Volti
di
Speranza
I nostri
bambini
di valore
I fiori e
i frutti del
progetto OVC
di AVSI
I nostri
bambini
di valore
Fotografia e design: Brett Morton per AVSI
Testo: Brett Morton, Lucia Castelli, Rita Larok, Jackie Aldrette
Illustrazioni: Cecil Obura, studente aiutato dal progetto OVC a frequentare una scuola di design
Impaginazione e Stampa: Arti Grafiche Fiorin - S.Giuliano Milanese
Ringraziamenti speciali ad AVSI Uganda, Rwanda, Kenya, USA e Italia.
Grazie a tutti i partner e a tutte le persone che hanno partecipato in vario modo alla realizzazione
di questo libretto.
Ciascun bambino incontrato, coinvolto o meno nel progetto, è stato a suo modo fonte di ispirazione.
Un ringraziamento sincero a USAID per i 5 anni di partnership nel progetto OVC.
I punti di vista espressi in questo libretto riflettono i punti di vista di AVSI
e non necessariamente quelli di USAID.
Stampato in Giugno, 2010
In 5 anni,
il progetto
OVC
di AVSI
ha sostenuto
direttamente
l’educazione
di più di
14.000
bambini.
Per AVSI
il progetto
OVC
non coinvolge
solo
14.000 bambini.
Il progetto
coinvolge
un bambino,
una famiglia
e una comunità
moltiplicato
per
14.000 volte.
Sopra: Kibera, Nairobi. Sotto: bambino della scuola materna al Centro St.Antoine, Rwanda.
Introduzione
I giardini dell’Africa Orientale sono un miscuglio
di colori in costante trasformazione e di forme varie nel
paesaggio multiforme della regione. Dalle sinuose colline
del Rwanda ricoperte di piante di caffè ai vasti campi
di Mulot nella Rift Valley in Kenya, la vita continua tranne per poche eccezioni.
Con la stessa persistenza di questi giardini in fiore, se
nutriti con solidarietà e speranza, i semi del desiderio
umano continuano a portare sviluppo nella Regione dei
Grandi Laghi. Ciascuna persona, ciascuna famiglia, e ciascuna comunità sostenuta dal progetto OVC
“I nostri bambini di valore/Our Valuable Children”,
è come un frutto o un fiore in questi giardini,
dove i diversi colori e le diverse forme rispecchiano
le esperienze vissute e le vite cambiate
nel corso degli ultimi 5 anni di attenzione amorevole.
Questa pubblicazione è come una finestra
sul giardino dell’Africa.
Grazie ai numerosi finanziatori privati e pubblici
di AVSI che hanno reso possibile la sua presenza
nell’Africa Orientale, insieme al contributo del Governo
degli Stati Uniti, attraverso USAID (Agenzia della
cooperazione americana) e PEPFAR (il piano presidenziale di emergenza per l’Aids), possiamo raccontare lo
sviluppo creato dal progetto OVC in questi 5 anni.
INTRO
P.13
RWANDA
P.24
KENYA
P.50
UGANDA
P.80
Siete invitati a esplorare questo giardino con noi,
per essere testimoni dei frutti e dei fiori che sono sbocciati, e per vedere come, insieme, siamo riusciti a favorire la
crescita dei nostri bambini di valore e delle loro comunità, per aiutarli a far germogliare i semi per il futuro.
Ogni storia che viene raccontata serve a ricordarci che
dietro ad ogni numero del database del progetto c’è una
faccia, una storia, e la possibilità che cambiando le prospettive di un bambino si possa di fatto avere un’influenza positiva sulla vita di molti altri.
Scuola Primaria S.Kizito, Kampala, Uganda
I nostri bambini di valore
11
Il progetto OVC e SAD
(Our Valuable Children / I nostri bambini di valore
e il programma di Sostegno A Distanza)
Sin dall’inizio del suo lavoro in Africa,
AVSI ha messo in atto programmi dove
i bambini sono i primi beneficiari. La
preoccupazione di AVSI è rivolta allo
sviluppo globale di ciascun bambino, considerato come persona dotata
di una inestimabile dignità e di un
potenziale, unico e irrepetibile. Per
molti anni, il programma di sostegno a
distanza (SAD) di AVSI ha reso possibile già a migliaia di bambini di andare
a scuola, accedere ad una assistenza
sanitaria regolare e di emergenza, e
percepire l’attenzione e la cura da parte
degli adulti nelle loro comunità. Attraverso il sostegno a distanza, a ciascun
sostenitore è stato affidato un bambino
e la sua famiglia, i quali ricevono il
sostegno per l’educazione, la salute, il
benessere psicosociale e la protezione,
grazie al lavoro delle organizzazioni
partner selezionate all’interno delle loro
comunità. In genere AVSI si è concentrata sul sostegno alle famiglie più
emarginate e più bisognose, molte di
loro gravemente colpite dall’epidemia
di AIDS così forte in Africa.
ra diretta sia attraverso organizzazioni
locali, includendo negli obiettivi
del programma il rafforzamento e
la formazione delle capacità di tutti
gli adulti coinvolti con i bambini,
compresi i genitori e i “tutori” (le persone responsabili dei bambini, spesso
membri della famiglia allargata, molto
frequente in Africa, ndt), gli assistenti
sociali e i partner locali.
Nel corso degli ultimi 5 anni, AVSI
con le 114 organizzazioni partner ha
raggiunto più di 14.000 bambini e le
loro famiglie in molti modi concreti.
Nel 2008, il progetto OVC di AVSI si
è ampliato anche in Costa d’Avorio,
dove, su richiesta dell’agenzia USAID,
AVSI ha adattato il programma OVC
al contesto locale ivoriano, rispondendo alle sfide e opportunità che questo
presentava.
L’iniziativa presidenziale americana
PEPFAR fu avviata nel 2004 e ad AVSI
fu assegnato un accordo di cooperazione per espandere il suo intervento in
tre paesi: Uganda, Rwanda e Kenya.
Lo scopo generale del progetto è stato
quello di migliorare il benessere degli
orfani e dei bambini vulnerabili (OVC)
promuovendo le loro capacità, insieme
a quelle delle loro famiglie e comunità.
AVSI ha scelto di lavorare sia in manieLe tende mobili e le sensibilizzazioni per l’AIDS, Rwanda
I nostri bambini di valore
13
Il nostro metodo
OVC sono le iniziali in inglese delle
parole Orfani e Bambini Vulnerabili…
Ma quando incontri questi bambini, non
puoi definirli ‘vulnerabili’. Ti rendi conto
che ciascuno di loro ha un grande valore.
Quindi abbiamo cambiato il nome del
progetto in Our Valuable Children,
“I nostri bambini di valore”.
Questa è la spiegazione data da Lucia
Castelli, responsabile del progetto OVC
di AVSI, per dar ragione della stupenda
trasformazione dell’acronimo assegnato
dal finanziatore. Questa ragione nasce
dall’approccio metodologico di AVSI:
porre l’attenzione sulla centralità della
persona. L’essere umano non è ridotto alla
condizione di bisogno o di vulnerabilità,
ma, a prescindere da quanto sia grave la
situazione di bisogno in cui vive, è guardato per la sua dignità umana. Ciascun
bambino è unico e AVSI cerca
di accompagnarlo lungo il suo cammino
di autoconsapevolezza e di aiutarlo a
realizzare al meglio il suo potenziale.
Questa compagnia richiede la presenza
di adulti in grado di seguire i bambini,
identificare i loro bisogni e le loro risorse
e aiutarli a crescere. Ciascun bambino
ha bisogno dell’amore dei suoi genitori
per crescere e la famiglia (naturale o di
accoglienza) che è il luogo naturale di
appartenenza. È solo attraverso questo
rapporto d’amore e questa appartenenza
che un bambino può essere educato e
può diventare adulto, ed è per questo che
un essere umano sempre si definisce in
relazione a un’altra persona. Allo stesso
modo, le famiglie sono legate in comuni-
14
I nostri bambini di valore
tà, ciascuna delle quali racchiude valori e
legami sociali. Il benessere della comunità
contribuisce al benessere della famiglia
perché le permette di crescere, di guadagnarsi da vivere e di avere accesso ai servizi
sociali.
Per il valore dato alla persona, alla famiglia e alla comunità, il progetto OVC
è realizzato in collaborazione con molti
partner locali, organizzazioni comunitarie
di base (CBO), ONG e scuole che sono
radicate nella comunità dove vivono i
bambini. Questi partner identificano e
mantengono un contatto e una relazione
regolare con i bambini e le loro famiglie
e li accompagnano lungo un tratto del
cammino della loro vita. AVSI ha avviato
un metodo di collaborazione basato sul
concetto di scambio orizzontale, sostegno
e comunicazione, più che sul flusso verticale più tradizionale di risorse e potere.
Sebbene non sia sempre perfetto e facile,
questo modo di lavorare con le varie organizzazioni è stato assolutamente essenziale
per far crescere la capacità delle comunità
di identificare, valutare, raggiungere e monitorare i bisogni e i servizi dei bambini
più vulnerabili e delle famiglie. Questo
modello di partnership è stato anche il
fattore chiave per AVSI per raggiungere
grandi numeri rimanendo fedeli ad un
approccio metodologico che sottolinea
l’attenzione alla persona e alle relazioni
interpersonali. Il punto di partenza per
AVSI è il valore che le organizzazioni radicate a livello locale hanno per il semplice
fatto di essere l’espressione delle persone
stesse, dei loro valori, dei loro obiettivi e
aspirazioni ad un bene comune.
Cyprian, il responsabile di uno dei partner locali, con i bambini della scuola di Mutuati, Kenya
Strumenti
Per raggiungere un obiettivo così ambizioso, AVSI, in collaborazione con la
Fondazione per la Sussidiarietà (partner culturale e scientifico), all’inizio di
questo programma ha sviluppato degli
strumenti comuni per identificare i
bambini, valutare
gli interventi e lavorare in maniera
omogenea nei vari paesi per raggiungere
gli obiettivi prefissati. Ad ogni passo del
cammino, AVSI ha insistito sulla qualità degli interventi svolti affinché fossero
utili e dessero come risultato un miglioramento durevole per i beneficiari.
Sono stati elaborati diversi strumenti
per aiutare a guidare il progetto e dare
coerenza al lavoro dei diversi partner
nei tre paesi. I bambini e le famiglie più
bisognose venivano identificati nei loro
villaggi e nelle loro comunità dai partner locali, senza imporre parametri di
vulnerabilità che sempre cambiano da
contesto a contesto, ma basandosi sulla
conoscenza diretta dei partner. Il primo
strumento sviluppato a partire dalle
esperienze precedenti è stata la scheda
OVC/SAD, dove vengono riportate
tutte le informazioni sul bambino e
sulla famiglia, la valutazione della sua
vulnerabilità e il piano di intervento
individuale.
La definizione di vulnerabilità sviluppata da AVSI è basata su anni di esperienza e di riflessione: la vulnerabilità è essenzialmente causata da una mancanza
di equilibrio tra i bisogni del bambino
16
I nostri bambini di valore
e della famiglia da una parte e le loro
risorse dall’altra. Il secondo strumento
è la mappatura della rete sociale che
indica la rete di relazioni e rapporti che
una persona ha e su cui può contare.
Entrambi gli strumenti aiutano chi valuta la situazione iniziale del bambino,
a vedere al di là dei bisogni e a scoprire
gli elementi preziosi e le risorse, promuovendo una posizione di partenza
positiva e solidale, invece che negativa
e paternalistica. Questi strumenti sono
stati sviluppati grazie a un processo
partecipativo, attraverso il quale AVSI e
i suoi partner hanno imparato a definire i veri bisogni di una situazione,
cogliendo informazioni rilevanti che
possono poi essere paragonate con il
livello di vulnerabilità dei bambini. Gli
strumenti assicurano ad AVSI e ai suoi
partner di poter iniziare un rapporto
con ciascuna famiglia e bambino con
una chiara visione della situazione e con
informazioni sufficienti per creare un
piano di intervento specifico. Poiché
è necessario un coinvolgimento con le
famiglie e con i partner, anche l’utilizzo degli strumenti è un’occasione per
stringere rapporti e per fare un tratto
del cammino insieme.
la “mappatura” di un bambino, dove sono rappresentate le relazioni personali e sociali
Persone e Famiglie
Per crescere, un bambino ha bisogno
di capire il suo valore e di sapere che
è importante per qualcuno. Tutti i
bambini, e in particolare quelli che
sono stati abbandonati o che sono
orfani, sempre cercheranno un luogo
e persone ai quali poter appartenere.
Infatti, è solo attraverso un rapporto
di amore e di appartenenza che un
bambino può essere educato e diventare adulto. AVSI vuole accompagnare
i genitori e i tutori a dare attenzione e
amore a tutti i loro bambini, compresi
gli orfani accolti nella famiglie allargate, aiutandoli a capire il loro ruolo e
a crescere nella consapevolezza e nella
capacità di provvedere ai loro bisogni di base perché diventino adulti
responsabili e fiduciosi di se stessi.
Il sostegno di AVSI comprende
interventi indirizzati ai bambini per
assicurare la loro frequenza a scuola
e il raggiungimento di buoni risultati, l’assistenza sanitaria di base e un
supporto psicosociale. Altrettanto
essenziali per il progetto OVC sono le
attività indirette che migliorano l’ambiente della famiglia e della comunità.
Le attività indirette del progetto OVC
comprendono il supporto psicosociale
per i genitori/tutori attraverso un percorso di counseling e di formazione
finalizzati alla creazione e al sostegno
di un ambiente famigliare favorevole,
piccoli corsi di economia e il sostegno
ad attività generatrici di reddito, corsi
di educazione sanitaria e su argomenti
inerenti allo sviluppo e alla crescita
del bambino.
Nel corso del progetto, AVSI ha
notato un cambiamento importante
nell’approccio dei partner, i quali
hanno capito, attraverso l’esperienza
diretta e osservando le esperienze di
altri, che gli interventi indirizzati ai
genitori sono altrettanto importanti,
in alcuni casi anche di più, dei servizi
che vengono forniti direttamente ai
bambini. Nel contesto del progetto i
partner hanno riconosciuto il bisogno
urgente di rafforzare la famiglia come
risorsa primaria per gli orfani e i bambini vulnerabili.
18
I nostri bambini di valore
Una famiglia prepara la verdura per pranzo, distretto di Gulu, Uganda
Comunità
In comunità gravemente colpite dalla
povertà e dall’epidemia di HIV/AIDS,
costruire la capacità di rispondere al
numero sempre crescente di orfani e
bambini bisognosi non può limitarsi
semplicemente a mettere in collegamento la famiglia o l’organizzazione
con un flusso regolare di strumenti
finanziari e tecnici, ma arriva a toccare
le motivazioni e il modo di guardare l’altro, e in particolar modo i più
vulnerabili.
Il progetto OVC di AVSI ha mantenuto un alto grado di flessibilità per
poter rispondere alle opportunità che
nascevano nelle singole comunità.
Dal momento che le risorse sono state
destinate a questo scopo preciso, le
comunità coinvolte avevano un incentivo per unirsi e proporre soluzioni
creative per i loro bisogni specifici,
così da portare vantaggi non solo ai
bambini di quel progetto, ma a un
più vasto segmento della comunità.
un gruppo di genitori ha organizzato
una scuola materna per i loro bambini più piccoli. Dopo aver ricevuto il
riconoscimento del distretto, è stata
data loro una struttura permanente
e ora la scuola materna sta offrendo
questo servizio ai bambini di tutto il
villaggio e anche di quelli vicini. In
Kenya, una comunità ha proposto un
intervento per aumentare in maniera
sostanziale la disponibilità di acqua
potabile nei loro villaggi rurali. Con
il sostegno economico del progetto e
dell’amministrazione locale, che ha
dato la terra e i materiali, i genitori
del progetto OVC e di altri bambini
del villaggio si sono messi insieme e
hanno costruito una cisterna che serve
a tutta la comunità.
Il coinvolgimento della realtà locale
nel rispondere ai bisogni degli OVC
può essere importantissimo per la
sostenibilità delle azioni messe in atto:
il sostegno di alcuni bambini può
diventare un esempio paradigmatico
per l’intera comunità e il coinvolgimento dei membri della comunità
può migliorare i risultati. In Rwanda,
Incontro di un gruppo di genitori, Rwanda
I nostri bambini di valore
21
Partner
La “capacity building” delle organizzazioni locali deve cominciare
dal riconoscimento di ciò che questi
partner sono: organizzazioni a livello
comunitario che altro non sono che
l’espressione delle comunitá dalle
quali provengono, formate da persone con specifici valori, conoscenze,
esperienze, scopi e modalità di lavoro.
I partner locali non sono semplici strumenti che le organizzazioni
internazionali o i finanziatori possono
utilizzare per raggiungere i risultati
desiderati.
Il lavoro di AVSI consiste infatti
nell’aiutarli a crescere, affinché siano
in grado di identificare i problemi e i
bisogni reali e di ideare strategie per
risolverli. Il ruolo di AVSI è quello
di aiutarli a diventare consapevoli
delle loro risorse e potenzialità; non è
sufficiente fornire mezzi e strumenti.
È necessario innanzitutto preparare
il terreno, guardare e capire di cosa si
occupa ogni organizzazione e perché,
oltre che capire chi le dà vita e personalità. È anche necessario promuovere le loro capacità a collaborare nel
processo di risoluzione dei problemi
fin dall’inizio, attraverso soluzioni
22
I nostri bambini di valore
Gli assistenti sociali educano ciascun bambino, genitore e comunità a diventare protagonisti perché
sono stati essi stessi oggetto di una educazione.
generate al loro interno grazie all’acquisizione di un metodo che le renda
protagoniste e non destinatarie.
Il primo scopo della capacity building
di AVSI con le organizzazioni partner locali e il suo personale è quello
di aumentare la loro responsabilità
e capacità di occuparsi dei bambini
orfani e vulnerabili. Attraverso corsi
di formazione su specifici argomenti
come la pianificazione amministrativa, il monitoraggio e la valutazione e
attraverso strumenti di lavoro comuni
creati insieme durante i workshop
e corsi di formazione, lo scopo è
essenzialmente quello di migliorare
le abilità tecniche/ sociali delle organizzazioni partner sull’osservazione
del bambino, sulla raccolta dati, la
pianificazione, la documentazione, la
contabilità e l’amministrazione.
Rose Ojom, vicedirettrice della scuola elementare di Otim, Lira, Uganda
sostenerlo”. Soprattutto, si rendono
conto che per invitare i bambini e
le famiglie a fare qualcosa in modo
diverso, devono essere loro i primi a
crederci e a viverlo. In questo modo,
diventano un modello che i bambini
e i membri della famiglia possono
imitare; e questo è confermato anche
dal proverbio in Kinyarwanda che
dice “Ntawe utanga icyo adafite” che
significa “Non puoi dare qualcosa
che non hai dentro”. Se non hai
questo dentro di te, non lo puoi
dare a qualcun altro. Abbiamo visto
succedere questa dinamica in diverse
occasioni. Per esempio, in principio,
quando abbiamo chiesto ai genitori di
partecipare ai corsi su come iniziare
e gestire una cooperativa, essi hanno
chiesto il rimborso per il viaggio.
Successivamente, hanno smesso di fare
questa richiesta e addirittura hanno
cominciato a chiederci loro stessi corsi
di formazione, offrendosi di dare un
contributo per coprire i costi.
Rwanda
Sopra: Sorgo preparato per l’immagazzinamento
Il modo di organizzare il personale
e il lavoro è uno degli aspetti che
abbiamo imparato dal progetto. In
passato, ciascun assistente sociale
era responsabile di uno specifico
settore, come la salute, l’educazione
o il consolidamento economico, per
citarne alcuni. Questo significa che
ciascun assistente sociale era come
specializzato in un campo specifico.
