L’interruzione estetica
Stuart Hall e il paradigma
degli Studi Culturali
a cura di Marina Vitale
Marta Cariello, Iain Chambers,
Lidia Curti, Stuart Hall,
Miguel Mellino, Marina Vitale
1 / 2015
estetica. studi e ricerche
rivista semestrale, pubblica saggi con double blind peer review, indicizzata su Philosopher’s Index, ANCP, Analecta, Philosophy Documentation Center, Classe A ANVUR
www.esteticastudiericerche.com
1/2015 - I edizione: giugno 2015 | ISSN 2039-6635 | ISSN online 2284-3582 | ISBN 978-88-548-8914-9
direttore responsabile: Dario Giugliano
comitato editoriale: Luca Bagetto, Alessandro Bertinetto, Silvana Carotenuto, Annamaria Contini, Luca Farulli, Gianluca Garelli (vicedirettore), Dario Giugliano (direttore), Federico Luisetti, Markus Ophälders, Nicola Perullo, Fabio Polidori, Ettore Rocca, Stella
Santacatterina
comitato scientifico: Lluís X. Álvarez (Universidad de Oviedo), Leonardo Amoroso (Università di Pisa), Homi K. Bhabha (Harvard
University), Olaf Breidbach = (Friedrich-Schiller-Universität Jena), Giuliana Bruno (Harvard University), Massimo Cacciari (Università
Vita-Salute San Raffaele di Milano), Peter Carravetta (Stony Brook University), Francisca Pérez Carreño (Universidad de Murcia), Iain
Chambers (Università di Napoli «L’Orientale»), Claudio Ciancio (Università del Piemonte Orientale), Lidia Curti (Università di Napoli
«L’Orientale»), Paolo D’Angelo (Università di Roma Tre), Pina De Luca (Università di Salerno), Fabrizio Desideri (Università di Firenze),
Giuseppe Di Giacomo (Università di Roma «La Sapienza»), Massimo Donà (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano), Félix Duque
(Universidad Autónoma de Madrid), Günter Figal (Albert-Ludwigs-Universität Freiburg), Manfred Frank (Eberhard-Karls-Universität
Tübingen), Elio Franzini (Università di Milano), Giuseppe Gaeta (Accademia di Belle Arti di Catania), Carlo Gentili (Università di Bologna), Roberto Gilodi (Università di Torino), Paul Gilroy (King’s College London), Sergio Givone (Università di Firenze), Tonino Griffero
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Normale Superiore), Franco Rella (Università iuav di Venezia), Roberto Salizzoni (Università di Torino), Paolo Tortonese (Université
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L’interruzione estetica
Stuart Hall e il paradigma
degli Studi Culturali
a cura di Marina Vitale
Introduzione
La recente scomparsa di Stuart M. Hall, grande teorico e padre fondatore dell’area disciplinare degli Studi Culturali, è alla base della decisione
di dedicare una sezione di «estetica. studi e ricerche» a una riflessione sulla
carica innovativa del campo di studi che egli contribuì a fondare e portare
agli alti livelli di elaborazione e di autorevolezza che ne hanno determinato
una diffusione planetaria. Partendo dall’Università di Birmingham, gli Studi Culturali hanno sfidato gli equilibri disciplinari canonici come un’onda
sismica che ha raggiunto via via l’intera Gran Bretagna, l’Europa, le Americhe, l’Australia e gran parte del mondo, con un significativo radicamento
in India, dove hanno assunto connotazioni di particolare originalità grazie
all’interpretazione che ne ha fatto il gruppo di studiosi che ha dato vita ai
Subaltern Studies, i cui esponenti più noti sono Ranajit Guha, Dipesh Chakrabarty e, sia pure in posizione tangenziale, Gayatri Chakravorty Spivak.
