Volti di Speranza I nostri bambini di valore I fiori e i frutti del progetto OVC di AVSI I nostri bambini di valore Fotografia e design: Brett Morton per AVSI Testo: Brett Morton, Lucia Castelli, Rita Larok, Jackie Aldrette Illustrazioni: Cecil Obura, studente aiutato dal progetto OVC a frequentare una scuola di design Impaginazione e Stampa: Arti Grafiche Fiorin - S.Giuliano Milanese Ringraziamenti speciali ad AVSI Uganda, Rwanda, Kenya, USA e Italia. Grazie a tutti i partner e a tutte le persone che hanno partecipato in vario modo alla realizzazione di questo libretto. Ciascun bambino incontrato, coinvolto o meno nel progetto, è stato a suo modo fonte di ispirazione. Un ringraziamento sincero a USAID per i 5 anni di partnership nel progetto OVC. I punti di vista espressi in questo libretto riflettono i punti di vista di AVSI e non necessariamente quelli di USAID. Stampato in Giugno, 2010 In 5 anni, il progetto OVC di AVSI ha sostenuto direttamente l’educazione di più di 14.000 bambini. Per AVSI il progetto OVC non coinvolge solo 14.000 bambini. Il progetto coinvolge un bambino, una famiglia e una comunità moltiplicato per 14.000 volte. Sopra: Kibera, Nairobi. Sotto: bambino della scuola materna al Centro St.Antoine, Rwanda. Introduzione I giardini dell’Africa Orientale sono un miscuglio di colori in costante trasformazione e di forme varie nel paesaggio multiforme della regione. Dalle sinuose colline del Rwanda ricoperte di piante di caffè ai vasti campi di Mulot nella Rift Valley in Kenya, la vita continua tranne per poche eccezioni. Con la stessa persistenza di questi giardini in fiore, se nutriti con solidarietà e speranza, i semi del desiderio umano continuano a portare sviluppo nella Regione dei Grandi Laghi. Ciascuna persona, ciascuna famiglia, e ciascuna comunità sostenuta dal progetto OVC “I nostri bambini di valore/Our Valuable Children”, è come un frutto o un fiore in questi giardini, dove i diversi colori e le diverse forme rispecchiano le esperienze vissute e le vite cambiate nel corso degli ultimi 5 anni di attenzione amorevole. Questa pubblicazione è come una finestra sul giardino dell’Africa. Grazie ai numerosi finanziatori privati e pubblici di AVSI che hanno reso possibile la sua presenza nell’Africa Orientale, insieme al contributo del Governo degli Stati Uniti, attraverso USAID (Agenzia della cooperazione americana) e PEPFAR (il piano presidenziale di emergenza per l’Aids), possiamo raccontare lo sviluppo creato dal progetto OVC in questi 5 anni. INTRO P.13 RWANDA P.24 KENYA P.50 UGANDA P.80 Siete invitati a esplorare questo giardino con noi, per essere testimoni dei frutti e dei fiori che sono sbocciati, e per vedere come, insieme, siamo riusciti a favorire la crescita dei nostri bambini di valore e delle loro comunità, per aiutarli a far germogliare i semi per il futuro. Ogni storia che viene raccontata serve a ricordarci che dietro ad ogni numero del database del progetto c’è una faccia, una storia, e la possibilità che cambiando le prospettive di un bambino si possa di fatto avere un’influenza positiva sulla vita di molti altri. Scuola Primaria S.Kizito, Kampala, Uganda I nostri bambini di valore 11 Il progetto OVC e SAD (Our Valuable Children / I nostri bambini di valore e il programma di Sostegno A Distanza) Sin dall’inizio del suo lavoro in Africa, AVSI ha messo in atto programmi dove i bambini sono i primi beneficiari. La preoccupazione di AVSI è rivolta allo sviluppo globale di ciascun bambino, considerato come persona dotata di una inestimabile dignità e di un potenziale, unico e irrepetibile. Per molti anni, il programma di sostegno a distanza (SAD) di AVSI ha reso possibile già a migliaia di bambini di andare a scuola, accedere ad una assistenza sanitaria regolare e di emergenza, e percepire l’attenzione e la cura da parte degli adulti nelle loro comunità. Attraverso il sostegno a distanza, a ciascun sostenitore è stato affidato un bambino e la sua famiglia, i quali ricevono il sostegno per l’educazione, la salute, il benessere psicosociale e la protezione, grazie al lavoro delle organizzazioni partner selezionate all’interno delle loro comunità. In genere AVSI si è concentrata sul sostegno alle famiglie più emarginate e più bisognose, molte di loro gravemente colpite dall’epidemia di AIDS così forte in Africa. ra diretta sia attraverso organizzazioni locali, includendo negli obiettivi del programma il rafforzamento e la formazione delle capacità di tutti gli adulti coinvolti con i bambini, compresi i genitori e i “tutori” (le persone responsabili dei bambini, spesso membri della famiglia allargata, molto frequente in Africa, ndt), gli assistenti sociali e i partner locali. Nel corso degli ultimi 5 anni, AVSI con le 114 organizzazioni partner ha raggiunto più di 14.000 bambini e le loro famiglie in molti modi concreti. Nel 2008, il progetto OVC di AVSI si è ampliato anche in Costa d’Avorio, dove, su richiesta dell’agenzia USAID, AVSI ha adattato il programma OVC al contesto locale ivoriano, rispondendo alle sfide e opportunità che questo presentava. L’iniziativa presidenziale americana PEPFAR fu avviata nel 2004 e ad AVSI fu assegnato un accordo di cooperazione per espandere il suo intervento in tre paesi: Uganda, Rwanda e Kenya. Lo scopo generale del progetto è stato quello di migliorare il benessere degli orfani e dei bambini vulnerabili (OVC) promuovendo le loro capacità, insieme a quelle delle loro famiglie e comunità. AVSI ha scelto di lavorare sia in manieLe tende mobili e le sensibilizzazioni per l’AIDS, Rwanda I nostri bambini di valore 13 Il nostro metodo OVC sono le iniziali in inglese delle parole Orfani e Bambini Vulnerabili… Ma quando incontri questi bambini, non puoi definirli ‘vulnerabili’. Ti rendi conto che ciascuno di loro ha un grande valore. Quindi abbiamo cambiato il nome del progetto in Our Valuable Children, “I nostri bambini di valore”. Questa è la spiegazione data da Lucia Castelli, responsabile del progetto OVC di AVSI, per dar ragione della stupenda trasformazione dell’acronimo assegnato dal finanziatore. Questa ragione nasce dall’approccio metodologico di AVSI: porre l’attenzione sulla centralità della persona. L’essere umano non è ridotto alla condizione di bisogno o di vulnerabilità, ma, a prescindere da quanto sia grave la situazione di bisogno in cui vive, è guardato per la sua dignità umana. Ciascun bambino è unico e AVSI cerca di accompagnarlo lungo il suo cammino di autoconsapevolezza e di aiutarlo a realizzare al meglio il suo potenziale. Questa compagnia richiede la presenza di adulti in grado di seguire i bambini, identificare i loro bisogni e le loro risorse e aiutarli a crescere. Ciascun bambino ha bisogno dell’amore dei suoi genitori per crescere e la famiglia (naturale o di accoglienza) che è il luogo naturale di appartenenza. È solo attraverso questo rapporto d’amore e questa appartenenza che un bambino può essere educato e può diventare adulto, ed è per questo che un essere umano sempre si definisce in relazione a un’altra persona. Allo stesso modo, le famiglie sono legate in comuni- 14 I nostri bambini di valore tà, ciascuna delle quali racchiude valori e legami sociali. Il benessere della comunità contribuisce al benessere della famiglia perché le permette di crescere, di guadagnarsi da vivere e di avere accesso ai servizi sociali. Per il valore dato alla persona, alla famiglia e alla comunità, il progetto OVC è realizzato in collaborazione con molti partner locali, organizzazioni comunitarie di base (CBO), ONG e scuole che sono radicate nella comunità dove vivono i bambini. Questi partner identificano e mantengono un contatto e una relazione regolare con i bambini e le loro famiglie e li accompagnano lungo un tratto del cammino della loro vita. AVSI ha avviato un metodo di collaborazione basato sul concetto di scambio orizzontale, sostegno e comunicazione, più che sul flusso verticale più tradizionale di risorse e potere. Sebbene non sia sempre perfetto e facile, questo modo di lavorare con le varie organizzazioni è stato assolutamente essenziale per far crescere la capacità delle comunità di identificare, valutare, raggiungere e monitorare i bisogni e i servizi dei bambini più vulnerabili e delle famiglie. Questo modello di partnership è stato anche il fattore chiave per AVSI per raggiungere grandi numeri rimanendo fedeli ad un approccio metodologico che sottolinea l’attenzione alla persona e alle relazioni interpersonali. Il punto di partenza per AVSI è il valore che le organizzazioni radicate a livello locale hanno per il semplice fatto di essere l’espressione delle persone stesse, dei loro valori, dei loro obiettivi e aspirazioni ad un bene comune. Cyprian, il responsabile di uno dei partner locali, con i bambini della scuola di Mutuati, Kenya Strumenti Per raggiungere un obiettivo così ambizioso, AVSI, in collaborazione con la Fondazione per la Sussidiarietà (partner culturale e scientifico), all’inizio di questo programma ha sviluppato degli strumenti comuni per identificare i bambini, valutare gli interventi e lavorare in maniera omogenea nei vari paesi per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ad ogni passo del cammino, AVSI ha insistito sulla qualità degli interventi svolti affinché fossero utili e dessero come risultato un miglioramento durevole per i beneficiari. Sono stati elaborati diversi strumenti per aiutare a guidare il progetto e dare coerenza al lavoro dei diversi partner nei tre paesi. I bambini e le famiglie più bisognose venivano identificati nei loro villaggi e nelle loro comunità dai partner locali, senza imporre parametri di vulnerabilità che sempre cambiano da contesto a contesto, ma basandosi sulla conoscenza diretta dei partner. Il primo strumento sviluppato a partire dalle esperienze precedenti è stata la scheda OVC/SAD, dove vengono riportate tutte le informazioni sul bambino e sulla famiglia, la valutazione della sua vulnerabilità e il piano di intervento individuale. La definizione di vulnerabilità sviluppata da AVSI è basata su anni di esperienza e di riflessione: la vulnerabilità è essenzialmente causata da una mancanza di equilibrio tra i bisogni del bambino 16 I nostri bambini di valore e della famiglia da una parte e le loro risorse dall’altra. Il secondo strumento è la mappatura della rete sociale che indica la rete di relazioni e rapporti che una persona ha e su cui può contare. Entrambi gli strumenti aiutano chi valuta la situazione iniziale del bambino, a vedere al di là dei bisogni e a scoprire gli elementi preziosi e le risorse, promuovendo una posizione di partenza positiva e solidale, invece che negativa e paternalistica. Questi strumenti sono stati sviluppati grazie a un processo partecipativo, attraverso il quale AVSI e i suoi partner hanno imparato a definire i veri bisogni di una situazione, cogliendo informazioni rilevanti che possono poi essere paragonate con il livello di vulnerabilità dei bambini. Gli strumenti assicurano ad AVSI e ai suoi partner di poter iniziare un rapporto con ciascuna famiglia e bambino con una chiara visione della situazione e con informazioni sufficienti per creare un piano di intervento specifico. Poiché è necessario un coinvolgimento con le famiglie e con i partner, anche l’utilizzo degli strumenti è un’occasione per stringere rapporti e per fare un tratto del cammino insieme. la “mappatura” di un bambino, dove sono rappresentate le relazioni personali e sociali Persone e Famiglie Per crescere, un bambino ha bisogno di capire il suo valore e di sapere che è importante per qualcuno. Tutti i bambini, e in particolare quelli che sono stati abbandonati o che sono orfani, sempre cercheranno un luogo e persone ai quali poter appartenere. Infatti, è solo attraverso un rapporto di amore e di appartenenza che un bambino può essere educato e diventare adulto. AVSI vuole accompagnare i genitori e i tutori a dare attenzione e amore a tutti i loro bambini, compresi gli orfani accolti nella famiglie allargate, aiutandoli a capire il loro ruolo e a crescere nella consapevolezza e nella capacità di provvedere ai loro bisogni di base perché diventino adulti responsabili e fiduciosi di se stessi. Il sostegno di AVSI comprende interventi indirizzati ai bambini per assicurare la loro frequenza a scuola e il raggiungimento di buoni risultati, l’assistenza sanitaria di base e un supporto psicosociale. Altrettanto essenziali per il progetto OVC sono le attività indirette che migliorano l’ambiente della famiglia e della comunità. Le attività indirette del progetto OVC comprendono il supporto psicosociale per i genitori/tutori attraverso un percorso di counseling e di formazione finalizzati alla creazione e al sostegno di un ambiente famigliare favorevole, piccoli corsi di economia e il sostegno ad attività generatrici di reddito, corsi di educazione sanitaria e su argomenti inerenti allo sviluppo e alla crescita del bambino. Nel corso del progetto, AVSI ha notato un cambiamento importante nell’approccio dei partner, i quali hanno capito, attraverso l’esperienza diretta e osservando le esperienze di altri, che gli interventi indirizzati ai genitori sono altrettanto importanti, in alcuni casi anche di più, dei servizi che vengono forniti direttamente ai bambini. Nel contesto del progetto i partner hanno riconosciuto il bisogno urgente di rafforzare la famiglia come risorsa primaria per gli orfani e i bambini vulnerabili. 18 I nostri bambini di valore Una famiglia prepara la verdura per pranzo, distretto di Gulu, Uganda Comunità In comunità gravemente colpite dalla povertà e dall’epidemia di HIV/AIDS, costruire la capacità di rispondere al numero sempre crescente di orfani e bambini bisognosi non può limitarsi semplicemente a mettere in collegamento la famiglia o l’organizzazione con un flusso regolare di strumenti finanziari e tecnici, ma arriva a toccare le motivazioni e il modo di guardare l’altro, e in particolar modo i più vulnerabili. Il progetto OVC di AVSI ha mantenuto un alto grado di flessibilità per poter rispondere alle opportunità che nascevano nelle singole comunità. Dal momento che le risorse sono state destinate a questo scopo preciso, le comunità coinvolte avevano un incentivo per unirsi e proporre soluzioni creative per i loro bisogni specifici, così da portare vantaggi non solo ai bambini di quel progetto, ma a un più vasto segmento della comunità. un gruppo di genitori ha organizzato una scuola materna per i loro bambini più piccoli. Dopo aver ricevuto il riconoscimento del distretto, è stata data loro una struttura permanente e ora la scuola materna sta offrendo questo servizio ai bambini di tutto il villaggio e anche di quelli vicini. In Kenya, una comunità ha proposto un intervento per aumentare in maniera sostanziale la disponibilità di acqua potabile nei loro villaggi rurali. Con il sostegno economico del progetto e dell’amministrazione locale, che ha dato la terra e i materiali, i genitori del progetto OVC e di altri bambini del villaggio si sono messi insieme e hanno costruito una cisterna che serve a tutta la comunità. Il coinvolgimento della realtà locale nel rispondere ai bisogni degli OVC può essere importantissimo per la sostenibilità delle azioni messe in atto: il sostegno di alcuni bambini può diventare un esempio paradigmatico per l’intera comunità e il coinvolgimento dei membri della comunità può migliorare i risultati. In Rwanda, Incontro di un gruppo di genitori, Rwanda I nostri bambini di valore 21 Partner La “capacity building” delle organizzazioni locali deve cominciare dal riconoscimento di ciò che questi partner sono: organizzazioni a livello comunitario che altro non sono che l’espressione delle comunitá dalle quali provengono, formate da persone con specifici valori, conoscenze, esperienze, scopi e modalità di lavoro. I partner locali non sono semplici strumenti che le organizzazioni internazionali o i finanziatori possono utilizzare per raggiungere i risultati desiderati. Il lavoro di AVSI consiste infatti nell’aiutarli a crescere, affinché siano in grado di identificare i problemi e i bisogni reali e di ideare strategie per risolverli. Il ruolo di AVSI è quello di aiutarli a diventare consapevoli delle loro risorse e potenzialità; non è sufficiente fornire mezzi e strumenti. È necessario innanzitutto preparare il terreno, guardare e capire di cosa si occupa ogni organizzazione e perché, oltre che capire chi le dà vita e personalità. È anche necessario promuovere le loro capacità a collaborare nel processo di risoluzione dei problemi fin dall’inizio, attraverso soluzioni 22 I nostri bambini di valore Gli assistenti sociali educano ciascun bambino, genitore e comunità a diventare protagonisti perché sono stati essi stessi oggetto di una educazione. generate al loro interno grazie all’acquisizione di un metodo che le renda protagoniste e non destinatarie. Il primo scopo della capacity building di AVSI con le organizzazioni partner locali e il suo personale è quello di aumentare la loro responsabilità e capacità di occuparsi dei bambini orfani e vulnerabili. Attraverso corsi di formazione su specifici argomenti come la pianificazione amministrativa, il monitoraggio e la valutazione e attraverso strumenti di lavoro comuni creati insieme durante i workshop e corsi di formazione, lo scopo è essenzialmente quello di migliorare le abilità tecniche/ sociali delle organizzazioni partner sull’osservazione del bambino, sulla raccolta dati, la pianificazione, la documentazione, la contabilità e l’amministrazione. Rose Ojom, vicedirettrice della scuola elementare di Otim, Lira, Uganda sostenerlo”. Soprattutto, si rendono conto che per invitare i bambini e le famiglie a fare qualcosa in modo diverso, devono essere loro i primi a crederci e a viverlo. In questo modo, diventano un modello che i bambini e i membri della famiglia possono imitare; e questo è confermato anche dal proverbio in Kinyarwanda che dice “Ntawe utanga icyo adafite” che significa “Non puoi dare qualcosa che non hai dentro”. Se non hai questo dentro di te, non lo puoi dare a qualcun altro. Abbiamo visto succedere questa dinamica in diverse occasioni. Per esempio, in principio, quando abbiamo chiesto ai genitori di partecipare ai corsi su come iniziare e gestire una cooperativa, essi hanno chiesto il rimborso per il viaggio. Successivamente, hanno smesso di fare questa richiesta e addirittura hanno cominciato a chiederci loro stessi corsi di formazione, offrendosi di dare un contributo per coprire i costi. Rwanda Sopra: Sorgo preparato per l’immagazzinamento Il modo di organizzare il personale e il lavoro è uno degli aspetti che abbiamo imparato dal progetto. In passato, ciascun assistente sociale era responsabile di uno specifico