UZBEKISTAN
UZBEKISTAN
APPARTENENZA RELIGIOSA
Musulmani 82,6%
Cristiani 1,3%
Cattolici 4% - Ortodossi 0,8%
Protestanti 0,1% - Altri 0,4%
Agnostici-Atei 15,6%
Altri 0,5%
AREA
447.400 km2
POPOLAZIONE
27.794.296
RIFUGIATI
214
SFOLLATI
3.400
Sono proseguite, sistematiche, le violazioni della libertà religiosa e degli altri diritti umani. Lo Stato punisce duramente chi compie attività religiosa indipendente
e – secondo Rapporti di organizzazioni governative e non governative, come
l’USCIRF1 o di Open Doors2 – l’Uzbekistan desta «particolare preoccupazione»
per le ampie violazioni degli standard internazionali sulla libertà religiosa. Gli attivisti dei diritti umani affermano che nel 2011 le autorità hanno intensificato il controllo, già severo, sulle comunità religiose, temendo ripercussioni dopo le rivolte
antigovernative della «Primavera araba» in Medio Oriente.
Human Rights Watch ha definito la situazione dei diritti nel Paese «spaventosa»,
citando l’uso endemico della tortura e le severe restrizioni applicate agli attivisti
dei diritti umani, ai membri dell’opposizione al Governo, ai giornalisti, ai leaders
religiosi e ai credenti. Dopo che questa ONG ha dichiarato che le libertà continuano ad essere gravemente limitate3, nel marzo 2011, la Corte Suprema ha ordinato
la chiusura della sua Sede nella capitale Tashkent e l’espulsione del suo team di
attivisti, evidentemente «indesiderati»4.
La violazione del diritto alla libertà di religione «rappresenta una delle più gravi violazioni
dei diritti umani e una minaccia il futuro del Paese», ha confermato l’uzbeko Sukhrobjon
Ismoilov, direttore di un gruppo di esperti al Meeting annuale dell’Organizzazione per
la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), tenutosi in Polonia nel settembre
2011. Sottolineando che il controllo statale oggi è paragonabile a quello esercitato ai
tempi dell’Unione Sovietica, Ismoilov ha spiegato che il Governo cerca di controllare la crescita e il livello di religiosità nella società, imponendo una «secolarizzazione
United States Commission on International Religious Freedom, Annual Report 2012
Open Doors, Annual Report 2011
3
Human Rights Watch, Annual Report 2011
4
New York Times, 15 marzo 2011
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Di contro, il Governo continua ad affermare che nel Paese la libertà religiosa
è garantita, citando a conferma che «in Uzbekistan svolgono la propria attività
2.226 organizzazioni religiose di 16 diverse confessioni, 2.051 delle quali sono
organizzazioni musulmane. Inoltre, sono registrate 159 organizzazioni cristiane,
8 comunità ebraiche, 6 comunità baha’i, un’associazione di Gaudiya Vaishnavism
e un tempio buddista. Il sistema di formazione religiosa comprende l’Istituto islamico di Tashkent, 9 madrasse, un seminario ortodosso e uno protestante»6.
La cornice legislativa sulla libertà religiosa
Una legge del 1998 sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose limita fortemente i diritti di tutte le comunità religiose e impone rigidi controlli del
governo. Fra le disposizioni in materia di libertà di credo, la legge criminalizza
«l’attività religiosa non registrata», vieta la produzione e la distribuzione di pubblicazioni religiose non ufficiali; impedisce ai minori di far parte di organizzazioni
religiose e, proibisce di indossare abiti religiosi in pubblico. Se molti gruppi religiosi soddisfano le norme sulla registrazione, molti altri sono impossibilitati a farlo
e risultano perciò illegali.
Nel novembre 2010, il Presidente Islam Karimov, promulgando un nuovo Codice
amministrativo, ha aggravato le sanzioni già previste e ne ha introdotte di nuove
per attività religiose illegali. Una nuova legge, adottata nel settembre 2011, autorizza poi la carcerazione preventiva di «presunti criminali nel corso dell’istruttoria di un crimine» allo scopo di limitarne i movimenti. Il provvedimento facilita
l’arresto e la custodia di quanti venissero accusati di «attività religiose illegali».
