L’Arcivescovo
Capovilla è
Cardinale
San Camillo
de Lellis a
Loreto
or
St
POSTE ITALIANE spa
Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, CN/AN
ia d
e
rio
n. 3 - MARZO 2014
a
l Santu
INDIC A ZIONI UTILI
ORARI
TELEFONI
Basilica della Santa Casa
ore 6.15-20 (aprile-settembre)
ore 6.45-19 (ottobre-marzo)
La Santa Casa rimane chiusa tutti i
giorni dalle 12.30 alle 14.30.
Sante Messe
Sabato e giorni feriali
ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)
ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)
ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)
Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)
Domenica e giorni festivi
ore 7, 8, 9, 10, 11, 12
ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)
ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)
Confessioni
Giorni feriali
ore 7-12.10
ore 16.00-19 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Giorni festivi
ore 7-12.30
ore 16-19.30 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Adorazione eucaristica quotidiana
Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12
Sagrestia Basilica
Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.
Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.
Celebrazione Battesimo
Prima domenica di ogni mese:
ore 17 (Basilica Santa Casa).
Celebrazione Cresima
Primo sabato di ogni mese:
ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)
Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti.
Celebrazione Matrimonio
Informazioni presso il Parroco della
Santa Casa: ore 10-12.
Congregazione Santa Casa-Negozio
(a sinistra della facciata della basilica).
Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con
negozio ricordi e stampe del santuario,
abbonamento alla rivista e iscrizioni alle
Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giu­gno-settembre).
Ufficio Postale Loreto
Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30.
QUOTA ASSOCIATIVA A
“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”
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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA
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Mensile del santuario di Lo­reto
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P.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)
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Congregazione Santa Casa
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Padre Marcello Montanari
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Loreto, 20 febbraio 2014
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“Il Messaggio” esce anche in inglese:
THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE
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Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10
13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15
Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15
Servizio Autobus LORETO PER ANCONA
Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00
13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25
Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15
Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto
Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15
15.15 - 16.10 - 17.20 - 18.15
Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15
Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione
Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50
14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55
Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55
In copertina:
Antonio Mazzone
dei Domenichi,
Annunciazione (1513),
Loreto, Museo-Antico
Tesoro
84
S
OMMARIO
EDITORIALE
L’arcivescovo Capovilla è Cardinale
p. Giuseppe Santarelli
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
85
Isaia e la Vergine
86
LETTERE AL “MESSAGGIO”
87
Discreti testimoni della bellezza
89
Fissa il tuo cuore in Dio
90
La Pentecoste
92
Prospettive per Loreto
93
La preghiera nella sofferenza: far battere il
cuore al ritmo del Suo
mons. Giovanni Tonucci
SPIRITUALITÀ
don Valentino Salvoldi
sor. Francesca Entisciò
sr. Maria Elisabetta Patrizi
Père Marc Flichy
Paolo Giovanni Monformoso
“Loreto, dopo Nazaret,
è il luogo ideale per pregare
meditando il mistero
dell’Incarnazione del Figlio di Dio.”
Benedetto XVI
97
Penitente e confessore avvolti dalla stessa
misericordia
Mons. Decio Cipolloni
GUARIGIONI A LORETO....
96
La guarigione di suor Antonietta Cecchini
97
S. Camillo De Lellis (1550-1614)
99
Dott. Fiorenzo Mignini
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
P. Marcello Montanari
or
St
92
94
ia d
e
rio
Anno 134°
n. 3 - MARZO 2014
l Sant
ua
Inserto speciale
Stato giuridico e governo del
santuario di Loreto
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA
103
Intervista a Padre Alessandro Tesei
104
Figure di animali nella Basilica di Loreto (7)
Cappelle Laterali
Vito Punzi
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
P. Giuseppe Santarelli
106
103
113
111
112
113
114
116
LORETO NEL MONDO
Il Loreto di Bergamo
Anna Rosa Curi
Calendario 2014 Pellegrinaggi Unitalsi
In ricordo della pittrice Valery Escalar
V simposio per penitenzieri
Marcia per la pace Recanati-Loreto
NOTIZIE FLASH
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
83
EDITORIALE
L’ARCIVESCOVO
CAPOVILLA È CARDINALE
p. Giuseppe Santarelli
84
Loris Francesco Capovilla
a Loreto, il 4
ottobre 1962,
accompagna
Giovanni
XXIII in
Santa Casa
(Archivio
Fotografico
della Congregazione
Universale
della S. Casa).
- Direttore
P
apa Francesco, all’Angelus del 12 gennaio,
ha annunciato di aver nominato sedici nuovi
cardinali, tra i quali Loris Francesco Capovilla,
già Delegato Pontificio per il Santuario della
Santa Casa e Prelato di Loreto. E ha comunicato
che il concistoro avrebbe avuto luogo il 22
febbraio.
L’arcivescovo Capovilla è il quarto cardinale
che proviene dalla sede di Loreto, a partire dal
1934, quando il Santuario è tornato a essere
proprietà diretta della Santa Sede. Prima di
lui sono stati elevati a tale dignità Francesco
Borgongini Duca, che ricevette la berretta
cardinalizia dalle mani di Pio XII il 14 gennaio
1953, Aurelio Sabattani, nominato il 5 gennaio
1983 da Giovanni Paolo II, e Angelo Comastri,
elevato alla porpora cardinalizia da Benedetto
XVI il 17 ottobre 2007 con imposizione della
berretta il 24 novembre successivo.
L’esultanza del Santuario e della Città di
Loreto per la porpora cardinalizia conferita
all’Arcivescovo Capovilla è stata grande. Il gesto
del Papa ha voluto essere il riconoscimento del
suo illuminato e generoso servizio alla Chiesa,
soprattutto quale segretario particolare di
Giovanni XXIII - che il prossimo 27 aprile sarà
canonizzato insieme a Giovanni Paolo II da Papa
Francesco - e quindi anche quale arcivescovo
di Chieti prima e di Loreto poi e, infine, quale
custode intelligente e premuroso delle memorie
di Papa Roncalli a Camaitino, Sotto il Monte
(BG).
L’arcivescovo Giovanni Tonucci ha subito
inviato al suo predecessore un vibrante messaggio
di felicitazione a nome suo personale, del clero e
della città di Loreto. Tra l’altro, ha scritto: «Questa
decisione di Papa Francesco riconosce il prezioso
servizio che durante tutta la sua vita Ella ha
offerto generosamente alla Chiesa di Cristo. In
unione di preghiera affido la sua alta missione
alla Vergine Lauretana e all’intercessione del
Beato Giovanni XXIII. Tantum aurora est!».
In un messaggio inviato qualche giorno
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
dopo la nomina a un privato, ma rivolto a tutti
loretani, il neo-porporato ha ricordato con affetto
e con lucidissima memoria il Santuario e la
Città di Loreto, menzionando istituti religiosi,
località e persone con estrema precisione. Ha
rivolto un saluto anche all’arcivescovo Giovanni
Tonucci, ricordando con affetto il suo genitore,
generosamente impegnato nell’Unitalsi.
A un punto del suo messaggio, ha esclamato
con intimo trasporto: «Ora mi inginocchio sulla
soglia della Santa Casa e bacio il pavimento.
E bacio la soglia della casa di ogni loretano
scongiurandolo di conservare questa grande
tradizione». Un ulteriore attestato della sua
devozione verso il santuario dell’Incarnazione,
da lui definito nel messaggio: «Santuario d’Italia
per eccellenza».
L’arcivescovo Capovilla ha ricevuto il
cardinalato a 98 anni, entrato già nel millesimo
dei 99 anni, essendo nato il 14 ottobre 1915.
Probabilmente a nessun altro personaggio nella
storia è stata conferita la porpora cardinalizia
a un’età così avanzata. E anche questo è un
primato!
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
ISAIA e la
Vergine
mons. Giovanni Tonucci
- Arcivescovo di Loreto
I
l profeta Isaia è incaricato dal Signore di portare la subito Maria, la Madre di Gesù, alla quale l’angelo aveva
sua parola al popolo d’Israele, infedele all’alleanza annunciato la nascita di un figlio, concepito per opera
con Dio. Il profeta guarda l’oggi e, come abbiamo visto, dello Spirito Santo (Lc 1,35). Anche l’evangelista Matteo
denuncia i vizi e le ingiustizie della gente del suo applica proprio alla nascita di Gesù la profezia di Isaia:
tempo. Ma il suo sguardo si rivolge anche altrove e apre “Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era
prospettive verso il futuro, delle quali non è facile, per i stato detto dal profeta: Ecco la vergine concepirà e darà
suoi ascoltatori immediati, capire il significato.
alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
Leggiamo un passaggio importante nel c. 7, quando che significa Dio con noi” (Mt 1,22-23).
Isaia invita il corrotto re Acaz, ad avere fiducia in Dio
Verrebbe quindi da dire: “Ma allora, era tutto chiaro
che gli ha assicurato
fin dall’inizio, e la
la sua protezione in
nascita di Gesù da
un momento difficile,
una vergine era
in cui i nemici della
stata
annunciata
nazione premono e
molto tempo prima.
sembrano invincibili.
Come è possibile
Il re può chiedere
che qualcuno non
al Signore un segno
abbia creduto che la
che assicuri la verità
parola del profeta
della sua promessa,
si era realizzata e
ma questi, che non
che quindi Gesù,
sembra
contare
nato in maniera
molto sull’aiuto del
così
straordinaria,
cielo,
preferisce
era certamente il
schivare la richiesta:
Messia?”.
di fatto, non crede e
Sarebbe
bello
non vuole mettere
poter
interpretare
alla prova la sua
tutto
in
questo
incredulità. E allora,
modo. Bello ma non
Il profeta Isaia, in bianche vesti, rassicura Acaz, re di Giuda, nei confronti dei suoi
dice il profeta, sarà nemici e profetizza la nascita dell’Emmanuele da una giovane donna, figurata entro un possibile.
Dio stesso a dare alone. Particolare di una miniatura tratta dalla Bibbia di Carlo il Calvo (circa 870 d. C.)
La profezia di
un segno, che farà
Isaia – ma possiamo
capire che egli ama e protegge il suo popolo, un segno dire lo stesso per ogni profezia – non è così chiara
che indicherà la salvezza, e che consisterà nella nascita come la vediamo noi, che abbiamo l’esperienza di
di un bambino: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà quello che è avvenuto dopo e siamo illuminati dalla
un figlio, che chiamerà Emmanuele” (7,14). Subito dopo, fede. L’ascoltatore di allora, e chi poi leggeva il libro del
Isaia descrive il figlio, la cui nascita aprirà un periodo di profeta, poteva capire poco, perché la figura di questa
prosperità e di gloria per il regno di Giuda.
donna non era così ben definita come la percepiamo
Queste parole del profeta ci sono familiari, noi. Il testo ebraico non dice direttamente “una vergine”
perché le abbiamo ascoltate nella liturgia della ma “una giovane donna”, che significa o una ragazza o
Parola della celebrazione eucaristica della Solennità una donna appena sposata. Quando però il testo della
dell’Annunciazione e anche, qui a Loreto, nella Messa Scrittura fu tradotto in lingua greca, da un gruppo
della Venuta della Santa Casa, il 10 dicembre. Nella di studiosi di Alessandria di Egitto, la parola che essi
vergine che concepisce e dà alla luce un figlio vediamo usarono fu proprio “vergine”, ed è questo il testo a
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
85
»
LETTERE AL “MESSAGGIO”
86
cui fa riferimento Matteo, ed
è questo che ha ispirato tutta
la tradizione cristiana, che ha
giustamente visto nelle parole
sia pure misteriose del profeta
un’indicazione precisa della
concezione verginale di Cristo
da parte di Maria.
Non dobbiamo stupirci se, a
una lettura del tutto aderente al
testo, non possiamo estendere
il significato delle parole di
Isaia al di là di una visione
abbastanza generica di una
donna che diventa madre di un
figlio di grande importanza.
Qualcuno
vorrebbe
interpretare la frase come
se fosse riferita alla
nascita di Ezechia, un
re giusto che cercherà
di rimettere il popolo
d’Israele sulla retta
via dell’obbedienza
ai comandamenti di
Dio. E forse qualche
parte di verità ci
potrebbe
anche
essere, benché sia
difficile applicare
tutte le espressioni
di ammirazione per
l’Emmanuele ad un
semplice re, sia pure
migliore degli altri.
Intanto possiamo
notare una cosa: ogni
volta che, nell’Antico
Testamento, si parla di
una nascita importante
– l’abbiamo visto più
volte – la madre è anziana e
sterile. Qui la madre è invece
giovane e non c’è nessuna
allusione alla sterilità: abbiamo
un’indicazione che va nella
direzione del nuovo stile di
Dio, che vuole che suo figlio
non nasca “da sangue né da
volere di carne né da volere di
uomo” (Gv. 1,13). E per noi non
c’è dubbio: la Vergine di Isaia è
proprio Maria.
AGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
Un grazie grande alla
Madonna di Loreto
Pubblichiamo una tra le tante lettere che pervengono alla direzione di questa
rivista, le quali esprimono sincera gratitudine per il dono della prole, ottenuta per
intercessione della Madonna di Loreto.
«Mi chiamo Paola e sono sposata da 10 anni e mezzo con Luigi. Due mesi
fa, esattamente l’8 marzo [2013] siamo diventati genitori della piccola Chiara.
Sembrerebbe una storia come tante, ma in realtà la
nostra bimba è frutto della potente intercessione
della Vergine Lauretana. Non riuscendo ad
avere figli, a causa della mia endometriosi,
quattro anni fa abbiamo adottato
Alessandro arrivato a casa nostra appena
18 giorni dalla nascita. Ma io e Luigi
avevamo il sogno di poter dare ad
Alessandro un fratellino o sorellina,
così dopo aver sentito parlare del
nastro azzurro, decisi di mandarlo
a prendere.
Così il 27 settembre 2011
ho indossato con devozione e
affidamento questo prezioso
nastro, pregando tutte le sere
con Luigi la Vergine Lauretana.
Il 10 dicembre di quello stesso
anno venimmo con Alessandro
in pellegrinaggio a Loreto,
affidando alla Vergine la nostra
famiglia e la seconda domanda
di adozione, che nel frattempo
avevamo inoltrato, rimettendoci
alla frase: «Si compia in noi la tua
Parola».
A giugno del 2012 un luminare
dell’endometriosi mi disse queste
testuali parole: - Scordati di poter
avere un figlio naturalmente...-, ma non
aveva fatto i conti con l’Onnipotente.
Infatti qualche giorno dopo Chiara veniva
miracolosamente concepita.
Il giorno del cesareo la professoressa che mi
ha operato mi disse che non aveva mai visto nulla di
simile e che era impossibile che una creatura potesse crescer dentro un utero
come il mio. Non sapeva però che a proteggere la mia bimba c’è stata tutti i
mesi la Mamma Celeste con il suo nastro!
Questa nostra storia possa essere di speranza a chi ormai non spera più,
perché a Lui nulla è impossibile. Soprattutto quando a chiedergli le grazie
è sua Madre».
SPIRITUALITÀ
La bellezza salverà il mondo
Don Valentino Salvoldi
Bellezza
Discreti testimoni
della
un altro stagno, dove trovai un altro fiore di loto
che allargava verso di me i suoi petali e diceva
sfacciatamente: «Guarda come sono bello e rendi lode
al mio Creatore».
Io proseguii disgustato” (Anthony de Mello).
Tutti siamo belli, unici e irripetibili. Lo siamo agli
occhi di Dio, dei nostri genitori e di quanti, amandoci,
vedono ciò che altri non sanno scoprire: il prodigio di
ogni creatura, immagine e somiglianza del Bellissimo.
Lo splendore della verità che è in ciascuno di
noi rifulge quando non lo ostentiamo; quando,
discretamente, testimoniamo nel silenzio la gioia
di esistere, di esser salvati, di essere noi - oggi - il
volto del Bel Pastore, Gesù: «Io sono il pastore bello.