Gli studiosi i cui contributi sono inseriti in questo fascicolo della rivista
appartengono tutti (o hanno appartenuto) all’Università degli studi «L’Orientale» di Napoli che è la prima istituzione di istruzione e di ricerca al di
fuori della Gran Bretagna che ha adottato gli orientamenti scientifici degli
Studi Culturali e che, fin dall’inizio, ha mantenuto uno scambio produttivo con
il Centre for Contemporary Cultural Studies dell’Università di Birmingham,
che Stuart Hall fondò in collaborazione con Richard Hoggart nel 1964,
dirigendolo dal 1968 al 1979, anno in cui passò alla Open University con
una cattedra in Sociologia.
Il primo testo qui pubblicato, Nuovi paradigmi nello studio della cultura, è, anzi, quello della Lectio Magistralis da lui pronunciata il 6 giugno
2008 in occasione del conferimento della laurea Honoris Causa da parte
di «L’Orientale» di Napoli, ed è praticamente inedito.1 Concentrandosi
sulle prime fasi della costruzione del modello teorico alla base degli Studi
Culturali, la Lectio illustra assai bene i suoi principi ispiratori, l’articolato rapporto di contiguità e differenziazione con la tradizione più viva del
La lezione esiste in forma scritta solo all’interno dell’opuscolo fornito al pubblico presente
alla cerimonia (Laurea Honoris Causa a Stuart Hall, a cura di Marina Vitale, trad. di Marta
Cariello e Serena Guarracino, Università degli studi di Napoli «L’Orientale», Napoli 2008).
1
|5
pensiero radicale britannico e con le nuove correnti filosofiche e critiche
continentali, l’esigenza di stabilire con esse un dialogo serrato come stimolo
a pensare ancor più in profondità e scoprire nuovi strati di problematicità
nelle realtà e nelle questioni culturali affrontate; come un incoraggiamento a
individuare angolazioni e prospettive inedite e intrecciate. Mette in luce soprattutto la rottura epistemologica, l’«interruzione» – come egli amava definirla – rispetto alla prassi accademica e critica dominante in Gran Bretagna,
e non solo. Segue pertanto le tappe del percorso, mai cristallizzato in un
protocollo disciplinare, attraverso il quale il Centro di Birmingham costruì
sotto la sua guida la propria metodologia interdisciplinare di analisi della
realtà sociale e culturale contemporanea, vista sempre, gramscianamente,
come il risultato provvisorio di scontri di forze ed esigenze mai deterministicamente fissate, ma incessantemente coinvolte nella logica egemonica,
continuamente aperta al gioco delle dinamiche congiunturali. Un gioco su
cui influisce profondamente la produzione di senso attraverso le «rappresentazioni» culturali ed estetiche; ma su cui può influire altrettanto profondamente un’interrogazione critica che mettendo in crisi le convinzioni stabilite
può mettere in crisi gli assetti vigenti. Ne deriva la ferma convinzione che
«il ruolo dell’intellettuale sia quello di produrre la crisi»; quella crisi salutare
che permette il rinnovamento.2
Ciò che Hall non dice in questa lezione, rigorosamente centrata sui «paradigmi» teorici nello studio della cultura – e che lascia tutt’al più intuire
nel tono appassionato del discorso – è quanto sia stata forte, per tutto l’arco
della sua vita, la sua militanza civile e politica personale che lo ha portato a
partecipare alle più importanti battaglie per i diritti civili (dall’attivismo a
favore della campagna pacifista e antinucleare, nonché per i diritti dei neri
in Gran Bretagna, fino alla partecipazione alla Commissione Runnymede
per il futuro della Gran Bretagna multietnica); ad assicurare sostegno alle
cause in cui credeva con azioni concrete, come la fondazione e la direzione di riviste (come la University and left review e la New left review), come
l’ideazione, la fondazione e la direzione di uno spazio di esposizione, denominato Rivington Place dal luogo in cui sorge, nel quartiere londinese
di Shoreditch, dove, dal 2007, offre una sede stabile per mostre, rassegne,
conferenze, convegni, che diano visibilità alla produzione di artisti diasporici.3 La straordinaria ricchezza e complessità della sua figura di intellettuale
pubblico è colta molto bene dal doppio omaggio che gli è stato reso, nel
Come Hall ebbe ad affermare in un’intervista concessa nel 1985 a Umberto Eco che ne
riflette il concetto anche nel titolo (Umberto Eco, Stuart Hall, In conversation. The role of
the intellectual is to produce crisis, «Listener», 16 maggio 1985). L’intervista è richiamata da
Lidia Curti nel suo saggio infra.
