Svizzera
martedì 13 ottobre 2015
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Consulenze politiche, costi fuori controllo
La Commissione degli Stati
vuole un giro di vite sull’attribuzione di mandati esterni
Ats
Berna – Si spende troppo in consulenze
esterne. La Commissione della gestione
del Consiglio degli Stati (CdG-S) invita
pertanto il Consiglio federale a evitare
sprechi e migliorare la trasparenza.
In un rapporto del 2006, la commissione
aveva già rilevato diversi problemi sull’attribuzione di mandati ad esperti da
parte dell’amministrazione federale. Le
raccomandazioni formulate in quell’occasione sono state solo parzialmente seguite, hanno indicato ieri in una nota i
servizi del parlamento. Nel 2004, i vari
uffici federali avevano inventariato 6’100
mandati affidati a consulenti esterni, per
un importo totale di 490 milioni di franchi (ma i costi reali erano stati stimati a
600-700 milioni). Nel 2013 tali spese hanno raggiunto quota 858 milioni, pari al
16% del volume totale degli acquisti (5,3
miliardi) della Confederazione.
Il problema principale concerne i consulenti politici esterni che hanno un’influenza diretta e determinante sulle decisioni politiche. “Attualmente non è pos-
sibile definire né la quota né l’importo di
tali mandati, anche se si può supporre
che questi rappresentino una proporzione non trascurabile”, scrive la CdG-S.
V’è infatti una zona grigia nella classificazione delle consulenze. Quelle ‘politiche’ sono ancora definite come ‘non classificabili’. Da qui la mancanza di precisione sul loro numero esatto. Il Consiglio
federale ha promesso per il primo gennaio 2016 una suddivisione più chiara in
materia di attribuzione di mandati. Secondo la commissione, questa trasparenza va attuata senza indugi. L’evoluzione dei costi degli esperti politici è infatti inquietante: dal 2009 al 2013, le spe-
se sono passate da 129 milioni a 419 milioni di franchi. Il governo ha spiegato
che un’ampia gamma di consulenti di altri ambiti (i ‘non classificabili’) sono stati
inseriti nella categoria ‘politici’. Ma, per la
commissione, questa spiegazione rimane incompleta: occorre uno sforzo urgente in materia di trasparenza.
Tra le raccomandazioni, anche quella di
sfruttare meglio le competenze interne
all’amministrazione. La Confederazione
ha già preso delle misure in tal senso: per
il 2015, è previsto di riassumere mandati
finora attribuiti all’esterno per un totale
di circa 20 milioni (pari a 150 posti), ossia
il 2,33% degli 858 milioni di spese com-
plessive. Stando alla CdG-S, questa percentuale è troppo esigua. Occorrerebbe
raggiungere almeno il 10%.
La proporzione di mandati che sono assegnati a consulenti esterni rimane infatti relativamente importante, osserva
ancora la commissione. Essa auspica
pertanto che il nuovo sistema di gestione
dei contratti in seno all’amministrazione
rafforzi la concorrenza al momento di
aggiudicare mandati.
La maggior parte dei dipartimenti dovrà
adattarsi nel corso dell’anno corrente e
un’analisi sarà condotta nella primavera
del 2016 per verificare il rispetto o meno
delle raccomandazioni.
Hervé Falciani non si è presentato ieri a Bellinzona. Rinviato al 2 novembre il processo davanti al Tpf
Assente ingiustificato
Annullati i dibattimenti
previsti questa settimana e la
prossima. Il presidente della
Corte: è che non vuole essere qui,
non che non può.
di Stefano Guerra
Bellinzona – Le luci sono accese al Tribunale penale federale (Tpf). Qualcuno è
già al lavoro anche di fronte, nel palazzo
dell’amministrazione cantonale. Per
strada solo alcune auto, i bus delle linee 5
e 3 s’incrociano poco distante: caricano
un paio di passeggeri in attesa alle fermate. Arriva Paolo Bernasconi, avvocato di parte civile («Si può già entrare?»).
Sono le 7.18: i lampioni si spengono lungo
viale Franscini e via Jauch. Gli altri legali
di parte civile, il procuratore federale
Carlo Bulletti e il difensore Marc Henzelin con i loro assistenti, giungono alla
spicciolata nei minuti che seguono,
ognuno col suo trolley. Tutto è tranquillo,
nessun carrozzone mediatico. Ma alle
8.06, quando la Corte presieduta dal giudice David Glassey apre il processo, pur
sempre una ventina di giornalisti (per lo
più svizzeri, ma anche una indiana, due
che tra loro parlano inglese e l’inviato del
‘Corsera’) gremiscono la sala stampa, seduti davanti ai tre schermi che si accingono a trasmettere i dibattimenti.
