Protezione della popolazione RIVISTA DI ANALISI DEI RISCHI E PREVENZIONE, PIANIFICAZIONE E ISTRUZIONE, CONDOTTA E INTERVENTO 11 / NOVEMBRE 2011 Dopo Fukushima Protezione contro un aumento di radioattività Pagina 8 La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro «Armonia non vuol dire uniformità» Pagina 4 www.protpop.ch Due progetti Cooperazione REDOG Evacuazioni su vasta scala Stato maggiore federale NBCN L’intervento in Giappone insegna Pagina 16 Pagina 21 Pagina 37 2 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 RUBRICHE 4 EDITORIALE 3 PRIMO PIANO «Armonia non vuol dire uniformità» 4 Il coordinamento fra cantoni e l’interoperabilità dei mezzi d’intervento, in specie quelli della protezione civile, vanno migliorati, lo chiede la Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro, Capo del Dipartimento Sicurezza e Ambiente del canton Vaud. DOSSIER: PROTEZIONE CONTRO UN AUMENTO DELLA RADIOATTIVITÀ 13 Le radiazioni ionizzanti 8 Il pericolo di radioattività tematizzato ovunque: ma cosa si intende esattamente per radioattività, quali i pericoli per il nostro corpo e come tutelarsi? Misurazione della radioattività: una complessa rete composta da diversi partner13 Per proteggere la popolazione da un aumento di radioattività non si può prescindere da un buon funzionamento delle strutture di misurazione. 16 Evacuazioni su vasta scala in caso d’incidente nucleare16 In Svizzera la discussione sulle misure d’emergenza in caso di incidente nucleare si era sempre limitata alla protezione sul luogo del sinistro; oggi si presta sempre più attenzione alle evacuazioni su vasta scala. Decontaminazione: diversi metodi, ma nessun rimedio miracoloso19 La decontaminazione di persone è relativamente semplice, le cose si complicano invece quando ad essere contaminata è una regione di parecchi chilometri quadrati. COOPERAZIONE Nuovo Stato maggiore federale NBCN per la gestione di emergenze e crisi 21 25 POLITICA 23 NOVITÀ DELL’UFFP 24 CANTONI 28 ASSOCIAZIONI 33 SERVIZI 38 28 L’ULTIMA PAROLA 39 Copertina: Misurazione in una corte a due chilometri dalla zona sbarrata di Chernobyl due decenni dopo l’incidente nucleare. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 EDITORIALE Gentilissima lettrice, egregio lettore, Con le catastrofi di inizio marzo 2011 nel Giappone nordorientale ci si è resi conto di quanto siano vulnerabili queste nostre società fortemente industrializzate e rigorosamente interconnesse. Sismi, tsunami, incidenti nucleari, interruzione di corrente, vie di comunicazione che vengono meno, inabitabilità di importanti regioni: una catastrofe dopo l’altra, insomma un effetto domino che non possiamo escludere neanche in Svizzera. Anche noi della protezione della popolazione svizzera dobbiamo dunque prepararci. Agli accadimenti giapponesi si è prestata la massima attenzione anche nel nostro Paese – e rapida è stata la reazione delle autorità competenti. Pensiamo all’IDA NOMEX, un gruppo di lavoro interdipartimentale istituito dal Consiglio federale. Esso ha compiti di controllo globale delle misure di emergenza in occasione di eventi estremi. Questo gruppo, di cui fanno parte anche i cantoni, avrà il compito di accertare se e in che misura debbano essere adottati in Svizzera provvedimenti legislativi e organizzativi d’emergenza. E’ anche vero che non ci siamo attivati soltanto in questa occasione: all’inizio del 2011 è stato creato sotto la responsabilità dell’UFPP il nuovo Stato maggiore federale NBCN. Questo garantisce una condotta efficiente a livello federale, nonché il coordinamento fra confederazione e cantoni quando si tratta di gestire gli eventi NBCN che minacciano popolazione e ambiente, vale a dire in caso di aumento della radioattività, disastri biologici o chimici e catastrofi naturali. Al cospetto degli eventi in Giappone, lo Stato maggiore federale NBCN è già stato operativo una prima volta, effettuando un’analisi della situazione che ha confermato la sua piena efficacia. Si procederà poi ad un’attenta analisi di strutture e processi e alla messa in atto dei necessari miglioramenti – come ci si aspetta da un moderno Management dei rischi. In questo modo potremo garantire anche in futuro una perfetta protezione della popolazione in caso di catastrofi e di situazioni di emergenza. Willi Scholl Direttore dell’Ufficio federale della protezione della popolazione 3 4 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 PRIMO PIANO Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro: il punto di vista del Canton Vaud «Armonia non vuol dire uniformità» I cantoni devono restare anche in futuro l’autorità competente in materia di protezione della popolazione. Jacqueline de Quattro, Consigliera di Stato e capo del Dipartimento della sicurezza e della protezione dell’ambiente del Canton Vaud, ne è convinta. È però necessario migliorare il coordinamento fra i cantoni e l’interoperabilità dei mezzi d’intervento, in particolare della protezione civile. L’intervista. Signora de Quattro, lei che è a capo dei servizi di sicurezza, si sente al sicuro? Mi sento perfettamente al sicuro nel nostro paese. Ovviamente, quando si leggono i giornali si ha talvolta l’impressione che tutto vada male. Se lo si paragona alla maggior parte degli altri paesi, il nostro resta tuttavia un’isola di pace. Affinché questa situazione resti tale, dobbiamo proteggerci da rischi e pericoli, che questi siano naturali, tecnologici o sociali. È così che definirei il mio compito: pensare alle catastrofi di modo che le cittadine ed i cittadini possano dimenticarle. terremoto di Haiti nel 2010, alle 20 persone morte calpestate alla «Love Parade» di Duisburg oppure alla pandemia H1N1 del 2009. Per la Svizzera i maggiori pericoli sono legati alle catastrofi naturali ed alle minacce tecnologiche. Per fortuna il nostro paese ed il Canton Vaud sono stati relativamente risparmiati negli ultimi anni, anche se ovviamente le inondazioni del 2005 e del 2007 sono ancora presenti nella memoria di tutti. In quelle occasioni, la protezione della popolazione ha svolto egregiamente il suo compito. Quali secondo Lei i pericoli e le minacce principali per la popolazione? I pericoli diventano sempre più sfaccettati e quindi difficili da identificare. Penso allo tsunami avvenuto in Giappone nel marzo 2011 ed al conseguente incidente nucleare, al Ciononostante, il Canton Vaud sta elaborando un progetto di riforma della protezione civile. In realtà si tratta di un adeguamento all’evoluzione dei rischi più che di una riforma. Se si vuole essere in grado di far fronte al contesto attuale, è necessario raggruppare, Jacqueline de Quattro La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro dirige il Dipartimento della sicurezza e della protezione dell’ambiente del Canton Vaud. È nata nel 1960 ed è cresciuta a Zurigo e nel Canton Vaud. Dopo gli studi in diritto ha dapprima lavorato come assistente all’Università di Losanna e poi come Segretaria di tribunale, in parte anche al Tribunale federale. Nel 2000 ha ottenuto la patente d’avvocato e aperto uno studio a Losanna. Nel 2006 è stata eletta Consigliera comunale a La Tour-de-Peilz, dove era responsabile della sicurezza e della cultura. La consigliera di stato PLR è inoltre vicepresidente della Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile ed i pompieri (CG MPP). Jacqueline de Quattro vive a Clarens, è sposata e madre di due bambini. Parla quattro lingue ed è appassionata di sport di combattimento (Judo e Ju-Jitsu). PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 PRIMO PIANO «È logico che si ricerchi in primo luogo la collaborazione fra cantoni della stessa regione.» razionalizzare ed ottimizzare, in particolar modo per quel che concerne la ripartizione territoriale. Quali i punti principali delle modifiche della legge? Il punto più importante della prevista modifica della legge sul servizio civile concerne la riduzione degli enti regionali di protezione civile (ERPCi), che passeranno da 21 a 10, e che si sovrapporranno d’ora in poi ai distretti. Questa riorganizzazione permetterà alle diverse regioni di disporre di un più gran numero di mezzi e risorse. all’ottimizzazione di coordinamento e interoperabilità. In caso di catastrofe, le risorse di un solo cantone possono rapidamente rivelarsi insufficienti. Le autorità devono dunque poter contare sulle risorse della Confederazione e degli altri cantoni. È per questa ragione che a mio parere il coordinamento fra cantoni e, in particolare, la compatibilità delle misure di salvataggio e di comunicazione, sono della massima importanza. Solo in questo modo un eventuale sostegno al di là delle frontiere cantonali può aver luogo in modo rapido ed efficace. Dunque delle soluzioni regionali e locali restano valide in un contesto globalizzato? Credo di sì, a condizione che siano consone ai bisogni specifici della protezione della popolazione. Le autorità locali conoscono i pericoli potenziali di una data regione. Se ci si concentra su e problemi concreti e identificati con chiarezza, è possibile risparmiare risorse. È per questa ragione che la responsabilità della sicurezza della popolazione deve restare ai cantoni. La priorità assoluta spetta Non vi è il rischio che le soluzioni dei diversi cantoni siano troppo divergenti? In linea di principio si cercano delle soluzioni che mettano tutti d’accordo. La Svizzera è però costituita da 26 cantoni e da altrettante culture e tradizioni. È dunque inevitabile che di tanto in tanto vengano scelte soluzioni divergenti. Mi sono recentemente recata a San Pietroburgo, e sono rimasta incantata dalla pluralità degli stili di costruzione che si incontrano nel centro della città: arte moderna, 5 6 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 PRIMO PIANO La protezione della popolazione si basa sulle risorse di diverse organizzazioni. Sono già stati fatti molti sforzi per coordinare le risorse cantonali – presso i servizi sanitari, i pompieri, la polizia o la protezione civile. Tutto ciò è già di per sé complesso. Se in più si vogliono istituire dei centri di protezione civile intercantonali, si aggiunge un ulteriore livello da coordinare. Chi ne sarebbe responsabile? I cantoni? La Confederazione? Di cosa si occuperebbero queste unità quando non sono previsti interventi? Aspettiamo piuttosto delle proposte concrete! Ho già menzionato i progetti che abbiamo avviato con i cantoni Vallese e Friburgo. Avere in comune alcune risorse specifiche presso dei centri intercantonali può rappresentare una soluzione per i cantoni più piccoli, che godono di un numero limitato di risorse. L’iniziativa dovrebbe tuttavia venire dai cantoni, nel quadro dei concordati regionali. «Penso io alle catastrofi in modo che le cittadine ed i cittadini possano dimenticarle.» classicismo, barocco, le cupole delle chiese… Tutto si compenetra in modo armonioso. Che contrasto stridente con la periferia ed i suoi casermoni uniformi e perciò senz’anima dell’epoca sovietica. Vogliamo armonizzare, non uniformare. E vogliamo diventare più efficienti senza perdere in iniziativa. Come si presenta la situazione attuale? Come funziona la collaborazione fra cantoni per quanto concerne la protezione della popolazione? Ogni cantone deve poter contare sul sostegno e sulla solidarietà degli altri cantoni. È questo lo spirito del federalismo. Ed è una collaborazione che deve essere preparata. Nel Canton Vaud abbiamo sviluppato diversi progetti d’intesa con i cantoni vicini. Per far fronte ad un’eventuale inondazione del Rodano nello Chablais, abbiamo elaborato un piano di coordinamento con i nostri vicini vallesani. Un altro esempio: abbiamo un veicolo di sostegno ai servizi sanitari che pur essendo stazionato sul nostro territorio, è anche a disposizione del Canton Friburgo. Abbiamo avviato lo stesso progetto a Monthey per i cantoni Vaud e Vallese. Attualmente è in discussione l’eventuale costruzione di basi intercantonali d’appoggio per la protezione civile, con delle unità dotate di una formazione e di un equipaggiamento specifico, che potrebbero essere impiegate rapidamente in una zona di vaste proporzioni. In quanto capo dei servizi di sicurezza, ha bisogno delle truppe speciali dell’esercito? Certo. Pensiamo al «Sommet de la francophonie» di Montreux: senza l’esercito sarebbe stato impossibile garantire la sicurezza dei 70 capi di stato e membri di governo che ci hanno reso l’onore di venire sulle rive del Lemano. Sarebbe impossibile per la Svizzera adempiere al suo ruolo di paese ospite senza l’ausilio dell’esercito. Ed in quanto capo del Dipartimento della sicurezza e della protezione dell’ambiente del mio cantone, mi tranquillizza sapere di poter contare sulle risorse delle truppe sanitarie e di salvataggio in caso di catastrofe. Abbiamo potuto rendercene conto durante le inondazioni del 2007. Più in generale, cosa si aspetta dalla Confederazione? Mi aspetto dialogo e sostegno. La Confederazione non deve pensare di poter allargare le proprie responsabilità trasferendo i costi ai cantoni. Da canto loro, e nella misura del possibile, i cantoni devono sforzarsi di risolvere da soli i loro compiti, senza richiedere costantemente l’aiuto della Confederazione. Solo in questo modo sarà possibile mantenere viva la fiamma del federalismo. Si considera una federalista modello? Lei è Consigliera di Stato del Canton Vaud, è cresciuta in parte a Zurigo e parla anche correntemente l’italiano. Parlare lo svizzero tedesco e l’italiano non significa ancora essere una federalista modello. Ma è vero che lo sono profondamente. La padronanza delle altre lingue nazionali mi permette di contribuire al funzionamento del federalismo, in particolar modo nel quadro di conferenze intercantonali, che rivestono un’importanza sempre maggiore. Quando si capisce la lingua e la cultura degli altri, non solo viene agevolato lo scambio, ma anche moderare una discussione è più facile. In quanto presidente della PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 PRIMO PIANO Conferenza dei direttori forestali dei cantoni (CDFo) e della Conferenza dei direttori della caccia dei cantoni (CDC) ed in quanto vicepresidente della Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile ed i pompieri (CG MPP) posso contribuire in modo concreto al funzionamento del federalismo. tipo di difesa vogliamo per il nostro paese nel XXI secolo. Quali sono le minacce? Bisogna poi domandarsi se siamo pronti ad impegnarci a livello internazionale ed a condividere alcune missioni difensive con dei partner. Una volta trovata la risposta a queste domande, potremo affrontare la questione dell’obbligo di prestare servizio. Lei è anche presidente della Conferenza dei Capi degli affari militari e della protezione della popolazione della Svizzera latina. Esiste una vera e propria unità latina per quanto concerne la protezione della popolazione? No. Attribuiamo una grande importanza al concetto di compatibilità e d’interoperabilità con la Svizzera tedesca. Può succedere che, in alcuni casi specifici, la