frammenti
Periodico dei Farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale
xxx
Trimestrale • Anno 2 - Num. 1 • marzo 2008 - Poste Italiane Spa Sped.in abb.post. DL353/2003 (conv.in L.27/2/04 n.46) art.1 com.1, CNS VR
EUROPA
DOSSIER
La sfida di informare
Enti pubblici e aziende a confronto
1
Caro Farmacista,
Caro Lettore,
Un anno
di…
ecco Frammenti, una rivista per i Farmacisti del
SSN. Il primo periodico del settore dedicato al
confronto, al dialogo, al dibattito multidisciplinare,
che costituisce un esempio di scambio culturale
sui temi che riguardano la categoria.
L’iniziativa, nata agli inizi del 2007, intende
proseguire il suo percorso proponendo, in
ogni numero, un ampio dossier sul tema di
copertina, oltre a servizi, interviste, reportage.
Da un lato, quindi, credibilità e accuratezza per
i temi trattati, dall’altro uno stile divulgativo,
che permette di andare al di là dei bollettini e
dei resoconti scientifici, per raccontare storie,
esperienze, testimonianze di chi la professione
del Farmacista la svolge tutti i giorni, con i
problemi e le criticità che comporta.
Per ricevere GRATUITAMENTE Frammenti,
qualora già non lo avesse fatto, invii nominativo
e indirizzo via e-mail a: [email protected]
oppure telefoni allo 045.8352382.
Per ulteriori informazioni visiti il nostro sito
www.mayaidee.it.
• informazione
• dibattito
• approfondimento
frammenti
Sommario
Periodico dei Farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale
Tel. 045 8352382 • Fax 045 8305399
Via Ca’ di Cozzi, 10 • 37124 Verona
EDITORIALE
Frammenti - Anno 2, n. 1
Gennaio, Febbraio, Marzo 2008
Registrazione Tribunale di Verona n. 1764
in data 12.07.2007
Domanda di iscrizione al R.O.C.
Registro degli Operatori di Comunicazione
in data 17/01/08 protocollo n° 13410845505-8
Primo Piano
Obiettivo: il bene del paziente
L’opinione
Serve il confronto
4
5
DOSSIER
Direttore
Fabio Lombardo
Direttore responsabile
Paola Arosio
Capo Redazione
Paolo Serra
Contributi
Giovanni Pernigotto
Fabiana Bussola
Maria Angela Masino
Progettazione grafica
Fausto Pastorino
Mattia Pattaro
Impaginazione
PAST
Fotografia
Alessandro Nardi
Getty Images
Stampa
Unidea
Piazzale Olimpia, 28 - Verona
Editore
Edizioni MAYA Idee
Costo abbonamento annuale: 14 Euro
Tutti i diritti riservati, le immagini e i testi di questo
numero sono protetti dalle leggi sul copyright.
La loro riproduzione con qualsiasi mezzo
è vietata senza previo consenso dei detentori
del copyright.
La sfida di informare
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
n Bene, bravo… Bif!
Nuova grafica e più contenuti
n «Divulghiamo le decisioni
della Commissione terapeutica»
n Dove l’informazione passa
anche dal farmacista
n L’informazione si deve basare
sulla ricerca
n C’è anche una pubblicazione
per i cittadini
n «L’informazione è necessaria
ma non sufficiente»
n Un Focus sulla farmacologia
INFORMAZIONE DALLE AZIENDE
n «L’obiettivo dell’informazione
è l’appropriatezza prescrittiva»
n «Fondamentali preparazione
e specializzazione»
n Informatori: aspettative
tra medici e farmacisti
6
9
12
16
20
22
24
26
29
32
36
LA BACHECA
Per comunicare con la redazione
scrivere a:
[email protected]
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
Nei monasteri
n A spasso per antiche farmacie
42
3
primo piano
Obiettivo: il bene del paziente
di Giovanni Pernigotto
«O
ggi l’informazione è tutto». «Se
non si è aggiornati in tempo reale,
le opportunità sfumano». Slogan, questi, a
cui sembra difficile sfuggire. Ma è così anche per l’informazione farmaceutica? No,
perché il paziente non è un cliente qualsiasi e i farmaci non si possono considerare
semplici beni di consumo. L’informazione
farmaceutica è ben diversa da altre tipologie di notizie, che si rincorrono sulle pagine
dei quotidiani o sullo schermo delle tv. Esige infatti non solo un continuo aggiornamento, ma anche un approccio diverso, in
cui la qualità diventa essenziale.
Senza dubbio le dinamiche dell’informazione scientifica stanno vivendo una nuova
fase. Di recente vi è, infatti, un fiorire di iniziative, sia pubbliche sia private, che tentano di innovare il settore, con esiti ancora
da verificare. In questo sforzo emergono
diversi interessi. Da una parte le aziende
cercano di valorizzare la propria comunicazione, anche mettendo in pista gli informa-
tori del farmaco, dall’altra gli enti pubblici,
a livello nazionale, regionale, provinciale,
puntano su un tipo di informazione indipendente, svincolata dai condizionamenti
di mercato.
Le domande non mancano. Una su tutte
riguarda il concetto stesso di indipendenza. Ovviamente occorre vigilare sull’informazione, affinché non strizzi l’occhio a
finanziatori ed editori. Nel caso dell’informazione che riguarda la salute, non manca
nell’idea di indipendenza un significato ulteriore, assolutamente primario: l’informazione scientifica non può non dipendere
dallo scopo prioritario per tutte le istituzioni sanitarie, ovvero il bene del paziente.
Farmaci e dispositivi terapeutici altro non
sono che un mezzo per tale benessere.
Recuperare effettivamente l’interesse del
malato, l’utilità della ricerca, l’eticità della
professione: ecco la via per non considerare l’informazione alla stregua di una pura
strategia di persuasione. n
Ricerca & Pratica
4
L’OPINIONE
Serve il confronto
di Fabio Lombardo e Paolo Serra
L’
informazione in ambito medico-scientifico è un’attività etica che richiede
profili professionali specifici a garanzia di
imparzialità. Purtroppo la principale fonte
informativa è rappresentata dalle aziende
farmaceutiche che, dovendo coniugare
l’informazione con il profitto, generano una documentazione troppo spesso
orientata dalle politiche di marketing. è
su questo aspetto particolare che bisogna essere vigili, operando scelte ragionate e indipendenti. Per i professionisti
del Sistema Sanitario Nazionale è d’obbligo documentarsi partendo dalle fonti
bibliografiche primarie, perché la brochure dell’industria completa e referenziata
enfatizza in modo strategico solo alcuni
degli aspetti relativi al profilo di un farmaco o di un dispositivo medico. Per questi
motivi è sembrato opportuno dedicare il
dossier d’apertura all’informazione medico-scientifica, motore di prescrizioni e
di spesa. Esistono ormai da anni bollettini di informazione indipendente rispetto
all’industria farmaceutica, che svolgono
un’attività di documentazione e informazione, creando un contraddittorio di fondamentale importanza per contrastare
un’asimmetria informativa. Il Mario Negri,
il Ceveas e l’Uvef sono stati intervistati
per avere un’autorevole parere sul tema:
il messaggio è quello di non recepire passivamente le informazioni dell’industria
del farmaco. Il suggerimento, più o meno
esplicito, è quello di aggiornarsi di continuo, attuando un confronto tra le diverse
fonti informative. Tutte devono essere valutate, ma ciascuna necessita di verifiche
attente e puntuali. Aspetti fondamentali,
questi, per i professionisti coinvolti nel-
le scelte di Prontuario, che comportano
una valutazione comparativa e ragionata
tra le tante opzioni terapeutiche. Sapere
scegliere, secondo le migliori prove di efficacia e con metodo, è l’obiettivo da perseguire quando si valutano nuovi farmaci
o tecnologie. Questa fondamentale responsabilità ha ripercussioni sulla qualità
assistenziale: ecco perché scegliere bene
diventa un obbligo etico.
L’evidence based medicine è una disciplina che non si incontra nel percorso di laurea, nonostante rappresenti un approccio
razionale alla valutazione delle prove di
efficacia della letteratura scientifica. Questo è solo un esempio di ciò che manca
per generare un costruttivo confronto sull’informazione.
Un atteggiamento di scetticismo o di
pregiudiziale freddezza si sta diffondendo verso i lavori presentati dall’industria
farmaceutica, dopo un periodo caratterizzato da un passivo e totale accoglimento
di materiale informativo presentato enfaticamente come fonte di indiscutibile e di
rilevante progresso.
è necessario adeguare il servizio di Informazione scientifica alle esigenze di un
contesto sanitario in continua evoluzione,
dove anche i pazienti sono attenti e si documentano sulle novità. L’informazione
sta rivedendo i propri target e si propone
in un contesto più ampio, quello del percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale. Riuscire a informare bene non è mai
scontato, ma disporre di un’adeguata formazione comunicativa per informare ed
essere informati è il requisito minimo per
aprire un dibattito critico che troppo spesso non c’è o rimane fra pochi.
n
5
xxx
«Di tutto conosciamo il prezzo,
di niente il valore».
(Nietzsche)
6
EUROPA
DOSSIER
La sfida
di informare
Dossier a cura della redazione
Foto: Alessandro Nardi, Getty Images
7
D O S S I E R
I N F O R M A Z I O N E
I N D I P E N D E N T E
D
al Ministero all’Uvef, dal Ceveas all’Asl veronese. Un viaggio alla scoperta dell’informazione indipendente,
che si dota di strumenti per raggiungere i propri
obiettivi e i propri interlocutori. Tra molte difficoltà e qualche segnale positivo, si registra un
fiorire di riviste, bollettini e siti web. E questo
in una rete che coinvolge gli enti internazionali,
nazionali, regionali e territoriali, con iniziative
che tentano la strada dell’autonomia e della
trasparenza. Nuove modalità informative sono
in fase di studio, compresa la figura di un informatore pubblico. Occorrerà tempo per vedere
i risultati di questi tentativi, efficaci nella misura in cui riusciranno davvero a coinvolgere gli
operatori sanitari. Lo scenario potrebbe avere
un nuovo protagonista: il paziente-consumatore. È a lui che dovrebbero essere rivolti gli
sforzi e le sfide di chi si occupa di salute.
8
AIFA
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
Bene, bravo… Bif!
Nuova grafica e più contenuti
L’obiettivo è incidere sulla prescrizione
di Fabiana Bussola
I
nformare con efficacia e indipendenza
farmacisti e medici è un compito correlato con l’adeguatezza delle prescrizioni
e dell’uso dei farmaci. è su questo concetto che si basa il ruolo del Bollettino di
informazione sui farmaci (Bif), pubblicato
dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), la
rivista portavoce della commissione tecnico-scientifica dell’agenzia, che si occupa
anche di divulgazione e aggiornamento per
gli operatori sanitari. A ricoprire l’incarico
di direttore scientifico è Antonio Addis,
responsabile dell’ufficio Informazione e
comunicazione dell’Aifa, che con l’ultimo
numero edito presenta un volto rinnovato
del bimestrale. «Si tratta di una veste nuova e più funzionale – afferma Addis – che
però non transige sull’approccio meditato
della rivista. A fronte di una produzione editoriale massiccia e in molti casi frettolosa
in ambito farmaceutico, il Bif mira a essere
uno strumento informativo che privilegia
l’approfondimento e la documentazione,
in modo da favorire la crescita di un senso critico da parte degli operatori sanitari».
