materia pochi non io : effetti voler nel effetti supposte non dal Ammirato ma cotal in che opere osservando degli certi di te segnatamen- non lui cause e e diceva nelle vede per lungi dell' politica; tutto dalle ben sono fede buona come delle altri, istoria, cagioni a Egli conoscere modi, e conseguitarono non della neir tempi discendono non di costui ordini veramente che presumono Che governo. insegnò. ed artifizi; quegli conoscere non a scrisse \y artistiche tre quello sono nel delle tera; let- porr minio do- arti, brevissimamente chiuderla su solo non su da condotto stato state sono vasto, benanche di che più questa questa le tutte le mie cerche ri- contrada. opinioni portate XVI LETTERA all'origine circa comunemente ed alla le crede PROEMIALE della occupazione loro di originarie delle genti italiche V'ha penisola. dentro discese e chi dalle cime , dei Appennino medio chi V'ha marittime. le popolare a stima le basse contrade da pervenute e fuori e , infine Ed che le da e L' intorno. live genti cime del quel medio Appennino contrade dell' di piii lunga piuttosto varcala orientali spiagge dovettero per la via che mare. La dopo e ; delle le terza Alpi altre che non è genti sì che finalmente quella vi pel quella dell' sì sedi verità per a e dei tenere ri- monti, però altra ser es- delle voli considere- per dalla di fìsica prime entrarono capitarono e via meno numero su nelle dovette prima che che pure ma ; dubbio senza le essere le malagevole, e dalle della monti fondamento che primi- umane ipotesi seconda ogni generazione una razze dei catene verisimile più esserla varie La buon qualche molto per le famiglia. umana priva fanno le discese e re, ma- d' e appoggia d' alcune sopra e ; che speculativa si non delle primaria centro dentrp tichi an- del via vogliono controverso ancora e di originarie la al che gli con per rimontate trionale. setten- e ancora fuori, coloro di italiche principio diverse lidi dei superiore tiene da venute siano opinione spontanea chi evvi punto un banda dalla monti dei via la per tutta in Italia l' tanza impor- banda la del classica LETTEhA la aDtichità^ quale ì piuttosto re forte la dal vero da suoi dì noi alle le ancora canto e più principii le famiglia, del onde delle tutte quali favelle almeno la distinto della ^e gente stessa zer forse non ) del via prima che però detto Jlleterrarummihipraeter non terra per alia $Itro, fantasia ridet; dico, della ci no so- indicate nomi la che del via si fosse che il di nome il che toccare a ramo ma dappri- credo ebbe dal mare, pose mare, dai fos- quella (Schloe- Japetica del quale ogniallro della Japigia ; omnes (Od. sorridea d'Orazio, genti Orazio scrisse Angulus umana leggende^ per anche chiamata fu altro per e ai spetta notizia, dei Quale penisola, altri da fuori in della che antiche antiche affinità la che della Michaèlis e per adunque dell' qualche indo-pelasgica Italia piit erano quei piii le co se- discosti men Lasciando per più parte. razza quest'angolo tanto trae speculazioni avere da periferia della punto quella generazioni che venute massima in piede con incominciamento dall* e dei errar essere dalle miti, segui* congetture tradizioni certa di le controverse ali* piace mt non disputate. cose ed genti a antiche possiamo dai pari resti V di le cosa par penisola, almeno bibliche scienza alti che errori quanto XVir errato, presunzione per vicine ha se perocché moderni, PhORMIALK se IV. lib. più che non per II) essersi da quel- I ETTERA XVni e co' Tarantini i cognati e degli si in una' verità V voglia si dei quelli alla genea omo- procedute figmèn- un stessi, Strabone, conforme isterica razza Tarantini di mezzo comune reputare versione una di da e di opinione sarebbero invenzione legge contrade se Spartani non favolosa tum^una alle Sanniti Sabelliche genti italiche -genti viemaggiormente superiori: che le le propagale lo PROEMIALE tosto piut- ma più condo se- divulgata fama. Prendendo dunque, delle scorta a ricerche nostre , circa il prima di luogo della varcato almeno il sotto più i miti dei velo dagli non piro- come chiaramente dei detti in aborigeni, riguardare meno o il sentiero ed se possiamo racconti i genitori, cammino penisola, che quelli da il origine figurati greci dei e latini , la scrittori dei consonanza di nomi genti di e luoghi , ci noi ecc. vedremo dubbiamente non condotti dal , di fuori, japetico Difatti che nel la per e della mito fuoco, chi non tanti tra vede altri le genti alcuna nato già Caucaso da cento dalla Caucaso delle teste naturali le fuoco, bocche in venne sen scienza e superiori. cento e la cagioni,che e, e mitanti vo- Italia, parentela oramai Italiane? golo l'an- per versato figurata vagamente prima, contrade abbia Terra, della in e, alle il argomenti del mare, penisola, che gigante Tifone del via per conosciuta oso mossero dire cora, an- quel- LETTERA genti le cosi mutare a PROEMIALE di XIX stanza? Ma, avendo, inoltre , mitologi i fatto Malennio, di figliuol quella fatta genti le e d'Italia inlima che Che ) di i vede non particolare capitale Messapi poi Danno e chi Pugliesi, ai origine sa Prometeo e che japetiche, si ancora di messapico, re piti dettero Liberale tonino il parentela caucasee parte fratello Japeto golo quest'an- a tra d'al- tra'quali (An regnarono? genti queste le tra - che quali , venissero fossero si chiaramente simboleggiato Messapia Hanno così intera tutta delle dal che figlio Messapo vede anche della mare città? più principali sue mitologi i da denominata noi nell'origine e parimente .detto chi njare, per , Messapia la di fu Nettuno ranto Ta, figlio Taras da di Brindisi Nettuno da Eretto, , o figlio Brento, il SaJum mare dai di è ad allogarvi che le Puglia fertilità e di la facilità terre i e divien valico, e di un mino cam- trade con- comodità casamenti; Strabone ch'è alle passaggio delle abitazioni testimonia come lidi; nostri di da Salento che l'opportunità ai la sopra; il Nettuno, Probabilità ). Pesto tutta per di o considerare d'Oriente luoghi che Ercole ( ecc. dal maggiore di fine in- tempo gran , , d' moltitudine prosperò uomini in questa do mo- p^r regione e , v'ebbe tredici avanzavano può città, se inoltre non conchiudere delle se quali Taranto sicuramente ai e tempi Brindisi. che più suoi Da se che dell' non si età PROeMliLK LETTKRA X;C tanto gua absumptae €0 le non si forze poi declinare vires)^ sunt di qual ragionevolmente ha sue le forze rimesse erano a potuto avessero longevità concedere, perchè al le svilupparsi, e sino {ad- prodigiosa crescere infievolirsi e regione questa punto di e erano ove , al Questo di dell'era secolo primo ci movimento famiglia una sui tratto della DMan^che nel dell'Aria meglio, di del proprio maggior e Dacia si del scontra ri- Indie, delle di coetaneo gentilizio e indiano nome poeta Kali-Dasa nel tratto accidente curioso e orientale Virgilio è il Egli singolare nome della Scizia, Tevere. al un per Indo dal scolpito principesca deir insino confermato viene casta o monumenti Japigia e nostra? maggior o, zio Ora- poeta , latino, Ennio ab nostro Messapi origine Regis^ che , Giulio dei Ceti Capitolino Dasi fece Dasummi Daci filium. Goti e fondatore v' Si d'altronde sa ed (Lecce), Lupia era tra* che dei detta casta una era di che Dasi , nella lingua scitica Alessandrino non tra piuttosto ha le Dasi; nella trovato voleva che e i di che iscrizione una Darsi, Mommsen il dottor Dacia Appiano ricorda illiriche genti Che Semidei. dir se sco fre- memora ram- , Dasios un (V. Arch. dunque, d'un Stor. al Ital. fondatore Dasio che Breucos Brindisino 13 n. di ). Japigia Nella Livio Lecce, 4.8) (21 , un compra e ha di fatto altri servo ecc. poi oltre, ne menzio- Dasi prin- letteral xxii sola tra Brindisi procedendo di Livio, della Strabone nel questa vel di Turia Mes-. Strabone, Tiriolo^ dello anche detto Turio, sopra Thurianam trovate provincia della Thyreai o state sono da riscontro Tyrium, Tauriana ove E Epiro. troviamo anct^e Thyraeum, regione V e sopra salentina sapao proemiale stesso t monete a- , rantine. Del Thurium Sybaris sibaritica , nel Brezia a sei di Tifone nel Caulone Salepia Bari lentino, del Ceglie dei de' Pedicoli nel nel Barra edell'Orra nell' Uria , anche da Erodoto essere un luogo della ci se la dei Geografia), chiamassero nelle note nella Baris o a fu Tebe Vereto auche se Tucidide dei metropoli Ed Argo la Zante Zacynthus , ( lib. del Della Daunia^^ Capo vi è Messapi detta ad lib. IX che dimostra sez. stata oltre Hyria, prima Sa- Dell'Uria ( Strabone come IV pur da Peucezia. Brindisi. Locrese uno descritti Salapia accosto ed era ove Messapa» nella dotti con- Adriatico, Ceglie Rudia Bret- «Vi £'/mm, mare nella gione re- Achei, mitici tempi (lib.VII) Hyria. tra di Brindisi, , Locride Pausania. di Brindisi dal verso di Strabone non se di colonia appena calabra Pedicoli Salentina Gargano nella noX^vat, Della Rudia Del stadii y Galateo. della (secondo Pausania, S. Cataldo da Cumuli quei Della due a miglia da popolala dall'acheo 2) dell'edificatore nome Caulonia Della to. nel Copia Sybaris Lupiae , Della vel , i Gre- Was- 8). Messapia r: ^ -^A LKTThRA provincia vna era vede si come Bel nella rAnxia lib. I). Plinio Eracleo Potenza Locride Brezia del lib. ( Graja Guerra parlato monte Del- IX). ha si riscontrò Callipolis. di loponnesiaca pe- "rumento,e e de'Frentani e della della della ha tra ovvero Eracleo Tucidide Anzi, Messapia, uoslra d'Anledonia d«'Marsi di xxtll alla Slrabone oggi deirAnxanum neirAnza di Iil provincia Lucana, porto oltre greca, (Gap. Messapo PiiOKMIALE Del montorio prodel Grecia, Magna deirErcolano del Sannio , delFErcolano Caudino, andò che givo, stabilirsi Campano, altri con nella principi, deirErcote secondo Saturnia di terra fin e Ar- Yarrone, fu ove a Roma poi , si ha costruita, * di TEraclea Tarantina, scita la, nel Taranto Salico, e nella divino Della culea Er- nel- Tarantino dei Lacedemoni della autore Ercole. ovvero o mano città nostra Erculeo seno col Taranto da nella riscontro ancora U- Sabel"* razza Calabra Curia che , in era le popolo ond'erano Capitolino, sul Roma Kalende neir al annunziate istessa nostra della parte bra Cala- regione , Tarantina. o E appellata Roma Tarentum, Tyberis aliquam pariem e si trova in ' Lib. cui diem 11 de nome Tarentum, ivi Ovidio Falesia quodam fu infine imposto e celebrato ed Fast* coiristessa ad anche per un un in tro den- Servio, appellavi Urbe lib. in Tevere testimonia come in del tum: Taren- Yah Mas. nostra città. giorno e sacrifizio Il detto al Ve- PìlOEMlALE LETTERA XXIV labro Inoltre d' generali Yarrone. penisola, della qualche e essa da ha leggenda, o roborano cor- , la alle regioni essi ad proceduti di i si Cosi uno. bassa dall' chiavo vede quel della tutti nomi dalla sempre sopra, per uno Che congettura. stessa sieno penisola di parte gran una nomi stessi gli si secondo Tàrentinas^ Accas Italia di esame lazione appel- Saturnia, di . simbolica de rone colle ) simbolico nel tutto quel di Lazio cui che poi parimente di tratto di provincia una Cosi V al l' altro la terra, applicarono il ancora a fino penisola bassa porla Yw- V. attorno era Roma. che dalla paese ( significante e Osci, degli late nostro contrada sorse ove linguaggio Ops, Ennio la tutta a Capitolino, Opicia, di L. L. da data al di nome , di Terra Lavoro, felix la quasi Romani), dei che e eccellenza per di tratto Ausonia chiamarono terra che paese di prima ( pania Cam- i Greci approdarvi di e , conoscerlo T detto avevano cioè Esperia dentale. occi- terra , Cosi d' quel teIli,originariamente d' d' si Italia. essersi sa e dal Come Enotria, Italia dal la terra su Yitalia, istesso ramo del dal e Quel vino. fino la ramo al dei terra della meridionale ramo diffuso andando o Yi- te fron- dalla Sicilia tro l'al- di Japigia ne infi- orientale Gargano al se non dionale meri- più , oltre. Quanto poi alle leggende, è degna della più gran- * LETTERA "le degli parentela la che quella considerazione circa PROEMIALE XXV lasciò scritta Spartani Strabone Sanniti coi do secon, il che racconto degna di considerazione, diligentissìmo della cosi che scritto sotios colla quale favolosa carezzandoli Tarentinorum esse , del dovea vero almeno era origini l'adulazione la fama Sabellicbe che e che ro costo- autem tal Quantunque i forti niti San- apalmeno parte una E ricoprire. tempi Sannitiche rantini, Ta- dei figmentum hoc pure quei eos existimant istessa di va tro- Laconas adulare ( ) si invenzione di cercatano cattivarseli per ( giori. mag- Spartani, stimava ducere). una parso loro alcuni vero si E Tarantini dai originem eos fosse racconto paret fecisse). origine Tareniinis ( aliqui popoli Samniti: o ospiti Pitanati habitandi traessero loro to quin- i dai Sanniti umane libro del fine procederono detti fecero altrimenti Parteni, ex furon* era delle diminutivo per essi nel Sabini Dai Strabone differenze cosi narra piii Tanto che quanto delle chiamati Greci Dai sibi dunque Geografia. Sabelli, in indagatore Egli razze. i Tarantini. facevano ne tale le circa correa la secondo quale , , dunque, i Sabellica, Tarantini che, si a preso gli Ombrijjphe, ad Se i il occupare Sanniti dunque, , Duce,o insegna, cacciati dalle che paese non colla confusi sarebbero di poi procedono fu sedi, degli dai terono bat- Toro, un loro razza rono anda- Etruschi. Taranlini, XXVI LETTERA certo furono ne mescolarsi antiche ed colle la dal Lazio latine Oe- Sabino, Osco, del a rono Incomincia- rinsanguinarsi a civiltà la ifalogreche genti Ombro, principiò spuntare a indi italiche. razze i dialetti Siciliano; o delle più mescolarsi notrio Incominciarono accresciuti. le a PROEMIALE zione, na- contatto riceverono che , da tutti quelle cosi Per fatta la secondo secoli Spartani che A^ di d' di coltura quella a' passati di tempi che lo per Pitagora e gliaio mi- un sviluppo progres- alla Archita di di ponendo sup- rocca, almeno arrivata era Al detta a sua che calcolo ragionevole erano la gli anni negli trovarono, abitata altri, circa dubbio senza Falanto con che Taranto, abitare ad Petavio, ed di poiché era, secondo anni antichità colà Strabene coltura* cominciata T vennero con sivo fu avanti Roma, Giustino, orientai prodigiosa tradizione quindici 0 dell' semi i turità ma- sua noi ci viamo tro- ed alla , ben condotti civiltà. etrusca innanzi ai antichità prodigiosa Questa omerici tempi questa, , priorità le dal di altre origine procedere da Quanto che i fu in di fatti i angolo la miti, Tarantini appalesa che quest' dei coltura si meno non eziandio, civiltà di italiche razze vedere e poi detta alla 1 tutte su maravigliosamente nomi di alla genti e dì V arte luoghi la Italia restante filosofia, e di gua lin- quella Romana. ingua, basta rammentare che PROEMIALE LETTKRA le altri gli tutu genti dialelli ilalici italogreche colle XXVII scaddero * nelf unione Sabelliche del^ dalla ^ loro , mistione il Latino emerse deirOsco lissima dei tutti nostri più la i venivano lontani Romani Ialina ùon Etrurìa, dalla lasgicbe, pagatesi più che finalmente tutta delle spoglio del e tanti Livio altri attesta di l'Europa Yesta, bei aver tolte la prodotti rapita statua delle pareggiato : quei qui loro ga, spie- slata poste a dallo te massimamen- Toro, sale colosil ed Vittoria di si L'aile il Giove ed pro^ Giulia e dal arti pe- essere Curia come della di òpere semigreche, state erano bronzo, tempio città nostre alcuno della boli sim- detto. sarà maggiori e miti orientale, della le di tradizioni e i Teogonia di tentativi da Qui istituzioni come Campidoglio Taranto di E La dapprima, si nega Lazio. tribuisce at- e' fino sacre appresso non greca. del ornamento da Roma a pressoché largamente ) Peucezi, il; mondo primi L. filosofia, ). favole tutto angolo i i L. italica amalgama colle di eziandio iniziarono di quest' dell' sole e etruschi per del ^Laerzio dalle fusione persiane,e idioma Messapi, appararla fuori misteri e i Andronico, ( Da stanze Lucani, venne Livio istesso dell' parte proprie ad ma Pacuvio,e glie spo- principa* opera per Varrone gran le furono ancora cui delle soprattutto idioma, Ennio, Salentini, tre dove Greco del e ricco ed Satij^o i tanti ornamenti Siracusa, che la cui LETTEKA XXVIII preda forse stata era PROEMIALK anche dell maggiore dì altra Cartagine. Accostandoci popolo se ora alla d' più appresso Salentino, Calabro Messapo diede po' un Italia restante che antica questa a tanta noi di parte possiamo corgerci ac- , che facilmente dare Ennio di detto nomi tre possiam se misto di popolo un chiarano di- Io già come , suoi i era non ma'sibbene omogenea, razza esso ed i significato un che nostro cuori, tre irta gue, lin- ovvero al storico famoso di- habere corda se loqui solebat , cebat^qtwd latine graece Greci i dunque Erano et abitavano abbia che osco ebbe guerre ad e le per essi diversi, col di nome Della fatte primi di rispetto Per razza in Elleni il si Italia cosi della Japigia re paV fu a bilire sta- ro barba- come Osci vi meridionale si mento ele- sto ). Que- Oria vennero altri délF quei ( riguardavano poi remoti altri Orra che miscuamente pro- golo quest'an- più degli contrade erano con no distingueva- Messapi. della giorni idioma quanto tempi sede sua Come osca questi deir che estraneo. diverse nomi coi e nei maggiore la che Osci gli e (Gellio). remotissimi tempi che avea Taranto a in forza avuta Latini i quel Ma Japetico. osce riferisce Otranto per a quello questa stale sono etnografiche ricerche quanto si d' Terra dell' ultima tanto pel smo. organisorta I ETTERA XXX zione Galateo erano in è è altri sicché : di intenderli si di potuti sono verità della siffatte di d' e scettico solo di ti, tut- etrusehe.. dubbio in occhi propri potuto la filologi moderni coi hanno ma tentò dapprima i Ma molti ebbero ninno rivocò assicurare quelle da antichità ed lingua dì iscrizione oltramoute ma novali ma- lavóri e preoccupati iscrizioni. non L* Grutero caratteri, eccellenza per sincerità nuovi della noto, e secolo sì Italia d'interpretarli, e come d' o ordinari strade. dal ancora dotti i conoscenza Il riferita stata delle e versi di- numero contadini negli po tem- da buon un de' ritrovano edifizi degli campi Vaste le caso quel raccolte giorni dispregio come poi furono questi a dal salvato slato che de^ fino e Cariteo, giudicarono, messapici.Di iscrizioni simiglianti luoghi, la che amici, Barbaro, tulli caratteri di suoi Ermolao Sannazzaro,e iscrizione dolli ai Fontano, Napoli, altre ne comunicò la Sunìmoute, egli, PROEMIALE tare ten- ancora , di in deciferarle. allo Roma fatti Di studio il degli dottor Mommsen, antichi dialetti to rivolitalici , avuto per sorte in pubblicate gli venne tra ed mani opuscolo un voglia istudiarle le d' a tal del averne fine di alcune un diresse De maggior lui Gallipoli, di Tornasi a Iscrizioni tali numero una per lettera che , qui « voglio strissimo riportare colle Signore.Senon sue proprie lo studio parole: delle scienze « lUu- e la PROEMIALE LETTERA di premura « anche scuserebbe « pel cosa soverchio un da certamente rizzerei « ogni fare XXXI ardire, Lei di vantaggio forestiere indi- m' non esse sono come , ed « a afiPalto lei quel « leggiadra « "c «" « « ce "c suo sorprendente stato antichità di la per saggio suo il per (c « cc « « « dere a di per poter blicate mio poche, sono sarebbe nuovo e però desiderare a felice ciò del che otte- Opu- suo lapidi Messapiche quelle da cosi studio uno per studii questa copia queste Siccome agio. di questo bramo una studiare amore simili a lei gentilezza re- le caldo presentarle a da ottenere sua tutto arditamente quel e quei rischiarare messo scienze e son pubblicare a io delle fo mi spinto anch' di e dico 1830, nel per paese ha essendo dalla scolo Y amore bramo io che : solo bel questo patria lei quell'ardore alla salda dottrina dell'oggetto, da Ietto aver aggiungere la poesia pubblicati di persuaso dopo voluto novità la poetici Capricci ha della per siccome ella favella contrada, « dove libro « Ma ignoto. pub- difiBcile piii base una lei e estesa , c" a « « « « ella mi obbligherà mandandomi copie assicurato da dannati, dai ha a cui non avrà discaro non delle restano che carceri che esatte molti, lei paesi tesori più già tanti possa altre tuttavia liberato secoli certamente esprimerle che,come sono inedite in quei alcuni di quei gli aveano di con- condurre loro ì « « ciò M nali compagni in cosi dell' ciò Napoli ci Lei che 26 li stimalo Roma, a favorisce ec. ÌSAS. Novembre Umiliss ed . . Teodoro Dottore buon nella lettera, "( agio « ma. gno M sua « studiare di sto forse che forse dell' direzione curiosa ed difficilissi- nel l'onore Cavalier letterato Istituto tempo viaggio avendo ma re- della comunicate Welcher di gli un'altra e altro mmsen Mo- che ebbi procaccièrà signor dottor 1846 Non « un mi al al marzo lingua personale; ricevute copie di fare per conoscenza le 1 Germania. Inscrizioni nuove a questa della inviato gli diceva: quale Siccome « « n'ebbe richieste, aveva ebbe delle numero Mommsen Dritto in Tommasi il De che an- verrà dove ec. Devoliss Dopo e gli sono come Archeologico Istituto pubblicità, della luce alla pure giornale un stampato « l"ROEMlALE LETTERA XXXII fama della Europea , « ella come di tanza bene sa esso , si pure comunicazione questa dell' accorse ti impòr- «coprendoci essa , dialetto « un « sentore italico ec. dimostrava De esso « no sue E »• occhi Tomasi parole altra a coloro « si non 23 ebbe Lecce per che chiudere ad vogliono si osservare che la nessun 184-6 Luglio messapiche iscrizioni inviate del in venire le ) finora cui con desideroso propri coi di gli bocca quelle avea ( so- iscri- LETTEBA £Ìoni "^ false. essere PROEMIALE è Io XXXitl vera che persuaso V Ha ^ Germania in e bitano « ec. fatti Di ma ; uomini conosco distinti assai Lecce in Oria nelFoltobre Brindisi, a gualche rapido luogo iscrizioni grandi di gli e per i cavarne de* Certificato, onde ed ; fu e ed disfattissim sod- sopra vere trascri- poterle di' nosciuto co- aver Lombardi, il quale all' alfabeto intorno Oritana Numismatica alla quel occhi Ostiani eziandio ma passatempo che in registrato avea to cer- 59 in Brindisi, Ugento, Vaste, BaIeso,Oria, di luoghi Taranto, Ruvo Canosa. , Per in Di 1848. quelle provincia, Osluni, la Rugge, e tre sapiche, Mes- Iscrizioni Nardo, Ceglie, sui Iqce in questa Lizza, di chiarimenti titolo nel Roma e diedene ha che in varii notizie cavate, state Opuscolo un a Monopoli, di sincerità della il Mommsen provveduto erano appartengono no, du- fa pròpri di e opinioni sue pubblicato a ne In co' in Giuseppe adunque, iscrizioni, luoghi tavole Ita- manoscritto. suo tali Taranto ^^U erano 184^5, calchi Messàpi letterario suo a giorni veduto aver nel OriaTArchid. varie pochi che trovati comunicò lingua di di messapiche in ISiO, provincia. questa fu solo macigni e di viaggio^che non due in , altro suo che del Ostuni a , in e ec.» renne ad ancora , genuine sono intimamente sono , 7 migliore a 32 cioè ce, Lec- Pasa- inlclli- LETTERA XXXIV di tali di genza iscrizioni ben esser il dato si di del paese dice sta queT sia riunite epico- molte da pregevoli quale benché non opuscolo assai ed storiche al dialetto, Messapico, nostro, queir in trovano tal di e nome denominazione ria, PROEMIALE zie noti- infine cui si , r alfabeto V che deduce cioè Tarantino, antico all' quanto col di nome noi la per riconosciuta Terra della siimaElleno-barbaray nelle i ed mana ro- riteniamo Osci Niebuhr dal della parte. provincia, Moramsen contrassegno leggero che altrimenti od ravvisare già cui storie avanci qualche a egli crede di , quasi avere Messapi possono secoli maggior della gine il dottor d'Otranto, fatta abori ed primitiva la che E non due dunque, popolazione, Quella ultimi almeno Repubblica, antichissimo. iscrizioni dette agli non se rappresenti ancora il Dorico delle epoca appartenere la messapico barbaro mani ha onde greco I colle toccato in quel di tentato dialetto suo dare la gazione. spie- , di resti delle frammenti tal un popolo epigrafi sono appunto messapiche e lali co- le nete mo- , io sulle italico leggende nostro dee proprio inedite di investigazioni, stesse del fondamento Messapiche ossia Orrane questa mi son stare contrada), capitate do Perseveran- agevolato linguaggio certamente di Oria. volgare il ( primitivo altre dopo dalla nel migliarità fa- cui dialelto iscrizioni la pubblica- o LETTERA Mommsen del 2Ìone del Tedule nota d' incerta si abbiano di -questa rigine da tina tempi del più a che remoli del Salento. forte, lo dimostrano le guerre ne latine, osco o- sua sia diverso , penisola Salende' venula fosse Greci di stalo Taranto, Erodoto discorso abbastanza scontra ri- greca nella Quanto co' si elemenfto della prima il hanno la Osci., sco contadine- greco tutta occupare onde fosse chie parec- forma greche stato ad traccia che linguaggio ne ha le quel- degli dalla lo Greci la varietà ali* e di Ialine; riferire quasi mi contadinesche lingua parimente teneva del riferite la tutta congeniale e Esso alla voci sia contrada, omogeneo ne' trovandone sicuro colpo famigliarità ne perduta messapiche provincia a questo. Ma, che le tolta ne essersi scrittori tutte questa greche, cere pia- con ha che voci dicea iscrizioni lalina,come di di esame provincia di ne dubitato piii ho non nelle e LL.). de autorità per io Varrone 4.78 mia mio siale sono La numero perchè nel Fabretti, questa gran onde e Italico. di origine, Oblivia d'Oria, Glossario riconoscere XXXV riportate Professor volgare forse ( eh. suo linguaggio fatto Fortuna dal pel ho che della Libro PROEMIALE tele Aristo, Siculo Diodoro e Pausania. finalmente Ma , sopraffatto tutta per È a dai la questo penisola ed incominciò Tarantini all' istessa Osco già V elemento grecizzato prevalere a greco. e che si veni- IETTERÀ XXX\I maraviglioso nella sciènza arti, nelle e la tutta Dorismo quel non meno che tanto dobbiamo quel civiltà neir nella lingua illustrò aptiche in la particolare in ed Messapia noi ellenica dell' sviluppo ^Calabria, ca che grecizzando, mano man va PROEMIALE rale gene- regione , Tarantina. Per principali pi;i della civiltà rapamentare età gloriosa quella di brevi con le ^e basterà e' tarantina le ricordi cose vicissitudini cheCo- accennare , trpne, dove tempo innanzi a dire sapi si dei ovvero le tutte città altre, discepoli, tra'quali Tarantini Liside, Archita, maesiro, valsero scuola essi è e sì di etato a mantenere con queir stato fatto partigolarmeule famosi, in da dal si Che i Glinia, Dinone, ben moltissimi il Làertio i mene, Ero- di quel dal secoli lo* quella esclusivamente e latini quale dopo greci suoi interpretato, due quasi tagora Pi- Filolao^ costoro variamente vita e certamente raccomandato che onore golfo. partecipi vivamente VI), Metaponto Aristosseno, Che poi (libro furono Nicomaco, Icco. silenzio misterioso piii Amicla, Mes- dei scrissero invece che Aristippo, Àpóllodoro, Zeusi, ro i città era quel a ma ; vale Strahone intorno qualche Xenofane, Eraclea, erano poste scrisse niente la di detto a Tarantine colonie di l'Era, avanti Iapigi Pitagora di eleatica scuola 536 il scuola la alla verso cpme stanziò ad scrittori^ aver det* , tp in generale che alle scuole tarantine venivano i XXXVIII e LETTERA moderazione PKOEMIALE Massimo, Esempli ratissima menzione Quistioni Tusculane morali. in Cicerone yarii nel e 14* Elianojib. parlano 19, e e ha ne luoghi, fatta nel come della trattato Valerio ono- delle IV Vecchiezza , dove ci ha la voluttà di ad conservato Platone e ver Archita che C. di bum fece Pontio discorso quel Taranto a alla cosi Sannita il parole Collegio 4ei morale casti di essendosi Napoli a faceva del santi ebbe 1' ripeterlo colle a S. di panegirico Archita desime me- Luigi Gonzaga 1850 anno al tanto la i più , dunque pregustare racchiusi Cristianesimo libri nei ! della la sorte Ma nel Nobili precetti Padri dei Grossi Ercole gesuita za presen- stupendo, , che tro con- mutata, se senti ne nella filosofìa libera il ancora Grecia libera in contraccolpo . queste parti d'Italia,che Data la famosa dicevansi dei legge allora trenta iiioicmeiv [philosophiam 7syyr\v fjLTi poi dall' altra Nemo philosophus loque Aiheniensi scholam ita videatur la filosofia intercessione del nostro condonata sciolta la di poi T vita per grande da qui fu Sofocle : a faxit capital secus ai anche mala Archita, Dionigi la forza di nisi Senatiii popu- sospetta nostri, si che ed ai sacerdoti dificata moquis rfoee/o), ne habeto Aóya^y tiranni petizione a ^ estOy divenne E fatta cia. Gre- Magna tiranno e pena, che ebbe di Y associazione ni tiranper tone Pla- sa, SiracuPila- LETTERA appiccalo ed gorìca lo andarono ÌDsegnamenti aver peragrato morì. Liside primo fu molto filosofia Gli di sì la avanzi Tebe, in y^ta tanti dopo patria, sua si dove il Aristosseno, si Peloponneso, civiltà splendida nel cioè Puglia del i e Archita, dalla lungi la sato pasad pose musica. e cosi che veggono scuola. ripararono città Mantinea, insegnare - famosa tagorici, Pi- Aristosseno, ihisteri i al tanti fuga ed Epaminonda.Ed di maestro Liside e tempo la con altrove Archippo morti restarono Archita, sì Croloniate Gilone camparono di ed XXXIX da ove divulgare a utili in che glorioso stesso che Atleta, quei tra fu iiiceodio Milone di palagio PROEMIALA: dialetto del fondo Messapico nel oramai più di proprio non tutta sciuto ricono- sagacemente , dal contrada, questa per Pesaro oltre impronte che rum, una gli secondo Ancona, il Signor dissertazione sia slata Le il fondata i tipi loro Abruzzi il detto nel di dai degli a Siculi Pesaro di biano ab- Abati nel origine loro altre laporica dove e di i Dori le tutte Pi- vedute ho io Adriatico, lido Piceno, Gioven$ile, Annibale stampala e al fino che credere a rinvenute me che monete lunghesso lasciare da tutta per monete e indotto Taranto,camminando potuto delle Abruzzi Senoni. hanno mi rinvenute epigrafi simboli negli e Galli dei ne' e Puglia tutta saururti in nelle Mommsen nel fin Pisau- Olivieri 1757 de preten- greca,come in il l'ROEMIALE LETTERA \l mercè dimostra di na OPOS ed palude IltcTòtvpov palude città della me rovescio*, al Delfino monti due ài sul stesso Ttì- monete, diritto Tarassul Cavallo col e bero Cer- coi e col dritto no* IIIlSEA. da d'argentò neiraltra e Conchiglia colla e Ercole lo per nelle dji lesta e tra monte.Difalti colla rame greche, monele , alato al in terminante rovescio, Olivieri vi Taras egli L'aveva all'Abate riprodotti nella 1541. Il MajoKche nelle Passeri ricorda Tarantino. i medesimi alcune medaglie che a quello tipo egli dice del col j Ca- Pe" in figlio poi dell'Ercole napoletane di Pitture Tarenfe 11 vidi isXi^ìa Millingen Napoli. mòria me- dipinte Cignale delle col Il tipi altrimenti non Memorie rantine. Ta- li nìajotiche del esso sua io ehalidonio Majolica una: la tipi caccia che diverse su Goltzio(y. porche del simbolo Nettuno là noti A, che veduto Sintiche coinè chacia XAH ). Questi di su Pesaro, lidonia.Z^a sarò Bartbelemy. ancora stessa ho dai tratta Si tarantini. lettere ch'io ispiega,ina non tipi queste sono ri^ATPIliN leggenda con palpabili! sono al attorno pesce ha di nosciuto rico- re cavalie- di leone slato essere , da tratto alle monete due Taranto città, 4.26 Tarantina : ed relazioni attribuiva di amicizia probabilmente av, e. a 328, Napoli battute quando per fu indurre la coniazione e di verso inviata questa di alleanza tra l'anno di tali le ma Ro- un'ambasciata città a pi-en- "iere si le armi vedono Roma a vati nei capi d'opera nei Musei di e Al ancora. provincia -di nel desiderio negli lettere rizzate signori ponti gnet aiutante del Zenone antiquario architetto perchè che Fossat indi* Castro dai ingegnere dei Gre- Giorgio e dell'Ac; loro dar volesse stro Ca- vivo un erano membro e di tale moderna Genio, Pons Genio del Celtica oademia della véscovo capitano strade^ e antichità, di scoverla città eccitò sta que- principio stata antichissima pri- in nel essere Minerva^si amatori al Peyre V di greca che resti portali gabinetti delFarte di di tempio in ricordare Leuca di famoso di altri italo-greca e air"nnunzio promontorio col Napoli piace secolo, questo deirarle proposito qual mi Finalmente Romani. i contro XLl PROEMIALE LETTERA esatta tezza con- , della topografia Castro dì cioè antico ed stanze abitazioni fossero che sotterranee nella scavate roccia dicevano si verte sco- tufo nel o le se , , bricate fab- se , con poligone, fatte vi pietre regolari od cube perfette, o se irregolarmente fossero dalla colonne di altra natura basi con irregolari, a se regolar di guisa capitelli quadre, se figura, grotte: o se cornicioni, e e , se questi d'alcun Estimando assai di dovea degli tale una più far scoverta profittevole Ercolano, di rinvenire ordini Stabbia nel air della greca assai più antiquaria e di famoso Pompei, tempio architettura. importante che non le quella come di Minerva ed altre che il I ETTERA XLII Palladio d*oro armi le di dello al di mutar voleva di Napoli dai rende* 3200 spirare d'i- il pensiero città, e conto rac- cercava Minervae diceva si poiché il circa si tempio dei ossa potuto disegno Castrum da e le col- secondo di'Troja, tempi interamente nome, poleonopoli del arti napoleonico governo discoprire far a' Priamo, avrebbe infine delle dire a di insieme Giganlicida che stato vale fa, anni Dea e Diomede da e figliuol dalla Strabene, un'idea re Glauco di sconfitti giganti Ulisse da postovi PROEMIALE cui dirla si Nail summentovati: , Napoleone Gran è arti un guetra la e' est non delle alla che Resta popol o un al chi che contrario di vi qui altro ( /' empire scoveria fayola come e del giganti il e a da noi uccisi dalla terzo elemento cioè tricorde, palladio, Dea. a quella partito a convincerci fino in- per elemento questo a sto que- Latino Lecce a S'ingannerebbe argomenti di l'elemento Brindisi derivato passato del tempio, dal che i^egione e per che , qui la lingua latina la fa no saliran- arti quella Ma favola Yirgilio japigìo. sia ed belle , stanziava tanti scienze le e per non paee una sceveriamo essere essendo ed dei promontorio stimasse Lazio, e e scienze solida perfezione. sogno trilingue Salentino una cui di che ora e loro d'oro armi Minerva; darci il racconto sogno di mediante paix) era le per non cima in assai figlio vero se amando ad una parte del popolo nostro LETTERA doveva la conquista di dei veri l'apparizione latine, re Nevio Ennio, tutti di latina, vedere ro sia beu naturale esser Taranto delia del Salento. la e Infatti delle e lette storia della che di quel gua lin- fa cbìa: linguaggio di argomenti ~ forse e Varrone, copia sono sero faces- Andronico lasciata maggior loro ì Romani Livio e l'ha ce che lingua provincia, la da e padri questa come XLIII prima Pacuvio, quale derivato Pr.OEMIALE picciol non , òhe peso e naturale Io vediamo coloro il e Ennio, in Budino secoli di che if « « « V « « in scrisse d'Otranto et offendono oso alla di che tanto di et questo più accostano greca certi orecchie dicere lengua si lengue havemo le Latina che due sono lettera sua alla che latina padri, volgare: vocabuli nella paese e « Greca, multi nesciuno semplicità, de e turale na- molli nella fede Galateo. Nella Latina: non quali giormente mag- per Terra nell'una crassi, che no me- tanto nostro fa ne et molto che popol Greca mai giam- proprio paesani, quelli e E ce rusticità greco, come come indìgeno potuto nel nel conservato una nell'altra dirli: è stato toscano. semplicità, primitiva sua di de'nostri parte si originaria consideralo gran poi sua Omero neiridioma dev'essere fosse conto fu qual Petrarca d'una in non avrebbero non tenuti esser nostro Dante nella comunque , qual dialetto quel qui se li quali usi sono u- nella quanto vocabuli so l'altre lengue antiqua. Potei- LETTERA XLIV dicerne va « multi, PROEMIALE dubito ma che saria et fo- longo, . de ra « Era in questa e la dunque di Ma Livio in fatto del parole Non cosi fa differenza parola lui Livio mea verba dell'uno che Ennio verbo eo parlava il altri tante ecc. quell'idioma vieppiii che " non fosse egli ciò Y parola modo videbatur relieta? Latino di d' origine Fo- verba sint ut E potuto faceva fingere, sua ben che prima nell'idioma la cau- egli compor- del lingua innanzi Che ma si confer- latino argomenti. slato una dell'altro. finxisset* sangue parole non consentaneum Latinus rex Ro- a finxissetEnmus quod avrebbe ne , se d'una re : conveniente par indagare a Romolo Livio il e nio, En- latine men re poeta tista ar- poi hdereditate cui gli non di puro di latino, re,modificare ante essere più sorta tra enim non ; in doveva per e a quipoetarum negligere quod sam Ennio, quella eoa ficta expediunt me quae diligenza praeterire quaerere di del quelle illa quae di cioè sue, che la- drammatica quelfeminente men quam alcuna, maggior porre stimava giudicò poesia co gre- latinamente, latino, quale fu poco stile venerimi^ rege Livio, benché certamente poeta potius non mulo di re famiglia- e scrisse la Roma fu non Varrone onde An in N.) comune il poeta di Ennio innanzi lui cominciò lina. le che P. si latina lingua contrada Taranto, per del proposito.» (Esposiz. Lazio, na: mater- chean* XLVI LETTERA lino. essendo Ilquale dialeito, gar dunque in siccome Siciliano^ a PROEMIALE altra Sabino il umile un TOmbrìo, parte il qui sialo V Yolsco, V voi- Enotrio varietà Etrusco, , d*una tutte si nel antica che si solo la della aggiunge' delle cose continuo E quanto è detta non all'autorità di uomini che che storia fu non di Al non sofica filo- una lo invero so stes- parlando latina^ del rapportarsene talvolta la Pacuvio; di primo suo dottrina altrettanti gratitudine altrimenti autore religiosa Dei gli velata, dalla indiali ecc. cui de gran- ancora Ed del nome secondo una superiori e più praddetti so- latine. principio che Ennio, la dovuta e sato pasdei lettere lingua fa dal EvemerismOy delle il 5 7 de immortali all'altra e mitologia. capitolo bocca attribuita si felicemente oggi sarebbe per è essi eziandio della al sarebbe non ad ma spiegazione Varrone, cui poesia che teogonia, indiano, sopralulto scrittori, "parte radici cui ceppo nobilitato nostri e nel cercano Lazio le dingua, medesima dalla o ai nota perstizione su- Romani , che per genti Ma ad Ennio ( Frontino elemento questo la divise Idruntini, de Colonis presso che prevalente che che tradusse e divulgò alle latine. tulle essere Uritani, nostro, i dal campi Brindisini di noi punto della ). Cominciarono conquista alle colonie indi mana, ro- Yerelini, Yarni, Tarantini, ecc. incominciò, non romane a scadere LETTERA man Greci i maao FROEtflALE XLVfl divenne e sede principale della , pr€domìnante magnificamente restò vochè la pigia, d'arte opere i di stato e Greci di d^Ua nostri potuto romanizzarsi prima sottomesso Taranto. che Le già ma altre (e avanzano tutta) appartengono provincia elemento questo de* avrebbe a debole ai indi Oria, lingua incominciò che no, lati- provincia nostra verità in d'arte opere pordmente della eglialtrimonumenti maggiori a altro punto essere per Messapi ai al fino produrre Brfndisi^chene diverse nella detto Ne di elemento avanza abbiamo scrittori. da questo oramai quanto Salentini k Di altro niente sai adorna monumenti. da e città la latina razza sono dio ezian- divenuto e romano, , coniate, monete sono Brindisi a celebre in la tutta di duria,opera aquis ad , ondehan ed Italiani, ingegnosamente ronzo fonie Gabriele pubblicala niuno è stata di nella in Lecce Napoli nel IBM. nio Pli- exhau- pera, Quest'o- Francesi, né più professor 0- di quel descrizione In Man* oppidum compresa nostro e da augetur. meglio dal di neque lnglesT,Tedeschi, spiegata,Ghe Costa fonte descritta plenue^ ro-. antica iuxta infusis neque ragionato da il figina più la Salenlino In : margines minuiiur è , di e e idraulica, parole iacus Mandurtam che Essa provincia. , pittura una, architettura queste con stis ricordarne Piacemi mana. scultura, architettura, di opere cammei gemme , essa vi ha verità tanta priva cosi di vulcani, la Terra del d'una del crescer fonte l'altra mai del di ha Ninno del io I antico. Greche. e il ritrovo legislatori e di Da tutti si guerrieri i sua lità qua- e naco into- fino più non più comuni propriamente cose il divenuto personaggi gran dalla e ora Brindisi, i di interno romano alle persione dis- ancora. tempo air sono rispetto non e cemento vasche non ma ; che del romana contrada il e altro lavoro pare dell'arte resti Messapiche ed delle acqua osservarsi fine il affermar una altezza, la tutta può particolarmente rivestita certa fonte potrei non del attignimento per indagarne lavoro,e ond'è una Questo essa. d' e zione spiega- fenomeno,come decrescere non senza pre- andato la dare a tutto è non bensì copia nuova per saputo origine.Ed del del onde qualcuno se potuto soltanto parte la come fiumi, di E ha errato, altri da mezzo , d'Olranlo. tutto quante per fenomeno laghi, di in recate veggono maraviglioso quel spiegare per si ragionamento, di giustezza e ipotesi strane ad PROEMIALE LETTERA XLVin gno conve- romani , ebbero le genti Salentine, , ogni come altra vivere loro fino sociale, questa dopo mondo che durante e barbarie Ma, del nella la provincia divisione air di lungamente parecchi sua l'ultima romano, secoli poi della forma hanno del servato con- nuta sopravve- purezza. dell* orientale, impero di bel nuovo di Roma, unita Telemen- PROEMIALE LETTERA to venne greco nei primi mercè prevalere quelli vennero principiò 3 altre di Japigia, città Saìento, altro che r che credo che di dell'età che da E smessi dal ripetere quel po tem- tutte antichi gli d* tempo del in nomi si udi don Terra greche forze dove sopra Calabria, di mezzo Otranto, sedia. porta delle di mana, ro- bizantini, ad ma Messapia, poter società grandeggiare a sì tuttora concentramento secoli loro la dellaprovincia, le delia stanze, porre questa fondo de'dominatori il favore primitive nelle più lion dal cominciò e a sollevalo XLIX più Otranto* II maggiore Otranto, cioè , i circa del principii secolo sesto dell' e età di liano Vita- , (DXIX) Il da quale Goti, ai prefetto che spesso più per Apulia, di e Giustiniano da la caccia la per che fin- furono, non perando im- Dietro cacciati. Italia cania Lu- Calabria, in Narsete tutta die Dauniàe fino da poi poli. Costantino- di tempo la per scorrevano spesso Belisario da Otranto V per imperatori degli , là ^i fortuna estese a delle armi tutta la anche abbassò la tini, r e di sorte fece antica la dopo in vece Lupia greche Provincia, che da Otranto fila* provincia. Lecce, Donde de' ora le e crescere queir che conquista città è lo novellamente indi de^ é Greci quale Salén- sopra sede capitale eia vato conser- città novella la nome la Normanni, normanna rimasta quel ha cose una , , progredendo di di huova tado con- que- religio9 ne, lettere, le e t^Iia^ Il influsso *1 favore ) ^olo delle è ne senza alcun si sì che noto Le della Magno apocrife, non autentiche copie ; di carfittere Ed tenticità, au- oltre nelle si bizantino nell'impero lia, Ita- bolle pretese quell'archivio. in mostrano si provincie,se nostre originali ' e in Oriente indubìanjiente moderne che ciò le ne preteso Gregorio S. e sono più trovandosi L il protezione. dair greco. X- sotto siasi passò in nuovo greca ( checché non Gelasio S* brindisina Chiesa della monachismo dal di pìii orientali queste Pontefici ma e Oriente di svilupparono infatti a mezzo fi rìpassarona si volgarmente alnieno non arti q Cristianesimo ritenga 4e' le e crebbero e benefico a PROEMIALE LETTERA L , italiane Provincie tennero, fin e pitagoriche nei ed de' tempi i miti cristiani le ancora che paganesimo del siman'- lungamente unite, quello a scuole costituii , quasi vano il tutto arti nostre fondo bene età come si non noi il greco il Ponto saremo cominciò .vuole più a Cristianesimo, e pd propriamente Qrientale,e 562 detto 0 poco dei vedere' fu per innanzi la fin quasi che mente comune- presso prosperare del opera di cui regola le del- l' al- di monachismo che ca cir- principio nei quello avuto avea Calogeri tardi e dottrina novella la per assai Onde normanna. letteratura nostra con spesso , mescolandosi, della prevalse in , tutto. Oriente e passò di poi in Occidente dopo che ^ Vébbe Raffino r secolo; ottavo fin arrivati dal volta primi i tano scintillato vennero del sole, face splendida là e che il essi là biamo dob- noi la secon-' donde già avea spun* in prima civiltà antica no-' colà erano venne di dove dell' fondare Ad inlellelti gli ràggi luce circa non Otranto secolo" di raggio dine Quest'or- se a a sesto o rischiarare a che vicino quinto nuovo Homa a quei latina* lingua g;iunse Casole di quel da non ma Nicolò S. stro nella tradotta Galogefi dei U PROEMIALE LETTEBA greco« lAlioa. effetti, In deir impero declinali i di anche della Provincie sue profonda delle Boma, che foschi ora Italia, della cioè le involta comunemente Ma edificato aveva di distru2(iohe piii assai notici dove Italia, media impero il! nostro osciii^a i politici consentendo se li^ gli e uni dalle e jS^u gli alla altri pressoché scaddero e0tùé iì ziùdi scientifiche e le sociali nobili portati ed agricoltura del pari nàturalmeute compiutamente letterarie loro de'Romani e Rovinarono Gli stanze. dà alle dediti antica. settentrionale che germànici poste lontani doveano lettera, fatti e se volti serti gtièrra,e popoli secoli civiltà la coperse avevano ordindmenti la già la quel- chiamata e prodotto e altre da ^ quanto seréni ora come Europa,fu restante notte barbarie giorni quelli armi alle arti tutte presso alla ed mannà^ da'pacifici queste non studi scadere: le tràdi- Fiiiipe- LEtT£r.A MI ro oGcidenlal^; furono Magno to si fossq col ne potuti adoperato d* Italia erano molto tempi della stazio sopra che libri noi deirEra, dipendeva Omero libri dalla cinquecento passi fondata libreria the non questo trovato 5® di di e, ria libre- in Otranto passata Besstfrione, e e Turchi convento da la a alla rimanente nostra convento ancora i si lontana età chissima anti- alcuna cosa tempi, di che relìquia alcuna, buona una costui perita quel la Aurelio de'nostri Roma a mille a che celebre eh' io dica Galateo, 6^ secolo e antica questa e que* di e Gasole, dal Eu;; erudizio- vasta una città,assaipiù oramai avanza Repubblica, In ultimi napoletano Andres, sapendosi al Cardinal dai di S.Nicolò scrisse già prima esserne per Otranto accade non ne il bibliotecario quella fin dal si quel tempo a di estesa Calabria in studi di questi uomini vicissitudini Delle Cassiodoro.j quel Di larga copia di fino cedevano pro- quella in agli presso di uomini in Grecia. posta uqI cenobio dopo e ed commentario bene arrichirono che Vivariense Il solo cosi non quivi gli ; fin mostra avemmo Ma mol' sebbene d* Oriente impero durata. sua rimasti erano riordinarli. a Carla {ece ne gli studi, conservali quale infinità, di ne rialzare ne bene che rialzameBto neir le cose parte PilOEMIALE Tanno giovani alla Veneta morte nel te par- fuoco piccato ap- 14.80. studenti do aven- albergo, vitto, e precet- FftOEMIALE LETTJì;RA LIV scribis antiquitatis nae usui opparluno pos-. esse sillt. A, DoBantur Mauri ìnforaCallipoIis bi«... Abbatis et Anna ìuxta Ecdesiam dicalur bus terminatur. Ab A Idautem • « . profltentur facere fini- Givitatis: Meridie A de- quodhis Career e"t • ;«.