settore, come la salute, l’educazione o il consolidamento economico, per citarne alcuni. Questo significa che ciascun assistente sociale era come specializzato in un campo specifico. Ci siamo però resi conto che in questo modo un bambino e la sua famiglia dovevano relazionarsi con molte persone, ciascuna delle quali era responsabile di un settore di intervento e che ciascun assistente sociale aveva solo una visione parziale del bambino e aveva molti bambini e famiglie da incontrare. Di conseguenza abbiamo cambiato l’impostazione così che ciascun assistente sociale sia in rapporto con un determinato numero di bambini e famiglie, che segue integralmente in ogni aspetto della vita. Questo dà l’opportunità di approfondire la relazione tra gli assistenti sociali, i bambini e le famiglie. Oggi, queste relazioni hanno permesso ai bambini di aver fiducia negli assistenti sociali, condividere apertamente i loro bisogni e anche le loro risorse. Sanno riconoscere la loro assistente sociale la quale ha trovato questa esperienza coinvolgente per sé e al tempo stesso gratificante poiché impara continuamente qualcosa dai bambini e dalle famiglie. Durante la realizzazione del progetto, sono stati organizzati molti corsi di formazione per aiutare gli assistenti sociali a rispondere meglio ai bisogni emergenti dei bambini, delle famiglie e della comunità. Si è scoperto che questi corsi di formazione aiutano gli stessi assistenti sociali a capire meglio se stessi e il loro ruolo - cosa vogliono, cosa possono o non possono fare, come migliorare, e soprattutto li aiutano a capire perché fanno quello che fanno. Di massima importanza è il fatto che gli assistenti sociali hanno capito cosa significa fornire un intervento di qualità. Uno degli assistenti sociali ha detto:“potrei dare a un bambino una penna e poi andarmene via, ma non posso perché non credo che questo significhi Sinistra - Sotto: un uomo trasporta merci al mercato alla periferia di Kigali. Lavoro Sociale Destra: Ruhango, Rwanda. Nella lingua Kinyarwanda, si dice “Ntawe utanga icyo adafite.” “Non puoi dare qualcosa che non hai dentro.” Quando si lavora per un bambino, si può migliorare la sua condizione per un momento, spiega Lorette, coordinatrice del progetto OVC di AVSI in Rwanda. Ma è anche possibile che ritorni alla situazione in cui viveva prima. Ecco perché è importante avere un approccio olistico a ciò che stiamo facendo, considerare il bambino e la sua famiglia. Dopo aver riconosciuto che la famiglia è un punto centrale per la crescita del bambino, non si può ignorare la relazione della famiglia con la comunità. Questo è il motivo per il quale nel progetto OVC abbiamo inserito sia gli interventi diretti sia quelli indiretti. Quando valutiamo i risultati dei progetti in superficie sembrano solo numeri, se invece li guardiamo con più attenzione sorprendentemente ci testimoniano un lavoro più profondo. Stiamo lavorando per le persone, ma, ancor più importante, stiamo lavorando con loro. Costruire una scuola non ha significato se non si ha qualcuno che ne abbia capito l’importanza. Prima si aiuta la persona ad avere consapevolezza di sé - che capisca il suo valore, e anche il valore dell’educazione - poi si può procedere alla costruzione della scuola. Qui in Rwanda capire questo concetto del valore intrinseco della vita è molto importante per l’impatto della nostra storia che é ancora attuale. Quando lavori per e con una persona, può diventare il tuo alleato. Quando hai finito l’intervento, c’è qualcosa che rimane con la persona. I nostri bambini di valore 27 Gli assistenti sociali sono le figure fondamentali del progetto OVC: capire il significato di se stessi e del proprio lavoro è la risposta migliore ai bisogni dei bambini vulnerabili. Aline Munezero. Coordinatrice sociale. Gatsibo Mi ricordo di quando ho cominciato a lavorare con AVSI 10 anni fa… era molto impegnativo per me: ogni volta osservavo le condizioni di vita dei beneficiari e mi sentivo molto triste e preoccupata. In seguito a ciò che successe nel 1994, a causa del genocidio, ero piuttosto disperata, e avevo la sensazione che la vita si fosse fermata completamente. Mio padre morì in quell’anno, ed era lui il responsabile della nostra famiglia. Non fu facile per me aiutare qualcuno, poiché mi sentivo come se non potessi aiutare neanche me stessa. In quei giorni mi facevo molte domande prima di dormire: “perché c’è sempre la guerra? Perché questo lutto? Perché i bambini sono senza cibo?” E pormi questo tipo di domande era diventata una preoccupazione. Successivamente ho cominciato a pensare che la risposta ai bisogni sarebbe stata la soluzione per aiutare questi bambini. Ho pensato che se avessimo risposto ai bisogni essenziali degli orfani, le loro condizioni sarebbero migliorate e sarebbero stati più felici. Ma le cose non sono andate proprio così. Qualche bambino era momentaneamente felice e poi rimaneva scontento. Nel 2004, quando è iniziato il progetto OVC, abbiamo continuato a lavorare con questi beneficiari, e molti altri nuovi. Abbiamo cominciato a partecipare a molti corsi di formazione su tutti gli aspetti del nostro lavoro. 28 I nostri bambini di valore È stato in quel periodo che ho riscoperto me stessa. Mi sono resa conto di avere un valore e che, nonostante le circostanze, non tutto era perduto. Potevo cominciare di nuovo, e potevo interagire con gli altri. In seguito, ho capito che cos’è veramente il lavoro sociale… È l’espressione di me stessa. Ho cominciato a trovare il mio lavoro gratificante dal momento in cui ho cominciato a soffermarmi sul positivo. Dove prima vedevo problemi, ho cominciato a vedere occasioni e risorse. I beneficiari hanno smesso di sembrarmi poveri, e in quel momento ho cominciato a raggiungere le loro vite specialmente da quando ho cominciato a essere più fiduciosa e responsabile di me stessa, della mia famiglia e del mio lavoro. Oggi non posso dire che si sono risolti tutti i problemi che i bambini e le famiglie avevano, ma posso vedere qualcosa di meglio - persone come me, capaci di avere il controllo delle loro vite e di affrontare le loro sfide. Personalmente sono cambiata e sono fiduciosa. Mi sento responsabile di me stessa, della mia famiglia e del mio lavoro. Scheda OVC/SAD Introduzione: La fatica di Honoré a scuola non era legata in qualche modo alla sua intelligenza, ma piuttosto alle distrazioni causate dalla malattia dei genitori, e alla separazione continua. Rimettere insieme la famiglia con l’aiuto degli assistenti sociali è stato fondamentale per lui per ritrovare la giusta tranquillità con la quale concentrarsi negli studi. Data: 09.02.10 Gruppo: HUM Nome del bambino: ISHIMWE HONORE Sesso: Luogo di nascita: M Gatsibo Padre: Ntabara Sostene Stato: in vita Residenza: Gatsibo - Muhura Professione: autista Madre: Ndori Henriette Stato: in vita Residenza: Gatsibo - Muhura Professione: donna delle pulizie Più che un numero Codice: 986 Data di nascita: 1991 Residenza: Gatsibo - Muhura “Honoré non poteva accettare il fatto che i suoi genitori fossero sieropositivi” racconta Evelyne, assistente sociale di AVSI a Gatsibo. “I genitori avevano così tanti problemi, e consideravano i loro bambini come uno di questi problemi. Questo pesava su Honoré; non riusciva a portare a termine i suoi studi, e sembrava sempre che fosse da tutt’altra parte con la mente”. “Mi sedevo a scuola immaginandomi come potesse essere il mio futuro” dice Honoré. “Non potevo pensare ai miei studi. Non potevo vedere mia mamma in quello stato di dolore… non è facile sentirsi a proprio agio quando vedi tua madre che sta male.” Nel 2006 Honoré fu inserito nel progetto OVC. Il sostegno cominciò finanziandogli le rette scolastiche e il materiale per la scuola, ma successivamente si concentrò sul lavoro di counseling familiare. “Venne ridotto il carico che pesava sui miei genitori non appena cominciai il programma di sostegno. Credo che sentissero che qualcuno si stava prendendo cura di almeno uno di noi bambini. Come famiglia abbiamo cominciato ad imparare come condividere le nostre esperienze con gli altri, e come risolvere le questioni prima che diventino troppo negative.” “Attraverso i problemi che abbiamo dovuto affrontare insieme, credo che la mia famiglia sia diventata ancora più forte rispetto a molte altre. Da queste situazioni negative abbiamo imparato moltissime lezioni. Mi rendo conto dell’importanza di condividere i miei pensieri, e anche di ascoltare i consigli degli altri. Soprattutto, ho imparato che con pazienza e lavoro è possibile cambiare totalmente qualsiasi situazione. Ora ho il desiderio di migliorare… Mi rende realmente felice pensare al mio futuro. Sono certo che sarò una persona “ricca”, e che sarò in grado di insegnare ai miei bambini le lezioni che ho imparato dalla mia famiglia.” Hassina seduta davanti alla tabella di programmazione nell’ufficio di Gatsibo, Rwanda Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - Seguendo più di cento bambini, si potrebbe pensare che essi siano solo numeri, ma c’è una cosa particolare per me, dice Christine, assistente sociale di AVSI a Kamony. Forse è perché sono stata con i bambini per così tanto tempo che ora li conosco tutti così bene; sono andata a conoscere ciascun bambino nelle sua casa, a scuola, al mercato… ovunque. Io so qual è il loro problema, conosco ciascun bambino attraverso la sua storia. Osservo il luogo, i vicini, la casa, e li paragono alla mia. Il modo in cui sono cresciuta è simile a quello di molti di questi bambini, e posso confrontare le somiglianze e le differenze con la mia vita. Tuttavia, ognuno è unico… ognuno ha una storia che gli appartiene. Non solo il beneficiario è unico, ma anche l’assistente sociale, e tu porti la tua storia al lavoro. La storia di ciascun assistente sociale può aiutarlo a trovare una strategia per aiutare il beneficiario. Quindi, quando vedo il codice di un particolare bambino, non è solo un numero ciò che vedo, ma mi viene immediatamente alla mente l’intera immagine della sua casa e della sua storia. I nostri bambini di valore 31 Scheda OVC/SAD Introduzione: Fu solo quando la madre di Hassina accettò il suo stato di sieropositiva che la bambina cominciò a capire che c’era una strada davanti a lei. Mentre nel passato era chiusa in se stessa, la nuova vita di sua madre ha influenzato tutta la famiglia e hanno cominciato a fare progetti per il futuro. In Rwanda, dei 3.358 bambini sostenuti dal progetto OVC, 867 hanno uno o entrambi i genitori sieropositivi. Gruppo: Codice: Data: HUM 612 08.02.10 Nome del bambino: Data di nascita: HASSINA NIYONSENGA 1991 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: F Gatsibo, Muhura Gatsibo - Muhura Padre: Gatsubacuca Savurgu Stato: non presente Residenza: Professione: Madre: Nyiramperekeje Aisha Stato: in vita Residenza: Gatsibo - Muhura Professione: coltivatore Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - Hassina a casa sua con le foto spedite dal suo sostenitore italiano “Hassina non poteva crescere”, spiega Agathe, assistente sociale di AVSI a Gatsibo. “È come se non potesse capire che sua madre era sieropositiva. Ha sempre provato a nasconderlo, ma ora ha trovato un modo per essere aperta con sua madre e con noi”. 32 I nostri bambini di valore Dovendo prendersi cura anche di due sorelle e di sua madre, la vita era sempre difficile a livello finanziario. Quando Agathe si è rivolta a Aisha, la madre di Hassina, per suggerirle di andare nei centri di assistenza e counseling a fare il test per l’HIV, la madre si rifiutò di accettare che c’era qualcosa che non andava. “Ci volle un po’ di tempo prima di capire che Agathe mi stava dando consigli come un’amica,” spiega la madre. “Sapevo che c’era un problema, ma non potevo immaginare che ci fosse una soluzione. Dopo aver fatto il test ho accettato il mio stato e, successivamente, ho accettato di farmi aiutare da AVSI. Questo ha fatto la differenza… anche questa casa che stiamo costruendo ora la dobbiamo all’aiuto di AVSI, e ai soldi che abbiamo risparmiato dal lavoro nell’Associazione.” “Mi sento che le cose vanno meglio ora,” dice Hassina, “vedo che mia madre è in salute ora, e abbiamo di nuovo fiducia nella vita.” “Tutta la nostra famiglia è più fiduciosa ora perché ho allevato i miei bambini facendo loro capire che è possibile che io non sia qui per sempre” dice Aisha, “essi conoscono il problema, e sanno di riuscire a sopravvivere e portare avanti le cose quando me ne sarò andata… ma essi sanno anche che sarò con loro per molti anni ancora!” L’apporto finanziario di AVSI al progetto deriva dal programma di sostegno a distanza (SAD). Attualmente, circa 35.000 bambini in tutto il mondo sono sostenuti da singole persone o da gruppi o famiglie italiane che annualmente mandano il loro contributo. Oggi, c’è persino un bambino in Ecuador che riceve il sostegno da un gruppo di famiglie del Rwanda! Un germoglio di speranza Molte delle famiglie i cui bambini ricevono sostegno dal progetto potrebbero pensare che i sostenitori siano talmente ricchi che ciò che donano rappresenti il superfluo. Che si tratti del Governo degli Stati Uniti o dei cittadini italiani, le famiglie potrebbero pensare che i sostenitori sono tutti benestanti, e che possono mandare facilmente soldi in Africa. Questo non necessariamente è vero, e vogliamo mostrare loro che i sostenitori sono persone con un grande cuore ma non sempre con grandi mezzi economici. Questa inconsapevolezza e distanza tra i sostenitori e coloro che ricevono il sostegno, infatti, potrebbe portare le famiglie a non dare valore a ciò che hanno ricevuto. Quando nell’ufficio di AVSI a Kigali è nata l’idea di sostenere un bambino, abbiamo pensato di coinvolgere i nostri beneficiari per mostrare loro che il sostegno non è un’idea che nasce dall’avere molti soldi, ma, piuttosto, solo all’avere un grande cuore. Abbiamo parlato con i genitori e con i loro bambini per renderli consapevoli del procedimento. Poi abbiamo letto la testimonianza di un gruppo di stu34 I nostri bambini di valore denti italiani che avevano mobilitato i loro compagni di scuola contribuendo con i soldi del loro pranzo e merenda per sostenere un bambino. Questo episodio ha colpito molte persone e ha mostrato ai nostri beneficiari come anche i bambini più piccoli possono essere coinvolti nel sostegno. Quando abbiamo chiesto se qualche famiglia volesse contribuire con circa 200 franchi rwandesi - un giorno di lavoro nei campi viene pagato circa 500 franchi, quindi era una cifra significativa - sono stati d’accordo e anzi hanno suggerito di contribuire con 500 franchi ciascuno! L’idea che ognuno dei loro bambini potesse ricevere il sostegno da persone come questi studenti, o da qualcuno che fa fatica a pagare l’affitto ma continua a pagare la quota della scuola per un bambino che neanche conosce, li colpì profondamente. A questa raccolta fondi contribuirono anche gli assistenti sociali e i nostri gruppi della cooperativa, così avevamo soldi sufficienti per sostenere i primi due anni di scuola dello studente in Ecuador; e continueremo a sostenerlo fino a che non avrà finito il ciclo scolastico. scheda ovc/sad Introduzione: Dopo essere stata quasi completamente emarginata, Amina si è aperta all’assistente sociale della parrocchia ed ora è diventata un membro attivo del gruppo di sostegno per i bambini. Il suo atteggiamento tranquillo potrebbe non far comprendere la grande responsabilità che si è assunta nel prendersi cura dei suoi fratelli più giovani disponendo di un piccolo sostegno famigliare. Data: Gruppo: Codice: 11.02.10 RUH 2095 Nome del bambino: Data di nascita: AMINA NYIRASAFARI 1995 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: Ruhango F Ruhango Padre: Habumugisha Humima Stato: deceduto Residenza: Professione: Madre: Gatoya Futuma Stato: deceduta Residenza: Professione: Tutore: Niyomugavo Shukulu Residenza: Ruhango Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: matrigna Da quando i miei genitori sono morti, vivo con mio fratello, mia sorella e la mia matrigna. Essendo sieropositiva, ho sempre avuto dei problemi di emarginazione, persino da parte della mia matrigna stessa. A scuola i bambini mi chiamavano “SIDA (AIDS”),” racconta Amina in maniera nuda e cruda. “Quando andai a lavorare in parrocchia ho visto che Amina era così triste”, dice Evangelina, assistente sociale nella parrocchia di Ruhango. “Non rispondeva mai quando le si parlava. Durante quei primi giorni, dicevo ad Amina di dire a Dio quello che non diceva alle altre persone. Anche se avevamo due fedi diverse, ci siamo sedute insieme per pregare. Lentamente ha cominciato ad aprirsi e raccontare della sua vita.” Amina spiega: “Ricordo quando la mia matrigna mi disse per la prima volta di andare in parrocchia a prendere del cibo e io non volevo andare. Non volevo vedere gli altri bambini e essere insultata. Questo succedeva anche a scuola e così ritornavo immediatamente a casa. Anche quando non mi insultavano, avevo così paura che potesse succedere ancora che non riuscivo a concentrarmi”. “Parlando con Evangelina mi sentii bene perché era la prima volta che ero in grado di condividere tutti questi pensieri con qualcuno. Ora, dopo tanto tempo, ho cominciato a sentirmi in pace. Questo gruppo di sostegno mi permette di incontrare altri bambini che vivono in situazioni simili alla mia. È bello avere accanto delle persone che hanno pensieri e difficoltà simili alle proprie, con le quali puoi parlare ed essere amica.” scheda ovc/sad Introduzione: Nel momento più critico, indebolito dalla malattia, Eric entrò in un’associazione dove poteva condividere le sue capacità con i suoi compagni. Ora è pieno di vita , è diventato presidente del gruppo di sostegno per i bambini ed è diventato addirittura una fonte di ispirazione per tutti quelli che lo incontrano. Data: Gruppo: Codice: 21.02.10 RUH 5822 Nome del bambino: Data di nascita: ERIC MUHIRWA 31.10.93 Luogo di nascita: Residenza: Sesso: Kacyiru Ruhango, Provincia a sud M Padre: Ausingizimana Leonard Stato: deceduto Residenza: Professione: Madre: Mukamuyango Fortune Stato: in vita Residenza: Ruhango Professione: coltivatore Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - Gruppo di sostegno per i bambini “L’aspetto migliore degli incontri è che siamo tutti consapevoli di cosa siamo e non abbiamo bisogno di nascondere niente agli altri. Non ci sono segreti,” dice Eric al gruppo riunito al centro sanitario durante il loro incontro del sabato. “Una persona deve sentire che la vita sta andando avanti a prescindere dal fatto che tu abbia o no l’HIV.” “Qual è il valore di Farange?” chiede Anita, assistente sociale del Centro. “Lui è nostro amico e condivide gli stessi nostri problemi”, dice uno dei bambini, e “ci dà sicurezza quando siamo timidi” dice un altro. “A scuola ci sono dei bambini che parlano di me, dicendo che sono sieropositivo,” dice Farange. “Come posso comportarmi in questa situazione?”