Anno XXXV – n. 239 – Dicembre 2013 NOTIZIARIO Provincia di Lombardia “S. Carlo Borromeo” dei Frati Minori In copertina: Adorazione dei Magi Filippino Lippi 1496 Indice Decreto di Nomina fr. Massimo Fusarelli Delegato Ministro Generale 1 Lettera accompagnatoria del Ministro provinciale 2 Regolamento di Cooperazione tra le sei province OFM del Nord Italia 3 Collegio dei Ministri del Nord Italia Milano – 13 dicembre 2013 8 Dal Definitorio Milano Convento S. Giovanni Battista alla creta 10 dicembre 2013 12 Saluto del Ministro provinciale agli economi locali e ai membri del CAE 15 Testimonianze di vita fraterna Natale a Betlemme e in Siria 17 Alcune riflessioni sulla fraternità Le dinamiche pasquali della fraternità cristiana Prima Parte 18 FilmiAmo 23 LeggiAmo 25 Notizie di Casa 27 Ministro Generale 1 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Lettera del Ministro Provinciale 2 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Regolamento di Cooperazione tra le sei Province OFM del Nord Italia per governare il processo di adesione alla nascita della nuova Provincia Testo approvato dall’Assemblea dei Definitòri del Nord Italia, Assisi 2013 ratificato con alcune osservazioni dalla Curia generale Decreto del 03/12/2013 prot. 104219/S 431-13 1. Preambolo 1.1. Le Province di Cristo Re (Emilia-Romagna), di S. Antonio (Veneto, Friuli Venezia Giulia), di S. Bonaventura (Piemonte), di S. Carlo Borromeo (Lombardia), del S. Cuore della BV Maria (Liguria), di S. Vigilio (Trentino) hanno iniziato un cammino di collaborazione interprovinciale negli anni ’90, a partire dal campo della formazione iniziale. 1.2. L’intensificarsi di questo cammino ha fatto progressivamente maturare una nuova prospettiva, facendo emergere la necessità di passare dalla collaborazione interprovinciale all’interdipendenza e infine all’unione delle 6 Province. In questo processo sono stati particolarmente significativi gli stimoli offertici dai documenti dell’Ordine (Capitoli generali 2003 e 2009; documenti emanati dal Ministro generale col suo Definitorio) in materia di riqualificazione della nostra vita fraterna, a favore dell’apertura interprovinciale in vista della ristrutturazione delle Entità; sono stati significativi pure la lettura della realtà socio ecclesiale negli ultimi 30 anni e l’approfondimento dei dati relativi all’andamento vocazionale sul nostro territorio. 1.3. A partire dall’Assemblea dei Definitòri del 2007 tenutasi a Montebello della Battaglia (PV) le nostre province hanno avviato un cammino per costituire una nuova Provincia OFM nel Nord Italia, con lo scopo di riqualificare la vita fraterna e rendere possibile una rinnovata ed originale presenza francescana nel Nord Italia. Nel corso delle Assemblee successive, in particolar modo nell’Assemblea di Armeno (NO) 2010 si è giunti a concordare l’allineamento dei Capitoli provinciali nel 2013 e la nascita della nuova Provincia nel 2016. 1.4. Nel frattempo l’Assemblea annuale dei Definitòri ha identificato di anno in anno i passi da compiere per dare concretezza a questa decisione, istituendo gli organismi necessari per orientare, accompagnare e governare questo processo cercando di favorire la maggior partecipazione possibile e coinvolgendo sulle decisioni fondamentali i Capitoli provinciali. 1.5. Per far avanzare il cammino di unione delle sei Province sono stati istituiti e sono operativi alcuni organismi (perlopiù commissioni) chiamati a studiare ambiti specifici del cammino in corso e a fare proposte che vengono poi prese in considerazione dal Collegio dei Ministri, dall’Assemblea dei Definitòri e dai Capitoli provinciali. 1.6. Sono stati finora operativi i seguenti organismi: - Le varie Commissioni che hanno lavorato per le proposte di fraternità interprovinciali; - La Commissione per la mappatura 2010-2011; - La Commissione per il discernimento interprovinciale sulle fraternità 2011-2012; - La Commissione per l’Instrumentum Laboris dei Capitoli allineati del 2013; - Il Coordinamento degli Economi provinciali. 1.7. I sei Capitoli provinciali 2013 si sono pronunciati a favore dell’adesione alla nascita della nuova Provincia OFM del Nord Italia, ratificando la decisione unanime dell’Assemblea 3 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 dei Definitòri di Armeno (NO) 2010 nella quale tutti i Definitòri delle sei province avevano deciso di far nascere la nuova Provincia del Nord Italia, con la celebrazione del Capitolo unitario nel 2016. 2. Finalità La finalità di questo Regolamento di cooperazione è quella di accompagnare il cammino verso la nascita della nuova Provincia nel 2016, con particolare attenzione alla necessità di governare questo processo durante il triennio 2013-2016 (Assisi 2011). 3. I Capitoli provinciali 3.1. I Capitoli provinciali hanno dato mandato al Collegio dei Ministri e all’Assemblea dei Definitòri di predisporre tutto ciò che occorre per la celebrazione del Capitolo unitario del 2016, la stesura degli SSPP della nuova Provincia e lo studio degli organismi di governo e animazione da istituire nella fase dei primi anni, con attenzione al territorio e ai principali settori, a norma delle CCGG e degli SSGG. 3.2. Le presenti linee normative hanno valore per le sei Province i cui Capitoli hanno aderito alla nascita della nuova Provincia. 4. Il Consiglio di Cooperazione (Il Collegio dei Ministri, il Delegato del Ministro generale e il Segretario) 4.1. Il Consiglio di Cooperazione è l’organismo composto dai 6 Ministri provinciali, dal Delegato del Ministro generale per accompagnare questo processo e dal Segretario 1 del Collegio. 4.2. Il Consiglio governa collegialmente il cammino delle 6 Province nel triennio 2013-2016, mettendo in atto tutto ciò che è stato deciso dai Capitoli provinciali e dall’Assemblea dei Definitòri al fine di far nascere la nuova Provincia del Nord Italia. 4.3. Fino a quando non viene nominato il Delegato del Ministro generale il Collegio dei Ministri elegge uno dei suoi membri a presiedere il Consiglio, dal momento della nomina del Delegato è esso stesso a presiedere il Consiglio. 4.4. Il Delegato del Ministro generale ha i compiti e le prerogative attribuitegli dal Ministro generale nel decreto di nomina, in particolare presiede il Consiglio, ne coordina il lavoro in vista della nascita della nuova Provincia, assicura il collegamento e la comunione di intenti tra le 6 Province e l’Ordine. 4.5. Il Segretario cura le funzioni di segreteria, le verbalizzazioni, la validità e liceità degli atti, svolgendo l’incarico di notaio dell’interprovincialità. È nominato dal Presidente del Consiglio su proposta dei Ministri provinciali e partecipa alle riunioni senza diritto di voto. 2 5. La Segreteria Interprovinciale 5.1. La Segreteria interprovinciale è a servizio del cammino verso la nuova Provincia, è composta dal Segretario del Consiglio e da altri eventuali suoi collaboratori nominati dal Consiglio di Cooperazione, raccoglie gli atti di modo che vengano conservati in vista della I vari organismi hanno sempre un Segretario, che – quando si tratta di organismi di Presidenza – non ha diritto di voto ma solo di parola e svolge un compito notarile cfr. CCGG 230 §2 “Il Segretario provinciale svolge anche l’incarico di notaio della Provincia”. 2 Per comprendere il senso del Segretario del CdC ci si può riferire per analogia a quanto si dice del Segretario provinciale in SSGG 218: “È compito del Segretario, oltre a ciò che gli viene affidato, mettere agli atti tutti gli affari trattati dal Definitorio o dal solo Ministro provinciale, rispettivamente dal Consiglio della Custodia o dal solo Custode, registrare tutti i documenti e gli atti che riguardano l’intera Provincia o Custodia, le singole Case o i frati, e riporli in archivio”. Circa la funzione notarile del segretario cfr. CCGG art. 230 § 2 riportato alla nota precedente. 1 4 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 costituzione dell’archivio della nuova Provincia e cura la comunicazione ai frati delle principali notizie riguardanti l’interprovincialità. 5.2. La Segreteria svolge per il livello interprovinciale le funzioni che vengono attualmente svolte a livello provinciale dalle varie Segreterie e quelle che nel corso del cammino risulterà opportuno attribuirle, a norma del diritto, per il buon esito del cammino. 5.3. La Sede della Segreteria interprovinciale è a Milano S. Antonio, v. C. Farini 10, dove è stata identificata la collocazione della futura Curia provinciale della nuova Provincia. 6. L’Assemblea dei Definitòri 6.1. L’Assemblea dei Definitòri delle sei Province del Nord Italia è composta dai membri dei Definitòri Provinciali di ciascuna delle sei Province ed è normata dall’apposito Regolamento proposto e approvato dal “Collegio dei Ministri provinciali”, e fatto proprio dall’Assemblea. A partire dalla nomina del Delegato del Ministro generale sia convocata e presieduta dallo stesso almeno una volta all'anno. 6.2. Il Regolamento descrive composizione, fine ed obiettivi, metodo di lavoro, procedure e modalità decisionali dell’Assemblea. 6.3. Nel triennio 2013-2016 le decisioni su come far procedere il cammino verso la nuova Provincia sono demandate all’Assemblea dei Definitòri. Le decisioni approvate collegialmente 3 da ciascun Definitorio sono comunicate all’Assemblea che determina la loro approvazione. Esse sono di due tipi, vincolanti o orientative: - Sono vincolanti le decisioni approvate da tutti i sei Definitòri; - Sono orientative le decisioni che ottengono la maggioranza dei consensi dei singoli Definitòri; - Sono respinte tutte le altre proposte. 