Le trepidazioni, le angosce e le ansie di un condannato a morte
GLI ATTI, GLI ATTEGGIAMENTI E LA CORRISPONDENZA
DI CASERIO IN CARCERE
di
RAUX, Direttore onorario della Sede Centrale e della Circoscrizione penitenziaria
Tratto
dall’ARCHIVIO D’ANTROPOLOGIA CRIMINALE
DI CRIMINOLOGIA
E DI PSICOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA
Anno 1903, tomo 18
https://criminocorpus.org/bibliotheque/page/12775
ARCHIVIO
D’ANTROPOLOGIA CRIMINALE
DI CRIMINOLOGIA
E DI PSICOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA
Anno 1903, tomo 18
https://criminocorpus.org/bibliotheque/page/12775
GLI ATTI, GLI ATTEGGIAMENTI E LA CORRISPONDENZA
DI CASERIO IN CARCERE
di RAUX, Direttore onorario della Sede Centrale e della Circoscrizione penitenziaria
Le trepidazioni, le angosce e le ansie di un condannato a morte.
In un considerevole lavoro pubblicato nel 18941, il dottor A. Lacassagne, professore di medicina legale
presso l'Università di Lione, sull'assassinio del presidente Carnot, espose, con una competenza marcata,
le principali circostanze del fatto; lo stato mentale dell'assassino; gli accertamenti medici; i verbali delle
udienze; gli ultimi momenti di Caserio, etc.
Avremmo voluto, in quel momento, prestare il nostro modesto contributo all’esimio professore.
Circostanze di ordine particolare lo impedirono.
La nostra collaborazione fu rinviata.
Sembra arrivato il tempo di portare alcuni mattoni per l’edificio eretto dal Dr. Lacassagne.
Andiamo quindi ad esporre, nei più piccoli dettagli, lo stato d'animo, i fatti e le azioni quotidiane
dell’assassino del presidente Carnot durante la sua permanenza in carcere (25 giugno 1894, 16 agosto
dello stesso anno).
Son già passati nove anni da quando il sangue del presidente Carnot a Lione colava dal pugnale di un
assassino.
Data la profonda impressione che ha lasciato nella nostra mente, sembra solo ieri che questo oscuro
dramma ha avuto il suo epilogo.
Tutti coloro che, come noi, in qualsiasi ruolo, hanno avuto a che farci, quelle scene indimenticabili, non
usciranno mai dalla memoria. Esse sono tali che il tempo non può cancellarle, al contrario riappaiono
nella maggior parte dei momenti drammatici.
Caserio, Santo Ironimo, figlio di Antonio e Martina Broglia, nato a Motta Visconti (Italia), l’8 settembre
1873, è stato incarcerato il 25 giugno 1894, presso il carcere di Lione, con un mandato emesso dal giudice
istruttore Benoit.
Ecco la descrizione sommaria dell'assassino: 21 anni; altezza di 1 m. 710; capelli e sopracciglia marroni;
barba incolta; fronte piatta; occhi scoloriti; naso dritto; bocca media; mento sfuggente; viso ovale.
25 Giugno - Spogliato del suo abbigliamento, vestito con una divisa particolare2,
Caserio è rinchiuso in cella sotto la sorveglianza di due agenti.
Appena fermato ha dichiarato di “aver sacrificato la propria vita, perché ha troppo
sofferto”.
Non si rende conto della gravità del suo gesto, fischia e canta.
Non una parola di rammarico può essergli strappato. Egli non spiega il suo crimine,
non si vanta, riservandosi di farlo in Corte d'assise.
Si dichiara anarchico.
1
2
Lyon, A. Storck; Paris, G. Masson, 3ª edizione 1901
N.d.R.: Caserio, come si vede dall’immagine a fianco, portava, per ragioni di sicurezza, la bricole.
1
In Italia, ha frequentato i gruppi anarchici.
Da quando è in Francia, esercita la professione di fornaio. Licenziato dal suo capo a causa della sua
incapacità, si recò a Lione dove è arrivato alle sei di sera.
Parla con difficoltà il francese.
Si tratta di un giovane dall’aria dolce, dall’occhio schietto, dal chiaro sorriso. Nonostante la sua origine,
non lo si direbbe un tipico italiano. Si comprende perché la folla lo lasci passare; si capisce perché anche
il contadino, al quale chiese informazioni, lo abbia messo sul giusto cammino per Lione.
Come non fornire indicazioni per guidare questo sconosciuto dall'aria così ingenua, così dolce e che parla
male il francese?
Tuttavia, questa è solo una prima impressione, e ciò che poi ha fatto, con il suo languore, con la sua
dolcezza, con i suoi occhi teneri che si turbavano al punto di cambiare colore alla vista di eventuali abiti
borghesi, è piuttosto strano e ambiguo.
Vedendo questo adolescente, avremmo difficilmente creduto di trovarci in presenza di colui che aveva
trasformato un tripudio di gioia in una cupa tristezza.
Il lato singolare della natura di Caserio è il carattere impulsivo, l’animale selvatico che questa figura
infantile nasconde. Ha letto molto poco, ha la mente turbata dalla cattiva filosofia; non ha assolutamente
nulla dell’erudito; non confondete l’esibizionismo con la sua rivolta; non è colpevole di anarchia!
Molti hanno ricordato Ravaillac a proposito di Caserio.
Vi è, infatti, una notevole somiglianza tra i due omicidi di Henry IV e Carnot, avvenuti a tre secoli di
distanza, somiglianza non solo per la qualità della vittima, ma anche da una serie di altri lati minori che
non sono privi di interesse e che vanno chiariti.
La storia ci dice, per esempio, che Ravaillac è andato a piedi da Angouleme a Parigi, per uccidere Enrico
IV; noi vediamo lo stesso Caserio fare a piedi il percorso che separa Vienne da Lione.
Uno ha colpito il re nella sua carrozza, l’altro assassinò il presidente nel suo calesse.
Si è cercato di stabilire l’irresponsabilità di Caserio, richiamando le turbe mentali di diversi membri della
sua famiglia. Non dimentichiamoci che Ravaillac è pure stato definito uno squilibrato!
La mattina dello stesso giorno, 25 giugno, Caserio è sottoposto ad un esame medico. Il medico dell'istituto
rileva delle tracce di lesioni cutanee sifilitiche. Dei colpi sono stati dati all’assassino dopo aver commesso
il delitto; il volto è leggermente gonfio, ma le contusioni sono senza importanza.
Ecco il resto del testo dei certificati del Dr. Léon Blanc, medico delle carceri di Lione:
"Il nominato Caserio ha sul corpo contusioni insignificanti; non ci sono tracce di lividi, ma abrasioni,
graffi. Solo i polsi sono rossi e ulcerati, tuttavia non in modo grave.
"Molti foruncoli e, di conseguenza, adenite inguinale. Sifilide con tracce di lesioni cutanee sifilitiche.»
26 Giugno - Caserio mangia con buon appetito; nasconde cinicamente la propria indifferenza e non
manifesta alcun rimpianto,
In virtù di una commissione rogatoria, è stato fotografato in serata.
27 Giugno - L'atteggiamento di Caserio non è cambiato. Egli rimane calmo. Il viso, un po’ gonfio dei
primi giorni è diventato pallido. L'aspetto è meno selvaggio ... la tranquillità della cella ha ripristinato la
calma sul suo aspetto.
Caserio è aperto, a volte, racconta freddamente il suo crimine, spiegando la genesi del suo atto. Egli passa
improvvisamente dalla gaiezza al tragico, dal ridere al serioso.
Quando si tocca il tema della "miseria umana", i suoi occhi miti si infiammano e il volto assume una
espressione di rabbia e di energia selvaggia. Fatica ad esprimersi nella nostra lingua, ma su questo
argomento, parla con una certa volubilità e sa, sostituendo la parola con gesti espressivi, sa farsi
comprendere dal proprio interlocutore.
Si tratta di un fanatico, e non sarebbe per nulla sorprendente se l’indomani del suo licenziamento da parte
del panettiere che gli dava il lavoro, avesse progettato da solo e compiuto da solo il crimine orribile,
l’omicidio che le sue idee politiche perseguivano da lungo tempo.
Se il suo padrone non lo avesse licenziato, ha detto, il presidente della Repubblica non sarebbe stato
ucciso.
2
L'idea di omicidio si trovava, a nostro avviso, allo stato latente nel suo cervello e non aspettava che questa
coincidenza per schiudersi e prendere corpo, la mancanza del lavoro e la presenza del Presidente della
Repubblica alle feste di Lione.
Caserio sostiene di non aver frequentato nessun anarchico, o almeno nessun leader durante il suo ultimo
soggiorno in Francia.
Uccidendo il capo del governo, egli crede di aver reso un servizio ai "miserabili"; egli disprezza i lavoratori
che non entrano nel movimento anarchico e non capiscono il loro vero destino; pensa che, se due o tre
compagni determinati seguissero il suo esempio, questo sarebbe la fine della "classe borghese" e della
attuale organizzazione sociale.
Approva fortemente Ravachol, Vaillant e Henry. Principalmente l'esecuzione di Henry gli provocò una
violenta indignazione. Ai suoi occhi, non si giustifica, perché questo "compagno" non aveva ucciso
nessuno!
Egli ha sostituito, nelle imprese tristi della setta, il pugnale alla bomba per due motivi: primo, perché il
pugnale colpisce sicuramente colui che si vuole raggiungere e non fa altre vittime e in secondo luogo
perché la bomba richiede denaro, una confezione difficile e pericolosa.
Caserio ha lasciato la scuola a dieci anni e mezzo.