3
Anche a questo accenna il saggio di Lidia Curti, infra.
2
6 | Introduzione
2012-2013, dal videoartista John Akomfrah che, nell’installazione intitolata The unfinished conversation e nel film The Stuart Hall project attinge
a una ricchissima documentazione (fotografica, radiofonica, televisiva) genialmente montata sul filo della musica di Miles Davis tanto amata da Hall,
per mostrarne la poliedricità e la profondità in rapporto alle drammatiche
congiunture storiche che hanno interagito con la sua vita.
Va inoltre precisato che successivamente al periodo coperto dalla Lectio,
identificabile con la fase di fondazione dell’area disciplinare degli Studi Culturali e coincidente con la permanenza di Hall presso il Centro di Birmingham,4 gli Studi Culturali si sono sviluppati – grazie a Stuart Hall ma anche
indipendentemente da lui, nel loro inarrestabile viaggio planetario – nelle
direzioni, ancora impensabili negli anni sessanta, degli studi femministi e
di genere e di quelli postcoloniali; aree alle quali la Lectio qui pubblicata
accenna semplicemente come potenzialità non ancora avveratesi.
I cinque saggi che seguono la Lectio guardano ad aspetti del suo pensiero
specificamente in linea con gli interessi «estetici» della rivista.
L’articolo di Lidia Curti, Sognare in afro, parte dai ricordi della propria
lunga amicizia e collaborazione personale con Stuart Hall e dei significativi scambi intellettuali tra lui e gli studiosi italiani (in particolare dell'Università «L’Orientale»), per continuare, in un certo senso, la loro «lunga
conversazione» sui temi del non-essenzialismo identitario e sulle insidie del
riduzionismo, concentrandosi sul duraturo interesse nutrito dallo studioso
per le arti visive, con una intensificazione nei decenni seguiti al suo ritiro
dall’insegnamento attivo. Curti ne prende spunto in particolare per rivisitare con Hall l’opera di alcuni artisti diasporici, in specie pittori e cineasti
ammirati e discussi da lui, e fare emergere la sua vitale adesione a un immaginario «afro» coerente con la sua formazione diasporica.
Nel secondo articolo, Dentro la tensione delle parole: Stuart Hall e la letteratura, Marta Cariello, che è tra l’altro la traduttrice di un’interessante
monografia su Hall,5 ripercorre lo sviluppo del pensiero del grande maestro dagli iniziali studi di letteratura angloamericana alle evoluzioni della
sua concezione di rappresentazione simbolica, mettendo l’accento sulla sua
costante fascinazione per il mezzo espressivo letterario, la sua attenzione per
il linguaggio, la consapevolezza – nutrita di una profonda cultura letteraria –
dei silenzi, delle lacune, delle coloriture astute o reticenti delle espressioni
culturali.
4
Anni dopo, nel 2002, il Centro fu chiuso, soprattutto a causa dei tagli che hanno colpito le discipline umanistiche ovunque in Europa.
5
James Procter, Stuart Hall, Routledge, London 2004 (trad. di Marta Cariello, Stuart
Hall e gli studi culturali, Raffaello Cortina, Milano 2007).
estetica. studi e ricerche 1/2015 © Aracne editrice
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In Rappresentazione e visualità nel pensiero di Stuart Hall, io stessa seguo
la costante attenzione di Hall per la visualità e la centralità che essa possiede
nella sua teoria della rappresentazione, la sua convinzione che «l’arte è anche
una forma di pensiero», per soffermarmi sull’arricchimento scambievole determinatosi tra lui e varie generazioni di artisti diasporici, concentrandomi
soprattutto su fotografi, videoartisti e registi.
