Protezione della
popolazione
RIVISTA DI ANALISI DEI RISCHI E PREVENZIONE, PIANIFICAZIONE E ISTRUZIONE, CONDOTTA E INTERVENTO
11 / NOVEMBRE 2011
Dopo Fukushima
Protezione contro
un aumento
di radioattività
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La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro
«Armonia non vuol
dire uniformità»
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www.protpop.ch
Due progetti
Cooperazione
REDOG
Evacuazioni su
vasta scala
Stato maggiore
federale NBCN
L’intervento in
Giappone insegna
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
RUBRICHE
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EDITORIALE
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PRIMO PIANO
«Armonia non vuol dire uniformità» 4
Il coordinamento fra cantoni e l’interoperabilità dei mezzi d’intervento,
in specie quelli della protezione civile, vanno migliorati, lo chiede la
Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro, Capo del Dipartimento
Sicurezza e Ambiente del canton Vaud.
DOSSIER: PROTEZIONE CONTRO UN AUMENTO DELLA RADIOATTIVITÀ 13
Le radiazioni ionizzanti 8
Il pericolo di radioattività tematizzato ovunque: ma cosa si intende esattamente
per radioattività, quali i pericoli per il nostro corpo e come tutelarsi?
Misurazione della radioattività:
una complessa rete composta da diversi partner13
Per proteggere la popolazione da un aumento di radioattività non si può
prescindere da un buon funzionamento delle strutture di misurazione.
16
Evacuazioni su vasta scala in caso d’incidente nucleare16
In Svizzera la discussione sulle misure d’emergenza in caso di incidente
nucleare si era sempre limitata alla protezione sul luogo del sinistro; oggi
si presta sempre più attenzione alle evacuazioni su vasta scala.
Decontaminazione: diversi metodi, ma nessun rimedio miracoloso19
La decontaminazione di persone è relativamente semplice, le cose si
complicano invece quando ad essere contaminata è una regione di
parecchi chilometri quadrati.
COOPERAZIONE
Nuovo Stato maggiore federale NBCN per la gestione di emergenze e crisi 21
25
POLITICA 23
NOVITÀ DELL’UFFP 24
CANTONI 28
ASSOCIAZIONI 33
SERVIZI 38
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L’ULTIMA PAROLA 39
Copertina: Misurazione in una corte a due chilometri dalla zona sbarrata di Chernobyl
due decenni dopo l’incidente nucleare.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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EDITORIALE
Gentilissima lettrice, egregio lettore,
Con le catastrofi di inizio marzo 2011 nel Giappone nordorientale ci si è resi conto di
quanto siano vulnerabili queste nostre società fortemente industrializzate e rigorosamente interconnesse. Sismi, tsunami, incidenti nucleari, interruzione di corrente, vie di comunicazione che vengono meno, inabitabilità di importanti regioni: una catastrofe dopo l’altra, insomma un effetto domino che non possiamo escludere neanche in Svizzera. Anche
noi della protezione della popolazione svizzera dobbiamo dunque prepararci.
Agli accadimenti giapponesi si è prestata la massima attenzione anche nel nostro Paese –
e rapida è stata la reazione delle autorità competenti. Pensiamo all’IDA NOMEX, un
gruppo di lavoro interdipartimentale istituito dal Consiglio federale. Esso ha compiti di
controllo globale delle misure di emergenza in occasione di eventi estremi. Questo gruppo, di cui fanno parte anche i cantoni, avrà il compito di accertare se e in che misura
debbano essere adottati in Svizzera provvedimenti legislativi e organizzativi d’emergenza.
E’ anche vero che non ci siamo attivati soltanto in questa occasione: all’inizio del 2011 è
stato creato sotto la responsabilità dell’UFPP il nuovo Stato maggiore federale NBCN.
Questo garantisce una condotta efficiente a livello federale, nonché il coordinamento fra
confederazione e cantoni quando si tratta di gestire gli eventi NBCN che minacciano
popolazione e ambiente, vale a dire in caso di aumento della radioattività, disastri biologici o chimici e catastrofi naturali.
Al cospetto degli eventi in Giappone, lo Stato maggiore federale NBCN è già stato
operativo una prima volta, effettuando un’analisi della situazione
che ha confermato la sua piena efficacia. Si procederà poi ad
un’attenta analisi di strutture e processi e alla messa in atto
dei necessari miglioramenti – come ci si aspetta da un
moderno Management dei rischi. In questo modo potremo
garantire anche in futuro una perfetta protezione della
popolazione in caso di catastrofi e di situazioni di emergenza.
Willi Scholl
Direttore dell’Ufficio federale
della protezione della popolazione
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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PRIMO PIANO
Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro: il punto di vista del Canton Vaud
«Armonia non vuol
dire uniformità»
I cantoni devono restare anche in futuro l’autorità competente in
materia di protezione della popolazione. Jacqueline de Quattro,
Consigliera di Stato e capo del Dipartimento della sicurezza e della
protezione dell’ambiente del Canton Vaud, ne è convinta. È però
necessario migliorare il coordinamento fra i cantoni e l’interoperabilità
dei mezzi d’intervento, in particolare della protezione civile.
L’intervista.
Signora de Quattro, lei che è a capo dei servizi di
sicurezza, si sente al sicuro?
Mi sento perfettamente al sicuro nel nostro paese. Ovviamente, quando si leggono i giornali si ha talvolta l’impressione che tutto vada male. Se lo si paragona alla
maggior parte degli altri paesi, il nostro resta tuttavia
un’isola di pace. Affinché questa situazione resti tale,
dobbiamo proteggerci da rischi e pericoli, che questi siano naturali, tecnologici o sociali. È così che definirei il mio
compito: pensare alle catastrofi di modo che le cittadine
ed i cittadini possano dimenticarle.
terremoto di Haiti nel 2010, alle 20 persone morte calpestate alla «Love Parade» di Duisburg oppure alla pandemia H1N1 del 2009. Per la Svizzera i maggiori pericoli
sono legati alle catastrofi naturali ed alle minacce tecnologiche.
Per fortuna il nostro paese ed il Canton Vaud sono stati
relativamente risparmiati negli ultimi anni, anche se ovviamente le inondazioni del 2005 e del 2007 sono ancora
presenti nella memoria di tutti. In quelle occasioni, la protezione della popolazione ha svolto egregiamente il suo
compito.
Quali secondo Lei i pericoli e le minacce principali
per la popolazione?
I pericoli diventano sempre più sfaccettati e quindi difficili
da identificare. Penso allo tsunami avvenuto in Giappone
nel marzo 2011 ed al conseguente incidente nucleare, al
Ciononostante, il Canton Vaud sta elaborando un
progetto di riforma della protezione civile.
In realtà si tratta di un adeguamento all’evoluzione dei rischi più che di una riforma. Se si vuole essere in grado di
far fronte al contesto attuale, è necessario raggruppare,
Jacqueline de Quattro
La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro dirige il Dipartimento della sicurezza e della protezione
dell’ambiente del Canton Vaud. È nata nel 1960 ed è cresciuta a Zurigo e nel Canton Vaud. Dopo gli studi in diritto ha dapprima lavorato come assistente all’Università di Losanna e poi come Segretaria di tribunale, in parte anche al Tribunale federale. Nel 2000 ha ottenuto la patente d’avvocato e aperto uno studio a Losanna. Nel 2006 è stata eletta Consigliera comunale a La Tour-de-Peilz, dove era responsabile
della sicurezza e della cultura. La consigliera di stato PLR è inoltre vicepresidente della Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile ed i pompieri (CG MPP).
Jacqueline de Quattro vive a Clarens, è sposata e madre di due bambini. Parla quattro lingue ed è appassionata di sport di combattimento (Judo e Ju-Jitsu).
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PRIMO PIANO
«È logico che si ricerchi in primo luogo la collaborazione fra cantoni della stessa regione.»
razionalizzare ed ottimizzare, in particolar modo per quel
che concerne la ripartizione territoriale.
Quali i punti principali delle modifiche della legge?
Il punto più importante della prevista modifica della legge
sul servizio civile concerne la riduzione degli enti regionali
di protezione civile (ERPCi), che passeranno da 21 a 10, e
che si sovrapporranno d’ora in poi ai distretti. Questa riorganizzazione permetterà alle diverse regioni di disporre di
un più gran numero di mezzi e risorse.
all’ottimizzazione di coordinamento e interoperabilità. In
caso di catastrofe, le risorse di un solo cantone possono
rapidamente rivelarsi insufficienti. Le autorità devono
dunque poter contare sulle risorse della Confederazione e
degli altri cantoni. È per questa ragione che a mio parere
il coordinamento fra cantoni e, in particolare, la compatibilità delle misure di salvataggio e di comunicazione, sono
della massima importanza. Solo in questo modo un eventuale sostegno al di là delle frontiere cantonali può aver
luogo in modo rapido ed efficace.
Dunque delle soluzioni regionali e locali restano
valide in un contesto globalizzato?
Credo di sì, a condizione che siano consone ai bisogni
specifici della protezione della popolazione. Le autorità
locali conoscono i pericoli potenziali di una data regione.
Se ci si concentra su e problemi concreti e identificati con
chiarezza, è possibile risparmiare risorse. È per questa ragione che la responsabilità della sicurezza della popolazione deve restare ai cantoni. La priorità assoluta spetta
Non vi è il rischio che le soluzioni dei diversi cantoni siano troppo divergenti?
In linea di principio si cercano delle soluzioni che mettano
tutti d’accordo. La Svizzera è però costituita da 26 cantoni
e da altrettante culture e tradizioni. È dunque inevitabile
che di tanto in tanto vengano scelte soluzioni divergenti.
Mi sono recentemente recata a San Pietroburgo, e sono
rimasta incantata dalla pluralità degli stili di costruzione
che si incontrano nel centro della città: arte moderna,
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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PRIMO PIANO
La protezione della popolazione si basa sulle risorse di diverse organizzazioni. Sono già stati fatti molti sforzi per
coordinare le risorse cantonali – presso i servizi sanitari, i
pompieri, la polizia o la protezione civile. Tutto ciò è già di
per sé complesso. Se in più si vogliono istituire dei centri
di protezione civile intercantonali, si aggiunge un ulteriore
livello da coordinare. Chi ne sarebbe responsabile? I cantoni? La Confederazione? Di cosa si occuperebbero queste unità quando non sono previsti interventi?
Aspettiamo piuttosto delle proposte concrete! Ho già
menzionato i progetti che abbiamo avviato con i cantoni
Vallese e Friburgo. Avere in comune alcune risorse specifiche presso dei centri intercantonali può rappresentare
una soluzione per i cantoni più piccoli, che godono di un
numero limitato di risorse. L’iniziativa dovrebbe tuttavia
venire dai cantoni, nel quadro dei concordati regionali.
«Penso io alle catastrofi in modo che le cittadine ed i cittadini possano dimenticarle.»
classicismo, barocco, le cupole delle chiese… Tutto si
compenetra in modo armonioso. Che contrasto stridente
con la periferia ed i suoi casermoni uniformi e perciò
senz’anima dell’epoca sovietica. Vogliamo armonizzare,
non uniformare. E vogliamo diventare più efficienti senza
perdere in iniziativa.
Come si presenta la situazione attuale? Come funziona la collaborazione fra cantoni per quanto
concerne la protezione della popolazione?
Ogni cantone deve poter contare sul sostegno e sulla solidarietà degli altri cantoni. È questo lo spirito del federalismo. Ed è una collaborazione che deve essere preparata.
Nel Canton Vaud abbiamo sviluppato diversi progetti
d’intesa con i cantoni vicini. Per far fronte ad un’eventuale
inondazione del Rodano nello Chablais, abbiamo elaborato un piano di coordinamento con i nostri vicini vallesani. Un altro esempio: abbiamo un veicolo di sostegno ai
servizi sanitari che pur essendo stazionato sul nostro territorio, è anche a disposizione del Canton Friburgo. Abbiamo avviato lo stesso progetto a Monthey per i cantoni
Vaud e Vallese.
Attualmente è in discussione l’eventuale costruzione di basi intercantonali d’appoggio per la
­protezione civile, con delle unità dotate di una formazione e di un equipaggiamento specifico, che
potrebbero essere impiegate rapidamente in una
zona di vaste proporzioni.
In quanto capo dei servizi di sicurezza, ha bisogno
delle truppe speciali dell’esercito?
Certo. Pensiamo al «Sommet de la francophonie» di
Montreux: senza l’esercito sarebbe stato impossibile garantire la sicurezza dei 70 capi di stato e membri di governo che ci hanno reso l’onore di venire sulle rive del Lemano. Sarebbe impossibile per la Svizzera adempiere al suo
ruolo di paese ospite senza l’ausilio dell’esercito. Ed in
quanto capo del Dipartimento della sicurezza e della protezione dell’ambiente del mio cantone, mi tranquillizza
sapere di poter contare sulle risorse delle truppe sanitarie
e di salvataggio in caso di catastrofe. Abbiamo potuto
rendercene conto durante le inondazioni del 2007.
Più in generale, cosa si aspetta dalla
Confederazione?
Mi aspetto dialogo e sostegno. La Confederazione non
deve pensare di poter allargare le proprie responsabilità
trasferendo i costi ai cantoni. Da canto loro, e nella misura del possibile, i cantoni devono sforzarsi di risolvere da
soli i loro compiti, senza richiedere costantemente l’aiuto
della Confederazione. Solo in questo modo sarà possibile
mantenere viva la fiamma del federalismo.
Si considera una federalista modello? Lei è Consigliera di Stato del Canton Vaud, è cresciuta in parte a Zurigo e parla anche correntemente l’italiano.
Parlare lo svizzero tedesco e l’italiano non significa ancora
essere una federalista modello. Ma è vero che lo sono
profondamente. La padronanza delle altre lingue nazionali mi permette di contribuire al funzionamento del federalismo, in particolar modo nel quadro di conferenze
intercantonali, che rivestono un’importanza sempre maggiore. Quando si capisce la lingua e la cultura degli altri,
non solo viene agevolato lo scambio, ma anche moderare
una discussione è più facile. In quanto presidente della
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PRIMO PIANO
Conferenza dei direttori forestali dei cantoni (CDFo) e della Conferenza dei direttori della caccia dei cantoni (CDC)
ed in quanto vicepresidente della Conferenza governativa
per gli affari militari, la protezione civile ed i pompieri (CG
MPP) posso contribuire in modo concreto al funzionamento del federalismo.
tipo di difesa vogliamo per il nostro paese nel XXI secolo.
Quali sono le minacce? Bisogna poi domandarsi se siamo
pronti ad impegnarci a livello internazionale ed a condividere alcune missioni difensive con dei partner. Una volta
trovata la risposta a queste domande, potremo affrontare
la questione dell’obbligo di prestare servizio.
Lei è anche presidente della Conferenza dei Capi
degli affari militari e della protezione della popolazione della Svizzera latina. Esiste una vera e
­propria unità latina per quanto concerne la protezione della popolazione?