Cambiamenti non solo grafici, dunque, ma
anche di contenuto. All’interno, infatti, è
previsto più spazio per i dati originali prodotti dalla ricerca indipendente promossa
dall’Aifa. Un altro compito sarà poi quello
9
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
di dedicare alcune pagine ai dati raccolti dagli operatori durante le fasi di monitoraggio
speciale dei farmaci potenzialmente innovativi: una scelta che mira a ovviare alle difficoltà di pubblicazione che spesso la ricerca
indipendente incontra per esiguità di spazi
editoriali.
«Fin dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale, nel 1978, era stato previsto, da parte del Ministero della Salute, un programma
pluriennale per l’informazione scientifica sui
farmaci – continua Addis – includendo anche
alcune iniziative di educazione sanitaria. Negli anni è stata compresa l’importanza di una
corretta informazione per promuovere una
cultura critica sui farmaci, in modo da garantire una dialettica seria in un settore complesso e caratterizzato da interessi spesso
divergenti. Oggi è sempre più difficile, sia
in Italia che all’estero, contrapporre a una,
seppur legittima, promozione del mercato
un’informazione pubblica qualificata e indipendente. Il rapporto tra promozione e informazione scientifica è spesso sbilanciato
a favore della prima, tanto che le attività di
marketing hanno un’influenza sulle abitudini
prescrittive. È comunque importante occu-
10
parsi non solo di contro-informazione, ma
anche di temi orfani». Secondo Nello Martini, direttore dell’Aifa e direttore responsabile del Bif, «l’informazione deve sempre
essere collocata all’interno di un contesto
per comprenderne gli elementi strutturali e
deve sempre essere basata sulla ricerca».
Nell’ultimo decennio il Bif si è costantemente evoluto, passando da breve notiziario con
estratti della Gazzetta Ufficiale a strumento
strategico di informazione per gli operatori
del settore. Il fine divulgativo e scientifico
ha assunto un peso sempre più significativo, con un linguaggio simile a quello dei
Drug therapeutic bulletins europei. «Il bollettino ha soprattutto l’obiettivo di fornire
un’informazione qualificata – sottolinea Addis – con articoli leggibili e di utilità pratica,
così da fornire nuovi elementi per l’esercizio
della professione. Valorizzare l’informazione
a vantaggio di farmacisti e medici significa
anche cercare di superare il distacco tra gli
organismi regolatori e il mondo professionale, oltre a promuovere una prescrizione dei
farmaci basata sulle prove di efficacia, quindi razionale e consapevole.
L’informazione è quindi un’attività di gover-
AIFA
no dell’area farmaceutica».
La rivista viene distribuita gratuitamente per
abbonamento postale a tutti i medici e farmacisti italiani iscritti agli ordini professionali
e nella sua versione elettronica è scaricabile
dal sito dell’Aifa. «La scelta degli argomenti da trattare tiene presente gli stimoli e le
controversie che ricorrono nell’opinione
medica italiana e internazionale – aggiunge
Addis – vari sono i cardini in base ai quali
vengono decisi i contenuti di ogni numero: i
pareri della commissione tecnico-scientifica
dell’Aifa, le principali decisioni di tipo regolatorio in area farmaceutica e la letteratura
scientifica più recente. Gli articoli, stesi dalla
redazione e in parte da collaboratori esterni,
sono sottoposti a una prima revisione, cui
segue una valutazione di contenuto e forma
da parte degli esperti della materia».
Una delle più recenti iniziative del giornale
riguarda la formazione a distanza. In particolare, all’interno del progetto Educazione
continua centrata sulle evidenze (Ecce),
promosso in collaborazione con il Ministero della Salute, sono stati attivati percorsi
formativi suddivisi per aree tematico-disciplinari direttamente connesse all’uso dei
farmaci, come appropriatezza, farmacovigilanza e farmacoepidemiologia. Un’aggiunta,
questa, che arricchisce il periodico.
«Numerose sono le e-mail che dimostrano
il gradimento da parte dei lettori – continua
il direttore – cui si uniscono anche osservazioni e obiezioni. I commenti vengono sempre tenuti in seria considerazione e aiutano
il lavoro di redazione. Di recente, abbiamo
invitato i lettori, attraverso le pagine della
rivista, a compilare un questionario. I suggerimenti ricevuti sono stati molto utili per
verificare e aggiornare l’attività editoriale».
Ad affiancare il periodico cartaceo ci sarà
inoltre, a breve, una versione elettronica,
«Bif on-line».
«Grazie all’interattività, questa edizione con-
DALL’OMS ALL’EMEA
SGUARDO OLTRE I CONFINI
Stabilire l’agenda della ricerca sanitaria internazionale e indicare norme e criteri nell’ambito
dell’informazione scientifica (www.who.int).
È questo uno dei compiti dell’Organizzazione
mondiale della sanità. Molti sono i progetti e
le pubblicazioni per favorire un alto livello informativo. Oltre all’annuale «The world health
report», in ambito farmacologico vi sono anche «The International Pharmacopoeia», una
vasta raccolta di dati su procedure e raccomandazioni da applicare alle singole legislazioni nazionali, e «The Essential Drugs Monitor»,
un network che permette l’accesso a innumerevoli articoli di alta qualità scientifica.
Anche l’Unione Europea è attenta ai temi dell’informazione scientifica (http://europa.eu/pol/
health/index_it.htm). Nel quadro dell’Ue opera
l’Agenzia europea per i medicinali (Emea), con
compiti di valutazione, promozione della ricerca e farmacovigilanza con lo scopo di garantire
e tutelare la sanità pubblica.
Al pari del suo corrispondente americano, la
Food and Drug Administration, l’Emea fornisce materiale aggiornato in ambito di valutazione farmaceutica e sanitaria. A radunare le
riviste indipendenti è infine la Società Internazionale dei Bollettini Indipendenti d’informazione sui farmaci (Isdb). Sul sito della società
si possono leggere riviste specializzate e articoli internazionali su farmacovigilanza e sanità,
oltre a notizie su convegni legati all’informazione sanitaria indipendente www.isdbweb.org.
G.P.
sentirà di mantenere un contatto costante
con i lettori – rileva Addis - e di comunicare
con loro in maniera più tempestiva. Tra i progetti, c’è anche quello di veicolare i materiali
attraverso formati innovativi, come filmati e
sintesi audio».
Un arricchimento che renderà a portata di
clic nozioni che richiedono un costante aggiornamento, senza trascurare la rigorosità
scientifica.
n
11
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
«Divulghiamo le decisioni
della Commissione terapeutica»
Il bollettino è trimestrale e ha una tiratura di quattro mila copie
di Fabiana Bussola
F
ar conoscere le scelte in campo sanitario della Commissione terapeutica
del Veneto, in modo da coinvolgere medici, farmacisti, infermieri, amministratori
e tecnici, e fornire gli strumenti alle commissioni periferiche per svolgere il proprio
compito sul territorio nella valutazione e
scelta di farmaci e dispositivi medici. Così
si potrebbe riassumere il ruolo del Bollettino di informazione dell’Unità di valutazione dell’efficacia del farmaco (Uvef),
istituito dalla Regione nel 2001 e parte dei
12
centri di riferimento regionali sul farmaco. E recentemente riconfermato come
coordinamento regionale nella delibera del
dicembre 2007. Questo documento, infatti, definisce coordinamenti regionali coi
centri che «concorrono attivamente al raggiungimento degli obiettivi di programmazione regionale, costituiscono riferimento
strategico e rappresentano veri e propri
strumenti operativi a supporto stabile della
programmazione regionale». Un compito
molto specifico, quindi: divulgare in modo
EUROPA
efficace, tempestivo ed esaustivo le decisioni, scientifiche ed economiche, della
Commissione che incidono sul prontuario
regionale, fornendo ai lettori le schede informative dei farmaci e una selezione della
più aggiornata letteratura scientifica.
Mentre per i farmaci esistono in Italia altri Centri di informazione, per i dispositivi
l’Uvef si profila come l’unico Centro istituzionale di valutazione.
A guidare il comitato di redazione è Giovanna Scroccaro, responsabile dell’Uvef
e del Servizio di Farmacia dell’Azienda
ospedaliera di Verona, dal novembre
2006 membro del Consiglio superiore di
Sanità. «Il bollettino è nato insieme con
l’istituzione dell’Uvef – afferma la direttrice
– dal momento che il compito di informare
gli operatori sanitari è inscindibile dalla natura del centro stesso, che riveste anche
il ruolo di segreteria scientifica istituzionale della regione Veneto. L’Unità riveste
un ruolo di supporto tecnico alle decisioni di politica farmaceutica, una veste che
non tutti i centri di informazione possono
vantare. Il bollettino perciò è pensato per
gli specialisti, ovvero i membri delle Commissioni terapeutiche locali, i direttori delle
Unità operative, i direttori generali e sanitari delle Asl e delle Aziende ospedaliere
del Veneto».
UVEF
xxx
Con una redazione di otto persone, quasi
tutti farmacisti specializzati in Farmacia
ospedaliera, oggi il periodico viene pubblicato ogni tre mesi e ha una tiratura di quattro mila copie. «Alla preparazione dei farmacisti ospedalieri si affianca la competenza di un’esperta di comunicazione e di uno
specialista in farmacoeconomia – continua
la direttrice – per la prima stesura delle
schede. Poi, queste passano alla seconda
analisi dei clinici. L’esperienza che i giovani
farmacisti svolgono qui è molto qualificante. Elaborare le valutazioni sulle nuove molecole e la documentazione scientifica è
infatti un’ottima palestra in vista di un lavoro successivo. Qui si assimila un metodo
utile per acquisire i farmaci in ospedale e
gestire le informazioni delle Commissioni
per le sperimentazioni e quelle terapeutiche. Sempre più le moderne direzioni sanitarie chiedono al farmacista di ricoprire
un ruolo diverso dal passato. Oggi infatti
bisogna essere in grado di effettuare una
valutazione tecnica sui nuovi farmaci e sui
dispositivi».
Accanto al bollettino, anche il sito web
ha un’importanza crescente nella politica
d’informazione dell’istituto. «Ad oggi si registra un accesso mensile che raggiunge
anche i quindici mila contatti – quantifica Silvia Granzotto, responsabile della
13
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
Le responsabile dell’Uvef Giovanna Scroccaro
comunicazione dell’Uvef – e l’obiettivo è
quello di potenziare l’informazione on line.
Di fatto, rispetto ai tempi di avvio della rivista cartacea, abbiamo ampliato la corposità
del materiale pubblicato. Le prime schede
sulle molecole non erano molto corpose,
mentre in seguito abbiamo invece deciso di offrire sul bollettino una sintesi delle
valutazioni, rimandando poi al sito per l’approfondimento, dove è possibile reperire i
documenti per esteso». Una scelta, questa,
che va incontro alle esigenze di maggiore
condivisione delle conoscenze, permettendo la fruizione dei dati scientifici anche da
parte di operatori extra-regionali.
«I nostri lettori sono esclusivamente addetti ai lavori, operatori del Servizio sanitario
nazionale e, in minore percentuale, professionisti del mercato farmaceutico e delle
istituzioni sanitarie locali e regionali – sottolinea Granzotto – pur potenziando quindi
l’informazione on line nel prossimo futuro,
non vogliamo promuovere l’interattività o
fornire materiali che confondano la nostra
14
missione istituzionale. Ci atteniamo quindi come modello ai siti, soprattutto esteri,
di technology assessment, che pubblicano schede di valutazione sui farmaci più o
meno complesse. I nostri fruitori si rivolgono alla redazione attraverso la posta elettronica, ponendoci quesiti molto specifici, sia
sui farmaci che sui dispositivi medici. Il sito
permette di contenere i costi, ma soprattutto di raggiungere molte persone di altre
regioni, condividendo così le informazioni».
