d’Italia
LA CEI “SCOMUNICA” RENZI: «BASTA SLOGAN,
PENSI ALLE COSE ESSENZIALI»
ANNO LXII N.223
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Guglielmo Federici
In pratica una bocciatura.
Renzi rifaccia l’agenda e dia
priorità alle cose essenziali. Un
giudizio chiaro e inesorabile
giunge dal segretario generale
della Cei, Monsignor Mariano
Crociata, che durante la conferenza stampa al termine dei lavori
del
Consiglio
permanente,a domanda risponde: «Non è questione se
il Renzi piaccia a noi o no. Bisognerebbe chiedere alla
gente se sta trovando le risposte. La nostra impressione è
che ci sia da ridisegnare
l’agenda politica mettendo
come priorità la famiglia, il lavoro, i giovani e i temi della formazione e della scuola ma non
annunciandoli, affrontandoli
veramente». Una sintesi perfetta espressa in poche martellanti parole che incontra gli
applausi del centrodestra, a
cominciare da Renato Brunetta: «Totalmente d’accordo
con le preoccupazioni della
Cei. Occorrono fatti, basta pa-
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role», commenta su Twitter il capogruppo di Forza Italia alla Camera. Anche i vescovi, insomma,
lamentano l’evanescenza degli
annunci di Renzi.
Giudizio ineccepibile per Maurizio Gasparri: «L’allarme della Cei
sulla disattenzione del governo
nei confronti della famiglia è un
ulteriore monito per Renzi che, al
di là degli annunci e delle promesse, viene rimproverato da più
parti. Voglio poi far presente che
per la famiglia non esiste solo
l’emergenza fiscale, visto che il
governo non estende bonus né
introduce ad esempio il quoziente familiare, ma ci sono
anche altri rischi. Continua, infatti, l’iter di proposte di legge per
sabato 27/9/2014
le adozioni e i matrimoni omosessuali, per il divorzio lampo e
altri provvedimenti che distruggono la famiglia.
È il momento di reagire in difesa
della famiglia e di una corretta interpretazione della società» dichiara il vicepresidente del
Senato, auspicando che «anche
i cattolici impegnati in politica facciano sentire con più determinazione la loro voce».
Sulle parole di mons. Crociata si
esprime Gianni Alemanno: «Sia
pure con tutta la prudenza e l’attenzione che gli è propria la Cei
sollecita una ridefinizione dell’agenda politica al presidente
Renzi per dare priorità alle questioni vere ed essenziali, senza
nascondersi dietro a questioni di
bandiera come l’inutile dibattito
sull’articolo 18.
In tutto il Paese – prosegue – si
sta diffondendo una sensazione
di inconsistenza rispetto all’azione del governo Renzi e oggi
anche il mondo cattolico ha detto
una parola importante da questo
punto di vista».
La grandezza di Evita Peròn nei nuovi racconti di Papa Francesco: «La vidi e…»
Girolamo Fragalà
Una grande donna, Evita Peròn.
Una grande leader che ancora
oggi è nel cuore del popolo, del
suo popolo. Le sue parole hanno
fatto il giro del mondo, come un
testamento spirituale: «Ho solo
un’ambizione personale: che il
giorno in cui si scriverà il capitolo
meraviglioso della storia di
Peròn, di me si dica questo:
c’era, al fianco di Peròn, una
donna che si era dedicata a trasmettergli le speranze del popolo. Di questa donna si sa
soltanto che il popolo la chiamava con amore Evita». Ed è
proprio su ciò che ha rappresentato la regina dei descamisados,
sul suo innato carisma – immagine che illumina e scompare –
che si concentrano le pagine più
belle del nuovo libro su Papa
Francesco, il racconto degli anni
trascorsi a Cordoba. Agli autori
del volume – Javier Camara e
Sebastian Pfaffen– il Pontefice
ha appunto raccontato come da
adolescente vide «da vicino» a
Buenos Aires sia Juan Domingo
Peròn sia Evita. «Vidi Eva in
un’occasione, quando entrai insieme a mio fratello in una unidad basica (circolo politico del
peronismo, ndr.) per cercare
degli opuscoli per un lavoro a
scuola. Lei era lì, ci salutò», ha
detto Bergoglio aggiungendo:
«L’unica volta che vidi Peron fu
invece quando mi toccò andare
quale portabandiera della scuola
al Teatro Colon per un incontro
sull’educazione».
Bergoglio
visse a Cordoba in due periodi
diversi. Prima, quale novizio della
Compagnia di Gesù tra il 1958 e il
1960: «Nel marzo del ’58 arrivò
da Buenos Aires accompagnato
dai genitori per entrare nel noviziato della Sagrada Familia», ricorda il volume (dal titolo Quel
Francesco). Successivamente, da
sacerdote tra il 1990 e il 1992
nella residenza della Compagnia,
prima di essere designato vescovo ausiliare a Buenos Aires. I
due autori sono entrambi di Cordoba e – ricorda il quotidiano La
Nacion – hanno consegnato un
volume al Papa a Santa Marta.
Sul fronte della politica «sono
sempre stato uno inquieto», ha
detto ancora Bergoglio nel libro,
ricordando di aver avuto «durante
l’adolescenza anche un’incursione» nel mondo «sinistroso» e
di aver accompagnato gruppi di
giovani di diverse provenienze
politiche, «evidentemente anche
gruppi peronisti. Ma non mi sono
mai scritto a nessun partito», ha
precisato Bergoglio, segnalando
d’altra parte i vincoli esistenti tra
«l’esposizione della dottrina peronista e la dottrina sociale della
Chiesa». «Quei periodi a Cordoba
hanno in un certo senso generato
una solidità spirituale. Prima da
novizio, poi i due anni da sacerdote che sono stati come una
notte, con qualche oscurità interna, fasi che – ricorda il Papa
nel libro – mi hanno permesso di
fare un lavoro apostolico che mi
ha aiutato a consolidarmi quale
pastore». Ma la frase-clou è tutta
in quel «Quando vidi Evita». Una
frase che dice tutto.