Sa leggere il francese e l’italiano.
Scrive solo in italiano. La sua conoscenza dei calcoli si riduce alle prime tre operazioni.
Ha scritto poco, si sente stanco dopo una mezz'ora di lavoro intellettuale!
Le pubblicazioni anarchiche di Kropotkin e altri erano le sue letture preferite. Egli ama anche Victor
Hugo, il quale, secondo lui, descrive molto bene la grande sofferenza umana, ma lo critica per non aver
osato affermare il rimedio per i mali che indica "in modo così eloquente."
Colpisce, guardandolo da vicino, l'indifferenza che il detenuto mostra per la propria famiglia.
Egli ha ancora la madre, quattro fratelli sposati ed una giovane sorella.
Ha scritto loro diverse volte da quando lui li ha lasciati e ha ricevuto alcune lettere.
Egli dice che nessun membro della sua famiglia condivide le sue convinzioni.
Non ha alcuna idea del dolore che ha provocato ai suoi parenti.
Per lui, la vita di coloro che soffrono è poca cosa; lui ha sacrificato la sua prima di compiere il suo crimine
orribile; non si interessa alla vita dei suoi che il dolore può abbreviare.
Se non avesse sacrificato la propria vita, ha detto, non avrebbe lasciato il coltello nella piaga e lo avrebbe
usato per crearsi un passaggio attraverso la folla che, dopo il crimine, lo guardava "stupidamente", non
dubitando minimamente con chi aveva a che fare, spingendolo ovunque come un importuno che
impediva al pubblico della prima fila di vedere il corteo.
L'arresto immediato di Caserio è dovuto a questa circostanza, ed egli sembra rimpiangere di non avere
adottato delle misure atte a favorirgli una via di fuga. Sarebbe stata più facile di quanto pensasse, invece
ha creduto di venire preso sul posto.
30 giugno - Le lettere, di origine diverse, indirizzate a Caserio arrivano numerose.
Il misticismo, i richiami al pentimento, sono al centro di questa fitta corrispondenza.
1° luglio - Caserio scrive a sua madre, "la signora Martina Broglia, a Motta Visconti, Via Piso, n 4,
provincia di Milano, Italia", la seguente lettera:
Cara madre,
Vi scrivo queste righe per farvi avere mie notizie.
Sarebbe inutile di spiegarvi il motivo per il quale mi trovo in prigione, perché penso che lo sapete già.
Dato che mi trovo in buona salute, spero [anche] che voi stiate bene, che passate dei giorni felici. Per
il momento, cara madre, non posso dire niente di più; ma quando mi avranno fatto il processo, vi dirò
il motivo del mio gesto.
Vi saluto, cara madre, e ricevete un bacio da tutto il mio cuore. Sono il vostro caro figlio
Santo
Vi saluto, cari fratelli, e un bacio a tutti e una stretta di mano dal vostro caro fratello Santo.
Mille baci ai miei cari piccoli nipoti che amavo troppo e che sono stato costretto a lasciare, così belli
come erano.
3
Vi saluto tutti e credetemi sempre il vostro caro e amato zio
Caserio Santo
Il mio indirizzo è prigione Saint-Paul, Lione (Rhone), (Francia)
Lo stesso giorno, il detenuto scriveva quel che segue a suo fratello “Caserio (Giovanni), presso il cavalier
Magni, Corso Duca di Genova 29, Torino, Italia”:
Caro fratello,
ti scrivo queste righe per darti mie notizie. Sarebbe inutile spiegarti il motivo per il quale mi trovo in
prigione, perché credo che avrai letto i giornali.
Ora, ti domando un favore, e credo che tu lo farai dato che sei sempre stato buono e gentile con me;
trovandomi senza denaro ti chiedo se puoi inviarmi qualcosa affinché possa comprarmi del tabacco.
Per il momento non ti dico più nulla.
Ti spiegherò il motivo del mio gesto dopo il processo.
Dunque, ricevi un bacio e una stretta di mano dal tuo caro fratello.
Santo. Ti saluto
Il mio indirizzo: Caserio Santo, nella prigione di Sant-Paul, Lione, Rhone (Francia)
A Caserio piace fumare. Non ha soldi e cerca di ottenerli scrivendo ai suoi familiari.
Abbiamo già segnalato, in questo uomo, l’assenza di sentimenti affettivi per i suoi. La sua
corrispondenza non ci fa cambiare le nostre opinioni al riguardo.
Dopo 48 ore, l’atteggiamento del detenuto si è sensibilmente modificato; è dolce, calme e lucido. Si
agita solo quando si fanno delle obiezioni alle sue teorie.
É un convinto; una specie di illuminato. Scherza a volte; a volte è cinico e crudele; ha chiesto di scrivere
al “signor. Casimir Périer per chiedergli aiuto e riconoscenza per il suo atto con il quale ha reso vacante
il posto di Presidente della Repubblica."3
Si irrita ed è particolarmente indignato contro i lavoratori che vanno ad ammirare "i capi di governo al
loro passaggio."
Quando si parla della folla sul percorso del corteo presidenziale, i suoi tratti si contraggono, diventa
pallido, gli occhi si infiammano, il volto prende una espressione di rabbia e disgusto.
Questo impulsivo ragiona sul suo gesto. Egli è convinto che avrà grande risonanza e che favorirà il
movimento anarchico.
Le sue spiegazioni, sulla finalità e sull'importanza del suo delitto, sono abbastanza oscure. Nel suo
discorso, metà in francese e metà in italiano, comprendiamo solamente che il fatto, secondo lui, arriverà
a rendere le masse ribelli. Ha aggiunto che avrebbe colpito il re d'Italia, come ha colpito il "presidente
francese", se durante il soggiorno in quel Paese, non fosse stato condannato.
Caserio mangia e dorme bene, legge poco, sostenendo che è inutile faticare il cervello, perché, nella sua
posizione, non ne beneficerà, come non potrebbe beneficiarne nessuno.
Riflette per lunghi momenti, fischia e canticchia, cercando di distrarsi, ma assolutamente non manifesta
rimpianti.
4 luglio. - Ecco il testo di una lettera indirizzata a Caserio, non datata, da Lione. Ufficio Postale dei
Terreaux.
"Caro amico,
"Pagherai con la tua testa, ma ciò ne farà cadere altre, son quelle dei figli, quelle delle mogli adorate
della cricca che non ha nessuna pietà per gli infelici il cui loro crimine è di essere poveri. Crudeltà
contro crudeltà! Sarai vendicato e colpiremo nei loro affetti coloro che ci opprimono! »
Lo stesso giorno in cui arriva da Losanna una breve lettera accompagnata dai seguenti versi "dedicati
all’assassino del signor Carnot"; cercando di fare appello alla coscienza di Caserio.
3
Casimir Périer è stato nel frattempo eletto quale successore di Sadi Carnot
4
"Venite a me, dice il Signore, e discutiamo insieme.
Dio ha tanto amato il mondo che ha donato suo Figlio unigenito perché chi crede in Lui non muoia mai,
ma abbia la vita eterna.
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna, ma chi non crederà al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio cadrà
su di lui.
Credi nel Signore Gesù Cristo e sarai salvato. »
Un servo di Cristo.»
11 luglio. - Caserio scarabocchia la seguente memoria, con la quale, con un’esposizione quasi
incomprensibile, sembra voglia giustificare il suo gesto, ciò che lui chiama il “fatto”. Ecco le sue testuali
suggestive rivelazioni:
“Voglio fornire una semplice spiegazione del mio gesto. Non chiedo né perdono né pietà; ma voglio
solo fare una semplice dichiarazione sul mio gesto, al fine di informare i miei compagni lavoratori che
non sono pazzo, come molti vogliono farmi apparire, come un pazzo ... ma come ho iniziato, all'età
di quattordici anni, a conoscere questa società mal organizzata che noi dobbiamo a coloro che non
fanno nulla e consumano ciò che chi produce non può consumare. Tutti noi siamo nati dal seno di
nostra madre; nessuno ha portato una fortuna con se. Visto che siamo tutti uguali, così dovremmo
esserlo nella nostra vita ... Non voglio dire tutti uguali in natura, ma uguali nell'organizzazione
sociale, mentre troviamo migliaia di persone che non fanno nulla... e che (alcune parole illeggibili)
lavorato per dieci anni e che non sono più... che hanno lavorato venti, trent'anni e che se non sono più
in grado di lavorare, vengono licenziati... ... perché tutto ciò che vediamo sulla Terra è fatto con la
carne da lavoro; quindi tutto deve appartenere a coloro che lavorano; invece i lavoratori poveri non ce
la fanno a vivere. I muratori dopo aver costruito molte case non hanno una camera per dormire. In
molti siamo obbligati a lavorare di notte presso un padrone... e in pochi anni il nostro fisico è svuotato
e allora, in quel momento, ci abbruttiamo a tal punto che non sappiamo se siamo uomini o bestie...
Dopo aver fatto un sacco di pane e di aver logorato la nostra forza fisica, non abbiamo neanche un
pezzo di pane e quando siamo vecchi, non possiamo lavorare; poi non occorre spiegare professione per
professione; tutti coloro che producono sono costretti a morire di sfinimento e di miseria e tutti coloro
che muoiono di miseria sono vittime di quelli che spendono milioni facendo solo banchetti e divertimento
e desiderosi di trascorrere il loro tempo in feste, leggendo i loro giornali borghesi che gli forniscono notizie
di scioperi e della miseria dei lavoratori che chiedono una paga migliore, perché non hanno abbastanza
da vivere per se stessi e per i loro figli; e arrivano soldati che gli sparano o li mettono in carcere, mentre
i loro figli chiedono pane... "
Qui finisce quest'apologia!
