SCRITTI POLITICI E SOCIALI pub bi 'Icatl. per cura dell' Associazione radicale universitaria IV. SCRITTI POLITICI E SOCIALI pubblicati per cura dell'Associazione Radicale Universitaria in Bologna ~{AZZINI E IL NOSTRO TEMPO Sono già pubblicati: 1. GIUSEPPE Prof. Auguslo Murl'i . - La vera e la falsa grallllezza dell'Italia nuova. IL Prof. Piall'o Albel'ioni. - La Fisiologia e la Questione ·Sociale. !IL Guglielmo Fe""e'ro La Riforma Universitaria. IV. l'ito Montal1ar'i .. Giuseppe :'>fazzini o il suo tempo. DISCORSO detto a Bologna il giorno IO marzo IROI D.'LLO STUDENTI\ TITO MONTANARI Estratto dalla Rivista Il Pensiero Italiano Prezzo di ciaflcun VolumettD Cent. 25. MILANO Rivolgersi all ' Associazione Radicale Universitaria Bologna - Via Gbirlallda 2 - Bologna e presso i principali Librai. TIPOGRAFIA COOPERATIVA Via Monte l'ùlpoleone, 2·3 ."'91 . INSUBRIA n( . 1'1N~ •L 02'~r3J SCRITTI POLITICI E SOCIALI pubblicati per cura dell' Associazione radicale universitaria IV. GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO DISCORSO detto a Bologna il giorno lO marzo 1891 • DALLO STUDENTE TITO MONTAN ARI Estratto dalla Ri,ista " Pensiero Italiano MILANO TIPOGRAFIA COOPERATIVA Pia Monte Napoleone, 23 1891. INSUBRIA GIUSEPPE MAZZINI EIL NOSTRO TEMPO (1) Nasce grande un'idea se, assimilando, può trasformarsi, se è cioè caBOVIQ. pevale di storia. Una società nel cui seno la vita individuale possa esplicarsi nella giusta misura della sua potenza di pensiero e di azione in armonia colla vita comune, e le energie · equilibrate dei singoli dare per risultante la prosperità, la forza e la dignità dell'~.h~ è il postulato supremo della sapienza. edificatrice dei civili consorzi. . SAFFL .... nè mai, com'oggi per noi, ebbe sì acconcia rispondenza ai bisogni di un Popolo il detto di Nicolò Macchiavelli; che a risanarne la vita è necessario ritrarla verso i suoi principii. SAFFI. • Come di un glorioso appartenente ad epoca molto lontana, passa la memoria di Giuseppe Mazzini fra noi. - Gli scoppi potenti, gli eroismi, i sacrifici, tutti gli splendori che la genialità e la vitalità italiana, destate specialmente da lui, mostrarono nell' epoca del nostro riscatto, non bastarono a far generale e potente la fede da lui predicata: il popolo nostro, pure acquistando l'impulso e la speranza, pur dando numerose prove della potenzialità sua, non surse alla coscienza di tutte le proprie forze : si limitò ad approfittare dell'ardore intermittente e dei disegni vaghi e irresoluti di una qui (1) Con lieto animo e con rinfrancata fiducia nell'avvenire pubblichiamo questo splendido discorso dettò da uno studente dinanzi al suoi compagni della Università di Bologna il 10 marzo u. s. La saldezza delle enunciate convinzioni, la serietà delle induzioni, la temperanza dì forma, in questo giovane ehe si affaccia alla vita tanti anni dopo la morte di Mazzini, sono prova luminosa ed effetto confortevole della sublime missione educatrice ùsplicata dal Grande Maestro in prò dei contemporanei, in prò dei venturi. Questa è per noi il legato più fruttuoso delligure pensatore, che oltre l'età, sua, oltre i confini deLla palria, si estende a perenne beneficio della umanità. Il Fensiero Italiano. 4 GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO . S'af1ì: \ \ . • 5 di lui , come alitatore. 'l' costante sorgel'à o~I' gante la fi"ura o l 1 di . quella vita, che sulla terra dei morti rese posslbl I e g orle e le virtù del RIsorgimento. ' " . E quando il seutimento del dovere dal pochI sara diffuso . più e l'indifferenza sarà avvertita come. colpa, e colpa più grave sarà riconosciuto il predicare. cose .che non si sentono o non si capiscanu, e l'affa~nar~i ne~ partitI senza concetti precisi per finire. in lotte blzant10e 1Otorno a ':'0: cabili o in altre più permclOse mtorno a persone od a m teres~i ' e quando le scuole che posseggono uua sob fo.rmola stereotipata per scomuuicare le altre. e nessuna per Isplegare sè stesse, non basteranno più a chI SI ~pre alla VIta" e I: fermento che sale dai bisogni delle claSSI sfruttate ecclter~ efficacemente il cuore e la mente di chi pensa, e, .come gla se ne hanno gli inizi, si agognerà un concetto ordmatore. e armonizzatore di tutte le forze capaci, sì che ognI' atto dI Clt, tadino sia passo di uomini che hanno una meta, e non capriola di saltimbanchi che cercano l'applauso; allora generale : '1 biso~no di ricorrere a questo maestro d~ sapIenza saraI o .. ' dII' re civile. Chè infatti egli semmò l germI e avvem . GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO casa regnante, e, rinunciando la propria volontà di cittadino per farsi soldato, fece sostituire alla invincibile volontà popolare i maneggi diplomatici, sia pure accorti, sia pure talora animosi, ma, spesso nOn rispondenti all' aspettazione e alla dignità; e giunse, per vie non sempre gradite, alla conquista