••. Monasterio exteriori Oriente publica. via etiam aditu cum Rametia Monasterium dictum prope Jaco- Maria a S.Procopii.Cui bospitium Occasu Monasterii plaleolae Patris S» Canonarchi maaus per ejusdem duae Monasterio coi^isacraatar et ab Borea sto • prò ne remissio- peccatorum. Qitatuor gna rum ìq hoc praeterea ocqurruntineodem narcha Diptycba dicebalur excitabat ad Ganonarcha expressa. Hieromonadrus, in di- nimi- TheoretrumXano- et Canonum.Is Praefectus GanoneS notàtu monimento graeco vìgiliis Monadrus^ psallendos ab et y officio cba. quae nomen Ganones certis rum: Sed autemt dicebantur unum iscensebatur census concobitum nevae ; de quo cantica, ad erantinMonasteriis duo simplicium» contributio dabatur sponsae plura aut soIebant.Quod lacobus.areojpn baturìllaanni Prolocàuonar- erat psalmi cani pertinent genera: aatefatuni |HÌor diebus anni romonachum nadrum traxit. et erudite Mo- sacerdotum rpoy denique quae post hodieq Hie^ alte^ dice- primum uè Jurisconsulti. volgo LETTF.RA videtur, Destinatur,ut B. PROEMIA Domus dos LV Nicolao vicum prope LK Anna prò Dermali lectus iuge:* Con- ligneus, , syndones, pul vinaria, stragulum et lino ex et eoa* , vitium horii sypio, et Atoco dictae Mariae S. templum duo yineam seu rostrum ' prope Domini anno 1191 , iuxta Salentinis in condilo, liquido D. Anno Aradei dona rei Ga- Sancii a Mauri Maria filio Siòiliae ea abslrusitate sive donatio in vico fit intelligi Callipolis minante do- Philipet characterum quae domus Domino Hierusalem Caroli res Roberto, Domino Tarenli Principalu : prò j memoriae sitae Hèn- 1 149. Salomon Monasterio facla Regno praeclaraé Vendilio et Epocam Gregorii in et Guillelmo , in Regis Abbatis manus Memoratus peceatorum. Regnante teratione tio manus per per supranotatam fines. Sancii dicitur. esse vero G. iuxta designantur hic remissione liae orbe sequentibus Tempio filiis suis et Dòmini Martyris pò Callipolis in foro Solomone a Ignotae E. ab aliis et finibus suis cum Mauri Gérasimi salis educebatur charta graeca donius Martyris Nulli siquidem Ghri- noslrae aerae eonslat. Donatur rico supputationem coUatam illa : hac jn ut iemporum libìtam ad vulgaris stianae €. illorum graecorum Sici- obli- nequit. facta dicto nescio Naoneti. cui nasterio Mo- Hab^t LETTERA LVI ab domum ortu Habe^t lianiti. el ab Ab a malieMonachi. Mo- Marmàni manus Monasterii Sancii Proto- domum Leoùis Gar- occasu viam septemtrìone A faeta propinquo, suo per bona ortu Yendenliuin..r exteriori Petro Stéphani tyris Stéphani. mar àditu cum Sancii nasterio fratris occa* Simone. De Pellegrina, nomine re Pricicipis...ab Angeli Léonis dómus Venditio H. sivae domum domum noto A Exarchi borea su...a PROEMIALE civitatis. A turrin) et noto ..... P. domuBfacta Venditio ex .... per rip vendilum rim Theodòro a Abbatis eiusdem eidem Monaste- hospitium ortu Mauri Sacerdote. A borea tur- civitatis. Q. Donatio facta lacobi manus Mauri Sancti Monasterii. lum ab et nati Do- Sancti Monaslério Hieromonachi Habet Monastèri!. filia quondam Donata Georgeo..;. lacobi manus a Maria a et Ràmeti per Hieromonachi Abbatis Monasterii in emolumentùm eiusdem accessura Venditur territorio cum filia lordani praetio ut videtur stabu- ... adiacenti, oliveto. et Quod fieri a . se,ait, ut remissionem Hos sequanlur. addit Ab filiorum ..... pii et domus fines. A A Ab sui borea Noto parèlites con- Terrìtorium oriente Templum occasu eiusdem. Mauritiaiii. .... peccatorum Sancti Territorium Territorium Procorum filiofiliorum LETTERA FRORMULG LYII . Aliae vel velnullum peculiari notationedignum ilavetuslateactemporam perfectam lectori minime ìncuriìs senlentiam sunt Signiim j;j4 coostanlém sensumque . . die praesente S. Leucy. Theodori . Callipolis pape sacerdotis . et .... a bora atque exordiens signo quo ... saacU declaro ego ìpsius gatiouis honorabilis atque et hipsius apud pboeleam possessione... hortos in est congruunt in ipso ipsius ipso te et congre- quinque ipsius quanta et Cum introitu et omnibus ejus partibus subiecto vase existente quae et praelo et Confioia Calibij. cum Ab sunt. phoeteae,et. . vero . exitus introituset oriente Ab vinearum. aliarum oc- . . filiorum vineta absolute is . casu et in constitutum bunij. cumque vineaehaec et vineam, plausorio cumque plausorio Cyrillum et etfratres existentem . lalis praefectum nunc mansionis sanctae '^ videlicét, qualis a templum dedicantem ... huius . .... mansionis exitu ut erosae, reddant.. U81 ^ "ihibent, Ab fincla austro .... Ab ^ quis ' aquilone Signum lune via vox aiyìjou teoiporis phoeteam mihi irrepsit ^o/T)ja:^ Callipolis publìca forte graeca in illam noinen non et videtur: vetuslum.... forte latinismus iinguam. proprium vineae. h ali- IMU LETTERA solumaulemhanc non team ^ PROEMIALE cumqu quod vineara dictis e infra stipraet ^ Callipolis vicum* ]\Iaria quod ream,ut loco et in... boreamexis listratum in dictus tu ad me,meafilia prò hac ipsa tra- bo- contra in praefectus... fratres coabitantes domo ipso sanctumCal- ecclesiam tenie . urbe in positum et . • intus alterius IraclusqUe facias autem contra situm et cumintroituelexituipsiuspalatii conlrameridiem ctus * quatuor campi sed pertìnentibus ipsam inambulatur... metìorum Domini domina ad et phoe- dictam videlicel .... dieta praeesse tioni..... et et ecclesia meique majorum forma cùm prefetto hoc in * quod et In urbe xaWL/»'oXfu)s bem mendose Gallipoli illud * Metiorum Domini metium quidni nonien autem Callipolis Episcopus praesbi- ecclesia antiqua hic palallo quodam De in Ceterutn forte toXews Calliopolim sive congmit modo quatuor; campi, prius augelica solum Non aedìficium. x3cXXi« E" socrus- et sancta meo- , serma texlu le- Tccur'óii.pDoit^ prò enim significari neutro ' inariibulalur. infra habetinferiusisiiperiusquc gitur xarwfipuov * in . soceri mansionis. mansione . praedecessore Paolus supra et . Ignatio sauctae ..... meae in nominato sancta prò oriundorum et et hac dedico et Ioaunis dictae sed est, quod filiorum et meae que ipsius celebra- sacrorum haec nostrum...... monumento rum Deo.... et hoc et sive mendose pulcriorem contextni. graecìs mensurae propriuni hoc genus nisi sii? est. prò ur- MlOtMIALt LETTKRA Contermina ter. oriente via dum Callislratus in haec hac ipse ego forma pristina loci transgressionis faciun- Uirris haec rileac filii et tàndem ac successores autem prò reverendi causa mulclari nos .... parte mansionis sanclae obligatione et .... valente equi et subscribi t Theodori 1 1 - coram CaIlipolis,etin confirma- filio t et me Sacerdotes Albinus..... dedico et meo Protopapiie Theodori Gallipolis.... dei. f Salamonis manus Signum f gno nos et Sacerdotis et JEcclesiae Gulielmi profo- autentica prò Greatoris Abbati huius. Martyris Sancti Hoc Nos In Monasterii efifecimus.... Ara- sui gnum Si- Pati is filiique praedicti, si- declaratous Domum Mauri filii nomine manufecimus alienare..... Sancti Casalis legitirai filii ipsius. Sancti. Spiritus et Tempio rasimo notarius authenticae Enrici venerandi donare f manus manus Filii, et f f "J" confirmatione Signum ff ?*• Gallipolis. ... papae et iudice et mihì praesente 8.... filio meo tionera rursu stro au- ubi votum nos ab publica, mansione mei Ab sunl. tractus et sancta et haec via et aquilone sanctus abdicans in ab dedicans sponte domui occaso publica, est..., huic autem ruclera,...ab ,,,x suis cum in huius ob Pori loco et amore nis confi- et Ge- fuluris.... Chrisfi PROEMIALE LETTERA 1% et salute: nosira prò Ut alienalione S. Praepositi in ginta Si lienatione. Notarii in Christi 114.9) t t in nos Teslis Guglielmus Rue gratia fìlii Iri- Scripta poeniteal Theodori Eis Cognomine a- hoc Judicis tertia Cora filio- Ecclesiae perfeeta Indictione 6657. iuxta Abbate forlasse poslerum Orphanus Factor. et et publice.... anno nutu; hac prò Monast. eos fecimus Maio. mense Stephanus pus Ac luamus poena ad Monasterio uno. S. et Unde terapus. m bove et hujus sancto a Ceo stri no- neque lite aut serviant Monasterii perpetuo suscepimus fecisse die etSuccessoresamoveanl heredes rum hac ab nos neque ( et est hoc testibus. ad tem- praesens subscripsit. cognomine et Aereti Judex... testis subscripsit. t Samson 4- JVTarolus de Joannes f Testis Mausileras Miles Testis Matere Sacerdos et subscripsit. subscripsit.. protabbas Aradei Testis scripsit. sub- Teslis sub- 4filius 4- Theodorus Georgii Sacerdotis.... scripsiti Signum t Mariae manus filiae Jordani et Rametiae.Si - gnum Signum f Rameliae, manus t manus Theodorae Signum filiae f manus ipsius Annae. In L£TTERA LXH la inaoco nella ni memoria, biblioteca poemetti PROEMIALE io pure Medicea greci di che so loro Laurenziana intorno di Iroyaoo Firenze debbo cui a si alcu* alla cortesia , del eh. Del seguono. plut. 1 5 21) tolto di e Guglielmo ce che sia pochi quei il Nicolò figlio di da di si quale di guerra ma Par- figliuolo. suo di^ inoltariputazione, Otranto Tiraboschi dal citato Giovanni; questo nel al versi no cen- un , alla presente Fabre,antiquario forse il fu Parma, guelfa greco X Graecorum innanzi manoscritto mandava ne la contro che Codice dal Laur. II, mettendovi Giovanni che racconta Medie. versi stesso notizie poche pubblicò bibl. Ms. Federico dallo le Bandinì diciannove lode in cod. Milanesi il {(rimo (cat. pag. ed Carlo professor in ma altro ce codi- un'altra ope- un , Laurenziaao riccìuola (Plut.86. del del Giovanni Bandini viveano circa briBve Parma inedita tuttora Di si dichiara scepolo di- cui ve parte che tro con- ebbe questo scritti pochi deloro a costoro far voluto documenti sono n'ha Entrambi ho loro il parimente cagione Otranto una e tra slessa da perocché Gallipoli verso, la per 124-7. il ricordo, da qualche il Giovanni verseggiare resta scrittore nostro guelfa cui Otrantina. pubblicò la ha si Otrantino,in Niccolò Dell'altro 15) cod. importanti , airistor/a di carte questa 12 della contrada, mia per lettera quel sul che Dominio ne ho catola toc- tempo- LETTERA rate di uomini di quali quel cose è in questa tempo generale che nel manifesto tivavano col- evo lettere che ancora provincia fossero medio le grido con istoria altri quanti e provincia questa I.XlIf dalla sa quali professavano e Dalle si resto italiana letteratura della gli Del Papi. 4H IROKMIALE greche. il volgare doveva esser ed , fatti, il greco in era ( lingue, alla di Io dirò e poi E italiano. ciò quanto la verso Ma il diffuse gusto se non delFetà di poesia della nel V poesìa secolo del di provenzale decimoterzo to, prima- volgare della incomin* un fin dal- recarono poesia mercè per l'italiana e in ma istessa. sul provenzale della così assai l'istoria Sicilia l'uso venne che nostro secolo, dell'undecimo quell'isola fatte me due Galateo; ripolire percorrendo la quali di formi con- e quei provincia, questa proprietà I Normanni di italiano, a da quello, trovoche fine in Fundecimo parlava alcune a tardi^ più secolo due. servati con- puri dei volgare parte di su volgare, lingua che erano lingua il le considerazioni prima di vendo scri- 504", potè erano antica incominciato era qualche in tempo 1 si corruzione noi si si non altra semplicità di ancora però vi vocaboli ogni Dalla presso rozzamente non di quelli idiomi. fuori poi del non i cui Cialateo, sopra) d* Otranto primitiva nobilissimi Onde , che più di latina e greca latino. accennato Terra nella che dire ho come, il ed Italia rimata.. non le corti si; dei LETTERA I.XIV altre quelle dove provenzali Signori favore degti cultori ai secolo tenne slessi armi. Ma stata Lecce a ristruzione nelle e del padre questa S' io provenienti di agio di questa copia locuzioni nostro delle sul siciliano suoni, greco particolarmente dalla latino di e al Ed e a ti, cor- d'Eu- Provenza. letto dia- volgare pio esem- per nel gionamento ra- Gagliardi Paolo Brescia, ed altri sul avrei da riferire ec, desinenze,'pronunzie sul da provenzale r^ in di Prato primitivo lingue e toscana, , del fondo forestiere ì y dinastia fecero già di poi Brienne volgare volgare fu che magnifiche di viato in- , quella e che fu incljron.). case particolari, rimesse dialetto di quella Città, di vocaboli, vi era sche, cavallere- arti siciliana rispetto per pel fiorentino, veneziano, gran nelle Ruggiero nobili Casotti osservazioni. ed de'co- gentilezza Falcandùs quel di gentili gentile e Sciampagna di fare storico arti corte quel provincia Giambattista nelle dalla altre quelle avessi la era ultimo furono decimo del terzo per lingua, (Hugo successero quali guen tanta Lecce Sicilia prestavano Estense, io vo' dir quella dei Tancredi conte ed in Napoli della nella a metà rinomata scieaze, eie educare ad e poesia, soprattutto più splendida cui presso , di sorte prima assai prima Normanni stumi, nella molto corte tindavano che italiani signori di questa corte italiani molli , VII d'Este^che Azzo PROE»«fALE ; ma conie il LETTERA dia nei cui si significato si trova Dante di giorno LXV maniera alla antichi gli presso da PROEMIALE Maiano si e Ser toscani poeti netto, Bru- Guidui- provenzali nei in appunto , Vitale, sel, Pier Giuffredi e di Tolosa. Il modo taci , silenzio d'imporre bocca in ai contadini Galatina da , del che pari ( frutta poponedda la nota il loro pronome usato dire: il sentir in dove dissi; gli direbbe: Chi da in dicono raccolto V ) di in proprietario. deforme, Del brutto, Guamaeca o di ai cbe degli olivi poveri eamti«o,dal guamaccia averlo dopo ^camti^o, ciato. schiac- naso Oria, a aringa Lequile, il vocabolo pari da o frutto del cerca lingua ringa donne aperto della la a si. dis- feci, diedi, modi buoni quelle cioè, reso, i feci, diedi, regolatamente loro io li io ed andare nell'andare il Lecce, ed e mo frequentissi- Galatino volgo voci campo campo un a le Similmente , cosi il ed correttamente essendo vennero, vennero, sente aringo altróve, amici vece amici non toscana? ( gli cosi plurale, suole si non come dativo al ), popone , quella veste , che Lecce, a dalla scende il pre da e più gio e in Scemare l'orzo lo a Jve sostanza. a che Taranto, villano la falce in ha; per luogo di di allor in meno muro {!tuppo, cherico* stretta il cresca Galatina, E donno. veste per fin a nelle dice diminuisce primaticcio muriveta giù giubbone, busto. e in giubba, quando verde cintola S. sario Ce- che volume Muromagmaggio- è LXVI LETTERA re, muri e dal veteres, accorciare certi ( Mescolanze di Buonaccorso; di di Fìorenlini neir Corso il di Ammirato è diminutivo Filippo; Dino, IM; di ^ dei infalli Firenze a Lippo, dino; cenqiiaraqua e Trovo che ) forse vezzo nomi. 193 Guicciardini PROEMIALE di Gherar- Guiccia,il Macchia, Machiavelli; Viammaggio, e di di via- maggiore. Ma, essendo non di osservazioni vecchie essendoché scrittori scese ma ; volgare più gentile delle quelli talmente alla fine idioma e d' che altrove il toscane, le i però questi coble una sorta e rustichezza e delle delle Avemmarie di e più Lecce, ed agli popolo; divenisse di si quali priamente pro- passarvi vestito se non nero manten- gentiluomini nostri cioè., circa Corte, nostra di al pregio forme , degli Evangeli e che per to, dialet- ingegni corte d' altre , quasi vituperio de' Conti ebbe della di saper il nostro dalla e detto fin dalle ai colti àppo onore l'età di Galateo, che bèllo ne delle e in tardi pure , polito, e provenzali fin presso da minute a qui come Corte volgo ed il fin italiano del più sebbène quindi, nella nato analisi vedere a volgare da,iruso passò non del origini ad sorta, basti questa picciolissimo saggio un e qui luogo eh' scriveva limosino era putato re- ( nomi l' del- poesia provenzale ) , la intender Epistole ma ^ ( Esposiz. lingua pur del dei P. N. e non ternostri Pa- ) • PROEMIALE LETTRRA tale chi che cK non fosse ci delle quei parlava appunto italiano ( 1. del latina lingua la giorni proprietà altre la come di che altrove ed lXVII cosa vertuta era il toscano ). e. E non comune care toc- a che dico la tutta a rca pa- passando dialetto, nostro a penisola , , parlayasi diverse e si tuttora nel più d'un nel cay da testUj bantcibuniy lae Varr. oleariaCj ragazzi chiamati Indio dai dei LL. Nel di vase 1. in e. 1. Romani Tarantini, specie trappeto da Io di dall' nostri grido /o Io villani, gli appaltatori sorta di vas dei oima- Nel di Varr. cotta, Nel Io cuoio mattino. caccabnm e. sassosa Neil' dal carnevale dei terra /)or- tegame, 1. ubi e. Nel coque- trapetesmo- gioia dei Saturnali. da.'decumani^ delle casipola di cagion Nell'iz/ffl- terrestre. tiestu, e ra tutto- cotenna oggi mane pura sente parte abbondevolmente. hodie Varr. decima decuma^ superficie pastorale, vaso laccamo, la de di sorla la dinotano tenuta man- era per coltivato^dacie//^ Oria, Varrone solco, si come a dialetti, più barbarie forma, che affatim, di quei di si contadinesco, ^Qon cutisterrae Leccesi, tódei ne e cute altronde terreno suolo, antica sua ebbe di latina lingua lia, Ita- che diversità della secoli provincied' mutazioni quella la qui linguaggio nel esempio Ma dei alla anche fuora ode. corso consona le furono venne ne diverse nelle ancora cosi patire, che diversamente decime. campestre stri no- Nel cosi Nel di LETTERA LXVni rotonda forma PROEMIALE coperta e maniera a di dal cupola , trullus che cappella una è francese voce di dalF artificiale, molti nella soltanto che coetanei suoi di Angelus Petrus Lib. lingua utraque psit de copia bus non ut latini di eguale de Spera IV « Q. S. grammaticus praeceptor sed auctor ut (b) Mémoires eùmes née, est à maDuserits Tholose le de » qui- classicus et ex ecc. Malenfant, Lucilio sieurs in J2, , iudicari dìgnissimus iu scri- lib. , antiquioribus pel human, et gramm. latina scorso di- Lecce Uritanus lingua De nel sua di Conradus sici clas- Taurisa- di dell'età profes. Marius lib. sermonis Vanini nobil. rati lette- dai antichi Caracciolo Roberto molti di ricorderò fu agli altro ogni le maticale gram- pregi Oria salendo ri- usare per latino, Cesare ad (b); latino (a) Giulio innanzi stare Corrado con volgari eloquio dei discorso reputato (a); scrittori no, Mario Q. luoghi dei air dire non nel e altri ossia, volgare per scrittura in dotti, eloquio dal mignani dall'uso E uomini degli Dante, o e barò. ficare signi- ologge.EnelIo oggi che dice Nei terrazze, quel detto quel a frasi balconi, scrinium, da miseeiL, cupola. con piccoli moeniana, scrigno ffistor. Diacono Paolo 1617-1619. Vanini " de Cette aa- lieu Taurezano, , du de royame il di dont parie en rigeoit les Tay beaucoup et homme Jamais qnoiqu' de homme Vasìni. n^avoit à Tholose de plus en ce d'aa six genre delà mille, d* les si est-ce éloquence, monts cette Bruxelles, 18i5. qu*on bien que pronon^ant , SIN. chez veu le P. Lemazurier en mieux temps ces langue soit comme ecclésiastiques, jurisconsultes, advocats, qu'escoliers, personne en enfans. latine, langue nombre servit et , naturelleàtant au Naples pouvoit ne le dict ou lui Vanini poar ti. parer com- $*eo Gou- LETTERA LXX fasce ov yixyov a e stanziano bestie le in compreso Salento, Figliano Galimera come odono si ecc., recinto ciltà iSiVa, a le ce, Lec- fructm et ritirano si nópros spazio 'IrcuXióSrihs poi Co- Sternatia Martignano ancora slesso ove- da Nelle nello punica campagna, recinto. un ecc. malus m Curii, in Nardò^ a semplice 2/5yi oppido. Beotiae aplOy oòv da melagrana, Sida del Jplo^ ecc. d'iitXovsoy\ significato la PROEMIALE Soma voci Xilon, , Entera, Crea, 'Z^ixck flCTOs, Notabile è fanciulli cioè, SvXov che crobio nei trivi che ( budella, di dire Nardo), a garzoncelli scommettevano di alla ricordati neta, mo- Ma- da in scagliata se ecc. piccoli quei giocando romani da carne, xpcicro? Kpgaj ov, modo quel quei come Eurspov o\)^ pure legna, corpo, allo la , coli* moneta e della capo esclsLinasogrèca, Omega, delle che, cosi Ed che bocca dei TrXfltTtJarojùtoc {palulo di quelle da la doriche uno bocca donne straniero che temea a si fine in nelle come nella ultimo quasi ultimo. vocali, è a da che dica: loquentes greca, a cioè. ) messapirimase alla ogni volessero tora tut- maniera nell'Idilio proverbiate noi moneta frequentissimo Leccesi così dal dicono tale funerarie moderni o nostri 0 sono leggende che diritto scagliare l'incontro ore i banda una dal terra navim, aut chi croce, bifronte cadesse capita aut 0 Giano di dall'altra nave rovescio, 0 effigie parola ingoiare. di ocrito Te- vano apriAn- PROEMIALE LETTERA Oggidì che dei nostri aperta Yocali dei si le sia greca congeniali e provenzali e gnuole. tal Fu la genti della le le buona modo da piii dominavano a rompendosi cor- non sensibili terazioni al- genti con da prima francesi le e nulla T le spasotto ancpra germaniche; lingue dalle qui ventura per di letto dia- lanche come poi sentimmo non che Longobardi noi per delle di e credo nato commercio origine, stessa vallo, ca- volgar per le e : dal toscane, che e natura ste que- Toscani e cioè quali però anche quindi rispetto delle alterarono riconoscere vennero le de' nostro buono, le cc^addu, stimato del latina, e si non poterne fondo in come bue, ho io ca boc- a tutte scricciolo sostanzialmente tutto madri lingue il luni ta- che voci, Ooi, cose che concludere loro farlangoi^ quali medesimi distintamente vacca, ha, che noi altrimenti non talune in odono tutte da profferire Aacca^ coae, Da che paesani, villani poter proverbiati possono che ecc. còsi sono LYXr influènza dei nemmanco Benevento.; che ma , si non tra esteserò TAdriatico mai il e fino mare notabilissima differenza Italia non Alpi, e dove. tedesca^ eziandio quelli non come dell' che questa Ionio. tra' delle qualche manca Gressoney altro a ramo nel della di lingua Onde dialetti è si bassa questa paese circondario d' d' posta osserva le sotto poste intero fronte che di provincie terra di gente Aosta; Italia, e ma delle LETTRn\ LXXIl province. contigue di frequenza del iudinem quinquaginta jflciscebantur normullos Medicea familiiSi Petrucios altri luoghi dialetti fosse d' il ci che fu in esse abbiamo fin Dante onorevole di dal fra* volgare honorificentius^ atque ancora ne da la. di di dividono maestri le tutte Otranto e la artefici e il greci, Dodici diaconico. e tra noi Difalti alla costrutta pari del lettere. umane nave magistero suscilato era il stessa quella di il gusto da greci protasi, arti che tempo per studio solea, delle trovo ancora cattedrale la dica io veduto allo l'antica più honorabilius assai recato l'amore con eh' ora ed onde ; sta que- quella che gentile di pugliese. Resta età; il favella volgare vicini che dire Italia, Aitovi- CarducioSj più noi a potè tempo suo No- Bodulphos, la riuscita anche Je, , come sia ortis Strozios Scarlatos comprenderà provincia prò- , , si eorum^ claris ex Jvanzatos Baruncellos e comue- , , , to8, novi , , biles ego Orienterà Martellos dico y ciajuolos Floren- et in eorum^qui et quorum ; quibus ni an- {de habuiFlorentinorumy morabantury Lupiis tanti per Galateo riferisce come amicitiam et Lecce a la aggiunta detto qui fiorentine ferme anni il fin tutto a famiglie quattrocento, tmi8)mnt qui E PRORMIALE greca ne colon- quarantadue reggono sor- , le tulle di vari volte sottoposte marmi con della figure confessione. d'uccelli arpie Sono e gufi scolpite ne'suoi sieno Minerva, di a i sacra dal i potevano essere sapendosi le e se che corintio, o Ma capitelli dalla nottola dalla d'altra parie delFordine non o escludevano pio tem- colonne delle hasi taluni sopra,condotti di gufo dà famoso dal accennato Minerva. a cornicioni non ho menzione vuole Si tratte state e onde congettura questa vella antiche tutte fatta ha ne pag.171). {Foyagesj viaggi che Bievesel capitelli. nei LXXlli PKOEBUALE LETTRRA ci- che greche dorico, siffatti nico, io- o ornamenti , che alFincontro sono le io ritengo quale da Giona che di di ricopre ne un fatta poi di ornare al o mosaico, contesto 1163 dal la : Gionata nome magnifico un pavimento Pantaleone maestro a greco il tutto cattedrale chiesa stessa arcivescovo un fu della coeve bizantina, scultura della propri mano per che 1165 vi , effigiò figure e E insieme. sebbene al parte. tal mosaico. riuscì si leggende fu che che commessura, io ne ti congiun- cristiani d'Otranto assedio non e tenace ricoverata pure le cosi di fosse Turca, Ecco mitologici deir tempo Napoletani cavalleria simboli guasta ancora da quella parte Chiesa la la picco- nessuna si dei veggono in PROEMIALE LETTERA LXXIV DONIS JONATHIS EX HOC AB mezzo : H65IND1T. REGNANTE HUMILIS DOMINO SERYUS JESU CHRISTI JESU NOSTRI DOMINI INCARNATIONE DIONE IHPKNDIA SUPERANS EST Nel AiMSO PANTALEONIS DEXTERAM PER INSIGNE OPUS basilica: della AlTingresso i5. NOSTRO W. CHRISTI JONATHAS REGE MAGNIFICO HYDRUNTIN ARGHIEPISCOPUS JUSSIT HOC OPUS FIERI Presso ANNO AB PER Vallare INCARNATIONE REGNANTE FELICITER V.n maggiore: NOSTRI DOMINI 1165 PANTALEONIS MANUS XI INDIT. W NOSTRO DOMINO CHRISTI JESU MAGNIFICO REGE TRIUMPHATORE HUMILIS alcuni Pensano sere adoperata a incontro far che CHRISTI ^ERVUS che in quest'arte Italia, risorgere quest' JONATHAS. ne che cosiffatti arte, come non i cessò d*es- abbiano Greci lavori. tutte mai Io le altre tribuito con- penso l' al- esercì- LKTTRftA anUchi dagli late FRORIUALR ia ogni tXXV pali luogo interruzione , haibarie la durante che e qui riprese , ispirazione Mosaico questo di artefici di di chiaramente che stra mo- lavori a' nato era per il anteriore lunga gnm Cimabue di allievo Giotto greci,come vigore intorno , 1276 al lavorò eziandio ed : Gaddi, superiore, Tafi Andrea Veneziano del Gaddo di deU'Italia città varie in quelli a altri cui ed agli La l' arte insegnata pittore greco pittura ben mosaicista del {Quatremère fu anco altri no voglio- ancora , avere che certo lonio Apol- Quincy). de ispirata dall' arte greca , che sta tuttora deUa stessa murale si delle una Cattedrale, nei ne Confessio- avanzi chiese ed Odygitria, della molti altre Caterina S. Maria Cappelle e varie in di particolarmente in Lecce, in che osservano, di nell'immagine vedersi può come S. Nicolò in S. Lazzaro tura pit- provincia della in di Cataldo e brosi Leb- dei , Galatina. di scadute Ma, gUa dei venuta colla soggiacquero le E fu da greca a tutte incominciato la in latina ed che il il rito cattedrale far d' luogo le che dei gusto nelle nuovo , coperse una parie dell' antico Pu- ro lo- cose vano porta- dominatori. Otranto al la tutta qui variazioni mutarsi per in anche quelle a della forma de'Greci cose Normanni, istituzioni nuove dapprima anche le poi di mosaico. chiese mutata sbitero pre- privali nelle acali arphi negli mensolìne e sporti a punte e , d^vaipizali foglie a colonne e fine in e diversi ornamenti con d^lle pitture lavori altri dagli e e , dell'arte in e 1 / s^ io 1 di ornato distaccalo del in fine"tra nella nel palazzo d' diverse della S. Caterina ; S. di 2 ; zo pez- sulla allogato chiamato vico che ornati Chinra di via di Nella contrade ed sacro, Parco detto giardino di tone sparsi evo, medio- del origine. greca frammenti vari edifizio da città nna di popolo raccolto ho in essere un tuttora veggono : a mezzo tavola ter» di bizantina, ta por- 3 fron* Pneuma , denominazione -4 bocca ; Caterina;. 6 di 5 coltro cui Pendinello^ suburbana cappella 7 di S in Lucia ; 8 S. sedile ^ in sotto altrost^nma incastralo rito Spi- ineasteato palazzo sedile; al dietro S« di "kMQveiito del atrio di al in intitolata angiporto Frontone presso legge si nelF di pezzo nelF pozzo stemma moderno muro dichiesoola greca della muro un sata addos- colonnetta . a pilastro un Madonna La 1394) ma ed vanza, nesso 14"63. stato essere che il convento Caterina S. di il dell* Badia antica detla Grotta. della Chiesa corridoio di L' è stessi degli fondatore dalla n' architetto alcuno innalzata venne fatto aveva dove Bosnia ignoto; frati ma dell' venire già per tanti si potato vedere di queir ordine di stir Ossef*- l' atì- éisempi , avevano il tra architettura LXXX LETTERA 7 a' di Balzo del ria 1375 agosto Nola passò il Niccolò a cui da PROEMIALE ricco suo Orsini marito suo j al i V casato simbbli d' che si del di altro ambedue vede in S. r del madre, sua le cioè Galalina le Orse d' Maria Case sa ca- lo il vedere nelr l'arme non ma ; è Questa Balzesco. scudo Raimondello, di più Lecce di più viep- Orsini e figliuolo contessa E bensì coro, Balzo Soleto di madre. il ficare signi- Raimondello congettura dentro del Antonio Enguen di Conti sua questa sorreggenti Giovanni di Maria è che delle composta più in. tomba, altra gio fasti- a da dei ramo in conferma genda, leg- sul in simbolo fatta nomi quel mancato la Balzeschi dei scudo due sorreggere a mi r lo dei geli evan- rasa Orse la quel- e degli scolpita le lui , sorreggenti unione lato pose arme di comunque arme 9 r dal : dall' monumento Orsini tomba Caterina arguisco neir e La case. altare maggiore io e aggiunse , suo quasi dì Conte che Raimondello nacque perMa^ stato di e conosciuto , neir istorie Chiesa alla due più AMo 3.«e Tav. menzionate acconce lutto ho fatto come porgere più il di il Coro tombe, a che di principe oome predominano tempio. un' Egli Taranto. di preferenza quelle idea nell' che della giungere agle Nel- tuttora. sta come fece mi parse sono de' varietà architettura le figurare e ratteri ca- tura scul- PROBMIàUB LBTTRllA E ultimo da in LUXl alla quanto fama h pittura, che , ordinata ^appntna venne che, ma fu essendo non*^ gittato parti le Veneziano dai e vi ne alcu- da appare pareti ; abbozzature, sue ìntonàco*,come delle scastrate Gatarino un piaciute secondo un a di' sottoposti ^ pinti; che e dipingere 14*35 il circa Nondimeno non condotto da lui d* Maria quindi da nfe solo.; perciocché principale: runa delle pittorici è ed comune che vi di Aredo. sia maniere 6/, e la nuovo de parte gono, proval- che dai come è prima che credere stai» la avuta giottesca, Tav^5/ ragionevole di lavoro abbia due T altra due il tutto delle bizantina, fece Francesco un che pare la Enguen gi sag- la più sia non , dello che autore stesso alla dipinse cioè giottesca, , dei ^Thnce^co del r quale Arecio de in sfa alla descritta maniera Chi è coli* e Antonio, del stanzo. Co- te comunemen- potrebbe si mal che con persona Napoletane fosse, ^i pife a Orsini della stoHe nelle Aretino creduto S. acconciatura pittore questo il Raimondello ginocchio abbigliameilto h cui di congetturare , dalla piccola CÌ9CU8 Àrecio de la di paternità quei di Lorenzo, Fiftìi^ré, e tanti f. non a. è che leggenda in potrebbe si di Franceschi Fran- quadro perciocché 1435, d. questo dovi mancan- di Piero pubblicati ecc., dal matricolati Guatanti, che di Meo , , Gabriello cuno al- in riconoscere air arte dipinsero di in- LETTEKA hiXXXn al tono me la belle delle jirecio dd dal arti, de Ari fio; Aretina, Accademia de o nella Carlo Profess. il rentina fio- Jreeium ma volentieri concorro scritto Spinello delT : Areico^ bensì trova pittore gallerìa amico eh. mio si nella Onde mai. non lenza k che tavola riputarsi Toscana di Galatina di pitture sicur^mei^te Jrretiumye ed Jretiwn Arezzo V delle data pti6 lui di 'patria esseoìdochè nella della tempo PaOBMIALE isen* Milanesi , al quale là piccola tore comunicai io ultimi degli uno si secolo ; al ma proposilo dell* fluenza fino sì a dell' arte mio basta Y arte bizantina tarda età, perdurò e questa la che V giottesca quando appena in* cia provin- questa pittura o- quanto come in XV sua E mostrato aver scani to- del metà per niera ma- pittori ricordato. non sottentrarle a alla sino soltanto noto della di € pil» questo seguaci esempi protratta nome un istoria dall' pera essersi sa altri per , tavole, giudicato infelici non che giottesca sopraddette ha egli ed leggenda, due le e cominciava in- altrove finiva. Da di molti dei ultimo oreficeria di doni ricchi pitture di eccellente legno su di d' sì dai guen intagli grave ricordati Caterina sculture in , , marmo, ro lavo- in come legno, ed in fatti leggiera metallo, e di quella^' a peria drapchiesa , signori, Contessa e dalle di figliuole Copertino, di e Maria Maria d' En- ducbes- PROKlItALE LEtTCltA sa è d'Atri, di tino di della della altezza col Tetà 8; 0, 0,5; coppa di toccare essendoci della lavori al di lice ea- bi2an- queste palmi diametro siffatti accostati Santi totale diametro grosso lavoro di e altezza base un sottilissimo Apostoli di dimensioni: ordinarie E indorato figurette con osservabile particolarmente argento LXXXIII 4"; 1, bocca metro dia- 0,5 della patena delle arti di tempo non 1/2; 1,8. diquei- Galateo cioè a , quello studi del più al quale rifiorimento rigoglioso di i appartengono cinque tutti i seguenti buoni opu-* ) scoli si troverà nella cbe prefazione vi ho messa , detto quanto sullo e scopo Foggia h mi di di occorso erudite quelle Aprile 186$. considerare pagine. sul)* indole A - , :" - - * f. * r o f jM f y , ^ '-?'li f^ft.p A o 1 f "" t X IirTiichrereC.infe: OPUSCOLI QUATTRO INEDITI DI ANTONIO GALATEO LEGGE DÀ INTITOLATI EMJCAaEtDIVE, waOLLik A E CeNFBBITO HVSEfilVI MENEIIGie DBI. IPOCBI«IAt UELLA AnPASECCHI DBCILI , MILITASI SIAVI CN BE* OPUSCOLO ALTRO INT^miiO «lÀ IN DILtA SD ORA DILLO AR IMPRItSO PARTI TURCHI BIBLIOTIGA NOTBLLAMSNTI I DUELLO HIV DA ÀN6IL0 MAI PRIPITTO VATICANA NILLA8UA INTIGRITÀ CASOTTI FRANCESCO CON AUTORI STISSO PREFAZIONE STAMPATO Qaale é molte Galateo, aU^ia chiunque di lode di uomini in luce porne il che del già ed secolo, è Oria scritture che sue tuttora CarSinal che inedite venerazione io 350 bau scelto tre al- tato meri- anni ci fossero grande eoa conservate ho le , circa per Mai, E , bene chese Mar- letterato Vaticana. sono zionare men- il pregevole della bibliotecario molto, tempi non a dottissimo il studio editori, suoi e d' da Vari in come, de' ultimo me no- con qualche cercato parte^ Bonifacio sestodecimo non han T primo dal «sapendoài lettere qualche tonio An- mostrando qui commendazione fama una Bernardino venir un chiara di di nelle posto di conosciuto di e tutti scrilti degli pregio accade non parole che il s»a Ferrari/pifa"^omuueÉà6nte de di quanto tramandate e a che quattro con una Di peana. già ste que- mente incompiuta- , dal stampata qui mando Nella Galateo, pubblicità alla impossibilità onde non bibliotecario mentovato si romano con brevi di più rinveùire ha più notizia dichiarazioni. gli alcuna, autografi io del ho mes- in 80 almeno le ogni opera trascrittori fine lettere, ed alla fatto di trovare docazione, di qualche cara ricerche del indegni a nuto ve- dell' E- di duello Ipocrisia, sugli e è trattato dell' il trattato nel- mi d'un descrittiva E ritrovarne a reputazione poche non lettera i benefizi circa lettere di Arcudi. Silvio di mano ogni i manoscritti della e ed diligenza di copie INEDITI OPUSCOLI QUATTRO fV le e apparecchi , Tuitthi, dei militari trascritti Arcudi Tommaso Galatina di dei mólto ( sebbene si quali lontani hanno dall' massimamente varie età che il terra natale dell' circa 60 do, secon- ) stampa a vivea letterati che primo operette dalla e Silvio il stimato lessandro P.H.A- buoni entrambi : più domenicano dal non e autore, anni dopo , Galateo. i più ho Io fedeli e dell' corretti^ almeno benefizi in quel era confessione ^go linguam 64 carte altriménti sia questa frasi sia mente dalla e nella con et edizione della di parole, lettera de' questa genua in- tetrasticonj scribere io ) ( nesdo non at ho a o- , supplirvi.temendo dalla imperfetti. graecum legere eam come non alterazione , , sato di illud erat di 43 v. luogo trasandato tutto ccUleo, se manco tetrastico greco Me non come qualche del indegni a manoscritti, ommissione od autore, dove come i loro trovandosi Tuttavia, forma seguiti discostarmi non maniera e dallo po tropstile di , queir di che mi eccellente fore sono ed scrittore. ho parse fatto E quelle solo creduto ho correzioni indispensabili rio necessa- ortografiche , a rendere in genera- DI ordinati più le chiari e GALATEO ANTONIO latinizzate lui stranieri o parole facezia per perchè o dell' i concetti particolsure intelligibili quelle da V autore latine non dar di diletto pigliasse nelle perizia forestiere lingue ma di mo- pruova , di in ; di certi derisione e ed : apertamente come , il dice tus), della nam della incomprensibile, ( coplear^ spagnuolo ( da galano, donaire, ( dal detti Di che vi dalla bassa nelle sue lo e simili ed ; e gentilezza ); risorgimento in fuori e latinità parendogli ma ( dallo forse in degli studi, quel in cui cio commer- tanto stranieri non gliene secolo stranieri ec. idiomi che Ta- per ec. usò da ( transeuntorum altri dagli Galateo sta que- donaria tornando e dagli ; Ispagn^ domiciliados) tolti famigliare; fa diverso ma modi infima lettere, stile ha avecindados vednosj tali ) andando traffico grosso di strofe); g(da^ ingegnoso che ed mantile linguaggio e straniero co, gre- scommata^ prò cattive cantare e piacevole motto bitazione fare del palatia; copleatores prò grazioso transeunte^ e rito pilotria ; latine, non et mandile volgare 20, corrotta ledorias ); ver- carte come affatto guisa ( (a parole idiomi, morsus nel tuttora ) provincia nos flguratòs rimasto suono in Gamber- hispanicos ec. quali ledorias come et patentes le propri trascritte state erano idest de' ignoranza inter noverunt... edizione): ( scripsisset Galateus ut hispanicam presente eguale per latine si : omnes, non linguam saius, V.7, spagnuola del di o rado tisse consen- più dilicatamen- fio- VI te QUATTRO fu la gustata la cannar difese: purità di taccia onde lingua: nelle della lingua fioco accurato latina, est sermo potè non nello òpere stesse sue illaboratus Fateor INEDITI OPUSCOLI stile meus nella e troviamo rò pe- queste eùDquisi^ non , tuSy fateor dicendi me otii, esse sed eleganSi non in ut qui nùHam^ habere arlem verborum multum non vero a abest..... studeam. pictura non . qui ctantur^ sed posteros teneo ita dico simpliciter : bar- loquendo in ut veritatem,se- si^tilitas. est ego curate, ac- . . scribunt natos perversa morem qui est, ad dicor hunc. scribendo loquendum quorum furiasse barusque in ad non grammaticis^ a ego iis fugate non mihi tantum nfc et nec , verbis quibus dicam dummodo cogito sentio quod ape- , riam, verba nec liberius loquor etc. ed ruvido da gioviale Passo tera a ora scritti. di pien e Il tra è è le notate e quanti i titoli un breve buona alla deve indirizzata Apoloaltro tutt' è pecche, più chiaro rirà appa- scrissero mente latina- ogni sopra to sta- aliio grazie. primo parlicolarmente , , Galateo scrittore fu dichiarare esortatoria liane egli età queir del sempre* che lettere, vivo libere parco Aquaevivum salvo e, riguardato queste di stile lo incolto; meritamente verbis nec Bellisarium [Ad Nondimeno geticon). che exquiro, gì' indirizzi in trattato Tanimo Crisostomo di forma educazione, italiana informar a e di sti que- di quale principe Colonna maestro let* ita- di , Ferdinando figlio di Federico d' esule Aragona , allo^ dre tati e di tutte cagione e non farisei, minori de' le stanze verità, di vedeva usando regie sacerdoti, dei celle le e de' le i mercati, ci, mona- piazze e le fede, dre. fervida più e disprezzo di i costumi e il voltolo né tema ed più riposti le parole, in rossore e le loro tempo assai giorni di quel in la Par né odio vorrebbe tal che la egli pensano, sentimenti azioni genere de- piìi fresca scritto , tro con- e quel intimi sero rivelas- potessero esercitarsi palese deVizi viva che che dice vin- S. Girolamo ciò uomo, gi, leg- e quel suo a come conclude ogni da più era avere non veruno, d' i loro e carità, di di il secol quando la protestando E già benché che corrotto e vibrate parole chierici, e chierici ne' alunna riprensione severa incarnati stesse filosofia una delle magistrati, de' delHstessa e accoppia più monaci vita aule il domicilio e medicina, della per le principi brat-- erano , perfino che de' palagi degli operai, officine le ma scelleraggini^oadé le gli ampli par INEDITI OPUSCOLI QUATTRO TIII za sen- beati quei , soli che portino coperti, non ma o nulli lièvi o i lóro falli- li terzo è continuazione r della benefica, benigna, mite, diligente, malefica, Caracciolo, Francesco sulla uomini, incontro a precedente, degli natura grata, lettera lAa docile, ingrata, quasi diversa industre maledica, utile, in indole e innocua, taluni; e al ozio disutile , sa, pigra, altri, sì che rapace, fraudolente, i benefizi tengono volubile, in costoro fallace luogo in di tali ma- DI lefizi secondo la ANTONIO GALATEO IX del sentenza massimo poeta nostro , conterraneo Il quarto dello è aveva dal Hai ) un al in lamento maiefacta di Conte figlio di disteso già locata Poscritta una Ferdinando stesso cui male benefacta : sugli ajo Potenza Federico d' Aragona, ( stampata lettera lunga una arbitror. militari apparecchi i che , Turchi facevano soggiunta, questa senza maggiore con Tracia nella che con libertà che Macedonia nella e si era non ma ; viene scusando forse patita dagli se » statisti d'allora querelarsi lettera nella osato aveva , manifestare e massime Col il la dopo quinto leccese terrore,che gran di presa in fine si deTurchi, avea Otranto. descrive a dei duello un qui mo gentiluo- Maramonte un egli quale slesso stato era , in spettatore dal mente r Mai^ edizione della Gastelnuovo. del propriamente barbarorum ho illa Romanorum pensiero d' allora dalla corpo primi indirizzati vanno sociali, gradi della delle armi e forze civiltà dell' sonaggi peril si attendeva intelletto lettere, delle a secondo perciocché T avanzamento delle incolerUium etc. congiunzione cioè plagam haec frase la dopo segue miHorum pero e , che quel Àrcudi dell' Ms. essendo mancante romano nel trovata questi scritti, dunque, de' prime tutto et Tutti del io mnt, Graecorum bibliotecario dotto che fine ristamparlo, di stimato ho pure piari- pubblicato benché E e le tenute , dall' aristocrazia e , le altre da tutta quella nu- X OPUSCOLI QUATTRO merosa schiera valorosissima e vedala borghesi INEDIir solo la di Italia in massima quel di parte tempo e non , più valse a fece chiamare che congiunzione il antico in già d' Alessandro prodigi i generare meritamente però Mirabile erudito. secolo lo che altrove, il Macedone , del e Romano di Ma minuto, di guisa niente di che rivoluzioni poi che è la r e : stata per slato di impero r sociali, armi che grande e fondò che, svellere ma al sorrette illuminato impotenti state Air distruzione. il di fiore E armi suffragio l' del- fusione quanto a è senno di ancora questi giorni bio dub- un senza degli del pero im- primo , durevole Italia contro in- appunto la sapere di fatte rappresentava di dalle delle altre restaurò sollevamento del le borghesia. e in memorabile sono di e col libertà all'unione più popolo nazionale di tutte scene armi colla meno sabaude dal poi delle indipendenza dovuto di più ma napoleonico di operato voluto, grandi aristocrazia antica è prototipo quelle cose la resterà e pur congiunzione del convenzione la prova ; avrebbero molte attendano rivoluzionari, capaci sono cuni al- , moderne, riprodurre a tutto oragano, si non disordinati moti che pare civiltà moti dai dicono, fondare Francia, di ! britannica e ottantanove dai non se come 0, germanica promotori progressi i suoi libertà istoria moderna nella e settecento moderni de' a il mille poi Cesare, della fortuna la tutta Giulio strati ultimi le col- italiano Francia, europeo. ed corate in- Egli è DI l' elemento che vero in che tanto a si è le armi entrare Veneto, militare e suscettivo sul dell' guerra di rivoltuosamente gittarsi e ultima fatto mostrato quando Ma è sentato rappre- ,* quest' si italiana, XI democratico puramente Garibaldi, da GALÀtEO ANTONIO sul e infino ordine di e voleva dipendenza in- sciplina. di- ripigliar si Romano è vuto do- , ed impedirlo volta una altra un' combatterlo. , scritti gli rivelano della Galateo e il gli ordinamenti il nella r potrà in suo libro di r Emilio, e di e della è di utile deve dalle piuttosto e che sarà un pensiero de' idee lunga o Più di rimente pa- il cittadino rifacendo dì Galateo ni gior- sociale d' un han meno fantastico pezza la per presenti stato più cosa. trattato ne questa nuove che coloro fare ri- tenta e lamentando rifare anche ve-- i costumi personaggi patria il voi e tempo, il presente pubblica stato la possibile e secolo deplora 1' altro né cerca tutti scritti suo dè'più XVlIi e gran : più perfezionato maneggi Rousseau italiana tornar può tuttavia ai i pratico quanto nuovo, generale francese, Più il del riforma due RousiJeau, presenti trovare non società uomo. in XVI Giacomo la ce prattutto so- la Avvicinate del età preoccuparono mediante stato sociali società della di e differenti si costumi. nei primo principe riforma dello Gian e come che patrioti e due coloro dei e scrittori Antonio drefe di riforma dell'educazione eminenti delle tendenza diversa Questa sere es- cipe printe par- quel considerato educazione un , XII OPUSCOLI QUATTRO vero e romanzo avvenire queir abbia idee Quali che di tutti i affermare; mente il Casa che a tanissimo lon- un di mezzo buoni studi, 1 4 solo nato io posteriori il mento risorgi- asseverante^ oso fondamento anni è che Galateo, dopo non buon trovo ma del materia tale in nei nascere trattato questo abbia si far potuto di educazione primo il sociale riforma quella d' idea V nuovo. uomo scrittori almeno o sogno, aii mEDlTI a della prima credere di morte , nel quello, il comporre dell'educazione, nostro autore, Galateo, Fintitolasse e punto non s'ispirasse da da nome dal o da dicono messer Galeazzo il Gasa si Florimonte lui come , , altri del di nome finto caso a vero ov- trattato questo veramente un costumi de' trattato nuovo Vescovo , di In Sessa. fatti in giovinetto tutti modi quei di propone in e ammaestrare un quelle tutte usante , che se costituiscono non il propriamente subbietto , della virtù vera dell' parte politezza e veri dei costumi, educazione questa che fa che Galateo, « to « e e « to « Cora del quale familiare oltre di ad uomo ogni grazioso alle è corti egli fa de' chiamato in molto signori » insegni ritratto d'anni, Chi il quale non : e certo a chiamato a molto aveva ; civiltà uomo piacevole e Galateo. la la quel- pure direbbe certo un questo credenza gran si vecchio già pien aspetto, formano oggi un giovinetto,inspirandosi suo « : e Era il det- scienziato, parlante ben e de' fu suoi dì e forse ravvisa in usa- an- que- (quando ) re da fosse sentasi, molti de' del senex ziato scien- parlante ben e , il testimonio cui Gdateus: Antonim coetaneo: doctrinam rerum figliuolo molto allegare, potrebbonsi suo summam piacevole credenza che Fontano praeter etiam summus ac , familiaris eius eis ) dum agit (quod perhumane comiter ingenium obviam habet qaoscumque salutando studet altrove: GaUUeu^ habitus etiam quique ed lepos; Antonius meus gralificari dicendi inest quidém rarus est ogni ad anzi d'uomo conto di trattato sexagenarius stesso: in tenuto d'anni pien uomo giovanetto lui del principali pel presente Y abbiamo oltre e fosse ammaestrare gentilissimo ch'ei E sum. ch'ei un educazione d'un ad prese i caratteri e Imperocché autore? nostro sembianze le dipintura Sta XllI GALATEO ANTONIO DI appellando , benigne, offerendo familiariter iocando hilariter, congrediendo grate et minime importunam che quel vivido de suoi ce lo nella hilari pulchraque molto dX ha dice ne colore, detto el exteros Del etc. egli facie alle usato stesso: senex Neapoli versatus il De vita sua aveva grazioso suo facilem et suam operam , do arriden- urbane, aspetto Magistris : veneranda. et corti de' et sum praesertim che signori inter coram Fuit E gran diu ecco Italos tot bus regi- , dire che ( D. Florentinis Ugoni che fu ancora e forse Monsignore dubitasse ). Martello finalmente Galateo chiamato era che E fosse e col pare ben poteva E trasandando , colui Sia pure in tuttora quel che vita. si voglia di questo. sere, es- XIV delle lettere unite altre INEDITI OPUSCOLI QUATTRO come mÌDòri cose entrare tal trattato, dall'autore esposte da piti il sistema tutto vedere a de' uno nella fu come liberi del che sato divi- e erudito secolo ci meglio un idee principali concepito pensatori pedagogico di sostanza delle brevemente toccare e , addentro po' più qq ora piace mi , farà prendere com- , che ritorno alle ed di infin se alle lettere quellantica classica della tradizioni che e di alla quell'antica sofia, filo- semi state erano il Italia antichità, secolaresche, sapienza in desideravasi d'allora virtù onde i , nostri padri addivennero di nazioni sia Europa, civiltà alle la coltura dovunque e nenti rima- europea rendesi maggiormente tanto pervenuta di maestri oggi non , che desiderabile, necessario ma ritorno quel poscia, chè clericale pedagogia la Calasantina Lojolana So, , Bernabita masca, e * alle in preso del ancora un ingombrata tutta classi mediane tempo a popolo e superiori, coltivare minuto la nisola pe- ecclesiastico esclusivamente pressoché reso l'insegnamento l'aver avendo ecc., quel col- gine ver- campo operosità quella con e, , che tulti nei Emiliani, ebbe ed accolto portarono la penisola alla per nel il conseguilo libertà contrario tempo e sottrarla delle con stesso di re, assiepaal progresso agli eccitamenti