6.4. L’attuazione delle decisioni approvate dall’Assemblea, con le rispettive modalità e i tempi di attuazione, è demandata al Consiglio di Cooperazione presieduto dal Delegato del Ministro generale per quel che riguarda l’ambito interprovinciale. L’attuazione nelle Province è demandata ai Definitòri provinciali. 7. Compiti dei Definitòri provinciali 7.1. Per quanto riguarda il cammino verso la nascita della nuova Provincia il compito dei Definitòri provinciali è quello di accompagnare il processo perché ci sia una attuazione nelle Province delle decisioni prese in ambito interprovinciale e una animazione efficace della vita e vocazione dei frati nel cammino verso l’unione. 7.2. Per quanto riguarda l’ordinaria amministrazione il compito dei Definitòri provinciali è quello descritto nelle CCGG, negli SSGG e negli SSPP. 8. I Segretariati interprovinciali e le commissioni a servizio dell’interprovincialità 8.1. I Segretariati e le Commissioni interprovinciali sono organismi strutturati in modo tale da avere l’apporto, per quanto possibile, di tutte le Province. Si occupano di ambiti come la formazione e l’evangelizzazione, GPIC e il Dialogo, in modo tale da garantire l’animazione sul territorio delle singole Province, al fine di riqualificare la presenza e la missione dei Frati Minori del Nord Italia. 3 Cfr. regolamento per l’Assemblea dei Definitòri n. 18. 5 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 8.2. L’ambito della formazione e degli studi è regolato dalla legislazione dell’Ordine (CCGG; SSGG; RFF e RFS), dalla Ratio Formationis Interprovincialis e dalla Ratio Studiorum Interprovincialis; e gli organismi che lo compongono operano in base ai compiti specifici assegnati dal Consiglio di Cooperazione e dall’Assemblea dei Definitòri. Nell’ambito di pertinenza della formazione e studi operano il Segretariato Formazione e Studi 4 con i suoi settori e commissioni e quegli organismi che verranno eventualmente istituiti al fine di rispondere ai bisogni formativi, di studio, di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale dei Frati Minori del Nord Italia. 8.3. L’ambito delle missioni e dell’evangelizzazione è regolato dalla legislazione dell’Ordine (CCGG; SSGG) e dalle Linee interprovinciali per l’evangelizzazione. Gli organismi che lo compongono operano in base ai compiti specifici assegnati dal Consiglio di Cooperazione e dall’Assemblea dei Definitòri. Nell’ambito di pertinenza delle missioni e dell’evangelizzazione operano il Segretariato per le Missioni e l’Evangelizzazione 5 con i suoi settori e commissioni e quegli organismi che verranno eventualmente istituiti ai fini di far crescere l’impegno missionario e di evangelizzazione dei Frati Minori del Nord Italia. 8.4. Regolati da quanto prescritto negli SSGG operano anche i Commissariati di Terra Santa e gli uffici ad essi collegati, in funzione della sensibilizzazione del territorio del Nord Italia e del sostegno economico alla Terra Santa. 8.5. Per rendere possibile la nascita della nuova Provincia opera anche il Coordinamento degli Economi provinciali, sotto la direzione e alle dipendenze del Consiglio di Cooperazione. 9. Le Commissioni e i gruppi di lavoro per far avanzare il cammino verso la nascita della nuova Provincia 9.1. Il Consiglio di Cooperazione e l’Assemblea dei Definitòri possono di volta in volta istituire organismi o commissioni con compiti specifici al fine di far procedere il cammino verso la nascita della nuova Provincia. 10. Le fraternità interprovinciali 10.1. Le fraternità interprovinciali hanno lo scopo di incrementare la conoscenza reciproca, la collaborazione e l’interscambio nell’ambito della formazione e degli studi e in altri ambiti ritenuti vitali ai fini della nascita della nuova Provincia. 10.2. Il Consiglio di Cooperazione può istituire altre fraternità interprovinciali con specifici progetti di vita fraterna, sulla base delle decisioni dell’Assemblea dei Definitòri o, sentiti i Definitòri, in seguito al discernimento effettuato su progetti specifici proposti da singole province o da gruppi di frati. 10.3. Le fraternità interprovinciali dipendono dai sei Ministri provinciali, che eleggono collegialmente i frati incaricati dei vari uffici, secondo le modalità previste dalle CCGG 6 e Fanno parte di diritto del SFS quei soggetti che vi sono stati inseriti in base alla decisione dell’Assemblea dei Definitòri di Caravate 2008, trasformata poi in articoli della Ratio Formationis Interprovincialis approvati dal Collegio dei Ministri del Nord Italia nell’autunno del 2008 e ratificata dalla Curia generale il 21 maggio 2011. 5 L’elenco di chi fa parte del SME è quello votato dall’Assemblea dei Definitòri di Assisi 2011 che ne ha deciso l’istituzione e la composizione (Documento Finale Assisi 2011 3, A), è una composizione con 5 membri fissi e la possibilità di inserirne altri, come è stato fatto già nell’ottobre 2011 e poi nel 2012. 6 CCGG 181 elezioni per scheda, ballottaggio o beneplacito; CCGG 239 si demanda agli SSGG la modalità di elezione. 4 6 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 dagli SSGG7, su proposta del Ministro del territorio e dirimono mediante il dialogo collegiale eventuali problemi e questioni che possono sorgere nella loro gestione. 11. Ambiti di collaborazione 11.1. Gli ambiti di collaborazione sono quelli che rientrano nel campo della formazione e studi, delle missioni e dell’evangelizzazione, di GPIC e del Dialogo, della salvaguardia del patrimonio culturale delle nostre Province (biblioteche, archivi e opere d’arte), la Vice Postulazione delle Cause dei Santi, l’economia. 11.2. Ulteriori ambiti di collaborazione possono essere decisi di anno in anno attraverso l’Assemblea dei Definitòri, il Consiglio di Cooperazione e tenendo conto delle proposte che vengono dalla base. 11.3. La crescita della collaborazione interprovinciale negli ambiti vitali della nostra vocazione e missione francescana ha lo scopo di predisporre le strutture di animazione della futura Provincia. 12. Coordinamento degli Economi provinciali, Finanziamento del cammino e questioni economiche 12.1. Il Coordinamento degli Economi provinciali è costituito dagli Economi provinciali delle 6 Province, uno dei quali viene nominato Coordinatore dal Consiglio di Cooperazione, su proposta del gruppo stesso degli Economi provinciali. Uno dei Ministri provinciali accompagna i lavori del Coordinamento in qualità di Delegato del Consiglio stesso. 12.2. Il cammino di unione viene finanziato secondo le indicazioni del Coordinamento degli Economi provinciali, con l’approvazione del Consiglio di Cooperazione. 12.3. Nel corso del triennio 2013-2016 le questioni economiche verranno progressivamente assunte a livello interprovinciale, avvalendosi per la materia fiscale dell’ufficio di Brescia, per l’ambito delle attività commerciali di quello di Bologna e per le questioni immobiliari di quello di Genova 8. 12.4. Nel corso del triennio entrerà a regime la modalità unica di bilancio e rendicontazione, tanto a livello provinciale come nelle fraternità locali. 12.5. Nel Corso del triennio si raggiunga una modalità unica di rendicontazione e di bilancio anche per gli uffici provinciali Missioni ad gentes. Approvato dall’Assemblea dei Definitòri, presso Casa Leonori in Assisi (PG) con voto favorevole espresso da ciascun Definitorio provinciale in data 10 agosto 2013. Approvato dal Definitorio generale con Decreto del 03/12/2013 prot. 104219/S 431-13 e lettera accompagnatoria con alcune osservazioni SSGG 134 § 1 è prescritta l’elezione per ballottaggio e voto segreto dei Guardiani; SSGG 134 § 2 è prescritta l’elezione per beneplacito di Maestri, Vicari ed Economi. 8 Contestualmente a questo articolo l’Assemblea dei Definitòri di Assisi 2013 ha approvato la seguente proposizione: “Si dà mandato al Coordinamento degli Economi: a) di studiare e proporre al Consiglio di Cooperazione un’agenda che indichi i tempi e le modalità con cui poter entrare a regime nell’attuazione dell’art 12.3 degli Statuti di Cooperazione; b) di fornire al Consiglio di Cooperazione le informazioni sul personale di cui dispongono gli uffici economici, su quanto costa il loro mantenimento e funzionamento, affinché lo stesso Consiglio possa governare l’attuazione dell’art. 12.3 degli Statuti di Cooperazione.] 7 7 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Collegio dei Ministri del Nord Italia L’incontro del Collegio dei Ministri è convocato a Milano – S. Antonio, presenti tutti e sei i Ministri, presiede l’incontro fr. Francesco Bravi. L’OdG è il seguente: 1. Informazioni dal CPO (fr. Francesco Patton); 2. FAV-Postulato, Noviziato, Fraternità per l’evangelizzazione: pareri dei Definitòri per una decisione; 3. Costituzione della Commissione giuridica; 4. Risultati della prima consultazione per il nome della Provincia; 5. Statuti di cooperazione, Delegato del Ministro generale, Presidente e Segretario del Collegio; 6. Varie ed eventuali. Curia Provinciale 13 dicembre 2013 Milano Si inizia alle 9.45 con la preghiera a Maria Stella della nuova evangelizzazione composta da papa Francesco (EG 288) e l’introduzione dell’OdG da parte di fr. Francesco Bravi, è presente anche Diathesis. Alle 12.45 si sospende per il pranzo, si riprende poi alle 14.30. 