Ci siamo però resi conto che in
questo modo un bambino e la sua
famiglia dovevano relazionarsi con
molte persone, ciascuna delle quali
era responsabile di un settore di
intervento e che ciascun assistente
sociale aveva solo una visione
parziale del bambino e aveva molti
bambini e famiglie da incontrare.
Di conseguenza abbiamo cambiato
l’impostazione così che ciascun
assistente sociale sia in rapporto con
un determinato numero di bambini
e famiglie, che segue integralmente
in ogni aspetto della vita. Questo
dà l’opportunità di approfondire la
relazione tra gli assistenti sociali, i
bambini e le famiglie. Oggi, queste
relazioni hanno permesso ai bambini
di aver fiducia negli assistenti
sociali, condividere apertamente i
loro bisogni e anche le loro risorse.
Sanno riconoscere la loro assistente
sociale la quale ha trovato questa
esperienza coinvolgente per sé e al
tempo stesso gratificante poiché
impara continuamente qualcosa dai
bambini e dalle famiglie. Durante
la realizzazione del progetto, sono
stati organizzati molti corsi di
formazione per aiutare gli assistenti
sociali a rispondere meglio ai bisogni
emergenti dei bambini, delle famiglie
e della comunità. Si è scoperto che
questi corsi di formazione aiutano
gli stessi assistenti sociali a capire
meglio se stessi e il loro ruolo - cosa
vogliono, cosa possono o non possono
fare, come migliorare, e soprattutto li
aiutano a capire perché fanno quello
che fanno. Di massima importanza
è il fatto che gli assistenti sociali
hanno capito cosa significa fornire
un intervento di qualità. Uno degli
assistenti sociali ha detto:“potrei
dare a un bambino una penna e poi
andarmene via, ma non posso perché
non credo che questo significhi
Sinistra - Sotto: un uomo trasporta merci al mercato alla periferia di Kigali. Lavoro
Sociale
Destra: Ruhango, Rwanda. Nella lingua Kinyarwanda,
si dice “Ntawe utanga
icyo adafite.” “Non puoi
dare qualcosa che non hai
dentro.”
Quando si lavora per un bambino, si
può migliorare la sua condizione per un
momento, spiega Lorette, coordinatrice
del progetto OVC di AVSI in Rwanda.
Ma è anche possibile che ritorni alla
situazione in cui viveva prima.
Ecco perché è importante avere un
approccio olistico a ciò che stiamo
facendo, considerare il bambino e la sua
famiglia. Dopo aver riconosciuto che la
famiglia è un punto centrale per la crescita del bambino, non si può ignorare
la relazione della famiglia con la comunità. Questo è il motivo per il quale nel
progetto OVC abbiamo inserito sia gli
interventi diretti sia quelli indiretti.
Quando valutiamo i risultati dei progetti in superficie sembrano solo numeri, se
invece li guardiamo con più attenzione
sorprendentemente ci testimoniano un
lavoro più profondo. Stiamo lavorando
per le persone, ma, ancor più importante, stiamo lavorando con loro. Costruire
una scuola non ha significato se non si
ha qualcuno che ne abbia capito l’importanza. Prima si aiuta la persona ad
avere consapevolezza di sé - che capisca
il suo valore, e anche il valore dell’educazione - poi si può procedere alla
costruzione della scuola. Qui in Rwanda
capire questo concetto del valore intrinseco della vita è molto importante per
l’impatto della nostra storia che é ancora
attuale. Quando lavori per e con una
persona, può diventare il tuo alleato.
Quando hai finito l’intervento, c’è qualcosa che rimane con la persona.
I nostri bambini di valore
27
Gli assistenti sociali sono
le figure fondamentali del
progetto OVC: capire il significato di se stessi e del
proprio lavoro è la risposta migliore ai bisogni dei
bambini vulnerabili.
Aline
Munezero.
Coordinatrice sociale. Gatsibo
Mi ricordo di quando ho cominciato a lavorare con AVSI 10 anni fa…
era molto impegnativo per me: ogni volta osservavo le condizioni di
vita dei beneficiari e mi sentivo molto triste e preoccupata. In seguito a ciò che successe nel 1994, a causa del genocidio, ero piuttosto
disperata, e avevo la sensazione che la vita si fosse fermata completamente. Mio padre morì in quell’anno, ed era lui il responsabile
della nostra famiglia. Non fu facile per me aiutare qualcuno, poiché
mi sentivo come se non potessi aiutare neanche me stessa.
In quei giorni mi facevo molte domande prima di dormire: “perché
c’è sempre la guerra? Perché questo lutto? Perché i bambini sono
senza cibo?” E pormi questo tipo di domande era diventata una
preoccupazione. Successivamente ho cominciato a pensare che
la risposta ai bisogni sarebbe stata la soluzione per aiutare questi
bambini. Ho pensato che se avessimo risposto ai bisogni essenziali
degli orfani, le loro condizioni sarebbero migliorate e sarebbero stati più felici. Ma le cose non sono andate proprio così. Qualche bambino era momentaneamente felice e poi rimaneva scontento.
Nel 2004, quando è iniziato il progetto OVC, abbiamo continuato a
lavorare con questi beneficiari, e molti altri nuovi. Abbiamo cominciato a partecipare a molti corsi di formazione su tutti gli aspetti del
nostro lavoro.
28
I nostri bambini di valore
È stato in quel periodo che ho
riscoperto me stessa. Mi sono
resa conto di avere un valore
e che, nonostante le circostanze, non tutto era perduto.
Potevo cominciare di nuovo, e
potevo interagire con gli altri.
In seguito, ho capito che cos’è
veramente il lavoro sociale…
È l’espressione di me stessa.
Ho cominciato a trovare il mio
lavoro gratificante dal momento in cui ho cominciato a
soffermarmi sul positivo. Dove
prima vedevo problemi, ho
cominciato a vedere occasioni
e risorse. I beneficiari hanno
smesso di sembrarmi poveri, e
in quel momento ho cominciato
a raggiungere le loro vite specialmente da quando ho cominciato a essere più fiduciosa e
responsabile di me stessa, della
mia famiglia e del mio lavoro.
Oggi non posso dire che si sono
risolti tutti i problemi che i
bambini e le famiglie avevano,
ma posso vedere qualcosa di
meglio - persone come me, capaci di avere il controllo delle
loro vite e di affrontare le loro
sfide. Personalmente sono cambiata e sono fiduciosa. Mi sento
responsabile di me stessa, della
mia famiglia e del mio lavoro.
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
La fatica di Honoré a scuola non era legata in qualche modo
alla sua intelligenza, ma piuttosto alle distrazioni causate
dalla malattia dei genitori, e alla separazione continua.
Rimettere insieme la famiglia con l’aiuto degli assistenti
sociali è stato fondamentale per lui per ritrovare la giusta
tranquillità con la quale concentrarsi negli studi.
Data:
09.02.10
Gruppo:
HUM
Nome del bambino:
ISHIMWE HONORE
Sesso:
Luogo di nascita:
M
Gatsibo
Padre: Ntabara Sostene
Stato: in vita
Residenza: Gatsibo - Muhura
Professione: autista
Madre: Ndori Henriette
Stato: in vita
Residenza: Gatsibo - Muhura
Professione: donna delle pulizie
Più che un numero
Codice:
986
Data di nascita:
1991
Residenza:
Gatsibo - Muhura
“Honoré non poteva accettare il fatto che i suoi genitori fossero sieropositivi” racconta
Evelyne, assistente sociale di AVSI a Gatsibo. “I genitori avevano così tanti problemi, e
consideravano i loro bambini come uno di questi problemi. Questo pesava su Honoré;
non riusciva a portare a termine i suoi studi, e sembrava sempre che fosse da tutt’altra
parte con la mente”.
“Mi sedevo a scuola immaginandomi come potesse essere il mio futuro” dice Honoré.
“Non potevo pensare ai miei studi. Non potevo vedere mia mamma in quello stato di
dolore… non è facile sentirsi a proprio agio quando vedi tua madre che sta male.”
Nel 2006 Honoré fu inserito nel progetto OVC. Il sostegno cominciò finanziandogli
le rette scolastiche e il materiale per la scuola, ma successivamente si concentrò sul
lavoro di counseling familiare. “Venne ridotto il carico che pesava sui miei genitori
non appena cominciai il programma di sostegno. Credo che sentissero che qualcuno
si stava prendendo cura di almeno uno di noi bambini. Come famiglia abbiamo cominciato ad imparare come condividere le nostre esperienze con gli altri, e come risolvere
le questioni prima che diventino troppo negative.”
“Attraverso i problemi che abbiamo dovuto affrontare insieme, credo che la mia famiglia sia diventata ancora più forte rispetto a molte altre. Da queste situazioni negative
abbiamo imparato moltissime lezioni. Mi rendo conto dell’importanza di condividere
i miei pensieri, e anche di ascoltare i consigli degli altri. Soprattutto, ho imparato che
con pazienza e lavoro è possibile cambiare totalmente qualsiasi situazione. Ora ho il
desiderio di migliorare… Mi rende realmente felice pensare al mio futuro. Sono certo
che sarò una persona “ricca”, e che sarò in grado di insegnare ai miei bambini le lezioni che ho imparato dalla mia famiglia.”
Hassina seduta davanti alla tabella di programmazione nell’ufficio di Gatsibo, Rwanda
Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
Seguendo più di cento bambini, si potrebbe pensare che essi
siano solo numeri, ma c’è una
cosa particolare per me, dice
Christine, assistente sociale di
AVSI a Kamony. Forse è perché sono stata con i bambini
per così tanto tempo che ora li
conosco tutti così bene; sono
andata a conoscere ciascun bambino nelle sua casa, a scuola, al
mercato… ovunque. Io so qual
è il loro problema, conosco ciascun bambino attraverso la sua
storia. Osservo il luogo, i vicini,
la casa, e li paragono alla mia.
Il modo in cui sono cresciuta è
simile a quello di molti di questi
bambini, e posso confrontare le
somiglianze e le differenze con
la mia vita. Tuttavia, ognuno è
unico… ognuno ha una storia
che gli appartiene. Non solo il
beneficiario è unico, ma anche
l’assistente sociale, e tu porti la
tua storia al lavoro. La storia di
ciascun assistente sociale può
aiutarlo a trovare una strategia
per aiutare il beneficiario. Quindi, quando vedo il codice di un
particolare bambino, non è solo
un numero ciò che vedo, ma
mi viene immediatamente alla
mente l’intera immagine della
sua casa e della sua storia.
I nostri bambini di valore
31
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
Fu solo quando la madre di Hassina accettò il suo stato di
sieropositiva che la bambina cominciò a capire che c’era una
strada davanti a lei. Mentre nel passato era chiusa in se stessa,
la nuova vita di sua madre ha influenzato tutta la famiglia e
hanno cominciato a fare progetti per il futuro.
In Rwanda,
dei 3.358 bambini
sostenuti dal progetto
OVC, 867 hanno uno
o entrambi i genitori
sieropositivi.
Gruppo:
Codice:
Data:
HUM
612
08.02.10
Nome del bambino:
Data di nascita:
HASSINA NIYONSENGA
1991
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
F
Gatsibo, Muhura
Gatsibo - Muhura
Padre: Gatsubacuca Savurgu
Stato: non presente
Residenza: Professione: Madre: Nyiramperekeje Aisha
Stato: in vita
Residenza: Gatsibo - Muhura
Professione: coltivatore
Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
Hassina a casa sua con le foto spedite dal suo sostenitore italiano
“Hassina non poteva crescere”, spiega Agathe, assistente sociale di AVSI a Gatsibo.
“È come se non potesse capire che sua madre era sieropositiva. Ha sempre provato a
nasconderlo, ma ora ha trovato un modo per essere aperta con sua madre e con noi”.
32
I nostri bambini di valore
Dovendo prendersi cura anche di due sorelle e di sua madre, la vita era sempre difficile a livello finanziario. Quando Agathe si è rivolta a Aisha, la madre di Hassina, per
suggerirle di andare nei centri di assistenza e counseling a fare il test per l’HIV, la
madre si rifiutò di accettare che c’era qualcosa che non andava.
“Ci volle un po’ di tempo prima di capire che Agathe mi stava dando consigli come
un’amica,” spiega la madre. “Sapevo che c’era un problema, ma non potevo immaginare che ci fosse una soluzione. Dopo aver fatto il test ho accettato il mio stato e, successivamente, ho accettato di farmi aiutare da AVSI. Questo ha fatto la differenza… anche
questa casa che stiamo costruendo ora la dobbiamo all’aiuto di AVSI, e ai soldi che
abbiamo risparmiato dal lavoro nell’Associazione.”
“Mi sento che le cose vanno meglio ora,” dice Hassina, “vedo che mia madre è in salute ora, e abbiamo di nuovo fiducia nella vita.”
“Tutta la nostra famiglia è più fiduciosa ora perché ho allevato i miei bambini facendo
loro capire che è possibile che io non sia qui per sempre” dice Aisha, “essi conoscono
il problema, e sanno di riuscire a sopravvivere e portare avanti le cose quando me ne
sarò andata… ma essi sanno anche che sarò con loro per molti anni ancora!”
L’apporto finanziario di AVSI al progetto deriva dal programma
di sostegno a distanza (SAD). Attualmente, circa 35.000
bambini in tutto il mondo sono sostenuti da singole persone o
da gruppi o famiglie italiane che annualmente mandano il loro
contributo. Oggi, c’è persino un bambino in Ecuador
che riceve il sostegno da un gruppo di famiglie del Rwanda!
Un germoglio di speranza
Molte delle famiglie i cui bambini ricevono sostegno dal progetto potrebbero pensare che i sostenitori siano
talmente ricchi che ciò che donano
rappresenti il superfluo. Che si tratti
del Governo degli Stati Uniti o dei
cittadini italiani, le famiglie potrebbero pensare che i sostenitori sono tutti
benestanti, e che possono mandare
facilmente soldi in Africa. Questo non
necessariamente è vero, e vogliamo
mostrare loro che i sostenitori sono
persone con un grande cuore ma non
sempre con grandi mezzi economici.
Questa inconsapevolezza e distanza
tra i sostenitori e coloro che ricevono
il sostegno, infatti, potrebbe portare
le famiglie a non dare valore a ciò che
hanno ricevuto.
Quando nell’ufficio di AVSI a Kigali
è nata l’idea di sostenere un bambino,
abbiamo pensato di coinvolgere i nostri beneficiari per mostrare loro che
il sostegno non è un’idea che nasce
dall’avere molti soldi, ma, piuttosto,
solo all’avere un grande cuore. Abbiamo parlato con i genitori e con i loro
bambini per renderli consapevoli del
procedimento. Poi abbiamo letto la
testimonianza di un gruppo di stu34
I nostri bambini di valore
denti italiani che avevano mobilitato i
loro compagni di scuola contribuendo
con i soldi del loro pranzo e merenda
per sostenere un bambino. Questo
episodio ha colpito molte persone e
ha mostrato ai nostri beneficiari come
anche i bambini più piccoli possono
essere coinvolti nel sostegno.
Quando abbiamo chiesto se qualche
famiglia volesse contribuire con circa
200 franchi rwandesi - un giorno di
lavoro nei campi viene pagato circa
500 franchi, quindi era una cifra
significativa - sono stati d’accordo e
anzi hanno suggerito di contribuire
con 500 franchi ciascuno! L’idea che
ognuno dei loro bambini potesse
ricevere il sostegno da persone come
questi studenti, o da qualcuno che fa
fatica a pagare l’affitto ma continua
a pagare la quota della scuola per
un bambino che neanche conosce,
li colpì profondamente. A questa
raccolta fondi contribuirono anche gli
assistenti sociali e i nostri gruppi della
cooperativa, così avevamo soldi sufficienti per sostenere i primi due anni
di scuola dello studente in Ecuador; e
continueremo a sostenerlo fino a che
non avrà finito il ciclo scolastico.
scheda ovc/sad
Introduzione:
Dopo essere stata quasi completamente emarginata, Amina si
è aperta all’assistente sociale della parrocchia ed ora è diventata un membro attivo del gruppo di sostegno per i bambini. Il
suo atteggiamento tranquillo potrebbe non far comprendere
la grande responsabilità che si è assunta nel prendersi cura
dei suoi fratelli più giovani disponendo di un piccolo sostegno
famigliare.
Data:
Gruppo:
Codice:
11.02.10
RUH
2095
Nome del bambino:
Data di nascita:
AMINA NYIRASAFARI
1995
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
Ruhango
F
Ruhango
Padre: Habumugisha Humima
Stato: deceduto
Residenza: Professione: Madre: Gatoya Futuma
Stato: deceduta
Residenza: Professione: Tutore: Niyomugavo Shukulu
Residenza: Ruhango
Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: matrigna
Da quando i miei genitori sono morti, vivo con mio fratello, mia sorella e la mia matrigna.
Essendo sieropositiva, ho sempre avuto dei problemi di emarginazione, persino da parte
della mia matrigna stessa. A scuola i bambini mi chiamavano “SIDA (AIDS”),” racconta
Amina in maniera nuda e cruda.
“Quando andai a lavorare in parrocchia ho visto che Amina era così triste”, dice Evangelina, assistente sociale nella parrocchia di Ruhango. “Non rispondeva mai quando le si
parlava. Durante quei primi giorni, dicevo ad Amina di dire a Dio quello che non diceva
alle altre persone. Anche se avevamo due fedi diverse, ci siamo sedute insieme per pregare. Lentamente ha cominciato ad aprirsi e raccontare della sua vita.”
Amina spiega: “Ricordo quando la mia matrigna mi disse per la prima volta di andare in
parrocchia a prendere del cibo e io non volevo andare. Non volevo vedere gli altri bambini
e essere insultata. Questo succedeva anche a scuola e così ritornavo immediatamente a
casa. Anche quando non mi insultavano, avevo così paura che potesse succedere ancora
che non riuscivo a concentrarmi”.
“Parlando con Evangelina mi sentii bene perché era la prima volta che ero in grado di
condividere tutti questi pensieri con qualcuno. Ora, dopo tanto tempo, ho cominciato a
sentirmi in pace. Questo gruppo di sostegno mi permette di incontrare altri bambini che
vivono in situazioni simili alla mia. È bello avere accanto delle persone che hanno pensieri e difficoltà simili alle proprie, con le quali puoi parlare ed essere amica.”
scheda ovc/sad
Introduzione:
Nel momento più critico, indebolito dalla malattia, Eric entrò
in un’associazione dove poteva condividere le sue capacità
con i suoi compagni. Ora è pieno di vita , è diventato presidente del gruppo di sostegno per i bambini ed è diventato
addirittura una fonte di ispirazione per tutti quelli che lo
incontrano.
Data:
Gruppo:
Codice:
21.02.10
RUH
5822
Nome del bambino:
Data di nascita:
ERIC MUHIRWA
31.10.93
Luogo di nascita:
Residenza:
Sesso:
Kacyiru
Ruhango, Provincia a sud
M
Padre: Ausingizimana Leonard
Stato: deceduto
Residenza: Professione: Madre: Mukamuyango Fortune
Stato: in vita
Residenza: Ruhango
Professione: coltivatore
Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
Gruppo di sostegno per i bambini
“L’aspetto migliore degli incontri è che
siamo tutti consapevoli di cosa siamo
e non abbiamo bisogno di nascondere
niente agli altri. Non ci sono segreti,”
dice Eric al gruppo riunito al centro sanitario durante il loro incontro del sabato.
“Una persona deve sentire che la vita sta
andando avanti a prescindere dal fatto
che tu abbia o no l’HIV.”
“Qual è il valore di Farange?” chiede Anita, assistente sociale del Centro. “Lui è
nostro amico e condivide gli stessi nostri
problemi”, dice uno dei bambini, e “ci dà
sicurezza quando siamo timidi” dice un
altro.
“A scuola ci sono dei bambini che
parlano di me, dicendo che sono
sieropositivo,” dice Farange. “Come
posso comportarmi in questa situazione?”.
“Una persona non perde mai il suo valore anche quando è gravemente malato
allo stadio terminale,” spiega Eric.
