LÀ dlAPIGIA E OPUSCOLI VARII AMTOMiO DE II) 6ALATE0 òetto FERRARl({S TRADUZIONE LATTINO DAL VOLUME TERZO LECCE ' DI GARIBALDI TIPOGRAFIA FLASGASSOVITTI 1868 E SIMONE i r I ^ in DEL SITO DEGÙ BLEIENTI A \ Sil.IVlVi%.aEA.RO TOM. ,_,n. 17636 SITO DEL divisero in due primarieregioni;in quella il mondo superiore, ed immortale, ed ( come Altri e ) da esente da aliena ingiuria^ o impressione venuta soglionoappellarloetere^ dal greco Anassagora di Glazomene onde ed i moderni dicono ELEMENTI SANNAZARO A Tutto DEGLI alcuni stimarono nutrirsi dell' umore greco vocabolo stimò essere della terra etere alcun fuochi esser ciare; significabru- appellòfuoco il cielo; sempiterni i corpi celesti ; e Cicerone la sfera del fuoco corpo che di fuori. e i appellò né corpi celesti, tra il cielo e l'aria ; ma come veggo dal greco che significa piacere ad Aristotile, correre o quinto corpo pre. Altri l'appellanoquinta essenza, di altri landò olimpo, quasi tutto imperocché (scolpire); svariate ; e nostro sem» e vino; di- splendito;altri cielo àsLCoe- sembra scolpitoed ornato configurazionidi stelle;o da xo/Xs che dinota perciò il , con cittadino Ennio da cavo con- appellò il palato in duas regionesprimarias divisere,supreet expertem alienae iniuriae: siye mam atque Alii aethera a (ut recentiores dicunt)peregrinaeimpressionis, linde Anaxagoras Clazomequod est urere, graeco vocabulo nius ignem vocavit aethera ; et nonnulli corpora semcoelestia, ignesesse putaverunt eosqae terreno humore nutriri. pitertios aethera graeco Et Cicero ignissphaeram, et coelestia corpora ali' et aera vocabulo appellavit, esse necputavit inter coelum quod corpus; sedy ut Aristoteli piacere video, arró au xa/ nj/u, Alii quintam essentiam seu quintum quod est semper currere, totum splendens,aliic(B' divinum: alii olyràpum,quasi corpus ac Mundum omnem immortaletn illam , , , , 4 SITO DEL cielo; altri la chiamarono che la luna sotto sta altri nomi. con è detta vi non corpi sono è inferiore^ che alla terra e getti sog- e ottimo luogo fu dimostrato da del e luogo del fuoco, sito di sembri mi altri di parere Steno ma Quei, che concesso. il cerchio della luna dell' aria, quale la sede Cicerone, di , ci, dagli altri.fisi- e sotto del sotto che pel fuoco, terminiata come esser gli amici questi. Tutto quello l'appellaronoCicerone come , di quattro costa e Aristotile,Tolomeo filosofarono davvero, dissero dell'animo quale gli uomini tra , del il , quella in varie zone, quo» divulgatielementi. È nostro posito pro- matematici, geografi,terremo e e sta que- Divisero noti ben Sincero 0 parlar soltanto il caduchi , intorno nei quattro che non se , corpi, detti elementi. , mortali In gione re- generazione. Aristotile appellò questa parte mondo alla sta elementare. , , Questa infima o Virgilio; tunque quanquanti piuttostoCotta, ed al- o e non esservi questo elemento luogo, o sfera de- disseminato esser qua disperso fra gli spazii degli altri. Sotto l'aere è posta l'aced fissa nel e si lum parte della terra; una infra lunam là sunt irrequietogiro intorno al yoìhao a , palatum quod est caì)um coelum vero ; appella- hanc dicunt elementarem cen- variis omatum atque Infimam appellavere. est bile immo- terra sti quei corpi cele- come coelatum regia- In hac nut^ , ; nisi mortalia corpora e Ennius conterraneus aliis nominibus quae , enim videtur : ideoque noster nem ed : sive configurationibus stetlarum vii. Aia del mondo; in eterno muovono coelando a centro l'acqua la sotto et caduca generatimi obnoxia. , circa terratn, qm partem Aristoteles inferiorem mundum, nuhcvpavit qui ex quatuor constat corporibus quae elewenta Hanc , dicimus. in alios atque olios orbes Illam vulgata quatuor inter distinxere, Nobis elementa , et homines de amicos et situ loco Syncere tantum ab Aristotele est, Caetera quae propositum mathematicis physicis atque in haec , , , dicere hanc nota eì , , optime istorum, Ptolemaeo , , geographis demonstrata Sub orbe lunae, qui vere sunt ut concessa assumemus. philososub locum esse aeris, seu dixerunt, (ut phati sunt, ignis quo Cicero ac Virgilius nuncvpavere) animae sedes est: quamvis u$ Ciceroni, seu potius Cotlae, et nonnullis aliis piacerevideo nul' lum esse igniproprium locum, seu sphaeram, sed id elementum aliis , , , tro cosi dal il questi quattro , centro, luogo proprio suo moto retto Ed afflochò il fuoco Taere; gravi la e lievissimo,o assolutamente alto ; la terra terra è L'aria terra. alcun riguardo, forse alcuno possa dubitarsi, quando dalla quale , dice Macrobio, non neppur potrà essere Aristotile da Imperocché dic'egli che il fuoco abbia , della otre gravità.Adduce lecito da emesse un immaginare éisseminatum ac altra se dispersum pur la sen* come , mo. quell'uoeccettuato cosa delle 1'aria sia partecipe esperienze;imperocché che ò vuoto quando , vi non intra fosse loca quota pars terrae posila est. Sub mundi medio; utque illa divina sentono. l'acqua qliorum. terra e un le , luogo superiore, meglio si che, se mentre anzi leggerezza; che mera avuto non da o , pieno d'aria è più grave voci, et nessun' poi pronunziata dissente natura la sopra in dubbio, ^appellarsi ; è lecito la stessa fu di là è e stessa, se ghi i luo- se per alla terra grave, poi in si-i in , cosi si eleva è al fuoco all'acqua,è leggiera;quale tenza volò dicono , paragonata gieri leg- Tacqua. Il fuoco che e sottostà airaere come o avesse Si dicono quella di qua a ò pano leggiereoccu- cose rivendicò grave cosa ogax lieve, come assolutamente che , più bassa. la più bassi; l'acqua prossima congiunta, finito e conveniente, le e più alta,le gravi la parte è oon il centro. ver*o o 8 BLBMBNTI DEGÙ la terra, o Sub È aere immota aqua fixa irrequieto corpora ambitu sic et haec qualuor recto et /Smoveìitnr circa medium nito motu^ qui est aut a medio, aut ad medium. Ulque omnibus sii proprius et cuique conveniens locìis,levia summam gravia Leves infimam partem occupant, ignisatque aer dicuntur : gra^ terra et aqua, Ignis levissimus vel ut dicunt ves simpliciter levis ad summa evolavH: terra simpliciter gravis inferno loca libi vendicavit: aqua illiproxima hoc atque illac conmxa est; et sic et terrae supereminet.Àer igni comparatus, ut aeri subest gravis est, terrae vero aut aquae, levis: ad se vero nullo habito si dubitare quisrespectu, qualissit,dubitabit (orlassealiquis, piam possiti ubi ab Aristotele lata est sententia,qua provocare UH viro, ut Macrobius licet,quum non ait^nec ipsa natura dis» enim sentii, Ait levilatem: nulli,praeterquam igni,meram esse etiam et gravilatisparticipem esse a^rem, Affert signa guin uter quod plenus aere gravior est, seipso vacuo^et voces a su* in aqua aeterno ac et , , , , , , , ^ V aria discenderebbe per DEL SITO sua natura cioè onde vuoto, la dell'acqua non gravità , straniera,o il la vuoto del presente luogo dubbio della se mai altrimenti poi andrebbe quando non spingesse.Ma che' abbia il essere luna luogo forza una ciò, non sendo es- o dell'orbita concavo da ogni parte è superficieinferiore dell' orbita anche di latini di autori greci antichissimi o di vocaboli e che di nuovi, cui inventarono; e tengo a per gli antichi,i quali, mentre sissimo di usavano della terra fermo che intendono ciò vocaboli dell' acqua, e e è della costa dall' aria hanno forse quantunque praticato latini, spes- circondato la terra la e quei che avessero greci. Il globo poi, il quale congiunte. E e pena avevano intorno ; cosi l' acqua scorre mala da oscuri sono , disusati, 0 della l'aria dall'ultima superficiedel fuoco. Voglio piuttostoservirmi loro usati, che convesso naturali,mette cose fuoco. Imperocché dalla stessa luna;similmente mole tre men- su, trattarsi soltanto del delle conoscenza quello del contenuto r o basti di ragionamento;dee a di ciascuno. Nessuno, in il vuoto; quale, tolta l'aria, non le dette la natura si desse violentemente non , dal che stinte regioni di- superficie am- periorilocoeditae,melius exaudiuntur, Imaginari licei,siaqua esset aut terra, quod aèr suapte natura, non violenter atU n non hoc vacuo est , qua, quae ut , sublato ne aere gravitatem tribuerit cogevpt, Sed golii;de loco Ignis locum detur vacuum , ascenderei nunquam nìsi aut descender et , , cum de secus natura o- UH vis aliqua extranea, aut vacuum de hoc satis sit dictum, cum sii praesentisnenon tantum uniuscuiusquedicendum, esse , aut convexum orbis lunae concavum conscivs nemo ambigit, Undequaque ipsa orSimiliter continetur. ab et superficie infima ignisulti* ma superficieaer. Malo enim uli Graecis eisdemque usitatis vocabulis, quam latinis aut antiquissimis quae obscura sunt aut novis,quae vix ipsiqui finxere, et abolita, quod intelligunt, et veteres factitasse latina habequi quum compertum habro utebantur. rent vocabula Globus vero qui ex saepissimegraecis terrae et aquce mole constai ab ipsocircumfluoaere ambitur : ita aqua habent regiones et consitas. Et et terra intermixtas tamen quamvis maioris [orlassepartis terrae locus sit aqua rerum naturae enim ab bis lunae , , , , , , , , , DEGLI e di natura, parti della terra La seconda bitabile sia più nulli dubium dette son tiamo trat- non parere più ma che alte e , terra hunc sunt terra partium satis in trascendano mostreremo di- come solamente non vrastino so- qnas aqua non Nihil enim alind inun- , dictum sit locus ob quam ordine naturae : nunc ipso inferiuset quod elementum , est servavit ordinem dicendum minus , est. Circa ea , duae haec le (ciò che è più mirabile)all' infima continere debeat id n(m a- nella petizione di cadiamo parti delia est, quod illarum aut coniineat, dieta se coperte sono superficiedella la sieno corporum superius et maius sola terra corrono oc- .dell'acqua^ perchè superficie locis quatuor quae si che dine or- terra incolimus,locus est aer. ultima saperficies corporisambientis. quum aut lo stesso minore, la sola e cose nos qnas est, quam rem per superiore propriilimiti.Imperocché sembra, alle acque, De bastanza; a T elemento le quali non abitabile, terrestre principio,che alcune , detto sai, o diligentissimoSincero) è alta della i modo per dot ficie super- prima (a cagion della quale è, posto che parti della mole, certo sia l' aria. sieno più alte delle parti più elevate della stessa dall'acqua^ un qua^ dall'ac- V ultima contenere, Circa le quistioni.La come acqua. si ò quello che è inferiore queste cose^ alcune deve o serbi quest'ordine. due inondate non se , dirsi,per qual ragione,mentre più grande contiene, non luogo quattro elementi luoghi dei dee il pure ^ ambiente. del corpo ora T acqua sia terra quelle parti non altro è Imperocché nient' Dei di della ambiente abitiamo^ la superficie noi che e che dubbio y' ha non maggior parte della Mente 7 BLBMSin'I Prima, cuius quaestiones. an scis,Syncere solertissime partes occurrunt causa terrae tractamus, ut obdicunt Graeci habitabilis, non quam quas aqua ruit sini cdtiores partibusipsiusaquae supremis. Altera qucestio: posiloquod habitabilis tejrae superflcies sit altior superficie , ....... , , aquae , quodammodo cur partes illae limites transcendant videamur molis sint altiores,et terrenae ? Videntur petere principium enim, ut suos probabi- quaedam partes terrae non aquis supereminere sed (quod mirabilius est) infimae quoque, et mediae regioniaèris,qui intra cacumifia motitium continetur. Sunt enim qui teste Aristotele, aliquimontes , mus , ne tantum , , , 8 SITO DBL ancora alla media e le sommità tra di tanto regione deir dei monti. Aristotile^vi da Ciò dimostra che io stimo parecchi monti a quelli che come col fatto della non piogge, nò né onde lasciata; ivi cenere « caliginenò da nò Olimpo di fu posto il nome coperti mai sono si innalzano che sentir non , venti. , alcuni monti sono la testimonianza secondo Imperocché le loro alte cime con il qnale si contiene aere^ nubi. da di risolvere le Pria chiari dei personaggi matematici^ cavità mezzo ; di l'usanza secondo cose, di centro più alta, deM' orbita la Y infimo della luna dal centro remota centro e più più bassa dal diciamo quando ò poi cielo. Questi i due sono una più e vicina più ò quando , il poi essere al cielo vicina più con- termini' al e* . alcuni che ; remota del moto stremi quella. Onde che di prima che domandiamo la appellar cioè il luogo supremo intendiamo di consenso , 0 cosa sia questa e convessità 0 , alcune supporre , conceduta esserci quistioni,dobbiamo, col corpi gravi e leggieri.Inoltre ci si dei elementi abbiano altri moti ceda con- rali oltre i natu, propri! , il fuoco come del cielo ; cosi anche il moto tata altis verticibtisse attoUunt Ostendit per seniiant montibus Olympi sigaum nomea circolarmente, secondo muoversi l' aere ò sopra che la perife-' imhires neque bentos unde et pleri$que relieti cineris , ut neque , imlitum ut qui nulla dissolvami quae- consensu suppO' fuisse existimo caligine nullis nubibu» obtegant,Antequam virorum clarorum stiones,aliqua ex communi , , hoc primum sitque quod nobis concedi postulamus, Supremum locum appellavicon» sive convexum orbis Lunae, infimum vero medium, seu cavum, aliius aliquiddicimus, quod est coelo illius. Unde cum centrum propinquius,et a centro remotius intelligamus; profundius autem, quod centro propius, a coelo remotius. Hi duo sunt termini extremi Praeterea motus aliqua gravium et leviutn corporum. elementa habere alios motus praeter suos ipsorum naturales, ut coeli : sic et aerem qui est ignem circulariter moveri ad motnm Aer vero qui peripkeriam ut Aristoteles ait montium. supra nenda nobis swit more mathematicorum , , , includitur intra terrae {fularitatesnon movetur ilio motu , mirabilibus loquimur, semper ut ait Thomas, irre* de naturae circulari. Quum concavitates, seu, quaestioalia aliamtrudit et haee DK6LI ria dei monti, si non delle muove un'altra, si appellarla il sai, la come Federico. re nostra Percbò il moto guisa a retto, loro agli elementi è naturale in quanto , fosse non quel disputa- grinflussi celesti che vengono dal quellisieno contigui in maniera forse pure , idonei corpi atti od sono sivamente, succes- naturale moto leggieri o gravi ^sono quanto lento di vio- cosa però è da dimostrarsi quantunque in qualche se qualche, in ancora ciò accada, è come e luogo. Questo che sia moto violento, e o durare, sempre di altro quel se naturale, possa zione e vi* più , €ino rentesi pa- glie- ò loro mentre liamo par- qulstione una sempre circolarmente muovano dice Tommaso^ circolare. Quando moto questa è, e è chiuso poi che aere come irregolarità, o quel con ; cosi soleva lementi terra, meraviglie della natura, schiude ne dice Aristotile. L' come le cavità della dentro '9 ELBMBNTI suhire a cielo,specialmente quando da leggi governaticon esser superiori. Similmente si conceda, che dell'universo, che €he r acqua due volte fluiscono si i Greci re solebat, pivs Cur sit nìotus elementa rectus , illis se et an nn ìiatvrnlis, et perpetuum quomodo hoc , €onsideratio. esset Hoc naturalis tamen an ogni appella" illisproaliquo modo violentum aliquidpossiteS" eoniingat,alter ins loci successive ille motus Federicus rex sii etiam ille motus ? Et In eirculanter, quum movefmtur violentus imperocché ; rifluiscono sempre scis,parmthesis: sic enim mezzo Similmente il tutto. semicerchio volte due e , est nostra, ut chiamano quasi per muova nel la terra stia ferma dicendum, elementis ut , haee est quod quamvis iwn a ut gravia sunt, leviti, opta et idonea corpora (orlassenaturalis, prout sunt ad suscipiendos influxus coelestes a coelo deciduos praecipue cum contigua sint,ut superioribus rationibus gubernenlnr.Item concedatur in medio miki terram universi, quod Graeci ro roa moveri dicunt, quiescere,ìtem aquam : quasi per semicirculum bis enim affluuntbisque remeant aqune vict*nisquaternisquesem" est tamen , per fioris secundum varios slttJLSIxmae , oc solis. Ait Averroes , finntacceS" Haec verba bigua maris. recessus indigeniperscrutatione amenim sunt. Silentibus ventis majores fiuntaestus. At si venr propter ventum generatum ^is et tus ille lateat nos, quare in maria cnliditate lunae , ex oriente luna, et eadem medium cesti iO Sito DRL . Averroe Dice vento nei generato role nel sta essa perchè noi a , al cadere nel ancora e muova nell' e jdelle acque, di ò la , che ancora e perveniat? In rifluisca come V acqua ; o dice Lucano, come la terra " questo modo. inettissima coeU, et in motum aut angulo terrae, quae qui aestum vocant, aut et non verbis ex refluxum, Quod moveatur per Aristotelis. Movet agitetetiam sii fluatet refluatcum ut Lucanus et qua^, aquam, crehros causa tam et aérem, senserint, Thomas nondum autem est ineptissimaad motum qui ipse quo- motum ; an illa ait: meatus; prò videtur , aC' circuitionem Anne apliorad aèr vero , que, ut et aqua, vis quae movet mo- loca oppo' fluxum peripheriam perfectam colligerelicei similis est aquarum sunt montium est intra et ortu non e in occasum , enim perocché Im- al moto, oppositnm impellit antequam Hunc dixerim, è a gli sentissero ne cosa la senta che occasu et recessum^ cessum atta , discoperto che : variai inque esse , più essendo stessa l'acqua, e che, sembra tus, sicut et in medio sita flusso o , periferiadei monti é fra la poi V aria muove ho egli dice luna questo ria cagione di cosi spessimovimenti, agiti pure l'a- antichi. Tommaso tenente ,. perfetto può raccogliersidalle , ancora non i terra quei che recesso e me co- , fluisca quella forza la parte ché Imperoc- , se quando e angolo della accesso o , circolo per al movimento e opposti. Sonvi essere Aristotile. Se parole di verso poi l' aria, che riflusso. Che si spira cielo appellano ribollimento non varia è simile il moto del mezzo quali luoghi direi moto luna quel se giunga al tramonto? la luna al sorgere e della , opposta, prima che ambigue. Quando al sorgere cielo del mezzo Queste pa« più grandi. Ma sono pel accadono mare poiché soqo esame^ del sole. e dall'influsso della luna. venti,i ribollimenti i si celi vento riflussi del e mari d'uopo di ban tacciono i flussi che sito della luna il vario ventìquattr'ore, secondo et,non comperto habeo quid ita sentire. Ait est sic nata enim veteres : moveri terra et ideo , in lateribus ejus prohibentur aèr et aqua quae inlercipiuntur , moveri ilio motu propter quietem terrae, nisi circuitione imperfeda. Idem ait: ille aer qui coniinetur intra peripheriam altis- simorum terra cum montium qui repletterrae itregularitatesita quod immobilis ille sit sphaericae figurae,manet , aqua^ et , è fatta muovrsi a i lati di perciò V aria ; la stabilità della terra, dice: stesso essendo alti , insieme la terra è quello celeste dentro e di questo moto, più ragnatele. Se tua vuoi, di ci sia dato Inoltre continua rispettoa l'aria. Le tutte alla terra ; sia che le ìsole. Il tu per exUtens extra le si che si signtim habetuf, quoniam limiti sia , lo stretto verso coeli,quo quidem huius motus silentibus ventis tanta quidem a il continente congiunge veliera non sia unita non , peripheìiam. Sed cio ne congiungono terra remo. di- come il fuoco ancora , terra nella 1' acqua esser , voglia considerare aer ut i muovano quistione, parti cosi sue parte di tur tenuissima si dette, vedrai che son concesso scilicet circularì,ad motum ilio motv, ris qmeSy si alla nostra mediterraneo mare giudi* i venti, si vede neppur che cose parti tutte della comuni, né vi ha alcuna mio a stente esi- misurare perspicacissimo, uomo lieve pruova non che le o giusta bilancia quelle sono e pendenti, Sìncero 0 periferia 1' aria muove , velli la Lo » del circolare, che cioè cosi grande la quiete dell' aria tenui per quell'ariadi figura a esempio;^ imperocché, tacendo un moto imperfetto. quale si del norma a , Ma " periferia. fuori la zio, si ha all'acqua priva di quel moto, sferica, rimane qnel con si contiene occupano della terra, riempie le irregolarità che e che , in circolo sono quell'ariache « più dei monti e V acqua e muoversi impedite a lei, sono 11 BLBMBNTI DEGLI move- meo videtnr ivdiaè- pendeìUia,aut arachneO" filamoveantur. dieta Syneere mr perspicacissime si velis tua aequa trutina perpendere videbis illa non patrocinaripropo» parum Praeterea sito ut dieemus nostrae, sit nobis prò quaestionis esse jfbrtes non continuam, quoad omnes concesso suas, aquam ad commU' sic et ignem Terrae autem et aèrem. partes omnes terminos coniunguntur,nec est aliqua pars terrae, qnae non nes rttm Haec , , , , , , , terrae cohaereat sive continentem , Occiduo Oceano ititemum mare ad spedare velis Herculeum sive insulas. , fretum jungitur. auctoritatis vi' pelagus a Ptolemaeo magnae esse secus ro circumseptum undique litoribus describitur, Quod de libello demonstravere. In Lusitani navigantesnostra aetate inundatione Nili qui inter libros Aristotelis legitur scriptum est ; nullum enim audivimus dignum fidede Rubro mari, utrum Attamen Itidicum , , 12 è descritto Occidentale. all' Oceano Gibilterra di da ai nostri libro della inondazione Aristotile,è scritto: giunga dopo poco : Rosso è che dicono « dal mare. il Mar è fuori che che degno di fosse stesso se alcuni dice tratto poi stesso e fossero dei che e dall'Arabia e r Africa ; rostri di navi trovati altri frantumi ed , Si dice, che fossero ipsum per aiìtnt , brum , quod Sed nel parum inquit videtnr , columnas , separatum nonnullos ab hoc Golfo re la Rosso quasi Arabico toghesi. Por- tali occidenMare conjungiturad id qnod extra HercU' infra : Lybiam amphitalnsmm esse circunflnam, Aristotdes, IL est extra partitiper fa dai hoc est, mari mare cano addu- appartenenti ai alcuni, spediti poco seipsum e$t, an leas columnas. e lunga navigazione pervenuti nel dopo , Caspio ò Cadice, girata intorno in si fossero che e quello giunti al Mar fossero , all'Arabia tutta Cadice da e bra sem- « con il e : modo, , Mauritania Ma » ignoro esservi Nò d' intorno.» che con- condata anfìtalassa, cioè cir- sia allo si o , Ercole. di Ircano sentano testimonianza i libri di per breve il mare Nel legge fra II. delle Meteore sulle rive abitato naviganti portoghesi altrimenti. colonne comunichi colonne; degli antichi in le la Libia nel E " si esista in fuori i essere udimmo, : se che Rosso le separato ed alcuni niente quello, che a tempi del Nilo, che « al Mar Indiano il Mare spiagge da ogni parte. Ma di dimostrarono fede intomo Però lite personaggio di grande autorità,co- Tolomeo, circondato che SITO DBL qnod Hyrcanmn mare et circum modicìim habitatum Meteor,, ad id communicans autem et circuitu. Nec ì?m- Caspium latet me , ex veteribus esse , testes quosdam, brum mare Mauritania e ipsum sentiaut, et afferant et Gadibus soluisse, atqiiead Ru- qui hoc fines cir» Arabiam^ et ex Arabia in Gaditanos cumlustrata tota fere Africa,pervenisse,et rostra aliaque fragsinn. Quimenta Lvsitanarum navium dam repf'rtafuissein Arabico aiunt missos ab Occidentis rrgibus,longa navigatio* nup^r in Indicum ne mare applicuisse usqiie ad Colchid^mi sinvm, at" inde et piper et cinamomnm, et zinziber, et elephantorum que seniore dentes deportasse quas omnia Ferdinando memini me Genuenvidisse. Idem videtnr sentire noster Georgius Italianus situ sis vir in peragrando orbe, atque in indagando terramm diligeniissimusqui nobiscum apud te Neapoli agebat,dum nos et , , , , , , DEGLI In^ìADo^ fino al golfo di Coleo il pepe« le quali Lo di stesso sembra di là che zenzero vedato aver Giorgio di Genova e ^ lo cinaamomo^ ricordo cose il Vecchio. italiano il i3 ELBMBinri che avessero denti e al tempo di tato por- elefanti; di Ferdinando sia il parere del nostro personaggio diligentissimonel , il sito delle terre; viaggiare per l'intero orbe, e nell'indagare egli dimorava scrivevamo insieme queste a noi Ma cose. di te in presso non so Napoli simile all'India;per la qual appellano India dei l'Etiopia.Ma Portoghesi, il quale mi sembra che stati erano speditidal linea equinoziale;il che strumenti astronomici. diceva Plinio poi fossero stati spintidalla tempesta e di là stato usi di quelli, sua con Indiani nale, Settentrio- dei fiolì. In re tutti dimostrato che alcuni narra, re pervenuti alla fino all' Oceano dal di di nessuno fossero obbligo dì credere; ciascuno mi non speditia Roma del sappia più , essere forse ambasciatore che re suo Strabene, i moderni narrò che gli altri di quella nazione^ mi dice cosa certo un anche queste merci se produca l'Africa. Imperocché l'Etiopia,come è molto quando , questo io me libertà,co- vuole. Queste quando cose, haec conscriberemus. Sed scrivemmo nescio an il nostro opuscolo, illas merces non Africa quoque Indice persi' Aethiopia vocant. fortasseAethiopiam, Indiam : At legatusquidam Olysiponensium, vel Lusitanorum regis,qui mihi plusquam caeteri illius nationis homines videbatur, sapere miài narravit, neminem eorum qui a suo rege missi fuerant,ad Aequinoctialem usque pervenisse quod probatum fuisseaiebat astronomicis instrumentis. Plinius autem narrat, Indos quosdam tempestate delatos in Septentrionalemusque Oceanum, et inde a obmissos. In hoc ego fidem meam Romam non rege Boiorum ut velit arbitrio. stringam utatur quisque suo libellùm Haec omnia scripsimus,non satis certa erant. quum Federici At nunc edidimus postremo anno regis omnes quum circumlustrasse consentiunt Lusitanos totam re Africam, et ad maArabici Persici ad et ostia Indicum srnus pervenisse,usqu^ classe Aegyptiorum et Syriae regis quem cum ibiquemanum gignaL Est milis unde enim ut alt Strado terra , , et recentiores , , , ,, , , , , SoUanum , aromatum et demum conseruisse dicunt ad Colchidem sinum , emporium alterum, et usqtie ad Taprobanem insulam. i4 bastanza a erano neirultirao certe; di anno di Coleo, altro al Golfo Il Mare Taprobane. importa che vero quel della più grande Ircano Mare della Ma salse. acque terra, e ma meati Hyrcanum undique dicasque tam credas , iungi ceano , perquam locus,quam tursHvs mvlti esse sed terrae fwn , et da aquam illud delle essere Similmente spelonche mare esse totius terrae per debea- aquae sine ratione oportere,non opinatur maria e caverne refertsi Ptolemceo Septentrionali0- veri,quum terra SeptentrionaliOceano Hyrcanum l'Oceano congiunga al- coU'Oceano. simillimum esse che il ancora concedersi clauditur. Nec vastum maiorem esse Averroes autumant, terra si l'acqua sia larghissimi e profondissimi; e comunicanti mare che col testimonio dirsi dell'aere che ò in alcune forse dee non ò nella i mari la terra; cosi dubbio dolce mai paludi non molte proprio luogo, già non sotteranei senza molti i laghi di acqua simo somigliantis- esser essere e ciò dimostrarsi Settentrionale, sue all' isola dalla terra; nò il suo opina di tutta occulti per sino congiunga all'Oceano avere Averroe mole della si mare degliEgiziani fino e e ragione dicono, è d'uopo che sia con terra. più parte maggiori più grande vasto dica Arabico finalmente e intomo e l'acqua dee molti come Tolomeo, a mentre Settentrionale, quale, è chiuso i Portoghesi pervenuti Golfo emporio di aromi, Ircano credi non se al la del appellano Sultano, Siria,che di re che fossero battuti colla flotta ivi si fossero Persiano, ed pubblicato Federico^ tutti consentono re Indiano, fino all' imboccatura al Mare del lo abbiamo che ora ma girata l'intera Africa /e abbiano e SITO DEL maiori sua maiorem. mole parte Sic occultos et subterraneos sed coniungi testimonio salsarum quosdam meatus aqvarum, mvltos est concedere et latissimos esse Incus profecto aequum dulcium Multas paludes Oceano nusetprofundissimos aquarum, dicendum Similiter fortassede aere contigms. qui est in quam cavernis terrae et aliquibusspecubus quamvis ego existimem , , , loca nulla inania esse , ad quae pud nos est et , idem permanet generatur. Est enim in non aliena materia : sed , ob sui subtilitatem lovis omnia Virgilius qui infra terram possit,Ait aer alius , non meare per- piena. De igne qui ahic ignis atque atius de integro alia ratio est, Nam continue ' fiamma fumus ardens semper, et pabulatur et semper sequens fiamma succedit priori , i6 0 DEL qnasi lo al quale r della terra tratti tutti 1 son della il centro stesso SITO gravi; cioè gravità e quello della discostarsi uno della la terra quantità, l'emisfero site sarebbe sempre dell' meno dovunque e e se molti le stelle,almeno abbia parte di niente del luoghi lato opposto che al tutto le sfera. Dice parti terrestri sue Cicerone: sui lidi di maniera Il centro » lo stesso « che marittime e di due sembri poi della sfera della sono la terra somigli ad la terra farsi nature una batte una è lo stesso terra Da quale che cercando mare se la terra , gravi ad angoli simili. Alfragano dice tutte con rebbero segui- e esse; , tratti i si ascondessero, dalle acque. coverto col centro centro tabile no- dirsi; imperocché dee possiam raccoglierein molti lo stesso matici. mate- qualche Del di simile natura. quello sarebbe , in apparirebbero, per quante dell' absite della terra Aristotile fosse eccentrica gioni ra- superiore degli abitanti nell'ab- inconvenienti tale fosse la terra vero ov- né altrettante volte le stelle inferiore; ci non tro cen- colle degli altri fisici e e , avuta intervallo, Ciò si pruova terra. di Tolomeo se il lo stesso esser mole, o della grandezza, , Imperocché quello dell'universo dall' altro per breve riguardo all' intera mole di Aristotile e la. so- che il : riec totidem inferiori signa semper et ubique nobis appaquot absconderentur. Al si non signa saltem partes si- minus rerent , , mulla et huiuscemodi gnorum inconvenientia sequerentur. , oppositoabsidis nihil dicendum ierrae est si talis esset : nam , terra,illud opertum esset terram colligere possumus^ tius ad quod feruntur ad habere idem similes plerisquein Anstotde aquis.Em , cenlrum, cum terrestribus : oonflatavideatvr. est centrum coeli, linde Idem autem centrum Al to- fra- et mch ipsum autem una ex , , locis centro gravia omnia. angtjlos omnibus partibussuis cum ganvs ait,terram ritimis habere similitudinem sphaerae,Ait Cicero ut sic terram mare appetens litoribus alludit naturis De duabus sphaerae terree, Alfraganus argumentatur, circulum ce- sphaeram terrae, in qua et aqua latrare oquinoctialemsecare portet in duo media. Tanta dieta sunt, in huius rei manifestationem.^ideo rorem nonnullos eorum qui non ut ponerent terram iricidisse, fuit,(ut excentricam. in hunc Causa er- erroris Avicenna) propriiingeniiconfidentia. in plerisquealiis locis recentiores antiqnorum ait Averroes linde et in hoc et parvi habentur de del Cielo. centro Onde deve poco sto errore, fu Averroe come , di Avicenna errore perchè , è terra è centro in que dell'er causa il fidarsi de idonee; concentrica della terra se pur al mondo di tutto ma al rono diverti- larsi appel- ultimo , molti come credono però in quanto V universo. Che forti ragioni,i risolvere alcune cose si conducono At : non idoneas : ad , si excentrica esset centrum a ad quo vessità con- per vera servare spicua perdiverterunt multi ( ut ut non coeli convexum , quae supponendum quod gravia est solvere quasdam poterant non centrum , sed rationes quel alla terrae, si terra concentrica centrum ut terrae tamen tere po- a supra aqìmm , si rationes appellandae sunt Ultimo consentiunt. tendunt tenere terrae , minime veritati minime do erroris,quod eminentiam , in rationes omnia giudico doversi , calle desciverunt;eausa hoc est senza eguali. sono Presupposte tali fosse se gravi tenderebbero centro, dal quale tutte le linee che del cielo rettamente poco ve de- della terra, , eccentrica ; fii cosi debbano centro non ; luoghi cose e , verità. In da gravi tendano tutti i ritenere alj'acqua sovrasti affatto altri dagli antichi potevano non la terra ragióni non supporsi che la La battuta strada ragioni quelle che dissentono se caduti in molli e , in qual , centro. in questo e dalla cioè che chiare i per , uscirono dell' causa alcuni che fuori dice proprio ingegno. Onde i moderni si è detto Tanto considerazione,sieno porre la terra da il circolo quale anche ^. quistione.Veggo in si hanno non rore la nella terra metà. in due entrare chiaro in mettere che Alfragano argomenta equinoziale tagli la sfera della V acqua 17 ELEMENTI BEGLI sed est mun* ut totius universi, , dictum est ) non potentes, credunt, recte , ad illum linece ductce sunt omnes ce- quales. praesitpposilisdecerno partem affirmativamquaestio^ tenendam et naturaesse vera quod probare conabor et malhematicis rationibvs libus et auctoritatibas praeclavirorvm. Imprimis afferò rissimorum rationem Achilleam,quam ipse rex Federicns prò ingcniisui magnitudine Inter disputanOmnes dum ex ficie tempore assignavit. quae sunt in superaquae Bis , nis prò , , , , , habitabilis terree rasi altior terra ex , impediat Galateo ad , Opere more ni. fluunt:ergo terra quavis parte aggregata èst altior. Valet con2 18 la parte affermativa di provare autorità di il della questione disputare, addusse air ingegno. Tutte stio della cui lo stesso che sono al fluiscono accumulamento la teria dunque è è di se se lo non può per perciò le acque che io Ma il onde nel scorrono in vo principio del io giù si muove , , neqtieatper saltem nus) moto et , grave e , Veneto ed della terra del fine delle e altre Dio concede relativamente poi in mare, ima nel e dal nerante; ge- tanto natura, altret- per agli effetti cause L' acqua cause. ciò è lecito e , que ac- le. abitabi- delle ma » , re ma- proprio delle , est ad aquae lineam rectam che da natura proprio luogo suo , sii gravis et quvm et ApoVenetus ( ut ait Paulus fluere , , , per obliquam, Respondebit fortassealiquis quod sed quia locus est quia mare , non fluunt in mare receptaculum proprium ideo aquae est perchè ; perchè è non basso cerca sequentia quia si mare perchè è grave Scorre pio vengono. sca impedi- ogni parte; Paolo il ricettacolo e imperocché quanto egli accorda da , solo non lo essendo (come dice perchè quello sia più ; non superfìcie obliqua. Risponderà forse alcuno perchè è il luogo ma , la , per , grandezza del conseguenza in basso scorrere linea-retta almeno Appone) la con e apporto non più elevato più alta. Vale proprio dell' acqua la sopra mare terra zerò sfor- Federico, fra re per , , un mi cosa matematiche, e improvviso le acque abitabile terra qual personaggi. Primieramente più potente, la la , ragioni naturali con chiarissimi ragione una SITO DEL , rius sit habitabile, At ego non , aquarum , de tantum quod non illud infe- sed fine quaero de , principium motus, et de caeteris causis. Aqua movetur deorsum quia gravis est et hoc licet a generante ; quod dat Deus sequentibusad formam. quantum dat de forma, tantum unde causa , , Fluit aatem locus erUm in et in locum mare ubi suum est conservetur , , locati, Patiare conservativus , et hoc vocnbulum a , dialecticis fabricatum.Similiter et levis est. Finis ut sit in est motus ignisascendit loco suo , appetitpropter teles ait) concavus ter ubi , ille locus a^uae, Nam omnes tentia sui conservationem. nunc si secus olim est mare , propositum colligo , aquae dimissa Est non svrsum , quem , enim ( ut ad maris , esset non quia naturali- esset Aristo- quem vera unt flu- illa sen- , fuitarida. Ego ex motus speculatione hoc so respon- gravium, et DEGLI si dove conservi; imperocché il luogo è conservativo locata. Soffri pure cosa 19 ELEMENTI Similmente fine del il fuoco è moto di la per vocabolo questo sale in alto, leggiero.Il è turalmente luogo, che appetiscena- al suo giungere propria conservazione. Imperocché, dice Aristotile,quel luogo dell'acqua superiore è non già del altrimenti,non fu l'asciutto.* Io lasciata da argomento, quella vera banda sentenza: onde sia nel è in fuoco giù, al è come manifesto si gettano dice come che è il fiume Ciò levium, l'Alfeo presso viene attestato il quale sbocca movetur Ignis quia levis est zursum in Locus igiturignis supremo et in si ut , patet Praeterea ad le i- appella Arescorrerai finismotiJis , , Tale presso poeta: «Cosi quando qva descendit a terra deorsum dicunt ) tendit ad locum suum, tri, al- nuovo sotterra. scorre sii in loco suo. heniur di e , Siracusa, ove dal in terra dicono, tende essa dicono, gli Aragonesi, e dalla fuori;quale è il Nilo, vengon come luogo del assorbiti dalla terra, sono parti di Aristotile, ne appo sole Baleari, fiumi intime dugento miglia, per tusa. nelle il sensi,la quale, come ai è il ora il fine del in su, discende Tacqua luogo. Inoltre molti suo che Similmente alto. dove speculazione dei gravi e dei la proprio luogo. Adunque , fosse Se quest'oracolo traggo da leggieri.Il fuoco, perchè è leggiero, va moto e come concavo^ tutte le acque. quale fluiscono sarebbe tempo un mare, al mare, tici. dialet- dai coniato perchè della ut , est, Similiter sensum multa quae , a- ( ut flumina absor- partes terrae precipitantur et alia rursus ut Aristoteles ait, emergunt: qualisest Nilus, qui, ut ajunt per ducenta millia passuum terras ingreditur.Talis est fluvius apttd Celtiberos qui ad Baleares insulas, et Alphce» US dicitur. Quod tequi ad Syracusas emergit ubi Arethusa terra a intimas , , , , , , , Poèta statur : Sic tibi Doris Ergo locus quod idem Praeterea aut amara si aqua aut , placet , suas aut intermisceat non est infra terram aquae est dicere quod mare est fluviorum eeani fluctussupterlabereSicanos cum et aqua (de habitabili loqnor) \ inferiusterra habitabili. esset altior terra, aut , stagnorum aut , aqua illn esset aqna maris , , lacuum interni aut 0' , est pelagi si clausum junctum utplerisque aliis Indici Occiduo , undas. ut Ptolemaeo et veteribus , , 20 DEL i flutti sotto tue acque. (parlodella il più fosse fiumi alta della o vediamo naco. monti, che e è il o Indiano, è Non V acqua se laghi,o dei dei quella del Mediterraneo^ o ceano, dell'O- o è chiuso, còme se piace piace a molti l'acqua dei laghi ; imperocché fra altissimi monti laghi in nelle convalli il Mare piane, esservi delle che parti più alte et recentioribus. Ir- montes in pi^ne laghi quoniam o fonti da Lemanum, che Patet dersi cre- biano ab- non lato la terra in basso. Hyrcanum et Benacum ad re, ma- intra al' quod sensum se altissime sopra ogni videmus E acque. fluirebbero Larium convallihus. Albano, , argine alle fare me co- poi si trovino Se basse e propria natura lacutim lacu9,ut maximos da T , palude Mareotide, dee poiché hanno per Non la alcuni si trovino alta ; altrimenti tissimos T Averno. tanto terre ciò avviene, montagne, è ogni parte detto, il Lario, ho che come da le acque laghi ricevano quello di Otranto, terre non accade i Benaco, secondo Fucino, più essere dire il Lemano, il Lario e il Bespaziosissimilaghi, come È manifesto al senso, che le valli sieno più basse dei cano, il che stesso quella terra^ sarebbe alle sue la terra abitabile. Inoltre terra moderni. e le è sotto congiunto all'Occidentale, come antichi e mescoli non luogo dell' acqua quella del Mare Tolomeo, altri della basso degli stagni^ e 0 a il Dori abitabile)^ciò è lo terra più mare l 'amara sicìliaDì, Adunque " SITO valles reciet qvod lacus undique aquas depressioresmontibus Fucinus piunt ut est Benacus ( ut dixi ) Larius, Albanus sint lacus in terris piaSi qui autem Hydrnntinus Avernus, est hoc de illis opinandum nis ut est palus Mareotis nullas terras tam planas ac depressas ut non illae altiores habeant partes quae aquis obsistant. Et si contingataliquos lacuSy ant hoc evenit fontesreperiviin altissimis montibus quia habent sui altiorem ad ima flue» natura alioquinex undique terram montes nisi altioribus stare supra rent. Nec posset aqua ripis sensui indiget tamquam patet non aggeribus arceretur. Quod certiori demonstratione. Nec est inconveniens, si aliquae aqua^ enim rum ( ut scaluriginesaltiores sint sua origine.Videmus discedam ) cum ab arte mea non phlebotomum adagimus jacenNec ti corpori sanguinem in altum ferriaperto venarum ore, in san* putnndum est hoc a sola virtute expulsiva fieri nam sint , , , , , , , , , , , , , , , , , DB6L1 potrebbe V acqua NÒ alte da ai sensi alcune se star di acqua Jmperocchò vediamo pratichiamo quando credersi loro fonte. discostarmi dalla mia arie)^ il corpo sopra perocchò a forte la virtù retentiva. pensarsi io tutte mentre quando Aristotile pensa acqua ma di aria che della sta dice, la sferica sia terra fiumi^ rive. Che che son chi Europa, nel dubiterà? sia di Africa, dall'Asia trovano moltissime guine cohibendo ; onde di ci come , ò da stesso più credersi dell'Africa,Asia ed basso da l'Europa. più luoghi In isole^le quali hanno virtutem solo non proprio alveo dalle proprie Dall'Europa la terra que; ac- specialmente natura^ Lo contenuta delle altre l' acqua tutto. un debba non ò quelle sien piene contenuti il Mediterraneo stessa più sempre quando dicemmo sopra , dee espulsiva im* perchè , come che Nò vene. esser veggo acqua terra, sono stimerei non dell' intera stesso le cavità della dentro Ma forza giacente^ il , il sangue contenere delle la sola per osta della il salasso ciò avvenga che Nò certa. più elevate spingersi in alto dall' apertura sangue dei non più tenuta con- è manifesto argini. Quel che sono (per fosse non se ^ di dimostrazione d' uopo vene i monti sopra ripe, comoda ha non 21 ELEMENTI retentivam questo si vede si mare alti monti come ^ fortiorem putave^ video quatn oh rem non non opinentur de tota intra concavitates terrae quod contlneatur quemadmo* aqiia dum diximus de aliis aquis quum omnes ejusdem sint natusemper idem ritn. Sed , , , rae , Aristoteles non tantum aqua sed , aere repletas opinetur aquam, Idem tota. sit est sphaerica(ut ait) judicium de fluminibus, quoque ra praesertim cum qui est super esse , ut et ter* ripis continentur. Mare Mediterraneum et Africa et Asia et Europa inferiusesse quisdubitet ? Ex. Europa Africa terra pluribus ex locis videtur,ex Asia Europa, In hoc mari quam plurimae sunt insulae quae et altos montes habent, ut Creta Idam, et Sicilia JStnam, unde fortasseutraque sit a summo ^mi ripa perspiciposset. Nec curo, an verum quae in : suo alveo , suis , , , , montis vertice et Hadriam , simul spectari posse depressiores.