della presente indipendenza, Perchè il progresso è invincibile, nonostante gli sforzi di meschini piemontizzatori, il principio di nazionalità fu, come dice Bovio, per noi segnato sulla bandiera di Marsala; ma un'idea morale uni., ficatrice non entrò colla Nazione in Roma. Così gli apostoli dell' epoca finirono per essere guardati come avanzi degni di ammirazione, ma Don sentiti come educatori : così la vita morale durò languida e anzi gli ideali si dileguarono: così Giuseppe Mazzini passò libero per terra italiana, dopo 40 di esilio, allor che fu morto : così ultimamente AureHo·. ra~ciato solitario come raccoglitore di memorie, moriva; e l' Italia non sentiva lo strappo' della perdita dell'ultimo maestro; ma avvertiva solo il dolore della scomparsa di una grandé virtù. Ora il tesoro di moralità che emanava da queste grandi anime è proprio cosa di altri tempi? Quando la vergogna '. dell' ignoranza presente, ben larvata del resto, si sarà fatta in noi generale e m'aggiore, quando l'energia e l'intelligenza della gioventù nostra si sarà seriamente ribellata alla coazione dell'istruzione governativa presente, che, con metodo senile, .,mirando a. fare tanti enciclopedici con una stessa misura per tutte ' le teste, si rassegna a non pretendere nemmeno la sintassi e l'ortografia, e riesce, come nota Bovio, all' ipocrisia dell' intelletto, rubando il tempo e l'energia ì a chi potrebbe e vorrebbe fare; q!landa il culto delle me'. morie e l'amore delle verità indurrà i giovani a non star .paghi della storia delle scuole, aove i preconcetti graditi ad altri tengono spesso il posto dei fatti, e si interrogheranno I l i documenti demepoca e fra essi là Opere di Giuseppe Mazzini, ~he ora tutti discutono e pochissimi leggono; allora inece d~l semplrce eQ.1!.diutore, virtuoso sì (chè questa postuma 'giustizia ormai· glf si concede) ma spesso infelice, se non d2'Pnoso, di c~loro' che donarono all' Italia (è questo pur, troppo il concetto dei più)-:quell' unità che ora godiamo, , :~cor~ •** La filosofia armonizzatrice di tutta le sue tendenze, ani: atrice e regolatrice di tutta la sua aZIOne mcessante, e • suo. scritto, e io mi provo ora dI 1'I01'?marne ~~AAJf:t..~ in e . . / un sunto a grandI tratt]. ... . .. Una definizione della vita, eglI dICe, e ~as~ .r1COnOSClU~a o no d'ogni filosofia. La Vita è Missione: qumdl Il Dovere e la Legge suprema : il fine è quello di svolgere, porre m atto ~U~te U quante le facoltà che costituiscono la natura umana e far sì che convergano, armonizzate, verso la ~coperta e r l'applicazione della Legge divina della quale è mterprete - t , l'Umanità. . . Condizioni indispensabili di ulterIOre sViluppo del genere ' ll'bertà necessarIO noo . , eguaglianza e, legame " t t1'frarl umano s due termini, fratellanza. Già per legge ~ata da DIO u I g I uomini sono eguali, liberi e fratelli .•Fu mISSIOne d~lla Gran~e Epoca civile che va dai. primi ,tempI della GreCIa alla fine ~~- o~ni 6 GIUSE~PE MAlZINJ E IL NOSTRO TEMPÒ GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO nessuno dei tre elementi inevitabili alla vita sana della società~ cioè libertà, eguaglianza e fratellanza, sia ~acrlfìcato agll altri due. Perchè queste condizioni si verifichmo occorre che la carta d'Europa sia rifatta,. C"he la PatrIa del Popolo ~orga, definita dal voto dei liberi, sulle rovine degll statI del r~ ~ delle caste privilegiate, che fra queste patne dIvIdentIsI 11 lavoro, secondo le capacità locali, sia armonia, affratellamento. La Nazione destinata ad un lavo~o orgallIco, deve essere una. La vita individuale, in Italia specialmente, si deve s~ol: gere nelle città, e ne segue : Unità di Nazione e Liberta dI Comune. Ma per educare cittadini alla Patria un altro gruppO naturale è necessario, la Famiglia che è la Patria del cuore. E se è lecito sperare che la Patria sacra in oggi, sparl~à forse un giorno, quando ogni uomo rifletterà nella proprIa coscienza la legge morale dell'Umanità, occorre am.mettere invece che la Famiglia durerà quanto l'uomo, mIglIOrata sempre più, ma non cancellata. La donna sia fatta eguale al sua compagno, nonchè nella vita domestica, nella vIta clvlle;polltica, e l'unità dell'amore e dell'educazione santJfichmo la casa. L'analisi e l'anarchia delle credenze hanno spento la fede nel core dei popoli : occorre ristaurarla con un pensIero orgallIco. E perciò la questione che agita il mondo è questIOne ~ell giosa, è problema d'educar.ione. I prmClpJ opera~o le rlVOluzioni. La religione dichiara la credenza e ]' mte.nto: la politica ordina la società come traduzione pratica. dI quella del secolo XVIII, lo sviluppare l'individuo sotto ogni aspetto, ed essa ebbe sua conclusione nella Rivoluzione francese colla dichiarazione dei Diritti. Ora un'altra epoca si affaccia, quella dell'Umanità: la sua vita. è un successivo svolgersi, un progredire organico delle umane facoltà