Svizzera latina costituisca un’alleanza. Questo ci permette di venire ascoltati nella Svizzera tedesca. È tuttavia anche logico che si ricerchi in primo luogo una maggior collaborazione fra cantoni della stessa regione. E’ per noi più facile, in caso di catastrofe, integrare rapidamente dei contingenti inviati dal Vallese o da Ginevra piuttosto che dal Canton Argovia, e questo soprattutto per ragioni linguistiche. Non si tratta però di costituire una comunità romanda nell’ambito della sicurezza, che non sarebbe poi compatibile con il resto del paese. Ciò è stato messo in evidenza dal «Sommet de la francophonie», il cui svolgimento è stato possibile grazie al sostegno di alcuni cantoni svizzero tedeschi e dell’esercito. La Conferenza della Svizzera latina ha per unico scopo quello di risolvere i problemi specifici delle nostre r egioni. Quale è la sua opinione rispetto all’obbligo per le donne di prestare servizio? Trovo positivo che le donne possano prestare servizio nel nostro esercito, se vogliono, ma sono contraria ad un vero e proprio obbligo. Una tale modifica potrebbe essere introdotta unicamente nel quadro di un obbligo generale, unitamente alla possibilità di prestare servizio nell’esercito oppure in istituzioni civili. Prima di tutto dobbiamo tuttavia sapere che cosa vogliamo fare del nostro esercito. Ciò significa che i problemi variano da regione a regione? Presso le organizzazioni internazionali con sede a Ginevra hanno luogo regolarmente conferenze, alle quali partecipano un gran numero di capi di stato e di governo. Per poterne accogliere i partecipanti si fa spesso ricorso alle risorse del Canton Vaud, se non addirittura a quelle di tutta la Svizzera romanda, ciò che determina problemi di trasporto, alloggio e di sicurezza. Nella Svizzera tedesca ci si concentra invece soprattutto sull’asse del Gottardo. Ma al di là di queste specificità regionali lavoriamo tutti per la Svizzera. In Svizzera si discute di una riforma dell’obbligo di prestare servizio. Molti paesi europei hanno recentemente abolito l’obbligo di effettuare il servizio militare. Quale è la Sua opinione in proposito? Oggi non vi è più alcun tabù riguardo a questo soggetto. È tuttavia necessario riflettere: negli scorsi anni, l’esercito ha dovuto avviare troppe riforme che non sono mai state completamente portate a termine. Non possiamo permetterci altri errori. Bisogna soprattutto chiedersi quale Lei pratica sport di combattimento: è stata campionessa svizzera di Judo e pratica il Ju-Jitsu. Ne ha bisogno nel contesto maschile della politica di sicurezza? Judo significa «Via della cedevolezza». È una tecnica di combattimento destinata all’autodifesa nella quale si utilizza la forza dell’avversario. E questo può essere di grande aiuto in politica! Si ascolta, si osserva, si discute, ma si interviene qualora l’equilibrio venga rotto per tentare di ricrearlo. Ciò funziona perfettamente in un mondo di uomini. Non avrei mai intrapreso una carriera politica se la lotta non mi piacesse almeno di tanto in tanto. Signora de Quattro, La ringraziamo per l’intervista. Intervista: Kurt Münger Capo Informazione UFPP Pascal Aebischer Capo redattore «Protezione della popolazione», UFPP 7 8 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Protezione contro un aumento di radioattività Le radiazioni ionizzanti I gravi incidenti delle centrali atomiche giapponesi hanno generato un’ondata di preoccupazione e paura. Di quel fenomeno invisibile e difficilmente verificabile che è la radioattività si parla ormai ovunque. Ma che cos’è la radioattività? In che modo può danneggiare il nostro organismo, e come possiamo proteggerci? Una panoramica. Come illustra la figura a p. 10, la radioattività è onnipresente. In fisica, la radioattività è il fenomeno per cui alcune sostanze si trasformano senza l’intervento di fattori esterni, emettendo un tipo specifico di radiazione. Quando queste sostanze, chiamate anche radionuclidi, sono presenti in natura, la radioattività è detta naturale. Se i radionuclidi sono invece il prodotto di reattori nucleari o acceleratori di particelle, si parla di radioattività artificiale. Radiazioni alfa, beta e gamma Un atomo è formato da un nucleo, composto da protoni e neutroni, attorno al quale orbitano gli elettroni. Perché un nucleo sia stabile, è necessario un rapporto tra protoni e neutroni ben preciso. Se i protoni o i neutroni sono in eccesso, il nucleo è instabile e tende a trasformarsi in un nucleo stabile con emissione di una particella o di una radiazione. In generale, si distinguono le radiazioni di tipo alfa, beta e gamma: • Nel caso della radiazione alfa, il nucleo emette una cosiddetta particella alfa. Questa è composta da due neutroni e due protoni, corrisponde cioè al nucleo di un atomo di elio. Durante il processo di decadimento si ottiene un nuovo nucleo, che possiede due neutroni e due protoni in meno rispetto al nucleo iniziale. • Nel caso della radiazione beta, l’atomo emette una particella beta. Questa può essere composta da un elettrone con carica negativa. Un neutrone del nucleo instabile si trasforma cioè in un protone, emettendo nell’ambiente un elettrone. Con questo decadimento l’atomo aumenta il proprio numero atomico di una unità, trasformandosi nell’elemento che lo segue nella tavola periodica, mentre il numero di massa (vale a dire il numero di protoni e neutroni) rimane uguale. • Un nucleo può rimanere instabile anche dopo aver emesso una particella alfa o beta. In tal caso può emettere un raggio gamma, che consiste in una potente radiazione elettromagnetica ad onde corte, per raggiungere uno stato stabile. Misurazione in Sievert Per indicare l’intensità di radiazione di una sostanza si utilizza il termine di attività. Questa viene misurata in Becquerel (Bq) e indica la quantità di radiazione che una data sostanza emette per decadimento (trasformazione nucleare) in un certo periodo di tempo. 1 Becquerel corrisponde a un decadimento al secondo. Il lasso di tempo necessario al decadimento della metà dei nuclei di un radionuclide è detto tempo di dimezzamento (o emivita). Questo è una proprietà costante e specifica per ogni nuclide. Tuttavia, diversi nuclidi possono presentare tempi di dimezzamento molto differenti che vanno da 0,000 000 000 000 000 2 (2 x 10 -16) secondi per il 8Be (berillio 8) a 2 000 000 000 000 000 000 (2 x 1018) anni per il 209 Bi (bismuto 209). Per esprimere l’effetto di una radiazione sull’organismo umano, si utilizza il concetto di dose equivalente. Questa unità di misura tiene conto del fatto che i raggi alfa, beta o gamma hanno effetti diversi sull’organismo. Ogni tipo di radiazione viene ponderata mediante una grandezza fisica, detta fattore di ponderazione. La dose equivalente si misura in Sievert (Sv) e si ottiene moltiplicando la dose assorbita per il fattore di ponderazione. Se l’organismo viene irradiato solo parzialmente, si tiene conto del fatto che non tutte le sue parti reagiscono alla radiazione allo stesso modo. Si parla cioè di fattore di ponderazione del tessuto. Moltiplicando la dose equivalente per il fattore di ponderazione del tessuto, si ottiene la dose effettiva, anch’essa PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Dopo l’incidente nucleare di Fukushima nel marzo del 2011 si è dovuta misurare la radioattività su un gran numero di persone. Data la distanza, un problema che nel nostro paese non si è posto. espressa in Sievert. 1 Sievert corrisponde a 1’000 millisievert (mSv), 1 millisievert a 1’000 microsievert (µSv). L’importanza della durata d’esposizione Per poter valutare correttamente gli effetti di una radiazione sull’organismo umano, è importante sapere per quanto tempo questo è rimasto esposto. Per tale motivo, la dose accumulata viene generalmente misurata in Sievert per unità di tempo. La pericolosità della radiazione dipende inoltre da quale tessuto dell’organismo è stato esposto e a quale intensità. La radioattività è particolarmente pericolosa se assorbita in un breve periodo di tempo: alcune persone reagiscono già a poche centinaia di millisievert (mSv) con nausea e vomito. I primi sintomi di una malattia da radiazione, che insorgono poche ore dopo l’esposizione, sono mal di testa, nausea e vomito. La dose di otto Sievert (8000 mSv) è sicuramente letale se assorbita in poco tempo: nel 1986, 47 membri delle squadre di soccorso intervenute in seguito all’incidente del reattore di Chernobyl sono morti dopo essere stati brevemente irradiati da una dose di 6000 mSv. Se assorbita su un arco di tempo più lungo, la radiazione risulta invece molto meno pericolosa. Al di sotto di una dose di 100 millisievert all’anno non è più possibile stabilire statisticamente se un tumore è attribuibile alla radioattività: in questo ordine di grandezza, la patologia si confonde con gli altri tipi di tumore. 9 10 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Tabella delle Z Z Z 0,05 µSv Dormire di fianco a qualcuno (8h) 0,10 µSv Mangiare una banana 1,20 µSv Fare un’escursione di un giorno nelle Alpi 5,00 µSv Radiografia dei denti 1,00 µSv Lavorare per un anno di fronte ad uno schermo a tubo catodico 1,00 µSv 20,0 µSv Radiografia di un braccio Radiografia dei polmoni 10,0 µSv 1,00 mSv (1'000 µSv) Valore limite per la popolazione (all’anno; radiazione non medica) 77,0 µSv Totale dei ponti verdi Radiazione di fondo sull’Altipiano svizzero (1 giorno) 390 60,0 µSv Radiazione generata dal potassio 40 presente nel corpo umano (all’anno) µSv Volo Zurigo – New York 5,00 mSv Dose media assorbita da un cittadino svizzero in un anno 13,0 mSv Fumare un pac al giorno (per u (20 µSv) Sievert Unità di misura delle dose equivalente di radiazione µSv: Mikrosievert / mSv: Millisievert (1’000 µSv = 1 mSv) / Sv: Sievert (1’000 mSv = 1 Sv) Per garantire la protezione della popolazione, la legge fissa dei valori limite. In Svizzera il valore limite per la popolazione è di 1 mSv all’anno (questo valore non include tuttavia esami medici, radiazione terrestre e cosmica). Per i professionisti esposti a sorgenti radioat- tive, il valore limite è di 20 mSv all’anno. Questi devono tuttavia portare un dosimetro durante i loro interventi e sottoporsi regolarmente a visite mediche. In media, ogni cittadino svizzero viene irradiato da una dose di 5,5 mSv all’anno. Questa include le radiazioni prove- PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER intensità di dose 39,5 mSv Totale dei punti blu 100 2,00 Sv (2'000 mSv) Soglia di dose per infermità da radiazioni cchetto di sigarette un anno) 20,0 mSv Valore limite per le persone professionalmente esposte a radiazioni (100 mSv) 4,00 Sv (4'000 mSv) Dose letale LD50 (tasso di mortalità del 50%) Dose annua massima (1,00 mSv) 8,00 Sv (8'000 mSv) Dose letale nienti da esami medici (circa 1,2 mSv/anno), radon e prodotti di decadimento (3,2 mSv/anno), nuclidi presenti nell’organismo umano (0,35 mSv/anno), radiazioni cosmiche (0,4 mSv/anno) e radiazioni terrestri (0,35 mSv/anno). 250 mSv mSv Limite di rilevabilità di un Valore limite per le tumore causato da radiazioni misure di pronto soccorso Tipi di esposizione alla radioattività La radioattività può agire in tre modi sull’organismo umano: • Si parla di irradiazione esterna quando la persona si trova a una certa distanza da una sorgente radioattiva. Visto che il raggio d’azione delle radiazioni alfa e 11 12 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER beta è limitato (i raggi alfa si propagano nell’aria su una distanza di 5 cm; i raggi beta su una distanza che varia da pochi centimetri a 7 metri circa), l’irradiazione esterna è causata soprattutto dai raggi gamma. • Si parla di contaminazione quando una persona entra in contatto diretto con materiale contaminato, ad esempio con polvere radioattiva. La contaminazione è causata soprattutto dai raggi beta e gamma. • Si parla d’incorporazione quando le sostanze radioattive penetrano nell’organismo umano. L’incorporazione può avvenire attraverso le ferite, per inalazione o per ingestione di alimenti contaminati. In questo caso il pericolo proviene soprattutto dai raggi alfa, che presentano un fattore di ponderazione di 20. Ciò significa che causano 20 volte più danni dei raggi beta o gamma. Misure di protezione In caso di un livello di radiazione elevato, è necessario proteggersi per evitare l’irradiazione esterna, la contaminazione o l’incorporazione. Se la sorgente radioattiva è nota, vanno innanzitutto adottate le misure seguenti: • Aumentare la distanza dalla sorgente radioattiva è una misura di protezione molto efficace. Raddoppiare la distanza permette infatti di ridurre l’intensità di dose a un quarto. Se a 1 metro dalla sorgente si rileva un’intensità di dose di 1 mSv/ora, a 2 metri questa si riduce a 0,25 mSv/ora. • In caso di nuclidi con un breve tempo di dimezzamento (da alcuni minuti ad alcuni giorni), si deve attendere prima di accedere alla zona. Infatti, dopo ogni emivita l’intensità di dose diminuisce della metà. • Ci si può proteggere anche riducendo il tempo d’espo- sizione presso la sorgente: se un’esposizione di un’ora comporta una dose di 1 mSv, la riduzione del tempo d’esposizione a 6 minuti limita la dose a 0,1 mSv. • Una schermatura della sorgente può ridurre o addirittura assorbire completamente la radiazione. I raggi alfa vengono interamente assorbiti da un foglio di carta, mentre il vetro di una finestra scherma la maggior parte dei raggi beta. I raggi gamma possono invece essere solo indeboliti: un muro in calcestruzzo di uno spessore di qualche centimetro riduce l’intensità di dose dei raggi gamma solo della metà. Anche il piombo fornisce una protezione efficace contro i raggi gamma. • Qualora l’aria fosse contaminata da polveri radioattive, si devono evitare l’inalazione e il contatto con le ferite. Si raccomanda di indossare tenute e maschere di protezione. L’adozione di misure volte a proteggere la popolazione è compito degli organi di condotta e delle forze d’intervento. Se adottate per tempo, tali misure protettive permettono di ridurre danni e operazioni di decontaminazione. Emmanuel Egger Capo questioni nucleari, LABORATORIO SPIEZ, UFPP Documentazione: Opuscolo «Radioattività e radioprotezione», Ufficio federale della sanità pubblica PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER La misurazione della radioattività in Svizzera Una complessa rete composta da diversi partner Per proteggere la popolazione da un livello elevato di radioattività, è necessario un sistema di misurazione performante, come dimostrano i recenti avvenimenti di Fukushima Daiichi. La rete di misurazione della Svizzera è molto fitta e a prova di guasti. La costante disponibilità di dati costituisce infatti il presupposto per poter adottare misure di radioprotezione in caso d’incidente. A livello europeo, la struttura delle reti di misurazione varia da un paese all’altro. Sebbene vi siano pochi standard, e malgrado la diversità delle modalità di pubblicazione dei dati relativi alla radioattività, la «European