D’altro canto, sottolineano alcuni avvocati, esso regolamenta la carcerazione (in
passato, del tutto arbitraria) e può essere considerata, nonostante tutto, «un passo avanti»7. L’organismo governativo del Consiglio per gli Affari religiosi rivede e
approva tutta la letteratura religiosa, secondo rigidi criteri di censura. È vietata
l’importazione, produzione o distribuzione di materiali religiosi non approvati e
solo otto organizzazioni religiose registrate hanno l’autorizzazione a pubblicare,
importare e distribuire letteratura religiosa. L’educazione religiosa è fortemente limitata e l’insegnamento religioso è ristretto alle scuole religiose riconosciute dallo
Stato e a istruttori statali, mentre restano proibite le “lezioni private”.
5
OSCE, Human Dimension Implementation Meeting, 26-27 settembre 2011
Ambasciata della Repubblica dell’Uzbekistan in Italia, 7 ottobre 2010
7
Eurasia Lift, 17 ottobre 2011
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forzata della coscienza pubblica». Come risultato, ha riferito, nelle carceri sono detenuti – in base alle loro convinzioni religiose – oltre 7mila prigionieri di coscienza5.
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Una delle motivazioni addotte dal Governo per giustificare le restrizioni della libertà
religiosa, è la necessità di combattere l’estremismo religioso e il terrorismo: applicando le rigide leggi in materia, negli ultimi 10 anni, il Governo ha arrestato e imprigionato, con pene previste fino a 20 anni, migliaia di credenti che rifiutano il controllo dello
Stato sulla pratica religiosa. Fra costoro, i musulmani che sono definiti dal Governo
«wahhabiti» o «jihadisti». Il Governo non esita a usare tale definizione per riferirsi a
una vasta gamma di individui o di gruppi, fra i quali vi sono anche oppositori politici
del regime. Spesso – poiché praticano la religione al di fuori delle strutture ammesse
dallo Stato – sono definiti «estremisti» anche i Testimoni di Geova che, per questo,
subiscono arresti e detenzioni per «attività religiosa illegali». Secondo Martin Scheinin, primo relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e la lotta al terrorismo,
«la definizione di terrorismo (e di estremismo violento) viene applicata dal Governo in
modo selettivo, politico o abusivo, come strumento per stigmatizzare chi non risulta
gradito, come le minoranze, i sindacati, i movimenti religiosi»8.
La Chiesa cattolica
Rifondata con una missione sui iuris nel 1997, la Chiesa cattolica ha attualmente
una Amministrazione apostolica che comprende l’intero territorio del Paese (le parrocchie sono 5) e – affidata ai Frati Minori Conventuali – è direttamente assoggettata alla Santa Sede. Pur essendo riconosciuta ufficialmente, «l’evangelizzazione
– come ha evidenziato il vescovo Jerzy Maculewicz, OFM Conv – è un problema,
perché la legge vieta ogni attività missionaria. Per questo, siamo costretti a rimanere circoscritti ad agire all’interno delle nostre chiese. Accogliamo e catechizziamo la
gente che viene da noi, ma non possiamo annunciare il Vangelo in pubblico»9.
Situazione delle comunità cristiane
Una delegazione dell’Alleanza Mondiale Battista, recatasi nel Paese nel settembre 2011, ha incontrato alcuni leaders religiosi e ha poi riferito sulla situazione locale delle comunità cristiane durante un’assemblea del Consiglio Mondiale delle
Chiese tenutasi a Istanbul10. L’Unione Battista è registrata in Uzbekistan con altre
20 chiese cristiane, ma circa 30 comunità affiliate non sono registrate e non ne
posseggono i requisiti (ad esempio, un minimo di 100 membri); la delegazione ha
riferito anche diversi episodi di intimidazione della polizia sui cristiani battisti.
La Chiesa cristiana pentecostale conta, invece, 138 comunità locali (di cui solo
21 registrate ufficialmente) e la maggior parte officia il culto in lingua uzbeka.
