Giovarruscio Monica Matricola 729842 Università di Milano Bicocca RELAZIONE FINALE DI TURISMATICA A.A.2011/2012 Commenti, tag, link e risorse connesse alle lezioni Lezione 1 del 18 aprile 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-1-del-18-aprile2012?comments_page=1#comment_95916 Il corso di “Turismatica”, lemma che racchiude in sé le parole “turismo” e “informatica”, sarà svolto seguendo la modalità del “social learning”: ogni studente è tenuto ad utilizzare una piattaforma online, ThinkTag Smart (www.thinktag.it) dove può trovare traccia delle lezioni svolte in aula e lasciare commenti e aggiungere nuove risorse legati a ciò che è emerso dalle spiegazioni del docente. Dalla collaborazione, condivisione e creazione di contenuti emergerà il “materiale” di questo insegnamento. Il contenuto della prima lezione è stato principalmente un accenno all’informatica e a quelli che si possono definire i pilastri portanti attorno ai quali ruota questa disciplina. Innanzitutto la rete Internet, abbreviazione di interconnected networks, reti interconnesse. Internet è nata negli USA come rete militare durante la Guerra Fredda. Un sistema, quindi, di difesa e controspionaggio che doveva garantire il funzionamento anche in caso di attacco atomico: non ha, infatti, un punto di controllo centrale e, avendo un’architettura “a maglia” con possibilità di percorsi alternativi, non è molto sensibile ai guasti sui canali. Tutte le reti che formano Internet sono accomunate dallo stesso protocollo IP (Internet Protocol, appunto), che è un protocollo a commutazione di pacchetto: gestisce il percorso dei pacchetti (nei quali è stato suddiviso il blocco di dati da trasferire) fra i nodi, bilanciandone i carichi e trovando percorsi alternativi alle linee interrotte. Altro elemento chiarito è stato il World Wide Web, comunemente detto “www” o “web”, nato a Ginevra nei laboratori del CERN, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, per opera di Tim Berners Lee (al quale si deve anche l’ideazione del primo browser) nel 1992. Nel contesto della ricerca nucleare, il web doveva essere un sistema di pubblicazione semplice e funzionale di note e articoli collegati ad altre pubblicazioni con una struttura ipertestuale. E’ il linguaggio HTML (Hyper Text Mark-up Locator) che permette, attraverso i link, di creare queste strutture ipertestuali i cui contenuti vengono trasferiti dal server al browser attraverso il protocollo http (Hyper Text Transfer Protocol). Il web è però ormai un servizio superato. Gli utenti hanno in poco tempo preteso molto di più dalla rete, tanto che Tim O’Reilly nel 2005 parla di Web 2.0, facendo con ciò riferimento all’evoluzione subita dal Web 1.0, come è stato rinominato: non un miglioramento nella tecnologia, ma un cambiamento nell’utilizzo delle applicazioni, diventato “social”, basato sulla possibilità, da parte degli utenti, di creare propri contenuti e proporli al pubblico della rete, ma anche di condividerli e di costruirne insieme. Si parla così di User Generated Content (UGC), di contenuti generati dall’utente…facile è immaginarne le importanti conseguenze per il marketing e la comunicazione, non a caso due rami in forte crescita e sviluppo proprio in questi ultimi anni. “Web 2.0 is the business revolution in the computer industry caused by the move to the Internet as platform, and an attempt to understand the rules for success on that new platform. Chief among those rules is this: Build applications that harness network effects to get better the more people use them.” (Tim O’Reilly, Conferenza “Media Web 2.0”, San Francisco, 2004) Ma c’è già chi, in modo più o meno provocatorio, parla di Web 3.0… Tag 1992, cern, condividere, connettere, creare, evoluzione sociologica, guerra fredda, http, interconnected networks, internet, internet protocol, introduzione, introduzione a internet, introduzione al corso, ip, modalità social, prima lezione, rete militare, social network, social networking, thinktag smart, tim berners lee, tim o'reilly, turismatica, turismo, ugc, user generated content, web, web 2.0, web 1.0, web 3.0, world wide web, www Titolo e link della risorsa connessa alla lezione Tim Berners-Lee alle Olimpiadi di Londra 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/tim-berners-lee-alle-olimpiadi-di-londra Lezione 2 del 19 aprile 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-2-del-19-aprile2012?comments_page=1#comment_96510 Durante la seconda lezione è stato continuato e approfondito il discorso sul passaggio dal web 1.0 al web 2.0 avvenuto nel corso di un decennio. Sicuramente il cambiamento principale riguarda il ruolo giocato dagli utenti che da totalmente passivo diviene attivo e partecipativo. Gli users, sfruttando le potenzialità del web, creano reti sociali a distanza, interagiscono tra di loro, ma soprattutto, lasciano commenti, pubblicano notizie, creano contenuti e fanno tanto altro ancora. Mettendo a confronto il ruolo dei produttori e dei consumatori di contenuti on-line in due diversi anni, il 1996 ed il 2006, è possibile notare come le differenze siano abissali. Negli anni ’90 Internet funzionava quasi alla stregua dei mass media tradizionali (televisione, radio,…), ossia in modo unidirezionale, secondo il modello Top-Down: i contenuti venivano pubblicati dai producers e fruiti passivamente dai consumers, senza alcuna possibilità di interazione. Analizzando la situazione nel 2006 (ossia due anni dopo che Tim O’Really parla per la prima volta al mondo di web 2.0), invece, si nota la comparsa della figura del “prosumer”, mix tra le parole producer e consumer, che ben esemplifica il ruolo centrale giocato ora dall’utente: è diventato anch’esso un produttore di contenuti, continuando però ad essere un fruitore di informazioni. Ogni individuo può essere un “citizen journalist”, un cittadino giornalista, che scrive ed edita notizie, anche in tempo reale. Si inizia, infatti, a parlare di “UGC” o User Generated Content, contenuti generati dagli utenti e pubblicati sul web per la libera fruizione da parte dell’intera rete. Il flusso diviene così bidirezionale, con elevate possibilità di interazione, personalizzazione e partecipazione: il modello, con il web 2.0, diviene quello Bottom-Up. Con queste caratteristiche, la fruizione del web non può che migliorare costantemente, certamente grazie alle possibilità di implementazione offerte dalla rete: ciò che ne risulta è un utilizzo più funzionale e maggiormente produttivo delle tecnologie che facilitano di gran lunga la vita degli utenti, anche di quelli meno esperti. Le tecnologie di syndication, come ad esempio i feed RSS, Atom, o il tagging, procedono in questa direzione. Tuttavia, una situazione di tale tipo può comportare anche degli aspetti negativi, tra i quali la situazione dell’overload informativo, ossia un sovraccarico di informazioni, spesso inutili ed ingestibili, che hanno il solo effetto di complicare la ricerca intrapresa dall’utente, per il quale l’unica reazione possibile per non soccombere è quella di utilizzare tag o connessioni tra contenuti in modo da etichettare, marcare, sottolineare o estrapolare l’informazione desiderata all’interno del flusso informativo ininterrotto. Un altro problema è quello della perdita, da parte degli utenti, di credibilità e affidabilità nei confronti della rete. Una necessità di cambiamento nel web si era già fatta sentire nel 1999, anno in cui fu pubblicato, ad opera di Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls e David Weinberger, il Cluetrain Manifesto, ossia un insieme di 95 tesi che fungono da motivazioni al cambiamento rivolte alle imprese che si affacciano su un mercato che è, al giorno d’oggi, sempre più interconnesso e che permette livelli di comunicazione prima impossibili, ponendo in contatto diretto i consumatori e le organizzazioni. "E' cominciata una vigorosa conversazione globale. Attraverso Internet, le persone stanno scoprendo e inventando nuovi modi per condividere le conoscenze rilevanti con incredibile rapidità. Come diretta conseguenza, i mercati stanno diventando più intelligenti e lo stanno facendo più velocemente della maggior parte delle aziende” (fonte Wikipedia.org). Nonostante queste premesse il web 2.0 continua ad essere affiancato da un modo tradizionale attraverso cui le aziende si affacciano su Internet: il web 1.0 non è, infatti, argomento chiuso o dimenticato. Nello stesso settore, ad esempio, possono convivere imprese che approcciano gli utenti attraverso siti Internet statici, quali quelli della maggior parte dei Tour Operator o delle agenzie di viaggi, altre, invece, che si fondano e hanno quasi una ragion d’essere nella figura del prosumer, come, citando a titolo di esempio la più nota, TripAdvisor. A fronte di tutti questi cambiamenti è importante ragionare su come il sito Internet del Ministero del Turismo debba proporsi sulla rete per poter realmente essere apprezzato dagli utenti, considerando il notevole insuccesso (e la reale inutilità) del portale così come si presenta oggi. Tag bidirezionalità, bottom-up, cluetrain manifesto, comunicazione, connessioni, consumer, contenuti, conversazione globale, flusso informativo ininterrotto, interazione, interconnessione, internet, mercati intelligenti, ministero del turismo, overload informativo, partecipazione, personalizzazione, producer, prosumer, social network, sovraccarico di informazioni, syndication, tag, top-down, ugc, user generated content, unidirezionalità, user, utente, web 1.0, web 2.0 Esercitazione del 23 aprile 2012 (A e B) http://www.thinktag.it/it/resources/esercitazioni-23-aprile-2012turismatica?comments_page=1#comment_96545 Durante questa prima esercitazione è stato presentato agli studenti un progetto sul quale è stato chiesto loro di lavorare durante il corso di Turismatica: una collaborazione con i gestori del portale Italia.it, sito ufficiale del turismo in Italia, volta a migliorarne e rinnovarne l’aspetto, le funzioni e, soprattutto, i contenuti. Il portale, costato circa 90 milioni di euro, fu creato nel 2004 durante il governo Berlusconi, ma, dopo essere stato terminato alla bell’e meglio, fu pubblicato on-line solo nel 2007 sotto il governo Prodi. Nel 2009 i gestori vi rimisero mano seguendo le direttive dell’allora Ministro del Turismo Michela Brambilla e dell’ex Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, con l’ulteriore esborso di 10 milioni di euro. In quest’occasione il sito venne pubblicato in versione Beta, ossia una versione non definitiva, ma messa comunque a disposizione degli utenti proprio nella speranza che il loro utilizzo ne portasse alla luce eventuali bug o incompatibilità, e confidando nei loro suggerimenti al fine di migliorarlo. Tuttavia, ad oggi il sito mostra ancora molte lacune ed incompletezze: tali difficoltà hanno spinto i gestori a chiedere aiuto agli studenti del corso di Turismatica. Il loro compito sarà, in parole povere, quello di realizzare dei percorsi, degli itinerari segmentabili, che toccano paesi, città, province o intere regioni della penisola – a discrezione di ciascuno studente – al fine di promuovere il turismo in Italia. I contenuti dovranno essere personali ed emozionali, ma soprattutto dovranno riferirsi alla diretta esperienza degli studenti, i quali saranno dei producer di risorse (al limite anche dei “citizen journalist”) che non devono necessariamente avere il carattere di istituzionalità, ma al contempo potranno anche essere dei consumer di risorse altrui, divenendo così, per usare la terminologia già citata nella precedente lezione, dei prosumer. In questo modo, il portale Italia.it sarà caratterizzato dall’integrazione di due diversi modelli, quello istituzionale – tipicamente del web 1.0 – e quello partecipativo o sociale – tipicamente del web 2.0 – andando a formarne un terzo, detto mash-up o Ibridazione 2.0. Ciò che caratterizza quest’ultimo è la logica sottostante dell’ “always in Beta” o del “perpetual Beta”, ossia del continuo essere in fase di aggiornamento e di costante modifica anche da parte degli utenti stessi, i quali possono intervenire in maniera diretta. Il contributo degli studenti dovrà quindi fare in modo che avvenga un radicale cambiamento nel portale: farlo cioè passare da un modello esclusivamente Top-Down unidirezionale, caratterizzato cioè dalla creazione ed erogazione dell’informazione da parte di un soggetto (in questo caso istituzionale) verso i molti utenti, che possono solamente esserne fruitori passivi, ad uno che integri il modello Bottom-Up bidirezionale e quindi partecipativo, caratterizzato dal ruolo pienamente attivo degli user, i quali non solo fruiscono, ma creano anche delle risorse e dei contenuti e li condividono con altri utenti. L’obiettivo è quindi quello di attuare una vera e propria ibridazione tra le due componenti, al fine di realizzare un portale che abbia al suo interno sia una parte statica, costituita da contenuti istituzionali redatti e curati direttamente dall’ente governativo, che una parte dinamica composta dai commenti, dai contenuti, dagli interventi, dalle risorse ed altro ancora degli utenti. In questa prima fase sperimentale sono gli studenti gli unici creatori di questo tipo di contenuti, ma l’obiettivo è quello di espandere tale possibilità a tutti gli utenti della rete. Al termine della lezione gli studenti sono direttamente intervenuti con dei loro commenti e consigli su come potrebbe essere modificato e migliorato il portale in questione. Tag aggiornamento, always in beta, beta, bidirezionalità, bottom-up, citizen journalist, collaborazione, commenti, condivisione, consigli, consumer, contenuti, contenuti emozionali, contenuti personali, emozione, esperienza, fase sperimentale, fruizione passiva degli utenti, ibridazione, ibridazione 2.0, istituzionalità, italia.it, logica dell’always in beta, mash-up, modello bottom-up, modello erogativo, modello istituzionale, modello partecipativo, modello partecipativo o sociale, modello social, modello top-down, modifica, molti-amolti, parte dinamica, parte statica, perpetual beta, producer, progetto italia.it, promozione turistica, prosumer, pubblicare, risorse, ruolo attivo dell’utente, sito ufficiale del turismo in italia, soggetto istituzionale, top-down, unidirezionalità, uno-a-molti, versione beta, versione non definitiva, web 1.0, web 2.0 Lezione 3 del 24 aprile 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-3-del-24-aprile2012?comments_page=1#comment_96516 Il dottor Edoardo Colombo, direttore del Comitato Innovazione e Turismo e responsabile del nuovo progetto legato al portale Italia.it, sito ufficiale del turismo in Italia, è intervenuto durante la lezione odierna ed ha chiesto il nostro contributo per una sua più funzionale realizzazione. Il nuovo portale dovrà, infatti, essere l’esito di un’ibridazione tra i due modelli di web, quello istituzionale e quello social o partecipativo (altrimenti detto “2.0”); dovrà quindi fornire informazioni precise e puntuali, corrette e aggiornate, pena l’inutilità del sito, ma al tempo stesso prevedere spazi per la diretta e personale partecipazione degli utenti: blog, forum, social network e similari, dove i visitatori possono lasciare commenti, scrivere opinioni, dispensare consigli o critiche, ma anche raccontare e raccontarsi. La narrazione di sé o di un evento, che in inglese si traduce in un efficace “storytelling”, è infatti l’attuale tendenza assunta dalla rete e dai media in generale: dalle pubblicità ai blog, dalle trasmissioni televisive ai video caricati su YouTube, nulla si astiene dal raccontare una storia. Per quanto concerne il turismo, la declinazione è abbastanza facile ed intuitiva: l’utente ha la possibilità di narrare il proprio viaggio, la propria avventura intrapresa, attraverso un racconto esperienziale che assume al contempo notevole utilità per gli altri utenti. Questo meccanismo porta con sé tre vantaggi fondamentali: non solo è fonte di informazione per i turisti che vogliono creare da sé un percorso di viaggio, ma è anche in grado di metterli in guardia al fine di evitargli spiacevoli situazioni e, non da ultimo, promuove il territorio, rendendolo affascinante agli occhi degli altri turisti proprio grazie al racconto. Nella “società dell’esperienza” dove tutto è fluido ed esperienziale, lo storytelling rappresenta un valido strumento di cui servirsi per cercare di bypassare l’incertezza legata alle pratiche ad alto contenuto esperienziale: attraverso la narrazione del viaggio fatta da altri e apportate quindi le dovute modifiche al proprio, il turista sa che avrà così più possibilità di trarne un buon grado di soddisfazione. I racconti si arricchiscono di commenti, di opinioni e si intrecciano con storie di altri utenti, vengono condivisi e abbelliti da immagini e fotografie, secondo il concetto dell’iper-pertinenza. Non bisogna però tralasciare di considerare un ostico aspetto legato alla presenza sulla rete di tali e tante informazioni e risorse create dagli utenti, ossia la loro affidabilità e veridicità. Tuttavia, si ritiene che la rete sia dotata di intelligenza e abbia la capacità di organizzarsi autonomamente, auto-correggendosi ed autoregolandosi: attraverso i membri della rete stessa le informazioni incorrette, incomplete o inaffidabili vengono corrette ed arricchite, procedendo così ad una “pulizia”. Un social network che potrebbe dimostrarsi di importanza strategica per il portale Italia.it è “Foursquare”, il quale è basato sulla geolocalizzazione e georeferenziazione, fruibile sia dal pc attraverso il web – in questo caso l’utente effettua i “check in” inserendo manualmente l’indirizzo del luogo in cui si trova (o in cui è stato) - , che da smartphone dotati di GPS, i quali rilevano in automatico la posizione geografica dell’utente. Foursquare, inoltre, permette di lasciare commenti, di leggerne, di sapere cosa si trova nelle vicinanze, di fruire di promozioni e tanto altro ancora. Un richiamo a questa tipologia di social network potrebbe essere vincente anche per il suddetto portale, poiché permette di creare percorsi turistici coinvolgendo in prima persona anche le imprese, turistiche e non, dislocate