L’articolo di Miguel Mellino, profondo conoscitore del pensiero di Hall
(che gli ha concesso più di un’intervista e dei cui saggi ha curato più di
una raccolta in Italia),6 offre un’analisi di un filone del cinema americano di grande impatto popolare: i film hollywoodiani di argomento «nero»
– soprattutto quelli prodotti nella congiuntura storica caratterizzata dalla
presenza del Presidente nero Obama al vertice del potere statunitense – osservati alla luce delle categorie interpretative elaborate e utilizzate da Hall in
connessione con la rappresentazione della razza, e prendendo, anzi, le mosse
da un saggio di Hall su «Che genere di nero è il “nero” nella cultura popolare
nera?» sul quale è ricalcato il titolo del contributo di Mellino.
Nell’ultimo articolo, Stuart Hall dai Caraibi al Mediterraneo, Iain Chambers, uno studioso che si è formato al cccs dove conseguì il PhD sotto la guida di Stuart Hall, prende lo spunto dalla complessa geografia delle formazioni
dell’identità nera all’interno della modernità occidentale, e dalla conseguente
«fine dell’età dell’innocenza del soggetto nero puro» messi in luce da Hall, per
insistere sulla parallela fine del «soggetto bianco egemone» e sull’esigenza di
ispirarsi alla sua lezione per «seguirlo nello spazio che lui ha sempre insistito
che è uno spazio senza garanzia». Nello specifico l’articolo propone di applicare i suggerimenti teorici di Hall a quelli che definisce gli Studi mediterranei,
accogliendo in particolare la sua intuizione della «musica come metodo» per
individuare «contro-storie del Mediterraneo e della modernità» che mettano
in crisi l’illusione dell’egemonia bianca, euro-centrica.
S. Hall, Il soggetto e la differenza. Per un’archeologia degli studi culturali e postcoloniali,
cura e trad. di Miguel Mellino, Meltemi, Roma 2006; S. Hall, Cultura, razza, potere, cura
di M. Mellino, ombre corte, Verona 2015; S. Hall, M. Mellino, La cultura e il potere. Conversazione sui cultural studies, Meltemi, Roma 2007.
6
8 | Introduzione
Note sugli Autori e abstract
MARTA CARIELLO è ricercatrice
di Letteratura Inglese presso la Seconda Università di Napoli. I suoi
principali temi di ricerca sono la letteratura postcoloniale e la scrittura
femminile araba anglofona. Il suo
volume più recente è Scrivere la distanza. Uno studio sulle geografie della
separazione nella scrittura femminile
araba anglofona (Liguori, 2012); ha
inoltre tradotto nel 2007 il volume
di James Procter, Stuart Hall (Routledge Critical Thinkers, 2004) per
Raffaello Cortina Editore. I suoi
studi attualmente riguardano la tematizzazione dell’esilio nelle scrittrici palestinesi della diaspora, il multilinguismo come strategia discorsiva
femminile e la costruzione culturale
della rivoluzione.
ginalized in Hall’s critical thought.
Yet, the «unpredictability of ideas»,
which Hall considered in a relation
of mutual determination with the
economic domain, rendered literature a fundamental element of his
critical theory, along with other
forms of textuality.
Indeed, Hall’s theorizations are
strongly focused around the symbolic and could not therefore discount literature among the different forms of textuality it analyzed.
Hall’s analyses in this sense, however, do not regard literature as object,
but rather imply the use and study
of the semantic and symbolic depth
of words, with their political weight,
which is always, also, an aesthetic
weight.
