A.G.I.R.E. POR
Gemellaggio tra la Regione Valle d’Aosta e la Regione Molise
Politiche per la conciliazione: azioni positive da condividere
…UNA “CASSETTA DEGLI ATTREZZI” PER LA REGIONE MOLISE
I FASE - Trasferimento
delle esperienze regionali e
acquisizione delle
procedure, modalità e
strumenti di promozione del
principio di parità uomodonna
II FASE - Trasferimento di
“buone pratiche” al Molise beneficiario -
Giugno 2008
III FASE - Acquisizione
delle esperienze di
successo realizzate dalla
Valle d’Aosta –offerentee verifica dei risultati
INDICE
PREMESSA
Il progetto AGIRE POR
INTRODUZIONE
Il gemellaggio tra le Regioni Valle d’Aosta e Molise “Politiche per la conciliazione: azioni positive da
condividere”
ESPERIENZE A CONFRONTO
I FASE - Trasferimento delle esperienze regionali e acquisizione delle procedure, modalità e
strumenti adottati nelle due Regioni al fine di promuovere il principio di parità uomo-donna:
CAPITOLO 1
La programmazione 2000/2006 del FSE in Valle d’Aosta a favore delle pari opportunità e della
conciliazione lavoro e famiglia
CAPITOLO 2
La nuova programmazione 2007/2013 della Regione Molise – Interventi previsti a favore della
conciliazione
LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI
II FASE - Trasferimento di “buone pratiche” alla regione beneficiaria:
CAPITOLO 3
Asilo Nido Aziendale USL Valle d’Aosta
Ipotesi di trasferibilità nella Regione Molise
CAPITOLO 4
Le azioni territoriali promosse dall’Ufficio della Consigliera di parità sulle politiche di conciliazione
III FASE - Acquisizione delle esperienze di successo realizzate in Valle d’Aosta e verifica dei risultati:
CAPITOLO 5
Servizi extra-scolastici in Valle d’Aosta
Ipotesi di trasferibilità nella Regione Molise
CAPITOLO 6
Servizio Tata famigliare in Valle d’Aosta
Le politiche della famiglia in Valle d’Aosta: progetti di famiglia attiva a favore della conciliazione
Ipotesi di trasferibilità nella Regione Molise
2
CAPITOLO 7
Sportello conciliazione lavoro/famiglia dell’Ente Regione Valle d’Aosta – un’azione positiva nella
Pubblica Amministrazione finanziata dal FSE
Ipotesi di trasferibilità nella Regione Molise
CONCLUSIONI DELLA REGIONE OFFERENTE
CONCLUSIONI DELLA REGIONE BENEFICIARIA
3
PREMESSA
Il progetto AGIRE POR
Il gemellaggio “Politiche per la conciliazione: azioni positive da condividere” nasce nell’ambito del
progetto AGIRE POR 2000-2006, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento
per le Politiche di Sviluppo e Coesione, Direzione Generale per le Politiche dei Fondi Strutturali
Comunitari con le risorse del Programma Operativo Nazionale di Assistenza Tecnica e Azioni di
Sistema. Il Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione,
che opera in qualità di beneficiario finale, è responsabile delle attività e della strategia del progetto.
Tale iniziativa, ispirata ai “twinnings internazionali” promossi dall’Unione Europea attraverso lo
strumento PHARE, si pone l’obiettivo di contribuire al miglioramento delle capacità delle
Amministrazioni titolari di Programmi Operativi Regionali delle aree Obiettivo 1 in relazione a specifici
temi di interesse.
In particolare, il progetto AGIRE POR (Attivazione Gemellaggi Internalizzazione Regionale
Esperienze di successo) prevede l’attivazione di Gemellaggi, sia fra le Amministrazioni del CentroNord e quelle situate nei territori delle Regioni dell’Obiettivo 1, sia tra le stesse Amministrazioni
dell’Obiettivo 1, finalizzati al trasferimento di modelli, esperienze di successo, processi amministrativi
efficaci e sistemi organizzativi di eccellenza presenti nelle Amministrazioni Pubbliche del territorio
nazionale o maturate nell'ambito della programmazione nazionale e cofinanziata, nella gestione e nel
controllo delle misure e delle azioni dei Programmi Operativi Nazionali (PON), dei Programmi
Operativi Regionali (POR) e dei Documenti Unici di Programmazione (DOCUP), allo scopo di
conferire efficacia ed efficienza all’attività istituzionale delle Pubbliche Amministrazioni delle Regioni
dell’Obiettivo 11.
1 Manuale AGIRE POR 2000-2006
4
INTRODUZIONE
Il gemellaggio tra le Regioni Valle d’Aosta e Molise “Politiche per la conciliazione: azioni
positive da condividere”
Il gemellaggio “Politiche per la conciliazione: azioni positive da condividere” è stato attivato fra la
Regione Valle d’Aosta, la Regione Molise, il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della
Presidenza del Consiglio dei Ministri (individuato nell'Ufficio per gli interventi in campo Economico e
Sociale) e il Ministero dello Sviluppo Economico (individuato nella Direzione Generale per le Politiche
dei Fondi Strutturali Comunitari del DPS).
Tale progetto - attraverso il ruolo del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, Ufficio Interventi
in campo economico e sociale, Servizio Affari Comunitari ed Internazionali, che agisce come
soggetto attuatore, coordinando e supportando le attività - prevede uno scambio di buone pratiche
tra la Regione Valle d’Aosta e la Regione Molise in tema di conciliazione vita/lavoro, volto al
rafforzamento delle politiche e degli interventi a sostegno della conciliazione tra vita personale e vita
professionale e della loro coerente ed integrata attuazione nella strategia di implementazione del
principio di pari opportunità e all'applicazione del mainstreaming di genere nella nuova
programmazione 2007-2013.
Il trasferimento di esperienze e sperimentazioni nell'ambito della promozione e dello sviluppo di
servizi per la qualità della vita assume per il Dipartimento un significato strategico nell'ottica di
attivare politiche di conciliazione che favoriscano l'aumento e il miglioramento qualitativo
dell'occupazione femminile.
Il gemellaggio in oggetto, per la specificità dei modelli e delle azioni che si propone di trasferire, è
inoltre coerente con la finalità del Dipartimento che (in linea con la strategia delineata dal QSN 20072013), tende a far acquisire ai servizi di cura la fisionomia di servizi di interesse generale volti a
creare una migliore qualità della vita e a sostenere condizioni di benessere sia per le lavoratrici e i
lavoratori che per i sistemi produttivi e sociali dei diversi territori.
Negli ultimi anni, le politiche volte a sostenere la conciliazione fra tempi di vita e lavoro hanno
ricevuto notevole impulso a livello comunitario. In tal senso risultano significative le indicazioni e i
documenti che hanno orientato l’azione dei singoli Stati membri, tra cui vanno annoverati, il “Patto
europeo per la parità di genere”2 approvato dal Consiglio di primavera (marzo 2006) a garanzia
della necessità di “impegnarsi decisamente a livello europeo per attuare politiche che promuovano
l’occupazione delle donne e per assicurare un migliore equilibrio tra vita professionale e familiare”; la
Road Map per la parità 2006-20103, che evidenzia la necessità di costruire un sistema integrato di
politiche, in grado di produrre misure di conciliazione rivolte, da un lato, alla creazione di condizioni
2
3
Reperibile all’indirizzo: http://ue.eu.int/ueDocs/cms_Data/docs/pressData/it/ec/89024.pdf
Reperibile all’indirizzo: http://www.retepariopportunita.it/DefaultDesktop.aspx?doc=1474
5
flessibili di lavoro e, dall’altro, alla costruzione di servizi di cura diffusi sul territorio attraverso azioni
chiave che prevedano anche il ricorso ai Fondi strutturali e allo scambio di buone prassi.
Anche nella “Nota Aggiuntiva al Rapporto sullo stato d’attuazione del Programma Nazionale di
Riforma 2006-2008 - Donne, Innovazione, Crescita: Iniziative per l’occupazione e la qualità del
lavoro femminile nel quadro degli obiettivi europei di Lisbona”4 viene ribadito il principio
secondo cui per risolvere il problema della scarsa partecipazione delle donne alla vita economica e
sociale del Paese, è necessario affrontare in modo sistematico e innovativo il tema della
conciliazione tra vita familiare e lavoro, attraverso una strategia basata sul rafforzamento delle
politiche familiari, delle politiche per il riequilibrio dei tempi di vita e di lavoro, delle politiche a
sostegno dei servizi socio-educativi.
L’attenzione sempre maggiore rivolta a tale tematica è frutto della maturata consapevolezza a livello
comunitario, ma anche nazionale, che adeguate misure di accompagnamento/sostegno alla vita
familiare e lavorativa costituiscono un reale e sostanziale supporto per garantire l’accesso e la
partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Il presente documento, partendo dalle esperienze raccontate e trasferite negli incontri organizzati
nell’ambito del gemellaggio attraverso un’analisi dei punti forza dei modelli proposti dalla Regione
Valle d’Aosta fornisce alla Regione Molise uno strumento di orientamento per la programmazione
2007-2013, una vera e propria “cassetta degli attrezzi”.
4
Reperibile all’indirizzo:
http://www.governoitaliano.it/GovernoInforma/Dossier/strategia_lisbona_rapporto/Donne_e_Lisbona.pdf
6
ESPERIENZE A CONFRONTO
I FASE - Trasferimento delle esperienze regionali e acquisizione delle procedure, modalità e
strumenti adottati nelle due Regioni al fine di promuovere il principio di parità uomo-donna:
CAPITOLO 1
La programmazione 2000/2006 del FSE in Valle d’Aosta a favore delle pari opportunità e della
conciliazione lavoro e famiglia
Le politiche di pari opportunità sono inserite nell'agenda dell'Unione Europea, quindi essa è diventata
il maggior catalizzatore in merito alla promozione di interventi volti a favorire la parità fra donne e
uomini. Le disposizioni a livello europeo oggi non si limitano a promuovere interventi specifici per
favorire le pari opportunità, ma ormai, da quando la nuova programmazione ha iniziato ad agire in
Europa, è stata sottolineata la necessità di recepire il concetto di mainstreaming.
Dal 2001 ad oggi il lavoro dell'autorità di gestione del POR è stato quello di sensibilizzare sulla
possibilità di azione del mainstreaming. È necessario intervenire sui territori attraverso un
monitoraggio molto specifico di queste azioni e interventi e agendo sugli enti che nel territorio
promuovono i progetti e gli interventi. Questa è stata la doppia attenzione che l'autorità di gestione ha
posto in essere durante i cinque anni di programmazione.