Uno strumento che a breve dovrebbe ottenere anche un sostegno istituzionale, dal
momento che condividere i dati raccolti tra
i centri regionali di informazione sul farmaco è ormai necessario. «Attualmente, pur
non essendoci un accordo formale, consultiamo reciprocamente il materiale prodotto,
per verificare ad esempio se su una medesima molecola o su un farmaco siano state
già pubblicate delle valutazioni – riprende la
direttrice Scroccaro – ma non sempre esiste un documento condiviso. Al momento
mancano incontri formali per pianificare le
attività in sinergia. Però si sta delineando un
nuovo progetto ad hoc, denominato Idan,
Italian drug assessment network, presentato al Forum Sanità Futura di Cernobbio, nell’ambito della sessione curata dall’Aifa. A
trainare l’iniziativa sono il Veneto e l’Emilia
Romagna, consentendo la messa in rete di
almeno cinque centri regionali, per iniziare
a condividere il metodo di valutazione, stabilire una procedura più uniforme e vagliare
gli studi prima di pubblicarli. Il progetto nazionale è attualmente in fase di discussione
con l’Aifa e dovrebbe essere formalizzato
entro l’anno».
Specializzato in aree terapeutiche con forte
impatto sulla spesa sanitaria e con costante innovazione da parte della ricerca, l’Uvef
conta prossimamente di sviluppare un processo anticipatorio, con un’importante ricaduta sulla tempestività dell’informazione.
UVEF
«Contiamo di iniziare a effettuare la valutazione sulle nuove molecole non appena
queste vengono autorizzate dalla Commissione europea, in modo da anticipare la richiesta della Regione – evidenzia Scroccaro
-. Le valutazioni, che vengono sottoposte a
un comitato di referee composto da clinici,
in seguito saranno pubblicate sul sito. Se
poi la Regione deciderà di valutare questi
farmaci, potremo avere già del materiale da
utilizzare».
Di fronte alla presenza dell’informazione
prodotta dalle aziende farmaceutiche, il giudizio della direttrice è fermo: oggi la vera
problematica dell’informazione indipendente non è la presenza delle industrie, ma l’esiguità dei finanziamenti pubblici. «Credo che
fare informazione scientifica indipendente
senza interferenze sia possibile – chiarisce
Scroccaro – però mentre l’industria può disporre di personale preparato dedicato alle
valutazioni scientifiche e alla loro comunicazione, il Servizio sanitario nazionale ha
a disposizione pochi addetti specializzati.
Questo è un aspetto non irrilevante, dato
che proprio il Servizio sanitario nazionale è
il maggiore acquirente dell’industria farmaceutica. Quindi è giusto che si preoccupi di
informare opportunamente i suoi prescrittori e i pazienti, anche se oggi sono poche le
regioni che hanno istituito centri specifici».
Nonostante le forze in campo siano di fatto sproporzionate, l’Uvef non ha mai avuto
controversie di sorta con le aziende produttrici. «Il rapporto è sempre stato costruttivo
– afferma la direttrice - e abbiamo rilevato
da parte loro una grande disponibilità nel
confrontarsi con il nostro istituto. A volte ci
hanno fatto notare che alcune nostre valutazioni potevano essere riviste, soprattutto
per quanto riguarda il costo del farmaco,
suggerendo ad esempio diverse modalità
di somministrazione oppure una posologia
differente che consente un contenimento
della spesa. Qualche obiezione, insomma,
arriva dalle industrie, ma non parlerei certo
di scontri tra informazione indipendente e
informazione aziendale».
n
15
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
Dove l’informazione passa
anche dal farmacista
Sono numerosi i progetti che valorizzano la figura professionale
di Paola Arosio
A
l civico 201 di viale Muratori. È qui, a
Modena, che si trova il Centro per la
valutazione dell’efficacia dell’assistenza
sanitaria (Ceveas), una struttura pubblica
dell’Asl modenese, ora Centro collaborativo dell’Oms. Tre le aree di attività: farmaci,
linee guida, materno-infantile. Farmacisti,
economisti sanitari, medici, esperti di statistica, giornalisti scientifici: sono una ventina le persone che compongono lo staff del
16
Ceveas, sia con conoscenze specifiche sia
con competenze trasversali.
A proposito di informazione indipendente,
Anna Maria Marata, responsabile dell’Area farmaci, fa subito una precisazione:
«Si tratta di un termine abusato e criticabile, che va sempre specificato. Nessuno è
indipendente in assoluto. Con questo concetto si intende comunemente l’informazione che proviene dalle strutture pubbli-
CEVEAS
che. Nella nostra attività godiamo di ampia
libertà di valutazione, agiamo secondo i
principi e le regole della Evidence-Based
Medicine. Con le aziende farmaceutiche
intratteniamo rapporti cordiali, senza preconcetti, accettiamo il confronto. Certo talvolta non sono mancati i conflitti, con ricorsi al Tar a suon di carta bollata». A chiarire il
concetto di conflitto di interesse, è il direttore Nicola Magrini: «Si verifica questa
condizione quando un interesse primario
viene inficiato da un interesse secondario. Occorrono quindi delle regole per la
gestione del conflitto, che è proporzionale
all’entità dell’interesse economico in campo. Quindi è indispensabile che il conflitto
di interesse venga dichiarato nella stesura
di documenti come, ad esempio, le linee
guida».
Uno dei progetti principali dell’ente è quello del farmacista facilitatore, nato nel 2001
e attivo nelle Asl di Modena, Reggio Emilia, Parma, Bologna, a cui si aggiungerà
Piacenza. L’iniziativa, che rientra in un’attività permanente di informazione indipendente sui farmaci, prevede la formazione
di farmacisti che andranno a supportare i
medici di medicina generale nell’analisi periodica delle prescrizioni durante incontri a
piccoli gruppi. Oltre all’analisi dei report
delle prescrizioni, durante gli incontri vengono illustrati i contenuti dei Pacchetti Informativi sui Farmaci, che contengono una
raccolta sistematica di dati di letteratura su
un argomento monografico. «Semplicità e
sintesi sono le caratteristiche principali del
bollettino che viene illustrato ai farmacisti
durante un corso di formazione – spiega
Marata – nel tempo abbiamo compiuto
un percorso di crescita e di miglioramento, accentuando la personalizzazione territoriale». L’anno scorso è stato condotto
17
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
La responsabile dell’Area Farmaci Anna Maria Marata
lo studio randomizzato Infant, finanziato
dall’AIFA, per valutare l’efficacia del farmacista facilitatore. Uno studio, questo, che
inizialmente avrebbe dovuto coinvolgere
tre regioni, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna, ma che di fatto ha
riguardato solo la prima, con 110 nuclei.
Due le fasi del lavoro: primavera, con la
valutazione di pacchetti lunghi, di 12 pagine, e autunno, con la valutazione di pacchetti brevi, di 4 pagine. Ora lo studio è
concluso e si è in attesa dei risultati. «Nel
tempo il rapporto tra i farmacisti e i clinici
è migliorato, questo è un aspetto importante ma non facilmente misurabile – fa
notare Marata – inoltre il farmacista facilitatore costituisce una grande opportunità
per i farmacisti, si tratta di un lavoro qualificante che consente di interfacciarsi con
i clinici portando un messaggio culturale.
Il nostro obiettivo è ambizioso: miriamo
a modificare e a migliorare la prescrizione, non solo in termini di risparmio, ma
soprattutto di appropriatezza». Quando è
utile al bollettino vengono allegati dei gadget, come nel caso del numero dedicato
al dolore oncologico cui sono allegati la
18
scala Vas e la scheda di prescrizione degli
oppioidi. A chiarire le differenze tra il farmacista facilitatore e l’informatore aziendale è Marata: «Non sono figure antagoniste, ciascuno comunica le informazioni dal
proprio punta di vista. Noi vogliamo portare informazioni in più basate sull’analisi
delle prove di efficacia». Oltre ai Pacchetti
Informativi sui Farmaci, di recente è stata
creata una nuova pubblicazione rivolta ai
cittadini, «Farmaci e dintorni». Il bollettino ha il compito di fornire informazioni su
benefici e rischi di farmaci e terapie, con
l’obiettivo di favorire il dialogo tra medico
e paziente. I primi due numeri realizzati
sono dedicati alla terapia ormonale in menopausa e al rischio cardiovascolare.
Un altro strumento di informazione è «Pillole di efficacia», che comunica le decisioni della Commissione provinciale del farmaco di Modena sull’inserimento di nuovi
farmaci nel Prontuario terapeutico in un
formato più sintetico rispetto a quello dei
verbali. È consultabile solo on line dalle
pagine del sito Ceveas (www.ceveas.it).
Varie le collaborazioni attivate dal Ceveas.
In particolare con l’Aifa e con l’Istituto superiore di sanità, con i quali viene stilato
il rapporto annuale «L’uso dei farmaci in
Italia». «In particolare, con l’Iss collaboriamo al Sistema nazionale linee guida
– precisa Marata – per la realizzazione
di nuove linee guida e di una banca dati
comparativa delle linee guida esistenti».
Un’altra attività dell’Area farmaci del Ceveas è l’Unione di Acquisto Farmaci per
l’Area vasta Emilia Nord (Aven). Le sette aziende sanitarie di Modena, Reggio
Emilia, Parma e Piacenza nel 2000 hanno
deciso di organizzarsi per gli acquisti di
farmaci e dispositivi medici per l’uso in
ospedale, nelle strutture pubbliche rifornite dalla farmacia ospedaliera e per la
distribuzione diretta. Si tratta di un’ini-
CEVEAS
DAL PARTO
ALLA CONTRACCEZIONE
www.saperidoc.it
ziativa che, pur perseguendo l’obiettivo
di una maggiore razionalizzazione degli
acquisti, si propone di acquistare i farmaci con le migliori evidenze in termini
di efficacia e sicurezza. Perciò sono stati
introdotti il meccanismo dell’equivalenza
terapeutica e l’idea di mettere in concorrenza industrie farmaceutiche diverse
su principi attivi equivalenti e per l’uso
prevalente. Vari gli scopi dell’Aven: individuare e condividere con i clinici criteri di selezione comuni, armonizzare i
Prontuari terapeutici locali, ridurre la variabilità delle condizioni di acquisto tra le
aziende, allocare correttame nte le risorse disponibili.
La professionalità del farmacista al Ceveas viene valorizzata. Qui, nell’Area
farmaci, operano cinque farmacisti, deputati a vari compiti: dalla segreteria del
prontuario terapeutico all’Aven, dalla stesura dei Pacchetti Informativi alla gestione della reportistica. Con l’Uvef, Marata
afferma che c’è un «rapporto collaborativo, ma siamo nati con obiettivi diversi,
perciò non ci pestiamo i piedi». Progetti
futuri? «Per ora aspettiamo il risultato
dello studio Infant» conclude.
n
È un sito in rosa. Si chiama SaperiDoc e costituisce un centro di documentazione on-line
sulla salute perinatale e riproduttiva. Mette a
disposizione dell’utente le informazioni sulla
salute femminile in un clic. Il progetto, che fa
parte dell’Area materno-infantile del Ceveas, è
nato all’interno di un’iniziativa destinata a riorganizzare i consultori familiari.
Diventato pubblico nel gennaio 2002, il sito ha
lo scopo di diffondere linee guida, in modo da
produrre e trasferire informazioni fondate su
prove di efficacia. Varie le aree di cui si occupa:
gravidanza, parto, contraccezione, allattamento, salute della donna, adolescenti, puerperio,
evidence based medicine. Le informazioni da
proporre vengono selezionate grazie all’information mastery, che identifica gli argomenti
utili sulla base di rilevanza e validità.
