frammenti Periodico dei Farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale xxx Trimestrale • Anno 2 - Num. 1 • marzo 2008 - Poste Italiane Spa Sped.in abb.post. DL353/2003 (conv.in L.27/2/04 n.46) art.1 com.1, CNS VR EUROPA DOSSIER La sfida di informare Enti pubblici e aziende a confronto 1 Caro Farmacista, Caro Lettore, Un anno di… ecco Frammenti, una rivista per i Farmacisti del SSN. Il primo periodico del settore dedicato al confronto, al dialogo, al dibattito multidisciplinare, che costituisce un esempio di scambio culturale sui temi che riguardano la categoria. L’iniziativa, nata agli inizi del 2007, intende proseguire il suo percorso proponendo, in ogni numero, un ampio dossier sul tema di copertina, oltre a servizi, interviste, reportage. Da un lato, quindi, credibilità e accuratezza per i temi trattati, dall’altro uno stile divulgativo, che permette di andare al di là dei bollettini e dei resoconti scientifici, per raccontare storie, esperienze, testimonianze di chi la professione del Farmacista la svolge tutti i giorni, con i problemi e le criticità che comporta. Per ricevere GRATUITAMENTE Frammenti, qualora già non lo avesse fatto, invii nominativo e indirizzo via e-mail a: [email protected] oppure telefoni allo 045.8352382. Per ulteriori informazioni visiti il nostro sito www.mayaidee.it. • informazione • dibattito • approfondimento frammenti Sommario Periodico dei Farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale Tel. 045 8352382 • Fax 045 8305399 Via Ca’ di Cozzi, 10 • 37124 Verona EDITORIALE Frammenti - Anno 2, n. 1 Gennaio, Febbraio, Marzo 2008 Registrazione Tribunale di Verona n. 1764 in data 12.07.2007 Domanda di iscrizione al R.O.C. Registro degli Operatori di Comunicazione in data 17/01/08 protocollo n° 13410845505-8 Primo Piano Obiettivo: il bene del paziente L’opinione Serve il confronto 4 5 DOSSIER Direttore Fabio Lombardo Direttore responsabile Paola Arosio Capo Redazione Paolo Serra Contributi Giovanni Pernigotto Fabiana Bussola Maria Angela Masino Progettazione grafica Fausto Pastorino Mattia Pattaro Impaginazione PAST Fotografia Alessandro Nardi Getty Images Stampa Unidea Piazzale Olimpia, 28 - Verona Editore Edizioni MAYA Idee Costo abbonamento annuale: 14 Euro Tutti i diritti riservati, le immagini e i testi di questo numero sono protetti dalle leggi sul copyright. La loro riproduzione con qualsiasi mezzo è vietata senza previo consenso dei detentori del copyright. La sfida di informare INFORMAZIONE INDIPENDENTE n Bene, bravo… Bif! Nuova grafica e più contenuti n «Divulghiamo le decisioni della Commissione terapeutica» n Dove l’informazione passa anche dal farmacista n L’informazione si deve basare sulla ricerca n C’è anche una pubblicazione per i cittadini n «L’informazione è necessaria ma non sufficiente» n Un Focus sulla farmacologia INFORMAZIONE DALLE AZIENDE n «L’obiettivo dell’informazione è l’appropriatezza prescrittiva» n «Fondamentali preparazione e specializzazione» n Informatori: aspettative tra medici e farmacisti 6 9 12 16 20 22 24 26 29 32 36 LA BACHECA Per comunicare con la redazione scrivere a: [email protected] Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Nei monasteri n A spasso per antiche farmacie 42 3 primo piano Obiettivo: il bene del paziente di Giovanni Pernigotto «O ggi l’informazione è tutto». «Se non si è aggiornati in tempo reale, le opportunità sfumano». Slogan, questi, a cui sembra difficile sfuggire. Ma è così anche per l’informazione farmaceutica? No, perché il paziente non è un cliente qualsiasi e i farmaci non si possono considerare semplici beni di consumo. L’informazione farmaceutica è ben diversa da altre tipologie di notizie, che si rincorrono sulle pagine dei quotidiani o sullo schermo delle tv. Esige infatti non solo un continuo aggiornamento, ma anche un approccio diverso, in cui la qualità diventa essenziale. Senza dubbio le dinamiche dell’informazione scientifica stanno vivendo una nuova fase. Di recente vi è, infatti, un fiorire di iniziative, sia pubbliche sia private, che tentano di innovare il settore, con esiti ancora da verificare. In questo sforzo emergono diversi interessi. Da una parte le aziende cercano di valorizzare la propria comunicazione, anche mettendo in pista gli informa- tori del farmaco, dall’altra gli enti pubblici, a livello nazionale, regionale, provinciale, puntano su un tipo di informazione indipendente, svincolata dai condizionamenti di mercato. Le domande non mancano. Una su tutte riguarda il concetto stesso di indipendenza. Ovviamente occorre vigilare sull’informazione, affinché non strizzi l’occhio a finanziatori ed editori. Nel caso dell’informazione che riguarda la salute, non manca nell’idea di indipendenza un significato ulteriore, assolutamente primario: l’informazione scientifica non può non dipendere dallo scopo prioritario per tutte le istituzioni sanitarie, ovvero il bene del paziente. Farmaci e dispositivi terapeutici altro non sono che un mezzo per tale benessere. Recuperare effettivamente l’interesse del malato, l’utilità della ricerca, l’eticità della professione: ecco la via per non considerare l’informazione alla stregua di una pura strategia di persuasione. n Ricerca & Pratica 4 L’OPINIONE Serve il confronto di Fabio Lombardo e Paolo Serra L’ informazione in ambito medico-scientifico è un’attività etica che richiede profili professionali specifici a garanzia di imparzialità. Purtroppo la principale fonte informativa è rappresentata dalle aziende farmaceutiche che, dovendo coniugare l’informazione con il profitto, generano una documentazione troppo spesso orientata dalle politiche di marketing. è su questo aspetto particolare che bisogna essere vigili, operando scelte ragionate e indipendenti. Per i professionisti del Sistema Sanitario Nazionale è d’obbligo documentarsi partendo dalle fonti bibliografiche primarie, perché la brochure dell’industria completa e referenziata enfatizza in modo strategico solo alcuni degli aspetti relativi al profilo di un farmaco o di un dispositivo medico. Per questi motivi è sembrato opportuno dedicare il dossier d’apertura all’informazione medico-scientifica, motore di prescrizioni e di spesa. Esistono ormai da anni bollettini di informazione indipendente rispetto all’industria farmaceutica, che svolgono un’attività di documentazione e informazione, creando un contraddittorio di fondamentale importanza per contrastare un’asimmetria informativa. Il Mario Negri, il Ceveas e l’Uvef sono stati intervistati per avere un’autorevole parere sul tema: il messaggio è quello di non recepire passivamente le informazioni dell’industria del farmaco. Il suggerimento, più o meno esplicito, è quello di aggiornarsi di continuo, attuando un confronto tra le diverse fonti informative. Tutte devono essere valutate, ma ciascuna necessita di verifiche attente e puntuali. Aspetti fondamentali, questi, per i professionisti coinvolti nel- le scelte di Prontuario, che comportano una valutazione comparativa e ragionata tra le tante opzioni terapeutiche. Sapere scegliere, secondo le migliori prove di efficacia e con metodo, è l’obiettivo da perseguire quando si valutano nuovi farmaci o tecnologie. Questa fondamentale responsabilità ha ripercussioni sulla qualità assistenziale: ecco perché scegliere bene diventa un obbligo etico. L’evidence based medicine è una disciplina che non si incontra nel percorso di laurea, nonostante rappresenti un approccio razionale alla valutazione delle prove di efficacia della letteratura scientifica. Questo è solo un esempio di ciò che manca per generare un costruttivo confronto sull’informazione. Un atteggiamento di scetticismo o di pregiudiziale freddezza si sta diffondendo verso i lavori presentati dall’industria farmaceutica, dopo un periodo caratterizzato da un passivo e totale accoglimento di materiale informativo presentato enfaticamente come fonte di indiscutibile e di rilevante progresso. è necessario adeguare il servizio di Informazione scientifica alle esigenze di un contesto sanitario in continua evoluzione, dove anche i pazienti sono attenti e si documentano sulle novità. L’informazione sta rivedendo i propri target e si propone in un contesto più ampio, quello del percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale. Riuscire a informare bene non è mai scontato, ma disporre di un’adeguata formazione comunicativa per informare ed essere informati è il requisito minimo per aprire un dibattito critico che troppo spesso non c’è o rimane fra pochi. n 5 xxx «Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore». (Nietzsche) 6 EUROPA DOSSIER La sfida di informare Dossier a cura della redazione Foto: Alessandro Nardi, Getty Images 7 D O S S I E R I N F O R M A Z I O N E I N D I P E N D E N T E D al Ministero all’Uvef, dal Ceveas all’Asl veronese. Un viaggio alla scoperta dell’informazione indipendente, che si dota di strumenti per raggiungere i propri obiettivi e i propri interlocutori. Tra molte difficoltà e qualche segnale positivo, si registra un fiorire di riviste, bollettini e siti web. E questo in una rete che coinvolge gli enti internazionali, nazionali, regionali e territoriali, con iniziative che tentano la strada dell’autonomia e della trasparenza. Nuove modalità informative sono in fase di studio, compresa la figura di un informatore pubblico. Occorrerà tempo per vedere i risultati di questi tentativi, efficaci nella misura in cui riusciranno davvero a coinvolgere gli operatori sanitari. Lo scenario potrebbe avere un nuovo protagonista: il paziente-consumatore. È a lui che dovrebbero essere rivolti gli sforzi e le sfide di chi si occupa di salute. 