sul territorio di interesse con offerte “just in time”. Ciò che il dott. Colombo ha richiesto agli studenti è una partecipazione attiva al fine di migliorare il portale, attraverso un processo di “crowdsourcing”, termine anglofono che deriva dall’unione delle parole crowd gente, folla – ed outsourcing – esternalizzazione di parte dell’attività produttiva di un’azienda – e che si riferisce ad una nuova modalità collaborativa attuabile attraverso il web, che ha come esito la predisposizione, la realizzazione e lo sviluppo di un progetto, pur mancando di un’organizzazione strutturale a monte. Tag affidabilità, capacità di organizzazione autonoma della rete, capacità auto-correttiva della rete, capacità autoregolativa della rete, check in, comitato innovazione e turismo, collaborazione, crowdsourcing, dott. edoardo colombo, foursquare, geolocalizzazione, georeferenziazione, gps, ibridazione, intelligenza della rete, iperpertinenza, italia.it, just in time, modello istituzionale, modello partecipativo, narrazione, narrazione di sé, partecipazione, posizione geografica, promozione turistica, racconto esperienziale, smartphone, social network, società dell’esperienza, storytelling, veridicità, web 1.0, web 2.0. Lezione 4 del 26 aprile 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-4-del-26-aprile2012?comments_page=1#comment_96532 Fondamentale per la comunicazione odierna che passa attraverso la rete è la componente sociale, la diretta partecipazione degli utenti nella promozione di un servizio o di un prodotto al fine di renderlo più attraente ed interessante nei confronti dei potenziali consumatori. Questa è anche la nuova frontiera della promozione turistica sul web, ed è proprio con questo intento che è stato richiesto agli studenti un contributo alla realizzazione del progetto di ibridazione (tra modello istituzionale e partecipativo, come già spiegato nelle precedenti lezioni) del portale Italia.it. Gli studenti potranno scegliere sostanzialmente tra due modalità di azione: potranno concentrarsi su un contenuto “istituzionale” e declinarlo secondo logiche social, oppure produrre contenuti social che, se ritenuti pregnanti, verranno poi ricollegati da chi gestisce il portale a risorse istituzionali (o ne verranno create ad hoc, se non presenti). La posizione certamente migliore da tenere sarà quella di utenti che riportano la propria personale esperienza di viaggio, seguendo cioè la logica dello storytelling, arricchendola, preferibilmente, con fotografie, immagini, video, commenti e mappe interattive, con l’intento di renderla molto più interessante ed attraente agli occhi degli altri utenti che, tramite essa, si documentano per progettare un loro itinerario. Fondamentale è la possibilità per tutti gli altri users di aggiungervi commenti o contenuti che ampliano ed arricchiscono la quantità di informazioni presenti sul portale e facilitano il collegamento, il flusso bidirezionale, tra i contenuti della componente istituzionale e quelli della componente social. Di non secondaria importanza è anche la mappa, la quale costituisce un interessante connettore di storie essendo facilmente segmentabile. Elementi tecnologici, oggi disponibili in larga quantità e facilmente utilizzabili, possono essere implementati nel racconto, per renderlo più utile, attendibile e, se vogliamo, divertente. Questo è il contributo apportato da elementi quali la “gamification” (ossia l’applicazione di logiche e dinamiche ludiche, quali livelli, accumulazione di punti o premi, ad ambiti tendenzialmente estranei al gioco, al fine di suscitare e creare interesse, accrescere il coinvolgimento e fidelizzare), la geolocalizzazione o la georeferenziazione, il ricorso a social network, ecc. Ancora una volta, Foursquare può essere preso a titolo di esempio: piattaforma georeferenziata dove è possibile leggere e scrivere commenti, consigli o pensieri, che adotta, al contempo, una logica gaming attraverso l’accumulazione di punti, il riconoscimento di uno status superiore, l’attribuzione di badge e premi agli utenti più attivi. Da non tenere come esempio è, invece, il contenuto del video proiettato durante la lezione sulla cittadina piemontese di Ghemme, il quale, mostra una panoramica dei paesaggi e luoghi caratteristici senza però focalizzarsi sull’importanza turistica di ciascuno di essi, ma limitandosi a presentarli in un continuum ininterrotto ed inscindibile (ma d’altronde ciò è un limite intrinseco a qualsiasi video), con la logica conseguenza di impedire qualsiasi tipo di approfondimento su ogni elemento preso singolarmente. Il percorso proposto dagli studenti dovrà, al contrario, essere segmentato ed analizzabile o approfondibile in ogni suo singolo segmento perché crei valore aggiunto di per se stesso. Negli scaffali Mibac Lazio, Mibac Piemonte, Mibac Puglia e Mibac Veneto è possibile leggere e vedere i percorsi proposti dagli utenti istituzionali, in modo da trarne spunto, ispirazione o semplicemente, per farsi un’idea di come dovrà essere realizzato dagli studenti il progetto per il portale Italia.it. Tag accumulazione di punti, approfondimento, badge, commenti, componente istituzionale, componente partecipativa, componente sociale, connettore di storie, contenuti, continuum, dinamiche ludiche, esperienza di viaggio, flusso bidirezionale, foursquare, gamification, geolocalizzazione, georeferenziazione, ghemme, ibridazione, italia.it, itinerario, itinerario di viaggio, itinerario turistico, livelli, logiche gaming, logiche ludiche, mappa, mappa interattiva, mibac lazio, mibac piemonte, mibac puglia, mibac veneto, percorso, percorso turistico, punti, premi, promozione turistica, segmentazione, social network, status, storytelling, web Lezione 5 del 2 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-5-del-2-maggio-2012?comments_page=1#comment_96535 Oggigiorno la parola inglese smart è presente in ogni tipo di locuzione, è abbinata a molteplici parole e può essere declinata o tradotta in numerosissime varianti. Un costrutto molto ricorrente è quello che la vede associata alla parola community, trasformando così quest’ultima in una comunità capace di rettificare al suo interno un errore commesso da un membro della stessa: l’utente che si accorge dell’errore corregge colui che l’ha commesso poiché l’obiettivo della comunità è quello di creare contenuti il più pertinenti e corretti possibile. La premessa ora fatta ed il discorso che seguirà afferiscono tutti all’argomento della metodologia della gestione dell’informazione e della conoscenza, cui è necessario prestare molta attenzione per gli attuali sviluppi intrapresi dalla rete. All’interno della piattaforma di ThinkTag è possibile creare degli scaffali (ma non dei sottoscaffali), ossia una forma sistematica di organizzazione di contenuti, simili a dei “raccoglitori”. Rappresentano sicuramente un elemento importante e vantaggioso poiché permettono di contrastare la situazione di overload informativo attraverso l’organizzazione precisa e puntuale delle risorse e dei contenuti. Tuttavia, questo metodo ottocentesco di catalogazione non si dimostra funzionale nel momento in cui ci si ritrovi a gestire grandi quantità di informazione, come quando, facendo un esempio, si scaricano sul pc le numerose fotografie scattate con una macchinetta digitale: possono essere archiviate tutte insieme in un unico folder che prende il nome dell’occasione in cui sono state fatte, oppure smistate in diverse cartelle seguendo ben precisi, ma personali, criteri di archiviazione. Nessuno di questi stratagemmi, tuttavia, si dimostra vincente poiché risulta molto difficile, a distanza di tempo, andare a ripescare, all’interno di questa moltitudine, proprio quella fotografia che ci interessa. Alcune macchine fotografiche digitali sopperiscono a ciò attraverso l’inserimento automatico della data oppure la geolocalizzazione tramite il sistema GPS: aggiungono cioè all’immagine l’informazione della data o del luogo in cui è stata immortalata. Il metodo ad oggi migliore è il tagging, ossia l’associazione di una tag, di un’etichetta, ad un contenuto o ad una risorsa (ad esempio una fotografia) in modo nascosto. Le tag sono quindi metadati che contengono il significato che l’utente attribuisce a quel contenuto. Questa metodologia funziona molto bene, quindi, nel caso di eccesso di informazioni: paradossalmente, aggiungere informazioni in più, quando ce ne sono già molte, si rivela assai utile. “Perdere” del tempo per taggare le risorse all’inizio, permette di risparmiarne una volta che si procede alla ricerca di una di esse: l’efficacia che si ottiene dal tagging è molto maggiore di quella della semplice catalogazione per cartelle. A questo punto è importante fare un cenno storico a colui che ha introdotto, nel 1876, il sistema di classificazione decimale che da lui ha preso il nome, Dewey, appunto. Egli riteneva che la conoscenza umana fosse da classificare; ideò così un sistema completo di catalogazione formato da 10 classi, che potesse contenere tutto ciò che era stato pensato. Bisogna, però, puntualizzare che Dewey faceva perlopiù riferimento ai libri ed, infatti, il suo metodo di classificazione sistematico è ancor oggi usato in moltissime biblioteche. Questa metodologia, tuttavia, si dimostra inadatta nella situazione in cui un contenuto sia multi- o interdisciplinare. Un’intelligente soluzione a questo problema è quella fornita dall’utilizzo di parole chiave e la conseguente comparsa di thesauri, ossia di vocabolari di parole chiave controllate, in cui le informazioni contenute sono “pulite”, controllate, appunto. In questi strumenti vengono decise a priori da un gruppo di esperti quali sono le parole chiave che potranno essere usate per “etichettare” un contenuto, ossia quali saranno i descrittori, e di conseguenza, quali lemmi saranno invece non descrittori. Il vocabolario controllato gestisce inoltre le relazioni tra questi due gruppi di parole. Un esempio aiuterà a capire meglio il discorso. Immaginandosi nei panni di un bibliotecario che debba archiviare dei libri di diverse discipline, si decide di utilizzare il metodo di attribuzione di keywords. Quelli che trattano dell’infanzia verranno etichettati proprio con questo lemma, parola chiave inserita nel thesaurus. “Infanzia” sarà quindi un descrittore, “bambini”, “infanti”, “fanciulli” saranno invece non descrittori e qualora si dovesse incappare nella svista di utilizzare una di queste parole, il vocabolario controllato suggerirà in automatico di sostituire al loro posto il descrittore: ‘infanzia’ used for ‘bambini’, o ‘infanzia’ instead of ‘infanti’. Uno dei maggiori svantaggi legato a questo tipo di strumento è il suo essere fortemente ancorato al tempo in cui è stato realizzato. Il vocabolario controllato necessita, infatti, di “manutenzione” perché possa essere aggiornato all’evoluzione della lingua, il che comporta la quasi incessante aggiunta sia di descrittori, che di non descrittori. I migliori thesauri sono infatti quelli costantemente aggiornati, i quali, però, generalmente gestiscono un limitato quantitativo di informazioni; un esempio è rappresentato dal thesaurus sui metalli non ferrosi, i quali sono in numero finito o comunque non fanno registrare scoperte quotidiane. Un altro grande difetto dei vocabolari controllati, forse quello che interessa maggiormente questo corso, poiché può avere ricadute ed implicazioni sulla parte emozionale connaturata alla pratica dello storytelling, è quello legato al fatto che questi strumenti limitino ed “incasellino” i contenuti: proibendo l’uso di alcune parole (ad es. bambini) nascondono se non addirittura eliminano l’elemento connotativo legato a quel termine, il quale potrebbe invece essere molto rilevante per colui che l’ha utilizzato. Ciò è ancor più importante nel tagging (meccanismo che deve la sua nascita proprio al metodo sopra descritto), in cui le etichette vengono messe direttamente dall’utente, le quali hanno così il vantaggio di esprimere il significato da lui personalmente associato a quel contenuto. Tuttavia, anche questo strumento ha un grande limite che è quello di favorire il disordine e la sovrabbondanza di tag. Per questo motivo alcuni software suggeriscono quali tag è meglio usare, perseguendo un criterio di “pulizia” e di ordine; un sistema di questo tipo, però, non fa emergere il vero pensiero dell’utente. Con il tagging, infatti, ciò che si perde in termini di ordine, di rigore, di scientificità, lo si guadagna in termini di esperienza e di significato (entrambi elementi fondamentali in un discorso che riguarda il turismo). È inoltre fondamentale puntualizzare che a fornire valore aggiunto non è l’azione di tagging individuale, bensì il social tagging, ossia l’azione sociale di etichettamento: attraverso questa prassi è possibile comprendere quale sia il significato associato dagli utenti, dalla società, ad una determinata esperienza (che, rimarcando sempre l’importanza di tale discorso in ambito turistico, può spaziare dalla visita ad un monumento, alla partecipazione ad un evento, alla degustazione di un piatto tipico e così via). L’utente che va a cercare informazioni ne troverà moltissime anche attraverso la sola lettura delle tag. Tag aspetto connotativo, cartella, catalogazione, classificazione, classificazione decimale dewey, conoscenza, contenuti, criterio di pulizia, data, descrittore, dewey, disordine, eccesso di informazione, efficacia, efficienza, esperienza, etichettamento, folder, geolocalizzazione, gps, informazione, keywords, metadato, metodologia della gestione dell’informazione e della conoscenza, non descrittore, organizzazione sistematica dei contenuti, overload informativo, parole chiave, scaffale, significato, significato sociale, sistematicità, smart, smart community, social tagging, svantaggi, tag, tagging, thesaurus, vantaggi, vocabolario controllato Titolo e link della risorsa connessa alla lezione Monica Giovarruscio: il mio stile di viaggio http://www.thinktag.it/it/resources/monica-giovarruscio-il-mio-stile-di-viag Lezione 6 del 3 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-6-del-3-maggio-2012?comments_page=1#comment_96540 Data l’importanza del ragionamento intrapreso sulla metodologia della gestione dell’informazione e della conoscenza, è utile riprendere e, per quanto possibile, approfondire ciò che già è stato precedentemente spiegato. Nel discorso entrano così in gioco i soggettari, elenchi stilati per parole chiave, che rappresentano un’evoluzione del sistema bibliotecario e trovano loro massima espressione nei già citati vocabolari controllati (nei quali sono inoltre spiegate le regole di utilizzo delle keywords stesse). Molto spesso capita che gli esperti decidano di inserire nel thesaurus le parole meno usate della lingua italiana come descrittori e quelle più usate, più comuni, come non descrittori; ciò è motivato dal fatto che quelle meno usate siano anche tendenzialmente le più specifiche, le più precise: infanzia al posto di bambini o di fanciulli, ad esempio. Nel compilare la scheda relativa ad un libro da catalogare, l’archivista o il bibliotecario può inserire più parole chiave presenti nel thesaurus per descriverne il contenuto. Tuttavia, è già stato fatto riferimento ad una tendenza intervenuta negli ultimi anni, quella cioè che vede gli utenti in prima persona attribuire delle parole chiave, o per meglio dire, delle tag, ai contenuti. In questo modo si ottiene un risultato nuovo, ossia la costruzione sociale del significato (o della semantica). Così ciò che diventa interessante è seguire il percorso che dal tagging individuale porta al social tagging, il quale offre maggiori vantaggi se lasciato libero, se gli utenti possono cioè inserire ed attribuire ai contenuti le parole che preferiscono senza alcun tipo di vincolo. E’ però già stato detto che questa libertà porta ad avere un numero elevatissimo di tag e, quindi, disordine. Per motivi di “pulizia” e di ordine è dunque auspicabile creare un “ibrido”, ossia un tagging sociale lasciato libero dove però la piattaforma interviene suggerendo all’utente come scrivere la parola in modo corretto. Tutte quante le tag vengono poi raggruppate in una tag cloud, in cui la grandezza del carattere con cui sono scritte ne indica l’occorrenza: più è grande, più ricorrente è stato tra gli utenti l’utilizzo della parola. Un’evoluzione della tag cloud tradizionale è la tag cloud iper-pertinente la quale viene visualizzata scegliendo una parola “pivot” ed indagando su quali altre tag sono ad essa collegate con maggior frequenza. Questo strumento è molto utile per capire meglio la semantica associata ad un particolare oggetto, evento, ecc. E’ inoltre possibile restringere il campo di indagine, operando un focus sulla semantica, visualizzando solo le prime 10 tag più usate e non 50 come mostrato solitamente. Parlando di iper-pertinenza, si potrebbe specificare, dunque, che tra gli elementi che costituiscono questa metodologia di lavoro vi è anche la costruzione sociale della semantica. Gli scaffali, come già detto, permettono un’organizzazione ordinata e sistematica (sulla base delle idee dell’utente), ma anche personale, tematica ed identificabile dei contenuti. Tra gli altri caratteri dell’iper-pertinenza c’è appunto la sistematicità: per questo motivo lo scaffale risulta essere uno degli strumenti più utilizzati per organizzare la conoscenza e non perché è uno strumento ottocentesco che non bisogna più servirsene, esso deve però essere usato congiuntamente con altri elementi affinché sia efficace poiché potrebbe capitare che l’organizzazione sistematica non sia il modo migliore per gestire la conoscenza, in quanto potrebbe non rispondere ai nostri specifici bisogni (questa metodologia di solito è adatta solamente quando si ha poca informazione da gestire). All’aumentare della complessità ogni individuo va alla ricerca di soluzioni semplici per tentare di arginarla, ma spesso non vi riesce proprio perché usa quel tipo di soluzioni, che nulla possono contro di essa. La forma di organizzazione dello scaffale è personale e di conseguenza ciascuno lo organizza a proprio modo. Su ThinkTag gli