Immagini del mito Il mito e le sue trasformazioni iconografiche Sonia Maffei [email protected] I miti greci Ixchel, Maia Anahita, Persia Guan Yin, Cina Otei, Giappone Sheila-na-gig, celtica Baal, fenici Ganesha, indu BES EGITTO I miti greci e la tradizione figurativa Gustav Klimt Danae 1907 Tiziano Danae, Prado 1554 Francisco Goya Saturno Prado 1823 Moreau, Europa e il Toro ,1869 c. Gustave Programma • Uso del mito in antico - Come veniva fruito e quali valori comunicava • La tradizione iconografica – Trasformazioni e immagini del mito fino al Rinascimento • La tradizione astrologica – Sorprendenti variazioni degli dei • I mitografi – Vincenzo Cartari e i mitografi del Cinquecento La tradizione mitografica Concilio degli dei Amore fanciullo alato e tenero è rappresentato di fronte a Giove. Raffaello lo raffigura mentre egli cerca di spiegare l’accaduto e le sue ragioni. Giove riconoscibile per l’aquila è circondato da varie divinità Nettuno con il tridente Ade con Cerbero il cane con tre teste. Concilio degli dei Dietro Giove si riconoscono chiaramente Giunone con il pavone Atena con l’elmo e l’asta e l’egida con la gorgone in petto La Diana con il crescente lunare Concilio degli dei Venere con il braccio sinistra indica Amore e lo accusa di fronte a Giove. La dea dell’amore è seminuda con una ricchissima acconciatura. Dietro di lei Marte con elmo e corazza e asta Concilio degli dei Seguono poi Apollo con la cetra Bacco con la ghirlanda d’uva e pampini Ercole con la clava e la leonté Saturno con la zappa In basso le personificazioni di due fiumi, il Tevere e il Nilo Concilio degli dei Giano bifronte è raffigurato con le due facce e un panno verde In primo piano Mercurio porge a Psiche la coppa di ambrosia che renderà Psiche immortale. Iacopo Zucchi, Giove Francesco Hayez Venere (1830) Teogonia • Esiodo (principio del VII sec. a. C.) E nacque dunque per primo il Càos; e dopo, la Terra dall'ampio seno, sede perenne, sicura di tutti gli Dei ch‘hanno in possesso le cime nevose d'Olimpo, e, della terra dall'ampie contrade nei baratri, il buio Tàrtaro; e Amore, ch'è fra tutti i Celesti il piú bello, che dissipa ogni cura degli uomini tutti e dei Numi, doma ogni volontà nel seno, ogni accorto consiglio.. CAOS Caos Il leviatano e i dannati • Bourges, musée du Berry (1245-1250) Caos e elementi Metamorphosi di Ovidio. Tradotte in francese da Clément Marot, dedica a Francesco I Ms. Bodleian Library Post 1531 Gaia, Gea Gaia Mosaico da Antiochia II-II sec. d.C • La terra è generata da Chaos • Così Eros, l’Erebo e la Notte • Gea genera Urano Gigantomachia, fine del V sec. a.C. Altare di Pergamo II sec. a. C. Ghe Berlino e satiri, vaso a fig. rosse, Boston, 450 a. C. Urano e Gaia Urano e Gaia, Mosaico Monaco, da Sentinum (II-III sec d. C.) La Terra generò primamente, a sé simile, Uràno tutto cosperso di stelle, che tutta potesse coprirla, e insieme sede fosse dei Numi del cielo sicura; e generò gli alti Monti, graditi riposi alle Ninfe, che Dive sono, ed hanno riparo per valli boscose, e il Ponto generò, senza gioia d'amor, ch'è un immane pelago, dove mai non si miete, che gonfia ed infuria. Figli di Gea e Urano • Ekatònkeires “Centimani” • Ciclopi (incatenati nel Tartaro) • Titani – Oceano, Iperione, Clio, Giapeto – Ultimo Cronos – Donne (Teti, Rea, Temi, Febe, Mnemosyne) Mnemosyne e le Muse Memoria attiva Muse Allietano cosí la mente di Giove in Olimpo le Olimpie Muse, figlie di Giove, dell'ègida sire: le generava nella Pïèride al padre Croníde Mnemòsine, che quivi regnava sui campi Eleutèri: ed esse dànno oblio nei mali, e riposo dai crucci. • Mnemones Dante Gabriele Rossetti (1881) Urano e Crono • Crono evira il padre con un falcetto di diamante • Dal sangue le Erinni • Dai genitali caduti nel mare • Afrodite 1482-1485 Tiziano Vecellio Edimburgo National Gallery of Scotland (1520) Ostia Afrodite anadiomene Afrodite accovacciata Michelangelo,Venere e Amore Venere con Amorino Nicolas Poussin, Venere e satiri Londra, National Gallery Venere callipigia Crono e Rea • Zeus • A