OPUSCOLI DELLA VOCE, N. 2. .:!- Prezzo Centesimi Cinquantacinque ' ~ GINO BORGATTA Cl IE COS'È E COSA COSTA IL PROTEZIONISMO IN ITALIA (MANUALETTO ANTIPROTEZIONISTA) LIBRERIA DELLA VOCE, FIRENZE, t9t4. FONDAZIONE ISTITUTO GRAMSCI BIBLIOTECA Dott. GINO BORGATTA It. Ec. 2 161 000016203 CHE COS'È E COSA COSTA IL PROTEZIONISMO IN ITALIA (MANUALETTO ANTIPROTEZION JSTA ) LIBRERIA DELLA VOCZ FIRENZE, f9l4 PREFAZIONE PROPRIETÀ LETTERARIA Firenze, 1914, Stabilimento Tipog rafico ALDINO, Via dei Rena i, 1I. Cort1·semente invitato dalla Voce, ho cercato' di riassumere 1· termini r dati con cui: il problema doganale si presenta a questo svolto della storia economica e politica del paese. La forma sommaria mi vÙ'ta un'esposizione esauriente dei singoli problemi, ed un' analisi adt'guata degli effetti dei sinf{oli dazi protettivi : pei quali ri·mando all'infaticata mirabile propaganda e critica pizì che ventenne degli on. De l'iti De Jlllarco ed Edoardo Giretti, ai densi acutissimi articoli di Luigi Einaudi, agli studi pregevoli cld Cabiati e del Prato, per non ricordar altri. Poichè mi son limitato al lato pratico dd problema ed ai fatti relativi ali' Italia. supponendo nei lettori una rata conoscenza di ciò che sono i dazi .fiscali e protettivi, il loro diverso meccanismo, i teoremi generali del commercio internazionale, ecc., ne dà un bre':Je cenno in qursta pnfazione per quei lettori che lo desiderassero . .Vel secolo XIX abbiamo assistito ad un prodigioso incremento del commercio internazionale in gran parte delle nazioni civili del mondo : ora, se le tesi dei p rotezionùt i fossero giuste, questo incremento avrebbe in parte dovuto costituire un disastro ed una serie di perdite economiche pei paesi che han 110 veduto crescere le loro importazioni, anzichè corrispondere ad uu parallelo aumento della loro ricchezza. La realtà è che gli scambi internazionali di merri sono, tanto per ciò che riguarda le 1•sportazioni quanto per le importazioni un risultato generalt: del calcolo che gli scambisti fanno sulla convenienza economica di tale optrazioru. Se supponiamo che in due paesi una stessa merce sia prodotta ma con costi di produzione e prezzi di vendita diversi - per esempio il vino, in Italia con prezzo di 20 lire l' El., in I sz1i:zaa di 30 - mettendo in comunica:ione i due mercati, essi hanno intert'sse ambedue all' importazione di vino dall' Italia in lsvi::tra, tenuto s'intende conto del rosto dei trasporti ecc., fino a che i prezzi si pare~gino nei due mercati. l quali guadagnano ambedue da questa operazione : in Italia il prezzo sale e quindi ci perdono i consumatori e ci guada- unano i produttori: in !svizzera il prezzo ribassa e i consumatori ~uadagnano mentre i produttori perdono. I protezionisti guardano appunto soltanto a queste perdite : il problema essenziale invece ,: se le perdite complessive di ciascun paese superino o no i guadagni ch'esso fa. E la scienza ha risposto, con una dimostrazione rigorosa che non è qui possibile dare, ma che è oramai ammessa da tutti gli economisti, che i vantaggi del commercio internazionale sono, tanto pei paesi importatori quanto pei paesi esportatori superiori, in via generalissima, alle perdite che provoca ; che cioè la utilità cui, nei paesi importatori, i produttori indigeni devono rinunziare pel fatto dell' importazione di merce straniera a prezzi più bassi sono ·inferiori alle utilità che i consumatori indigeni vengono a godere in più. Ed il continuo aumento delle importazioni anche di merci pure prodotte all' interno dei vari paesi, è la più sicura riprova di qu,esta verità: gli uomini non procederebbero liberamente, dopo i primi tentativi, ed in misu.ra crescente, ad un' operazione economica, se constatassero ch'essa in definitiva riesce più dannosa che utile. Gli uomini inve1,e aprono continuamente nuove vie di comunicazione, traforano