Àgeum pelagus et Euxinum quod argumentum est aquas esse totum refertum est insulis,ut ex alia aliam cernere Darius ea gerebantur paucis horis quae Atkenis gnoscere poterai: mete per faces,die per fumum. , possis.Ideo Sarbibus co- , Unde sequi- 22 Greta Ida, e la Sicilia V Etna, donde il monte vedersi Tuna dalla SITO DBL sommità il.Mar del la Nero^ Il Mare seminato il giorno , può farsi cosa imperocché la linea al centro , dallo ed Libico Tirreno ^ golfo Issico cade vista e a verso di in versa col versa di nell' conferenza cir- segnato l'altro e Mediterraneo^ destra a nel Mar Scarpanto Egeo ; la labio regolo dell' astro- il Mar , nella mare la linea angoli retti quello delle Baleari Candia settentrione per astronomici; grado dell'uno , dell' Ellesponto si che il qualunque punto si segna sinistra Ionio a ; la notte segue divide ad di Gibilterra,si ^ ; scere cono- perpendicolarmente dalla stretto Siculo ore che superiore.Adunque Egiziano, poche luogo più profondo posto in principio dei primo entrando vedere potere in Atene e più basse. cogl' istrumenti del mondo quarto dell'emisfero da in Donde , la qual linea : isole, in o che vero manifesta che parte dalla nostra nell'orizzonte le acque poteva di fumo. sìa se scoprirsiV Adriatico si facesse frapposto sia più profondo qual curo esser di Dario ciò che mi possa prova Perciò Sardia di faci mezzo cosa tutto le altre. dalla Emo monte qual Egeo è dall' una V altra riva. Né e be potreb- forse Propontide , fino al , dopo lo e ; dopo nel , stretto il Bosforo quod mare est, sit profunditis seu in quod intermedium instrumenprofundioriloco,quod patere potest ex aatronomicis cadit a circumfereniia tis,quoniam linea quce perpendiculariter ad ceìétrum intersecat lineam exeuntem a mundi, orthogonaliter visu nostro ad unum quodque punctum in horizonte signatum positam in pritici* quae linea signaturper regulam astrolabii pio primi gradus utriusquequartae superiorishemispherii. In* in Liby^ ternum ut ab Herculeo freto ad dextram igitur mare et jEgyptivm pelagus ad levam in Balearicum Tyrrhecum, ad IssiSiculum, Jonium, Creticum, Carpathium usque num, in et post cum sinum, et ad Septentrionem jEgeum se diffundit: Bospho* angustias Hellespontiin Propontidem post Thracium tur , , , , , , , , rum in Pontum Euxinum, et post Cimmerium in Mceotidem paludem. Simile videtur flumini intra suas ripascontento: ex Asia,atque Europa altiores,ex Africa humiliores. Haec quae dicimus non solum et doctrina vised mediocri ingenio, exceìlenti, Aris patere pianissime possunt, praecipue cum testem habeant ristotelem.Ait eìlim quod inter Hrculeas columnas, totum se-, 24 più eminenti circondate DEL SITO dal mare o ; dell' interpretedi Aristotile^nuotanti dee innumerabili dirsi delle sul parole ? Lo mare isole del Mare le usar per , stesso Indiano le tra , quali, Arabico è che congiunto al Mar , circonda esso più grande ò Taprobane. Il Golfo la dicono, come isole molte Rosso anch' all'Indiano, ed secondo la testimonianza di , Teofrasto. Che alcune ceano dimostrato a Inoltre le dello stesso spiagge del strumenti delle acque, che Dice , le navi nico Adunque Gange, 0- Golfo ò pieno, in scorrono ora e le mezzo per pel flusso riflusso e nel grandi in quel mare, copertiinteramente son Cosi nel Mare acqua quei gli de- sime parti remotis- profonda, il fango.Similmehteaccade attestano ancora ma come rapidissimi^ e secco. sopra Arabico , anche tanto esser rimangono come del vicini ciò manifesto Teofrasto di cui ora e , grandissimi son semisepolta dentro del nell' altro e apparisce colla livella , ora mare dei monti tanto non Si rende dove gli alberi dall' acqua nostro astronomici. terra. Rosso. uno bastanza. lido,come dalla nell' adunque più elevate del livello dell'acqua, stimo terre più depresse sono Mar vi sieno che scrissero Britan^ ora ciono giac- alle bocche le guerre vicinis montibus^ sed ipso tantum non sinus, sunt depressiore$, litore,ut patetad libellamet per astronomica instrumenta, ergo et partes a terra remotissimce, Patet hoc per fluxum et refluxum ubi maximi aquarum , et , rapidissimisunt cestus, ut tam Thpophrastns mngnos arbores, quibus refertum est, nunc tur, nufic deslUuantur Buhro. Ait enim ut in mari cestus , esse in itlo mari , Ì4 skco. aqua Sic et in Britannico totce obruanmari naves in cceno semisepultcejacenf.Sinunc fluitant, bella et res Indiut qui Macedonum militer ad Gangis ostia auctor est,Oceanum, quem ipscripsere testantur, Averroes cas est et majoris pròcontinens quod maximum, se appellaimare et a terris remotius moveri a medio ejus ad omnia funditatis, maria altiora moveri maria ad ipsnm: acsi^ et omnia interiora, velit dicere cum Anstotele,ipsum librari hnc, atque Ulne saspe. gis Ncque absque ratione putare quispiam poteritDanubii, et Ganfontes,Tanai et Mceotidem paludem altiores esse ipso Oceet fortasse ano: semper enim fluerevidentur,quamvis Pontum, occultos habere reftuxusexistiment. Ait Pomponius: Jlioeotidem nunc in alta aqua , dei Macedoni V Oceano , e Averroe indiane. centro suo dire tutti i mari verso si muovano più elevati mm Aristotile con più elevate e la le sorgenti del Danubio palude Meotide; imperocché si creda quantunque abbiano Dice potrebbe che Pomponio: V t grandi ribollimenti largamente li né con nel alterne' veci, si oppone centro onde di qua ora certo sere es- il Tana! sempre rere, scor- la Meotide e or da in questi se da stesso cacciare non indìeiro assorbisca la or dal pur quelli si fiumi. Spagna e ora pra sotro cen- versi di- glie racco- spinto sempre fin vasti tutta , quelli^ ìmpeto , , da da or tutti i lidi nuovo infinito, campi quando, partendo d' isole, di ritorna i gettandosi con egualmente sopra e e inonda ora ed , quelli; ma sopra continenti forza che Gange; smisurato , 8Ì gran del si veggono mare discopre;e si ritrae si sia riversato di stesso per forse il Ponto Oceano, agitato da questi, or e tulli i riflussi. occulti sempre tener muova che lui; è lo di che più grande dalle terre, si inferiori^e verso ragione alcuno senza il quello si equilibra ora che , di là. Né è di parere appellato da lui continente, perchè maggiore profondità^e più lontano di dal le storie e 25 fiLEMENTI DEGLI Che con gli la Francia^ ingens,et infiaitumpelagus, et magnis cestibus concimodo late nvdat ac refvgitnunc tum, modo inundat campos in hos nlternis accessibus, nunc alios, aliosqueinvicem, ncque litora in illos impela versum: sed ubi in omnia nunc quamvis medio diversa sint terrarum pariter effusum insularumque, ex in in ab et illis rursus semetipsum redit, est, colligitur medium, tanta vi semper immissnm, ut vasta etiam flumina retro agat, Quid igiturilli obstat ne Hispaniam omnem, atqve Galliam ab' (ranscendere sorbeat, nisi altior situs teirarum nequit iquem In Oceano enim nundatio? simi (ut dictum est) maximi, ac rapidissinu vix suet Tarentino vero fiuntcBstus. In Hadriatico nisi forlasse intumescnnt pra sexquipedalem mensuram aquce in intimo recessu Si igitur austris continue flantibus. Hadriatici ad li* vel ut npertius dicam, cequalis, esset asquilibris, -aqua non bellam non rectilineam tamen, sed ut aqum est figura, circulaest,non ea rem, qìtce est juxla litus ei q»(e a terris remotissima hoc contingeret, longum spatium effunderenam ncque per tam si altior et intuiur ad terram, ncque haberet quo se reciperet Oceanus , , , , , , 26 se inondazione? Poiché grandissimi nell'Oceano, piedi di altezza l'Adriatico Se a ciò ; ciò cosi lungo, né gonfia; le onde Giova egli: dove fatto si per ; la molti in alla terra più basso in come fluiscono undw mescens: testimonium serit parles aquoe tornano. di Aristotile. che scorre spazioso si Sembra " le acque restringa di là. e le più le acque tutte e proprio, Aristotelis Placet reluctarent e degna litorali onde in se , cosa luogo più inclinato autem, iti' illuc scepe, hoc dignum quoque pelago: propterea coarctatiir magno litoreas,et quce unde omnes ipsa habitabili, loQum decliviorem et proprium res più alta fosse angustias, sicubi propter adiaceri' ex guod libratur huc atque indine mani feslum. Risu gura, fi- spazio da terra transcribere. Fluens itemm in modicum casi. esser undis redeuntibus ad verbum terram da di questa, in videtur secundum guit^mare lem mare" vella li- a sua poiché spesso si equilibra di qua , vicine si vede terra concederà alcuno equale, testimonianza mare la vicina sperimenta se sulla raccogliersi,se verbo negli stretti il " piccolo tratto di riso a non , della reagirebbero a quelle che trascrivere qualche luogo Tal il lido seconda si riverserebbe avrebbe del* interno continuamente. è presso a a all'acqua,ch'è lontanissima dalle accadrebbe non terre; imperocché né in circolare rettilinea, ma non Die' più nel soffiano quella che e , poi gonfiano fino si accade che Adriatico Neir appena la superare detto, accadono si è come equilibratao, per dirla più apertamente, fosse e forse venti dei causa 1' acqua adunque le acque può non rapidissimi ribollimenti. e golfo di Taranto nel sei mag:giore delle terre, cui l'altezza non e SITO DBL esse terris in magna videtur si quis autem multi^ conces-^ proximae sunt depressio- ut in, aquce fluunt in mare, et ut Aristotelis verbis utar , " attiores, Demonstrat enim Aremotas vero concavum, ristoteleslineas cadentes a circumferentiaad perpendiculariler maxime centrum secare orbis Lunce, ad centrum terree inter^ superficiemsphcerceterree ad similes angulos unde ipse- demonstrat judicium hoc est, a , rotunditatem terree, Aristotelis de terra Ait possumus. motes in qua tem concavo ipse : contenta magnitudinem Nulla Quod et aqua, enim idem conjectareex sit in hac re illis verbis ut est dicere , est,et omnis verisimile est , autem pars terra: est ad ambien^ aquce multitudo , sub icumenis appellalione ^ DEGLI e, le usar per le lontane le lioee di parole 27 ELBMBNTi Aristotile^ sommamente quali cadono le terra intersecano e Aristotile air acqua gli: nella possiam congetturare , parte della si stende r Sembra del il sole esser cosi spesso ? Lo e cosi celeremente stesso che Strabone , nome di geografo, disse esser terra noi condo se- dell' orbe inteso avesse dersi cre- abitabile. Forse che da un abitatori colle quando dritto buon lar par- dice quando regioni divise? passiamo a che , intendiamo navighiamo, di l' del- noi quanto libro dell'anima, i commerci congiungiamo la mole , Aristotile quando e* , È verosimile » s' intenda maggiore della il mare, abitiamo navi nel come mare, che ancora parole. Die' sue la moltituditie tutta ambiente. interpretazionedi Girolamo terraqueo. non e appellazione di abitabile r dalle terra. alla terra ò, per cosi dire terra all'altezza della intorno modo ad terrestre rotondità la quale sia ella contenuta^ acqua sotto si dimostra al centro globo lunare superficiedella sfera poi la pensi a questo nessuna e la renza circonfe- dalla perpendicolarmente , angoli eguali, donde Che Aristotile che' poi più alte. Imperocché dimostra al centro, cioè dal co^ncavo del della concavo; Quando luogo si tro all'al- arrogò il solo non della divo Hieronymo orbem terrarum seu quanta fws habitabilem etiam intellexiS' mare interprete dicere pos8umu$. Aristotelem credilum de solem, inquit, Ànima, cum esse se, sicut in libro habitamus incitabili. non cum Nunquid aquam majorem tota , , , , navibus conse junctarum teirarum navigamus, cum commercia hac in illam tam crebro ex cum tanquam repente jungimus Ideo Slrabo vinsibijureGeograpM nomen qui transmigramus? maris dicavit incolas inquit non magis terrarum fios quam , , , , , esse. bus , Certe ut in terra , sic et in aqva valere de simili' rationem in potius (orlassein aqua quam illius liquorac fluor, ut dictum est, huc atque illuc terra, cum idem quoque et Alphraganus sensit, libretur, Quod Aristoteles omnibus ante accersivimus quod terra cum partibus suis quem maritimis est secundum similitudinem terrestribus ac Sphaete Annumerava rae. igiturpartes maris intra partes terrae. Forut per terram signiapud Arabes alia est appellano terrae icumenin Graed i d quae ficent quod nos orbem terrarum, et est, et terra signi' nomina conflata eam aqua naturam, quoe ex angulis necesse est. Imo , , , , , , 28 terra anche ma , solo in terra, del ma quel liquore equilibra. Lo abbiam restri forse in di Aristotile ed marittime somiglianza d'una gli Arabi sia fra le a partidella l' appellazione della che noi è certo che diciamo orbe, quello per si compone tutti la sentono che terra parli ter* sfer^. Novera altra fu presso intendere essa per significanoquella na* dell' acqua. e a- mi, abitabile;ì quali no- dicemmo, modo. un da terra, Alfragano, che Forse terra. di là si e qua' le sue tutte con i Greci e della ad ragione degli ^ la terra non in terra^ mentre detto citato^ cioè che e la che mare si è come d'uopo che è valga mare sentirono stesso dunque il mare tura in ancora fluido, e Certamente mare. angoli simili; anzi più quel SITO DBL Tommaso che Veggo si' è detto come , di sopra, anche ma onde irregolarità e concavità dell' acqua, descritta quelle tre sfera, o a est Thomas, unum riam montium, dei una ut supra dictum sed , ut terra ex egli che chiusa sfera,che aere Omnes tantum est,non quoque sia terra monti, his quce diximus, ex globo, periferiadei si accostasse. sommamente facitglobum della dell' aria pur si ottenesse quella ficarecertum ma dalle, sommità cose la sia sferica. Stimò la terra tutta solo dell'acquaun e dentro dell' aria contenuta le tanto solo fa della terra non ad la non feria peri- guisa che fosse idem posslam deo. sensisse vi- terra ex di veramente Donde contento gliare egua- d'uopo dentro in ti, mon- citra et aqua periphe- Thomas sphericasit tota, Putavit ad tantum et concavitates, non acequandas terree irregularitates, incluso intra peripheriam descrip' qua opus esse, sed etiam aere tam per vertices montium, ita ut ex tribus illis utia fieret sphcesphcera,aut quce proxima verce. Unde possu' ra, quce esset vere mus colligere circulum, sive sphmram circumscriptam per sumsed etiam aeris infimam mitates montium solum non aquam regionem superare. Quod autem partes maris a terris quantumvis remota: non sint altiores partibus terra discoopertm nquae contiguisdemonstrabo. sit D. Constituo mihi semicirculum A B C, cujus centrum , , , Sit A aquae quce litus alluit , simiUter et C pars pars aqaae terris tissima, remolambit litus. B a Sit in oppositum quae pars aqum finguntesse alliorem terra, tunc quaero an pars quam aquae, quce est in B, sit wque alta cum quae est in parte aqua , , DEGLI raccogliere che sommità il cerchio^ ossia la sfera dei monti^ ancora air infima mare^ quantunque alte di solamente non regione dell' molto quella che quelle parti del Mi fuori sta che mare Che aria. dalla ma poi le parti del dalla terra, non le acque, sieno più dimostrerò lo con la terra. toccano A circoscritta soprasta all' acqua, discoste il semicerchio formo 29 ELEMENTI il cui B G sia D. centro Sia , A la parte di acqua di acqua dalia remota terra, di questa ; allora domando in B è egualmente , no? pur di posta acqua G che , tutti i lidi D, alta a loro tra E. B D sul centro e la definizione del cerchio ad gue A D F a e alta di (se è per et in C, an non? Si sic,habeo la parte di più alta che A si dice e che vero la la in la parte in sulla A e F in ser es- linea B altro un cerchio semi- G ; allora per linea E D proposizione i Greci G, op. confessino eccesso E si trova che quelle poste esser pongo quella generalissima,che da Se circonferenza Similmente G. D in sta si descriva Poseia la in B la parte di acqua, quella che più sia G la parte suppotigono eguali) si segni queir l'eccesso sia e B in eguali sono : che e cosi, ottengo riniento. è Se similmente , il lido opposto. Sia lambisce che più acqua bagna il lido che eguale che sle- appellano assioma, iìUentum, Si dicatur pars aquoB in A et in C, qu(B inter partibus,quce sunt litora esse sunt cequales(siverum est,quod omnes con/itentur, M sit et linea B et in ille excesD, excessus asqnalia)signetur alter semicircuhis ducatur E. Deinde B D, sus super centrum circuii pono tunc per diffl'ùtionem et circumferentiamE F G E D lineam csqualem esse lineis F D et D G. Item per proposiGrasci tionem propositione, quam quce sequiturex itla maxima enunciationem nunc axioma,vester Cicero nane effatum,nnnc informationem nunc anticipationem aut anteceptam animo insitam etinnatam animo cogitationem, nunc nunc proBfiotionem, Epicuri more, prolepsim, qucB est in B altior , , , , Quo nostri vero verbum teneam neoterici verbo nodo Protea mutantem dignitatem ut , reddentes puto animi communem multum? Grcecos imitantes conceptionem , et , et per propositionemappellane Non est nobis de nominibus his omnibus ex cura appelletquisque ut libet dummodo vota^ termiintellectis cui statim bulis intelligal eam propositionem se notam , , 30 DEL Cicerone il Dostro e detto ora innata, come concepimento dell' animo ci piace, purché alla da È di tal fatta terza sono una la £ F e la fra altrettanto mente : G D; G, , poiché più dista dal l'acqua è grave, il grave stacolo, sono eguali é in F G, più bassi, in ma lunga alla linea più alta di l'acqua che discenda è in B, mentre grandissimo inconveniente, giù, non essendovi alcuno o- figura dimostra. questa come è Se questo gU eguali ad sono centro. segue ne non discende non Non maestro, quanto pel primo presupposto B mentre comune intesi i termini. che poiché Greci^ quella proposizione che cose di appelli come appena loro. Provo nozione, pre- nota. se alcun senza quelle D T intenda assenso, ^ luogo più alto, che suo seguente eguali D F linea la nostra presta il stessa se questi vocaboli con quale , ciascuno nomi; i l'appellano proposizione per e dei briga prcndiam la parola, traducendo e penso, ora si trasforma che dignità,imitando guise?); i nostri moderni tante ticipazione, an- prolessial modo ora Epicuro (con qual cappio tratterrò Proteo in ora , preconcetta nell'animo^ insita ed idea ora enunciazione ora , conoscenza ora SITO docente, sed ea ipsa magistra assentiatur, Ea talis est: quce sunt cequalia uni tertio,sunt mqualia inter se. Probo quod quanto longiorest F D et D G quoniam sunt B sit altior F et G per primum OBqualeslineas E D cumque prcBsuppositum,quia magis distai a centro. Si aqua quce est in nis nostra, nullo mens , B loco altiori , non descendit ad loca F G decliviora et aqua est inconveniens gravis sequitur hoc maximum quod grave non nullo prohibente,ut hasc figurademonstrat. descendit deorsum ad medium nobis grama moderi Al si quis objiciat per rectam lineam, non per obliquarnequce est a B ad F, et a B ad G, respondebimus,idem esse judicium de mota gramum per r edam, aliquidrepugnat, ne qnum aeque ac per obliquam lineam, Nam nihilominus moventur moveantur per rectum per obliquum in declive naturaliter, ut dictum omnia corporaflui* est. Testantur da, humida, et omnia. rheumata, hoc est fluentiafluviorum; quin etiam ipsa terra ineptissimaad motum et qua» suis terminis alienis ut cwtera, contineri potest, cum non figuram ad motum idoneam nanciscitur,hoc est sphaericam vel cylindroidem,et lo* remoto cum impedientestatim detruditur inprceceps. prcecipitem, , , , , , , 3t SITO DEL corpi, quando la sferica prende cilindrica o figura una si pone e , alla contrario fosse flussibile dove giardini,dove dove i città,non non flotte,non furti Oh Sonvi se case ogni e cosa; colonne, dovei marmoree di tutti fregiated'oro,non liti per non quelle cose che stimano i conviti; imperii, non confini, non servitù stragi,non non celebriamo i superstiti, abiterebbero. fossero pur armi, quei che di d' tesori, dove sole,oh felici astri,se vedreste non i , felice la faccia porticidipinti e le soffitte indorate, dove spergiuri non , sarebbe superbi sedili,scuola i fonti,dove pesci, Non si sommergerebbe volatili esisterebbero^ il dominio templi, dove nascondiamo i soli terra parte che potesse né terrestri pesci avrebbero le , teatri, dove animali la il metallo, tutta sola una rebbe sa- , abbiamo i mali stelle, ed cioè Non se come alcuna , i soli ora né resterebbe dalle nò cose e e che fondibile e eguagliate le.sue parti vedersi dal sole delle l'acqua, le acque; sotto tolga l'ostacolo. ragione congetturare come ed librate tosto movimento^ piano inclinato^to* sopra si precipitain basso, appena sto al atta l'Oceano ora vedete ciò essere guerre, stupri,non vi^sarebbero. assorbisse le terre, tollerate! e avvenuto un tem- et periturum esse, et renatum periisse, scepe fuisse, nasciturum varia et snbinde terree putredine et elementorum ex mixtione sine maris acfemince concubitu,quemadmodum mures Noster et quce in Nili inundationibus Thomas dum gigmmtur, animaaut unitatem vult vitare mortalitatem aut infinitatem celernitate mundi secundum Aristotelem^respondet rum,concessa sed ad imet declinans ictum, non ad rem quasi subterfugiens non portunitatem hominis, homines semper fuisseaut fore sed extinctos fuisse,et rursus renaper longa intervalla temporum humanum et , , , , tos. Multi, maximis nioni ut dictum" est, et illuviones mundi periodisfactas,et subinde Plato assentiri videtur , in et exustiones , cui opi' futuras confitentur, nec poetae et rerum scriptores est diluvii Vulgata fama quod factum esse narrant et Pyrrha, et exustionis sub Deucalione quos sut Phoetonte,fo' credit religio et nostra re quoque ut igne omnia absumantur gentium, Judaica et Christiana dogmata testantur sub consensus dissentiunt. , , , Noe decim inundationem aquarum super universam cubitis altiorem stetisse aquam super terram montes , et g«in- excelsos , sarà per po, che di e accaddero deglielementi femina, di e anime avendo ; la del Nilo. Il nostro la mortalità evitare colpo risponde , al non proposito ma ^ poi rinati. Molti, come nel e che alluvioni mondo di nuovo Platone si che si è Deucolione che rae, Pirra, e saran per operuerat.Aristoteles quos illam aut nunc lamjuniorem hanc autem terram nunc ctutem no saran- estinti sieno cadute ac- lontanissimi a e riodi, pe- i ci. poetie glistori- accaduto, come dell'incendio che consumate essere sotto successe delle consenso narrano, genti crede dal fuoco. I et , descendere mare, terree che e ipsefateturnunc liane partem teremergere, avi operiri,undehanc veterem^ ilvenire appellai,et hanc partem sursum ita ut ubi , ubi si fossero incendi del diluvio religionee il tutte- le cose furono sempre accosti,né dissentono e ; la nostra Fetonte all' importunità detto,confessano ed declinando bra accadranno, alla quale opinione sem- È divulgatala fama sotto non secondo e ma lunghi intervalli di tempo a tre men- , , che gli uomini dell'avversario, scono na- le la infinitàdel- e quasi schivando , il Tommaso 1^ unità e dal e che T eternità del mondo ammessa di Aristotile sentenza terra congiunzione di senza , sia rinato spesso topi e quelli animali i come nelle inondazioni vuole che e che il genere e rinascerà dalla putredine della nuovo maschio accadranno , mescolamento vario ed perito e perirà fosse umano è di parere infinite volte. Avicenna accadere le alluvioni che 33 ELEMENTI DEGLI nunc olim fueritarida, Alexander esse ariditatem: verumtamen olim est arida ^ mare Aphrodiseus si totam , sene- simul terrdm cooperuerintaliquando aquas^sive partem post partem, ita quod ccelum intueretur aliquapars semper discooperta remanserit,qucB ad vitam animantium protegendam, hoc nihil contra nos, modo ab aquis emergit sit inferior, illa pars qum Omnes ne qui ter' submersam totam dixerunt, aquam ram fatentur exundasse, et transcendisse suos terminos, de quibus scriptum est in agiograterminis meis, et posui vectem, et ostia, phia: Circumdedi mare et dixi, hucusque venies, et non procedes amplius et hic confrinr conscius et humanarum rerum ges fluctustuos. Ipse divinarum Moses aquam altiorem putavit,quce excelsos montes operuerit. mari Cicero quoque fixum globum inquitterrai eminentem esse et in medio mundi loco. Qui vero partium permutationem opinanGalateo Opere ni. 3 34 DEL cristiani fanno giudaicie dogmi acque la terra tutta sopra si fosse elevata che della terra, ora sollevarsi al tempo è asciutto un'altra Noè^ o dice: e vecchiaia sia stata terra sia stato tempo un stato che e ora essere qualche volta in degli animanti volte quante sia guisa da ciò vale non però quella parte che più bassa. tutta sommersa ; Quelli che quanta, Afrodisiense " circondai le porte e il il restar con che delle fuori Testa limiti da sursum l'acqua traboccasse concedere partem d escendere terree libri stabiliti me , chiavistello;e dissi,verrai fin qua, ire,illam acque la terra stata essere noi ; di contro punto oltre, e qui frangerai i tuoi flutti.» Lo tur, hanc est,quam scoperta di- sempre il cielo per proteggere la dissero confessano mare la dall'acqua trascendesse i suoi confini,dei quali sta scritto nei : tutta se , qualche parte, che vedesse vita ora al presente, mare , interamente coverta parti successivamente sue dove questa e dove l'aridità.»Però essere , parte una che asciutto. Alessandro della terra qua l'ac- sommersa^ di maniera mare le del- gli alti monti sopra apparir fuori sia tempo un , non di Aristotile confessa, quest' altra abbassarsi , le inondazione della questa appella antica^ quella più giovane, onde 0 fede quindici cubiti ricoperto.Anche avea SITO dicunt. manifestam e non stesso Quid hoc esse e e cri sa- posi, cederai pro- Mosè, aliud altiorem, oc- inferiorem?Videbor fortassealieni in re tam facili ac perspicua mmis immorari, nec ignoro Aristotelis sententiam, nimis occuparti At stultum in stultis opinionibus refellendis esse videtur de certa re, ac minime tnihi honestius peritisdubia, sed reddere rationes, quam quamplurimis ignorata,certas et veras aliquas incertas imo et falsasargumentationes,etrationi et senevidentius est tanto tmpius sui pugnantes proferre.Quanto enim si noveris, turpissimum; nolle autem est ignorare; at negare raomnium tione vinci ac re felli, iniquissimum. Satis profectonisi quispiam vinci nolit, Syncere vir perspicacis ingenii, probatum esse arbitror quod volebam, Referam tasententias nonnullorum,qui mihi inter scribendum octnen nunc et recentiorum. Veleres non satis piane hunc currunt, et veterum locum aperuisse video, ob facilitatem, ut puto, rei quae non eget sui aut themaiis demonstratione. Quis enim tam stupidus est et apparentiam propter rationem aliquam pertinax,qui sensum cultam vero , DEGLI nelle dotto la divine cose il i monti al Quelli poi che mare. mutino, dicono €he è ciò se , della terra, alcuno che troppo, nò in concedere non più cosa ignoro la occuparsi troppo a facile tanto in dubbio confutare e forse ad m'Intrattengadi da stolto opinioni.Ma certa e non me a messa innanzi porre delle più una iniquo poi oltre ogni credere vinto e 0 Sincero, è alcuno voleva. che dalla bra sem- to affat- mentazioni argo- false,e che ripugnano alla ragione cosa è evidente,tanto più è turpe l'ignorarla; turpissimo negarla quando ; parti ignorata da moltissimi, produrre , Imperocché quanto senso. ? Sembrerà Aristotile,esser cosa che vere incerte, anzi al una sue quella abbassarsi. or chiara io stolte ma dagl'intendenti, ragioni certe e di sentenza più giusto intorno ad e le bile più alta la parte visi- esser la nascosta bassa so* ^ che su^ , dice del mondo ammettono questa andar or alta Cicerone più elevati. Anche globo della terra^ fissato nel centro vrasti si l'acqua più stimò umane e y quale coperse che 35 ELEMENTI non voler esser si nosce co- futato con- ragione. uomo d'ingegno perspicace, credo, voglia esser vinto, di Riporterò nondimeno aver le sentenze se pur vi provato quel che di alquanti anti- negetysi ea qua invalida est,ratio dici potest?Quisnam erit qui alta specula despectanslabetètia flumina, lata subiecta,et jaex centia aequora, existimet altius esse ipsis montibus mare, quoniam appellamus? Ac si altum et profundum vocabula non confundantur plerumque e poètis(nam et altus dicitur puteus id quod jam demon* et ccelum profundum ) neque stravimus,poeta doctissimus ignorami: Ait enim: ut ad Scytiam Riphaeasque arduus Mundus arces Consurgit,prcemiturLybioe devexus in Austros. Ex mente, ut puto, Aristotdis, quem perlegisseVirgiliumpieste, risque in locis observavi, Montes autem, ipso eodem Virgiliotesolum sed super regionem infielevantur non super aquam, mcB partis aèris: Ait etiam: Quantus Athos, aut quantu.iErix, quantusque navali Vertice se attollitpater Apenninus ad auras. mare saepe altum , Et alibi: Contra Eum elata mari respondet Gnosia qui dixit: Qui firmavitsuper aquas tellus. terram, eum puto 36 chi moderni^ e Veggo che nella per se vedetta stessa e i vocaboli ha non forza? i fiumi la Scizia Ostro £i e alto e che le montagne secondo la testimonianza di sopra , e quanto dottissimo ziose spa- più mare alto ? mare si confondono non parenza l'ap- alle ignorò quel che come verso grandemente si eleva,cosi ad pianure.» dello stesso all'acqua,ma il 11 essere le acque « in ancora e ttiaichi da un'alta egli: Il mondo, Rifee si abbassa inferiore dell'aria. Dice l'Erice profondo Die' senso appelliamo alto il spesso più luoghi che Virgiliolo solamente stolto,o pertinace giù, crèdo,tale opinione tolse, come in Saravvi ha d' uopo può dirsi quella tale scorrono il poeta dimostrato. della Libia scorto mento; quest'argo- non è cosi pur giacenti,stimerà volte dai poeti, neppur abbiamo che cosa qualche ragione,se una degli stessi monti, poiché noi della Imperocché chi mai guardando se svolsero abbastanza non fra lo scrivere. opinione, il quale negherà il sua sottoposte Che in mente vengono la chiarezza per di dimostrazione. per mi che gli antichi credo che SITÒ DEL « letto. I moùti avesse Virgilio,si elevano la sopra : Aristotile, avendo da poi, non regione della parte quanto l'Ato o , quanto s'inalza in aria colle padre Apennino intellexisse de hac terra ra qtuim incolimus:qu(miam si de tota ter-incidisset in errorem intellexisset, eorum qui opinantur ter- latam, aut tympanoidem, avt in forma disci,ut aquae svpernataret,Nefas est dicere ilìum errasse, qui divino afflatus ram esse Spirituloquehatur,et lis sententiam ex cui omnes illius verbis consentire est. Aristote- necesse elicere conandum est; cnm dixit capi intra definitamperipheriam ut et terra sphaerica sit tota,etventorum generationem non excedere altos montes: intellexisse illum putandum est altos montes superexcellere aqucB sphcBram.Ita quod si ponatur centrum in medio mundi, et ducaaltissimorum tur circulus per cacumina montium, hic excede^ aerem , sphceram aquce, quam aequilihremposuimus tanto spatio verticibus, intra quanto inferiorasunt litora ipsorum montium circumducatur sit ceìvtrum quod spatium sphcera,cujus centrum sit conveamm autotius,et concavum sphcerce aquce, convexum sit concavum aeris qui circulariter movetur. tem ipsiussphosroe Tota latitudo hujus sphcercB, seti orbis, seu quovis alio nomine appellare,locus est generationisventorum, ut ait Aristoteles.Ve. ret , , DEGLI boscose risponde la disse: piatta,0 di forma a ò lecito dire che Dio^ ed sforzarci è cui a di disco,onde dee credersi la sfera aver i lidi quanto il Aristotile la ad atta dell'universo e glialti si se un monti sua nel per le vette dei cerchio la sfera dell' acqua, tanto dei sfera,Il cui una oltrepassino il centro ponga delle vette la concavità sferica, e che equilibrarsi di quale spazio si descriva riferia pe- oltrepassigli alti monti; che bassi una non si conduca più senten- sua fosse , sono o Dobbiamo dentro la terra tutta inteso Cosi e larga l'acqua.Non sopra V aria è contenuta che esso mondo, la terra tutti consentano. parole di dalle disse noi ponemmo caduto , più alti,questo supererebbe monti abitiamo;imperocché sarebbe essere nuotasse che necessario dell' acqua. del mezzo tese, in- » ^ colui, il quale parlava ispiratoda generazione dei venti la che la terra tutta determinata, affinchè che sul mare le acque sopra terra opinano errasse cavar Quando elevata ^ quelli che di errore di inteso avesse se tenza. stabilii la terra " credo, parlare di questa io neir dì rincontro e Gnossia.» terra che Colui altrove: Ed vette.» 37 ELEMENTI intervallo , di monti, dentro centro sia la parte che sia quello dei- convessa (lequalemaut altiorem aUis montibus aqtAam puiasset, dixisset aerem qui capitur inter aquas summitatem, aut inter illam et altos montes, sed quum definita peripheriadixit multo infeiHoremdiximus meminity cujus summitatem aquce non montium mundi et cacumina ipsa sphcBvaqua supra centrum rum si ille aut , drcumscribitur. Ostendit etiam altitudinem terree , ut est Tanais fluviismagnis Pontum, JEgeumque, , , quas ad Arcthon Borysthenes,Danubius vergitex qui in , Siculum, Tyrrhenum et Bcdeatibus Sicut,inquit ex altis monricum, deinde in Oceanum influunt, fiumi apparent fiuentes sic et totius teircB ex aUioribus neque enim semper qua ad Arcton fluxus fitplurimus. Item et in mare , , , ecedem partes permanent, moles. Etenim et de terra terrae,neque maris,sed tantum similiter oportet eanstimare: hoc qui- neque loca pervenit,hocautem iterum descendit,et tnutatit et quae supeì'natantia et quae descendentia iterum. Quod autem antiquitotum illud quod ex aqua et terra constat habitabili acceperint, te* seu prò una prò ipso orbe terrarum dem enim sursum , , , , 38 r acqua, che SITO DEL si la e convessità sua circolarmente. muove sfera, o orbe, o la Tutta qualunque con la parte sia larghezza di questa vuoi nome dell' aria concava appellarla,è il dice Aristotile. Che luogo della generazione dei venti, come stimato l'acqua o eguale, o più alta degli egli avesse se parlato dell' aria che alti monti, avrebbe dell' acqua sommità , o tra quella e si contiene gli alti monti tra la ; ma a- fece menzione parlato di determinata periferia,non dicemmo, è molto più .dell'acqua, la cui sommità, come vendo bassa e della sfera che si circoscrive le vette sopra il centro del mondo dei monti. ipse Ptolemaeus qui in eo capite,quod inscribitur quod terra sit sphaerica probat etiam et curvitatem ^figuram sphcBaquae, hunc in modum: super ficiei roides demonstrat eo versus ex montes, aut arduas quod quum in in navigamus regiones, ipsoperimetro quo paullatim cacumimaris a fundo na emergere vidimus, posteaob aquce super ficiem curvilineam ipsa submergi videmus.T^Ex quibus verbis conjicere sensisse montes Ptolemaeum esse altiores aqua,eo quod possumus nobis videntur excelsae montes et navigantibus regiones, tanquam demonstraveratrotunditatem mari terrcB ex ipso emergentes.Prius astris et eclypsibus, ex quibusetiam argumentis potest ostendi stantur quae dieta sunt nec , ìion et , , 40 Aveva la rotondità più bassa, e si vedrebbe manifesto questa da della terra poiché ; dell' acqua e su la terra lontano; ma elevate,come cose l'acqua, e sopra potrebbero l'acqua fosse piana, e se dall' aspetto delle e dei luo- parenza dall'ap- delle questa anche e- stelle dei monti egli appella alti. ohe Questi (1)che scrisse lido, sul Dato mare. e sul lido sanale piccolospazio cosi la la da una da sorge tio curvitas Sed hoc (iqufB notari fortasseex credo la curvatura ciò forse pei vapori, come e si vede uscir potesteut patet disaut in accadere in nel delle pel sole, onde litore,aut o na- credo quod in tam tam undarum sola,qui che in cosi si vede fuori magna fjtut ex , dere può autsignum queat, quum motu in alto do dell'acqua,essen- e trigmta millia passuum, pelago prospicipossit,non segnale posto un che si vegga lungi, non per vis in di mezzo che dimostri miglia possa scoprirsio il sfera. Ma sua sulla sfera, sembra nave trenta nave delle onde, quale quando di notarsi possa grande movimento quod che o trattato mezzo per ancora un dSU'acquaper la rotondità ra. Ciò ò ben qua l'ac- a la veduta più alti, non varsi pro- impedirebbe il guardare, il qualo la curvatura la terra sopra fossero non se mai non gli dimostra navigantiper retta, anzi linea si fa per ai dell' acqua la curvatura quali argomenti può anche della curvatura. prova mezzo per dell'acqua;aggiunge relativamente ghi elevati,i quali dar coi , accade che questo il la rotondità della terra prima dimostrato degli astri ed ecclissi loro SITO DEL quum exoritur parvo spasit illius sphas- vaporibiisacciet videtur ab un- asceìidens major apparet, paulatim vera solem vero majorem videri facit, illìididem fortasse navem occulit;insummitatemali existentibus, et rem viatd signum, aut majus videtur, quoniam inter visum At ipse Ptolemceus ex aspectu minus sam interponitur. vaporum molis montium pe sunt,et altissimi,ut saproceditiqui et magnae ut plerique exùtimant diximus, ut ex loìiginquovideantur, millium Romana stadiorum, quinumerus mensura spatioduum dmenta efficit quinquaginta millia passuum, in quo spatioaquiB curvitas notari possit.Nec valet ejusdem auctoiis ratio de gutaut projecta,in par* tuia aquGB, qum in foliis obsistens siccitati, minor vae terra ac emergere, minor videtur. Quod piìae formamrottmdatur,unde concludere sibi videtur quum I"BOU dalla apparisce più grande^, a poeo terra y in alto si vede tando o anche meno sì segno^ Ma Tolomeo i quali , altissimi^ onde può la stata duemila tra dallo si fa dell' acqua. stesso autore, la curvatura mole no stima- secondo rotonda del della guisa di a vale la misura la ne, ragio- goccia di qua^ ac- essendo o , conchiudere poter Né alla siccità pìccola palla una , che conservando le , tutto, come conviene questa particella a circolare,cosi anche i duta ve- cinquanta miglia nel quale spazio , sembra , alcuni stadii^il qual numero, ragione gli si può passar alcuni il o dalla veduta di g^an lungi^come quale sulle foglieresistendo parti la natura per della terra o miglia; sulla seconda tutta a stimano non potersi cogliere fra lo dell' acqua poi l'acqua. La prima buona; imperocché soavi quali Macrobio, che , biotto dicemmo^ da la curvatura innanzi questa forma si vede , notarsi gli albero un la nave; tra la vista e la cosa come y fa duecento gettata donde sono , messa di fa sembrare nasconde procede argomentando si veggano , romana poi mon* poco frappongono dei vapori. lo stesso fino da forse dippiù; imperocché dei fionti ed lo stesso la sommità è posto sopra chi a più piccolo.Quello che sempre più grande^ il sole da 41 BLBIfBNTI spazio di di- è da poco fermarsi ,, partes sapiantnaturam totius,quod sicut huic particulae convenit ÌUBC forma orbicularis,sic et toH aquce. Prima ratio tolerari itUer quos est Macrobius, qui putant surU nonnulli potestenam et octo mil* curvitatem terrae intra spatium decem aut aquae , , Uum paàsuum deprehendiposse: in altera vero non est mintts insistendum,quum ea ratio sit contra Peripatheticamdisciplinam, Incidit autem -certas ssse in errorem ponentium sibi figuras,ut ignem figuram pyramidalem,et terree cubicam est Timaens, le, Quod improbatur ab Aristotefiguram sed hoc accidit,quia omnibus irebus tam viventibus quam auctor nanimatis ab ipsa natura insitum •conirariis repugnent. Parva contrario colligitseipsam possit,Qbsistat,et bem determinare elemento se servet , : ut est , tueantur se , igiturquantUas aquae atque unit vires suas si sicca sint quae suisque admota ut , suo quantum continent, in or- Est enim forma orbicularis minime colligit. patens alierotundas turribtis de ae* nae injuriae,ut inquitAverroeSy quas humisi At sustineant, ut secus machinarum dificant, impetum se 42 SITO DEL essendo quella ragione contraria Incorre poi neir elementi si determinino piramidale; e Timeo ciò che si , perchè di errore tutte a quellii quali opina viventi tanto natura^ che dunque piccola quantitàdi si si raccoglie in circolare Averroe l'urto sostenere è il umido 1' acqua sparsa fogliedel cavolo panno Y acqua , o di aut dantvr, aut Sia et le , se sieno in forma lana, o tonda roviene av- d' nei o un vasi di gocciole si riducono sata l'acquaver- tosto ancora pelo, essendo nò tratto si , pieni sulle o , più parti.Cosi di lino, scorre ancora asciutto umettato, in scorre e se in umidi, raccoglie 1' estremità sia- , in quo continetur,sparsa enim aqua in sicco pavimento, in brassiccB, aut in colocasiae foliisguttulae rotunsi ea humecta sint, statim Sic et in panno, diffiuit. humentibus dice Il contrario pavimento della colocasia o gettata sopra éus sii locm statim aqua laneo,aut lineo projectadilabitur,nec sint,defluii.Ab guttulasobeandem sparsa aut cyathisplenis,si exirema scit,at si humecta tur in sopra ingiuria,come aliena delle macchine. un sopra si diffonde cerchio ; cosi : ligit gisca rea- ché luogo nel quale si contiene; imperoc- figura rotonda; ma sopra ac rio contra- suo forze, onde sue parlando delle torri che si edificano se in al conservi; se è contenuta si e le unisce è punto soggetta ad non per un e è insito da secche, si raccogliein cerchio. Imperocché la forma sostanze in può^ quanto per stessa se avvicinata acqua , ai contrarli. A- resistano che conservino, e ra ter- succede questo inanimate che figura figura della la ripruova da Aristotile. Ma cose la il fuoco cubica esser gli che ammettono figure, come certe peripatetica. alla dottrina causam, aere aut se sint sicca , cadens palei in diffunditur pileo, quibus aqua in orbem intume- aqua aqua, col- congloba^ pluvia, Quod autem in aefiantmajores globi,pondus cadens in cattsa est, Num re non potestin tanta magnitudine simul conglobari:aqua enim continetur. Sic si in herbarum suis terminis non foliispusillae hucum aut siccum pilae aqua amplior addatur, statim effluii, mido cwdat, aut humidum a suo pondere victum dtlabatur. Affe^ ram propositonostro, Syncere,testes quosdam ex recentioribus, is sum nec qui homines oderim, sed peccata, aut errata. Quidam ut contra recentiores videantur conjuras* adeo antiquoscolunt captetU stemmata. se, et antiqua, ut ait Ausonitis, non , DEGLI si asciutte,1' acqua no giù. Per 43 ELEMENTI gonfia, ma ragione T acqua la stessa Imperocché nell'aria grandezza Cosi stro se il gli uomini, venerazione moderni, Chi prendono, buoni sia non esser ? Altri odiar quelli che lettere. Altri non e di o sua aver non studiano a ho io in hanno Sincero quelli antichi in le antiche ammettono se suo non modo in tanta il con cose tichi. an- vidioso, in- un quale a tichità, tutta l'an- che noi miriamo am- i moderni disciplineGreche le odio congiurato contro può contendere seguono perocché ; imdal " e tanta - ingiusto giudice,o a dente. ca- piccolo pila un Ausonio, glistemmi novità dei dotti poi mini. proprii ter- questo vinto moderni; un rac* cune proposito,o Sincero, al- dice paragonato amano in gronda subitamente sembra come rimproccieràla ed è contenuta gli errori. Alcuni peccatie mai, quando giudiziodei non al nostro gli antichi,che e può agglomerarsi in di scrittori i ma cagione il peso all' umido, giù. Addurrò scorre è non questa cede secco pioggia.Perchè fogliedell' erbe acqua, testimonianze i le sopra si versi molt' 0 peso V acqua mentre , dall'aria si nella più grandi, si facciano globi non cade umettate, cadendo coglie in gocciole;ciò è manifesto i siano se scritte da e le più che Qvis Syncero,nisi iniquusjudex, aut invidust novitatem objiomni vetustate certaet doctorum ciet,qui honorum judiciocum re potest,atque illis, quos admiramur, antiquiscomparari? Alti fecentiores ita diligunt atque amplectuntur,ut eos, qui veteribus et Graecis institutis, et literis student,invisos habeant, Alii fwnnisi quos latinissime scriptasunt, admittunt. Alii siquidem lati» abominantur, contenti suis Galne, eleganterqueloquiauserint, licis,et Britannicis,et verbis, ef sophismatis,Mihi, ut scis,non sunt curce verba, quamvis magnifaciam, imo et reformidem se- Aquaevivi nostri judicium ; odi tamen eos, qui doctrinas superstitiose hoc est ( ut sic dixerim ) tractaverunt aut Patavinam quod Atticam plusquam Parisiensem philosoista nugatrix et Illa magis ve/i indagatriv est phiam amo, garrula. Illa in adytis gaudet ista in triviis, Illa pudica et verecunda, ista lasciva et petulans. Illa plus veritati,ista plus verbositati studet, Sunt inhac occidentdli philosophia sic mihi appellareplacet,et Italicam, et Gallicam , et quae est cis mare verum tuum, et , , , , , 44 Altri latinamente. lo^ Acquaviva; del nostro le dottrine reno io mi conto, ed in gran le abbia altra volta di scrivere a male^ dei Francesi tenti con- ed Inglesi, brigo delle parole,quantunque anzi il severo tema ho pure in odio giudizio tuo quelliche tratta* superstiziosamente,per cosi dire; cioè che la filosofia attica amo osato sofismi parole e sai^ non come abbiano elegantemente^ora l'hanno delle sono come mai se ed latinamente e SITO DEL dova. quella di Parigi o di Pa- più che Quella è più indagatrice, questa più garrula e cianciatrice. Quella gode dei penetrali,questa è pudica vereconda, questa e lasciva e quella che sonvi al certo qualunque questa filosofia, vita. Se vrei creduto questi moderni, sia non riferisce varie Scoto e di il quale abbia alle superiore opinioni.Egli v'ha che in tera l'in- di costoro, non a- orecchie, nò di alcuno, oome opinato che penso la terra Il Maestro acque. mentre riore, supe- mare fosse, consumarono latinissime la filosofia. Non e , le sentenze le tue sta que- Italiana e disprégevoli non ella si addotto di offendere peccato contro aver di avessi al di là del si trova personaggi petulante. In fiiace appellar V filosofia occidentale,cosi mi la Francese e dei trivii.Quella scoperta di- Giovanni si sforza di scimiottare seguire Alberto, impazza stravagantemente. Se et qui in hac philosoSuperum viri profecto non contemnendi phia qualiscumque sit aetatem omnem consumpserunt Eorum sententias si in medium tuas laexposuerim, ncque me offendisse tinissimas aures, neque in philosophiampeccasse putaverim. Jstorum, ut puto, neotericorum,nemo est,quisenseritterram de^ tectam aquis non esse superiorem. Joannes Magisler refertvarias opiniones,Ipse dum Scotizare nititur et Albertum sequi nescio quid sibi ve^ maxime scotomizat. Si verum vis fateri, me Ut sive quod transit cincta aquis sive quod gihbositas terra» transcendant sphaeram aquae, sive quod terra habitata sit extra montis propter salutem viventium sphaeram aquae ad modum sive quod tetrae una pars sit arida levior et altior,altera eooperla aquis humidior, gravior^et bassior,ut ait ipse. linde se^ cundum illam opinionem sequiturquod duplex sit centrum graAl» mundi. vitatis scilicet, medio et ponderositatis, illud in et est terum est centrum aequdlisdistantiae,quod aequalilerdistai a hoc centrum, terra est fererotun* superficie terrae,et secundum , , , , , , DEGÙ vuoi il che ti dica il vero, monte coperta dalle acque è dell' acqua dell' acqua più lieve sìa gravitàe del mondo. mezzo che , a guisa di la un parte una più alta^e Tal- e umida, più grave della sità gibbo- più bassa, e della che m'egli co- pio dop- ponderosità^e Il secondo è il centro eguale distanza,e dista egualmente dalla superficiedella terra secondo r ^ rotonda. La stessa mondo, facendo e il alta neir di Oceano , che o sopra nel mare nel dalla Alemanno , cono , Magno, che , dell' acqua ed eh' ei cosa ho non oscure le potuto capir mai, quel che si o più tabile abi- terra d i- come al sito della terra talmente sono parole di lui, che mi intenda non intorno pensasse qua dell'ac- V acqua esser rimotissimo del centro la circonferenza quelli che stimano nostri lidi. Alberto nei l'acqua sia di fi- pie del compasso cerchio figura quasi è di che opinione ammette un ciò contro ; e la terra centro questo gura rotonda, mettendo e la ^ giusta quella opinione segue sia il centro, cioè quello posto nel sia che acque sfera posta air asciutto dice. Donde voglia^sia che faccia degli esseri viventi^sia che la salute per della terra di dalle abitabile sia fuori la terra che si so la sfera trascenda della terra tra non circondata cammino suo 45 ELEMENTI sforzano voglia. Non stellate affaa dere cre- quale so figurae.Ponit eadem opinio,quod aqua sU rotundae figurae ponendo pedem circini in centro mundi, et faciendocirculum supra circumferentiamaquce, ei hoc contra eos, qui putant aquam dae esse altiorem quam volunt in Oceano, aut ab hàbitabili in mari in nostris litoribus. Albertus Alemannus, sentirei de situ terrae remotissimo, seu, ut quidam nunquid Magnus inculcata et ita involuta sunt il verba potui intelligere, quam intellius ut cogant me putare ipsum quid sibi vellet minime et terram lexisse. Nescio quam Amphitritem^etpuncta Orientis, haet ut multiscius quadam, cinctam somniat aqua, ut zona beretur libros suosrefersit mirabilibus, etfabulosisopinionibus. Sed detur culpa temporibus nondum enim ad Latinos pervenerat Cosmographia Ptolemaei et Strabonis,Plinii quoque a pauAlbertus de Saxonia dixH secundum cis legebatur, quod nos scb-. faciuntsphaeram, et hoc pe diximus, quod terra et aqua unam dictum aggeratiorefellit, quod illa concavitas per continuam esset H oc, quod UH terrestrium et repleta. fluxum partium nem, , , , et aquae , - , , , , 46 Asfitrite cinta di acqua, da come di molta uomo mirabili e una riempi favolose. Ma se dia ne ai Latini la qual e ed zona; scienza pervenuta era di quali punti dell' Oriente e , per SITO DEL acciocché i suoi colpa ei terra si tenesse libri di ai opinioni tempi; Cosmografia di che un la terra e tal detto Tolomeo accomularsi che egli crede secondo e è detto. E ancora mai dii, 0 passi voglia.A si che (me lo mutazione della Aggiunge poste delle avesse , 0 leve ch'egliappella tal proposito questi Spagnoli.Apono dice esser me co- Imperocché tutti i giorni sogliono chiamarsi come , lonne, co- mare perdonino le loro ombre) vi fossero stati si spesso gli Spagnoli navigano per molte migliaja di che sentiamo riempita pel vecchiaia. e navigasse quel nessuno so confuta mente parlando fisica- della causa ridicolo,che Ercole Non non sfera,ma Aristotile,come gioventù sua parlavano del mondo se di forse é la della e affinché invalicabile. sola detto, sto pel flusso delle partiterrestri. Que- e la sentenza detto un una impossibile,é necessario questo abitabile terra l'acqua facciano e di Sassonia stessi abbiam noi poiché quella concavità sarebbe , continuo di quanto cora an- non Strabene; Plinio da pochi si leggeva.Alberto disse,in conformità sogni la terra elevata verso sta Galli dai e Settentrione videtur necessarium est pkysice loquendo,et ex senimpossibile, tentia Aristotelis, ut saepe dictum est. Et haec fortasseest causa permutationis habitabilis et juventutis et senectutis terree. , Addii , ab Hercule quoddam dictum ridiculum positas fuisse bile, columnas, ne quis navigaretmare, quod ipseappellaiimpermeaNescio quid sibi veìit.Eie quoque hi loquebantur de munet , illorum ) ac si non fuissentin mundo. ( parcant mihi manes Nam quotidieaudimus Hispanos navigareper multa millia staseu diorum, seu passuum, levearum, ut mos est Gallis ei Hispanis appellare. Aponus ait terram esse elevatam in parte Septendo trionis lis ex fluxu maris ex secundo aquae, hoc libro altiorem Mosotidis. Adducit auctoritatem Meteorologicorum.Locum esse eo ad quem enim Aristote- unde fluunt necessarium fluunt que est. Nc- ignorava Virgilius qui posuit Scyaliiores esse terra Libya. Nec perturbentnos verba Aristotelis dicentis,quod exunopuvelit dicere terree decem si gillo quod inferius ac fiani aquce ut , tiam et , diximus , , Riphceosmontes , , 48 migliaia di artifizìiper distruggere gli uomini sero questo si è aggiunto. Non scudi resistere possono mura ogni potesti essere, vedi simile Salmoneo dei mortali uomini pei magistero tuo r che aere alcun i da vapori di essa. addensato che Ma vicendevolmente loro esser pur così dire Quanti chiamano in mole, da noi sia non e la carne e ignorate tali proporzioni partigenerate decupla la proporzione che Tarla rest i non che nelle per sfere,di modo più grande della terra, decupla ., concesso corrotte alla lor proporzione nelle vina ro- quali, estinta la fiamma, abborre, tira dentro È manifesto relativamente volte i tuoni. a logorati^tanti io credo per , cui natura degli elementi. e naco mo- inferno Tu potendo riempire il luogo, onde non vuoto e un neir ora proposito.Nelle coppette, si genera proporzione i fulmini il contrario, nelle ventose, accade strugge, di- cosa altri che la pena. sconta stati sono di nell' inferno. al torniamo Tu appreso. che te, a o lerato ingente fracasso. Scel- con a Giove togliesti hai tormentatori Ma ho come i settemplici non turbine; ogni fosti,o inventore; né tu ancor , riparo di torri nessun terra a le armi, ferro,jion cosi gran a getta cosa chiunque il fòrza, nessuna y tu SITO DEL questo è la stessa l'acqua sia d ieci dell' acqua, e 11 fuoco apud inferosvides similem tui dantem Salmonea pcsnas. Tu fulmen et tonitrua 7ovi eripuisH in perniciem morlalium. Quot homines te magistro attriti sunt, tot et te habere tortores apud inferos puto, redeamus. In cucurbitulis, quas ventosas Sed ad rem dicunt, contro accidit,in quibus extincta fiamma, aer generatus, et in decupla,ut sic dicamus proportionedensatus non potens replere carnem, locum, ne sit aliquid,a quo abhorret natura.vacuum, sunt admittit, Has proportioneselemenet qui in carne vapores in parnobis esse incognitasmanifestum est, Sed concesso forum et vicissim corruptisesse tibus generalis, decuplam proportionem quoad illorum molem, non idcirco eadem esset proportioin sphcerisillorum, ita quod tota aqua sit decuplo major teira, et virtutes elementorum Nam aer prò statu aqua, et ignisaere. moles incognitw,ut universi proportionales esse putaverim, non sunt notes qui elementorum tantum,illi dixi, nobis sunt metisurce ^1 ego accepL Tu creavit omnia. nwic Immensa est aquarum magnitudo, tot sunt ma- DEGLI 49 ELEMENTI dell' aria. Imperocché crederei per la stabilità dell' universo esser proporzionalile proprietàdegli elementi^ né come Ilo detto, valgono soltanto per misura incognite le quali é la Immensa perpetue neir , le tante piogge spelonche luoghi secondo minore dì tutta altri che conosco uno sarebbe r se acqua lo spazio volte di cento intorno il fuoco di sfere dell' aria sia e poca se i quali i menti corpidegliele- che che sia maggiore misurato^ né la terra , noi tra ri figu- cento^ il fuoco ed rei il cielo. Di- la terra si tenga con- al «ielo , la superasse , Euclide^ che di io ho relativamente punto un come , o , grandi terra di acqua, V aria per , breve gira che aere né di tutti i matematici consenso neir la acqua poi tutta V acqua proporzione dieci per gni gli sta- Aristotile^dagli antichi fatto. Inoltre , col sono , in tale Y acqua , mille per Se la terra lo abbia si trovassero per di , 0 o trovarsi dentro appellatiTartaro. , parti del mondo, quali la testimonianza i mari tanti , li mo- il tutto. sono paludi grandi cavità,e queste piene e furono , le , Stimerei di acqua. pregne tanti estreme le nubi tante , creò , le tante , le nevi tante laghi , di essi le colui che a grandezza delle acque tanti i tanti i fiumi note sono , noi, per nella proporzione mille; ò chiaro però dalle parole la ola profondità^ le del- grossezza del fuoco. ria, tot fiumina, tot