1) Informazioni dal CPO Riferisce fr. Francesco Patton che ha partecipato al CPO come Delegato COMPI assieme a fr. Sabino Iannuzzi. Il CPO si è tenuto a Konstancin-Jeziorna (Polonia) nei giorni 18-30 novembre 2013, aveva per titolo “Vino nuovo in otri nuovi” ed è stato convocato per approfondire il tema della revisione delle strutture nel nostro Ordine. Il clima è stato molto fraterno e l’accoglienza ottima. Il CPO ha prodotto un breve documento finale, in due parti, la prima a carattere ispirazionale contiene una premessa che riflette sul fatto che il “vino nuovo” del Vangelo ha bisogno di otri nuovi, vale a dire di strutture adeguate ad incarnarlo e riproporlo nell’oggi. La parte ispirazionale si concentra poi sulla comunione fraterna come chiamata e come realtà da vivere al cui servizio sono anche le strutture dell’Ordine, prima delle quali – è stato ribadito in continuità col CPO di Guadalajara 2001 – è “la persona del frate in relazione”. La seconda parte del Documento contiene le decisioni e le proposte. L’unico ambito sul quale il CPO aveva potestà di decidere su mandato del Capitolo generale 2009 era quello riguardante il numero e la modalità di elezione dei Definitori generali. Su questo il CPO si è pronunciato decidendo che siano eletti 8 Definitori (3 per l’Europa, 2 per l’America Latina e 1 per Asia, Africa e Anglofona), i candidati saranno presentati dalle Conferenze e designati all’interno del Capitolo generale. 8 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Tra i suggerimenti ce ne sono alcuni che diventeranno proposte da discutere ulteriormente nel prossimo Capitolo generale (modalità di allargare la partecipazione dei fratelli laici al Capitolo, durata del mandato dei Ministri/Custodi e loro rielezione, visite alle Entità, accompagnamento delle case attualmente dipendenti dal Ministro generale, ruolo delle Conferenze, loro composizione e durata della presidenza, istituzione del Moderatore generale per la Formazione permanente) altri che sono indicazioni al Definitorio generale per la preparazione e la celebrazione del prossimo Capitolo generale (temi da trattare, Instrumentum Laboris da adottare, luogo del Capitolo S. Maria degli Angeli) e altri che sono temi sui quali si chiede al Definitorio generale di fare ulteriori approfondimenti (continuazione delle riflessioni legate allo studio interdisciplinare sull’Ordine, studio di alcune problematiche giuridiche legate alle Case e Entità direttamente dipendenti dal Ministro generale, verifica del funzionamento degli Uffici e Segretariati della Curia generale). Il documento finale verrà pubblicato a cura del Definitorio generale dopo aver operato una revisione redazionale. Durante i giorni del CPO c’è stata anche la possibilità di andare in pellegrinaggio alla Cittadella dell’Immacolata fondata da S. Massimiliano Kolbe, di visitare il Museo della Nazione a Varsavia, quello dedicato al b. don Jerzy Popiełuszko e il museo Chopin, nonché la parte “vecchia” della città di Varsavia interamente ricostruita dopo essere stata rasa al suolo nel 1944 durante la sollevazione, infine abbiamo potuto chiudere l’anno della fede nella parrocchia francescana di S. Maria degli Angeli durante l’Eucaristia presieduta dal Nunzio Mons. Celestino Migliore. 2) FAV-Postulato, Noviziato, Fraternità per l’evangelizzazione: pareri dei Definitòri per una decisione Vengono presentati i pareri dei Definitòri provinciali che sono prevalentemente in sintonia con la proposta del CM ma non in forma unanime. Fr. Francesco Bravi tira le somme del discorso e propone che nel CM di gennaio si faccia sintesi sulle riflessioni legate alla collocazione delle fraternità formative, alla figura dell’Animatore CPV e del Responsabile FAV e alla fraternità per le Missioni al popolo. Occorre anche avviare la riflessione sulle persone adatte. Si tratta di trovare convergenze e divergenze e poi procedere passando dal discernimento alle scelte e alla loro realizzazione. 3) Costituzione della Commissione giuridica Fr. Cristoforo Paskiewicz, fr. Franco Mirri e fr. Giampaolo Cavalli vengono nominati per beneplacito membri della commissione. Votanti 6 placet 6. Saranno convocati e gli si spiegherà il mandato. 4) Risultati della prima consultazione per il nome della Provincia Stravince S. Antonio in tutti i 6 Collegi elettorali. Il verbale dello spoglio va inviato alle Segreterie per comunicarlo ai frati. Verrà inviata a gennaio la lettera di indizione della II votazione contenente i primi 10 nomi. 5) Statuti di cooperazione, Delegato del Ministro generale, Presidente e Segretario del Collegio a) Statuti di Cooperazione: Roma ha mandato il Decreto con lettera del Segretario generale e con una serie di osservazioni, andranno chiamati Regolamento anziché statuti. b) Si attende la nomina del Delegato che non dovrebbe ormai essere troppo distante. 9 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 6) Varie ed eventuali a) Fope Guardiani: fr. Fabio Piasentin ha mandato la relazione sul primo corso organizzato. Erano presenti fr. Bruno Bartolini e fr. Mario Vaccari. Si sottolinea che la partecipazione è stata positiva, il Dott. Becciu ha fatto molto bene riuscendo a far passare i contenuti formativi partendo dall’esperienza personale dei Guardiani. Unica nota critica è la mancanza di una sistematizzazione della materia. Ha utilizzato un po’ di slide il primo giorno, sarebbe importante alla fine lasciare ai Guardiani anche un promemoria. Positivo il metodo dialogico, bel clima. Buona la logistica. Da parte di alcuni Guardiani rimane poi sempre la perplessità legata al fatto che rientrando nelle fraternità si trovano le stesse difficoltà. Bisogna anche aiutarli ad accettare le difficoltà ordinarie. Sarebbe importante anche vedere poi come allargare la proposta ad altri frati, andando per fasce o per ambiti di servizio, ecc. b) U5 hanno fatto il primo incontro con una ventina di presenti, a marzo/aprile faranno il 2° incontro. Contenti dell’incontro perché finalmente si sono trovati in un certo numero. Hanno eletto i due delegati: fr. Enrico Russotto e fr. Sandro Audagna. Fr. Antonio Scabio ha partecipato al pranzo e portato il saluto del CM, come segnale di presenza e vicinanza. c) Fr. Giampaolo Cavalli, come accompagnatore ai ministeri, viene nominato membro del SFS. d) Gli Economi provinciali si incontrano a Milano il 20 dicembre per vedere le questioni da affrontare, devono eleggere il Coordinatore e fare l’agenda. Sono da affrontare le questioni della mappatura delle attività commerciali e delle attività caritative economicamente rilevanti, del fondo comune, degli enti ecclesiastici, ecc. su alcune questioni vanno fatti incontrare anche i legali rappresentanti. e) Fope giornate per zone, sono state individuate le date e i luoghi: 5 maggio Torino, 6 maggio Lonigo, 7 maggio Bologna. La struttura delle giornate è quella solita: accoglienza, condivisione a gruppi, pranzo e messa. Tematica: Provocati da Francesco, in che modo ci provocano i gesti e le parole del Papa. Si pensa di fare una tavola rotonda con un conventuale, una clarissa e una coppia di terziari francescani per sentire tre voci differenti e lasciarci interrogare sulle provocazioni che ci vengono dal Papa. Ci si è chiesti su come far ricadere sugli altri frati quel che è stato fatto coi Guardiani, ad es. con una settimana per la fraternità. Idea di proporre ai frati alcuni conventi per fare scambi alla pari di una settimana. f) SME Tosini ha comunicato che il lavoro nel Segretariato va bene, ha girato i vari settori e ora vorrebbe confrontarsi con noi per vedere come muoversi. g) Fr. Alessandro Caspoli chiede di fornire una descrizione del compito e degli obiettivi, chi convocare, specificare le attività da coinvolgere: - l’elenco dei frati da convocare va aggiornato; - si può chiedere a loro il loro punto di vista sui migranti che incontrano; - il compito principale è quello di fare un censimento delle attività, studiare l’organizzazione che c’è dietro (ad es. alle mense) e vedere quel che le varie esperienze possono imparare le une dalle altre per esprimere l’accoglienza, poi di fare una riflessione che orienti questo tipo di attività con un’attenzione; - evangelizzatrice (si tratta di testimoniare il vangelo della carità) per non essere delle semplici ONG; 10 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 h) Incontro avuto tra i 3 Presidi degli Studi teologici (Ravaglia, Giraldo, Raniero), c’è stata una presentazione degli studi teologici, un confronto su come si vive lo studio della teologia e la ricerca, il problema del sovrapporsi di impegni. Buon dialogo e voglia di trovarsi ancora. Consapevolezza che si è già nel’unica casa e che occorre lavorare insieme. Idea di darsi un tema su cui riflettere e confrontarsi per fare dei passi in avanti. Presentati 2/3 possibili temi per una giornata da fare a primavera. Consapevolezza sul tesoro presente in Nord Italia dal punto di vista anche dei docenti e della possibile ricerca. i) Sulla questione degli archivisti: l’incontro sarà il 9 gennaio. Tutto quel che c’è negli archivi provinciali riguardante l’interprovincialità va inviato a Torino. Inviare anche quel che a livello provinciale è rilevante a livello interprovinciale (es. Documenti finali dei Capitoli). j) Va fatto l’incontro dei Segretari-Legali rappresentanti. k) Lettera di fr. Alessio Delle Cave su quel che si fa a livello di pastorale dei preadolescenti ed adolescenti a Lonigo, è stato messo in piedi un percorso che è organico e completo. Idea di esportare il progetto nei territori dove ce n’è richiesta. l) Fr. Francesco Bravi tema OFS: va chiarita la funzione dei Ministri che esercitano l’altius moderamen nella nomina degli Assistenti e nell’erezione delle Fraternità. L’OFS sta prendendo sempre più la posizione dell’indipendenza/autonomia e si sta progressivamente scollegando dal 1° Ordine. Occorre confrontarsi su questo aspetto e maturare una posizione condivisa. m) Si pone la questione del Segretario del CM/CdC: A gennaio è bene decidere. Alle 16.12 si termina con l’Agimus tibi gratias. 