monti, moltiplicano le ferrovie e le linee di navigazione, che facilitano sempre più l'inondazione dei mercati « nazionali » da parte delle merci straniere. O perchè i protezionisti non si oppongono a queste facilitazioni ? se è vero, com' essi sostenuono, che l' importazione di grano dalla Russia o dal Canadà a prezzi più bassi dei co.sti italiani è ~n m~le ec~nomico per l' ~t~lia essi dovrebbero opporsi alle nuove linee dt navigazione che tali importazioni facilitano. e che ~nvece si ~ercano di stabilire in . misura sempre più vasta coi mercati stranieri. Qualunque profano risponderebbe che le vie di comunicazione si aumentano perchè servono al progresso econom:'co .del. n_o:tro p~ese : cioè,. pr~cisiamo'. servono a. quei uuadagni netti di utilita che il commercw internazionale assicura ~d ambedue gli scambisti. ] dazi doganali sono un ostacolo a questi scambi internazionali; ma quando si parla di dazi occorre subito fare una distinzione fondamentale. Vi sono dazi il cui provento va interamente alle casse dello Stato : per esempio il dazio di L . I 50 sul ca.ffè; di L. 30 sul cacao al Ql., ecc., è pagato da tutti, si può dire, gli italiani che consumano caffè e cacao, allo Stato, pf'Tchè in Italia non si produce raffè nè cacao: in questi casi il dazio ha per e.fletto un aumento del prezzo che è generalmente pagato dai consumatori nazionali di queste merci estere. Ma può essere che la merce estera su cui è posto un dazio ali'entrata in Italia sia prodotta anche in Italia, per quanto 5- non in quantità su_fficiente a soddisfare tutte le dumande che gli italiani ne fanno al prezzo che la merce ha sul libero mercato internazionale: per es. il grano su cui pesa il nolo dazio di L. 7.50 al Ql. e che t: in notevole proporzione prodotto anche in Italia. Che cosa avviene in questo caJO? Il dazio fa aumentare all'interno il prezzo di questa merce (per tutto o anche solo per parte del suo ammontare); ma questo aumento di prezzo che tutti i consumatori compratori pagano non va alle casse dello Stato : allo Stato non va che il dazio pagato sul grano materialmente importato dall'estero: l'aumento di prezzo pagato sul grano prodotto alt' interno è dai compratori pagato ai produttori privati nazionali. Perchè questo non avvenisse sarebbe necessario che al dazio fatto pagare alla merce importata dall'estero corrispondesse un'uguale imposta sulle quantità prodotte in Italia. Per esl'mpio, sullo zucchero (raffinato) c'è un dazio di L. 99 al Ql. il quale eleva il prezzo dl'llo zucchero in Italia a circa I 50 lire il Ql. : se si vuole che tutto questo maggior prezzo (in Inghilterra lo stesso zucchero costa L. 50 al Ql.) vada allo Stato, si deve mettere sullo zucchero prodotto in Italia un' imposta di fabbricazione di L. 99 al Ql. invece di quella attuale di L. 74. I 5. E' a questa seconda categoria di dazi che noi ci riferiamo nelle pagine seguenti ed ai quali si dà generalmente il nome di protezionisti appunto perchè costituiscono una protezione per alcuni produttori interni mediante il maggior prezzo fatto loro pagare artificialmente col dazio (1). Invece i primi si chiamano dazi fì.scali e sono una forma di imposta sul consumo : possono essere discutibili o perchè troppo gravosi o perchè posti su merci di consumo essenziale o per altro; ma essi hanno la caratteristica fondamentale di far sì che il sacrificio del consumatore interno vada tutto al bilancio pubblico e quindi possa venir impiegato per quei _fini puhblici a cui i proventi dello Stato sono destinati. Quali sono - nella loro più generale struttura - gli e.fletti dei dazi protezionisti ? I loro difensori dicono essenzialmente : (r) La protezione si fa anche, meno frequentemente, in altra forma, coi denari dei contribuenti dello Stato, dando dei premi ai produttori interni. Per esempio, sul petrolio vi è al confine soltanto un dazio di