12 luglio . - Ricevuta una lettera di minacce per Caserio, con la data 11 luglio 1894 e il timbro dell'ufficio
di Place de la Bourse, Paris.
Un "compagno" faceto l’avvisa che "l'ufficiale che ti ha arrestato sarà presto spedito all'altro mondo."
13 luglio. – Perviene la seguente lettera recante il timbro dell'ufficio postale Sens-sur-Yonne.
“Sens-sur-Yonne, 12 luglio 1894.
Compagno Caserio,
La ghigliottina rende più grandi, il tormento nobilitata quando è per l’idea che la si subisce.
Compagno, coraggio, ti vendicheremo come avvenne per Henry.
Per il gruppo, Cropud e Zorpud.”
14 luglio. - Caserio trascorre il giorno della festa nazionale per scarabocchiare quel che segue sui
margini delle pagine di un libro che gli è stato dato.
"Da quando ho iniziato a leggere i giornali borghesi, ho avuto modo di capire che la società è stata mal
organizzata, vedendo ogni giorno nuovi suicidi provocati dalla miseria, per non avere un pezzo di pane per i loro
figli; che centinaia di lavoratori non riuscivano a trovare lavoro e che i loro bambini gridavano: papà ho fame! Ma
non c'era il pane per soddisfare la fame dei bambini. La madre per vestire i figli che hanno freddo portano tutto al
Monte di Pietà! Quando sono tornato al mio paese per un paio di giorni, è stato lì che mi sono messo a piangere
5
vedendo dei bambini poveri, all'età di dieci anni, andavano a lavorare quindici o sedici ore al giorno, per
guadagnare 0,30 fr. al giorno, e le ragazze di diciotto o venti anni, le donne, anche anziane, che lavorano sedici ore
al giorno per guadagnare 25 centesimi; vedendo queste povere vittime andare in fabbrica con un pezzo di pane e
alla sera mangiare un po' di riso; è qui che chi ha un po' di cuore pensa a queste povere vittime! e non mi riferisco
solo a quelli del mio paese, ma di tutti i poveri contadini che stanno morendo di fame a causa della cattiva
nutrizione e della fatica. E poi, non c'è bisogno di spiegare tanto, voi lo sapete meglio di me. Troppo tempo
servirebbe per dirvi quante vittime muoiono di miseria e dire che vicino a questi poveri disgraziati che soffrono tutta
la loro vita, vi sono tanti negozi affollati di cose necessarie a coloro che hanno fame e freddo; ma non avendo i soldi
sono costretti a farne a meno. Oltre a questo, vediamo migliaia di persone che non fanno nulla, che spendono
migliaia di lire al giorno per il loro divertimento, sulle spalle dei lavoratori poveri. Troviamo coloro che occupano
quaranta o cinquanta camere con venti o trenta cavalli a loro disposizione per passeggiare e non pensano a coloro
che hanno fame. Da bambino ho visto lavoratori poveri emigrare dal loro paese, lasciando le donne e i bambini in
completa povertà, per andare a cercare lavoro in Brasile o in America! Così mi son detto: non c'è patria per i
poveri lavoratori. La patria è solo per coloro che stanno bene e non facendo nulla. Come gli uccelli che difendono i
loro nidi, perché ci stanno bene, ecco perché per me, la Patria è il mondo! Ho creduto in Dio, ma ben presto ho
riconosciuto che coloro che ce lo fanno credere, sono quelli che hanno un interesse, per mantenere i lavoratori idioti e
per far rispettare la proprietà privata. Ha visto anche il capo dei preti che sono a Roma, che, da solo, detiene
centinaia di milioni di lire, lui può dire che esiste il suo Dio. Ecco perché sono diventato ateo. Gli anni sono
trascorsi e siamo arrivati al 1° maggio 1891. Ho cominciato allora a conoscere gli anarchici. Gli operai di tutto il
mondo chiedevano le otto ore di lavoro; una festa internazionale dei lavoratori e allora i re e i repubblicani risposero
a colpi di fucile e ci furono centinaia di morti, migliaia di feriti e migliaia di prigionieri. In pochi giorni, ho
conosciuto gli anarchici ed è qui che mi son detto: che la nostra società è mal organizzata; io, ho trovato migliaia di
lavoratori che avevano già subito anni di carcere per aver rivendicato i loro diritti ed è lì che ho conosciuti uomini
sinceri e uomini di cuore. Ho cominciato a fare propaganda anarchica e ho lasciato l'Italia per venire in Francia.
Voi sapete ciò che ho fatto: io, il 24 giugno alle 09 e 10 minuti, con un colpo pugnale, ho ucciso il Presidente della
Repubblica. Ecco perché: appena arrivato a Cette, ho saputo che la Francia e la Russia erano amici; che il vostro
presidente e i suoi colleghi con l'imperatore russo avevano iniziato a fare banchetti a Parigi, mentre i minatori
poveri del Nord (?) erano nella miseria più profonda dopo tanti mesi di sciopero, con i figli che chiedevano il pane,
mentre i nostri governanti pensavano ai banchetti, a bere il miglior vino, a mangiare cose buone, spendendo migliaia
di lire per tali divertimenti. I deputati, votavano delle leggi per soddisfare i loro piaceri...i giornalisti scrivevano dei
bellissimi articoli dicendo che la pace tra la Francia e la Russia sarebbe stata un bene per gli operai, ma nel
frattempo devono pagare più tasse. Vaillant lanciò alla Camera dei Deputati una bomba per protestare "contro
questi uomini che non fanno nulla.»
16 luglio. Caserio riceve da suo fratello Luigi, ristoratore a Milano, la seguente lettera:
Milano, 14 luglio 1894
Caro fratello,
ho ricevuto la tua dell'8 luglio. L'ho fatta leggere alla mamma e ai fratelli e devo dirti che siamo
arrabbiati di vedere come, anche questa volta, non vuoi fare come ti diciamo.
Caro fratello, ti parlo a nome di nostra madre, dei tuoi fratelli e dei tuoi colleghi di lavoro di
Milano, e ti dico che è desiderio di tutti che tu debba accettare un avvocato italiano, e noi
desideriamo che questo avvocato sia l'avvocato Alfred Podreider di Milano, perché è un giovane
uomo intelligente che parla molto bene il francese e che potrebbe fare molto essendo nato a Parigi, e
poi perché ti conosce, ti capirà e saprà ottenere molto.
L'avvocato Poidreider è stato scelto anche dai tuoi compagni che lo hanno incaricato di difenderti,
dunque nominalo e accettalo anche per gratitudine verso i tuoi compagni di lavoro.
Aspetto dunque che mi scrivi e che ci accontenti tutti; e ti ripeto che tua madre ti scongiura di
accettare l'avvocato. Se non lo fai, questo sarà un ulteriore dolore per noi.
Mamma è in una condizione che fa pena e compassione. Pensa sempre a te.
6
Ti salutiamo, ti abbracciamo e ti prego di fare quello che desideriamo. Con un saluto di mia moglie,
ricevi un bacio da tuo fratello.
Caserio Luigi
Scrivi subito all'avvocato e se non hai denaro, invia la lettera senza affrancatura. Scrivi subito.
Luigi
Questo oste sembra voler approfittare della situazione per farsi una certa clientela.
19 luglio. L’assassino, malgrado l’avvicinarsi della sua comparizione in Corte d’Assise, mantiene una
calma flemmatica. Dorme bene, un sonno profondo, mangia molto; nonostante ciò diventa sempre più
pallido.
La sua indifferenza per quanto riguarda la decisione della giuria, sembra ostentata. La sua noncuranza
non è così profonda come vorrebbe farci credere, e, a volte, la sua conversazione, è interrotta da
profondi sospiri, che tradiscono le sue preoccupazioni. Le sue battute, rudi e minacciose su Deibler4
che deve "mettere una testa di legno", ma che a suo tempo "pagherà" le esecuzioni di Ravachol, Henry,
Vaillant, ecc, sono mescolati a riflessioni e domande sulla Guyana e sulla Nuova Caledonia5.
Caserio si sente fortemente minacciato dalla ghigliottina, ma pensa ad una possibile deportazione, senza
ammetterlo espressamente.
Ha ricevuto ieri la notifica della decisione di rinvio alla Corte d'Assise e copia dell'atto di accusa. Lo ha
letto di fretta senza sembrare impressionato. É ridendo e scherzando che parla della procedura e del
crimine.
Dice cinicamente di essere venuto a piedi da Vienne a Lione "cantando e fumando." Alle 08:30,
guardando il passaggio del corteo presidenziale, si accese, dice, una sigaretta e alle 9 e 10 minuti ha
pugnalato il presidente Carnot.
Conosce, nei minimi dettagli, l'attentato ordito da Passannante6 contro il re d'Italia e si sarebbe ispirato
al comportamento di questo criminale nell'esecuzione del suo piano. Ha rifiutato l'assistenza
dell'avvocato Podreider che la sua famiglia gli ha offerto. La Società di Mutuo Soccorso dei panettieri di
questa città sono intervenuti, secondo le comunicazioni fatte a Caserio, già segretario di questa
associazione; oggi stesso l'accusato accetterà il difensore.
Caserio, conforme ai "suoi principi" non vuole difendersi, ma fare una semplice dichiarazione ai giurati.
Ha scritto quattro pagine in italiano a tale scopo. Chiederà di leggere questa dichiarazione e di farla
tradurre in francese seduta stante.