scaffali sono visibili ed ogni utente ha la possibilità di copiare le modalità di organizzazione di un altro utente o, addirittura, di copiare l’intero scaffale. Ogni scaffale è però individuale e ciò significa che non è possibile lavorare in più di una persona su uno stesso scaffale. Per questo motivo sulla piattaforma è possibile usare lo strumento “Collezione”, che è molto simile allo scaffale, ma dà la possibilità ad un gruppo di lavorarvi all’interno. A tale proposito merita attenzione una puntualizzazione sulle modalità di sviluppo del progetto per il portale Italia.it: sarebbe utile costituire un gruppo e lavorare all’interno di una collezione poiché il progetto dovrà essere costituito da diverse risorse georeferenziate collegate tra di loro, in modo tale che si possa creare una mappa di Google. Sarà inoltre auspicabile l’inserimento di ulteriori risorse di altro genere (testuali, fotografiche, visuali, sonore, …). Diverse sono, e possono essere, le modalità di collegamento tra le risorse create: la descrizione di un luogo può, ad esempio, essere inserita nella risorsa geolocalizzata, oppure questo contenuto testuale può essere racchiuso in una nuova risorsa e poi connesso ad un punto del percorso, pur non essendo eventualmente presenti nel medesimo scaffale. Tale risorsa fungerebbe altresì da connettore tra i due scaffali, facendo così incrociare percorsi diversi che potrebbero essere stati inizialmente concepiti per tipi distinti di visitatori. Un esempio di percorso è visibile nello scaffale (che sarà poi mutato in collezione perché gli studenti possano integrarvi ulteriori risorse) “Palermo 20 aprile 2012” del Prof.Paini. Tag collegamenti, collezione, complessità, connessioni, contenuti, costruzione sociale del significato, costruzione sociale della semantica, descrittori, disordine, iper-pertinenza, keywords, mappa google, metodologia della gestione dell’informazione e della conoscenza, non descrittori, occorrenza, ordine, organizzazione dei contenuti, organizzazione identificabile dei contenuti, organizzazione individuale dei contenuti, organizzazione ordinata dei contenuti, organizzazione personale dei contenuti, organizzazione sistematica dei contenuti, organizzazione tematica dei contenuti, palermo a primavera, parola pivot, parole chiave, percorso, pulizia, rappresentazione grafica delle tag, riduzione della complessità, risorsa, scaffale, scaffale individuale, semantica, significato, sistematicità, social tagging, soggettari, tag, tag cloud, tag cloud iperpertinente, tag pivot, tagging, tagging individuale, tagging libero, tagging sociale, thesaurus, vocabolario controllato Esercitazione del 7 maggio 2012 (A e B) http://www.thinktag.it/it/resources/esercitazione-del-7-maggio-2012-a-eb?comments_page=1#comment_96557 Negli ultimi anni si sono sviluppati molteplici social network che hanno riscosso, chi più, chi meno, un notevole successo tra gli utenti. Fra quelli maggiormente affermatisi è possibile citare Facebook, Twitter e LinkedIn. Tuttavia anche Foursquare è degno di nota poiché ha fatto registrare, in poco meno di un anno, un impressionante balzo da 0 a 4,5 milioni di utenti. La professoressa Guarriello ha chiesto agli studenti presenti nel laboratorio informatico di registrarsi su questo social network, il quale è infatti accessibile sia tramite iscrizione via web (eventualmente anche usando l’account di Facebook), che tramite applicazione mobile. Il fatto che tutti gli studenti abbiano effettuato l’accesso quasi in contemporanea, ha causato un Denial of Service (DoS), ossia una negazione del servizio, poiché il server del social network ha rilevato un sovraccarico di richieste simultanee provenienti, tra l’altro, tutte da uno stesso server, quello dell’università, che è stato così temporaneamente considerato pericoloso e “bannato”. Il DoS è dunque un attacco informatico con il quale si cerca di mettere ko il funzionamento di un sistema informatico che fornisce un servizio, tentando di portarlo al limite delle prestazioni e lavorando su uno dei parametri d’ingresso, fino a renderlo non più in grado di erogare il servizio. Gli attacchi vengono abitualmente attuati inviando molti pacchetti di richieste, rendendo il sistema “instabile”. (riadattato da Wikipedia.it) Foursquare (di cui su slideshare.net si trova un’approfondita presentazione curata dalla Ninja Marketing) è una piattaforma lanciata nel marzo del 2009 che sfrutta il principio di geolocalizzazione (GPS), creando così una rete di persone che sono in contatto tra di loro su base territoriale. Il funzionamento è molto semplice: gli utenti fanno check in, ossia si geolocalizzano, nel luogo in cui si trovano in quel momento e condividono quest’informazione con gli amici oppure su altri social network, come Facebook e Twitter. Questa procedura è molto semplice se effettuata tramite smartphone (dotati di GPS), un po’ più complicata se effettuata con il computer, il che richiede l’inserimento manuale dell’indirizzo del luogo in cui ci si trova. Più del 55% degli utenti sono uomini; il 62% delle persone che utilizzano la piattaforma ha collegato un profilo Facebook, il quale spesso è a sua volta collegato a Twitter, che risulta collegato all’82% dei profili di Foursquare, in un’ottica di quasi totale sinergia. Elemento fondamentale di tale piattaforma è la sottostante logica e dinamica gaming, secondo la quale sono premiati gli utenti che effettuano molti check in. Su Foursquare esistono dunque tre dimensioni: quella del fare, quella dell’interagire e quella del ricevere. E’ infatti possibile effettuare i check in o aggiungere venues, ossia dei luoghi non ancora censiti; interagire con i propri amici cercandoli in base ai loro check in e condividendo con loro consigli o suggerimenti (le “tips”, passando così dal lato dell’esperienza, della narrazione di qualcosa), e gestire la “To-Do List”, ossia la lista delle cose da fare o da vedere. Per tutte le azioni effettuate sulla piattaforma è possibile ricevere dei punti, degli “specials”, cioè la possibilità di fruire di offerte o promozioni, se non addirittura dei badges, assegnati in base al numero di check in effettuati, o la “Mayorship” di una venue molto frequentata dall’utente. Diversamente da Facebook e da Twitter, la pubblicità su Foursquare non è a pagamento: un utente, facendo check in in un luogo scopre direttamente quali sono gli sconti, le offerte e le iniziative proposte dalle imprese site in quella zona. Per questo motivo, questa piattaforma è usata molto volentieri anche in ambito business, come canale promozionale, ed il fatto che sia utilizzata da milioni di persone fa sì che essa diventi una vetrina, una possibilità di maggiore visibilità al pubblico. Anche in campo turistico può rivelarsi uno strumento interessante e fondamentale per intercettare il pubblico. Foursquare permette inoltre alle aziende di indagare la tipologia di consumatori che fanno check in nella loro zona, dato assai utile per condurre analisi specifiche al fine di studiare un insieme di promozioni ed offerte dedicate. Le statistiche effettuate in tempo reale dalla piattaforma sono poi visualizzate su una dashboard. Tuttavia, un altro elemento fondamentale su cui si basano le dinamiche di Foursquare sono proprio gli utenti, queste figure centrali che assumono su di loro il ruolo di consumatori e produttori al tempo stesso, tanto da poterli definire dei prosumer. Gli users consumano infatti ciò che viene proposto dalla rete e dalla piattaforma in generale, ma al contempo fanno promozione e pubblicità attraverso le tips, ossia i commenti ed i suggerimenti che lasciano. Ed il passaparola si sa, è un’arma che funziona benissimo ancora, e forse soprattutto, oggi, nella cosiddetta società dell’esperienza. Nonostante la centralità degli utenti sia il motore di tutti i social network, a fini di marketing e promozione è tuttavia auspicabile che le aziende attuino delle precise strategie di azione perché nulla può essere lasciato al caso, ed ogni strategia deve essere efficace, affinché si riescano ad ottenere gli obiettivi prefissati. Riassumendo è quindi possibile affermare che Foursquare è uno strumento più facile ed immediato rispetto a Facebook, col quale è possibile attuare una buona politica di Brand Awareness e che presenta diverse potenzialità, tra cui quelle ludiche, di comunicazione e business. Tag 4,5 milioni di utenti, ambito business, applicazione mobile, attacco informatico, aziende, badge, bannare, brand awareness, business, canale promozionale, centralità degli utenti, check in, commenti, condividere, consigli, consumatori, consumer, dashboard, denial of service, dinamiche gaming, DoS, esperienza, eventi, facebook, fare, fare-interagire-ricevere, foursquare, gamification, gaming, geolocalizzazione, georeferenziazione, gps, imprese, interagire, linkedin, località, localizzazione, logiche gaming, luoghi, marketing, mayorship, negazione del servizio, offerte, piattaforma, politica di brand awareness, potenzialità business, potenzialità di comunicazione, potenzialità ludiche, premi, principio di geolocalizzazione, producer, promozione, promozione turistica, prosumer, pubblicità gratis, punti, ricevere, server, sconti, sinergia, sistema informatico, slideshare, social network, sovraccarico di richieste, specials, statistiche, strategie, suggerimenti, tips, to-do list, tre dimensioni, twitter, user, utenti, venues, vetrina, visibilità Titolo e link della risorsa connessa all’esercitazione Twitta la medusa! http://www.thinktag.it/it/resources/twitta-la-medusa Lezione 7 del 8 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-7-del-8-maggio-2012?comments_page=1#comment_96711 Foursquare è un social network basato sulla geolocalizzazione, fruibile attraverso PC (previa installazione di un’apposita estensione, di un plugin) o smartphone dotati di GPS. Dopo essersi registrato sulla piattaforma, l’utente può effettuare dei check in, pubblicando così sulla stessa la propria posizione ed eventuali altri commenti o suggerimenti, detti tips. Proprio questa caratteristica rende la piattaforma potenzialmente “pericolosa” per la tutela della privacy, per questo motivo è bene usarla con accortezza. Quando usa un social network, l’utente vuole solitamente comunicare agli altri qualcosa di sé, nel caso di Foursquare ciò che vuole trasmettere è un’esperienza o un susseguirsi di esperienze che prendono corpo e forma su una mappa dinamica, la quale può essere condivisa con gli amici creando, così, una rete interattiva ed un passaparola informatico. Una volta effettuato il check in il social network rende immediatamente disponibili all’utente numerose informazioni su ciò che si trova nelle vicinanze, bar, ristoranti, negozi, e le eventuali offerte e promozioni che questi propongono. Strutturata in questo modo, la piattaforma assume una rilevante importanza in ambito turistico e promozionale, poiché rappresenta sicuramente un notevole aiuto per tutti i turisti che si trovano per la prima volta in una località non conosciuta, ma al contempo diviene un potentissimo strumento di promozione per qualsivoglia tipologia di azienda che avrebbe così la possibilità di farsi vedere e conoscere da un consistente numero di utenti. Non di poco conto in questo senso è il fatto che la piattaforma dialoghi con altri social network, in particolare Facebook e Twitter, e renda possibile l’ibridazione con ThinkTag (elemento quest’ultimo rilevante anche per il progetto di ibridazione del portale Italia.it e per la creazione della mappa interattiva). I check in effettuati dagli utenti generano tra l’altro visibilità in modo totalmente gratuito per l’azienda. Tuttavia, per entrare in una logica di questo tipo è necessario che le imprese abbandonino ogni vecchia e polverosa strategia di marketing per affacciarsi nell’era del 2.0 dominata dalla social media strategy. Il feedback per l’azienda è immediato: attraverso i commenti ed i giudizi personali lasciati dagli utenti è possibile capire il loro grado di soddisfazione ed intervenire pianificando strategie mirate e rispondendo alle loro esigenze ed aspettative attraverso prodotti su misura. L’alto grado di interattività della piattaforma è sicuramente uno dei suoi punti di forza, il quale, insieme alla logica gaming sottostante, ne ha sicuramente decretato il successo. Infatti, Foursquare rappresenta un modo molto divertente e piacevole – perché social – per ottenere informazioni e consigli, e al contempo attrae per la dinamica ludica che lo caratterizza, la quale spinge gli utenti alla competizione per aggiudicarsi per primi (effettuando cioè più check in) il titolo di Mayor (sindaco) di un determinato luogo, o un particolare badge, o ancora degli sconti o delle promozioni proposte da alcune attività commerciali. A differenza di quanto accade in Facebook, in cui il gioco è semplicemente un elemento a parte della piattaforma, utile solo a prolungare la permanenza dell’utente sulla stessa, in Foursquare la logica ludica è incorporata nella struttura stessa del social network che ne ricalca così i meccanismi. Tag alto grado di interattività, aspettative, attività commerciali, aziende, badge, check in, commenti, competizione, comunicare, condividere, consigli, contenuti, dinamica ludica, divertente, esigenze, esperienza, estensione, facebook, feedback, foursquare, geolocalizzazione, gioco, giudizi degli utenti, gps, grado di soddisfazione, ibridazione, informazioni, interattività, italia.it, localizzazione, logica gaming, luogo, mappa, mappa dinamica, mappa interattiva, marketing 2.0, mayor, offerte, passaparola informatico, piacevole, piattaforma, piattaforma divertente, piattaforma con logica ludica, plug in, posizione, premi, privacy, problemi di tutela della privacy, prodotti su misura, promozione, promozione turistica, promozioni, pubblicare, punti, registrazione, rete interattiva, sconti, smartphone, social media strategy, social network, soddisfazione, soddisfazione degli utenti, strategia di marketing, strategie mirate, suggerimenti, thinktag, tips, tutela della privacy, twitter, utente, vetrina, visibilità Titolo e link della risorsa connessa alla lezione Twitta la medusa! (Attenzione: Risorsa connessa a più lezioni/esercitazioni) http://www.thinktag.it/it/resources/twitta-la-medusa Esercitazione del 8 maggio 2012 (A) http://www.thinktag.it/it/resources/esercitazioni-lezione-dell8-maggio-2012?comments_page=1#comment_96558 Basandosi sul contenuto di una presentazione pubblicata su slideshare.net, dal titolo “Foursquare Social Media Marketing”, si è oggi proceduto ad un approfondimento riguardante la piattaforma e ad un breve confronto con un altro social network, Twitter, che è basato sul microblogging. Mentre la domanda fondamentale che soggiace a Twitter è cosa fai?, quella su cui si basa Foursquare è, invece, dove sei?, e ciò che viene condiviso (eventualmente anche su altre piattaforme, quali Facebook e, appunto, Twitter) è proprio il luogo in cui ci si trova, in cui si è fatto check in, tanto che questo sito viene anche definito un Geosocial network, proprio a sottolineare la sua peculiare caratteristica, ossia la geolocalizzazione. Oltre ad avere questa funzionalità, Foursquare è anche, come già ampiamente detto durante la passata esercitazione, un Social game, ossia un gioco sociale multiplayer basato su microcompetizione ad incentivazione e premi virtuali (badges) e materiali (promozioni e sconti). Infine, la piattaforma può diventare una Social guide, cioè una social city guide user generated basata sul crowdsourcing: gli utenti stessi si scambiano consigli, postano suggerimenti e lasciano commenti. Tuttavia, Foursquare è utilizzato anche dalle aziende nelle loro strategie di marketing, poiché è in grado di dar loro visibilità: attraverso la brand awareness, la brand community, la brand loyalty, la brand reputation ed un top buyer program (legato alla mayorship), un’impresa potrebbe essere in grado di raggiungere obiettivi di fedeltà, notorietà, reputazione e engagement nei confronti degli utenti. Un aspetto che è fondamentale sottolineare è che l’integrazione tra il “mondo online” ed il “mondo offline” deve essere un must per qualsiasi azione di marketing veicolata tramite la rete che voglia essere efficace: Foursquare rende effettivo, reale, “offline” quello che promuove online, ciò è anche dovuto al fatto che questa piattaforma attui una strategia di proximity marketing. Fatte queste premesse appare subito nuovamente chiara l’importanza di questo social network per la promozione turistica di un territorio: non solo le istituzioni dovrebbero integrare questo efficace strumento nelle loro strategie di promozione (è stato infatti suggerito anche al portale italia.it), ma anche, e soprattutto, tutte le imprese che concorrono a formare l’offerta turistica, dai ristoranti agli hotel, dai negozi alle società di trasporti. Al termine della presentazione è stato chiesto agli studenti di provare a pensare come un qualsivoglia soggetto (istituzionale e non) possa attuare un’efficace promozione (turistica o no) del proprio prodotto o servizio attraverso le logiche che soggiacciono a Foursquare. Tag badge, brand awareness, brand community, brand loyalty, brand reputation, check in, commenti, condivisione, condivisione di un luogo, consigli, cosa fai?, crowdsourcing, dove sei?, engagement, facebook, fedeltà, foursquare, geolocalizzazione, geosocial network, gioco sociale multiplayer, localizzazione, marketing, mayorship, microblogging, microcompetizione, mondo offline, mondo online, notorietà, offerta turistica, offerte, offline, online, piattaforma, premi, premi materiali, premi virtuali, promozione, promozione turistica, promozioni, proximity marketing, reputazione, sconti, slideshare.net, social city guide user generated, social game, social guide, social network, strategie di promozione turistica, suggerimenti, territorio, top buyer program, twitter, user, user generated content, utenti, visibilità Titolo e link della risorsa connessa all’esercitazione Foursquare e la promozione turistica: un percorso per Bergamo http://www.thinktag.it/it/resources/foursquare-e-la-promozione-turistica-unTwitta