per accostarsi alla risoluzione del problema de' suoi fati qui sulla terra. La dottrina del diritto ha rovesciato il dispotismo e conquistata la libertà: ma questa deve essere mezzo non fine: dando ad ogni uomo come fine una teorica di libertà senza una norma superiore e comune, si converte in sentimento ostile di contrasto ordinato il suo pensiero d'amore, di universale affratellamento, i suoi istinti sociali. La sostituzione dell'utile a questa norma superiore e comune, la definizione della vita umana, non come adempimento del dovere, ma l come ricerca del benessere, guidano all'egoismo, ed esso fa naturalmente assurde l'abnegazione, il sacrificio e ogni opera che non prepari certo e personale compenso. Chi potrà dire ad un uomo: sorgi a lottare pei tuoi diritti quando lottare per essi gli costa più caro che non l'abbandonarli 1 Chi potrà dire a una nazione, a una generazione: sacrificati in nome del tuo vantaggio, perisci in nome del tuo benessere 1 Bisognerebbe ammettere che l'utile per l'individuo consistesse nell'utile di quei che vivranno dopo. I diritti non sono che una conseguenza dei doveri adempiti, e bisogna cominciare da qUésti per giungere a quelli. Fi..ata l'azione del dovere armonizzato col diritto, l'Uomo non ha che a conoscere la Verità per seguirne la via. Il credenza e prepara i mezzi a raggiungere quell' mtento. Prima ancora di formulare questa filosofia, da essa era stato tratto Mazzini a chiamare gli ingegni de' suoi coetanei, a sentire e a scuotere ogni giogo in letteratura, a rie~noc~r~ l'arte come sacerdozio morale, a sentire negli scrltto~l 1~ mezzo per giungere a questa conoscenza è la coscienza ar- monizzata col consenso dei nostri fratelli, consenso che bi. sogna cercare non nel cerchio ristretto d'un secolo o d'una setta, ma in tutti i secoli e nella maggiorità degli uomini passati e presenti. Condizioni indispensabili per mettere in atto le forze dell'individuo a prò della Umanità, in un modo più efficace che non sia la carità, sono l'Associazione e la Divisione del lavoro. Ogni popolo, come ogni individuo ha un~ missione speciale che coopera al compimento della missione , generale dell'Umanità. Altra condizione perchè quest'ordinamento dei lavori umani diretti a' questo fine superiore (e ciò · appunto forma la costituzione sociale) non sia difettivo, è che 7 . palpito dell'anima conscia di missione civile .. Aveva qu!U(l! fissato a prima meta del cammInO tracCIato Il fine balenatogli nelle carceri di Savona: l'Unità repubbllcana della sua patria. Ma intanto la sua filosofia lo guidava ~d un lavoro internazionale. Una grande aSSOCIaZIOne SI formI - dICeva tra gli uomini della libertà, a qualunque ~cuola appartengano~ che richiami ad una unità di norma e di moto gll oppressI dI tutte le contrade. Sorgeva cosÌ accanto alla Giovane Italla la Giovane Europa, e si diffondeva la fede ùella Santa Al- • 8 GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO leanza dei Popoli. Anzi il suo amore alla Patria, il suo modo . d' IDtendere la storia, il suo culto per Roma, gli additavano in questo moto di popoli l'Italia iniziatrice, e Roma centro di una nuova unità al mondo. Parte dell' opera educatrice eglI vedeva esser quella d'insegnare l' imperturbabilità negli avversi eventi, per cui le disfatte non lo arrestavano. In nom." dell' Idea egli procedeva attraverso ostacoli, perse cuzlom e sconfitte col sorriso della Fede. Fede ed Azione egli diceva, il futuro è nostro. ' Per quante e ' quali vie tentò di far vivere l'Italia e di vita propria, la storia lo insegna; e così pure come egii andasse continuamente studiando le opportunità per far sorger~ anche nelle altre Nazioni la Bandiera dei Popoli. E la storIa racconta come egli non posasse mai, anche quando tuttI dIsperarono e lo abbandonarono; e come sotto il soffio di lui l'Italia risplendesse per pure intenzioni e fortissimi fatti nella repubblica romana; e come, anche cadendo, Roma affrancata dalla potestà dei Papi per legarsi all' Italia ed alla Civiltà riportasse una gran vittoria morale a beneficio dell'avvenire. E racconta come più tardi egli cercasse di richiamare gli Italiani al dovere di edificare la patria coll'opera propria, sottraendosi all' influenza del secondo impero, come ID tutte le combinazioni tristi e fortunate tentasse il Bene fuor d'ogni fine personale di parte a prò dei fratelli, e con quanto ardore e costan"a chiamasse i capaci dallo sterile desiderio alla feconda attività. Senza fermarmi su questo, io sento il desiderio di seguirlo nelle sue battaglie su le questioni sociali * ** Fino dal 1836 egli lamenta che i lavori fourieristi non abbiano ottenuto, prima del 1830. l'attenzione che meritavano e constata con dolore che da alcuni si trovi pericolosa l'esposizione di idee filosofiche sociali. E con Fourier si trova d'accordo nella parte critica non che nel fine. « Come noi - egli