tactis,tot paludes,tot stagna, tot perpetucB^ mundi nives in extremis qucd partibus tot pluvice,tot nubes , , aut aquiB sus esse sunt, aut aquece, Magnas spectis, magnos intra loca veteres sum , corpora e Tarlarum pvtaverim, sit elementorum et ita se minor , qui mensus terra,neque ego men- si Prceterea fnerit. ut terra et ccelum nos ignisM parvum contineri,tanqHam punctum qiuB , est Aristoteles, Utrum tota haberent, esset inter reces- plenos aquarum eos appellasseauctor major,aut neque aliquem novi tota aqua autem sus terram etiam sit i x aqua aer interstitium, Terram ma'" respectu cceli consensu omnium thematicorum tupla, dixerim, si hanc circumfluus aer in cenignisin millecuplaproportioneexcederet;patet ex ver bis in aqua Euclidis parvam esse, et aeris et tem, sive crassitiem. Galateo Opere ni ignis sphwrarum profundita- * DEI ME E DELLE ACQUE MARE DEL E LIBRO La esperienza fondo del è ha mare acque si riflettono i fondo incidenti ristotile dice riflessi. £ e l'aere che si elevano non vi delle nubi l'ambiente si stessa qua Calorem queste i che raggi in A- di esse in tezza quello air al- solari i riflettuti dalla Perciò all'altezza vapori che calda dalla da tal fiata in vi si condensano neve, è terra atmosfèra elevata, congela in gragnuola. D'altronde plurimum nell' acqua gli stessi motivi temperatura acqua, ciò coi tanto. e vegnaché av- calorificazione caldo passando rigiditàdella nubi, in per freddissimo, , alla sottostante è la Di calore. penetrando più che si sollevano acque è più del ragion vero basso nubi; ed afferma terra dalle per caldo; perchè laggiù sia sotto, vanno ìiel scrutano quivi gran producendovi y e trovarsi raggi solari , sul delle quotidianamente verno che cagione raggi che tranquille, sia per son forse PRIMO dimostrato pesci ner i le di coloro ACQUE DELLE e l'ac* saputo fundo tnariSièorumeicperenUa che de' Nam et pt* qui maris penitima quotidie rimantur. solutn quia tranquilad fundum descendunt, non inhyeme in fundo, imo etiam et caloris causa. est mare Hujus autem monstratur, sces lum forsan haee est causa , flectuntur a dkit tausam prope lares ed quae incidentibus ab tam terra terram, quod radiisolares est in quam in eo in ^uo in quo est nubes non esse calorem longe ascendere terminari et , et ob eandem aere qui in affirmans radios est nubes: ob re- fùndo calefactio reflexis,Nam a Aristoteles,majorem qui re/lectuntur a terra, locum fundo, fitqué in radiis, quam penetratites aquam hoc a terra, est 50- sed frigidissimum 54 MARE DEL più guanto alto è il , nella state fatto che dalle nubi in che la altresì che la gragnuola dalla dimostrato più , che lore^ se delle non^ mercè continua una che è , , del limento naturale cenere^ perchè mediante evaporazione, la sua la quale s' incende i in ed e in di buon' alimento in piezza am- il ca- ispirazione luogo solo , conservasi sotto avviene l'introduzione parte succede la per in altro il fuoco , riesce altrimenti pori di questa avvegnaché V aria ha ; cui Ed fuoco. dipendo maggior con avvera si è detto come noi. espirazionee rinnovazione parti evaporanti^ la qual si dell' aria vasi pro- da la neve^ potersi conservare non , Ciò terra. più discoste son maggior congelazione. Altrove abbiamo da suo più grande gragnuola cade quella stagione, , Consta distanza nel sta l'aere è più freddo le nubi stan proporzione della maggior dal più di calore tanto mare letto;e simigliantemente ove in ACQUE DELLE E delle pel ftioco dell'aria, rante evapo- parti ignee , altra come la^ in parte luogo del fuoco se a- per , fiata dicemmo. Dalla esperienza d' ogni giorno si fuoco non possa influirvi ; conserva in ancor provato che parte, qualora Tarla nessuna poiché qualora è esso non abbia un il non libero nubium, vaporesque qui a terra et aqua ascendunt, aeris ferrisurìum, ibiqueper frigiditatem calore inferioris aein nubes, easque nubes in pluvias, inris superioris concrescere in granterdutnqueipsam nubem congelariin nivem, pluviamqiie dinem congelari. Amplius autem deprehensum est, quod quanto profundius est mare, tanto majoremcaloremhabet in fundo. Nam nubes sunt et similiter in ea aeris parte in qua frigidiorest qui remotior est a ten^a, quodprobatur ex eo, quod aer, quam in astate magis accidit grandineràfieriex nubibus, quae in m^ autem state magis elevantur grandinem fieri a terra. Constai ex nivem. autem Amplius madori congelatione est ostensum quam esse locum , alibi calorem nullatenusconservari posse, nisi continuam habeat expirantiumpartiumreparationem, expirationem,et continuam aeris quisoluspropriumest ignisnu-inspirationem, quae fitper et ideo ignissub cinere est. Nam trimentum, ut alias ostensum conservatur, quod per poros cineris fU partim evaporatioignis, et partim aeris influxio,qui ignitur et succedit in locum èvaporantis ignis;habet enim aer in se igneaspartes idemque fU , , 56 conviDcercì da tiva colle nari in a mare, Ciò il che invece ilfatto mo' di , fiume, abbia cavalloni non accade in è compresso mare fra due imboccatura una grandi; avvegnaché, Epperò, quei bacini se nel medesimo dell' angusto dei contrarli concorso cerca ,. ricolo pe- con , quelli in che to stret- in bacini il mare, ingombra il il che frangansì. ziosi spa- se non colla sua so. rapido flus- precipitacon tempo da mare entrambi rigonfiasse avverrebbe stretto il , flussi. i flussi più, avvenendo giornata, si si e e solo ma cresce come che dai varii e , terre, in modo espandersi canale l' angusto corso dall' altra metta e sufficiente spazio da mole luoghi par tutti i luoghi, gione ra- il dire scambievolmente e calore buona una velocissimi scoi:rano poi interno de legge. D'altron- sua rapidissimo scontrinsi naviganti, e gran il moto perchè in molti dimandare, da animato essere essendo animato^ essere sarebbe non un dei dair trova il mondo si muove^ i contrarli venti nella sia un inspira .e respira; ma credere si vuol Di il mondo contiene^ avvegnaché se natura ove cui con per per che ACQUE DELLE E inspirazionee respirazionedipenda della che MARE DEL riflussi del e perchè gli uni sapere: fiate molte mare non pareg- annimalfideoque tnoveri spirituet regimine,et inprofundo Oceamundi fìo nares constitutas, per quas eméssi et reducti anhelitus, modo effluant maria, modo resideant. Dico autem impirationem, et eoopirationem ut ideo mutidtis animai non esse esse causam habere et et nares cum positum quibus inspiret respiret, putetur, interiorem sit solum calorem et esse causam inspirationis respianimai rationis. Quod si ideo dixerimus mundum quia move' , , tur a natura , ratio, Quaeri mare in modum constat quam esse solet quare fluviidtissimum autem in nonnulla mundi mentem etit , quibusdam locis videatur habere cursum et etiam , d^ersis partibusfluerecitissime,fluxusque contrarios sibi ex oc- Hoc se infringere. periculonavigantium mutuo inter accidit tantummodo ubi sed non ubique contingitmare duas terras angustari,ita ut ex utraqìieparte angustationis sua Cum enim mare intumescit, nec amspatiosum sit et magnum. cum plum habet spatium in quo se diffundat occurrens magna mole sua Si ruit ex utraque angusto meatui, rapido ftuxu. ergo coìUra* parte angustimeatus eodem tempore intumescatmare,fit autem currentes , , LIBRO M PRIMO gìQQ gli altri? Avvegnaché sembra «he rifluisca, e che sieno si non le molte il mare che effusioni che più fluisca si succedono maggiori alle rispondenti reflussioni , jgiuQgaal massimo flusso ; da questo fino par che a momento co- mìnciapA altrettanti flussi per ordine successivo, minori «orrìspondentiriflussi insino a , itila minima «che effusione. dal fondo mezzo; onde emana a mescoQza, allor che lo quando a poco per che tanto Epperò dico che del mare, avverasi desso per e il calore va più son si moltiplichi per esser a fiate,in fino molte farsi tal modo ciò che, il flusso del molte e che giusta alcune si fa quindi comincia vasta dell'Oceano da la posizioni del sole la linea non e tervi po- depressione ò pure maggiore; avvegnaché sotto mare: spiritonon lo e della consti quinozio sia il maggior flusso marino, trovandosi più presse de- residue sue al mare, eguale gonfiezza.Si senza mare tanto fin dentro più contenuto; maggiore a tu- ché evaporato; sic- parti evaporanti si fa più grande la gonfiezza del ciò accade spirito, maggior una mentre di o mane parte vi ri- e su, è interamente opera si pervenga non nelle acque ascende, spiritonon volta , parte ai la vato osser- luna, in qmassa equinoziale,nella qua- et reflur fiuosuumconcursus.Amplius autem:quum affinano ^omaris multoHes fiatindie,quaeriturquare nonsintaequales efPuxiones^et refluxiones?Videturenim mare plus efffuerequam sibi refluire,videnturque tnultae effluxioties per ordinem subse^uentes tnajoresesse suis comparibus refluxionibus donec ad autem incipiunt maantnam effluxionemperveniatur.Postmodum minores -aliae totidem effluxiones ordinem essubsequentes, per suis comparibtisrefluxionibus donec ad minimam ie effluxicnem perveniatur.Dico igiturcalorem sive spirituma fundo main JiHs exeuntem partim ascendere a mari et partim remanere •medio maris : et ideo fierimajorem maris in ascensu tumorem ^piritus,quam sit postmodum detumescetUia ejusdem non loto evaporante spiritu sic quod paulatim et per vices ex multis re-* Mduis evaporantisspiritus fitmajor maris iumor : fiiquehoc fnultoties donec multiplicetur usque adeo spiritusintra mare, , detumescen* ^t jam a mari contineri non possit et tunc incipit Ha major fierisine tumore compari. Tum etiam et illud observaium est qu"d secundum quasdam Solis et Lunae positiones , fiarum , , , , , , , 58 DEL le, dominando MARE il sole ACQUE DELLE E il calore divien massimo in , fondi oceanini; dal che Soggiungo dello che che ancora io conviene il flusso ogni di luogo, avvenga stesso V è pure , poi talune alcune il mezzogiorno flusso marino, ciò verso , quale^ sebbene del meno fra le stelle le r aria secondo maggiore. il massimo dire della luna, la calorifico fan deriva sole. Lo posizioni sia po cor- un ufficia stesso si quali, come lor quei no riscalda- sa , il sole verso la e terra. Aggiungo noi tutto a ciò che il massimo successe in flusso ben tempo un del che mare da remoto detto dì-^ fu , luvio ; e questo fa il diluvio ebbe cause ; e dell* abisso a lo che Mosè le per , Aristotile luogo narra verso Y dice che quali il che ancora, diminuire, quando è da farsi ricerca causa oggi che le acque , a si rovesciò mare cominciò a e come dette le- soffiare. Per perchè, soffiando ; per rono comincia- qual sia il grande abisso diminuire taclisma ca- sulla terra- del diluvio le acque tal grandi bocche- le si ruppero di questa eruzione: cominciarono tempi noetici. Un equinozio d' inverno il vento , fu la dei : il vento, avvenga spirando il vento^ cessi la pioggia quaf , e cor annuo- -maris effluxionem.Constai enim in aequi' majorem accidit fieri noctio majorem fieri maris effluxionem,prò eo quod sub aeguinoctiali linea maxima est Oceani moles , in qua Sole existente , maximus est fitcalor in fundo illius partis Oceani, quod causa Dico etiam quod in omni die secundum majoris effluxionis. meridianam horam ejusdem loci^fitmajor efflaxiomaris, quod et et ipsa sit calida, minus ipsum de Luna intelligere oporlet, cum Sole. Faciunt tamen hoc ipsum et quaedam ex stellis, autem qucBcalorem noscuntur aeri praestare, secmidum quasdam suas pòsitiones ad Solem et ad terram. Dico etiam quodam spatiolongi' maris temporis accidere maximam effluxionem quae diluviumdicitur: cujusmodi fuitdiluvium quod factum est tempore Noe,. Factum est autem hoc diluvium circa aequinoctium vernale propter supra dictam causam. Refertque Moses ruptos fuissefontesin terram. RefertAristo mare dbyssimagnae, a quibus effluxit teles etiam postmodum, quod spirituincipiènte flare,coeperunt minui aquae diluvii. linde quaerendum est quae sit abyssusmagna et quae. fuiteruptionis ejus causa, et quare flantevento ece, - comÌDcìando vamente questa il diluvio notti chiamarsi soffiasse vento che senza abisso grande cominciato quello ; avvegnaché in- sosti , simiglianteraentepiovve 40 y 40 59 PRIMO LIBRO alcuno. Epperò della quella parte giorni e io dico terra è ove , maggiore la profonditàdell'Oceano^ a cui il sole soprasta^ si è detto come nel tempo , La eruzione vento raccolto equinozio. poi di quesl' abisso sul fondo l' aere verso fece dell' decrescere. fu dell' Oceano^ operata dal quale superiore cominciò Quindi cominciando molto per esso porando eva- soffiare a e , il diluvio lo il calore , dalle regioni superiori dell' atmosfera nel molto fondo del tempo si virtù per fondo ma in tanto per del mare, mancando eapo^ e virtù di molto constando la Nam abbassarsi a e si elevarono cessat , di Ella pluvia bandonate, ab- sulla pioggia. superficie in era questo l'unico agente da ciò; Qsser et quare la dar soperchiante calore che nel pioggia. Laonde , ventus, so- questo , quella superficieil calore,si aquae flante ad le nebbie il fanciullo pefunt minui vento che su danno legge cbe elevata da leggiero calore di cominciarono delle acque da che parti acquose nell' atmosfera raccolte erano le re discende- a , stenendovisi Avvenne lo che Per mare. cominciò vide etiam dal terzo mare da rovescian libro dei Re elevarsi si una quotidieaccidit quod pluvia incipiente cesset nunc et iterum , , et similiter inchoante diluvio facta est pluvia xl igitur,abyssum est Oceani major in qua eam partem magnamprofunditas,cui superferturSol, ut praedictum est aequinoctii tempore. Eruptio autem huius abyssifactaest a spiritumulto Èie auteni spiin flante. collecto circa fundum maris, et Oceanum ab Oceano in superiorem aerem, ritus postmodum evaporans ccbdetumescere, Inchoante autem dilU' pit flare, fecitqueOceanum vio, coepitcolor superiorisaeris ad maris fundum descendere. linde aqueae particulae,quas longo tempore prius collectae fuesustinente sursum runt in superioriaere, calore levi ante eas et redire deorsum calore eas deserente coeperunt postmodum interdum ob calorem facerepluviam, Accidit autem plurimum abundantem in fwido maris, subito nebulas exire a mari, quae elevatis. Calo* Constant ex per calorem aqueispartibus sursum et pluviam fare autem ififerius eas deserente , redeunt sursum diebus,et xl noctibm vocari nullo terrae vento flante.Dico , , , , , , 60 DEL nube^ da 6 anni tre tità si sia la terra come il calore sensibilmente avvenire in è sollevata nel quel nel Mar avvenne seco di mezzo il vento abbia ne molta tratta il che Rosso dal quanqua. ac- ( qualora mare luogo della eruzione) si dissecchi, soffiò forte nascea allora dal mare, gliEbrei quando passarono quell'aridasabbia, avvegnaché Mosè infuocato Esso qua. piovea non quando in gran mentre , per mentre erompente la massa, sprigionato,e esso Suole ACQUE DELLE poi seguir la pioggia; inoltre che decresce E mezzo. e Succede ne di poco MARE notte tutta vapore che e dice prosciugò Tac* dal impeto eruppe con che mare. Soggiunge sopra ed e in gli accampamenti il fuoco, ciò le seguito lo stesso Mosè che il Signore guardò degli Egiziani, stando ch^^importache apparirono egli che piogge jsd^raggiunge le acque fra i tuoni, i giù lo tornava Causa a stesso nel fiata, e discendendo un'altra lampi al ritornarono prìstino luogo: cipò che l'acqua, per virtù dello calando le nubi lore, ca- mare, rigonfiare. poi delle folgorifu il calore ; r incontro delle molte nubi accumulato che si mosfera nell'at- stropicciavano in tertio libro Eelimpuerum vidisse Regum legitur, est pluvia: cum nubetn ascendentem a mari et paulo post secuta Acciditautem caprius per tres annos et dimidium nonpluisset. mari ut mare lorem erumpentem a plurimum detumie* efficere multus eruperitmuUamque traxerit aquam: et interdum scat, si in siccum, si in loco eruptionis etiam convertitur fueritemare mari in tran' Rubro minens accidit quando terra, quod quidem sicci maris. Ait enim Moyses vensierwìt Uebrcei per medium ciufU, Unde , , urentem tota nocte convertisse. Fuit autem tum in siccum vèhemerder /lasse aquamque ille ex ventus vapore erumpente cum , Dominum autem subiungit Moses impeiu a mari. Postmodum respexissesuper castra jEgyptiorum de medio nubis et ignis,id est tonitrua et coruscationes et pluvias apparuisse et adiungit cum ipso : aqua rursum esse ad priorem locum aquas reversas in tudescendente et in redeunte calore deorsum ipsumque mare, coruscationis fuitcalar elevante ut prius. Causa autem morem accumulatus in aere et multitudini nubis occurrens, qui confri, , catur nubi et eam secat, estque sectio nubis causa tonitrui.Con- LIBRO e squarciavano,originò il si colla nube vento produsse 6i' PRIMO £pperò lo stropicciodel tuono. più infuocato vento un squarciò le nubi; e per la compressione delle nubi lampo dal il giù; quindi in dalla condensazione seea altresì che A"scade che disperda ciò vento il vento accenna avviene e per contrario prevjdga alle futuro a Dicono ancora in e calore dirsi contiene molte che cedono coir esercito scisse in due" come in altro delle altre e piova non , , avvegnaché , disperse per Ta» van solo non ivi dal mare ma , ignee, che, mentre il che ed ancora perciò generarsi e Leggiamo Alessandro il Mar che di e e- Ma* Panfilico si , agliEbrei, nelle Sirti , essendovi ca* luogo si è dimostrato inseguiva Dario avvenne dal oonsunate son tal fiata il fuoco. detti Fasti accada evapora le siccità d'atmosfera. e il tuono piuttostoche dall'aria tal fiata l'acqua negli annali le nubi partì acquose egual proporzione ziandio dopo , che e dissipale nubi. Imperocché in atomi. pulso re- pioggia na- nubi più grande serenità certuni è da lore, quando Tarla la rarefa Y aria il calore ria quando segua venne delle nubi. , Questo la e ^ ; questo frequente guadoso. Imperocché mare il calore in gran quantità:avendo que- spiritum magia incendi fricatiovero spiritusad nubem, efficil nubem dissecans,compressione ntiòts repellitur ideoquespiritus coruscatio con» ex spiritu:pluvia veroexnubis sitque inferiuSy nubi autem densatione. Acddit praevalere nubemque spiritum in caliditaiis et sicciest indicittm futurae aere dispergere,quod tatis. Hoc accidit quando post tonitruum autem non sequitur dum sed rarescere serenilas, calorefficitnubes ae pluvia^ magis calore consumi cum divergere. AjurU autèm quidam nubem aerem dispergiin minutissimas parpotius dicendum sit eamper , , , ticulas. Nam ticulas,et non alibi ostensum solum est aerem aqueas, imo habere in se par- aqueas pariteret igneas,ideoque ex et quandoque ignem. quandoque generari aquam, Alelibris quos Fastos vocant Legimus autem in annaUbus exercitu suo Darium xandro Macedoni cum insequenti mare Pamphilicum divisum fuisse,qtkemadmodum accidit popuioHe* brworum, idemque frequenteraccidit in syrtibus,cumsit ibi ma* aere , , re gna vadosum, Accidit enim calorem ibi evaporare a mari in ma- ejusque caloris originem esse abyssos, in quibus quantitate: 62 MARE DEL Sto sua poi non sede avviene che nuovo ciò che poi si se accada^ da di vento dai fiumi fiume nel o dai vicino Mar dal Morto Mar per avvertesi il tremuoto, luoghi il Mar ove si ò detto Io dico il è terra, a Leggesi che il convengono. il moltissimo che mare , ricolmato il cui principio neir Oceano e molto quando cresca motore di tinuo con- mente egual- frequente nei erompe più questi fiumi avvegnaché ; e trovasi acqua, ed ; colà di Di si distende. che vi confluiscono, lago densissimo contiene tutto calore molta sottrae ne bacino, viene certo un Morto pure ; donde questa la sabbia,e l'acqua ceneri che rattamente sopra, le nubi seco sia di compressione quali discendendo , tanto per si è disseccato, rovesciandosi frequentemente si scaricano r Oceano calore nel di del Giordano, che sempre salso per molte molto fiumi le nubi forza traendo cui di questo vero Nei tuono , i mare. Non causa. per da verso evacuato dalle acque n attraendo Morto. fondo giù e ignivomi spesso tal modo per in mari Giordano evapora e ed di nuovo, altra queste, del avendo squarciando col obbligato di ritornare ritoman ACQUE non è per avvera il vento compresso i turbini DELLE negli abissi più profondi pare fondo; E , me co- decresca, ciò che in gran decrescenza, In fluminibusautem non videlur hoc acci' profundius est mare. dere, prò eo quod non habent plurimum calorem in fundo, acciet'in fluminibus hoc quandoque propter aliam causam. dit tamen Accidit enim in tonitrvo spiritum qui nubem secai comprimi vim rediens rursus inferius a nube, qui propter compressionis in nubes modum ventosae trahit secum nubem, fUque plenae titerum desceudens trahitqueavei'sus sursum, terram,redit gne: , , a renam terra, et ittterdum aquam a fluvio,aut fluviusJordanis Mortuum totusque affluensin mare cidit, Legitur autem et saepe a mari conversus cui tu- in sic» sibi proximum. Dico hit autem quod color plurimus evaporans a fundo illius maris, traalsecum sicque evacuatus plurimam ab ilio mari aquam cum, , illius maris, repletur contintio ab aqua Jordanis, tota continuo lacus Mortuum Est autem mare influente. quidam spissis- veus simus pariter et salsissimus ex cineribus ei admixtis,ibiquefre- moius infraterram «rtimquenter arcidit terremotus, spiritusque Mortuum. Amplius atipit in ea parte a terra in qua est mare tem accidit et idem in frequenter his fluminibus, qua in Oceanum ' f MARE DEL E LIBRO Aristotile nel secondo perchè : molte dimostra la abbia salso;intorno pare abbruciata ed circa quelle della loro accensione: marina il sapor particelleterrose ripete da terrose salso ad esse va essa il pervenga è più pesante è assai cagione delle parti vino acqua; cui va nel e ma , proprio sapore; E la ripostanelsembra non cause cui sì per mare di ,.e dell' acqua più che fluviale^a È palese eziandio le sole congiunto all'acqua per commiste e cause. adunque manifesto commista. sura cen- sione discus- senza sia to quesi- emette ignorato le la salsedine che quantità di parti terree che d' altronde avesse gran r acqua finalmente giuste cognizioni circa le avuto espone , tralasciando rettamente di terra che a e si fa il ^ di cui cose^ mistione che propria opinò vero delle Meteore libro sia mare ACQUE SECONDO opinioni degli antichi molte per il DELLE avvegnaché ciò che va lo stesso compro- Meieorum Aristoteles in secundo libro, quare QucBrit autem sii et multas veterum opiniones mare salsum, super quo ponens tandem quìdem prceteimprobans, suam ponit et probtit,multa riens indiscussa, quorum causas ignorassevidetur. Quod igitur salsedo sii,terra est, sed unde et insuper strium, non aqua ter adveniat quce sit cama recte videtur marina terreas salsus sapor Galateo admixta, recte quìdem opinatus aqua mari tanta multitudo terrearampartium^ incensa multo incensionis sensisse: earundem manifestum partium terre- igitur, quod fluvialis, prop- est ponderosior est, quam aqua Manifestum est etiam quod partes sibi admixtas. inest aquie ex solis terreis partibus sibi admixtis. ùoere in. 5 f,3 nel indurisce fuoco mescendolo bevanda in regioni il , sospeso e ad più il vino che generale dice In delle inerenza acque terra la essa quale , sapidezza. È poi la di vedersi può sia avenuto inoltre terra si come regioni la cenere air acqua mesce cenere sale. un la calce sorta me sicco- calore la e fatta il sale cenere : perchè luoghi il sale si in lune ta- abbruciati al fuoco, messa poi raffreddare , specie di sia certi calami questa e , altri che Aristotile il calore. essa si fa da che dolce In ogni se calce, allorquando nella e operato in alquanto ebollizione diviene ricettacolo del tale argomento abbruciata in contenere , abbia con prova consta terra nella che vero ov, posto produce, fuor d'ogni dubbio, è ri- dei frutti cui la terra in correnti quello delle acque e ; ogni speciedi che si scorge onde pori sa- originano dalla si qualsiasiliquore di e nella sta e tanto tutti i diversi Aristotele che ancora parli terree: dì sapore ; donde vino siccome , più pesante dell'acqua dolce, è prende più vigoroso. quanto , riposto negli vino di sale, e sì mò a acqua , avviene ACQUE DELLE E talune in che ciò da vaiu otri MARE DEL e po do- indurisce e , da estrae terra , e si raltrova in miniere nam et similiter num in utribus snspensum siccome ipsum vinum hi admixta, quod prohatur ex lis,sumiturque in est, quod vinum est,tanto esse terra, aut esse ex varios ex ris genus terreis esse snum supra etiam enim aut partibus omnesque omnia ex si- terra ex saporum de in- aquce in modum aqua dulci,etquanto fortius etiam vini,et dicit Aristo- qnorumlibet liquorum ex quo patet omne admixtis: fructnum qui terra habet qnod in qvadam regione visaignem indurescit in modum ponderosius est nqunrum Turina anche eo, pota admixtum in terra: terra, qnam Est saporem plus ponderis habet. Universaliter teles: omnes res i metalli. Può saposapo- sapores fluentium terra indubitanter aquarum nascuntur, genera constai in se caloris tn habe- receptaculum,si eontigerit prins cain cinere et calce. Quod amsai sit genus terree incensai,sicut est calx tem et cinis probat Aristoteles argumento tali: Sunt enim calami in quadam ne, regioquibus incensis,cinis eornm miscetnr aquoe dulci,quce aqua ad ignem posila,postquam aliquamdiu bullierit, postmodum infrigidata, indurescit,et fitsai. Nam in et quadam regione sai re. lorem in eam egisse,ut est videre , LIBRO divenire sale quali furon altra corpo del calore altrimenti non passando prima allo nen se sendochè intemo da delle consta cui si sprigiona : il che dall' acqua derivante acqua potabile.Anche hanno il sapore al fuoco un è Aristotile prova dello e che Potest etiam admixtas , nem quce ab contraxerunt. salsum esse e si che si se trante pene- che e il fumo si trasmuta dal sprigiona dal vino di sapore che in mare ce, dolso mes- spongia si avrà una il fumo po cor- , qualsivoglia altro Y acqua ogni liquore è aqueo : conlenente da che ato- , et fodina salis, qnemadmodum fierisai propter terrea» sibi partes terra urina interiori Quam e divengono acqua raccolga in stesso in a terra, estqiie effoditur metalli. ciò al in virtù particelledel si sollevano che , liquido dolce. Similmente liquore è dolce dolci è dolce dolce Il fumo assimilarsi fecondo , le nubi dolce, e è dore su- può forse di vapore provasi da marina dell' acqua piovana. ossia possa stato più leggiere e il provengono il vapore , e cui si assimila rigettando 0 superfluità. le altre e il nutrimento da , segni as- ne animale del nutrimento, gravi e il sudore Aristotile il corpo che terno in- dql calore anche salso,sebbene dolci e salse sono urina, il fiele dirsi che è cagione, affermando che r che parti più lievi le , si sa corpo , lo che Per le contiene che virtù in accensione animale. organismo nostro le altre particelleterrose soggette ad deir del lo per 67 SECONDO calore ob constai,qnamvis causam corporis animalis sndorem etiam Aristoteles tamen corporis sam, ponat cau- qnod leve et duialiis partibus qum salsre sunt ce est ùf nutrimento,remanentibus et graves: ex quibùs superfluitatesomnes. fitsudor,urina, fel,et re aliler posse accedeAut forsan dicendum non est, nutrimentum resolvalnr ad nutriendum a corpus, nisi prius in vnporem nobilis est ac penetrans, concalore interiore,prò eo qttodvapor statque ex levibus a e dulcibus partibus ejus a quo resolvitur : quodprobatur ex eo, quia fumus qui resolvitur ab aqua mari$, dulcis est, fitqueex eo aqua potabilis. Nubes cufn ri a maquoque exeuntjSaporem habent aquce dulàis fitqueex eis óqua dulcis, id est pluvia, Vinvm si ponatur ad ignein,fumus ascenquoque dens ex eo est dulcis,fitqueex eo collecto in spongia aqua duicis, Similiter quoque cujuslibetalterius liquorisfamus dulcis dicens: animalis corpus ad se trahere id aliam incensio- 68 mi terrei Riferisce ogni si Aristotile che " il eziandio se lago è assai salso detto tide , in Palestina immerga resta ma Morto perchè vi si genera Solino che dentro in quanto fosse T asfalto legatopei piedi attesoché denso, e nessun però e essere Solino possa Iago Asfal- il bitume. cioè lago certo d'acqua^ da anco di terra. son un toro fior a pei pori , evvi un privo qualche tempo vi penetra la vita. Si chiama conservarvi dopo , calore. e di cera vaso un quindi pesantissimo ^ certuni Mar da sapore parti salsugginose che s' affonda^ vi si non che che avventura per estraneo mare y fuori le altre Afferma cui del dolce riempie d' acqua in ACQUE DELLE s' infonda se nell' acqua meato rimanendo E quali gli apprestano i ^ d' MARE DEL Ed giunge ag- ^ stato fulminato dal cielo ciò che , la terra attesta nera ridotta in e vi cadde significareche il fuoco in terra fa r , che le , sta nel che i al lago io in la gran tità quan- reputo che il ca* brucia mare causa vapori vaganti aqueum, al lo rendono mare estyCtejussaporis,cujus aqna.ex liquorem esse riducendo le terre sottesalso. Aristotile , un' altra poi assegna ei dice del ciò con , Egualmente fondo quali commiste volta una quale mescolata salsissima. acqua lor molto stanti la cenere ; volendo cenere habentem neir alla salsuggine del aria si quo mare: sprigionano dalla probat Aristoteles omnem terreas partes admixtas quce Aristoteles , Refert autem immittatur maris,nullum omnino quod si vas cereum habens for amen, post aliquam moram impletur aqua dulci,quce salsis partìbus poros subintrat,remanentibus per cerae qu^ terlestina, sunt. Refert etiam Aristoteles lacum reae quendam esse in Pain quem si mittatuf* taurus immernon pedibus ligatis, gitm\ sed supematat, prò eo quod lacus ille sit salsissimus et hoc gravissimus et spissus diciturquea quibusdammare ex Mortuum, quod nihil vivat in eo. Dicitur etiam a Solino lacus Asphaltites,quod id asphaltum generetur,id est bitumen, Addit mus illum costo tactum et Solinus, lacum fuisse,quod testatur hunigra et in cinerem soluta, significans per hoc, ignem aliin solvisse cinerem quando loco UH incidisse terramque qui in salmultam einis,lacui admixlus quantitatem,facitaquam sissimam. Dico etiam quod similiter calor qui pìurimusest in fundo maris terram subiacentem incendit, quce incensa,mari adprcestantexiraneum saporem et calorem. in aquam , , , , terra dall' acqua e questi venir é quindi e , 69 SECONDO LIBRO terrei sono o j^iioggieda quelli i le Il vapor venti. , da acquosi^e o terreo ciate poi di saper salso^avvegnaché consti di parti terree abbru- il vapore Che che il vapore affetta 1' acqua sapore del primo. Onde dell' atmosfera rendono calan prkna dolce^ divien scendendo addiviene , dell'atmosfera dà che ovvero Notò Il vapore è luogo al ; lo poi la da , da mixta le vapori so* rei ter- essi, quelli est detto , ed accensione mediocre , detto Euro. occidentale , reputa ma pri- terra appellato Austro da vento il vento , causato salso , e salsuggine che del sud vento deriva cui lo e maggiore. Di tal fatta è il dicasi del stesso cosi la tutti i pori va- che la terra terreo solo taluni tra cioè cui produce un' accensione vapore e , salsi^ma mare luoghiaccade colpirla a sterile per sieno al mescono però è da reputarsi che Non pravviene. Aristotile che i afferma si giù ciò avviene ciò e , salsa^se il vapore dall'aria, venga ubertosa piovana in certi salso. Similmente Zefiro distacca che salso è provato da sia di saper terreo la mistura , calore dalla terra. questo per è prodotto dal r incendimento e ; Omero lo , saluberrimo, facitmare salsum. teles salsedinis guw in aere, resolvi affermando a terra provenga da quelle Aristoteponit causam dicit igitur vaperes qui sunt Aliam esl in mari che autem : , et ideo terreos et aqua, esse aut aqueos, fieriqueex vaporibus aqueis pluvias et ex terreis fieriventos. Est autem vapor terreus salsi saporiSj prò eo quod constai ex terreis pqrtibus incensis. Incensionem autem operatur calor qui resolvit vaporem a terra, Quod autem sit vapor terreus salsi sa* poHs, probatur ex eo quod contigit pluviam esse salsi saporis Dicit ergo Artterrei vaporis. idque accidit propter admixtionem descendere tnferius et admistoteles, vapores qui sunt in aere et similiter ac* sceri aquoe snaris,eamque Nam salsam. efficere eidit in quibusdam locis terram fierisalsam quw prius dulcis , , , erat, si vapor terreus et sàlsus descendens ab aere incidat in , fitquesterilis terra illa propter salsuginem sibi advenien* est omnes iem,qu(Bprius sterilis non erat.ffon tamen credendum sed quosdam ex salsos esse vapores terreos qui sunt in aere eis,eosscilicet qui fiuntex majori incensione, Hujusmodi autem est vapor ex quo fU ventus meridianus, qui dicitur Auster, sive eam: , , 70 MARB DEL mondo parti del in sul confine Elisi le ìsole dei stan o\e ACQUE DELLE E dell' Occidente primaverile. , anch' che più cioè spirada nord, appellatoBorea che al vento Quanto è di esso Mosè ancora soffiando Egitto;ma le occidentale risospinsenel di Austro poscia con solamente topi e diverse specie di mosche: in primavera in sul stanno piante nelle Arabia. Dico a rinveniamo queste, anzi dezza varia il vapor che manna ogni se e, insieme si in essa, anco V influsso locuste,ma molto ne, ra- fiato abbia sof- dell' atmosfera terreo alla lora al- dai e tutte le varie mediante le poi ne se le tutte cose le sorte che trova in scendono dall' aria di- vapori terrei che producono duce pro- rugiada cade sulle stessa moltissima mattinali, altresì che terra sotto di seminati che sorta , ore urente, germogliare. inoltre che Avviene la dissecca , tranne il vento veemenza D' altronde mare. si generano non il vento lone, Aqui- distrussero ogni vegetazione , , in che che suscitò locuste r Austro o simigliante al Zefiro, natura Riferisce freddo: beati, ^^tte i Campi dei sapori che da essa; nascono e specie di acque, acquistan sapi- terrose particelle dei vapori che si precipitanodall' atmosfera. qui dicitur Eurus. Vapor Occidentalis qui dicitur Zephyrus, fitex Nothus: et similiter ventus er^im ex quo fitventus Orientalis Homerus et hunc saluberrimum esse affirincensione, in in mundi originem hubere ea m(U,dicens eum parte, qua sunt insulcB beatorum, quce campi Elisii nominaìitur, suntque in fine et ventus Occidentis vemalis. Habet autem qui Septentrionalis dicitur Boreas, sive Aquilo, similem naturam Zephyro, excepto est eo. Refertquoque Moses quod ventus urens, quod frigidior mediocri , id est Auster,levavitlocustas, quw omnem herbam comederunt jEgypti,ftansautem postmodum ventus ab Occidente veAustro autem Non solum hementissimus proieciteas in mare. flanteaccidit multas gewrari locustas,imo et ranas, et mures, et diversa muscarum flaveritin vere genera. Qui si multum siccat omnia satorum tem genera quce tunc germinant, Amplius auaccidit ex vapore terreo qui est in aere generariManna matutina hora, et pluriquod cum ipso rore cadit super frutices in Arabia invenitur. Dico etiam quod ex terreisvaporibus mum ^qui ab aere in terram descendunt, fiuntomnia saporum genera terree , , ì 72 che i metalli sì Tutte calore si e quindi che cose liquefannoal nella ancora liquefanno al calore , duri queir azione si rifanno le ACQUE nel torlo d'uovo. Cosi avviene tuttavia DELLE B al molto induriscono 88 MARK DEL , e ovvero perseveri si calcinano. liquefanno all' azion si che An- manna. se pure, poco^ ciò calorifica possiedono nei propri pori dell' acqua sicché subentrandovi congelata; se poi più a lungo vi discioglie: la il calore , fa evaporar permane che diventano angustissimi sono e , per calore,conseguita che 1' acqua pori dei metalli onde ridursi in perciò noff é e Anche Giacché la rimanente che il vapor La nube guantulum aqua evapora molta facilmente pei tutti glialtriha tissimi pori stret- luoghi,ma cialmente spe- a testimonianza quantità, che terreo che, il solo difficoltà possono Jn molti cagiona la manna sprigionatene,far la parte consolidata questa insieme del mattino. non tallo me- dal fuoco. manna in gran particelle acquose, e può penetrare che consumato oggi appariscela nell'Arabia Galeno. più L'oro cenere. ree parti ter- essi questi con , le sole avvegnaché i pori del Ma cenere. , rimanendo 1' acqua, fa la siede pos- rugiada, manna', e da ciò avviene quella cade nelle prime con di eziandio che appare splendidadi ore notte incalescente Sole;ita liquesceret quòque et habebat quidem plus terrm qum ab wstu àtei protegebat, coBterm dubitari solet quomodo ut nubes.De Manna autem quam Moses refert coquebatur in olla a quandoquidem liquescebat calore Solis ? Dico autem quaedam a multo calore inspissari quantum dissolvuntur a levi calore,quod in vitello ovi accide* re constai. Similiter autem Metalla quoque liqueet in Manna. scunt ex calore,et tamen postmodum perseverantecalore dure^ re, scunt, aut calcinantur. Qucecumque igiturliquescuntex calasuis subintrans in habent igitur poris aquam ; congelatam calor in poris congelatamliquefaciL aquam Qui si perseveraveritdiutius, facitaquam exire per vaporem, remmentibus terrete particulis, ex^uibus fitdnis. Sed quiapO' ri metalli angustissimi sunt,per quos solus ignissubintrare pòinde est quod aqua non facile test, evaporai per poros metallo^ et ideo metallum tem aunon facile potestincinerari. Aurum rum, proB cateris constrictissimos habet poros, ideoque non consumitur ab igne. Apparet autem et nume Manna multis in lode. eutn nubes , , , , , di acqua costa ha In se forma inerente le furon prodotti i lampi nuvola» la luna» ed acqua Quel che ed e » posciaincorporandosi Aggiungono anzi cosi similmente che di che solo la non consimile una possiedano maggior copia di fuoco^ che provare il corpo reo» ete- stelle»sia tuit'altro che terra» detto, circa la nube delle parti acquose fino dalla e contenendo divien molta la nube V occhio ; più lucida che diviene lucida è da osservarsi altresì prima formazione è di sua acqua , questa si consuma» siccome affermano molti aria»la quale opinione fu da noi rigettata. ahbiam la estrazione incontro pioggia»la nuvola inerendo , fatte le maggior volume I la venne Aristotile vuol neir occhio. L' occhio che tuoni; giacché sprigionate e spiritoigneo poi»da cui alcune son del monte vitrea. Lo lunare. che ma di che per sulla vetta siccome leggiera» rese altre di terra ; ed i cui vitrea,e di più nella qual leggiera; altresì tutte le stelle constino ma sostanza» fuoco da In sostanza fosse la sostanza : che la rende agli Ebrei parti acquee» si consolidò colla di sostanza preceduta da piogge» lampi ^ \ il calore dapprima apparve Sinai terra, essendo e 73 SECONDO LIBRO solido contiene e » ma^ seconda a più piccolo.Allo in giacché questo la se poco notte fuoco, risplende por, plurimum in Arabia,teste Galeno, Habet autem terreus vaex quo ftt Manna, aqueus particulas,quce ab eo expressae et inde est quod cum residuo solidato in Manna efficiunt rorem, Nubes hora. cadit matutina ipso rore manna quoque splendida sed videtur lucere,constat qu(9 de mete vitrecB substantÙB et insuper habet in ex aqua et terra » cum sit ignem ipsam reddentem levem, cujusmodi primo apparuit Hebrceis in vertice montis Sy9iai prcecedentibus. pluviis et coruscationibus et tonitruis. Expressis enim aqueispartibus,ex quibvsfactaest pluvia soli' data est nubes in substantiam vitream. Spiritusquoque igneus ex quo facta est coruscatio,postmodum insertus et incorporatus pus nubi, eam fecitlevem cujusmodi etiam ajuntpleriqueesse coretiam stellas et imo etiam Lume. solum lunam, Addunt non habere substantiam, sed quasdam plus habere omnes hujusmodi ignis,et quasdam plus terree ut Aristoteles probans aethereum a terra,et igne,et esse aliud omnino corpus ex quo sunt stellce, aqua, et aere, quod quidem a nobis improbatum est alias. Ejus partium autem quod diximus, nftbemlucidam fieriaquaearum est videre in oculo. Oculus enim a sua prima expressione,simile se » , , » 74 di luce propria^ ma solido dirsi dei riceve la la terra, Y acqua mediante stanno diafano inoltre entro dai i metalli si formano terra diversa zione costitu- it fuoco. Io stesso Giacché vapori mediterranei. avve- la ritiene: non hanno ed que per Tac- diafano; luce, ma luce per Conviene esso. divenire non poi i vapori atmosferici Siccome d' altronde Incidente in poco la terra, per per il corpo gnacchè ; moltissimo suscettibile di luce esteriore sia umido il corpo e ACQUE DELLE E poco estriaseca;sebbene che MARE DEL vapori aquei che dai e dee terrei le diverse co, specie di pietra;e però i metalli si liquefanno al fuocostando Le di acqua; però non pietre preziose finalmente dei sassi si formano che in di tratto costituiscono cui derivano taluno il colore ed e vero dal ignei da cui nasce degli strati aquee eziandio pure e , ovvero fosse aqueo, messure com- terreo vapore parti ignee il colore le tra il peso. II vapore metalli,ancorché i terrei elementi ritrovandosi , per di terra. pietrecoatando s'incontra tra le fenditure tratto lapidei,e questo contiene che le da contiene il peso di essi. multam habens aquani formationemajoris e"t quantitatis, multo minor. ac ^uapaulatim consumpta, solidior fitoculus nubes lucida modicum autem Rursus habet in quemadmodum seignis,ita similiter et oculus. Lucei enim oculus de nocteprosui , , , pria luce, sed parum quantumcumque exterioris dum ex lucis terra, lucet autem , in parum eum plurimum esse ex aqua, sit trasparens, Quod enim cipitquidem lucem, luce extema incidente, Oport^t autem est, humidum susceptibile ne ab id quod et soli- trasparens est, in se non retinet, Quemadmodum eam in aere^diversashabent constitutiones sed re- qui sunt ex terra, et aqua, et igne ita similiter et vapores qui sunt intra Nam terram. ex aqueff vaporibus, qui sunt intra terram, fiunt et terreis metalla, ex vaporibus fiuntdiversa lapidum genera sint ex aqua, lapidesauunde et metalla lique fiuntab igne cum sint ex terra, Lapides autem tem non liquefiuntcum preciosi in commixturis cum reperiantur fiuntquidem ex vaposaxorum, re rimis in terreo lapidum colligitur habetque qui paulatim terreus hujusmodi vapor aliquas igneas,aut aqueas partes, quw colorem et pondus constituunt. Vapor quoque ex quo fiuntmetalla,ticetsit aqueus, habet tamen in se aliquaspartes terreas et igneas, ex quibus fitcalor et pondus mettallorum. autem vapores , , , , y DEL SITO DElLi TERRl SITO DEL Essendo è Federico^ con ritratto il Mare Occidentale, no cominciò suo e della emende vide è più i costumi notizie restanti di sicché di lui che quei noto a egli poi attinse lui accostaronsi V tutto orbe che storia, davvero sia a o dal conto rac- guisa che di luoghi, non una genti. assai dalla quei a farvi con dire possiamo o dell' orbe, sito egli trascorso città di le e po, tem- flotta del nautica, avendo , nostro della del dell' arte cambiamenti, e del almirante cose le qua- parte dell'Ocea* una naviganti molte sulla tabella la con valentuomo, dell' orbe parte i usano de' venti, nonché Che Le cui questo natura molte gran Mediterraneo, di e TERRA rimirando e fratello, a discorrere re su DELLA Fontano il , bosco di pensile Vi Cum in qua Anzio, o giardino erano Mergellioa, te a a o suo Trepuzzi. , ed presenti V Acquaviva caso per apudFedericum, essemus di il Valla nostro villetta mia la me al o mediterraneum di illam tabellam spectaremusque depictum est, mare il conte , parte cum occidui 0- nostri temporis navigantes, coepit haeros ipse ceani, qua utuntur de orbis situ multa deque praefectus regiae fraternae classis , , ventorum de nautica natura de quo vere Caetera mores vero, aut cognovit, accessere aut Fontano , orbis ipse magnampartem peragravit^ dicere, possumus Qui quam quoniam mutare, emendare , , multa multa disserere arte hominum ex vidit multorum historia aut ex relatu et urbes. aliorum qui ee , adeo ut notior Antinianei sit illi totus saltus aut , tibi terrarum Mergelline orbis , aut , 78 illustri uomini, ed osservantissimi ed vita candide anime Potenza, SITO DEL X di sacre profane lettere e ragionari si le arti liberali. Diversi Finalmente non le parole ^riferiva delle cose, in fatti che filosofi. Asseriscono r Oceano, presente il ranco tide neir e , cendo a sin sistenza de' continenti bosfori giungere di , disiense insigne interpetredi dono chiamata del fiume , Abila, per alla ed al Egeo, nella Propon- palude Meotide: grande V acqua che pellano ap- Egitto creduto , disse Alessandro mente le potè ag« non regione Aristotile) a e re- le isole fossero V intero se addii- urto si numerosi che (come come di Mediler' o , neir gli stretti pur formazione ioni mil- e , assorbito avesse recente e nuova di foci del Nilo alle più prominenti, che che e e d'altri e secoli nostro traghetti.Pensano e terra , Interno dentro primordi regioni che occupa ciò fosse seguito con che prova parti della Calpe le di là penetrasse Eusino a' molti sono , golfo di Lajazzo; nanza. queir adu- risalendo di grande ìmpeto sino con , denominato mare or invaso avesse in ^ivlno Platone, le montagne rotte di Ercole lo stretto del do. a ei chiamano come , tennero chi di noi so purissima religionedi Cristo,ed della , vizia adorni di Afi'o- da Erodoto di essi si fosse Vallae nostro aut mihi pensilishortulus Triputeana villula mea. forte Aquevivus, et comes canPotentiae, animae mofìbns'et didaeetviri Christianae illusiréSj religiopvrisiimis nts cultoref oksertantissimi, literarum divinarum et secnlarium Varii in il' (sic enim ipsiliberales crtes appellant)peritissimi, lo coelu habiti snnt sermones. al-, Tandem nescio quis nostrum tius repetehs primordio rerum, referebatverba divini Plotonis, , Aderant et aliotìt^ multa Dicunt phitàsophorum.