la medusa! (Attenzione: Risorsa connessa a più lezioni/esercitazioni) http://www.thinktag.it/it/resources/twitta-la-medusa Esercitazione del 9 maggio 2012 (A e B) http://www.thinktag.it/it/resources/lezioneesercitazione-del-9-maggio-2012a?comments_page=1#comment_96735 Con lo sviluppo su Internet delle reti, il numero di conversazioni da esse innescate è aumentato in modo esponenziale. Il loro impatto è stato tanto notevole da aver causato ripercussioni anche sul marketing: si è infatti arrivati a parlare di mercati conversazionali, ossia mercati in cui l’utente gioca un ruolo attivo, poiché attraverso i propri commenti e giudizi è in grado di innescare delle conversazioni con i propositori, con le imprese (i quali, tra l’altro, potrebbero essere spinti ad adeguare la propria offerta in base al feedback generato dagli utenti). Se la società sta cambiando allora è bene che lo facciano anche i mercati e le aziende, i quali non possono ormai trascurare il web ed i social network, poiché ciò significherebbe diminuire considerevolmente le possibilità di profitto che deriverebbero dallo sfruttamento di Internet e del suo infallibile passaparola come canale promozionale: il commento di un utente circa il prodotto di un’azienda, postato su una qualsivoglia piattaforma sociale, non è altro che pubblicità gratuita per la stessa. Nel momento in cui il giudizio sul prodotto è negativo, possono entrare in atto due logiche diverse. Primo, l’azienda potrebbe trarre vantaggio dal commento sfavorevole per comprendere ciò che del suo prodotto non è apprezzato dai consumatori, e agire quindi di conseguenza per risolvere il problema. Secondo, il nome dell’azienda, benché associato ad un giudizio negativo, trova comunque spazio e visibilità sul web…con ciò si vuole dire che “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about”, riprendendo le parole del protagonista del romanzo Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Approfondendo il discorso sulle conversazioni in rete è possibile aggiungere che queste stanno prendendo una duplice direzione: da una parte i blog, dall’altra gli short message, ossia delle stringhe minimali di microinformazione (gli SMS del cellulare e i tweet di Twitter ne sono un esempio). Queste tipologie di comunicazione short vengono così frequentemente e normalmente utilizzate da spingere gli utenti ad aspettarsi una medesima modalità di risposta dagli altri, a discapito però di un dialogo fluido. Si assiste oggigiorno ad un grandissimo paradosso: nonostante continui ad aumentare il numero di social network che connettono le persone e le fanno comunicare, le metodologie di comunicazione sono limitative: il pensiero va infatti racchiuso in una cortissima stringa di caratteri. Il blog, quale forma libera di comunicazione, utile ad esprimere pareri e consigli, ma anche esperienze ed emozioni in modo discorsivo, ha fatto il suo tempo e non risulta più essere attraente e accattivante agli occhi degli utenti. Al suo posto hanno iniziato a prendere piede dei social network non più basati sulla scrittura, ma su altre forme di comunicazione, quale ad esempio Printerest, piattaforma sconosciuta ai più, che basa la propria attività e le proprie relazioni sulle immagini, facendo scaturire delle dinamiche comunicative diverse rispetto a quelle innescate dai tradizionali social network. Prima di concludere, qualche nota su Twitter. Social network e microblogging lanciato nell’estate del 2006 che ha raggiunto i 500 milioni di utenti nel febbraio 2012, Twitter permette di postare sulla propria pagina personale, previa registrazione attuabile anche tramite account Facebook, messaggi di testo con una lunghezza massima di 140 caratteri (i cosiddetti Tweet) allo slogan di What’s happening?. E’ possibile seguire delle persone (following) e condividere i tweet su altri social network, in particolare sul già citato Facebook. I messaggi possono anche essere etichettati con delle hashtag, ossia parole o intere frasi precedute dal simbolo cancelletto (#): ciò permette di creare delle vere e proprie tag su un argomento rendendo molto più semplice l’operazione di ricerca di tweet ad esso associati. Esiste inoltre TweetGrader, un sito web che permette di scoprire quanto si è importanti su Twitter, che fornisce in pochi secondi il rank dell’utente sul totale assoluto ed un voto su una scala da 1 a 100. Attraverso la funzione “"View User History" è possibile consultare un grafico con l'andamento dei followers (persone che seguono l’utente), oltre all'elenco delle parole più utilizzate dall’utente. Date queste premesse, e visti i possibili sviluppi futuri della piattaforma, è innegabile una sua felice declinazione in campo business, rientrando alla perfezione nelle nuove strategie di marketing. Un esempio aiuterà a capire come è possibile utilizzare Twitter e Foursquare per la promozione di aziende. Nel 2010 alcuni produttori e commercianti di vino presenti al Vinitaly, il Salone internazionale del vino e dei distillati che si tiene annualmente a Verona, ebbero un’idea per la manifestazione dell’anno successivo: l’iniziativa prese il nome di Tweet Your Wine e fu identificata su Twitter dall’hashtag #TYW. Per coinvolgere i visitatori e per attirare la loro attenzione, le 22 aziende che parteciparono all’iniziativa pensarono che sarebbe stato divertente creare una sorta di percorso virtuale tra gli stand degli espositori aderenti e fare in modo che i visitatori, tramite il proprio smartphone, facessero check in una volta raggiunto ognuno dei 22 stand e mandassero una foto della Cromobox dell’azienda (scatole di legno decorate, contenenti una bottiglia di vino): chi avesse fatto più check in avrebbe partecipato all’estrazione di una bottiglia di vino. La logica di fondo era quella del “giocare e assaggiare”. Inoltre, la campagna si dotò anche di una componente etica e sociale, prevedendo la raccolta di fondi da destinare all’associazione Cicogna Sprint di Genova tramite la vendita all’asta delle Cromobox durante l’evento “TwitAsta”. Globalmente l’iniziativa ebbe come conseguenza un netto incremento del fatturato: in cinque giorni vennero effettuati 208 check in, il 42% dei quali fu condiviso su Twitter mentre il 24% su Facebook. Purtroppo all’interno del padiglione fieristico la ricezione era pessima, il che causava problemi nell’utilizzo di Internet, componente fondamentale per effettuare i check in. Queste sperimentazioni, nonostante a volte incontrino degli scogli di tipo tecnologico o di interpretazione e rielaborazione dei dati statistici raccolti, mostrano in modo molto palese quanto sia fondamentale al giorno d’oggi essere presenti e visibili in rete e la necessità di un dialogo diretto con gli utenti che può avvenire tramite social network, i quali oggigiorno, sono disponibili in grandissime forme e quantità. Tag #tyw, 22 aziende, 22 stand, 140 caratteri, 500 milioni di utenti, account, account facebook, argomento, attirare, aziende, blog, canale promozionale, cancelletto, check in, cicogna sprint, coinvolgere, commenti, commercianti, comunicazione, comunicazione discorsiva, comunicazione short, condividere, condivisione, consiglio, conversazioni, cromo box, dialogo fluido, dinamiche comunicative, emozioni, esperienze, espositori, etichetta, etichettare, facebook, feedback, follower, following, forma libera di comunicazione, foursquare, giocare e assaggiare, giudizi, giudizio negativo, hashtag, immagini, importanza su twitter, imprese, incremento del fatturato, iniziativa tweet your wine, internet, massimo 140 caratteri, marketing, mercati, mercati conversazionali, messaggi di testo, metodologie di comunicazione limitative, microblogging, microinformazione, pagina personale, paradosso, parere, passaparola, piattaforma, percorso virtuale, posizionamento, printerest, prodotto, produttori, promozione, pubblicità, raccolta fondi, rank dell’utente, registrazione, rete, ricerca, salone internazionale del vino e dei distillati, short message, simbolo cancelletto, smartphone, sms, social network, sociale, stand, strategia di marketing, stringhe minimali di contenuto, tag, tweet, tweet grader, tweet your wine, twitasta, twitter, tyw, utente, vantaggi, view user history, vinitaly, visibilità, visitatori, vendita all’asta, web, what’s happening? Titolo e link della risorsa connessa all’esercitazione Amore e Twitter. Amicizia e passione ai tempi di Internet http://www.thinktag.it/it/resources/amore-e-twitter-amicizia-e-passione-ai-t Twitta la medusa! (Attenzione: Risorsa connessa a più lezioni/esercitazioni) http://www.thinktag.it/it/resources/twitta-la-medusa Esercitazione del 10 maggio 2012 (A e B) http://www.thinktag.it/it/resources/lezioneesercitazione-del-10-maggio-2012?comments_page=1#comment_96744 Partendo dalla già data spiegazione di mercato conversazionale è possibile comprendere ciò che da alcuni anni è osservabile nelle politiche aziendali ed è noto con il nome di filosofia Kaizen, termine giapponese formato dalle parole kai, con il significato di ‘continuo cambiamento’, e zen, ‘flusso in itinere’. Le imprese si discostano così dalla filosofia del mercato tradizionale di stampo fordista per sposare il Toyotismo (termine divenuto sinonimo di Kaizen poiché questa filosofia fu applicata per la prima volta durante gli anni ’80 proprio dalla Toyota) e partecipare dunque a mercati conversazionali in cui il consumatore gioca un ruolo attivo. La filosofia Kaizen prevede uno stravolgimento delle tradizionali concezioni aziendali e della struttura organizzativa che da altamente e rigidamente gerarchica si fa sempre più collaborativa, partecipativa ed orizzontale, prevedendo e, anzi, incentivando momenti di incontro e di dialogo tra il management ed i dipendenti, secondo una chiara logica bottom-up. La base del rinnovamento è quella di incoraggiare ogni persona ad apportare ogni giorno piccoli cambiamenti il cui effetto complessivo diventa un processo di miglioramento dell’intera organizzazione. Ovviamente, affinché tale politica sia il più efficace possibile, è necessario aprire il dialogo anche a individui esterni all’azienda, che possono però avere interesse a comunicare la propria esperienza, quali i consumatori o potenziali tali. Una loro partecipazione all’interazione con il produttore è oggigiorno fondamentale, poiché essi sono tendenzialmente portati a scegliere l’azienda che offre il prodotto che meglio risponde alle loro esigenze ed aspettative, rendendo la fidelizzazione sempre più debole e difficoltosa. E’ necessario che sia il mercato ad adeguarsi ai cambiamenti della società ed il web 2.0 può sicuramente contribuire nella riuscita. Certamente non è un’impresa facile, poiché l’azienda deve adottare politiche comunicative efficaci per non finire senza essere notata nel marasma di informazioni reperibili in rete: in questo senso si sta via via sviluppando una strategia integrata, nota sotto il nome di social media strategy, che prevede l’utilizzo di alcuni strumenti adatti offerti dal web, quali, a titolo di esempio, i social network. Esiste un’azienda in Italia che ha sapientemente applicato la filosofia Kaizen e si è aperta al mercato conversazionale, coinvolgendo così i consumatori. Dal 2007 Barilla ha coinvolto coloro che acquistavano prodotti Mulino Bianco attraverso la campagna “Nel Mulino che vorrei…”. Per prima cosa è necessario sottolineare la scelta della preposizione articolata nel a discapito dell’articolo il, scelta di estrema valenza psicologica, poiché sottolinea la vicinanza del consumatore all’azienda, cercando di condividerne le esperienze. Il coinvolgimento del consumatore ha lo scopo di fidelizzarlo, ma anche e soprattutto di comprenderne le esigenze e le necessità: Barilla si mette al livello dei consumatori e attraverso un processo di crowdsourcing cerca di rispondere ai loro bisogni ed aspettative, fornendo altresì prodotti su misura. Un’azienda, quindi, che si umanizza ed ascolta e impara dai commenti e dai consigli lasciati dagli utenti sul sito web “Nel mulino che vorrei…” messo interamente a disposizione dei clienti. L’esperimento di Dell denominato Dell IdeaStorm ha influenzato anche Barilla e, così, ogni commento negativo viene interpretato come uno spunto per migliorare. Sulla piattaforma gli utenti possono inserire idee creative sui prodotti, sulle confezioni, sulle promozioni, ecc, votare le idee già postate da altri utenti ed entrare a far parte della community. Le idee più votate verranno poi sottoposte ad analisi e studio di fattibilità da parte dell’azienda e quindi attuate. La piattaforma non è dunque un sito istituzionale che offre servizio di customer care, ma un vero e proprio laboratorio di idee e di cooperazione. Anche il Bed & Breakfast Villa Rosa Expo 2015, situato nell’Oltrepo Pavese, ha chiesto il contributo dei potenziali consumatori, gli studenti, per avere suggerimenti sulla strategia da seguire al fine di farsi conoscere dal pubblico. La partecipazione a social network potrebbe essere un inizio. E’ indubbio che il coinvolgimento dei consumatori, il consumer engagement, anche in ambito turistico, sia oggigiorno fondamentale e piattaforme come TripAdvisor, basate sul modello bottom-up, non fanno altro che confermarlo. Tag anni ’80, b&b villa rosa expo 2015, barilla, bottom-up, coinvolgimento, collaborazione, collaborazione produttore-consumatore, community, consigli, consumer engagement, continuo cambiamento, conversazione, crowdsourcing, dell, dell ideastorm, dialogo, dialogo management-dipendenti, esperienza, filosofia kaizen, flusso in itinere, fordismo, giappone, idee creative, interazione produttore-consumatore, kai, kaizen, laboratorio di idee, logica bottom-up, mercato conversazionale, miglioramento continuo, modello bottom-up, mulino bianco, nel mulino che vorrei, partecipazione, piattaforma, politiche aziendali, ruolo attivo, social media strategy, social network, suggerimenti, toyota, toyotismo, umanizzazione, utente, web, web 2.0, zen Esercitazione del 14 maggio 2012 (A) http://www.thinktag.it/it/resources/esercitazione-del-14-maggio-2012-a-edel?comments_page=1#comment_96812 Al giorno d’oggi è possibile percepire su tutti i social network e social media una sorta di “ritorno alle origini”, con ciò si intende il tentativo di veicolare i contenuti e le informazioni attraverso la narrazione degli stessi, attraverso lo storytelling. Un chiaro esempio è fornito dal video, reperibile on line sul sito LaStampa.it, intitolato “Giacomo Poretti. La parola scritta nell’era Twitter” in cui l’attore legge ed interpreta il brano “Toglietemi tutto, ma non la password per i miei ricordi”. Il brano focalizza l’attenzione su alcuni punti chiave, o note dolenti, della società contemporanea, tra i quali il fatto di andare tutti “troppo veloci” o la passione quasi compulsiva alla raccolta, alla ricerca e all’archiviazione di tantissime informazioni che poi non è più possibile padroneggiare e gestire. L’attore auspica un ritorno ai ritmi slow, come quelli della natura e, per l’appunto, dello storytelling. Il brano solleva anche un altro argomento, ossia quello della narrazione, dello storytelling mediato attraverso i 140 caratteri di Twitter: l’attore in questo caso lamentava l’eccessiva lentezza nello svolgimento della storia, che procedeva di giorno in giorno, di tweet in tweet. Recentemente è stato fatto un esperimento di narrazione collettiva che ha coinvolto gli utenti della citata piattaforma: è stato chiesto loro di “riscrivere” alcune delle fiabe più note dei fratelli Grimm, da Cappuccetto Rosso a Cenerentola, passando per Pollicino, in soli 140 caratteri. Tutti i tweet sono stati poi raccolti e “mixati”, andando a formare una sola, nuova e moderna, versione delle fiabe, disponibili on line anche per l’ascolto. Su slideshare.net è possibile trovare una presentazione dal titolo “Dal Carosello a Facebook Diario: torniamo a raccontarci in rete”. Si ritiene infatti che il primo storytelling fosse Carosello, tuttavia va precisato che Carosello era un racconto pubblicitario, mentre lo storytelling sui social network parla dell’utente e delle esperienze di vita che egli vuole raccontare di sé. Aprendo una parentesi sulla pubblicità, si può affermare che al giorno d’oggi è possibile notare una diminuzione dell’efficacia pubblicitaria, anche a causa di una sfiducia negli editori e di una pluralizzazione dei mezzi di comunicazione. Per affrontare questo problema le aziende dovrebbero riuscire a catturare l’attenzione ed essere memorabili: non esiste più la targettizzazione poiché i mondi sono frammentati, oggi è l’utente che sceglie tra la miriade di offerte presenti anche in rete e, eventualmente, se non trova ciò che gli piace, se lo crea da sé. La pluralizzazione dei mezzi di comunicazione si riflette, inoltre, anche sull’identità del brand che si frammenta nei diversi ambienti digitali, è quindi obbligatorio per l’azienda creare e sviluppare una presenza in rete coerente. Si assiste così ad un cambiamento nelle tecniche pubblicitarie, le quali, anch’esse, mettono al centro dell’attenzione la persona, l’individuo (e non più il prodotto o il servizio). La pubblicità deve emozionare, coinvolgere ed essere memorabile, solo in questo modo può rimanere impressa nella mente del consumatore e spingerlo ad acquistare. In questo senso lo storytelling può rappresentare una valida soluzione… “Tell me a fact and I’ll learn. Tell me a truth and I’ll believe. But tell me a story and it will live in my heart forever”. Anche in ambito turistico valgono ovviamente queste considerazioni e se fino a ieri le destinazioni raccontavano storie di loro stesse, oggi le destinazioni sono ciò che le persone raccontano di loro. La Regione Basilicata e la Regione Trentino Alto Adige sono state pioniere nel realizzare una promozione turistica orientata allo storytelling. Anche l’Emilia Romagna ne ha appena iniziata una, sviluppando un progetto che coinvolge alcuni blogger in una blogville: un vero e proprio appartamento in centro a Bologna (in realtà in un secondo momento ce ne sarà uno anche a Rimini) a disposizione di una cinquantina di blogger da tutto il mondo al fine di fargli vivere l’Italia come dei veri