Creta, allevato dalla capra Amaltea Nicolas Poussin Nicolas 1638 Guerra contro Crono e i Titani • Zeus si fa consigliare da Metis dea dell’intelligenza astuta. • Metis propina a Crono una pozione che gli fa vomitare tutti i suoi figli • Ri-nascono così tutti gli dei dell’Olimpo Era (Giunone), Ade (Plutone) Poseidone (Nettuno) Estia (Vesta) . • Zeus libera dal tartaro i Centimani e i Ciclopi e vince la battaglia divenendo re Gli dei Olimpi • • • • Amori di Zeus Io Semele Danae Lorenzo Lotto, 1505 ca. Correggio, Io e Zeus, 1532 Encyclopédie (1751-1780) • Quanto alla mitologia, il suo studio è indispensabile ai pittori, agli scultori, soprattutto ai poeti e generalmente a tutti quelli il cui obiettivo è d'abbellire la natura e di piacere all'immaginazione. È la mitologia che costituisce il fondo delle loro produzioni e da essa essi traggono i loro principali ornamenti [...]. I nostri spettacoli, le nostre creazioni liriche e drammatiche, la poesia in tutti i suoi generi si fondano su perpetue allusioni ad essa, le stampe, le pitture le statue che decorano i nostri studi, le nostre gallerie, i nostri soffitti e i nostri giardini sono quasi tutte derivati dalle favole: insomma è a tal punto utilizzata nei nostri scritti, nei nostri romanzi, nei nostri opuscoli, e anche nei nostri discorsi ordinari, che non è possibile ignorarla senza essere accusati di mancanza di educazione. • La favola è il patrimonio delle Arti ; è una sorgente inesauribile di idee ingegnose, di immagini ridenti, di soggetti interessanti, di allegorie, di emblemi, il cui uso più o meno felice dipende dal gusto e dal genio La fine della mitologia • Fondamentale importanza della mitologia fino alla seconda metà del XVIII secolo. • Al Romanticismo di deve soprattutto la messa in discussione del ruolo centrale svolto dalla mitologia nella cultura occidentale, a partire soprattutto dal Rinascimento. • Nel corso dell’Ottocento si assiste ad una discussione sui rapporti tra poesia e mitologia. • Polemica tra Romantici e classicisti Alessandro Manzoni lettera al marchese Cesare d’Azelio (1823) Quanto alla mitologia, i Romantici hanno detto, che era cosa assurda parlare del falso riconosciuto, come si parla dei vero, per la sola ragione, che altri, altre volte, l'hanno tenuto per vero; cosa fredda l'introdurre nella poesia ciò che non richiama alcuna memoria, alcun sentimento della vita reale; cosa noiosa il ricantare sempre questo freddo e questo falso; cosa ridicola ricantarli con serietà, con un'aria reverenziale, con delle invocazioni, si direbbe quasi ascetiche. I Classicisti hanno opposto che, levando la mitologia, si spogliava la poesia d'immagini, le si levava la vita. I Romantici risposero che le invenzioni mitologiche traevano, al loro tempo, dalla conformità con una credenza comune, una spontaneità, una naturalezza, che non può rivivere nelle composizioni moderne, dove stanno a pigione. E per provare che queste possono vivere (e di che vita!) senza quel mezzo, ne citavano le più lodate, nelle quali, la mitologia fa bensì capolino, ora qua, ora là, ma come di contrabbando e di fuga, e ne potrebbe esser levata, senza che ne fosse, né sconnessa la compagine, né scemata la bellezza del lavoro. • Citavano, dico, specialmente la Divina Commedia e la Gerusalemme, nelle quali tiene una parte importante, anzi fondamentale, un maraviglioso soprannaturale, tutt'altro che il pagano; e le rime spirituali del Petrarca, e le politiche, e le rime stesse d'amore; e l'Orlando dell'Ariosto, dove invece di dei e di dee, vengono in scena maghi e fate, per non parlar d'altro. E citavano insieme varie opere straniere, che godono un'alta fama, non solo ne' paesi dove nacquero, ma presso le persone colte di tutta l'Europa. • Un altro argomento de' Classicisti era, che nella mitologia si trova involto un complesso di sapientissime allegorie. I Romantici rispondevano che, se, sotto quelle fandonie, c'era realmente un senso importante e ragionevole, bisognava esprimer questo immediatamente; che, se altri, in tempi lontani, avevano