Abstract: Stuart Hall’s relationship
with literature has deep roots, from
his (unfinished) PhD studies in
English Literature, to the ambition
of becoming himself a creative writer, as admitted by Hall in various
interviews. However, as his theorizations went on to focus on other
aspects of the relations between culture and politics, literature seemed
to disappear, or at least to be mar-
Keywords: Literature, Marxism, Raymond Williams, Textuality, Symbolic.
168 | Note sugli Autori
[email protected]
MARIA TERESA CATENA è Professore Associato presso l'Università «Federico II» di Napoli. Ha incentrato
i suoi studi su Kant, del quale ha
tradotto alcuni inediti, rivolgendo
inoltre la sua attenzione al ruolo che
l'estetica svolge nel pensiero critico.
Di questo percorso sono recente testimonianza: Sentire (Napoli 2010),
Io sono dove sento, (Milano 2012),
Kant e il cosmpolitismo del sentimento (Berlino 2013), La posizione
fenomenica e relativista di Kant nello
scritto «Del primo fondamento della
distinzione delle regioni nello spazio»
(Milano 2015). Si è inoltre occupata
dei temi della corporeità e del suo
rapporto con le nuove tecnologie:
Corpo (Napoli 2006) e Artefatti,
(Milano 2012).
Abstract: Starting from a brief survey on the subject of «lie», this paper
tries to analyze the original position
of Oscar Wilde. Re-crossing The
Decay of Lying emerges the double
controversy basted by Irish writer:
against realism in art; against the
mistaken interpretation of the assumption that life is having to imitate art. In fact, in both cases, submitting to a record reproduction,
art and life end with drawing to the
creative principle and deceitful that
only true art can express. In this
sense, rather than representing an
aesthetic conception, the Dialogue
of Wilde approaches the positions
that the young Nietzsche argues in
his unfinished essay On Truth and
Lying in a Extra-Moral Sense where
the philosopher, bringing out the
thrust of the anti-mimetic of living,
shows plastic nature, metaphorical
and radically artistic, of human being and its buildings.
Keywords: Oscar Wilde, Lie, Friedrich
Nietzsche, Truth, Dandy.
[email protected]
IAIN CHAMBERS insegna Studi
Culturali, Postcoloniali e Mediterranei presso l’Università di Napoli,
«L’Orientale». Tra i suoi saggi: Dialoghi di frontiera (1995), Paesaggi
migratori. Cultura e identità nell’epoca postcoloniale (1996), Sulla
soglia del mondo. L’altrove dell’Occidente (2003), Le molte voci del
Mediterraneo (2007) e Mediterraneo
blues. Musiche, malinconia postcoloniale, pensieri marittimi (2012).
Ha anche curato con Lidia Curti
La Questione Postcoloniale (1997).
Attualmente è Presidente del Centro Studi Postcoloniali e di Genere
presso l’Orientale.
Abstract: This article considers the
crucial contribution of Stuart Hall
to the formation of Cultural and
postcolonial studies through the
themes of race and diaspora, and the
critical light such experiences and
perspectives cast on understandings
of the thought, practices and politics
of the contemporary world.
Keywords: Caribbean, Postcolonialism, Diaspora, Archive, Identity.
[email protected]
LIDIA CURTI è professore onorario
di Letteratura inglese all’Università
degli Studi di Napoli «L’Orientale».
Note sugli Autori
| 169
Fa parte della redazione delle riviste
Anglistica, Estetica, New Formations,
Parol e Scritture migranti. Tra i suoi
volumi recenti, Female Stories, Female Bodies (Macmillan 1998). La voce
dell'altra. Scritture ibride tra femminismo e postcoloniale (Meltemi 2006), e
la co-cura di La questione postcoloniale (Routledge, 1997; Liguori, 1998),
La nuova Shahrazad (Liguori 2004),
Schermi indiani, linguaggi planetari
(Aracne 2008) e Shakespeare in India
(Editoriae & Spettacolo 2010). Suoi
recenti interessi di ricerca sono le migrazioni in Italia e nel Mediterraneo,
in particolare letteratura e arte femminili e femministe.