* millia annorum, enim ante multa scecula, et pe Calirrupisse, ruptismontibus et Ahyla, per Herculeum occu" fréttimin ea loca quae nunc dut ìlediterraneumvocatum mare pat intei'ttum àut nòstrUm ÉÌÌi 'oiiia dà inde et ad'Issicum simm: magnoquè itnpetu'\isqué Oceanum y , in Aegeum et , et Euxinum Proj^ontideni tidis penetrasse tesèes adhib^nt : tot usque ad intima Moeovi, et invitis terris factum fuisse, quod magna atigustiasquas , Insulas attingerenon centem et novam putant esse , bosphoros aut porthmos editiores partes terrae , quas pellant. ap- aqua rep'otuit, totamqne Mgyplum absorbnisse, quam Aristotelis ait Alexander piitant(ut Aphrod, 80 SITO DEL • trarle argomentate loro tare maggiore «ultura^ a pensate d' appoN e religioni leggi,svariate arti,e squisite vivande, , e tutt' altro di cui più lieta andrebbe senza insieme in vizi i nostri esse la liate vita,inocu- le tirannie i fumi , gli de- , onori, delle magistrature, delle ambizioni, dell'armeggiare macchinar e de' codici dritta od del a manca per i i corpi condannati , ambiguità vii un litigi gli enimma , che si piegano , baiocco, la smisurata possedere, le piratesche incursioni gio, ed il crudo de' al banco di falso conio, la mercatura remiganti nonnulla, ed uccidere un voglia senza le bische, di le fat- lieve offesa per i su , d' ammaliare, le merci la gente, esportate dall' altro mondo le libidini, vino, le leccornie, gli amori, le i per adulterate,lo scialare in ogni e lisci,i profumi le vesti ricamate dorate e lae,suis /iontentae Vereor dum ne dum ad vos religiones dum leges , vitam cultiorem dum varias , cibos,caeteraque sine beatior il inargentate, fortunataegentes et {ut ait Horatius) Beatorum vivebant cosa, de' vagheggini, $it. Vere aurea mazzare am- nocinli, gli adulterii,i le- danze, le ghitarre,le flebilicanzoni rebus, che uggia anzi perciò, i belletti in corpi, e presa rire fe- e mano la medicina i veleni, le superstizioni, tuccherie,i filtri, impera sare, po- fallace, la scherma l' inumanità, il dar duelli,1' efferatezza, per a schiavag- , ladronecci,ì brogli,ì sacrilegi,le usure, ed i dadi de' , le inestricabili e , servitù guerre , insù- secula, creditis illos ducere artes, dum esset vita, , compositos afferrecuratis tus, ambitiones, arma, quibus magistravitia,tyrannides honores lites et machinamenta bellica,servitutes, legum aenigmata inexplicabiìe$perplexitates et ingeratissimul tram paYtem et nostra prò et , , , , in alteru- , vili numismate habendi versatiles,immensam servitia,et ad perpetua cupidiiatem,piraticasjncursiones, dira transtra damnata furta,peculatus sacrilegio foenocorpora, et artem gladiafalsostalos,fallacem mercaturam ra, aleas, toriam, crudelitatem,immanitatem, tnm promptas adfenendum et prò parva vene injuria,homicidia, magicas illusiones, manus, et ipsam humanis corporibusimfida, venena, super stitiones, imo invisam medicinam periosam praestigiosaspigmentario, , , , rum mixturas, , et in neces adulteratas merces, omnis mortalium ex alio mundo generisluxuriam, vinum delatas,et , compositas DELLA di porpora di seta , vedere a vergheggiate ondate , , altro mondo, di tuanti, ì varii firegi le mantelline alcuni pajono vestirsi i abiti tende come la testa a cerchio già ) le donne le nuove mode d' i monili le collane , in il lusso cialetti i braccervello,glianelli, gioieche le , opulenta povertà in pubblico una , zie celar la cani- a lasciate lunghe, , madide scorrenti e , sul collo i nei artefatti sul volto imbiancato , la biacca il carminio e allettamenti fomiti , l'audacia sia ne frodi , ; preso motteggio sfrenato i mendaci gli Dei lo sfacciati non e nefande fingimenti in- stemmie empie be- ed , le le diffamazioni immoriali niti pu- e spergiuri, e , spudorato , , odiì, detrazioni, moine contro l' arroganza , inganni, e scelleratezze ed , il il , , procacità la , , piaggiare chi , la vanità libidine a la vanteria e voluttà a , , e , mostrano abbigliarsi che addi- i capelli le chiome rimpiastricciarsi , cingersi possono la miseria, le parrucche casa , in , larghi i quali mi gli ornamenti , ricchezza ostentano , , la volubilità del nostro , cappelli scialli ben e , non flut" e guardinfanti ( giacché cosi piace di cui e d' Armenia recate , manicotto a , , denominare le clamidi ornare frangie , 81 TERRA pine ra- , , delle i diroccamenti saccheggio delle campagne , choreas adulìeria,lenocinia lyras, dapes, lihidines,amores vestes cantiones pietas, amantium, sufjimenia, unguenta, flebiles virgulatas,unsericas,purpureas, auro atque argento rigentes, , , , orbem visuras, clamiadvectas, alterum dulatas, ex Armenia stolas mitras redimicula des manicatas et undulatas, varia palliola, fimbria»,cycladas(sicenim placet appellarerotundas , , et spatiosasvestes cumdatae sunt , non quae mihi tentoria vestitae foeminae) , forum genera, inconstantiam videntur et , quibus cirindumen-^ quotidienova mentis nostrae , monstrantia, annu- ostentatiolos,armillas,monilia, torques,murenulas, gemmas, divitiarnm in in nem opulentaegt^state, publico opes domi micaniciem ad celandam caseram paupertatem, alienas comas , , pillorum tincturas , promissos et madidos et molliter per , in candidata nevos facie,cerussam fluentescrines, fictos purissum, illecebras voluptatis,et irritamenta libidinis et pur- vanita, tem, procacitatem,arrogantiam,jactantiam, audaciam tam assentationes dicacitatem,impudentes captatorum et impunita mendacia, fraudes,dolos,scelera Galateo Opere ni. , colla perdi- , , et aperta, perjuria , 6 si- 82 città,i de' sovvertimenti avventurata non .ancor anzi dire: avessero filosofemi se lidit gente sì fé discorrere a , alcune sienvi che parti della É prima nell' asciutto sieno ora isole di un ma cune al- siccome furono non taluni e , il detto vero state erano , , continenti. siffatti parendogli che , sono non " terra, cui l'acqua inondò, altre però che or bia ab- non straniere navi , che che , così. Crederei coperte dall' acqua lume suo civiltà quanto sua se ortodossia alla tra riconosca non buona troppo felice i nostri ripugnassero ricorda mi la accresca parlari T Acquaviva, cotesti Tra uomini) son deplorando la ah! tocchi pur che e , Felice 9 s' mancherà naturale per , tanto non si corrompa a che alcuno quella gente che cose imparato. Nò fin delle fini (avvegnaché in stranieri regni, tutte avea quella ts^nto numerosa da SITO DEL : dove " è ora mare fiala una , fu asciutto,e dove commentando la le asciutto non le asciutte. fiumi Ale"saodro significò: che « , modo che le bagnate , cafrìbiarsi ed , ma costituite in sono perdurino tali umore Onde mare.* Meteorologia di Aristotile parti del globo d' di un e , le aride inaridirsi le umide aride ed sempre inumidirsi , dai , » Il che si può scorgere di in leggieri , multates^ odia,detractiones, adulaiiones,nefanda verba, et profana in Deos convitia immortales, rapinas provinciarum a, , urbium eversiodepopulationes, direptiones regnorum omnia nondum in Nec deerit nes noverai. fortunatagens quae tam insitum populo aliquis cui a natura ingeniilumen magno sit ( homines enim tam sunt ) cognoscatque ab externis non cultos mores depravatos deploransque gentem suam quam grorum , , , , dicat , , : Felix felix,si litora tantum Externae nostra carinae, tetigissent nunquam Inter hos seimones Aquevivus quia ea dogmata philosophoin hnnc videbantur orthodoxae modum rum fideipugnare, ( si bisne memini credi) locutus est. Ego aliqnasesse partes terrae derim, quas aqua inundavit, aliqnas contra, quae opertae ante ut sunt insulae quaedam fmrant aqua, nunc siccas esse quae continentis et esse ante non fuerant aliquaepartes verumqne heu nimium , , , , qvod dicunt: Ubi lim mare mare , nunc est,olim arida: ubi fuit.linde Alexander in Meteora nunc arida, Aristotelis 0- inquii: DELLA più luoghi, come nel nezia. Che parte di Egitto un alcuna al dir d' Aristotile di seno si dee trasporta di continuo belletta. Ma quante che strano il mare menti che si , freno algide abbiano asciutte. Non data attrazione in che loro ritrarsi. di Segnò al di e , ? Non mare è agli eie- posto dispongano e « Che , e con le sostanze le umide r aria : congregò colle ne che che limite H firmamento^e Statui le fondamenta a si ebbe lui : tei* dipoi V acqua Hoc : non et aridae et humentes ait , » brava li- il più eminente partes terrae, ut humentes mutavi dal fece ai flutti e , allo scoperto per quanto si mostra fluminibus humectari. sotto sono la terraferma gli abissi. Il fuoco sed Questa legge pose venne prossimamente perdurent; equilibranocon le acque il suo mare ita constitutae sunt sic semper si sano corpo un Elevava oltrepassarlo. non la terra a ha compensino. scaturiginidelle acque. luogo siccas arena luogo lo racquieti un Ott. Mass. sito, e un lurrche, e circonvallò non in colle calofiriche dell'universo: la volta del cielo in e queste parti di proporzione quattro umori. e fabbro ìnfima di " misura le mare, troppo. Perciocché pur terreno stata Ve- , altrimenti comando spiagge di tempo fosse contemperino insieme e sulle e colluvie una Dio legge si stabiliscano certa Dio perde se altrove. Questo mai son Baja, credere , il Nilo 8B TERRA. videre siccari, et promptum est in , partibus,ut in sinu Bajano et in litoribus Venetiarum, quondam fuisse JEgyptiquoque aliquam pattern mare Nilus continue credendum Arisloteles est. Nam arena(ut ait) hae colluvionem S ed limi rum defert, quotae partes pinguisque terrarum sunt? Non est inconveniens quod si quid hic mare perdit,aliunde repetat,Hic modus est elementis a Beo Opt. M. datus,ut.ipsa invicem se contemperent atque disponant et certa legestabiliant et compensent. Frigida convenient calidis,humeniia siecis. multis terrae , y , , Non secus ac tione mensuraque in corpore Constant. Hanc Congregavitaquas, paruit suit arida. quae Circumdavit legeet sub coelo mari humores certa proporDeus: legem dedit opifexrerum quatuor sunt, in terminum locum suum unum, et , et ap' legem pe- finessuos. JEthera firmabatsursum Appendit fandamenta terrae et cer^ locum obtinuit: gyro vallavit abyssos.Ignissupremum aquis ne transirent , et libravitfontesaquarum. ta sano , 84 DEL è dall' acqua Dio contermini. la terra Dove al dire i , Che poi Cerauni» il Tauro maremma essere per Dalla settemila di antiche, è omai si conta alcune con , terra entro tanti cataclismi di poeti e filosofanti. l'elasso di appena T eternità del tempo, nella storia de' Greci cose che ed un sieno accaddero favole, ed notevole avessimo li.leggiamo aer UH de' nostri quei a dette colonne età onde abbiamo saria mestieri che si,non patet, quanìnm Dea est, intermixtas terra super repletterrae stri no- i prodigich'ei narrano, aquis non kabent regioneset consitas. a Ubi eminet, aqua aqua enim, ut ait Aristoteles, irregularitates. Quod vero Pyrenei montes, aut Al- pes, aut Alhos Caucasus mare , dentur di a infima terra est,qnae tantum aqua; obruitvr. Haec duo elementa, vt ab iìfStifutum di, ricor- li vediamo.' est: inde proximus cole. d'Er- padri ed avi qualche mutazione; ravvisata. Ma pur cui perchè passasse varco , , tra il cielo sostenuto aver Abita, or in così breve se sien o Le indubitato Calpe traverso stati notizia mercè, le storie aprisse all' Oceano Certamente rocché^ pe- breve ragionifìsiche, quella antichissima, che Ercole, dopo cogli omeri : abbiamo Greci. e sieno essi affermino di che Egizii,Giudei troppo inonda fantasticherie noi a comechè è il tempo nullameno F acqua , , s'ingegninoprovarlo e e regionifrastagliate^ il Caucaso le sono , e a Pirenei, le Alpi, TAto, Rodo- ì o , cosmogonia anni: delle soprasta siccome , è l'acqua che appiana le irregolarità Aristotile, di del suolo. pe insieme occupano , elementi Questi due ingombra. piacque SITO inundat: avt , poetar um Rhodope aut Ceraunii ,. unquam fuerint aut philosophorum , Taurus aut , aut , aut , futuri sint sente ntiae. , figmenta vi- Nos a condito vix et quamvis UH nvmeramus septem millia annoi'vm aeternitatem et physicisquibusdam rationitemporis affirment, bus se probare credant, breve tamen est tempus, cujus per kistorias jEgyptiorum, Judeorum, et Graecorum notitiam habemus. nimis in Graecorum vetera suut historia constat esse faQuae inter et haec antiquissimafabula.Ajunt Herculem bulosOf quae, aevo , , postquam coelum terras permearet siibstinuit humeris Calpen,et Profectosi appellant. tempore cvjuà nos habemus nns fecisseOceano viam, ut Abplam, quas Herculis colum, inter mutationes in tam brevi magnae commentaria factae sunt necesse , tam , il conte Allora il ed mi dicano sì vasti? Se, ebbero che ricetta dove accolti in ma quel mai scorre , cano, non appare fiumi era 0 dovea dovunque mare suo aver serbatoio è £ cerchiato delle acque, di là tali i terre in , come queir èra, o ebbe V Ir- il suo si presto i inondò che que ac- taluni come natura essi affermare sca* quello come , laoghi che il Mediterraneo perché, o debbon r aspetto dell' universo si copia di ossi v vero, non mare bene nell'Egeo,seb- si gran da l'universa pertanto 1' Oceano continenti,nò furon di presente. II un riflussi.Perocché che abbia tragittonell' Oceano credettero,colà dove essere. simile è veri- segretisbocchi. Nel Mediterraneo abbia 0 filosofi punto de' fiumi. L'£u- mancasse Propontide, e nella sempre eh' è il gran primo la terra daperdonde fiumi smisurati. Onde ricano nente, conti- grandissimi e moltissimi fiumi, onde di sotta gini, Ar- fu Mediterraneo, un di se V aspetto steppe, netampoeo erano torno salsugginoso,è «neno stavano mo' a si di repente è corso, in i monti rompendo valico, cambiò po', e dire: un né il Tanai, né il Nilo garba ad Aristotile, come sempre scaldarsi quello ch'or tutto e a terre, apertosiun dell'orbe, sino di Potenza tante inghiotti mare 85 TBBRA DELLA che occupa altro allora non est, ut in nostra era vi a- patruumque, avorumquenostrorumaetate, notabiles quasdam mutationes sentiamus, Haee miracula quae ipsi Tum Comes Potentiae narrant, legimus,non videmus, aliquanait. sic Si tot terras, ruptismontibus tan' tulum excandescens absorbuit,atque aperto ostio;tam subito aggeribus,mare quam orbis faciem mutavit est mare nunc totumque quod Internum mihi quo se recipiebant terra fuit,dicant eo tempore tam magna ftumina ? Si ( ut Aristoteli placet) neque Tanais ncque Nilus semper fluxerunt^sed erat siccus locus,neque simile veri est eo et pluri" maxima tempore terram fluminibuscaruisse, Euxinus est et non habet ma flumina,unde et minus salsum mare recipit manifestosrefluxus, Semper enim in Propontidem, atque inde in Aegeum fluit quamvis subtus habeat occultos reftuxus. Fluunt et undique in Mediterraneum immensa mare flumina. Tanta taut mare erat undique terris circum* giturmultitudo aquarum, in Oceanum, tanquam in potissimum septum ut Hircanum, aut locum, vel (ut nonnulli Philosophiputaverunt)in comaquarum omnium rerum -mune principium, viam habere debebat. Non t, , , , , 86 i monti vea SITO DEL ed Àumi,che i or sono: che o poi si creino 4|ualche altro portento. £ l'Acquaviva quia temila moodo^ del ripigliare:se si:concede sarebbe non quella postura che terno tutti i monti ^he nuovi la terra e monti, le stelle di vedremo si formassero e- pretendere che si avvallassero tutta terre e più verisimile dargliab tiene, anziché or ad essi Te* ? Si nel e mare, guardi al cielo^ Orione, di Arturo, delle Plejadi delle , due Orse serbare loro tra sempre , eguale è la figura di quella macchia Sempre pianeta lunare. Il cerchio nel sol volta. Diranno, una di quaggiù tal le elementi tramutarsi a di là hanno quella ; dall' aere da^^if^sta Di.^e^^avviene che la terra si regga suoi tra confini gli altri elementi mantenga non , air universo pensiero che del qualche parte alla vita animale ^itur Oceanus co- vien terra dal fuoco di per quantunque , fluida e la stessa globo sia e giacitura, porzionalità pro- si dà natura terra perchè provvegga quella poi o se mobile, come La sia questa che , una , permanenza. e , si sposta sempre il fuoco sia non e , non altro;dalla , aere. scorgiamo eternali,quelle sono nell' un medesime. che della via lattea cose corruttibili. Gli propensione r acqua r le distanze non subito nec ingressusest terras quae nnnc Intemum mare possidet,loca arida fuere,Oportetergo ut aut atiam dicant fuissetunc universi faciem, autmontes et flumina, aut aliquodaliud portene sunt, eo tempore non fuisse, quae nunc illis "B' tum Rursus Aquevivus inquit:si concedatur confingunt. tam , , ternitas mundi, non verisimilius esset in fuisse eo situ,in quo nunc est, quam aridam et in abire totamque mare , aliam , coelum ? Intueamur fieri Arcturi Plejadum Plaustri , semper eadem Dicent est figura,Lactei sed illa aeterna morem , terra, aqua fitut terra eaetera ex fit, quae, elementa , videbimus stellas 0- , easdem inier se est in coiyore , circuii nunquam mutatur quae ut unum Lunae ta. semi- in aliud saepe transmutetur : ex linde aere, ignis:ex igne aer, sola suis terminis contiMur, nec terra: ex aqua, quamvis fluida et mobilis est,non , portionemque servet semper Elementa sunt, haec. eorruptibilia. , habent et montes , distantias. Illius maculae servare alios rursus aridam rionis hunc ipsum ab aeierno ponere ut dicant totos montes , ad ordinem universi , ut situm, prO' aetemitatemque. Cuetmdem 88 DEL sia terra ora serbarla che , Più SITO produrne altrove , agevole che si conservino la continua soprapposìzione i monti dove anziché ne , una or nuova. merco sono altrove nascano de* nuovi. I riflussi delle acque •molte riceve ognora quella eh' terra entra nel poi dacché , conservazione in oltre dall' dall' acqua terra. per Onde Dio altra est aridam la terra, tanto Y acqua, di che nò stesso mare i confini tra nascono dere vapori^ e ridiscen- loro con cresca dalla che provvidente gì' indisse. Cosi pure obtinere. Facilius la propria per riacquistano.Vediamo il connessi non qual si cagione deleterica muti forse e flusso perdono per il ri- levarsi V aria ne' talché dallo scambievole 4)euSi semper , volta sua perchè in luogo quanto succede, che ( perciocché sono armonia stessa formarsi aere misura, nò scemi, né creazione alla dall' acqua, terra sì corrompe mare o pari la daglialtri elementi maniera tanti fiumi: del corruttibile è pure , egual : la terra e delle acque in E la terra mare. alla terra cosa suo dalla 3Uo; i monti qual grembo le piove,e le nevi, e per cosi nelle sue viscere. È risaputo che V acqua nel matura si genera fosse in parti traendo sue dire, le tolgono ognora prima menti glialtri eleuna costante reciproco tramutarsi,per e enim hic ubi est naturae nune , conservare , quam aliam alibi Facilius ubi efferre. stmt per continuam appositionem montes servantur, quam ut alibi aia generentur, Aquarum defluxus semper terrae ali" multas quid surripiunt,et in mare partes terrae devehunt, Cour tra semper et (ut ita dicamj interra imbres, nivesquesuscipit, tra similiter ex aqua terra costai aquam se concoquil.Ex fieri: et furiassequae terram mare ingredilur ut in peregrino sibi nativo loco corrumpitur : montes non vero atque ipsa arida vel ex quantum ex defluxo aquarum quavisalia eorruptione enim sibi in sui con{corruptibilis est)terra deperdit tantum nunc , , , , , servationem vendicai ex aliis elementis, Similiter videmus ex fieri unde originem trahunt tot flumina : ex aqua in terram de' aerem ipsumque in vapores elevari rursumque scendere. (Inde fity crescat tUtra modum, aut ut ipsum mare nec decrescali mutet tiec fines quos UH a prima creiUione divina providentia statuii. Sic et caetera dementa ( sunt enim connexa iiUer se perpetua compage, ut ex mutua, et reciprocamutatione) aere aquam , , , , ragione attrattiva eguali e nel so a Nò nello piacque debbono nel come e i due di seno Baja, e parti la di cosata parti cosi , che tutto E non Torbe non so, quei messeri che tali gli ebbero e come ex stati per T innanzi in mez^o, come prode dell' E1' universale argomentano che alquante sono non andrà in isfacelo,a ragione queste di si e- considerazioni Sincero, che cosa cuni al- che rispondessero portentiindagarono, o da qualche Dio tratti da mai alcuna fatture ò tutte nelle e , la stotile, queir argomentazione di Ari- lo scrissero ? Questo a che sognano regge mio rivelati. Chi si luoigo? 0 dell' Adriatico, Esperia dalla Sicana^ dappoiché queste porti ci soggiacciano.A gregi uomini zioni, permuta- si cacciò gitto, ed in parecchi altri siti: donde sovvertimento. tutti i viventi. alcune nell' intemo Capri, pel promontorio attico fu per generando solo, il mare uno mondo , congiunta all'Italia.Essendo continenti turbinando a M. appellano siculo, dove che stretto 0. Dio sempre basso questo trasecolare,nel vedere Sicilia fosse stata e componendo , modo ) permangono ripulsiva ancora e medesimi che 89 TBBRA DELLA potrà aver notizia di induzione, parmi di solo stabilito un ne se non limite neir tempo un furono corti ac- ignorare che ingrandire ed discordia, concordiaqueipsa sibi semper constent,mundum' quoad Deo optimo maximo inferioremconstituant et visum Nec omnium, sint viventium peì:turbari fuerit causae in Baiano sinu, debent,cvm aliquaspermutationes viderint,ui in et in intima parte Adriatici et freto(ut aiunt) Siculo ubi Siciliam Italiae coniunctam Cum fuisse sommante protirusuvi tellus undis venit et medio una traque foret Hespepontus rium Siculo latus abscidit, et inter Capreas, Atheneumque prò* motUorium, et in ora JEgypti,et in plaerisquealiis locis:unde que hunc , , , , , totius mutationem Hae enim quotae partes nec valet haec ter- argumentatio apud Aristotelem: totum mundum corruptum iri,quoniam aliquaepartes eorrum* nescio virorum puntur. Ad has tantorum rationes,mi Sincere dimonstrante quid responderent,qui talia,aut aliquoDeorum dicerunt. Quis enim tam longitemporispoterit habere notitiamf ? Hoc tanttut ralione aliqua ducti senserunt, atque scripserunt tum natura mihi videor non sicut omnibus ignorare,quod quae terminus statutus certus est magnitudinis,et augmencotìstant, rarum sunt, sic argumentnntur. , , 90 cosi accrescersi, ctie è non al lecito possibile assegnati sono confini ponendosi Molti oltrepassare. risolvere a TERRA intelletto nostro né avventatamente DELLA SITO DEL insolubili quistioni gli e cani ar- , tutti caduti in disse S. verbosità la stata di loro la Giove, diede Sta si la e Giganti, i neir sommersi ardire di uscire lecito^ sia altra eterna di del che scrivo ti lettera. sano. ti, sic menti et statuti nostrae fines sunt nec quos fas est nec , , possibile pertransire. quodque mortalibus re gia reg- pena d'una cancelli non la scalare materia dai com" aggiunga che volendo pagano La ci piucchè Penso quali Èrebo, io ed natura. sono Bisogna, Sapere temerità. e occasione immattitì. erutti. mortali, a' dato discretezza, Dio de' colpa scellerato mi scienza è non anzi con violentare stoltizzare, sia sofismi, e sapere che che quello natura^ Paolo, cosi non è di oportet, dum verba omnia Consilia insaniam imo Paulus divus selvere quaestiones naturae sophismata, et (ut et insolubiles est, negatum in tentaverunt, Sapere Multi ad aitj pandelapsi sunt. addo sobrietatem , ad non vomitum. Sapere plusquam desipere licet et naturcB vim d^tm lovis qui facere. Non aulam scandere aliam puto vellent, , fuisse ad Deoque est , Qigantum, culpam inferos scele* mersi , rati de et ausus, qua ad te temeritatis scriba ut , sionem dedit. Vale. suae epistolae aeternas modum poenas excederem luunt, Res mihi ipsa acca- I DELll DI LETTERA DONiZM IMPERATORE COSTANTINO A GIULIO PONTEFICE DELLA DI Dovendo DONAZIONE COSTANTINO recarmi IMPERATORE città dì Roma alla fioo cui questa a* , età non aveva veduta ancora considerato Divinità qual potrei vostra coloro Imperocché artefici insignì i posseggono, offro a Colui del deir Padre di tutti apprezzate, Urbem questo Romam , tuo diu numini.JULI Nam conveniente y a quelli che il ricevere, disse a e tenue e dì usque in testa co io come i avere ad brano, sem- adunque alla presento. vostri o Se hanc nemici aetatem dezza grandivino doni tai scono; ricono- raggiunto il colmo della videram non , cogitavi quid mecum me Chiesa, vostra lavoro e ; V A- gratissimo dono terra chezze ric- dice a Io Platone. cuore, Vicario siete che di vasi e maggiori secondo che devoto un dopo quam alla offerire. argento oro come sempre, e era il donare, decoroso vostro, prima ingressurus ; cui vostra come Beatitudine, anzi , d'uomini, animo se e quale Voi , e a santo Santità alla alla quali donano e cacciatori siccome simo mede- meco , figurati tappeti 'e postolo, è più mai cosa ho lungamente , tuae Beatitudini imo et , MAX., PONTIF. ut par erat, offerrepossm. qui aurum, Artificum vascula, et pietà tapetia largiuntur iis,qui ampliora possidente et quibus et argentum, et magnorum dare,ut Apostolus ait,sanctiusatque honestius est^-quam accipevidentur. ut inquit Plato, mihi hominum, esse Ego, re, venatores gratissima sunt Ei, cujus vices in terris geris,offero muquae nera Sanctitati studiosum tuae animum. Isti vero tuae Eccle- , siae, totius lum hunc. mundi Quae alme munera Parens, et magnitudini animi si mensus es, ut tui Libel- es, et ut semper fuisti. 94 DELLA DONAZIONE gerarchia^ vi cristiana di IMPERATORE cosi mostraste dignità più ecclesiastica COSTANTINO DI V tutto di tutte Poiché le gemme. Voi avete superato, certo e fici ponte- siete inferiore ninno a , fra tutti la sicurezza, cosi dentro^ felicità, lo pravanzate so- , grandezza. Tanta colla vostra la apprezzerete sedete, il più eminente il posto ove quando della principie romani tutti i o le oro , cultore tenero è la tranquillità^ fuori come tutti che , m affermano dal il vostro sotto altro cielo. Niun più Y. di danaro a non alla Chiesa ma meglio, restituito il Voi fa Ne testimonianza tempi d'Innocenzo ai giusta il calcolo dei più moderni da salute, fu portato via Magno, et e col nome fu , Greci gnitatisamator, et cino, libri- et cultor omnes del mondo, 6714, cioè 1207 d' Otranto Nicola di Niceta gpmmas. uomo abbate creato , si tantum et te an- , Ecclesiasticm fastigium, fiiisti, plurisexistimabis,quam Tu di passò alla religione existimant rei Chnstiance post adeptum avrum, dirò o, , eiìatriyqui te odenmt et ut^mnes più sogliono questo IH, l'anno allora dottissimo;il quale dalla Filosofia di Basilio i prudenza jarocacciatoguadagni di Cristo suo. pontefici; , come , dignità in istudio con ai vostri e tutti 1 stro vo- stantinopol esemplare, dagli archivi degl'imperatoridi Co- il cui nostra Sisto di e vero per avendo nell'altra poi Voi medesimo, fare, Beatitudine vinceste In tale opera conservollo. con giustiziaridiscesa amò, accrebbe, coltivò il Cristianesimo, e zio e la essere regno enim Principes omnes Diomne et Roma- , summum e* inferior; nim rerum excetenes humanarum, gradum, magnitudine quem et foris dis tua. Ita pacata, ila festa pace tranquilla et domi ut omnes sunt omnia fateantur te imperante e costo justitiam nos Ponti aut ficessuperasti, certe nullis es , , , , rediisse. Nemo cUque in suo rem decore , , servavityqnam coluit auxit magis (imavit Christianam , ille Xistus Pa- tu et magnus in Ponti/icesprocul dubio tua cura altera te ipsum vicisti; prudentia et quod ea qum impensOj twn Hbi ac tuis,ut pleriquefaceresoliti sunt, sed Echic imo potius restituta. Testatur desice Christi quaesitasunt nopoli, Libellus, cvjus exemplar ex Archiviis Imperatot^m e Costantitemporibus Innocentii III, anno, secundum recentiorum Grcecorum supputationem,a condito aevo sexies millesimo sepsalutis millesimus tingentesimodecimo quinto,qui fuit annus truus tuìis. In hac alias re, omnes , , , , , , 96 DELLA martire DONAZIONE di Cristo DI COSTANTINO insieme sacerdoti all' incirca, fu Già ignoro non zione di dalla alcuni come scimitarra questo, sceltissimo. Dell' arroganza di Luciano evidentemente cosa la chiesa giureperitidel ragion naturale, che ogni Aristotile e in Filosofia,de- di sofista. Moltissimi dalle loro leggi in , la divina vince potenza pertinenti a Dio le cose e tempo nostro conobbero; nò fuori,nulla in conto tenere stesso scritto contro siccome mento fru- risparmiò nò non gridare Guglielmo Occha romana. vesi in questa materia fra i Costui : si fé' a bene, bitata; indu- e quello quasi che egli avesse e ; certa per di Valla dirò scrive Lattanzio gli Dei, nò gli uomini la dona* vorrebbe, è paglia, ma taluno come dubbio in cento decapitato. turca revochino di clero suo Costantino; io la tenni sempre né che il tutto con , IMPERATORE la superiori sono ' ad ogni legge ; nò bono stimarsi che validi di più in quanta forse dignitàdel sacerdozio? Iddio ai Romani dava giunio questo, G. Signor i diritti di un C. fosse nato le pi^r lo innanzi nel libero - genti..0 ignorano dove regni imperio del mondo, deb non paese per i dritti dei Tutti lo tutte fu da venerazione come non quellidi sol la tenuta di sono Dio, afilnchò, con- dimembrato^ commercio nostro nella e co- Ego Sanctitati tuae, apud quam mentiri impium omniiw est, oita se rem habere, ut dico. Libellus pervenit bligofidetnmeam, ad manus sabar meas cum adveatum ante Turcarum eo tempore quo , ver- StephanoArchiepiscopoHydruntinoconsanguiaeomeo, qui postea gloriosus Christi Martir, una cum universo Clero suo Tarcico centum fereSacerdotum gladiojagulatus est. Nec me latet,nonnullos esse, qui de Constantini donatione dubitent;mihi semper ea prò certa, et indubitata habita est: nequf id ut , dam qui- dicnni,palea est, sed trilicum selectissimum. De Vallae arrogantiadicam, quod de Luciano scribit Lactantius^illenec diis, bene sint et tanquam ab eo piane omnia pepercit, oblatravit. Ecclesiam Guillelscripta,Aristotelem,et Romanam in hac s ic in et re prò Occha, ut Sophista hamus Philosophia, beatur. Jurisperitorumnostri temporis quamplurimipraeter suas sicut Divina rapotentiasuperai omnem legesnihil noverunt ad transce/idunt et Deum tionem naturalem sic, quae pertinent, unius videri nium omOrbis, quam omnes leges,nec potiora possunt gentium jura. An ignorante in quanta veneratione apud nec hominibus , FATTA delle munanza e il sol paese un lo regge anzi 0 genti. Tu stolto padrone di tutte quale consiglioCostantino per città,per la divino la terra ? Qual fu la più? mai stati a più ei Io fortificò in saldo a quel dal pontefice^capo vita sostegno e miserabile Nationes kabita semper jura Regnorum. ut fonjunctoOrbe nec gentium consuetudine omnia Deus ut X che impero. romano questo? Chi tu A che nasse me- I' im- sunt Imperium, libera in diviso membra , Dei dignitas? , lo che avesse diminuì dedil terra'rum che poi religionecristiana se rebbero sa- dato coman- impero, di colui futiSacerdoiii in dichi^ men- Costantino Cristo,se sofferto della tutta tornarvi non lo ebbe? se fìomanis olim narono abbando- avessero afferma ? Ma dispregiata e ^ gr imperatori se , lo non rendere quale fine poveri, qual guisa intenderai rafforzato colla fede di avrebbe omne$ Dio del e fortificò il Cristo vero quali arti ed armi con f Zenone potrà durevole e .lo affiderà il di fede dal regina e signora di cosi alto imperio condotti colla veneranda dato, qual per partili da Giudea permesso dono; aveva discoste niente emigrare mai, da chi, veramente 0 se volere oltrepotentiin queir epoca romani Costantino gli altri appresso e dell' causa uomini Inoltre ignoti^come £ ciò che il mondo diritto fare un suo importanza. Conciosiachè di lieve sono col creò ? Chi le cose le congetture £ sottoporre alle leggidi vuoi o pieno dritto rendere con meglio restituito? non col tuo poteva non 97 CHIESA ALLA se , et communitate Dominus noster Jesus , slulte vis subiicere Christus nasceretur, atque aguoscerelur. Tu legibusunius orbis eum , qui totiua Mundi habet principalum ? suojure,quid Qui Mundum creavil,et regit,non potuittuo, aut donare,ac potiusjure optimo reddere,quod Consjtanlinus donaverit immo tes non a poliusrestituerit? Conjecturce leves sunt.Nam deseruissent Romani quo locum vero minime dissentien- proposito,quo suadente, ille et posteri Providentia Divina omnium Terra- trans migrandi, nec amPrincipem ac Dominum? Qua causa redeundi? Rursus plius quis auctor,quismodus, qua! arles,qu(Bar* viros e Judea profectosinopes niendicos, ignolosad tantum ma Fri ncipes illis temporibus Imperium provexi^sent nisi Romani aut jussissent, Zeno aut permisissenÙ potentissimi, inquit.Conmunivit stantinus veneranda Christi fideRomanum Imperium.Si diuturnius ? munivit ac legasquomodo Quìs magis munitum rum , , , , Galateo Opere m. 7 98 DELLA ' fé' altro, diciamo non perù, si ma , lievi dissensi quello. Non ' noi, che metterne ciò è diminuire tefice ; nò i romani pontefici IMPERATORE COSTANTINO DI DONAZIONE e accrescere consolidar i tra sovente nacquero altre volte fuvvi e parie il poa- a principie intorno contesa allo , impero il e pontificato.E negli archivi perchè dunque del palazzo imperiale si ritrovò questa scrittura, cui^ essendo Cristo guardia delle verità,non a dopo Costantino ostante che nemici della chiesa il fossero non della fede dire non per e mai venne i imperatori mancati ortodossa empi uomini, distrutta, non quei ? Perchè quali vogliono principato degli apostoli più del necessario tilizzanti, sot- tro con- gare investi- , ragioni, non agli altri principi cristiani ; i cui chiesa romana , dalia sanze, e penso, fierezza lungamente colle leggi coi e le dette timore chiesa^ la quale per la retta dallo siffatte Spirito Santo, ragioni^ almeno e vere, se pure secondo questo solo non popoli non , nio giusto domi- è, io mi che di Dio. che afferma eh' è conosciamo prove alcuno santa più civiliu- causa più degli uomini dubbie non a di essi ? La siano cose condotti il moderato sotto costumi eglino hanno eh' Quantunque a virtù dei Romani, per vissero rimprovero, che alla lo stesso fanno vorrà piegarsi potrà negare, che Beo committit, a quo recefacereImperium potest, quatn cum pii Christiana tnurdsset si ? Quo SumfideRomanum Imperium, columen et Christiana! mum qui Pontificein, est, Religiocaput nis inopem, ac despectam vitam agere passus ? si miAt fuisset Summum nuit, dicere placet,certe non alium, quam Ponti/icem id minuere sed Imperii fecisset, est, participem ncque augere, ac stabilire Imperium.Non Ponti ficesRoparvce intra Principes.et ' de Imperio scepe orice sunt, et nonnunquam , et de Pontificatu compelitum est. Cur igitur in Archiviis Impemanos disse ntiones rialis AulcB hoc tum, Unum Syagraphum Christo veritatem reperlum est^ lutante,cum non nec unquam abolii Constan* defuerintpost Ecclesice,et Ortodoxat Imperatores ? Cur fideiinfesti dlcam scrupolosi,ne impii homiaes,qni contra Apostolorum Principalum plus quam oportet,sapere volunt, qnod Sanctce Roet UH EcclesicB illud idem Principibus Christianis objiciunt,quorum Respublica a feritalead cultiorem vivendi modum, Romanorum probitaterevocata din fuisseconstai sub lemitissimo,ac justissimoRomanorum Imperio sub Romanis tnawB non cateris , ' FATTA cotanta sto ; gli né di alcuno uomini Santità repubblica, mat, ri romana ae-moribus? Deum quam tis chiesa Causa Spiritu si voluntate satius fieri ab esse per tutta est, ut la ricevere lunga cose. che Vi siate posla pagane dignità terra. da- tutte genti primiera stiana cri- rio impe- allo un' auguro ganorum gentibus per Vale. totum poterit potuisse; Christiance ad his tamen non Bene^ reddai, terrarum quoniam puto, hcec hominibus omnia, quamdiu rum cosi vita nec quam valeat Reipublicce atque orbem sint, vera gubernatur, quis saltem voluerit,illud comparantur nam Sancto cognoscimus; verit ordinano dalle la Quamvis verentur, a qucB Christi restituire si il Grì- di tra al- salute. volta gibus, e più e sicura e stimerà cenno Vostra^ tranquilla alla cai al volontà la senza intelletto Dio^ alla rendere e compiersi sano da che salute Prego potè non opera 99 CHISSÀ ALLA ut Sanctitas pacem, Beo Ecclesia persuade- tantamrem sana nonsine mentis et tamdiu securitatem Eeclesiam Imperium, et pristince dignitati pula- cujus accipere, tua,et a/fir" experimen- minime quisquam a ut homines plus dubiis non rationibus negare, ii restituat. nutu vivai, a Pa- RomaIte- \ i PIRRO aSTRiOTl 4 f lOi ad torno ( dove Otranto ) cadde qual maniera solo non ia benevolenza udimmo , i Poi le tracce r igni prudenza, del tuo con altro i Bruzi alle dolci ed queir Alfonso e i Saraceni testimonianza, misero in come padre tuo, ranto, allorché s' del , in dei più i Galli contro apri la da e via col duce che bediscono obscerò laballi ab- Ispa- m fanno ne gallica guerra valenti. e consiglio,ammirevole, gliAragonesi, molto per la e Presso Ta"» tamente peggio^ egli ardi- si ridusse quale riusci grata ai nostri in incuorò vezza città;la sali Tarentinù ia regione circa Hydruntum geslum est ( ia quo fortiterpugnando obiit)qualiterse gesserit omnes quod illius Frater della magnanimo. e i Marsi lode senza Spagnoli stessi si ebbe ferro, ogni virtù valorosi da , figli gentilicostumi e occasione maggiori tenendo soldato buon miti lealtà,fortezza per suoi dei da turcico noi d' quelli cioè ; regine. Né gli I suoi giustizial'uno e pugnarono profittoV opera a degno tra e i buoni. tutti ì Lucani i suoi che , operò vedemmo pur bisavo, e furono auguste colle l(^ttere. Amendue e gnando, pu- cortesia,ed inoltre l'amore bontà somma , contro la generositàverso la adorni, governano Il ma , la e seguirono gna valorosamente fratello^ egli comporlossi. fede,la costanza, e il costui la questi aggiunse alle imprese guerriere la pietà, Anche che CÀSTRIOTA PIRRO A , modo non audivimus, sed Et hic ad vidimus. rem bellicam ad- prudmtiam, humanitatem pietatem,fidem, constantiam et erga omnes et benevolentiam viros probos amorem, et largìvirtntnm et omnium tatf^m. Hujns filii. Proavi tui imitalorea didit , , , , alter Marsos, et Pelignos, alter Brutios genere prasditi,eorum sanctissimaì^um ac Lucanos, Eos dico qui sub suavissimaram ditione sunt, oplime, ac j ustissime gubernant. Nec Reginarum Alphonsi lavdem prceteribo qui suavissimos, et jucundissimos literis ornami. mores suos Uterque apud Hispanos bello Sarcu:e' , , nico strenue dimicavit, vel ipsisHispanis testibus, et apud nos bello Gallico forlissimorumvirorum opera tisus est. et fide,et fortitudineet Consilio speda ndus, et dignus majoì'ibussuis Aragonenses partes sequutus multa gessit Duce digna.Apud Tarentum^quan* et fartiMilite,etmagnaaimo do cum Gallis male pugnatum est ferro ipsefortiterpngncMS $ibi iter aperuiÈ, et Tarentum se recepii, cujus salus nostris graPater tuus , , , A Indi pochi giorni ( blasimaDdonelo a ia difesa di Gallipoli^che Approdatovi fugò da lodi da' tuoi alle i quel territorio e e ama coltiva buono colmo fu saggio, ed e £ degli avi da vostra casa che Federico. e molte troverai essa ^ Leggila ai buoni costumi. la città rese e armi^ alle latine tu profìtto e adunque, e seconda addivenga ne meritamente agli occhi dai io che ricevuti la mìa scritta per meditavi Sta me tanti che bato. lo- esempi senta non , aveva cose partisce com- da apprese ti ho che trarne e legato, ti mando alla Educazione, afQnchò tuo; innanzi l)isogno degli altrui, pure alla io hai preso che via io mostri seguire poter male allegrezze. Tu di nella abbi quantunque infestata. studiosamente attendi precettori che meglio puoi,. il padre più se Galli lettere, e ai letterati le grandissimi. Quando giovinetto egregio, continua come beffeggialori Galli a , benefizi greche lettere, ne dai era pìccola schiera una ei prese parecchi ) ogni giorno raccolta e tranquilla. Egli e 105 GASTRIOTA PIRRO che se sopra, benefizi sono opericciuola intorno figliodi Ferdinando ti aggrada; poiché in guidarti alla dottrina potranno sano. animos fuit et Tarentinorum firmavit. Inde ad paucos dies (nonnullis detrectantihus) ipse solus munus suscepittntandce Callipolis quce qvotidie a Gallis infestabatur.Postqnam iliuc applicuit, insulcollecta armorum manti parva.et seminermi Gallos tantes a CalUpolitanorum finibvsprofligavit et urbetn tissima , , est. Hic iutatus summis amat, et colit literas et homines literis deditos , prosequitur laudibus, Postqvam bene/iciis, et omni studio ex et me , grcecis,et iatinis incumbere, summopere delectatus est. Tu igitur,egregie et Patri tuo obseqvere omni Adolescens, per gè vt colpisti, qua de doctior melior et Tu ut et et vera poles industria, flas, Ego Te prcedicasse videar. habeas tot exem* Et quumvis ante oculos pia majorvm tucrum, quce imiteris,et quibus proficias,ut aliedomui minime ve^ ms indigeni, altamen Ego, qui obnoxius sum Tibi libellvm de Educa-strw ob accepta beneficia,mitto meum tione Federici Ferdinando filioscripseram : lege si quem prò Te in ilio (ut pulo) multa invenies, quw placet,et perlege, nam conducere ad doctrinam,et ad bonos mores poterunt. Bene vale. £X Praceptoris tui literis rescivit,te , , , , et , DELL'ORim DEI FIUI Può muoversi all' intorno alcuni che cade che apre un dalla dei il fiume fiumi sia dal è di la Aristotile. sostiene Ma di che molti ; dico gli antichi ha terra De del parte sopra fluminibus abissi. superficie sua la montibus a origo et quare etsi quaedam scaturiginem. Nam alcune état. Accidit enim cavità apud est fluvium monti veieres primam omnes videaìUur a scaturiginem eorum siccome la ossia prominenze^ , tamen nioni opi- le alcune terra Imperocché dubitandum quoque eorum primam cupare oc- non , appellarono la due, , dentro esservi dei riferendo trattato presente dall'abisso, per , gran o si l'origine niun da o Ac« sgorga se cercare pensarono, nifesto ma- sotto monte vogliono alcuni, come come da è monti. nei del parte bri sem- pure allora ; dall'altra degli antichi d' altronde monte adunque mare, piana, sorgente la traggano quantunque terra prima un cosi e Primamente molli ma loro incontri passaggio, terra. come la abbiano che dalla scaturiscano lutti perchè e Imperocché monti. scaturigine dai prima fiumi; dei origine degli antichi l'opinione qual sia dubbio, FIUMI DEI ORIGINE DELL' a habeant plana sui terra montibus turire, sca- fiericon- subtus occurrentem sit quae montem , sibi meatum facere, Primo a mari, Sed tractatus sic ex igitur quaerendum volunt, quidam ut sunl, mat. et an ne ab horum plurium partem altera utrum an ab montis parte prodire prima abysso, opiniones occupem, dico origo fluminum ut veterum neutro, sed aliunde, recitando , concavitates a quasdam sit nati plures opi- ut Aristoteles magnam ra. ter- affir^ praesentis esse intra dell' liO monti cosi ha proporzionali che si dicono si abissi L' acqua mare. il questo calore in fumo dei monti, di di altri mezzo per siffatta distillazione è deir acqua marina le nubi da pioggia di sapor loro Dico adunque nel dolce. abissi,e nella che È sembrato ierram ad l'abisso è sciolta ivi in acqua, che ; e dolce. Imperocché dal Aristotile che mare abissi della che alcuni verno similmente fiume, il in producono , dolce. è necesario l'acqua che nel dal si fiumi si terra empiono dal fatto che pruova dalla fenditura Donde state ritorna procedono alcuni che accade tremuoto acqua tutta che pioggia invernale; ciò di sola è dentro addiviene egual modo per ed hanno pori è distillata dai monti generata , fumo dal mare, per Torigine dei fiumi. Ha poi quell'acqua essendo dolce sapore ancora quale, salendo per alcuni pori alla parte s^tostante nuovo ma , non penetra in loro dal fondo che adunque al certo queste 1' acqua pori ricevono calore,che similmente moltissimo da e , concavità alcune se riempiono della pioggia invernate certi sotterranei del di egualmente dentro , solo origine della terra da nascono risca scatu- siffatti cbe dissecchino, consumata precedente vi si le acque era dei fiumi raccolta. sieno ge- antiquiabyssos vocaverunt, Nam quemadmodum sui superficie terra eminentias jn quasdam habet, id est,montes, ita similiter habet intra se proportionales quasdam concavitates, solutn replenturhyeet haee quidem non quae abyssi dicuntur mali pluvia,imo etiam per quosdam subterraneos poros aquam recipiuut a mari estque in eis calar plurimus, qui similiter eis influiia fundo maris, Aqua igiturquae est intra abyssum, solvitur ab hoc calore in fumum, quifumus ascendens per quosdam redit ibi in aquam rursus crepidines, quae poros ad montium fluminum per alias poros distillatvr a montibus, quae distillatio, origo est. Habet autem aqua illa saporem dulcem prò eo quod ex fumo generatur quum similiter fiatetiam fumus aqua marinae dulcis. Nam et similiter nubes cum a mari procedunt gèdulcis nerant ex se pluviam saporis.Dico autem quasdam tersola emali rae abyssos hy pluviaimpleri,quodprobatur ex eo quod in terraemotu accidit ex terrae hiatu dulcem efflitere. aquam linde et flumina quaedam orientur ex hujusmodi abyssis quae in aestate contingit siccari, consumpta omni aqua quae praece* , quas , , , , , , , dell' il2 origine vonio; imperocché avendo nell'aria alcun rigine dallo spiritoche dal nel che succede del tempo , rremuoto nel si fa fredda del tempo dal prima evaporava in mare ancora il calore che giù penetrandola ritorna su o- re superio- L'aria terra. mentre iremuoto, sua quello spi^ tutto rivolga alle cavità inferiori della rito si neiraria svapora mare la questo , terra. Succede e massimamente ancora nel in autunno, neir aria venti qual tempo i quali , a causa del calore, a causa del dallo Mentre nel nube alcun vento come dice forma che di Aristotile le terra darum eo mari ritum etiam fa T aria e cedono, suc- Lo oscura. locum qnae spira non e una il sole, oscuro dentro la stes^ iranseunt. in ventum esse cora an- aria apparisce , per hunc tempore mdlum terraemotus ac- Ac- aere , ventus originem habeat a spiritu qui evaporai qnod quum in,superiorem aerem, terraemotus tempore, spicontingit illum converti ad interiores totum (rigidusterraemotus aer vaporabat etiam parte emanatio, aquarum cidit autem prò in svapora in poiché lo spiritochiuso del tremuoto; tempo meno parti; sue nube alcuna senza verno linea;imperocché disgregare possa spande i tremuoti e comparisca tremuoto cono produ- primavera. Avviene in , nel a del tempo e sottile in lunga ed nel e si non i venti state vi spiritosvanisce verno adunque autunno la terra state lo nel primavcra. sprigionano grandi dentro spirilo,nella più poi in che tornando similmente e freddo. provengono si ancora Imperocché nella il tremuoto. in il tremuoto a mari terraemotus fiuntventi et in vere qui dum calor penetrans autumno, redeuntes concavitates. qui prius e- terram. Fit etiam xime mà- quando intra terram Fit faciuntter- evanescit et spiritus per calorem hyeme propter frigusnon resolvitur.Quum igiturventi In raemotum. sursum, maxime in aere, tempore, redit deorsum terrae enim aestate , rursus in et terraemotus , magis minus fiantexspiritu, vero tempore, nnbem CBre,pro eo ut ait et , quod in autumno longam non et sii ventus Àristotelesapparet , vere, et subtilem quidem fiuntin aestate Accidit etiam in modum et me hye- terraemotus lineae apparere in in aere, qui disgreget ejusparte s, sol obscurus, absque omni nube tempore, ex eo quod spiritusintra terram inclusns, obscurum: et hoc ipsum quidem partim evaporai, facitqueaerem terraemotus cadde nel tremaoto Cristo Salvatore. Uemuoto che siccome del tuono lo suole impeto dalla con solare^per in il mare, presso quale incessantemente rara, acqua terra si accese si accendesse ed effetto del per incenerisse le acque seco ceneri,insieme salse addivennero alle somiglianteconsta spiritomesso moto erompendo e la molta , per poi mescolate da vomitate fece che la e acque quali son dense e le delle e grande eruzione di finalmente dall' abisso ; Dico mare. Gomorra e ; il terra del , trasse colle dal fondo in molti altri luoghi. Infatti lo la terra dentro si trovi cavernosa, in cui fu dalla lore ca- più il tremuoto anche Sodoma di tremuoto fiamma e accaduto essere dal spiritovi possa penetrare, si eleva la sovversione città vicine fu fatta dal cenere, nube. 1' ecclissi verso la terra affinchè lo il che Avviene specialmentese spugnosa ancora massimamente basso. 0 e fò apparire stesso aria alcuna in tre; pie- nel momento ragione che lo spiritoè abbandonato torna e , la essendovi non le , pezzi le pietre: lo in mettere il tremuoto anche fendè terra spiritosprigionatodalla nube il sole oscurato, Avviene della passionedi nell' ora successe Imperocché lo spiritoche operò allora quel uscendo , il3 FIUMI DEI sotto terra, mescolanza di qui factusest in hora passionisChristi Servatoris, Nam spiritusqui tunc illum terraemotum operatus est^ egredienscum impetu a terra, fecitlapidum scissuram, quemadtonitrui tempore, lapides modum et spiritus coma nube expressus minuere solem solet,idemque spiritusfecit apparere obscurum, accidit in terraemotu terraemotus ca cirapparente nube, Fitetiam maxime a calore, relinquitur ecclypsimsolarem, prò eo quod spiritus nulla in aere reditquedeorsum. Fit et terraemotus maxime mare prope , pòsi terra quàe est prope mare aut fuerit cavernosa, sponut subintrare et eam a maq ui fundo possit giosa rara, spiritus tissimum ris incessanter ebullit. Dico etiam urbiumque vicinarum eruptioplurima cineris Gomorrhae, factaest cujus simile etiam Nam spiritusmotus in multis subversio et quod Sodomae in quo fuit ex terraemotu , et flammae aliis locis terrae constat intra terram et aquae accensus est ex accendi et incinerari, tandemque erumpens ab ab ysso, aquae vero cineribus admixtae terram aquas vomuntur a Galateo terra, factaesunt Opere iii. motu terra a , evenisse. , fecitque traxit cum et salsae et spissae, ex secum quibusemulta B ter- dell' i 14 iefvsi tramutate in essersi dopo sopra chiuse formino e dallo nel che essa, vi V del di cune al- fkiisca il , il tremuoto si faccia la dentro momento volte restando acqua poi ohe movimento alle e rimangano ancora che Inoltre in terra, volte succede terra dalla si terra accade tremuoto di , udire un dentro cende dentro mosso àncora produce la la Inoltre tuono. nube/ splendore e che siccome nel la terra che fiamma, da questa suoni della lo lo Accade nel tanto movimenti che dello ac* tro den- mosso fa e poi che tremuoto, si appella alle volto e spirito infranto, si accende lampo. rito spi- spirito si sulfurea, similmente lo che rumore tremuoto rende siccome terra quel produce la diversi i viscere nube appellano di generi le dentro suono mosso la Alle stagno. messo ciò da pruova dì uscendo le acque che assorbano dall' abisso. spirito FIUMI ancora fenditure le nella è flusso qual si uno crepature DEI Accade nere. volte alle "ti sotterra^ 0RI6INS quello si odano nel versi di- tuono spirito dentro la condo se- terra e nube* admixHone rae terra in nigredinem spiritu erumpentes cum Accidit versae, resolvi quandoque autem a aquas terra, et quan- hiattts terrae, supra terrnm doque post conclusionem etiam remanentibus efflcere.Quandoque ac stagnum scissuris in bgsso, Amplius probatur moto ex eo , intra audiri bem terram, sonum efficit in facitque terram similiter ^ui terraemotu quod accidit dicitur autem diversa in tonitruo nubem. sonorum secundum et Rursus spiritus motus etiam et interdum nubem intra et genera diversos quam sonum intra audiritamin motus intra terram , facit ftammam, nubi , vocant. intra igni» Contingit terraemotu, spiritus nu- modum quemad- autem allisus fulgetram a- terram , , ab est tempore spiritus mntus tonitruum. accenditur spiritus motus tur, facitque coruscationem quibusdam spiritu intra terraemotus quemadmodum sulphuream, et fieriex terraemotus autem remanere, fluentem, cujus fluxus fieriaquam terra, a terram quam aut DI PROSPERO fiOLOil E DI FERRAMOSCA E FERRAMOSGA DI eccoti Crisostomo 0 COLONNA PROSPERO DI delle cui lodi né della la principale il Prospero vedere di yeduto, il primo quando lo d' Italia. Roma è conto capitano d' Italia cittadino pHmo anzi di orbe V tutto alla disciplina romana la clemenza ; virtù la tutti,nel di la nimità magna- , umanità, air prudenza , miseridordia giudizio a romano, la tutta alla congiunta fortezza Fa , quale potrai vedere la lettera. lateo Ga- del è non , le città fra , convenientemente mia presente , abbi parlar tano, egregio capi- Colonna Prospero , modestia alla senza , iattanza il alla vittoria. Del quale ai è fatti delle grandezza alla pudore , mi non forza di , discorso. Eccoti il nostro scritto avea italiani En Ubi , che ; presente .interrompere gium, de cvjus laudibus neque ducem totius in quo prò Italiae videre. Roma , gnanimitatem videre poteris omnem costili , egre» est primum videris Ilaliae, imo judicto civis et est, romanus disciplinam romanam valieri ca- Galatei neque est urbium omnium in il del dticem illutn cum princeps orbis; Prosperprimus duce dicere materia praesentis epistolae. Putato ; Columnam Prosperum , porzionate pro- dei il duce e Francesi coi cose quel Campano questi ò il primo Chrysoslome ranza tempe- io dire Ferramosca combatterono la , potendo , quale ti gesta ma, mixtam forclementiae, prudentiam humanitati sine jactantia, pumodestiae misericordiae, virtutem , titudinem dorem De quo est in magnitudini quoniam rerum gestarum factis aequa prcBsentiarum sermo. dicere En Ubi temperantiam victoriae. , non possum, nostrum intercidendo Ferramuscam cam- Ii8 più grande virtù la , in un di guerra stomo ho lettere che religione.Non in venerazione. Costui cancellò la nostra restituì V deve costui a il quale rintuzzò , Crisostomo sei se , Italiano abbi in venerazione ed lui dobbiam Italia. A Questi è il Torquato molto lui dipende futura , sia ricordato che la le e vittoria nostra da la guerra. sia stata lui, come la fortuna -dì tutta augurio Non ti quella pugna , singolarecombattimento un indotti. , primi auspicii e il buono dopo tutta a il nostro Corvino , peso mane ro- cose onore egualmente il nostro vittoria di tutta di quanto re tore Questi è 1' Et- , ; da della nostra dotti e Camillo nostre ti scrissi,prenijemmo i pochi 9 ama. r Achille italiano , il quale è di anzi del i Francesi vinse leggestimai f , sacre superbia dei Galli. 