8 AIFA INFORMAZIONE INDIPENDENTE Bene, bravo… Bif! Nuova grafica e più contenuti L’obiettivo è incidere sulla prescrizione di Fabiana Bussola I nformare con efficacia e indipendenza farmacisti e medici è un compito correlato con l’adeguatezza delle prescrizioni e dell’uso dei farmaci. è su questo concetto che si basa il ruolo del Bollettino di informazione sui farmaci (Bif), pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), la rivista portavoce della commissione tecnico-scientifica dell’agenzia, che si occupa anche di divulgazione e aggiornamento per gli operatori sanitari. A ricoprire l’incarico di direttore scientifico è Antonio Addis, responsabile dell’ufficio Informazione e comunicazione dell’Aifa, che con l’ultimo numero edito presenta un volto rinnovato del bimestrale. «Si tratta di una veste nuova e più funzionale – afferma Addis – che però non transige sull’approccio meditato della rivista. A fronte di una produzione editoriale massiccia e in molti casi frettolosa in ambito farmaceutico, il Bif mira a essere uno strumento informativo che privilegia l’approfondimento e la documentazione, in modo da favorire la crescita di un senso critico da parte degli operatori sanitari». Cambiamenti non solo grafici, dunque, ma anche di contenuto. All’interno, infatti, è previsto più spazio per i dati originali prodotti dalla ricerca indipendente promossa dall’Aifa. Un altro compito sarà poi quello 9 INFORMAZIONE INDIPENDENTE di dedicare alcune pagine ai dati raccolti dagli operatori durante le fasi di monitoraggio speciale dei farmaci potenzialmente innovativi: una scelta che mira a ovviare alle difficoltà di pubblicazione che spesso la ricerca indipendente incontra per esiguità di spazi editoriali. «Fin dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale, nel 1978, era stato previsto, da parte del Ministero della Salute, un programma pluriennale per l’informazione scientifica sui farmaci – continua Addis – includendo anche alcune iniziative di educazione sanitaria. Negli anni è stata compresa l’importanza di una corretta informazione per promuovere una cultura critica sui farmaci, in modo da garantire una dialettica seria in un settore complesso e caratterizzato da interessi spesso divergenti. Oggi è sempre più difficile, sia in Italia che all’estero, contrapporre a una, seppur legittima, promozione del mercato un’informazione pubblica qualificata e indipendente. Il rapporto tra promozione e informazione scientifica è spesso sbilanciato a favore della prima, tanto che le attività di marketing hanno un’influenza sulle abitudini prescrittive. È comunque importante occu- 10 parsi non solo di contro-informazione, ma anche di temi orfani». Secondo Nello Martini, direttore dell’Aifa e direttore responsabile del Bif, «l’informazione deve sempre essere collocata all’interno di un contesto per comprenderne gli elementi strutturali e deve sempre essere basata sulla ricerca». Nell’ultimo decennio il Bif si è costantemente evoluto, passando da breve notiziario con estratti della Gazzetta Ufficiale a strumento strategico di informazione per gli operatori del settore. Il fine divulgativo e scientifico ha assunto un peso sempre più significativo, con un linguaggio simile a quello dei Drug therapeutic bulletins europei. «Il bollettino ha soprattutto l’obiettivo di fornire un’informazione qualificata – sottolinea Addis – con articoli leggibili e di utilità pratica, così da fornire nuovi elementi per l’esercizio della professione. Valorizzare l’informazione a vantaggio di farmacisti e medici significa anche cercare di superare il distacco tra gli organismi regolatori e il mondo professionale, oltre a promuovere una prescrizione dei farmaci basata sulle prove di efficacia, quindi razionale e consapevole. L’informazione è quindi un’attività di gover- AIFA no dell’area farmaceutica». La rivista viene distribuita gratuitamente per abbonamento postale a tutti i medici e farmacisti italiani iscritti agli ordini professionali e nella sua versione elettronica è scaricabile dal sito dell’Aifa. «La scelta degli argomenti da trattare tiene presente gli stimoli e le controversie che ricorrono nell’opinione medica italiana e internazionale – aggiunge Addis – vari sono i cardini in base ai quali vengono decisi i contenuti di ogni numero: i pareri della commissione tecnico-scientifica dell’Aifa, le principali decisioni di tipo regolatorio in area farmaceutica e la letteratura scientifica più recente. Gli articoli, stesi dalla redazione e in parte da collaboratori esterni, sono sottoposti a una prima revisione, cui segue una valutazione di contenuto e forma da parte degli esperti della materia». Una delle più recenti iniziative del giornale riguarda la formazione a distanza. In particolare, all’interno del progetto Educazione continua centrata sulle evidenze (Ecce), promosso in collaborazione con il Ministero della Salute, sono stati attivati percorsi formativi suddivisi per aree tematico-disciplinari direttamente connesse all’uso dei farmaci, come appropriatezza, farmacovigilanza e farmacoepidemiologia. Un’aggiunta, questa, che arricchisce il periodico. «Numerose sono le e-mail che dimostrano il gradimento da parte dei lettori – continua il direttore – cui si uniscono anche osservazioni e obiezioni. I commenti vengono sempre tenuti in seria considerazione e aiutano il lavoro di redazione. Di recente, abbiamo invitato i lettori, attraverso le pagine della rivista, a compilare un questionario. I suggerimenti ricevuti sono stati molto utili per verificare e aggiornare l’attività editoriale». Ad affiancare il periodico cartaceo ci sarà inoltre, a breve, una versione elettronica, «Bif on-line». «Grazie all’interattività, questa edizione con- DALL’OMS ALL’EMEA SGUARDO OLTRE I CONFINI Stabilire l’agenda della ricerca sanitaria internazionale e indicare norme e criteri nell’ambito dell’informazione scientifica (www.who.int). È questo uno dei compiti dell’Organizzazione mondiale della sanità. Molti sono i progetti e le pubblicazioni per favorire un alto livello informativo. Oltre all’annuale «The world health report», in ambito farmacologico vi sono anche «The International Pharmacopoeia», una vasta raccolta di dati su procedure e raccomandazioni da applicare alle singole legislazioni nazionali, e «The Essential Drugs Monitor», un network che permette l’accesso a innumerevoli articoli di alta qualità scientifica. Anche l’Unione Europea è attenta ai temi dell’informazione scientifica (http://europa.eu/pol/ health/index_it.htm). Nel quadro dell’Ue opera l’Agenzia europea per i medicinali (Emea), con compiti di valutazione, promozione della ricerca e farmacovigilanza con lo scopo di garantire e tutelare la sanità pubblica. Al pari del suo corrispondente americano, la Food and Drug Administration, l’Emea fornisce materiale aggiornato in ambito di valutazione farmaceutica e sanitaria. A radunare le riviste indipendenti è infine la Società Internazionale dei Bollettini Indipendenti d’informazione sui farmaci (Isdb). Sul sito della società si possono leggere riviste specializzate e articoli internazionali su farmacovigilanza e sanità, oltre a notizie su convegni legati all’informazione sanitaria indipendente www.isdbweb.org. G.P. sentirà di mantenere un contatto costante con i lettori – rileva Addis - e di comunicare con loro in maniera più tempestiva. Tra i progetti, c’è anche quello di veicolare i materiali attraverso formati innovativi, come filmati e sintesi audio». Un arricchimento che renderà a portata di clic nozioni che richiedono un costante aggiornamento, senza trascurare la rigorosità scientifica. n 11 INFORMAZIONE INDIPENDENTE «Divulghiamo le decisioni della Commissione terapeutica» Il bollettino è trimestrale e ha una tiratura di quattro mila copie di Fabiana Bussola F ar conoscere le scelte in campo sanitario della Commissione terapeutica del Veneto, in modo da coinvolgere medici, farmacisti, infermieri, amministratori e tecnici, e fornire gli strumenti alle commissioni periferiche per svolgere il proprio compito sul territorio nella valutazione e scelta di farmaci e dispositivi medici. Così si potrebbe riassumere il ruolo del Bollettino di informazione dell’Unità di valutazione dell’efficacia del farmaco (Uvef), istituito dalla Regione nel 2001 e parte dei 12 centri di riferimento regionali sul farmaco. E recentemente riconfermato come coordinamento regionale nella delibera del dicembre 2007. Questo documento, infatti, definisce coordinamenti regionali coi centri che «concorrono attivamente al raggiungimento degli obiettivi di programmazione regionale, costituiscono riferimento strategico e rappresentano veri e propri strumenti operativi a supporto stabile della programmazione regionale». Un compito molto specifico, quindi: divulgare in modo EUROPA efficace, tempestivo ed esaustivo le decisioni, scientifiche ed economiche, della Commissione che incidono sul prontuario regionale, fornendo ai lettori le schede informative dei farmaci e una selezione della più aggiornata letteratura scientifica. Mentre per i farmaci esistono in Italia altri Centri di informazione, per i dispositivi l’Uvef si profila come l’unico Centro istituzionale di valutazione. A guidare il comitato di redazione è Giovanna Scroccaro, responsabile dell’Uvef e del Servizio di Farmacia dell’Azienda ospedaliera di Verona, dal novembre 2006 membro del Consiglio superiore di Sanità. «Il bollettino è nato insieme con l’istituzione dell’Uvef – afferma la direttrice – dal momento che il compito di informare gli operatori sanitari è inscindibile dalla natura del centro stesso, che riveste anche il ruolo di segreteria scientifica istituzionale della regione Veneto. L’Unità riveste un ruolo di supporto tecnico alle decisioni di politica farmaceutica, una veste che non tutti i centri di informazione possono vantare. Il bollettino perciò è pensato per gli specialisti, ovvero i membri delle Commissioni terapeutiche locali, i direttori delle Unità operative, i direttori generali e sanitari delle Asl e delle Aziende ospedaliere del Veneto». UVEF xxx Con una redazione di otto persone, quasi tutti farmacisti specializzati in Farmacia ospedaliera, oggi il periodico viene pubblicato ogni tre mesi e ha una tiratura di quattro mila copie. «Alla preparazione dei farmacisti ospedalieri si affianca la competenza di un’esperta di comunicazione e di uno specialista in farmacoeconomia – continua la direttrice – per la prima stesura delle schede. Poi, queste passano alla seconda analisi dei clinici. L’esperienza che i giovani farmacisti svolgono qui è molto qualificante. Elaborare le valutazioni sulle nuove molecole e la documentazione scientifica è infatti un’ottima palestra in vista di un lavoro successivo. Qui si assimila un metodo utile per acquisire i farmaci in ospedale e gestire le informazioni delle Commissioni per le sperimentazioni e quelle terapeutiche. Sempre più le moderne direzioni sanitarie chiedono al farmacista di ricoprire un ruolo diverso dal passato. Oggi infatti bisogna essere in grado di effettuare una valutazione tecnica sui nuovi farmaci e sui dispositivi». Accanto al bollettino, anche il sito web ha un’importanza crescente nella politica d’informazione dell’istituto. «Ad oggi si registra un accesso mensile che raggiunge anche i quindici mila contatti – quantifica Silvia Granzotto, responsabile della 13 INFORMAZIONE INDIPENDENTE Le responsabile dell’Uvef Giovanna Scroccaro comunicazione dell’Uvef – e l’obiettivo è quello di potenziare l’informazione on line. Di fatto, rispetto ai tempi di avvio della rivista cartacea, abbiamo ampliato la corposità del materiale pubblicato. Le prime schede sulle molecole non erano molto corpose, mentre in seguito abbiamo invece deciso di offrire sul bollettino una sintesi delle valutazioni, rimandando poi al sito per l’approfondimento, dove è possibile reperire i documenti per esteso». Una scelta, questa, che va incontro alle esigenze di maggiore condivisione delle conoscenze, permettendo la fruizione dei dati scientifici anche da parte di operatori extra-regionali. «I nostri lettori sono esclusivamente addetti ai lavori, operatori del Servizio sanitario nazionale e, in minore percentuale, professionisti del mercato farmaceutico e delle istituzioni sanitarie locali e regionali – sottolinea Granzotto – pur potenziando quindi l’informazione on line nel prossimo futuro, non vogliamo promuovere l’interattività o fornire materiali che confondano la nostra 14 missione istituzionale. Ci atteniamo quindi come modello ai siti, soprattutto esteri, di technology assessment, che pubblicano schede di valutazione sui farmaci più o meno complesse. I