11 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Dal Definitorio Dopo una breve preghiera tratta dall’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, alle ore 9.15, si iniziano i lavori con l’approvazione unanime del verbale del III Congresso definitoriale. Il Ministro provinciale informa circa le condizioni dei fratelli ammalati. Fr. Nazareno Panzeri, operato per la sostituzione di una valvola mitralica, è ancora ricoverato in terapia intensiva. Fr. Bruno Ducoli, il 9 dicembre, è stato operato per realizzare due bypass cardiaci. Il decorso post-operatorio è buono, anche se ci vorrà un po’ di tempo per la riabilitazione. Il Ministro poi ricorda i principali eventi accaduti dall’ultimo congresso definitoriale. Il 22 novembre, nella basilica di s. Antonio in Milano, si è celebrata l’annuale commemorazione “ad corpus” del beato Sisto Brioschi; erano presenti anche il prof. Teodoro Brioschi, Vicepostulatore della causa, e alcuni familiari del beato. Fr. Massimiliano Taroni sta preparando un opuscolo divulgativo (ed. VELAR) per far conoscere la vita del beato. Nei giorni 29-30 novembre u.s., in occasione del sesto anniversario della morte, sono stati organizzati alcuni eventi per commemorare fr. Simpliciano Olgiati. L’evento più partecipato è stato il concerto “Requiem” di G. Verdi, orchestrato da fr. Renato Beretta. Lo stesso ha incontrato gli studenti dell’Istituto Luzzago per presentare la figura fr. Simplicio, per moltissimi anni docente e rettore della scuola. Il 30 novembre, alla presenza del prefetto di Brescia e di alcuni amici di fr. Simplicio e dell’Istituto Luzzago, l’ing. Bonometti, il sen. Corsini e l’arch. Cavalli hanno ricordato fr. Simplicio. Questo incontro ha offerto l’occasione per rendere pubblica la costituzione della “Fondazione Simpliciano Olgiati” che rileverà l’Istituto Luzzago e continuerà l’attività scolastica-educativa. Gli eventi commemorativi sono culminati nella celebrazione della s. Messa presieduta dal Ministro provinciale. Negli stessi giorni, 29-30 novembre, a Lonigo (VI), si sono radunati i frati professi solenni U5 con il nuovo coordinatore, fr. Enzo Maggioni, e con fr. Antonio Scabio, Ministro provinciale incaricato. Fr. Enrico Russotto è stato eletto dai frati U5 come loro rappresentante. I frati U5 hanno deciso di incontrarsi due volte all’anno e molto probabilmente parteciperanno singolarmente ai corsi di esercizi interprovinciali, senza organizzare un corso appositamente a loro dedicato. Il 7 dicembre, nella chiesa conventuale di Rezzato (BS), il Ministro provinciale ha presentato ai fedeli radunati per la s. Messa vigiliare dell’Immacolata fr. Enrico Russotto come candidato al 12 Milano Convento S. Giovanni Battista alla Creta 10 dicembre 2013 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 ministero ordinato del diaconato. La fraternità di Rezzato, in comunione con quella di S. Gaetano, ha poi festeggiato fr. Enrico con un sontuoso banchetto preparato da una terziaria francescana. Il 9 dicembre, la città di Pavia ha consegnato un attestato di benemerenza ai frati del Convento di s. Maria Incoronata di Canepanova per il servizio offerto dalla mensa dei poveri a favore della collettività. Fr. Celestino Pagani, neo-responsabile della mensa, ha ritirato l’attestato. Il Ministro legge i risultati della prima Consultazione per il nome della nuova Provincia OFM del Nord Italia pervenuti dalle segreterie delle sei Province. La maggioranza dei frati ha scelto come patrono s. Antonio, segue poi Giovanni XXIII e altri nomi con un numero poco significativo di voti (cfr. verbale dello spoglio allegato). Fr. Almiro Modonesi, Maestro dei professi temporanei, e fr. Giambattista Delpozzo, Animatore vocazionale, riferiscono circa il recente Convegno del Segretariato Formazione e Studi della COMPI che aveva per oggetto l’approfondimento della riflessione sul periodo della professione temporanea. Con quest’ultima riflessione si è concluso l’iter per la revisione complessiva della formazione iniziale. Il Consiglio nazionale del Segretariato formazione e studi COMPI elaborerà una sintesi dei lavori e proporrà delle linee programmatiche per la revisione complessiva della formazione iniziale. Il Ministro riferisce sinteticamente delle decisioni e degli argomenti discussi nell’ultimo Collegio dei Ministri, tenutosi a Milano il 15 novembre u.s. Fr. Francesco annuncia che la prossima Assemblea dei Definitòri del Nord Italia è stata fissata dal 25 al 29 agosto a Bardonecchia (TO), nelle strutture del villaggio olimpico. Il Definitorio ha poi riflettuto sull'ipotesi formulata dal Collegio dei Ministri nella riunione del 15 Novembre circa la collocazione delle case FAV-Postulato, Noviziato e della Fraternità di evangelizzazione e, dopo vivace ma interessante condivisione, è giunto a suggerire alcune indicazioni. Esse vengono offerte con spirito costruttivo perché i passi da compiere costituiscano un vero passaggio verso una sempre più aperta condivisione per maturare scelte importanti che segnano profondamente il cammino verso l'unione. Il Definitorio chiede dunque al Collegio di procedere ad un ulteriore confronto tenendo presente il contributo di tutti i Definitòri e auspica che con la presenza del Delegato generale si possa giungere ad una scelta più meditata e condivisa, che diventi un segnale forte di vero superamento della logica provinciale. Il Ministro propone un momento di verifica degli incontri con i guardiani. 1. Prima settimana di Fo.Pe. per i guardiani a Peschiera; per la Provincia lombarda hanno partecipato: fr. Roberto Ferrari, fr. Marco Tomasi, fr. Pasquale Ghezzi e fr. Andrea Bizzozero. Fr. Andrea riferisce la propria impressione. L’esperienza è stata positiva nel suo complesso, soprattutto per le occasioni di incontro e di conoscenza. Non è stato possibile sviluppare tutti i contenuti previsti dal programma, ci si è soffermati molto sul tema della leadership condivisa come modalità di animazione e di guida della comunità. Tale leadership si dovrebbe avvalere di due strumenti: la relazione e l’ascolto profondo. Il tema della gestione dei fratelli difficili è stato solo accennato, per questi casi sono state presentate due opzioni: affrontare il problema per risolverlo-gestirlo o la compassione verso il fratello. 2. Incontro personale dei guardiani con il Ministro. Il Ministro dice di aver dedicato ampio spazio per l’incontro e per l’ascolto, generalmente una mattina per ciascun guardiano. Fr. Francesco ricorda i bei momenti di preghiera e di condivisione della Parola all’interno della celebrazione eucaristica. Ha percepito diversi modi di vivere il servizio dell’autorità: chi è preoccupato degli aspetti organizzativi, chi è più spirituale, 13 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 chi si lascia coinvolgere emotivamente, chi invece riesce a porre una distanza… L’impressione è che tutti i guardiani conoscano molto bene la situazione reale dei singoli frati della loro comunità. L’aspetto più bello, riscontrato praticamente in tutti, è il desiderio di condividere le scelte con i frati nella misura più ampia possibile. Il tempo per la fraternità (settimanale e annuale) è un dato ormai acquisito in quasi tutte le fraternità. Sono dunque celebrati con regolarità capitoli, incontri fraterni, s. messa comunitaria… L’attesa del futuro porta i frati ad oscillare tra atteggiamenti ambivalenti, si passa dalla paura di perdere un’identità ad un’attesa “spasmodica” per la nascita della nuova provincia. Il Ministro, alla luce dell’esperienza fatta, chiede al Definitorio un consiglio su come procedere per il futuro nel rapporto con i guardiani e con le fraternità della Provincia. Il Definitorio ritiene che l’incontro informale e l’ascolto prolungato e gratuito (non funzionale a qualche decisione) sia uno stile da mantenere anche per il futuro. E’ apprezzata anche la scelta di un momento prolungato di preghiera con la condivisione della Parola e della mensa eucaristica. Tutto deve contribuire a creare le condizioni per un incontro fraterno, cordiale e semplice. Si suggerisce al Ministro di essere presente nelle fraternità (in primavera), per uno o più giorni, con la disponibilità ad incontrare personalmente i frati, senza celebrare un Capitolo, conservando la gratuità dell’incontro. Si potrebbe celebrare una messa solo con la comunità, con la condivisione della Parola. Si propone di ripetere l’incontro personale con i guardiani (in Curia) all’inizio del prossimo anno pastorale. Si affrontano poi alcune questioni di economia e di legale rappresentanza. Vista la necessità e l’inderogabilità del lavoro, si approva con procedura d’urgenza il ripristino della copertura del salone s. Chiara del convento di Cermenate. Tale lavoro si è reso necessario per infiltrazioni d’acqua che rendono inagibile il locale in caso di pioggia. Si decide di affidare al CAE l’organizzazione della prossima Assemblea economica della Provincia (8-9 aprile 2014). Si suggerisce soltanto di invitare un relatore e di preparare dei lavori di gruppo a partire dai passaggi