“Non dargli retta!” grida uno dei bambini. “Continua a lavorare duro a scuola
per mostrare loro che tu sei capace,
Farange! I bambini cominceranno ad
ammirarti quando prenderai dei voti
migliori di loro! Non sentirti in colpa
per la situazione in cui ti trovi”.
Anita guida l’incontro mensile del gruppo di sostegno per i bambini a Ruhango
“C’è stato un momento, circa 5 anni fa, in cui pregavo Dio che togliesse a Eric il suo
dolore. Ovviamente lui non voleva stare con me”, spiega la madre, Fortuna, con le
lacrime agli occhi.
“Non riesco ad esprimere esattamente cosa ha significato vederlo cambiare nel modo
in cui è cambiato… È troppo.”
Dal momento in cui Eric apprese di aver contratto l’HIV nel 2004, il suo peso era diminuito fino a 30 Kg. Negli anni successivi era riluttante anche solo ad immaginare
che la malattia non lo avrebbe presto portato alla fine della sua vita. Nel 2008, Eric fu
presentato da Anita, assistente sociale del centro sanitario di Ruhango, al gruppo di
sostegno per i bambini presso il centro sanitario stesso.
Al Centro di salute di
Ruhango 84 ragazzi sieropositivi si incontrano una
volta al mese per condividere
i loro pensieri e i loro sentimenti e imparare come vivere al meglio con l’HIV/AIDS
“Queste associazioni sono molto utili. Ho scoperto di non essere l’unico! E questo ha significato una grande differenza. Il gruppo cresce sempre perché cresce il numero dei
bambini. Mostrano le loro capacità e cominciano a scoprire se stessi. Ora anche altri lo
stanno scoprendo grazie alla nostra presenza qui.”
“C’è una relazione tra la mente e il corpo, penso”, spiega Eric, con un sorriso fiducioso.
“Non so se ero così infelice perché ero ammalato, o se ero ammalato perché ero così
infelice, ma probabilmente la verità è in entrambe le cose. So che sto seguendo delle
cure e che sono attivo con gli amici e in famiglia, ora mi sento una nuova persona. Non
è che mi sento di poter sopravvivere ancora per alcuni anni… sento che vivrò fino a
quando ci sarà una cura..e poi molti altri anni ancora!”
I nostri bambini di valore
37
Tende itineranti
Le tende itineranti sono una delle iniziative chiave del progetto OVC di AVSI in
Rwanda. Ogni settimana delle vere e proprie tende dove si svolgono diversi tipi di
attività per l’intera settimana. si muovono
da una collina all’altra. Le varie attività
sono guidate e sostenute da un gruppo
di volontari della comunità, insieme a
studenti, maestri, infermiere, assistenti sanitari. Alcune delle attività realizzate sono
la sensibilizzazione sull’AIDS attraverso
gruppi di discussione, video, poster, libri
e opuscoli; le sessioni di guida alla lettura
svolte in una tenda dove è presente una
biblioteca itinerante e i volontari della
comunità aiutano le persone a leggere; lo
sport e le gare di pallavolo e calcio; altri
giochi e attività espressive per cui ogni
settimana viene proposto un tema particolare e viene organizzato un concorso di
disegni, danza, teatro e canzoni.
38
I nostri bambini di valore
Un risultato importante che si è raggiunto grazie alle tende è il numero sempre
maggiore di persone che decidono di
sottoporsi al test per l’AIDS dopo la campagna di sensibilizzazione e quindi un
maggior numero di persone consapevoli
della loro sieropositività e quindi in grado
di agire di conseguenza.
Lavorando in collaborazione con il distretto e la commissione nazionale per la
lotta all’AIDS, i membri della comunità
sono invitati a partecipare a una giornata
di sensibilizzazione durante la quale conoscono la malattia, e possono sottoporsi
al test presso la clinica mobile organizzato
dal centro sanitario in collaborazione con
AVSI.
La popolazione è spesso restia ad andare a
fare il test, sia per la paura del test stesso,
sia semplicemente perché vive molto
lontano dal centro sanitario. Quando il
personale sanitario arriva più vicino alla
gente, più persone si sottopongono al
test.
Una mamma e i suoi bambini ricevono il risultato del test per l’HIV durante un incontro delle tende mobili, RwandaA sinistra a una bambina viene fatto il test per l’HIV
Attraverso le tende itineranti più di 160.000
persone sono state raggiunte con una campagna di sensibilizzazione sulle problematiche
relative all’AIDS; 25.000 giovani e adulti si
sono sottoposti al test HIV/AIDS e tutti hanno
partecipato alle attività ricreative e sportive
organizzate da AVSI in Rwanda in questi anni.
Centro sociale St. Antoine
Il primo partner di AVSI in Rwanda
Il centro sociale St. Antoine dei Padri Rogazionisti è un luogo dove vengono ospitati e aiutati i bambini e i giovani in difficoltà. Si trova nel distretto
di Nyanza, a 1km di distanza dall’ufficio del distretto. Fu fondato negli
anni ‘70 da un prete belga, l’Abbé Pierre Simons, e dal novembre 1988 è
sostenuto dalla Congregazione dei Padri Rogazionisti che, proseguendo
la missione e lo scopo originali dell’opera, hanno cercato di rinnovare gli
edifici e sviluppare attività e collegamenti con la comunità circostante. Durante il genocidio del 1994 il centro ospitò e si occupò di circa 670 bambini
che furono portati qui dalle loro famiglie che stavano scappando dal paese.
Aggiungendo a questi anche i 142 orfani già presenti, nel giugno del 1994
c’erano un totale di 812 bambini.
Successivamente AVSI e i Rogazionisti lavorarono insieme per sostenere e
incentivare la reintegrazione dei bambini nelle loro case. Gli assistenti sociali
riunirono 641 bambini alle loro famiglie originarie e continuarono a seguirli dopo il ricongiungimento, specialmente nei casi in cui erano evidenti
problemi psicosociali ed economici.
Oggi il centro è diventato partner di AVSI nel progetto OVC e aiuta anche
87 bambini provenienti da famiglie povere che vivono vicino alla cittadina
di Nyanza. In base ai loro bisogni, ci sono anche delle persone che ricevono
il pranzo insieme ai bambini dell’orfanotrofio. I bambini della comunità
sono aiutati per quanto riguarda il cibo, la salute e la scuola. Il centro, inoltre, aiuta la crescita economica delle famiglie promuovendo attività generatrici di guadagno.
40
I nostri bambini di valore
Pre-scuola al Centro Sociale St.Antoine
Fu durante il genocidio che il centro cominciò a lavorare con AVSI. Due
medici italiani, un consulente belga e due assistenti sociali ugandesi andarono a vivere nel centro con i bambini e il personale e cominciarono un programma di sostegno psicosociale per aiutare quelli che riportavano traumi
dovuti ai tragici eventi causati dal genocidio.
“C’è una grande differenza tra i
bambini che hanno una famiglia
e quelli che non ce l’hanno” dice
Padre Eros, di St. Antoine. “Chi
cresce all’interno della sua famiglia ha la possibilità di scoprire
le sue capacità e abilità. Il bambino che trascorre tutto il tempo
al centro - o ancora peggio, per
strada - ha molte più difficoltà, soprattutto durante gli anni
dell’adolescenza. Per questo per
noi è così importante cercare di
mettere in contatto il bambino ai
parenti più prossimi che potrebbe
avere. “In Rwanda, vista la storia
di questo paese, c’è un grande
bisogno di sostegno psicosociale.
I bisogni sono diversi oggi, ma
le famiglie svolgono un ruolo
importante nel soddisfarne una
gran parte. Dobbiamo aiutare un
bambino ad appartenere a una
famiglia se veramente vogliamo
sostenerlo.”
scheda ovc/sad
Il mio programma di sostegno cominciò nel 2003 quando avevo finito la scuola
elementare. Sono cresciuto con mia nonna dopo la morte dei miei genitori nel 1994.
Mia nonna mi ha dato qualche consiglio, ma a causa della povertà c’erano poche
persone nella comunità che potevano prendersi cura degli altri. Per i bambini che
non avevano alcun sostegno era molto difficile, quindi mi ritengo fortunato di averlo
ricevuto. Ho ricevuto indicazioni anche dai miei genitori, anche se solo come memoria.
Mio padre era costruttore nella provincia del sud. Era un uomo ricco con case e terreni, ma ora nessuno sa dove siano queste case e quindi sono andate perdute. Mio
padre ci ha lasciato una casa, ma è andata distrutta durante la guerra. Avere i genitori è sicuramente meglio - puoi parlare delle cose e puoi ricevere da loro sostegno.
Mio padre era gentile e socievole. Io sono simile a lui. Lui lavorava per e con gli altri.
Penso di assomigliargli anche in questo.
Essendo rimasto senza genitori, sono grato per questo aiuto, e ora è il momento per
me di andare avanti e realizzare qualcosa. So ciò che devo fare ora per accrescere
la mia dignità. Sento che le mie idee potrebbero costruire il nostro paese. Le conseguenze insegnano di più di qualsiasi consiglio. Ho molto dentro di me grazie alla
povertà che ho sperimentato, e questi ora sono vantaggi che sono derivati dai miei
problemi. Come si dice,” ogni dolore porta con sé un beneficio.” Otterrò qualcosa da
ciò che ho fatto.
François tiene una fotografia dei suoi genitori per avere sempre in mente la sua motivazione
Introduzione:
Che François sia riuscito a diventare un gran lavoratore
nonostante non abbia avuto una guida da parte dei suoi
genitori, o che lo sia diventato grazie al desiderio di riuscire in memoria dei suoi genitori, ciò che è evidente è che
sta realmente avanzando con determinazione verso un
brillante futuro. Terminate le scuole secondarie grazie al
progetto OVC, sta aspettando ora di andare all’università.
Codice:
Data:
Gruppo:
5097
15.02.10
KMY
Nome del bambino:
Data di nascita:
FRANCOIS HAKIZIMANA
1991
Residenza:
Luogo di nascita:
Sesso:
Kamonyi
Kamonyi
M
Padre: Munyampundu David
Stato: deceduto
Residenza: Professione: Madre: Nyiransengo Mana
Stato: deceduta
Residenza: Professione: Tutore: Mukamuhunza Vestine
Residenza: Kamonyi
Professione/fonte di reddito: nessuno
Relazione con il bambino: nonna
I nostri bambini di valore
43
Sostenere una famiglia
per sostenere un bambino
che poi a sua volta aiuta
la famiglia. Un approccio
olistico che porta a una
catena di guadagno per
tutti.
Sebahire Marcel
Studente all’Università Nazionale di Butare
Senza i miei vicini, non sarei arrivato alla scuola media. Alle superiori ho
cominciato a chiedermi se fossi stato in grado di continuare… Ho dovuto
smettere la scuola al 2° anno delle superiori perché non potevo pagare
le rette scolastiche. Mia madre contribuì con il poco denaro che aveva, e
anche i vicini contribuirono. Mi sono sempre sentito come se mi dovessero cacciare in qualsiasi momento, ma mia madre e i miei vicini mi hanno
incoraggiato ad andare avanti e a vedere che cosa il giorno seguente mi
avrebbe portato. Mi hanno aiutato a non scoraggiarmi mai, al punto che
credevo che non sarebbe mai successo. Avevo una speranza: se ero riuscito ad andare così lontano, doveva esserci un disegno per la mia vita.
Marcel frequenta il secondo anno all’Università Nazionale di Butare
“Dio usa le persone per aiutarmi. Senza mia madre non
avrei avuto neanche l’opportunità di andare a scuola.
Mia madre ha provato a darmi il meglio che poteva;
avevamo problemi anche solo nel trovare un posto
dove vivere e qualcosa da mangiare, ma riuscì
comunque a mettere da parte qualche soldo
per mandarmi a scuola”.
Quando ho raggiunto il 4° anno delle superiori sembrava che i problemi
continuassero a crescere. Mi hanno cacciato di nuovo, e questa volta non
c’erano vicini e nessun altro che potesse pagare. Fu allora che mia madre
mi portò all’AVSI. Mia madre faceva parte di una cooperativa a Ruhango
che era sostenuta da AVSI. Avevamo molti problemi perché mia madre
era la seconda moglie ed era stata cacciata via dal marito. Il fatto che lei
si unisse alla cooperativa fu motivo di grande sollievo per me; quando un
bambino sa che a casa non c’è da mangiare, e che non ci sono mezzi, questo rappresenta una preoccupazione. Fu allora che mi presentó ad AVSI
ed entrai nel programma di sostegno a distanza.
Quando AVSI sostiene i bambini, anche i genitori ricevono aiuto e lo
scopo, credo, è quello di aiutare l’intera famiglia. Questo era una grande
cosa, perché quando tornavo a casa da scuola vedevo che mia madre si
stava riprendendo. Dopo aver ricevuto ottimi voti al liceo, ho ottenuto una
borsa di studio dal governo per andare all’università.
Ho frequentato le elementari vicino a casa mia, all’incirca a 5 minuti e
anche le medie e il liceo. Ora mi trovo alla National University per studiare ingegneria elettrica. Sono veramente pieno di gratitudine nei confronti delle persone che mi aiutano. Faccio del mio meglio ora per mostrare
loro quanto sono stati importanti per me , anche se, in realtà, io non ho
modo di ripagarli. Se ancora non lo sapessero, spero in qualche modo di
mostrare loro quanto hanno significato per me.
I nostri bambini di valore
45
“COPCMU è un esempio di un gruppo
di genitori sostenuti da AVSI che si sono
resi conto di poter realmente migliorare la
loro vita lavorando insieme” spiega Lorette. “Dopo un corso di formazione di economia di base e un corso sul Valore della
vita, essi hanno dato vita a una cooperativa agricola. Ma presto hanno visto di non
poter ottenere tutti i benefici economici
senza affrontare alcuni degli aspetti sociali
con cui i membri dovevano confrontarsi.
Molti di loro avevano bambini che vivevano da soli a casa quando loro dovevano
andare a lavorare con la cooperativa.”
“I soci di loro iniziativa hanno deciso di
costruire un asilo e si sono anche organizzati per ottenere un contributo dall’UNICEF e poi hanno usato le loro stesse mani
per la costruzione della scuola. Utilizzando
i guadagni della cooperativa pagano una
maestra. Tutto questo porta un grande beneficio ora all’intera comunità perché non
sono solo i loro bambini che vi partecipano. Se la cooperativa era nata partendo da
un aspetto economico, ora hanno cominciato a orientarsi all’aspetto sociale. Questo
è molto importante. Abbiamo cominciato
con i bambini, poi con le famiglie che
hanno formato la cooperativa e poi a loro
volta sono andati nella comunità ad aiutare altri. Grazie a questa dinamica, in un
modo diverso, anche i bambini fuori dal
progetto hanno ricevuto un sostegno.
46
I nostri bambini di valore
“Una volta cominciato a lavorare in maniera regolare abbiamo visto che i nostri
bambini erano ancora trascurati,” dice Sebahigi John Bosco, il presidente dell’associazione Abishyizehamwe dalla quale si è
formata la COPCMU CO-OP. “Per cosa
vale il tuo lavoro se i tuoi bambini sono
ancora sulla strada? La Co-op è chiamata
COPCMU che significa “Cooperativa di
miglioramento delle condizioni di vita di
Muhura attraverso la produzione di caffè”,
quindi non solo era importante guadagnare soldi ma lo era altrettanto assumersi
la responsabilità di migliorare le condizioni di vita dei nostri bambini tramite la
scuola.”
“A gennaio del 2006 abbiamo come
prima cosa costruito la struttura sotto gli
alberi. Nel 2007, 75 bambini della scuola
materna sono entrati alle elementari. Nel
2008, abbiamo cominciato a lavorare con
le autorità e il distretto ci ha riconosciuti
ufficialmente come scuola materna. Era
nata l’idea di costruire una nuova scuola
entro maggio 2009, e ci siamo iscritti
come associazione per il progetto UNICEF che avrebbe contribuito al materiale
per la costruzione della struttura in mattoni. Noi, in qualità di cooperativa, abbiamo comprato la terra vicino alla scuola e
costruito la scuola materna da soli.”
Sopra: i genitori dei bambini si ritrovano per lavorare alla scuola materna. Centro: programma nutrizionale alla scuola materna COPCMU. Sotto: Providence, l’insegnante della scuola materna, è stata assunta dal gruppo dei genitori.
COPCMU Coffee Co-Op
“La scuola è sostenuta dai genitori dei
bambini e dalla cooperativa. I genitori
pagano 500 franchi al mese e 2 Kg
di farina. La differenza è pagata dalla
cooperativa. L’obiettivo principale è
quello di mostrare alle persone della
comunità quello che stiamo facendo,
e permettere anche a loro di poterne
trarre vantaggio. Metà dei bambini
che frequentano la scuola sono figli
di genitori che non fanno parte della
cooperativa. La scuola materna è
veramente apprezzata. Ogni genitore
desidera portare i suoi figli, i numeri
sono alti, speriamo di costruirne altre.”
“La cooperativa è cominciata con agricoltori che stavano coltivando qualsiasi
tipo di raccolto. Ora ci siamo concentrati solo sul caffè dal momento che
è il più produttivo. Ogni membro ha
un profitto economico ed è provvisto
di un’assicurazione sanitaria. Abbiamo
costruito case per due dei nostri membri che non avevano un posto dove
vivere. Si può vedere quanto i membri
sono cambiati rispetto al giorno in
cui abbiamo cominciato. I corsi di
economia di base e sul significato della
vita ci hanno veramente aiutato a imparare. Tutti i nostri 154 soci, si sono
sottoposti al test per l’AIDS.”
“Posso veramente apprezzare quello
che abbiamo ottenuto, ma mi aspetto
di poter fare ancora di più. Lo scopo
di ottenere delle migliori condizioni
di vita per i nostri membri, per noi
rimane un impegno!”
Riassumendo, dice Lorette,
questo è ciò che vogliamo
sviluppare, il protagonismo:
coinvolgere se stessi e avere
il desiderio di lavorare per
qualcosa di buono. Soprattutto
in Rwanda, dopo tutta
la nostra storia, questo è
molto importante. Durante le
lezioni di scienze ci insegnavano che dopo il totalitarismo
le persone rimangono senza
alcuna coscienza né sentimenti come se non fossero
più persone. C’è bisogno di
ricostruire questa coscienza
positiva, così che tutti possano riscoprire la preziosità
dell’essere umano, colmo di
una innata dignità, che niente
e nessuno può negargli.
Questo non è il modo in cui
abbiamo sempre lavorato.
Quando ho cominciato con
AVSI, ho visto che il lavoro
era orientato ai diritti dei
bambini; il diritto all’istruzione e alla salute,
48
I nostri bambini di valore
ad esempio e questo non é negativo in sé, al contrario, è la
base per migliorare la qualità
dei nostri interventi Tuttavia
qualcosa di ancora più importante nel metodo di AVSI è il
fatto che la persona è al centro di tutti gli interventi. Infatti dobbiamo affermare che
per lo sviluppo di una persona
non occorre solo affrontare il
tema dei diritti umani. Occorre andare più in là e aiutare la
persona a diventare protagonista della sua vita.
Kenya
genitori che erano stati sostenuti con semi e attrezzi
per coltivare. Quando ci incontrammo alla fine dell’anno per chiedere loro di cosa
avevano bisogno, chiesero
ancora semi e attrezzi. Erano rimasti ancora allo stesso
livello perché era un approccio che guardava solo in una
direzione.
to e non semplicemente dei
beneficiari. Oggi, la maggior
parte delle informazioni che
raccogliamo provengono
dal comitato dei genitori che
stanno seguendo in maniera
attiva le loro comunità. Diciamo ai genitori, “per piacere,
andate a visitarle le scuole.