Abstract: From a personal memory,
this essay seeks to draw a picture of the
presence of Stuart Hall’s thought and
writings in Italy, first through the relation in the 1960s and 1970s between
the Birmingham Centre for Contemporary Cultural Studies and the University of Naples L’Orientale, where
a group of scholars and students was
formed in the field of cultural and
postcolonial studies. This was followed
by the increasing attention to his work
more recently owing to translations
and critical studies. The influence of
Gramsci’s thought on Hall’s theoretical formation was a significant link to
Italian culture, alongside his attention
to youth culture, music and the media. In the latter part of his career his
interest was concentrated on diasporic
visual art, particularly in connection
with the Black British Art Movement.
This was underlined in his writings
170 | Note sugli Autori
through the complex articulation of
the term «blackness» and the concept
of «new ethnicities».
Keywords: Intercultural Crossing,
Crisis, New Etnicities, Blackness,
Visual Art.
[email protected]
DIEGO DONNA è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università
di Bologna. Si occupa di storia della
filosofia moderna con particolare
riferimento alla teoria della conoscenza nelle filosofie di Descartes e
Spinoza. Sta attualmente lavorando
a un progetto di ricerca sulla ricezione della filosofia e della critica biblica
spinoziana nella prima età dei Lumi.
Fra le sue pubblicazioni: La part de
Descartes dans la traduction de ses
Œuvres : du Discours de la méthode
à la Dissertatio de Methodo, in C.
Le Blanc, L. Simonutti (a cura di),
Le masque de l’écriture. Philosophie et
traduction de la Renaissance aux Lumières, Genève, Droz, 2015; Gnosi
ed esperienza della salvezza in Spinoza, «Divus Thomas», 116, 2, ESD,
Bologna 2013; Induzione ed enumerazione in Descartes. Metodo dimostrativo e scoperta scientifica, «Dianoia»,
15, CLUEB, Bologna 2010.
Abstract: This article proposes a
comparison between the views expressed by Artaud and Guénon as
to the metaphysical status of theatre and representation. The direct
exchange of letters between the two
is closely examined, along with the
two major texts in which each of
them formulated his ideas regarding the nature of theatre (La Mise en
scène et la Métaphysique and Le Symbolisme du Théâtre). Artaud conceives
of theatre as a human expression of
cosmic forces through which principles operate. When this premise is
transposed onto the stage, however,
it reveals its inadequacy with respect
to the forms of human representation. Guénon treats this divergence
as the result of a poorly formulated
problem: theatre itself is a symbol
of the illusion that regulates the analogical relation between principles
and phenomenal reality. It is therefore not a question of recomposing
the two planes, but of recognising
the distance that necessarily separates them and allows a representation to become possible.
Abstract: This paper is about the
colombian thinker Nicolás Gómez
Dávila (1913-94), his idea of art as a form
of truth, and its expression through the
aphorism. The ancient-greek concept
aletheia returns in Gómez Dávila’s
artistic conception and, together with
the the colombian’s disenchanted
vision of the world, acquires the feature
of presence-absence that in ancient
greek philosphy had already been
identified as constitutives features of
the very philosphical investigation. Art,
concretely, comes to life in this author
through the aphorism, a stylistic form
which, as an artistic representation,
aims to evoke more than to explain,
without resulting, nevertheless, not
authentic.
Keywords: A. Artaud, R. Guénon,
Theatre, Illusion, Metaphysics.