creduto bene di dire una cosa per farne intendere un'altra, avranno forse avute delle ragioni che non si vedono nel caso nostro, come non si vede perché questo scambio d'idee immaginato una volta deva divenire e rimanere una dottrina, una convenzione perpetua. Per provar poi, con de' fatti anche loro, che la mitologia poteva benissimo piacere, anche nella poesia moderna, i Classicisti adducevano che l'uso non se n'era mai smesso fino allora. A questo i Romantici rispondevano che la mitologia, diffusa perpetuamente nelle opere degli scrittori greci e latini, compenetrata con esse, veniva naturalmente a partecipare della bellezza, della coltura, e della novità di quelle per gl'ingegni che, al risorgimento delle lettere, cercavano quelle opere con curiosità, con entusiasmo, e anche con una riverenza superstiziosa, come era troppo naturale; e che, come non era punto strano che tali attrattive avessero invogliati, fino dal principio, i poeti moderni a dare alle invenzioni mitologiche quel po' di posto; così era non meno facile a intendersi che quella pratica, trasmessa di genera-zione in generazione coi primi studi, e trasformata in dottrina, non solo si sia potuta mante-nere, ma, come accade delle pratiche abusive, sia andata crescendo, fino a invadere quasi tutta la poesia, e diventarne il fondamento e l'anima apparente. Ma, concludevano, certe assurdità possono bensì tirare avanti, per più o meno tempo, ma farsi eterne non mai: il momento della caduta viene una volta; e per la mitologia è venuto. La fine della mitologia • Il Romanticismo non sancisce la fine della mitologia antica nella poesia e nell’arte. • Il Romanticismo significò però la fine della mitologia antica intesa come presupposto generale obbligatorio della produzione letteraria e artistica. • Ha termine così quella tradizione secolare originata nel Rinascimento Longevità del mito • Polisemia del mito • Ad essa si deve il successo nei secoli del mito, che non ha mai un significato univoco • Importanza della lettura allegorica del mito • Importanza del legame tra mitologia e astrologia MITO ALLEGORIA ASTROLOGIA Allegoria e mito • Uso dell’Allegoria in campo filosofico • Crisippo III sec. a. C. Scuola Stoica • Posidonio I sec a. C. sistematizza il metodo allegorico. • Interpretazione dei miti in chiave allegorica, non religiosa • Ricorso all’etimologia Frammento 1009 • La dottrina stoica degli dei • Gli uomini guadagnarono il concetto di Dio dalla contemplazione degli astri, notando che essi sono causa della loro straordinaria armonia, l’armonia del giorno e della notte, dell’inverno e dell’estate, delle albe e dei tramonti, della generazione della terra dei frutti e degli animali. • Così a loro sembrò che il padre fosse il cielo e la terra la madre. Di questi uno è il padre perché dispone della diffusione delle acque e dei semi. • L’altra è la madre perché riceve questi semi e genera. E vedendo che gli astri corrono sempre (theein) li definirono Theoi (Dei) • Interpretazione del mito di Urano e di Gaia. Mitologia e attributi • Non appena i miti diventarono racconti che rivelavano la verità circa la natura anche gli attributi degli dei vengono spiegati in termini simbolici. • La spiegazione degli attributi dette origine ad un genere poetico. • Callimaco (310-240 a. C.) Neoplatonici e allegoria • Se gli stoici applicano l’allegoria agli dei di Omero, i Neoplatonici lo estendono a tutte le tradizioni religiose. • Per i neoplatonici tutto il mondo non è che un immenso mito che racchiude un significato spirituale. • L’approccio non è quello razionalistico, ma quello mistico che con rispetto e venerazione scava all’interno dei testi per cercarne il significato recondito. Cristianesimo e allegoria • Il metodo allegorico permetteva dunque di salvare e rinnovare la religione pagana, rigenerandola e concicliandola con nuovi valori. • I padri della Chiesa, pur talvolta condannando l’esegesi allegorica, non arrivarono mai ad una radicale condanna del metodo allegorico, perché esso era alla base delle loro stesse letture