Se non andate a visitarle non
potete sapere. Se ci sono dei
problemi, ditecelo.” Stiamo
Abbiamo cambiato il nostro
lavorando per un Rwanda
migliore. Insieme alle autorità
modo di lavorare con i codei distretti stiamo lavoranmitati dei genitori, che ora
sono considerati un elemento do veramente per un paese
migliore.
prezioso per l’intero proget-
In Kenya, esistono due tipi di problemi apparentemente diversi, quelli di
Nairobi, e quelli del resto del paese. In
entrambi i casi, comunque, i problemi sono radicati allo stesso modo in
povertà, malattia e mancanza di opportunità. Attraverso i principi fondamentali dell’attenzione alla persona, della
collaborazione e di un sostegno olistico,
i successi che prima erano inimmaginabili ora sono stati possibili. Molti hanno
lasciato la strada per andare a scuola,
mentre le organizzazioni partner, costituite in gran parte da membri delle
comunità rurali nelle quali esse lavorano, hanno offerto a intere comunità
opportunità per rafforzarsi e crescere.
Un bambino sostenuto a distanza a Nyanza, Rwanda, scrive una lettera di ringraziamento al suo ‘sponsor’
Come ha detto uno studente, “ho capito che forse io vivo in Kibera (grandissima baraccopoli di Nairobi, ndt) perché
qualcosa di grande possa succedere in
questo posto attraverso di me. Se tutto
va bene, diventerò membro del Parlamento di Langata… Non perché io sia
particolarmente bravo o altro, ma perché Dio ha previsto così… queste cose
non succedono semplicemente grazie a
me, senza che ci sia qualcosa d’altro che
aiuta il corso delle cose.”
Ciò che vedo ora mi fa sentire
a mio agio rispetto a ciò che
vedevo prima. Prima avevo
paura che il sostegno non sarebbe durato. Possiamo dare
una penna a qualcuno e un
foglio; ma cosa farà con quella
penna e quel foglio?
Un semplice esempio è quando ho cominciato nel 2004.
Sono andata a Gatsibo per
incontrare l’associazione di
Ciò che inizialmente è cominciato nelle
zone più povere di Kibera con il sostegno a meno di 100 studenti negli anni
‘90, ora è diventato una rete di rapporti
con più di 4.000 bambini e 19 part-
50
I nostri bambini di valore
ner in vari distretti in tutto il paese. Il
progetto OVC ha permesso ad AVSI di
seguire il bambino più profondamente,
secondo quanto ha detto un assistente
sociale. Il progetto ci ha permesso di costruire le capacità degli assistenti. Oggi,
sanno identificare gli interventi adatti
per i bambini e per le famiglie.
Il progetto, inoltre, utilizza un procedimento partecipativo a tutti i livelli, tra
USAID e AVSI, AVSI e le organizzazioni partner, tra le organizzazioni partner
e le persone, le famiglie e le comunità.
Inoltre, questo approccio ha stimolato
la creatività di tutte le persone coinvolte, assicurando l’autonomia di ciascuna
famiglia e comunità nel trovare la giusta
soluzione per un maggior benessere del
bambino.
Si è intenzionalmente allargato l’orizzonte del progetto OVC/SAD di AVSI
coinvolgendo la comunità, i volontari e
i bambini aiutati negli anni precedenti,
in modo che il progetto non dipendesse
solo dagli operatori, ma dalle comunità
stesse che conoscono l’importanza di
questo tipo di interventi. A Nandi, Mulot e Mutuati, così come i servizi forniti
direttamente alle persone hanno portato
ampi benefici alle loro comunità, anche
i progetti comunitari hanno portato
beneficio alle singole persone.
“Prima del progetto OVC, le organizzazioni partner erano spesso gestite da volontari
che avevano ricevuto un piccolo e informale
corso di formazione nel campo dell’assistenza
sociale. All’inizio del progetto, AVSI cominciò a proporre dei workshop di formazione.
Durante questi 5 anni abbiamo provato il
più possibile a dare dignità al loro lavoro
preparandoli per il futuro anche senza di noi.
Imparando così ad identificare un bambino
vulnerabile, a compilare una scheda sociale,
a capire come seguire i bambini e preparare
un piano di intevento, un budget, le relazioni,
e così via.”
In alto: studenti della scuola primaria di Nakaseke rivedono i compiti con l’insegnanteA destra: Maria,una bambina sostenuta a distanza a Nakaseke
“Ogni bambino è unico e diverso rispetto a un altro.” Quando prendi questa affermazione alla lettera, non sai ancora cosa significa veramente.
All’inizio, pensavamo che sì, i bambini sono diversi, ma non ci è mai capitato di pensare che, anche se sordi o ciechi per esempio, essi avessero
delle altre capacità. Li abbiamo sempre valutati nello stesso modo. Ma
oggi ci rendiamo conto dei gravi errori che abbiamo fatto partendo con
questi presupposti. In realtà, anche se sono tutti sordi, le loro capacità,
interessi, valori sono tutti diversi. Da quando invece abbiamo iniziato a
distinguerli e a fornire loro cure e attenzioni specifiche, il sostegno ha
evidenziato una differenza inimmaginabile. I bambini hanno cominciato
a risplendere e anche noi abbiamo cominciato a riconoscere i loro sforzi,
ciascuno in maniera individuale.”
Elisabeth, assistente sociale, scuola per non udenti in Uganda, Ntinda
81
I nostri bambini di valore
“Per AVSI, i vantaggi della collaborazione
con le organizzazioni locali sono molteplici.
Per prima cosa ci permette di conoscere meglio l’ambiente rispetto ad un’organizzazione
che proviene da fuori. Un partner locale può
cogliere i bisogni dell’area e delle persone in
un attimo, mentre ad un esterno servirebbero
molti anni per riconoscere le stesse cose. La
maggior parte del personale dei partner è
della zona, conosce le famiglie e la cultura locale ed è in grado di approcciarsi in un modo
che le altre organizzazioni nemmeno immaginano. In questo modo la qualità dell’assistenza sociale cresce, rispondendo alle necessità reali, avendo il giusto approccio per ogni
specifica famiglia e comunità. Inoltre, con l’aiuto dei partner locali è possibile raggiungere
più bambini e famiglie nei diversi distretti,
senza il bisogno di un ufficio AVSI in tutte le
zone di intervento, riducendo in questo modo
i costi logistici e di organizzazione. Alla fine
del progetto, AVSI sarà riuscita non solo ad
occuparsi dei bisogni immediati di migliaia
di bambini, ma avrà anche migliorato la
capacità e il consolidamento di dozzine di
organizzazioni locali che hanno acquisito un
nuovo modo di lavorare e di essere al servizio
dei più vulnerabili per gli anni successivi.
Uganda
Il progetto OVC di AVSI in Uganda
dimostra in un modo particolarmente
vivo le ragioni che ci sono dietro alla
scelta di lavorare con e attraverso
organizzazioni partner locali e raggiungere così 7.700 bambini orfani e
vulnerabili e le loro famiglie.
In Uganda il progetto è realizzato
con più di 40 organizzazioni partner
e istituzioni. La ragione della presenza di molti partners è innanzitutto
storica, perché AVSI lavora in questo
paese da 25 anni e dal 1993 ha avviato il sostegno a distanza. “I volontari
di AVSI, senza un progetto predefinito, iniziarono ad aiutare bambini
bisognosi in diverse località del Paese,
grazie all’incontro con alcuni religiosi
o laici che stavano a loro volta già
sostenendo bambini vulnerabili nelle
comunità” spiega Marco Trevisan,
coordinatore del progetto OVC di
AVSI in Uganda. “Attraverso il SAD
colleghiamo i bambini ai sostenitori a
distanza in Italia, che sono famiglie,
persone singole o gruppi di amici.
È fondamentale aiutare chi sta già
aiutando i bambini in modo che,
mettendosi insieme e organizzandosi,
le varie realtà presenti sul territorio
diventano più strutturate, entrando di
fatto nel sistema sociale governativo
che le riconosce e le sostiene”.
I nostri bambini di valore
83
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
Ignatius ha scoperto di avere un talento nella recitazione, cosa
che lo ha aiutato a diventare sicuro di sé in tutti gli aspetti della
sua vita. Si aspetta cose grandi non perché pensi di averne in
qualche modo il diritto, ma, piuttosto, perché lo deve alla sua
famiglia, alla sua comunità e a tutti coloro che lo hanno aiutato.
Il metodo di lavoro di AVSI riconosce che al di là delle circostanze in cui uno si trova, il suo
valore non è mai ridotto. Il valore di ogni bambino è più grande delle circostanze in cui vive.
Devi credere in questo valore e
aiutare il bambino a scoprirlo.
“Io vivo con mia mamma. In tutto siamo 6 bambini. Nel 2001 mio padre decise di andarsene.
Ero ancora piccolo per capirne il motivo. A quel tempo vagavo per le strade… Mi svegliavo alle 6
della mattina e andavo casa per casa a chiedere qualcosa da mangiare. Vedermi andare in giro
per le strade era duro per mia madre, ma l’unico lavoro che lei poteva avere era quello di portare delle taniche d’acqua a casa della gente nella zona di Langata per 20 scellini, e questo non
era sufficiente per nutrirci tutti quanti.”
“Non molto dopo la morte di mio padre, ero per le strade di Langata quando ho visto padre Dominique. Mi ha detto di smettere di vagare per le strade e di presentarmi a scuola l’indomani. Il
giorno seguente sono andato alla Little Prince, sono stato ammesso, e ho cominciato a studiare.
Fu un cambiamento molto rapido. Spesso mi chiedevo cosa stesse succedendo. “È un miracolo o
cosa?” Avere avuto quella opportunità è stato un miracolo, lo riconosco ora.”
“Passare dalla vita di strada alla scuola è stato molto difficile. Durante i primi anni di studi ero
sempre l’ultimo, penultimo, ultimo ancora. Mia madre continuava ad incoraggiarmi a studiare
e Rosalia, l’assistente sociale di AVSI, si assicurava sempre che fossi a scuola e che avessi tutto
ciò di cui avevo bisogno. Mi sentivo amato da mia madre e dagli insegnanti che mi prestavano
molta attenzione. C’era qualcuno che si prendeva cura di me, così ho cominciato a fare del mio
meglio.”
“Alla Little Prince, non siamo solo educati a livello accademico ma anche per quanto riguarda
le nostre capacità. Ho cominciato a recitare e come se fosse un miracolo, tutti si sono resi conto
che ne ero capace. Non potevo capire come tutto ciò stesse succedendo ma ha cominciato a piacermi; anche se provenivo dalla strada potevo ancora fare qualcosa di grandioso.
Ignatius frequenta il secondo anno di secondaria nella Scuola Cardinal Otunga a Nairobi
Gruppo:
Codice:
Data:
AVAID
809
22.01.10
Nome del bambino:
Data di nascita:
IGNATIUS MAYIAH
14.02.93
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
Southlands-Nairobi
M
Langata - Kibera - Nairobi
Padre: George Mayiah
Stato: assente dalla famiglia
Residenza: Professione: Madre: Mary Wabwire
Stato: in vita
Residenza: Langata - Kibera - Nairobi
Professione: lavoro saltuario
Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
Per caso c’era un regista americano
che era venuto a Kibera per girare un
film. Passò mentre stavamo giocando
a calcio, si fermò per un momento e
cominciò a parlare con noi. Mi sono
ritrovato a cantare per lui, è rimasto
impressionato; sono diventato il personaggio principale del suo film. Ha
vinto tanti premi ora, e questo per me
significa qualcosa. Anche se sei giù, o
in una situazione in cui non hai ciò di
cui avresti bisogno, forse c’è ancora
qualcosa in te che è prezioso.
Il metodo di lavoro di AVSI riconosce
che al di là delle circostanze in cui
uno si trova, il suo valore non è mai
ridotto. Come Ignatius, molti bambini che vivono in condizioni disperate
pensano di non avere nulla da offrire,
ma poco a poco li aiutiamo a rendersi
conto che il loro valore è più grande
delle loro circostanze.
Credo che ciò che sono oggi sia dovuto
alle molte persone senza le quali starei
ancora vagando probabilmente per le
strade come un ladro o peggio in prigione. Sono grato perché, diversamente da molti bambini di strada, ho avuto
un’occasione unica.
I nostri bambini di valore
55
“Qualche volta può essere scoraggiante, se guardi alla
dimensione delle difficoltà in un posto come Kibera, ma
poi vedo i 1.500 bambini con cui stiamo lavorando . Sono
quelli che la nostra vita ha toccato. Sono loro che guardiamo, e guardiamo a come è diventata positiva la loro
vita. Ci sono più di 700.000 persone a Kibera, ma i 1.500
che abbiamo incontrato, a questo punto, ci riguardano..
La loro vita sta cambiando.”
Romana Koech
Coordinatrice sociale AVSI Kenya
Uno dei miei fratelli pensava fossi pazza quando per la prima volta
sono andata a Kibera. Ma gli ho detto che questo era il luogo dove
volevo lavorare veramente. Non so come rimasi attratta dalle tematiche dello sviluppo, ma so che quando avevo 22 anni circa ho visto
il genocidio in Rwanda in TV, e ho pensato “questo non può succedere.. ma non stavo facendo nulla per evitarlo.” Questo fu proprio
quando finii la mia prima laurea in sociologia, quindi iniziai una
laurea in pianificazione e gestione così da poter veramente aiutare
questa realtà.
Presto ho notato che nelle scuole di Kibera guardano dall’alto al
basso i genitori che provengono dalle baraccopoli. Tuttavia ho visto
che se io, come persona di un’organizzazione rispettata, mostravo rispetto ai genitori, poi anche la scuola cominciava a mostrare
rispetto nei loro confronti. Una delle cose che facevo era di non
andare a pagare le rette alla scuola da sola - anche se portavo io
l’assegno chiedevo comunque ai genitori di venire a scuola. “Andiamo” dicevo. Dicevo anche agli insegnanti: “Questi sono i genitori
dei vostri bambini. Non potete rispettare me e non rispettare loro.”
Personalmente credo che questo sia quello che ho imparato da AVSI
e dai progetti che abbiamo fatto. Non puoi gestire un progetto senza
coinvolgere le persone, senza farli venire fuori e renderli partecipi.
Romana balla con un gruppo di genitori a Mutuati
Ho cominciato a lavorare per AVSI nel novembre del 1996. Nonostante fossi laureata in quella facoltà, avevo ancora così tante cose
da imparare nel campo dello sviluppo sociale. Allora AVSI sosteneva pochi bambini: con AVAID, suo partner svizzero, sosteneva 65
bambini, e due persone in Italia ne aiutavano altri 2. Tutti a Kibera.
Facendo visita alle case, pagando le rette scolastiche, seguendo la
scuola, incontrando i genitori, presto ho visto qualcosa che non mi
aspettavo. Si può pensare che, siccome un bambino è povero, l’unica cosa di cui ha bisogno sono le rette scolastiche. Non è vero. Forse
ciò di cui ha bisogno sono aiuti medici, ed essendo in una scuola
pubblica puó andare avanti senza le rette scolastiche. Forse ciò di
cui ha bisogno è che si coinvolgano i genitori. Se non si osserva in
maniera corretta poi si possono perdere queste cose.
I nostri bambini di valore
57
scheda ovc/sad
Introduzione:
Troppo debole per continuare ad andare a scuola ad un certo momento, e pieno di risentimento per la malattia che aveva contratto
alla nascita, Kevin ha nuovamente abbracciato la vita e lavora
mano nella mano con il suo miglior amico - sua madre - utilizzando le abilità apprese durante la scuola professionale che ha portato
a termine dopo essersi preso cura della sua salute.
“Ho scoperto che
sorridere allunga la vita!”Kevin Wanjala
Nel 2005, Kevin fu indirizzato agli assistenti sociali di AVSI in Kibera da un gruppo di
assistenti sanitari. “Per piacere prendetevi cura di lui fino a che non muore,” supplicarono, “non gli manca molto”. Essendo contagiato dal virus dell’HIV alla nascita, Kevin si era
indebolito a tal punto da non riuscire quasi ad alzarsi dal letto durante il giorno. Sua madre, non sapendo come affrontare la questione, evitava di parlargli della sua paura che lui
avesse contratto la stessa malattia che stava uccidendo anche lei.
Una volta entrato nel progetto OVC Kevin fu immediatamente portato a ricevere gli aiuti
medici. Quando gli fu detto del suo stato, inizialmente era pieno di risentimento per la malattia e per il modo in cui l’aveva contratta così innocentemente. “Ho incontrato un dottore
da MSF mentre mi dirigevo a scuola. Il dottore si presentò e mi disse che sarebbe passato
da casa mia. Quando il dottore mi fece visita, mi sottopose al test dell’HIV e scoprì che effettivamente ero malato. Prima di questo non sapevo perché stessi male. In quinta superiore
cominciai ad essere molto sconvolto perché mia madre non me ne aveva ancora parlato,
ma stavo capendo che c’era qualcosa che non andava e non c’era nessuno con cui parlare
di questa cosa”.
Tuttavia non volevo sapere cosa mia madre avesse da dirmi perché ero arrabbiato. Ho
cominciato a rendermi conto, dopo che le medicine cominciavano a fare il loro effetto, che
c’era una possibilità. Ho sofferto di tubercolosi più di una volta ma sono riuscito a sconfiggerla, grazie alle medicine. Ho potuto iniziare la cura con gli antiretrovirali e poi finalmente ho potuto riprendere gli studi.
Jacqueline (assistente sociale di AVSI) divenne una dei miei migliori amici. Mi ha aiutato
a concepire la vita in maniera differente. Mi sono iscritto a un corso di formazione professionale per parrucchieri dal momento che mi sentivo piuttosto vecchio per una scuola
normale. Ora sto gestendo un salone a Kibera con mia madre. Scrivere e parlare della mia
situazione con altri mi ha veramente aiutato. Sorridere allunga la vita”
Kevin fa la barba a un cliente nel salone suo e di sua madre a Soweto, Kibera
Codice:
Data:
Gruppo:
0019
13.01.10
MSF
Nome del bambino:
Data di nascita:
KEVIN WANJALA
1991
Sesso:
Residenza:
Luogo di nascita:
M
Kibera - Soweto - Nairobi
Pumwami - Nairobi
Padre: Paul Simiyu
Stato: deceduto
Residenza: Professione: Madre: Mary Mukimba
Stato: in vita
Residenza: Kibera - Soweto - Nairobi
Professione: parrucchiera
Tutore: Residenza:Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
I nostri bambini di valore
59
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
Fredrick non si è mai distolto dal perseguire il suo cammino
verso grandi cose, qualunque fossero le circostanze avverse. Con la sua determinazione negli studi, la possibilità di
frequentare la scuola Little Prince era tutto ciò di cui aveva
bisogno per ottenere il massimo dal suo potenziale.
“Quando vieni cacciato da scuola, vai a casa e non trovi nessuno perché in quel momento tua madre è uscita a cercare lavoro…
quindi anche il pranzo non è pronto. Ero stato costretto a mettermi
a cercare del cibo per conto mio. Vai di porta di porta per strada e
i bambini ti chiamano “chokoraa ma pipa”, che significa “tu sei il
ragazzo del bidone della spazzatura”.
Perlustravo da cancello a cancello. I posti con gli alberi di mango
erano i migliori… bussavi e chiedevi qualcosa da mangiare e quando
ti dicevano di no, potevi chiedere il permesso di prendere qualche
mango dagli alberi. Tuttavia non venivamo trattati gentilmente
quando facevamo questo. Alcuni aprivano persino il cancello e
lasciavano che i cani ci rincorressero. Questo era quello che facevo
quando non ero a scuola.
Quando ti cacciano da scuola i bambini ridono di te. Torni a scuola il giorno seguente e questo è l’argomento del giorno in classe, e
nessuno vuole sedersi vicino a te. Loro odiano i bambini di strada;
alcuni dei genitori dicono ai propri figli che se camminano con noi,
diventeranno come noi, facendo quello che facciamo, quindi ci evitano. È questo che mi faceva arrabbiare, ma continuavo a dirmi che
non importava come mi chiamavano, li avrei battuti agli esami.