Centrodestra ok: patto di Ferro
(Wanda) in Calabria?
Secolo
2
d’Italia
SABATO 27 SETTEMBRE 2014
Romana Fabiani
C’è un cauto ottimismo a piazza
San Lorenzo in Lucina in vista
delle regionali d’autunno. Il cantiere forzista per dare vita a un
cartello comune con gli ex alleati
del centrodestra prosegue a
ritmo serrato e l’obiettivo sembra più vicino. Il presidente della
commissione istituita ad hoc da
Silvio Berlusconi, Altero Matteoli, prosegue gli incontri per
trovare la quadra tra piattaforma
programmatica e candidature
per fronteggiare la sinistra renziana, che in Calabria e in Emilia ha i suoi guai malgrado i toni
trionfalistici di facciata. «Siamo
in dirittura d’arrivo in Calabria,
abbiamo incontrato esponenti
del Nuovo centrodestra, dell’Udc e stiamo lavorando per
un’alleanza che sostenga lo
stesso candidato alla presidenza». Incontri informali anche
con Fratelli d’Italia in attesa di
un faccia a faccia ufficiale con
Giorgia Meloni, in programma
entro la prossima settimana un
vertice con la Lega, che però
non è particolarmente interes-
sata alla competizione calabrese. Tre i nomi dei papabili
candidati a governatori: Wanda
Ferro, commissario della Provincia di Catanzaro, Giuseppe
Raffa, presidente della Provincia
di Reggio Calabria, e Giacomo
Mancini, nipote del più famoso
socialista Giacomo. La Ferro, un
passato in Alleanza nazionale, è
decisamente il nome più quotato, tanto che i sondaggi la considerano già il candidato del
centrodestra contrapposto a
Gianluca Callipo, sindaco di
Pizzo, renziano doc, che
avrebbe sconfitto il competitor
dalemiano. L’esperimento in Calabria potrebbe rappresentare il
primo laboratorio per una ricostruzione del centrodestra,
anche se non mancano le difficoltà, soprattutto per trovare la
quadra con il partito di Alfano alleato di Renzi al governo. «Tutto
passa attraverso la necessità di
ricostruire la coalizione di centrodestra – dice Matteoli al Secolo d’Italia minimizzando sulle
fibrillazioni interne a Forza Italia
tra vecchia guardia e le new
entry attinte dai Club – ed è proprio quello che stiamo cercando
di fare in vista delle regionali».
Fratelli d’Italia è disponibile a
giocare la nuova partita ma ad
alcune condizioni certe su tutto
il territorio nazionale: chiarezza
sul metodo di selezione delle
candidature per tutte le prossime sfide amministrative, comprese quelle di primavera, senza
editti dall’alto; ripartenza con
una rifondazione da zero che
preveda regole chiare sulle alleanze e sui programmi. In soldoni
significa non procedere a foglia
di carciofo a seconda delle convenienze sul territorio, magari
come sta accadendo per alcune
elezioni provinciali facendo alleanze con il Pd, e scegliere la direzione di marcia sui temi più
urgenti dell’agenda politica a
partire dalle politiche sociali e
dall’immigrazione sui quali le posizioni sono molto distanti.
Mario Aldo Stilton
Il vero pericolo non è Ebola, ma
l’America. Letta così sembrerebbe una provocazione bella e
buona. Roba da Isis e dintorni.
O da «Manifesto». È che poi vai
a leggere chi l’ha detto e rimani
stupito. Sorpreso. Favorevolmente sorpreso. Perché la battuta, rilanciata dalla Radio
Russa Rsn è di Michail Gorbaciov. Proprio lui, l’inventore della
Glasnost e della Perestrojka,
l’ultimo capo del Pcus, nobel
per la pace nel 1990, che non
ha avuto dubbi, commentando
il discorso di Obama alle Nazioni Unite, nel rimandare al
mittente le accuse contro la
Russia. Ebola e la Russia sono
tra i problemi principali del
mondo, aveva detto Obama.
«Abbiamo un virus principale:
l’America e le ambizioni della
sua leadership»: é stata la puntuta replica dell’anziano ex leader sovietico. Altro che potere
assoluto di Vladimir Putin. Altro
che satrapi e oligarchi abbarbicati al potere. Il bla bla orchestrato dagli Usa contro la
Russia è nient’altro che una
manovra dell’amministrazione
americana per il conservare il
monopolio: «…vogliono ferire e
provocare…l’Ucraina e le altre
cose sono solo pretesti», ha
spiegato Gorbaciov. In sostanza, sponde dalle parti di
Mosca, Obama non riesce proprio a trovarne. Il che, come minimo, dovrebbe far riflettere
quanti in Europa e in Italia sono
sempre pronti ad appecoronarsi
ai voleri del presidente statunitense. Di quello stesso Obama
che ci costringe, ad esempio, a
promuovere assurde sanzioni
contro i russi. Sanzioni che
stanno provocando effetti devastanti alla nostra disgraziatissima economia. Adesso però è
la volta di Gorbaciov. E adesso
che parla colui che vide naufragare l’Urss e indica, senza
dubbi, qual è il nocciolo vero
della questione i tanti Veltroni di
casa nostra tacciono. Si volgono dall’altra parte. Non vedono, non sentono e non
parlano. Perché se non c’è
nulla da dire contro Putin, che si
parla a fare? Mica si potrà ammettere di avere sbagliato. Nè
mai si potrà dire di aver sopravvalutato il caro Barak. Uno di cui
si è sempre magnificato l’operato. No, meglio tacere. Meglio
non dire che Michail Gorbaciov
ha ragione. E che questa leadership americana è una sventura. Meglio fare spallucce.
