\ I . I U \ I C . \8 I I Gaetano Petrotta Studi di storia della letteratura albanese DEUA crai E DELIA LETTEI» i a cura di Matteo Mandala fl.C.miRRiR r.ilr > -'no; ALBAMCA 18/u Collana di albanistica fondata da .Antonino Gozzetta diretta da Matlm Mandala PROGETTO BRINJAT Provincia Regionale di Palermo Connine di Palaz7.o Adriano Comune di Contessa F.ntellma Comuni- di Piana degli Albanesi Comune di Santa Cnstina Gela Università degli Snidi di Palermo Facoltà cìi Scienze della Formazione Dipartimento di scienze filologiche e linguistiche Comitato promotore Francesco Musetto Darlo Falcone - Mauri/io Gambmo Aldo Messina - Ciovan Ranista Mammana Nicola Vernuccio - Giuseppe Colca Pietro Cuccia - Antonino Lala Giuseppe Alessi Antonino Di Loren/o - Ciaet.ino Caramanno Franco Nnccio - Alessandro Miano Giuseppe Cangetosi Maiteo Mandala Presidente della Provincia Regionale di Palermo Presidente del Consiglio della Provincia Regionale di Palermo Assessore Provincia Regionale dì Palermo Assessore Provincia Regionale di Palermi) Sindaco del Comune di Contessa Fntellina Sindaco del Comune di Palaz/.o Adriano Sindaco del Comune di Piana degli Albanesi Sindaco del Comune di Mezzojmo Sindaco del Comune di Santa Cristma Cela Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Srudi di Palermo Comitato tecnico-organizzativo Provincia Regionale di Palermi Comune di Contessa Entellin.t Comune di Mezzouiso Comune di Palazzo Adriano Connine di Piana cicali Albanesi Comune di Santa Crisrina Gela Segretario del Comitato Comune capofila scientifico Assessori: Aldo Messina, Nicola Vt-rtuiccio, l.ibona Di Bando; Cpiiist-p|>r Colta, Giovali Ranista Mammana, Dirigente: Caterina Vegru; I-unzionJTiii delegato-, Rosalia Prezzemolo Pietro Cuccia - Domenico Cuccia; ll/.iana Musacchia - Domenico t.uccia Pietro Di Marco - Antonino Perniciaro Giuseppe Alessi - Banista l'arnno Giuseppe Scalia - Fina (Viaggio; Pietro Guz/etta - Giovanni Peairaro Giuseppe Canj;ialosi - l.uisa Lo ff re do Pietro Manali Cinmine di Piana degli Albanesi Matteo Mandala GAETANO PETROTTA Studi di storia della letteratura albanese SVOLGIMENTO STORICO DELLA CULTURA E DELLA LETTERATURA ALBANESE IVtr.ma, Mudano < 1882-1952> Studi <Ii storia della letteratura alhaiie.se/ (ìaetaiio IVlrolla. - Palermo : A.C. Mirror, 2003. - 2 v. 1. Letteratura albanese - Storia 801.991 CCD-20 |2|: Svolgimento storico della cultura e letteratura albanese. (Albania ; 18.2) CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana SVOLGIMENTO STORICO DELLA CULTURA E DELLA LETTERATURA ALBANESE INTRODUZIONE 1. L'Albania - 2. Il popolo albanese - 3. La lingua albanese - 4. Dialetti albanesi - 5. Dialetto comune e lingua letteraria- 6. Storia e civiltà albanese - 7. Risveglio del sentimento nazionale agli albori del secolo XIX - 8. L'Albania indipendente. 1. L'Albania - L'Albania, situata nella parte più occidentale della Penisola balcanica, corrisponde a gran parte dell'Illirio e dell'Epiro degli antichi. Si sa bene che i confini etnografici della così detta grande Albania non coincidono coi confini politici dello Stato albanese stabiliti, dopo le lunghe discussioni e le sfibranti vicende delle varie conferenze internazionali, con i protocolli di Parigi del maggio 1925, che assegnarono al novello stato una superficie di 27538 Kmq, con appena un milione di abitanti, mentre l'Albania come unità etnica omogenea e compatta non potrebbe limitarsi a meno dei quattro ex vilayet ottomani di Scutari, Janina, Monastir e Cossovo. «I confini dell'odierno Regno d'Albania — dice A. Baldacci — sono limitati impropriamente soltanto dallo spartiacque adriatieo, mentre è ben noto ehe masse albanofone molto notevoli occupano ancora parecchi distretti compresi dentro lo spartiacque egeo e danubiano. Dovrebbero quindi appartenere all'Albania buona parte dei paesi dell'alto Vardar e dell'Kpiro settentrionale, ossia parecchi distretti del territorio macedone e jonico». Il nome Albani^ con una città Albarwpolis, (Comparisce la prima volta, per quanto si sappia, in Tolomeo (sec. II H. C.) per indicare una parte dell'Albania centrale. Circa un millennio dopo, scrittori bizantini indicano con la parola Albanan e Arbanon la regione di Croia. Sotto gli Angiò, nel sec. XIII, i nomi Albania e Albanenses ebbero significato più largo e dal secolo XIV fino al secolo XVII indicarono tutto il paese e tutto il popolo, come attestano i più antichi scrittori albanesi: Rudi (1618), Rlanco (1635), Rogdano (1685). il quale ultimo usa la parola shqip, quando nell'introduzione alla sua opera fa cenno di una Grammatica Latin-shqip compilata dall'Arcivescovo Andrea Bogdano, suo zio, e perduta mentre questi fuggiva tra le montagne a causa della guerra. Albania, Arbri* hanno chiamato sempre la patria dei loro antenati e Albanesi., Arbreshe, si sono chiamati sempre essi stessi gli italo-albanesi, come gli albanesi di Grecia. Arberia e Laberia ora è chiamata una regione della bassa Albania. Nei canti popolari e nel linguaggio poetico si trovano usali in senso generale i nomi: Arbenuer e Arbènór, Arbeneshe e Arbreshe. Non tutti sono d'accordo nel riferire la parola Albania alla parola Alpi affine ad albus, quasi «a candore nivium», vocabolo assai diffuso in paesi abitati da indoeuropei per indicare regione montuosa e alte montagne. Dal secolo XVII diventò generica per tutta l'Albania e per tutti gli Albanesi la denominazione, fino allora regionale, Shqip, Shqipnt, Shqiperi, Skqiptàr, anche questa dì diffìcile e non concorde etimologia, riferendosi dai più a ahqiponje, aquila, quasi per indicare il paese delle aquile, gli aquilotti. Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese L'Albania gode di un clima piuttosto mite nella parte costiera, ma è soggetta a freddi eccessivi durante l'inverno mano mano che dalle coste si sale verso le montagne; è uno dei paesi più piovosi d'Europa, ma soffre lunghe siccità nell'estate. I molti fiumi che l'attraversano, di corso irregolare e spesso impetuoso, per l'abbandono secolare sotto il dominio turco, ridussero le più belle contrade pianeggianti della regione in desolanti paludi e in maremme malariche dove, mercé la bonifica e l'alacre opera di risanamento intraprese in questi ultimi anni, ritorna la vita e rifiorisce la vegetazione. Paese prevalentemente montuoso è ricco di fresche e abbondanti sorgenti d'acqua, di boschi e di foreste, di estesi pascoli, di lussureggiante vegetazione alpestre, di paesaggi orridi e magnifici. Un interessante documento per conoscere le condizioni dell'Albania ancora fino a qualche secolo dopo l'invasione ottomana, da mettere in confronto con le tristissime condizioni in cui si ridusse nei secoli successivi, è una lettera che in data 15 settembre 1621 Mons. Pietro Budi, il sopra nominato scrittore albanese, indirizzava al Cardinale Gozzadini, nella quale voleva dimostrare che era ancora possibile tentare una guerra contro i Turchi per liberare l'Albania che si avviava allo sfacelo morale e materiale, e che l'Albania liberata avrebbe compensato con le sue ricchezze naturali i sacrifici economici necessari per la guerra stessa. «L'Albania - scrive all'incirca - è una regione fertile e ricca di tutti i beni necessari alla vita; ha un clima così mile e salubre quale non si trova in altre regioni, tanto che la maggior parte degli abitanti vivono dai 90 ai 100 anni. Ha luoghi deliziosi con tutte le specie di produzione: vini prelibati, olio e frumento senza pari; ha numerosi fiumi e laghi con ogni sorta di pesci. In breve nell'interno, nelle coste, in ogni parte sembra un paradiso terrestre». L'Albania è un paese di sicuro avvenire agricolo, industriale, commerciale, culturale: con la bonifica i terreni infestati dalla malaria saranno restituiti all'agricoltura; con la organizzazione della zootecnia sarà dato forte impulso all'allevamento razionale del bestiame e alla pastorizia ancora esercitata con mezzi primitivi; con lo sfruttamento delle ricchezze del sottosuolo saranno sviluppate le industrie meccaniche e sarà elevato il tenore di vita del popolo che presto si metterà in linea con gli altri popoli più progrediti. In un prossimo avvenire, se sarà ben governata, l'Albania cesserà di essere la meta dei viaggiatori turisti e giornalisti in cerca del clan, della tribù, della vendetta, del brigantaggio, del folclore caratteristico e selvatico, per diventare un paese dove al benessere materiale, frutto del lavoro libero e intelligente, corrisponderà una ripresa di vita spirituale e intellettuale attraverso cui si manifesta il genio della razza con opere di pensiero, di poesia, di arte. 2. Il popolo albanese - II popolo albanese per la razza, per la lingua, per i costumi, per il carattere si distingue nettamente da tutti gli altri popoli balcanici. Questo popolo appartiene alla grande famiglia indoeuropea. L'opinione più comunemente ammessa oggi è che gli albanesi siano i rappresentanti delle popolazioni trac o-illiriche e che per ciò siano fra i più antichi abitatori della Penisola. Il popolo albanese non solo non è stato soppiantato dal territorio che ancora abita da tempi remotissimi che sorpassano ogni ricordo storico; ma tra i popoli balcanici è stato il più resistente alle violenti invasioni etniche e linguistiche ed ha potuto conservare ben netto e puro e intatto il carattere proprio di una razza forte e predominante, ed ha potuto mantenere la originaria struttura della sua lingua, la quale non venne mai assorbita dalle II! Introduzione lingue dei dominatori greci, romani, slavi, turchi, che, con la loro forza assimilatrice, altre razze e altre lingue travolsero, facendo scomparire del tutto delle nazionalità, che pur ebbero vita propria e non oscura nella storia. Com'è naturale, la conformazione geofisica del paese ha potentemente influito sullo sviluppo delle particolari attitudini della sua popolazione. «L'Albania è un paese esteso più in lunghezza che in profondità, montuosa nella sua massima parte. Essa ha una faccia piatta, marittima, nella porzione adriatica, la quale esercita una notevole influenza sul clima e sull'uomo e deve venire considerata con particolare criterio antropo-geografico per le sue funzioni nelle relazioni tra terreno e uomo e nelle relazioni tra gli Albanesi in generale e le altre genti dell'Adriade (Baldacci)». La montagna albanese, per il suo frazionamento e per la molteplicità delle zone in cui è frastagliata, ha favorito la divisione cantonale delle popolazioni, sviluppando in modo sensibile l'individualismo e il bisogno impellente della libertà di cui il montanaro è fiero e geloso, facendone materia preferita dei suoi canti. «Per questo la Malissia sembra costituire, all'infuori di ogni considerazione sul suo stato sociale, il nucleo che ha mantenuto, più di ogni altro, il carattere nazionale degli Albanesi. Certo è che lo sviluppo dello stato sociale degli Albanesi è in rapporto al rilievo del suolo. Astraendo da eccezioni, bisogna ricercare sulle montagne appartate la resistenza della gente all'evoluzione sociale, la qual cosa, propria del nord albanese, conviene anche alla stessa Albania centrale, e infine alle genti dell'Acroceraunia e del Tomor» (Baldacci). D'altra parte i trecento e più chilometri di sviluppo costiero della regione albanese con le numerose baie e insenature furono in antico il campo di azione dei nuclei rivieraschi di queste popolazioni che diventarono, durante il regno illirico, i più audaci marinari e i più [>erieolosi pirati dell'Adriatico e del Mediterraneo. Quando i Greci prima con la fondazione delle loro Colonie e i Romani dopo con la distruzione della pirateria adriatica lì ridussero all'impotenza nel mare, allora in gran parte si ritirarono fra le gole delle aspre montagne dove si abituarono alla guerriglia contro tutti gli invasori per difendere la libertà e l'integrità della stirpe. Appunto per le condizioni geografiche particolari che determinarono le speeialissime condizioni politiche ed economiche della regione, gli Albanesi furono sempre marinai o pirati, guerriglieri o soldati, dando in tutte le occasioni prove di energia e di intelligenza e fornendo i più forti uomini agli eserciti di Alessandro, di Pirro, di Diocleziano, di Skanderheg, dei Sultani, e i più intrepidi marinai alla Grecia, a Roma, a Venezia. Se perciò gli Albanesi non hanno potuto seguire il progresso ciò si deve proprio alla loro posizione che li ha tenuti sempre in piede di guerra con le armi in pugno fin dalla loro comparsa nella storia: gli Albanesi sono stati uomini di armi più che uomini di lavoro, non per capriccio o per mancanza di spirito di iniziativa e tanto meno per deficiente capacità speculativa, ma per necessità storiche e gcografiche ineluttabili. Sono gli Albanesi naturalmente leali e fedeli, attaccati al territorio; abbandonano talvolta, è vero, il proprio paese, ma in fondo al loro cuore e nella buona e nella triste fortuna, sopravvive l'amore per la piccola patria, per le valli nalie, per i cari monti, e si ricordano con nostalgia profonda del villaggio sperduto tra le balze, dei canti familiari, delle veglie invernali e dei parenti lontani. Chi guarda con occhio superficiale e distratto le condizioni antro pò-geografi e he dell'Albania, e chi poco esperto conoscitore della sua lingua, continua a credere che i dialetlì Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese ti in cui questa si divide siano come linguaggi affatto diversi e non comprensibili a tutti gli Albanesi, potrebbe ancora sostenere che l'Albania sia nient'altro che un mosaico etnico e linguistico irriducibile a quella unità necessaria per la formazione di uno stato compatto e vitale che sia la vera e genuina espressione politica della Nazione. Ma ormai non vi è chi non sappia che le differenze fra i due dialetti principali albanesi non sono assai grandi e che sono in ogni modo minori, per esempio, di quelle che esistono tra il francese del nord e quello del sud e tra i vari dialetti d'Italia, senza impedire che la Francia e l'Italia formino due nazioni compatte ed etnicamente omogenee. L'unità albanese esiste: «unità etnica, unità linguistica, unità storico-culturale, derivante dall'unità geografica» (Cabej). Solo bisogna saperla cercare questa unità, studiando con attenzione e indagando profondamente l'intima costituzione della lingua, il canto popolare, il folclore, l'istituto della famiglia, te vicende storiche, gli intimi millenari rapporti economici, militari, morali, religiosi, culturali con Roma imperiale e con Roma cattolica, con Venezia, con Napoli, con l'Italia moderna. Nei momenti più decisivi delle sorti della razza la coscienza unitaria nazionale del popolo albanese si è rivelata forte, vigorosa, irniente contro ogni minaccia straniera, onde la lotta incessante contro i Greci, gli Slavi, i Turchi. Mentre le forze intime della stirpe operavano in senso unitario, per risaldare la compagine nazionale dell'Albania che, come ebbe a scrivere anche Francesco Crispi nel 1900 ha in sé tutti gli elementi per uno Stato autonomo meglio che non li avessero Serbia e Bulgaria, cause esterne violenti nel corso dei secoli impedirono la formazione di tale stato fra gli Albanesi i quali hanno subito tutte le tristi conseguenze delle lotte politiche e religiose svoltesi nel toro territorio in ogni tempo e le tristissime conseguenze del barbaro dominio ottomano fino ai nostri giorni, senza ricevere da nessuna parte un soffio rigeneratore di civile progresso. Può progredire il popolo albanese? Chi ancora oggi si pone questa domanda non conosce la storia di questo popolo che ha dato in ogni tempo grandi uomini di stato, grandi generali di esercito, intelligenti e abili uomini politici, dotti prelati e colti professionisti e intraprendenti commercianti; che nelle Colonie sparse per tutto il mondo ha dato alle varie nazioni uomini eminenti nella politica, nella scienza, nell'arte, nella letteratura. Chi si pone questa domanda non conosce che questo popolo negli ultimi decenni, quando era tenuto ancora nel più basso avvilimento politico e culturale dalla Turchia e quando era minacciato dalle insidie dei popoli vicini e quando veniva lusingato dalle interessate carezze delle grandi potenze, insorge, scuote le sue catene, si arma nelle sue montagne, riprende la vigoria innata e con giornali, riviste, opuscoli, libri, incitato e incoraggiato dai fratelli delle Colonie d'Italia, si presenta all'opinione pubblica europea e chiede la giustizia negatagli nel Congresso di Berlino (1878) e, con l'aiuto italiano, innalza a Vallona i! vessillo della indipendenza nel 1912. Chi si domanda ancora se il popolo albanese può progredire non ha dato uno sguardo al fervore di opere che alla luce della civiltà italica ha cambiato il volto dell'Albania; non ha badato che la scuola e l'organizzazione della gioventù sta foggiando il carattere fiero e nobile del popolo albanese che con la sua intelligenza e con la sua alacrità entra, con rinnovata energia e con caldo entusiasmo, nei ranghi, dei popoli moderni e mira con fede alle future grandezze della sua Patria. 12 Introduzione lì. La lìngua Albanese - La lingua albanese oltre che in Albania è parlata dai forti nuclei di Albanesi assegnati alla Jugoslavia a nord e alla Grecia a sud dalle Commissioni per la delimitazione dei confini del nuovo stato. Conservano in gran parte la lingua originaria gli italo-albanesi che vivono nei numerosi comuni sorti nell'Italia meridionale e nella Sicilia dopo la caduta dell'Albania sotlo il dominio turco e i molti Albanesi che passarono in Grecia e nelle sue isole prima e dopo l'invasione ottomana. Colonie fiorenti di Albanesi vivono in Rumania, in Bulgaria, in Turchia, in Russia, in Egitto, nell'America del nord. Gli Albanesi che vivono fuori oltrepassano il numero di quelli che abitano entro i confini dello Stato Albanese. Essi nutrono un vivo attaccamento verso la madre patria e sono la dimostrazione più evidente della tenace resistenza della stirpe alla forza assimilatricc delle altre lingue più evolute e più forti dell'Albanese, come specialmente la lingua italiana e la lingua greca. «Ciò che agli occhi nostri — scriveva D. Comparetti (1863) — più di ogni altra cosa qualifica il popolo albanese è la lingua da esso parlata. Questa è che conservandosi mirabilmente, ad onta delle cause forti e molteplici che si opponevano alla sua esistenza, ha impedito che quel popolo si perdesse, come dì molti avvenne, andando a confondersi nel seno di altri popoli prevalenti su di lui. È l'Albania un altro esempio della lingua considerata come un potente elemento conservatore di nazionalità, anche allora quando le nazioni, politicamente considerate, abbiano perduto la loro unità e la loro indipendenza». Se la nazione albanese dopo tanti secoli di smarrimenti politici e dì dispersioni etniche può oggi costituire uno stato, ciò è dovuto principalmente alla conservazione della lingua. Fa meraviglia pertanto come il grande glottologo francese A. Meillet, studiando l'interessanle fenomeno linguistico ed etnico albanese, per via di ragionamenti in vero assai speciosi, venisse a conclusioni così strane da affermare che la sopravvivenza della lingua non giustificava la creazione artificiosa di uno stato albanese. Era questa l'eco delle interessate vivaci polemiche che venivano alimentate da politicanti slavi e greci e dai loro non meno interessati tutori, al tempo delle agitate discussioni internazionali circa la costituzione dello stato albanese (1913). Fu detto e ripetuto in quegli anni che l'Albania senza una lingua, senza una letteratura, non poteva mai divenire un organismo polìtico vivo e vitale in mezzo agli altri stati balcanici e che perciò sarebbe stato saggio consiglio spartirne il territorio fra Slavi e Greci, che naturalmente avrebbero allargato il loro dominio nell'Adriatico per comodo delle grandi potenze che ne favorivano l'espansione a tutto danno dell'Italia. Così da una questione puramente linguistica si passava per le cessate mene internazionali, a una questione grave di politica, quale era quella riguardante la sistemazione e l'equilibrio dell'Adriatico, mare prima di tutto italiano e albanese. Dì modo che, come osserva il Baldacci, secondo i vari punti di vista politici, «la lingua albanese o lingua shqype che taluni sostengono essere un idioma povero e semplice e poco formato specialmente nei verbi, è al contrario, per altri un linguaggio a espressioni vigorose... e tutt'altro che sprovvisto di cultura». Ma nella grande diversità di opinioni nell'avvicinare la lingua albanese ora alla greca, ora alla latina, ora alla slava, ora alla romena, per il forte miscuglio straniero che è facile Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanesi scorgervi, nessuno, credo, che non sia affatto ignorante di linguistica, può oramai negarne l'assoluta indipendenza da ogni altra lingua per i suoi distinti caratteri fonetici, morfologici e anche sintattici e lessicali. Né l'affermazione del Meyer che essa poco mancò non diventasse lingua romanza si deve intendere nel senso che la lingua albanese abbia perduto la sua fisionomia per assumere quella di vera e propria lingua romanza. Certamente l'influsso latino nella lingua albanese è stato assai forte, e questa lingua «è così ricca, di vocaboli latini che i romanisti sono costretti, nei loro studi sul latino volgare, di tenerne conto come d'una lingua romanza» (Baldacci). Ma questo fatto è il più sicuro indice dei rapporti politici culturali dell'Albania con Roma la quale, se impresse profonde tracce anche nella lingua, non potè ridurla alle condizioni di una lingua romanza, come non assimilò quel popolo al punto da farne etnicamente un gruppo neolatino, pur avendone permeata la vita d'un potente influsso di civiltà latina che non può sfuggire all'occhio indagatore dei fenomeni etnografici balcanici. Il Meillet, a proposito del patrimonio lessicale dell'albanese diceva che «la maggior parte del vocabolario di questa lingua si compone di parole tolte in prestito dal latino, dal greco, dal turco, dallo slavo, dall'italiano», volendo con questa sua constatazione diminuirne l'importanza nei riflessi politici. Prendendo in esame questa affermazione del Meillet e riferendosi opportunamente al vocabolario etimologico del Meyer, il quale dopo, riesaminando molte etimologie romanze o slave, modificò le sue opinioni sul riguardo, il Prof. C. Tagliavini, confessando «che l'elemento latino dell'albanese era stato sopra valutato dagli studiosi del secolo scorso {Meyer)», e ammettendo che «specialmente gli etimi latini hanno ceduto, in seguito a più profonde analisi, a etimi indoeuropei», osserva che «tutto sommato, non si può dire che l'elemento autoctono dell'albanese sia inferiore a quello di altre lingue indoeuropee che hanno nel corso dei secoli subito forti influssi esterni, come l'armeno o, se vogliamo, anche l'inglese». Del resto, conchiude sull'argomento Io stesso Prof. Tagliavini, «per determinare i! carattere di una lingua non serve tanto il lessico quanto la struttura grammaticale; l'inglese non cessa di essere una lingua germanica anche se la maggior parte del suo tesoro lessicale è di origine neolatina; le parole poi non possono essere considerate tutte sullo stesso piano, perché molto conta la loro frequenza e la loro diffusione. Noi costatiamo così che la maggior parte delle parole fondamentali della lingua albanese risalgono all'indoeuropeo; altre sono antichi prestiti dal latino. Nel corso dei secoli, l'albanese, venuto a contatto con le lingue slave finitime, col neogreco, col turco, ha assunto da queste lingue parecchie voci di cui non sarebbe obiettivo non riconoscere l'importanza; ma ha mutuato altresì, fino da epoca molto antica, parecchie e importanti voci italiane e specialmente venete», La lingua albanese è dunque un membro indipendente del gruppo orientale delle lingue indoeuropee. Ma non tutti i glottologi sono ugualmente concordi nel definire di quale lingua antica sia essa la continuazione. Alcuni ritengono lo albanese la moderna fase dell'illirico, altri affermano essere l'albanese il continuatore del dialetto tracio. Ora «allo stato dei fatti odierni, è d'uopo ritenere che non solo l'illirico rappresenta la base indoeuropea dell'albanese, ma una lingua illirio-trace o, più probabilmente, un dialetto trace illirizzato. Così si spiegano anche le coincidenze sintattiche e fonetiche che si chiamano balcaniche (Tagliavini)». 14 Introduzione Grande è l'importanza scientifica della lingua albanese o che si consideri soltanto come un ramo indipendente delle lingue indoeuropee o si prenda come punto di partenza per tentare di svelare il mistero tracio illirico o se si voglia studiare come ausilio per le ricerche storiche folci ori su'e he comparative balcaniche. Assai maggiore è la sua importanza per la linguistica e la filologia balcanica, cioè per gli studi comparativi col greco, col rumeno, con lo slavo, con cui l'albanese ha in comune notevoli ed evidenti fenomeni fonetici, morfologici e sintattici. La lingua albanese inoltre si deve considerare, come è stato osservato, come preziosa fonte per le indagini intorno alla diffusione, al trattamento, allo sviluppo del latino balcanico. Ma nelle ricerche etnografiche e linguistiche intorno alla lingua albanese, che tanti enigmi presenta ai più attenti indagatori balcanisti e indoeuropeisti, credo che non siano da trascurare i rapporti col greco anche antico poiché «il greco in tutti i periodi della sua storia ha stretti legami con la lingua albanese e oggi non si può avere più nessun dubbio che fin dalle epoche più remote il greco ha esercitato la sua influenza sulla lingua albanese, ciò che negava il Meyer (Jokl)»; e credo che non sia da trascurare l'elemento etnico e linguistico che, irriducibile all'indoeuropeo, potrebbe riferirsi al fondo comune mediterraneo o preindoeuropeo, anteriore naturalmente alla fase traco-illirica nei balcani e nel bacino dell'Adriatico. 4. Dialetti Albanesi - All'unità etnica corrisponde una più evidente unità linguistica albanese. La separazione dialettale delia lingua albanese si deve ritenere un fenomeno relativamente recente se tra l'odierno ghego e il tosco degli italo-albanesi esistono fenomeni grammaticali concordanti che non si riscontrano più tra i due dialetti parlati in Albania. A rafforzare l'opinione della recenziorità della separazione dialettale ha contribuito molto la conoscenza del libro di D. Gjon Buzuku (1555), il quale scrive in dialetto ghego settentrionale del secolo XVI in cui visse. Ora i diversi punti concordanti tra la fonetica e la morfologia del Buzuku con i fenomeni corrispondenti della fonetica e della morfologia del dialetto tosco, specialmente del tosco antico delle Colonie albanesi d'Italia, provano che ancora nel secolo XVI i dialetti albanesi non erano così distinti fra di loro come si sono andati distinguendo da quel secolo fino ed oggi. Anche il Meillet ammette che l'albanese per la ristrettezza dell'area in cui si parla è rappresentato soltanto da un ristretto numero di varietà dialettali «che sono sensibilmente distinte fra di loro, sebbene le rassomiglianze tra queste parlate locali siano ancora assai grandi e tutti gli individui che parlano albanese possono con poco sforzo intendersi bene fra di loro». La lingua albanese dunque si distingue nei due dialetti principali ghego e tosco, parlati rispettivamente nel nord e nel sud della regione. SÌ può fare una suddivisione in sottodialetti che presso a poco corrispondono per il ghego alle parlate di Scutari e della Malissia, e più a sud alle parlate di Durazzo, Tirana, Elbasan, e verso il nord-est alle parlate dei distretti di Cossovo e di Dibra. Sottodialetti interessanti del tosco sono le parlate della Laberia e della £ameria in cui si riscontrano tracce di fenomeni fonetici e morfologici propri del ghego. Varietà dialettali del tosco si devono considerare le forme antiche del tosco degli Albanesi d'Italia e di Grecia. Non è possibile tracciare una linea di demarcazione netta fra i due dialetti e tanto meno fra i sottodialetti della lingua albanese, poiché la differenziazione avviene, com'è naturale, con una gradazione quasi insensibile nei loro punti di contatto e sensibilissima negli estremi confini del loro dominio. 15 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese I due dialetti principali infatti, fondendosi quasi in unica parlata nel centro dell'Albania, vanno, mano mano che si allontanano dal centro, sempre più distinguendosi, formando una profonda separazione dialettale nei due limiti estremi della comunità linguistica e costituendo nella graduale differenziazione sottodialetti, che tengono le caratteristiche fondamentali dell'uno o dell'altro dei dialetti principali a cui sono più vicini. «Dei dialetti parlati oggi nell'Albania propriamente detta — scriveva G. Meyer (1887) si suoi fare la doppia distinzione di albanese del nord, o ghego, di albanese del sud o tosco; seguono il corso del fiume Shkumbini, che segna tra loro come una linea di divisione. Questo è vero in gran parte, se però non si dimentichi che nei paesi del confine i due dialetti si vanno insensibilmente confondendo l'uno con l'altro. I recenti tentativi di procurare una specie di lingua letteraria, hanno avuto per punto di partenza questo dialetto centrale». Lo studio dei dialetti è importante in ogni lingua sotto ogni punto di vista come contributo necessario agli studi linguistici e allo sviluppo della stessa lingua. Perché infatti una lingua possa essere studiata scientificamente e se ne possa scrivere la grammatica generale e se ne possa arricchire il patrimonio lessicale è necessario cha sia conosciuta nei suoi vari dialetti. La dialettologia albanese non è soltanto una esigenza scientifica ma, a parer nostro, è una necessità pratica e urgente: la lingua albanese non avendo un dialetto che prevalga sugli altri per essere scelto senz'altro come dialetto comune, ha bisogno di essere conosciuta in tutti i suoi dialetti per potere rilevarne gli elementi comuni e per potere mettere in valore il tesoro lessicale raccogliendolo come fiore da fiore dalle diverse parlate di tutta l'Albania e delle Colonie. 5. Dialetto comune e lingua letteraria - La formazione di una lìngua intelligibile facilmente ai gheghi come ai toschi, che possa diventare la lingua letteraria comune, è stata in questi ultimi decenni la principale preoccupazione dei più ferventi patriotti e degli uomini di governo, nonché degli studiosi dei problemi politici e culturali dell'Albania, come si può vedere dagli statuti delle numerose società letterarie e linguistiche sorte in patria e fuori, e dalle discussioni dei vari congressi e dalla formazione delle varie commissioni per lo studio della lingua. Prima del Meyer, lo stesso Camarda {1864} fin dai suoi tempi trattò ampiamente la questione della lingua comune letteraria albanese. «È mancato finora - dice - un ingegno superiore che, provveduto della opportuna radicale e profonda scienza della lingua, dagli svariati e particolari dialetti ne facesse uscire una compiuta favella comune alla nazione intera». Qualche anno dopo riprese l'argomento nel suo dotto Discorso preliminare all'Appendice alla Grammatologia (1866): «II comune linguaggio schipico, pienamente inteso dalla nazione intera, non è dove esista di fatto, comecché al disopra dei Cerauni in quella che era propriamente la Illiria macedonica, trovinsi notevolmente contemperati i due dialetti precipui, il ghego e il tosco. Ma presso veruna nazione una colai favella generale e comune di fatto è mai esistita nella bocca del popolo, che per naturale inclinazione ad ogni tempo e luogo favellando in molti dialetti si dispaia. Fra tutte le colte nazioni in vero questa lingua comune fu sempre il prodotto della coltura delle lettere e non può formarsi che dal fiore per così dire dei diversi idiomi locali». Onde crede che si renda necessario sviluppare nell'albanese la facoltà derivativa e anche la compositiva e che bisogni anche, con discernimento filologico, ricorrere alle lingue più 16 ìnlrodiuiane perfette o più adulte, como sarebbero in prima linea il greco e latino. Dello dò il Camurda aggiunge: «Ma sopratutto la d'uopo ricercare più che si può i dialetti dell'idioma illirio epirotico (albanese) per trarre dalle proprie viseere la suppellettile che gli è necessaria. A che sarebbero sommamente opportuni lavori parziali somiglianti a quello fatto da Reinhold sul grcco-aìbanico... Epporò quelli tra gli albanesi di Calabria e di Sicilia che, vivendo nel le colonie, si applicassero a lale fatica, renderebbero segnalato servizio alle lettere e alla filologia... Qualunque sia infatti la diversità dei singoli dialetti non è dubbio esser dessi il patrimonio comune della intiera nazione, di che ha ben essa il diritto di profittare tutta quanta». Kaik Konitza in un articolo pubblicato su VAlbania (1898), trattando la questione della lingua comune, dopo varie osservazioni e considerazioni sulla possibililà della fusione dei due dialetti tosco e ghego per formare una lingua letteraria comune a tutta l'Albania, così coneludo: «La migliore soluzione del problema, la più pratica, sarebbe la creazione di una grammatica approvala dagli albanesi colti e dagli albanologi dove tutti gli elementi dialettali, raggnippati, conciliali, coordinali seguendo un metodo razionale e scientifico, darebbero origine a una lingua comune a lutti gli Albanesi, come i Greci avevano la Koinè glossali.» Giuseppe Schirò in una nota illustrativa apposta alla terza edizione dell'idillio Mili e Haidhia (1907) da ragione dei e nitori seguiti nel tentativo da lui fallo di una lingua letteraria comune nella rielaborazione linguistica del poemetto, e dice fra l'altro: «Ben so che ogni lingua letteraria ha sempre per base un dialetto, specialmente quello che è riuscito quasi ad imporsi per opere d'arte veramente cospicue; ma nel caso nostro, credo che tulli i dialetli, per ugual titolo, abbiano il diritlo di contribuim alla formazione della nostra lingua comune, sia perché tutti conservano ancora degli elementi originali e preziosi, che non sarebbe né giusto, né utile trascurare; sia perché, a dir vero, noi siamo ben lungi dall'avere dei capolavori, nel campo tuttavia ristretto e ben poco coltivato della noslra lelleratura». Tendere alla unificazione dell'ortografia e alla diffusione di una lingua ufficiale comune, cercare per mezzo dello studio dei vari dialetti di arricchire il materiale lessicale della lingua depurandola delle non necessario intrusioni straniere, curare il rifiorimento e il maggiore sviluppo della letteratura nazionale, dare un indirizzo uniforme agli studi linguistici e letterati nello scuole, tutto questo può essere compito di un'Accademia nazionale attorno a cui si riuniscano tulti gli studiosi della lingua e tutti i competenti lessicografi e grammatici nonché i più autorevoli scrittori. Ma sarebbe gravissimo errore il credere e del resto, ritengo, non sarebbe vantaggioso alla letteratura patria, che anche un'Accademia possa dare norme e regole circa la lingua o, se si vuole, il dialetto che ogni scrittore e ogni poeta voglia adoperare nei suoi scritti. So una lingua letleraria comune ci sarà in Albania questa dove essere opora del lempo, sarà il risullalo di una tradizione letteraria che può formarsi attraverso lunghi anni dì esperienze artistiche, sarà possibile che sorga soltanto quando scrittori e poeti di gonio con la loro produzione artistica avranno dato esemplari di quella lingua, che senza essere questo o quel dialetto, sarà patrimonio nazionale e che, al dire di Dante, in ciascuna provincia si mostri, ma in nessuna risieda. 6. Storia e. civiltà albanese - L'Albania preromana la troviamo divisa fin da tempo remotissimo in due parti: l'Illirico dal lago di Scutari all'Acroceraunia e l'Epiro dall'Acrocoraunia al golfo di Ambracia. 17 Svolgimento storico della cultura e lidia letteratura albani-se Le tribù illiriche., specialmente le più settentrionali, vissero lungo tempo in agglomerati sociali assai primitivi sparsi in piccoli villaggi in maggior parto nello zone monluose. Fra le tribù rivierasche vi furono di tempo in tempo dei tentativi di organizzazioni politiche unitarie almeno par/.iali. «L'Fpiro fu forse abitato da tribù ellenichc prima del passaggio nell'Kllade o (Jreeia, non potendosi altrimenti spiegare il culto che i greci avevano per l'antichissimo oracolo di Dodona, non inferiore per fama ed importanza agli oracoli <)i Delio e di Dolo, e il fallo che altri nomi consacrati dalla greca mitologia, FAeheronte, i! Cocilo, gli Flisi, l'Avermi ebbero origine in Fpiro (A. Galanti)». La più antica storia dell'Illirio e specialmente dell'Kpiro si confonde con la leggenda e col milo. Alla preistoria, e certamente all'età preillirica, si devono riportare la fonda/ione di Fenice che dovette essere una colonia commerciale fenice, e la fondazione di Hutrinto che secondo la leggenda narrata da Virgilio ebbe la svia origine dal passaggio di Fnea nell'Epiro: essa fu fondata da Fieno figlio di Priamo. (ili scavi archeologici nella /ona meridionale; dell'Albania hanno messo in luce un prezioso materiale preistorico che attesta una remola civiltà svoltasi in quella regione. Lungo le coste illiriche ed epirotiche sorsero durante il VII secolo a.d. delle colonie elicmene fra cui ebbero grande importanza Fpidamno (Durazzo). Apollonia e Amhracia. Ma assai poca efficacia dovettero esercitare sulle popolazioni illiriche <|iieste colonie elleniche prevalentemente commerciali, se si pensa che una violenta scorreria di (/alii nel VI secolo invase e devastò quasi tutto Pillino e gran parte delTFpiro, Nel IV secolo gli I l l i r i guidati dal loro re Rardyle assalirono a più ripreso la Macedonia, ma furono sempre respinti fino a che Filippo, padre di Alessandro Magno, nel ,'Ì56 invase P i l l i n o annettendolo al suo regno che così si estese fino all'Adriatico. Ribellatisi gli Illiri in seguito, furono domati da Alessandro, dopo la morte del quale ricostituirono il loro regno, detto illirico, che raggiunse la massima potenza con la regina Teuta fsee. ITI) e ehe diventò provincia romana con la sconfitta {li Ccnzio. alleato di Perseo re di Macedonia, nella famosa battaglia di Pidna (168 a.(I.). La stessa sorte toccò all'Epiro. Alessandro re dei Molossi, cognato di Filippo il Macedone, nel IV secolo riunisce sotto il suo regno lutto PFpiro. Fra i suoi successori è famoso Pi ITO, che dopo le sue avventure contro Roma, muore nel 272. ('Ai successe il figlio Alessandro e poi Pirro II e Tolomeo ultimo dei discendenti di Alessandro il Molosso (235). 1,0 città dell'Kpiro e le sue tribù interne al disgregarsi del regno ritornarono al primiero stato di disordine e di disorganizzazione politica, salvo mal riusciti tentativi di ricostruzione unitaria, fino alla conquista romana (168). Ai Romani importava sopralutto dominare nell'Adriatico, infatti in questo tcmjx> «le tribù illirichc ed epirote dell'interno rimasero in quella condiziono di quasi indipendenza, ch'esse hanno saputo conservare più o meno attraverso tutto le dominazioni, che si proclamarono o furono riconosciute [ladrone di quelle contrade. Il fatto che la lingua degli Illirici non subì radicalmente l'influenza latina è la migliore, prova di siffatta affermazione (A. Calanti)». Fiorirono invece le città costiere: vi furono costruiti soninosi palazzi, splendidi monumenti, ricche e bolle ville. Durazzo divcnla la città prefcrila per la villeggiatura estiva dell'ari stocrazia romana; Apollonia è frequentalo centro di cultura dove si reca a studiare la migliore gioventù romana; Augusto e Mecenate vi compirono i loro primi sludi; Nicopoli. 18 fondata da Auguslo a ricordo della vittoria di Azio (31 a C.), famosa per i giochi quinquennali in onore di Apollo Aziaeo, è la più felice e popolosa città romana di tutta la provincia. Nondimeno non si può negare c,hc «con Roma, la riviltà penetrò anche addentro nel paese. Il largo reclutamento di soldati dalle tribù illiriche venne lentamente costituendo una specie d'aristocrazìa locale: |>oiché ai veterani che tornavano ai loro villaggi dopo aver terminato il servizio nei eorpi ausiliari, in assegnala, almeno da Vespasiano in poi, la direzione (iella vita delle stirpi. Dalla fusione di questa sorta di aristocrazia militare profondamente latinizzata con gli immigrati italici, si originò la nuova borghesia dcH'Illiria romana: cioè la classe a cui si deve, in sostanza, la floridezza delle città e delle piazze-forti illiriehe in periodo im|>eriale (S. Bellini)». Nella progressiva decadenza dell'Impero romano, veniva meno anche la sua influenza sulla regione illirica dove cominciarono già a fare le ioro apparizioni i barbari. Dalla fine del secolo !V cioè dalla divisione dell'Impero romano in orientale e occidentale dopo la morte di Teodosio, si delineò la lotta politica e religiosa Ira Roma e Costantinopoli e da allora f i n o a tutto il secolo XIV fu un succedersi continuo di competizioni e di guerre che desolarono la terra albanese. Barbari, bizantini, serbi, bulgari, veneziani, normanni, svevi, angioini, aragonesi, turchi con tulle le loro forze lottarono per stabilire il loro predominio sui Balcani e sull'Adriatico. Nel V secolo i Goti costituiscono un regno nella Prevalitana. Nel 535 Giusliniano riesce a riconquistare all'Impero tutta la legione che però da allora viene invasa successivamente da Ungaci, Bulgari, Avari e Slavi. Già nel secolo VI e VII gli Slavi occupano gran parte dell'odierna Albania a danno dell'Impero bizantino. Nel secolo X i Bulgari dominano il territorio fino all'Adriatico e nei secoli X I e XII l'Albania fu aspramente contesa ai bizantini dai Normanni dell'Italia meridionale. Dopo la quarta Crociata (1204) questo paese fu diviso in varie signorie, restando le principali città litoranee in possesso del regno di Napoli (1257-1368). Nel 1345 lo zar serbo Stefano Dushan con l'aiuto degli Albanesi stessi s'impadronisce di Berat e nel 1346 del Des[x>tato di Aita nell'Epiro, che passò |M>i sotlo la Signoria dei Tocco fino alla conquiste turca (1449). Le principali famiglie dell'Albania settentrionale, approfittando della confusione e della debolezza dell'Impero bizantino, si erano costituite in signorie: i Topi a, i Ducagini, i Mati, i Musachi, i Gasinoti, gli Arianiti ed allri. Per le discordie di questi principi l'Albania settentrionale verso la fine del secolo XIV, e lino alla definitiva conquista ottomana, viene divisa ira i Turchi e i Veneziani, i quali ultimi successivamente si impadroniscono di Durazzo, Cmia, Alessio, Sculari, Dulcigno, Antiviiri e al sud occupano V'allona fino al golfo Ambracico. «Il dominio dei Veneziani andava acquistando grandi e giustificate simpatie ira gli abitanti per la sua moderazione e la sua saggezza e molte città albanesi si diedero spontaneamente a Venezia allo scopo di evitare oppressioni e rappresaglie specialmente dei Turchi contro Ì quali, e, in particolar modo gli Albanesi del Nord, presero ripetutameli te e strenuamente le; armi (Baldacci)». Le stesse cause che; nel corso dei secoli determinarono la ininterrotta serie delle invasioni e delle conquiste e la conseguente disgregazione politica in Albania, turbarono e sconvolsero la coscienza religiosa cristiana del popolo albanese. La Chiesa illirica ed epirotìea, tra le più illustri dei primi seeoli del Cristianesimo, era soggetta alla giurisdizione del Patriarcato romano. I vescovi illirici ed epiroli compaiono 19 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese frequentemente nella storia ecclesiastica come zelanti sostenitori della fede cattolica contro gli assalti di tutti gli eretici e contro ogni tentativo di scisma. Disgraziatamente alla divisione dell'Impero in orientale e occidentale tutta la regione venne a cadere sotto la giurisdizione politica e amministrativa di Costantinopoli. Questa duplice giurisdizione fu causa non ultima della rovina del Cristianesimo in Albania, specialmente quando la lotta religiosa fra Roma e Costantinopoli entrò nella sua fase più acuta fino a sfociare nello scisma. L'Albania, appunto perché situata nella zona di confine delle due parti contendenti, fu il terreno dove venivano a cozzare le opposte correnti religiose che dividevano il Cristianesimo e che, com'è naturale, scuotevano dalle radici il principio di autorità e il prestigio della gerarchla ecclesiastica, anche quando i vescovi, come il popolo, tenevano ferma la dottrina cattolica. Ma se le Chiese dell'Illirico occidentale e dell'Epiro, durante questo oscuro periodo della storia religiosa dell'Albania, stettero più attaccate a Roma a cui erano più vicine e da cui dipendevano, non è meno vero che grande dovette essere lo stato di abbandono in cui giacquero, se si impose la necessità di ridurre a pochi i numerosi vescovadi della Prevalitana o alta Albania e del vecchio e nuovo Epiro o bassa Albania, e se i fiorenti monasteri dei basiliani, dei benedettini, dei domenicani e dei francescani, sorti nelle varie parti dell'Albania nei secoli precedenti, decaddero e in seguito sparvero completamente, non rimanendo di essi che misere rovine fra le tante accumulatesi in questa terra lungo i secoli di sfacelo polìtico e religioso fino alla conquista islamica. In queste condizioni si trova l'Albania quando si scatena sull'Europa orientale la rovinosa bufera ottomana. I turchi nella loro marcia verso l'occidente trovarono la via aperta a causa delle rivalità che logoravano i grandi e i piccoli stati cristiani e a causa del frantumarsi degli stati balcanici in piccole signorie in lotta fra di loro e a causa del grave decadimento del Cristianesimo in oriente come in occidente; l'Impero bizantino, ridotto ad assai ristretti confini, era in isfacelo; Venezia preoccupata della sua stessa esistenza, era in grave crisi politica ed economica; l'Europa intera cristiana e cattolica, per le guerre tra le varie potenze e per le lotte religiose che diedero origine poi al protestantesimo, era incapace di sentire la gravita della minaccia islamica e tanto meno di prendere le armi per arginarla. Solo la nazione albanese anche in questo gravissimo momento storico ebbe la più chiara percezione del pericolo che correva di essere travolta nelle rovine che andavano seminando le orde ottomane nei Balcani: si risveglia il senso unitario della stirpe, si acuisce il sentimento religioso cristiano, si dimenticano gli odi, si da tregua alle lotte interne, si insorge, si corre alle armi per resistere all'incalzante avanzata dei Turchi. L'Albania, come mai era avvenuto prima, in questo periodo della sua esistenza, quando meno favorevoli parevano le sue condizioni politiche e religiose, ritrovò se slessa e strettasi attorno al suo eroe Skanderbeg assume l'ardua missione di fermare tra le gole delle sue montagne la trionfale marcia della Mezzaluna verso Roma. Nella primavera del 1444 Skanderbeg riunisce i capi albanesi ad Alessio, viene eletto capo supremo dell'impresa e capo della Lega delle genti d'Albania che giurano la guerra al Sultano. Giorgio Castriotta Skanderbeg, chiamandosi soldato di Gesù Cristo e principe albanese e degli Epiroti, scrive il 12 agosto 1445 al Sultano Murad II per respingere le sue offerte di pace. 20 Introduzione Gli Albanesi sotto i vessilli del loro Eroe, e con l'aiuto di Venezia, di Napoli, del Pontefice, resistono alle preponderanti forze ottomane per un quarto di secolo, logorando la potenza militare dei Sultani e tenendo lontano da Roma la minaccia islamica. L'apparizione di Skanderbeg, il quale riuscì a pacificare e unire i discordanti Signori albanesi e a bandire la crociata cristiana contro i Turchi, fu una breve luminosa meteora che però gettò le basi della futura rigenerazione dell'Albania, la quale, nei secoli di duro servaggio sotto il giogo ottomano, non smarrì mai più la coscienza della stirpe e la netta e profonda coscienza della sua individualità etnica fra le genti balcaniche. Morto l'Eroe (1468) l'Albania ricade nel disordine, l'unità si sgretola, il Turco avanza, la nazione si disperde o viene travolta nel baratro della barbarie islamica: sparisce ogni traccia della cultura e della civiltà e il più desolante squallore materiale e morale si diffonde in tutte le belle contrade di questo eroico paese. L'idea della nazione e della patria insieme con la migliore tradizione religiosa linguistica letteraria trovò sicuro asilo soltanto in Italia, di dove rifiorita e rinvigorita dalla civiltà e dalla cultura latina torna a dare nuova vita al popolo albanese fino al suo risorgimento. Un secolo dopo la morte di Skanderbeg quasi tutta la Albania è occupata dai Turchi i quali con le persecuzioni, con le minacce, con le lusinghe iniziano la islamizzazione di quel popolo che aveva lottato con tanto tenace energia per la salvezza del Cristianesimo. Ma bisogna intendere bene anche il fenomeno della quasi totale islamizzazione dell'Albania. Non solo i Mirditi a nord e i Chìmarioti a sud, ritirandosi fra le aspre montagne e salvando con la religione cristiana anche le patrie costumanze da ogni contaminazione turca, mantennero la loro indipendenza quasi intatta dal dominio ottomano, ma anche nel resto dell'Albania i vari principati conservarono una larga autonomia riconoscendo soltanto la sovranità della Turchia a cui pagavano, o almeno erano obbligati a pagare un tributo, e a cui, al bisogno, fornivano contingenti di soldati. A molti membri delle principali famìglie elevati alla dignità di pascià o di bey il Sultano affidava il governo del territorio albanese e dall'Albania la Turchia cominciò a trarre i suoi migliori generali di esercito e i suoi più intelligenti uomini di Stato. Così si spiega il passaggio all'islamismo di molti capi albanesi che trascinarono all'apostasia anche il popolo. In questo fenomeno però bisogna riconoscere quella innata e quasi istintiva esigenza della conservazione della stirpe anche fra le dure strette del giogo ottomano che pure non arrivò a sopprimere e a sradicare dall'anima albanese l'amore alla libertà e alla indipendenza come lo dimostrano i numerosi tentativi di insurrezione fatti nel corso di cinque secoli di schiavitù islamica. I-a storia dell'Albania nel periodo islamico è un avvicendarsi di luci e di ombre, di eroismi e di defezioni, di insurrezioni e di repressioni, dì grida di dolore e di sospiri per la libertà. La speranza di liberarsi dal turco non venne mai meno negli Albanesi. «Nel 1592 offersero la Signoria del loro paese a Carlo Emanuele di Savoia, ma Carlo Emanuele, in guerra con la Francia declinò l'offerta, come pure la declinarono noi 1606 Rodolfo II d'Absburgo, nel 1615 il Duca di Parma Ranuccio I Farnese. Né migliore esito ebbero in quella stessa epoca altre offerte al re di Spagna e ai Pontefici: tanto scarsa speranza ponevano a quel tempo i principi cristiani in una lotta coi Turchi» (Galanti). Dal secolo XVI in poi fu un susseguirsi di tentativi collettivi e individuali per scuotere la servitù ottomana: principi, signori, pascià, bey, tribù, città, famiglie insorsero per li21 Svolgimento storico della cultura f della letteratura albanese berarsi dalla tirannide. Assai spesso le insurrezioni venivano soffocate nel sangue, spesso gli eserciti dei sultani dovettero correre in Albania per combattere i ribelli che talvolta ebbero ragione sul numero delle truppe regolari di Costantinopoli. 7. Risveglio del sentimento nazionale agli albori del scc. XIX. - Col trattato di Campofonnio (17 ottobre 1797) Venezia veniva ceduta all'Austria. Del gravissimo errore si accorse lo stesso Napoleone, il quale tentò di ripararne le conseguenze con la creazione del così detto regno illirico e con il decreto del 31 gennaio 1808 col quale dichiarava decaduta la repubblica di Ragusa che doveva diventare la base della sua azione militare nel mediterraneo orientale. Gli inglesi però nella battaglia di Lissa nel 1811 batterono i francesi nell'Adriatico e occuparono gran numero delle isole dalmate e le Bocche di Cattare (1813). Con la caduta di Napoleone cadde definitivamente la signoria dei francesi nell'Adriatico, su cui, eliminando ogni ingerenza inglese e russa, l'Austria assai presto riuscì ad avere il predominio. La effimera apparizione di Napoleone nell'Adriatico, il cui sicuro possesso gli era necessario per consolidare il regno italico e il regno illirico, aveva portato insieme al turbamento dell'equilibrio di quel mare, causa di futuri gravi e lunghi contrasti fra l'Austria e l'Italia, indiscutibili vantaggi alle popolazioni della sponda orientale: una perfetta organizzazione amministrativa, un notevole sviluppo delle opere pubbliche, una speciale cura delle costruzioni stradali, e quello che più monta, una larga diffusione della cultura per mezzo delle scuole che venivano aperte anche nei più sparuti villaggi del dominio francese. Tutti questi avvenimenti svoltisi in meno di un ventennio nel bacino dell'Adriatico, influirono a far penetrare, non certo in Turchia, ma tra le popolazioni balcaniche, le quali desideravano di scuotere il giogo che le asserviva a un regime oppressore e retrogrado, alcune idee novatrici della rivoluzione che aveva propagato in Europa il fermento delle rivendicazioni nazionali contro i governi tirannici. La Turchia indebolita e impoverita dalle guerre sostenute contro l'Austria e contro la Russia, al principio del sec. XIX non era in condizione di ristabilire l'ordine interno turbato dalle incessanti insurrezioni e non aveva più la forza di mantenere l'autorità e il prestigio del suo governo contro tutti i tentativi di autonomia e di indipendenza delle varie nazionalità dell'Impero. Infatti «sono le guerre dell'Austria e della Russia - scrive A. Pernice — che danno ai popoli balcanici la coscienza della propria forza e della debolezza dell'Impero ottomano; sarà la gran voce animatrice della rivoluzione che li animerà alla rivolta e li spingerà sulla via dell'indipendenza e della libertà». Il Montenegro, che mai era stato completamente assoggettato dai Turchi, insorge approfittando di questa situazione e della debolezza del governo di Costantinopoli. I serbi iniziano nel 1804 le lotte per la loro indipendenza contro la Turchia ed ottengono l'autonomia con un principe nazionale. Anche i Rumeni scossero il giogo ottomano conquistando l'autonomia. L'Albania nei primi anni del sec. XIX era quasi tutta dipendente dai Rascia di Scutari e di Giannina, con una sovranità nominale del Sultano. Ali Telepeni, Pascià di Giannina, che aveva ridotto sotto la sua ubbidienza gran parte dell'Albania meridionale e centrale, meditava una grande azione militare contro la Turchia per proclamare la indipendenza albanese. 