«Il nostro compito è quello di costruire dei
moduli informativi per ciascun argomento, inserendo i dati degli ultimi studi nel contesto
delle conoscenze disponibili» spiega Vittorio
Basevi, ginecologo ostetrico.
Un team, quello che lavora al sito, composto
da ginecologi, neonatologi, pediatri. «Vogliamo
mettere a disposizione dei professionisti della
salute e dei cittadini le medesime informazioni, con testi che si adattano ai due differenti
target – continua Basevi – in modo da favorire
il dialogo durante la visita medica, collaborando alla costruzione dell’alleanza terapeutica.
Il sito è aggiornato di continuo e accompagnato dalla bibliografia affinché l’utente possa risalire alla fonte».
Due i questionari on-line che sono stati realizzati nel 2006 e nel 2008 per valutare il pubblico
di lettori. Nel 30 per cento dei casi si tratta di
non professionisti, mentre gli accessi singoli
totali sono 2000 al giorno.
19
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
«L’informazione si deve basare
sulla ricerca»
«Ricerca & Pratica» valorizza la condivisione e la partecipazione
di Paola Arosio
«R
icerca & Pratica». È il nome stesso della rivista a dirla lunga sul suo
significato. Nato nel gennaio del 1985, il
bimestrale dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri», punta infatti
a un connubio tra sperimentazione e attività quotidiane. «La nostra sfida è quella
20
di incentivare la riflessione e la valutazione
del proprio operato - conferma il direttore
di redazione Maurizio Bonati – per fare
questo occorre essere culturalmente aggiornati e la ricerca non è altro che il tentativo di rispondere ai bisogni in modo adeguato». Secondo Gianni Tognoni, com-
MARIO NEGRI
ponente del Comitato scientifico della
rivista e direttore del Consorzio Mario
Negri Sud, «i bollettini hanno bisogno di
una progettualità di ricerca. L’informazione
non può essere un prodotto che si vende».
Quarantotto pagine che approfondiscono
argomenti di epidemiologia clinica, statistica medica, farmacocinetica, interazioni
tra farmaci, economia, organizzazione ed
epidemiologia sanitaria. Diffuso su abbonamento a circa un migliaio di lettori, è «un
periodico di nicchia, non commerciale».
Come ci tiene a sottolineare il direttore, «la
redazione, formata da un nucleo di esperti
che si occupano dei vari settori, non viene retribuita per il lavoro svolto e la rivista
è priva di pubblicità. Vige un concetto di
redazione aperto, poco strutturato, in cui
sono i lettori stessi a partecipare inviando
contributi. Abbiamo un Comitato scientifico e un Comitato di redazione, oltre a una
giornalista scientifica che è Responsabile
editoriale». A ripercorrere la storia della rivista, dagli esordi a oggi, è lo stesso Bonati: «Siamo stati tra i primi in Italia a creare
un bollettino indipendente per i medici di
famiglia. Con il tempo gli argomenti trattati
si sono ampliati, fino a riguardare l’intero
ambito della salute pubblica. I lettori tipo
restano il medico e il pediatra di famiglia,
a cui si sono aggiunti i medici specialisti,
in particolare anestesisti - rianimatori, cardiologi, pediatri, e i farmacisti, ospedalieri,
delle Asl e al pubblico». Un target focalizzato sulle cure primarie, quindi, ma che non
esclude l’ambito ospedaliero. Oltre all’editoriale, la rivista è composta da vari dossier
e rubriche. A cominciare da «Ricerca sul
campo», che riporta studi formali effettuati in ospedale o sul territorio. «L’obiettivo è dare voce a chi è fuori dai circuiti
dell’informazione classica – spiega Bonati
– valorizzando un lavoro di condivisione e
di partecipazione». Segue «L’argomento»,
un articolo di aggiornamento avanzato a
carattere scientifico, firmato da esperti in
ambito diagnostico, terapeutico, gestionale. Uno sguardo all’informatica viene fornito attraverso «Web watch», che si occupa di scandagliare le novità della rete sia
a livello di informazioni che di strumenti,
segnalando e commentando siti Internet
e software. Il compito di riportare pareri e
punti di vista di soggetti autorevoli su argomenti attuali o su documenti è affidato
a «News & views», mentre «Di speranza»
è la rubrica dedicata alle cure intensive sia
dell’adulto che del bambino. «Concediamo
alcune pagine all’associazione “No grazie,
pago io” – dichiara il direttore di redazione
– che ha la nostra stessa linea di indirizzo
per quanto riguarda l’approccio all’informazione e alla pubblicità». Chiude la rivista la
rubrica «Lo sai mamma», con informazioni
rivolte ai genitori e alle madri in particolare.
«Si tratta di un progetto editoriale che sta
cambiando e crescendo qualitativamente
– conclude Bonati – non è solo informazione ma anche formazione».
n
21
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
C’è anche una pubblicazione
per i cittadini
Due le riviste di settore, per medici e farmacisti
di Paola Arosio
T
re pubblicazioni: due riviste e un opuscolo. È questa la produzione editoriale
del Servizio di Informazione e Documentazione scientifica delle Farmacie comunali
riunite di Reggio Emilia. Al bando pubblicità e articoli sponsorizzati, in nome di
un’informazione «indipendente, rigorosa e
22
scientificamente attendibile».
La prima rivista, «Informazioni sui farmaci» (Isf), è nata nel 1977 ed è bimestrale.
«Il bollettino, al quale collaborano clinici e
farmacologi, rappresenta un punto di riferimento riconosciuto a livello nazionale
– spiega Daniela Zanfi, farmacista che
REGGIO EMILIA
lavora in redazione – in ogni numero vengono presentati articoli di rassegna, profili
di nuovi farmaci, risposte a quesiti». Il focus è sulla farmaco-terapia, ma vengono
esposti anche argomenti clinici, trattati
soprattutto da consulenti. In particolare,
la rubrica «La bussola» traccia un profilo
critico dei farmaci di nuova commercializzazione. Diffusa sul territorio nazionale tramite abbonamento, la rivista è nata «per
fornire informazioni al medico ospedaliero.
Nel tempo la tendenza è mutata e ora il
giornale si rivolge soprattutto a medici di
medicina generale e a farmacisti». Il periodico è anche pubblicato on-line, «in modo
da agevolarne la fruibilità».
La seconda rivista, «Drug and therapeutics
bulletin», costituisce la versione in lingua
italiana dell’omonimo bollettino inglese,
edito dall’associazione dei consumatori.
«La rivista originale è concisa e ben fatta,
fa una sintesi della letteratura scientifica in
modo rigoroso – dichiara Zanfi – in un certo senso costituisce una valida alternativa
all’americano “The medical letter”. Dal
canto nostro, non si tratta di una semplice
traduzione, ma anche di un’integrazione
con i rimandi alla realtà del mercato farmaceutico nazionale. Certo il nostro ambito
di manovra è scarso, dobbiamo attenerci
a quanto scritto nella versione originale».
Otto pagine per dodici numeri all’anno, i
cui argomenti spaziano in tutti gli ambiti
terapeutici: dalla depressione in medicina
generale al trattamento della degenerazione maculare senile, dalla contraccezione
in età adolescenziale alla trombosi venosa.
«Mantenere in vita questa rivista è un’operazione culturalmente importante ma sicuramente non redditizia – svela Zanfi – del
resto pochi medici si abbonano, non utilizzano queste fonti di informazione. Per
realizzare campagne promozionali occorrerebbe investire molto a fronte di un ritorno
incerto. E qui non disponiamo delle risorse
economiche necessarie per farlo, perciò
contiamo sul passaparola tra professionisti».
Ha un target diverso «Sani & in forma»,
l’opuscolo di educazione sanitaria rivolto
alla popolazione. La sfida è quella di abbinare la correttezza scientifica dei contenuti alla facile comprensibilità del linguaggio.
Vengono stampate circa 20 mila copie, poi
distribuite gratuitamente tramite il circuito
di farmacie al pubblico del territorio. Un’iniziativa, questa, lanciata nel 1980, che ha
subito un rinnovamento nella veste grafica
nell’ottobre del 2006. E se le prime pubblicazioni hanno riguardato l’acido borico,
i dolcificanti, gli integratori, quest’anno
sono stati trattati le allergie alimentari,
l’igiene orale, i consigli per i viaggi. «Il nostro obiettivo è quello di fornire delle risposte ai dubbi e alle domande che il cliente pone al farmacista – afferma Zanfi – si
tratta di uno strumento pratico che vuole
arrivare nelle case dei cittadini. Il feedback
ci arriva tramite i titolari di farmacia, che
asseriscono che gli opuscoli vengono ritirati e apprezzati. Poi è difficile valutare se
i consigli forniti vengono in effetti presi in
considerazione». n
23
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
«L’informazione è necessaria
ma non sufficiente»
Il cuore dell’attività è la rivista «Dialogo sui farmaci»
di Paola Arosio
«F
are da cane da guardia all’Aifa o all’Emea per mantenere il Sistema sanitario equo ed efficiente». È questo, secondo
Maria Font, vicedirettore di «Dialogo» sui
farmaci, il ruolo dei bollettini indipendenti.
«Negli ultimi anni l’approccio all’informazione
è cambiato radicalmente – sostiene – l’influenza dell’industria è aumentata perciò è
necessario basarsi su fonti non commerciali
per l’aggiornamento professionale. Gli scandali in sanità dimostrano che occorre avere
informazioni non promozionali, ma orientate
al servizio del paziente». Font aggiunge che
«non esiste un unico modo per fare informazione indipendente. Le modalità organizzative
e i sistemi di finanziamento sono molteplici:
Ministero della salute, organizzazioni non governative, associazioni di pazienti». Secondo
24
Font, l’informazione indipendente è «come
una grande nave che accoglie numerosi passeggeri. Si tratta di un catalizzatore culturale
per intraprendere progetti che influiscono
sulla pratica. È uno strumento per migliorare
l’attenzione al paziente, anche se da sola non
è in grado di modificare la realtà. È necessaria ma non sufficiente».
Vari gli strumenti informativi prodotti nella
sede scaligera dell’Asl: la rivista «Dialogo sui
farmaci», il prontuario commentato, il prontuario elettronico e l’e-learning per medici e
farmacisti. Ma è proprio il periodico il cuore
della comunicazione. Con 10 mila abbonamenti, è diffuso soprattutto in Veneto, ma
anche in altre regioni italiane. Nato nel gennaio del 1991 sotto la guida di Luigi Bozzini,
ha attualmente in redazione numerosi farma-
ASL VERONA
cisti. «I farmacisti sono l’anima della rivista –
dichiara Font – anche se l’informazione resta
comunque multidisciplinare. Molti articoli vengono scritti in collaborazione con i clinici, su
temi che riguardano, ad esempio, la cardiologia, la medicina interna, la medicina generale,
l’oncologia, l’igiene. In redazione il farmacista
è l’esperto del farmaco, in associazione con il
farmacologo. È a lui che sono affidati la valutazione di nuovi medicinali e l’avvio di progetti
specifici per il buon uso del farmaco». Oltre
all’editoriale, a comporre il periodico sono in
ogni numero un dossier clinico correlato a una
patologia di interesse per il territorio e varie rubriche: Osservatorio farmaceutico, Farmacovigilanza, Politica sanitaria, Sintesi normativa,
Medicina pratica, Prescrivere news e Cane da
guardia. «Quest’ultima rubrica, posta alla fine
del giornale, denuncia scorrettezze e conflitti di interesse ed è stata creata con l’intento
specifico di allertare i lettori, in modo da ricondurre a un comportamento più etico» spiega
il vicedirettore. Le reazioni? «L’industria ignora i nostri attacchi, c’è sempre stato silenzio,
mentre alcune associazioni di pazienti hanno
reagito con disappunto. Credo comunque che
il messaggio arrivi agli interessati, anche se poi
non vi sono riscontri». A occuparsi da circa un
La farmacista Serena Frau
Maria Font, vicedirettore di «Dialogo sui farmaci»
anno di due rubriche, Prescrivere news e Politica sanitaria, è Serena Frau, farmacista: «Si
tratta di un lavoro stimolante – racconta – attraverso il quale si cresce professionalmente
e questa è una grande soddisfazione. Ho imparato a documentarmi e a leggere gli studi,
in un processo di aggiornamento continuo».