STUART M. HALL (Kingston 3 febbraio 1932 – Londra 10 febbraio
2014), grande pensatore britannico
di origine giamaicana, è stato il fondatore dell’area interdisciplinare e interculturale degli Studi Culturali che,
dal 1964 (anno della costituzione
del Centre for Contemporary Cultural Studies presso l’Università di
Birmingham) hanno raggiunto una
diffusione planetaria determinando
una profonda innovazione nel campo degli studi umanistici. Diresse il
Centro di Birmingham fino al 1979
divenendo poi Professore di Sociologia presso la Open University. Tra le
[email protected]
GLORIA GASPARIN è laureata in
Scienze Filosofiche presso l’Università di Padova, con una tesi su Émil
Cioran, Nicolás Gómez Dávila e Albert Caraco, redatta sotto la guida
del prof. Giovanni Gurisatti. Attualmente collabora con il dott. Abad
Torres dell’Università di Pereira, per
un’edizione monografica su Gómez
Dávila.
Keywords: Nicolás Gómez Dávila,
Aphorism, Beauty, Ontology, Art.
[email protected]
Note sugli Autori
| 171
sue opere più importanti The popular
arts (1964, con P. Whannel) e i volumi collettanei da lui ispirati e curati
(Resistence through rituals (1975),
Policing the crisis (1978), Formations
of modernity (1992), Questions of
cultural identity (1996), Representation.
Cultural representations and signifying
practices (1997). Il suo costante interesse per le arti visive sfociò nella
fondazione (nel 2007) di Rivington
Place, spazio di discussione ed esposizione delle arti della diaspora nella
Londra contemporanea.
Abstract: New paradigms in the study
of culture is the text of the Lectio
Magistralis Stuart M. Hall delivered
on June 6, 2008 on the occasion of
the honorary degree conferred upon
him by the University of Naples
«L’Orientale».
The text concentrates on the early
stages of the construction of the theoretical model at the basis of Cultural
Studies.
It discusses the epistemological break
brought about by its interdisciplinary
method of analysis and illustrates the
complex articulation of its concept of
culture.
Keywords: Cultural Studies, Epistemological Break, Interdisciplinarity,
Complexity, Articulation.
SUSANNA MATI ha insegnato estetica allo IUAV di Venezia (2005-13).
Tra i suoi libri, per Moretti & Vitali:
Ninfa in labirinto (2006); La mela
d'oro. Mito e destino (2009); Sex and
172 | Note sugli Autori
the City. Favola della donna single
(2011); Filosofia della sensibilità. Per
un'estetica come pensiero mitologico
(2014). Con F. Rella ha pubblicato
per Mimesis tre ricerche su: Georges
Bataille, filosofo (2007); Nietzsche:
arte e verità (2008); Thomas Mann:
mito e pensiero (2012). Ha curato opere di G. Bataille, W.F. Otto,
Novalis, K. Reinhardt; per i Classici Feltrinelli: F. Hölderlin, Poesie
scelte (2010); Novalis, Inni alla Notte e
Canti spirituali (2012); Platone, Fedro
(2013); F. Nietzsche, La nascita della
tragedia (2015).
Abstract: According to Bataille, the
Hegelian System – as he received
it from the interpretation given by
A. Kojève – aims at representing
the Whole (that is: the Truth), but
it fails, because it can't express the
extremes of experience, such as mystical or erotic elements: it is not the
synthesis of all possibilities. The position of a Principle (Grund) itself,
from which this System is starting,
consequently leads to a discussion
on the role of Possibility (and Tragic) into the Hegelian System.
Keywords: G. Bataille, G.W.F. Hegel, A. Kojève, Hegelian System,
Ateology.
[email protected]
MIGUEL MELLINO è docente di Studi
Postcoloniali e Relazioni Interetniche
all'Università di Napoli «L'Orientale».
Tra le sue pubblicazioni, Stuart Hall:
Cultura, Razza e Potere (ombre corte
2015), Cittadinanze Postcoloniali. Appartenenze, razza e razzismo in Italia
e in Europa (Carocci, 2012), Post-Orientalismo. Said e gli studi postcoloniali
(Meltemi, 2009); La Cultura e il Potere. Conversazione sui Cultural Studies
(con Stuart Hall, Meltemi, 2006), e
La Critica Postcoloniale. Decolonizzazione, capitalismo e Cosmopolitismo nei
Postcolonial Studies (Meltemi, 2005).