22 Introduzioì 11 dissidio coi potente Pascià di Scalari che egli cereo di attirare dalla sua parte dandogli anche in moglie una sua nipote, le gelosie di alcuni cupi albanesi lusingati dalle eare//.o o intimiditi dalle minacce dal Sultano, la vigile e sospettosa attenzione de! governo di Coslanlinopoli su di lui. impedirono ad Ali Pascià Tepeleni di attuare il suo ambizioso disegno di un regno indipendente d'Albania. Ma essendo egli diventalo, come dice il Galanti, «il campione della libertà e della indipenden/a dei popoli cristiani e maomettani contro la domina/ione turca», incoraggiò e sostenne i greci i quali per sua ispirazione; iniziarono i moti insurrezionali, poiché, secondo Ali, greci e albanesi specialmente dovevano stringersi in un sol patto di solidarietà e di fratellanza pel comune riscatto». C.adele v i t t i m a di un barbaro tradimento Ali Tepeleni, ma la sua lotta contro il turco oppressore lasciò profonde tracce nell'animo del popolo albanese il eguale speirò davvero nella solidarietà e nella fratellanza de;l popolo clientelo a cui diede numerosi e-roi che- combatte-rono per la sua indipendenza. Risorsero le nazionalità baleaniehe e, per i forti appoggi eli validi patroni, si proclarnarone> indipendenti durante^ il sec. XIX. l'Albania sola, tradita e senza appoggi, non trovò patroni di sorta, e nel trattato eli Berlino, abbandonata a se stessa, fu considerata nient'altro che una espressione geografica. Ma il fermento na/ionale; fra gli albanesi cresceva anche per le sistematiche feroci persecuzioni turche e1 più in seguito ai deliberati elei Congresso eli Berlino che dividevano il territorio della loro nazione a serbi e- greci. Ce>$ì viene fondata la Lega eli Prizrend (1878) che. lece sentire la voce di quel popolo in tutta l'Europa. Solo in Italia si racce>glieva il grido di dolore elei popolo albanese; anzi, prima che dall'Albania, dall'Italia era uscito il "rido eiella risee>ssa albanese per l'opera elei letterati e poeti italo-albanesi che con giornali e libri agitarono la eniestione albanese anche ne'i riguardi degli interessi italiani. K gli albanesi guartlavano l'Italia cenne l'unica potenza da cui potevano sperare aiuti e protezione contro tutte le insidie dei grandi e piccoli stati che ne tramavano la rovina, l'eco delle nobili espressioni eli Giuseppe Garibaldi direlle nel 1866 alla Principessa e scrittrice- Dora el'lstria è ancora viva in Albania: «La eausa degli albanesi è la mia; certo ie> sarei felice d'impiegare- quanto mi rimane di vita in prò' di quel proele popolo». A Francesco Crispi, albanese di. sangue e di cuore, e:e>me egli stesse) si chiame), rivolsero i loro memorandum per la liberazione dell'Albania, i più autorevoli patrioti albanesi; e il (Jrispi ebbe; più volte ad (esprimere ìl suo pensiero e dal parlamento e per mez/.o eie-Ila stampa. «l'Albania — scriveva egli nel 1900 — ha in sé tutti gli elementi per uno state) autonomo meglio che non li avessero Serbia e Bulgaria, e consentendole uguale auleinomia eli governo l'Europa compirebbe opera civile». 8. L'Albania indipendente. - 11 28 novembre del 1912 Ismail Qemal alla presenza dei delegali di tutte le1 regioni dell'Albania innalzò a Valona stessa la bandiera della patria libera ed indipendente. (ili animi degli albanesi si aprirono alle più vive speranze, mentre, i greci e i serbi continuavano ael incendiare villaggi e a massae;rare le popolazioni elei tenitori eia loro ambiti e mentre la diplomazia europea nicchiava, essendo le; potenze divise 1 tra epiclle che vole23 Svolgimento storico della cultura e della ìettfraturn albanese vano una grande Albania etnografica e geografica, e le altre ohe volevano impinguare Grecia e Serbia con territori indiscutibilmente albanesi. Nel dicembre dello stesso anno 1912 si riunisce la Conferenza degli ambasciatori delle grandi potenze a landra, dove, dopo parecchi mesi di contrastanti discussioni viene riconosciuta l'Albania indipendente e si raggiunge un accordo di compromesso intorno ai confini del nuovo stato (marzo 1913), per cui si nomina una commissione speciale che col protocollo di Firenze (dicembre 1913), dopo più di un anno dalla proclamazione dell'indipendenza, è incaricata di tracciare sul terreno la linea dei confini stabiliti a Ixmdra. Ai primi di marzo del 1913 si riunisce a Trieste un Congresso panalhanesc per tutelare i diritti della nazione e per vigilare e seguire da vicino le vicende tempestose che riguardavano le sorti della Patria. Nuovi contrasti e nuove discordanze sorgono fra le potenze per la scelta della forma di governo e per la designazione del Capo dello Stato: l'Albania diventa una monarrhia costituzionale e il 7 marzo 1914 sbarca a Durazzo il He Gugliemo Wied che viene scelto tra i numerosi pretendenti al trono di Skandcrbeg. Ma nei primi giorni di settembre dello stesso anno egli dovette abbandonare il suo regno e ritornare in Germania. Già era scoppiata la guerra europea durante la quale l'Albania diventò il terreno della lotta fra i due gruppi delle potenze belligeranti. Essa fu occupata dagli eserciti italiano, austriaco, francese, bulgaro, e attraversata e desolata dalle truppe serbe e greche, ricadendo, dopo meno di due anni di indipendenza, nel disordine e nell'anarchia in cui era vissuta per lunghi secoli, tanto che «alla fine del 1914 si trova divisa in sei parti, ognuna dalle quali con proprio regime: la Commissione internazionale di controllo residente a Seulari rimane soltanto in apparenza a sostenere la bandiera albanese (A. Baldacci)». Mentre fra gli intrighi internazionali e le insidie interne vivacchia una larva di governo nazionale, i francesi organizzano la repubblica di Corcia (10 dicembre 1916), l'Austria proclama l'indipendenza di tutta l'Albania (21 marzo 1916), e altrettanto fa l'Italia con il famoso Proclama di Argirocastro (3 giugno 1917), che resta a testimoniare nella storia di questo turbinoso [xriodo la diritta visione dei reali interessi che legano i due paesi adriatici. Finita la guerra si apre un nuovo periodo di difficoltà e di pericoli per l'esistenza dello slato albanese: nell'ottobre del 1918 le truppe austro-tedesche sgombrano l'Albania e la Commissione Internazionale di controllo ricostituitasi a Scutari affida all'Italia ed alla Francia l'amministrazione dei territori già occupati e l'incarico di organizzare lo Stato. Le tristi vicende della Conferenza per la pace sono note; l'Albania, come sempre, subiva la sorte della sua posizione geografica, e finalmente dopo lunghi mesi di mercanteggiare e dopo una serie di compromessi e di tergiversazioni la diplomazia europea riconosce l'indipendenza e la sovranità dell'Albania nei suoi confini del 1913, «e affida alfltalia la prole/ione della integrità territoriale del nuovo stato a condizione di esserne richiesta dall'Albania stessa o dalle grandi potenze firmatarie con l'autorizzazione della Società delle Nazioni (A. Baldacei)». D 21 gennaio del 1920 si riunisce il Congresso nazionale di Iushnja che riolforma l'indipendenza e l'integrità territoriale dello stato albanese eleggendo un consiglio di reggenza per il suo governo. Nel gennaio del 1925 viene proclamata la Repubblica, Presidente A. Zogu. La politica di comprensione dei veri interessi dell'Italia e dell'Albania porta alla conclusione del patto di Tirana del 1926, e alla stipulazione del Irattato di alleanza del 1927. Nel 1928 si ristabilisce la monarchia con Zog I Re fino agli avvenimenti dell'aprile 1939, cioè lino all'Unione dei due Regni sotto la Corona Sabauda. 24 CAPITOLO PRIMO SVOLGIMENTO STORICO DELLA LETTERATURA ALBANESE 1. l'età preislamica - 2. L'Albania sotlo il dominio turco - 3. Verso la letteratura nazionale 4. La letteratura del risorgimento - 5. La letteratura della nuova Albania (1912-1939). L'Albania, situata alla confluenza, per così dire, dell'Oriente e dell'Occidente, è la regione dove si sono incontrate o si sono urtate in ogni tempo contrastanti correnti di civiltà, producendo quel disordine e ((nella confusione di idee, di pensieri, di interessi religiosi politici ed economici cozzanti fra di loro che hanno impedito la formazione di una entità politica unitaria e di una compatta uniforme coscienza religiosa di quel popolo sempre in lotta contro gli invasori che ne rovinarono nel corso dei secoli la compagine nazionale. Costretto dunque dalla posizione geografica e dalle vicende storiche a non entrare completamente nell'orbita (iella civiltà greeo-romana prima, e dalla civiltà bizantina medioevale e umanistica dopo; assorbito tutto nella lotta contro il turco, quando con il Castriotta parve giunta l'ora della sua rigenerazione politica e religiosa; se ritirandosi verso i monti dalle zone più esposte alle invasioni, potè salvare la sua esistenza etnica e potè conservare la lingua che, pure permeata da molti elementi stranieri, seguiva la sua naturale evoluzione, il popolo albanese non potè mai nel passato dedicarsi all'attività dello spirilo, all'arte e alla letteratura, le quali per svilupparsi richiedono tali condizioni di vita che l'Albania non ebbe mai, specialmente sotto il dominio più volte secolare dei Turchi. Queste particolari condizioni geografiche e le conseguenti vicende della storia dell'Albania sono servite a creare attorno al suo popolo un cumulo di calunnie e a diffondere i più grossolani pregiudizi atti a fare il gioco dei vari interessi politici che nel secolo XIX si vennero a scontrare nella Penisola balcanica in attesa dello sfacelo definitivo dell'impero turco e della divisione della sua eredità agognata da grandi e piccole potenze. Ku detto, e purtroppo per voluta ignoranza viene ancora ripetuto, che l'Albania senza una lingua capace di assurgere a dignità letteraria e perciò senza una letteratura che ne manifesti il genio e ne esprima lo spirito etnico, non meritava di essere proclamata indipendente: veniva così alimentata la propaganda contro la costituzione dello Stato albanese, con la non sempre velata intenzione di colpire gli interessi italiani nell'Adriatico e nella Penisola balcanica coincidenti con le giuste rivendicazioni nazionali del popolo albanesi-. I,a lingua albanese invece, come ogni altra lingua balcanica, a prescindere dalla sua importanza scientifica assai grande, e nonostante i forti ostacoli che si opponevano al suo libero sviluppo, è stata coltivata e adoperata in opere di mole a noi note stampate dal 1555 ininterrottamente fino ad oggi, quando essa ha raggiunto quella fase evolutiva e quella maturità per cui è divenuta mezzo di espressione di una non trascurabile produzione letteraria. È noto che la decadenza inorale e intellettuale in cui si ridussero lutti i Paesi balcanici sotlo la dominazione ottomana, non solo non rese possibile una qiialsiasi attività eul- turale Ira le varie Nazioni assoggettato, ma distrussc ogni traccia di civiltà e di cultura precedente, riducendo la stessa Grecia nelle condizioni più misere sotto questo riguardo. Quanto si potè salvare della primiera produzione letteraria profana e religiosa nella Penisola, trovò rifugio nei poehi monasteri che furono risparmiati dalla furia dislruggitrice delle orde ottomane. In Albania tulio fu travolto nella rovina politica sociale e religiosa dei paese: le chiese abbattute, i monasteri dislrutli, le città rase al suolo. I.a tradizione religiosa e letteraria si salvò in Italia, nelle Colonie fondate dai nuclei che lasciarono la patria per salvare, con la fede1, la cultura e la lingua. Nondimeno, come osserva Carlo Tagliavini, «il principio doìla letteratura albanese scritta nel secolo XVI. non è una eccezione in confronto agli altri popoli della Penisola balcanica». Infatti dal confronto con lo svolgimento delle letterature balcaniche. greca, romena, serba, bulgara si vede che lo sviluppo della letteratura scritta in Albania è quasi parallelo a quello delle altre nazionalità che giacquero sotto la barbarie ottomana, pur in condizioni assai diverse, poiché l'Albania fu in gran parte islamizzala e il dominio turco, con le conseguenze più tristi, durò fino al 1912. Anche la letteratura riflessa o colta, come si voglia dire, si sviluppa in Albania, pur fra le enormi difficoltà, parallela alle altre letterature balcaniche. In Grecia, rivendicata a libertà, comincia a prodursi una modesta letteratura colta dopo il 1821 e tino ad oggi non si può dire che sia sorto un prosatore o un poeta che possa stare al confronto dei grandi scrittori europei; la letteratura romena sotto l'influsso della cultura occidentale si sviluppa, senza raggiungere le alle mete artistiche, dalla seconda metà del secolo XIX in poi; la letteratura serbo-croata sullo sfondo delle rivolli/ioni e delle lolle politiche per l'indipendenza, svoltesi tra il 1804 e il 1882, «rinacque con giovanile impeto, scrive C. Trampolini, salendo dalla pluralità dei dialetti ad una lingua quasi omogenea», con prevalenza di opere di carattere culturale e patriottico di scarso valore artistico. In Bulgaria, dopo raggiunta l'autonomia ecclesiastica con la creazione di un esarcato nel 1870 e dopo la proclamazione dell'indipendenza dai Turchi al tempo della guerra russo-turca (1877-1878), comincia un vero movimento letterario, poiché assai scarso valore artistico hanno i tentativi letterali della prima metà dell'ottocento. l'impressione di tutti coloro che senza pregiudizi si accostano al popolo allxmese e prendono conoscenza della sua letteratura, è quella stessa provata du G. trampolini il quale nella sua Shirùi tuùverstili; datiti letteratura così scrive: «lit letteratura allanese - una fra le meno conosciute in Europi — è più copiosa di quanto si supponga, e può dirsi addirittura ricca se si tengano presenti le avverse condizioni politiche e culturali che ne hanno accompagnato la nascita e la vita». L'età preislttmica. - Non si conoscono, che io sappia, documenti che ci dicano quali iossero le condizioni culturali dell'Albania nell'età precedente al dominio turco; ma l'attività religiosa del clero secolare e regolare e la predicazione in mezzo al popolo ci devono far pensare che almeno una cultura religiosa popolare doveva essere diffusa in lìngua albanese, se nei decenni successivi alla caduta dell'Albania sotto i Turchi si sentì il bisogno di libri di contenuto religioso nella lingua del popolo. Del resto si sa che circa una quarantina erano i vescovadi e gli arcivescovadi nelle provincie ecclesiasliehe dell'Albania e che numerosi monasteri vi fiorivano fondati dai lìasiliani e 26 Svolgimento storico della letteratura albanese poi (lai Benedettini e dai Domenicani e in ultimo dai Francescani stabilitisi nella palle settentrionale fin dal secolo Xlll. Inoltre la tradizione patriottica, letteraria, religiosa degli italo-albanesi è un forte argomento per ritenere che prima dell'invasione ottomana in Albania il culto della lingua patria doveva essere diffuso e che essa doveva essere adoperata olire ehe nei canti popolari, anche in scritture di carattere pratico e di contenuto religioso, se non in qualche tentativo di produzione intenzionalmente letteraria: la formula del battesimo secondo Ìl rito romano, rna in lingua albanese, trovata in un codice laurcnziano del secolo XV, la pericope evangelica, secondo il rito bizantino, rinvenuta in un manoscritto della Biblioteca Ambrosiana, pure del secolo XV, elenchi di vocaboli, frasi e modi di dire che si riscontrano in opere della slessa epoca, sono testimonianza di una tradizione scritta della lingua albanese tanto nell'Albania settentrionale che nella meridionale dove è antica la tendenza di sostituire con l'albanese la lingua greca imposta nella chiesa ortodossa dal Patriarcato di Costai] ti no poli. Ma alla base, anzi come presupposto storico e linguistico, della produzione letteraria scritta o colta, sta la letteratura popolare la quale trae la sua origine dall'intima coscienza etnica del popolo che dai tempi più remoti non cessò mai di parlare la sua lingua e di manifestare con essa i suoi sentimenti e di narrare per mezzo di essa le sue fiabe e le sue leggende e di cantare i suoi amori e i suoi odi, le sue gioie e i suoi dolori, le sue glorie e le sue sventure, e di eternare nel canto i suoi eroi, e di infamare i nemici della sua razza, gli oppressori della sua libertà, gli invasori della sua patria. Questa produzione popolare è l'unico, o almeno il più sicuro documento che attesta la vitalità della razza: ed è certo che buona parte di essa, che ancor oggi è viva nella tradizione specialmente fra gli italo-albanesi, iu creata nei tempi precedenti alla dominazione turca fino alla morte dell'Eroe nazionale e alle emigrazioni in massa verso la Grecia e verso l'Italia. L'Albania sotto LI dominio turco. - Al periodo preislamico che potrebbe anche chiamarsi preletterario o delle origini lino alla morte di Skandcrbcg (1468), documentato in modo particolare dai canti tradizionali italo-albanesi ispirati al sentimento della natura, agli affetti familiari, all'ammirazione degli eroismi e all'odio contro il turco, segue il lungo, periodo della schiavitù sotto il giogo ottomano fino all'epoca del risveglio nazionale nel XIX. Durante questi quattro secoli, come si è accennalo, l'Albania desolata e divisa vive nelle tenebre più fitte dell'ignoranza e giace nell'abbandono più doloroso e nella miseria morale e materiale più deplorevole: nonostante questo tristissimo e lungo periodo di dura depressione della vita nazionale, il popolo rimase fedele alle sue costumanze e alla sua lingua con la quale cantò il dolore per la patria oppressa e avvilita, gli eroici tentativi di scuotere il giogo dello straniero, le speranze della liberazione e dei risorgimento, creando quei canti guerreschi in cui si manifesta il carattere o la tenace resistenza della stirpe. Qua e là sorgono centri di attività religiosa con lodevoli, ma non sempre fortunati, tentativi di propaganda culturale anche come mezzo per una ripresa della vita delle chiese dove meno feroci erano le rappresaglie dei turchi contro i cristiani che tennero ferma la fede dei loro padri. In queste condizioni si potè sviluppare una letteratura scritta ecclesiastica diretta alla cura religiosa dei fedeli e a offrire al modesto clero superstite i mezzi per esercitare il ministero pastorale. Così si sviluppano i vari cicli in cui, consentendo con E. Qahej, si può anche dividere la letteratura albanese: a) Ciclo Cattolico dell'Albania settentrionale; b) Ciclo italo-albanese; e) Ciclo ortodosso dell'Albania meridionale; d) La letteratura nazionale del secolo XIX. 27 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese I primi tre cicli si sviluppano indipendenti l'uno dall'altro e, si può dire, ignorandosi l'un l'altro pur essendo diramazioni della stessa fonte comune che scaturisce dalla linfa vitale della nazione. Il t^abej considera questi tre cicli come prenazionali che «alla fine vanno a confluire tutti insieme nell'unico fiume della letteratura nazionale del secolo XIX». Senza contestare dunque, anzi accettando la divisione in cicli, credo però che la storia della letteratura albanese si possa ben dividere nei vari periodi in cui si può dividere la storia politica, civile, religiosa dell'Albania, poiché in gran parte le sue varie manifestazioni e il suo sviluppo avvengono in dipendenza delle vicende, storielle del paese: è chiaro che questa divisione può servire a inquadrare nella storia i quattro cicli ricordati. E quindi al periodo che abbiamo chiamato preletterario, seguono il periodo del dominio ottomano fino alla Lega di Prizrend (1878), il periodo del risorgimento fino alla proclamazione dell'indipendenza dell'Albania (1912) e l'ultimo periodo lino ai nostri giorni. Sotto il dominio turco gli scrittori cattolici dell'Albania settentrionale, non essendo più possibile compiere i loro studi in patria, provenivano dal Collegio Illirico di Loreto e dal Collegio Urbano di Propaganda di Roma: essi con i loro scritti non solo tendevano alla missione religiosa, ma a insegnare ai loro connazionali la lingua patria per salvarla dalla rovina che la minacciava da ogni parte. Per ricordare i più importanti scrittori, D. Gjon Bu/uku traduce in albanese il Messale (1555) per amore della sua patria a cui vuole dare tradotti nella lingua propria larghi saggi delle Sacre Scritture; D. Pietro Budi traduce in albanese fino alla sua morte (1623) una serie di libri per il clero: la Dottrina Cristiana del Bellarmino, lo Speculimi Confessioni^ del P. Emerio de Bonis, il Rituale Romano con rubriche in albanese, la Spiegazione d^lla messa romana e altri libri di devozione rimasti inediti; D. Francesco Bianco, preoccupato che la lingua patria si andava perdendo e imbastardendo compose e pubblicò i! suo Dictionarium latino-epiroticum (1635), e anche Mons. Pietro Bogdano, rimettendo in uso parole antiquate per non dimenticarsi e perdersi la lingua insieme con la scienza e la fede, pubblicò la prima volta nel 1685 la sua voluminosa opera storico-teologica in albanese e in italiano intitolata: Cuneus Prophetarum, e in altra edizione: L'infallibile verità etc. Gli scrittori e poeti italo-albanesi, sacerdoti e laici, compivano i loro studi e formavano la loro cultura specifica negli istituti ecclesiastici sorti fin dai primi secoli della fondazione delle Colonie d'Italia, e anche questi con tutti i loro sforzi hanno salvato la lingua originaria dalla progressiva naturale decadenza in conlatto con i dialetti (ielle circostanti popolazioni italiane. La Dottrina Cristiana (1592) di Luca Matranga da Piana degli Albanesi è la prima opera stampata per insegnare si fanciulli le verità della fede, come dice l'autore, nella nostra lingua natia albanese. Da un importante manoscritto lasciato dall'Arciprete Nicolo Figlia di Mezzoiuso e che porta la data del 1737, il Prof. Marchiano ricavò e pubblicò i Canti popolari albanesi (1908), le Poesie sacre albanesi (1908) e la Dottrina Cristiana (1911). Opera poetica pregevole è la Vita di Maria Vergine con altre poesie religiose, del Sac. Giulio Variboba di S. Giorgio Albanese, stampata a Roma nel 1762. Senza parlare di alcune iscrizioni della Cattedrale di Piana degli Albanesi del secolo XVI e XVII, è assai ricca la produzione popolare e popolareggiante sacra e profana che rappresenta il tesoro della tradizione letteraria degli Albanesi d'Italia. Quasi soffocata tra le spire della propaganda ellenica, l'attività letteraria ecclesiastica degli Albanesi ortodossi, dal ricordato brano evangelico del secolo XW o XV, continuò fino alla ion28 Siolgimento storico della letteratura albanese dazione della Chiesa autocefala; notevoli sono le traduzioni di preghiere lilurgiehe del Maestro Cosi. Berati, la traduzione della Liturgia del Crisostomo fatta dal Maestro Teodoro di Klbasan (see. XVIII) harharamente ucciso da agenti fanatici dell'ellenismo, e la traduzione del Nuovo Testamento, opera di gran mole e di gran pregio linguistico che va sotto il nome di Gregorio Argirocastrita pubblicata a Corfù nel 1827 e in altra edizione in Atene nel 1858. Anche fra gli Albanesi musulmani si inizia nel see. XVIII un movimento linguistico letterario che si intensifica e si avvicina al movimento generale dei primi decenni del see. XIX per confluire anch'esso nella grande, opera di rinascita nazionale; documenti insigni di questa corrente sono la novella in versi, Erveheja^ di Muhamet (^ami e le liriche di Necim beu. Verso la letteratura nazionale. - I^e molteplici opere storielle, etnografiehe, folcloristiche sull'Albania degli italo-albanesi e di molti autori francesi, inglesi, tedeschi, dalla fine del set;. XVIII a lutto il see. XIX suscitarono un fermento di studi che diedero i loro frutti non solo con la pubblicazione di raccolte di letteratura popolare e di grammatiche e di lessici e di ricerche scientifiche albanologiche, ma anche con l'apparizione delle prime prose e poesie originali che preludono il periodo del risorgimento e che sono la prima eco di quegli anni di risveglio della coscienza nazionale. Fra gli albanesi del noni e del sud e fra gli italo-albanesi sorgono alcuni scrittori nella prima metà del secolo XIX, i quali, pur non avendo sempre grandi pregi artistici, hanno il merito di avere iniziato l'opera di coordinamento e di unificazione dell'attività linguistica e letteraria e possono considerarsi come i precursori della letteratura nazionale. Demetrio Camarda (1821-1882) di Piana degli Albanesi (Palermo) autore del Saggio di Grammatologia comparata sulla lingua albanese (1864) e di altri lavori di albanologia, fu il più autorevole fautore della collaborazione fra gli studiosi albanesi e italo-albanesi, e della unificazione dell'alfabeto, intorno a cui scrisse nella introduzione di una raccolta di poesìe in onore di Dora d'istria; egli tendeva anche alla formazione di una lingua letteraria comune, di cui diede un saggio nella traduzione albanese di uno scritto della stessa Dora d'istria su La nazionalità albanese nei canti popolari (1867). TI primo incontro fra gli autori delle diverse regioni dell'Albania e delle Colonie avvenne appunto nella ricordata raccolta che il Camarda dedicò a Dora d'Istria (1870) dove erano contenute una dozzina di poesie in suo onore: documento importantissimo che accoglie i primi fiori letterari nazionali, ridotti ad unità di grafia, nel nome della benemerita scrittrice la quale con i suoi scritti affermò e proclamò di fronte a tutto il mondo i diritti della nazione albanese. Ma già nella prima metà del see. XIX erano apparse alcune opere poetiche di Girolamo De Rada (1814-1903) di Macchia Albanese (Cosenza): il Milosao (1836) e Ì Canti di Sera/ina Thopia (1839), Le Quattro storie (1847-1849) e altri lavori filologici e grammaticali, fino a che nel 1873 si cominciò a pubblicare il suo poema Scanderbcrcu i pafaan. Dopo il 1860 Costantino Cristoforidhi (1827-1895) di Elbasan pubblicò le sue traduzioni dal Nuovo e dal Vecchio Testamento in una prosa letteraria divenuta classica. Verso la stessa epoca vennero composte le poesie del H Leonardo De Martino (1830-1923) il poemetto L'ultimo Canto di Baia di Gabriello Darà (1826-1885), le opere religiose e letterarie di Antonio Santori (1819-1894), le liriche di Giuseppe Serembe (1843-1891), per tacere degli altri scrittori e poeti italo-albanesi. Svolgimento storico delia cultura e di-Uà letterati L'imporlariza di questa produzione (liriche, poemelti, drammi, prose, traduzioni) che potrebbe chiamarsi di transizione, è «rande nella storia dello svolgimento della letleralura albanese, perché senza di essa non si potrebbe spiegare la cospicua fioritura letteraria del periodo del risorgimento. La letteratura del risorgimenta. - Del secolo XIX, col risvegliarsi dello spirito patriottico, con lo sviluppo e col diffondersi dell'idea nazionale, col rifiorire delle speran/e della liberazione, si sentì urgente il bisogno di scuotere prima di tutto il giogo spirituale e eullurale delle varie propagande tendenti a soffocare questo movi inorilo e a soppiantare la lingua albanese. I.a Nazione albanese fra le altre nazioni baleaniehe ìe quali, sotto l'egida di potenti patroni, si erano liberate dalla dominazione ottomana, fece sentire anche la sua voce e riconiò all'Kuropa, dimentica ed ingrata, che (ra le tante questioni che sorgevano nel progressivo dissolversi dell'Impero turco, c'era anche una questione albanese. I patrioti albanesi, dentro e Inori dell'Albania, videro che urgeva risolvere la questione della lingua perché la rigenera/ione e il risorgimento della nazione sarebbe possibile soltanto ad un patio: che la lingua patria tosse innalzata alla dignità di lingua colta e letteraria, come mezzo e strumento unico della propaganda patriottica. Così i testi di letteratura popolare, documenti vivi della lingua nazionale, diventarono oggetto di studio e si ebbe lineila ricca serie (li pubblicazioni linguistiche, grammatiche e vocabolari, che costituiscono la base granitica su cui poggia il ilorido rigoglio della lelleralura albanese del secolo XIX fino alla proclamazione dell'indipendenza dell'Albania (1912). La Lega di IVizrcnd (1878), come si sa, non fu costituita con scopi linguistici e letterari, i pochi brevi recisi articoli del suo statuto sono il grido della riscossa che chiama t u t t i gli Albanesi del nord e del sud e di ogni luogo, musulmani, orlodossi, cattolici, montanari e rivieraschi, clero e professionisti, contadini e possidenti, capi e gregari per (ormare una u n i t à compatta di uomini liberi che con tutti Ì mezzi devono salvare il territorio della pai ria dalla sparli/ione., la lingua della patria dalla distruzione, la tradizione della patria dalla contaminazione. Né greci né slavi né turchi, fu il grido che echeggiò per le montagne e per le pianure: noi vogliamo essere e dobbiamo essere soltanto Albanesi. In Turchia è avvenuto un latto unico nella storia dei rap|x>rti di questo imj>ero con l'Albania. II governo turco volle opporre il popolo albanese contro le decisioni del Congresso di Berlino (1878) che infliggevano nuove amputazioni al territorio deirimpero ottomano e nuovi strappi al lem torio dell'Albania a favore degli stati protelti dalla Russia, dall'Inghilterra e dalla Francia. FI governo turco perciò incoraggiò la costituzione della Lega di Prìzri'iul (1878) la quale «si prefìggeva tre scopi: 1) resistere fino alla morte per mantenere la sovranità del Sultano sopra qualsìasi territorio che si fosse tentato di togliere ai suoi domini; 2) riunire i tre vilayel ili Scutari, Cossova e Gianmna m una sola provincia governata da un r,al\o e da un Consiglio di 10 membri, assistiti da un Comitalo albanese eletto con suffragio universale; 3) instituire una milizia nazionale albanese sotto la direzione di ufficiali turchi. Scutari venne scolla come quartiere generale della Ix-ga, mentre a l'rizrend e a Klbasan se ne costituiscono due sezioni. Il risultato immedialo di questa I-^'ga fu quello che volevano i Turchi (lialdacci)». Gli Albanesi i n f a t t i , opposero v i v a resislenza all'annessione di Cussigne e Piava al Montenegro e riuscirono a salvare, per allora, l'Kpiro che, assegnato dal Congresso alla Crocia, rimase u n i t o all'Albania fino alla proclamazione dell'indipendenza (1912). 30 Si nii>imenti> \timr<i ilelìa letteratura albanese T.a Lega di Pri/rend non fu dunque una associa/ione di linguisti, di letterali e di poeti, ma nessuno può negare elle da questo momento ha i n i / i o un'attività linguistica e letteraria sorprendente che sfocia appunto nel grande movimento culturale che d i f f o n d e in tutta l'Albania giornali, riviste, libri di lettura e qua e là scuole, nonostante i sospetti e le restrizioni e poi anche le repressioni del Governo turerò che in primo tempo aveva lavorilo la costituzione della Lega e la propaganda na/ionalc albanese. Se i! gioco della Turchia in parte riuscì a salvare qualche pezzo del suo territorio dalla progettata annessione al Montenegro e alla Oreria ebbe per effetto il risveglio del sentimento nazionale degli Albanesi fra i quali si acuì il desiderio della indipendenza e della libertà: l'Albania oramai aveva ritrovato se stessa. K certo che i patrioti, gli uomini d'azione e di armi, gli uomini politici, i sacerdoti e i religiosi si diedero a scrivere alfabeti e almanacchi, a raccogliere canti popolari, a pubblicare giornali e riviste, a diffondere libri di lettura, a riunire congressi e convegni linguistici ad aprire scuole improvvisandosi maestri, per elevare il popolo moralmente e culturalmente e renderlo capaec di comprendere e di sentire il bisogno della u n i t à nazionale a fine di conseguire la liberazione e la indipendenza della Patria. «Qui la tragedia di una razza che ha donato gli elementi migliori, i soldati, i pensatori, gli uomini di stato, i santi a lutti i suoi dominatori slavi e latini, greci e turchi e che reclama finalmente i suoi ligli, poveri e maltrattati per educarli da sé; che tende a ricostruirsi fra mille difficoltà di ogni genere, una coscienza nazionale. Di questo anelilo collettivo è slalo testimone per lungo tempo un sinlomo sola, rna possente: la conservazione e la unità del linguaggio nazionale... (E. Vaina)». A Coslantinopoli sorge la società Dritti (1879) che, incoraggiata in primo tempo dallo stesso Sultano, diede più efficace impulso alla propaganda nazionale tanto da insospettire il governo per cui Ì fondalori della società e i promotori della stampa patriottica perseguitati dalla polizia si sbandarono in cerca di luoghi più sicuri per svolgere la loro a t t i v i t à . In Egitto, in Rumania, in Bulgaria e più lardi in America sorsero circoli e associazioni, si tennero congressi, si fondarono tipografie, si stamparono sillabar!, libri e periodici che entravano in Albania nonostante la oculata vigilanza della eensura turca. Da quest'epoca imo al 1912 si pubblicarono fuori (iella Albania più di una c i n q u a n tina di riviste e annuari, mentre in Albania viveva a stento una piccola rivista religiosa culturale dei PP Gesuiti di Sculari e qualche, giornale che appariva sotto il sospettoso controllo del governo turco e del patriarcato. Queslì periodici hanno grandissima importanza storica linguistica e letteraria perché in (\ssi veniva pubblicata quasi tutta la produzione albanese e italo-albanese di questa età, di cui una parte ha considerevoli pregi artistici, esse-lido opera dei più stimati poeti e prosatori del risorgimento. A questo proposito si è parlato, eoni'è naturale, di influssi romantici su la letteratura di transizione e su questa del risorgimento: amore alla libertà politica, predominio del sentimento patriottica, studio delle tradizioni e della letteratura popolare come fonte di ispirazione, l'arte rivolta alla educazione del popolo, sone infatti tra i fenomeni e gli atteggiamenti earatleristici del romanticismo. Ma, senza escludere del t u l i o l'influsso della cultura del tempo su alcuni prosatori e poeti albanesi e italo-albanesi, parrebbe che in Albania, e in genere nei Balcani, la letteratura patriottica abbia avuto maggiore impul- Svolgimento storico della cultura e della tetterai so dalla diffusione delle idee di libertà nel principio del secolo XIX o perciò dalla ravvivata coscienza nazionale, che dalla diretta influenza della corrente estetica romantica. Naim Frashèri (1846 - 1900) fra i toschi crea il poema epico (Ultori e Skanderbent e Qerbelaja] e compone liriche patriottiche e sentimentali che si diffondono in mezzo al popolo; Giuseppe Schirò fra gli italo-albanesi continua, dopo G. De Rada, a ispirarsi alla tradizione nel poema Te dhea I hiuij (Nella terra straniera) e nell'idillio Mili e Haidkia, e coltiva la lirica patriottica e religiosa; il P Giorgio Fishta fra i gheghi canta le lotte contro i Serbi nel suo capolavoro, Lahiita e Malcìs, e arricchisce la letteratura patria della sua ispirata lirica religiosa, della concitata lirica patriottica e della mordace correttiva poesia satirica, e delle traduzioni degli Inni Sacri del Manzoni e della poesia religiosa di altri poeti italiani. Della larga schiera di poeti e di verseggiatori che fa corona ai maggiori meritano speciali menzione: Filippo Shiroka (1858-1935), seutarino; Anton Cako Qjupi (1866-1930), poeta tosco della Zagoria: D. Ndre Mjodja (1855-1937), fine e delicato poeta seutarino; Murai Toptani (1867-1918) di Tirana; Agostino Ribecco poeta lirico italo-albanese (1867-1928), Aleksander Sotir Drcnova (1872) il più noto e pregiato lirico tosco conosciuto col pseudonimo di Asdreni, Kristo Floqi (1875) di Corda, fecondo autore di drammi, di liriche, di pocmetti; Papa Kristo Negovani (1875-1905) assassinato dai greci, maestro e autore di libri religiosi scolastici e di poesie per i piccoli; Luigi Gurakuqi (1879-1925) di Scutari, ucciso a Bari per odi politici, il quale lasciò liriche originali o ridotte dall'italiano e dal tedesco. In me/.zo a gravi difficoltà ortografiche, morfologiche e lessicali la prosa, con scritti politici, storici, letterali, polemici, didattici, va assumendo forme e struttura regolari già con gli stessi ricordati poeti, specialmente con Naim Frashèri, Giuseppe Schirò, G. Fishta, Ndre Mjedja nei loro articoli, nelle loro narrazioni, nei loro discorsi. Ma tra i maggiori prosatori, in gran parte ancora viventi, sono annoverati: A. Xanoni (1863-1915), Ndoc Nikaj (1864), Mati Ixigoreci (1867-1941), Sht. Gjecovi (1874-1929), vittima dell'odio serbo, Faik Konitza (1875-1942), T. Torci (1880), A. Xhuvani (1880), Lumo Skendo (1880), Fan Noli (1880). Saggi di prose e di poesie degli scrittori albanesi si leggono nei due volumi, Shfcrimtstret Shqiptare, pubblicati nel 1941 dal Ministero dell'Istruzione di Tirana. Carattere dominante della letteratura del risorgimento è naturalmente il patriottismo: i poeti e i prosatori, i! più delle volte essi stessi uomini di aziono, fiancheggiarono l'opera dei maestri, dei propagandisti, dei combattenti che lottarono contro tutti i nemici dell'Albania fino alla sua indipendenza. Gli scrittori del risorgimento, grandi e mediocri, avviarono la lingua verso il suo regolare sviluppo e parecchi fra essi ebbero molta cura della forma e dello stile nella elaborazione dell'opera artistica, accumulando così per le nuove generazioni un prezioso patrimonio linguistico e letterario da cui doveva sorgere la letteratura albanese dell'avvenire. La letteratura della nuora Albania. (1912-1939). Il 28 novembre 1912 a Vallona fu proclamata l'indipendenza della Albania. Ix? speranze degli albanesi si ridestarono, ma i greci e i serbi non cessarono di tormentarli con l'incendio dei villaggi e con i massacri delle popolazioni dei territori da loro ambiti: la diplomazia intanto non si decideva essendo divisa tra le potenze che volevano una grande Albania (Italia e Austria) e le altre che volevano ingrandire Grecia e Serbia, ai danni dell'Italia, nell'Adriatico. Svolgimento storico della letteratura albanese Durante gli anni che vanno dalla guerra balcanica e la proclamazione dell'indipendenza alla fine della guerra europea e alle conferenze per la pace (1912-1919), l'Albania si trovò tra le più grandi difficoltà interne e le più forti opposizioni esterne. Il caos politico, il disordine sociale, la confusione delle idee, il trambusto bellico, avevano annullato lo stato e avevano sbandato la nazione come mai forse era avvenuto nel corso della sua procellosa storia. Commissioni intemazionali, commissioni di controllo, repubbliche e governi diversi, colpi di mano, intrighi, propagande svariate, una ridda di pretendenti al trono, un accavallarsi di accordi, patti, compromessi, un susseguirsi di spartizioni del suo territorio: questa è stata la storia della Albania dal 1912 al 1920. Se in tutto questo sovvertimento di ogni ordine politico e sociale l'Albania potè rialzarsi e riprendere la sua vita, si deve ritenere un miracolo da attribuirsi alle forze di resistenza della stirpe la quale sopravvive con rinnovata vigoria alle tempeste che ne hanno minacciata l'esistenza nel corso dei secoli. Nel silenzio e nella speranza di un avvenire meno agitato lavoravano i filologi, i grammatici, i maestri in mezzo alla babele scolastica e alle diverse direttive didattiche dei vari governi: così vennero alla luce grammatiche e testi per le scuole che per lo meno giovarono a tenere desto il culto della lingua nazionale. L'attività culturale albanese continuò all'estero, in Italia specialmente e in Rumenia e in America dove uscivano parecchie riviste e giornali che patrocinavano la causa nazionale in quegli anni di turbamenti politici mondiali. Gli scrittori e i poeti tornano all'azione, riuniscono congressi, girano per le cancellerie dell'Europa e dell'America, e vanno a rappresentare il loro paese nelle conferenze per la pace, dove l'Albania era divenuta oggetto di compensi come terra di nessuno. La letteratura quindi riprende il tono del periodo precedente e gli stessi grandi poeti risentono del disagio morale in cui vivono e dei gravi timori per le sorti della patria. Il R Giorgio Fishta chiude il suo poema con i canti intitolati: La guerra balcanica e La conferenza di Londra; grida contro le stragi e i massacri e con i suoi versi, con i suoi discorsi e con i suoi articoli sferza la diplomazia che calpesta il diritto delle genti. Giuseppe Schirò, che raggiunge le più alte vette dell'arte col poemetto Mino in ricordo del figlio e col rifacimento del poema Te dheu i huaj, compie il ciclo poetico sulla tradizione italo-albanese con i quaranta canti di Kthimi (II ritorno), che è il poema, ancora inedito, della risurreziono e della liberazione e dell'indipendenza dell'Albania; con i (tiriti del Littorio, pubblicati un anno prima della sua morte, nel 1925, ngli consacra rome un testamento la sua fede nella vitalità della nazione albanese sotto la luce e la guida di Roma. Asdreni, che vive in Rumania, produce una lirica ispirata e permeata dalle ansie per la patria in pericolo, riponendo la fiducia nella resistenza della razza di cui rievoca le antiche storie e canta le vetuste città, sperando in questi ultimi anni noi nuovo ordine europeo. Faik Konitza e Fan Noli spiegano la più vivace azione giornalistica contro gli intrighi diplomatici; Lumo Skendo pubblica opuscoli e memorie anche in lingua francese per sostenere i diritti dell'Albania; Luigi Gurakuqi con altri patriotti, fra i quali il R Fishta o Mons. Bumgi, si leva vindice dell'intangibilità del territorio albanese; T. Tocci tuona dalle colonne del Taraboski contro tutte le ingerenze straniere nel governo dell'Albania. 33 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese Di questi sentimenti e risentimenti è riboccante la letteratura, prosa e poesia, di questa prima fase del periodo dell'indipendenza. Dopo la guerra (1920) si va riprendendo e intensificando l'attività culturale, e si da nuovo impulso alla produzione letteraria. La lirica, la drammatica, la narrativa trovano numerosi cultori fra i quali parecchi si distinguono per l'originalità dell'ispirazione, per la freschezza dello stile, per la cura della forma e della tecnica. Lodati scrittori di critica, di filosofia, di storia, di politica, narratori, trattatisti, oratori, conferenzieri, pubblicisti hanno arricchito il patrimonio letterario del dopo guerra di una imponente mole di scritti in prosa di cui si potrà formare una preziosa collezione che diventerà classica per le più giovani generazioni. I poeti e i prosatori cresciuti durante gli anni deDa faticosa ricostruzione politica e culturale del dopo guerra hanno trovato ispirazione e materia per le loro liriche, i loro drammi, le loro narrazioni nelle tragiche vicende della patria e nelle terribili sofferenze del popolo fortemente attaccato alle tradizioni e alle costumanze che ne hanno conservato la compagine etnica; ma nello stesso tempo questi scrittori tentano nuovi atteggiamenti e nuove ispirazioni più umane e universali, quando sono venuti a contatto coi grandi modelli delle moderne letterature. Così si spiega la considerevole quantità di opere straniere tradotte in lingua albanese, che hanno influito assai a staccare a poco a poco alcuni dei giovanissimi dalla sempre fresca fonte di ispirazione che si trova nel popolo, dalla quale anche i grandi poeti di ogni tempo e di ogni letteratura hanno ricavato motivi originali e vive impressioni per la loro opera d'arte. Non mancano fra i più giovani e i giovanissimi nomi di prosatori e di poeti che si sono affermati nell'opinione pubblica e nomi che sono sicura speranza di un avvenire letterario rigoglioso. Per conoscere la più recente produzione, anche per questa, bisogna scorrere i principali periodici dell'ultimo decennio (1930 -1940). II R G. Fishta invitato da un redattore della rivista Panorama nell'agosto 1939 a manifestare il suo pensiero circa l'avvenire della cultura e della letteratura albanese, rispondeva: «La letteratura albanese si prospetta sotto buoni auspici. In seno all'Accademia d'Italia sorgerà un centro di studi albanesi che si occuperà di storia e di archeologia. Questo centro avrà le sue diramazioni in Italia e in Albania. Dirò di più. Si annuncia la creazione dì un centro culturale e letterario albanese per opere poetiche, traduzioni di classici, raccolta di canti e proverbi e anche per la compilazione di un dizionario della lingua albanese, sotto gli auspici della Accademia d'Italia». E centro di studi per l'Albania della Reale Accademia d'Italia infatti ha dato un forte impulso agli studi di albanologia con la sua rivista e con le sue pubblicazioni speciali da esso curate. A Tirana è sorto il Reale Istituto di studi albanesi che darà certamente ottimi frutti con la pubblicazione di opere letterarie, di raccolte folci ori stic he, di lessici, di studi storici, di ricerche. TI Ministero dell'Istruzione di Tirana ha intrapreso una serie di pubblicazioni folcloristiche, linguistiche e letterarie le quali diffuse tra i professori e gli studenti sono mezzo efficace |»er lo studio della lingua e per la conoscenza della anima popolare a cui deve mirare l'opera degli educatori. Da ora in poi anche l'unità di indirizzo nella formazione culturale della gioventù studiosa e quindi l'avviamento dei giovani con criteri filosofici estetici ed artistici più conformi alla particolare mentalità etnica, gioverà a dare sviluppo ad una produzione letteraria nazionale che, senza rinunciare ai voli verso l'arte pura universale, conservi quei tratti caratteristici connaturati alla lingua e alla stirpe per cui si possa dire che essa sia espressione e manifestazione del genio albanese. CAPITOLO SECONDO PERIODICI, SCUOLE, CONGRESSI NEL PERIODO DEL RISORGIMENTO 1. In Turchia - 2. In Italia - 3. In Rnmania rica - K. In Albania. \. In Grecia - 5. In Bulgaria - 6. In Egitto - 7. In Ame- Abdyl Krasheri, che si considera come il fondatore della Lega di Prizrend (18782, con i suoi fratelli Naim, il grande poeta nazionale, e Sami, uomo di cultura non comune, con Pashko Vasa e J. Vreto furono tra i primi apostoli della propaganda patriottica e culturale e diedero per i primi i Krasheri musulmani, il Vreto ortodosso, il Vasa cattolico, l'esempio di quella unione di animi nel nome della Patria comune col vincolo della lingua materna, che salvò l'Albania dalla totale rovina. Sorsero società letterarie e circoli patriottici, si pubblicarono giornali e riviste, si aprirono scuole e si riunirono congressi e convegni linguistici e letterari in Turchia, in Italia, in Rumcnia. in Grecia, in Bulgaria, in Egitto, in America e poi anche nella stessa Albania. *** In Turchia appunto, sotto gli auspici del Sultano, si costituisce a Gostantinopoli nel 1879 la Società Drita la quale prese l'iniziativa di pubblicare libri e giornali, «ad opera di quelli slessi patrioti — osserva bene il Vaina — come Sami Frashéri e Abdyl Krasheri, che dovevano scontare con anni ed anni dì esìlio e fortezza il tentativo di prendere in mano le sorti dell'integrità morale e materiale della Patria». Una delle prime pubblicazioni periodiehe albanesi di cultura, Drita (1884-1885), uscì per cura della società omonima di Costantinopoli ed era diretta da Pietro Poga con la collaborazione di Naim Frashéri e di J. Vreto. Riabilito un alfabeto, che poi si chiamò L'alfabeto di Costantintywli fu comfxjsto, in collaborazione, da Sami Frashéri, J. Vreto e J&shko Vasa un libro di lettura con nozioni grammaticali che fu pubblicato a Costantinopoli nel 1879 (Alfabetare e gjuh&se shqipe - in 8° di 136 pagine). Ma già prima di questa epoca Costantinopoli era un centro di attività linguistica albanese fra i più vivi, nonostante la sospettosa vigilanza del Governo Turco e del Patriarcato. Il Cristoforidhi dal 1866 quasi fino alla sua morte, vi pubblicò la maggior parte delle sue opere e nel 1872 vi pubblicava l'alfabeto albanese e nel 1882 la sua Grammatica albanese. (rpaujj.aTiKr] TTJ<; 'AA,B<xviKT|<; yXcùoarjc;). L'attività politica culturale dì Costantinopoli si riverberò in tutte le province dell'Impero dove vivevano con relativa sicurezza i patriotti che trovavano gravi difficoltà a fare la propaganda entro il territorio dell'Albania propriamente detta. 35 Svolgimento Storico della cultura t della letteratura albanese Dopo il Congresso di Monastir (1908) e il Congresso di Elbasan (1908) furono aperte scuole albanesi a Uskub, a Salonicco, a Monastir a Giannina, a Costantmopoli e in altri luoghi dell'Impero. Sotto la direzione di Dervish Hima uscì a Costantinopoli il giornale Shqipètari (1909) in albanese e in turco, redattore Hil Mosi, A Salonicco si pubblicò nel 1908-1909 il settimanale politico letterario Lirija, diretto da Lumo Skendo, il quale nel gennaio del 1909, pure a Salonicco, iniziò la pubblicazione della sua rivista Diturija, che riprese poi a pubblicare nel 1926. A Monastir si pubblicarono in questo periodo vari giornali: Bashkimi i Kombit (1909), presto soppresso dal governo turco, fondato da Sotir Pecj per cura della Shogèri Botonjèse Literare, la quale nel 1910 pubblicò una bella edizione della traduzione albanese del Nuovo Testamento Drita, (1910-191 l),Kalendari Aférdìta (1910) di Cile Vreto, Kombi, (1911). A Uskub entro i limiti della grande Albania si pubblicò il settimanale Shkupi (1911-1912) fondato e diretto da Jashar Erebara. Il movimento albanese nell'ambito dell'impero cresceva e si estendeva sempre più, man mano che le persecuzioni, le deportazioni e le condanne dei nazionalisti albanesi venivano moltiplicate dal tirannico governo dei Giovani Turchi. In Italia per iniziativa del De Rada, del Lorecchio, dello Schirò si tenevano i due Congressi linguistici albanesi di Corigliano Calabro (1, 2, 3, ottobre 1895) e di Lungro (20-21 febbraio 1897). Il programma di questi congressi, ai quali presero parte gli uomini più in vista delle colonie italo-albanesi e a cui aderì anche Francesco Crispi, era tutto di ordine culturale: a) costanza di un alfabeto unico; b) compilazione di un dizionario; e) fondazione di una «Società Nazionale Albanese»; d) pubblicazione di una rivista italo-albanese; e) apertura di relazioni con la madrepatria. Fu costituita la «Società Nazionale Albanese» con sezioni in tutti i comuni italo-albanesi; ma in Sicilia già fin dal 1893 era sorto un comitato con sede a Palermo e con sezioni nei vari comuni siculo-albanesi i quali aderirono alla nuova società. A Girolamo De Rada, che sosteneva la necessità di aprire in Italia scuole di lingua albanese, Niccolo Tommaseo scriveva: «II Governo italiano dovrebbe a simili imprese aiutare non pure per amore alla scienza e alla civiltà, ma eziando con intendimento di onesta politica previdenza». Soltanto nel 1899 gli fu affidata dal Governo italiano una scuola di lingua albanese nel Collegio di S. Adriano. Ma dopo i Congressi linguistici per iniziativa delle varie associazioni sì aprirono scuoio di albanese nei principali comuni: a Piana degli Albanesi il Prof. Giuseppe Schirò tenne per più anni dei corsi di lingua albanese e in seguito una scuola popolare annessa alle se-noie elementari fu tenuta dal Parroco Papas Zef Fetta con un sussìdio del Governo. Per opera del De Rada e di altri italo-albanesi si ottenne finalmente l'istituzione del corso di lingua e letteratura albanese nell'Istituto Orientale di Napoli e si fecero voti per la istituzione di cattedre di lingua albanese nelle principali Università italiane. Nel 1892 si aprì in Palermo il Convitto Saluto fondato con mezzi propri dall'insigne magistrato Francesco Saluto di Piana degli Albanesi per mantenervi gratuitamente alcuni studenti universitari del suo paese e per accogliervi anche convittori degli altri comuni siculo-albanesi. Nel 1912 per gli avvenimenti balcanici fu ripresa l'attività della Società Nazionale 36 Periodici, scuole, congressi nel periodo dei Risorgimento Albanese, che ricostituita con il titolo di Lega Nazionale Albanese, organizzò comizi e conferenze a favore dell'Albania che era minacciata di spartizione durante e dopo la guerra balcanica. Girolamo De Rada pubblicò dal 1883 al 1887, a Corigliano Calabro e poi a Cosenza, il suo periodìco che intitolò: Fiamuri Arberit (La Bandiera dell'Albania) in italiano e in albanese; con esso il De Rada rese noto all'Europa che esisteva una nazione albanese che avendo una storia, una lingua e una tradizione nazionale poteva bene aspirare alla libertà e alla indipendenza. Alla rivista propriamente detta era annessa una appendice con numerazione a parte intitolata: Biblioteca Albanese, su cui furono pubblicate opere letterarie del De Rada stesso e di altri autori: «II favore del giornale — dice il Marchiano — era dovuto in due campi diversi, a due ragioni pure diverse, all'idea della nazionalità albanese, che per la prima volta veniva formulata e alla diffusione della letteratura albanese, che fino allora era volgarmente creduta un mito». L'Austria, la Turchia, la Grecia intercettarono il periodico del De Rada, che per mancanza di mezzi col settimo numero del terzo anno cessò le sue pubblicazioni dopo tre anni di vita «ricca di movimento e di ardente patriottismo, lasciando dietro di sé un fascio di luce e di gloria». Giuseppe Schirò, ancor giovanissimo, il 31 marzo 1887 iniziò la pubblicazione della sua rivista, Arbri i rii (l,a giovane Albania) ma all'entusiasmo del giovane poeta non corrisposero i mezzi par sostenere il peso della sua pubblicazione. Era diretta da Giuseppe Schirò e dal Prof. Francesco Stassi Fetta e redatta in albanese e in italiano. I due direttori nel loro programma si proponevano di contribuire all'unione nazionale albanese in un solo ideale patriottico. La rivista assai presto cessò di vivere, ma i pochi numeri pubblicati restano a testimoniare i sacrifici sostenuti dai primi apostoli dell'idea nazionale. Il contenuto prevalentemente letterario di questo periodico può interessare ancor oggi gli studiosi di albanologia. In esecuzione dei deliberati del Primo Congresso linguistico albanese tenuto a Corigliano Calabro (1895), si pubblicò nel 1896 il periodico Ili i Arbreshevet diretto dall'arciprete Antonio Argondizza uomo di larga cultura e studioso della lingua albanese. Nel 1897 cominciò a pubblicarsi, come organo della Società Nazionale, La Nazione. Albanese, periodico quindicinale politico, letterario, culturale, diretto da Anselmo Lorecchio fino alla sua morte (1924). Parecchi altri giornali e periodici si pubblicarono in Italia negli anni precedenti la proclamazione dell'indipendenza dell'Albania. Giova ricordare L'Albania Letteraria (1897) quindicinale redatto da un gruppo di giovani italo-albanesi fra cui Cosmo Serembe; La Nuova Albania (1898-1904) organo del Comitato politico albanese di Napoli, quindicinale diretto dall'Avv. Gennaro Lusi, contenente scritti letterari e critici, poesie in italiano e in albanese e articoli storici, politici, folcloristici di grande interesse; Fiamuri i Shqipe'ris (La bandiera Albanese, 1904) rivista mensile fondata e diretta dal Prof. Giuseppe Schirò a Napoli. Anche questa rivista ebbe breve vita: era di grande formato, in gran parte redatta dallo stesso direttore che vi scriveva articoli polìtici in albanese con la traduzione italiana, che sono ottimi saggi di prosa politica e polemica; Fiala e t'in Zoti (1912-1915) edita per cura di Mons. Paolo Schirò, scritta nel dialetto siculo-albanese, è una ricca documentazione specialmente della parlata di Piana degli Albanesi; La Rivista dei Balcani (1912) fondata e diretta da Terenzio Tocci si pubblicò per qualche anno fino a che il Tocci passato in Albania vi fondò il quotidiano Taraboshi. In questa rivista furono pubblicati articoli polìtici ohe ebbero molta efficacia nella formazione Svolgimento storico della cultura t. della letteratura albanese dell'opinione pubblica circa lo stato delle cose nella Penisola Balcanica e in Albania, in quegli anni di generale scompiglio della politica europea, che preludeva la guerra mondiale. La storia di questo fervido movimento in Italia per la diffusione degli studi albanesi e per la rigenerazione politica dell'Albania si può ricostruire dai giornali e periodici, non che dalle opere del De Rada, del Camarda, dello Sehirò, del I .orecchi o i quali dedicarono il loro ingegno e la loro attività letteraria e giornalistica per la preparazione degli animi per la proclamazione dell'indipendenza. A Roma si pubblicarono nel 1899 pochi numeri del giornale Zàni i Shqipenisii (Uecho d'Albanie) diretta da Dervish Hima, il quale ne aveva iniziata la pubblicazione a Bucarest l'anno avanti col titolo: iHndepp.ndan.ee albanaise. Pure a Roma il Conte Vladany pubblicò nel 1905 il suo Lajmtari i Shqypenies (L'Araldo d'Albania) in italiano e in albanese. Il 14 novembre 1907 Mati Logoraci iniziò la pubblicazione del quindicinale Dashamiri a Trieste. In Rumania gli Albanesi sono stati sempre in prima linea nel movimento culturale patriottico, e fin dal 1877 cominciarono a pubblicarsi alfabeti e libri di lettura a Bucarest, dove nel 1881 sorse la società Drita che poi nel 1888 si chiamò IHtitria. Nel 1899, per iniziativa di Aleks. S. Drenova (Asdren), sorse il circolo degli studenti albanesi di Bucarest, Shpresa. Questa Colonia verso il 1890 era formata dai più attivi patriotti albanesi i quali affrontarono sacrifici e pericoli per tenere desto il movimento nazionale: vi si trovavano, fra gli altri, Visarion D(xlani, Pandeli Vangjeli, Minai Grameno, Thoma Àbrami, Jashar Erebara, Giorgio Meksi i quali non potendo liberamente svolgere la propaganda in patria, si erano raccolti nella lìbera terra rumena e lottarono per l'indipendenza dell'Albania con la stampa, con la scuola, con le armi. Nel novembre 1898 si tenne a Bucarest un Congresso albanese presieduto da Faik Konitza, e un altro tenuto nel 1902 fu presieduto dal Principe Alberto Ghica; in quello tenuto nell'aprile del 1905 fu costituito il Comitato centrale direttivo Kombi. Nuovo impulso fa dato al movimento albanese in Rumenia: nel 1905 si aprì una scuola di lingua albanese a Costanza e nel primo anno vi insegnò Asdren e poi anche Minai Lehova e Thoma Abrami. In Rumenia Ismail Qemal tenne il Convegno preparatorio (iella Proclamazione dell'indipendenza dell'Albania. A Bucarest furono pubblicate le opere di Sami Frasheri e di Naim Frashèri e quelle {li Asdren e di altri scrittori albanesi. Nel 1888 Nicola Naoo da Mousurola (Egitto), perseguitato da quel console greco, passò a Bucarest dove fondò il giornale Shqipetari; «succeduto - dice il De Rada - alla nostra Bandiera dell'Albania». Molta diffusione ebbe questo giornale che sì pubblicò fino al 1893. Dal 1897 al 1899 diretto da Visarion Dodani e da Giorgio Meksi. i nestori de] giornalismo albanese, si pubblicò pure a Bucarest, il giornale: ShffipPrùt. Attorno a questo periodico si raccoglievano i patriotìi albanesi residenti in Rumeuia, il suo motto era: L'Albania per gli Albanesi e teneva vive le relazioni con gli albanesi di Costantinopoli, di Sofia, d'Italia, d'Egitto, di Grecia. Nello stesso lempo usciva a Bucarest, diretto dall'avv. Dome-trio K. Ilio, Vili i Shqiperise (L'Etoile Albanaise 1898-1900) e Prrlindia Shqipetare - (La Renais.sa/ice Albanaise 1903), due volte la settimana redatto da Thoma Abrami il quale nel 1904 passò in Egitto a collaborare conMilo Duci nel giornale Hcsa del Cairo. 