No. Attribuiamo una grande importanza al concetto di
compatibilità e d’interoperabilità con la Svizzera tedesca. Può succedere che, in alcuni casi specifici, la Svizzera latina costituisca un’alleanza. Questo ci permette di
venire ascoltati nella Svizzera tedesca. È tuttavia anche
logico che si ricerchi in primo luogo una maggior collaborazione fra cantoni della stessa regione. E’ per noi
più facile, in caso di catastrofe, integrare rapidamente
dei contingenti inviati dal Vallese o da Ginevra piuttosto
che dal Canton Argovia, e questo soprattutto per ragioni linguistiche. Non si tratta però di costituire una comunità romanda nell’ambito della sicurezza, che non
sarebbe poi compatibile con il resto del paese. Ciò è
stato messo in evidenza dal «Sommet de la francophonie», il cui svolgimento è stato possibile grazie al sostegno di alcuni cantoni svizzero tedeschi e dell’esercito.
La Conferenza della Svizzera latina ha per unico scopo
quello di risolvere i problemi specifici delle nostre r­ egioni.
Quale è la sua opinione rispetto all’obbligo per le
donne di ­prestare servizio?
Trovo positivo che le donne possano prestare servizio nel
nostro esercito, se vogliono, ma sono contraria ad un
vero e proprio obbligo. Una tale modifica potrebbe essere introdotta unicamente nel quadro di un obbligo generale, unitamente alla possibilità di prestare servizio nell’esercito oppure in istituzioni civili. Prima di tutto dobbiamo tuttavia sapere che cosa vogliamo fare del nostro
esercito.
Ciò significa che i problemi variano da regione a
regione?
Presso le organizzazioni internazionali con sede a Ginevra
hanno luogo regolarmente conferenze, alle quali partecipano un gran numero di capi di stato e di governo. Per
poterne accogliere i partecipanti si fa spesso ricorso alle
risorse del Canton Vaud, se non addirittura a quelle di
tutta la Svizzera romanda, ciò che determina problemi di
trasporto, alloggio e di sicurezza. Nella Svizzera tedesca ci
si concentra invece soprattutto sull’asse del Gottardo. Ma
al di là di queste specificità regionali lavoriamo tutti per la
Svizzera.
In Svizzera si discute di una riforma dell’obbligo di
prestare servizio. Molti paesi europei hanno recentemente abolito l’obbligo di effettuare il servizio
militare. Quale è la Sua opinione in proposito?
Oggi non vi è più alcun tabù riguardo a questo soggetto.
È tuttavia necessario riflettere: negli scorsi anni, l’esercito
ha dovuto avviare troppe riforme che non sono mai state
completamente portate a termine. Non possiamo permetterci altri errori. Bisogna soprattutto chiedersi quale
Lei pratica sport di combattimento: è stata campionessa svizzera di Judo e pratica il Ju-Jitsu. Ne
ha bisogno nel contesto maschile della politica di
sicurezza?
Judo significa «Via della cedevolezza». È una tecnica di
combattimento destinata all’autodifesa nella quale si
utilizza la forza dell’avversario. E questo può essere di
grande aiuto in politica! Si ascolta, si osserva, si discute, ma si interviene qualora l’equilibrio venga rotto per
tentare di ricrearlo. Ciò funziona perfettamente in un
mondo di uomini. Non avrei mai intrapreso una carriera politica se la lotta non mi piacesse almeno di tanto
in tanto.
Signora de Quattro, La ringraziamo per l’intervista.
Intervista:
Kurt Münger
Capo Informazione UFPP
Pascal Aebischer
Capo redattore «Protezione della popolazione», UFPP
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
Protezione contro un aumento di radioattività
Le radiazioni
ionizzanti
I gravi incidenti delle centrali atomiche giapponesi hanno generato
un’ondata di preoccupazione e paura. Di quel fenomeno invisibile
e difficilmente verificabile che è la radioattività si parla ormai ovunque.
Ma che cos’è la radioattività? In che modo può danneggiare il nostro
organismo, e come possiamo proteggerci? Una panoramica.
Come illustra la figura a p. 10, la radioattività è onnipresente. In fisica, la radioattività è il fenomeno per cui alcune sostanze si trasformano senza l’intervento di fattori
esterni, emettendo un tipo specifico di radiazione. Quando queste sostanze, chiamate anche radionuclidi, sono
presenti in natura, la radioattività è detta naturale. Se i radionuclidi sono invece il prodotto di reattori nucleari o acceleratori di particelle, si parla di radioattività artificiale.
Radiazioni alfa, beta e gamma
Un atomo è formato da un nucleo, composto da protoni
e neutroni, attorno al quale orbitano gli elettroni. Perché
un nucleo sia stabile, è necessario un rapporto tra protoni
e neutroni ben preciso. Se i protoni o i neutroni sono in
eccesso, il nucleo è instabile e tende a trasformarsi in un
nucleo stabile con emissione di una particella o di una radiazione. In generale, si distinguono le radiazioni di tipo
alfa, beta e gamma:
• Nel caso della radiazione alfa, il nucleo emette una cosiddetta particella alfa. Questa è composta da due
neutroni e due protoni, corrisponde cioè al nucleo di
un atomo di elio. Durante il processo di decadimento
si ottiene un nuovo nucleo, che possiede due neutroni
e due protoni in meno rispetto al nucleo iniziale.
• Nel caso della radiazione beta, l’atomo emette una
particella beta. Questa può essere composta da un
elettrone con carica negativa. Un neutrone del
­nucleo instabile si trasforma cioè in un protone,
emettendo nell’ambiente un elettrone. Con questo
decadimento l’atomo aumenta il proprio numero
atomico di una unità, trasformandosi nell’elemento
che lo segue nella tavola periodica, mentre il numero
di massa (vale a dire il numero di protoni e neutroni)
rimane uguale.
• Un nucleo può rimanere instabile anche dopo aver
emesso una particella alfa o beta. In tal caso può
emettere un raggio gamma, che consiste in una potente radiazione elettromagnetica ad onde corte, per
raggiungere uno stato stabile.
Misurazione in Sievert
Per indicare l’intensità di radiazione di una sostanza si
utilizza il termine di attività. Questa viene misurata in
Becquerel (Bq) e indica la quantità di radiazione che una
data sostanza emette per decadimento (trasformazione
nucleare) in un certo periodo di tempo. 1 Becquerel corrisponde a un decadimento al secondo. Il lasso di tempo
necessario al decadimento della metà dei nuclei di un radionuclide è detto tempo di dimezzamento (o emivita).
Questo è una proprietà costante e specifica per ogni nuclide. Tuttavia, diversi nuclidi possono presentare tempi
di dimezzamento molto differenti che vanno da 0,000
000 000 000 000 2 (2 x 10 -16) secondi per il 8Be (berillio
8) a 2 000 000 000 000 000 000 (2 x 1018) anni per il
209
Bi (bismuto 209).
Per esprimere l’effetto di una radiazione sull’organismo
umano, si utilizza il concetto di dose equivalente. Questa
unità di misura tiene conto del fatto che i raggi alfa, beta
o gamma hanno effetti diversi sull’organismo. Ogni tipo di
radiazione viene ponderata mediante una grandezza fisica, detta fattore di ponderazione. La dose equivalente si
misura in Sievert (Sv) e si ottiene moltiplicando la dose assorbita per il fattore di ponderazione. Se l’organismo viene
irradiato solo parzialmente, si tiene conto del fatto che
non tutte le sue parti reagiscono alla radiazione allo stesso
modo. Si parla cioè di fattore di ponderazione del tessuto.
Moltiplicando la dose equivalente per il fattore di ponderazione del tessuto, si ottiene la dose effettiva, anch’essa
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DOSSIER
Dopo l’incidente nucleare di Fukushima nel marzo del 2011 si è dovuta misurare la radioattività su un gran numero di persone.
Data la distanza, un problema che nel nostro paese non si è posto.
espressa in Sievert. 1 Sievert corrisponde a 1’000 millisievert (mSv), 1 millisievert a 1’000 microsievert (µSv).
L’importanza della durata d’esposizione
Per poter valutare correttamente gli effetti di una radiazione sull’organismo umano, è importante sapere per
quanto tempo questo è rimasto esposto. Per tale motivo,
la dose accumulata viene generalmente misurata in Sievert per unità di tempo. La pericolosità della radiazione
dipende inoltre da quale tessuto dell’organismo è stato
esposto e a quale intensità.
La radioattività è particolarmente pericolosa se assorbita
in un breve periodo di tempo: alcune persone reagiscono
già a poche centinaia di millisievert (mSv) con nausea e
vomito. I primi sintomi di una malattia da radiazione, che
insorgono poche ore dopo l’esposizione, sono mal di testa, nausea e vomito. La dose di otto Sievert (8000 mSv)
è sicuramente letale se assorbita in poco tempo: nel
1986, 47 membri delle squadre di soccorso intervenute
in seguito all’incidente del reattore di Chernobyl sono
morti dopo essere stati brevemente irradiati da una dose
di 6000 mSv.
Se assorbita su un arco di tempo più lungo, la radiazione
risulta invece molto meno pericolosa. Al di sotto di una
dose di 100 millisievert all’anno non è più possibile stabilire statisticamente se un tumore è attribuibile alla radioattività: in questo ordine di grandezza, la patologia si confonde con gli altri tipi di tumore.
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
Tabella delle
Z
Z
Z
0,05 µSv
Dormire di fianco
a qualcuno (8h)
0,10
µSv
Mangiare una
banana
1,20
µSv
Fare un’escursione di
un giorno nelle Alpi
5,00
µSv
Radiografia
dei denti
1,00
µSv
Lavorare per un anno di
fronte ad uno schermo
a tubo catodico
1,00 µSv
20,0 µSv
Radiografia di
un braccio
Radiografia
dei polmoni
10,0 µSv
1,00 mSv (1'000 µSv)
Valore limite per la
popolazione (all’anno;
radiazione non medica)
77,0
µSv
Totale dei ponti verdi
Radiazione di fondo
sull’Altipiano svizzero
(1 giorno)
390
60,0
µSv
Radiazione generata dal
potassio 40 presente nel
corpo umano (all’anno)
µSv
Volo Zurigo – New York
5,00 mSv
Dose media assorbita da un
cittadino svizzero in un anno
13,0 mSv
Fumare un pac
al giorno (per u
(20 µSv)
Sievert
Unità di misura delle dose equivalente di radiazione
µSv: Mikrosievert / mSv: Millisievert (1’000 µSv = 1 mSv)
/
Sv:
Sievert (1’000 mSv = 1 Sv)
Per garantire la protezione della popolazione, la legge
fissa dei valori limite. In Svizzera il valore limite per la
popolazione è di 1 mSv all’anno (questo valore non include tuttavia esami medici, radiazione terrestre e
­cosmica). Per i professionisti esposti a sorgenti radioat-
tive, il valore limite è di 20 mSv all’anno. Questi devono
tuttavia portare un dosimetro durante i loro interventi
e sottoporsi regolarmente a visite mediche. In media,
ogni cittadino svizzero viene irradiato da una dose di
5,5 mSv all’anno. Questa include le radiazioni prove-
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DOSSIER
intensità di dose
39,5
mSv
Totale dei punti blu
100
2,00 Sv (2'000 mSv)
Soglia di dose per infermità
da radiazioni
cchetto di sigarette
un anno)
20,0 mSv
Valore limite per le persone
professionalmente esposte a radiazioni
(100 mSv)
4,00 Sv (4'000 mSv)
Dose letale LD50 (tasso di mortalità del 50%)
Dose annua
massima
(1,00 mSv)
8,00
Sv (8'000 mSv)
Dose letale
nienti da esami medici (circa 1,2 mSv/anno), radon e
prodotti di decadimento (3,2 mSv/anno), nuclidi presenti nell’organismo umano (0,35 mSv/anno), radiazioni
­cosmiche (0,4 mSv/anno) e radiazioni terrestri (0,35
mSv/anno).
250
mSv
mSv
Limite di rilevabilità di un
Valore limite per le
tumore causato da radiazioni misure di pronto
soccorso
Tipi di esposizione alla radioattività
La radioattività può agire in tre modi sull’organismo umano:
• Si parla di irradiazione esterna quando la persona si
trova a una certa distanza da una sorgente radioattiva. Visto che il raggio d’azione delle radiazioni alfa e
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
beta è limitato (i raggi alfa si propagano nell’aria su
una distanza di 5 cm; i raggi beta su una distanza
che varia da pochi centimetri a 7 metri circa), l’irradiazione esterna è causata soprattutto dai raggi
gamma.
• Si parla di contaminazione quando una persona entra
in contatto diretto con materiale contaminato, ad
esempio con polvere radioattiva. La contaminazione è
causata soprattutto dai raggi beta e gamma.
• Si parla d’incorporazione quando le sostanze radioattive penetrano nell’organismo umano. L’incorporazione
può avvenire attraverso le ferite, per inalazione o per
ingestione di alimenti contaminati. In questo caso il pericolo proviene soprattutto dai raggi alfa, che presentano un fattore di ponderazione di 20. Ciò significa che
causano 20 volte più danni dei raggi beta o gamma.
Misure di protezione
In caso di un livello di radiazione elevato, è necessario
proteggersi per evitare l’irradiazione esterna, la contaminazione o l’incorporazione. Se la sorgente radioattiva
è nota, vanno innanzitutto adottate le misure seguenti:
• Aumentare la distanza dalla sorgente radioattiva è una
misura di protezione molto efficace. Raddoppiare la
distanza permette infatti di ridurre l’intensità di dose a
un quarto. Se a 1 metro dalla sorgente si rileva un’intensità di dose di 1 mSv/ora, a 2 metri questa si riduce
a 0,25 mSv/ora.
• In caso di nuclidi con un breve tempo di dimezzamento (da alcuni minuti ad alcuni giorni), si deve attendere
prima di accedere alla zona. Infatti, dopo ogni emivita
l’intensità di dose diminuisce della metà.
• Ci si può proteggere anche riducendo il tempo d’espo-
sizione presso la sorgente: se un’esposizione di un’ora
comporta una dose di 1 mSv, la riduzione del tempo
d’esposizione a 6 minuti limita la dose a 0,1 mSv.
• Una schermatura della sorgente può ridurre o addirittura assorbire completamente la radiazione. I raggi
alfa vengono interamente assorbiti da un foglio di
carta, mentre il vetro di una finestra scherma la maggior parte dei raggi beta. I raggi gamma possono invece essere solo indeboliti: un muro in calcestruzzo di
uno spessore di qualche centimetro riduce l’intensità
di dose dei raggi gamma solo della metà. Anche il
piombo fornisce una protezione efficace contro i raggi gamma.
• Qualora l’aria fosse contaminata da polveri radioattive, si devono evitare l’inalazione e il contatto con le
ferite. Si raccomanda di indossare tenute e maschere
di protezione.
L’adozione di misure volte a proteggere la popolazione è
compito degli organi di condotta e delle forze d’intervento. Se adottate per tempo, tali misure protettive permettono di ridurre danni e operazioni di decontaminazione.
Emmanuel Egger
Capo questioni nucleari, LABORATORIO SPIEZ, UFPP
Documentazione: Opuscolo «Radioattività e radioprotezione», Ufficio federale della sanità pubblica
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
La misurazione della radioattività in Svizzera
Una complessa
rete composta da
diversi partner
Per proteggere la popolazione da un livello elevato di radioattività,
è necessario un sistema di misurazione performante, come dimostrano
i recenti avvenimenti di Fukushima Daiichi. La rete di misurazione della
Svizzera è molto fitta e a prova di guasti. La costante disponibilità di
dati costituisce infatti il presupposto per poter adottare misure di
radioprotezione in caso d’incidente.