60
I nostri bambini di valore
Fredrick seduto nella biblioteca della Scuola Secondaria Cardinal Otunga dove frequenta il secondo anno
La storia di Fredrick
Codice:
Gruppo:
Data:
5182
KIB
22.01.10
Nome del bambino:
Data di nascita:
FREDRICK OWINO OTIENO
31.10.91
Residenza:
Sesso:
Luogo di nascita:
Kibera - Nairobi
M
SIAYA
Padre: Jackson Owino
Stato: deceduto
Residenza: Professione: Madre: Angeline Anyango
Stato: in vita
Residenza: Kibera-Nairobi
Professione: volontaria presso le suore di Maria Immacolata
Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
Dovevo dimostrargli assolutamente che si sbagliavano. Mi dovevo assicurare che entro la
fine della scuola, dopo gli esami, avrei avuto il massimo dei voti della classe.
Prima di ricevere il sostegno sono andato in molte scuole. A causa della difficoltà che avevo
a pagare le rette scolastiche venivo cacciato via. A quel tempo avevo solo un genitore, mia
madre, e non era in grado di pagarle. Quando riusciva a mettere insieme i soldi, il trimestre stava già per finire. Non aveva un lavoro fisso, quindi faceva molta fatica a guadagnare
abbastanza soldi, solitamente si occupava di trasportare le taniche d’ acqua per il territorio
di Langata. Se mi fosse stata data la più piccola possibilità avrei fatto del mio meglio perché sapevo già cosa volevo. Volevo essere pilota di aeroplani, mi vedevo volare su Kibera.
Mia madre mi disse che l’unico modo perché questo potesse succedere era che io andassi a
scuola.
Quando ho ricevuto questo aiuto mi sentivo come in un altro mondo. Avevo una nuova uniforme, e non mi dovevo preoccupare per nessun motivo di essere cacciato da scuola. Ero
così contento. Dissi a mia madre “anch’io un giorno sarò lontano da questo posto e farò per
gli altri quello che hanno fatto per me”. Sapevo che la mia vita stava diventando più bella e
sarei stato in grado di realizzare il mio sogno. Da quel giorno tutto fu migliore di quello che
mi sarei aspettato. Mi è stata data la possibilità di affermare me stesso. Durante i seminari
si parla della vita, di come è possibile crescere con senso di responsabilità, come vivere in
maniera sana e evitare le malattie, e anche di come trattare gli altri che sono malati.
Ogni volta che penso a ciò che ho passato, spesso mi ritrovo a sorridere come una persona
non tanto normale! Molti dei miei amici con cui andavo a bussare alle porte non sono stati
capaci di farcela. Siamo ancora amici, e un paio mi sostengono sul serio. Uno di loro mi ha
detto: “Siccome hai avuto questa opportunità, devi dare il meglio di te”.
“Il coinvolgimento delle persone della comunità nei progetti fa la differenza. Condividere
i problemi e cominciare dalle esperienze più
semplici di una persona può svilupparsi in
un progetto comunitario!”
Cyprian Kaliunga
Preside della Scuola Primaria di Mutuati
Sono insegnante in una scuola pubblica. E, per essere più preciso,
sono il direttore della scuola elementare di Mutuati. È lì che trascorro la maggior parte delle mie giornate. In questa scuola ci sono
all’incirca 1.780 bambini.
Cyprian Kaliunga, nello sfondo Mutuati, la città che ha tanto aiutato
Teoricamente dovremmo avere un’insegnante ogni 40 studenti ma,
in realtà, ogni insegnante ne ha circa 80. Questo è un esempio di
una delle difficoltà che dobbiamo affrontare in un’area rurale come
Mutuati; ma le soluzioni che stiamo trovando ci rendono fiduciosi
perché capiamo che stiamo facendo dei progressi.
62
I nostri bambini di valore
Ho chiamato i genitori per far fare loro il giro delle classi in modo
che possano vedere con i loro occhi la quantità degli studenti.Ho
chiesto “Cosa facciamo?” Ho chiesto loro se volevano solo aspettare
e vedere se il governo ci avesse mandato più insegnanti o se preferivano fare qualcosa. E questo “qualcosa” dipendeva interamente da
loro.
Tutto ciò succedeva all’incirca 4 anni fa, quando avevamo solo 16 insegnanti. Ma grazie al coinvolgimento dei genitori abbiamo potuto
assumerne altri 8 oltre a quelli inviati dal governo.
Se si guarda l’ambiente circostante si vede che sono tutti campi.
Siamo in una zona rurale. Persino le persone che hanno un negozio
in città hanno un orto. Anche se le principali attività della zona non
hanno a che fare con la scuola, le persone capiscono bene l’importanza dell’educazione per i propri figli. Abbiamo bisogno che ciascuna persona si assuma la propria responsabilità, dobbiamo lavorare
su questo per rafforzarci.
Ciascuno ha, o almeno dovrebbe avere, un interesse nei confronti
dell’altro, perché comunque siamo tutti legati. Condividiamo lo stesso mercato, condividiamo la stessa strada, probabilmente condividiamo persino la stessa chiesa e scuola. Ci conosciamo per nome.
Scheda OVC/SAD
Il partner inizia a coinvolgersi
nella vita dei ragazzi: quando
sua madre morì, Moses per
prima cosa andò da Cyprian
che si occupò di lui come se
fosse suo figlio.
Questo è ciò che significa
prendersi cura di ciascun
bambino come persona.
Introduzione:
Oltre il grande sostegno materiale arrivato a Moses attraverso
il progetto OVC dopo la perdita di sua madre, Moses afferma che
il più grande aiuto che ha ricevuto è stato il rapporto con il suo
tutore e guida, Cyprian.
Gruppo:
Codice:
Data:
MUT
0088
19.01.10
Nome del bambino:
Data di nascita:
MOSES MUTEMBE
26.08.87
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
Nkamath - Mutuati
M
Kabachi - Mutuati
Padre: ignoto
Stato: Residenza: Professione: Madre: Jerusha Kaindi
Stato: deceduta
Residenza: Professione: Tutore: Cyprian Kaliunga
Residenza: Mutuati
Professione/fonte di reddito: direttore della scuola
Relazione con il bambino: tutore
Oggi Cyprian è come se fosse un mio genitore. Dopo la morte dei miei genitori, lui è l’unico
parente che ho. Ho perso mio padre nel 1998, e nell’aprile del 2008 mia madre ha contratto una malattia allo stomaco che l’ha portata presto alla morte. Anche mio padre si era
ammalato, prima è morto lui e poi la mamma. Mi preoccupava non capire cosa stesse succedendo tra di loro. Anche prima della morte di mio padre si erano separati per un motivo
a me sconosciuto.
Dopo aver perso mia madre, mi sembrava di non poter più fare un passo in avanti. Fu molto difficile. E questo influenzò anche i miei studi. Quando andai da Cyprian, organizzò le
cose affinché tutto fosse andasse avanti e questa è la parte più importante. Lui è il mio più
grande amico e lo tratto come un genitore. Lo scorso anno mio fratello era all’ospedale per
una polmonite. Ho chiamato Cyprian ed è venuto per assicurarsi che lo stessero curando.
Se non avessi questo sostegno, a parte lasciare tutto nelle mani di Dio, non avrei null’altro.
Attraverso l’associazione di Cyprian ora sono sostenuto a distanza e anche la mia casa
posso averla grazie a questo aiuto. È bello sapere che ci sono persone che possono aiutarti
a tenere alla larga alcuni cattivi pensieri. Se mi stresso, o la mia mente comincia a pensare
al peggio, sono i miei amici che mi riportano sulla giusta strada.
Cyprian consiglia un ex allievo su come proseguire gli studi
“Rimasto senza alcuno scopo nella vita dopo la morte della madre, Moses andò da Cyprian
alla ricerca di un qualche aiuto. Ciò che ricevette fu una guida paterna in un momento di
bisogno. Avendo finito la scuola, il ragazzo oggi non vede l’ora di “aiutare le persone e la
mia casa nello stesso modo in cui l’ha fatto Cyprian.”
I nostri bambini di valore
65
COWA (Companionship of Works Association)
“Durante gli ultimi 5 anni abbiamo fatto
molti corsi di formazione qui a Mutuati”,
spiega Cyprian mentre cammina per il
vivace mercato di verdura della cittadina,
“prodotti caseari, pollo, cereali… molte
cose. Facciamo corsi di formazione e
incoraggiamo le persone ad incominciare
a lavorare. I corsi vengono organizzati
tramite il governo, e noi siamo i catalizzatori. Durante gli ultimi 6 anni l’associazione COWA è stata coinvolta nel mondo
delle piccole e micro imprese. E, secondo
me, questa è la parte di maggior successo del nostro lavoro. Dopo il corso, le
persone si iscrivono alla cooperativa per
200 scellini. Ogni persona risparmia a seconda delle possibilità, dando un minimo
di 100 scellini al mese.
Da questo programma di risparmi, gli
associati del COWA possono prendere
in prestito dei soldi ad un costo che è
all’incirca metà di quello che le banche
richiederebbero.
Comunque sia ci sono delle regole. Si
può prendere in prestito solo tre volte
quello che si è versato, e bisogna nominare una persona garante per il saldo. Una
volta che è stato cancellato il debito, si
può ricominciare a richiedere un nuovo
prestito. Qualora si verificassero dei problemi nel pagamento, gli associati devono
risolverli senza coinvolgere la polizia o
evitando che la banca prenda loro la casa.
Ciò che viene richiesto è che le persone
diventino responsabili.
66
I nostri bambini di valore
Nel 2005 abbiamo cominciato con 16
persone, e ora ci stiamo avvicinando
alle 400, incluse le famiglie sostenute a
distanza direttamente e le famiglie aiutate
indirettamente. Perché un’esperienza duri
ci vuole una educazione, un significato.
Di questo aspetto si è discusso durante i
corsi di formazione, insieme agli aspetti
tecnici dell’attività. È importante imparare come fare le cose ma anche il “perché” si fanno. Ciascun genitore ha una
motivazione diversa che lo muove. “Mia
moglie adesso mi rispetta” affermava una
persona, oppure la scorsa settimana un
uomo diceva di essere felice solo perché
aveva le scarpe. Se le era potute comperare! Le scarpe possono sembrare una
piccola cosa, ma per lui rappresentavano
una motivazione. È qualcosa di personale; ed è proprio questo il concetto che fa
muovere verso il successo.
Latteria
Un’altra cosa interessante che sta crescendo è la latteria. Nel 2004 un sostenitore
italiano ha detto che voleva contribuire
con dei soldi extra al bambino che stava
sostenendo a distanza. Ho parlato con la
famiglia e abbiamo deciso che i soldi sarebbero stati sufficienti per comprare una
mucca. La mucca cominciò a dare il latte,
che la famiglia poteva vendere al mercato, e dopo neppure un anno fu possibile
comprare un’altra mucca.
In alto:un membro di COWA SACO deposita i suoi soldiIn mezzo a sinistra il latte consegnato alla latteria di MutuatiIn basso il latte venduto a 40 scellini al litro
Mutuati negli ultimi 5 anni è sempre più alla ricerca
di sostenibilità a lungo termine, attraverso attività
cooperative di base rivolte alle comunità rurali, agricole e
spesso povere. E queste cooperative sono cresciute
fino a diventare vere aziende.
Attraverso il progetto abbiamo comprato
10 mucche per le famiglie che hanno
più bisogno. Il governo ha dato una
formazione, come solitamente facciamo
quando inziamo una nuova impresa, alla
fine della quale ogni famiglia ha ricevuto
una mucca. Ho detto loro “Questa è la
vostra mucca. Voi siete i proprietari.” Ciò
che ci aspettiamo da loro è che quando
la mucca comincerà a dare il latte - una
mucca in media fa 10 litri al giorno – ci
diano 2 litri che venderemo al mercato e,
magari, con i soldi guadagnati potremo
comperare un’altra mucca.
Quando stavamo preparando il budget
per gli anni successivi avevamo già il latte
delle prime mucche. Abbiamo poi notato
che se tutte le famiglie dovevano vendere
il latte per conto loro, diventava un gran
lavoro. Così abbiamo fondato una società
e creato una latteria, raccogliendo il latte
da queste famiglie, e anche altrove. Ogni
persona con una mucca può portare il
latte al punto di raccolta, che verrà poi
venduto ovunque.
Ora abbiamo 22 punti di raccolta e
distribuzione sparsi in tutte le zone. Ogni
centro dà lavoro a una persona che raccoglie e vende. Tutti sono pagati completamente dagli introiti dell’attività ed io non
me ne devo neppure curare. È una cosa a
sé. Ad oggi abbiamo dato via già 90 mucche circa, ma ce ne sono tante altre che
sono arrivate grazie ai soldi ricavati dalle
prime. Lavoriamo con il Ministero, che
ci aiuta a selezionare le mucche migliori e
che è diventato anche una specie di consigliere per tutti coloro che, in questa zona,
vogliono comprare una mucca da latte.
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
Purity ha trasformato la sua vita: da un piccolo villaggio
agricolo è andata a vivere nella più grande università del
Kenya. Grazie al sostegno a distanza, alla sua perseveranza e
alla guida della sua famiglia e degli insegnanti, le si è aperto
un nuovo mondo.
Il sostegno all’educazione è il filo
conduttore del progetto OVC di
AVSI. Ha un effetto moltiplicatore.
Tu sostieni un bambino che poi diventa a sua volta sostenitore di una
comunità di migliaia di persone.
Gruppo:
Data:
Codice:
26.01.10
MUT
0135
Nome del bambino:
Data di nascita:
PURITY GAKII
05.05.86
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
F
Mutuati
Università di Nairobi
Padre: David Kainga
Stato: in vita
Residenza: Mutuati - Meru North
Professione: agricoltore
Madre: Charity Mwari
Stato: in vita
Residenza: Mutuati - Meru North
Professione: agricoltore
Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
Mutuati era un bel posto dove crescere. Lì sono cresciuta e sono andata a scuola. La mia casa
era proprio accanto alla scuola elementare di Mutuati. La prima volta che misi piede fuori
da Mutuati fu per andare al liceo a Meru, una cittadina a circa un’ora di distanza. Mio padre
è agricoltore ed è un membro dell’associazione COWA SACO. Mia madre è casalinga. La mia
famiglia è come tante altre di Mutuati. I miei genitori hanno qualche difficoltà a provvedere
a tutto, e nonostante l’aiuto del sostegno a distanza, è stato difficile andare avanti. È cosa
comune tra i bambini di Mutuati non uscire mai dal villaggio.
Ora sono qui nella più grande Università del Kenya. E visto che me la cavo bene sono stata
ufficialmente ammessa come studente regolare e sono aiutata quasi completamente dal
governo. Ho deciso di studiare economia perché ho la sensazione che ci siano veramente poche persone che capiscono qualcosa di soldi, di conti e cose simili e un domani mi piacerebbe
lavorare con la comunità.
Questo programma ha contribuito a formare la persona che sono oggi, mi ha permesso di
interagire con molte persone provenienti da luoghi diversi. Chi mi ha sostenuto è stata una
donna italiana di nome Grazia. Devo dire che mi ha aperto la strada per molte cose. Comunicavamo tramite lettere e apprezzavo il suo aiuto. Se non avessi avuto un sostegno a distanza
non credo che avrei potuto continuare a studiare dopo la scuola primaria.
Purity è una matricola di economia all’università di Nairobi
Quando ho lasciato Mutuati per la prima volta, ero entusiasta di vedere questi posti che avevo sentito essere più sviluppati. Nonostante fossi un po’ spaventata da ciò che avrei potuto
trovare, l’impatto è stato piacevole. Già al liceo a Meru avevo avuto la possibilità di incontrare
persone con culture, modi e vestiti diversi. Prima di allora mi era stato detto che bisognava
aver paura di questo. Pensavo sarebbe stato difficile, ma presto ho scoperto che tutto questo
mi piaceva e mi sono fatta persino amici provenienti da luoghi diversi.
I nostri bambini di valore
69
I nostri bambini di valore
Quando siamo arrivati abbiamo visto
che c’erano tanti bambini per strada,
abbandonati e violentati. Ora sono
qui con noi nel centro. Sono 112 i
bambini, da uno a quindici anni di
età; e ne seguiamo anche un certo
numero nelle scuole e nelle loro case,
facendo visita agli insegnanti e ai genitori per controllare i loro progressi
e le condizioni di vita.
In basso: suor Peris e i bambini a Baldo
In mezzo a destra: un neonato portato a Baldo
una suora nella serra
70
“Padre John Baldo si prese cura dei
bambini abbandonati” spiega suor
Peris. “Chi si prenderà cura dei
bambini se non noi? Questa è la domanda che ci ha portato fino a qui.
Questa è la nostra motivazione alla
Baldo Children’s Home. Abbiamo
accolto bambini di strada e orfani,
bambini vittime di abusi sessuali e
quelli lasciati in condizioni di bisogno. Questa è una casa per tutti loro.
I bambini vengono qui e imparano
cosa vuol dire appartenere a una
famiglia di cui essi non hanno mai
fatto esperienza. Tutti hanno affrontato problemi enormi e diversi tra
loro, ma l’unica cosa che tutti stanno
cercando è l’amore!
In mezzo a sinitra: la suora dà alcune caramelle ai bambini a Baldo
Baldo’s Children Home,
una delle case di
accoglienza per bambini
che collabora con il
programma OVC di AVSI
in Kenya, accoglie più di
250 bambini abbandonati.
Queste case nascono dallo
sforzo della comunità di rispondere a questo bisogno.
Situata a Nyandarua, un
piccolo centro commerciale
a circa 260 km da Nairobi,
la casa ha stretti rapporti
con il governo e con il tribunale dal quale arrivano
i bambini. Il dipartimento
del governo che si occupa dei minori (Ministry of
Gender, Children and
Social Development)
in realtà usa “Baldo” per
dimostrare agli altri come
dovrebbe essere un centro
di accoglienza per bambini.
La scuola materna di Baldo
Baldo Children’s Home
Ci sono molte differenze tra bambini
di strada, orfani, bambini abbandonati, indigenti, o abusati, ma qualsiasi
sia la loro condizione, se vuoi raggiungere il bambino in quanto persona, la
prima cosa che devi mostrare è amore,
solo così inizierà a risponderti. L’amore è la chiave per recuperare ogni
bambino.
I bambini che hanno trascorso la maggior parte del loro tempo per strada
spesso sono molto violenti, prendono
quello che vogliono. Rispetto agli altri,
spesso questi bambini arrivano qui dipendenti da droghe e con un insieme
di problemi che, inizialmente possono
essere difficili da capire. Nel caso di un
orfano, arriva docile, umile e gentile
perché non ha fatto esperienza di violenza sulla strada; ma sono traumatizzati diversamente. Sono molto chiusi.
Molti di questi orfani hanno visto i
loro genitori morire di AIDS.
I genitori sono diventati molto magri,
relegati nelle loro case ed emarginati
dalla società, e spesso questi bambini
erano le uniche persone che si prendevano cura di loro.
Molte volte non riesci a capire se i
bambini hanno subito abusi sessuali,
a meno che non risulti dai tribunali.
Puoi stare qui seduto a parlare senza
che nulla venga fuori. Non è facile.
Scheda OVC/SAD
Il bambino appare distratto, senza
voler condividere la sua vita con gli
altri. Ma se tu gli fai capire che non lo
stai giudicando e che vuoi fare qualcosa con lui, proponendogli magari di
andare a fare una passeggiata o a mettere a posto il giardino, comincerà lui
stesso a trovare un modo per parlarti.
Li aiutiamo lentamente, senza fretta, e
quando cominciano a parlare insegniamo loro il perdono e allo stesso tempo
a non sentirsi responsabili di ciò che
hanno subíto.