lettere favore secolaresche, negli dell'italiano gli ne- Salesecc. nei scopo, suo Neri, nei Thiene, negli Adorni, Zaccaria, ottimamente cioè, nei personificata sanno, stati le li qua- riformali decadimento le QUATTRO XVI civiltà ie romana della poeta più Gallia OPUSCOLI INEDITI magnifiche Iodi Narbonese le con Ratilio del parole Numantìno stra mo, antichi per e moderni per esempi de' Persiani , Macedoni, Greci, Romani, ed popoli conquistatori egual le lettere onore deirumanità moderne alle stati sieno Italiani nostre lettere greche soliti cioè latino, italiana, tutta gli stranieri, de' filosofi, de' poeti, de' teologi, corrobori ecc. de' che fortifichi e , esercizi severi della musica. che è grandi E il ami stimolo della non fatti da a molli eroi. degli e vitupera particolarmente dei fetide e E tanto i costumi Galli e della degli de' il corpo mediante ci, stori- ti giureconsul- l'animo leva contrario soavità che quell'amore a ai ma cielo a i do consenten- confessa paschi questi di e stri no- tir sen- straniera, la educazione degli tutti dalla temperata lascivie; e po ap- la mente medici, quanto per greco- , riscaldi si e liano, ita- usavasi quale filologi vivifichi ultimo giovinetto patrii costumi, male ginnastica rebbe vor- principe il costume nudra de' nelle tal che giovine le ca, ginnasti- nella e leggera, e insomma tale sludi degli e frivola non e giovanetti i secondo e, ni moder- costume conclude del beneficii altri il patrio E in na greco-roma- noi musica, Teducazicne grave, lettura nella domestica. fosse civiltà istruire giori mag- sempre comei Come secondo d' latine, e nell'economia che dalla i appo furono Mostra recati tradizioni antiche e armi. genti d'Europa. eravamo come signori e le e Àrabi Ispani o , Franchi e ANTONIO DI del il colto vivande di la loro le soverchia ignoranza, nel moresca apprestare la XVII lettere, l'imitazione corpo, vestite, giuocare, delle dispregio il loro Goti, GALATEO mense tà varie- tanta con diligenza cavalcare, nello scalcare , , il sale, spargere i bicchieri ed le spiegane tovagliuolo, il dormir la le tazze porgere mattina ed il vegliar la , il notte, ^ giuochi le di tali altre ed lungo interminabile conversar introdotti fortuna vanità che con Celti dai severità Se di lo della gli Spagnuoli scopo istruzione in sana sione vita. potissimo di di e tutto educazione in sano, eorpore di nostra è che ben un quello secondo Iberi, dagU e regolato di rendere la felice sta felicità la tutta delia corso mens espres* , Giovenale da vita , , cenni questi pochi che perfezione già l'autore che può che appare è propone l'arte tale proprio dal riginarii donde dai metodi stessi speciali di gli istitutori all'inversa poi e di quel moderni e che oltramontani del corpo si è quelli preso i quali scolastiche fare a o che forestiere, massime d'origine o- cia, Gre- tutto di praticare in vanno dei e erano civiltà: e tutto : già magna dell'italica primi tudine atti- istituzioni contrade, queste pedagoghi, d'istituzioni naturale patrie da cazione edu- quella alla e delle fondo ed tutta , particolarmente putrii costumi, dar da aggiungere , traendo l'istruzione dell'animo spirito dello e corruppero , la donne, con di cerca o sono quei che essi sono , ricerchi dalle classi sociali superiori, onde Topera del Xvni è Galateo civiltà perocché mostra ai costumi, veraci che rislruzione particolarmente le come inculca dunque classiche dette eminentemente pàtriottn educare per è egli mestie^ ancor Tautore sia tutta si vede Tistitutore non contrade nostre tradizioni alle conforme italiana, ciò da che vuole egli del* primiera* , mente alla all'italiana. educare di Che e ed vera INEDITI rispetto qnesto per italiana, ed ca ri OPUSCOLI QUATTRO Gallo né , Spagnuolo; Che latino. ad tini, dei sommi che egli sapevano deiretà principio il ed diede che poesia a e molto una i latino altri da lettere ciamo di- e due e al dole l'in- cia provin- maestri della discipline dell'età ne'quadrivii studi ap]pen9i presso questa tali dei e secondo primi ciò ancora fin nome di continuarono gli noi posciachè, abitatori né'trivii vede posteriormente zana mez- erasi , innovato musica vecchi musica tutti E mondo anche prevalere sopra dei al della proprio moderna. genio opere fidalghie palatini il segnare alle delle (che La^ e deTranchi caratteri i nobili che dispregio i discendenti appo con 1 e Si non (galani); Greci volgare, Petrarca. e a corte antichi lingua Dante semipedali gotici) appena la Greco^ o aragonese sua degli l'ignoranza costume 1 loro e poeti deride in tuttora studi voglia nostri Italo-greco o principe giovine asseveri coltivar se e, Latino o begli spiriti della ai applicare Goti, il esorta orecchio prestar ma Greco o ma nella francese musica e d'un'altra e si aveva conoscenza spagnuola, quanto di egli dicendo va di mostra francese tradizione di gusto e arti, nella Tarantina. gli studi dai temperati gih originario famigerati d'Italia commercianti del e ginnastica sica : sia straniera sia di l'apprestar simili stima neirabbigliarsi sorte infiniti di e le inanità in e appo dei altro un conterranei a proposito su tal soprattutto di in tutto o alla di si Olandestriosi indu- abitudini le severi esercizi soavità il l'imitazione francese o alla nel muliebri, gnuola, spa- giuoneU diligenza tanta varietà vivande, di barbari dai mu* secondo questo noi la del- della il vestire quella e come , riputatissimi nostri del l'Ammirato , molto ed tanta con introdotte altresì nazione che per i cicalecci fortuna, mense tra domestica Francesi e dalla giuocare, schivando negli tutti tuttavia temperati costume, ricerca a inculca cioè il che regione , quanto corpo, il cavalcare, patrio car è che ricchi. é ancora è della prima ben , , dell'animo ciò Inglesi Spagnuoli Portoghesi , fossero te predominan- conveniente poscia e e musica non dell'economia tanto e agricoltori, Italiano da giovinetto quello del italici, filosofia ultimo da della doristno nella e frigio, e spagnuola tuoni quel general vedesi E modi della gravi lingua, lidio, dorico, languidi e XIX i concitati che molli i e nelle masicalì desiderare e conditi modi de' GALATEO ANTONIO DI cademi quale tori scrit- qui , riferire sorta nelle quella eguaglianza di cerimoniale dei mense e egli quanto di acutamente spagnuolo grandi, quella libertà tanto sì cara siderava con- valo osser- offensivo agli f- XX QUATTRO taliani in ogni le Ecco ta. cosa, Vi^ della dolcezze nelle massime e parole: sue INÈDITI OPUSCOLI Ha quella maledizione, che nomini si frammette, frapponsi « in . molte operazioni degli importunamente volte ed infetta considerazione altra più Non a bere Perchè Ho vedesi sedeva gli e differente, che il primo cm ^r la in si o due queata voce una si non più del le qualità del salviette A o ra avventu- per essendo abbiano dignità o in rozze e lo quel- la usar cui acconciar napoletana. la A la chi sua dar si dimO'^ sedere debba propria mutar fere, ha poteva predella lor sedere. dare voce, salvietta. cufi A posata, acqua pii!i e e sottili consideraziotii, la debba. store Ne- medesimo quelle prime non per 'glidisse; più gentile fatta luogo seggiola Nestore biasimare, il secondo per pi" lo primiero. e di della simile me può età di Telemaco, Tetà, per o gliato. germo- per figliuolo tavola contenta a o (e dato nella nostra non sottocoppa, dare non la eziandio chi stri, cioè cui perciò a a i magistrati che Ma questi ordine, il che è venuta che voluto 0 ; primi luoghi. dilicata, A uffisi tazza che per ragionevole cosa i l'atirea è quella ma che Mentore secolo niùna appartenenze Pisistrato giovine parimente, si per differenza, prima dì cui nostro nelle tà soavi- delicata troppo e delle ogni precedenze, antichi gli veleno nel all'età, onde invitando E delle e più il turba e fastidiosa la fecondamente qualche intorno era cioè erano senza questa, di mortifero guisa de'gradi ha cosa tavola a dolcezza, ogni e in ancora per alle u^ ma-* ni. £d infine leggi lor avuto è cosa dire a stecchi agli cautela che al limone del particolari. quanta quegli XXI alle fette ed statuti e jcon da GALATEO ANTONIO DI maravigliosa E singolari questi della servìgio hanno vertimenti av- tavola son , posti appresi sieno si reverenda più quel che no e vivande delle ho del " Ha impotenza, per del e pane distinzione far veduto loro. Tarte o tavole molte in grandezza nobile avarizia dottrina solenne così più e per non da se rendesse peggio è per ma ; come j vi* acciocché , il l'animo solo non della dispiacere ingordo con ospiti, dove, ciascuno. da mangia mangiare più e si minutamente Ed de' gradi anzi ci così delle e vediamo me re pafatti così dell' osteria , si egualmente colà abbiamo di ciascuno sottili per ove ragunati, tante con di che qualità senta a tavola cosa siam il ventre quella paga^ è misera ristorarci per aversi vile egualmente come la comprarsi prezzo ed Veramente disuguaglianza* molto con e il corpo inflno ma così sputare di- a differenze 9 pressoché quel vituperati. che io introdotte siano del si debbano dalla mente tutta amore in dire cónto se sento, ne grandi ospitale carità, più la odiose altrui che tener godere conto dovendo quali io non -perciocché del comandare T apparenza ze usan- nostre massima- distinzioni nojose vane, non via quale Le queste cose bandir e : tutte iodica ciò a come e accettare. debbono volentieri queste che pare rifiutare tutto alcuno sieno me barbari da mensa e a intorno perchè E degli essere ve de- non saprei gli e mini uo- sciar la- onori, XXll QUATTRO se non d' altro per il imperio solo certo che costume né ma coi alcuni servitii. della peso di famigliari signori bere al o abbia signor sia che di la abbia egli bere loderei ninno che usano berretta che tempo lor egli bea; tavola bee quand' egli to asseta- bevanda la finché alla sono V se o fermare che quelli bevuta in si debba portata, levar a che chiesto ciascuno biano non , prima amico Onde casa , possa immagini qaeste con compeDsar e gli ospiti, con quel per vero INEDITI OPUSCOLI s'ab^ gli o si dà , alle acqua mani come misterio tuttavia col imitar è stata innanzi bere vengano talor quattro, noi alle due perciocché il Né forse volta che qual sorta Onde fu che stesser per vicenda sia al signor torchi da farsi queste vanità a il capo il petto già che incominciò terra spa^ Gran-Duca solenne e riso dei Cosimo cerimonia, gittatosi molta con gran senza non cosi lontano, incontanente del tavola nella usare quelli uomini Dispiace che si fatti il onori si convenivano solo a prima pertosi sco- le con devozione chia ginoc- battersi a circostanti i , , intendevano Rosso a voluto aveva Dio solamente e di veder quali mostrare non (Dell'ospitalità). giunta del quel Barone un e mo lascere- tratto ad dia accesi onore bel si , gnuolo da dagli Spagnuoli d' veggendo quale sacro quanto so grandissimi divine? cose bufiEone Rosso ogni otta che usanza, che introdotta, che prima solennità. quella ancora male minor per scoperto capo venerabile così usare riputerei anzi ; alcun fosse questi» se , a tali mor- » questa scrit- de'grandi, lo dunque Se lo lo ; se delle fondata suir non pure medicina, la forma e di guide costume di studi, a per e buona delineato solamente meno la generosi era metafisica cioè e , lui si educazione, i intendimenti. germi e fors' E in tracciar a hanno che con la perchè particolarmente a un di buon maginato im- punto di si trovano anco guisa metodi precetti e la arti delle egli ebbe): non quasi dopo e quadro^ piti largo un scritturat indirizzata benanco filosofia massime dettar pedagogia è divenuto messi sono con educazione vecchia germe della scritti Galateo italiana quale al figura, quasi di della in suoi sviluppato presente della che buona alla co' dopo di e secondo aridamente manifesto è umanità, parte né ma egli magistero delle quanti ; ma trattate e né insegnamento il moderno tanta araba, comprende vi rinnovazione che ; nel solo ma dialettica della esortazione non che giava appog- ecclesiastico filosofia d' ornamento sorta medievale, (al si , geometri sua la e maniera alla alcuna de' teologia gli organi d* Aristotile, innova era te unicamen- cui su ed secolare il Dritto la e questa magistrale autorità stami co- Galateo, a scolastica novella i , la modo innanzi poco la formato avevalo. senza cioè, umane, tali se risorgimento il avanti teo Gala- quale era lettere; queste studi degli stato lettere quale in vivacemente ritrae so ver- 1845). dltalia. allora di sociale stato questi di albagìa Condizioni quelli (Mittermayer, di tutto ed durezza dalla che INEDITI OPUSCOLI QUATTRO XXIV meno sua questo; sparsi liberi zione esorta- Principe del ristretto anche di vede tempo, SQO Corti nelle si faceva la rotta oerchia aulico l' insegnamento tutto XXV GfitLknO AOTONIO DI regie era cortigìaiia, che e baronali e cui ìq tal propoala e ^ di esercitazioni sorta che ventura moderno cipe Y circa fosse ebe sarebbe F edneazione e i filosofi che prima na buo- dek prin* da richiesto coneloEsionev par fiadaUa la divisava Galateo quale in secoli tre stodii istru2»oiie età, vedendosi, sua di e lo quel- Sanzio* francesi , nelle nassero air termine principe AI giudizi, se e Che pi in dalla di censure svelata, fine perciocché la la occhi di jpubUiea che con anche tutti: ter* di me a dei sudditi delle dei ; la dal istorie princitero: in- tempo altri mai potrà le celate V orbe resta quella degli tutte de' giudice e de' secoli gli annali giudicano* ne rimangono primi ma quello: su città, i falli testimone memoria i discorsi, rivolte sono copertamente o lunghezza tutti gli colpe cancellata alla parole, quali piace spetto it ri- nomo, osservazioni. pure a dell' opinione^ ognuno domestiche morte né morte, mie all' incontro hanno colle e intenti sono le pareti e o memorabili nemmeno se dalle le alla non queste queste a diritti i su pubblica libretto, il suo por i con leggi alla uomo, coscienza, mina loro la nà abolire; i narrano , fatti ed de* i costumi cosa essi cosa alcuna principi e de' studiosamente debbono insipienza, con con ingiustizia, e, guardarsi cupidamente inettamente^ con con Per di la qual non far istoltezza, ^ leggerezza, per popoli. dir la con sentenza inconsideratezza, di uno dei d sette OPUSCOLI QUATTRO XXVI savi, di far non che alcun INEDITI dì soverchio che infine, e, , che ricordino si Iddio giorno d' uomini za, senten- dovere e dei come divina loro avere un soggetti maggiori e sarà rigorosamente loro ripetute quelle p del ragione principi di che arole umili gli onori, gli Salvadore del villa. tua gli più fuorché contadini, della governo dimandato esserne per , rendi loro conferite cose , più conto le state sono anzi ; , tanto i altra queli' esser giudice a quanto per stessi, secondo sé conoscano abiti no han- Qualcosa tigiani ar : i e poveri cati i dilis- ricamati , le cibi, squisiti, i soltanto sapiente di cause sieno desiderosi fama. Ma malattie di e verace volgo le ? i ne discorrano male ridicole Convien della grandi , i vini nità va- riputate beni; dolori. onore, se adulazioni, Queste mai state sono del il se voluttà le profumi, niun da salutazioni, pubbliche che gloria, se i da bene, ma e i re della lontani popoli , gli se uomini ancorché , tacciano, ad onore : perciocché silenzio col male sentan pure coi e sono cenni si di loro, più cose fanno vi non è turpi più luogo quelle comprendere che che le , che altre pubblicamente i continui per valore quelle col discorrono; ragionari per , silenzio, si perdono contrario timore e col , essendoché d' intensità s' insinuano segreto ste quee collo d* stesso mormorio e assai , lungamente fatti negli rimangono Lecce, Terra animi degli scolpite. d* Otranto, Agosto 18G3. uomini capaci di grandi ANTONII GALATEI I.TCIENSIS INEDITA OPUSCULA aUATUOR TlTULl QUOBUM DE INBEDUCATIONE» MVEFICIO VTPOCUSI,DE ET COIiLATO DE JlPPJlR TVBCARUUI INOIGJVM JlTU , EJVSDEM JCCEDIT DE /^Jf PAKTiM JB ALTEtLVM AVCTORlS PtGNii SlNGULARl JlSGELO MAI OPVSCVLVM PRAPfTSCm rATlCASJK BlBLìOTBECAE IMPRESSUM ET KVKC NOFITER ET IN INTEGRUM A FRANCISCO CASOTTI am PBAEFATIONB ExCVSVM CHRISOSTOMUM AD De miCbrisostome» Scripsisti, Duci inclyto Educatlone. gralissimasfuisseepistolas Paschalico et vobisque clarissimo. viro nostro meas , tibi omnibus, Ob rem quam praecipue viro plaperent mihi affeclu caeterosque, te, bet gaudeo si et oblecto plus mea placeo doctrinae dubitarem ni Utcumque bene est ; iudicii. et aequo, falli. amore si , et magno res sin se ha* satis autem , ab scribis, ut est, quantisper istius exilii si avertere cogitatione consolari mìseros miseri ali- nostras mentes Ex possHnt. , crebris litcris novi epistola ex quid que: ob exulatis. vos,qui quam agat blandos ierit, et et scal didicisti meis ad IJispanorum ne iuter obliviscatur Egidium, italicae delitias gravitalis. percupio. peregrinos et Vereor dedi- literas qui ne, trans- mores vanitates Nam legam- legi, millies quam in sermones, externas t scire adolescens inclytus calamitate maiori apudHispanosagatChrisostomus Quid lua in nos^esse cu n , 1 inge* •" _ eiusmodi confliclatur niis Terentius ait ut , in animus \etur Dices bodie Italia imperio et iam placet non maxime ipsum Hispanorum Christianos, inter armis et habere posse libi nunc educatio,qui Gallorumque misera scias tamen re, modum. vitae tuae ea commo- nequc , serviente pollent extremi sunt ut et, , , honorum omnium in orbis sic sita te, nobilita- et , ii sunt si in vis nes sim Sed verbis In proverbio est: Quamvis intuere. eius utar, ego , domum non ad et sed inspiciendam, esse Chri^ostome, vereor, saeculorum Paul! devenerunt. domum cognoscere solitus mores. saeculorum Qnes quos virum dicere et divi ipsi putant,praestantiores,et9Ut ut devenerimus ne Babiioniorum regis vitam» in vere QSi pedes. statuae , tributum ferrum imperio romano lutum quibus est nite conve- , videto Galiis ; Hispanis et puto Francis, Hi rum. me, Gothis: et hoc ultimi sunt breviter,et modos: volvere. Scis omnia me Chrisosto- qui geotium, puerorum exequi exacte volumina aut , medicum esse Dicam, educandorum diversos possum et diversarum modum, loco* temporum pessimi. et occurrunt, e'nim non hominum, inepistolae scribendum 'nter ratio exigit nomen ipsi malunt, ut seu, , , occupatum et in minus non , alienis, propriis malorum, suorum quam na, in quam aliorum quae tumultuosa malis. est. cura doloribus quaedam Soli Infelicissima alienorum medici-' ertium vita Medicorum vexatur. semper corporisque mentis maior medico, agitatio est , studiis literarum Chrisostome ut vacare non Plato et hoc De potest. Galenus ait, satis: placent quae cuique, sua instituta sua , dogmata ; quid sit optimum Deus tantum quaerissententiam, nonenimhabemusquem simum ; appellaverit non iuvenis, nihilorainus et qui mores sit novit. Si Apollo ille hominum senex, hominis sapientis- auctore mnltorum stotele, Ari- viUt 4 — indulgere, errare haec cinit Non verba Qualis in Earotae Exercèl Diana Hinc atque Fert humero, et caetera, quae thus ostendunt in choros, poeta caiisam ce- mille qaem durae qui viris cum Liourgi legès [diaretrain omnes. aude- pugnare Greten- sanxerunt. sfnt, lif inos vivehtes sotum iK)n illa : supereminet sed iiabitae secutae. Oreade$ Deas foedabant, Ciiithi iuga per glotnerantur opioìòné qua aut gradiensque fuco leges, ripis, bine faciem sium aliam t ìliae bant, ob Non sylvas. per — Rhadaman- et idsti iudiees fuéfe» , sed illos apud etiam num instìtuta et mores exercltu, lexandri rabilia in medicis; cachìnnari, •dro non phiiosovetìari, pugnare , adiméndam se es- vocant : scebant di- avaritiam propter et etfama/Ideoab-Aléxan- gloria prò sed fidalgiam non esse provinciarum praesides tot sed equo nostri quam ludere, ; [traeterea illis gerenda spoiia provi nciarum, et pbilosopl^is, non discebant A" ianume- tot erat liberi furari Neque bella pueris Iii5ét. In contila piena procerum pedibus et , a regia non nobilitatem putabant betli, llacedo- est. cognoicere uno aula ingenui scribere. ac credttum tumultu tanto deinde pfaari primum, iegere hoc ex illudere, non dicere ius agmioa, Persaràm hislòricis, reòte inferos superbe qui et avare magi* , exercebant, stratus cruci aut palo affixi aut Yiotis sunt. et , supplicibus ta; tot eoim tunc aut regna ut dixi , ad geruntur, solum gentibus debelles, Aomani parcebaot ut quot sacrae victas data, bella prò , necandos Macedones, dono hoinines, sed : Babilonii reges literae urbes non ut ait Curtius, gloria nunc et lacérandas Pérsae, tantuoi reddiavaritia prò « ad aut Non provincias. victis et sed ionoxios perfidis etiam , testantur, in in pristinam sua regna libertatem, reducebaot. quot re- 5 — ìd ges sua vìctos, Garthaginicnses fidem in VicUs^graecis resUtuebaot? regna donaverunt. tem — perfido», amieiUaRi reeeperunt, liberta- urbibas periuros, toties ac €dlaerunt sanete et , foedera, datam et ab spanos innata adeo verunt etiam ipsis feritate GaNos fidem. Tivéndi mìtidres ad nihii illis ut hofitibus utìlios'evenife ttìores revoca- potuf^et , vinci. institutis Non ilios» tantum sed ornaveTunt civi(ate bonoribus et vinci., imperars. et, Booianis aiit .Testea qaemnuperia.Galiis cultor servire nihiI petulitSynceFUs Claudius Rutilias tis aliuderat, Mutoìatianus qui a iquam et filim , ai^tiquilatis noater , Roma runt donave- romàBa galli poetaeAiHonii^paier sunt et aMpltfiGaverunt:"eerte , Bomanis legibas , quoque » ni(^lstratibus,, viceruat qnos a quam , Romanis Hi- et reditu in suo e , iiiGalliamNdrboiìensem eius reperiuntur. ramad baeocecinit^qiiaedn Nec ercfiittiias, Gallomm casligatidmn sialiqua fragmencarmina et"Hy9panoFiiin refe- qui^^nos dp, prifnunt, int«mperantiam" superbiam, ingralitudtneffl Sic Me Roman «lloquitoir . Fecisti pfttriam Profuit in diversis iustis insokntiam, gentibus dominante te avaritiam, : unam, Capi . Dum ofiferes Urbem victis proprii consortia regna, fecisti, (piod prius orbis A uclores generis Aeneadum Venerem erat. Martemque Romulidumque matrem , Mitigai armala Convènit Hinc quoque Foedere tiAiuit vires, mdrésnttnen'utrmnque tibittemndJ Ouos Tu Itì bo*a, auperat, tuos. ptìrèferidiqtìe vòlaptas, qiios superavit legiferis munduta communi patrem . clementia victrix fatemur, vivere amai. compteita triumphis ounoia lacis. 6 - Omnia perpetuos Nullum lustis bellorum Quod ad Excedis Si Galli pulchrius causis» nec factis est^ fatebsDtnr hoc superba, venit facta qui opes. quod quam grandia motcnr imperium. pace gloria summas minus regnas sydera servaot qaae viderunt Nobilis — mereris, regnare tuis. incenderunt» urbemRomam » toties rebellaveruttt minus nec virlutem ramanam fatigave- , runt Garthaginienses quam , landum in est, quas ferebantur? tìus Et CatholicillHispania urbes, nis ! stratae quot latini sociis a ncque ibiaRomaillu- quot » nonnulli quamvis ( Hìspani 1) immanem dementiam mi- erant, conditae nominis pu- compeditores erat.Quot Romanorum tota ut Ghristiani illi nequc tamen gentibus caeteris sed hostes» ut non de quid ; Gotborum I oh ingratitudinem mslint orìginem quam , romanaiD^unquam plus non armis , in mae curiam reges admissi fuere Lupiis ad : latine perii im- gentes nobilibus victis imperium to- Romam loquididicerant. romanum sanguine quaesitum ( Salentini nostrates duxit),sed malernum genus sequar ! apud GermanoSy ipsos recipitur, regnum matores nos civium quod nos nos reges vetera nos et tantum a- Nos vorant. Aragonenses nos , , habuimus,e(y perincola nemo quaerimus, lacerant e Afri^Grae- quid sunt; ni, Pice- philosophus Hispaui,Galli, semper , caeterosHispanos ille enim uos^Ungaros Galles Latini, infelicissimos hominum qui solum non admissi externos exterorum, sumus est Antoninus ci.SyriiyPannonii.Gothiyquos ad victas Gadibus Ro- senatores : Gallorum vix antequam , sociorumque et a usque qui Hispanìa nota vincereiur fecerunt.Gaesar implevit, exteri aut bencBciis quam concilium participes tam darà fuit et si Diis visura fuerit, ui 7 _ libet quantum liceat tantum — Pontificibus» summis qui post quasi vin*^ , orientalis occasum immo imperii romani vere , , soluti culo Ginganos perdidere, omnia habebìmus. quoque , Summus PonliBcatus barbaros, illius et est; noster tamen facimus. participes exteros^ Utinam dicam ne Romanos ut , aut Gothis, a nam haberemus! PontiGces quondam, Gothos aut Nescio sisset. sedem cram tulit, fuìt quis ille iourbanus Populus Francis» sedes ! et ille admi- Romanus Ghristo Galli quisa- Petro, et nt»- avarus gallus Pontifex, invito inclemens. et inscius profanus inGallìam, eRoma debita Italis aut a nunquam Francos aut creavisset, PontiGces consessus illa fuisset occupata nunquam utinam PontiGces trans- Gallos pri- , in mum lum hoc immiserunt regnum primum divum Chri* Thomam , doctissimum sua ne patefaceret in Galistus iussit. perimi veneno malefacta suorumque , concilio Garo* illum tyrannum qui creaverunt regem stianorum et , hispa- , antipbrasim per nus, Alfonsi, regem. accepto Glium evexerat est. Quod ille Opportuna irati ne potuit. non illum Roder icus, et loco pellere, mors lovis quidem Ferdinandum, humili patrio regno , natus ab illum qui nomine» fratre fastigium tantum Ilaliam et mala tot ex ad Apuliae vastare molientem rapuit. eflfecit; quem nepos, numina Deorum contemptorum co- , Petri et Pauli hic potueruut mactare Gallos duce primum^ , Carolo cuius rege, perdendam divino Italiara excitavit memoria, periit penitus iudicio Gallos deinde : an Hispanos et , , seu tos potius Francos, convocavit. patimur. Calisto N. Cardinalium PP. V. coetus in hispano interpretatus, Bene scriptionem: Miser A Gothos et M. immo CCCC. creavit raala,quae habuere initium vaticinatus, L. coniura- perniciem nostram II. Calistum; est mhil quidam Papa Ivgebil valet Italia in- ; in- 8 — Senensis feliùs. Pius Ferdinandnni patrìae ptetatem tamen dedìt, pacem composuit collegit» aberraverant^ viribus» suis ervavit do Ferdinan- vieto bonus pastori pater* patriam ut et bonus ut et» exteros, neque genuensis» ipse quietem Alexander ut contra , armavit.Intiocentius Italiam catus, et» bella* movere theologus» et egìt, Ferdinando a Pontano Ferdinandum et provo- qui , eius bi ob regi» , quae oves» itaiaa res est ausi» nuaquam Pali, iuvit. Ferdinando fuerit pbilosophus genoeiìsfs, Sixtus Gallos cootrà infestissimus veDetus»qiiamTÌs lus — fuerat, praeceptor concìliavit, Alexander, infaustum nomen Italia mìnus non statim exitiale et bello si« amicum suadente» accidit, postea illeRoderious» seu Hispaniae quod ne, doctissimo viro , vastaretur. Italiae, quam Pontificatam ut , adiit, illi qui eos PontiBcatu adipìscendo in fìiverant , , sedibus Iriis ac eieeit Federicum tandem eius patruum ingratitudinis Hispaniae ad hpnoribus summis mendicitatem Alfonsi nepotes reges ( ampliOcaverat ! )» patrio regno coepit tot , inexplicabiies , conditiones rerum ut vix per mulia sanguinis Han- earum , saecula Italia nibalis» aut obllviscatur: Pyrrhì, aut vix itilici tantum Atlilae aul Geniilium Totilae» Alarici, Gothorum Theodorici et im- suorum , piorum et ! novum oh avito et machinari bella tpt ilium qui , exemplum respulit Ferdinandum, Alfonsum, profligavit^ ac pa- regnum , quantum Roderici nepotem habemus brium ; et nofttrum, afilicta illae amamus; quod causa , fuerit. nos inter est.Nunc illum sperarous calamitatibus enimest.Nunquamfuit malis fusum opera oderunt, Latinos Papa, quid aut et hoc nobis Barbaros Tore oppro- occursurum est: ; Italia quin nos Sixti magni oblaturum nostris barbarus Nescio lulium ingentibus gentes exteras fnvident. perpetuum italus An haec et est natu* 9 — quoddam rale conveojqQt? boD09f iodocti ut quod et educatio nobiles, doctos, pueri ut ? plebei ut an, Deos, tes odlqm est — egeni ut insipieotes ut magistros, mores non divites, sapientes, mali ut utgigao- medicos aegroti ut et ut perati intem- ferae imma- , monitores, priqcipes ut dicentes vera ut , ipitiora nes iooocua et animalia sic barbari et ? Gothi habent literas, qua a Fraiici et iustitula leges, vitae pareotem ipsam et liani, Ita- humani- , habuerunt, tatem ionoi^iam et sacram iiivisos upa , sacrilegi ut foedant, parricidae et violant , necant laceraiit dabunt : ultori, Christo suorum lacessitus quiltaliairo, nulla cium et a sacriLegia tot prole rectum humanis rapinae, malorum Omnium dixi, saepe institulio liberorum lilerarum, ignaros procul et stupra, Vide gerunt. intcr et tulerunt. prò faciat quid nec , abditus Galles eos la ma- viros probos ut qua, , a sine patris conspectu legisset scripturas, veteres lorum bella ambitio, et iuvenes iuler iniusta et Carolus si : non tot oc* , Illa bella gloria, illi incendia avaritia est causa prò non nefaria est, tanto- nunc , omnia quae iudi- est solus vexatur tot sua* evulsus umbrarum, neces suo, Ludovico radicitus nunc millibus tot ( quam sua , tot exercitu cum et poenas, tot scelerum poenas iniuria,Roderico rebus a luit malorum causa currunt ) inferos apud nunc cum Domine! tuum, rum Hic invasil. deutibus, Carolus quoudam ut ipsi et quoque » et peccata, tot merentes divinae in quibus vindictae sì vixìsset, praeceptore et et regum narrantur novas popu- nos nec im- , mala ille nec talem exitum habuisset. Sed ad , rem tandem pbilosophi, tes: et ibi bonus qui enim vir a et apud magno bonus militavit, Persas ilio et rex aXenophontis educationem redeamus.Persarum : Gyropedia duce et philosopho illam ut legat el discere ìnstitutus amplectatur 2 pòest in- 10 — adolescens lilus alumnus mogenitum et Persarum, regis mitti viros ìura, bat, dos, non Quorum cupide suadebat, optimos Deorum cultus^ temperantiam alius ; gloriae et ìnstitue- alienum, regna contemptutn contu^ proceres aurum non uxores, mortis et ad ; alius fun-" uon fortitudinem ; alius amorem , docebat veritatem viuspuniebatur et Qua propter alia rustìcis Si Nunc« currilur. vir doli» doriae, nullus aliqua ginienses a Utinam faedifraga, nihil id con- arma lam nesciat facere, romanum vafra, extet, est. nisi Punica perfidia latinis quantum et artibus ligio, re- plus* sai- omnia, Curthaeisdem et aut gens : nulla ut graecis oboliti mores periuria; et suae, bilinguis Poeta lingua nulla " , memoria et non His illis versutiae ait ut socìarum afflixerunt saepe profuere et, etsi Hispani, didicissent. finitimisMauris le- sancti, nihil iusiurandum nostri versutiae, exemplo, ^ ne ncque Garthaginien- scommata, veri, nullum metus, populum periere, mandalum ve- Hispanorum, qui Annibalis et, direptio, Dei punica. illius tuenda ad habeatur^ fraudes, crudelilas^, urbium amicarum ipsi nulla prò prò et ut prudens ncque mendacia, educatio, quam fallere et ut , , slum Gallorum men-^ audebit. non statim grameo Qui mali quam asseveret, adventum mentiri urbanus ncque mentiri post est promplum tem alium quis nihil liceat, capere arma Nihil simulare. abantiquis, est illos apud quidero. et mihi, institutum bene iuiuria ritale. mentiri crede audet, enim tecte et ìndignius,quam simulare tiri mendacium; quam homine iudicio nihil colendam: esse pri-^ est, mulierum a docebat primus appeteret,non non servos, auctor Persarum quatuor leges Zoroastri nihil ut Plato posteaquam ad solitum. et suadeo. tuus segregabatur, bernio — literis urbis vixet , magnae vestigia videnlur, certe Deus est arbiler, ut et alia- 12^ — distribuit magistris pueros cenfcas literas, ii ; doceDt sive sarà- , sui Macboroetis et arabicas instituta retigitniem et • sileotium suadent, abstemios blaterare non ludere obedire sagiltis et arca fortiter maioribus mari hodie qui re. pugna- ^ , Turcae equitare, esse» , potentissimi terra et sunt et , , Asrae gentibus et qui et ad imperio Europae et ad subiectis a antiquarum rusticam rem Romanoruiki , vitam montibus vàrias seiectos , pueros in potinntur ad inde artes fidalgorum agunt isstnnint, more, transferunt miiitiae magistroa ; « suadent religionem Deum dicentes ludere talos ìusiuraodum et vetaut mulctant; morte ; mala enim in verfoa ad mentirt, peierare^ fùrlàm furari, aleas et serrare mum maxi- ilios apud , habetur bere; mulieribus cum in domi et ^érictim cònspectu;Quid làrum noéte documenta dieqtie viH capere frequenti vitae 0 et possunt Sint assiduo? Sed jùVedes. ? ex quid aut lanata tepuel- cur esempla puellàrum commèrcio ^ìco juvenes conciliis dómésticorum quae nostri amores et tantum mulieribus? cum putant, gynaeceis etiam vitòìrum alloquium tenet in more; tibi,ft)rtts tir, delitiis consiliis^ ha- scorta inutile in in non à semotàs tractare, et sermones Graecorum antiquo tatere, et esse^ vinum mulieres recte, an habéndas cubiculis trahere longoÈ nescio enim, putant exercita in vetant sceins; quae , remissfo, ? 0 tam finis non spectaculuiki! o , facies, qualis liaAt,dum còpìllis, iBeu, o sé ungueAtts quandò^ùe Veteres ? delibutos, atratis senes, soiset pietos atifeis accinctòs Ò insani exempla sfunt senies, ista 4uae barbàricae dum se po- nigrfcahtibus mitris,torquatos, gladio, dfe,ànteÌfòk'eàtlominae canore, amorós. quae bu^ catenatos, dicam, etiam videro dìgtia tabella alienis domunt tft rectius niorìbùs quali nocte.et immo exempla rare deplodatis libidfnis et iu- va- -13 — nitatis? luvénfs Scipio barbarorum via Maslnissàe ingenia» in ut coiDpres8Ìt»qaafii- amores cradeHtatem sic libidi- io et » magia nenì cuius scio italaa ordiois, pecoris, aut liislJcitatis paisllas Italoruiii* soni^quam prona Insanos mbnachus Gambertus austeritalìs et quidam^ ne- accusat nesciunt quia ut , , hispanae, omnibus et re» blandiri,et viris venes modis pessimo a excitare scelere excusaudaro geatis uti iu- tei italicam, gravitatem nomine levitatera lascivi- et labgueùtisn), et Monachus suaìe iliecebris, Venerem revocare» impudens t^mperanttam, duleibas falsi et ad crìmtnla iiiquinat vanitatetnque , immemor verbomm divi Byerotiimi qui alt christia- dc^cere , hominem oum malum non malo sed malum bono vinche ; , in ut non, proverbio vioeitur novo eit: lomnis €laviis davo peilitur, Ghronistes amor. maior successive et iste enim sic , se ipsum, hoc sed modo Gornisten ego pelluDtur,sed non utinain tronae puellae , didicis^ent! et mious appello, namhae italiese, ignoravit, quod vitiu. mutatitur tllae Pudet Sed utiham hyépanos Uiores verecundiores» imperiosae. essent Geltiber nùnquaih òbsequeàtiot*eè viris dieere, ikia- tìieam sed quia , verum est cerum huius gnitum et re,et regni illud erat insanus Aragonenttum pUeri vitium venales erant* aménti epistolam continere, quin atit signarem, mei, proferre. ignoro nec meam respondeas teum stullo oblatrasset dibominum futuram. secuudum Gambertus inìurias Scriptum est in stttltiliàte suikni. patienti8sime,ut ; proinco- Insolens itoe ittsanl- Occurrit bellua; , iili bonori aula custoditi cbgit illainsana responderem in exterorum. raìotttìèhus erantpropositi ea,quaeDon nulli adventum ante nescioeolitó hi, anlequam me adventum ante : non mi- potui responsionem sacri^ codicibus; Si tòtttra solco, Gala- buiusmo- tulisseiii,neqiittl^j^tìdissem,sed usus -^14- Gyaici fuissem verbis set? quoniiBim Sed Gothus, hostis barbanis fanus Quid : sì Italiae maledictis insectator, descere, insanire. tales exempla quae , iriri capere redeamus. possunt dociles incolimus» Itali nos Dii praecipue iam malarum pietas vestes reticulatos bonarum follicantes et capitum armillas ornatus , , periscelides, alienas oh cervicem, et aurea, comas;dicam,quod et mentum, in murenulas torques, muliebrem ciem ar"- » auratos et I tempora , mundum omoem audivi, plerisque a oh faedare purpurisso et : etiam quod fa- I mores , , russa hoc qui occupatum fimbrias auratas gestare diu » mauicas nisi nos, quam , tium, immor- mulieribus a tyrannide mious non excan- » omnium barbarorum im- et irasci» non , regnum prò-» parentem, possum propositum didicimus ! lam muiiebria ad mundi dod offendis» proselythes» aut sacram meritam Sed Poenus, atit calcibus Asinus me ce* , ipsis mulieribus , plus licet, quibus Gambertus philosopho, Non liena. taceret, non Aristotele est.Taceo turpe Orontes et olim, quae Gallis ad quaedam consueta, defluxit nos turpissima, Eusebio, teste divo nunc Hispanis Betis sed vero ; maiorum et Se- , oriens mores a- corrupit nostros , occidens, Romanos et nostrorum et non totus , quana quae ubi sunt illa magnifica dominos, rerum Yirgilii geniemque verba : togatam, ìlla: Durum a stirpe Deferimus, Canitiem galea genus, saevoque premimus. natos ad flumina gelu duramus, I^unc et prìmum undis. caoitiem ornamento tingi-* mtis serico et auro Gonveniunt premimus. noagk nobis illfif Verba: Vobis pietà fallenti et croco murice vestis, y Et Nos, maoicas, tunicae bis non habeot et sed redimicula millied, mitrae. Phriges, òapti dicain né Phri- , gtae» Hoc sumus. vitio nostro e^ non sed est barbarica! ex » disciplina .(Patrio mìttunt ptores furari, more parente^ abstinere ii alieni^ : mentina non nosltalos simulare, non nostri docent, ad rixari, non peierare^ non praece- non insidia^ non , ri, sicarìos non edaces non fieri, lenones, non bibaces non graecis nasticam literis exercere, luxuriari non non rapaces, audaces et sed , lalinis et impudentes non , piratas, non non , dare, operam equitare, venari, vanis inutilibus et musicara discere, familiarem rem gymcurare, sermonibus studere i , fieri loquaculos non versipelle^ non et promptos subdolos non astutos etsimulatores, versutos non cundos, hipocritas, non sed sed sapientes gentilium , christianorum et hae veteris et novae , exemplis nobis artes vere- simplices, tardiloquos , scripturae bumanos, , , religio- prudentes« modestos, veridìcos erubescentes et non , , pfos, fallaces non , , et non , , ^ argutulos SOS, vafros non , et profuerunt non Sed ìnstructos. praeceptis qui nescio servimus exteris qui , , minus ingenio Guicumque sumus. et ìam valent, inops, et quibus volenti imbellis cederemus. et nos Solom. vincere inter nos praestantiores^ multo natura etsi prostramur; Ginganorum gens cur nos audaces invadere et fortes vaga, auderet^ sumus , adversus niciosissima exteros omnium desides et malorum imbelles. Oh! discordia, pessima, et in"moderata oh ! per. li- 16 — bertatis Vos cupido! peratoribus frustra thaphisica clausit malorum causa imperare, servos gitisJNon Aristoteles ilio 9 barbaris vos summum me Possunt in dum oblici nos Graeci diatorem verba iucredìbilem ; Gbristi sola beat, poteotiam Ghristus nulla consentiremus, nos Genuensium De satis. illa nescio servii: illa tissima suis urbs utitur : nescio suis libertas, rentinoruro amicitia, tudo quaedam gratitudo, miror in re sua deficiu nt, Dicam, poten- : li- alumna viribus sit in Placet versatilia bumanitas, tamen malum est. et acuta , Italia est ipsa occulta solita servire munificentia, suavissima; et PoU- serva. illa , civibus hospitalitas, an periosissima Im- exteris semper reperta an ioDe dicam. quid libera, tyrannis mera tamen urbanitas, nia, an si ingeniorum,suÌ8 excellentium et aperue- miseri, factiones, perit.Florentia, et timeremus. nescio philosophorum consiliis bella, arma respublica,an libris studiorum, externa Tur- Gatbolici et Nos , absor- quam 9 tuetur. ìnsi- reges nos viam et moventes iutestinas ob illa sit in et illa ne papa disciplina urbs, an nondum beralium an claudit, et potentissimos quam iusta perdidere. specula, e Rodericus oec civitates» imperium coercet, Italiam necessaria non solus ruDt, male misericordia opprìmendam ad Ghristiani, tia versicuto: Graeciae : duos nos « hoc Hoineri co-, Me- suorum habebautylanquam iibertati graecae Baizeti ter servìr;e operum cupiunt^omues solum Philippum lustìni illa singulae imperare cis latioos repetito saepe vosim- tantorum, BaffiXf/e. Eie et estis — quare est et ut Flo- iage* consue- et 8ervire,sed omnia mi- 17 — suis, malum nus Roma mus. — exteris, quam orbis quondam barbaris, et caput ut consuévi- nos facinoruoi sentina none , igoaviae guise, rapinis» servita , libidini sceleribus et omnibus. » Illa omnium est minantur, et culum, et tiarum diu sola venisset, spiritus, nulla aut Italia, iam esset polirenlur rerum et christianae nisi proviociae imago in vìvit, Turcarum essent et ^ dilionem hostes piratae humaoi neris ge- Saracenis a Yenetiarum urbs sac- extin- est: urbe tantum nunquam , tae illa aut et esse, praecipitjjn Vene- libertatis in servorumdo- pauperes noster precamurTlIamdiu %ìvat servi qua quibus Italiae antiquae Italiae in dominus gestare ubique est officina, potiuntur, rerum peram urbe ctus ut malorum tu- in staret , illa libertate antiqua mille ultra antiquum annos nunquam , durat mutatum militarem, nam piratis gum et transeundorum petuae deinde primo, latinas et graecas tium, et servituti custodit, ìngenuas omnes et disciplinas per- urbs est, quae liberalium studia ar- artes.l^bique et re- Massilientium Illa est. sine homines quod adigunt: urbs artes, non exercent, inventum literas Galli et discipli- fovet negotiorum et impune Gatalahorum Italia in Hispani inimica: piraticam nota suorum urbs belli maritimas praedonibus et Illa imperium. mor- , tua ut est Italia; auspicor, pueri que in illa resurget (dixi miliesimum vivit, urbe tantum libertasAibi Italiae nobiles, quis nam ex iustìs me, literae Galateum veiitate^et ostentare ), arithmetic.ie praecepta? Athenìs connubiis, fuere, nunquam amore et quam civiuminitia suae hodie aut dant tra ulsine servitute , Platonis secundum potest, literis affectu patriae,et sine Illa, ex , , labe, ac nobilium, nobilitatis Veneti ut anoum vivetque, ; operam V^netiis. impetu Scis, animi piures non Chrisosto. vehi sed , latini nominis. Alii Andegaven* 3 ^ 18 — — Sed plus Italus est Apulia* Erìdanus, et Hydrus, Tagus, Rhodanusque Galesus, Liger, plus plus dulcis et deficientibus nunc horreuda et secutus autBbetica; et aurifer, olim et nobis ferreus AraXy Dus, Betìs, Aufidus» et Gothus; aut Lusitauia» quam Tiberinus, pater quam rifodinis lapigia, et damno praemiorum» Hyspanus, male nos suo magno expers quam , placet partes periculorum, particeps periculo, est. hyspanicas Galateus perduDt. perdant.qui Dii siiit»aliiAragoneDses;utrosque ses illa Sequana, au- nomina Rhe- Garumna. atque , Quid sentiam Geltarum Gallorum de Hispanorumque, sive Iberorum et mavis seu Francorum dicere Gothorum et edu- , Catìone, si vis Cbrisostome scire, boni nibil li- negligunt : , nonenim teras: philosophorum, ullas et Romani quos suis niae inviis Gothos Ctius sunt apud neque ; Go- apud quantum Galli antiqui sunt Hispaai et , moribus, in- immanitate barbarica pulsa Gothi appellare, sentit qui bello nas e Galiis gallico ab hoc ad nuper vidimus; vitam discincti, stris, et suam ab nos immundi, ilio nummos strenuus, non dubiis et succidi, hu- et refert argumentis pueri se Re- prudens, Hispanum. ipsi ingenui luridi, At, testa- noster nos quae agunt malunt Romanos. Syncerus rediit, Germa- ex Hispani indigenam quae Gallorum obscenam vir et et narrantur, est, Hispanos.aut aborigenem quae tabernas et originem Scithia,hi ex Mirum Mendotius, illum sunt, qui tur, ilii Franci, priscos quam Diegus Indibilem vera et paludibusprorecti. manissimus, si hypo- tantopere , stituerunt;8ed ad ii neque hypocritae hypocrisis, regnat ; praeceptis neque qui nostri Utrique est. Francos noslris, , tantum gentes thos Domini neque abominatus critas moribus conveniunt mo pri- in per popicompositi, in- pannosi , sineiiteris,sine mendicantes prò emendo magivi- 20 — — Mauri varjetates ledlctis» det aperìre Glirìsti quid armarium religiooiSy inter Jatine Hispanos columen scripsissett pareo- christianae nam dod qui temeritati, ejus vehementius, stianus esset lectam Ghristo inferiores rum liberorum, rum suorum genaos evomisset« Audio nedum rum» proselytus, non equites»lìberos suos mittere. curam Quam negligunt? iis, quos cum Illi non tanta Sed ad ad vere efaridi- contra sermo- Gotho- nobiles et multo habere quis aKo* nato- curam servis» vernacula rapaces Si sive nonnunquam ut dini ingratitu- institutum equites pueris, nove- et verba potest ipsi parentes cum obsisterent. Hispanorum, magnates ut omneSr hispaoicam inscitiae, copiosiusque Italiam revertamur. j)em se ille» linguam versatus, haberet» multos runt, au- mundi . Galateus insequi , Si Italiam? ma- Gambertus sacram , Italos dicano, quaodo legum homioes ? gravius contra os levissimi prudeotiam proceres illud prophanum sedem tem, facerent quid putant; et iniuriis.oe contumeliìs» audent et ; gravitatem italicam contemoere pium docuerunt lingua in- et utunfur, recte et ap- , pellant, Hanc versari cogunt, educationem fusissimi, inde et maxime paticntiores probant fiunt res, Davi , non refertGalenus sapientiores, educatio. est et Dolebat ooster, ingeniosus iMos,nescio si id sit, opere rerum ftllere, deludere, furari, pretium mentiti 6unt. laudem pro- subdoli, prom- verecundio- ista, nua inge- non apud Menan- 8ervus,senihil fecisse,quodnoudecepissetdominum. roagnum cipere, Pamphili versuii, servilis nego; in sui , .drum,ut die fateor; mode8tiores,meliores experimur, Hispani laborum, pti, argutuli,vafri,audaces, ut rapaces, esse sine ilio Audio apud blaterare, rubore deet mulare si- , et dissimulare et , rapere, quod ipsi bonestiore ante regiam vocabulo, aulam mutata aliquid una nocte litera, ca- 21 — virlutesynon has et dicuat; pere latine» possum hoc appellante desewvoUuras Dice» — dicarp bi"pa- versatilitates est ludere , hos in scurrilia, scommata» in et obiicere illos ad nummos » ut novisse Gambertus vivendi que tali ubi ; sicaria» et sòribendo fidalgia» bene lenocinia» hoc et et amittitur ob bonoratam minus non quoque Gothicae» dicam, ima literas nèscìre est» imo » qnamgallicae»seu»rectius nobilitatis ioco» qmbusnon intelligendo bene amittitur» pyratica , rapinae» ex se es- beate* fallaciae , dementiam beÉe » dantur; virtuti et boni est ' panegy- unquam chartae tesserae literas illorum hoc literarum, si- est» regibus iiteras»mhil » laudi» quandoque suis ex ioco. omnium unicuique cum contemptus gladiatoria» et ars, est malorum Nuilum fecit parvi oblatam rem pessimum et,quod tam ubi quaeritare, scripsit» cecinerit» potest, ilio negligere. ais» tu literas» ricos ab et acoipere, rubore ne hoc ab ludendum hispanicae» Francicae quam habére despectui et et » ludibrio eruditionem uncinis et ; obeliscis chartas quibusdara eharaèteribus inexplicabilibus anchoris» ^othieis notare » illos cum debar ce viderem, videre mihi vocis tì» characteres, signare discere potui nunquam phoenicios rudibas measuram legere nam quidam Hispani figuris. docue- primi qui , qui inter plusculum caeteros ingenio valuere et non a Gotfais aut Hispanis sed » Mena Bomanis ortos ; , Yillena et a in laboribus Hercoiis et puto quog , Luòena Ioannes in vita » beata aulicorum execrantur fidalgorum mores » Arabum aspirationem^ cbaracteres et semipedali Gothicos» longitudine ipsimet ut ad qai crassam aiunt» Hispani fidaigfam pertinere » latine Tero aut scire» loqoi aut rusticuiA putant et le» ignobi- » quapropter mum Persas, non infacete Aegyptips» quidam Graecos» dicere Italo» solent: ex oleo Deuin creasae» prìex* hoininum tremos do Nonii ni» hoc Ditate, magis est nobìlem senten- neapolitanae Illa ex Hispaniae fun* in quae loco arcis in Bomanis ex in romani, credo, amurca, ex hoc praefecti Docampi quod seuy praeteribo Nec supererai. tiam Hispanos GaIlos,et hispa- viri Hispaniae gentis roma- fuerunt ut , poetae omnes imperatores, omnes ad qui reversi nos suot, , ii etiam quin mina orbis dolis natos ut se viri inter ptorem, existimaret natos t posset virtutem et literis suos filiorum si in cum insti italica et esse ornatos ille verbo sibi me quod ipso re redi- tutione disciplina et , I Oh reportaret. praece- Hispaniam , , sciretque addidit, sermones fora, felicissimum viro rogans susciperet, amatoris in- alumno commisit, curam benignos coeteros se do* ex egregiae patris erudiendos maxime quam gratissimi regoant, Ule Fontani nostro modestissimoque puerorum Hispania transierunt Hispaniam Summontio doctissimo in , in Italia hodie qui reges fecit obnoxium perpetuo 1 Hoc sententia prudentissimi viri ilio tamen et , Inter lum, Hispanos haec et ; sed sydera mala et natus et versatus distribuunt ubique educatio vires, suas Domini ut pernecat hoc Prpfecto est* coe- ficia bene- sua nostri verbis , utar, {TTu, tem si is inter quod semen es, graecis ab quem italica et cadit, infantia bonis institutione, latinis literis accepisti, et auscultet non Mense, rumTjsit roodestus disciplinis