Il bel pastore offre la vita per le pecore. (...) Io sono il
bel pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore
conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco
il Padre; e offro la vita per le pecore» (Gv 10,11-15).
87
L’esperienza della propria bellezza
Mario Mazka, «Il bel Pastore...».
Bellezza discreta
“Passando accanto allo stagno, vidi un fiore di loto
in piena fioritura e istintivamente gli dissi: «Come sei
bello, mio caro! E come deve essere bello il Dio che ti ha
creato!». Esso arrossì, perché non era affatto cosciente
della propria grande bellezza. E gli faceva piacere che
Dio fosse lodato.
Era il più bello perché era totalmente inconsapevole
della propria bellezza. E mi attirò perché non tentava
affatto di attirare la mia attenzione. Più avanti c’era
Cristo si presenta come Pastore bello e buono nella
sua scelta di essere tutto un dono per le persone da Lui
riscattate, redente e divinizzate con il suo sangue. Con
esse ha un rapporto personale, come se per Lui esistesse
un’unica persona, “il cui nome ha tatuato sulla palma
della sua mano”. A ciascuno, Egli fa la proposta di
lasciarsi amare, lasciarsi lavare i piedi e credere nel suo
amore. A tutti, poi, offre un luogo in cui fare esperienza
di questo amore: la Chiesa, grembo fecondo che ci
genera a una vita nuova, incomparabilmente superiore
a quella puramente umana. Lì ci riveste «delle vesti
della salvezza», ci fa ridiventare belli come eravamo
nell’originale progetto eterno, prima del peccato; anzi,
trasforma il nostro limite in grazia, la nostra debolezza
in forza, i nostri sogni in realtà che superano ogni
immaginazione e aspettativa.
Quanti fiori di loto germogliano nella Chiesa! Lo
testimonia l‘immensa schiera dei santi, non solo quelli
ufficialmente canonizzati, ma pure quelli che celano
la loro santità in uno stile di vita umile, silenzioso e
discreto, portando con dignità la loro croce senza farla
pesare agli altri: Cirenei della gioia.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
»
SPIRITUALITÀ
«Siamo i collaboratori della vostra gioia»
88
Fatta l’esperienza di essere salvati e amati al di là di
ogni nostro merito, non possiamo dire come San Pietro
sul Tabor: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo
tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia»
(Lc 9,33). No, povero Pietro, non ne ha azzeccata una!
Fatta un’esperienza di fede, il credente deve correre a
testimoniarla.
Lasciare l’intimità del Tabor per immergersi nella vita
quotidiana, come testimone di ciò che lo stesso Pietro
dirà nella sua prima lettera: «Siate pronti a rendere
conto della speranza che c’è in voi».
La luce del Cristo trasfigurato si riflette sul nostro
volto che diventa sempre più bello e che, da solo, è già un
“sacramento”, un segno dell’intimità con il Signore. Egli
imprime sul nostro volto quella bellezza che rendeva
talmente raggiante il viso di Mosè, da costringerlo
a mettere un velo per non abbagliare quanti lo
incontravano, all’uscita dalla tenda del convegno, dove
c’era l’arca dell’Alleanza: segno visibile della presenza
di Dio in mezzo al suo popolo.
Nutrito di questa Bellezza, il credente si mette in
cammino sugli impervi sentieri della terra, verso la
sua “Gerusalemme”, verso il Calvario, luogo misterioso
che è contemporaneamente simbolo di morte e di
resurrezione. Rifà l’esperienza di Gesù, da Lui sorretto
perché non venga meno il coraggio di testimoniare la
sua fede, capiti quello che capiti! Momenti di gioia e
momenti di solitudine. Esaltazione e critiche. Miracoli e
accuse di operare in nome di Belzebù, capo dei demoni.
E nel suo andare di gente in gente, il credente
percepisce il privilegio di avere una grande vocazione:
essere collaboratore dell’altrui gioia (cfr. 2 Cor 1,24).
Riconciliazione con la Bellezza
La persona innamorata non ha bisogno di dimostrare
nulla a nessuno: tutti si accorgono di quell’esperienza che
sta vivendo e che rende radioso il suo volto. Il credente,
nella sua profonda esperienza di comunicazione con
Dio - attraverso quella comunità di fratelli che l’aiutano
a pregare, a celebrare con gioia la liturgia eucaristica,
a convertirsi continuamente attraverso il sacramento
della riconciliazione - si erge a modello della nuova
morale, sensibile alla lettura dei segni dei tempi.
Morale che si presenta non tanto con una serie
di leggi, precetti e regole da seguire – benché pure
questi siano molto importanti – bensì con la gioiosa
testimonianza che faceva dire a Sant’Agostino: «Ama e
capirai». Bontà, bellezza e verità diventano contagiose,
suscitano quella domanda che i primi discepoli posero
a Gesù: «Maestro, dove abiti?», che significa: «Chi sei?
Che vita fai? Hai qualche cosa da insegnarci?». E tutti
conoscono la risposta semplice e lapidaria: «Vieni e
vedi». In altre parole: «Non ti dimostro nulla. Ma se la
mia condotta di vita sarà convincente, un po’ alla volta
t’insegnerò verità eterne, che rendono l’esistenza degna
di essere vissuta».
È così che il seguace di Cristo, riconciliatosi con Dio
nella comunità di fede, diventa un riconciliatore: uno che
aiuta i propri simili a superare l’egoismo, l’individualismo
e il narcisismo, grazie alla scoperta di appartenere a
un’unica famiglia, chiamata a trasformare questa vita –
prima che con la legge del codice e dei comandamenti –
con la legge dello Spirito, che solo può aiutarci a vincere
la legge stessa, il peccato e la morte, come magistralmente
insegna San Paolo nella lettera ai Romani.
Davide Frisoni, Il Calvario.
«Nutrito di questa bellezza, il credente si mette in cammino sugli impervi sentieri della terra, verso il Calvario...».
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
SPIRITUALITÀ
“Fissa il tuo
“U
sor. Francesca Entisciò
cuore inDio”
n giorno, nel deserto d’Egitto, un giovane monaco
tormentato da molti pensieri che lo assillavano durante
la preghiera si recò a chiedere consiglio ad abba Antonio, il
«La distrazione nella preghiera
è il primo nemico da combattere».
padre degli eremiti: «Padre che cosa devo fare per resistere ai
pensieri che mi portano via dalla preghiera?». Antonio prese
con sé il giovane, salirono in cima alla duna, si volsero verso
oriente da dove soffiava il vento del deserto e gli disse:
«Apri il tuo mantello e chiudi dentro il vento del deserto».
Il ragazzo rispose: «Ma, padre mio, è impossibile!». E
Antonio: «Se non puoi catturare il vento che pure sai da
che direzione spira, come pensi di poter catturare i tuoi
pensieri che neppure sai da dove sorgono? Tu non devi
fare niente, ritorna solo a fissare il tuo cuore in Dio»”
(da Padri del deserto).
Il combattimento spirituale contro i pensieri
che ci assalgono durante la preghiera, è la lotta
più difficile e scoraggiante all’inizio di ogni
percorso interiore. Quando decidiamo di
dedicare tempo a Dio nel silenzio, ci vengono
in mente tutte le cose urgenti da fare, i pensieri
più strani, immagini che difficilmente
riusciamo a controllare, ad esempio le ricette
di cucina, veri e propri trattati filosofici,
addirittura poesie imparate a memoria nella
fanciullezza.
Tutto questo avviene soprattutto se
cerchiamo il silenzio vero, cerchiamo
profondamente quel tempo propizio per
l’ascolto. Se si vuole fare un incontro autentico
con Dio nella preghiera, è necessario
combattere seriamente le distrazioni, per
poter resistere alle tentazioni che ci distolgono
dallo stare con Lui.
1. Il combattimento dei pensieri
La distrazione nella preghiera è il primo
nemico da combattere. Scopriamo di
essere distratti non solo dalle cose
che dimentichiamo di fare, ma dalla
moltitudine di voci che non riusciamo
a far tacere. È molto difficile ritagliarsi
un tempo di vero silenzio, interiore
ed esteriore. Ma è l’unica strada se si
vuole incontrare Dio. Lui non parla
nel rumore, nella confusione, ma nel
segreto del cuore. Per ascoltare veramente
ci vuole silenzio.
Il giovane monaco rendendosi conto che
sono molti i pensieri che lo tormentano
nel tempo della preghiera decide di
chiedere consiglio a chi è più esperto nel
cammino e la risposta che riceve è un vero
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
89
»
SPIRITUALITÀ
l a Pentecoste
sr. Maria Elisabetta Patrizi
sfm
90
insegnamento per noi: stare lì. Insieme alle
distrazioni, insieme ai pensieri stravaganti.
Stare con Lui e dedicargli il tempo che
avevamo fissato per quella preghiera. Il
primo allenamento è quello del tempo e
del corpo che decide di essere lì nonostante
tutto. Allora si scopre che è bello starci, ci
si scopre amati e attesi, i pensieri non sono
poi più così importanti.
Sorge allora una difficoltà più profonda,
quella alla porta della preghiera vera: la
voce interiore che ci accusa di non essere
sufficientemente buoni per pregare, che
non siamo capaci, istruiti, che Dio non
può amare quello che siamo, che troppa
incoerenza viviamo tra la vita interiore
e quella esteriore. L’elenco potrebbe
occupare pagine e pagine. Se combattere
con i pensieri è difficile, bisogna armarsi
ancora di più per riuscire a non ascoltare
questa voce che ci accusa. Giustamente o
no, il tempo di Dio è per Dio e non fatto
per piangersi addosso o trovare ragioni per
limiti e difetti.
2. Il frutto della preghiera
Il frutto dell’incontro con Dio è dono
dello Spirito Santo che va invocato
continuamente come paraclito, cioè come
consolatore, avvocato, difensore. Proprio
attraverso la preghiera nello Spirito Santo
ci scopriamo infinitamente amati, non
più sconfitti dall’accusa, ma ricchi di una
gioia sovrabbondante che ci viene proprio
dallo stare. Ecco perché è tanto importante
fissare lo sguardo in Dio, non in noi stessi
e nelle nostre meschinità, nei grovigli del
quotidiano, ma solo in Lui che è buono e che
si dona con larghezza a quanti lo invocano
con cuore sincero.
In questo tempo di deserto che la Chiesa
ci dona, facciamo esperienza di Lui,
frequentiamolo con assiduità, chiediamogli
lo Spirito con abbondanza affinché ci
conceda il frutto della preghiera, che non
altro che scendere nel nostro cuore e trovare
Dio così vicino da poterlo quasi toccare.
Chiediamo l’intercessione di Maria, sposa
dello Spirito Santo, che ci accompagni nei
nostri deserti, che faccia rifiorire la speranza,
irrighi con la sua materna protezione tutti i
nostri desideri di bene.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
IL VANGELO NEI MISTERI DEL ROSARIO
Il 3° Mistero glorioso
A
ll’ultima cena Gesù aveva detto: «è bene per voi che io me ne
vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito;
se invece me ne vado, lo manderò a voi» (Gv 16, 7). Il Paraclito è
il Consolatore, il Santificatore, l’Avvocato e Colui che porterà a
compimento ogni cosa, cioè, il finalizzatore del piano di Dio in
Cristo. Infatti, Gesù, morendo sulla croce, risorgendo e salendo
al Cielo alla destra del Padre, ha compiuto tutto e ora spetta allo
Spirito “distribuire” a noi ogni bene e accompagnarci ogni giorno,
partecipandoci la vita stessa di Gesù e conformandoci sempre
più a Lui, il Primogenito. Ed ecco: «mentre stava compiendosi
il giorno della Pentecoste» – o della “Cinquantina”, festa che,
celebrata 50 giorni dopo la Pasqua, commemorava l’alleanza del
Sinai tra Dio e Israele – «(...) venne all’improvviso dal cielo un
fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta
la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che
si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono
colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue,
nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi» (At 2,
1-4). Pertanto si radunò una gran folla, stupita dall’evento, e si
domandavano come mai ognuno li udisse parlare nella propria
lingua «delle grandi opere di Dio» (ivi, 11).
«Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta»
(ivi, 14) annunciò loro il compimento di quanto Dio aveva detto
per mezzo del profeta Gioele (Gl 3, 1-5) e cioè che «negli ultimi
giorni» Dio effonderà il suo Spirito su tutti. E «farà prodigi
lassù nel cielo e segni quaggiù sulla terra (...) Il sole si muterà
in tenebra e la luna in sangue, prima che giunga il giorno del
Ludovico Seitz, Colomba dello Spirito Santo librata sul libro della
Bibbia, Loreto, Vetrata della Cappella Tedesca (1892-1902).
SPIRITUALITÀ
91
Signore, giorno grande e glorioso. E avverrà: chiunque
invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Dopo aver citato il profeta, Pietro annuncia Gesù, il
Nazareno, «uomo accreditato da Dio presso di voi per
mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece
tra voi per opera sua, come voi sapete bene – consegnato
a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di
Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete
ucciso» (At 2, 22-23).
Ma il piano di Dio, entrato nella sua fase decisiva con
la venuta di Gesù, ora ha raggiunto il punto centrale
quando «Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della
morte, perché», essendo vero Dio, «non era possibile che
questa lo tenesse in suo potere (...). Questo Gesù Dio lo
ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato
dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre
lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi
potete vedere e udire (...). Sappia dunque con certezza
tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e
Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (cfr. At 2, 24-36).
Ludovico Seitz, La Pentecoste, Loreto, Cappella tedesca (1892-1902).
Ecco, nelle coraggiose parole di Pietro, è già racchiusa
tutta l’essenza della fede cristiana: Gesù crocifisso e
risorto, costituito Signore da Dio Padre ed effusore dello
Spirito Santo e santificatore.
È lo Spirito stesso che proclama, per mezzo di Pietro,
il compimento del piano di Dio in Cristo. Questo
è il culmine della predicazione apostolica: Gesù è
davvero il Re Messia, il Signore! Ed è lo Spirito che fa
loro annunciare e testimoniare il Signore Gesù Cristo
perché tutti possano credere in lui, essere battezzati nel
suo Nome, ricevere il dono dello Spirito Santo; «per voi,
infatti, è la promessa e per tutti quelli che sono lontani,
quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro» (At 3, 39).
Chiediamo, dunque, allo Spirito Santo di renderci
annunciatori e testimoni autentici di Cristo, dono
del Padre, per la salvezza del mondo. In Lui, con il
Battesimo, siamo diventati “nuove creature”, figli di Dio,
chiamati alla vita eterna.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
L’ANGOLO DI PÈRE MARC FLICHY
Père Marc Flichy
Prospettive per Loreto
L
92
'esortazione
apostolica
Evangelii
gaudium
costituisce il discorso programmatico del nuovo
pontificato. Papa Francesco lo dice apertamente;
desidera lanciare la Chiesa in una nuova direzione.
Il titolo del primo capitolo dell'esortazione è chiaro:
«Trasformazione missionaria della Chiesa». Il Papa augura
a ogni Chiesa particolare una «Conversione pastorale e
missionaria» (n° 25).
Il nuovo pontefice fa dell'«Ecclesia semper
reformanda» l'arma di punta della nuova pastorale.
Questa formula, che fu di Lutero, è ormai cattolica; la
ritroviamo nel Decreto sull'ecumenismo del Vaticano II (n°
6).
Il discorso del nostro buon Pastore è per tutti. Le
consegne sono ferme, chiare, imperative. Dobbiamo
«uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di
raggiungere tutte le periferie» (n° 20), intraprendere una
«conversione ecclesiale», una «continua riforma della Chiesa
in quanto istituzione umana e terrena» (n° 26).
