Boschetto, Luca, Società e cultura a Firenze al tempo del Concilio. Eugenio IV tra curiali, mercanti e umanisti (1434-1443). Edizioni di storia e letteratura, Roma 2012 (Libri, carte, immagini, 4). 25 cm, 648 p., indici. € 84,00. ISBN 978-88-6372-251-2. Papa Eugenio IV (al secolo Gabriele Coldulmer) ha trascorso lontano da Roma sette anni del suo lungo pontificato (1431-1447). Costretto ad abbandonarla precipitosamente, trovò riparo, insieme alla sua corte, a Firenze, dove soggiornò due volte, dal giugno del 1434 all’aprile del 1436, e dal gennaio del 1439 al marzo del 1443. La permanenza di Eugenio IV a Firenze coincise con il decennio tra i più intensi e fecondi, dal punto di vista politico, artistico e culturale, vissuti dalla città che, durante il secondo soggiorno del pontefice, fu anche sede del Concilio che avrebbe portato alla riunificazione tra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d’Occidente. Il volume che presentiamo è articolato in due parti. La prima (Cronache della corte papale a Firenze) ripercorre i complessi eventi politici e religiosi di cui furono teatro Firenze e l’Italia negli anni Trenta e Quaranta del Quattrocento. Le fonti storiche utilizzate sono in gran parte quelle coeve come il Priorista del fiorentino Paolo di Matteo Petriboni che lavorò a lungo al servizio della Camera Apostolica, il Diario fiorentino di Bartolomeo del Corazza, ma soprattutto la documentazione conservata nell’Archivio di Stato di Firenze. La seconda parte (Cultura e società al tempo del Concilio) descrive le condizioni materiali ed economiche del tempo e le conseguenze culturali legate alla prolungata presenza del pontefice a Firenze. L’arrivo della Curia ed il Concilio fecero affluire a Firenze (come era già avvenuto a Costanza e Basilea) un gran numero di libri, ma in questa occasione si registra soprattutto un impulso notevolissimo alla produzione di manoscritti, ora confezionati secondo i nuovi canoni umanistici. È durante il soggiorno di Eugenio IV che Vespasiano da Bisticci ha l’idea di trasformarsi da artigiano del libro in un vero e proprio imprenditore. La biblioteca del pontefice che nel 1434 (insieme a quella di altri curiali) era stata sottoposta a perdite e dispersioni si presentava in gran parte da ricostruire e che la ricostruzione sia avvenuta in parte a Firenze lo dimostra l’elevato numero di codici con legatura fiorentina registrati nell’inventario stilato al momento del definitivo rientro a Roma, nel 1443. Oltre al papa approfittarono del soggiorno fiorentino per arricchire di nuovi codici le proprie biblioteche uomini di chiesa come il cardinale Giordano Orsini, Pietro Donato, futuro vescovo di Padova e possessore di quella che fu probabilmente una delle più ricche biblioteche private nella prima metà del Quattrocento, il domenicano Juan de Torquemada, maestro del Sacro Palazzo e dal 1439 cardinale, esponenti dell’ambiente curiale e diplomatico come Tommaso Parentucelli (poi Niccolò V) e l’inglese Andrew Holes, procuratore del re d’Inghilterra. Per il primo lavorarono il fiorentino Domenico di Niccolò Pollini ed il tedesco Iohannes Lamberti de Rodenberga, destinato a divenire uno dei copisti preferiti del futuro pontefice, per il secondo Niccolò Berti da San Gimignano, Domenico di Cassio da Narni ed Antonio di Mari (è questo, e non « di Mario » l’esatto patronimico di questo ben noto copista). Parentucelli, collaboratore del cardinale Albergati, in questi stessi anni, su richiesta di Cosimo de’ Medici, appronterà la celebre « nota » su « come aveva a stare una libreria », il cosiddetto canone bibliografico. La copia dei manoscritti poteva essere affidata anche a chierici al seguito della Curia o a membri della propria familia, come Iohannes Dorembroch che per Domenico Capranica copia il Confessionale di Antonino Pierozzi (BAV, Ross. VIII. 87). Oltre a volumi connessi alle esigenze personali si trascrivono codici di autori classici, di Padri della Chiesa, traduzioni di testi portati a Firenze grazie al Concilio, altri si acquistano e si vendono attingendo dal patrimonio librario dei ricchi monasteri fiorentini. Il 22 marzo del 1443 i monaci di Santa Maria degli Angeli