dell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” riguardanti i temi dell’economia. Fr. Massimo Cocchetti presenta il programma di massima del pellegrinaggio fraticlarisse che si terrà il 6 giugno a Sotto il Monte – BG. L’organizzazione della giornata è stata fatta in accordo con le sorelle clarisse, il Definitorio approva. Si stabilisce che il prossimo Congresso definitoriale si terrà il 7 gennaio presso il convento di s. Angelo (Milano). I lavori del Congresso Capitolare si concludono alle ore 16.45 circa. A laude di Cristo e del Poverello Francesco. Amen! 14 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Saluto del Ministro Provinciale agli economi locali e ai membri del CAE Sabbioncello, 13 dicembre 2013 Carissimi fratelli, un cordiale e fraterno saluto a tutti. La coincidenza dell'incontro degli Economi locali e dei membri del CAE della Provincia con la riunione del Collegio dei Ministri non mi consente di essere personalmente presente, tuttavia non voglio farvi mancare il mio più grande ringraziamento per il servizio che svolgete a beneficio delle fraternità locali e di tutta la Provincia. L'intenso ordine del giorno della riunione odierna obbedisce a quanto disposto dai nostri SS.PP. all'articolo 90 §4 ripreso dal Regolamento del CAE, dove si prevedono "sessioni di formazione per gli economi locali", specie per quelli di nuova nomina (Cfr. Regolamento CAE art II §2). Prima di entrare nel merito dei vostri lavori vorrei offrirvi qualche breve riflessione per aiutarvi a collocare il vostro prezioso lavoro nel contesto più ampio del cammino provinciale ed ecclesiale. Il documento finale del Capitolo provinciale al numero 3.1.2 elencando le cose importanti da tenere presenti per l'elaborazione del Progetto di vita fraterna indica "lo spirito di povertà" come un valore sul quale verificare e programmare il vissuto di una fraternità. La gestione economica attenta, l'utilizzo corretto del programma di contabilità e l'elaborazione di una analisi critica del bilancio, sono concreti strumenti con i quali mettere al servizio delle fraternità la vostra competenza perché insieme a tutti i fratelli si concretizzi l'impegno a vivere una vita evangelicamente povera secondo quanto abbiamo promesso al Signore. Il consiglio evangelico della povertà, come ci ricorda il canone 600, "ad imitazione di Cristo che essendo ricco si è fatto povero per noi, oltre ad una vita povera di fatto e di spirito da condursi in operosa sobrietà che non indulga alle ricchezze terrene, comporta la dipendenza e la limitazione nell'usare e nel disporre dei beni, secondo il diritto proprio dei singoli istituti''. Il consiglio evangelico, da noi professato, viene dunque presentato come sequela e partecipazione alla povertà di Cristo, che da ricco che era si è fatto povero per noi. Questo fondamento cristologico della povertà consacrata aiuta a comprendere tutta la portata e l'ampiezza del valore di questo consiglio. Il porre in risalto l'esempio di Cristo, l'aspetto della povertà da lui vissuta nella sua incarnazione, con il suo valore redentivo e di donazione per noi, non confina la povertà alla sola sfera dei beni materiali, ma allarga il significato della stessa come imitazione di Cristo povero, come abbandono a Dio e alla sua provvidenza in tutte le necessità di qualsiasi ordine, senza porre la propria fiducia nell'appoggio di persone e risorse valutabili a livello economico e materiale. Le esigenze pratiche di questo consiglio evangelico così inteso diventano: una vita povera di fatto e di spirito, impegnata nel lavoro, caratterizzata dalla sobrietà nel possesso e nell'uso dei beni temporali, che non indulge alle ricchezze della terra. Il vostro particolare e prezioso ministero vi pone dunque a servizio dei fratelli perché, insieme a voi e "sotto la direzione e alle dipendenze del rispettivo Ministro o Guardiano" (CC.GG. Art 246 §l , si possa tutti vivere quel " sine proprio" che ci chiama ad essere di nome e di fatto " frati minori". Papa Francesco nella recente Esortazione apostolica Evangelii Gaudium offre al vostro impegno e al vostro servizio, nonché al nostro modo di vivere il voto di povertà, degli interessanti spunti di riflessione che possono aiutarci a verificare concretamente le nostre scelte e il nostro stile di vita. Nel capitolo II 15 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 dell'Esortazione, parlando di alcune sfide che il mondo attuale pone all'azione evangelizzatrice ci invita a dire un deciso no alla nuova idolatria del denaro. Noi - dice il pontefice - "abbiamo stabilito con il denaro una strana relazione poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell'essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L'adorazione dell'antico vitello d'oro (cfr Es32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l 'economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l 'essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo" ( 55 ). Con la chiarezza e la forza che lo contraddistinguono aggiunge poi queste parole che ci invitano a ripensare con coerenza la nostra vicinanza ai poveri e agli esclusi: " Qualsiasi comunità della Chiesa, nella misura in cui pretenda di stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia affinché i poveri vivano con dignità e per l'inclusione di tutti, correrà anche il rischio della dissoluzione, benché parli di temi sociali o critichi i governi. Facilmente finirà per essere sommersa dalla mondanità spirituale dissimulata con pratiche religiose, con riunioni infeconde o con discorsi vuoti" ( 207 ). Mi auguro e vi auguro che le parole di papa Francesco, le indicazioni del Codice sul voto di povertà e quanto ci ha chiesto il Capitolo provinciale, possano aiutarvi a collocare il vostro lavoro di oggi, nell'orizzonte più ampio di un cammino fraterno ed ecclesiale teso ad una maggiore trasparenza e condivisione, perché anche attraverso una vita veramente povera e che sa gestire con attenzione e cura quanto la provvidenza ci dona, il Vangelo sia annunziato all'uomo di oggi. Che la Vergine Maria benedica il vostro lavoro per il bene di noi tutti e che il padre S. Francesco, il poverello di Assisi, ci sostenga nella sincera ricerca di una fedeltà creativa nel vivere il Vangelo, nostra regola di vita. Un rinnovato saluto fraterno a tutti. Vostro frate Francesco, ministro e servo. 16 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Testimonianze di vita Fraterna “Gesú non é da solo nella sua miseria. L’infanzia di Siria, abbandonata e segnata da scene di violenza, sogna con essere al posto di Gesú, che ha sempre con lui i suoi genitori, che l’abbracciano e accarezzano. Alcuni invidiano al Divin Bambino che ha trovato una stalla per nascere e rifugiarsi, mentre che tra questi bambini sfortunati c’é chi é nato sotto le bombe o lungo la strada in fuga ...”. La presenza rassicurante di Giuseppe nella Santa Famiglia sveglia una specie di invidia tra le migliae di famiglie prive di un papá. Un’assenza che alimenta la paura, l’angoscia e l’inquietudine” ... “L’infernale rumore della guerra affoga il Gloria degli Angeli. La sinfonia del Natale per la pace, cadde di fronte all’odio e alla crudeltá atroce”. Ció nostante, proprio l’estenuante prolungamento del conflitto, che ha giá superato i mille giorni, fa sempre piú forte il grido della preghiera e della speranza dei cristiani di fronte al presepe: “Signore, ascoltaci!”. (Mgr. Samir Nassar, Arcivescovo Maronita di Damasco). Da Betlemme, dove per la prima volta si sentí il nome di GESÚ SALVATORE, ci facciamo eco del pianto straziante di tante famiglie siriane, che l’hanno perduto tutto a causa della guerra: la terra, la casa, i lori cari, la pace ... Eleviamo in questo GIORNO la nostra preghiera al Pace celeste, Fonte di ogni benedizione, affinché metta fine a questa assurda masacre e, finalmente vincano la pace e il bene in tutto il Paese. Natale a Betlemme e in Siria E l’augurio sincero della Fraternitá Francescana di Betlemme, per questo Natale 2013 e per il Nuovo Anno che stiamo per iniziare ... 17 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Alcune riflessioni sulla fraternità LE DINAMICHE PASQUALI DELLA FRATERNITÀ CRISTIANA Lectio di Matteo 18 PREMESSA Relazione di fratel Luca Monaco di Dumenza 14 aprile 2013 Ome (BS) Prima PARTE Matteo inserisce questo capitolo 18 proprio nell’orizzonte degli annunci di passione. I primi due ci sono già stati, in 16,21 ss e in 17,22; il terzo risuonerà al capitolo 20 (17ss). Non solo il singolo discepolo, ma la comunità stessa è invitata a prendere su di sé la logica pasquale della Croce del Signore. La comunità cristiana ha una qualità essenzialmente pasquale, è dono del Risorto, frutto della sua Pasqua. Inserendo questo discorso comunitario nel cammino di Gesù verso Gerusalemme, più precisamente all’interno dei tre grandi annunci pasquali di morte e risurrezione, è come se l’evangelista ci ricordasse che soltanto assumendo nella nostra vita personale e in quella delle nostre relazioni interpersonali una logica pasquale, noi diventiamo capaci di dare vita a comunità davvero evangeliche. In questa prospettiva pasquale, mi pare che il capitolo 18 di Mt possa essere letto e compreso anche alla luce della manifestazione del Risorto alla comunità degli apostoli, narrata in 28,16-20, con cui l’intero racconto matteano si conclude. Ci sono alcuni elementi in comune. Ne ricordo subito i due principali: a) il Vangelo di Mt si conclude con la grande promessa