È stato inoltre il curatore degli scritti
politici di Frantz Fanon, L'anno V della rivoluzione algerina (Deriveapprodi, 2007) e Per la rivoluzione africana
(Deriveapprodi 2006) e di Discorso sul
Colonialismo di Aimé Césaire (ombre
corte, 2010).
Abstract: This essay focusses on a
particular cultural codification of the
historical black-American question
that characterizes a variety of recent
Hollywood films. Its starting point
is one of Stuart Hall’s most famous
essays: What is this Black in Black
Popular Culture (1992). The principal
assumption is that the election of
Obama has induced the production of Hollywood films about the
historical black-American question
which conveys not only a further
commodification of Blackness as a
«style-life», but also its incorporation
into the traditional narration of «the
American dream». The essay argues
that the African-American question
is here codified as a cause bound to
be acknowledged within a nation
that, accordingly to the coloniality
of its self-representation system, con-
ceives of itself as a sort of promised
«land of human rights». The essay
maintains, instead, that the only black
feature in the American dream – as the
continuous series of black killings due to
institutional violence clearly shows – is
still a persistent racial nightmare. This
dark side of the American «neoliberal-penal state» can be conceived of as a
brutal interruption of this cultural
codification.
Keywords: Coloniality, Postcolonial,
Blackness, Hollywood.
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MARINA VITALE ha insegnato Letteratura e cultura inglese presso le università di Napoli «L’Orientale» e di
Salerno. Ha scritto sulla letteratura
operaia degli anni Trenta (Le voci di
Calibano, 1988; L’altra Inghilterra,
1993), sulla cultura popolare e la
stampa radicale (Stampa e cultura popolare nel primo Ottocento, con Maria del Sapio, 1982), sulla diffusione
dell’istruzione e la divulgazione letteraria nell’Inghilterra dell’Ottocento,
sulle rivisitazioni shakespeariane, su
donne e scrittura negli ultimi due
secoli, soprattutto sulle intellettuali
e scrittrici moderniste, in particolare
su H. D. (Hilda Doolittle) di cui ha
anche tradotto varie opere in italiano.
Abstract: Starting from Stuart Hall’s
notion that «art is a way of thinking», the article concentrates on the
centrality of visuality in his theory of
representation – namely of gender
Note sugli Autori
| 173
and ethnic identities. It explores the
mutual relation of inspiration between Hall the diasporic theorist
of ethnicity and several generations
of diasporic artists, especially video
artists and photographers. Special attention is given to John Akomfrah’s filmic work: to his The Nine Muses which
powerfully and poetically sings the
drama of the Windrush generation,
174 | Note sugli Autori
and The Stuart Hall Project which is
both about Hall and deeply structured by the cultural studies rational.
Keywords: Representation, Visuality, Photography, Video Art, Windrush Generation.
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Indice
L’interruzione estetica
Stuart Hall e il paradigma degli Studi Culturali
iain chambers
103 Stuart Hall dai Caraibi
al Mediterraneo
5Introduzione
Saggi (varia)
maria teresa catena
susanna mati
stuart hall
9 Nuovi paradigmi nello studio
della cultura
lidia curti
27 Sognare in afro
113 La forma della menzogna.
Una riflessione su Wilde
e Nietzsche
131 Per una filosofia tragica
dei possibili. Bataille e Hegel
a confronto su fondamento
e possibilità
marta cariello
marina vitale
diego donna
61 Rappresentazione e visualità
nel pensiero di Stuart Hall
141 Artaud, Guénon
e il simbolismo del teatro
miguel mellino
gloria gasparin
49 Dentro la tensione delle parole: Stuart Hall e la letteratura
79 Che genere di nero è il «nero»
della questione nera secondo Hollywood. La mercificazione della blackness ai tempi di Obama
157 Arte e verità nella filosofia aforistica di Gomez Dávila
168 Note sugli Autori e abstract
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