La rivista è a volte anche un veicolo per altre
attività, come ad esempio la sperimentazione
di uno studio indipendente sulla depressione.
Per quanto riguarda il periodico, ancora non
è attivo un sistema per verificare il feedback
da parte dei lettori, anche se tra le intenzioni
della redazione c’è quella di realizzare un’indagine di utilità e gradimento attraverso un
questionario. «Purtroppo il raggio d’azione dei
bollettini italiani è modesto – commenta con
rammarico Massimo Valsecchi, direttore
della rivista – queste iniziative sono frammentarie. E i lettori che le sostengono pagando il
proprio abbonamento individuale sono pochi,
tanto che credo che le nostre pagine siano più
lette da chi produce e commercializza i farmaci piuttosto che da chi li prescrive». A lanciare uno sguardo al futuro è Font, che dichiara:
«La situazione è in mutamento, auspico nuovi strumenti di informazione indipendente. Il
farmaco non è un risolutore per tutti i mali,
non è una panacea. Le forze dell’industria e
degli enti pubblici sono sbilanciate e asimmetriche». n
25
INFORMAZIONE INDIPENDENTE
VERONA
Un Focus
sulla farmacologia
Sei pagine con informazioni «oggettive, verificabili, riproducibili»
di Giovanni Pernigotto
T
enere alta la guardia. È ciò che si propone «Focus», bollettino trimestrale di
farmacovigilanza, realizzato dall’Unità operativa di Farmacologia medica dell’Azienda
ospedaliero-universitaria di Verona, con
mandato e finanziamento della Regione.
«“Focus” è nato nel 1994 – spiega Giampaolo Velo, il direttore – e dal 1997 fa
parte della rete International society of
drug bulletins (Isdb). È un bollettino di sole
sei pagine, proprio per facilitarne la lettura. Un notiziario breve e aggiornato. Anche
per il futuro intendiamo mantenere questi
criteri, non incrementando il numero delle
pagine». La redazione di Focus è composta da un’equipe multidisciplinare di medici, farmacisti e amministratori regionali.
Il periodico viene inviato gratuitamente ai
medici ospedalieri e territoriali del Veneto tramite i Servizi farmaceutici. Ma quali
sono i temi trattati? «L’argomento principale – continua Velo – è l’analisi della
segnalazione spontanea». «Focus» raccoglie, infatti, le segnalazioni sui farmaci
non solo del territorio veneto, ma anche di
Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia e provincia autonoma di Trento. «Oltre a questo
ci sono alcune rubriche, come “Farmaci in
gravidanza” e il case-report – prosegue il
professore - un’altra sezione, “Segnali dal
mondo”, riporta le novità provenienti dalla
letteratura o da altri bollettini analoghi. Non
mancano poi articoli firmati». Un’offerta
informativa variegata, quindi, ma sempre
con un occhio attento all’attualità. Gli argomenti sono scelti in base a criteri precisi.
«Teniamo conto di vari fattori – aggiunge
26
Velo – della gravità delle reazioni, dell’uso
del farmaco, dell’interesse del medico,
cercando di evitare la strategia difensiva».
Con un obiettivo ben preciso: un’informazione indipendente e autorevole. «Per essere davvero adeguata – insiste Velo – l’informazione scientifica deve essere oggettiva, verificabile, riproducibile, accessibile.
Lo scopo della farmacovigilanza è promuovere un uso sempre più corretto del farmaco». «Focus» è disponibile anche su
Internet, sul sito www.farmacovigilanza.org,
dove si trovano anche indicazioni sulle modalità da seguire per la segnalazione spontanea. n
27
D O S S I E R
I N F O R M A Z I O N E
d a l l e .A Z I E N D E
U
n farmaco non è un prodotto qualsiasi.
Le dinamiche commerciali si accompagnano a una rilevante necessità informa-
tiva, legata all’efficacia, all’appropriatezza, alla qualità, al profilo di rischio. Ciò non sfugge alle aziende
del settore, il cui informatore scientifico si deve
destreggiare tra le esigenze di un’informazione il
più possibile corretta e gli interessi di marketing.
Ma qual è l’identikit di questi professionisti? Come
operano? E come vedono il loro futuro, a fronte di
una riorganizzazione aziendale che tende a limitarne
il numero, adeguandolo agli standard europei? Vi è
poi l’altra faccia della medaglia. Ovvero gli operatori
sanitari, tra cui medici di famiglia, medici specialisti, farmacisti ospedalieri: che rapporto instaurano
con l’informatore? Cosa pensano del suo operato?
Emerge lo spaccato di un mondo in cui i rapporti
interpersonali, oltre alla competenza professionale,
assumono una notevole rilevanza. E in cui vi è tuttora un ampio margine di miglioramento.
28
FARMINDUSTRIA
«L’obiettivo dell’informazione
è l’appropriatezza prescrittiva»
Gli informatori vengono formati dalla Direzione medica
di Maria Angela Masino
P
iù controlli per le aziende del farmaco.
Non sorprende la richiesta di Farmindustria: gli accertamenti sulle prove d’efficacia dei farmaci, oggi, al punto in cui è
la ricerca, non sono che evidenziatori di
qualità. Veri e propri trial, collaudi a cielo
aperto. L’iter che compie una molecola,
prima di ottenere la registrazione ministeriale, è complesso. Un singolare viaggio
che, in alcuni casi, dura più di dieci anni
ed è monitorato non solo dall’azienda produttrice, ma da autorevoli e severi enti di
controllo nazionali e internazionali. Lungo
questo percorso vengono effettuati studi
clinici che rilevano l’eventuale tossicità, la
dose appropriata, l’intervallo di somministrazione, la tollerabilità, l’equivalenza o la
superiorità rispetto a prodotti già noti su un
campione più allargato di pazienti… Questi e altri parametri vengono verificati sul
29
INFORMAZIONE DALLE AZIENDE
campo in ospedali statunitensi ed europei
tra cui spiccano molti centri di eccellenza
italiani. Solo la conformità ai principi etici
indicati dal Codice deontologico e alle linee
guida internazionali di cui si fa garante il Comitato etico, composto da gruppi di esperti con documentata esperienza, rendono
alla fine la molecola pronta per il benestare
ministeriale. «Occorre chiedersi se l’informazione medico-scientifica delle aziende
farmaceutiche corrisponde ai parametri
etici cui le aziende per prime aderiscono»
afferma Daniel Lapeyre, vicepresidente
di Farmindustria. Un’azienda farmaceutica produce, distribuisce, commercializza:
tutte attività ad alto valore aggiunto che
richiedono una mirata e corretta informazione. La strategia di marketing dovrebbe
definire i punti di forza del prodotto, non
30
più seguendo la logica delle performance
di vendita, bensì la trasparenza che mette
in luce indicazioni d’uso, controindicazioni, precauzioni, referenze internazionali,
valutazioni dei vari enti di controllo, effetti
terapeutici. «Non per nulla l’addestramento degli informatori del farmaco è sotto la
responsabilità della Direzione medica dell’azienda – dice Lapeyre – per garantire un
maggiore know how clinico sulla molecola
da trasferire in termini di appropriatezza
prescrittiva alla classe medica. A questo
proposito, credo che gestire l’informazione medica sia uno dei momenti più delicati». L’esigenza dello specialista che vuole
sperimentare e tentare nuove applicazioni
del farmaco, più personalizzate e, quindi,
diverse da quelle previste dal dossier tecnico, può avere pericolose conseguenze se
FARMINDUSTRIA
non ricondotta nell’ambito delle sperimentazioni cliniche previste dalla normativa,
che assicura il coinvolgimento degli enti di
controllo per identificare nuove indicazioni
terapeutiche. Le pratiche empiriche non
giovano né all’industria farmaceutica né
agli enti di controllo, responsabili tra l’altro
di gestire la correttezza dell’informazione.
L’obiettivo, infatti, dovrebbe essere quello di verificare sul lungo e medio termine
i presupposti d’impiego per nuove indicazioni terapeutiche, piuttosto che favorire
un uso empirico al di fuori delle indicazioni previste dal Ministero della salute. Responsabilità dell’informazione scientifica
è anche quella di mettere il medico nelle
condizioni di assicurare la corretta assunzione del farmaco da parte del paziente. La
somministrazione terapeutica in molti casi
è sofisticata e interromperla per incapacità
di gestione da parte del paziente è un elevato costo per il Sistema sanitario nazionale: abbandonare una cura non significa
solo peggiorare la qualità di vita del malato,
ma far ricadere sui contribuenti i problemi
causati dalla patologia trascurata. La nuova
figura del farmacista facilitatore, di cui sarà
dotato ogni ospedale, dovrebbe operare in
questa direzione. Il suo compito, secondo
la legge, è quello di coinvolgere i medici in
incontri a piccoli gruppi per confrontare le
loro abitudini prescrittive rispetto alle evidenze scientifiche disponibili. Una verifica
di nuove prove d’efficacia e non solo di
conti in pareggio nell’immediato. La ricerca della sostenibilità del Sistema sanitario
nazionale passa attraverso l’ottimizzazione
della spesa, che non vuol dire solo contenere i costi, ma impiegare correttamente
le risorse per cogliere tutti i benefici di
una terapia. Il Decreto Legge 159, modificato e convertito nella Legge 222 del 29
novembre, pone alle Regioni il problema
di conciliare innovazione e sostenibilità
Daniel Lapeyre, vicepresidente di Farmindustria
economica. «è corretto abbattere i costi,
attivare programmi di controllo sulle prove d’efficacia dei farmaci, ma il risparmio
senza una visione di insieme può rivelarsi
dannoso. In alcune Regioni italiane, che
si sono focalizzate unicamente sul risparmio, si sono registrate notevoli criticità nella continuità delle terapie. Una politica di
risparmio passa sicuramente attraverso le
prove d’efficacia dei farmaci, ma non può
trascurare l’appropriatezza prescrittiva e
l’adesione del paziente alla cura cercando
di correggere, passo dopo passo, eventuali distorsioni di percorso» ribadisce Lapeyre. Secondo il vicepresidente «siamo
usciti dalla fase industriale caratterizzata
dall’incitamento al consumo. Siamo, invece, entrati in un nuovo periodo, in cui ciò
che conta è utilizzare il farmaco giusto per
il tempo necessario». n
31
INFORMAZIONE
DALLE AZIENDEEUROPA
xxx
«Fondamentali preparazione
e specializzazione»
Gli informatori sono più di 30 mila
di Paola Arosio
G
li informatori sul territorio nazionale
sono 30.473 e in un anno visitano
oltre 7 milioni di medici. In pole position
c’è Pfizer con 1.476 informatori. I congressi sono 28 mila ogni anno e 17 mila
i materiali informativi divulgati. In fatto di
informazione scientifica, i numeri parlano
chiaro. E raccontano di un affare da milioni
di euro, nel quale la prima voce di spesa
è l’informatore scientifico. Un professio-
32
nista dall’identikit inconfondibile: valigia in
mano, abito scuro, disposto a ore di attesa
negli affollati studi medici. Il suo ufficio?