Nello specifico l'autorità di gestione della Regione, nella programmazione 2000 – 2006 del FSE, ha
operato per un sostegno concreto alla promozione delle pari opportunità attraverso un doppio
binario: quello dell'asse E1 di spesa, dedicato esplicitamente alle politiche di genere, e quello del
mainstreaming nel complesso della programmazione. La strategia regionale ha assegnato una
posizione centrale alle pari opportunità anche perché esse sono una priorità trasversale del POR,
quindi l'autorità di gestione è chiamata a rendere conto di quanto questa priorità sia stata rispettata.
Il POR è sottoposto al giudizio di un valutatore indipendente, il quale periodicamente produce un
rapporto di valutazione, il rapporto intermedio del 2003 ha segnalato un buon livello di congruenza
del POR con la priorità trasversale del piano operativo. Ben dodici delle quindici misure del POR
sono risultate avere un impatto impostato sulla parità, e altre erano potenzialmente aperte a questo
risultato.
Nel 2003, pertanto, si cominciava a porre un'attenzione particolare alle pari opportunità. Nel rapporto
finale, aggiornato all'aprile 2005, si legge, tra l'altro, che la distribuzione dei destinatari delle azioni
per genere continua ad essere, nel complesso, equilibrata, visto che le donne sono il 50,6 % dei
destinatari avviati dei nostri interventi e che l'asse E si colloca fra le misure che hanno esaurito i fondi
programmati al 2005. Quindi la valutazione finale, al maggio 2005, ancora parziale, sottolinea che il
50,6% dei destinatari finali sono donne. Le indagini di Placement, cioè quelle indagini messe a punto
per capire qual è l'inserimento lavorativo dei soggetti che hanno fruito delle azioni di POR, del
medesimo rapporto, confermano che le misure che hanno offerto maggiori sbocchi lavorativi, sono la
misura E1, con il 71% dei soggetti formati inseriti nel mercato del lavoro, seguita dalla misura C3,
quella dell' “alta formazione”, con un tasso di inserimento pari al 62%.
7
Sono state significative anche le azioni di sistema per integrare le pari opportunità nella
programmazione e nella valutazione ex ante dei progetti. La procedura di valutazione dei progetti è
stata tarata rispetto al tema, centrale o marginale, delle pari opportunità, così come la modalità di
composizione delle schede-intervento dei bandi. Questo al fine di trovare una corretta sinergia tra
programmazione e valutazione. Ci sono stati quindi importanti risultati sulla qualità dei progetti
presentati e attuati. Si è avviata un'iniziativa di formazione rivolta ai responsabili delle misure delle
autorità di gestione, cioè al personale interno dell'agenzia e quindi a chi ha la responsabilità
programmatoria dei bandi e, specularmente, agli enti di formazione per consolidare una strategia
operativa.
Le donne in Valle d'Aosta hanno certamente migliori opportunità. Indicativo, in tal senso, il fatto che
la Regione abbia già raggiunto e superato il tasso di occupazione fissato come obiettivo strategico da
conseguire entro il 2005 (il 57%), stabilito dal vertice di Lisbona. La Valle d'Aosta risulta essere un
territorio di “welfare munifico” caratterizzato da una spesa sociale pro-capite di 454 euro contro ai 78
della media italiana.
Complessivamente l'asse E della passata programmazione 2000/2006 ha avuto una discreta
capacità programmatoria dimostrando un buon livello di avanzamento, anche insperato.
La Commissione Europea ha imposto agli stati membri di destinare il 10% delle risorse assegnate
alla programmazione complessiva del POR all'asse E, molti erano preoccupati che questo asse non
trovasse spazio di utilizzo. La misura è stata presto svincolata dalla stretta applicazione in ambito
formativo professionale, questo l'ha resa molto attiva e dinamica all'interno del POR complessivo. I
progetti finanziati hanno raggiunto un buon livello progettuale e valutativo. Nel corso del settennio
sono stati approvati progetti di creazione di servizi extra scolastici, di cui è stata garantita la
continuità con finanziamenti locali, quattro percorsi di formazione delle “tate familiari”,la
sperimentazione dell'asilo nido dell'Usl, solo per citare i progetti che sono stati oggetto dello scambio
con la Regione Molise.
Sono stati, inoltre, attuati progetti di sensibilizzazione sul tema del “genere” rivolti agli studenti e ad
altre categorie. Inoltre, particolare attenzione è stata rivolta al sostegno della neo-imprenditorialità.
L'autorità di gestione della Regione Valle d'Aosta ha aderito, inoltre, a due progetti interregionali: uno
dal titolo “Integrare le Pari Opportunità nella formazione e nel lavoro” e l'altro dal titolo “Via d'uscita”,
insieme a tutte le regioni del centro nord, relativo al fenomeno delle tratte delle donne.
Il FSE continuerà ad essere il fondo deputato alla realizzazione di interventi volti a conseguire la
piena occupazione, migliorare la qualità e la produttività, promuovere l'integrazione sociale, la
riduzione delle disparità a livello di occupazione regionale nell'ambito degli obiettivi della strategia
europea per l'occupazione.
In Valle d'Aosta le autorità del FESR del FSE, del “Leader” e del “Piano di sviluppo rurale” stanno
lavorando per realizzare gli obiettivi comuni di una programmazione integrata. L'articolazione
funzionale dell'intervento del FSE modifica parzialmente le linee d'azione della passata
programmazione, i nuovi settori sono: adattabilità, integrazione sociale, occupazione, partenariato.
8
Non si prevede più un asse specifico dedicato alle pari opportunità che rientreranno nelle priorità
trasversali del FSE insieme alle azioni innovative, alla cooperazione transnazionale e interregionale e
al rafforzamento del partenariato. Quindi il concetto di mainstreaming deve essere assunto in tutta la
sua forza e la sua efficacia, altrimenti si rischia di non riuscire a mettere in campo azioni a favore
delle pari opportunità.
9
CAPITOLO 2
La nuova programmazione 2007/2013 della Regione Molise – Interventi previsti a favore della
conciliazione
Negli ultimi anni il Molise ha registrato una crescente partecipazione delle donne al mercato del
lavoro evidenziando, tra l’altro, la più alta incidenza di imprese femminili d’Italia: il 32,1% delle
imprese regionali attive è gestito da donne (10.689 su 33.256).
Il progressivo aumento dei livelli di istruzione delle donne ha agito favorevolmente sulla maggiore
presenza delle stesse nel mercato del lavoro, oltre che sull’accesso a posti di lavoro qualitativamente
migliori. Inoltre, parallelamente alla progressiva terziarizzazione dell’economia regionale, in linea con
la tendenza nazionale ed internazionale, si è rilevato un costante aumento dell’occupazione
femminile nel settore dei servizi, soprattutto attraverso forme di lavoro atipiche ed in particolare
quelle a carattere temporaneo.
Tuttavia, nonostante la graduale affermazione del processo di “femminilizzazione” del mercato del
lavoro molisano, i dati regionali testimoniano a tutt’oggi la presenza di diverse criticità a carico della
componente femminile delle forze di lavoro. Difatti, l’analisi in ottica di genere del mercato del lavoro
rileva il persistere di una situazione sfavorevole rispetto a quella nazionale nel suo complesso e
ancora di più se rapportata agli obiettivi definiti nell’ambito della Strategia di Lisbona. Le differenze di
genere nella Regione Molise trovano riscontro nei relativi indicatori (anno 2005) che evidenziano
come il tasso di attività maschile risulta pari al 71,1% contro il 42,4% di quello femminile, il tasso di
occupazione maschile supera di circa 29 punti percentuali il relativo indicatore femminile pari a
36,7% e il tasso di disoccupazione femminile, pari al 13,2%, appare ancora molto elevato rispetto al
dato maschile del 8,2%. Ulteriori elementi di criticità relativi alla condizione delle donne fanno
riferimento alla consistente presenza femminile prevalentemente in ambiti lavorativi caratterizzati da
profili professionali non alti, alla carenza di reti di servizi e difficoltà di accessibilità alle stesse,
all'insufficiente attenzione al tema della conciliazione tra vita lavorativa e quella familiare, al limitato
sviluppo delle infrastrutture sociali. Relativamente a quest’ultima problematica, si rileva, ad esempio,
che il numero di asili nido pubblici presenti sul territorio regionale, nell’anno 2006, risulta pari a 6
strutture che accolgono complessivamente 288 bambini. Pertanto la percentuale di bambini in età 0 e
3 anni che hanno usufruito del servizio di asilo nido pubblico sul totale della popolazione compresa
nella stessa fascia di età, pari a 10.006 unità, risulta essere del 2,9%.
Il Documento Strategico Regionale per il periodo 2007-2013, nell'ottica di una programmazione
regionale unitaria, integrata e coerente, sulla base dell’analisi di contesto sopra delineata ha previsto,
nell'ambito del set di obiettivi assunti alla base della programmazione del FSE, alcune linee di azione
prioritarie specificamente dedicate al "rafforzamento dei servizi mirati a conciliare impegno lavorativo
ed esigenze familiari", "all'instaurazione di rapporti di lavoro part-time e di altre tipologie mirate a
conciliare lavoro e famiglia", al "potenziamento dell'occupabilità femminile e rafforzamento della
10
posizione delle donne nel mercato del lavoro, cercando di eliminare l'ancora troppo elevato scarto tra
l'occupabilità maschile e quella femminile".
Nella stessa direzione del DSR, il Documento unitario di programmazione e coordinamento della
politica regionale di coesione 2007-2013 (DUP), approvato con DGR n. 1400 del 19.09.2006 ed
assunto a cornice del processo di formulazione dei Programmi Operativi dei Fondi Strutturali e del
FEASR-FEP ha previsto, all'interno dell'Asse B, la priorità B3 tesa a rafforzare l'accesso
all'occupazione e la partecipazione al MdL da parte delle donne anche attraverso misure volte a
favorire la conciliazione fra vita professionale e privata.