Legge sempre poco, ma, infine, ha chiesto di leggere La legge naturale, di Volney. Colpito di trovare il
nome di H. Carnot sulla lista degli autori iscritti nel catalogo della biblioteca della prigione, ha voluto
immediatamente, di questo autore, La Rivoluzione francese.
Il libro non gli piace, il primo è per lui più appropriato, ed ha indicato il punto in cui l'autore, secondo
lui, "ha deviato"!
Mostra un disprezzo grossolano, un odio violento per tutto ciò che è di natura religiosa. É pieno di
pietà per la sollecitudine dei cristiani devoti e semplici che quotidianamente gli inviano estratti dai
Vangeli, pubblicazioni devozionali, etc.
Adopera questi opuscoli per uso intimo. Caserio non è, tuttavia ignorante in materia religiosa. Espone
molto bene, dal suo punto di vista, le diverse teorie di scrittori anarchici e considera la religione
-soprattutto nel passato- come strumento di dominio e, come tale, ovviamente la rifiuta; tutto ciò che la
riguarda eccita la sua collera ed il suo disprezzo. Racconta, a questo proposito, come quando è tornato
al suo paese, dopo un soggiorno a Milano, un giorno ha rifiutato il saluto al parroco, avanti al quale tutti
si inchinavano rispettosamente. É stata la prima manifestazione dello spirito di rivolta che si svegliò in
lui e che sarebbe cresciuta partecipando all'attività degli anarchici. Dopo questo "colpo di testa", la
4
N.d.R.: il boia
N.d.R.: colonie francesi dove venivano deportati i condannati ai lavori forzati a vita
6
N.d.R.: l’attentato fallì e Passannante finì i suoi giorni in carcere
5
7
madre lo ha rimproverato così forte che ha dovuto lasciare di nuovo il paese.
24 luglio. - Caserio riceve un buono postale di cinque franchi (n ° 04996577) rilasciato dall'ufficio di
Lione (Bellecour) e una lettera offensiva firmata "un patriota francese."
27 luglio. - Caserio ha scritto la seguente lettera al signor Podreider, avvocato a Milano, per protestare
contro la visita medica alla quale vorrebbero sottoporre i suoi familiari. Nella stessa lettera, l'assassino
del presidente Carnot accetta condizionatamente l'assistenza dell'avvocato italiano.
"Lione, 27 luglio 1894.
"Illustrissimo signor avvocato Podreider
Dopo aver letto il vostro ultimo telegramma, rispondo che io non "voglio che voi facciate visitare la
mia cara madre ed i miei fratelli per farli passare per matti.
Essi non sono pazzi e non lo sono mai stati e non lo sono ora. Anche io non sono mai stato pazzo,
come anche ora che mi trovo in prigione.
Se ho ucciso il presidente della Repubblica, non è perché sono pazzo, è per un ideale anarchico.
Accetto la vostra difesa, se essa corrisponderà all’ideale anarchico e non come l’avete formulata con il
vostro telegramma.
Vi saluto e sono
Caserio Santo
In prigione a Lyon”7
28 luglio. - Sono arrivate diverse lettere, senza importanza, per Caserio. Gli anarchici, ai quali si sono
uniti alcuni cattivi burloni, sembrano da alcuni giorni disinteressarsi della sorte dell'assassino. Caserio è
ancora più o meno nello stesso stato d'animo. Obietta docilmente. Ha accusato qualche frustrazione
con l'annuncio del rinvio del processo -che era originariamente- previsto per il 27 luglio/2 agosto.
Desidera con impazienza comparire davanti alla Corte Penale: il trasporto dalla prigione al tribunale; la
presenza di una grande folla in aula, il dibattito, tutto ciò lo distrarrà. L'isolamento sembra pesare in
Caserio. L'emozione dei primi giorni è scomparsa, un leggero affaticamento della mente e del corpo si
manifesta oggi. Il criminale si sente meno sicuro, meno energico, e al momento, teme l'arrivo del
momento fatale. É anche preoccupato per le mille cose che si dicono; la sentenza, la visita del suo
difensore, quelle del giudice, ecc., ed è quasi impossibile per lui, ora, fare un qualsiasi sforzo di
attenzione per più di un istante. Si lamenta di leggera vertigine. In alcuni momenti, come stordito, sente
il bisogno di lasciare la sua sedia e di camminare nella sua cella. Il sonno è tuttavia sempre profondo e
senza agitazione.
Il criminale sostiene sempre le sue strane teorie con la stessa energia. Rimane convinto che il suo
crimine favorirà la trasformazione sociale e genererà i ribelli il cui compito sarà di "distruggere la
borghesia." Ciò significa che non si pente del suo crimine. Se fosse libero, egli dice, colpirebbe i
poliziotti con una bomba in una mano e una pistola nell'altra, all'avvicinarsi di un gruppo di agenti che
spareranno con le loro armi e che si bruceranno il cervello nello stesso istante. Senza dare loro più
importanza di quel che meritano, queste parole sono una indicazione di un certo coraggio. Indicano che
Caserio sarebbe in grado di fare tutto e subito per evitare di cadere vivo nelle mani della polizia e che,
per sfuggire al carcere, a crimine compiuto, in quel momento, avrebbe girato la sua arma contro se
stesso. Questa mentalità richiede un raddoppio di sorveglianza e di estrema cautela. L'imputato non
attribuisce alcuna importanza al ruolo del suo difensore.
L'avvocato Dubreuil8 non sembra piacergli, perché "si tratta di un borghese."
Ieri sera Caserio era agitato, nervoso. Una lettera da sua madre gli aveva annunciato l’arrivo del
sacerdote di Motta Visconti, il suo paese. Questa visita lo esaspera; compiange i suoi parenti e
profferisce male parole riguardo al prete, che, secondo lui, li imbroglia: "Succhia il sangue dei contadini
poveri per venire, a loro spese, a visitare l’Esposizione di Lione."
7
N.d.r.: La scrittura di Caserio era molto sgrammaticata (vds. Gremmo In “Sante Caserio. Vita, tragedia e mito di un
anarchico lombardo, Biella, edizioni ELF, 1994, pag. 74
8
N.d.R.: il suo difensore d’ufficio
8
Alla domanda circa l'accoglienza che egli avrebbe riservato a questo prete che voleva visitarlo9, Caserio
ha risposto che non lo avrebbe ricevuto come prete, perché rifiuta qualsiasi aiuto religioso, né come un
amico, ma come un compaesano. Padre Grassi, che una volta aveva voluto costringerlo a salutarlo a
Motta Visconti, non potrebbe essere un suo amico.
Il colloquio ha luogo la sera stessa. Vedendo il sacerdote, Caserio si alza, fissa in modo sicuro, quasi
minaccioso, lo sguardo del suo visitatore e tiene un atteggiamento forte e freddo.
Egli non avanza verso il sacerdote, che gli si avvicina e, nonostante il suo aspetto poco rassicurante, lo
baci.
Durante la conversazione piuttosto vivace, Padre Grassi parla della missione che ha ricevuto dalla
"famiglia" e parla del piacere che porterebbe, a sua madre e a tutta la sua famiglia, se adempisse ai suoi
doveri religiosi.
Caserio afferma chiaramente che tutti gli sforzi per questo scopo saranno senza successo, anche se il
sacerdote italiano dovesse "trascorrere 40 giorni con lui nella sua cella!"
Nonostante l’atteggiamento di Caserio, che non lascia speranza, il parroco dice che ritornerà perché ha
preso la decisione di prolungare il suo soggiorno a Lione fino alla sentenza.
Chiede al detenuto di abbracciarlo per salutarlo. Caserio accetta, e dopo tutto, sembra che queste visite
gli siano meno sgradevoli di come vuole fare intendere.
Questo fanatico dell’anarchia ha delle convinzioni tenaci. Certamente obbedisce ad un impulso
cosciente e personale.
Questo è frutto della propaganda pubblica anarchica. Discorsi e pubblicazioni, gli hanno presentato la
società come malvagia, hanno eccitato il suo odio contro l'autorità a tal punto che il disgusto per il
nostro stato sociale lo afferrò e lo spinse al sacrificio della propria vita e il suo odio furioso fino a
potere assassinare il capo del governo. Ma ha messo in gioco la sua vita principalmente perché era
disgustato della propria esistenza.
Ecco il testo di due lettere consegnate a Caserio da padre Grassi:
Motta-Visconti, 25 luglio 189410
Mio carissimo figlio,
Le preghiere continue che tua madre rivolge al Signore per la tua salute sono state ascoltate. La sua
misericordia infinita mi dà la grande consolazione di trovare nel vicario Don Alessandro un mezzo, come
spero, efficace per la tua anima.
Mio caro Santo, il buon Dio ha ascoltato la mia preghiera e anche tu; ascolta la tua povera madre affinché
sia sicura di rivederti in paradiso. Sarebbe troppo doloroso per me, e sarebbe la mia morte, se sapessi che
hai terminato la vita senza chiedere perdono al signore.
Ricordati quanti buoni consigli ti ho dato nella tua infanzia per vederti crescere come un bravo bambino; se
pensassi in quale stato disgraziato si trova tua madre, salva la tua anima, sappi che Dio è buono, e che ne
ha perdonato altri, e di più grandi peccatori; non perdere la fede in lui. Pregalo sempre, spera nella sua
misericordia. Non ti rivedrò più sulla terra, a meno che Dio mi faccia la grazia di rivederti in cielo.