dell’Emmanuele: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Mt 25,20) Questa promessa risuona in modo analogo al centro del capitolo 18 : “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (v. 20). Per Mt il nome di Gesù è l’Emmanuele, che significa Dio con noi, come egli ricorda citando il profeta Isaia (7,14) all’inizio del vangelo, nei racconti dell’infanzia. (Mt 1,23). La verità di questo nome, di questa presenza reale ed efficace del Signore in mezzo ai suoi, la comunità la sperimenta in due momenti privilegiati della sua vita: quando è riunita nel suo nome, come ricorda il capitolo 18, e quando, sempre nel suo nome, è inviata ad evangelizzare tutte le genti, come ricorda la finale del capitolo 28: «19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Dunque, comunione e missione sono i due ambiti in cui i discepoli percepiscono la presenza del Dio con noi e ne diventano anche il segno e la trasparenza per altri; nello stesso tempo la comunione e la missione sono rese possibili dal fatto che l’Emmanuele è presente in mezzo ai suoi. 18 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 a) Un secondo punto di contatto tra i due testi è suggerito da un interrogativo: in quale comunità l’Emmanuele si rende e si fa riconoscere presente? Potremmo rispondere dicendo che è una fraternità segnata da un triplice vulnus, da una triplice ferita. Queste ferite, o quanto meno le cicatrici di esse, le ritroviamo anche nel volto di comunità che emerge dal capitolo 18. 1. La prima ferita è quella della perdita numerica. I discepoli che incontrano il Risorto non sono più dodici, ma undici, perché Giuda non c’è più. Il capitolo 18 ci parla di una comunità alla quale capita di contare delle perdite. Il gregge può ridursi a 99 unità, perché c’è una pecora che si perde e che occorre tentare con ogni sforzo di recuperare, ma non è detto che ci si riesca. “Se gli riesce di trovarla” dice con molto realismo il v. 13. Oppure si può verificare il caso doloroso di un fratello che viene posto fuori dalla comunità perché non ha voluto ascoltare la parola di correzione che con gradualità gli è stata proposta. 2. Una seconda ferita è quella dell’abbandono. Gli undici tornano ad incontrare il Risorto dopo averlo abbandonato. E a convocarli di nuovo è ora la parola della riconciliazione e del perdono. Anche nel capitolo 18 si insiste su questo tema. Così come accade agli undici, di nuovo radunati dal perdono di Gesù, anche la comunità cristiana è edificata da una parola di perdono, che deve essere detta non sette volte, ma settanta volte sette (cfr Mt 18,22). 3. Una terza ferita è quella del dubbio di fronte al Risorto. Gli undici vanno incontro al Signore, eppure la loro esperienza di fede è ancora segnata dall’incredulità. Anche il capitolo 18 ci parla di una fraternità ecclesiale attraversata da numerosi dubbi, da molteplici fragilità, quali quelle che patiscono i piccoli, che occorre stare attenti a non scandalizzare nella debolezza e vulnerabilità della loro fede. Questo è il modo peculiare con cui Matteo guarda alla fraternità ecclesiale, così come emerge da questi due testi, come pure da altri passi del suo Vangelo che ora non abbiamo modo di richiamare. Quella che complessivamente si delinea è l’immagine di una comunità non esemplare o ideale, quale può essere ad esempio la comunità di Gerusalemme che Luca descrive in Atti 2, 42-48 e 4, 32-35; al contrario, la visione di Matteo è estremamente realistica: nella comunità ci sono persone piccole e fragili, a cui si contrappongono le ambizioni di chi vuol farsi grande; ci sono fratelli che scandalizzano e altri che sono facilmente suggestionabili nella debolezza della loro fede; ci sono fratelli che rischiano di smarrirsi e di perdersi, come pure pastori e responsabili della comunità che devono essere sollecitati nella loro pigrizia pastorale e prendersi cura di loro; ci sono dei bisogni che non sempre vengono accolti e serviti come dovrebbero; ci sono peccatori che non accettano la correzione accanto ad altri fratelli che rimangono incapaci di perdonare, o che pongono dei limiti e delle condizioni, apparentemente ragionevoli, alla pratica del perdono e della riconciliazione. UNA COMUNITÀ CHE SI EDIFICA A PARTIRE DAL LIMITE Quella a cui si rivolge Matteo è dunque una fraternità segnata da molte ferite. La sua è tutt’altro che una visione ideale o idilliaca dei rapporti fraterni, che al contrario appaiono contraddistinti da varie fatiche; non sono soltanto rapporti impegnativi ed esigenti, ma anche fragili, esposti alle rotture, all’inganno, all’abbandono. Mi pare tuttavia che quella di Matteo non sia soltanto una visione disincantata e realistica. Il suo sguardo è più profondo, si potrebbe dire più pasquale. Infatti la comunità non è solo caratterizzata da questi limiti, ma si edifica a partire da essi. Non nasce da un progetto ideale, che finge di non vedere le difficoltà o si illude di poterle eliminare, ma passa attraverso di esse e le integra nel proprio orizzonte. 19 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Anzi, le mette al centro, come fa Gesù ponendo al centro un bambino, e con lui anche il fratello più piccolo, che è proprio colui che ha una fede più fragile, o che dà scandalo, o che si smarrisce a motivo del proprio peccato. Se si legge attentamente questo testo di Matteo, si nota con sorpresa che al centro e a fondamento della comunità non ci sono tanto dei valori, quanto delle ferite che vengono però assunte e curate. La comunità esiste, vive, respira, cresce quando i deboli vengono accolti, i fragili perdonati e i peccatori corretti, gli smarriti ricercati, i piccoli sostenuti. Certo, al centro della comunità c’è il Signore Gesù, perché “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (v. 20). Tuttavia questo versetto non può essere disgiunto dal v. 5: “e chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me”. Né può essere disgiunto dal gesto che Gesù compie all’inizio del capitolo, al v. 2, quando per rispondere alla domanda sul più grande prende un bambino e lo mette in mezzo. Il Signore Gesù è al centro della comunità, ma è sempre presente come il più piccolo tra i suoi fratelli, come poi ricorda in modo ancora più esplicito Mt 25, 31-46, laddove Gesù afferma, a proposito del servizio reso agli indigenti: “tutto quello che a uno soli di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). La medesima identificazione la incontriamo anche qui, al v. 5 del capitolo 18, che ho già citato: “chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me”. Questo versetto va letto peraltro in stretto parallelismo con il v. 20, anche a motivo del tema del “nome” che ricorre in entrambi, anche se in greco è preceduto da due preposizioni differenti. “Chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome (epì toi onòmati mou), accoglie me” “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (eis to emòn ònoma), lì sono io in mezzo a loro”. La fraternità è radunata nel nome di Gesù, ma rimanere in esso implica accogliere nel suo nome le ferite e i bisogni dei più piccoli. Dunque ciò che raduna la comunità e la unifica fondando relazioni autenticamente fraterne è proprio questa disponibilità ad accogliere coloro che maggiormente sperimentano un bisogno, una vulnerabilità, una fragilità, una incredulità. E’ in questa integrazione delle ferite, che vengono accolte e curate, che la comunità si edifica ponendo il Signore Gesù nel suo mezzo, come pietra di volta o testata d’angolo. Questo è appunto un dinamismo pasquale. Come infatti ricorda lo stesso Gesù, concludendo la parabola dei vignaioli omicidi e citando il Salmo 118 (117) “la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo” (Mt 21, 42). Ciò che gli uomini hanno scartato e crocifisso, il Padre lo ha eletto e costituito come Signore, come testata d’angolo o pietra di volta di una fraternità nuova e rigenerata, che ha in Lui la primizia della Risurrezione. Ogni volta che la comunità torna a mettere al centro tutto ciò che secondo una logica mondana apparirebbe da scartare, attualizza in sé questo dinamismo pasquale che fa sì che effettivamente il Signore Gesù, crocifisso e risorto, sia al suo centro, con tutta l’efficacia salvifica e rigenerante della sua Pasqua. ACCORDARSI NEL NOME DI GESÙ Questo v. 20, in cui si dice che il Signore è in mezzo ai suoi, si inserisce peraltro nel contesto dell’invito di Gesù ad una preghiera comune e concorde. 19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,19-20). 