Nell'ambito degli indirizzi programmatici delineati dai summenzionati Documenti regionali, il POR
FSE della Regione Molise ha assunto strettamente la strategia delineata, in particolare, nell'art. 2 e
nell'art. 3 del Regolamento (CE) n. 1081/2006; in tal senso ha fatto propri gli obiettivi del FSE, nel
quadro del potenziamento del processo di Lisbona, finalizzati al rafforzamento della coesione
economica e sociale e dello sviluppo sostenibile, migliorando le possibilità di occupazione e di
impiego, favorendo un alto livello di occupazione e nuovi e migliori posti di lavoro. In questa logica, la
Regione Molise ha inteso promuovere, attraverso il FSE, coerentemente con gli indirizzi delineati
negli Orientamenti Strategici Comunitari, politiche per la piena occupazione, la qualità e la
produttività del lavoro, l'inclusione sociale e la riduzione delle disparità territoriali e di quelle che
caratterizzano le diverse componenti del mercato del lavoro. Nell'ambito di tale strategia, l'Asse I
Adattabilità, in particolare all'obiettivo specifico b) – Favorire l'innovazione e la produttività attraverso
una migliore organizzazione e qualità del lavoro – è volto a promuovere politiche di conciliazione vitalavoro. Nello specifico, si tende a rendere la popolazione consapevole delle condizioni di vita delle
donne e della loro effettiva partecipazione alla vita economica e sociale ma anche di promuovere la
conciliazione come una responsabilità ed un valore da condividere tra uomini e donne, tanto da
essere indicate come prossime sfide nella programmazione 2007-2013. In particolare si fa
riferimento alla Road Map Europea per le Pari Opportunità che insiste sulla necessità di costruire un
sistema integrato di politiche in grado di produrre misure di conciliazione rivolte alla creazione di
condizioni flessibili di lavoro e alla costruzione di servizi di cura diffusi sul territorio.
Inoltre, l’Asse II Occupabilità, in particolare all'obiettivo specifico f) – Migliorare l’accesso delle donne
all’occupazione e ridurre la disparità di genere – prevede, tra gli ambiti di intervento, il rafforzamento
dei servizi mirati a conciliare impegno lavorativo ed esigenze familiari, anche promuovendo incentivi
all’instaurazione di rapporti di lavoro part-time e altre tipologie mirate alla conciliazione.
L’attività di programmazione regionale delle risorse FSE per il periodo 2007-2013 non si è conclusa
con la redazione del POR (approvato con Decisione C(2007)6080 del 30 novembre 2007), - che
contiene il modello strategico di riferimento per tutto il periodo di programmazione - in quanto la
Regione intende dotarsi, altresì, di uno strumento di natura tecnico procedurale per l’immediata
messa in atto delle politiche e per il perseguimento degli obiettivi programmati in una chiave
strategica più ampia capace di raccogliere l’universo delle disponibilità finanziarie e ricondurle ad una
11
strategia complessiva. Il punto di partenza resta sempre il FSE, a cui si intende “tradurre” l’impianto
unitario che la Regione Molise sta dando alla sua programmazione.
Tale strumento è rappresentato dal Master Plan delle Politiche del Lavoro, della Formazione,
dell'Istruzione e delle Politiche Sociali, in corso di elaborazione dalla Direzione Generale III della
Regione Molise, che prevede l’articolazione in “Progetti quadro” che fanno riferimento a specifici
target di destinatari. Nell’ambito di tali contenitori programmatici è previsto il Progetto quadro “Pari
Opportunità” volto a:
- favorire, attraverso azioni mirate, un processo di sviluppo della cultura delle parità e pari
opportunità donna-uomo, valorizzando le diversità e le specificità di genere;
- promuovere interventi educativi e formativi relativi all'orientamento di genere, alle pari
opportunità, a tutti i livelli di età, nella scuola, nella famiglia, nella società;
- promuovere misure di conciliazione.
Il progetto si articola in due linee di intervento: Linea 1 - Adesso siamo pari; Linea 2 - Conciliamo il
lavoro.
Gli interventi intendono promuovere quelle azioni che maggiormente favoriscono l'accesso delle
donne nel mercato del lavoro e che sono rivolte, in particolare, al superamento della segregazione
verticale femminile, facilitando lo sviluppo dei percorsi di carriera delle lavoratrici.
Si prevedono, inoltre, interventi per il rafforzamento dei servizi mirati a conciliare impegno lavorativo
ed esigenze familiari, anche promuovendo incentivi all'instaurazione di rapporti di lavoro part-time e
altre tipologie mirate alla conciliazione.
Il piano finanziario del Master Plan comprende sia risorse comunitarie, prevalentemente a valere sul
POR FSE 2007-2013 sia risorse nazionali provenienti dal Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS) e
da Leggi di settore, secondo l’approccio integrato della programmazione comunitaria e nazionale
della politica regionale 2007-2013.
Pertanto gli interventi inerenti le politiche di conciliazione troveranno attuazione anche mediante il
ricorso al FAS per ciò che riguarda il potenziamento della infrastrutturazione sociale. A tal proposito
la Regione Molise rientra tra le regioni del Mezzogiorno che partecipano al meccanismo di
incentivazione legato agli obiettivi di servizio previsti dal QSN 2007-2013 tra cui quelli in materia di
servizi di cura per l'infanzia.
12
LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI
II FASE - Trasferimento di “buone pratiche” alla regione beneficiaria:
CAPITOLO 3
Asilo Nido Aziendale USL Valle d’Aosta
“NON UNO DI MENO”: studio di fattibilità di modelli organizzativi relativi a servizi per la prima
infanzia rivolti ai figli del personale dell’Azienda USL
Attivatori e partners
Il soggetto proponente del progetto è stato l’Azienda U.S.L. della Valle d’Aosta; l’Assessorato alla
Sanità, Salute e Politiche Sociali della Valle d’Aosta ha svolto il ruolo di partner.
Caratteristiche del contesto
L’azienda USL ha promosso il progetto di ricerca denominato “NON UNO DI Meno” studio di fattibilità
di un servizio per la prima infanzia rivolto ai figli dei dipendenti dell’AUSL, nella convinzione che
l’attivazione di un nido aziendale potesse avere positive ricadute sull’organizzazione aziendale,
considerato l’elevato numero di donne in part-time o assenti per accudimento dei figli a seguito della
maternità (soprattutto tra il personale infermieristico) e considerato, quindi, l’effetto di questo dato
sull’organizzazione dei servizi.
Obiettivi
Il progetto di ricerca ha avuto come principale obiettivo quello di verificare le condizioni di
realizzabilità di un asilo nido aziendale e fornire, quindi, all’azienda elementi economici e gestionali
necessari alla futura attuazione del servizio.
Azioni e misure realizzate
Nel corso della prima fase del progetto il team di ricerca, costituito da professionisti esperti in diverse
discipline (psicologia, mercato del lavoro, sociologia, economia) si è riunito più volte allo scopo di
condividere la mission indicata della committenza; i ricercatori hanno, inoltre, analizzato i
microcontesti aziendali allo scopo di meglio definire le strategie metodologiche.
In un secondo momento è stato elaborato dai ricercatori un questionario, somministrato a tutti i
lavoratori e le lavoratrici dell’Azienda, allo scopo di acquisire un numero quantitativamente e
qualitativamente rilevante di informazioni sull’universo dei dipendenti dell’A.U.S.L.
La terza fase del progetto è stata dedicata all’elaborazione e all’analisi dei dati ricavati dai
questionari; i risultati delle elaborazioni hanno fornito al team di ricerca numerose informazioni che
hanno permesso, tra l’altro, di capire le aspettative dei dipendenti su questa iniziativa.
In questa fase il team di ricerca ha iniziato, considerate le azioni svolte, a prefigurare la prosecuzione
dell’indagine attraverso l’organizzazione di focus group (gruppi di discussione con gli utenti
potenziali). I focus group hanno permesso di concentrare l’attenzione all’ascolto dei bisogni dei
13
dipendenti, alle loro aspettative soprattutto al fine di condividere con gli utenti potenziali un modello di
servizio.
Il capitolo della ricerca intitolato “approfondimenti tematici” ha avuto proprio l’obiettivo di illustrare e
discutere gli esiti degli approfondimenti conoscitivi generati attraverso la dimensione qualitativa
dell’indagine (focus group) e insight tematici con interlocutori esperti (psicologi).
Quanto emerso dagli interventi svolti e dai loro approfondimenti ha permesso ai ricercatori di
delineare una mappa dei bisogni, le priorità da soddisfare, le caratteristiche che devono essere
garantite all’interno del nido al fine di tenere in considerazione le esigenze di tutti i protagonisti del
servizio (bambini, genitori, azienda, personale educativo). Particolare attenzione è stata posta alle
esigenze dei bimbi; si è scelto, pertanto, di privilegiare nella prefigurazione del servizio la centralità
dei bambini, garantendo, quindi, la tutela del loro ritmo biologico e di una sana crescita psico-fisica.
Questi aspetti sono stati oggetto di ampia riflessione da parte del gruppo di ricerca, arricchita anche
dal contributo degli enti gestori dei servizi alla prima infanzia (in particolare i coordinatori dei servizi)
presenti sul territorio, chiamati ad esprimere la loro opinione rispetto all’esperienza maturata negli
anni di attività.
Contestualmente il gruppo di ricerca ha proceduto alla definizione delle ipotesi economiche gestionali
(ipotesi tariffarie, definizione criteri accesso), aspetti essenziali per la concreta attivazione del
servizio.
I risultati dell’attività svolta dal gruppo di ricerca sono raccolti in un REPORT. Questo documento
contiene tutti gli aspetti esaminati durante la ricerca, nonché le fasi prodromiche della stessa; esso
non solo da voce a tutti i protagonisti del futuro servizio, ascoltati durante lo studio, ma, soprattutto,
illustra l’ideazione di un’ipotesi per la costruzione di un modello di Servizio aziendale per la prima
infanzia, comprensivo di tutti gli elementi (economici/gestionali) necessari.
L’ultima azione è stata quella di restituire, attraverso un evento aperto alla popolazione, i risultati
della ricerca, dando voce al gruppo di ricerca e ai diversi protagonisti del costruendo nido
dell’azienda USL.
Risultati e prodotti
Gli obiettivi posti dal proponente all’avvio del progetto di ricerca sono stati raggiunti.
In particolare, la ricerca ha permesso di capire che l’apertura di un servizio per l’infanzia è auspicata
e desiderata dai lavoratori e lavoratrici dell’azienda USL. La somministrazione dei questionari ha,
inoltre, permesso all’azienda di avere rilevanti informazioni sull’universo dei propri dipendenti.
Il report prodotto è stato distribuito alle Organizzazioni Sindacali; alla Consulta regionale per la
Condizione Femminile, ai coordinatori dei nidi, ai gestori e all’’Azienda Sanitaria piemontese,
interessata a presentare un progetto analogo.
Evoluzioni e prospettive
I ricercatori al termine del progetto hanno evidenziato l’opportunità per l’azienda di procedere
all’avvio di una fase gestionale sperimentale, possibile attraverso la presentazione di un progetto di
sperimentazione gestionale di un nido, cofinanziata dal Fondo Sociale Europeo.