. “Una persona non perde mai il suo valore anche quando è gravemente malato allo stadio terminale,” spiega Eric. “Non dargli retta!” grida uno dei bambini. “Continua a lavorare duro a scuola per mostrare loro che tu sei capace, Farange! I bambini cominceranno ad ammirarti quando prenderai dei voti migliori di loro! Non sentirti in colpa per la situazione in cui ti trovi”. Anita guida l’incontro mensile del gruppo di sostegno per i bambini a Ruhango “C’è stato un momento, circa 5 anni fa, in cui pregavo Dio che togliesse a Eric il suo dolore. Ovviamente lui non voleva stare con me”, spiega la madre, Fortuna, con le lacrime agli occhi. “Non riesco ad esprimere esattamente cosa ha significato vederlo cambiare nel modo in cui è cambiato… È troppo.” Dal momento in cui Eric apprese di aver contratto l’HIV nel 2004, il suo peso era diminuito fino a 30 Kg. Negli anni successivi era riluttante anche solo ad immaginare che la malattia non lo avrebbe presto portato alla fine della sua vita. Nel 2008, Eric fu presentato da Anita, assistente sociale del centro sanitario di Ruhango, al gruppo di sostegno per i bambini presso il centro sanitario stesso. Al Centro di salute di Ruhango 84 ragazzi sieropositivi si incontrano una volta al mese per condividere i loro pensieri e i loro sentimenti e imparare come vivere al meglio con l’HIV/AIDS “Queste associazioni sono molto utili. Ho scoperto di non essere l’unico! E questo ha significato una grande differenza. Il gruppo cresce sempre perché cresce il numero dei bambini. Mostrano le loro capacità e cominciano a scoprire se stessi. Ora anche altri lo stanno scoprendo grazie alla nostra presenza qui.” “C’è una relazione tra la mente e il corpo, penso”, spiega Eric, con un sorriso fiducioso. “Non so se ero così infelice perché ero ammalato, o se ero ammalato perché ero così infelice, ma probabilmente la verità è in entrambe le cose. So che sto seguendo delle cure e che sono attivo con gli amici e in famiglia, ora mi sento una nuova persona. Non è che mi sento di poter sopravvivere ancora per alcuni anni… sento che vivrò fino a quando ci sarà una cura..e poi molti altri anni ancora!” I nostri bambini di valore 37 Tende itineranti Le tende itineranti sono una delle iniziative chiave del progetto OVC di AVSI in Rwanda. Ogni settimana delle vere e proprie tende dove si svolgono diversi tipi di attività per l’intera settimana. si muovono da una collina all’altra. Le varie attività sono guidate e sostenute da un gruppo di volontari della comunità, insieme a studenti, maestri, infermiere, assistenti sanitari. Alcune delle attività realizzate sono la sensibilizzazione sull’AIDS attraverso gruppi di discussione, video, poster, libri e opuscoli; le sessioni di guida alla lettura svolte in una tenda dove è presente una biblioteca itinerante e i volontari della comunità aiutano le persone a leggere; lo sport e le gare di pallavolo e calcio; altri giochi e attività espressive per cui ogni settimana viene proposto un tema particolare e viene organizzato un concorso di disegni, danza, teatro e canzoni. 38 I nostri bambini di valore Un risultato importante che si è raggiunto grazie alle tende è il numero sempre maggiore di persone che decidono di sottoporsi al test per l’AIDS dopo la campagna di sensibilizzazione e quindi un maggior numero di persone consapevoli della loro sieropositività e quindi in grado di agire di conseguenza. Lavorando in collaborazione con il distretto e la commissione nazionale per la lotta all’AIDS, i membri della comunità sono invitati a partecipare a una giornata di sensibilizzazione durante la quale conoscono la malattia, e possono sottoporsi al test presso la clinica mobile organizzato dal centro sanitario in collaborazione con AVSI. La popolazione è spesso restia ad andare a fare il test, sia per la paura del test stesso, sia semplicemente perché vive molto lontano dal centro sanitario. Quando il personale sanitario arriva più vicino alla gente, più persone si sottopongono al test. Una mamma e i suoi bambini ricevono il risultato del test per l’HIV durante un incontro delle tende mobili, RwandaA sinistra a una bambina viene fatto il test per l’HIV Attraverso le tende itineranti più di 160.000 persone sono state raggiunte con una campagna di sensibilizzazione sulle problematiche relative all’AIDS; 25.000 giovani e adulti si sono sottoposti al test HIV/AIDS e tutti hanno partecipato alle attività ricreative e sportive organizzate da AVSI in Rwanda in questi anni. Centro sociale St. Antoine Il primo partner di AVSI in Rwanda Il centro sociale St. Antoine dei Padri Rogazionisti è un luogo dove vengono ospitati e aiutati i bambini e i giovani in difficoltà. Si trova nel distretto di Nyanza, a 1km di distanza dall’ufficio del distretto. Fu fondato negli anni ‘70 da un prete belga, l’Abbé Pierre Simons, e dal novembre 1988 è sostenuto dalla Congregazione dei Padri Rogazionisti che, proseguendo la missione e lo scopo originali dell’opera, hanno cercato di rinnovare gli edifici e sviluppare attività e collegamenti con la comunità circostante. Durante il genocidio del 1994 il centro ospitò e si occupò di circa 670 bambini che furono portati qui dalle loro famiglie che stavano scappando dal paese. Aggiungendo a questi anche i 142 orfani già presenti, nel giugno del 1994 c’erano un totale di 812 bambini. Successivamente AVSI e i Rogazionisti lavorarono insieme per sostenere e incentivare la reintegrazione dei bambini nelle loro case. Gli assistenti sociali riunirono 641 bambini alle loro famiglie originarie e continuarono a seguirli dopo il ricongiungimento, specialmente nei casi in cui erano evidenti problemi psicosociali ed economici. Oggi il centro è diventato partner di AVSI nel progetto OVC e aiuta anche 87 bambini provenienti da famiglie povere che vivono vicino alla cittadina di Nyanza. In base ai loro bisogni, ci sono anche delle persone che ricevono il pranzo insieme ai bambini dell’orfanotrofio. I bambini della comunità sono aiutati per quanto riguarda il cibo, la salute e la scuola. Il centro, inoltre, aiuta la crescita economica delle famiglie promuovendo attività generatrici di guadagno. 40 I nostri bambini di valore Pre-scuola al Centro Sociale St.Antoine Fu durante il genocidio che il centro cominciò a lavorare con AVSI. Due medici italiani, un consulente belga e due assistenti sociali ugandesi andarono a vivere nel centro con i bambini e il personale e cominciarono un programma di sostegno psicosociale per aiutare quelli che riportavano traumi dovuti ai tragici eventi causati dal genocidio. “C’è una grande differenza tra i bambini che hanno una famiglia e quelli che non ce l’hanno” dice Padre Eros, di St. Antoine. “Chi cresce all’interno della sua famiglia ha la possibilità di scoprire le sue capacità e abilità. Il bambino che trascorre tutto il tempo al centro - o ancora peggio, per strada - ha molte più difficoltà, soprattutto durante gli anni dell’adolescenza. Per questo per noi è così importante cercare di mettere in contatto il bambino ai parenti più prossimi che potrebbe avere. “In Rwanda, vista la storia di questo paese, c’è un grande bisogno di sostegno psicosociale. I bisogni sono diversi oggi, ma le famiglie svolgono un ruolo importante nel soddisfarne una gran parte. Dobbiamo aiutare un bambino ad appartenere a una famiglia se veramente vogliamo sostenerlo.” scheda ovc/sad Il mio programma di sostegno cominciò nel 2003 quando avevo finito la scuola elementare. Sono cresciuto con mia nonna dopo la morte dei miei genitori nel 1994. Mia nonna mi ha dato qualche consiglio, ma a causa della povertà c’erano poche persone nella comunità che potevano prendersi cura degli altri. Per i bambini che non avevano alcun sostegno era molto difficile, quindi mi ritengo fortunato di averlo ricevuto. Ho ricevuto indicazioni anche dai miei genitori, anche se solo come memoria. Mio padre era costruttore nella provincia del sud. Era un uomo ricco con case e terreni, ma ora nessuno sa dove siano queste case e quindi sono andate perdute. Mio padre ci ha lasciato una casa, ma è andata distrutta durante la guerra. Avere i genitori è sicuramente meglio - puoi parlare delle cose e puoi ricevere da loro sostegno. Mio padre era gentile e socievole. Io sono simile a lui. Lui lavorava per e con gli altri. Penso di assomigliargli anche in questo. Essendo rimasto senza genitori, sono grato per questo aiuto, e ora è il momento per me di andare avanti e realizzare qualcosa. So ciò che devo fare ora per accrescere la mia dignità. Sento che le mie idee potrebbero costruire il nostro paese. Le conseguenze insegnano di più di qualsiasi consiglio. Ho molto dentro di me grazie alla povertà che ho sperimentato, e questi ora sono vantaggi che sono derivati dai miei problemi. Come si dice,” ogni dolore porta con sé un beneficio.” Otterrò qualcosa da ciò che ho fatto. François tiene una fotografia dei suoi genitori per avere sempre in mente la sua motivazione Introduzione: Che François sia riuscito a diventare un gran lavoratore nonostante non abbia avuto una guida da parte dei suoi genitori, o che lo sia diventato grazie al desiderio di riuscire in memoria dei suoi genitori, ciò che è evidente è che sta realmente avanzando con determinazione verso un brillante futuro. Terminate le scuole secondarie grazie al progetto OVC, sta aspettando ora di andare all’università. Codice: Data: Gruppo: 5097 15.02.10 KMY Nome del bambino: Data di nascita: FRANCOIS HAKIZIMANA 1991 Residenza: Luogo di nascita: Sesso: Kamonyi Kamonyi M Padre: Munyampundu David Stato: deceduto Residenza: Professione: Madre: Nyiransengo Mana Stato: deceduta Residenza: Professione: Tutore: Mukamuhunza Vestine Residenza: Kamonyi Professione/fonte di reddito: nessuno Relazione con il bambino: nonna I nostri bambini di valore 43 Sostenere una famiglia per sostenere un bambino che poi a sua volta aiuta la famiglia. Un approccio olistico che porta a una catena di guadagno per tutti. Sebahire Marcel Studente all’Università Nazionale di Butare Senza i miei vicini, non sarei arrivato alla scuola media. Alle superiori ho cominciato a chiedermi se fossi stato in grado di continuare… Ho dovuto smettere la scuola al 2° anno delle superiori perché non potevo pagare le rette scolastiche. Mia madre contribuì con il poco denaro che aveva, e anche i vicini contribuirono. Mi sono sempre sentito come se mi dovessero cacciare in qualsiasi momento, ma mia madre e i miei vicini mi hanno incoraggiato ad andare avanti e a vedere che cosa il giorno seguente mi avrebbe portato. Mi hanno aiutato a non scoraggiarmi mai, al punto che credevo che non sarebbe mai successo. Avevo una speranza: se ero riuscito ad andare così lontano, doveva esserci un disegno per la mia vita. Marcel frequenta il secondo anno all’Università Nazionale di Butare “Dio usa le persone per aiutarmi. Senza mia madre non avrei avuto neanche l’opportunità di andare a scuola. Mia madre ha provato a darmi il meglio che poteva; avevamo problemi anche solo nel trovare un posto dove vivere e qualcosa da mangiare, ma riuscì comunque a mettere da parte qualche soldo per mandarmi a scuola”. Quando ho raggiunto il 4° anno delle superiori sembrava che i problemi continuassero a crescere. Mi hanno cacciato di nuovo, e questa volta non c’erano vicini e nessun altro che potesse pagare. Fu allora che mia madre mi portò all’AVSI. Mia madre faceva parte di una cooperativa a Ruhango che era sostenuta da AVSI. Avevamo molti problemi perché mia madre era la seconda moglie ed era stata cacciata via dal marito. Il fatto che lei si unisse alla cooperativa fu motivo di grande sollievo per me; quando un bambino sa che a casa non c’è da mangiare, e che non ci sono mezzi, questo rappresenta una preoccupazione. Fu allora che mi presentó ad AVSI ed entrai nel programma di sostegno a distanza. Quando AVSI sostiene i bambini, anche i genitori ricevono aiuto e lo scopo, credo, è quello di aiutare l’intera famiglia. Questo era una grande cosa, perché quando tornavo a casa da scuola vedevo che mia madre si stava riprendendo. Dopo aver ricevuto ottimi voti al liceo, ho ottenuto una borsa di studio dal governo per andare all’università. Ho frequentato le elementari vicino a casa mia, all’incirca a 5 minuti e anche le medie e il liceo. Ora mi trovo alla National University per studiare ingegneria elettrica. Sono veramente pieno di gratitudine nei confronti delle persone che mi aiutano. Faccio del mio meglio ora per mostrare loro quanto sono stati importanti per me , anche se, in realtà, io non ho modo di ripagarli. Se ancora non lo sapessero, spero in qualche modo di mostrare loro quanto hanno significato per me. I nostri bambini di valore 45 “COPCMU è un esempio di un gruppo di genitori sostenuti da AVSI che si sono resi conto di poter realmente migliorare la loro vita lavorando insieme” spiega Lorette. “Dopo un corso di formazione di economia di base e un corso sul Valore della vita, essi hanno dato vita a una cooperativa agricola. Ma presto hanno visto di non poter ottenere tutti i benefici economici senza affrontare alcuni degli aspetti sociali con cui i membri dovevano confrontarsi. Molti di loro avevano bambini che vivevano da soli a casa quando loro dovevano andare a lavorare con la cooperativa.” “I soci di loro iniziativa hanno deciso di costruire un asilo e si sono anche organizzati per ottenere un contributo dall’UNICEF e poi hanno usato le loro stesse mani per la costruzione della scuola. Utilizzando i guadagni della cooperativa pagano una maestra. Tutto questo porta un grande beneficio ora all’intera comunità perché non sono solo i loro bambini che vi partecipano. Se la cooperativa era nata partendo da un aspetto economico, ora hanno cominciato a orientarsi all’aspetto sociale. Questo è molto importante. Abbiamo cominciato con i bambini, poi con le famiglie che hanno formato la cooperativa e poi a loro volta sono andati nella comunità ad aiutare altri. Grazie a questa dinamica, in un modo diverso, anche i bambini fuori dal progetto hanno ricevuto un sostegno. 46 I nostri bambini di valore “Una volta cominciato a lavorare in maniera regolare abbiamo visto che i nostri bambini erano ancora trascurati,” dice Sebahigi John Bosco, il presidente dell’associazione Abishyizehamwe dalla quale si è formata la COPCMU CO-OP. “Per cosa vale il tuo lavoro se i tuoi bambini sono ancora sulla strada? La Co-op è chiamata COPCMU che significa “Cooperativa di miglioramento delle condizioni di vita di Muhura attraverso la produzione di caffè”, quindi non solo era importante guadagnare soldi ma lo era altrettanto assumersi la responsabilità di migliorare le condizioni di vita dei nostri bambini tramite la scuola.” “A gennaio del 2006 abbiamo come prima cosa costruito la struttura sotto gli alberi. Nel 2007, 75 bambini della scuola materna sono entrati alle elementari. Nel 2008, abbiamo cominciato a lavorare con le autorità e il distretto ci ha riconosciuti ufficialmente come scuola materna. Era nata l’idea di costruire una nuova scuola entro maggio 2009, e ci siamo iscritti come associazione per il progetto UNICEF che avrebbe contribuito al materiale per la costruzione della struttura in mattoni. Noi, in qualità di cooperativa, abbiamo comprato la terra vicino alla scuola e costruito la scuola materna da soli.” Sopra: i genitori dei bambini si ritrovano per lavorare alla scuola materna. Centro: programma nutrizionale alla scuola materna COPCMU. Sotto: Providence, l’insegnante della scuola materna, è stata assunta dal gruppo dei genitori. COPCMU Coffee Co-Op “La scuola è sostenuta dai genitori dei bambini e dalla cooperativa. I genitori pagano 500 franchi al mese e 2 Kg di farina. La differenza è pagata dalla cooperativa. L’obiettivo principale è quello di mostrare alle persone della comunità quello che stiamo facendo, e permettere anche a loro di poterne trarre vantaggio. Metà dei bambini che frequentano la scuola sono figli di genitori che non fanno parte della cooperativa. La scuola materna è veramente apprezzata. Ogni genitore desidera portare i suoi figli, i numeri sono alti, speriamo di costruirne altre.” “La cooperativa è cominciata con agricoltori che stavano coltivando qualsiasi tipo di raccolto. Ora ci siamo concentrati solo sul caffè dal momento che è il più produttivo. Ogni membro ha un profitto economico ed è provvisto di un’assicurazione sanitaria. Abbiamo costruito case per due dei nostri membri che non avevano un posto dove vivere. Si può vedere quanto i membri sono cambiati rispetto al giorno in cui abbiamo cominciato. I corsi di economia di base e sul significato della vita ci hanno veramente aiutato a imparare. Tutti i nostri 154 soci, si sono sottoposti al test per l’AIDS.” “Posso veramente apprezzare quello che abbiamo ottenuto, ma mi aspetto di poter fare ancora di più. Lo scopo di ottenere delle migliori condizioni di vita per i nostri membri, per noi rimane un impegno!” Riassumendo, dice Lorette, questo è ciò che vogliamo sviluppare, il protagonismo: coinvolgere se stessi e avere il desiderio di lavorare per qualcosa di buono. Soprattutto in Rwanda, dopo tutta la nostra storia, questo è molto importante. Durante le lezioni di scienze ci insegnavano che dopo il totalitarismo le persone rimangono senza alcuna coscienza né sentimenti come se non fossero più persone. C’è bisogno di ricostruire questa coscienza positiva, così che tutti possano riscoprire la preziosità dell’essere umano, colmo di una innata dignità, che niente e nessuno può negargli. Questo non è il modo in cui abbiamo sempre lavorato. Quando ho cominciato con AVSI, ho visto che il lavoro era orientato ai diritti dei bambini; il diritto all’istruzione e alla salute, 48 I nostri bambini di valore ad esempio e questo non é negativo in sé, al contrario, è la base per migliorare la qualità dei nostri interventi Tuttavia qualcosa di ancora più importante nel metodo di AVSI è il fatto che la persona è al centro di tutti gli interventi. Infatti dobbiamo affermare che per lo sviluppo di una persona non occorre solo affrontare il tema dei diritti umani. Occorre andare più in là e aiutare la persona a diventare protagonista della sua vita. Kenya genitori che erano stati sostenuti con semi e attrezzi per coltivare. Quando ci incontrammo alla fine dell’anno per chiedere loro di cosa avevano bisogno, chiesero ancora semi e attrezzi. Erano rimasti ancora allo stesso livello perché era un approccio che guardava solo in una direzione. to e non semplicemente dei beneficiari. Oggi, la maggior parte delle informazioni che raccogliamo provengono dal comitato dei genitori