scrive - la scuola fourierista proclama altamente lo stato di dissolvimento, d'anarchia e di lotta che si manifesta in tutto e per tutto fra le nostre società, e reagisce viva- GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO 9 mente contro di quello. La riabilitazione del lavoro è ciò che sta in fondo a tutte le questioni di ordinamento sociale: è il solo e vero assunto fondamentale dell'economia politica: è ciò che ogni uomo, che vuole il bene dei suoi simili e la verificazione del Pensiero di Dio sulla terra, non deve mai perdere di mira. » Ma, esaminando i rimedi proposti da quella scuola, egli conclude: non si ordina senza un concetto morale unico e comune a tutti: e la fede sociale non si improvvisa, ma si svolge dalla Umanità; e solo dalla credenza, non dai concetti di un singolo intelletto emana l'ordinamento. La teoria utilitaria individuale di Bentham, e quella dell'utile collettivo del Sansimonismo, e altre sull'appagamento degli appetiti, poggiando sul benessere, erano diametralmente opposte alle sue dottrine, le quali abbiamo visto poggiare sul dovere; e ampiamente lo dimostrò. - A noi pure, egli dice all' incirca nel 1849, sta in core il brodo del mendico: noi pure desideriamo che l'uomo possa svilupparsi nella pienezza di tutte le sue facoltà morali, intellettuali e fisiche: ma sappiamo che non potremo riuscirvi se non ponendogli innanzi ad intento non la massima felicità possibile, ma la più alta possibile nobiltà. Ma oltre che nel principio morale, egli combatteva queste teorie e le comunistiche d'allora nelle conseguenze antisociali : chè mentre ei trovava necessario liberare dall'egoismo e trasformare la patria, la famiglia, la proprietà, non trovava possibile il cammino senza questi elementi di vita sociale. Noi che non abbiamo precoci criteri nè di distruzione, nà di conservazione, stiamo aspettando che la Sociologia, cui la mente del secolo e l'esperienza andranno costituendo, e di cui in generale sappiamo così poco, e la colpa non il tutta nostra, che degli intelletti più generosi conosciamo appena il nome pervenuto a noi come quello di capo di una qualche frazione di partito, decida se questi elementi siano tutti e sempre indispensabili alla vita sociale e al mantenimento dei portati della civiltà, sì' che, come anche l' Ellero inse. gna, l'uno di essi non possa star senza l'altro. Mazzini intanto ci dice che problema nostro è meno quello di definire le forme del progresso futuro, che non quello di collocare, per mezzo di una educazione religiosa e di uno Il GIUSEPPE MAZZIN! E IL NOSTRO TEMPO GIUS,EPPE MAZZIN.I E IL NOSTRO ' TEMPO· ordinat" sviluppo morale; sulle grandi vie dell'attività l'individuo umano iIi condizioni siffatte; che gli rendano agevole l'intenderlo e il colpirlo, Per cui vedeva un pericolo in questi sistemi che si affaccendavano a sciogliere anzi tempo il problema dell' avvenire frammentandò il concetto organico della democrazia. Nel 1858 formando il partito d'azione, a quelli che gli rimpròveravano di non toccare, se non di rado e ' sfiorando, la questione economica e di non parlare abbastanza al popolo de' suoi interessi materiali, risponde: - noi organizziamo il popolo, e cred~te che esso ordinato, compatto, conquistata la:coscienza della propria potenza, dimenticherà i suoi diritti! L'organizzazione degli uomini del lavoro trascinerà la soluzione del problema economico assai più che ' non tutti i sistemi ideati anzi tratto (l). Nel 1860 espose compendiato tutto il suo pensiero nel prezioso opuscolo: I dove,'i dell' ..amo. E il penultimo capitolo finiva cosÌ: . « Per compiere doveri, esercitare diritti sono necessari tempo, sviluppo intellettuale, certezza di vita fisica. Or moltissimi fra noi non hanno in oggi questi elementi di progresso. La loro vita è una continua incerta battaglia per conquistare i mezzi di sostenere 1'esistenza materiale. Non si tratta per essi di progredire, si tratta di vivere. « Esiste dunque un vizio radicale, profondo, nella società com'è oggi ordinata. E- il mio lavoro sarebbe inutile se io non definissi quel vizio e non vi addittassi la via di correggerlo. . « La questione economica sarà dunque soggetto di un'ultima parte de!' mio lavoro ». In questa parte, meglio che altrove ,. egli traccia le vie per raggiungere il miglioramento sociale. Confuta i consigli dei filantropi, degli economisti, degli abolitori della proprietà e della società, e dice: « bisogna richiamare laproprietà al prindpio che la renda legittima 'facendo sÌ che il lavoro solo possa produrla» e conclude: «il rimedio alle presenti condizioni è l'unione del capitale e del lavoro nelle stesse mani. » Non si dissimula la difficoltà del trovare il capitale primo col quale iniziare l'associazione, e indica i mezzi di vincerla e invoca che dal Governo, quando sia governo di Nazione libera e una, scenda al popolo una vasta serie di