Radiological Data Exchange Platform» (EURDEP) costituisce una piattaforma pubblica che permette di rivelare la presenza di un’eventuale nube radioattiva ben prima che questa raggiunga il nostro paese. In Svizzera esiste una densa rete di misurazione della radioattività, composta da un’organizzazione complessa di diversi sistemi gestiti da diversi operatori. Per maggiore chiarezza è possibile suddividere l’organizzazione di misurazione in Svizzera nelle categorie seguenti: reti di misurazione fisse, mezzi di misurazione mobili (posti d’allarme atomico, ossia PAT) e laboratori. Reti separate per una maggiore sicurezza La Svizzera dispone di tre reti di misurazione con complessivamente 150 stazioni. La maggior parte di esse sono ubicate nei pressi delle centrali nucleari e dei confini nazionali. Le sonde installate attorno alle centrali nucleari sono gestite dall’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN). La rete NADAM (Rete per l’allarme e la misurazione automatica delle dosi), che è anche la più ampia, è invece gestita dalla CENAL (Centrale nazionale d’allarme) e comprende 60 sonde distribuite sull’intero territorio nazionale. Come quelle dell’IFSN, le stazioni NADAM misurano l’intensità di dose ambientale in nanosievert all’ora (nSv/h). Le stazioni fisse della Svizzera hanno ovviamente misurato la radioattività ad intervalli di 10 minuti anche durante l’emergenza nucleare di Fukushima, ma non è stato rilevato alcun valore superiore alla norma attribuibile all’incidente giapponese. Soltanto le stazioni molto sensibili dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) hanno rilevato alcune tracce radioattive artificiali probabilmente attribuibili all’incidente nucleare di Fukushima Daiichi. I filtri di queste stazioni raccolgono gli aerosol (sospensione di particelle liquide e solide in un gas) che, a seconda del modello di sonda, vengono analizzati automaticamente o manualmente una volta alla settimana in laboratorio. La radioattività naturale in Svizzera oscilla, a seconda del luogo, fra gli 80 ed i 260 nSv/h. Soprattutto nell’arco alpino le stazioni misurano, a causa della particolare conformazione geologica e della maggiore radiazione cosmica, valori più elevati di quelli dell’Altipiano. I risultati delle misure di tutte le stazioni fisse sono accessibili al pubblico sui siti internet dei rispettivi operatori. Quando saltano le reti In caso d’emergenza si impiegano mezzi di misurazione mobili, i cosiddetti posti d’allarme atomico (PAT), per completare o confermare i valori misurati dalle reti fisse. I primi valori misurati dai PAT sono già disponibili nel giro di un’ora. I PAT sono specialisti della polizia, dei pompieri e in parte anche delle guardie di confine appositamente istruiti e dotati di apparecchi manuali per misurare le dosi. Essi entrano subito in azione dopo un allarme lanciato dalla CENAL. Per valutare la situazione, la CENAL confronta i valori misurati dai PAT con i valori di riferimento locali da loro trasmessi più volte all’anno. I posti d’allarme atomico costituiscono quindi una ridondanza rispetto ai 13 14 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Posto di allarme atomico La rete di misurazione del Centro nazionale d’allarme (CENAL) La rete di misurazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) La rete di misurazione dell’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) Le reti di misurazione della Svizzera dati provenienti dalle stazioni di misurazione fisse, e contribuiscono, grazie alla grande quantità di dati forniti, ad addensare la rete di misurazione. L’incidente di Fukushima ha dimostrato quanto sia importante questa ridondanza. I primi valori della radioattività sono infatti stati trasmessi alle autorità giapponesi dalle squadre mobili poiché la rete fissa era stata gravemente danneggiata dal sisma e dal successivo tsunami. Le stazioni fisse fornivano inoltre valori troppo elevati poiché erano state contaminate dalle fughe radioattive della centrale nucleare. Un grande vantaggio dei PAT è la loro facilità di comunicazione. Se una stazione NADAM rileva valori inspiegabilmente elevati, è possibile inviare un PAT sul posto per eseguire misurazioni di controllo ed accertare l’eventuale presenza di sorgenti radioattive nei dintorni, utilizzate ad esempio per controllare le saldature in un cantiere. La comunicazione diretta tra i PAT e la CENAL permette quindi di individuare la causa dei valori superiori alla norma e di ordinare tempestivamente le misure per proteggere la popolazione. Una superficie pari alla città di Bienne in un’ora L’aeroradiometria è un ulteriore sistema di misurazione mobile. Nelle prime settimane dopo l’incidente di Fukushima, gli Stati Uniti si sono offerti di sorvolare il terri- torio giapponese per tracciare una prima mappa delle regioni contaminate. In Svizzera la CENAL compie questi voli di misurazione con un elicottero Super Puma dell’esercito. L’elicottero sorvola ogni anno le centrali nucleari svizzere (rotazione annuale), i punti di riferimento dell’Ufficio federale della sanità pubblica (sorveglianza della radioattività naturale) e alcune rotte trasversali lungo gli assi viari principali. Inoltre da ormai diversi anni la CENAL sorvola, una dopo l’altra, anche le città maggiori della Svizzera per misurare la cosiddetta radioattività di fondo. In questo modo, se sussiste il sospetto di un aumento della radioattività basta sorvolare la regione interessata e confrontare i valori misurati con la radioattività di fondo. I vantaggi dell’aeroradiometria rispetto alle misurazioni al suolo sono enormi. L’elicottero entra rapidamente in azione e può misurare in poco tempo la radioattività di una vasta superficie. È infatti in grado di sorvolare una superficie di oltre 20km2 in un’ora, indipendentemente dalla conformazione del territorio. Ciò corrisponde all’area della città di Bienne. In Svizzera l’elicottero Super Puma può raggiungere qualsiasi luogo geografico senza scali e rifornimenti intermedi. I risultati dell’aeroradiometria vengono controllati già in volo per guadagnare tempo, e rappresentati graficamente subito dopo l’atterraggio. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Il Super Puma in azione per la centrale nazionale d’allarme (CENAL). Sempre pronti ad entrare in azione In Svizzera sono due le istituzioni con un picchetto di radioprotezione. L’Institut de radiophysique (IRA) di Losanna è responsabile del picchetto per la Svizzera romanda; per il resto della Svizzera questa funzione è assunta dal Paul Scherrer Institut PSI. Le organizzazioni d’intervento possono mobilitare questi servizi di picchetto in diversi casi d’emergenza, per esempio quando un carico di pellet presenta una radioattività troppo elevata in dogana o quando un trasporto di sorgenti radioattive per scopi medici subisce un incidente. I picchetti di radioprotezione sono composti da specialisti che seguono una formazione continua e dispongono di veicoli attrezzati come un laboratorio. La disponibilità immediata dei mezzi di misurazione permette di guadagnare tempo prezioso in caso d’emergenza. Immensi sforzi per la decontaminazione In caso di una fuga effettiva o presunta di radioattività, la Svizzera dispone di tutta una serie di laboratori in grado di misurare i campioni prelevati direttamente dall’ambiente o dai generi alimentari e dai foraggi. I laboratori trasmettono i risultati alla CENAL che traccia una carta della situazione radiologica e sorveglia costantemente l’efficacia delle contromisure di protezione. Alle analisi della radioattività partecipano laboratori specializzati, i laboratori cantonali e il laboratorio NBC dell’esercito. In Giappone è attualmente in corso un intenso programma di misurazione su vasta scala. Attorno alla centrale di Fukushima Daiichi è stata creata una rete di misurazione «a maglia stretta». Si tratta infatti di misurare la contaminazione delle persone che risiedono o soggiornano nelle aree contaminate, nonché di scuole, istituzioni culturali, stazioni ferroviarie, aeroporti, centri commerciali, strade molto frequentate, mete turistiche, parchi giochi, aree di svago, piscine, lidi, ecc. Occorre inoltre controllare derrate alimentari come il riso, le foglie di tè, la carne, il pesce, i foraggi, nonché l’acqua di falda e di lago. Questa grande mole di lavoro è indispensabile per controllare l’efficacia delle misure di protezione adottate e definire con maggiore precisione i confini dell’area di sbarramento. Un tale programma di misurazione costituisce il presupposto per decidere quali sono le regioni da decontaminare. Se si proietta la situazione attuale in Giappone sulla Svizzera, ci si rende immediatamente conto che il nostro paese avrebbe serie difficoltà a mettere in atto un simile programma; e ciò malgrado la qualità del nostro sistema di misurazione. Flurin Simeon sost. Capo Informazione CENAL, UFPP Per maggiori informazioni: www.cenal.ch 15 16 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Due progetti in corso Evacuazioni su vasta scala in caso d’incidente nucleare Finora le misure d’emergenza in caso d’incidente presso una centrale nucleare svizzera contemplavano soprattutto la protezione in loco. Per tenere conto delle norme internazionali in materia di protezione d’emergenza e del comportamento che la popolazione assumerebbe in caso d’incidente nucleare, sono state riconsiderate le priorità. L’esigenza di elaborare piani d’evacuazione su vasta scala anche nei dintorni delle centrali svizzere è diventata più pressante dopo il disastro nucleare di Fukushima. Rispetto a coloro che si trovano all’aperto, chi si trova in un rifugio antiatomico assorbe una dose radioattiva da 50 a 100 volte inferiore nella fase nube (durante il passaggio di una nube radioattiva) e 500 volte inferiore nella fase suolo (quando le sostanze radioattive si sono depositate al suolo). La permanenza nel rifugio è quindi una misura di protezione molto efficace in caso d’aumento della radioattività. Dopo un incidente in una centrale nucleare (CN) non si ha di solito il tempo di preparare ed equipaggiare i rifugi. La durata di permanenza nel rifugio è quindi limitata a un paio di giorni. Ma se sussiste un certo margine di tempo non è probabilmente giustificata un’occupazione dei rifugi quando basterebbe un’evacuazione preventiva per ridurre la dose assorbita dalla popolazione. Più libertà d’azione Considerati questi e altri aspetti, negli ultimi anni gli esperti in protezione d’emergenza si sono ripetutamente confrontati con la problematica dell’evacuazione su vasta scala. Oggi l’«evacuazione preventiva» e la «permanenza in luogo protetto» sono considerate le principali misure di protezione d’emergenza. In caso d’incidente si può scegliere tra queste due opzioni. La scelta non si basa però su preferenze, bensì su una valutazione della situazione specifica. La libertà d’azione per la gestione di un incidente in una CN svizzera è quindi aumentata (molto di più che all’estero, dove la «permanenza in luogo protetto» non viene prescritta mai o solo raramente). Questa maggiore libertà d’azione ha però anche un rovescio della medaglia. L’evacuazione su vasta scala è infatti un’operazione complessa che impegna a fondo gli organi di condotta e le forze d’intervento. Solo l’evacuazione della zona 1 attorno a una CN interessa già circa 25 mila abitanti (questo numero varia in funzione del luogo della CN). Se aggiungiamo anche la zona 2, si arriva rapidamente a centinaia di migliaia di abitanti. Purtroppo non vi è quasi nessuna esperienza, per lo meno in Svizzera, nel campo della pianificazione e dell’esecuzione di evacuazioni su vasta scala. Per elaborare le basi per la pianificazione e l’esecuzione di evacuazioni su vasta scala, l’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) ha avviato due progetti. Progetto di ricerca con il Politecnico federale di Zurigo L’UFPP ha iniziato a collaborare con il Politecnico federale di Zurigo (PFZ) già nell’autunno del 2009. Presso il centro di competenza «Coping with Crises in Complex SocioEconomic Systems» varie cattedre del PFZ affrontano questioni interdisciplinari complesse. Lo scopo della collaborazione tra UFPP e PFZ è simulare evacuazioni su vasta scala con il computer per trarre informazioni sull’ese- PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Gran parte della popolazione è in grado di abbandonare autonomamente le zone di evacuazione. Nell’immagine: abitanti del sud degli Stati Uniti si spostano dal Golfo del Messico verso nord per sfuggire all’uragano Katrina. cuzione, sulla durata e sulle possibilità di controllo delle evacuazioni. I temi della ricerca del PFZ sono principalmente due: 1) Il software di simulazione MatSIM, finora utilizzato soprattutto per la pianificazione di trasporti, viene adattato, nel quadro di un progetto di ricerca triennale, per la simulazione di evacuazioni. 2) Tramite ricerche bibliografiche, interviste a esperti e sondaggi si cerca di capire come si comporterebbe la popolazione durante un’evacuazione. Il comportamento previsto nonché i provvedimenti degli organi di condotta e delle forze d’intervento confluiscono a loro volta nella simulazione in modo che i risultati della ricerca si avvicinino progressivamente alla realtà. I primi risultati intermedi del progetto di ricerca mostrano che, in assenza di grossi intoppi, l’evacuazione preventiva della zona 1 e di parti della zona 2 potrebbe essere effettuata in circa mezza giornata. La maggior parte della po- polazione si allontanerebbe autonomamente dalla zona pericolosa per soggiornare temporaneamente da parenti, amici o in residenze secondarie. Secondo gli studi disponibili si prevede che la maggior parte della popolazione si comporterebbe in modo razionale anche durante l’evacuazione e che l’aumento del traffico sarebbe gestibile grazie alle ottime infrastrutture di trasporto della Svizzera. Gli organi di condotta e le forze d’intervento sarebbero impegnati non solo a gestire il traffico, ma anche a evacuare, alloggiare e assistere gruppi di persone con esigenze particolari. Qui s’intendono le persone con mobilità limitata (anziani, disabili), i pazienti di ospedali e di case di cura, i detenuti, ma anche i bambini che frequentano asili infantili e scuole elementari, ecc. Attualmente non sono ancora disponibili piani d’evacuazione per tutti questi gruppi di persone. La loro disponibilità è però fondamentale per la riuscita di un’evacuazione su vasta scala. 