verba decorem: audaciam, fovi- nutrix et moribus gallicis non aut , aulicorum quos galanos et gravis servet malo in et pueris verecundiam promptitudinem, aetàtis semper et et di- yiro- Yillenae,.Lucenaeprudentissimorum , quam rapitur. , sed nae ut et , cunt, avibus praeceptis, , hispanicis, ab aut existimavi,Ghrisostome,adoIescen- quemsemper inclytum, sti, instrue spinas et perso- erubescentiam, dicacitatem.Sed quid --23 — haec ego ad scribo? te bXooiaì mitto,aut tem felix jllud riles, di salem eget foecuodi quam fruges sic , noxias solent creare habendam curam vitia tardi Idcirco gendum. le ìngentia de inclyto omnia bestia; Quid quod vitia ego senex et tamen etsi ille Te velim simis sed herbas, : regibus iterum vero redde nobis talem natus est, excusat» vitae, plurima, non honori Illi aetati, regulum hoc exordia si et sene iterum quod aetas agens rogatum nostrum piùesse simo amantis- atque ob- sanctis- cum Italum accepisti. qualem a- Hanniba- de Absit homine atque fuerit visum ab tamen male ad virtutes delitias viderim. et separatus habet illi quse et ad impigri. dicunt ut quam virtutes.sic ad ille phiiosophu8,et, legerim, falce, maiorem iustitia a omnes mea, hispanas Plato: soleot? ad ita me indigeat, non virtutes qui aliquantulum moneri. testatum inutiles ut et vias quandoque inter et enim ingentes vitia; quam debet, et adutrumque lege a plures cogitem, oderit animi acres homo acquare duce adolescens, et dixit: omni ille ra solertes, sunt, est faecun- qui excellentis, ingenii. Ignavi sunt Aristoteles peior ste- fortasse Ait oportet. resecare adolescentulorum, esse hebetioris qui eorum ut monitis, sanctis est natura, phìlosophìca quas , hoc benigna , quandoque et Saepiua- et cultura» egent multas ut illa neque ad praeceptisnostris,quafnvistam campi quoniam magis dicimus Apulia 'A^'i/ag, eig ingenium in ut , italum accepisti, qui, et ut et sic mores , quod ipsi thìcam et pulchrum linguas his discat hispanum; non gallice, silibuerit: etiam gentium redde, est noscere enim ; panice multarum non tamen , , hispaniceabhominanturAlgaraviam, etiam barbarìem latinitati autgo- sed anteponat utatur semper , inter lo- suos patria plicitateque lingua, transeat , ne in ab italici peregrinos sermonis gravitate, et sonos , in sim- hispanos ^24- argululas, blanditias lepores, ledorias. sapientissimi Hispaaoram quid scommata, Discat suadente tine la- quanìvis ii , , dicunt,derideant.Quid quosgalanos novi cepta veteris et gentilium cfaristianum virttm rumfactalegnntar, ignorare? pioti galani isti dicunt et cum surdum templis in stare et sanctorum, Testamenti, nobilem, autprincipcm, mitrati se nae ostentationis, non sed simulata Disi orationes sanctilatis, attamen si Ista et in ut va- proverbio , patrius severus et simplex, noverit; quam ioco aut nunquam non prae- gravis, rarus, aper- dissimulare ncque serio aut illi sermo fractus, aut sed simulare neque , dantur.Sit flctus, aut iactabundus, aut verax diabolo viginti blandus, non tumidus, non ceps, un- mentiatur. que Ne- , suis cum sceluspeius alt, oullum nullum vitium » mendacio. est animam. stoteles hostibus cum neque , cidit religio, essel vera est,unahoraDeo,tres tus, relictumest exemplum ambitiosaeque fictae, et villi- Gbristianos, esse legimusetsusurramus.lngens templis in mane prae- tanquamrusticum,et et in Christiano- ligneaepilulae,quibus incollo manibus^et in divina et quoque Gatbolicos,adeonobisnihiIexGhrìstianitate libelli latinam, scire; quoque Evangelia,prophetiae,epistoIae qua et arabicam dicere), (pudet lingoas nas eDimturpius.quamexter- Sciat Scriptum Deum principium esse Osquod est: veritatis omnium mentitur et, patrem, oc- Ari- ut diabolum, verorum men- , dacii. Qui dicunt, vera veritatetuenda et sancti Dei filii sunt; viri, prophetae diaboli. falsa, qui apostoli, Pro raarlyres, , philosophi quae, rantia dem, tatem, utbonis omnes etiam mortui sunt.Nihilin gratissima,8icmalis virtutes vita profligavit.Iustitiam et pietatem. sanctius, est^cuius odiosissima charitatem,concordiam,societatem, probi tatem veritate primo, igno- deinde 8- amicitiam,liberaliSi velit alumnus tuus, tam in -25- adversa^inquanunc in «ecunda.quam philosophetur oportet. dominatorern, qui scientia aiios Audiat Alexandrum Aristoteli et est,fortunabene mundi praeceptori Legat de Philippi epistolam natali pueri optati gaudere, se quod quam philosophi Aristotelis gerit temporibus fatetur qui patris, erudiri et Non posset. nasci istos audiat rare. supe- a tum tan- non illitm conti- galanos in- et quo , 9trui ie mal- se imperio quam , et regera scripsit suo cognitione rerum vivere legat sed , sed logos, roedicos, hypocritas simulatores eos non qui opus iniusta omnia desiderante illud utque adolescens inclytus atque Ga- vetant. non arabico compositas coenas insta assequantur, principibus permittunt,nedum theo- episcopatus , bonum veat philosophos, iurisconsultos, historicos, poetas, hi- aut , spanico secandis in et more avibus, in proiicendo sale in , , ligentiam. ^ed porrigendis rnsticitatem, Malo incompositam, et mensam luxuriam quam et di* immundam, non ridiculas et artem nimiam poculis frugalitatem, malo vdnissimam slam in maodilibus, €Xplicandis i- et muliebres islas ob- aut pò- , servationes. tius Bomanus, illorum ferro, et tilissimaqae illorum thicas nos partes faispanae les, quid non' cium, gallina illi officio sapit non sum, dicunt didìcisse. ut docueruot? disciplinam, non , non non nostri Seneca» miserior acutissimo, et Hispani estillo- minime post Hispanas, ; est retu- etdiligenlissimasub- ductu, tetigissent picturam Hispanus, agunt;6ed nisi manuum illis multa secutus nos vitam secetur.Et arte ab Gotbus^sed Hispania.saplentissimus io dexteriori nunquam nauticàm non isto aitnon ut natus vita,qui quibus rum, so Misera, Dii carinae. literas, neri mercaturam potius haec utìnam sed nostra seu adventum arma.non litora immorta- leges, mer- magnarum sciilpturam non go- rusticam rem , , 4 26—. — ullom non furta, piraticas cinia, meretricios foenora, sed , nautìcas incursiones, ludos, mollera fercnlorum arabicas modum servitutes, sicariam, artem amores» canendi brem discipllnaro ingenuam scianì qiiam leno- lugu- et compositìooes ^ , et vium praecepta vitae nostrae recentiorum ex senex Nailis medicorum revolvi, sanitatis inveni, causas et quantumque princìpes aut , tuendae la*^ et libros solas aut me* , quamplurimos has aliis ieiunio quam et didici irrita- quaerat laborem. et sum, Minerva mea imperabimus non ; appetitus» antiquorum et ipse ego ieiunium excitatur Se:xagenarius bore. severitatem nostro sapient secentur praeter melius dicamentis vanitalibus a- , modo ciborum menta secandarum et stomacho Si corrupere. quocuroque huiusnaodi et ipilothria unguenta^ observationem, bisce : delicatos, et concinnam ministrandi aves lectulos molles hypocrisiro, continentiam et exercita- , tionem hae : dicinae. nentia minus non animae Ideo ille magnus Antonius Eremita vicisse daeniones patìentia et corporis quam , et , :^À2/s%os, xaì gium Galenus ut utens, Divus aVe%og. medicinae fatetur absti- est graecum quod me- se Hippocrates, breviloquio ait, sunt ada- quo anti- nonnulli im- , voluminibus mensìs comprehendit, immo verbis sex quatuor, ad recentiores verba non cape. xander, Ait ; ille: illi cum coquos, dixit vigilias et : » « sunt, cogitationes, melior et se sedula cibum mater coquos vero tuendae duo sanitatis quasi utcumquee referam; coquus, habere coenae et sanitatis igitur est sollicita optiroos studium labor enim nemo prima transtulerunt, laborum; impigrities vespere verbum opus nam operisrillatibi^qualiacumque sunt et ipse diurnos index graeco tu sensum, irreptio alimenti, antecedat quam et labor. Ale*- misisset optimós prandii, mane noctilrnas labores; etap- ~28 — doce, studere et minus quaoi commonefaciendus versatur gentem piena caetlulae alla palatia, In sunt. hoc quandoquidem est, ostentationi quae superstitioni, non cuius hypocrisi, non nnonachorum magnopere quoque intra simulationi et bou eam maxime , sludet ambitiose, aut inde ad calida, et temperaotiam et labori, vigiliis. Surgat et vium et dulcem summo iliam aurorae vero aurora levetinterdum modico enim nox cibo, ne et dala est; perdat cautus somno mane le- fastidium. aut coena: conlentus noclurno: eo luxuriam, illaborata Sit utetur* deinde frugaliter. Coena et parce, ad non , hypocrisim^ non sit nulla frictione somno, Ghristo religiose mente pura prandeat postea prandium, Nullum oret invisam per laboret, fiit lautior deus primum mane ; gat, vitae, aperte recte, religioni, oslentolioni, non dico mo- dies a**- lucundior amenitatem. pars , anni dici est, ver deprehenderit hispani ciis sciat fidalgi, in et illum se si haec amoribus diem perdidisse Nam legerent. cubanteni ferrent non gratissima ei me deli- in insomnem qui egerit noctem oriens sol quem , dulcis- et , sima poris, est quies est mentis dormit inermes, noctem et et audiat, afflissi temporis prudeniium quae enim scire sermonibus, nos rationem. virorunr) optimum fore reddituros Sed deceai, brevis res tera an- cere de- non aut sit, nou caeteris cuiusque lectione narratiouibus virum milites longa aleis, aut nos quo putavit ea,si dormire; tractum in est Homerus Imperalorem est tempus cor- proverbium: verti usus gallus excitat, cornua. et venationi etiam Aurora modo, dixi quem coeteros dicunt, et puellarum scriptum otiosi pisces. tuba vanis st-mper in calamarios quos ilio consulitur, potest capii non (otam ludis; et venatores et rum saluti piscatoribus a qui et Sed malutina. et fiat, geslas verbi probolegat, hero- 29 — maiorum exempla et um philosophiae moralis troduxit cuit, Docte historram, rerum caiiit Unde Obicibus Quid facta Tortia hi larvae, rursusque ipsa residant. se tumescant^ noctibus obstet. antiquorum erant Inter adent, raro vivitur hispanos comicoruri) canliones hae quantunn puellaruni soles tingere se parasiti, hi paniominfi*, apud quoniam in Hiec patrum. catervas do- labores. alta mora porum.Yiden,Chrisostome, sit; in- sed amores, maria properent tardis quae vi qua oceano vel non Solisque Lunam, terris: tantum cytharam Poeta Atlas, ruptis, Hyberni ad errantem tremor Sapientissìnoos praecepta» canentem maximus quae Qui Kt naturalium et , , et — ilioruoi illosinter- et nos habeatur, inurbanus ne longos inanes et tem- cum mu- , h'eribus Hispanorum ut sermones, Gailorumque est mos , quid nescio fugiat, illa blateratione looga vellem agatur, Gamberto a verbositate et roiror (antoruna discere potest? los fusos et est. Nec Sinai esse rudes, probam sunt culus non et, ex qua Italiy ideo ut coniux, suppetat dominari modo viri quae et oportet, ilia frequens sed remittitur puella ex facere, lanam tantum lanas non in domo quae limen extra quae co- alere faniiliam ait, omnibus Aristoteles est non consuetudo pueligni- extioguitur , adolescentium. nobis mulierosos, unguentalos, Illa capere? rustica mulierera animi molles, tibi sit muliere vira ancillisopusdistribuere, noverit/Non non larum, exempla tractare, nata sunt quid st-rmonum, quae unde tam , , materia in audire pictos, nefanda et Galli crimina et Hispani obiiciunt, nec levesappellamus, nos illos coaiatulos, efiFeminatos, calamìstratos, vanos, faciant,^ hoc et iam omnes 30 — pietas aronillas, oroatus — et vestes auratas ut , muiieribus accepimus. Bonorum Deorum dixi, saepe , gratia a colos et , et fusos iilisarmatractaiida capiemus, , Amazonum more,re- , Sì linquemus. laihi Dii forent testes crederem non viros. , fortes sapieutes aut qui esse muiieribus cutn quotidie ver- , , qui literas student, qui santur ludis qui negiigunt, inanibus et sermo- , nibus ad compositas dapes anlielant qui vini, , et qui a latere indulgent somno , discedunt.^Amet nunquam igniculus excitetur animi extinguatur. ut non ingenuus Alt , prudens poeta: Sed ulla non industria vires magis Yenerem, Quam Et et , rouiierum ut puer, olio qui noverunt genera saporum stimulos coeci et firmai, amoris. avertere Ovidius: Non Segnibus genda pueris sunt fregit. pectora torpidis et enim ignavos pullos nam roos ignavis et excitant : sublimia vinum aut venus, amoris languidos equabus et seniel spicula adi- veternosos ani- immittere solent , , ut excitentur, sed ingentes ruslicus et ille adolescentium Gymon amando, Yenus frequens animos evasit sapiens frangit , ferreas Achillesy nes, ab libido mentes domat. Parides, mihi Tu Aeneas, Sansones obiicis Hercules Salomo- et et heroes , dictos amore et Hannibalis et campanas Apuliae Salapiam apud me- , retricìos amores , Gaesaris quorum, tibi lud con Aegiptias illi si omnes tra exitiale pellices oppono cum delitias, ; pernotanda meminisli Herculis Agamennone suis aerumnas, persicas» Alexandri exempla sunt periere. amoribus insuniam deinde dissidium , auti- Achillis, Ego il- mortem » 81 — Ilium captum diruta et Sansonis Pergama pietatem orbitatern» Salomonis necem; Davidis idolatriam; et mollitiem, scelera, Haonibalis virum; necatum effeminatum im-^ et Bersabeam^ raptam , et vi* languidas , , vincula, res, — exercitum tur« « regis venenum soevus tot ; docuit amor Saracenis alearum, ut laqueos ignoti gladios tot octingentos per Hispaniam servatores ca- patriae, scaccho- et abominetur et ad usque taxillorum» et fugiat pestem annos Isabellam, et quos , puella stuprata una cbartarum, et servitutem, , ultra? quae Ludos, est. et tot fugam, , Ferdinandum reges vexata Africa pyras ? Quid subegit, tholicos rum, ab Italia, turpiorem ab pem in quibus , tempus omnium res leges sacrae praeciosissima rerum O execrantur. peditionis ludeorum, Alexandri fetida o Telicia amittitur, magni in tempora ilio alea, ; ludos, et ludis Ignorabatur erat. nulla lata e- lex, quam est dicere pudet vita, nostra ludos ego ludus est lenones, et Ganones vetant publica : privata et quin et sicarios et et* abo- ii et tamen loca nobi* sìne palam , in si salietur quo ? ipsi principes, fures? Omnium Dominus Ait obtineut. cancta lux vos qui mundi edictis malorum causa si noster: debetis, esse sai hoc faciunt, est mala educatio dore pu- evanuerit, tenebrae: non vetant, quid facient contem, ptus[literarum, meo sunt iudicio enim et scelus ii omnium pessimorum gravius punire scelerum impudicitiae,blasphemiae,proditiones, debent, reges causa; Nullum consuetudo. virorum ab iis ; instituta Turcarum sumus. meretrices, sacri tabulae, tesserae, homines non aulas regias mallei, pilae, vinum, et minantur; les, quibus , ipsi ludi, nos de nam omnis nunc cognitum nomen talii, chartae, iam et quidem tempore, legerim ex- , ludorum nim quos mo^aicae et , ne et quam ludos, furtajatrocinia, perditioncs, inopiae,et corniptelaenascuntur; otnned et ludorum sceleratus sissimam secnndae labores ignaviam re, sequi, nulla ; adversae maior, et viaticum^ vitae sit fuge- ludis, in quam turpe Tortunae* salubres corporis invisum Quam temporis» ctura olia et praetio- rem optimum exercitationea et enim refugium unicum ornamentum, negligere: literas amittere, tempus docuìt inventor; ille profanus quisquisTuit pereat lucrum ia- quod ex , ludis quaeritur, modo qnaesitam, tuere ludis imo tus, hoc sed ut gumentis quod foenore^ aut Si loco. et ludo alibi omnia, caetera Italiam resti- in ex aut eo rapina» con- lucra^^ rationem quadrantem. Geltis A tanquam fonti- a quibusdam defluxisse habeo.[Horum compertum quid hic aut pecuniam habemus ioco prò minimum in malorum, licet» leges nolis» ad usque utinaro, omnium ex quae velis est, oportet Iberis bus eam, obtinentibus omnia furatus reddere et ut leges iubent; sacrae cessìs coniicere hoc ex remedia ar- literae sunt , proborum collocutiones philosophìae studia virornm cor, , poris exercitationes, acris ingenii habet dam aut rei ri./Jn fallere, animi rei ipsos discat, leones sed insecta^ , , militaris simulacra spectantur ex, maiores sanitas corporis et et ursos apros pisces , feras captare quam* hamo ncque , laqueo venationem eam imaginem quae piscari neque aut lupos, animus, citatur ; venalione qua suade, bellicae damas, cervos, venati"K\Sed et adolescentulo visco aves musica» fiunt vires, custoditur. corroborantur In ea membra, enim ut Gale- , nus ait voluptate cum exercitatio est cum , virili venatione languidae vocaverit, masculae, lamentabili non Gallorum hac forti effeminatae, et non det musicae , alacrem neque non lugubri non , ram, ab , illa est , illam et tumultuosam Hispanorum utramque , probo ; haec temperet opeenim italica -.33-- gravitas, dorìcos, et auctores phrygios et lydioB et nomi* , modos^Nunc nant Jam immutata servantur? de illis reddet siiit, praeter illa, quae quis Legfmus apud tamen simplicem, Aeolium Dorium monumentis Floridorum Lydium varium, omnia cum literarum Apuleiutii Asium religiosum Phrygiuro rationem, bellicosuro. mo; pri- qaerulum, Quantam vim , habeat modulalio musica tiae antlstites Ghristianis Plato neglecta chromaticum nimis tanquam tonicum servatum simplex est quibusdam quoque befactatum tatem molliat non animos hispanicos sedilli placenta solum mollia dia- notis musica quamvis genus, severum et modis gymnasticae Ego enervet. atque hi audivi maxime remissos modos ; concitatos et et enervatos; Volo oportet. inclytus cantet Cyathia prima suis miserum quidem hispanici praecipìtes uterque , adolescens, sale non : eeplt o^ellis; me Passer iUud delitiae poellae; meae : Ut belli sjgDum Extulit, Utque et Extemplo strepuerunt rauco acres Turnus Laurent! concussit turbati animi; equos» ab cornua utque animos italico et: sed et la- severi- et gal- , et dunt et generum igitur , licos et aliorum Temperet est. enarmonichum genera delicata a , , hoc Quapropter docente duo illa sunt et ipsi sapien- Graeciae^et Aristoteles et plebis puerorum urbium instituta aoimos, procerum formandos ad arce cantu, impulìt arma plus red- condire 34 — — etiOod: hàritf hoc Itù MdefpfiBf é^\ ì ìfisfmmm est: Ai dmere Cretas postqmm i nbella coiiortes Dardanìdae et Si similia. ìllud praecipue dost poetas l^t judìcio meo Petrarcbae ioitiiim legat etroscam, cootemoen- oon yerìus cannen oracalis est: , Italia mia, enim yernacolam, nobile cujus Sybillarum Italia legere Petrarcbaniy et Dantem velit semper fa i\ viri dodi. benché 1 ore parlar sia in semper , Quid indarno. ìlli enim babeot mente Joannes fueruot : rus Home- Meaa , ille cum Hispanus Yidistio ? commento, suo et cornicatioDem illam unquam Aristotele cordubensi suo quid , minuti illi quidam bispani poetae si fateri yerum Ye- , conferre llmus poterunt f docere poitea ? Oportet prius apud pueri legimus f virum nescio doctum ri fie- Gato- quem , illum Ita nemi appellant: quis quomodo terrogatus «X Auctorlbus co more legat» eos Gopulatores Disce,sed posset qui potius cito optimi Aristoteles doctis. a respondit: proflcere f qui sint ut , ait babeutur. appellaverim Macrobius si , Istos dos , rlmus in- de Virgilio, bispani- poetas quae- peritissimi 36 — Nobis pugnaverat. veotu coDtulit virtus ignavia*, et — bello hoc in sed nostrorum, qui insolentia fortuna, oihil non alios omnes illis cum multo dìxi, ut generibus vestium mutantur, latis nunc pudenda» pra te calceis, : singuUs arcta in fit eoim De anais ea demostrant. ad louga et dissuta non illudsaepe discincta, nunc quod levitatis nune qui malitia nostra nunc vìrgata, nunc Italorom, Victoria: francicae bo"lium contemoere Taceo, ex nescio succincta» nunc placuit uti hoc est, dieam quid laxa, toga,nunc male inconstautiam et acutis, potestà Deo ut neglexerunt. vinci, quam est, fortunae, qui, et Consilia, militabant, turpius Nunc Tacere, parvi et multum et se prae , solent* dubio procul talos brevi nunc su- occultante nunc , cervicem, lix insania, nudis incedere, reperii vestes levissimi qui sumus pudendis, apertis et laevissima nondum placerent illos sequimur imo execrari fé* ! Puto, sequuntur sibi quae , plusquam populi O Galli. utuotur sequeremur.Gens morem saeculis tot veste christiani fuerit visum eundem omnes humeros omnes quam si Francis in nudante nunc : sed nos atque admi* mores nostri , Non ramur. saeculi, vel omnia quae , pudentiam! iorum muliebres ornatus vestes damnare, non possum Hoc viris, ipsis nos quoque nostrorum in nationes exterae et sertcum, Gato mutieribus Oriens mores aurum, corrupit negabat. pietas O docuerunt, nostros vero im- ma^ Occi- , runt mihi saepe Sint procul Fine etiam cogito, quando verba quae , a et nobis coli modico cum haec gentilium mollitiem stianorum Quin quando Deficio dens. de forma arte ut virilis amandi ad video: occur- Gbri- casligandam subscribam: lasciviam iuvenes, haec foemina compii, amat. loqueretur Ovidius hoc , -37- permissa estd« roissus exilium ìd ob venere, est» libellos^ quos ut credunt aliqui , tarpitudinem est execratus nostram eoim: ait Sed libi Nec Ista mordaci tua iube Forma pumice facìant, teras: crura Cybelia quorum phrygiis exululata neglectà viros capìllos, placeat torquere ferro nec Concinitor mater modis. decet: « ibidem: et placeaoti Munditiae bene Sit Et si et corpora sine labe faciant, concede male quis puellae, Yos, fuscentur convenieos, lasciviae Coetera campo, toga. puellae, vir, quaerit babere iuvenes pellite virum. mitratos, unguentatos pictos, , «rmillatos, et erroribus Dido horridum arnils oblitum, pul vereque terra virum, Solis emptas ìi ut ne iactatum; Phaedra fessum comas, sic ornatus Ulyssem Olia marique Yenus aurea gestante» utinam Circe imìtentur. longis tem, viros! dicaro Quid vestros sexus purpurissatos, cerussatos, calamistratos. €t ; squallenpulcherrima incomptum et venatione, sole sudore, ustum , et Trigoribus Adonem, et Troianum Anchisem pastorem et , armis rigidum amate viros Martem,LQnaE)ndiii)yonemaqaavit; fortes, scivos, delicato», €iine« Dicite, Te tuus et et foemineos puellae, iste Et levis duratos laboribus; iuvenes, rigor, positique egregio pulvi3 sine in ore puellae fugite, respicite, et multo haec cantate etsaepe vos, arte decet. comptos carmina: capilli, la* pe- 38 — momenti Magni profnndos placet antiquus dunt.Non damnare que sunt histrionibus, indecentior Galli laudare, ne- tam utantur hoc pidi cu- utuntur anno fuit deformior, aut modum, aut ne larvatis insanis,aut aut habitus habent Mau- , mimis, aut non veste osten- qui ad ut neque quibus eas existimo.Quisunquam convenire habitus, qua cogno- indumeuta Gallorum enim ve- genere pennis ex saepe Hispanorum novarum.Sed rerum ipsis quidem aut mores possum:nescio quo pilis, aves ex accedit. proxime sagula ronim Ghrisostome, vita, boves equo9, hominem scimus, in est operiamur, stiam — delectum aut , vestium afferant aliquid simae , genti habent, fide a arbitrium quarum utnos levis* : illius regni ni bo- tantum sed norunt; non reges quod Hoc videntur. pulchra sed est feruntur eo vi no- , mutare, virtute et llli dum relinquunt. ducant forfices quo omnia nova quod sutoribus hoc summi ius non sacer- , dotes sibi non factionum, libertatem, Latini nunc historia filios Vincet amore, servire regibus ut invisum nun- Romanis erat sic Graeci, quondam barbari, regium servi, natura cumTarquiniiscongressus sive contempsit. ferent facta estGraecis, divinis honoribus temporibus iniuria Apud ea non est; pater fecerit, Franco» mera minores, cupido. immensa patriae, laudumque caesus nostris pugnanus iure, cuius defectu a , ostendit; ntcumque amor in curia tyrannoctonos id assueta puto, interemit. Infellx! Caesar gens, Brutus libertatem. norunt verìus quod et, Quam flagrant. romana nomen illa quod et olfecit quam vindicaverunt, et Athenis et aliis in venerabantur;Dec ausus nescio, est mortem tyranniaest, Lam- et non grande urbibus sive facinus tamen secundum , vir fortis Plato- nelli, -ag- ut regnum DOD domiaaotur paaci servìùnt» apud erat miseri, Nos dum molti Fi^ancos apud Persas: , quaerimus iusta . miseram in imperia, illosservos inviti; nos ruimus sapientìa nimia avidom novitatis minos mutarent mutationes illi gravi civitatis sed nobis vestium, etiegum, ut disi, et religionum modis videtur do- solent, etiam, iis enim magnificum ingenium propter Britanni Genera mulctat: poena essent dicunt, ipsimet ut finitimi ut aerviant, Illi sponte nos, praediti vestes. quam Plato, vetat mutare si ignavia, frequentius, , cae facit qua , servitutem. musi* mutatur tus sta- quotidie mutare stes. ve- , Graeci, Persae, in tionils bus Turcae, gubernatur, dalmatica antiquum Moises potest, quam lator, statuii legum quibus Romani induantur mulieres quibus mines legi- indumentorum servat levitae, quibus sacerdotes, vestibus quibus dici condisuis quae urbs antiquissimus ille etiam, liberae Dalmatia, saecula tot per urbes itala potius et , morem« in etiam Italia, Ragusium optìme multae et coeteri ho- habebant suas , disciplinam militandi eandem leges, paludameotum lacernam, pallium, togam, laticlavum, vestes, suas buiuscemodi et , Monacborum sectae eundem mutare quem mitius tores licet. non inter quando rum modum vestiendi servant bella gerebamus institutum, barbaro- sed bostes, militares et semper adventum ante ut non vestes, maioribus a Itali Nos ipsos, nos peculiares babent suas compedi- ut peditum, equi- et , vestes tum seniles et viriles iuveniles et muliebres et viriles tronae, seu nas cingulos et quovis et tunicas, alio pileos, nomine baltheos zo, appellare a viris , , acceperunt; piant pallia, togas, ma- , , bine impudens nihii restat nisi gladios et sicas et Ga- galeas. , omnis morum licentia, bine corruptela, illud uxorum bis ex in initiis viros iofrenis, imperium et pau- ' latfm natam est, enim oemo Gothoramque Francoram, quoque igitur adolescens inclytus fait repente turpissimus» documeuta Abiieiat sant. habitus gallicos baec et inhonestos im^ , iodeceotes pudicosy sed viris, nedum etiam mulieribus , velato quas solum non sed pectore, Augustinu^Tu vus , vir haberi vis incedere capite gaades et iubèt di^ ostendere eon^ , ditam cervicem, humeros, Oh! mammillas. et pectus rem , rìsu modo non sed pudore videro dignam adolescentes imo juveoes et , rari licet pitis velatis aliena, senes videmus nudato manibus, hispaniae terrae natura et nigranti aut , barba, lucana coma, muliebros istos , , fertilitatem. Mira die calvos, nocte mi" certe pectore, foecunda est ea^ capillatos» Induat , igitur se adolescens noster media in vel Hispaoia, ut seu, , malunt sunt, mundus s!t prodigae, nec vestibus, italicis Gothia, Hispani, nitidus; non avarae nec quae operiri auro , muliebre Plinius ait , ribus, Olìum est. quoque erat irivedtum, et ut , nostris niinc Asiae, regum quilibet sanguine nostro regium spoliis, gregariuà labe- nostris miles gothus, et , in Gothorum calcaribus sericum, nae, lam cula : et et ad per vix bus tegerent et quibùs nunc corpora, sacris vestibus videfe enim caprarum, lupanaribus nihil vivamus decorati , splen* sae- telictum est* pompas, passim, morticinas qui peltes, lìtio, sericis, candidissimo et a la-^ aurea tempia, occurrunt aut puer nobtles hispanos mihi videor tot villos in hominum unde quilibet coeperuot plateis, in foro, sacrorum: habebant pcr vilescere ultimos ambulo, urbem sollemnitates reis ad lutea, nos lam in aurum devenere det. Gum fulget. auro incidimùs, iterum tyrannidem et nu- quiau- de conqueri audent , sanctis regibus vix stome , ob septem negata millia stipendia. Crede Ghriso- mihi , militum omnes opes huiùt mi- iiiris ullo sine regni Beri diripuerunt revereniia ulla sine metu, divini quotidie et tiumanl aut lam diripiunt. » ad lacte» evalso dia, bitara deventam sangainem imminet, inopia et donec ant , video nec inaeha- finem nostra benignitate et gratta vos, mala tar fames, nobis est: catholicoram , qaod regom fame ad redeatìs nos aat universa milites Hispani pereat. gens ne* , modum^ qae ordinem, neqoe neqae habent, mensuram dissipare gaudent dacam contemnunt puto odio plus gaudent : rum vix satis cum dut aurum 6um unquam, Quatuor est antea anni lapigia Turcarum, nostrorum tulit calamitatem millia, et millia tri- classem annum per hominum millia tot interiacet, quindecim navium quadraginta et videtur* esse Hydruntum viginti nec , intulerunt, quan- , in tam mensibus paucis Inqua estproverbium: natum herbae nunquam mille et septingeoti terra Bispani Hispani ; unde vestigia fixerint^ [Peiorasunt nwcituras. vi-* nec prìmumltaliam, peniusula parva vero triremium, tantam ea seri* sed sibi quoTurcae et ilio- cum insuetum rex nos unicuique : unusquisque ; Aulonam in morem omnia induerìt, sunt,ex inter qucd eundem modo non cognitum vigìnti transfretarunt. provincia magna sibi freto, ginta , Nunc perdere et necare nec et traiecto belligerare. imperio prò servant iniuriis veteribus et , , quam , , infldelibus cum jus- assueti omnia , tit ste pe- , ferro , sa polliciti sunt, saepe , illorum convitia , contumeliae insolentiae, quam , et latrocinia quibus artibus furta fraudes rapinae, « , nobilem de Gallis victoriam , sua intemperantia avaritia et labefactarunt adeo ut omnes , eiistiment intollerabiliores belli^, peiores Gallis et , jparentes suos superentT? esse qui Horum Hispanos saevitia, malorum et in inhuma causa pace, io quam aitate est ^ 6 Gotbos mala edu* w — Nos catio. — qui infelices longe tam regibus a aostris absu- , regibus Quis ! mus proferre vera audet aut aut potest?^ , est Difficile babitu quid ut sunt« mundi dicunt, ut quidam iis et omnes vera hispanis bu- Placentia, a incogniti opifìces a plebe- sumpto tempia per quid vulgus, positos principes compita, et tabernas, per soliti qui, Quapropter nemo. Verona io rudibus! minime rei ius finibus assentatoribus, astaotibus tot cognoscere, io looge tam reges quid rare er- mulier- , de culae cio ter in obiurgare boni fieri ; amicos iudi- meo plerumque dubitamus in quod e- amicos , ? Nihil licebit reges omnia» audire patieuter dignam , , licet» ausi » principibus cornigere mendare vix intelligerent , optimis rem ipsimet sentìreut se de quae Memores possunt. regibus ergo dignius, dicuntur; se debent esse quam enim non illius ali- pictoris , qui opera sua Hoc modo si aut tabella populi et male quid iudiciis procerum actum in scolptor et emendabat; erat, aliorum statua exponebat. si pictor exploravit in iudicia , , regi quid mole tanta oculi omnium rae, in intenti omnium" men decernunt. bus, aut de est iudicia, principe, etsi In principe omnium censa- tacite aut peccata, principum clauduntur ? palam, non subditornm etiam Quin muris omnium sunt, lioguae agendum rerum delieta autem ta- domi* totum , habent, orbem aut Ideo ter, cupide, ne leptem quid testem aut et quid Praeterea moria me- multa neque annales enim omnes illorum mors, neque bisto- omnes , stulte, ne sententia vitas, et tempora, debent cavere inconsulte, sapientibus borum populorum ii maxime ne iudicem. et mors, possunt: principum, tinent. quid dies, abolere •accula rìae et ne quid mores con- inepte ne , ne quid quid utar: insipienter, iniuste ne etiam quid nimis levi- ne quid ut unius de agatur, et AD MARIAM LUSITANAM Hsrpocrlsl. De ad ventati» Si quam instituit natura nos illustris Hera , affèctibus, opinioni, non mendaciis, » superstitioni et simu- , studeremus; lattoni in nus sceieribus et misericordia, litate, ritia, legum Nos ilias intemperantia, non honesta- temperantia, fruga- crudelitate, vincimus mendaciis, hominumque Deorum morumque verum humanitate, fide, dolis, inconstantia, si ge« virorum, quam Illae, sobrietate, contra foeminarum esse, obnoxium. religione, nos modestia, pudicitia. fateri nos praestantius minus superant negemus, te, virtutibus plerisque peccatis esset necesse ava- periuriis, Nos contemptu. , caedes, bella, nos fraudes, nos Utinam furta, penuria nos rapinas, utinam Et ( ut ait virorum divus nos Et perpetramus. in iilis muIieTesaccusamus,sumus constanter tiores. nos aliqui Hieronymus suo in sacrìlegia, de eo, multo essent Epistola quo nos tam incontinen» sexu ad contenti! Furiam de 45 — servanda) Yirginitate ri. foeminarum praecoQia mulieres?At Quidpeccaot quid si promissa, munuscula, cebrae, — imitarentur vi* ille* viroruaot peccaot» cantiones prodigaiitas vis , , ficta minae pertinacia, verba, importuoitas , est causa pec-» , caodi. mihi Defert Messalìoam dram : crudeles biles quoniam appellamus , Quae excitavit Yidimus est, unusHippoIitus, malos, Virum dixit: tnveni. Mn sapientis miUe de arriserit, Nescio inter Sanctius yerum,. connive* aut sancii veritati, praestare Dei oderunt peccare vel quam aut et loseph fuit sed mulieres sibi inter ho- probas. Ne, tot vendicavit, nomen muliwem de Aristoteles om-^ hono* , rem gran* , ioquit esse et cur Unus reperì^ unum Leexami- Fateamur Phaedra; una fue^ reperimusl petulantiae proniores. quot iliius, qui vitam huìuscemodi tantum sint Medea, una reperiemus ignoramus vitium hoc in maritis siiigulas^ restitisse. si fores? sui sunt« per praecipitet? scelus omne viri mines puella, una quem in non nibus non custodierqnt. amatorum fortiter pollicitationibus qui cupidini mulieres sancte viros mulieres plerasque graves et inexora* lonumerabiles fidem Quot nostrum. fere discurramus scripturas, veteres pectus rit» duras, amatoris rapit spam. viris mortuis quae namus quis nos nostrae Omnes ? virginitatem runtque gamus mulier unquam dormientem servaverunt dibus sanctissl-* , obsequuntur. Qu^e miilia tot fallaces» illas Nos foeminarum. marum illi enumerabo ego , Phoe- Medeam» fortassealiquisHippiam, , charissimis hominum res Mulie- amicis. metu pudore aut , , aut virtute. non ferrum Yiros non non Dei ignes, metus, non non hominum, praecipites non scelerum lapsusf , scelere situm unquam est de revocaverunt. laudibus mulierum Non mihi tractare hoc in : pqdor, loco longiori a , propo- enio^ 46 — sermone Dosti es Tu, esset: opus quid , — diu quae feccrit David Hieronymi lectioni Salomon sanctus sapiens . fortis Sampson quid : ii, qui , sancti, nec fa assue- sapientes nec nee , lértes lierum et graecas et res orbis vieli illustriam,et tot seipsum imi domai illos est ioter belluas pionem : pessimum. homines, invenient non portae, rum duam illam, viris Susannam, et in tes huius Didonem» Zenobiam» in quamvis pndicitiam tam si alio Sicbei» et tenderem, narum, et ? tuus vi- Artemisiam, venerandi sacerdoest noster Et innomerabiliom et et plerique imo et nostrae te adulatore vero ni- foemialii philoso- Quid Quid GregorÌQs;etGhryso- milius Quid ? clemen- bonestiusque castius serenissimae quid quandoquidem sentiam, Ioannae non tecumloquar. de- Nec meminerunt. Hieronymus nostri. ? vexari. » familiaris sanetius luere poenas manibus testimonia ille Basilius, saeculi Quid filia? De dicar ' Theba- , et Sci- Haebraeos, mendacii Didonis Aristoteles Magnos esempla sunt afferrem tanti , etiam stomus» inferos castis et Plato quarum ac apud nunc ; quem existimo, tuae» ter In- oppono mentitus aperte et sunt Bufam, illins ) teste loseph bis ego enim » Poeta tius At vicit neque interemit,!servavit omnibus , phi, Nili. Olophernes quae fortiorem et ostia divitis aut ; quot , Fer- : Sardanapalos, saepe tot VieUh non (Aristotele mihi mo- : monstra, Taceo potius Obiiciunt fortasse milites Heliogabalos sed Gaesaria Hieronymus vicit Domitianos, annumerare. sed Ait mu- cxempla: et triumpho Hercules omnium Caracallas, Alexandri in : sanctorum elbarbararum cupidUatibus. a monstrorum Nerones, legisti : obiecerint libido mentes reas romanas huic quae , fas Legisti iudearum^christianarumque, taceo rt$ facient? sunt, Reginae ausim Hoc quiun mater, dicere, tantum ae non ^ -47- silebo: ris tnam cum mihi una disciplioam^taosqae illis antiqais ex , Gtissimi viri TissimamgeDQs ter tot tuom est, tardìoris celebrarant* et hoc excasabile. erratam plusqaam satis do- eoim cla^ moribus; io- tantamferecomnane suntingeoii^soperstitionibas praestantiores optimis vide- alii et Saperasti vitae, molieram, potios sea HieroDymas, qaas sanctitate virtates tantasque peccatam laudibas tantis considero, mores Quae detinentar: credalae sunt qoideni qaae vero hoc et a pror , bitate tia, aliis in iunt per Naro est: Tyro autem FaUere versipelles, enim obi Sapientia sutia, Estole dolis prudenles fallere, mali In De* proverbio est: ti, versa- Qais simalare est, nesciet? in non Dominus praecepit ver- noster simplices et viri. habentur. aut a* Sem- fallaces, simplicitate serpenies esse Poeta: non pradentibas in Ideo Ait est. vi- facilias mendaces, prò prndentia siciU viri hodie At calliditate. et credere et intenderit, et propter mali hypocritae, enim, Ea abominaotar decipere. euim sapere. ingenìnm sed viram circamvenire esse habent, credant. falli est; et non non malum qoam bonus cipere minime esse bonam, ipsae quae sicut : colum- , bae. Et malieres laadatur Poeta a instrnendae citate absit ciles, sed snnt, prndentia. tardae oportet^illìns ad ne Sint ab simplicitas circnmspectae Domini nostri: falsis prophetis eapropter : probitate earam et credendam:semperenim praecepti Fharisaeorum^'a prudeus qui etsimpli-- cantae, fa"^ non meminisse eas Attendile a sub veste ovium ait Strabo) fermento sunt , lupi rapaees. ribns ortam illis omnia Omnes habaere, noster, devotam postquam (at religiones quoniam viris maxime persaadentnr, spectare.Ideo minas fere appellamas a mortuis mitiores qaae ad foemineam surrexit, snnt, Deos mnlie^ a et facile videntnr genas.Et non viris, Do- sed -.48- primo malterfbas plosfidei noD Hypocrisi tionem tradtamas, Ytò deamas. enim cnm decernimas quasi non Medici, medicoram: culpa et paucos: qaod est de le^ libello igne- et dìcebantar, ris, Hecubae, puta cervi; Medeae et indaebat iuvenis vestes gestibas, incessa fictis lant, est in vita «st nescio enim celantar. melle braqne virtotam. si- vultu, mone, ser- teterrima iastis viris. ac modo sab lUustris vivendi. recto tarpiora ad et Athletam vitia Pervertit sunt : non hoc maximi momen^ odiosissima et divas Malto Hieronymus Illa hamilitatis qaibusdam vitia Yenena irrepunt scelos osten« mores quae Scribit simulatio- possunt Hera, baec quomodo circumlinita: hane orationibus bonorum res quae Idem Ad habita, qaa virorum mali. de superbia, malie"- personam ieianiis ornai sint bonis Cellantiam et et agunt, ipsi fuit aemper miracoUs, bonum cam habitam , interdam virum ne sapposi'' aat senis» in qai re tragoedia, simniabat eleemosynis, , tn et oscilla et dicuntar, hypocritae militadinem verba, liber : maltos^ qaidem sabstitutae, quia imperitia ex introdactis efflngebat mos eveuire nomine personis comparat cam personae, medicos et hypocritae tae ad in contemptom medicinae artis praeclarissimae quae ti id , vero et ait: tar: dici- , flit, aat qaasi vi- iadiciam perversam Hipocrates alia. prò rem sit xp/o'ic iadiciam aat est de dissimala- et traditam latine, non Institatione de ininiam et quod Qaoniain nomea qaaedam, id sit, aat sive gè, sub grece, sabornatio quasi onde appellare, possamas faeilitatem.qaatn simalationem/ dos qoam velini* persaasam credendam. ad larditatem Lacae et Thomae hoe Magdaleoae contalisse nostrae tibi Sed appaniit. deformior latet: signis virtatum cam dantor non nisi orbem cie spe- sub nisi specie totum : am- per- -49 miscet cit; boni ut vìrtates dìscerni malis a in vitia ac fa- promiscaa possint. mìnime bypocrisis deprimii; viTtates onraia: pertarbal ac — Vitia extollit, pestilentissima omnire est , Similiter magna foedera, omnis et differt: adulator qui sed Corvo, a Corax dicitar, Corace ille devorat. mortuos Tantoqne amici Golax aplitera tantum hie quod quanto « viventes enim una Colax no- societatis Graecis a ge- p^rìant, induit est: Ideo est hamanom homanae rompant illis corpora. inimicitias acerrimns. qui peior tanto perdant Hypocrita hostis sit cnm persouamt pellatur, concitaot, In veroperimit mala evertant» regna bella odia, triant duo praecipae. hac in Haec «dalatio. et omnia nus» hominum, capit animas enim medicina philosophia, religione, in sed bypocrisis adula« , tione perniciosior ad quanto plura Adulatio extendit. se ho- , mines bypocrisis tantum bomines et autem lere conalur fai* , illa bumana : Deos et , baec tantum humana divinaque , audet fur Adulator tentare. fur hypocrita est sacrile* et , crita, eteo specie fidei mdgis, ad distat bouo bypocrita, a enim ab quanto philosopbo humanaementi a chirurgo a res Tanto adulator, amico sopbista, bypo- sanctitatis et inclinat. ipsa natura nos videtur religionis sub Imperiosissima quam impéritus, mibi omnium plusilli quo adbibetur. religio, est bestiarum Pestilentissima gus. viro a bono dico me- carni fex , a tirannus, rege Omnes tiosus. Deo a bi diabolus, proposito ( ut a ait viro religioso ) Aristoteles superstiaut ut sic , dicam, Yir iutent^one bonus bene differunt agit : virtutis actionibus amore : fere malus similes sunt* ambi- aut vero , tionis, aut lucri ditt sopbista vulgo piacere causa. autem studet. Philosopbus videri, et Ghirurgus sapientem esse Ille apparerò. urit ac se inten- sapientibus, secat sanitatis bic g4^a- -BÒ — tia : Carnìfex adulator co, pocritae suot lub amici nus : ad hic publico» ille rasitos hic Superstitiosus bonus hypocrita omnibus ab habeatur ad subdito- utilitatem agit: : ille asa- hic pa« piacere. Deo sit studet^ conscieutiae file : agit est bonus ut non : dixitDomi- sapientes» religio Vera bypocrisim iotendit et hy"* ideo et probos ille bonos: alit. et quidquid beneficio suorumque assentatores et Rex Dei: amir ut proditores suae ipsius commodum, sui suo extermioat, Filium venisti^ quid ad Atniee^ Et est. avaritiae tradidit sppcie Tyrannus rum, los enim addit enim ludffs : Amicas perimat. ac sollicitus prosit sibi ut perdat ut autem sed hic ut autem » ambitioni hic mercedem, religio tum inani et sic maxima Ut sed est sperat se hypocrisis, caput extremum non recepturus suam. vitiorum religio tio, quamvis ille mercedem accepit est, servii: gloriae virtù* supersti- et medium aut » , religio habet non confrarium fortasse aut extrema sunt su- , perstitio, impietas. et Graeci p'ìum oi^eoi/, superstitionem significantius im- nominant dsiO'iSai|xot»/ai/ religionem autem , vero seu pielatem bypocrisim, tius cum dixit ^socéfiBiouf. referre fontem, unum Omnia scelera licet. ad Lucre* : superstitionem habere ad tamquam Tantum bram sòasfigiaif sive religio potuit suadere quoniam intellexìt:quae religionis malorum, quandam possit quantum in videturum- animos hominum , quis poterit druidarum, narrare?Scytarum et bacchanalia sacra,nephandaEgyptiorum,et seminaria omnium malorum et , fraticellorum appellatam haeresim , nostrorum totam fere Kaliam, et quae temporibus aliam,quae avorum anteaNarbonen- 52 — veritatem Inter temporis dìstant: se vitoe illum at pauci stellarum honorum lu8 decipitur. tempore sanctitatem mendaci! et scriptum hoc corruet, hypocrisis. bonus, quam ma- malorum et nium, om- Dominus Eapropter tertia plerique qfiod est« est, res pater» quod est facilius nam Pericuiosissima fons dixi ut immo : decipientur, vìrorum vir hypocrisis, tanquam illius Dtietur, me maxime quae ieiunia,etiniraculaeffinget:or- et cogooscent pars simlllima, sunt Christum orationes, decipiet, terrae adeo filìam, Anticristus simulabit, bem — ooster , nullum peccatum critis indixisse, acrius nihii insectatus fuit illi est hellum : molestfus, videtar ubique hypocarpii ìHos , Pharisaeos ubique docetutab divus illos hypocritas illis summo Hieronymus damnat caligas Eustochiumscribens ad in manicas, laxas foliicantes, nos bilim Legisti quantam caveamus. opere ubique abominatur, illos ? eyomuerit crassiores vestes , visitationes clericorum detractionem virginum si et : do quan- , inquit, dies advenerit convivia, lauta eratur festus attagioes, fumantes superbiam ad saturantur pingues patinas, perditam vomitum, exe- et anseres , dum detractiones, venenatas , rodunt roduntur. et Et sillae, detestabile pelli, lapidibus bene describit et Quid de et quam cmnpositae fluctibus mergi optabat. nostri temporis, putandum casae dapes» quibus et plus tuguria, quam viles urbibus placent quae fides et illis ab aurata cibi et , stra no- marty- virtutum. et perdices, plus unquam tunc uberrimus est, quam nullis quam virorum, proventus file- morte Yides erat sanctorum et et et recentior quamvis saeculis in de Monachorum abundantia, nustris Paulam ad genus ferventior, degeneraverunt, bicula, epistola temporis malitia, charitas Ghristi rum obrui, mores defuit saeculis sui in oluscula, tantum stellata cu- attagines et et legumi- -53 — Da sine ut alt sale oleo, tantum ad Salvinam Mem ad Nepotianum mus. Ibidem qui no, piscium, nomina tu in attaginem famem luslris expellant, saluberrimum Hera ronymi ad Nepotianum defictis faba ego Paula, tribue divitias comedant, panem Prófecto, illud est Ne amicis: greges,mé luxuriam. enim: ait : sapori- calleo, Illis cibarium habeas plus ad tia: Clericus devenit tantas iam ad Execratur culo et stiani, semper habuere. fessorum eìiàm quam ut et facile haberentur Nec hypocrisim uUerius qui in sàe- Ghri- solum scelere maximo prò vi- , Quintilianus honesta : vitia sapientiae Yeterum nostris latuerunt. philosophi prò* praeceperunt, praecepisse,et,ut consenserim; plerisque in maxima studila Ait quo eos, divites. suot maxima quoque habemus, nec na Christia- res Hieronymus facti quoque multos, vixisse, ibidem monachi Ethnici sed est, veutum progrediamur. postquam amplexataque opes, summum pauperes, Nam coepisti. esse il- Hie- divi , quando et genera gloriaris: praeceptum , et Asellam qui augeut non ventrem sit , qui satiare lecta Furiam. sed aves rùstica* novi anserò ad qiiaeri* tugurio ; cachinnantium Idem phasites non ad Et comeso delectant te plangentes. qui tuas, de et ructas, Melaniaque concha provincias. impieo; ventrem litore et fastidio mella serviunt. delfciis in rugientem pane, et quo discerno avium cibario et carni quae domo, paupere dèliciis. erant abstiuentiae in natus similam, nane carnes, famam milio, y\x pbteram, bus alt: summis prò commendai Idem qui, , , Pauliuum, ad Hieronymus minati piscicali et aspersa temporibus vero enim Non sed laborabant virtute ac vultum et , , tristitiam, et tit et pessimum Hieronymus dissentientem morbum scribens a caeteris praetendebant. ad Demetriadem ostenlabant, habitum Neque de ab hoc dissen- virginitate sic , -T-54 multos QMam «U. — phitosophorum audivtmus et vidimua et • ipsi» l^imus et mundi ethonores benìgnos qeote^ » modestos^ patientes, castos, liberales, simul lustitiae minus non , omnì io Ideo, iliustris le butirum et hac Hera, immixta optimis rerum geoere in sapientiae cautos re nos comedere scientiae. quam , Certe re- , aroatores et spuentes delicias et , absti- pessima. sunt reprobare sciamus ut mel- et oportet, esse , malum eligere et bonum. quit : Philosophus Nostra fices. tueodus iudicaverunt. ^otrinsecus solum sint estrinsecus sunt, hoc consentanea est ille in turba ovina mum et hoc hominum vitam iostituere ita vitia, et diu celari debet ram abditas natura illi quae convenientia tali^ ut mores Beali : si virtutes, et quamvis, et ut actiones omnes in me sic vitia, et vir tamen praeter eas , voluit esse quorum quae bonus possint, non ut est ani- lupinum ne , quas esse ea est : scripturis optaverim: esse vìrtutes etiam Ipsi ut ostentamus In Atego peccala* manifestas sunt, vultu ac pelle tegamus. tectasufU me^ , verbis qualem di- enim , mens, arti* simulationem nobis sint va* probant despicias. amica, tales ut dogmatum immortales, Deos Plato in- potes et pessimam omnium Rogat scit bine iudicio, videris quum Pammachium magis necessìtas standum-sit Titiorum phiioBophi patientia sit dura vulgi quem , oculis et quam quod vertere» et iutelligit nisi, qui non JKfanufacta netatem. ad Heronymus , possit aperte , et palam co- , omnibus exercere lateat, ; nec cogitatus ne deorum quemquam quidem notarum aut num homi- aut omuia palam,ut Peum. fallerò ittdex, abditum et Persius possumus demum est, ultor nihil ait,ut : , audiat semper actionum occultum; hospes.Nec,si enim adest nostrarum. sive sed aiiquid , quid in velimus, nobis testis Deus. Nihil penetralibus ac illi fiat , 55 — si?e in mali cogitai, rdeo dixere id praesente se furiasse sciat qui peccai, aut aliqiiid audiente et vidente Deo Tacere, nostri pectoris recessu — plenum aerem daemonibus esse lo^ et , ire vem profundum. si At, Deus maris, tractusque terrasque peromnes celaverit facta nostra coelumque celabifc non , Ne obstentationibus subdolis prodit: est dies. revelat omnia quae suis in quumvis his, Beati tempore. confidant igitur est