nostri fruitori si rivolgono alla redazione attraverso la posta elettronica, ponendoci quesiti molto specifici, sia sui farmaci che sui dispositivi medici. Il sito permette di contenere i costi, ma soprattutto di raggiungere molte persone di altre regioni, condividendo così le informazioni». Uno strumento che a breve dovrebbe ottenere anche un sostegno istituzionale, dal momento che condividere i dati raccolti tra i centri regionali di informazione sul farmaco è ormai necessario. «Attualmente, pur non essendoci un accordo formale, consultiamo reciprocamente il materiale prodotto, per verificare ad esempio se su una medesima molecola o su un farmaco siano state già pubblicate delle valutazioni – riprende la direttrice Scroccaro – ma non sempre esiste un documento condiviso. Al momento mancano incontri formali per pianificare le attività in sinergia. Però si sta delineando un nuovo progetto ad hoc, denominato Idan, Italian drug assessment network, presentato al Forum Sanità Futura di Cernobbio, nell’ambito della sessione curata dall’Aifa. A trainare l’iniziativa sono il Veneto e l’Emilia Romagna, consentendo la messa in rete di almeno cinque centri regionali, per iniziare a condividere il metodo di valutazione, stabilire una procedura più uniforme e vagliare gli studi prima di pubblicarli. Il progetto nazionale è attualmente in fase di discussione con l’Aifa e dovrebbe essere formalizzato entro l’anno». Specializzato in aree terapeutiche con forte impatto sulla spesa sanitaria e con costante innovazione da parte della ricerca, l’Uvef conta prossimamente di sviluppare un processo anticipatorio, con un’importante ricaduta sulla tempestività dell’informazione. UVEF «Contiamo di iniziare a effettuare la valutazione sulle nuove molecole non appena queste vengono autorizzate dalla Commissione europea, in modo da anticipare la richiesta della Regione – evidenzia Scroccaro -. Le valutazioni, che vengono sottoposte a un comitato di referee composto da clinici, in seguito saranno pubblicate sul sito. Se poi la Regione deciderà di valutare questi farmaci, potremo avere già del materiale da utilizzare». Di fronte alla presenza dell’informazione prodotta dalle aziende farmaceutiche, il giudizio della direttrice è fermo: oggi la vera problematica dell’informazione indipendente non è la presenza delle industrie, ma l’esiguità dei finanziamenti pubblici. «Credo che fare informazione scientifica indipendente senza interferenze sia possibile – chiarisce Scroccaro – però mentre l’industria può disporre di personale preparato dedicato alle valutazioni scientifiche e alla loro comunicazione, il Servizio sanitario nazionale ha a disposizione pochi addetti specializzati. Questo è un aspetto non irrilevante, dato che proprio il Servizio sanitario nazionale è il maggiore acquirente dell’industria farmaceutica. Quindi è giusto che si preoccupi di informare opportunamente i suoi prescrittori e i pazienti, anche se oggi sono poche le regioni che hanno istituito centri specifici». Nonostante le forze in campo siano di fatto sproporzionate, l’Uvef non ha mai avuto controversie di sorta con le aziende produttrici. «Il rapporto è sempre stato costruttivo – afferma la direttrice - e abbiamo rilevato da parte loro una grande disponibilità nel confrontarsi con il nostro istituto. A volte ci hanno fatto notare che alcune nostre valutazioni potevano essere riviste, soprattutto per quanto riguarda il costo del farmaco, suggerendo ad esempio diverse modalità di somministrazione oppure una posologia differente che consente un contenimento della spesa. Qualche obiezione, insomma, arriva dalle industrie, ma non parlerei certo di scontri tra informazione indipendente e informazione aziendale». n 15 INFORMAZIONE INDIPENDENTE Dove l’informazione passa anche dal farmacista Sono numerosi i progetti che valorizzano la figura professionale di Paola Arosio A l civico 201 di viale Muratori. È qui, a Modena, che si trova il Centro per la valutazione dell’efficacia dell’assistenza sanitaria (Ceveas), una struttura pubblica dell’Asl modenese, ora Centro collaborativo dell’Oms. Tre le aree di attività: farmaci, linee guida, materno-infantile. Farmacisti, economisti sanitari, medici, esperti di statistica, giornalisti scientifici: sono una ventina le persone che compongono lo staff del 16 Ceveas, sia con conoscenze specifiche sia con competenze trasversali. A proposito di informazione indipendente, Anna Maria Marata, responsabile dell’Area farmaci, fa subito una precisazione: «Si tratta di un termine abusato e criticabile, che va sempre specificato. Nessuno è indipendente in assoluto. Con questo concetto si intende comunemente l’informazione che proviene dalle strutture pubbli- CEVEAS che. Nella nostra attività godiamo di ampia libertà di valutazione, agiamo secondo i principi e le regole della Evidence-Based Medicine. Con le aziende farmaceutiche intratteniamo rapporti cordiali, senza preconcetti, accettiamo il confronto. Certo talvolta non sono mancati i conflitti, con ricorsi al Tar a suon di carta bollata». A chiarire il concetto di conflitto di interesse, è il direttore Nicola Magrini: «Si verifica questa condizione quando un interesse primario viene inficiato da un interesse secondario. Occorrono quindi delle regole per la gestione del conflitto, che è proporzionale all’entità dell’interesse economico in campo. Quindi è indispensabile che il conflitto di interesse venga dichiarato nella stesura di documenti come, ad esempio, le linee guida». Uno dei progetti principali dell’ente è quello del farmacista facilitatore, nato nel 2001 e attivo nelle Asl di Modena, Reggio Emilia, Parma, Bologna, a cui si aggiungerà Piacenza. L’iniziativa, che rientra in un’attività permanente di informazione indipendente sui farmaci, prevede la formazione di farmacisti che andranno a supportare i medici di medicina generale nell’analisi periodica delle prescrizioni durante incontri a piccoli gruppi. Oltre all’analisi dei report delle prescrizioni, durante gli incontri vengono illustrati i contenuti dei Pacchetti Informativi sui Farmaci, che contengono una raccolta sistematica di dati di letteratura su un argomento monografico. «Semplicità e sintesi sono le caratteristiche principali del bollettino che viene illustrato ai farmacisti durante un corso di formazione – spiega Marata – nel tempo abbiamo compiuto un percorso di crescita e di miglioramento, accentuando la personalizzazione territoriale». L’anno scorso è stato condotto 17 INFORMAZIONE INDIPENDENTE La responsabile dell’Area Farmaci Anna Maria Marata lo studio randomizzato Infant, finanziato dall’AIFA, per valutare l’efficacia del farmacista facilitatore. Uno studio, questo, che inizialmente avrebbe dovuto coinvolgere tre regioni, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna, ma che di fatto ha riguardato solo la prima, con 110 nuclei. Due le fasi del lavoro: primavera, con la valutazione di pacchetti lunghi, di 12 pagine, e autunno, con la valutazione di pacchetti brevi, di 4 pagine. Ora lo studio è concluso e si è in attesa dei risultati. «Nel tempo il rapporto tra i farmacisti e i clinici è migliorato, questo è un aspetto importante ma non facilmente misurabile – fa notare Marata – inoltre il farmacista facilitatore costituisce una grande opportunità per i farmacisti, si tratta di un lavoro qualificante che consente di interfacciarsi con i clinici portando un messaggio culturale. Il nostro obiettivo è ambizioso: miriamo a modificare e a migliorare la prescrizione, non solo in termini di risparmio, ma soprattutto di appropriatezza». Quando è utile al bollettino vengono allegati dei gadget, come nel caso del numero dedicato al dolore oncologico cui sono allegati la 18 scala Vas e la scheda di prescrizione degli oppioidi. A chiarire le differenze tra il farmacista facilitatore e l’informatore aziendale è Marata: «Non sono figure antagoniste, ciascuno comunica le informazioni dal proprio punta di vista. Noi vogliamo portare informazioni in più basate sull’analisi delle prove di efficacia». Oltre ai Pacchetti Informativi sui Farmaci, di recente è stata creata una nuova pubblicazione rivolta ai cittadini, «Farmaci e dintorni». Il bollettino ha il compito di fornire informazioni su benefici e rischi di farmaci e terapie, con l’obiettivo di favorire il dialogo tra medico e paziente. I primi due numeri realizzati sono dedicati alla terapia ormonale in menopausa e al rischio cardiovascolare. Un altro strumento di informazione è «Pillole di efficacia», che comunica le decisioni della Commissione provinciale del farmaco di Modena sull’inserimento di nuovi farmaci nel Prontuario terapeutico in un formato più sintetico rispetto a quello dei verbali. È consultabile solo on line dalle pagine del sito Ceveas (www.ceveas.it). Varie le collaborazioni attivate dal Ceveas. In particolare con l’Aifa e con l’Istituto superiore di sanità, con i quali viene stilato il rapporto annuale «L’uso dei farmaci in Italia». «In particolare, con l’Iss collaboriamo al Sistema nazionale linee guida – precisa Marata – per la realizzazione di nuove linee guida e di una banca dati comparativa delle linee guida esistenti». Un’altra attività dell’Area farmaci del Ceveas è l’Unione di Acquisto Farmaci per l’Area vasta Emilia Nord (Aven). Le sette aziende sanitarie di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza nel 2000 hanno deciso di organizzarsi per gli acquisti di farmaci e dispositivi medici per l’uso in ospedale, nelle strutture pubbliche rifornite dalla farmacia ospedaliera e per la distribuzione diretta. Si tratta di un’ini- CEVEAS DAL PARTO ALLA CONTRACCEZIONE www.saperidoc.it ziativa che, pur perseguendo l’obiettivo di una maggiore razionalizzazione degli acquisti, si propone di acquistare i farmaci con le migliori evidenze in termini di efficacia e sicurezza. Perciò sono stati introdotti il meccanismo dell’equivalenza terapeutica e l’idea di mettere in concorrenza industrie farmaceutiche diverse su principi attivi equivalenti e per l’uso prevalente. Vari gli scopi dell’Aven: individuare e condividere con i clinici criteri di selezione comuni, armonizzare i Prontuari terapeutici locali, ridurre la variabilità delle condizioni di acquisto tra le aziende, allocare correttame nte le risorse disponibili. La professionalità del farmacista al Ceveas viene valorizzata. Qui, nell’Area farmaci, operano cinque farmacisti, deputati a vari compiti: dalla segreteria del prontuario terapeutico all’Aven, dalla stesura dei Pacchetti Informativi alla gestione della reportistica. Con l’Uvef, Marata afferma che c’è un «rapporto collaborativo, ma siamo nati con obiettivi diversi, perciò non ci pestiamo i piedi». Progetti futuri? «Per ora aspettiamo il risultato dello studio Infant» conclude. n È un sito in rosa. Si chiama SaperiDoc e costituisce un centro di documentazione on-line sulla salute perinatale e riproduttiva. Mette a disposizione dell’utente le informazioni sulla salute femminile in un clic. Il progetto, che fa parte dell’Area materno-infantile del Ceveas, è nato all’interno di un’iniziativa destinata a riorganizzare i consultori familiari. Diventato pubblico nel gennaio 2002, il sito ha lo scopo di diffondere linee guida, in modo da produrre e trasferire informazioni fondate su prove di efficacia. Varie le aree di cui si occupa: gravidanza, parto, contraccezione, allattamento, salute della donna, adolescenti, puerperio, evidence based medicine. Le informazioni da proporre vengono selezionate grazie all’information mastery, che identifica gli argomenti utili sulla base di rilevanza e validità. «Il nostro compito è quello di costruire dei moduli informativi per ciascun argomento, inserendo i dati degli ultimi studi nel contesto delle conoscenze disponibili» spiega Vittorio Basevi, ginecologo ostetrico. Un team, quello che lavora al sito, composto da ginecologi, neonatologi, pediatri. «Vogliamo mettere a disposizione dei professionisti della salute e dei cittadini le medesime informazioni, con testi che si adattano ai due differenti target – continua Basevi – in modo da favorire il dialogo durante la visita medica, collaborando alla costruzione dell’alleanza terapeutica. Il sito è aggiornato di continuo e accompagnato dalla bibliografia affinché l’utente possa risalire alla fonte». Due i questionari on-line che sono stati realizzati nel 2006 e nel 2008 per valutare il pubblico di lettori. Nel 30 per cento dei casi si tratta di non professionisti, mentre gli accessi singoli totali sono 2000 al giorno. 