A livello europeo, la struttura delle reti di misurazione varia da un paese all’altro. Sebbene vi siano pochi standard,
e malgrado la diversità delle modalità di pubblicazione
dei dati relativi alla radioattività, la «European Radiological Data Exchange Platform» (EURDEP) costituisce una
piattaforma pubblica che permette di rivelare la presenza
di un’eventuale nube radioattiva ben prima che questa
raggiunga il nostro paese.
In Svizzera esiste una densa rete di misurazione della radioattività, composta da un’organizzazione complessa di
diversi sistemi gestiti da diversi operatori. Per maggiore
chiarezza è possibile suddividere l’organizzazione di misurazione in Svizzera nelle categorie seguenti: reti di misurazione fisse, mezzi di misurazione mobili (posti d’allarme
atomico, ossia PAT) e laboratori.
Reti separate per una maggiore sicurezza
La Svizzera dispone di tre reti di misurazione con complessivamente 150 stazioni. La maggior parte di esse
sono ubicate nei pressi delle centrali nucleari e dei confini
nazionali. Le sonde installate attorno alle centrali nucleari
sono gestite dall’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN). La rete NADAM (Rete per l’allarme e la misurazione automatica delle dosi), che è anche la più ampia, è invece gestita dalla CENAL (Centrale nazionale d’allarme) e comprende 60 sonde distribuite sull’intero territorio nazionale. Come quelle dell’IFSN, le stazioni NADAM misurano l’intensità di dose ambientale in nanosievert all’ora (nSv/h).
Le stazioni fisse della Svizzera hanno ovviamente misurato la radioattività ad intervalli di 10 minuti anche durante
l’emergenza nucleare di Fukushima, ma non è stato rilevato alcun valore superiore alla norma attribuibile all’incidente giapponese. Soltanto le stazioni molto sensibili
dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) hanno rilevato alcune tracce radioattive artificiali probabilmente
attribuibili all’incidente nucleare di Fukushima Daiichi. I filtri di queste stazioni raccolgono gli aerosol (sospensione
di particelle liquide e solide in un gas) che, a seconda del
modello di sonda, vengono analizzati automaticamente o
manualmente una volta alla settimana in laboratorio.
La radioattività naturale in Svizzera oscilla, a seconda del
luogo, fra gli 80 ed i 260 nSv/h. Soprattutto nell’arco alpino le stazioni misurano, a causa della particolare conformazione geologica e della maggiore radiazione cosmica,
valori più elevati di quelli dell’Altipiano. I risultati delle misure di tutte le stazioni fisse sono accessibili al pubblico
sui siti internet dei rispettivi operatori.
Quando saltano le reti
In caso d’emergenza si impiegano mezzi di misurazione
mobili, i cosiddetti posti d’allarme atomico (PAT), per
completare o confermare i valori misurati dalle reti fisse. I
primi valori misurati dai PAT sono già disponibili nel giro
di un’ora. I PAT sono specialisti della polizia, dei pompieri
e in parte anche delle guardie di confine appositamente
istruiti e dotati di apparecchi manuali per misurare le dosi.
Essi entrano subito in azione dopo un allarme lanciato
dalla CENAL. Per valutare la situazione, la CENAL confronta i valori misurati dai PAT con i valori di riferimento
locali da loro trasmessi più volte all’anno. I posti d’allarme
atomico costituiscono quindi una ridondanza rispetto ai
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
Posto di allarme atomico
La rete di misurazione del Centro
nazionale d’allarme (CENAL)
La rete di misurazione dell’Ufficio
federale della sanità pubblica (UFSP)
La rete di misurazione dell’Ispettorato
federale della sicurezza nucleare (IFSN)
Le reti di misurazione della Svizzera
dati provenienti dalle stazioni di misurazione fisse, e contribuiscono, grazie alla grande quantità di dati forniti, ad
addensare la rete di misurazione.
L’incidente di Fukushima ha dimostrato quanto sia importante questa ridondanza. I primi valori della radioattività sono infatti stati trasmessi alle autorità giapponesi dalle squadre mobili poiché la rete fissa era stata
gravemente danneggiata dal sisma e dal successivo
tsunami. Le stazioni fisse fornivano inoltre valori troppo elevati poiché erano state contaminate dalle fughe
radioattive della centrale nucleare. Un grande vantaggio dei PAT è la loro facilità di comunicazione. Se una
stazione NADAM rileva valori inspiegabilmente elevati,
è possibile inviare un PAT sul posto per eseguire misurazioni di controllo ed accertare l’eventuale presenza di
sorgenti radioattive nei dintorni, utilizzate ad esempio
per controllare le saldature in un cantiere. La comunicazione diretta tra i PAT e la CENAL permette quindi di
individuare la causa dei valori superiori alla norma e di
ordinare tempestivamente le misure per proteggere la
popolazione.
Una superficie pari alla città di Bienne in un’ora
L’aeroradiometria è un ulteriore sistema di misurazione
mobile. Nelle prime settimane dopo l’incidente di Fukushima, gli Stati Uniti si sono offerti di sorvolare il terri-
torio giapponese per tracciare una prima mappa delle
regioni contaminate. In Svizzera la CENAL compie questi
voli di misurazione con un elicottero Super Puma dell’esercito. L’elicottero sorvola ogni anno le centrali nucleari
svizzere (rotazione annuale), i punti di riferimento
dell’Ufficio federale della sanità pubblica (sorveglianza
della radioattività naturale) e alcune rotte trasversali lungo gli assi viari principali. Inoltre da ormai diversi anni la
CENAL sorvola, una dopo l’altra, anche le città maggiori
della Svizzera per misurare la cosiddetta radioattività di
fondo. In questo modo, se sussiste il sospetto di un aumento della radioattività basta sorvolare la regione interessata e confrontare i valori misurati con la radioattività
di fondo.
I vantaggi dell’aeroradiometria rispetto alle misurazioni
al suolo sono enormi. L’elicottero entra rapidamente in
azione e può misurare in poco tempo la radioattività di
una vasta superficie. È infatti in grado di sorvolare una
superficie di oltre 20km2 in un’ora, indipendentemente
dalla conformazione del territorio. Ciò corrisponde all’area della città di Bienne. In Svizzera l’elicottero Super
Puma può raggiungere qualsiasi luogo geografico senza scali e rifornimenti intermedi. I risultati dell’aeroradiometria vengono controllati già in volo per guadagnare tempo, e rappresentati graficamente subito dopo
l’atterraggio.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
Il Super Puma in azione per la centrale nazionale d’allarme (CENAL).
Sempre pronti ad entrare in azione
In Svizzera sono due le istituzioni con un picchetto di radioprotezione. L’Institut de radiophysique (IRA) di Losanna
è responsabile del picchetto per la Svizzera romanda; per il
resto della Svizzera questa funzione è assunta dal Paul
Scherrer Institut PSI. Le organizzazioni d’intervento possono mobilitare questi servizi di picchetto in diversi casi d’emergenza, per esempio quando un carico di pellet presenta una radioattività troppo elevata in dogana o quando un
trasporto di sorgenti radioattive per scopi medici subisce
un incidente. I picchetti di radioprotezione sono composti
da specialisti che seguono una formazione continua e dispongono di veicoli attrezzati come un laboratorio. La disponibilità immediata dei mezzi di misurazione permette
di guadagnare tempo prezioso in caso d’emergenza.
Immensi sforzi per la decontaminazione
In caso di una fuga effettiva o presunta di radioattività, la
Svizzera dispone di tutta una serie di laboratori in grado
di misurare i campioni prelevati direttamente dall’ambiente o dai generi alimentari e dai foraggi. I laboratori trasmettono i risultati alla CENAL che traccia una carta della
situazione radiologica e sorveglia costantemente l’efficacia delle contromisure di protezione. Alle analisi della radioattività partecipano laboratori specializzati, i laboratori
cantonali e il laboratorio NBC dell’esercito.
In Giappone è attualmente in corso un intenso programma di misurazione su vasta scala. Attorno alla centrale di
Fukushima Daiichi è stata creata una rete di misurazione
«a maglia stretta». Si tratta infatti di misurare la contaminazione delle persone che risiedono o soggiornano nelle
aree contaminate, nonché di scuole, istituzioni culturali,
stazioni ferroviarie, aeroporti, centri commerciali, strade
molto frequentate, mete turistiche, parchi giochi, aree di
svago, piscine, lidi, ecc. Occorre inoltre controllare derrate
alimentari come il riso, le foglie di tè, la carne, il pesce, i
foraggi, nonché l’acqua di falda e di lago. Questa grande
mole di lavoro è indispensabile per controllare l’efficacia
delle misure di protezione adottate e definire con maggiore precisione i confini dell’area di sbarramento. Un tale
programma di misurazione costituisce il presupposto per
decidere quali sono le regioni da decontaminare.
Se si proietta la situazione attuale in Giappone sulla Svizzera,
ci si rende immediatamente conto che il nostro paese avrebbe serie difficoltà a mettere in atto un simile programma; e
ciò malgrado la qualità del nostro sistema di misurazione.
Flurin Simeon
sost. Capo Informazione CENAL, UFPP
Per maggiori informazioni: www.cenal.ch
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
Due progetti in corso
Evacuazioni su
vasta scala in caso
d’incidente nucleare
Finora le misure d’emergenza in caso d’incidente presso una centrale
nucleare svizzera contemplavano soprattutto la protezione in loco.
Per tenere conto delle norme internazionali in materia di protezione
d’emergenza e del comportamento che la popolazione assumerebbe
in caso d’incidente nucleare, sono state riconsiderate le priorità.
L’esigenza di elaborare piani d’evacuazione su vasta scala anche nei
dintorni delle centrali svizzere è diventata più pressante dopo il disastro
nucleare di Fukushima.
Rispetto a coloro che si trovano all’aperto, chi si trova in
un rifugio antiatomico assorbe una dose radioattiva da
50 a 100 volte inferiore nella fase nube (durante il passaggio di una nube radioattiva) e 500 volte inferiore nella
fase suolo (quando le sostanze radioattive si sono depositate al suolo). La permanenza nel rifugio è quindi una misura di protezione molto efficace in caso d’aumento della
radioattività.
Dopo un incidente in una centrale nucleare (CN) non si
ha di solito il tempo di preparare ed equipaggiare i rifugi. La durata di permanenza nel rifugio è quindi limitata a un paio di giorni. Ma se sussiste un certo margine
di tempo non è probabilmente giustificata un’occupazione dei rifugi quando basterebbe un’evacuazione
preventiva per ridurre la dose assorbita dalla popolazione.
Più libertà d’azione
Considerati questi e altri aspetti, negli ultimi anni gli
esperti in protezione d’emergenza si sono ripetutamente confrontati con la problematica dell’evacuazione su vasta scala. Oggi l’«evacuazione preventiva» e la
«permanenza in luogo protetto» sono considerate le
principali misure di protezione d’emergenza. In caso
d’incidente si può scegliere tra queste due opzioni. La
scelta non si basa però su preferenze, bensì su una valutazione della situazione specifica. La libertà d’azione
per la gestione di un incidente in una CN svizzera è
quindi aumentata (molto di più che all’estero, dove la
«permanenza in luogo protetto» non viene prescritta
mai o solo raramente).
Questa maggiore libertà d’azione ha però anche un rovescio della medaglia. L’evacuazione su vasta scala è infatti un’operazione complessa che impegna a fondo gli
organi di condotta e le forze d’intervento. Solo l’evacuazione della zona 1 attorno a una CN interessa già
circa 25 mila abitanti (questo numero varia in funzione
del luogo della CN). Se aggiungiamo anche la zona 2,
si arriva rapidamente a centinaia di migliaia di abitanti.
Purtroppo non vi è quasi nessuna esperienza, per lo
meno in Svizzera, nel campo della pianificazione e
dell’esecuzione di evacuazioni su vasta scala.
Per elaborare le basi per la pianificazione e l’esecuzione di evacuazioni su vasta scala, l’Ufficio federale della
protezione della popolazione (UFPP) ha avviato due
progetti.
Progetto di ricerca con il Politecnico federale
di Zurigo
L’UFPP ha iniziato a collaborare con il Politecnico federale
di Zurigo (PFZ) già nell’autunno del 2009. Presso il centro
di competenza «Coping with Crises in Complex SocioEconomic Systems» varie cattedre del PFZ affrontano
questioni interdisciplinari complesse. Lo scopo della collaborazione tra UFPP e PFZ è simulare evacuazioni su vasta scala con il computer per trarre informazioni sull’ese-
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
Gran parte della popolazione è in grado di abbandonare autonomamente le zone di evacuazione. Nell’immagine: abitanti del sud
­degli Stati Uniti si spostano dal Golfo del Messico verso nord per sfuggire all’uragano Katrina.
cuzione, sulla durata e sulle possibilità di controllo delle
evacuazioni.
I temi della ricerca del PFZ sono principalmente due: 1) Il
software di simulazione MatSIM, finora utilizzato soprattutto per la pianificazione di trasporti, viene adattato, nel
quadro di un progetto di ricerca triennale, per la simulazione di evacuazioni. 2) Tramite ricerche bibliografiche, interviste a esperti e sondaggi si cerca di capire come si
comporterebbe la popolazione durante un’evacuazione. Il
comportamento previsto nonché i provvedimenti degli
organi di condotta e delle forze d’intervento confluiscono
a loro volta nella simulazione in modo che i risultati della
ricerca si avvicinino progressivamente alla realtà.
I primi risultati intermedi del progetto di ricerca mostrano
che, in assenza di grossi intoppi, l’evacuazione preventiva
della zona 1 e di parti della zona 2 potrebbe essere effettuata in circa mezza giornata. La maggior parte della po-
polazione si allontanerebbe autonomamente dalla zona
pericolosa per soggiornare temporaneamente da parenti,
amici o in residenze secondarie. Secondo gli studi disponibili si prevede che la maggior parte della popolazione si
comporterebbe in modo razionale anche durante l’evacuazione e che l’aumento del traffico sarebbe gestibile
grazie alle ottime infrastrutture di trasporto della Svizzera. Gli organi di condotta e le forze d’intervento sarebbero impegnati non solo a gestire il traffico, ma anche a
evacuare, alloggiare e assistere gruppi di persone con esigenze particolari. Qui s’intendono le persone con mobilità limitata (anziani, disabili), i pazienti di ospedali e di case
di cura, i detenuti, ma anche i bambini che frequentano
asili infantili e scuole elementari, ecc. Attualmente non
sono ancora disponibili piani d’evacuazione per tutti questi gruppi di persone. La loro disponibilità è però fondamentale per la riuscita di un’evacuazione su vasta scala.
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
Elaborazione di direttive per l’evacuazione
Parallelamente al progetto
del PFZ, finalizzato all’acquisizione di conoscenze
di base sull’esecuzione e
sulla durata delle evacuazioni su vasta scala, è in
corso un secondo progetto che mira a elaborare direttive concrete per la pianificazione e l’esecuzione
Un esempio di zona d’evacuazione presa in esame da
un’indagine del Politecnico federale di Zurigo.
delle evacuazioni su vasta
scala.