italiani, raccontare le esperienze così vissute e condividerle con tutti gli altri blogger ed utenti della rete (http://www.blogville-emiliaromagna.com/). E’ stato infine chiesto agli studenti di provare a pensare come uno stesso operatore turistico, o una stessa azienda, potesse promuovere il proprio prodotto/servizio attraverso il discorso libero e fluido del blog, non vincolato da limiti di caratteri, e attraverso un brevissimo “cinguettio” su Twitter. Tag basilicata, blog, blogville, cappuccetto rosso, carosello, catturare l’attenzione, da carosello a facebook diario: torniamo a raccontarci in rete, diminuzione efficacia pubblicitaria, discorso libero, discorso fluido, emilia romagna, emozioni, esperienze, esperimento di narrazione collettiva, essere memorabili, frammentazione del brand, fratelli grimm, giacomo poretti, individuo, la parola scritta nell’era twitter, lastampa.it, narrazione, narrazione collettiva, persona, pluralizzazione mezzi di comunicazione, presenza coerente in rete, promozione turistica, racconto, racconto pubblicitario, rete, riscrivere le fiabe, ritorno alle origini, sfiducia negli editori, slideshare.net, slow, social media, social network, storytelling, toglietemi tutto ma non la password per i miei ricordi, trentino alto adige, tweet, twitter, velocità vs ritmi slow, web Titolo e link della risorsa connessa all’esercitazione Promozione turistica: blog vs tweet http://www.thinktag.it/it/resources/promozione-turistica-blog-vs-tweet Lezione 8 del 15 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-8-del-15-maggio2012?comments_page=1#comment_96814 L’aggettivo inglese, ma assai di frequente usato anche nel linguaggio corrente italiano, smart è un termine che racchiude in sé un vasto insieme di concetti diversi. Spesso usato con il significato di intuitivo, intelligente e brillante, può anche connotare un elemento come veloce, reattivo, connesso o creativo e dinamico. E’ errato tuttavia pensare a qualcosa di smart in termini di qualcosa di semplice, poiché una cosa smart non è necessariamente semplice, giacché in quel caso non sarebbe utile a rispondere e risolvere la complessità, ma è sicuramente qualcosa di rispondente alle necessità, alle problematiche che ci si trova di fronte. Se quindi con l’aggettivo semplice si intende qualcosa di banale, allora tale parola non può essere utilizzata per tradurre il termine smart. Una smart city, ad esempio, è una città semplificata, non semplice, nel senso che è una città vivibile in modo agevole dagli “utenti” (cittadini, pendolari, city users,…), dove è facile reperire documentazioni e certificati, dove gli spostamenti avvengono velocemente e con mezzi pubblici efficienti che servono grandi parcheggi siti in aree esterne alla stretta cerchia cittadina, e così via. E’ possibile entrare nel dettaglio e specificare alcuni dei possibili termini che traducono l’aggettivo smart, giusto per avere le idee più chiare. Si è detto che smart è intuitivo, termine molto interessante da affiancare ad alcune parole, ma tuttavia non deve essere riduttivo; smart è creativo e dinamico, poiché ha sempre bisogno di modificarsi e di evolversi, non è statico dunque; smart è brillante nel senso di geniale, di ‘brilliant’; è elegante, raffinato; è reattivo, cioè non statico, ma pronto a rispondere alle emergenze, diventando così adattivo; è interattivo poiché permette l’interazione sociale ed il contatto costante con altri utenti; è veloce e non necessita di molto tempo per adattarsi ai cambiamenti e alle emergenze, non si ferma; potrebbe indicare qualcosa di esaustivo, anche se tuttavia non interessa che lo sia totalmente, perché se lo fosse tenderebbe ad essere statico, ma ciò di cui l’utente ha bisogno è invece qualcosa che si rimetta sempre in discussione; infine potrebbe significare tecnologico, ma non è detto che qualsiasi elemento smart sia necessariamente tecnologico. Per spiegare il perché di questa affermazione è possibile ricorrere ad un esempio, che riporta indietro nel tempo sino ad arrivare a “scomodare” Torquato Tasso (1544-1595), il quale all’epoca fu molto smart anche se, ovviamente, altamente poco tecnologico. Il letterato, infatti, sollevò una polemica circa i libri, prendendo come spunto la frase che Cicerone attribuì a Biante di Priene, filosofo ascetico del VI secolo a.C., “Omnia mea mecum porto” [ “Tutto ciò che (di buono) è mio, lo porto con me]. Il Tasso sosteneva che quelli che erano davvero utili ed importanti (quelli che erano cioè “smart”), erano i libri che potevano stare in una saccoccia, che potevano cioè essere portati con sé, non quelli pesanti, letteralmente parlando, che stavano nelle biblioteche, caratterizzati dal fatto di essere inamovibili e quindi immutabili e “cristallizzati”. Il problema di definire cosa è smart e cosa no, è dunque prettamente metodologico e non tecnologico e l’iperpertinenza è la metodologia dell’essere smart. Intendendo smart come intelligente è possibile passare a disquisire sull’intelligenza, declinata nelle sue tre forme: digitale, di cui anche Paolo Ferri parla nel libro “Nativi digitali”; collettiva, di cui parla invece Pierre Lévy nel suo “L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio”; e connettiva, il cui padre concettuale viene considerato Derrick de Kerckhove (“Connected intelligence: The arrival of the web society”). Secondo Lévy l’interazione delle persone, resa oggi maggiormente possibile grazie alle nuove tecnologie e al web, fa sì che le intelligenze individuali si sommino (si può dunque parlare di una sommatoria sequenziale). De Kerckhove parla invece di intelligenza connettiva poiché frutto di combinazione ridiscussa e rivista delle intelligenze individuali; non dunque una mera sommatoria. Si tratta così di quel tipo di intelligenza che fa sì che un individuo che venga a conoscenza di un concetto e ne riconosca la validità, rinneghi quello che sino a quel momento aveva sostenuto. Una metodologia smart permette sicuramente di sviluppare connessioni e dunque di accrescere le conoscenze, ma per farlo è necessario - adottare logiche bottom-up (italia.it in questo senso non è ancora smart); - - - - supportare le relazioni interpersonali e concepirle come veicolo per la condivisione, in modo che esse veicolino veri e propri contenuti e non solo opinioni e commenti; puntare sulla conoscenza e sugli elaborati, originali e personali, degli utenti; favorire la gestione di contenuti e materiali di tipo diverso (non è abbastanza fermarsi al testo); gestire metadati secondo standard internazionali di interscambio (es. UNIMARC): quando si fanno delle citazioni, è necessario farle bene, in modo che la fonte sia effettivamente rintracciabile, in modo da aumentare la pertinenza e la connessione; combinare in un unico ambiente: a. una componente oggettiva (metadato standard, es. indirizzo del luogo) b. una componente soggettiva (es. commento personale su quel luogo); gestire osservazioni personali e commenti; consentire di organizzare contenuti con: a. tag b. scaffali c. connessioni; favorire l’ibridazione interdisciplinare, che favorisce appunto l’incontro tra discipline diverse, tra culture diverse, …; favorire la “costruzione sociale della semantica” evidenziando le relazioni tra le tag. Tag adattivo, biante di priene, brillante, brilliant, capace di evolversi, cicerone, città semplificata, connesso, costruzione sociale della semantica, creativo, creativo e dinamico, derrick de kerckhove, dinamico, elegante, esaustivo, geniale, ibridazione interdisciplinare, intelligente, intelligenza, intelligenza collettiva, intelligenza connettiva, intelligenza digitale, intelligenza individuale, interattivo, intuitivo, iperpertinenza, iperpertinenza = metodologia dell’essere smart, omnia mea mecum porto, paolo ferri, pierre lévy, problema metodologico, raffinato, reattivo, rispondente alle necessità, semplificato, smart, smart city, smart non significa semplice, sommatoria sequenziale, tecnologico, torquato tasso, veloce Esercitazione del 15 maggio 2012 (A e B) http://www.thinktag.it/it/resources/esercitazione-n7-del-15-maggio-2012-a-e?comments_page=1#comment_96826 Il Dottor Adriano Facchini, agronomo, agricoltore e dirigente di grandi aziende, è anche un importante esperto di marketing territoriale e per questo motivo è stato invitato a lezione dalla Prof.ssa Guarriello per parlare di localismo. Lo slogan con il quale si è presentato è un deciso “I’m localist!”. Innanzitutto, il termine locale, da sempre visto in ottica positiva, si scontra con i termini globale e globalizzazione, i quali, invece, hanno per lo più una connotazione negativa. In sé tuttavia la parola globalizzazione non ha un’accezione positiva o negativa, indica semplicemente la scala di riferimento. Con la caduta del muro di Berlino nel 1989 il termine ‘globale’ è entrato in crisi e il localismo è stato la naturale reazione agli effetti negativi della globalizzazione (in primis la standardizzazione e la tendenza all’individualismo e all’individualità), poiché connotato del significato di ricerca di appartenenza e contatto con le proprie radici e il proprio territorio, andando a riscoprire le tipicità che lo caratterizzano e identificano. In Italia, per esempio, ci sono circa 4400 specialità e dagli anni ’80, con un picco negli anni ’90, è avvenuta un’esplosione del numero di sagre, le quali rappresentano dei momenti di socializzazione. Le sagre, infatti, nacquero nei paesi quando questi iniziarono a spopolarsi a favore dell’urbanizzazione delle città: nei giorni di festa, tipicamente nelle ricorrenze dei santi patroni, le persone tornavano nei loro luoghi di origine. Per questo motivo con l’andar del tempo i residenti organizzarono delle feste di paese proprio in quei giorni, che da religiose diventarono così feste pagane. Questo ricco patrimonio deve essere “sfruttato” al fine di promuovere e valorizzare il territorio anche in ottica turistica, processo che, se condotto in modo ragionato, diventa portatore di benefici per la società. Per questo motivo oggi le sagre sono spesso utilizzate dalle amministrazioni locali come momento per richiamare l’attenzione dei turisti nel proprio comune. Tuttavia, non è possibile che queste siano slegate dal territorio circostante e dalle sue tipicità ed è bene che gli enti locali predispongano delle valide strategie di marketing territoriale. L'Associazione Turistica Sagre e Dintorni è in questo senso un punto di riferimento a livello nazionale per il turismo enogastronomico; MISEN è invece l’acronimo di “Mostrassaggi Interprovinciale Sagre Enogastronomiche”, ossia un salone nazionale delle sagre, che ha messo insieme 100 sagre diverse le quali “raccontano” la gastronomia e le tradizioni delle terre di pianura. Il localismo, tuttavia, non si compone solo di prodotti della buona cucina, ma anche di elementi quali la storia, le tradizioni, il territorio, lo sport e così via…tutti campi in cui l’Italia può sicuramente vantare delle eccellenze. E’ stato dimostrato dunque quanto sia importante valorizzare le cose locali tenendo però sempre in considerazione lo stretto legame con il territorio ed il senso di appartenenza. Fondamentale in questo processo è la sinergia tra operatori (turistici) e comunità locale poiché il localismo può divenire il motore di uno sviluppo economico in ottica turistica e, come già detto, un’azione di promozione e valorizzazione del territorio. Tuttavia, è necessario che, per lo sviluppo di strategie corrette, vengano coinvolti gli individui, in primis gli utenti della rete, ossia coloro che comunicano – e diffondono il passaparola – attraverso il web ed i social network. Tag adriano facchini, associazione turistica sagre e dintorni, eccellenze, gastronomia, globale, globalizzazione, i’m localist, locale, localismo, localismo vs globalizzazione, misen, mostrassaggi interprovinciale sagre enogastronomiche, prodotti enogastronomici, promozione, promozione turistica, sagre, sagre enogastronomiche, salone nazionale delle sagre, senso di appartenenza, sinergia, sinergia tra operatori e comunità locale, social network, sport, storia, strategie di marketing territoriale, territorio, tipicità, tradizioni, turismo, valorizzazione, valorizzazione del territorio, web Lezione 9 del 16 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-9-del-16-maggio2012?comments_page=1#comment_96828 L’intervento del Dottor Renzo Provedel, co-fondatore e vicepresidente della SosLog, associazione che si occupa di logistica sostenibile, era finalizzato a comprendere come gestire, e quindi comunicare, l’esperienza. Ciò che lega la professionalità del Dottor Provedel, ingegnere elettronico, con il discorso che ruota attorno al progetto di ibridazione del portale italia.it, non riguarda la tecnologia o la sua competenza in campo informatico, ma ha a che vedere con la sua esperienza in materia di comunicazione e di coaching, e anche con il suo modus operandi. Le “keywords” del suo modo di agire, anche e soprattutto nell’ambito della logistica sostenibile, sono infatti tre: ‘prima’, ‘durante’ e ‘dopo’. Secondo il Dottor Provedel è importante imparare a guardare a questi tre momenti in un’ottica flessibile: è infatti possibile che a volte si debba iniziare a ragionare partendo dal ‘dopo’, soprattutto se si adotta un’ottica di sostenibilità. Ad esempio, nel momento in cui si decide di produrre un frigorifero è bene partire chiedendosi cosa ne sarà del dopo, ossia cosa succederà quando verrà smaltito. Anche alcuni dei tour operator più illuminati partono da questo punto quando decidono di creare un pacchetto turistico sostenibile. Tutti questi ragionamenti sul ‘dopo’ suggeriscono, con un’intelligenza di retroazione, come è meglio operare nel ‘prima’, ossia nella fase di disegno, progettazione e produzione. Deve inoltre entrare in gioco un’intelligenza di distribuzione, che faccia sì che avvenga un uso consapevole del prodotto: i consumatori, gli utenti devono operare anch’essi con consapevolezza al fine di non vanificare gli sforzi verso la sostenibilità messi in atto dai produttori. Il Dottor Provedel ha inoltre introdotto il concetto di format, definendolo come un percorso, una sequenza di esperienze che vengono offerte all’utilizzatore perché ne fruisca ed il villaggio turistico potrebbe rappresentarne un valido esempio, in cui l’animazione ne è una componente essenziale. Alessandro Baricco, per esempio, ha pubblicato il libro “Tre volte all’alba” che può essere letto dall’inizio alla fine, oppure viceversa o addirittura partendo da metà, a discrezione del lettore. Infine, ha parlato di Open Innovation, ossia un processo di innovazione a spirale che non avviene tutto all’interno dell’azienda, ma che prevede l’acquisto o la concessione in licenza delle innovazioni (per esempio con i brevetti) attraverso scambi con altre aziende (fonte wikipedia.it). Il termine ‘open’ fa infatti riferimento alla situazione in cui si accede a risorse sconosciute o casuali. Il punto di partenza del processo è un’idea che viene poi ampliata e discussa nella fase di problem solving, la quale si coadiuva dell’aiuto e del coinvolgimento di altri soggetti esterni all’azienda, e termina con un’innovazione apprezzata dal mercato. Tag alessandro baricco, animazione, coinvolgimento di soggetti esterni, comunicare l’esperienza, dopo, durante, esperienza, format, gestire l’esperienza, ideazione, innovazione, intelligenza di distribuzione, intelligenza di retroazione, logistica sostenibile, open, open innovation, ottica di sostenibilità, ottica flessibile, percorso di esperienze, prima, prima durante dopo, problem solving, processo di innovazione, processo di innovazione a spirale, renzo provedel, risorse sconosciute o casuali, sequenza di esperienze, soslog, sostenibilità, tre volte all’alba, villaggio turistico Lezione 10 del 17 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-10-del-17-maggio201?comments_page=1#comment_96832 Su Facebook le conversazioni scorrono in modo lineare e si susseguono molto velocemente, tanto che di giorno in giorno quelle più vecchie spariscono sempre di più dalla bacheca. Per questo motivo è difficile, per un’azienda che voglia apparire su questo social network con il proprio messaggio pubblicitario, entrare nel flusso delle conversazioni e rimanervi in modo visibile. Le aziende devono infatti, attraverso la loro comunicazione, riuscire ad entrare in quel flusso con la loro promozione, ma devono anche fare in modo che il maggior numero di persone possibili la vedano. Gli attuali studi di marketing hanno portato a definire una social media strategy, ossia una strategia pensata ad hoc per utilizzare in modo efficiente ed efficace i media a fini di promozione. Approfondendo il discorso su quest’ultima, è possibile ricorrere ad un’immagine, forse poco comune, ma assai esplicativa, che riesce a rappresentare in forma grafica ciò che, a livello sociale, succede grazie al passaparola: il frattale. Questo sconosciuto è un oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse, non cambiando aspetto nemmeno se lo si guarda con una lente d’ingrandimento, e che rappresenta graficamente l’equazione di un calcolo matematico, ma anche lo sviluppo dei processi reticolari e delle logiche delle reti. Infatti i frattali compaiono spesso nello studio dei sistemi dinamici e nella teoria del caos. La forma è molto simile a quella di un fiocco di neve…o a quella di un broccolo romanesco. Anche Mark Buchanan nel suo libro “Nexus. Perché la natura, la società, l'economia, la comunicazione funzionano allo stesso modo” spiega la teoria delle reti ed il funzionamento della nostra società, la quale secondo lui sottostà alle stesse leggi ed è dominata da una stessa struttura reticolare nascosta, “nexus” appunto. Dunque, il passaparola, che può essere paragonato ad un frattale, è ad oggi la forma più efficiente di divulgazione delle informazioni ed è un elemento fondamentale nella promozione di un qualsiasi prodotto. Teoricamente è inarrestabile, è qualcosa di virale. La comunicazione on line è inoltre caratterizzata da un ulteriore vantaggio. I contatti più o meno limitati che si possono avere nella vita reale, negli incontri fisici, sono