38 Periadici, scuole, congressi nel periodo del Risfirgimento Un buon quindicinale della vigilia fu Atdheu. (1912-1914) pubblicatosi per un anno in Rumenia (Costanza) in grande formato e diretta da Mihal I.ehova. Aveva per programma di sostenere i diritti della Nazione albanese ed era scritto in buon dialetto tosco con tentativi di una lingua letteraria comune. Il secondo anno (1913-1914) trasferì la dire/ione, la redazione e l'amministrazione a Durazzo, ma si stampava a Scutari; M. S. Gurra ne fu redattore e vi si pubblicavano buoni articoli politici, storici, letterari. IAimo Skendo nella sua rivista Diturija in alcuni numeri del 1926 (nov. die.) e del 1927 (gemi, apr.) scrisse una breve storia i\v\Yattività degli Albanesi in Rumenta; e Giorgio Meksi nel numero commemorativo del 28 novembre 1930 del giornale Sh<]iperia e Ré di Costanza pubblicò un articolo sul giornalismo e l'attività nazionale albanese in Rumenia. Una raccolta dì lettere e documenti riguardanti la storia del movimento nazionale albanese in Rumenia dall'origine fino agli ultimi anni si trova nel libro di V. Dodani: Menwriet e mija (1930), prezioso contributo alla storia del movimento politico dell'indi[>endeiiza dell'Albania. In Grecia, in proporzione alla sua superficie, vive il maggior numero di Albanesi: «Poiché questi Albanesi cristiani sono quasi tutti ortodossi se ne ha per conseguenza che il loro attaccamento è per la Grecia e non per l'Albania. Gli Albanesi di Grecia vengono quasi completamente ellenizzati nelle statistiche di quello Stato (lìaldacci)». Così ehe, mentre gli -Albanesi in Grecia superami il numero di treeenlomila, le statistiche greche ne danm> meno di wimilti. K nolo che anche gli Albanesi di Grecia conservano la lingua e le tradizioni, pur con tendenza di assimilazione ai greci nel modo di vivere e, corrTò naturale, nella loro organizzazione sociale. La raccolta di letteratura popolare del Dr. Reinhold, assai interessante, è un prezioso documento della tenacità e della resistenza della lingua albanese anche in territorio ellenico, nonostante le ostilità e. diciamo, le persecuzioni del governo e della gerarchle eeclesiastiche ortodosse a danno dell'elemento albanese, a cui in gran parte si deve il Risorgimento della Grecia. La incessante opera di ellenizzazione se non ha potuto cancellare le caratteristiche etniehe fondamentali degli Albanesi di Grecia, ha neutralizzato e in parecchi settori ha strappato dal loro cuore/ ogni sentimento anche ideale verso la patria di origine, che essi vorrebbero vedere unita alla Grecia come madre comune di tutti gli ortodossi balcanici, secondo la rovinosa propaganda della m?gali idea. Non sono mancati, sebbene rari, fra gli Albanesi di Grecia uomini che affrontando disagi, pericoli, persecuzioni e anche la morte, hanno alzato la loro voce per proclamare il diritto sacrosanto dell'Albania a risorgerci come stato libero ed indipendente. Ricordiamo per tutti Anastas Kullurioti; egli ebbe il coraggio di pubblicare il suo giornale, H <&0)vfi TTJ;; AX(3avÌa^ (/eri i Shqiperis), proprio nella capitale della Grecia, in Atene, da dove denunciava al mondo intero le ingiuste decisioni del Cojigresso di Merlino contro la Nazione Albanese. Il Kullurioti pagò con la vita la sua coraggiosa azione, ma la Nazione Albanese iu salva, perché i popoli ehe hanno una storia, che conservano la loro lingua, ehe coltivano l'ideale- della patria, non muoiono. •^ In Bulgaria, vive da lunghi anni una colonia albanese che nel 1890 fondò a Sofia la società Deshira che raccolse un forte nucleo di patrioti! i quali curarono la pubblicazione di giornali e di libri e aprirono scuole in lingua albanese. Dal 1901 al 1908 si pubblicò il quindicinale Orila diretto da Shahin be Kolonja; era redatto in lingua albanese, ma Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese accoglieva scritti anche in altre lingue ed era assai diffuso in Albania. In appendice pubblicava scritti letterari. Pure a Sofìa si pubblicò per dieci anni il quindicinale Shqypeja e Shqypenis (1910-1912) diretto da Josif J. Bageri, di piccolo formato, ma vivace e battagliero. A Sofia si stabilì pure la tipografia Mbrothesija di Kristo Luarasi che pubblicò molti libri di vari autori e li diffondeva in Albania e fra gli Albanesi che vivevano all'osterò; dal 10 marzo 1911 fino al 9 aprile 1915 pubblicò il giornale Liri e Shqipèrisè tre volte la settimana e dopo i primi numeri quattro volte e negli ultimi numeri quando si poteva (del kur munt], e aveva per motto: Mpron te drejtat e Kombit. La tipografia Mbrothesija, in quell'epoca agitata della politica albanese, si acquistò molte benemerenze per la causa nazionale con l'efficace sua propaganda per mezzo delle molteplici pubblicazioni popolari e di cultura, e per mezzo del Katendari Kombiar, curato dallo stesso Luarasi e da Lumo Skendo, che per quasi vent'anni portò la luce della cultura anche fra gli strati più umili del popolo albanese. La collezione del giornale del Luarasi e del Kalendari Kombiar sono ottime fonti linguistiche e letterarie e vi si può ricavare un forte contributo per la storia del risorgimento e del movimento culturale e politico albanese. Vi collaborarono i più noti scrittori e giornalisti albanesi di quel tempo. In occasione del 25 anniversario della proclamazione dell'indipendenza gli Albanesi di Bulgaria pubblicarono un numero unico commemorativo, con un breve compendio della storia della formazione di quella Colonia e del movimento nazionale culturale in Bulgaria. In Egitto gli albanesi hanno sempre conservato con tenacia il linguaggio patrio o hanno curato pubblicazioni in albanese assai importanti. Eutimio Mitko pubblicò la sua firlietta Sfikjypetare ('AÀ.paviKTi u:éXiaaa), Alessandria (1878); Andon Xako ((^ajupi) vi trascorse gran parte della vita fino alla sua morte (1930) e vi pubblicò le sue opere; Spiro Dine continuò l'opera di raccoglitore del Mitko. Grande fu l'attività patriottica e culturale degli Albanesi d'Egitto in questo periodo del risorgimento albanese: anche qui si tennero convegni, si aprirono scuole, si pubblicarono giornali. Nel settembre del 1900 usciva nel Cairo Bashkimi i Shqipetarevet, quindicinale in albanese e in francese, Ismail I laki hey ne era direttore proprietario; pure ne] Cairo nello stesso anno, direttore Mihal N. DUC.Ì, cominciò a pubblicarsi Kesa-Besen, che visse per circa quattro anni. Thoma Abrami o Milo Duci, benemeriti del giornalismo albanese, nel 1904 pubblicavano nel Cairo il mensile fìssa; Jashar Erebara iniziò in Egitto la pubblicazione di Albanija, ohe nel 1905 trasferì a Belgrado scrivendovi in albanese e in serbo; J, R Vruho, patriotta e pubblicista assai noto, pubblicava nel 1909 a Tubhar Fayoum, il giornale Rriifcja, organo degli albanesi dell'Egitto; però il governo turco ne proibì l'entrata in Albania e allora il Vruho dal 1° aprile 1910 lo pubblicò col titolo cambiato in Sepata; nel 1909 usciva in Editto il giornale Sh/u)fn in buona lingua albanese con un programma nazionalista assai audace. In America intanto cresceva il numero degli emigrati e vi si fondarono varie società per iniziativa delle quali cominciò a pubblicarsi il settimanale Kombi, che uscì, sotto la direzione di Sotir Pecj, dal 9 giugno 190(> al 1 gennaio 1909, quando fu sostituito dal Die/li. Kombi è stato il primo giornale: albanese di America e rese alla (-ausa nazionale grandi servigi raccogliendo in un unico fascio gli Albanesi sparsi negli Slati U n i t i e gettando il seme della benemerita Federazione Pan-albanese Vatra, che fu fondata il 28 aprile 1912 Periodici, scuole, congressi nel periodo del Risorgimento a Boston con la fusione delle società Besa-Besen, Flamuri i Krujè's, Shqiperia Kom.be.tare, Dallèndyshia e di altre minori, sotto la presidenza di Fan Noli. Il 12 luglio 1912 fu tenuto il primo Congresso delle varie sezioni a Boston, dove fu eletto segretario generale e redattore del Dielli Faik Konitza. A tutti è nota la grande attività dì questa Federazione che disponendo di larghi mezzi economici, diffondeva da per tutto il suo giornale Dielli e le sue riviste e mandava libri, opuscoli e stampe in Albania dove apriva e sussidiava scuole e fondava istituti e società culturali. Nella storia della moderna Albania la Vatra occupa un posto primario fra le benemerite società albanesi che da ogni parte contribuirono alla risurrezione della patria. II giornale Dielli uscì a Boston il 15 febbraio 1909 diretto da Fan Noli, al quale successe Faik Konitza e poi Kristo Floqi e C. A. Qekrezi, e in seguito altri noti pubblicisti albanesi. Nel 1910 Dielli non potè entrare per aleuni mesi in Albania perché proibito dal (inverno turco, e uscì allora contemporaneamente col titolo Flamuri e anche Dielli e Flamuri, settimanale di piccolo formato. Dielli successe al Kombi come organo degli Albanesi d'America, con questo programma: l'Albania, per gli albanesi, - a) riconoscimento della nazione albanese da parte del governo turco; - b) riconoscimento della lingua albanese come lingua ufficiale in Albania; — e) insegnamento nazionale albanese; - d) sviluppo economico; - e) decentramento. Quando la questione albanese entrò nella fase risolutiva, Dielli da settimanale diventò quotidiano di grande formato. IVr qualche tempo si pubblicò anche un supplemento letterario: Dielli Letrar. La collezione del Dielli di questo periodo ha grande importanza per la storia politica e letteraria dell'Albania. Nel 1911 uscirono pochi numeri del quindicinale Trumbeta e Krujés a Saint Louis. diretto da Faik Konitza, che in seguito lo trasferì a Durazzo (1913-1914), lasciando poi la direzione a I^eonida Nayi. Per poco lempo fu pubblicato a New York il settimanale, di grande formato, politico letterario: '/.eri i Popullit (1912) da Kristo Floqi. In America sono stati pubblicati i libri di C,, A. Qekrezi, di Q. Dako, alcuni scritti di Faik Konitza, le opere originali e le traduzioni di Fan Noli, oltre molli libri e opuscoli di propaganda. Agli Albanesi d'America si deve quel movimento religioso linguistico che s'inquadra nel movimento nazionale, cioè la costituzione della Chiesa Albanese a cui Fan Noli, primo suo sacerdote e primo vescovo, ha dato fondamento con la traduzione dei libri liturgici stampati e divulgati appunto per opera e per cura delle società albanesi d'America. In Albania, por le tristi condizioni politiche in cui essi versava sotto il dominio ottomano, come non era possibile lo sviluppo della letteratura e dell'arte, così non potè sorgere e diffondersi liberamente la stampa periodica. Soltanto fuori dell'Albania, come si è visto, negli anni più oscuri della sua vita politica e civile sorsero iniziative che chiamarono a raccolta i suoi figli sparsi per il mondo i quali unirono i loro sforzi per mantenere in vita giornali e riviste, interessando il mondo civile alla loro causa nazionale. Fra ostacoli e difficoltà, talvolta insormontabili, si riverbera un po' di luce intellettuale anche in Albania, dove comincia a sorgere qua e là qualche scuola e dove entra timidamente il giornale e il libro nella lingua nazionale. H Svolgimento storico della cultura f della letteratura albanese Di modo che, quando fu proclamata la costituzione in Turchia, si poterono vedere i frutti della paziente propaganda nazionale fatta in Albania per mezzo dei periodici e dei libri che, più o meno clandestinamente, vi affluivano e vi si diffondevano dall'estero. Ad eccezione della rivista religiosa dei PR Gesuiti di Scutari uscita nel mese di marzo de! 1891: El$ija e Zemers Jezu Krishtit (poi Lajmtari), prima della proclamazione della costituzione dei Giovani Turchi (1908) in Albania non era stato pubblicato nessun periodino. Anche questa rivista che conteneva materia rigorosamente religiosa, dal 1908 in poi, aggiunse un supplemento di cultura generale e di nozioni varie. Collaboratore assiduo di questa seconda parte fu il R A. Xanoni il quale vi pubblicò molti scritti di vario argomento, alcuni racconti e romanzi, originali o tradotti da altre lingue. Ne! 1908 uscì per meno di due anni il giornale Aorca, diretto da Semi Pojani, che fu delegato di questa città di Korc.a nel Congresso di Monastir. Lidhija OrlhofHioksp, uscì dal 10 luglio 1009 all'I 1 giugno 1910, prima a Salonicco e poi a Corcia, diretta da M i hai Crameno, che curava gli interessi morali e religiosi degli Albanesi ortodossi insidiati sempre dalla propaganda panellenica. Ne] 1910 io stesso Grarncno i n i / i ò pure a Korca la pubblica/ione di Koha, giornale assai importante come (onte per la storia del risorgimento. Kalendari Kor$a, cominciò a pubblicarsi da Mihal S. Xoxe nel 1910 e regolarmente uscì fino al 1*).'ÌO con un ricco notiziario dell'annata e con poesie e prose letterarie, racconti e novelle in buona lingua. A Sculari nel 1910 diretto da Dom Ndoc Nikaj, un precursore e già collaboratore di Albania del Konitza, uscì il periodico Koha che al secondo numero si chiamò Hashkimi. Aveva per programma la diliusione della cultura e del sentimento ua/iunale in mezzo al popolo: uscì fino al 1913. A cura della \\'.\mi l'ìjure di Scutari dal 1911 uscì regolarmente ogni anno il Kalendari in eleganti volumi di circa cento pagine dì grande formato con illustra/ioni. E una ottima ionie di notizie storielle e una raccolta ricca di scritti letterari e di varia cultura. A Klhassan. diretto da l,ef Nosi, cominciò a pubblicarsi il 25 marzo 1910 il Tomorri. periodico politico letterario, organo della Scuola Normale. Usciva Ire volte al mese ed era scritto nel dialetto medio non tendenza letteraria. Questo periodico. vissuto per breve tempo, si proponeva lo scopo di dare una solida base alla Scuola Normale da cui dovevano uscire gli insegnanti della nuova Albania. Molti tentativi si fecero in Albania per aprire scuole dopo il 1878, ma per lo più tallivano per la tirannica repressione del governo turco e nell'Albania meridionale specialmente per gli intrighi dell'ellenismo. Corcia fu sempre un centro importante di cultura: ma una scuola albanese che ebbe una certa durata si aprì soltanto nel 1885 e fu chiusa per rappresaglia nel 1902. Ne-Ito stesso anno 1885 iu fondata a Corcia una Società Nazionale per opera di Thimi Marko, Orhan Corc-is Poiani e Jovan Kos turi. Per l'interessamento di questa Società Paride]i Sotin, col permesso del goxerno turco aprì una scuola albanese privata e vi insegnò solo fino all'anno successivo 1886-1887. Assunse allora l'insegnamento Thomas Siria a cui successo qualche anno dopo il nolo patriota Petro Nini Luarasi. Pelro N i n i Luarasi ottenne il diploma a Monaslir o nell'anno 1889 con la colla bora/ione di Nikohi Naco aprì una scuola a Kolonja e poi a Selenitza, a Vodilza. Petro N i n i Luarasi divenne ispettore di queste scuole, presto cadute in sospetto del governo turco Periodici, scuole, congressi nel periodo del Risorgimento che nel 1892 ne ordinò la chiusura. Già nel 1888 erano aperte scuole a Pogradec, a Treska, a Luarasi, a Polena. Rimase aperta soltanto la scuola di Corcia dopo varie vicende fino al 1902, quando dalla polizia turca fu gettato in carcere il direttore Nugi Na$i, Pure verso quel tempo, 1889-1890, sorse a Corcia la scuola femminile per opera di Gerasimo Qirias e della sorella Sevasti benemerita dell'insegnamento femminile albanese. A Corcia sorsero in ogni tempo circoli e società culturali che ne hanno fatto il focolare della cultura e del nazionalismo albanese fra i toschi. Per la munificenza di Spiro Dine, di N. Lako, di Turtulli, e di altri generosi patriotti Corcia è dotata di ottime scuole e biblioteche. Kristo Luarasi nel 1901 scriveva su La Nazione Albanese da Sofia, una cronistoria di queste scuole. Egli stesso fu maestro a Luarasi. Accenna ai metodi dei grecomani che perseguitavano con tutti i mezzi i patriotti albanesi. Il Vescovo di Kosturi scomunicava i villaggi dove si aprissero scuole di lingua albanese come quella che era contraria alla religione. Kristo Luarasi e Lumo Skendo col Kalendari Kombiar diffusero in ogni angolo dell'Albania la luce della cultura per mezzo della lingua albanese la quale, dopo il Congresso di Monastir (1908) per l'unificazione dell'alfabeto, si leggeva e si scriveva anche nei più remoti centri abitati dell'Albania. Dopo il Congresso di Elbassan (1909) sorse in questa città la scuola Normale di cui fu primo direttore Luigi Gurakuqi. Ancor oggi questa scuola rappresenta uno dei più vitali istituti di cultura dell'Albania. Nello stesso anno 1909 si costituì la Società letteraria Vllaznìa a Elbasan, dove nel 1910 sorse la società Bashkimi. A Scutari, dove già fiorivano le scuole dei Gesuiti e dei Francescani e dove P Fishta aveva introdotto l'albanese come lingua d'insegnamento, nel 1901 fu fondata la Società Agimi e quella intitolata Bashkimi, sorta per volontà di Mons. Prengè" Dochi, il quale fu un promotore di istituzioni di cultura e un protettore delle iniziative scolastiche. La società Bashkimi curò la pubblicazione di libri scolastici albanesi e la compilazione del Vocabolario albanese italiano (1911) che da essa prende il nome. Nel 1877 a Scutari fu fondato il Collegio Saveriano diretto dai PR Gesuiti e, assai prima, nel 1861, La Scuola Francescana: in questi istituti si aprirono scuole elementari e scuole medie che ben fiorivano per lo zelo e la attività culturale dei Gesuiti e dei Francescani. Anche una scuola femminile francescana si aprì a Scutari nel 1878; e nel 1898 fu aperto l'asilo dalle Suore Servite, oltre a parecchie scuole sorte per iniziativa privata. A Uskub, come è stato accennato, a Prizrend, a Giaceva, a Peja, a Dibra si aprirono scuole albanesi. Dal 1900 in poi funzionarono alcune scuole nella Mirdizia, nella Zadrima, a Durazzo, a Tirana, a Valona e in altri centri e luoghi della Albania settentrionale per opera di ecclesiastici e laici che con spirito di sacrifìcio e con sentito amor patrio diffondevano i germi della cultura in mezzo al popolo. 1 due centri propulsori del nazionalismo in Albania nella epoca del terrorismo turco e del tirannico governo così detto costituzionale dei Giovani Turchi, furono Corda e Scutari. Da Corcia e dai paesi toschi di quella regione ebbero origine le forti colonie della Rumenia, della Bulgaria, dello Egitto, dell'America, che come si è visto, furono e sono focolai di patriottismo i quali hanno tenuto desto e vivo il movimento politico e culturale con giornali, scuole e libri diffusi nel territorio della Patria con tutti i mezzi possibili sotto Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese l'occhiuta vigilanza del Governo turco e sotto la non meno vigile e inesorabile persecuzione del Patriarcato. Per alcuni anni, dopo la proclamazione della Costituzione dei Giovani Turchi (1908) funzionò a Corcia una tipografìa che diffondendo stampe in lingua albanese, stentava a vivere in conseguenza della implacabile propaganda dell'ellenismo contro la lingua patria. Nel 1911 per salvarla dalla dispersione, dopo il fallimento del proprietario, la acquistò il noto editore Dhori Koti che tuttora la gestisce, col titolo Shtyptorja Korga, e ha pubblicato molti libri e opuscoli letterari con opere originali o tradotte da altre lingue, che hanno avuto larga diffusione. Il Koti tipografo editore libraio è stato sopratutto un grande patriota, giornalista e scrittore egli stesso, che nel 1913 pubblicò e diresse la rivista mensile Xgjìmi uscita a Bucarest in attesa dello sgombro dei Greci da Corcia, e poi in questa città fino al marzo 1914. Dal 1920 assunse la cura di compilare e pubblicare il Kalendari Korga fondato da Minai S. Xoxe nel 1910. Il 18 luglio 1925 il Koti iniziò la pubblicazione del bisettimanale Zèri i Korgès. Altre tipografie sorsero a Corcia che hanno molto influito a rialzare il livello culturale della regione e diffondervi la stampa albanese per controbattere la propaganda ellenica. Scutari alla sua volta ha irradiato la cultura albanese non solo in Albania del nord ma in tutto il territorio nazionale fra i cristiani e i musulmani che, senza preoccupazioni confessionali, hanno preferito gli Istituti dei Gesuiti e dei Francescani per l'educazione e l'istruzione dei loro Tigli. Anche Scutari è stata una rocca forte della stampa albanese, il campo di azione di Dom Ndoc Nikaj che nel 1910 vi aprì la sua tipografìa pubblicando libri, opuscoli, giornali e riviste per sviluppare il programma di quella società costituita a Scutari nel 1903 chiamata: Lidhja e Mshehté, che aveva per primo articolo del suo statuto: Lavrimi i gjuhes shqiqe tue i a ngarkue vedit secili antar me shkrue sa ma shum. E Nikaj difatti a questo articolo sacrificò in parte la sua fama di ottimo scrittore scrivendo egli stesso e pubblicando libri di ogni specie da diffondere in mezzo al popolo. La tipografìa intitolata Nikaj funziona ancora a Tirana sotto la direzione di D. Ddoc benemerito veterano della stampa nazionale albanese. La tradizione culturale di Scutari è stata tenuta viva dai Gesuiti e dai Francescani anche per mezzo della Stampa. Vepra Pjiore fondata da PR Gesuiti nel 1908 ha pubblicato libri religiosi, libri per teatro e libri di lettura amena, romanzi, novelle che con la collezione delle annate del Kalendari costituiscono un pregevole patrimonio linguistico e letterario nazionale. Shtypshkroja e Zojes s'Paperlyeme fondata nel 1871, dagli stessi Gesuiti è stata una officina di libri e periodici in lingua albanese di primaria importanza. In tempi più recenti, nel 1916, anche i Francescani di Scutari che già tanto contributo avevano dato allo sviluppo e alla diffusione della stampa in Albania, aprirono la loro tipografìa editrice di ottimi libri e riviste culturali, opera in parte degli stessi frati che hanno coltivato gli studi religiosi, storici e letterari e con grande zelo patriottico hanno tenuto alto il buon nome dell'Ordine di S. Francesco e hanno arricchito la letteratura nazionale dì capolavori d'arte: basta ricordare il P Fishta e il P Prennushi. 44 CAPITOLO TERZO MOVIMENTO CULTURALE STAMPA PERIODICA NEL PERIODO DELL'INDIPENDENZA 1. Movimento culturale - 2. Stampa periodica - 3. In America - 4. In Italia - 5. In Rumanìa - 6. In Bulgaria - 7. Nelle altre colonie albanesi - 8. In Albania - 9. Periodici religiosi - 10. Periodici didattici - 11. Periodici per la gioventù - 12. Periodici per donne. Movimento culturale ~ Dopo l'armistizio (1918) e più dopo la conclusione della pace si va riprendendo l'attività culturale con la fondazione di società letterarie, filologiche e filodrammatiche, con l'apertura di circoli giovanili e femminili con la pubblicazione di periodici in ogni parte dell'Albania. La scuola aperta anche nelle più remote regioni dello stato albanese diffondeva fra la popolazione un vivo desiderio di civile progresso. Fin dai primi anni della ripresa della vita nazionale andò crescendo di giorno in giorno il numero degli studenti che aspiravano a conseguire diplomi e lauree per le esigenze anch'esse crescenti delle varie amministrazioni statali: maestri, magistrati, medici, funzionari ed impiegati compivano i loro studi medi e superiori nelle diverse metropoli dell'Europa. Gradatamente si aprono in Albania istituti di istruzione media e convitti maschili e femminili, si approntano trattati di letteratura, di storia, di scienze, e dalle modeste edizioni dei primi anni si arriva ad una serie di pubblicazioni scolastiche le quali fanno onore agli autori, agli editori ed agli enti pubblici che ne curano la compilazione e la stampa. Organi indispensabili per la diffusione della cultura sono le tipografie che in questi anni del risveglio nazionale cresciute di numero si vanno sempre meglio fornendo dei mezzi più moderni per la produzione del libro e per la stampa dei periodici. Oltre le minori di Durazzo, di Valona, di Elbasan, di Argirocastro, ricordiamo le tipografìe dei PP Gesuiti e dei PR Francescani di Scutari dove sorse fra le prime quella intitolata Nikaj, trasferitasi in seguito a Tirana; quelle di Dhori Kotti e di A. A. Evangjeli di Corcia e le tipografie Tirana, Guttemberg, Luarasi, Gurakuqi e le minori fra cui alcune sono ben note e assai apprezzate per il contributo dato in questi ultimi anni allo sviluppo della stampa ed al perfezionamento dell'arte libraria in Albania. All'iniziativa di alcune Case editrici e di Enti pubblici e privati si devono alcune collezioni e collane di libri e di opuscoli di carattere popolare le quali purtroppo non hanno avuto sempre quella fortuna che meritavano per l'opera svolta a favore della cultura nazionale. Fra le più notevoli sono la serie delle pubblicazioni della Vepra. Pijore e della Biblioteka popullore di Scutari; la biblioteca per shkolle e per shtepi della Direzione generale dell'istruzione (1919), e i libri e gli opuscoli pubblicati per cura delle riviste Hylli i 45 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese drites e Leka di Scutari. Tentativi di pubblicazioni in serie per la cultura popolare sono Libraria e Gazetes Posta e Korgès, Biblioteka Djersa di Tirana, Biblioteka e Rinìs, Zani Rinije della Società Besa Shqìpètare di Scutari per incoraggiare i giovani scrittori; Biblioteka Literatura e Pèrboteshme e Biblioteka Qafzezi di Korga, e parecchie altre fallite collane. A questo genere appartengono le pubblicazioni del Ministero dell'Istruzione e quelle del Ministero della Cultura popolare istituito nel gennaio del 1939. Istituti ausiliari della scuola, della stampa e della radio sono i Musei e le Biblioteche pubbliche e private che vanno sorgendo nei vari centri cittadini, onde aumenta sempre più il numero dei lettori e dei frequentatori delle sale di lettura e il patrimonio bibliografico nazionale. I pochi codici superstiti delle devastazioni e delle rovine e i pochi libri che si trovano sparsi nelle antiche chiese e nei cadenti monasteri sono una preziosa testimonianza della cultura del passato, e farebbe bene il clero delle varie regioni a raccogliere tali cimeli nelle biblioteche e nei Musei vescovili. Tutte le comunità religiose di ogni fede del resto dovrebbero curare la raccolta di codici, di libri e di documenti in luoghi che ne assicurino la conservazione e li rendano accessibili agli studiosi. Un grande tesoro per la cultura nazionale sono alcune ricche biblioteche private che dovrebbero essere meglio conosciute e messe in valore per comodo degli studiosi di albanologia che spesso debbono ricorrere a lunghe e dispendiose ricerche per consultare dei libri che giacciono ignorati nelle librerie di amatori e di gelosi possessori di edizioni rare di opere rarissime riguardanti l'Albania. Fra queste biblioteche private, si assicura, è molto preziosa quella della famiglia Vlora di Valona, quella di I. M. Qafzezi di Korga, quella di Kolè Kamsi di Scutari, quella di Karl Gurakuqi di Tirana e molte altre per le quali sarebbe ottimo provvedimento la pubblicazione di un catalogo informativo a cura dello Stato il quale dovrebbe anche rivolgere una maggiore attenzione alle Biblioteche ed ai Musei che sono sorti qua e là per iniziativa locale e dovrebbe curare la fondazione dell'Archivio statale e degli Archivi comunali per la raccolta dei documenti che costituiscono il nucleo base per la storia di ogni paese. Merita speciale menzione a questo punto la biblioteca privata di Lumo Skendo ricca di circa ventimila volumi e di alcune centinaia di pregevoli manoscritti e di molte collezioni di giornali e di periodici rari o irreperibili. Lumo Skendo con grave dispendio ha curato di raccogliere prevalentemente libri di albanologia e di balcanologia e un considerevole materiale per un Museo sto rie o-etnografie o. Egli alcuni anni addietro aveva chiesto la concessione di un pezzo di terreno nel centro di Tirana per farvi sorgere un Istituto di albanologia dove avrebbe collocato la sua pregevolissima biblioteca. Quello che non potè avverarsi nel passato auguriamo che possa attuarsi con la ricostituzione su basi adatte ai tempi e alle nuove condizioni politiche dell'Albania, dell'Istituto di Studi Albanesi di Tirana, che dovrebbe raccogliere attorno af forte nucleo di libri di Lumo Skendo le più interessanti pubblicazioni di albanologia. Le biblioteche dei vari Ministeri, degli istituti di istruzione media, dei collegi e dei convitti, dei circoli e delle associazioni culturali, delle comunità religiose di ogni fede e le raccolte private di professionisti, di studiosi, di cultori specialisti di albanologia, sono cresciute in modo promettente per la cultura. Ben fornita di libri riguardanti gli studi albanesi è la Biblioteca Thoma Turtulli di Corcia, che è stata diretta successivamente da N. Lako, Tasi Pika, I. M. Qafzezi. Circa 600 volumi 46 Movimento culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza lasciati al Comunfi di Korcia da Spiro Dine sono conservati nelle sale comunali di quella città, dove nel 1942 sorse per iniziativa del Capo del Comune una se/ione dei manoscritti albanesi, letterali, linguistici, storici ancora inediti illustrati e resi noti da I. M. Qafzezi. Nel 1931 Nafiz Baholli di Dibra fondò la Biblioteca Qemal Baholli a Elbasan in memoria del figlio morto ancora studente a Corcia. A questa Biblioteca fu annesso il Museo sorto nel 1936 per cura di Lef Nosi, il quale aveva già pronto una preziosa raccolta fin dal 1918 quando fu fondato il Qarku Letrar o la rivista Kopeshti Letrar. La Biblioteca Nazionale di Tirana con l'annesso Museo, sorse per iniziativa del Ministero dell'Istruzione nel 1921 e nel 1930 fu trasferita nei locali ove tuttora si trova. Sarebbe tempo di provvedere a darle una sede degna del suo nome e uno sviluppo adeguato ai bisogni culturali della Capitale e della Nazione. È discretamente fornita di libri di albanologia, di letteratura e di cultura varia; ma vi si dovrebbe raccogliere tutta la produzione in lingua albanese e si dovrebbe cercare con ogni mezzo di fornirla delle collezioni di giornali e riviste del passato da aggiungere alle numerose di cui è già in possesso. I suoi 15.000 volumi sono certo un buon patrimonio, ma occorre stanziare più larghi mezzi per dotarla di libri e di periodici secondo le esigenze delle varie categorie di lettori. Anche il ceto colto dovrebbe curarsi dello sviluppo e del decoro della Biblioteca Nazionale facendo a gara nel donare con generoso slancio libri o nel procurare mezzi per acquistarne. Si deve ricordare a titolo di onore la campagna fatta dal giornale Shqiperia e Re per questa Biblioteca e l'offerta dei libri fatta dal direttore e dai redattori di questo periodico che si pubblicava in Romania; ed è opportuno ricordare, come esempio, la generosa idea dell'albano-logo Gustavo Weigand che lasciò alla Biblioteca di Tirana parte dei suoi libri di albanologia. Fra i direttori della Biblioteca Nazionale i quali hanno prodigato le loro cure per il suo sviluppo e per il suo ordinamento, si devono ricordare Sotir Kolea e Aqile Tasi, oltre Asdreni che la diresse per poco tempo. Satin Kolea, veterano, patriotta, linguista, folklorista assai noto, il quale ha collaborato in vari periodici, fu fatto bibliotecario nel 1928, e lavorò con passione per sistemare la biblioteca fino al 1937: poi si ritirò ad Elbasan ove cura la raccolta del vocabolario albanese e del folklore locale, godendo la stima di quanti amano la cultura patria. Aqile Tasi, tornato dall'America fu chiamato alla direzione della Biblioteca nel 1937. Egli dal 1921, per oltre cinque anni, fu collaboratore assiduo di Faik Konitza negli uffici della Federazione Vatra e nella redazione del Dielli di cui fu direttore per alcuni anni; fu anche Presidente della Vatra e nel 1929 tornò in Albania. Il Tasi, scrive Konitza, è stato un autodidatta e con l'esercìzio quotidiano dello scrivere ha saputo adoperare la lingua albanese con purezza ed eleganza. Pubblicò versioni in albanese di scritti letterari inglesi e dal numero del 14 febbraio 1930 in poi del Dielli rominciò la pubblicazione del romanzo di E. Bellamy Nel 2000 da lui tradotto in lingua albanese. Con alcune traduzioni dall'inglese collaborò nell'antologia Rota Shqiptare (1943). Una forte spinta al movimento culturale negli ultimi decenni venne anche dall'esterno: l'interesse politico delle grandi e piccole potenze per l'Albania suscitò in questi anni in ogni paese d'Europa una fervida ripresa di ricerche e di studi scientifici, onde si arricchì la bibliografa albanologica di opere di grande valore per la conoscenza dell'Albania del suo popolo, della sua lingua. 47 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese In Albania affluirono missioni archeologiche ed etnologiche dai vari centri dell'Europa e dell'America, in molte Università si istituirono cattedre di lingua albanese e si ravvivarono gli studi albanologici, mentre in Albania si costituivano Commissioni linguistiche per sistemare e unificare l'ortografìa della lingua scritta, si riunivano Congressi scientifici e didattici per la diffusione della scuola, si pubblicavano periodici che divennero gli organi più comuni per la cultura popolare. Stampa periadica. ~ Una rapida e sommaria rassegna della stampa periodica dell'ultimo trentennio è non solo utile ma necessaria per conoscere insieme alla storia politica dell'Albania moderna, le fonti per una storia del movimento culturale e dello svolgimento della letteratura dalla proclamazione dell'indipendenza ai nostri giorni. Fuori dell'Albania le associazioni patriottiche svolsero per mezzo della stampa una intensa attività a favore della indipendenza e dell'integrità territoriale della nazione minacciata da ogni parte durante gli anni della guerra e del dopo guerra (1914-1920). In America la Società Vatra di Boston continuò a pubblicare il giornale Dielli che con gli scritti del Konitza, del Noli e dì altri insigni pubblicisti ha dato un valido contributo allo sviluppo della prosa politica e giornalistica albanese. Altri periodici di questi anni pubblicati in America sono: Zeri i Popullit (1912) fondato e diretto da Kristo Floqi, settimanale politico e letterario di grande formato; le riviste Adriatiku, (1914), e Era (1915) in albanese e in inglese; Illyria (1916) di Boston; Perparimi (1916), rivista mensile illustrata politico-letteraria; Yll'j Mengjezit rivista mensile illustrata di cultura uscita per quattro anni a Boston dal gennaio 1917 fino al settembre 1920, quando la direttrice Rarasqevi D. Qyrias passò in Albania: vi collaborarono i più noti scrittori e letterati del tempo, Josif G. I^ni pubblicò nel 1917 il giornale Sazani e nel 1920 un altro intitolato Drejtesia. Per cura della Vatra e diretta prima da Fan Noli e poi da K. (^ekrezi si pubblicò per due anni (1918-1919) a Boston la rivista The Adriatìc Review in inglese con una parte letteraria in albanese. Il 28 febbraio 1918 uscì a New York e in seguito a Worcester il settimanale Albania (Shqipé'ria) di grande formato, organo del ftirtito Nazionale politico, diretto prima da A. G. Nashe e poi da D. Baia. Nel 1920 si pubblicava Studenti, organo degli studenti albanesi e nel 1922 a Chicago un giornale intitolato The Albanian Journal, in opposizione alla Vatra; e nello stesso tempo Faik Konitza per cura della Vatra dirigeva a Boston il periodico Rota e Ré; nel 1925 a Worcester usciva il settimanale politico Imigranti, Durante un breve periodo di sospensione del Dielli, George M. Prifti diresse a Boston nel 1936 il quindicinale Bota (The World) in inglese e in albanese. Dal 1929 Pietro Scaglione pubblica a New York il giornale intitolato Albania che egli fondò nel 1922 col titolo di A/rimi, quasi organo degli italo-albanesi emigrati negli Stati Uniti. H Scaglione da Piana degli Albanesi (Sicilia) è un autodidatta, <* aricor giovani; nel 1906 pubblicò a Palermo alcuni versi giovanili: Vjersha trimoshe, presentati da una prefazione del Prof. Tommaso Camesl Kussotto pure da Piana, vecchio cultore di sludi albanesi e por parecchi anni benemerito Segretario della I-ega Albanese di Palermo. Con la collaborazione dello stesso IVof. Camesi, e ho gli forniva notizie e documenti, lo Scaglione nel 1921 pubblicò a New York la sua//istoria e Shqipetarevct t'Italise con la prefazione del Prof. Giuseppe Cadìcamo e l'introduzione di Lumo Skendo. Nel suo giornale ha pubblicato racconti, leggende, novelle popolari, scritti storici e un romanzo originale: Liridttshuri lUiia-sktjtptar', altri collaboratori 48 Mni'imentn culturale slampa periadica nel periodo dell'Indipendenza vi hanno scritto di storia, di folklore e di letteratura popolare; Cosmo Serembe vi pubblicò qualche canto del suo poema ancora inedito Kenget. e Krujes. In I udiri gli avvenimenti balcanici del 1910-1912 ridestarono il movimento prò-Albania. l,a vecchia Società Nazionale Albanese di Palermo veniva ricostituita dal Prof. Giovanni Cuccia di Mezzojuso (Sicilia) col titolo di Lega Albanese, che in armonia con le associazioni del continente fece una larga propaganda per sostenere i diritti della Nazione Albanese nella Conferenza degli Ambasciatori a Londra (1913), partecipò con una Delegazione presieduta dal Prof. Giuseppe Sehiròa] Congresso Pan-albanese di Trieste (marzo 1913), e indisse comizi, convegni e manifestazioni diverse durante le discussioni per la pace (1919-1920), inviando proteste e documenti nelle varie Conferenze dei Diplomatici a favore dell'Albania. L'opera svolta dalla Lega Albanese di Palermo durante la guerra e nel dopo guerra è documentata nei quotidiani italiani del tempo e specialmente nella Rassegna Italo albanese, che uscì a Palermo nell'aprile 1919 ed ebbe larga diffusione in Italia e in Albania, ma che per ragioni di opportunità suggerite dalla situazione creatasi in Albania dopo i dolorosi avvenimenti di Valona, dovette sospendere la pubblicazione nel maggio 1921, ripresa per qualche anno in forma di giornale nel 1927. La Rassegna si pubblicò nel periodo più critico dei rapporti italo-albanesi, e con articoli ispirati alla tradizionale equità della politica italiana essa intervenne a portare una nota rassicurante negli ambienti albanesi che guardavano con timorosa diffidenza l'opera del governo italiano del tempo. Questa rivista, senza esserne l'organo, accoglieva tutti i Memorandum, le Proteste, i telegrammi che la I/'ga di Palermo, in quei mesi di passione per l'Albania ed anche per l'Italia indirizzava agli uomini ai quali era affidata la missione dell'assetto dell'Adriatico, che separa e unisce le due Nazioni. La Rassegna era diretta dal Doti. Rosolino Petrotta che da allora ha continualo a scrivere di storia, letteratura e di iolklore italo-albanese, e a trattare i vitali problemi sociali, sanitari, organizzativi ed assistenziali dello Stato albanese in vari periodici, colfaborando nella compilazione dei duo volumi Shkrimtaret Shqiplare (Tirana, 1941) per la parte riguardante gli scrittori italo-albanesi. Nella Rassegna collaborarono noti pubblicisti, studiosi e uomini politici in conformità del programma della rivista, che si proponeva, fra l'altro, «di contribuire a rendere sempre più saldi e sempre più sinceri i legami di amicizia e di fraterna solidarietà fra il popolo italiano e il popolo albanese». 1^ Nazione Albanese continuò a pubblicarsi a Roma fino alla morte di Anselmo Lorcechio (1924). Dal 1912 al 1915 uscì a Piana degli Albanesi il settimanale religioso Fiala e t'in '/oli. Nel 1912 T. Toeci pubblicò a Roma-Milano ìa sua rivista dei Balcani: n'era redattore Francesco Argondizza, il quale ha scritto di politica, di storia, di letteratura, di folklore e di varia cultura albanese in molti periodici e fu per parecchi anni corrispondente da Roma del giornale Datili di Boston. Durante l'altra guerra (1910-191.7) fu in Albania dove raccolse alcuni canti popolari toschi che pubblicò nel 1927 in un volumetto intitolato Canti Popolari Albanesi, col testo e la versione italiana a fronte. Nel 1918 pubblicò sul Kuvéndi di Roma due lunghi saggi di una traduzione italiana dc]VlIhimo Canto di Baia di G. Darà, che preparava dal 1904; nel 1924 a Roma pubblicò la versione italiana della Storia di Sfuinderbeg di Fan Noli. Svolgimento storico della cultura e della letteratura albnnp'if II Corriere delle Puglie di Bari nel 1914 iniziò la pubblicazione di una pagina albanese tre volte la settimana, redatta da Sotir Ghika, il quale nel 1918 fondò a Roma il settimanale politico Kuvèndi. Sotir Ghika di Shtika di Cologna nel 1911 collaborava nei giornali Shaypeja e Shqypnies e LITI e Shqiperise di Sofia, prendendo parte alle rivolte di quegli anni per la libertà della patria. Quando il Kuvèndi cessò di pubblicarsi eoi numero HI del -i luglio i 920, egli tornò a lìari, dove collaborò per qualche tempo anche nella Gazeta Shtjiptare. fino alla sua morte (1927). Il Ghika scriveva assai bene la lingua albanese e pubblicò anche delle- poesie patriottiche. In data 24 ottobre 1918 scriveva a V. Dodani a Ginevra per informarlo dell'atlività patriottica del Kuvèndi e per invitarlo a una riunione di patriotti albanesi rhe si doveva tenere in quei giorni a Roma, dove maturavano avvenimenti di carattere decisivo per l'avvenire dell'Albania. Eravamo alla vigilia dell'armistizio. Il Ghika era sincero e convinto fautore dell'amicizia italo-albanese. Accoglieva nel Kuvèndi scrilti dei più autorevoli pubblicisti e uomini politici e documenti per la storia delle vicende del giovane stalo albanese. Su questo giornale furono pubblicali scrini letterari in prosa e poesia e dei saggi critici sui principali scrittori albanesi, fra i quali molto pregevoli quelli di K. (-ipo (Skampensis) sulla poesia del R Fishta. Vi collaborarono tra gli altri: I,. Gurakuqi, C,. Fishta, C. Sercmbe, Mak {Mustafà Kruja). K. K. (Kole Kamsi), Mehdi Frasheri, F. A. (Francesco Argondizza), Milto Sotir Gurra, Faik Konilza, Db. Borati, Giuseppe Schirò, Asdrcn, G. Meksi, V. Dodani, A. Ribocco, R. Pelrotta. Nicola Milaz/o di Piana degli Albanesi che scrisse poesie, graziose leggende e racconti popolari. Per circa tre anni uscì a Reggio Calabria e a Napoli dal 1919 la rivista mensile illustrata Albania diretta da Antonio Rognetta Caffarelli col programma di lar conoscere l'Albania agli italiani e l'Italia agli albanesi: vi si pubblicarono scritti anche in albanese ed alcuni canti del poema Te Dheu i huaj di Giuseppe Scbirò nella sola traduzione italiana. Nel 1920-1921 si pubblicò a Piana degli Albanesi il periodico mensile lì Giorgio Gazzetta, ossia la tradizione della chiesa greco-albanese di Sicilia, col supplemento religioso Fiala e t'in. '/oli, per cura de! collegio parrocchiale come organo di conservazione del patrimonio religioso liturgico dei siculo-albanesi: era redatto da Gaekmo Petrotla. Gli studenti albanesi di Roma nel 1922 iniziarono la pubblicazione di una rivisla letteraria intitolata Shpresa e. Atdkeut. [Nel gennaio del 1926 alcuni giovani siculo-albanesi fondarono il mensile: Gnmuclie Al ha neai a Palermo che conteneva anche scritti letterari ITI lingua albanese. Grande importanza, anche dal punto di vista linguistico e letterario ebbe l'edizione speciale de La Gazzetta del Mezzogiorno di Rari che si pubblicò col titolo Gaze.ta Shqipetarc dal 1927 fino al 1939. Nel gennaio 1929 uscì a Torino la R i v i s t a mensile Studenti Shai.pt.tir por (-Lira della Società omonima. Questa rivista di grande formalo con splendido i l l u s t r a z i o n i ora anche bone redatta o vi collaborarono fra gli altri: M. Bartoli scrivendo intorno a l l ' A t l a n t e l i n guistico albanese, L. Ugolini sui nuovi scavi archeologici della missione i t a l i a n a in Albania, Luigi (lognasso di storia albanese; conteneva articoli dì arte, di critica, di storia, di folclore o prose o poesie di Sakoìi. Lasgush Porarlcci, Ferii Vocopola. Si. Shundi. V i n cono Prennushi, Ramiz Harxhi e a l t r i giovani seritlori. N'era diroltore Odhise Paska! Movimento culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza presidente della Società Studenti Shqiptar. Importanza speciale hanno le note di critica d'arte da lui pubblicate nella rivista e altrove. Odhise Paskal nacque nel 1904 e frequentò le scuole primarie di Premeti; compì gli studi medi e universitari a Torino dove si laureò in lettere nel 1927. Ma avendo una forte tendenza all'arte studiò scultura, e sono note le sue opere e i suoi monumenti che si ammirano in varie città dell'Albania. Trasferito il suo studio a Tirana egli non ha trascurato di coltivare le lettere e nel 1934 fece parte del comitato di redazione del grande settimanale Jllyria e ha continuato a collaborarc in altri periodici, Bota e Ré (1940) di Tirana e Tomori i Vogel di cui fu fatto condirettore. Odhise Paskal è autore di buone poesie e di eleganti prose letterarie. In Runwnia è stato sempre vivo il movimento nazionale con l'attività giornalistica. L'avv. Mihail Lehova, che era stato presidente della Società Bashkimi nel 1911 e che alla fine del 1920 costituì a Tirana la società Lidhja Kombtare, per la difesa dei diritti territoriali dell'Albania, ha eollaborato in molti periodici con scritti politici e letterari e il 25 ottobre del 1935 riprese a Costanza la pubblicazione della terza serie del suo noto giornale Atdheu, per cura di un comitato. Un posto primario nella storia del giornalismo albanese occupa il periodico Shqiperia e ré fondalo a Bukarest da I. M. Qafzczi. Uscì nel luglio del 1919 ed ebbe fra i primi redattori N. Kardo, Lluké Karafilli e Gjiergj Bubani (Curi Malesori e Brumbulli). Ammalatosi il Qafzé'/.i ne assunse la Direzione Minai S. Xoxe proprietario di una grande tipografia a Costanza dove trasferì il giornale. Minai S. Xoxc compagno di Spiro Bclkameni e di Temistocle Gcrmcnji aveva fondato nel 1913 la rivista mensile Xgjimi con Dhori Kotli; assumendo la direzione di Shqipèria e ré egli dimostrò ancora una volta il suo disinteressato amor di patria a cui ha dedicato tutte le sue energie morali ed economiche. 11 giornale era redatto in albanese con qualche pagina in francese ed in rumcno. Redattori ordinari per la lingua rumena furono Vittorio Eftimiu, N. Kalo e Pelro Vulcan, il quale, nato nel 1870 a Ternovo (Monastir) e morto il 4 febbraio 1922, lottò nella stampa rumena per l'indipendenza degli albanesi e degli arumeni. Il contenuto ricco e vario attirava l'attenzione dei lettori su Shqipèria e ré che ebbe molta diffusione; pubblicava scritti letterari e traduzioni di opere rumene fatte in gran parte da Oh. Canco e da Gj. Bubani. Il Carico (Morava) ne fu anche attivo redattore e corrispondento da Tirana. Fra i numerosi collaboratori ricordiamo: il Prof. Nicola Jorga, l'ing. Acliil Kftimiu, K. Hoshnjaku, Gjon Karnsi (Gjikam), Nik Pcmma, Adham Shkaba da Sofìa, Milo Duci dall'Kgilto, Andrea E. Varii, I. Minai Lehova, che nel numero del 19 agosto 1928 pubblicò un lungo articolo commemorativo su Dcrvish Mima, Z. Xoxe che ne fu direttore politico per qualche tempo e vi pubblicò anche scritti letterari, S. Kolea, R Leon M. Ashiku autore di prose e di poesie non prive di pregio, Izel Bcbcziqui con buoni saggi critici e note intorno alla letteratura albanese, Aleko Vangi scrittore di novelle e di altri lavori letterari fra cui degni di menzione Varri I. Malie/citar rreferi/e Lragjike Bukarest 1927, e Ngjelka faqe.simitc, commedia in due atti. Dhionis C. Micàgo ancora studente vi scrisse saggi critici con acute osservazioni estetiche e serene ed obbiettive riflessioni intorno alla nuova letteratura albanese, nel numero del 1 luglio 1930 pubblicò un largo profilo di Girolamo De Rada e negli ultimi mesi dello stesso anno scrisse alcune note di 51 Svolgimento storico delia cultura e della letteratura albanese viaggio, Sfienime Udhètimi, dove in buona prosa descrive una sua escursione lungo l'Adriatico ed esprime le sue impressioni su alcuni centri albanesi da lui visitati. Dhimiter Pashko (Mitrush Kuteli) su Shqipèria e Ré fa le prime prove di scrittore di novelle e di poesie anche tradotte dal rumeno specialmente del poeta Mihal Eminescu; vi scrisse pure di critica letteraria e di problemi economici e bancari. Asdren e Lasgush Poradeci vi pubblicavano le loro poesie arricchendo la materia letteraria di questo importante periodico, dì cui si deve fare speciale menzione del numero commemorativo del 28 novembre 1930 di 40 pagine, che contiene una ricca raccolta di documenti e di scritti letterari di Leonida Nagi, Jorgji Meksi, Gj. Bubani, Alenko Van§i, M. Kuteli, Laxer £etta, Leon Ashiku, e poesie di Asdren, L. Poradeci, G. Fishta, R. LI. Siliqi, Kr. Floqi, Sakoli, Fan Noli, G. Serembe, Naim Frasheri, V. Prenushi, Mihal Grameno, ed altri. Nel 1922 Gj. Bubani fondò a Costanza la rivista letteraria Dodona di cui uscirono sei numeri, con un tentativo di ripresa nel 1927; lo stesso Bubani nei 1926 dirigeva a Bukarest il giornale Zeri Shqiptar, che fu poi affidato ad un consiglio di dire/ione. La grande attività giornalistica di Gjergj Bubani è abbastanza nota: egli cominciò a pubblicare a Costanza il giornale Kossova (1932) organo irredentista che riprese la sua pubblicazione nel 1941 a Tirana. Ne] 1934 fondò a Bukarest il giornale Kuvéndi Kombetar, organo degli albanesi residenti fuori della patria, che sosteneva con vivacità battagliera la libertà politica dell'Albania; nella redazione di questo giornale era molto coadiuvato da Foejon Miyiagio, il quale scriveva la cronaca e articoli letterari e di varia cultura. C. Bubani compiuti i suoi studi in Atene si stabilì in Rurnenia prendendo parte attiva nel movimento nazionale; segretario del consolato albanese di Costanza nel 1923 fu mandato come reggente del consolato di Sofìa. Tornato a Costanza riprese la collaborazione nella Shqipèria e Ré, con i suoi scritti satirici e umoristici in prosa e in versi che poi pubblicava in fascicoli separati col titolo Brumbulli ne gas. La parte più importante sono le traduzioni di drammi, racconti, novelle dal russo e dal rumeno che poi uscirono in volumetti. Nel 1927, senza lasciare il giornale, fu nominato segretario del comitato degli albanesi della colonia rumena di Bukarest. Nel 1936 il Bubani fu fatto redattore capo del quotidiano Drlta di Tirana, sul quale pubblicò numerosi scritti politici, polemici e letterari. Direttore della RadioTirana iniziò la pubblicazione della rivista Vatra. Ila eoilaborato in quasi tutti i giornali e riviste dell'ultimo ventennio e la sua opera di pubblicista e di traduttore non può essere trascurata in una rassegna (fella produzione letteraria contemporanea. Infine tra i giornali usciti in Rumenia si ricordano Tribuna e mendimeve lira di T. Pika e Ushètimi organo della Società degli studenti albanesi uscito a Bucarest nel 1936. In Bulgaria gli albanesi di quella colonia furono sempre pronti a difendere i diritti della Patria di fronte alla minaccia di spartizione del suo territorio dopo la guerra. Nella importante pubblicazione commemorativa del 25° anniversario dell'indipendenza (Shenime Historike 1893-1937) curata dalla Società Deshira è documentata l'opera svolta dagli albanesi di Sofia durante gli anni della preparazione e della organizzazione dello Stato albanese prima e dopo la guerra. Kost. J. Trcbicka, Adham Shkaba, Dhimitri N. Mole. Josif Bageri, Spiro Caro, Kristo Luarasi, Lumo Skendo, Llazar J. Silani, Thoma 52 Worimento culturale stampa periadica nel periodo dell'indipendenza Àbrami, N. I.ako, Sotir Ghika, Jovan A. Traiani, Shahin Kolonja, Themistokle Germenji, Kristo A. Dako, Spiro Jani e molti altri sono nomi di patriotti pubblicisti, scrittori e podi che a Sofia hanno tenuto alto il nome dell'Albania per oltre un trentennio di lotte combattute contro tutti i nemici della patria. A Sofìa continuò a pubblicarsi fino al 1915 Liri e Shtjiperixe di K. Luarasi con la collaborazione di Risto Siliqi, di J. R Vniho dall'Egitto, dì A. J;icken da Prishtina, di L. Malcsori. di M. S. Gurra e di molti altri tra i patriotti sopra ricordati. Anche Kalendari Kombiar continuò ad uscire a Sofìa fino al 1915; e nel febbraio dello slesso anno si pubblicò in francese il quindicinale Indépendance Aibanaise che nell'anno seguente si trasferì a Bucarest. Pur" nel 1915 si stampava a Sofia un mensile di piccolo formato col titolo: Biblioteka Zeri i. $hqipi>ri$è sotto la direzione di un comitato di cui Th. Germènji era presidente e Kr. A. Dako redattore; uscirono soltanto otto numeri di questo periodilo battagliero che nel primo numero annunzio di lottare contro tutti i nemici dell'Albania e di volere riunire in un fascio compatto tutte le energie nazionali per dare l'indipenden/a vera alla patria e per liberare dal giogo straniero tutte le regioni abitale da albanesi. Dopo qualche anno Th. Germenji rientrò a Korca dove il 10 dicembre 1916 innalzò la bandiera nazionale; ma per istigazione dei greci venne arrestato dal Comando delle truppe francesi e dopo venne fucilato l'il settembre 1917. * ** Anche nelle altre colonie di albanesi sparse in Europa e altrove si pubblicarono periodici perla propaganda nazionale. Mito Duci nel 1925 dirigeva nel Cairo il settimanale politico Bisedimet; in Turchia la Società Djelmoshe pubblicava il settimanale E Verteta nel 1920 e un settimanale con lo stesso titolo si era pubblicato a Costantinopoli nel 1911; nella stessa città Xhemal Hoxha Dibra, che poi fu senatore, pubblicava nel 1923 - 1924 un giornale intitolato Paqja redatto da Nastas Frasheri. N. Lako nel 1919 pubblicava a Parigi il mensile politico letterario Opinga in albanese e in francese; pure a Parigi nello stesso anno usciva la rivista mensile Xgjimi i Shqiperi'ie diretta dal prof. Louis Dufour, noto studioso della lingua francese il quale nel 1922 cominciò a pubblicare nella stessa città il periodieo mensile popolare, culturale, scientifico, indipendente, Rilindja Shqiptare ove trattava specialmente di linguistica. A Losanna nel 1915 -1916 si pubblicò il giornale L'Albanie in francese, organo bimensile di difesa degli interessi albanesi; dal 1927 per alcuni anni uscì a Ginevra il periodico Liria Kombetare. A Vienna la Società studentesca Di/Vi, che aveva pubblicato per alcune annate un annuario, fondò nel 1916 il giornale Vèllazènija e nel 1920 fra gli studenti della stessa città sorse la rivista mensile Djaleria che uscì con qualche intermittenza per parecchi anni (1928?). Rivista di grande formato e ricca di illustrazioni conteneva articoli di storia, di arte, di letteratura, di politica, di folclore, di igiene, di scienze, di sport e pregevoli prose e poesie. Era diretta da Giorgio Pekmezi e vi colìaborarono anche gli stessi studenti, dei quali parecchi ora sono professionisti, scrittori e uomini politici ben conosciuti ed apprezzati in Albania: Et-hem Haxhiademi, L. Poradeci, Kadri Kè'reiku, J. Jorgoni, St. Shundi, Halli Narazani, Izet Bebeziqi, Qemal Butka e altri. 