UZBEKISTAN
Sono proseguite, sistematiche, le violazioni della libertà religiosa e degli altri diritti umani. Lo
Stato punisce duramente chi compie attività religiosa indipendente e – secondo Rapporti di
organizzazioni governative e non governative, come l’USCIRF1 o di Open Doors2 – l’Uzbekistan
desta «particolare preoccupazione» per le ampie violazioni degli standard internazionali sulla
libertà religiosa. Gli attivisti dei diritti umani affermano che nel 2011 le autorità hanno
intensificato il controllo, già severo, sulle comunità religiose, temendo ripercussioni dopo le
rivolte antigovernative della «Primavera araba» in Medio Oriente.
Human Rights Watch ha definito la situazione dei diritti nel Paese «spaventosa», citando l’uso
endemico della tortura e le severe restrizioni applicate agli attivisti dei diritti umani, ai membri
dell'opposizione al Governo, ai giornalisti, ai leaders religiosi e ai credenti. Dopo che questa
ONG ha dichiarato che le libertà continuano ad essere gravemente limitate3, nel marzo 2011, la
Corte Suprema ha ordinato la chiusura della sua Sede nella capitale Tashkent e l’espulsione del
suo team di attivisti, evidentemente «indesiderati»4.
La violazione del diritto alla libertà di religione «rappresenta una delle più gravi violazioni dei
diritti umani e una minaccia il futuro del Paese», ha confermato l’uzbeko Sukhrobjon Ismoilov,
direttore di un gruppo di esperti al Meeting annuale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa (OSCE), tenutosi in Polonia nel settembre 2011. Sottolineando che il
controllo statale oggi è paragonabile a quello esercitato ai tempi dell’Unione Sovietica,
Ismoilov ha spiegato che il Governo cerca di controllare la crescita e il livello di religiosità nella
società, imponendo una «secolarizzazione forzata della coscienza pubblica». Come risultato, ha
riferito, nelle carceri sono detenuti – in base alle loro convinzioni religiose – oltre 7.000
prigionieri di coscienza5.
Di contro, il Governo continua ad affermare che nel Paese la libertà religiosa è garantita,
citando a conferma che «in Uzbekistan svolgono la propria attività 2.226 organizzazioni
religiose di 16 diverse confessioni, 2.051 delle quali sono organizzazioni musulmane. Inoltre,
sono registrate 159 organizzazioni cristiane, 8 comunità ebraiche, 6 comunità baha’i,
un’associazione di Gaudiya Vaishnavism e un tempio buddista. Il sistema di formazione religiosa
comprende l’Istituto islamico di Tashkent, 9 madrasse, un seminario ortodosso e uno
protestante»6.
La cornice legislativa sulla libertà religiosa
1
United States Commission on International Religious Freedom, Annual Report 2012
Open Doors, Annual Report 2011
3
Human Rights Watch, Annual Report 2011
4
New York Times, 15 marzo 2011
5
OSCE, Human Dimension Implementation Meeting, 26-27 settembre 2011
6
Ambasciata della Repubblica dell’Uzbekistan in Italia, 7 ottobre 2010
2
Una legge del 1998 sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose limita fortemente i
diritti di tutte le comunità religiose e impone rigidi controlli del governo. Fra le disposizioni in
materia di libertà di credo, la legge criminalizza «l’attività religiosa non registrata», vieta la
produzione e la distribuzione di pubblicazioni religiose non ufficiali; impedisce ai minori di far
parte di organizzazioni religiose e, proibisce di indossare abiti religiosi in pubblico. Se molti
gruppi religiosi soddisfano le norme sulla registrazione, molti altri sono impossibilitati a farlo e
risultano perciò illegali.