sicuramente molto inferiori rispetto a quelli che si possono avere in rete o all’interno di un social network. Per un’azienda ciò significa moltiplicare considerevolmente le opportunità di contatto con i potenziali clienti, soprattutto se questi sono lontani o difficilmente raggiungibili diversamente, come nel caso della promozione turistica. La creazione di reti ed il loro sviluppo sono processi che si verificano in modo naturale, tanto che il passaparola avviene sia nella vita reale che sul web, anche attraverso delle ramificazioni su social network diversi (è per questo che si parla di social media strategy). Tendenzialmente la promozione passa sulle piattaforme sociali più gettonate, ma nulla impedisce che si faccia anche su quelli che per il settore in cui opera l’azienda offrono maggiori possibilità di visibilità. Fondamentale in questo discorso è però il fatto di imparare a rendere il più efficiente possibile la presenza dell’azienda sui social network. Quando possibile, è bene fare in modo che la stessa frase scritta su una piattaforma compaia nello stesso modo in automatico su tutti gli altri social network su cui è iscritta l’azienda. Le tecnologie offrono un valido aiuto in questo senso, grazie alle elevate possibilità di condivisione che esse permettono. Tornando alle reti è possibile aggiungere che esiste un’altra teoria detta “dei sei gradi di separazione” la quale ipotizza che una qualsiasi persona può essere collegata a una qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari. Dal 1929, anno in cui lo scrittore ungherese Frigyes Karinthy presentò per la prima volta la teoria, sono stati condotti diversi esperimenti, che hanno però portato a una media diversa di “hops” (i salti che collegano una persona ad un’altra), ma sempre e comunque inferiore a sei. Tag broccolo romanesco, catena di conoscenze, comunicazione, comunicazione pubblicitaria, condivisione, contatti, conversazioni, facebook, fiocco di neve, flusso conversazionale, frattale, frigyes karinthy, hops, logica delle reti, mark buchanan, marketing, media, nexus, passaparola, processi reticolari, promozione, promozione turistica, sistema dinamico, social media strategy, social network, teoria dei sei gradi di separazione, teoria del caos, visibilità, web Titolo e link della risorsa connessa all’esercitazione La (Big Bang) Theory sulla diffusione del gossip http://www.thinktag.it/it/resources/la-big-bang-theory-sulla-diffusione-delEsercitazione del 21 maggio 2012 (A) http://www.thinktag.it/it/resources/esercitazione-del-21-maggio-2012-a-edel?comments_page=1#comment_96838 “Dal Carosello a Facebook Diario: torniamo a raccontarci in rete” è una presentazione disponibile su slideshare.net che mostra le nuove tendenze del web, sfruttato dalle aziende più illuminate, per la promozione, turistica e non. Per esempio le guide WhaiWhai propongono un nuovo modo di visitare le città, proponendo dei tour condotti alla stregua di cacce al tesoro con un mistero da scoprire. Un chiaro esempio di logica gaming in un’attività non tipicamente ludica, ma culturale, che cambia il modo di viaggiare. Altro esempio di come le aziende si mettano in rete in un modo tutto nuovo è quello del Museo della Torre di Davide, a Gerusalemme, la cui timeline è la più lunga di tutte quelle presenti su Facebook. Non ha più senso, infatti, proporre una destinazione turistica secondo le tecniche usate in precedenza, oggi bisogna farlo in modo nuovo, diverso, innovativo e soprattutto accattivante. Una nuova sfida per le imprese è quella di raccontarsi, anche sui social media. Facebook Diario rappresenta un modo nuovo per poterlo fare e sulla presentazione di slideshare.net sono mostrate le timeline di alcune importanti aziende tra cui Tiffany e Coca Cola su alcuni dei maggiori social network. In questo processo ci sono alcuni elementi fondamentali da tenere in considerazione: - il ruolo partecipativo dei dipendenti, le cui storie vissute in azienda devono diventare storie aziendali da raccontare; - una storia che narra l’azienda da un punto di vista istituzionale; - il marketing della narrazione. Si parla così di Corporate storytelling. Costa Crociere potrebbe usare una strategia di questo tipo per far tornare ai vertici l’immagine della compagnia dopo il grave incidente della Costa Concordia. Un buon esempio di storytelling può essere considerato il discorso che Steve Jobs tenne nel 2005 durante la cerimonia di consegna delle lauree presso la Stanford University (http://www.youtube.com/watch?v=oObxNDYyZPs). Già dal primo istante, infatti, riesce ad attirare e catturare l’attenzione degli ascoltatori. Le tre storie che racconta sono semplici, lineari, ed è necessario che tutte le aziende facciano altrettanto se decidono di raccontarsi, poiché solo in questo modo chi ascolta percepisce la realtà, la veridicità di ciò che viene narrato. Infine, un cenno sul concetto di Content Curation, ossia l’attività di ricerca, aggregazione, organizzazione e condivisione online dei contenuti più rilevanti per le persone interessate all’ambito di attività di una data azienda, svolta da un content curator (fonte infografiche.com). Sono recentemente nate delle piattaforme che facilitano gli utenti nel reperire le informazioni veramente di qualità poiché selezionate, tra cui Scoop.it, Pinterest e Searcheeze, le quali possono inoltre aiutare le imprese a migliorare la loro brand reputation. Tag aggregazione e organizzazione di contenuti rilevanti, attirare l’attenzione, brand reputation, catturare l’attenzione, content curation, contenuti rilevanti, corporate storytelling, da carosello a facebook diario: torniamo a raccontarci in rete, facebook, facebook diario, guide whaiwhai, informazioni di qualità, logica gaming, marketing della narrazione, pinterest, promozione, promozione turistica, raccontare, raccontarsi, rete, scoop.it, searcheeze, slideshare.net, social network, stanford università, steve jobs, storie lineari, storie semplici, storytelling, timeline, web Lezione 11 del 22 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-11-del-22-maggio-201-2?comments_page=1#comment_96844 La piattaforma ThinkTag permette di creare degli scaffali e, da questi, delle collezioni. La differenza tra i due risiede nel fatto che i primi sono personali e gestibili esclusivamente da colui che li ha creati, le collezioni invece sono di un gruppo e possono così essere modificate, infarcite o depauperate da tutti i membri dello stesso. Le risorse all’interno degli scaffali (e delle collezioni) possono essere ordinate, secondo logiche scelte dall’utente, che rispondono di volta in volta ad esigenze diverse. In particolare, potrebbe essere seguito un ordinamento di tipo geografico, se si tratta di località, logico, oppure cronologico. E’ sempre possibile modificare l’ordine delle risorse semplicemente trascinandole nella posizione preferita, secondo la logica del drag&drop. E’ utile ed importante eseguire questa operazione, in modo logico e sequenziale, nella creazione dei percorsi per il progetto di ibridazione del portale italia.it, poiché l’obiettivo è quello di promuovere turisticamente un territorio: l’itinerario di scoperta deve poter realmente essere intrapreso dal turista. La piattaforma offre inoltre un’altra funzionalità, Tag It!, che rappresenta un modo molto veloce e pratico di creare risorse partendo da pagine web ritenute interessanti dall’utente. Innanzitutto è necessario trascinare questo segnalibro sulla barra degli strumenti del browser, poi basterà semplicemente cliccarlo quando si è sulla pagina desiderata ed in automatico verrà creata una risorsa su ThinkTag. Sarà però necessario controllare che tutti i campi della scheda siano compilati correttamente con i metadati giusti e inserire le tag che si vogliono associare al contenuto. Se l’utente è interessato a creare la risorsa di un libro può inserirne il codice ISBN nel campo di ricerca predisposto ed automaticamente verranno compilati tutti i campi della scheda con le informazioni attinenti al libro, quali numero di pagine, autore, anno di pubblicazione e così via. Unico compito dell’utente sarà quello di inserire le tag. Sicuramente un bel risparmio di tempo, ma soprattutto precisione, completezza e chiarezza. Tag collezione, compilazione dei campi della risorsa, creazione automatica di una risorsa, creazione di una risorsa, drag&drop, ibridazione, inserimento automatico dei metadati, inserimento dei metadati, isbn, italia.it, metadati, ordine cronologico, ordine geografico, ordine logico, ordinare le risorse, promozione turistica del territorio, risorse, scheda di un libro, segnalibro, scaffale, tag it!, thinktag Esercitazione del 22 maggio 2012 (A) http://www.thinktag.it/it/resources/esercitazione-del-22-maggio-2012-a-edel?comments_page=1#comment_96840 La presentazione su slideshare.net dal titolo “Il DNA di un Social Brand” di Stefano Mizzella, social media strategist, è utile per affrontare il discorso sulla social media strategy, ossia le strategie che un’azienda adotta per promuoversi attraverso l’utilizzo dei social media. Si parta dalla premessa che nella comunicazione ci sono sempre un mittente ed un destinatario, ma nulla si sa né si può dire di ciò che succede ‘nel mezzo’. Ciò che il brand sogna di ottenere dalla propria comunicazione pubblicitaria è un “matrimonio” con il cliente, ma questa relazione non è necessariamente quella desiderata dai consumatori. Le aziende oggi non possono più permettersi di considerare il cliente come l’elemento finale nel processo di produzione, ma devono tenerlo in considerazione fin dalle prime fasi di progettazione del prodotto o del servizio. Per poter interagire con persone che parlano e che conversano on line nei moderni mercati conversazionali, anche il brand deve imparare a comunicare e interagire con i propri consumatori e, dunque, a parlare in modo slow, abbandonando le vecchie tecniche di promozione fast e loud, ma soprattutto deve diventare un “essere vivente”. Il brand deve avere un cuore e quindi un DNA, una personalità e delle orecchie per ascoltare il mercato, in modo da poter reagire ai cambiamenti. Un’azienda può così trovarsi davanti ad un dubbio amletico: avere il prodotto migliore o essere social? La scelta non è facile, soprattutto perché il fatto di essere social implica una serie di cambiamenti e rivoluzioni all’interno dell’azienda non sempre facili da gestire, dall’essere originali al distinguersi dagli altri brand per differenziarsi. In più, un social brand deve saper ascoltare, reagire, coinvolgere, interagire, conversare, offrire un messaggio e un’immagine di valore, appassionare, fidelizzare e creare un ecosistema. E last but not least, un social brand deve anche essere una social enterprise; solo in questo modo si può effettuare del social business. Guardando alla classifica delle aziende più social, il primo posto è occupato dalla Dell, la quale ha un efficientissimo apparato di ascolto dei consumatori. Nike invece dialoga con i clienti attraverso una app mobile, ha creato un social network per chi è appassionato di corsa e ha attirato l’attenzione degli utenti attraverso servizi di geolocalizzazione e la gamification. Infine, due esempi riguardanti la promozione turistica del territorio: “Umbria on the blog” (http://www.umbriaontheblog.com), blog destinato alla raccolta delle esperienze dei turisti che hanno visitato la regione, e “Chi ha visto Luigi?”, campagna di marketing della città di Caserta che fa riferimento alla scomparsa di Luigi, turista immaginario, rapito dalla bellezza e dall’accoglienza della città, che non ha fatto più ritorno a casa. Su Facebook e su Twitter è possibile seguire e leggere le sue avventure tra le meraviglie casertane e diventare fan. Tuttavia, per l’insuccesso riscosso, la campagna venne sospesa. Tag brand, caserta, chi ha visto luigi?, cliente, comunicare, consumatore, conversazioni, differenziarsi, distinguersi, essere originali, fast, il dna di un social brand, interagire, loud, marketing, mercati conversazionali, promozione turistica, slideshare.net, slow, social brand, social business, social enterprise, social media, social media strategy, social network, stefano mizzella, umbria, umbria on the blog, web Lezione 12 del 23 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-12-del-23-maggio201?comments_page=1#comment_96843 Per il progetto di ibridazione del portale italia.it è stato richiesto agli studenti di creare, individualmente o in gruppo, un percorso (chiamato per semplicità “A”) che valorizzi un territorio o degli elementi di un territorio. Per farlo è necessario identificare dei punti (A1, A2, A3, …, An) che lo compongano e collegarli in sequenza. Tuttavia, è possibile che uno di questi punti rappresenti un trait d’union con un altro percorso (chiamato “B”), eventualmente anche di un altro utente. E’ fondamentale precisare che i “punti” non identificano necessariamente un luogo geografico, ma potrebbero essere un qualsiasi tipo di risorsa: una ricetta, un evento, uno stile architettonico, un film, un personaggio, e così via. Si aprono così due modalità di connessione dei percorsi A e B: - il modello bridge, dalla tipica forma ad “H”, - il modello cross, dalla forma ad X, appunto. Nel primo modello i due percorsi sono separati ed indipendenti, ma sono collegabili grazie ad una connessione tra due distinte risorse presenti l’una nel percorso A (ad esempio il punto A3) e l’altra nel percorso B (ad esempio il punto B2). Un altro modo per collegare secondo il modello bridge due percorsi è quello di creare una risorsa esterna che possa essere connessa alle risorse A3 e B2. Un esempio aiuterà a comprendere meglio. Si pensi ad un percorso costituito da un insieme di schede che descrivono le chiese della provincia di Milano tra le quali una dipinta dal Lotto. Si pensi, inoltre, ad uno stesso tipo di percorso che però prenda in considerazione le chiese della provincia di Bergamo dove anche in questo caso una è dipinta dal pittore. Se queste due risorse vengono connesse tra di loro si ottiene un collegamento ad “H”. Oppure, si potrebbe creare una risorsa esterna, ad esempio la scheda riguardante l’artista e connetterla alle due risorse citate. Nel secondo modello, invece, i due percorsi sono comunque separati e distinti, ma hanno un punto in comune, un nodo. Ad esempio, un percorso può riguardare le specialità gastronomiche bergamasche, tra le quali la famosa “Polenta e osei”, e l’altro che prende in considerazione i piatti a base di polenta. Su ThinkTag sia scaffali che collezioni consentono di creare entrambi i tipi di connessione tra percorsi, l’unica differenza è che le seconde possono essere gestite da più utenti, da un gruppo. Tag collegamenti, collegare, collezione, connessioni, connettere, ibridazione, italia.it, modello ad h, modello ad x, modello bridge, modello cross, nodo, percorsi collegati, percorsi connessi, percorso, punti, punto in comune, risorsa, risorse connesse, scaffale, thinktag, valorizzazione del territorio Lezione 13 del 24 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-13-del-24-maggio201?comments_page=1#comment_96855 L’e-commerce, ossia il commercio elettronico, quello cioè che si avvale di strumenti telematici, si è sviluppato molto negli ultimi anni, grazie soprattutto al web 2.0, ed ha riscosso un notevole successo nei portali di promozione turistica o nei siti web che vendono direttamente servizi turistici. In Italia, tuttavia, la situazione è assai diversa rispetto alle altre nazioni: nel Bel Paese, infatti, l’acquisto ed il pagamento on line suscitano ancora molte perplessità negli scettici consumatori. Alcune delle motivazioni di tale fenomeno potrebbero essere il ridotto uso di carte di credito e di sistemi di pagamento elettronici ed il minore accesso alla rete rispetto agli altri Paesi del mondo, il ritardo culturale, il gap generazionale, la qualità e la navigabilità (spesso pessime, poco chiare e assolutamente non funzionali) dei siti di e-commerce e l’importanza attribuita all’esperienza di acquisto. Quando si parla di ‘minore accesso alla rete’ si fa riferimento al digital divide, ossia il divario digitale esistente tra chi ha accesso alle tecnologie dell’informazione e chi, invece, ne è escluso. Le cause non sono strettamente tecnologiche, come la mancanza effettiva di un device o di una connessione, ma anche culturali, dovute per esempio ad una chiusura verso le innovazioni, e istituzionali, quando gli enti statali si dimostrano in ritardo rispetto ai cambiamenti tecnologici. Si può analizzare il digital divide internamente ad uno stesso paese, confrontando per esempio i paesi con le città (le quali tipicamente hanno maggiori disponibilità di connessioni, dovute alla rete ADSL, alla presenza di hotspots per il territorio e alle reti di telefonia mobile che di solito hanno qui buona ricezione di campo), oppure è possibile paragonare la situazione di un paese con quella degli altri. In Italia per esempio è emerso che il digital divide sia elevato. Se è vero che l’Italia fa un uso ridotto di carte di credito, è però vero che esistono delle nicchie di mercato in cui si registra un notevole ricorso alle piattaforme di e-commerce, quali ad esempio l’acquisto di biglietteria aerea, di elettronica di consumo, di offerte su Groupon, e le aste on line. Un filo conduttore lega la biglietteria aerea all’elettronica di consumo: infatti, quando una persona è interessata all’acquisto di un oggetto elettronico, solitamente si reca prima in un qualsiasi negozio specializzato, prende visione del prodotto, chiede consiglio ai commessi, torna a casa e acquista on line risparmiando denaro. Nel caso di un biglietto aereo il servizio che si andrà ad acquistare è già noto: si sa infatti che si avrà diritto ad un posto a sedere di una tale dimensione a seconda della classe di viaggio acquistata, alla spedizione, o meno, di un bagaglio di tot chili, e così via. Il consumatore può procedere all’acquisto con serenità perché conosce già il prodotto prima di acquistarlo; è come se l’avesse già toccato con mano. Per quanto riguarda i sistemi di pagamento elettronici si può controbattere affermando che