Il Papa desidera il «controllo tecnico», la «revisione
delle sue macchine», cioè l'esame evangelico di tutti
gli ‘equipaggi’ della Chiesa. Dunque, ciascuna
istituzione deve assolutamente esaminare
accuratamente ogni ingranaggio della sua
macchina pastorale, togliere la ruggine,
cambiare i pezzi logorati, buttare via
i frammenti inutili: «Nel suo costante
discernimento, la Chiesa può anche
giungere a riconoscere consuetudini
proprie non direttamente legate al
nucleo del Vangelo» (n° 43).
Anche Loreto non potrà
sfuggire al discorso di fuoco
del vulcanico timoniere della
Chiesa: «Esorto ciascuna chiesa
particolare a entrare in un deciso
processo di discernimento,
purificazione e riforma» (n° 30).
Anche il santuario di
Loreto è oggi sollecitato a una
verifica della sua potenzialità
missionaria, delle sue attività
liturgiche e pastorali.
In che direzione deve andare
Loreto?
Abbiamo ora dei criteri ben
precisi: «Sogno - scrive il successore
di Pietro - una scelta missionaria capace di
trasformare ogni cosa, perché le consuetudini,
gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
ecclesiale diventino un canale adeguato per l'evangelizzazione
del mondo attuale, più che per l'autopreservazione» (n° 27).
L'intrepido Papa vuole che una grande corrente
d'aria fresca scuota la Chiesa che Gesù gli ha affidato.
Si dimostra ostile allo spirito freddo degli ottusi
conservatori, amici egoisti dei loro agi. Non ha paura
di proclamare: «Un cuore missionario ...mai si chiude,
mai si ripiega sulle proprie sicurezze, mai opta per
la rigidità autodifensiva» (n° 45). Di fatto «la pastorale in
chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio
pastorale del "si è fatto sempre cosi". Invito tutti a essere
audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi,
le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori della propria
comunità» (n° 33).
Per noi, amanti delle tradizioni, tanti sacrifici sono
all'orizzonte. Ma li accettiamo di gran cuore: vale la pena.
Mi auguro che Loreto, già per tanti secoli centro e cuore
della vita ecclesiale italiana ed europea, diventi una
rampa di lancio e un modello stimolante delle iniziative
e novità missionarie auspicate da papa Francesco!
Pasquale Iozzino, Ritratto
di Papa Francesco, disegno.
SPIRITUALITÀ
Paolo Giovanni Monformoso
La preghiera
nella sofferenza:
far battere il cuore
Il dolore, lo squarcio dove entra Dio
Voglio essere capace di intrecciare un dialogo con Te:
lo stesso dialogo del Padre con te, il Figlio, nello Spirito
Santo. Le mie giornate, lo sai, sono per lo più cariche di
preoccupazioni materiali; resto facilmente alla superficie
degli avvenimenti, di me stesso, dei rapporti con gli
altri e non colgo l’essenza di tutto. Ora devo «entrare»
in me stesso, scendere di più nel cuore per parlare lo
stesso Tuo linguaggio, che è il linguaggio dell’Amore.
Perché se io parlo a Te solo con la ragione e senza
cuore e Tu mi parli amandomi, non ci capiremo mai
e potrei poi accusarTi di essere sordo alle mie parole.
Allora mi metto all’unisono con il battito del Tuo cuore:
il cuore di Cristo. Insegnami a vivere il rapporto con
gli altri e tutta la vita al
ritmo del Tuo cuore, così
non sarò più costretto
a usare meccanismi di
difesa per paura del
peggio, ma potrò aprirmi
con prudenza al mondo
e agli altri, certo che Tu,
Dio, sarai sempre con
me, soprattutto quando
come sofferente sono
con Te, oppure lo sono
quando mi prendo cura
di ogni sofferente, e so
che sarò sempre ispirato
nei gesti e nelle parole
dallo Spirito e capace
di usare la dolcezza di
Maria.
In questo cammino
devo
prendere
la
decisione forte e risoluta
Giotto (1267-13379, Le Nozze di Cana, Padova, Cappella degli Scrovegni. «Fate quello che egli vi dirà...». di non fermarmi mai, né
di abbandonarTi. È molto
importante
che
io
vegli
sempre
su me stesso, fino a
ar battere il cuore al ritmo del Suo, questo è
prendere
la
ferma
decisione
di
affidarmi
totalmente
uno dei significati della preghiera per chi soffre e chi
Te,
e
lasciar
andare
tutto
il
superfluo,
magari
tutto
accompagna… perché il Suo (dicevamo la volta scorsa) è il
me
stesso...
Perdere
tutto
pur
di
non
perdere
neanche
ritmo di chi sa affidarsi all’infinita Provvidenza, di Colui che
ha visto il proprio Cuore fermarsi e poi risorgere e tornare a un’occasione (cfr 1Cor 9,22)... ricordando che Tu sei
battere, secondo la Volontà di Vita del Padre. Continuiamo tanto più Tu presente in me, quanto più io tolgo spazio
a pregare per attingere alla fonte della preghiera la all’Io. Mi affido a Te e calmo il mio mare interno, agitato
fortezza, la speranza e, più ancora, la certa speranza, da paure e risentimenti, ancorandomi alla forza che Dio
che mai la nostra sofferenza sarà, se vissuta in Cristo, un Padre mi dà in Te Suo Figlio, e con la fortezza del giusto
tempo inutile destinato solo all’abbattimento, alla paura, al e la prudenza lascio si calmi la superficie del mare dei
disperato annullamento di sé. Continuiamo la nostra ascesa miei ri-sentimenti, così da poter vedere Maria tra le
onde del mio mare interno, agitato: Maria, la Maris
alla montagna dove Lo incontreremo.
Stella, mi indicherà la strada fino a Te.
“Eccomi: mi preparo all’incontro.
al ritmo del Suo
(13)
…f
»
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
93
SPIRITUALITÀ
94
Eccomi: mi preparo all’incontro.
Voglio innamorarmi sempre
più della Tua umanità; assimilare i
Tuoi pensieri, affetti, desideri e farli
diventare miei: “Fate quello che Egli
vi dirà” (Gv 2,5). Vado alla scuola
di Maria per essere come Te, Gesù.
Il mio incontro con Te può iniziare
anche solo con un lungo sguardo:
uno sguardo di Te su di me, e di me
su di Te. O tra me ed ogni fratello.
Io so, mio Cristo, che Tu sei in ogni
fratello, in ogni fratello sofferente;
ecco, devo imparare a non tenere
lontano nessun altro, devo smettere
di stare isolato per paura di perdere
qualcosa di me o di mio; non
posso desiderare di incontrare
nell’Amore Te, Gesù, se sono avaro
di sentimenti e di quelle emozioni
che solo vengono dall’amore donato
dal Padre a noi: mio Gesù, Tu sai
solo amare, e se io non mi apro
all’Amore come faccio a incontrare
Te che sei l’Amore Puro? Eccomi,
insegnami ad usare la giusta misura
nelle emozioni, nei sentimenti, nelle
relazioni. Insegnami ad essere
equilibrato e sereno per poter stare
bene con Te. Bene con l’altro. Ogni
altro”.
Questa è la via dell’amore: non c’è
un’altra. Perciò vediamo che la carità
non è un semplice assistenzialismo,
e meno un assistenzialismo per
tranquillizzare le coscienze. No, quello
non è amore, quello è negozio, quello
è affare. L’amore è gratuito. La carità,
l’amore è una scelta di vita, è un modo
di essere, di vivere, è la via dell’umiltà e
della solidarietà. Non c’è un’altra via
per questo amore: essere umili e
solidali (Papa Francesco, Cagliari, 23
settembre 2013).
(continua-)
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
Mons. Decio Cipolloni
Penitente e confessore
avvolti dalla stessa
misericordia
A
lle folle di pellegrini che varcano la soglia della Santa Casa è
dato, se lo vogliono, di varcare un’altra soglia, quella della
misericordia di Dio, che nel sacramento della confessione in modo
tanto concreto, quanto divino si dona loro.
Infatti la visita al santuario e la confessione, sono gesti così legati tra
loro, perché lo stesso pellegrinaggio evidenzia la nostra condizione
di peccatori, conducendoci verso quei luoghi dove più viva e toccante
si coglie la misericordia di Dio.
Come non far risuonare le parole misteriose che Mosè sentì dire
da Dio sul monte Sinai: “non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi,
SPIRITUALITÀ
perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa” (Es.
3,15)
Quale luogo è più sacro della Santa Casa? In essa si
rivela la misericordia di Dio, che in Gesù Cristo fatto
uomo, crocifisso per amore prende nome e volto. Come
allora non cogliere tra i gesti propri del pellegrinaggio
quello della confessione, che ci chiede di toglierci più
che i sandali dai piedi, dal cuore il peso del peccato.
Il ritornello di un salmo responsoriale proclama:
“Signore, ridonami la gioia del perdono”. Mi chiedo:
“come può esserci la gioia del perdono se non c’è il
disagio, il tormento del peccato?”.
Togliersi i sandali, entrando al santuario significa
professare non solo la fede, ma anche il proprio peccato.
Sembra oggi più di moda l’abito del fariseo, che quello
del pubblicano, come è più normale sentirsi giusti che
peccatori.
Addirittura la parola “peccato” non trova più facile
accesso nel linguaggio popolare, eppure esso ha tutto
il peso biblico, teologico e pastorale e non si minimizza
di fronte alla giustificazione di una coscienza lassa, nè
diventa così prepotente da distruggere l’uomo, se lo si
consegna a chi per lui si è fatto inchiodare.
Come allora non cogliere nella visita al santuario,
tra i gesti, quello più significativo e sacramentale della
confessione? Momento illuminante, carico di emozioni
spirituali e di quella gioia, che trasale dal cuore al volto
per il perdono ricevuto. Per questo il sacerdote quando
accoglie il penitente dice: “il Signore che illumina i
nostri cuori, ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati
e della sua misericordia.”
Ai cristiani che identificano il sacerdote nel ruolo di
confessore, perché non scambino il suo servizio con
quello di un funzionario, o tanto peggio di un giudice,
perché non ipotechino il potere divino a lui donato, è
richiesto un profondo atto di fede, specialmente quando
ci si presenta a lui nel confessionale.
Un atto di fede, che per primi siamo chiamati a fare
noi sacerdoti, rivestiti di un potere sovraumano, ma
allo stesso tempo carico di misericordia divina. Siano
le parole del Papa a ricordarci la nostra gratificante,
ma pesante responsabilità di confessori. Ministero che
ci da la vera dimensione del nostro essere sacerdoti.
Chi si priva di questo ministero, non percepisce la
misericordia, né quella di Dio, né quella del penitente.
“Il servizio che il sacerdote presta come ministro da
parte di Dio per perdonare i peccati è molto delicato
ed esige che il suo cuore sia in pace che non maltratti i
fedeli, ma che sia mite, benevolo e misericordioso; che
sappia seminare speranza nei cuori e soprattutto sia
consapevole che il fratello o la sorella che si accostano
al sacramento della misericordia cerca il perdono
e lo fa come si accostavano tante persone a Gesù. Il
sacerdote che non ha questa disposizione di spirito
è meglio che finché non si corregge, non amministri
questo sacramento. I fedeli hanno il diritto di trovare
nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio.” (udienza
20 novembre 2013)
Queste parole del Papa rivelano il volto del confessore
e la sua vera identità.
Provo a confidarvi quello che la mia prolungata
esperienza nei santuari ha testimoniato dei confessori:
la loro paternità è segno della paternità di Dio;
la loro fragilità umana è comprensione per ogni
peccatore; il loro giudizio è coscienza di verità contro
le giustificazioni; il loro potere sacerdotale garanzia del
perdono di Dio; la loro accoglienza è espressione della
maternità della Chiesa; i loro consigli orientamenti per
nuovi impegni etici; il loro incoraggiamento è invito
alla gioia e alla fiducia.
Giro ai miei confratelli confessori, non solo del
santuario, ma dovunque esercitano il ministero
questa riflessione, confidando che io e loro cerchiamo
di essere quello che Papa Francesco ci raccomanda.
Più risalterà con forza e con semplicità la nostra
testimonianza di confessori e la condizione di peccatori
che tutti accompagna, più risplenderà nella Chiesa la
misericordia di Dio, perché appaia ancora più grande il
mistero umano e divino degli uomini che la guidano e
dei cristiani che la compongono.
La Vergine lauretana conceda ai penitenti e ai
confessori di essere avvolti dalla stessa misericordia,
gli uni perché perdonati, gli altri perché edificati dai
prodigi di Dio.
Varrebbe la pena dire: “chi va al santuario e non si
confessa è come chi va in cerca di acqua, e trovata la
fontana, rinuncia a bere.”
Foto Corrado Vidau.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
95
GUARIGIONI A LORETO
Dott. Fiorenzo Mignini
LA GUARIGIONE DI
Suor Antonietta Cecchini
si sentì guarita e chiese di andare in cappella a
ringraziare il Signore. Dispose di riferire al P. Remigio
“che era completamente guarita”. Dal quel giorno
iniziò ad alimentarsi regolarmente e cominciò a star
bene alzandosi dal letto da sola. La lettera inviata da
una consorella alla sua Superiora ci fornisce ulteriori
informazioni sul decorso successivo alla guarigione:
“Rev.da Superiora Suor Emilia, eccomi a Lei per darle
notizie della nostra buona suor Antonietta Cecchini.
Bisogna proprio dire che la Madonna le ha fatto la
grazia per stare così bene, noi che la vediamo sempre
così sofferente. Non si sapeva di che farla vivere,
mentre adesso mangia, dorme, si alza da sola, gira,
va in Chiesa, non sente più nessun dolore o disturbo
all’Archivio dell’Osservatorio Medico - In data 8
intestinale, solo i piedi si gonfiano se sta un po’ tanto
agosto 1954 si è presentata presso la Congregazione
alzata, con ragione le povere gambe che da parecchi
della Santa Casa di Loreto la Suora Emilia Broglio
anni conoscevano soltanto il letto si sono indebolite ed
dell’Istituto S. Maria della Divina Provvidenza, della
ora devono ricominciare da capo a camminare fanno
Comunità di Loreto (opera Don Luigi Guanella) e
un po’ fatica, ma a Dio piacendo, passerà anche questa.
raccontò quanto segue.
I Direttori del Pellegrinaggio desideravano di fare
Suor Antonietta Cecchini di anni 42, dell’Opera
una
relazione in merito, ma siccome la notizia si è sparsa
Don Guanella, residente a Como (istituto S. Marcellina,
per
mezzo
delle nostre dame che avevano visto il fatto,
via Tommaso Grossi, 28), è inferma da cinque anni
in
un
baleno
per tutta Como, così il Vescovo per non
ed è stata operata due volte per carcinoma gastrico,
dare
troppo
corso,
più del necessario non ha permesso
dichiarato inguaribile.
che
fosse
pubblicato
e credo che sia stato un bene e noi
Dal 9 al 12 luglio 1954 ha partecipato al pellegrinaggio
siamo tanto contenti così.
a Loreto con il treno malati
Ieri sera parecchie di noi abbiadell’organizzazione lombarda ed
mo
partecipato alla funzione di
è venuta al Santuario della Santa
ringraziamento
del PellegrinagCasa per chiedere Grazie per
gio
di
Loreto,
fu
veramente
bello e
la Congregazione: “Per me non
commovente.
Le
accludo
un
pezchiedo nulla, chiedo Grazie per
zetto
dal
giornale.
Ringraziamo
la Congregazione”. Trasportata
di cuore il buon Dio e la Vergine
in barella poiché impotente in
Santissima che nella loro grande
tutto, soffriva molto e aveva
Misericordia sanno far gustare ai
bisogno di ogni assistenza. Non
buoni dei momenti di vera gioia!
si nutriva che di poche gocce
Nella processione vi era una audi caffè. Pur non notando nulla
tomobile
con l’alto parlante. Per le
durante il soggiorno a Loreto, con
suore
degli
Esercizi ci serbano un
sua meraviglia fece il viaggio di
posticino
dal
3 all’11 settembre.
ritorno sentendosi fisicamente
Le
rinnovo
ringraziamenti e reassai bene. La notte tra il 13 e il
ligiosi
saluti
a
Lei e tutte le suore
14 luglio poté riposare “con un sol
anche
da
parte
di suor Ines.
sonno”, mentre prima non poteva
Nel
Signore,
Aff.ma Consorella
chiudere occhio; al mattino del
Suor
Teresa
Vismara.