17 18 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Elaborazione di direttive per l’evacuazione Parallelamente al progetto del PFZ, finalizzato all’acquisizione di conoscenze di base sull’esecuzione e sulla durata delle evacuazioni su vasta scala, è in corso un secondo progetto che mira a elaborare direttive concrete per la pianificazione e l’esecuzione Un esempio di zona d’evacuazione presa in esame da un’indagine del Politecnico federale di Zurigo. delle evacuazioni su vasta scala. L’«evacuazione preventiva» dovrebbe essere pianificata in anticipo poiché è considerata, insieme alla «permanenza in luogo protetto», una misura d’emergenza da adottare nelle prime ore dopo un incidente nucleare. Nell’ordinanza rimaneggiata sulla protezione d’emergenza, entrata in vigore all’inizio del 2011, l’UFPP è stato quindi incaricato di elaborare le direttive per l’evacuazione che dovranno mettere in atto i Cantoni. L’UFPP ha avviato, in collaborazione con i Cantoni e altri partner attivi nella protezione d’emergenza, un progetto per l’elaborazione di queste direttive. Nel frattempo le discussioni sull’ottimizzazione della protezione d’emergenza (gruppo di lavoro «IDA NOMEX», vedi riquadro) non vertono più solo sulle direttive per l’evacuazione preventiva della zona 1, ma anche sulle evacuazioni dopo fughe radioattive e sulle evacuazioni della zona 2. Verso una protezione ottimale Entrambi i progetti rappresentano un passo importante verso l’opzione «evacuazione preventiva» in caso d’incidente in una CN svizzera. I partner attivi nel campo della protezione d’emergenza dovranno però adoperarsi affinché i piani d’evacuazione vengano applicati in modo efficace in caso d’incidente. Con ciò non s’intende abbandonare l’opzione «permanenza in luogo protetto», che in certi casi presenta indiscutibili vantaggi per la protezione della popolazione. Si tratta piuttosto di aumentare la libertà d’azione degli organi di condotta che, in funzione dello scenario, potranno scegliere tra «evacuazione preventiva» e «permanenza in luogo protetto» per garantire una protezione ottimale della popolazione. Stephan Zellmeyer Collaboratore scientifico Strategia di protezione della popolazione, UFPP IDA NOMEX In seguito al disastro nucleare del Giappone, il 4 maggio 2011 il Consiglio federale ha deciso di sottoporre a una verifica le attuali misure giuridiche e organizzative nel campo della protezione d’emergenza. A tal fine è stato creato un gruppo di lavoro interdipartimentale per la verifica delle misure di protezione d’emergenza in caso di eventi estremi in Svizzera (IDA NOMEX). Entro l’autunno del 2011 questo gruppo di lavoro presenterà al Consiglio federale un rapporto sulle eventuali modifiche delle basi legali in materia di protezione d’emergenza. I Dipartimenti competenti provvederanno alle modifiche necessarie nel corso del 2012. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER Decontaminazione Diversi metodi, ma nessun rimedio miracoloso Mentre la decontaminazione delle persone è un procedimento relativamente semplice – spesso basta togliersi i vestiti contaminati e lavarsi accuratamente – la decontaminazione di un terreno più vasto, di una città o di un intero territorio si rivela più complessa ed onerosa. L’impresa diventa pressoché impossibile se, come nel caso di Fukushima, a dover essere decontaminato è un territorio di svariati chilometri quadrati, il cui livello di radioattività è oltre cento volte superiore alla norma. In seguito all’incidente avvenuto a Chernobyl nel 1986, il problema della decontaminazione di un territorio dopo un incidente radiologico ha preoccupato la totalità dei paesi europei. Gli ultimi 25 anni hanno visto la pubblicazione di centinaia di studi sull’argomento. Il programma EURANOS («European approach to nuclear and radiological emergency management and rehabilitation strategies»), che fa parte di un progetto di ricerca dell’Unione europea, ha pubblicato un manuale relativo alla decontaminazione di zone abitate in seguito ad un incidente radiologico. Vi sono presentate 59 misure applicabili nell’imminenza o in seguito ad un tale avvenimento. Misure urgenti e di ripristino Un primo gruppo di misure d’urgenza menzionate nel manuale è destinato ad essere applicato immediatamente dopo l’incidente: ne fanno parte il soggiorno protetto (se possibile in un rifugio o in una cantina), l’evacuazione precauzionale, il ricorso a delle compresse allo ioduro di potassio oppure semplicemente l’utilizzo di maschere per la protezione delle vie respiratorie. Si consiglia inoltre di chiudere porte e finestre, spegnere impianti di ventilazione e climatizzazione, utilizzare un aspirapolvere come filtro dell’aria e di ricoprire gli oggetti di valore prima di deporli in luogo protetto. Nella fase successiva, la cosiddetta fase di ripristino, si tratta di proteggere la popolazione limitandone l’accesso alla zona sinistrata. Le misure vanno adattate alla gravità della situazione e ai pericoli che ne derivano. Il manuale propone un ventaglio di misure possibili, fra l’altro l’evacuazione provvisoria o definitiva delle zone residenziali. L’accesso a zone inabitate può essere limitato o interamente proibito. Per ragioni economiche, l’accesso a zone industriali può essere dato per un periodo limitato a personale scelto. Il manuale valuta in parte l’efficacia delle misure proposte, premettendo tuttavia che queste avranno effetto solo se adottate in modo accurato e rapido. Decontaminazione di edifici … Anche la decontaminazione degli edifici prevede un ampio ventaglio di misure, caratterizzate da diversi gradi di complessità ed efficacia. Queste vanno dal semplice lavaggio con getto d’acqua, ciò che permette una riduzione della contaminazione di circa 25%, alla pulizia dei tetti con spazzole (50–85%), alla sabbiatura delle pareti (75–90%), alla pulizia di tetti e pareti con getto d’acqua fredda ad alta pressione (35–80%) oppure alla pulizia dei tetti con getto d’acqua calda ad alta pressione (50–85%). Altre misure efficaci sono la sostituzione del tetto (100%) o la demolizione dell’immobile (100%). È anche possibile trattare le pareti con una soluzione di nitrato ammonio (25–50%) e levigare le pareti in legno (35–60%). La decontaminazione concerne anche l’interno delle abitazioni: in questo ambito si tratta innanzitutto di aspirare la polvere (80–90%), di lavare (35–65%) o di effettuare una pulizia approfondita (fino a 90%). Nel caso di una contaminazione più importante o se si vuole effettuare una decontaminazione completa, è necessario rimuovere le superfici entrate in contatto con la radiazione (rivestimenti dei muri, tappezzerie, tappeti) e eliminare mobili ed altri oggetti. … e dell’ambiente circostante La decontaminazione non si limita tuttavia agli spazi residenziali e lavorativi, ma include l’ambiente circostante. Nel 19 20 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 DOSSIER In agosto del 2011 un impiegato comunale di Fukushima allontana del terriccio radioattivo da un’aiuola di un cortile scolastico. caso di superfici esterne dure, come ad esempio le strade, esistono diversi metodi di decontaminazione: anche in questo caso è possibile aspirare la polvere (50–65%), lavare le superfici con un getto d’acqua (50–75%) o con un’idropulitrice (65–85%), capovolgere la pavimentazione o addirittura sostituirla (100%). L’ambiente non è però prevalentemente costituito da superfici dure, bensì da terra e vegetazione. Per la decontaminazione della vegetazione, il manuale prevede le misure seguenti: tagliare l’erba (50–90%), raccogliere le foglie (50–90%), rimuovere piante ed arbusti (50–90%), tagliare e eliminare alberi ed arbusti (50–98%). Un intervento ben più importante è l’eliminazione dello strato superiore di un terreno, si tratti di 1 cm (65–90%) o di 5 cm (90– 95%). Il terreno contaminato può anche essere ricoperto con uno strato di terra pulita o di asfalto oppure rivoltato a diverse profondità. Va tuttavia specificato che questi tipi d’intervento si addicono soprattutto a piccole superfici come singoli giardini o parchi giochi. Infine, il manuale propone diverse misure per la decontaminazione delle superfici metalliche o plastiche: un lavaggio con sostanze chimiche di superfici metalliche (50–100%), un trattamento ultrasonico con decontaminazione chimica (90–99%) oppure il lavaggio con sostanze chimiche di superfici plastiche o plastificate (90–99%). L’impiego di pasta polimera (75–97%) su superfici metalliche ha la stessa efficacia della pulizia elettrochimica (fino a 100%). I limiti della decontaminazione Tutti questi metodi di decontaminazione hanno tuttavia i loro limiti. Nella zona evacuata in seguito all’incidente di Fukushima è stata rilevata una contaminazione di oltre 3 000 000 Bq/m2, vale a dire più di cento volte oltre la norma. Anche adottando una delle misure menzionate, che avrebbe consentito l’eliminazione del 50–90% della contaminazione, il terreno nella zona di Fukushima ha continuato ad indicare valori 50 volte superiori alla norma. Ciò significa che l’unica misura di decontaminazione efficace consiste nell’eliminazione dello strato superiore del terreno, nella demolizione degli immobili e nello smaltimento di tutto questo materiale radioattivo. In questo modo si accumulerebbero però 50 milioni di metri cubi di scorie, i quali dovrebbero in seguito essere smaltiti al prezzo di 100 000 franchi al metro cubo. Una soluzione non sostenibile economicamente. Rimane pertanto solo lo sbarramento dell’area contaminata e il trasferimento della popolazione verso altre zone. Emmanuel Egger Capo questioni nucleari, LABORATORIO SPIEZ, UFPP Documentazione: EURANOS: «Generic Handbook for Assisting in the Management of Contaminated Inhabited Areas in Europe following a Radiological Emergency» V1.0, May 2007 Per maggiori informazioni: www.euranos.fzk.de PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 COOPERAZIONE Un primo bilancio Nuovo Stato maggiore federale NBCN per la gestione di emergenze e crisi All’inizio dell’anno è entrata in vigore l’Ordinanza sull’organizzazione di interventi in caso di eventi NBC e di catastrofi naturali. Essa prevede in particolare l’istituzione dello Stato maggiore federale NBCN (SMF NBCN). Questo, composto dai direttori degli uffici federali competenti e dai rappresentanti dei Cantoni e dell’esercito, coordina in caso d’evento i provvedimenti e prepara le basi decisionali per il Consiglio federale. Dopo l’incidente nucleare di Fukushima e alcuni workshop è stato tracciato un primo bilancio del suo operato. La Centrale nazionale d’allarme (CENAL), una divisione dell’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP), costituisce il nucleo permanente dello SMF NBCN. È incaricata di raccogliere, analizzare e presentare informazioni rilevanti per la protezione della popolazione e funge quindi da organo d’allerta per lo Stato maggiore federale. In caso d’evento, informa la presidenza dello Stato maggiore federale e convoca i suoi membri. Essendo sempre pronta a reagire, essa è inoltre responsabile di ordinare le misure immediate per proteggere la popolazione (in gergo tecnico si parla di fase di «gestione dell’emergenza»). Di qui le decisioni riservate, ossia i precisi criteri che la legittimano a dare l’allarme alla popolazione e a ordinare le misure di protezione. Con la convocazione dello SMF NBCN inizia la seconda fase della gestione dell’evento: la «gestione della crisi». Questa fase è finalizzata a limitare le conseguenze dell’evento, ripristinare le funzioni vitali della società e a favorire il ritorno alla normalità. A seconda della gravità dell’evento, può durare da pochi giorni a più settimane o mesi. Oltre al suo ruolo nella gestione dell’emergenza, la C ENAL funge anche da nucleo dello Stato maggiore federale affinché la gestione dell’emergenza e la gestione della crisi siano coordinate in modo ottimale da un’unica istituzione. Essa è quindi responsabile dell’istituzione e dei preparativi dello Stato maggiore federale già in tempi normali. Per istituirlo definitivamente ci vorranno ancora tre anni (2014). Prima riunione durante l’emergenza Fukushima Lo Stato maggiore federale è già entrato in azione per la prima volta lo scorso maggio per valutare le conseguenze dell’incidente nucleare di Fukushima sulla Svizzera e coordinare gli eventuali provvedimenti. Visto che non sussisteva alcun pericolo diretto per la Svizzera, si è poi deciso di non impiegare l’intero SMF NBCN, ma solo il comitato NBCN ampliato per compiere un’analisi complessiva dell’evento e documentare le misure adottate dai vari organi, così da fare il punto sui lavori in corso ed evitare doppioni. La CENAL ha seguito ininterrottamente l’emergenza per dieci giorni consecutivi, ha fornito consulenza in materia di radioattività e informazioni univoche agli organi federali coinvolti e ha contribuito a informare la popolazione (vedi pag. 26). Elaborazione di strategie per gestire gli eventi Esperienze fatte in Svizzera e all’estero dimostrano che nelle società altamente interconnesse le catastrofi causano spesso, per l’effetto domino, molti effetti collaterali e secondari. Anche il terremoto del Giappone conferma questo riscontro. Il sisma e il conseguente tsunami hanno non solo devastato intere regioni costiere, ma anche danneggiato numerose centrali nucleari innescando una serie d’incidenti nucleari. Inoltre i guasti ai sistemi di telecomunicazione hanno reso estremamente difficile la gestione di tutte queste emergenze. Le autorità giapponesi hanno dovuto affrontare più compiti nello stesso tempo: assistere migliaia di evacuati, stabilizzare le centrali nucleari, ripristinare le aree distrutte, limitare gli effetti della radioattività ed evitare una penuria di elettricità. Per gestire simili scenari bisogna considerare sin dall’inizio tutte le possibili conseguenze e adottare tempestivamente le contromisure necessarie. Nel mese di luglio lo SMF NBCN ha quindi organizzato per la prima volta un workshop per discutere questi aspetti. Esperti di tutti gli organi competenti hanno valutato le possibili conseguenze di determinati scenari e definito le relative procedure da seguire. Lo scopo di queste discussioni è formulare una strategia di gestione interdipartimentale che possa servire da linea guida in caso d’evento e che definisca le misure da adottare già nella prima fase dell’evento. L’approccio interdisciplinare dello SMF NBCN permette di coinvolgere nelle discussioni anche organi non direttamente competenti, in modo che sappiano come procedere nel caso vengano loro affidati dei compiti. Diventano inoltre più chiare le interazioni tra i diversi settori operativi. Durante il workshop estivo è stato formulato un primo progetto per la strategia di gestione di un incidente nucleare in Svizzera, che descrive le varie problematiche molto più in dettaglio dei piani d’intervento vigenti. Questi si limitano infatti alle procedure da seguire nelle prime ore e alla gestione delle conseguenze dirette dell’evento. 