Crescendo, in questi anni siamo
riusciti a sviluppare una buona collaborazione con il governo, che ci ha
permesso di avere un rapporto vero nel
studenti a
quale noi contribuiamo per una parte
e le istituzioni fanno il resto.
Non solo siamo diventati “capaci” in
quello che facciamo, ma il governo ci
usa persino come modello di casa per
bambini; ogni tanto porta persone
che gestiscono case in altri luoghi per
osservare e capire come lavoriamo.
Da una parte abbiamo una relazione
con il tribunale che ci porta i bambini
che hanno bisogno e dall’altra collaboriamo con il Distretto che ci aiuta a
rispondere ai bisogni dei bambini. In
questo modo tutti fanno la loro parte e
sono desiderosi di contribuire... Questo è il tipo di organizzazione che gioca
un ruolo importante nella società!
Introduzione:
Accolto alla Baldo Children’s Home quando era un bambino, oggi Joel ci lavora mentre aspetta di andare avanti con
gli studi nel campo dell’assistenza sociale. Molto bravo nel
relazionarsi con i bambini a livello personale, le difficoltà del
suo passato sono un punto chiave per i successi di cui ora sta
facendo esperienza.
Gruppo:
Data:
Codice:
21.01.10
BCH
5015
Nome del bambino:
Data di nascita:
JOEL MUNGA
11.05.88
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
M
Shamata
BCH - Ndaragwa
Padre: ignoto
Stato: Residenza: Professione: Madre: Alice Muthoni
Stato: deceduta
Residenza: Professione: Tutore: Signor Peris Muchiri
Residenza: Baldo children’s home - Ndaragwa
Professione/fonte di reddito: sorella e assistente sociale
Relazione con il bambino: tutore
Baldo durante una lezione di inglese
“Fui portato alla Baldo da un prete quando avevo 8 anni. Mia madre, unico genitore,
morì ed io stavo cercando un lavoro come mandriano.
Vivendo senza un padre, con i miei 4 fratelli e sorelle, pagare le rette della scuola era diventato impossibile; tutti noi non andavamo più a scuola ed io stavo cercando un lavoro
che ci avrebbe aiutato ad andare avanti.”
“Dopo la morte di mia madre era venuta a mancare una cosa ancora più grande: non
avevamo nessuno che ci potesse indicare la strada. Nessuno ci ascoltava. Poi, dopo essere arrivati qui, tutto cambiò. Le suore ci facevano parlare e partecipare.”
“Ho finito la scuola secondaria lo scorso anno, e ora sto risparmiando i soldi per andare all’Università. Nel frattempo sto lavorando alla Baldo, aiutando le suore e i bambini.
Credo che il mio passato mi aiuti a capire ciò che questi bambini stanno attraversando.
Come la casa ha fatto con me, prima di tutto creo un rapporto con i bambini. Anche loro,
come me, provengono da situazioni in cui hanno bisogno soprattutto di qualcuno che li
possa ascoltare. Ed è molto meglio ricevere consigli da qualcuno che sai che poi si prenderà cura di te.”
72
I nostri bambini di valore
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
Crescendo nella baraccopoli di Kwinda vicino alla “Bosco
Boys”, Philip era in cerca di un’istruzione dal momento che
era l’unico modo per provvedere alla sua famiglia, che vive
ancora là. Con l’obiettivo di poter aiutare i suoi fratelli più
piccoli in futuro, ha finito la scuola secondaria e non vede
l’ora di andare all’università.
Don Bosco Boys
“Bosco Boys” è un progetto nato
a livello comunitario per aiutare i
ragazzi di strada. Con più di 700
bambini e ragazzi accolti, dalla
scuola primaria all’università, la
“Bosco Boys” ha la scuola materna,
primaria, secondaria e professionale
in varie zone di Nairobi. “Stiamo
lavorando con AVSI dal 1999 e
anche per tutta la durata del progetto OVC.” Spiega padre Sebastian,
responsabile della scuola. “Cento
bambini sono sostenuti a distanza
puntualmente con questo progetto,
ma in realtà tutti i 700 sono aiutati
in modo indiretto, beneficiando dei
tanti vantaggi, come i mobili del
centro, il cibo o l’elettricità.”
Padre Sebastian con studenti delle scuole primarie e secondarie di Bosco Boys
Data:
Gruppo:
Codice:
25.01.10
SDB
5040
Nome del bambino:
Data di nascita:
PHILIP JUMBA
20.11.88
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
Migori
M
Kuwinda - Langata - Nairobi
Padre: ignoto
Stato: Residenza: Professione: Madre: Mary Khandara
Stato: in vita
Residenza: baraccopoli di Kwinda
Professione: lavoratore saltuario
Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
“Sto aspettando di vedere cosa mi riserva il destino ora che mi sono diplomato. In realtà è molto
difficile prevedere il risultato. Qualche volta speri il meglio, e scopri qualcosa di migliore. Poi
a volte invece trovi qualcosa di non così bello come ti aspettavi. Comunque sia ho fatto del mio
meglio, così sono ansioso di vedere quello che succederà. Questa è stata la strada che ho seguito
per molti anni!”
“Sono cresciuto proprio qui vicino, nella baraccopoli di Kwinda, sono nato nella zona rurale ma
poi sono stato portato qui da mia madre. Il lavoro è un problema a Kwinda, così come le condizioni igienico-sanitarie. Ma il problema maggiore è la sensazione che non ci sia modo di uscire
da questo posto.
Una persona che vive in queste circostanze tutt’a un tratto potrebbe dire che è meglio morire
che stare qui. Ma se ci sei abituato non ci pensi più e ti dici “vado avanti”. Se provi a ricordartelo, diventa tutto così frustrante che sembra non ci sia nulla che tu possa fare. Si tratta di sopravvivenza qui in Kenya, di chi ce la fa; quindi per me è giusto cercare di aiutare la mia famiglia visto che nessun’altro lo fa.”
“In questo modo lotto per poter aiutare i miei fratelli e le mie sorelle ad uscire da questa condizione. Mia madre non è andata a scuola, quindi le è difficile trovare un lavoro nel quale possa
guadagnare molto. Io sono il primogenito e non sarò contento fino a quando non sarò in grado
di fare qualcosa di bene o almeno essere in grado di aiutare.”
74
I nostri bambini di valore
“Quando ero alla scuola primaria ed ero solo all’inizio, già volevo andare alle superiori. Quando
ho finito le superiori ho avuto la sensazione che ci fosse ancora qualcosa di cui avevo bisogno
e di non essere ancora soddisfatto. Stando a Kwinda, se non ci pensi due volte, puoi semplicemente sentirti triste e lasciare tutto, ma se sei una persona ragionevole capisci che la vita ti è
stata donata, quindi lasciatemi andare avanti per salvare alla grande la mia vita.”
scheda ovc/sad
Introduzione:
Diplomato da poco, Gideon ricorda con suo fratello i momenti trascorsi come ragazzi di strada in una delle zone
più pericolose di Nairobi. Avendo studiato, oggi quel mondo
gli appare lontano. Gideon è incredibilmente grato a tutti
coloro che lo hanno aiutato durante il cammino.
Gruppo:
SDB
Nome del bambino:
MURIMI GIDEON
Luogo di nascita:
Sesso:
Kamgemi - Nairobi
M
Padre: Erastus Mugambi
Stato: ignoto
Residenza: Professione: Madre: Anne Karimi
Stato: in vita
Residenza: Dandora - Nairobi
Professione: venditore ambulante
Tutore: Residenza:Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
Codice:
093
Data di nascita:
22.06.90
Residenza:
SDB - Nairobi
Vengo da Dandora, un sobborgo di Nairobi. Sono andato alla Don Bosco quando avevo
11 anni. Quando ero piccolo i miei genitori erano ancora insieme, poi quando frequentavo la scuola mio padre divenne un alcolista e lasciò da sola mia madre a provvedere
per noi. Lavava i vestiti per la gente, usciva di casa presto e tornava tardi. Eravamo
obbligati a fare di tutto per trovare un lavoro. Andavamo alla discarica a raccogliere
sacchetti di plastica. Guadagnavamo 5 scellini ogni borsa piena. In un giorno riuscivamo a riempirne una. È stato un periodo molto difficile, stavo male soprattutto perché
ero lì con mio fratello. La maggior parte del tempo lui piangeva ed io pensavo “cosa sto
facendo?” Oppure non riuscivo a pensare a nulla. Qualche volta, per mangiare, prendevamo qualche frutto marcio dai fruttivendoli, ma non era sufficiente.
Riuscii a lasciare la strada grazie a delle persone che, come Padre Jasani, mi hanno
portato qui alla Don Bosco. Senza di loro non avrei avuto alcuna possibilità. Fu la mia
via d’uscita, altrimenti sarei rimasto sempre in strada. Ci sono moltissimi miei amici
che sono intelligenti, ma purtroppo sono ancora relegati a Dandora. A volte una persona ha bisogno di un appiglio, di un sostegno, per arrivare ad un livello in cui poi si è in
grado di farcela da soli.
In questi giorni mi sono ritrovato a ricordare quei momenti con mio fratello, quando
lui piangeva e insieme raccoglievamo la plastica. Ora frequenta la scuola primaria,
l’ottava classe, presso la Don Bosco. Ora possiamo riderci sopra perché ne siamo usciti.
Dal luogo dove provengo, è qualcosa di miracoloso essere qui. Vorrei dire a coloro che
ci stanno aiutando che li ringrazio perché hanno salvato una vita. È molto più di un
programma che stanno sostenendo, ma una vita vera.
Due studenti studiano matematica alla scuola secondaria di Bosco Boys
Data:
15.01.10
“Vorrei dire a coloro che ci stanno aiutando che li ringrazio perché hanno salvato una vita.
È molto più di un programma che
stanno sostenendo, ma una vita
vera.” - Murimi Gideon
I nostri bambini di valore
77
Di fronte alle difficoltà della vita, dobbiamo semplicemente
accettarle. Proviamo sempre a quantificare i cambiamenti che
abbiamo fatto, ma il vero impatto è sempre più grande
di quello che ci possiamo immaginare. Gli esseri umani
non possono essere ridotti a numeri o indicatori.
- Marco Trevisan, coordinatore del programma di AVSI in Uganda
“Prima del progetto OVC, le organizzazioni partner erano spesso gestite da volontari
che avevano ricevuto un piccolo e informale
corso di formazione nel campo dell’assistenza
sociale. All’inizio del progetto, AVSI cominciò a proporre dei workshop di formazione.
Durante questi 5 anni abbiamo provato il
più possibile a dare dignità al loro lavoro
preparandoli per il futuro anche senza di noi.
Imparando così ad identificare un bambino
vulnerabile, a compilare una scheda sociale,
a capire come seguire i bambini e preparare
un piano di intevento, un budget, le relazioni,
e così via.”
In alto: studenti della scuola primaria di Nakaseke rivedono i compiti con l’insegnanteA destra: Maria,una bambina sostenuta a distanza a Nakaseke
“Ogni bambino è unico e diverso rispetto a un altro.” Quando prendi questa affermazione alla lettera, non sai ancora cosa significa veramente.
All’inizio, pensavamo che sì, i bambini sono diversi, ma non ci è mai capitato di pensare che, anche se sordi o ciechi per esempio, essi avessero
delle altre capacità. Li abbiamo sempre valutati nello stesso modo. Ma
oggi ci rendiamo conto dei gravi errori che abbiamo fatto partendo con
questi presupposti. In realtà, anche se sono tutti sordi, le loro capacità,
interessi, valori sono tutti diversi. Da quando invece abbiamo iniziato a
distinguerli e a fornire loro cure e attenzioni specifiche, il sostegno ha
evidenziato una differenza inimmaginabile. I bambini hanno cominciato
a risplendere e anche noi abbiamo cominciato a riconoscere i loro sforzi,
ciascuno in maniera individuale.”
Elisabeth, assistente sociale, scuola per non udenti in Uganda, Ntinda
81
I nostri bambini di valore
“Per AVSI, i vantaggi della collaborazione
con le organizzazioni locali sono molteplici.
Per prima cosa ci permette di conoscere meglio l’ambiente rispetto ad un’organizzazione
che proviene da fuori. Un partner locale può
cogliere i bisogni dell’area e delle persone in
un attimo, mentre ad un esterno servirebbero
molti anni per riconoscere le stesse cose. La
maggior parte del personale dei partner è
della zona, conosce le famiglie e la cultura locale ed è in grado di approcciarsi in un modo
che le altre organizzazioni nemmeno immaginano. In questo modo la qualità dell’assistenza sociale cresce, rispondendo alle necessità reali, avendo il giusto approccio per ogni
specifica famiglia e comunità. Inoltre, con l’aiuto dei partner locali è possibile raggiungere
più bambini e famiglie nei diversi distretti,
senza il bisogno di un ufficio AVSI in tutte le
zone di intervento, riducendo in questo modo
i costi logistici e di organizzazione. Alla fine
del progetto, AVSI sarà riuscita non solo ad
occuparsi dei bisogni immediati di migliaia
di bambini, ma avrà anche migliorato la
capacità e il consolidamento di dozzine di
organizzazioni locali che hanno acquisito un
nuovo modo di lavorare e di essere al servizio
dei più vulnerabili per gli anni successivi.
Uganda
Il progetto OVC di AVSI in Uganda
dimostra in un modo particolarmente
vivo le ragioni che ci sono dietro alla
scelta di lavorare con e attraverso
organizzazioni partner locali e raggiungere così 7.700 bambini orfani e
vulnerabili e le loro famiglie.
In Uganda il progetto è realizzato
con più di 40 organizzazioni partner
e istituzioni. La ragione della presenza di molti partners è innanzitutto
storica, perché AVSI lavora in questo
paese da 25 anni e dal 1993 ha avviato il sostegno a distanza. “I volontari
di AVSI, senza un progetto predefinito, iniziarono ad aiutare bambini
bisognosi in diverse località del Paese,
grazie all’incontro con alcuni religiosi
o laici che stavano a loro volta già
sostenendo bambini vulnerabili nelle
comunità” spiega Marco Trevisan,
coordinatore del progetto OVC di
AVSI in Uganda. “Attraverso il SAD
colleghiamo i bambini ai sostenitori a
distanza in Italia, che sono famiglie,
persone singole o gruppi di amici.
È fondamentale aiutare chi sta già
aiutando i bambini in modo che,
mettendosi insieme e organizzandosi,
le varie realtà presenti sul territorio
diventano più strutturate, entrando di
fatto nel sistema sociale governativo
che le riconosce e le sostiene”.
I nostri bambini di valore
83
Provengo da una famiglia di 7 persone. Quando nostro padre morì eravamo
alle scuole primarie e mia madre non lavorava. Perdemmo ogni speranza. Visto
che non aveva fratelli, nessuno si immaginava che saremmo riusciti ad uscire
dalla povertà; la famiglia era fragilissima. Io fui fortunata perché mia zia, infermiera all’ospedale di Kitgum, si prese carico di me facendomi andare a scuola.
Sono stata l’unica bambina nella mia famiglia a ricevere un’educazione.
Subito dopo aver avuto questo lavoro, nel 2004, in realtà mi sono sentita frustrata. Ogni giorno la mia famiglia contava su di me, mi chiamava perché bisognava pagare le rette scolastiche di un bambino oppure perché qualcuno si era
ammalato e perché bisognava pagare l’affitto. Avendo uno stipendio pensavano
che potessi pagare tutto… In realtà, dopo alver risposto a tutte queste richieste,
non riuscivo più a pagare le mie spese personali. Successivamente, i corsi di
formazione di AVSI come quello sull’ “osservazione del bambino” e “ il processo
di aiuto”, mi hanno aperto gli occhi e ho cominciato a capire, con la mia famiglia, che avevamo anche noi delle risorse. Ci siamo resi conto, infatti, che avevamo molte risorse che potevamo utilizzare.
Ho cominciato aiutando mio fratello e le mie sorelle a costruire una casa
utilizzando materiali disponibili come fango ed erba. La casa ci permetteva di
stare tutti insieme. Visto che avevamo del terreno, ho dato loro dei consigli per
allevare animali e, soprattutto, ho spiegato loro l’importanza di assumersi una
responsabilità. Una cosa ha portato ad un’altra e i membri della mia famiglia
hanno cominciato ad usare le loro capacità. Credo che la parte più importante
di questo progetto, che sia per un beneficiario o per la mia stessa famiglia, sia
quella di educare la persona. Ognuno ha bisogno di sapere ciò che vuole raggiungere. Se gli dai solo delle cose, questo può generare dipendenza. Ma quando educhi una persona e l’aiuti a ragionare su quello che vuole e su quello di
cui ha veramente bisogno, capisce di essere la chiave del suo successo.
Stella Beatrice Akello.
Assistente sociale AVSI Kampala
“Iniziai in AVSI come stagista e successivamente ho lavorato
nell’ufficio AVSI di Luzira (Kampala), facendo anche un po’ di
lavoro sul campo presso il Meeting Point International. Visitavo a
domicilio le famiglie, partecipavo agli incontri di “counselling” e
ai corsi di alfabetizzazione per adulti. Ed è proprio qui, sul campo,
che ho imparato a riconoscere i bisogni della comunità e il giusto
approccio…”
All’inizio, ogni mese mandavo metà del mio stipendio a casa e ogni mese c’erano sempre più problemi. Ora, la mia famiglia prende il cibo dal suo orto, il latte
dagli animali che alleva e ogni sabato vende al mercato pietanze che cucina
e, così guadagna anche un po’ di soldi. In questo modo si sente proprietaria di
qualche cosa e quindi responsabile della casa e della terra. Stiamo parlando di
responsabilizzazione. Oggi, nessuno più mi chiama per chiedermi dei soldi;
semmai mi chiamano per dirmi “ehi, ti mando un pollo!” Sono veramente felice di vedere la mia famiglia che si sta dando da fare per sostenersi.
Quando sul lavoro incontro qualcuno, spesso riconosco delle similitudini con
la situazione della mia famiglia, e così faccio tesoro dell’esperienza acquisita.
Credo che aiuti gli altri vedere che anche la mia famiglia aveva la loro stessa
situazione. Per uscire dai problemi, a ogni persona basta un punto dal quale
partire.
I nostri bambini di valore
85
Scheda OVC/SAD
Centenary Vocational School, scuola professionale
Il COWA Centenary Vocational
Training School (CVTS) in Uganda, è
una scuola professionale di formazione che offre 2 anni di corso di sartoria
e di catering a Kampala. La collaborazione con AVSI iniziò nel 1999.
“La partnership tra AVSI e COWA è
stata molto buona, come tra un padre
e un figlio”, afferma Francesca Romana Bilak, responsabile del COWA
CVTS. “Molte persone di AVSI hanno contribuito alla sua nascita e alla
crescita durante questi anni.
Grazie a questa collaborazione abbiamo approfondito la nostra formazione; specialmente riguardo allo sguardo
globale da avere sui ragazzi; infatti
non ci concentriamo esclusivamente
sugli aspetti tecnici della formazione,
ma guardiamo a come generare una
crescita personale nei ragazzi che hanno bisogno di aiuto. La collaborazione
86
I nostri bambini di valore
con AVSI ci permette di pagare le
rette scolastiche per alcune ragazze e
di fornire anche gli strumenti necessari per l’avvio di un’attività dopo il
diploma. Ci siamo resi conto che dare
questi strumenti è veramente importante per cominciare un’attività. Grazie ai nostri assistenti sociali, siamo in
grado di identificare i bisogni (materiali e non) dei nostri studenti e di
pianificare interventi appropriati. Di
particolare importanza è il fatto che,
alla fine dei corsi, proponiamo alle
ragazze un’esperienza di formazione e
le inseriamo in un ambito lavorativo.