14, ricevette, come sempre, la
Sia lodato Gesù Cristo.”
Santa Comunione a letto e poi
Como, 27-7-54
A.
Brogli,
Salute
degli
infermi,
invocazione
delle
prese il caffè. Immediatamente
L’Osservatorio Medico “Ottaviano Paleani”
è stato stabilito presso la Santa Casa di Loreto il 2
Febbraio 2012 al fine di constatare, raccogliere i fatti ed
effettuare la valutazione di ciascun caso di guarigione
apparentemente inspiegabile, nonché di monitorarne
l’evoluzione per almeno un anno attraverso
un’attività professionale qualificata. Il materiale
proposto in questa rubrica proviene dall’archivio
dell’osservatorio. Per ulteriori informazioni si può
consultare il sito: osservatorioloreto.org.
D
96
Litanie Lauretane (1997).
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
p.
Marcello Montanari
Carcinoma gastrico
Nel 1930 questa malattia rappresentava
la principale causa di morte legata a
neoplasie nei maschi, mentre nelle
donne la mortalità era appena inferiore.
Nel 95% dei casi è un adenocarcinoma.
L’asportazione
chirurgica
completa
del tumore con resezione dei linfonodi
adiacenti rappresenta l’unico tentativo di
terapia radicale. Purtroppo, la maggior
parte dei pazienti si presenta alla diagnosi
in stadio III o IV e la sopravvivenza a 5
anni non supera il 20-30%. La prognosi
severa delle forme localmente avanzate
è legata ad un’elevata percentuale di
recidive dopo trattamento chirurgico,
spiegabili sia con la presenza di malattia
occulta metastatica sia con l’evenienza di
un residuo tumorale post-resezione. In
base a questi dati, sono state sviluppate
negli ultimi anni nuove strategie
terapeutiche, al fine di migliorare la
prognosi dei pazienti con carcinoma
gastrico. L’adenocarcinoma gastrico è
relativamente radioresistente e richiede
dosi radianti superiori alla soglia di
tolleranza delle strutture circostanti, come
la mucosa intestinale e il midollo spinale.
I risultati di studi controllati indicano
che la terapia radiante da sola, dopo
resezione completa del tumore, non è in
grado di prolungare la sopravvivenza. La
somministrazione di una combinazione
di farmaci citotossici in pazienti con
cancro gastrico avanzato consente di
ottenere una riduzione superiore al
50% della massa misurabile (“risposta
parziale”) nel 30-50% dei casi, con
discreto beneficio soggettivo. Nonostante
questi risultati incoraggianti in una
malattia una volta ritenuta incurabile,
la completa scomparsa della massa
tumorale è rara, la remissione parziale è
transitoria e l’impatto complessivo della
polichemioterapia sulla sopravvivenza
è ancora motivo di discussione.
Attualmente sono disponibili vari
schemi terapeutici per trattare i pazienti
con tumore gastrico avanzato; bisogna
scegliere quello più adatto valutando l’età
e il cosiddetto performance status del
paziente così come i profili tossicologici
dei singoli farmaci.
S. Camillo De Lellis
(1550-1614)
Patrono e modello degli infermieri
i celebra quest’anno il IV centenario della morte di san Camillo
De Lellis, il fondatore della Congregazione dei Ministri degli
infermi detti popolarmente Camilliani. È chiamato anche il santo
degli ospedali e dei malati.
San Camillo nacque a Bucchianico, vicino a Chieti, il 25 maggio
1550. Rimasto orfano della mamma, seguì il padre nella carriera
militare, dandosi anche lui al vizio e al gioco. Crebbe vivace e
irrequieto, più amico dei divertimenti che dello studio. A causa di
una piaga a un piede, per curarsi entrò nell’ospedale San Giacomo
a Roma dove, per necessità, dovette imparare a servire i sofferenti;
ma era un pessimo infermiere: svogliato, distratto e venale.
Il suo cuore però non era del tutto sviato; spesso era tormentato
dall’inquietudine e dall’angoscia. A venticinque anni, sempre
tormentato dalla ferita alla gamba, mai pienamente guarita,
e dalla fame, decise di accettare un lavoro da muratore che i
Cappuccini di Manfredonia gli offrirono per la costruzione del
loro convento. I frati gli si mostrarono molto fraterni. Camillo
ne fu interiormente commosso. Il suo orgoglio però non era
domo: “per timore che facessero ciò per indurlo a farsi frate”
non accettò mai nulla.
Tuttavia la grazia lo attendeva. La sera del 1° febbraio il padre
Guardiano gli disse a bruciapelo: “Fratello, tutto passa, tutto
è vanità. Solo per Gesù Cristo vale la pena spendere la vita”.
Camillo accusò il colpo e rispose: “Padre, pregate Iddio per me”.
Restato solo, si gettò per terra e incominciò a piangere
sommessamente sulla sua vita di peccato. Camillo iniziò così
una nuova vita: fu vinto dalla grazia in modo così forte tanto da
non commettere più un peccato mortale né veniale volontario.
Decise di servire Dio tra quei buoni Cappuccini, ma dopo
pochi mesi, a causa della vecchia piaga riacutizzata, dovette
lasciare il convento. Tornò all’ospedale ‘San Giacomo’, attento
e premuroso verso gli altri infermi, prestandosi anche come
inserviente volontario. Sempre caritatevole con i malati, diceva
loro con tono rassicurante: “Comandatemi, perché siete voi
i miei padroni”. Trascorreva la domenica in compagnia di s.
Filippo Neri che lo orientò verso la vocazione alla quale si sentiva
attratto: consacrarsi a Cristo Crocifisso nel servizio dei malati;
così l’ospedale divenne la sua casa.
Fu un avvenimento straordinario; e rappresentò una svolta per
la vita ospedaliera. Egli cominciò ad accogliere gli infermi alle
porte dell’ospedale, a lavarli personalmente con bagni odoriferi
e a pulire le loro piaghe infette. Lo videro baciare quei corpi
immondi e feriti, trasportarli sulle spalle, nutrirli, abbeverarli e
accarezzarli con la tenerezza “che sogliono fare le madri verso i
loro figli infermi”. Nello stesso tempo andava mettendo ordine
S
97
»
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
98
nell’ospedale; con la vigoria dell’antico soldato teneva a
bada la ‘marmaglia ladra’, costituita dai pessimi e poco
raccomandabili infermieri del tempo.
Per servire i sofferenti istituì la nuova Congregazione dei Ministri degli infermi, riunendo una compagnia
di uomini virtuosi. Il loro distintivo era una croce rossa
come il sangue e il fuoco: il sangue di Gesù e il fuoco della carità. Ogni giorno andava all’ospedale di ‘Santo Spirito’; Camillo vi instaurò “una nuova scuola di carità”. In
seguito fondò nuove case in
altre città per servire i malati.
Intanto, per essere all’altezza
del compito che lo attendeva, Camillo riprese gli studi al Collegio Romano e nel
1584 fu ordinato sacerdote.
Al momento della sua morte, avvenuta il 14 luglio 1614,
la sua Congregazione contava sedici conventi con 320
fratelli, prestava assistenza
in otto ospedali e ne gestiva
altri quattro. L’eroico e santo
infermiere, che tutti i malati
avrebbero voluto, è stato dichiarato santo nel 1746.
“Figlio e servo della Madre di Misericordia”
Così desiderava farsi chiamare! La Madonna l’aveva atteso per convertirlo. Lei era il
suo rifugio e il suo conforto. Il
soldataccio malfamato, violento e vizioso, qual era Camillo,
nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Lo poté il buon Dio per
intercessione della Madonna.
Confidava con gratitudine e commozione: “Povero me,
se non avessi in cielo una così tenera madre!”. La Madonna
è stata la carissima madre che Camillo aveva tante volte
desiderato e chiamato quand’era infermo. Solo la celeste
Madre gli aprì le braccia e lo accolse per figlio. La tenera
devozione alla Madonna rese la sua spiritualità amorosa,
generosa e materna. Fu una maternità che espresse poi
verso gli infermi e i moribondi. I testimoni della sua carità
dicevano: “Nessuna madre è più madre di lui”.
La Madonna lo chiamava alla sua casa di Loreto
L’insigne devoto di Maria durante i suoi viaggi
approfittò per visitare più volte la Santa Casa. La prima
visita fu nel 1592, in compagnia di fra Curzio Lodi, uno
dei tre primi compagni del suo Istituto. Si recò a Loreto
per sciogliere un voto alla Madonna, che gli aveva
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
ottenuto, da parte della Santa Sede, il riconoscimento
dell’Istituto. Camillo ebbe in Santa Casa un incontro
tanto commovente con la sua tenerissima Madre da
versare copiose lacrime di riconoscenza, effondendo
l’anima sua in lunghe ore di preghiera fervorosa. Ne
ripartì col cuore infiammato di carità.
Nel 1597 ritornò a Loreto accompagnato da nove religiosi, quattro sacerdoti e cinque fratelli, destinati alla
fondazione di Bologna, per invocare l’aiuto della Madonna in vista della difficile
decisione di assumere o no
il servizio completo negli
ospedali. Sfogò ai piedi della celeste Regina la pena del
suo cuore per alcune prove
che aveva incontrato in seno
al suo nuovo Istituto e ripartì
più sicuro e sereno verso Bologna.
Il Santo degli Infermi volle
tornare a Loreto in forma ufficiale verso i primi giorni di
giugno del 1600, accompagnato dai suoi assistenti nel
governo dell’Ordine, che nel
frattempo si era consolidato
ed esteso. Poteva affermare
che la sua opera di fondatore
era terminata. Veniva a darne
conto alla sua ‘specialissima
Patrona’ e a presentarle tutti
i malati e i religiosi presenti
e futuri, perché li custodisse
nell’amore del suo Gesù.
Intanto, nel 1607, aveva
rinunciato al governo dell’Ordine per attendere interamente all’assistenza dei malati. Il suo cuore andava spesso alla Casa della Madonna;
per questo ben volentieri, nel 1613, accolse l’invito del
nuovo Ministro Generale ad accompagnarlo in visita
alle case d’Italia, passando per Loreto. Si fermò tre giorni, e tra le venerate pareti fece le più care confidenze alla
“Signora e Patrona del suo Ordine” invocandone nuovamente la protezione. Sentendo prossima la fine, celebrò
nella Santa Casa, pregando “con grande sentimento e lagrime la Santissima Vergine a essergli propizia e avvocata nell’ultimo passo della morte” e chiedendo per sé e per
i suoi di renderli meno indegni nell’attuare, in verginale
purezza, la materna presenza accanto al letto di chi soffre
e muore. Ancora una volta le sorti di un Ordine religioso
erano legate al patrocinio della Vergine di Loreto.
Speciale Storia del Santuario
Stato giuridico e governo del santuario di Loreto
1 - La Santa Casa proprietà della mensa vescovile
di Recanati
Il primo documento relativo alla Ecclesia Sanctae Mariae
del Laureto, corrispondente alla Santa Casa, risale al 1315 e
si riferisce a fatti accaduti nel 1313, quando alcuni ghibellini di Recanati, nelle feste mariane di agosto e settembre
di quell’anno e in quelle di febbraio e marzo dell’anno successivo, e in tutte le feste della Madonna, assalirono la detta chiesa, da cui asportarono doni e danaro. Il procuratore
del vescovo di Recanati Federico li denunciò al rettore della
Marca che li condannò.
Nel prezioso documento risulta che la chiesa di Santa
Maria di Loreto «apparteneva immediatamente alla Chiesa
di Recanati e alla mensa del vescovo».
Inoltre, risulta che la chiesa era retta da un cappellano sacerdote, postovi dal vescovo con l’incarico di raccogliere tutte offerte, contro la cui volontà avevano agito i depredatori.
Il 18 novembre 1320 Giovanni XXII, per le insubordinazioni dei ghibellini, privò Recanati del titolo di città e di
diocesi, decretando che la cattedrale, il vescovo e i canonici
fossero trasferiti a Macerata, il cui territorio fu sottratto alle
diocesi di Fermo e di Camerino per costituire una nuova
diocesi. Così Macerata divenne città e diocesi per la
prima volta.
La chiesa di
Santa Maria di Loreto passò sotto la
giurisdizione del
vescovo di Macerata ed ebbe un
rettore (rector), con
maggiore autorità
rispetto al precedente cappellano.
Nel 1357 Innocenzo VI restituì
a Recanati il titolo
di città e di diocesi, la quale restò
unita alla diocesi
di Macerata, sotto
Ludovico Seitz, Ritratto di Giulio II, Loreto, un unico vescovo.
Cappella Tedesca (1892-1902). Giulio II ha
emesso la bolla In sublimia, fondamentale per
l’ordinamento giuridico del santuario di Loreto.
ATTRAVERSO I SECOLI
2 - Tentativi dei papi di porre il Santuario sotto
l’immediata giurisdizione della Santa Sede
Con la crescente notorietà e importanza del santuario,
meta di un sempre maggiore numero di pellegrini, nel
1424 Martino V manifestò la propria volontà di porre il
Santuario di Loreto sotto l’immediata giurisdizione della
Sede Apostolica ma, per venire incontro ai desideri dei
recanatesi, assai contrari a quel proposito, non mandò a
esecuzione il progetto.
Nel secolo XV presso la chiesa di Santa Maria di Loreto
si stabilirono alcuni sacerdoti e un gubernator. Il primo fu
Giacomo di Atri, nominato nel 1445, al quale successe
Pietro di Giorgio Tolomei, detto il Teramano, morto nel
giugno 1473
Sisto IV, il 28 novembre 1476, pose il Santuario di
Loreto sotto l’immediata giurisdizione della Santa Sede,
disponendo l’elezione di un vicario in spiritualibus e un
governatore in temporalibus e la presenza di otto cappellani
nel santuario, scelti dal vicario.
Tuttavia, per le insistenti rimostranze dei recanatesi,
Sisto IV, l’8 febbraio 1477, ristabilì la giurisdizione del
vescovo di Recanati sulla chiesa di Loreto.
3 - La bolla «In sublimia» di Giulio II e i
successivi interventi pontifici
Giulio II il 21 ottobre 1507, con la bolla In sublimia,
sottrasse il Santuario della Santa Casa e la città di Loreto
rispettivamente al vescovo e al Comune di Recanati,
assoggettandoli alla diretta giurisdizione della Santa
Sede, ed emanò una costituzione per il governo della
Santa Casa che fu affidata a un governatore, quale
diretto rappresentante del cardinale protettore, residente
a Roma. Il 27 aprile 1509, lo stesso papa precisò che la
competenza del governatore si riferiva al solo complesso
della Santa Casa e che comprendeva tutto ciò che
riguardava il culto e l’amministrazione economica del
considerevole patrimonio, con la specificazione dei vari
uffici. Si trattò di un saggio provvedimento che fu punto
di riferimento per i secoli successivi. Il primo cardinale
protettore fu Antonio Ciocchi da Monte San Savino e il
primo governatore fu il dottore Domenico Sebastopoli
d’Anguillara.
Leone X, con la bolla Ex supernae providentia del 10
Speciale
dicembre 1514, elevò la chiesa di Loreto al grado di
collegiata insigne con 12 canonici, 12 beneficiari e
6 chierici. Inoltre, il 1° giugno 1518, stabilì che fossero
sottomesse al governatore della Santa Casa la città di
Recanati e la villa di Loreto.
La decisione però creò notevoli disagi, per cui
Clemente VII, con il breve Cum plerique del 13 gennaio
1524, annullò la fusione voluta dal Leone X e stabilì
che Recanati tornasse alle dipendenze del rettore della
Marca e il castello di Loreto restasse alle dipendenze del
governatore della Santa Casa.