Di norma è l’auto aziendale, con la quale macina centinaia di chilometri per raggiungere ambulatori di paese o sofisticati
reparti ospedalieri. Lo scopo delle visite
è quello di ricordare la composizione, le
caratteristiche, l’efficacia terapeutica, le
controindicazioni, le modalità di impiego e
EUROPA
xxx
gli informatori scientifici
la posologia dei farmaci, sia di quelli nuovi
sia di quelli in cui impiego è ormai consolidato. L’informazione, che riguarda oltre ai
farmaci anche i dispositivi medico-chirurgici, viene accuratamente predisposta e programmata dall’azienda, per quanto riguarda la frequenza e i contenuti. L’aggiornamento è fondamentale nello svolgimento
dell’attività. A questo scopo ci sono i corsi
di formazione organizzati periodicamente
dalle ditte e le pubblicazioni scientifiche
sui farmaci e sulle patologie di riferimento.
Durante la visita, l’informatore può consegnare agli operatori materiale di vario tipo:
lavori scientifici, riviste, testi, brochure,
campioni gratuiti. Il professionista, il cui
operato è regolato dal contratto collettivo
nazionale di lavoro dell’industria chimica, è
tenuto a fare riferimento a quanto previsto
dai codici di comportamento del settore e
a riferire all’azienda l’attività svolta. Capacità relazionali e organizzative, competenze scientifiche e tecniche: sono queste le
qualità di un buon informatore, che deve
essere in possesso di una laurea in Medicina e Chirurgia, Scienze biologiche, Chimica con indirizzo organico o biologico,
Farmacia, Chimica e tecnologie farmaceutiche, Medicina veterinaria o Informazione
scientifica sul farmaco. Una carriera, quella dell’informatore, che può evolvere verso
la posizione di Capo area oppure verso un
ruolo più specialistico, come lo Specialist
di prodotto.
Tra questi ultimi c’è Viviana Garau, product specialist in Sardegna. Si occupa di
farmaci specialistici, lei, e fa visita a ostetrici, ginecologi, urologi e farmacisti ospedalieri. Laureata in Chimica e tecnologie
farmaceutiche (Ctf), ricopre questo ruolo
33
INFORMAZIONE DALLE AZIENDE
da quattro anni. La sua giornata-tipo inizia
alle 8 con l’arrivo in ospedale. In mattinata
si reca in Farmacia per illustrare le schede
tecniche di prodotto e poi in reparto. «Di
solito si va prima dal primario, che fornisce
indicazioni su come procedere – racconta
Garau – i medici di solito mi ricevono collettivamente in sala riunioni per un momento
di confronto e di discussione tra professionisti sanitari. Settimanalmente invio un
report in azienda segnalando i nomi degli
operatori incontrati, anche se ciò che è importante è la copertura di tutti i centri del
territorio». Garau non nasconde che «l’informazione va di pari passo con gli obiettivi
commerciali, anche se per fortuna i farmaci
di cui mi occupo io sono unici, non in competizione con altri». Un ruolo arduo, quello
dell’informatore, sempre in bilico tra missione scientifica e profitti aziendali. Due
elementi difficili da conciliare, soprattutto
se a fine mese fatturazione e resoconti diventano parametri fondamentali per la crescita professionale. Le caratteristiche di
un informatore in gamba? «Competenza,
pazienza, buona capacità di comunicazione
– risponde Garau - fondamentale è la preparazione sui medicinali e sul trattamento
delle patologie, oltre a un buon rapporto
con l’interlocutore, basato su una reciproca
collaborazione». La product specialist sarda
avverte «un forte cambiamento del settore
e del ruolo dell’informatore. Si sta attraversando una fase di ristrutturazione, che va
di pari passo con il mutamento della classe
medica. Ormai il clinico si annoia a ricevere
chi gli parla dell’aspirina, perché perde tempo e non impara nulla di nuovo».
A parlare di aspetti promozionali è Giuseppe Recchia, direttore medico di Glaxo
Smith Kline: «Non bisogna dimenticare
che è l’intenzione che qualifica la pubblicità, non l’oggetto in sé – sostiene – la qualità è una caratteristica indipendente da interessi economici e commerciali. Spesso
nel giudicare l’attività informativa dell’industria farmaceutica si scorda il percorso che
sta a monte, dal momento che tale attività
altro non è che la fase finale del percorso
del farmaco».
n
COSA DICE LA LEGGE
UNA LAUREA AD HOC
È il decreto legislativo 219 del 2006 a definire
le regole della pubblicità in ambito farmaceutico. Rigidi dettami, ai quali non si scappa, pena
severe sanzioni. Ecco alcuni punti salienti:
1. Gli operatori sanitari ai quali può essere rivolta la pubblicità di un medicinale sono quelli
autorizzati a prescriverlo o a dispensarlo.
2. L’informazione scientifica deve essere realizzata nel rispetto dei criteri e delle linee
guida adottati dall’Aifa.
3. La pubblicità di un medicinale deve sempre
includere il riassunto delle caratteristiche
del prodotto, oltre a classificazione, prezzo
di vendita e condizioni di dispensazione del
Dura tre anni, comporta l’acquisizione di 180
crediti e ha sostituito il diploma universitario
corrispondente.
È il corso di laurea in Informazione scientifica sul farmaco, che fa parte della Facoltà di
Farmacia. L’attività didattica prevede lezioni
teoriche, esercitazioni, laboratori, oltre al tirocinio nelle industrie di settore. Biofarmaceutica, Cultura dell’informazione, Prodotti dietetici
e Psicologia della comunicazione sono alcuni
degli insegnamenti impartiti.
Il corso è attivato, tra gli altri, negli atenei di
Genova, Roma La Sapienza, Parma, Perugia,
Padova, Bologna, Pisa.
farmaco.
34
Un grande male è
la mancanza di idee
Fortunatamente
possiamo guarirlo
Con una terapia a base di
contenuti innovativi e originali
per progetti in sanità
Milano: Tel. 02 43912437
Verona: Tel. 045 8352382
www.mayaidee.it
• Corsi e convegni ECM
• Ricerche di percezione
• Studi osservazionali
• Comunicazione ed editoria
Efficaci nel pensiero
INFORMAZIONE DALLE AZIENDE
Informatori: aspettative
tra medici e farmacisti
Occorre dare priorità alla preparazione scientifica
di Giovanni Pernigotto
I
n ambulatorio, nelle corsie ospedaliere,
in farmacia. È qui che gli operatori sanitari ricevono ogni giorno gli informatori
del farmaco. Ma cosa pensano di questo
professionista? Lo ritengono competente,
preparato, affidabile? Credono che la sua
presenza sia utile? Le opinioni di medici
di famiglia, medici specialisti e farmacisti
ospedalieri divergono su alcuni aspetti ma
tutti, all’unisono, auspicano una capacità
36
diversa nel guardare al nuovo ed esprimono il loro parere attraverso aspettative
piuttosto che con critiche esplicite.
Da una ricerca curata dal Centro studi nazionale della Federazione italiana medici di
medicina generale (Fimmg), più di due terzi dei 900 medici intervistati dichiara infatti di avere importanti aspettative rispetto
all’operato degli informatori. Le cause di
questa attesa? La rapida evoluzione dei si-
OPERATORI SANITARI
stemi sanitari locali e regionali e dei relativi
strumenti di governance, nei confronti dei
quali la proposta delle aziende farmaceutiche non appare sempre coerente. Inoltre,
un chiaro disagio emerge dalla frequente
variazione della struttura di informatori sul
territorio, frutto di ristrutturazioni ormai all’ordine del giorno.
L’esigenza di un cambiamento nella tipologia dell’informazione è avvertita dall’82,5%
dei medici di medicina generale. La ricerca
Fimmg suggerisce alcune soluzioni, come
stabilire incontri periodici a piccoli gruppi per integrare le singole visite in studio
oppure organizzare meeting residenziali
collettivi. Qualche tentativo sul campo è
stato fatto e con buoni risultati. A partire
dall’esperimento regionale dell’Emilia Romagna, in particolare nelle province di Forlì
e di Ferrara, dove gli informatori di un’importante azienda farmaceutica hanno interagito con i quadri sindacali della Fimmg,
ricevendo dati utili per una migliore conoscenza delle attività dei medici di famiglia
del territorio. Su questo tema, Aldo Pagni, fondatore della Società italiana di
medicina generale (Simg), dà un colpo al
cerchio e un colpo alla botte. «Non possiamo disconoscere i meriti dell’industria
farmaceutica, che investe ingenti capitali
nella scoperta di nuovi farmaci – ammette
- le aziende, però, tendono a convincere
ciascuna persona sana di essere malata. Il
medico di medicina generale ha a che fare
con circa cinquecento principi attivi e la
prescrizione è diventata una lotteria».
Qualche perplessità viene da un reparto del
Policlinico scaligero dove opera un’equipe di internisti. Enrico Arosio, direttore
dell’Unità operativa di Riabilitazione
vascolare dell’Azienda ospedaliera di
Verona dichiara: «L’impressione è che l’informazione, se strumentalizzata per promuovere ad ogni costo il proprio prodot-
to, perda gran parte del proprio valore. Si
avverte in questi casi una pressione sulla
prescrizione, non solo da parte di informatori di piccole aziende, ma anche da parte
delle grandi industrie». Secondo il medico,
sono frequenti frasi del tipo «dottore, si
ricordi di…» oppure «mi raccomando, prescriva…». A detta di Marco Frascio, associato di Clinica Chirurgica all’Ospedale
San Martino di Genova, l’informatore
fornisce «un contributo prezioso e costante, ma non esaustivo. Si tratta di un modo
conveniente e comodo per mantenere e
sviluppare conoscenze, a patto di non considerare le informazioni ricevute oro colato
ma di integrarle con altre fonti. La preparazione purtroppo non è omogenea: si va
da informatori estremamente preparati ad
altri disinformati, con una formazione lacunosa. Non va inoltre trascurato l’ingente
impegno nell’area della formazione teorica e pratica, che ricade sulle spalle delle
aziende. Anzi mi chiedo quale altro soggetto potrebbe farsi carico di questo sforzo,
che include congressi, corsi di formazione
e didattica pratica di interventi chirurgici».
Ma che ne pensano i farmacisti ospedalieri? Apprezzano la preparazione scientifica
e la professionalità degli informatori, pur
non riconoscendo sempre una vera utilità
alla loro attività. «Ricevo soprattutto i key
account manager, ma anche gli informatori scientifici – racconta Antonio Carretta,
responsabile del Servizio farmaceutico
territoriale di Venosa (Potenza) - circa
tre visite mensili, non di più. Certamente sono persone competenti e preparate,
che però mostrano gli esiti delle loro programmazioni di marketing. Sono professionisti utili per la loro azienda, ma non per
l’appropriatezza prescrittiva, intesa come
punto di equilibrio tra sicurezza, efficacia
e risparmio. Gli informatori tirano l’acqua
al proprio mulino, decantando le virtù del
37
INFORMAZIONE DALLE AZIENDE
proprio prodotto. Le aziende agiscono con
una logica orientata al profitto, legittima
fino a un certo punto. L’uso superfluo di
un farmaco che le aziende promuovono fa
male sia al paziente che al Sistema sanitario. Il rapporto tra farmacista e informatore
deve essere impostato su sincerità e onestà professionali, oltre che sulle evidenze
scientifiche. Il ruolo di entrambi deve essere chiaro e riconosciuto». Un rapporto organizzato, quindi, quello tra farmacista e informatore. Anche se piuttosto critico. Con
alcune eccezioni. «Qui il ricevimento degli
informatori non è integrato in un sistema
strutturato, niente appuntamenti per le visite» spiega Cristiana Cristofori, farmacista del Servizio farmaceutico territoriale Asl 3 e ospedaliero di Foligno. Dal
38
punto di vista dei contenuti, però, forse è
possibile trovare un modo per valorizzare
la relazione con l’informatore. Anche se
ciò implica un notevole impegno da parte
dell’operatore, come evidenzia Cristofori: «Utilizzo le informazioni delle aziende
come un punto di partenza, in seguito compio delle verifiche e degli approfondimenti
su riviste scientifiche indipendenti iscritte all’Isdb oppure tramite le banche dati.