9
N.d.R.: Padre Grassi ha fatto il viaggio da Milano a Lione per convertire il suo parrocchiano
10
N.d.R.: Nota a piè pagina del libro di Gianluca Vagnarelli “Fu il mio cuore a prendere il pugnale” Ed. Zero in condotta, pag. 79:
“Secondo Raux, direttore della prigione Saint-Paul di Lione, questa lettera, insieme alla successiva del fratello Luigi datata 27 luglio 1894,
consegnate personalmente a Caserio da Don Grassi, presenterebbero caratteristiche tali da ritenere che siano state entrambe redatte dallo stesso
viceparroco di Motta Visconti. A questo riguardo va ricordato che, oltre al cappellano del carcere, anche Don Grassi, giunto appositamente dall'Italia
per l'inizio del processo, aveva cercato di indurre al pentimento Caserio, ma ogni sforzo era risultato vano. In una intervista rilasciata ad un giornale
francese, il religioso riferì sconsolato che per ben tre volte aveva incontrato Caserio nella sua cella per convincerlo a pentirsi e a confessarsi, ma ciò gli
era risultato impossibile perché il giovane «era molto accalorato per la sua anarchia», e solo di questa volle parlargli nel corso dei loro incontri. Lo
stesso avvocato Dubreuil, in una lettera inviata alla famiglia dopo l'esecuzione, scrisse che né lui né il cappellano delle carceri erano riusciti a
risvegliare nel suo «disgraziato assistito» una qualunque forma di sentimento religioso: «Egli morì, ohimè, da fanatico cieco che ha voluto rimaner
tale. Tanto sua madre come suo fratello non si illudano: anche se essi fossero venuti non sarebbero riusciti nell'intento». Cfr. Un 'intervista con don
Grassi in La Gazzetta Piemontese del 4.08.1894, pag. 1; Una lettera dell'avv. Dubreuil difensore di Caserio in La Gazzetta Piemontese del 24.08.1894,
pag. 2; Raux, Les actes, l'attitude et la correspondance de Caserio en Prison. Les transes, les angoisses et les anxiétés d'un condamné à mort, «Archives
d'antrophologie cri-minelle de criminologie et de psichologie normale et pathologique», 18 année, n. 116, 1903, pp. 465-506, p. 488.”
9
Addio, mio caro Santo, ascolta la preghiera di tua madre che ti supplica di confessarti. Abbi fiducia in
Don Alessandro che verrà fino a Lione espressamente per te. Ringrazialo. Ascolta che cosa ti dirà. In
nome di Dio, dammi questa consolazione di sapere che sei ritornato buono.
I tuoi fratelli, tua sorella Dina, le tue cognate ti salutano tutte e ti mandano tanti baci; io più di tutti, ti
saluto e ti abbraccio.
Tua Madre
Milano, ristorante della Grotta, viale Ludovica, 39, 27 luglio 1894
Caro Santo,
grazie al vicario Don Alessandro Grassi di Motta Visconti, approfitto di questo momento, a nome di tutti
e della nostra buona madre che sempre pensa a te, per pregarti, prima che la condanna abbia esecuzione [,]
di riconciliarti con l'Essere Supremo al cospetto del quale comparirai presto.
Aprigli il tuo cuore al nostro buon vicario che ti porterà i nostri saluti affettuosi e in particolare quelli della
nostra buona madre. Comportati in maniera tale che tutti, per l'onore della famiglia, possano dire: è vero, è
stato vittima di un destino fatale ma dopo tutto, ha terminato la sua vita da buon cristiano.
Sono le ultime parole che ti mando. Oso sperare che tu non vorrai abbreviare la vita di colei che fu tua
madre e causare a tutti noi altri dispiaceri.
Siamo sempre desiderosi di avere ancora tue notizie e la fotografia che ci hai promesso nell'ultima lettera;
essa resterà a noi come un ricordo eterno.
Nella speranza che la presente sarà da te presa in considerazione e che tu vorrai soddisfare i nostri desideri,
ricevi dalla mamma, dai fratelli, dalle sorelle, dai cognati, etc, dei baci affettuosi affinché ti siano di
consolazione.
Ricordati che sei un Italiano e che nella patria abbandonata ci sono dei cuori che soffrono. Addio, un bacio
dolce e affettuoso dal tuo fratello inconsolabile
Luigi
Certi indizi ci autorizzano ad attribuire la stesura di queste due lettere a Padre Grassi.
Delegato dalla famiglia, questo ecclesiastico è venuto a portare consolazione al prigioniero, e per conto
di sua madre, ad invitarlo ad accettare il conforto della religione. Qui si è fermato il suo ruolo in materia
religiosa.
Il carattere dell'intervento del sacerdote italiano si era nettamente manifestato sin dalla sua
prima visita. Per quanto riguarda il ruolo di prete, aveva appena una sfumatura religiosa; atteso
che Caserio stesso, ha sempre categoricamente rifiutato il conforto che gli veniva offerto. Ha
ricevuto Padre Grassi come compaesano e non come un prete.
3 agosto. - Il processo Caserio si è appena concluso con la condanna a morte dell'imputato. Al suo
arrivo in carcere, nella parte posteriore del palazzo di giustizia, Caserio è pallido, sconsolato. Non
protesta e non recrimina contro la sentenza che lo colpisce. Sembra essere ancora sotto i colpi di una
visibile emozione. L'arringa dell'avvocato Dubreuil, lo ha sconvolto. Quando dipinse il dolore e l'affetto
di sua madre, della sua sorella minore ... non poté trattenere le lacrime. Confuso, ha tradito la sua
emozione, questo sentimento naturale, che sembra voler cancellare "perché i giornali ne parleranno."
Egli teme, senza alcun dubbio, che il suo atteggiamento verrà commentato dai compagni.
Apprezza, senza riserve, l’arringa del suo avvocato. Non credeva fosse così eloquente questo "ometto"
che ha assunto -d'ufficio- le sue difese; e se lo avesse saputo, avrebbe cambiato la sua dichiarazione,
dicendo che è stata letta “troppo velocemente e senza espressione”, da un interprete inadeguato.
Tuttavia, vuole ringraziarlo perché ha ben tradotto le sue risposte alle domande del presidente. Desidera
inoltre esprimere la sua gratitudine ai panettieri di Milano che avevano pensato di affidare la sua difesa
all'avvocato Podreider. Appena vestito con nuovi abiti, il condannato inizia a mangiare, avendo
conservato con cura il cibo ricevuto al palazzo. Prende un bicchiere di vino e accende la sua pipa. Poi
chiede libri, ma stanco per le emozioni della giornata, sembra aver bisogno di riposo. Afferma che si
rifiuta di firmare formalmente "un ulteriore ricorso in Cassazione o la domanda di grazia". Si tratta di
10
"sciocchezze, sciocchezze", afferma. Lui conosce il destino che lo attende e non vuole chiedere nulla.
Al termine dell'udienza, balbetta a stento un motto anarchico. É tremante e pallido. Ha riconosciuto,
tra il pubblico, il sacerdote di Motta che intende passare a salutarlo domani per l'ultima volta.
Queste visite cominciano a essergli sgradite; prega Padre Grassi di "lasciarlo in pace".
4 agosto. - Caserio questa mattina riceve molta corrispondenza: una lettera di un sedicente "socialista"
di Torino che lo prende in giro; una cartolina da Roma firmata "un venditore di fumo", un opuscolo da
un "vendicatore" di Marsiglia. "4 ago 1894" etc.
Padre Grassi visita oggi Caserio per l'ultima volta. Il condannato si lascia abbracciare più
volte; ma rimane irremovibile in materia religiosa e formalmente rifiuta al sacerdote la
conversione che egli chiede a nome di sua madre e della sua famiglia.
Anche l'avvocato Dubreuil ha visto il suo cliente che lo ha ringraziato calorosamente per la sua difesa.
Si rifiuta ancora di firmare la richiesta di appello in cassazione.
Caserio non tornerà sulla sua decisione. Si tratta di un disperato, come abbiamo già detto molte volte, e
un illuminato! É stanco della vita; la sacrifica, non teme lo spettro della ghigliottina. Egli parla di morte,
ridendo. Non voleva suicidarsi in maniera banale; ha usato la sua disperazione, il suo disgusto per
sferrare un colpo nell'interesse della "sua causa". L'assassinio del presidente della Repubblica è stato
principalmente per Caserio un "suicidio utile" per perseguire il suo "ideale anarchico". A volte, il
condannato ritorna sul passato. Ricorda e descrive la genesi del suo crimine; dice che il soggiorno di più
di un mese in ospedale gli è stato fatale. Prima del suo ricovero, era anarchico convinto, ma non aveva
mai avuto l'idea di commettere un crimine. In ospedale, nella stanza dei malati con problemi venerei,
dove non entravano mai le suore, si commentavano gli eventi del giorno: gli attentati, le condanne, le
esecuzioni di Vaillant, di Henry, etc.; è stato impegnato in una propaganda anarchica attiva, si aiutavano
reciprocamente. Quando è stato dimesso dall'ospedale, non era più come quando era entrato.
Appassionato, nervoso, violento, l'idea di un reato sensazionale stava già nascendo nel suo cervello. Egli
ritiene, tuttavia, che, se, al momento, fosse stato vicino alla sua famiglia, non avrebbe commesso
l'attentato. In queste riflessioni, espresse dopo la condanna, ci sono dei piccoli rimpianti. Caserio, che è
rimasto molto impressionato dall'arringa del proprio avvocato e un po' anche dalla solennità
dell'udienza, sembra ora reagire. Ancora una volta fa l'apologia del proprio crimine, ma con meno
violenza e sicumera.
5 agosto. - Ecco il testo della lettera che ha scritto al presidente della Società di Mutuo Soccorso11 dei
panettieri di Milano.
5 agosto 1894
Signor Presidente,
Vi devo ringraziare, voi e tutti i miei compagni di lavoro, per il buon cuore che avete avuto per me. Che vi
siete presi la pena di inviare l'avvocato Podreider per difendermi.