In questo altalenarsi di competenze, merita di essere
segnalata anche la decisione di Paolo III che con la bolla
Ad Sacram Beati Petri Sedem del 18 febbraio 1535, restituì
al Comune di Recanati l’autorità sul castello di Loreto.
Più tardi però Pio IV, con il breve Fervens et perpetuus
del 19 ottobre 1565, conferì di nuovo l’autorità civile sul
medesimo castello al protettore e governatore della Santa
Casa.
Un altro fatto di rilievo si registrò sotto Gregorio
XIII, il quale, con il «motu proprio» Nos liti causae del 16
luglio 1580, per eliminare continue controversie, tolse al
vescovo di Recanati la giurisdizione spirituale
sugli abitanti del castello di Loreto, dichiarato
nullius dioecesis.
4 - Gli interventi di Sisto V e dei
suoi successori
Sisto V, con la bolla Pro excellenti praeminentia del 17 marzo 1586 elevò Loreto
alla dignità di diocesi con proprio vescovo, per cui la chiesa passò da collegiata
a cattedrale, e conferì al castello il grado
di città. Nel contempo, il 5 marzo 1586,
privò Recanati della cattedrale vescovile e poco dopo la sottomise alla
diocesi di Loreto. Il territorio
della nuova diocesi era costituito da quello della soppressa diocesi di Recanati
con l’aggiunta di Castelfidardo, Montecassiano e
Montelupone, staccati
ripettivamente da
Ancona, Osimo e Fermo.
La decisione
suscitò vivaci
reazioni presso il popolo
di Recanati per
cui Clemente VIIII,
l’8 febbraio 1592,
unì le chiese di Loreto e Recanati aeque principlaiter, sotto
un unico vescovo, forma durata, tra vicende alterne, fino
al 1934.
Lo stesso pontefice, con disposizione del 20 maggio
1593, sottrasse l’amministrazione della Santa Casa alla
giurisdizione della Congregazione del Buon Governo e la
affidò a un governatore.
Una nuova sistemazione del santuario si ebbe sotto
Paolo V, il quale, il 14 agosto 1624, con la costituzione Divina disponente clementia, diede alla Santa Casa un ordinamento giuridico più consono alle nuove esigenze.
5 - La Congregazione Lauretana e l’elevazione
della cattedrale a basilica
Un importante modifica all’amministrazione del
santuario fu data da Clemente XII, il quale, il 5 agosto
1598, con la bolla Sacrosancta Redemptionis, soppresse
la carica di cardinale protettore della Santa Casa e
costituì la Congregazione Lauretana con sede a Roma e
rappresentata a Loreto da un governatore per gli affari
temporali e dal vescovo della città per la cura pastorale
degli abitanti.
Alla Congregazione spettava il compito di regolare le
elezioni col prorogarne il tempo, dichiararne la validità o
invalidità nei casi dubbi. Essa aveva competenza in merito
all’iscrizione o esclusione dei cittadini tra i candidati alla
magistratura e su altre materie.
La ragione che indusse il papa a istituire la
Congregazione Lauretana fu il desiderio di dare al
santuario una forma di governo che eliminasse i dissidi e
le controversie e rendesse sempre più florida la sua vita.
Nel 1743, Benedetto XIV, approvò la «Sinossi lauretana»
che contiene le decisioni della Congregazione Lauretana
in materia di giurisdizione.
La Congregazione, tra vicende alterne, restò in vita
fino all’entrata in vigore del Diritto canonico nel 1918.
L’8 maggio 1728 Benedetto XIII innalzò la cattedrale
di Loreto al grado di basilica conferendole le insegne
relative: chiavi, gonfalone e campana, come le basiliche
patriarcali di Roma.
6 - Vicende napoleoniche e il Pio Istituto della
Santa Casa
Nel 1797 le truppe napoleoniche occuparono Loreto,
dove il 4 febbraio 1798 istituirono un governo repubblicano
per la città e la Santa Casa, ma il 14 novembre 1799, dopo
la liberazione della città da parte degli insorti, guidati da
Giuseppe La Hoz, fu restaurato il governo pontificio.
Il 2 aprile 1808 Napoleone decretò l’annessione delle
Marche al Regno Italico e il 22 luglio successivo il viceré
Eugenio Napoleone costituì una speciale amministrazione
per la Santa Casa.
In seguito al Congresso di Vienna, il 25 luglio
Antonio Calcagni, Monumento di Sisto V (1597). Il Papa che
elevò Loreto alla dignità di città e di diocesi..
Speciale
1815 fu nuovamente restaurato lo Stato pontificio
e l’amministrazione della Santa Casa venne
temporaneamente affidata al vescovo Stefano Bellini,
mentre il governo della città fu assegnato alla Delegazione
di Macerata.
Alcuni anni dopo però, Leone XII, il 24 luglio 1827,
deputò un prelato a commissario della Santa Casa con
le facoltà che avevano avuto i precedenti governatori,
e poi, il 21 dicembre successivo, stabilì che lo stesso
commissario assumesse il governo della città di Loreto.
Tralasciando di illustrare i governi provvisori, sorti in
seguito alle vicende che hanno portato all’unità d’Italia
(uno dal 17 febbraio al 4 aprile 1831, e l’altro dal 6 febbraio
al 3 luglio 1849), va messo in evidenza il Pio Istituto
della Santa Casa, costituito con decreto regio da Vittorio
Emanuele II il 22 dicembre 1861 - dopo l’annessione
delle Marche al Regno d’Italia - per l’amministrazione
dei beni del Santuario, incamerati dallo Stato. Esso fu
posto sotto la speciale protezione del re e fu soggetto
alla diretta vigilanza del Ministero di Grazia e Giustizia
e dei Culti. Il governo del Pio Istituto fu affidato a un
amministratore di nomina reale, coadiuvato da un
consiglio d’amministrazione composto da quattro
membri, uno dei quali era un ecclesiastico della basilica.
I beni incamerati del santuario restarono a beneficio
dello stesso e, come nel passato, venivano devoluti a
opere di beneficenza. Infatti, nello statuto del Pio Istituto
si leggeva: «L’ente, dopo il completo servizio del culto del
santuario, ha per iscopo le opere di beneficenza in favore
degli abitanti di Loreto».
Il 3 febbraio 1872 il ministro delle Finanze deliberò
che il Pio Istituto della Santa Casa non fosse soggetto alle
leggi di liquidazione e conversione dell’asse ecclesiastico.
La cura pastorale del santuario e della città restava
affidata al vescovo di Recanati - Loreto.
7 - L’Amministrazione Pontificia
L’11 febbraio 1929 fu stipulato il Concordato tra la
Santa Sede e l’Italia. L’articolo 27 stabiliva quanto segue:
«Le basiliche della Santa Casa di Loreto, di San Francesco
d’Assisi e di Sant’Antonio in Padova, con gli edifici e opere
annesse, eccettuate quelle di carattere meramente laico,
saranno cedute alla Santa Sede e la loro amministrazione
spetterà liberamente alla medesima».
Nello stesso 1929 fu costituita una commissione mista
per l’applicazione di questo articolo e, dopo quattro
anni e mezzo di arduo lavoro, essa stabilì per Loreto
come opere prettamente laiche l’assistenza farmaceutica
ai poveri, il mantenimento dell’acquedotto pubblico,
le spese di ricovero per i bambini abbandonati e altre
opere caritative. In tal modo, le proprietà del Pio Istituto,
sottratte per incameramento al Santuario nel 1861, furono
così suddivise: il 58% venne assegnato alla Santa Sede
E. Giacobbi
(secolo XX),
Ritratto di Pio
XI, Loreto,
sagrestia della
basilica. Pio
XI ha emesso
la bolla
Lauretanae
Basilicae, con
la quale ha
regolamentato
il governo del
santuario di
Loreto dopo
che questo
è tornato
proprietà della
Santa Sede,
in seguito al
Concordato.
e il 42% alla «Opere Laiche Lauretane».
Contestualmente fu soppresso il Pio Istituto della Santa
Casa con regio decreto del 28 giugno 1934.
Pio XI, con chirografo pontificio del 25 marzo 1934,
nominò un amministratore pontificio del patrimonio
assegnato al Santa Sede, nella persona del vescovo
Borgongini Duca, nunzio apostolico in Italia, per la
cura del patrimonio assegnato al Santuario, lasciando
al vescovo di Recanati - Loreto la cura spirituale dello
stesso Santuario con il titolo di delegato apostolico della
Santa Casa.
Lo stesso Pio XI, con la bolla Lauretanae Basilicae del 15
settembre 1934, soppresse la cattedra vescovile e dichiarò
la basilica e tutti gli edifici annessi esenti dal vescovo di
Recanati - Loreto e soggetti alla giurisdizione della Santa
Sede, deputando a esercitarla il nunzio apostolico in
Italia. La basilica così divenne nullius dioecesis, sottoposta
all’autorità della Sede Apostolica, e assunse la qualifica
di «pontificia», retta da un amministratore pontificio.
Alla bolla seguì un altro chirografo pontificio del 24
settembre 1934 che stabiliva le norme per il passaggio
dei poteri e la data in cui il nuovo ordinamento sarebbe
dovuto andare in vigore: il 1° ottobre 1934. Stabiliva,
inoltre, che la cura spirituale del santuario, nelle sue
varie espressioni (ufficiatura del coro, custodia della
Santa Casa, sagrestia e, soprattutto, penitenzieria) veniva
affidata al solo Ordine dei frati minori cappuccini, che
assumevano i compiti precedentemente esercitati dai
frati minori conventuali, addetti alla penitenzieria, e dai
canonici.
All’amministratore pontificio fu affiancato poi un
vicario, insignito della dignità episcopale, residente a
Speciale
Loreto. Il primo a essere nominato fu Gaetano Malchiodi
che prese possesso il 25 febbraio 1935.
Il territorio del comune di Loreto restò soggetto
alla diocesi di Recanati – Loreto, con la sospensione
temporanea però della giurisdizione del rispettivo
vescovo. La Congregazione Concistoriale, l’11 ottobre
1935, concesse all’amministratore pontificio la stessa
potestà e le medesime facoltà dei vescovi residenziali per
la cura spirituale dei fedeli del territorio di Loreto, senza
obbligo di residenza. Questi poteri furono esercitati
di fatto, con le dovuta autorizzazione della stessa
Congregazione, dal vicario generale.
8 - La costituzione «Lauretanae Almae Domus»
Paolo VI, il 24 giugno 1965, emise la bolla Lauretanae
Almae Domus, con la quale costituiva la Delegazione
Pontificia per il santuario di Loreto e la Prelatura della
Santa Casa nullius dioecesis per il territorio di Loreto,
deputando uno stesso vescovo quale delegato e quale
prelato. Il primo fu Aurelio Sabattani, ispiratore della
bolla, il quale prese possesso il 5 settembre 1965. La
Delegazione Pontificia ottenne il riconoscimento agli
effetti civili il 29 agosto 1965. La bolla è tuttora in vigore.
La Delegazione ha il compito primario di curare la
pastorale dei pellegrini, il decoro artistico del santuario
e l’amministrazione del relativo patrimonio. Recita
testualmente la bolla: «il delegato pontificio sarà
tenuto, per diritto e dovere, a procurare che il tempio
sia amministrato saggiamente nelle cose religiose e nei
beni temporali, e procuri con diligenza il bene delle
anime, particolarmente degli ammalati, e un’ordinata
amministrazione delle offerte spontaneamente elargite
dai fedeli».
Il delegato pontificio per la pastorale dei pellegrini
si avvale della collaborazione dei frati cappuccini in
tutte quelle mansioni da loro assunte con il chirografo
pontificio del 24 settembre 1934.
Le branchie operative della Delegazione Pontificia
sono: la Congregazione Universale della Santa Casa,
istituita nel 1883 dal vescovo Tommaso Gallucci e da
lui affidata ai frati cappuccini per la promozione del
culto mariano – lauretano nel mondo cattolico con i
mezzi adeguati allo scopo; l’Archivio Storico della Santa
Casa, che cura il ricco patrimonio documentale e librario
tramite un archivista, ora appartenente alla Fraternità
Francescana di Betania; il Museo-Antico Tesoro, che
custodisce oggetti d’arte di inestimabile valore ed è
diretto dall’archivista; la Libreria della Santa Casa, che
diffonde la stampa cattolica. L’ospitalità dei pellegrini nel
Palazzo Illirico, che conta 400 posti letto ed è utilizzato
soprattutto dai pellegrini malati e sani dell’Unitalsi e di
consimili associazioni, ed è corredato di un magnifico
Auditorium; la Casa del Clero o Albergo Madonna di
Loreto, che è una rinnovata e confortevole struttura
alberghiera, affidata alle suore del Divino Amore; il
Centro Pastorale Giovanile, riservato ai giovani delle
diocesi italiane e non solo, diretto da un sacerdote
diocesano, che si avvale della collaborazione delle suore
Monfortane; il Centro di pastorale familiare, affidato
alla direzione del Rinnovamento nello Spirito; l’Azienda
Agraria, che cura il cospicuo patrimonio agrario, frutto
di antichi lasciti al santuario.
L’amministrazione del santuario, nel suo complesso,
è affidata a un Consiglio amministrativo, composto
dall’Arcivescovo delegato, che ne è anche il presidente,
dal vicario generale e dal segretario della Delegazione
Pontificia e da tre laici nominati dalla Segreteria di Stato.
Vi opera anche un Collegio di revisori dei conti.
La Segreteria di Stato nel 1977 ha emanato uno Statuto
della Delegazione Pontificia, rinnovato il 2 febbraio 2003.
La Prelatura della Santa Casa, che ha la sua cattedra
nella basilica, attende alla cura pastorale delle cinque
parrocchie del piccolo territorio comunale di Loreto, che
accoglie circa 12.000 abitanti. Il prelato si avvale della
collaborazione di un vicario generale (G.S.).
___________
Bibliografia essenziale
M. Leopardi, Annali di Recanati, a cura di R. Vuoli,
Varese 1945 (ristampa anastatica, Recanati 1993); G. A.
Vogel, De Ecclesiis Recanatensi et Lauretana, Recanati 1859;
U. Chevalier, Notre Dame de Lorette, Paris 1906; A. D’Ascoli,
I Papi e Loreto, Loreto 1969; Delegazione Pontificia per il
Santuario di Loreto – Prelatura Santa Casa,
Loreto, Archivio Storico della Santa
Casa, 1978; F. Grimaldi, Guida degli
Archivi Lauretani,
Roma 1985, vol.
I, Introduzione,
pp. 1-80; Idem, La
Santa Casa e le sue
istituzioni, Foligno,
2006.
E. Manfrini, Statua di Paolo
VI, Loreto, Sala Paolo VI.
Questo papa ha emanato
la Costituzione apostolica
Lauretanae Almae Domus,
definendo l’attuale regime della
Delegazione e della Prelatura.
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…
Vito Punzi
ufficio stampa santuario di loreto
Padre
Alessandro
Tesei
nuovo rettore
del santuario
In che modo la responsabilità che Le è stata
affidata alcuni mesi, in un luogo così importante e
di riferimento per la fede di tante persone com’è il
santuario della Santa Casa, ha cambiato la Sua vita, se
l’ha cambiata?
Loreto è indubbiamente un luogo importante e sento
il peso della responsabilità affidatami come guardiano
della fraternità dei Frati Cappuccini e come Rettore del
Santuario. Sinceramente considerata la mia inesperienza
e, come tutti continuano a sottolineare, la mia giovane età,
non mi aspettavo tale nomina. Certo, per me è stato un
bel salto passare improvvisamente dalla dinamicità del
servizio missionario che svolgevo fino a qualche mese fa,
con continui viaggi in Africa (Etiopia e Benin) all’ufficio
di Rettore della Basilica Lauretana. Tuttavia credo di
poter affermare di essere passato “dalle missioni alla
missione” e quindi noto una certa continuità anche in me,
appunto perché credo sia sempre necessario distinguere
l’essenziale dal transitorio, o detto in altri termini, ciò che
si è da ciò che si fa.