ad aut intensae, non minimis qui est, Idem respergilur. sorde nevorum quorum hoc ; Hreronymus Eustochium in quasi qui urgetur, opus de virgi*- TersicuIum,ait:Optimus ii referens Horaf sed divus ut ad et luce iniquitates Nam graves. in rn non tecta, remissae et Nebridii, morte servanda, nitale nimis aut de Salvinam peccata, sunt parva habent, quorum non hypocritae tempus mentis , nulla enim cuocta : lucem qui igitur pulchro corpore Salvinam ad rlle de rara eodem t , facti cuncti dominatur: nec regum Non squallorem. simulatio rerum vitia, non putavit, et haec quam vulpis: titur. Eapropter occulta et In ille tates, sunt, urbium insidias excidia, , permhtit. Livius auctor est esse minusmàlum et morem yiribus suis morbi occulti captivi- rapinas, Bella, ius stratagemmata fura belli quaedam gentium , ut focere ita sit pati fas , hominum nulla dirui exuri, agi: concessit ne , at contra quae praedas tecta , , puerumque lex sata u- , manifesti. quam et qui operta leonis vi , perniciosiorcs sed commertiis peccata et quantum exhibet, alienum, odia libido mendicanlium Cicero Ipse dolis, eadem damnanda, punitur. homine fraudo nec aereos notantur. ab minus timet, nummos capite aperta pannis vitia tanlum qui cooperlos, auro esse Non in et purpuram igitur virtutis. aereos serico in luto sumus furta, hostes dolos, fraudes, quidera. Nec penuria, me latet -56- LacedaemoDÌos,ut apud micis etiam quio alias: hoc de concessa; solum non a*- t bostibus et foisse servandam fidem et furia dieant, quidam communi gentium quoque tacito et con- , Sunt statueruDt. sensu exempla voterà innumera quantum , oderìnt Dii iusiurandum, fessi qui ses, perturbai omoem manam Hypocrisis societatem. sacerdotum ho- et poenas, expediri. inquinai atque qui fidem, Carthaginien- sunt foederis iras principum in tantum eam violati et Deorum socialium et spitalium periurii» sunt Testes violaot. qui foedera et dissimulant» quique qui simulante eos amplis hu- Neque aedibus et , monachorumque pharisaeorum leges, sommi medicina, alumna quae offlcinae, artificum omnes nam habitare cellulis urbes et bus superstitioni, , simulatione hypocrisi et , aulae principum et regum omnia fora^ » , ipsa, quoque veritatis debet esse : mercatura, Philosophia magistratus, vindex et tabernae, omnes , omnes putemus , dissimulatione et plenae sunt. , verbium veritate e nescil alienum prorsus Al regnare. testimonio Ghristi et iustitia et simulare neseit qui : virorum rum sed est» Antiquum existimo, protanto- ego regis neque , , dignum qui esse simulare aut , novit. dissimulare haberi sino gratius Nos esse, Ideo non bene Deo, facta bene cui aed quales arcana vivere» et male ta no- aperte, nostra opera nostra erimus omnia innocue et dissimulatione et tales si agemus putemus quam simulatione omnibus. recto nihilque velìmus, sunt, et appellatione faominis neque pateant facta sacer- , dotibus revelanda mulier, iuro tatem lem, et per meam, in scripsisse, omni sed esse lego a veritatem, recolui, virlutis teneris m^ annis alicuius non et amore , est. Ghristus quae a quam institMtum odio Ego, est, usque ad personae temporum, iilustris o et per hanc plici sem- aeta* odio haec et vitio- -57 — quamvis, et rum; torem esse ut coeteros, tamen, negem, non mihi maxime quam fortasse aut roagis aliena» et displicent. et me ipsius mea Ideo pecca- lieta de- opusculum clau- , et ma surum buie in tur me tis viri in sibi melior irasci est, eo magis qui ipse de nec iisdem mala ei Generalis scribit: voluerit, sua de se quod quod in teneatur vitiis talis se, quam se inteliigat, monitorem male- crimiuibus, disputatio sit irascuo- Pruden- in placent. non dìspula- Gomoediae perstringam. mihi: si et de veteris nec emendare quam mifai peius atque imo qui congerere: potiauum eligam, dissimulare, est multoque offen- me vitiis dum et nomino; personas ioquit, de contumeliam, neminem Ego Scio, elegaotissi- generalem conscieotiam, certas iudignari dieta qui referunt suam monachum seutentia. quamplurimos, iudicaot. licentia Rusticum ad aptissima indicant suam de et loco esse tionem tui Hieronymi divi dam confidebitur. Idem est; certe ad qui Ne- mihi CARACCIOLUM FRANCISCUM AD Yetus Tale proverbium est collaio. indlfiiils beneficio De est hominam fo- quale gCDus , idem hominum lium indicavit. quae solitarie, mines animalia Sunt nisi societate qui veneri gaudent et et Deos aut esse, fiIius,PauIus plerique qui sunt : ho- indulgenti et solitariam agunt » aut Zaccariae vivunt gregatim quae , vitam:hos anima- quorundam tempore/quo eo arbori: reversae similitudine ex mores sunt hominem assimilavit Àristoteles liorum. viri belluas Àristoteles. Joannes Hilarion, AntoniusMagnus, eremita, heroes ait quorundam, odio populorum, aut , aut principum solitariam vitam elegerunt ut contempla- , tioni, rei et divinae conversationes et consuetudines cte sentiemus Eos cogunt. peccare ii : et invitos vel quae num homi- in- , , terdum scelera, vitarent et vacarent, rerum si divinos appellaverimus li fuenint domini humanarum re« , ii regna , urbes ii , totum orbem vicerunt ; non qui armis -^60 — mal sioe talibua fraude ? doloque lupos mactare sanctius Quanto Diia erat tigres.Jeones, vulpes, , miluos accipitres minus npn tiae studentibus, lugenda et infestissima avari- et Ridenda, erant. laborum animai sacerdoti- libidini, inutilia asellum, est, haec quod ambitioni, ve^cendum ad nìsi : gulae.quam res caeterorumque , generi bus hominum malia ani , animantium aqui- ursos , la9f immor- imo, patientissiroum , roactabat Priapo roansuetissimumque slulla antiquitas et , hircum Bacco , ille quoniam : suo , nympbas dormientes tu, illi frondes et sanguine atro pileos, tos illa At quod torques « et aureos purpura* in gestant cubant auro et , pbasiades et in et caveis aut , diademata gallo decora tam adunca dentes, acutos quidem auratis compedibus Goronas latent. pavoni et tenaces, rostra , crìstas armatos atque probamus aliae nos ungues labori^ sunt , industriae, et aptae ignavae ciles, Animantes admiramur, atque et dederat; natura • bus pur- , coenant aves est miserorum , aureos can- hoc vites, visceribus quae diademata» vescuntur Altiles pura. in rodit. natas hic excitavit: ded^rat natura quem docìles, et ventri lucifugae, otiosae, pigrae, indo- aliae aliae, canorae deditae ; , quibus prò sale data tantum anima est ìntereat. veternosum Sic, alii hominum et et corpus aegne ne , solli- industrii, , citi dociles, acris ingenit, audaces : alii ventri otio et ti dedi- • quibus ut mitia animalia hominum qnaedam data tantum est ne , Rursus marcescat. corpus anima generi porcorum , quaedam ingenio ra natu- suapte mansuescere didice- , runt : nonnulla nullo quaedam sunt , quia urticam pentem frìgore nulla beneficio quae fimo oflScio, et aqua torpidum arte fiunt peiora nutriat : ut aut , igne mitescuut: calefaciat. non in imo, et si secusac, fabulis, ser^ , Illa beneficio tuo 61 — acrioribus veneno calore cabit trisulcis. tius tuinentia in si tribulos, aut Nec, longum prava esset imo omnium nulli manum et eccepii , exitio et Tuere: secundum qui ortum male eget Verissima co- et est, Per- beneficia locata Malorum Antiquum etiam illa est ro- dando benefidum : po^ solet. volumine* est. mi- bebé loliuin permutare adagium est dediL digno illa ingratitudo veritate a llnguis ac potentissima probis malori stupida, ante erigetf infelix in viris colla te te enim haec quam quot narrare nocuere, Natura metes. in proba ìd ille : irritato, tritlcum lueris, aduret spinis te — Ennii senten*» , tia : male Benefacia praeterire faune male locata scribam quin locum arbUror* facia Non illud theatris in bendum sic in legentes scri*- omnibus templis , Ovi Ovis est. in coropitis in , , tetra- graecum , sticon possum sculpta marmore alloquitur lactandus catulus lupi habens lupùm ubera circa « admonet. atque datus pastore a Dicamus nos latine , ad verbum verba ut sententiast nos possumus: non, Grammatici, ut curamus. Lupum alo, et invita^ cogit attamen me imprudentia, pastoris Educatus imroanis enim et nutritua a centra me a me, iterum me erit. Gratia naturam permutare Et|^bomints et mammis propriis natura natura plerique probum nec artes tonis dignìssima, ctissimis sola et viris nec genus, audiens, indocile , ferumque medicina mors ab Tertium fiunt. na discipli- vero , immansuetumque lege alii sunt: praecepta et , indomitum, probi boni monitis pfaeceptorum potest. non Aristotele, relata est: est. et optimus Hesiodi Platone, ille HisPla- perseverat. est, sententia plerisque qui per notata aliis se do- novit. 52 — veritatem temporis inter se vitoe simulabit, bem dfstant: illum at honorum Iu8 orationes, illius decipitur. nium, tempore hoc corruet, hypocrisis. qfiod est, bonus» est» res tertia pleriqae quam ma- malorum et Eapropter pater, quod est facilius nam eflBnget:or- mendaci! et scriptum Periculosissima fons dìxi ut immo : decipientur» virorum vir hypocrisis, tanquam sanctitateoi miracola et maxime quae ntietur, me leiunia, et cognosceiit pars fiimillima, sunt Christum Anticrislus pauci stellarum adeo filìam, decipiet» terrae — om- Dominus ooster , nullum acrius peccatum nihii indixisse, critis insectatus illi fuit est belium : molestius» hypo- videtur illos ubique carpit « Pharisaeos ubique docet utab divus Hieronymus damnat illis caligas illos summo Eustochiumscribena ad in manicas, laxas follicantes» nos bilim Legisti quantam caveamus. opere ubique abomtnatur, hypocritas illos ? evomuerit crassiores vestes « visitationes clericorum detractionem virginum si et : » inquit, dies lauta eratur festus advenerit convivia, fumantes ad saturantur vomitum» pingues patìnas» do quanexe- et anseres « attagioes» perditam superbiam detractiones, venenatas dum , rodunt roduntur. et Et detestabile sui pelli» lapidibus obrui» sillae, bene describit saeculis Christi rum Quid de et quam c(Hnpositae et saeculis in casae dapes, plus viles Yides fides et placent illis ab aurata et perdices, plus cibi et , stra no- marty- vìrtutum. uberrimus quae unquam tunc virorum, est, quam nullis quam erat proventus tuguria, quam et sanctorum putandom quibus et et urbibus optabat. recentior quamvis abundantia, nustris mergi file- morte Monachorimi temporis, ferventìor, degeneraverunt, bicula, nostri de Paulam ad genus fluctibus malitia, charitas epistola temporis mores defuil et in oluscula» tantum stellata cu- attagines et et legumi* na sa- ut sale oleo, sine tantum ad Hieronymus ait ad Salvinam Idem ad Nepotianum mus. Ibidem qui poteram, tu siooilam, in piscium, avium discerno attaginem qui tuas, te de et ructas, Ifélaniaque Et phasites novi famem luslris expellant, qui non saluberrimum Hera ronymi quando ad tia: ad Giericus iam ad progrediamur. Execratur culo et pauperes, stiani, semper multos, fessorum vixisse, eìiam in maxima studila ut et facile haberentur Nec uUerius qui in sàe- Chri- solum scelere maximo prò vi- , Quintilianus honesta : vitia sapienlìae Yeterum praecepisse,et,ut nostris consenserim; plerisque quam quo eos, divites. sunt hypocristm quoque Ait habuere* facti Hie- maxima quoque habemus, nec il- na Christia- res Hieronymus ibidem monachi Ethnici sed est, ventum summum divi habeas, postquam amplexataque opes, illud plus Ne Nam coepisti. esse devenit tantas enim: ait Nepotianum: divitias Profecto, est praeceplum , Paula, comedant, panem luxuriam. augeut faba ego tribue Illis , qui aniicis: greges,mè cibarìum sed aves sapori- defictis gloriaris: Furiam. et geuera calicò, Asellam anserò ad ventrem et sit cachinnantiùm Idem no, rustica- setiare lecta ad comeso delectant plangentes. non concha provincias. impleo; ventrem litore quo qùaeri* tugurio et fastidio; mella serviunt. delfciis in rugientem pane, et carni quae domo, paupere dèliciis. erant abstiuentiae cibario et summis prò carnes, in natus milio, nunc nomina bus ait: y'ìx Paulinum, famàm qui, , , commendat Idem pisciculi minuti et aspersa latuerunt. philosophi prò- praeceperunt, temporibus vero enim Non sed laborabant virtute ac vultum et , , tristitiam, et et pessimum Hieronymus dissentientem morbum scribens a caeteris praetendebant. ad Demetriadem ostenlabant, habitum Neque de ab hoc tii dissen- virginitate sic , 52 — veritatem se vitoe simulabit» bem dfstant: illum honorum Iu8 vir hypocrisis, tanquam illius tempore decipitur* Periculosissima fons sanctitatem mendaci! et scriptum hoc corruet, decipientur, dixi immo : virorum ut ntietur, me maxime quae ]eiunia,etmiraculaeflBnget:or- et cognosceiit pars Mmtllima, sunt Christum orationes, pauci stellarum adeo Anticrislus decipìet, terrae at filiam, temporis inter — hypocrisis. qfiod est, bonus, est, res quod est facilius nam tertra plerique ma- quam malorum et Eapropter pater, nium, om- Dominus noster , nullum peccatum critis indixisse, acrius nihii insectatus fuit illi est bellum : molestius, videturhypo* ubique iHos carpit , ubique docetutab divus illos Pharisaeos illis summo Hieronymus damnat caligas hypocritas Eustocbiumscribens ad follicantes, in manicas, laxas nos bilim Legisti quantam caveamus. opere ubique abominatur, illos ? evomuerit crassiores vestes , visitationes clericorum detractionem virginum si et : do quan- , inquit, dies lauta eratur festus advenerit convivia, fumantes ad saturantur vomitum, pingues patinas, exe- et anseres , attagioes, perdilam superbiam detractiones, venenatas dum , rodunt roduntur. et sillae, detestabile pelli, lapidibus bene describit saeculis Christi Quid de obrui, in et c(Hnpositae casae dapes, mergi viles placent quae fides et illis ab aurata cibi et , stra no- marty- virtutum. et perdices, plus unquam tunc uberrimus est, quam nullis quam virorum, proventus plus Yides erat sanctorum tuguria, quam et file- morte urbibus optabat. recentior putaiidum quibus et et de Monachorum temporis, et saeculis Paulam ad genus quamvis abundantia, nustris quam nostri ferventior, degeneraverunt, bicula, epistola fluctibus malitia, charitas in temporis sui mores defuil et rum Et oluscula, tantum stellata cu- attagines et et legumi* -53 — Da sine ut alt sale oleo, tantum ad Hieronymus ad Salvinam Idem ad Nepotianum mus. Ibidem qui tu in piscium, discerno avium attaginem Melaniaque tuas, de et lecta sit Et Asellam cibarium famem luslris expellant, Hera qui non saluberrimum ronymi quando ad tia: ad Glericus devenit tantas iam ad progrediamur. Execratur culo et pauperes, stiani, semper roultos, vixisse, eìiàm in maxima studiis ut hypocrisim quoque et facile honesta plerisque vitia ìnsàeChri- solum scelere nostris prò- praeceperunt, temporibus vero enim Non laborabant haberenturphilosophi qui sapientiae praecepissp,et,ut latuerunt. vi- uUerius maximo Yeterum consenserim; quam quo Nec prò , Hie- maxima eos, divites. sunt il- na Christia- quoque Hieronymus facti divi res habemus, nec AitQuintilianus: habuere* fessorum ibidem monachi Ethnici sed est, ventura summum divitias habeas, postquam emplexataque opes, illud plus Ne Nam coepisti. esse Paula, Profecto, est enim: ait Nepotianum: faba ego comedant, luxuriam. augeut praeceplum , aniicis: tribue panem , qui sapori- calleo, Illis et genera greges,me Furìam. sed aves et gloriaris: anserò ad ventrem defictis cachinnantium Idem phasites non coocha comeso delectant te plangentes. qui novi ad no, rustica- setiare ; provincias. ructas, impleo; ventrem litore quo quaeri* tugurio et fastidio melia serviunt. deliciis in rugientem pane, et carni quae domo, paupere dèlìciis. erant abstiuentiae cibario et siooilam, nunc nomina io natus milio, yix poteram, bus alt: summis prò carnes, famam qui, , Paulinum, commendai Idem pisciculi minuti et aspersa» sed virtute ac vultum et , tristitiam, et et pessimum Hieronymus dissentientem morbum scribens a caeteris praetendebant. ad Demetriadem , ostenlabant, habitum Neque de ab hoc tii dissen- virgìnitate sic , MARAMONTIUM AD slni:ulari De libi Narrabo pvi^iia. Maraiiiooti generose singularem Dobilis pugnam , , animosi juveois MadaluoeDsis ferocis et nec non , veterani id se Saessaoi. equitis veterani et fratrem jure multis fecisse dissidi], Causa vulneribus quod nec quod asserebatque percusserat, id se fecisse poeniteret idque » armis se experiri Yeteranus re* venis » pollicebatur, id negabat Locus tironi si quis vellet factum jure a delectus armorum ju- impetra- rege quod magni menti mo- , Justiorem obvenit. veterano improba- quapropter decertand! , est factum fuisse: impune jus veteranusque vere. ille javenis pugnandi causaro , , maxime quod armis in valere ab nec re opinantur omnes , , pi tus tribuebant. veterano ures pugnandi locus Descendunt in ambo ctantibus in rege ac regis et Novae fossa ad claustra (ilio , rum Tandem^rege et duabus constitu- annuente, arcìs: hunc consti tutus fabrefacta, usum reginis, atque est dies. ^speHispano- , Ycnetorum oratoribus ac , universo populo -68 — recepluì aotequam ret, dit,ac deprecatus morteiti inolusysive, numine, sive militum circumsladtium victori se slve Yeteranus, est. aliquo puto, ut ille statim caneretur; miserìcordia utaudie's, id quia siveconcursu morìs apud est , nuos pugnatores, num continuit ut supplici et ac tironem dextera vilam precanti prehensum prorecto iri, perditum pserit Juveois fuit, inanu quod erat apud regem Magua vis cootem- religionis. juste non mira et qui quam dubitavit, Fapiens Demo conscius quia aut saeculis omnibus et est, est duxit,et donavit. illum ilarum Carme] ma- » populo, spectante captivum, Mariae divae moris ut stre- parcant; , , dedi- pugnatunis , detractare puderet quod sed esset quod certaroen promiseraf, melitarum beala quoniam aut diei illius confessus peccata est ecclesia in est pugnatum quo yivum devovif mortuumque sua Beatae seque noverat (lar- Hariae Virgìni yeteranus , dedititium ac suaderent» omnes divae ne ma- . captivum yt id Nec summò suadebat, Virgo « cum seroe! , , juvenem praecipue ac regi daret dono Columua Prosper qui cujus sub , auspiciis diu jam veteranus militaverat cujus et favore ac , inierat, certamen sumptu numine clamavtl kunc : divae ego , dono coelitus, tactus ut virgineo puto, CarmeUtarum Mariae do. Habes mi Maramonti, gestam, rem et ordinero pugnae, , ludi seu gladiatorii, conjicere et possis cujus ego viribus fui. spectator quoque jusvalet, quantum experientia rerum et prudentia quantum corporìs et de lin- animi, etiam hoc , est audapiae ferocitati et Barbarorum Haec antecellat. , sint, Illa vero Ritmanorum. agitur. Nulla plagam mitiorem NihiI aliud, sii bello de quod menlio, iacolentium scire sed opere utinara Graecorum praetium hoc diu et sit, hic univer- 69 V géntes sae — — religioni vacaiites Livius ul sumus, ait io urbe , religionum piena dicam ne superstitioDum quotidie , Gampaniae et tus Lucaniae et flunt, concursus Garmelitarum, populorum quotidie matres vix sol pueri pudore, est et urbem p(er spectaculum ad usque chantes sudore Dii bene eveniunt, quin per se tiunt. et aliqua singuli Auctor non bu9« quas aliquo sine cernere ; infantibus ut est est ignorant est vel sed ; obsitos, senes verbo ipsi Herodotus. calamitas. talia Utinamsim , futurorum, hiidem in et universum ingentes nationi prae- quod praesensunt eventurae solent signis prae- , hoc sine sine evenit casu aliqua divina , mortalium mentes sapientiores. meliora mobile praescius vel Dii , Quoties civitati Deorum nunquam omen; insanum saepe vates Sed bac- et deprecantes religio. sii , vociferantes, sequatur , , videntia puellas, incedere tempia, magna quandoque calamitates nuntiari crini cum hominum vertant, » sic ululantes Deorum animos vulgui vates ceps, et pulvere et invasit tanta falsus passis matronas et urbem, per ferant, puellae , decrepitos iras: ditant; est clamantes, praecipue et , adolent, cernere conven- innuptae » lingunt, vidit, unquam tempia, viri atque lambunt, religiosi omnia , frequentante nium om- , Bene praemonente vale. FINIS. nescio ; prp- viderint LETTERE DI I GIOVANNI OftA BERARDINO PKIMA LA VOLTA TAFURIDA PUBBLIi:A7E NARDO' OSSERVAZIONI CON ESCmARIMENTI 04 FRANCESCO SECONDA EDinONE NBL PREAMBOLO CASOTTI PIÙ COHRETTA DALLO I STESSO RITOCCATA AUTORE eradili gli Tra di letterarie d'Otranto, Terra scrittori degli grande nati raccolta di il Cronache pili avendo Berardi- ria l'isto- pubblicata di regna fornito Napoli, Diari fu a ed lui la e del Seriptores e la del- Giovanni Italicarvm Rerum cose particolare in nostro quale» nel che stori- le luce ed il fu mag* scorso porre regno, uno Nardò^ da Tafuri »o a questo e secolo nello in affaticarono si giormenle che ingegni, al tori Mura- Tiraboschì , di piccolo non magnifici nella soccorso monumenti Letteratura e composizione delle Annali gli di Italiane, cose d'Italia. due que' Tlstoria della Ricercando io poco , fa le quel scritte mi luogo, Tardino Galatina alle Tafuri in quella sua memorie il mani, lettere, XXIII le per vennero Papadia', al di Librerie private signor presso che il di Muratori aveva le occorrenza Be^ quali , ci mostrano con quanta liberalità ( comune sendoché es- ir — allora altrd per furono molti a comunicate al documenti e inoltre e italiani letterati notizie Modenese — ci fare riferire o d' più dal gi»dizio un nostro ) dito eru- occasione porgono , forestieri e critico di di vari altri , nostrali scrittori mi del SODO qui mi però e : è motto non di degne parse pubblico leggerle fin di portate esser osservare, net quanto di e cati, giudicognizion a brevemente notato occorso giustamente chiarire ranno sa, qui di recate. Tafiiri al Venuta sotto Crescimbeni la della dal notizia eh' Raccolta signor Mario Gìovan accinto allora erasi a , fare il Muratori, dal gli si di principio profferse de! carteggio questo si che modo, coglie rac- la primar Tomo VII e , che cosa I. R. S. venatio auctorìs IMI deunt ex noto giornali (1) DcHg che in Io codice Spinelli Nap. scrivendo Parte Spinelli mine I della , nel questi F Ammirato altri fam. primum Era lasciato tra de Ju^ Neapolitanae\ Neritonensi. avesse al NeapoKtano regno Ì2l68,ltalice annnm volgare, Fam. in gestarum manuscripto Matthaei ephemerides Symhrom ad inserita Cronaca titolo con rerum mque la fu 1058 pag. diarium sive ben inviò gV Sansevefino. ab no an- pro-^ regno suoi (1) VI --^ che Apvlo quam Spinelli cammixla) furfure colui come che i Ricordano Toscani sia appunta dello questa alcun prima tempo Spinellus anibos noster Dina e antiquitate tamen adeo atque ) 1281 { Malespini (1280^1312): Compagni ceìlit in scrisse ( quam-- italiano abbia , , che si che storia, piti antica la prefazione nella il Maratori dichiarò Napolitaui, ruditi ^^ hoc prae* ab nomine etiam , Mcdicis comiter gnanus historieorum del onore a antico che libenterqtie italice Giovan nostro ognuno del incominciarono da ( primato nella Dante Non di ritrovati altra colori de' valersi neir scere cono- Pugliesi più il Neritino coloro tra ^ e lingua della istorie eziandio consentito ). il Tafuri, alle V primato ad torna fatto aver codice conosciuto favella censura rifiutare già perchè poi so sua a Sicché V Berardino suo antesU tamquam scribentium-^ questo per documento volgare acdpiendu^ del stampe pubblicata che mandata padre dal vedono si più tardi mostri Calogerà, Muratori nella sta que- pei sua mal lettera a , quel Padre (1) e che smentiti apertamente sono dall^ , (1) Michele V. la ristampa Tafuri in delle Napoli opere nel 18S1, dei di Tafuri Tomo II, Nardo fatta da vn — 1723, seconda La della lo Muratori Turchi dai del vita marzo la fu storia 1 180 nel che d' che e che di la questi Aragona, voltata Afferma ). 3 Lett. Galateo, Ferrante Hydruntino ( scritta bene di comandi ai 19 , nella Angelis, il ebbe fatta d' Otranto molto li parve eh' opera presa 4722, maggio 16 1726. luglio 19 e del modenese dd seguenti — compose titolo con in poi il De italiano de Bd* da Gio«" , in volta ma di tal da Copertioo nel N. Molti che le canto contràrio, di come la hanno conósciute solo si quella in legge buon pri« dubitato più reco Gallipoli, quale di N. a in impressa fu 1583. da peso Catalano lettera Otranto lasciando io fauno che Stefano sua ed fatto, autorità, di Marziano Michele van una letteratp e , , di vicino di luogo e di al tempo Galateo, è certo degna considerazione. « della risposta Per d' portator mi essa dice carissima di dover partire V. S. che già subito il mente breve, dico del Galateo, che e se con haomo è curiosità Tè dell' affezionato stato andate opre cercando sen, z' uè arroganza mai ho po^so trovato dire eh' essere egli stato habbia più fattolal d'ogn' opra alti*' io de bello : vni ^— Hydruntino: tengo e Marciano — fintione per haver tradotto il che havrà la dice che quello, dalla sua bate Gab- latina di , Galateo detto col all'opera che dire di autorità posso libro di ragionando extrema etc, da cosetta lui neli' e fatta, S. sarea, Ce- Diva Hymno nostro a- , io trovo sue opre come detta ne , in dere cre- di scrisse particolar in ut né tanto che già composto: lasciò non se più huomo: dove notato, dar per quelvalent' avesse quella fatto Giapigia, sua V non di di nome nella guerra, vesse : che Galendaro un un' ogni cita Apologia , ad ìnsino Egidio, più brin dovea Roseo, non me suo di ne sempre aprile Di dirle di credo e le quel quella fatica eh' niente. bacìo agli né Del le è da resto Mam- debba Di di ridere. al sono poli Na- Io do coman- Gallipoli alli 13 1619. V. S. Affettmsissimo Stefano Nulla Di archivio cosa mani. ? to quan- perchè so nell' opra Re, amici, scritte nulla: portentosa volontà non di posso detta per epistole mentioue far conservarsi per air di meno io inchino a credere servitoì^e Catalano che il fatto abbia IX — ^otuìb così. seguir particolar Una tante titolo con tetterà compose Hydruntino; scritte donatione de nòo Bello de egli sparsamente nella Japygiae Gàlatea Propriaménte opera ha be cose — nel liberdesitu Gonstantini impera^ , Eccksiae facta toris lìéir Epitapkium in ma Alphonsum re^ , del Esposizione neìV )gem\ Pater ed nosMr in altri suoi , inediti che tuttora, molto ha bene , ridurle il Marziano potuto titolo l|uel ed editi opuscoli dire e in del non in volgare tutto a torto un libro che fosse con ver^ , sionè della Chechè sito però di più he Otrantina guerra sia, stimandolo ne di Galateo,credè esso fecené descritta nel motto dal Muratori averne non a parto soppo^ tener conto, né carteggio suo Galateo. fa da liit ^ stampata. altre Due Antonello e di 1722 ambedue Ma al parendo Raccolta ( Cardami Lucio ). appresso Leccese Goniger i Diari die. vennero opere Lett. di le Cronache 23 ott^ del ( Gallipoli non 4722 molto è da varie 48 gran difettose , èssendo )^ del Lett. nella comparvero raccoglitore di , ed , mólti da che notare lettere screditate. lo stesso diverso Muratori ne avendo giudizio Cardami ai rispetto Pure ha portato con i suoi stimato , Diari una volta cosa buona e da volentieri inserirsi , ùèllà Raccolta ( Lett. del 18 die. 1722 ) ed , b un' altra X — disdisse si ( conrerma gliene 4732 mag. i7"2 dov. ), forse ) di pòi perchè di ma , bassi tempi 7 - . 29 del Lelt. del Lett. ( — che queHi» come dal 1 41 mentre dal 1 400 storie maestre discorrono 0 al , A 494 scrìtti malamente SODO e 4500 egli ricevuto avea ( inedite ed al ^ , 29 del LeU. altre tante 1728 ott. che ) edite, meglio molto , 'potevano e di ( tempi que' minciava nel già che piuttosto del da i"assimamente 9 di che quel 4726 nov. Diari ) : fossero alcun profil;to , particolarisszate alle spelta questi luoghi. di Quanto che poi al giudicò ne la Coniger cosa va Muratori un po' differente-* si comunemente e , éi^de, 1 trarre poterne iaco« parcamente colali veramente che ) andar del Lett. ( ctùesti luoghi» 4731 marzo bisogno XV. non per di udente il perchè difettosi notizie sentire a di conoBcenza del Lett. le storie pigliar tanto alla soccorrere , che accidenti, per Vogliono alcuni^ e del sono invano sarà non maggior di te. accenna- che numero , lai una torno la ai fu cominciata cronaca principii tengono di sappósto Coniger, ccsìdotta dal avvenim^ti 960 del posteriore» sino spettanti di un al 1512 al regno erano ed , di Palma Giusto vi e in* scrivere a secolo sestodecimo tempo ma veramente ( benché mano tri al- del non ): e Leccese stati registrati ali* Italia e i con — parlicolarità a Boscritta solamente e XI • — Corse provincia. questa del 1709 ta fu prima » di cura disi, di na di mende copie^ e Lecce. lo farne una novella non fece. poi Crottaca vedesi pienù di Palma stesso a Brinr di riuscì pie-^ riti^ disegnava ehev pubblicazione» E ettori e essendo quella è verissimo posteriori ristampe aMe volta stampe edizione L' che di morte, dalle fuori messa piuttosto tante da colto Pahma, non le rame miK , Giusto se tempo gran di cfae vila ser- colai ora inezie' poehe non » ( Lett« fioeiìo del gli abbagli, per e eh' ella che in degli prima, d* raec"rfta cettQ iofìttitament" amanuensi e le mam" Rigettata poi P. del critiche 1733: nel { altro per dal pertanto Galogerà fatte quali vecisero» Venezia in stampare opuscoli altre interpolarono» guise. conio note sue di colpa per il' Tafurt fecela Muratori coft tuttavia ma impressa fosse oorrupperla netta ); , degli stampatori, innanzi 1722 luglio 10 » Tom. in qualche , luogo molta con dispiaciute , Leccese alle mtìd^ eerto Cronache di Yineritù. Dove a un quali le un Gio^an Messer AnMnelia due o^ti Ampolo titolo Berardino^ suo a Dottor ba inserì religioso essendo, cotal che libretto suo di Berardino : difesa annotazioni Domenico fiiovan la presene antiche prah fer eoo leggerezza Msfosta Hn/tcri io- Conigereo. lettere di che amico ^ esso no" ) ^H -» iliibbiftmeDte je rivelano quali borie "aiiUari miaerabili a CaUificaFe — quelle rest^raroi a tt", nel migliori di il docuoienito, m lumi avrebbe di periodo quel cotanta dagli male jQO e un picciolìssimo che di scrisse oscuco el molti nostre cose si vod? oy^ de' p,Or pruova Censore ancora e Siane Cronaca, essa cer- spanr coafusa, e trattato. il veroi, e le IAt cbe polu,^ sopra tuttora brano, criticato V ba luce ancora scrittori il Gronicista joente di raggio qualche un 9 uè Critico, , dere nuano inesca né resto $odd(sfeK a aves^ro Del istorie. {K]flogis(avalsero difetto uomìnùecome erronea- ippderni nof ^ volgari scrittori ;U luogo, della Cronaca isn Anno « il seguente 23. ^t ^d ^rnai^no^ Aprilis. lo iUustrissimo. d* AthenjB, Duca na. è Die d'Atbena Cet^ inavvedotamente " Fo de in ammazzato Quj^lterio s^nor Goote err^e" Lecce la di Preiir de et Bi;ei^ , iia ; la et Episcopato al iu successe Juh^noe 9P io fQ condotta tes\a su^ sepolcro |o Contato d'Engbenio; signor .del dioto in )iii\walnro» in quanto dice l-ecce laCetìi d' Eugbenia Gu^ltieriOv è delle cosi; « » E suo lo et et la eccellente Stato nota, dal Gualtieri ì^ deposta ps^tre: al qi:^lp de figliuolo, de giunte pue I"ecce, Duca q^ de et Lpy^lQ Duca d^I ad tanto, critico ritrovo ai^nor Gupersa* la sorella più meravigliosa in tempA Vua da- iiy — maDOSorilta corre di aorta le mani per di critica maniera prima e nel ISiOO Gualtieri, che della ne d'Hauteville casa però quello, onde non Conte 70 fratello di e il colui to nel stumo, CO; costui si vede poteva 1 quale 205, il essere e cacciato i piorenlini se a 138 terzo ! Il Conte che fu rifatto il signor figliodi costui, fa il Hicbele 1 dei Tafuri Tatiuri. Napoli, i8Si. padre^ Yoh di nato Cipro di lai Duca ristampate % pag. 460 meno ed e pressp' , UgOr, casa annotate 529. nel che mestieri era Maria moiv semman* molto e di re figliuolpor il signore d'anni primo di Nardo figliucr sua perciocché 1 343 a di e ter* Di poi rimase del del e ben a' successori di Atene^ , (i) V. Opere e eletto l'avessero di Lecce Era per Jolanda di Firenze, di Firenze cupato oc- di talnom/^dìLe^pce, nome Duca essere doD- di Atene, Duca era di Gerdsalemme* re secondo , , il Gronicista. 1205, Tanno SAmo a non imperatore, ed titolo di vano moglie sua far a di Lecce primo fu quel Giovanni, la trastijse Federico NapoH e di Francia } nel contado parla di Brienne, : ( ultime dagli Hofaenstauffen, più per Ammirato secondo figliastrai o sta (4).Que- » difeUgi^ v^ane valere, per le armi, le ragioni di Maratori, eruditi degli è manifestamente grossolani errori, Quel — in da^ ) XV — Atene, 83 di Morea, di Conte Agnese principe figlia 4301 del di di imperatore Nevers prima Ugo di e deir di Pietro Acaia, del o Morto 4941 se^ , nel , altri, saccedetlegli tali condo il d'Atene Ducato che Gualtieri ei di venne nella Contea Gualtieri poi Lecce, di e ignoto all'altro Ugo signoreggiò e Conte quarto da passa , Questo di figliuolo Gualtieri, suo perciocché all'Ammirato, e Ck)nrtenay Costantinopoli. iaìani, secondo Doches^ moglie sud Goffro di figlia Atene, della di Ville-Hardouin Elena per — Firenze. Lecce secondoi e , di Duca il cronaca, del col infino ai l'alia sinistra chiesa così rege cepit Fiorentino A suo populo Lupiis iterwn "tto desitu Galateo Japygiae primo faetuti domincUus seiterum sia pare Athemrum Flot^entiae eiectus nel«- Caroto a sue tica dell'an- dbl eomes Dua" est colle tribuna qual libretto Lupiarum da^suoi; alto rammentalo moratus, parum Il la rive vedevast alla Lecce. nel iectaratus riscosso corpo^ appresso di Brehennae Salentinis a entra riferito o quel s^Krfcro confusamente dapprima Gvalh)mvs^ inde chi ricorda suite dell'Ammirato tempi vescovile veggendosi in a in che combattimento un testa, sua deposto che Apuliae la tempo armi, stato in mori quale desso, quel appunto donde Cefiso: venne è Atene, Lupias est: re- .... caque itenm in Graecitm re^ XVI — insidias in vertens cmifiuclorumf predo altri lo stesso luogo di persone. soltanto vn zo di «he Qltr'Arno in mori battaglia Francia avendo Giovanna casaai carico restò lasciato di di nati altre di prigione 19 sua )" essere lui, Da di Firenze., da di detta seconda città, Gual^ regno, e Francia, 1356, principe Egli alloggiarono quella nel ter-» e chiamato altri ed e Gctal- e signore Firenze^ del potuto Isabelle, Settembre figliuoli dalla Brienne, ha Lecce, Contestabile del che di imprese sue vedesi Conte da di tempo quel Guattierii Taranto, a hanno cronica trascrittore Mozzi.Gacciati Poitiers di del 1 342 andò di (e quello quinto nel lui con di erano Margarita varie dopo nel fu Atene, JBeatrice, tieri, Cbatillon Lw- rinfaDtiao nella morte 47 non e Gualtieri moglie a della magno Cathedrali in circostanze contrario piuttosto di questo Puca ebbe di 2, 1 31 dajGiovanna E uooo^ seguitandolo nelle Per degli abbagli tieri. vMcum qnam Summonte ciecamente Fanno del avvenne Indili errore errato sepulcfo parvo appresso ripetuto, e Maria est. caesus locavit. Ecclesia molti Q in rederfiit, atque piensium inciditi incautus dicunt^ Graecii a Ladislairegisdiximus,caputGualterii fuisse rem TwcarUm seu Lupiensium parte mamma Graecorum quidam ut — di fuori^ in quella ove il Galles. re NÒ Margherita, né dak moglie, in lui cosi tvn ^— il ftì àpetìse nel ghiekì, figliuola dì non gi e in nicisfa: trecce inarlto della Giovanni Pirro Lecce 138( d^ Indi che cessato passò » rellà Galatinia to, fine in ec. il contado così di Lecce f arajdto e fu pet )» il ero- Gio-^ te Con- Firenze. di conti vita sua di pia tardi il di questa Maria per Vis^ Cónte so^ Sole*^ ebbe principato di riunita ai provincia questa sempre Giuliano vedesi come ^ di quarto di quali di poi de* un Lui*" etTOneamente agli Orsindelbalzo contado questo dice contado scrisse ^ figliuolanzà» senza al antioi'a 1373. figliuolo suo nel detto al signor al e si fa questo figlia del presso credè di costei ed cronaca succedere supposta fin primo Ammirato soprad^ la f it'eaee^ di appunto sua d'Eli- inavvei'teiiza Tarsia al come nella dall' e " il Lecce" 1320 figli,^dunque, I ignoto che non signore signor esso nome. immediatamente di se di quarto per ^decederono quel se vanni di ( benché stato fin dal dU andò questo (lOdltied rAfnmifato U Giovanni altro e màfitatft sbreUà trovarne Conversano r elie nòù e di érasi quéle Isabella^ detta Brieane^ figliuolanza alia Viso di sangue — , La regno. ta dalle soluta amor quale ben Case mentovate » signoria. di sana Queste critica anni quattrocento e in uotisie^ appena certi era qvasi tempi toccate stata qui sommariamente, tena*' in as* fiolo per io le ho XTUI — dallo tratte altre molte del contado memorie te varie Taranto da camenti inediti nella ed : ad altre città, ed da d' dopo più di non e non sperdere di- per di non di sta que- barbariche assai ampliate Brienne gistrate re- contado, edificate, nuove Gualtieri se avventuroso ed rifatte tutto àncora devastazioni le do* danqué» qaale, tal di da eziandio parte un compia^ principato mutilata periodo esser del detti dei un che ed La memorie il del buòna Leccese. stalo incominciarono e in le per e francesi erano le in provincia, Lecce miserabilmente fosse che di cronaca appunto meno raccolte me cronache cosi fu altro per da — terre Roca come dagli Galatina , del Orsin Goffredo, Guglielmo, di Otranto di e Lecce Tancredi e Niccolò S. e dai eretti,come monumenti tanti Balzo: le e manni Nor- Cattedrali Cataldo, ancora , ih piedi le fuori di mura città questa : tanti luogii^i , monastici e di beneficenza fondati tanti demani cessi con- , in ciò nel aumento vile intendimento cavalieri, Ascanìo ben e onde di la Lecce popolazioni tutti affrancare pieni sono Grandi delle essere il sacra È ec. ci poeti- quei di il Tancredi^ poema, dell' Infantino, tante e , altre da adulatorie quella maniera scritture di venute dal fuori vassallaggio o , di 4600 in poi, isuffeùdalitk , fino che 1463 al Tornando al di Prelato Muratoriane Nardo intende governò che Sanfelice, 1736: lettere alle ora dei Antonio dovuto avevan ai portare Conti. summenzionati parla almeno acci*ebbe studi gli del dotto dove Vescovo 1707 dal Chiesa quella formò : che dico Archivio un ove. , ogni raccolse alla sì Città documenti di sorta morendo e : legò quel a sa Chie- sì alla spettanti pubblico la , scelta sua copiosa Librerìa di circa 3300 volumi sta po, in sala una dell' terrena episcopio ve bre- questo con ricordo Bibliotheca in Ali Antonio visitato Episcopo publieae erecta MDCCXXXVL Anno ho elido Sanf Commoditati Io Episcopalibus a^idibus biblioteca questa ricordando e che » Muratori alcuni procaccialo raccolti il diplomi^ naggi, murose desiderato ben avea dei Sanfelice, iBtrumenti 0 altra ricerche; che ma meo^rie rarità, né a che nw fu dato avesse aver sapea d'illusti*i trasandai non gtt contenessero avventura per antichi, simile Tafuri manoscritti^ molti ove il di perso* difarn^pre* ritrovar altro cba Iitlv9 dalla po3lo^U tpio urbwi ne vede che benrì Nardo, §d propòsito vari a da sono quelle parole Mia altri del luoghi le notare di il Mu^ cotal sorte^ di copia gran apparleoenti a » rottegrandomi Storia di cristiaoe e pagaue ^be appare cosa dato ho quale oomuoicà li TaAiri Iscrizioui aoticbe alcuna riportato avesse eodid-^ eoo del lettere queste Neritinam monimmta NerHini .li* questo, eoo Gf(ieou4id SaofeUoe Archivi conlezaa:Dèda ratori p^r^^^neoé nove 4tpr0ftim satta ^seopaKs altrove zione cU sie9so spectantia MS. hus Si ecdic^ uo £d reguo^ Nardo la città, qwxi fotte eoa coiUinìàOr- la tei per es^a con lai a promesse qu^to a anch' spna ia " ironia ( a io abbia patria q^uaiora 29 del Lett. eh* lodare 47^8 ott. di campo pgroccuri me di ed ): s' ella appresso, parlare di onore con eompartirm f occasione presenti no m desidera coletta sita che viva-^ grazia u»a " bra%no,e mente sw tali darà cAe fiins^ premt^re del preuìure logio delta inserirlo sua nel occasione (l^ett.del ec^ Tafuri libro quanto deirorigine ch'egli principia dalle mntarmQ con allora era per TesHmomanze lode la dttàr dar )» ed per di antìchith ^ fuori, degK di im'e-- lueritasse sito .^ Kardò, 4731)^Co^ desiderava uè alh soddisfare 3* settembre ch^egli erano patria ( per di me a Nardo. è scrittori Ha vi J avea qnati il fowd ram-^ Muratoti avrebbe domestioo direi quella eominciava formarsi a socio iliostre che ritruovo quel Heua, che del e vi è ci del eh* eh' erano tem{H» del e d' lateo, Ga- di crjfpio por^ di e Spineto, uno mi nome xpoiògdaolrù còSd^ w Antonio Fontano Hieronymma era convenivano stesso istigazione ricordo dicevanlo motto ad lasciato stato lo circa Lecce in familiarissimo e cui da che accademiola» di ^rta additato essergli potuto qo^ Mara*^ un , monte, Raimondo un due Donati ch^ «tesso ebbe Ipotiposi «uetudine dì di filosofia sione de Ingenuo che Storia un* della e censure de loro coa- libero) occa* la veggasi ec. Accadèmia dai le pòrgesse ciò come Mai e [ccUoquinmr e Colonna opera, di éP Italia che itócite più a essere ( sua Lupiemi codici ef delta ms. dal del dk Lettere dar regno fuori ordinatamente» buon un Lett. titolo con allora poi dice il Muratori letteraria cominciava e discorsi maledicenze invenzioni na, Galateo^ esso dal de'Salentini luogo un erudizione, pubblicata quello ÌÀ- Vaticana; Quel era di Crisostomo a blioteca la e ed liberi tener altrui alle lettera in scoverto Pirroniane, Sergio, un , , di nella e 6 intorna il ) cune al- ad io- Tafuri Calogerìa^ Raccolta meglio 47"0 giugno Napoli per pezzo produsse ri- corrette , con titolo cifeZ/e 5cie»^e e delle arti inventate t xxnr •- ittùstratè, ed àecresdute in Parrino del pubblico al re pubblicità alla tare di in poi idmetti s6 Napoli Mdratóri gli fatto avea vite quelle spera-^ incominciòapor^ del Calogeriana^ vari in Mosca incompiuti. tal momento da del V eternità Bussidio buon onde Italiana, ratura pe stam- vo- , dì un le per E Raccolta stampe augurava, furono certo 12. ancora nella rimasero riuscirono non le per in il Tafari effetti prima che 12, in in (1.e), Napoli, 1738 che regno, di regno nel Napoli del Letterati dei nel -^ alla Le il slabilire, come suo ( L c.)^ nome della storia ha il Tiraboschi Vite quali tenuto Lette^ conto e , vi si è sovente eh' è 27 del fatica altra Finalmente rapportato. di dicembre Giovan 1 740, neir è fatta tera let- menzione che Berardino ultima allora d'un' avea per , le mani un comentario cioè della la per emendazione do le qualità ed il pubblicò colta Giovan nel vari furi Tutte Berardino» regno, scritti ha si di ora diversi in di raccolte quel Napoli opere degli nei casato, nel 1851 che citata rac« di essa scrittori nati volumi dei due ; P. illustran-* della istoria S. queir impresa: a mentovate Y eccetto trovano pubblicato le atti degli XIV venne trentunesimo tomo Galogeriana. ove adoperati personaggi nel parte una Gregorio Bibbia, della de* da ordinata congregazione d' , , Michele dove inoltre Ta^ di xxnr — Berardino Giovan si legge di della Nardo; tin di patria degli intorno deir intomo notizie alcune giudizio Enmo Infimi alla de ed persona citato re- rkmo» dissertazione Domenico Ab. alia storico raglonmeBta an Accademia dell' nell'apertura vati — Angelis aUe ; di opere , di Angelo ria di sciò di Costanzo, Napoli, Di di che i note su XX annotazioni conal^ diversi. però e "cendo non in toccarne questo libri scritti sopra luogo le dell' lettere Aprile Lecce , illustre 1859* Modenese. sua sto« minori Muratori, il motto isenza e , ecco delta , la* pia , LETTERE Signor All'Ili.^ Il DI III.""" è grandiosa Padrone e mio, Padrone e che dovrebbe CoL'^ sempre Napoli — verissimo che e MURATORI Tafuri. Berardìoo Signor Appunto A. Signore mio QioYdnni Signor L. per Nardò« Col.'*® hp io un'opera intrapresa ridondare in gloria ben dell'Italia, e , utilità della Repubblica cioè Letteraria raccolta la tutti di , gli storici dlialia tanto inediti che editi che dall' in 500 anno si è Milano amici sino e dato 1500. principio corrispondenti , che Ed è alla stampa. parimente Son studiano si che certo già a'miei tenuto maggiormente di , ajutarmi storie al scritto hanno , , nell'accrescere inedite, protestarmi, e e mi la manoscritte. protesterò gran ho che raccolta già fatto , Ma di obbligato gran a Y. lunga S. più debbo Ulustrissinia, di 54 LETTEtlB che dalla mossa soccorso ed bella si a che dirle mi ch*ella fa ta ed sperare; suo zio, ringra- era sono Cronache quelle tutte e il tanto per mi me offerisce mi Sommamente carissime saran conoscer « gentilmente impresa. i favori, accetto senza , si merito, mio alcun senza indole generosa sua le a quali , siano Autori Alcune Cronache però pera, le forse gli di Annali V. S. massimamente e MonteleonCy Illustrissima le per le ha acciocché io mandarsi al in di volta Monsignore cui con raccomando alla che copia po« , Non di e Antonella Lettore Tamburrini Roma. nome di ottenerne possa Fortunato a al onore cotesto a Callisto S. far D. P. mi ranno sa- Spinel- critiche, Perciò ornate. , Irebbe annotazioni o- Otranto^ Matteo quelle mia Tali di dì e servire potrebbero gentilezza sua di troppo prego. presa steriori po- assunto. nella la la di veggo entrare divotamente Cardamiy Duca il mio le di capaci Lucio del ancora Coniger^ ben poiché essendo accennatemi ultime di 1500, anno tale Lei sono queste Cronache Forse lo. da altre ma ; suddetto voglio» ne non delle moderne del prinaa composte Y. S. mancherò nelle Illustrima. Scrissi Illustrissimo nedettino Be- zioni prefauna che Vescovo so , essere più de* uno degni ed eruditi ingegni, e Prelati del , Begno, di pregandolo documénti, che so volermi aver raccolto Egli de' alcuno cpmmunicare ma provai ne tau(i poca , fortuna. offerisco mio 13 benedetto Sia ossequio marzo Ionio la intanto mi mia protesto. 1722 Muratori. Dio, --« Divotis. ha che noosso servitù, e V. S. Di obb. Lei a di accertandola Illustrissima,— servitore Ludovico — Le favorirmi. tutto Modena. Aa- il ^tì MURATOBI A. L. DI 2. contemporaneo, mia nella Io che possa sia, avrò un tal' la si affinchè suoi, carissime io le altre inviare potrà in Roma al fuori ma mi di Biavi fa posta, Roma la per che posta Napoli degli altri gli e altri in il i grazia Mi mio. milmente si- listo S.Cal- a Abbate signore io d'Altana Eminenlissimo la eccedano non ch'Ella e al ao* saranno suddetto pure o mi gì' impieghi sperare, mole di ma Ella Vengano rispetto, mi Modena — Servitore Ludovico — più confermo 16 valorosa, le ancora accolte graziosamente saranno è maggio Antonio da e un Con che che, criti- gnandole rasse- Di mai che rare spe- sollecita, note sue me. più fece mi Grimaldi Consigliere favorirmi. Illustrissima obblmo fogli signor soccorsi, il mio S. se Prefazione , Da plico. dell' Segretario di debito , Giovanni Comunque nella Tamburrini Padre sospettando vo Ma me co- introdotto riguardanti al ch*£lla storie, è. Ella soddisfare possa però pubblico lumi altri gli e intendere^ peranche e tore d'au- sa compar- volgarizzata. al com* gentile, Patria, sua ricordare buona so non era stata essere di occasione non perchè farà che non la Cronichet- segno, ch*essa Popolo, del operetta maggior Allora lingua Benefattore cenni Se volgare. nella scrivere al Coll.mo ricevuto ho certo son raccolta. in scritta sia piace e gran Padrone e Tamburini mi che Spinelli, dello ia Priore P. dal Appunto mio, Signor Illustrissimo — Divotissimo 1722 — Muratori. V. 56 LBTTBRB 3. Illustrissimo Ricevo to Storia la bene scritta, della grazie. che Tamburini, ha posta, eh* in antecedente Pertanto Egli altri medesimo dove Napoli, mio Modena la di o venire mi Tavea o io confermo. fogli alf Di E delFE- obb. o a dole ratifican- Illustrissima* S. Y. — qui al strissimo Illu- presentemente, Padrone. suo tinuarmi con- per Segretario dov*è Boma la tempo^ a d'inviarli Riavi tore Let- avvertita i trasmettere pure lustrissima Il- per spero, 1722,-^Diyotissimo giugno trasmesso sia, siccome di S. Y. il P. giunta prego col a sarà posta, a ciò riiol-' pare meco stato non Giovanni Altana, da sia mi rendo Di bontà fuori rispetto, 5 Antonio ha gli questa ma Lei che lamentato pagare. Abbate di è si plico favori Religioso signor il di la Otranto, stimatissimo Ma dovuto simili mineutissimo il mia; quando dì CioII."» Padrone e guerra pel regalo e somme una mio, Signor servo — Ludovico Muratori. Illustrissimo Go1I."b"^ Padrone mio Signor , Con altre due a ricevute massimamente mie Napoli, le due e inviate Nardo, a avvisai Y. che mi Cronichette la aggravio prima, per la affinchè Roma, con posta pregarla al Padre fossero Illustrissima S. sono state ancora Lettore di ben non minate incamdi aver care, dare Tamburini d teriore ul- f 58 LITTEBB di Posta Del nabli anertire Hia 10 Lodovico •— verso mancherò io suoi questi 1722 Y. Di — mi a rallegro chi fatica svo luogo Intanto pregi. confermo mi luglio cuore con ras- lUustrissi- S. servitore Diyotissimoobb. — Lei il di inteso quali delle prò Non aringo. di alla consegRate ho benigno il suo rispetto Modena -* ed il PuUiIfco il mio aegnarie in , medesimo questo eonsolauose lettere laticaDdo.» stia in le vjpo siano «cure. verraooo perticokur eoa genio che éi resto mi ohe Napoli che basta Lei di lettere Le giungere. Muratori. Antonio 6. Illustrissimo bene Molto in slrissima ho le parlava tiiger» essendomi a ad risposto io Cui errori mio, Signor vò quali CoU.no m*altra lelteì*a Cronache deHe scritto stato Padrone di* credere Con tatto S. Y. Alu- di Antonello cSie di la Co- mi moltissi- contengono esse ben di lei erudislone , avrà trovato Tosse assai fogli tre ed mandarne» che non sia tutto 2 verità la fatica è ìper ogiri anche tutto. dove Airtonio mi rassegno. ma in le Di 1722^Divotis8imoobb. Muratori. quando difficoltà io vedrò la S. Y. codi seguita compariranno l'ossequio settembre Si avrei Posta E ciò fatta, quattro, esorbitante. ricevere raccolta per difettoso giacché Tuttavia a il rimedio. non no Fi- volentieri. potrebbe più un per per Milano la graatie S. vaflermene. a Illustrissima facendo Y. l'autore mai di fare varie PoAe, della stampa Lei, trò po- gran hitasto lllasbrisaima—- Senitore plioo, con na Modevico ^Ludo- DI £. 