Volgere lo sguardo altrove. E
magari andare a Venezia. Dove
un altro obamiano irriducibile, il
caro George Clooney, in una
atmosfera blindata e farlocca ti
farà partecipare all’ebrezza dell’ennesima farsa american style
. Il suo matrimonio.
«Il vero pericolo per il mondo
è l’America, non l’Ebola».
Parola di Gorbaciov
Al policlinico “S. Orsola” di Bologna l' Oscar
in spending review: risparmi per 738mila euro
SABATO 27 SETTEMBRE 2014
Secolo
d’Italia
3
Capitali pubblici
nell'Olio Dante, un assist
alle medie imprese
Redazione
Il policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna ripensa la mensa e risparmia
nel 2013 738.000 euro sui circa 10
milioni che spende all'anno per la ristorazione. Con una altra parte del
progetto, che non ha interessato la
mensa, il risparmio arriva a 980.000.
Parte di questi soldi andranno ai lavoratori, prima di tutto quelli coinvolti
nella riorganizzazione. A loro, oltre
un centinaio, arriveranno in media
800 euro lordi. Ma l'entità esatta del
riconoscimento cambierà secondo
al grado di coinvolgimento nel progetto, grazie a parametri che saranno concordati coi sindacati.
L'ospedale, con una delle prime
esperienze in Italia, sfrutta il Dl
98/2011 che permette alle amministrazioni pubbliche di dare fino al
50% dei risparmi da razionalizzazione della spesa alla contrattazione
integrativa. I risparmi sono stati ottenuti sposando la filosofia dell'internalizzazione dei servizi, dalla cucina
(mantenuta con convinzione nel policlinico) ai trasporti, fino a parte delle
pulizie (riportati alla gestione diretta).
Sono stati riorganizzati i turni del
personale di cucina, e ciò ha permesso di tagliare del 43% gli straordinari rispetto a due fa. Sul fronte
delle forniture, le stoviglie monouso
sono state sostituite da ceramica. I
bicchieri in polipropilene con i biodegradabili. Collaborando con i dietisti,
si è deciso di sostituire certi cibi con
altri di pari qualità ma meno costosi:
i salumi non vengono più acquistati
porzionati in busta, ma vengono tagliati in cucina. Con un ovvio miglioramento pure della qualità del cibo.
E sicuramente hanno gioito anche i
malati sottoposti ad alcuni esami radiologici al fegato: clinici e dietisti infatti hanno concordato che il liquido
di contrasto, il Lumirem, somministrato era sostituibile (ai fini dell'esame) con succo d'ananas puro.
Con beneficio per i costi (una fornitura annuale del liquido di contrasto
costava 14.000 euro, per il succo se
ne spendono 380), ma soprattutto
per il palato dei pazienti. Il risparmio
sulla mensa è solo una parte di progetti avviati nel 2013, che hanno
comportato anche una revisione di
spesa sulla rilevazione di fumi, incendi, gas e allagamenti, servizio
pure in parte reinternalizzato. Complessivamente il risparmio nell'anno
scorso è stato di 980.000 euro, su
un bilancio da 500 milioni. Dei soldi
risparmiati 400.000 euro lordi (ogni
anno per tre anni) andranno ai dipendenti: la metà appunto nelle
buste paga di chi hanno portato a
casa il risultato. L'altra metà sarà destinato a tutti, nel fondo per la contrattazione del resto dell'ospedale.
Redazione
Il mercato della casa torna a frenare. Malgrado la crescita dei
mutui andata avanti per tutta la primavera, nel secondo trimestre di
quest'anno è ricomparso il segno
meno nelle compravendite (-3,6%),
dopo il positivo andamento del periodo gennaio-marzo. A pesare,
come ha spiegato l'Agenzia delle
entrate comunicando i dati, l'esaurirsi della spinta del nuovo regime
fiscale in materia di imposte di registro, ipotecaria e catastale deciso
dalla Legge di stabilità 2014, che
aveva inciso positivamente sui
primi tre mesi. In un contesto in cui
l'erogazione di mutui è in netta ripresa (+29% nei primi sette mesi
secondo gli ultimi dati Abi), la flessione delle compravendite è contenuta nel settore residenziale, che
perde solo l'1% rispetto al secondo
trimestre dell'anno precedente e
non si vede proprio nei capoluoghi
di regione, dove spicca un aumento dell'1,8%: si registrano in-
vece cali superiori al 5% nel settore
commerciale (-5,1%), nel terziario
(-6,9%) e nelle pertinenze (-5,1%).
In decisa controtendenza le operazioni relative agli immobili industriali, che registrano un progresso
a due cifre (+10,3%). Tornando alle
case, la flessione più consistente
riguarda il Sud, dove il calo è pari a
-4,3% e più contenuta al Nord, 0,3%, con un'inversione di tendenza al Centro, dove le
compravendite sono in crescita
dell'1,7%. Per il settore terziario, invece, la contrazione maggiore si
registra al Centro (-22,3%), seguito
dal Sud (-4,3%), e in coda il Nord (2,2%). Calo generalizzato di vendite
degli immobili commerciali in tutta la
penisola, con il Sud in testa (-9%) e
a breve distanza il Centro (-8,8%),
in chiusura il Nord (-0,7%). Il comparto produttivo dà segnali di ripartenza al Nord e al Centro, con
volumi di vendite che salgono rispettivamente del +16,2% e del
+9,1%; il Sud invece perde l'8,5%.
A poco serve, dunque, il buon andamento delle compravendite nelle
grandi città (+3,8% nelle prime otto,
mentre i comuni delle rispettive province perdono l'1,2%).