dei testi sacri. • Inoltre i testi classici facevano parte della loro cultura e si insegnavano nelle scuole. Rivisitazioni mitologia classica • Interpretazioni allegoriche • Nel VI sec. d. C. • Fulgenzio, Mythologiae, interpretazione di tutta la mitologia pagana sia dal punto di vista naturale che morale. • Es. Zeus che si accoppia con Leda sotto forma di Cigno, significa l’unione del potere con l’ingiustizia Mitologia classica nel medioevo • Interpretazioni allegoriche • Il genio allegorico medioevale si applica alla Bibbia riconoscendo nei personaggi del Vecchio Testamento prefigurazioni e dettami morali espressi nel Nuovo Testamento. • Allo stesso modo nella mitologia si vedono prefigurazioni della realtà cristiana. • A partire dal XII secolo l’allegoria assume la funzione di veicolo universale di ogni manifestazione di pietas religiosa e anche l’esegesi mitologica raggiunge uno sviluppo sbalorditivo. Virgilio nel Medioevo • • • • • • • Nel II secolo nacque il mito di Virgilio come “sapiente”, e i suoi testi cominciarono a essere utilizzati per dare responsi o fare profezie (le cosiddette sortes Vergilianae): si aprivano a caso i suoi libri e se ne interpretavano profeticamente le parole. Durante il Medioevo i testi virgiliani continuarono ad essere utilizzati come “libri di testo” nelle scuole di grammatica e retorica, e su questi proseguí l’opera di tradizione e di commento già iniziata nell’antichità. Inoltre, a cominciare da sant’Agostino, gli intellettuali e gli scrittori cristiani cominciarono a considerare il poeta latino un sapiente, dalle cui opere potevano essere tratti spunti etici ed insegnamenti fondamentali anche per un cristiano. Virgilio nel Medioevo • • Infatti il poema fu letto come fonte di dottrina e la figura di Virgilio assunse poi dal XII sec. un alone di magia poiché aveva inserito in un impianto mitologico gli avvenimenti storici sotto forma di profezie: aveva infatti anticipato le profonde esigenze di rinnovamento della nuova religione e addirittura, nell'Egloga IV, aveva profetizzato l'avvento di Cristo. Fu per questo considerato autore precristiano. La centralità di Virgilio nel Medioevo è chiaramente dimostrata dalla Divina Commedia, dove egli figura come la guida saggia che aiuta Dante a capire i propri peccati e a salvarsi. L’opera dantesca esalta Virgilio anche come maestro di stile; Dante lo definisce «fonte» dell’eloquenza, «onore e lume» dei poeti, «maestro» e «autore» profondamente amato e studiato, e ammette: «tu se’ solo colui da cu’io tolsi / lo bello stilo che m’ha fatto onore» (Inferno I, 86-87). Virgilio nel Medioevo • Dalla Commedia emerge inoltre la concezione di Virgilio come ispiratore di messaggi cristiani e di ogni poesia “buona”. • Dante immagina che il poeta latino Stazio (vissuto tra il 50 e il 90 d.C.) si sia convertito al Cristianesimo proprio in seguito alla lettura dell’Eneide: • «Al mio ardor fuor seme le faville, • che mi scaldar, de la divina fiamma • onde sono allumati piú di mille; • de l’Eneida dico, … » (Purgatorio XXI, 93-97). • Ancora Dante, alla fine del Purgatorio, individua nella rappresentazione dell’età dell’oro, contenuta nella IV egloga, una prefigurazione del Paradiso terrestre. • In accordo con altre interpretazioni che legavano la celebrata venuta di un bambino nella IV ecloga come l’annuncio della venuta di Cristo. Ovidio • Durante i primi secoli dell’era cristiana la fortuna di Ovidio aveva subito invece un forte declino. • I testi di Ovidio sembravano difficilmente piegarsi ad una interpretazione teologica. • Il primo segno del rinascimento di Ovidio si ebbe nel VIII sec. quando Teodulfo di Orléans ricordò che “Nonostante le mille frivolezze nelle opere di Ovidio si celano sotto falso velo tesori di verità”. • Solo a partire dal XII secolo Ovidio cominciò ad essere considerato un testo teologico. Ovidio • Fortuna enorme XIV sec. • Ovide moralisé, composto all’inizio del XIV sec. da un anonimo identificato poi con il vescovo di Meaux Filippo di Vitry. • “Nelle Metamorfosi tutto è per nostro