aiuti; e di essi ·intanto egli andava indicando quelli che i tempi e i bisogni facevano opportuni. Ad ogni occasione Mazzini tornava sulla necessità di non scindere la Democrazia con le scuole esclusivamente politiche od esclusivamente sociali. Così nel 1862 in una lettera a Ferdinando Garrido spiega che ogni rivoluzione dev' essere sociale nel senso che sia sno scopo la realizzazione di un progresso decisivo nelle condizioni morali, intellettuali e economiche della società, e nello stesso tempo politico, in quanto implichi un ordinamento favorevole appunto a questo triplice progresso . • Non si stancava mai di ripetere questi ammonimenti, anche nel trattamento delle quistioni che sembrano le più estranee. Chiamato, per forza di cose, dopo che l'occupazione regia della Capitale ebbe pressapoco compiuta l'unità materIale d'Italia, a un pacifico apostolato educatore, cercò ordmare il Popolo d'Italia sull'antica base della nobiltà del lavoro associato al culto della patria. Mostra nel 1871 come l'emancipazione degli operaj sia la rivoluzione che si compirà nell'Epoca nostra, tanto più violenta quanto più contrastata. « In qualunque modo si giudichi, tremando delle conseguenze o salutandole, come noi facciamo, indizio certo d'un' Era nuova, d'un nuovO stadio d'Educazione salito dall'Umanità, cominciamo a intendere noi tutti che questo moto (delle classi artigiane) non è sommossa passaggiera, ma avviamento a una grande rivoluzione, impulso p.rovvidenziale a non retrocedere più mai finchè non abbia. raggiunto il fine. » E invita,le classi medie ad a.,coliare i bisogni delle classi artigiane, e i rimedi che esse inyocano, e suggerisce, esperimenti che esattamente eorrispon<;lono a ciò che ora vien dett",: Socialismo in pratica; e annuneia: «Il riordinamento del lavoro sotto la Legge dell'associazione sostituita all'attuale del salario' swà, noi cre<liamo, la base, del mondo' economi"" futlH'o ». lO (i) M'editino su questa verità. quei soeialisti e. quei· filantr.opi che si a.lI'annano ad allontanare i lavoratori da ogni cura. dell'organismo e del movimento politico. . n Pe1t8Ìero Italiano. .. .,.GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO COSÌ, intanto che combatteva principalmente gli errori che movevano dal campo dei suoi, e guastavAno, sviavano, o facevano meno puro il suo ideale, lavorava con attività meravigliosa, benchè infermo, e stàbiliva un patto di fratellanza fra le Associazioni operaie. - Importa, egli pensava, che gli operai si separino da dottrine negate dalla natura e dalla Storia e che inanellino le loro sorti a quelle d'Italia, dicendo essi stessi i loro bisogni, studiandone i rimedi e definendo la questione sociale davanti al Paese: e poi stringendo nei modi -e c0i patti che 101' parranno opportuni, coi fratelli delle altre Nazioni, vincoli d'alleanza, ma dal lato d'un concetto nazionale riconosciuto. Come e perchi. si smembrasse in gruppi discordi il fascio delle Società operaie d'Italia, il Saffi lo dimostra con quella imparzialità di cui era capace la sua coscienza onesta e il suo intelletto sereno. Intanto, prima di morire, l'esule antico traeva argomento dagli odi e dalle sventure di Francia ad ammonire il Popolo Italiano che non si lasciasse deviare dalle demagogie straniere. L'antagonismo sempre crescente tra Capitale e Lavoro aveva suggerito ai sofferenti l'Associazione internazionale dei Lavoratori. Dagli esposti principii si può arguire che mentre Mazzini approvava il primo concetto già implicato nella sua idea dell'alleanza di popoli liberi, ne disapprovava l'ordinamento cosmopolitico, che non teneva conto dei naturali rapporti nazionali, e la separazione della questione sociale dalla politica, l'idea della conquista di un miglioramento senza ordinamento civile che lo faciliti e mantenga. e i socialisti anarchici, guidati da Bakunine. Poi nuoye suddivisioni e fusioni si alternarono; nell' avvicendarsi confuso *** 'I 13 GIUSEPPE MAZZIN. E IL NOSTRO TEMPO 12 Il grido çon cui Carlo Marx cominciò la sua dedica inaugurale all'Internazionale nel 1864: « Proletari di tutte le Nazioni, unitevi! » trovò eco in gran parte d'Europa. Ma una reale solidarietà nella composizione dell' Internazionale non fu possibile; e dopo la Comune di Parigi, l'Associazione si spense. I membri inglesi si dimisero; e al primo congresso dopo la Rivoluzione, !'Internazionale fiI divisa in due partiti distinti: i socialisti democratici accentratori, guidati da Ma!']:, dei programmi, la luce piena e generale non è ancora fatta. Il Comune di Parigi, nel suo secondo periodo, fu la conclusione pratica delle idee predominanti dell'Internazionale. Mazzini sorse giudice imparziale tra i fautori del. Comune ed i fautori dell' assemblea; e maledì i delitti d'entrambi; e da questa maledizione a delitti commessi nessun onesto può discordare: si può solo discutere se veramente quel fath