14
Elementi distintivi
Per l’organizzazione aziendale lo studio di fattibilità è stato un concreto veicolo di relazioni,
caratterizzate da collaborazione positiva e spinta progettuale.
Fattori di successo
La ricerca è stata indispensabile non solo perché ha accertato la fattibilità di un servizio aziendale
per la prima infanzia, fornendo una fondamentale ipotesi progettuale, ma perché ha confermato il
presupposto che aveva spinto l’azienda ad avviare il progetto, confermando, quindi, il bisogno e il
gradimento per un nido aziendale ribadito dai lavoratori e lavoratrici dell’azienda.
Le ipotesi gestionali definite nel progetto, i dati e le informazioni contenute nel report di ricerca non
solo costituiscono il necessario presupposto per comprendere l’impatto economico che l’azienda
dovrà sostenere per la gestione di un nido aziendale, ma sono state fondamentali per procedere
all’elaborazione del progetto di sperimentazione del nido, naturale prosecuzione del progetto NON
UNO DI MENO.
15
“SPERIMENTIAMO IL NIDO” Sperimentazione gestionale di un asilo nido rivolto ai figli dei
dipendenti dell’Azienda USL
Attivatori e partners
Il soggetto proponente del progetto è stato l’Azienda U.S.L. della Valle d’Aosta; l’Assessorato alla
Sanità, Salute e Politiche Sociali della Valle d’Aosta ha svolto il ruolo di partner.
Caratteristiche del contesto
“Sperimentiamo il nido”, è la prosecuzione operativa dello studio di fattibilità “Non uno di meno”
realizzato dall’Azienda USL nel periodo 2002-2003 e anch’esso finanziato dal FSE.
Attraverso tale studio l’Azienda ha accertato non solo che l’apertura di un nido aziendale sarebbe
stata un’iniziativa gradita e auspicata dalle proprie lavoratrici e lavoratori, ma ha anche definito, con
la collaborazione di esperti e dei dipendenti coinvolti direttamente nella ricerca,la tipologia di servizio.
Obiettivi
La sperimentazione dell’asilo nido aziendale ha avuto i seguenti obiettivi:
•
Rispondere alle difficoltà di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei
lavoratori dell’Azienda USL;
•
Sostenere i genitori dipendenti nella gestione dei loro bambini;
•
Organizzare un servizio caratterizzato da flessibilità oraria. Flessibilità finalizzata alla
funzionalità senza perdere di vista l’obiettivo più importante di un Servizio per l’Infanzia:
favorire e tutelare il benessere del bambino.
Azioni e misure realizzate
La sperimentazione ha visto la realizzazione delle seguenti azioni:
•
Formazione e selezione del personale operante nel nido;
•
Allestimento struttura;
•
Definizione criteri utilizzati per la predisposizione delle graduatorie;
•
Gestione funzionale del servizio;
•
Progettazione annuale e programmazione settimanale delle attività proposte ai bimbi;
•
Riunioni periodiche di monitoraggio.
Risultati e prodotti
Il risultato più importante dell’anno di sperimentazione co-finanziato, organizzato con criteri di
efficienza ed economicità della gestione, è stato quello di avere fornito alla Direzione elementi
oggettivi attestanti l’importanza di questo servizio, l’alto gradimento tra il proprio personale, ad un
costo gestionale alto (in passivo) ma ammissibile considerate le ricadute sull’organizzazione e il
clima aziendale.
Evoluzioni e prospettive
Al termine dell’anno di sperimentazione cofinanziato dal FSE, il servizio è proseguito senza
interruzioni. Infatti, dal 1 marzo 2006 la gestione del nido grava completamente sul bilancio
dell’azienda (fatti salvi eventuali finanziamenti erogati dalla Regione ai sensi della normativa vigente).
16
Elementi distintivi
L’Azienda USL della Valle d’Aosta nel corso di tutto il progetto ha voluto mettere al centro i bisogni
del bambino, ancor prima di quelli dei genitori dipendenti dell’azienda; pertanto riveste essenziale
importanza la programmazione pedagogica.
L’équipe dell’Asilo Nido “Le Marachelle”, composta da sei educatrici e da una coordinatrice, lavora
quotidianamente confrontandosi e condividendo gli obiettivi pedagogici, inerenti i bambini e il
rapporto con le famiglie. Ampio spazio viene dato, inoltre, al rapporto con l’Azienda Usl e al
coinvolgimento delle famiglie, considerate una risorsa costante, per la crescita e l’evoluzione del
Servizio. L’organizzazione del Nido è tale da favorire occasioni di incontro con i genitori: feste,
riunioni e colloqui individuali per confrontarsi sul percorso evolutivo del bambino nell’arco del periodo
di frequenza al Nido.
Attraverso un contatto mensile cadenzato con il Coordinamento Pedagogico regionale degli Asili
Nido valdostani, è assicurato un monitoraggio continuo sul lavoro educativo. Il personale educativo
del nido aziendale partecipa ai percorsi formativi comuni a tutti gli operatori dei nidi valdostani,
garanzia di omogeneità pedagogica, tutelante e funzionale.
La decisione della Direzione aziendale di individuare una funzione di coordinamento gestionale del
nido ha permesso il mantenimento di un’attenzione costante sul servizio, fondamentale, soprattutto,
in una fase di start up, contribuendo così, a rendere il servizio una struttura aziendale a tutti gli effetti.
In fase progettuale la scelta di prevedere la costituzione di un “tavolo di pilotaggio” ha permesso di
governare efficacemente la gestione sperimentale del servizio, apportando – ove necessario –
correttivi alle ipotesi gestionali previste nel progetto. La novità e peculiarità territoriale del nido
aziendale ha determinato - certamente - l’esigenza di un’azione costante di monitoraggio ed
accompagnamento, efficacemente svolta dal tavolo di pilotaggio, la cui composizione (tre
rappresentanti dell’azienda, la coordinatrice pedagogica dei nidi, dell’assessorato alla sanità, una
coordinatrice di un nido comunale e due esperti, già componenti del gruppo di ricerca del progetto
Non Uno Di Meno) ha favorito lo svolgimento del ruolo richiesto.
Fattori di successo
La gestione è stata oggetto di molte analisi che hanno riguardato non solo i costi, ma anche –
soprattutto – la qualità del servizio erogato. Questo è stato fondamentale sia per capire se l’apertura
del nido ha soddisfatto le esigenze dell’azienda e dei suoi dipendenti, sia per rendersi conto se la
gestione del nido poteva essere sostenuta dal bilancio aziendale.
Dopo tre anni di apertura del Servizio, è possibile affermare che i rimandi avuti dai genitori nel corso
dei follow-up sono assolutamente positivi.
Il Nido è apprezzato soprattutto per le seguenti caratteristiche:
ƒ
Flessibilità degli orari, presentando diverse fasce di chiusura nell’arco delle 12 ore di apertura;
ƒ
Opportunità di poter usufruire del Servizio anche di sabato;
ƒ
Presenza di part- time pomeridiani, che costituiscono un primo aiuto per le famiglie che non
possono inserire i figli a tempo pieno (per scelta o per i criteri della graduatoria annuale);
17
ƒ
Dimensione pedagogica, in quanto attraverso un orario di frequenza minimo di quattro ore e la
presenza di “fasce protette” (momenti in cui non è possibile far uscire o entrare il bambino) è
possibile garantire agli utenti una buona continuità educativa.
Nel complesso l’Asilo Nido aziendale “Le Marachelle” risponde adeguatamente ai bisogni dei
dipendenti Usl; l’équipe educativa ha, tuttavia, la consapevolezza che l’esperienza, i rimandi
quotidiani degli utenti e il sostegno costante dell’Azienda possano favorire in itinere ulteriori margini
di miglioramento.
18
Ipotesi di trasferibilità nella Regione Molise
La Regione Molise, attraverso l'Assessorato alle Politiche Sociali, sta definendo le linee
programmatiche relative ai servizi per la prima infanzia al fine di incrementare la diffusione degli
stessi su tutto il territorio regionale e di raggiungere, al 2013, il target fissato al 35% dei Comuni
che abbiano attivato tali servizi, sul totale dei Comuni della Regione, nonché il target del 12% di
copertura di popolazione fino ai tre anni che usufruisce di servizi di cura per l’infanzia (Obiettivi di
servizio del QSN 2007-2013).
Nello specifico, si intende realizzare un sistema integrato di asili nido e nuovi servizi territoriali,
anche nei luoghi di lavoro, allo scopo di migliorare le opportunità di crescita e di socializzazione
dei più piccoli, restituendo più tempo alle famiglie ed incoraggiando l'occupazione femminile.
La Regione ritiene prioritari i seguenti interventi:
- completare e realizzare degli asili nido o micronidi nei comuni con popolazione superiore ai
5.000 abitanti;
- realizzare asili nido presso aziende o nuclei industriali presenti sul territorio;
- sostenere il pagamento della retta in favore delle famiglie a basso reddito.
Inoltre, risulta in corso di approvazione la proposta di Legge Quadro “Politiche regionali per la
famiglia” che, tra l’altro, individua e disciplina il sistema regionale dei servizi socio-educativi per la
prima infanzia e cui l’esperienza del gemellaggio ha fornito spunti di riflessione. Tra gli obiettivi
assunti dalla presente proposta di Legge emergono quelli relativi alla promozione di politiche di
conciliazione tra tempi di vita e lavoro, alla promozione di iniziative volte a favorire l’uguaglianza di
opportunità tra uomo e donna e alla valorizzazione del principio di corresponsabilità dei genitori
nella cura e nell’educazione dei figli.
Gli interventi previsti dalla suddetta proposta di Legge saranno finanziati anche da risorse
rinvenienti dal Fondo Sociale Europeo.
In tale ambito di iniziative, prendendo spunto dalla buona prassi presentata ed effettuando un
confronto con la esperienza realizzata nell’ambito della propria regione, si formulano le seguenti
ipotesi di trasferibilità del modello valdostano:
- realizzazione di uno studio di ricerca, quali-quantitativa, con riferimento agli asili nido pubblici,
sulla articolazione delle modalità organizzative e gestionali del servizio per meglio rispondere
ai bisogni del bacino di utenza;
- organizzazione di percorsi formativi per il personale che opera nei nidi;
- eventi formativi periodici che coinvolgono gli operatori sia delle strutture pubbliche che private
al fine uniformare il modello socio-educativo offerto sul territorio regionale.