Immobili, ricompare il segno meno nelle compravendite
Redazione
Quindici milioni di investimento
nella newco Olio Dante spa, assicurati dall'Istituto sviluppo agroalimentare-Isa,
finanziaria
del
ministero delle politiche agricole,
che entra così al 20% del capitale
della nuova società nata dallo scorporo dal gruppo Mataluni, cui fanno
capo anche brand come Topazio e
Olita. È questo l'ultimo assist che
giunge dal ministero dell'agricoltura
alle medie imprese italiane nell'ottica di favorire il loro salto di qualità
e maggior competitività all'estero,
come sottolineato dal ministro
Maurizio Martina nell'illustrare i dettagli dell'operazione. Le aziende
che vorranno crescere, è il messaggio lanciato dal ministro, potranno trovare risposte in
quell'operazione di gioco di squadra"tra filiera produttiva e filiera di
trasformazione e tra realtà pubblica
e privata sostenuta dal ministero.
«In Italia soffriamo il problema del
nanismo imprenditoriale - sottolinea Biagio Mataluni, presidente del
gruppo Mataluni - Un ostacolo che
frena lo sviluppo sui mercati globali. Con questo fondo istituzionale
intendiamo essere accompagnati
ai traguardi stabiliti». Gli obiettivi
principali della partnership (il
gruppo Mataluni da parte sua contribuirà all'aumento di capitale con
altri 15 milioni) sono un incremento
del fatturato dell'azienda beneventana per complessivi 100 milioni
l'anno, derivante per il 90% dall'export (principalmente verso gli Usa)
e l'incremento dell'utilizzo di olio italiano dagli attuali 45 milioni di kg a
oltre 65 milioni.
La Gran Bretagna prepara i raid contro l'Isis
in Iraq. Londra, arrestati due jihadisti
4
Antonio Pannullo
Il primo ministro britannico, David
Cameron, ha aperto a Westminster la discussione sul via libera
per raid aerei in Iraq. Un intervento, ha spiegato Cameron in
aula, del tutto legale, in quanto risponde a una richiesta da parte
delle autorità irachene. '«È moralmente giusto quindi agire, e agire
adesso», ha detto. Stando a
quanto trapelato nei giorni scorsi,
la proposta del premier trova il sostegno dei leader dei principali
partiti, a patto però che l'azione rimanga limitata all'Iraq, che non
contempli quindi raid in Siria e che
non preveda truppe di terra in operazioni di combattimento. I jet della
Raf, alcuni già posizionati a Cipro,
potranno entrare in azione nel giro
di poche ore. Comunque in Iraq
«sarà una missione che non durerà qualche settimana, ma anni.
Dobbiamo essere pronti a questo
tipo di impegno», ha detto ancora
il primo ministro britannico. A conclusione del suo intervento, David
Cameron ha sottolineato la consapevolezza che che l'intervento britannico in Iraq nel 2003 pesa alla
Camera dei Comuni, ma ha insistito che l'attuale situazione è differente. «Non è come il 2003 e
non dobbiamo utilizzare gli errori
del passato come una scusa per
l'indifferenza o la mancata
Secolo
d’Italia
Lo strano caso dei cadaveri
sconosciuti nel lago
tra Ruanda e Burundi
azione». Arriva un sì anche dall'opposizione: «Sostengo la mozione del governo per i raid in
Iraq». Lo ha detto alla Camera dei
Comuni il leader dell'opposizione
britannica, il laburista Ed Miliband.
L'opposizione dei deputati laburisti era stata fondamentale lo
scorso anno quando era stata respinta la mozione per un'eventuale azione militare in Siria. Uno
smacco per Cameron che fu costretto a ritirare l'appoggio già promesso a Washington. D'altra parte
la maggioranza dei cittadini britannici vuole che l'aviazione militare
del Regno Unito compia raid contro l'Isis in Iraq e anche in Siria.
Emerge da un sondaggio di YouGov pubblicato dal Sun. Il 57%
degli intervistati è in favore di un
intervento di Londra in Iraq e il
51% in Siria. Intanto altre due persone sono state fermate in Gran
Bretagna perché sospettate di appartenere o di dare appoggio a
gruppi jihadisti. Lo ha reso noto la
polizia, precisando che si tratta di
due uomini di 33 e 42 anni, presi
sull'autostrada M6 e attualmente
in custodia a Londra. Giovedì
scorso nove uomini erano stati arrestati perché sospettati di far
parte del gruppo al Muhajiron (Musulmani contro i crociati) messo al
bando nel 2011.
trebbe cadere nelle mani dei talebani».
Da parte sua il deputato eletto in
Ghazni, Arif Rahmani, ha condiviso le
preoccupazioni di Jame, aggiungendo
che se cade il distretto di Ajrestan, potrebbero cadere anche quelli di Malistan,
Nawor, Jaghori e Qarabagh, considerati
pacifici e quindi senza quasi presidio di
forze di sicurezza. La notizia delle decapitazioni, che in precedenza era stata
comunicata da una fonte del governo
provinciale che aveva richiesto l'anonimato, è stata confermata dal vice governatore della provincia afghana di
Ghazni Mohammad Ali Ahmadi. Tra le
vittime, ha aggiunto, ci sono anche
donne e bambini. Contemporaneamente alla strage, un commando armato ha attaccato una cava di marmo
nella provincia afghana di Herat uccidendo un minatore e sequestrandone
alcuni altri. Lo ha riferito Tolo tv. Fonti
dell'amministrazione provinciale hanno
indicato che l'attacco era cominciato
verso le 21 locali per terminare all'1 del
giorno successivo nel distretto di Chesht.