Noi siamo frati, con una specifica vocazione che si
riassume nella sequela di Gesù mediante i consigli
evangelici e la vita fraterna. Direi che da questo punto
di vista ciò che cambia da un luogo all’altro è il servizio
che ci viene affidato ma non l’essenza di ciò che siamo
chiamati ad essere nella nostra testimonianza evangelica.
Loreto per me rappresenta una grande possibilità di
servizio e di accoglienza e credo che possa essere una
bella opportunità di crescita personale e relazionale visto
le tante persone e realtà che sto conoscendo.
Sono tante le persone che prestano in vario
modo il proprio servizio in Basilica. Come giudica
il loro contributo?
In questi primi mesi sto cercando di incontrare
e conoscere le varie realtà che ruotano attorno al
Santuario e le tante persone che vi prestano servizio.
Sono stato felicemente colpito dalle persone che ci
sono e anche da quelle che via mail o telefonicamente
mi contattano per poter venire anche da varie parti a
prestare un periodo di servizio nel nostro Santuario.
Sicuramente non posso che dare una valutazione
positiva: senza il contributo prezioso di tutti e di
ciascuno non potremmo realizzare al meglio le tante
piccole e grandi cose che un luogo come il nostro
richiede in ordine all’accoglienza, agli eventi e alle
celebrazioni liturgiche. Speriamo di incrementare
maggiormente le presenze di volontariato, come
già stiamo facendo, e di puntare su una sempre più
feconda comunione nel portare avanti i vari servizi
in Basilica.
Loreto ha una grande potenzialità; a me, come
nuovo Rettore e a tutti coloro che collaborano a più
livelli per il bene del Santuario e dei tanti pellegrini
che vengono, il compito di saperla sfruttare nel
migliore dei modi. La Vergine Lauretana, sede della
Sapienza, ci aiuti e ci illumini per un fruttuoso
servizio nella sua Santa Casa.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
103
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
p.
Giuseppe Santarelli
Figure di animali nella Basilica di Loreto (7)
Cappelle Laterali
Anche nelle cappelle laterali è dato di rinvenire figure di
animali, per quanto in numero più limitato rispetto a quelle delle
cappelle absidali.
104
Cappella dell’Immacolata: un serpente e un agnellino
Iniziando la rassegna dalla navata destra, partendo dall’altare
verso l’uscita, nella Cappella dell’Immacolata o dell’Azione
Cattolica, si vede la splendida pala in mosaico tardo settecentesco,
desunta da un dipinto di Carlo Maratta (1625-1713) custodito nella
chiesa di sant’Isidoro a Roma. Ai piedi della Vergine si scorge un
serpente che Gesù Bambino, in braccio alla Madre, trafigge nella
testa con una lancia sormontata da croce. Il serpente è simbolo del
maligno, tentatore di Eva.
Nella stessa cappella, Tito Ridolfi nel 1933 ha raffigurato
Sant’Agnese a persona intera con un agnellino sul petto sostenuto
dal braccio destro, delicatamente reso. Un gioco di parole latine
ha associato Agnes (Agnese) ad Agnus (agnello), anch’esso, come
la vergine martire, incontaminato e puro, e così ha dato luogo a
un’inconfondibile iconografia della santa.
Tito Ridolfi, Agnello in braccio a Santa Agnese,
particolare, Cappella dell’Immacolata.
Carlo Maratta, (mosaico da), Serpente, particolare dell’Immacolata, Cappella dell’Immacolata
Pittore del secolo XVI, Figura di Leone, Cappella dei Ss. Domenico e Agostino.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
ittore del secolo XVI, Figure di Pesci, particolare di S.
Antonio di Padova che predica ai pesci, Cappella dei Ss.
Domenico e Agostino.
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
Cappella dei santi Domenico e Agostino: tre leoni,
alcuni pesci e un cane
La Cappella è stata decorata nel 1583 a spese di
Vincenzo Casali, governatore del santuario lauretano,
con dipinti e stucchi. Ai due lati sono posti due stemmi
del committente, raffiguranti due leoni rampanti a tre
quarti di figura.
Un altro leone si scorge su un ovale della volta, a
sinistra, seduto sullo specchio d’acqua che sta dentro un
tino dalle doghe lignee, sovrastato dalla seguente scritta:
In timore fiducia (Fiducia nella paura), con allusione forse
al leone, simbolo della bestia che incute terrore, contro la
quale occorre aver fiducia e coraggio. Davanti al tino è
dipinta una pianta che brucia con vigorosa fiamma.
Sotto l’ovale, un ignoto pittore ha raffigurato
sant’Antonio di Padova che predica ai pesci sulla spiaggia
di Rimini. Sono sette pesci, alcuni dei quali, più piccoli,
sullo sfondo, sono in movimento verso il santo e altri, in
primo piano, stanno in attento ascolto.
Nella pala d’altare in mosaico tardo-settecentesco,
desunto da un dipinto di Domenico De Angelis (17351804), raffigurante i santi Agostino e Domenico, si vede
un bel cane con una torcia accesa in bocca, uno dei
simboli iconografici che contraddistinguono il fondatore
dell’Ordine dei Predicatori. Esso fa riferimento a una
visione avuta dalla sua madre Giovanna, che vide se
stessa dare alla luce un piccolo cane dal manto bianco
e nero, avente in bocca una torcia accesa con la quale
infiammava il mondo.
Cappella del Battistero: due aquile in stucco
Per questa Cappella Francesco Selva nel 1511-1512 ha
lavorato a stucco due statue con figure di donne, ad altezza
naturale, l’una sul lato sinistro raffigurante Il Battesimo
di fuoco o di desiderio e l’altra sul lato destro raffigurante
il Battesimo di sangue. Ai piedi delle due simboliche
figure muliebri ha scolpito due aquile: quella a sinistra
mostra il collo eretto ed emerge dalle fiamme, simbolo
forse del battesimo di fuoco; quella di destra, dall’incerta
simbologia, è piegata verso il basso, con il becco teso a
lambire il piede della donna. Sono aquile modellate con
vigore e maestria.
Cappella dell’Ultima Cena o di Santa Teresa di
Lisieux: un cane
Nel mosaico tardo-settecentesco, raffigurante l’Ultima
Cena, desunto dalla nota tela di Simon Vouet, eseguita nel
1626 e custodita nel Museo-Antico Tesoro del santuario,
in basso, sul lato sinistro si scorge un magnifico cane
nero, chino e intento a leccare i piatti vuoti del convito,
riversati a terra. E’ un particolare di crudo realismo che
contrasta con il mistico clima della comunione eucaristica
della scena superiore.
Simon Vouet (mosaico da), Figura di Cane, particolare dell’Ultima
Cena, Cappella di S. Teresa del Bambin Gesù.
105
Domenico De Angelis (mosaico da), Figura di Cane, particolare,
Cappella dei Ss. Domenico e Agostino.
Francesco Selva, Aquila con
il collo eretto, particolare del
Battesimo di fuoco, Cappella
del Battistero.
Francesco Selva, Aquila piegata
verso il basso, particolare del
Battesimo di sangue, Cappella
del Battistero.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
LORETO NEL MONDO
nel
Anna Rosa Curi
Il Loreto di
Bergamo
106
L
a devozione riservata alla Madonna di Loreto nella
diocesi di Bergamo si è manifestata in più occasioni
fin dai secoli XV, XVI, XVII con l’erezione di piccole
chiese o altari a Lei dedicati in edifici sacri già esistenti, in
segno di gratitudine e di riconoscenza per la protezione
concessa nei pericoli della vita e contro il malanno della
peste. Si possono ricordare Cenate S. Martino, Vigolo,
ma soprattutto Pedrengo, la cui popolazione già dal
1450 si portava annualmente in pellegrinaggio a Loreto
per implorare l’intercessione della Vergine Maria contro
Pianta del luogo così come è oggi con la Camera trasformata in
cappella. In grigio sul disegno è riportata la superficie della Camera
di Maria considerata reliquia a Loreto tra le tre mura con le pietre
sante. Si noti il rispetto delle aree così come volute inizialmente.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
Esterno con portico del Santuario originale dedicato alla Vergine
di Loreto con la piccola porta d’ingresso e, sul fianco, attaccata la
nuova grande chiesa costruita all’inizio del novecento.
la minaccia della peste, che, periodicamente, funestava
in modo epidemico quei luoghi. Considerati i tempi,
l’impegno di simile viaggio era gravoso, ma i cittadini
mantennero il loro voto annuale fino a quando il Papa
Paolo V, commosso dalla loro fedeltà , un secolo dopo,
lo commutò in un pellegrinaggio locale da effettuare al
Santuario di Borgo S. Caterina nel territorio bergamasco,
purché gli abitanti di Pedrengo innalzassero a loro
spese, in quella chiesa, una cappella con un altare in
onore della Vergine di Loreto.
Successivamente, nel 1590, si verificò un miracolo a
beneficio del bergamasco Giovanni Raffredi, malato
allo stremo, che ebbe in visione la Madonna che lo
rassicurava sulla sua guarigione. Egli ne diede subito
notizia alla sua famiglia ed al paese. In seguito si recò in
devoto pellegrinaggio a Loreto e ne ritornò con l’intento
di costruire a sue spese una cappella per Lei. Ancora nel
1618 Francesco Maracio, desideroso di far costruire una
copia della S. Casa di Loreto nella contrada di Broseta,
nella Bergamo bassa diremmo noi oggi, suscitò grande
entusiasmo per l’iniziativa, molti si unirono a lui e
contribuirono alle spese. Fu così che ebbe inizio la
costruzione di un nuovo edificio per il quale i fedeli
LORETO NEL MONDO
della Santa Casa all’interno di una grande e bella
chiesa, costruita in una zona di Porta Venezia
dall’architetto Francesco M. Richini,
su richiesta dei cardinali Carlo e
Federico Borromeo. Quest’ultimo
poi la consacrò nel 1616. Quella
milanese era la più antica
replica
dell’alta
Italia
e sorgeva dove già si
trovava in precedenza
una piccola cappella
intitolata alla Vergine
di Loreto. Oggi di tutto
questo non esiste più
Vetrata originale posta sopra le colonne che aprono il passaggio interno dalla chiesa maggiore al santuario niente.
vero e proprio. Essa mostra la Santa Casa posta sul suolo di Loreto con la Madonna e il Bambino sul tetto.
Nel giro di un anno,
Particolare interessante, la Santa casa è disegnata come appariva in quel primissimo tempo già trasformata
dal
1620 al 1621, i
in una piccola chiesa dotata di un campanile.
bergamaschi portarono
a compimento dove è
bergamaschi, anziché recarsi a Loreto a prendere le
ora e cioè nel quartiere di Broseta il santuario, copia
misure necessarie per riprodurre in copia il santo luogo,
della copia milanese della Santa Casa. Essi riprodussero
corsero a Milano, dove già si trovava una copia fedele
esattamente lo spazio
sacro, chiuso da una volta
a botte e delimitato da una
bellissima cancellata per
dividerlo dal presbiterio,
dove in alto, all’interno
di una nicchia circondata
da angeli, si trovava una
bellissima statua della
Madonna
lauretana,
dono del Vescovo Emo,
ivi trasportata nel 1622,
qualche tempo dopo la
benedizione della chiesa
avvenuta il 6 gennaio 1621.
Tale statua purtroppo fu
sostituita da una nuova
ai primi del novecento,
quando si diede l’avvio alla
costruzione di una chiesa
più grande.
Forse perché il modello
di partenza non fu
l’originale lauretano, ma la
riproduzione milanese, a
Bergamo non sono presenti
alcune particolari finiture,
Ingresso interno dalla chiesa grande e vista in prospettiva del sacro spazio lauretano riprodotto.
utili per ricordare il
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
107
LORETO NEL MONDO
108
messaggio di fede espresso dalle murature, con valore dalle riproduzioni fotografiche.
Oggi quindi alla Santa Casa si accede e direttamente
essenzialmente decorativo, che di solito caratterizzano
le repliche della Santa Casa come le superfici in pietre e dalla chiesa grande con un passaggio aperto sottolineato
mattoni a vista con brandelli di affreschi su intonaco e da due alte colonne e da una piccola porta sul fianco
la prima porta, l’unica in origine a Loreto oggi chiusa, del portico. Grande e molto sentita è la devozione alla
ma rilevabile in quanto architravata in legno. Sono Madonna di Loreto che è rimasta immutata nel tempo
invece presenti altri elementi funzionali alla liturgia e che si ritrova nella città anche in tanti piccoli segni
come le tre porte oggi esistenti e la delimitazione dello e memorie. Fra queste particolarmente significativa
spazio della camera come reliquia immediatamente è l’esistenza di un quadro custodito dal parroco
coronata dall’altare. Nulla si può dire invece sulla della parrocchia Santa Maria di Loreto in Bergamo
finestra che a Loreto è sulla terza parete, quella corta, in all’interno della canonica, quadro che risale al secolo
quanto questo lato è stato demolito per aprire in epoca XVI, di autore ignoto, ma che rappresenta la Madonna
ottocentesca, come fosse una cappella, la Santa Casa di Loreto all’interno della cittadina marchigiana che
stava sorgendo intorno alla sua Casa, come trasportata
alla chiesa maggiore.
Dal 1621 il Santuario, già meta di innumerevoli dagli angeli all’interno di un recinto urbano che doveva
pellegrinaggi, rimase tale fino al 1863, quando fu esistere come città santa contenente la Casa di Dio
trasformato in parrocchia. Essendo divenuto centro e umanamente importante in quanto delimitato da
di tutto rispetto ai primi del novecento al suo piccolo quattro torri.
spazio fu aggiunta una chiesa più grande destinata
ad accogliere un numero maggiore di fedeli. Nello
scorrere del tempo infatti si era sviluppata una
Bergamo bassa, che con i nuovi quartieri aveva
bisogno di una parrocchia con una chiesa in grado di
rispondere efficacemente alle necessità di tanti nuovi
abitanti. Attualmente la copia della camera lauretana
si presenta come una piccola costruzione, che ha sul
davanti un piccolo portico esistente sin
dall’inizio, destinato ad offrire riparo ai
fedeli, essenzialmente pellegrini a piedi
secondo la buona tradizione. L’interno
dello spazio è luminoso, rischiarato dalla
luce di alte vetrate ancora originali, che
riproducono l’arrivo della S. Casa con la
Madonna e il Santo Bambino sul suolo di
Loreto, vegliati da angeli piccoli e grandi.
Questa luminosità dà l’impressione che
la copia della Santa Casa sia più ampia
dell’originale, ma è solo un’impressione,
in quanto la superficie venerata a Loreto
come area del pavimento della Camera di
Maria è quella stessa esistente a Bergamo,
riposizionando la parete di fondo dove
oggi sono le due colonne. Anche la volta
è abbellita da medaglioni dipinti che
rappresentano la traslazione della Santa
Casa secondo l’iconografia tradizionale,
ma raffigurata in volo al di sopra di una
barca con a bordo tre uomini ai remi, in
Statua della Vergine di Loreto con il Santo Bambino in braccio all’interno della
nicchia riccamente ornata e circondata da angioletti
viaggio sul mare, come si può ben vedere
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
LORETO NEL MONDO
nel
La replica della Santa Casa a Buenos Aires
N
ella chiesa parrocchiale di «Nuestra Señora de
Loreto», esistente nel quartiere di Canning a
Buenos Aires, capitale dell’Argentina, si trova una
Riproduzione della Santa Casa, di recente costruzione.
In un primo momento la sede parrocchiale è stata
ospitata nella cappella del Collegio delle suore di
Santa Teresa. Il progetto dell’erezione di una nuova
chiesa parrocchiale risale al 1985, ma la prima pietra
dell’ampio edificio (mq 2.084) è stata collocata solo 1988.