21 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 COOPERAZIONE Primo bilancio dell’operato dello SMF NBCN Dalle esperienze finora fatte si possono dedurre tre fattori che permetteranno allo SM NBCN di gestire in modo più efficiente grosse catastrofi in Svizzera. In primo luogo le strategie di gestione degli eventi devono essere sviluppate insieme a tutti gli organi competenti. Per gestire eventi complessi è importante che i cardini della strategia di gestione siano ben definiti. Occorre analizzare gli scenari già in tempi normali per stimare le possibili conseguenze e definire le misure immediate da adottare in caso d’evento. Nello SMF NBCN deve quindi confluire il know-how di tutti gli organi competenti. In secondo luogo gli organi che prendono le decisioni devono essere ben integrati e informati. I piani d’intervento sono efficaci soltanto se gli organi decisionali e i rispettivi collaboratori conoscono almeno i loro punti principali. Altrimenti si corre il rischio di agire in modo improvvisato e di sprecare tempo e risorse per mettersi d’accordo su come procedere. UF CaF S info CSG In terzo luogo bisogna definire un ordine di priorità per le attività dello Stato maggiore federale. Le risorse per organizzare ed eseguire i diversi lavori sono infatti limitate. D’intesa con tutti gli organi competenti si dovrà quindi decidere secondo quale ordine di priorità eseguire i lavori, analizzare gli scenari ed elaborare le strategie. L’esercizio SEISMO 12 e l’esercizio della rete integrata per la sicurezza 14 permetteranno di raccogliere nuove esperienze nel campo dei preparativi e delle strategie di gestione degli eventi. Alain Vuitel Capo della Centrale nazionale d’allarme (CENAL), UFPP e Capo dello Stato maggiore NBCN Ufficio federale Cancelleria federale Servizio informazioni Conferenza dei segretari generali Cantone SMCC UF cell cond cell cond cell cond cell cond cell cond UF Nucleo permanente dello SMF-NBCN Cancelleria dello Stato Vie di servizio CaF UF UF S Info 22 Informazione UF Segreteria generale Dipartimento competente CSG Consiglio federale Lo Stato maggiore federale NBCN riunisce altorno a un unico tavolo i rappresentanti dei Cantoni e degli organi federali competenti, coordina le misure a livello federale e prepara le basi decisionali per il Consiglio federale. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 POLITICA Rapporto del Consiglio federale Nuova strategia per la protezione della popolazione e la protezione civile Modifiche al modello dell’obbligo di prestare servizio, la creazione di basi intercantonali dotate dell’equipaggiamento necessario ed una migliore collaborazione fra Confederazione e Cantoni: questi i punti cardinali della Strategia della protezione della popolazione e della protezione civile 2015+. Un gruppo di lavoro eterogeneo ha elaborato il relativo rapporto. La protezione della popolazione deve essere sviluppata in vista di sfide future. In quest’ottica, un gruppo di lavoro composto da rappresentanti della Confederazione, dei Cantoni e delle organizzazioni partner ha elaborato, sotto la direzione del Consigliere di Stato urano Josef Dittli, un rapporto sulla Strategia della protezione della popolazione e della protezione civile 2015+. Protezione della popolazione Il sistema integrato della protezione della popolazione con le organizzazioni partner polizia, pompieri, sanità pubblica, servizi tecnici e protezione civile si è rivelato efficace, per cui verrà mantenuto invariato, ad esempio per quanto attiene alla sostanziale competenza dei cantoni e alla collaborazione con l’esercito. Il sistema va comunque perfezionato in vista di sfide future, e, in particolare, orientato maggiormente alla gestione di situazioni d’emergenza e di catastrofi naturali e tecnologiche. Qui di seguito i nuovi elementi e le misure oggetto di un esame approfondito: • Rafforzamento del coordinamento tra le diverse organizzazioni partner a livello svizzero • Interoperabilità garantita in virtù di modernizzazione ampliamento dei sistemi tecnici comuni, in particolare dei sistemi d’allarme e d’informazione, e delle infrastrutture di comunicazione fail-safe. • Designazione degli organi di contatto a livello federale e cantonale per la gestione delle attività quotidiane e degli eventi • Definizione delle sinergie fra le organizzazioni partner • Adattamento del sistema dell’obbligo di prestare servizio al fine di creare un servizio civile alternativo nella protezione civile, presso i pompieri, nella sanità pubblica o nei servizi sociali Protezione civile La situazione è simile nell’ambito della protezione civile: l’ultima riforma ha dato ottimi risultati e molti elementi dimostratisi validi verranno mantenuti, come ad esempio l’organizzazione federalista, la sostanziale competenza dei Cantoni e la salvaguardia del valore delle costruzioni di protezione esistenti. Anche la protezione civile deve tuttavia essere perfezionata, di modo da poter svolgere efficacemente i propri compiti all’interno del sistema integrato. Qui di seguito i nuovi elementi e le misure prese in considerazione: • Verifica e adattamento degli effettivi con l’obiettivo di ridurre gli attuali e soprattutto di abolire la riserva • Creazione di basi d’appoggio intercantonali dotate di specialisti e materiale specializzato • Perfezionamento dell’interoperabilità mediante definizione di standard comuni nei settori condotta, istruzione e materiale Si prevede che il rapporto possa essere sottoposto per consultazione a Cantoni, partiti ed associazioni interessate nell’autunno 2011. Tenuto conto delle relative prese di posizione, il rapporto dovrebbe venire approvato all’inizio del 2012 dal Consiglio federale e parallelamente anche dalla Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile e i pompieri (CG MPP). Il rapporto sarà in seguito sottoposto al Parlamento, dopodiché potranno essere elaborate le strategie di attuazione. 23 24 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 POLITICA / NOVITÀ DELL’UFPP Informazione del Consiglio federale Una condotta più efficiente in materia di politica di sicurezza Il Consiglio federale ha reimpostato l’organizzazione della propria condotta in materia di politica di sicurezza. L’Organo direttivo in materia di sicurezza viene focalizzato su un nucleo di lavoro e lo Stato maggiore della Giunta del Consiglio federale in materia di sicurezza viene sciolto. L’Organo direttivo in materia di sicurezza viene sciolto e sostituito da un nucleo di lavoro, costituito dal segretario di Stato del Dipartimento federale degli affari esteri DFAE e dai direttori del Servizio delle attività informative della Confederazione SIC e dell’Ufficio federale di polizia fedpol. L’incarico del nucleo di lavoro Sicurezza è costituito soprattutto dal monitoraggio e dalla valutazione della situazione, nonché dalla detezione tempestiva delle sfide nel campo della politica di sicurezza. Il nucleo di lavoro Sicurezza deve fondamentalmente analizzare la situazione nel campo della politica di sicurezza ed eventualmente inoltrare proposte alle Giunte del Consiglio federale competenti. Il lavoro del nucleo Sicurezza riceve il sostegno amministrativo e materiale da un gruppo di coordinamento interdipartimentale costituito da un rappresentante per ogni ufficio effettivamente coinvolto. SM GSic Lo Stato maggiore della Giunta del Consiglio federale in materia di sicurezza (SM GSic) è nato dall’organo di coor- dinamento del Servizio delle attività informative della Confederazione, costituito dal coordinatore delle informazioni, dall’Ufficio per l’analisi della situazione e la detezione tempestiva e dal segretariato. Il compito dello SM GSic non aveva soltanto funzioni di segretariato, ma per esempio anche quella di gestire l’elaborazione di pianificazioni preventive. Quest’organizzazione non era in grado di rispondere alle elevate aspettative relative alla formazione e doveva quindi essere snellita al punto da potersi integrare nelle altre strutture su cui appoggiarsi per il lavoro da svolgere. Le pianificazioni preventive finora gestite dallo SM GSic verranno allestite anche in futuro, ma sotto la direzione dell’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP, del settore del Dipartimento della difesa oppure del SIC. Rapporti chiave particolari saranno in futuro allestiti unicamente su esplicito desiderio delle Giunte del Consiglio federale oppure del nucleo di lavoro Sicurezza, che a seconda della situazione designerà chi ne assumerà la direzione. Protezione NBC Il LABORATORIO SPIEZ sostiene il CICR Il LABORATORIO SPIEZ, l’Istituto nazionale per la protezione NBC, fungerà da laboratorio di riferimento per il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR). Secondo un contratto quadro firmato nel mese di giugno 2011, il LABORATORIO SPIEZ dell’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP sostiene il CICR nello sviluppo di capacità tecniche e operative necessarie per gestire eventi nucleari, radiologici, biologici e chimici con cui l’organizzazione umanitaria potrebbe essere confrontata durante i suoi interventi. La competenza analitica del Laboratorio è in grado in qualsiasi momento di offrire a breve termine un sostegno al CICR e, se richiesto, di inviare degli esperti direttamente sul terreno. Questo impegno si aggiunge alle già numerose attività a livello internazionale degli esperti di Spiez, inclusi un laboratorio di fiducia realizzato nell’ambito della Convenzione sulle armi chimiche, e interventi nell’ambito dell’aiuto offerto in seguito a conflitti e catastrofi. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 NOVITÀ DELL’UFPP Personale dell’UFPP Nuovo capo della Divisione Infrastruttura Il Capo del DDPS, Consigliere federale Ueli Maurer, ha nominato Peter Wüthrich nuovo capo della divisione Infrastruttura dell’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP). Il cinquantenne ingegnere elettronico con formazione complementare di manager (EMBA) lavora presso l’UFPP dal 2005, ultimamente come capo della sezione Sistemi telematici. Egli è subentrato a Philippe Giroud, andato in pensione il 1° luglio 2011. La divisione Infrastruttura è responsabile soprattutto di salvaguardare il valore dell’infrastruttura di protezione, di valutare, acquistare e mettere a disposizione il materiale di protezione civile standard e conforme ai vari tipi di costruzione e di coordinare i progetti nel campo dei sistemi d’allarme e telematici ad uso delle autorità e delle organizzazioni attive nel campo del salvataggio e della sicurezza (AOSS). Protezione dei beni culturali Nuove «Prescrizioni per la documentazione di sicurezza» Il 1° gennaio 2012 entreranno in vigore le nuove «Prescrizioni sulla concessione di sussidi federali per l’allestimento della documentazione e delle copie di sicurezza nel settore della protezione dei beni culturali». Le vecchie prescrizioni del 1985 sono state rielaborate nell’ambito di una revisione durata circa due anni. Grazie alla partecipazione di diversi enti cantonali, altri Uffici federali e varie istituzioni culturali sono state redatte nuove prescrizioni di più facile consultazione e fi- nalizzate a una maggiore qualità delle documentazioni e delle copie di sicurezza. Dato che l’adozione delle misure di protezione dei beni culturali è fondamentalmente un compito dei Cantoni, la sezione PBC dell’UFPP ha deciso di informare in anticipo e in dettaglio gli organi cantonali responsabili. Nell’agosto 2011 sono stati pertanto organizzati due incontri informativi a Basilea e Losanna. Il tema è trattato anche nel numero 18 della rivista «Forum PBC» (pag. 38). Istruzione Nuovo personale insegnante della protezione civile La protezione civile dispone di nuovo personale insegnante. Il 17 giugno a Schwarzenburg è stato consegnato il diploma a quattordici istruttori a tempo pieno e a quattro istruttori a tempo parziale. Diploma federale di istruttore della protezione civile: Albeverio Christian (datore di lavoro: Regione Bellinzonese), Durscher Christian (LU), Ess Christian (BABS), Facchini Aldo (Regione Lugano Città), Gerber Andreas (BL), Jenni Christoph (BS), Kümin Michael (LU), Monn Peter (SG), Reifler Patrick (ZH), Schweizer Simon (BABS), Turuvani Nicolas (NE), Utzinger Stefan (ZH), Wipfli Peter (BS), Zurbrügg Peter (BE) Certificato di istruttore della protezione civile a tempo parziale: Burgherr Dominic (BE), Gilliéron Lucien (BE), Ineichen Michel (Regione Mendrisiotto), Schär-Bollhalder Praxedis (SG) I neodiplomati. 25 26 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 NOVITÀ DELL’UFPP Incidente nella centrale nucleare di Fukushima La Centrale nazionale d’allarme in azione Durante l’emergenza giapponese la Centrale nazionale d’allarme (CENAL) è rimasta operativa 24 ore su 24 per dieci giorni consecutivi. La sua priorità era proteggere i cittadini svizzeri, in Svizzera e in Giappone. Le immagini dello tsunami che venerdì 11 marzo 2011 ha investito il Giappone sono rimaste impresse nella memoria di tutti. Barche, automobili e case sono state spazzate via come fuscelli dall’onda gigante. Strade e ponti sono stati inondati, intere regioni sommerse. La CENAL è entrata in azione in seguito a una notifica internazionale di terremoto. In questi casi la prima domanda che si pongono i membri del servizio di picchetto della CENAL è se non vi siano centrali nucleari nella zona colpita dal terremoto? Per il Giappone questa domanda era ovviamente superflua. Solo sulla costa orientale del Giappone quel giorno erano in funzione più di dieci centrali nucleari. È stato quindi creato subito un nucleo di stato maggiore, composto da esperti nei settori della radioattività, dell’informazione e dell’analisi della situazione, la cui priorità era raccogliere informazioni attendibili sull’evento, in modo da poter informare tempestivamente la popolazione e i partner sia in Svizzera che in Giappone. Le autorità giapponesi hanno comunicato che era entrata in azione l’organizzazione di soccorso e che erano state disattivate tutte le centrali nucleari. Il venerdì sera, dopo un inserimento dei dati nella presentazione elettronica della situazione (PES) e una breve informazione sulla situazione in Giappone sul sito www.cenal.ch, i computer della CENAL sono stati spenti. Dopo un’intensa settimana di esercizi e corsi di stato maggiore (la CENAL svolge tre volte l’anno una formazione di stato maggiore), il riposo di fine settimana è stato più che meritato. Esplosione nella centrale nucleare Ma il sabato mattina vi è stata un’esplosione nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi che ha costretto il nucleo di stato maggiore della CENAL a riunirsi d’urgenza. A questo punto era chiaro che l’emergenza sarebbe durata a lungo. Per garantire la permanenza a turni, una parte dei collaboratori della CENAL è stata mandata a casa. Parecchie le domande rimaste in sospeso: quali erano le informazioni davvero affidabili? Sussisteva un pericolo per la popolazione svizzera? Quali partner contattare? Quali informazioni comunicare ai diversi partner e alla popolazione? La domenica, le incertezze aumentavano ulteriormente. I media riportavano notizie su problemi in diverse centrali nucleari giapponesi. Circolavano informazioni contraddittorie non solo sulla centrale di Fukushima Daiichi, ma anche sulle centrali Fukushima Daini, Tokai, e Onagawa. Si parlava di incendi in impianti chimici e di guasti ai sistemi di comunicazione. Non c’era ancora alcuna informazione ufficiale rilasciata dagli enti internazionali, come l’«International Atomic