20 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Questa preghiera in comune va peraltro riferita a quanto precede immediatamente nei vv. 15-19, nei quali si parla della pratica della correzione fraterna, che può risultare infruttuosa, a causa dell’ostinazione del fratello che sbaglia, il quale non ascolta né la parola del singolo, né quella di due o tre testimoni, né quella dell’intera comunità. Allora si può giungere alla misura estrema della separazione dalla comunità, che peraltro nella prassi della comunità delle origini, come testimonierà anche san Paolo, ha sempre un valore terapeutico e salvifico. Ma anche questo atto non è l’ultimo gesto che la comunità deve compiere. C’è ancora qualcosa che può fare per il fratello peccatore e ora separato, in vista della sua salvezza: può accordarsi per pregare per lui. (cfr. la prassi stessa prevista da RB che ricalca esattamente il testo di Matteo, inclusa la preghiera per il fratello che sbaglia). Infatti, la parola della fraternità ecclesiale, se può venire rifiutata dagli uomini, trova comunque accoglienza nell’ascolto del Padre, a condizione che sia una parola concorde, pronunciata da una comunità riunita nel nome di Gesù. E’ significativo che qui ciò che deve condurre a questa parola concorde, e dunque all’accordo della comunità, sia proprio il peccato, anche ostinato, del fratello. Il peccato ha sempre una forza e una violenza disgregatrice, che rompe la comunione, compromette le relazioni. Sappiamo bene come spesso, nelle dinamiche comunitarie, la colpa e i peccati di qualcuno comportino tensioni, divisioni, differenze di vedute e di giudizi tra i diversi membri della comunità, ad esempio tra innocentisti e colpevolisti, tra chi prende le difese del fratello e chi ne esige la punizione, tra chi non vede e non si accorge mai di nulla e chi vede sempre troppo, e così via. Per Matteo, al contrario, la comunità è evangelica quando è capace di accordarsi, e dunque di edificarsi in modo concorde nella preghiera unanime per il fratello peccatore. Anche questo è un dinamismo pasquale: il peccato, che indubbiamente ferisce la comunità e le relazioni all’interno di essa, se si sa rimanere nel nome del Signore, e dunque nella sua grazia, può essere trasformato in un’occasione in cui la comunità, anziché disgregarsi, si accorda e si edifica secondo legami di più forte comunione. GUADAGNARE IL FRATELLO La preoccupazione principale per la comunità deve essere – come ancora ricorda un’espressione del testo sulla correzione fraterna – quella di “guadagnare il fratello”. “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello” (v. 15). Si tratta di guadagnare il fratello. Più ampiamente potremmo dire – allargando l’orizzonte, ma guardando nella stessa prospettiva di Matteo – che è la fraternità stessa a dovere essere sempre “guadagnata”. Non è una realtà già data, acquisita in modo stabile, ma va sempre di nuovo guadagnata, proprio a partire, o meglio attraversando quelle lacerazioni che maggiormente la compromettono e ne offuscano il volto. A costruire davvero la fraternità non è tanto la capacità di evitare delle conflittualità, piccole o grandi che siano (perché su questo spesso si fatica in modo vano ed illusorio), quanto la disponibilità a riguadagnare delle relazioni pacificate dentro le tensioni che inevitabilmente si creano. E a riguadagnarla proprio attraverso i tempi della parola, della correzione, del perdono, della preghiera, delle ricerca dello smarrito, della cura delle debolezze, della pazienza con cui si è disposti ad attendere le maturazioni anche graduali dei fratelli e delle sorelle, così come molteplici e graduali sono le tappe stesse della correzione e del perdono. Occorre guadagnare il fratello. Anche questo è un verbo che rimanda a un orizzonte e a un dinamismo pasquale. Il verbo greco corrispondente ricorre poco nei Vangeli. Nei sinottici è comunque presente negli annunci di passione. Riferendoci al solo Matteo, lo incontriamo nelle condizioni della sequela che segnano e prolungano nella vita del discepolo il primo annuncio della passione. 21 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 “Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?” (Mt 16, 26). Non bisogna preoccuparsi di guadagnare il mondo intero; bisogna invece preoccuparsi di guadagnare il fratello, perché così facendo non si perde, ma si guadagna anche la propria anima, più esattamente la propria vita. Perché la mia vita, la mia salvezza, il senso compiuto e felice della mia esistenza è indissolubilmente legato alla vita del fratello. Negli annunci della passione questa idea del guadagno è sempre connessa alla necessità di una perdita. “Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 16, 25). Ogni guadagno è connesso e implica una perdita, perché ogni guadagno presuppone che si debba spendere qualcosa. Nella logica pasquale esige soprattutto di domandarsi fino a che punto io sono disposto a spendere me stesso, fino a quale donazione o rinnegamento di me stesso sono disposto a giungere. Questo dinamismo pasquale del perdere la vita per guadagnarla non è soltanto personale, ma è sempre anche un dinamismo comunitario, che investe la fraternità ecclesiale nel suo insieme. Anche nelle relazioni comunitarie il guadagnare il fratello impone la disponibilità a una perdita, a un rinnegamento di sé, che può assumere forme diverse. Più globalmente potremmo dire che si entra in un orizzonte autentico di fraternità proprio quando si accetta di perdere e di rinunciare a un progetto ideale di fraternità e di relazioni comunitarie, per accogliere invece quella promessa di fraternità che — secondo la logica pasquale della croce — è inscritta nelle ferite stesse che una fraternità non ideale, ma molto concreta e fragile, sempre sperimenta e rivela. Negli Apoftegmi del deserto si conserva questo detto di Abba Giovanni Kolobos, il quale disse: «Non è possibile costruire una casa dall’alto verso il basso, ma dalle fondamenta verso l’alto». Gli chiesero: «Che significa questa parola?». Disse loro: «Il fondamento è il prossimo, che tu devi guadagnare. Questo è il primo dovere dal quale dipendono tutti i comandamenti di Cristo» (Giovanni Kolobos, 39). Non si tratta di realizzare il mio progetto ideale di fraternità, poiché questo atteggiamento corrisponde a chi pretende di costruire una casa dall’alto verso il basso; occorre invece partire dalle fondamenta, guadagnando il fratello, vale a dire rispondendo al fratello concreto che mi interpella, e spesso mi disturba, con la sua richiesta, il suo bisogno, con il suo stesso peccato. 22 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 FilmiAmo… IL FIGLIO DELL’ALTRA Scheda a cura di fr. Davide Sironi Una famiglia israeliana e una palestinese scoprono che i loro figli maschi sono stati scambiati nell’ospedale di Haifa diciotto anni prima, durante un’evacuazione in una notte di bombardamenti. Le vite dei due giovani Joseph e Yacine sono sconvolte, come quelle dei genitori e dei fratelli. Tutti sono interpellati sulla propria identità, sulla propria appartenenza territoriale, culturale e religiosa, tutti sono costretti a incontrare l’altro, il nemico, come una persona che li riguarda. Il conflitto israelo-palestinese passa attraverso le vicende affettive, i legami familiari e forse solo lì è possibile aprirsi alla comprensione di chi è diverso. Lorraine Lévy, regista francese di origine ebraica, entra in una tematica complessa come l’irrisolto conflitto tra israeliani e palestinesi attraverso gli affetti familiari. Joseph si sottopone alla visita medica per arruolarsi nell’esercito israeliano, ma gli esami rivelano che il suo gruppo sanguigno non corrisponde a quello dei genitori. La madre Orith, dottoressa, viene avvisata dell’anomalia da un collega medico. Si cerca di capire il mistero e dopo alcuni approfondimenti si scopre una verità sconvolgente: Joseph è figlio di un’altra donna. E di un altro padre. Nell’ospedale di Haifa, in una notte di bombardamenti, è stato scambiato erroneamente con un altro neonato. Orith e il marito Alon Silberg, colonnello dell’esercito israeliano, vengono convocati dal direttore dell’ospedale di Haifa e così anche i coniugi Al Bezaaz, coppia palestinese abitante nei territori occupati della Cisgiordania vittima dello stesso errore: Joseph è il loro figlio naturale, mentre Yacine che hanno cresciuto è il figlio dei Silberg. Due mondi opposti sono costretti a entrare in contatto. Ora non è più possibile sostenere una ostilità fondata su principi e convinzioni, su pregiudizi e fondamentalismi politici. L’appartenenza a una terra, a una religione sono messe in crisi: l’altro, il proprio figlio generato, sta dall’altra parte del muro. Le due madri diventano immediatamente prossime, solidali, il frutto del proprio grembo è stato custodito dalle cure materne dell’altra. Affiora lo sguardo femminile della regista: le due donne sono forti, aperte, concrete e tenere. I due padri nel loro ruolo sociale, formativo e normativo, faticano di più ad aprirsi all’accoglienza di chi è considerato un potenziale nemico o un oppressore. Ma la libertà propria della giovinezza, la mancanza di sovrastrutture ideologiche troppo rigide, la propria identità e il proprio posto nel mondo ancora da definire, la complicità di Joseph e Yacine, permetteranno ai padri e al figlio maggiore Bilal Al Bezaaz di superare gli ostacoli che li separano. 