Padre Bruno Gusmerotti, parroco a quel tempo, nel 1984
acquistò presso la Congregazione Universale una statua
della Madonna di Loreto, scolpita dal noto artista Zeno
Musner di Ortisei, esposta all’inizio nella primitiva
cappella. Successivamente, per iniziativa dello stesso
padre Bruno, vi è stata costruita una fedele riproduzione
della Santa Casa, che è stata inaugurata il 26 marzo 2007.
Il nuovo parroco padre Joaquín Maria Arrieta ha
chiesto e ottenuto che la chiesa parrocchiale con la
riproduzione della Santa Casa fosse aggregata al
santuario di Loreto. L’aggregazione è avvenuta il 13
febbraio 2007. Inoltre, alla riproduzione della Santa
Casa è stato concesso il frammento di un mattone del
cosiddetto «Muro dei recanatesi» che nei secoli XIV-XVI
ha circondato e protetto la Santa Casa. Il frammento
è stato inserito in una parete, contraddistinto da una
targhetta metallica, con scritta esplicativa. La chiesa e
la replica della Santa Casa è stata visitata anche da Papa
Francesco, quando era arcivescovo di Buenos Aires, il
quale ne ha parlato all’Arcivescovo Tonucci nell’udienza
del 20 dicembre 2013.
109
Restaurata la chiesa lauretana di Scanno
A
Scanno (AQ) esiste una chiesa detta di Sant’Eustachio e di Santa
Maria di Loreto. Nelle forme attuali risale al 1697, quando fu
riedificata, sempre sotto il titolo della Vergine Lauretana, da Loreto
Colarossi (1650-1703), il quale fece collocare sull’altare maggiore una
statua della Madonna di Loreto che ornava l’omonima cappella di
famiglia della precedente chiesa.
E’ detta anche ab antiquo di S. Eustachio, la cui statua,
datata 1715, è stata riportata nella chiesa alcuni mesi or sono,
dopo il radicale e prolungato restauro dell’edificio sacro,
eseguito dalla ditta Kermes di Roma e durato dal 2002 al 2013.
Per la circostanza, il vescovo di Sulmona mons. Angelo Spina
ha celebrato una santa Messa procedendo alla dedicazione
dell’altare di S. Eustachio.
Nella foto, la statua di S. Eustachio davanti all’altare
maggiore della chiesa, nella quale, dentro una nicchia, si
scorge l’immagine della Madonna di Loreto con il Bambino,
sopra la Santa Casa.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
CULTURA
E’ di Cecco Bonanotte il busto di Traiano Boccalini
I
n questa rivista (n° di dicembre
2013, p. 392), nel dare il resoconto
dell’importante Convegno di studi sul
famoso prosatore secentesco Traiano
Boccalini, svoltosi nei giorni 1719 ottobre 2013 a Macerata e
a Loreto - sua patria - è stata
pubblicata la foto di un busto
dello scrittore, posto nell’atrio
della Sala Consiliare del
Comune di Loreto, senza
l’indicazione
dell’artista
che lo ha scolpito. Ora, per
interessamento di Mario
Ragaini, si viene a sapere
che l’autore è il celebre
scultore Cecco Bonanotte di
Porto Recanati.
110
Lo stesso Bonanotte, in una lettera autografa al
direttore della Congregazione Universale della Santa
Casa, attesta a chiare note:
«Dichiaro che il busto di “Traiano Boccalini” è mia
opera giovanile, realizzata tra il 1959 e il 1963. In fede,
Cecco Bonanotte. Roma 13.1.2014».
In effetti, già al primo esame, il busto appariva
opera originale, vigorosamente modellata con una resa
espressiva di alto conio, fuori dagli schemi convenzionali
e accademici.
Contraddistinguono il busto l’energia delle mani in
primo piano, che stringono un libro e una colomba simbolo di una pace invano vagheggiata dallo scrittore
- e il volto abilmente plasmato, come trasognato e teso
a catturare pensieri e immagini per il suo Ragguaglio di
Parnaso. Un grande scrittore meritava di essere ritratto
da un grande scultore, per giunta suo conterraneo.
Collettiva d’arte sulla
I
Madonna di Loreto
l 22 dicembre 2013 è stata inaugurata una Collettiva
d’arte nella Sala Foresi del Comune di Civitanova
Marche e nel vicino Bar Centrale. La Mostra aveva per
titolo: «Omaggio a Maria, Virgo Lauretana». Vi hanno
partecipato con le loro opere numerosi artisti: Franco
Morresi, Alessandro Bartolini, Debora Torresi, Valentina
Boccioni, Roberto Torregiani, Agostino Cartuccia,
Manuela Cerolini, Claudio Cimini, M. Vittoria Martin,
Antonio Pettinari, Isabella Torregiani, Maria Pellerito,
Vincenzo Raccosta, Giusy Campolungo e Birgitta S.
La Mostra – che si è chiusa il 6 gennaio – è stata presentata
da don Paolo Bascioni. E’ prevista la pubblicazione di un
Catalogo. Si tratta di un’ulteriore prova del fascino che la
Vergine Lauretana con la sua Casa nazaretana esercita
sull’estro creativo anche degli artisti contemporanei.
Nella foto, da destra a sinistra: Roberto Stefanelli,
impiegato della Congregazione Universale, accanto al
pittore Franco Morresi. Roberto Torregiani, porterà la sua
opera a Stoccolma per l’Anno della Pace, in collaborazione
con l’Istituto Italiano nella capitale svedese.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
CULTURA
Numero dei pellegrini e visitatori a Loreto nel 2013
N
on è stato è possibile fare
un resoconto esatto del
numero dei pellegrini affluiti a
Loreto nel 2013 perché incerto
è il numero delle particole
uscite dalla sagrestia, sul
quale si fonda l’ipotetica
quantità delle persone passate
nel santuario. Infatti, per
la chiusura dei macchinari
dell’Istituto San Giuseppe di
Loreto, la sagrestia si è dovuta
rivolgere di volta in volta a più
fornitori di particole, per cui
risulta difficile documentare
in modo esatto il loro numero
complessivo.
Tuttavia, da fondate indicazioni, si può affermare che
il numero delle particole consumate nel 2013 corrisponda grosso modo a quello del
2012, che raggiunse la quota
di 560.000, comprese quelle
distribuite in altre sedi, fuori
della basilica, e quelle portate
per proprio conto da alcuni
gruppi. In base a un parametro di riferimento, elaborato
diversi anni or sono, un pellegrino su sei circa si accosta alla
comunione nel santuario, dato
che le numerose scolaresche, i
tanti pellegrini di rapido transito e gli incalcolabili visitatori-turisti, soprattutto nel periodo estivo, non si accostano alla
comunione eucaristica. Ne deriva che il numero totale delle
presenze a Loreto si è aggirato
anche nel 2013 sui tre milioni e
trecento mila circa.
CALENDARIO 2014 PELLEGRINAGGI
DEI MALATI UNITALSI
Toscana
BUS
ven 21/03/2014
dom 23/03/2014
DELEGAZIONE PONTIFICIA
ven 28/03/2014
dom 30/03/2014
DELEGAZIONE PONTIFICIA
ven 04/04/2014
dom 06/04/2014
DELEGAZIONE PONTIFICIA
mer 23/04/2014
gio 24/04/2014
Toscana
TRENO
gio 24/04/2014
dom 27/04/2014
Umbra
BUS
mer 30/04/2014
ven 02/05/2014
sab 03/05/2014
dom 04/05/2014
DELEGAZIONE PONTIFICIA
Romana-Laziale
BUS
gio 08/05/2014
dom 11/05/2014
Emiliano-Romagnola
BUS
gio 15/05/2014
dom 18/05/2014
Lombarda
BUS
ven 23/05/2014
tun 26/05/2014
Marche
BUS
ven 13/06/2014
dom 15/0612014
Emiliano-RomagnoJa
BUS
ven 20/06/2014
lun 23/06/2014
Romana-Laziale
BUS
gio 26/06/2014
lun 30/06/2014
Molisana
BUS
gio 17/07/2014
dom 20/07/2014
USTAL
BUS
mer 23/07/2014
sab 26/07/2014
Triveneta
BUS
sab 26/07/2014
mar 29/07/2014
Marche
BUS
ven 01/08/2014
lun 04/08/2014
Marche
BUS
ven 08/08/2014
lun 11/08/2014
Toscana
BUS
lun 18/08/2014
gio 21/08/2014
Marche
BUS
sab 23/08/2014
mar 26/08/2014
Marche
BUS
gio 28/08/2014
dom 31/08/2014
Lombarda
BUS
ven 05/09/2014
lun 08/09/2014
Riparazione Eucaristica
mar 09/09/2014
ven 09/09/2014
DELEGAZIONE PONTIFICIA
dom 14/09/2014
dom 14/09/2014
DELEGAZIONE PONTIFICIA
ven 19/09/2014
dom 21/0912014
DELEGAZIONE PONTIFICIA
ven 26/09/2014
dom 28/0912014
DELEGAZIONE PONTIFICIA
lun 29/09/2014
gio 02/10/2014
gio 16/10/2014
dom 19/10/2014
ven 24/10/2014
dom 26/10/2014
ven 7/11/2014
dom 09/11/2014
Campana
BUS
SMOM
Romana-Laziale
BUS
N.B.: La dicitura “Delegazione Pontificia” sta ad indicare gruppi non unitalsiani
nelle strutture del Santuario.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
111
CULTURA
IN RICORDO DELLA PITTRICE
Valery
Escalar
L
112
’8 dicembre 2013 è morta a Roma Valery
Escalar, pittrice prolifica e creativa, molto nota
negli ambienti artistici della capitale. Spagnola
di origine, ma romana di nascita, ha svolto la
sua lunga attività di pittrice nella città eterna,
lasciandovi numerose opere, custodite in varie
sedi. I suoi dipinti sono per lo più di soggetto
sacro e paesaggistico.
Era molto affezionata al santuario di Loreto,
al quale ha pellegrinato spesso. Una volta è stata
accolta con sentimenti di stima e di benevolenza
dal cardinale Angelo Comastri, durante il suo
episcopato lauretano, al quale lei donò alcuni quadri
per l’abbellimento del santuario. Questa rivista le ha
dedicato diversi articoli, alcuni a firma della scrittrice
e poetessa Mirella Violi. La pittrice ha trattato
magistralmente anche il soggetto della Madonna di
Loreto, illustrato in questa rivista (giugno 1997, p. 180)
che ora riproponiamo nella foto. I volti della Madonna
e del Bambino, di color bruno, sono molto espressivi.
L’immagine è impreziosita da figure simboliche: la
colomba dello Spirito Santo effigiata sulla dalmatica a
Valery Escalar davanti a
un suo splendido quadro
raffigurante la Madonna.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
significare che Maria, nella Casa di Nazaret venerata a
Loreto, ha concepito il Figlio di Dio per opera dello Spirito
Santo; sul lato destro, sotto la Santa Casa trasportata tra
nubi, si scorgono due mani che si stringono in un gesto
di amicizia, simboli della mano dell’uomo e di quella di
Cristo che, con la sua Incarnazione avvenuta nella Casa
di Nazaret, riappacifica e riconcilia l’umanità con Dio. Il
tutto è animato da una cromia vivida e satura.
La devozione verso la Madonna della Santa Casa
l’ha spinta a effettuare una donazione di sei quadri nel
novembre del 2007, raffiguranti il Fuoco, l’Aria, la Terra,
l’Acqua, la Neve e la Contemplazione. Ora sono
esposti e ammirati nella Sala di refezione del
Palazzo Apostolico. La pittrice ha donato al
santuario di Loreto altri dipinti, tra i quali
primeggia la citata Madonna di Loreto,
esposta nel Palazzo Illirico. Suo dono è anche
un Ritratto di Giovanni Paolo II.
Padre Ernesto Piacentini, frate conventuale
e teologo - che ha accolto al «Seraphicum»
di Roma una vasta pinacoteca delle opere
dell’artista - ha scritto: «La pittura di Valery
Escalar, nel suo cammino dalla contemplazione
artistica alla contemplazione mistica, diviene
inavvertitamente e in modo silenzioso, ma
efficace, quasi cammino catechetico; diviene
catechesi che richiama e porta verso Dio. E in
ciò lei continua nobilmente la funzione della
pittura che nei secoli era chiamata Bibbia
dei poveri: la pittura vista proprio nella sua
funzione catechetica».
Le sue opere donate al santuario di Loreto ne
perpetuano la memoria e il fascino dell’arte.
CULTURA
V SIMPOSIO PER PENITENZIERI
N
ei giorni 20-21 gennaio si è tenuto a Loreto, nella risposati civilmente non possono ricevere i sacramenti
Sala Pasquale Macchi, il V Simposio per Peniten- della penitenza e dell’eucaristia e non possono svolgezieri, organizzato dalla Delegazione Pontificia trami- re alcuni specifici compiti ecclesiali, ma possono cointe il Centro Studi. Ha moderato l’incontro il prof. don volgersi pienamente, con una vita cristiana impegnata,
Manlio Sodi, presidente della Pontificia Accademia di nella Chiesa: è tolto loro il 3%, - ha detto- ma resta loro
Teologia.
il 97%. Il prof. don Manlio Sodi ha magistralmente ilL’argomento del Simposio è stato il seguente: «Divor- lustrato questo tema: «La sacramentalità della Liturgia
zi - Nuove nozze -Convivenze: quale accompagnamen- della Parola, quale “comunione” realizzare?».
to ministeriale e paIl giorno 21
storale?». Il Simposio,
gennaio il prof.
per il tema che intedon Paolo Carressa non solo i sacerlotti ha parlato
doti - soprattutto in
della «Autenticità
riferimento al loro midel pentimento
nistero di confessori
in situazioni ma- ma anche i laici imtrimoniali irregopegnati nella pastoralari», ribadendo,
le famigliare nei suoi
tra l’altro, la legitvari settori, compresi
timità di un coi consultori familiari
niuge di chiedere
e i corsi di formazione
il divorzio civile
per fidanzati, ha regiper giuste caustrato una larga partese, nel proposito
cipazione.
però di manteneHa aperto il Simpore la fedeltà cosio mons. Krzrysztof
niugale, e inoltre
Nykiel, reggente della
la possibilità per i
Penitenzieria Apostorisposati di acceNella foto, da destra a sinistra: mons. K. Nykiel, l’arcivescovo Tonucci, il prof.
lica, il quale ha illudere all’eucaristia
Sodi e la prof.ssa Tavella. Foto Montanari.
strato il tema relativo
e alla penitenza se
alle «Unioni irregolari
promettono di vie ricezione dei sacramenti alla luce del Magistero della vere in castità, come fratelli e sorelle.
Chiesa», soffermandosi in special modo sulle direttive
Il prof. padre Sabatino Maiorano, ordinario di teolodella «Familiaris consortio» di Giovanni Paolo II. Ha gia morale all’Alfonsianum di Roma, ha chiuso le relaribadito in sostanza il principio secondo cui la verità zioni parlando della «Promozione della vita matrimoe la misericordia debbono coesistere. Ha fatto segui- niale cristiana nelle sue criticità», illustrando, tra l’altro,
to la relazione della prof.ssa Sofia Tavella, psicologa e le prospettive dell’Esortazione apostolica di Papa Franpsicoterapeuta all’Università di Urbino e all’Università cesco «Evangelii gaudium».