r6 lire al ql. ; ma lo Stato concede (coi danari dei contribuenti) un premio di 30 lire per ogni metro lineare di foro di trivellazione ai produttori interni: in questi casi i produttori godono lo stesso di una condizione artificiale più favorevole di quella che avrebbero se agisse la libera concorrenza, ma tale condizione è pagata non più dai cons~imatori nazionali di quella merce, ma dai proventi dello Stato, cioè dei contribuenti. -61 o di difendere la produzione n~z~on~le ;P,i 1ì debole ~i fronte a quella straniera che si svolge in condizioni pz 11.Javorevolt : c~n che i da~ nari dei consumatori nazionali invea eh essere versati a stramen . portatori andrebbero a produttori nazionali, conservando ed es ' l . d . . aumentando la ricchezza init"rna ; 2° sorreggere e _in us!rlf.' interne giovani, che poi cresciute e rassod_ate potr;b_bcro rrnunc:are a tutta_ 0 partt· della .protezione;. 30 assume ali _mter~sse dei produttori nazionali, asncurare cospicue entrate al bilancio 4ezto_ Stato_ con l~ porzione dei dazi riscossi al confine; 4 w'.ia serie dt altri . ~fletti benefici minori qitali la contemporanea protez~one al lavoro ma:ionale, l' as.;icurazione d'una «bilancia del commercio» favorevole (le esportazioni. maggiori delle importazioni), _la pos~ibilità di. avere in rasa i prodotti necessari al c~nsumo .na~ionale in caso d1 gue~ra, bloc~ chi ecc. Purtroppo questi sofismi si nascondono anche nei c_orrenti ragionament_i . di u?mini politic~ app~rentem~nt~ n~utrah : parecchi nostrz illustri parlamentari che in questi giorni hanno parlato dci nuovi trattati, hanno sempre prospettato il problema in modo da far sembra.re c?e nelle tr~ttative_ coi ~egoziat~r~ stran_ie_ri l' inttresse del!' Italia sia nel!' assicurarsi dazi quant e pos.sibile alti contro le importazioni straniere, e dazi quant' f possibile bassi alle nostre esportazioni nelle altre nazion~. A questo modo, essi tacciono alla grande moltitudine dei profani ~he leggo~o ~e loro parole tutto il contrasto di interesse che il protezionismo crea non' tra produttori italiani e produttori stranieri ma tra italiani ed italiani, e tutto il male che l'attuale sistema doganale fa per sè stesso, indipendentrm_ente d~lle reazioni d~gan~li ~egli altri paesi, alla no.strn econo-:nia. e_ 1:icchez~a. N_ on e quindi nel nome di ideali teorici che i liberisti italiani oggi combattono, ma degli inter:ssi c?ncr:ti della maggioram.a dei pr~duttori e dei consumatori nazionali che, mentre non sono favoriti da nessun dazio protettivo,. debbono pa~are quelli de~ gruf:pi protetti ~ soffrir~ le reazioni degli altri paesi che con altn dazi chiudono t mercati allr nostre esportazioni. E' assurdo credere che l' importazione di merci estere perchè a pizì buon mercato costituisca esportazione di danaro e ricchezza italiana : le merci si scambiano colle merci : se i consumatori italiani fanno venir merci dall'estero perchè ciò loro conviene, questo determina automaticamente esportazioni di merci italiane e quindi nuovi guadagni per l'economia complessiva del paese. I dazi protettivi non jan;io che spostare un~ parte del~a ricchezza interna prendendola a chi compera i prodotti protett1 (in Italia grano e pane, tessuti, manufatti di ferro, scarpe, ecc.) e con- ° ferendola a chi li produce (medi e grandi proprietari di terreni a grano, siderurgici, ecc.): crearne di nuova, mai. Isolate in un cerchio ideale la ricchezza totale del nostro paese da tutte le altre influenze e applicate un dazio protettivo, la ricchezza non la vedretr crescere perchè non si sa donde verrebbe la nuova : vedreste che della ricchezza nuova si raccoglie in mano a certi gruppi produttori : viceversa questa ricchezza non è stata sottratta a stranieri ma ad altri italiani, quelli che hanno dovuto comperare i prodotti protetti dal dazio a più alti prezzi, invece di comperarli all'estero