che stanno seguendo in maniera attiva le loro comunità. Diciamo ai genitori, “per piacere, andate a visitarle le scuole. Se non andate a visitarle non potete sapere. Se ci sono dei problemi, ditecelo.” Stiamo Abbiamo cambiato il nostro lavorando per un Rwanda migliore. Insieme alle autorità modo di lavorare con i codei distretti stiamo lavoranmitati dei genitori, che ora sono considerati un elemento do veramente per un paese migliore. prezioso per l’intero proget- In Kenya, esistono due tipi di problemi apparentemente diversi, quelli di Nairobi, e quelli del resto del paese. In entrambi i casi, comunque, i problemi sono radicati allo stesso modo in povertà, malattia e mancanza di opportunità. Attraverso i principi fondamentali dell’attenzione alla persona, della collaborazione e di un sostegno olistico, i successi che prima erano inimmaginabili ora sono stati possibili. Molti hanno lasciato la strada per andare a scuola, mentre le organizzazioni partner, costituite in gran parte da membri delle comunità rurali nelle quali esse lavorano, hanno offerto a intere comunità opportunità per rafforzarsi e crescere. Un bambino sostenuto a distanza a Nyanza, Rwanda, scrive una lettera di ringraziamento al suo ‘sponsor’ Come ha detto uno studente, “ho capito che forse io vivo in Kibera (grandissima baraccopoli di Nairobi, ndt) perché qualcosa di grande possa succedere in questo posto attraverso di me. Se tutto va bene, diventerò membro del Parlamento di Langata… Non perché io sia particolarmente bravo o altro, ma perché Dio ha previsto così… queste cose non succedono semplicemente grazie a me, senza che ci sia qualcosa d’altro che aiuta il corso delle cose.” Ciò che vedo ora mi fa sentire a mio agio rispetto a ciò che vedevo prima. Prima avevo paura che il sostegno non sarebbe durato. Possiamo dare una penna a qualcuno e un foglio; ma cosa farà con quella penna e quel foglio? Un semplice esempio è quando ho cominciato nel 2004. Sono andata a Gatsibo per incontrare l’associazione di Ciò che inizialmente è cominciato nelle zone più povere di Kibera con il sostegno a meno di 100 studenti negli anni ‘90, ora è diventato una rete di rapporti con più di 4.000 bambini e 19 part- 50 I nostri bambini di valore ner in vari distretti in tutto il paese. Il progetto OVC ha permesso ad AVSI di seguire il bambino più profondamente, secondo quanto ha detto un assistente sociale. Il progetto ci ha permesso di costruire le capacità degli assistenti. Oggi, sanno identificare gli interventi adatti per i bambini e per le famiglie. Il progetto, inoltre, utilizza un procedimento partecipativo a tutti i livelli, tra USAID e AVSI, AVSI e le organizzazioni partner, tra le organizzazioni partner e le persone, le famiglie e le comunità. Inoltre, questo approccio ha stimolato la creatività di tutte le persone coinvolte, assicurando l’autonomia di ciascuna famiglia e comunità nel trovare la giusta soluzione per un maggior benessere del bambino. Si è intenzionalmente allargato l’orizzonte del progetto OVC/SAD di AVSI coinvolgendo la comunità, i volontari e i bambini aiutati negli anni precedenti, in modo che il progetto non dipendesse solo dagli operatori, ma dalle comunità stesse che conoscono l’importanza di questo tipo di interventi. A Nandi, Mulot e Mutuati, così come i servizi forniti direttamente alle persone hanno portato ampi benefici alle loro comunità, anche i progetti comunitari hanno portato beneficio alle singole persone. “Prima del progetto OVC, le organizzazioni partner erano spesso gestite da volontari che avevano ricevuto un piccolo e informale corso di formazione nel campo dell’assistenza sociale. All’inizio del progetto, AVSI cominciò a proporre dei workshop di formazione. Durante questi 5 anni abbiamo provato il più possibile a dare dignità al loro lavoro preparandoli per il futuro anche senza di noi. Imparando così ad identificare un bambino vulnerabile, a compilare una scheda sociale, a capire come seguire i bambini e preparare un piano di intevento, un budget, le relazioni, e così via.” In alto: studenti della scuola primaria di Nakaseke rivedono i compiti con l’insegnanteA destra: Maria,una bambina sostenuta a distanza a Nakaseke “Ogni bambino è unico e diverso rispetto a un altro.” Quando prendi questa affermazione alla lettera, non sai ancora cosa significa veramente. All’inizio, pensavamo che sì, i bambini sono diversi, ma non ci è mai capitato di pensare che, anche se sordi o ciechi per esempio, essi avessero delle altre capacità. Li abbiamo sempre valutati nello stesso modo. Ma oggi ci rendiamo conto dei gravi errori che abbiamo fatto partendo con questi presupposti. In realtà, anche se sono tutti sordi, le loro capacità, interessi, valori sono tutti diversi. Da quando invece abbiamo iniziato a distinguerli e a fornire loro cure e attenzioni specifiche, il sostegno ha evidenziato una differenza inimmaginabile. I bambini hanno cominciato a risplendere e anche noi abbiamo cominciato a riconoscere i loro sforzi, ciascuno in maniera individuale.” Elisabeth, assistente sociale, scuola per non udenti in Uganda, Ntinda 81 I nostri bambini di valore “Per AVSI, i vantaggi della collaborazione con le organizzazioni locali sono molteplici. Per prima cosa ci permette di conoscere meglio l’ambiente rispetto ad un’organizzazione che proviene da fuori. Un partner locale può cogliere i bisogni dell’area e delle persone in un attimo, mentre ad un esterno servirebbero molti anni per riconoscere le stesse cose. La maggior parte del personale dei partner è della zona, conosce le famiglie e la cultura locale ed è in grado di approcciarsi in un modo che le altre organizzazioni nemmeno immaginano. In questo modo la qualità dell’assistenza sociale cresce, rispondendo alle necessità reali, avendo il giusto approccio per ogni specifica famiglia e comunità. Inoltre, con l’aiuto dei partner locali è possibile raggiungere più bambini e famiglie nei diversi distretti, senza il bisogno di un ufficio AVSI in tutte le zone di intervento, riducendo in questo modo i costi logistici e di organizzazione. Alla fine del progetto, AVSI sarà riuscita non solo ad occuparsi dei bisogni immediati di migliaia di bambini, ma avrà anche migliorato la capacità e il consolidamento di dozzine di organizzazioni locali che hanno acquisito un nuovo modo di lavorare e di essere al servizio dei più vulnerabili per gli anni successivi. Uganda Il progetto OVC di AVSI in Uganda dimostra in un modo particolarmente vivo le ragioni che ci sono dietro alla scelta di lavorare con e attraverso organizzazioni partner locali e raggiungere così 7.700 bambini orfani e vulnerabili e le loro famiglie. In Uganda il progetto è realizzato con più di 40 organizzazioni partner e istituzioni. La ragione della presenza di molti partners è innanzitutto storica, perché AVSI lavora in questo paese da 25 anni e dal 1993 ha avviato il sostegno a distanza. “I volontari di AVSI, senza un progetto predefinito, iniziarono ad aiutare bambini bisognosi in diverse località del Paese, grazie all’incontro con alcuni religiosi o laici che stavano a loro volta già sostenendo bambini vulnerabili nelle comunità” spiega Marco Trevisan, coordinatore del progetto OVC di AVSI in Uganda. “Attraverso il SAD colleghiamo i bambini ai sostenitori a distanza in Italia, che sono famiglie, persone singole o gruppi di amici. È fondamentale aiutare chi sta già aiutando i bambini in modo che, mettendosi insieme e organizzandosi, le varie realtà presenti sul territorio diventano più strutturate, entrando di fatto nel sistema sociale governativo che le riconosce e le sostiene”. I nostri bambini di valore 83 Scheda OVC/SAD Introduzione: Ignatius ha scoperto di avere un talento nella recitazione, cosa che lo ha aiutato a diventare sicuro di sé in tutti gli aspetti della sua vita. Si aspetta cose grandi non perché pensi di averne in qualche modo il diritto, ma, piuttosto, perché lo deve alla sua famiglia, alla sua comunità e a tutti coloro che lo hanno aiutato. Il metodo di lavoro di AVSI riconosce che al di là delle circostanze in cui uno si trova, il suo valore non è mai ridotto. Il valore di ogni bambino è più grande delle circostanze in cui vive. Devi credere in questo valore e aiutare il bambino a scoprirlo. “Io vivo con mia mamma. In tutto siamo 6 bambini. Nel 2001 mio padre decise di andarsene. Ero ancora piccolo per capirne il motivo. A quel tempo vagavo per le strade… Mi svegliavo alle 6 della mattina e andavo casa per casa a chiedere qualcosa da mangiare. Vedermi andare in giro per le strade era duro per mia madre, ma l’unico lavoro che lei poteva avere era quello di portare delle taniche d’acqua a casa della gente nella zona di Langata per 20 scellini, e questo non era sufficiente per nutrirci tutti quanti.” “Non molto dopo la morte di mio padre, ero per le strade di Langata quando ho visto padre Dominique. Mi ha detto di smettere di vagare per le strade e di presentarmi a scuola l’indomani. Il giorno seguente sono andato alla Little Prince, sono stato ammesso, e ho cominciato a studiare. Fu un cambiamento molto rapido. Spesso mi chiedevo cosa stesse succedendo. “È un miracolo o cosa?” Avere avuto quella opportunità è stato un miracolo, lo riconosco ora.” “Passare dalla vita di strada alla scuola è stato molto difficile. Durante i primi anni di studi ero sempre l’ultimo, penultimo, ultimo ancora. Mia madre continuava ad incoraggiarmi a studiare e Rosalia, l’assistente sociale di AVSI, si assicurava sempre che fossi a scuola e che avessi tutto ciò di cui avevo bisogno. Mi sentivo amato da mia madre e dagli insegnanti che mi prestavano molta attenzione. C’era qualcuno che si prendeva cura di me, così ho cominciato a fare del mio meglio.” “Alla Little Prince, non siamo solo educati a livello accademico ma anche per quanto riguarda le nostre capacità. Ho cominciato a recitare e come se fosse un miracolo, tutti si sono resi conto che ne ero capace. Non potevo capire come tutto ciò stesse succedendo ma ha cominciato a piacermi; anche se provenivo dalla strada potevo ancora fare qualcosa di grandioso. Ignatius frequenta il secondo anno di secondaria nella Scuola Cardinal Otunga a Nairobi Gruppo: Codice: Data: AVAID 809 22.01.10 Nome del bambino: Data di nascita: IGNATIUS MAYIAH 14.02.93 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: Southlands-Nairobi M Langata - Kibera - Nairobi Padre: George Mayiah Stato: assente dalla famiglia Residenza: Professione: Madre: Mary Wabwire Stato: in vita Residenza: Langata - Kibera - Nairobi Professione: lavoro saltuario Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - Per caso c’era un regista americano che era venuto a Kibera per girare un film. Passò mentre stavamo giocando a calcio, si fermò per un momento e cominciò a parlare con noi. Mi sono ritrovato a cantare per lui, è rimasto impressionato; sono diventato il personaggio principale del suo film. Ha vinto tanti premi ora, e questo per me significa qualcosa. Anche se sei giù, o in una situazione in cui non hai ciò di cui avresti bisogno, forse c’è ancora qualcosa in te che è prezioso. Il metodo di lavoro di AVSI riconosce che al di là delle circostanze in cui uno si trova, il suo valore non è mai ridotto. Come Ignatius, molti bambini che vivono in condizioni disperate pensano di non avere nulla da offrire, ma poco a poco li aiutiamo a rendersi conto che il loro valore è più grande delle loro circostanze. Credo che ciò che sono oggi sia dovuto alle molte persone senza le quali starei ancora vagando probabilmente per le strade come un ladro o peggio in prigione. Sono grato perché, diversamente da molti bambini di strada, ho avuto un’occasione unica. I nostri bambini di valore 55 “Qualche volta può essere scoraggiante, se guardi alla dimensione delle difficoltà in un posto come Kibera, ma poi vedo i 1.500 bambini con cui stiamo lavorando . Sono quelli che la nostra vita ha toccato. Sono loro che guardiamo, e guardiamo a come è diventata positiva la loro vita. Ci sono più di 700.000 persone a Kibera, ma i 1.500 che abbiamo incontrato, a questo punto, ci riguardano.. La loro vita sta cambiando.” Romana Koech Coordinatrice sociale AVSI Kenya Uno dei miei fratelli pensava fossi pazza quando per la prima volta sono andata a Kibera. Ma gli ho detto che questo era il luogo dove volevo lavorare veramente. Non so come rimasi attratta dalle tematiche dello sviluppo, ma so che quando avevo 22 anni circa ho visto il genocidio in Rwanda in TV, e ho pensato “questo non può succedere.. ma non stavo facendo nulla per evitarlo.” Questo fu proprio quando finii la mia prima laurea in sociologia, quindi iniziai una laurea in pianificazione e gestione così da poter veramente aiutare questa realtà. Presto ho notato che nelle scuole di Kibera guardano dall’alto al basso i genitori che provengono dalle baraccopoli. Tuttavia ho visto che se io, come persona di un’organizzazione rispettata, mostravo rispetto ai genitori, poi anche la scuola cominciava a mostrare rispetto nei loro confronti. Una delle cose che facevo era di non andare a pagare le rette alla scuola da sola - anche se portavo io l’assegno chiedevo comunque ai genitori di venire a scuola. “Andiamo” dicevo. Dicevo anche agli insegnanti: “Questi sono i genitori dei vostri bambini. Non potete rispettare me e non rispettare loro.” Personalmente credo che questo sia quello che ho imparato da AVSI e dai progetti che abbiamo fatto. Non puoi gestire un progetto senza coinvolgere le persone, senza farli venire fuori e renderli partecipi. Romana balla con un gruppo di genitori a Mutuati Ho cominciato a lavorare per AVSI nel novembre del 1996. Nonostante fossi laureata in quella facoltà, avevo ancora così tante cose da imparare nel campo dello sviluppo sociale. Allora AVSI sosteneva pochi bambini: con AVAID, suo partner svizzero, sosteneva 65 bambini, e due persone in Italia ne aiutavano altri 2. Tutti a Kibera. Facendo visita alle case, pagando le rette scolastiche, seguendo la scuola, incontrando i genitori, presto ho visto qualcosa che non mi aspettavo. Si può pensare che, siccome un bambino è povero, l’unica cosa di cui ha bisogno sono le rette scolastiche. Non è vero. Forse ciò di cui ha bisogno sono aiuti medici, ed essendo in una scuola pubblica puó andare avanti senza le rette scolastiche. Forse ciò di cui ha bisogno è che si coinvolgano i genitori. Se non si osserva in maniera corretta poi si possono perdere queste cose. I nostri bambini di valore 57 scheda ovc/sad Introduzione: Troppo debole per continuare ad andare a scuola ad un certo momento, e pieno di risentimento per la malattia che aveva contratto alla nascita, Kevin ha nuovamente abbracciato la vita e lavora mano nella mano con il suo miglior amico - sua madre - utilizzando le abilità apprese durante la scuola professionale che ha portato a termine dopo essersi preso cura della sua salute. “Ho scoperto che sorridere allunga la vita!”Kevin Wanjala Nel 2005, Kevin fu indirizzato agli assistenti sociali di AVSI in Kibera da un gruppo di assistenti sanitari. “Per piacere prendetevi cura di lui fino a che non muore,” supplicarono, “non gli manca molto”. Essendo contagiato dal virus dell’HIV alla nascita, Kevin si era indebolito a tal punto da non riuscire quasi ad alzarsi dal letto durante il giorno. Sua madre, non sapendo come affrontare la questione, evitava di parlargli della sua paura che lui avesse contratto la stessa malattia che stava uccidendo anche lei. Una volta entrato nel progetto OVC Kevin fu immediatamente portato a ricevere gli aiuti medici. Quando gli fu detto del suo stato, inizialmente era pieno di risentimento per la malattia e per il modo in cui l’aveva contratta così innocentemente. “Ho incontrato un dottore da MSF mentre mi dirigevo a scuola. Il dottore si presentò e mi disse che sarebbe passato da casa mia. Quando il dottore mi fece visita, mi sottopose al test dell’HIV e scoprì che effettivamente ero malato. Prima di questo non sapevo perché stessi male. In quinta superiore cominciai ad essere molto sconvolto perché mia madre non me ne aveva ancora parlato, ma stavo capendo che c’era qualcosa che non andava e non c’era nessuno con cui parlare di questa cosa”. Tuttavia non volevo sapere cosa mia madre avesse da dirmi perché ero arrabbiato. Ho cominciato a rendermi conto, dopo che le medicine cominciavano a fare il loro effetto, che c’era una possibilità. Ho sofferto di tubercolosi più di una volta ma sono riuscito a sconfiggerla, grazie alle medicine. Ho potuto iniziare la cura con gli antiretrovirali e poi finalmente ho potuto riprendere gli studi. Jacqueline (assistente sociale di AVSI) divenne una dei miei migliori amici. Mi ha aiutato a concepire la vita in maniera differente. Mi sono iscritto a un corso di formazione professionale per parrucchieri dal momento che mi sentivo piuttosto vecchio per una scuola normale. Ora sto gestendo un salone a Kibera con mia madre. Scrivere e parlare della mia situazione con altri mi ha veramente aiutato. Sorridere allunga la vita” Kevin fa la barba a un cliente nel salone suo e di sua madre a Soweto, Kibera Codice: Data: Gruppo: 0019 13.01.10 MSF Nome del bambino: Data di nascita: KEVIN WANJALA 1991 Sesso: Residenza: Luogo di nascita: M Kibera - Soweto - Nairobi Pumwami - Nairobi Padre: Paul Simiyu Stato: deceduto Residenza: Professione: Madre: Mary Mukimba Stato: in vita Residenza: Kibera - Soweto - Nairobi Professione: parrucchiera Tutore: Residenza:Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - I nostri bambini di valore 59 Scheda OVC/SAD Introduzione: Fredrick non si è mai distolto dal perseguire il suo cammino verso grandi cose, qualunque fossero le circostanze avverse. Con la sua determinazione negli studi, la possibilità di frequentare la scuola Little Prince era tutto ciò di cui aveva bisogno per ottenere il massimo dal suo potenziale. “Quando vieni cacciato da scuola, vai a casa e non trovi nessuno perché in quel momento tua madre è uscita a cercare lavoro… quindi anche il pranzo non è pronto. Ero stato costretto a mettermi a cercare del cibo per conto mio. Vai di porta di porta per strada e i bambini ti chiamano “chokoraa ma pipa”, che significa “tu sei il ragazzo del bidone della spazzatura”. Perlustravo da cancello a cancello. I posti con gli alberi di mango erano i migliori… bussavi e chiedevi qualcosa da mangiare e quando ti dicevano di no, potevi chiedere il permesso di prendere qualche mango dagli alberi. Tuttavia non venivamo trattati gentilmente quando facevamo questo. Alcuni aprivano persino il cancello e lasciavano che i cani ci rincorressero. Questo era quello che facevo quando non ero a scuola. Quando ti cacciano da scuola i bambini ridono di te. Torni a scuola il giorno seguente e questo è l’argomento del giorno in classe, e nessuno vuole sedersi vicino a te. Loro odiano i bambini di strada; alcuni dei genitori dicono ai propri figli che se camminano con noi, diventeranno come noi, facendo quello che facciamo, quindi ci evitano. È questo che mi faceva arrabbiare, ma continuavo a dirmi che non importava come mi chiamavano, li avrei battuti agli esami. 