59 MiPtAYOBI 4. 7. lllustrissioio la Posta» tìe, del tutta L'opera ora e Goniger porto ne rallegrarmi eoo ad a dal di mia dell'erudite Lei giuntami mano, le Illustrissima S. Y. GoH.mo è in già insieme fatte essa Padrona mio,. Signor buon per dovute gra- annotazioni, e Quel gusto. solo rezioni cor- che , tiene mi sbaglia Nulla 4a ÌQ di di qon si meno Stari^ Piari di intanto anche alla di morte vedere che anche farsene possa di la mi lei dicono e bon- dei prepara che Normanni^ Guiscardo tutta. gratissimi. saranno ^e* Cronichetta ella senti, pre- faccenda comparto eh* anzi Topera qual'uso altre, mi vicini, la mi che le che Roberto vedrà si grazie attendendo una il forse attentamente e Cardami, lui a scredita il che Uilano, delle Lucio di rado: tempi de' cose considererà corrispopdonxa tà« è si poco non , nelle amici miei imbroglia , anche Autore tale ed sospeso cevuto ri- I{o giunge fino da estratta un* , mia né stampa, passerà Desidero di rassegnandole il Di Mmo V, S. poter mio molto, fare rispetto, Ill^stri8^ima--Modena o|i)b. sorvitore Va innanzi che usciranno Nardo. di manoscritto antico «^Ludovico auche mi valorosamente confermo primi i due al onore di lei più la mi. to- merito, che e mai — 23 ottobre Antonio 1722— Muratori. Divotis. 60 LSl'TBBB • 8. Illustrissimo io Ed ricevuto ho ma appunto mio. nei plichi tre Diari i inviatimi Lucio di CoII.'no Padrone Signor da Gaf ai damo Illùstrissì^ S. V. avendo quali , data volentieri inserirsi mi sieno trovando amicizia da e sémpreppiù Perciò mi ha io nella che fortuna, buona, cosa raccolta. gran mia alia stimatissima lei di che sembrato nella tenuto protesto la è mi scorsa, una procacciato sua na perso- , che quello, più vecchi finora amici regalo, e comparirà, gllndici che So e siano dagli Intanto suo, dltalia, dirle perchè le mi Dicembre 1722 e la nei di rassegno— Tomi più Camillo felicità Divotissimo Muratori. V. io antichi, nuovo, Illustrissima Obbligatissimo di buono/ contenenti purché ne almeno ho Grande v'ha cioè, e pare. stam- scritti. mano- di cosa nulla rando lavo- varii questi mia dire altro ora finiti Pellegrini, Tanno S. di nella sudettt dai Di rarità, raccolta produrrò due — Antonio altra o miei piacendo, antichi, strumenti illustri, Diacono, pieno auguro e cominciato Paolo ubbidirla, Lodovico che è si Giornande, ec, Diplomi, so questo Sto qualche cavarne non Dio a Illustrissima. Prelato 13Ò0.Unagran del con S. potesse se personaggi Archivi! Il tutto possiede de* prima V. di di ringrazio dottissimo Ella di la io ma quasi specialmente memorie dicono, ne' trovare de'dueprimiTomijCheson cotesto Vegga che Autore. esso lode con e di di avvenuto pertanto vita della è Napoli, di Sommamente gentile. mi non fatta Opera/ pure del Miscella, Liutprando di desideroso 18 Modena — Servitore — r: 61 MUIUTOBI A. L, m 9. Signor Illustrìssirno ' mio Tadroae col .^^ . Con medesimo di si suppone il tempola stesa che mi di mi e come uno Spinelli, esso al sovverrà. in di sapere e medesimo, Y. rassegnandole il tenuto mio peranche dirò quello mo all'otti- giustizia to intan- quale alla 19 Antonio gli per Di Y. ; S. — Obb. 1723^^Divot. Marzo favori continuati confermo mi ossequio Illustrissima-r^Modena tore-^Lodovico ho facendola, far re assegna- , sommamente protesto in Non Illustrissima S. confusione, fallato suoi. ben saprò casa sbagli contemporaneo, aver giorni ogni In qualche nel ma alcuni di scrittore possa ma Illustrìssi- Spinelli; fatte recano ai accadute cose prefazione cuore, mi lei S. Y. dello da Autore io capire, sapendo Diario al sue questo di gentilezza osservazioni le tempo cronologici quale singolar annotazioni le ricevo non dalla piacere . Servi- Muratori, 10. Illustrissimo Già e Y. che S. spererei Fanno f^vvertilo gran mio che la stampa tempo i sensi di mi è della ne in mia fu Matteo fece e intorno agK veduti, avesse fatta, Napoli. Spinelli, avere gli quest'ora a còU.no Padrone giornali Illustrissima passato da ì stampati sono quanto Signor e Spero gratitudine quel Tomo, altresì verso di Lei, si; stes- perchè son che essi con Ella fin certo, avrà ea Ora GiorDali già Del in v'è e dietro troppi altra non tempo quel le finora Temo pensare. de* accetto il favore ciò abhia di non pwAè die di meno infedele, kùfifo V autore; ed lasciare pieno e fatti in da anche di da screditato. del 19 benigno suo rispetto, il mio 1736 Luglio continuato ricordo-^ mi e affet^ Y. Di S. Antonio Dlu^ obbli^ Divotissimo -^ Lodovico servitore non detarmiaalo screditano -^Modena ma cortese ricevuti. ringrasìarla rassegno gatisaimo ho è stato con slrissima ho l'esibiiioiie per Monteleone; Diario che mi parte graxie gli a suo sbagli, Intanto to, altronde Coniger essere, di Duca del perchè vive rendo le poi Mwatori. -^ 11. alla intorno perchè fatta coteste le in mi io storie sia Parti da trattandosi di avere veduto me da^ ben lentieri, vo- di andar camente par- avendone XY, inedita, cosa verto sco- 14"f" nel prescritto secolo del di accenna sarà Tafuro, quantunque tuttavia copia, mi Angelo pigliare in GoU.«« Padrone Illustrissima guerra Autore Veneziani, troppa V.S. che L'opuscolo, mfo Signor Illustrissimo noi breve e , che crederei Perciò favori, e qui di con me potendo farne di averla dico Ella con3erva, e con ricevuta di lei gentilezza accettata, per lettere le mie protestarle la inviarmi tre aneora ben essere ringraziare con offerta, goa dovesse cotesta in la una che e Posta rassegnarle un il mio foglio suoi per ta, vol- la memoria rispetto, benii spedizione. per blico. Pub- della aspetterò sola obbligatiopi, dal mi — E che ricor» | do Servitore Obbligaiissimo DivotnùOK) 1.^ Modena Illuitrissima— Y.S. Di -«- 65 MURATOBI A. L. DI Novembre 1726— Lodovico -*- Anloato Muratori. 12. Dio VogUa in aoteoedente ira cui le éava delia contimiaziooe. la ne presente fogli yrimi i DéTulo la che i glivgnere dei iabiie li 6 Giugno Lodovico — stesso benigna ri- dlnviar- ag- con ra premu- sua il mio invio- na ^Mode- — tore Servi- edOUiligatissimo Divotimimo Antonio lo un'^h ben diceva JUurtrìssima T.S — • la di molto ratìfteandole Di confermo — fc mia per che io aver iti qdesta Con 1727 più {orfawata sia Veaeta,e riDgraa"menti mi Coll.i"^ avvisodi Guerra tommercio. ossequio mia Ripeto dovuti nostro Padrone mio HluatmsifflO.JSflgnor Muratori* 13. Illustrissimo Con tostimaBsimoToglio pimento di deir le rendo timeiito. colla Quando si Ma mi opuscolo dovute giugnère caro. mio Signor possa non furono V.S. di della Oo\ì.^ Padrone illustrissima de'Yeneciani, guerra gracie rtserbaodomi, storia a quei poi queir 4^redere desidero esibiti «dtro composto per anche di delle verso gli ora da per alloacbè tempi» il mio Salentine cose il 130d, del ; mi Bio dbrgBeae unnaK NapoH ilcoan ricevo « io Y avrò Passero, air cui ie daii aen- mente vera- ben chè per- intendere 64 LBTTBIIE queir che altri) molti da abbia autore Tuttavia, da del Duca di la qui confrontare yò non fino copia accettare fosse tanto essi che forse Maio sua non avrei ch'ella si Roma a io sia non 1500, al al anche 0 di certo avermene 1515 notizie utili, quei va di da che in protestandole Modena 25 Servitore altro no fi- contenessero per Di che quello me. le vive in rapportate ni, obbligazio- mie Illustrissima V.S. — Obbiigatissimo Divotissimo — Antonio Lodovico — più rassegno 1727 Agosto. Per se alcuno conto mi. , giovevoli; essere sempre l'ossequio tutto con fa non do l'incomo- prestarmela per diversamente o potrebbero li innanzi, le capita- , registrate, non Monteieone, Con — e quei con pigli annali essi , lontana far valere. a rò pel' offerta. Annali, potuto , quando (continuato ad pensato Illustrissima potuto questi. il 1500 dopo fin Monteleone,, mandare di Y.S. avessi di anche ho non se io e me, scritto Muratori. 14. Illustrissimo Tengo Signor obbligato mia le tutte io già dar parola che di tante io vie XY Tomi altre cominci il Pubblico fuori storie a di Monistero, il capitale cheio non piccola essa di o cose, le e della testo pro- storia, mie formare perchè e edite, o idee, mia va colta. rac- impegnare posso òpera, questa maestre mi e V.S.IIIustrissima,che di restringere, troppe Coll.™"" cotesto accrescere tacere yo dar di genio per non pubblicato fuori beneGco al Tuttavia la Padrone la Gronìchetta tutta cercando, mio avendo da restandovi gna biso- inedite, per un'opera non vare aggradi mole M LBTTSRI nello BiDgrazio memoria stesso alla Quanto Dologico, già metto lo difettosa, di altra di ho altre benedetta Intanto con farne Per uso della e dell' Goniger, che altro che vederne il fine. rassegnarle il mio immutabile le pro^ perchè troppo soddisfaranno ne di Grò*- si stanco,e son non nella ordine Non meglio io che già non preparando. del Baccolta, desidero ansiosamente avviso, de'Benedettini, fuori sto cose Bagno. cotesto questa che dell' operetta stesso di sarebbe opera, perchè e storia alla in ma Monistero spererei perchè Ita), Ber. dell* me. dei m'inviò, Lei ancor di ha Cronichetta Y.S.IIlustrissima raccolta tempo che cortese, ' fo stuf- ed più posso , mi ossequio con-» . Di fermo— Illustrissima— V.S. Modena 9 1731 Marzo ^Di- — Servitore Obb. Totissiffio Lodovico -^ Antonio Muratori* 16. Ho finora aspettato dottissimo, cotesto dell* t^rudizione ton £ dovrebbe restituito essere soddisferò di Monsignore Illustrissima far di ho di lui profeto. conoscere è alla mia potere la che disgrazia al Pubblico Se Patria. ed curiosità, il mio si per al quale ossequio^ la in di portare appresso somma non a Dio al generoso vederlo da doveri intanto prego ed parire. com- Ponte che piacerà, miei a' di della godere Battista Giov. il P. alla sospirato libro ringraziamenti miei Illustrissimo, umiliare il Prelato, per ho finora tanto pure arrivi, esso come gli umilissimi Ma Donatore. degnissimo e Coll.°""' impazienza con opera, lettera mia Padrone mio Signor Illustrissimo il desiderio, venerazione v^rso Y.S. che che a Ella Abbia altra neir •erire Ma di onore con grazia, una che soddisfare bramo, giuste sne raccolta purché e darà mio è quelle, che sogno te qualche che fò che in che mi Il di amici in più. molto stiane Crisi non raccolghi.e leg^ Il h'h mandi Ancorché tut^ edite Bari, in altre ed non di dove so volesse parti tà, Cit- cotesto molte al Y.S.Illu8trissima,a cotesto conoscenti forse e za, beneficen- e me a pezzo, Gimma boutadi gentilezza, Mancano qualche Signor tutte lei di Otranto, la mai mi della posseggono se anche care. Taranto, antichità. trovi.Ora saran capitale tal tutte di me una Fabrelti. e somministrare. può pregarla oso amici ed Nardo io Reinesio, Grutero, del V.S.Illustrissima che storia, Anzi a , raccolte nelle compartirmi ed Pagane, , gano lare par- accrescendo Mille del di di di campo occasione io Sto antiche prima fatte abbi io d'in- Crotiichetta la procuri premure. Iscrizioni d' che patria, sua yivamenle alle copiosa ";otesta manièra mani, le desidera Ella se fra ho che cercherò che pazienza, opera, Badia. cotesta di pò un 47 MQBATOBI A. L. DI mili si- di presente cui non si cano man- prendersi 1* incomodo « di scriverne loro e d'impetrare , che loro presso nelle storie tenuto si serbano, particolari Lei a e di a e e non quelle me buona parte Città, esse loro, in per ni, iscrizio- si no troveran- resterei ne mancherò mente infinita- di mostrare , a tutti la confido Con mai mi in che gratitudine Lei. Di presso grazia, rassegnandole protesto— 173i— Muratori, mia Di Divotissimo il V.S. non mio il Pubblico, mi vede to quan- abbandoni. inviolabile ossequio, Modena Illustrissima Obb. Ella 3 più che bre Settem- — Servitore^Lodovico Antonia 68 LBTTEIB 17. In gio me qnali le raccolte, di fatto godere al farò onore mandate state di molte a già comprese belsag-* temi, invia- nelle per Lei presso e ora, Atina gran*- inedite. come dono di quelle Un me. Isbrinoni bisogno, mio l'amore* costante verso tre o di questo ne mai colie due, di le Tendo vorrà, sono Illustrìssinia quanto sono Dio se Y.S. riserva a grazie mille Mi Ella ha ne piuccfaè pruovo e di beneficenza la e veggo» somma Goll.^no Padrone tnio Signor Illtfatrissimo ma po, tem- sino a dei rò Pe- Pubblico. già n^n Tal- , di tré della Salerno, temente Benevento Ck"nsegiien* ec. airinfatigébife raccomando Yenafro, d'Isernia Quelle tilezza. mi queste per di Calabria, Yasto, Marsi, geli*- sua di e quéi , Tho contorni da mici per gli la loro Città, antichità di ufBzii Se gratitudine. anch* E il 1400 per il tomo un* al 1500, infastidire quelle, opera, Di è di le tutto l' occasioni Gimma d'impiega* prego cadauna più a* storia qualche esse resterò di esercitare in cotesle del« io mamente som- la mia parti, po^ egli favorirmi* fino non bramo. Signore al XXII.Tante torno io la stampatala in trovare cercherò e il uscire per che quelle avendo pochi potendosi e tenuto, trebbe suoi, Paesi, vasti cotesti Y.S.Iihistrissima Avendo ricevute. in tutto per me re altronde che di XXI storie mi che mi divenuta ormai erano è si troppa e scHttedopo ritenendo di mole. in* lavora iasciarie convenuto procurerà di tutte venute i Lettori, troppo più importa, la stampa |ter.ltal.;e sbrigare Perciò andare te solamen- una non ta volsi DI Spero dò di non altra in di meno dar che opera, daV.S.IIIustrissima, inviatimi fuori ho 69 MUBATOm A. gli opuscoli stampare potranno L. del quello le mani, per Monastero di sto e di Nar^ ripo* presente lendo. Godo io essi di che dirsi ec^ taluno Ietta tale che in perchè tnelli la uno dellV ringrazio cammina riserva a di pe' Pizzicagnoli buona errori^ ? E p^** Subito inezie. e pubblicarla dunque pubblicare per e essa è solo operetta di sia prefazione, la Tutto piena f Calogierà il P. farmi. vuol involtarvi de Ho opuscoli. Dore, quel che intanto perde chie? la tosto glia vo- , di Basterà cose, di risoluto ha ciò, correggere e io pure il mio .potrò e dottissimo al Padre Provinciale a Mi Valtellina, tm relle, e poi si viaggio che che il del lungo che un* da lontano che deve di avere Io gran che addie* siderio de- il gioso Reli- esso la nel- gli scriyerebfatica le stare subito Convento e di troppo liare umi- re. Predicato- di Milano, re, ave- ancora compagno era bioso. dub- di giorni ne* per cotesto lei massimamente portare d' incomodo non fatto quaresima suddetto tornare, per altro ha prego dirgli la fosse dirittura a con per fieligioso riuscirebbe segno, avere quale questo per ciò mi la El- note sue 1* opera farlo Milano, con molto luogo coiìto di insieme predicare rispose Per di Prelato esso al di Scrissi suo. colle nulla tro den- perciò esame, aspetto Prelato, stamparla* trovatevi e (^chiarire e finora sospirando il libro avere bisogno, ansietà somma di bisognose Ponte da P. Ietta, accompagnarla e ha ne ossequio, di te. che con Illustrissimo, tra ajutarla, benedetto Quel o vorrà non attentamente sussistenti, non 0 che dire dunque Calogierà il P. anzi leggerla.: divisi voglia di costava sue essi cose- dicatori, Pre- soddisfa- 70 liltTYBBS ciò in re Sto alle cortesi aspettando non Y. S. Gimma, Di Illustrissima supposto in mente V. Egli nuova sia Iliustrisslmo^ darmi per del libro finora. comparso Se qual ora Monsignore di premare mio «he pure le proteste S. Illustrissima— del tissimoobbligatiss^ sia ben Modena Servitore divota-* Intanto tenuto. mai vando rinno- mi protesto 1732— Antonio Lodovico Signore riverirlo Novembre 23 — al me con piucchè rispetto mio per Bari a resterò gliene nome scrivere volesse Divo^ Muratori* 18. Signor Illustrissimo Mi è Y. di Mi ti. sono non Di di fatto di lei mi Libri, ma da Avrebbe qualche : cosa monastero colta il caos suddetta delle riconosco di d' servirla la mie storia carte, del Lei in alcuna non uri. l'ho cingerò ac- se più verrà cresceranno giacché Lei, le essi. dai non favore. da Taf da osservato sempre nella miai stampassi che io mia raccolta Già maniera. opera la Ma finora avendola trovata^ Ber» le scrissi Gronicbetta inserirò Probabilmente Nardo. mi altri raccoglitori, non a tilezza genparr potrò che Illustrissima altra cotesto tenuto: onore in singoiar da cogli altra, S. inchiudere di subito e questo Y. la raccolta sommamente farò ne che molto» trovar dell'inviatomi procurerò io e caro pur disegnar del Lei E alcun' procacciarmene obbligaziooi, ha Grutero, protesto le mie itah col speranza a mi carissime. collazionarle senza tutto Illustrissima state esse a e S. CoK^o descrizioni, flotta Taltra giunta Padrone mio nella cercata e però rao^ fra oca bit; dirle SO di certo, Scrissi smarrita. addietro^ lissifflo Illustrissima Servitore 1732 Antonio ni gior- il mio umi^ mia. suo ricordo essera ne' lettera del Febbraro Lodovico — la mi e può Sanfelice continuazione 29 Modena Cardami si non ricevuto rispetto, inviolabii — certo lui, gli rassegni ha se della pregandola il mio obb»mo intenda e che da del , Illustrissimo ella Capitando che rassegno cercarla: a all'altra oppure monsignore a ossequio, Con quella a Tornerò atterrò. mi se li MCBATORI A4 le amore, Di — Y. S. Divotissimo -^ Muratori. 19. Signor Illustrissimo e che Col."iio d* essere Illustrissima Nardo, di storia sua S. V. scrive Mi Padrone mio da aspetta ' pubblicare per me elogietto un la di cui , ha mi dito cotal perchè avendo non saprei non si è che non raccomandata lione, è bastante bensì dal di far il dover avuta che diredi avrà punto e copiare e la gli la il credito. mia della e troppi male intesa. In neirultimo^ qual Tomo avvicinandosi usciranno errori: Tuttavia non già l'opera di lo al so. fine. Nardò^ posta com- difiBcolta, che perchè , potrò. i Giùr- stampare altre l'altro; erudii occorrerà. presa essendovi non gli uni, di essere ed penna che intenzione II buono di sua tica, fa- sua ignota. Lei u- servirla, cotesta l'opera di mai come occhi me a bisogno tutto d*aver so saprei, cosa Vopuscolelto lingua non meno perchè Antenato, me sotto commetterebbero Stampatori cattivo Lei mai essere CardamOf del mollo e darle a Per istanza. pubblico, al Rispondo fiali fatto desiderio: suo io peto volte altre altrimenti e il farò gli è carattere quel Probabilmente che 72 LETTERE Ella conservi Mi i! stimatissimo suo del corrìspoDdenza della Modena 29 mi segno— ras- 1732 Maggio Lodovico — za sicurez- coq l'ossequio tutto con servitore obbligatissimo Divotissimo e Illustrissima— S. Y. Di mio, amore, — Antonio ratori» Mu- 20. Illustrissimo bene Scrissi cronichetta cioè Cardamo, la suddette Né Nardo, due pubblicata Monistero, impiegarsi altro, per è altra mia nella compariranno in che separata Jniiquitaies titolo di 4 o in disegno letto se il Galateo Illustrissima e Jtalicae le per si raccolta sta ItaL Ber. copiando ora ; de intorno posso Situ farò ne medii aevi, e formerà e un ma avrà po cor- foglio. suo penserò, e Ho Tomi 5 il Veggo ta. piaciu- che , per del quella mi non la Taltradel e gi" non ma difettosa troppo non avrei operette. queste sibbene di del Veneta; siccome prego Gol."""' che quella Guerra quale Padrone Illustrissim" cioè della la Però S. V. a di Tafuri, mio Signor io agllnven tori di somministrarle notizia coirerudite lapygiae menzione nella gno, Re- cotesto alcuna. di note Prefazione V.S. alle , muldette di si due utile operette, fatica. E con rallegrarmi intanto il mio rassegnandole con lei esso mi ossequio con- , lermo Di -^ 1732.^Divotissimo Muratori. V. S. Illustrissima Modena 17 Novembre — obbligatissimo Servitore^— Lodovico tonio An- 74 LBTTBBB zioni di le scienze per Sommamente storia zé del Qoi dobbiamo il dono, eh' arti agH ingegM letteraria è compia^ da desiderabile : si Ma ella le che e ho sicché anche tutti si Con grazia infinite è questo e Quivi professo. pubblico al sperare me per gliene che tutto, dltalia. amore suo rendo le ella • Ietto ho piacere stato esso per e , singoiar è mi caro farmene di la le per contrade. coleste cinta e , vite buon un aache di opera : servirà maggiormente fatto aver letterati cotesti filnez- zioni obbliga- le raddoppiano di le trovato si ricordi per pezzo stabilire a , del r eternità in Napoli, lei di Bramerei nome. in già non e penuriasse Mi di Libri un com' ella acciocché Regno, alla necessarj tanto anzi stupisco del cantone profession faccia se le intanto maniere le di ricordo Di deir V. — S. col comandarmi antico mio miei. costì. Illustrissima Obbligatissimo Modena — mi 1740 Antonja Lodovico - novar rin- col Giugno 6 Servitore E ossequio, immutabile — Divotissimo diti. eru- somminiistras- mi gli obblighi scontare poter proteste degli » ella che ooa stando tanto , Bramerei fosse ch'ella nondimeno^ Muratori. Illustrissimo Signor mio Padrone. GoI."n") , Talmente dalla mi son flussione mia incomodato trovato agli occhi che ho ne' addietro» mesi poche scrivere potuto , lettere. Voi M' altri in TOglio era anche signori, Roma. azzardar voglia venuta perché Tuttavia, la presente le lettere giacché in di vi non ora risposta godo ad una più iscrivere non arrivano, un pò e di stimatissima si a mano fer- calma, di L. DI Illustrissima, y.S. Per storia la ella io in stampata agosto, Scrittori alla credo, siccome Latini, plor. antichi degli abbia, giunta me a 75 MUBATOBI A. Yen. di il Fabrizio do quan- Seri- de quella 2 Tom. p.» p.» parti, coteste mano in settembre o de* poeti, , ecclesiastici scrittori degli e verisimiimcnte nulla di più si , troverà dove Più avrà ragione Franz.i della i nostri Quel pescare. , Illustrissima S. Y. Sciampagna. può si Mollo delle sarà bene Campano. di nome Italia. d* chei Capuano, no Campa- però E camente fran- Contrade. vostre pubblicare il col Campania la far dirlo di Anticamente intendevano chiamato è Sosipatro i nomi di che coloro no furo- , Per Gregorio da deputati Cardinali de' conto alla XIY. correzion ella quando Bibbia. della qualche avesse cosa , dippiù da di dir di loro quel abbia che fatto nelle 1* Oldoino , Giunte al Non ho Ital.^ inviatomi sia in Napoli r cosi Mi al di lei che in Storici di bel che genio lei testi co- chè percerca , E mondo a me sarebbe molto par come , dalle lontana e Napoli tauto. da , Contrade. del Nerilini, dispiace Corpo grosso Bac« librerie il nicchio di e suo , al auguro di lei merito siccome ancora imminente suoi anno Con nuovo. comandamenti e della a auguro , r de* far Monislerii note. mia della ultimo Tomo lei poco coteste possa , non angolo cotesto nel di giunto servir d'illustrar tanto aggiungere. il Chronicon colle non potrebbe potrebbe stampato che insieme Paesi ella io altro Ber. colta si Paccanio, che lei cissimo feli- so desidero- sempre coutinuazion del suo , le more , Di Y. stima S. Illustrissima — Dìvotissimo — Antonio vera ed ossequio, domi ricordan- » — 1740 la mia rassegno Muratori, obbligatissimo Modena Servitore Decembre 29 Lodovico — a- DIRETTORE AL DELL'ARCHIVIO ITALIANO STORICO SUL DELLA FORTllM LIBRO D'ORIA FORTUNA DÈLIA D' ORIA TRÉ DISSERTAZIONI I àaXCArekivio (Ettntto tra le PAPATODERO GASPARE DI UaUano^ Storico Provincie del toiAo di régno dispensa X) Napoìi il di nome ì'elle seconda, ca di diti e d* Otranto Terra vuoi ìBÌ,ecM ricchetta per di coltura traffichi, vuoi delle vuoi dalla scadute prisca 9o« sue vagbes* per illustri fatti per Otranto, Taranto, Lecce, quantunque e alcana • opportunità antiche» memorie è ad non 167. ) ptf. ({uélla iihe oggi por-' , la t" Gallipoli, grandezza e per Briadftavia tut- sono , citte tante nobilissime ritortole il Sotto nome Provincia. sìa versato di nello ; Messapta di La quale studio Oria , fosse per sopra le storie fiorisse ognuno Pter conosce. illustre » testa con- che le testimonianze maggioreggiò antichità se loro. at Greci , le altre site vitalità nota era città cospicue, e la culla Japigia o di quante delle prospere in stremenzissero non Erodoto rispettabile sarebbero e ; e ché peroc- gloriosa per/ le de* sede ed rie Re hìodì degli della e Per veder cessate 1775 lo di h stita che il le Messapia. città colesta sècolo tuttoll ar Signor di Gaspare m- le opi^ Papatodero, mandò nella scrittura Oria scorso, deHitigio, cagieoi lunga una della storia finQ eruditi. nel di "essere privilègH" capitale correv9no« desiderando stampe la e origine opposte pel " Messapi della Or ìnagnjfica gesta siie^ quale alle raccolse . più "[uante -cun potè, notizie ) parzialità da guasta poco erudizione molta con e fece si a (sebbene -la perorare al* causa pàtria. daìPoblio levarla fosse utile testé, titolo commentario Gomfncia ragiona. le svolgendo ia luògo egli dal storia, sua, più di Erodoto T fissare mutazioni varie Poi Oria. quel -sopra fatte'di determinati drsepra quello una Fopera tutta stimato Onde ragione. pubblica a aonuntia- giunte. con propriamente fa essendo storiche; luce, in non di*ò studiosi, iianno gìacevasi, dì primitivo, suo alcuni rara, cui in nuovamedte rimettevano L* autore diventata immeritato renderla col la to, essendo scrittura Gotesta veri i che dissertazioni ma racconto, un in di etimologìa Hyria inUria si Hyria di e della oonfiai Oria di cui un {Jria Messapia e , delia ( i quali Japigia perchè da malamente scrittori altri , definiti cagione stati erano di dà ), errore dimostrazione la , del sa T come né essere della Hyria, quella Monte del storico parlalo quale né Gargano Yereto presso , Promontorio di Leuca si Oria ma di d'Otranto^ Terra pos« non greco, il ossia , Oria posta in poscia ad fondata; mezzo divenisse in qusl Mra il tempo appurare come combattesse; all^Istmo capitale modo Taranto in della perduta , e la cui Brindisi, città Messapia; la fu da' gna S'ingeCretesi quali guerre municipale indipen- OltSBUTAZIONI riti di editori lor r e il scarne antica; origine pigliar le i' desiderarono natale, terra libro, questo essendo memorie, e imitarne daU* ipossì in rimet^rne cose degli gli avi, e la di affetto di cercare esem^. G. della attore mostra argomento sempre delle piacere quali, Gbmblli. nobiltà no buo- riufre- AL DIRETTORE DELL'ARCHIVIO LIBRO SUL vi è nel Gemelli D* Nuora ItaliiaO} Storico ORIA Serie, l. xm, ) ii. p. amico Pregiatissimo Poiché ITALIANO FORTUNA jDELU diiU*ArchÌTÌo Eslratlo ( STORICO piaciuto menzionare far Archivio vostro dal storico ( cb. Signor disp. X, tom. 1 , 167 pag. tre ) Della il libro miei mandai amici d' Oria, fortuna è non eh' molto io, alle tri al- con di stampe , piacciavi Napoli di or pubblicar nello stesso questa , mia lettera che con creduto ho necessario render gione ra- » del Libro mia della è partecipazione quella a , stampa* Le della scorso tre dissertazioni che d* Oria Fortuna secolo il sono ha quale d' lavoro discorso V tutta compongono erudito un delle opera dello soprair cose , tutto anticl^ di luogo quel di e altro qualche buon , tratto più del paese monta amor con del vero interajpentQ tale quale quel e , , " oggi crìtica erudizione che , non potrebbe , soddisfare alla miglior parte degli e SUL non tornò del la prima delle luce in spregevole cbe sola 775, è stata dissertazioni tre dal delF fin dal autore dottor chiarissimo la vita alla volta prima che la a quantunque , sia prima perchè , in ordine porre appunto che e di alla il manoscritto ; valgono la fatica della che bensì prezzò né nel ma essendoci parse di antiche F opera però non , mandarle giudicammo che altrimenti studiano ci stale erano , Lombardi con fé e in cotale , è delle nelle pio l possa di tutto coHa 1 non dei * e le fonti Al cho conferire, si vedrà to ristret- analisi sommaria gli delle iì libro. nel comune province venuta affetto istoria. primieramente primitive guerre vicine una riconoscere accuratezza pose e a altro ed della moderna poche parole dopo Egli serietà primitivaitalica civiltà, scrittura pilinotabiH cose altra che utilità di coloro a eziandio origini quanto ben della sparsi elementi lungo altra , oggi stò ba- cose frammenti restaurazione dal trettanto al- non edizione pure Gemelli Sig. pubblicità così comunicato un ora valgano perchè nostra , alla noi air autore sia lui al come anche sen, Momm- da non le altre tutte accumulate morte toccasse statue venne , rinfusa dalla di T. postume, , mano anzi : giudicata Messap. le altre due 1848). E la stampate 1 Mommsen ragionevole ( Iscriz. Roma, spazio fatica sua , libro mdta avea dette la meno né infruttuosa, tutto in vita oggidì di Nulla di siffatte cose. amatori LIBRO che , nel primi che F autore- determinare seguirono periodo EUeni in questa eh' ebbe princir collo sviluppò, , e , il tempo FORTUNA DELLA della civiltà greca termine e 7 ORIA D al della cominciare mana ro- , dominazione nella della il tempo Japigia. i tra guerra cercare ri- nel Sopprattutto che Messapi a- , la veano in reggia Oria i Tarantini e ossia , della ed Japigia digeni gl'in- tra , i abitatori Greci primi di Ta* , i ranto; quali collegati co' Regini della popoli Brezia, , mani alle vennero coi Messapi città state Erodoto distrutte questi a libro nel delle VII (lib. V, Aristotile dai primi, ed Muse, republ. ) de di causa per , certe racconta come accennano e ra anco- Diodoro di dall' autore Sicilia , di (lib.IV.)- L'epoca 473 nel nell'anno posta e questa avanti l' malamente il contro ( dichiarato Diodoro avendo Menone mentre che tal in Atene piade olim- deir l'era). av. Arconte era prima 696—693 vigesimaprima Mazzocchi, del parere accaduta voleva la cioè , , che vata, tro- 76 dell'Olimpiade quarto era fu guerra Di ferveva guerra e fatti Consoli in , Lucio Roma lo Emilio molta con Mamerco fu esattezza Cornelio Gaio e dall' Lentu- ridotta autore all'anno , 4.® dell' pei computi vedendosi 76 Olimpiade logici crono- , d' di to Ideler Avanti r che Pausania, dai i Messapi Iapigi Messapi sua opinione le l' altra (Gap. non X contro e XUÌ potrà oggi i Peucezi de' da accennate Tarantini dai guadagnate e due altre crede Erodoto da descritta avenute ambedue mathématique ). guerra sieno l' arconta- quell'anno Chronologie de 227-392 questa a autore contro pag. in appunto ( Manuel Menone 1 .• part. ce. posto Foc). forse del l'una soccorsi Ma pari st'altra queso- 8 LIBkÒ SUL fitenersi, atolehd tali due di che ' altri gli e Greciae altra di molto menzionata di tempi 356 figlio C. av. Messapi duria re che sei che i contro de* Bruzi da 9 parta ucciso Alessandro in morto Di il verso Maà- dai Bruzi tini Tarancoi e cani Lu- a'cònfini Sicilia di re i il Molosso Pandosia Agatocle Di presso coi ai contro medesimamente restò G. tore l'au- Platone. Tarantini confederati de' Lucani. e Di tempo seguiti di de' ma Passa Messapi di rantine ta- Tarantina scrittori. restò condotto av. alcun rotta re duce Oria. Messapi 3S3 nel Agesilao coXucani miglia Epiro, di liheraè prima; luogo coetaneo essendo collegati a di Tarantino à vittorie due aver dei 68 Artificum memorabil fatti dai dairoi. probabilità posteriori Archita Archidamo potuto te Calia- é Delfo a fase delle sopraccennati tre i notare che della età dai a ha Argo mandati (Brann iii dall* età d' primo 80 maggiore 76, rOl. poi 01. soltanto con il chiaro è tempora), Agelada denari che nell' due Tana r i sapendosi e determinarsi greci Egineta Onatà con Tarantini: S\ artefici gli perciocché il tenipd : ben può guerre fusero dmbediie per che , aiutati in il 290 verso i Tarantini guerra Di C- av. cessò Gleonimo poi di di re di vivere che Sparta , vivea il 273 verso ancora pe' Tarantini, presa dissertazione Pirro dei contro di col i Romani Tarantini ricordo E aver conchiude delle Lucani, » giato guerregloro la bellicose la capitanando Messapi , dopo poi espugnato de' Salentini. Turia ancora prima di e C. av. e città, la sua azioni zione confedera- Sanniti che , e DELLA fece Roma sbigottir Di maggior parlato periodo che sentito il fu diligenza dialetto in questa li quella contrada in genti giasse. signoreg- all' autore uopo dei né romano 9 avanzi le ancora giogo d' rari i non che prima conservarci e D* ORIA FORTUNA monumenti del medesimo quel Messapiche il loro care ricer- a avevano dialetto ceduto il , alla luogo che epigrafici conquistatori, de' lingua Tautore dico lo i monumenti raccolti avea che e cresciuti ac- , di osservazioni de' Messapi corredati e lingua dialetti antichi di e capitarono della si occupava Roma al dello studio Dottor Lombardi dal come gli de- volontaria per stesso amico comune e sull'alfabeto in penisola dallo fattagli un Lombardi» avvertenze , d' dal , questi quando Mommsen ritrovati altri dagli poi di loro municazione co- sta richie- a letterario teggio car- , da la veduto* me è alle dovuta parte onorevoli Onde che giusto pietose dell'antica paesani ben di cure questi due Messapi de' Metropoli nosca rico- si , che sarebbero fion di tal senza Ottobre paziente 1846, del quel di in frutto ( Roma Iscriz. avere almeno di deciferazione di in quanto aver possa diede a le per citate obbligati la prussiano turare ma- , sopra seconda sua giorni bei provincia ci poi certo per filologo questa Messapiche nella tentato infelicemente egli il dotto per fatica cinque o confessarci dobbiamo di che posta eh' loro penosa i quattro bastati correndo venne e ). E di relazione giormente mag- all' autore dissertazione talune pe stam- non quella ed grafi epialti- IO SUL col iìenz«i lui idioma greco niun a come LIBRO altro consentire potcnrio non : dei a interpreti, posteriori che , si tutto abbia derivare a dai ellenici dialetti i quali , hanno ben contribuire potuto in in anzi buona sima mas- , alla parte ma non formazione era è com* naturale misto popolo nostro che sostanza sua composto un in fosse di più cui il un simo mas- , ìletTirazios oron^riig poeta, che il messapo quale di mistione o supporre , di la ; , indubitatamente paese Mess^pico dialetto intera tutta comporre linguaggi del (Ennio) nò accen, i pure lingue. Plausibile che 4 cioè ha fatto che esse di Pana, i dinotino di Aprodi ). che Con qualche onde , riferite a te car- Eliafda di sepolcri di Domatriax viene nuovo il fliologhi sta questa la de' p. di italici dialetti , dei aspettazione tanta il Glossario. compilando lendoci Do- che Napoletana stampa ( suae d* altro, non se parte con presente che assai accrescersi, Fabrelti di Tulli- E filiae Aprodttae ad nome professor Oaxi, , Morthanae receptaculum 218 la quel- , iscrizioni delle tre sue dunque pare , ma delle , , di ci spiegazione r autore 21 toccando elementi principali fa non , eseguita occhi i nostiù sotto in corrispose non gene- , i*ale ai desiderii nostri e in particolarmente quanto , spelta alla di grafia iscrizioni tuli ci re piace aggiunge- , qui le ultime del leggende Mommsen e rinvenute esistenti tuttora la dopo le su cazione pubblipietre, , non solo perchè perfezione ziandio perchè ne comparisca tipografica valgano a dell' un Archivio confermar ria ordina- coir saggio storico; che coloro , e- ma e in LIBRO SUL 1^ da sembra che grande , il solo contenesse assai sepolcrale pietra da copiata me defunto del nome ta scoper, in colà ancora conserva Carrozzini. casa inoltre è Buono si Bizantino); Stef. 2aXXH"r/2/os. fS2/ixo2/ rò Mtoaaritav ro\tg 'Zak'kevrìa ( Solete in 1856 nel le circa dissertazione Oria di monete prima nella 1' autore scrisse quanto meglio e ventura av- per , che quel dapprima fa che non Pallade di , rapportarsene sulle il Mazzocchi osservato diritto dal ché percioc- seconda nella lasciato ha ne di monete col e quanro a toro aveva argento volto a sta le- con dal umano , rovescio francamente al capo d'argomenti tali si neir non e a monete all'Oria dissertazione seconda della Hyrium Appulo altro neir o sorte di che come Oria di territorio nel Ma più aggiunse quantità gran riferisce Messapa. opinione, tale di conferma trova che YDINA, o asseverantemenle e IV VDINA, leggenda con Locri: presso , che questi a se luoghi altri dovrebbero di tridente o appartenessero quelle d'ancora, portare di o che si non vede: all'Hyria che il simbolo del del ad bue assai conviene d'acqua Gargano: una e città, quale dulum , Dauno. e a volto più infine come per I contrario , nostro perchè del nostra, è quali argomenti Gargano: stato se copia che all' arido assai meglio dicono s'ad- è dagli costantemente la buite attri- le hanno denotando umano al o segno conchiglia di o airHyrium non chiamata geografi antichi VHyrium Messapa, rittimi, ma- , nufnmologi diversi che qualche un pesce , come , che detto fossero stata ad un dagli slati ritorio ter- oppi- stessi con- moderni dai siderali 13 D'ORIA FORTUNA DELLA nummologi il come Mionnet , , ed PAvellino, volmenfe alla a che deciso Pallade faccia sin. o umana dr. a Dominicis sin. così argento di di Testa civetta bue o ANID leggenda con age- tengano appar- Repert. ornato casco o di monete De con avrebbero non siffatte (V. Puglia dr. a che altri, forse o , YPINA, Passando di parecchie porta YPINAI, o a parlare delle di monete da pubblicate già state AR). ne rame, diversi ma , ed mende con poi YPIANO:^ 0 ANMY, 0 eh* inesattezze, conservatissimi mediante altre produce o potuto esemplari correggere ritrovati. colà varietà qualche con ha egli dalle già E ne note o , affatto antiquarii, odierni sioni II che nuove. dei è avvenuto vecchi più essendo non che gli forestieri, e su dagli veduto stato errori e le ommis- tali nostre monete , sieno alle del tavole dal tramandati stati De Magnan del Dominicis, dal e fino Mionnet Carelli del e Riccio. , Come rillusione del che lesse esemplare) della ediz. nostra ) gendoAOKPflN perchè stesso in dal e lira con della che si vede che sinistro Cupido la (Tav. di delle la rOP saetta, di che (Tav. X) sopra, di ec. mezzo e TOP di al fulnìine sotto va leg- il genio lira, VII, o Vili colarità quella parti- monete con al fulmine, a 1 .® dello la , OPPA Locri diritto suonante mancanza talune N.*^ erroneamente, dal mani tra guasto ommissioni portano rovescia in ed da 5. di fosse in Ci, Le TO forse AA(Tav. all'Orientale, ediz.). E nostra che congetturò ancora città, camminando IX e di luogo m quelle medaglie della e iìA scritto scambiato (nascente Magnan ferire genda legcioè, T iniziale fi SUL è di vederne Naovo maniera alla di la quale eh' pigia, cioè, altre di Ugento: la del della oltre di Ercole air ziali ini- colla ana cui sotto sta te- che di Oria, di e Idrun- monete su in vede Otranto, Diomede coronalo si monete su la- d' Eri- foresta Nemeo, Lerna rato ado- fu nella della stessa cavalli dei conquista Ed universalmente Leone dellldra quella Tarantine: fatiche, cinghiale del medaglie OQQA colle Diverse IX). IV. culto disfatta 5.®). n. leggenda pelle dicinghiale(Tav.XIn.3): ebbe disfatta la come certe tine: la VI delle un'altra nume in da coperta singolare II. IH. (Tav rivela quel mante, (Tav. Ano Ercole colla una Osca ed FM LlfiRO dalla generale , vittoria*, che più particolarmente occorre le sopra U- gentine. Dichiara notevolissimo un i antiquari!, credettero quali esservi Pallade,e in Grappolo presso e d' più di bronzo leggenda Dominicis). De tali Ma è il Ralefati che monete molti dell Àrditi e di testa con OPPA AO. genuina grafe epi- l'autore vide è quale riferita stata alla Tav. Ili , nostra in prima interpretò di poi *PA ed., cioè 3 della fece OPPA per senz'altro AOKPON che sciogliendo deciferarla,e e propone ro, il cui numero di sciogliere aggiunti 291 l'altro che llgnarra OP in il ? scolpire.Rigettata così l'interpretazione deirignarra, inceppa, la quei , B. l'Arditi Ignarra, alla mezzo di una deir fede monetina una KPflN(V.Mionnet di sulla di abbaglio ro riferito la e fapruova cifra* in lalfa, qPPA all'era l'Autore dal- egli qP, della e di cioè merebbe esprifonda- , zionediLocriJlntera leggenda denoterebbe che quella. monetina fu battuta floridissima pei Locresi, Tucidide. di la tal moneta rapportano leggenda. ultimamente come scrivendo tal con di l'ha ritrovarsi nel di dei Bruzi, diversi da fu Oria che pVesso altre barbato, e o e Gravìsca :dal Gallipoli ( V. mismatique poli 4856 sia Oria ec. l'Oria le la pure di Berlino far a Messapia, altre congetture dai stesse, esi- Mommsen di luogo cri Lo- e fatte Locresi, e dal che o principio Dominicis De Millingen Ldebvre Graia i850 di ): Crastus a o ) : da da che due Traile dal essere tre al- tra riferite state le a da altri de Nu- Minervini numismaliche, per aquile poste alcuni ultimo nico, co- alle dilapigia(?): osservazioni l'autore furono Giove pileo insieme Callipolh, e o JOrìa di con una sole, Zecca testa imberbe o da la rovescio TPA che alia diritto faccia ouna lettere Paris ridarre dal aventi (V. stimando di Tautore (?) {Saggio ): se alla quanto sarebbe fondata stata in ta vedu- Locri. OEOA, d'Italia Graxa tutte laureato, incerte a quelle monete fulmine, KPH a che conchiglia, ouna su tra finalmente Tenta quelle un'alleanza a giammai che vi PA OP- epigrafe medagliere (Le. p.34), più ragionevolmente all'opinione moderni testimoniato Beai di stessi autore E eruditi crediamo con dell' di noi averla non i detti corfermano esistenza non di re particola- dagli gli età l'autorità dell'autore, che XCVI, in con giudichi solamente AOXPfiN,confessando (Riccio) si spiegazione che nummologi, ed mostrando egli affermare potere deli' 01. Grecia, magna checché Ma 45 primo viene come ingegnosa questa neiranno tutta per D'ORIA FORTUNA DELLA Na^ forse J5 ia IJBUO SUL dar potuto piaccia questa Graia congettura, TP A. Ma che è certo Gallipoli a OPPA epigrafe leggenda appartenere biano ab- dove tali unii monele né perciocché , il era alla luogo sua possono non solita della le lettere logore parie di proprio nome quella città rono fu- quelle nò , mai ritrovate riferire possono di si abbiano altre di Magistrato con della 1. febvre del Millingen fede queste, del lapìgia in ma anche nome altri mano sti- (Le- ancora con .cj-Nèdel J Graxa nostri Sturnior di altre Azetio(Mom questo dei che ma le tana lon- parve cioè, E della ne da poco Graia; città Ostuni. di assai al Mionnet differente, luogo Sturnium) e. tro si a)eno Toscana solo che pretesa Molto sulla non STY, AIETIN^N leggenda stus di dall'ai e ricercare Iettare iniziali di il Mommsen a le le città Oria, anche dove discosto, vuole Gravisca a territorio dal Gallipoli. presso Cra- Minervini vandosi tro- , traccia veruna ne geografo siano non antico, nella resta uscite pure chiaro dalla che di dette le se Zecca storico veruno monete la Oria perfetta , rassomiglianza l'influenza dei che tipi loro la bene, mostra d'Oria zecca ha altro, non se vicine sulle avuto , ci Ita di Ostuni, FPA, di di ni, che nome per per sì bene tracce di rone). a la supporre Ateneo, Azelio, famosa cui qual Messapi iniziali nelle ( antiquis che si FPA enim troverà stata di cui come C ancora ziali ini- strano KAPBIN le si trovano nel quod AN co'Taranti- guerra ma dalle forse Carbina ebbero guasto; sia sarebbe non Garbina,o i si altra credere avventura Carovigno Influenza mio e moderno nunc assai me no- G più : Varveri- simile coXucani; e Peucezi ebbe eziandio ma de* Pedicoli 0 Oria 47 quali non solo coi vicini quei con barbari ed Carbina erano più stringersi a confederarsi a ) Locri, tli ed amicizia in volte che consideri si ove D'Ot\lA FORTUNA DELLA Azelio, , alla resistere per di Tarantina, potenza toccando sopra è come stato cennato ac- coi de'Messapi delleguerre Tarantini) E queste in trovano ben Be in fia sempre non la ragione nella introdotta digressione convenienza e rate stempe- di non strani più rado paradossi, glia picome dissertazione, prima alcuna si filologica, che e pure -, che Oria d' storica dispregevole d' innestarvi! vaghezza fortuna erudizione una commendevoli, e della il libro tutto vero buone parti le sono circa za sen- sito il della , di patria Ennio; che dissertazione Oria dell'era, Brindisi e valendo altri altre poche Salentiue soltanto corso e indarno sarà non era rimasta casali! in il terza secolo città E pure dell'autore occasione darci in primo aberrazioni e a errori capitali stimo e nel piccoli disviamenti della primo capo divenute discoprire a più città Taranto e nel delle con medesimi questi l'assunto e di conoscere credito mente comune- fermarsi alquanto , a ricercare soverchio e vano che che patria che nazion ben di alla si egli, ne il anche il risolvere bene Ennio importi conoscenza della latina, e d'uno alcun E razzadel degli fin famosa air meno elementi stesso soprattutto altro la dallo , cavare. possa ne che meglio qui siasi maggior della culla poeta della principali 3 veduto av- della contesa onore dendo ve- del mi- IS LIBRO SUL debolezza la Strare e ma* a argomenti degli fallacia la proverò mi succintamente Messapo, popolo Sto di , coloro, che allogar la argomento concittadino l'aver (Lupiae) Lecce ge) forse che tradizione essi di cercato quél poeta ch'Ennio luogo un denominato accosto di asserendo; Lupia sia discosto la Rugdi costante di patria Radia, autorevoli più dei da parole certe ma stata fede alla stato Rudia(volg. viene appoggiata sia poco interpretazione Fautore come Leccesi dei sempre mala per Strabene, hanno Lupia presso Rudia. solo è Non oro che altrove , scrittori, e secondo il conforme si du signor dice che alla da Rudia non e per l'autore Fama e di nome tradizione antica luogo viene sorretta ed che a Taranto» dal di Strada e cino vi- deiraltro dsi Rudiae* Rugge medesime dalle smentite e Brindisi ancora anticaglie confermata dalle a cesi Lec- tato. interpre- rione, o denominato viene e malamente scritti, mano- dei fama Brindisi tra Quartiere Sepolcri, codici più ha pochi costantemente infine che via che Strabene, avviarsi per che Porta, Convento, Lecce, E altri con iiì volgar la Otranto , come letto siccome appunto uscendo trova ha Theil di lezione sincera vicenda traddizioni con- si danno " gli della avversari che giunta alcune che geografi contraddica e delle nelle fondamento par credenza poeti, come di a contraddizioni novelle parole ai Parrebbe Leccese. delti di altri Mela e Plinio più vino tro- antico, qualche antichi di cui ma pri- che storici il primo , locò la Rudia Enniana fuori dell'antica Calabria, e Tal- SUL 20 sare egli però loro narrazioni è più può si avendo riscontrare; del mediterranea diq.