Nel novembre 2010, il Presidente Islam Karimov, promulgando un nuovo Codice
amministrativo, ha aggravato le sanzioni già previste e ne ha introdotte di nuove per attività
religiose illegali. Una nuova legge, adottata nel settembre 2011, autorizza poi la carcerazione
preventiva di «presunti criminali nel corso dell'istruttoria di un crimine» allo scopo di limitarne i
movimenti. Il provvedimento facilita l’arresto e la custodia di quanti venissero accusati di
«attività religiose illegali». D’altro canto, sottolineano alcuni avvocati, esso regolamenta la
carcerazione (in passato, del tutto arbitraria) e può essere considerata, nonostante tutto, «un
passo avanti»7. L’organismo governativo del Consiglio per gli Affari religiosi rivede e approva
tutta la letteratura religiosa, secondo rigidi criteri di censura. È vietata l'importazione,
produzione o distribuzione di materiali religiosi non approvati e solo otto organizzazioni
religiose registrate hanno l’autorizzazione a pubblicare, importare e distribuire letteratura
religiosa. L'educazione religiosa è fortemente limitata e l'insegnamento religioso è limitato a
scuole religiose riconosciute dallo Stato e a istruttori statali, mentre restano proibite le “lezioni
private”.
Una delle motivazioni addotte dal Governo per giustificare le restrizioni della libertà religiosa, è
la necessità di combattere l’estremismo religioso e il terrorismo: applicando le rigide leggi in
materia, negli ultimi 10 anni, il Governo ha arrestato e imprigionato, con pene previste fino a 20
anni, migliaia di credenti che rifiutano il controllo dello Stato sulla pratica religiosa. Fra costoro,
i musulmani che sono definiti dal Governo «wahhabiti» o «jihadisti». Il Governo non esita a usare
tale definizione per riferirsi a una vasta gamma di individui o di gruppi, fra i quali vi sono anche
oppositori politici del regime. Spesso – perché praticano la religione al di fuori delle strutture
ammesse dallo Stato – sono definiti «estremisti» anche i Testimoni di Geova che, per questo,
subiscono arresti e detenzioni per «attività religiosa illegali». Secondo Martin Scheinin, primo
relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e la lotta al terrorismo, «la definizione di
terrorismo (e di estremismo violento) viene applicata dal Governo in modo selettivo, politico o
abusivo, come strumento per stigmatizzare chi non risulta gradito, come le minoranze, i
sindacati, i movimenti religiosi»8.
La Chiesa cattolica
Rifondata con una missione sui iuris nel 1997, la Chiesa cattolica ha attualmente una
Amministrazione apostolica che comprende l’intero territorio del Paese (le parrocchie sono 5) e
– affidata ai Frati Minori Conventuali – è direttamente assoggettata alla Santa Sede. Pur
essendo riconosciuta ufficialmente, «l’evangelizzazione – come ha evidenziato il vescovo Jerzy
Maculewicz, OFM Conv – è un problema, perché la legge vieta ogni attività missionaria. Per
questo, siamo costretti a rimanere circoscritti ad agire all'interno delle nostre chiese.
Accogliamo e catechizziamo la gente che viene da noi, ma non possiamo annunciare il Vangelo
7
8
Eurasia Lift, 17 ottobre 2011
Eurasia Lift, 19 marzo 2011
in pubblico»9.
Situazione delle comunità cristiane
Una delegazione dell’Alleanza Mondiale Battista, recatasi nel Paese nel settembre 2011, ha
incontrato alcuni leaders religiosi e ha poi riferito sulla situazione locale delle comunità cristiane
durante un’assemblea del Consiglio Mondiale delle Chiese tenutasi a Istanbul10. L’Unione
Battista è registrata in Uzbekistan con altre 20 chiese cristiane, ma circa 30 comunità affiliate
non sono registrate e non ne posseggono i requisiti (ad esempio, un minimo di 100 membri); la
delegazione ha riferito anche diversi episodi di intimidazione della polizia sui cristiani battisti.
La Chiesa cristiana pentecostale conta, invece, 138 comunità locali (di cui solo 21 registrate
ufficialmente) e la maggior parte officia il culto in lingua uzbeka. Le assemblee cristiane di tale
denominazione incontrano serie difficoltà, sono spesso disperse dalla polizia ed è molto difficile
per loro ottenere la registrazione ufficiale, pur desiderandola.