19 INFORMAZIONE INDIPENDENTE «L’informazione si deve basare sulla ricerca» «Ricerca & Pratica» valorizza la condivisione e la partecipazione di Paola Arosio «R icerca & Pratica». È il nome stesso della rivista a dirla lunga sul suo significato. Nato nel gennaio del 1985, il bimestrale dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri», punta infatti a un connubio tra sperimentazione e attività quotidiane. «La nostra sfida è quella 20 di incentivare la riflessione e la valutazione del proprio operato - conferma il direttore di redazione Maurizio Bonati – per fare questo occorre essere culturalmente aggiornati e la ricerca non è altro che il tentativo di rispondere ai bisogni in modo adeguato». Secondo Gianni Tognoni, com- MARIO NEGRI ponente del Comitato scientifico della rivista e direttore del Consorzio Mario Negri Sud, «i bollettini hanno bisogno di una progettualità di ricerca. L’informazione non può essere un prodotto che si vende». Quarantotto pagine che approfondiscono argomenti di epidemiologia clinica, statistica medica, farmacocinetica, interazioni tra farmaci, economia, organizzazione ed epidemiologia sanitaria. Diffuso su abbonamento a circa un migliaio di lettori, è «un periodico di nicchia, non commerciale». Come ci tiene a sottolineare il direttore, «la redazione, formata da un nucleo di esperti che si occupano dei vari settori, non viene retribuita per il lavoro svolto e la rivista è priva di pubblicità. Vige un concetto di redazione aperto, poco strutturato, in cui sono i lettori stessi a partecipare inviando contributi. Abbiamo un Comitato scientifico e un Comitato di redazione, oltre a una giornalista scientifica che è Responsabile editoriale». A ripercorrere la storia della rivista, dagli esordi a oggi, è lo stesso Bonati: «Siamo stati tra i primi in Italia a creare un bollettino indipendente per i medici di famiglia. Con il tempo gli argomenti trattati si sono ampliati, fino a riguardare l’intero ambito della salute pubblica. I lettori tipo restano il medico e il pediatra di famiglia, a cui si sono aggiunti i medici specialisti, in particolare anestesisti - rianimatori, cardiologi, pediatri, e i farmacisti, ospedalieri, delle Asl e al pubblico». Un target focalizzato sulle cure primarie, quindi, ma che non esclude l’ambito ospedaliero. Oltre all’editoriale, la rivista è composta da vari dossier e rubriche. A cominciare da «Ricerca sul campo», che riporta studi formali effettuati in ospedale o sul territorio. «L’obiettivo è dare voce a chi è fuori dai circuiti dell’informazione classica – spiega Bonati – valorizzando un lavoro di condivisione e di partecipazione». Segue «L’argomento», un articolo di aggiornamento avanzato a carattere scientifico, firmato da esperti in ambito diagnostico, terapeutico, gestionale. Uno sguardo all’informatica viene fornito attraverso «Web watch», che si occupa di scandagliare le novità della rete sia a livello di informazioni che di strumenti, segnalando e commentando siti Internet e software. Il compito di riportare pareri e punti di vista di soggetti autorevoli su argomenti attuali o su documenti è affidato a «News & views», mentre «Di speranza» è la rubrica dedicata alle cure intensive sia dell’adulto che del bambino. «Concediamo alcune pagine all’associazione “No grazie, pago io” – dichiara il direttore di redazione – che ha la nostra stessa linea di indirizzo per quanto riguarda l’approccio all’informazione e alla pubblicità». Chiude la rivista la rubrica «Lo sai mamma», con informazioni rivolte ai genitori e alle madri in particolare. «Si tratta di un progetto editoriale che sta cambiando e crescendo qualitativamente – conclude Bonati – non è solo informazione ma anche formazione». n 21 INFORMAZIONE INDIPENDENTE C’è anche una pubblicazione per i cittadini Due le riviste di settore, per medici e farmacisti di Paola Arosio T re pubblicazioni: due riviste e un opuscolo. È questa la produzione editoriale del Servizio di Informazione e Documentazione scientifica delle Farmacie comunali riunite di Reggio Emilia. Al bando pubblicità e articoli sponsorizzati, in nome di un’informazione «indipendente, rigorosa e 22 scientificamente attendibile». La prima rivista, «Informazioni sui farmaci» (Isf), è nata nel 1977 ed è bimestrale. «Il bollettino, al quale collaborano clinici e farmacologi, rappresenta un punto di riferimento riconosciuto a livello nazionale – spiega Daniela Zanfi, farmacista che REGGIO EMILIA lavora in redazione – in ogni numero vengono presentati articoli di rassegna, profili di nuovi farmaci, risposte a quesiti». Il focus è sulla farmaco-terapia, ma vengono esposti anche argomenti clinici, trattati soprattutto da consulenti. In particolare, la rubrica «La bussola» traccia un profilo critico dei farmaci di nuova commercializzazione. Diffusa sul territorio nazionale tramite abbonamento, la rivista è nata «per fornire informazioni al medico ospedaliero. Nel tempo la tendenza è mutata e ora il giornale si rivolge soprattutto a medici di medicina generale e a farmacisti». Il periodico è anche pubblicato on-line, «in modo da agevolarne la fruibilità». La seconda rivista, «Drug and therapeutics bulletin», costituisce la versione in lingua italiana dell’omonimo bollettino inglese, edito dall’associazione dei consumatori. «La rivista originale è concisa e ben fatta, fa una sintesi della letteratura scientifica in modo rigoroso – dichiara Zanfi – in un certo senso costituisce una valida alternativa all’americano “The medical letter”. Dal canto nostro, non si tratta di una semplice traduzione, ma anche di un’integrazione con i rimandi alla realtà del mercato farmaceutico nazionale. Certo il nostro ambito di manovra è scarso, dobbiamo attenerci a quanto scritto nella versione originale». Otto pagine per dodici numeri all’anno, i cui argomenti spaziano in tutti gli ambiti terapeutici: dalla depressione in medicina generale al trattamento della degenerazione maculare senile, dalla contraccezione in età adolescenziale alla trombosi venosa. «Mantenere in vita questa rivista è un’operazione culturalmente importante ma sicuramente non redditizia – svela Zanfi – del resto pochi medici si abbonano, non utilizzano queste fonti di informazione. Per realizzare campagne promozionali occorrerebbe investire molto a fronte di un ritorno incerto. E qui non disponiamo delle risorse economiche necessarie per farlo, perciò contiamo sul passaparola tra professionisti». Ha un target diverso «Sani & in forma», l’opuscolo di educazione sanitaria rivolto alla popolazione. La sfida è quella di abbinare la correttezza scientifica dei contenuti alla facile comprensibilità del linguaggio. Vengono stampate circa 20 mila copie, poi distribuite gratuitamente tramite il circuito di farmacie al pubblico del territorio. Un’iniziativa, questa, lanciata nel 1980, che ha subito un rinnovamento nella veste grafica nell’ottobre del 2006. E se le prime pubblicazioni hanno riguardato l’acido borico, i dolcificanti, gli integratori, quest’anno sono stati trattati le allergie alimentari, l’igiene orale, i consigli per i viaggi. «Il nostro obiettivo è quello di fornire delle risposte ai dubbi e alle domande che il cliente pone al farmacista – afferma Zanfi – si tratta di uno strumento pratico che vuole arrivare nelle case dei cittadini. Il feedback ci arriva tramite i titolari di farmacia, che asseriscono che gli opuscoli vengono ritirati e apprezzati. Poi è difficile valutare se i consigli forniti vengono in effetti presi in considerazione». n 23 INFORMAZIONE INDIPENDENTE «L’informazione è necessaria ma non sufficiente» Il cuore dell’attività è la rivista «Dialogo sui farmaci» di Paola Arosio «F are da cane da guardia all’Aifa o all’Emea per mantenere il Sistema sanitario equo ed efficiente». È questo, secondo Maria Font, vicedirettore di «Dialogo» sui farmaci, il ruolo dei bollettini indipendenti. «Negli ultimi anni l’approccio all’informazione è cambiato radicalmente – sostiene – l’influenza dell’industria è aumentata perciò è necessario basarsi su fonti non commerciali per l’aggiornamento professionale. Gli scandali in sanità dimostrano che occorre avere informazioni non promozionali, ma orientate al servizio del paziente». Font aggiunge che «non esiste un unico modo per fare informazione indipendente. Le modalità organizzative e i sistemi di finanziamento sono molteplici: Ministero della salute, organizzazioni non governative, associazioni di pazienti». Secondo 24 Font, l’informazione indipendente è «come una grande nave che accoglie numerosi passeggeri. Si tratta di un catalizzatore culturale per intraprendere progetti che influiscono sulla pratica. È uno strumento per migliorare l’attenzione al paziente, anche se da sola non è in grado di modificare la realtà. È necessaria ma non sufficiente». Vari gli strumenti informativi prodotti nella sede scaligera dell’Asl: la rivista «Dialogo sui farmaci», il prontuario commentato, il prontuario elettronico e l’e-learning per medici e farmacisti. Ma è proprio il periodico il cuore della comunicazione. Con 10 mila abbonamenti, è diffuso soprattutto in Veneto, ma anche in altre regioni italiane. Nato nel gennaio del 1991 sotto la guida di Luigi Bozzini, ha attualmente in redazione numerosi farma- ASL VERONA cisti. «I farmacisti sono l’anima della rivista – dichiara Font – anche se l’informazione resta comunque multidisciplinare. Molti articoli vengono scritti in collaborazione con i clinici, su temi che riguardano, ad esempio, la cardiologia, la medicina interna, la medicina generale, l’oncologia, l’igiene. In redazione il farmacista è l’esperto del farmaco, in associazione con il farmacologo. È a lui che sono affidati la valutazione di nuovi medicinali e l’avvio di progetti specifici per il buon uso del farmaco». Oltre