esistono modalità di pagamento sicure, come PayPal, che facilitano l’acquisto. Inoltre, sebbene sussista veramente il problema del gap generazionale e siano soprattutto i giovani a ricorrere all’e-commerce, è però anche vero che oggi le aziende e gli operatori (turistici e non) si rivolgono maggiormente agli over 60, poiché dotati di maggiore disponibilità di spesa. Fatte queste premesse, non resta che attribuire una consistente parte della colpa del mancato decollo dell’ecommerce al bisogno degli individui di vivere un’esperienza di acquisto, fatta soprattutto dal vedere con i propri occhi e toccare con mano il prodotto che si vuole acquistare. Non importa se poi il pagamento avverrà in modo elettronico, non è questa la variabile discriminante del processo. Tuttavia il web 2.0 offre oggi un grande aiuto in questo senso. Infatti, la mancanza di un’esperienza d’acquisto nell’e-commerce può essere compensata dalla rete e dai contenuti, dai giudizi e dalle recensioni pubblicate dagli altri utenti che prima di noi hanno acquistato quel prodotto. Il consumatore attinge così dalla loro esperienza per valutare l’opportunità di acquisto. Oppure, esperienze come quelle di Zalando.it, negozio di moda on line, mostrano che si possono conquistare i consumatori promettendo loro di ritirare la merce acquistata in caso di insoddisfazione. Per quanto riguarda l’ambito turistico, gli operatori possono sfruttare la logica social con la quale gli utenti scelgono oggi le destinazioni, e proporsi sulla rete con profili sui social network e pagine web ricche di foto (veicolo valido per suggerire l’esperienza) che diano la possibilità ai viaggiatori di lasciare i propri commenti. Ciò che gli operatori devono fare è rendere trasparente tutto il processo di produzione del prodotto. Tag accesso alla rete, accesso alle tecnologie, acquisto on line, aste on line, biglietteria aerea, carte di credito, commercio elettronico, connessione, consigli degli utenti, contenuti, digital divide, divario culturale, divario digitale, divario istituzionale, divario tecnologico, e-commerce, elettronica di consumo, esperienza di acquisto, gap generazionale, giudizi degli utenti, nicchie di mercato, operatori turistici, pagamento on line, paypal, piattaforme e-commerce, processo di produzione trasparente, prodotti, recensioni, ritardo culturale, servizi, sistemi di pagamento elettronici, social network, strumenti telematici, toccare con mano, vedere con i propri occhi, web 2.0, zalando.it Lezione 14 del 29 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-14-del-29-maggio201?comments_page=1#comment_96857 Per l’esame del corso di Turismatica è necessaria un’attività di elaborazione individuale sulla piattaforma ThinkTag. Gli studenti devono: - scrivere un commento per ciascuna lezione ed esercitazione con le relative tag; - creare cinque risorse che abbiano come argomento i temi trattati, da connettere alle relative lezioni o esercitazioni; - pubblicare dieci commenti a risorse di altri utenti presenti sulla piattaforma; - creare un percorso per il progetto di ibridazione del portale italia.it. Entrando nel dettaglio, è bene specificare che per il percorso, una volta approvato dal professore, è necessario creare una risorsa di presentazione dello stesso con una breve spiegazione di come si sviluppa l’itinerario, contenente, se possibile, le coordinate geografiche per localizzarne le tappe sulla mappa di Google che appare. Il percorso creato dall’utente può poi essere connesso, secondo il modello bridge o quello cross, ad altri percorsi presenti sulla piattaforma. Lo scaffale che contiene il percorso deve essere trasformato in collezione, in modo che ogni utente possa intervenire apportando modifiche o aggiunte. Gli studenti devono inoltre preparare una relazione finale contenente: - il testo di ogni commento personale alle lezioni/esercitazioni pubblicato sulla piattaforma con relative tag, rivisitate e corrette, e permalink di indirizzamento alla pagina; - i link alle risorse create e connesse alle lezioni/esercitazioni; - il testo dei commenti personali alle risorse di altri utenti con i relativi permalink; - il link dello scaffale o della collezione creata per il progetto di ibridazione del portale italia.it. Tag collezione, commenti alle lezioni, connessioni, elaborazione individuale, esame di turismatica, esercitazioni, geolocalizzazione, italia.it, lezioni, google map, link, modalità esame, modello bridge, modello cross, piattaforma risorse, percorso, permalink, portale italia.it, presentazione, progetto di ibridazione del portale italia.it, relazione finale, scaffale, tag, temi trattati, thinktag, turismatica, utenti Lezione 15 del 30 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-15-del-30-maggio201?comments_page=1#comment_96871 In rete è oggi possibile consultare molti siti Internet dedicati alla raccolta delle esperienze di viaggio pubblicate dagli utenti. “Turisti per caso”, “TripAdvisor” e “Virtual Tourism” sono solo alcuni dei nomi più noti. La loro funzione è fondamentale nel panorama dell’acquisto elettronico di prodotti o servizi turistici - che sta via via prendendo sempre più piede - per la loro capacità di sopperire alla mancanza dell’esperienza di acquisto: non è infatti possibile per il consumatore visionare e toccare con mano il prodotto prima di comprarlo, essendo il turismo un bene esperienziale. I commenti, i giudizi ed il racconto dell’esperienza degli altri utenti sono in grado, però, di fornire al potenziale consumatore tutte le indicazioni di cui ha bisogno per valutare la reale opportunità di procedere all’acquisto; le fotografie corredano e completano il desiderio degli individui di trovare una soluzione alle proprie insicurezze. Il 2.0 rappresenta ancora una volta la strada da seguire. TripAdvisor è il portale, tra quelli analoghi, con il più alto numero di recensioni ed è riuscito a catalogare una quantità enorme di strutture ricettive. Recentemente la piattaforma si è aggiornata, diventando ancora più esaustiva e completa, poiché si è dotata di risorse che catalogano anche luoghi, città e attrazioni da vedere, poiché l’utente non necessita solo della struttura ricettiva, ma di ogni singolo componente del pacchetto turistico “fai da te”. Ogni utente può lasciare la propria recensione, votare la struttura e pubblicare fotografie scattate durante il soggiorno; ciò succede con più frequenza quando l’esperienza vissuta è stata positiva. Tuttavia, sulla piattaforma non mancano commenti negativi. In questo caso è utile – sia per gli utenti che per gli operatori – leggerli per capire qual è l’aspetto che ha connotato negativamente il soggiorno e indagare sullo stile di viaggio degli utenti che li hanno pubblicati, oltre agli altri eventuali commenti che degli stessi si trovano sulla piattaforma. Ultima novità introdotta sulla piattaforma è la possibilità di indicare l’utilità ricevuta da ogni singolo commento lasciato dai viaggiatori, il che tende a far aumentare la reputazione dell’utente su TripAdvisor e accrescere l’affidabilità del sito. Molti utenti sono infatti titubanti e diffidenti poiché mettono in dubbio la veridicità delle recensioni postate. Tuttavia, come già detto, sono presenti anche commenti negativi, spesso molto critici ed infamanti, il che controbilancia perfettamente l’entusiasmo di alcune recensioni. Per capirne il semplice funzionamento basta aprirne il sito web ed inserire il nome di un hotel: si è provato con il Filitheyo Island Resort, situato nell’atollo di Faafu alle Maldive, visitato anche da alcuni studenti del corso durante un workshop tenutosi nel mese di aprile. Infine, la piattaforma controlla gli indirizzi IP dei computer sui quali vengono scritte le recensioni e utilizza un sistema di monitoraggio per individuare eventuali operazioni illecite, come la situazione in cui un utente falsifichi la recensione a discapito della struttura ricettiva. In questo modo la piattaforma è riuscita ad accrescere la propria affidabilità e attendibilità, con un chiaro vantaggio per tutti quegli utenti che ad essa si affidano per indagare la reale qualità e accoglienza delle strutture, che spesso viene mascherata da siti Internet istituzionali sfavillanti e curatissimi. Tag acquisto elettronico, affidabilità, attendibilità, bene esperienziale, commenti degli utenti, commenti negativi, commenti positivi, consumatore, controllo dell’indirizzo ip, esperienza di acquisto, esperienze di viaggio, filitheyo island resort, giudizi degli utenti, mancanza di esperienza di acquisto, monitoraggio, prodotti turistici, pubblicare fotografie, racconto di esperienze, recensioni, reputazione, servizi turistici, stile di viaggio, strutture ricettive, tripadvisor, turismo, turisti per caso, utilità del commento, virtual tourism, votare, web 2.0 Lezione 16 del 31 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-16-del-31-maggio201?comments_page=1#comment_96886 TripAdvisor rappresenta un modello di piattaforma rivolta alla raccolta di esperienze di viaggio che utilizza le logiche del web 2.0. Altre stanno tentando di accaparrarsi quote di mercato, il quale si sta ampliando. Il 75% degli utenti che cercano una struttura ricettiva in cui soggiornare in rete, navigano prima su queste piattaforme e poi si rivolgono al sito istituzionale dell’hotel. Un caso di studio che è importante citare è “Turisti per caso”, il quale ha però avuto una storia ed un’origine totalmente diverse rispetto a TripAdvisor. Il sito concentra infatti l’attenzione non tanto sulle strutture ricettive con le relative recensioni, ma sulle esperienze di viaggio vere e proprie, organizzate nelle evocative sezioni “Diari di viaggio” e “IoCiSonoStato”. Turisti per caso nacque come programma TV quando questa rappresentava il media più diffuso ed era condotto da Susy e Patrizio, due giornalisti-reporter che compivano in prima persona i viaggi-documentari, accompagnati da una troupe che li riprendeva costantemente nei loro incontri con le comunità locali. Un’esperienza vera, dunque, vissuta personalmente, documentata e trasmessa al pubblico. I due espansero la loro attività pubblicando inoltre una rivista mensile, con il medesimo titolo, ed aprendosi al web: il loro sito è oggi leader in Italia per quanto attiene al modello del diario di viaggio on line. Susy e Patrizio hanno così dimostrato di avere le idee molto chiare sulla strategia da seguire e sono riusciti a combinare in modo sinergico televisione, giornali, web, social network, e così via. La social media strategy da loro seguita li ha condotti a connettere tra di loro i maggiori social network sui quali sono presenti, come Facebook e Twitter, con il chiaro intento di aumentare la visibilità del loro operato e di diffondere viralmente le informazioni. Per ogni azienda ed operatore turistico è fondamentale programmare un’efficiente ed efficace strategia di diffusione pubblicitaria sui social media e per iniziare a farlo è innanzitutto indispensabile che il loro sito istituzionale, standard ma attraente, sia indicizzato dai maggiori motori di ricerca, ed essere presenti sui social network maggiormente in voga, tra cui Facebook e Twitter. Da queste piattaforme, infatti, è possibile stimolare gli utenti a visitare il sito istituzionale. Il professor Paini ha così proposto agli studenti di registrarsi su Twitter per testare gli effetti della “viralità tra gli utenti”, costituendo una rete di follower all’interno del gruppo Turismatica 2011-2012. Tag aumentare la visibilità, diari di viaggio, diffusione virale delle informazioni, esperienze di viaggio, esperienze vere, facebook, giornalisti-reporter, incontro con le comunità locali, iocisonostato, programma tv, rivista mensile, sinergia, sito internet, social media strategy, social network, susy e patrizio, turisti per caso, tripadvisor, twitter, viaggi-documentari, viralità, viralità tra gli utenti, visibilità Esercitazione del 5 giugno 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/lezioneesercitazione-del-5-giugno2012?comments_page=1#comment_96899 Giunti quasi alla fine del corso era doveroso che gli studenti si cimentassero in prima persona in un’esercitazione e cercassero di mettere in pratica quanto spiegato e appreso durante le lezioni, attraverso un gioco di ruolo ed il lavoro in team. Compito degli studenti, suddivisi in gruppi, era quello di programmare una social media strategy attuabile dal Park Hotel Gran Bosco, situato nella bassa Val di Susa, precisamente a Sauze d’Oulx al confine con la Francia, il quale fa parte di un complesso di strutture ricettive. Ogni gruppo rappresentava una diversa web agency cui l’hotel era ricorso per avere consigli su come migliorare il suo posizionamento e la sua visibilità sui social media. All’interno di ogni team diverse figure professionali dovevano confrontarsi: i social media strategist, che si occupano della visualizzazione complessiva della strategia da mettere in campo, i community manager, che gestiscono le community, seguendone le conversazioni postate sui diversi media ed eventualmente trasformandone i commenti negativi in risorse, gli esperti di web marketing, i quali sviluppano il marketing attraverso il web, ed i blogger, che scrivono articoli specifici sulla struttura in questione. Queste figure sono aiutate e coadiuvate da un consulente senior esterno (in questo caso, la professoressa Guarriello). L’hotel è situato in una zona completamente montana e tre sono le parole chiave che servono a valorizzare una struttura situata in quel territorio: - Via Lattea, data la presenza di numerosi impianti di risalita; - Cartoon Rapid Race, gara amatoriale di discesa in acqua mossa con barchette di carta; - Alpi Bike Resort, comprensorio per gli appassionati di mountain bike, capace di attrarre cicloturisti europei grazie ai suoi interessanti tracciati. Le risorse umane presenti nella struttura sono costituite dai due proprietari sessantenni, dotati, quindi, di un notevole bagaglio di conoscenza del territorio, dai due figli, giovani e coinvolti direttamente nella gestione, da un cuoco specializzato sia nella cucina tipica che in quella internazionale, e tre risorse “jolly” di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Il maggiore problema del Park Hotel, che è la causa che l’ha spinto a contattare una web agency, è l’assenza di un sito Internet istituzionale unicamente dedicato all’hotel. Esso infatti condivide un portale con altre strutture ricettive che fanno parte dello stesso agglomerato (www.c-s-t.it/org/index.html) ed in più le offerte e le informazioni presenti non sono nemmeno aggiornate! Inoltre, non esistono adeguate recensioni su uno dei portali turistici maggiormente utilizzati al momento, TripAdvisor. Queste problematiche hanno notevoli e negative ripercussioni sul posizionamento della struttura e sulla sua visibilità nel vasto panorama di Internet. Dunque, i primi aspetti e problemi da prendere in considerazione e risolvere sono l’identificazione di un target ossia della nicchia di mercato alla quale rivolgersi (in questo caso, famiglie e sportivi), la possibilità di intercettare e raggiungere nuovi clienti, il miglioramento della visibilità delle offerte e del brand e l’aumento dell’autorevolezza dell’hotel e della fiducia da parte dei consumatori in modo da accrescere la fidelizzazione dei clienti già acquisiti. Il lavoro richiesto agli studenti era dunque rivolto all’analisi del contesto, alla definizione di ipotesi di business, di obiettivi di breve e lungo periodo, alla conduzione dell’analisi SWOT, alla definizione di un’identità di rete dell’hotel, del posizionamento, del target e del social media mix. Il fondamentale punto di partenza per la definizione di qualsiasi strategia è, infatti, l’analisi SWOT, acronimo di strengths, punti di forza, weaknesses, debolezze, opportunities, opportunità, e threats, minacce. In un secondo momento si provvederà a pianificare la sua presenza sui social media ed in particolare sui social network. La mission del progetto consisteva infatti in due aspetti: l’analisi preliminare del contesto e, in secondo luogo, l’identificazione del piano redazionale e dei canali media da sviluppare, con la proposta di una strategia che passasse almeno per Facebook e Twitter, oltre a due articoli su un blog, uno sulla struttura e uno sul contesto. Tag accrescere la fidelizzazione, alpi bike resort, analisi del contesto, analisi swot, blog, autorevolezza, blogger, cartoon rapid race, community manager, consulente senior esterno, esperto di web marketing, facebook, fidelizzazione, fiducia, gioco di ruolo, identificazione del target, identità di rete, nicchia di mercato, park hotel gran bosco, piano redazionale, posizionamento, sauze d’oulx, social media, social media mix, social media strategist, social media strategy, social network, target, team work, tripadvisor, twitter, val di susa, via lattea, visibilità, web agency Lezione 18 del 6 giugno 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-18-del-6-giugno2012?comments_page=1#comment_96906 Alcuni chiarimenti circa il progetto di ibridazione del portale italia.it. Lo scaffale che conterrà il percorso dovrà anche contenere una risorsa di presentazione globale dell’itinerario georeferenziato, nella quale comparirà di conseguenza la mappa di Google. Questa risorsa altro non sarà che l’indice del percorso poiché in poche righe conterrà la spiegazione dell’itinerario che i turisti potranno intraprendere, corredata dai “link” che rimandano alle risorse/schede dei luoghi di cui si compone l’itinerario stesso. In realtà, non bisognerà fare un copia-incolla degli URL, ma dei titoli delle risorse, che su ThinkTag permettono direttamente un reindirizzamento alle relative pagine. Lo schema sarà dunque il seguente: breve presentazione discorsiva del percorso; titolo della risorsa A, titolo della risorsa B, titolo della risorsa C, … Ogni risorsa che tratta di un luogo descriverà le caratteristiche dello stesso e ad essa potranno essere collegate altre schede che parlano di elementi comuni a quel luogo. I metodi per collegare le due risorse potranno essere l’inserimento del titolo della seconda risorsa nella prima; la