Sicuramente stiamo offrendo corsi di
sartoria e di catering di alta qualità;
tuttavia la cosa più importante che
stiamo offrendo a queste ragazze che
stanno diventando adulte è la costruzione della fiducia in se stesse. Quasi
il 50% di loro non ha più i genitori, stare qui con noi significa anche
Introduzione:
Assumendosi le responsabilità di madre e dovendo mantenere tutta la famiglia dall’età di 11 anni, a Stella fu necessaria una grande
determinazione persino per decidere di andare a scuola; da sola
ha portato a termine gli studi con risultati eccellenti e ha avviato
un’attività di sartoria. Non ancora soddisfatta, sta frequentando
nuovi studi con la speranza di rivoluzionare l’industria della moda!
Data:
Gruppo:
Codice:
04.01.10
CEN
5030
Nome del bambino:
Data di nascita:
STELLA MIREMBE
1989
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
F
Kabembe - Mukono
Nsambya Est - Kampala
Padre: Mukasa Leo
Stato: non presente
Residenza: Professione: Madre: Nankumbi Diana
Stato: deceduta
Residenza: Professione: Tutore: Tebajwa Jona
Residenza: Nsambya - Kampala
Professione/fonte di reddito: studente
Relazione con il bambino: zio
Mia madre morì nel 1998 quando avevo 11 anni. A quel tempo, mio padre era già andato via di
casa e viveva con un’altra moglie ed io ho dovuto smettere di andare a scuola per iniziare a lavorare. Fu molto difficile, ma era l’unica cosa che potevo fare per aiutare i miei fratelli e le mie
sorelle. Ogni mattina andavo a prendere l’acqua per le persone del vicinato, trasportavo all’incirca 20 taniche al giorno per 100 scellini l’una; un po’ di soldi li tenevo da parte per la scuola.
Conobbi il COWA Centenary Vocational Training School perché è accanto a casa mia. Dopo anni
di difficoltà durante i quali ho sempre cercato di cavarmela, decisi di andare a capire se potevo
frequentare la scuola. Avevo raccolto dei soldi in un barattolo tanto da raggiungere i 70.000
scellini di cui avevo bisogno per iscrivermi, ma quando fui iscritta iniziai a essere stata sostenuta a distanza grazie ad AVSI.
Questa è stata la prima volta che ho acquisito una competenza utile per far fronte alla famiglia
e che mi ha aiutata davvero. Immediatamente ho cominciato ad imparare. Ero cresciuta guardando mia madre fare questo lavoro e così fui un’allieva che apprendeva rapidamente. Già al
secondo anno di scuola ero in grado di confezionare degli abiti per i clienti. Mi aiutò guardare
mia madre tutte le volte che lavorava a maglia. Sto persino utilizzando la sua stessa macchina
per confezionare queste maglie che sto facendo per i miei fratelli e sorelle in modo che possano
andare a scuola!
Ora mi sono diplomata e sto portando avanti il mio lavoro, ma so bene che a scuola ho comunque molte “madri” sulle quali posso contare in caso di bisogno. Quando faccio qualcosa di
nuovo per un cliente, a volte mi aiutano, mi dicono come e cosa migliorare nel modello. Sono
orgogliosa di dire che mi sono iscritta alla scuola secondaria così da poter frequentare, successivamente, una scuola di design e avere un diploma. Con il mio lavoro riesco a pagare la scuola
per me e i miei fratelli. Il mio sogno è diventare una designer come Sylvia Owori, molto famosa
qui in Uganda!
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
Unica di un’intera famiglia di 10 bambini a frequentare la scuola, Chakuwa è rifiorita grazie alle indicazioni degli insegnanti e
del personale della Centenary Vocational Training School.
Dopo aver abbandonato le superiori ha avuto la sensazione di
non poter più ritornare a scuola; ma oggi vede un futuro brillante ben definito davanti a sé.
“Provengo da una famiglia di 13 persone. Mia madre e mio padre sono molto anziani
e quasi ciechi. Non possono permettersi di sostenere la mia istruzione. Anche i miei
parenti ai quali ho chiesto di pagarmi le rette scolastiche, mi hanno detto che non c’erano soldi e che dovevo accontentarmi. In quarta superiore abbandonai la scuola.”
“Per due anni non ho frequentato la scuola, ma lavoravo come domestica a casa di
mio zio e, intanto, cercavo di risparmiare per ritornare a scuola. Avevo un’amica che
stava studiando alla Centenary che me l’aveva consigliata perché la trovava interessante. Così l’anno scorso mi sono iscritta al corso di sartoria. Quando ho cominciato a
frequentarla, ho capito che gli insegnanti erano gentili e comprensivi. Mi sono sentita amata e, spesso, pensavo alla scuola come a una famiglia. Mi sentivo come a casa.
Sono l’unica dei 10 figli a continuare gli studi, e la considero una grande opportunità.”
“Oggi sono così contenta di aver avuto questa opportunità perché ho già imparato a
fare vestiti e tovaglie. Sono sicura che quando uscirò di qui avrò almeno un punto da
cui partire. Qui non ho imparato solo a confezionare vestiti, ma soprattutto a come gestire un business. È interessante vedere come in questo posto ci si possa coinvolgere
in così tante cose, ci sono attività e giochi che ci tengono tutti insieme. Ma la cosa più
importante è che qui ci aiutano ad amare quello che facciamo. Ora sono molto fiduciosa perché ho un punto da cui partire per affrontare il mondo. Anche se avessi solo
una macchina da cucire, mi sentirei pronta a tutto per arrivare dove voglio!”
In alto e in mezzo: studenti imparano a cuocere il pesce alla CentenaryIn mezzo e in basso: studenti a lezione di satoria alla Centenary
Data:
Gruppo:
Codice:
03.29.10
CEN
5134
Nome del bambino:
Data di nascita:
CHUAKUWA FLORENCE
12.10.92
Sesso:
Luogo di nascita:
Residenza:
Mwayi - Busia
F
Namasuba - Kampala
Padre: Wasswa Moses
Stato: in vita
Residenza: Busia
Professione: nessuna fonte di reddito
Madre: Mayenbe Peninah
Stato: in vita
Residenza: Busia
Professione: nessuna fonte di reddito
Tutore: Wejuli Godfrey
Residenza: Namasube
Professione/fonte di reddito: costruttore
Relazione con il bambino: -
“Educazione:
la riscoperta del
proprio valore più che
una mera istruzione
accademica”
indirizzarle per il futuro. Dopo aver
subito molti traumi, abbandonato
la scuola e vissuto in grave povertà,
spesso le ragazze non guardano a se
stesse come qualcosa di prezioso. Ma
se hanno la possibilità di riscoprire
il loro valore e di capire che sono
amate, nessuno può più distruggerle.
Questo è l’unico modo perché siano
in grado di realizzarsi grazie alle loro
capacità tecniche e pratiche una volta che avranno lasciato la scuola.
I nostri bambini di valore
89
Mi chiamo Sheila Atyang Okello e da 6 anni lavoro con AVSI al programma OVC.
Collaboriamo con molti partner: ONG, organizzazioni comunitarie, organizzazioni religiose, scuole e organizzazioni che si prendono cura dei bambini con
disabilità fisiche e mentali. Attraverso di loro si realizzano attività di carattere
educativo, di supporto psicosociale, di consolidamento socio-economico, di assistenza, sicurezza alimentare e nutrizione, sensibilizzazione e aiuto alle comunità. Facciamo visite e controlli presso i nostri partner e beneficiari in modo
da migliorare i servizi offerti e garantire informazioni e trasparenza ai nostri
sostenitori.
Ho visto concretamente che ogni bambino è unico. Ogni giorno incontriamo
bambini che hanno differenti bisogni e differenti capacità. Per esempio, un
bambino che è sieropositivo ha bisogni differenti rispetto a quelli di un bambino che solo non ha la possibilità di pagare le rette scolastiche. Il bambino che è
sordo è diverso rispetto a un bambino che proviene da una famiglia bisognosa.
Attraverso questi incontri, chiediamo a noi stessi, “Come è possibile aiutare questo bambino ad affrontare la realtà che ha davanti ?”
C’è un sottile equilibrio tra l’essere un sostenitore/donatore e essere un educatore. Non ci prendiamo tutte le responsabilità per i bambini, ma lavoriamo con
i partner e i genitori o tutori per educarli (mettendo al centro di ogni azione il
bambino). Contribuiamo alle rette scolastiche, mentre i genitori o i tutori integrano acquistando il materiale scolastico e per i bambini più bisognosi provvediamo anche il cibo. Seguiamo i bambini a scuola, ma anche i genitori devono
conoscere il loro andamento scolastico e sapere come possono aiutarli a casa
per migliorare negli studi. Se c’è un problema, i genitori devono essere i primi a
chiedere a se stessi “ Cosa posso fare per aiutare questo bambino?”
Sheila Atyang Okello
Assistente sociale, AVSI Kampala.
Per quanto riguarda i partner, penso che ogni anno ci sia una crescita con loro.
Ogni assistente sociale in ufficio è incaricato di seguire certe organizzazioni
partner. Attraverso le visite di monitoraggio e il follow-up condividiamo informazioni, impariamo da loro e loro imparano da noi, e insieme sviluppiamo i migliori piani di intervento possibili. C’è stato molto lavoro per raggiungere questi
obiettivi; inizialmente, quando avevamo appena cominciato le visite di follow-up,
alcuni partner non erano così liberi. L’idea che probabilmente avevano era quella di persone che erano venute solo a controllarli. Dopo aver parlato a lungo con
loro, le cose sono cambiate e lo hanno apprezzato molto. Mentre loro imparavano, anche noi imparavamo.
Abbiamo costruito un rapporto vero con i partner che stiamo seguendo e conosciamo i loro punti di forza e quelli di debolezza, che ci aiutano a lavorare
realmente con loro. Quando fai le visite sul campo guardi il bambino che hai di
fronte e cominci a pensare come puoi aiutarlo ad affrontare la realtà che a sua
volta ha di fronte.
I nostri bambini di valore
91
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
Per ringraziare dell’aiuto ricevuto, i bambini del progetto
OVC scrivono regolarmente ai loro sostenitori. Nel caso di
sostenitori singoli, la corrispondenza reciproca è una
grande fonte di ispirazione per molti bambini.
Data:
Gruppo:
Codice:
03.15.10
YOU
300
Nome del bambino:
Data di nascita:
KOBUSINGYE ANITA
1983
Sesso:
Luogo di nascita:
Residenza:
Kampala
F
Nakulabye - Kampala
Padre: Stato: non presente
Residenza: Professione: Madre: Stato: non presente
Residenza: Professione: Tutore: Anna Byaruhanga
Residenza: Kampala
Professione/fonte di reddito: parrucchiera
Relazione con il bambino: zia
Carissimo Giancarlo,
Sembra siano passati dieci anni dall’ultima volta che ti ho scritto. Come stai?
Come va in Italia, i tuoi amici e la tua famiglia? La mia più umile preghiera è
che tu stia bene.
Sto bene, tutto sembra muoversi cosi velocemente. Non ci crederai ma finirò la
scuola a maggio dell’anno prossimo. È un anno piuttosto impegnativo per me
- devo fare una ricerca. Devo andare sul campo per raccogliere informazioni
per la mia ricerca. Tuttavia questo non impedisce che la vita continui ad essere
interessante. Mi diverto con i miei amici dopo aver studiato. Come puoi vedere
dalla fotografia che ti ho inviato, sono stata la damigella d’onore al matrimonio
della mia sorellastra a giugno di quest’anno. È stato un grande giorno. C’era
abbondante cibo e molte persone. Tutti gli occhi erano su di noi. Wow! La parte
più interessante per me è stata quando la sposa ha lanciato il bouquet e ho
saltato così in alto tanto da prenderlo. Avresti dovuto vedere la mia faccia…(ehi,
avete anche voi questa tradizione di lanciare il bouquet?) Comunque sia mi sono
molto divertita. Non vedo l’ora che arrivi il mio matrimonio un giorno.
Ancora apprezzo e sempre apprezzerò l’aiuto che mi dai.
Oggi, mi sento cresciuta; ieri ero solo una bambina. Grazie.
L’ultima notizia che ti vorrei raccontare riguarda la mia sorella maggiore che
ha finito la scuola secondaria e si è iscritta all’università mentre mio fratello
minore si iscriverà l’anno prossimo alle superiori. È fantastico come le cose siano
avvenute. Spero di poterti raccontare delle nuovi grandi notizie e, come sempre,
spero di sentirti presto.
Con affetto,
Anita
I nostri bambini di valore
93
“Siamo arrivati in Uganda nel 2003
per lavorare con i bambini più svantaggiati.” Spiega suor Lincy. “Abbiamo
visto bambini molto intelligenti che
non erano in grado di sviluppare le
loro capacità principalmente a causa
della povertà e per problemi famigliari.
A causa della povertà, molti genitori
non pensano al domani. Sono famiglie
numerose, e in alcuni casi, nessuno
pianifica il proprio futuro. Chiediamo
loro di iniziare a guardare non solo al
passato ma anche al loro futuro.”
Attraverso una delle nostre congregazioni che stava già collaborando con
AVSI, abbiamo conosciuto AVSI e abbiamo anche noi iniziato una collaborazione con loro per il progetto OVC.
Abbiamo scelto i bambini che erano
più bisognosi ma anche interessati alla
scuola. Abbiamo anche coinvolto le
famiglie nel progetto attraverso il sostegno di attività che potessero generare un’entrata economica, come tessere
i tappeti, allevare maialini e pollame.
Oggi, ci sono 77 bambini del nostro
progetto che frequentano la scuola.
94
I nostri bambini di valore
In alto: bambini in una scuola primariaIn mezzo: un insegnante spiega come fare l’orto ai suoi studentiIn basso: suor Janet parla con Florence a casa sua
Nakaseke
AVSI ha migliorato la nostra capacità di
seguire i bambini bisognosi attraverso
diversi corsi di formazione. Ora siamo
in grado di capire meglio le famiglie, il
comportamento dei bambini, e persino la comunità attorno. In alcuni casi
di estrema difficoltà o traumi abbiamo
dovuto portare qualche bambino in convento per vivere temporaneamente con
noi mentre continuavamo il dialogo con
i loro genitori.
Ogni bambino ha una storia differente,
certamente, ma in molti casi abbiamo
visto bambini che per un motivo o per
Suor Rose si occupa di 77 bambini al centro di Nakaseke
l’altro hanno lasciato volontariamente
o sono stati indotti a lasciare le loro
famiglie. Nella maggior parte dei casi
si tratta di un problema che può essere
risolto attraverso il dialogo e i bambini
possono rientrare tranquillamente nelle
loro famiglie.
L’esperienza ci ha dimostrato che il
nostro aiuto alle famiglie porta grandi
risultati che comprendono un’attenzione
maggiore ai bambini bisognosi e un’attenzione particolare all’educazione del
bambino e agli altri suoi bisogni principali, tra cui quelli emotivi.
Scheda OVC/SAD
“Questi bambini mi fanno ricordare ogni giorno
il mio passato. I loro piccoli volti mi guardano e
io capisco che devo fare del mio meglio
per essere un esempio per loro.”
- Tusabe Florence.
Introduzione:
Dopo la morte di sua mamma, Tusabe ha vissuto una situazione famigliare difficile e ha ripreso la scuola dopo aver
incontrato le suore a Nakaseke. Terminati i corsi professionali di sartoria, è diventata un punto di riferimento per i
bambini del centro Giovanni Bosco.
Data:
Gruppo:
Codice:
03.05.10
NAK
017
Nome del bambino:
Data di nascita:
TUSABE FLORANCE
11.08.91
Sesso:
Luogo di nascita:
Residenza:
Kibooba, Nakaseke
F
Kibooba, Nakaseke
Padre: Ndayisaba Lawrence
Stato: in vita
Residenza: Kibooba, Nakaseke
Professione: portinaio
Madre: Zamukunda Rose
Stato: deceduta
Residenza: Professione: Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: -
“In passato ho dovuto affrontare molte difficoltà in casa che mi hanno portato a lasciare
la scuola. Mia madre è morta quando ero così piccola che non mi ricordo di lei. Mio padre
ha avuto un’altra moglie e altri due bambini. Dopo la nascita di mia sorella, Sara, sono
rimasta a casa per prendermi cura di lei perché la mia matrigna era impazzita. Allora
avevo terminato solo la quinta elementare e quando ho incontrato le suore un anno dopo,
ho raccontato loro la mia situazione; tuttavia, era ormai troppo tardi per tornare a frequentare regolarmente la scuola.”
“Dopo aver incontrato le suore, ho cominciato a frequentare il corso professionale di formazione sartoriale presso il centro Giovanni Bosco.
Ero triste per aver perso così tanti anni di scuola ma sono entrata al corso professionale
contenta perché mi sono resa conto che questa era la mia occasione. Ho imparato a fare
vestiti. Oggi, confeziono quei vestiti piena di gioia, ma ciò che amo più di tutto è che li faccio per le mie sorelle e i miei fratelli più piccoli che una volta erano come me. Guardare
alle loro piccole facce sorridenti mi aiuta a fare del mio meglio ogni giorno.”
Suor Rose incontra la famiglia di Tusabe Florence a Nakaseke
“Sono felice perché sono qui, sto lavorando e sono come la sorella maggiore per molti
bambini. Sono felice di avere tutti questi fratelli e sorelle che mi ascoltano e mi fanno
ridere. Sto lavorando come sarta, facendo e riparando uniformi per la scuola e vestiti
per tutti i bambini. Mi piace essere una sarta. È ciò per cui ho studiato e in cui ora sono
brava.”
I nostri bambini di valore
97
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
Acan è stata adottata da sua zia Agnes, membro del Meeting
Point International di Kireka, dopo la morte dei genitori a
causa dell’AIDS. Ragazza in buona salute, Acan è un faro
di luce per la sua famiglia, cerca di aiutare tutti coloro che
hanno bisogno. Eccellente a scuola, Acan spera di poter
realizzare il suo sogno di diventare un’infermiera.
Meeting Point
“Il Meeting Point è nato partendo da
una idea di base cioè che, se non prendi
coraggio, l’AIDS ti fa nascondere,” spiega Noelina, direttrice del Meeting Point
di Kampala, uno dei 4 Meeting Point
esistenti in Uganda, nati dalla stessa
origine.
“A metà degli anni ’80, un uomo sieropositivo, Elly Ongee a Kitgum, e poi
una donna, Rose Akumu, a Kampala,
cominciarono ad aprirsi agli altri per
discutere del loro stato con altre persone
sieropositive, nel tentativo di trovare
un modo per vivere senza essere definiti
dalla propria malattia. Condividevano
questa idea che “anche se sei sieropositivo hai un valore in quanto essere
umano.” Lo scopo era dare speranza
a tutte quelle persone che, come loro,
erano state abbandonate… e chi avrebbe
immaginato che si sarebbe trasformato
in tutto questo.”
tante, l’organizzazione è soprattutto un
luogo dove i membri possono condividere le esperienze e avere il sostegno di altri
che vivono le stesse situazioni difficili e
hanno gli stessi desideri.
Il modo in cui mi rapporto alle persone
è cambiato e migliorato, dice Nicholas
del Meeting Point International. “I corsi
di formazione mi hanno fatto incontrare altre persone, e hanno promosso un
legame tra noi, e ora li conosco personalmente. C’è una rete di rapporti quasi
in tutto il paese ed è una ricchezza che
non sparirà facilmente. Mi è stata data la
possibilità di parlare e presentare il mio
lavoro ad altre persone, di raffinare l’arte
del parlare in pubblico e capire veramente il lavoro di squadra”.