La Chiesa ortodossa russa è fra le comunità cristiane con le radici più profonde nel Paese. Nel
2011 è stato nominato il nuovo arcivescovo metropolita Vikentiy che ha la responsabilità della
Chiesa ortodossa russa in Turkmenistan, Kirghizstan, Tagikistan e Uzbekistan. Il Metropolita ha
riferito di incontrare regolarmente rappresentanti governativi di queste Repubbliche e di
essere aperto alla cooperazione nel campo della libertà religiosa. Nonostante questo, una visita
del Patriarca ortodosso russo Kirill, prevista nel novembre 2011, è stata bloccata dalle autorità,
sembrerebbe perché il Patriarcato di Mosca ha deciso di modificare le proprie strutture in Asia
centrale e di nominare il nuovo arcivescovo a Tashkent, senza aver prima consultato e ottenuto
l'approvazione delle autorità. Per questo motivo, la diocesi ortodossa russa dell’Uzbekistan –
ora parte della “Regione metropolitana centroasiatica” – non ha potuto registrare
ufficialmente la sua nuova struttura11.
Persecuzione dei cristiani
Nel corso del 2011, la polizia ha fatto irruzione in numerosi incontri di gruppi cristiani, registrati
e non registrati. I media controllati dallo Stato hanno anche incoraggiato i pregiudizi contro
alcune minoranze religiose, in particolare i cristiani protestanti, equiparandone i missionari a
«estremisti religiosi». Su questa linea, le autorità della città di Angren hanno diffidato tutte le
comunità religiose dal portare avanti «proselitismo» e «attività missionaria».
Diversi gli episodi segnalati dalla comunità battista. Nell’aprile 2011 una loro chiesa di Tashkent
è stata perquisita dalla polizia per aver istituito una scuola biblica non autorizzata e per
detenzione illegale, stampa e vendita di libri cristiani. La polizia ha sequestrato oltre 53.000 libri
e opuscoli, oltre computer e altre attrezzature da ufficio. A tre leaders della chiesa e al custode
sono state inflitte ammende pari a cifre che ammontano fra 50 e 100 volte il salario minimo
mensile12. Nello stesso mese, nella capitale Tashkent, un cristiano battista è stato aggredito
dalla polizia e multato per aver dato una Bibbia per bambini a un collega di lavoro13. Il pastore di
9
L’Osservatore Romano, 2 ottobre 2008
World Council of Churches Consultation on Religious Freedom, 28 novembre-1° dicembre
11
Forum 18, 2 novembre 2011
12
Forum 18, 19 aprile 2011
13
Forum 18, 15 aprile 2011
10
una comunità battista registrata, Konstantin Malchikovsky, è accusato di non aver utilizzato un
registratore di cassa per vendite e donazioni alla chiesa e rischia fino a due anni di reclusione.
Una donna cristiana battista, Lidiya Guseva, si è vista negare il permesso di lasciare il Paese,
sette mesi dopo aver subito una multa per aver portato nel Paese «illegalmente» riviste
cristiane14.
Anche le altre comunità cristiane protestanti hanno subito controlli e restrizioni. Nel gennaio
2011 è stato rilasciato il pastore Dmitry Shestakov, leader della comunità cristiana pentecostale
Full Gospel Church, arrestato nel 2007 e condannato da un tribunale a 4 anni di detenzione in
un campo di rieducazione per «proselitismo illegale di musulmani» e «incitamento all’inimicizia
nazionale, razziale e religiosa»; egli, comunque, continua a subire forti controlli, tra cui quello
che lo obbliga a redigere settimanalmente un rapporto per la polizia15. A maggio, 10 agenti di
polizia hanno compiuto un raid nella casa del cristiano protestante Anvar Rajapov e, con
un’ammenda pari a 80 volte il salario minimo mensile, lo hanno multato per presunto
proselitismo, riunioni religiose illegali e detenzione di letteratura illegale. Il giudice ha ordinato
che i libri religiosi sequestrati nel raid fossero distrutti16.
Nell’agosto 2011 la polizia che ha fatto irruzione nella casa privata di una famiglia protestante a
Fergana, aggredendo il capofamiglia e confiscando Bibbia e Nuovo Testamento. In altri episodi
simili avvenuti nella capitale Tashkent e nella regione orientale di Syrdarya, la polizia ha
comminato a 10 fedeli cristiani protestanti multe di ammontare fino a 100 volte il salario minimo
mensile per «attività religiosa non autorizzata»17.