19
CAPITOLO 4
Le azioni territoriali promosse dall’Ufficio della Consigliera di parità sulle politiche di conciliazione
Convegno “Conciliazione vita-lavoro. Idee ed esperienze a confronto”
Attivatori e partners
Ufficio della Consigliera di Parità – Dipartimento Politiche per l’Impiego della Regione Autonoma
Valle d’Aosta, Consulta regionale per la Condizione Femminile e il Comitato Pari Opportunità
dell’Ente Regione Valle d’Aosta.
Caratteristiche del contesto
Il mercato del lavoro della Valle d’Aosta è caratterizzato da una forte partecipazione femminile,
comportando il fenomeno cosiddetto della “doppia presenza”.
L’Ufficio della Consigliera di Parità ha, però, rilevato una scarsa conoscenza e consapevolezza nella
popolazione e nel settore imprenditoriale sul tema della conciliazione vita-lavoro. Da un lato le
lavoratrici e i lavoratori non conoscono le opportunità previste in questo ambito e dall’altro, le imprese
tendono a considerare tale tematica, un problema che ha ricadute esclusivamente negative sul loro
impianto organizzativo.
Obiettivi
ƒ
Informare la popolazione in merito al tema della conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro;
ƒ
Diffondere la cultura della condivisione del lavoro familiare fra i generi;
ƒ
Informare le aziende sulle misure esistenti a sostegno della conciliazione;
ƒ
Sensibilizzare le aziende ad una nuova cultura organizzativa a favore della flessibilità degli orari.
Azioni e misure realizzate
ƒ
Organizzazione di un evento pubblico;
ƒ
Comunicazione a livello territoriale e nazionale in merito all’evento;
ƒ
Coinvolgimento di Esperti in materia di conciliazione e flessibilità degli orari.
Nel corso del convegno sono state illustrate le misure a sostegno della conciliazione e presentate
alcune buone pratiche, maturate in aziende ed amministrazioni pubbliche e private in campo
nazionale, regionale ed europeo.
Risultati e prodotti
La campagna di comunicazione del convegno ha avuto esiti positivi in quanto la presenza della
popolazione del mondo imprenditoriale è stata massiccia.
L’esperienza ha contribuito in modo importante a risvegliare l’interesse verso questo tipo di tematiche
e ad attirare l’attenzione dei soggetti più scettici.
Evoluzioni e prospettive
Un evento di comunicazione, pur avendo riscontrato una buona partecipazione, non è sufficiente, è
emersa la necessità di attivare azioni sul territorio più mirate:
ƒ
informare in modo puntuale le aziende sulle misure esistenti;
20
ƒ
creare dei referenti della conciliazione ai quali le aziende possano fare riferimento (vd. Iniziative
successive).
Fattori di successo
Il principale fattore di successo è senz’altro rappresentato dalla rete di soggetti che si è attivata per
affrontare queste problematiche mettendo in campo, ciascuno, le proprie competenze.
Brochure “Tempi di vita e tempi di lavoro”
Attivatori e partners
Ufficio della Consigliera di Parità – Dipartimento Politiche per l’Impiego della Regione Autonoma
Valle d’Aosta.
Hanno collaborato alla diffusione dell’opuscolo, in particolare, le Organizzazioni Sindacali e gli Enti
Datoriali.
Caratteristiche del contesto
L’Ufficio della Consigliera di parità ha rilevato la tendenza generale delle aziende valdostane a non
usufruire dei fondi nazionali messi a disposizione per la realizzazione della conciliazione vita/lavoro
(art. 9 L.53/00).
Obiettivi
ƒ
Far conoscere alle aziende la figura della Consigliera di parità e i suoi servizi rivolti alle aziende;
ƒ
Informare le Aziende presenti sul territorio sulle misure previste per la realizzazione della
flessibilità degli orari;
ƒ
Stimolare un cambiamento della cultura organizzativa delle aziende rispetto al tema della
conciliazione vita/lavoro;
ƒ
Incentivare l’interesse delle imprese a presentare progetti sulla flessibilità degli orari, ai sensi
dell’art. 9 della L. 53 del 2000.
Azioni e misure realizzate
ƒ
Stesura dei testi
ƒ
Stampa degli opuscoli
ƒ
Distribuzione capillare della brochure
Risultati e prodotti
La brochure prodotta e distribuita presso le aziende valdostane si è rilevata un valido strumento
divulgativo, in quanto l’ufficio della Consigliera di Parità ha registrato un incremento di richieste di
approfondimenti in merito all’art. 9 della Legge 53/00.
Evoluzioni e prospettive
Parte dell’evoluzione è già avvenuta in quanto, l’ufficio della Consigliera di parità come passo
successivo e di “rinforzo”, ha realizzato un corso di formazione per creare competenze “ad hoc” nella
stesura dei progetti art. 9 L. 53/00, presso le Associazioni di categoria e dei lavoratori (vd. azione
successiva).
21
Corso di formazione “Costruire insieme la conciliazione.
Una rete tra le Istituzioni e le Aziende”
Attivatori e partners
Ufficio della Consigliera di Parità – Dipartimento Politiche per l’Impiego della Regione Autonoma
Valle d’Aosta. Il progetto è stato condiviso nell’ambito del Consiglio regionale delle Politiche del
Lavoro. Ha, inoltre, collaborato all’iniziativa la Sede territoriale dell’INAIL di Aosta mettendo a
disposizione il Polo formativo.
Caratteristiche del contesto
L’ufficio della Consigliera di Parità oltre ad aver preso atto che le aziende valdostane non
usufruiscono dei fondi nazionali messi a disposizione per la realizzazione della conciliazione
vita/lavoro (art. 9 L. 53/00), ha rilevato l’assoluta mancanza sul territorio di esperti che possano
accompagnare le aziende nella progettazione di azioni a favore della flessibilità degli orari.
Obiettivi
Il corso ha avuto come principale obiettivo quello di abilitare, presso le Organizzazioni Sindacali e
Datoriali, un gruppo di “referenti” in grado di fornire consulenza alle aziende sulla progettazione di
azioni positive e sulle procedure per la richiesta di contributi previsti dall’art. 9 della Legge 53 del
2000.
Azioni e misure realizzate
Organizzazione
Risultati e prodotti
I partecipanti al corso hanno acquisito le seguenti competenze:
ƒ
Analizzare le esigenze di conciliazione nei contesti organizzativi;
ƒ
Individuare le tipologie di soluzione che possono essere adottate;
ƒ
Elaborare progetti di azioni positive per la conciliazione coerenti con le disposizioni della legge
53/00.
ƒ
Stipulare accordi contrattuali fra le parti in attuazione delle azioni positive.
Al termine del corso è stata realizzata una dispensa “Costruire insieme la conciliazione. Una rete tra
le istituzioni e le aziende” che raccoglie tutti i materiali utilizzati e prodotti durante l’intervento
formativo.
Evoluzioni e prospettive
Pubblicazione e diffusione della Dispensa.
22
III FASE - Acquisizione delle esperienze di successo realizzate in Valle d’Aosta e verifica dei risultati.
CAPITOLO 5
Servizi extra-scolastici in Valle d’Aosta
Attivatori e partners
Attivatore: Consorzio per le Tecnologie e l’Innovazione – CTI
Partner: le amministrazioni comunali, le comunità montane o le istituzioni scolastiche del territorio di
riferimento (negli anni sono stati attivati più progetti distribuiti sul territorio della regione).
Obiettivi
I progetti finanziati dal Fondo Sociale Europeo hanno come obiettivo comune la creazione di attività e
servizi extrascolastici siti sul territorio di riferimento, rivolti ai pre-adolescenti ed agli adolescenti.
Il progetto ha l’obiettivo di creare un sistema coordinato di azioni ed interventi a favore della
popolazione pre-adolescenziale ed adolescenziale (età compresa tra 6 e 14 anni), in grado di offrire
ai giovani spazi ed opportunità per un proficuo utilizzo del tempo libero, al fine di favorire l’incontro,
l’aggregazione e la promozione della cultura giovanile sul territorio.
Caratteristiche del contesto
Normalmente un’amministrazione ha l’intenzione di realizzare un progetto per la creazione e la
sperimentazione di spazi extrascolastici all'interno del proprio territorio. Questi spazi sono finalizzati
alla dotazione di servizi ad un area essenzialmente rurale e montana. Questi servizi, si rivelano
necessari, per garantire alle donne, la possibilità di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della
famiglia. Questa esigenza è emersa da un indagine preliminare ed informale dell'amministrazione
presso l'istituzione scolastica di riferimento, in cui la domanda delle famiglie è quella di assistere i
ragazzi negli orari lavorativi dei genitori, in quanto i tempi di apertura dei servizi educativi
generalmente non collimano con quelli della famiglia. Spesso le modificazioni all'interno della
organizzazione famigliare e lavorativa hanno comportato cambiamenti nella rete famigliare
determinando maggiori difficoltà per le donne a conciliare assistenza all'infanzia, impegni famigliari
ed attività lavorativa.
Risultati e prodotti
Le azioni e gli interventi si concretizzano in servizi caratterizzati dall’attivazione di laboratori
multiattività, attraverso i quali si punta sui centri di interesse e sul rapporto tra bisogno/interesse
del/della ragazzo/a ed organizzazione delle attività. I laboratori devono avere il potere di sollecitare la
curiosità, l’interesse e l’entusiasmo per il conoscere ed il sapere. Le attività richiedono sforzo, lavoro,
volontà, ma liberamente accettate, poiché motivate da un interesse personale, hanno un effetto
formativo e valorizzante. I laboratori per il tempo libero hanno la funzione di riscoprire il piacere
liberatorio del fare, del creare attraverso stimoli e tecniche, del ricercare ed ampliare la possibilità di
comunicazione innata in ogni persona.
23
Generalmente i servizi prevedono l’attivazione di diversi laboratori: informatico, artistico, espressivo,
artigianale ed ambientale. I laboratori progettati presentano una duplice valenza: tecnologico ed
artistico in modo tale da creare attività diversificate e soddisfare le diverse attitudini dei ragazzi.
L’aspetto tecnologico, quando presente, è l’anello di congiunzione tra i servizi mediante la creazione
di una rete comunicativa.
I laboratori sono “a misura di ragazzo/a” in modo tale da creare uno spazio di autoscoperta e di
ricerca della propria identità, di ascolto di sé e delle proprie attitudini.