E vero che non è venuto perché la sua difesa non era in accordo con il mio ideale!
Sono passato davanti la Corte d'Assise il 2 e il 3 agosto e la mia condanna è che la mia testa cadrà sotto
la ghigliottina borghese.
Ecco perché vi invio i miei ultimi saluti di solidarietà a tutti i miei compagni di lavoro, che amavo molto
quando ero tra loro.
Ricevete il mio ultimo saluto e sono il vostro compagno di lavoro
Caserio Santo
Sono dispiaciuto di farvi pagare la tassa. Sono senza denaro.
6 agosto. – Lo stesso giorno, Caserio riceva dalla Spagna la lettera anonima seguente:
“Caserio Santos
Muere tranquilo,
Seras vengada, como lu vengas
11
N.d.R.: Nel 1891, nel periodo in cui lavorava come panettiere in Italia, Caserio fu eletto vicepresidente dell'associazione dei panettieri milanesi, carica
dalla quale si dimise però poco tempo denunciando, in una lettera, il fatto che anche le società di mutuo soccorso si fossero oramai ridotte ad essere «dei
piccoli governi».
11
Aqui fatta venga a los de moñpuch.
D.E.P.
Nanigo, (Cuba)
S.G.F.
H… 5 agosto, 94”
6 agosto. - Scosso dopo la sua condanna, Caserio recupera se stesso concentrandosi più
profondamente sulle proprie teorie anarchiche. Non ha rimpianti e dice che, se rilasciato, avrebbe
rifatto l’attentato. Ha difeso con vigore l'avvocato italiano Gori, il suo maestro, il quale è accusato di
aver "costruito" per Caserio il triste ruolo che lui ha svolto così bene. Caserio sostiene che, in primo
luogo, lui "era già un noto anarchico quando ha conosciuto Gori", poi essendo questo un poeta, un
sentimentale, non era un sostenitore della propaganda col fatto, ma agiva con mezzi diversi da quelli
della violenza, con la diffusione di un'istruzione speciale tra le classi lavoratrici.
Caserio tende principalmente a non compromettere alcun compagno, e non cita i nomi dei militanti
anarchici. Per questo fanatico, questo senso di solidarietà è molto sentito e molto profondo.
7 agosto. - Caserio ha ricevuto oggi la visita di suo avvocato. Caserio non vuole ricorrere in cassazione.
Le lettere con caratteri mistici e minacciosi abbondano. Esse vengono consegnate o trattenute secondo
i contenuti. Ecco un esempio:
A SANTE CASERIO
ODE
Oh sei tu, sventurato garzone,
Che pochi anni or son, presto trascorsi
Senza crucio apparivi e rimorsi,
Tutta vita, gaiezza e bontà?
Oh sei tu, che in umile magione
Colla mamma si buona e si pia
E Gesù invocavi e Maria
Colla fiamma che fede ei dà?
Sei tu proprio quel figlio ubbidiente
Laborioso, ed a tutti gradito
Che i Mottesi mostravano a dito
Qual fanciullo assennato dabben?
Sei Santuccio garbato e prudente
Che nel mezzo dei dolci compagni
Estinguevi le liti ed i lagni
E la calma tornava nel sen?
Sei davvero il Caserio Santino
Che servivi all'Altar del Signore,
E con puro e familico core
Ti cibasti al Banchetto Divin?
Dimmi, dimmi, sei tu il fornarino
Che il suo tetto lasciava piangendo
Mentre mamma con pianto e gemendo
Dava un bacio sul volto e sul crin?
Sei davvero, in prigion sventurato,
12
Quel fanciul tutto sodo e non vano
Che percorse col cesto Miliano
Zufolando innocenti canzon?
Come dunque ti trovi ferrato
Perché il cielo or a scacchi tu vedi
Né fra mai, che allegrezza riedi
A briar sulla triste magion?
Chi tua tempra si nutre converse
In ferocia, che è proprio d'Averno
Chi t'accese nel cuore l'inferno
Chi quel brando ti fece impugnar?
Chi nell' alma senso disperse
Di giustizia, d'amore, di speme,
Chi gettò, assassino, quel seme
Ch'agro frutto produsse ed amar?
Oh lo so; singhiozzando tel dico
Fu la setta, si noma Anarchia
Quell’infame, che sozza che ria
T'ha cambiato la mente ed il cuor,
Chi ti parla, o mio caro, è un amico
Che ti vuol nel Signor ogni bene,
Mitigar ei vorrebbe tue pene
E far parte al tuo crudo dolor,
0 garzon, più sgraziato, che rio
Deh tu piangi contrito il misfatto,
T'avvicina a Gesù, che il riscatto
Col suo sangue a te pure apprestò,
Nelle Piaghe t'ascondi di Dio!
Deh ti nutrì del Pane dei forti
Deh tantosta ricevi i conforti
Che il Signore ai pentiti donò!
La tua morte in allor benedetta
Sarà pur dagli afflitti parenti;
Tutti i buoni saranno contenti,
Pregheranno fidenti per te.
Tu in allor dall’Empiro, la setta
Che sia spersa al Signor chiederai,
Che sian tolti gli orribili guai
Per cui gemon la Chiesa e la fe.
P.A.R.
8 agosto. - La condanna di Caserio è da oggi definitiva. A nome della famiglia, la difesa ha presentato
una richiesta di grazia che l'interessato si è rifiutato di firmare. A queste condizioni la data di esecuzione
può essere molto vicina. La prefettura si sta già preoccupando per la scelta del luogo dell'esecuzione!
Caserio comincia ad innervosirsi: egli è in un periodo di attesa molto doloroso, non ha alcuna speranza
di una commutazione della pena e sa che la sua sorte è inevitabilmente segnata. Questa mattina, ci ha
13
detto, che sta aspettando più di ogni una altra cosa, l'arrivo di Deibler12, aggiungendo che voleva che
arrivasse il più presto possibile. Questo periodo di attesa è, per il criminale che si sente irrevocabilmente
destinato alla ghigliottina, una sofferenza morale molto intensa e costituisce una punizione terribile.
Caserio continua a rifiutare qualsiasi aiuto religioso. Il cappellano glielo ha sempre offerto, e ora, dopo
il rifiuto finale, gli chiede se deve ritornare. Caserio ha risposto che le sue visite non gli sono dispiaciute
e che "ha passato buoni momenti parlando con lui".
9 agosto. - Caserio è sempre più agitato e sconvolto. Le notti diventano dolorose; i suoi brevi momenti
di sonno sono turbati da incubi manifestati da sospiri prolungati, lugubri rantoli e improvvisi sobbalzi;
ma quando esce dal suo torpore, il condannato riprendendosi, si irrigidisce contro tutto ciò che lo
ossessionava pochi istanti prima. É molto abile nell'arte di fingere e vuole mantenere questa fierezza,
questa voglia di notizie e di notorietà che di certo non sono estranee al suo delitto. Il presidente
dell'Ordine degli Avvocati Dubreuil, ha inviato al suo cliente, un modulo compilato, con il quale si fa
conferire il diritto di negare il cadavere dell'assassino agli esperimenti della Facoltà di Medicina.
Caserio lo ha trascritto e firmato. Spiega il suo rifiuto di abbandonare il suo corpo agli esperimenti della
scienza, col fatto che il corpo di un decapitato è piuttosto una curiosità che un oggetto di studio. Si
rifiuta, di diventare, dopo la sua morte, "il divertimento dei borghesi." Poi si ricorda che Vaillant ha
preso le stesse decisioni, e che Henry ha fatto l'errore di prendere una decisione opposta. Dopo
l'autopsia, i medici osarono dire che era stato ucciso dalla paura prima della caduta della lama. Non
vuole che dopo la sua morte, si possa arrivare a questo stesso tipo di riflessione.
11 agosto. - Il condannato sembra sempre turbato, inquieto. Il suo appetito è diminuito in modo
significativo. Interrogato, attribuisce i dolori di testa al disagio derivante dalla vita inattiva della cella.
Questa spiegazione non è ovviamente sincera, dal momento che in varie occasioni e qualche istante
dopo, sostiene ad alta voce che la sua esecuzione sarebbe stata probabilmente il giorno successivo!
L'ossessione della sua punizione è un turbamento che giustifica la sua mancanza di appetito. Caserio
sempre nervoso, inquieto e visibilmente preoccupato, ne ha ben donde.
12 agosto. - Oggi troviamo il condannato più aperto, più espansivo. Lo spirito di conservazione,
nonostante il sacrificio che sembra aver fatto della propria vita, sembra prevalere. Nonostante tutto,
l'assassino riesce a mantenere un atteggiamento fermo, a nascondere il più possibile le proprie
preoccupazioni. Ieri sera, ha terminato la lettura di un volume messogli a disposizione da diversi giorni.
Termina le sue letture, pensando sempre di essere giustiziato l’indomani. Ha chiesto oggi una nuova
lista di libri. Quando, a seguito di sue istruzioni, gli facciamo avere la lista di libri richiesti, la trova
troppo pesante ed osserva, con il ghigno consueto, che avrà giusto il tempo di leggerne "uno o due".
Caserio, considerando la sua esecuzione come imminente -è facile da capire- non si culla d'alcuna
illusione.
L'arrivo del boia non lo sorprende. Viene da chiedersi se questo uomo, già condannato, al momento
fatale, manterrà la stessa serenità e la stessa fermezza!