Le assemblee cristiane di tale denominazione incontrano serie difficoltà, sono
8
Eurasia Lift, 19 marzo 2011
L’Osservatore Romano, 2 ottobre 2008
10
World Council of Churches Consultation on Religious Freedom, 28 novembre-1° dicembre
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La Chiesa ortodossa russa è fra le comunità cristiane con le radici più profonde nel
Paese. Nel 2011 è stato nominato il nuovo arcivescovo metropolita Vikentiy che
ha la responsabilità della Chiesa ortodossa russa in Turkmenistan, Kirghizstan,
Tagikistan e Uzbekistan. Il Metropolita ha riferito di incontrare regolarmente rappresentanti governativi di queste Repubbliche e di essere aperto alla cooperazione nel
campo della libertà religiosa. Nonostante questo, una visita del Patriarca ortodosso
russo Kirill, prevista nel novembre 2011, è stata bloccata dalle autorità, sembrerebbe perché il Patriarcato di Mosca ha deciso di modificare le proprie strutture in Asia
centrale e di nominare il nuovo arcivescovo a Tashkent, senza aver prima consultato e ottenuto l’approvazione delle autorità. Per questo motivo, la diocesi ortodossa
russa dell’Uzbekistan – ora parte della “Regione metropolitana centroasiatica” –
non ha potuto registrare ufficialmente la sua nuova struttura11.
Persecuzione dei cristiani
Nel corso del 2011, la polizia ha fatto irruzione in numerosi incontri di gruppi
cristiani, registrati e non registrati. I media controllati dallo Stato hanno anche incoraggiato i pregiudizi contro alcune minoranze religiose, in particolare i cristiani
protestanti, equiparandone i missionari a «estremisti religiosi». Su questa linea,
le autorità della città di Angren hanno diffidato tutte le comunità religiose dal portare avanti «proselitismo» e «attività missionaria».
Diversi gli episodi segnalati dalla comunità battista. Nell’aprile 2011 una loro chiesa di Tashkent è stata perquisita dalla polizia per aver istituito una scuola biblica
non autorizzata e per detenzione illegale, stampa e vendita di libri cristiani. La polizia ha sequestrato oltre 53mila libri e opuscoli, oltre a computer e altre attrezzature da ufficio. A tre leaders della Chiesa e al custode sono state inflitte ammende
pari a cifre che ammontano fra 50 e 100 volte il salario minimo mensile12. Nello
stesso mese, nella capitale Tashkent, un cristiano battista è stato aggredito dalla
polizia e multato per aver dato una Bibbia per bambini a un collega di lavoro13. Il
pastore di una comunità battista registrata, Konstantin Malchikovsky, è accusato
di non aver utilizzato un registratore di cassa per vendite e donazioni alla Chiesa
e rischia fino a due anni di reclusione. Una donna cristiana battista, Lidiya Guseva, si è vista negare il permesso di lasciare il Paese, sette mesi dopo aver subito
una multa per avervi portato «illegalmente» riviste cristiane14.
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Forum 18, 2 novembre 2011
Forum 18, 19 aprile 2011
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Forum 18, 15 aprile 2011
14
Forum 18, 9 settembre 2011
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spesso disperse dalla polizia ed è molto difficile per loro ottenere la registrazione
ufficiale, pur desiderandola.
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Anche le altre comunità cristiane protestanti hanno subito controlli e restrizioni. Nel
gennaio 2011 è stato rilasciato il pastore Dmitry Shestakov, leader della comunità
cristiana pentecostale Full Gospel Church, arrestato nel 2007 e condannato da
un tribunale a 4 anni di detenzione in un campo di rieducazione per «proselitismo
illegale di musulmani» e «incitamento all’inimicizia nazionale, razziale e religiosa»;
egli, comunque, continua a subire forti controlli, tra cui quello che lo obbliga a redigere settimanalmente un rapporto per la polizia15. A maggio, 10 agenti di polizia
hanno compiuto un raid nella casa del cristiano protestante Anvar Rajapov e, con
un’ammenda pari a 80 volte il salario minimo mensile, lo hanno multato per presunto proselitismo, riunioni religiose illegali e detenzione di letteratura illegale. Il giudice
ha ordinato che i libri religiosi sequestrati nel raid fossero distrutti16.
Nell’agosto 2011 la polizia ha fatto irruzione nella casa privata di una famiglia protestante a Fergana, aggredendo il capofamiglia e confiscando Bibbia e Nuovo Testamento. In altri episodi simili avvenuti nella capitale Tashkent e nella regione di Syrdarya, la polizia ha comminato a 10 fedeli cristiani protestanti multe di ammontare
fino a 100 volte il salario minimo mensile per «attività religiosa non autorizzata»17.
