NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia Anno XXII - n. 62 Ottobre - Dicembre 2013 TANTO PER RINFRESCARE LA MEMORIA di Giampaolo Carozzi MA QUANTI ANNI CI SONO? La parola anno è forse uno dei vocaboli più usati nel parlare quotidiano ed è inteso intervallo cronologico tra un evento iniziale di riferimento ed il momento che interessa. Il computo dell’anno, sin dai tempi più remoti è sempre stato fondamentale nel corso dell’umana vicenda. Ma con questo nome, nel corso dei secoli e con il progredire della scienza si è giunti alla definizione sempre più precisa del termine. Anno Siderale: intervallo di tempo compreso tra due passaggi successivi del Sole nella stessa posizione rispetto alle stelle fisse (apparente, perché anche le Stelle hanno un loro moto impercettibile per questa misurazione). Durata: 365 giorni, 6 ore, 9 minuti, 9,5 secondi. Corrisponde in realtà al tempo che la Terra impiega per compiere una completa rivoluzione terrestre. Anno Tropico: L’intervallo di tempo compreso tra due passaggi successivi del Sole per l’equinozi di primavera (21 marzo) e corrisponde al tempo che la Terra impiega a chiudere la rivoluzione rispetto alla posizione equinoziale. Durata:365giorni, 5 ore, 48 minuti, 45,2 secondi. Anno Civile: poiché ai fini pratici interessa soprattutto il ritorno stagionale, nell’elaborare l’anno civile si tiene conto solo dell’anno tropico, ma per comodità pratica si fissa l’anno in 365 giorni. Ma non considerando il ritardo annuo di 20 minuti si avrebbe uno scollamento tra le stagioni in calendario ed il tempo reale di stagione. Oggi l’equinozio di primavera cadrebbe il 20 febbraio anziché il 21 marzo. Per ovviare a questo inconveniente la differenza di 5 ore e 40 minuti rispetto all’anno tropico si ricupera con giorno in più ogni 4 anni con l’anno bisestile. Anno Anomalistivo: usato in astronomia ed è il tempo occorrente fra due ritorni consecutivi della Terra al perielio. Anno Giuliano: usato in astronomia per evitare segnature come «a.C.» o «d.C. L’origine è stata fissata convenzionalmente il 1 gennaio 4713 a.C. e più precisamente al mezzogiorno di Greenwich di quel giorno; per cui il giorno giuliano inizia a mezzogiorno e non a mezzanotte come fissato nel calendario civile. In questo numero LA NOVA DELPHINI 2013 LA FORMA DI UN ASTEROIDE RILEVATA CON IL CONTRIBUTO DEGLI ASTROFILI EMANUELE VITALE ED EPISODI DI ASTRONOMIA NELLA PORDENONE DI FINE 800 2 5 7 (Prima parte) NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 1 LA NOVA DELPHINI 2013 La Nova Delphini 2013, o come classificata dalla nomenclatura astronomica ufficiale PNV J20233073+2046041, è stata scoperta nella costellazione del Delfino la notte del 14 agosto 2013 dall’astronomo giapponese Koichi Itagaki, quando si presentava con una Nova Delphini 2013 magnitudine apparente di 6.8 successivamente ascesa fino a raggiungere un valore di 4.2 il 16 agosto, tanto da essere nettamente visibile anche ad occhio nudo, per poi decrescere gradualmente in luminosità. Tipo di variabile Nova Distanza dal Sole 97 anni luce Costellazione Delfino Coordinate (all'epoca J2000.0) Ascensione retta 20h 23m 30,68s Declinazione +20° 46′ 03,7″ Dati osservativi Magnitudine app. 13,0 (media) 4,2 (esplosione) Nomenclature alternative PNV J20233073+2046041 Sintesi delle caratteristiche della Nova Delphini 2013 tratte da Wikipedia Tra l’altro, l’osservazione fugace della Nova è stata tra le poche cose rilevanti dello Star Party di S. Barthelemy 2013, a cui ho partecipato nel primo fine settimana di settembre. L’amico Paolo Morini aveva preparato una scheda osservativa, risultata molto utile per rintracciare la stella con il suo binocolo 10x70 appena prima dell’arrivo di una perturbazione atmosferica, che ha di fatto rovinato la manifestazione. Cartina della Nova Delphini elaborata da Paolo Morini NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 2 Ma cos’è una nova? Tra le teorie più accreditate, va annoverato il modello “Zeta Cancri”, che ipotizza l’apparizione della nova all’interno di un sistema binario a componenti fortemente sbilanciate, costituito da una gigante rossa e una nana bianca, in cui la gigante alimenta di materia la sua compagna in un periodo dell’ordine di migliaia di anni, alla fine del quale quest’ultima incrementa rapidamente la sua luminosità, a causa di una sorta di riscaldamento ad altissima temperatura di una parte della sua superficie esterna (la cosiddetta “macchia calda”). Il risultato