successero cosi come li narrano; e la decisione spetta alla storia; nè noi che assumemmo imperfetti criteri dalla 'prima storia che ci' venne alle mani o che più ci piacque, o magari solo da un foglietto commemorativo, dobbiamo precorrere la conoscenza dei fatti, ancora dagli storiografi discussi, coi nostri desideri e pareri. Mazzini scongiurava che la guerra condotta nelle tenebre senza norma determinata, senza un faro che guidi i combattenti, senza altra ispirazione che d'impulsi d'un' ora e delle misere passioni d'ogni individuo, ~on sostituisse la santa battaglia tra il Bene e il Male, tra la GlUstizia e l'Arbitrio, tra la Verità e la Menzogna, combattuta nella piena luce in Europa; e questo è desiderio d'ogni cuore umano. Il guasto che ei vedeva nel Comune era la mancanza di una dichiarazione di principi i incarnanti la vita nazionale, e la sostituzione della norma del benessere a quella del dovere. Di tntti gli errori delle nuove teorie additava.la fonte nei tre capi seguenti : l' quello di scegliere fra i termini che costituiscono la serie storica del Progresso umano un termine solo, dimenticando tutti gli altri, e collocare quell' uno a capo d'ogni progresso futuro; donde le scuole che accettano solo Il termine di libertà, o solo quello d'uguaglianza; 2' quello di credere che una rivoluzione debba non continuare, inoltrando, l'Umanità, ma crearla di pianta, di getto, formandola a seconda d'un concetto qualunque di pensatore solitario, o di popolo irritato da una ingiusta resistenza, senza riguardo alcuno alla tradizione della Nàzione e dell'Umanità collettiva; 14 3" di confondere la manifestazione temporaria, transitoria d'un elemento coll'elemento stesso; di chiederne, perchè presenta evidente un gnasto, una deviazione, la soppres- sione. E riepilogava i suoi principii, tratti dallo studio delle nostre facoltà, e dal loro ordinarsi ed esplicarsi attraverso la storia. E la ricapitolazione delle sue dottrine fatta fremendo e gemendo pochi mesi prima di morire, è qualche cosa che non solo deve ricondurre i giovani ad ammirare il fervore del combattuto apostolo, ma a ritrovare nelle affermazioni del Pensator e i semi del futuro. Le anime ar denti d'amore, assetate di fede abbracciarono la sintesi mazziniana, vi accordarono la loro coscienza vi modellarono la loro vita e furono fermi caratteri, grandi virtù. Ma se essi furono poco seguitati dai contemporanei, furono meno continuati dai successori. La nuova generazione non fu capace di questa fede religiosa. Dalla scienza 'nuova che era giunta a negare quella fiIlalità sulla natura e sulla storia che la filosofia spiritualistica aveva senza prova affermata, la gente nuova ha imparato e accettato la negazione senza saper giungere per questa via alla riedificazione del senso morale. Alla gÈmerazione degli apostoli e degli eroi è successa quella degli scettici e degli egl).isti. Pure questa massa di scettici, conscia della sua impOsii~ avverte un certo malessere e vaghi bisogni di idealità, ed è andata guardando con disperazione il successivo dileguarsi degli ed ucatori credenti. Lontana da essi, incapace di seguitarli, essa ha creduto vedere, nella loro scomparsa, e lo deplora, la morte d'Italia. E quasi invidia quelle anime serene e ricorda come alla loro presenza sentisse un sor gere confuso di nobili aspirazioni. Quanti di noi hanno visto _e sentito Saflì, lo sanno: ricordano il fremito veramente r eligioso che destava in nòi quella figura di saggio antico, che ne rimaneva come 1I\0numento vivente di fatti gloriosi, quella parola calda d'amore e di fede che ne giungeva come eco della virtù de passati. Ma mentre la sua persona commuoveva, la sua idea fu lasciata e falsata e giudicata anticaglia. Ora il potente lavorÌo moderno, che, come dice il Littré, 1 I 15 si propose di rifare le idee dIII mondo e non il mondo d'dle idee, è giunto a riaflermar& la morale: sia che la riguardi come un fenomeno risultante dalle successive trasformazioni della materia sottoposta alla legge dell'evoluzionismo monistico, sia che, fedele al suo primo metodo di osservazione, si limiti a metterla nel numero dei fatti innegabili, limitandosi all e premesse e non preoccupandosi dell'indagine delle canse, la filosofia positiva ne riconduce alla vita ideale dell'umanità, ed il problema educativo si ripresenta, e le sorgenti più pure della nostra educazione ci aspettano. L'armonia dell'etica che Giuseppe Mazzini traeva dal concetto che una volontà creatrice e intelligente avesse disposto e l'Umanità dovesse interpretare ed eseguire, con le idealità sociali a cui ci guida il positivismo moderno, è tema del lavoro intellettuale della nostra gioventù, il quale la ricondurrà alla virtù dei padri. GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO GIUSEPPE MAZZIN! E IL NOSTRO TEMPO •** In politica poi il fine dell'Unità repubblicana della Nazione aveva