53 Svolgimento storico della cultura e della, letteratura, albanese Nel 1928 si pubblicava a Vienna il quindicinale Ora e Shqipnise organo politico indipendente di un gruppo di fuorusciti diretto da don L. Shantoja il quale vi scriveva una parte letteraria; A Gratz nel 1922 - 1923 uscì la rivista mensile letteraria: Minerva diretta da R. Kolaj. In Albania i pochi periodici che poterono uscire, negli anni della guerra (1914 - 1918) e durante le discussioni per la pace (1919 -1920} ebbero vita breve e si pubblicarono secondo il beneplacito e sotto l'ispirazione e il controllo dei vari governi internazionali del nord e del sud del paese. Dal 1920 al 1939 si pubblicano in Albania numerosi periodici di ogni formato e di ogni tendenza che perciò vivono una vita breve e stentata, ma che dimostrano quanto era sentito il desiderio di cultura, di elevazione sociale, di educazione civile della gioventù, di emancipazione della donna, di risanamento e di bonifica della campagna, in breve il desiderio di un soffio di vita nuova. Anche i più piccoli paesi e i più modesti centri tentarono di avere il loro giornale, e uomini politici di secondo e di terzo piano ci tenevano a pubblicare il loro organo, e uomini di mediocre cultura e scrittori ancora in erba fondavano la loro rivista. Nondimeno fra i tanti periodici che sorgevano e tramontavano nel giro di pochi mesi e talvolta di pochi giorni alcuni possono ora consultarsi come documenti del fervore di vita albanese di questi ultimi decenni e come testimonianza del progressivo sviluppo della coscienza nazionale assai spesso turbata da interessate propagande straniere. Per opera dei veterani e di giovani pubblicisti formati alla loro scuola, la stampa pcriodica va prendendo un posto più adeguato alla sua funzione educativa e alla sua missione polìtica e culturale, e fra i tanti periodici di vita breve vivono giornali e riviste circondate dalla fiducia dei lettori e degni di gareggiare con la stampa periodica dei paesi più civili. Tralasciando di parlare dei giornaletti di alcuni centri secondari, come Qarku i. Rilishtit (1921-1922) Re/orma (1921-1922) di Klisura, Djersa e bulkut (1922) di Fieri, Isiqcni (1923) di Pogradcc, Idea Kombetare (1925) di Berat non si può tacere dei periodici usciti a Elbasan, centro antico e sempre importante di cultura e sede della Scuola Normale, che da oltre un trentennio prepara i maestri della scuola popolare d'Albania. Merita speciale menzione la rivista mensile Kopeshti Letrar (agosto 1918 - luglio 1919), organo della Società culturale Qarku Letrar fondata per iniziativa di I^f Nosi, Dervish Mima, Filip Papajanni, Al. Xhuvani, Simon Shuteriqi e altri intellettuali e uomini politici di Ribassar», i quali promossero anche la fondazione di una Biblioteca o di un Museo. Letteratura, linguistica, folklore, cultura varia popolare erano gli argomenti della rivista ove si pubblicarono alcuni scritti inediti di K. Kristoforidi e una parte della Liturgia di S. Giovanni Crisostomo tradotta dal Maestro Teodoro (sec. XVI11), per cura di l,ef Nosi. Altra pubbliruzionn periodila è quella intitolata Dokumentu Historike (1924) curala pure da I,ef Nosi raccolta di documenti per la storia recente dell'Albania. Nel 1921 usciva ad Elbassan il giornale politico letterario Shkumini di Filip Papajanni (Lipi); nel 1922 il settimanale politico Elbasani, e nel 1923 Ura cShkuminit. Nel gennaio 1924 Salili (^eka cominciò a pubblicare il settimanale Ku Venti ? che nello stesso anno si trasferì a Tirana; nel marzo del 1929 uscì Normalisti, organo degli studenti di quella Scuola Normale. In Argirocastro nel 1913 usciva il settimanale politico Konkordia diretta da Vasil Uilo il quale nel 1924 pubblicò a Tirana un settimanale intitolalo appunto Tirana, e, sopprcs54 Movimenta culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza so questo, ne pubblicò un altro intitolato Lirija (1924} Grande è stata l'attività giornalistica di Veli Harshova che nel 1920 fondò il settimanale politico nazionale Drita, intitolato in seguito Drita e Gjinokastrès (1923). Diretto da Pietro Harito nel 1923 uscì il giornale Biseda e lire che nello stesso anno per qualche tempo si intitolò Zèri i Gjinokastrès. Ma il periodico a cui è legato il nome di Argirocastro è nella storia del giornalismo e della cultura albanese Demokratia diretta da Xhevat Kallajxhi e dalla fine del 1938 da Jorgj Meksi. Uscì il 6 aprile 1925 col titolo Laberia, che il 28 novembre dello stesso anno cambiò in Demokratia. Giornale di modeste proporzioni usciva quasi regolarmente due volte la settimana con articoli politici, sociali, storici e cronaca degli avvenimenti. Assai importanti erano le rubriche: Levizja mendore, Bulletinpolitik, Pjesa letrare, con articoli di critica e di letteratura originale e straniera. Jorgj Meksi, che fu varie volte direttore responsabile, vi scriveva le note politiche, Branko Merxhani e Vangjel Koc,a, articoli di filosofia, di storia, di critica, di arte. II Koga vi pubblicò la traduzione di alcuni Dialoghi e di altri scritti di Luciano, e del Manuale di Epitteto. Con qualche interruzione Demokratia si pubblicò fino al 1939. II 24 settembre 1932 uscì un numero commemorativo per il centenario della morte di W. Goethe con scritti di R G. Fishta, V. Prennushi, K. Cipo, Branko Merxhani, P F. Cordignano e di altri scrittori, e alcune poesie del Goethe tradotte dal E Fishta e da M. Krishna assiduo collaboratore del giornale. Nel 1930 si pubblicò in Argirocastro un numero, il solo uscito, della rivista Neoshqipetarisma con programma rinnovatore della coscienza nazionale. A Valona, prima capitale dell'Albania, dal 6 agosto 1913 al 14 marzo 1914 si pubblicò un giornale politico bisettimanale, ritenuto come portavoce del governo, diretto da Oh. Bcratti Perlìndja e Shqipenies; dal 4 aprile al 19 agosto 1914 uscì il giornale Populli diretto da MUC.O Qulli e da Seid Kemal. Quando Vallona cadde nelle mani degli insorti questo giornale si trasferì a Scutari. Dopo un lungo periodo di sospensione ricominciò a pubblicarsi a Scutari nel 1919 diretto da Salih Nivitza cinque volte al mese, con scritti prevalentemente politici in cui si propugnava l'indipendenza integrale dell'Albania. Per questo suo programma rigidamente nazionale il Comando delle truppe alleate lo soppresse e perciò dal 5 maggio al 25 giugno 1919 si stampò col titolo cambiato in Kombi. Nel 1920 ne assunse la dire/ione Bedri Pejani il quale dopo qualche interruzione lo trasferì a Tirana nel gennaio 1923, dove uscì ancora settimanale fino all'agosto dello stesso anno; Mbrojtja Kombetare uscì dal 4 ottobre 1920 al 31 maggio 1923, diretto prima da D. Mark Vasa prete cattolico scutarino e poi da Qazim Kokoshi. Vi collaborava con articoli politici Seid Kemal il quale assunse la dirczióne della rivista mensile Atdheu. uscita il 28 novembre 1921, organo della Federazione omonima di Vallona; Karl Gurakuqi segretario della Federazione ne fu redattore. Uscirono sei numeri fino al 28 aprile 1922, quando fu sciolta la federazione; fra i collaboratori c'erano T. Tocci, Kadri Borshi, Lumo Skcndo, Li pi. Essa aveva indirizzo pratico: educazione, agricoltura, igiene, accogliendo anche scritti storici e lettcrari. Altri periodici di Valona sono: Fjala e Lire (1921 -1922) Shpresa Kombetare. (1921), organo settimanale della società omonima femminile; il settimanale Politika (1922) diretto da Seid Kemal che nel 1937 è redattore capo del bisettimanale Jeta e ré diretto dal Dottor Sezai Kemal. Seid Kemal fu sempre fra i promotori, i sostenitori e i collaboratori più autorevoli e stimati della stampa periodica di Valona, e i suoi articoli sono stati ricercati e letti con grande interesse. Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese LI. Karafìli diresse il settimanale politico letterario Ushtimi i Vlores (L'Echo de Valona) nel 1925 e Ali KUQÌ nel 1938 dirigeva la rivista mensile culturale Kombi. A Durazzo, città prevalentemente industriale, si sono pubblicati pochi giornali. Nel 1913-1914 uscì per breve tempo il quindicinale Trumbeta e Krujes fondato in America da Faik Konitza, e col titolo cambiato in Ushtimi i Krujes fu diretto prima da Leonidha Nagi e poi da Josif Bageri. Nel 1914 si pubblicò la rivista letteraria bimensile Zana che uscì per poco tempo. Il giornale Atdheu di Minai Lehova uscito in Rumania nel 1912 si pubblicò a Durazzo nel secondo anno (1913-1914). Nel 1922 uscì in questa città la rivista mensile pedagogica: Arsimtari, organo dei maestri, ma se ne pubblicarono pochi numeri. Shekulli i Ri, uno dei primi quotidiani albanesi organo interessante di informazioni si pubblicò a Durazzo nel 1928. A Korga il giornale Koha fondato da Mihal Grameno nel 1910 continuò a vivere con alterne vicende fino al 1920 e oltre i periodici fin qui ricordati (Xgjimi di Dhori Kotti, Shkendjia di M. S. Gurra, Kalendari Korga 1910-1920, Perlindja Aresimtare 1922, di Thoma Abrami, Zekthi 1922 del Gurra, E Drejta 1923 di L. Nagi, Zeri i Korges 1925 di Dhori Kotti, uscirono alcuni giornali politici: Jeta e Re dal 24 marzo 1921 al 9 marzo 1923 diretta da Fazli Frasheri e da Selim Mborja; Perparimi 1921 diretto da Pietro Harizi; Shkreptima e Korges 1921 da Muamer Abedini; Shqiptari i Amerikes 1922-1924 organo dei soci della Vatra ritornati in patria, diretto da Loni Kristos che era stato redattore del Dielli; Zer' i Popullit politico, economico, letterario bisettimanale redatto in principio dal Gurra e poi diretto da Pietro Katro, uscito il 2 dicembre 1922 in continuazione di Posta e Korges cessato nel novembre precedente. Nel 1923 Petro L. Peppo fondò la rivista letteraria culturale mensile Shpresa organo della Lega degli studenti di Kor9a; nel 1924 sì pubblicarono il quindicinale illustrato letterario Bota, e la rivista Zeri i Orthodhoksise che curava gli interessi della comunità ortodossa; nel 1928 uscì il bimestrale di educazione fìsica Gjurmuesi, nel 1930 la rivista Ars diretta da Petraq Peppo, nel 1934 la rivista culturale Flaga; il 15 aprile 36 iniziò le pubblicazioni il quindicinale di cultura Bota e Re diretto da Gaqo Evangjeli trattava questioni sociali e pubblicava prose e poesie originali o tradotte da altre lingue, di Nexhat Haki, Dh. Shuteriqi, Aleks Qaci, Kapa, Mina Grameno e di altri noti scrittori. Gazeta e Korges uscì diretto da A. A. Vangjeli il 12 ottobre 1916, da principio quotidiano e poi trisettimanale, fino al 31 agosto 1918. Dopo riprese le pubblicazioni due volte la settimana nel giugno 1920. Sospeso il 26 marzo 1921 dal governo, uscì una terza volta il 26 aprile 1923 diretto da Z. Gorguzi. Dal 28 maggio 1921 Gazeta fu sostituita da Posta e Korges fino al 25 novembre 1922, e per un breve periodo anche nel 1930. Gazeta e Korges che si pubblicò fino al 1939, ben redatto e scritto in buona lingua, conteneva un ricco notiziario, articoli di politica, di storia, di vario argomento e sempre una parte letteraria con traduzioni dai più grandi autori delle letterature moderne. La sua collezione va considerata come quella dei più importanti periodici. Per alcuni anni fu curato dalla Direzione di questo giornale un piccolo annuario (Libri i vitit) con la cronistoria degli avvenimenti, l'elenco delle pubblicazioni più interessanti dell'anno e scritti vari. Il 1 gennaio del 1927 uscì il primo numero di un supplemento letterario quindicinale della Gazeta, diretto dallo stesso Gorguzi intitolato E Perdyjaveshmja e Gazetes se Korges. 56 Movimento riilturale stampa periodica ne!periodo dell'Indipendenza Si pubblicò per circa due anni in fascicoli di grande formato di una ventina di pagine, in modo da costituire un grande volume di 400 pagine con abbondante materiale letterario: novelle, racconti, leggende popolari, poesie, articoli di cultura varia, di storia, di scienze, di questioni politiche e sociali. Fra le riviste albanesi è quella che contiene il maggior numero di pagine tradotte dalle letterature straniere: francese, polacca, turca, italiana, russa, serba, bulgara, greca, tedesca, spagnola, inglese. Dhimiter Gijke Falò per circa quattro anni collaborò assiduamente nella Cazeta come redattore capo pubblicandovi molte delle sue traduzioni da lingue straniere; vi eollaborarono fra gli altri: I. Adam, Gurra, N. Lako, A. KOC.Ì, M. Grameno. A Korga dal 28 novembre 1934 fino al 1936 si pubblicò pure Rilindja rivista culturale quindicinale di grande formalo diretta dal Dr. Pandi M. Frasheri. Al primo numero precede una invocazione a Flamuri perché infonda nell'animo dei giovani il desiderio delle belle a/ioni e del vero progresso a cui aspirarono gli eroi nazionali che affrontarono anche la morto per l'indipendenza della patria. Il primo artìcolo è intitolato: A/a duket kidture. dhe karaktèr ! E veramente questa rivista nei due anni di vita fece una attiva propaganda culturale con articoli letterali, storici, filosofici, sociali, con traduzioni dalle lingue straniere e con note scientifiche, estetiche, economiche, politiche, foleloristiche, sportive, artistiche, diventando un organo culturale che facilmente penetrava nei vari ceti del popolo. I più importanti problemi riguardanti la vita dello Stato venivano posti e discussi con serietà di intenti, come si vede negli articoli editoriali che si leggono anche ora con un certo interesse. Vi collaborarono il Prof. K. Cipo, Vedad Kokona, Sterjo Spasse, Vasil D. Alarupi, T. Zavalani, Ramiz Harxhi, Ilo Mitke Qafè'zezi, Bardhi Shtylla, Anton Mazreku e parecchi altri fra i quali alcuni studiosi e competenti di materie scientifiche, sanitarie, economiche, agrarie. A Scutari continuavano a pubblicarsi Lajmtari e Kalendari della Vepra Pijore. II più antico giornale politico culturale di questa città è Bashkimi (1910) di Dom Ndoc Nikaj, che poi si intitolò Basa Shqiptare (1913) e per alcuni numeri Zani i Shkoders e uscì fino al 1921. Nel 1913 fu fondato da T. Tocci il primo quotidiano Taraboshi di cui si è parlato e nello stesso anno usciva il bisettimanale Shqypnia. e Re diretto da Nil Mosi con la collaborazione di Karl Suma e Risto Siliqi. Nel 1915 Nicola Ivanaj dirigeva il giornale Lidhja Kumbtare. Grande è stata l'attività propagandistica di N. Ivanaj il quale girò l'Europa per interessare i circoli diplomatici e culturali alle sorti dell'Albania. Nel 1905 pubblicò a Ragusa e a Trieste il periodico Shpnesa e Shqypenies di cui nel 1908 uscirono pochi numeri a Roma; era redatto in albanese e in italiano e qualche parte in croato, T. Tocci redigeva la parte italiana. L'Ivanaj nel 1919 pubblicò pure a Scutari il giornale Koha e Re per breve tempo. Nel 1925 ne tentò la ripresa dopo che fu soppresso il settimanale Repitblika politico, letterario, commerciale, scientifico, che egli aveva iniziato il 24 ottobre 1923. II 5 dicembre 1916 uscì a Scutari il settimanale politico Posta e Shqypnies diretto dal R Giorgio Fishta, periodico assai importante per la storia del giornalismo albanese; fu soppresso dal governo interalleato e si pubblicò fino al 23 novembre 1918. Altri periodici di Scutari sono: Gruja Shqiptare (1921), Shfcolla e Re (1921), Ora e Maleve dal 15 57 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese aprile 1925 per circa due anni, settimanale diretto da Shuk Gurakuqi; vi collahorarono il P G. Fishta e Luigi Gurakuqi e pubblicava larghi resoconti delle discussioni parlamentari e scritti letterari: nel 1923 uscivano pure Ì settimanali politici Shpresa Kombtare e Vllaznija, nel 1925 Rrezi i Ri, il quindicinale Gazeta e. Sportit diretto da Palok Nikaj e il settimanale politico Zani i popullit diretto da Kol Mjedja. Il 26 giugno 1937 Ndoc (^oba cominciò a pubblicare il settimanale: Zani i Shkodres. Grande importanza hanno fra le riviste Hylli i Drites, Agimi, Leka e Circa che si pubblicarono a Scutari, ma che ebbero larga diffusione in Albania per la ricca varietà degli argomenti in esse trattati ohe interessavano i vari aspetti della vita nazionale. Hylli i Drites, rivista mensile diretta dal H Giorgio Fishta cominciò a pubblicarsi in fascicoli di pagine 32 in ottavo grande a Scutari nell'ottobre del 1913. Questa rivista fra le più importanti che si sono pubblicate in Albania, esce per cura dei Frati Francescani i quali in ogni tempo sono stati fautori della cultura e del civile progresso del popolo albanese. Dopo un anno la rivista cessò la sua pubblicazione che fu ripresa nel maggio 1921 fino al 1924, e poi dui 1930 è uscita regolarmente, svolgendo la sua missione educativa e culturale secondo il suo programma che è il rifiorimento della Religione e della Patria. La materia pubblicata in un ventennio in questa rivista è varia: religione, educazione, scuola, cultura generale, questioni sociali ed economiche; storia universale e nazionale, letteratura nazionale, poesie e prose, letteratura universale ed arte, folclore, letteratura popolare, bibliografìa. Vi hanno collaborato i più noti scrittori albanesi: P G. Fishta. H S. Gjecov, M. Logoreci, Giuseppe Sehirò, Ndre Mjedia, L. Gurakuqi, Faik Koriitza, Lumo Skendo, T. Tocci, V. Prennushi, L. Shantoja, Kr. Floqi, J. Rrota, E. Koliqi, E. (^abej e molti altri. In questi ultimi anni hanno collaborato assiduamente alcuni dei Frali Francescani: P M. Sirdani, 1? A. Fishta, P D. Kurti, P O. Dema, R J. Marlekai e altri. La rivista contiene una serie di monografie storielle, studi filologici ed etnografici, critica letteraria, ritratti e profili di uomini celebri e politici e scrittori e di letterati albanesi e stranieri. Il P G. Fishta vi pubblicò molta parte della sua produzione poetica e saggi di prosa letteraria, critica e polemica; il R Gjecov la sua raccolta dal Kanuni i Lek Dukagjin.it e una parte della sua opera Trashigime Thrako - iliriane; il R J. Rrota i suoi studi sui più antichi scrittori e su alcuni scrittori italo-albanesi ed una storia dell'alfabeto e scrini vari. Agimi - Nel maggio 1919 cominciò a pubblicarsi a Scutari la rivista Agimi - periodike letrarv e permuajshme, n. 1, maj, 1919, Vjete I; organo della Società Vllaznija sorta nella stessa città il 16 febbraio 1919 con la fusione delle due Società Must afa Pasha e Vasa ftishu. Direttore fu Kristo Floqi e redattore Karl Garakuqi il quale ne assunse la direzione nel maggio 1920 col primo numero del secondo anno. Si pubblicò regolarmente tre anni fino all'aprile del 1922. Vi collaborarono Hil Mosi, (anche con il pseudonimo di Malo Krimshi) Kadri Borshi, Mati Logoreci, Lurno Skendo, I). L. Shantoja, /. Harapi, H. Gjylbeqai, Kol e Kamsi e altri. Fra una rivista di cultura generale pur essendo chiamato periodico letterario. Trattava t u t t i gli argomenti che di solito possono interessare lettori di media cultura: folclore, sociologia, economia. 58 Morir/lento culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza Vi si pubblicarono molti articoli di argomento storico artistico linguistico. Nel primo numero così viene annunziato il suo programma: - Duem te zgjojme kombin shqiptar ne zhdrivillimin e gjuhès sé tji letrare e ne kulturén qi me vijue mbas tashi, tuej mos u perzi ne politike, por se vetèm ne historì, ethnografì, arqeologji, gjuhè'si e zakone e tradicione kombtar, tuej begatue te dy veglat e pérparimit letrar vjershen e prosen. Leka - Rivista mensile, uscita a Scutari dal 1929 al 1939, era organo della Società L. E. K. A. fondata nel 1929 dal R Lanfranco Steccati con un gruppo di ex alunni del collegio Saveriano a scopo di ricreazione, educazione e cultura. Questa rivista dal 1932 fu redatta dal P C. Valentini il quale vi scriveva articoli di letteratura, di critica, di filosofìa e di storia e vi pubblicò una serie di documenti storici riguardanti i tentativi di liberazione dal giogo ottomano nei secoli XVI e XVII. I.a rivista trattava argomenti vari: storia, cultura, letteratura, pedagogia, filosofia, folclore, linguistica, scienze, economia, sociologia, bibliografia, sport, cronaca. Vi collaboramno scrittori e poeti e cultori di scienze speciali: R G. Fishta, Ndre Mjcdia, K. Koliqi, L. fthantoja, Kr. Floqi, I. M. Qafzezi, Kolc Kamsi, Alex. Sirdani, Namik Kessuli, Ndoc Suina, Zcf M. Harapi, Ndre Zadéja, Hamdi Bushati e altri. Fra le rubriche speciali sono da notare: Gola e Kombit t'one (K. Kamsi), Frazeologji shqipe (A. Sirdani), e le recensioni in maggior parte fatte dal R Valentini e da Ndre Mjedia e Filip Fishta. Sono interessanti le monografìe Shqiptaret e Itali1* di Kolè Kamsi. Krueja di Z. Harapi, Drejtesi di Kr. Floqi, la versificazione albanese di R Valentini; il R G. Fishta vi pubblicò il canto secondo del suo poemetto Mois Golfimi; E. Koliqi la versione dei Sepolcri di U. Foscolo; il R Valentini aveva iniziato la pubblicazione del suo dizionario Nomeclator. L'annata 1937 e specialmente i due grossi fascicoli commemorativi del 25° anniversario dell'indipendenza contengono una ricca raccolta di documenti storici del Risorgimento. Il n. 4-5 del 1938 contiene una ricca bibliografia del 25° anniversario bibliografi e njizatepèsvjetorit. La collezione delle 10 annate di Lekti costituisce una grande enciclopedia albanese di cultura varia utilissima per la storia letteraria e per la storia dello sviluppo culturale della nazione. Cirka - F. perkohshme kidtiirale popullore - bimensile di sedici pagine di grande formato - anno I n. 1 Scutari 17 maggio 1936. Era diretta questa rivista da Zuk Simone il traduttore del Pinocchio del Collodi in albanese. Uscì fino al 25 giugno 1939 A. IV. n. 58. Pubblicò poesie, novelle, folclore, canti popolari, leggende, racconti storici, e rubriche varie sulla rasa, sull'igiene e sullo sport, con un notiziario e la cronaca di Scutari. Non era una rivisla di alta cultura, ma pur scrivendo per il popolo trattò argomenti sociali, economici, educativi, scolastici. Era redatta con cura. Vi si pubblicarono anche poesie e novelle tradotte da altre lingue e il romanzo di Giulio Verne: Njeri qi ^shifej in varie puntate. I collaboratori in gran parte si firmavano con pseudonimi. Dall'italiano si tradussero parecchie favole in versi di Lorenzo Pignoni, di Luigi Clasio, di Gasparc Gozzi, e poesie del leopardi, del Pascoli, del Manzoni. Surgens tradusse dalla Divina Commedia di Dante: Caronte, Farinata, il Conte Ugolino. Fra i più noti collaboratori sono: Kol Thacì (Dora e harrueme), D. L. Shantoja, Mati Logoreci, E. Koliqi, A. Sirdani, Injac Zamputti (Sirena) Rrok Zojzi, Gjikam, Mark Ndoja. N. Jokl nel numero commemorativo del 25° dell'indipendenza vi scrisse un articolo: Dijtunija europejane e gjuha shqipe. Svolgimento storico della cultura e della Iftteratuni n/liiinrsr A Tirana, com'è naturale, ebbe largo sviluppo la stampa periodica dal 1920 quando fu scelta come capitale provvisoria e maggiormente quando, nel 31 die. 1925, fu dichiarata capitale definitiva dell'Albania. Nel 1921 usciva due volte al mese il periodico ufficiale Bisedimet e Kshillit Komtar che raccoglieva i resoconti delle discussioni parlamentari. Nel marzo del 1922, diretto da Tek Selenica, si chiamò Dit'e Re, e dai 30 luglio dello stesso anno si intitolò Fletorja /yrtare diretta dall'Ufficio Stampa che fu istituito dopo il Congresso di Lushnja (1920) e di cui fu primo direttore Dervish Mima; nel 1922 direttore dell'Ufficio Slampa fu lo stesso Tek Selenica a cui successe Tcrenzio Tocci e poi Minai Sherko. Quando l'Ufficio Stampa passò al Ministero della Cultura popolare (1939) a M. Sherko successe Halil Meci. Questo periodico in primo tempo era politico e pubblicava gli atti ufficiali del Parlamento; quando diventò soltanto Fletoria Zyrtare, per la parte politica sorse il settimanale Flanmri (1922) di Abdyl Sula, e trasformato in rivista cessò presto le pubblicazioni. Nel giornale ufficiale si leggono in larghi riassunti e in parte testuali i discorsi tenuti alla Camera dai principali uomini politici: H G. Fishta, L. Gurakuqi, Fan Noli, N. Mjedja e altri. Altri giornali politici di Tirana sono: Rrufeja (1923) diretto da Jusuf Banka: Shqiptari i Lire (1923) redatto dall'Avv. Elmas Kokona; il settimanale Xhoka (1923) diretto da Haki Tefiku; Bashkimi (1924) bisettimanale organo della società Avni Rusteni; Dajti (1924) bisettimanale diretto da H. I. Dalliu; il settimanale Shekulli (1924); Kombi Srujìptar (1927) di RHarizi. Un giornale molto letto fu il bisettimanale Telegraf uscito dall'I! agosto 1926 fino al settembre de] 1928; conteneva anche una parte letteraria, Pjesa letrare, e articoli di varia cultura. Direttore era K. A. Qekrezi il quale, cessato il Telegraf, cominciò il periodico settimanale illustrato Ora che nel 1930 diventò organo popolare quotidiano. Proprio in quest'anno 1930 il C^ekrezì fu arrestato e imprigionato per ragioni politiche; ma nello stesso anno fu eletto membro del Consiglio di Stato. K. A. Qekrczi, laureato in giurisprudenza, visse parecchi anni in America dove svolse una grande attività giornalistica e politica fra gli albanesi organizzati dalla Società Vatra. Egli fu direttore del Dielli nel 1914 - 1915 per qualche anno e dopo dal luglio 1919 fino al settembre successivo, quando fu nominato delegato della Vatra a Washington. Nel febbraio del 1920 come rappresentante dell'Albania negli Stati Uniti indiriz/ò al governo di Washington una vibrata protesta contro i nuovi tentativi di spartizione della patria. Nel 1916 dirigeva a Boston la rivista mensile Illyria e nel 1919 la rivista della Vatra The Adriatic Review che l'anno avanti era diretta da Fan Noli. Nello stesso anno 1919 pubblicò a New York un interessante volume in 8° di 250 pagine: Albania Past and Present, diviso in tre parti in 17 capitoli con buone considerazioni intorno alla storia e alle possibilità del progresso del popolo albanese. Il (^ekrezi pubblicò in America anche libri scolastici in albanese: letture, storia antica, medioevale e moderna e compose un dizionario inglese - albanese (1923). Nel 1921 fu chiamato a Tirana dal governo per cura de] quale tradusse il libro di R. S. Andrews in onore di A. Lincoln: The Perfect Tribute (Shpèrblesa e pè'rplot -1921), per cui ebbe a sostenere delle vivaci polemiche circa la giusta interprelazione del tilolo. Una raccolta di racconti e novelle scelte dalle letteralure moderne prima pubblicale in albanese sul Telegraf uscì nel 1927. 60 Movimento culturale slampa periadica nel periodo dell'Indipendenza Nel 19,35 pubblicò a Tirana la traduzione albanese del romanzo: Konti i MontekrLstos di A. Dumas. e nello stesso anno nella rivista Diana pubblicò un suo scritto: (J'pash ne Shffiperi me / ( /2/-Kujtime originale te pabotuara gjer tani. Quando il bisettimanale Ora diventò quotidiano nel 1930 cominciò a pubblicarsi la rivista lllria con gli stessi collaboratori; nello stesso anno Namik Delvina pubblicava il suo giornale: Rilindja e Arhenis, e dirigeva il giornale Ora divenuto quotidiano. Nel 1933 Timo Dilo iniziò la pubblicazione del trisettimanale Vatra, giornale politico che per [>oco tempo uscì quotidiano quando nel novembre del 1936 fu sospeso per alcuni giorni Arf>eni<i. Nel 1934 uscirono alcuni numeri di un supplemento settimanale: Va tra sportive. Timo Dilo è noto tra i pubblicisti albanesi per la sua cultura, per la sua serena visione degli interessi nazionali, per il suo spirito equilibrato nel trattare anche i più delicati problemi sociali e morali del paese. Egli è stato collaboratore in molli periodici e redattore del Fashizrni e poi del Tomori senza lasciarsi trascinare dalla corrente, ma tenendo saldi i punti fondamentali della benintesa libertà e indipendenza della Patria. Scrisse una serie di articoli dopo un suo viaggio in Italia e una visita nelle colonie albanesi di Sicilia, mettendo in rilievo le benemerenze dei siculo-albanesi verso la patria dei loro avi con la esatta comprensione dei naturali legami fra l'Italia e l'Albania. Timo Dilo è anche un narratore non privo di pregi letterari. Dopo il Taraboshi (1913) di Seutari e per un breve periodo Gtizeta e Kort^es sorsero nel 1928 i quotidiani: Shekulli i Ri d'i Durazzo, giornale di informazione, e Gazeta e Re che è stato il primo quotidiano di Tirana, direttore politico Xoi Xoxe e direttore responsabile Sàid Toplani; vi collaboravano pure Mihal Sherko direttore dell'Ufficio Stampa e Nebil (Jika come redattore ordinario. Quasi nello stesso tempo si pubblicava il quotidiano Gazeta e Tirane'*. Nel 1930 Ncbil (Jika assunse la direzione del quotidiano Arbenia (Gazeta e Popullit, che era uscito nel 1929 diretta da Fcrid Vokopola: questo giornale di opposizione al governo del tempo nel gennaio del 1931 fu soppresso e potè riprendere le pubblicazioni per qualche anno ancora il 28 novembre 1935 sempre diretto da Nebil Qika il quale ne curava la redazione e vi pubblicava scritti di cultura e un'appendice letteraria. Vullneti, quotidiano di Tirana, cominciò a pubblicarsi il 28 novembre 1929 diretto da Ilarilla Bakalli. Il 16 febbraio 1930 fu sospeso e potè uscire di nuovo il 7 marzo col titolo: Vullneti i popoliti, con un buon servizio di informazioni e ron articoli politici e c u l t u rali e un'appendice letteraria dove si pubblicò l'opera di V. Hugo: Le dcrnier joar d'un cinidtiiìiné, tradotta da Hysrin (Jrle. Il 28 nov. 1930. ricorrendo l'anniversario della sua fondazione e dell'indipendenza, uscì un numero unico di questo giornale con scritti storici e letterari di K. Koliqi, Leo A. Freundlich, G. Fishta, G. Meksi, Milo Shini (T. Tocci) Lumo Skendo, Mati I-ogoreci, Seid Kemal, E Cordignano, Kr. Floqi, N. Helenau, Van Krishma, K. Curakuqi, M. Sherko, Zoi Xoxe, Tek Selenica. Vullneti i Arbenise cominciò a pubblicarsi nel giugno del 1930. Il primo luglio 193 1 uscì a Tirana fìesa - Gazete Politike e l'erditeshnie; direttore politico era Javer Nurshiti. Vi collaboravano Lazer (Jella, I. M. Qafezezi, M. S. Curra. Karl Gurakuqi che vi pubblicò in appendice uno scritto del Dr. Alfred v. Wcgerer tradotto in albanese: Si u shkaktua lufta e rnadhe. Parahistorija e Luftes botiwre. Questo giornale uscì per circa cinque anni e pubblicava anche scritti letterari originali o tradotti da al I re lingue. 61 Svolgimento storico della cultura e tirila letteratura nlh Koha t> Re - Gazete e Perditesherne Politike, Organ'i Gjith Djalerise Inlelekluale, uscì a Tirana l'8 dicembre 1935. Conteneva anche scritti letterali e fin dal primo numero in appendice cominciò a pubblicare il romanzo: Zonja me Kameliat di A. Dumas figlio, tradotto da Tajar Zavalani. Dal 25 luglio 1936 uscì per pochi giorni diretto da Abduraman Dibra il quotidiano Shqiptari in sostituzione di Besa sospeso per qualche tempo. Il 18 aprile 1937 uscì il trisettimanale Shtyjn che presto diventò quotidiano diretto da Medin Kamber; si pubblicò fino al maggio 1939 e la sua collezione è anche ionie di scritti letterali. 11 quotidiano più autorevole e più apprezzato fra quanti si pubblicarono prima del 1939, fu Drita di Tirana diretto da Mati Logo ree i; direttore politico era Zoi Xoxe e redattore rapo Gjergj lìubani, collaboratori ordinar) Stefan Shundi (Nichts) e Dhimiler Gjike Falò. Questo giornale aperto a tutte le discussioni dei più urgenti problemi sociali e politici dell'Albania e a tutte le correnti letterarie del paese, è un ricco repertorio di scritti politici, sociali, letlerari, economici, scientifici dei più noti studiosi, prosatori e poeti di ogni regione dell'Albania. Il 28 novembre 1937, pubblicò un numero unico di 20 pagine dedicato al 25° anniversario dell'indipendenza; è una preziosa collezione di documenti storici e di memorie intorno ai congressi nazionali linguistici e all'attività patriottica delle colonie. Il numero del 28 febbraio 1938 commemora il 35° anniversario (iella morte di (iirolamo De Rada con scritti di Zoi Xoxe. INamik Ressuli, Kristo Aliasi, l'rasheri, Koeo Aleksander, A. Xhuvani, Anton Mazreku e di parecchi altri. Zoi Xoxe dedicò a questo giornale tutte le sue giovanili energie. Kgli nacque a Fieri e studiò a S. Deinetrio Corone e poi a Vienna; assai versato nelle scienze politiche ed eeonomiche, ha una buona cultura letteraria. Fin da giovane si dedicò al giornalismo: fu redattore e direttore politico di Shqiperia e He di Costanza dove pubblicò anche articoli di critica e scritti letlerari, fra cui, durante il 1927. il dramma in Ire atti: Knf)C(lan Lvonidha, di ambiente locale, pubblicato poi in opuscolo; in esso Fautore si propone di combattere le divisioni religiose del popolo che deve; essere urlilo nell'idea nazionale. Zoi Xoxe ancora studente collaborò nel volume pubblicato a Vienna nel 1925 nel 25° anniversario della morte di Naim Frasheri, considerandolo come cantore della palria e poeta dell'apostolato nazionale. Nel luglio del 1922 aveva pubblicato su Urlii i Driles un articolo intitolato: Rcndesia e Shkollavet te Natvs. Fgli prese parie attiva alla vila politica e fu depulato di Fieri restando sempre attivo giornalista; nel 1928 fu direttore politico di Cateto e Re. e più lardi di Besa, e collaborò in molti giornali e rìvisle. !\e\4 londn a Tirana il giornale Djersa e Poputlit Flclore Kkunoniike Trc^ehi/r (anno i n. 1 - 15 luglio 1934) di ispirazione beklashiana. Steian Shundi, anche lui scrittore assiduo di Drilli, nacque a Tirana nel 1900. Studiò a Vienna, a Lecce, a (Napoli e a Bologna e si laureò in legge ncH'Lniversità di Torino. Com i n c i ò a pubblicare qualche scrìlto letterario dal 1927 nella r i v i s t a I)i<tli:rijn {'i Vienna e in seguito nella r i v i s t a di Tirana I lustrata Sh.ujtfirc (1928); collaborò nella r i v i s t a Studenti .S'/f(///»/«r di Torino e poi nei g i o r n a l i Arhenia, Vtitrn, Ora e Tiran.i:s di cui nel 1931 in f a l l o redattore capo. Fu uno dei fondatori della rivista ltl\ria dove scrisse parecchi articoli Mollmente culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza politici e letterarì. Fu redattore del giornale Drita in cui scrisse una gran quantità di trafiletti col pseudonimo Nichts. Vi pubblicò pure la traduzione albanese dell'opera di Andreiew: Jeta e njeriitt e altri lavori delle letterature straniere. In periodici vari pubblicò anche seritti dì critica sui più noli scrittori albanesi contemporanei e, collaborando anche nella rivista Minerva, pubblicò sr.ritti polemici intorno ai giovani scrittori; nella rivista Leha ha pubblicato uno studio critico intorno alla Luhuta i' malsise di C,. Fishta. Nel 1932 vinse il concorso degli Amici dell'Arte con una opera drammatica intitolata: Kalorsi i vdekjes oxe Kostandini r Garrntina. Ha pubblicato due drammi di Andreiew: Anjissa e Njeriu. Fra le opere inedite di St. Shundi ricordiamo: Dy Titanet, tratto dalla storia di Skanderbeg e di Mois Gole-mi; Val m e GjYshit, e il romando: Nani1' Moj. E' stato collaboratore di Shkendija e per alcuni mesi redattore della parte albanese della rivista Tempo (Koha). Parlandosi dei redattori di Drita in Hylli i Drites (a. XV n. 1 1939) si dice: «Zoti Shundi shkruen mire, paster e rrjedheshcm. Kerkon e gjene problema. Vizatòn me fjale thereso-lallìse mendsì, zakone, bere me nji kujdès le matun me shpejtsìn e atij qi nuk ka vizatìrn flhe vizalimin duhet ta baje». Fra le riviste di Tirana die nascevano e morivano con sorte diversa, ricordiamo qui alcune che in minore o maggior misura influirono a svegliare nel popolo il desiderio di conoscere il mondo civile e ad accrescere il numero dei lettori almeno nei centri più abitali del paese. Sorsero anche delle riviste speciali/nate che interessavano particolarmente a l c u n i celi di professionisti, commercianti, industriali r che per la specialità degli argomenti I rullati piegavano la lingua ad esprimere idee e pensieri scientifici e tecnici arricchendola di vocaboli nuovi e dando nuovi significati a vocaboli anlichi e popolari. Rujqesijn uscì nel 1921 a Valona col titolo Bageti e Hujqesi che ricordava il poemeito omonimo di Naim Frasheri. In seguito si pubblicò a Tirana per cura della Direzione Generale dell'Agricoltura. Dal 1929 si pubblicò col titolo di Rujqesjn come organo del Ministero dell'Kconomia Na/ionale, La sua importanza tecnica ed economica viene accresciuta da quella l i n g u i stica perché con gli scritti intorno all'agricoltura, all'industria, al commercio, alla zootecnia, alla veterinaria ed a l t r i argomenti tecnici e scientifici, si è andato formando e sviluppando il linguaggio proprio di questi rami dell'attività na/ionale. Aryr/f i kitfj Sht/tfìtfir organo della (.roee [{ossa Albanese cominciò ad uscire a Tirana M 1 settembre 1922, curalo dal Dr. Saleddin direttore della Groee Rossa, l.a rivista nel 1926 uscì col t i t o l o Jeta con articoli sull'igiene, su la puencoltura, su la malaria, su la bonifica e su argomenti di vivo interesse per l'igiene popolare;. Fra redatta dal Prof. Mihal Shcrko il quale con la sua multiforme cultura ha scritto su svariati argomenti dalle questioni grammaticali ai più gravi problemi sociali, dal racconto letterario alla organizza/ione della scuola. Nato a Corcia nel 1887 conseguì il diploma in filologia e storia nella 1,'niversilà di Odessa dove frequentò anche i corsi superiori di pedagogia. Insegnò a l c u n i a n n i nelle scuole russe e bulgare fino a che nel 1922 ritornò in patria e fu nominato professore di lingua e letteratura nel liceo di (loreia. Nel 1924 fu Direttore Generale nel Ministero Svolgimento storico della cultura e della letteratura rtlltniifse dell'Istruzione. Fondò il Liceo di Tirana e ne fu direttore per qualche anno. Nel 1927 tu nominato direttore dell'Ufficio Stampa: fondò l'Agenzia Telegrafica Albanese e il Reale Club Turistico Automobilistico svolgendo nello stesso tempo una grande attività giornalistica. Nel 1937 fu fatto Ministro Plenipotenziario presso il Ministero degli Esteri e coprì in seguito altre cariche e nel 1943 fu scelto come Ministro della Cultura Popolare. Di lui si ricorda una raccolta di racconti popolari intitolata: Frane Vatres e nel 1931 fu redattore della parte letteraria della rivista femminile Shqiptaria. Fece parte del consiglio di redazione dei quotidiani; Gazata e Re e Vullneti i Popullit e ha collahorato in Diturija e in Eduktita e Re ed in molti altri periodici. Altre riviste speciali sono: Drejtesia, rivista giuridica quindicinale diretta dall'Avv. Periclc Goga, uscito il 15 gennaio 1928. Per alcuni anni si pubblicò dal 1929 (vjct i shtat n. 1 Kallenducr - Qershuer 1935). Juruiprudenca Shfjiptare-Riviste doktrine e jurisprudence per cura del Ministero della Giustizia, per qualche tempo redatta da Kole Mirdita. Kkoìiomisti Shqiptar (1932) mensile: orgttn i odeve t'Economis, diretlo dal Or. Sokral Dodhiba. Nel mar/o aprile 1937 il Ministero dell'Educazione Nazionale iniziò la pubblicazione della rivista mensile: Ekonomia Kombetare. Rivista Vshtarake (1937) che usciva dal 1921 col titolo Buletin dhc e I*erkofishmja l'ìshtare.kf., Fletorja Mjek.tore Sìu/iptare. - Gazzetta medica albanese, bimestrale uscì nel gennaio-febbraio 1942, diretta dal Prof. Pietro Stefanutti con la collaborazione di medici v e specialisti albanesi e stranieri. E redatta in albanese e in italiano. Per l'albanese il redattore è il Prof. Karl Curakuqi. Il maggior numero di riviste si pubblicò a Tirana nel decennio 1910-1940; erano illustrate per lo più e per quanto si dicevano scientifiche 1 e letterarie contenevano scrini di varia cultura e articoli di argomenti diversi, oltre le rubriche di varietà. llirin, come è stato ricordato, cominciò a pubblicarsi nel 1930 in sostituzione di Ora divenuto quotidiano. Sheladli XX - Riviste e permuajshme letrare-shkencorc redatta da Spiro Krieto uscì nel 1932. Minerva - revist'è e rnadhe ejeles moderne diretta da Nebil Qika, scientifica e letteraria. ricca di illustrazioni, uscì nel settembre del 1932. Nel n. 6 del gennaio 1933 pubblicò Kiijtiìiit't e Ismail Qemalit e una parte di Hanko - Malia di Ali Asllani. Questo periodico fu tra i più letti in Albania, era ben redatto e anche la sua forma esterna era attraente. Nel 1935 iniziarono le loro pubblicazioni le seguenti riviste: Jchona, diretta da K. Disdari; uscirono solo due numeri; Diana rivista mensile illustrata, diretta da Medin Kamberi, uscì il 20 marzo 1935. Vi erano illustrati riccamente i più importanti avvenimenti e vi si scriveva di arte, di letteratura, di folclore e intorno a questioni culturali e a problemi sociali. Vi collaboravano i più noti giornalisti e scrittori con pseudonimi. l'anno avanti era uscita la rivista Kino - Sport quindicinale illustrata diretta dallo stesso Mcdin Kamberi (A. 1 n. 1 Tirana 15 Korrik 1934). e peti si intitolò: Diana, Letrare. Shoqnore, Kino, Sportive (Del tri fiere ne muaj). Vasil Xhac.ka ne era redattore capo. Jeta dhe Kultura rivista bisettimanale (A. 1 n. 1-17. 6 1935), direttore H. Meniku. redattore T. /avalani, al terzo numero fu soppressa. Movimenta culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza Populli rivista settimanale uscì il 18 agosto 1935 diretta da Figri Llagami. Java rivista settimanale economica letteraria sociale, uscì dal marzo 1937 fino al principio del 1939, diretta da Alex Mavraqi con la collaborazione di noti scrittori e poeti. Ma in gran parte era redatta dallo stesso direttore che vi trattava argomenti di attualità riguardanti la vita nazionale. Don'tka rivista riccamente illustrata si pubblicò soltanto il 19 marzo 1939, in un numero di 40 pagine di grande formato di lusso: vi collaborarono parecchie signore e signorine e pubblicisti e scrittori fra i più noti. Particolarmente interessanti per la cultura e per la letteratura sono: Diturjia di Lumo Skendo (1926 - 1929), Wyrìa (1934 - 1936), Perpiekja Shqiptare (1936-1938). Diturija in gran parte era scritta dall'instancabile direttore che ha dato alla letteratura albanese una svariata produzione letteraria e culturale. Vi collaboravano: Mehdi Frashè'ri anche con articoli di economia; Mati Ix>goreci con scritti storici e linguistici; Karl Gurakuqi nella rubrica Tribune gramatike dhe gjyhesije; Mihal Sherko questioni linguistiche; Nuci Nagi memorie storiche, dr. Bedri igiene; A. Xhuvani filologia e lingua; Hamdi Bushati folclore; P Nilo Borgia lingua; L. M. Ugolini archeologia; Mustafà Villa agronomia; Grigor Vavako zootecnia; Haféz Ibraim Dalliu e Kolé Kamsi folclore; E Cordignano storia, e altri. Questa rivista più volte ricordata uscì a Salonicco nel 1909 per un anno. Nel 1916 se ne pubblicarono a Bucarest soltanto tre numeri, oramai irreperibili. Rivista di varia cultura e ricca di rubriche interessanti trattava di letteratura di storia, di economia, di linguistica, di filologia, di archeologia, dì filosofia, di scienze naturali, di agricoltura, di igiene, di folclore. Le note bibliografiche e le recensioni scritte quasi in ogni numero da Lumo Skendo, sono un repertorio assai prezioso per le ricerche albanologiche. Illyria settimanale di cultura uscì a Tirana il 4 marzo 1934 regolarmente fino al numero 19 del 15 luglio dello stesso anno; poi riprese la pubblicazione il 24 agosto 1935 fino al numero 52 del 18 aprile 1936. Nel primo periodo la curava un comitato di redazione; Asini Jakova (Drejtor Pè'rgjegjes), Branko Merxhani, Vangjel Koga, Ernest Koliqi, Odise Raskal, Stefan Shundi, Anton Logorecì, Ismet Toto. Nel secondo periodo fu diretta da Asim Jakova e redatta da Karl Gurakuqi ed Emest Koliqi. Questo periodico era prevalentemente culturale e letterario, ma vi si pubblicarono anche scritti politici, e conteneva una ricca varietà di rubriche: letteratura, filosofìa, critica, linguistica, sociologia, folclore, sport e vi collaboravano i più noti scrittori e studiosi del tempo. Su llljria si pubblicarono prose e poesie originali o tradotto da altre lingue anche dai più giovani che venivano incoraggiati a scrivere eon larga e benevola ospitalità a loro offerta dalla direzione. Fra i più assidui collaboratori ricordiamo: E. Koliqi, Karl Gurakuqi, Seladin Toto, Branko Merxhani, Vangjo Nirvana (V. Koga), K. Cipo, Real, D. Lazer Shantoja, Bardhi Shtylla, T. Zavalani, V. Kokona,V. Xhagka, M. S. Gurra, Migjeni, Petro Marko, L. Poradeci, E. Haxhiademi, A. Mazreku, Sotir Caci, Dh. Shuteriqi, Nexhat Haqi, Gj. Bubani, T. Pika, Anton A. Logoreci, Bekir Hagi, Henrik Hacaj, L. Efthimiadi, Dr. J. Jorgoni, Platonicus, S. Rapahristo, Alex Qa§i, Sterjo Spasse, A. Xhuvani e molti altri. Karl Gurakuqi pubblicò a puntate il suo Fialorethi preziosa raccolta di vocaboli rari. Su questa rivista si leggono ottimi saggi critici su la letteratura albanese e interessanti artìcoli di filosofìa, di pedagogia, di sociologia e vi si contiene una serie di buone note bibliografiche e recensioni. Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese Perpjekja Shqiptare ~ reviste e permuajshme kulturale, uscì a Tirana nell'ottobre del 1936 e si pubblicò fino a dicembre del 1938. Era diretta da Branko Merxhani il quale trattava argomenti filosofici, sociali, economici e discuteva su le questioni più vive intorno alla letteratura e alla politica. La rivista conteneva una larga varietà di rubriche: filosofìa, pedagogia, economia, demografìa, storia, archeologia, albanologia, linguistica, folclore, scienze, critica, igiene. Vi collaboravano: T. Zavalani, Lumo Skendo, A. Xhuvani, Q. Baholli, Vangjo Nirvana, Caqo Gogò, Sotir Paparisto, K. Cipo e altri. Vi si leggono prose e poesie, originali e tradotte da altre lingue di L. Poradeci, Asdren, E. Haxhiademi, Nexhat Haki, Dh. Shuteriqi, Ved. Kokona, Sh. Musaraj, Sotir Caci, E. Koliqi, Aleks C^agi, A. Logorcci, Ferit Vokopola, Platonicus, Ramiz Harxhi, e altri anche fra i più giovani ai quali era dato posto nella rivista che era aperta a tutti gli scrittori che promettevano per il loro avvenire letterario. Assai importanti erario la rassegna della stampa, le recensioni e le note di cronaca interna ed estera. * *# Dopo l'unione dell'Albania con l'Italia, 1939, sorsero vari periodici con programmi politici e sociali ispirati alle direttive del nuovo regime. Questi periodici nondimeno accoglievano prose e poesie che rappresentano in gran parte la produzione letteraria di questi ultimi anni e pubblicavano canti, leggende e racconti popolari assai preziosi per lo studio della lingua a del folclore nazionale. Per tacere di alcuni giornaletti locali che avevano il compito della propaganda nelle varie regioni del paese, ricordiamo il primo quotidiano: Fashizmi che si pubblicò a Tirana, redatto in albanese e in italiano, e che dopo qualche tempo si cambiò in Tomori, di cui uscivano due edizioni separate, una in albanese e una in italiano. Tanto nel Fashizmi che nel Tornati una pagina era riservata a scritti letterari e di varia cultura, a raccolte folci eristiche e alle prime prove dei più giovani scrittori. Vi scrivevano N. ì^ako racconti, leggende, bozzetti di vita locale, folclore, botanica popolare, ricordi del risorgimento; Haki Stermilli prose letterarie; I. M. Qafezezi documenti storici; Z. Valentini critica letteraria, storia; Pashko Gjegi critica letteraria; Lipi scritti letterari; Rea! scritti vari, folclore; Besim Qorri pedagogia; V. Xhagk cultura popolare; Dr. Tefe Kuqani problemi culturali e sociali, traduzioni dall'italiano; Lek Orini critica letteraria; St. Morava note di viaggio, scritti vari; D. Lazer Shantoja prose, poesie, traduzioni dal leopardi; An. Tello letteratura, varia; Atè Mark Harapi S. J. linguistica; Koc,o Semini varia, traduzioni; Syria Minarolli prose e poesie; L. Poradeci poesie, memorie sloriche su gli Albanesi di Romania: Ing. llia Mitrush Pananti vocabolarietto di parole rare; N. Paluca descrizioni di città e regioni dell'Albania; Ramiz Harxhi poesie; Rebi Alikaj scritti letterari, traduzioni; Hamdi Bushali un dizionario di albanesi illustri; Rrok Zoizi alpinistica; R. Petrotta scritti storici e letterari italo-albanesi; molti altri collaboravano nel Tomori con articoli e scritti di varia cultura. Il 1 gennaio 1942 uscì Tomori i Vogel quindicinale culturale della gioventù albanese, supplemento del Tomori diretto da Hilmi Leha. Nel secondo anno Odhisc Paskl fu fatto condirettore. Questo periodico si proponeva di raccogliere le giovanili energie intellettuali della nazione per dare una maggiore dinamicità allo sviluppo della letteratura, dell'arte, delle scienze nel generale movimento ascensionale del popolo verso il progresso 66 Movimento culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza civile. Vi collaboravann, insieme ron i giovani e i giovanissimi, anche gli scrittori e i pubblicisti di lama e i veterani del giornalismo e della scuola. Il n. 1 dell'anno II (1 gennaio 1943) è dedicato al P G. Fishta con articoli di noti studiosi dell'opera del grand*; Poeta. I)rin.it rivista mensile del Turismo albanese uscì nel 1939 in primo tempo nelle modeste propor/.ioni di un semplice bollettino e in seguito in bella veste di rivista con interessanti illustra/ioni. Si pubblicava in due edizioni distinte, albanese e italiana, per far conoscere le bellezze dell'Albania anche agli italiani. Vi si leggono buone descrizioni dei luoghi più pittoreschi del paese, note storielle ed archeologiche su le più antiche città, articoli su la malaria, su la caccia, su l'alpinismo, su le foreste, su l'industria alberghiera, su usi e costumi regionali, quadri di vita albanese, note bibliografiche e informazioni varie. Vtitra Shqiptare si chiamò la r i v i s t a della Radio Tirana, organo di diffusione culturale assai attraente per la varietà del suo contenuto: lettere, arte, attualità, radio, cinema, (ron ricche illustrazioni. Vi hanno collaborato con scritti originali o tradotti scrittori noti e pubblicisii, e si può dire che più che un semplice mezzo di divulgazione e di propaganda, questo periodico è diventato uno dei più letti organi di cultura letteraria. Fra diretta da (ij. lìubani. Fra le svariate rubriche era molto opportuna quella riservata ai giovanissimi: (ja[>f>l e para. Shkendija <• Perkohfahm-c latrare, dhe Artistike (Vjeti I - Nr. I - Korrik 1940) uscì per cura della Società Anonima Kditrice Albanese di Tirana, diretta da Frnest Koliqi. Fra le riviste albanesi questa occupa un posto primario perla fama dei collaboratori e per il contenuto; scritti letterari, saggi critici, studi storici; note linguistiche, rassegne biblio•rraiiche, recensioni, cronache d'arte. I,a collezione di questo periodico contiene una considerevole parte della produzione letteraria di questi anni: L. Poradeci, V. Kokona, F. t l a \ h i a d e m i , Nexhat llaki, Asdren, F,. Koliqi, L. Shantoja e altri noti scrittori, critici e letterati vi pubblicavano le loro prose e poesie. Bota e Rf e perjaveshme politike e letrare, uscì a Tirana il 1 agosto 1940; si pubblicarono soltanto dodici numeri fino al 19 ottobre dello slesso anno: vi si discutevano questioni sociali e politiche e vi sì dava largo campo ad argomenti linguistici e letterari. L'ultimo numero è dedicato a Naim Frashè'ri per il 40° anniversario della sua morte e contiene una serie di articoli dai quali emerge ben delineata la figura del grande poeta. Nebil Qika fu direttore di questo periodico. Nebil (Jika è nolo nel campo giornalistico per la sua multiforme cultura e p e r l a vivacità del suo temperamento, qualunque argomento egli tratti scrive in maniera chiara e spigliata, anche se non curi sempre la purezza (Iella lingua, d i f e t t o purtroppo dominante nel linguaggio giornalistico. Per breve tempo egli fu direttore della Revista Ppdagogjike e nel 1930, come si è vìslo, assunse la direzione del quotidiano Arbcnia. In questi ultimi anni ha collaborato in quasi t u t t i i periodici albanesi. Njcriu, organo mensile del sodalizio Drita Ilyjnore uscì cori un numero doppio 1 - 2 luglio - agosto 1942 diretla da Sherif Pulra con la collaborazione di stimati rappresentanti della cultura nazionale fra cui: Babà Ali Tumori, llaki Slé'rmilli, Kr. Floqi, II. Tahsini, Mark Voci, Ibrahim Tlasnaji, Ferii Volkopola. II Nr. 5 di questa rivista è dedicato al 30° anniversario dell'indipendenza con articoli commemorativi del fausto avvenimento. Sono da ricordare infine: la ripresa pubblicazione di Kosovo organ i konùteùt komtrnr nel 1941; Balli i rifuse e perhikcuhme e riniti1 .ttudioze quindicinale che cominciò a uscire 07 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese alla fine del 1942; il quotidiano Roja Kombtare diretto da K. Kotte uscito per breve tempo dall'aprile del 1943. Attraverso la stampa si può conoscere la faticosa ascesa verso la cultura e verso lo sviluppo economico e morale del paese. Ma sotto questo riguardo hanno maggiore importanza i periodici speciali che miravano direttamente a studiare i più gravi problemi e le questioni basilari della vita sociale, e quindi crediamo bene di dare un rapido sguardo ai periodici religiosi e didattici e a quelli che particolarmente erano dedicati alla educazione della gioventù e alla emancipazione della donna. Periodici religiosi. - II problema religioso in Albania, divisa nelle varie fedi più che ogni altro popolo balcanico, è certamente fra i più gravi e i più difficili che si presentano a chi studia le condizioni del paese. Non è questo il luogo di toccare tale argomento e tanto meno di studiare il problema dell'unità religiosa del popolo albanese, il quale stretto attorno all'idea nazionale ha potuto finora trovare in essa la forza di resistenza che l'ha salvato dalla rovina che durante i secoli ne ha minacciata la compagine etnica. Crediamo bene perciò notare che la rassegna cronologica dei periodici religiosi è fatta per segnalarli agli studiosi come fonti storiche linguistiche e letterarie e non come organi di propaganda confessionale delle varie comunità. Il più antico periodico religioso albanese è il mensile già ricordato Lajmtari i Zemrs Jesu Krishtit che uscì a Scutari col titolo Elgija nel 1891 per cura dei PR Gesuiti. Fino al 1894 fu redatto dal R Jak Jungg, il noto autore di un vocabolario e di una grammatica albanese e scrittore di cose religiose. Fu diretto poi dal R Domenico Fasi e da altri insigni cultori della lingua albanese, fra cui il R Antonio Busetti, autore di un vocabolario italiano-albanese e di una grammatica, e il R Nd. Xanoni, autore anche lui di una grammatica albanese. Collaboratori assidui di questa rivista, oltre gli anonimi e i pseudonimi, furono: Mons. I,azer Mjedja con prose e poesie sacre, Mons. Luigi Bumci, Dom Ndoc Nikaj, D. Pashko Bushi autore di poesie sacre, D. Mark Shiroka che vi pubblicò la Vita di Cristo, Filip Shiroka con prose e poesie, il R G. Fishta e molti altri che con gli scritti dei direttori succedutisi in tanti anni hanno dato al periodico una grande importanza linguistica e letteraria. In questi ultimi anni diretta da A. Ndor Saracj con la collaborazione attiva del P G. Valentini, ha pubblicato alcune opere letterarie straniere, fra cui: Seguiamolo! (Mbas Tij!) di E. Sienkiewicz, Polieukti di Comeille, Saul di V. Alfieri. Col primo numero del 1940 il R Mark Harapi vi iniziò la ristampa del Cuneiis Prophetamm (1685) di Mons. Pietro Bodgano. Inoltre si vanno pubblicando in questa rivislu. i Salmi di Davide tradotli in versi e altre poesie inedite di U. .Ndue Jìilyqi; poesie del P Leonardo De Martino, e poesie originali o tradotte di D. Aleks, Sirdani, di Zef M. Harapi, di Pirro Floqi, di Ales (I. Zamputti) e di altri autori viventi. Il P Valentini ha iniziato una serie di brevi scritti storici biografici di eroi cristiani albanesi dei primi secoli della Chiesa. La parte culturale di questo periodico nel gennaio del 1914 cominciò a pubblicarsi separata in forma di rivista mensile inlitolata/^r/^mmi' fino al 1916, e la diresse fino alla sua morte il P G. Haxhdari perito nel guado del Kiri il 27 dicembre 1915. Perpetrimi pub- Movimento culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza blicava articoli di cultura generale, documenti storici, scritti letterali, prose e poesìe, e un copioso notiziario. Vi si discutevano i più vitali problemi sociali e morali. Fra i collaboratori ricordiamo: il R G. Fishta, Kole Thaci, At Sht. Gjegov e At Xanoni del quale furono pubblicati alcuni racconti e il romanzo Jiilia. Nel 1914 cominciò a uscire come rivista mensile Zàni i Shna Ndout che si era pubblicato da parecchi anni come bollettino dei terziari francescani di Scutari: in questa rivista hanno scritto di religione, di morale, di educazione civile, di storia, di letteratura, di folclore i più noti e colti francescani e vi si leggono poesie del R Fishta e di V. Prennushi che per parecchi anni ne fu direttore. Pure a Scutari dal 1917 per circa due anni si pubblicò il periodico cattolico Zoja Shkoders Drita Shqypriis e nel 1923 Fletorja Zyrtare e Klerit Katolik te Shqypnis, bimestrale diretto da D. Lazer Shantoja. II settimanale religioso letterario Kumbona e se Dielles, organo delle parrocchie e dell'azione cattolica dell'Albania, che si pubblica a Scutari dal 1938, è diretto da D. Mikel Koliqi e contiene scritti religiosi, storici e letterali in lingua viva e corretta. Nel marzo 1939 vi si pubblicarono con una buona introduzione e note i sonetti di D. Ndre Mjedja intitolati Scodra. Un piccolo periodico di Scutari è Fletorja e se. Dielles. Fra i periodici religiosi cattolici si devono ricordare il settimanale Fiala e CìrìZotl (1912 -1915) scritto tutto in dialetto siculo-albanese e il mensile P. Giorgio Guzzetta di Piana degli Albanesi, di cui si è fatto cenno. Dopo il periodico Lidhja Orthodhokse (1909 - 1910), che usciva prima a Salonicco e poi a Corcia, diretto da Minai Grameno, ma di contenuto più politico che religioso, si pubblicò nel 1924 un giornale nazionale e religioso, Gjergj Kastrioti, diretto dell'Archimandrita Visarion Xhuvanni, divenuto poi Mitropolita e Capo della Chiesa Autocefala Ortodossa, il quale nel 1926 pubblicò alcuni fascicoli su la questione politica religiosa albanese Qasthje politìko-religjose, Kostantinopoli Tirana. Nel dicembre dello stesso anno 1924 uscì a Corcia la rivista religiosa Zeri i Orthodhoksise; nel mese di luglio 1930 a Tirana il settimanale Kisha Kombetare, organo della Chiesa autocefala dell'Albania, come era il mensile Predikimi organ shpirtnuer shoqnuer kombetar, uscito pure a Tirana dal 1934 al 1940 diretto dal segretario capo della Mitropolia. Conteneva scritti dottrinali apologetici cristiani e traduzioni di brani patristici con brevi jiotizie di cronaca religiosa. In sostituzione sua dal marzo del 1940 si pubblica la rivista mensile Jeta Kristiane, diretta dal protodiacono Retro Dogi con la collaborazione di studiosi del laicato e del clero ortodosso. Questa rivista si mantiene in una sfera elevata di cultura religiosa e morale, e tratta argomenti teologici, sacra scrittura, patristica, letteratura e arte cristiana, apologetica, agiografia e informazioni su gli avvenimenti religiosi. Nel 1921 uscì a Klysura Reforma organo del clero bektashiano che si proponeva di dare ai fedeli del bektashismo una guida morale di vita. La comunità musulmana nel 1923 fondò un suo organo intitolato Zani i Natte diretto da Ismail Magi. Ma nel settembre del 1939 diretta da S. Bega uscì a Tirana la rivista 69 Svolgimento storica delia cultura e deMa letteratura albani Kultura hlame organ i Komunitetìt musliman shqiptar, mensile religioso, filosofìeo, letterario, morale e sociale. Vi si leggono articoli e studi interessanti la vita sociale e morale del popolo, o vi si discutono i problemi più urgenti riguardo alla educazione della gioventù e della donna per prepararla alle nuove esigenze della famiglia moderna. Anche gli scritti letterari trovano larga ospitalità in questa rivista. * * Periodici didattici - In tutti i periodici pubblicati prima e dopo l'indi pendenza vennero discussi i problemi della scuola nazionale a cui tanti benemeriti insegnanti avevano dedicato le loro migliori energie nel periodo della preparazione. Alla ripresa dell'attività organizzativa dello Stato dopo la guerra sorsero periodici pedagogici e scolastici per la formazione dei maestri e per dare loro le direttive nella pratica dell'insegnamento e nella esplicazione della loro missione educatrice. Per la storia della scuola in Albania hanno particolare importanza la ricordata rivista Atdheu, di Vallona (1921-1922) e Kumtari Arsirnuer rivista pedagogica e culi arale pubblicata a Tirana nel 1921 dal Ministero dell'Istruzione, nella quale si leggono gli alti del Congresso di Lushnja. Nel 1921 a Scutari usciva Shkolla e Re organo dei maestri diretto da Guspare Mikeli con l'appoggio del Ministero dell'Istruzione; nel 1922 a Durazzo la rivista pedagogica mensile Ar.iimtari organo dei maestri di quella città, e nello slesso anno Pcrlindja Arcsimtfirc rivista pedagogica e letteraria mensile edita dal corpo insegnante di Corcia e redatta da Thoma Abrami. Dal 1924 per alcuni anni si pubblicò a Tirana la rivista pedagogica Edukata e He per cura di un gruppo di insegnanti. Altri periodici di questo genere sono la rivista quindicinale Re/orma diretta da A. Pandcle uscita a Tirana nel gennaio del 1924 e il bimestrale di educazione fisica Cjurmiifsi, di Corcia (1928): già nel 1026 era stata fondata una rivista semestrale intitolata Organi i Cjurmuests ShqipUire, la prima pubblicazione per gli esploratori in Albania. diretta da Avni Zaimi; ma se ne pubblicò solo qualche numero. La rivista per l'educazione fisica della gioventù albanese è stala quella intitolala Sporti Shqiptar uscita il 28 novembre 1935, organo della società sportiva e artistica Vllaznija Shqiptare, diretta da Anton Mazrreku per incarico del Ministero dell'istruzione. Nel 1939 tìylli i drites (n 1 pag. 68) nella rassegna della stampa, lodava, insieme al formato di questa rivista, la chiarezza della stampa, le illustrazioni e soprattutto la lingua pura a preferenza di altri periodici. Anton Mazrreku esordì con scritti letterali': ancora studente nel 1927 pubblicò sulla rivista e Perdyavesìimja di Corcia dieci quartine di buona fattura col titolo: Stinet e motnuiùt. Nondimeno prevalse in luì la predilezione dello sport di cui diventò specialista creandone il linguaggio e la terminologia. K stato il collaboratore sportivo di quasi tulli i periodici dell'ultimo decennio. Fgli ha continuato a coltivare le Iutiere ed è accuralo scrittore di poesie originali e buon traduttore dalla letteratura italiana e francese. 