60 I nostri bambini di valore Fredrick seduto nella biblioteca della Scuola Secondaria Cardinal Otunga dove frequenta il secondo anno La storia di Fredrick Codice: Gruppo: Data: 5182 KIB 22.01.10 Nome del bambino: Data di nascita: FREDRICK OWINO OTIENO 31.10.91 Residenza: Sesso: Luogo di nascita: Kibera - Nairobi M SIAYA Padre: Jackson Owino Stato: deceduto Residenza: Professione: Madre: Angeline Anyango Stato: in vita Residenza: Kibera-Nairobi Professione: volontaria presso le suore di Maria Immacolata Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - Dovevo dimostrargli assolutamente che si sbagliavano. Mi dovevo assicurare che entro la fine della scuola, dopo gli esami, avrei avuto il massimo dei voti della classe. Prima di ricevere il sostegno sono andato in molte scuole. A causa della difficoltà che avevo a pagare le rette scolastiche venivo cacciato via. A quel tempo avevo solo un genitore, mia madre, e non era in grado di pagarle. Quando riusciva a mettere insieme i soldi, il trimestre stava già per finire. Non aveva un lavoro fisso, quindi faceva molta fatica a guadagnare abbastanza soldi, solitamente si occupava di trasportare le taniche d’ acqua per il territorio di Langata. Se mi fosse stata data la più piccola possibilità avrei fatto del mio meglio perché sapevo già cosa volevo. Volevo essere pilota di aeroplani, mi vedevo volare su Kibera. Mia madre mi disse che l’unico modo perché questo potesse succedere era che io andassi a scuola. Quando ho ricevuto questo aiuto mi sentivo come in un altro mondo. Avevo una nuova uniforme, e non mi dovevo preoccupare per nessun motivo di essere cacciato da scuola. Ero così contento. Dissi a mia madre “anch’io un giorno sarò lontano da questo posto e farò per gli altri quello che hanno fatto per me”. Sapevo che la mia vita stava diventando più bella e sarei stato in grado di realizzare il mio sogno. Da quel giorno tutto fu migliore di quello che mi sarei aspettato. Mi è stata data la possibilità di affermare me stesso. Durante i seminari si parla della vita, di come è possibile crescere con senso di responsabilità, come vivere in maniera sana e evitare le malattie, e anche di come trattare gli altri che sono malati. Ogni volta che penso a ciò che ho passato, spesso mi ritrovo a sorridere come una persona non tanto normale! Molti dei miei amici con cui andavo a bussare alle porte non sono stati capaci di farcela. Siamo ancora amici, e un paio mi sostengono sul serio. Uno di loro mi ha detto: “Siccome hai avuto questa opportunità, devi dare il meglio di te”. “Il coinvolgimento delle persone della comunità nei progetti fa la differenza. Condividere i problemi e cominciare dalle esperienze più semplici di una persona può svilupparsi in un progetto comunitario!” Cyprian Kaliunga Preside della Scuola Primaria di Mutuati Sono insegnante in una scuola pubblica. E, per essere più preciso, sono il direttore della scuola elementare di Mutuati. È lì che trascorro la maggior parte delle mie giornate. In questa scuola ci sono all’incirca 1.780 bambini. Cyprian Kaliunga, nello sfondo Mutuati, la città che ha tanto aiutato Teoricamente dovremmo avere un’insegnante ogni 40 studenti ma, in realtà, ogni insegnante ne ha circa 80. Questo è un esempio di una delle difficoltà che dobbiamo affrontare in un’area rurale come Mutuati; ma le soluzioni che stiamo trovando ci rendono fiduciosi perché capiamo che stiamo facendo dei progressi. 62 I nostri bambini di valore Ho chiamato i genitori per far fare loro il giro delle classi in modo che possano vedere con i loro occhi la quantità degli studenti.Ho chiesto “Cosa facciamo?” Ho chiesto loro se volevano solo aspettare e vedere se il governo ci avesse mandato più insegnanti o se preferivano fare qualcosa. E questo “qualcosa” dipendeva interamente da loro. Tutto ciò succedeva all’incirca 4 anni fa, quando avevamo solo 16 insegnanti. Ma grazie al coinvolgimento dei genitori abbiamo potuto assumerne altri 8 oltre a quelli inviati dal governo. Se si guarda l’ambiente circostante si vede che sono tutti campi. Siamo in una zona rurale. Persino le persone che hanno un negozio in città hanno un orto. Anche se le principali attività della zona non hanno a che fare con la scuola, le persone capiscono bene l’importanza dell’educazione per i propri figli. Abbiamo bisogno che ciascuna persona si assuma la propria responsabilità, dobbiamo lavorare su questo per rafforzarci. Ciascuno ha, o almeno dovrebbe avere, un interesse nei confronti dell’altro, perché comunque siamo tutti legati. Condividiamo lo stesso mercato, condividiamo la stessa strada, probabilmente condividiamo persino la stessa chiesa e scuola. Ci conosciamo per nome. Scheda OVC/SAD Il partner inizia a coinvolgersi nella vita dei ragazzi: quando sua madre morì, Moses per prima cosa andò da Cyprian che si occupò di lui come se fosse suo figlio. Questo è ciò che significa prendersi cura di ciascun bambino come persona. Introduzione: Oltre il grande sostegno materiale arrivato a Moses attraverso il progetto OVC dopo la perdita di sua madre, Moses afferma che il più grande aiuto che ha ricevuto è stato il rapporto con il suo tutore e guida, Cyprian. Gruppo: Codice: Data: MUT 0088 19.01.10 Nome del bambino: Data di nascita: MOSES MUTEMBE 26.08.87 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: Nkamath - Mutuati M Kabachi - Mutuati Padre: ignoto Stato: Residenza: Professione: Madre: Jerusha Kaindi Stato: deceduta Residenza: Professione: Tutore: Cyprian Kaliunga Residenza: Mutuati Professione/fonte di reddito: direttore della scuola Relazione con il bambino: tutore Oggi Cyprian è come se fosse un mio genitore. Dopo la morte dei miei genitori, lui è l’unico parente che ho. Ho perso mio padre nel 1998, e nell’aprile del 2008 mia madre ha contratto una malattia allo stomaco che l’ha portata presto alla morte. Anche mio padre si era ammalato, prima è morto lui e poi la mamma. Mi preoccupava non capire cosa stesse succedendo tra di loro. Anche prima della morte di mio padre si erano separati per un motivo a me sconosciuto. Dopo aver perso mia madre, mi sembrava di non poter più fare un passo in avanti. Fu molto difficile. E questo influenzò anche i miei studi. Quando andai da Cyprian, organizzò le cose affinché tutto fosse andasse avanti e questa è la parte più importante. Lui è il mio più grande amico e lo tratto come un genitore. Lo scorso anno mio fratello era all’ospedale per una polmonite. Ho chiamato Cyprian ed è venuto per assicurarsi che lo stessero curando. Se non avessi questo sostegno, a parte lasciare tutto nelle mani di Dio, non avrei null’altro. Attraverso l’associazione di Cyprian ora sono sostenuto a distanza e anche la mia casa posso averla grazie a questo aiuto. È bello sapere che ci sono persone che possono aiutarti a tenere alla larga alcuni cattivi pensieri. Se mi stresso, o la mia mente comincia a pensare al peggio, sono i miei amici che mi riportano sulla giusta strada. Cyprian consiglia un ex allievo su come proseguire gli studi “Rimasto senza alcuno scopo nella vita dopo la morte della madre, Moses andò da Cyprian alla ricerca di un qualche aiuto. Ciò che ricevette fu una guida paterna in un momento di bisogno. Avendo finito la scuola, il ragazzo oggi non vede l’ora di “aiutare le persone e la mia casa nello stesso modo in cui l’ha fatto Cyprian.” I nostri bambini di valore 65 COWA (Companionship of Works Association) “Durante gli ultimi 5 anni abbiamo fatto molti corsi di formazione qui a Mutuati”, spiega Cyprian mentre cammina per il vivace mercato di verdura della cittadina, “prodotti caseari, pollo, cereali… molte cose. Facciamo corsi di formazione e incoraggiamo le persone ad incominciare a lavorare. I corsi vengono organizzati tramite il governo, e noi siamo i catalizzatori. Durante gli ultimi 6 anni l’associazione COWA è stata coinvolta nel mondo delle piccole e micro imprese. E, secondo me, questa è la parte di maggior successo del nostro lavoro. Dopo il corso, le persone si iscrivono alla cooperativa per 200 scellini. Ogni persona risparmia a seconda delle possibilità, dando un minimo di 100 scellini al mese. Da questo programma di risparmi, gli associati del COWA possono prendere in prestito dei soldi ad un costo che è all’incirca metà di quello che le banche richiederebbero. Comunque sia ci sono delle regole. Si può prendere in prestito solo tre volte quello che si è versato, e bisogna nominare una persona garante per il saldo. Una volta che è stato cancellato il debito, si può ricominciare a richiedere un nuovo prestito. Qualora si verificassero dei problemi nel pagamento, gli associati devono risolverli senza coinvolgere la polizia o evitando che la banca prenda loro la casa. Ciò che viene richiesto è che le persone diventino responsabili. 66 I nostri bambini di valore Nel 2005 abbiamo cominciato con 16 persone, e ora ci stiamo avvicinando alle 400, incluse le famiglie sostenute a distanza direttamente e le famiglie aiutate indirettamente. Perché un’esperienza duri ci vuole una educazione, un significato. Di questo aspetto si è discusso durante i corsi di formazione, insieme agli aspetti tecnici dell’attività. È importante imparare come fare le cose ma anche il “perché” si fanno. Ciascun genitore ha una motivazione diversa che lo muove. “Mia moglie adesso mi rispetta” affermava una persona, oppure la scorsa settimana un uomo diceva di essere felice solo perché aveva le scarpe. Se le era potute comperare! Le scarpe possono sembrare una piccola cosa, ma per lui rappresentavano una motivazione. È qualcosa di personale; ed è proprio questo il concetto che fa muovere verso il successo. Latteria Un’altra cosa interessante che sta crescendo è la latteria. Nel 2004 un sostenitore italiano ha detto che voleva contribuire con dei soldi extra al bambino che stava sostenendo a distanza. Ho parlato con la famiglia e abbiamo deciso che i soldi sarebbero stati sufficienti per comprare una mucca. La mucca cominciò a dare il latte, che la famiglia poteva vendere al mercato, e dopo neppure un anno fu possibile comprare un’altra mucca. In alto:un membro di COWA SACO deposita i suoi soldiIn mezzo a sinistra il latte consegnato alla latteria di MutuatiIn basso il latte venduto a 40 scellini al litro Mutuati negli ultimi 5 anni è sempre più alla ricerca di sostenibilità a lungo termine, attraverso attività cooperative di base rivolte alle comunità rurali, agricole e spesso povere. E queste cooperative sono cresciute fino a diventare vere aziende. Attraverso il progetto abbiamo comprato 10 mucche per le famiglie che hanno più bisogno. Il governo ha dato una formazione, come solitamente facciamo quando inziamo una nuova impresa, alla fine della quale ogni famiglia ha ricevuto una mucca. Ho detto loro “Questa è la vostra mucca. Voi siete i proprietari.” Ciò che ci aspettiamo da loro è che quando la mucca comincerà a dare il latte - una mucca in media fa 10 litri al giorno – ci diano 2 litri che venderemo al mercato e, magari, con i soldi guadagnati potremo comperare un’altra mucca. Quando stavamo preparando il budget per gli anni successivi avevamo già il latte delle prime mucche. Abbiamo poi notato che se tutte le famiglie dovevano vendere il latte per conto loro, diventava un gran lavoro. Così abbiamo fondato una società e creato una latteria, raccogliendo il latte da queste famiglie, e anche altrove. Ogni persona con una mucca può portare il latte al punto di raccolta, che verrà poi venduto ovunque. Ora abbiamo 22 punti di raccolta e distribuzione sparsi in tutte le zone. Ogni centro dà lavoro a una persona che raccoglie e vende. Tutti sono pagati completamente dagli introiti dell’attività ed io non me ne devo neppure curare. È una cosa a sé. Ad oggi abbiamo dato via già 90 mucche circa, ma ce ne sono tante altre che sono arrivate grazie ai soldi ricavati dalle prime. Lavoriamo con il Ministero, che ci aiuta a selezionare le mucche migliori e che è diventato anche una specie di consigliere per tutti coloro che, in questa zona, vogliono comprare una mucca da latte. Scheda OVC/SAD Introduzione: Purity ha trasformato la sua vita: da un piccolo villaggio agricolo è andata a vivere nella più grande università del Kenya. Grazie al sostegno a distanza, alla sua perseveranza e alla guida della sua famiglia e degli insegnanti, le si è aperto un nuovo mondo. Il sostegno all’educazione è il filo conduttore del progetto OVC di AVSI. Ha un effetto moltiplicatore. Tu sostieni un bambino che poi diventa a sua volta sostenitore di una comunità di migliaia di persone. Gruppo: Data: Codice: 26.01.10 MUT 0135 Nome del bambino: Data di nascita: PURITY GAKII 05.05.86 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: F Mutuati Università di Nairobi Padre: David Kainga Stato: in vita Residenza: Mutuati - Meru North Professione: agricoltore Madre: Charity Mwari Stato: in vita Residenza: Mutuati - Meru North Professione: agricoltore Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - Mutuati era un bel posto dove crescere. Lì sono cresciuta e sono andata a scuola. La mia casa era proprio accanto alla scuola elementare di Mutuati. La prima volta che misi piede fuori da Mutuati fu per andare al liceo a Meru, una cittadina a circa un’ora di distanza. Mio padre è agricoltore ed è un membro dell’associazione COWA SACO. Mia madre è casalinga. La mia famiglia è come tante altre di Mutuati. I miei genitori hanno qualche difficoltà a provvedere a tutto, e nonostante l’aiuto del sostegno a distanza, è stato difficile andare avanti. È cosa comune tra i bambini di Mutuati non uscire mai dal villaggio. Ora sono qui nella più grande Università del Kenya. E visto che me la cavo bene sono stata ufficialmente ammessa come studente regolare e sono aiutata quasi completamente dal governo. Ho deciso di studiare economia perché ho la sensazione che ci siano veramente poche persone che capiscono qualcosa di soldi, di conti e cose simili e un domani mi piacerebbe lavorare con la comunità. Questo programma ha contribuito a formare la persona che sono oggi, mi ha permesso di interagire con molte persone provenienti da luoghi diversi. Chi mi ha sostenuto è stata una donna italiana di nome Grazia. Devo dire che mi ha aperto la strada per molte cose. Comunicavamo tramite lettere e apprezzavo il suo aiuto. Se non avessi avuto un sostegno a distanza non credo che avrei potuto continuare a studiare dopo la scuola primaria. Purity è una matricola di economia all’università di Nairobi Quando ho lasciato Mutuati per la prima volta, ero entusiasta di vedere questi posti che avevo sentito essere più sviluppati. Nonostante fossi un po’ spaventata da ciò che avrei potuto trovare, l’impatto è stato piacevole. Già al liceo a Meru avevo avuto la possibilità di incontrare persone con culture, modi e vestiti diversi. Prima di allora mi era stato detto che bisognava aver paura di questo. Pensavo sarebbe stato difficile, ma presto ho scoperto che tutto questo mi piaceva e mi sono fatta persino amici provenienti da luoghi diversi. I nostri bambini di valore 69 I nostri bambini di valore Quando siamo arrivati abbiamo visto che c’erano tanti bambini per strada, abbandonati e violentati. Ora sono qui con noi nel centro. Sono 112 i bambini, da uno a quindici anni di età; e ne seguiamo anche un certo numero nelle scuole e nelle loro case, facendo visita agli insegnanti e ai genitori per controllare i loro progressi e le condizioni di vita. In basso: suor Peris e i bambini a Baldo In mezzo a destra: un neonato portato a Baldo una suora nella serra 70 “Padre John Baldo si prese cura dei bambini abbandonati” spiega suor Peris. “Chi si prenderà cura dei bambini se non noi? Questa è la domanda che ci ha portato fino a qui. Questa è la nostra motivazione alla Baldo Children’s Home. Abbiamo accolto bambini di strada e orfani, bambini vittime di abusi sessuali e quelli lasciati in condizioni di bisogno. Questa è una casa per tutti loro. I bambini vengono qui e imparano cosa vuol dire appartenere a una famiglia di cui essi non hanno mai fatto esperienza. Tutti hanno affrontato problemi enormi e diversi tra loro, ma l’unica cosa che tutti stanno cercando è l’amore! In mezzo a sinitra: la suora dà alcune caramelle ai bambini a Baldo Baldo’s Children Home, una delle case di accoglienza per bambini che collabora con il programma OVC di AVSI in Kenya, accoglie più di 250 bambini abbandonati. Queste case nascono dallo sforzo della comunità di rispondere a questo bisogno. Situata a Nyandarua, un piccolo centro commerciale a circa 260 km da Nairobi, la casa ha stretti rapporti con il governo e con il tribunale dal quale arrivano i bambini. Il dipartimento del governo che si occupa dei minori (Ministry of Gender, Children and Social Development) in realtà usa “Baldo” per dimostrare agli altri come dovrebbe essere un centro di accoglienza per bambini. La scuola materna di Baldo Baldo Children’s Home Ci sono molte differenze tra bambini di strada, orfani, bambini abbandonati, indigenti, o abusati, ma qualsiasi sia la loro condizione, se vuoi raggiungere il bambino in quanto persona, la prima cosa che devi mostrare è amore, solo così inizierà a risponderti. L’amore è la chiave per recuperare ogni bambino. I bambini che hanno trascorso la maggior parte del loro tempo per strada spesso sono molto violenti, prendono quello che vogliono. Rispetto agli altri, spesso questi bambini arrivano qui dipendenti da droghe e con un insieme di problemi che, inizialmente possono essere difficili da capire. Nel caso di un orfano, arriva docile, umile e gentile perché non ha fatto esperienza di violenza sulla strada; ma sono traumatizzati diversamente. Sono molto chiusi. Molti di questi orfani hanno visto i loro genitori morire di AIDS. I genitori sono diventati molto magri, relegati nelle loro case ed emarginati dalla società, e spesso questi bambini erano le uniche persone che si prendevano cura di loro. Molte volte non riesci a capire se i bambini hanno subito abusi sessuali, a meno che non risulti dai tribunali. Puoi stare qui seduto a parlare senza che nulla venga fuori. Non è facile. Scheda OVC/SAD Il bambino appare distratto, senza voler condividere la sua vita con gli altri. Ma se tu gli fai capire che non lo stai giudicando e che vuoi fare qualcosa con lui, proponendogli magari di andare a fare una passeggiata o a mettere a posto il giardino, comincerà lui stesso a trovare un modo per parlarti. Li aiutiamo