all’editoriale, a comporre il periodico sono in ogni numero un dossier clinico correlato a una patologia di interesse per il territorio e varie rubriche: Osservatorio farmaceutico, Farmacovigilanza, Politica sanitaria, Sintesi normativa, Medicina pratica, Prescrivere news e Cane da guardia. «Quest’ultima rubrica, posta alla fine del giornale, denuncia scorrettezze e conflitti di interesse ed è stata creata con l’intento specifico di allertare i lettori, in modo da ricondurre a un comportamento più etico» spiega il vicedirettore. Le reazioni? «L’industria ignora i nostri attacchi, c’è sempre stato silenzio, mentre alcune associazioni di pazienti hanno reagito con disappunto. Credo comunque che il messaggio arrivi agli interessati, anche se poi non vi sono riscontri». A occuparsi da circa un La farmacista Serena Frau Maria Font, vicedirettore di «Dialogo sui farmaci» anno di due rubriche, Prescrivere news e Politica sanitaria, è Serena Frau, farmacista: «Si tratta di un lavoro stimolante – racconta – attraverso il quale si cresce professionalmente e questa è una grande soddisfazione. Ho imparato a documentarmi e a leggere gli studi, in un processo di aggiornamento continuo». La rivista è a volte anche un veicolo per altre attività, come ad esempio la sperimentazione di uno studio indipendente sulla depressione. Per quanto riguarda il periodico, ancora non è attivo un sistema per verificare il feedback da parte dei lettori, anche se tra le intenzioni della redazione c’è quella di realizzare un’indagine di utilità e gradimento attraverso un questionario. «Purtroppo il raggio d’azione dei bollettini italiani è modesto – commenta con rammarico Massimo Valsecchi, direttore della rivista – queste iniziative sono frammentarie. E i lettori che le sostengono pagando il proprio abbonamento individuale sono pochi, tanto che credo che le nostre pagine siano più lette da chi produce e commercializza i farmaci piuttosto che da chi li prescrive». A lanciare uno sguardo al futuro è Font, che dichiara: «La situazione è in mutamento, auspico nuovi strumenti di informazione indipendente. Il farmaco non è un risolutore per tutti i mali, non è una panacea. Le forze dell’industria e degli enti pubblici sono sbilanciate e asimmetriche». n 25 INFORMAZIONE INDIPENDENTE VERONA Un Focus sulla farmacologia Sei pagine con informazioni «oggettive, verificabili, riproducibili» di Giovanni Pernigotto T enere alta la guardia. È ciò che si propone «Focus», bollettino trimestrale di farmacovigilanza, realizzato dall’Unità operativa di Farmacologia medica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Verona, con mandato e finanziamento della Regione. «“Focus” è nato nel 1994 – spiega Giampaolo Velo, il direttore – e dal 1997 fa parte della rete International society of drug bulletins (Isdb). È un bollettino di sole sei pagine, proprio per facilitarne la lettura. Un notiziario breve e aggiornato. Anche per il futuro intendiamo mantenere questi criteri, non incrementando il numero delle pagine». La redazione di Focus è composta da un’equipe multidisciplinare di medici, farmacisti e amministratori regionali. Il periodico viene inviato gratuitamente ai medici ospedalieri e territoriali del Veneto tramite i Servizi farmaceutici. Ma quali sono i temi trattati? «L’argomento principale – continua Velo – è l’analisi della segnalazione spontanea». «Focus» raccoglie, infatti, le segnalazioni sui farmaci non solo del territorio veneto, ma anche di Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia e provincia autonoma di Trento. «Oltre a questo ci sono alcune rubriche, come “Farmaci in gravidanza” e il case-report – prosegue il professore - un’altra sezione, “Segnali dal mondo”, riporta le novità provenienti dalla letteratura o da altri bollettini analoghi. Non mancano poi articoli firmati». Un’offerta informativa variegata, quindi, ma sempre con un occhio attento all’attualità. Gli argomenti sono scelti in base a criteri precisi. «Teniamo conto di vari fattori – aggiunge 26 Velo – della gravità delle reazioni, dell’uso del farmaco, dell’interesse del medico, cercando di evitare la strategia difensiva». Con un obiettivo ben preciso: un’informazione indipendente e autorevole. «Per essere davvero adeguata – insiste Velo – l’informazione scientifica deve essere oggettiva, verificabile, riproducibile, accessibile. Lo scopo della farmacovigilanza è promuovere un uso sempre più corretto del farmaco». «Focus» è disponibile anche su Internet, sul sito www.farmacovigilanza.org, dove si trovano anche indicazioni sulle modalità da seguire per la segnalazione spontanea. n 27 D O S S I E R I N F O R M A Z I O N E d a l l e .A Z I E N D E U n farmaco non è un prodotto qualsiasi. Le dinamiche commerciali si accompagnano a una rilevante necessità informa- tiva, legata all’efficacia, all’appropriatezza, alla qualità, al profilo di rischio. Ciò non sfugge alle aziende del settore, il cui informatore scientifico si deve destreggiare tra le esigenze di un’informazione il più possibile corretta e gli interessi di marketing. Ma qual è l’identikit di questi professionisti? Come operano? E come vedono il loro futuro, a fronte di una riorganizzazione aziendale che tende a limitarne il numero, adeguandolo agli standard europei? Vi è poi l’altra faccia della medaglia. Ovvero gli operatori sanitari, tra cui medici di famiglia, medici specialisti, farmacisti ospedalieri: che rapporto instaurano con l’informatore? Cosa pensano del suo operato? Emerge lo spaccato di un mondo in cui i rapporti interpersonali, oltre alla competenza professionale, assumono una notevole rilevanza. E in cui vi è tuttora un ampio margine di miglioramento. 28 FARMINDUSTRIA «L’obiettivo dell’informazione è l’appropriatezza prescrittiva» Gli informatori vengono formati dalla Direzione medica di Maria Angela Masino P iù controlli per le aziende del farmaco. Non sorprende la richiesta di Farmindustria: gli accertamenti sulle prove d’efficacia dei farmaci, oggi, al punto in cui è la ricerca, non sono che evidenziatori di qualità. Veri e propri trial, collaudi a cielo aperto. L’iter che compie una molecola, prima di ottenere la registrazione ministeriale, è complesso. Un singolare viaggio che, in alcuni casi, dura più di dieci anni ed è monitorato non solo dall’azienda produttrice, ma da autorevoli e severi enti di controllo nazionali e internazionali. Lungo questo percorso vengono effettuati studi clinici che rilevano l’eventuale tossicità, la dose appropriata, l’intervallo di somministrazione, la tollerabilità, l’equivalenza o la superiorità rispetto a prodotti già noti su un campione più allargato di pazienti… Questi e altri parametri vengono verificati sul 29 INFORMAZIONE DALLE AZIENDE campo in ospedali statunitensi ed europei tra cui spiccano molti centri di eccellenza italiani. Solo la conformità ai principi etici indicati dal Codice deontologico e alle linee guida internazionali di cui si fa garante il Comitato etico, composto da gruppi di esperti con documentata esperienza, rendono alla fine la molecola pronta per il benestare ministeriale. «Occorre chiedersi se l’informazione medico-scientifica delle aziende farmaceutiche corrisponde ai parametri etici cui le aziende per prime aderiscono» afferma Daniel Lapeyre, vicepresidente di Farmindustria. Un’azienda farmaceutica produce, distribuisce, commercializza: tutte attività ad alto valore aggiunto che richiedono una mirata e corretta informazione. La strategia di marketing dovrebbe definire i punti di forza del prodotto, non 30 più seguendo la logica delle performance di vendita, bensì la trasparenza che mette in luce indicazioni d’uso, controindicazioni, precauzioni, referenze internazionali, valutazioni dei vari enti di controllo, effetti terapeutici. «Non per nulla l’addestramento degli informatori del farmaco è sotto la responsabilità della Direzione medica dell’azienda – dice Lapeyre – per garantire un maggiore know how clinico sulla molecola da trasferire in termini di appropriatezza prescrittiva alla classe medica. A questo proposito, credo che gestire l’informazione medica sia uno dei momenti più delicati». L’esigenza dello specialista che vuole sperimentare e tentare nuove applicazioni del farmaco, più personalizzate e, quindi, diverse da quelle previste dal dossier tecnico, può avere pericolose conseguenze se FARMINDUSTRIA non ricondotta nell’ambito delle sperimentazioni cliniche previste dalla normativa, che assicura il coinvolgimento degli enti di controllo per identificare nuove indicazioni terapeutiche. Le pratiche empiriche non giovano né all’industria farmaceutica né agli enti di controllo, responsabili tra l’altro di gestire la correttezza dell’informazione. L’obiettivo, infatti, dovrebbe essere quello di verificare sul lungo e medio termine i presupposti d’impiego per nuove indicazioni terapeutiche, piuttosto che favorire un uso empirico al di fuori delle indicazioni previste dal Ministero della salute. Responsabilità dell’informazione scientifica è anche quella di mettere il medico nelle condizioni di assicurare la corretta assunzione del farmaco da parte del paziente. La somministrazione terapeutica in molti casi è sofisticata e interromperla per incapacità di gestione da parte del paziente è un elevato costo per il Sistema sanitario nazionale: abbandonare una cura non significa solo peggiorare la qualità di vita del malato, ma far ricadere sui contribuenti i problemi causati dalla patologia trascurata. La nuova figura del farmacista facilitatore, di cui sarà dotato ogni ospedale, dovrebbe operare in questa direzione. Il suo compito, secondo la legge, è quello di coinvolgere i medici in incontri a piccoli gruppi per confrontare le loro abitudini prescrittive rispetto alle evidenze scientifiche disponibili. Una verifica di nuove prove d’efficacia e non solo di conti in pareggio nell’immediato. La ricerca della sostenibilità del Sistema sanitario nazionale passa attraverso l’ottimizzazione della spesa, che non vuol dire solo contenere i costi, ma impiegare correttamente le risorse per cogliere tutti i benefici di una terapia. Il Decreto Legge 159, modificato e convertito nella Legge 222 del 29 novembre, pone alle Regioni il problema di conciliare innovazione e sostenibilità Daniel Lapeyre, vicepresidente di Farmindustria economica. «è corretto abbattere i costi, attivare programmi di controllo sulle prove d’efficacia dei farmaci, ma il risparmio senza una visione di insieme può rivelarsi dannoso. In alcune Regioni italiane, che si sono focalizzate unicamente sul risparmio, si sono registrate notevoli criticità nella continuità delle terapie. Una politica di risparmio passa sicuramente attraverso le prove d’efficacia dei farmaci, ma non può trascurare l’appropriatezza prescrittiva e l’adesione del paziente alla cura cercando di correggere, passo dopo passo, eventuali distorsioni di percorso» ribadisce Lapeyre. Secondo il vicepresidente «siamo usciti dalla fase industriale caratterizzata dall’incitamento al consumo. Siamo, invece, entrati in un nuovo periodo, in cui ciò che conta è utilizzare il farmaco giusto per il tempo necessario». n 31 INFORMAZIONE