0 la se , costui dalle agi' Italiani. L' Italia molto onore , e Griso- o , dicono costui vergogna, , costui posso come , Davide lore va- il sentire e allontanarmi perdoni la latinità, lo me , tanto adolescente,e perizianell'arte un e , mingherlino gnava re- , in modestia e , cosi corpo prudenza da vecchio meraviglieraiche Ti piccolo corpo. un si trovi in la COLONNA scrive di Diomede Omero come PROSPERO DI sia solita di la guerra , raviglierai me- se o ti di piegarea Me est italicorum equiillum, de quo ad te scripseratn; Gallis tum, qui cum pugnaverunt princeps et dux : in ilio eut de Diomede nim scribit Hofnerus major in exiguo regnabai carpare virtus. Miraberis in tam tum pusillocarpare esse tanet prudentiam senilem et animorum, in adolescente semum peritiam rei militaris modestiam et religionem.Non possum cola a sacris literis quas Chrysostome parcat mihi latinitas, discedere. Hic, ut de David rege ajunt,abstuUt opprobrium nostrum panum , , , , , , hic Gallos Italia multum hic Italis decus vicit , debet qui restituii. Huie superbiam obludit. Hunc Gallorum italus es, si unquam amplectere.Hic est Hector immo Chrysostome,si liae loti honori est. Buie docti debemus. suum , Hic multum est noster , Achilles rare, venelegisti, italus qui Ita- dodi pariteratque in- res romanas , omnes Camillus, noster Corvinus, nosler Torquatus;ab hoc pendei Victoria nostra, ab hoc, ut ad te scribonum accepimus futurae psi,primum auspicium,atque amen belli totius victoriae nostrae. pugna ponderisfuerit , Non si memineris miraberis quantum^ in illa aut pauco» post singularia FIORENTINI DEI Le lettere le per se la e delle belle dei Barbari, frequenti invasioni da morte, non mltura pirecchi secoli arti io della e sopite Italia medicina, languenti e « dai furono stri vo- , maggiori, Fiorentini I anch' prima essi le coltivarono più degli altri o greche credo non è il cielo della la si che altrimenti quei benemeriti, in altro luogo; d'uomini Conobbi spiagge e di e rirono, fiomite illustri,non prima e d' Italia e Io dopo ingegno grecanico, la eutrapelia, vo' dire, dei modo con e Italia in oggidì. Perocché ferace in queste latinità,e Firenze' sempremai difetto e alla svegliato, (entile,elegante, gioviale, affabile^ destro, acuto, urbano in cbl greco. dice Turchi dei venuta dttà vostra che , destate. ri- poeta, introdussero sapete, come sia m ve vostro quali fossero ettere: quei rigogliosissimiingegni del benefizio questo resero abbastanaa, dicemmo ne linguaggio il usare per , Dormientes, saecula in Italia verbis praecipui in morum multa ante litteras, et enim ut literas Fiorentini vel ingenti,nec urbis ut dicunt tempestate \estrae di Actico, ùcuitatem, solertiam, humaMtatem, primi , invifverunt, colueruntque alibi scis, dixiinus, quae semper coelum virorum, ^oque Italiam ftoruere florentimma Est per et medicinae pii satis multa, mo. mortuas crebraiBarbaromminvasiones, ob Graecas tinitatipraestitit, vel dicam s)ndia,majores vestri, ut vestripoc' Hoc civitas la* beneficium vestra utar, exdiaverùà. humanitatis, tae langumte^^ne et tenue Novi et hac , qui fuerunt Florentiae deesse existi- ferax praestantissi- ingenii dexteritatem, elegantiam, jucunditatem. 122 FIORENTINI DBI Fiorentini. Or dimestichezza e in pur Lecce, dei ma amicizia sarebbe famiglie, come alcuni coAbsceme fu dato te; l'Orien- nati da nobili zi, Medici, Martelli,gli Stroz- dire i a tenni coi dimoranti essi^e non^solo con quelli che viaggiavano verso con quali mi eh' io pressoché cinquant' anni fanno bili, gli Acciaiuoli, i Petruzzi, gli Avanzati, i Rodolfi, i Noi già e non Baroncelli,gli Scarlati,i Carducci, gli Altoviti. Sono vecchio avendo e , in Napoli e forestieri, mi fatto venne dolcezza fossero più dei vi mando , buona, allo della vostra: quel per fabilità, dei costami, nell'af- suo momento aveva che la mia cantucciato Però qui in Gallipolirinche sia fino .ntendimento? setto mano sto Richie- qui mi cosa la lettera che che che per amico come lettere è mercè la Dio salite degna , , modo ne gli amici prontamente soccorrere dei volte seventi come napolitano dottissimo, che dirvi stesso e e che la gente, che nel- con potrò io scrivere mai cosa Summonte, facessi io, in modi dei Fiorentini. inclita città e di cotesta di trattar Italiani con confesso ancora, re all' amicizia, e, innanzi che dal giammai esperienza, nel avuta molti con del conversare, nella stima ho praticatolungamente , . già appreso aveva vi raccomando e vi prego urbanitatem, et ut Grace dicam eutrapeliam Fioaffabilitatem, rentinorum, ante, et post transitum lurcarum in hanc horam /taliae, Sunt anni ferme quinquaginta,qttibus ego consustfidinem et amicitiam habui Florentinorum, i eorum, qui Lupiis mora" et Orientem bantur, eorum prtficiscebantur non^ qui ; quontm nnllos novi ex claris ortis familiis Medices dico Martellos Strozios,Acciajuolos,Petvucins,Amnzatos^ Rodulphos NobiCardwios Altovitos, Senex sum les,Baruncellos, Scarlatos et diu inter Italos,et exteros versaus Neapoli praesertim co* nuUan tot Regibus,fateor, ram me gentem novisse quae Fiorentinos superaret conversationis,ractaòilitatisque et morum et amicitioiobservantia,et in amicos, ut iuavitate,et facilitate, saepe expertus sum, prompta benefciorumcollatione. Quid ergo ista inclytaurbe et eruditis auritus suis dignam scribere poS" latinans, Quum $em Callipoli ego nterrogatusquid lue agerem seria Summotitio Neapolitaao,viro dxtissimo, prae mambus bens habebam Epistolam quam adte mitto, ut scias me Dei be* neficiobene valere, ut ego itidemie te ex tuis literisintellexe, , , , , , , , , , , , DEI abbiate De cura sempre 123 FIORBNTINI e medico come lo ve ingiungo ; , noi imperocché di corpi altri medici che quello abbiamo non voi sulle vescovi diritto minor anime sui ben umane: 9 sapete e altri gli che laddove età là mi et ram, et ut te in enim cenza, li- daranno vorrei insieme voi, con State sano. Gennaio. di tuam praecipio corpora, quantum caeteri et go Ottobre^ ut cures nam non minus amicus suadeo, habemus juris , Medici scis presto; morire, Lecce. vostra , nos di più ad ne me quindi e valetudinem semper Italia Roma, al fino innanzi alla venti Medicus ut rogo venire ai Gallipoli d' in Roma io ritorno. vostro venitene in giacché, inverno piacerà, Dio a dimorare T^edrete; il vostre^ cose desiderio quanto con aspettiamo condizioni le V e voi alle di e tutto passare da conto V stimo, e assetto fate se amo dipendenti dato Laonde se vi quanto te et amem tuae dictioni Episcopi et quam venerer, in hominum : desiderio quantoque redilum subjecti animas tuum e» expectemus • , Tu istis compositis vero rebus ad quamprimum tuis, nos advola , sin tem, Romae et enim morari decreveris, Italicarum rerum antequam ad vita e calendas licebit, statum discedam, hyemem Octobris,siper illic me totam videbis; Romae aeta^ cupio agere , tecumque Lupias si tuas Beo ita visum , vale. CaHipoli XIII. Calend. Februarii. fuerit, repetere. Bene \ DEL SINGOLARE DI Ti UN con o che fratello dritto, né di quel armi, ciò il veterano e nel tutti stimano, di nò a Ubi , di fu toccò animosi juvenis tere combat- I nelle stabilito nella Ambo singularem nec di- no- pugnam et non rani vete- , Causa dissidii quod juvenis ille equitis Suessani, fratrem multis vulneribus asserebatqus se percusserat veterani id jure , fecisse nec quod id fecissetpoenitere pollicebatur si quis più combattere^ giorno. ferocis et il giovane, al di fu stenerlo so- Laonde sommamente il , di l'operato. di al causa luogo assegnato buon a momento. gran Maramonti generose facoltà valer il re, il Nuovo, bilis Madalunensis è fatto dritto. re luogo torto, annuendo Castel Narrabo che ferite si offriva buon a più giusta veterano armi.. Finalmente fossata armi, molte di e roce^ fe- della disapprovar dal del scelta La quella delle che fatto impetrarono impunemente. riconescevano volesse e cagione di averlo fatto, avesse essersi La percosso diceva e alcuno se negava veterano ciò Sessa. avea veterano, pentirsi che 11 veterano ciò giovane animoso giovane di timento combat- singolare il Maddaloni, cavaliere quel colle giovane di SOLDATO GIOVANE UN Maramonte, generoso veterano un DI E nobile un fu contesa un VETERANO narrerò, di COMBATTIMENTO vellet idqu^ , se factum improbare. armis eayperiri Veleranus nega* , bat id jure factum fuisse. Qaapropter impune decertandi a delectus, quod magni pugnandi omnes causam opinantur , , rege impeiravere, momenti plures Locus est, veterano quod maxime veterano in jus juvenis veteranusque armis tironi armorum , Justiorem obvenit. valere nec ab , tribuebant, Tatidem rege re, an- 126 scendono il nello il e re del e si che SINGOLARE DEL figlioe le due Spagna^ avanzarono andare sf nascondesse le forze nel poste nel nel lunghi e pesanti,che due e ^ armano alle mani, r aere di punta volte pugnato Eguali armi giovane non ma, pri- furono avea sciuto cono- elmi, due scudi Due quel giovane e il segno , di animo con dato e tato, sperimen- avea dai desideroso due lunghi 3cudi. di combattere il volto del veterano vane gio- sferza indarno mente, rara- giovane quasi egli tocca leggermente poscia fra il combattere ; pugnandi locus in fossanovae stitutvs et dies. Descendunt Il vibra ne fiate ferisce il volto del ancor mente pronta- vengono , spessi colpi; il veterano eonstitvtus est nuenté vincitore. luogo. Il giovane stesso due coperti entrambi però certi,e nello l'esperienzadi spade. Anibedue feroce affinchè e degli animi, maggiori avea mai non quelli l'altro si palpavano della pugna. tempo tori spetta- come morte; veterano l'infelice che ma mezzo, non se uscito era alla l'ardore imperocché provocato, volte giocondo, e non giovane, maggiore nel due essendo , bedue popolo napoletano.Am- frode, Tun alcuna Eguale in entrambi e ìlare nozze il corpo. guerra; il tutto e a all' uopo ziani regine^ gli oratori dei Vene- volto con sembravano non costruito steccato di re COMBATTIMENTO ambo in claustra ad , arcis^conhunc usum et duabus reginis atque fabrefacta spectantibusrege ac filio Venetorum oratoribus universo popu' ac Hispanorum regiset hilari ac jucvndo vultu ut qui lo neapoUtano, Prodiere ambo ad necem viderentur ad nuptias ire non ; et ne quid doli la, , , , utri" alter alterius corpus contrectabat. Ardor animorum rei bellicoe exque par, vires in juvene major es , in veterano perientiamajor; bis enim ex provocationeantea pugnaverat , teret , bis Victor evaserat. Paria arma in medium sed , infelixtiro nonnisi pugnandi tempore duo longa scuta et gravia quae tnmquam duo posita noverai. Duae quae galeae fueratexpertus , tiro , enses, Armantur signo manus impigre conserunt ambo scutis protecticorpora longis.Juvenis ferox et ingenii avidi ad pugnam crebris ictibus neqnicquam verberat auras ; ictus vibrai veteranus attamen certos raros atque ora juvenis bis feriieodem paene ictu punctim loco. Juvenis et ipse parvo et dato ambo , , , , , i28 SINGOLARE DEL COMBATTIMENTO udirai,o dairaccorrere come tale è l'usanza dei circostanti soldati dei valorosi che il preso domanda chi a essendo il tutto lo donò al certo Grande della religione condotto perchè perchè 0 una volta avea Carmine, Né ciò era e si votò vivo, dal conosciuto le cui bandiere sotto volta, e col cui ispiratomiracolosamente, e si era sive fatto tironem ac ut moris dextera est , , vum spedante populo duxit illum donavit. melitarum et , mentre apud militato regem Vergi- Beata est manum apud conti- , prehensum manu tra al- quel duello, quia id moris , strenuos, ut suppliciet vitam precantiparcatur nuit gine. Ver- avea dalla io credo milUum circum^antium Beata quel giovane prigioniero re veterano spesa come ria Ma- lonna specialmente Prospera)Co- e quel favore al battè, com- di Santa veterano, il quale in dono reso, era "che Vergine glielo alla morto o o , stamente, giu- non di rifiutar la pugna peccati nella chiesa i suoi gli si che e concurm si sarebbe quel giorno nel quale si di consigliavanoa dare tutti Io che perchè la Beata o promesso, egli confessò del disprezzata.Il giovane avesse si vergognava allo spuntar consigliasse, del mai consapevole eh' ei fosse per combattere era gione pri- Carmine. saggio dubitò fine chi V mal a , del nessun e e maravigliosa fu in tutti ì secoli la forza e , Io menò uso , popolo spettatore^e in presenza Maria Santa a mano , com' è d' giovane colla destra la rattenne , , re la vita chè per- perdonino al supplichevole , e o , divae Mariae captiCar- saeculis fuitvis retiMagna et mira profectoest et omnibus sapiens duqui contempseritperditum iri nemo gionis quam bitavit, Juvenis aut quia conscius erat quam nonjuste pugnaturus esset quod semel seu quia puderet delrectare certamen mane promiserat aut quoniam beata yirgo suadebat, summo , , , , . in ecclesia divae CarmeMariae illius diei quo pugnatum est , litarum confessusest peccata sua , seque beatae Virginivivum mortuumque ptivum ac devovit, Nec id noverat qui eum veterarus , dediticium juvenem regi dono dar et , omnes ut ca- suade- cujus auspiciiivetepraecipue Prosper ranus jamdiu militaverat et cujus favore ac sumptu certamen clamavit: hunc inierat tactus coelitus ut puto virgineonumine dono do, Habes, mi Maramonego divae Mariae Carmelitarum rent Columna ac , , , sub DI ne, UN B esclamò: do io in dono Eccoti^0 mio 0 YBTBRANO DI UN costui , questo potrai concbiudere , e a Maramonte, il fatto giuoco gladiatorio del quale più valga GIOTANB Santa e Maria V ordine e del Carmine. della pugna , anch' io ftii spettatore. Da quanto la prudenza sovrasti alle forze del corpo nimo, cioè all' audacia 1)9^ SOLDATO ed e l'esperienza anche dell'a- alla fierezza. eujus gestam et ordinem pugnae, seu4udi gladiaiorii et ego quoque possis quantum $pectatorfui. linde conjicere viribus coret valet, quantum prudentia rerum plus experientia antecellat. poris,et etiam animi» hoc est audaciae et ferocitati ti , rem , , iSnLiiitn fkiétréi 0 m. Duolmi, mio 0 sia decaduta in delle le vestigia città, pure si Giapigii la dopo di presa logora furono chiari e i Greci rarii. vanno Poscia rimanga di Troja le o i occupando ritogliendola i Greci indi la Dopo perocché rivissero, imlette- monumenti V Italia Longobardi piuttosto i Romani o Il penso^ come innanzi. i fatti coi Goti qui mortali. dei cose poco o i nostri giungessero degli Spartani tramandavano di fatti cui Giapigii, , ghi luo- , di Greci I gione re- molti dei o lettere i nostra dire, gli scheletri cosi il tutto. Lizii, di Idomeneo, dei in peculiari Troja. Cosi tempi quantunque per che distrugge ai e, prima servivano, tempo venuta delle o della memoria nessuna città, stesse che modo, celebrità la che Palatini, si scorgano grandi PALATINI LUIGI A e , Barbari ai che , la imperi ut et si , plerisque in rum Palatine, quibus Japyges nostri , Trojam adventarent, dicam fatta ) busta memoria deserta. nulla Sic eodem mortalium ras Im- concidiS' urbium extet, peculiarium aut Graeci antequam utebantur. ita magnarum tamen urbium, ipsarum aut gestarum, fìra i due mezzo regionis celebritatem sic cernantur, nel era interamente e nostrae vestigia et (ut locis che regione quasi devastata^ fu Doleo, mi se la tutta occupavano, aut re' literarum, post captam omnia euni , acperimit; tempus consumit, lo ante temporibus et Spartanorum, rum monumentis clari puto Japyges exlitere. et Phalanti omnia ut Post adventum Trojanis, autpau- Lictiorum, et , revixere, mandantibus. Rursus Idomenei litera" Graecis deinde Gothis , Longobardis Italiam Graecis tenentibus , seu , potius Romanis Ì2Ì A perocchò la che divide noi Turchi, la quale vedremmo ora Come quel Peloponneso, che moltitudine per tissime genti, Turchi è ora di già vuoto, dà e tempi di Strabone, di Dionisio in queàta di Tolomeo, restati rano taluni libri di degno di frasto e il considerazione. di Annibale porto poi notissimo suo dei Rocnani ciò ; per di quelle; in Grecia primo duce tranto; donde per dettero delle fecero e e- svolto a Taranto; frequentato gitto tra- disi la città di Brìn- rinomata qualche notizia ci tramandarono il valore taliano, Vi- di Giovanni illustrò la città di 0- Giustiniano di cose trovaranio poco celebrità Torbe peri.Indi il resto ben e Archita, Aristotile,Teo- in tutto gli scrittori tutto di Plinio , abbiamo quantynque Platone, e Ipparco. Ai regione per la vicenda geografi e storici,pure le guerre Veneziani ed Pomponio di , piccoliborghi.Noi poten« spettacolodi sé. Non Eratostene come rente stato fio- era dei guerre miserevole scrittori antichi, abbiamo , strutta. di- interamente contenere a la fosse durata tempo un popolo, capace le continue per è esausta linea esemplo Ti sia di più lungamente se terra questa sulla Giapìgia è posta o , dall' Occidente. V Oriente dei guerra Mesapica terra PALATINI LUIGI , dubbio non io crederei argomento che omnis erat reposeentibns retinentibus barbaris quae media regio inter utrumque imperium va stata est, ac pene deserta. Est enim terra Mesapia, sen Japygia^in discrimine positaet Orientis tibi sit Turcarnm et Occidenti^, Exemplo betlum, quodsipaulo diùtius gestum fùisset, illùm terram exhaustam, ac penitvs deletam videremus. Ut, quaeethominummuUitudine quondam fio, , , rà"at, Pelóponnesus illa tòt potentissimorum pópulorum ob assidua nuhc Venetorum et Turcarum bella, vacua capax, sui miseràbile et est , , non praebet spectaculum.Antiqnos scriptores ha^ Dionysii Hipparchum, Strabonis et Ptolemaei PoénponiifPlinii temporibus in hac terra rerum vicissilùdine parva svpererant oppidula,Nos etsi nonnullos Geo* libellos revolverimus,pauca tamen graphorufhyet Historicorum invenimus notatu digna, Tarentum, Plato, Architas,Aristoleles, bella : Brundttsium vero Thephrastus et Hannibalis portus in bemus ìit Eratostenem , et , , , , , , loto terramm orbe notissimns et Romanorum ciam trajertuscelebravere: idf^o riae tradiderant omnia caetera , frequens in scriptoresaliqua de interierunt. Inde illis Grae- memOf Hydruntum ^ella eUtà avesse LUIGI dato il 133 PALATINI a nome la tutta regione.La Solato Tasle^ 6alatofie"da cai traggo l'origiDe, tichì Greci ellamano ch'ei la traesse tFì riooréPano dMcenéensa antico. In ha non molte qual condizione che cose al giova del Usa steesow in noodo die è vera. caduto Joannis Imperocché dalla Vitalinni Al- mone; testi- né recente ai nostre ti mando. tempi Leggerai sieno, che tu fedele avesse non a ora scrivo. te testimone tanto a che aggevol degli uomini proverai ap- tra troverai al- non verificare cosa te a dal tuo, ed dipartirti ; noi principisin Gothico dedisse loti regioninomen , Lecce. Ruge. Guido Justiniani unde illustravit virtus che comunque ò non memoria , dei degno di perdono, in quello di essere opinione fino la mia più e giudiiùo senza sue di autore cose conosceremmo da nostra re Quello in cui errò, ò da imputarsi sapere. queste quale afferma Malennio e letto,è ho parole tali cose, se egliscritto, neppur Leggilo poi gli aiu riportano come fossero le sue tempo, in questo Imperocché lode. da dì Lecce nome guari lui, raccoglieraidalle di la , materna gli scrittori moderni io ^e e il soltanto cui Ravennate, nò principe Antonino di Dasunnio, iltusira la fiigtiuoio Saleniini che Salente, Rugo, Manduria, Geglie^Oria» storia del La Galeso. vec* quasi dist/rutto Leuca, Ugento, Gallipoli, Nardo, ha ohìezta A però quel per bello dncis illam urbem Callipoargumento crediderim. Leucam, Uxentum tnihi unde origo est Galatanam, SoleliniyNerittim, Vastns, et haud dubio quod tum , rium , , veteres Graeci Coelias, Oreas : Salentum Galesum vocant senectus Rhudias , Mandu- , Noslras fereconfecit. illnm a principishistoria decorai quae Salentinorum Mallenio Dasumni filio rege, matemum genus dutantum xisse perhibet.Aia Lvpiarum, et Rhudiarum nominis recentiores Guido Ravennas meminerunt. scriptoresin quem plerisquetestem adhibent, et quem ego nuper legi,nec recens est vetus auctor. Illius temporibus quo in statu res nostrae es* nec intelliges, senty ex ipsius verbis, quae libi mitto Leges multa pretiitmest. In qtnbus deliquit ea temquae. intelligeì*e operm pori imputanda sunt: in his venia, in illislaude dignus est. Nam haec quidem quoe ad siilla qualiacumque sint,non scripsisset, ne Tu vero ita illum legas, ut et libi ipsifi' te scribo, nosceremvs. dus sis testis.Illius judicio ita utere, ut a tuo minime discedas. Lupias M. Antonini , , , , , , 134 LUIGI A quanto possiamo, quanto egli PALATINI Salentini nei Lecce pose luogo il illustrare dobbiamo nativo. disse il In vero che ; , Lecce ora Lecce è Calabria, è il narra Ennio lo dai ; natii. Non veneris. natali Rudia stadii: corrotto in pel ei si sta po- cedeva inter- non s'ingannò cui tadino cit- è ed città con Taranto, Ruge, queste in nato celebre appella tra sia sul me no- appellavano sano. tamdiu sententiam meamque si lui tredici modo pel Sta di i e imperocché Ennio avuto Forse più di entrambe da inganno; Che Pomponio: Lecce. da spazio abbia quale la " in Licia. che ; dice lungi poco di vero Imperocché falso. chiama ei che quella cadde Gallipoli^ appelli si facile enim est ab quae ea, veriorem qtiamdiu probes, hominum in- non memoria a- , bolita sunty Ivm recensere illustrare : tws debemus. quoad tamen Quod ille patriutn possntnus in Lupias Salentinis so- posuit , dixil: verum Lupiae quod sunt, labris Lupiae fuerit nalus Liciam ipse quam Callipolis nunc Tarenli quod : fallilur, Quod nuncvpat. narrai vere dicatur, Ennius Pomponius Rugae ait, appdlantur in Ca- minime. ortus , Nam nam , Cive Ennio longe nee a nobiles Rhùdias Lupiis sitae ; sunt. quae ab Forte ip^o inter , niMlo urbes ipsas jacet utroque nomine , deceptus plusquam ob spatium corruptam tredecim ab incolis stadiorum inter- appellationem , est. Vale, 136 ALLA ricusare da Dell' e largiti.Se natura solo non , sei alla nata rocca costumi; per i e al volere e è svolgete i libri dei , le altre fanciulle. e devi tu padrona fanno la dei filosofi a cui per agliuomini, imparate ad , mo; l'ani- lana, traggono voi, d'imperare anche e ai buoni coltivar « fila dell' oro, concesso santi te il corpo, le sottilissime di fortuna tra opinano leggi,alla disciplinae alla quelle obbediscono molti tura na- quelle a servire;quelle attendono alle tu agli altri per come , quelle coltivano la seta usanza e dev'essere fuso» ingratitudine i beni con principi sovrastano comandare^ a cale non legge distanza grandissima Tu in avere SIGNORA imitare gli esempii dcAle Kluslfi ibatrose, oiMle sembi^iate dagne di polir tu"a eomandire acciini«riò tnltt ì suoi Gominoia, avvezzati sobifo e i inuliH §»quelle nelle qiiafl agli oomliii, come giuochi, t besii. in quesla drTertimemf ie inani i y parole; foggi V ozio allOQiii alle vecoliie gU occhi quftHsèe t5(Ha e le menti d' «omo, pdchè pldMe delle etli,a delle monili, le quali e tencar^ai lavoleoei le Vw9i il cotifkbulare e le vesti dipìnte, gié awrei ishioife,: d' ammiraaione lenei^ fsa d"3iiitì"»" cose soft vilissime, e rendono Comincia serve. sei màUi come ho , ad aver éeUo , a bona Si principes ingratirecusamus atque despicimtis. natura, non sotum ìegibusel ronsuetudine,ceteri$ praestani,ut plmquie apinaatutr,maìbima Inter tu ceterasquè puellas diÈtanUà iÉse éibeU Tu ad imperandum iUae ad senfiendtim naUne , sunt : illae colo fusoqiteuiunttfr, tu legibus disciplina bonis ac e"kre deèes : Ulae corparis cultui student, tu animum moribui: irahunt Ulae kerae servitmt, lanam 4t auri téfadunt, s^ricHm mdsnmafilù; ves quibus,qnaniam fortunae ita visum ewt, 0l6ttiii et pkilcm' viris imperan datum wromm est, Ulfrès umetortm diteti, phùtum ev"imte, exempla Ulugtriufh /arminartimimitm ut àigna vidmmim viris imperare vateatis, ut i» quéififr' qua dona bonaqui omnia tuna tua congei9érit, in istó tua tenella mtate contemnere jodOM Ineipe,astnèuef tuius, inanes ftéellas^vanitates, et Uvea H inutilia verba: fu^e ùtia Bt tonfàbuìalismt mmUercuianm^ m^ pietas v$ete9 " mtrea ne piebeji»admirantur mHa, ptm omnia mlimmw teiulm^ et ^ naturae , , euias et imenÈet iwcìifartim uttomkn detinei^t. Ineipe de aliqÌM ftOlTA eóvnandare agff uomini. 137 SFOttK Abbi sdegno le inettezze a donnicciuole^ e comportati in modo I sagfgi,onde i desideril e i degne della la seta; tu fra tanto scritture, ad natura di soprawanzare tu quanto pregio San (t^licose eecellente di lafMo di ma di soprastar più del servo , ero per tira e e a nuove dagli uomini le quanto loro. tao; estima non di pietre preziose e vesti conto Nò e di supererai per credere* che H ampi poderi; grande virtù» padrone maggior quan* ma perchò va nanzi in- saggio dubita che, quan*- virtù. Nessun e attendi perche può più,o perchò sia disceso di argento ingegno ) cose a ti servono, più ilkistre prosapia, o perchè possegga tità di lana, il lino, ti formò latino questo e argento, in poco animo) stima sia da in oro, si tengono trottola,o e Girolamo^ Agostino, Griso* alle altre fanciulle che le vinci alla la non cose ingegno; investigarle vecchie ad quello scrittore greco, stomo, da in avere o Fa tuo giustiziaagli uomini Virgilioe Cicerone, studiar ed età giuocano (poichò per rendere ma , del e è di festivo trattano non disprezza e delte donniccFuole. e prosapia della tua se piacere agli uomini da gravi ti ammirino; cbiarissima tua gettar dadi, o c^si vili i e giudiziidel volgo le ancelle méntre a prudènti delle ut dixi, nata viris es, Mpert , quùniam ad imperandum ita ut viris mulierculafum fae sapientibus ineptias; atque , Mde pktceas prudentes et graves viri admirentur, et vulgi et muliercuktrum studia ac juditia despidas. Rem dignam clariS' istae tuae coaetaneae Simo genere et ingenio tuo facies si dum aneiUulae, aut tivcho, aut Jactu taxillorum ludunt, aut sidies Unum, sericum traetant (non non f^ìstus si$,dum itlae lannm reddenda fortuna énità te ad haee vilia sed adjura hominibus tuinterea 4wHiMt) Virgilium,Ciceronemque ampleetere,vete* Aw tes et novas scripturasperscrutare divum Hieronymum etistumtuum latinum guttinmn, 6hrysostomum illum graecum sanctissime cole: tantoque tepraestare ceteris, quae tibi serviwtt, fueUis existima, non quanto auro at^genio pretiosisìapiilis excellenH et vestibns praestUerisfista enim iis qui magno ac animo pollentlevia sunt) sed quanto animi virtutibus illas suut te , , , , , , , , , , ^^mi^s, tanto te Ulas anteire existima, fraeesse putes quia plus natùHèus àut y potest,aut Nec ideo dominum quia melioribus ortus quia plus auri atque argentiac praediorum vo ser- sU am- 138 molti tunque santi dei servi siano padroni. Che volle alcuni come padroni sieno non dalla bellezza o noi dal né fortezza , statuì che chiara dall' i stirpe, non gli Etiopi presso come si dice di Saule vigoria; ma tura na- distinse la libertà non dalla non grandezza o come Aristotile, o la madre ma sogliamo. Imperocché censo, dalla migliorie più son pure la fortuna, non se al dir di dalla caso, per servi, altri padroni, la servitù ; e SIGNORA ALLA » nell'antica legge,, ingegno, dalle virtù dell'animo, dalla giustizia,liberalità, clemenza, modestia, gratitudine,sapienza, innocenza, pazienza, verità,integrità^ fede, benignità Dice Aristotile che atti sieno corpi robusti ingegno per nobiltà di sangue, la cedano quantunque pure eguale alle fanciulle in allora eguali studii dubiterai non di alle ancelle,dividi la più elevate cure girino intorno valenti per ingegno e meno servire;quelli poi che a per , i che Tu dominare. a ti servono mati sti- ti terrai se " corporee cupata oc- , desiderii, ma e essere molto nelle seta alle scritture , il ftiso, forze per atti sono più prestanti son più sublimi, in se superiore.Dà le rocche lavora, attendi tu ceste; profane traggano le fila; tu o Quelle o presta le o- sacre. e a. plitudinem possideat sed ideo quia ingeniooc virtutibus prae^ stet. Multos enim, etsi fortuna servi sint,suis tamen dominis me^ si Ai liores sanctioresque sapiens dubitai. non foriU' esse, nemo sed natura dominos na esse quosdam parens quosdam servos solemus libertatem disiinxit. tU voluti, non, nos servitutemque Dominos enim non a censu^ non darò non a pulchria genere indine ani a magnitudine,ui erai apud jEthiopes teste Aristo* tele ani in veieri lege hnòetur ani a fortitudine de SauU aut viribus corporis esse stnluit,$t*d ab ingeiiio, et animi virtutibus, et modestia justitia liberaliiate clemenlia gratitudine saveritate,integriiaie, patieiitia, pieniia,innocentia, benigni^ fide, , , , , , , , , , , , , , tate. AH Aristoteles corpora , robìisia et quae ad serviendum; quae leni,opta esse viribus et ciarliate quamvis corporis nus apia esse puellisparem ad dominanduni. Tu ingenio vavero plus ingenio valent, nihilomi' generis cedant , te iuis , puta, siparibus €U si sublimioribus , tune te minus siudiis atque quae Ubi serviunt , ienearis: affeciibus praesiantissimam esse non dubita'^ recehie il e senso affinchè Crisostomo a 139 SFORZA BONA ti appellassimo non , fanciulla plebea, focaccie, adirato tuo amore non ad un mi tu avrai esortazioni del le Senza bis. Da colos cosi che Galateo lettere veloce. letto avran i t Sta ancUlis lettere Crisostomo star e ranno: dile e alle lettere. sano. calathiscis sericum partire tra spero, attendi bene viver può nessuno di uopo Quando mie queste che tu d' ha come travagli sana, sproni generoso. nome, e- perduri. aggiungere uno del mie vi Imperocché anche fortunati furon quanto fortemente ad chiarissimo un quei illustri, è pigro, conseguito donne ed corre, cavallo più tu inutilmente forse che un che dubiti colle ottenga cole pic- alquanto ma perchè non perchè ma delle appresto Pacatola; a epistola, lettere, adopero li non Girolamo po' rigide, cavallo sproni San Io questa le un di le scrìtto verso sortazioni Io fa come bo ti eroina. ma labora tu : , , invigila lae altioribus aut toimos , adhibe, appellemus. lae, placentulas scripsi, ciam. illas Ego Ego non fila trahant: te scripturis. Chrysostomo tu de tuo II- aures sed puellam inepte facio. Nam et ut amore he» calcaribus, Cum inter assequeris, nomen dicent tu fuere vale Chrysostomi literis veloci vivere^ aut valere potest. epistolam sed dubitem, quod sic et mulieres epistolas meis eget equus generostis clarissimum, legerint meas efjji- adigo, {orlasse calcaria equo illustres quam , ut ro, spe- felices , simul labores incumbens, , hanc , ignavus qui Pacatu- exkortationibus rigidulis currenti Hjeronymus aliquantulum literas erga prosequaris, quod divus libi, ut , Bene divinis pleb^jam non subiratus do, sed quod non acriiis non ut ac , roinam ut rotent, pensa omnem sensumque saecularibns curis, Nam et Galatei sine literis exkortationes nemo rette t aut ANTONfO AD È di tempo, gran qualche voleva. che ebbe tanti fra che dovesse Adunque ti trasmetto la natura la quale il da alcun tempo est, Antoni barn, Verum erat trina , atque in atque tot habuit Id argumentum ritinum que prm conveniret piacerei, nuperrime a aliis curis io tra, algliere sce- sto compo- lodata spero e piacesse. il quale diocesi quo singulari prò tibi e per eroina, che interim miki ratio; cum enim ejusqne , viros utraque erat sedis tamente cer- compositum , te erga opta- quod xime ma- prceterea quam insigni doc- ceque tuo Pon» merito insignes, quot Episcopos. seligendum, quod Antistitem, tibiquejure probandum igitur ad mea dicatum distentus nonpotui, Habenda ceteris mihi Transmitto me ti , pietàte prasfulgeas tifex sis, quce neir e Cesarea della monumentum repersonae ea quella Neritino, , prceclaris^ime, ex aliis una che e Santa tua di grato. volebamprmtare, maxime nella aliquod ingenti te obsetuantia te, pel merito e trina insigne dot- Vescovo da cure mente somma- doveva dedicato; te a che Pontefice un sapra e me, ti riuscirà Diu carme dell' argomento visse ad in un riguardo grandissimo avere argomento approvarsi giustamente ultimamente Tale di te^ distratto insigni nell' personaggi desiderava verso quel merito tuo convenisse tutti, che io risplendi per tu vescovi. ebbe quanti in questo solo per , per compiere potuto mentre sei che Ma ingegno. doveva persona; pietà, e e Antonio, mio ho non CARFS singolare riverenza del Inoltre alla sede la mia monumento svariate, tanto chiarissimo o dedicarti, per T)E Carmen tuoque nomini de Diva et in Ne- esset, at* Cesarea inscriptum : quod 142 chiesa, né opinioni; affinché alcuna cosa scritti,fosse e, tu da fu cosi né veramente; sapienza qualche di accetta tal nome; questa condo se- giusto specie di sapientissimo o offertati operetta almeno manifestato strano mo- troppo bastevole riportato premio aver mo sentia- bocca certa una Orazio siccome, é frattanto animo se di miei rezza legge- che anzi chi Tu volta. buon scritti lutti i mìei da Che Salomone^ crederò e uscite colpa, cosi ò di scevro insanir Antonio, sotto è di secondo parole dell' animo. testimonienza non le sempre che, nei volle poetica, cui parliamo sempre pie em- arguire, ingegnosa certa una licenza eguali sentimenti sempre^ da di disapprovata meritamente da Non lecito. la biasimati quei mostri specialmente possa te dire innanzi messi proceduta tutta per tutto esser santità, non la , principi della se CARIS DB religioso presule, irrisa qui è Né i ANTONIO AD il mio pen- , siere sia in quest'una commendato Vescovo vìvi e gli anni , ipso argomenti tua aliquando Nestore et laudatce genere vixit Heroidis della sunt tibi certo , monstra; ieris meis vel scriptismerito Non verba tenus irrisa denique improbarum hinc abs potissimum voluit sentimus loquimur vere semper quae sunt animi ore jactata germana sensa, vacat Tu Salomone ; sic et teste, qui nimis sapientiae qucedam interim , sapientissime semper species ; ita lo- ut nec ce- in- ab proees- semper Qnin imo que- justus este, culpa est aliquando vel hoc Antoni fida con- in quid Horatius, , madmodum, sia Eccle- id totum poetica ( non , licere si arguas, nec spero. ; nulli opinionum improbatum, te est levitate mea geniosa quadam animi quarj licentia, cui omnia prorsus sisse. futurum gratum in qum , Dioecesi ut merito , Principes notati, nulla non simo nobilis- o benefizio a hic, religiosissimePraeses, sanctitas Nulla ? di Addio, te. diocesi. nostra et da nomine nisse. insatibi o- , blatam Opellam cequi bonique facias: satisque prcemii ex ceteris omnibus meis saiscriptisretulisse intelligam si cum expressa tem mente sim commendatus. apud te in hac una Vale, Antistes , nobilissime et ad Dioecesis nostrae bonum nestoreos vivas annos. fiSPOni DEL Pim ^Opuscolo ineditoj NOSTBa Air III.^^ Signor Il Girolamo Marchese L' erudite Illma. di dì cavalleresche e ad tirano presenzia amarla ma Signore che riverirla V anco Corìgliano virtù e esteri antico risplendoDo solo non ed in , , come Monti de servitore dell' Illma. Vostra in chi la S. conosce particolar Gasa V. che me ho cercato , occasione sempre Laonde ho glorioso suo di di pensato ed nome al palesare mondo mia qualche ornare assicurare mia questa del opera Monti de quella anche vitù. ser- e y Zolli. Ma già la per ^ ciò poichò noti mia mi non fortuna avversa S. Illma. ho e sin' stato cesso con- ora domestici travagli Antonio esposizione fatta V Domenicale Orazione da S. come sopra nata ordi- stata essere dal dichiarata anco presente compatriota si per quale , N. mio Galateo la della avvalermi pensato , da è , Y. a eseguire predetto Autore, , mi sono V. S. immaginato Illma. che diletta si le sarà non di solo non discara, lettere belle più che tanto e d' ogni di cose , scientifica altra tra sacre le speculazione quali non sarà essere alla Reina rispetto alla collocata. di Bari. favella , d' ogni altra S. Potrà per vi proprio dal essa autore S. Y. correggerla, dell' antico aver loco gna de- zata indiriz- Illma, cosi come anche , d' emendazione. degna conosca , Rimettendomi Y. che cosa Fu nell' ulterior questa , d' particolarmente ma ; Ilkna. tutto fando al suo riverenza giudizio savio le bacio le Servitore Pietro Antonio con qual fine , mani. Affezionatissimo de Magistris a ESPOSIZIONE El parlar sinenzie ciascuno da r lengue idiomati overo e , el avea , ornato suo I e decoro suo ; né ., desinenzie soni, e pronunzie e , 1' altra strani paressero una de- cinque avea , chiamavano quelli alcune NOSTER Signora , quali di perchè illustrissima greco le PATER DEL e , li biasimava ; anzi , poeti ed oratori, istorici secondo V amenità filosofi li e de' mesure e versi loro che e piacere suo a usavano voc^buli vano occorre- , né ; li proposito; né quello che suo Dorico Attico ovvero ^ ad ciascuno la dizioni. fatta Noi Latini stretta mendica e superflue i Greci più cui dice severe ad nulla é che chi vietato. tale non , che pare e de e non sia Italiano, prattico omo dirò lo capo lo Pater noster e più e tene se nò la ma ; e sta che ad sa lo ferir pro- sillabe \* e : é avemo pistola di Paolo si dica la vane tiviamo col- che eloquenti quanto Italia in el e saper sta non bello molto Gastigliano; le lengue de Latino, in non piedi apostolo Ave la venuta Toscano, pare Francese quando noi A e alcuni rusticità e de e , gloria intender Cristo che povera punto saper , , non a vituperio de ; parla a de e de e essere Oggi » cortesano Evangelio scoperto troppo e chi che le genti straniere intende scriver Marziale è lecito non al dallo regole ed observazioni , cosa lo lengua tante con però ben e , muse la avemo beffato era scriptor più larga licenzia, el vocabuli più elegante parlare. Era de e novi Eolico esser usanza, sua formar e scrivea per , avea e finger votato era che con ria sa- , né Maria lo , alla ecclesia come , lo legno^ sopra lo 150 ESPOSIZIONE quale se sede come se fosse nato puro e , in grino Colpi el troppo vivere, che al ben dice nò a vangeHsti non omo gir H morsi BO da la mia in lo la mediocrità. parla bene: felice vivesse saria bene. Che se Ijo? E troirò chi lo nominasse puro quello latteo fonte, immo seppe pataviniiià; e un de 1» Insala pale citate Lesbo, che ehiama se cosi elegante, eom» la lODgua Attica, eho blato omo el nome, de Bosdttto mente de divine per Atane, dai Tertamo partara E suo. la tanto virtù in nato in Tal- altro in un eloquenzia, Tito Livio, altro disse a Virgilio:cosi in nato de nome se nn la parlava Aristotile li fu. maestro ca* prinoi* là, pigliòtanto venuto noQ bene oam* Teofrasto,che voi dire fò é»tto da sta patria dove allobroga;ed oggi dal ma lengua attiea; e pki filosofo.Alcune piace può dire più che Teofrasto paro in lo culto Omne nato vecehiarelJa f4 forestiero,perebò disse, che padara centra si da la ho parlar mi M^elino, nella qoale in imparata ho quello, chi fosse della aureo parlaao nella campagna. i nostri sieUo la conoscer in lo "|uelk"eh' é patriadove le male; non e observazione. più felice ma altri fog* peraltro, si non in lo vestir, né vana si trovasse per invidia, questo conversazione, né Sia ancora e lengua che verèo m mangiar, né e diligenzia la soverchia se sit non li sui e- a vulgare, penaa, cose, de opere e mia, die quali la vita quella medesima con né in la del corpo, ne li Quintiliano, e Signore sopra diligentein queste nutrice, nò natura; ditto ho altro, si Plato, Aristotele, a nostro senza squisito, e in eloquenzia Tullio a corno nostra pensano lo nrio scriver ne di alcuni, de parlarò non fò odiosa cosa riprendere le buone per Io chi teologi,e solecismo so dir; e si potessimo, , alcuno eh' io più come quello parlar elegante de la Semosini, parlar dispiace;attendano me li concepti de la mente profeti.Questo e li e pele- omini de li mastri a le coble el allo bello far: come NOSTER quelle partì. Ad no tutti i filosofie a bene parlar. Questa ben Seneca, si e saperà ornato do veniamo affettato è e PATER manifestar Seneca, parlar,lo DEL voUe una co** troppo diligente*donna ò tanta la osò vere scrì- malignità 152 ESPOSIZIONE li cori de intra dubbia fede, che dice Marco al XI e impedito spesso dal : studio : chi credono che tenuti ; nò nò ornate abbia mover modo a di sacerdoti multi, con portano li orazione simulazione senza de umano sangue sangue de Dio a la ; con odio ed ed loro medesimi nima; che e per fò tanto padre; e quando plice sem- nò li , stimenti ve- vole che sui precetti al collo, ; come le mani aliena cristiano. bona pure che e pura nette e è el secondo iniuria purgato de del prossimo, S. Iddio. Perchò N. nel disse Dio a corpo, e lo con petizionesia giusta ed o terrìbile : e spesso che cose , nelle S. Gesù questo N. amara umano pura, la mente con Io corpo addimandano o e sadisfar alli loro furti, de mendacio, netta la senza propria utilità, li omini vani judìce la mente d' intorno la robba lengua de nò , carnale; e che che fare inimicizia,con la volontà ò effusione de sangue ed tamenti occul- longo parlar, musica, non ippocrisie,con de ed e in la falda de li vestimenti nostri vote se e che quali se credono omicidi rapine, sacrilegii, La Iddio Farisei;ma e non core, volé li grossi pater non camerella vole visti siano vole filatterie (collane) ; non scriptinel sieno risei, ippocritle fa- orazioni, chò corpo, li Pagani, parlar abbiano li come affetti. Vole con immacolata ed fate Non del o- sui discepoli fanno ornato pente (dipinte)parole, nò ad non breve e dai come intrati alla vostra ma superstiziosimovimenti che ed sue diciti: Paternoster.» DÒ fate longo suo pubblico fanno boni; per mia Dio, li insegnò. Disse ad pregar orazione, non nel quella santa ad Signore, domandato impetrar grazia da Dio chi in io, ancora dalla faticosa arte e dovessero fareti vostra essi domandate Ed " quello che , modo in che da vi verrà. e io tengo cosa voi, quello che a riceverete, razione, la quale Nostro e dico e qual effetto in voi con longhi offici,recorro dir posso vederà se capo orando, credete la Angeli. Per li santi non NOSTER PATER DEL se Padre, fi reformò se è mundo tezza ogni brut- onesta con , reservata pre sem- sole accadere son contra de esteriori,o nellV cose Cristo cor (/ino)alia a morte la volontà 4el si allontani possibile, da questo calice me glio,ma tu. solo lo Non " la debilità de povertà la po' soggiunse:e » vuoi come 153 PBIMA PARTB Io la morte è ultimnm che non terribili) peggio. S' io me esempli, ma voglio con che esso «ra la quelli,che lo confortava se proposito,come terra e , laude donne , ma incapparci.Che lìstene , auruspici arioli , che nò parer del vino e Numa de che , volgo , ohe riso vinci- el avemo condiscipalode Ca- , la superstizionede da nuovo e quellifuro pagani ma vecchio ria, Ege- pione ragionamentide Sci- fede. Noi vera che stiani cri- semo testamento, dpvemo più accorti in queste vanitati de la ridicolosa superstizione. essere Non non posso dir eresia de maravigliarmede Petro per non sue differenzio, per autorità de , Appone la allegrezza , chi in , Albumasar , de una ebbe stat Jove Giove in medio al mezzo che gran eosli e cielo), altre ( il che capo del Dragone sia la luna sta coniunta con ad Jove,e vanitati, impetrarla zio che dimandasse. pazziat Gredettese obbligarDio a certi le audacia dir, che chi pregasse Dio quando caput Dragonis so , questa cosa, che dirò de la Ninfa Che de Sertorio? de el lume cune al- solo peccano gravissima autorità de de li notturni cerva non negromantici ed indivinatori la iracuodia. de , tre volte la , non de biasimar era Pompilio, ebbero non non Jove, de la con e auguri , mio a omini de tosto alia vanità de la dato tanto era chi basano discipulode Aristotile , , de e pò dir più? El grande Alessandro se del mondo tor alcuni in questo vede se sapeva quale non superstiziosa nò non , degni più ; ed devozione e infiniti consolarlo, ad de vecchiareile e fanno certi atti fanno meglio, o per lo stavano perchè pura pazze fora de delle viver, o morir. o essere observanzie certe de de la morte, deve orazione cora an- estremo mancariano non , li figlioli autorità comprobar questa sentenzia. megliore parte, La con volesse estender disse ad Socrate sia per lo vo« robbe, ma umana, (V terribilium se saperoo le perdere de , amici, lo esilio ed ogni calamità ed io come perdere de li membri , cose uon ma tempi, a cum in non Oh certi 154 BSPOSIZIONB contratti certi tempi Voi " lochi de che dice la anima con ed cali alle il sole e domo in la con sarà allora lengua quello vero Oroscopo Dio o , siano perchè in* è non è sotto la creatura omne Jove Cuspide Marte e , Che b in o Saturno impetrarai ; anzi riceve, cerca, che o meno creature sue che ognuno più né nò , sotto oneste date picchiate e vi sarà aperto, doman- " , fortunati giuste^ cose peccati ; ed inganno ed : secunda in li sui benefici!. conferir , de' netta sotta astretta , S. Iddio: N. in medio Venere fosse impetrar da Dio ? Dimanda troverete e maestà persone e , mendacio pura NOSTBR PATBR quella divina ore , tu virtuose sta si come , DBL sua volontà. Signora Illustrissima V. zìone, intenda gli occhi alzar che è gente Non de de tempesta una lenzia di al cielo sc«»re in la loro al Cristo loro allora ha de Dio boni timorati e de vulgo indotto servi de ciosiacosaobò Dio felicità umana. e che la virtù Veramente, è e come sti Que- dato Big ; dato famia interia ma- ippocritisoldati de altro a si nò li vicii dice Dio; conper e li filosofi mettono rooverse Scrittura, serrate. credono biasimare cose precipue cristiano per cono- che mangiatori de le fati- , li filosofinon in queste due ed , alcuni Diavolo la filosofia non amar , ad , lo gran dire aliene, de immo gliocchi fatto dice la come le orecchie e penuria, dutti una non turbo- una , e viciosi rame dotti , omo la volontà in in trovano se e ligione) re- beffa fanno voglia alzano lor contro della presunzione ed ingnoranza hanno li omini a po' quando , quello che se , , lo cielo di con Dio pestilenzia in una più savii parer terremoto, uno lo fa la necessità ; ed , trovano «n in , alcuno abbia per de curano divino; ma la natura e , non mar chi Dio. pregar e non esposi* al omo, religione(sentono male , tempi da (condotti) alcuni sentiant de lo culto che , Sono , chi crede più naturale cosa barbara o credono ; non ò non alla vengamo cielo,laudar ed adorar fera Dio. de l'altri male che al tanto conoscimento che S. che avanti , scere cono- li omini tutta Plutarco, è vile come fogliaal la cosa vento PARTE ad superstizionede lo vulgo omne tìcelli queste arti quali con li , ingrassano se InumaDa sudori con bestiale e né riverenzia timor ogni non Signora e con empia, ancora nò chi vede e regge , acciocché