insegnamento” • Nelle Metamorfosi si videro rappresentati tutti gli elementi della dottrina cristiana e anche simbolici accenni all’Antico Testamento. • Diana triforme, è la trinità • Atteone è Gesù Cristo • Fetonte Lucifero… Ovidio • Fortuna enorme • XIV sec. • Allegoriae ovidianae di Giovanni del Virgilio • Moralia super Ovidii Methamorphoses di Robert Holkot • Reductorium morale di Pierre Bersuire Ovidio • Fortuna enorme • XV sec. • • • • Due commenti di Ovidio famosissimi Commento di Copenaghen Traduzione francese del Reductorium morale di Pierre Bersuire Compito dei due autori è spiegare il senso morale delle antiche leggende. • Tentativo anche di critica sociale vizi e virtù dei potenti Plutone cattivo prelato, Nettuno tiranno, Giove buon governatore o prelato, Giunone allegoria della Chiesa …. Mitologizzazione del cielo • Il Processo inizia alla fine del VI sec. a. C. L’Osservazione Sono visibili a occhio nudo circa tra le 5000 e le 7000 stelle L’Osservazione Si distinguono subito le stelle dai pianeti Pianeti (planetà astra - errantes stellae) nel loro aspetto esterno sono simili alle stelle, ma che si distinguono perché si spostano in modo particolare con soste e recessioni nella zona dello zodiaco Osservazione del cielo Individuazione di stelle e gruppi di stelle Tendenza a trarne descrizioni, cataloghi e mappe L’osservazione inizia a Babilonia prestissimo XIV secolo L’Osservazione Kudurru dal XIV sec. a. C. C Luna Sole Venere Imposizione di nomi ai pianeti, alle stelle o a gruppi di stelle (costellazioni) Da quando si inizia a dare nomi di dei ed eroi della mitologia comincia un processo di “mitologizzazione del cielo” Il Processo inizia alla fine del VI sec. a. C. La dottrina delle influenze e “il potere del Nome” Una volta che una stella o una costellazione ha ricevuto un nome mitologico, tutte le caratteristiche del dio greco e i miti che si narrano di lui si trasmettono anche all’astro. Influenza dell’astro e influenza del dio diventano la stessa cosa. “Potere del nome” Processo inizia nel tardo ellenismo I 7 pianeti Chronocratores • Kronos • Saturno Zeus Ares Giove Marte Afrodite Venere Hermes Mercurio + • Duo lumina SOLE E LUNA • i giorni della settimana come Chronocratores “Signori del tempo è accertata per noi a partire dal I sec. a. C L’identificazione di dei ed astri è perfetta alla fine dell’età pagana, ma dopo una lenta evoluzione • Eudosso di Cnido (IV sec. a. C.) • Arato di Soli (III sec. a. C.) • Eratostene (III-II sec. a. C.) Eudosso di Cnido (IV sec. a.C.) • Fenomeni: descrizione organica della volta celeste • Sfera armillare • Modello geometrico-cinematico che si prestava a calcoli matematici • Mitologia usata per fini mnemonici Arato di Soli (III sec. A. C.) • Scuola Stoica di Zenone • Fenomeni, traduce in poesia il libro di Eudosso Arato di Soli (III sec. A. C.) Con Arato si ha amplia il processo di MITOLOGIZZAZIONE DEL CIELO Già Eudosso aveva chiamato le costellazioni con i nomi come Andromeda, suo padre Cefeo, sua madre Cassiopea, Perseo ecc. ma non era importante, era solo un espediente mnemonico Arato di Soli (III sec. A. C.) Arato allude ai singoli miti quando passa in rassegna le costellazioni e dunque alimenta l’interesse per il mito Eratostene (III-II sec. a. C.) • Prevale la mitologia sul disegno delle stelle • Vero e proprio trattato di mitologia. • Tutte le costellazioni conosciute ricevono un nome e un significato mitologico. • Ad esempio l’Ergonasin “l’uomo in ginocchio” diventa in Eratostene Ercole ed è letto secondo lo schema dell’eroe che combatte nel giardino delle Esperidi. Tendenza alla mitologizzazione Dopo Eratostene la tendenza alla mitologizzazione si allarga. Con Igino e le traduzioni latine di Arato, se Ergonasin è diventato Ercole nel giardino delle Esperidi, la vicina costellazione del Drago diventa il Serpente e viene rappresentato intorno ad un albero (che non esiste nelle stelle). Manilio e l’astrologia a Roma Manilio è un contemporaneo di Augusto La fortuna della sua opera testimonia come l’astrologia si