DALLE AZIENDEEUROPA xxx «Fondamentali preparazione e specializzazione» Gli informatori sono più di 30 mila di Paola Arosio G li informatori sul territorio nazionale sono 30.473 e in un anno visitano oltre 7 milioni di medici. In pole position c’è Pfizer con 1.476 informatori. I congressi sono 28 mila ogni anno e 17 mila i materiali informativi divulgati. In fatto di informazione scientifica, i numeri parlano chiaro. E raccontano di un affare da milioni di euro, nel quale la prima voce di spesa è l’informatore scientifico. Un professio- 32 nista dall’identikit inconfondibile: valigia in mano, abito scuro, disposto a ore di attesa negli affollati studi medici. Il suo ufficio? Di norma è l’auto aziendale, con la quale macina centinaia di chilometri per raggiungere ambulatori di paese o sofisticati reparti ospedalieri. Lo scopo delle visite è quello di ricordare la composizione, le caratteristiche, l’efficacia terapeutica, le controindicazioni, le modalità di impiego e EUROPA xxx gli informatori scientifici la posologia dei farmaci, sia di quelli nuovi sia di quelli in cui impiego è ormai consolidato. L’informazione, che riguarda oltre ai farmaci anche i dispositivi medico-chirurgici, viene accuratamente predisposta e programmata dall’azienda, per quanto riguarda la frequenza e i contenuti. L’aggiornamento è fondamentale nello svolgimento dell’attività. A questo scopo ci sono i corsi di formazione organizzati periodicamente dalle ditte e le pubblicazioni scientifiche sui farmaci e sulle patologie di riferimento. Durante la visita, l’informatore può consegnare agli operatori materiale di vario tipo: lavori scientifici, riviste, testi, brochure, campioni gratuiti. Il professionista, il cui operato è regolato dal contratto collettivo nazionale di lavoro dell’industria chimica, è tenuto a fare riferimento a quanto previsto dai codici di comportamento del settore e a riferire all’azienda l’attività svolta. Capacità relazionali e organizzative, competenze scientifiche e tecniche: sono queste le qualità di un buon informatore, che deve essere in possesso di una laurea in Medicina e Chirurgia, Scienze biologiche, Chimica con indirizzo organico o biologico, Farmacia, Chimica e tecnologie farmaceutiche, Medicina veterinaria o Informazione scientifica sul farmaco. Una carriera, quella dell’informatore, che può evolvere verso la posizione di Capo area oppure verso un ruolo più specialistico, come lo Specialist di prodotto. Tra questi ultimi c’è Viviana Garau, product specialist in Sardegna. Si occupa di farmaci specialistici, lei, e fa visita a ostetrici, ginecologi, urologi e farmacisti ospedalieri. Laureata in Chimica e tecnologie farmaceutiche (Ctf), ricopre questo ruolo 33 INFORMAZIONE DALLE AZIENDE da quattro anni. La sua giornata-tipo inizia alle 8 con l’arrivo in ospedale. In mattinata si reca in Farmacia per illustrare le schede tecniche di prodotto e poi in reparto. «Di solito si va prima dal primario, che fornisce indicazioni su come procedere – racconta Garau – i medici di solito mi ricevono collettivamente in sala riunioni per un momento di confronto e di discussione tra professionisti sanitari. Settimanalmente invio un report in azienda segnalando i nomi degli operatori incontrati, anche se ciò che è importante è la copertura di tutti i centri del territorio». Garau non nasconde che «l’informazione va di pari passo con gli obiettivi commerciali, anche se per fortuna i farmaci di cui mi occupo io sono unici, non in competizione con altri». Un ruolo arduo, quello dell’informatore, sempre in bilico tra missione scientifica e profitti aziendali. Due elementi difficili da conciliare, soprattutto se a fine mese fatturazione e resoconti diventano parametri fondamentali per la crescita professionale. Le caratteristiche di un informatore in gamba? «Competenza, pazienza, buona capacità di comunicazione – risponde Garau - fondamentale è la preparazione sui medicinali e sul trattamento delle patologie, oltre a un buon rapporto con l’interlocutore, basato su una reciproca collaborazione». La product specialist sarda avverte «un forte cambiamento del settore e del ruolo dell’informatore. Si sta attraversando una fase di ristrutturazione, che va di pari passo con il mutamento della classe medica. Ormai il clinico si annoia a ricevere chi gli parla dell’aspirina, perché perde tempo e non impara nulla di nuovo». A parlare di aspetti promozionali è Giuseppe Recchia, direttore medico di Glaxo Smith Kline: «Non bisogna dimenticare che è l’intenzione che qualifica la pubblicità, non l’oggetto in sé – sostiene – la qualità è una caratteristica indipendente da interessi economici e commerciali. Spesso nel giudicare l’attività informativa dell’industria farmaceutica si scorda il percorso che sta a monte, dal momento che tale attività altro non è che la fase finale del percorso del farmaco». n COSA DICE LA LEGGE UNA LAUREA AD HOC È il decreto legislativo 219 del 2006 a definire le regole della pubblicità in ambito farmaceutico. Rigidi dettami, ai quali non si scappa, pena severe sanzioni. Ecco alcuni punti salienti: 1. Gli operatori sanitari ai quali può essere rivolta la pubblicità di un medicinale sono quelli autorizzati a prescriverlo o a dispensarlo. 2. L’informazione scientifica deve essere realizzata nel rispetto dei criteri e delle linee guida adottati dall’Aifa. 3. La pubblicità di un medicinale deve sempre includere il riassunto delle caratteristiche del prodotto, oltre a classificazione, prezzo di vendita e condizioni di dispensazione del Dura tre anni, comporta l’acquisizione di 180 crediti e ha sostituito il diploma universitario corrispondente. È il corso di laurea in Informazione scientifica sul farmaco, che fa parte della Facoltà di Farmacia. L’attività didattica prevede lezioni teoriche, esercitazioni, laboratori, oltre al tirocinio nelle industrie di settore. Biofarmaceutica, Cultura dell’informazione, Prodotti dietetici e Psicologia della comunicazione sono alcuni degli insegnamenti impartiti. Il corso è attivato, tra gli altri, negli atenei di Genova, Roma La Sapienza, Parma, Perugia, Padova, Bologna, Pisa. farmaco. 34 Un grande male è la mancanza di idee Fortunatamente possiamo guarirlo Con una terapia a base di contenuti innovativi e originali per progetti in sanità Milano: Tel. 02 43912437 Verona: Tel. 045 8352382 www.mayaidee.it • Corsi e convegni ECM • Ricerche di percezione • Studi osservazionali • Comunicazione ed editoria Efficaci nel pensiero INFORMAZIONE DALLE AZIENDE Informatori: aspettative tra medici e farmacisti Occorre dare priorità alla preparazione scientifica di Giovanni Pernigotto I n ambulatorio, nelle corsie ospedaliere, in farmacia. È qui che gli operatori sanitari ricevono ogni giorno gli informatori del farmaco. Ma cosa pensano di questo professionista? Lo ritengono competente, preparato, affidabile? Credono che la sua presenza sia utile? Le opinioni di medici di famiglia, medici specialisti e farmacisti ospedalieri divergono su alcuni aspetti ma tutti, all’unisono, auspicano una capacità 36 diversa nel guardare al nuovo ed esprimono il loro parere attraverso aspettative piuttosto che con critiche esplicite. Da una ricerca curata dal Centro studi nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), più di due terzi dei 900 medici intervistati dichiara infatti di avere importanti aspettative rispetto all’operato degli informatori. Le cause di questa attesa? La rapida evoluzione dei si- OPERATORI SANITARI stemi sanitari locali e regionali e dei relativi strumenti di governance, nei confronti dei quali la proposta delle aziende farmaceutiche non appare sempre coerente. Inoltre, un chiaro disagio emerge dalla frequente variazione della struttura di informatori sul territorio, frutto di ristrutturazioni ormai all’ordine del giorno. L’esigenza di un cambiamento nella tipologia dell’informazione è avvertita dall’82,5% dei medici di medicina generale. La ricerca Fimmg suggerisce alcune soluzioni, come stabilire incontri periodici a piccoli gruppi per integrare le singole visite in studio oppure organizzare meeting residenziali collettivi. Qualche tentativo sul campo è stato fatto e con buoni risultati. A partire dall’esperimento regionale dell’Emilia Romagna, in particolare nelle province di Forlì e di Ferrara, dove gli informatori di un’importante azienda farmaceutica hanno interagito con i quadri sindacali della Fimmg, ricevendo dati utili per una migliore conoscenza delle attività dei medici di famiglia del territorio. Su questo tema, Aldo Pagni, fondatore della Società italiana di medicina generale (Simg), dà un colpo al cerchio e un colpo alla botte. «Non possiamo disconoscere i meriti dell’industria farmaceutica, che investe ingenti capitali nella scoperta di nuovi farmaci – ammette - le aziende, però, tendono a convincere ciascuna persona sana di essere malata. Il medico di medicina generale ha a che fare con circa cinquecento principi attivi e la prescrizione è diventata una lotteria». Qualche perplessità viene da un reparto del Policlinico scaligero dove opera un’equipe di internisti. Enrico Arosio, direttore dell’Unità operativa di Riabilitazione vascolare dell’Azienda ospedaliera di Verona dichiara: «L’impressione è che l’informazione, se strumentalizzata per promuovere ad ogni costo il proprio prodot- to, perda gran parte del proprio valore. Si avverte in questi casi una pressione sulla prescrizione, non solo da parte di informatori di piccole aziende, ma anche da parte delle grandi industrie». Secondo il medico, sono frequenti frasi del tipo «dottore, si ricordi di…» oppure «mi raccomando, prescriva…». A detta di Marco Frascio, associato di Clinica Chirurgica all’Ospedale San Martino di Genova, l’informatore fornisce «un contributo prezioso e costante, ma non esaustivo. Si tratta di un modo conveniente e comodo per mantenere e sviluppare conoscenze, a patto di non considerare le informazioni ricevute oro colato ma di integrarle con altre fonti. La preparazione purtroppo non è omogenea: si va da informatori estremamente preparati ad altri disinformati, con una formazione lacunosa. Non va inoltre trascurato l’ingente impegno nell’area della formazione teorica e pratica, che ricade sulle spalle delle aziende. Anzi mi chiedo quale altro soggetto potrebbe farsi carico di questo sforzo, che include congressi, corsi di formazione e didattica pratica di interventi chirurgici». Ma che ne pensano i farmacisti ospedalieri? Apprezzano la preparazione scientifica e la professionalità degli informatori, pur non riconoscendo sempre una vera utilità alla loro attività. «Ricevo soprattutto i key account manager, ma anche gli informatori scientifici – racconta Antonio Carretta, responsabile del Servizio farmaceutico territoriale di Venosa (Potenza) - circa tre visite mensili, non di più. Certamente sono persone competenti e preparate, che però mostrano gli esiti delle loro programmazioni di marketing. Sono professionisti utili per la loro azienda, ma non per l’appropriatezza prescrittiva, intesa come punto di equilibrio tra sicurezza, efficacia e risparmio. Gli informatori tirano l’acqua al proprio mulino, decantando