L’«evacuazione preventiva» dovrebbe essere pianificata in anticipo poiché è considerata, insieme alla «permanenza in luogo protetto»,
una misura d’emergenza da adottare nelle prime ore
dopo un incidente nucleare. Nell’ordinanza rimaneggiata
sulla protezione d’emergenza, entrata in vigore all’inizio
del 2011, l’UFPP è stato quindi incaricato di elaborare le
direttive per l’evacuazione che dovranno mettere in atto i
Cantoni. L’UFPP ha avviato, in collaborazione con i Cantoni e altri partner attivi nella protezione d’emergenza, un
progetto per l’elaborazione di queste direttive. Nel frattempo le discussioni sull’ottimizzazione della protezione
d’emergenza (gruppo di lavoro «IDA NOMEX», vedi riquadro) non vertono più solo sulle direttive per l’evacuazione preventiva della zona 1, ma anche sulle evacuazioni
dopo fughe radioattive e sulle evacuazioni della zona 2.
Verso una protezione ottimale
Entrambi i progetti rappresentano un passo importante
verso l’opzione «evacuazione preventiva» in caso d’incidente in una CN svizzera. I partner attivi nel campo della
protezione d’emergenza dovranno però adoperarsi affinché i piani d’evacuazione vengano applicati in modo efficace in caso d’incidente. Con ciò non s’intende abbandonare l’opzione «permanenza in luogo protetto», che in
certi casi presenta indiscutibili vantaggi per la protezione
della popolazione. Si tratta piuttosto di aumentare la libertà d’azione degli organi di condotta che, in funzione
dello scenario, potranno scegliere tra «evacuazione preventiva» e «permanenza in luogo protetto» per garantire
una protezione ottimale della popolazione.
Stephan Zellmeyer
Collaboratore scientifico Strategia
di protezione della popolazione, UFPP
IDA NOMEX
In seguito al disastro nucleare del Giappone, il 4
maggio 2011 il Consiglio federale ha deciso di sottoporre a una verifica le attuali misure giuridiche e organizzative nel campo della protezione d’emergenza. A tal fine è stato creato un gruppo di lavoro
interdipartimentale per la verifica delle misure di
protezione d’emergenza in caso di eventi estremi in
Svizzera (IDA NOMEX). Entro l’autunno del 2011
questo gruppo di lavoro presenterà al Consiglio federale un rapporto sulle eventuali modifiche delle
basi legali in materia di protezione d’emergenza. I
Dipartimenti competenti provvederanno alle modifiche necessarie nel corso del 2012.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
Decontaminazione
Diversi metodi, ma nessun
rimedio miracoloso
Mentre la decontaminazione delle persone è un procedimento relativamente
semplice – spesso basta togliersi i vestiti contaminati e lavarsi accuratamente –
la decontaminazione di un terreno più vasto, di una città o di un intero territorio
si rivela più complessa ed onerosa. L’impresa diventa pressoché impossibile se,
come nel caso di Fukushima, a dover essere decontaminato è un territorio di
svariati chilometri quadrati, il cui livello di radioattività è oltre cento volte
superiore alla norma.
In seguito all’incidente avvenuto a Chernobyl nel 1986, il
problema della decontaminazione di un territorio dopo
un incidente radiologico ha preoccupato la totalità dei
paesi europei. Gli ultimi 25 anni hanno visto la pubblicazione di centinaia di studi sull’argomento. Il programma
EURANOS («European approach to nuclear and radiological emergency management and rehabilitation strategies»), che fa parte di un progetto di ricerca dell’Unione
europea, ha pubblicato un manuale relativo alla decontaminazione di zone abitate in seguito ad un incidente radiologico. Vi sono presentate 59 misure applicabili
nell’imminenza o in seguito ad un tale avvenimento.
Misure urgenti e di ripristino
Un primo gruppo di misure d’urgenza menzionate nel
manuale è destinato ad essere applicato immediatamente
dopo l’incidente: ne fanno parte il soggiorno protetto (se
possibile in un rifugio o in una cantina), l’evacuazione
precauzionale, il ricorso a delle compresse allo ioduro di
potassio oppure semplicemente l’utilizzo di maschere per
la protezione delle vie respiratorie. Si consiglia inoltre di
chiudere porte e finestre, spegnere impianti di ventilazione e climatizzazione, utilizzare un aspirapolvere come filtro dell’aria e di ricoprire gli oggetti di valore prima di deporli in luogo protetto.
Nella fase successiva, la cosiddetta fase di ripristino, si
tratta di proteggere la popolazione limitandone l’accesso alla zona sinistrata. Le misure vanno adattate alla
gravità della situazione e ai pericoli che ne derivano. Il
manuale propone un ventaglio di misure possibili, fra
l’altro l’evacuazione provvisoria o definitiva delle zone
residenziali. L’accesso a zone inabitate può essere limitato o interamente proibito. Per ragioni economiche,
l’accesso a zone industriali può essere dato per un periodo limitato a personale scelto. Il manuale valuta in
parte l’efficacia delle misure proposte, premettendo
tuttavia che queste avranno effetto solo se adottate in
modo accurato e rapido.
Decontaminazione di edifici …
Anche la decontaminazione degli edifici prevede un ampio
ventaglio di misure, caratterizzate da diversi gradi di complessità ed efficacia. Queste vanno dal semplice lavaggio
con getto d’acqua, ciò che permette una riduzione della
contaminazione di circa 25%, alla pulizia dei tetti con spazzole (50–85%), alla sabbiatura delle pareti (75–90%), alla
pulizia di tetti e pareti con getto d’acqua fredda ad alta
pressione (35–80%) oppure alla pulizia dei tetti con getto
d’acqua calda ad alta pressione (50–85%). Altre misure efficaci sono la sostituzione del tetto (100%) o la demolizione dell’immobile (100%). È anche possibile trattare le pareti con una soluzione di nitrato ammonio (25–50%) e levigare le pareti in legno (35–60%).
La decontaminazione concerne anche l’interno delle abitazioni: in questo ambito si tratta innanzitutto di aspirare
la polvere (80–90%), di lavare (35–65%) o di effettuare
una pulizia approfondita (fino a 90%). Nel caso di una
contaminazione più importante o se si vuole effettuare
una decontaminazione completa, è necessario rimuovere
le superfici entrate in contatto con la radiazione (rivestimenti dei muri, tappezzerie, tappeti) e eliminare mobili ed
altri oggetti.
… e dell’ambiente circostante
La decontaminazione non si limita tuttavia agli spazi residenziali e lavorativi, ma include l’ambiente circostante. Nel
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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DOSSIER
In agosto del 2011 un impiegato comunale di Fukushima allontana del terriccio
radioattivo da un’aiuola di un cortile scolastico.
caso di superfici esterne dure, come ad esempio le strade,
esistono diversi metodi di decontaminazione: anche in
questo caso è possibile aspirare la polvere ­(50–65%),
­lavare le superfici con un getto d’acqua (50–75%) o con
un’idropulitrice (65–85%), capovolgere la pavimentazione
o addirittura sostituirla (100%).
L’ambiente non è però prevalentemente costituito da superfici dure, bensì da terra e vegetazione. Per la decontaminazione della vegetazione, il manuale prevede le misure seguenti: tagliare l’erba (50–90%), raccogliere le foglie
(50–90%), rimuovere piante ed arbusti (50–90%), tagliare e eliminare alberi ed arbusti (50–98%). Un intervento
ben più importante è l’eliminazione dello strato superiore
di un terreno, si tratti di 1 cm (65–90%) o di 5 cm (90–
95%). Il terreno contaminato può anche essere ricoperto
con uno strato di terra pulita o di asfalto oppure rivoltato
a diverse profondità. Va tuttavia specificato che questi
tipi d’intervento si addicono soprattutto a piccole superfici come singoli giardini o parchi giochi.
Infine, il manuale propone diverse misure per la decontaminazione delle superfici metalliche o plastiche: un
lavaggio con sostanze chimiche di superfici metalliche
(50–100%), un trattamento ultrasonico con decontaminazione chimica (90–99%) oppure il lavaggio con
­sostanze chimiche di superfici plastiche o plastificate
(90–99%). L’impiego di pasta polimera (75–97%) su superfici metalliche ha la stessa efficacia della pulizia elettrochimica (fino a 100%).
I limiti della decontaminazione
Tutti questi metodi di decontaminazione hanno tuttavia i
loro limiti. Nella zona evacuata in seguito all’incidente di
Fukushima è stata rilevata una contaminazione di oltre
3 000 000 Bq/m2, vale a dire più di cento volte oltre la
norma. Anche adottando una delle misure menzionate,
che avrebbe consentito l’eliminazione del 50–90% della
contaminazione, il terreno nella zona di Fukushima ha
continuato ad indicare valori 50 volte superiori alla norma. Ciò significa che l’unica misura di decontaminazione
efficace consiste nell’eliminazione dello strato superiore
del terreno, nella demolizione degli immobili e nello smaltimento di tutto questo materiale radioattivo. In questo
modo si accumulerebbero però 50 milioni di metri cubi di
scorie, i quali dovrebbero in seguito essere smaltiti al
prezzo di 100 000 franchi al metro cubo. Una soluzione
non sostenibile economicamente. Rimane pertanto solo
lo sbarramento dell’area contaminata e il trasferimento
della popolazione verso altre zone.
Emmanuel Egger
Capo questioni nucleari, LABORATORIO SPIEZ, UFPP
Documentazione: EURANOS: «Generic Handbook for Assisting in the Management of Contaminated Inhabited
Areas in Europe following a Radiological Emergency»
V1.0, May 2007
Per maggiori informazioni: www.euranos.fzk.de
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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COOPERAZIONE
Un primo bilancio
Nuovo Stato maggiore federale NBCN
per la gestione di emergenze e crisi
All’inizio dell’anno è entrata in vigore l’Ordinanza sull’organizzazione di interventi in caso di eventi
NBC e di catastrofi naturali. Essa prevede in particolare l’istituzione dello Stato maggiore federale NBCN
(SMF NBCN). Questo, composto dai direttori degli uffici federali competenti e dai rappresentanti dei
Cantoni e dell’esercito, coordina in caso d’evento i provvedimenti e prepara le basi decisionali per il
Consiglio federale. Dopo l’incidente nucleare di Fukushima e alcuni workshop è stato tracciato un primo
bilancio del suo operato.
La Centrale nazionale d’allarme (CENAL), una divisione
dell’Ufficio federale della protezione della popolazione
(UFPP), costituisce il nucleo permanente dello SMF NBCN.
È incaricata di raccogliere, analizzare e presentare informazioni rilevanti per la protezione della popolazione e
funge quindi da organo d’allerta per lo Stato maggiore
federale. In caso d’evento, informa la presidenza dello
Stato maggiore federale e convoca i suoi membri. Essendo sempre pronta a reagire, essa è inoltre responsabile di
ordinare le misure immediate per proteggere la popolazione (in gergo tecnico si parla di fase di «gestione dell’emergenza»). Di qui le decisioni riservate, ossia i precisi
­criteri che la legittimano a dare l’allarme alla popolazione
e a ordinare le misure di protezione.
Con la convocazione dello SMF NBCN inizia la seconda
fase della gestione dell’evento: la «gestione della crisi».
Questa fase è finalizzata a limitare le conseguenze dell’evento, ripristinare le funzioni vitali della società e a favorire il ritorno alla normalità. A seconda della gravità dell’evento, può durare da pochi giorni a più settimane o mesi.
Oltre al suo ruolo nella gestione dell’emergenza, la C
­ ENAL
funge anche da nucleo dello Stato maggiore federale
­affinché la gestione dell’emergenza e la gestione della
crisi siano coordinate in modo ottimale da un’unica istituzione. Essa è quindi responsabile dell’istituzione e dei preparativi dello Stato maggiore federale già in tempi normali. Per istituirlo definitivamente ci vorranno ancora tre
anni (2014).
Prima riunione durante l’emergenza Fukushima
Lo Stato maggiore federale è già entrato in azione per la
prima volta lo scorso maggio per valutare le conseguenze
dell’incidente nucleare di Fukushima sulla Svizzera e coordinare gli eventuali provvedimenti. Visto che non sussisteva alcun pericolo diretto per la Svizzera, si è poi deciso di
non impiegare l’intero SMF NBCN, ma solo il comitato
NBCN ampliato per compiere un’analisi complessiva dell’evento e documentare le misure adottate dai vari organi,
così da fare il punto sui lavori in corso ed evitare doppioni.
La CENAL ha seguito ininterrottamente l’emergenza per
dieci giorni consecutivi, ha fornito consulenza in materia di
radioattività e informazioni univoche agli organi federali
coinvolti e ha contribuito a informare la popolazione (vedi
pag. 26).
Elaborazione di strategie per gestire gli eventi
Esperienze fatte in Svizzera e all’estero dimostrano che
nelle società altamente interconnesse le catastrofi causano spesso, per l’effetto domino, molti effetti collaterali e
secondari. Anche il terremoto del Giappone conferma
questo riscontro. Il sisma e il conseguente tsunami hanno
non solo devastato intere regioni costiere, ma anche danneggiato numerose centrali nucleari innescando una serie
d’incidenti nucleari. Inoltre i guasti ai sistemi di telecomunicazione hanno reso estremamente difficile la gestione
di tutte queste emergenze. Le autorità giapponesi hanno
dovuto affrontare più compiti nello stesso tempo: assistere migliaia di evacuati, stabilizzare le centrali nucleari, ripristinare le aree distrutte, limitare gli effetti della radioattività ed evitare una penuria di elettricità.
Per gestire simili scenari bisogna considerare sin dall’inizio
tutte le possibili conseguenze e adottare tempestivamente le contromisure necessarie. Nel mese di luglio lo SMF
NBCN ha quindi organizzato per la prima volta un workshop per discutere questi aspetti. Esperti di tutti gli organi competenti hanno valutato le possibili conseguenze
di determinati scenari e definito le relative procedure da
seguire. Lo scopo di queste discussioni è formulare una
strategia di gestione interdipartimentale che possa servire
da linea guida in caso d’evento e che definisca le misure
da adottare già nella prima fase dell’evento.
L’approccio interdisciplinare dello SMF NBCN permette di
coinvolgere nelle discussioni anche organi non direttamente competenti, in modo che sappiano come procedere nel caso vengano loro affidati dei compiti. Diventano
inoltre più chiare le interazioni tra i diversi settori operativi. Durante il workshop estivo è stato formulato un primo
progetto per la strategia di gestione di un incidente nucleare in Svizzera, che descrive le varie problematiche
molto più in dettaglio dei piani d’intervento vigenti. Questi si limitano infatti alle procedure da seguire nelle prime
ore e alla gestione delle conseguenze dirette dell’evento.
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
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COOPERAZIONE
Primo bilancio dell’operato dello SMF NBCN
Dalle esperienze finora fatte si possono dedurre tre fattori
che permetteranno allo SM NBCN di gestire in modo più
efficiente grosse catastrofi in Svizzera.
In primo luogo le strategie di gestione degli eventi devono essere sviluppate insieme a tutti gli organi competenti.
Per gestire eventi complessi è importante che i cardini
della strategia di gestione siano ben definiti. Occorre analizzare gli scenari già in tempi normali per stimare le possibili conseguenze e definire le misure immediate da
adottare in caso d’evento. Nello SMF NBCN deve quindi
confluire il know-how di tutti gli organi competenti.