11 1° settembre 1922 cominciò a pubblicarsi a Tirana Rivista Pfdagogjìkc organo ufficiale del Ministero dell'Istruzione: uscì fino al 1927. Primo direttore fu Sai ih Ceke a cui successe nella stessa annata per breve tempo Nebil Cika. Dal secondo anno ne assume la direzione K. Curakuqi, il finale vi scrive assiduamente intorno a questioni didattiche, tee70 Movimento culturale stampa periadica nel periodo dell'Indipendenza niche, linguistiche, portando un notevole contributo al progresso della scuola in Albania. All'anno VT (1928-1929) la rivista s'intitolò Mésuesi e continuò ad essere diretta, salvo qualche breve interruzione, dallo stesso Gurakuqi. In seguito viene chiamata Shkolla Kombetare, {anno I 1937-1938). Nel 1939 uscì in fascicoli illustrati in grande formato col titolo eambiato in Shknlla Shqiptare. Oltre la materia didattica delle seuole primarie, contiene articoli di varia cultura e scritti letterari e pedagogici dei migliori uomini della scuola, folclore, canti popolari, racconti leggende fiabe. Periodici per la gioventù - Oltre i ricordati periodici didattici che più particolarmente si rivolgevano agli insegnanti e agli educatori, si sono pubblicati anche giornali e riviste per gli studenti, in parte scritti dai giovani che fin dai banchi della scuola dimostravano tendenze apprezzabili verso l'arte dello scrivere e che facevano bene sperare per il loro avvenire di professionisti e di scrittori. Palestre molto utili a tale scopo furono le ricordale riviste: Djalèria (1920-1928) di Vienna, Shpresa e Atdheut (1922) di Roma, e Studenti shffiptar (1929) di Torino che ebbero per principali collaboratori gli studenti albanesi universitari di quelle città. Si è fatto cenno di alcuni periodici per la gioventù usciti in America, in Rumenia, in Turchia e altrove. In Albania, specialmente dopo l'organizzazione della gioventù fatta sotlo gli auspici del Ministero dellTslruzione con l'associazione Djalèria Shqiptare con sii/ioni in lutto il paese, sorsero vari periodici. Dall'ottobre del 1922 prima a Scutari e poi a Vallona e a Tirana per circa quattro anni uscì il periodici) culturale mensile A/rimi fondato da un gruppo di giovani del Cossovo e diretto dal Prof. Mehmet Vokshi, il quale nel 1930 pubblicò a Tirana un pregevole volume intilolalo Shqipnija e Shqipetarvet, svolgendo in otto capitoli l'appassionante storia delle lotte sostenute attraverso i secoli per l'inlegrilà territoriale delia Patria. Nel 1923 usciva a Coreia la rivista letteraria culturale mensile Shpresa, organo della Lega degli studenti di quella città. Alcuni periodici sorsero come organi degli studenti di vari istituti scolastici: Laboremas quindicinale in albanese e in inglese organo della scuola tecnica di Tirana si pubblicò per alcuni anni dal 1925; Normalisti rivista mensile organo degli sludenli della Scuola normale di Elbassan uscì dal 1929 per circa un decennio; nel 1936 uscì Gymnaz'isti organo della società Fryma e ré fra gli studenti del ginnasio slatale di Tirana; e nel mese di luglio delio stesso anno si pubblicò a Coreia un solo numero di Lycetim. Il primo periodico destinato alla gioventù di ogni celo, maschile e femminile, fu Vatra e Rinis rivista eullurale letteraria settimanale uscita a Tirana nel 1933 con articoli, poesie, notiziario, giochi e passatempi e rubriche adatte per i giovani lettori. In una recensione di questa rivista il giornale Drita dell'11 marzo 1938 notava l'importanza di essa, perche era unica del genere e più perché era ben redatta. Periodici per donne. - 11 movimento per l'emancipazione della donna, in molte parli dell'Albania ancora viltima di usanze che le impediscono di esercitare la sua missione educatrice nella famiglia e nella società, si andò sempre più diffondendo, e l u t t i i periodici hanno Iraltato questo argomento di vitale interesse per la rinascita nazionale. 71 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese Nella storia della cultura albanese si incontrano donne che hanno dedicato la loro opera e il loro ingegno alla rigenerazione politica e civile della nazione, come Dora d'Istria e Cristina Gentile Mandala (1856-1919) di Piana degli Albanesi, e come, dopo l'indipendenza, Parasqevi D. Qyrias che dopo avere diretto per quattro anni la rivista mensile Yll'i Mengjezit (1917-1920) a Boston, rientrò in Albania dedicandosi all'educazione e all'istruzione della gioventù negli istituti della capitale; e come molte altre che si sono rese benemerite della scuola e della cultura della donna. Nel 1914 sorse la società femminile Shpresa Kombetare di Vallona; dopo la guerra, nel 1921, ricostituitasi pubblicò un settimanale con lo stesso titolo dirotto da Marigo I. Posto, vi collaboravano donne appartenenti a questa organizzazione. Nel 1921 uscì a Scutari il giornale Gruja Shqiptare, organo della società omonima; e nello stesso anno la società femminile Pèrlindja di Corcia pubblicava la rivista mensile Mbleta, diretta da Eudhoksia Th. Gèrménji. Nel 1929 a Tirana si pubblicò la rivista mensile Shqiptfiria organo della società nazionale Crueja Shqiptare; a questa rivista diretta da Emine Toptani, collaboravano Mehdi Frasheri, Milo Shini, Nebil Qika, D. Giulio Bonatti, L. Nagi ed altri scrittori ed educatori albanesi. Maggiora impulso è stato dato al movimento femminile con l'apertura di istituti superiori di cultura e di convitti e di scuole di lavori donneschi e professionali 72 CAPITOLO QVARTO DOCUMENTI LINGUISTICI E OPERE LETTERARIE SEC. XV-XVI CONDIZIONI CULTURALI DELL'ALBANIA NEL SEC. XVIII FINO ALLA METÀ DEL SEC. XIX 1. Secolo XV - 2. Secolo XVI - 3, Secolo XVII - 4. Albania Settentrionale: Francescani e Gesuiti a Sentaci - 5. Albania Centrale e Meridionale: Moscopoli e L'Accademia Nuova. 1. - Secolo XV. I più antichi documenti finora conosciuti, scritti in lingua albanese sono del srr,. XV. a) Nelle costituzioni emanate dall'Arcivescovo di Durazzo Paolo Angelo nella chiesa della SS. Trinità di Fmatia, l'8 novembre 1492, si trova la/ormo/a di battesimo .secondo il rito romano in lingua albanese da usarsi dai fedeli che in caso urgente dovessero battezzare qualcuno per non larlo morire senza battesimo. K stata più volte pubblicata. b) In mezzo a un manoscritto greco della Biblioteca Ambrosiana rii Milano fu trovato anni addielro un foglio su cui è scritto con alfabeto greco in lingua albanese il brano dell'Evangelo che; nel rito bizantino si canta nell'ufficiatura del mattutino del sabato santo; nello stesso foglio pure in albanese è scritto con lo slesso alfabeto l'inno che la chiesa orientale canta per la Risurrezione del Signore. Il brano è stato tolto dall'Kvangelo di S. Malico Gap. XXVII vv. 62-66, tradotto nel dialetto tosco e appartiene, secondo il giudizio di competenti paleografi, alla fine del secolo XV. Anche di questo manoscritto si sono pubblicate varie edizioni con commenti. E inleressante notare l'uso della lingua albanese nelle funzioni liturgiche delle chiese di rito bizantino in Albania, quando forse non era cominciata la sistematica proscrizione della l i n gua albanese dalla chiesa e dalla scuola tenute nei secoli successivi dai Greci. e) Pure di questo secolo XV è una raccolta di alcune parole e frasi fatta da un Arnold von I larff in un suo viaggio in oriente (1496-1499), attraversando la eosta albanese da Dulcigno a Durazzo. Nella descrizione di questo viaggio si trovano interessanti notizie circa l'emigrazione albanese in Italia. Questo voral>olarielto è stalo anch'esso più volle pubblicalo. 2. - Secolo XVI. a) O. Gjon liuzuku nel 1555 pubblicò, probabilmente a Venezia, in albanese un libro conosciuto sotto il nome di Messale albanese. Il lavoro di traduzione e forse anche la stampa del libro de] Buzuku, come avverte lo slesso autore nella nota finale del volume, durò dal 20 Marzo 1554 al 5 gennaio 1555. Nessuna notizia biografica abbiamo dell'autore che era un sacerdote di rito romano dell'Albania settenlrionale. Il I? J. Rrota francescano di Scutari pubblicò alcuni brani nel lesto originale con una traduzione nell'albanese odierno, introduzione e note sulla rivista di Seutari: HyUi i Drites dei 1930. che [x»i raccolse in un fascicolo: MorutmerUÌ nià i vjetri i Gjiàies Shtfyjìe. I), (jon Ruzuiai - 1555. Nel 1932 e nel 1933 furono pubblicati alcuni testi biblici ricavati dall'opera del Ruzuku sulla Rivistfi Indo-greco-italica dì Napoli. Svolgimento storico della cultura e tifila letterultini allianrsf II lihm del Buzuku o un volume, l'unico esemplare finora conosciuto, legato in pelle di formato 8° a due colonne. Nonostante la considerevole parte mancante, quanto rimane, 188 pagine, di questo libro costituisce un documento di singolare importanza per la storia della lingua albanese in generale, ed in particolare ci fa conoscere l'albanese del secolo X V I , ancora punì da numerosi elementi lunghi e di |>arle di quelli slavi e greci che l'hanno in seguito |>ermeato, e in una fase in cui le differenze fonetiche, morfologiche e sintattiehe fra i due dialetti principali, ghego e toserò, non erario così grandi, come si può vedere confrontando la lingua del Buzuku, essenzialmente ghego, eoi tosco di qualeuna delle aree dialettali maggiormente isolale e arrestate- ad una fase abbastanza arcaica dello sviluppo linguistico, come quello delle Colonie italo-albanesi. b) Luca Matranga nato a Piana dei Greci verso il 1560, vi morì nel I6P), Studiò nel Collegio greco dì S. Atanasio a Roma. Ordinato sacerdote tornò nel suo paese natio ove fu capo del clero. Nel If> ( )2 pubblicò a Roma la Dottrina Christiana composta dal reverendo I? Dollor Ledes imi della Compagnia di Gesù. — Tradotta di lingua italiana nell'Albanese per Luca .Matranga alunno del Collegio Greco. In Roma, presso Guglielmo Facciotto 15('2. Nella lettera dedicatoria all'Arcivescovo di Monreale del tempo dice di avere voluto lare una versione della dottrina cristiana «in nostra lingua nalia albanese, eonciosiachè l ' i t a l i a n a che va attorno, non è dai nostri ben intesa». l'opera del Matranga è importante per la storia della lingua albanese e in modo speciale del dialetto di Piana dei Greci, adoperalo dall'autore, il quale però, forse per rendere il suo catechismo accessibile anche alle altre colonie albanesi d'Italia, nella sua grafia non riprodusse t u t t i i suoni particolari e caratlerisliei del suo d i a l e t t o natio. Per la sua antichità è certamente uno dei documenti linguistici più interessanti. K il più antico testo dei dialetli italo-albanesi, (rome il libro del Buzuku è il più antico testo del dialetto ghego o settentrionale. Una edi/ione della Dottrina del Malranga è stala pubblicata con noie del Prol. M. La Piana nel PJ12 nella rivista Roma e l'Oriente. 3 - S'colo XVII. A) Sono notevoli alcune brevissime iscrizioni in albanese, dì contenuto sentenzioso moraleggiante che si leggono in parte ancora in alcune sepolture nella Chiesa Cattedrale di S. Dcmctrio di Piana dei Greci. Una jxnla la data del 1606 ed è curaiterislico il segno «e usato per è', allo stesso modo come aveva fatto il Matranga nelPalfaljeto della sua Dottrina. b) Pietro lindi nacque a Pietra Bianca (Curi i liardhi'), in Albania nel territorio di Mati verso il 1566. Compì gli studi superiori nel Collegio illirico di [.orcio e all'età di anni 21 ordinato sacerdote fu mandato subito nella provincia ecclesiastica di Servia (Cossovo, Pri/rcndi etc.). Il 20 luglio 1621 fu eletto vescovi) e morì annegato nel Orino nel 1623. Il Rudi in una letlcru al Cardinale Gozzadini parlando della sua opera pastorale dice che. per rafforzare nella fede il popolo albanese e per rendere più facile la missione dei sacerdoti, aveva scritto ilei libri ili devozione nella loro lingua, dei quali lino a pochi anni addietro si conosceva soltanto la Dottrina cristiana. Parecchie sono le opere del lindi stampate tra il lòUì e i l 1621. oltre alcune edizioni della Dottrina (alte dopo la morte dell'autore. La Dottrina cristiana composta dal R. P Roberto Bellarmino della Compagnia di Gesù. fu tradotta da! lindi e stampata la prima volta a Roma Per lìartolomeu Zaìwtti 1628. hi ristampala per i t i p i della Propaganda nel l(>36 e nel 1664 e dopo due secoli nel 1868. Documenti linguifHci e opere letterarie sec. XV-XVIl Nel 1621 pre.s.so gii eredi di Bartolomeo Zanetti-Roma, stampò // Rituale romano con rubriche in (libanese e la spiegazione della Messa romana. (Nello stesso anno 162] e nella stessa tipografìa stampò la traduzione albanese di un libro intitolato Speculimi confessioni* (Paseehyra e trefyemit) di lì Kmerio De Bonis, con alcuni discorsi spirituali utilissimi a (nielli che non intendono altra lingua, che la materna albanese. 11 prof. Mario Koques nel descrivere questi libri diee ehe oltre all'interesso storico «l'oevre de Rudi, a pru près incornino jusqu'ici, apporte pour l'elude de Palbanais des matériaux considérables: en ramenant au formai peti! in-oetavo ses diverses publieations. eVst plus de 800 pagos de traduction ou d'adaptation, une cinquanlaine de pages de prose originale, plus de soixante de poésios. qui peuvent nous renseignor sur la langue des Albanais dii Nord sous rinlliicnce de la culture latine au premier quart du XVI" siècle». e| Francesco Bianco autore del IKctionarinm latino-epiroticum una cum nonnullis usit<itioril>u,s loquendi /ormulis - Romae - 1635, appartiene anch'egli a quei sacerdoli e vescovi albanesi ehe coltivando la lingua albanese intendevano salvare la ria/ione dal naufragio politico e religioso. Nella lettera rivolta ai lettori albanesi, premessa a! dizionario, il Bianco espone lo ragioni che lo spinsero alla sua eornpila/ionc. Avendo meditalo a lungo, eome meglio contribuire da una parte alla conservazione della lingua nazionale ehe (ii giorno in giorno si andava perdendo e imbastardendo e come d ? altra parte venire in aiuto ai ministri dell'altare, i quali ignoranti della lingua latina, non potevano con coseienza esercitare il loro ministero, egli si doeiso a comporre un dizionario latino-albanese. Queslo gli parve il libro più utile che potesse scrivere. Nella sua corri s[>ondenza con la Sacra Congregazione il Bianco |>arla di alcune sue Iraduziuni in albanese per uso del clero, di eui non sappiamo nulla se furono stampite o se furono diffuse soltanto manoserilte. Di Francesco Bianco non si hanno noli/ie biogralìche, se non quelle che si desumono dalla assidua corri s[>ondeiiza con Roma, nella quale dimostra il suo zelo e la sua instancabile attività jx j r il Itene della sua [Vili/ione. INel 1<)32 fu pubblicata a Parigi una riproduzione fotomeccanica del Dictùma-rium del Bianco con una introduzione del Prof. Roques. d) Fra i documenti l i n g u i s t i c i di questo secolo dobbiamo ricordare un piccolo lessico di parole albanesi con le corrispondenti parole latine e italiane da cui derivano. Questo eìenco si trova riferito nel lireic discorso sopra la milione Albanese et imparticolar dell'i h fi hi tanti dei monti Duco gì ni dato da ì'ielro Maserecco Arcivescovo d'Antiruri alla S. Congr. de Propaganda Fide, 1633. Ln altro documento ricordalo da Mario Kocjiies è la traduzione della Dottrina cliristitinu del Hcllanriino stampala forse nel !(>?;> a Vene/.ia. La slampa i l i questo catechismo è confermata in una lettera che. in (lala 3 gennaio 1676, Pietro Bogdano vescovo di Scutari indirizzava alla Congregazione della Propaganda, n e l l a quale è dello che per cura e a spese dello stesso Bogdano fu stampalo in Venezia la Dottrina Christiana in albanese e in Italiano, fedelmente tradotta dal R. P. fr. Bernardo da Verona. Portando il Bogdano con sé le copie per distribuirle al clero di lulla Albania, stimò doveroso mandare inni copia alla stessa Congregazione, pregandola di ordinarne una ristampa per provvedere opportunatamentc alii secoli /utturi riuscendo profittevole assai. e) Pietro Bogdano perla sua opera «originale e non tradotta da altre lingue può essere considerato il fondatore della prosa letteraria albanese (Tagliavini) ». Kgli nacque a duri mìe /fasi.. Sangiaccalu di Ducagini, Diocesi di Prizrend, probabilmente verso il 1630. poiché nel 1651, Svolgimento storico della cultura f della letteratura aUntiifìe forse l'anno stesso della sua ordinazione sacerdotale, compiuti gli studi nel Collegio di Propaganda e laureatosi in filosofia e sacra teologia, chiese di essere mandato missionario nella Diocesi Pulatense. I Cardinali della Congregazione gli concessero di partire fornendogli i mezzi. Nello stesso anno egli domanda che gli siano mandati i libri albanesi della stamperia del Collegio di Propaganda cioè: cinque Dottrine albanesi e cinque Dizionari albanesi. Si tratta certo della Dottrina del Budi e del Dizionario del Bianco. Nell'anno 1656 fu vescovo di Scodra. Dopo aver tenuto per 21 anni il vescovado di Scodra e la cura di Antivari in amministrazione, nel 1677 fu eletto Arcivescovo di Scopia e Amministratore del Regno di Serbia in sostituzione e per le preghiere dell'Arcivescovo Andrea Bordano, suo zio, che avendo oltrepassato gli 80 anni, si credeva vicino alla morte avvenuta il 13 dicembre 1683. Pietro Bogdano vedeva che l'Albania, caduta in mano degl'infedeli, giaceva nell'ignoranza e quindi era necessario istruirla nella legge e nella fede per salvarla. Ma per questo - dice il nostro nella Prefazione alla sua opera - ci vuole chi vi porti la parola di vita o per mezzo di predica/ione o per mezzo degli scritti. Occorre quindi con belle scritture venire in aiuto di questi popoli perché con la lingua patria non perdano la Scienza e la Fede, e occorre insegnare loro come devono vivere sulla terra per guadagnarsi la vita eterna. D'altra parte osservando la povertà della lingua albanese che con la Scienza aveva perduto anche le parole per esprimerla, credeva egli più una tentazione che un'ispirazione dello Spirito Santo, il desiderio di scrivere un libro che trattasse della Fede. Ma nei trentanni trascorsi nella cura del vescovado di Scodra e dell' arcivescovado di Scopia scoprì così grandi e urgenti bisogni spirituali nel popolo che si decise a scrivere la sua opera che egli continuò eoll'incoraggiamento e con l'aiuto di suo zio l'Arcivescovo Andrea il quale gli suggeriva molti vocaboli albanesi che egli aveva familiari, perché aveva composto una buona Gramnialir.u latino-albanese, che poi si perdette nei trambusti bellici di quella regione. Kgli avverte che per ordine della Congregazione tradusse la sua ojH-ra in italiano in modo che fosse possibile agli albanesi apprendere l'italiano e agli italiani l'albanese, servendosi di essa come di un dizionario. Molto faticò per rimettere in uso parole antiquate e perle più dimenticate e dovelte fare degli sforzi per uniformare la lingua albanese all'italiana e l'italiana all'albanese; <li modo che il lettore, egli dice, si accorgerà che non sempre nelle due lingue una colonna corrisponde precisamente all'altra, rigo a rigo o parola a parola: ma talvolta quello che è detto con una sola parola in una lingua, è necessario esprimerlo con più parole nell'altra. Fu stampata per i tipi del Seminario a Padova la sua opera nel 1685 in due volumi in folio di complessive pagine 428, a due colonne, una per il testo albanese e l'altra per la traduzione italiana: Voi, I - Cune.us prophetarum de Christo Salvatore muntiì t'ir. Voi. 11 Df ritti ./csu Ctiristi Salvaloris tumidi eie. Di questa opera furono in seguito pubblicate delle ristampe (?) una nel 1691 e una nel 1702 col titolo cambiato nei due volumi in: /."in/allibile verità eie. per i tipi di Cimiamo Alhrizzi di Venezia e con qualche leggera variante nelle pagine introduttive. Pietro Bogdano è senza dubbio il più importante fra gli seriltori dei quali fin qui si è parlato, sia per la mole del suo lavoro, sia pure per la materia che tratta nel suo libro. Una accurata integrale ristampa dell'opera di E Bogdano vien fatta per cura del 1? Mark Harapi nella rivista Ltijm.ta.ri i zérrires si: Krishtit dei PI! Gesuiti di Seutari dal primo numero del gennaio 1940 in poi. Condizioni culturali dell'Albania nel sec. XVIII-XIX 4. - L'Albania settentrionale dalla fine del XVII secolo fino a quasi tutto il secolo XVIII fu teatro di gravi avvenimenti bellici, che causarono la sua graduale decadenza religiosa e culturale. Le guerre della Turchia contro l'Austria; le feroci repressioni del governo ottomano contro i Montenegrini e contro alcune tribù albanesi insofferenti del giogo islamico; le ripetute spedizioni punitive della Turchia contro i Pascià di Scutari e contro altri Signori albanesi e slavi che tendevano a proclamarsi autonomi o indipendenti, produssero tale disordine politico e sociale che l'attività letteraria ecclesiastica del secolo XVII, che aveva irradiato luce di civiltà e di morale progresso nei primi due secoli della dominazione turca in tutta l'Albania settentrionale, venne meno a poco a poco con gravissimo danno della cultura religiosa in lingua albanese. Anche l'attività missionaria che i francescani avevano ravvivata con ardore fin dai primi anni del secolo XVII, quando contavano in Albania oltre una diecina di conventi, verso la fine di quel secolo e per tutto il successivo secolo XVIII ebbe pochissima influenz a M i ! l ; < \ ì t : > ' L ' I l a regione. Già i 'lui-fili verso il 1650 avevano rase al suolo le scuole che i francescani avevano aperte a Bedhane nel 1638, a Blinishti nel 1639 e in altri luoghi con l'insegnamento in lingua albanese. Anche una scuola da essi tenuta a Scutari nel 1698 ebbe la stessa sorte. I francescani albanesi nel sec. XVII e XVIII compivano i loro studi in gran parte nel convento di S. Pietro in Montorio a Roma, dove fin da quell'epoca si era istituita la cattedra per l'insegnamento della lingua albanese. Nessuna opera scritta in dialetto ghego venne in luce nel secolo XVIII. Si ricorda soltanto un Dizionario albanese, rimasto inedito, compilato nel 1702 da R Francesco Maria da Lecce che ne da notizia nella prefazione alla sua grammatica intitolata: Osservazioni grammaticali nella lingua albanese, stampata a Roma nella Stamperia della Sag. Gong, di Prop. Fide nel 1716. Come documento linguistico dell'albanese del nord di questo secolo XVIII sono ricordati gli Atti del concilio Provinciale albanese stampati a Roma nel 1706 e la Dottrina Cristiana di D. Gjon Kazazi stampata pure a Roma nel 1742. A questa età si può riferire il Dizionario albanese-italiano e italiano-albanese compilato forse nell'ultimo decennio del secolo XVII dal Monaco Basiliano di Mezzoiuso (Palermo) D. Nilo Catalano, morto nel 1694. Questo dizionario manoscritto, che negli ultimi tempi era in possesso del Prof. Giuseppe Schirò, è in dialetto ghego. L'autore vissuto fra gli italo-albanesi e missionario nella Chimara, avrà compilato il suo dizionario su quello del Bianco e sulle opere degli altri scrittori gheghi. Pure documento interessante del secolo XVIII è un Dizionario italiano fi albanese per alfabeto che si conserva manoscritto nella Badia greca di Grottaferrata e comprende anche una breve grammatica e i numeri da uno a tre mila e un compendio di Dottrina cristiana: è datata da Durazzo il 12 aprile 1710: «Prei Duresit ditten dymbettiet Prilit nde gni mij statecint edhiete». Attività culturale dei Francescani e dei Gesuiti a Scalari. - «La tirannide turca, dal momento che l'Austria ebbe assunta la protezione del culto cattolico, non pesava più come prima sul clero e sull'opera sua. La cultura occidentale, favorita dalle propagande politiche in pieno vigore, aveva cominciato a diffondersi per le città. I fuorusciti politici, appoggiati dall'una o dall'altra di queste propagande, fondavano società nazionali e pubblicavano riviste o giornali, per preparare la rivolta. Un'opera nuova di organizzazione e 77 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese cultura cattolica, quale l'opera dei Padri Gesuiti, s'imponeva. Anche i RR. PP Francescani si misero per la stessa via erigendo scuole e preparando anche per l'Ordine in Albania un nuovo avvenire su basi nazionali. (Cordignano)». Si sa che prima dell'invasione turca fiorì la Provincia francescana d'Albania che gradatamente decadde per le violenti persecuzioni fino a che si ridusse a semplice custodia verso la fine del secolo XVI. Ripristinata la Provincia nel 1592, per mancanza di soggetti decadde di nuovo. Nel 1832 fu dichiarata Missione Apostolica e nel 1906 diventò un'altra volta Provincia. Si deve ricordare l'opera culturale svolta dai Francescani nei secoli immediatamente successivi alia invasione ottomana pur in mezzo alle più feroci persecuzioni. Il P Paolo Dodai ha pubblicato nel febbraio 1940 un interessante articolo su L'azione culturale dei Francescani in Albania nella rivista Vita e Pensiero di Milano. Dopo aver fatto una rapida rassegna storica dell'origine, dello sviluppo, delle benemerenze religiose e culturali dell'ordine francescano in Albania, e dopo aver dato notizia di alcune grammatiche e vocabolari e dottrine cristiane in lingua albanese, composte dai francescani nei secoli XVII e XVIII, in gran parte rimaste inedite, viene a parlare dell'opera di alcuni missionari stranieri fra i quali si distinse il P Francesco Rossi che nel 1866 pubblicò le sue Regole grammaticali della lingua albanese in un volume in 8° grande di 350 pagine. Come dice lo stesso autore, queste Regole furono compilate per dare ai giovani missionari un manuale teorico pratico per apprendere lo scabroso linguaggio albanese. Questa grammatica è un ampliamento di quella del Da Lecce, arricchita di numerosi paradigmi delle declinazioni e delle coniugazioni con l'aggiunta di nomenclature e di alcuni dialoghi, proverbi e sentenze e formule di saluto. Nello stesso anno 1866 pure per i tipi di Propaganda-Roma pubblicò il Vocabolario italiano-epirotìc,w, grosso volume di 954 pagine, e nel 1875 il Vocabolario epirotico-italiano di 1400 pagine. Questo vocabolario compilato per uso di missionari comprende esclusivamente il dialetto ghego e in prevalenza la parlata di Scutari. Per il fine pratico e missionario propostosi, il Rossi, senza alcuna preoccupazione linguistica, ha raccolto in abbondanza anche vocaboli slavi, turchi, italiani. Pure del P Rossi è una versione nel dialetto di Scutari dell'Evangelo di S. Matteo (Londra, 1870). Altri Francescani scrissero libri di devozione e di istruzione religiosa, fra cui sono da ricordare quelli del P Tommaso Marcozzi pubblicati dal 1866 in poi: varie novene, il mese di maggio, e la prima traduzione albanese dell'Imitazione. di Cristo (1881). Il P Marcozzi «fu uno degli iniziatori del primo e fondatore esclusivo dell'altro dei due Conventi francescani di Scutari». Più accurate ricerche potrebbero mettere in maggior rilievo le benemerenze culturali dei PP Francescani i quali si diedero a coltivare con ammirevole zelante attività insieme agli studi religiosi la lingua albanese, dando inizio alla produzione letteraria che contribuì efficacemente al risorgimento nazionale. «Si può dire — osserva il P Dodai — che con la mela del secolo passalo si chiuda il ciclo dei Missionari stranieri dell'ordine dei Minori, che più o meno arricchirono coi loro scritti la nostra letteratura, ma che fu ripreso da alcuni |>adri Gesuiti con assai numerose pubblicazioni. La tradizione dei primi, considerati quali loro antenati, fu raccolta e con maggiore intensità svolta dai Francescani albanesi, i quali alla loro operosità culturale diedero un indirizzo spiccatamente nazionale». 78 C.nndizìtmi culturali dell'Albania nel sec. XVIII-XIX I primi PP Gesuiti rhr vennero in Albania nel 1841 furono gli italiani P Vincenzo Basile, R Salvatore Bartoli, P Giuseppe Quagliata della Provincia siciliana, invitati da Mons. Luigi Guglielmi vescovo di Scutari per reggere il Seminario che in seguito diventò Seminario nazionale per la forma/ione del elero secolare albanese, costituendo così ^ramatamente anche una gerarchia cattolica na/ionale. Poi fu intitolato Seminario Pontifìcio Albanese. Una prima volta nel 1843 e una seconda volta nel 1854 fu distrutto il Seminario da furiose sollevazioni provocate dal fanatismo turco; ma nel 1860 si riaprì .sotto la protezione dell'Austria e della Francia, sempre affidato ai Gesuiti i quali intanto costituivano una loro comunità. Nel 1871 fu impiantata la tipografia dell'Immacolata che fin dai primi anni cominciò a stampare libri religiosi in lingua albanese e poi diventò ed è tuttora, insieme alla tipografìa francescana, il mezzo più efficace della propagazione e della difesa del cattolicesimo in .Albania. 1 PP Gesuiti fin dal loro arrivo a Scutari rivolsero le loro cure oltre che alla formazione del clero, alla educazione e alFistruzione della gioventù, e nell'ottobre del 1877, con l'appoggio e l'incoraggiamento delle principali famiglie di Scutari, aprirono il Collegio di San Francesco Savcrio che è ancor oggi un centro di studi e di formazione culturale fra i primi di tutta l'Albania. Una lunga serio, di pubblicazioni in lingua albanese sta a dimostrare con quanto interesse i Gesuiti studiarono la lingua del luogo che essi insegnarono nelle loro scuole fin dai primi anni della loro attività missionaria e scolastica in Albania. Nel 1845 il P Vincenzo Basile pubblicò l'aureo libretto; Ruga e Parriùt, ristampato nel 1873; e il P Giuseppe Quagliata pure nel 1843 la Dottrina Cristiana del Bellarmino, testo italiano e traduzione albanese; nel 1864 il P Gaetano Bruschi pubblicò il volurnelto: May' i Majit. Tanto i Francescani t'ho i Gesuiti non hanno interrotto la loro attività linguistica e letteraria, e con giornali e riviste hanno diffuso in mezzo al popolo insieme alla fede religiosa una illuminata e sana cultura generale che ha influito assai a rialzare le condizioni morali e intellettuali dell'Albania settentrionale con sensibili riverberi in tutta intera la nazione. 5 - L'Albania centrale e. meridionale, che da una parte si andava sempre più islamizzando, dall'altra era sistematicamente sottoposta alla propaganda ellenica, che dal secolo XVII e durante il secolo XVIII e XIX divenne assai insistente e penetrante. Per le stesse ragioni, per eosì dire, repressive, con una efficace azione corrosiva contro l'elemento albanese, la Turchia, valendosi della propaganda slava e greca, favoriva lu diffusione delle scuole e delle chiese ortodosse per snazionalizzare gli Albanesi che resistevano alla islamizzazione con t u t t i i mezzi operata dal governo di Costantinopoli. Gli Albanesi infatti mentre fornivano al Sultano i migliori uomini di stato e i migliori generali d'esercito e i migliori soldati, erano sempre pronti a ribellarsi e rappresentavano per la Sublime Porta un pericolo permanente (Iella quiete interna o una minaccia grave della compagino dell'Impero elio cominciava a traballare col risvegliarsi dello spirito nazionale fra le varie popolazioni aggiogate alla tirannide turca. Moscopoli (Voskopoja) fu in questo periodo centro di vivace propaganda ellenica. Ora ridotta a un povero villaggio, nel medio evo lu il centro di cultura romana e nei primi secoli del dominio turco contava circa 50 mila abitanti e godeva una certa autonomia 79 Svolgimento storico della cultura e della tflteratura allinr amministrativa. Situata a oltre mille metri sul livello del mare, dista da Coreia circa venti chilometri. Esercitò fino al secolo XVIII il commercio con le città vicine e con l'Epiro e la Macedonia, ed ebbe relazioni frequenti anche con Venezia. Al principio del secolo XVIII vi sorse una scuola che diventò presto assai rinomata in tutta la Penisola balcanica, superando per importanza tutte le scuole preesistenti nell'Epiro e nella Macedonia. Nel 1744 questa scuola si chiamò l'Accademia Nuova; infatti aveva fama di Università perché vi si impartivano insegnamenti superiori: letteratura greca, letteratura latina, filosofia, teologia orientale e occidentale, e forse vi insegnarono anche membri del clero orientale unito. Col crescere dell'importanza e della fama di questa scuola, cresceva la popolazione scolastica, e nel 1750 si sentì il bisogno di costruire nuovi ampi locali per la scuola e per accogliere gli studenti. Accanto alla scuola sorse una tipografìa, la seconda della Penisola balcanica dopo quella di Costantinopoli: questa tipografìa fu assai attiva e vi si stamparono molte opere. 1^ vcstigia della grande Biblioteca di Moscopoli, furono distrutte da un incendio durante la guerra mondiale nel 1916. Verso l'anno 1760 e seguenti questa regione fu turbata da gravi disordini causati dal dissidio tra l'Arcivescovo di Ochrida e il Patriarcato di Costantinopoli, il quale, organo centrale del panollenismo, voleva reprimere ogni movimento religioso nazionale con la imposizione della lingua greca nelle scuole e nelle chiese degli slavi, dei bulgari, dei valaochi, degli albanesi, sostenuto, come si sa, in questa politica dal governo turco che mandò sul luogo delle truppe che distrussero paesi, chiese, scuole e monasteri e massacrarono cristiani in massa. Moscopoli fu quasi rasa al suolo e perdette gran parte della sua importanza. Per alcuni decenni vi continuò a vivere una scuola che nei primi anni del secolo XIX non esisteva più. Da Moscopoli si diffondeva la cultura in tutta quella regione ove si aprirono numerose scuole tenute dai maestri che nell'Accademia Nuova compivano i loro studi. Non è possibile pensare che in questa Accademia si insegnasse ancho la lingua albanese, poiché essa aveva assunto la funzione di un istituto di cultura panellenica che tendeva alla diffusione della lingua greca fra le varie popolazioni balcaniche, come risulta dai trattati scolastici stampati a Moscopoli. Se troviamo fra questi trattati anche i lessici di più lingue, come greco-romeno-albanese, oppure il telraglosso del Maestro Daniele grec o-valacco-bui gara-albanese, questi venivano stampati come sussidiali per l'apprendimento del greco da par-te dei giovani vaiaceli!, albanesi o bulgari. Indirettamente però, e certo contro lo scopo prefissosi dagli autori, questi lessici servivano a destare in alcuni studenti la curiosità delle ricerche linguistiche e anche l'amore dello studio della lingua patria, come fa supporre il fatto che qua e là in alcune delle scuole diffuse nei più grossi centri doli'Albania centrale e meridionale si insegnava la lingua albanese che si tentava di estendere come lingua ufficiale nei rapporti commerciali e nell'uso chiesastico. Altre scuole sorgevano invece per iniziativa e sotto il vìgile controllo della gerarchia ecclesiastica ortodossa. Nel 1637, come risulta da un documento del tempo, con i contributi delle corporazioni di arti e mestieri (rufp.tet), sorse a Coreia una scuola pubblica gratuita sotto la garanzia 80 Condizioni culturali dell'Albania nel sec. XVIII-XIX del Mitropolita, il quale ne permise l'apertura a condizione di essere sottomessa alle sue direttive didattiche e religiose. A Drimadhes nella Chimara nel 1669 si aprì una scuola diretta dal Missionario D. Gjon De Camillis, monaco basiliano di rito greco cattolico che aveva studiato nel Collegio Greco di Roma. Poco dopo il Vescovo ortodosso del luogo con la scomunica e con la violenza ne ordinò la chiusura. Si riaprì un'altra volta fino al 1680 per cura della Congregazione di Propaganda, perché, come si legge in un documento conservato nell'Archivio della stessa Congregazione, «nei confini dell'Albania resta la provincia della Cimarra, i popoli della quale sono i Greci uniti e stando nelle montagne hanno poco timore dei Turchi, vi tiene la Congregazione il Vescovo di Musacchia con annua provisione». a) // Maestro leromonaco Costantino di Berat, che proviene, con molti altri maestri e sacerdoti o monaci, dalla scuola di Moscopoli, insegnò nella sua città dal 1764 al 1768 insieme al greco anche la lingua albanese. Rimane di lui un interessante manoscritto contenente un ricco materiale chiesastico e liturgico tradotto dal greco in lingua albanese per uso, evidentemente, dei fedeli cristiani che frequentavano la sua chiesa, e un lessico di circa di 2000 vocaboli. L'importanza di questo prezioso manoscritto è grande: è un documento della parlata di Berat di quel tempo; è un documento che dimostra che mai venne meno l'amore della lingua anche in mezzo al clero di rito orientale; è un documento che attesta una ininterrotta tradizione linguistica albanese, poiché vi si trova qualche parte scritta in un alfabeto speciale che forse è quello che Hahn confonde con lo alfabeto detto di Elbasan, il quale invece era molto diverso da questo adoperato in una piccola parte del manoscritto in parola, scritto quasi tutto con l'alfabeto greco. Dobbiamo sperare che esso verrà presto pubblicato insieme ad altri documenti linguistici ritrovati in questi ultimi anni in Albania o altrove. b) Teodoro Anastasio Cfivallioti nacque verso il 1726 a Moscopoli e vi morì nel 1789. Nei primi anni studiò nel paese natio e continuò gli studi di filosofia e di matematica a Giannina col Maestro Eugenio Bulgareo direttore di quella scuola e poi arcivescovo, del quale nel 1812 fu stampata a Mosca una Storia di Scanderbeg tradotta i., greco dal francese. Compiuti i suoi studi e ordinato sacerdote il Cavallioti fu eletto dall'Arcivescovo di Ochrida Protopapa di Moscopoli e Direttore di quella scuola che in quegli anni fioriva col nome di Accademia Nuova, TI Cavalìioti fu il vero riformatore e l'animatore di questa Accademia di cui poi scrisse la storia. Kgli per uso degli studenti valacrhi e albanesi compilò il suo lessico greeovalucc o-albanese di 1170 vocaboli, ehc comprese nella sua opera scolastica in lìngua greca intitolata HptOTOTieipìa etc., stampata a Venezia nel 3770. Non fa meraviglia che quest'opera del Cavallioti sia stata stampata a Venezia anziché nella tipografia di Moscopoli: siamo negli anni delle rovinose scorrerie dei Turchi che desolarono tutta la regione e quasi distrassero Moscopoli da dove il Cavallioti si sarà rifugiato a Venezia. H lessico trilingue del Cavallioti destò fin dalla sua pubblicazione l'interesse dei linguisti e degli etnografi e il Prof. J. Thunmann dell'Università di Halle lo ristampò, aggiungendovi la traduzione latina dei vocaboli, nel 1774, nella sua opera intorno alla storia dei popoli dell'Europa orientale nel capitolo ove tratta della storia e della lingua degli Albanesi e dei Valacchi. Gli albanologi e i rumenisti ne hanno fatto accurate ricerche e hanno fatto il lessico oggetto dei loro studi. 81 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese Gustavo Meyer lo ripubblicò nel 1895 nel quarto fascicolo dei suoi Albanesische Studien e in questi ultimi anni (1937 - 1938) è stato pubblicato nella rivista Leka di Scutari. Questo lessico è un documento importante del dialetto tosco del secolo XVIII, come il tetraglosso (greco-valacco-bulgaro-albanese) del Maestro Daniele di Moscopoli pubblicato nel 1794 e in seconda edizione nel 1802 pure a Venezia, composto per uso dei giovani studenti albanesi, valacchi, bulgari, di quella scuola. e) II Maestro Te.odoro nacque a Elbasan nella prima metà del secolo XVIII e morì verso il 1802 ucciso mentre tornava dall'Europa in Albania dove faceva trasportare delle casse di caratteri tipografici per la sua tipografia che aveva fatto sorgere nella sua città. Giovanetto fu mandato a studiare a Moscopoli. Compiuti gli studi, Teodoro ritornò nella sua patria dove rimase a insegnare in quella scuola greca. Fu predicatore della Chiesa ortodossa e anche priore del Convento di S. Giovanni vicino a Elbasan. Uomo assai dotto, per assecondare il desiderio dei suoi concittadini che preferivano la lingua albanese nelle letture e nelle preghiere della loro Chiesa, tradusse dal greco i libri liturgici, adoperando nella scrittura albanese un alfabeto ritenuto da alcuni assai antico, da altri invenzione dello stesso Teodoro. «Quest'uomo assai erudito non dovette tradurre solamente il Nuovo ma anche il Vecchio Testamento (secondo i Settanta, non conoscendo egli l'ebraico) in albanese e si occupò della formazione di un dialetto albanese comune perla lingua scritta (Hahn)». Lo stesso albanologo trovò dei frammenti dell'Evangelo di S. Giovanni e del libro della chiesa greca chiamato VOrologio, tradotti in albanese. Pure in Elbasan furono trovati alcuni canti bizantini, alcuni frammenti dell'epistola di S. Paolo ai Romani e alcune favole di Esopo tradotte in albanese. La traduzione della liturgia fatta dal Maestro Teodoro fu pubblicata in parte nella rivista che uscì nel 1918 a Elbasan: Kopeshti letrar. I frammenti dell'Evangelo e dell'Orologio greco sono scritti nel dialetto ghego del sud, che corrisponde al dialetto usato da Teodoro nella versione della liturgia, cioè al dialetto dell'Albania centrale e precisamente di Elbasan. Da qualcuno è stato confuso Teodoro Cavallioti con questo Maestro Teodoro di Elbasan: ma prima di tutto i dati biografici dei due non corrispondono in nessun modo, salvo il fatto che studiarono ambedue a Moscopoli. Ma ove mancassero altri argomenti, la diversità dialettale fra i due scrittori è assai chiara per dcdurne la diversità di origine: il Cavallioti adopera il dialetto tosco nel suo lessico, mentre il secondo scrive nel dialetto ghcgo centrale. Ma lo scopo diverso, anzi opposto, che volevano raggiungere i due autori con i loro scritti non lascia alcun dubbio che si tratti di due persone diverse. IÌ Cavali ioti, come il maestro Daniele e tutti i compilatori di libri scolaslici, tendevano alla diffusione rJHJVllenismo; il Maestro Teodoro di Elbasan invece, come è stato detto, con la traduzione dei libri chiesastici in albanese e con la tendenza alla formazione di una lingua letteraria comune cercava di porre un argine all'invadente propaganda ellenica, e di introdurre nella liturgia la lingua albanese. 82 CAPITOLO QUINTO GLI ALBANESI D'ITALIA I. Tradi/ione letteraria e istituti di cultura - 2. Movimento culturale e letterario nel scc. XVIII. 1. - Tradizione letteraria e Istituti di cultura — «Vita più quieta, storia più silenziosa, quella degli Albanesi d'Italia, senza persecuzioni e lotte e conversioni e dissimulazioni e fughe tra boschi e monti e gloria guerriera. Ma in Italia essi conservano se stessi meglio, forse, che altrove. Conservano meglio tanti originari costumi e sentimenti e concetti della loro nazione non insidiati da nessuno. Conservano meglio il rieordo genuino, quasi l'immagine della patria albanese come era al tempo di Scanderbcg, tutta animata dalla passione dell'indipendenza dai Turchi. K Seanderbeg ricorre nei loro canti più forse che nei canti dei rimasti in patria. Anzi la nota nazionale, oltre che la generica nota guerriera, è più viva in essi, accompagnata a quella religiosa e cristiana. Un po' quei ricordi dell'Albania quattrocentesca, un po', come sempre, la lontananza e l'esilio, servivano ad elevare, purificare il sentimento della patria, ad allargare i confini del villaggio o tribù o regione alla nazione tutta. Anche la lingua degli Albanesi d'Italia si è meglio conservata quale era (C,. Volpe)». Gli Albanesi d'Italia, pur vivendo nelle cittadine da loro fondate, fusi con l'elemento italiano, divenuti essi stessi italiani di mente e di cuore per aver goduto fin dalla loro venula in Italia i diritti della cittadinanza, per avere assimilato la cultura italiana e per aver latto propria la civiltà del popolo che li ospitò, lurono ricolmi di privilegi e di particolari benefici dai Pontefici e dai Ke e dai Signori, onde poterono conservare, insieme al patrimonio tradizionale delle avite costumanze e del rito religioso e della lingua originaria, il sacro ideale, ereditato dagli eroici antenati, di un'Albania amica e sorella della gran Madre l'Italia la quale, dallo Seanderbeg prescelta come la depositarla dell'idea nazionale albanese, ha Cenerosamente e gelosamente custodito il prezioso deposito lino ai nostri giorni. Già fin dal 1577 si era aperto a Roma il Pontifìcio Collegio Greco dove erano accolli i giovani italo albanesi per studiare e avviarsi alla vita ecclesiastica. In questo Collegio, come è stato ricordato, compì i suoi studi Luca Matranga da Piana dei Greci, l'autore della Dottrina Cristiana in albanese pubblicata a Roma nel 1592, vi studiò pure quel Giovanni De Camillis che poi, fattosi monaco basiliano, andò a reggere la Chiesa greco-cattolica della Chimara, dove aveva aperta anche una scuola nel 1669. Nel 1609 fu fondato dal munifico Andrca Rcres, siculo-albanese, il Monastero basiliano di Mezzoiuso (Palermo) che insieme col famoso Monastero di Grotlaferrata, fu centro di preparazione dei monaci che tennero fino alla seconda metà del secolo X V I I le missioni cattoliche di rito "reco nella Chimara. Da Grottaferrata fu mandato nel Monastero Svolgimento storica delia cultura e della letteratura albanese di Mezzoiuso per apprendervi la lingua albanese R Nilo Catalano, autore del dizionario albanese rimasto inedito, il quale mandato in Chìmara l'anno 1693 come Vinario apostolico o Arcivescovo di Durazzo, morì in Drimades nel giugno del 1694. Molti furono i sacerdoti e i monaci che forniti di dottrina e di spirito di sacrifìcio portarono la luce della civiltà in quelle regioni dell'Albania dove si andava sempre più stendendo la triste ombra dell'ignoranza. 11 primo alunno del collegio Greco di Roma fu appunto un Cortese Branà della Chimara. e fra i primi, contemporanei del Branà, sono Giovanni Alessio e Geremia Stefaniehi pure della Chimara. La missione regolare cominciò col R Neofìto Badino pure fra i primi alunni del Collegio Greco, il quale si trattenne in Chimara dal 1632 al 1640. Dal 1660 in poi vi si recano altri monaci. Fra i missionari basiliani si ricordano con onore Mons. Filoteo Zassi di Mezzoiuso, successore del Catalano, eletto nel 1700 Arcivescovo di Durazzo e Vicario apostolico della Chimara; Mons. Basilio Matranga e Mons. Giuseppe Schirò, ambedue da Piana dei Greci, il primo Arcivescovo di Ochrida e Vicario apostolico morto nel 1748, e il secondo anch'egli Vicario apostolico e Arcivescovo di Durazzo morto verso il 1760. Di quest'ultimo ci resta una interessante Relazione della Missione della Provincia rii ('Amarra nelVE^iro, dove si leggono notizie su gli usi, i costumi e le tradizioni religiose cattohchc di quelle popolazioni. Grandi frulli si attendevano dall'opera di questi Missionari italo-albanesi che. conoscendo la lingua e professando lo stesso rito greco e avendo la comunanza di origine degli abitanti, da questi erano bene accolti come fratelli. Ma col venir meno del personale e dell'appoggio delle autorità civili ed ecclesiastiehe, queste missioni vennero meno e i greci ortodossi successero a poco a poco in alcuni paesi, mentre in altri, mancato affatto il clero, si propagò l'islamismo. Le speranze di ravvivare le missioni italo-albanesi in Albania risorsero per l'opera del Padre Giorgio Guzzetta, il quale a tal fine nel 1716 faceva sorgere in Piana dei Greci la Congregazione dell'Oratorio per i preti celibi albanesi, con un Collegio per giovani studenti, e nel 1734, col munifico appoggio della Casa Reale dei Borboni, apriva a Palermo il Seminario italo-albanese, e collaborava in quegli anni col P Antonino Brancato per fondare pure in Piana dei Greci un Collegio di Maria per l'educazione della gioventù iemminile siculo-albanese, il quale istituto è ancora un fiorente centro di conservazione delle avite costumanze e delle belle tradizioni religiose. Il P Giorgio Guzzetta «può meritare degnamente dalla sua nazione il titolo di padre della patria: imperocché ei non rivolse ad altro le cure di una intera vita, che al bene dei suoi nazionali (Dorsa)». Nel 1733, sorse il Collegio italo-albanese in S. Benedetto Ullano per la munificenza del Papa Clemente XII, per cui si chiamò Collegio Ullano ('orsini, che in seguito (1794) fu trasferito in S. Demetrio Corone. Con la fondazione di questi Istituti si rialzarono le condizioni della cultura nelle Colonie albanesi d'Italia, nelle quali per la mancanza dì un proprio eenlro di studi speciali per la formazione del clero si era manifestata una certa graduale decadenza delle traduzioni originarie e in alcune di esse anzi era sparito il rito greco e si andavano perdendo anche la lingua e le avite costumanze. 