lentamente, senza fretta, e quando cominciano a parlare insegniamo loro il perdono e allo stesso tempo a non sentirsi responsabili di ciò che hanno subíto. Crescendo, in questi anni siamo riusciti a sviluppare una buona collaborazione con il governo, che ci ha permesso di avere un rapporto vero nel studenti a quale noi contribuiamo per una parte e le istituzioni fanno il resto. Non solo siamo diventati “capaci” in quello che facciamo, ma il governo ci usa persino come modello di casa per bambini; ogni tanto porta persone che gestiscono case in altri luoghi per osservare e capire come lavoriamo. Da una parte abbiamo una relazione con il tribunale che ci porta i bambini che hanno bisogno e dall’altra collaboriamo con il Distretto che ci aiuta a rispondere ai bisogni dei bambini. In questo modo tutti fanno la loro parte e sono desiderosi di contribuire... Questo è il tipo di organizzazione che gioca un ruolo importante nella società! Introduzione: Accolto alla Baldo Children’s Home quando era un bambino, oggi Joel ci lavora mentre aspetta di andare avanti con gli studi nel campo dell’assistenza sociale. Molto bravo nel relazionarsi con i bambini a livello personale, le difficoltà del suo passato sono un punto chiave per i successi di cui ora sta facendo esperienza. Gruppo: Data: Codice: 21.01.10 BCH 5015 Nome del bambino: Data di nascita: JOEL MUNGA 11.05.88 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: M Shamata BCH - Ndaragwa Padre: ignoto Stato: Residenza: Professione: Madre: Alice Muthoni Stato: deceduta Residenza: Professione: Tutore: Signor Peris Muchiri Residenza: Baldo children’s home - Ndaragwa Professione/fonte di reddito: sorella e assistente sociale Relazione con il bambino: tutore Baldo durante una lezione di inglese “Fui portato alla Baldo da un prete quando avevo 8 anni. Mia madre, unico genitore, morì ed io stavo cercando un lavoro come mandriano. Vivendo senza un padre, con i miei 4 fratelli e sorelle, pagare le rette della scuola era diventato impossibile; tutti noi non andavamo più a scuola ed io stavo cercando un lavoro che ci avrebbe aiutato ad andare avanti.” “Dopo la morte di mia madre era venuta a mancare una cosa ancora più grande: non avevamo nessuno che ci potesse indicare la strada. Nessuno ci ascoltava. Poi, dopo essere arrivati qui, tutto cambiò. Le suore ci facevano parlare e partecipare.” “Ho finito la scuola secondaria lo scorso anno, e ora sto risparmiando i soldi per andare all’Università. Nel frattempo sto lavorando alla Baldo, aiutando le suore e i bambini. Credo che il mio passato mi aiuti a capire ciò che questi bambini stanno attraversando. Come la casa ha fatto con me, prima di tutto creo un rapporto con i bambini. Anche loro, come me, provengono da situazioni in cui hanno bisogno soprattutto di qualcuno che li possa ascoltare. Ed è molto meglio ricevere consigli da qualcuno che sai che poi si prenderà cura di te.” 72 I nostri bambini di valore Scheda OVC/SAD Introduzione: Crescendo nella baraccopoli di Kwinda vicino alla “Bosco Boys”, Philip era in cerca di un’istruzione dal momento che era l’unico modo per provvedere alla sua famiglia, che vive ancora là. Con l’obiettivo di poter aiutare i suoi fratelli più piccoli in futuro, ha finito la scuola secondaria e non vede l’ora di andare all’università. Don Bosco Boys “Bosco Boys” è un progetto nato a livello comunitario per aiutare i ragazzi di strada. Con più di 700 bambini e ragazzi accolti, dalla scuola primaria all’università, la “Bosco Boys” ha la scuola materna, primaria, secondaria e professionale in varie zone di Nairobi. “Stiamo lavorando con AVSI dal 1999 e anche per tutta la durata del progetto OVC.” Spiega padre Sebastian, responsabile della scuola. “Cento bambini sono sostenuti a distanza puntualmente con questo progetto, ma in realtà tutti i 700 sono aiutati in modo indiretto, beneficiando dei tanti vantaggi, come i mobili del centro, il cibo o l’elettricità.” Padre Sebastian con studenti delle scuole primarie e secondarie di Bosco Boys Data: Gruppo: Codice: 25.01.10 SDB 5040 Nome del bambino: Data di nascita: PHILIP JUMBA 20.11.88 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: Migori M Kuwinda - Langata - Nairobi Padre: ignoto Stato: Residenza: Professione: Madre: Mary Khandara Stato: in vita Residenza: baraccopoli di Kwinda Professione: lavoratore saltuario Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - “Sto aspettando di vedere cosa mi riserva il destino ora che mi sono diplomato. In realtà è molto difficile prevedere il risultato. Qualche volta speri il meglio, e scopri qualcosa di migliore. Poi a volte invece trovi qualcosa di non così bello come ti aspettavi. Comunque sia ho fatto del mio meglio, così sono ansioso di vedere quello che succederà. Questa è stata la strada che ho seguito per molti anni!” “Sono cresciuto proprio qui vicino, nella baraccopoli di Kwinda, sono nato nella zona rurale ma poi sono stato portato qui da mia madre. Il lavoro è un problema a Kwinda, così come le condizioni igienico-sanitarie. Ma il problema maggiore è la sensazione che non ci sia modo di uscire da questo posto. Una persona che vive in queste circostanze tutt’a un tratto potrebbe dire che è meglio morire che stare qui. Ma se ci sei abituato non ci pensi più e ti dici “vado avanti”. Se provi a ricordartelo, diventa tutto così frustrante che sembra non ci sia nulla che tu possa fare. Si tratta di sopravvivenza qui in Kenya, di chi ce la fa; quindi per me è giusto cercare di aiutare la mia famiglia visto che nessun’altro lo fa.” “In questo modo lotto per poter aiutare i miei fratelli e le mie sorelle ad uscire da questa condizione. Mia madre non è andata a scuola, quindi le è difficile trovare un lavoro nel quale possa guadagnare molto. Io sono il primogenito e non sarò contento fino a quando non sarò in grado di fare qualcosa di bene o almeno essere in grado di aiutare.” 74 I nostri bambini di valore “Quando ero alla scuola primaria ed ero solo all’inizio, già volevo andare alle superiori. Quando ho finito le superiori ho avuto la sensazione che ci fosse ancora qualcosa di cui avevo bisogno e di non essere ancora soddisfatto. Stando a Kwinda, se non ci pensi due volte, puoi semplicemente sentirti triste e lasciare tutto, ma se sei una persona ragionevole capisci che la vita ti è stata donata, quindi lasciatemi andare avanti per salvare alla grande la mia vita.” scheda ovc/sad Introduzione: Diplomato da poco, Gideon ricorda con suo fratello i momenti trascorsi come ragazzi di strada in una delle zone più pericolose di Nairobi. Avendo studiato, oggi quel mondo gli appare lontano. Gideon è incredibilmente grato a tutti coloro che lo hanno aiutato durante il cammino. Gruppo: SDB Nome del bambino: MURIMI GIDEON Luogo di nascita: Sesso: Kamgemi - Nairobi M Padre: Erastus Mugambi Stato: ignoto Residenza: Professione: Madre: Anne Karimi Stato: in vita Residenza: Dandora - Nairobi Professione: venditore ambulante Tutore: Residenza:Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - Codice: 093 Data di nascita: 22.06.90 Residenza: SDB - Nairobi Vengo da Dandora, un sobborgo di Nairobi. Sono andato alla Don Bosco quando avevo 11 anni. Quando ero piccolo i miei genitori erano ancora insieme, poi quando frequentavo la scuola mio padre divenne un alcolista e lasciò da sola mia madre a provvedere per noi. Lavava i vestiti per la gente, usciva di casa presto e tornava tardi. Eravamo obbligati a fare di tutto per trovare un lavoro. Andavamo alla discarica a raccogliere sacchetti di plastica. Guadagnavamo 5 scellini ogni borsa piena. In un giorno riuscivamo a riempirne una. È stato un periodo molto difficile, stavo male soprattutto perché ero lì con mio fratello. La maggior parte del tempo lui piangeva ed io pensavo “cosa sto facendo?” Oppure non riuscivo a pensare a nulla. Qualche volta, per mangiare, prendevamo qualche frutto marcio dai fruttivendoli, ma non era sufficiente. Riuscii a lasciare la strada grazie a delle persone che, come Padre Jasani, mi hanno portato qui alla Don Bosco. Senza di loro non avrei avuto alcuna possibilità. Fu la mia via d’uscita, altrimenti sarei rimasto sempre in strada. Ci sono moltissimi miei amici che sono intelligenti, ma purtroppo sono ancora relegati a Dandora. A volte una persona ha bisogno di un appiglio, di un sostegno, per arrivare ad un livello in cui poi si è in grado di farcela da soli. In questi giorni mi sono ritrovato a ricordare quei momenti con mio fratello, quando lui piangeva e insieme raccoglievamo la plastica. Ora frequenta la scuola primaria, l’ottava classe, presso la Don Bosco. Ora possiamo riderci sopra perché ne siamo usciti. Dal luogo dove provengo, è qualcosa di miracoloso essere qui. Vorrei dire a coloro che ci stanno aiutando che li ringrazio perché hanno salvato una vita. È molto più di un programma che stanno sostenendo, ma una vita vera. Due studenti studiano matematica alla scuola secondaria di Bosco Boys Data: 15.01.10 “Vorrei dire a coloro che ci stanno aiutando che li ringrazio perché hanno salvato una vita. È molto più di un programma che stanno sostenendo, ma una vita vera.” - Murimi Gideon I nostri bambini di valore 77 Di fronte alle difficoltà della vita, dobbiamo semplicemente accettarle. Proviamo sempre a quantificare i cambiamenti che abbiamo fatto, ma il vero impatto è sempre più grande di quello che ci possiamo immaginare. Gli esseri umani non possono essere ridotti a numeri o indicatori. - Marco Trevisan, coordinatore del programma di AVSI in Uganda “Prima del progetto OVC, le organizzazioni partner erano spesso gestite da volontari che avevano ricevuto un piccolo e informale corso di formazione nel campo dell’assistenza sociale. All’inizio del progetto, AVSI cominciò a proporre dei workshop di formazione. Durante questi 5 anni abbiamo provato il più possibile a dare dignità al loro lavoro preparandoli per il futuro anche senza di noi. Imparando così ad identificare un bambino vulnerabile, a compilare una scheda sociale, a capire come seguire i bambini e preparare un piano di intevento, un budget, le relazioni, e così via.” In alto: studenti della scuola primaria di Nakaseke rivedono i compiti con l’insegnanteA destra: Maria,una bambina sostenuta a distanza a Nakaseke “Ogni bambino è unico e diverso rispetto a un altro.” Quando prendi questa affermazione alla lettera, non sai ancora cosa significa veramente. All’inizio, pensavamo che sì, i bambini sono diversi, ma non ci è mai capitato di pensare che, anche se sordi o ciechi per esempio, essi avessero delle altre capacità. Li abbiamo sempre valutati nello stesso modo. Ma oggi ci rendiamo conto dei gravi errori che abbiamo fatto partendo con questi presupposti. In realtà, anche se sono tutti sordi, le loro capacità, interessi, valori sono tutti diversi. Da quando invece abbiamo iniziato a distinguerli e a fornire loro cure e attenzioni specifiche, il sostegno ha evidenziato una differenza inimmaginabile. I bambini hanno cominciato a risplendere e anche noi abbiamo cominciato a riconoscere i loro sforzi, ciascuno in maniera individuale.” Elisabeth, assistente sociale, scuola per non udenti in Uganda, Ntinda 81 I nostri bambini di valore “Per AVSI, i vantaggi della collaborazione con le organizzazioni locali sono molteplici. Per prima cosa ci permette di conoscere meglio l’ambiente rispetto ad un’organizzazione che proviene da fuori. Un partner locale può cogliere i bisogni dell’area e delle persone in un attimo, mentre ad un esterno servirebbero molti anni per riconoscere le stesse cose. La maggior parte del personale dei partner è della zona, conosce le famiglie e la cultura locale ed è in grado di approcciarsi in un modo che le altre organizzazioni nemmeno immaginano. In questo modo la qualità dell’assistenza sociale cresce, rispondendo alle necessità reali, avendo il giusto approccio per ogni specifica famiglia e comunità. Inoltre, con l’aiuto dei partner locali è possibile raggiungere più bambini e famiglie nei diversi distretti, senza il bisogno di un ufficio AVSI in tutte le zone di intervento, riducendo in questo modo i costi logistici e di organizzazione. Alla fine del progetto, AVSI sarà riuscita non solo ad occuparsi dei bisogni immediati di migliaia di bambini, ma avrà anche migliorato la capacità e il consolidamento di dozzine di organizzazioni locali che hanno acquisito un nuovo modo di lavorare e di essere al servizio dei più vulnerabili per gli anni successivi. Uganda Il progetto OVC di AVSI in Uganda dimostra in un modo particolarmente vivo le ragioni che ci sono dietro alla scelta di lavorare con e attraverso organizzazioni partner locali e raggiungere così 7.700 bambini orfani e vulnerabili e le loro famiglie. In Uganda il progetto è realizzato con più di 40 organizzazioni partner e istituzioni. La ragione della presenza di molti partners è innanzitutto storica, perché AVSI lavora in questo paese da 25 anni e dal 1993 ha avviato il sostegno a distanza. “I volontari di AVSI, senza un progetto predefinito, iniziarono ad aiutare bambini bisognosi in diverse località del Paese, grazie all’incontro con alcuni religiosi o laici che stavano a loro volta già sostenendo bambini vulnerabili nelle comunità” spiega Marco Trevisan, coordinatore del progetto OVC di AVSI in Uganda. “Attraverso il SAD colleghiamo i bambini ai sostenitori a distanza in Italia, che sono famiglie, persone singole o gruppi di amici. È fondamentale aiutare chi sta già aiutando i bambini in modo che, mettendosi insieme e organizzandosi, le varie realtà presenti sul territorio diventano più strutturate, entrando di fatto nel sistema sociale governativo che le riconosce e le sostiene”. I nostri bambini di valore 83 Provengo da una famiglia di 7 persone. Quando nostro padre morì eravamo alle scuole primarie e mia madre non lavorava. Perdemmo ogni speranza. Visto che non aveva fratelli, nessuno si immaginava che saremmo riusciti ad uscire dalla povertà; la famiglia era fragilissima. Io fui fortunata perché mia zia, infermiera all’ospedale di Kitgum, si prese carico di me facendomi andare a scuola. Sono stata l’unica bambina nella mia famiglia a ricevere un’educazione. Subito dopo aver avuto questo lavoro, nel 2004, in realtà mi sono sentita frustrata. Ogni giorno la mia famiglia contava su di me, mi chiamava perché bisognava pagare le rette scolastiche di un bambino oppure perché qualcuno si era ammalato e perché bisognava pagare l’affitto. Avendo uno stipendio pensavano che potessi pagare tutto… In realtà, dopo alver risposto a tutte queste richieste, non riuscivo più a pagare le mie spese personali. Successivamente, i corsi di formazione di AVSI come quello sull’ “osservazione del bambino” e “ il processo di aiuto”, mi hanno aperto gli occhi e ho cominciato a capire, con la mia famiglia, che avevamo anche noi delle risorse. Ci siamo resi conto, infatti, che avevamo molte risorse che potevamo utilizzare. Ho cominciato aiutando mio fratello e le mie sorelle a costruire una casa utilizzando materiali disponibili come fango ed erba. La casa ci permetteva di stare tutti insieme. Visto che avevamo del terreno, ho dato loro dei consigli per allevare animali e, soprattutto, ho spiegato loro l’importanza di assumersi una responsabilità. Una cosa ha portato ad un’altra e i membri della mia famiglia hanno cominciato ad usare le loro capacità. Credo che la parte più importante di questo progetto, che sia per un beneficiario o per la mia stessa famiglia, sia quella di educare la persona. Ognuno ha bisogno di sapere ciò che vuole raggiungere. Se gli dai solo delle cose, questo può generare dipendenza. Ma quando educhi una persona e l’aiuti a ragionare su quello che vuole e su quello di cui ha veramente bisogno, capisce di essere la chiave del suo successo. Stella Beatrice Akello. Assistente sociale AVSI Kampala “Iniziai in AVSI come stagista e successivamente ho lavorato nell’ufficio AVSI di Luzira (Kampala), facendo anche un po’ di lavoro sul campo presso il Meeting Point International. Visitavo a domicilio le famiglie, partecipavo agli incontri di “counselling” e ai corsi di alfabetizzazione per adulti. Ed è proprio qui, sul campo, che ho imparato a riconoscere i bisogni della comunità e il giusto approccio…” All’inizio, ogni mese mandavo metà del mio stipendio a casa e ogni mese c’erano sempre più problemi. Ora, la mia famiglia prende il cibo dal suo orto, il latte dagli animali che alleva e ogni sabato vende al mercato pietanze che cucina e, così guadagna anche un po’ di soldi. In questo modo si sente proprietaria di qualche cosa e quindi responsabile della casa e della terra. Stiamo parlando di responsabilizzazione. Oggi, nessuno più mi chiama per chiedermi dei soldi; semmai mi chiamano per dirmi “ehi, ti mando un pollo!” Sono veramente felice di vedere la mia famiglia che si sta dando da fare per sostenersi. Quando sul lavoro incontro qualcuno, spesso riconosco delle similitudini con la situazione della mia famiglia, e così faccio tesoro dell’esperienza acquisita. Credo che aiuti gli altri vedere che anche la mia famiglia aveva la loro stessa situazione. Per uscire dai problemi, a ogni persona basta un punto dal quale partire. I nostri bambini di valore 85 Scheda OVC/SAD Centenary Vocational School, scuola professionale Il COWA Centenary Vocational Training School (CVTS) in Uganda, è una scuola professionale di formazione che offre 2 anni di corso di sartoria e di catering a Kampala. La collaborazione con AVSI iniziò nel 1999. “La partnership tra AVSI e COWA è stata molto buona, come tra un padre e un figlio”, afferma Francesca Romana Bilak, responsabile del COWA CVTS. “Molte persone di AVSI hanno contribuito alla sua nascita e alla crescita durante questi anni. Grazie a questa collaborazione abbiamo approfondito la nostra formazione; specialmente riguardo allo sguardo globale da avere sui ragazzi; infatti non ci concentriamo esclusivamente sugli aspetti tecnici della formazione, ma guardiamo a come generare una crescita personale nei ragazzi che hanno bisogno di aiuto. La collaborazione 86 I nostri bambini di valore con AVSI ci permette di pagare le rette scolastiche per alcune ragazze e di fornire anche gli strumenti necessari per l’avvio di un’attività dopo il diploma. Ci siamo resi conto che dare questi strumenti è veramente importante per cominciare un’attività. Grazie ai nostri assistenti sociali, siamo in grado di identificare i bisogni (materiali e non) dei nostri studenti e di pianificare interventi appropriati. Di particolare importanza è il fatto che, alla fine dei corsi, proponiamo alle ragazze un’esperienza di formazione e le inseriamo in un ambito lavorativo. Sicuramente stiamo offrendo corsi di sartoria e di catering di alta qualità; tuttavia la cosa più importante