creazione di una connessione tra le risorse, anche eventualmente non presenti nello scaffale dell’itinerario; l’inserimento del titolo di ogni risorsa interessante nella scheda di presentazione del percorso, sotto al titolo della risorsa “madre” cui si ricollega, secondo il seguente schema: breve presentazione discorsiva del percorso; titolo della risorsa A, titolo della risorsa A1, titolo della risorsa A2, titolo della risorsa B, titolo della risorsa B1, titolo della risorsa C, … In questo modo le “sotto-risorse” dei luoghi saranno già presenti nello scaffale; tuttavia questo metodo si adatta solo a percorsi con pochi elementi da gestire. Una volta terminato il lavoro, lo scaffale in cui si lavorerà dovrà essere trasformato in collezione e solo la presentazione del percorso dovrà essere inserita nella collezione ad hoc creata dal professore. Così facendo egli potrà risalire a tutto l’itinerario semplicemente cliccando sulle connessioni in essa presenti. Tag collezione, connessione, connettere, georeferenziare, google map, ibridazione del portale italia.it, italia.it, itinerario, itinerario georeferenziato, link, percorso, presentazione, progetto di ibridazione del portale italia.it, risorsa “madre”, risorse, scaffale, schede, sotto-risorsa, thinktag Lezione 19 del 7 giugno 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-19-del-7-giugno2012?comments_page=1#comment_96997 Il web 2.0 e le sue logiche hanno “invaso” i mercati e, a volte, stravolto le loro normali logiche di funzionamento. “Autostrade per l’Italia”, prima grande compagnia italiana di viabilità, il cui business ruota attorno ai pedaggi riscossi da ogni veicolo su gomma che transita sulle sue strade, ha ad esempio lanciato una grossa iniziativa, che a primo avviso potrebbe essere per lei controproducente: Car Pooling, ossia l’auto di gruppo, l’organizzazione del viaggio tra diversi automobilisti che, dovendo percorrere lo stesso tratto di strada, lo intraprendono insieme sulla stessa vettura. La campagna è rivolta a diminuire il numero di automobili in circolazione e, quindi, a ridurre le emissioni di CO2. Questa iniziativa non fa parte del core business dell’azienda, ma rispecchia una strategia molto più ampia che si basa sulle logiche e sulle prassi tipiche del web 2.0. Ruolo fondamentale è, infatti, giocato dal portale http://www.autostradecarpooling.it/, dal quale l’utente può programmare e definire i dettagli del proprio viaggio, in modo da trovare facilmente qualcuno che lo condivida con lui. La piattaforma funge da intermediario tra le persone, mettendole in contatto e favorendo la pratica del car pooling. Per chi decide di intraprendere il viaggio in questo modo, mettendo a disposizione la propria automobile o sfruttando il passaggio di un altro automobilista, sono previsti dei vantaggi, tra cui piste dedicate al casello e lo sconto sul pedaggio nei giorni feriali (come si può ben vedere alla barriera di Milano). Se è facile individuare i vantaggi per gli automobilisti – dal risparmio di denaro per casello e carburante, al minore stress psicofisico, passando per la possibilità di socializzare – è un po’ meno intuitivo identificare quelli per l’azienda, che a primo avviso sembrerebbero anzi sovrastati dalla negativa diminuzione degli introiti. Tuttavia, attraverso un impegnativo brainstorming, è possibile ipotizzare alcune cause che potrebbero aver spinto la società ad agire in quell’ottica. Innanzitutto, essendo orientata alla diminuzione delle emissioni dannose e al rispetto ambientale, la campagna assicura un notevole ritorno di immagine all’azienda; in secondo luogo, l’iniziativa, a diretto contatto con gli automobilisti (seguendo chiare logiche 2.0), è in grado di comprendere le nuove tendenze e agire di conseguenza. Ancora, il car pooling potrebbe agire positivamente sull’aumento della velocità di crociera, entrando così in diretta competizione con il treno, principale concorrente di Autostrade per l’Italia; inoltre potrebbero esserci dei risvolti positivi anche sul business secondario della società, ossia gli introiti derivanti dal consumo di cibi e bevande presso le stazioni di servizio dislocate lungo tutta la rete. Infine, può essere che l’azienda abbia intravisto dei vantaggi nella possibilità di sottoscrivere accordi esterni alla campagna di car pooling con alcuni comuni, come, per esempio, con la città di Milano ed il suo servizio di bike sharing “BikeMi”. Altro esempio di successo che è possibile citare è l’iniziativa, nata dalla mente di un gruppo di persone che volevano realizzare un servizio 2.0, “RoadSharing” (http://www.roadsharing.com/it/), anch’essa utile ai pendolari che vogliono risparmiare denaro, ridurre le emissioni di CO2 ed essere più felici, come magnificamente illustrato dalle emoticon sulla homepage del portale. La logica di fondo è la stessa di quella della società Autostrade: tanti utenti organizzano il viaggio verso una destinazione comune, sfruttando come intermediario la piattaforma. Tuttavia esiste una differenza rispetto alla precedente. Su RoadSharing è presente una lista di eventi che si tengono nel mondo, ordinati in successione cronologica: ogni utente può offrire o richiedere un passaggio per raggiungerli. Uno step in più, quindi, rispetto ad Autostrade per l’Italia. Su RoadSharing, infatti, l’elemento esperienziale e di socializzazione è più fortemente presente: ciò che si condivide non è solo il viaggio, ma anche l’esperienza del viaggio e dell’evento. Gli operatori turistici dovrebbero sfruttare in loro favore queste piattaforme free già esistenti e gli organizzatori di eventi non dovrebbero esimersi dal creare un collegamento tra il loro evento e questi siti, i quali possono inoltre censirlo ed aggiungerlo alla lista degli eventi già presenti. L’approccio seguito da piattaforme come RoadSharing è quello di mash-up, ossia di inclusione dinamica di informazioni o contenuti provenienti da più fonti, al fine di offrire un servizio evoluto ed un alto livello di partecipazione degli utenti. Le piattaforme vengono così definite interoperabili, ossia in grado di “dialogare” tra di loro: la piattaforma che contiene le altre è in grado di leggerne ed incorporarne dati e servizi proposti, non necessitando dunque di link. L’utente può quindi trovare tutte le informazioni di cui ha bisogno su di un unico portale, senza la necessità di cercarle altrove. La logica dello “-sharing” potrebbe essere applicata anche in ambito turistico, ovviamente con i dovuti adeguamenti e modifiche, ma, se si vuole, è quello che già da qualche anno sta succedendo con il “couch surfing” (il viaggiare dormendo sul divano del salotto, messo a disposizione dalle famiglie ospitanti) e l’“house swapping” (lo scambio di case). Queste due pratiche avvengono tendenzialmente tra privati, i quali attraverso apposite piattaforme concordano e organizzano lo scambio, ma da poco tempo a questa parte anche alcuni operatori turistici o enti istituzionali hanno intrapreso tale strada per ampliare l’offerta locale, inserendo sui loro siti dei collegamenti a portali specializzati, come è possibile vedere, ad esempio, sulle pagine del sito internet della città di Torino dedicate alle vacanze dei giovani (http://www.comune.torino.it/infogio/vacanze/dove_dormire/scambio_casa_e_ospitalita.htm). Tag aumento della velocità di crociera, auto di gruppo, automobilisti, autostrade per l’italia, car pooling, città di torino, componente esperienziale, condivisione del viaggio, condivisione dell’esperienza, contatto diretto con gli automobilisti, couch surfing, esperienza del viaggio, house swapping, inclusione dinamica di informazioni e contenuti, intermediazione, interoperabilità, lista di eventi, logiche 2.0, mash-up, offrire un passaggio, operatori turistici, organizzazione del viaggio, partecipazione degli utenti, pedaggio, piattaforma, piattaforme interoperabili, portale, richiedere un passaggio, riduzione degli introiti, riduzione di co2, risparmio di denaro, rispetto ambientale, roadsharing, servizi 2.0, socializzazione, torino giovani, turismo, web 2.0 Lezione 20 del 8 giugno 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-20-del-8-giugno2012?comments_page=1#comment_96955 Il QR Code (Quick Response Code) è un codice a barre bidimensionale composto da moduli neri disposti all'interno di uno schema di forma quadrata. Grazie ad una semplice applicazione presente sul cellulare le persone possono visualizzare le informazioni codificate al suo interno, che potrebbero essere dei testi (in questo caso non è necessario uno smartphone con connessione Internet, ma basta semplicemente un telefono o un device dotato di fotocamera, ampliando così notevolmente il bacino di utenza), l’url di una pagina web, un video, dei file audio, e così via. E’ utile capire come viene generato un QR Code e per farlo basta aprire uno dei siti Internet a ciò preposti, come Kaywa QR Code (http://qrcode.kaywa.com/). All’interno del codice è possibile inserire molteplici dati, non solo l’URL di una pagina web, ma anche, come già detto, un testo, un numero telefonico o un SMS, impostando contenuto e destinatario. Un altro generatore di codici QR è ZXing Project (http://zxing.appspot.com/generator/), il quale, compilando i campi disponibili, permette di completare il codice con eventi, contatti, indirizzi mail, url e consente la geolocalizzazione, definendo un punto e codificandone le coordinate. In Italia, tuttavia, questo strumento è ancora poco utilizzato e la causa principale è da attribuire al digital divide che attanaglia il Bel Paese. Il QR Code potrebbe essere utilizzato in un’ottica di social media strategy e concorrere così, insieme agli altri social network, alla promozione di un prodotto o servizio. Dunque, potrebbe anche essere applicato e sfruttato in campo turistico, poiché può essere apposto su riviste, cataloghi, opuscoli o cartelloni pubblicitari, e così via. Essendo l’utente a scegliere e decidere se approfondire l’informazione, se decifrare il codice o no, il QR Code rispetta il criterio dell’iperpertinenza. Ogni località potrebbe avere dei QR Code che suggeriscono ai turisti dove poter mangiare o alloggiare o le attrazioni vicine da visitare. Inoltre, il codice si presta molto bene ad uno sfruttamento secondo logiche gaming: potrebbe, infatti, essere creato un tour a modi ‘caccia al tesoro’ che, attraverso la sequenziale risoluzione degli enigmi codificati nel QR, permetta di individuare i luoghi in cui recarsi per ottenere gli altri indizi e giungere alla soluzione del mistero (un po’ come la logica delle guide WhaiWhai). Emergono ora due fondamentali considerazioni: al fine di una promozione efficace tramite il QR Code, non è possibile che la connessione ad Internet ed il costo del cellulare rappresentino un ostacolo o una barriera d’accesso al servizio; se però l’intento è quello di realizzare dei servizi evoluti ed innovativi, è necessario rivolgere i progetti ai telefoni di fascia alta. Per ovviare al conseguente problema del digital divide, i cellulari di fascia bassa potrebbero visualizzare, una volta fotografato il QR Code, un menù di scelta in cui compaiono voci come “dove dormire”, “cosa mangiare”, “cosa visitare”, e così via, con la possibilità di inviare un sms richiedendo solo l’informazione di cui si necessita. Una sms machine, ossia un computer che invia e riceve messaggi, anche a più destinatari contemporaneamente, spedirà all’utente un sms contenente le opportune indicazioni. Il vantaggio per le aziende consiste nella possibilità di comprendere quali siano le preferenze dei consumatori, in base all’analisi delle informazioni da loro maggiormente richieste. Il turista è infatti libero di scegliere le informazioni che vuole ricevere e sarà compito dell’operatore turistico inviargli quelle più pertinenti alla sua scelta e, eventualmente, adeguare e modificare i servizi offerti in modo da rispondere adeguatamente ai bisogni dei consumatori. Tag ambito turistico, applicazione, codificare, codice a barre, codice a barre bidimensionale, comprendere le preferenze dei consumatori, connessione internet, contenuto audio, contenuto testuale, contenuto video, decifrare, decodificare, device, digital divide, enigma, fotocamera, gamification, generatore di qr code, geolocalizzazione, guide whaiwhai, indizio, informazione, informazioni codificate, informazioni iperpertinenti, informazioni pertinenti, iperpertinenza, kaywa qr code, logica gaming, menù di scelta, moduli neri, operatori turistici, preferenze dei consumatori, promozione, promozione turistica, qr code, qr code generator, quick response code, smartphone, sms, sms machine, social media strategy, telefoni di fascia alta, telefoni di fascia bassa, tour-caccia al tesoro, turismo, url, zxing project Riepilogo dei link alle risorse create 1. http://www.thinktag.it/it/resources/tim-berners-lee-alle-olimpiadi-di-londra 2. http://www.thinktag.it/it/resources/monica-giovarruscio-il-mio-stile-di-viag 3. http://www.thinktag.it/it/resources/twitta-la-medusa 4. http://www.thinktag.it/it/resources/foursquare-e-la-promozione-turistica-un5. http://www.thinktag.it/it/resources/amore-e-twitter-amicizia-e-passione-ai-t 6. http://www.thinktag.it/it/resources/promozione-turistica-blog-vs-tweet 7. http://www.thinktag.it/it/resources/la-big-bang-theory-sulla-diffusione-del- Titoli e link delle coppie di risorse connesse 1. Tim Berners-Lee http://www.thinktag.it/it/resources/tim-berners-lee Tim Berners-Lee alle Olimpiadi di Londra 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/tim-berners-lee-alle-olimpiadi-di-londra 2. Web 2.0 http://www.thinktag.it/it/resources/web-20--5 Web 2.0 e Travel 2.0 http://www.thinktag.it/it/resources/web-20-e-travel-20 3. Nexus. Perché la natura, la società, l'economia, la comunicazione funzionano allo stesso modo. http://www.thinktag.it/it/resources/nexus-perche-la-natura-la-societa-lecono--3 Scheda del libro "Nexus" di Mark Buchanan http://www.thinktag.it/it/resources/scheda-del-libro-nexus-di-mark-buchanan 4. “Teoria dei sei gradi di separazione” http://www.thinktag.it/it/resources/teoria-dei-sei-gradi-di-separazione "Sei gradi di separazione" di Fred Schepisi http://www.thinktag.it/it/resources/sei-gradi-di-separazione-di-fred-schepis La teoria dei sei gradi di separazione http://www.thinktag.it/it/resources/la-teoria-dei-sei-gradi-di-separazione--2 5. La (Big Bang) Theory sulla diffusione del gossip http://www.thinktag.it/it/resources/la-big-bang-theory-sulla-diffusione-delChe cos'è il frattale? http://www.thinktag.it/it/resources/che-cose-il-frattale 6. Geolocalizzazione: da puro divertimento ad estrema utilità http://www.thinktag.it/it/resources/geolocalizzazione-da-puro-divertimento-a Gamification e Foursquare http://www.thinktag.it/it/resources/gamification-e-foursquare 7. Shopping emotion http://www.thinktag.it/it/resources/shopping-emotion "Turismatica" Lezione 13 del 24 maggio 2012 http://www.thinktag.it/it/resources/turismatica-lezione-13-del-24-maggio-201 Apple - Strategie di comunicazione http://www.thinktag.it/it/resources/apple-strategie-di-comunicazione 8. Anna Allievi: storytelling aziendale, come incantare un cliente con un racconto. http://www.thinktag.it/it/resources/anna-allievi-storytelling-aziendale-come "Il potere del racconto" - III convegno di corporate storytelling http://www.thinktag.it/it/resources/il-potere-del-racconto-iii-convegno-di-c 9. TURISMO NELL'ERA DIGITALE - Il Web 2.0 e l’importanza di conoscere il sistema per poterlo sfruttare al meglio per la promozione turistica http://www.thinktag.it/it/resources/turismo-nellera-digitale-il-web-20-e-l NON SOLO TRIPADVISOR: ECCO ALTRI SOCIAL NETWORK TURISTICI http://www.thinktag.it/it/resources/non-solo-tripadvisor-ecco-altri-social-n Gogobot e Travellution, i nuovi legami tra internet e turismo http://www.thinktag.it/it/resources/gogobot-e-travellution-i-nuovi-legami-tr 10. Car Sharing http://www.thinktag.it/it/resources/car-sharing--2 bla bla car...w il carsharing! http://www.thinktag.it/it/resources/bla-bla-carw-il-carsharing 11. Progetto: Social Media Strategy http://www.thinktag.it/it/resources/progetto-social-media-strategy--3 Park Hotel Gran Bosco http://www.thinktag.it/it/resources/park-hotel-gran-bosco--2 12. Il Citizen Journalism http://www.thinktag.it/it/resources/il-citizen-journalism--2 Citizen Journalism: Giornalismo Partecipativo E Il Nuovo Modo Di Fare Informazione Online - Guida Introduttiva Con Video http://www.thinktag.it/it/resources/citizen-journalism-giornalismo-partecipa Permalink dei commenti alle risorse di altri utenti 1. http://www.thinktag.it/it/resources/web-20-e-travel-20?comments_page=1#comment_97030 2. http://www.thinktag.it/it/resources/il-sito-che-sbugiarda-le-fotografie-degl-2?comments_page=1#comment_97034 3. http://www.thinktag.it/it/resources/foursquare-e-la-promozioneturistica?comments_page=1#comment_97166 4. http://www.thinktag.it/it/resources/spanair-unexpected-luggage?comments_page=1#comment_97193 5. http://www.thinktag.it/it/resources/youreporterit-il-futurodellinformazione?comments_page=1#comment_97214 6. http://www.thinktag.it/it/resources/turisti-per-caso-dalla-televisione-alwe?comments_page=1#comment_97224 7. http://www.thinktag.it/it/resources/monica-mazzapicchio-il-mio-stile-diviag?comments_page=1#comment_97235 8. http://www.thinktag.it/it/resources/treeboo?comments_page=1#comment_97250 9. http://www.thinktag.it/it/resources/il-sito-dedicato-agli-amanti-delturismo?comments_page=1#comment_97259 10. http://www.thinktag.it/it/resources/sperimentazione-di-unanarrazione?comments_page=1#comment_97269 Progetto “Ibridazione 2.0 del portale www.italia.it” Presentazione del progetto di gruppo Presentazione : Alla scoperta della Lunigiana http://www.thinktag.it/it/resources/presentazione-alla-scoperta-della-lunigi Presentazione del progetto personale Presentazione : In moto lungo la Via Francigena in Lunigiana http://www.thinktag.it/it/resources/in-moto-lungo-la-via-francigena-in-lunig Collezione personale In moto lungo la Via Francigena in Lunigiana http://www.thinktag.it/it/groups/la-smart-community-del-progetto-tagitali/collections/in-moto-lungo-la-viafrancigena-in-lunig--2