84 Gli Albanesi d'Italia Così è che «la superiore cultura italiana - come scrive G. Volpe — ad un certo punto sospinge anche la lingua e la letteratura albanese degli Albanesi d'Italia e, alla lunga, degli Albanesi tutti. Gli studi storici e letterari del Napoletano promuovono quelli albanesi, che nel '700 hanno nel Mezzogiorno un notevole impulso, ancor oggi vivo, e presto invadono anche il campo dei canti popolari, della linguistica, del folclore, della storia. Per i Turchi, gli Albanesi erano i senza libri, ma ormai l'ingiuria cominciava a non aver più fondamento, per merito specialmente degli Albanesi d'Italia». 2. - Movimento culturale letterario nel secolo XVIII — Gli Istituti sorti in Calabria e in Sicilia diventarono vivi centri di studi per cui gli italo-albanesi riprendono e rinfrescano le tradizioni patrie, ricostruiscono la loro storia, coltivano la loro lingua, curano la raccolta dei canti tradizionali, fanno rifiorire il rito greco nelle loro chiese, rinverdiscono le speranze di ridare alla patria dei loro antenati insieme alla civiltà cristiana la libertà politica. Questo fervore di studi speciali sviluppatisi nel secolo XVIII fra gli italo-albanesi si va sempre più estendendo e intensificando verso il principio del secolo XIX fino a che si arriva alla grande e ricca produzione di opere storielle, etnografìche, linguistiche, letterarie e poetiche che preparano il movimento politico per la riscossa della nazione albanese. Fra le numerose opere composte nella metà del secolo XVIII dagli italo-albanesi ricordiamo alcune di carattere storico le quali dimostrano con quanto ardore si studiavano, naturalmente con i metodi e i mezzi del tempo, i più importanti problemi storici ed etnografici che si riferiscono al popolo albanese assai spesso confuso con i greci, con gli slavi, con i turchi. Il P. Giorgio Gazzetta (1682-1756), animatore del movimento culturale, scrittore e poeta egli stesso assai stimato dai suoi contemporanei, uomo dotto nelle scienze sacre e profane, nella liturgia orientale e nelle lettere classiche, incitava il clero e il popolo delle Colonie siculo-albanesi a curare la conservazione delle tradizioni religiose e della lingua degli avi, predicando egli in albanese anche ai soldati del Reggimento Real Macedone composto di albanesi. Egli scrisse una erudita Memoria storica sul Diritto che hanno li Serenissimi Re di Sicilia sopra dell'Albania, onde ben possano intitolarsi ancora Re, e Despoti, cioè Signori di essa. Il P. Giorgio Guzzetta chiude questa Memoria, che presentò personalmente al Re Carlo HI di Borbone, con queste parole: «Per conservarsi intanto sempre viva la memoria di un sì giusto e legittimo diritto, che solleciti un giorno il pio e magnanimo Regnante con eguai gloria liberare o l'Albania o gli Albanesi dalle mani del Turco, si desidera annoverato fra gli altri suoi titoli anche quello di Re, e Despota dell'Albania. Che serva pure di gloriosa protesta ai sicoli Albanesi di essere eglino doppiamente favoriti dalla sorte nelle due Sicilie, perché legati con doppio vincolo di fedeltà al di loro Sovrano, e per ragioni di natali, e per ragioni di loro origine, e siccome Siciliani, e siccome Albanesi abbino a godere di doppia grazia, e doppia protezione di un Monarca doppiamente loro naturale Signore, perché egualmente Re delle due Sicilie, e Re insieme, e Despota dell'Albania». Il P Paolo Maria Parrino (1710-1765), da Palazzo Adriano (Palermo) discepolo caro al R Giorgio Guzzetta e poi Rettore del Seminario albanese da questo fondato, prima che il Prof. Thunmann, sopra ricordato, trattasse, nella sua storia dei popoli dell'Europa orien85 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese tale, della storia della lingua e del popolo albanese, scrisse una dotta opera intitolata: De perpetua Ecclesìae Albanensis consensione cum Romana in sette libri, nell'introduzione della quale in dodici capitoli, basandosi su quanto lasciarono scritto gli antichi geografi e storici, di cui raccoglie e cita nei testi originali i passi relativi, tratta appunto della storia e della etnografia albanese. Importanti fra gli altri sono il capitolo ottavo dove si tratta dei costumi sacri e profani dei Macedoni, e il capitolo nono dove si dimostra che gli Albanesi sono affatto diversi dai Greci per origine, per costume, per lingua e anche per le tradizionali reciproche contese fra le due nazioni. Quest'opera e altri interessanti scritti del Panino, sono tuttora inediti. Sulla distinzione etnica fra Albanesi e Greci, di cui aveva trattato anche il Padre Giorgio Guzzetta, insistono quasi tutti gli scrittori italo-albanesi di questo scorcio del secolo XVITI. Mons. Giuseppe Schirò, oltre alle relazioni intorno alla sua missione nella Chimara, scrisse una memoria intitolata: Notizia distinta degl'Italo-Greci e de gì'Italo-Albanesi (Roma 1742} in cui a tale riguardo dice: «Si sa esser già prevalsa l'opinione o più tosto la prevenzione appresso il volgo di voler tutti in un fascio confusi, sotto l'equivoco nome di Greci o d'Italo-Greci, etiandio l'Albanesi... Ma per poco si voglia fissare lo sguardo sopra le due nazioni, Greca ed Albanese, scorgonsi in esse delle caratteristiche assai più cangianti e diverse da quelle che s'interpongono per così dire tra la nazione italiana e la normanna, tra la scita e la Romana». Il sacerdote Nicolo Ghetta (1742-1803) da Contessa Entellina (Palermo) alunno del Seminario italo-albanese di Palermo, di cui fu anche Rettore, lasciò un'opera storico-etnografica intitolata: Storia dei Macedoni, in gran parte rimasta inedita, che si può ritenere un compendio dell'opera del Panino. II Ghetta fu anche autore di poesie in lingua albanese, di cui alcune si leggono nella raccolta dei Canti tradizionali etc. (1923) di Giuseppe Schirò. Compose anche un Vocabolario italiano-albanese rimasto inedito, e un Etimologico della lingua albanese, pure inedito, di assai mediocre pregio anche a giudizio di G. Crispi e di D. Camarda. P. Pompilio Rodata, di S. Benedetto Oliano (Cosenza), fu educato nel Collegio Greco di Roma e poi fu nominato interprete e scrittore in lingua greca nella Biblioteca Vaticana. Dal 1758 al 1763 pubblicò a Roma i tre libri del suo pregevole lavoro: Dell'origine, progresso e stato presente del rito greco in Italia osservato dai Greci, Monaci basiliani e Albanesi. Nei primi sei capitoli del terzo libro (1763) tratta della storia del cattolicesimo in Albania fino al secolo XIV, e della resistenza eroica degli Albanesi guidati dallo Scanderbeg, e quindi della caduta dell'Albania sotto i Turchi e della venuta degli Albanesi nelle Province di Napoli e di Sicilia in varie epoche. Assai interessanti sono il capitolo quarto e il quinto ove tratta particolarmente delle Colonie albanesi del reame di Napoli e Sicilia e delle loro condizioni religiose. Tutti gli uomini, ecclesiastici e laici, che nel secolo XVIII illustrarono con la loro dottrina e con i loro scritti le Colonie albanesi d'Italia, si devono considerare come i precursori di quel largo movimento culturale letterario politico che si sviluppa nel secolo XIX e che si fonde e diventa tutt'uno con l'attività nazionale albanese del dopo guerra fino alla unione dell'Albania con l'Italia. Gli Albanesi d'Italia A questi benemeriti italo albanesi del secolo XVIII si deve la conservazione di gran parte dei canti tradizionali che essi ebbero cura di salvare dalla distruzione del tempo raccogliendoli e lasciando così in eredità alle successive generazioni il tesoro di una letteratura popolare che fu il punto di partenza di tutta la produzione letteraria e poetica del secolo XIX. È noto che la tradizione degli italo albanesi è intimamente religiosa e patriottica; dalla religione e dalla patria è stata ispirata la loro migliore letteratura. Nessuna meraviglia dunque se il grande Francesco Crispi, visitando il 18 gennaio 1898 il Seminario italo-albanese di Palermo, dove ricevette la sua prima educazione religiosa e letteraria, incitava il poeta Giuseppe Schirò a raccogliere e pubblicare i canti religiosi delle Colonie siculo-albanesi come prezioso patrimonio artistico e sacro retaggio dei gloriosi antenati. Gli italo-albanesi colti hanno pensato che, come nel campo politico essi hanno influito a tenere vive le relazioni fra l'Italia e l'Albania, le due nazioni interessate alla sicurezza dell'Adriatico, così nel campo religioso hanno la missione di conservare gelosamente la tradizione cattolica nel rito greco, per potere svolgere un'azione tendente a far ritornare l'Albania ortodossa all'unione con la Chiesa di Roma. Perciò insieme alla conservazione della poesìa popolare patriottica e sentimentale, fu curata la raccolta e la conservazione della poesia popolare o popolareggiante religiosa. Molte belle poesie sacre che, anche anonime, si leggono nelle raccolte fin qui pubblicate, sono composizioni del secolo XVIII, nel qual tempo si era risvegliato l'amore per la lingua patria che si usava largamente nelle pratiche religiose extraliturgiche e nella predicazione ordinaria nelle Chiese. Fra i più ricordati autori di canti sacri, divenuti popolari e tuttora in uso nella Chiesa italo-albanese sono il sac. Nicolo Brancate Arciprete di Piana dei Greci (1675-1741), e il sac. Nicola Figlia, Arciprete di Mezzoiuso (1682-1749), e il sac. Giulio Variboba che nel 1672 pubblicò a Roma molte poesie religiose insieme al poemetto sulla Vita di Maria. a) Nwola Figlia (1682-1799), autore di poesie sacre albanesi, per lo più versioni e parafrasi di poesie siciliane o italiane e di una Dottrina cristiana in albanese, fu per molti anni Arciprete di Mezzoiuso, dopo essere stato dal 1703 al 1727, Arciprete di Chieuti, colonia albanese della Capitanata, di dove prende il nome un importante manoscritto che contiene i suoi scritti ed altre poesie sacre e profane in lingua albanese anche del Brancato. Da questo manoscritto il Prof. Michele Marchiano trasse la materia per alcune sue pubblicazioni: Canti popolari albanesi (Foggia 1908), Poesie sacre albanesi (Napoli, 1908} e il Cristiano albanese, cioè la Dottrina cristiana in fìessarione Rivista di studi orientali gennaio-marzo 1911. Questo codice di 105 pagine «consta di cinque parti — scrive il Marchiano — la la contenente una dottrina cristiana; la 2a una breve serie di poesie profane; la 3a alcuni canti, popolari; la 4a poesie sacre; la 5a poesie sacre con parafrasi ora in lingua italiana ora in dialetto siciliano. 11 codice risale al 1737, ma evidentemente il contenuto è in gran parte più antico. Pertanto l'importanza sua è notevole, anzi per il rispetto linguistico, vorrei quasi dire straordinario». b) Giulio Variboba nacque a S. Giorgio Albanese (Cosenza) nei primi anni del secolo XVIII e, come dice il De Rada, fu uno dei primi alunni del Collegio albanese di S. Benedetto Ullano. 87 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese Si ordinò sacerdote e tornò a vivere a S. Giorgio, suo paese natio dove esplicò la sua missione predicando e istruendo quel popolo. Passò gli ultimi anni della sua vita a Roma dove morì. Il Variboba fu autore di varie opere e di panegirici anche in lingua italiana; ma l'opera per cui il suo nome è ricordato fra gli studiosi di lingua albanese è Vita di Maria Vergine: (Ghiella E S. Meriis Virghier Romm' MDCCLXII) composta in versi albanesi secondo il dialetto parlato a S. Giorgio o più propriamente dall'autore e pubblicata a Roma nel 1762. Compose anche altre poesie e canti sacri diventati popolari nel suo paese, pubblicati nello stesso voìumetto. lì volume del Variboba è assai raro. Se ne tentarono nel passato delle ristampe che rimasero interrotte. Nel 1897 il Prof. Vincenzo Librandi pubblicò fra i Manuali Hoepli di Milano una specie di Grammatica albanese che il Pavolini giudicò «una vera scelleraggine da gittar sul fuoco se non contenesse la ristampa del poemetto, che era divenuto una rarità bibliografica di Variboba». In una nuova edizione di questo Manuale del 1928 il Librandi, senza per nulla migliorare la sua grammatica, aggiunge al testo delle poesie del Variboba anche la versione letterale italiana. Senza accettare il giudizio di coloro che esaltano esageratamente i pregi artistici dell'opera del Variboba, diciamo, senza diminuire i veri pregi di questo poeta popolare, che egli ha lasciato un insigne documento linguistico del secolo XVIII e un'opera poetica che si potrebbe aggiungere alla abbondante produzione poetica sacra popolareggiante che è diffusa nelle Colonie albanesi d'Italia per opera specialmente di sacerdoti i quali in tutti i tempi, senza pretese artistiche e letterarie, ma spinti dall'amore alla lingua dei padri, hanno contribuito alla sua conservazione e hanno gettato le fondamenta per lo sviluppo del movimento letterario nel sec. XIX. 88 CAPITOLO SESTO FERVORE DI STUDI ALBANESI NEI SECOLI XVIII E XIX Raccolte di letteratura popolare: G. Crispi. - V. Dorsa. - G. De Rada. - D. Camarda. - F C. Pouqueville. - M. Solari. - J. Xylander. - J. G. Hahn. - K. Reinhold. - H. Hecquard. - Eutimio Mitko. 1. Raccolte di letteratura popolare — Mentre tanti e gravi avvenimenti politici risvegliavano in Albania il sentimento nazionale e suscitavano i moti insurrezionali contro la Turchia, che li reprimeva nel sangue e che impediva con rigore la penetrazione della propaganda patriottica, fuori dell'Albania e in Italia specialmente fiorivano gli studi albanesi che servivano a far conoscere al mondo intero questo popolo fino allora quasi ignorato e a far sentire il suo grido di ribellione al giogo ottomano e la sua aspirazione alla libertà e alla indipendenza. La tradizione culturale italo-albanese, che si era ravvivata da quando sorsero i centri di studio speciale negli Istituti fondati in Sicilia e in Calabria, ispirò le numerose pregevoli opere che nel secolo XIX influirono senza dubbio a richiamare l'attenzione degli studiosi di tutta l'Europa sull'importanza anche scientifica delle ricerche storiche etnografiche e linguistiche albanesi. D Dottor Giovanni Schifò, di Piana dei Greci, nel 1834 pubblicò quattro Memorie intitolate: Rapporti tra l'Epiro e il regno delle due Sicilie. La prima e la seconda riguardano l'epoca antica fino a Cesare Augusto; la terza va dalle origini del Cristianesimo fino ai Normanni in Albania; la quarta tratta l'epoca moderna dell'Albania: Normanni, Svevi, Angioini, Albania indipendente, confederazione dei vari principati fino alla morte di Scanderbeg e alla caduta dell'Albania sotto i Turchi. L'autore al principio dell'opera scrive: «II fine principale che in queste Memorie mi propongo, quello si è di far conoscere le antichissime relazioni per le quali i popoli d'Italia e quei d'Epiro erano tra loro in istrettissimo parentado congiunti...». Mons. Giuseppe Crispi (1781-1859), da Palazzo Adriano, dotto ellenista e professore di letteratura greca nella R. Università di Palermo, vescovo greco-albanese di Sicilia e rettore dei Seminario Italo-albanese di Palermo, nel 1831 pubblicò una Memoria sulla lingua albanese, che poi comprese fra gli Opuscoli di letteratura e di Archeologia stampati a Palermo nel 1836. Il Crispi nel 1827 aveva pubblicato una Memoria sull 'origine e fondazione di Palazzo Adriano; ma più interessanti sono le Memorie storiche di talune costumanze appartenenti alle Colonie greco-albanesi di Sicilia, pubblicate a Palermo nel 1853, in cui nel descrivere gli usi nuziali, natalizi e funebri dei si cui o-albanesi, riporta alcuni canti tradizionali, una diecina in tutto, compresi poi nell'opera del Vigo. Questo opuscolo di Mons. Crispi, divenuto ormai assai raro, è un prezioso lavoro per la conoscenza di certi usi e di talune costumanze siculo-albanesi che ora più non esistono o che vanno di giorno in giorno scomparendo col mutare delle abitudini private e delle pubbliche usanze nella vita moderna. 89 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese L'opera però a cui resta legato il nome di questo dotto cultore di studi ellenistici e di sludi albanesi è la raccolta dei Canti siculo-albanesi pubblicati col testo e la traduzione e un discorso preliminare nel volume di Lionardo Vigo: Canti popolari siciliani. Catania 1857 e in seconda edizione nel 1874. D Vigo nella Prefazione alla sua opera così presenta i canti albanesi: «A Mons. Giuseppe Crispi e al suo dotto allievo Nicolo Spala e al loro concittadino Gabriele Darà devo i Canti greco-albanesi, che abbellano questa raccolta. Sono essi di più maniere, cioè parte cleftici o guerrieri, parte erotici o misti, e parte sacri; tutti sono volti in italiano dall'illustre Mons. Crispi, e da lui annotati. I primi sono ricordi dell'antica patria, che amano con amore religioso, tanto che ogni anno al 24 giugno (forse annovalc della partenza) sino a pochi anni or sono, solcano ascendere a popolo sul Monte delle Rose (Palazzo Adriano), e da lì ai raggi del nuovo giorno, rivolti all'oriente sciogliere lamentevole canto». Vincenzo Dorso, (1823-1885), di Frascineto (Cosenza), che insegnò per molti anni lettere greche e latine nel liceo di Cosenza, volle intraprendere senza essere al corrente degli studi scientifici, e perciò con metodo piuttosto empirico gli Stiuli etimologici della lìngua albanese messa a confronto can la latina e la greca (1862). Onde il Camarda stesso, pur attribuendo al Crispi e al Dorsa il merito di aver fatto erudite ricerche su l'origine della lingua e del popolo albanese prima anche del grande albanologo Hahn, non può fare a meno di osservare che essi vollero dimostrare la loro tesi con «metodi e con principi non adeguati allo stato attuale e alle pretensioni della scienza linguistica». Più importante è invece l'altro lavoro del Dorsa pubblicato assai prima, nel 1847, a Napoli: Sugli albanesi ricerche, e pensieri, a cui premette questa dedica piena di fede nell'avvenire dell'Albania: «Alla mia Nazione divisa e dispersa ma una». Nel proemio il Dorsa scrive: «Lo scopo del presente lavoro è quello di far rivivere nell'opinione pubblica i diritti di una nazione illustre, ma non conosciuta». In questo lavoro, diviso in venti capitoli, l'autore tratta della geografia e della storia dell'Albania fino a Scanderbeg con sobria ma solida erudiziene, e poi fa un breve cenno della venuta degli Albanesi in Italia, dimostrando i vantaggi che ne provennero al Regno. Interessanti sono i cenni storici dei comuni italo-albanesi e del Seminario italo-aibanese di Palermo e del Collegio Ullano Corsini della Calabria e le brevi memorie sugli uomini illustri italo-albanesi. Sopra tutti sono interessanti i capitoli riguardanti la lingua, la poesia popolare, la letteratura, gli usi e i costumi albanesi. Il Dorsa chiude il suo sommario lavoro descrivendo lo stalo di allora dell'Albania e delle Colonie di Calabria e di Sicilia e manifestando i suoi pensieri su i loro futuri dentini. Cirolamo De Rada (1814-1903) volle anch'egli dare il suo contributo agli studi albanesi per quanto il suo ingegno non fosse adatto alle ricerche scientifiche, essendo egli nato poeta ed era già noto ai letterati italiani e stranieri per i poemetti albanesi Milosaat (1836) e Canti storici albanesi di Sera/ina Thopia (1836). Nel 1840 pubblicò sul giornale il Lucifero di Napoli un lavoro filologico: Divinazioni pelasgicfie con cui tentava di dimostrare la identità degli antichi pclasgi con gli odierni albanesi, tesi assai cara a quasi tutti gli italo-albanesi del tempo. Questa slessa opinione seguì il De Rada in tutti i suoi scritti pubblicali e ripubblicati fino agli ultimi anni della sua vila. Nonoslanle quindi alcune felici intuizioni nelle ricerche filologiche dovule oltre che al suo aculo ingegno anche alla conoscenza della lingua, il De Rada, come scrive il 00 Fervore di studi albanesi nei secoli XVÌÌl e XIX Marchiano, «nel movimento linguistico albanese, rimase uno sdegnoso solitario, nella persuasione fallace che bastasse la sua profonda conoscenza della lingua perché fosse in grado di far, con profitto, delle ricerche linguistiche». Domenico Comparetti in un suo articolo (1863) trattando di pubblicazioni albanesi, a proposito dei sopra ricordati autori, benemeriti per altro degli studi che con ardore coltivavano essi stessi e a cui incitavano anche altri dotti filologi italiani e stranieri, pur mettendo in rilievo la loro insufficiente preparazione scientifica per le ricerche intraprese scrive: «I nomi di Mascì (che aveva scritto nel 1809 un Saggio su l'origine, i costumi e lo stato attuale della nazione albanese) Crispi, De Rada, Dorsa sono noti ai cultori di cose albanesi, che nei loro scritti spesso trovano notizie interessanti». Dopo aver notato che questi e altri studiosi italo-albanesi non si mostravano molto informati dei metodi scientifici, dice che fra questi non vuoi comprendere il Signor Camarda «che sappiamo tener conto di tutti i lavori fatti fin qui su tal proposito ed aver perfettamente inteso lo stato della questione e quanto oggi la scienza aspetti o richieda da un buon cultore di tali studi». Demetrio Camarda (1821-1882), nacque a Piana dei Greci. Nel 1844, ordinato sacerdote, entrò a convivere nella Congregazione dell'Oratorio del suo paese natìo, donde poi si recò a Napoli nel 1845 come curato della chiesa greca. Ma nel 1848, venuto in sospetto di cospirazione coi liberali, fu espulso dal regno delle Due Sicilie dal governo borbonico e dovette rifugiarsi a Roma e poi nel Monastero dei Benedettini a Cesena. Nel 1852 fu nominato professore nel ginnasio di Livorno dove passò tutta la sua vita come parroco di quella chiesa greco-cattolica. Morì il 13 aprile 1882. G. I. Ascoli nei suoi Studi critici (1877) così scrive dell'opera del Camarda: «Nel campo strettamente isterico si muove un linguista che è italiano ed è epirota insieme: Demetrio Camarda, albanese di Sicilia, al quale dobbiamo il più ampio lavoro di grammatica comparata che abbia sin qui veduto la luce nella penisola. Il primo volume del suo Saggio di grammatica comparata sulla lingua albanese (1864) descrive e scruta tutt'intero l'organismo della lingua degli Schipetari... Il secondo volume che si annunzia come Appendice (1866) al primo, è un'antologia albanese ricca di illustrazioni fìlologiche, preceduta da un lungo e prezioso discorso letterario-storico, e seguita da un indice copioso che abbraccia l'opera intera... 11 suo libro gli assicura per sempre un bel posto tra gli albanesi, ed è un vero ornamento della letteratura filologica dell'Italia odierna». Già il Comparetti nel 1866 conchiudeva una sua nota critica sull'opera del Camarda dicendo che «e un lavoro serio che contiene molte buone cose. Ogni linguista volendo occuparsi dell'albanese non potrebbe dispensarsi di studiarlo». E veramente tutti coloro che dopo la pubblicazione dell'opera del Camarda si occuparono della lingua albanese, hanno studiato e assai fruttuosamente l'opera dell'illustre albanologo di Piana dei Greci. Dell'opera del Camarda si valsero specialmente E Miklosìch e G. Meyer. Fu attribuita al Camarda l'opinione che la lingua albanese non sia altro che un antico dialetto greco molto degenerato, mentre egli con la sua chiarezza abituale pur riconoscendo delle grandi analogie e degli intimi legami fra la lingua schipica e la greca, dice: «Intanto dopo il prezioso libro di Hahn, e più specialmente dopo che il sommo Bopp nella sua dotta memoria sulla lingua albanese ha pienamente dimostrato la colleganza dello schipico linguaggio con il comune ceppo delle lingue indo-europee, pare non sia più concesso di mettere in questione un siffatto giudizio, che sta ormai fra i pronunziati certi della scienza». 91 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese II Comparetti pure nel citato scritto rileva con precisione i risultati degli studi del Camarda dicendo: «II risultato a cui l'autore è pervenuto nelle sue ricerche è la parentela dell'albanese col greco». Molti appunti si possono fare all'opera del Camarda, del resto oramai superata dagli studi sull'albanese fatti dal Meyer fino ai giorni nostri, ma essa resta sempre come insigne monumento nella storia della linguistica albanese. Nel 1867 pubblicò la traduzione dello studio di Dora d'Istria; La nationalité albaTiaise d'après les chants populaires, dando un buon saggio di prosa letteraria albanese. Nel 1870 curò una raccolta di poesie albanesi in onore della stessa Dora d'Istria che pubblicò in un elegante volumetto. Il Comparetti nel fare cenno degli studi albanesi in Italia rilevando i meriti del Camarda e lo scarso valore scientifico dei lavori di alcuni altri italo-albanesi dice: «E qui convien confessare che già molti di essi si resero utili, tanto che può dirsi che le prime notizie sull'albanese siano venute dagli Albanesi d'Italia, che a preferenza dei loro fratelli di Epiro si mostrano desiderosi di far conoscere alla colta Europa il loro idioma». Infatti soltanto alcuni stranieri che per ragioni d'ufficio vissero a lungo in Albania cominciarono a studiare con vivo interesse la storia, la lingua, il folclore, l'etnografìa albanese, mentre gli abitanti della regione erano intenti a rivendicare con le armi la loro libertà e ad emanciparsi dalla schiavitù ottomana che li teneva immersi nella più fitta ombra dell'ignoranza. F. C. H. L, Pouqueville, console generale di Francia presso Ali Pascià di Giannina, fu uno dei più attenti studiosi della regione e del popolo albanese fra quanti viaggiarono nel passato in Albania. Nel 1805 egli pubblicò il sua Voyage en Morée, a Constantinople, en Albanie compiuto negli anni 1798,1799,1800,1801. Il terzo volume tratta dell'Albania in trentadue capitoli ed una introduzione di Barbié du Bocage intitolata: Descriptìon et histoire abrégée de l'Epire. Fin dal primo capitolo il Pouqueville richiama l'attenzione su d'un «posto alle porte dell'Europa e fino allora sconosciuto, di cui venivano scritte e pubblicate delle cose vaghe e fantastiche». Egli ricorda le vicende politiche di quegli anni e l'azione dei Francesi in Albania e fatto un sommario cenno su Ali Rascia, descrive quasi tutti i paesi di questa regione, il suo clima, i suoi prodotti, il suo commercio, le sue condizioni igieniche, i suoi usi e costumi, lo stato religioso. Interessante assai è la topografia di Butrinto, e la descrizione di Giannina, di Uscub, di Prizrend, di Scutari e delle città del Litorale. Anche nelle sue altre opere il Pouqueville si occupa largamente dell'Albania di cui studiò pure la lingua. Nella sua opera Voyage dans la Grece (1820-21) egli riporta una raccolta di appena 400 vocaboli e alcune osservazioni grammaticali sulla lingua albanese. Il 23 aprile 1819 egli donò alla Biblioteca del Re di Parigi il manoscritto di un piccolo lessico greco-albanese di Marco Bogari, l'eroe del risorgimento ellenico. Il Bogari lo scrisse a Corfù, nel 1809, presente il Pouqueville, come è detto in una nota autografa in testa alla prima pagina del lessico: Ce lexique est écrit de la mairi de Marco Botzaris a Corfou 1809 devant moi Pouqueville. Questo lessico fu pubblicato nel Kalendari Kombiar di Lumo Skendo nel 1926. Un indirizzo scientifico basato su lo studio della lingua diedero alle loro ricerche etnografiche il Leake (1814) e lo Xylander (1835). W. M. Leake infatti appoggia la sua opinio92 Fervore di studi albanesi nei secoli XVIII e XIX ne circa l'origine i; la discendenza del popolo albanese dagli antichi illirici-macedoni-epiroti, oltre che sui dati storici, su gli studi filologici intorno alla lingua albanese rhe egli conobbe meglio del Thunmann (1774). E quello che il T^ibnitz tra il 1705 e il 1715 potè soltanto intuire dietro l'esame di un centinaio di parole, cioè che l'albanese è una lingua affatto diversa dalle altre lingue, dalla greca, dalla latina, dalla slava, dalla tedesca e dalla turca, il Leake, il quale raccolse nel suo lavoro con il lessico del Maestro Daniele oltre duemila vocaboli e studiò la struttura grammaticale dell'albanese, potè dimostrarlo con argomenti linguistici e filologici che servirono in seguito agli albanologi dal Bopp al Meyer per determinare sicuramente l'appartenenza della lingua albanese al gruppo indo-europeo. j. Xylander nel suo lavoro intitolato: Die Sprache der Albanesen ode.r Schkipctaren (1835) potè fare meglio questa dimostrazione. Egli valendosi dei lavori grammaticali e dei lessici precedenti, potè esaminare un gruppo di circa 3500 vocaboli. Il Comparetti su l'opera dello Xytander scriveva: «Così dobbiamo rammentare che Da Lecce fu il primo a dar l'idea di una grammatica albanese e che questa grammatica, insieme con quel poco che notò Ix'ake, e le magre raccolte di vocaboli albanesi, fatte da Leake stesso, Bianco, Kavallioti, Daniel e Pouqucville, e la versione albanese del Nuovo Testamento, servirono di base a Xylander, che senza essere albanese e sen/a aver mai udito parlare quella lingua, seppe con .sì pochi sussidi fare il miglior libro che esistesse sull'albanese, prima che Hahn pubblicasse il suo». J. C. Hahn infatti con la sua opera Alhfinesiwhe Studiai (1854) rivelava meglio e più compiutamente d'ogni altro alla seien/a l'importante linguaggio albanese «oltre all'aver con vasta <* sapiente erudi/ione descritto i costumi e le condizioni presenti del |x>polo albanese, e le contrade da esso abitate, proseguendo con amore* il suo subietto per lunghi anni vissuti nel luogo stesso di cui la storia e la lingua ci soleva illustrare. Così riusciva di portare a compimento l'oftera da altri, e specialmente dallo Xylander, ini/iata; ma quel che è più (per usare una similitudine del Fallmerayer), egli sepjx1 dar vita, calore e movimento a ciò che innanzi di lui era (juasi unii fredda statua di marmo priva di vera e propria personalità. Infatti dojxi la pubblicazione del suo libro i dotti della (Germania si mostrarono impegnali ad approfondire le loro ricerche intorno agli Albanesi, e a sottoporre la lingua di essi al rigoroso sindacato della scienza (Camarda)». Nella prima parte di quest'opera è descritta l'Albania meridionale, centrale e settentrionale con ricchezza di notizie geografichc, storiehe e areheologiehe e con un'ampia raccolta di tradizioni locali e con larghe notizie intomo agli usi, costumi, credenze e superstizioni del popolo albanese. « l ' H a h n , deve principalmente, a mio credere --- osserva il Camarda slesso — l'interesse destato dalla sua opera a l l a prima parie storica e filologica, dove egli ha compilato il trattato migliore per ampiez/a e profondità dì dottrina che finora si conosca, intorno alla origine e ai costumi degli Schipetari». Un'altra interessante raccolta è quella del Reinhold: Noctes Pclasgir.ae vel symholae ad cognoscendas dialectos Cracciae Pclasgiras collatae eie. pubblicata in Alene nel 1855. Il Dr. Karl Heinrich Reinhold, nativo di Cottinga, nel 1834 fu fatto medico in una nave greca e da quell'anno si stabilì definitivamente in Crucia. Per più di 30 anni fu medico militare della marina greca di cui nel 1868 fu fatto Protomedico, carierà che occupò fino alla morte. Per il suo ufficio di medico fu in continuo contatto con i marinai greco-albanesi delle isole di Poros e di Idra e cominciò presto ad apprendere la lingua albanese che poi ebbe agio di studiare meglio durante una sua permanenza a Poros come sanitario. Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese La pubblicazione dell'opera del Hahn (1854) lo spinse a compiere e perfezionare lo studio del dialetto albanese di Grecia; e raccogliendo con paziente diligenza materiale linguistico fra quegli isolani, potè un anno dopo, nel 1855, pubblicare il suo lavoro. E un volume in 8° diviso in tre parti: la prima parte, oltre una pagina non numerata, col titolo e due pagine di prefazione, occupa 39 pagine ed è un saggio grammaticale del dialetto greco-albanese, che l'autore chiama nsA,aoyiKà. AióXsKTOt; TOU OTÓXoi) forse perché, per il gran numero dei marinai delle isole su nominate, nella flotta greca si parlava prevalentemente il dialetto greco-albanese; la seconda parte in 80 pagine è un ripóSpOU.»; Ae£,tKoC; nella terza parte vi è una raccolta di testi poetici in 28 pagine: ('AvOoXoyia - Aupà. KaÀaupiag ctc.); vi sono infine 4 pagine con l'alfabeto (Alphabetum physiologicum}. Altro materiale raccolse il Reinhold nei suoi viaggi perle varie isole greco-albanesi dall'ottobre 1855 all'aprile 1858, che doveva servire ad accrescere la raccolta delle Nwtes e come un supplemento dell'opera del Ilahn. Di questi supplementi fa cenno il Camarda al quale però restarono ignoti. Più fortunati furono il Meyer che potè servirsene nel V fascicolo degli Albanesische Studien ricavandone circa la metà delle 88 favole esopiehe in esso compresi:; ed Emilio Teza che, come scriveva nel 1881 sulla Rivista di filologia ed istruzione classica, venne in possesso di un vokmiello manoscritto di 200 pagine che il Reinhold aveva scritto ne] 1856 da gennaio a mar/o; è diviso in sei fascicoletti con titoli diversi secondo la varietà della raccolta. //. Hecquard, console di Francia a Seulari, nel 1858 pubblicò il suo libro: IILstoire et descripùon de la Haute Albanie, ou Guégarie., lavoro assai pregevole per l'esattezza delle notizie sloriche e per l'accurata descrizione geografica della regione e per le compilile informazioni su gli usi e le costumanze popolari tradizionali dell'alta montagna. l'opera, divisa in due parti, comincia con una dotta introdu/ione slorica intorno alle vicende politiche dell'Albania. La prima parte è dedicata alla descrizione dei vari distretti dell'alta Albania e della Montagna e dell'Albania centrale. l.a seconda |»arle, assai più interessante della prima, tratta della organizza/ione politica, delle imposto, della legge del sangue, dei costumi dei Malisori; dopo uno sguardo storico, si da notizia della divisione ecclesiastica della regione, delle missioni e delle condizioni religiose. L'ultimo capitolo è. dedicato all'esame e allo studio dei canti po[K»lari, riportati però nella sola traduzione francese. Dora d'Istria, pseudonimo di Elena Kolzow Massalsky figlia del Principe Michele Ghica, nata a Bucarest nel 1829 e morta a Firenze nel 1888, scrisse oltre 150 saggi e volumi, essendosi occupata di arte, di letteratura, di politica, di storia, di filosofia. In modo particolare essa trattò della etnografia e del folclore della Penisola balcanica, scrivendo inlorno ai Greci, ai Rumeni, ai Bulgari, agli Slavi, ai Magiari, ai Turchi, articoli e saggi nelle principali riviste d'Kuropa. Nel 1866 pubblicò nella Rwue des deu.r Monde* l ' o t t i m o saggio su La !\ationnfi/è aibanaijìfi d aprcs leu ckants populaires. Leu Albanais des deit,* còlés de r/^tirittlìque, iradotto in italiano da K. A rioni e in albanese da D. Camarda. Nello stesso anno uscì un suo breve scritto su Les écrirains albana ts de I Italie Meridionale, tradotto in italiano da Nicola Camarda (Palermo. 1867). Sulla Nuova Antologia * giugno 1868 e settembre 1870. pubblicò: Gli Albanesi Mussili ma ni, e dal 1870 al 1873 in Rivista Europea: Gii Albanesi- in Rumerda, raccolti in volume a Kircn/e nel 1H7.'5. I). Camarda diceva che Dora d'Istna non lasciava occasiono «di giovare con <^li scritti e con l'opera alla nazione albanese che gliene deve perenne rieonoseen/a». fervore di studi albanesi nei secoli XVIIi e XIX Abbiamo ricordato che il Camarda stesso raccolse in suo onore dodici componimenti poetici in lingua albanese, pubblicati in un volumetto nel 1870. Il merito dei citati scrittori di cose albanesi è grande perché con le loro opere hanno fatto risuonare in tutta l'Europa fra i dotti e fra gli uomini politici il nome di una nazione dimenticata e di una lingua poco o male conosciuta. Ancor più grande è il merito di essi per aver suscitato tra i fdologi e i glottologi del tempo un vivo interesse per le ricerche etnografìche e linguistiche e per aver spinto i competenti a rivolgere le loro cure allo studio della letteratura popolare albanese di cui si fecero preziose raccolte. Fr. Bopp fin dal 1843 aveva letto nell'Accademia di Berlino una dissertazione sui numerali e sui pronomi della lingua albanese, affermando la sicura appartenenza d'essa al gruppo indo-europeo. Questa sua asserzione la dimostra in seguito nel 1854 con una sua memoria in cui prende in esame tutta la lingua: declinazione, coniugazione, parti invariabili e formazione dei sostantivi, ricavando il materiale linguistico dal Bianco, dal Da Lecce, dal Nuovo Testamento (1827), dallo Xylander e specialmente dal Hahn. Fra le raccolte dei canti popolari italo-albanesi sotto ogni riguardo importantissima è quella di Girolamo De Rada pubblicata a Firenze nel 1866: Rapsodie d'un poema albanese, rac.t'.oile nelle (Colonie, del Napoletano, tradotte da Girala nw De Rada, e per cura di lui e di Nicolo Jeno de' Coronei, ordinate e. messe in luce. Poco prima Dora d'istria ne annunziava la pubblicazione con queste parole: «I canti ohe il signor De Rada deve mettere alla luce non saranno del genere di quelli ehe furono pubblicati dai signori de Hahn (1854), Crispi (1857), Biondelli (1856), Dorsa (1847), Ilecquard (1857), e Camarda (1866), ma formeranno una vera epopea nazionale di forma originale, il di cui soggetto sarà la storia dei fwtrioti albanesi ehe caddero per la lil>ertà e per l'incivilimento cristiano». Lunghe e faticose ricerche dovette fare il De Rada per raccogliere questi canti, nel tempo (iella sua gioventù ancora diffusi nelle Colonie italo-albanesi. F,gli stesso nella Prejazionc all'edizione pubblicata nella sua rivista Fianiuri Arberit (La bandiera dell'Albania), dice che, uscito appena dal Collegio di S. Adriano, nel 1833 cominciò a raccogliere queste rapsodie. Alcune raccolse in S. Cosmo dalla sua ava materna e da qualche vecchia dello stesso luogo, altre a S. Demetrio e nel suo paese natio, Macchia. «Quando nell'anno 1845 Irovommi in Napoli Demetrio Camarda, e moslrommi un manoscritto di un quindici canti, (rovaio nel Collegio albanese di Palermo.... come li vidi ne conobbi subilo la favella dei nostri paesi». In seguito ne raccolse altre di Cerzeto, di Piataci, di S. Sofia, ed ebbe anche una raccolta «di fra Antonio Sanlori delle Colonie di là del Crati». «Ma —aggiunge il De Rada —ebbi ad andare indovinando jwr sceverarle dalle aggiunte, aiutato da altri esemplari ohe io |>osscdeva e da alcuni squarci che ricordavami cantar mia madre ai mìei fratelli nella cuna... Nell'anno 1866, ordinato con Nicola Jcno da S. Demetrio, quelle che avevamo, Niccolo Tommaseo ci die' mano a poterle slampare a Firenze. Come altri, a cui ci volgevamo invano, Ki non ci conosceva. Ma questi ebbe in mezzo a tanti, anche più glorificati, del suo temjx), il fato, direi, d'avere a sostenere con sue mani tuttoché tornasse ad onore dell'Italia». Le Rapsodie del De Rada sono divise in tre libri: a) Gli Albanesi allo stato libero; b) Gli Albanesi in guerra eoi Turco; e) (ili Albanesi v i n t i e in esilio. Svolgimento storico della cultura t della letteratura albnuesf «La prima parte, che comprende XX canti, rende mirabilmente i costumi di un popolo cavaliere, quando la cavalleria nei resto dell'Europa era già morta; d'un popolo forte e leale, selvaggio nell'odio, sublime nell'amore, ospitale, credente fino alla superstizione, guerriero e poeta ad un tempo. l^a seconda, anch'essa di XX canti, esprime l'odio e il disprezzo albanese contro i Turchi invasori; è il racconto geniale di tutti gli eroismi, di tutte le glorie della guerra d'indipendenza. La terza parte, composta di XXXII canti, è ispirata ai lamenti, ai desideri, ai rimpianti, alle aspirazioni degli esuli; ivi lo strazio ineffabile di una nostalgia infinita, sposato alla fede più cieca, più costante, nella prossimità del ritorno, nella immancabile felicità della riscossa (G. Schirò)». Quasi tutti i critici anche ammiratori del De Rada negano che le Rapsodie possano riguardarsi come le membra del poema na/ionale, e lo stesso De Rada nell'edizione pubblicata nella sua rivista b'iamun (1883) non parla più di poema, ma soltanto di canti popolari raccolti in luoghi diversi, di varia provenienza, di contenuto non meno vario, che egli divise in tre libri con un suo personale criterio di distribuzione, e financo cambiò il titolo primitivo in Rapsodie tuizianali. La pubblicazione delle Rapsodie giovò sopra tutto a richiamare l'attenzione dei letterali e degli scrittori più celebri dell'Europa sull'Albania e sul popolo albanese che giaceva dimenticato sotto il giogo ottomano, e Nicolo Tommaseo, che ne torco qua e là la versione italiana, con la sua autorità rese ancora più interessante l'avvenimento, che, insieme alla pubblicazione dell'opera del Camarda, segnò senza dubbio l'ini/io di una nuova era per la vita intellettuale e morale della nazione di Scanderbeg e In un passo assai importante per il progrosso degli studi lellerari e linguistici albanesi. U De liada con la rivista pubblicava un'appendice a parte intitolata: Biblioteca albanese su cui uscivano a puntate le sue opere, come lo Rapsodie o quelle di altri autori; egli raccoglieva e stampava insieme il lessico, pensando senza dubbio alla compilazione del vocabolario albanese. Eutimia Mitko di Coreia pubblicò nel 1878 in Alessandria d'Kgitto VApe Albanese ( AXfìavÌKf| MéXlOOa): raccolta di canti di ogni parte dell'Albania e delle Colonie per stimolare i suoi connazionali a studiare la lingua materna per il progresso civile (iella patria. #** Tulle queste pubblicazioni venute alla luce nel corso del secolo XIX servirono, come è stato osservato, a svelare alla opinione pubblica europea la Nazione albanese, a farne conoscere la storia, a studiarne le tradizioni e la letteratura popolare, a indagarne la lingua. (iià gli stessi Albanesi, che mai avevano perduto la coscienza nazionale, cominciavano a svegliarsi dal lungo torpore che aveva impedito loro di guardare diritto alla meta e di unirsi in unico patto contro tutti i nemici interni ed esterni per rivendicare la libertà jKililica f. l'indipendenza della loro patria. Dernetrio Camarda, nel 1866, nel suo Discorso preliminare all'Appendice poteva scrivere: «Ma sembra che oramai l'idea del principio nazionale incominci a penetrare anco fra gli Albanesi, tanto musulmani quanto cristiani; e quindi non tarderà forse ad aver fine il dilaniamento delle congiunte razze traco-pclagische della [X'nisola greco-ilhnca. la cui discordia ha desolalo finora a profitto di una straniera barbara signoria quelle I ielle contrade. (Ìli Albanesi musulmani non ignorano del tutto la loro cristiana origine e in molti luoghi vivono in perfetto accordo coi cristiani loro compatrioti, e si uniscono a loro nel celebrare alcune feste sacre». CAPÌTOLO SETTIMO VERSO LA LETTERATURA NAZIONALE 1. Primi tentativi di collegamento dell'attività linguistica e letteraria - 2. Per L'unificazione dell'alfabeto prima del Congresso di Menastir (1908). 1.— Primi tentativi di collegamento dell'attività linguistica e letteraria. - 11 fermento culturale linguistico letterario di cui si è parlato, comincia a dare i frutti, non solo col risveglio nazionale dei primi decenni del secolo XIX, ma anche con l'amore della lingua in ogni parte oramai coltivata e studiata e adoperata in traduzioni e scritti originali in prosa e in poesia che preludono il periodo letterario del risorgimento politico dell'Albania. Fra gli albanesi del nord, come si è visto, si diffondeva la cultura della lingua per mezzo delle scuole tenute dal clero cattolico e si propagavano libri religiosi, stampati per lo più a Roma, che servivano indirettamente ma efficacemente a tenere desta l'idea della patria e a preparare il terreno per una più intensa e più elevata attività linguistica e letteraria non più esclusivamente chiesastica. Nell'Albania meridionale e centrale, fra gli ortodossi, si rafforzava sempre più il convincimento che la cultura della lingua nazionale era l'unico argine contro i tentativi subdoli e aperti dei nemici della loro patria. Il movimento culturale albanese fra i musulmani, iniziatosi verso la fine del secolo XVIII, si intensificò e si avvicinò al movimento generale dai primi anni del secolo XIX fino ai nostri giorni per confluire anch'esso nella grande opera di rigenerazione nazionale. «Po nuk duhet harruar — scrive N. Ressuli - se lévizja myslimane è'shte e para lèvizie laifte e kultures shqipetare, dhc sikur vjershetoret e saj t'ishin kuidesur me tcper per lérimin e qerimin e gjuhès dhe per shtypjen e vepravet te veta, do t'a kishin prire te paken nja dyqint viete lèvizjen e Stambollit». A Costantinopoli viveva una numerosa colonia albanese formata da uomini politici e di cultura che rappresentavano nella capitale turca le varie regioni dell'Albania, delle sorti della quale molti di essi cominciavano già a preoccuparsi in vista della precipitosa decadenza dell'impero ottomano. Le pubblicazioni di Costantino Cristoforidi che dal 1866 fin quasi alla sua morte vennero alla luce appunto a Costantinopoli, giovarono fortemente a far sorgere nell'animo di quegli albanesi il desiderio di emancipare la nazione dalla schiavitù culturale turca e greca poiché vedevano la loro lingua elevata a dignità letteraria nelle opere dello scrittore di Elbasan. Questo diffuso desiderio degli Albanesi di Costantinopoli fece sì che nel 1870 il governo turco fosse indotto ad annunziare la nomina di una commissione per stabilire un alfabeto albanese per le scuole che si diceva di doversi aprire con l'appoggio del governo stesso, che poi di fatto non fece nulla. Facendo eco all'attività nazionale di Contantinopoli, un grande incremento alla propaganda patriottica diedero in questo tempo gli Albanesi residenti in Egitto, in Rumenia e altrove i quali cominciarono a organizzarsi in circoli e associazioni aprendo semole in lingua albanese. 97 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese Nelle Colonie italo-albanesi, dove mai era venuta meno la tradizione linguistica e letteraria, si andava sviluppando, a fianco della produzione religiosa chiesastica, una produzione popolareggiante e riflessa con intendimenti artistici per dare una letteratura all'Albania e per elevarne il prestigio politico agli occhi dei dotti e dei diplomatici della Europa. Un coro di consensi a favore della Nazione albanese e generali voci di simpatia per il popolo di Skanderbeg si levarono in Italia e in tutta l'Europa alle prime pubblicazioni letterarie del De Rada e alla comparsa dell'opera scientifica del Camarda; e i dotti di ogni paese rivolsero i loro studi alla lingua e alle tradizioni e alla letteratura popolare di questa antica razza adriatica fino allora dimenticata e quasi ignorata o considerata soltanto come una trascurabile appendice degli slavi e dei greci o come appartenente alla razza turca, secondo le mire politiche di chi aveva interesse di parlarne. Anche fra gli albanesi di Grecia, per opera di due magnanimi e generosi patriotti, non accecati della megalomania panellenica, si cominciò a parlare delle rivendicazioni nazionali albanesi: Panajot Kupitoris prima e Anastasio Kullurjoti dopo, sfidando pericoli e minacce e richiamando alla memoria dei Greci le benemerenze degli Albanesi verso la loro Nazione, coi loro scritti tentarono di indurre il governo ellenico ad aprire scuole per gli Albanesi del Regno e ad aiutare l'Albania a conquistare la libertà e l'indipendenza. Da tutte le parti però si sentiva urgente il bisogno di unire le forze intellettuali all'unico fine di combattere l'ignoranza dominante in Albania con la scuola e con la stampa per rialzare le condizioni politiche e civili del popolo risvegliandone e consolidandone la coscienza nazionale. Mano mano che si fa più vivo il desiderio della libertà politica e si fa più urgente il bisogno della cultura, si vanno sviluppando le relazioni tra i più ardenti patriotti di ogni parte dell'Albania e delle Colonie, e si stabiliscono contatti e si danno intese per una attiva propaganda e per la diffusione della conoscenza della lingua nazionale come unico strumento efficace per tale propaganda. 2.— Per l'unificazione dell'alfabeto prima del Congresso di Monastir (1908). - E perciò mentre gli antichi scrittori avevano risolto, si può dire, ognuno per conto suo il problema dell'alfabeto e dell'ortografìa, avendo usato quelli del nord l'alfabeto latino, con pochi segni speciali, per far leggere le loro opere religiose fra i cattolici; e l'alfabeto greco quelli del sud perché questo era noto ai cristiani ortodossi; e gli scrittori musulmani l'alfabeto turco o arabo; ora si facevano tentativi di dare alla lingua un alfabeto unico e, secondo alcuni, un alfabeto nazionale che non fosse né greco né latino né arabo. Su questo argomento è molto utile consultare il paziente studio del R Justin Rrota: Per Historin e alfabetit Shqyp (1936). Abbiamo avuto occasione di accennare ai due antesignani di questa tendenza di liberare la lingua albanese dalla necessità di ricorrere all'alfabeto di altre lingue, foggiandone essi uno che avesse caratteristiche proprie: Kostè Beratasi che stabilisce un alfabeto di 37 lettere tolte dal greco, dal latino e dal cirillico, cercando di ridurle ad una certa somiglianzà fra loro; e il Maestro Teodoro di Elbasan il quale stabilì un alfabeto di 57 lettere per potere rappresentare in iscritto tutte le varietà dei suoni della lingua albanese. A proposito di quest'ultimo alfabeto, detto di Elbasan, G. Pekmezi in una lettera del 3 settembre 1926 a Lumo Skendo afferma che lo trovò ancora usato quando nel 1901 andò ad EJbasan per studiarvi quel dialetto e per fare indagini appunto intorno a quest'alfabeto. Egli 98 Verso la letteratura nazionale dice di avere trovato alcuni manoscritti fra cui quelli di un certo maestro Dimitri Andrea Fina, morto verso il 1875, il quale adoperò Fantino alfabeto nei suoi lavori: traduzioni di sermoni e canti ecclesiastici dal greco, brani di traduzioni dai classici latini, una parte della grammatica del dialetto di Elbasan, e una raccolta di parole per un vocabolario albanese. II Pekmezi prometteva in questa lettera la pubblicazione di questi documenti linguistici e aggiungeva che, dopo accurati studi sull'alfabeto, era venuto alla conclusione che esso non era altro che «alfabeti greqisht kursif te shekullit XVIII, Ì slilizuarè individualisht». Un altro tentativo per diffondere un alfabeto speciale fu fatto verso il 1845 da Naum Veqilkarxhi nato nel villaggio di Bredhas di Vithkuqi verso gli ultimi anni del secolo XVIII. Nel 1836 si fa scrivere da un amico una lettera circolare in greco moderno diretta ai ricchi e ai colti albanesi ortodossi, ai quali dopo avere esposto le tristi condizioni in cui versa l'Albania, rivolge un caldo appello perché prendano cura di diffondere l'istruzione e di far studiare la lingua patria unico mezzo per fare progredire la nazione. Così solo si può evitare che molti escano dal territorio albanese e vadano a confondersi con gli altri popoli in cerca di migliori condizioni di vita. Questo documento di grande importanza storica e nazionale, che meriterebbe di essere ripubblicato, uscì la prima volta sul giornale Drita di Sofia, e poi, testo e traduzione albanese, nell'anno 1906 su Kalendari Komblar. Esso si chiude con queste parole: «Eshte kohe te hapim syte e te mejtohemi me thele e me burrcrisht, te kè'mbejèmé sistem, duke mare si shémbell qè tashtì e tutje kombet e tjere me té mbaruare nde botét. Ashtu qe edhe ne me ndihmén e Perèndise, shpresonj se dote vihemi mbe radhet e kombeve te fisnikè'shme. E duke pasur tè'rè keto ndèné sy, le te marim udhèn e mbare e te drejte me kuraje, me durìm e me vullnet (Kal. Komb. 1906 - pag. 53}». Il Veqilharxhi fin da allora è chiamato il creatore del nuovo alfabeto albanese. E da ritenere che già al 1836 avesse reso noto e forse pubblicato il suo alfabeto. Nel 1844-45 pubblicò una specie di sillabario con il suo alfabeto che non trova riscontro con gli altri prima o dopo adoperati per l'albanese e che appunto per la sua difficoltà non ebbe diffusione se non limitata e per breve tempo a Corcia e nei dintorni. Il titolo della sua opera è questo '.Fare in- abetor shqip - per - djem nismetore - nxjiere e vene nde dritè toni herèn - e pare - per djem te vegjel - me nje te zgjedhur nga disa gjè te mirash - e te fitimshme prei - Naum P. Veqilharxhi - Bredhasi - nga Bythftuqi i Kolonjes - Mot'i dyte 1845. Questo sillabario contiene alcuni brani di lingua scelti per gli esercizi di lettura per i fanciulli e per coloro che volevano apprendere la lingua materna. Questo benemerito patriotta a un suo nipote, che studiava a Vienna e che diceva di non trovare menzione dell'Albania nelle antiche storie, scriveva da Bucarest in data 7 aprile 1846 una lunga lettera in albanese in cui esortava il giovane a studiare meglio la storia che egli non aveva bene studiato nelle scuole greche e avrebbe trovato che anche l'Albania ha la sua storia gloriosa, la sua lingua con tre sistemi di alfabeto (greco, latino e speciale) e i suoi scrittori, fra i quali ricorda gli italo-albanesi Giuseppe Crispi e Girolamo De Rada. Il Veqilharxhi morì a Costantinopoli e si crede che sia stato avvelenato dai grecomani per le sue idee e per il suo zelo nel diffondere il culto della lingua albanese. Si parla anche di un alfabeto di Frasheri e di altri alfabeti rimasti ignorati, come i precedenti, per la difficoltà di apprenderli e quasi l'impossibilità di stamparli. Così fu litografato forse a Costantinopoli nel 1861 (?) un alfabeto con lettere turche di un certo 99 Svolgimento storico della cultura e delia letteratura albanese Daut Boriai di Scutari; un altro sillabario interessante per la storia dell'alfabeto uscì a Bucarest in data 20 aprile 1877 con questo titolo: «Pellasgjika, shhip aplla atlfamtar. Vasil Dhimitri Ruso, linduré ndè Vllai shkrojti kètò gramati. U a dhuron diemve ndc Shqipèri. Me ithika edhe me thrishqefthika. Té i méscine edhe te i kené se shume pè'rpara <lo té vene. Bukaresht. 