che stiamo offrendo a queste ragazze che stanno diventando adulte è la costruzione della fiducia in se stesse. Quasi il 50% di loro non ha più i genitori, stare qui con noi significa anche Introduzione: Assumendosi le responsabilità di madre e dovendo mantenere tutta la famiglia dall’età di 11 anni, a Stella fu necessaria una grande determinazione persino per decidere di andare a scuola; da sola ha portato a termine gli studi con risultati eccellenti e ha avviato un’attività di sartoria. Non ancora soddisfatta, sta frequentando nuovi studi con la speranza di rivoluzionare l’industria della moda! Data: Gruppo: Codice: 04.01.10 CEN 5030 Nome del bambino: Data di nascita: STELLA MIREMBE 1989 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: F Kabembe - Mukono Nsambya Est - Kampala Padre: Mukasa Leo Stato: non presente Residenza: Professione: Madre: Nankumbi Diana Stato: deceduta Residenza: Professione: Tutore: Tebajwa Jona Residenza: Nsambya - Kampala Professione/fonte di reddito: studente Relazione con il bambino: zio Mia madre morì nel 1998 quando avevo 11 anni. A quel tempo, mio padre era già andato via di casa e viveva con un’altra moglie ed io ho dovuto smettere di andare a scuola per iniziare a lavorare. Fu molto difficile, ma era l’unica cosa che potevo fare per aiutare i miei fratelli e le mie sorelle. Ogni mattina andavo a prendere l’acqua per le persone del vicinato, trasportavo all’incirca 20 taniche al giorno per 100 scellini l’una; un po’ di soldi li tenevo da parte per la scuola. Conobbi il COWA Centenary Vocational Training School perché è accanto a casa mia. Dopo anni di difficoltà durante i quali ho sempre cercato di cavarmela, decisi di andare a capire se potevo frequentare la scuola. Avevo raccolto dei soldi in un barattolo tanto da raggiungere i 70.000 scellini di cui avevo bisogno per iscrivermi, ma quando fui iscritta iniziai a essere stata sostenuta a distanza grazie ad AVSI. Questa è stata la prima volta che ho acquisito una competenza utile per far fronte alla famiglia e che mi ha aiutata davvero. Immediatamente ho cominciato ad imparare. Ero cresciuta guardando mia madre fare questo lavoro e così fui un’allieva che apprendeva rapidamente. Già al secondo anno di scuola ero in grado di confezionare degli abiti per i clienti. Mi aiutò guardare mia madre tutte le volte che lavorava a maglia. Sto persino utilizzando la sua stessa macchina per confezionare queste maglie che sto facendo per i miei fratelli e sorelle in modo che possano andare a scuola! Ora mi sono diplomata e sto portando avanti il mio lavoro, ma so bene che a scuola ho comunque molte “madri” sulle quali posso contare in caso di bisogno. Quando faccio qualcosa di nuovo per un cliente, a volte mi aiutano, mi dicono come e cosa migliorare nel modello. Sono orgogliosa di dire che mi sono iscritta alla scuola secondaria così da poter frequentare, successivamente, una scuola di design e avere un diploma. Con il mio lavoro riesco a pagare la scuola per me e i miei fratelli. Il mio sogno è diventare una designer come Sylvia Owori, molto famosa qui in Uganda! Scheda OVC/SAD Introduzione: Unica di un’intera famiglia di 10 bambini a frequentare la scuola, Chakuwa è rifiorita grazie alle indicazioni degli insegnanti e del personale della Centenary Vocational Training School. Dopo aver abbandonato le superiori ha avuto la sensazione di non poter più ritornare a scuola; ma oggi vede un futuro brillante ben definito davanti a sé. “Provengo da una famiglia di 13 persone. Mia madre e mio padre sono molto anziani e quasi ciechi. Non possono permettersi di sostenere la mia istruzione. Anche i miei parenti ai quali ho chiesto di pagarmi le rette scolastiche, mi hanno detto che non c’erano soldi e che dovevo accontentarmi. In quarta superiore abbandonai la scuola.” “Per due anni non ho frequentato la scuola, ma lavoravo come domestica a casa di mio zio e, intanto, cercavo di risparmiare per ritornare a scuola. Avevo un’amica che stava studiando alla Centenary che me l’aveva consigliata perché la trovava interessante. Così l’anno scorso mi sono iscritta al corso di sartoria. Quando ho cominciato a frequentarla, ho capito che gli insegnanti erano gentili e comprensivi. Mi sono sentita amata e, spesso, pensavo alla scuola come a una famiglia. Mi sentivo come a casa. Sono l’unica dei 10 figli a continuare gli studi, e la considero una grande opportunità.” “Oggi sono così contenta di aver avuto questa opportunità perché ho già imparato a fare vestiti e tovaglie. Sono sicura che quando uscirò di qui avrò almeno un punto da cui partire. Qui non ho imparato solo a confezionare vestiti, ma soprattutto a come gestire un business. È interessante vedere come in questo posto ci si possa coinvolgere in così tante cose, ci sono attività e giochi che ci tengono tutti insieme. Ma la cosa più importante è che qui ci aiutano ad amare quello che facciamo. Ora sono molto fiduciosa perché ho un punto da cui partire per affrontare il mondo. Anche se avessi solo una macchina da cucire, mi sentirei pronta a tutto per arrivare dove voglio!” In alto e in mezzo: studenti imparano a cuocere il pesce alla CentenaryIn mezzo e in basso: studenti a lezione di satoria alla Centenary Data: Gruppo: Codice: 03.29.10 CEN 5134 Nome del bambino: Data di nascita: CHUAKUWA FLORENCE 12.10.92 Sesso: Luogo di nascita: Residenza: Mwayi - Busia F Namasuba - Kampala Padre: Wasswa Moses Stato: in vita Residenza: Busia Professione: nessuna fonte di reddito Madre: Mayenbe Peninah Stato: in vita Residenza: Busia Professione: nessuna fonte di reddito Tutore: Wejuli Godfrey Residenza: Namasube Professione/fonte di reddito: costruttore Relazione con il bambino: - “Educazione: la riscoperta del proprio valore più che una mera istruzione accademica” indirizzarle per il futuro. Dopo aver subito molti traumi, abbandonato la scuola e vissuto in grave povertà, spesso le ragazze non guardano a se stesse come qualcosa di prezioso. Ma se hanno la possibilità di riscoprire il loro valore e di capire che sono amate, nessuno può più distruggerle. Questo è l’unico modo perché siano in grado di realizzarsi grazie alle loro capacità tecniche e pratiche una volta che avranno lasciato la scuola. I nostri bambini di valore 89 Mi chiamo Sheila Atyang Okello e da 6 anni lavoro con AVSI al programma OVC. Collaboriamo con molti partner: ONG, organizzazioni comunitarie, organizzazioni religiose, scuole e organizzazioni che si prendono cura dei bambini con disabilità fisiche e mentali. Attraverso di loro si realizzano attività di carattere educativo, di supporto psicosociale, di consolidamento socio-economico, di assistenza, sicurezza alimentare e nutrizione, sensibilizzazione e aiuto alle comunità. Facciamo visite e controlli presso i nostri partner e beneficiari in modo da migliorare i servizi offerti e garantire informazioni e trasparenza ai nostri sostenitori. Ho visto concretamente che ogni bambino è unico. Ogni giorno incontriamo bambini che hanno differenti bisogni e differenti capacità. Per esempio, un bambino che è sieropositivo ha bisogni differenti rispetto a quelli di un bambino che solo non ha la possibilità di pagare le rette scolastiche. Il bambino che è sordo è diverso rispetto a un bambino che proviene da una famiglia bisognosa. Attraverso questi incontri, chiediamo a noi stessi, “Come è possibile aiutare questo bambino ad affrontare la realtà che ha davanti ?” C’è un sottile equilibrio tra l’essere un sostenitore/donatore e essere un educatore. Non ci prendiamo tutte le responsabilità per i bambini, ma lavoriamo con i partner e i genitori o tutori per educarli (mettendo al centro di ogni azione il bambino). Contribuiamo alle rette scolastiche, mentre i genitori o i tutori integrano acquistando il materiale scolastico e per i bambini più bisognosi provvediamo anche il cibo. Seguiamo i bambini a scuola, ma anche i genitori devono conoscere il loro andamento scolastico e sapere come possono aiutarli a casa per migliorare negli studi. Se c’è un problema, i genitori devono essere i primi a chiedere a se stessi “ Cosa posso fare per aiutare questo bambino?” Sheila Atyang Okello Assistente sociale, AVSI Kampala. Per quanto riguarda i partner, penso che ogni anno ci sia una crescita con loro. Ogni assistente sociale in ufficio è incaricato di seguire certe organizzazioni partner. Attraverso le visite di monitoraggio e il follow-up condividiamo informazioni, impariamo da loro e loro imparano da noi, e insieme sviluppiamo i migliori piani di intervento possibili. C’è stato molto lavoro per raggiungere questi obiettivi; inizialmente, quando avevamo appena cominciato le visite di follow-up, alcuni partner non erano così liberi. L’idea che probabilmente avevano era quella di persone che erano venute solo a controllarli. Dopo aver parlato a lungo con loro, le cose sono cambiate e lo hanno apprezzato molto. Mentre loro imparavano, anche noi imparavamo. Abbiamo costruito un rapporto vero con i partner che stiamo seguendo e conosciamo i loro punti di forza e quelli di debolezza, che ci aiutano a lavorare realmente con loro. Quando fai le visite sul campo guardi il bambino che hai di fronte e cominci a pensare come puoi aiutarlo ad affrontare la realtà che a sua volta ha di fronte. I nostri bambini di valore 91 Scheda OVC/SAD Introduzione: Per ringraziare dell’aiuto ricevuto, i bambini del progetto OVC scrivono regolarmente ai loro sostenitori. Nel caso di sostenitori singoli, la corrispondenza reciproca è una grande fonte di ispirazione per molti bambini. Data: Gruppo: Codice: 03.15.10 YOU 300 Nome del bambino: Data di nascita: KOBUSINGYE ANITA 1983 Sesso: Luogo di nascita: Residenza: Kampala F Nakulabye - Kampala Padre: Stato: non presente Residenza: Professione: Madre: Stato: non presente Residenza: Professione: Tutore: Anna Byaruhanga Residenza: Kampala Professione/fonte di reddito: parrucchiera Relazione con il bambino: zia Carissimo Giancarlo, Sembra siano passati dieci anni dall’ultima volta che ti ho scritto. Come stai? Come va in Italia, i tuoi amici e la tua famiglia? La mia più umile preghiera è che tu stia bene. Sto bene, tutto sembra muoversi cosi velocemente. Non ci crederai ma finirò la scuola a maggio dell’anno prossimo. È un anno piuttosto impegnativo per me - devo fare una ricerca. Devo andare sul campo per raccogliere informazioni per la mia ricerca. Tuttavia questo non impedisce che la vita continui ad essere interessante. Mi diverto con i miei amici dopo aver studiato. Come puoi vedere dalla fotografia che ti ho inviato, sono stata la damigella d’onore al matrimonio della mia sorellastra a giugno di quest’anno. È stato un grande giorno. C’era abbondante cibo e molte persone. Tutti gli occhi erano su di noi. Wow! La parte più interessante per me è stata quando la sposa ha lanciato il bouquet e ho saltato così in alto tanto da prenderlo. Avresti dovuto vedere la mia faccia…(ehi, avete anche voi questa tradizione di lanciare il bouquet?) Comunque sia mi sono molto divertita. Non vedo l’ora che arrivi il mio matrimonio un giorno. Ancora apprezzo e sempre apprezzerò l’aiuto che mi dai. Oggi, mi sento cresciuta; ieri ero solo una bambina. Grazie. L’ultima notizia che ti vorrei raccontare riguarda la mia sorella maggiore che ha finito la scuola secondaria e si è iscritta all’università mentre mio fratello minore si iscriverà l’anno prossimo alle superiori. È fantastico come le cose siano avvenute. Spero di poterti raccontare delle nuovi grandi notizie e, come sempre, spero di sentirti presto. Con affetto, Anita I nostri bambini di valore 93 “Siamo arrivati in Uganda nel 2003 per lavorare con i bambini più svantaggiati.” Spiega suor Lincy. “Abbiamo visto bambini molto intelligenti che non erano in grado di sviluppare le loro capacità principalmente a causa della povertà e per problemi famigliari. A causa della povertà, molti genitori non pensano al domani. Sono famiglie numerose, e in alcuni casi, nessuno pianifica il proprio futuro. Chiediamo loro di iniziare a guardare non solo al passato ma anche al loro futuro.” Attraverso una delle nostre congregazioni che stava già collaborando con AVSI, abbiamo conosciuto AVSI e abbiamo anche noi iniziato una collaborazione con loro per il progetto OVC. Abbiamo scelto i bambini che erano più bisognosi ma anche interessati alla scuola. Abbiamo anche coinvolto le famiglie nel progetto attraverso il sostegno di attività che potessero generare un’entrata economica, come tessere i tappeti, allevare maialini e pollame. Oggi, ci sono 77 bambini del nostro progetto che frequentano la scuola. 94 I nostri bambini di valore In alto: bambini in una scuola primariaIn mezzo: un insegnante spiega come fare l’orto ai suoi studentiIn basso: suor Janet parla con Florence a casa sua Nakaseke AVSI ha migliorato la nostra capacità di seguire i bambini bisognosi attraverso diversi corsi di formazione. Ora siamo in grado di capire meglio le famiglie, il comportamento dei bambini, e persino la comunità attorno. In alcuni casi di estrema difficoltà o traumi abbiamo dovuto portare qualche bambino in convento per vivere temporaneamente con noi mentre continuavamo il dialogo con i loro genitori. Ogni bambino ha una storia differente, certamente, ma in molti casi abbiamo visto bambini che per un motivo o per Suor Rose si occupa di 77 bambini al centro di Nakaseke l’altro hanno lasciato volontariamente o sono stati indotti a lasciare le loro famiglie. Nella maggior parte dei casi si tratta di un problema che può essere risolto attraverso il dialogo e i bambini possono rientrare tranquillamente nelle loro famiglie. L’esperienza ci ha dimostrato che il nostro aiuto alle famiglie porta grandi risultati che comprendono un’attenzione maggiore ai bambini bisognosi e un’attenzione particolare all’educazione del bambino e agli altri suoi bisogni principali, tra cui quelli emotivi. Scheda OVC/SAD “Questi bambini mi fanno ricordare ogni giorno il mio passato. I loro piccoli volti mi guardano e io capisco che devo fare del mio meglio per essere un esempio per loro.” - Tusabe Florence. Introduzione: Dopo la morte di sua mamma, Tusabe ha vissuto una situazione famigliare difficile e ha ripreso la scuola dopo aver incontrato le suore a Nakaseke. Terminati i corsi professionali di sartoria, è diventata un punto di riferimento per i bambini del centro Giovanni Bosco. Data: Gruppo: Codice: 03.05.10 NAK 017 Nome del bambino: Data di nascita: TUSABE FLORANCE 11.08.91 Sesso: Luogo di nascita: Residenza: Kibooba, Nakaseke F Kibooba, Nakaseke Padre: Ndayisaba Lawrence Stato: in vita Residenza: Kibooba, Nakaseke Professione: portinaio Madre: Zamukunda Rose Stato: deceduta Residenza: Professione: Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino: - “In passato ho dovuto affrontare molte difficoltà in casa che mi hanno portato a lasciare la scuola. Mia madre è morta quando ero così piccola che non mi ricordo di lei. Mio padre ha avuto un’altra moglie e altri due bambini. Dopo la nascita di mia sorella, Sara, sono rimasta a casa per prendermi cura di lei perché la mia matrigna era impazzita. Allora avevo terminato solo la quinta elementare e quando ho incontrato le suore un anno dopo, ho raccontato loro la mia situazione; tuttavia, era ormai troppo tardi per tornare a frequentare regolarmente la scuola.” “Dopo aver incontrato le suore, ho cominciato a frequentare il corso professionale di formazione sartoriale presso il centro Giovanni Bosco. Ero triste per aver perso così tanti anni di scuola ma sono entrata al corso professionale contenta perché mi sono resa conto che questa era la mia occasione. Ho imparato a fare vestiti. Oggi, confeziono quei vestiti piena di gioia, ma ciò che amo più di tutto è che li faccio per le mie sorelle e i miei fratelli più piccoli che una volta erano come me. Guardare alle loro piccole facce sorridenti mi aiuta a fare del mio meglio ogni giorno.” Suor Rose incontra la famiglia di Tusabe Florence a Nakaseke “Sono felice perché sono qui, sto lavorando e sono come la sorella maggiore per molti bambini. Sono felice di avere tutti questi fratelli e sorelle che mi ascoltano e mi fanno ridere. Sto lavorando come sarta, facendo e riparando uniformi per la scuola e vestiti per tutti i bambini. Mi piace essere una sarta. È ciò per cui ho studiato e in cui ora sono brava.” I nostri bambini di valore 97 Scheda OVC/SAD Introduzione: Acan è stata adottata da sua zia Agnes, membro del Meeting Point International di Kireka, dopo la morte dei genitori a causa dell’AIDS. Ragazza in buona salute, Acan è un faro di luce per la sua famiglia, cerca di aiutare tutti coloro che hanno bisogno. Eccellente a scuola, Acan spera di poter realizzare il suo sogno di diventare un’infermiera. Meeting Point “Il Meeting Point è nato partendo da una idea di base cioè che, se non prendi coraggio, l’AIDS ti fa nascondere,” spiega Noelina, direttrice del Meeting Point di Kampala, uno dei 4 Meeting Point esistenti in Uganda, nati dalla stessa origine. “A metà degli anni ’80, un uomo sieropositivo, Elly Ongee a Kitgum, e poi una donna, Rose Akumu, a Kampala, cominciarono ad aprirsi agli altri per discutere del loro stato con altre persone sieropositive, nel tentativo di trovare un modo per vivere senza essere definiti dalla propria malattia. Condividevano questa idea che “anche se sei sieropositivo hai un valore in quanto essere umano.” Lo scopo era dare speranza a tutte quelle persone che, come loro, erano state abbandonate… e chi avrebbe immaginato che si sarebbe trasformato in tutto questo.” tante, l’organizzazione è soprattutto un luogo dove i membri possono condividere le esperienze e avere il sostegno di altri che vivono le stesse situazioni difficili e hanno gli stessi desideri. Il modo in cui mi rapporto alle persone è cambiato e migliorato, dice Nicholas del Meeting Point International. “I corsi di formazione mi hanno fatto incontrare altre persone, e hanno promosso un legame tra noi, e ora li conosco personalmente. C’è una rete di rapporti quasi in tutto il paese ed è una ricchezza che non sparirà facilmente. Mi è stata data la possibilità di parlare e presentare il mio lavoro ad altre persone, di raffinare l’arte del parlare in pubblico e capire veramente il lavoro di squadra”. “L’idea dalla quale è nato il Meeting Point International deriva dal desiderio che ciascun uomo possa capire chi è e a Da allora si sono formati quattro gruppi chi appartiene e possa scoprire il proprio valore, cioè la sua dignità,” spiega Rose chiamati “Meeting Point”, ma l’idea di Busingye, la direttrice. “Vogliamo comubase rimane la stessa. Il Meeting Point nicare questa idea che ogni uomo, grande offre aiuto a livello sanitario ed educao piccolo, malato o handicappato, ha un tivo a migliaia di donne sieropositive valore ed è responsabile per se stesso.” e alle loro famiglie, e, cosa più impor- 98 I nostri bambini di valore Data: 31.12.09 Gruppo: KIR Codice: 0724 Nome del bambino: Data di nascita: ACAN ANNET 04.07.98 Luogo di nascita: Sesso: Residenza: Pajule, Pader F Kireka, Kampala Padre: Nsambya, Kampala Stato: deceduto Residenza: Professione: Madre: Aceng Mary Stato: deceduta Residenza: Professione: Tutore: Adong Agnes Residenza: Kireka, Kampala Professione/fonte di reddito: spaccare le pietre Relazione con il bambino: zia “Siamo di Pajule originariamente, ma ora viviamo a Kireka,” spiega Agnes Adong, la zia di Acan. “Siamo arrivati a Kampala nel 1999, a causa della guerra nel nord. Questo fu prima che Acan venisse con noi. Arrivammo qui perché c’erano tante persone di etnia Acholi provenienti da quella zona: insieme potevamo stare in pace” “Sono andata a casa nel mio villaggio dopo che la madre di Acan era morta e ho visto che la nonna era troppo anziana per prendersi cura di lei. Acan si ammalava spesso in quel periodo. Pensammo che forse la malattia di sua madre avesse potuto contagiarla e questo fu il momento in cui decisi di portarla a vivere qui con noi. L’ho portata a fare dei controlli non appena arrivammo qui e scoprimmo che era HIV negativa. “Voglio diventare una infermiera, e voglio prendermi cura degli orfani come me ed aiutarli ad andare a scuola,” dice Acan. “A lei piace aiutare le persone malate,” dice sua zia Adong. “Anche quando vedo che lei è troppo stanca, provo a dissuaderla dall’andare ad aiutarle, lei va comunque!”