“L’idea dalla quale è nato il Meeting
Point International deriva dal desiderio
che ciascun uomo possa capire chi è e a
Da allora si sono formati quattro gruppi chi appartiene e possa scoprire il proprio
valore, cioè la sua dignità,” spiega Rose
chiamati “Meeting Point”, ma l’idea di
Busingye, la direttrice. “Vogliamo comubase rimane la stessa. Il Meeting Point
nicare questa idea che ogni uomo, grande
offre aiuto a livello sanitario ed educao piccolo, malato o handicappato, ha un
tivo a migliaia di donne sieropositive
valore ed è responsabile per se stesso.”
e alle loro famiglie, e, cosa più impor-
98
I nostri bambini di valore
Data:
31.12.09
Gruppo:
KIR
Codice:
0724
Nome del bambino:
Data di nascita:
ACAN ANNET
04.07.98
Luogo di nascita:
Sesso:
Residenza:
Pajule, Pader
F
Kireka, Kampala
Padre: Nsambya, Kampala
Stato: deceduto
Residenza: Professione: Madre: Aceng Mary
Stato: deceduta
Residenza: Professione: Tutore: Adong Agnes
Residenza: Kireka, Kampala
Professione/fonte di reddito: spaccare le pietre
Relazione con il bambino: zia
“Siamo di Pajule originariamente, ma ora viviamo a Kireka,” spiega Agnes Adong, la zia di
Acan. “Siamo arrivati a Kampala nel 1999, a causa della guerra nel nord. Questo fu prima
che Acan venisse con noi. Arrivammo qui perché c’erano tante persone di etnia Acholi
provenienti da quella zona: insieme potevamo stare in pace”
“Sono andata a casa nel mio villaggio dopo che la madre di Acan era morta e ho visto che
la nonna era troppo anziana per prendersi cura di lei. Acan si ammalava spesso in quel
periodo. Pensammo che forse la malattia di sua madre avesse potuto contagiarla e questo
fu il momento in cui decisi di portarla a vivere qui con noi. L’ho portata a fare dei controlli
non appena arrivammo qui e scoprimmo che era HIV negativa.
“Voglio diventare una infermiera, e voglio prendermi cura degli orfani come me ed aiutarli
ad andare a scuola,” dice Acan. “A lei piace aiutare le persone malate,” dice sua zia Adong.
“Anche quando vedo che lei è troppo stanca, provo a dissuaderla dall’andare ad aiutarle, lei
va comunque!”.
“Costruirò una casa per mia zia come segno di riconoscenza per il suo aiuto e aiuterò
anche le persone povere, i miei amici, e specialmente gli orfani. Mia madre morì prima
ancora che io cominciassi a camminare, quindi non so cosa avrei fatto se mia zia non mi
avesse aiutato.”
“Acan è una bambina molto educata. È rispettosa, diversamente da molti bambini di questi
tempi. Anche quando fa qualcosa di sbagliato, chiede scusa e accoglie le correzioni in
maniera positiva. Sono orgogliosa di lei. Sono sempre felice di essere con lei e soprattutto
felice che lei frequenti la scuola. Sono veramente grata ai suoi sostenitori perché non ce
l’avrei fatta da sola” dice la zia di Acan.
Scheda OVC/SAD
Introduzione:
La madre di Davis Eseza si unì al Meeting Point di Kampala
dopo essere stata indirizzata da un amico. Trovare un aiuto
per i suoi bambini è stato come una cura per lei, dice. Davis,
determinato a tirar fuori la sua famiglia dalla povertà, diventerà un dottore…o un avvocato… qualsiasi cosa che possa
portare una nuova vita, dice.
Data:
Gruppo:
Codice:
03.12.10
NAW
5054
Nome del bambino:
Data di nascita:
HABARIMANA DAVIS
18.10.93
Sesso:
Luogo di nascita:
Residenza:
Mulago - Kampala
M
Namuwongo - Kampala
Padre: James Byarimana
Stato: deceduto
Residenza: Professione: Madre: Eseza Nankumba
Stato: in vita
Residenza: Namuwongo - Kampala
Professione: gestisce un piccolo chiosco
Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino:Sopra: membri del Meeting Point si trovano a produrre collane di carta per raccogliere fondi
Sotto: un membro del Meeting Point e suo figlio ricevono la vista di un‘assistente sociale di AVSI
“Quando nostro padre morì, ci mancavano i soldi per l’affitto della casa, quindi dal
monolocale della mia famiglia in Kampala ci siamo trasferiti da questa parte,” dice
Davis. “Mia madre gestisce un piccolo chiosco qui fuori casa nostra e prepara il cibo
che prendo la mattina presto prima di andare a scuola. Non guadagna abbastanza da
darmi soldi, ma mi dà il suo tempo ed è sempre disponibile a parlare. Mi dice di essere
fiduciosa negli altri, di essere gentile con i miei amici a scuola e di continuare a studiare dal momento che questo è l’unico modo per superare la situazione attuale. Lei è una
buona madre.”
Quando mia madre seppe del suo stato di sieropositiva attraverso il Meeting Point di
Kampala, una ONG locale che aiutava le donne sieropositive, fu sconvolta. Aveva già
molti altri problemi da risolvere - non era nemmeno sicura di poter andare avanti. In
quel momento, Noelina - direttrice del Meeting Point - intervenne aiutandoci a frequentare la scuola. “Quel giorno, quando mi resi conto che mio figlio stava per ricevere
un sostegno per andare a scuola, non potemmo neanche cenare. Danzammo quasi tutta la notte. Fu un sollievo così grande. Ora sapevo che potevo occuparmi di altre cose
mentre mio figlio studiava.”
“Da quando il progetto ci ha dato questo aiuto il nostro futuro è così chiaro” riflette
Davis.
Davis vorrebbe diventare un dottore. Anche se ha già incontrato molte difficoltà, sa che
può contare sull’incoraggiamento e il supporto di sua madre.
100
I nostri bambini di valore
Ora riportiamo alcuni risultati di un’analisi svolta
recentemente intervistando i partner del
progetto OVC. I bambini, le loro famiglie,
le comunità, le organizzazioni che offrono servizi
ai bambini e anche gli assistenti sociali coinvolti…
tutti possono essere visti come fiori e frutti che
sono germogliati come risultato del progetto…
Pensando alla definizione di vulnerabilità che ci hanno insegnato, come squilibrio tra i bisogni e le risorse dei bambini, spesso è più facile guardare ai bambini
cominciando a pensare ai bisogni. Se non guardi attentamente, rischi di vedere
solo i bisogni. La formazione di AVSI sull’osservazione del bambino ci ha aiutato a
vedere le risorse là dove una volta vedevamo solo bisogni. Ci siamo resi conto che
rispondere solo al bisogno senza considerare le risorse inerenti al bambino porta
alla dipendenza. Oggi, siamo consapevoli di non aver risposto probabilmente a
tutti i bisogni dei bambini, ma siamo certi di averli aiutati a rispondere loro stessi
alla maggior parte delle loro esigenze. Sanno che sono più grandi delle circostanze in cui si trovano. Sono più forti di quello che si immaginano.
“Ora capisco che educare significa partire da se stessi ed essere poi capace di
dare. I miei rapporti personali sono migliorati moltissimo e questo si può vedere
nel modo in cui parlo ai bambini e ai membri della famiglia e anche alle altre persone che incontro nella mia vita”
Margaret - assistente sociale di AVSI Gulu
A sinistra: bambini a Opit, nel distretto di Gulu
102
I nostri bambini di valore
Sotto: Margaret,assistente sociale di Gulu (foto di Elisabetta Ponzone, AVSI)
La pazienza è una virtù importante che tutti coloro che lavorano o vivono con i
bambini con disabilità devono avere. È come se fosse l’unica cosa che ti fa avvicinare al bambino. Ho partecipato al corso di formazione di AVSI
sull’ “osservazione e il processo di aiuto del bambino”, e questo ha segnato un
nuovo inizio per me. Sono cambiata, ho cominciato a prestare attenzione ai dettagli e poi mi sono resa conto che in poco tempo mi sembrava di capire tutti gli
elementi di ciascun bambino. Mi sono avvicinata a loro e loro si fidavano di me.
Oggi prendo del tempo per osservare tutti gli aspetti del bambino; li apprezzo;
interagisco con loro e poi, ancora prima di rendermene conto, siamo diventati
buoni amici. Diversamente da prima, quando facevo le visite a casa dei bambini
per lavoro, per fare vedere ad AVSI di aver fatto quanto chiesto, oggi lo faccio
per me stessa, vado a vedere i miei amici, i piccoli bambini e le loro famiglie.
Juma Babinsiibire è uno dei bambini che aiuto. È sordo. All’inizio del progetto
OVC, veniva a scuola trasandato, disorganizzato e infelice. Sembrava trascurato - come se fosse sempre in trance. Era sempre distratto e distante. Piano
piano, ho cominciato ad interessarmi a lui e a fargli visita a casa e ad interagire
anche se non si relazionava per niente con me. Ho fatto capire loro che per me
era una persona di valore e questo ha risvegliato i suoi parenti. Lentamente,
Juma ha cominciato a migliorare, venendo a scuola pulito, sorridente e a testa
alta. Oggi, persino i suoi parenti vengono a fargli visita a scuola e puoi vedere
che c’è stato un enorme cambiamento nel loro modo di comportarsi nei suoi
confronti.
Come nel caso di Juma, in molte relazioni con bambini disabili, spesso i genitori
si sentivano in imbarazzo a essere visti insieme ai loro bambini e quindi non
erano mai stati coinvolti nella loro vita, li tenevano a casa, nascosti, ed erano
perplessi sul modo di comunicare con loro perché non sapevano come fare.
Oggi, vengono a imparare come comunicare con i loro bambini. Li apprezzano e
li guardano come esseri umani senza focalizzarsi sulla disabilità. Sono presenti
durante le ore di visita a scuola e sono amici tra loro – aiutandosi reciprocamente tra adulti con gli stessi problemi.
Elisabeth - scuola ugandese per non udenti, Ntinda
Elisabeth, Juma (seconda da destra) e altri bambini alla scuola per non udenti di Ntinda.
con i suoi genitori. Ho mostrato loro di apprezzare Juma, che gli volevo bene
I nostri bambini di valore
105
Il corso di formazione sul valore della vita che ho frequentato propone un modo di
Grazie al sostegno economico cha abbiamo potuto dare per migliorare
approcciarsi all’AIDS completamente diverso. Man mano acquisisci informazioni
la qualità dell’educazione, fornendo le scuole di attrezzature per il labo-
corrette, capisci che la scelta di fare il test, di vivere positivamente o negativamente,
ratorio, banchi, libri di testo, e facendo corsi per gli insegnanti, abbiamo
deve sempre partire da qualcosa d’altro. Senza capire che il valore di una persona
notato molti cambiamenti positivi. Di recente, abbiamo dato alla scuola
è più grande di qualsiasi circostanza - anche dell’AIDS, uno non potrà mai prendere
Superiore Comprehensive di Kitgum le attrezzature per le lezioni di scien-
con fiducia le decisioni corrette. Questo corso mi ha permesso di guardare ai bambini
ze. In questa scuola 41 bambini sono sostenuti a distanza su un totale di
sieropositivi in maniera diversa. Non definisco il bambino a partire dalla malattia.
300 studenti. Il Preside ci ha informato che il rendimento degli studenti
Innanzitutto il bambino è il mio primo punto di partenza, e poi le circostanze in cui il
nelle materie scientifiche è migliorato e un maggior numero di bambini si
bambino si trova mi offrono la possibilità di avvicinarmi a lui e di aiutarlo.
è iscritto alla sua scuola. Nel passato, le attività ricreative erano considerate una perdita di tempo ma oggi notiamo che il numero di bambini che vi
All’inizio, quando un bambino veniva inserito nel progetto di sostegno, i genitori met-
partecipa è aumentato, e anche la loro partecipazione attiva è aumentata.
tevano nelle mani dell’organizzazione tutte le responsabilità. Oggi è diverso: i genitori
L’anno scorso, i bambini hanno organizzato degli eventi di loro iniziativa e
sono coinvolti nell’educazione dei loro bambini, vanno a scuola e negoziano con le
hanno persino dato dei regali agli assistenti sociali.
scuole per pagare delle rette scolastiche inferiori. Quando il loro bambino è ammalato,
lo portano all’ospedale e ci informano, in seguito, quando sta meglio. I genitori sono
Ketty Opoka, Meeting Point Kitgum.
più volenterosi a contribuire per le rette scolastiche o per acquistare il materiale
scolastico. È fantastico il cambiamento che si è verificato e possiamo dire che questo è
stato possibile solo grazie al progetto. Ci hanno fatto rendere conto dell’importanza di
usare un approccio centrato sulla famiglia. Ci consultiamo sempre con i genitori; noi,
in realtà, integriamo solo i loro sforzi.
Sarah, Ignatius, Mercy- assistenti sociali AVSI Kampala
Grazie ai corsi di di formazione sul monitoraggio e la valutazione e grazie agli strumenti che usiamo, (le schede raccolta dati), possiamo controllare efficacemente i
bambini e verificare la realizzazione dei piani di intervento. È interessante constatare
che stiamo utilizzando questi strumenti per produrre dati e documenti utili ai donatori e di questo sono molto riconoscenti. Siamo organizzati e siamo anche in grado di
ottenere fondi da altri enti. Abbiamo un piano di lavoro sistematico, rapporti trimestrali e persino schede ben compilate su ogni bambino. La nostra struttura di monitoraggio e valutazione è molto ben organizzata ma anche molto semplice – dicono gli
assistenti sociali di due partner locali.
Marcel, Nancy, Bansely - Welcoming Home e Reach out Mbuya
106
I nostri bambini di valore
Ketty si incontra con Eric, un bambino sostenuto a Kitgum, Uganda
Quando lavori in un posto dove senti di vivere veramente la tua vita nel modo che vuoi,
sai di essere nel posto giusto. Ho lasciato AVSI qualche anno fa dopo averci lavorato
come assistente sociale, ma presto sono tornata sui miei passi. AVSI è una famiglia.
Tu ci entri una volta e ti senti parte di esso. Semplicemente vi appartieni, nello stesso modo in cui apparteniamo alle nostre famiglie, ai nostri genitori. È come sentirsi a
casa, perché il tuo lavoro è semplicemente un espressione di te stesso.
Sono un’assistente sociale di professione; nonostante questo, oggi faccio molte altre
cose e ora sono responsabile del monitoraggio del progetto. Ma anche se ho a che fare
con i numeri e con i grandi risultati, cerco di rimanere in contatto con le persone che
sono dietro a queste storie e ai numeri. La più toccante delle esperienze è vedere la
faccia di un piccolo bambino che ti sorride. Questi momenti non sono mai sufficienti.
Pian piano essi diventano parte di te, come una dipendenza, e tutto ciò che vuoi fare è
far sorridere un altro bambino.
La metodologia è chiara: l’io al centro come un essere prezioso. E quindi l’investimento
è fatto su di me. I corsi di formazione sono indirizzati prima di tutto a me e poi, quando
Scuola primaria di San Kizito, Kampala, Uganda
ho capito e adottato l’insegnamento su me stessa, questo diventa una spirale che si
diffonde verso tutte le persone che incontriamo. È facile pensare: bene, sono istruito e
so come vanno le cose, me ne posso prendere cura io. Ma ho cercato di essere umile. So
Abbiamo cominciato a capire che le attività ricreative sono un momento in cui il
che imparo qualcosa ogni giorno dalle esperienze più semplici che incontro. Ho impara-
bambino può giocare le sue emozioni e il suo carattere. L’assistente sociale può
to molte cose, ma una tra tutte, quella più importante, è che ogni giorno vengo educata.
osservare e capire meglio un bambino durante queste attività. Organizziamo
Mi rendo conto che anche i bambini più piccoli e tutti quelli che mi stanno intorno han-
corsi di musica, di ballo, giochi, sport ecc. che valorizzano la parte migliore di
no molto da insegnarmi e anch’io ho molto da insegnare agli altri e quindi devo essere
ciascun bambino, è un modo attraverso il quale un bambino può esprimere se
cosciente di questo.
stesso. Per noi del Meeting Point di Hoima, che lavoriamo prevalentemente con
persone colpite dall’AIDS, le attività ricreative sono state veramente uno degli
Recentemente ho frequentato un corso sulla terapia del gioco e una delle unità del
strumenti principali per ridurre il fenomeno della discriminazione e permettere
corso era sull’educazione dei figli. Ho sempre amato leggere qualsiasi tipo di informa-
a tutti i bambini di riscoprire se stessi. Senza il progetto OVC probabilmente non
zione su questo tema e in realtà ho molto materiale a casa. È stato quasi come andare
avremmo capito questa cosa.
a vedere se c’era qualcosa che ancora non sapevo, e sono rimasta sorpresa che come
genitore, avevo ancora molte cose da imparare su me stessa e poi su come crescere
Veronica, Meeting Point di Hoima
i miei figli. È incredibile l’impatto che il corso ha avuto su di me. Guardo le azioni dei
miei bambini oggi in un modo diverso e quindi rispondo in maniera diversa. Ed evidentemente sono sempre colpita da come gli esseri umani siano diversi e da come sia
importante riconoscere queste differenze.
108
Rital Larok, AVSI Kampala
I nostri bambini di valore
Tabella dei servizi fondamentali: Uganda/Rwanda/Kenya
OVC distribuiti per età
Over 18
23%
Aree fondamentali
2-4
1%
5-11
23%
Cibo e supporto nutrizionale
Primary
direct*
2,423
Supplemental
direct **
5,070
6,276
3,542
Casa e assistenza
personalizzata
Protezione
12-17
53%
Altre vulnerabilità
28%
Descrizione
Comprende semi e strumenti per gli orti della comunità, cibo
come supporto terapeutico per le persone malnutrite
e/o bambini malati di HIV/AIDS e i loro tutori.
Sono i bambini che vivono in istituti, o in case di accoglienza
o coloro che sono in famiglie molto povere che non sono
in grado di sostenere le spese per l’affitto o per la riabilitazione
della casa. Per assistenza si intende supporto materiale dato
in casi specifici.
975
Comprende: aiuti ai bambini che devono fare il certificato
di nascita, e aiuto alle istituzioni che possono fornire protezione
ai bambini di strada o a coloro che vengono recuperati
in situazioni di illegalità.
Assistenza sanitaria
14,776
6,493
82,177
Supporto psicosociale
14,776
5,488
81,454
Educazione
13,937
4,114
45,269
Opportunità economiche/
attività generatrici di reddito
TOTALE
Vulnerabilità
Indirect#
7,255
8,153
14,776
32,860
Accesso all’assistenza sanitaria di base, assistenza sanitaria
per bambini sieropositivi, con accordi con ospedali, centri di
assistenza e cliniche, assicurazioni sanitarie.
Comprende le visite di controllo e di counseling, attività ricreative
e sportive. Comunicazioneper e dai sostenitori italiani (disegni,
lettere,cartoline per Natale).
Comprende il pagamento delle rette scolastiche, materiale
scolastico, corsi di recupero scolastico, interventi nelle scuole per
un’educazione di qualità come riabilitazione e corsi per insegnanti.
Corsi di economia di base e materiale per attività generatrici
di guadagno, per i bambini e le loro famiglie.
208,900
Formazione
Orfani da genitori morti per HIV/AIDS
68%
Area di programma
Numero di genitori/tutori formati
nell’assistenza ai bambini orfani
e vulnerabili
Uganda
1,565
Rwanda
Kenya
742
2,062
*Primary direct: bambini che ricevono il sostegno in almeno 3 aree
**Supplemental direct: bambini che ricevono il sostegno in una o due aree
# Indirect: bambini sostenuti in maniera collettiva, non individualmente
A sinistra. Un bambino a Kitgum, Uganda. 4%
Genitori in vita sieropositivi
Sotto: Scuola Little Prince, Nairobi, Kenya.
Totale
4,369
AVSI in RWANDA
Kigali
Kimihurura – Rugando
(Ville de Kigali) – Parcelle 773
B.P. 3185
AVSI in KENYA
P.O. Box 759
00618 Ruaraka, Nairobi
Tel.: +254 20 8562453
AVSI in UGANDA
Ggaba Road – Plot 1119
P.O. Box 6785 – Kampala
Tel.: +256 312 501 604/05
AVSI-USA DC Office
529 14th street NW suite 994
Washington, DC 20045
Tel./Fax: +1 202 429 9009
[email protected]
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f: +39.02.67.49.00.56
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