Evoluzioni e prospettive
L’evoluzione naturale è la prosecuzione dei progetti finanziati direttamente dall’amministrazione
territoriale con eventuale cofinanziamento privato delle famiglie. Per favorire la decisione politica è
necessario creare una situazione per cui i laboratori, oltre ad essere spazi giovani, devono essere
spazi aperti ai genitori in modo tale da trovare una possibilità di congiunzione tra tempo libero
giovanile e tempo libero familiare. I genitori non solo come spettatori del lavoro ma anche come
fornitori di esperienze ed esperti del settore. E’ necessario uno scambio di informazioni e di idee con
le famiglie, l’istituzione scolastica e la comunità al fine di collaborare per offrire ai giovani varie
possibilità di utilizzare e di fruire di spazi ed iniziative socializzanti atte a favorire l’incontro,
l’aggregazione, la partecipazione e l’inserimento attivo del giovane nella realtà alla quale appartiene.
Elementi distintivi
Ogni servizio è stato gestito da un'èquipe didattico organizzativa formata da un coordinatore, e dai
tutors. L’equipe selezionata partecipa ad un corso di formazione iniziale.
Coordinatore: il servizio è stato coordinato da una figura professionale che ha avuto il compito di
monitorare il funzionamento del servizio. I compiti:
- gestione globale del servizio;
- supervisione del personale;
- supervisione del lavoro del laboratorio;
- contatto con le comunità.
Tutor: esperto dell'attività del laboratorio che ha trasmesso il suo sapere ma insieme ai/alle ragazzi/e
è un lavoratore che ha mirato alla scoperta del sapere.
Il tutor ha avuto il compito di monitorare l'attività, comprendendo l'apporto individuale e del gruppo ed
aiutando i/le ragazzi/e a cogliere le motivazioni ad agire ed a fare.
Il tutor ha avuto la responsabilità di intervenire per accompagnare i/le ragazzi/e nel loro percorso
progettuale, coinvolgendoli nella progettazione e nell'elaborazione delle risposte ai bisogni emersi.
I compiti:
- trovare nuove forme di contatto con il/la ragazzo/a per favorire lo sviluppo della personalità e
dell'identità del/della ragazzo/a (creatività, riflessione, analisi critica ed elaborazione);
- sviluppare la capacità di relazione con i coetanei, con le figure adulte ed il contesto sociale;
- costruire e valorizzare le dimensioni del gruppo, inteso come condivisione, risorsa, opportunità,
responsabilità ed apprendimento;
- rilevare le specificità, i punti di forza di ogni ragazzo/a e valorizzarli.
24
I tutor hanno seguito un percorso formativo di 8 ore al fine di migliorare le competenze dal punto di
vista della progettazione di laboratori animativi, e permettere quindi un’attività caratterizzata da una
forte componente ludica e maggiormente coinvolgente.
Fattori di successo
Quasi in tutti i progetti è stata realizzata un’indagine circa la soddisfazione dell’utenza. E’ stato
domandato agli intervistati di esprimere un proprio giudizio generale sull’esperienza vissuta.
In sintesi, i dati rilevati indicano la presenza di un’utenza generalmente piuttosto soddisfatta del
progetto in esame. Si può affermare che in media il 68% degli intervistati si definisce ampiamente
appagato dall’esperienza vissuta.
Su di un piano più dettagliato, è possibile porre in rilievo gli elementi di maggior successo:
Aspetti sui quali gli utenti hanno espresso un giudizio (in ordine di successo dal più alto circa 80% al
più basso circa 50%) percentuale di coloro che hanno espresso come giudizio di gradimento
molto/moltissimo
Soddisfazione per le modalità interattive dei Coordinatori
Soddisfazione generale dagli utenti sulla organizzazione
Soddisfazione per le modalità interattive dei Tutor
Soddisfazione per le spiegazioni offerte
Soddisfazione delle esigenze
Soddisfazione per gli orari
Adeguatezza delle attività in relazione all’età degli utenti
Adeguatezza delle attività in relazione al sesso degli utenti
Soddisfazione per il materiale didattico
Soddisfazione per gli spazi esterni
Soddisfazione per i locali interni.
Prendendo in esame gli indicatori d’eccellenza che sintetizzano i diversi elementi oggetto della
valutazione del presente studio, si osserva che la professionalità degli operatori è l’aspetto
maggiormente stimato, mentre i fattori di maggiore criticità sono dovuti a motivi di tipo strutturale.
25
Ipotesi di trasferibilità nella Regione Molise
Il tema dei servizi extrascolastici per i ragazzi dai 6 ai 14 anni, (26.794 unità nel 2006), ha
suscitato particolare interesse da parte della Regione Molise. L’importanza che lo sviluppo di tali
servizi assume nel quadro più ampio del sostegno alla famiglia e come strumento per consentire
una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro è emersa in maniera
preponderante nel corso degli incontri di gemellaggio. Tale tematica negli anni passati non ha
ricevuto adeguata attenzione anche in considerazione dell’esistenza in regione di una solida rete
parentale. Tuttavia le poche iniziative realizzate con il sostegno del fondo sociale regionale e
testimoniate nel corso degli incontri, sebbene non molto strutturate, hanno ricevuto particolare
successo.
A tal proposito si evidenzia la necessità di un sostegno pubblico più consistente che dia valore ad
un sistema di progettazione e sperimentazione di servizi analoghi ai modelli valdostani, in grado di
comprendere le esigenze delle diverse realtà territoriali per calibrare, di conseguenza, il servizio
sui bisogni dei ragazzi e le esigenze di custodia delle famiglie.
In tale contesto assume rilevanza la necessità di prevedere sia la costruzione di una valida rete
degli attori presenti sul territorio sia la comunicazione efficace per favorire la conoscenza delle
esperienze di successo realizzate nei vari contesti locali.
La volontà della Regione Molise di implementare tali servizi si evidenzia nella previsione di inserire
tali strumenti di conciliazione, come elemento di novità, nel Piano Straordinario della famiglia per
l’anno 2008, in corso di elaborazione.
26
CAPITOLO 6
Servizio Tata famigliare in Valle d’Aosta
La Tata famigliare
Attivatori e partners
Regione Autonoma Valle d’Aosta – FSE (per il percorso formativo)
Le tate familiari, libere professioniste, iscritte all’apposito registro regionale
Caratteristiche del contesto
La tata familiare, servizio socio-educativo pensato per fascia d’età 3 mesi-3 anni, nasce soprattutto
per rispondere alle esigenze dei comuni di media ed alta montagna, dove i numeri dell’utenza sono
ridotti e pertanto sono sufficienti “strutture” con numero di posti limitati: ogni tata può infatti accogliere
fino ad un massimo di quattro bambini.
Vista la conformazione geografica della Valle d’Aosta, con una densità di popolazione elevata
nell’asse centrale e con vallate mediamente popolate, era necessario prevedere l’attivazione di
servizi a misura delle piccole collettività, in modo da evitare ai bambini di queste zone di essere dei
pendolari fin dalla nascita.
Obiettivi
Offrire risposte educative-assistenziali per le famiglie con bambini tra i 3 mesi ed i 3 anni nelle
località sprovviste di asili nido o garderie d’enfance.
Fornire una copertura territoriale rispetto ai bisogni della prima infanzia.
Azioni e misure realizzate
L’Amministrazione Regionale ha organizzato 3 percorsi formativi indirizzati a donne che intendessero
intraprendere la professione di tata familiare, impostando contemporaneamente un sistema di
contribuzione per le famiglie utilizzatrici del servizio, in modo da permettere la sostenibilità
economica sia per quanto riguarda l’utenza sia per quanto riguarda la gestione da libere
professioniste del servizio da parte delle tate stesse.
Inoltre è previsto un piano annuale di formazione e coordinamento che permette alle tate di disporre
di spazi di confronto e di crescita professionale, attraverso percorsi legati ai temi educativi
pedagogici, psicologici e ludici.
La gestione del servizio è affidato ad una coordinatrice che, in qualità di collaboratrice
dell’Amministrazione Regionale, controlla, supervisiona, supporta a livello pedagogico ed
organizzativo il fare educativo quotidiano delle tate.
Risultati e prodotti
Una presenza capillare delle tate familiari, 26 sono operanti sul territorio regionale, garantendo
disponibilità, flessibilità e qualità alle famiglie che scelgono questa tipologia di servizio.
Evoluzioni e prospettive
A breve verrà realizzato un ulteriore percorso formativo per 20 nuove tate che andranno a coprire le
zone ancora sprovviste di servizi per la prima infanzia; in prospettiva si intende ragionare, di concerto
27
con gli enti locali, sulla possibilità di trasformare l’attività da libera professione a gestione privata (tipo
cooperativa) per garantire un maggior controllo, uniformare per quanto possibile l’offerta educativa
erogata e favorirne l’utilizzo, evitando esborsi onerosi da parte delle famiglie, che, pur essendo
rimborsate, devono in prima battuta sostenere il costo totale del servizio.
Elementi distintivi
La possibilità di offrire un servizio monitorato e controllato a livello regionale ma dislocato nelle
diverse zone della Valle d’Aosta che necessitano di servizi alla prima infanzia dimostra la volontà di
mantenere vivibili i territori meno accessibili, offrendo opportunità di sostegno e cura anche alle
famiglie che scelgono di vivere la media e l’alta montagna.
Fattori di successo
Nonostante la Valle d’Aosta sia al primo posto in Italia rispetto alla copertura di posti nei servizi alla
prima infanzia, vi è sempre una grande richiesta da parte delle famiglie: la tata, integrando l’offerta
dei nidi e delle garderie, è entrata a far parte della rete dei servizi, offrendo, pur con le sue
peculiarità, risposte alle esigenze della popolazione valdostana, differenziandosi per flessibilità e
“familiarità” del contesto dalle altre opportunità socio-educative, permettendo così agli utenti stessi di
scegliere con consapevolezza la risposta più opportuna alle proprie necessità.
28
Le politiche della famiglia in Valle d’Aosta: progetti di famiglia attiva a favore della conciliazione
“Le famiglie: nuove protagoniste delle politiche familiari”
Attivatori e partners
La Regione Autonoma Valle d’Aosta – Assessorato alla Sanità, Salute e Politiche Sociali.
Caratteristiche del contesto
La Regione Autonoma Valle d’Aosta ha riconosciuto, con legge regionale 27 maggio 1998, n. 44
(“Iniziative a favore della famiglia”), la famiglia quale risorsa da promuovere in quanto soggetto che
riesce a rispondere sia a bisogni propri che a bisogni sociali e collettivi, sostenendone i processi di
crescita, prevenendo al suo interno disagi e difficoltà e rafforzandone le competenze per renderla
sempre più autonoma. Tale riconoscimento è stato riaffermato nel “Piano regionale per la salute ed il
benessere sociale 2006/2008” (legge regionale 20 giugno 2006, n. 13).