Leggo in particolare “Dialogo sui farmaci”,
“Informazioni sui farmaci”, “The Medical
Letter” e “Drug and therapeutics bulletin”.
Siamo abbonati a queste riviste da molto
tempo e sono prodotti editoriali di grande
ausilio». Ma quale giudizio sui dipendenti
delle aziende? «Riceviamo sia i kam che
gli informatori scientifici – specifica la far-
OPERATORI SANITARI
macista - circa 10-12 al mese, in media tre
alla settimana. Sono persone preparate e
convinte di ciò che propongono, disponibili
a lavorare al nostro fianco e a collaborare
con noi pur mantenendo i loro obiettivi. In
definitiva, dato che gli informatori si recano dai medici, credo sia giusto che vengano a visitare anche noi farmacisti, affinché
vi possa essere una condivisione delle informazioni e delle conoscenze». Ci tiene
a precisare subito il medesimo concetto,
Rossella Rossi, direttore della Farmacia dell’Istituto Gaslini di Genova: «Il
farmacista deve tenere il contatto con le
aziende del farmaco al pari del medico.
È molto sgradevole venire a sapere che
l’informatore è andato solo dal clinico, dimenticando l’importanza del farmacista».
Poi prosegue: «L’assiduità delle visite degli
informatori si intensifica nei periodi di gara
e di aggiornamento del Prontuario terapeutico ospedaliero e dei Prontuari regionali.
Ultimamente ho molti contatti con figure
specifiche, come i Product manager e i Public affairs manager. In quest’ultimo caso,
i colloqui vertono non solo sul prodotto e
sulla farmacoterapia, ma anche sulle politiche sanitarie del farmaco e sulle istituzioni pubbliche a livello regionale. Si tratta
di uno scambio di informazioni reciproco
particolarmente prezioso, con interazioni
e collaborazioni positive». Secondo Rossi, è «importante la chiarezza di rapporti,
improntati a onestà e ad aderenza alla letteratura e alle evidenze cliniche, senza enfasi e distorsioni. Sul piano interpersonale,
occorre reciproco rispetto e correttezza
da entrambe le parti senza abusi di ruolo.
Negli anni, la preparazione degli informatori è comunque migliorata, con un trend in
ascesa. Dovrebbe sempre esserci un giusto mix tra aspetti scientifici e commerciali
– ricorda la farmacista – ferma restando la
diversità di mission che contraddistingue
l’operatore sanitario e l’informatore». n
39
Linee guida in Antibioticoterapia:
una sfida aperta?
C
he siano utili non c’è
ombra di dubbio. Alcuni le ritengono addirittura indispensabili. Favorevole alle linee guida in
antibioticoterapia è Gian
Maria Rossolini, direttore
del Dipartimento di Biologia molecolare dell’Università di Siena, che afferma: «Le linee guida forniscono indicazioni sull’uso
appropriato degli antibiotici
nella maggior parte delle situazioni. Chi prescrive questi farmaci fa generalmente
riferimento a criteri condivisi». Concorda con lui Eugenio Ciacco, coordinatore
Sifo Area Malattie Infettive e farmacista all’Ospe-
dale «Bambino Gesù» di
Roma. «Ho partecipato alla stesura delle linee guida
nazionali su antibioticoprofilassi perioperatoria nell’adulto – racconta - esistono dei criteri comuni, frutto di un lavoro polispecialistico. Ciò vale ovviamente
anche per altri ambiti». Ma
non basta. «Le linee guida
sono uno strumento molto utile nella pratica professionale – continua Rossolini – esse forniscono indicazioni generiche, che vanno adattate alla realtà locale». Un esempio di tale applicazione? «Le linee guida indicano che per trattare la polmonite è possibile
in generale utilizzare tre antibiotici. L’operatore è quindi a conoscenza dei medicinali utilizzabili. Se a livello locale esistono problemi
di resistenza verso il secondo e il terzo antibiotico, allora il medico sceglierà il primo». Dubbioso sull’applicazione delle linee guida è invece Francesco Scaglione, direttore del Dipartimento di Farmacologia,
Chemioterapia e Tossicologia dell’Università di
Milano. «Non esistono dei
criteri veramente condivisi – sostiene - la percentuale di medici che veramente segue le numerose linee
guida nazionali e internazio-
nali è il 20 per cento circa.
Esse vengono costruite su
un paziente ideale». A pensarla in modo analogo è
Franco Rapisarda, direttore dell’Unità Operativa di Farmacia dell’Azienda ospedaliera «Gravina»
di Caltagirone e tesoriere Sifo. «Non si può parlare di criteri veramente condivisi a livello nazionale – dice - essendo approvate dall’Aifa o dal Ministero, tutti
dovrebbero seguire le linee
guida, ma purtroppo in pratica non è così». Sono indicazioni che il clinico deve
adattare al paziente e al territorio. «Se il medico, in piena responsabilità, decide di
batterico ampio e sono relativamente poco tossici.
Ma tale pratica ha favorito
un uso spropositato di antibiotici, con conseguente incremento delle resistenze.
Tanto più che, in alcuni casi,
è come utilizzare una bomba atomica, quando basterebbe una fionda». Ma sul
piano della pratica clinica,
la decisione terapeutica è
condivisa o lasciata al singolo operatore? «Dipende
molto dal tipo di infezione
e dalla politica di uso degli
antibiotici che viene messa
in atto dalla struttura assistenziale - sostiene Rossolini - nelle infezioni semplici e non gravi normalmen-
te decide il singolo operatore sanitario. Nelle infezioni complicate, spesso viene consultato l’infettivologo». Più pessimista Rapisarda: «Nella mia esperienza la condivisione è carente. È molto raro che si consulti l’infettivologo. Capita
nei casi di pazienti davvero
critici e gravi». «La condivisione è scarsa - conferma
Scaglione - dipende molto
dall’expertise farmacologica del reparto o del medico. Vi è una buona condivisione solo nei reparti in cui
l’expertise è elevata».
Sul ruolo del Comitato di
controllo delle Infezioni
ospedaliere o della Com-
missione per il prontuario
terapeutico, Scaglione è
scettico: «Nella scelta terapeutica finale, questi comitati non hanno alcun peso.
Essi possono agire sulla disponibilità dei farmaci, possono dare l’indirizzo. Ma
poi è giusto che sia il medico, in scienza e coscienza,
il responsabile ultimo della
terapia antibiotica».
Il dibattito che coinvolge le
linee guida non mette quindi in discussione la loro utilità, ma riguarda piuttosto
la loro applicabilità. Si tratta quindi di una sfida aperta
e attuale per tutti. Per medico, farmacista, operatori
sanitari.
informazione pubbliredazionale
non applicare la terapia secondo le linee guida indicate deve segnalarlo e motivarlo in cartella clinica - ricorda Ciacco - è quindi corretto seguire le linee guida,
con le dovute eccezioni.
Questo soprattutto nel caso di una terapia mirata, dove il clinico può disporre dei
dati di laboratorio su un determinato agente batterico.
Si può operare fuori dal protocollo, ma sempre su dati
di evidenza». E a proposito
di terapia mirata, così commenta Rapisarda: «Spesso si preferisce dare avvio
a una terapia empirica, visto che gli antibiotici odierni coprono uno spettro anti-
la bacheca
Nei monasteri
A spasso per antiche farmacie
Da nord a sud, un viaggio tra scienza e arte
di Giovanni Pernigotto
U
n viaggio nel passato, con un occhio al presente. La storia delle
farmacie monastiche riporta alle radici
della professione farmaceutica. Arte antica, le cui origini si perdono nella notte
dei tempi. I monaci dell’Europa cristiana
raccolsero nei secoli la migliore eredità dell’insegnamento greco, egiziano e
orientale, spesso confrontandosi con i
colleghi laici delle corporazioni medioevali e rinascimentali. Ci si concentra sui
monasteri per raccontare una vicenda
ben più vasta. Una terra affascinante e
poco conosciuta, questa, in cui si mescolano scienza e arte, lavoro e spiritualità. Un primo sguardo, dunque, su un
tesoro di cultura e, perché no, anche di
prodotti di qualità.
42
Camaldoli: un punto di
riferimento, ieri come oggi
Lo stemma di Camaldoli, il calice con le
due colombe, si trova ovunque. Sugli intagli in legno che decorano le porte, sulle ceramiche, sulle confezioni degli oltre
cento prodotti che l’ospite può acquistare.
Una lunga tradizione cominciata qui, sui
monti dell’Appennino toscano, agli albori
del secondo millennio. «Fin dall’inizio - racconta padre Marino, responsabile dell’Antica Farmacia - i monaci si preoccuparono
della salute dello spirito e del corpo. Sorta
nel 1048 assieme all’Ospedale per curare
i frati, ben presto la Farmacia si aprì alle
esigenze dell’intera regione». Dell’epoca
d’oro rimangono le sale e gli arredi, che
risalgono al Cinquecento, dopo che un
quella tisana, con la quale finalmente si
riesce a dormire, o di quella crema di cera
d’api, vero toccasana per la pelle». Nulla
togliendo ai nuovi ritrovati. «Oggi le malattie non si possono curare solo con le erbe.
La medicina naturale - padre Marino ne è
convinto - può però essere un valido aiuto alle moderne terapie. La dottrina antica
può aiutare la scienza di oggi. Nel pieno
rispetto della tradizione e delle norme dell’odierna farmacopea».
L’Eremo San Giorgio sul Garda: un’illustre succursale
Tra il monte e il lago, un eremo da sogno.
Il monastero di Monte San Giorgio, posto
sulla sommità della Rocca del Garda, fu
fondato nel 1665. Dal 1994 ospita una
43
la bacheca
disastroso incendio devastò le strutture precedenti. Di recente, con il sorgere
della moderna rete farmaceutica, vi sono
stati ulteriori cambiamenti. «Fino al 1978
- aggiunge padre Marino, con una punta di
nostalgia - la nostra era una farmacia a pieno diritto, con un nostro monaco farmacista. Perduta la titolarità, continuiamo però
a produrre nel nostro laboratorio, dotato
dei più moderni strumenti di lavorazione,
la maggior parte delle specialità: liquori e
tisane, prodotti balsamici e cosmetici, creme e lozioni». Una fonte importante di sostentamento. Ma anche un punto di riferimento per altri monasteri. E per gli ospiti,
sempre numerosi. «Molti ritornano non
solo per un periodo di spiritualità - continua il monaco - ma anche per rifornirsi di
la bacheca
piccola comunità di monaci di Camaldoli.
Una specie di succursale di lusso, in cui il
visitatore può trovare i prodotti della casa
madre toscana. «L’unico articolo che produciamo in loco - spiega padre Robert,
il monaco addetto alla vendita - è l’olio,
spremuto dagli ulivi del nostro monte.