le virtù del 37 INFORMAZIONE DALLE AZIENDE proprio prodotto. Le aziende agiscono con una logica orientata al profitto, legittima fino a un certo punto. L’uso superfluo di un farmaco che le aziende promuovono fa male sia al paziente che al Sistema sanitario. Il rapporto tra farmacista e informatore deve essere impostato su sincerità e onestà professionali, oltre che sulle evidenze scientifiche. Il ruolo di entrambi deve essere chiaro e riconosciuto». Un rapporto organizzato, quindi, quello tra farmacista e informatore. Anche se piuttosto critico. Con alcune eccezioni. «Qui il ricevimento degli informatori non è integrato in un sistema strutturato, niente appuntamenti per le visite» spiega Cristiana Cristofori, farmacista del Servizio farmaceutico territoriale Asl 3 e ospedaliero di Foligno. Dal 38 punto di vista dei contenuti, però, forse è possibile trovare un modo per valorizzare la relazione con l’informatore. Anche se ciò implica un notevole impegno da parte dell’operatore, come evidenzia Cristofori: «Utilizzo le informazioni delle aziende come un punto di partenza, in seguito compio delle verifiche e degli approfondimenti su riviste scientifiche indipendenti iscritte all’Isdb oppure tramite le banche dati. Leggo in particolare “Dialogo sui farmaci”, “Informazioni sui farmaci”, “The Medical Letter” e “Drug and therapeutics bulletin”. Siamo abbonati a queste riviste da molto tempo e sono prodotti editoriali di grande ausilio». Ma quale giudizio sui dipendenti delle aziende? «Riceviamo sia i kam che gli informatori scientifici – specifica la far- OPERATORI SANITARI macista - circa 10-12 al mese, in media tre alla settimana. Sono persone preparate e convinte di ciò che propongono, disponibili a lavorare al nostro fianco e a collaborare con noi pur mantenendo i loro obiettivi. In definitiva, dato che gli informatori si recano dai medici, credo sia giusto che vengano a visitare anche noi farmacisti, affinché vi possa essere una condivisione delle informazioni e delle conoscenze». Ci tiene a precisare subito il medesimo concetto, Rossella Rossi, direttore della Farmacia dell’Istituto Gaslini di Genova: «Il farmacista deve tenere il contatto con le aziende del farmaco al pari del medico. È molto sgradevole venire a sapere che l’informatore è andato solo dal clinico, dimenticando l’importanza del farmacista». Poi prosegue: «L’assiduità delle visite degli informatori si intensifica nei periodi di gara e di aggiornamento del Prontuario terapeutico ospedaliero e dei Prontuari regionali. Ultimamente ho molti contatti con figure specifiche, come i Product manager e i Public affairs manager. In quest’ultimo caso, i colloqui vertono non solo sul prodotto e sulla farmacoterapia, ma anche sulle politiche sanitarie del farmaco e sulle istituzioni pubbliche a livello regionale. Si tratta di uno scambio di informazioni reciproco particolarmente prezioso, con interazioni e collaborazioni positive». Secondo Rossi, è «importante la chiarezza di rapporti, improntati a onestà e ad aderenza alla letteratura e alle evidenze cliniche, senza enfasi e distorsioni. Sul piano interpersonale, occorre reciproco rispetto e correttezza da entrambe le parti senza abusi di ruolo. Negli anni, la preparazione degli informatori è comunque migliorata, con un trend in ascesa. Dovrebbe sempre esserci un giusto mix tra aspetti scientifici e commerciali – ricorda la farmacista – ferma restando la diversità di mission che contraddistingue l’operatore sanitario e l’informatore». n 39 Linee guida in Antibioticoterapia: una sfida aperta? C he siano utili non c’è ombra di dubbio. Alcuni le ritengono addirittura indispensabili. Favorevole alle linee guida in antibioticoterapia è Gian Maria Rossolini, direttore del Dipartimento di Biologia molecolare dell’Università di Siena, che afferma: «Le linee guida forniscono indicazioni sull’uso appropriato degli antibiotici nella maggior parte delle situazioni. Chi prescrive questi farmaci fa generalmente riferimento a criteri condivisi». Concorda con lui Eugenio Ciacco, coordinatore Sifo Area Malattie Infettive e farmacista all’Ospe- dale «Bambino Gesù» di Roma. «Ho partecipato alla stesura delle linee guida nazionali su antibioticoprofilassi perioperatoria nell’adulto – racconta - esistono dei criteri comuni, frutto di un lavoro polispecialistico. Ciò vale ovviamente anche per altri ambiti». Ma non basta. «Le linee guida sono uno strumento molto utile nella pratica professionale – continua Rossolini – esse forniscono indicazioni generiche, che vanno adattate alla realtà locale». Un esempio di tale applicazione? «Le linee guida indicano che per trattare la polmonite è possibile in generale utilizzare tre antibiotici. L’operatore è quindi a conoscenza dei medicinali utilizzabili. Se a livello locale esistono problemi di resistenza verso il secondo e il terzo antibiotico, allora il medico sceglierà il primo». Dubbioso sull’applicazione delle linee guida è invece Francesco Scaglione, direttore del Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia dell’Università di Milano. «Non esistono dei criteri veramente condivisi – sostiene - la percentuale di medici che veramente segue le numerose linee guida nazionali e internazio- nali è il 20 per cento circa. Esse vengono costruite su un paziente ideale». A pensarla in modo analogo è Franco Rapisarda, direttore dell’Unità Operativa di Farmacia dell’Azienda ospedaliera «Gravina» di Caltagirone e tesoriere Sifo. «Non si può parlare di criteri veramente condivisi a livello nazionale – dice - essendo approvate dall’Aifa o dal Ministero, tutti dovrebbero seguire le linee guida, ma purtroppo in pratica non è così». Sono indicazioni che il clinico deve adattare al paziente e al territorio. «Se il medico, in piena responsabilità, decide di batterico ampio e sono relativamente poco tossici. Ma tale pratica ha favorito un uso spropositato di antibiotici, con conseguente incremento delle resistenze. Tanto più che, in alcuni casi, è come utilizzare una bomba atomica, quando basterebbe una fionda». Ma sul piano della pratica clinica, la decisione terapeutica è condivisa o lasciata al singolo operatore? «Dipende molto dal tipo di infezione e dalla politica di uso degli antibiotici che viene messa in atto dalla struttura assistenziale - sostiene Rossolini - nelle infezioni semplici e non gravi normalmen- te decide il singolo operatore sanitario. Nelle infezioni complicate, spesso viene consultato l’infettivologo». Più pessimista Rapisarda: «Nella mia esperienza la condivisione è carente. È molto raro che si consulti l’infettivologo. Capita nei casi di pazienti davvero critici e gravi». «La condivisione è scarsa - conferma Scaglione - dipende molto dall’expertise farmacologica del reparto o del medico. Vi è una buona condivisione solo nei reparti in cui l’expertise è elevata». Sul ruolo del Comitato di controllo delle Infezioni ospedaliere o della Com- missione per il prontuario terapeutico, Scaglione è scettico: «Nella scelta terapeutica finale, questi comitati non hanno alcun peso. Essi possono agire sulla disponibilità dei farmaci, possono dare l’indirizzo. Ma poi è giusto che sia il medico, in scienza e coscienza, il responsabile ultimo della terapia antibiotica». Il dibattito che coinvolge le linee guida non mette quindi in discussione la loro utilità, ma riguarda piuttosto la loro applicabilità. Si tratta quindi di una sfida aperta e attuale per tutti. Per medico, farmacista, operatori sanitari. informazione pubbliredazionale non applicare la terapia secondo le linee guida indicate deve segnalarlo e motivarlo in cartella clinica - ricorda Ciacco - è quindi corretto seguire le linee guida, con le dovute eccezioni. Questo soprattutto nel caso di una terapia mirata, dove il clinico può disporre dei dati di laboratorio su un determinato agente batterico. Si può operare fuori dal protocollo, ma sempre su dati di evidenza». E a proposito di terapia mirata, così commenta Rapisarda: «Spesso si preferisce dare avvio a una terapia empirica, visto che gli antibiotici odierni coprono uno spettro anti- la bacheca Nei monasteri A spasso per antiche farmacie Da nord a sud, un viaggio tra scienza e arte di Giovanni Pernigotto U n viaggio nel passato, con un occhio al presente. La storia delle farmacie monastiche riporta alle radici della professione farmaceutica. Arte antica, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. I monaci dell’Europa cristiana raccolsero nei secoli la migliore eredità dell’insegnamento greco, egiziano e orientale, spesso confrontandosi con i colleghi laici delle corporazioni medioevali e rinascimentali. Ci si concentra sui monasteri per raccontare una vicenda ben più vasta. Una terra affascinante e poco conosciuta, questa, in cui si mescolano scienza e arte, lavoro e spiritualità. Un primo sguardo, dunque, su un tesoro di cultura e, perché no, anche di prodotti di qualità. 42 Camaldoli: un punto di riferimento, ieri come oggi Lo stemma di Camaldoli, il calice con le due colombe, si trova ovunque. Sugli intagli in legno che decorano le porte, sulle ceramiche, sulle confezioni degli oltre cento prodotti che l’ospite può acquistare. Una lunga tradizione cominciata qui, sui monti dell’Appennino toscano, agli albori del secondo millennio. «Fin dall’inizio - racconta padre Marino, responsabile dell’Antica Farmacia - i monaci si preoccuparono della salute dello spirito e del corpo. Sorta nel 1048 assieme all’Ospedale per curare i frati, ben presto la Farmacia si aprì alle esigenze dell’intera regione». Dell’epoca d’oro rimangono le sale e gli arredi, che risalgono al Cinquecento, dopo che un quella tisana, con la quale finalmente si riesce a dormire, o di quella crema di cera d’api, vero toccasana per la pelle». Nulla togliendo ai nuovi ritrovati. «Oggi le malattie non si possono curare solo con le erbe. La medicina naturale - padre Marino ne è convinto - può però essere un valido aiuto alle moderne terapie. La dottrina antica può aiutare la scienza di oggi. Nel pieno rispetto della tradizione e delle norme dell’odierna farmacopea». L’Eremo San Giorgio sul Garda: un’illustre succursale Tra il monte e il lago, un eremo da sogno. Il monastero di Monte San Giorgio, posto sulla sommità della Rocca del Garda, fu fondato nel 1665. Dal 1994 ospita una 43 la bacheca disastroso incendio devastò le strutture precedenti. Di recente, con il sorgere della moderna rete farmaceutica, vi sono stati ulteriori cambiamenti. «Fino al 1978 - aggiunge padre Marino, con una punta di nostalgia - la nostra era una farmacia a pieno diritto, con un nostro monaco farmacista. Perduta la titolarità, continuiamo però a produrre nel nostro laboratorio, dotato dei più moderni strumenti di lavorazione, la maggior parte delle specialità: liquori e tisane, prodotti balsamici e cosmetici, creme e lozioni». Una fonte importante di sostentamento. Ma anche un punto di riferimento per altri monasteri. E per gli ospiti, sempre numerosi. «Molti ritornano non solo per un periodo di spiritualità - continua il monaco - ma anche per rifornirsi di la bacheca piccola comunità di monaci di Camaldoli. Una specie di succursale di