Obiettivi
Tra gli obiettivi che la legge regionale 44/1998 persegue vi è quello relativo alla promozione dell’autoorganizzazione delle famiglie (art. 20): la Regione finanzia, infatti, la realizzazione di progetti
formulati e gestiti direttamente da famiglie - organizzate anche in forma cooperativistica ed
associazionistica - in risposta ai propri bisogni emergenti, con l’erogazione di contributi per la
realizzazione degli stessi.
Azioni e misure realizzate
La necessità di aiutare le famiglie a diventare protagoniste delle politiche familiari regionali ha reso
necessario ipotizzare un percorso formativo rivolto alle famiglie ed agli operatori con l’obiettivo di
accrescere le conoscenze in merito ai contenuti e alle modalità di promozione e di sviluppo della
famiglia come attore sociale, offrire uno spazio che incrementi la solidarietà familiare e consenta la
diffusione di “buone pratiche” e facilitare lo sviluppo e il consolidamento di rapporti tra realtà ed
esperienze già esistenti nell’ambito territoriale. Il corso si è tenuto nei mesi di gennaio/marzo 2008.
Risultati e prodotti
Sono diversi i progetti di autorganizzazione familiare realizzati finora; tra questi si citano le seguenti
iniziative:
•
Esperienza dei genitori della scuola elementare e materna di Pallin – Saint Christophe
•
esperienza delle famiglie dell’a.F.I. di Donnas
•
progetto sperimentale di auto-aiuto famigliare nell’organizzazione del tempo libero dei minori
Circolo Acli “Il Girasole”
•
Esperienza Delle Famiglie Oratorio - Sant’Anselmo.
Evoluzioni e prospettive
La fatica incontrata nel far decollare la possibilità di presentare progetti di auto-organizzazione
familiare ai sensi dell’art. 20 ha reso necessaria un’attenzione particolare rispetto alla
pubblicizzazione delle opportunità offerte ed ha fatto emergere l’esigenza di prevedere un
accompagnamento capillare e specifico all’applicazione dell’art. 20 su tutto il territorio regionale,
29
ponendo l’accento soprattutto sul protagonismo delle famiglie stesse: a tal fine il Servizio famiglia e
politiche giovanili dell’Assessorato regionale Sanità, Salute e Politiche sociali ha realizzato e
realizzerà una serie di incontri sul territorio valdostano, a livello di Comuni e Comunità Montane, nel
corso dei quali sono stati e verranno presentati i criteri e le modalità di applicazione dell’art. 20.
Inoltre, per una più ampia e capillare diffusione ha predisposto una pagina sul sito ufficiale della
Regione in cui è possibile reperire la legge regionale 44/1998, la deliberazione della Giunta regionale
con le modalità di attuazione della legge e le informazioni relative alla presentazione dei progetti
(scadenze, scheda di presentazione, ecc.). Infine, per l’esame dei progetti presentati, è stata prevista
la costituzione di una Commissione di valutazione che vede al suo interno la presenza non solo di
tecnici dell’Assessorato regionale Sanità, Salute e Politiche sociali, ma anche di un rappresentante
del Forum delle famiglie e di un rappresentante del Consiglio Permanente degli Enti Locali – CPEL e
lo stanziamento in bilancio per gli anni 2007/2010 di € 20.000,00 (ventimila/00) annuali per un totale
complessivo di € 80.000,00 (ottantamila/00) per il finanziamento dei progetti ammessi.
Elementi distintivi
L’articolo 20 della legge regionale n. 44 del 1998 ha il grande pregio di aver colto la volontà
manifestata dalle famiglie di essere valorizzate in quanto risorse per loro stesse ma anche per l’intera
comunità.
Fattori di successo
I progetti di autorganizzazione familiare hanno favorito la creazione nei territori di vere e proprie reti
di famiglie, il cui obiettivo principale è l’aiuto reciproco.
30
Ipotesi di trasferibilità nella Regione Molise
La figura della tata familiare non è stata disciplinata, fino ad oggi, dalle leggi regionali di settore.
Gli incontri del gemellaggio hanno fornito elementi di riferimento sul l’iter procedurale e normativo
adottato dalla Regione Valle D’Aosta relativamente a tale servizio. Nel contempo la Regione
Molise ha previsto l’inserimento del servizio di tata familiare all’interno dei servizi socio-educativi
per la prima infanzia individuati nella proposta di Legge Quadro in materia di Politiche per la
famiglia, in corso di approvazione e finanziata anche con risorse del FSE. Detta proposta definisce
il servizio di tata familiare come servizio socio educativo a valenza assistenziale rivolto a bambini
di età compresa tra tre mesi e tre anni, svolto presso il proprio domicilio, presso le famiglie o in un
luogo terzo appositamente attrezzato. L’attività è subordinata all’iscrizione in un apposito registro
istituito presso la struttura regionale competente in materia di servizi socio educativi.
Tale proposta di Legge prevede che entro sessanta giorni dall’approvazione della stessa la Giunta
Regionale approvi una direttiva per la definizione degli standard strutturali ed organizzativi dei
servizi socio educativi.
In tale contesto il modello valdostano costituisce un valido strumento suscettibile di replicabilità
nella Regione Molise incidendo, in tal modo, sia sulla definizione degli standard qualitativi ed
organizzativi del servizio sia sulla progettazione di corsi di formazione per tate familiari e di
percorsi di formazione continua.
Infine, si evidenzia come la stessa proposta di Legge Quadro promuove e sostiene le associazioni
familiari che, iscritte in apposito registro, possono stipulare convenzioni con la Regione o con altri
enti pubblici per lo svolgimento di interventi o la gestione di servizi o strutture nell’ambito dei
servizi alla persona finalizzati al sostegno della famiglia.
31
CAPITOLO 7
Sportello conciliazione lavoro/famiglia dell’Ente Regione Valle d’Aosta – un’azione positiva nella
Pubblica Amministrazione finanziata dal FSE
Progetto sperimentale per l’attivazione dello Sportello conciliazione lavoro-famiglia
nell’ambito delle politiche di conciliazione dei tempi di lavoro nelle strutture
dell’Amministrazione regionale
Attivatori e partners
Comitato pari opportunità regionale – Dipartimento personale e organizzazione – Direzione agenzia
regionale del lavoro.
Caratteristiche del contesto
Nell’ambito delle attività istituzionali per le pari opportunità uomo donna nel lavoro, l’Amministrazione
regionale ha approvato il piano triennale di azioni positive 2007/2009 che individua, tra gli obiettivi
generali, il miglioramento delle condizioni di conciliazione dei tempi di lavoro e tempi di vita del
personale regionale. In tale contesto di programmazione si inseriscono alcune azioni specifiche
finalizzate alla analisi dei bisogni di conciliazione ed all’approfondimento di modalità di
soddisfacimento degli stessi ed alla progettazione e realizzazione di servizi e azioni positive per la
promozione e l’attuazione di misure di conciliazione. Sono state individuate due linee di azione:
l’attivazione di uno sportello conciliazione lavoro-famiglia e la realizzazione di indagini e studi
finalizzati a supportare la definizione e la funzionalità dello sportello.
Obiettivi
In sintesi, gli obiettivi generali del progetto sono:
1. Progettare le funzioni, i processi e le principali procedure dello sportello;
2. sviluppare le competenze degli operatori che nei diversi gradi di responsabilità e nelle diverse
mansioni saranno impegnati nello start up e nel funzionamento a regime dello sportello;
3. integrare le politiche di conciliazione dei tempi nelle politiche organizzative delle strutture
regionali attraverso la definizione, la progettazione e la formazione di operatori di riferimento
per le politiche di conciliazione presso i dipartimenti e le istituzioni scolastiche della Regione.
Essi sono trasversali a due strutture regionali e coinvolgono il comitato per le pari opportunità
dell’Amministrazione.
Azioni e misure realizzate
In considerazione del carattere innovativo dell’azione, sono stati individuati come prioritari due ambiti
di intervento: la formazione e la comunicazione. Sono state, quindi, pianificate le attività necessarie
confluite in un progetto formativo e di supporto allo start-up dello sportello, nonché in un piano di
comunicazione. Si è creata una sinergia con la struttura competente nella gestione dei fondi
strutturali europei, con il CPO e con i dipendenti del Servizio direttamente interessati. Il progetto per
l’attivazione dello sportello conciliazione lavoro-famiglia, nell’ambito delle politiche di conciliazione dei
tempi di lavoro nelle strutture dell’Amministrazione regionale, è stato finanziato dal FSE ed è stato
approvato dalla Giunta regionale il 6 luglio 2007. Il servizio di attuazione del progetto che riguarda, in
32
particolare, lo sviluppo di un percorso mirato a formare e ad accompagnare le figure professionali
maggiormente coinvolte nella fase di attivazione e di successiva operatività dello Sportello è stato
affidato ad una società esperta del settore. Tale percorso formativo coinvolge 5 operatori dello
sportello del Servizio stato giuridico e trattamento economico e 55 referenti di Dipartimento e di
Istituzione scolastica per le politiche di conciliazione ed è iniziato nel mese di novembre 2007 e si
concluderà nel mese di maggio 2008.
Nell’ambito della comunicazione sono stati progettati, congiuntamente ad un artista grafico, gli
strumenti di comunicazione: dépliant, pieghevoli, un poster. Nel mese di novembre è stato
consegnato a tutti i dipendenti il depliant informativo con la busta paga, sono stati predisposti e
distribuiti dei pieghevoli divulgativi in tutte le sedi dei servizi regionali e, a complemento dei nuovi
arredi, si è dotato il nuovo luogo di lavoro di un poster artistico che richiama il logo del CPO e i
principi di pari opportunità.
Risultati e prodotti
I risultati specifici conseguiti attraverso il progetto sono:
•
formazione di un gruppo di operatori responsabili delle attività dello sportello;
•
definizione organizzativa del sistema “sportello conciliazione”;
•
piano di azione dello sportello per l’anno 2008;
•
formazione ed affiancamento per un periodo di start up di operatori referenti presso i
dipartimenti e le istituzioni scolastiche;
•
progettazione condivisa e realizzazione di un’indagine conoscitiva sull’impiego degli istituti di
conciliazione da parte dei dipendenti regionali.
L’ufficio, dipendente dal Servizio stato giuridico e trattamento economico, ubicato presso la sede
dell’URP a Palazzo regionale, è stato progettato privilegiando la riservatezza e l’essenzialità. Lo
sportello, inaugurato il 27 novembre 2007, è aperto due giorni alla settimana, il martedì e il venerdì
dalle 9.00 alle 12.00. Dal 1° giugno l’apertura è prevista per tre giorni alla settimana con la medesima
articolazione oraria.