Dio tutte le altre viriuti collocata tendesse in- non si religiosi chiamar , religionevirtuti (sisenza pessimi vicii due intra S. Y. , quelli che si fanno de la Platone , , solo el divino dice come , religione cioè lo culto de dire)é trame cosa. Illastrissima intra frar rispettoalcuno^ aver quella maestà di , governa casi altri. E de ò cosa queste con e e de tecchiarelle e vivono (lanno poco intelletto, chi animali queste pasturie de e i55 PRIMA 1' uno se ponno chiama se , superstizione V altro impietà.Meglio si dice lo Greco in , impio che vole dire irriverente primo é vieto de vile persona Lo ba detto notti lo gran mali vicio abbominevole e volta alcuna come , de causa che ò questo con ad giustamente. Lo tutti li mali ed , molle fi-audi chi vicio ha voglia de viver bene pcstilentissimoé al mondo commettono se congiunta la ippocrisia , ognuno secondo usure sacrilegii omicidii , de' furti ^ , alle pene e ste cose; , chi credesse tati. Veramente onde de \o li non gio chi omo pecca. kt^et non casa li non de e rubelle Dice ? Ve rum come Dirà Dio. respondo cognoscetiseos dicea uno Y. con ( gran dai causa : e reli- Cmtempta non (lareligione disprezzata che omo S. come , de é peccato , chi pecca é V intelletto non le virtuti faria qoe*- non omne Tullio in questo nato cavallo razionale posso o come conoscer le parole di N. S. a chi vole gliati vo- vostro. mulo^ nei raptore tale persone fructibm loro fìruttigli conoscerete principe: mette am- lo non li dati dello pane parlati,non , de premi! morte falsi, forsi comportabili perché Meglio saria ad alcuno, che fosse quali alli e peccati dopo la scusa.) " Adunque in Dio a peccati son non excusaiionem , , concluda, che )a incredulità. Multi é , periuri ingiustizie infidelità tradimenti steme bia- infamie y pine ra- , incesti , de causa , , de e , perché , é maestro religionede Dio. senza e y conoscer ); V eonon omo , 156 ESPOSIZIONE guardali la casa ; avria NOSTER PATER el secondo vita la guardali meglio; diito orazione divina Questa DEL parlerò mio parer , in due parti la ; , appartiene che una stumi. co- e Dio a al seconda la , prossimo noi a e dimandato, medesimi quale disse : il il semo massimo lo era ama e chi Dio de tuo lo tutto ge leg- la de comandamento Signore N.S. prossimo. primo tuo core , e de la tutta mente prossimo el tua tuo simo; mede- te come , laonde più : Ubi quod te per pende la farai agli li e alteri vis, non non legge profeti. Dice altri.) strenger per che (quei feceris ne E • Jeronimo : e vuoi non tnaximam , pàrtem justitia implevit qni noquit nulli adempì ( a sima mas- , della parte La prima fi gelio de giustizia fi ò ad Une. al chi ai loco quello Trovase Matteo non VI Capo : ed in alcuno.) nostrum panem ; orazione santa questa ad nocque quello nello di Luca, i la conda se- Yan- nostro , medico e dair ed uno isterico ad V al Capo. XI altro la , sustanzia Poca differenzia è una medesima. di parole NOSTER PATER Nella prima appartiene la gratitudine e se può dire più ne volo meglio chi sldo el Chi padre. eh' el altro più fa gnizione co- chi Dio verso dà nce chi li suol al che chi nutrisce ne ben» ? padre stra ammae- ne , voglio padre ? Non padre, , più obbligati, seme ch'el noi per che padre Y essere, dato ha ne aver la , eh' el chi dimostra se doverne che padre, chi che A Primo Dio. a ad longo entrare ferir re- , li testìmonii scrittura la de sacra Iddio chiama se padre, e li Gentili ristotile per e de testimonio li Dei de li omini il sole alcuna volta quel gran correr con padre e il fatte tutte Santo Jeanne cose furono ghì Dio nostro ( Dei le cose; che fatte padre, simbolo: per come: credo In vuol • concorda omnia at ) " per che Deum facta omnipotem, est, ob est generare per Dio foro esso Vangelio di (tutte sunt in sta que- ufficio è chiamò lo con ipsum Patrem gisto Trime- » per Virgilio appella pater li Greci offkium Omero dire stato era cose. , lui. in dove imperocché , ciò in E- instrutto e nevano te- tendo par- se quello di padre ò quanti lochi che non appellatio pater le cose, tutte e dice: Dio tore crea- quelli teologo avanti restanti altera di ) Orfeo gignit,palris enim genera Giove e le t generare), i Dia poeta produce nome ragione, che verità. la A- è necessario savii popolo, del errore piace mio, parer legislator Mosè, quia omnia causam, padre t ditto: avea (il secondo del lo de disse tempo, chè per- mia. obsta, che alli omini perchè Trimegisto, primo avanti eam Dio, lo S. degli omini padre « mi mi Ma sa. serileazia la dice: poeta Angeli. Né li per li uno dire, secondo escio lo nostro gitto, donde quel de e omne del misticamente però di ed vuole che » appellati figlioli seme più corroborar per N. , ogni di li leggimo, advocar noi quali li per , molti concorda omnipotentem con le luo* el (credo 158 ESPOSIZIONE in Dio onnipotente) » Padre media nimborum (esso Padre in in nocte fulmini).» El i r autorità di Eratosteoe omini. " taeque volarUum E li Ma più che quello, chi è a de Aristotile nega depende, ? alcuni de che che cose delle ma eterno se creato convence ogni solo era era che el mundo non da , la tutta e lo tura na- errore efilciente,ma causa governatore ebbe e cosa confonde e non chi fò e sono , fattore;perchè dicono non e chi ha che Dio diceano finale;e che ab principio,come e el cielo, Aristotile» parte Solamente cose e , dice come in questa E le tutte cose Padre nome , padre de li nostri padri chi questo convene de le cause, causa corrono, oc- e autoritati, governa- le tatto chi si a mini degli uo- la vita lungo, e tardar in esser no» lasciamo ragione : genus, vi- Mille altri esempli » volatili). dei e noi Dio pecudumque generazione e la produsse Ariopago generazione de hominum, brica fab- autorità de Paulo per nello Semo « qaali lasso per coita monci : (donde necessarie. non Jeronimo unde Virgilio:« delle bestie e non sfolgorantedi nembi quale disputando in Atene el , dextta fulmina molitur corusca, nostro ipse pater in altro loco: ; ed alla notte mezzo NOSTER PATER DEL moderatore e che le se ro fo- cose ebbe non principio, fattor. Discacciata questa quello chi fò di Con del Gensii erronea nostro la nostra : In e articolo factorem coeli e della de N. la fede S. daie 4o mundo da Dio, altramente si puro la il cielo la nostra: adunque non « prime parole ceelum Patrem creder fò ab eterno, se trovassero provideAzia, come fora li nel ancora del cielo parola per questa ma fatto in temj^o ma rettor alcuni, chi Epicurei,e Lucresiu quella setta, lo quale disse impie parole de la " et terram omnipotentem Padre, ancora parole lo universo. tutto terra);» ed si chiamarla non non e Deus le alle (Padre onnipotente creatore Dovemo di ohi creò e principio creavit et terrae " terra.) maestro, opinione concordano (in principio creò Dio primo opinione, credamo natura Jpsa suis pellens opibui nihil indiga nostrum: lamente; sogassero ne- di vina: diwec 160 ESPOSIZIONE Jesu è Cristo; Dio che e padre signore e pastori ma altramente Si sarà cosi faranno ad faranno altri fatto loro a come , N. dice ; mentietur eadem nimi li de governatori e , essi solo esso , , altri. perchè sif^nori, fatto li ha non NOSTBR PATER DEL S. vobis et ( misura quella con meiUie- measura qm e colla , , quale sarà misurerete anche misurato ) voi. a Già " vi- , demo di omne cose grandi li mutazioni le umane de imperii stati in di che ni de la senni urnani e ; che giudice, comune il suddito il tra disse sarà che e signore pari o il lo ignobile ciascuno il ricco tra dir avversarli; persone scritto è con e nel chi Y Capo senza ascultato de la quelli : chi potenti li de E puf9 li just! ragioni. staranno e li leciip respetto senza sue Sapienzia sarà de paura nelle improperio e senza loro. fatiche quelli i quali sono vita le noi ; in insensali la onore tra i figliuoli dalla deviammo a aut noi. divitiarum ) » di loro Dio, angustiati hanno infra jaclaatia : f , il vanto delle ricchezze ? ) il e " derisione " ) lume di come è ci fra son i giustizia nùbis quid che insania ecco sorte : glianza somi- a e stimavamo loro iniusti li Diranno morte; la e verità, Ed " avemmo , 0 nobile lo Allora testimoni, de contra levate hanno d' come il tra , Questi loro querela sua sarà costanzia gran e la ciascuno ; cospetto saremo tra servo il povero. ed corruptela senza in ; , , ad Noster differenzia , e zione defini- quando sarà e Pater : tempo, non la , fratelli tutti de signorie ultra sangue questo per semo grandezza; lo altro in uno che mostrasse de ed re e divina avanti de gente di , , , gente revoluzioni le Dìo, de judicii giovò la verati no- santi non profuit la ; splendette ri- bia super- superbia ' QUI alcuni Foro ES eretici,o IN GOELIS infedeli vero che Dei dui le creatori; Tuno invisibili. Ad cose questo quello ÌBftpioAverroe che siano per questo pinione male; e chi dui zioè quale dicono el N. in orazione volendo cipio del Po' disse qui le de pare scritto: quale le Magno benché ed sacro disse : qui in terra. altri dicono le nel quasi e de la debile Opere ui. telletto in- sole; del presente mo pri- error, Nel opere prin^ quod j Disse Pater terrene, delle cose fò formato de terra. è quello medesmo che ciò, invisibili; e per miracoloso me co- devotissimo e relique jacciono in questa consiglio Niceno delli CCCXVIII visibilium coelis non et si già se cor e aveva e toglie per ditto Pater dice che tutta di invisibilium. l'anima è in E sto que- noster^ sia nel tutto e , , Galateo sua tempo come la questi e nella ). i , Ma materia; so, omni prima fò nel loco; che omne la Bari, Io quale in e$ le Creator. che e sante giunse al Simbolo sia in seme nel de questo fatto avea denotar dello città de S. Iddio de inteso, questo Costantino , che visibili e e l'uno al lume quanto avere inclita padri celesti to lo nostro umana è creator a de per che cose requievit ab « l'altro eccellenzia N. per malefizio; de mente opera in coelis ee nostra la principale parte cose Nicola eerebro e prima la nottua de è dir tanto le per , è è la : creatore noi che la al de essere. significar che quali Tomo che o- bene» per la forza toglierde la (riposòda ogni ad Santo minimo Genesi patrarat che ordine l'occhio suo disse Padre, per nello come lo per me teneano intendia si accosta sempre contemplarla manca, Santi Iddio, l' altro estremi entità, che Noster di chiamavano l'uno e incomprensibili, l'una Taltra Io gli antichi la luce S. che li due noi alcuni la sentenzia , forma, da vada disse, che » sono che pare sero fos- visibili,l'altro de cose Dei» l'uno de forse l' altro de tenebre le de che pensano , li i62 ESPOSIZIONE in tutta nò ciascuna parte ; nò dentro cosi » forsi de NOSTER PATER DEL è non for del mundo ita quo e in Dio ; de piena spiritutuo, a ccslum, si sumpsero { tua tera dalla deducet tua manus andrò lungi dal faccia ? Se tua f Si ascenderò* infernum et abitavero in neir extremis et tenehit me spìrito tuo ascenderò là tu in cielo tua abitato trarrà fuori mi mano avrò ed girò fugsei; se prenderò d' se un negli ultimi mari^ di là la la e dex- me dove e , inferno, tu sei presente; le penne tratto ades; , , discenderò : , illuc dove in non GXXXVIII facietua fugiam a diluculo meas pennas etenitn maris, et quo illic es; si descendero tu , però ò scritto nel Salmo e mundo pò dir^ che se , sia del parte destra tua terrà ). » mi Nò aglisavii de li Gentili fò ignota questa verità. Disse el poeta: € omnia Jovis piena piene di Giove Deum « ; egli abita ire per namque le distese e disse : che « loco omne ciascuno la sua è la loco loco in e del è Dio una ma è interminata chi al cielo 1' alto e essenzia sua dal illustre loco del mundo e cielo che Mezzodì loco al ad virtù de dove Dio è velocissimo e , La nostra a destra là religioneha donde parte del cielo respetto de noi che Dio della centro se creazione, gli oc* eccellente ed chi ad Mezzodì e lo ed moto effetto sia in non terra ma zoo suo il , omne perchè, più manifestamente vede la el moto , è in medio questo Levante più principio dello majore , nò circumferen* , « che in Dio sua Levante in , fi al Aristotile: dice ò centro della come velocissimo;non è ditto, e come Trimegisto " sì pregando levamo chi è lo Levante è lo moto , come in perchè : le tutte ò terminata non , , ). principio de la quasi naturalmente , sono altro loco in nisciuno. e infinita. E ed cose penetra per el mundo^ come e in ed » della quale lo opera circumferenzia primo mobile zia del ); le tutte terrasque tractusque maris, omnes mare in tempo^ né , le terre ( ( imperocchò Dio ccBlumque profundum terre ille colit terras ; ccbH. instituito che li nostri aitar mirassero , è dove , chi abitamo il principio dello fò nato in e Ponente. moto , crocifisso N. Cosi come e la S. per se ved» la virtù dell'anima secondo la ecclesia Deus « : poi nel cielo ). Dio nostro vivifica al corpo che cceli Domino Non cosi de donna potenzia terrene e virtù la per , corruttibili che del cielo, ma più nelle vede se li providenzia sobbiette delle fortuiti volta quali humanas dubitar si molli ; ma ha alcun ordine); el Salmista hominum filiis ; non spellato di queste lo bene ed alomo però disse el Salmista ; bus umilia respicitin guarda le 134 : « umili cose omnia in mari in cielo ed et in in calo rare : terram « bero ìntegro arbitrio li- dato la vita Omnia per seabellum S. voleva N. coelum quia pedum perche è il trono che de e de' suoi che non in » la morte ture créa- più festamente mani- altis habitat et , abita terra),t fecitin ccelo ( ed se Dei Non Dio, né piedi ). in ( che terra se nell'alto Ed e al salmo et in terra , mare est Dio sub pedisubjiecisti qui e voluit tronus ejus di : cielo ed in terra aU' ha abyssis ( ha , quando disse qucecumque omnibus fatto alcuni e et in in ha cosa credano de : 16 governa eJHs (tuttohai sottoposto ai suoi piedi).» E parlò quando : Res * imperio sopra queste altre , la remo più ampiamente di- , lo de ^ qual subbiunto male lo de e ed cose li dato ha la " sono umane opinando non providenzia, come nce aver per dedit de dubitando , varie, e cose fortuna regit ( la fortuna nullo senza cose supreme tanto sono , ordine umane tem Seneca dice sia non governate precipue le e , delle ).» denotaci che cose siano alcuna puro , casi tanti a CoBlum t corpi celesti. Queste che ancora il (ilcielo è a , summa ( celesti,che nelle cose bellezza e servano mortali e : grandezza immensa come grandezza l'ordine per ed natura la terra, e mio poi assegnò ai figlidegli uomini terra , la divina che la la Signore loco filiishominum dedit autem terram altro in Ed » in noster autem , del più nel core, overo, opinione de alcuni, nel cervello, e per questo nella canta se 163 PRIMA PARTE Fece fatto quanto in tutti voluto gli abissi ). » E jurasse disse: est, neque ha per « ju- nolite terram quia vogliate giurare pel cielo per , la terra, perchè è lo sgabello el cielo seggia de Dio , e la 164 BSPOSIZIONB sgabello de li suoi terra Dio de (ra9/ienarrant : nunHai in sole t ed de talamo che cwlos nulla Dio le substanzie de e el quanto cosa la provano lo per imperiti naturalmente de tanto alzando quale li da ed occultamente quella maestà grossero e ha la notte de sempiterne fiamme, non che nel sole, £ più: » cielo ). » cognizione de Angeli , li filosofi solo non occhi, li ordinati meno creato e stelle,de varii le regge moti la e nione opi- ricevuti li benefici di quelle bili figure,li mira- tante de a» Chi è cose. el cielo ornato serena, tante allo vene lo pensamento ingrato de tanto bestiale, Dio, che mirando e sponsus li Santi so , nirao ed , essenzia, unità, potenzia ed eternità de Die, li rustici ed ma suo, in an» pò dice: e il tuo tanto che separate cielo,el moto talamo). vedrò fa venire ne mani):» tabernacolo suo ( quando tuos Veramente dal esce ejus ipse tanquam et suum, li salmi gloria di Dio sue ria glo- la ne manuum la narrano ( stabili il suo suo egli,qiiasisposo , cieli che legge se et opera , l'operadelle annunzia quando videbo e (( posuil tabernaculum proeedens demostrarci a , gloriataDei firmamentum il 'firmamento piedi NOSTBR più nel cielo;come vede se PATBR DEL pianeti le varie , forme e de ad la luna; fiammeggiar la aurora, stelle,e dopo videndo de lo e serenar belle ? Per providenzia nelli cose , erbe de e de tanti ne suo certo in li e , quello vulto illuminar chi la terra dirà: non Dio sia fabbricator come tempi de lo bicondo ru, benedetto omne discaricar le poco , umano: , nome a tu dato lau- e tante vina resplende la di- cosa anno de e nelle mutazioni , fiori,fronde, frutti ; nella varietà di tante generazione, astuzia, costumi animali; nelle vicissitudine de li venti, nelli flussi reflussi del chi intende 0 l'Oriente suum tanti arbori ; nella , da poco sole,e fugar le tenebre santificato el creature de le a levar soie posirìttabernaculum e ed rallegrar lo animo e la bella alba, dopo quando incomenza e veri siano mare, li moti o e de nelle li simile cose che so infinite. Ma cieli,li recessi de tanti intrigati^ li cursi de le stelle,lo immaginari circoli, lo descender, lo andar glier, innanti, lo tornar sa- indietro de la PARTE luna^ vede colli occhi de la la essenzia divina però stro ; Dei ( i cieli narrano e bai e nella magnifieeMia tua cognizione de Dio in es chi alienato lo celo da loco in altro gnore Si- gionse nostro multo ma » tenziose sen- , cmlis mali li altri ani- che incurvato ed animali chiamar più la manifestar per fanno se , tanto gloriam magniflcenzia) ; scorza lo animo teneno mae* gran rocché coelos.{impe- super , alli omini alcuni ed qui : tanto ed » misterio senza terrene, .cose enarrant ì cieli la tua ragioni non metulla ccHi « parole simplici nella, queste razionali : gloriadi Dio) ; la est delle sapienza de sumina innalzata sopra le dette per elevata mente la scrittura eanta elevata quoniam la e i65 PRIMA involto e ne , le che terrene cose poeta : anime Ed o e curvate alla Disse » homini questo N. fece ad non sublime della parola ). E queste Noi S.: alli onori hanno queste dalla nascoste lo ferro rompendo le quali quelle son cose non ancora lì omini Ancora conoscimo e non alzando , Dio : non de non solo che li beneficii de la sopra terra, gnorie, odii, alle vendette, alle sinoi e quelle poco la terra la terra nostra V lo si oro ; dicendo la divinità : e nce cercamo madre per lo argento e ferro ; desiderassero solo tempo che cose sotto serveria e dirò? che girarne lo vuUo son ad spender lo sangue gli occhi guardate sempre " peggiori che e dono il sablime le gemme, sfrenalo appetito, lo ferro Ad perohò li altri animali disprezzate.Ma natura cercamo si trovassero divinità la cercamo le viscere multo nostra vogliamo che sagace omini; li consumar la mente de cose alti cupidità^cose ma eccitar Tullio , durare; parla de , de lo.cielo alle ambizioni da la terra, ( dette all' uomo , alla celesti).» cose , perciò disse lo cielo ad da o è de de e nisciuno dedit ingrati de li doni nostro son S. per e quelle umane celesti, cose delle ( inanes ecelestium et ehi e contemplazione de lo cielo quello che OS N. quello dice come , vuote e , loco disse loro animis terra la terra verso in altro la terra. in curvee pò dir de se , perchè si con allo necessario tanto uso umano. qui es in calis, re- larghezza olivina; 166 ESPOSIZIONI perchè da lo cielo lo la vita esser ottimo ogni dono dei lumi.» piccola)ad fortumte. creder Tutte lo nostro fnale male benigne, tutte Che Dico puro scritto,queste referite autorità, cnon : al capo già de non se commise bella parte. mala; da là la natura da Poeti di e che la regge, in- I'udo de causa maliura (^"ft non è nostro omne judicio errante li tanto dà tante £1 • ne la aggia;» pò* colpa è vostra non Petrarca; mercè del mondo se trova quello medesimo Dio natura dovemo e per l'ha creata. è governata filosofi, bello stra no- cui la cosa Dio, che altri dicono de la saetta benefattor;da Dio ne è , la comò potria servar ora : S. che in cielo de vissima gra- fabule. Dice» cose. vogliedivise guastan V. stati de de che mostrar subiunse dicono comò fraudi de Caldei el cielo in odio tutti li doni chi, a mio che, simili , Creda tanti omini turno caput (lastella di Sa- omne tutti) e lo cielo veneno non telligenzia, tanti ed quella fa li o- ; son modo , nostre » per in sidus briga in parole; perchè che seme petitavenia de tutti omini chi fò per cristiano bon e far maligne queste vanitati manifeste invenzioni son perchè,stelle maligne, so come Saturni est grave " è grave più dice: che quella stella sia pareno Egizi! disprezzate da tanto padre altro si nò di far male queir altra de le inOrraitati mascare. hanno : dal felici;la malignità son , no lo cielo: picca (poca, cosa stelle create pensarne quella surdi; me giochi de ed È male.» ingrati infortunati,quella fa poveri^ quell'altraricchi, quella da ciechi, che ha non medesimo? , da ad ^verroe consentir altre longa ad cosa vene colpa è de le stelle,si noi augurio) mini e Dio non l'altro. Che Tutto umana. alcuno vene son Saria li perfetto ò di sopra, venendo e non ò la nostra, che ad lengua Voglio in questo da lo cielo che de Dio. ni è dato tante e , necessità-^ o per lo piacer de ni lamentamo ci basta Io vestito e , fatte per la narrarli, né e vitto , omini, che sempre e grazia, da lo cielo omne lo e , tutte cose vene NOSTER PATER DSL non Dio dalla in- mente dall'arciere; altra- perpetuo ordine. Dio conoscer tante grazie; erbe, tanti sementi, tanti sapori, odori,tanti soavi frutti e da quelli tanti succhi, tanti SANGTIFICETUR Che remunerazione l)ene"ttor? Cbe li dariamo ha più la nostra noi cbe darli aUilia li ha (da me s'ingrassano).»Se cera esso in sta se fatti i tori son loco lustrissimo dice : esso ne latin e mali ani- gli altri e olio de luminoso e sa- bisogno, luminari li incenderimo Se per ba non noi, che a abbia? non esso tanto a altri animai ed dato imbecillità esso ingrassar li sacerdoti, noi, esso et che 4e può dare potlmo per de missi sufU TUUM vitelli,agnaelli,uccelli zoè crifizii, ne NOMEN e re- e , de moto sole, la lo tenebra: omne lo notte li offerirne de splendor ed incensi dà Io la luna altri odori non carimo belli marmi, chi cose « da che de porfidi li ha creati per esso decime le rapine Dio di a danzare divini 4Ua de ornato : (sia Dio li daremo lo lazion immenso, nò de esso ha non templi, ad musica ò de audito. nel ma intenerir suave in cose lo alle oomo lo odorato, cossi sangue le Dei zoo latrocini ; na bisogno de casa, bellezza e però e sed corde , Se grate allo vulgo populo orecchie ancora pendo, stu- cuore). " nostro non micilio, do- bile mira- arte eterno; templù sono de manubiit, prozio inestimabile,de iU nei e quello bello ave grandezza tiolns Deus e invaghite, alli.loro durazione non argento provincie templi de cose, la quale intelligenzia, io le bellissimo, de ballar,o e gusto, nò 4e e de de e partecipi de canti, inni, soni; queste offici. La divina loro tapezzarìe; de altezza Lattanzio metro li di queste incomprensibile, de djoe nò camera, oro mandavano facevano e li Dei gaude non de e spoglia de li Gentili. chi facevano li bianchi attonite nonché umane esser prede, me* li edlQ- se de ornati se , , nostro nò suntuosi e diaspri, ricchi de e soleno come de alti intemperanzia; e , le menti teneno miseri, de templi spesso lascivia nostra per de le stelle; de e , dicjae el lume giorno e le donne umane, de non alti non lo tatto^ né ha 4riet- 170 BSPOSIZINOB Se lì daremo esso se dice nello S. de lo ornate e bada qui :" che e questo per li , orazioni le nostre Pagani, longhe, ni li sonori senza brevi, semplici ma de' versi Se avemo è; rimo; de la per dicerimo cosa ma parole descalzi Roma, visitazione è rigrinagi , allo ed celeste); dei tuae in e deesse putes, (nò disse: qui es terre Dovunque loco è tempio campo, in che nce non , non o longigne; disse: Dio; nella tua nella tua , sempre e el cielo possessione Dio po' fidele testimonio ; e è la sopra fruì* intra omne forsi N. S. non p sendo es- Dio cercar seggia de Dio. lo la terra è presente; soUioito in fine de gliori mi- slam la testa, in , e però desperamo, si lo vuoi cameretta noi che nos fede, perchè alla tua commodità avendo el cielo avemo semo, vidisti nec, questo luogo)." In vai, lo troverai tu in coelis far le spese, per alcuna cosa stanza Dio; dovunque la casa quidquid fi* €nec non Gerusalemme; nò stimare perchò abbiamo , è manchi che Brettagna è aperta epistola: : calestis quia hujus loci habitaculo existimes vedesti non loco creder Paolino ad aqualiter patet aula in li pe- laudo ; leronimo quia Hyerosolimam , mur dico quella medesma idcirco meliores oratorii,de li quali la Pontifico Hyerosolimis et de Britaaia (egualmente in Gerusalemme la santa visitarimo Gargano, el Monte monte summo dirò quello che ma perdoni, questo è officio altri chiamati reservata la parole ave- opere, , e tenzia sen- tutti li Evangeli,bona e plebei;se Yerpostella el Santo, lerusalemme , meglio observata, senza li per de omini e sim- lirici esponer. parole sole darimo se de ad ,. prolissa in ma , e di lo Salterio vili vecchiarelle •de in mano omne anderimo se chiesa breve salutifera,si fosse intesa e quale dico , come rettorica o , » segrete, e senza eroici o , plice e breve siano, non insegnò questa' orazione numeri ne- e multiplicat verbum conservai , de parole ; de non parole, moltiplica1' orazione). alle comandò quelle pente parole, e , li omini de cor NOSTER , (chi ne longhe Ecclesiastico orationem N. orazioni pasce PATER DEL " omne troverai;nello fora de lo , inquisitoreprimo justo iudice non solo de , li PARTE atti mali^ loco se vidi vanno pò r ma eoelum de li pensamenti ma viver; le sempre noi. Lo animum non Virgilio: si V animo le acque certo vigilie discipline; lì farimo peccati,e de seguir niente, si primo observamo mettimo li comandamenti chi a aliena, facimo è quellochi pò, non dalle fronde E però maledisse e frutto nullo, per fronde. non e mai tanto e chi non de et sustentarimo arte per quale e fructibus alle credete faresti con se è la ampie Sinagoga de ad insulas facias si industria con Ittliano: • extruis Dalmatiae , e et sanntorum ipse sanctus gran numero questo tu cerdoti sa- fu nasteri moso- monasteria* nutmrus su* inter sanctos di santi per le isole di Dalmazia; santi,santo non faremo Se lo mando. religiosi,nò li santi vivessi tra non i opere), frondi tante avea denotava se oggi (costruiscimonasteri te sostentato cappa in- operibus credite (dai loro gli conoscete, pieno, quanto se virtù^ la Farisei, zoè de' preti e frati,de li quali stentatur; sed melius viveres mangiar si a « cor» ^ tlsfarimo. Scrive leronimo et multus roba lo animo ma male altro Disse: quello arbore, che lo non gli odii, re* vele le opere galera de Catalani. Dio non nò, Si per anderia ce " . vicii, avessemo se è lo corpo frondibuseoru^ cognoscetis eos, fratti da li Dio, lassarne emenda? se li segni;vole fratti non a non questi con lo e flagellar batter, affligger che paradiso, in in A pecca. freddi, verno) lo animo restituirne Non ai mezzo ma , elemosine. si lo animo ìntrasse offesi ave ne i nostri sfos- penitenzie,jejuni^ virtù, de non donar segni de voler abban- purgamo non mare).» Sidhoniasque niv^s in con sono la tano mu- labores dell' acquoso nostro questi , e dell' Ehro 'si affligerimolo corpo Ma là del mutarlo possono nevi ( e , , fra le Sidanie Orazio: currunt mutare bibamus e li nostri e dice di vanno In omn toglieli peccati, non mare possunt (non aquosae andiamo se nostri Hebrumque beviamo se trans quei che illum non « hyemis subeamus né peregrinar qui mutant, frigoribus mediis zì, non virtuti nostre interrompe per qualche tempo; cielo^non E cogitazioninostre. e -Santamente con i7i PRIMA " stesso). ma Che ò da glio me- bi- 172 RSPOSIZIONB de tante hanno sogno monachi " Antoniutn; tt , signore fratello Paolo ed legumi e ve$partimus eibus, olerà vilis et i monaci , summis sia vile Antonio, d^as e Pattlum legumi- et città;ma il cibo serotino lino: Pao- a delicii$ nelle vivano non ( o . tino imi- erbaio , qualche volta e , leronimo li fralicelli?Diee cose interdumque pisciculoiprò na NOSTBR vivant in urbibus, sed imitentur ne ut PATER DEL di deliziosissimi) piscicelitieni in conto » Io la verità. Non scrivo lo abito. non ippocrisiae simulazione a Turia Santa tuas, qui quelli che che mangiano la fame non , delicatius est " divitias comedant, panem (dà le tue chezze ric- di pano fagiani,ma di la ohe léronimo iUis tribue e cibarium si cibano non Il medesimo: " : cora An- ; ehò S. N. qui augent luxuriam cacciar per sed aves, expellant,non a ad però scrive el beato e ; Lassa lo demostrar odioso più e virginitateservfmda phasides non qui famem de far? Non vuoi non peggìor peccato trova se Quello piace questa vita? ti , eccitar la lussuria). per vis si et kic frater , gaudere et , è, cosa seculo cnm fratello,se 0 regnare fé' Io per, la bona boni^ perbenchò intra tanti pochissimi una bona parte de leronimo ad Eustachio fectaiasimt vomitum , de li de pò dir quello che scrive lo beato servdkda: virginitate empiria, visitalo virginum, et si apud hos a(- retractio da* ad quoniam dies festusvenerit, saturantur costoro le calze quando e voa conosca, ogni rigonfie , è affettata; pendenti le cosa la veste vengano spessii voluminosa , sospiri,la visita delle vergini e la detrazione , parlo de non , (presso maniche se poscia e omnia, lassae manicae, caligasfoUieantes vesHs crassior, crebra riorumque, loro ne ( ardua Christo cum qui vuoi godere col secolo, Cristo).» con postea regnare dei chiari di festivi si empiono fino al mini uo- mito vo- ).^ Queste ditto,si non avesse da le celle li so parole mei , de ma leronimo. Che conosciuto li tempi nostri,chi soi, quanto dorate,piene di la notte omnie da son lo di? Si averla tanto avesse pravati devisto lussuria,de delicate confo- zìoni^ de composite vivande, de odori^ de unguenti preeiosl proftimi, de instrumenti e zarie delicate de " musici, de molli letti,de vesti,de penti mandili sudorioli, donativi de opulente le acvpete e -de vetido ad delle Occanum quelle non de vita proposito,che chi sta ò non benedictio sola cara: darimo al nostro Lattanzio: lente equiva- enim omnium " et omnium ; minime hujus è colmo Dio qua- indigens ; sacrificiwn enim di tutte qua-^ cose, dogli poi renden- che ; noi bisogno di alcun dre pafizila bene- lo , ha que Adun- divote. o altro, Ma si volessimo fatica poca colit,quod novit (venera Dio, perchè lo Deum " " nosci). noi bono sancii animo Dio ed offeressimo santo Greco in dice se offerissimo ed Dio lo animo è benefico ad o neratore. noi piutU mercedem loro mercede). vuoi non suam " ò più , come S. ( in verità Quello solo per lo S. , al e quale actio, gratiarum grato de prossimo nostro» di speranza senza benefizio,si dir elemosina, che giovar altri,e de N. conoscente benefico e questo disse N. Per quello gloria u- condigno premio del benefizio;perché di recepere si cosi lo presta, cessimo benedi- e , dir nostro , mana, cessimo si di- S. Dio, tuumi ficèturtéomen Eucaristia, che vuole ancora N. a co-, quanta pigliassemo devotamente e bènefizii, justo, innocente come cristiani,con sacrifizio de lo corpo immacolato e boni essere dispesa potriamo sodisfar e con se dir d" è grazie lo adoriamo; imperocché b sola benedizione È sentenza molto ad me lui sacrifizio). de Seneca " per li vole , (imperocché lunque sieno, nò scri- Eustachium ad possibile che gratias agentes adoremus vero leronimo non parer al est Deus plenus lo beato virginivestalo grandi ed innumerabiii tenuti seme de oggie dilette tanti possibile.Dice surU eumque mio suttilissimi de e remunerazione in cielo per è che ad tapez^ , Clericorum, e diceno se ad Certo nos che matrone quali parla , virginilateservanda, che si i1Ì PRIMA PARTE se collocarla se : « deve fa lo usurare, marcante dico amen fe- o reci^ vobis , io dico a voi chiamar la ricevono benefizio , fa solo ad de non chi o per sé medesmo, lamenta; lo ammassare. non o per per £ portar re- più 174 ESPOSIZIONE perdonare ad chi solo non ve PATER satisfazione grati a Dio, jovar serieordiam volo nocvit a fi maximam (chi non nocque giustizia).» vostro dui munifico e nulli parte nulla che perdonar, cioè e Dice ed arte principe larghezza, be- offizii reali. padre è cosa di queste lo esser Lattanzio:! simili al li omini lo operar pari, quanto a male e , vendicativo. fanno cose de modo justissimi,tardo e conosciuti liberalità so le e non solito dir so spesso tnt- " e Allantiam ad come , noi a' vostri non Dio: satisfece in massima zio, ri boni e , neficenzia dui questo cioè donar parole Jeronimo nessuno a peccati da condecente tanto Dice sono partem aequitatis implevit,qui per padre avo, li nostri per E noiar. non non ingiurìa.Questi la sacri/icium(voglio misericordia non Scrive el beato " sacrificio). vivendi: e appresso, beneflcio,ma del de vendetta o dirimo offeso,come avesse li sacrifìzii recte NOSTBR aspettar remunerazione non desiderar DEL Queste » chi è Dio ; nostro qbesti so li megliori peregrinagi la meglior orazione, li , li megliori jejiini, le meglior elemosine, migliori sacrifizii, pole; li più Dio Padre belli non aveano e , filosofo né glier,disse: e suo Ottaviano scrisse ad e sapere^ male, Marco anzi successorem nemo nò perdotrovar conjuriazione de satis est " imperator, inimico ma e per e non pos- li disse: e- e fatto essere la morte tua, ti seglio vo- Antonio, de ogni laude imperator, possendo e Cesar Tiberio: fatto arbitrio la vita lo bone de (per noi ciò basta,che Adriano fare era- onor possendo fatto avea alla conjurato manifestamente intender il se Cristo. Se capitalesuo io te posso perdonar; 6. nocete se un in mio aver e degno de » edificar ad possono lui,se curò, nuocere); cioè » se famosi, chi se vendicar sendose de possunt nobis non ci possano gnor, male libelli lo ammazzar, religiosi, pìatanze, overo Signor Nostro dicea chi li faceva nobis si templi chi del e chi ad vasisti li nostri santi dicono comò 0, sua infestato da suum quelli che trovare morte non lustina occidit sua li volse mo- (ninno ucoide successore)." Platone disse che uno omo da bene ancora che potesse, ADVENIAT Che se è, che cosa altro mai è visto de omne mese, Ecclesia Apulia ? de , stati mutati son deno quella checché e Ma del 244 : " lorum, il tuo facciano avrà regno di primo advenimento ) de est non : " li Judei. si fa re si qui regna « N. e : lo S. Jesu li falsi Lo mio de de regno Cristo. venne Galateo Opere ui. é la e lo , regno non regnum « é di questo li oppone come contradicit (chi Casari eripitmortalia^ non celeste sce rapi- non la vita de li justi in vita li errori più in cioè Dio disse: sarà minazione do- e justi omini S. che " » scecn- legge e de il regno Dio Levati e cristiana idolatrie abbominabili che de ne tili, Gen- vizii, le im* opinione, perfidia e iniquità la mala la candida boni perchè Dio i Greci. tutti i seculi imperii facit Dei, li dissonesli li Judei, de dà ( chi regno pie religioni; corretta de ( il 0. generationem (né lo regno N. Cesare) " coelestia dat mortali). " nostro a lo divino omnium regnum et reiterar legge al salmo ; se di de regem se la pena alcuni né corone Qui oppone gloria eterna mundo hoc ere- deve se generazioni).» Se de anni colpa de li per portan regno secundo e de non vano i Sacra Scrittura ma generatione le tutte la Santa come de , fine in ma diece de sentenzia tuum quelli chi espeltavano erano mondo mai gno re- avemo de difetto è mutazione omni comò spazio volte ne , la parti de meum in dominatio et vera non suo , Più i re el regno Barbari, finis regnum erti eterna chi Dio de regno neque che misero lo che fò che longi seculi, per nostro per dire santa, meno mutabile, In pontifici cristiani. e non mero: non non per , principi ri otto li esteri e volte tante Forsi Forsi in questo videmo nominato scrittura? dico non Dio, che Dio? temporale ma regni umani, come de regno Signore che eterno, li dire TUUM aspettato nella altro re, non vuol ed promiso trova REGNUM e immaculata fede nostra il che 178 ESPOSIZIONE fondata vense lo mundo, Padri dottissimi,e per via de la vera è quando se li i ad li prem ed falsitati, si non n Venit enim e il delle genti prometteva èrano : l^araone,pò e nostri Barbari ^àr lo in sono disse: lo regno de nulla tempi passati, li de quic- vai non e Dio, habet non poche persone quante le , de Regno me mondo, de Omne$ si certo 11 Dii ha se Dio, intanto vato tro- N. che » gentium Demones S.^ ( tutti gli quando lo andò e tiegnaMundio Omnia che voleva ad tentar, che mostrare, legimo li tempi di Moisè di e quello Judei, pò de li ri, li regni de Àssirii, e Romani, da e quelli tempi, dopo eh' inclinao lo Imperio Romano alzaro vero, che la testa ; trovariamo tutti,o vero signorie, monarchie, regni, non è lo non Medi, Persi, Pàrti^ Egizi, Judei, Greci K quando violazioni,Tinganni recordo demoni); son li soi. Per (i alli quando jusiizia;ma li ladri ; hvjus, et me in e mundo dice el Salmista n innocenzia, detto,appellò lo Diavolo principe de questo mundo: ho Dei Quando " volte in questo come le principe di questo me). poche quante la , vicio,questo Princeps mundi q'aàm (viene di , diavolo,de lo quale parlava N. S. quando de lo contro altro ogne quandot , , fraudi, li mendaci^ loco suo 11 meritano la sapienzia la scienzia, la lo , quelli che prevaleno li injusti lì arrobatori le strata S.; mo- esaltati justi sono la verità,la bontà, sirapliciià^ estimate la virtù ba Dio, quando e è stimata quando la li onori danno de N. resurezione e virtù^ aperta la porta deh paradiso. la prezio, quando in tanti santi tanti martiri» per per la morte de Questo è lo regno NOSTER PATER DEL la si , volemo non , ne- major parte de li impeli, communitati so non altro si insidie,fraudi, simulazioni, inganni, violenzie, injusti- zie colorate con qualche ragione, i^ligioneed justizie é con la defese de perplessità le coverte la forza con simulazione; con le de impie inique variabili leggi,chi se arme, ponno applicar ad qualsevoglia proposito, e Io più de le volte sòn fotte per lo commodo e utilitàcome medesimi, chi le fanno, simili alle mascare, e dice pò sobjunge, grandi con Aristotile che quelle chi le de quelli leggi comprano, sono pie- cole E quelle chi vendono. con rompe sentenzia res privati in compedibus : publici vero (i ladri filosofo videndo Uno impiccare per ad gridar : cives o ladroni (miracolo, E " deglutiscono camelo) un picciolafasta;preso che ladro chiamato occidendo ed strugendo corsaro morir^ ed el re adorato che tu una disse: la vita mìa vai e son arrobbando , sei mundo Dio, per , excO' " Alessandro universo lo S.: padrono de , campando vo tutto delli ri re come ad vado e , N. (scolano il calioe, portato avanti e picciololegno uno con Uno " . ad latrones magni dice come deglucientescamelum dava an- se miracolo; i grandi , minori). i uccidono che pora). por- incomenzao ; cittadini o nella e , miraculum lantes caliqem et io oro , minores Fu- et purpura omo, povero vole se non auro piccolo furto uno Miraculum " un grande de Catone. in privati in catene, i pubblici neir » simiglia quale lo animale quella nobilissima lassar in silenzio necant Filosofo piccolo,e debile nei incappa; passa^ lo e altro un la leggi alla tela de Aragno^ ]e 179 PRIHA PARTB e rato ono- fàfte chiamar de Giove. figliolo Però io lo stato de Regno in quando so non Dio. Li antiqui Profeti storici loro tempi. Li filosofi, dì N. quale S. la era lo vede non non trovo altro li apostoli,li non questi non di nostro lo mundo de due tutte con nudi le vestiti de se legge evangelica dicono, che più che , perchè de ho omne nequizia; regno di Dio ma che del vediamo nostro mundo Diavolo ^ se abbracciato fatti ne fa ricchi, famosi, de per esser fò, e quando mai Signore per ; donato abban- hanno poveri, son ditto,questo , effetto, con lo mundo 1' anno magri grassi de obscuri pò dir regno , la non , gnobili nobili. Come peccati paremi mani; , chi mostrano abbia. Inclita Donna, parole)abbandonaro tempo, e , a di ecclesìa, siccome quelli primi eremiti, chi e (non solo verbis solum vista che Dio, si de Regno martiri si lamentavano ^oeti altro tanto; in tempo e quale la latina per la mala ci sia mundo Sinagoga, lì Evangelisti lo quale sia ogie la greca, uno misero questo li vicii ie pieno de fò qaesto desiderar, e pre- 180 ESPOSIZIONE NOSTER Dirimo^ che fò ìa principio^quando Iddio gar. Angelica Dio a PATER DEL cacciarlo per Inferno. subilo che Adam de dal ed Eva D'io e parte di gran , suo regno immortali de dispreizare Io damento coman- mortali del loro de malizia zione de de la Dio a la Deucalione chi ( donde nus li omini solo Pirra. gli nacquero li ma li de e poderosi e contemptori de tamerari, quelli,che come , poeti, chiamati conjunsero e togliereDio Dio de rii e in de la de bellezza tempo de alcuna quando colpa si de e , de e la nelle le li idoli , virtù,superbi sue forze;come teologi.Li dirò ? Semiramis Fò e nò li Assi- far morire , falsam propier corUemptam ^ consentir alle de avea tazione alla sua suscepto casta Cielo^ il regno ri de padre lo volse lo quando fò Patriarca, per quale ganti Gi- , Caldei? Po' la figliole lenti, valenti,vio- Religionem (per la falsa religione disprezzata),per adorar stati foro finte invano non Che Non " de li altri per salir in sede. Nino Abraam Dio gè- siano de giganti,omini quello tempo sopra summa , per chi so li non durum genia ) ? non fidano se in li monti , non nati dura quali forsi le li infideli de li savi da homines la de le petre de , li de umano. uomini nati foro lo poche persone , omini, d'onde le favole Manda » quale fosse lo Regno Unde vedendo contaminare quelli che la terra; figliolide Dio , male a degenerando de la malizia non e abbomina- nem fecissehomi- ) ? megliori. Li poeti sognano foro padri, non de intanto la inclinata uomo lo genere reparar li successori Dopo V nella moltitudine, tanta Dio, servolle per so li omini disradicar ch'era mazzò am- fò questo in tanta poeniietme e fatto avere Quando venne disse poi disse: e di pento per in generazione, loro figlioli cresciuta quando appresso, umana puerizia; mi diluvio Porsi per li peccati,che sua ( trovò Dio? de li piccola occasione. fratello per suo regno danno; l' uno nostro e foro e , causa tura na- quella rebellò fecero se la dopo fu gittataallo e , creati chi foro creò ler vo- superstizionide vane di la amor Concubina» figliolo,faceva injuria moglier non e detrat. , e sorella , e dopo per la im- PARTE pìosa moglier cacciao deserto ad morir nascìo che de fame Cristo intorno^ e medesimi setta, la li il cieco Padre? di Jacob figlioli piccolaoffesa frodò alla dubitò piscina,o ad che lo povero per UDO. Fò Egitto ad adorar lo fece tante uno suo 0 la dal lo al cose cervice,liberato da per non per lo tante Dio ri spesso e de li Egizii* « , della amore volte noi e la e genti sotto non dalla padella ludici re Sacerdoti; alle jugo de Italia. Forsi de dal li e ferro,spesso provato avemo se alla vene de la libertà ha fatto unto per getta nella brascia, se come libertà, immod^rata essere proposta umana nelli tempi prossime passati, per e la mente al collo lo major parte de e violenzie delii ri, dissero amore lì superba maestà regia e le avvisata tempi delli ri? Saul de Dio le altre e nie tiran- tante possendo comportar non come male poter comportare alli servitù condusse se Osiris uno ingratitudinea Dio tanta ri, gravissima servitù;e questo Dio non quando la aspra de II ludici,li quali faciano sotto accorta che la Grecia altro di Moisè, de Faraone, el Dio penso, condizioni essere è poco sue, tello gittarlo fra- ad alli estranei? Lo popolo, che a e meglio tanto tanta , profeta la imperiosa censure aspre nelli dudici Dio padre; altri fecero altri peccati monstrò fò in tempo mangiane loro lo e puerile,per de Dio in tempo Vitello,come ludici, domandao a de gannò in- ed , Molsò? servo e la eredità de tutti insieme superba tirannia rebellioni vero noi intra de arme sogno , al tanti inimici averoo Regno venderlo forsi il regno de e gran padre in fine della vita li esprobava ad quello populo de dura de occupato ave , poti^ Regno de Dio nelli Ni- lo l'altro forsi el lo letto del macular quale dicono muglier ingannò el marito La condussero se Fò quali per li , lo le scelerate dirò? figlioloproprio? Fò suo colpa, chi usamo quali l'uno quale al Ismael figliolo la Cristianità in questo estremo nostra Cristiani. Che de lo e sete ; da de e redutto e angulo d' Europa per de la Concubina quella impia parte de lo mundo, i8i PRIMA serva fò il regno profeta per Judei, cercando de damento coman- li asi- i82 BSPOSIZIONB nelli del tanta padre, fatto suo superbia a Dio, che e in loco re , fò fatto del mundo li dava figliode Isaia,che lo , pastore, stato «ome cuore),» il mio secondo cor Urias padre de di volere , gliara de omini, chi più E sto el numerare un : se mo uo- (benché lo e ) rir mo- avere per inonesto presente al pò lo per morti foro suo cato pec- tanta mi- , innocenti. erano maravigliato non Dio, del quale moglier: e sere es- diano guar- escomunicato sua popolo da stato (ho trovato papa Palestini prepuzi! de cento tato persegui- fece ad tradimento SauP, fece el crudele de la figliola stirpe sua avea fosse meum toglier la per la dispreggioper per ditto da proverbio dica: nò rò traditor,nò lo povero tanto non David re. secundum hominem dice: ùnveni esso se asinelli fatto de che , odio in tanto tutta con quello re in peccati venne per questo e , NOSTBR li suoi per dlsconoscenza e io disradicò suo PATER DSL stupefatto; perchò ma , ra^ gione per li peccati de li loro signorispesso patene le male chi adversitati sudditi de Dio de lo che quelle cose: quas e è lecito all'uomo Gentili di Agamenon : che vero;. per » parlare). e , ho come , e conoscere, licei Uomini non peccò moltitudine tanta può non omo colpa ? Questo ò segreto hanno non Come per ditto de Persi, nò Nò de in tempo del mundo de adorato solo, ammazzò per Dio , Dio? Questo questa ancora meglio dire , lo mundo stifica. te- no tiran- facia nominar. di Romolo figliolo parricida,per regnar ed fò estermioata; occuparo in tempo (vero) Successeroli mali Decemviri, aspera, volte Scrittura sacra se come fò dice come Dio verdatero per le loro violeozie li de antiqui Romani, lo fratello:dopo lo officio de 0 li per da'Romani (cacciali) e nò la comò Alessandro re, fò in tempo di Marte de non , Forsi li Babiloni, li morta de li ri, molte fò el regno non Questo ò più sopra. paccie^passioni,leggerezze e, le patene li poveri sudditi. Non li peccato fò suo una confessano ancora lo questa ò loqui (di che Livio, per li vanitati impie nelli animi de forsi ri caziati tirannie;pò e ne ven- rannia; incomportabile ti- pò con se acquistare » le armi e con i8" BSPOSIZINOE PATER DEL NOSTBR * 6 in la età di Saturno^ né Macometto chi è corruptelade , incomenzò nello ad de Regno bacillar li lo la nostri per lingua^ chi peccati odio naturale, che de Romano Carlo a altri Tedeschi, Ecclesia Romana, de zione Italia,e el forse dalla belli in tanti canoni, in istituti, dir, licenzio de di belli modi ah, Dove in questa parte adonque Città Santa ed senza 'persone se so de Dio gaudio de senza arrobato, dove esser pesarà per proprio valore ah voi. quella in ma e Jerusalem pace, felicità tristicia, imperio, dove sarà ave non glio me- aspettato tanto di parata se- in tanti dir, intendetime la fortuna verà tro- in tant che sarà perpetuo timor Se ecclesiastiche ? Ah mi ad mai. censure ditta visione immortale miseria; dove la vita non e destru- romana sarà nella città platonica, Cielo, dove senza tante Imperio indulgenzie o, per tante sarà questo Regno ? Non desiderato del viver, in na don- Greca^ quasi nella vero zione na- della generazione de peccati, omne per portato alla curato nella Ecclesia Dio o Germano, oggie, che curano lo hanno hanno cattolica ? 