In secondo luogo gli organi che prendono le decisioni devono essere ben integrati e informati. I piani d’intervento
sono efficaci soltanto se gli organi decisionali e i rispettivi
collaboratori conoscono almeno i loro punti principali. Altrimenti si corre il rischio di agire in modo improvvisato e
di sprecare tempo e risorse per mettersi d’accordo su
come procedere.
UF
CaF
S info
CSG
In terzo luogo bisogna definire un ordine di priorità per le
attività dello Stato maggiore federale. Le risorse per organizzare ed eseguire i diversi lavori sono infatti limitate.
D’intesa con tutti gli organi competenti si dovrà quindi
decidere secondo quale ordine di priorità eseguire i lavori,
analizzare gli scenari ed elaborare le strategie. L’esercizio
SEISMO 12 e l’esercizio della rete integrata per la sicurezza 14 permetteranno di raccogliere nuove esperienze nel
campo dei preparativi e delle strategie di gestione degli
eventi.
Alain Vuitel
Capo della Centrale nazionale d’allarme (CENAL), UFPP
e Capo dello Stato maggiore NBCN
Ufficio federale
Cancelleria federale
Servizio informazioni
Conferenza dei segretari generali
Cantone
SMCC
UF
cell cond
cell cond
cell cond
cell cond
cell cond
UF
Nucleo permanente
dello SMF-NBCN
Cancelleria dello Stato
Vie di servizio
CaF
UF
UF
S Info
22
Informazione
UF
Segreteria generale
Dipartimento competente
CSG
Consiglio
federale
Lo Stato maggiore federale NBCN riunisce altorno a un unico tavolo i rappresentanti dei Cantoni e degli organi federali competenti,
coordina le misure a livello federale e prepara le basi decisionali per il Consiglio federale.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
POLITICA
Rapporto del Consiglio federale
Nuova strategia per la protezione della
popolazione e la protezione civile
Modifiche al modello dell’obbligo di prestare servizio, la creazione di basi intercantonali dotate dell’equipaggiamento necessario ed una migliore collaborazione fra Confederazione e Cantoni: questi i punti
cardinali della Strategia della protezione della popolazione e della protezione civile 2015+. Un gruppo di
lavoro eterogeneo ha elaborato il relativo rapporto.
La protezione della popolazione deve essere sviluppata in
vista di sfide future. In quest’ottica, un gruppo di lavoro
composto da rappresentanti della Confederazione, dei
Cantoni e delle organizzazioni partner ha elaborato, sotto
la direzione del Consigliere di Stato urano Josef Dittli, un
rapporto sulla Strategia della protezione della popolazione e della protezione civile 2015+.
Protezione della popolazione
Il sistema integrato della protezione della popolazione
con le organizzazioni partner polizia, pompieri, sanità
pubblica, servizi tecnici e protezione civile si è rivelato efficace, per cui verrà mantenuto invariato, ad esempio per
quanto attiene alla sostanziale competenza dei cantoni e
alla collaborazione con l’esercito. Il sistema va comunque
perfezionato in vista di sfide future, e, in particolare,
orientato maggiormente alla gestione di situazioni d’emergenza e di catastrofi naturali e tecnologiche.
Qui di seguito i nuovi elementi e le misure oggetto di un
esame approfondito:
• Rafforzamento del coordinamento tra le diverse organizzazioni partner a livello svizzero
• Interoperabilità garantita in virtù di modernizzazione
ampliamento dei sistemi tecnici comuni, in particolare
dei sistemi d’allarme e d’informazione, e delle infrastrutture di comunicazione fail-safe.
• Designazione degli organi di contatto a livello federale
e cantonale per la gestione delle attività quotidiane e
degli eventi
• Definizione delle sinergie fra le organizzazioni partner
• Adattamento del sistema dell’obbligo di prestare servizio al fine di creare un servizio civile alternativo nella
protezione civile, presso i pompieri, nella sanità pubblica o nei servizi sociali
Protezione civile
La situazione è simile nell’ambito della protezione civile:
l’ultima riforma ha dato ottimi risultati e molti elementi
dimostratisi validi verranno mantenuti, come ad esempio
l’organizzazione federalista, la sostanziale competenza
dei Cantoni e la salvaguardia del valore delle costruzioni
di protezione esistenti. Anche la protezione civile deve
tuttavia essere perfezionata, di modo da poter svolgere
efficacemente i propri compiti all’interno del sistema integrato.
Qui di seguito i nuovi elementi e le misure prese in considerazione:
• Verifica e adattamento degli effettivi con l’obiettivo di
ridurre gli attuali e soprattutto di abolire la riserva
• Creazione di basi d’appoggio intercantonali dotate di
specialisti e materiale specializzato
• Perfezionamento dell’interoperabilità mediante definizione di standard comuni nei settori condotta, istruzione e materiale
Si prevede che il rapporto possa essere sottoposto per
consultazione a Cantoni, partiti ed associazioni interessate nell’autunno 2011. Tenuto conto delle relative prese di
posizione, il rapporto dovrebbe venire approvato all’inizio
del 2012 dal Consiglio federale e parallelamente anche
dalla Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile e i pompieri (CG MPP). Il rapporto sarà in seguito sottoposto al Parlamento, dopodiché potranno essere elaborate le strategie di attuazione.
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
POLITICA / NOVITÀ DELL’UFPP
Informazione del Consiglio federale
Una condotta più efficiente in
materia di politica di sicurezza
Il Consiglio federale ha reimpostato l’organizzazione della propria condotta in materia di politica
di sicurezza. L’Organo direttivo in materia di sicurezza viene focalizzato su un nucleo di lavoro e
lo Stato maggiore della Giunta del Consiglio federale in materia di sicurezza viene sciolto.
L’Organo direttivo in materia di sicurezza viene sciolto e
sostituito da un nucleo di lavoro, costituito dal segretario
di Stato del Dipartimento federale degli affari esteri DFAE
e dai direttori del Servizio delle attività informative della
Confederazione SIC e dell’Ufficio federale di polizia
fedpol. L’incarico del nucleo di lavoro Sicurezza è costituito soprattutto dal monitoraggio e dalla valutazione della
situazione, nonché dalla detezione tempestiva delle sfide
nel campo della politica di sicurezza. Il nucleo di lavoro
Sicurezza deve fondamentalmente analizzare la situazione nel campo della politica di sicurezza ed eventualmente inoltrare proposte alle Giunte del Consiglio federale
competenti. Il lavoro del nucleo Sicurezza riceve il sostegno amministrativo e materiale da un gruppo di coordinamento interdipartimentale costituito da un rappresentante per ogni ufficio effettivamente coinvolto.
SM GSic
Lo Stato maggiore della Giunta del Consiglio federale in
materia di sicurezza (SM GSic) è nato dall’organo di coor-
dinamento del Servizio delle attività informative della
Confederazione, costituito dal coordinatore delle informazioni, dall’Ufficio per l’analisi della situazione e la detezione tempestiva e dal segretariato. Il compito dello
SM GSic non aveva soltanto funzioni di segretariato, ma
per esempio anche quella di gestire l’elaborazione di pianificazioni preventive. Quest’organizzazione non era in
grado di rispondere alle elevate aspettative relative alla
formazione e doveva quindi essere snellita al punto da
potersi integrare nelle altre strutture su cui appoggiarsi
per il lavoro da svolgere.
Le pianificazioni preventive finora gestite dallo SM GSic
verranno allestite anche in futuro, ma sotto la direzione
dell’Ufficio federale della protezione della popolazione
UFPP, del settore del Dipartimento della difesa oppure
del SIC. Rapporti chiave particolari saranno in futuro allestiti unicamente su esplicito desiderio delle Giunte del
Consiglio federale oppure del nucleo di lavoro Sicurezza,
che a seconda della situazione designerà chi ne assumerà la direzione.
Protezione NBC
Il LABORATORIO SPIEZ sostiene il CICR
Il LABORATORIO SPIEZ, l’Istituto nazionale per la protezione NBC, fungerà da laboratorio
di riferimento per il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR).
Secondo un contratto quadro firmato nel mese di giugno
2011, il LABORATORIO SPIEZ dell’Ufficio federale della
protezione della popolazione UFPP sostiene il CICR nello
sviluppo di capacità tecniche e operative necessarie per
gestire eventi nucleari, radiologici, biologici e chimici con
cui l’organizzazione umanitaria potrebbe essere confrontata durante i suoi interventi. La competenza analitica del
Laboratorio è in grado in qualsiasi momento di offrire a
breve termine un sostegno al CICR e, se richiesto, di inviare degli esperti direttamente sul terreno.
Questo impegno si aggiunge alle già numerose attività a
livello internazionale degli esperti di Spiez, inclusi un laboratorio di fiducia realizzato nell’ambito della Convenzione
sulle armi chimiche, e interventi nell’ambito dell’aiuto offerto in seguito a conflitti e catastrofi.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
NOVITÀ DELL’UFPP
Personale dell’UFPP
Nuovo capo della
Divisione Infrastruttura
Il Capo del DDPS, Consigliere federale Ueli Maurer, ha nominato Peter
Wüthrich nuovo capo della divisione Infrastruttura
dell’Ufficio federale della
protezione della popolazione (UFPP). Il cinquantenne ingegnere elettronico con formazione complementare di manager
(EMBA) lavora presso l’UFPP dal 2005, ultimamente
come capo della sezione Sistemi telematici. Egli è
­subentrato a Philippe Giroud, andato in pensione il
1° luglio 2011.
La divisione Infrastruttura è responsabile soprattutto di salvaguardare il valore dell’infrastruttura di protezione, di valutare, acquistare e mettere a disposizione il materiale di protezione civile standard e conforme ai vari tipi di costruzione
e di coordinare i progetti nel campo dei sistemi d’allarme e
telematici ad uso delle autorità e delle organizzazioni attive
nel campo del salvataggio e della sicurezza (AOSS).
Protezione dei beni culturali
Nuove «Prescrizioni per la
documentazione di sicurezza»
Il 1° gennaio 2012 entreranno in vigore le nuove «Prescrizioni sulla concessione di sussidi federali per l’allestimento della documentazione e delle copie di sicurezza
nel settore della protezione dei beni culturali». Le vecchie prescrizioni del 1985 sono state rielaborate nell’ambito di una revisione durata circa due anni.
Grazie alla partecipazione di diversi enti cantonali, altri
Uffici federali e varie istituzioni culturali sono state redatte nuove prescrizioni di più facile consultazione e fi-
nalizzate a una maggiore qualità delle documentazioni e
delle copie di sicurezza. Dato che l’adozione delle misure
di protezione dei beni culturali è fondamentalmente un
compito dei Cantoni, la sezione PBC dell’UFPP ha deciso
di informare in anticipo e in dettaglio gli organi cantonali responsabili. Nell’agosto 2011 sono stati pertanto organizzati due incontri informativi a Basilea e Losanna. Il
tema è trattato anche nel numero 18 della rivista «Forum PBC» (pag. 38).
Istruzione
Nuovo personale insegnante
della protezione civile
La protezione civile dispone di nuovo personale insegnante. Il 17 giugno a Schwarzenburg è stato consegnato il diploma a quattordici istruttori a tempo pieno e a quattro
istruttori a tempo parziale.
Diploma federale di istruttore della protezione civile: Albeverio Christian (datore di lavoro: Regione Bellinzonese), Durscher Christian (LU), Ess Christian (BABS), Facchini Aldo (Regione Lugano Città), Gerber Andreas (BL), Jenni Christoph
(BS), Kümin Michael (LU), Monn Peter (SG), Reifler Patrick
(ZH), Schweizer Simon (BABS), Turuvani Nicolas (NE), Utzinger Stefan (ZH), Wipfli Peter (BS), Zurbrügg Peter (BE)
Certificato di istruttore
della protezione civile a
tempo parziale: Burgherr
Dominic (BE), Gilliéron Lucien (BE), Ineichen Michel
(Regione Mendrisiotto),
Schär-Bollhalder Praxedis
(SG)
I neodiplomati.
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
NOVITÀ DELL’UFPP
Incidente nella centrale nucleare di Fukushima
La Centrale nazionale d’allarme
in azione
Durante l’emergenza giapponese la Centrale nazionale d’allarme (CENAL) è rimasta operativa
24 ore su 24 per dieci giorni consecutivi. La sua priorità era proteggere i cittadini svizzeri, in
Svizzera e in Giappone.
Le immagini dello tsunami che venerdì 11 marzo 2011 ha investito il Giappone sono rimaste impresse nella memoria di
tutti. Barche, automobili e case sono state spazzate via come
fuscelli dall’onda gigante. Strade e ponti sono stati inondati,
intere regioni sommerse.
La CENAL è entrata in azione in seguito a una notifica internazionale di terremoto. In questi casi la prima domanda che si pongono i membri del servizio di picchetto della
CENAL è se non vi siano centrali nucleari nella zona colpita dal terremoto? Per il Giappone questa domanda era
ovviamente superflua. Solo sulla costa orientale del Giappone quel giorno erano in funzione più di dieci centrali
nucleari. È stato quindi creato subito un nucleo di stato
maggiore, composto da esperti nei settori della radioattività, dell’informazione e dell’analisi della situazione, la cui
priorità era raccogliere informazioni attendibili sull’evento, in modo da poter informare tempestivamente la popolazione e i partner sia in Svizzera che in Giappone. Le
autorità giapponesi hanno comunicato che era entrata in
azione l’organizzazione di soccorso e che erano state disattivate tutte le centrali nucleari.
Il venerdì sera, dopo un inserimento dei dati nella presentazione elettronica della situazione (PES) e una breve informazione sulla situazione in Giappone sul sito www.cenal.ch, i
computer della CENAL sono stati spenti. Dopo un’intensa
settimana di esercizi e corsi di stato maggiore (la CENAL
svolge tre volte l’anno una formazione di stato maggiore), il
riposo di fine settimana è stato più che meritato.
Esplosione nella centrale nucleare
Ma il sabato mattina vi è stata un’esplosione nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi che ha costretto il nucleo
di stato maggiore della CENAL a riunirsi d’urgenza. A
questo punto era chiaro che l’emergenza sarebbe durata
a lungo. Per garantire la permanenza a turni, una parte
dei collaboratori della CENAL è stata mandata a casa. Parecchie le domande rimaste in sospeso: quali erano le informazioni davvero affidabili? Sussisteva un pericolo per
la popolazione svizzera? Quali partner contattare? Quali
informazioni comunicare ai diversi partner e alla popolazione?
La domenica, le incertezze aumentavano ulteriormente. I
media riportavano notizie su problemi in diverse centrali
nucleari giapponesi. Circolavano informazioni contraddittorie non solo sulla centrale di Fukushima Daiichi, ma
anche sulle centrali Fukushima Daini, Tokai, e Onagawa.
Si parlava di incendi in impianti chimici e di guasti ai sistemi di comunicazione. Non c’era ancora alcuna informazione ufficiale rilasciata dagli enti internazionali, come
l’«International Atomic Energy Agency» (IAEA). Il fuso
orario rendeva inoltre difficile la comunicazione tra i diversi partner. Visto che fra il Giappone e la Svizzera vi
sono otto ore di differenza, era possibile comunicare soprattutto durante la notte e nelle prime ore del mattino.