13 agosto. - Sempre le stesse disposizioni, la stessa insonnia, ma sempre la stessa calma, simulata e
calcolata. Gli consigliamo di scrivere le sue "impressioni", i suoi "pensieri". Questo è ciò che ha lasciato
scritto. Ecco la traduzione del testo:
"Il mio pensiero
Credo che tutti coloro che sono in carcere e che hanno commesso un omicidio, per me, io li considero come
della povera gente, degli infelici e non credo che essi siano cattivi d'animo, la colpa è della società, mal
organizzata, che li ha fatti diventare assassini! Se avessero problemi per la loro esistenza, non
commetterebbero omicidi, perché vediamo bene che su un centinaio di carcerati, ce ne sono novanta che sono
dei poveri lavoratori e gli altri dieci sono borghesi! E questi dieci non sono in carcere per omicidio, ma per
falso. Secondo me, ora dico, che non vale la pena che parli o che scriva; no, ma questo è il mio cuore.
Quando ero bambino, ho trascorso sempre bene la mia vita, ero amato da tutti, dai conoscenti e dagli
sconosciuti; non ho mai odiato nessuno, ma ho sempre sofferto nel vedere i poveri lavoratori soffrire la
miseria! Non posso descrivervi il mio cuore che è così bello e così buono! Ma se avessi potuto toglierlo e
12
N.d.R.: il boia
14
mettervelo nelle mani, io, lo avrei consegnato nelle mani di coloro che mi hanno condannato, io, un ragazzo,
come se fossi senza cuore, come se fossi una bestia feroce, un senza cuore, un assassino, sono sicuro che non
mi avrebbero condannato, ma avrebbero accusato questa società di vigliacchi! Quando si pensa che non ho
nemmeno il coraggio di uccidere una mosca! Voglio farvi un esempio: quando prendevo una mosca con le
mani, gli strappavo le ali o la uccidevo, dopo il mio cuore piangeva e restavo un po' pensoso per quella
povera mosca!
Un altro esempio: non ho mai avuto problemi con nessuno, ma una volta ho dato uno schiaffo a un ragazzo
che lavorava con me; bene, il mio cuore piangeva più di quello che ha ricevuto lo schiaffo! Non potevo più
tollerare questa infame società, che ogni giorno lascia morire centinaia di poveri lavoratori nella più nera
miseria; ed è per questo che il mio cuore ha preso il pugnale e si è vendicato contro uno di coloro che sono la
causa dell'infamia infinita e dell'ingiustizia contro i poveri lavoratori.
Fine.
Caserio."
Oggi stesso, Caserio riceve la seguente lettera dalla madre13:
Motta-Visconti, 10 agosto 1894
Caro figlio,
Ho ricevuto la lettera che mi ha portato Don Alessandro, ho creduto di morire di dolore. Pensa a me, la tua povera
madre che fai morire. Non ti vedrò più; lasciami la speranza di rivederti in paradiso.
Tu mi scrivi con coraggio della tua condanna a morte e io ti annuncio la mia. Morirò, prego per te il buon Dio con
tutto il mio cuore; almeno dammi la speranza di rivederti in cielo. Io, ti ho insegnato che c'è un Dio. Morirai da buon
cristiano! Scrivimi ancora una volta; voglio rivedere la tua scrittura e, per ricordo, dammi la consolazione del tuo
pentimento.
Scrivendoti, verso grandi lacrime.
Abbi compassione della tua povera madre. Non sono che dolore! Desideravi un mio ritratto; eccolo, tua madre che
soffre per te [alla lettera è legata, con un pezzo di filo, un'immagine cromolitografica della Mater dolorosa]
Fin quanto sei in vita, ho sempre la speranza che qualcuno ti farà la grazia!
Come madre, ho fatto di tutto e se non sono riuscita in nulla, il mondo ti punisca.
In lacrime, ti saluto, la Dina ti saluta, i tuoi fratelli anche. Ti abbraccio, mio caro figlio, e che Dio ti riceva nella sua
gloria. Ricevi la benedizione di tua madre desolata!
In serata, Caserio riceve la visita da parte del signor Claretie dell'Accademia di Francia. Il tutto in
incognito. La visita, fatta in nostra presenza è caratterizzata da estrema cautela e da eccessiva prudenza.
Ignoriamo l'impressione prodotta da Caserio sul regista del Teatro francese, ma pensiamo che abbia
potuto rendersi conto che c'è molta paglia bagnata14 ... nell'attuale regime.
La seguente lettera raccomandata scritta da Don Pompeo Corbelli, ex vicario di Motta, parroco di
Agliati, impressiona fortemente Caserio, ma senza risultato.
Agliati, 10 agosto 1894
Mio caro Caserio,
Tu mi conosci dalla tua prima giovinezza. Eri così contento di vedermi a Motta. Allegro e premuroso, accorrevi per
servire la messa, là in quella chiesa dove facesti la prima comunione, dove io celebrai la mia prima messa; dove io e te
siamo stati battezzati, dove, tante volte, ci siamo incontrati contenti e felici, tornando da una festa solenne! Ti ricordi
quando, ancora bambino, venivi spesso, per lunghe ore, sotto il porticato della casa dei Baj, per giocare con quel caro Pino
la cui morte, all'età di nove anni, ti ha tanto afflitto?
Ma senza andare oltre nel ricercare i ricordi di un tempo, sono sicuro che non sarai arrabbiato di ricordarti di me,
soprattutto se ti dico che le mie parole devono divenire sacre per te, dal momento che ti scrivo, al tempo stesso, a nome di
tua madre che tanto mi ha pregato!
13
14
N.d.r.: Chi ha scritto questa lettera? Don Grassi?
N.d.R.: Ci è sconosciuto il doppio senso di questa battuta
15
Torno da Motta dove ero andato in occasione delle feste di San Domenico, e dove ho parlato lungamente e ancora ieri sera
con tua madre, con tua sorella Claudina, con Carlo e gli altri parenti, seduto là vicino al tavolo della cucina, dove si vede
ancora il tuo piccolo altare appoggiato al muro, dove si trovano i disegni (ancora oggi tanto amati), di cui facesti regalo a
tua madre.
Certo, ti farà piacere sapere che sono andato a casa tua a portare una parola di conforto nel mezzo di tanta desolazione!
Quanto si parla di te! Che pianti nella tua famiglia!
Oh! Santo, mi puoi credere, tanto dolore mi ha emozionato fin nel più profondo della mia anima e, tuttavia, mai, mai,
tanto più ora che ti scrivo, il mio pensiero ti ha abbandonato, né quello della tua povera madre, di tua sorella, dei tuoi
fratelli, della tua casa nella quale hai passato i più bei giorni della tua vita!
E cosa dice, la tua povera madre, questa sfortunata? Che cosa spera ancora, questa povera santa? - «Oh! scrivetegli,
don Pompeo, che ritorni un bravo bambino, che pensi a Dio e alla sua anima, che si confessi bene per l'amor di Dio, che
salvi la sua anima».
Sono parole veementi, calde, appassionate che, più volte e in particolare ieri sera, lei mi ha ripetuto piangendo. Io le ho
promesso di scriverti.
E certamente, adesso, lei ripete quello che ti chiede attraverso la mia voce; vuole, desidera, in ricompensa del suo amore
per te che tu le concedi quest'ultima grazia che ti domanda come sua unica consolazione.
Che posso aggiungere a simili parole di una madre! Tu, che le scrivevi appena qualche giorno fa, che avevi tanto affetto per
lei e per i tuoi amati cari, puoi restare così fermo nel non adempiere ciò che lei attende dal tuo cuore? Oh, dimentica tutto
ciò che ha confuso, in questi ultimi tempi, il tuo spirito. Scacciale, queste idee sbagliate, irreligiose di cui certi giornali
hanno riempito la tua testa e tra le quali non ne troverai una sola che ti voglia tanto bene come tua madre e che non
hanno mai potuto mettere nella tua anima quella pace, quella gioia, quella speranza, quella tenerezza di sentimenti che
hai provato un tempo, e devi ricordarti tutto questo, ne sono sicuro. Il tuo cuore deve essere martellato in prigione. Oh!
Non respingere questa luce più potente, che, a qualunque costo, vuole entrare anche nella più stretta fessura.
Non tentare di negare Dio che è più forte di te, che è sempre presente quando lo rinneghi e quando lo blasfemi. Egli è
sempre là per dirti: Io sono la Giustizia! Non ostinarti a respingere questo Dio che può diventare terribile per te, mentre
lui vuole ancora il tuo bene, per amore della tua anima!
Nella tua solitudine parla tu stesso col Signore. Invocalo con la preghiera che tua madre ti ha insegnato. Cerca, almeno,
di dire un Ave Maria con il cuore, come la recitavi un tempo, mattina e sera, in ginocchio, pensando di aver commesso un
grande crimine.
Allora i fumi della vanità svaniranno, e ricevendo la grazia di Dio, potrai affrontare con coraggio anche la morte,
accettandola e offrendola in espiazione del tuo crimine.
Ho molta paura che questa lettera non ti arrivi in tempo. Questo dubbio mi tormenta perché ho a cuore di trasmetterti
le parole di tua madre, perché desidererei che ricevessi i miei saluti e quelli dei tuoi parenti, perché desidererei, insieme al
mio rispettabile amico Don Alessandro Grassi, poter volare al tuo fianco per darti il più grande conforto e consolare così
la tua povera madre!
Noi tutti qui ti raccomandiamo al Signore e alla Santa Vergine. Oh! Che il buon Dio ti illumini, mio caro ragazzo, tu
che sei sulla soglia della terribile eternità! Pensaci, Santo! pensaci, prega, abbi fiducia nelle virtù di Gesù Cristo che è
morto sulla croce per tutti noi. Raccogliti nel pensiero di Dio e abbandonati interamente a lui che è veramente buono,
infinitamente misericordioso e che la pace sia con te!