fosse diffusa anche a Roma Marco Manilio "Astronomica" è un poema astrologico in cinque libri, composto da Marco Manilio all'inizio del I secolo d.C.; riscoperto dall'umanista Poggio Bracciolini nel 1417, esso costituì una fonte per gli affreschi di Schifanoia. Igino Igino Hyginus, Poeticon astronomicon libri quattuor, Manoscritto di Adémar de Chabannes, XI Secolo Nell'opera, che si rivela priva di originalità, la materia è divisa in quattro libri. Il primo contiene nozioni di carattere generale, la definizione della sfera, dello zodiaco, della terra. Il secondo tratta delle leggende riguardanti le costellazioni, i pianeti, la via lattea. Il terzo illustra le costellazioni, indicando il numero delle stelle che le compongono. Nel quarto vengono descritti i circoli della sfera, il giorno e la notte, i singoli segni dello zodiaco, il corso del sole e della luna, i pianeti. Igino Il volume contiene anche la raffigurazione allegorica di costellazioni, segni zodiacali e pianeti. Le 47 xilografie che lo illustrano si ritrovano, più o meno modificate, in edizioni successive di opere dello stesso genere. Igino, Poetica astronomica, Ratdolt, Venezia 1482 Storia sorprendente degli dei planetari Al Qazwini, Le meraviglie del creato, Vienna National-Bibliothek De sphaera Mundi, Biblioteca estense di Modena, Sec. XV miniature di Cristoforo de Predis Qazwini, Le meraviglie del creato, Vienna nationalBibliothek ms. arab. (1438) Uso del mito • Grecia • Roma Uso del mito • In Grecia il mito è narrazione, ma è anche legato al culto • Luoghi L’uso del mito • Vivere con i miti • Onnipresenza • Pompei Casa dei Vetii, Pompei Boscoreale, Villa di Publius Fannius Synistor, ca. 50–40 a. C. Cristianizzazione Narciso Ovidio, Metamorfosi, III, vv. 413 sgg. Narciso era un giovane così bello che tutti, uomini e donne, s’innamoravanodi lui; egli però non se ne curava, anzi preferiva passare le giornate in solitudine, cacciando. Tra le sue spasimanti c’era la Ninfa Eco Pompei, Casa di Lucrezio Frontone (I sec d. C.) La Ninfa era costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le era stato detto; era stata punita da Giunone perché la distraeva con dei lunghi racconti mentre le altre ninfe, amanti di Giove, si nascondevano. Quando Eco cercò di avvicinarsi a Narciso questi la rifiutò. Da quel giorno la ninfa si nascose nei boschi consumandosi per l’amore non corrisposto, fino a rimanere solo una voce. Narciso Ovidio, Metamorfosi, III, vv. 413 sgg. Infine, poiché un amante rifiutato chiese a Nemesi di vendicarlo, Narciso fu condannato a innamorarsi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Egli si lamentava poiché non riusciva a stringerla né a toccarla e i suoi lamenti venivano ripetuti da Eco. Una volta resosi conto dell’accaduto, Narciso si lasciò morire struggendosi inutilmente; quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, trovarono al suo posto un fiore cui fu dato il suo nome. Napoli, Museo Nazionale, proveniente da Pompei (I sec. d. C.) Narciso •Narciso alla fontana L’accezione positiva del giardino inteso come "giardino d'amore" si contrappone un significato paradossalmente negativo della fontana che diventa "strumento negativo" dell'amore poiché inganna Narciso proprio nell'atto British Library Ms., Roman de la Rose, f. 14 r (1320). di amare: "[...] Dove Narciso bello e orgoglioso, lasciò quegli occhi color celeste, e invece attinse lacrime e peste chi fissa troppo quella fontana, anche se è forte e ha mente sana, non è sicuro, né può giurare che non vi trovi cosa da amare [...]". • Il Roman de la Rose è dunque per eccellenza il testo che determina in modo inequivocabile il passaggio di Narciso da eroe positivo in età classica, a anti-eroe in età tardo- medievale, ovvero da emblema significante di bellezza a vittima della propria bellezza, il passaggio cioè dalla concezione di una bellezza "mitica" ad una bellezza ingannatrice. Narciso Christine de Pizan (1365 ca.-1430) L’Epistre d’ Othèa à Hector Bruxelles, Bibliothèque Royale, Ms. 9392, f. 19 v., Christine de Pizan, L’Epistre d’ Othèa à Hector. 