Le autorità continuano, inoltre, a controllare e impedire l’attività della Società Biblica dell’Uzbekistan, ufficialmente registrata nel Paese. Nel febbraio 2011, la polizia ha costretto a tenere l’Assemblea generale della Società all’aperto, diffidando le chiese dall’ospitarla. I funzionari statali hanno anche detto alla Società della
Bibbia che «non è necessario importare bibbie in Uzbekistan»18. Nello stesso
mese, Natalya Pitirimova, contabile della Società Biblica, è stata multata per aver
violato le procedure per l’importazione di bibbie. Il Consiglio per gli Affari Religiosi
ha rifiutato di rilasciare due carichi contenenti nel complesso 15mila copie della
Bibbia, nonostante gli appelli delle Chiese cristiane. Un tribunale ha poi ordinato
alla Società Biblica di rispedirle in Russia, da dove provenivano, a proprie spese19. Vittime della censura anche 20 librerie della World of Books, perquisite da
polizia segreta, ufficiali del fisco e rappresentanti del Consiglio per gli Affari religiosi e poi costrette alla chiusura; secondo i gestori, esse vendevano solo i libri
approvati dallo Stato20.
Come si evince da due interrogazioni parlamentari, nel 2011 la critica situazione delle comunità cristiane, è giunta all’attenzione del Parlamento Europeo; i due atti – uno
depositato il 13 maggio dal titolo «Intimidazioni contro i cristiani in Uzbekistan» e il
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Voice of Martyrs Canada, 27 gennaio 2011
Forum 18, 12 maggio 2011
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Forum 18, 26 agosto, 2011
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Forum 18, 28 febbraio 2011
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Forum 18, 18 febbraio 2011
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Eurasia Lift, 31 marzo 2011
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Restrizioni verso i musulmani
Il Governo controlla le istituzioni islamiche e ne vieta la pratica autonoma della
fede. Nella valle di Fergana, regione dove l’attività religiosa è più vivace, il Governo ha requisito e chiuso negli ultimi anni un alto numero di moschee e ha
vietato ai bambini di frequentarle. L’Esecutivo controlla il Consiglio Islamico, che
sovrintende alla formazione e alla nomina di leaders musulmani, il contenuto dei
sermoni degli imam, la quantità e il contenuto delle loro pubblicazioni religiose.
Le autorità, tramite il Consiglio per gli Affari Religiosi, anche nel 2011, così come
negli anni precedenti, hanno imposto severe restrizioni sul numero di pellegrini
che hanno potuto prendere parte all’Haj, il pellegrinaggio alla Mecca: i permessi
rilasciati sono stati infatti 5.080 a fronte dei circa 28mila richiesti22.
Nel febbraio 2011, 13 persone sono state condannate a pene tra 6 e 10 anni di
carcere per la loro presunta appartenenza a un gruppo islamico estremista. Molti
dei condannati sono agricoltori, uno era un imam. In un’udienza a porte chiuse,
gli uomini sono stati giudicati colpevoli dal tribunale della provincia meridionale
di Qashqadaryo per «sovvertimento dell’ordine costituzionale» e «diffusione di
materiali dannosi per la sicurezza e l’ordine pubblico». Organizzazioni locali e
internazionali stimano che oltre 10mila musulmani praticanti stiano scontando
lunghe pene detentive, per lo più con l’accusa di aver tentato di sovvertire l’ordine
costituzionale e imporre una teocrazia23.
Nel marzo 2011 un tribunale uzbeko ha condannato a pene fra i 4 e i 13 anni di
carcere con l’accusa di «attività religiose illegali» e di «estremismo religioso»24,
tre uomini che erano fuggiti in Kazakistan.
21
Parlamento Europeo, Interrogazioni parlamentari del 13 maggio 2011 e 12 luglio 2011
Forum 18, 7 novembre 2011
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Eurasia Lift, 19 febbraio 2011
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Eurasia Lift, 10 marzo 2011
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secondo il 12 luglio con all’oggetto «Nuove persecuzioni dei cristiani in Uzbekistan» – notavano, citando diversi casi, gravi violazioni dei diritti dei cristiani nel
2011. L’Alto Rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, a nome della
Commissione Europea, ha risposto che «la questione della libertà di religione in
generale e la condizione della minoranza cristiana in particolare, è stata costantemente sollevata dall’Unione Europea con le autorità uzbeke, nel corso del confronto politico con il Paese, specialmente in quello annuale sui diritti umani»21.
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