Con i partner nazionali si comunicava invece durante le
ore normali d’ufficio, anche se la compagnia aerea Swiss
chiedeva un aggiornamento sulla situazione alle tre di
notte per poter pianificare i voli della giornata.La CENAL
doveva quindi garantire una permanenza di 24 ore su 24.
Le cattive notizie non sono cessate nei giorni successivi.
Lunedì mattina si è verificata una seconda esplosione
nella centrale di Fukushima Daiichi a causa di una perdita
di pressione. Stavolta le prime informazioni sono giunte
alla CENAL attraverso i canali ufficiali, ma erano alquanto
frammentarie e in lingua giapponese. La CENAL è stata
contemporaneamente sommersa da domande da parte
dei media, soprattutto da quelli presenti in rete e dalle
emittenti radiofoniche svizzere. Martedì è stata convocata la sezione Informazione dello stato maggiore del Consiglio federale CENAL per rispondere a tutte queste domande.
La terza esplosione, verificatasi il 15 marzo e seguita da
un incendio in una vasca di raffreddamento contenente
barre di combustibile esaurite, ha causato una fuga radioattiva superiore a quelle precedenti. La radioattività ha infatti raggiunto picchi di 12 microsievert all’ora (msV/h)
nella zona della centrale di Fukushima Daiichi, allorché il
valore limite per la radioattività artificiale in Svizzera è di 1
msV all’anno.
Caccia a dati affidabili
Visto che il terremoto e il conseguente tsunami hanno
distrutto gran parte delle stazioni di misurazione della
radioattività, vi era un forte bisogno di apparecchi di
misurazione sul posto. Anche la squadra svizzera di ricerca, il personale dell’ambasciata di Tokio e la compagnia aerea Swiss avevano un urgente bisogno di dosimetri e consulenza radiologica. Grazie all’efficiente collaborazione con i suoi partner, la CENAL ha potuto non
solo mettere a disposizione i propri strumenti di misu-
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
NOVITÀ DELL’UFPP
Il villaggio costiero Aragama (prefettuna di Fukushima) distrutto dallo Tsunami.
razione, ma anche contribuire a procurare materiale
supplementare.
Si è inoltre potuto ricorrere a fonti d’informazione supplementari, sia nei Paesi confinanti che attraverso la rete normalmente destinata alla sorveglianza del trattato sul bando degli esperimenti nucleari. La propagazione della radioattività è stata costantemente calcolata sulla base dei
dati disponibili sulle sostanze radioattive.
Fortunatamente, nei primi giorni dopo l’esplosione, il
vento si è diretto verso il Pacifico. Le sostanze liberate
dalle esplosioni si sono pertanto diluite nell’aria e nell’acqua. La CENAL ha messo costantemente a disposizione
dei suoi partner i suoi dati tramite il sistema di presentazione elettronica della situazione (PES) e ha informato
l’opinione pubblica più volte al giorno in tre lingue sul
suo sito internet. Quest’ultimo è stato molto consultato,
spesso anche da utenti che si trovavano in Giappone.
Una volta stabilizzatasi la situazione, e una volta adottate
dalle organizzazioni svizzere stanziate in Giappone le misure necessarie, la CENAL ha progressivamente ridotto il
suo grado operativo.
Primi insegnamenti tratti dall’evento di Fukushima
Gli eventi di Fukushima hanno chiaramente dimostrato
che la protezione della popolazione deve essere collegata
con una rete più ampia di partner poiché anche i cittadini
e le organizzazioni svizzere presenti all’estero si aspettano
di ricevere informazioni e sostegno in simili casi. Ciò presuppone un coordinamento tra i diversi partner e in particolare una collaborazione più stretta con il Dipartimento
federale degli affari esteri (DFAE). Per questo motivo, i
compiti e le procedure degli organi federali non devono
essere disciplinati solo in previsione di un incidente nucleare nel nostro Paese, ma esigono una regolamentazione
vincolante e applicabile a tutti i partner anche in caso di
incidente all’estero. La CENAL partecipa attivamente alle
attività del gruppo di lavoro interdipartimentale per la
protezione d’emergenza in casi estremi (IDA NOMEX), incaricato di trarre insegnamenti per la Svizzera dagli eventi
del Giappone.
Flurin Simeon
sost. Capo Informazione CENAL, UFPP
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
NOVITÀ DELL’UFPP / CANTONI
Esercitazioni nel Canton Friburgo
Organi di condotta e forze
d’intervento messi a dura prova
La protezione della popolazione del Canton Friburgo organizza ogni anno un’esercitazione d’intervento
o un esercizio di stato maggiore. Quest’anno hanno avuto luogo entrambi. A fine maggio 2011, l’Organizzazione di lotta contro le catastrofi del Canton Friburgo ORCAF ha svolto un’importante esercitazione
a Estavayer-le-Lac. Un mese più tardi, l’organo cantonale di condotta si è confrontato con una simulazione di epidemia di afta epizootica.
Due classi di scuola media stanno provando uno spettacolo nella palestra di Estavayer-le-Lac. Ad un tratto, una
parte del tetto precipita
sugli allievi... Con questo
scenario si è voluto verificare il funzionamento della Catena di salvataggio in
caso di incidente con un
gran numero di vittime.
Oltre 200 persone hanno
partecipato a questa esercitazione, durata diverse
ore: 156 membri della polizia cantonale, dei pompieri, dei servizi sanitari (amIn seguito al crollo simulato del tetto della palestra,
entra in azione la Catena di salvataggio.
bulanze, soccorritori professionisti, REGA), del servizio civile e del gruppo
d’assistenza psicologica, e 50 comparse tra cui allievi della
regione e attori. La simulazione ha messo in luce la necessità per i servizi sanitari di essere organizzati, strutturati e
gestiti in modo gerarchico, sul modello degli altri organi
della protezione della popolazione.
In collaborazione con la Confederazione
ed i cantoni
Fra il 28 e il 30 giugno 2011, la protezione della popolazione del Canton Friburgo ha simulato, in collaborazione
con l’Ufficio federale della protezione della popolazione
UFPP, un’epidemia di afta epizootica. Questo esercizio di
stato maggiore aveva per scopo di verificare il funzionamento dell’organo cantonale di condotta (OCantC) e la
collaborazione con l’esercito. Una cinquantina di persone, fra cui il Consigliere di stato Erwin Jutzet, hanno preso parte a quest’esercizio che ha coinvolto i partner della
protezione della popolazione, l’esercito, gli Uffici federali
di veterinaria ed i gruppi d’assistenza psicologica.
Lo scenario che l’organo di condotta ha dovuto affrontare comportava due fasi distinte: durante i primi due giorni, l’epidemia era limitata ad alcuni capi di bestiame in diverse fattorie. Il terzo giorno è stato simulato un salto nel
tempo di due mesi, durante i quali l’epidemia si era propagata a tutto il sud del cantone. L’esercizio ha indicato
come un’epidemia possa estendersi rapidamente, ed ha
sottolineato la necessità di una collaborazione intercantonale e di una condotta delle operazioni da parte dello
Stato maggiore federale NBCN.
Ottava conferenza sulla protezione della popolazione
«Strategia della protezione della popolazione e della protezione civile 2015+»
L’ottava Conferenza sulla protezione della popolazione
(CPP) si terrà il 17 e il 18 novembre a Davos. Verranno trattate innanzitutto la «Strategia della protezione della popolazione e protezione civile 2015+» e le misure d’emergenza da adottare in caso d’incidente presso una centrale nucleare svizzera. Il Consigliere federale Ueli Maurer terrà
una relazione dal titolo «La protezione della popolazione è
parte integrante della politica di sicurezza». A questa conferenza parteciperanno circa 200 responsabili e specialisti
degli organi cantonali, delle maggiori città, delle organizzazioni partner della protezione della popolazione, dell’esercito e di altre istituzioni federali.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
CANTONI
Protezione civile nel Canton Friburgo
Intervento di pubblica utilità
per oltre 200 militi
Il Canton Friburgo dispone di 3 compagnie d’intervento della protezione civile, capaci di operare in
tutto il cantone. Durante il corso di ripetizione 2011, la compagnia d’intervento Sud ha effettuato
importanti lavori volti alla creazione di un sentiero presso il lago di Gruyère. Una buona occasione per
perfezionare la collaborazione con l’esercito.
L’intervento di pubblica utilità, svolto nel quadro di un
programma pluriennale, prevedeva la costruzione di un
sentiero di 1,6 kilometri e di otto ponti, tra cui uno di 22
metri. Per mettere alla prova l’efficienza ed in particolare
il materiale d’illuminazione del servizio civile, i militi hanno lavorato giorno e notte. 219 militi hanno fornito un totale di 1213 giornate di lavoro, avvalendosi peraltro di tre
piastre vibranti, cinque scavatrici cingolate e sei cingolati
da trasporto.
Con il sostegno dell’esercito
L’intervento ha permesso ai quadri del servizio civile di
collaborare con l’esercito, partner importante in caso di
catastrofe e di emergenza. Il sentiero è stato infatti realizzato con il sostegno dell’esercito che, oltre a fornire
52 soldati, ha messo a disposizione un battello rimor-
chiatore per il trasporto di uomini e materiale. L’esercito
ha inoltre fornito cinque autocarri, due barche traghetto, un’escavatrice idraulica e tre autocarri a cassone ribaltabile.
Per poter dirigere le operazioni, il servizio civile
ha allestito un posto di
comando, una centrale
di trasporto, un punto di
sussistenza, un posto
d’assistenza e un deposito di materiale.
Le forze d’intervento hanno costruito 1,6 km di
sentiero e otto ponti.
Protezione civile nel Canton Basilea-Campagna
Salvataggio di migliaia di pesci
Nel mese di maggio 2011, la protezione civile del Canton Basilea-Campagna è intervenuta a
quattro riprese per salvare migliaia di pesci. Questi interventi sono stati effettuati per incarico
dello stato maggiore cantonale di crisi e su richiesta dell’Ufficio cantonale della caccia e della
pesca in seguito ad un periodo di grave siccità.
Questa primavera, diversi corsi d’acqua hanno subìto le
conseguenze del lungo periodo di siccità: il livello dell’acqua si è abbassato e la velocità di scorrimento nei ruscelli
è diminuita, al punto che alcuni segmenti si sono prosciugati, mentre la temperatura dell’acqua di pozzi e stagni è
fortemente aumentata.
In seguito all’ordine d’intervento dello stato maggiore di
crisi, l’Ufficio della caccia e della pesca del Canton Basilea-Campagna ha potuto usufruire di cinque gruppi, ciascuno formato da nove militi del servizio civile, provenienti da compagnie dei comuni, delle regioni e del cantone
costituite per interventi su tutta la superficie cantonale. Ai
quadri è stato assegnato il compito di preparare i militi
all’intervento mediante un’istruzione specifica. I gruppi
dovevano essere organizzati in modo da poter entrare in
azione nell’arco di quattro ore.
Gli interventi, concentratisi su quattro corsi d’acqua del
cantone, hanno permesso di salvare 6000 trote, gamberi
di fiume e altri animali acquatici, poi trasferiti in altri corsi
d’acqua. La fase di formazione che ha preceduto l’intervento è stata di grande utilità: ha infatti permesso alle
forze d’intervento di familiarizzarsi con la tecnica della
pesca elettrica e con i pericoli che questa comporta.
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
CANTONI
Organizzazione di crisi del Canton Basilea-Città
Apertura di un segretariato permanente
presso la polizia cantonale
In caso di situazioni straordinarie, nella città renana è prevista l’entrata in funzione dell’Organizzazione
cantonale di crisi. Questa è lo stato maggiore e l’organo di condotta del Consiglio di Stato e può rimpiazzare il governo in situazioni eccezionali. Alla testa dell’Organizzazione cantonale di crisi è il comandante
della polizia del Canton Basilea-Città.
La forte densità urbana e la prossimità della frontiera nazionale fanno sì che le esigenze del Canton Basilea-Città
in termini di gestione di crisi siano molto elevate. Le prescrizioni concernenti la protezione della popolazione
sono state elaborate nel quadro dell’ordinanza cantonale
sull’attività amministrativa in situazioni particolari e straordinarie. In caso di intervento, l’Organizzazione cantonale di crisi è costituita da tre moduli al massimo:
• lo stato maggiore di crisi, composto dalle sue sette sezioni e da trenta servizi specializzati nelle retrovie;
• i comandi delle operazioni sul luogo del sinistro;
• i comandi delle piazze di riunione, incaricati di assistere e registrare le persone coinvolte ma non ferite.
Oltre a questi tre moduli, è operativa un’organizzazione
di sgombero e ripristino, il cui compito è di ristabilire una
situazione di normalità. Questa organizzazione di milizia
è subordinata al Consiglio di Stato, opera d’intesa con
l’Organizzazione cantonale di crisi e i suoi membri fanno
prevalentemente parte dell’amministrazione cantonale.
L’ultimo intervento effettivo dell’Organizzazione cantonale di crisi risale al 2007, quando un velivolo privato era caduto su un quartiere della città.
L’analisi dei pericoli come parte del programma
di legislatura
Il segretariato permanente dell’Organizzazione cantonale
di crisi è un servizio della polizia cantonale. Esso gestisce
l’organizzazione di milizia ed è incaricato dell’analisi dei rischi e pericoli per il cantone. Il progetto Analisi dei pericoli fa parte del programma di legislatura del governo. Ulteriori compiti del segretariato permanente sono la prevenzione (pianificazione dei mezzi e degli interventi, formazioni superiori, esercitazioni, progetti e individuazione
precoce dei rischi).
Il Canton Svitto nomina sei capi intervento del servizio sanitario
Maggiore sinergia fra il servizio di salvataggio e l’aiuto in caso di catastrofe
In caso di incidente con un numero importante di feriti entrano in azione diverse forze d’intervento.
Onde permettere un coordinamento di servizi di salvataggio, posto sanitario di soccorso mobile e altre
forze d’intervento sanitario, il Canton Svitto ha nominato sei capi intervento del servizio sanitario.
Nel Canton Svitto, sono i servizi di salvataggio dei distretti
ad entrare in azione in caso di incidente stradale. L’aiuto
medicalizzato in caso di catastrofe è assicurato da due
posti sanitari di soccorso mobili. Nel caso vi siano feriti
gravi, entra spesso in azione anche la REGA. Per poter garantire un’assistenza rapida ed efficace, è necessario coordinare gli interventi dei differenti servizi sanitari in
modo professionale.
I sei capi intervento del servizio sanitario sono stati reclutati presso i diversi servizi distrettuali di salvataggio e
presso il posto sanitario di soccorso mobile. Sono rap-
presentati in tal modo sia le diverse regioni del cantone
sia i membri del servizio di salvataggio e dell’aiuto in
caso di catastrofe. I capi intervento del servizio sanitario
sono tutti e sei dei soccorritori con esperienza di comando. Ogni capo intervento del servizio sanitario deve
inoltre essere un membro attivo del posto sanitario di
soccorso mobile, per cui è previsto un coordinamento
di istruzione e dottrina d’intervento fra il servizio di salvataggio e l’aiuto in caso di catastrofe, il che dovrebbe
portare ad una maggiore sinergia.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
CANTONI
I compiti dei comuni nel Canton Zurigo
Informazioni relative alla protezione
della popolazione e all’organo
cantonale di condotta
La polizia cantonale zurighese ha organizzato, in collaborazione con gli uffici cantonali e la Conferenza
dei sindaci, diverse manifestazioni volte a informare i responsabili delle città e dei comuni sulle nuove
basi legali della protezione della popolazione.