1410 ca. • Miniature realizzate per L’Epistre d’ Othèa à Hector di Christine de Pizan, e in particolar modo, a quelle contenute nel manoscritto 9392 della Bibliothèque Royale di Bruxelles, dove si assiste ad un vero e proprio "riepilogo iconografico" della storia. Qui la narrazione figurativa ha inizio sullo sfondo, dove è rappresentato in momento in cui una dama (Eco?) tenta di avvicinare Narciso, segue in primo piano il tradizionale gesto (di Narciso) dello specchiarsi presso la fontana. Segue Narciso steso a terra, evidentemente morto. Narciso Christine de Pizan (1365 ca.-1430) , L’Epistre d’ Othèa à Hector Bruxelles, Bibliothèque Royale, Ms. 9392, f. 19 v., Christine de Pizan, L’Epistre d’ Othèa à Hector. 1410 ca. Dal punto di vista stilistico è opportuno notare l’avvenuta trasformazione della fonte in fontana, questa volta di forma esagonale, situata presso il giardino d’amore, connotazione questa che sembra essere ribadita dalla presenza della statuetta di Cupido. A conferma di ciò, valga anche la preferenza per il modello iconografico utilizzato nella rappresentazione di Narciso che lo identifica figurativamente come cavaliere-amante. Parallelamente a questa lettura prettamente iconografica, bisogna ricordare anche quella di carattere contenutistico, che nell’ L’Epistre d’ Othèa à Hector, fa di Narciso (cap. 16) l’allegoria del peccato d’orgoglio, e anzi utilizza le sue vicende come monito a non avere troppa considerazione di sé. Discorso diverso per Eco (cap. 86) la cui storia viene invece interpretata come allegoria della Misericordia. Giraldi, Conti, Cartari • Tra il 1548 e il 1556 escono tre manuali italiani di mitografia importantissimi • Giglio Gregorio Giraldi, De deis gentium varia e multiplex historia, Basilea 1548 • Natale Conti, Mithologiae, Aldo, 1551 • Vincenzo Cartari, Le imagini colla sposizione degli dei degli antichi,Marcolini 1556 Giglio Gregorio Giraldi, De deis gentium varia e multiplex historia, Basilea 1548 • Nonostante sia il più scrupolosamente informato tra i trattati del Cinquecento, risulta il meno fortunato e il meno suggestivo. • Anche se sono citate immagini, iscrizioni, medaglie statue ecc. (il loro numero è maggiore che in Cartari), tuttavia appare un libro erudito, e con poca reale attenzione per le immagini. • Infatti è un libro non illustrato né illustrabile. Giglio Gregorio Giraldi, De deis gentium varia e multiplex historia, Basilea 1548 • La sua impalcatura in effetti è molto debole e farraginosa. La prima e l’ultima sezione, dedicate rispettivamente – alla tipologia degli esseri divini – ai rituali di culto, incorniciano 15 monografia (syntagmata) dedicate ciascuna ad un dio principale (e alle divinità connesse). Giglio Gregorio Giraldi, De deis gentium varia e multiplex historia, Basilea 1548 • Rispetto a Boccaccio si dichiara l’intenzione di associare al tesoro delle fontilibresche la notizia dei simulacra e delle imagines antiche. • Usa (ad esempio per Giove) informazioni su fonti iconografiche e (per Giunone) su monete Giglio Gregorio Giraldi, De deis gentium varia e multiplex historia, Basilea 1548 • Preponderante è l’aspetto lessicale, (nomi, epiteti ecc.) • Può definirsi una sorta di contorto lessico ragionato di filosofia, un repertorio di nomi e di glosse spendibili solo nell’universo delle parole. Natale Conti, Mithologiae, Aldo, 1551 • Interesse di tipo filosofico, quali sono i significati del mito? • Il mito è inteso come un insieme di metafore da cui trarre significati morali. Natale Conti, Mithologiae, Aldo, 1551 • Le Mithologiae hanno creato molte perplessità: • non pochi particolari risultano inverificabili presso le fonti che noi conosciamo • e suscita diffidenza il problematico apparato di testimonianze letterarie peregrine e dubbie cui egli volentieri ricorre. Natale Conti, Mithologiae, Aldo, 1551 • Inoltre Conti ha l’abitudine di accostare alle sue innumerevoli citazioni letterarie poetiche (ineccepibili ed estratte dai più ardui recessi della letteratura latina e soprattutto