Energy Agency» (IAEA). Il fuso orario rendeva inoltre difficile la comunicazione tra i diversi partner. Visto che fra il Giappone e la Svizzera vi sono otto ore di differenza, era possibile comunicare soprattutto durante la notte e nelle prime ore del mattino. Con i partner nazionali si comunicava invece durante le ore normali d’ufficio, anche se la compagnia aerea Swiss chiedeva un aggiornamento sulla situazione alle tre di notte per poter pianificare i voli della giornata.La CENAL doveva quindi garantire una permanenza di 24 ore su 24. Le cattive notizie non sono cessate nei giorni successivi. Lunedì mattina si è verificata una seconda esplosione nella centrale di Fukushima Daiichi a causa di una perdita di pressione. Stavolta le prime informazioni sono giunte alla CENAL attraverso i canali ufficiali, ma erano alquanto frammentarie e in lingua giapponese. La CENAL è stata contemporaneamente sommersa da domande da parte dei media, soprattutto da quelli presenti in rete e dalle emittenti radiofoniche svizzere. Martedì è stata convocata la sezione Informazione dello stato maggiore del Consiglio federale CENAL per rispondere a tutte queste domande. La terza esplosione, verificatasi il 15 marzo e seguita da un incendio in una vasca di raffreddamento contenente barre di combustibile esaurite, ha causato una fuga radioattiva superiore a quelle precedenti. La radioattività ha infatti raggiunto picchi di 12 microsievert all’ora (msV/h) nella zona della centrale di Fukushima Daiichi, allorché il valore limite per la radioattività artificiale in Svizzera è di 1 msV all’anno. Caccia a dati affidabili Visto che il terremoto e il conseguente tsunami hanno distrutto gran parte delle stazioni di misurazione della radioattività, vi era un forte bisogno di apparecchi di misurazione sul posto. Anche la squadra svizzera di ricerca, il personale dell’ambasciata di Tokio e la compagnia aerea Swiss avevano un urgente bisogno di dosimetri e consulenza radiologica. Grazie all’efficiente collaborazione con i suoi partner, la CENAL ha potuto non solo mettere a disposizione i propri strumenti di misu- PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 NOVITÀ DELL’UFPP Il villaggio costiero Aragama (prefettuna di Fukushima) distrutto dallo Tsunami. razione, ma anche contribuire a procurare materiale supplementare. Si è inoltre potuto ricorrere a fonti d’informazione supplementari, sia nei Paesi confinanti che attraverso la rete normalmente destinata alla sorveglianza del trattato sul bando degli esperimenti nucleari. La propagazione della radioattività è stata costantemente calcolata sulla base dei dati disponibili sulle sostanze radioattive. Fortunatamente, nei primi giorni dopo l’esplosione, il vento si è diretto verso il Pacifico. Le sostanze liberate dalle esplosioni si sono pertanto diluite nell’aria e nell’acqua. La CENAL ha messo costantemente a disposizione dei suoi partner i suoi dati tramite il sistema di presentazione elettronica della situazione (PES) e ha informato l’opinione pubblica più volte al giorno in tre lingue sul suo sito internet. Quest’ultimo è stato molto consultato, spesso anche da utenti che si trovavano in Giappone. Una volta stabilizzatasi la situazione, e una volta adottate dalle organizzazioni svizzere stanziate in Giappone le misure necessarie, la CENAL ha progressivamente ridotto il suo grado operativo. Primi insegnamenti tratti dall’evento di Fukushima Gli eventi di Fukushima hanno chiaramente dimostrato che la protezione della popolazione deve essere collegata con una rete più ampia di partner poiché anche i cittadini e le organizzazioni svizzere presenti all’estero si aspettano di ricevere informazioni e sostegno in simili casi. Ciò presuppone un coordinamento tra i diversi partner e in particolare una collaborazione più stretta con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Per questo motivo, i compiti e le procedure degli organi federali non devono essere disciplinati solo in previsione di un incidente nucleare nel nostro Paese, ma esigono una regolamentazione vincolante e applicabile a tutti i partner anche in caso di incidente all’estero. La CENAL partecipa attivamente alle attività del gruppo di lavoro interdipartimentale per la protezione d’emergenza in casi estremi (IDA NOMEX), incaricato di trarre insegnamenti per la Svizzera dagli eventi del Giappone. Flurin Simeon sost. Capo Informazione CENAL, UFPP 27 28 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 NOVITÀ DELL’UFPP / CANTONI Esercitazioni nel Canton Friburgo Organi di condotta e forze d’intervento messi a dura prova La protezione della popolazione del Canton Friburgo organizza ogni anno un’esercitazione d’intervento o un esercizio di stato maggiore. Quest’anno hanno avuto luogo entrambi. A fine maggio 2011, l’Organizzazione di lotta contro le catastrofi del Canton Friburgo ORCAF ha svolto un’importante esercitazione a Estavayer-le-Lac. Un mese più tardi, l’organo cantonale di condotta si è confrontato con una simulazione di epidemia di afta epizootica. Due classi di scuola media stanno provando uno spettacolo nella palestra di Estavayer-le-Lac. Ad un tratto, una parte del tetto precipita sugli allievi... Con questo scenario si è voluto verificare il funzionamento della Catena di salvataggio in caso di incidente con un gran numero di vittime. Oltre 200 persone hanno partecipato a questa esercitazione, durata diverse ore: 156 membri della polizia cantonale, dei pompieri, dei servizi sanitari (amIn seguito al crollo simulato del tetto della palestra, entra in azione la Catena di salvataggio. bulanze, soccorritori professionisti, REGA), del servizio civile e del gruppo d’assistenza psicologica, e 50 comparse tra cui allievi della regione e attori. La simulazione ha messo in luce la necessità per i servizi sanitari di essere organizzati, strutturati e gestiti in modo gerarchico, sul modello degli altri organi della protezione della popolazione. In collaborazione con la Confederazione ed i cantoni Fra il 28 e il 30 giugno 2011, la protezione della popolazione del Canton Friburgo ha simulato, in collaborazione con l’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP, un’epidemia di afta epizootica. Questo esercizio di stato maggiore aveva per scopo di verificare il funzionamento dell’organo cantonale di condotta (OCantC) e la collaborazione con l’esercito. Una cinquantina di persone, fra cui il Consigliere di stato Erwin Jutzet, hanno preso parte a quest’esercizio che ha coinvolto i partner della protezione della popolazione, l’esercito, gli Uffici federali di veterinaria ed i gruppi d’assistenza psicologica. Lo scenario che l’organo di condotta ha dovuto affrontare comportava due fasi distinte: durante i primi due giorni, l’epidemia era limitata ad alcuni capi di bestiame in diverse fattorie. Il terzo giorno è stato simulato un salto nel tempo di due mesi, durante i quali l’epidemia si era propagata a tutto il sud del cantone. L’esercizio ha indicato come un’epidemia possa estendersi rapidamente, ed ha sottolineato la necessità di una collaborazione intercantonale e di una condotta delle operazioni da parte dello Stato maggiore federale NBCN. Ottava conferenza sulla protezione della popolazione «Strategia della protezione della popolazione e della protezione civile 2015+» L’ottava Conferenza sulla protezione della popolazione (CPP) si terrà il 17 e il 18 novembre a Davos. Verranno trattate innanzitutto la «Strategia della protezione della popolazione e protezione civile 2015+» e le misure d’emergenza da adottare in caso d’incidente presso una centrale nucleare svizzera. Il Consigliere federale Ueli Maurer terrà una relazione dal titolo «La protezione della popolazione è parte integrante della politica di sicurezza». A questa conferenza parteciperanno circa 200 responsabili e specialisti degli organi cantonali, delle maggiori città, delle organizzazioni partner della protezione della popolazione, dell’esercito e di altre istituzioni federali. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 CANTONI Protezione civile nel Canton Friburgo Intervento di pubblica utilità per oltre 200 militi Il Canton Friburgo dispone di 3 compagnie d’intervento della protezione civile, capaci di operare in tutto il cantone. Durante il corso di ripetizione 2011, la compagnia d’intervento Sud ha effettuato importanti lavori volti alla creazione di un sentiero presso il lago di Gruyère. Una buona occasione per perfezionare la collaborazione con l’esercito. L’intervento di pubblica utilità, svolto nel quadro di un programma pluriennale, prevedeva la costruzione di un sentiero di 1,6 kilometri e di otto ponti, tra cui uno di 22 metri. Per mettere alla prova l’efficienza ed in particolare il materiale d’illuminazione del servizio civile, i militi hanno lavorato giorno e notte. 219 militi hanno fornito un totale di 1213 giornate di lavoro, avvalendosi peraltro di tre piastre vibranti, cinque scavatrici cingolate e sei cingolati da trasporto. Con il sostegno dell’esercito L’intervento ha permesso ai quadri del servizio civile di collaborare con l’esercito, partner importante in caso di catastrofe e di emergenza. Il sentiero è stato infatti realizzato con il sostegno dell’esercito che, oltre a fornire 52 soldati, ha messo a disposizione un battello rimor- chiatore per il trasporto di uomini e materiale. L’esercito ha inoltre fornito cinque autocarri, due barche traghetto, un’escavatrice idraulica e tre autocarri a cassone ribaltabile. Per poter dirigere le operazioni, il servizio civile ha allestito un posto di comando, una centrale di trasporto, un punto di sussistenza, un posto d’assistenza e un deposito di materiale. Le forze d’intervento hanno costruito 1,6 km di sentiero e otto ponti. Protezione civile nel Canton Basilea-Campagna Salvataggio di migliaia di pesci Nel mese di maggio 2011, la protezione civile del Canton Basilea-Campagna è intervenuta a quattro riprese per salvare migliaia di pesci. Questi interventi sono stati effettuati per incarico dello stato maggiore cantonale di crisi e su richiesta dell’Ufficio cantonale della caccia e della pesca in seguito ad un periodo di grave siccità. Questa primavera, diversi corsi d’acqua hanno subìto le conseguenze del lungo periodo di siccità: il livello dell’acqua si è abbassato e la velocità di scorrimento nei ruscelli è diminuita, al punto che alcuni segmenti si sono prosciugati, mentre la temperatura dell’acqua di pozzi e stagni è fortemente aumentata. In seguito all’ordine d’intervento dello stato maggiore di crisi, l’Ufficio della caccia e della pesca del Canton Basilea-Campagna ha potuto usufruire di cinque gruppi, ciascuno formato da nove militi del servizio civile, provenienti da compagnie dei comuni, delle regioni e del cantone costituite per interventi su tutta la superficie cantonale. Ai quadri è stato assegnato il compito di preparare i militi all’intervento mediante un’istruzione specifica. I gruppi dovevano essere organizzati in modo da poter entrare in azione nell’arco di quattro ore. Gli interventi, concentratisi su quattro corsi d’acqua del cantone, hanno permesso di salvare 6000 trote, gamberi di fiume e altri animali acquatici, poi trasferiti in altri corsi d’acqua. La fase di formazione che ha preceduto l’intervento è stata di grande utilità: ha infatti permesso alle forze d’intervento di familiarizzarsi con la tecnica della pesca elettrica e con i pericoli che questa comporta. 29 30 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 CANTONI Organizzazione di crisi del Canton Basilea-Città Apertura di un segretariato permanente presso la polizia cantonale In caso di situazioni straordinarie, nella città renana è prevista l’entrata in funzione dell’Organizzazione cantonale di crisi. Questa è lo stato maggiore e l’organo di condotta del Consiglio di Stato e può rimpiazzare il governo in situazioni eccezionali. Alla testa dell’Organizzazione cantonale di crisi è il comandante della polizia del Canton Basilea-Città. La forte densità urbana e la prossimità della frontiera nazionale fanno sì che le esigenze del Canton Basilea-Città in termini di gestione di crisi siano molto elevate. Le prescrizioni concernenti la protezione della popolazione sono state elaborate nel quadro dell’ordinanza cantonale sull’attività amministrativa in situazioni particolari e straordinarie. In caso di intervento, l’Organizzazione cantonale di crisi è costituita da tre moduli al massimo: • lo stato maggiore di crisi, composto dalle sue sette sezioni e da trenta servizi specializzati nelle retrovie; • i comandi delle operazioni sul luogo del sinistro; • i comandi delle piazze di riunione, incaricati di assistere e registrare le persone coinvolte ma non ferite. Oltre a questi tre moduli, è operativa un’organizzazione di sgombero e ripristino, il cui compito è di ristabilire una situazione di normalità. Questa organizzazione di milizia è subordinata al Consiglio di Stato, opera d’intesa con l’Organizzazione cantonale di crisi e i suoi membri fanno prevalentemente parte dell’amministrazione cantonale. L’ultimo intervento effettivo dell’Organizzazione cantonale di crisi risale al 2007, quando un velivolo privato era caduto su un quartiere della città. L’analisi dei pericoli come parte del programma di legislatura Il segretariato permanente dell’Organizzazione cantonale di crisi è un servizio della polizia cantonale. Esso gestisce l’organizzazione di milizia ed è incaricato dell’analisi dei rischi e pericoli per il cantone. Il progetto Analisi dei pericoli fa parte del programma di legislatura del governo. Ulteriori compiti del segretariato permanente sono la prevenzione (pianificazione dei mezzi e degli interventi, formazioni superiori, esercitazioni, progetti e individuazione precoce dei rischi). Il Canton Svitto nomina sei capi intervento del servizio sanitario Maggiore sinergia fra il servizio di salvataggio e l’aiuto in caso di catastrofe In caso di incidente con un numero importante di feriti entrano in azione diverse forze d’intervento. Onde permettere un coordinamento di servizi di salvataggio, posto sanitario di soccorso mobile e altre forze d’intervento sanitario, il Canton Svitto ha nominato sei capi intervento del servizio sanitario. Nel Canton Svitto, sono i servizi di salvataggio dei distretti ad entrare in azione in caso di incidente stradale. L’aiuto medicalizzato in caso di catastrofe è assicurato da due posti sanitari di soccorso mobili. Nel caso vi siano feriti gravi, entra spesso in azione anche la REGA. Per poter garantire un’assistenza rapida ed efficace, è necessario coordinare gli interventi dei differenti servizi sanitari in modo professionale. I sei capi intervento del servizio sanitario sono stati reclutati presso i diversi servizi distrettuali di salvataggio e presso il posto sanitario di soccorso mobile. Sono rap- presentati in tal modo sia le diverse regioni del cantone sia i membri del servizio di salvataggio e dell’aiuto in caso di catastrofe. I capi intervento del servizio sanitario sono tutti e sei dei soccorritori con esperienza di comando. Ogni capo intervento del servizio sanitario deve inoltre essere un membro attivo del posto sanitario di soccorso mobile, per cui è previsto un coordinamento di istruzione e dottrina d’intervento fra il servizio di salvataggio e l’aiuto in caso di catastrofe, il che dovrebbe portare ad una maggiore sinergia. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 CANTONI I compiti dei comuni nel Canton Zurigo Informazioni relative alla protezione della popolazione e all’organo cantonale di condotta La polizia cantonale zurighese ha organizzato, in collaborazione con gli uffici cantonali e la Conferenza dei sindaci, diverse manifestazioni volte a informare i responsabili delle città e dei comuni sulle nuove basi legali della protezione della popolazione. La legge cantonale sulla protezione della popolazione, che stabilisce le competenze delle autorità e dell’amministrazione pubblica in caso di situazioni straordinarie, è entrata in vigore il 1 luglio 2008. Un gruppo di lavoro ha in seguito elaborato, in collaborazione con la Conferenza dei sindaci, una nuova ordinanza sulla condotta strategica e l’intervento dell’organizzazione cantonale di condotta (OCantC). L’ordinanza è stata adottata dal Consiglio di Stato il 22 dicembre 2010 ed è entrata in vigore il 1 aprile di quest’anno. Mentre fino al 1998 esistevano degli stati maggiori distrettuali di condotta civili, la nuova legge sulla protezione della popolazione e l’ordinanza sulla condotta strategica prevedono che siano i comuni a fornire il personale per i loro organi di condotta. Allo scopo di orientare i responsabili delle città e dei comuni sulle nuove basi legali e sui diritti e doveri che queste comportano, la polizia cantonale ha organizzato quattro mezze giornate d’informazione in collaborazione con gli uffici competenti e la Conferenza dei sindaci. Oltre 300 rappresentanti delle città e dei comuni hanno preso parte a queste manifestazioni svoltesi presso il centro d’istruzione di Andelfingen durante il primo semestre 2011. I risultati dell’inchiesta permettono di trarre un bilancio positivo da queste manifestazioni. Altre richieste e necessità formulate dalle città e dai comuni sono state prese in considerazione e sono sotto esame. Mario Fehr, Direttore della sicurezza del Canton Zurigo, in discussione con Anton Melliger (Capo dell’Ufficio del militare e della protezione civile, a sinistra), Hans-Peter Tschäppeler (Segretario generale dei servizi di sicurezza, in mezzo) e Hans Imholz (Capo dell’Aiuto alla condotta della polizia cantonale). I documenti relativi alle manifestazioni dell’organo cantonale di condotta (OCantC) possono essere consultati sul sito www.kfo.zh.ch. Riorganizzazione dei settori di competenza nel Canton Zurigo Pompieri d’ora in poi subordinati al Dipartimento della pubblica sicurezza Il Consiglio di Stato del Canton Zurigo ha parzialmente riorganizzato le competenze del Dipartimento della sicurezza e del Dipartimento della giustizia e degli affari interni. Il corpo pompieri, la polizia del fuoco e l’assicurazione immobiliare sono ora subordinati al Dipartimento della pubblica sicurezza. I settori d’attività della polizia, della protezione civile e del corpo pompieri sono strettamente correlati tra loro. I pompieri e la polizia collaborano quotidianamente e in modo standardizzato; il centro d’istruzione di Andelfingen è condiviso da polizia, protezione civile e pompieri. La polizia e la protezione civile erano già subordinate al Dipartimento della pubblica sicurezza. Il trasferimento verso lo stesso Dipartimento di pompieri, polizia del fuoco e assicurazione immobiliare permette un migliore coordinamento nel campo della sicurezza. L’attribuzione del corpo pompieri al Dipartimento della pubblica sicurezza è avvenuta il 1 agosto 2011. Non vi è nessun cambiamento per quanto concerne i compiti dell’assicurazione sugli immobili. La riorganizzazione non ha nessuna influenza sugli effettivi. 31 32 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 CANTONI Il Canton Vaud s’informa Droni al servizio della protezione della popolazione Per gestire un evento d’ampia portata può essere utile una ricognizione aerea. In determinate circostanze, i Cantoni hanno la possibilità di chiedere l’aiuto sussidiario dell’esercito. Per iniziativa dello stato maggiore di condotta del Canton Vaud, le Forze aeree hanno presentato i loro droni ai partner attivi nel campo della sicurezza. Gli aiuti sussidiari dell’esercito sono collaborazioni civili-militari (CIMI) tra i partner attivi nel campo della sicurezza. Gli interventi delle Forze terrestri (protezione di missioni diplomatiche, interventi delle truppe di salvataggio, ecc.) sono ampiamente riconosciuti dall’opinione pubblica. Non tutti vedoUn drone ADS 95 in volo sopra lo stadio del Letzigrund di Zurigo. no però di buon occhio le ricognizioni aree. I droni sono spesso percepiti come simboli di una sorveglianza militare eccessiva e il fatto che possano volare senza pilota avvalora questo pregiudizio. Una ricognizione aerea mirata può tuttavia essere fondamentale per la prevenzione di un rischio o la gestione di un evento maggiore. Senza pilota, di modeste dimensioni e leggero, il drone può avvicinarsi facilmente ai luoghi sensibili. Grazie alle immagini trasmesse in tempo reale, i partner della sicurezza possono adeguare i loro interventi alla situazione. I droni ADS 95 si possono ad esempio impiegare per i seguenti scopi: • Analisi visiva della situazione in caso di pericolo incombente o per accertare i danni causati da una catastrofe naturale, in particolare da un incendio • Sorveglianza di luoghi particolari, in particolare di zone di frontiera o assi viari durante congressi internazionali La visita all’aeroporto militare di Payerne ha permesso ai partner attivi nel campo della sicurezza di farsi un’idea del potenziale, ma anche dei limiti dei droni. Lo stato maggiore cantonale di condotta ringrazia le Forze aeree per l’ottima presentazione. Dati tecnici del drone ADS 95 I droni sono velivoli di ricognizione senza pilota. L’esercito svizzero impiega i droni ADS 95 (Aufklärungs-Drohnen-System 95) dal 2001. Le Forze aeree dispongono così di mezzi altamente tecnologici per la raccolta di informazioni. Ogni drone è dotato di una camera a raggi infrarossi per il rilevamento di sorgenti di calore e di una videocamera per la ripresa di immagini. Viene pilotato da una stazione di controllo al suolo. Le immagini riprese durante il volo sono inviate in tempo reale a una stazione di comunicazione, che le trasmette ai partner. CSIP: mutazioni del personale Hans-Peter Spring è il nuovo presidente Hans-Peter Spring, ispettore dei pompieri del Canton Zugo, è stato eletto nuovo presidente della Conferenza svizzera degli ispettori dei pompieri (CSIP) durante l’as- semblea del 14 e 15 giugno 2011. Egli è subentrato a Eric Senggen, ispettore dei pompieri del Canton Vallese, e rimarrà in carica per due anni. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 33 CANTONI / ASSOCIAZIONI FSP e CSP soddisfatte per il soldo esentasse Scopo raggiunto, ora tocca ai Cantoni L’obiettivo dell’esenzione fiscale del soldo dei pompieri è stato finalmente raggiunto. Il soldo versato ai pompieri è esente dall’imposta federale diretta fino a 5’000 franchi. La Coordinazione svizzera dei pompieri (CSP) e la Federazione svizzera dei pompieri (FSP) sono soddisfatte. Tocca ora alle autorità dei Cantoni adeguare il diritto fiscale cantonale. Quali vantaggi porta la nuova legge federale? Innanzitutto con il completamento della procedura parlamentare (il termine per il referendum scade il 6 ottobre 2011, ossia dopo la chiusura redazionale di questa rivista) la situazione giuridica è più chiara. Sono imponibili le indennità di funzione, che rimangono come in passato attività accessorie soggette all’imposta. Non sono invece imponibili tutte le attività rimunerate con il soldo. I parlamentari hanno ampliato il catalogo di queste attività per tenere conto degli interessi difesi dalle associazioni dei pompieri. Oltre agli interventi e agli esercizi, sono esentasse anche i servizi di picchetto, i corsi e le ispezioni. Lavoro di lobby del Gruppo parlamentare nel settore dei pompieri È stato fissato un limite ragionevole per il soldo esentasse. Inizialmente l’Amministrazione federale delle contribuzioni voleva fissare un limite di 600 o 800 franchi, ma il Consiglio federale l’ha aumentato a 3’000 franchi nel suo messaggio successivo alla procedura di consultazione. Nel corso dei dibattiti si è poi riusciti a portare il limite a 5’000 franchi grazie soprattutto al lavoro di lobby del Gruppo parlamentare nel settore dei pompieri, diretto dalla Consigliera nazionale argoviese Corina Eichenberger. Quest’ultima non ha nascosto la sua soddisfazione: «Il consenso del Parlamento è anche un importante riconoscimento del lavoro di milizia e dell’impegno quotidiano dei pompieri, sempre pronti a intervenire a favore della comunità.» Ora tocca ai Cantoni I Cantoni hanno due anni di tempo per integrare le disposizioni della legge federale nel diritto fiscale cantonale. Come nella legge federale, soltanto il soldo può essere esente dall’imposta, mentre le indennità percepite per l’esercizio di funzioni rimangono imponibili. I Cantoni sono però liberi di fissare un limite superiore ai 5’000 franchi per il soldo esentasse. Anche questa possibilità è frutto dell’influenza Soltanto pochi ricevono ancora il soldo direttamente in mano nella tradizionale busta gialla, ma tutti i centomila pompieri della FSP e della CSP. non dovranno più pagare l’imposta federale diretta per riLe associazioni che munerazioni che non superano 5’000 franchi. difendono gli interessi dei pompieri, ossia la FSP e la CSP, aiuteranno i Cantoni ad adeguare il diritto fiscale cantonale. I corpi pompieri e i Comuni saranno a loro volta responsabili di applicare correttamente il nuovo diritto e in particolare di rilasciare giustificativi per il soldo e le indennità versate. Si può quindi considerare adempiuta la mozione che l’ex Consigliere nazionale Boris Banga aveva presentato nel 2004. Con la nuova legge è stata posata una nuova pietra miliare per migliorare la collaborazione tra tutti i partner. 34 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 ASSOCIAZIONI Cooperazione La partecipazione della Croce Rossa Svizzera alla Catena di salvataggio Il salvataggio rappresenta, assieme alla sanità pubblica, all’integrazione ed all’impegno all’estero, uno dei compiti principali della Croce Rossa Svizzera (CRS). Viene così rispettato il principio universale secondo il quale la Croce Rossa si impegna a favore della preservazione della vita e della salute. La maggior parte delle società nazionali della Croce Rossa conduce le operazioni di salvataggio a proprio nome. Per delle ragioni storiche, nel caso della Croce Rossa Svizzera questo compito è invece assunto dalle organizzazioni di soccorso tali la Federazione svizzera dei samaritani FSS, la Società Svizzera di Salvataggio SSS, la Guardia Aerea Svizzera di Salvataggio REGA, la Società Svizzera di cani da ricerca e da salvataggio REDOG e la Società Svizzera delle Truppe Sanitarie SSTS. Queste organizzazioni sono state a lungo annesse in base ad un accordo contrattuale, ma dall’ultima revisione degli statuti sono riconosciute come vere e proprie organizzazioni membro. Parallelamente esiste, presso il segretariato della CRS, un ufficio di coordinamento per il soccorso d’urgenza e per l’aiuto in caso di catastrofe. Chi Forze di pronto intervento, soccorritori misure immediate Cosa assicurare, dare l’allarme, trarre in salvo Soccorso d'urgenza: Dove Personale delle centrali di chiamata d’emergenza chiamata d’emergenza 144 Soccorritori professionisti: soccorritori non professionisti / infermieri d’ambulanza / medici di pronto intervento / medici di servizio soccorritori non professionisti soccorritori professionisti, prime misure di salvataggio indicazioni per l’adempimento delle prime misure di salvatag- soccorritori professionisti gio misure di salvataggio avanzate Chiamata d'emergenza Primi soccorsi Reparto di cure intense Medici e personale di cura degli ospedali trasporto d’urgenza presa a carico ambulanza, elicottero di salvataggio reparto urgenze, sala d’operazione, reparto di cure intensive Trasporto Trasporto Ospedale Ospedale Promuovere la collaborazione Allo scopo di coordinare le attività di queste diverse organizzazioni e di incoraggiarne la collaborazione con gli altri membri del servizio di salvataggio, la CRS ha creato il Centro di competenze del servizio di salvataggio, ed ha approvato una missione comune a tutte le organizzazioni di soccorso. Questa missione comprende i punti seguenti: • Sosteniamo soccorritori non professionisti nel loro sforzo di prestare un aiuto d’urgenza efficace e nel loro sforzo di fornire delle misure di primo soccorso. Contemporaneamente, contribuiamo alle misure di prevenzione. • La nostra azione è complementare a quella dei servizi di salvataggio professionisti, e li sgrava da una parte delle loro responsabilità. Inoltre aiutiamo le forze d’intervento a far fronte a eventi di ampia portata. Nell’ambito della catena di salvataggio prevista dall’Interassociazione del servizio di salvataggio aiutiamo diversi membri ad adempiere ai loro compiti, autonomamente oppure in collaborazione con altri professionisti: • attraverso la formazione di soccorritori non professionisti nell’ambito dell’aiuto d’urgenza, delle chiamate d’emergenza, del primo soccorso e della prevenzione d’incidenti, • attraverso prestazioni speciali quali la localizzazione di persone oppure le misure immediate per salvare la vita nell’ambito dei primi soccorsi, • attraverso il salvataggio aereo nell’ambito dei trasporti, • attraverso prestazioni di sostegno nell’ambito dei primi quattro membri della catena di salvataggio, responsabili degli eventi di ampia portata, • attraverso dei contributi volti a perfezionare le misure di prevenzione. La catena di salvataggio. Personale Annemarie Huber-Hotz alla testa della CRS L’ex cancelliera della Confederazione Annemarie Huber-Hotz è la prima donna ad essere nominata presidente della Croce Rossa Svizzera in 145 anni. L’Assemblea della CRS (assemblea dei delegati) l’ha eletta alla fine del mese di Giugno a successore del Prof. René Rhinow che ha lasciato le sue funzioni dopo dieci anni d’attività. Contemporaneamente è stato rieletto il Consiglio della Croce Rossa per il periodo 2011–2015. Cinque dei nove membri (finora due) che compongono l’assemblea provengono ora da organizzazioni partner, ovvero dalle Associazioni cantonali della Croce Rossa e dalle organizzazioni di soccorso della Croce Rossa. Ciò dovrebbe permettere un migliore coordinamento e una migliore collaborazione. PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 35 ASSOCIAZIONI Catena di salvataggio Prima i samaritani, poi i professionisti Che si tratti del servizio