Hervé Falciani non doveva esserci, e in
effetti non c’è. Negli ultimi tempi l’ex informatico della filiale ginevrina della
Hsbc Private Bank – accusato di spio-
naggio economico, acquisizione illecita
di dati, violazione del segreto commerciale e del segreto bancario (cfr. sotto) –
ha sbandierato ai quattro venti che non
sarebbe venuto a Bellinzona, dove in
caso di una probabile condanna a una
pena detentiva finirebbe verosimilmente dietro le sbarre seduta stante (per il
suo legale d’ufficio Marc Henzelin «la
questione», infatti, «è piuttosto di sapere
se avrà la condizionale o no»). In una email spedita al suo avvocato ginevrino
un paio di settimane fa, Falciani – che in
quanto cittadino (italo-)francese non
può essere estradato dalla Francia, dove
oggi vive – ha scritto di non fidarsi della
giustizia svizzera nel caso specifico.
‘Nessuna ragione oggettiva’
L’udienza comincia con la constatazione
di Henzelin (il suo assistito «non ha ragioni oggettive per spiegare la sua assenza») e prosegue con la richiesta di Carlo
Bulletti – condivisa sia dall’avvocato della Hsbc, il vodese Laurent Moreillon,
che dagli altri legali di parte civile – di aggiornare il processo. Secondo il Codice di
procedura penale, infatti, il Tpf deve in linea di principio disporre un rinvio e riconvocare l’accusato assente in altra
data, per poi casomai constatare una
nuova assenza e giudicarlo in contumacia. «Vogliamo che il signor Falciani venga qui, si spieghi e si difenda», dichiarerà
in seguito alla stampa Bulletti, ‘erede’ di
un atto d’accusa firmato da Laurence
Boillat, la procuratrice federale (nel frat-
tempo congedata dal Ministero pubblico
della Confederazione) criticata per aver
permesso a Falciani di rincasare dopo un
interrogatorio nel dicembre 2008, occasione prontamente sfruttata dall’informatico per riparare in Francia.
A Falciani, spiega il presidente della Corte di rientro da un’ora di camera di consiglio, è stato pure proposto un salvacondotto, ma lui non ne ha fatto richiesta.
Glassey sottolinea il fatto che se l’imputato oggi non è presente al Tpf «è che non
vuole, non che non può». L’assente ingiustificato non sarà a Bellinzona nemmeno lunedì 2 novembre alle 8, data alla
quale la Corte ha aggiornato un processo
destinato a protrarsi per nove giorni.
«Penso che non verrà», dichiara laconicamente il suo difensore.
Fra tre settimane a Bellinzona andrà comunque in scena il processo volto a chiarire i risvolti penali del più grande furto
di dati bancari mai avvenuto in Svizzera.
Sarà però al contempo, spiega Henzelin,
«un processo storico al segreto bancario», oltre che «un processo dell’opinione
pubblica al processo stesso: ci si chiederà
infatti perché non viene giudicato l’operato della Hsbc e delle autorità svizzere,
in particolare l’Mpc e la giustizia ginevrina», che a suo tempo non ritennero di
dover perseguire i vertici della banca sulla base della ‘lista Falciani’. Nel frattempo, il 28 ottobre Falciani incontrerà i giornalisti a Divonne (Francia), appena oltre
il confine franco-elvetico, in occasione di
una conferenza sul ‘giornalismo investigativo al tempo di WikiLeaks’.
Marc Henzelin, difensore d’ufficio di Falciani
TI-PRESS/REGUZZI
LA VICENDA
In giro per mezzo mondo i dati di migliaia di clienti della filiale ginevrina di Hsbc Private Bank
Berna – Il 43enne franco-italiano Hervé
Falciani, doppia nazionalità francese e
italiana, è accusato di acquisizione illecita di dati (art. 143 del Codice penale),
spionaggio economico (art. 273 Cp), violazione del segreto commerciale (art. 162
Cp) e violazione del segreto bancario
(art. 47 della legge sulle banche). Concretamente: “di avere copiato, dal 2006 al
2008, dati bancari del suo datore di lavoro e di averli in seguito, dal 2008 al 2014,
resi accessibili a diverse ditte private e
agli organismi pubblici di più Paesi”.
Falciani era fuggito da Ginevra nel di-
cembre 2008 dopo un primo interrogatorio di polizia. Arrestato nel 2012 a Barcellona, si era opposto con successo all’estradizione dalla Spagna.
Nel suo atto d’accusa, la procuratrice federale Laurence Boillat ha indicato che
nel febbraio 2008, durante un viaggio in
Libano, Falciani – alias Ruben al-Chidyak – aveva proposto a diverse banche
del Paese mediorientale i dati in suo possesso. Poi aveva avvicinato la Direction
nationale d’enquêtes fiscales francese e
altri organismi statali di Germania, Gran
Bretagna, Spagna e Italia.