Quasi tutto il resto viene da Camaldoli. Le
marmellate provengono invece dalle monache Trappiste di Vitorchiano». Una visita
all’eremo è quasi una meta obbligata. «La
gente - racconta padre Robert chiede ogni sorta di prodotti. Le signore, in particolare, sono davvero attente
nella scelta delle creme
estetiche, così pure delle
specialità energetiche,
come la pappa reale
e il ginseng. Anche i
liquori e gli oli balsamici sono parecchio
richiesti». Non è solo
l’ottima qualità dei
prodotti ad attirare i
clienti. «Molti apprezzano sempre di più i ritrovati naturali - continua
il giovane monaco - la gente
compra qualcosa, ma viene anche per parlare, per essere ascoltata. Un’accoglienza senza fretta. E magari
con un sorriso».
Santa Maria della Scala a
Roma: la Farmacia dei Papi
Trastevere custodisce un’atmosfera unica. Un misto di orgoglio e nostalgia. Sentimenti che ben si addicono alla più antica
farmacia della capitale, annessa alla chiesa di Santa Maria della Scala. Qui, a due
passi dal Gianicolo, i Carmelitani confezionavano i preparati galenici con le erbe
coltivate nel giardino del convento. «Con
44
l’inizio del Settecento - racconta padre
Gaetano, custode dell’Antica Spezieria - i
frati aprirono le porte ai malati del popoloso quartiere. Si giunse ad avere ordinazioni
da ogni parte d’Europa, e perfino dall’Egitto e dal Brasile. Non a caso si istituì anche
una Scuola farmaceutica, con annesso un
ambulatorio pubblico gratuito, aperto fino
al 1954». Senza dimenticare il servizio ai
più illustri vicini di casa. «Fu un papa, Clemente VIII - conferma padre Gaetano - a
fondare il convento all’inizio
del Seicento, affidandolo ai Carmelitani. E da
allora tutti i pontefici
si rifornivano da noi.
Pio IX visitò di persona la Spezieria». Le
tracce degli antichi
fasti non mancano. «Sono molti
i turisti, soprattutto stranieri,
che visitano i
locali della Spezieria - aggiunge
fra’ Gaetano – a
loro mostro il ritratto
e il famoso erbario del
nostro monaco-farmacista
più rinomato, fra’ Basilio, che nel Settecento inventò l’acqua antipestilenziale
e altri efficaci medicamenti. L’ultima scoperta, fatta da padre Fontana poco prima
che la Spezieria chiudesse, fu quella della
neutralina, un preparato contro i problemi
gastrici». E oggi? «Qui a Roma, in via XX
Settembre, si vendono parecchi nostri
prodotti di erboristeria – risponde il frate
- lavorati da ditte esterne, seguendo i dettami della tradizione. Invece l’Antica Spezieria è divenuta un museo, sempre più
bisognoso di un serio restauro. Speriamo
che qualche ente si faccia avanti».
Il Convento di San Marco a Firenze: la speranza del rilancio
È la più antica farmacia di Firenze, quella
del Convento di San Marco, in cui vissero il
Savonarola e Beato Angelico. Sorta grazie
alla generosità di Cosimo de’ Medici, già
dal 1450 era aperta al pubblico. I domenicani si fecero apprezzare nei secoli come
ottimi scienziati e valenti speziali. «Qui si
preparavano tra l’altro la celebre acqua di
rose, ideale contro le rughe - spiega padre Fausto, l’attuale priore del convento
- e parecchi altri medicamenti». Per non
parlare di un alchermes, apprezzato particolarmente da Lorenzo il Magnifico. Sul
portale d’ingresso sono ancora ben leggibili le scritte dei prodotti in vendita. «E nel
seminterrato - continua il Priore - si possono visitare i locali dell’antico laboratorio,
con le apparecchiature per la lavorazione
delle erbe e la distillazione. Non più utilizzabili, ma di un immenso valore storico.
Abbiamo ancora un enorme coccodrillo
imbalsamato proveniente dal Nilo, fin dal
Seicento fissato al soffitto di una sala».
Un patrimonio certamente da rivalorizzare.
«Stiamo progettando un ripristino generale
- aggiunge padre Fausto - per poter nuovamente offrire al pubblico le ricchezze dell’Antica Farmacia. Un percorso di tipo storico-museale, con la possibilità di acquistare
nuovamente i nostri prodotti di erboristeria. Si tratta di un progetto impegnativo,
per il quale contiamo di trovare presto degli
sponsor». Un rilancio in piena regola, con
la speranza che qualcuno raccolga l’appello. «Poter riaprire quanto prima - conclude
il Priore - è quello che ci auguriamo tutti».
Coccodrillo compreso.
n
45
la bacheca
La Certosa di Trisulti:
l’incanto di un millennio
Immerso nel verde del Monte Rotonaria a
Collepardo in provincia di Frosinone, a più
di 800 metri di altitudine, si staglia l’antico monastero di Trisulti. Fondato dai Benedettini intorno all’anno mille, passò poi
ai Certosini. Dal 1947 ospita i Cistercensi
di Casamari. I locali dell’Antica Farmacia
sono collocati su due piani. «Le pareti e le
volte, i trompe-l’oeil in stile pompeiano, gli
arredi settecenteschi con le vetrine di vetro di Murano: ecco solo alcuni gioielli della Certosa - afferma con entusiasmo padre Dionisio, attuale priore a Trisulti - non
mancano le curiosità: i vasi in cui si conservava il veleno dei serpenti; il giardino
di bosso, con le siepi a forma di animale; il
quadrato magico, o Sator, dipinto sempre
dal Balbi nel corridoio esterno della farmacia». La Certosa, grazie alle sue opere
d’arte, è monumento nazionale. Ma cosa
rimane dell’arte farmaceutica di un tempo? «Da un punto di vista storico e artistico - risponde padre Dionisio - la Farmacia
è uno dei musei più importanti d’Italia. In
un locale a parte, poi, i visitatori trovano
una buona varietà di liquori distillati da noi,
oltre ad altre specialità, come la famosa
cioccolata dei Trappisti delle Frattocchie».
IL SISTEMA TEVABAG®
E L’ANTIBIOTICOTERAPIA IN OSPEDALE
Intervista a Luigi Giuliani, farmacista
Quali sono le principali
criticità?
Le principali criticità nell’impiego ospedaliero degli
antinfettivi sono rappresentate dal sottodosaggio degli
antibiotici tempo-dipendenti, come i beta-lattamici,
dal mancato utilizzo della
loading dose, come nel
caso della teicoplanina, dal
numero di somministrazioni superiore al necessario
per farmaci potenzialmente
tossici come gli aminoglicosidi, dallo scarso o nullo
adattamento posologico
in funzione degli aspetti
farmacocinetici legati al
singolo paziente, come la
funzionalità degli emuntori,
il volume di distribuzione,
la disidratazione, l’albuminemia, la ritenzione idrica.
Un aspetto troppo spesso
trascurato è rappresentato
dalla qualità della preparazione delle singole dosi, in
genere allestite in reparto, in
ambienti non protetti, talora
con scarsa attenzione alla
tecnica asettica e alle problematiche di stabilità, compatibilità e conservazione.
Qual è il ruolo della Farmacia ospedaliera in questo settore?
La Farmacia ospedaliera
può rappresentare un osservatorio privilegiato della
prassi terapeutica antinfettiva, a patto che disponga di
strumenti, come le richieste motivate nominative, la
prescrizione informatizzata,
la centralizzazione delle
preparazioni in dosi pronte
all’uso e personalizzate.
In sostanza, quando viene
posta una forte attenzione
alla qualità del processo
terapeutico. In particolare,
non devono essere trascurate le fasi di preparazione
e la qualità dei dispositivi
di somministrazione utilizzati nei reparti, pena l’interruzione di un sistema
complessivo di qualità del
percorso terapeutico. La
Farmacopea Ufficiale della
Repubblica Italiana, nella
sua ultima edizione, pone
in particolare risalto la qualità della preparazione del
farmaco «come supporto
imprescindibile all’efficacia
e alla sicurezza del medicinale», giungendo ad assimilare «ai preparati magistrali
anche tutte le miscelazioni,
diluizioni, ripartizioni, eseguite per il singolo paziente su indicazione medica».
L’insieme di queste criticità,
competenze e normative
coinvolge la cultura e la responsabilità professionale
del farmacista ospedaliero
e gli richiede un forte impegno concettuale e operativo
per contribuire al raggiungimento dei migliori risultati
in termini di efficacia e sicurezza, in particolare in ambito infettivologico. é quindi
necessario che la farmacia
partecipi con spirito multidisciplinare all’attuazione di
tutte le strategie, tecniche
e organizzative, per intercettare il potenziale errore
nell’uso degli antibiotici, in
particolare sotto l’aspetto
posologico.
Che strategie attuare, allora, in ospedale?
La centralizzazione delle
preparazioni in dosi pronte all’uso e personalizzate
rappresenta una metodologia di lavoro di grande
efficacia, che riporta al
massimo livello qualitativo
le tecniche di preparazione,
la tracciabilità, la possibilità
di personalizzazione, la conoscenza dei fenomeni, il
monitoraggio dell’aderenza
alle linee-guida, il risk management. Purtroppo questa attività, nelle Farmacie
ospedaliere italiane, non é
molto diffusa nel settore
dell’antibioticoterapia. Ora
vi sono alcuni dispositivi,
come il Tevabag, in grado
di consentire una buona
qualità della preparazione in
reparto e di essere complementari alla preparazione
centralizzata, risolvendo in
modo adeguato il problema
delle prime dosi, delle dosi
d’urgenza e con il vantaggio
di ridurre sensibilmente il rischio di medication error.
Ritiene che le terapie
antibiotiche debbano essere parte rilevante dell’attività della Farmacia
ospedaliera?
Questi aspetti professionali sono coerenti con la
definizione di Farmacia clinica, intesa come attività
farmaceutica orientata a
sviluppare e a promuovere
l’uso razionale e appropriato dei farmaci nei singoli
individui e nella società,
e ripropongono in termini
operativi una risposta alle
esigenze di appropriatezza
prescrittiva, definita come
«coerenza con le indicazioni
per le quali il farmaco, nelle
sperimentazioni cliniche
controllate, ha dimostrato
la sua efficacia, nel rispetto delle condizioni di dose,
posologia, via di somministrazione, tipo di paziente
e quando i benefici per il
paziente superano i rischi».
L’attenzione del farmacista
ospedaliero alla componente tecnica della preparazione magistrale e alla conoscenza diretta e completa
della terapia somministrata
al paziente rappresentano
la corretta collocazione della sua figura professionale
nel contesto del percorso
terapeutico ospedaliero.
informazione pubbliredazionale
Q
uali considerazioni sulla qualità
della terapia antibiotica in ospedale?
L’uso inappropriato degli
antibiotici non solo può causare l’insuccesso terapeutico sul singolo paziente, ma
può anche indurre lo sviluppo di resistenze batteriche,
con un danno per tutta la
collettività. Ciò si verifica
soprattutto in ambito ospedaliero, dove i pazienti sono
affetti da patologie gravi,
hanno un sistema immunitario compromesso e sono
esposti a un rischio infettivo
derivante da germi difficili
da trattare. In queste condizioni, assicurare una terapia
antinfettiva appropriata al
paziente significa non solo
scegliere l’antibiotico giusto
su base razionale, ma anche garantire che sia somministrato correttamente
in termini di dose, di via di
somministrazione, di durata, di intervallo tra le dosi.
L’aspetto posologico diventa fondamentale anche per
prevenire effetti collaterali
potenzialmente gravi.
47
Scarica

Informare - Maya Idee