Oltre al minatore morto, altri tre sono rimasti feriti. Prima di fuggire i militanti armati, di cui non si conosce
l'appartenenza, hanno portato via con
loro quattro persone che lavoravano nella
miniera. Intanto, per quello che conta,
dato lo stato di totale anarchia del Paese,
il presidente eletto afghano Ashraf Ghani
Ahmadzai ha ricevuto a Kabul il certificato ufficiale di vittoria nel ballottaggio del
14 giugno scorso dalla Commissione
elettorale indipendente (Iec). In una cerimonia ufficiale il presidente della Iec,
Ahmad Yousaf Nuristani, gli ha consegnato una targa di legno su cui è stato inciso che la sua vittoria è stata ottenuta
con 3.930.000 voti, corrispondenti al
55,27% del totale. Nel ballottaggio Ghani,
già economista della Banca Mondiale ed
ex ministro delle Finanze afghano, ha superato l'ex ministro degli Esteri, Abdullah
Abdullah, che secondo un accordo raggiunto dalle parti "coordinerà" il futuro governo di unità nazionale.
Afghanistan, nuova strage dei talebani:
cento civili uccisi e altri rapiti
Redazione
Un gran numero di talebani afghani, accompagnati anche da militanti stranieri,
hanno sferrato un attacco in grande stile
giovedì notte nel distretto di Ajrestan
della provincia orientale di Ghazni, uccidendo almeno 100 civili. Il capo del consiglio provinciale di Ghazni, Abdul Jame
Jame, ha detto che l'attacco «è di vaste
proporzioni e che il distretto è sull'orlo
del collasso». Secondo responsabili
delle forze di sicurezza e testimoni oculari da lui consultati, i talebani hanno
bruciato più di 50 case e ucciso quasi
100 civili. Un alto responsabile governativo che non ha voluto essere identificato
ha inoltre indicato che nelle ultime 24
ore gli insorti hanno decapitato 15 persone del posto, accusate di essere
agenti del governo. Jame ha poi detto
che «se i rinforzi per le forze di sicurezza
non arriveranno presto, il distretto po-
SABATO 27 SETTEMBRE 2014
Redazione
Gli Stati Uniti hanno chiesto a Burundi e Ruanda di condurre «inchieste imparziali con il concorso
di esperti internazionali» sul caso
dei cadaveri galleggianti trovati su
un lago che separa i due Paesi.
Ufficialmente nel lago Rweru sono
stati recuperati 6 cadaveri, 4 ad
agosto e 2 a settembre, legati dentro sacchi, ma i pescatori del posto
raccontano di aver visto passare
decine di corpi. Entrambi i Paesi
affermano che i morti non sono
loro cittadini e finora non sono
state avviate indagini serie. Una
commissione d'inchiesta mista del
Burundi e del Ruanda è stata
creata per investigare sul giallo dei
cadaveri nel lago, una vicenda che
imbarazza i due Paesi africani. Sui
cadaveri non è stata effettuata al
momento alcuna autopsia e dunque non si è ancora in grado di affermare se si tratti di ruandesi,
come afferma Bujumbura, o che
provengono dal Burundi come invece sostiene Kigali. Il portavoce
del dipartimento di Stato Usa, Jennifer Psaki ha lanciato un appello
urgente ai due Paesi a condurre
«inchieste rapide, approfondite e
imparziali con l'aiuto di esperti legali indipendenti e internazionali».
Psaki ha inoltre affermato che le
«vittime meritano di essere identificate e che i colpevoli devono essere portati davanti alla giustizia».
Secondo fonti concordanti a Bujumbura, Washington avrebbe proposto l'aiuto dell'Fbi per fare luce
sulla vicenda che ancora resta avvolta nel mistero.
Allarme di Save the children,
sempre più i minori poveri
SABATO 27 SETTEMBRE 2014
Redazione
Per contrastare il forte aumento
della povertà minorile in Italia,
Save the children chiede un intervento del governo con misure
a sostegno del reddito e a supporto dei nuclei familiari, a partire
dal potenziamento del Sostegno
di inclusione attiva. Nel nostro
Paese, dal 2012 al 2013, sono
più di 1 milione 400 mila i bambini
e adolescenti che vivono in povertà assoluta, un aumento del
3,5%. Una crescita più marcata al
Sud (+5,2 punti percentuali, passata dal 13,9 al 19,1, pari al 37%
in più), ma non ha risparmiato le
regioni del Nord (+2,9 punti percentuali, dall'8,3 all'11,2%, pari al
35% in più) e del Centro Italia (+2
punti percentuali, dall'8,2 al
10,2%, pari ad un aumento del
24%). «Se gli ultimi dati sull'incidenza dei minori in povertà assoluta e relativa in Italia sono
allarmanti, lo è forse ancor di più
dover constatare che il nostro
Paese si è caratterizzato negli ultimi anni per una profonda inefficacia degli interventi governativi
che sulla carta avrebbero dovuto
contrastare questo fenomeno»,
spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia.
Per l'organizzazione occorre
agire subito con misure concrete
come: utilizzo mirato dei fondi
Secolo
d’Italia
Scuola, 7 studenti
su 10 ignorano
totalmente la riforma
strutturali europei 2014/2020 con
specifica attenzione alla tutela dei
diritti dell'infanzia; rafforzamento
dei servizi dedicati al sostegno
alla genitorialità e all'infanzia;
consolidamento della rete dei
servizi per la prima infanzia. «In
particolare - continua Save the
children - riteniamo di avviare la
sperimentazione del Sostegno
per l'inclusione attiva su tutto il
territorio nazionale, incrementando significativamente la copertura prevista dalla legge di
stabilità 2014 procedendo nell'utilizzo dei 168 milioni di euro previsti per l'estensione a tutto il
Mezzogiorno della sperimentazione precedentemente avviata
in 12 città». L'organizzazione ha
inoltre comparato i dati su povertà di reddito, di lavoro e indici
di deprivazione tra Italia e resto
d'Europa.