Evoluzioni e prospettive
I partners coinvolti valuteranno alla fine del percorso formativo e della prima fase di attività dello
sportello le possibili evoluzioni dello stesso in relazione all’amministrazione regionale, agli altri enti
del comparto unico e al collegamento con il territorio della Valle d’Aosta.
Elementi distintivi
•
Sinergia progettuale tra più strutture;
•
Carattere innovativo dell’azione;
•
Realizzazione di una rete di referenti per la conciliazione interna all’amministrazione
regionale.
Fattori di successo
In considerazione della fase di sperimentazione ancora in corso, non si è in grado di valutare tali
fattori.
33
Ipotesi di trasferibilità nella Regione Molise
La Regione Molise valuta positivamente la possibilità di prevedere al suo interno la istituzione di
uno Sportello per la conciliazione lavoro/famiglia in considerazione dell’importanza di far fronte
alle esigenze dei dipendenti e delle dipendenti in un contesto di miglioramento del benessere
organizzativo. La integrazione delle politiche di conciliazione nelle politiche organizzative
comporta la valorizzazione delle persone che lavorano all’interno degli enti e, di conseguenza, una
più efficace ed efficiente azione amministrativa a servizio dei cittadini.
Si ritiene opportuno che tale ipotesi di trasferibilità sia supportata da azioni propedeutiche alla
realizzazione di una simile iniziativa. Si fa riferimento, anzitutto, alla istituzione di un Comitato Pari
Opportunità dell’Ente sebbene la Regione ha previsto ed adottato atti amministrativi, volti alla
costituzione dello stesso, cui non è stata ancora data concreta attuazione.
La sensibilità dell’Ente verso misure di conciliazione in ambito lavorativo è riscontrabile, tuttavia,
nella adozione di forme di flessibilità sull’orario di servizio che rispondono alle esigenze dei
dipendenti e delle dipendenti.
Inoltre, la realizzazione di una indagine sperimentale sul benessere organizzativo, promossa dal
Dipartimento della Funzione Pubblica ed effettuata limitatamente ad alcune strutture della
Pubblica Amministrazione regionale, può costituire punto di partenza per la progettazione dello
Sportello per la conciliazione lavoro/famiglia.
34
CONCLUSIONI DELLA REGIONE OFFERENTE E DELLA REGIONE BENEFICIARIA
REGIONE OFFERENTE
L’opportunità di sviluppare misure che consentano agli uomini e alle donne di conciliare meglio i loro
obblighi professionali e familiari era già sancita dalla Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali
dei lavoratori (Strasburgo, 9 dicembre 1989). A partire dallo stesso periodo, all’interno dei programmi
di azione a medio termine, si fa sempre più strada, tra gli altri, l’obiettivo di "conciliare la vita
professionale e familiare di uomini e donne". L’importanza essenziale della conciliazione e
ripartizione degli oneri fra uomo e donna per il conseguimento della pari opportunità è ribadita nella
Risoluzione sulle pari opportunità nella funzione pubblica (15 novembre 1996) ma è con la
Risoluzione del 29 giugno 2000 che si realizza il primo atto compiuto sulla materia. Per il Consiglio
dell’UE "il principio dell'uguaglianza tra uomini e donne implica la necessità di compensare lo
svantaggio delle donne per quanto riguarda le condizioni di accesso e di partecipazione al mercato
del lavoro e lo svantaggio degli uomini per quanto riguarda le condizioni di partecipazione alla vita
familiare, derivanti da pratiche sociali che ancora presuppongono il lavoro non retribuito derivante
dalla cura della famiglia come responsabilità principale delle donne e il lavoro retribuito derivante da
un'attività economica come responsabilità principale degli uomini".
"La partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini … che va a vantaggio sia degli uomini che
delle donne, costituisce un elemento indispensabile allo sviluppo della società, e la maternità, la
paternità e i diritti dei figli sono valori sociali fondamentali che devono essere protetti dalla società,
dagli Stati membri e dalla Comunità europea". Soltanto mediante un "approccio globale ed integrato"
sarà possibile "migliorale la qualità della vita di tutte le persone, nel rispetto e nella solidarietà attiva
tra donne e uomini e per quanto riguarda sia le generazioni future che le generazioni precedenti".
Che non si tratti di semplici dichiarazioni di principio lo dimostra il fatto che dal 2000 non vi è atto o
documento di organismi comunitari in materia di genere in cui manchi lo stretto collegamento tra la
conciliazione ed i temi più generali dell’occupazione e del miglioramento della qualità del lavoro e
della vita, di donne e uomini.
Purtroppo molto cammino resta ancora da fare e lo riconosce, nella recente Relazione sulla parità
(2007), la Commissione europea, ribadendo la denuncia della maggiore difficoltà delle donne di
conciliare vita professionale e vita privata e dello squilibrio nella ripartizione dei compiti domestici e
familiari. Gli Stati membri sono sollecitati a perseguire ogni sforzo per permettere a uomini e donne di
conciliare vita professionale, vita privata e vita familiare e per sostenere le parti sociali nell’attuazione
di norme in tal senso. Tutto ciò è confermato dal Patto europeo per la parità di genere e la sua
realizzazione deve trovare momenti e spazi, ad ogni livello, verso il traguardo prospettato dalla
Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010.
La Regione Valle d’Aosta nella programmazione 2000/2006 ha cercato di dare risposte concrete ai
bisogni di conciliazione del territorio valdostano.
35
La rete territoriale che coinvolge l’Agenzia del lavoro, l’Assessorato al lavoro, l’Assessorato alle
Politiche sociali, l’Azienda Unità Sanitaria Locale, gli Enti Locali, la Consigliera di Parità ha contribuito
con i progetti realizzati a fare della Valle d’Aosta un “territorio conciliante”.
Anche nella nuova programmazione l’impegno è di proseguire nel lavoro avviato per migliorare i
risultati ottenuti.
36
REGIONE BENEFICIARIA
Il tema della conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa è stata oggetto di una crescente
attenzione da parte della Regione Molise in linea con quanto previsto dalle politiche comunitarie e
nazionali sulle pari opportunità.
Risulta essenziale sottolineare come le politiche di conciliazione devono essere intese non solo
come semplici politiche sociali e della famiglia ma come politiche attive del lavoro che consentono
una maggiore e migliore partecipazione femminile al mercato del lavoro. Le stesse vanno concepite
come parti integranti delle politiche di sviluppo socio economico del territorio di riferimento e, dunque,
in grado di contribuire ad aumentare la base produttiva, a produrre equità e benessere, mediante la
redistribuzione del reddito e il miglioramento della qualità della vita.
Il progetto di gemellaggio tra la Regione Valle d’Aosta - Offerente, e la Regione Molise - Beneficiaria,
coordinato dal Dipartimento per i Diritti e le Pari opportunità, ha consentito la realizzazione di un
trasferimento di “buone prassi” per una più efficace promozione delle pari opportunità ed, in
particolare, per il rafforzamento delle competenze interne all’amministrazione regionale in relazione
all’utilizzo dei Fondi Strutturali per il finanziamento di interventi in materia di conciliazione.
L’esperienza del gemellaggio, attraverso i diversi incontri, è stata estremamente positiva in quanto
momento di confronto reale e produttivo sul dettaglio delle iniziative realizzate nelle due regioni per lo
sviluppo ed il rafforzamento dei servizi per la qualità della vita quali i servizi di cura, i nidi aziendali, i
centri extrascolastici, servizi alle imprese e alle amministrazioni.
Lo scambio attivato con la regione offerente ha posto in rilievo il complesso di procedure utilizzate
per la progettazione, il finanziamento e la realizzazione delle iniziative attuate in Valle d’Aosta con
l’utilizzo del Fondo Sociale Europeo ed ha offerto spunti di riflessione per una più efficace attuazione
degli interventi in materia di conciliazione vita-lavoro nell’ambito della programmazione 2007-2013
della Regione Molise.
In particolare, le attività del gemellaggio hanno confermato l’importanza di azioni che riducendo le
difficoltà legate alla cura dei figli, all’ineguale distribuzione del lavoro domestico tra i generi
permettano la partecipazione attiva femminile nel campo del lavoro. La ridotta disponibilità di servizi
di cura e assistenza è spesso causa ed effetto di esclusione sociale e/o professionale: le donne,
infatti, anche per mancanza di servizi di questo tipo, non possono sempre garantire la propria
disponibilità al lavoro e il loro impegno appare discontinuo e frammentario.
Inoltre, le attività di scambio hanno portato la Regione Molise ad avviare, formulando ipotesi di
trasferibilità, un percorso per riprodurre servizi di conciliazione secondo il modello valdostano e
tenendo conto delle esperienze regionali attuate, quali l’asilo nido Aziendale “Il Piccolo Laboratorio“
sito presso la Ittierre S.p.A ed “Aslandia” sito presso l’A.S.R.E.M., che costituiscono esempi
sicuramente positivi della realtà molisana.
Infine, emerge l’importanza di avviare processi continuativi nel tempo che integrino le varie linee di
politica del lavoro, culturale, sociale e coinvolgano tutte le risorse umane, organizzative ed
37
economiche che ai vari livelli interessati possano favorire politiche e servizi di conciliazione
vita - lavoro.
38
Hanno collaborato alla realizzazione del documento:
Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione
Dott.ssa Giovanna Tanzi
Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità
Dott. Michele Palma
Dott. Paolo Cessari
Dott.ssa Dhebora MIrabelli
Regione Autonoma Valle D’Aosta
Dott.ssa Antonella Barillà
Dott.ssa Francesca Tognetti
Dott.ssa Anna Castiglion
Dott.ssa Stefania Tedesco
Dott. Massimo Lomen
Dott. Simone Bertucco
Dott.ssa Raffaella Roveyaz
Dott.ssa Rita Dianin
Dott.ssa Clarissa Gregari
Dott.ssa Sabrina Biscaro
Regione Molise
Dott. Carmine Iapalucci
Dott.ssa Lucia Viti
Dott. Michele Colavita
Task Force del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità operativa presso la Regione Molise
Dott.ssa Loredana Gazerro
Dott.ssa Tiziana Di Paolo
Dott. Carlo Palladino
Documentazione e materiali del gemellaggio sono disponibili sulla sezione AGIRE della Rete Pari
Opportunità (http://www.retepariopportunita.it)
39
Scarica

A.G.I.R.E. POR Gemellaggio tra la Regione Valle d`Aosta e la