sanitario coordinato, del corpo pompieri o dell’aiuto spontaneo d’urgenza: i samaritani lavorano sempre d’intesa con i loro partner. Le samaritane ed i samaritani sono dei volontari con conoscenze approfondite nell’ambito dei primi soccorsi. Grazie alla loro formazione ed esperienza, ma anche grazie alla loro organizzazione nelle società dei samaritani e alla loro disponibilità, rappresentano un partner importante per tutte le forze d’intervento in caso d’emergenza. Per il servizio sanitario coordinato i samaritani rappresentano una preziosa riserva di personale, utilizzabile nei casi di forte affluenza. Per il corpo pompieri, essi rappresentano una sottounità incaricata di un compito specifico. In entrambi i casi, di capitale importanza è però l’integrazione dei samaritani nelle rispettive forze d’intervento. Un anello nella Catena di salvataggio La situazione è diversa nell’ambito dell’aiuto spontaneo d’urgenza: qui i samaritani sono uno degli elementi della Catena di salvataggio, e sempre in stretta collaborazione con un partner. Come indica il termine «primi soccorsi», l’aiuto fornito dai samaritani non è sufficiente ma deve essere seguito da un «secondo soccorso», garantito di regola da professionisti attivi nell’ambito del salvataggio (soccorritori, medici di pronto soccorso, etc.). Quest’anno la collaborazione con i diversi partner dei servizi di salvataggio è in primo piano nei corsi di perfezionamento obbligatori destinati ai direttori di corso e ai direttori tecnici delle associazioni di samaritani. Questi corsi sono stati preparati da Martin Müller, che conosce bene entrambi, sia perché dirige un’associazione di samaritani nella città di Berna, sia perché conosce perfettamente le aspettative dei professionisti del salvataggio grazie al suo ruolo di sostituto del responsabile tecnico e della formazione della polizia sanitaria di Berna. In un articolo della rivista «Samaritani» dedicata alla tematica della collaborazione, Martin Müller consiglia a tutte le Associazioni di samaritani di cercare il dialogo con i diversi servizi di salvataggio: «se ci si conosce, la collaborazione durante gli interventi è più facile». Peter Ott, presidente dell’Associazione svizzera soccorritori professionali (ASS) e responsabile dei Servizi di salvataggio di Horgen ZH aggiunge: «più di un volta mi è capitato di contattare dei samaritani che avevano partecipato a interventi. Ho così avuto modo di informarli sulle cose che, dal punto di vista dei Servizi di salvataggio, andavano bene o dovevano essere migliorate». In generale, le esercitazioni in comune sono di grande importanza. La collaborazione con i diversi partner dei servizi di salvataggio è in primo piano nei corsi di perfezionamento destinati ai quadri dell’istruzione nelle Società di samaritani. I primi a essere sul posto «Sappiamo quanto sono importanti i minuti che precedono l’arrivo dei servizi di salvataggio, e quanto è importante il lavoro dei samaritani», afferma anche l’Interassociazione di salvataggio (IAS). «È per questa ragione che cerchiamo di stimolare la collaborazione fra i Servizi di salvataggio a livello regionale ed il Forum svizzero sul salvataggio a livello federale, e che elaboriamo delle direttive destinate ai gruppi di primo soccorso». Le samaritane ed i samaritani sono importanti, sottolinea Stéphan Witschard, presidente della Società di samaritani di Sion e direttore del Servizio di salvataggio Sion. «Quando avviene un incidente in un villaggio di montagna, il contributo delle forze disponibili sul posto è fondamentale. Sono loro che gestiscono la situazione fino all’arrivo dell’ambulanza». Questa può infatti impiegare anche a trenta minuti per arrivare sul luogo dell’incidente. Per maggiori informazioni: www.samaritani.ch 36 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 ASSOCIAZIONI Federazione svizzera della protezione civile Per una migliore comunicazione La Federazione svizzera per la protezione civile FSPC investe nella comunicazione con i suoi membri. La rivista «Protezione civile Svizzera» è stata ampliata, sono stati creati una newsletter nonché un nuovo forum destinato a favorire la discussione sulla protezione civile nel sito internet. Maggiori informazioni destinate ai membri e potenziamento delle relazioni pubbliche: sono questi i principali obiettivi della FSPC. È per questo motivo che i responsabili della protezione civile hanno scelto di ampliare i contenuti della loro rivista che dal mese di febbraio 2011 conta 16 pagine (prima 8). Un’altra novità è che la rivista viene pubblicata in tre lingue, oltre al francese e tedesco dunque anche l’italiano. La FSPC tiene così conto dei numerosi sforzi compiuti, nonché della risonanza viepiù positiva in Ticino. Un nuovo sito internet Ritocchi anche al sito internet www.protezionecivilesvizzera.ch. La nuova versione è stata messa in rete il 15 aprile, giorno dell’Assemblea generale. Le prime reazioni da parte degli utenti sono state positive: il sito è diventato più leggibile e strutturato, e dà accesso ad un archivio. Questo contiene, fra l’altro, i rapporti delle diverse Assemblee generali e informazioni concernenti i cambiamenti di personale. È stata inoltre creata la newsletter gratuita «Z-Letter» che permette una più rapida informazione dei membri. Una «Z-Letter» sempre aggiornata, in quanto pubblicata più volte all’anno. La prima versione conteneva importanti informazioni sull’Assemblea generale conclusasi qualche minuto prima. È possibile abbonarsi alla newsletter visitando il sito della Federazione. Anche per la FSPC, il sito internet è un prezioso strumento di comunicazione. Ad occuparsi del webmasting e della redazione su internet è ora un servizio stampa gestito dall’agenzia chilimedia GmbH di Olten. Ciò permetterà di creare ulteriori sinergie. Giori: lanciare la discussione Franco Giori, vicepresidente della FSPC, spera che il forum possa contribuire a lanciare una discussione sulla protezione civile. Presso il Comitato d’associazione, Giori è responsabile di comunicazione, informazione e relazioni pubbliche / marketing. Egli ha espresso la sua soddisfazione per le discussioni impegnate e gli interessanti contributi che certo non mancheranno. Durante l’ultima Assemblea generale, il vicepresidente ha incoraggiato i delegati ad utilizzare e divulgare questi nuovi strumenti. Oltre a migliorare la comunicazione con i propri membri, la FSPC vuole anche stimolare l’acquisizione di nuovi militi per la protezione civile. Per maggiori informazioni: www.protezionecivile-svizzera.ch PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 37 ASSOCIAZIONI Gli insegnamenti per la REDOG dell’intervento in Giappone Massima priorità per la sicurezza delle forze d’intervento In marzo 2011 il Corpo svizzero di aiuto umanitario CSA ha inviato nella regione giapponese colpita dal terremoto e dallo tsunami nove squadre di cani da catastrofe e due specialisti in localizzazione della REDOG. La loro missione era partecipare alla ricerca di persone disperse. La Chief Search Linda Hornisberger fa un bilancio di questo intervento molto particolare. Fin da principio, l’intervento del CSA nella regione colpita dal terremoto e dallo tsunami è stato caratterizzato da circostanze particolari: normalmente, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione DSC invia in missione la Catena di salvataggio Svizzera sempre costituita da due elementi, localizzazione e salvataggio. Così facendo, la DSC rispetta le direttive dell’«International Search and Rescue Advisory Group» (INSARAG). Visto però che le forze d’intervento giapponesi avevano specificamente richiesto l’intervento delle sole truppe di localizzazione, e che la collaborazione con le truppe di salvataggio nipponiche aveva ben funzionato in occasione del terremoto di Kobe nel 1995, è stata fatta un’eccezione. In secondo luogo, si è presto capito che per la popolazione le conseguenze dello tsunami erano ben più drammatiche di quelle del terremoto, e che le forze d’impiego si sarebbero dovute concentrare prevalentemente sulla localizzazione di vittime già decedute. Infine, questo intervento si rivelava sin da principio ben più grave, a seguito della situazione nelle centrali nucleari danneggiate. La minaccia della radioattività L’esposizione delle forze d’intervento ad un livello elevato di radioattività costituisce una minaccia da cui si possono trarre importanti insegnamenti. In q ueste circostanze, il concetto di sicurezza e di autoprotezione assume un nuovo significato. È probabile che gli interventi in caso di catastrofe dovranno vieppiù affrontare il pericolo costituito da sostanze biologiche, chimiche o atomiche. Alcune sostanze utilizzate nelle costruzioni possono rappresentare un pericolo per la salute. Si pensi per esempio al crollo delle torri gemelle: molti soccorritori risentono ancora oggi le conseguenze di questa tragedia. Onde garantire la massima concentrazione alle forze d’intervento in Giappone, queste sono state equipaggiate con sonde di misurazione della radioattività. Non solo i membri del team, ma anche i loro famigliari in Svizzera devono permanentemente venire informati sugli sviluppi della situazione. In tal modo, l’informazione concernente lo svolgimento dell’intervento assume un’importanza strategica. Questo vale non solo, ma soprattutto se la regione nella quale si svolge la La Chief Search Linda Hornisberger durante l’istruzione di una truppa di localizzazione prima di un intervento nella missione gode di una regione colpita dallo tsunami. grande copertura mediatica, in particolare online. Le notizie e le immagini in circolazione tendono infatti a creare un senso di insicurezza presso i famigliari dei membri delle forze d’intervento. Infine, in circostanze simili a quelle dell’intervento giapponese s’impone la costante valutazione delle possibilità di ritiro, a seconda di come si sviluppa la situazione. Nel caso di un incidente nucleare, la zona d’evacuazione delle forze d’intervento è evidentemente più vasta che nel caso di altri eventi di natura tecnica. La sicurezza globale delle forze d’intervento ha l’assoluta priorità. Solo se la sicurezza è garantita, le forze d’intervento possono svolgere il loro compito in modo mirato ed efficace. Per maggiori informazioni: www.redog.ch 38 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 SERVIZI PBC Forum 17/2011 Archeologia e PBC I siti archeologici sono particolarmente minacciati in caso di conflitto armato, ma è necessario proteggerli anche in tempo di pace. L’Inventario PBC del 2009 comprende solo pochi siti d’importanza nazionale (ca. 350), ma dall’esame degli oggetti proposti dai Cantoni è emerso che il patrimonio di siti archeologici è molto più ricco. Il numero 17 della rivista «Forum PBC» illustra i metodi, le basi e i sussidi di lavoro nel campo dell’archeologia. I venti articoli, redatti da esperti in materia, spaziano su diversi temi ed epoche e trattano anche il contesto internazionale. I lettori possono quindi farsi un’idea precisa dello stato attuale dell’archeologia in Svizzera. PBC Forum 18/2011 Documentazioni di sicurezza PBC L’allestimento di documentazioni di sicurezza per beni culturali importanti è una delle principali misure preventive della PBC. Nel 2011 si è conclusa la revisione delle prescrizioni in materia (vedi pag. 25). Il numero 18 della rivista «Forum PBC », che uscirà all’inizio di dicembre, è dedicato proprio a questo tema. Oltre alle nuove prescrizioni e alle conseguenze che esse comportano, la rivista presenterà vari lavori e progetti che possono essere finanziati. Gli esempi spaziano dall’inventariazione di rilievi dettagliati di facciate o elementi architettonici (per es. di una cattedrale) o di rilievi fotogrammetrici, all’allestimento di copie di sicurezza di archivi planimetrici, alla documentazione di organi di chiesa fino all’elaborazione di basi per l’integrazione di rappresentazioni 3D. Non manca uno sguardo oltre frontiera con due articoli redatti da esperti stranieri: il primo sulla documentazione di sicurezza in Palestina e il secondo su un anfitea tro romano in Libia. Entrambe le riviste (.pdf) si possono scaricare da Internet (www.kulturgueterschutz.ch -> Pubblicazioni -> Forum PBC) oppure ordinare presso il Segretariato PBC (tel. 031 322 52 74). IMPRESSUM Protezione della popolazione 11 / Novembre 2011 (anno 4) La rivista Protezione della popolazione è gratuita e disponibile in italiano, francese e tedesco. Layout: Centro dei media elettronici CME, Berna Stampa: Werner Druck SA, Basilea Coordinamento e redazione: P. Aebischer Riproduzione: Gli articoli e le immagini pubblicati nella rivista Protezione della popolazione sono protette da copyright. La riproduzione è vietata senza l’autorizzazione della redazione. Redazione: A. Bucher, Ch. Fuchs, M. Haller, K. Münger, F. Simeon, A. Spühler, H. Weber, N. Wenger Tiratura: tedesco 8500 copie, francese 3500 copie, italiano 1000 copie. Contatto: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP, Informazione, Monbijoustr. 51A, CH-3003 Berna, telefono +41 31 322 51 85, e-mail [email protected] Foto: p. 1, 5, 9, 17, 20 und 27 Keystone, p. 31 Beat Jost/KaPo ZH, p. 32 Luftwaffe, p. 33 Archiv «118», p. 35 Beatrice Margadant, p. 37 Michael Fichter/SKH La rivista «Protezione della popolazione» è edita dall’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP). Non è una pubblicazione ufficiale in senso stretto, bensì una piattaforma. Pertanto gli articoli non rispecchiano sempre il punto di vista dell’UFPP. Editore: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011 39 L’ULTIMA PAROLA Protezione in caso di aumento della radioattività Come la vede ALEX ALEX è anche vignettista del quotidiano romando «La Liberté». Vive nella Valle della Broye nel Canton Friburgo. Prospettive N° 12, marzo 2012 Che cosa ne pensate? Dossier [email protected] Costruzioni di protezione Vi siamo grati per qualsiasi giudizio e suggerimento per i prossimi numeri. Ordinazione La rivista dell’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP esce 3 volte all’anno in italiano, francese e tedesco. Potete ordinare le riviste e gli abbonamenti gratuiti al sito www.protpop.ch o all’indirizzo e-mail [email protected]. «Penso alle catastrofi affinché le cittadine e i cittadini non debbano curarsene.» La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro, Capo della Sicurezza del Canton Vaud Pagina 4 «Il largo consenso del Parlamento all’esenzione fiscale del soldo è anche un importante riconoscimento del lavoro di milizia svolto dai pompieri a favore della comunità.» La Consigliera nationale Corina Eichenberger, presidente del Gruppo parlamenta Pompieri, Pagina 33 «Le forze d’intervento possono operare in maniera mirata e con la massima concentrazione solo se ne viene garantita la sicurezza.» Linda Hornisberger, Chief Search, REDOG Pagina 37 Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP Monbijoustrasse 51A CH-3003 Berna Telefono +41 31 322 51 85 E-mail: [email protected] www.protpop.ch