vendono per 75 fiorini una bibbia « a messere Grigorio, nipote del cardinale di Bologna. La quale bibbia è quella che ci lasciò ser Giovanni prete di Santo Piero ». L’acquirente è stato identificato da Boschetto con Gregorio Correr. Il cardinale Albergati, invece, prima di lasciare Firenze regala una sontuosa bibbia alla Certosa (attuale, New Haven, Yale UL, Beinecke 407). L’11 agosto 1441 il consiglio del Comune emana una provvisione volta a tutelare i libri delle chiese e dei monasteri, imponendo, entro due mesi dall’approvazione, la stesura da parte di un notaio di un inventario dettagliato di tutti i volumi. La stessa prevedeva che l’inventario dovesse essere verificato ogni anno e che i volumi che fossero eventualmente risultati mancanti alla revisione avrebbero dovuto essere reintegrati a cura di quanti avevano ricevuto l’incarico di custodirli. Sfuggita agli studiosi, la provvisione testimonia la piena consapevolezza ormai raggiunta delle autorità cittadine di Firenze : benessere economico e successo politico non possono prescindere dalla tutela del patrimonio culturale della città, a partire da quello posseduto da chiese e monasteri. Numerose le opere che in questi anni vengono alla luce, tra queste si segnalano quelle dedicate o scritte per il pontefice. L’opuscolo politico tratto dai Moralia di Plutarco noto come l’Ad principem ineruditum fu dedicato da Rinuccio da Castiglione (o Rinuccio Aretino) a Gabriele Condulmer quando era ancora cardinale di Siena. Prima del 1427 lo stesso Rinuccio gli dedica la traduzione del Critone di Platone (in realtà il rimaneggiamento di una precendente traduzione del Bruni). Intorno alla metà degli anni Venti Ambrogio Traversari gli aveva dedicato il De vera integritate virginitatis di Basilio d’Ancira. Eletto papa, Traversari gli dedica la sua versione delle Vitae Patrum e, mentre si trova a Roma, la traduzione del Dialogus de vita sancti Iohannis Chrysostomi di Palladio. Lapo da Castiglionchio il giovane dedica ad Eugenio IV, nel settembre del 1434, due dialoghi di Luciano, il De fletu e il De somnio (BAV, Vat. lat. 3570). L’11 luglio 1434 Francesco Filelfo celebra le qualità spirituali del pontefice nell’orazione intitolata De felicitate (è di mano di Niccolò della Luna, allievo fiorentino del Filelfo l’orazione trascritta nel ms. Firenze, Riccardiana, 1166). Sarà ambientato nell’estate del 1434, ma scritto nel 1440 il dialogo di Poggio Bracciolini De infelicitate principum. Nel 1435 ancora Lapo da Castiglionchio il giovane presenta al pontefice la traduzione della Vita di Solone. Sono di Giorgio Trapezunzio la lettera De unione ecclesiarum (primavera del 1436) e l’Oratio de laudibus summi pontificis Eugenii Quarti, pronunciata il 23 dicembre 1437. Nello stesso anno Bruni dedica ad Eugenio IV la traduzione della Politica di Aristotele. Nel corso dei lavori conciliari del 1438 Guarino Veronese invia al papa la versione di due omelie dei Sermones de ieiunio di Basilio (Vat. lat. 3707), mentre Antonio Pacini, nel 1439 gli dedica la versione latina in prosa del carme giambico De virtute di Gregorio Nazianzeno. Giovanni Tortelli dedica invece al papa la Vita sancti Zenobii e la Vita Athanasii, mentre nel 1442 Ciriaco d’Ancora gli indirizza il suo Itinerarium ed il benedettino Girolamo Aliotti gli dedica il De monachis erudiendis (probabile esemplare di dedica il BAV, Vat. lat. 1063). Messe a profitto le vaste conoscenze di materiale documentario trascurato o ignorato, finora, dalla ricerca (una particolare attenzione ha rivolto alle biblioteche segnalandone anche alcune inedite), l’a. è riuscito a ricostruire i fermenti (politici e culturali) e la fitta rete di relazioni che caratterizza la società fiorentina nei primi decenni del Quattrocento. Inquadrati i protagonisti nel momento storico in cui si trovano ad agire, genesi e fortuna di molte opere appaiono senz’altro più chiare. Il volume, agevole, ben curato e scritto con grande competenza è completato da accurati indici, è costituirà senza dubbio un imprescindibile punto di riferimento per qualsiasi studio che abbia per oggetto cultura e produzione del sapere nella Firenze del primo Quattrocento. G. Murano