2 Aprilin - 1877». È un sillabario con letture morali e religiose di pagine 104, scritto con un alfabeto formato su la base dell'alfabeto greco. C. Cristoforidi nel 1872 pubblicò a Costantinopoli due opuscoli contenenti l'uno l'alfabeto albanese con lettere latine per i gheghi e l'altro con lettere greche per i toschi, poiché è noto che egli adoperava l'alfabeto latino nelle versioni bibliche in dialetto ghego e l'alfabeto greco in quelle losche. In Italia dove fin dai primi decenni della venuta degli Albanesi nel sec. XV si scrisse e si stampò qualche libro nella loro lingua, col rifiorire degli studi di albanologia nel secolo XIX si trattò anche del sistema di scrittura più conforme alla natura di quella lingua. Il De Rada (1836) senza discutere molto sul riguardo adoperò l'alfabeto latino, con qualche espediente per poter esprimere i suoni albanesi che in questo alfabeto non hanno segni corrispondenti. Vincenzo Dorsa nel ricordato suo libro, Su gli Albanesi ricerche, e pensieri (1846), fa un breve cenno della storia dell'Alfabeto albanese senza però mostrare il suo personale giudizio sulla maggiore o minore bontà di ciascuno di essi. Il P Antonio Santori nei brevi Cenni grammaticali premessi al suo libretto: Chréshteu i Sfiejteruare - 1855, osserva che, per l'albanese, «l'alfabeto semplice, in generale, sarebbe il latino, ma perché non adempie da sé a tutti i bisogni della lingua da scriversi, vi accorrerebbe meglio l'alfabeto greco; nondimeno dacché la maggior parte delle lingue di Europa sì servono dell'Alfabeto latino con delle modifiche e combinazioni più o meno, mi son determinato seguire questo sistema ormai noto e generale; ed ho presa dal greco la sola lettera theta». E dati alcuni chiarimenti sui gruppi adoperati conchiude con la giusta osservazione che «meglio è dunque scrivere uno che due segni laddove si può senza maggior fastidio. Del resto i Grammatici venturi la penseranno meglio». Il Camarda, come si sa, nella sua Grammatologia (1864) adoperò l'alfabeto greco, perché «coll'adoperar questo, diceva, io mi conformava alla pratica degli Schipetari medesimi, che quelle lettere adottano generalmente (tranne gli Scodriani), ed in ciò sono imitati dai dotti d'Europa»; e parlando dei metodo di scrittura seguito nel suo lavoro dire che esso «è nella sostanza lo stesso metodo introdotto dall'Hahn (modificando quello del N.T.) e generalmente adottato dagli altri in Germania e in Grecia, il quale pure a me sembra il più completo e ragionato». Ma quando egli si accinse a raccogliere e a pubblicare le poesie composte da autori delle varie parti dell'Albania in onore di Dora d'Istria, restò male impressionato della molteplicità degli alfabeti adoperati, diversi l'uno dall'altro, e comprese la necessità di stabilire un sistema di scrittura uniforme per tutte le regioni e per tutti i dialetti, perché «a me sembra, scriveva precisamente nell'introduzione di quel libretto ove tratta Della scrittura albanese, che siccome è necessità prima ad un popolo che voglia crescere nella civile unione, il possedere un metodo di uniforme scrittura, così non meno indispensabile addivenga l'ottenere un siffatto metodo per modo che sia altrettanto facile, quanto razionale». Egli senza nascondere la sua preferenza per l'alfabeto greco, per amore della unifor100 \i-fo la Irllrratura nazionale inìtà necessaria e per facilitare la diffusione dello studio della loro lingua fra «li Albanesi, di fronte alla strana e dannosa discordanza nel rappresentare eon lo scritto il proprio idioma, nel 1860, pubblicò un fascicolo intitolato: Alfabeto generale Albano-Epirolico ere. «il quale non venne male accolto dagli intelligenti sì nazionali eome esteri», proponendo due soli alfabeti uno r.on lettere; latine e uno con lettere greche., senza rieorrere «a caratteri diversi da quei che trovansi in qualunque tipografia, ed insieme obbedendo ai dettami delle leggi fonologiche». Nel nome <ii Dora d'istria dunque il Camarda fece un primo tentativo d'unificazione dell'alfabeto nelle poesie raccolte (1870) da ogni parte dell'Albania in onore della scrittrice benemerita della [Nazione albanese di cui proclamò i d i r i t t i dinanzi all'opinione pubblica europea. 101 CAPITOLO OTTAVO IDEE E FIGURE DEL RISORGIMENTO E DELL'ALBANIA INDIPENDENTE Maestri - Pubblicisti - letterati - Linguisti - Trattatisti - Mecenati. I,a storia del risorgimento nazionale nel tramandare alle future generazioni i nomi degli eroi che lottarono, soffrirono e morirono per liberare la patria dalla dominazione straniera, deve assai spesso registrare i nomi di pubblicisti, maestri, professionisti, letterati e signori che abbandonando gli agi e la pace della famiglia, gli alti e decorosi impieghi governativi, la tranquilla attività professionale, e alternando la lotta sulle montagne impervie con le aspre battaglie combattute noi giornale e col libro, debellarono non solo il nemico secolare che con le armi in pugno teneva sotto il giogo la nazione, ma, cercando di arginare l'opera deleteria dell'ellenismo e dello slavismo, anche un nemico più pericoloso e più insidioso, cioè l'ignoranza che teneva il popolo nella più umiliante condizione morale e civile. Questi uomini messisi a capo della rivoluzione subirono decisamente persecuzioni, carcere ed esilio e misero in pericolo la loro vita, condividendo disagi, privazioni e rischi con i più umili combattenti, contadini, pastori e nidi montanari, i quali si sono visti insorgere, combattere e riunirsi a migliaia e a decine di migliaia in minacciosi comizi armati non solo per resistere ai progetti di spartizione del territorio nazionale, ma anche per protestare contro l'imposizione dell'alfabeto arabo per la loro lingua e per chiedere al Governo dei Giovani turchi scuole e libertà di stampa durante le famose rivolte dal 1909 al 1912. In questi anni s'incontrarono sulle montagne di ogni parte dell'Albania uomini di ogni regione e di ogni ceto convivendo durante le tragiche giornate della vigilia in fraternità di armi, sorretti dalla viva speranza di liberare la patria; in questi anni si rinsaldò la coscienza nazionale del popolo mentre maturava e si accelerava il tempo dell'indipendenza; in questi anni si strinse l'unione nazionale fra gheghi e toschi, fra cristiani e musulmani, fra analfabeti e intellettuali ispirati tutti dal solo ideale della Patria che scuoteva gli animi dal torpore secolare e apriva i cuori alla visione di un luminoso avvenire. Tutto questo risveglio era dovuto all'opera imperterrita e costante degli scrittori di libri e di opuscoli, dei redattori di giornali e di riviste, dei pazienti eroici fautori della scuola. Essi spesse volte sacrificarono le esigenze dell'arte alla urgente necessità della propaganda, ma per i loro scritti e per i loro versi, talvolta artisticamente men che mediocri, linguisticamente sempre interessanti, meritano di essere ricordati, almeno i principali, nella storia della cultura e della letteratura, essendo stati essi i primi a dirozzare la lingua, a sistemare l'ortografìa, a regolare la morfologia e la sintassi, spianando così la via agli scrittori e ai poeti che esprimono con le loro opere e con i loro versi l'anima del Risorgimento, e cantano la patria libera dal giogo straniero e avviata a nuova vita con l'indipendenza. 103 Svolgimento storica della cultura e ilella lettera! A. Kullurjoti nacque nel 1822 in un quartiere di Atene chiamalo Plaku, perché ira i più vecchi dolla città e abitato ancor oggi da Albanesi che parlano la loro lingua almeno ira \ pareti domestiche; suo padre fu un eroico combattente caduto per l'indipendenza ellenica, II Kullurjoti compì i suoi studi in Atene e ancor giovane si recò nell'America del Nord. dove apprese parecchie lingue e potè con serenità e senza pregiudizi conoscere meglio la sua ria/ione di origine che meritava di essere aiutata a scuotere il giogo ottomano. Tornato in Grecia con queste idee, egli cominciò a farne propaganda affrontando con singolare coraggio la viva e pericolosa opposizione dei Greci per i quali il panellenismo religioso e politico doveva unire tutti gli ortodossi della Penisola balcanica sotto l'unico grande impero greco-bizantino ricostituito sulle rovine dell'Impero Turco. In questo ambiente e precisamente in Atene il Kullurjoli fondò nel 187*) il ricordai*» giornale: 'H <J>tovr] Tffe 'AXpccvìa;; (Zeri i Shqiperise). Il programma suo era: a) la fondazione di un partito nel parlamento greco; b) l'apertura di scuole albanesi per gli albanesi del Regno di Crocia; e) il risveglio dell'Albania per scuotere il giogo turco. Kgli visitò tutti i luoghi della Grecia dove si trovavano albanesi Tacendo una attiva propaganda per ridestare in mezzo a loro il sentimento nazionale. Perseguitato perciò dal suo governo, essendo egli suddito greco, da Atene si trasferì a Bucarest per propagare le sue idee anche nella forte colonia albanese che viveva in Kumenia. Ma anche qui il governo greco continuò a perseguitare il Kullurjoti il quale si rifugiò in Argirocastro dove però con la connivenza delle autorità turche fu arrestato per ordine del console greco e condotto a (-oriti. Liberalo tornò in Atene e ancora per poco tempo potè svolgere la sua attività, perché arrestato e gettato in carcere vi morì non senza sospetto di veleno nei primi mesi del 1887. Il Kullurjoti era convinto ehe lo sviluppo dell'idea nazionale albanese poteva operarsi soltanto con lo studio della lingua nazionale per cui era indispensabile stabilire un alfabeto. Perciò nel 1882 stampò in Atene un alfabeto per lo studio del dialetto albanese parlato in Grecia, e per dare un sussidiario ai genitori e un manuale di letture ai giovani vi aggiunse poesie, fiabe, leggende, raccolte dal popolo accompagnandole con la tradii/ione in greco, e tradusse dal greco il libro di lettura: Klumèsh per foshnja. Il Kullurjoti fece sentire la sua voce di protesta contro le decisioni del Congresso di Berlino che aveva assegnato alla Grecia la bassa Albania e l'Epiro: di qui hanno avuto origine l'odio e le persecuzioni dei Greci contro quest'uomo che desiderava una fraterna unione greco-albanese. I,e idee del Kullurjoti, quali risultavano dalle sue pubblicazioni, erano chiare e ben note. Il governo greco ha il dovere di aiutare la formazione dell'unità e la conquista dell'indipendenza dell'Albania con la quale deve stringere una fraterna alleanza. K del resto nell'articolo terzo dello statuto della società da lui fondata <"• fletto; «La Società: Oi 'AXpctvo'l à5eX(pOÌ ha per scopo lo sviluppo e la cultura della lingua albanese e in genere l'educazione morale e spirituale del popolo albanese». P. Domenico Piisi fondò e diresse dal 1891 la rivista religiosa dei PP Gesuiti: FÀ^ija i Zfmers Jezu KrÌJihtit, e vi collaborò assiduamente fino alla sua morte (1914), diffondendo tradotti in albanese molti canti sacri popolari. Dal 1908 alla parte prevalentemente religiosa di questa rivista si aggiunse una seconda parte di cultura generale e di nozioni varie. 104 liìee e figure de! Risorgimento e ili'! l'Ai baiila indipendente Collaboratore assiduo di questa seconda parte fu il V. A. Xanoni il quale, vi pubblicò molti scritti di vario argomento, alcuni racconti e romanzi, originali o tradotti da altre lingue. Nel 1914 la prima parte di questa rivista cominciò a uscire col titolo: Lajmtari i /A'ììiers Jfzn Krifhtil e la seconda parte in fascicoli separati di grande formato col titolo: Perpetrimi, pubblicatosi per circa tre anni; contiene importanti documenti storici e lelterari, articoli di storia, di letteratura, di politica e di cultura generale, oltre racconti, romanzi, poesie, per cui si può considerare tra Ir più pregevoli pubblicazioni periodiche. Direttore del Perptirimi, a cui collaborarono i più noti scrittori cattolici, come il I? Fishta e il R V. Prennushi, fu il P (ijon Bazhdari, nato a Sculari nel 1877 e morto ancor giovano il 27 dicembre 1915, accurato studioso di storia come lo dimostrano i documenti inediti pubblicati sul Perparimi. «Una schiera di valenti scrittori, sacerdoti, secolari, persone eminenti in ogni grado, gesuiti, giovani albanesi studenti nelle varie università estere, attratti dall'ideale così degno r dalla amicizia di quell'anima cara che fu i! R Bazhdari, si iecero collaboratori del nuovo |>eriodico. E il Perpannii nei suoi |M>elii anni di vita, Ironcata dalla tragica scomparsa del fondatore, |>erilo nel guado del Kiri, si acquistò meriti notevoli nel campo letterario e nella causa nazionale». P. Ì'T, C,cnovizzi, gesuita italiano morto a Sculari nell'aprile del 1937, in collaborazione con R Stefano Zadrima fondò la Vcpra Pijore di cui compilò il programma e di cui per un ventennio fu direttore, rendendola un organo vivo della cultura nazionale. Introdusse la lingua albanese nell'insegnamento delle scuole medie, superando le molteplici difficoltà, politiche ed cconomiche, che si opponevano alla sua attua/ione. In pochi anni le scuole orano provviste di un buon numero di libri di testo per cura del P (renovi/zi il quale trovò i mezzi economici necessari per la stampa e i collaboratori per la loro compilazione. Il R Genovinzi dal 1897 al 1920 lu più volte direttore di El^ija o Lajmtari e quindi è da annoverarsi fra i veterani della stampa: egli e lì R A. Xanoni resero quella rivista una vera palestra letteraria scrivendovi in una lingua pura dai vocaboli turchi che abbondavano negli scritti precedenti. Aggiunsero alla rivista la parte culturale: Piesa e // Kulturore. Questo R Gesuita italiano destò la meraviglia di quanti lo conobbero per la perfetta conoscenza della lingua albanese che parlava o scriveva come se fosse nativo dell'Albania. Antonia Argondizza, italo-albanese, fu diretlore del periodieo Ili i Arbrcsh&vet che si pubblicò nel 1896 in esecuzione dei deliberali (lei Primo Congresso linguistico Albanese tenuto, sotto la presidenza di Girolamo Uè Rada, a Corigliano Calahro nel 1890. L'Argondiz/a uomo di svariata cultura, sacerdote e predicatore, scrittore e poeta fu studioso della lingua albanese e delle questioni politiche riguardanti l'Albania, e [lercio fu designato a dirigere quel periodieo che fu poi sostituito dalla Nazioni* albanese (1897) di Anselmo Lorecchio. Col labore in molti giornali e riviste scrivendo articoli di vario argomento e trattando di folclore albanese specialmente nella Rivista delle tradizioni popolari e nel giornale // popolano di Corigliano Calabro. Nel 1890 fu in Spagna, in Francia e negli Stati Uniti dove iniziò la pubblicazione del giornale: L'emigrato italiano. Nel 1902 visitò anche l'Albania. Come studioso del folclore fu amico e corrispondente di uomini illustri del tempo fra i quali Angelo De Cubernatis e Pasquale Villari. 105 Svolgimento storico della cultura f della letteratura aìhanese Naequc il 26 marzo 1839 a S. Giorgio Albanese e morì il 5 marzo 1918. Compì i suoi studi nel Collegio di S. Adriano, in S. Demetrio Corone, e vi fu per qualche tempo professore. Di lui ci resta un volumetto di poesie giovanili, una pubblicazione sul Collegio di Sant'Adriano, parecchi scritti linguistici e folcloristici e alcune poesie nel dialetto albanese del suo paese natio che egli adopera puro dagli idiotismi e con rara maestria nella composizione dei versi e nel succedersi delle rime. Una buona poesia è quella pubblicata la prima volta nella seconda parte dell'antologia degli Scrittori albanesi, Tirana 1841, intitolata: Pa Mè'mè. Anselrno Lorecchif), nato nel comune italo-albanese di I^llagorio (Catanzaro) il 3 novembre 1843, studiò legge alla Università di Napoli, ma si dedicò ben presto agli studi albanesi. Prese parte principale al movimento politico e culturale suscitato dal De Rada con le sue pubblicazioni e con la sua instancabile attività; fu presidente del Congresso di Lungro (1897) e eletto [^residente della Società Nazionale Albanese ne divenne anche munifico patrono, pubblicando a sue spese opere letterarie e linguistiche di giovani studiosi. 11 I .orecchio, galantuomo senza macchia, onesto a tutta prova, lavorò fino alla morte per un ideale che in parte vide tradursi in realtà, professò una fede incrollabile per la rinascita della Nazione di Scanderbeg e vagheggiò una fraterna collaborazione italo-albanese. Scriveva il I orecchio: «Sulla bandiera, cho a nostro sommo titolo d'onore ci veniva affidata da Girolanw De Rada, bandiera colorata nelle tinte dell'odio giustificato e irreconciliabile contro tutti i nomici dol nome o dell'onore albanese, scrivemmo fin dal primo apparire de La Nazione Albanese i due motti: Albania per gli Albanesi - Adriatico mare italiano e albanese senza mai pencolare, né patteggiare, né lasciarci allucinare da transazioni di sorta». E si può dire che mai il (orecchio mutò bandiera. Il suo pensiero sempre coerente è consacrato nella imponento collezione dello ventisette annate de La Nazione Albanese e nelle sue opere: La questione Albanese (1898), II pensiero politica albanese in rapporto agli interessi italiani (1904), L'Albania (4 volumi) e altri scritti apparsi su diversi periodici. La collezione de La Nazione Albanese è un tesoro inestimabile di documenti, di notizie, di scritti storici politici letterari linguistici, dei più noti scrittori albanesi e italo-albanesi. Ansolmo Lorecchio scrittore e poeta egli stesso, accolse nella sua rivista articoli e poesie anche di giovani scrittori che accrescevano il gruppo dei cultori della lingua e della letteratura albanese. iAÌ Nazione Albanese uscita nel 1897 si pubblicò fino alla morte del Lorecrhio avvenuta il 22 marzo 1924. Krixto Luarasi, apostolo della stampa albanese, maestro, giornalista, scrittore, editore dedicò il suo ingegno, le sue energie, tutta la sua vita alla causa nazionale. Aveva cominciato la sua attività editoriale in Rumenia nel 1896, con la tipografia Mbrolhesija che un anno dopo trasferì a Sofìa dove iniziò la pubblicazione di libri scolastici, libri di lettura, opuscoli e giornali. Dal 1897 al 1920, che si può chiamare il primo perìodo dell'attività editoriale del Luarasi, pubblicò, oltre ai giornali, più di 150 libri ed opuscoli distribuiti in gran parte gratuitamente. Nella tipografia del Luarasi furono stampati i libri di insigni patriotti: Papa Kristo llarallambi Negovani, Hil Mosi (Sakoli), Mi hai Grameno, Lurno Skendo, Spiro Dine, G. Qiriasi e altri, e furono ristampate le opere di Naim e Sami Frasheri. 106 Idee e figure del Risorgimento e dell'Albania indipendente II Luarasi stesso, pubblicò e diresse il giornale LÌTI e Shqìpèrisè, fonte ricca di notizie storiche per quel periodo di tempo fra i più interessanti per il movimento nazionale. Ma l'opera a cui resta legato il suo nome è il Kalendari Kombiar pubblicato per circa un ventennio (1897-19] 5) in collaborazione con Lumo Skendo. Kalendari Kombiar è una ricca collezione di scritti storici, letterali, linguistici, folcloristici, una specie di enciclopedia. Gli editori sostenuti dalla fede viva nei futuri destini della Nazione, ogni anno diffondevano fra i loro connazionali questo volumetto che portava in tutti gli angoli della Albania e dovunque vivesse un albanese la fiamma ardente dell'idea nazionale e la parola augurale e piena di speranza per l'avvenire della patria. Fra le pubblicazioni letterarie anche mediocri di questo periodico, ci sono scritti in prosa e in poesia che possono essere raccolti come saggi non trascurabili della letteratura albanese. L'attività patriottica editoriale di Kristo Luarasi non può rimanere sconosciuta per gli Albanesi, i quali a questo instancabile propagandista dell'idea nazionale, fin dai tempi più oscuri della Albania, devono ogni gratitudine per gli eroici sacrifìci sostenuti per amore della patria. Il Luarasi negli ultimi anni della sua vita si trasferì a Tirana dove è morto, lanciando al figlio, che tuttora la gestisce, la benemerita tipografìa. Kost. J. Trebicka, editore insieme con Kristo Luarasi del Kalendari Kombiar dal 1897 fino al 1900, fu tino dei principali organizzatori della Colonia di Sofìa e presidente di quella Società Deshira e della Società Gjergj Kastrioti, Nel 1937 venne a Tirana come membro della commissione che rappresentava gli Albanesi di Bulgaria nelle feste celebrative del 25° anniversario dell'Indipendenza. Il Trebicka collaborò in vari periodici con scritti vari e alcune sue poesie si trovano pubblicate nella raccolta di Vis. Dodani Mjalt'e Mbletésè (1898), e nel 1908 pubblicò la traduzione albanese del dramma: Genoveva, in cinque atti. Collaborò anche nella memoria storica stampata in occasione del 25° anniversario per cura della Colonia di Sofìa: Shìinime Historike (1893-1937). Vissar Dodani compì i corsi della scuola-greca di Korga nel 1878. La lettura del libro di E. Mitko, uno dei rarissimi in lingua albanese in quel tempo, gli ispirò l'amore alla lingua patria e così compose alcune poesie patriottiche per cui ebbe le prime molestie da parte della polizia turca e dei grecomani. Si decise pertanto di emigrare e nel marzo 1880 si rorò a Bucarest e si unì noi più ferventi patrioti di quella Colonia albanese i quali fuggiti dall'Albania avevano formato un centro di attiva propaganda. Il Dodani ardente fautore dell'unione di tutti gli albanesi, musulmani e cristiani, in un solo gruppo nazionale, diventa membro attivo della Società Drita (1881) e inizia la sua carriera giornalistica scrivendo anche sui periodici rumeni intorno alla questione albanese. Egli, per poter lavorare con maggiore libertà e senza restrizioni imposte ai sudditi stranieri, nel 1896 chiede la cittadinanza rumena. Il 10 maggio 1897 esce il primo numero del giornale Shqipèria fletè e perjaveshine a Bucarest, diretto dal Dodani e da J. Meksi. Questo giornale vivace e battagliero riunisce tutti gli Albanesi sparsi nel mondo nell'unico ideale della libertà e della indipendenza dell'Albania. I,a collezione di questo giornale che si pubblicò fino al 18 giugno 1899, costituisce la fonte più completa per la storia del movimento nazionale in Rumenia e nel mondo, in quei due anni. 107 Svolgimento storico della cultura e tieììa letteratura tilt II Dodani si era messo in corrispondenza con gli Albanesi di C ostanti no poi i, d'Egitto, d'Italia e di Bulgaria, diffondendo dovunque il suo giornale e raccogliendo i mezzi per mandarlo in Albania gratuitamente coi libri che si stampavano in quel tempo a Bucarest; u Korga mandava i libri al patriota Jovan Kosturi al quale i greci assassinarono il figlio Spiro. Ne 1915 si renò a Ginevra e poi quando si formò il Comitato Nazionale Albanese, in quella eittà sotto la presidenza di Turkan Pasha, ne fu fatto segretario. Vissar Dodani in una lettera scritta a Sotir Ghica da Ginevra nel Novembre 1918 ricorda che da Bucarest si era messo in corrispondenza con gli italo-albanesi Zef Schirò, Gabriel Darà, Anselmo Ix?recchio, Anton Krispi che eollaborarono al suo giornale, l'ultimo con una raccolta di Ti- Thena che poi furono pubblicate nel libro Mjalt' e Mbletes dello stesso Dodani. Nel 1898 pubblicò il suo libro: Mjalt'e Mbletes voi. in 12° di circa 150 pagine - Bucarest v - Stipèshkronja e Shqiptar&vet. E una raccolta di poesie e di qualche prosa in gran parte tratte dal suo giornale Scfiperia e da Albania del Konitza. Egli dice che le ha raccolte in volume perché nei periodici si perdono e nessuno le cerca per leggerle. In gran parte sono poesie del Dodani, altre di Minai Eehova, Thoma Abrami, Zisi V. Ziko, E. Mitko, J. Vreto, Pashko Vasa, Faik Konitza, Giuseppe Schirò, Gcg Postrippa, Koto Hoxhi, N. Frasheri, Kr. Luarasi e altri. Tradotto dallo stesso Dodani in albanese c'è la conferenza di Kosmo Serembe: Àlcksandri i Madhi Shqipe.tarl. Nei 1903 e in seconda edizione nel 1905 pubblicò un volumetto in 12° di 70 pagine: Tringellim Serice Zìizurevet - Bucarest - Vjershe Satirike. Nel 1910 pubblicò la traduzione albanese del Trovatore, melodramma di Salvatore Cammarano, musicato da G. Verdi. II Dodani tradusse in albanese alcune novelle arabe di Dervish Abdul Bekiri: Halima apo Perralie Arabishte — Korge — voi. in 16° di 130 pagine. Nel 1930 fu pubblicato a Costanza (Rumenia) il libro del Dodani intitolato: Memorjet, e. rnija - Kujtime tiga shvillimet e para te Rilindjes te Kombit Shqipe.tar ride. Hukuresht - volume in 8° grande di 200 pagine. Attraverso la lettura dei documenti contenuti in questo volume e della corrispondenza coi più celebri patrioti - Sami e Naim Frasheri, J. Vreto, E. Mitko, Pandeli Vangjeli, J. Erebara, G. Mcksi, Eumo Skendo, A. Crispi, G. Conforti, A. Lorecchio, G. Schirò, Eeonidha Nac_i, Faik Konitza, Kr. Luarasi, Sotir Ghica e molti altri - si può ricostruire la storia della cultura e del giornalismo prima e dopo l'indipendenza dell'Albania. V. Dodani morì a Bucarest il 16 marzo 1939. Jorgji Meksi, il Nestore dei giornalisti albanesi, trascorse alcuni anni in Atene dove compì i suoi studi specializzandosi nel giornalismo. Spinto dall'amore verso la patria, andò a stabilirsi a Bucarest e da allora si dedicò alla causa nazionale. Fondò e diresse col Dodani il giornale Shqipèria (1897). Il Meksi si può chiamare il signore della penna: la sua attività fu sempre un apostolato per salvare l'Albania dalla schiavitù politica e dalle tenebre dell'ignoranza. Ha scritto di vari argomenti con competenza perché egli era uomo di varia e larga cultura. Trattò spesso la questione della lingua e della scuola, scrisse alcuni articoli di storia del giornalismo albanese e ha studiato la situazione politica dell'Albania con serena obbiettività senza perdere mai di vista i reali bisogni e le modeste possibilità dello Stato Albanese sia in relazione alla sua vita interna sia in riguardo ai suoi rapporti internazionali. 10H Idee e figure del Risorgimento e dell'Albania indipendente Collaborò assiduamente al giornale Demokratla che si pubblicava in Argirorastro e ha scritto interessanti articoli sui periodici di questi ultimi anni; per qualche tempo fu anche Direttore della Demokratia. A proposito di una pensione assegnata al patriota veterano che è vissuto in decorosa povertà, su] Tornori del 16 gennaio 1942 si parla di questo uomo tanto benemerito della patria e fra l'altro si dice: «Meksi i 1942 èshte pò ay i 1897 es, typi i atdhetarit modest. Stima qe deftohet kundrejt tij gzon te math e te vogel, sepse penda e lij na ka nderuar e na nderon perpara Botè's». Meksi è morto il 26 gennaio 1942 in Argirocastro dove da parecchi anni viveva lontano dal turbine della politica nella tranquillità dei suoi studi e con la soddisfazione di (iividere coi poveri il suo modestissimo assegno mensile. «Jeta e Mcksit si patrio! edhc si gazetar é'shté nje kurore e ndriture perpjekjesh dhe veprimesh, qe e véne ne radhè'n e pare te atyre qe punuan pareshtur per idealin t'one kombetar (Vatra Shqieptare - Janar - Fruer 1942)». ìbrahim Mehmet Naxhin (1868-1928) con lo pseudonimo di Dervish Mima di Struga, occupa uno dei primi posti nella storia del giornalismo albanese. Fin dalla sua gioventù, prima in Albania e poi in Rumenia, lavorò perla propaganda nazionale e nei vari giornali da lui diretti e fondati sostenne la causa albanese di fronte ai nemici di ogni specie. Prese parte principale ai Congressi degli Albanesi tenuti a Bucarest nel 1898 e nel 1902, dove egli parlò coraggiosamente della necessità di dare l'autonomia all'Albania. Nei primi anni della sua permanenza a Bucarest fu fatto presidente del Circolo degli Studenti Albanesi. Nel 1905 passò a Bruxelles dove fondò la rivista Albania scritta in albanese e in francese. JNel 1909, per avere esposto per la prima volta dai tempi di Scanderbeg, la Bandiera Nazionale fu condannato a quattro mesi di carcere. Nel 1909 presiedette il Congresso di Elbasan e nello stesso anno cominciò a pubblicare a Costantinopoli il giornale Shqipetari, di cui era redattore Hil Mosi, in albanese e in turco, che, più volle sospeso, potè vivere solo per alcuni mesi; il Ilima fu imprigionato per motivi politici. Prese parte al Congresso di Trieste (1913), di cui fu eletto Vice Presidente, e poi seguì con vivo interesse gli avvenimenti dell'Albania fino alla sua morte (1928). Dervish Hima fa il primo Direttore dell'Ufficio Stampa in Albania creato nel 1920. Milo /)uci, morto nel dicembre del 1933 nel Cairo dove trascorse gran parte della sua vita e dove svolse la sua attività di giornalista e di scrittore, fu uno dei più ardenti patrioti della Colonia d'Egitto che insieme con Andon Zako ((^ajupi), con Joan H Vruho e con Filippo Shiroka tenne desto il movimento nazionale e lavorò indefessamente per la causa dell'Albania e per lo sviluppo letterario della sua lingua. Nel 1897 era presidente della società Vllazeria e Shqiptarèvet te Egjiptit. Nell'ottobre del 1900 cominciò a pubblicare nel Cairo il giornale Besa-Besen. Diresse il mensile Toska uscito a Minia Alto Egitto nel 1901 - Fletè e pérmuajshme shqipe. Vegle Kombètare; nel 1904 insieme con Thoma Abrami cominciò a pubblicare il giornale Besa nel Cairo, redatto in albanese, in francese, in greco e talvolta in turco per estendere la propaganda a favore della eausa nazionale. Nel 1914 pubblicava il giornale Zana a Durazzo, e nel 1925 il settimanale Bisedimet nel Cairo. Il DUQÌ fu anche lodato scrittore in dialetto tosco. Con lo pseudonimo Lulo Malesori pubblicò pregiati scritti letterari in varie riviste e alcune buone liriche si leggono in 109 Svolgimento storica della cultura e della letteratura albanese Diturija di Lumo Skendo del 1909: Hap gjine nette", Dhe mjafton, Do t'e mbesonje, Mos pyet, e Trendafdi dhe varri riduzione da Viktor Hugo e Buk'e mallèkuar imitata da Guy de Maupassant, in ottave, ricca di insegnamenti morali e sociali. Nel 1910 fu annunziata la pubblicazione di una raccolta di liriche del Duej: fMte dashurije. Nel 1922 pubblicò il dramma in tre atti: E thèna; nel 1923 il romamo: Midis dj grash e nella stesso anno un dramma ridotto dal francese in due atti: / Bir'i Begul; e poi a Costanza in Rumenia: Nderi dramma in tre atti; e un breve dramma in un solo atto: Martoju Bir. Thoma Abrami nel 1903 a Sofìa dirigeva il giornale Vetetima che usciva due volte la settimana con un programma nazionale combattendo coloro che ostacolavano la propaganda patriottica e che impedivano la diffusione della lingua albanese. Collaborò nella rivista Albania, del Konitza, nel giornale Drita di Shahin Kolonja, nella Shqiperia di V. Dodani che usciva a Bucarest e poi nel giornale Perlindja Shqipètare pure di Bucarest. Fu delegato di Corcia al Congresso di Monastir (1908). Nel 1904 dirigeva con Milo Du(;i nel Cairo il mensile Besa, che continuò ad uscire, con qualche intermittenza, per alcuni anni diretto dal solo Abrami. Nel 1922 era redattore della rivista mensile pedagogica o letteraria edita per cura de] corpo insegnante di Corcia: Perlindja Aresimtare. Thoma Abrami giornalista, maestro e scrittore di prose e di poesie non si stancò mai di fare la propaganda patriottica prima dell'indipendenza girando per le Colonie, da Sofia a Bucarest, dall'Egitto a Costantinopoli, e poi nella patria libera e indipendente. Molte poesie compose Abrami, alcune si leggono nella raccolta del Dodani: Mialt'e Mbletèsè. Nel 1925 pubblicò un romanzetto drammatico: Gabimi i Tmeruar tradotto dal greco; nello stesso anno pubblicò Histori e Sabah Dettarti tradotta dall'arabo. Jashar Erebara, di Dibra, andò a studiare nell'Università di Bucarest proprio nel periodo del maggior fervore albanese quando N. Nagi con l'appoggio del Governo Rumeno potè aprire una Scuola Normale Albanese, e studiò anche la lingua patria. Entrato nella burocrazia dell'Impero ottomano, il governo lo depose dal suo ufficio perché insegnava la lingua agli albanesi. Collaborò in tutti i periodici del tempo, e nel 1905 cominciò a pubblicare in Egitto il giornale Albanija che poi trasferì a Belgrado scrivendovi in albanese e in serbo. Prese parte attiva in tutti i comitati rivoluzionari e nel 1911 fondò il settimanale Shkupi che si pubblicava a Uskub, tenendo desta la fiamma dell'Idea Nazionale fra quelle popolazioni che poi rimasero fuori del territorio dello Stato albanese costituito dalla diplomazia d'Europa. Jashar Erebara non cessò mai la sua attività a favore delle regioni irredente del Kossovo e fu eletto deputato al Parlamento albanese dove fece sentire la sua voce perché il Governo patrio si curasse di salvare quella regione dalle barbare vessazioni dei Serbi. Sotir Peci di Dardha (Corcia) si laureò in fisica e matematica nell'Università di Atene e fin dal 1906 si stabilì negli Stati Uniti, dove il 2 giugno dello stesso anno iniziò la pubblicazione del settimanale Kombi di Boston. Il Peci fu al Congresso di Monastir come delegato degli Albanesi d'America e di Bucarest. Insegnò nella Scuola Normale di Elbasan e nelle scuole di Corcia. Nel 1912 pubblicò una grammatica albanese e altri libri scolastici. Nel novembre 1913 sfuggì alle persecuzioni elleniche recandosi da Corcia a Valona dove già era stato collaboratore di Ismail Qemal. Nel giugno del 1914 fu nominato direttore delle scuole di Corcia. 110 Idee, e figure dei Risorgimento e dell'Albania indipendente Nell'assemblea di Lushnja (1920) fu fatto Ministro della Pubblica Istruzine e nel 192] fu eletto deputato di Corcia. Prima dell'avvento al governo di Fan Noli era uno dei reggenti dello Slato Albanese. Nel luglio 1924 dovette abbandonare l'Albania dove potè tornane soltanto dopo alcuni anni. Mentre il Peci era Ministro dell'Istruzione passando per Roma, per recarsi a Parigi, così scriveva di lui il Kuvèndi del 7 marzo 1920: «Fedele propagandista dell'idea albanese, lavoratore instancabile nel tempo buono e nel cattivo, uomo di onore e di morale irreprensibile, il Prof. Peci personifica il soldato della Nazione Albanese». Il Peci come uomo politico seguì con fede le sorti della sua parte, ma è giusto riconoscere in lui un benemerito patriota del risorgimento dell'Albania e un onesto e colto rappresentante del giornalismo e della cultura nazionale. JosifG, Pani nato nel 1868 a Dardha (Corcia) e morto a 66 anni, fu uno dei più attivi membri della Società Vatra di America dove si reeò per la prima volta nel 1904. Dopo una breve visita in Albania nel 1907, tornò in America, per rimpatriare nel 1922. Fu collaboratore di Sotir Peci nel Kombi e poi di Faik Konitza nel Dielli, dove scrisse assiduamente. Nel 1910 sullo stesso giornale fece una campagna contro i grecomani i quali ostacolavano l'insegnamento della lingua albanese a Dardha e in altri paesi. Nell'agosto del 1913 scrisse un articolo: Ciletjanè Shqipètarèt nacionalistè, contro i turcomani e i grecomani che tanto danno arrecavano alla causa nazionale. Nel 1917 pubblicò a Worcester Mass. un giornale intitolato Sazani, e poi nell'anno 1920 a Watertown Mass. un altro intitolato Drejtesia. Alla morte del Pani, Faik Konitza scrisse al figlio di lui Vasil Pani, allora presidente della Vatra (1934): «Zoti Josif Pani ish njè Shqiptar me karakter te shèndosh, njè' nacionalist me ndjenja te kthiellta, njè hashkèpunètori im i vjeter, dhe njè mik i patundur». Joan R Vruho si deve annoverare fra i pubblicisti e i propagandisti che maggiormente contribuirono a diffondere all'estero la conoscenza della causa albanese e a formare in Albania la coscienza nazionale. In uno dei primi articoli pubblicati su Liri e Shqipèrise di Sofia segnala il pericolo che gli ortodossi fossero attirati dai Greci e che gli albanesi musulmani cadessero sotto la influenza dei musulmani d'Egitto, Così sorse la società Bashkimi che riunì in un sol fascio tutti gli Albanesi della Colonia di qualunque religione e fede religiosa. Il Vruho collaborò in molti giornali e riviste anche dopo il 1912 e nel 1909 fondò, come è stato detto, il giornale Rrufeja e un altro Shkopi. Compose anche dei versi, fra cui una serie di distici dì buona fattura Vajtim per Naini Frashérin e altre poesie pubblicate su Kalendari Kombiar e altrove; ma l'opera sua più interessante, come scrittore e polemista, sono gli articoli pubblicati nel suo giornale e nella Liri e Shqipèrisè, con una prosa vivace, battagliera, persuasiva sempre ispirata ai reali interessi della Nazione. In data 4 novembre 1910 dall'Egitto il Vruho indirizzò ai deputati albanesi nel parlamento turco una lettera aperta la quale fu pubblicata su Lirija di Salonicco (24 nov. 1910 n. 104) e recentemente su Leka (anno TX - II - I gennaio 1937). In essa con coraggio e con sentito amor patrio sono esposte le tristissime condizioni morali e materiali in cui versava l'Albania: «Istruzione, cultura, strade, poste, telegrafi, stampa, che è il più urgente dei bisogni, sono tutte parole vuote di senso, ma ricordatevi, dice, che, come tutto il corpo soffre anche quando è 111 Svolgimento storico delia cultura e della lettera! ammalato il dito mignolo della mano o di un piede, così tutto l'Impero è in grave pericolo per l'abbandono in eui si è lasciata una sua provincia e in modo speciale quando questa provincia si chiama Albania, una delle nazionalità migliori e più valide dell'Impero turco». Il Vruho si occupò anche della lingua albanese e dell'importanza nazionale del suo insegnamento e del suo sviluppo letterario. In un articolo in data 31 marzo 1911 su Liri e Sqipèrisè scriveva in proposito: «Nga gjithe rreziqel qe rrelhojne sot Shqiperine, vetem ne nje gje shohè'm shpè'limin'e saj: ne shkrim e ne kendim te gjuhes se Popullit. Kur té mesojnè te shkruajn' e te kcindojne gjuhén e lyre te rinjt'e djemuria, atéherc mundim te themi plot gojen se me le vè'rlet shpetoi Shqipè'ria». Dall'Egitto collaborava nel Kuvendi di Roma. Morì nel settembre del 1931 in Fayum (Egitto) dove viveva fin dalla sua giovinezza. Aveva 60 anni. Josif Bageri Rekas del Dibrano è uno dei soci fondatori della Società Deshira (1893) di Sofìa, dove nel 1909 cominciò a pubblicare il giornale: Skqipeja e, Shqipenis, che poi si chiamò Shqiponja e. Shqipènis, di piccolo formato ma battagliero che trattava tutte le questioni politiche con molta audacia. Il Bageri collaborò in molti periodici e le sue poesie sono sparse nel Kulendari Kombiar, in Liri e Shqiperisè\l giornale Drita di Sofìa. Nel 1910 pubblicò un libro di lettura con prose e poesie assai interessanti per il contenuto e per il particolare dialetto adoperato dall'autore; Kopè'sht Malsori msime te shqiptarvete dhe vjershd. Nel 1914 dirigeva a Durazzo il settimanale: Ushtimi i Krujé's. Lcf Nosi fu uno dei promotori del congresso di Elbasan del 1909, quando fu fondata la Scuola normale di eui egli fu anche direttore. Nel 1910 pubblicava il Torrioni, organo di questa Scuola Normale. Nel 1911 condannato per motivi politici fu tenuto in carcere a Brussa per alcuni mesi. Nel governo provvisorio costituito da Ismail Qemal il 28 novembre 1912 fu Ministro delle Poste e Telegrafi e fece anche parte del governo provvisorio costituito da Turkhan Risha nell'Assemblea di Durazzo il 15 dicembre 1918. Nel 1919 fu eletto membro della delegazione Albanese alla Conferenza della pace a Parigi sotto la presidenza di Mons. Bumei. Nel 1918 promosse con Dervish Hima, Filip Papajani, A. Xhuvani la fondazione del Qarku letrar a Elbasan, con programma letterario culturale, per cui sorsero la rivista Ko~ pesht Letrar, una Biblioteca e un museo. Scrisse assiduamente in questa rivista. Mei 1924 pubblicò a fascicoli i Dokumenta Hìstorike da servire per la storia dell'Albania. Lef Nosì raccolse i documenti ufficiali e qualche memoria storica intorno alle operazioni militari durante la guerra balcanica (1912), intorno alla proclamazione dell'Indipendenza albanese (1912), alla sollevazione contro Wied e l'occupazione serba (1915), al Congresso di Elbasan (1916), all'occupazione austriaca, all'occupazione italiana, al Congresso dì Tirana (1918), al Congresso di Durazzo (die. 1918) e ad altri avvenimenti che si riferiscono alla creazione e alla organizzazione dello Stato albanese, Lef Nosi nella Prefazione dice che, essendo egli in possesso di tali documenti, per paura che andassero perduti, si decise a pubblicarli in fascicoli per utilità degli storici di questo interessante periodo della storia dell'Albania. Spera di poter pubblicare tutti questi documenti nella lingua originale, avendoli soltanto pubblicati nella traduzione albanese. 112 «(ioti la pubblica/ione di questo periodici) — avverte — non si vuole né criticare né lodare l'opera dell'uno o dell'altro personaggio politico, ma si vuole soltanto mettere alla lune i documenti che si riferiscono alle vane lasi dello sviluppo politico della nostra nazione». I. et' \osi ha fatto una ricca raccolla (li letteratura popolare e del folclore rii Klbasan e dintorni, e lavora per un lessico che potrebbe dare un buon contributo al vocabolario della Iniua nazionale. Mili» Soti.r Carni nolo anche con Ì pseudonimi tornatiti i, ('jon Zeza. I). '/òcAc/.s-, Zekttii. e co! nome A. Carri, è un veterano del giornalismo e dell'insegnamento albanese e scrittore di racconti e novelle e di buone traduzioni letterarie dalle lingue straniere e specialmente dal RISSO, essendo egli vissuto per molli anni in Odessa di dove mandava i suoi arlicoli e le sue versioni e qualche poesia ai vari giornali albanesi che si pubblicavano nel lempo anteriore alla proclamazione dell'indipendenza. lui redattore dei giornali Liri e Shqipi;risi; di Sofìa (191 1-1915), e. Atilkcu di Costati/a I 1912-1914). doli a boro nel Dirlli di Boston e nella varie annate del fai (enduri Kombìnr. Mi collaboratore assiduo del giornale Cazctti >• Kor^c.s e in particolare del suo supplemento letterario: /',' jM'rdvjdri'shnija e Cazetes .sv Aorrr\e uscì dal primo gennaio 1927 per circa due anni, Collaborò anche nel Kui't'ruli (1918) di Itoma; e il primo marzo 1921 cominciò a pubblicare a Corcia la rivista Iclteraria mensile Sfikendija che uscì per due anni scrivendovi novelle, poesie e racconti in maggior parte tradotti da altre lingue: e nel 1922 diresse il periodico satirico /ckthi liscilo a (lorcia per sua iniziativa. Nello stesso anno 1922 era redattore del bisettimanale, di Torcia Zeri i Popullit. 11 Gurra scrive in forma linguisticamente correità, però talvolta il suo stile è freddo < • dimesso, pur non mancando nei suoi scrini agili narrazioni e descrizioni. La maggior parte della sua produzione e delle sue versioni è sparsa in giornali e rivisle. ma una buona scelta potrebbe essere pubblicata in volume come buon contributo della prosa narrativa. Altri vohimelti furono pubblicali a Sofia e altri a (.orcia Rrejenjd - Sofìa Ì912: (',ni'n e Mainisi'' (RrPfcrtjc - Sofìa) 1912; Taborl prcj Shqipetari'sh ni;r radhi;t r nshterisi1' don- shtri'ngutir. Morirli <lhe Safifri. Rusalbd - Drammi di S. A. l'uskin - Corda 1924: b'shatdri /Dirti - 1927- Nel 1938 [>ubblicò a Tirana in elegante volume 22 racconti col titolo: l'iagi't e ffurljflil. (Trt-ffime), impressioni di vita vissuta in paesi stranieri. Sono racconti di cui alcu- ni erano stali pubblicali in giornali, riviste, ealendari, opuscoli fin dal 1008. K»ti> linvhi ( 1 8 2 ) - 1805) poeta popolareggiante o popolaresco nato a ( t )cslorat nel 1924. visse nel tempo quando pochi, in Albania e fuori, sognavano di vedere la loro paIria, tanto martoriala e tanto calpestata, libera e indipendente. Kgli dedicò le sue forze ed i suoi averi per diffondere la scuola e l'insegnamento popolare con la lingua patria. Morì a Qcstorat nel 1895, quando si preparava ad aprire una scuola albanese a Janina per cui aveva ottenuto l'autorizzazione del Governo turco. l.a maggior parte delle sue poesie sono pubblicate nel volume Valet e Detit, 1908 di Spiro Dine; qualche poesia si legge in Mialt'c Mblcles di Dodani e in Dciìiokrtitia. Roto Koxhi fu Ira i promotori della società Drita di Coslanlinopoli e collaborò per la compilazione dell' Alfa bel a re e gjuhese skoifx* (1879) co! Vasa e con J. Vreto. Deniokratia ilei 28 maggio 1932 in un articolo commemorativo così scriveva: «Koto I loxhi esilio nga te paret qé kendoi ne popull gjuhé'n e embel shqipe me vjershat e tij te bukura. Se e'Iare patrio! ishte dhe sa e donte Shqipcrine Koto Hoxhi, mjaftou te permendim kè'tu fjalei e lìj te thèna gjashtedhjete vjet me pare: - Per mua njerzit me te !iq dhe rnè (e poshter s'jaue as kusarè'l as kulilel, as genjcshtarot, pò ala qe mohojne racé'n dhe koinbesinc <• lyrc -». Pelro I\ini I^Htrasi, nato a Luarasi nel 1865. studiò anche a Qostorat dove apprese a leggere e a scrivere la lingua albanese da Kolo I loxhi. Presto si diede- all'insegnamento e per quattro anni insegnò greco a Kolonja. ma nello stesso tempo insegnava la lingua albanese. Il vescovo del luogo allora proibì ai fedeli di avvicinarlo. Petro N i n i continuò la sua opera e. tenne aperta per due anni una scuola a Krseke (1887-1889), e fu tra i primi maestri di lingua albanese, insieme con Pandeli Sotiri, a Corcia verso il 1889-1890. Diplomato a Monastir, con l'aiuto di Naim e Sami Frasheri, ottenne da Costantinopoli il permesso di aprire scuole e tra il 1889-1892 ne aprì cinque: a Kolonja. a Gostivisht, a Luarasi. a Voditza. a Selenica, chiuse poi per ordine del governo stesso, che lo perseguitò sempre, poiché egli continuava a insegnare l'albanese dovunque si trovasse, in chiesa o in piazza o in case privale, e propagava e diffondeva i libri che si stampavano in quesla linguali Vescovo di Kosturi lo scomunicò ed egli scrisse i) suo libro: Malfami i sh.knmjai:i't shqipe pubblicalo a Monastir nel 1911. Questo libro, scritto in greco e in allianese. è la dcx'iimenta/ione di questa scomunica della lingua e dei patrioti albanesi perché contiene le due lettere del Metropolita di Kosturi de! 1892 contro coloro che insegnavano o imparavano la lingua albanese. Quando il Governo di Abdul Hamid nel 1902 chiuse la scuola albanese di Torcia e lece arrestare il maestro N. Nac,i e i sostenitori della scuola furono esiliati nell'Anatolia, Petro N i n i fu mandato a Saloniceo per essere gettato in carcere, ma salvato dagli insorti Macedoni potè tornare a Corcia e luggire di là in America. A Buttalo costituì la prima Società Albanese: Mairi memedheut, e si diede a lare una grande propaganda nazionale. Nel 1908 ebbe sentore che Mihal Grameno e altri patrioli erano tra gli insorti, tornò dall'America a Sofia, per unirsi a loro. Proclamata la costituzione dei Giovani Turchi passò in Albania per farvi la propaganda e diffondere libri e giornali. Per due anni tenne ]a scuola a Negovani nonostante le minacce del governo turco e le persecuzioni dei grecomani. Nel secondo Congresso di Monaslir (1910) Pelro N i n i Luarasi sostenne con coraggio i diritti degli Ortodossi Albanesi di fronte al Governo turco e alle gerarcbie della Chiesa. Questo zelanle fautore dell'insegnamento della lingua albanese morì non ancora cinquantenne nell'agosto del 1911, quando ancora poteva lavorare per lo sviluppo della Scuola Albanese che egli giustamente riteneva indispensabile come mez/n di propagazione della cultura, della civiltà e della libertà dell'Albania. La sua morte improvvisa, con fondato sospetto di avvelenamento da parte dei Greci, fu compianta da t u t t i i patrioli. Un lungo articolo commemorativo pubblicò Liri e SknifìiirLl<i: il 19 settembre 1911, e il Katvndttri Kombutr del 1912. /issi V. Ziko di Bcllkameni e Sai ih Butka, collaboratori di vari giornali e di Ka le ridar i Kotìifjiar, ardenti patrioti e fautori della scuola per cui composero buoni libri, piansero la liìff e figure <lrì Kisorgimento e dell'Albania indipendente morto del Luarasi con duo canti bene ispirati: Vdekja e Shfìirt-engjè'llit e Vdjtim per Pelro A. Lunmsi. lì Nlnit La prodn/ionc letteraria di Fi N. Luarasi non ha grande importanza, ma ira le poesie pubblicate in riviste e giornali non manca <|iialcuna bene ispirata. Mairi me meri he ut, una lirica in sette quartine, è la manifestazione dei più delibali sentimenti verso la Patria. (ìerasinw Qinnzi verso i! 1800 da Monastir, dov'era nalo da genitori di Kolonja. si trasferì a Corcia come rappresentante della Società biblica di Londra. Coadiuvato dalle sorelle Sevasli e Parasqovi aprì la prima scuola f e m m i n i l e albanese che poi ebbe grande sviluppo, e diede buoni f r u t t i per la preparazione della donna albanese dal punto di vista nazionale. Cerasi mo Qiriay.i fu autore di buoni versi e di libri scolastici, e nel 1899 pubblicò a Bucarest il primo trattato di fisica in lingua albanese. Alla sua morte il fratello Giorgio prese la cura della scuola femminile di Corcia che era diretta dalla sorella Se vasti, poi Signora Dako. Georg Qiriazi fu delegato di Monastir (1908) nel congresso ivi tenuto per l'alfabeto; jfu tra i fondatori della tipografia Bashkimi i Kombit di quella città dove uscì il giornale omonimo che poi (1910-1912) si chiamò Dritti. Il Qiria/i scrisse in vari periodici e compose due \olumi di letteratura intitolati: llriskmwithi a [;<U;h<'(i<:s per c'do shtepi slum>Uirì (1902) Sofia: versi, canti, dialoghi, racconti originali o tradotti da altre lingue: Nel 1906 pubblicò a Sofìa, un volume dì canti religiosi: Kè'nke te Sfirrijteruarft per falle/ore! Shtji/ìe te kthyeni prej Angiislitese, Gerqishtew edhe Bidgarishtese, Georg Qiria/.i morì a Monastir il 30 dicembre 1912 nell'età di 4h anni. N u e i I). Mac, i. nella r i v i s t a Diturijti de! marzo 1927 N° 5 pubblicò una cronistoria della scuola di Corcia: Shkollti shtjifx1 ne Korce. In essa sono esposte le vicende; di questa scuola dal 188."i l i n o alla sua d e f i n i t i v a c h i u s u r a (1902) per ordine del governo turco. Egli quando nell'anno 1895 vede che la scuola di Corcia insidiata dai turchi e dai fanarioti non è lasciata libera di svilupparsi regolarmente, si allontana e va in Kgilto. di dove ritoma ne! 1897- 98 chiamato per dirigere la scuola dove insegnavano Nikola l,ako e liafe/ A l i . \el 1902. chiusa la scuola. NUC.Ì Nac.i iu condotto a Monastir per essere giudicato da quel tribunale; in attesa del g i u d i / i o stelle in quelle carceri Ira i malfattori e gli assassini più volgari, f i n o a quando il Sultano nel febbraio del 1903 concesse un'amnistia generale. Così N u c i Nac.i ai p r i m i iti marzo tornò a Corcia col permesso di riaprire, la scuola riportando i l i b r i e le carte e gli scritti che gli erano slali sequestrati. Mentre si facevano i preparativi per la riapertura della scuola nel giugno di quell'anno viene un ordine da Janina per l'arresto di Leonidha Nae_i e degli a l t r i maestri fra cui Orhan lìej Pojani, Thimi Marko. llysen Bej Uribra, Nuyi Nac.i. Alcuni furono esiliati, Leonidha e NUC.Ì Naci furono condannati a due a n n i di carcere a Salonicco. N u c i Nac.i non si scoraggiò e, continuò la sua missione di maestro durante gli anni della preparazione scrivendo anche su giornali e riviste. Nel 1909 dirigeva il bisettimanale Xgjimi i Slì<iif>erixe che uscì per alcuni mesi a Janina come organo di quella Società KashkimL Ci resta di luì una interessante monografia di Coreia e dintorni, Sofìa 1901. Leonitlka A'«ri, fratello di NUC.Ì, crasi trasferito da C oriti, dove risiedeva, a (iorcia. per assumere l'insegnamento di quella scuola. Fu arrestato sotto l'accusa di organizzare la rivolta d'intesa col Principe Aladro (lustriolta. <|iuindo si volle chiudere la scuola di Coreia, e fu condannato a due anni di carcere. Lconidlia Naci si dedicò fin dalla sua gioventù all'insegnamento. Si addotlorò in tnalcrnalica nell'I,diversità di Atene e insegnò lingua albanese a Valona. Nel 1909 tornò a stabilirsi a Corlti per potere più liberamente lavorare per la causa albanese e nel 1912 conii ne io a pubblicare il settimanale E Drejta. Ma il governo ellenico non \ c d c v a di buon occhio I attività dei nazionalisti albanesi e perciò I,. Naci dovette sospendere la pubblica/ione del suo giornale ed allontanarsi da Corfù. Ne] 1914 a Durazzo dirigeva il giornale di Kaik Konil/a (''slittini i Krujes. Nel 1923 riprese la pubblicazione del suo settimanale K Drcjta a (.orna. Nel luglio dello slesso anno pubblicò un arlìcolo su Sh<}i[>eri(i e Ré intitolalo: (Jiillinìi ì Shtvfiil Komlwtur. in cui a\vertc che la stampa albanese doveva cominciare a occuparsi dei problemi più urgenti per il progresso morale e materiale della na/ionc. Infatti egli slesso pubblicò per oltre due anni (1926-1928) a Tirana il trisettimanale Sh.<jipnija con un programma sociale politico e culturale.. L. Nac_i collaborò in molli periodici e t r a t t ò con competenza anche problemi didattici essendo egli vissuto nell'insegnamento e avendo avuto occasione di seguire il sorgere e lo svilupparsi {Iella Scuola Nazionale iìno a questi ultimi anni. Morì a Tirana nel 1912. Hfi/f'zAli Kor^a, insegnante e ispettore a Corcia, autore di libri scolastici, e fautore del movimenlo nazionalista, tradusse in albanese i! Mcvlnd, libro di preghiere che fu introdotto nelle Xhamije invece del teslo arabo. Egli dal 1909 fino ad oggi, olire le vane 'dizioni ilei Mt'iiiid, ha pubblicato una serie di libri e di opuscoli per la scuola e per la «•duca/ione della gioventù musulmana. Da alcuni anni v i v e a Tirana come apprezzato membro del ( C o n s i g l i o D i r e t t i v o della i 'omunità Islamica e come esperto conoscitore di cose scolastiche e studioso di problemi didattici. kristo A. i)(ik<> morì a Tirana alla fine del 191-1. Kgli iu uri banditore instancabile dell'idea na/ionale e un organizzatore di circoli e di scuole prima d e l t a proclama/ione dcli indipendenza albanese: con razione, con la stampa, con la paiola knsto Dako -i ! m \ . Jo\e è neccia ria la propaganda patriottica e ancora st u< leni e !u t r a i rn.M.igmn . - ] ,.n a t t i v i na/.ionalisti (iella (Colonia di Bucarest. 'I cimi o in carcere per avere preso [iurte alle n\e albanesi, f u i i bei alo nr! •_:nigno dei 1 ( H I dal governo turco. .Non potendo liberamente lavorare per la patria dentro il suo t e r r i t o r i o , -i reco iti America e iu per qualche tempo direttore del Dtcllt. Pubblicò un opuscolo di propaganda nel 191 I intitolato: Ciìi:t j(iii': .S7/<y//>/<mpV, e alici libri scolastici. TI Dako è benemerito particolarmente per u\ero curato l'insegnamento femminile pensando a l l a forma/ione della madre albanese. Nel 1922 pubblicò a lìucarcst una stona documentala della /,<'/,'" tiì l>rizrend (1878). K risto Dako giornalista, maestro, combattente, scrittore è il tipo più completo del patriota albanese che dedica l u t t o se slesso all'ideale nazionale. 116 Mon~<ì. latolo Sdì irò nacque a Piana degli Albanesi il 25 novembre 1860 e compì i suoi studi nel Seminario Italo-albanese di Palermo, dove ebbe compagni i due fratelli (Giuseppe Sehirò, il grande, poeìa e il Dr. Giovanni e altri giovani dello Colonie di Sicilia che in quel contro di cultura appresero ad amare l'Albania e a lavorare assiduamente per la sua indipendenza. Paolo Sehirò si diede fin dai primi anni allo studio della lingua albanese, e, in collaborazione con altri giovani studenti e con l'appoggio di dotti sacerdoti di Piana, fra i quali ricordiamo il Prof. Papas Giuseppe Musacchia e Papas Damiano Carnosi, la fece ritornare nell'uso della predica/ione e istruzione religiosa e Hello preghiere non strettamente liturgiehe nelle chiose del luogo natio. Fu sempre /elanle fautore dell'unione della Chiosa orientale alla Sode Apostolica e studioso della liturgia e della storia ecclesiastica bizantina, mirando principalmente alla Albania per cui andava a poco a poco traducendo e mtrodueendo preghiere e canti liturgici in lingua albanese che poi pubblicò nelle varie annate del periodieo Fiala e Ciri Zoti (1912-1915). Sacerdote di costumi integerrimi, dotto nelle discipline ecclesiastiche, eultore degli sludi classici e studioso della storia e della lingua albanese, a 38 anni, nel 1904, fu eletto Vescovo titolare di Benda (Albania) per le ordinazioni dei sacerdoti delle Colonie Albanesi di Sicilia. Nominalo nello -stesso tempo Rettore del Seminario, per circa un ventennio istillò nell'animo dei giovani studenti siculo-albanesi un forte amore alla lingua e alle avite tradizioni non per vano fanatismo, ma per un cosciente apostolato a favore della rigenerazione morale, politica e religiosa de! popolo albanese. !,a scoperta dell'opera del Buzuku rese noto a tutti gli Albanesi del mondo i! nome di questo studioso ('he in silenziosa modestia dedicò molti anni di studio neU'inte.rpreta/ionc. nella trascrizione, nella ricerca morfologica e lessicale non solo del Buzukn, ma anche del Budi e del Bianco. I risultati delle sue fatiche non sono a noi noti perché la morte lo colse nella sua diletta Piana il .12 settembre del L94I, mentre si preparava, con l'incoraggiamento dei Governo albanese, a pubblicare i suoi studi sul Buzuku. F. da augurare che i suoi rnanoscrilli non vallano smarriti e che la parti; migliore della Mia opera venga presto a l l a lur-c. Ì)al l ' H 2 al 191;) pubblicò a suo spese e distribuì gratuitamente i l settimanale religioso: i'jtila e t in, ''/oli. Le tre annate intere c i 1 1 numeri della quarta annata contengono un ricco e interessante materiale linguistico, perché il foglietto era redatto tutto in albanese e riproduceva il dialetto siculo-albanesi'; in modo particolare la parlata di Piana degli Albanesi. \'i si pubblicarono, con i relativi commenti, i brani degli Evangeli e delle Epistole e degli Alti degli Apostoli, di Sulle le domeniche e delle feste, principali dell'anno ecclesiastico secondo il rito greco, l'esposizione della dottrina cristiana, dieci capitoli del primo libro della Imitazione e/i Cristo, le HoHieì parti in cui si divide Vlìfjìcin della Madonna chiamato Acathislos, una storia dell'antico Testamento dalla creazioni 1 del mondo fino a David, numerosi inni e odi delle grandi feste, alcuni canti sacri popolari e altri brani scritturali e liturgici. Il primo anno fu scritto interamente da Mons. Sehirò. Nel secondo anno l'Archimandrita Giorgio Dorangrichj, Arciprete di Piana, scrìsse il commento dei Vangeli delle domeniche. G. Petrotta comìncio a pubblicarvi la Storia Sacra ebe continuò imo al numero 117 13 della quarta annata, e nel terzo anno tradusse dalle opere di S. Giovanni Crisostomo brani di Omelie per commento ai Vangeli delle Domeniehc, e nel quarto aveva cominciato a pubblicare i Proverbi di Sdiamone. Questo foglietto venuto fuori con intenti assai modesti e puramente pratici, è di una straordinaria importanza per gli studiosi e i cultori della lingua albanese, e la sua importanza sta appunto nella riproduzione esatta di uno dei parlari albanesi d'Italia. Risto LI. Siliqi, scutarino ortodosso, prese parte a tulle le rivolle per la libera/ione dell'Albania e fu compagno di Hil M osi e di altri scrittori e poeti che lasciarono tutto per correre a vivere tra i monti con i rivoltosi. Nel 1912 pubblicò un libro intitolato: Pasqyra, fonte importante per la storia dello rivolte del 1910-1911-1912. 