La legge cantonale sulla protezione della popolazione,
che stabilisce le competenze delle autorità e dell’amministrazione pubblica in caso di situazioni straordinarie, è entrata in vigore il 1 luglio 2008. Un gruppo di lavoro ha in
seguito elaborato, in collaborazione con la Conferenza
dei sindaci, una nuova ordinanza sulla condotta strategica
e l’intervento dell’organizzazione cantonale di condotta
(OCantC). L’ordinanza è stata adottata dal Consiglio di
Stato il 22 dicembre 2010 ed è entrata in vigore il 1 aprile
di quest’anno.
Mentre fino al 1998 esistevano degli stati maggiori distrettuali di condotta civili, la nuova legge sulla protezione della
popolazione e l’ordinanza sulla condotta strategica prevedono che siano i comuni a fornire il personale per i loro organi di condotta. Allo scopo di orientare i responsabili delle
città e dei comuni sulle nuove basi legali e sui diritti e doveri che queste comportano, la polizia cantonale ha organizzato quattro mezze giornate d’informazione in collaborazione con gli uffici competenti e la Conferenza dei sindaci.
Oltre 300 rappresentanti
delle città e dei comuni
hanno preso parte a queste
manifestazioni svoltesi
presso il centro d’istruzione
di Andelfingen durante il
primo semestre 2011. I risultati dell’inchiesta permettono di trarre un bilancio positivo da queste manifestazioni. Altre richieste
e necessità formulate dalle
città e dai comuni sono state prese in considerazione
e sono sotto esame.
Mario Fehr, Direttore della sicurezza del Canton Zurigo,
in discussione con Anton Melliger (Capo dell’Ufficio del
militare e della protezione civile, a sinistra), Hans-Peter
Tschäppeler (Segretario generale dei servizi di sicurezza,
in mezzo) e Hans Imholz (Capo dell’Aiuto alla condotta
della polizia cantonale).
I documenti relativi alle manifestazioni dell’organo cantonale di condotta (OCantC)
possono essere consultati sul sito www.kfo.zh.ch.
Riorganizzazione dei settori di competenza nel Canton Zurigo
Pompieri d’ora in poi subordinati al
Dipartimento della pubblica sicurezza
Il Consiglio di Stato del Canton Zurigo ha parzialmente riorganizzato le competenze del Dipartimento
della sicurezza e del Dipartimento della giustizia e degli affari interni. Il corpo pompieri, la polizia del
fuoco e l’assicurazione immobiliare sono ora subordinati al Dipartimento della pubblica sicurezza.
I settori d’attività della polizia, della protezione civile e
del corpo pompieri sono strettamente correlati tra loro.
I pompieri e la polizia collaborano quotidianamente e in
modo standardizzato; il centro d’istruzione di Andelfingen è condiviso da polizia, protezione civile e pompieri.
La polizia e la protezione civile erano già subordinate al
Dipartimento della pubblica sicurezza. Il trasferimento
verso lo stesso Dipartimento di pompieri, polizia del
­fuoco e assicurazione immobiliare permette un migliore
coordinamento nel campo della sicurezza.
L’attribuzione del corpo pompieri al Dipartimento della
pubblica sicurezza è avvenuta il 1 agosto 2011. Non vi è
nessun cambiamento per quanto concerne i compiti
dell’assicurazione sugli immobili. La riorganizzazione
non ha nessuna influenza sugli effettivi.
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
CANTONI
Il Canton Vaud s’informa
Droni al servizio della protezione
della popolazione
Per gestire un evento d’ampia portata può essere utile una ricognizione aerea.
In determinate circostanze, i Cantoni hanno la possibilità di chiedere l’aiuto
sussidiario dell’esercito. Per iniziativa dello stato maggiore di condotta del
Canton Vaud, le Forze aeree hanno presentato i loro droni ai partner attivi nel
campo della sicurezza.
Gli aiuti sussidiari dell’esercito sono collaborazioni
civili-militari (CIMI) tra i
partner attivi nel campo
della sicurezza. Gli interventi delle Forze terrestri
(protezione di missioni diplomatiche, interventi delle truppe di salvataggio,
ecc.) sono ampiamente riconosciuti dall’opinione
pubblica. Non tutti vedoUn drone ADS 95 in volo sopra lo stadio del Letzigrund
di Zurigo.
no però di buon occhio le
ricognizioni aree. I droni
sono spesso percepiti
come simboli di una sorveglianza militare eccessiva e il
fatto che possano volare senza pilota avvalora questo
pregiudizio.
Una ricognizione aerea mirata può tuttavia essere fondamentale per la prevenzione di un rischio o la gestione di
un evento maggiore. Senza pilota, di modeste dimensioni e leggero, il drone può avvicinarsi facilmente ai luoghi
sensibili. Grazie alle immagini trasmesse in tempo reale, i
partner della sicurezza possono adeguare i loro interventi alla situazione. I droni ADS 95 si possono ad esempio
impiegare per i seguenti scopi:
• Analisi visiva della situazione in caso di pericolo incombente o per accertare i danni causati da una catastrofe
naturale, in particolare da un incendio
• Sorveglianza di luoghi particolari, in particolare di zone
di frontiera o assi viari durante congressi internazionali
La visita all’aeroporto militare di Payerne ha permesso ai
partner attivi nel campo della sicurezza di farsi un’idea
del potenziale, ma anche dei limiti dei droni. Lo stato
maggiore cantonale di condotta ringrazia le Forze aeree
per l’ottima presentazione.
Dati tecnici del drone ADS 95
I droni sono velivoli di ricognizione senza pilota.
L’esercito svizzero impiega i droni ADS 95
(Aufklärungs-Drohnen-System 95) dal 2001. Le
Forze aeree dispongono così di mezzi altamente tecnologici per la raccolta di informazioni. Ogni drone è
dotato di una camera a raggi infrarossi per il rilevamento di sorgenti di calore e di una videocamera
per la ripresa di immagini. Viene pilotato da una stazione di controllo al suolo. Le immagini riprese durante il volo sono inviate in tempo reale a una stazione di comunicazione, che le trasmette ai partner.
CSIP: mutazioni del personale
Hans-Peter Spring è il nuovo presidente
Hans-Peter Spring, ispettore dei pompieri del Canton
Zugo, è stato eletto nuovo presidente della Conferenza
svizzera degli ispettori dei pompieri (CSIP) durante l’as-
semblea del 14 e 15 giugno 2011. Egli è subentrato a Eric
Senggen, ispettore dei pompieri del Canton Vallese, e rimarrà in carica per due anni.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
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CANTONI / ASSOCIAZIONI
FSP e CSP soddisfatte per il soldo esentasse
Scopo raggiunto, ora tocca
ai Cantoni
L’obiettivo dell’esenzione fiscale del soldo dei pompieri è stato finalmente
raggiunto. Il soldo versato ai pompieri è esente dall’imposta federale
diretta fino a 5’000 franchi. La Coordinazione svizzera dei pompieri (CSP) e
la Federazione svizzera dei pompieri (FSP) sono soddisfatte. Tocca ora alle
autorità dei Cantoni adeguare il diritto fiscale cantonale.
Quali vantaggi porta la nuova legge federale? Innanzitutto con il completamento della procedura parlamentare (il
termine per il referendum scade il 6 ottobre 2011, ossia
dopo la chiusura redazionale di questa rivista) la situazione giuridica è più chiara. Sono imponibili le indennità di
funzione, che rimangono come in passato attività accessorie soggette all’imposta. Non sono invece imponibili
tutte le attività rimunerate con il soldo. I parlamentari
hanno ampliato il catalogo di queste attività per tenere
conto degli interessi difesi dalle associazioni dei pompieri.
Oltre agli interventi e agli esercizi, sono esentasse anche i
servizi di picchetto, i corsi e le ispezioni.
Lavoro di lobby del Gruppo parlamentare nel settore dei pompieri
È stato fissato un limite ragionevole per il soldo esentasse.
Inizialmente l’Amministrazione federale delle contribuzioni voleva fissare un limite di 600 o 800 franchi, ma il Consiglio federale l’ha aumentato a 3’000 franchi nel suo
messaggio successivo alla procedura di consultazione. Nel
corso dei dibattiti si è poi riusciti a portare il limite a 5’000
franchi grazie soprattutto al lavoro di lobby del Gruppo
parlamentare nel settore dei pompieri, diretto dalla Consigliera nazionale argoviese Corina Eichenberger.
Quest’ultima non ha nascosto la sua soddisfazione: «Il
consenso del Parlamento è anche un importante riconoscimento del lavoro di milizia e dell’impegno quotidiano
dei pompieri, sempre pronti a intervenire a favore della
comunità.»
Ora tocca ai Cantoni
I Cantoni hanno due anni di tempo per integrare le disposizioni della legge federale nel diritto fiscale cantonale. Come nella legge federale, soltanto il soldo può
essere esente dall’imposta, mentre le indennità percepite per
l’esercizio di funzioni
rimangono imponibili.
I Cantoni sono però liberi di fissare un limite superiore ai 5’000
franchi per il soldo
esentasse. Anche
questa possibilità è
frutto dell’influenza
Soltanto pochi ricevono ancora il soldo direttamente in mano
nella tradizionale busta gialla, ma tutti i centomila pompieri
della FSP e della CSP.
non dovranno più pagare l’imposta federale diretta per riLe associazioni che
munerazioni che non superano 5’000 franchi.
difendono gli interessi dei pompieri, ossia
la FSP e la CSP, aiuteranno i Cantoni ad
adeguare il diritto fiscale cantonale. I corpi pompieri e i
Comuni saranno a loro volta responsabili di applicare
correttamente il nuovo diritto e in particolare di rilasciare giustificativi per il soldo e le indennità versate.
Si può quindi considerare adempiuta la mozione che
l’ex Consigliere nazionale Boris Banga aveva presentato
nel 2004. Con la nuova legge è stata posata una nuova
pietra miliare per migliorare la collaborazione tra tutti i
partner.
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
ASSOCIAZIONI
Cooperazione
La partecipazione della Croce Rossa
Svizzera alla Catena di salvataggio
Il salvataggio rappresenta, assieme alla sanità pubblica, all’integrazione ed all’impegno all’estero,
uno dei compiti principali della Croce Rossa Svizzera (CRS). Viene così rispettato il principio universale
secondo il quale la Croce Rossa si impegna a favore della preservazione della vita e della salute.
La maggior parte delle società nazionali della Croce Rossa
conduce le operazioni di salvataggio a proprio nome. Per
delle ragioni storiche, nel caso della Croce Rossa Svizzera
questo compito è invece assunto dalle organizzazioni di
soccorso tali la Federazione svizzera dei samaritani FSS, la
Società Svizzera di Salvataggio SSS, la Guardia Aerea Svizzera di Salvataggio REGA, la Società Svizzera di cani da ricerca e da salvataggio REDOG e la Società Svizzera delle
Truppe Sanitarie SSTS.
Queste organizzazioni sono state a lungo annesse in base
ad un accordo contrattuale, ma dall’ultima revisione degli
statuti sono riconosciute come vere e proprie organizzazioni membro.
Parallelamente esiste, presso il segretariato della CRS, un
ufficio di coordinamento per il soccorso d’urgenza e per
l’aiuto in caso di catastrofe.
Chi
Forze di pronto
intervento,
soccorritori
misure immediate
Cosa
assicurare, dare l’allarme,
trarre in salvo
Soccorso d'urgenza:
Dove
Personale delle
centrali di chiamata
d’emergenza
chiamata
d’emergenza 144
Soccorritori professionisti:
soccorritori non professionisti / infermieri d’ambulanza /
medici di pronto intervento / medici di servizio
soccorritori non
professionisti
soccorritori professionisti,
prime misure di salvataggio
indicazioni per l’adempimento
delle prime misure di salvatag- soccorritori professionisti
gio
misure di salvataggio avanzate
Chiamata d'emergenza
Primi soccorsi
Reparto di cure intense
Medici e personale di
cura degli ospedali
trasporto d’urgenza
presa a carico
ambulanza, elicottero di
salvataggio
reparto urgenze, sala
d’operazione, reparto di
cure intensive
Trasporto
Trasporto
Ospedale
Ospedale
Promuovere la collaborazione
Allo scopo di coordinare le attività di queste diverse organizzazioni e di incoraggiarne la collaborazione con gli altri
membri del servizio di salvataggio, la CRS ha creato il
Centro di competenze del servizio di salvataggio, ed ha
approvato una missione comune a tutte le organizzazioni
di soccorso. Questa missione comprende i punti seguenti:
• Sosteniamo soccorritori non professionisti nel loro sforzo
di prestare un aiuto d’urgenza efficace e nel loro sforzo
di fornire delle misure di primo soccorso. Contemporaneamente, contribuiamo alle misure di prevenzione.
• La nostra azione è complementare a quella dei servizi
di salvataggio professionisti, e li sgrava da una parte
delle loro responsabilità. Inoltre aiutiamo le forze d’intervento a far fronte a eventi di ampia portata.
Nell’ambito della catena di salvataggio prevista dall’Interassociazione del servizio di salvataggio aiutiamo diversi
membri ad adempiere ai loro compiti, autonomamente
oppure in collaborazione con altri professionisti:
• attraverso la formazione di soccorritori non professionisti
nell’ambito dell’aiuto d’urgenza, delle chiamate d’emergenza, del primo soccorso e della prevenzione d’incidenti,
• attraverso prestazioni speciali quali la localizzazione di
persone oppure le misure immediate per salvare la vita
nell’ambito dei primi soccorsi,
• attraverso il salvataggio aereo nell’ambito dei trasporti,
• attraverso prestazioni di sostegno nell’ambito dei primi
quattro membri della catena di salvataggio, responsabili degli eventi di ampia portata,
• attraverso dei contributi volti a perfezionare le misure
di prevenzione.
La catena di salvataggio.
Personale
Annemarie Huber-Hotz alla testa della CRS
L’ex cancelliera della Confederazione Annemarie Huber-Hotz
è la prima donna ad essere nominata presidente della Croce
Rossa Svizzera in 145 anni. L’Assemblea della CRS (assemblea
dei delegati) l’ha eletta alla fine del mese di Giugno a successore del Prof. René Rhinow che ha lasciato le sue funzioni
dopo dieci anni d’attività. Contemporaneamente è stato rieletto il Consiglio della Croce Rossa per il periodo 2011–2015.
Cinque dei nove membri (finora due) che compongono
l’assemblea provengono ora da organizzazioni partner,
ovvero dalle Associazioni cantonali della Croce Rossa e
dalle organizzazioni di soccorso della Croce Rossa. Ciò
­dovrebbe permettere un migliore coordinamento e una
migliore collaborazione.
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
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ASSOCIAZIONI
Catena di salvataggio
Prima i samaritani, poi i professionisti
Che si tratti del servizio sanitario coordinato, del corpo pompieri o dell’aiuto spontaneo d’urgenza:
i samaritani lavorano sempre d’intesa con i loro partner.