Il nostro Paese, nonostante ci sia
stato un leggero miglioramento
nel welfare, dal punto di vista
della povertà risulta dietro solo i
nuovi Stati membri Ue (Bulgaria,
Romania, Ungheria e Lituania),
Irlanda e Grecia (profondamente
colpiti dalla crisi). La stessa Commissione europea chiede di agire
intervenendo proprio sui minori
perché è il gruppo maggiormente
esposto al rischio povertà, evitando così una loro peggioramento. «Non si tratta solo di un
problema di quantità di risorse
messe a disposizione, ma soprattutto di come queste risorse
vengono spese e di quanto siano
efficaci», ha concluso il direttore
generale Valerio Neri.
ternativa a noi sarebbe il gioco illegale, che non guarda in faccia nessuno». Sulla stessa linea Roberto
Fanelli, direttore centrale gestione tributi e monopolio giochi dell'Agenzia
della Dogane e dei Monopoli, che ha
ricordato come la normativa italiana
«per il contrasto del gioco minorile è
la più restrittiva del mondo, ma funziona se la rete legale è il primo baluardo a tutela dei soggetti più deboli;
anche per questo ogni volta che c'è
un attacco alla rete legale, quella dei
concessionari e dei tabaccai, si fa un
favore al gioco illegale». La campagna "18+" è giunta alla quarta edizione, in quella passata ha coinvolto
160mila adulti, e anche quest'anno si
presenta come un vero e proprio tour
che parte da Napoli il 26 settembre,
e si concluderà a Roma nel maggio
prossimo. L'obiettivo è fare informa-
zione ed educazione sul divieto di
accesso ai giochi con vincita in denaro per i minori di 18 anni, facendo
capire ai genitori l'importanza del loro
esempio. "Nello sport come nel gioco
bisogna conoscere i propri limiti e sapersi divertire", ha riassunto così, il
campione di nuoto Filippo Magnini, il
senso dell'iniziativa. I visitatori degli
stand nei centri storici italiani potranno accedere ad un "percorso di
prevenzione del gioco minorile", con
un corso di e-learning e due test che
valuteranno la conoscenza sul tema
e l'eventuale presenza di comportamenti problematici. «I minori non devono giocare e i genitori devono
educare i propri figli a non farlo, ma la
sfida educativa non può spettare
solo ai genitori, ci aspettiamo la coeducazione da parte di tutti gli
adulti», ha affermato Antonio Affinita,
direttore del Moige. Da parte sua,
Giovanni Risso, presidente della Fit,
la Federazione italiana tabaccai, ha
assicurato l'impegno dei 40mila rivenditori di giochi al rispetto delle regole.
Parte in tutta Italia “+18”, la campagna
contro il gioco per i minorenni
Redazione
Un tour in ben 22 piazze italiane, a
partire da venerdì, per fare informazione sul gioco responsabile: riparte
la campagna "18+, con le regole non
si gioca" promossa da Lottomatica,
Moige e Fit, la federazione dei tabaccai. Da parte di Lottomatica «c'è
volontà di trovare insieme soluzioni
concrete e condivise per una maggiore tutela dei giocatori e dei minori.
Tutti sono chiamati a fare la loro
parte sul terreno comune della legalità: concessionari, associazioni di
categoria, associazioni per la tutela
dei minori, e in stretta collaborazione
con il regolatore», ha detto presentando l'iniziativa il direttore generale
di Gtech-Lottomatica, Fabio Cairoli,
che a questo proposito ha sottolineato l'importanza della rete legale
dei concessionari e rivenditori: «L'al-
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Redazione
A 10 giorni dalla nascita della piattaforma web che vuole stimolare il dibattito sulla riforma della scuola, gli
studenti sembrano ancora poco informati: 7 ragazzi su 10 non ne sanno
nulla. Lo rivela un'indagine di
Skuola.net tra circa 6 mila studenti. In
aiuto dei disinformati si stanno muovendo comunque web e tv, visto che
circa 2 su 3 di coloro che hanno dichiarato di conoscere le consultazioni
online, sono stati istruiti proprio dai
media e dallo spot, già in programma
nelle reti nazionali e disponibile anche
su Youtube, che spiega come fare a
partecipare alla discussione online
sulla riforma scolastica. Un restante
20% circa è stato invece informato a
scuola, mentre un 10% circa da amici
o conoscenti. Se il 69% dei ragazzi ha
dichiarato di non sapere cosa siano le
consultazioni online, la restante percentuale non è composta solo da ragazzi ben informati: il 16% ne aveva
solo sentito parlare. Tuttavia, non è
solo la disinformazione a emergere
dalla ricerca, ma anche i dubbi che i
ragazzi hanno sul fatto di venire realmente ascoltati. Solo circa l'8% di loro
è fiducioso che il governo terrà conto
della sua opinione. Uno su 2 circa non
ne è così convinto, ma pensa che tentar non nuoce. Due su 5, invece, pensano che le consultazioni online siano
solo un'operazione di facciata. Tra coloro che hanno dichiarato di conoscere
le consultazioni online, il 14% ha già
partecipato, mentre il 16% ha intenzione di farlo, ma deve ancora registrarsi. Uno su 4 circa si dice
totalmente disinteressato alla cosa, e
di conseguenza non parteciperà alle
consultazioni online. Ancora indecisi
ben quasi 2 su 5, che rispondono con
un "non lo so, ci devo pensare".