23 Il figlio dell’altra di Loraine Lévy Drammatico durata 105 min. Francia 2012 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 Tutti i protagonisti del film attraversano il muro di separazione. C’è una terra di mezzo dove incontrarsi che appartiene a ogni uomo: quella dell’accoglienza. La regista Lévy confeziona un film con una regia lineare, in alcuni passaggi fin troppo descrittiva, con la musica in funzione esplicativa: fa sentire i sentimenti dei protagonisti, forse con qualche eccessivo indugio sui momenti riflessivi. Ma il modo con cui affronta la questione israelo-palestinese è originale, conduce lo spettatore a immedesimarsi con i protagonisti, a cogliere il dramma di rimettere in discussione le proprie idee, la propria appartenenza a un popolo, a una famiglia, alla vita. Una vita che sorprende: non è una proprietà personale, nemmeno i figli sono un possesso esclusivo dei genitori. Il tema della natura si fronteggia con quello della cultura: la nostra identità proviene dai legami di sangue o dai legami affettivi? L’identità non dipende solo da un certificato di battesimo, afferma Joseph. Le relazioni originarie ci costituiscono, ci offrono una visione del mondo, di noi stessi, dell’altro. Ma il grembo che ci ha generati a volte può determinare la possibilità di far parte di una tradizione, di una religione: Joseph si scontra con le norme religiose ebraiche che non lo riconoscono più come ebreo perché in lui scorre sangue palestinese. Il cristianesimo apre a un’esperienza nuova: tutti possono essere discepoli di Gesù Cristo, indipendentemente dalla condizione sociale, politica, culturale, territoriale. “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? […] Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».” (Mt 12, 48.50). La vera appartenenza è quella all’unico Padre che rende tutti fratelli. Yacine e Joseph: Isacco e Ismaele, figli dell’unico padre Abramo. Natura e cultura, origine e tradizione, sangue e affetti non posso essere separati e nessuno dei due assolutizzati. Centrale appare nel film la libertà di scegliere chi essere da parte dei due giovani protagonisti: vivere la propria esistenza lì dove si è cresciuti, assumendo consapevolmente la propria verità e sentendo la responsabilità di vivere anche la vita dell’altro. Un altro molto più prossimo di quanto si possa immaginare. Un’alterità che forse già ci abita. Da accogliere. 24 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 LeggiAmo… fr. Paolo Canali RINASCIMENTO CLARIANO??? Dal mondo particolare in cui mi trovo a vivere, un mondo fatto soprattutto di libri, sto assistendo ad un curioso fenomeno che mi interroga e mi dà da pensare: sembra che Chiara d’Assisi stia tornando di moda. Forse qualche sociologo potrebbe spiegare come mai, nel nostro momento di crisi e di scombussolamento dei ruoli maschile/femminile, questa donna così schiva sia tornata in scena; o qualche storico della Chiesa potrebbe aiutarmi a capire perché torni in primo piano una figura di consacrata apparentemente così lontana dalla sensibilità femminile corrente. Quel che è certo è che di Chiara si sta tornando a parlare, anche da parte di persone insospettabili. L’esempio più evidente è l’ultimo libro di Dacia MARAINI, forse la più famosa delle scrittrici italiane viventi, di certo non sospetta di simpatie clericali: in questa storia romanzata (Chiara d'Assisi. Elogio della disobbedienza, Rizzoli, Milano 2013) ripercorre la vita di Chiara, manifestando una capacità empatica di leggere questa figura e un desiderio sincero di comprendere le sue scelte radicali e certamente inusuali per il mondo di oggi. Mi ha anche colpito il fatto che tra le sue fonti più importanti, la Maraini citi due autori “di casa nostra”, e ne sono stato quasi un po’ orgoglioso: Chiara Giovanni CREMASCHI (Chiara d’Assisi. Un silenzio che grida, Edizioni Porziuncola, Assisi 2009) e Cesare VAIANI (Francesco e Chiara d’Assisi. Analisi del loro rapporto nelle fonti biografiche e negli scritti, Glossa, Milano 2004). Ma anche tra gli “addetti ai lavori”, storici di mestiere, francescanisti di vario genere e appartenenza, occorre segnalare una ripresa degli studi su Chiara che sta producendo frutti molto importanti. Anzitutto il ponderoso volume delle Fonti clariane, costruito con diligenza e curato con autentico intelletto d’amore dal maggiore esperto vivente di Chiara e della storia del movimento clariano, frate Giovanni BOCCALI, già maestro di generazioni di novizi a S. Damiano: il volume è stato pubblicato dalle Edizioni Porziuncola di Assisi (ma la seconda edizione che ormai si è resa necessaria sarà edita dal Consorzio delle Editrici Francescane). Sull’esempio delle Fonti francescane si è cercato di raccogliere in questo tomo tutto quel che riguarda Chiara d’Assisi: anzitutto i suoi scritti, poi i primi documenti ufficiali (processo e bolla di canonizzazione, leggenda del Celano1), a cui si aggiungono una moltitudine di “Leggende minori” in latino o in altre lingue volgari (soprattutto italiane e nord-europee). Seguono altre sezioni dedicate a: testimonianze su Chiara; lettere pontificie dirette a Chiara (da Innocenzo III, Gregorio IX e Innocenzo IV); testi liturgici 25 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 latini in onore della santa; componimenti poetici sino al 1520 circa; sermoni inediti sulla santa. Come si può capire, si tratta di un’opera monumentale (supera le 1360 pagine complessive!), ma di cui chiunque voglia studiare santa Chiara non potrà più fare a meno. Va anche segnalato che prima dell’edizione italiana, un gruppo di studiosi aveva già pubblicato nel 2013 le Klara Quellen in lingua tedesca; così come è uscito in francese un volume con gli scritti, le vite e i documenti ufficiali riguardanti Chiara, presso le Éditions Franciscaines di Parigi, dovuto soprattutto alle cure di J. DALARUN; nel 2014 è anche prevista l’uscita delle Fonti clariane in lingua olandese, curate da G. P. FREEMAN. Quest’ultimo nome ci permette di tornare a “casa nostra”, cioè alle Edizioni Biblioteca Francescana: in questi due anni abbiamo già dedicato qualche libro a s. Chiara, mentre qualcosa ancora bolle in pentola. Abbiamo già parlato del libro del confratello Carlo PAOLAZZI sul Testamento di Chiara, che sembra chiarire in modo risolutivo la questione della sua autenticità (Il Testamento di Chiara d'Assisi: messaggio e autenticità, collana Tau 15, EBF 2013), problema su cui ha lavorato, attraverso un confronto con le Lettere di Chiara, anche lo studioso svizzero Leonhard LEHMANN (L'autenticità del Testamento di santa Chiara: un confronto con le sue Lettere, collana Aleph 5, EBF 2013). A santa Chiara è stato dedicato anche il volume 16 della collana Tau, dal titolo Chiara d’Assisi: vangelo al femminile, che raccoglie gli atti del convegno tenuto con grande partecipazione di pubblico il 31 marzo 2012 presso l’Angelicum di Milano: alla testimonianza iniziale di sr. Chiara Alba MASTRORILLI, del monastero di Lovere, seguono gli interventi di Marco GUIDA, frate minore della Provincia di Lecce attualmente docente all’Università Antonianum di Roma, Maria Pia ALBERZONI, docente di Storia medievale presso l’Università Cattolica, e di Rosa GIORGI, con un interessante sguardo allo sviluppo dell’iconografia di santa Chiara. Per i primi mesi del nuovo anno sono già in preparazione due altri libri su Chiara e le sue sorelle: uno di sr. Maria Chiara RIVA, del Monastero di Milano, sulla visione di Chiara invitata da Francesco a nutrirsi succhiando dal suo seno, riportata dalle sorelle di S. Damiano nella loro testimonianza al Processo di canonizzazione; il titolo di questo studio, ricco di suggestioni e di rara profondità, sarà «Come quasi in uno specchio». L’autoconsapevolezza di Chiara d’Assisi come madre alla luce della visione de la mammilla de sancto Francesco (Presenza di san Francesco 56). Un secondo libro è quello di Gerard Pieter FREEMAN, storico olandese già citato, specialista di Chiara e del movimento clariano, che per la prima volta viene presentato ai lettori italiani: il numero 17 della collana Tau, sotto il titolo Il cingolo di santa Chiara. Nuovi contributi documentari sugli inizi del movimento clariano, raccoglie alcuni suoi studi. La posizione dell’autore mette in discussione alcuni pregiudizi molto radicati sulla nascita e sullo sviluppo dell’Ordine di S. Damiano, sul ruolo di Chiara e del cardinale Ugo, poi Gregorio IX... Forse non è corretto parlare di “rinascimento” clariano; in realtà, Chiara non ha bisogno di rinascere: è sempre stata viva e continua ad essere ben operante anche oggi. E però, mi colpisce questo fiorire di studi e di pubblicazioni intorno a santa Chiara: forse la pianticella inizia ad essere colta non solo come un’appendice tutto sommato secondaria dell’esperienza di Francesco; forse il femminile inizia a trovare una collocazione adeguata anche nella riflessione sul francescanesimo, oltre che nella pratica e nell’esistenza concreta delle donne e degli uomini che si richiamano al carisma evangelico dei due santi di Assisi. Buona lettura! 26 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013 NOTIZIE di CASA A cura di fr. Enzo Pellegatta DICEMBRE 2013 Un primo gruppo di Guardiani del Nord Italia si raduna per le Giornate di Formazione: partecipano, per la Provincia di Lombardia, i guardiani delle fraternità di Busto Arsizio (VA), Baccanello di Calusco d’Adda (BG), Monza e Cermenate (CO). 02-05 Peschiera (BS) Presso la Filanda del Convento continua l’iniziativa del “Friar pub”, che si svolge ogni primo giovedì del mese dalle ore 21 alle 23. 05 Monza Nella chiesa conventuale di san Pietro il Ministro provinciale presenta ai fedeli radunati per la s. Messa vigiliare dell’Immacolata fr. Enrico Russotto come candidato al ministero ordinato del diaconato. 07 Rezzato (BS)) L’Amministrazione Comunale consegna un attestato di benemerenza ai frati del Convento di s. Maria Incoronata di Canepanova per il servizio offerto dalla mensa dei poveri a favore della collettività. Ritira l’attestato fr. Celestino Pagani, neoresponsabile della mensa. 09 Pavia Il Definitorio si raduna per il IV Congresso definitoriale. 10 Milano Creta Si svolge l’Incontro del Collegio dei Ministri del Nord Italia. 13 Milano Curia Provinciale In serata ha luogo il primo incontro “Il mistero dell’Incarnazione”, percorso teologico-artistico per riflettere sul mistero del Natale. Il secondo incontro si svolge il sabato successivo. 14 Cermenate (CO) Ha luogo l’Assemblea degli Economi provinciali del Nord Italia. 20 Milano Curia Provinciale 27 Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013