di questo fenomeno è appunto l’apparizione della nova, caratterizzata da valori di magnitudine assoluta attorno a -8. Uno schizzo che preparai parecchi anni fa in occasione di un corso di astronomia organizzato dall’APA (… qualcuno tra voi se lo ricorda?) riassume questa dinamica. La notte tra il 13 e il 14 settembre, trascorso esattamente un mese dall’apparizione della nova, ho effettuato alcune foto da casa, utilizzando la mia camera EOS 300D, settata a 800 e 1600 ISO, collegata ad un piccolo rifrattore acromatico 50mm F5. Le riprese sono state effettuate posizionando la camera su un normale cavalletto fotografico, senza inseguimento stellare . NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 3 Foto della Nova Delphini effettuata la notte tra il 13 e 14 settembre (ISO 1600, ora T.U. 23.47, posa 3,2”) Quelle che seguono, effettuate con pose più lunghe (10, 15 e 25 secondi), evidenziano una curiosa colorazione rosata della nova, che probabilmente corrisponde ad una variazione nello spettro di emissione della stella, è stata subito notata da alcuni astrofili, tra cui Alessandro Dimai dell’Associazione Astrofili Cortinese. Foto della Nova Delphini effettuata la notte tra il 13 e 14 settembre. Immagine di sinistra: ISO 1600, ora T.U. 23.50, posa 15”; immagine di destra: ISO 800, ora T.U. 23.31, posa 10”. Attualmente, la nova è tornata ad essere invisibile ad occhio nudo: il 7 ottobre è stata stimata di magnitudine 9.7. Potrebbe essere interessante riprenderla, ad intervalli regolari, nei prossimi tempi, per registrarne il declino di magnitudine, oltre ad eventuali e ulteriori variazioni del suo spettro d’emissione. Dino Abate ([email protected]) NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 4 LA FORMA DI UN ASTEROIDE STUDIATA CON IL CONTRIBUTO DEGLI ASTROFILI “Navigando” sul web mi sono imbattuto in un articolo nella pagina del Keck Observatory (www.keckobservatory.org) dal titolo “Telescopes large and small team up to study triple asteroid”, in cui l’autore mette in evidenza l’importante contributo che ancora possono dare gli astrofili muniti anche di strumentazione non troppo sofisticata. L’esempio è stato uno studio condotto sul grande asteroide 87 Sylvia, di cui un team di scienziati è riuscito a determinarne le caratteristiche grazie anche al contributo osservativo degli astrofili in occasione di un’occultazione stellare che si è verificata il 6 gennaio 2013. I risultati di questa ricerca sono stati presentati lo scorso 7 ottobre a Denver nell’ambito del 45° meeting della Società Americana di Astronomia, divisione Scienze Planetarie. Lo studio di asteroidi multipli come 87 Sylvia offre agli astronomi la possibilità di sbirciare attraverso la storia passata del nostro sistema solare e di chiarire alcuni aspetti della composizione di questi corpi del Sistema solare. Nell’ambito di queste attività un team guidato da Franck Marchis, ricercatore del Centro “Carl Sagan” del SETI Institute, ha osservato il sistema triplo di 87 Sylvia raccogliendo 66 osservazioni con gli strumenti ad ottica adattiva del Keck Observatory e con i telescopi di Gemini Nord (www.gemini.edu). Come spiegato dallo stesso Marchis, una grande asteroide come 87 Sylvia è un obiettivo interessante per gli strumenti utilizzati, così “abbiamo unito i dati ottenuti dal nostro team con altri d’archivio per comprendere meglio le orbite di questi oggetti”. Per questo si è messo anche in relazione con esperti dell’Institut de Mécanique Céleste et de Calcul des Effemeridi (IMCCE) dell’Osservatorio Astronomico di Parigi, ai quali è stato chiesto di sviluppare un accurato modello dinamico del sistema composto da questo asteroide e le sue due lune, al fine di poter determinare la loro posizione in qualsiasi momento. La possibilità di testare questo modello si è presentata in occasione di un evento astronomico verificatosi il 6 gennaio di quest’anno, quando 87 Sylvia ha occultato una stella di magnitudine 10,7 (TYC 185600745-1), fenomeno osservabile da una vasta fascia di territorio europeo. Mappa della superficie terrestre interessata dall’occultazione il 6 gennaio 2013. Le linee blu indicano il limite della traiettoria dell’asteroide Sylvia, centrata sulla linea nera. Le linee verde e arancione corrispondono ai percorsi rispettivamente di Romolo e Remo, le due lune dell’asteroide. NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 5 In tale occasione il team di ricerca si è coordinato gli astronomi