Sempre secondo l’atto d’accusa, Falciani
avrebbe divulgato almeno 13’619 ‘files’
per un totale di 67 gigabyte, relativi al
75% di tutti i conti aperti presso la filiale
ginevrina della britannica Hsbc Private
Bank a fine 2006. Il valore di questi dati e
l’implicazione di numerosi servizi statali
stranieri hanno comportato per la Svizzera difficoltà diplomatiche e pressioni
da parte di Stati esteri sul segreto bancario, rilevava la procuratrice federale.
La vicenda ha avuto un impatto senza
precedenti. I dati rubati hanno permesso
lo scorso febbraio a un consorzio di me-
dia di oltre 40 Paesi tra cui la Svizzera,
nell’operazione ‘SwissLeaks’, di rivelare
che non solo evasori fiscali, ma anche
trafficanti di droga e finanziatori del terrorismo islamico figuravano fra i clienti
della Hsbc. Secondo i dati ottenuti da ‘Le
Monde’ e poi condivisi con la rete del
Consorzio internazionale dei giornalisti
d’inchiesta, 180,6 miliardi di euro sarebbero transitati, a Ginevra, sui conti Hsbc
di oltre 100mila persone di circa 200 Paesi e di 20mila società offshore, fra il 9 novembre 2006 e il 31 marzo 2007. Un periodo corrispondente a quello della ‘lista
Huonder e gli omosessuali, Pink Cross Il Partito pirata vuole posticipare
le elezioni federali di domenica
ricorre contro l’archiviazione
Berna – La Federazione svizzera dei gay
Pink Cross ha deciso di far ricorso contro
l’archiviazione delle denunce contro il
vescovo di Coira Vitus Huonder per il
reato di pubblica istigazione a un crimine o alla violenza (articolo 259 del Codice
penale). Il ricorso è stato depositato presso il Tribunale cantonale dei Grigioni, indica l’associazione in una nota.
Pink Cross e due privati avevano sporto
denuncia contro il vescovo 73enne dopo
il discorso da lui pronunciato lo scorso 31
luglio a Fulda (Germania), in cui aveva ci-
tato versetti del Vecchio Testamento che
condannano a morte gli omosessuali.
Secondo gli autori delle denunce, questi
passaggi istigano i cristiani a procedere
all’esecuzione di persone con determinati orientamenti sessuali. La Conferenza dei vescovi svizzeri aveva reagito affermando che “la Chiesa cattolica è aperta allo stesso modo a tutti gli uomini”.
Il Ministero pubblico grigionese ha annunciato venerdì di aver archiviato il
caso ritenendo che le parole del vescovo
non costituiscano reato.
ATS
Berna – Il Partito pirata svizzero (Pps) ha
presentato ricorso al Tribunale federale
(Tf) contro quella che considera pubblicità unilaterale dei partiti inserita nella
guida della Cancelleria federale che accompagna il materiale di voto.
Il partito ha presentato un ricorso nel
Canton Argovia: il Consiglio di Stato
non è però entrato in materia, ritenendosi non competente. È così scattato
un esposto all’indirizzo del Tf, nel quale il Pps chiede che l’elezione del Nazionale di domenica prossima sia annulla-
ta e che venga indetta una nuova data.
Al centro della critica, gli autoritratti dei
partiti inseriti nell’opuscolo che ciascun
cittadino ha ricevuto con le schede del
suo cantone. Sono rappresentati Udc, Ps,
Plr, Ppd, Verdi, Pvl, Pbd, Pev, Lega dei ticinesi, Pcs Obvaldo e Mcg, ossia i partiti attualmente in parlamento. Per il Pps, tutti
i partiti devono essere trattati su un piano di assoluta parità. Cosa che non fa la
Cancelleria federale, che si è invece “direttamente intromessa nella campagna
elettorale”, si legge nel ricorso.
ATS
Falciani’ fornita al fisco francese e poi
circolata in mezzo mondo.
Lo scorso giugno, la Hsbc ha versato 40
milioni di franchi alle autorità ginevrine,
mettendo così fine a un procedimento
per riciclaggio di denaro aggravato aperto contro la banca in febbraio.
Secondo la difesa, Falciani ha sempre affermato di non aver agito per interesse
proprio e deplora l’assenza di una legislazione che protegga gli informatori e i
‘whistleblower’, le ‘gole profonde’ che denunciano attività illecite all’interno di
governi, aziende o organizzazioni. ATS
Tabacco, alcol e canapa:
consumo stabile
Berna – In Svizzera una persona su quattro fuma, quasi una su cinque beve alcol
troppo spesso o in quantità eccessiva e il
3% della popolazione consuma canapa. I
dati, presentati oggi dall’Ufficio federale
della sanità pubblica (Ufsp), sono stabili
negli ultimi anni. Secondo il Monitoraggio svizzero delle dipendenze, che dal
2011 fornisce cifre sul consumo di sostanze psicoattive, gli adolescenti e i giovani adulti sono tra i consumatori più a
rischio e devono quindi essere al centro
degli sforzi di prevenzione.
ATS
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