0 nostra Nazione reverenzia se se de Regno chi fò de per non Italia, iterum o o alla barbare la povera stumi co- modi, tanti Principiromani, e Trasferito che meno fò varie de discordie le Nazioni tutte quanto e Non , burdello. saperne^ po Do- costume. e in male li Pontifici Magno, diverse volte ed contaminato Provincie,ma di Eruli, Marco- , le nostre portano Italiana,hanno legge ceni^ Francesi, Longobardi^ Sara- tante per o negligenziade e e Barbari^ dico de li Unni^ , culpa bontà omne lUriose,e sanguinolente de e nella Imperio Occidentale. mani, Goti^ Gepidi^ Alemanni, gente sarà Jove, nò virtù, e de le lo valore non per gnaggio li- antiquo, nò per grande ricchezze,nò per favor, né per potenzia , nò quello Regno de li gran nò gnobili; per amicizia non servi, nò non ci forza per li assentatori saranno Principi;non nò , , ci saranno de arme. peste de le In case gnori, ri, nò vassalli,nò si- debitori,nò creditori,nò nobili, nò i- saranno le illecebre e de la anima sensi, inimici capitali voluptatide nostra, ma li cinque lo pia- PABTE là sarà la virtù de cere la sapìenzia^ la coscìenzia ^ ben de li beati belle e nella conversazióne ; 1a passata vita vergini,de tante Là innocenzia. ta divina esterna ut (questa è sei nei perfettacognizione de li corpi sogniamo. Là averimo ni la vita eterna; che Patrem, Dio te conoscano alcun maestro, via, al cuna none chi abbia ne più esperto, e mostrarci so quelle quale tornerà presto lo aspettato , li signi, che pochi anni Venite medesmo esso in qua benedicti al mei , legge de Moisè, la terra, li beni altri che Iddio de robbe de ed altri,come in uccisione e de super ne non mele, lo de mei et Bone de dritto per son viver l' aveano " dirà Bone da noi: a e , sante longa vita sopra oggi se'^usa:le la pianterà, case ente flu- terra li inimici. N. S. lità, loDga vita la immorta- proprio regno, non terra pieno de la grazia (dolcepiù del mele e del zioò ferro,fuoco, sangue vittoria, promette omini ma più moralmente promette ne le admonizioni Aristotele,che dusse con- , dato, incomenzano lo cielo favum , pace. suo ma inferno tarderà troppo non vittoria contro de sto Cri- noi; pò per tempo Regno mio. altri iscambio mele, tanto ancora che e aliene,ma latte, Dio: dulce favo), de e promette ne non ricca de morir promettono sempre le vigne edificarà, latte de ma è altro duca,* io spero come e , e , ha ne ad parer Patris venire per ispogliòlo anime, chi sante alcun per la dretta non volse che resuscitò la via ma pregamo; capitano, che N. S. Gesù valente , con le Padre, che ammaestra ne Dio; inclita Eroina, primogenito delli morti, e in calis es mezzo, da conducere regola e dottrina,che de e quello ni bisogna alcun a duca quello Regno che est vi- " cieli). perchè per venire per intelligen- Hcbc t qui Questo è lo Regno de Dio, che desideramo, a la dice N. S. come te Deum cognoscant beate vidue, de tanti fantìcelli morti state essenzia, che , la spiritiillustri angelichejerarchie,de tante averimo celesti,li quali qua zia della di tanti de , quelle cori,di 185 PRIMA e che requie eterna e e prepreceptide filosofi, cipue altri se accostò al camino in questo mundo per le quat- 186 ESPOSIZIONE PATER DEL virtuti da loro conosciute: tro è altro mezzo, non fede 9 non parole con loro de li che hanno stati sono injustissimi e , , stizia % N. quia essi ma S. al XI. oneratis ipsi uno , disse « homines : modo voi e , dedi vobis io ho ma con dato insegnar. Bona pò ad ho ditto la tutta ma , che Nelle aver degne de correzione. genti li son multe overo principi, iniquità che , dal furore e ad terra be ad modo de de lì e a de che trova jonger jettatoad lo vestir , una lo nel con non gelica, evan- opinioni e chi la affrontava quello che danno recepto afflizione allo tavola ; spogliamo di non ; che in tempo andava se che pesta tem- traversa prender le robfa alti nostri più grand' empietà fare male afflitto, quello tre al- utilità dalla venta de de più grande trova del mar, e cose e dover, fatte per in Alessandria era e , coma , multe son se , losofia. cristiana fi- vera discorde infelice nave, li venti inimici chi multi » dottrina fede pòpuli,dove una , Corsari feci affinchè leggicivili de' Romani, centra cose licito ad era , Nelle quando , ego , ); nella le vera Però- , quella legge che li Tolomei , la " ). legge antiqua sta filosofi per avuto possona primo al far Crisostomo, è la leggi de' quellinon è la perfezione dice corno santa e dito voi ancor fatti incombenzò e opere , non l' esempio fatto, cosi facciate riti legispe- o , quemadmodum voi et possunt voi a col neppur ut a questi parlava non pesi che , laju- trattano portare di li toccate juris imperiti^ vobis legisperiti , Vm t justamentep digito.De tangitis( guai non faciatis( ho che parole nudo : oneribux, qum non exemplum ita et vos se giorno Gap. de Luca digitovestro portare justizia,chi vivono omne poiché caricate gli nomini , de de la alcuni collo " quell i imperatori comò la toccano non , , y jurisinconsulti li quali overo de fatto fatti la virtù predicano stati maestri sono tuti perfettevir- insegnò con ne insegnato,e forzato gli altri^che hanno per che , come ^ le tre altre con alcuni chi pagani S. , come " alla vita eterna per venire ma carità e , sceleratissimi ; sono essi speranza , N. che NOSTER doveriamo , quelli pochi beni che , al omo ajutar la for- PARTE li tUDa li e de antiqui Africa deli nominarli chi chiamar questa apparenzie de peccato fallaci ragioni e lo Padre crimim in infi- non justa. Che glio vo- justizia quale li principi han. juris inconsulti lo hanno e , alcune crudeltà? La inumana ordinato no cristiani cosa per Egitto solo non , teneno questa? Che e de e manità inu- faciano non Suria , fanno se , è della costume , questo pure oggie questo serva più grande mundo la costa tutta ma , alcuni ma , al trova più grande canìtate? Ma , solo lassati. Se avea i87 PRIMA corroborato con punir lì figlioli per , Icbscb majextatis e lo li per , peccatide lo padre toglierla eredità da li figlioli posseduta de per centenar per quello che , ma peccato, Questo ha al le robbe onor e " morir non figliaper moglier. lo peccato è de colpa è se ancora lasso, per esser non che sciogliere , ; altre ma nuta ve- li per minimo fallo " li beni. le persone. Donque Che ma però ha da pecca? veni non non maravigliatide le Dio di e de morte , che omne simili trovano io che , inclita da fede nostra Signora, in vita conducer ancora non leggi di Moisò^ che N. S. abbia ^ sed solvere compire ) ; vi Cristo. Nelle , a esilio , hanno de la vin- de de se ve padre ha vi basta , vendette cose si lo via, t Non terrw longo. Però, figura de " e la dottrina non quali sono : de e oggie è cosa omne ad mala sangue leggi civili le ^ ditto de le gran molte e , robbe de e , vedono si glier to- poveri figlioli e de le figliòlecostrette tormenti le , robbe principi per de non principes,o reges rapine eterna de La fece non colpa è di la robba^ si la persona li ditta di career, pensate li Turchi , peccato ? 0 gran fanno e confiscaranno la necessità di andare forsi da voliti fatti , de punire li , le robbe far la robba^ che Che li consultori^che de o , de malicia per assentatori^ e mali parole non Bassa Achamat per non , , la , de fa se acquistata non figliolo^e lo augumentao donolli tale a le e toglierli beni. Questo per Bajazette fece , se li antecessori , peccati 0 da anni » quali nella legge evangelicaso se adimplere ( non molte trovano moderate e venni a le cose , modificate , per- 188 che ESPOSIZIONE quelle foro date nello la diserto ; la nostra in in umilia fti data fede Dio de e leggi civili molte la fò che gentilee interpretatoe defeso Legibus:t Jam de justa esse tutis (è che Aristotile omne fa disse le fa ad uno maggior che la haniiO le grande e , hanno lo vino de e basta, fanno la hanno fanno la le leggi sono animale piccola. creda non sia solo vangeli dì Jeanne approbati ; e alia e nianus per sunt questo ; altro nostra legge fatta per pò escir da Romolo che quando leggo,chi ad leggi di insegna Papìniano parlare colla che modo pò essere : che parricida del fratello,latro tante par le injusto ed iniquo omo rompitor di mi son « ). " intender.Inclita Eroina, in Yorria Papi- aliud , pracipìt( altre quelle di Cristo Jeroni- beato Christi , altre noster el bene alia leges Casaris Paolo , , e , Paulus altro il nostro zia; justi- di Jacobo Pietro , disse aliud , de non santi!,chi la ecclesia cattolica tene per , Cesare ma , di Epistole di Paulo di altri e per è scritto nelli quattro E- justiziaquello che nelle , quale lo la ^ ti consigliano S., che ciò che glijuriconsulti Y. justo ; sarà forse de legge è de disse: meramente passa, lo piccolo nei ncappa; e di se : mesura simili alla tela dello ragno grande rompe questo faceto,che manco la cittati Le fa minor. la abbondanzia altro filosofonon che compera , un Ed " , non e quello tutto quella in che : , Ed : modo insti- simili alle mesure^ cosi dell' olio cose omnia popoli ). istituti dei leggi sono suo giusto esser leggi ed queste che credere bisogno de grano mesura e leggi : dice in Lib. est illud aestimare quella in che vende , cora an- fatto avea Populoìrum legihus, avi in sunt che de Tullio chi Romano stultissimum nelle : lo Signore: per nega non derogato molte vero sanzionato nova , stoltissima cosa justizia; injustlssimeavanti son Console e scita qua , è la esercito^ e , legge evangelica. Questo , nello mano legge antiqua fò detta per lo Servo delle mo le armi con , NOSTBR PATER DEL donne; sua da ninfa Numa andava sta justizia julento, vio- ^ lator, ippocritoe simual bosco Egeria, che tamente occul- sia stato un altro Magometto; da dalli Decemviri^ da la le le ordinano quale fò Io leggi divine, e Questo medesimo ìnjustiziaf corno succesero al crimine popolo in profondo pelago bestie ; almeno, chi loci chi ho Ligurgo ditto questi si è vangelica justì ed Yen delli serveria le e amatori imo ad passati: coi leggi e primo re lassameli e osse fore delli confini ecclesia; el re mente de quellichi quanto bascio; ma quale sia delli omini e in stanno e li tempi quasi ebbe , fò rebelle vento ed della alla S. lo ammazzò peccato suo sopra alla un pioggia, dalla escomunicata quello grande judicio de volta summo fatto re, ceoata non ed lo mostra la morte sto per que- obstinata la della tuna, for- stanno al de la rota depressa di quelli che stato Pariamo portato nudo V anima Tavea alcuna è ? dopo perle gittateal I. vedendo è umile e- quellido naturale , del regno, migliore; tanto legge quale è parte lo morto Dio, chi per castigarManfredo fò in glia (faccianibatta- Apulia , figliosuo foro sue de ; Federico Romana Carlo pure e ; fò fondato de lo regno vituperosamente asinelio,e le , posteri.Rogerio Normanno fratello,ed occupò questo regno; fò vinto Solone nella ma : mortuis chiamato Ecclesia ; Manfredo madre bene lo animo alcuno alli regno della S. Ecclesia dote da dir cum offendere el titolo de violenzia cuni ecceptial- Platone di Aristotile, chi da memorare di questo ma , bellum geramus non omini virtù. Regno questo bene ; , offenda che dirò non di da cosa cosa, della morti) per nostri per alcuna ci è non fò Nerone, , leggi de omini le trovata li altri foro summersi e leggi de le , di libertà del sottomesa Garacalla, Eliocabalo servasse far parricidio,ed al ancora leggi de tali le sotto deve se regnar vizii, e de injustizie,comò Galba, Domiziano, lo mundo sta conturbò delti successori, che majestate, della de tiranni pessimi: mundo per dico Ottaviano, Tiberio romano. Caio del imperio, cosi della lesa : tomese injustizia,sot- omne dice: omne allo chi fò sa , che umane, de donna e si , leggi romane, causa patria libera sua che TarquiDi'o superbo che Cesar 189 PRIMA PARTE del B. Tom- 190 ESPOSIZIONE masi, li mali trattamenli calunnie con subornazione con cacciato vea stirpò la saria non lo marito suo ed fò che insieme de tristo , un Cristo : Figliolo,ed generata. Delle ed regine ammazzò pò fò essa debbia se far per figliolo non se qui gladio ferii bon del de gladio se devono se deve e sed bitur die, ac se con tUunt N. illud S. : (ma la Io e ejus custodiscono). Per " ò la santa et in volontà sua che de sua nelle Dio, ma se apre legge ; in Gristo nella e legge li Non gnore, del Sibasta verbum dir insieme ma Dei et custo, la parola di Dio al vene Apostoli e e , Regno de Dio, la porta del Paradiso. e primo: piedi,discoprirlo lo petto, ascoltano via se in quelli lege ejus medita» " qui audiunt questa in cor; legge di lui). la notte ( beati quelli cbe questa dottrina nei e Evangelio levarne Beati e de ascoltar, quelli , di canta S. è scritto al salmo come voluntas nocte mediterà mente signar la fronte, la bocca, capo, per notte, e lege Domini e la di pensar in quando sculpitinella tener signore Regno devono leggere, quelli se devono quellise suo precettidi Gristo, nelli quattro Evangeli; nelli trova se pigliare ( peri la Y. creda el dopo lo disradicò sonitu trova se si osò era justo Judice cum quale adottò se padre, vostro Padre, chi ). Non leggi delti signori mondani solo de eius alla fama insieme memoria Dio periit memoria et : e fece, che bene avo el S. contro è tale doJla non pentita. Lancilao far ben spiritualee temporale, la terra solo uno Alfonzo, re ribellarse e figliade Garin menzione; avesse Roma fò che se- , , peribit,*L'altra mazzata am- la vita perdio ancora « e- che figliola, una figliade Roberto collo regno la sentenzia unido del regno, successor , cundo l'avesse non una vero come terra. Lassò dalla forsi e , perchè injustamente Ta- e primogenitoed suo parlar ; la oso ju risto , meglio che stato de al Mercato morir generazione sua imposti pagamenti, potea nella S. Ecclesia, ob- el nepote; pò fatto privò del lo Iddio li regno, versuzie e che alcuno, contro e dì questo fraude e de el regno tenne NOSTER superbia, la sforzata ribellione di Sicilia, la Gallica Roberto PATER DEL Questa ò li Santi Martiri 192 a BSPOSIZIONB Paolo non de monaci generazione le cittadi, non sarà precata solo^ ed accompagnati, li religioside nostri Se lamenta de quel lui che non criminoso santo reprendere li vizii e che mordeva e tali erano , maledici, che tenuti , tempi, li quali che alcuni sono un alle li erano abito, 0 lo cordone, follicante judici de Io li vizii? vita In quello non de persone, fò si che morto vizii si alcuno quello se diabolico,di lo Roberto Jeronimo^ tri, longa, ed al- perchèin per òmne benché de e zione genera- rarissimi. principe al mio avarizia,non judicio errore quale spesso Y arte maledicenzia fò vendicativo non può dir più morirà , chi porta esemplo della cristiana simplicità. , , passionato, le quale frati. E erra, de in S., parlar de la virtù li boni simulazione, non non V. de dice comò piace, troppo aliena non ha la barba costumi, , non omo che Roberto, gran Mi boni, dotti, filosofi, teologi,da de trovano se eloquenzia cristiana li de santi de e lo mio de de de dico non omini dico Non larghe e, , approbata de le ostentazione ventosa altra Paula un che sia licito solo ad gonfiatemaniche, e , da Romani. digressione vero^ o minabili. abo- Zenobia o benigne orecchie de poco proposito.Sarà del mìo lo far parte questa passate celebrata e venia sti que- , benemerita primo domandata de injusti,li li Artemisia meglio dir, in queste guerre la tanto N. sacerdoti,scribe,e , Appia, per diràdi se gli altri novella Inclita Madonna per male tenuta era li avari, li mendaci, e i simulatori, quale più ippocriti 0 soli. dicea , son credo li nostri bene stanno uno verità la tacer obiurgava, , de loro reprehendere li peccati. Si alcuni volendo che sto vi- avesse , , farisei sarà sanno non omne da contro si essi tempi che uomo possea S. chi sempre ditto si accompagnati dice monaco sta que- sarà cacciata non averla Che farisei^ li monaci vocabolo^ perchè quando a petre, cioè lapidata,non de precipitatae gettata in mar? li novelli NOSTBR ìndigDazione disse: fino senza abominevole PATBR DEL cose pareno fò in esso, tosto solca di lo esser bizioso, am- non proprie passioni perchè stato omne umano dir lo Pontano, predicar. Non dico ^ che di Mariano, judicato ottimo nazaro né : la dirò simili. Ma per la eccellente del nostro citera^dela che 193 PRmA' PARTE chi è la lira del re Egidio, ecclesia de setitenzia di San* Dio; vid, Da- cosi dico de multi altri e saglieno la carica certi sacchi de pane, ceni utrl de frate Benigno, frale Pacifico, frale Avido, frate Somarro, vino, frate Gemma de infetti de chi dopo che , de vino tar la la tutta sera combatter e , passioni,frate Bramoso, Dio, frate Cipolla,e frale Grifone; fra Francesco matto mille li Diavoli con le anime dicea e , allo inferno tormentate bizaria averia foco metter e , fiamma benché ad non , Padoa. sua chi lo sa né sia e che admonìr per non de veste e ad vomitar de 0 avarizia da de ordine ad ad chi vede zizanle certe , alla salute e chi ha de lume quasi e de occulte male- per ma amor per la de ippocri- le inimicizie , e ad persona sona per- saziar la loro libidine, agli occhi avesse quando la vista ; non al assai ma , debile date, scandalose eresie odii , da o con tutti, saleno contenzioncelle certe le anime mezze per che dico de , ancora , seminano non non loro cose , manifeste S. Dio leggesse,e intendesse, me la rabbia ordine, e vanagloria e scrivo lì vizii loro, passioni fratesche intra de , N. tria pa- ingannar de li farisei,da lupi rapaci agnelli.Alcuni in catedra io odio de in carità chi lassa se nella , , che per , male Napoli in , de la virtù e- de , sua; e , testimonio mio per li omini appresso per , pubblica né privata de persone; , Dio chiamo de core volenzia de Io quello di vita discopertoin Sicilia fò tutti seminar ad fò occulto che sua la finta bontà de la scelerata quello e e de una , Napoli andava santità esilo mostrò pessime periit; , novelle milli quella impura bestia e ; la simulala quale lo male vixit , navigato sepie volte in Spagna la opinione de lo disputar lut- paroletta per una per chi tutta la città de ad Eremita, che co sac- gnori quale li nostri Si- allo , passati credeano pieno lo £^vea li parea notte , lo quel- e sarie neces- stiano, popolo cri- conoscono alcuno, o vero qualche lettera,qualche particellade filosofia, naturale GcUateo Opere de ni. conoscere il bianco dal negro, e 13 che Idt KSPOSIZINOE de advede se PATER DEL NOSTBR iniquitati simulazioni le loro fraude versuzie , li levano lo samaritano tempio legge de Dio; che lo tributo ad la gente, Cesar Vecchio che An- era che contradicea e la de che e gava ne- milli altre simili calunnie. e invecchiato s'ha Novo e in fine e sapienzia Platone la lo de li comandamenti ^ era vqlea desfare che e lo sabbato sessagenario,chi li antistiti de che Éristo, S. Jesu di N. , , omo ippocritidi questa li farisei observava sobvertia mico ini- e , el demonio non rompea giovino, che cristiano male di come avea che e , e , che e , , , professione diciano medesima subito altri mancamenti ed , eretico de nome li servi de lo ingaoDi , ippocrisie ^ , , ed lateo Ga- in la lezione Aristotile de in la lezione lo Beato , Testamento de e , ed Jeronimo Augustine, perduto lo tempo non questioni de la teologia ogie è che , parte della vita ottimi di servito in uso santissimi principi fratre^ ciò, ho con ri quila normita e , , Roberto Credome So rato. in arme^ cioè da ruberie, ma in in greche fosse firmata e nella , morale ;. disceso in questo e de el mio ma , ; casa donque lo male, e de quale disputazione è occupata la tutta sacra se io ne li sceledam quonlebri ce- violenzie, e dotti, proavo, avanti vostra, non sarà licito mi la virtù tutta quotidiani ragionamenti e de li la filosofia tutti li istorici , , poeti? Perciò scriptura e paternità. com- potenti e far e bisavo, attavo reame de non da non di la Jo- neo conterra- Italia,qwie omini, latine, devoti parlar de lo bene vizi avo, e , parte de ammazzar padre, letter che dicebatur Grada magna peccator quella ultima in Galeazzo conjuntissima amicizia, e fatto vita de aver nato chi ebbi con , e Gaza, lo Pa- , Canteo, Pardo Carazolo Francesco A- Corvino Teodoro con Sanazaro, Carbone lo Pontano non , tempo poco , van Barbaro , dre pa- fò Matteo , per si omini^ come Ermolao , Attaldi avo , con consumate, e Lanzilao Solimena , li due pratica non juste , vostro Napoli , avuto dotte persone fatto la maggior , prestantissima città de nella , , alle curiose tutti li , chi oocor- reni) in alcuni vero o offenderia la virtù. li vizi biasmasse scriptinon , laudasse 195 PRIMA PARTE chi ha me dato questo ^ che lume, e ed io ho, averia precipue in filosofia morale, dice Aristotile come quésto proposilo saria tanto, tempo dice in la medicina come è medicina ad porto lo non de vestito E già cum, E dirò filosofi de è redullo li la , asconde, che e , de bianco diversi e le divise processione par vider arme le e insegne militari di se che : toglieli non Gibellini? Chi Omne se uno 0 per nò ; se per maledicente, profeti,filosofi sarà è devolo e li Ben pellarevera dice de se sette, che , de uno tacer non bisogna che in esser Tullio dicentem : e sacerdoti^ viver, de chi e sua, fede una dica il medesmo e , li Guelfi de e altro. un la rità, ve- tenesse me de li santi più accu- se quello peccalo, lo quale se igitur maledicentem di chiamar ). i condutta si io dico la verità alcuno (cessinodunque omne de ormai come Ordine, désinant in lauda potesse intrar al Re- hanno fazione e in gente de fantasie nove nelll e latina vanità poeti, e primo de N. S. medesimo esso solo ordine la coscienza esaminava e non e di la vanno de campo fides(un Dio, una sedizione a abiti quando far che posso religionenon varietali de nostra un Basilio; La novi Deus unus « tante la fede e sola una per gho de Dio Ad nuovi ordini trova de ha uh religione del gran sola come ; non che simplicità questo la greca una colori, che de li Lattanzio lo misterio e a- facitmona- non religione sta nella barba, nello pallio,nelle toniche, abiti di tanti variì, cara- o più bello dice lo fatto non discalzo tutto religione loro tutto che vo al mundo farisei,come sofia filo- la coculla, o barbato Trovase che tempo non tanto già come alcuno, proverbio: habitus li nostri de suo vizi, ma in dica perchè bene battismo. sacro bito? assai tengo me studialo corpi, cosi barba, e , si io abbandonasse li mi ; forsi abito, cordone, io che puzo, e questo ufficio me Né sapere medicar, cha lo cura li animi. de è per si avendo come poco tempo, tanto non boni. E medicina, volesse lassar Galeno, tocca quale la per farne ma invano studialo e non prende. re- ap- maldicente 196 colui ESPOSIZIONE dice che li altri,che de Esso li auditori in pubblico castitatis Dio, non è di offesa la ni che di de sé); volueiHnt se se aà (perciò gli emuli ritatem perchè taccio la non to factus vobis Inimicus quosdam scelerum che scelerati collo spergiuro e ad i laici dire qui te laici secondo essi che e carità a non trovato , apresso: e che o se de amor fflo, e per Dio mal aliro mndo e hanno per con te, loro scudo: meis i miei nolite fanno), » Profeti,ed che tutti 11 mali far li alcuno parla vede, che , e la virtù, che offender (dico quale dignità so prophetis contro essi si alcuno credente; come de Dico « dignitatem nescio , de - quid faciant clerici;(non vogliate veleno , per ha li veda, divenu sono , sciuDo disse: innocentem intelligis et in meos sappiano quello che non Paolo falsità; qual rapporto unti, né malignare i miei ad , ve- maledizioni, ( Ed " falsitate pervenuti son colla nesciant malignari, et dicens vero). thine sileo non Marcellum innocente)?» Hanno ti conosci toccare il te nolite tangere Christos " ad alcuno, elericorum: di molte verum , alcuni che sum perjurio pervenisse; quid quam caricano dicendo nemico, vostro nomino de vita E verità);» per poterit mihi nemo prcestolant: quia mi ver- voglia ciò confessare chi Oceanum (emuli plerisque malediclis irasci non quonm e il ventre tengono confideri(io non meco, leronimo ^ " " quorum , di digiunare. Pei lussuriosi È sentenzia Tullio : de di castità ). , nominor adirarsi possa me e parola dice; jejunij.Luxuriosis audire uso manifestano $e Pammachium nolunt maculati son ditto lo simile sia non adviene, che boni, male, che volta vogliono udire T ante li delitti accusa Questo son offensioest (quei che nttnquam qui chi io. non ad ad est,cuUum Deus Ego alcuna Jeronimo beato bum e la dirò la causa., che a , dice che: orazione sua li auditori de vizii,e però hanno simili una m più de le volte lo de vetUer ed " NÒSTBR PATBB quelli chi li operano. non dice non loro.'El vero); il 1' orecchie più offende DEL se lo suo dice e a vene che ni- si taccia in pace male de lo male sia tenuto pe male fa al dì de inimico ogie, chi li leva nome o* non di Angiovino ; cossi stìzia li è amaro, li lì è uno omini, acerba ultimamente ed ed la verità; amara a e non potenti,ed in sono odiosi li qual cosa justi li e che lo più tanto , e lo foco, moleste al medicine 0 senso ^ crudele un omo li occorre V altro leccole de Lo la dritto , che chiama verità,amarissima lo coque via Piacenzia,e ceùtule sono le è lo zuccherate de da come 11 tengano virtui per ché ( poi- lo segnore, e e Io coque, piccolini quando de manere fuggono, una fera; le mosche alla scorza^ dulcissima e dono ve- medicine come da quando ma amarissima fora^ o- provato lo ferro quella erba trasse vulgo e la più parte ancora al dolce. quale conseglia sempre pestiferoadulator mai che susumielli,confetti ed altre lo , se la , li garzoni hanno comò hanno altre tutti corrono, lo filosofo dulla: de de forza con più son tacessero aliena utili alla salute, con porta' se dispiacevole, o gula, chirurgicoè ed amare ma e che lo medico intra di far placentule.Li e la li boni. comparacione chirurgico ad injustisempre loro e a questo per deliquenti lo ofQziale in odio hanno fa li e e , est E degli altri).» giano corteg- ultimamente justi a te. sapere viziosi, che li che ancora vogliano reprender, lo maestro^ non alti homini quoniam formidolosa el maestro vero ti male e per e , possibile pare la virtù fa paura Platone qualche cosa, lo , : cosi li mali da numero; fò mai guardandoli, in odio , sa la virtù ; conculcata e , omini amicos scienzia,la dottrina fi al titto : casa inimica e maggior non alcuno se impire la dritfo virtù è' maltrattata mali parlar la muttigiar altro saper vicio è opposta omne lo majore parte de dicono, per innocente e, corno per pazzo torto la liberalità avaro obsequium e indotti è molesta sapienzia;e peggio che per alla tre- fa degli amici, la verità parparit (l'ossequio torisce odium odio),»ali! nono iDJusto lo parlar de omo grande offenzione; allo allo menzonaro, veritas la ad ippocrito la simplicitàde costumi, allo libero và^ 197 PRIMA PABTE in che Io se , che va alla sempre me- alla Verona, chi porta le pia- venenate dentro; li piccolini de li omini, chi vivono secundo 198 ESPOSIZIONE e non l'appetito, lassamo DEL la secundo in certi anni NOSTeR PATER ragione. Seneca età, la cambiando , cioè le fantasie vecchiezza; e e per dice la puerizia la ma costumi puerili ni accompagnano le dette ragioni sempre dispiaciutolo male, chi e hanno puerizia " fi alla chi quelli a ha dispiacerli mostrato son , stati molesti; però è scritto nel 7. csl^. della Sapienza:« dili injusii:circumveniamus oono nobis, et contrarius operibus nostris, et improperat nobis est peccata legis(circonveniamoV inutile,e alla ha se più che judicioè mundo e possa la né e populari le , accade^ Ì9,casa la a Dio Questa a al che cosa, la mazione, volgar esti- , nelli templi che loro li , per questo ruina, saranno qualche di e che ma , foco per vogliono se boni de questo , Né allo mundo. né , nisciujBo con la gnorie, si- , N. tanto tenea , quanto cora an- non S. corno legge in più lochi dell' evangeli! li poiea comportar, se , le volutiati e vivande, opinionede justi e è comportabile, nò lo le signori,li offizii, loro, e perpetuo tormento; vendicar gloria siano cose de loro causa con prime seggio nelli conviti le penta vesti, le dilicate come vizii son iniqui toglieralli boni li li gran Queste quelli,chi odiosa e primi onori li , santimonia. e alli vedono se , virtù , grati e facili congressi con piaceri del mundo. vede li loro copreno basta primi lochi nelli teatri li possibile né mai di virtù, qualche particella debiti onoTìi le robbe, la nobiltà,la li favori ò camenti man- , più incomportabile essere; rimprovera i despera, quando , è noi a ci tanti peccati chi simulata e e non ha conira gli atri scelerati de la falsa manto mio volta si adira wn nostre, alcuno trovato, quando che giusto, perchè uomo legge)." Veramente latra alcuna non a alle opere contrario justum, quia inutilisest ergo con li e ip- pocriii. Non è cosa de morir, vider audacia de le anime , monachi de fraticolliaver ma anche Incomenzano regni , chi appena la ignorante ippocrisiae presuntuosa abbrazzafo lo governo essere «apeno da non solo lo muodo ? la curj^ Già, li imbasoiatorì»governatoridalli partir lo pane in refettorio ^ li 200 ,BSPOSIZIONB altri stimano molti poi viitime che e che ho come , de far contro lamenta se lì altri, dico che si , è tutto in beve se oro alle taverne che tiene suo subietle ). mezzo de le r ; r oro chi pudicizia Y non e , Oh li gli onori tenuti , ttavii: che li omini se mento li omini fallace de non la pontifici 1' oro fa priori e ministri vince oro abbatte e e vedrai accostarse lo sorice, de Io suo fa verità se- fa se cieca Dice fortezza,Toro buoni scritta intra li Chilo, e mali. de li sette uno Vuoi tu quale ò fare come , lucerna vivanda, nobile omne e non se screditar di- o ma vero duto ve- more ricordò, dò lo ti- padrone. Nel Regno de Dio £1 tu quelliV oro, alla calamita lo ferro vero esperi* justi,e de 11 injusti? Vuoi desprezzava argento, nò gemme. cosi al paragone, per l'oro lo conosceno gettò la 1' oro gli occhi de quelli essere conosce e prova, li diani guar- le alte castella degna d' li omini! e la ippocritidà li boni? Proponi avanti far lo gatto, che né 1' oro , r che provano, de paragone si fanno savii. son de Toro comò mate, stig- e , , cori, intra le anime , tre magistrati,li cappelli,le mi- oro oro sentenzia notabile oro doma oro fi e , V non cosa; dritto, V inespugnabilifortezze, Toro son piazze cose omne se , , le ( tutte fa li summi oro ò adorato 1' oro : , dà el Paradiso, V la espugna nelle in ; lo capo, copre precìo si in sunt lo torto oro so e che dorme, se oro ubbidisce fa li vicari!, 1' r oro , apre dà oro , V oro , oggie pet , calza se oro , nelli teatri oro e , leggi in le virtuti All' torto veste se ipsum facta » io foro li migliori omini , cosa tutte per lo dritto parer li ri è non Omnia e per ; seculi: li suoi lo collo, de resplende nelli templi ^ro proposito.Omne al presente. Vedimo mangia, s' incatena oro mai ; oro se oro , cinge, de de necessaria^ non ad de non , lo mundo oro ditto, li seculi aurei tempi la vili con di estorquere sia loro permesso longa digressione,tornamo , omo affinchè umane; cose conciliarseli grande pecunia ). " Dopo impunemente meno affatto delle più trìsti,credono i sono carezze, e si curino non NOSTBR PATER DSL non valerà oro, Regno di Dio sarà in quella nova PARTE città de Jerusaleim volta li sui Non io se rari, erro "^u]tà appena trovasi alcuno se cose Omeri lo Apostolo : corrono Achilli. Multi medici (moltisono ledi dice ad : e virtù res al più S. le ntendano, Multi il e Paolo: ad e lo , vero e- evexit ardens o la gran altro de li savi: tPlw mali. son e Io me le dannare observeranno : li multi terpretare in- forzo cose male le parole non leggeranno Burchello dissen volti ed omini metteranno Joan suo de di me mie, e de : chi desiderano parer dice più palagio,disprezano lo greco e Gariteo,omeni solazar nel dolce romanzo, Mena, lo Omero cemento come » (si rivolgonaalle favole). Petrarca, Sannazaro ad li , Antona, li Morganti, ed il Filocopo.E più alto ingenio, di sono latino,e Dante^ lo Ippocrati vocali, pauci d'un parole de Dio, fabulas convertentur se dottissimi; €on trovati giusto Giove amò: Rustico,la Fiammetta Serafino e rari Ettori,rari ma Jupiter,aut romanci, li sogni de li Palatini,Bove belli : El poeta » pochi glieletti). ma li omini de ed altri santi vangelisti Altri chi Aristoteli S., e de li sui Discipuli,Apostoli e Profeti, E- N. e Yirgliii rari , son sunt sentenzia chi pochissimi, e là solo tocca pochi lettori averò,e più pochi chi fatte ; indovino, che de " chiamati, È cielo).» y. a ma : (pochi che cioè li mali» , trovati son sed currunt un ma Troja, pauci quos csquui amavit levò ; si bene oratori,pochi Demosteni, pochi Gicerc- 1 (sthera virlus MuUi " , stati , rari son parole di N. S. son far filosofi, pochi Fiatoni,pochi foro all'assedio de iii ; miglia, appena cento può cbme stati,rari poeti son Galeni; multi fa- omne le arti,in tutte le facoltati,rari vedi infiniti omini rari dice Aristotile, corno tutte ( molti innumerabili boni; ben- : Dice summo. de e bono in trova alcuni pregio, de li milli in lo perfettoviene,in intra omo S. probe: de li milli, non uno Multi : che prave, di N. la natura^ otteoe accipitbravium meta). " : qualche Dio è de li boni. de avuto ave si fò ma tempo uno un ne al veneno seculo omne : più fatto corrono, nnus nel non li corvi bianchi comò ha che fò si non , li beati ; de coro discipulie santi martiri. E! regno so ebè bascio qua nel 20 1 PRIMA Spagnolo,la ylas tribientas. geranno leg- coronazione 202 BSPOSIZIONB Per el certo salmo i3 : de de intendesse che o inutili. Non £ pochi son inermi; e più vincono. vis è Per inest N. è altro (minor bene o coioto Bééti estis , intra bis homines bene, si ò altra : questa e N. de la e li , ad prova tamente Lupi).»Cersi mundo, domestico arbor maledixerint cum nor mi- e in medio otes in questo un li ma buoni, che ai gM uomini vo^ vi abbiano ma^ uomo oonoscemun quando è aodiFarìo major parte. e e non con'" opinione; qoaado intende ^gare Seguita i pochi S. ajut% si^nt mezzo » à unieci im éisgraiiade la fortuna; al omndo, sensiente alla commuoe l^ contrario miglior quando non è in odio quando " (sietebeati, quando ledetto).»Non da Disse: bosco. uno in da agnello intra li lii#i un uno). oppressi cbi sono forza è imi vos pecore omo un fatti ditto, disse Plinio: S/.*MiUam come che son v'è neppur non ho come e , pochi Iddio H dice: Il se qui fctciat vi fosse alcuno se Dio; tutti deviarono bonis, qu(B malis non non vedere maraviglia si ii boni luporum (vi manderò est omnes (ii Signore guardò dal cielo per questo, malvagi).» Disse nei filioshomi- super facti'sunt; non unum cercasse non li ne prospexU v'ò chi faccia il bene, questo per ad figlidegli uomini i sopra e inutiles est usque non nita infipochi, ma de li mali. È scritto nel vede se cobIo NOSTBR aut requirens Deum, intelligens, si est declinaverunt,similiter bonum, Dio ii sciocchi Dominus « videat ut num, de Regno è la schiera PATER DEL bona Fu la non trarca do; lo Pe- senX«nsa vulgar g«nt" £ • per profeti,li apostoli, lì nurtui, li filosofi • oecisi: perchè altri santi foro dissonorati, disfatti, discacciati, hanno sempre opinione ceca, commune che erronea consigliatole prepone questa (de li santi ma ooeale e justeeiinimiohe al vento chi seapfe la udilità alia sempre stizia alla justizia,la forza per cose alla vagioot, oanti la maggior parte de U si trastulla quelli cunfortavano ciò el Regno de Dio loco non chi , oaasià, la inju* omiio le besiie ; e prtoufì ttandani antiqui dico, perchè ogie lutti K prìncipi soa ) quelli avevano la al- oonsilta^ao instie ki ddtfto , alla tttiUtà zroè alle rapine, fi per* ^ fò sempre m poey e sarà neUa altra PARTE \ita." fine. Il qual N. S. " mio (il che lo £1 de de Dio acerba^ è sia el parte ed filosofi odiosa, martiri £1 " de foro : li boni de ve- il e Per dacio men- verità la verità la per Dio La odio; forte. morti bona vera mendacio. lo più e dubjo senza Regno partorisce e piacevole li ). padrone è diavolo è possunt eognoscere beni ditto^ avea diavolo. bascio^ qua veri i lo mundo hoc perchè » era pauci blando, grato, profeti^ in " amara mondo), avrà non de est non mundo questo Simbolo) nel meum questo conoscere verità; è di pochi: possono nella rità li nelli rari, (pochi è principe scritto Regnum e non regno nelll è disse: regno è (come Regno 803 PRIMA N. , S. chi essa era verità, morie. la quale che li Tutti devono rar deside- , verità, la che in sia sopra pregio e è lo fondato mali chi son Regno de Dio, ribelli al Regno e , de Dio siano discacciati ed la Che oppressi. verità al sia , el summo mendacio ad una volta bascio questo per e ; si li buoni , se contentano peccatori, debit justus sanguine virtutis amore laverà come la le mani sue invidia è non vedrà Gath « in la detta; ven- peccatore). E " maligni solo li de lavabU suas del sangue ruina Salmista: quando omini de peccato la el manus godrà, nel de e Dice vindictam; (il giusto peccataris male peccano. non viderit cum lo de ma , cosi vilìssimi ancora la che indignazione , amor volvntas de la tua, virtù, sieut se concepe per , è de in omini Calo, santi et in e Terra. justi: pò seguita: Fiat FIAT Io parte N. questa perchè de una videnzia, vedono che ha in le menti disgrazia della quelli, veniat è vero tuum una li che doverla. e che pare ignoto alla scienzia E abisso de maestri gran cascajli in perchè con ditto avea tarda disse fiat voluntas ad ; omne abbrazza se : cati pec- simulate e quello nostra e , alcuni sempre seria mi- questione gran essere prò- In star e ; è quando » ignoranti, de culpa della peccato li mali è e loro , U omini omne de dotti meno provìdenzia de Dìo precipitate nello fortuna, quali Regnum far mondo e senza la dubitar questa alcuni ceca li con ad considerate poco vedono se fanno questo confuse quelle de quando TUA dimostra che ; veramente turbate^ ancora ni li conducono prosperare li boni S. le cose, che e VOLUNTAS dd* venir o tua , acciochè vogliamo zia; che non remetter infelicissimi, siano causa de cose le de grande umane alla si si figlioli, avemo si famosi semo e , dicamo vimo Che la tenir sempre popolo, e Che sapemo favorito de danno; è si essere quiete? magistrati si poveri, si semo si diciamo perchè judicio si semo sani, si semo foi;tuna, si sono noi alcuno si ed ignobili, inglorioso ed Quanti per andati in le do- dà. ni secura glorioso e grazioso essere segnore, bili igno- semo quella parte Dio che belle fiat voluntas vincimo, oscuri semo migliore, lo semo felici, pareno nobili, si semo tua: noi adversa avemo celebri, si la si perdimo, providen- noi, si è più nojosa la ricchezza, che sapemo povertà? per noi Providenzia, fiat voluntas sempre: ad divina sterili, si semo che cose però summittendo secunda avemo ad pareno mina; ricchi, si semo ammalati, quelle guadagnamo, Si tua. vinti, si si o cosa quelli che se sapemo siano omne alla divina è de causa ignoto è de causa ricchezze, per nostro li perdizione ; quanti una gran quilla tran- onori, per per esser al li' pò- 206 veri ESPOSIZIONE gli occhi. Iddio nostro, che noi medesimi; della passo de composto mo, ossa : volo, sed sicut tv, cioè fiatvoluntas in questo loco non lo mio vinto in proposito.Alfonso Antonio Ursino Malghia de questo lo duca italiano mici, tutti li ria possuto Quella captivitàsenza dallo e pote, fò sempre giìo de Aragona, de forte cacciar da Milano la , lo li sia de causa Io bono Tutti la ad voltò casa e vostra f^eeky da pale battagliacam- la disfacione in questo mundo la I. redusse uno se de la non utile;però disse N. S.:t nome sa lo spalle,e dette credette lo nale cardi- se e casa sforzò Visconti disfozione commnne signore Ludovico sua re- fò papa', e nome di questo quello che nescitis e rono travaglia- regno, lo casa ne- sua vostri cii Rotrigo di questo e quasi si, France- requistato.D. Joanne questo sto que- esercito, e da li avanti omne procurando Ferrante le ave- obtener superbia de lo signore Ascanlo e gli a* lassare? principe essendo lo superar allora fu esilio;dopo Ludovico, foro de avanti , Joanne e de mano quale voi reportatilo de firmar con- padre fò dovessero se Rotrigo Borgia; fatto che Italia. Re L'uomo ; lo andare avo perduto psser che , parìe de la gran fò vinto avo vittorioso;e quando de tutta dovea vostro a la de ava, come occasione far chi grande tristizia; fò la vostro lice); ca- ego compassione de la S. Regina Isabella vostra costume; persone vittoria,e stimulato avendo e tante principe de Taranto della saccio setti tran- sicut posso madre. vostra in dubbio Ferrante Re regno. con stavano che Non di vostro avo regni sui,in de Filippo avo regni sui I. o- questo me Noi tua. Taranto altri de e pensar possibileest portato captivo esso e principe de era esemplo domestico,per alcun metta da li Genovesi, mar si e alla Divinità disse: pò rimettendose » de e quello a quello chi comò passi da (se è possibile, iste calix me a carne lo bisogno e , però N. S. andando e disse primo, croce di liavvene omne meglio li fatti nostri sa stati in esìlio,son bisognano esempli antiqui,che servati. Non doro NOSTER coDosciuti^ incarcerati,mandati DOD avanti PATER DEL si de da nabile abomi- regno. voglia e che quidpetatis (non sapete SlCUr Non vedimo IN al cielo ad casu de astrologia pensaro. Oh fortuna, e si ie quanto che inferiore è ragione, la donna scienticB N. : Lo sin cipies che ( forse che male il tuo peccato Lo bruii la per sciuno • «or questa non ne la più parte la omo, ragione; capace che di e per mente, quelli Chi Galateo secundo Opere non ni. Se ciò sensualità si mette ragione danno alla e è non l'autorità de secundo la e nella di poi da in quella ? Dice di per vive la di ? a- porte).» A che che mente, usamo Apono li omini de bruti,» cioè la de Petro tuum razionali, e solo differimo ragione, cioè per parte te).» di egeris ve^ premio starà sulle , in si bene na don- ( sarai tui sopra avrai non bero al- alla disse Nonne -autetn della scienza foribus peccatum in bene animali si Ugno qualunque quando e creati. Lo de egli dominerà ed da mento comanda- terzo di stri no- donna, ipse dominabitur et subitamente li altri de sia dell'albero secondo statim operando chiamar facemo lo cofnede mangiare non che , reger novellamente parlava ad^Gain: derit lassassero (mangia virtù passioni, li , , ne sia beata, appetito Tancilla li omini comedas male se che potestate eris, autem allo sfrenati Paradisi ma saria la nostra le nostre che Ugno ne le inferióri. tirano ; che umana a male).» quando terzo antiqui per imperizia terra^ quanto dato potestà dell'uomo, la sotto viri sub « et mali del vita credo Questo Paradiso, e in desiderii omni ex « bene la Dio S. boni del del I serva fò: primo cossi li ordine, né senza superiori sfere permettessero^ non e de la natura; affetti^li nostri la alcuna superior comandasse secundo de Le TERRA IN cosa alcuni corno fortunata sana intellettuale è forse andassero cose ET COELO appetito, bene li animali non discrezione ragione lo ni- Averroe: vita de scienza. it cando se- di lo È per questo suo loco, i4 se 210 ESPOSIZIONE PATER DEL spogliano la umanità^ forsi e se NOSTER più dir ponno anioiali tosto irrazionali,che razionali. saria Quanto alla ad quelli chi alli justi; vero 0 a ad solo chi timenti Dio la rohba volte già ò nella terra, peccati; de tanti ed intricate imperoccbò ci esorta li assentatori da malo suasor Paolo: datns zel ad video ( veggo , Angelo e stato di Satana, che fò cristiano noi , scuno ò nega sofifrei suoi sariano bisogno de ); dato per ad quella ne perplesse rie; contra- optima (sempre ò che dato in ha ajutata custodia; V altro e ajulato da e tentatore, de ripugna stimolo " genii); qmeque * e lo né career, tante hortatur a lo suos qui Angolo quale dice tneoì, et colaphi' me quella della mia della batta). Ancora e : legge la ragione, la per come » legge che : ; si tua, cossi spesse volte Aiègelvs satanae mew mi serva- obsenassero legem reptignanLein legi mentis un' altra mi lo regno escogitate ad punizione saria uno peccato carnis e , la volontà sé medesme mantenuto aliam stimulus la fama e ancora se non Angelo bono, chi omne teni* e terra, quale si S. N. se , cupidi chi li e anima in facciase e ottime appetito è e mente lo la altre pene omne cose a governata lo justi e de li boni dice Aristotile: tsemper quale, come come ad le terre de imitassero,allora poteriamo dir intia leggi, ed incognita noi ad lo governo li averiamo non Pli- filosofassero li ri volontà cielo; allora furche, nò tormenti, né lo divino successione,o per elezione, de tuo, nel come sottomesi , servasse se lo regno venuto chi o acquistata ed si nare gover- , perder e de sentenza dato male sue injustifossero sua de , esempli ed opere li li per per robbe lassassero sanno che cielo ; si li comandamenti in e o la vita. Si tale ordine e o non , guadagnar spesse Dio^ alli dotti , consiglio de per , fanno non vulgata conosciuta, ha governassero perati la ab eventu, ed esso e bedissero passioni ob- fossero obbedienti li filosofi regnassero quelli ad casu sanno; secondo e ; che 0 quelli chi si le humano, ragione^ e Tindotti alli boni ; li mali tone felice lo genere mia carne el poeta, chi non ( eia- patitur manes espositor espone un : « cuaè^ - PARTE nascimur bona, alter in due male). mura^ né spade, tante genii ; » le opere ^ secura; omne arme, più fatti e ragione ci induce de dominasse " , Dio con signi e parole, saria la vita contentarla cessaria vati tro- guerre la forza non colli mostrarne se de , tante volte per di^f^zione delle , né lanze, tante evangelica, si credessemo la dottrina : nò tanti macbinamenti si la uno lo alieno V altro tante : come al bene, ci esorta mo abbia- né defensione, si ascollassemo (quando nasciamo, ad bisogniariano,si la ragione dominasse bombarde, umana , Né fossi gente qui hortalur est unus , mala uno ^ per de ad qui depravat sorte al la genios sortimur duos 211 PRIMA lo de la rabbie suo 1' avaricia de abstineria se e de lo furor , la ira,lo sfrenato appetitode la cieca libidine,e la turba regnano per altro si non , credimo yindilte, la le ambizione, vana di tutti li altri vizii,li quali che non cristiani,cfa^ veri seme alle scritture ; che si credessemo, per certo offenderiamo mai e vinditte,che ha non mo, tutti ma Si perdona prossimo; riserbato li li omini si pensassero lo peccati che Dio altri ad remittitur ablatum ( non si rimette tolto ad altrui ); lo che non cospetto de sariano il in questa peccato, lo Dio se injustizie terii,e però dice ben che sia cose de li peccati Dio, umane, o crede, vero altri chi questi fanno dice lo sono Dio si se noi, chi facilmente placare. £ come si se overo Platone, ed commettono se con , se crede, ad che sia tante usure , , tanti da non in grande notarse, cura se che forano li bovi de abbia la e' danno , che , errore, e aduN crede se e è intendere orazioni, sacrifizìie doni incursi : dò non estima, che ; sì delitto grave ò sentenzia perchè non orazione omicidi, partecipe de lo furto proverbio inferno; si restituisce il non rapine tante vinditte, tanti , lo nisi restituatur omicidio, mi tanti furti tante peccaria- , quanto , tante de pena peccatum stimassemo se " grandi la Incredulità. per é scritto non e non perdona li peccati ad chi non come , alle peccatori, mai alla eterna pensassero credessemo, che avanti veneno , si credessemo alll Dio non delle cura se pò li come rapina; e le come 213 ESrOSIZIONGE lo per dice de amor cioè lo fa come fraticelli, darovi e ditto: qui « Dio quali quieti,che ); li come e » Epicurei se curasse le nostre nei che e le de stro fecit(ilno- male cose ed impiai-che , celesti,noÀ sue nello lassasse le cose, arbitrio , la fortuna de in V uno e lo de injusto potente e ) si et in ricco lo Profeta ( secundo e » farai V tu jusló lo impotente Facies : de hominum lo lo mangia Terra vulgato proverbio milia respicitin dei Salmista : coelo el in terra cielo ed poste nel cose multi son in offesi de qui " ehi la negano siano le , ad providenzia; ^contraria posteri quella ad filosofìa e omne ad essa » chi erronea senza acuti de sillogismi providenzia , sono alto et hu- guarda donna Ma- sensato in- ed dicono vono scri- e , scelerata sentenzia religione,ad omne medesima , habitat, e , lego, ad savii avea dannate che natura senza , senza trovar- potissime penso cogitano e Ccelo paccia e stupidità , quelle anime , autorità in Prudentissima tri cause , alli altis impietà tanta sceleraggine tanta ). terra quali inducono in de gran- medesmo (chi abita neir , , Sicut questo e del pesce il pesce : lo quaai providenzia de Dio in cielo ; come , bocca la dimostrare terra per , piccolo;sobjunge adunque: per ditto guisa del in uomo , cosi in che lo , lo dice come , se de povero cioè , , pisciamaris mare lo , \* altro de preda , la Det/s chi pensavano , providonzia divina, contenta Cwli loco:» quelle intender mo pri- avea CoBlum voluit Lucrezio e le pecorelle, S. in altro fallo tutte non la de ed li la man- io ammazzar© qucectimque per dagni gua- cibare e depredare perchè N. pel Signore); » Coelo,omnia , le E Tostra. , ave li mali de Coelis, cosi el Salmista;» sono voluto mente iniquitati,ed a vene poi nel cielo;egli ha è ha quando stali in es in noster aulem altre e darli parte per , la parte (i cieli Domitìo: lupo alti cani: dice e NOSTER cappelle, offerir calici, vestire far , dra, rapine Dio de venia aver speranza PATER esemplo è quello di Platone Faceto fa le .usure, chi che Dio. DEL senza orane bona maestro , de testimonianza meraculi , insegna. Primi ne quelli chi , se trovano chi , renegano summersi ne lo PARTE p"3lago ed abisso li de 2i3 PRIMA peccati desperati de e , conseguir venia, li meriti volentieri li vorriano dice, né chi de nò né li loro delitti, questi diavolo né leggimo e tormenti loro nò dì per omne in chi divine e Io la fortuna de curso e lo e per le de bene summo e , che Io do la luce de non de Io estimati ed appreziati , intelletto ad intra stare e solazi mundo questo infortunati discern^^r estimati ha non potè ; né e e né intra Epicuro ( ed verlo letto in paté, né menti da de reno li per me se li iniqui dicono ; é da Dio che dir che che ma anzi potè sofisma essendo antiquissimo greco, in vole , tato escogi- certi a, frag- Otranto), conch'udono providenzia, né ordinealcuno per poto, jovane " de e , ricordo ingannano per e le male intese nelle autori- e santi, de li profeti,de li filosofi, poeti,chi pa- repugnar 0 sia non Altri umane. silogismo trovati in Terra persone falsamente, che io da , l'avesse, prevederla, perché vole libro un , sentenzia nò mendichi perseguitati la loro achilleo loro questo da Uti si de gaudere e , innocenti omini, chi che odori oppressi , con cose ed chiamati sccundo vele non li de cura , , , , , vituperio de la virtù bene lo delicie le tutte canti , lij'ustiobscuri ; poco , soni , , li felicitàumana , tutti li piaceri e injustiesaltati,onorati, opulenti li male, per videre Altri pensieri de la sta e più de li occhi corporali ui^arse per guai umane co.