dato titolo e indirizzo alla scuola che incarnava i principii mazziniani; e questo titolo adottarono le figure più pure della passata generazione, questo il glorioso r eggimento del 1849, questo la gioventù che man mano si apriva all'aZlOne. Ma i caratteri per -essere fermi hanno d'uopo di convinzioni profonde e ben maturate, e il calore dell'ambiente, il travolgersi tempestoso degli avve nimenti imp"-diva a molti la elaborazione necessaria a convinzioni immutabili e ne tenevano il po.to i giovanili impeti e gli istinti di ri~_zione: cosÌ più tardi parecchi deviavano, interessi nuovi sott entra vano ai principii, e i migliori morivano, e le classi lavo ratrici, più illuminate e più sfruttate, erano dalle urgenti necessità immediate distol ~e dal culto degli ideali e preoccupate dell e loro condizioni economiche, e l'ordinarsi della tirannide borghese infiacchiva la vita nazionale , e dalla confusa idea della scienza nuova trapelava lo scetticismo: cosi tutte queste cause fecero inascoltata e trasandata l'educazione repubblicana, e potè farsi strada il pregiudizio 16 17 GIUSEPPE MAzzrnt E IL NOSTRO TEMPO GIUSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO che tale partito mirasse a un astratto concetto di forma esteriore, che solo un partito ~'ll~r~ta il socialista - avesse di mira l'emancipazione degli . Davanti a tali definizioni, quello diventava un anacronismo, e questo naturalmente acquistava terreno; molto più che la parola perdeva il suo significato demolitore primo'rdiale, e diventava l'espressione generica del fervido desiderio di rimediare i mali sociali: e d'altra parte andavano crescendo, ingrossandosi di tutti i soddisfatti che disertarono la vecchia bandiera, e di tutti i l'assegnati incapaci d'azione, le file di coloro che, 'negando al popolo la vita adulta e concedendogli solo quella di affezionato pupillo, mirano a mantenere - sia pure con assurde promesse e illusioni di emendamento, l'edificio presente poggiante su rovine e fatto d'ineguaglianze. mella di Aurelio Saffi si è intrinsecamente compenetrata composte di amore, di abnegazione e di sacrificio che possono indurre presso di noi la fede nella rettitudine umana: e sento che è il santo libretto dei Doveri che può far tornare presso gli uomini che lavorano e soffrono la fiducia in sè e negli altri: e sento che sono la virtù e l'affetto che animan o le pagine del virtuoso ligure quelli che alle nostre compagne, invitate dall'amore e dall'esempio dei fratelli e dei padri a cercarne la lettura, daranno - eccitandole a uscire dalla inferiorità in cui giacciono - l' ispirazione a nobilitare il gruppo domestico e a darvi unità di educazione capace di istillare la fede nel bene. ~~ ' • •• Ora la vita sociale reclama le nostre forze, ed esse tendono con impeto ad entrare con vantaggio in azione. Ma rimangono ancora questi due bisogni : unità di credenze, e loro pratica traduzione. Il lavoro di ricostituzione che ora si presenta ha d'uopo, per giungere a fissare gli intenti e a tracciare il cammino, di abbattere lo scetticismo da una parte, e la confusione dei partiti dall'altra. Davanti allo spettacolo dell'egoismo predominante, del disaccordo fra la parola e l'azione, anche chi ha riconquistato, colla nuova strada, l'ideale, dubita della capacità dell'uomo ad amare il bene per sè. Tutto ne sconforta : i più ardenti campioni delle idee più generose non perdettero come essi dicono - le loro illusioni - non si fecero abili ad ingannare gli altri e ad avvantaggiare sè stessi ?.... (l). E come distinguere i pochi puri che restano se la calunnia li affer ra e sommerge I II{ sento che sono specialmente i libri del maestro del popolo, nei quali è tracciata tutta una vita, anzi due vite - perchè anche quella ge(1l Qui siamo autorizzati a sorvolare ad una breve allusione personale e contemporanea, convinti che basti designare le colpe senza che occorra denunziare i colpevoli. Il Pensiero ltaliano. • ** Nel pandemonio di nomi e di cose poi che sconvolge il campo politico, Giuseppe Mazzini ci insegna a r idurre il problema molto semplice: O non si ha fede nel popolo, e si riconoscono impossibili, per non dire ingiuste, tutte le sue rivendicazioni, inesistente la sua capacità di sentimenti generosi, e allora si plaude al presente e si fa della politica un congegno di pubblica sicurezza, e un impasto di menzogne, il tutto con relativo accompagnamento di frasi ampollose. O si ha questa fe.de, e si ammette nell'uomo la facoltà del perfezionamento indefinito, e si anela al completo trionfo della giustizia sociale - senza paure e pregiudizii - e allora si lavora a far sorgere la Bandiera dei Popoli, ad abbattere tutti i privilegi, tutti gli arbitrii, tutti gli inganni, a migliorare tutte le facoltà. Or noi siamo fra questi ultimi. Che cosa ci dividei (l) Se (1) Mentre i miei doetanei assentirono con entusiasmo a. questa