Le samaritane ed i samaritani sono dei volontari con conoscenze approfondite nell’ambito dei primi soccorsi.
Grazie alla loro formazione ed esperienza, ma anche grazie alla loro organizzazione nelle società dei samaritani e
alla loro disponibilità, rappresentano un partner importante per tutte le forze d’intervento in caso d’emergenza.
Per il servizio sanitario coordinato i samaritani rappresentano una preziosa riserva di personale, utilizzabile nei casi
di forte affluenza. Per il corpo pompieri, essi rappresentano una sottounità incaricata di un compito specifico. In
entrambi i casi, di capitale importanza è però l’integrazione dei samaritani nelle rispettive forze d’intervento.
Un anello nella Catena di salvataggio
La situazione è diversa nell’ambito dell’aiuto spontaneo
d’urgenza: qui i samaritani sono uno degli elementi della
Catena di salvataggio, e sempre in stretta collaborazione
con un partner. Come indica il termine «primi soccorsi»,
l’aiuto fornito dai samaritani non è sufficiente ma deve
essere seguito da un «secondo soccorso», garantito di regola da professionisti attivi nell’ambito del salvataggio
(soccorritori, medici di pronto soccorso, etc.).
Quest’anno la collaborazione con i diversi partner dei servizi di salvataggio è in primo piano nei corsi di perfezionamento obbligatori destinati ai direttori di corso e ai direttori tecnici delle associazioni di samaritani. Questi corsi
sono stati preparati da Martin Müller, che conosce bene
entrambi, sia perché dirige un’associazione di samaritani
nella città di Berna, sia perché conosce perfettamente le
aspettative dei professionisti del salvataggio grazie al suo
ruolo di sostituto del responsabile tecnico e della formazione della polizia sanitaria di Berna.
In un articolo della rivista «Samaritani» dedicata alla tematica della collaborazione, Martin Müller consiglia a
tutte le Associazioni di samaritani di cercare il dialogo
con i diversi servizi di salvataggio: «se ci si conosce, la
collaborazione durante gli interventi è più facile». Peter
Ott, presidente dell’Associazione svizzera soccorritori
professionali (ASS) e responsabile dei Servizi di
salvataggio di Horgen ZH
aggiunge: «più di un volta mi è capitato di contattare dei samaritani che
avevano partecipato a interventi. Ho così avuto
modo di informarli sulle
cose che, dal punto di
­vista dei Servizi di salvataggio, andavano bene o
dovevano essere migliorate». In generale, le esercitazioni in comune sono
di grande importanza.
La collaborazione con i diversi partner dei servizi di salvataggio è in primo piano nei corsi di perfezionamento destinati ai
quadri dell’istruzione nelle Società di samaritani.
I primi a essere sul posto
«Sappiamo quanto sono importanti i minuti che precedono l’arrivo dei servizi di salvataggio, e quanto è importante il lavoro dei samaritani», afferma anche l’Interassociazione di salvataggio (IAS). «È per questa ragione che cerchiamo di stimolare la collaborazione fra i Servizi di salvataggio a livello regionale ed il Forum svizzero sul salvataggio a livello federale, e che elaboriamo delle direttive destinate ai gruppi di primo soccorso».
Le samaritane ed i samaritani sono importanti, sottolinea Stéphan Witschard, presidente della Società di
­samaritani di Sion e direttore del Servizio di salvataggio
Sion. «Quando avviene un incidente in un villaggio
di montagna, il contributo delle forze disponibili sul
­posto è fondamentale. Sono loro che gestiscono la
­situazione fino all’arrivo dell’ambulanza». Questa può
infatti impiegare anche a trenta minuti per arrivare sul
luogo dell’incidente.
Per maggiori informazioni:
www.samaritani.ch
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
ASSOCIAZIONI
Federazione svizzera della protezione civile
Per una migliore comunicazione
La Federazione svizzera per la protezione civile FSPC investe nella comunicazione con
i suoi membri. La rivista «Protezione civile Svizzera» è stata ampliata, sono stati
creati una newsletter nonché un nuovo forum destinato a favorire la discussione sulla
protezione civile nel sito internet.
Maggiori informazioni destinate ai membri e potenziamento delle relazioni pubbliche: sono questi i principali
obiettivi della FSPC. È per questo motivo che i responsabili della protezione civile hanno scelto di ampliare i contenuti della loro rivista che dal mese di febbraio 2011 conta
16 pagine (prima 8).
Un’altra novità è che la rivista viene pubblicata in
tre lingue, oltre al francese
e tedesco dunque anche
l’italiano. La FSPC tiene
così conto dei numerosi
sforzi compiuti, nonché
della risonanza viepiù positiva in Ticino.
Un nuovo sito internet
Ritocchi anche al sito internet www.protezionecivilesvizzera.ch. La nuova versione è stata messa in rete
il 15 aprile, giorno dell’Assemblea generale. Le prime reazioni da parte degli utenti sono state positive: il sito è diventato più leggibile e strutturato, e dà accesso ad un archivio. Questo contiene, fra l’altro, i rapporti delle diverse
Assemblee generali e informazioni concernenti i cambiamenti di personale.
È stata inoltre creata la newsletter gratuita «Z-Letter» che
permette una più rapida informazione dei membri. Una
«Z-Letter» sempre aggiornata, in quanto pubblicata più
volte all’anno. La prima versione conteneva importanti informazioni sull’Assemblea generale conclusasi qualche
minuto prima. È possibile abbonarsi alla newsletter visitando il sito della Federazione.
Anche per la FSPC, il sito internet è un prezioso strumento di comunicazione.
Ad occuparsi del webmasting e della redazione su internet è ora un servizio stampa gestito dall’agenzia chilimedia GmbH di Olten. Ciò permetterà di creare ulteriori sinergie.
Giori: lanciare la discussione
Franco Giori, vicepresidente della FSPC, spera che il forum
possa contribuire a lanciare una discussione sulla protezione civile. Presso il Comitato d’associazione, Giori è responsabile di comunicazione, informazione e relazioni
pubbliche / marketing. Egli ha espresso la sua soddisfazione per le discussioni impegnate e gli interessanti contributi che certo non mancheranno. Durante l’ultima Assemblea generale, il vicepresidente ha incoraggiato i delegati
ad utilizzare e divulgare questi nuovi strumenti. Oltre a
migliorare la comunicazione con i propri membri, la FSPC
vuole anche stimolare l’acquisizione di nuovi militi per la
protezione civile.
Per maggiori informazioni:
www.protezionecivile-svizzera.ch
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
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ASSOCIAZIONI
Gli insegnamenti per la REDOG dell’intervento in Giappone
Massima priorità per la sicurezza
delle forze d’intervento
In marzo 2011 il Corpo svizzero di aiuto umanitario CSA ha inviato nella regione giapponese colpita
dal terremoto e dallo tsunami nove squadre di cani da catastrofe e due specialisti in localizzazione
della REDOG. La loro missione era partecipare alla ricerca di persone disperse. La Chief Search Linda
Hornisberger fa un bilancio di questo intervento molto particolare.
Fin da principio, l’intervento del CSA nella regione colpita
dal terremoto e dallo tsunami è stato caratterizzato da
circostanze particolari: normalmente, la Direzione dello
sviluppo e della cooperazione DSC invia in missione la Catena di salvataggio Svizzera sempre costituita da due elementi, localizzazione e salvataggio. Così facendo, la DSC
rispetta le direttive dell’«International Search and Rescue
Advisory Group» (INSARAG). Visto però che le forze d’intervento giapponesi avevano specificamente richiesto l’intervento delle sole truppe di localizzazione, e che la collaborazione con le truppe di salvataggio nipponiche aveva
ben funzionato in occasione del terremoto di Kobe nel
1995, è stata fatta un’eccezione. In secondo luogo, si è
presto capito che per la popolazione le conseguenze dello tsunami erano ben più drammatiche di quelle del terremoto, e che le forze d’impiego si sarebbero dovute concentrare prevalentemente sulla localizzazione di vittime
già decedute. Infine, questo intervento si rivelava sin da
principio ben più grave, a seguito della situazione nelle
centrali nucleari danneggiate.
La minaccia della radioattività
L’esposizione delle forze d’intervento ad un livello elevato di radioattività costituisce una minaccia da cui si
possono trarre importanti insegnamenti. In q
­ ueste circostanze, il concetto di sicurezza e di autoprotezione
assume un nuovo significato. È probabile che gli interventi in caso di catastrofe dovranno vieppiù affrontare
il pericolo costituito da sostanze biologiche, chimiche o
atomiche. Alcune sostanze utilizzate nelle costruzioni
possono rappresentare un pericolo per la salute. Si
­pensi per esempio al crollo delle torri gemelle: molti
soccorritori risentono ancora oggi le conseguenze di
questa tragedia.
Onde garantire la massima concentrazione alle forze d’intervento in Giappone, queste sono state equipaggiate
con sonde di misurazione della radioattività. Non solo i
membri del team, ma
­anche i loro famigliari in
Svizzera devono permanentemente venire informati sugli sviluppi della
­situazione. In tal modo,
l’informazione concernente lo svolgimento dell’intervento assume un’importanza strategica.
­Questo vale non solo, ma
soprattutto se la regione
nella quale si svolge la
La Chief Search Linda Hornisberger durante l’istruzione
di una truppa di localizzazione prima di un intervento nella
­missione gode di una
regione colpita dallo tsunami.
grande copertura mediatica, in particolare online. Le
notizie e le immagini in ­circolazione tendono infatti a creare un senso di insicurezza presso i famigliari dei membri
delle forze d’intervento.
Infine, in circostanze simili a quelle dell’intervento giapponese s’impone la costante valutazione delle possibilità di
ritiro, a seconda di come si sviluppa la situazione. Nel
caso di un incidente nucleare, la zona d’evacuazione delle
forze d’intervento è evidentemente più vasta che nel caso
di altri eventi di natura tecnica.
La sicurezza globale delle forze d’intervento ha l’assoluta priorità. Solo se la sicurezza è garantita, le forze d’intervento
possono svolgere il loro compito in modo mirato ed efficace.
Per maggiori informazioni:
www.redog.ch
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PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
SERVIZI
PBC Forum 17/2011
Archeologia e PBC
I siti archeologici sono particolarmente minacciati in caso
di conflitto armato, ma è necessario proteggerli anche in
tempo di pace. L’Inventario PBC del 2009 comprende
solo pochi siti d’importanza nazionale (ca. 350), ma
dall’esame degli oggetti proposti dai Cantoni è emerso
che il patrimonio di siti archeologici è molto più ricco.
Il numero 17 della rivista «Forum PBC» illustra i metodi, le
basi e i sussidi di lavoro nel campo dell’archeologia. I venti
articoli, redatti da esperti in materia, spaziano su diversi
temi ed epoche e trattano anche il contesto internazionale. I lettori possono quindi farsi un’idea precisa dello stato
attuale dell’archeologia in Svizzera.
PBC Forum 18/2011
Documentazioni di sicurezza PBC
L’allestimento di documentazioni di sicurezza per beni
culturali importanti è una delle principali misure preventive della PBC. Nel 2011 si è conclusa la revisione delle prescrizioni in materia (vedi pag. 25).
Il numero 18 della rivista «Forum PBC », che uscirà all’inizio di dicembre, è dedicato proprio a questo tema. Oltre
alle nuove prescrizioni e alle conseguenze che esse comportano, la rivista presenterà vari lavori e progetti che
possono essere finanziati. Gli esempi spaziano dall’inventariazione di rilievi dettagliati di facciate o elementi architettonici (per es. di una cattedrale) o di rilievi fotogrammetrici, all’allestimento di copie di sicurezza di archivi planimetrici, alla documentazione di organi di chiesa fino
all’elaborazione di basi per l’integrazione di rappresentazioni 3D. Non manca uno sguardo oltre frontiera con due
articoli redatti da esperti stranieri: il primo sulla documentazione di sicurezza in Palestina e il secondo su un anfitea­
tro romano in Libia.
Entrambe le riviste (.pdf) si possono scaricare da
Internet (www.kulturgueterschutz.ch -> Pubblicazioni ->
Forum PBC) oppure ordinare presso il Segretariato PBC
(tel. 031 322 52 74).
IMPRESSUM
Protezione della popolazione 11 / Novembre 2011 (anno 4)
La rivista Protezione della popolazione è gratuita e disponibile
in italiano, francese e tedesco.
Layout: Centro dei media elettronici CME, Berna
Stampa: Werner Druck SA, Basilea
Coordinamento e redazione: P. Aebischer
Riproduzione: Gli articoli e le immagini pubblicati nella rivista
Protezione della popolazione sono protette da copyright.
La riproduzione è vietata senza l’autorizzazione della redazione.
Redazione: A. Bucher, Ch. Fuchs, M. Haller, K. Münger,
F. Simeon, A. Spühler, H. Weber, N. Wenger
Tiratura: tedesco 8500 copie, francese 3500 copie,
italiano 1000 copie.
Contatto: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP,
Informazione, Monbijoustr. 51A, CH-3003 Berna,
telefono +41 31 322 51 85, e-mail [email protected]
Foto: p. 1, 5, 9, 17, 20 und 27 Keystone, p. 31 Beat Jost/KaPo ZH,
p. 32 Luftwaffe, p. 33 Archiv «118», p. 35 Beatrice Margadant,
p. 37 Michael Fichter/SKH
La rivista «Protezione della popolazione» è edita dall’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP). Non è una pubblicazione ufficiale in senso stretto, bensì una piattaforma. Pertanto
gli articoli non rispecchiano sempre il punto di vista dell’UFPP.
Editore: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP
PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE
11 / NOVEMBRE 2011
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L’ULTIMA PAROLA
Protezione in caso di aumento della radioattività
Come la vede ALEX
ALEX è anche vignettista del quotidiano
romando «La Liberté». Vive nella Valle della
Broye nel Canton Friburgo.
Prospettive
N° 12, marzo 2012
Che cosa ne pensate?
Dossier
[email protected]
Costruzioni
di protezione
Vi siamo grati per qualsiasi giudizio e suggerimento per
i prossimi numeri.
Ordinazione
La rivista dell’Ufficio federale della protezione della
­popolazione UFPP esce 3 volte all’anno in i­taliano,
francese e tedesco.
Potete ordinare le riviste e gli abbonamenti
gratuiti al sito www.protpop.ch o all’indirizzo
e-mail [email protected].
«Penso alle catastrofi affinché le cittadine
e i cittadini non debbano curarsene.»
La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro,
Capo della Sicurezza del Canton Vaud
Pagina 4
«Il largo consenso del Parlamento all’esenzione
fiscale del soldo è anche un importante
riconoscimento del lavoro di milizia svolto dai
pompieri a favore della comunità.»
La Consigliera nationale Corina Eichenberger,
presidente del Gruppo parlamenta Pompieri, Pagina 33
«Le forze d’intervento possono operare in
maniera mirata e con la massima concentrazione
solo se ne viene garantita la sicurezza.»
Linda Hornisberger, Chief Search, REDOG
Pagina 37
Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP
Monbijoustrasse 51A
CH-3003 Berna
Telefono +41 31 322 51 85
E-mail: [email protected]
www.protpop.ch
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