lusso, in cui il visitatore può trovare i prodotti della casa madre toscana. «L’unico articolo che produciamo in loco - spiega padre Robert, il monaco addetto alla vendita - è l’olio, spremuto dagli ulivi del nostro monte. Quasi tutto il resto viene da Camaldoli. Le marmellate provengono invece dalle monache Trappiste di Vitorchiano». Una visita all’eremo è quasi una meta obbligata. «La gente - racconta padre Robert chiede ogni sorta di prodotti. Le signore, in particolare, sono davvero attente nella scelta delle creme estetiche, così pure delle specialità energetiche, come la pappa reale e il ginseng. Anche i liquori e gli oli balsamici sono parecchio richiesti». Non è solo l’ottima qualità dei prodotti ad attirare i clienti. «Molti apprezzano sempre di più i ritrovati naturali - continua il giovane monaco - la gente compra qualcosa, ma viene anche per parlare, per essere ascoltata. Un’accoglienza senza fretta. E magari con un sorriso». Santa Maria della Scala a Roma: la Farmacia dei Papi Trastevere custodisce un’atmosfera unica. Un misto di orgoglio e nostalgia. Sentimenti che ben si addicono alla più antica farmacia della capitale, annessa alla chiesa di Santa Maria della Scala. Qui, a due passi dal Gianicolo, i Carmelitani confezionavano i preparati galenici con le erbe coltivate nel giardino del convento. «Con 44 l’inizio del Settecento - racconta padre Gaetano, custode dell’Antica Spezieria - i frati aprirono le porte ai malati del popoloso quartiere. Si giunse ad avere ordinazioni da ogni parte d’Europa, e perfino dall’Egitto e dal Brasile. Non a caso si istituì anche una Scuola farmaceutica, con annesso un ambulatorio pubblico gratuito, aperto fino al 1954». Senza dimenticare il servizio ai più illustri vicini di casa. «Fu un papa, Clemente VIII - conferma padre Gaetano - a fondare il convento all’inizio del Seicento, affidandolo ai Carmelitani. E da allora tutti i pontefici si rifornivano da noi. Pio IX visitò di persona la Spezieria». Le tracce degli antichi fasti non mancano. «Sono molti i turisti, soprattutto stranieri, che visitano i locali della Spezieria - aggiunge fra’ Gaetano – a loro mostro il ritratto e il famoso erbario del nostro monaco-farmacista più rinomato, fra’ Basilio, che nel Settecento inventò l’acqua antipestilenziale e altri efficaci medicamenti. L’ultima scoperta, fatta da padre Fontana poco prima che la Spezieria chiudesse, fu quella della neutralina, un preparato contro i problemi gastrici». E oggi? «Qui a Roma, in via XX Settembre, si vendono parecchi nostri prodotti di erboristeria – risponde il frate - lavorati da ditte esterne, seguendo i dettami della tradizione. Invece l’Antica Spezieria è divenuta un museo, sempre più bisognoso di un serio restauro. Speriamo che qualche ente si faccia avanti». Il Convento di San Marco a Firenze: la speranza del rilancio È la più antica farmacia di Firenze, quella del Convento di San Marco, in cui vissero il Savonarola e Beato Angelico. Sorta grazie alla generosità di Cosimo de’ Medici, già dal 1450 era aperta al pubblico. I domenicani si fecero apprezzare nei secoli come ottimi scienziati e valenti speziali. «Qui si preparavano tra l’altro la celebre acqua di rose, ideale contro le rughe - spiega padre Fausto, l’attuale priore del convento - e parecchi altri medicamenti». Per non parlare di un alchermes, apprezzato particolarmente da Lorenzo il Magnifico. Sul portale d’ingresso sono ancora ben leggibili le scritte dei prodotti in vendita. «E nel seminterrato - continua il Priore - si possono visitare i locali dell’antico laboratorio, con le apparecchiature per la lavorazione delle erbe e la distillazione. Non più utilizzabili, ma di un immenso valore storico. Abbiamo ancora un enorme coccodrillo imbalsamato proveniente dal Nilo, fin dal Seicento fissato al soffitto di una sala». Un patrimonio certamente da rivalorizzare. «Stiamo progettando un ripristino generale - aggiunge padre Fausto - per poter nuovamente offrire al pubblico le ricchezze dell’Antica Farmacia. Un percorso di tipo storico-museale, con la possibilità di acquistare nuovamente i nostri prodotti di erboristeria. Si tratta di un progetto impegnativo, per il quale contiamo di trovare presto degli sponsor». Un rilancio in piena regola, con la speranza che qualcuno raccolga l’appello. «Poter riaprire quanto prima - conclude il Priore - è quello che ci auguriamo tutti». Coccodrillo compreso. n 45 la bacheca La Certosa di Trisulti: l’incanto di un millennio Immerso nel verde del Monte Rotonaria a Collepardo in provincia di Frosinone, a più di 800 metri di altitudine, si staglia l’antico monastero di Trisulti. Fondato dai Benedettini intorno all’anno mille, passò poi ai Certosini. Dal 1947 ospita i Cistercensi di Casamari. I locali dell’Antica Farmacia sono collocati su due piani. «Le pareti e le volte, i trompe-l’oeil in stile pompeiano, gli arredi settecenteschi con le vetrine di vetro di Murano: ecco solo alcuni gioielli della Certosa - afferma con entusiasmo padre Dionisio, attuale priore a Trisulti - non mancano le curiosità: i vasi in cui si conservava il veleno dei serpenti; il giardino di bosso, con le siepi a forma di animale; il quadrato magico, o Sator, dipinto sempre dal Balbi nel corridoio esterno della farmacia». La Certosa, grazie alle sue opere d’arte, è monumento nazionale. Ma cosa rimane dell’arte farmaceutica di un tempo? «Da un punto di vista storico e artistico - risponde padre Dionisio - la Farmacia è uno dei musei più importanti d’Italia. In un locale a parte, poi, i visitatori trovano una buona varietà di liquori distillati da noi, oltre ad altre specialità, come la famosa cioccolata dei Trappisti delle Frattocchie». IL SISTEMA TEVABAG® E L’ANTIBIOTICOTERAPIA IN OSPEDALE Intervista a Luigi Giuliani, farmacista Quali sono le principali criticità? Le principali criticità nell’impiego ospedaliero degli antinfettivi sono rappresentate dal sottodosaggio degli antibiotici tempo-dipendenti, come i beta-lattamici, dal mancato utilizzo della loading dose, come nel caso della teicoplanina, dal numero di somministrazioni superiore al necessario per farmaci potenzialmente tossici come gli aminoglicosidi, dallo scarso o nullo adattamento posologico in funzione degli aspetti farmacocinetici legati al singolo paziente, come la funzionalità degli emuntori, il volume di distribuzione, la disidratazione, l’albuminemia, la ritenzione idrica. Un aspetto troppo spesso trascurato è rappresentato dalla qualità della preparazione delle singole dosi, in genere allestite in reparto, in ambienti non protetti, talora con scarsa attenzione alla tecnica asettica e alle problematiche di stabilità, compatibilità e conservazione. Qual è il ruolo della Farmacia ospedaliera in questo settore? La Farmacia ospedaliera può rappresentare un osservatorio privilegiato della prassi terapeutica antinfettiva, a patto che disponga di strumenti, come le richieste motivate nominative, la prescrizione informatizzata, la centralizzazione delle preparazioni in dosi pronte all’uso e personalizzate. In sostanza, quando viene posta una forte attenzione alla qualità del processo terapeutico. In particolare, non devono essere trascurate le fasi di preparazione e la qualità dei dispositivi di somministrazione utilizzati nei reparti, pena l’interruzione di un sistema complessivo di qualità del percorso terapeutico. La Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana, nella sua ultima edizione, pone in particolare risalto la qualità della preparazione del farmaco «come supporto imprescindibile all’efficacia e alla sicurezza del medicinale», giungendo ad assimilare «ai preparati magistrali anche tutte le miscelazioni, diluizioni, ripartizioni, eseguite per il singolo paziente su indicazione medica». L’insieme di queste criticità, competenze e normative coinvolge la cultura e la responsabilità professionale del farmacista ospedaliero e gli richiede un forte impegno concettuale e operativo per contribuire al raggiungimento dei migliori risultati in termini di efficacia e sicurezza, in particolare in ambito infettivologico. é quindi necessario che la farmacia partecipi con spirito multidisciplinare all’attuazione di tutte le strategie, tecniche e organizzative, per intercettare il potenziale errore nell’uso degli antibiotici, in particolare sotto l’aspetto posologico. Che strategie attuare, allora, in ospedale? La centralizzazione delle preparazioni in dosi pronte all’uso e personalizzate rappresenta una metodologia di lavoro di grande efficacia, che riporta al massimo livello qualitativo le tecniche di preparazione, la tracciabilità, la possibilità di personalizzazione, la conoscenza dei fenomeni, il monitoraggio dell’aderenza alle linee-guida, il risk management. Purtroppo questa attività, nelle Farmacie ospedaliere italiane, non é molto diffusa nel settore dell’antibioticoterapia. Ora vi sono alcuni dispositivi, come il Tevabag, in grado di consentire una buona qualità della preparazione in reparto e di essere complementari alla preparazione centralizzata, risolvendo in modo adeguato il problema delle prime dosi, delle dosi d’urgenza e con il vantaggio di ridurre sensibilmente il rischio di medication error. Ritiene che le terapie antibiotiche debbano essere parte rilevante dell’attività della Farmacia ospedaliera? Questi aspetti professionali sono coerenti con la definizione di Farmacia clinica, intesa come attività farmaceutica orientata a sviluppare e a promuovere l’uso razionale e appropriato dei farmaci nei singoli individui e nella società, e ripropongono in termini operativi una risposta alle esigenze di appropriatezza prescrittiva, definita come «coerenza con le indicazioni per le quali il farmaco, nelle sperimentazioni cliniche controllate, ha dimostrato la sua efficacia, nel rispetto delle condizioni di dose, posologia, via di somministrazione, tipo di paziente e quando i benefici per il paziente superano i rischi». L’attenzione del farmacista ospedaliero alla componente tecnica della preparazione magistrale e alla conoscenza diretta e completa della terapia somministrata al paziente rappresentano la corretta collocazione della sua figura professionale nel contesto del percorso terapeutico ospedaliero. informazione pubbliredazionale Q uali considerazioni sulla qualità della terapia antibiotica in ospedale? L’uso inappropriato degli antibiotici non solo può causare l’insuccesso terapeutico sul singolo paziente, ma può anche indurre lo sviluppo di resistenze batteriche, con un danno per tutta la collettività. Ciò si verifica soprattutto in ambito ospedaliero, dove i pazienti sono affetti da patologie gravi, hanno un sistema immunitario compromesso e sono esposti a un rischio infettivo derivante da germi difficili da trattare. In queste condizioni, assicurare una terapia antinfettiva appropriata al paziente significa non solo scegliere l’antibiotico giusto su base razionale, ma anche garantire che sia somministrato correttamente in termini di dose, di via di somministrazione, di durata, di intervallo tra le dosi. L’aspetto posologico diventa fondamentale anche per prevenire effetti collaterali potenzialmente gravi. 47