Red zone a Roma: un palliativo del centrosinistra
che produce solo degrado e insicurezza
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Redazione
«In una città dove gli episodi di microcriminalità un giorno sì e l’altro no
aprono le cronache dei giornali e gli
scippi, come le aggressioni, si ripetono quotidianamente dal centro alla
periferia è paradossale che il centrosinistra al governo della Capitale,
anziché ripristinare la sicurezza, aggiunga problemi alle grandi criticità
già esistenti. Legalizzare la prostituzione su strada è un’altra soluzione
inutile e buonista del sindaco di
Roma che, anziché normalizzare un
fenomeno aumentato sotto la sua
amministrazione, dovrebbe invece
Secolo
d’Italia
sanzionare e intervenire proprio a
tutela dei residenti che da anni subiscono questo scempio». E’ quanto
dichiara Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza
Nazionale in Campiodglio. Sulla vicenda è intervenuta anche Cinzia
Pellegrino, referente per Roma Capitale del Dipartimento di FdI-An dedicato alla tutela delle vittime di
violenza. «Le red zone tout court spiega la Pellegrino - producono
solo degrado e insicurezza. La “genialata” messa in atto dal presidente
del Municipio IX di istituirle sul proprio territorio, in assenza di una
legge che regolamenti la prostituzione, dimostra che la sinistra, come
al solito, non va alla radice dei problemi per cercare di risolverli, ma
crea soltanto degli inutili palliativi. Il
rischio è quello di creare le ennesime zone franche in una città che
questa amministrazione sta trasformando in una terra di nessuno.
Bene parlare di legalizzare o normare il fenomeno, ma facciamolo
seriamente. Il Pd amministra i Municipi, amministra la Capitale e governa la nazione. Quindi i casi sono
due: o non vuole davvero affrontare
il tema, oppure non ne è realmente
in grado. E’ necessario, piuttosto, interrogarci profondamente su cosa le
Istituzioni possano fare concretamente per sostenere quelle prostitute che vorrebbero interrompere la
loro attività, ma che non sono nelle
condizioni e nella libertà di poterlo
fare, perché messe sotto scacco da
un “padrone”. La direttiva Ue del
2011 impone già agli Stati membri di
predisporre misure atte a scoraggiare la domanda, ovvero la fonte
dello sfruttamento, inasprendo le
sanzioni verso i clienti. Di fondamentale importanza è anche la lotta
contro la prostituzione online e a favore di un sistema di protezione in
grado di garantire un percorso assistito di uscita dall’attività».
bene giunga dopo otto anni di tribolazioni
burocratiche e incertezze politiche e strategiche. A questo punto confido nella decisione finale del governo, che consenta
di sbloccare l’impasse sul progetto e portare questo territorio a dotarsi di una infrastruttura determinante per il futuro. La
fortissima vocazione turistica della Puglia, infatti, impone di privilegiare il comparto vacanziero e della ospitalità e in
questa direzione la portualità è un elemento determinante. Ad esempio, il Sa-
lento non fornisce oggi la risposta ideale
alla domanda del turismo nautico. Del
resto, sui porti hanno investito già massicciamente Paesi come Croazia, Montenegro e Albania, che quindi sono in
vantaggio rispetto a noi sull’accreditamento di fasce di visitatori. Una parte significativa dello sviluppo pugliese passa
proprio da opere come quella pensata
per Otranto, che naturalmente non dovrà
confliggere con le superiori esigenze ambientali e paesaggistiche del territorio.
Ambiente e sviluppo, da tempo, convivono quasi dappertutto. Alla Puglia - è
l’auspicio di Congedo - non resta che
aspettare il via libera del governo e cogliere questa enorme opportunità, possibilmente recuperando il tempo perduto».
«La zona franca doganale del porto di Taranto – hanno commentato gli onorevoli
Rocco Palese e Gianfranco Chiarelli di
Forza Italia – è finalmente realtà, dopo
anni di impegno politico ed istituzionale.
La formale costituzione della zona, qualificata come “non interclusa" per un esercizio semplificato delle attività di
import/export senza il pagamento di
alcun dazio per le movimentazioni condotte nel perimetro, arriva al termine di un
percorso iniziato anni fa».
«Bene il parere positivo della Regione
al porto turistico di Taranto»
Redazione
Il vicepresidente vicario del gruppo Pdl/Fi
alla Regione Puglia Erio Congedo ha accolto con soddisfazione il parere favorevole che la Regione Puglia ha espresso
durante la riunione istruttoria alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che
dovrà pronunciarsi a breve sul destino
del progetto del porto turistico a Otranto.
«Il parere positivo e finalmente univoco
della Regione Puglia - ha commentato è certamente una buona notizia, seb-
SABATO 27 SETTEMBRE 2014
Occupazioni abusive
a Milano: più 20%
in un anno
Redazione
«Salvini lasci perdere l’incontro con
il sindaco sulla piaga dell’abusivismo nelle case popolari: non otterrà
niente. L’Aler deve darsi una sveglia
e faccia velocemente quello che ha
stabilito e il prefetto e il questore
diano il loro appoggio operativo con
carabinieri e polizia». Lo dichiara
Riccardo De Corato, vicepresidente
del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia–Alleanza
Nazionale in Regione Lombardia, rispondendo alle dichiarazioni di Matteo
Salvini
sulla
piaga
dell’abusivismo nelle case popolari.
«Secondo gli ultimi dati – continua
– le occupazioni sono cresciute del
20% in un anno. Dal 2010 – quando
c’era l’amministrazione Moratti – a
oggi gli sgomberi in flagranza sono
più che dimezzati: siamo passati dal
98% di recupero degli immobili in
flagranza di reato registrato nel
2010 al 46% del 2013. Non perdiamo tempo con il Comune arancione. Ha permesso pure che gli
abusivi, spalleggiati dai centri sociali, gli occupassero l’assessorato
alla Casa, sia in via Larga che in via
Pirelli! Concentriamoci invece sul
programma dell’assessore Bulbarelli, che qualche giorno fa ha presentato un piano sperimentale per
la lotta all'abusivismo nell'edilizia residenziale pubblica: tempi certi (al
massimo 48 ore) per lo sgombero,
blocco degli allacciamenti (come
previsto dall'articolo 5 della legge
80/2014) e delle richieste di residenza e divieto di accesso alle graduatorie Erp per 5 anni per chi ha
occupato. Puntiamo su questo con
l’aiuto di questura e prefettura».