Europea di Roma, la quale ha parlato della «Famiglia
A ogni relazione è seguito un dibattuto molto inteincompleta e le nuove normalità», mettendo in evidenza ressante con interventi vari di alcuni partecipanti. Ha
le numerose situazioni anomale, nelle quali in sostan- chiuso il Simposio don Manlio Sodi, riassumendone i
za vengono lesi i diritti dei bambini per l’egoismo de- punti qualificanti. L’arcivescovo Giovanni Tonucci ha
gli adulti. Interessante e diffusa è stata la relazione di annunciato che il VI Simposio si terrà il 19-20 gennaio
padre Agostino Montan, professore emerito di Diritto 2015, sempre a Loreto. E’ prevista la pubblicazione degli
Canonico, il quale ha illustrato il seguente argomento: Atti del V Simposio, le cui relazioni intanto si possono
«Quale accompagnamento pastorale secondo il Codi- trovare in internet: www.santuarioloreto.eu.
ce di Diritto Canonico?», mettendo in evidenza come i
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
113
VITA DEL SANTUARIO
Festa di Sant’Antonio Abate
I
l 19 gennaio si è svolta la tradizionale festa di
Sant’Antonio abate, con la sfilata degli animali che da
Piazza Leopardi è giunta in Piazza della Madonna, lungo
via Sisto V, accompagnata dalle note della banda musicale
di Loreto.
Alle ore 12,00 padre Alessandro Tesei, rettore del
santuario, ha impartito la benedizione agli animali. La
Piazza accoglieva cani, gatti, conigli, pesci e anche animali
esotici, asini di razza sarda, mucche con carretti tipici e
cavalli. Foto Stefanelli.
114
Motoraduno interregionale
I
l 5 gennaio ha avuto luogo un motoraduno in Piazza
della Madonna con numerosissimi centauri provenienti
da alcune regioni italiane. Le loro moto hanno assiepato
Piazza della Madonna, occupando ogni angolo. Dopo
la messa delle ore 11,00, dal sagrato della basilica, padre
Franco Nardi, custode della Santa Casa, ha impartito la
benedizione ai piloti e alle moto, le quali, subito dopo,
in un rumore assordante, hanno lasciato la Piazza.
Foto Montanari.
Marcia per la Pace Recanati – Loreto
I
l 25 gennaio ha avuto luogo nel tardo pomeriggio la XIII
Marcia della Pace da Recanati a Loreto, organizzata da
alcune associazioni cattoliche delle Marche. Il tema della
riflessione è stato quello suggerito da Papa Francesco per il
1° gennaio: «Fraternità, via per la Pace». Il corteo si è mosso
da Recanati dopo che, alle ore 17,30 circa, i partecipanti
avevano potuto ascoltare alcune significative testimonianze,
tra cui quella del parroco di Lampedusa don Stefano Nastasi
(nella foto a lato), che ha parlato del calvario dei migranti
sbarcati nell’isola negli ultimi 15 anni. Intorno alle ore 21
i marciatori sono giunti a Loreto, dove ha preso la parola
Stefano Zamagni, noto economista e docente. Foto Lovera.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
IN MEMORIA
Carla Zichetti
S
i è spenta nel Signore, all’età di 90 anni,
il 27 dicembre 2013, Carla Zichetti di
Genova, devotissima della Santa Casa, alla
quale, da circa un decennio, si recava in ogni
estate, trattenendosi a Loreto per circa un
mese. L’8 luglio 2006 ha dato vita a Loreto
all’Associazione «Briciole di Speranza», in
base a un documento approvato dal cardinale
Angelo Comastri, a quel tempo arcivescovo di
Loreto (vedi foto a lato).
L’incontro con gli associati avveniva ogni
anno a luglio, durante il suo soggiorno a Loreto.
La Zichetti ha svolto un intenso apostolato, in
special modo a carattere epistolare, rivolgendo
il suo amabile scritto, colmo di fede in Dio, a
tante persone segnate dalla sofferenza. I suoi
opuscoli, che periodicamente inviava agli
associati e ad altri, hanno costituito un vero
nutrimento spirituale.
La Zichetti tanto ha amato il santuario della
Santa Casa da volere scegliere per la sua sepoltura il
cimitero di Loreto. La sua salma, il 29 dicembre, è stata
115
trasportata da Genova nella Cripta del Crocifisso della
basilica lauretana e, dopo un prolungato tempo ritmato
da preghiere e da visite, è stata trasferita al cimitero e
sepolta nella nuda terra, in ossequio alla sua volontà.
MONS. LAURO
CINGOLANI
I
l 24 dicembre 2013 è passato al
Signore mons. Lauro Cingolani,
all’età di 94 anni, legato per più ragioni al santuario di Loreto. Ordinato sacerdote nel 1942, nel 1950 è stato
nominato parroco del duomo di Recanati, dove ha svolto un’illuminata
e intensa attività pastorale fino al
1997. Ha ricoperto vari uffici, anche a
livello diocesano. Ha curato con sincera devozione la chiesa di Sant’Anna di Recanati, che custodisce una
riproduzione della Santa Casa, provvedendo ad adornarla con artistiche
porte di bronzo, realizzate dallo
scultore Amerigo Luchetti. E’ stato
sapiente e solerte guida del Gruppo «Gemellaggio Loreto-Nazaret»,
recandosi con lo stesso più volte in
Terra Santa.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
NOTIZIE FLASH
• Rimosse e ricollocate le «bancarelle» in Piazza
della Madonna
Dopo le feste mariane delll’8-10 dicembre 2013,
le caratteristiche «bancarelle» collocate in Piazza
della Madonna, a ridosso del Palazzo Illirico, sono
state rimosse, forse provvisoriamente. Lo splendore
dell’artistica Piazza dopo la rimozione è apparsa in
tutta la sua mirabile «nudità» monumentale.
116
• Celebrato a Loreto il 70° anniversario del
Movimento dei Focolari
Nel 1943 Chiara Lubich, dopo un’illuminazione avuta
nella Santa Casa di Loreto nel 1938, fondò il Movimento
dei Focolari. Per commemorare la ricorrenza, numerosi
focolarini delle Marche si sono dati appuntamento a
Loreto il 7 dicembre 2013, prima nel teatro comunale
per un momento di incontro-confronto e poi nella
basilica della Santa Casa per partecipare, alle ore 19,
a una santa messa. Nello stesso giorno, la presidente
del Movimento Maria Voce ha annunciato la consegna
della documentazione per la richiesta dell’apertura del
processo di canonizzazione di Chiara Lubich, morta il
14 marzo 2008.
• In memoria di don Valeriano Segatta
Il 21 dicembre 2013, è passato al Signore, all’età di
67 anni, don Valeriano Segatta, che per vari anni – fin
dal 1997 – è stato assistente ecclesiastico dell’Ospitalità
Tridentina, la quale accompagna i pellegrini infermi
a Lourdes e a Loreto. Don Valeriano ha guidato
molti pellegrinaggi anche in Terra Santa e in vari
Paesi d’Europa, ma la sua meta preferita era Loreto
per l’intimità spirituale che vi si respira. Negli ultimi
mesi aveva sperimentato in prima persona il dono di
essere accompagnato nelle prove della malattia. In
un’intervista aveva dichiarato: «Non importa se uno
è in carrozzina o in piedi, ma è importante guardare
negli occhi le persone e capire cosa ci vogliono dire.
Perché sappiamo che i malati ci possono dare veramente
molto». Poco prima di morire aveva esclamato: «Tra
poco vedrò il Signore».
• Una reliquia lauretana al primo monastero delle
clarisse in Thailandia
Il 28 dicembre 2013 suor Maria Rosa Chiara, monaca
clarissa, ha fatto richiesta e ha ottenuto dal direttore
della Congregazione Universale un frammento di
mattone dell’antico «Muro dei Recanatesi» che, nei
secoli XIV-XVI, ha circondato e protetto le pareti della
Santa Casa per tutto il rispettivo perimetro. Il mattone,
insieme con altri, è stato recuperato durante gli scavi
archeologici, effettuati nel sottosuolo della Santa Casa
negli anni 1962-1965. La reliquia concessa a madre Maria
Rosa Chiara è destinata alla cappella dell’erigendo
monastero delle clarisse a Chieng Mai, in Thailandia, il
primo in quello Stato.
• Capodanno a Loreto
I frati minori delle Marche, in collaborazione con le
parrocchie della Prelatura di Loreto, con il Centro di
Pastorale Giovanile di Montorso e con i frati cappuccini
ha dato vita a «Un Capodanno alternativo» con
l’animazione musicale al Palcongressi della Shekinà
Band e con la testimonianza della famiglia di Giulia
Gabrielli. Dopo la cena all’Ostello della Gioventù,
denominato ora «Terra dei Fioretti», i partecipanti
hanno effettuato un pellegrinaggio verso il santuario,
dove alle ore 23,30 si è tenuta una Veglia di preghiera
presieduta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci. Poi, in
Piazza della Madonna, tutti hanno salutato con gioiose
manifestazioni lo spuntare del 2014.
Padre João Chagas in Santa Casa
I
l nuovo responsabile della sezione Giovani del Pontificio Consiglio per i
Laici, Padre João Chagas, ha celebrato in Santa Casa il 21 dicembre 2013,
pochi giorni dopo il suo arrivo a Roma, nel 12° anniversario dell’ordinazione
sacerdotale. Era accompagnato da Marcello Bedeschi che gli ha fatto
conoscere il Centro di Pastorale Giovanile «Giovanni Paolo II» a Montorso.
Foto Montanari.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
Padre João Chagas celebra in Santa Casa.
• Il Progetto «Anania» inserito nel sito della CEI
L’associazione Laboratoranti nel sì, operante anche
nel santuario di Loreto, ha dato vita da qualche tempo
al «Progetto Anania – Educatore in Logocounseling»
per accompagnare la persona che soffre. Si tratta di un
percorso di formazione e perfezionamento per operatori
sanitari e volontari. Nel gennaio 2014 il Progetto è stato
inserito nel sito della Conferenza Episcopale Italiana,
sezione Pastorale della Salute, con tutte le indicazioni
utili al caso.
• Consuntivo della Mostra «Da Rubens a Maratta»
Il 12 gennaio si è chiusa a Osimo, a Loreto e a
Camerano la Mostra pittorica, intitolata «Da Rubens
a Maratta» e organizzata sotto la direzione del noto
critico d’arte Vittorio Sgarbi. La Mostra ha ospitato
alcuni quadri del Museo-Antico Tesoro del santuario
di Loreto, il quale è stato anche una delle tre mete del
rispettivo itinerario, con particolare riferimento alla
Sala del Pomarancio, all’Atrio del Tesoro e alla Sala
degli Evangelisti, nel Museo-Antico Tesoro. La Mostra
a Osimo ha accolto quasi quarantamila visitatori.
Numerosi sono stati anche quelli a Loreto che hanno
voluto completare l’itinerario. Un Catalogo della Mostra,
curato da esperti studiosi di storia dell’arte, ne consegna
la memoria ai posteri.
• Nelle Marche il convegno della Cei sui pellegrinaggi
Il 23 gennaio si è tenuto ad Ancona un convegno
organizzato dall’Ufficio nazionale della CEI per la
Pastorale del Turismo religioso, sport e Tempo libero,
presieduto dal rispettivo direttore mons. Mario Lusek.
E’ stato fatto il punto con i direttori diocesani, con le
associazioni e con le istituzioni sul recupero delle
antiche vie di pellegrinaggio, anche sull’impegno
di alcune diocesi delle Marche e dell’Umbria e della
Regione Marche di riattivare la famosa Via Lauretana.
L’intento ora è quello di creare una rete più ampia che
spazi dal santuario di Loreto - centro internazionale
di pellegrinaggio - ai luoghi minori della fede e della
spiritualità, al fine di creare un vero e proprio sistema
innovativo del turismo religioso.
• I Russi e il santuario di Loreto
La riviera dell’Adriatico sta diventando il luogo
turistico preferito dai russi, con Rimini punto centrale
e nevralgico. In questa città, distante 110 km da Loreto,
i cristiani ortodossi visitano in gran numero la chiesa
dove viene conservata la reliquia del braccio di San
Nicola di Bari. Nel loro viaggio verso Bari, dove si trova
il santuario di san Nicola, i russi sostano quasi sempre
a Loreto per venerare la reliquia della Santa Casa di
Nazaret e per sostare in preghiera nella Cappella Slava,
davanti alle immagini della Madonna e dei santi Cirillo
e Metodio. E’ in atto un progetto che intende realizzare
a Loreto un Centro permanente per favorire il confronto
tra cristiani cattolici e ortodossi. C’è chi auspica che
possa realizzarsi un incontro tra Papa Francesco e il
Patriarca di Mosca Kirill proprio in Santa Casa, luogo
dell’Incarnazione del Figlio di Dio, fondamento della
fede cristiana e reliquia preziosissima di tutti i credenti
in Cristo.
• Tentativo di un primo censimento di pellegrini
russi a Loreto
Non è possibile purtroppo registrare tutti i gruppi di
pellegrini russi alla Santa Casa, perché spesso essi vi
sostano solo poche ore e quasi mai vi celebrano i loro
riti. Tuttavia, si è tentato un censimento di quelli che
transitano nella Congregazione Universale. Nei soli
mesi di settembre e ottobre sono stati registrati 35 gruppi
di russi, spesso molto numerosi. La Congregazione
Universale ha approntato guide grandi e piccole in
lingua russa e specifici ricordini di immagini lauretane,
diffuse e venerate in Russia. Inoltre, ogni ultimo sabato
del mese, alle ore 10, nella Cripta di San Giuseppe
Benedetto Labre della basilica lauretana, viene celebrata
una messa in lingua russa e in rito ortodosso.
Maria Vision
Nuova emittente televisiva a Loreto
Maria Vision, TV Cattolica che promuove l’evangelizzazione attraverso Maria,
trasmette da Loreto messe in diretta ogni giorno, a partire da quella celebrata in Santa
Casa alle ore 7,30, rosario, adorazione eucaristica il giovedì alle ore 18,40, avvenimenti
salienti, servizi religiosi, catechesi, interviste, eccetera. Per ora in Italia, sul digitale
terrestre, è visibile nelle seguenti regioni: Lombardia (canale 214), Trentino-Alto Adige
(canale 241), Veneto (canale 660), Emilia-Romagna (canale 684), Marche (canale 630), Lazio
(canale 670). Tutti possono collegarsi tramite internet: www.mariavision.it.
Tel. 071. 7501707; e-mail: relazioni @ mariavision.it.
Messe in diretta alle 7,30 dalla Santa Casa e alle ore18,00 dalla basilica su
www.santafamigliatv.it
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
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PUBBLICAZIONI
promosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa
di Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104
IL LIBRO DEL MESE
GIOVANNI TONUCCI
Le donne nella Bibbia
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Conta 124 pagine con numerose illustrazioni a colori
ed è al prezzo di € 10,00.
• Fa parte dei Quaderni de Il Messaggio e raccoglie gli articolil dell’arcivescovo
di Loreto apparsi in questa rivista dal n° di novembre 2008 al n° di maggio 2012
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coinvolgente, 40 figure femminili della Bibbia
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tutti insieme.
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Le Fortificazioni di Loreto,
Loreto 2010 pp. 150, ill. 50, €
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N. Monelli - G. Santarelli,
Loreto Palazzo Apostolico, Lo­reto 2012,
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Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno
forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La redazione, nel
la persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni
saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali da­ti po­tranno
essere esercita­ti i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto
interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Marzo 2014
119
CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità:
•Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Ma­donna e la sua Santa
Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’An­nunciazione
e l’Incarnazione;
Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;
Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita
della S. Famiglia, le feste della Madonna.
•
•
L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue
finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe
Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).
NORME PER L’ISCRIZIONE
• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e
famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.
• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.
• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.
• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie
Lauretane.
La
• quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più persone
o di una famiglia).
La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita
del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni
sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione
Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le
Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per
l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo:
DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.970104 - Fax 071.9747176 - C.C.P. n. 311605
MESSE PERPETUE
Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa.
Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue:
cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8.
Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00)
Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00)
Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a:
Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)
oppure tramite bonifico bancario:
Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A
oppure tramite carta di credito direttamente dal sito internet: www.santuarioloreto.it
•
•
Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite
lettera, fax o e-mail per consentire una risposta.
Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]
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MSG Marzo 2014