. “Costruirò una casa per mia zia come segno di riconoscenza per il suo aiuto e aiuterò anche le persone povere, i miei amici, e specialmente gli orfani. Mia madre morì prima ancora che io cominciassi a camminare, quindi non so cosa avrei fatto se mia zia non mi avesse aiutato.” “Acan è una bambina molto educata. È rispettosa, diversamente da molti bambini di questi tempi. Anche quando fa qualcosa di sbagliato, chiede scusa e accoglie le correzioni in maniera positiva. Sono orgogliosa di lei. Sono sempre felice di essere con lei e soprattutto felice che lei frequenti la scuola. Sono veramente grata ai suoi sostenitori perché non ce l’avrei fatta da sola” dice la zia di Acan. Scheda OVC/SAD Introduzione: La madre di Davis Eseza si unì al Meeting Point di Kampala dopo essere stata indirizzata da un amico. Trovare un aiuto per i suoi bambini è stato come una cura per lei, dice. Davis, determinato a tirar fuori la sua famiglia dalla povertà, diventerà un dottore…o un avvocato… qualsiasi cosa che possa portare una nuova vita, dice. Data: Gruppo: Codice: 03.12.10 NAW 5054 Nome del bambino: Data di nascita: HABARIMANA DAVIS 18.10.93 Sesso: Luogo di nascita: Residenza: Mulago - Kampala M Namuwongo - Kampala Padre: James Byarimana Stato: deceduto Residenza: Professione: Madre: Eseza Nankumba Stato: in vita Residenza: Namuwongo - Kampala Professione: gestisce un piccolo chiosco Tutore: Residenza: Professione/fonte di reddito: Relazione con il bambino:Sopra: membri del Meeting Point si trovano a produrre collane di carta per raccogliere fondi Sotto: un membro del Meeting Point e suo figlio ricevono la vista di un‘assistente sociale di AVSI “Quando nostro padre morì, ci mancavano i soldi per l’affitto della casa, quindi dal monolocale della mia famiglia in Kampala ci siamo trasferiti da questa parte,” dice Davis. “Mia madre gestisce un piccolo chiosco qui fuori casa nostra e prepara il cibo che prendo la mattina presto prima di andare a scuola. Non guadagna abbastanza da darmi soldi, ma mi dà il suo tempo ed è sempre disponibile a parlare. Mi dice di essere fiduciosa negli altri, di essere gentile con i miei amici a scuola e di continuare a studiare dal momento che questo è l’unico modo per superare la situazione attuale. Lei è una buona madre.” Quando mia madre seppe del suo stato di sieropositiva attraverso il Meeting Point di Kampala, una ONG locale che aiutava le donne sieropositive, fu sconvolta. Aveva già molti altri problemi da risolvere - non era nemmeno sicura di poter andare avanti. In quel momento, Noelina - direttrice del Meeting Point - intervenne aiutandoci a frequentare la scuola. “Quel giorno, quando mi resi conto che mio figlio stava per ricevere un sostegno per andare a scuola, non potemmo neanche cenare. Danzammo quasi tutta la notte. Fu un sollievo così grande. Ora sapevo che potevo occuparmi di altre cose mentre mio figlio studiava.” “Da quando il progetto ci ha dato questo aiuto il nostro futuro è così chiaro” riflette Davis. Davis vorrebbe diventare un dottore. Anche se ha già incontrato molte difficoltà, sa che può contare sull’incoraggiamento e il supporto di sua madre. 100 I nostri bambini di valore Ora riportiamo alcuni risultati di un’analisi svolta recentemente intervistando i partner del progetto OVC. I bambini, le loro famiglie, le comunità, le organizzazioni che offrono servizi ai bambini e anche gli assistenti sociali coinvolti… tutti possono essere visti come fiori e frutti che sono germogliati come risultato del progetto… Pensando alla definizione di vulnerabilità che ci hanno insegnato, come squilibrio tra i bisogni e le risorse dei bambini, spesso è più facile guardare ai bambini cominciando a pensare ai bisogni. Se non guardi attentamente, rischi di vedere solo i bisogni. La formazione di AVSI sull’osservazione del bambino ci ha aiutato a vedere le risorse là dove una volta vedevamo solo bisogni. Ci siamo resi conto che rispondere solo al bisogno senza considerare le risorse inerenti al bambino porta alla dipendenza. Oggi, siamo consapevoli di non aver risposto probabilmente a tutti i bisogni dei bambini, ma siamo certi di averli aiutati a rispondere loro stessi alla maggior parte delle loro esigenze. Sanno che sono più grandi delle circostanze in cui si trovano. Sono più forti di quello che si immaginano. “Ora capisco che educare significa partire da se stessi ed essere poi capace di dare. I miei rapporti personali sono migliorati moltissimo e questo si può vedere nel modo in cui parlo ai bambini e ai membri della famiglia e anche alle altre persone che incontro nella mia vita” Margaret - assistente sociale di AVSI Gulu A sinistra: bambini a Opit, nel distretto di Gulu 102 I nostri bambini di valore Sotto: Margaret,assistente sociale di Gulu (foto di Elisabetta Ponzone, AVSI) La pazienza è una virtù importante che tutti coloro che lavorano o vivono con i bambini con disabilità devono avere. È come se fosse l’unica cosa che ti fa avvicinare al bambino. Ho partecipato al corso di formazione di AVSI sull’ “osservazione e il processo di aiuto del bambino”, e questo ha segnato un nuovo inizio per me. Sono cambiata, ho cominciato a prestare attenzione ai dettagli e poi mi sono resa conto che in poco tempo mi sembrava di capire tutti gli elementi di ciascun bambino. Mi sono avvicinata a loro e loro si fidavano di me. Oggi prendo del tempo per osservare tutti gli aspetti del bambino; li apprezzo; interagisco con loro e poi, ancora prima di rendermene conto, siamo diventati buoni amici. Diversamente da prima, quando facevo le visite a casa dei bambini per lavoro, per fare vedere ad AVSI di aver fatto quanto chiesto, oggi lo faccio per me stessa, vado a vedere i miei amici, i piccoli bambini e le loro famiglie. Juma Babinsiibire è uno dei bambini che aiuto. È sordo. All’inizio del progetto OVC, veniva a scuola trasandato, disorganizzato e infelice. Sembrava trascurato - come se fosse sempre in trance. Era sempre distratto e distante. Piano piano, ho cominciato ad interessarmi a lui e a fargli visita a casa e ad interagire anche se non si relazionava per niente con me. Ho fatto capire loro che per me era una persona di valore e questo ha risvegliato i suoi parenti. Lentamente, Juma ha cominciato a migliorare, venendo a scuola pulito, sorridente e a testa alta. Oggi, persino i suoi parenti vengono a fargli visita a scuola e puoi vedere che c’è stato un enorme cambiamento nel loro modo di comportarsi nei suoi confronti. Come nel caso di Juma, in molte relazioni con bambini disabili, spesso i genitori si sentivano in imbarazzo a essere visti insieme ai loro bambini e quindi non erano mai stati coinvolti nella loro vita, li tenevano a casa, nascosti, ed erano perplessi sul modo di comunicare con loro perché non sapevano come fare. Oggi, vengono a imparare come comunicare con i loro bambini. Li apprezzano e li guardano come esseri umani senza focalizzarsi sulla disabilità. Sono presenti durante le ore di visita a scuola e sono amici tra loro – aiutandosi reciprocamente tra adulti con gli stessi problemi. Elisabeth - scuola ugandese per non udenti, Ntinda Elisabeth, Juma (seconda da destra) e altri bambini alla scuola per non udenti di Ntinda. con i suoi genitori. Ho mostrato loro di apprezzare Juma, che gli volevo bene I nostri bambini di valore 105 Il corso di formazione sul valore della vita che ho frequentato propone un modo di Grazie al sostegno economico cha abbiamo potuto dare per migliorare approcciarsi all’AIDS completamente diverso. Man mano acquisisci informazioni la qualità dell’educazione, fornendo le scuole di attrezzature per il labo- corrette, capisci che la scelta di fare il test, di vivere positivamente o negativamente, ratorio, banchi, libri di testo, e facendo corsi per gli insegnanti, abbiamo deve sempre partire da qualcosa d’altro. Senza capire che il valore di una persona notato molti cambiamenti positivi. Di recente, abbiamo dato alla scuola è più grande di qualsiasi circostanza - anche dell’AIDS, uno non potrà mai prendere Superiore Comprehensive di Kitgum le attrezzature per le lezioni di scien- con fiducia le decisioni corrette. Questo corso mi ha permesso di guardare ai bambini ze. In questa scuola 41 bambini sono sostenuti a distanza su un totale di sieropositivi in maniera diversa. Non definisco il bambino a partire dalla malattia. 300 studenti. Il Preside ci ha informato che il rendimento degli studenti Innanzitutto il bambino è il mio primo punto di partenza, e poi le circostanze in cui il nelle materie scientifiche è migliorato e un maggior numero di bambini si bambino si trova mi offrono la possibilità di avvicinarmi a lui e di aiutarlo. è iscritto alla sua scuola. Nel passato, le attività ricreative erano considerate una perdita di tempo ma oggi notiamo che il numero di bambini che vi All’inizio, quando un bambino veniva inserito nel progetto di sostegno, i genitori met- partecipa è aumentato, e anche la loro partecipazione attiva è aumentata. tevano nelle mani dell’organizzazione tutte le responsabilità. Oggi è diverso: i genitori L’anno scorso, i bambini hanno organizzato degli eventi di loro iniziativa e sono coinvolti nell’educazione dei loro bambini, vanno a scuola e negoziano con le hanno persino dato dei regali agli assistenti sociali. scuole per pagare delle rette scolastiche inferiori. Quando il loro bambino è ammalato, lo portano all’ospedale e ci informano, in seguito, quando sta meglio. I genitori sono Ketty Opoka, Meeting Point Kitgum. più volenterosi a contribuire per le rette scolastiche o per acquistare il materiale scolastico. È fantastico il cambiamento che si è verificato e possiamo dire che questo è stato possibile solo grazie al progetto. Ci hanno fatto rendere conto dell’importanza di usare un approccio centrato sulla famiglia. Ci consultiamo sempre con i genitori; noi, in realtà, integriamo solo i loro sforzi. Sarah, Ignatius, Mercy- assistenti sociali AVSI Kampala Grazie ai corsi di di formazione sul monitoraggio e la valutazione e grazie agli strumenti che usiamo, (le schede raccolta dati), possiamo controllare efficacemente i bambini e verificare la realizzazione dei piani di intervento. È interessante constatare che stiamo utilizzando questi strumenti per produrre dati e documenti utili ai donatori e di questo sono molto riconoscenti. Siamo organizzati e siamo anche in grado di ottenere fondi da altri enti. Abbiamo un piano di lavoro sistematico, rapporti trimestrali e persino schede ben compilate su ogni bambino. La nostra struttura di monitoraggio e valutazione è molto ben organizzata ma anche molto semplice – dicono gli assistenti sociali di due partner locali. Marcel, Nancy, Bansely - Welcoming Home e Reach out Mbuya 106 I nostri bambini di valore Ketty si incontra con Eric, un bambino sostenuto a Kitgum, Uganda Quando lavori in un posto dove senti di vivere veramente la tua vita nel modo che vuoi, sai di essere nel posto giusto. Ho lasciato AVSI qualche anno fa dopo averci lavorato come assistente sociale, ma presto sono tornata sui miei passi. AVSI è una famiglia. Tu ci entri una volta e ti senti parte di esso. Semplicemente vi appartieni, nello stesso modo in cui apparteniamo alle nostre famiglie, ai nostri genitori. È come sentirsi a casa, perché il tuo lavoro è semplicemente un espressione di te stesso. Sono un’assistente sociale di professione; nonostante questo, oggi faccio molte altre cose e ora sono responsabile del monitoraggio del progetto. Ma anche se ho a che fare con i numeri e con i grandi risultati, cerco di rimanere in contatto con le persone che sono dietro a queste storie e ai numeri. La più toccante delle esperienze è vedere la faccia di un piccolo bambino che ti sorride. Questi momenti non sono mai sufficienti. Pian piano essi diventano parte di te, come una dipendenza, e tutto ciò che vuoi fare è far sorridere un altro bambino. La metodologia è chiara: l’io al centro come un essere prezioso. E quindi l’investimento è fatto su di me. I corsi di formazione sono indirizzati prima di tutto a me e poi, quando Scuola primaria di San Kizito, Kampala, Uganda ho capito e adottato l’insegnamento su me stessa, questo diventa una spirale che si diffonde verso tutte le persone che incontriamo. È facile pensare: bene, sono istruito e so come vanno le cose, me ne posso prendere cura io. Ma ho cercato di essere umile. So Abbiamo cominciato a capire che le attività ricreative sono un momento in cui il che imparo qualcosa ogni giorno dalle esperienze più semplici che incontro. Ho impara- bambino può giocare le sue emozioni e il suo carattere. L’assistente sociale può to molte cose, ma una tra tutte, quella più importante, è che ogni giorno vengo educata. osservare e capire meglio un bambino durante queste attività. Organizziamo Mi rendo conto che anche i bambini più piccoli e tutti quelli che mi stanno intorno han- corsi di musica, di ballo, giochi, sport ecc. che valorizzano la parte migliore di no molto da insegnarmi e anch’io ho molto da insegnare agli altri e quindi devo essere ciascun bambino, è un modo attraverso il quale un bambino può esprimere se cosciente di questo. stesso. Per noi del Meeting Point di Hoima, che lavoriamo prevalentemente con persone colpite dall’AIDS, le attività ricreative sono state veramente uno degli Recentemente ho frequentato un corso sulla terapia del gioco e una delle unità del strumenti principali per ridurre il fenomeno della discriminazione e permettere corso era sull’educazione dei figli. Ho sempre amato leggere qualsiasi tipo di informa- a tutti i bambini di riscoprire se stessi. Senza il progetto OVC probabilmente non zione su questo tema e in realtà ho molto materiale a casa. È stato quasi come andare avremmo capito questa cosa. a vedere se c’era qualcosa che ancora non sapevo, e sono rimasta sorpresa che come genitore, avevo ancora molte cose da imparare su me stessa e poi su come crescere Veronica, Meeting Point di Hoima i miei figli. È incredibile l’impatto che il corso ha avuto su di me. Guardo le azioni dei miei bambini oggi in un modo diverso e quindi rispondo in maniera diversa. Ed evidentemente sono sempre colpita da come gli esseri umani siano diversi e da come sia importante riconoscere queste differenze. 108 Rital Larok, AVSI Kampala I nostri bambini di valore Tabella dei servizi fondamentali: Uganda/Rwanda/Kenya OVC distribuiti per età Over 18 23% Aree fondamentali 2-4 1% 5-11 23% Cibo e supporto nutrizionale Primary direct* 2,423 Supplemental direct ** 5,070 6,276 3,542 Casa e assistenza personalizzata Protezione 12-17 53% Altre vulnerabilità 28% Descrizione Comprende semi e strumenti per gli orti della comunità, cibo come supporto terapeutico per le persone malnutrite e/o bambini malati di HIV/AIDS e i loro tutori. Sono i bambini che vivono in istituti, o in case di accoglienza o coloro che sono in famiglie molto povere che non sono in grado di sostenere le spese per l’affitto o per la riabilitazione della casa. Per assistenza si intende supporto materiale dato in casi specifici. 975 Comprende: aiuti ai bambini che devono fare il certificato di nascita, e aiuto alle istituzioni che possono fornire protezione ai bambini di strada o a coloro che vengono recuperati in situazioni di illegalità. Assistenza sanitaria 14,776 6,493 82,177 Supporto psicosociale 14,776 5,488 81,454 Educazione 13,937 4,114 45,269 Opportunità economiche/ attività generatrici di reddito TOTALE Vulnerabilità Indirect# 7,255 8,153 14,776 32,860 Accesso all’assistenza sanitaria di base, assistenza sanitaria per bambini sieropositivi, con accordi con ospedali, centri di assistenza e cliniche, assicurazioni sanitarie. Comprende le visite di controllo e di counseling, attività ricreative e sportive. Comunicazioneper e dai sostenitori italiani (disegni, lettere,cartoline per Natale). Comprende il pagamento delle rette scolastiche, materiale scolastico, corsi di recupero scolastico, interventi nelle scuole per un’educazione di qualità come riabilitazione e corsi per insegnanti. Corsi di economia di base e materiale per attività generatrici di guadagno, per i bambini e le loro famiglie. 208,900 Formazione Orfani da genitori morti per HIV/AIDS 68% Area di programma Numero di genitori/tutori formati nell’assistenza ai bambini orfani e vulnerabili Uganda 1,565 Rwanda Kenya 742 2,062 *Primary direct: bambini che ricevono il sostegno in almeno 3 aree **Supplemental direct: bambini che ricevono il sostegno in una o due aree # Indirect: bambini sostenuti in maniera collettiva, non individualmente A sinistra. Un bambino a Kitgum, Uganda. 4% Genitori in vita sieropositivi Sotto: Scuola Little Prince, Nairobi, Kenya. Totale 4,369 AVSI in RWANDA Kigali Kimihurura – Rugando (Ville de Kigali) – Parcelle 773 B.P. 3185 AVSI in KENYA P.O. Box 759 00618 Ruaraka, Nairobi Tel.: +254 20 8562453 AVSI in UGANDA Ggaba Road – Plot 1119 P.O. Box 6785 – Kampala Tel.: +256 312 501 604/05 AVSI-USA DC Office 529 14th street NW suite 994 Washington, DC 20045 Tel./Fax: +1 202 429 9009 [email protected] www.avsi-usa.org Fondazione AVSI Via Legnone 4 20158 Milano, Italia t: +39.02.67.49.881 f: +39.02.67.49.00.56 [email protected] Per informazioni visita il sito www.avsi.org