^, Valico e ( distrutta) Alelio Ugento) Ussento( che pìnione, Strabone, in vecchia della i confini su Parabita ) nel Calabria, di nome il verso propriamente questi e si variamente ancora Calabra regione della quale Messapica o o- quelli , de'fedicoli, me co- Plinio, Rudia, Calabria ) questa geografi, Mela, una jRm- et do) (Nar- portiamo menzionando Tolomeo, gione re- Ugento verso noi antichi Lupiae l'odierno ( distrutta cotesti nella RudiaeNerito (verso Baveta (1). Lfiionde tutti e di fico topogra- locato primo ne ce samente maraviglio- Calabro paese Vereto stanno appunto il inseguito segnato occhi co'propri tuttora che T ordine Tolomeo, e delle punto descrizioni, esatte Strabene de'quali questo prelermeltere alle lasciate hanno da LIBRO paese il estese nel Salenlìna centro tutt'inte, dubbio senza sere di terra natale poca esattezza d' medesimo un Ennio, e nella che cioè luogo, fallarono solo determinazione i della della di primi propria sua positura. Ridotti de al così medesimo irreparabilmente intendimento ogni gli antichi, dei supposizione ca* i moderni , quali la esatta poco (i) Abbiaqio voluto perciocché quelli che riscontro così sono pratico d" questa ininazioni descrizioi^e aggiungere il traduttore contrada, anziché ai nomi Italiano diversi stranamente e seguisse camminare sulla , condotto assai lungi dal segno di e dalla Mela e di Tolomeo antichi carte ver^ traccia, del vi che quelle sulle mente anche antichi dagli Plinio di ser i moderni, ha messi chi nuoye sarebbe geografo non a sia denoiinvece drino. Alessan- guitando avanzi gli cercarono Villanova in quale D* ORIA FORTUNA DELLA Enniana Rudia delia Ostuni verso 21 confini ne' de' Pedi- , coli, dria di Quinto come nel può dei paese di Oria, siccome Peucezi, il Romanelli in quale An- il Mannert non la descrisse esattamente Ruda Rudia, la non ma dimostrato già avesse riconoscere quivi tingero; Corrado , che meno Mario della Enniana, Lecce accosto del Tavola Rhodia o che Peu- eh' dalla e si egli quale , quell'altro del (antica Top. £ lasciando di Regno da pur dissero sorta differisce villaggio di e Napoli, che Tarantino e nome 2, part. coloro canto Ennio bene sito 169). pag. di ragione senza Guidone come di nate, Raven- , Merodio, di Giovine, s'appoggi paia essi che Eutropio, nativo di certo ali* e Pighio, che che quel l' alcun Eusebio di inteso se che ancora autorità intesero non Taranto il e fosse Poeta avessero trebbero po- non , far che Ennio, e si dove di altro Battista di credettero nelle la di vedere da Forlì, di di avanzi uno dai Alberti, seguitati dal di Tafuri della Grottaglie in che additato Leandro e coloro, dove rovine quello Grottaglie, gli circostanze le stesso si rifiutano, come miglior parte diverso da ecco mostrare poter Cieco dal poi sé dello detto al Rudino, per luogo Cristofaro di di preteso in contrario confessò smentiscono hanno in peso di e Nardo, dia Ru- controversa verso cesi. Lec- in Taranto, , un certo de luogo, Leo detto del quale Arcivescovo Riscio vicino così testifica Brindisino: Grottaglie, « l'erudito Nel ove luogo bale Anni- mente volgar- si è creduto (da' S3 SUL sopraddettijessere gro(|te situate in sito iQoUo un dalle Sti^abone occhi quel biKtay credere a cercò e coi propri /ofmcoe moles ossibus s'incontrano giorno (Mem. di il Gataidi Pacuvio, poi air poeta indicano la 1763, del de na Colon- Giovine suo Battista, do quan- Patria vera di nome di fino che designato, ristesso Nap. opinione noi da luogo ritenuto ha M. di che nel d'oggi il smaltire vestigi Giov. ogr- piena, Girolamo a da più Tanto di questa et MDXC altro senz' ancora i piuttosto nel non apparire fictilia vascula, dopo, tempo dato amico, Ennio già non che diRudia, riconobbe e tato abi- colta» situarla. asserì formana essere più abitatori MDXXV vestigi, ed alcune » adotto fa nel che la colà voluto ivi valine primi sinceramente pochi , come al abbiano rudera geres i vedono uazione affktla appare piuttosto atta una furono luogo^ città pretesa di il quale l'Alberti» Si profondissimo I Greci che uon ciU^. disfidiate» ed è verisimite che rovins^ta un fiere. secoiMlo PaQticaRudìa, stala di alcuno vesligio LIBRO Rudia » pag.17).Ma riamente contra- al si aderì Leo, Gallipoli (Aletia illustr.Nap. quale 1 841 pag.17), , sebbene quegli veduto le rovine cavilla ira Oria di Girolamo di e e P. fama, e fede per e Ferdinando, Diego Domenico a di di territorio nel soltanto Ceglie Marciano^ Salinaro città cotai d'aver confessato ingenuamente avesse P. gli occhi Giacoma ( testimoni Santo Fran- di non , chiara afierma ne « Ne veggono però l'autore opportune in di a piccola autorità], carte vestigia quel luogo di dal 119 della qualche Leo quei che edizione nostra antica accennato ecco si abitazione tra Oria : e Ce- glie. Poiché di uomo Provincia» nostra altro due in perse grande il Non Rudia Pedicoli de' dal Leo^ sioso an- ivi dis^ Rodi più na stra- nostro tore, au- interpretando e confinato era del quella « me la pertanto è alla chiamavasi uno Strabone ha e V versa- piccole pietre e quali di par vantate rozze opinioni maniera, sua al ^ piccolo;, i^ leggendo Calabria della dei e specialmente vestigia varie riferite quale a tai che Rodi le tutte tra di campii l'altro e che questi con osservai non sig, i). Marcello col portalo appartenenti rischiararsi di 23 sopi'affìao discérnimdnlo, antichità nelle tissimo ivi esseùdomi Lombardi^ tfORÌÀ FORTUNA DELLA al accosto ma ni confi- a' non lomeo To- Brada- , Lucani ne' no rovinata città, la del ha fatto, del resterebbe basi di che sempre a numeriche luoghi de' da adottate ottimamente come puti com- pure latitudine l' dal- proposta Rudia ne' l'incertezza Tolomeo di mento fonda- gran e cada difiìcollà pe' quando E quella essa per far sì longitudine fosse fosse certo e colà. appunto gradi vestigia che quali ne' Alessandrino geografo autore, cada che non verisimile pur Tolomeo, de' lezione sincera pare non ma asti-onomici egli dove Matera: verso cani; Lu- le del- per nazione la determi- ha diiiiosiralo , des ( Géograph. r Ukert io quale, nella dico giunta per Grecs et Romains), des di determinazione s' accorda non colla e mamente massila luogo, un scrizione de- stessa sua , che Rudia novera ne' non Lucani, ma fra le , città BavQta VI). tra ec*, Laonde Salentini de' Terra come noi sopra con prima abbiam molto detto maggior di Nardo Aletia , , (Tol. lib. ragione Ili, crediamo tav. ^4 L1Bt\0 SUL di poter rigellare ili degli avversari di ma niente città 1 846 Tanno finiti quale arti, pel che da Rudia loro d' di avanzi quali, à di vaniìo di antica un' mate stial^ rammentarne in comperò BerlisiOi altri gli e niani le per ti: indica- diverse Mommsen Museo Mercurio il ancora di Tdsistenzai il Dottor migliori, molto che luoghi ne' palpabili di che Vasello il concio, cose non provata dai lavori e città è Lecce opere Lecce esposte opinia-: , opposto per accosto cuno, le tutte resistenza prova qualsivoglia una che e da e delle altra oga' come , che dere questa, di tutti; posseduto Bronzo in-' e oggi , Real dal certifica mi di il Villetta che E che tal Enniana il Profes. discoperto stato a Rugge. Rudia la Napoli, essere riducea quando ta di Museo da giardino città O. vuole Tironi cini Cappuc- ex fama essere fede di descrizione, e dalla sostenuta Costa Angelo degli la G. sta^ uomini , dotti, conforme e alla interpretazione più degli esatta antichi è geografi più ta ret- ultimo da , dimostrata dalle irrefragabile iscrizioni che quando a , quando a state sono al porsero argomento lapidum inscriptionibus Lupiis quae altra che na, che te tuttora del fuori 240). si palazzo Ed vede Ducale a di noi sulla di luogo Ed finalmente pietra di istesso dall' Rudia (Ital. d* indicar incastrata che Monteroni , già in et Rudias esse Rogadei al quali coniectura has il 1 775 di le ; scrivere hàbeo verso parlava apertamente quel compertum sunt. venuta pag. Galateo contetminae esserne da cavate notare go, luo- CistiberiV ultima, una benché pare-» pul"* blicàta Urla dal Mommsen MO PUB. M. MEMÒRIAM FILIIS SUI NOMINE MUNICIPI DIVIDATUR N. POPULO DIE NATALIS VISCERATIONIS DECUR. AUGUSTALIBUS.HSXII. RUDIN B; FORUM ANNIS CÙÌUS OB FILIOR REDITU OMNIBUS ITÉM VIR AUGÀZÓ PIISSIMO EX N.VI. SACRATISSI BRUNDISI PTOMISIT HSLXXX. lite. cotanta AUG. AEDIU TUCCIUS. AC OPTIMO A MUNICIPI ITEM AED riporr CERILU HADRIANO PATRONO di piace di FAB. F. EQ; PRINCIPE ci documenlo M. ORNATO 25 altrij pure decisivo TUCCIO. M. EX da e ultimo come D'ORIA FORTUNA DELLA Ni HSXX. SING. ALIB. MERCURI HSVIII: VIRITIM N.. HYX. N. L:D;t).e. brave, il nostro messa per giuoco dalla egli si fosse non tal che Rudia in come che fece ombra facéa quasi e discorrere a j questa luogo, , messo ch'ei dichiarazione com-*- di leggerezza per istoria, nostra avrebbe determinazione che ignoranza della punto in autore per meno se diffalta inescusabile ed adunque, di guisa certa per sto quepare ap- togliersi alla vanti d'a- reggia sua , d'Oria, é" e appigliò più d' far allo uno certa correre partilo strano Costume Messapià. a per scrittore frivolo, di di che (pag.408) congettura sua confinarla per quel tempo, altro fuori della comune era ancorai! vedendo 4 "uLLiimo se di se occasione quella meno che Ennio di patria di fuor ma il difendere sival^ cimento stesso chiarire a per , intendimento vole allo postosi che D'Àuiia, Gesuita vero (sebben proposito) sito della con lode- religione la , Alla stessa far V maniera Calogerà, Gesuita Dariva che ). ne, dissertazio- terza il Vescovado sin ripetersi meno XI tomo nella autore verisimile parere niente possa del Raccolta V. dai di tempi Oria apostolici , che Strabene, sforza Tarentum et sulla Lecce , D'Auria. a da Metello signor alla intomo Angelis De del Ennio di Nardo da critica alla ( Risposta Tafuri Domenico di dissertazione patria oltramontani Berardino Giovati da fatta lumi dai cattolica caetera ductae fargli a sunt che dire Brundusium praeter oppidvla parva in cladibus altri, reliquae scritto avea secondo o , oppidorum delle , ordinerà tredici sunt re- messapiche città , al tempo cui 8i Oria) scadute! vendicare a vile finalmente dalla 1 591 sei sedia Questa orìgine, remota Vesce* stessa si fu contese, . sì se pre- quale^dopoes- lunghe dopo e (tra Brindi^ e assumo della priorità unite, nel di e quest' E altre le Taranto tanto : Brindisina, separata precedenza la Chiesa lungamente state città Oria per Brindisi, e (pag. 350.) rispettoalla sere Taranto rimaste erano erano che fuor suo, di gara vede essere , nella stata ne, e nelle tutte parte possono va di queste di Puglia. parte vicine altre Fautore mentre non maggior d icendo so ddisfare maravigliosamente cose un nostre a Ma favor fine chiese a tal della criterio, assottigliata la i^oa Salenti- proposito sua, ha che d' altra critica 28 SUL maggior ali-opera ferito più tizie atte colla municipale generale nel civili noi in to tali di anche fare sommaria questa attinenze ci è ria sto- onde motto un esamina do-« tro-. soddisfarlo per , le di questa nazione, della libro recando utilità le attinenze difetto assoluto vava di grado chiarire a LIBRO gliamo vo- quau-. per di fatto veni^to \^. derne. È ben nulla quanto poco città; sua è ma alle che vero pur di fondatrice abbia autore iutorno sia Oria che mostrare V che vero di altre ed' lettere autonoma della tratto della abbastanza fondazione, a e ta sta- dominante e , buon tanto arti alle detto abbia antichissima città scritto lasciato in , Messapia della e Calabria superiore , i Pedicoli. verso quali a diremo condurre possa chiarito che H ed conseguenze dopo zioni indu- aggiunto avere o , qualcosa in ordine difetti di luce manchi o alle neir ed lettere Come autore. arti, che alle fu glia fami- la , de'Bonifaci di, ^ delle e nel p.77,78), nipote di madrigali, guti, Oria particolare di primo opere, a far di conoscere di e di lui si per o, gli hanno le avere si secondo studi ajr- avesse richiede. Fautore, delle riferite stampe non lettere. E pote, nitre Ol- dall'autore, all' Europa 1 | j scritto molto lingua che parte Dragone^ popma la lui, assai per quel 'vaghezza iiel Giovio, che sapere comechè siUt Napolitano, chiaro natura fratello che fa ^li vedersi nobili molto purità ancora benemerita può ultimo concetti, Berardino alle fu la quell'intera a quale secondo piacquero fu il Roberto pieni e avuto che in lettere di nostroAmmirato(FamigIie prima, to marchesi air scritti del buone lettere fcuni degli Cora delle nato e in morto Cardinal Oria(1 latine di e poi benemerito Mario Quinto fa 57 508-1 39 Più Galateo. nostro Aleandro, D'ORIA FORTUNA DELLA an-r Corrado 5),il segretario,prima,del del Cardinal Badia T e a- , mico, Cortese, reno, rati, ad ed latina.Le opere;che Àngelis, che di, che compose Marcantonio boschi de'quali ec, che no potessero il superasse che Mureto loda ne e riguardato classico Pietr' le lettere i suoi pigliar della le difese quale avea di tutto nello scrivere lo di se tutta lingua quasi a sdegno assai Tira- sceva cono- Corrado, niuIl dizione, dell'erud' degno grammatica, Iq di studiato erudito che in a gare purdate an- erano barbarie. Né professavale tento con- goiar sin- con incitava Provincia, che come il vanto d'essersi per esser ma somma secolo latina, nuzio, Ma- l'ampiezza il Manuzio, il Mureto, Aldo latino. della questa lor le coltamente fu che solo, il De Spera, pochi corruzione secoli lingua E ed stimò lo Spera vita. del che stile plicò s'ap- presso la che letter stato alla Angelo al confronto dai della in Oria, Paolo stare dalla di sforzo amici disse primo de'più antichi. fin vantaggio il scrittori, di quel declinando dello Pietro maestro latine ec: vedersi filologo Oritano maggiori ilSigonio poi presso Copta- insigni intorno Mureto, Angelo e rinomato i di Polo, altri elegantemente pari come nqn autore, questo come al più posson si meritò, esse di scrivere a scrisse ne per ritornato e insegnare e Ben^bo, il Giovio, Manuzi, fuori, pezza Sadole^o, Seripando, e i due come buona di il confidente e ed il Sigonio soverchio altri cora an- amor valeùtuomi- a 30 ni, il Bembo, come scrini ro la che tre, primo è Egli tutti tra Milizia (1 725 1798) — in giudicare di tali quel Oria, arti, belle incisione ecc. in Roma» vedere di modo quale il discipline ripurga- a morto nuovo aU grido il altre pittura, in nato autore di materie lo« un meritato ingegnato scoltura, la è si coi vedremo ne Italia in nobilitare a or città nelle il gusto Francesco Ed stessa r architettura, quali applicassero volgare. dalla parimenti re si lingua uscito d' essersi e LIBRO SUL bene mostrano , e li suoi varii scritti delle istoria T e Innanzi arti. a , lui bensì era derni la che maestri, eredità ricca aveano delta esemplari elette, cipii convenienti più e del bello, e le di di antichi opere saputo dallo natura ritrarre alla buone studio bellezza dell* regole defettibili in- più forme i veri ma mo« degli le ; e arte prin- non cate man- , antichi agli certo noi a ma né pervenute non , potendo sodisfarci dimezzo, può in state riboccauti alle nimi Italia de' ha affermarsi a opinato agli Italiani di e agli e a- » sensazioni gagliarde riguardanti il circa tuttavolta mere impri- agevole le genesi che regole , Pur chè per- ai Greci significazione alta un' cora an- forse : siccome più età erano Milizia fia vita deli' non avanti opere pazientemente scrittore qualche dettate anima di loro di quelli francamente altri come , lo stesso ne studiarla e forza. , che tempo deschi Te- Inglesi , e pera d'ogni dell'arte, dine Francesi alla età il meditando in principiavano Milizia insegnava scultura e , Italia a su i capi dedurne per esempio propriamente al modo i d' o- canoni in di or-* al^ le logare sì statue alloghi vedere farsi galoppi cavallo lieo, modo al « . che uomo un deutro o rispetto poi . convenire nou un por« cupole, vi si di perfino e cupole che o rappresentino ^ dipin^ quelle lini cupo- , delle a pittura alla punto di di volte palchi, per o " e disporla uomq ? piedestallo un . di di ture sopra un yedere meglio per scale sopra 0 che inverisimìlissimo fia ma ; sasso un %l ìaverisimile essere non sopra D*0«VlA FORTUNA DELLA che cose, , ivi stare possono non starvi nientemente te senza della potessero pure potrebbero non martirio un dove e , lui a d' idee, già pure giudicava zioni verità di Sulser detto leggi della di e che sanalo* per i principi! le vedere - . « vedeva egli natura Mengs le e e ispira* genio. suo tal una di parso avrebbe conforme del Ma i secondo più con fosse stesso che Coa . sebbene godw esser occhi. degli e nuca certo per conve* di maniera razionalismo artistico di o « filosofia delle in strana arti del filosofico secolo un disegno^ potea non non tutt' altra per parere disciplina « ' che meno il ancora del che le per luogo genio arti, ed che l'autore spesso moderni maestri portasse la da ammiratori fama amari e dispensò alle biasimo de' loro. critici e dei da suoi più la che £ non infatti severe scritti censure. si fatitasti^ e critica eoa antichi parea non libertà corretto di opere teneva la e nelle stile d'uno maggior morsi che dispiacere non nomi ragione, riposta parti soprattutto e : altro delle deiresempio della seggio in stava noa trasformazioni gastigato il Tautorità ove andò Pure accordano e com-' punito im- oggi nel 52 fargli qiiest'una lode postolo della bel fiore più sforzi e, LÌBiid "ÙL riforma arti il più eloquente Italia. in che opere ha minori, E tener senza è il degli conto , conferito Oria moderna alla à-^ questo alle alle lettere arti^ j quelle, per delle delle è stato ch'egli civiltà* . delle sia air poi Quanto anche d' in opulenza in com'essa di centro un lustro. generale dell'arte, avanzato no di e disdtterrate remotissimi avanzi podhi i prodotti i Veramente tura col- , Zecca stile finora tempi , della testimoniano artistiche produzioni stata antica nella opposto nella le barbaro prettamente per anzi di medaglie le ; ina de' molto stato bronzo di altre nella forma, dilicatezza lo mostrano non han* argento della regolarità de'simboli tratti di sono genda leg- tipi de' e , i caratteri tutti ne la appare colà è di sierio molto Baleso, beir un sul le dì pavimento Carlo alla Maria che ne adunque dal i più figure aitile tuttora antico vate ritro- opere tinte le vicina ec.Mà per ei contrario di granito dei dal tratte distese vedersi bili ammira- Ed Vescovile la Ceglié^ lavorio il dilicato ^ marmi, i varii donate già Amalia adornasse prova ancora della possono Chiesa antico regina le colonne ch'erano vérde varie greca sette quella III, perchè Tutto, grido, di arte avanzata chele forma delle che dicono colonne strese delle Poco Rugge,yaste dell' Saturno, ancora la per Brindisi, avanzo di essendo migliori capitelli corinti tempio perfezione; figulina, non vernice, o della che dal Valburga la Oria storico, Reggia fu degna Erodoto, e soprattutto^ Ca*- Vescovo A moglie di Caserta. d'aver si quel ebbe, €r DELLA che il fu splendore SUO già ella Strabone di che città di e della noi che gente, Arno gia Reg- antica ridezza flo- za, attinen- nomi di della quel al Falterona antica nuova de' di logìa archeo- così e altri in tempi remota una gli con dapprima fu dalla Tevere e gente questa nome affinità dall' a' dell' verisimile rivela si più avvanzi siffatto un rendono città a Ed ! alla gli appena che antico, apparteneva mostrandosi de'Messapi in tanto 55 ORIA D FORTUNA questa contrada e piccol punto Mugello cioè tra di 17- Tirreni o , di Etruria» di e m Oschi di e Etruschi di , Tirreni co' Tureni di e Dasent genti Italiche, fatti in alteri OoKoi, di razza è non il se Osci, della Osca di Etruschi nuovi Osci, nome Osci(cf. za Attinen- Arch. egli ragionevole, unifica quale eziandio fa e ali omogenea razza la quell'opinione, corrobora che Raseni. co' , , degli Etruschi meridionale sciolto conduce st. pag. io dico di Tom. I, in sarebbe da erano da che Appellazione, e conduca 'Erg^-oyp/a di quel di Felsina, 'Erpoupia fu rone sola de L. L. lib. sembra l'altra 42). V. di di avere più a che Tirreni, stretta che mezzo, (Var- che fu affinità lor la non dai mani; Ro- data dai anziché , me no- tolino Capi- il Lazio ebbero dove il sul era tutto si lia Ita- come ec, Maggiormente Etruschi, ancora bassa di che diffuso nostro denominazione ma Greci Ennio per Uria? superiore, e Saturnia oppidum della Adria un'altra novella all'Etruria novella Mantova, Melpe, deWantiquum Osci Etruria alla poi gli con d'una città quest'antica passata quella all'idea Ed disp. 2), , sciolto una Etr-Osci'irepoi all'idea che mitive pri- Italia. in 168. le con Zi LIBRO SUL rùpatg col munito edificio eh' Qùpatoi era dei 0 la Tareni, di i roSp2Joi Tolomeo, ad e Livio modo che appena (lib. X della gente 2), Gap. mediterranei popoli ogni città , Salenllaadi Thpria la o , della ed Messapia labria CaOsca , antica tanto , di tempi Strabene restava ne dubitando onde memoria certa tentò di a* accennare , il delle luogo ubi hanc ipsam Uriam accipiamus finalmente proprio regiae Herodotus dicat il in Isthmo aedes. in lapygia che Raseni, linguaggio si sola autorità di Dionisio fu e (lib. VI). diedero che e aut Veretum aut Cum esse riposa anticipi stessi dagli loro nel altro per , sulla Thyreae, mjonstrantur oportet di nome volgare e medio Al stanzerà cuiusdam potentium autem E loro , derivato da forma nuova cioè Daseno, stirpe, di in D altri d'alcun duce loro secondo il dialetti antichi ha non della di regia mutando mente solaOsco, linguaggio del anziché Italici questa quello de'Dasi, genio in con Capitolino), Lupia(V. R quelli, simiglianza naturale fondò che la e più di duce Rasano un ed Asgi con , Osci, Io vorrebbe come l'autore delle stor. popoli Italiani (cf.Arch. che questa opinione so viste altre 1 ivi che 76) tende su gli tichi an- ? far a ripetere , da degli contrada nostra questa Etruschi, Tirreni, gli o umili principii e però come la Raseni eziandio riguardar a , più questo tutte le conclusioni reputati orientale altre antiche del storici genti tutto ed d'Italia angolo della opposte etnografi a penisola, ci conduce d' altri quelle moderni i di culla vera a grandi quali vogliono , le genti Italiche propagate qual dal settentrione al me- e DI ILCDNI OPUSCOLI INTORNO DEL QUISTIONE ALLA TENPOR"LE DOMINIO SECONDA S8G010 SBSTODIGIHO DEL DEI EmZlONB PUPI Poiché politico d' discorsi venuto nella potere ne successio- di concetto lucido che guisa vero alla vedesi del mutar a il occorse contrario tanto secoli principio sul quistione tal una è si in quanto per dei quislione e avvenimenti degli la andar coir Papi dei considerare di modo il giusto e degli mente annebbiato in tori, scrit- iscritti per di e vicini noi più tempi massime degli a gisti apolo- , del chiesastico, principato del nel giure campo via altra di che tradizione di io han ridurlo credo, il sotto veduto la del- presidio di opportuno da vedo io difèndendolo mente por , , che mal quali non tornerà religione a della e salvezza i altri rivolta anco per non T attenzione , vo' alla dire isterica parte di sì la contesa gran quale , , riflettere al oltre non suir eziandio aspetto chiaramente apparire farà luce poca che ridico giu- quando appunto , fu non nacque di di dagli stessi altrimenti Roma di politica , convenienza, difensori zelanti più della considerata se di non te Cor- quistione come opportunità non , punto 4 di DI religione. onde di avanti Ma ciò sarà OPUSCOLI ALCUNI air pormi tia l)ene manifesto delle esame ture, scrit- rimontare gliare pi- a , il bandolo della germoglio abitanti tutte di intricatissima questa italiana nazionalità dalle al Alpi nei di mare tela dal primo delle cuori Sicilia genti seguirne e a , fila gran infino lo acciò meglio fatica si mezzo, si tempo a un e con qual noi costanza noi phe quali per e manoams^noci ^ siamo sieno dappoi dqveim de' contro e quante da e moni; testi- nerazioni ge- quali trade con- , , moti, moderna, siamo da conosca , dapprima nella e onde esplicazióni, ultime queste a di età neir sviluppo condurre quali^ fiàcbè quei venuti ^X pmtto \^ Cqit^ ove Biomana po^ nemiche f^ , tè sc^iermii^si o, astMzia ^oU' ffi^z^i di ^o^a o ,. ^iooi interi)i^ principato che^ che ^ interna q 4i t^empo T 9Silu;^ia ^ poiché Ma se forestiera a jpai che rel\giqq^; eziandio c^e disse qq^ della bisogno un affermavano ciò da sitraniere, ^cq\^sid^ici pontifìcato Ija forza d*^m| fosse allora' m^^ro. o a^zi devQtÌ8sin("ì V M^Yy^ si i^on upione |m"a ^pmtin^iala si4 su.a veni^r il sioo vedremo b\ rom.a^Q univa ^^a cedeva proancora esser v^ma,, impotenti meno. \ , patiboli i e supplizi iip^fine accettabile e il té^po della , nazio^iala rintegrazione ecclesiastici d' allora e restieri, lai(^ fo- , la maggior temporale potere dipendenza hanno parte è un bisogno diell^ Chiesa e del principiata del^ suo a dire religippe^ p^r cui aHra Cs^po ^he la il y^r niera ma- , d' vranilà nazionale, indipendenza : non contrapponendo per distruggere, può co^i cosi il se fia venire non s^ religioso sentimento possibile, la, 3o^ o almeno al al- INTORNO di vorio di compimento il lontandre DOMINIO AL col aecoH, tanti di il che qtiell*opera cemento 5 PAPI DKÌ lungo la** , tanto ]ìa sangue, mai or- perfezionato. Facendomi dunque a credo trascorsi, il quel Sabelli cogli e della repubblica stenti in i diversi Etruria sentimento tis^ che tardò non a bella e patena e coesi^ Qrecia. dove E quel dove più uq a civiltà Magna manitbslarsi popoli coi cre^oenle delle da» spunta aggiogando» i^emepti Lazio nel \à vetùvalì romana assimilando tempo italiana genti Italo-greohe via QÌm affermare^ errore nazionalità delle etruschi d* tema aeaza commisto sangue della potere germoglio primo i secoli velocemente! mrcare , , men , vivo fbrto e dalle nelle varie antichissime barbariche invasioni quali nelle , teggiaroBO 1^ quasi seguendo la sempre pel impero, Caduto di V poi città, salvo lo tutte varia trionfa impero di di Roma repubblica del 9 succedendosi , inondazioni rovinei ^i di settentrionali popoli città, le uccisioni, nome che sì le delr le lo guerre , spogliazioni le gr incendi, e cezioni, ec- latino. e Roma parr ignobili poche della fortuna "Dk già penisola della province , e le d' calamità molte ogni mani^r^ «polite, elài^ durante e che mui^ioQii le più fecera non tali quali che pal)^ la atirpi^ laiìaa per le furono tante: e posa quasi venne del , tutto a trasformarsi religione, goveri»;^ deltle e suoi eostinmii, fin per il seotin^onto do^e, fortemejfttQ nei nei w;»onale la coa"pres«)i 4(gnilà abiti, nomi degli potea non del lingua, non leggi» uomini restare grandemente nomo , avvili^ sotto il peso di tante baltiture e di (aiiila miseria. o 6 buona Pur fu non ogni OPUSCOLI ALCUNI DI che ventura provincia ogni non egualmente fosse della canto corsa penisola, avvilita ed battuta più e ; gliata, spo- arsa , , avventurose meno o , infelici Italia, e altre delle della sicché ivi tradizioni municipali, vivere il romane, e parte di almeno V meno forza che presso sociale» una di e giure, fino al altre mille, ivi antico dell' co man- per uomini agli da venendo dico, orientale dall' altra potò le pure magistrati i forme dall' impero autorità virtù la tutte pero im- dell' più istituzioni, le barda; longo- e potestà conservare del fu o franca la sotto potute erano antica pervenne, gotica, dove appunto, si bizantino non o domina:tione la dell' province dove bassa della quelle estreme Calabria, moderna passaggiera tutto quelle soprattutto e furono certamente bastar , r animo di condizione di di E maggiori le da poi già città poste fino in anche forse fatti donde là si di nei primi in libere già al il repubbliche in secoli dove ricoverare ed riore infe- antico più si e greco accadeva così il nome, e di lungamente le mantenere e venerande novellamente scattava sesto mezzana , da scela mi- della viltà ci- pure reliquie intorno dapprima , ai età giogo ed : propagatosi e denza. indipen- e superiore mare scuotevano barbariche romana dell' secoli italiano sangue potute forme riva libertà sua alla scaduta T Italia, all' antica Gaeta a nato il erano risollevare provincia, Bari costituivano che di tentare , o settimo il sentimento della comunanza , di quel sangue, spirazioni di e voler della dignità rifare libera di e quel nome. indipendente E nelle la a- peni- 8 ALCUNI DI fiali tetidense, da già no le sì tempo gran quanto rioni della repubblica nendo air dagli storici^ avvertita a questo se neir Italia del Teffetto libertà alla Sicilia ed è manca istituzioni de' giudicata palmole anche noi siamo di feconde come grande d'ogni ogni talento beni, parziali della sviluppo dd viti loro simili e con e archi y che magnificenze ed abbiamo ma intimo e vivo confederazioni e leghe dolore di di che città, a città no ale- quelle ed di e amàiirare qiiaii certamente furono quei municipii^ oùde arte il le belle , diritte di ed tanto contrapporsi di parie lÉcfaiBate e deploriamo leghe decantate ad e maraviglia con deplorare quelle italiane luminose é atlimirevoti visitiamo r^tgione popoli conseguitarono, m torri tuttora me co- ii Barbarossa: ogni palagi, l'una del- regm} quei , cattedrali, diietto; dei o^sétvare attiUidine Ckn dei belle incfìviduale , , ateoredi grandi disposti tutti cònsiderdtd ctotro che non occhè quasi r ordinamento comunque Coman4 o pef : » la verso verità i» cosa ^ che inàanzi il sorgere txymtorda sì voglknifo quanto pare libere Lega della prove lia Ita- rittiepidito o , le bassa generalmente indipendenza e Hcordatija : esaltare toperiore: altra r e Ve^ hanno ed osservare per istita« Anzi ifioito mal non nelle Roma^ patoo gran e to restaura- ma eravi 4i ho Magione o arrivati punto non moni della grandezza e che ateva* rinfrescare a ; buono impèro altro tm aspirato di e dell' e allora fatto fortuna bello Italia bassa restaurarla a degli Uomini^ età aveva ed di della che non romana, fetto dì città principali V idea inverdire OPUSGOLt altre nemica razioni confede- a farsi tNTahNO guerra dislruggersi e Imperadore iJ :loro allo AL (che della grandezza che certo della sviluppo vicenda a prò) maggior in la furono vita. della dei nome di vera forza Dìfatti di vennero «' PAPI lasciavano non nazione. sen Dkl UOMINIO Papa pietra d'inciampo della progressiva e Geriàania tut(o cavarne guelfismo il l' del- o smo ghibellini- e miserabili quelle per , delle querele nobilitarne» pretesto o funesta e eredità vendette rimasa di ) nimicizie fazioni dalle la quel- tutta di sete a ottimo un larvare a odii preteso che fa non specioso nome un siasi oggi l'esistenza scusarne colore e ( checche investiture e sangue già preesistenti che e di nel , mondo imperiture gare dai saccheggiainenti esìlii quelle consuete pubbliche di le case, il saliscendi di e ed soppiantarsi a delle abbattimenti e da non parti maneggi famiglie d' intere se di brighe e vicenda a origine traevano non dersi escluonde cose, uccisioni nobili e o i gli ignobili , dagli offici dalle e mutazione rapida la e niuna la magistrature, stabilità ordine d'ogni ne' civile che , quasi , durava non spesso dirsi che di d' ognuna potuto mesi, disse come fai'tanti Non gtunge che cose qiH?l a cho menarono a tal che avrebbe Firenze sotlìli novembre d'oliobre ultimo da comuni o sua mezzu 1u giorni, solamente della Dante che Provvedimenti, o repubbliche quelle che tutte verni go- fili: dalle cosiffatte stine inte- , dissensioni compiuta perdita all'estrema degni debolezza, libertà nel e secolo da questa decimosesto. alla io bl alIoiìtdDaiido di metto le i lupetto d'essere rito gione di state pih essere Conóbbero né guelfe le arrivando discordia, gli poterono accordarsi loro tra unione materiale e di restante politica della UM Germa** mai furono non ed papale imperia-^ il fuoco avvivare alla ra« che Rorna^ più fecilmente animi dare a ad debole assai di però e il soffio sicché Avevano non Imperàdore quasi mai: im* spè2ialiiieDte quanto Papa dell' anziché ghibelliue, colà del ri- r autorità ecclesiastica, affette ben Hd questo per setto Coslautiaopoli conobbero non né luagameiite tardi, che che più al-". vedere. per anche fortunate gerarchia alla ed saremo «come ptaiaola della all' uaìom piii di patriarcale e al deir secoli sei a italo-greche periate Of*l]SCOI.I opportutiiUi oltre ra^ze nia, ALCtJM della ed quietare, Italia V nazione esempio come T Né sema à^ , dato V(|vano indipendenza della in predisposizioni qneste della e Puglia libertà. in particolarmente e , ultima Bari sede del venturieri di anzi stranieri, Altavilla avrebbero di i 6gli di discacciarne potuto di pugeo nn , femiglia, una , comporre bizantino governo , Tancredi i Greci e , prima province tante il ài Ducato Puglia , indi il Reame visamentQ dì deli* una ( avendo ricorrere ad V e alle riguardo affettuare Sicilia. altra la Fu condizioni compiuta di-; prudente del ) tempo di indipendenza , quelle ad contrade forestiera famiglia una , mezzo lo partiti intemi di scandalo che toglier a di , in quelle gare il tutto e gelosie di capi di superiore dell* Italia resto e , avevano quante fatto dapprima Città e , da ultimo tanti Consoli, Duchi, e Potestà, Principi e dove Signori, con re-^ AL INTOI\NO gin autQritìi dove e DOìUd^JO peggio. E fu i 1 PAPI DfiI col (ti uerbo di forze ^ qaella ba^sa quale se fin io fu ne regno, Italia in pose d' allora in il tutto arme la contro dell'Italia quando Guglielmo mezzogiorno della prova del mediata e Sicilia di re penisola^ nire ve- per tedeschi degli imperadori potestà termini' i oltre stato La conquista. tanta si estese non il descritto causa Ed subalpina. compiere potuto furono , quelle città co'Papir mediate che subalpine e parteggiando quali , quali cogli Imperadori, ^ da quelli effimera un' libertà cattare d'ac- piuttosto contente meschini e privite-- , che gi ad altro dalla de' dependenza valsero non spesso , Vicari se imperiali^ od papali qscire farle a non per , der^ città le dico tirannide piti dura la sotto de'propri allora rigettarono più e 4i qb* cijttadini, quel* di volta un'altra , che quei soccorsi poi » che liani, bero ^ da papi potuto renderli da imperatori, e altri da porti venivano valicato ancora MitQ in alcuno quelle contrade Siciliifc, ed : uniti il Tevere province- Sa fiìltà della Marca dimorante in fra ognuno i(a^ ad esser cpltivata Arno^ politica si nella di non incar- era Insorti allora vajao di reggia qwelle Federico nato nali meridio- a Jesi , , da circondato e aomini flJl'a)- capo un ne solo avr^b^ indipendenti unità regge come quella lingua volgare usava V che gli d'Ancona, Italia, dell' e e da forti « vagheggiavasi popolare era liberi veramente dOjgli uomitii» monarchia grande una il concetto Ma pewsola. avea ài in già congregati ben della fro loro , donna da che , italiana, educato dotti, uomini nella sua corte ingentilita dapprima co' quali ciò comin- «vendo i e per n eredità materna due 1226 nel vellatasi italiane: Brescia, Padova, Vicenza, di aftra te tut- di^ suo rinfno^ Lombarda Alessandria,Ver- Torino, za, Piacen- Bologna, Lodi, Verona, Mantova, questo a Lega Milano, V ricongiungere come e la città le tra celli, Bergamo, disegnava si oppose primieramente sejgno Lombardia di regno Sicilie, province rimanenti le al j;gi unto a delle più grande ÓPUSCOLf ALCUNI DI Treviso Faenza , nel Zenone a dalle estremità figlio suo e fu IX. Gregorio contro volta che mantovano, di in Enzio di E Sicilia cagione non Calabria fino di fu Sardegna gredisse pro- un'altra poi pervenuto dì e ch'egli no Tori- a sotto nuovo , , Parma dai soccorsa Milano, Piacenza di guelfi Genova, , Mantova Ferrara e eh' , ei si vide costretto r assedio ed ritirarsi a Puglia in dove , Mi di lidi dei Onde Salentini greci da la contro composti e ire quelle guelfa il 1247 tra da Giorgio esalate Gallipoli Laurenziana che si Firenze a luce di a i loro ) quei che e pur fede ( quali pregi estetici, r come Sicilia, far e nelle eziandio fra idea quei che da almeno degli delle possano per era non ro venissed' altra essere da forse solo nell' piti elevati; remote della Ms. bene saranno uomini piii codici sarebbe non Federico di menti che metti poe- Giovanni mai nei conservano , parte da non estremi dagli con 1248 e appressa , pubblicati, alla fin Parma , intero poco , vivere. Otranto sciogliere a , ma estremità mirare am- aula gare vold' I-* talia. Morto Federico vedesi ritentare Manfredi novamente , r unione della penisola. Egli era già sul punto di com-^ AL INTORNO quando pierl^ dei banda di mi"accìiatt indebolir daHai dei disfatte prima indi Napoli ii PAPI continuo di cosi papi deliberarono regno Sveva casa i DEI DOBUNIO la tutto dividendo qaello il' , continente dair che bene sì rono isola Manfredi Benevento a nel Luigi di re dì Mercato appresso di Napoli Francia Modena, capo di di in Reggio, sostegno e sai il drizdi'S. fratello tore Sena- fatto Napoli, Italia, taglia bat- palco sai renze, Fi- di Signore Cremona, Parma, tutto di campo dall'Angioino trono riusci-^ maneggi trafitto Imperiale Ferrara, i loro Gorradino sai posto Vicario Roma, Ed cadde e , zatogli Sicilia. di cenza, Pia- e onde partito guelfo le , di città altre Bologna, Alessandria, Pavia, Bergamo, Novara, Vercelli Como, Torino, Tortona, sebbene Milano e , non gli dato avessero richiederlo no la della Laonde colla cui aggruppavasi della il ' Hohenstaufien,attor- di casa unitario partito rono lascia- non pure protezione. sua caduta signoria, stessa scadde italiano , infelicemente anch'esso, superiore la enei guelfa parte da prevalse e prima francese indi francese e , prima non fu il partito il sotto Niccolò riprese d' pontificato di III ambizione italiano ( come un alcuni di Nò volta stirpe vigore italiana se che , Costui scrivono forastìera insieme. altra un' lia Ita- , aragonese papa Orsini. casa la regno , nell* tutto per sia ) di perchè far da mosso i grandi suoi , 6ia nel regno indubitato è nazionale, e nel aflezionare di disegnasse perchè ch'egli del resto alla il umiliò il partilo partito forastiero abbassando continente , che chiesa gioino l'An- , costrinse a far rinunzia del titolò di Vicario ti dalla Impbrtate OKiacOU ALCUffl DI digaitè ecfbaloriale dì RoiM fQoria ^ la e (il che finalmente llachiavelU canna Ha nna qi9 d* cat come questi che lijitoqui ancora accennare non tra abbastanw sono pensieri di conte si di quali tutte se, co- U" hp vo^ altre che quelle la parte to e in It aligi nel di moto si Napolitano descrit^ Puglia il ebbe. sopradd9t(p Taranto. abbassamento Questo firancese di principe che scopo, titolo* e/e bello con c9Q(e Io e Lao^ quali api^ , punto morì. Conte manifeste e ac^ neirani^ poi notissime» chiarire meglio per morta}: ne I#e storie sua qualcosa Orsini poco» toglierli contrada rinacque Antonio pubbUohe le per sono tali con pensieri vedere per saremo come per due di capo casa, che Giovanni de'suoi, un sua dicendo di parte dalla a porre Goiae aopra» la dopo alquanto di di pratiche tenute poi riosci tratti re meQzioaate avesse macchinato due italiane gittk dali^ ch'egli ancora Sicilia «i- , conferitagli carto della ^ , disfavore, e da dapprima eh* ebbe Niccolò la partii indi HI da altari , papi di di Francia di medesimamente sangue perfida una Roma"dopo tutto Sfilvarla della casa gloni «he 8» un ingiurie coma Ed ai recate costui mossero francesot riempito italiana. Chiesa re a salì e a tanle far volte furono al^ intei' parte quella aggiunte Filippo for sì che a fatto pef avevan postasi Napoli quella di canto i Francesi della stato monarchia Ireschissime di Sveva alla corta parve dal ingratitudine quello che l'operadiridurrelo graia della italiano» altre tutta ca« al pontificato asUs- che fòsse fa Clemente V,« t il Collegio de'Cardinali di prelati franoasir e d« If" DI di te furono SieDa, della più loro valoroso re della yetitte nel della belio i dopo dai dei congiura veleno per noi siamo d'Italia, ne quel pervenuti, ultimo un e motoav* nazionale parte ) baroni il moto ch'ebbe ( de Fontano in centro suo glia Pu- , il Conte Capo dal narrata congiura , a Italia, , Neapolfitano ed mondo ove delia favore a regno tempi servitù compiuta prima d' grandezza vittorioso. e prima della togliendo finalmente E che anarchia, ctie, ìsolleciti i Fioreplìni, fiata .questa roccaisione tolsero OPUSCOLI ALCUNI di Lecce di principe e Taranto , Orsini, Giovannantonio dalle bene pubbliche che ancora, e distruggere far del modo il dì Sia che sicuro, di pur d* d* indebolire pensiero fazioni di e straniere risollevare egli ponendosi ciò pubblici non che quel si ben Aragona e a capo del voglia, questo anni sette giunse tal per , Giovannantonio stette Ferdinando contro aragonese fossero quali jmdi nemiche le italiano, partito Napoli. e il che Fontano documenti avea vedesi non il solo novità buoni vicenda a angioina regno da qh' egli dicono scrive : gran sappiamo novità queste storie mulinava Gioyannantonio intendimenti quali con in reame è ben campo una volta con pochissimi dopo , la di battaglia suoi seguaci di potuto Hlirca in Taranto a Napoli: lo regno. Angioina, Aragonese,, far fu allóra che Ma fuggire sicché avesse più impedire del parte Sarno come opinione agio che inseguito,niuno egli avea dette re si rendesse non volto il invece presso a che questo inquel se giorno drone pa- così annientato il rifarsi snella di cipe prin- Ioavrebbe indebolire a il la mo- forr INTORNO temporeggiare di e ze» io tonio AL Altamura da violenta, restò DOMINIO modo per che naturale, morte guardarsi ch*ebbe congiura, così Fallita sua idea dei più fine ultimo queir ridurre di chiari delle di Lecce, Tltalia in ingegni nella dal nale capitacolala Italiani: caldi più razione nar- Porzio. italiane degli dei e si vede sopravvisse mano glio me- seconda nella armi regno, potè condotta impresa Conte loro che particolareggialamenle ultima baroni suoi di contro misera quella queir da premunirsi e del possessor de' portamenti vono scri- altri come o, pacifico colui da' ammaestrato Giovannan- colto , , ed 17 PAPI DEI ed uno di patrioti quel , tempo, Antonio Galateo della libertà, dalla patite infinite da le fulte e latina razza discordie lo come mutazioni altre dì smisurata dalle della brama dimento sca- na fortu- procedevano Italia in dalla e vedendo Lecce, stessa , libertà (oh! discordia rum oh! pessima, libertatis immoderata et malo- omnium perniciosissima cupido ! esiis vos , malorum causa re, con tantorum, barbaris vos latinos servire lettera, sua una imperatoribus vos cogitis. discorso o ad impera- servos Educai. De ) Italiani gP esortare prese a , seguir le della orme comune amare il ad latina, greca buona educazione nostra comun le nome tica an- patrie in- , stiluzioni, gli che ordini sì in antichi, ad sì di antico ischernire presente i costumi stati erano nieri stra- cagione , di corruttela e di miseria ad e avere infine r ed animo romani. inedita in Questa : io ho le onore grandi del scrittura preso gura memorie Galateo di de' era pubblicarla nel- sempre , fatti grandi fin rimasta per le qiìi stampe 3 18 DI chiaro del r Fabricatore. dello opinione OPUSCOLI ALCUNI scrittore de' e vedersi può quella Da suoi fosse qual coetanei ed amici , cui mali circa indirige, s' ond'era sulla to grande di Roma patrii dignità carità della ed stessi Io in stranieri gli le che in e ; intestine fine tutto sdegno della perchè le e daci au- contro per ei amaramente come discordie ne' il senti-- vivo , avversò e antico inoperosi e quan- la coscienza elevata imbelli assi-' rifare voler quanto : erasi straniera: glorioso forte quanto ; noi di ineffabili istituzioni di leggi e eh* dominazione e patria, nazione infra solo buono di stirpe T ardore ordinamenti della di papa gì' e volta ogni dalla di stato costumi mento un quanto : oravi eh' quel Italia l'abborrimento straniere usanze pontificato, romano afflitta stala sedia so il plorasse de- immoderate glie vo- , di che e libertà che quei, la nobile già altra suoi volta servi Genova che ; da serviva cittadini tutto per servi dei ben poveri la Firenze a' suoi servi cui ) stare e da bari bar- denza, indipen- Cristo pri proaveva , altro vivere e ai perduta , comandato dominavano, obbedire ad agli stranieri, ai Roma allora costretta era d'Italia la fortuna sorta servi, eran latina razza di mutata avessero che di ultimo intendere limosino quei dominare, a ( etperam del ei insidiati reame ma di ser es- sacculum di ge^ continuo , da due potentissimi sterminata il Cattolico, re, di potenza Baiazet il Cristiano, e (1) caduti erano e la dalalla , (1) Questi vea la e che dove splendida Gaeta restò ricordi valgano i Normanni civiltà e fiorita soffocata, ed sopialluUo gli Angioini nelle appena spensero di Bari repubbliche procede uUimamenle chi a con il Comune Amalfi V aiuto che scriivi Napoli le veni- INTOhNO di condizione DOMINIO AL dei provincia lontani i9 PAPI DEI di re sicché Spagna , ormai avanzando non la che lia, salvo di altro ben ordinalo di repubblica sola in forte e Venezia Ita^ quella a so^ , le rivolte no V antico sopravvivere che speranze, sue in vede soia quella d* Italia spirito . l' del- immagine l' e tuttora , antica onde Roma da sola quella r italica paròle: sue edizione libertà! Quid redpitUTj regnum tum arnatores Nos Germanos, externos Galles, nos cida in- nemo lacerant nas Ungaros nos nostra quaerimus^ semper qui delle della 6 carte sorgere ri- pdr alcune infelicissitnos exterorunty tumus (a homin/wm ipsos nos riferirò prova persequar! velerà ) aptui ad In sia augura , ton- etvorant. Aragonenses nos , nos caeteros rity ut post Hispanos libet^ quantum immo si et summis liceat tantum orientalis, occasum habuimus, reges , fue- Pontificibus, romani vere visura Diis imperii qui quasi , vinculo soluti omnia perdidere, Cinganos Ponti Summus ficatus illius barbaros noster et est: participes hdbebimus. quoque y tamen exteros, Romanos Utinam facimus. dicam ne ut , , Pontifices quondam haberemus! utinam nunquam , aut Gothis a 9 utinam ! des ille avarus quasi io 0 a Ladislao^ Fiorentini dei non Genovesi minóri a rimbalzo o nelle nel spesse incomodi, che di 1480, calate è prof che aiuti gli e altri degli carità dì simili Angioini del se et isi Pon- settentrione. venuti dagli travagli regno, patria ricoprire. rettamente di- il veleno non venire al se- Ho- galltts ci fossero fatta Maometto populm anus quelle repubbliche, da Y annata Otranto altri debita inscius aut repubbliche fiorenti di conosco non di dalle creavisset, ille Italis Francos aut quis fuit Nescio rimbalzo dì Veramente dato Pontifices consessus admisisset. manw Gothos, aut nunquam illa fuisset occupata , cis Fran- a da con stessi parte altri 20 DI qui iifex ALCUM sedem sdcram OPUSCOLI GaUiam in Roma e , transtulit, Petro; et sto Chri^ invito , Gallos iifices hoc primumin Carolum numillum concilio in lefacta cr regem Pon- et tyran- quidivum unt, eaver doctissimum,nesua patefaceret Galli immiserunt, regnum pìimum christianorum Thomam etinclemens. inurbanus, ma- suorumque CaU- jussit. perimi veneno , hispanus stus Apuliae dum antiphrasim per , , fastigium tantum Alfonsi, regem , qui filium evexerat vastare ab regno patrio humili loco ille Quod rapuit. illum mors nomen Alexander effecit nepos^ minus non Italiae tot la mu- ex , ille seu Rodericus \ infaustum Hispaniae quam et Rodericus potuit non pellere , fratre ad , Opportuna est. conatus molientem illum , , Italiam Ferdinan- nomine accepto et , exitiale, statim scendo Ponti ficatu foverant, Alfonsi; nepotes ges, noribus nis pulit tot (oh! !) patrio bella ac illum qui amplificaverunt exemplum patriis Ferdinandum, Alfonsum, gavit. adiit, Pontificatum ut et machinari et ut vix scatur; vix earum italici tantum Attilae, aut Gentilium ejus ad tot speramus illum lamitatibus barbar profli- ac re- summis ho- ingratitudi- mendicitatem res- inexplicabiles magni Papaquin Italia Sixti rerum ; ilalus ingentibus enim malis oblivi- Pyrrhi, aut Totilae, Alari- Roderici nepotem oppróbrium fore occursurum Hannibalis, quantum regnum, Italia saecula impiorum suorum ablaturum nostris US sanguinis Julium Nunc est, multa per gothorum Theodorici fusum fuit Federicum regno coepit , et tandem adipi- , conditiones ci, ejecit Hispaniae , aut sedibus patruum novum avito illi in qui eos, nostrum, est: ra ope- habemus; et ca- Nunquam afflictafuerit. AL INTORNO E poscia 15 carte a cupiunt solum Philippum . habebant tanquam , sidiatorem libertati; graecae incredibilem Baizeti stiant, necessaria non Christus viam, bella, consentir emus, De Genuensium satis. mdla illa timer arma disciplina ob aperueruntf servi is t nescio : Politica illa an nescio intestinas illa sit in suis hoc De periosissima Im- dicam. quid factiones ex- semper , nondum urbs potentissima inter si emus. , ter Chri- , externa urbs ad et miseri Nos tuetur. et Turcis , nos - absorbeat, nos Catholici moventes et in- reges, quam et papa necjusta claudit et illa ne et Rodericus Ilaliam opprimendam potentissimos quam coercetj specula e , duos nos potentiam, misericordiae Christi solus perdidere imperium omnes dum civitates, Greciae , Graeci sola 51 PAPI DEI così: prosegue singulae imperare DOMINIO respublica, libris consiliis libera, an philosophorum est: reperta Florentia perit, va. ser- an ipsa et