^e li vani judicare dove , gannati in- cresceranno. se Io esito de sapere non li incomenzano , omini, li vizii. Ma trovano se , Io ordine intender ferno in- paradiso, né esperienzie manifeste fine stanza per desiderano, che che seculari mundo questo nel!' altro non per ju- avessero castigo de , sono so tempo conducono nò , nelle scritture perché ; altro , le virtuti vedimo comò , de ad e. se quello dir a Dio premio coscienzia, loro mala in , , presso ap- , , trovasse se od juslizia mundo né mundo loro mente da dulti in questo come questo conosca riposo di la non in , divina , supplicii; , imponiti la di scampar e mai potersi una alla divina ironia, o providenzia. Ma per referire la quellihanno ragione de lato, parli mali 214 ESPOSIZIONE credenti, o per confutarla, de virtù,ed la alcuna nò de li o passione propria, li santi, né essi quando o vinditta do grave e in tutto possuto justi, come sole spesso perseguitati,descacciati,ammazzati Dio, effetti umani, alcuni per importunità de una per da o per Il quali evitare, precipue accadere, impii, li zelo per o , vizii,o hanno li savii NOSTER indignazione per espettare la tarda potere non odio PATER DEL ersiuo scelerati e omini. Ma li in sono altri; perchè devono li perversi, le marcato loro, .da più apparenti son hannonci vere: zia biasimati injusto e il bon che ne non maleditti pò domandar in questo, per vedrà cose li impii; cielo la disse e viderit vendetta). : Justus « , tecum; ho corno El via quare quidem vivono e bene , Ma eos e pose , Domine tu^es ad nel cap. £ laborem derem mei 20. ( perchè e il dice: : de et dolorem, sono dove ed uscito et la bocca in vulva per giorni si diapu- giusto, degli operano « o pii emle)?» ma- congregasti per ^gressns consumentur dalla dolore,e perchè i miei vulva 12. est omnibus sei , (lihai radunati quare nel si la via vietimam « allo giusto ^ , prevaricano leggeao appresso, non quasi gregem " che il proftta Jeremia impiorum prospet^atur,bene quei male ( godrà disputo teco; perchè prospera se la apparen- appartiene la qui prevaricantur, el inique agtmt (tu alcerto Signore, le coso ditto, dice el Salmisti, viiìdictam » false, però lo justo e chi a alcuno son desiderar Dio a non inganna ne indignazione alzò^ gli occhi una per tem multe peccato senza vinditla gaudebit justtiscum cap. vivere, hanno per , vinditta; e quando de proposito-dela ingannamo trovano se , e justi e forsi alla mente più probabili,che e o la virtù de amor per non accorti, che fatto hanno : Aristotile Dice apparenzie. che de apparenti ragioni de li impii,pò in fine disciolt^. consigliatone,che e quelli santi virtuosamente e minore poco e che lassato loro bene de e errore, p arole scandalose però hanno non innocenzia jro grande conoscere, alcune detto aver per 1 questi terzi li). sgozzar- sum, ui vi- confusione dies vedere consumassero il travaglio nella 216 BSPOSIZIONiS peperit et parvuli privata fata est non gli empii vivono^ loro case i loro gregi ). in bonis dies nell'inferno). longe sit a turbo degli empii, si , da lungi justum revereamur et 2. né vedova, poi sia al Dei dei anime fortezza giusto ). manu £ » sunt, et della in gnos se; alla pruova fornace). £d " stantia adversus eos , runt labores » Dominum £d est se : e , ergo /iti- stum ju- di loro e niamo circonve- animae ( le mortis li toccherà non paucis età, di molta tormentum se; come vexati in multis di- stabunt « justi angustiaverunt giusti con e che et 'magna et qui abstule- grande tolsero con- costanza le loro viveiit cogitatioeorum nella in , i li mise li pruovò oro justi in perpetuum eorum, ree- fornace probavit illos ( vessati gli angustiarono appresso merces qui ( staranno eorum quelli che contro loco: Sa- tentavit illos et invetdt Deus degni di altro in la viduae poi rinfrancati; poiché Dio trovolli e tin me co- non Justorum : , più: E in aurum saranno cose, dice e perdoniamo alla non di Dio mano disponentur; quoniam molte se dentro i canuti riveriamo tatigetillos non bene in giusto,e pò appresso morte).» tanquam de e legge dell' ingiustizia, la giusti sono il tormento né veterano, nostra il Vi il povero opprimiamo : dono discen- temporis^; sit multi canos • consiglio parcamus (disserogliempii pensando iniquamente stessi il me Nel non me impiorum justitiae ; circumveniamus lex ( venti,et sicui fadem ante sia consilium « impii cogitantesapud pauperem fortitudonostra tem dueuui " tratto un disperde). " il turbine nec : chi giuo- paglia in faccia al vento, come legge : •vixerunt veterano, nec paleae sicut disperga ( che opprimamus tu Appresso dice: » saranno fiammella ad giorni,ma i loro erunl me, favillaquam pienzia dice me co- nei esultano iafernum descendunt puncio ad et in suos le ricchezze fra nano infanti i loro e feto: Crescono suo leggono lutto, perchè appresso Non » fanciulli Le tirsi^ abor- partorisce senza vacca privata del è non ( perchè di ricchezze? esaltati,e ricolmi sono partorisce e lusibus exultant sicure, la loro sooo NOSTBR Egrediuntur quasi greges suo. infanteseorum et forum, PATER J"BL et , tiche). fa- apud apud Altis- PARTIi simum ideo ; galea judicium cipietprò sumet è Dio, presso dalla bellezza assumerà loco : col scudo per del Nel pioTum, libi noe inespugnabile gliempi, né ti piaccia la via né vi passare, ei che qui è quasi abiit non ( bealo sobjunge : projicitventus ). terra ext non £ E » più : tus locus iti autem salus nel salmo ecce eJHS, Custodi et justorum Libano, ( e « glio consi- acqua).» E me co- pò pulvis quam cosi, non disperde dalla faccia della dixit dentro insipiensin di corde v' ha non se: a ho qucesivieum suo Dio).» passai ed est non inven- aequitatem; inju' reliquiceimpiorum interibunt; Domino, veduto et et vide innocentiam desperabunt,similiter autem del stolto inveni non : secus superexaltatum super cedros Libani, et impium tribolationis cedri XIII beatus est nel (non cosi gli empi, terrae (disse io vidi transivi, et (ade di le correnti sic, sed tamquam impii,non e primo peecatornm andò non : visa av- peccatori;egli sarà via dei la polvere, che il vento Deus e sic a la come che uomo via et in St^r- quella, nel quod plantatum lignnm piantato presso non « impiornm, V batté nò degli empi, albero Consilio in p«'r questo vivere ben de istituzione una transens nec scrive ingannamo; ne tamquam aquarum un non in erit stetitfet decursus che E lasciala).» e ma).» pal- servitio im- in ea, la come malvagi; fuggi da dei torci il cammino Salmista delecteris in altro Ed (non prender diletto vir ma gindiziocerto; » via; fttgeab illam, non il equità). la lì sostiene, giusto vestirà Il elmo per *ne illam et desere della destra la sua braccio. santo suo- placeat mnlorum declina pensiero; la corona e Signore; perchè de li Proverbi: quarto la loro mercede , per vir decoro justusut palma florebit(ilgiusto crescerà • salmo « , il loro aKissimo e prenderà giustizia, la corazza per del mano li difende e T presso e il regno perciò riceveranno in perpetuo ac' inexpugna- ècutum , aequitatem (igiustivivranno bile sondo justitiam, et tkorane prò certum in brachio et reget eo$, sua justus illos. Induet defendet suo dexiera quia specieide diadema decoris, et accipientregnum Domini; fnanu 217 PR^MA et protectnr eorum i' empio esaltalo ecco egli non era in tempore di sopra ai più; lo e 2i8 ESPOSIZIONE cercai ed e si trovò non la osserva milmente dei Tutta Dio li justì bona sia loro loco non vulgo crede, sia la aveano meglio che alcuni li justi che è de causa fosse chiamati opinioni de li altri la dicono quale che pigri non li a né onore, e famosi e che la questo non trum^autem la e^ ìnjusti de tutti injustizia là ed , pusillanimi, , da dritto a ed astuzia omne ferisce re- justizi.i e animo hanno non sue farsi torto a farse subjugar li fare sanno terra una laudi amici, scrive e periori su- li che fertile, de la che né vergogna, justi.E che grandi la stizia inju- vivere sanno porta , abun- omne juslizia,secondo la vuK opinione: scrive nel primo de republica: e tnelius sint,coHsiderandtfm vivant est, justi, guam et melius injusU la sar las- non divina,purché deventano né non è injustizia sua li abundante generosi, magnanimi, omini danzia; mentite gar vita de la vita inlicita,né estimar licita,o legge Umana, è de che infortunala ignavj, vili con e li inimici, cosa ; stione que- eguali, ed eguali alli superiori, e signori de patria, ammazzare di fare ed rità ve- in nulla , da , la intendiano , ìmpire le cascie fi al titto fiagli contrario quasi le opere la omini e qua la via , de , pigliare da , la : , vìvere sanno , grandi sia de che li vizii demostrar che in tutte : omne , misera , le lo accade spesso fortuna di a paresse come de peccato, perchè omne fede la de più felice puro quella e : ìnjustiesaltali, che li quanto , , beni della importan- de e altri cristiani. Platone che ancora , ancora virtuti le lume occupato gloria è senza infelice pò dir de quanta vedendo non fò tanto poi forza demostrare se megliore. Li savii judicano , st^ ; la salvezza fosse oppressa che de nostra e , ancora e se esameno gentili chi de dispereranno, protettore nel tempo piena felice, ancora e ignoranzia di questa lo è Sacra parche lo , loro iojustiè mala calamità. Questo zia si l' innocenza bisogna più ? Che la Scrittura de è che , ). " la via li luogo. Custodisci il suo periranno le reliquie degli empii tribulazione de NOSTER giustizia ; gì'ingiustipoi giusti è da che PATER DEL et considerandum , t«* feliciores non enim de quadam re sit habetur ratio considerarsi nulla, (sepoi vivano si tratta Lattanzio justìzia,che Boezio in li mette despicisactas la viversi)." tenga esso li fece allo questo morir le ad suo omini anzi n in de re alcuna pentio de se viver li volta gli altri lo illud li però V. ha non Dio che permesse, S. che conosciuto e in Meglio responde niunt diano nella rarmt reni (perchè molle va cercando, fede: e : " Swpe mihi superi ierras, an mortalia casa parole , più nei io glio so- ancora mundo è Caplorftm vini patitur et amò primo, chi visto intrò in deve mia; credo io peccato altro si Seneca non ben ai o de poca domanda buoni)t» ève- Glau- dubbio, o infìdele, duMam traxit 'éententia mentem, nullus inesiet feeto¥, et in certo ( spesso la mia noscere co- tanti viris adversa bonis quello ch'era salute de fosse crocifisso intra che acutissima ha la tanto avversità succedono come diritta vi'ì de questo fò il multa quare pò Roma, S. che importanzia per grazia de N. S. Iddio. e ispa- ad ditto Boezio come la coscienzia me Teo" dei cieli 8offt*e violenza, ed i quali T imo quale sia la vita anni e » infine latroni, de paradiso. Ma Regnum ( Il regno rapiscono ) ; peccatori,e che dui che e , da e tali alcune la V. avanti li Goti aver la buona virtuosamente dire ranno, impio ti- lo , E per justizi.i. omne li savii dicendo rapiunt violenti alcuni Italia,che ad , violenti levato aveano de tempo manco non ime, non ad animo fatto per opinione santissimi , danno so- trascuri e per li calunnie, che Imperio Romano, contra \]uelle parole, la virtù la contra la confuta, ma dopo medesmo infelicissimo,lo quale primo li discazìò gna cosi E , traditore di da cosa fine stabilito con iniqui e invidi per la loro virtù, dorico su injustiziasapienzia. che esso simulacro ad disputa fine gubernax, hominumque degli uomini);» non esso, ed si debba (tutto governi indignazione forsi de per vivendum argumenti do Cameade certo dice, perchè modo quonam non modo paccia,e chiama quello che at meglio i giustio gllngiustidee qual *dice: «Omnia 1 soli atti ad spernendaqup, molto; imperocché e ma ancora los vili 219 PRIMA PARTC dubbiosa mente 0tf- flue- fu agi- 220 tata dal non vi sua sacra dice ditto: ho conie virtù con ed innocenzia li cristiani est ad h(Bc Ma parole queste de la negar piria mille carte; credito ha non se s*o dice partuti dal son N. S. Tanti gnoscetiseos. concorditi omini la juvare mortali, j"iovaro vita).»So forse discorrere per tutti im, quelli,chi queste ed cn^dono che mente che , , quelli hanno di ben istituto suo credile et strato mo- viver; per omini santissimi e que- frucfibus eorum a , valentissimi ad Dio et voglio cer^ providenzia, che Operibus : fatto aveano perchè essi per quelle fallaci ragioni la credere, non che , voglio admonir alla seguitar per- che periuilHàno la li altri autoritati nisciuno solo nò vere vi- providenzia? Ad più autoritati? Si io volesso care Dio (è proprio di via quelli ì , esi homini Dei « illos , però volle esso offender non so).» ca- a i delitti,a è la via alla perpetua questa e e vitam perpetuam ai mortali, st) corrano cose quella asprezza con disse: gli altri,intanto terra juvant scelera •Hos producono malanno).» sagrifizii loro le tutte e angunt (a questi giovano pana della cura , moderatore^ sia alcun NOSTBR i celesti abbiano pensiero, se Plinio PATER DEL ESPOSIZIONE co- riano sa- non persuadere la justìzia,la quale li mali chiamano alienum honutn, si dicessero come che , è dannosa donavano li e che scellerati quelli savii bene, che io facevano ; ed ed a è utile dare vale santi de per il contrariò di in questo pena quale Voglio referire quello che la altro fa de Ira stato Dei bella che , chi dolenti inumani, frau- sia inutile chi ad alcuni,chi dicono e che che società sono al , si nei e dopo avessero suaso per- limali assai u- ma mundo, de sentenzia vene la per persuasione incitamento maestro senza una si non legislatoriconosciano e ^ alla malizia, alla stati in questo morte nello eterna ha: quellimedesmi vivere^ li bastò non la non quello, che consigliavano, ma ben commune saria dotti. de filosofi profeti io a sariano la obiezione lo contrario e onesta consiglio che gionsero esiiii,suppliciie ntinaze e , era chi utile ad precepti,altramente consigliato.Nò mana la ha chi pensato, avessero è ad omini inclinati, di Lattanzio proposito : t in falsa PARTE igilur illa sententia, quce putat terroris, ac fist Heligionem sostiene di istituita dai e onde paura, ad opinione. Questa questa perchè medesmi essi noi hanno zia ed Dìodoro e andati son mostrato innocenzia hanno multi e voluto migliore : fare de non primo, virtù, la portò morte grandi, né farsi ricchezze se generazione fatto questo, legge de la lo foro per né so tanti morti per li dannare per non la donzelle S. N. Eusebio ma de fede, quanti la vita di anno ne e son viciosa^ e per con la e infinita teria, ma- justizia, che e Jeronimo, referito per Gentili, hanno provar saria fi al tempo omne perfetta. esser partendo per lo jusliz^'a providenzia quelli che ma la ma nobili e^de- per la verità per cono, di- come , tormento, cristiani,che , che de salute, li mascoli la divina da gloria solo loro mille cinquecento; lo lume la via la nostra omne tormento li Romani de ad monstrare alli altri aspero , , veneno ebbero nò cento , nde omne del beato cunto la lo dì alla morte, tante matrone, stati morti sono li Archivi trovano ; né morte parlare de lo hanno incombenze e la per pena, justiziamonstrata quanti non non omne lo sangue de tiri mar- justizia essere S. chi persuadere per de patuto Lassamo secundo e tante ma testimonio Io tutti ti santi là milli volte patuto modo e licate hanno e virtù la verità hanno e e cose li omini la de amor per qual mettono mìnia, sete, igno- lo loro sangue laudare justi- sacchiggiar le terre^ né per accumular per le per la profeti,tanti martiri passione. Tanti e che ad , de amor reprendere li vizii, per per nienti , per de e causa tano consen- quello camino quali con pò inslgnare, per e che , vale non fecero ingannato N. ha ne che povertà, fame, la virtù de la via provar imperili quella opìDione ragione come li filosofi,li de homines Sicuìo" paro per patuto fatiche, esìlii, morie, causa ignoranti si astengano consigliato,e e melus sapientila religionea gli uomini peccati).»Strabene se quo , (falsaè dunque stata essere terrore dai sapimtihus institutam a abstinerent peccatis a 22 i PRIMA se e sanno , Costantino, ad se ciascuno , filosofi,chi non stati maltrattati persuadere, e 222 PATBR DSL ESPOSIZIONE seguitare la virtuosa? fu-discacciato Platone consigliarlilo dritto^ e levarlo nia« Ad lo fò dato Socrate NOSTER da la adinonizioni perchè veneno quali le , mo fò Aristotele veneno. chi lo adoravano mala sua , bone alli mali sono perseguitato per sole che dii, e e ed da majori institute, li la vino farse Calistene da lo fò de causa persuaso aver per ìraeundia, e che adorare Lo Dio. per la morte la de de lo esilio e £1 Temasi beato fò morto da Carlo dir meglio tirannia. Si devimo stati guitata" né Clio dirò li tormenti de Canio de Sorano che è la come intra li omini più crudeli : € e le che eaim et homo, sic et separatnm come Y uomo è il a altro dubbio e e minor dalla che non alli intra se vano tro- vernati go- non nel i. de la animalivm om- migliore fra gli giustiziaè V , se- intrare li omini il ò pochi più seouri optimum più perfettoe non li lege, et justitiapessimum animali, cosi separato dalla legge ^nore)."Un che ancora de veramente , bitamente de- chi parte che perciò di^se Aristotele perfectutn ad abbandonare genti, verità, essere ; per la averiamo non sanguinarie fere che ragione; siculi de o , la vita , se Apulia signoria alli altri, che mio de savii omini e migliore , dalla lo regno de conosciuto, che fosse la diserri,pensando, le fere santi fuggir lor consorzio e devoto quella lassatose morir, òvero per lo muttdo, nium.( de superba e più , est uno quello mcdesmo e respetto di la contraria avessero la virtù de tanti attendere pochi per infinita^ non Politica licito consiglio dato Aquino primo correggerlo da l'intolerabile chi abste- bon Boezio: de per è sandro Ales- ^ legge che siano ad se di Alessandro. de modo era Anassagora, morte ad non sua la morte Pitagora^ de Seneca? de de causa de fuga Zenone, e fò inteso che e , non e essi propri populo la mansuetudine^ , la de e mortale omo fò morto Calistene temperanzia del nesso devoravano , tiranni. li Ateniesi^ corpi erano leggi patrie da le le perchè perseguitavano li boni, e chi li mali onoravano de observavano non tiran^ e amarissi- omini che per dava esso , non vita reprendere la luna e Dionisio da altri, dà il pegscan- 224 BSPOSIZIONB dire le de più forsi meglio scrisse, trovarà che volimo se visse, non fò filosofo che più parole con precetti, che con de insettator stoico li vicii el che per meglio vero mollo laudatore e , quello de la ioopia povertà intra la de intra tanta de di chi venter de Jeronimo: dice che vivere; plenus e pieno dispula intorno ventre so da precipue per facultati che non vita bona , che quello e sono, fò causididb rati oppressi da essere che numera beni, esso li abbrazzava usanza de stato utile che le avuto le fosse multi " e essere uno stata in molto che lo alla vale patria mollo quello che un divitias ricco, nello se che sua , li boni litte- e ad Seneca fortuna, intra le mani, e li fessava con- la ippocrisia: sariali e inteso avesse quelle parole de periere ( molti giungono ad morirono questo sto te- (ma più per la povertà).» scrivere, ma cognominano tutti li tutto chezza, ric- parole, secundo con molti " avarizia che più peripatetico, poco che per due tutte negava la de da legge la se chi vita pendono li sacri le Imperatori altri,e sacrilego,perchè lo mundo più. Li successori e ancora tutti foro Imperio, cossi de lo peccato. Tiberio Nerone, Domiziano, per comporta scelerata. Cesare legale injusto più arrobò de più parte de con propter santo omo fece se omo, non dispesole, ed leggi imperatorie, da chi fò saperne si plures propter paupertatem Sallustio pare sua stato ancora » ricchezze), sed € : via patria simulazione sua ricchezze, Aristotile per la altra la fatti quello chi con che beni, ditti Aristotile ed acquista de se povertà. Non la li tanta visse intra tante " che intra né dopo acquistata la filosofo; seculo omne la jejnnio disputai ( un far; grazioso per trovandose de può dire quello so ^ sanno in la morte digiuno), causidici conservar seppe al creder fatto fò dopo laudatore , copia, laudatore fastidio de sanità, anzi ricchezze tante vero se- lità fruga- , e più fatti con , sue, opere el morale, Seneca opere. o leggerà le chi e juste cause, de le confessare , con NOSTER più gaadagaare, iojuste per Tullio De rubare. PATER casi de le injuste, come blìci,e defensore e DEL Caracalla, Commodo, la libertà, eredi rno co- dio Gajo, Clau- Eliogabalo e li altri , chi hanno stati justiycontinenti cosa è per uno bono sotto le stare malo^ injusto e scelerato,overo, UDO de quelli omini Clemente colse le Clementine dice Aristotile , li arbori, e da le pietre? Formoso, uno Urbano, uno quelli deserti de Yascogna in nato V ordine contro che leggi ed ordine de come antiqui nati da si dirà de li beatissimi Che uno rudi siano quanto , temperanti la istoria lo dimostra: e omo alli homini legge posto 225 PRIMA PARTB di N. S. chi di e re- , - cario Vi- suo Pietro^ chi volsero, che la catedra de la fede cristiana ; trasferii la sede fosse in Italia in Roma , gnone terrezola una , questo vede da Roma vituperiodi la fede cristiana!) oh vergogna, non quanti se so scandagliasse (2);ma deourso de solo atto fa non in alcuni chi est non deve se perdonato, si avessimo ma chi volo credere vederà. Vorria de tanta « tante Opere ui. a uno rendina è maraviglia, non deveno se v'ò neppur via unum ). " E però uno quelli abbiano e che non cuna al- troppo so Cristo volse, che ni fosse settantasette volte: e povero una ? Mirando providenzia ed adorno de si alcuno opinione; neir altro mundo, natura, chi nega varie tosto el Salmista ad est usque non acca- più vizii. Dice non intendere ; chi sarà tanto perversa lo in die cadit justus (il giù* septies in questo immortale de stelle;» : peccato li vede Galatio che giorno).»E ò la centi virtù bene, non nifesta,quanto intorno una parlato^ che ad levarli mala altramente avesse Aristotile: precipue in vizii,chi volte al se tutto Quelli peccati che , e se non a mente Platone, la diretta biasmar sette mente tenere non qui faciatbonuniy importanzia;è scritto cade fine ; , , sto saria,che tener pecca. non de volta cascato de chi deve savii, secundo v'è chi faccia il (non non " come di di. Si alcuni di quelli santi ed illustri un appellar mancamenti : Italia peccato in qualche cosa, hanno regina , virtù,o de vicio. Dice è omo, non deno allo primavera, nò omini confusa ^ se in Avi* so chi non assettara però la vita ed de da comperata Papa Rodriguo ha regno. che Apostolica ( oh cosa ne se de letto, intel- tanto ma* el cielo, che tante figure;tanti circuii av- se belle^ e lutanti diversi , iK " ^26 ESPOSIZIONE ed intra de se de convenienti se certi per DEL mai e PATER NOSTER discordi moti che spazi! de tempi'? Chi ha qual- erranti cognizione de astrologialassa luna dice come , le stelle dopo le erratico lo sole de la luce che ancora mai chiara una errano chi discaccia e e le notti de lo comete, zione mio li venti lo mundo convenute quali mò li discorrono da e neve noi una terra lo de tante de arbori e cittati moverse, e chi animale, che ed piante, che immensa non se chiama omo, sua montagne nulle e ad audire de paccie, de cupiditati,de ambizione se crede li elefanti, e alle quando che , sta in chie orec- Questo smisurata e de vane glorioso,tanto ambizioso, intra tutti gli altri animali lo cape, chi de ma ve- divino, è partecipe fa dire se ragione, piccolode corpo, nobile, tanto specie semente le balene de tanto mu. spar- diverse tante fr^^gilecondizione. chi lo terremoto. sente mare come e però grave altissimi, la quattro millia manifestarse;che dirò poche grandezza, conosce e tante altre de tante flussi re- che pianure, tanti fiumi tante generazioni de animali, tanta de monti, lo ancora e , tre , che mar, manco due moverse fonti nasconderse li arbori e de altissimi varie ad vedrai loco,tante suo non vi. admira- senza mirabili li terremoti , , certe con non piog- da de le acque ju- e li flussi terse, tante non ad cosa contemplate; le tempestati de lo mar, Tanti ranze; de ^ loro de le considera le grandine, Dopo forze l'altra parte de miglio de neno colori de vece manifeste, cosi incomprensibili e ad umana. e spaventosi,dove tare le ordinate pò descendendo cesso ac- li giorni de continuo momento, anno, ali! occhi intra cende variare luna, lo de la , alla mente da mutazioni celeste cambìante gie, le varietati mò fallir uno senza arco dicio^ come mirabili sole, lo tempi de lo li quattro dente fi allo Occi- 1' Oriente da le spesse lo de recesso mina allu- , dopo considera ; derà ve- , io universo punto un giro; ed le tenebre , in serena e pò lo giorno ; la e nello loro ordine tanto servare el sole abscondere pò elegga e , ; vederà notte Boezio concordi^ intra e pare che qualche dezza granspe. bissimo super- lo mundo onore es. PARTE sere ed paro mille puzzolente bru- una attuffato nel balsamo volte , allo odorato che grande bore quelli,chi de è specie.Appresso non sma mirabile ad cosa co' abbraccia rami suoi principio ad ebbe pò percepire lo lo viso intra lo mirabilissima tante stavano tanti frutti; cosa fronde, tanti fiori, tante cessata ma , che appena granello quale parte gran , , radici, tanti rami, un'ar- pensare una tantillo un la mede- de son , lo aere, de fine sarà suo de sputo poco , intolerablle ed fosse che ancora princìpio uno suo per fango putrido e lo uno tezza Dio, ebbe a 227 PRIMA mirabile essere la continua per consuetudine. grandi,"nella grandezza alcune con ragioni la terra, tutta per le providenzia de Dio è ammirabile la Veramente lo sole, che de sia tante che nelle minime cose monstra più grande volte , ancora ma crede, e se cose che , la cessa non fanti adofiirazione de la sapienzia divina; nelle balene, nelli eleloco ha la natura dove de artiglierie diversi membri, de varie artificii, de intra minutissimi sensi in che varie sensi ; corpuscoli de li interiori de sta quella orribile trombetta, e dica: che volte quante de bruti minuti e zenzali dentro, che nostro umano morti per ignavia che quella buccina, che quando ad lo sangue si judicium un : che nostro non , quelli che son la penetrano ; da mostrare e et venite , è altro non dove , , pabolo animali, pedocchi, pulici,cimici,mosche, quelle proposcide mangiare o quelli da foro, dove cosi facilmente lo sangue tanti collocato digerir lo nutrimento pascolarsede più abominevoli e , modo in che ma animali, ha surgitemortui ad vene el corpo veramente varie operazioni, parte de la sensale pose el gusto, in qual parte lo gusto par tante , officine de tante sta sona^ mercerie tante passa , non li ad nate fò vermi, la nostra pigrizia , fosse in potestate di volse una ma con la per stole, nostra, quelle fi- carne sucare contenta mosca, ne tanta natura abbatter fragilità, per che mangiano quelle cuspideche stanno pelle e non destrézza farci solo la nostra escitare la mangiassero vivi de uno perbia, sustra noe , policestimo- 228 la felicità e lare, e romper de armò loro negarà razione, prudenzia de stizia intra leggi,e de se lo loro de le de intendimento celle alli esse erbe lo lo de le celle de essi conosciute, e Città vene con a dire tempi, li venti de le e nelle vedimo stato poeta ( esser api tanto quello soavissimo bastarla non e con linee ad de tutta la quello liquor l'altra Tuna major lo dono, preve- più de fermezza : liquefattoda lo calore chiu-« certi timpagni, come più con più con per l'una de dell'altra per da dura materia chiudono greci medici se ricolta fa d^ le porte^ ditta prq^ porta, lassato solo lo adito per li studiare in astrologia senza le varie ed staggionide divincB mentis mundo, le tre nauti el savio donde , che materia una di combat*; animo tificioso dolcezza,edificare quelle ar- lo favo appendono der vigilanzaad defen- reponere fùndo entrar, ed essire; conoscono e prevaricare cognizione de lo mente; discorrere lo mele non di la loro pilosche de responde alla base e justi ri misura, lo concurso le bocche ad justissime , altra tanta con rompere non alle botti futuro, ju- , e apibus partem omne architettura ed che deno degne de admi- mai hanno omo recogliere, e liquore, che passa dopo per li api, de e con senza cole, pic- cose solo de li grandi, non tante cose arrobarle; hanno dire: a V nelle api parte della divina le volte le per le formiche observate prese per va condusse grave de aliene; fortezza cose cielo ; obedienza simetria industrie il vene- agiunge republica administrata proprie che quando tere se fosse non e parsimonia; fatiga e riposo ordinato: frugalità abstinenza le si lo ferro come monstrò violate,ma non mutarse; 0 veneni, imparato avemo , prospicienziade lo tempo e più omini chiamati al bene le astuzie ed quali bestiole Dio nelle che animali, piccoletti delli invisibile una providenzia,discorrendo la conoscendo ma li con noi con , perdizione de li omini, nei alla Chi donde alcuni più che E nostra. veneni, li quali ammazare li ferri medicare NOSTER PATER quiete ingeniosi al male docili ed bastante de ancora facilità ni ponno no. DEL ESPOSIZIONE lo anno, incostanti mutazioni ed hanno de lo aere de le intelligenzia PARTE future cose non , imposte da la loro formano se bellezza de mutabili nostre ed eterne ma , la sagace de le corno 229 PRIMA lo repubblica suo le altre di re vero o perpetuo ed variabile in- me medesi- più spettabile de formano e Esse regno. raajore corpo, fingono : ordine hanno natura: lo loro re a lor largo, lo quale , modo justo comò e temperato^ 9 vero re leggi, che e sanno alcune. « certi sotto esse con scritte leggi non per comprendimo ne benigno ^ viva tiranno non esse parco noi e , patti gni se- per bediscono^ ob- li sudditi onorano, Primo seguitano, abbracciano, corteggiano, portano, le loro con beva, fatiche el viva colli sudori e è astretto alcuna leggi non per se natura, che non ira per misericordia nò per vivere, ad per cioò che vanno prole per chi le possa che ciascuna vivere, che sciuna se officio ben ii nobili per , li infirmi, per la lo pasto per cercando per quelle, volte suo per difetto di nutrimento trovare a loco, che abbiano che poi collocar bene, ciascuna se affatica per negligentee pigra, li lavori di l'altra e per consentimento zione abita- , condutte re o , alle altre nova alli omini accade e loco dare per o andare dopo eletto per lo universale chiama* li Greci quanto , , sia nisciuna mangia fa nò , commiine, uso tanto li sani nojosi conducere, sia al non che , o , la moltitudine spesse come persone per guardia de le porte; e si li bisognassepassar fuggire alcuni animali , odio, né varij fiori,quanto li colonia in un' altra una e bisogna allo bon lo per legge sia la per quelle che alla de la per libertà, che sua tanto crescendo con la per restano Dìo regerlebene,esor. e commune , la foglia da quando pene 11 rustici, tanto e fascio de respetto de per per campagna da e in ciascuna ysonomia quanto che nò nò amore, dico, di governare, le cose mettere conservar vano può nò per un per legge data per esempli ed opere con che ^ T altra parte da re mangia che , prozio prevaricar. lo re, tenuto tarlo ma , nò per paura, É mutano, si le altre. Lo cesaree, volta , de signore suo stentano so- ed quanto adorato , de tutte e nel per che lo ni- primo signore tempo di la 230 ESPOSIZIONE primavera, o ad usurpatori de li beni air ozio ed alla gula, le poverette ape vivere per intra un ed regno ad judicio noi. Quelle combatteno noi per superflue e cose e per per lapilli, sete per famosa e in passare de di vedere Livio: ferrare Li Mori passare elvezio,che in ed Italia mandati umano li animali combatteno ter (soloV honorem uomo la Incomenzandose cibo per o certo morte li suoi per el re, volendose oro. le mine Intorno lotte de primo de de le piombo, de mure li si vedeano li cascavano. braccie, gambe Dura de omini Roma. donzella. una per certi tutti prop* splendido e pericolo,fi alla incomenza lo vero Otranto per Là fò de cinquemila ; defesa intra li primi fi sopra dar animo una de li Turchi per aere; alli sui. saette, mille comesa è recordarscl volare li occhi, con presentò ad cavallo fatto,se altri,o glia la batta- longo assedio,la munitissima sassi. cosa in dire, che omne chi multi deli nostri, multi battaglia; loco Io vino, che conduce se mille laozate, mille milli rito, ma- suo Galli, chi Narsete , de fò la solus homo dare, dopo tutti omini li padre ed io lo viddi battagliaalla città de Otranto vestito de de osano in sudditi, è primo miei, quando Turchi re mette fece vostro comò volta come tempo veneree battaglia,el se alcuna onore). » per spettabileintra le altre,e argento fuggita dal pò e e vita, , lo sapore loro; a alla , Ispagna per lo stupro di frutti de ragione, ed oro per Longobardi intraro in Italia persuasi da Li . necessarie stato era tro, al- un perchè quelle prima impresa de la de tanto ed re cose donna una Italia,fò pigliataper portò un un escusabile come sangue Troja, per dice come 0 vane, freddo ed fama, gloria, ambizione rabie guerra le per lavoro qualche discordia^che più con , allo intra li li quali dati e le guerre conosceno che le volte altro accade un animali; mio ed no- ammazzare , lo sudore de pascono quali allo caldo le , si fa alti minuti le fanno, se lo adimanda se alièni,cioè li fuchi affaticano. Alcune se o perseguitare^discacciare , latri NOSTER stabilisse lo paterno, se incomenza vo PATER DSL 'se sima crudelisin vedeano li pai- gridi, omne teste , li pre- 231 ESPOSIZIONE divina providenzia in trarissime,mele e DEL mostrarci li ri che lanza, cioè aculeo venenata devono non amatori non , misericordiosi aili delinquenti,che tristo animo, tare alcuni comò , volto aspro non male de de li altri ; essi ha che mostrare chi in jia non far lo e che caro , , gagliardiad vindicare de le intelligenzia terra,'e veda la verdura fratti,tanti odoriferi più non fiori tanti Fiase pensare,' che sta come intelligenzia, dere da de chi le tanto sa de le ^pine senza ben de artefice di e aucelli,chi. de penne le le osse, nati in diversi paesi de lo mundo, mai rarissime per opere de Dio, rabili ne le minime cose qualche Plinio, de dice come come ne specie, nimali e admirazione, senza senza nature, grandi e le all'omo, chi si crede cose hanno ehi esser da tanto che e alcuna laude ma prosperi orodono, ehi , vedire ancora intraveneno ? Le a poterà Dio, pradenzie de volta tante anit insignana sapientissimo intra tutti li altri» come , alcuni 6 cosi mi* sono pioggie , tempestati, e venti, siccitati, penurie, terremoti, pestilenzie, io^ tanti errare senza grandi. Chi dar ^ lori, co- de vene la nature potenzio, e astuzie, piccoliin e mero nu- numera monstruoso caso , considerare tanti per varietà, de disponere- tanta fiori,de volle e rose, animali 0 Vi* errante? non proprii odori, colori,fi al digire de le mani, li membri, , quella pittoreè quello, chi archimetrico pingere e por- , le belle li errore tanti suavi varii colori e di nobile opera nascer foglie? Chi erbe, vaghi li filosofi confessano, le sicché speculi servare senza elli gli oc- celesti bassa cose le campagne, de , " insul* non a con li animali. E le voglia e fanno, e guaderò de la vinditta farse per e supplicli bisognasse dare venirci e v^- , lo male de contumace, e altri peccano de dolerse e demo- pietosi clementi , volta mostrano api » anzi sangue si alcuna e ; de e- li ad crudeli essere , dicativi coa- li ri de formato ha cose più degno per quello che e veneno, quella senza pose due piccolo corpo tanto semplo de li ri, e signori. Dio ìDermi, NOSTER PATER pronunciano alli omini comò li casi ? Donde non adversi ò queslo ? Non de la divina la verità de li auguri! occulta Divinità,chi la de opera admonisceni, quando ò non nelle lo cielo, è da paccia,o tale dire; e per questo è Non saria non 4ice postra, tanto 6 questo non al anime, per questo Ja verità che de che arbore, nò quello aver chi ha lo esso cettar sono fatte tutte le cose, che sotto sono chi lo nega fine di tutte qua della sunt le dice: cose infra orbem luna); » e lo ne Dio Dio cose la fede de e perciò non dire; perchè in da dinari,non oro, facciase la cielo,e che casca non lo capo a è fronde ó credaraOi deve majormente , lontà vo- come una nostro; che e ); e laudare cose generate sumus finisomnium » e alcuni^ interpretano: (dellecose che e volesse non de la luna. nos Dio, de la natura, si alcuno le e lo cerchio luna li conoscere, lo ordine , sofo più sempre: porrla negar non , ruttibiii la verità dicamo intelletto ad li cieli le eteme conre e (igiudizidi non tante de li moti milli carte, e quale volse fare principe de tutti gli al* tri. animali, e li dette intendere de cura , milli robbe, de capillode uno Tomo, de volontà senza , scato ca- quale infinita gente si è de come lo fece pelago grande, multo non tua, accesi in terra, che proprio ingegno. E resta non in ché prolisso,per ben- abysus multa nella » el mundo casu intelletto sia poco un notìzia perdono so passo la providenzia sia caduto sano un , confidarse per multe Dei a omo scrivessero se aver dice, che se de stato materia, si precipitata per ma Son grande abisso ) e Ippocrate ad curarlo. il divino prolissa,perchò nei è un nostre, cose malenconico fibsofo omo el Salmista: tJudicia sono tanto furore vero errore. in questa che forsi andò possibile,che in tanto Democrito, chi de credere, forsi fò le senza bascio, che quello chi la nega qua dicono come si puro pone; de cose intende essere reprendere quellochi nega da manco pò non mente piace, de li futuri eventi. Certa- lei a accettar patriarcaGaleno fò el nostro come vorrà si alcuno providenzia? E tanto più ha da confessare,che altri, ed ne t33 PhìUk PARTE sono Né e per ae» cor* lo filo* (slam noi " tmnium al di sotto corpi celesti principalmentese mo-" 934 BSPOSIZieNB Teno dice piedi).£ più: « tuarum (lo ponesti al mani). E andare volta de le lo mundo, minima la conosciamo disse come so, che so); non dicamo, chi ha da gnoranzia avanti de lo abscondita » est e per e le vie di lui , Ricordati iniquità? e ea che tu involati scimus quae , cose ossa . chi Y occhio " ed osa è i- nostra sapientissimo lob: in ( altro dirgli: sua cosa de la nottula allo quis audet ignorila in ventre qui fabricatorest omnium fò indicato cielo,ne ju- in la sapienza è loco : e quis ei dicere operatus ejus ( chi potrà tu hai commesso opera).» L'Ecclesiar quomodo ignoras,quae sit via spirituset qua compingantur che ignoriano).» la scienzia quia ignoras opus o (sotto è incerto V oracolo per la bocca che come aut , dies semo che sapientiaab oculis viventium imquitatem ? Memento : " : questo dice lo poteritscrutari vias ejus stico noi , agli occhi dei viventi ) ; scrutare : che ponimo non Dio, lob 11 ancora scio, quia nihiì scio (una judicar noi a sole; e Do- v' è misura quanto e parte di quelle unum « tua, est numerus ignoramus ( quelle quae quio osse- ^magnus né » el filosofo quello,chi dicono, sapientissimo: : quello^ che dice come stro no- , sijgì) ; nostra la minima sono allo nubejaceret nostra sub dice cattivamo, est scientia virtù sua non per lo saper e col salmo e confessamo e " eomm, pars modo, ejuset sapientiaeejus non come e ,. es per nostro facta mirabilis grande la e giace tenebre ascosa pensiero^o debile nostro » nostro, perchè, lo videro lume tue fallace,submittimolo " ^quanta negano: ombra : malo nostro a scienza); sapienza di lui); quanta E ma-- delle opere lo inimico ingegno virtus et magna (grande il Signore sunt opera , volte la tua (è ammirabile non de o diciamo e , lo spesse e Dio de nelle super delle alcuno di questo mundo cose obscuro venisse ne ligamo^ incatenamo Gentili di sopra eum » tentazione alla costituisti ponesti . si alcuna minus inferiora.II profeta propter haec i suoi nuum NOSTBR PATBR sub peiibus eju$ (tuttecose subiecisti omnia e sotto ; secundario se per OBL ratione pregnantis,si nescis opera Dei, (come ignoriqual sia la vita dello PARTE spìrito^e in qual modo pregnante le tutte fere de se , jungìamo, Più può fallir. El divino più lochi che nisciuno che Dio de li omini, abundanti, la de a più le mundo, e Gonfessamo, volta ad me, avventurati, sole alli di, mesi a lo Madonna, altri,son e parlare, né pensare; che volere a non ponere legge a Dio, e piace, cioè sopra Dio Junger la blasfemia, dannar si alcuno non volesse vituperare le opere cati de de alcuni simile e cosa da le tanto e contento li grandi spesse volte odiosa ed se dire de e alcuna : questi licito è la dove però io fesso, con- peccato al mundo de omini intra U quello che de errori mortali omini con e e e ed noi, se quello, chi 0 Dio. leggi,ovvero sapere semo che di facimo omne manifesti manco non tanove sessan- alto che sotto. le son de abominevole deve si piaceride non justissime opere major malicia, che leggi,che più peccati che stare anzi che , contenterà se principi, li quali seme de non le famo , mio estende; ma se tanti li allo animo cose può fare più gran se non anni. peccato volare lo intelletto umano lamità, ca- e che allì ed venuti air de suada per- vigesimo libro de nel mette quelle misura , travenire, de tutti li beni presuntuosi pensieri,cercare omo infortunio omne opalenti,ricchi,onorati numero inclita come se quella de li injustisettecento passa , joco dica per injusti,anzi che bene Repubblica convenienti sua o vota pena grave senno, li cristiano,in era la vita de li justi, etiam gradi, lo quale la più più allo come non con accade, da fossero fortuna; e che questo che sapienzia, che li justi ancora e in teatri, ecclesie, felici che injustiancora alla divina buon a justi che vessati, come fossero son e più ama li o peccatila colpa alla ob- Piatone, chi altro o lob, la opere' proibisce e sue poeta, non a che le i nostri è dare non judicio pareno dice el medesmo come ragionevolecosa che è Y artefice di nostro a blasphemiam ( sopra intelligenzia nostra, non che della , ragione, non nostra nel ventre ossa di Dio nelle cose, che bestemia).» scura le cose)?» Però peccata supra sì formino sai le opere non 2^5 PRIMA pec* nati genzia, intellitene per damnata confiden- 236 ESPOSIZIONE zia del debile suo cerbelluzzo,con la anima genzia,con lo ? la mancamenti, Io per credo, che me cognizioni; però si alcuna scelerate de, prosumere leno se accadere alli omini o , quelli chi dire deve de Job: lo non E si è (Dio deve più saper saper secundo lo et malum : quello alla li Dio, beffa de la che se volse cose per videre de scientes il bene troppo e il male);» e sapere farse de la superbia quelli dati in preda e mitati cala- de la morte: e nato dan- la poeti per altro finsero li giganti,si non omini e superbi da che cielo,cioò che poco non (non volsero e sicut Dii sanno e lo sempiterna pena. quelli erano timenti dice come e sottopostialli affauni oggie semo: no uma- sapere da lo cielo seguaci suoi fo precipitato credo, che Nò e li con e Lo oportet sapere essere peccato , lato).» par- penitentiamJob bisognava, volse per lo medesmo dove umane, che e primi nostri parenti Li » cose scioccamente quam non nobile creatura cacciati dal paradiso foro che Dei (come tanto Dio a sapere, più che e so- , termino, duopo ). è troppo, per cogitatio,ile tutte est ad consigliode lo diavolo Lucifero simile perciò ho alcuno plus non e di quanto volsero bonum, te latet puoi conversus de contento esser o pensiero, questo piegato alla penitenza di Giob).» apòstoloPaulo: e (so che sum questo: Deus per l'omo , pensiero t'è nascoso; nessun in qu^ esemplo de la pacienzia potes,et nulla insipienterlocuutus deo trova se entrare volta in cessasse unico e , quia omnia scio non desdegno de la felicitàde per meritano, lo savio con dire ar- che impacienzia de le calamitati, per o ave nlà, justiziaed intelligen- b più grande peccato, più grande eresia^ che ste iotelli- tenebrosa sua mille somma creatore suo de carca alla di repugnare zia de NOSTBR PATER DEL poderosi,e e voleano in monte monte essi stimavano religione,e che voleano Dio^ poco e che timorati salir in si facevano alzare Io intelletto, più all'inferno.Atteone convenia,perciòforo gettati Diana nuda, religione voler fare , fò cioè essere da squarciaio esperienziadi la troppo li sui curioso cani. de le Lìcaon sapienzia de li Dei, dicono fò che introdusse che primo , voltar in Grecia, volendo mogliere. La desiderata troppo di quello che in dietro per conversa in statua. lo incendio videro ri de Un se verìa dato consiglio che le , meglio per esso da aveva e ad nelli altri sui : e dum , che tutte natura, Adonque cadere per , e li vicii bontà poco che la forza bene ; si infermi semo al regale.Quella superstiziosa, odiosa Dio, che lo a fece la reprobata sentenzia: sua la non mina, sua che quella de Lattanzio,che è adversa decidere mali aut et natura mun- ( perchè vedranno o credettero ai malvagi, prosperità caso, a sia retto che il mondo e der acca- milli detto milli volte e dove- se , li iniqui la virtù più che si , veleno più che la ragione gettamo Signore Dio, chi ha più seme la la verità; semplice più che sani, si lo semo , pace poveri si averne le cogitazioninostre sempre semo , che lo male , si cati justiconcul- li ippocrisìapiù perdimo tati esal- pessimi omini la si ricchi in guerra, e , alto loco, si videmo più da , si stame che , o ho guadagnamo si e più justi e timenti crediderunt , , che quello che appreziati;la buscia più li toccava, annunziarli omnia videmo si anderiano Dio), i come replicare: ria a- , ^ da , li che bascio se uomo; bonis aut buoni non mato chia- stato mundo, non tanto sentenzia si facciano le cose che , providentiacostitutum non disgrazieai da ad Angelo fortuitugerì , voltò forsi lo diceva : corona reformò quia videbunt, prospera santo un per Io lo savii parola fò presto seguio. Notabile dice più subditi peccati,ma mandò pò Dio più questo mundo morir se pere sa- , presuntuosa e voler per pubblico: che qua vanno questo più degni di la per mandò de cose non , multi conosceva Dio che manera perdio la votato^ in creò Dio in detro , Aragona, credo fosse quando troato avesse ^ fò quelle cinque citati, de Alfonso, si lassò escir da bocca esso , gli occhi li avea Angelo dicono esso mogliere di Lot lo intendere troppo legge data da lo inesora'bile Plutone la contra sua voler per inferi,de li quali la opinione li de lupo. Orfeo in converso 237 PRIMA PARTE cura , de noi, che noi medesimi. , ^ 238 Noi 0 ESPOSIZIONE non e dire ter cut quelle sempre non in sicut ego Ccelo la megliore dà, perchè ne fanno natura sia NOSTBR che quella vene , Dio che quella Dio quale sapemo PATER DEL et lo sempre sed volo sicut , in Terra. che meglio parole, chi sante , lo cunfessa come ni se pò; N. insignò fiat voluntas tu e , filosofo. dovemo | S.: ! Fa* si- tua , i * , (i) Giovarmi (IJ II testo de Sacrobosco. è scorretto. 4