professionisti e dilettanti che afferiscono al network EURASTER (www.euraster.net). Circa 50 astrofili hanno puntato i telescopi verso il cielo per effettuare rilievi dell’occultazione, durata tra 4 e 10 secondi a seconda del luogo di osservazione. Le osservazioni condotte hanno permesso di stabilire una dimensione di Sylvia pari a circa 230 km. Tra questi, quattro osservatori sono stati in grado di rilevare anche l’eclissi della stella causata da Romolo, la luna più esterna dell’asteroide, in una posizione relativa vicino alla previsione. Così ha commentato i risultati Jérôme Berthier, astronomo presso IMCCE: “tali risultati hanno confermato l’accuratezza del modello teorizzato e fornito una rara opportunità di misurare direttamente la dimensione e la forma della luna”. Di Romolo si è potuto così stimare un diametro di circa 24 km e una forma estremamente allungata che può essere rappresentata da due lobi uniti insieme come un manubrio, una forma che probabilmente è conseguenza di accrescimento di frammenti creati dalla rottura di un proto-Sylvia determinata da un impatto avvenuto qualche miliardo di anni fa. I dati sono quindi stati coordinati con altri derivanti da variazioni di luce causata dalla rotazione dell’asteroide, da cui si è potuto desumere una forma irregolare e la probabile presenza di un nucleo sferico di materiale molto denso “Osservazioni da piccole e grandi telescopi combinate tra loro hanno offerto un’occasione unica per capire la natura di questo sistema asteroide triplo, così complesso ed enigmatico”, ha dichiarato Marchis, che ha anche aggiunto: “grazie alla presenza di queste lune siamo in grado di vincolare la densità e l’interno di un asteroide senza la necessità di darlo visitare da un veicolo spaziale. La conoscenza della struttura interna degli asteroidi è la chiave per la comprensione di come i pianeti del nostro sistema solare formano”. Qualche informazione su 87 Sylvia È uno dei più grandi asteroidi della fascia principale, descrive un’orbita poco eccentrica situata nella parte esterna della Fascia Principale e per questo è classificato come uno degli oggetti appartenenti alla famiglia di asteroidi Cibele. La sua importanza è dovuta al fatto che è stato il primo asteroide scoperto con più di un satellite. Il nome gli è stato attribuito da Norman Robert Pogson, che il 16 maggio 1866 lo scoprì da Madras (l’attuale Chennai, in India), scegliendolo da una lista fornitagli alcuni anni prima da John Herschel. Sylvia fu quindi battezzato così in onore di Rea Sylvia, madre dei gemelli Romolo e Remo della mitologia romana. L’asteroide presenta una superficie molto scura e probabilmente una composizione molto primitiva. La scoperta delle sue lune ha reso possibile un calcolo di massa e densità sufficientemente accurate. Quest’ultima sembra essere molto bassa (valore compreso fra 1,2 e 1,6 g/cm³), denunciando una conformazione molto porosa, tanto che il 60% del suo volume potrebbe essere spazio vuoto. Rappresentazione artistica dell’asteroide Sylvia circondato dalle sue due lune. L'asteroide primario del sistema ha probabilmente un denso nucleo a forma di regolarmente, circondato da materiale soffice o fratturato. Le due lune sono indicati ad essere fortemente allungata, e composti da due lobi, come suggerito dai dati di occultazioni recentemente osservati dalla luna Romolo. NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 6 Un’altra peculiarità di Sylvia è di ruotare molto velocemente, tanto da compiere un giro completo in circa ogni 5,18 ore, che corrisponde ad una velocità di rotazione equatoriale di circa 160 km/h). Le sue due piccole lune sono state battezzate Romulus e Remus, proprio come i figli di Rea Sylvia. Gli astronomi sono convinti che si tratti di frammenti espulsi da Sylvia in un impatto avvenuto in passato, e che altri piccoli satelliti potrebbe ancora essere individuati. Romulus la luna più importante, ha un diametro pari a 18 ± 4 km ed orbita ad una distanza di 1.356 ± 5 km, portando a termine una rivoluzione completa attorno a Sylvia in 3,6496 giorni (87,59 ore). Fu scoperto da Michael E. Brown e Jean-Luc Margot il 18 febbraio 2001, utilizzando il telescopio Keck II. Remus, la seconda luna, fu individuato da Franck Marchis e Pascal Descamps, Daniel Hestroffer e Jérôme Berthier (Observatoire de Paris, Francia), utilizzando immagini riprese con il telescopio Yepun dell’European Southern Observatory (ESO) in Cile a partire dal 9 agosto 2004, ma