greca) • Versi scritti da lui stesso sia in greco che in latino. Cartari • Natale Conti, Mithologiae, Aldo, 1551 • Giglio Gregorio Giraldi, De deis gentium varia e multiplex historia, Basilea 1548 Cartari • • • Sappiamo pochissimo: Nasce a Reggio Emilia inizio Cinquecento (1531) Protetto dai duchi di Ferrara, come la sua famiglia che da generazioni si era resa benemerita per i servigi resi agli Estensi. • Pare sia stato un funzionario addetto alla segreteria degli Estensi. • Con tale ruolo, al seguito di Ippolito II d’Este, compie una misisone diplomatica presso il re di Francia e vi si trova ancora nel 1562. • Le imagini colla sposizione degli dei degli antichi, è dedicato a Luigi D’este. • Si perdono le sue tracce dopo il 10 settembre 1569 data della epistola dedicatoria per la terza edizione. Pubblicata nel 1571. • Nel 1587 L’editore Francesco Ziletti ripubblica il testo con molte varianti di Cartari, ma senza alcuna epistola dedicatoria, questo fa supporre che si tratti di una stampa postuma. • Dunque cartari dovrebbe essere scomparso prima del 1587. Cartari • Tutte le sue opere sono in volgare • È autore di una traduzione e di un commento dei Fasti di Ovidio : Fasti d’Ovidio tratti alla lingua volgare, 1551; • Il Flavio intorno ai Fasti volgari 1553 (dialogo in tre parti ambientato a Ferrara, specie di Zibaldone preparatorio alle Imagini. • Compendio dell’Historiae di Paolo Giovio • Collabora con Marcolini editore importante Edizioni Cartari Le imagini colla sposizione degli dei degli antichi,Marcolini, 1556 • Primo volume sugli dei antichi che ha posto l’accento sull’iconografia degli dei. • Attraverso le parole si descrivono le figure: • Dunque non illustrazioni • Cartari • Segue l’assunto anche del Boccaccio secondo cui i miti sono sì fictiones, cioè creazioni poetiche, ma essi sono in grado di rivelare verità profonde. • Un appropriata esegesi ritrova sotto la corteccia (tegumentum) il senso della verità. • Dunque non testimoni di un’esperienza religiosa, ma di un’esperienza poetica che porta all’intuizione del vero. Tre età di Bacco Cartari Immagine di Comos secondo Filostrato significaante che li conviti modesti allegrano gli huomini e svegliando gli spiriti li fanno divenir arditi e che all’incontro l’immoderato cibo si fa l’huomo sonnolento, inetto, ottuso e indegno Vincenzo Cartari Immagini delle dei degli antichi, Venezia, Marcolini 1556 • Diana triforme Ecate: “è chiamata la Luna Ecate e triforme per le varie figure ch’ella mostra nel corpo suo… Le tre facce sono di cavallo (a destra), di cane (a sinistra), di uomo rozzo o di cinghiale (al centro)”. Cartari Edizioni Cartari edizione 1571 con figure di Bolognino Zaltieri • Bacco e Sileno con ninfa Cartari Edizione 1587 Cartari Pignoria • edizione 1615 con commento di Lorenzo Pignoria (Padova 1571, poi 1631) e figure di Filippo Ferroverde • Seconda Parte delle Imagini de gli Dei Indiani appendice sugli dei messicani e giapponesi Idolo indiano Pignoria Pignoria aggiunge due sezioni, una dedicata al nuovo materiale antico, ed una alle immagini degli Dei indiani, trasformando così il manuale divulgativo in una sorta di strumento di ricerca ad uso degli studiosi dell'antico e contemporaneamente di promozione delle collezioni private dei suoi amici. Quetzalcoat, dio messicano Pignoria mondo culturale nuovo che fa della della circolazione di immagini, uno strumento di indagine conoscitiva, tentativo di aprire spiragli in quel sistema codificato di fonti e figure prestabilite che era stata la prerogativa del successo di Cartari. Questa operazione in un certo senso fallì, in quanto la diffusione del testo corretto da Pignoria fu incomparabilmente minore rispetto a quella ottenuta dall'edizione del 1571 Idolo indiano Programma • Uso del mito in antico – Come veniva fruito e quali valori comunicava • La tradizione iconografica – Trasformazioni e immagini del mito fino al Rinascimento • La tradizione astrologica – Sorprendenti variazioni degli dei • I mitografi – Vincenzo Cartari e i mitografi del Cinquecento