Il Teatro dell'Opera punta su “Cenerentola”.
E il clima da favola, per una sera, distende gli animi
Secolo
SABATO 27 SETTEMBRE 2014
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d’Italia
Priscilla Del Ninno
Il Teatro dell'Opera affida a Cenerentola l'arduo compito di risollevare gli animi appesantiti da mesi di polemiche. Reciminazioni.
Scontri e mancanze. Ed è stata dunque proprio Cenerentola, la favola più nota e amata,
ad addolcire con la sua misteriosa scarpetta
gli umori cupi che negli ultimi giorni, dopo le
dimissioni di Riccardo Muti, hanno reso – se
possibile – ancora più pesante l'atmosfera
che si respira ultimamente al Teatro dell'Opera di Roma. Questo classico del balletto, sulle musiche di Sergej Prokofiev e le
coreografie di Derek Deane, ha inaugurato
infatti la riapertura del Costanzi nel modo migliore, con grazia e bellezza, lasciando sullo
sfondo almeno per un paio d'ore la turbolenta
stagione estiva di Caracalla e lo sconcerto
(non solo a Roma e in Italia, ma in tutto il
mondo) per l'addio del Maestro. Al primo applauso che ha accolto l'orchestra del Teatro e
il suo direttore, Nir Kabaretti, in tanti hanno
tirato un sospiro di sollievo: si temevano infatti contestazioni proprio nei confronti dei
musicisti, accusati, a causa dell'aperto dissenso nei confronti del sovrintendente Fuortes e del management del teatro, di essere i
principali responsabili dell'abbandono di Muti.
E invece la serata è trascorsa tranquilla, con
le polemiche superate dal pregio della rappresentazione. Nulla infatti è riuscito a rubare
la scena ai notevoli talenti che, accompagnati
dal Corpo di Ballo del teatro, hanno volteggiato sul palco: Maria Kochetkova (attualmente Principal Dancer del San Francisco
Ballet) nei panni di Cenerentola, Giuseppe
Picone e Alessandra Amato, in quelli del Principe e della Madrina. E su tutti, il grande il
merito di Deane, che ha scelto di lasciarsi
guidare dalla potenza della musica di Prokofiev. Il risultato è un allestimento convincente
(in replica fino al 5 ottobre) e una Cenerentola particolarmente romantica che, nel pieno
rispetto della struttura classica del balletto,
innestata sulla celebre fiaba narrata da Charles Perrault, ha conquistato il pubblico del
Costanzi, che non ha risparmiato applausi
durante tutti e tre gli atti del balletto. Ad arricchire l'atmosfera con dettagli di suggestione
fiabesca hanno dato infine un contributo decisivo le scene di Michele Della Cioppa, i costumi di David Walker e le luci di Mario De
Amicis: elementi alchemicamenti miscelati all'insegna dell'armonia dei diversi linguaggi
espressivi.
Redazione
Ridefinire i contorni di un mistero. Cercare un qualche
barlume di verità. Ripercorrere la trama investigativa di
un caso giallo intrecciato con un ordito fitto di rivelazioni
e smentite, ipotesi e dubbi. Insomma, ricostruire l'ingarbugliatissima vicenda della scomparsa di Emanuela
Orlandi, la quindicenne figlia di un dipendente del Vaticano di cui si persero le tracce nel 1983, e la cui storia
rimbalza periodicamente sulle prime pagine dei giornali, è già impresa ardua. Scegliere di andare oltre la ricostruzione ufficiale e oltre «i depistaggi» che in questi
anni hanno ostacolato la ricerca della verità, è un progetto ardimentosissimo. Ci prova, però, perché questo
è il suo obiettivo dichiarato, Pino Nicotri, l'autore del
libro Triplo inganno, della Kaos edizioni. Del resto, l'ex
inviato dell'Espresso si occupa ormai da anni di seguire
inchiesta e ricostruzioni dell'intricato caso, di cui prova
a fare il punto in questa sua avventura editoriale. Nel
volume, (pp. 238, 17 euro) ci sono dunque atti giudiziari e testimonianze che per l'autore «sono stati di-
menticati e ignorati». L'idea di fondo di Nicotri, infatti,
che sottolinea di aver studiato a lungo tutti i documenti
relativi alla vicenda e di aver avuto ripetuti colloqui con
diverse delle persone coinvolte, è che quella di Emanuela Orlandi sia in realtà una «normale» scomparsa di
persona, probabilmente dovuta a motivi sessuali, come
ne avvengono molte ogni anno. E nel sostenere e argomentare questa sua convinzione, Nicotri si sofferma
su quelli che a sua detta sarebbero stati i tre inganni
dominanti nell'intera vicenda. Il primo investirebbe la
«fantasiosa» tesi del «rapimento a scopo politico», «imposta – viene affermato nello scritto – fin dai primi giorni
dal Vaticano». Gli altri due, invece, riguarderebbero da
un lato l'“inganno” «delle autorità italiane e vaticane impegnate ad assecondare la messinscena del rapimento», e dall'altro, l'“inganno” dei mass media che
«hanno trasformato il caso Orlandi in uno show mediatico di false rivelazioni e notizie inventate, trascurando
costantemente il lavoro dei magistrati». Un lavoro, sarà
utile ricordarlo, ancora in corso...
Caso Orlandi, un libro denuncia il “triplo inganno” della vicenda
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
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d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
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7 agosto 1990 n. 250
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la cei “scomunica” renzi: «basta slogan, pensi alle