Padre Pompeo Corbelli Curato di Agliati
14 agosto. - Le apprensioni di Caserio sono sempre più vive, egli ogni giorno attende l'esecuzione per il
giorno successivo ed ha soprattutto timore di perdere, all'ultimo momento, la sua sicurezza.
Ora i suoi pensieri sono quasi tutti sulla punizione finale. A volte parla delle tipologie dei supplizi
riservati ai condannati a morte nei vari paesi. Lui li conosce molto bene: in America, sedia elettrica;
Spagna, strangolamento; Inghilterra, impiccagione... Considera la ghigliottina come il sistema più
radicale ma si chiede, tuttavia, se il corpo della vittima non soffre dopo la decapitazione. Oggi, si
immagina la morte con la solita serenità e crede che all'ultimo momento, gli porteranno un bicchiere di
“rhum o di assenzio” per “sostenere il suo coraggio”.
Si esibisce in alcune battute macabre sulla vita futura: immagina “San Pietro che gli sbarra la porta del
paradiso ... che lo getta all'inferno dove ritrova Ravachol, Henry e Vaillant. Tutti e quattro fomentano
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una rivolta tra i dannati, pugnalano il diavolo e sfondano le porte del paradiso…”
Prova grande piacere nell'immaginarsi con i suoi seguaci, di fare “nell'altro mondo” la rivoluzione che
hanno vanamente tentato qui in terra. Caserio, con la sua formazione rudimentale, non è estraneo a
questioni filosofiche, che affronta, comunque, a modo suo. Egli non crede nella morte, “la morte
completa dell'individuo, con la cessazione della vita”. Egli sa che la materia che compone l'essere
umano, come qualsiasi altro materiale, non si distrugge.
Per lui, la mente o l'intelligenza è strettamente legata alla materia e non separata. Anche dopo la morte.
Questa convinzione, in assenza di ogni sentimento religioso, lo consola e lo sostiene.
Ecco la traduzione dell'ultima lettera ricevuta da Caserio; arriva da suo fratello Giovanni, domestico del
cavaliere Magni in vacanza in Borgosesia:
13agosto 1894
Caro fratello,
con queste righe voglio dirti e farti sapere che non posso dormire né di giorno, né di notte, da quando ho appreso
della tua condanna.
Non avrei mai creduto che tu fossi capace di compiere un fatto simile.
Ascolta, caro Santo, in questi ultimi giorni, dovrai rassegnarti, confessarti e non pensare ad altro che a Dio.
Caro Santo, ho letto, in un giornale, pochi giorni fa, che il parroco ti ha chiesto un tuo ritratto... Anch'io, avrei
molto piacere di averlo...
Ho sempre chiesto la misericordia per te.
Caro Santo, non avrei mai creduto, quando ci siamo lasciati, che non ci saremmo più rivisti; nemmeno per
abbracciarti nei tuoi ultimi momenti!
Ti scrivo questa lettera piangendo.
Questa cosa mi sembra un sogno... ma, ascolta e fa quello che ti dico: prega Dio e la Santa Vergine e fatti
confessare; vedrai dopo come ti sentirai bene! Eh bene! caro fratello, ricevi un grosso bacio da tuo fratello
Giovanni, e dalla tua cara madre e dalla tua sorellina che pregano Dio per te, e da tutta la famiglia. Se ricevi
la mia lettera avrei molto piacere che mi rispondessi qualche riga
Addio da tutti
Caserio Giovanni
15 agosto. – Ecco la brutta copia di una lettera trovata nella cella di Caserio all’indomani della sua
esecuzione. Queste parole erano destinate alla sorella del condannato.
Lione, 15 agosto 1894
Cara sorella,
Oh! che bella giornata, l'ultima volta che sono venuto a casa!
Ti ho visto correre per venirmi incontro, con il tuo sorriso gioioso, per darmi un bacio di tutto cuore; io ti ho
abbracciato, ma senza un sorriso gentile, perché sapevo che era l'ultima volta che venivo a casa, la mia cara casa
adorata!
Che per il servizio militare ero obbligato di partire e non tornare più.
Sono stato soltanto qualche giorno con te e tutti i fratelli; ma una bella sera, finita la cena, annunciai la mia
partenza; non volli dire che era l'ultima volta, perché il dolore sarebbe stato troppo grande per te, per i nostri
fratelli e la cara madre!
Oh! che triste notte ho passato al grande pensiero che avrei dovuto abbandonarvi tutti; non potei dormire un
solo istante!
Ma ecco, il mattino, sento aprire la porta della mia camera; subito, ho aperto gli occhi! Ti ho visto entrare e tu
mi hai dato il buongiorno! Ma io, non avevo la forza di risponderti perché sfortunatamente sapevo che non ti
avrei più rivisto. Ma tu ti sei avvicinata al mio letto, mi hai messo qualcosa in mano e sei partita per il tuo
lavoro.
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Sono restato un po' senza poter parlare, e mi sono messo a piangere come un bambino; ho aperto la mano e
trovai cosa mi avevi regalato: una lira, e pensai allora in me: tua sorella, che è così giovane, lavora tutta la
giornata per la miserabile paga di venti centesimi e tuttavia è molto contenta perché aiuta e solleva un po' la
cara madre, nelle spese di casa, e tu ti sei privata col tuo cuore gentile per donarmi una lira, perché sapevi che
mi trovavo senza denaro!
Questo, cara sorella, è l'ultimo scritto che posso inviarti e quando leggerai le mie ultime parole scritte, la mia
testa sarà caduta sotto alla ghigliottina!
Non credere a quelli che ti diranno che sono un assassino, ma pensa che è per un grande ideale che vado alla
morte.
Oggi, sei troppo giovane, ma verrà un giorno nel quale sarai costretta a lottare contro la miseria e allora
saprai perché tuo fratello è morto!
Ti saluto e ricevi un bacio da tutto il mio cuore e una forte stretta di mano dal tuo amato fratello
Santo Caserio
15 agosto. - L'esecuzione di Caserio avverrà domani, giovedì 16 agosto alle 5 del mattino. Fa ancora
buon viso a cattiva sorte, ma, ma il suo volto è pallido, i suoi movimenti nervosi, fa grandi sospiri,
vediamo che è in uno stato di trance. Ha perso la sua iniziale audacia e non manifesta più la stessa
violenza.
Ha conferito all'avvocato Dubreuil “l'incarico della sua inumazione. Egli insiste sul fatto che rispetti la
sua volontà”. Avrebbe preferito essere “cremato” e si rammarica che non ci sia, a Lione, un crematorio.
Avrebbe fatto una specifica richiesta a questo scopo.
“Se avessi visto una o due volte il presidente Carnot prima del suo viaggio a Lione, ci ha detto, avrei
fatto l'attentato con una bomba, mai avrei avuto il coraggio di pugnalarlo”.
“Quello sguardo dolce che si è fissato su di me quando ho “immerso il pugnale nel suo petto", se mi
avesse fissato “prima di colpirlo, la mia arma mi sarebbe caduta dalle mani”. Allo stesso tempo afferma
che non avrebbe trovato mai abbastanza energie per colpire “nelle stesse condizioni” il re d'Italia che ha
visto più di un centinaio di volte a Milano, visitando il suo palazzo reale di caccia nelle vicinanze. Ma
aggiunge, ridacchiando, che avrebbe potuto usare una bomba. Questa, non pone l'assassino così vicino
alla vittima come il pugnale, e richiede meno coraggio.
Si chiude in un silenzio pressoché assoluto, quando gli si chiede di sua madre e della sua famiglia.
“Scriverà per l'ultima volta alla madre”, ma per far finire una corrispondenza che gli è “spiacevole”, e
“non lo farà che alla ultima ora".
16 agosto. - L'esecuzione di Caserio ha avuto luogo questa mattina alle 5 precise. Alle 4 e 1/2 siamo
entrati nella sua cella. Dormiva un sonno profondo! Risvegliatolo, capì subito che il suo tempo era
arrivato e si voltò mortalmente pallido. Un leggero tremore, che non si più fermato, l'agitava. Gli
abbiamo chiesto se aveva rivelazioni da fare, se voleva vedere il cappellano. Non aveva nulla da dire,
rifiutò ogni aiuto religioso, chiudendosi in un assoluto silenzio, eluso solo per ringraziarci! Si mise i suoi
vestiti. Volevamo aiutarlo, ma abbiamo visto che preferiva vestirsi da solo, allacciandosi le scarpe da
solo. Da quel momento, il suo sguardo divenne opaco, bestiale. L'annuncio dell'esecuzione sembra
averlo colpito e lasciato quasi incosciente su ciò che stava avvenendo. Aveva l'aspetto e il fascino del
selvaggio. Gli fu offerto un corroborante, ma rifiutò tutto, abbassò lo sguardo e non disse più nulla. Il
boia prese il paziente, lo legò, gli tagliò la camicia e lo fece salire sul furgone che lo depositò a qualche
metro dalla ghigliottina. Era docile, non oppose alcuna resistenza e non disse nulla, ma quando si piegò
per mettere la testa nella lunetta, il suo corpo si irrigidì e si udì una voce roca, soffocata, un grido
“Coraggio, compagni, viva l’anarchia!” appena percepito, e che molti, anche gli spettatori più vicini, non
hanno potuto sentire.
Il coltello scese, la folla –cosa rara- applaudì freneticamente!
RAUX
Direttore onorario della Sede centrale
e della Circoscrizione penitenziaria.
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Diario sui giorni di Caserio in carcere