Le autorità continuano, inoltre, a controllare e impedire l’attività della Società Biblica
dell’Uzbekistan, ufficialmente registrata nel Paese. Nel febbraio 2011, la polizia ha costretto a
tenere l’Assemblea generale della Società all’aperto, diffidando le chiese dall’ospitarla. I
funzionari statali hanno anche detto alla Società della Bibbia che «non è necessario importare
bibbie in Uzbekistan»18. Nello stesso mese, Natalya Pitirimova, contabile della Società Biblica, è
stata multata per aver violato le procedure per l'importazione di bibbie. Il Consiglio per gli
Affari Religiosi ha rifiutato di rilasciare due carichi contenenti nel complesso 15.000 copie della
Bibbia, nonostante gli appelli delle Chiese cristiane. Un tribunale ha poi ordinato alla Società
Biblica di rispedirle in Russia, da dove provenivano, a proprie spese19. Vittime della censura
anche 20 librerie della World of Books, perquisite da polizia segreta, ufficiali del fisco e
rappresentanti del Consiglio per gli Affari religiosi e poi costrette alla chiusura; secondo i
gestori, esse vendevano solo i libri approvati dallo Stato20.
Come si evince da due interrogazioni parlamentari, nel 2011 la critica situazione delle comunità
cristiane, è giunta all’attenzione del Parlamento Europeo; i due atti – uno depositato il 13
maggio dal titolo «Intimidazioni contro i cristiani in Uzbekistan» e il secondo il 12 luglio con
all’oggetto «Nuove persecuzioni dei cristiani in Uzbekistan» – notavano, citando diversi casi,
gravi violazioni dei diritti dei cristiani uzbeki nel 2011. L'Alto Rappresentante per la politica
14
Forum 18, 9 settembre 2011
Voice of Martyrs Canada, 27 gennaio 2011
16
Forum 18, 12 maggio 2011
17
Forum 18, 26 agosto, 2011
18
Forum 18, 28 febbraio 2011
19
Forum 18, 18 febbraio 2011
20
Eurasia Lift, 31 marzo 2011
15
estera, Catherine Ashton, a nome della Commissione Europea, ha risposto che «la questione
della libertà di religione in generale, e la condizione della minoranza cristiana in particolare, è
stata costantemente sollevata dall'Unione Europea con le autorità uzbeke, nel corso del
confronto politico con il Paese, specialmente in quello annuale sui diritti umani»21.
Restrizioni verso i musulmani
Il Governo controlla le istituzioni islamiche e ne vieta la pratica autonoma della fede. Nella valle
di Fergana, regione dove l’attività religiosa è più vivace, il Governo ha requisito e chiuso negli
ultimi anni un alto numero di moschee e ha vietato ai bambini di frequentarle. Il Governo
controlla il Consiglio Islamico, che sovrintende alla formazione e alla nomina di leaders
musulmani, il contenuto dei sermoni degli imam, la quantità e il contenuto delle loro
pubblicazioni religiose. Le autorità, tramite il Consiglio per gli Affari Religiosi, anche nel 2011,
così come negli anni precedenti, hanno imposto severe restrizioni sul numero di pellegrini che
hanno potuto prendere parte all’Haj, il pellegrinaggio alla Mecca: i permessi rilasciati sono stati
infatti 5.080 a fronte dei circa 28mila richiesti22.
Nel febbraio 2011, 13 persone sono state condannate a pene tra 6 e 10 anni di carcere per la loro
presunta appartenenza a un gruppo islamico estremista. Molti dei condannati sono agricoltori,
uno era un imam. In un’udienza a porte chiuse, gli uomini sono stati giudicati colpevoli dal
tribunale della provincia meridionale di Qashqadaryo per «sovvertimento dell'ordine
costituzionale» e «diffusione di materiali dannosi per la sicurezza e l'ordine pubblico».
Organizzazioni locali e internazionali stimano che oltre 10mila musulmani praticanti stiano
scontando lunghe pene detentive, per lo più con l'accusa di aver tentato di sovvertire l'ordine
costituzionale e imporre una teocrazia23.
Nel marzo 2011 un tribunale uzbeko ha condannato a pene fra i 4 e i 13 anni di carcere con
l'accusa di «attività religiose illegali» e di «estremismo religioso»24, tre uomini che erano fuggiti
in Kazakistan.
21
Parlamento Europeo, Interrogazioni parlamentari del 13 maggio 2011 e 12 luglio 2011
Forum 18, 7 novembre 2011
23
Eurasia Lift, 19 febbraio 2011
24
Eurasia Lift, 10 marzo 2011
22
Scarica

L`Uzbekistan continua a violare sistematicamente la libertà di