11 Gurra in una recensione di questo libro in Liri i Shqipèriw del 25 agosto 1912 scrive: «Pasqyra esht plot me eopera qe me pé'lqejne, andaj dua qe ky djale, apo t'a quaj me emeriti q'e meriton Invilirne se, sa do qe, me te vertct, s'ka rahur t'a Hmoje dhe t'a punoje talentin e tij. pò me gjith'to ne vjershat e tij njihet nje fuqi shum'e m ad he dhe e larté'r». Collaborò in vari giornali, scrisse anche intorno a cose bancarie. Molte sue poesie si trovano in varie annate del Kalendari Kombiar e in Liri i Shffipèrisè':, notevoli fra le sue poesie sono: Lufta e. Kosoves, Kanga f gclcs, Ndalja e KrYengriljes, e dopo la proclamazione dell'indipendenza: Vaio, o Flamitr. e Sfi.qypnij(i e ree; e una lunga poesia in distici rimati: Burimi poetik... su Liri e Shqiperisc del novembre 1912 e su Kalendari Kombiar. Nicola Lako, che ora vive a Tirana, veterano delle lolle sostenute per l'indipendenza albanese, antico lautore della scuola nazionale, nell'anno 1897-98 insegnava a Corcia. Collaborò nel Kalendari Kombiar con scritti in prosa e in verso; nel 1907 pubblicava a Soiia il periodico Sh.qiperia, con questo motto: Mpron ti1, drcjtat e kombit Shf/iptar. . . Qi:llon qyteterinc, perparimme. e. mbrothesine te. kombit. Nel 1909 e nel 1910 pubblicò a Parigi un Sillabario e un libretto di lettura, per lo prime scuole. Durante la sua dimora all'estero curò gli interessi della Patria presso Ì circoli diplomatici e culturali della capitale francese. Nel 1919 cominciò a pubblicare a Parigi una rivista politico letteraria: Opinga in albanese e in francese. Tornato in Albania donò la sua ricca biblioteca al Comune di Corcia, e al rifiorimento della cultura nazionale ha dedicato gran parte della sua attività. Sul Tamari di Tirana ha scritto interessanti ricordi storici del periodo più difficile perla salvezza dell'Albania, e racconti e leggende. Cultori. 1 appassionato di botanica ha scritto molto intorno alla Mora albanesi 1 , porlando nello slesso tempo un forte contributo al lessico speciale bolanico. Il I^ako collaborò nella (^azfla e Kor^es e nella rivista di questo giornale, E perdyjaveshm/«, pubblicò alcune puntale del suo lessico: Per te. pasuruar Fjaletore.n e Gjuhes Gjergj Pekmezi nacque a Ohri il 23 aprile 1872, studiò nel ginnasio greco dì Monastir e nel 1890 a Belgrado studia teologia e pedagogia; a Vienna dal 1894 al 1898 compie i corsi di filosofìa. Ancor giovane lece un accurato studio sui vari dialetti della lingua albanese e si dedicò poi agli studi linguistici pubblicando nel 1908 la sua Gmmmatik der albanesischen Spruchc. 118 11 Pekrne/i visse sempre nella Capitale dell'Austria dove ebbe vari incarichi da quel governo, per il suo inleressamento \ in i s t i t u i t o un corso di l i n g u a albanese n e l l ' I s t i t u t o O r i e n t a l e ; fu membro della Commissione letteraria di Scutari ( 1 9 1 6 ) . N e l 1 ( )20 In f a l l o dal Governo albanese Ispeltore degli studenti albanesi d e l l ' A u s t r i a , della Germania e d e l l a Cekoslovaechia e nel 1924 Console d ' A l b a n i a a Vienna e nel 1928 fu incaricato di ricercare a Vienna dot umenli riguardanti la storia dell'Albania. Tornò varie volle in patria per ragioni di studio, ma il Pekme/i svolsi? la sua a t t i v i t à di studio e di patriota Inori dell'Albania giovando con i suoi sentii non |M>CO alla causa nazionale. Scrisse intorno alla questione della lingua e pubblicò qualche manuale per apprenderla. Nel 1909 pubblicò la Bìhliogrujìn shqipe in collaborazione con E M arie k e A. Slot/ per cura della Società culturale di \a Dija fondata da Hi! M osi nel 1904 fra gli studenti albanesi. C. Pekme/i nel 1924 pubblicò a Vienna l'opera di Enti m io Mitko trascritta nell'alfabeto coinunc;: Bh'ta Shqiptare e T h i m i Mitkos-E pershkroi me shkrojla Shqype, e perktheu sbqyp dbc e radhìt Dr. C. P Knnsulli i Shqiperise, voi: di 304 pagine. TI P G. Fishta (Critieus) facendo la recensione di questa opera scrive: «Ne mè'rgim kaqe munda, kaqè! bera», shkruen i ndritshnii /otui l)r. Cjergj Pekmezi kali murimi i paraihànjes s'pare te ktij libri. qi un me gzim pò ti a paraqes lexuesvet zèmer-bardhe te ksaj perkohshme. Por un pò thatn qi. pò le kishin ha le gjith Shqiptarot ne «mergim» - ne dhè te huej a(], sa kà bà /otnija e tij sìdornos ne / h d r i v i l l i m dijenik te gjùhsis shqjpe, sod literalura e jone do te kishtc vepra mjafl ine randsi. sa me kèue cìtuc prej dijetarvet e filologjve ma te permendun t'Europé's...». Nel 1936 pubblicò a Tirana un voi. di pagine 370 in 8° in cui narra in albanese la storia (li Robinson (ìritsof' eia Darne! De Eoe. Giorgio Pekme/i morì in Austria nel febbraio 1938 all'età di 66 a n n i q u a n d o ancora poteva dare a l l a Patria i frutti della sua a t t i v i t à di patriotla e di studioso. Josif llaxhimima, nolo con lo pseudonimo Rras'e liardhe, nacque, a Elbasan nel 1882 e compì i >uoi studi a Monastir. Hi nominato professore della scuola turca di Elbasan. Nel 1913. dopo la proclamazione dell'Indipendenza, fu nominato professore di matematica; ma nel ] 9 1 ."> lasciò I insegnamento ed entrò nell'amministrazione della g i u s t i z i a . Hras'e. Hard li i: collaborò assiduamente con prose e poesie? in Kalendari Komblar dove trattò anche argomenti scientifici e igienici per il popolo. La sua produzione è sparsa in periodici vari e alcune poesie si leggono in Diturija di I AI mo Skendo (1909). I l a pubblicalo anche qualche libro come: / Madhi Ali dhe Mavija (1910); / M adii i Hyscjn tlfie lezidhi i Maiijese (1912); / Madhi AH dhe Zonj'e Madhe Ajishe (1912). Namik .S. Delvina nel 1909 a Salonieco pubblicò un volumetto di versi: Hidhe.rime.t e. zi:mi;r(:s di argomento patriottico, Vajlim pernii Sfif/iperine, Menwdheu, Lirijd, Cjuhajonè'. Nello stesso anno pure a Salonicco pubblicò un dramma patriottico: Dashuria e MemedheiU. La produzione letteraria di questo scrittore non è abbondante, ma ha pregi di lingua e di stile che la rendono meritevole di essere segnalata. Egli svolse anche una notevole attività giornalistica e nel 1926 pubblicava a Tirana il giornale Rilindja Sh(fiptare e nel 1930 dirigeva Porgano nazionalista: Rilindja e Arbenis che usciva quattro volte la settimana pure a Tirana, e poi anche il quotidiano popolare Ora. Morì alla line del 1932 (?). 119 Ojon Skirokd nato da una delle principali famiglie di Sculari, aitror giovanissimo si dedicò con ardore alla propaganda patrioltica. Fu un generoso patrono della stamp.! albanese ed egli stesso nel 1912 tradusse e pubblicò il libretto di Silvio Pel lieo: l.ixjinitr lìihi Det-yrat f lnm.it. Scrisse con calore a difesa dei diritti dell'Albania contro tutti i Mioi nemici, onde in ucciso il 30 agosto 1914, cadendo vittima del suo sincero :nnor paino. Tra gli Albanesi delle Colonie molti furono i generosi soslenilon della propaganda na/ionale i quali con le loro elargizioni lecero sorgere Società cditrici. I ipografie, edifici scolastici, facendo distribuire gratuitamente libri, opuscoli, giornali anche dentro l'Albania durante il periodo del terrorismo turco. Abbiamo ricordato le benemerenze de.i patrioti! in Rurncma, m Bulgaria, in Lgitto. m America i quali con i guadagni delle loro industrie e ilei loro commercio amlav ano le inipre se editoriali, sovvenzionavano i periodici, sussidiavano i maestri che insegnammo la lingua na/ionale. Abbiamo visto come in Italia un insigne magistrato, fr'niuccscu Salalo, destinava lutto il suo patrimonio per far sorgere un Convillo Universitario per gli studcnlì di Piana degli Albanesi, come Anselmo Lorccchio noi suo privato patrimonio lace\ pubblicare le opere dei giovani scrittori e manteneva in vita il suo penodico La \iizionc l//)r///c.sc. Degno di essere ricordato con gratitudine è Afiastas AiTdmulhi da Corcia. mdionano che risiedeva a Bucarest dove con i suoi aiuti lece sorgere nel 1881 la se/ione «Iella Società Dnld tarilo benemerita della stampa albanese. Un altro ricco albanese rii Bucarest .\irti(i ni Lnk^t's arricchitosi col commercio non dime.nlicò la sua patria e fece sorgere un edificio scolaslico a Corcia portalo a termine nel 1881 dai suoi ligli. Sono benemerili della cultura na/ionale tulli quelli che danno conlribuito al sorgere ed aH'incremenlo delle biblioteche nei vari centri dell'Albania. Thorna TnrlnUi. morto ne] 1937, dotò Corcia dì un bell'e.difieio per il Liceo e ! adorno di una decorosa biblioteca che è slata arricchita dai libri donati dal Principe C i o v a n m \]atiro Kastriota e da Nikola Lako, il primo bibliotecario, e da Mihal TinHilli morir» in Kgilto nel 1931, e si .spera che vi si aggiungano i libri che Spiro Dine lasciò per leslarrienlo al CoinuiH1 di Corcia. prima che sorgesse la biblioteca. Th. Turtnlli lece nel l ( *3.» una ricca dona/ione per la Scuola industriale di Corcia. l'rengèi Dochi ( 1846-1917) promotore di istituzioni culturali e prolctlore delle ini/iat i v e scolastiche, è uno degli uomini più in v i s t a nel movimento nazionale clic preparò la indipendenza della Patria. Compì i primi studi nel Seminario Pontificio di Sculari e li continuò a Roma nel Collegio di Propaganda. Nel 1877, come orfani/untore della rivolta dei Miniiti contro hi Turchia, dopo varie peregrina/ioni per le montagne dell \lbania del Nord, si dovette arrendere al Governo Turco che attraverso Pepi, Pn/rend e Slikup lo f e c e trasferire a Costantinopoli per essere giudicati) e condannato: ma ebbe modo di fuggire dal carcere solto f i n t o nome e si recò a Roma. Non potendo rientrare in Albania, la Santa Sede lo mandò in missione negli Stati Liuti da dove, dopo circa «licci anni, tornò a Roma e fu segretario in varie Congrega/ioni. [Neppure questa volta gli riuscì di tornare in patria. Idee e figure del Risorgimento e dell'Albania indipendente La Santa Sede lo nominò segretario di Mons. Agliardi, poi Cardinale, che era allora delegato apostolico dell'India Inglese, Per l'intromissione di Mons. Agliardi finalmente ottenne dal Sultano di poter tornare in Albania e nel 1880 fu fatto Abate dei Mirditi. Di qui ha inizio la sua attività culturale patriottica e religiosa nonostante i forti ostacoli che gli si opponevano. Con le larghe amicizie e conoscenze fatte in America, potè raccogliere mezzi per erigere chiese e per aprire scuole. Mandò molti giovani a studiare a Scutari e Roma e cominciò a svolgere la difficile e delicata missione di pacificare le varie popolazioni della Malsia e della Mirdizia per costituire quella unità morale e politica che era necessaria per la vita della Nazione. Per raggiungere i suoi nobili fini religiosi e patriottici Prengè Dochi si servì della stampa e delle scuole e così fu costituita in collaborazione con D. Ndoc Nikaj e Fishta la Società letteraria Bashhimi (1899) la quale curò la pubblicazione del Fjalori che fu prevalentemente opera di D. Dodè Koleci (1908). Questa Società curò la pubblicazione di molti libri letterari e scolastici, fra cui una edizione della Lahuta e Malcis e Anzat e Parnasit del P G. Fishta, e dal 1904- per parecchi anni pubblicò un annuario intitolato: Shqyptari con le notizie dell'annata e scritti vari. Dal Governo dei Giovani Turchi furono opposte gravi difficoltà all'opera di Prengè Dochi il quale non si stancò mai di lavorare per rialzare le sorti sociali e religiose della Mirdizia e a propagare l'insegnamento della lingua patria per tenere desto il sentimento nazionale Nato a Bulgèr (Malcì e I/»zhes) il 25 febbraio 1846, morì il 22 febbraio 1917. Nella sua gioventù, mentre ancora era alunno del Collegio di Propaganda a Roma, compose una poesia intitolata Nji Kushtrim Shqiptarvet in ottonari riuniti in sestine rimate, che è un vero grido di guerra contro il turco; e un'altra pubblicata nella raccolta di Visarion Dodani (Mialt'e Mletese) (1898) intitolata: Shqypnija nen zgjedhe turke, in dieci sestine rimate, nella quale il pota presenta l'Albania che soffre e piange sotto la tirannide ottomana. Collaborò con una sua poesia nella raccolta fatta dal Camarda in onore di Dora d'Istria, in cui egli si sottoscrisse Nji djal prej Shkjpniet e che R J. Rrota ripubblicò in Letratyra Shqype (1925) come saggio poetico del Dochi. Le prime due poesie qui ricordate sono comprese nell'Antologia: Shkrimtaret -Shqifttare - Pjesa II (1941). Mons. Jak Sereggi, Arcivescovo di Scutari nato nel 1861 morto nel 1922, fu Socio fondatore della Società Bashkinù (1889), insieme con Mons. Prengè Dochi, con D. Dedè Koleci, con Pashk Bardhi, col R Giorgio Fishta, con Ndoc Nikaj e con altri scrittori di quell'epoca i quali in lui trovarono un vero mecenate della stampa albanese. I^a Società Bashkimi con l'appoggio morale e materiale di Mons. Sereggi potè svolgere una fruttuosa attività editoriale pubblicando libri scolastici e letterari e la grammatica e il dizionario della lingua albanese incoraggiando la stampa periodica per dare maggior incremento alla propaganda nazionale. Chiunque lavorava per la Religione e per la patria troava in Mons. Sereggi incoraggiamento e protezione. 121 Svolgimento storico della cultura e drilli letteratum u//iuj;r.sp Durante l'assedio di Seutari del 1912 Mons. Sereggi dimostrò nello stesso tempo ili essere il Pastore zelante delle anime e il Patriota ardente che si disponeva a esporre la bandiera nazionale e a proclamare l'indipendenza dell'Albania. Mons. Lfizer Mjedja, nato il 6 marzo 1869 e morto l'8 luglio 1935, sureesse a Mons. Jak Sereggi metropolita di Seutari; patriotta ardente, munifico fautore degli studi e della stampa, fu presidente della Società letteraria Agimi (1901) fondata in collaborazione eoi fratello D. Andrea. Questa Società sostenuta autorevolmente da Mons. Mjedja pubblicò una collana di libri che portarono un notevole contributo allo sviluppo della letteratura na/ionule. Mons. L. Mjedja conobbe presto il grande valore della stampa per la propaganda religiosa e patriottica e perciò ogni pubblicazione era da lui favorita e sostenuta con aiuti finanziari che egli elargiva con signorile generosità quando la religione e la patria ne potessero ricavare giovamento. Favorì molto l'apertura delle scuole maschili e femminili ed ebbe grande cura per la formazione di un clero colto. Egli stesso fu collaboratore della Klgija (Lajmetari) dei PR Gesuiti, e molti suoi scritti si potrebbero raccogliere da questa anlic.a rivista. Molti dei canti religiosi popolari che sono diffusi tra i cattolici dell'Alta Albania sono opera di Mons. L. Mjedja il quale, pur mirando all'educazione ed all'istruzione del popolo lasciò versi e prose non privi di valore letterario. Mons. Lumi Burnii, che tanta parte prese nell'attività patriottica prima e dopo la proclamazione dell'indipendenza e che è una delle primarie figure durante gli anni dell'organizzazione dello Stato albanese e uno dei più strenui difensori dell'integrità territoriale dell'Albania alla Conferenza della Pace (1919), durante la quale come Presidente della Delegazione albanese, tenne un forte discorso sui diritti dell'Albania nella Università cattolica di Parigi (Shqyptaret e te Drejtat e tync - Seutari 1 ( )21 ), è stato sempre autorevole sostenitore della propaganda culturale e beneiatlore della stampa nazionale. Insieme con P Fr. Genovizzi, con Mons. Mjedja, con Mons. Sereggi è stato tra i soci fondatori della \cpra Pljiorc (1907). 122 PROSPETTO CRONOLOGICO DELLA LETTERATURA ALBANESE Ai TORI /•: OPKRE DOCUMENTI LINGUISTICI t 5 - Fonimla di.'l Battesimo (1 162). Pcricope e\a (see. \. Flcnco di vocaboli r frasi raccolte da Arnold voli Harff (M96-1 199). Brevi iseri/ioni della Cattedrale di Piana degli Albanesi (sor. X V I I ) . Flenco di parole rarrollr da Mons. Pietro Masereeh (1633). DALLA MOKTK DI SCAM)HHBEC \ U . \A DI l ' i ì l / H K M ) (1468-1878) Cjn\M (1555) - 11 Messale Albanese. L l l . A M V T K \ \ i ; A (1560-1619) - La Domina (Insinuiti del reverendo I! l)r. Ledesma della Compagnia ih (>esn, tradotta di lingua i t a l i a n a nell'albanese per Luca Matranga alunno del Collegio (ireco. In Roma presso Cnglielmn Faeciotlo 1592. Da uno dei manoscritti è stata pubblicala una edizione della Dottrina con note del Prol. M. La Piana nella rivista Roma e l'Oriente- 1912PlKTRU Bl !M ( 1560 (?) - 1023) Dottrina Christiana del lì. P lì. Bellarmino Sacerdote della compagnia di Ciesù tradotta iti lingua albanese dal Hev. Don Pietro Hudi da Pietra Bianca - Per lìailolonieo /anelli, Konia - 1618. Fu nstain[iata per i tipi delia Propaganda nel Ì6!!6, 1664 e dopo due secoli nel IK()K. // rituale romano con rubriche in albaìicsf e !<i spiegazione della .1/r.s.w; romana - B. /aneti i, Roma. 1621. Specillimi (loti fessi un is (Pasecli\a e ti eternit) di P Knierin De Bonis - lì. /anelli, 1621. FKA.V. KM:<) Hl.ANCO ( 1606-16 1.'5) - Dii-lionaninn lutino epìroficiitii, una cimi nonnitllìs u> i I al iori bus l(i<]ueiiili lonnulis per K. I). Fraiiei>eiitii Blanchiim Kpirotain Cnli. de Propa». Fide \ l u i i m u n i . lìomae, Typis Sae. Congr. de Propag. h'ide. I6!i5- (Georgi 11.1 Castriottns Epirensis etc. 10!i6. P I-'K. IÌKHN VUOIMI I ) \\ - Dottrina Christiana del R. P R. Rellarniino-Xenezia, l(>75 '.' PlKTUO I i ( K ; n \ \ (16.'ÌO-I(>89| - Cnnens Prophetariirn de Christo Saldatore M lindi eie. \ol. I - De Vita Jc.s-i/ Clirixli Salratttns Mandi etc. Voi II. - Padova 1685 per i t i p i del Seminario. Fu pubb l i c a t a una seconda - 11691) e una terza - ( 1 702) ristampa col ti]o]o cambiato nei due volumi in: L'infallibile ferità etc. per i tipi di Giroluinu Albrizzi di Venezia. P FKAM.EJSU.) M AULA Di LECCE - Osserruzìotii grammaticali ne/Iti /Jngna albanese. Roma nella Starnp. Cong. di Propa». 1716. ATT! ma CONCIMO Puo\ (ITO.'Ì) - karendi i Arbenit. Roma, Propag. 1706. ( i l i Atti di (jiiestn Concilio Pi'ovinciale, celebratosi per oixline del Papa ClemeiiU- XI nel 170,'ì, furono scrini ni latino e in albanese da Mons. Vincen/o /inaje\. Furono tradotti di nuovo in albanese da 1). Knjell lìadoja nel 1867 e pubblicati nel 1872 per i tipi della Propaganda. C,JO\A KA/.V/l ( 1 702-1753) di C-iacova - lirere, compendio tlella Dottrina Cristiana - Tradotta in lingua albanese per l'utilità e istruzione dei f a n c i u l l i di «picila Nazione - Da un Nazionale etc. Roma, Stamperia della Propag. 174,'ì. 123 Svolgimento storico della cultura r delia letteratura albanese TEODORO CAVALLIOTI (1728-1789) di Moscopoli - Lessico greco-moderno, valacco, albanese (1170 parole), contenuto dalla pag. 13 alla pag. 59 in tre colonne nell'opera del Cavallioti intitolata: nponorceipia... Venezia 1770. MAESTRO DANIELE (1754-1811?) di Moscopoli Ae^ixòv TeTpayXcoooov {greco-moderno, valacco, bulgaro, albanese), contenuto (circa mille parole) nell'opera intitolala: Eiaaytóyf) 5l5aaKaA,ia etc. 1802. KOST. BERATASI (attorno al 1800) dell'Accademia Nuova di Moscopoli. - Un manoscritto di 152 pagine contenente tra altri scritti in greco-moderno, alcune preghiere liturgiche in greco e in albanese, qualche poesia albanese, brani delle Epistole tradotti in albanese e elenchi di oltre 2000 vocaboli greco-albanesi. NICOLA FIGLIA (1693-1 769) da Mezzoiuso (Palermo) - Poesie sacre, (libanesi, pubblicate in parte da G. Schirò in Canti Sacri (1907) e in Canti tradizionali (1923) e da M. Marchiano in Poesie sacre (1908) ricavate da un manoscritto del sec. XVIII detto il Manoscritto di (Unenti, da cui il Marchiano pubblicò il Catechismo albanese (1911) dello stesso Figlia. GIORGIO NICOLA BRACCATO (1675-1741) da Piana degli Albanesi (Palermo) - Canti religiosi - pubblicati, come sopra, da G. Schirò e da M. Marchiano, e qualche canto in Shkrimtaret Shqiptarè (1941). Gll'Llo VARIBOBA (sec. XVIII) da S. Giorgio Albanese (Cosenza) - Cjella e Shert Meriis (1762) Koina, e altri canti religiosi e il poemetto La vita di Gesù Bambino, nello stesso volumetto. NICOLO GHETTA (1742-1803) da Contessa Entellina (Ralenno) Scrisse intorno alla Storia dell'Albania e delle Colonie italo-albanesi, e opuscoli e articoli di varia erudiziene. Lasciò manoscritto un Vocabolario itala-albanese di cui si sconosce la sorte, e poesie varie in albanese. GlLSKPPK BARCIA (sec. XVIII) da Palazzo Adriano - Poeta popolaresco, poesie varie. GIOVANNI TOMMASO BARBACI (sec. XVIII) da. Mezzoinso - Poesie Religiose. TEODORO HAXHI FILIPPO (sec. XVIII) - Liturgia di S. Giovanni Crisostomo, tradotta in albanese pubblicala in parte nel 1918. Traduzione di brani del Vangelo e dai vari libri liturgici hizanlini. MuHAMET GAMI (sec. X V I I I ) da Konispoli - Erveheja, novella in versi di 221 quartine rimate riveduta da Hajdar Gjirokastriti e pnblicata da Joan Vrelo, 1888. V. La fonte turca di E. Rossi m Or. Mod. 1948. NESIM BEH BEH ATI (sec. XVIII) - Lasciò poesie varie, amorose. MARCO BoTZAHI (1809) di Siili - Piccolo lessico greco albanese di cui il manoscritto si conserva nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Scritto a Corfù nel 1809, fu pubblicato intero a Tirana per cura di Linno Skcndo nel 1926. PANAJOT KITITOHIS (1821-1881) greco albanese dell'isola di Idra -Alfabetorc te gjuhiis shqipe. 1879. Fece studi particolari su la grammatica e il lessico albanese: pubblicò al riguardo opuscoli e articoli; lasciò manoscritto un Vocabolario della lingua albanese. ANASTAS KLLLI RJOTI (1822-1887) greco-albanese di Atene - Oltre il suo pcriodico L H iptovri tr\c, "A^pavicu;, pubblicò un alfabeto albanese e un libro di lettura tradotto dal greco: Klitmestt per foshfija. Pubblicò vari opuscoli in gri'co per la propaganda tra i prcci a favore della Nazione albanese. GABRIELE DARÀ SEMOR (1765-1832) di Palazzo Adriano (Palermo) Folcloristica, raccolse canti popolari tradì/tonali e ne rom|M>se per il popolo. ANUKEA DARÀ (1796-1872) - Figli*» del precedente raccolse, come il padre, dalla Uicca del popolo canti tradizionali e leggende, descrivendone usi e costumi religiosi e profani. GEROLAMO DE RADA (1814 - 1903) - Letterato e poeta albanese. Tra le opere principali ricordiamo: 11 Mitosao - 1836; i Canti di Sera/Ina Tliopìa - 1830; le Quattro Storie - 1847; le Rapsodie 1866; la Grammatica albanese col nome del figlio Giuseppe 1 8 7 1 ; Scanderbeccu ì fia-faait 124 Prospetto cronologico della Iftieratura albanese 1872-1884; fìamuri Arbe.rit - 1883-1887; la Caduta della Reggia d'Albania 1886; Antologia albanese. 1896; Uno specchio dì umano transito 1897; Autobiologia 1898-1899. ANTONIO SANT'ORI (1819-1894) - di S. Caterina (Cosenza) - // Canzoniere albanese - 1839; H prigioniero politico 1850; // Cristiano santificato 1855; La figlia maledetta - romanzo; lasciò molti scritti inediti: drammi, poemetti, liriche favole tradotte in versi etc. DEMETRIO CAMARDA (1821-1882) - d i Piana degli Albanesi -Saggio di Grammatologia comparata sulla lingua albanese - 1864; Appendice al Saggio etc. 1866; A Dora d*htria gli Albanesi - 1870. GARRIRLE DARÀ JUNIOR (1826-1885) di Palazzo Adriano - // Canto ultimo di Baia - Catanzaro 1906. Letterato e poeta, giornalista e giuri Ala, archeologo e folclorista. GIUSEPPE CAMARDA (1831-1878) di Piana degli Albanesi - Vangelo di S. Matteo tradotto nel dialetto alb. di Piana; compose poesie liriclii-, curò la raccolta di canti popolari. PIETRO CHIARA (1840-1915) di Palazzo Adriano - [.etterato, poeta compose buone liriche, scrisse libri sull'Albania, che si potrebbero ancora utilmente leggere; fu anche erudito giornalista e uomo politico. Gli SEPPE SEREMBKE (1843-1891) di S. Cosmo Albanese (Cosenza) - Scrittore e poeta assai fecondo, lasciò molte opere inedite; la sua produzione poetica in pubblicata in giornali e riviste; una raccolta di liriche fu pubblicata dal nipote Cosmo nel 1926: Vjerske. NAUM VEOILHARXHI (sec. XIX) di Vithkuqi, patriotta benemerito della scuola pubblicò nel 1845 un libro di lettura: Fare i ri abe.tor - shqip - per - djelm nismètore - uxjeré e vene ndè drité tanì herèn - e pare - per djem te vegjèl - me nje te zgjedhur - nga disa gjé te fitimshmc - prei Naum E Veqilharxhit - Bredhasi - nga Bythkuqi i Kolonjé's. PlETÈR ZARISHI (sec. XIX) di Blinishti della Zadrima fu Abate dei Mirditi e lasciò molti scritti inediti fra cui delle pregiate poesie in parte pubblicate sulla rivista Hylli i Dritès e qualcuna nell'antologia Skkrimtarèt shqiptare per cura di Filip risiila. KJELI, RADOJA (1820-1880) di Scutari, scrittore di buoni libri in prosa; di lui ci restano: Jezu Kristiti ne zèmèr té meshtarit - 1862; una nuova traduzione albanese degli Atti del Concilio provinciale del 1703, pubblicata a Kotna nel 1872; Dotrina e kershtene me msime. e me. spjegirne - Scutari 1876. XEF NooKlLLIJA (1818-1880) di Jubani (Seutari) collaborò col console francese H. Hecquard nella raccolta del folclore dell'Alta Albania e nel 1871 pubblicò a Trieste una Raccolta di Canti popolari e Rapsodie albanesi con la traduzione italiana. Una sua poesia fu pubblicata nella raccolta in onore di Dora d'Istria (1870). NDUE BlTYOl (1847-1917) della diocesi di Scopia - Scrisse molte prose e compose buone poesie sacre e di occasione e ne tradusse da altre lingue; va ricordata la traduzione dei Salmi di David in versi di cui si sono pubblicati parecchi sul Lajmtarì di Scutari dopo la sua morte. ElTIMJO MlTKO Di CORCIA, visse in Egitto e pubblicò la preziosa raccolta di letteratura popolare YApe albanese ('AXfìaviicf) MéXiaoa) in Alessandria 1878. PASHK BASI (1843 - ?) scutarino - Vakinat e ligijès se hershme e te ligjes se ré, 1882, libro scolastico assai ammirato per i suoi pregi linguistici e come modello di stile; scrisse uno dei primi drammi in lingua albanese: / Biri i $èfutit. P. LEONARDO DE MARTINO (1830-1923) da Greci di Puglia - // lamento della prigioniera di Tommaso Grossi, traduzione albanese dedicata a Dora d'Istria, Trieste 1868; Mannimi i Jezu Krishtit - La passione di G. C. del Metastasio e altre poesie sacre, 1875; l'opera principale di lui è UArpa d'un italo-albanese. Venezia 1881, volume di 442 pagine diviso in due parti contenenti una le poesie in italiano e l'altra in albanese. La produzione poetica del De Martino è abbondante e assai pregevole. 125 DALLA LEGA DI PHI/KKND (1878) FINO AL 1940 PASHK VASA. - (1825-1892) seutarino, uno <leì pionieri del risorgimento; nel 1879 con Siimi Frasheri, Joan Vreto e Kolo lloxlii fornii) la Società Drita: e pubblicò l'Alfabeto della fingila albanese e la sua monografia: Skqypfiijd e Sh<]\pteiret (l'Albania e gli \fbanesi) tradotta in varie lingue; nel 1890 pubblicò a Parigi il racconto: ìiardka e Temali!; nel 1850 pubblicò in italiano il racconto di un episodio dello assedio di Venc/ia e pure una raccolta di puesic in italiano: fio»1 e Spine; compone poesie in albanese e nel 1878 pubblicò un MIO la\oro: /.e Montcnégro d'aprés le.s trattili om de i" Albanie. Co.STANTINO KfilSTOFommiI. - (1827-1895) di Klbasan - Traduzione in dialetto losco e ghego del Nuovo Testaincnto e parecchi libri del Vecchio Testamento pubblicati dal 1867 Fin quasi alla morte; a l e n i l i -.criiti suoi pubblicati dopo la sua morte; nel 1882 uscì a (iostantmopoli la Mia Grammatica albanese: rpUM.jiUTtX'n TT\C, (0^aviKT\C, Y^CÓOCJIIC;- 1882, e nel ]9(H in Atene il Vocabolario: AK^IKÒV ii\q dXpariixr|c; Ytaónoqc;. IÌKRNARDO BlLO'ITA - (1843-1918) di Fraseinelo (Cosenza) promotore <-on C. De Kada e con A. I,orecchio, del pruno Congresso linguistico di (^origliano Calabro ( 1895). fu un (autore degli studi albanesi, scrisse mollo intorno alla lingua albanese di cui compilò un Dizionario filologi co; lasciò molle opere poetiche rimaste inedite. Nel 1894 pubblicò una quarantina di sonetti culi la tradii/ione italiana: Versi lugubri; nel 1916 pubblicò una piccola raccolti! di ('.aliti jx>|xilan. e altre sue poesie: pregio linguistico. FUASHÈHI. - (1H46-1900) di Ftaslieri, Ìl jwteta più popolare dell'Albania meridionale, nonipose alcuni libri scolastici; liagrti e litijqesija. 1886 e altre edi/ioni; Luletc e Vrres. 1890; Istori e SkrnderhetU. poema, 1898; Qerbe.laja. poema, 1898; ali re opere in verso e iti prosa. GK Domi. - (1847-1917) Abate dei Mirditi, fondò con I). Ndoc ÌNikai hi Sucielà Baslikiiiii che pubblicò molti libri per le scuole e libri Ictteran e il Dizionario. Il Docili fu egli stesso scrittore e poeta e protettore dei letterali. SAM1 FK \SHKKl. - (1850-1904) di Frasheri, scrisse libri scolastici, fu tra i fondatori della Società Dritti di Costantinopoli: opera sua principale: SlHjiperia c'Aa tieni'. rV;.s/j/é' e e do ti: beliete. 1889. Uomo di vasta cultura scrisse mollo in turco, una grande enciclopedia storico-geografica e un grande Dizionario turco-francese. FRANCESCO CKISPI GLAVIANO - (1852-1933) di Palazzo Adriano, poeta e folclorista, collaborò pel le cose albanesi con C,. Pitrè; alcune sue poesie furono pubblicate in periodici; lasciò una raccolta di liriche ancora inedita. CRISTINA GKVHI.K - (1856-1919) di Piana degli Albanesi, coadiuvò C,. Sellilo nella raccolta dei racconti popolari ed essa stessa lasciò una raccolta rimasta inedita. GREGORIO AHOJIROKASTRITA - Ohiata e ré (II Nuovo Testamento), fu pubblicato nel 1824 il solo Vangelo di S. Matteo e nel 1827 tutto intero a Corfù; nel 1858 in Atene con poche v a r i a n t i . Questa traduzione che va sotto il nome di Gregorio, che dal 1827 fino alla sua moile fu Arcivescovo di Atene, è opera di un gruppo di uomini dot I i dell'Epiro rilugiatisi a Corfù. FILIPPO SHIHOK\ (1859-1933) di Scutari, visse in Kgitto dove unni. Prosatore e puet;» > C I J > M - >>i molti periodici con il pseudonimo di Geg Postrippa; di lui fu pubblicala una raccolta di liriche « Zàtti i Zemres •• nel 1933. ANTONIO XANOM - (1863-1915), di Dura/zo, scrisse in molti periodici, lasciò molle opere ine<lile, fra le pubblicate ricordi a mo: Cramatika S/iq-yp, 1909; Slilnirtoreja i' luxli>riis, 1910; \1u-xhiktari i rerbte, 1911; Prnxi n'iame t"letmt.yres, 1912; Dy Pasqyra, 1915; Jiilia, romanzo, 1915; Llagoret e mullijve, dramma in 5 atti, 1915; l'njilli i Jeza Krishtil mas Sh'Matcttt. 1915, oltre parecchie pubblicazioni per le scuole e alcuni libri di devozione. NDOC NlKAJ - (1864) fecondo scrittore ghego, autore di libri scolastici e di lettura, la sua produzione letteraria è mollo pregiata, fra le molteplici pubblicazioni ricordiamo: Mikindt e 126 Pro.tfittlti fitinnltigtfo lìeliii Irlteiatttra alhanesr Sceites Ktsh, 1888: Marzia e ksclenirni n'ftlle* t'rcl Romanzo, IH ( *2; Historija e S 1 ( >22; Rashkimi, giornale di Scutari 1910-1913; liesa Sharptart: giornale di Sculari, 19131021. Patrono della slaiii|»a. fondatore della tipografia omonima. Gì! SKl'l'K SCHIRÒ - (1865- 1927), di Piana degli Albanesi, poeta e scrittore italo-albanese: Rapsodie albanesi, 1887: .\rhri i rii, penodico, 1887; Versi, in italiano, 1887; Arrhirio albanese. \. 1890-1891; Kenkal e lufies, 1897: Te dkeu i lutaj, [xieina 1900 e 1940, Mili f llaidhia. idillio. 1900; Canti popolari dell'Albania, 1901; Flamuri i Slujiperis, peri od i co 1904; Gii Albanesi e. la questione balcanica. 1904; (lanti sturi delle Colonie alb. di Sicilia, 1907; Mili e flaidliia, 3° ed.. 1907; Cauli tradizionali eil altri saggi alb. di Sicilia, 1923; Kenget e Liloril. 1926. PAOLO SCHIRÒ - (1866-1941 ) di Piana degli Albanesi-Fiala e l'in' '/oli settimanale, 1912-15. AM)<>\O C \JITI - (I866-1930) di Sheperi della /agoria, visse e morì in Kgilto, ^rrittore e poeta: Babà Tamarri, poesie varie, 1912; iMiei e Hindi! poesie tradotte da] sanscrito, 1921; b'avole. di La Foìitaine, tradotte in albanese, 1921; ha lasciato poesie e drammi inediti. N l H ì K MjEUJA - (1866-1937) di Senlari, poela e scrittore assai pregiato. La stia opera è sparsa in giornali e riviste. - Jela e Si-'Gìion /Jm/(mnn,s,1889; T'pè'rgjauiit e Zo/s ìieknnie, 1892; Jiii-enilia, poesie varie 1917; Katekiznn i utath, 3 voi. 192728; Slie Litigi Conzaga, 1927; Historija Slit'jte, 1928; I.isstts. sonetti, 1928. AGOSTINO KIRKCCO - (1867-1928) di Spex/ano Albanese (<'osen/a), medico, nomo politico, porta. - Besa, dramma di Sami h'rasliè'ri tradotto dall'albanese; Vjershe malli, liriche 1917. M V I I LocOKKCl ( 1867-1941) seutarino - Liber Irxtnii (1920) (>er le scuole medie; in collaborazione con K. GnrakiK|i e L. Naraci; 11 istoria e Pergjitlif.shme (1924); Liber lexirnt per moslien e njoine, e b'jaiorth i librit le. le^irnit ( 1934). Accurato purista, scrisse molto in giornali e riviste, compose pregiati libri scolastici, fondò la società «Cjuha Sltq\pe» e fu membro della società «Agiini». (ÌASPER J-\KOV\I (1870-1941) di Scntari - Grammatica della lingua albanese con appendice di canti popolari e rapsodie (1904); scrisse ailicoli di varia cultura su molti periodici. P\SHK IÌARDIII (1870) di Sculari - Attivo scrittore ha collaborato in molte riviste e assiduamente in Hlly i Dritè's fin dal suo apparire. GlOKGIO KlSHTA (1871-1940) di Fishta della Zadrima - Fondò (• diresse fino alla sua molle le rivista llylli i Drites e il giornale Pasta e Sk<iypnis. coIlalMUÒ in molti perùxliei con vari pseudonimi, prosatore acuto, arguto con stile vivace, polemista forte. Lalutta e Malrì.s, ed. definitiva (1937); \jersha t'pershpirte'shè'nif, Scntari (1905) Anzat e Parnasit (1907); Pika voeset (19(XJ); Mrizì i ZàiuiL-t't (1913); Gontarì i Bahatasil (Gege Toska), jxiem melodramalik, (1923); Jiultt Makabè - dramma - (1923); \allja e Parnzit (1825); Slum .\doti i Padiu-s - poemelto in sei canti ( 1927); Jeririn (1941). 1^ opere, del Fishta furono ristampate fin dojio la sua moile. M l l I A L GRAMENO (1872-1931) di (torcia - Mallk'uni t gjiiliesé sfufipe (1909): Oxaku. romanzo, (1909); E pitthtira. romanzo, (1909); Var'i pagi-zirli i t, ronianxo, (1909); Lidhja Orthodlioks?, giornale (1 *->()*>); Koha, giornale Hi Corcia (1910 e ss.); Vdekja e Pìrvs, tliaiiinm, (1910); Piaget, kengp shcppe, (1912); Kryen gritja She/iptare (1927): col labore» in molti periodici e nel Kalendan Kombiar. Al.KKS SOTIR DKFNOVA, ASDRENI (1872) <li Drenova (Coreia), è vissuto in Riunanìa. Poeta lirico, le sue poesie sono pubblicate, in periodici dove collaborò anche con buone prose. Molte sue liriclic sono raccolte in tre volumi: Rreze Dielli (1904); È/idra e. Late (1912); Psalme Margli (1930), M KOI FHASHKRI (1873) - ,\evruzi romanzo, (1922); Tirana Kryeffytet (1924): ha scritto in vari periodici trattando argomenti storici, sociali, economici, filologici, linguistici, lellcrari. SHTJEFÈN K. (ijE^OVl (1874-1929) di Janjeve (Kosovo) - Pajtoriu e Dtirzit (1904); Agimi i gjttie.tnis (1910); Alili Regoli, del Metastasio, (1912); Jeta e Stianti. Ndont ( \ ) \ 2 ) ; Jeta e Sfr Lit$iìs (1912); Jeta e Joana d'Arkes (1916); Katinni i Lek l)itk(igjÌ.nit. (1913); scrisse in riviste e giornali, preziose le sue raccolte foleloristiche,, etnografi che, archeologiclie. 127 Svolgimento storico della cultura e delia letteratura albanese PAPA KRISTO H. NECOVANI (1875-1905) - Istorì e Dkiates se Vjetéré (1899); Vjersheshkresètoreja (1899); Hietore Istorì me arata (1903); / Vogeli Dhonat Argendi (1904); Prishja e Honnovés (1904); Benfate te Skenjtorévet Dergimetarè - per cura della società «Djalèria Shqiplare» di Braile Rumania (1905); /Drunjti Kryq (1906); Ledere e shpesavet (nel giornale Drita}; /sfori shkronje e Plikatit (1909), opera postuma; Krykji i Hfargaritarte (1910); altri scritti rimasero inediti, oltre quanto scrisse su giornali e riviste e alcuni libri scolastici. KAIK KONITZA (1875 1942) - Fondò e diresse la rivista Albania (1897-1909); direttore del Dielli vi collaborò con scritti letteran e politici, vi pubblicò: Dr. Gjèlpèra (1924); Si ni'u duk Shqipèria (1929); Jeta e Skenderbeut (1912); Né Hijen e Hurmave, Pralla l'Arabi se da Njé mi/e e nje neté, novelle scelte; Albania e vogèl, gioniale (1899-1901); Trumbeta e Kruje.s, giornale (1911). Molti scritti sono rimasti inediti e moltissimi sparsi nei periodici. KRISTO FLOOI (1873) di Corcia - Administrata, voi. di pag. 476; E Drejta themelore di pag. 208; Elemento te Ekonomisepolitihe; Deshira e vèrtete e Shqìptareve, di N. Frashéri; f-'è e k&mbèsii, dramma in 4 atti; Karllo Topija, dramma in 5 atti Pirro Neoptolemi, tragedia in 5 atti; Triiunfi i Lirisé, dramma; Tingellimet e zemres, canto popolare; Shqyptarét, poesia; commedie: Lojnat e. Stiidenteve; Do te vras vedin; Vllazèni e interese; e molte altre; Shkè'ndijat, liriche per le scuole; Patriotismi e Nacionalismi, per le scuole; Epopè e Korces ose. Deshmorèt e Rilindjes. poema epico; Zèri i Popoliti giornale NewYork, 1912; Agimi, rivista, Scutari, 1919 e ss.; Iridipendenca Shqiptare, giornale 1925. Ha scritto molto in periodici <li politica, di economia, di storia, di etnografia, di letteratura etc. ha raccolto anche un Vocabolario albanese. LUIGI GURAKUQI (1879-1925) di Scutari - Scrisse molto su giornali e riviste, compose libri scolastici. Vargnimi i gjufies shqipe, 1906, fjalorth shqyp -frengjisht efrengjisht - shiqyp (1906); Kéndimet, 3 voi. Atene (1912); Vjerstia, me nji jetèshkrim te shkurt prej Cjikam, Bari, 1940. COSMO SEREMBE (1879-1938) di S. Cosmo Albanese (Cosenza); - L'Albania letteraria, giornale, 1897; Alessandro Magno Skjipetaro, 1898; Kenka Urie, 1898; La Patria nei canti popolari albanesi, in La Nazione albanese, 1898, Per le ricerche della tomba di Scandérbeg, 1927; lasciò inedito un poema epico in 25 canti, Kèngè't e Krujé's. FAN S. Noti (1880) di Ibrik - Tepe (Adrianopoli). - Ha tradotto i libri liturgici dal greco in albanese per uso della Chiesa Nazionale albanese da lui fondata. Ha tradotto: Amieto, (hello. Mochetti. Giulio Cesare di Shakespeare e alcuni drammi di Ibsen; il Don Chitciotte, di Cervautes; Kasollja di Blasco Ibanez; Historia e Skè'nderbeiit (1821); Molte traduzioni e poesie originali e scritti su periodici. MlDHAT FRASHÈRI-LUMO SKENDO (1880) nato a Giaiinina. - Scrisse molti libri per le scuole e libri originali o tradotti per la gioventù, fra i quali ricordiamo: Béj té mirèn pa hidhe ne det, dal tedesco, (1900); Histori e Tyrqisè (1912); Robensoni di Daniele de Foe (1909): Shkurtabiqi i verdhè, peralla, (1904): /// e stipine (1915): Pritmi i Shqipèrisè (1915) Naim fiasheri (1901); scrisse opuscoli e fondò periodici in lingue straniere per difendere i diritti dell'Albania. Kalendari Kombiar (1898-1928): Lirija (1908-1907): Diturija, rivista, (1909, 1916, 1926, 1929): bastano queste pubblicazioni periodiche per assicurare a Lumo Skendo un nome nella storia della cultura e della letteratura e del risorgimento dell'Albania. ALEKSANDER XHUVANI (1880) di Eìbasan. - Shkreptima, giornale, (1910); Kopshti Letrar, rivista, (1918) collaborò in Albania del Konitza, in Dielli e in altri periodici con sentii linguisti ci, filologici, letterari; Libri i gjufies shqipe - I - (1919), II (1924); Njohnit* è para té syntaksès shqipe (1922); Jeta e Mehmet Aliut, (1921); Pittime te Pedagogjisé (1926); /.//. Pestalozzi, (1927); molti altri scritti originali e tradotti per le scuole. TERENZIO TOCCI (1880) di S. Cosmo Albanese (Cosenza). - Pubblicista, polemista, giurista fin dalla sua gioventù scrisse e lavorò per l'indipendenza dell'Albania, fondo giornali e periodici e pubblicò opuscoli di propaganda: La questione albanese (1901); II governo provvisorio d^Albania (1911); L'Albania e gli Albanesi (1911); La rivista dei Balcani (1912); Taraboshi, il primo quotidiano albanese (1913); La questione finanziaria in Albania, (1920); Shtypi, gioniale, (1923); E Drejta ndeshkimore (1926); Gramatika e italishtes pa msiies (1929), varie edizioni. 128 Prospello cronologica della letteratura albanese SiMON SHUTÉRIQI (1883) di Elbasan - Ha collaborato in giornali e riviste. Abetare shqipe (1911); Varri i dashnoréi>et (1911); ed in una nuova ed. Vorri i Ashikut (1941); Jetéshkrimi i Koxtandin Kristoforidhit (1911). ALI ASLLANI (1884) di Valona - Le sue poesie sono sparse in vari periodici; Hanhi-Halla, poemetto di ambiente, usanze e costumanze locali, vizi e virtù del popolo (1942). HlLE MOSI (1885-1933) - Pubblicista fondò e diresse alcuni gioniaJi e collaborò in molti periodici. Kengat Shqipe, canti popolali, (1909); Tòni AtdheiU, (1913);Lotè't dashtnie (1916); Kànget Shqipe (1924); Late Prendere, poesie, (1927); Cubai, Die Riiuber -1 Masnadieri di SchiUer, (1928); Filja, dramma di T. Kò'niet; e Shé'rbètori i dy zotnive-, e Dy Sherbetoret da C. Goldoni (1929). VINCENZO PRENM.'SHI (1885) di Scutari - Ha scritto assiduamente nei periodici religiosi di Scutari con prose e poesie, originali o tradotte da altre lingue. Visori Komtar, canti popolari (1910); Fjala e Zotit (1918 e ss.); E Trathtuemja, dramma in 5 atti (1919); Ndèr lamije té demokrac.is se verte.te (1922); Fé e htroizèm, novelle (1922); Fabiola (1924); Gjetk e Lale, Liriche, (1924); Prej robnije. ne Uri, dramma in 5 atti, (1931); Qiio vadis ? Sienkiewicz (1932-35); Burgjet e mija di Silvio Pellico (1939). Scrisse e pubblicò vari libri religiosi. KOLE KAMSI (1886) di Scutari - Ha collaborato in giornali e riviste, ha pubblicato preziosi libri scolastici, accurate raccolte di folklore: Goja e Kombit t'one, Gruja dhe. marte.ua, Besimet te popidlit ne Laberi in Diturija e altre riviste; Historija e Shqiptarévet l'Italis in Leka; Te Praht i Jetes e Rreze Drite (1941 ), in coli, con K. Gurakuqi, ant. per le scuole medie; Manuale pratico della lingua albanese, 1930 e altre ed. M.ARIN SIRDANI ( 1887) di Gusia - Assiduo collaboratore di Hylli i Drites, ha scritto di storia, di tradizioni, e intorno al Castriotta per cui nel 1926 pubblicò il volume Skanderbegii rnbas gojdhanasfi; nel 1941 la monografia Shqypnija e Shqyqtarét: scritti e monografie di cultura generale. ILO MlTKÈ QAFÉZEZI (1889) di Corcia. - Rresku Arbèror (1927); ffistoria e Ali Pashé's Tepelenes (1917); Kurani, fase. 1° 1921, fase. 2° 1927; Ristori e Napolon Bonapartit, 1922. Qysh u gjènt America (1923); Salloma e Judhitha dhe Holloferni, drammi, (1926); Leka i Math pomello eroico (1927): Historia e Lekes se Math (1929); pubblicista, ricercatore attento di archivi, ha scritto in Leka e altrove articoli di grande interesse per la storia della .scuola e della cultura albanese; nel 1936 pubblicò una commedia storico-pedagogica: Dhaskal Gjoka, apo shkolla bordare e qe.mogme, 1926-1830, con un'appendice: Njé histori te pedagogjise te kidturè's ne Shqipe.ri - 1637-1902. JlìSTIN RROTA (1889) di Scutari - Scritti di varia cultura nei giornali e nelle riviste francescane, studioso della lingua e degli scrittori più antichi, ha pubblicato: Letratyra shqype (1925); Anatyzimi i rasavet Cèmnit e zhvillimi historik i tyne (1931); Shkrimtari ma i vjetri i Italo shpyptarvet - D, Lukè Matranga (1931 e 1939); Monumenti ma i vjetri i gjuhès shqype - D. Gjon Buzuku 1555 (1938). NUKE ZADÉJA (1890) di Scutari - Poeta e felice scrittore di melodrammi: Ora e. Shqypnis; HLjet e zeza; Rrethimi i Shkodres; Ruba e faiqe; Rozafa; e altri; le sue poesie in periodici. La maggior parte dei suoi scritti resta inedita. FOQION PETRO POSTOLI (1890-1927) di Corcia - In America segretario della Valra e collaboratore del Dielli dove scrisse lavori letterali, alcuni usciti poi in volomi: Per mprojtjen e atdheut, romanzo; Ltdja e ku/tìmit, romanzo; Detyra e Mé'mé's, dramma; Martesa e njè Avokati, commedia: molti lavori lasciò inediti. ZEF M. HARAPI (1891) di Scutari ha scritto nei periodici locali, specialmente in Hylli i Drites e in Leka, e negli Annuari della Vepra Pijore, scritti storici e narrativi: Puslika e trathtarit, (1914) e Peng a Rob ? (1930-1933 in Leka), romanzi di ambiente assai letti; Mustafa Pasha i Shkodres (1928), dramma storico; grande successo ebbe il dramma: Oso Kuka (1942); ha scritto anche di folclore. LAZÈR SHANTOJA (1892) di Scutari collaborò in molti giornali e riviste con poesie e prose originali o tradotte per lo più dal tedesco e dall'italiano; varie pubblicazioni: Per nate kazanash 129 Sroiffimento stonai della cultura r itella Irtteratiiìti nllmni-if (1919); Shior Pud. melodramma di C. Giannini, (1924); faimbona. canto di Scinder; Hermandi e lìorotkea di Goelhe; brani del Ftiitst <• del Wilhern Teli: molti lavori sono inediti. kUil, Gt'RAM gì (1805) di Scalari, instancabile pubblicista, trattatista, compilatore di libri scolastici e t rad ni toro da! tedesco i- dall'italiano: direttore e eollalxmUore di \ a n periodici didal lici, scolasi ici, lettcrari. Gjrnnrrfa (1921), dramma in 5 alti; II irei di K. Patscli (1923); ])ijlitnijti giullare iftdugjerinane. di R Kretschnier (1923); Zemra, di K. De Amicis (1924 e 1932); Gjentljtt ekanomike e kulttirorr e Sìiqipws riti kuhèn v haitiane di K. Palscli ( 1925): Serbe tlir Shtiiplaret elei Di; Suillay (1926), Rrjedlijti e Punivi ne Slitjifuti di A. Rappaport (1938). IM!C. romanzo di K Marcata (1939), Si u shkxiklue i tifiti e Madke di A. VYegerer (1931): \'isttret e Kornbit, 1 e III in collaborazione con Filipjx> Fishla (1937). antologie per le scuole medie e grammatica e letteratura latina. Molti lavori originali e tradii/ioni sono inedile. I.A/KK CH'ITA ( 18').)-19 t i ) della Minima si rese noto come narratore scrivendo novelle sin più dillusi giornali e periodici, come su Shqiperia e Ré di Costanza del 28 nov. 1930. anniversario dell indipendcn/a. Tradusse dall'italiano due manuali edncath i per la gioventù e un trattalo di storia militare. H A K I Sii: UMILI,I ( lr>9.->) di Dibra, pubblicista, drammaturgo, narratore: Di bruniti e iiijcnifmc. Dtiskuri e Bcsniki'n. Agimi i Lnmnexiietn (1923), drammi, liiirgti, miMiiorie «lei carcere, Stfitir ( ialiti djale. romando di ambiente assai letto (193(>), novelle e racconti nei vari periodici. LASCI su PoRADECI (IH99) di Fogradcc, poeta lirico ha pubblicato poesie su giornali e riviste fin dalla sua prima giovinex/a e ne ha fallo due preziose raccolte: \allja e \jre (1933) e }lli i Zenit'?* (1937 e 1939); ha scritto in prosa la vita di N. Na<;o: A/'/ ftìtna i rt'teratii.-i shtiiplare. ( 1939), e una stona dell'attività patriottica e culturale degli albanesi di K u r n a m a . e apprezzali saggi critici. \A_NCJKL KOCA (1900) di Argiroeastro, uomo di vasta cultura diresse importanti giornali e la sua collaborazione a molli periodici fu cercata: scrisse di storia, di filosofia, di letteratura; tradusse il Mtuuuile di Kfìitteto. alcuni Dialoghi di Luciano. Il Discorso sul Metodo di Descartes e molli saggi critici. DlUMITKH FAl.o GjIKE (1901) di Voskopoja - Pubblicista, minatore, traduttore «li opere lelteratic dal russo, dal greco, dall'italiano, da altre lingue, oltre una trentina di \ohimi. Diresse e redasse importanti giornali: fra le opere tradotte romanzi, novelle, drammi: collaborò in Shkqifferia e Ré, organo degli albanesi di Rumatila, in Dielli di Boston, in Zeri i Poptiìlit, in Gazt'ta e Kttrces e a Tirana nei quotidian i Drila e Tumori. KT-HiiM H A X M I A D K M ] (1902) di Klbasan, noto ptwMa e tragediografo: I Itisi, Akili, Alvkmndri ( l ( » 2 1 ) , Pirnui (1934), Skendcrben (l935), Diomcdi (1936), Abeli (1939): tradusse le Riu-oliche (1922) di Virgilio, e raccolse in volume alcune sue liriche: Lyra: ha se-ritto anche buone prose. KHNF.ST KOLIQI (1903) di Seutarì, jx>eta e prosatore, ha collaborato nelle più importanti riviste, ha fondato la più interessante rivista letteraria albanese Shkendija di Tirana, dal 1939 è Ordinario di Lingua e letteratura albanese nell'Università di Roma. Tra le sue opere ricordiamo: Kìixhtrirni i Skcnderhe.nt, pocmetlo drammatico (1924); altri due graziosi componimenti drammatici SDII (Jittittitor (1935), conversazione fra (piatirò strumenti musicali di cui ognuno vanta le sue doti e i suoi pregi: Syinjonia e S/ir/v/wc (1936), si ricordano ìe glorie e le sventure passate dell'Albania e tra le incertezze del presente se ne preconizza felice l'avvenire. - llija e Ma/ere (1929) e Tregtàr Flatniijish (1935), novelle; Gjitrnuit e Stirivi(1933), liriche, Pttetet e Medliej I.'ìtalis - I (1932), Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso. - li (1936), Parini, Monti, Foscolo, Manzoni; altri scrini in periodici. FILIPPO FlSHTA (1904) di Scutari, ha scrilto di letteratura, di critica, importanti studi su vari autori in periodici, in Slikendijai ha collaborato iti Antologie per le scuole medie e in alcuni volumi di Visaret e Konihit. 30 S'I'Kl-'AM) Sili M) I ( l'-WHi) di Tirana, pubblicista ha coli a Imi-aio in (rtizrt<i e Tirnites, in I tutti di Tirana e in allri periodici e giornali con scrini letterari e saggi crilici e articoli polìtici. E y H K M (^ABKJ (1907) di Argiroeaslro. Aulore di studi linguistici e filologici assai u t i l i per gli eludi grani mal irai i e lessicografici albanesi. Marmlhenjel midi* ru/nanishtc.s dite xlu/ipr*: Sh{fipt(irè'l (Un- S/tii-rl n'itrilin Jngore: Dokc. dhc zafa)i\K te Slufipttiri'ct: Kit-metili- lì; fìjuJiè'.tix r te lìteratiirrx sin/ipt' ( 1936). con brani sedi i; l'è'r gjenezen e litertituri>s shi/ipe. ( 1 ( >3(>), est rat lo da Ilyllì i Drites (1930). N \ M I K RESSULI (190H) di Beral, Ila scrilto nei giornali e nelle riviste dove si trovano pubblicati importanti suoi lavori lelteran e saggi <' studi linguistici: /lirilliriu kidtumr (I/te k'trar riè Slufiperi prrj xheknlfit \\' flji'r ne te. XX (1937): Pari me dhc. melode te neo-ligitistikes ( 1933|: Skrtiiìtaret f l'jeter té \erint ( 1937): Miloxaal di De Rada con conunenlo ( 1()3('): co]labi)rò in Shkrimtaret Sliyqptare 1. li ( l ' H l ) : accuralissmio editore <lei testi. I^iMKT TOTO - (I ( X)8-I937^ di l'rogonal dalla Labéria. prosaloix- e poeta, la sua produzione è sparsa nei periodici, scriveva nell'Ora di Tirana, redattore di ///ina 10!15; (ìfizi Kental Atuturl, 19.'ì,i; Herojl f inendiinit 1 9,'U) da Will Diirant. Mll.l.OSH NlCOI.A, MKÌJKM - (1909-1938) di Sculari, collaborò con novelle e poesie- in molti periodici: la sua produzione, nonostante la sua salute sempre- malandata e la breve vita, e mollo ricca e pregevole. \J KOKONA - ( 1913) di Argirocastro, gode buona faina di poeta e narratori', critico r traduttore. :\g<i Tirana ne Stiikìiolnie 1935, note di viaggio; I)riti; dhe llije 1939, poesia Yje te keputur 1940, novelle: gran parte dei suoi scritti nei periodici. H A K I N K \ H \ (1914) di \alona; nel 1939 pubblicò in un voi umetto alcune delle molle poesie sparse nei periodici del tempo: K.erii>et e Zainbares. SPASSI-I STKKJO (1914) di (/Ilombo^ di l'r<'sj)a. Corcia. [Narratore, no\ellista. pubblicò una monografia Prespa e Vogi-'!: la traduzione di l.e.f Miserahles di V. fingo su (iazfta e Kor^è'.fi la sua fama di scrittore si diffuse eoi roman/o a sfondo sociale 1 di ambiente: /V ?... Pubblicò scritt i letterari e pedagogici. Ricordiamo alcuni scrittori die non è |x»ssihile elencare con tutte le date della loro attività: scrittori, poeti, pubblicisti, storici, trattatisti, linguisti, lessicografi, foldorisli etc.. che hanno portato buon contributo al progresso della cultura nazionale o sono, o erano, sicura promessa per l'avvenire letterario e cullurale dell'Albania: P Jak Jung — Dod Koleei — Dliimiter Belati - Fr. Argondi//a — Solir Cjika - R. Petrotta - M. Ix'hova — IVIrò Vucan — A. Vaiici - M. Slierko— Kosl (^ekre/i - K (lordignano - ('.. \alentiiii - A. lx-ot(i — K. Cipo - C. Bubaiii (Bnmibullì) — /oi Xoxe - A. Mavraqi - \ebil Cika - Peni \oko[X)la - S. Paparislo - 1. Bebeziqi - K Micacio — fnjac Zainputti — B. Dema - D. Kuili — B. Palaj -J. Marlekaj A. Harapi-(i. Gnrakuqi- l)h. Pashko (Mitnish Kuleli)- T. /avalani - llianko Merxhani — Nike Barcolla — OHhìse Paskal — V. Alanipi - Petraq Peppo - Pietro Cjini. Pashko Ojee.i - Luyija Sereggi (Lux perpelna) - A. [.ogoreci (Nologus) - Dh. Shuleriqi - Pino Floqi - Ndoc Vasija - Kolè Mirdita (Helenau) - He Irò Marko - Shevqet Musaraj - S. (laci - A. (^aci e molti altri dei giovani e giovanissimi che godono buon nome nel celo culturale dei lettori. 131 NOTA BIBLIOGRAFICA Invitato dal Ministro dell'Istruzione dell'Albania, allora il Prof. Ernesto Koliqi, a scrivere una Storia della cultura e della letteratura albanese, dovetti recarmi a Tirana per fare le ricerche necessarie sul poeto dove mi sarebbe stato possibile consultare libri e periodici e incontrarmi con uomini di cultura, scrittori e poeti per una revisione di quanto avevo scritto nel mio libro: Popolo, lingua e letteratura albanese, 1931, e per raccogliere il materiale storico-bibliografico per continuare i] mio lavoro per il decennio, allora successivo alla pubblicazione del ricordato mio volume. A tal fine mi giovò assai la permanenza in Albania per alcuni mesi verso la fine del 1941 e la fine del 1942 e il principio del 1943: potei così condurre a termine le mie ricerche con la irequenza della Biblioteca Nazionale di Tirana e con la consultazione di collezioni di periodici di biblioteche private e di biblioteche comunali, fra cui assai preziosa quella di Corcia. Assai utili mi iurono le conversazioni con pubblicisti e scrittori per le precise dirette informazioni sullo stato e continuo progresso della cultura nazionale albanese. Così potei condurre a termine fruttuosamente le ricerche necessarìe per il mio lavoro che, stando a Tirana, potei quasi interamente scrivere e consegnare al Ministro, Xhevat Korea, per la stampa in albanese e poi in italiano. Molto mi son servito del mio precedente lavoro, come è naturale, con aggiunte e correzioni, e dell'Antologia: Shkrimtaret Shqiptaré, voli. 2, 1941 ; fra i periodici atlentamente e utilmente consultati devo ricordare: Kalendari Kombiar (1898-1928) e Diturija (1909, 1916, 1926-1929) di Lumo Skendo; ììyili i Drites dei francescani e Leka dei gesuiti di Scutari; fra i libri posso dire che ho consultato quanti, vecchi e nuovi, italiani, albanesi e stranieri, potevano agevolare le mìe ricerche; ricordo solo l'appendice alla commedia: Dhaskal Cjoka etc di Ilo Milite Qafe/ezi: Nje Historl te pedhagogjisè dhe te kiilturès ne Shfjipé'rì (1637-1902) stampato a Coreia nel 1936; e La lingua albanese. Prolusione, 1936 di Carlo Tagliavini; N. Kessuli, Zhvillimi kitlturor e Ictrar ne Shqipe.ri ari. in Shqipnije me 1937 - Tirana. Mario Roques, Recherches sur les ancieìis textea albanais, f*aris, M C M X X X 1 I . 133 r fl -r~ — • -: X — t. V