ufficialmente la sua scoperta fu annunciata solo il 10 agosto 2005. Ha un diametro pari a 7 ± 2 km e orbita a una distanza di 706 ± 5 km, portando a termine una rivoluzione completa attorno a Sylvia in circa 1,3788 giorni (33,09 ore). Stefano Zanut ([email protected]) Sylvia e le sue lune dalle immagini ottenute con un telescopio ad ottica adattiva da 10 m. Il cerchio scuro ne mostra la forma irregolare dell'asteroide, mentre i piccoli satelliti possono essere visti in varie posizioni. EMANUELE VITALE ED EPISODI DI ASTRONOMIA NELLA PORDENONE DI FINE 800 (Prima parte) Si parlava di astronomia nella Pordenone di fine 800? La risposta è “si!”, anche se con modalità diverse da oggi, ma come oggi c’erano persone interessate all’argomento ed altre che svolgevano attività di divulgazione. Una di queste era il prof. Emanuele Vitale, direttore della Scuola Tecnica Comunale e dell’Osservatorio Meteorologico di Pordenone, oltre che autore di numerosi saggi di divulgazione scientifica, tra cui “Guida alla osservazione del cielo per le famiglie e per le scuole”, edito a cura della casa editrice Paravia di Torino nel 1879 ed a cui era anche allegata anche una bella carta celeste da 65x65 cm. NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 7 Carta stellare allegata alla pubblicazione di Emanuele Vitale e disponibile presso la Biblioteca Marciana di Venezia. In merito alla sua attività si trovano molti indizi sul settimanale “Il Tagliamento”, un giornale edito nella destra Tagliamento fino agli anni 20 del 900. Un esempio è il saluto proposto al suo arrivo nella nostra città con l’incarico di direttore della Scuola Tecnica: “Il prof. Emanuele Vitale, ora nominato direttore della nostra Scuola tecnica è conosciuto nei campi scientifici per varie pubblicazioni. Durante la sua vita militare pubblicò un trattato: “La scuola di orientamento”. Fu professore e direttore della Scuola tecnica di Portogruaro per ben sei anni con generale soddisfazione. Pubblicò la oramai famosa “Storia di un zolfanello”, successivamente “Un’occhiata intorno a noi” bene accolto dal pubblico e dalla scienza. Quest’ultimo gli attirò la lusinghiera attenzione della Giuria nella recente mostra provinciale di Udine. Non minor lode gli procurò “Guida all’osservazione del cielo”, che pubblico corredata di una esatta “Carta del cielo settentrionale” e nella quale rifulge la sua scienza più che mai sotto bella forma letteraria. Fu direttore dell’Istituto Uccellis di Udine; un anno dopo fu chiamato a reggere il Collegio municipale di Cividale. Mal sopportando una lotta continua col partito clericale che osteggiava energicamente quella bella istituzione, si ritirò e concorse per la nostra città”. Risale quindi al suo periodo pordenonese la pubblicazione di un opuscolo intitolato “L’osservatorio meteorologico di Pordenone”, edito dalla storica Tipografia Gatti nel 1884, in cui oltre a descrivere la stazione meteorologica posizionata sull’altana dell’ex convento Domenicano, ora sede della Biblioteca Civica di Pordenone, propone anche la sintesi di osservazioni meteorologiche effettuate e la descrizione di alcuni importanti eventi atmosferici. L’osservatorio meteorologico rappresentato in una litografia contenuta nel libro di Emanuele Vitale sull’osservatorio meteorologico di Pordenone. (Fine prima parte) Stefano Zanut ([email protected]) NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 8 ASSOCIAZIONE PORDENONESE DI ASTRONOMIA Casella postale n. 2 33086 MONTEREALE VALCELLINA www.apaweb.it IL DIRETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE PER IL BIENNIO 2012 - 2014 1. PRESIDENTE: Giampaolo Carrozzi 2. VICE PRESIDENTE: Stefano Zanut 3. SEGRETARIO E RESPONSABILE OSSERVATORIO: Dino Abate 4. MEMBRI: - Andrea Berzuini - Luigi De Giusti - Antonio Frisina - Vanzella Piermilo LO SCOPO DEL NOSTRO NOTIZIARIO Nel corso della storia dell’umanità, la ricerca e il desiderio di sapere hanno condotto,attraverso varie strade, l’uomo a sempre meglio conoscere la natura nelle sue molteplici espressioni. L’ASTRONOMIA, intesa come studio dell’ Universo che ci circonda, si può considerare una delle più affascinanti e coinvolgenti. Per mezzo di questo NOTIZIARIO l’ A.P.A. si propone di estendere le conoscenze di questa affascinante scienza ai soci e simpatizzanti. Hanno collaborata alla realizzazione di questo numero: - Dino Abate - Giampaolo Carrozzi - Luigi De Giusti - Stefano Zanut NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 9