a- , lumna liberalium studiorum ingeniorum excellentium et , , suis viribus sit illa, in utitur male an nescio : libertas suis an tyrannis mera solita servire civibus tamen ta occul- an , Placet est. versatilia nitas Fior entinorum ingenia, et amicitia, consuetudo munificentia, urbanitas, gratitudo hospitalitas, ^huma- mirox suavissima; quaedam et acuta tamen , , ut quare sed servire est Italia omnis et minus in re deficiunt, sua malum suis ris, ut nos consuevimus, Roma exteris quam , , orbis quondam malum Dicam, et barba- caput nunc , sentina et fadnorum, sceleribus ignaviae omnibus. Illa gulae, servii, est malorum omnium libidini, rapinis, officina , in qua quibus servi dominantur, servorum et rerum potiuntur , pauperes esse, et sacculum etperam , gestare domi- 22 noster liae libertàtis in In praecipit. nus Venetiarum urbe eootinctus imago est: urbe vivit illa tantum OPUSCOLI ALCUNI DI et vivat in ditionem Turcarum venisset nulla aut Itor spiritus, Jamdiu precamur. , aut antiquae Italiae inique est din ut sola Italia esset , humani hostes piratae jam , generis potirentur rerum et , nunquam essent nisi Venetiarum Saracenis a christianae tutae provincia^ , urbs illa in starei liberiate antiqua anti-^ , ultra quum Illa in urbs belli mille Italia impune Galli et urbs artes, militar homines exercent piratis sine non durat mutatum nunquam fovet disàplinam negoHorum et Hispani ca. annos maritimas et em^ praedonibus et tntmt- piraticam nota suorum regum imperium. servi- transeundorum perpetv^ae , tuli adigunt : Massiliensium quod deinde primo Catalano^ , inventum rum Illa est. urbs est quae , ter as^ custodii studia et liberalium artium et disciplinas, urbe tantum et libertas; les qui Ubique artes. vivetque, vivit, get Itaiiae nam li- inge^ omnes , y nuas latinas et graecas mortua illa, ex ac ibi nobilium^ nobilitatis ut au^spicor, civiumquù initia suae pueri ultra illa in Italia; est resur^ (dixi nóbi^ millesimum an- , nublis sine Veneti, ut num, ostentare potest , arithmeticae rae et fuere, more hodie affedu aut sine labe, Platonis secundum jjistis ex con^ ) ? praecepta ' , dant Venetiis. animi sed vehi, lite* Athenis Gcdateum Chrisostome^ Scis, impetu plures non operam; veritate et a-* , patriae, Aragonenses; Galateus literis quam nunquam servitule, et latini utrosque kyspanicas particepspericulorum, nominis, Dii partes expers per Alii dant, magno sint, Andegavenses qui suo nos praemiorum, perdunL male damno et secutus olii perieuh est, Sed , 2i DI del glie domìnio OPUSCOLI ALCUNI politico Italia in restaurato e quan^ , to di da ultimo ordinato ben che si istituzioni nazionale idea Y nelle avea antiche V costoro come e : avean , concepita coetanei loro altri con si non fondava punto , male, ha qualcuno come preteso in e V particolare rando ono- , Gino nelle Capponi lettere sui cioè Longobardi , idea suir a antiche troppo arrovesciare di negativa sterili e il passato rimembranze. di e No , ritrarlo erano non , antiche troppo patrioti anzi ; ben se si comprenderà molto di rimembranze che del Ga- concetti i loro risultati pratici quei di scritti agli mente leggieri di fecondi più le ponga , si lateo, sterili troppo ne che no era- sieno non , per ed gidì, idee le avventura assai erano che religioso accesi de'più vicini più animi patrioti dogideale loro al quelli i coetanei non de' nostri al tico poli- costoro nire; avve- , perocché quelli politica, onde se non allora di ad fatto il che zione restaura- forme miglior libertà una altra libere delle appariva intendono eguaglianza ad agognavano quella a Venezia incontro air non che Condorcet di verno, go- tipo: meni sti que- la quel- a der- le chiamava , bui nier de sfugge si V sociale art che vieppiù contenti tenevano primitiva sua da il che e Papa d' Italia arrivarvi. semplicità, dove E Y con unità quelli ritratto quale era possibile tuttavia Roma orizzonte , il cristianesimo fosse e Y come , per credevano in che, scopo corra purezza Cristo, e si \ la altuito isti- stato Y idea indipendenza tolica, cat- e bertà li- , credono i nostri che la separazione dei , due poteri nel Pontefice non sia che la prima forma della AL INTORNO negazione ormai scoccata autorità. E è che e DEI DOMINIO 25 PAPI V cessazione della ora , deir una V altra e avvertendo mutazione tanta la nel di corte niente Roma pensieri de* logico corso di , nella e avvenimenti degli successione stimandola non o , fatto gran al conseguente immobilità d' principio suo , , rifiuta deliberatamente rifiutavasi come anche oggi alla allora riforma ca politi- novità qualsiasi religiosa. Ma me co- , i rifiuti appunto la riforma d' allora richiesta fuori di nel valsero non della grembo quella che e il ad Chiesa rasse s'ope- stessa perdesse Papa che impedire tà autori- ogni , in Germania in Inghilterra faccia col de' o Italial; poiché r compiuta vi ben è non cadrà mai Italia abbia a Tornando ma ; età chiesa di il certo Roma mai sempre Galateo sopra le potestà la , più tempo divina alcuna è gramma pro- in che promessa vi di d' ambo perdita non del ha non comporsi a menzionati divina la restare air che oggi , la alla d' rifiuti riformatori condurre a , ostinati governo accesi più lungo meno gli leale e abbiano non che trove, al- e , Dio più giusto Scandinavia nella , in sa chie- sua che parola cattolica. dico, che dunque, i suoi , le pensieri sue le speranze pensieri pure , suoi aspirazioni di tutti i il quella Tevere e parteciparono spesso patrioti , Italia bassa prima non no passaro- , oltre erano , ed speranze di coetanei eh' aspirazioni sue , , l'Arno ai ( detti che le moti Marche del e l'Umbria Napolitano ) se , non circa quel tempo dell' età del Machiavelli dopo che quando Fi* , fu colà compiutamente perduta ogni libertà , renze cadde in potere de' Medici Genova , e Milano in 26 Francesi de' mano OPUSCOI.I ALCUNI DI successivamente e soggiacquero latte abbandonata, ami , altre le minori repubbliche Napoli, e , da tegrazione nazionale caduta ultimo da era accinta erasi volte quelle quante combattuta alla anch' rinin essa , degli Spagnuoli. poter mediate città essi con papi il subalpine e minori le Allora patriotico famente contrade il e ne' appoggio italiano, veramente anche cominciò numerosi e ghibellinismo trovato partito dalle mano man '1 e avean nazionale e veri trovar a guelfismo che fazioni, negli imperatori, e dileguatosi quelle in in che seguaci ve* poco , d' arti le ora rinate la fiorente letteratura filosofia calabra accrebbero DÌsoIa storo , di e ogni smesso pe* Ca« maravigliosamente. di pensiero della meridionale banda la tutta fortificarono e novella la e , municipale li^ sfrenata e , principiarono cenza desiderar a concordi della unione V , penisola indipendenza V libertà. ragionevole una dai dicevan come , , quel titolo vano che Al d' ed barbari, , in nulla ostando più d' occidente impero solo mai or- restava , il papato ad d* essser Machiavelli eh' V Italia era inferma intoppo il papato e die divisa, coli' perfettamente onde : la famosa tenuto avea che sentenza in caput del bocca che primi tra d' ivi lei , Roma Galateo sona con- fa mo udimorbis quondam ecc. Pronunziata fatale ruvido cora an- sostanza poco , dalla teneva e che imprecazione del sentenza appena gli a uòmini un sentenza come s' ei fosse , della bassa Italia qualsiasi in preoccupare levossi tal una quegP uomo , s' modo istesso avessero della che sempre fortuna i Siedici di a- INTORNO da 27 PAPI dandogli fiorentine istorie le capo DEI al Machiavelli contrapposto Tevano DOMINIO AL che carico scrisse ver di scrì- in servigio , del principato, io altro per di parlo molta con perizia Ammirato Scipione di dirittura e Lecce il , dalle interessi suoi fini e scritti difendere a nazionali che difesa I. seguono Se di sono ciliare con- cato. pontifi- cinque coi T di* , : è vero chiesa del quelli , che animo con con tal fanno la ancora Machiavelli, da appostele gr I proposito di prese accuse titoli quale , 1 585 del nimo d'a- • la che Sede Apostolica tenga Jtalia visa. II. Onde III. Se quando proceda che è V vero fosse IV. Deir che l' Italia Italia da governata ottima sol un tuttavia mantenga in fosse del forma si miglior visa. di- condizione Principe. presente della stato Corte di Boma. Come V. Chiesa la Questi ragionamenti oggi che e che subbietto sia Romana mi nei parsi degni sono si tanto cresciuta all' unità discute di beni d' Italia nuir la tutta intorno porali. tem- siderazione con- mo medesi- al altro manca , fuorché Roma e Venezia ed al , nient' Corte altro romana osta e non l'interesse dell' Imperadore se quello , assai meno di governo sol un mondano cipe Prindella d' Austria mico ne, formidabile perchè almeno affetta non , quel non so che di ed sacro inviolabile in cui pretende , avvolgere il suo diritto il Papa : e tanto più degni in quan- 28 fatti che to in ogni di storia riguardare della polca pratico e rato, Ammi- V come della della oggi la come di Corte Roma del che religione, Corte di non e tico poli- il tatto si non pure dominio è pontificia destra più e ; inviolabilità quella allegata d' schermo profana e sacra da interesse neir esercitato così , farsi punto chiesa di uom certamente che vede uq parlo sono difesa da OPUSCOIJ ALCUNI DI grande meno cora an- , che colui del concilio Si che politica anni venti tridentino. di ragioni e circa scrivesse in allegano vece ti argomen- fatica molta senza sura chiu- l'ultima dopo tarle confu- a , da vedremo e dai cadere se della progressi dalla consunte scienza istoria. dell' e del prova po tem- tre ol- In , , le come odierne che fiorentino che noi così si da è vedremo fino guelfa del ripetizione la al che non delle Laonde istudio per e Comincia idee nel di maggiore vieppiù, dunque utilità primo rari dall' la bellino, ghi- della la scuo- state se Ammirato in sommaria sarò sizione, espo- alquanto ticolareggiat par- divenuti. discorso dell' Autore con , parole « Per sia Romana qui perchè il , divisate scuola capo- chiamare parimente sono farne quel di difese le tosopra sot- sono non voluto , questi opuscoli. queste alcuni Gioberti ripetizione la papato pronunziato ancora , non al imputazioni poter stata sia e pienamente conoscere cagione della se divisione sa la Chied lia Ita- , ond' ella non una repubblica, sia all' ubbidienza venuta d' un , o di è necessario andar pe princi- brevemente , discojTendo quando dai questo suoi sia principii potuto infino avvenire a' acciò , presenti che.si tempi conosca AL INTORNO insieme meate se è quello affermato come falso o vero 29 PAPI DEI DOMINIO che Niccolò da , Machiavelli tenuto è tiene e confessa costante per esser divisa. provincia questa che certa cosa da Indi » fino Pietro S. chiesa ha subito egli la Silvestro a . i Pontefici poi di trentatrè ma ; in che non che ancora ^nche parole possesso essi ) queste è fosse a qual altra Chiesa cagion e d' Y V fosse ne ( sono fosse ne modestia , di zione dona- pretesa dubbio se non no ma- Consente, la in per se posto aver slata recare , 0 non martirizzati. perchè o la porche o stato si non « di furono che quale Costantino di affari sue il preso sato ricu- avesse di impero Roma , Italia esser alla venuta continuato de' Goti di successori ne' in Italia che V fu fino in- Costantino 476 anno nel ,- , qual tempo di potere questa imputarsi venuta apostolica. sede Afferma » pontefice, chiesa-Simplicio la governava che cagion za sen- la al- veruna che i Goti sotto . nero ten- , che presso fino Italia tutta unita V come tenuta avevano , allora gV imperadori romani sebben fosse avvenuta , mutazione r però e ; e da divisa. sottentrali questo Principi, dei te Roma quelli tempo furono che deir sotto come dirsi Cacciati a che papi alcuna potrebbe non avessero te, divisione pure , cominciò punto impero il breve Papi v'ebber tutto quel tempo da Narse- e i divisione Longobardi, che dominio in appresso fare essendo e ta segui- ancora Belisario prima i e romano, governo in la no7i i da molto i Greci era che i Goti non non ; ma il dominio Greci. dei due sotto neper rimasta de' di, Longobar- per ne cagiola bolezza de- speciaflmenMostra ditamente spe- Longobardi 50 fa passasse Duchi trenta senza che colpa né la chiesa i pontefici e , in avessero tardi più OPUSCOLI ALCUNI DI si ciò fosse veruna ritorno fatto al E peccato. regio nome iteri restarono stati signori il vincolo salvo che feudale dei assoluti padroni e quei pure , Duchi sebbene obbligavali ro locerte a , prestazioni fra Venezia tanto della sostenimento a e dignità colla creazione stato in reale. del Cresceva primo suo Doge , si aveva novello un Italia che senza delle senti pre- , divisioni Greci tra delF successori impero romano , Duchi, Veneziani e delle conto per pur d'Italia s' immagini sacre partiti in e che tura rot- Gregorio, cagione fu e stolica apola Seguì Papa tra Re sedia la avesse immaginazione. per d' Oriente imperatóre Goti de' luogo popoli alcuna parte Leone nel sottentrati Longobardi e il che polo po- , ubbidienza negando romano Leone a dola prometten- e , al Pontefice venisse Roma a papale : liberarsi dei ed Greci, , a principato 0 essersi della V autorità sotto passare della sede « e sorto ecco vera è cosa altre sue ree ) egli eh' si che fedeltà imperiai neir dall'impresa sanità a ciò tutti contraddetto, stato rimanersi a in (come Papa fosse non Leone piuttosto dal se gli il riducesse liberarsi conto scrittori quale sentono con- do confortandesiderava continuando dal dar opere buona non tefici Pon- prima per , principio, de' molto dell'imperatore delle to quin- un procaccio poco che ribellione eresia detta tanto con apostolica, alla potuto già Italia in ed giogo Roma imperiale , col Leone perseverar che dunque , , fino nella a sua stolta questo punto opinione. tutti gli £ » sforzi ro chiadel 52 DI 1* aiuto con OPUSCOLI ALCUNI Svizzeri degli T autore più , di rispondere vuole fino dore che alle ed gare cagione furono alle il titotolo le aperte si brighe dei ha cusa, ac- di tempo d'impera- Machiavelli: straniere genti di fortune nuove del nel seguì prese epoca spazio questo Carlo tergando pos- novella questa a che quel che dairSOI all' accennata in se trasandare non cioè, mezzo, luogo suo a generoso, , ed afferma d' porte Italia ad certamente a putare im- che Beneventani rono fu- , della prima Saraceni dei venuta di dei poi , che Normanni in Sicilie. due delle solamente se Il che corpo , lode dar dai e dei opera di il regno composero tante Pontefici tenute dai formasse un membra Longobardi se ne che : , , sol che Saraceni tempo fu non permisero dai Greci di processo , certo per se Chiesa alla , che E indi se i dovrebbe ne per Papi Io in di principio stesso ebber contese biasimo di luogo velli. Machia- quei con re e , che mali pei ebbero n' si piuttosto tasse ha a chiamarono provare verità con che dire a chi i Papi li aju- abbian , toll|i occasione anziché dato sempre ; e, come dei i chiamati sono stalo Carlo era tempi che d' Urbano Italia stati più Magno d' Carlo a si unisse; ché perciocciati discac- dei potenti fronte a Desiderio , Angiò appetto a di. Manfre- , quando E al unione questa cioè,, di tempo vicina più fu Ladislao abnipóte potersi a di questo tuare, effetlo Car- , si vede e toccasi quasi con mani che la non Chiesa , , ma i Fiorentini nel corso delle ne sue tolsero T occasione vittorie e togliendolo , mondo : come di poi arrestarono nel quel arrestando corso per veleno della re dal fortuna INTORNO )oro te altri due vicini t)EI che Italiani, principi farsi a DOMiNìO AL niedesimamen- furono d' Italia signori 0% PAPI Mastino si* Scala della , di gnore Verona Visconti zo di e di signor altre tante città Milano castelli, e Pisa Bologna , di terre Veneziani, dei contro entrò tion da dee del Papa, riferire tutta quella a tempo della che in quella Giulio da accessorio, insolenza air ma quella repubblica altr^ secondo che e del l' al- non Senato che tempesta falta lega al ma di e , così avvisa principale, ambizione si Arrivato Toscana. Galeaz* e to Venedosso ad- venne , rapportandosi a quanto ciardini Guic- storie. E , ha se di lo poi sue Francesi i che fece non di e che sentenza che mezza a diminuire, Dopo questa con nelle cacciò d' Italia. discorso primo suo ciò con divisioni le proposito Pontefice stesso Svizzeri, degli in narralo non crescere ac- il conclude non que dun- esser , che vero ialia la poiché chiesa sia della ella divisione sua rovina della cagione stata è non dl- stata gione. ca- , Sono state ha guelfa ora ed presso fino ripetute della argomentazioni superflua trasanderò la ai colle rispondere potrei le queste poco a nostri altre e giorni. molte dove la che la citazioni lunga la scuo- quali Alle ghibellina; scuola : difese, io storiche come ma cosa esperienza del , passato bastasse non variamente poiché ; figurati e i fatti lontani interpretati dagli stati sono scrittori così basterà , V certamente occhi allegare nostri e che il fatto, non che sostiene palpita tuttora dubitazione alcuna , dico la resistenza gli sotto io , deir odierna corte di Roma , per poter 34 concludere vittoriosamente che autore spogli d'ambizione, e farli Pontefici antichi comparire si egli Papi l' dal- furono non com* i moderai o diverso affatto modo in quegli o immaculati di OPUSCOLI ALCUNI DI è tanto così to ingegnaschiati invi- sono , comodità nelle diletti e del beni dei mondo che , polo sollecitati ferventemente comunque da romano in cui origine ( che non dal solo l' autore secondo po^ ) gati pre- , loro quasi e di taliani, malgrado Roma, dai e loro resistenza Re, né ritrarsene sanno dal ma loro sufiFragio da e tutti non ancorché dalla di rovina la I- gì' cattolico, più lasciarli, conseguitare a ì^ governo e di universale Imperadore un vogliono abbia ne il dominio assunsero tutta Italia. i Pontefici Scagionati che modo nel è della dall'autore veduto stato discorso secondo divisa cui 6 ; rimontando la avanti era eh' proceda onde ella si esaminare nel mantenga tora tut- antichissime alle formazione ad passa , della lia d'Ita- divisione divisioni che nazione in abbiamo , detto nata si e fa dalla proceduta statistici calcoli con della possanza a repubblica che anni gli noverare mana ro- f la è dal computo alla per per infino intorno trova a anni al a 800. novellamente 930. dell' E di od Era, unita. mitologia all' istoria la tutta circa 553 la luogo far di conquista divisa che tempo comincia sca divisa alternatamente stata penisola Indi che da stette italo-greca trova presso che 1040 anni. il primo ed etra- la era di giorni Con stata Roma scor"i n'erano ai tino Enea il 500 unita, fino per da romjana, poi computando divisa fatto £ che suoi vuol la INTORNO egli provare che no esser le tutte DON AL IMO DEI l' opinione vera province di che coloro mondo del 35 PAPI anzi afferma-le umane se questo tutte , è cose, che forza il circolo è delle umane si quale nel calino, or è montino or simile e cose, girata è questo a continuerà e che e : forse spazio l' Italia girarsi a che a chio cer- lungo per , altro il d' altronde cercarne , le mutazioni sieno certo per vizio del Che ? queste del avvenute virtù 0 sebben di coloro vicissitudini sue tutto che partecipazione senza alle non han sorti sue duto prese- , ; solo che quel r r delle errore cioè, che, tlisunita Tion essere se e non anco per tra diveltasi perchè che romano, più presto Italia, per molte la quelle non ed fia si agevole a come è che si riunisca Francia stati altri ! Che Spagna, e ni, più cagio- da tardi dall'impero province, di tenga cosa ch'ella antiche sue po do- tenza, sen- rispondere più penisola putar im- o notabilissima proceduto un venuto dette per è egli altre repubbliche non cose ad molti, sìa concludere il tempo venuto di che un altra un' dalle maturò tempo a vorremo potremo anco per tal un noi imputare peccato passate proferisce se r Italia, fosse cose qui E prudente uom avventura per errore. da sarebbe non pure tenendo con- e differente dizione con- poterli ricongiungere re- e , insieme dintegrare possibile stato Spagna a e , Francia divenute che regni più presto ereditari, nero diven- , però più principi loro vediamo Italiani ; e atte a riunirsi perchè fa via a delle in ancora difficile che doli quelli il gli e grandi maggiore uni dagli dei matrimoni dei stati quali oggi valore virtù e altri tutti o , , le gli dein- 36 sieme, da le tutte e straniero uno ripigliandole condotti mente pontefici fossero così cose dover parole, dimandare furono il dominio discorse stesse sue ambizione da politico di che è primi ì quando rono accetta- loro piuttosto se re, auto- logica* saremo mossi Roma dall' vero se ne buo- facendo Noi superati. ingegnosamente colle a non OPUSCOLI ALCUNI DI grado mal- , r il offerendolo assunsero popolo più se romano , volentieri ohe Leone iRoma ribellar dal impero suo più presto i che e che dato il tempo Toccasione e d' Italia è ritiene di alia obbietta già è non che sì quel a della a stato vede ? Ve- oggi quanto si filosofo secolo del fine nella seriamente così non repubblica, politico , o falsità ed amico del colofida s'af- cia provin- una all'ubbidienza viene di Italia, d' che viene di speranza all' unità s'ella verità, la tutta Machiavelli del d'una la pato dell'episco- parte una giorno un che felice esser o da e intendono presupposto considerare Egli tà l'uni- ma consumato che sospettato pur tenacemente principe, d'un por religione. l'autore possa non era sarebbe nome perchè che venuto, che merìggio pontificia, corte straniero, a non , presso pien che ora dalla corte sua , dalla sestodecimo riunione sua la e italico regno ormai fatto perchè riunita, essa il papa dell'unione il tempo come ancor era , ro, nione riu- alla , al Roma un chiaro Ma occasiono tolta prestabilito che ora di restituzione si non se venuto opposto seguito , è, dunque, desi bau papi dltalia, era in se , , non iconoclasta dell' la conversione veduto avessero nel terzo so discor- ne. proposizio- questa non vero , dissi- INTORNO mula si possa quanto di DOMINIO AL allegare Italia, egli dice, tutta più po);eute sarebbe de' forze le contro deirunità. favore a 31 PAPI DEI migliore barbari ne L'unio- rendersi per massimamente e , de' Torchi da e za/ quel conseguirsi, de* sotto e ga, la era così non di coi di armi la fu e per : come si se in tempra divisa in tanti e più virtù. non e governi sotto pari il regni giogo che custoditi la Grecia nel di e tempo che repubbli- romano antica pri pro- seguendo E uomini nell' sero stes- da' ; come gli nascessero Del di ; allegando difesi ricchezze di ) tempo ; nemici dimostra arti riunita Italia assalitori. agli passate lettere de' que- principi che luoghi, assalti rendettero contrario lei di agli cose d' province che del molti ove esempi cadérsi legge il terrore e avvenendo che chi solo. un potrebbe ( rammenti diverse resistettero delle che facilmente le* igag- d' potenza un della si trovano suo, parer avverrebbe diversi paralleli potente al d Principi tra vantaggi i la sotto preoccupazioae governatori, fu ridursi Turco delle principi da del Dice combinarla, ben valore leggieri proposito a sono, poco gran tutela a al di gli artigli sotto a disavvantaggi principe un difficoltà mamente medesisotto leghe delle mezzo viveva. si disavvantaggi Questi sta ha v' se giori allora quali a cleri-^^ potrebbe riducendosi che ogni dominio col fine di s' ingegna di chiesa, d'Italia sicurez^ 6ne proprio uom meglio la potenza e supremo riunirsi col principe, Ma, felicità la che mostrando sol ultimo civile. d'accordo mettere dalla forza, felicità veramente cale la la questa governo a dall'unione : parve di tica quell'an- Italia ; per 38 potenti quanto snervati si, furono bellp crede in di e buono de' andassero i Romani, di e almeno luogo ridotti quasi e da Italia. Roma da o fine in della Ravenna moderna da che che air E d' Italia unità dunque, le presente, gli stupri altari e « le ogni Desideriamo, esterminio i arsi imbrodolati piena cosa di un Dio Principe, storiche nella sua opinione e filosofia dominante nei godere a la quale, volentieri quanto citazioni sa unione insieme Per abbiano perchè mal d' Italia io ho tra e V sarò nella quanti nipoti e di e peggio sotto piastrata im- » seguito fatti, tanto isterica, ? sangue sangue i nostri costante, battute abgiosi, i reli- di , confusione, campi, scherniti donne, valore, stenza, resiteresse nell'in- Papa il nostro saccheggiate, di il conclude: vedere svergognate gli uomini uccisi di patrie nostre chiese, le di dltalia, popoli o della motto opporre religione) tanti e , alcun ancora cato toc- bero avreb- i Toscani mai far potuta della nome e e ( senza avrebbe sede Governatori. i Veneziani opposto Lombardi vi Pavia , Signori se repubbliche o altrettanti resistenza fallo senza era , italiana Corte novella vi certamente di capi e stes- altrettanto della guadagnerebbero ne sé a che ciò Ed principali città , della di i dero cad- poiché gloriosi rovina in rispettivi principi o ai niente, e Latini, altrettan- ecc., utili la ma alle non quali valoroso accaderebbe o ; i Tarantini Capuani, i furono reputazione grandezza, la non che Italia i dei OPUSCOLI grande divennero ili potere di in e i Toscani, Sanniti, to ALCUNI DI lontano politica. allora nelle autore di lo seguir- Affetto si addavano sue l' dalallo 40 DI doveva che formala la nell'altra : (e nazione dato deirantica ordine senza già era quale non di esempio del sviluppo ! Anima non la avea ma intellettuale il mondo forza OPUSCOLI sviluppata, e ed raviglia e ùascere ancora materiale ALCUNI quel ancora civiltà T era provvidenziale ma^ impeto pio princi- ) , della movente di simigliante il tra vero e moderna di e onde la e dell' ha il tra Nulla ragione. principe Machiavelli ritratto spaventevole e il tra comune principe, il dritto è età il fatto zana, mez- più vivo insomma principe , alla maniera di Cesare Scala della Mastin Borgia Ca- , struccio Caslracane, col simili, e , col moderno principe , principe costituzionale, il bene fin tolto e cui la e comune fortificazione di la e nei cortine nel fossi E potuto la dove petti quanto ha non età nei cittadini airantico di Crimea , stere resi- potè non i nuovi ed gi og- aperto campo d'Europa eserciti nelle riposta, guerra curezza si- la tutta prevalga nella guerra terrapieni in metodo fortezza degli allora : menti pari- di dei^castelli vedere guari il valore contro dei questo formidabile più torri Niente metodi ne' tutto operare male. baluardi alte nelle nei e numero poter del Tal tra e nei era e di rassomigliante dell'una forza si commette. si è di e dato possibilità , di è di mezzi , espugnazione. quanto quello compatto e contro la d' sola Per il le ordinanza formato numero sotto quali cose la a nazione gran istessa un' Francia ottenuto numero sola una secondo valse non il Nò prima maturato da via di più omogeneo leghe e disciplinato, tante leghe repubblica il tempo vai me co- strette ed della il mo-impero primu- INTOllNO iazioné, divenuta abbracciata si è cambiamento direi quasi (à la maggior esterni delle Roma, volonsforzi gli soqquadro a quei senza , d'uomini di stupri ni, vergi- , scrive egli 1 autore. paventava tanto e come chiese di abbattimenti uccisioni figurava che, tutti stati , , religiosi si della mettere e , che e meridionali province estermini incendi di vecchi di onta agitare i , , scherni ad tutti opinione ad anzi scosse, parte saccheggi dell' forza in del principio sul Tistessa E regno , ecclesiastico dall libera restata Greci de impero alcu dei porvi mano, pontefici^ si vedrà senza e soavemente cose impero e altrimenti né pari piano, autorità V sotto del così le dispone persona, accorgersene pian pervenne fa Dioiche come no, quasi senza , osando strepito i ne , Francesi il degli Italiani, in operare sola senza nemici molti de' la per nazionale, veduto ed nazionale, 1' universalità che presso i\ PAPI dell'unità l' idea popolare da DEI DOMINIO AL or che , di quel ne fia regno ritirassero la matura la che mano fine, vi i Francesi ove hanno medesimi messa ne osassero , le comprimere libere del aspirazioni popolo si romano , vedrà, e dico, non senza quasi Italia questa ordinarsi accorgersene dei imperio e placidamente, meno potrà fortemente e quello a del Re spedita cuno al- dall' torità au- d'Italia. E passare soltanto allora correre strepito senza persona, pontefici vedersi e costituirsi alla ed felicità sua , stati, delle e 0 opere che tema senza ne de" i Governatori altre offuschi cessati , delle principali città, no governi lo splendore, hanno già capitali o de' debolmente che co' acquistato. vecchi le difendano, ed monumenti Senza pericolo 6 42 che i la novella abbia Roma Musei suoi OPUSCOLI ALCUNI DI dei bisogno d'arte prodotti preziosi d' voglia o arricchire degli e menti orna- , di di che il ornò Roma glie Firenze, Napoli, Taranto, il Turco possa Cristiani e od barbara e in fia pia sia la sua altra V temere a ra ventu- d* alcun' né : dersela ren- lici Catto- gran Cristiano Europa avrebbe potenza te finalmen- principi i pena spo* italiano principe principe delle paura resistergli, oggi compatita ostile senza mala a d' alcun grazia tuttora presenza allora se E tica l'an- come ecc. ricchezze debole un potevano la per se Siracusa. sotto che Milano, delle Campidoglio Gapua, preda, Torino, Italia , in fino che a ì suoi Prussia parole quale vedeva della forma apologia V confutare a il V autore di Corte d' Italia, più collegio che quello come moderato ma di d' elezione, tutte fatta nel nella Roma rappresenta ed le essere sopra , istituito Cardinali cui per virtù, riposa e feli' e principato un elettivo verno, go- e grandezza la per , un sia, Rus- reggimento perfetto istituirsi mai potesse dispotico non Inghilterra, Stati. minori della suoi de' sfera , che cita Francia, da occorrono discorso quarto altri da e nella aggireranno s' riconosciuti diritti, oramai Meno fatti assai ona capacità, larga le tutte se ba- dignità , in comunque umile luogo eminenti quegli a le tutte d' su posti si trovassero, tendo poaccade sollevate , che niun altro senato in r Ammirato sé del di mondo Lasciando paragonare. forma del governo molto antico da dei gli nuovo papi , ai profondi si potrebbe della bontà la canto politico anteriore o per sludiì essere de' mo- INTOKISO derni sulle all' AL cosUtnzioni dei ed esperienza al storici al poeti suo che stesso, pinìone neU' che del lai si non minore no ma- con l'avarizia se essere fossero accuse tutti riore poste- e disse Vili zi an- che presso contraddizione delle cioè romana, qoanto larga a anteriore romani cominciava in- riscontrano, da in cora an- Stati» che versati tempo Chetici la anteriore qaegli Clemente a i è Curia da quasi Orazione questa alla tempo è egli comune E novellieri ma ; di contraddetti e ed liberi, solo non 45 PAPI praticarle, basterà, a gli elogi abbondevolmente sono gli che pontificio governo popoli allora ricordare fatto, 01^:1 agli esempi appena al DOMINIO un o- po' derecci. ven- fatte in la venalità e ogni , inscius et ille avarus , consessus diceva Galateo quante altre parlando , del parole imprecasse di tal Cardinali: de' collegio della dipintura che è così Petrarca, lussuria ed bello più storici altri e obbrobriose è Roma vizi de' novellieri ni roma- i jcin- Corte infiniti così e fece mamente medesi- Così quella duto ve- che oberici ricordare. non stato Boccaccio così dipingerci a poeti di e ed onesto continuarono quecentisti con il Governo contro E sopra. e altri , scrittori gravissimi venuti di neir ordine tali costumi con politica ne' fino poi governati questi giorni. a governante, altri con e bertà li- niuna con molti ché Sic- difetti renti ine- , alla di Corti farsi tal la del di e governi grandezza governo fosse dottrina secolari) e felicità lo ( che clericale governo più copia possedere altre un forma io d' specchio e di vedo Italia. Ma o Y che virtù non presume pure come dato esemplare non le be potrebanche di che tutti 44 OPUSCOLI ALCUNI DI . ordinati ben più della politica tà stato, è dove che, ogni vecchio loro deità dei noi di essvdi cera, rinomati divina dedichiamo bronzo, quest' ultima; e d'indole tanto religioni eh' hanno di siamo noi nella alla nacque materialità del venuta visse e del Nazzareno morì più del ai gentili che e cravano consa- di altre lamenta che è da e i Arrivato pagani. di veramente lui; che di confronto che ninno turale na- onora non abbiamo non che facendo oro: sensibile esteriore noi religioni nel deplora confessa povero due sotto marmi, verità per meno, culto le peggio, parte al di essi essi rame, diflFerente rimasti i tesori terra, noi che nella comune, decime molto ) tra quel ne. termi- a santuari rimasti , punto condotto che con e , parallelo un avea, Oracoli i nostri appo inavvedutamente così( parrebbe e più timo ul- erudizione vasta pagavano quei oltre V stato delle che siamo noi poi discorrere quelle dei noi gentili, perocché statue di di avesse a templi rispetto te bastan- pretensione sarebbe ch'egli storie, lo , tal per sociale sola altra quella con sacerdoti, come pagane potenze e sé per ogni vana se delle e loro vari in e dapprima ai o sarebbe autore, testamento, Dei, politica grande e maggiori ragionamenti principio, fattosi Ma solo uu Roma. dei dell' dato avea che di cognizione perfetta vi valore corte discorso e niun più importante Il ragione all' uai- , mancasse, della contraria delle rango una altra di rendere a tale questa , al in porsi coni a sollevare potersi a Europa in nazione, ostacolo di perchè solo governi, quel in e teriale ma- rato supedi poi niuiio lodò ed AL INTORNO esaltò lui di più vivente, né ch'era suoi. E la povertà: suoi a afiferma ma fa dai vole, bisognee devoti case e dei di tempi sto Cri- a fedeli delie ai né il mai cenno i Cristiani che pure mancò non innanzi tenevano 45 PAPI somministrato andando che DEI Apostoli largamente così DOMINIO dei Traiano , , della poderi 220, pel /atti Chiesa martiri: osti: in assegnate donazione i vincere da di di pace sì di già onesto questo che o vera, il avanti a vera? se Costantino. contesa se a innanzi coi}- stantino Co- a della possedimenti uomo della Forse le ricchezze trate en- corpo quella menzogna.,, mostrato col vano contende- si tutto non dei pubbliche è nata il Severo certe a dunqite è furto,., abbiamo noi che Costantino di Papi tutto e : di bassi più scrittori degli e luogo certo circa primo d'Alessandro finalmente tempi dimanda qui egli ministri, rescritto e cristiana comunanza Con dei a' Cristiani certi d' Urbano tempo d'un figgi udicò con la del sostentamento dei quale £ dotti ri- chiesa? ricchezze e è , che possibile pure il lo ancora prendea Pipino Corsica al il Papa a quel tutto abbiano è dove stato, tratto Sorano e Chiese particolari al privata regno? sì circa da paese (e V intera che bene; terebbe impordove ma il 754 con Parma che V é nazione do- all' altra Luni, Bordone monte anche venendo E Stefano di o possedute ), proprietà negarlo? di le Cristiani de' comunanza o com- isola di Reggio , Mantova e Monselice, insieme di il Ducato tutto con Spoleto quel e di T Esarcato di Benevento (nella venna, Ra- , qual di descrizfone Roma non per vi é altro é compreso), notabile e che credendo il Ducato ancora di non poterse- 46 poiché dabitare, ne 4087 Costantino quanti sarebbero ne 843 da 0 quali già le erano della Costantino qualche in Chiesa. anni all' età queste ) poiché errore Chiesa dalla ( sua fre ci- sue si è Il che veduto oggi consentire romana di poco da4S60 fino Pipino delia ricchezze vorrebbesi importerebbe o del T altra cosa da di fosse non luoghi altra vivente vera d'alcuni dall' certo occoi^o quando passati partire a v' è che padrone stato Ostiense Vescovo all' effetto quanto Tessere Leone dice fede, fo ne OPUSCOLI ALCUNI DI meno nem- cioè , , assicurale che anzi ha, te della di maggiori, cosa; che Iq scadimento a e donne gran la me nio di Chiesa de' re beni Paolo da Diacono e l' poi le del- Magno co-* palrimo* Pietro in avea Dalmazia: Napoli, a donazione ve e Nola» a e d'Arisperto Liutprando, Beda inglese S. in come confermata senza di chiamati di della ritenere Gregorio n'era d' Italia, Accenna Longobardi, di ve politico le oblazioni per patrimonio effetto Continuando Sicilia in Francia: città Campania. tutta per varie in più Italia. le lettere presene all' quanto può non di il dominio ricchezze per Simile stesso costo di tutta mostra n'era in avea ne Chiesa possedeva Ve lo ogni crescenti Pietro. S. Africa. la miseria delle ragionare ad che ricchezze, sia non vuole si ma luogo, quel medesime quelle stano atte- come assai entrambi cini vi- " a nova: e di Papa in indi tornato Stefano questo differenze a contro erano mezzo tra nelle consistente quelli tempi, il sacro quella di già d' il Pipino altra per temporal parte fino Cozie Longobardo, Astolfo e Alpi le note a Ge^ le quere- ricorda me co- tre al- cominciate principe di Roma ^^ AF.CUiNI DI chi ai né Longobardi giuridicamenle , che quel essi OPUSCOLI avrebbero donato apparteneva non alla Chiesa perocché e , uni gli degli gli e altri avrebbero iroperadori ad di atto della però Chiesa di che quel è della di e chiesa cattolica che è il custode e dritto del della e del tempo diritto. Roma, il se cioè, pel ad E offerto romano miglior da sé legittimare di Roma dopo come la ghezza lun- di città giogo greco, riti confe- conferirli per di morie la i dritti ritogliere eleggeva ici vir- abolire della il in veruna ad e , Vescovi sentante rappre- che ormai dominio potè essere, lo tito- un ed nome iscuotere per che imperadori, a dal cancellare a alP quanto ovvio potrebbe non varrebbe non popolo suo È giustizia? que dun- il rappresentante in cedere morale, come così ingiustizia, alcun della Perché pure , beralità li- l'acquisto possedere e di legittimo legittimo {non possumus) potrebbe si il usurpatore. acquistare atti era ro convertirebbe- contro più dritto tali si violenza altro d'ogni potuto non modo ogni di sicché ; farebbono non quel si ingiusto sì ad spogliazione che sovrano, pontefici che quel Costantinopoli di i verso donato ai Valentiniano, , vedendosi abbandonalo dall'autorità creato avea Massimo, e che al francese quel : Avito richiesto-da Zaccaria popolo poi se, popolo in cittadini Pipino se poteva legittimo re di che é anche Y tinopoli Costan- imperatori prima romani farsi Francia avrebbe surrogandolo quello , difesa sua privati fine, il popolo sovrana la per , di imperiale originaria nell'età : se papa dal surrogare dichiarare potè usato del fonte Cristiana suo dell' è ritto di- rità auto- stato AL INTORNO la sempre tolte e popolo le dedit Deus adetnit Dem al ben che ha governo è, non deir universale afi^tto anzi ben di atto papa dei non essere che e oggi al riposo e elementare governati, sia ma tal che istituito, ragione, de' conferiti con del ma cosa secondo aggiunga non fi penisola? che Italia, oggi potrebbe non diritti ì suoi risolverebbe, essere la tutta d' re perchè quaggiù, riprendere romano saosolo di di corone rimetterli per del mano 49 PAPI DEI , date il vera DOMINIO se alla non quando ostacolo licità fe- lo so- non tal un a ogni fine , di ragione la cessata , essere né può non d^ve nere. rima- più , L'autore obbiezioni bene presentiva si però e di sforzato era la tutta di forza mostrare per , di Corte r Roma che altro di niente che la per grandezza conseguire potevasi della trovare d' Italia felicità e spetto ri- un e per , maggior una istituito ben più queste la forza delle mezzo ben e avrebbesi essere vari de' leghe tuto po- regni stati e , della repubbliche» fi questo debbo a* di fino 1585 che quest' questi anche di rimento opera piccola nostri. penisola che , 1 848 fi a meno per autore: mio senz'altro guelfa: le tra Corti e per del d' ognuno memoria le generali condizioni di rere discórdal succeduti dico concludendo è Europa. ripetuta stata istante un Papa, come io^;^ qui e proposito avvenimenti deirAmmirato per le d' serie dialla scuola nel deir stalo Laonde parola Toscana, fallisse essendo non ultima giorni in e non divisamente ultimo fermarmi, r altra a r penisola. di fino messa te, Piemon- quelFespe- particolari Iniziata della appena 7 50 DI i Napoli lega quella OPUSCOLI avanti spinse si che costitQEionale ALCUNI mestieri fa offerendo concedersi lo anche tì^Uxito da gli que- ^ stati. altri ed Napoli in dalla passò repubblica. alla zionale Francia La erasi Genova la breve In monarchia costiti)^ fallita repubblica, stabilita Roma. a In ia la tutta , profondamente Europa restante si scossa, soU^ erano " le vate vendo ed i della di partito za avevano dei grandi fu di seguente), e a mano ed Genova forza a delle armi più altro per in allora Fu francese osato il risoluto qodte in versare sparso poli Na- già che non quel stessi contenti in ^' intesero che cervello ristabilito gli Parigi a Ungheria, perorare ii loro tortura avea ià oemnieiK) in per dcMninio, mi 9^ del byùc «ostenere chela Ed Roma. ecciesiastici alla a mia, Boe- nova- rìguardevolìssimi, argomentazioni di di la terrore soffocum a mano a assemblea mettere e di e poi largamente Roma. a politici, stessa armi^ incominciato che di , ) deUe molto rìsola Onde francese. , colla non che (eccettuato; nessuno colle anche i 848 della Papa almeno riempiere a repubblica sangue oratori no tutti, stessa ( maggio mente praticata nessuno soltanto governi nel a sodisfacente valsero resistere speranze (giugno fine umaai- dolfrine loro, modo in sociali problemi quello in utilitari, , ancora società, cartisti, vedere delle, dottrine parte una di settatori simili tari,e socialisti, de' speranze kit- andrado apol"^gisti doq cotavenieaza, vedendo , provare incors^o eziandio in tali la neoesaità sofismi e di quel paralogismi, clericaie domìmo " in cosi strane che allegorie ed tafore terrore, che giudiicando coloro dicevano. che di una esempio, per scusare se la coscienza di si quando che rilegga qualificava immateriali, quelle potenze preoccupazioo;! altrimeoti avevano non fatti Di Tocqueville, potrebbero si non 51 PAPI quelle passate , quel DEI DCMIINIO AL INFORNO il e uon quel Di signor ii potere pontificale incomprensibili bili intangi, la contro le quale più grandi della materiali potenze , terra ruppero Thuriot sempre de Bosière la convenzionale p cbe il tacere staio Thiers vi non innanzi la all' pél pontefice essere sovranità: che e rilevanza, suprema delle particolari stati negli può che di creazione cattoUcismo dd universale interessi qìAole gì' come caUolica e signor pel la fosse romano d'indipendenza interesse un al lo signor mafìiera fi/a questo che romperanno diplomatica secopdo (dira e debbono nazioni interesse nanzi in- pubblico tace , il privatOf a far noq di ch'eglino che ma ; possibile sola T unica si non discorrere cosi essendo di ta sta- la, quel- salvare poter riducendola libertà nera rite- era come operare, maniera dee ni convinzio- tali portassero di ragionevole e ingegni così governo parendo, almen a mestieri loro al necessità loro fede buona loro era ai torto la la sotto , d' mano /eh' eccesso regolare, governo un di servito era e ottima bastante a infrenare occasione alle ogni potenze , seitentrionali di a in libertà discendere Europa. armate a di L'autocrate ogni spegnere Russia aura diverso ben , da quel e che oggi distruggere impera, le for^e si era vive preso dell' il carico Ungheria. di nare sgomi- L'Austria, 52 battaglia la dopo gli altri di si Novara, italiani 8tati OPUSCOLI ALCUm DI acciageva le che marciare a rotto avevano guerra , marciava già Marche. nelle arrestati quelle di in minute Gran e Italia vero come de' romana repubblica de' francesi di repubblicani solleciti quadro pergami i Di umana. de- qui il la rovesciare a certamente stava furibondi e Roma a dotta ri- era tutti carne di della come al da sarebbono ebbrezza insensati più beccheria una correre 1 850 nel cavo fondo in e : e disegno Francia, la segnalata il come magoghi, Y si nell* e : Romagna, era velato sminuzzare parti Brettagna Cattolici più non a passare vittoriosi solamente: nostra oramai in Firenze, eserciti quegli penisola potenze, vittoria, la Né alla Modena, Parma, su tro con- degli meno fanni af- , del anzi tante, ricoverato Papa perduta Di francese. in Gaeta, a Italia, le qui della o della che alleanze libertà perieli- indipendenza prima bertà li- e Anglo-francese , di in Anglo-franca-italiana poi Crimea da e la ultimo , del guerra 4859 materialmente dalla moralmente sorretta dalla lontana Francia vicina che terra, Inghilperò clamava pro- , la fino fosse era d' a uopo della causa un o certo libertà punto ed eziandio causa T Austriaco respinger italiana indipendenza francese, fino e che all' Adriatico o , tollerarne porte termini la dominazione di Francia. la quistione fino Chiarite sulle così manifesto le delle creste ridotta cose, è che Roma è la Alpi ed le al- veri a' suoi del cessazione , potere politico rilevanza della non chiesa solo in per tutta un Italia, interesse ma per di prema su- Francia, INTORNO 6 r Y tatto per mai della sotto che progressivo^ e liberale orbe venir Italia di scensione Pio alla Y come, soglio che e pretesto fino r del argomento che è se del quelle a 1849. la qual dal generale non lui XVI colo se- dirò stesso della pur vile ser- ritorcendo cosa di aira- sono sempre contro bato pertur- volta, straniere Per Thiers signor interesse dell' invasioni le tutte a dalle e ultima cità feli- e pace commosso , di libero Europa restante han spesso al nòno giusto , la Europea, potrebbe non e soddisfarebbe che tranquillità la forte guarentirebbe interne, che di governo un 53 PAPI DEI senza ; mentre nazione commozioni DOMINIO AL penisola , ma un di Y tutta giusto governo che il liberale Europa del governo interesse d' Papa ordine Italia,sia Y rispettato forte e che dentro Europeo è innanzi za for- sto que- a innanzi stati negli come sotto fuori, e cedendo cessi, unita , air interesse generale il la e della quella il tace e interesse generale grandezza con pedo felicità Chiesa privato. Invano trapponendosi con- Cattolicità, della d' Italia fosse in modo che siché qua- bile irreconciliaT escluda una , r altra, e insieme non sacerdotale non però del è della da terra ; alcuna è pezza il senza il tere po- politico più è libero nel impedito non quando nemmeno imperocché e , come delle : stato ed impacciato ministero suo mai lunga stato stare possano stato tocco grandi potenze queste si né cizio eser- presso com- materiali disputavano la , loro preponderanza negli affari d* Italia e nemmancodi , presente che in grazia delle armi francesi sta tuttora ritto 54 DI il soglio temporale OPUSCOLI ALCUNI momehli passaggieri tranne di lenza; vio- , i é che dato quali ftitto nel il del terreno al nel stava Chiesa la pendente sacco lontana Corte di dal Roma quando nella e nulla voler può ben che meiralta indi« dominio abbiamo quanto duto ve- della resistenza la agi' italiani cedere tuna: for- e temporal ragione di ro libe- esser libera il sno Ma allora palmi quattro bassa tutto dalla e Si za, poten- potrebbe veramente bisaccia. dritto a fu pressione com- qualsivoglia quei nella soltanto allora forse e ) questa abuso Italia. più forse di mercè in , mai tanto un rinnovellarsi per non parte coverto dominio suo indipendente e da come mettersi Papa da accadere saprei non fossero dritto nel ( poiché possa io che ancora è tanto , Contrario alla che uomini gli altro tempo il di popolo dégr man Solo di il primo può quel il deve e che Dio, ha Costantinopoli del ritornare il Papa potestà lunque quasegnatamente ras- potere di Sovrano far fece in che riButo diretto tendersi at- vano vogliano Chiesa, gran e è o governano, la fare romano, itòliani, Leone oggi governassero Roma. , che ed passioni umane volentieri e politico delle natura ma Roin Roma Re, done spogliandi ancora fiarlo , ritornare del (erra Papa suo libero se si trionfino. romani del non dritto e della Roma, ha voglia d facoltà che Avendo che ragione, viva anima e niuna (a e movente della potenza è se ragione ferma e ne manifestazio- sola impedire, il dritto io la per volere, sovrano eertamente è doveroso, di vescovo fede giusto, anche nel primo se pei trionfo della