unione sincera. e non temporanea del partito socialista col repubblicano, I più maturi di vita e di studi videro uno slancio inconsiderato in questo affratellamento. E il decidere inratti con tanta facilità una questione che i più attivi ingegni trovano così ardua che sul periodico la Gritica Sociale è diventata l'eterna questione, è, per non dir peggio, cosa ben ardita . La ragione della differenza fra il pronto assentire nostro e l'operoso discutere (e talora il reciso nègare) degli altri, mi pare specialmente questa. Essi hanno perrettam~nte • GIUSEPPE MAZZIN! E IL NOSTRO TEMPO 18 GruSEPPE MAZZINI E IL NOSTRO TEMPO il partito repubblicano mirasse a sostituire un presidente al re, una camarilla borghese al partito di corte, un drappo rosso allo stendardo con croce sabauda, se le idee del rinnovamento sociale le subisse o 4iosimulasse, ma non le dividesse, o se il socialista sognasse una propaganda numerica con spiriti di odio e di vendetta c.apace a un dato momento di scoppiare ed abbattere per poi, o restare nel disordine o ricostruire con un sistema immaginato da un individuo, noi saremmo destinati senz'altro a una cieca lotta fra noi, fatta di egoismi e di passioni. Ma perchè il sentimento del dovere ci spinge, e l'amore e la fede dell' Umanità ci guida, noi, senza preconcetti, ci sentiamo accomodati intorno a un programma comune. Sia che la gloria delle memorie italiane, e l'adorazione per l'Uomo che questa sera si onora, e la convinzione che il popolo abbia d'uopo di un' amministrazione nazionale animata e nobilitata da un'idea di progresso, ci faccia chiamare repubblicani; sia che il fine di abbattere i privilegi esistenti per vivere secondo giustizia e così progredire, si affacci avanti agli altri a dettarci il nome di socialisti; noi ci troviamo chiamati a un'azione concorde, senza implicare bifor- cazioni future, quando l'idea e la fede dell' emancipazione del popolo e del trionfo della giustizia' umana ci ispiri. Ed è necessario aVére il coraggio di affermarlo senza paure di parere barcollanti fra due parti opposte. L'onesto Bovio, come già Mazzini insegnava che fra lui, repubblicano, e Pisacane, socialista, non era nessuna sostanziale differenza, rispondeva all' invito di Filippo Turati di collaborare alla Critica sociale, così: riguardato i due partiti come sono già stati: noi invece li riguardiamo come debbano essere d'ora in avanti. Dall' uno e dall' altro partito noi ereditammo, col nome, e vogliamo man: tenere certe idee generali di rinnovellamento civile e sociale che so.no comunI (ed io appunto ho cercato di mostrare quali siano e come ---: non tenendo co~to dei particolari ognora trasmutahili - es~e ,furo,no l' a~lma d~I1a d~ttrma mazziniana)' ma dell'uno e dell' altro nOI rmutlamo CIO che I tempi man mano vanno' dimostrando nocivo ed assurdo Non si tratta di accordare con equivoci e reticenze due dottrine inconciliabili, ma di affermare che tanto l'una quanta l'altro hanno d'uopo di critica (infatti ogni giorno che passa segna - per mò di dire - uIi~ tra~fort;na~ione ~ei ,particolari);, e ~'accin gersi - colla guida delle egualI asplrazlOru e qumdl senza velleItà di prevalenze e senza ostilità più o meno dissimulate, ma anzi colla disposizione ad affrontare rispettivamente il sacrificio di gran parte di sè - a cercare una via comune. 19 « Repubblicauo come Gabriele Rosa, positivista come Ardigò, socialista come voi e i vostri compagni, io non posso mancare all'appello. » E come nella vita morale le fonti mazziniane sono appunto quelle capaci di fornire il succo nutritivo atto < a scongiurare il pericolo che il languore diventI agoma, COSI nel ca~po dell'azione, il programma comune è ancora quello scrl~t? sulla bandiera dell'apostolo genovese: Indipendenza e Umta da una parte : e Libertà, uguaglianza e Umanità dall' altra. Per quanto noi tutti aneliamo che gli egoismi nazionali scompajano, nessuno di noi nega la necessità della divisione del lavoro, nessuno può se non altro dimenticare. come Il nostro compagno di Trieste, pochi anni or sono, CI ammoniva, morendo, che nemmeno la prima parte del programma è compiuta. . Ed è troppo evidente lo spettacolo delle sofferenze, delle ingiustizie, degli inganni che rattristano il mondo per lasciarci indifferenti, e sono troppo vive le nostre speranze e le nostre aspirazioni a una vita più armonica e più energica e anche più felice dell'Umanità, per dover credere che quanto pensò e operò e soffrì per il bene del SUOI fratelli il Grande Perseguitato, nel cui nome siamo qùì ora raccolti, possa andar vano per la gioventù della sua Na~ione; sì che e,sa, fatta capace d'apprezzare la sapienza del maestrI ora dimenticat.i, e di comprendere i tempi, non sia ID grado di risorgere e di ritrovare unità di educazione, e di lavorare concorde, senza sciupio di forze vane, intorno alla seconda parte del programma enunciato. / f, 38834