a prezzi più bassi. La ricchezza totale - coeteris paribus - scema, perchr i nuovi capitali si sono investiti e si investono, attratti dall'artificiale maggior prezzo, in produzioni meno rimunerative, meno produttive, di quelle in cui si investirebbero nel libero giuoco delle forze economiche. La battaglia antiprotezionista significa adunque : graduale ed opportuno passaggio dalle condizioni attuali in cui una fitta serie di tar~ffe protettive ha alterato le correnti economiche degli scambi e dell' investimento dei capitali italiani, attirandoli in vari gruppi di produzioni privilegiate, con danno di tutto il rimanente della nazione, ad uno stato di cose in cui i consumatori di pane, vestiti, ferro, zucchero, navi, scarpe, ecc. ecc., possano comperare i prodotti di cui abbisognano al minimo prezzo consentito dalle condizioni della produzione nazionale ed internazionale; e tutte le produzioni libere non più caricate d' innumeri tributi od altri gruppi privilegiati, possano espandere con maggior libertà sui mercati stranieri i prodotti che per virt1t propria sanno produrre, moltiplicando la ricchezza ed il respiro economico della Patria. -9 - I. La questione doganale e l' " opinione pubblica ,,. LA SCADENZA DEI TRATTATI E LE «QUESTIONI» CHE APRE. - Nel 1917 scadono alcuni dei più importanti trattati e convenzioni coi paesi europei (Austria, Germania, Russia, Svizzera, Serbia, Rumania, ecc.) : e poichè per molti altri (circa 24) la scadenza è solo subordinata ad un preavviso di 12, o 18 mesi o è indeterminata, così la scadenza dei trattati del 1917 (che però implica denunce di I anno e p iù in preceèenza) ci porta dinanzi alla possibilità di rinnovare o meno tutta la struttura della nostra politica doganale. I trattati attuali hanno sostanzialmente base n ella tariffa generale adottata colla legge 14 luglio 1887 modificata da trattati e leggi successive cd applicata in quasi tutti gli attuali trattati colla cosidett a <<clausola della nazione più fa.vorita » che assicura all' altro contraente la più bassa delle tanffe concordate alle nostre importazioni con qualsiasi altra nazione. La scadenza ha fatto porre la questione generale se continuare coll'attuale sis tema di una tariffa generale modificata da trattati, o sostituirvi il sistema della doppia tariffa, adottata da alcuni stati, e consistente nella votazione d i due tariffe, una, massima, applicata ai paesi con cui s' è in lotta doganale o non si son conchiusi accordi ; ed una, minima, contenente le tariffe sotto le quali il governo non può scendere stipulando trattati internazionali (1). . (r) Altro pro,blema «tecnico" sarebbe quello dell'opportunità 11 s1s~ema: pre':alente tra noi dei dazi specifici (si ap plica un certo. s~gg10 d1 daz10 per ogni unità di misura per es. Ql. o El. per. ogm _s1i:gola ~pecie. di merci) invece di quello dei dazi ad valorem (11 dazio. e applicato m una certa percentuale al valore della mer~e : . per e~. 11 l.o % sul grano duro : all' entrata. il grano valga 20 hr~ 11 Ql., 11. da.z10 _sarebbe d i 2 lire al Ql.) . Anche quest'app arente qucsl!one tecnica è m realtà economica: i dazi specifici aiutano cli. accentuare . La questione ha certo un lato tecnico, ma non è questo il più importante e quello che più interessi la maggioranza: il lato essenziale è nella realtà economica che si nasconde sotto il pretest~ tecnico. Il sistema della doppia tariffa dovunque è stato applicato è risultato un' invenzione destinata ad inasprire in definitiva il protezionismo. Nella tariffa minima infatti riescono generalmente a stabilirsi quelle misure protettive che le influenze economico-politiche possono riuscir ad imporre in una tariffa generale modificata dai trattati : e si è visto in Francia (che tale sistema ha applicato) insorgere le industrie protette come «sacrificate» quando in particolari convenzioni commerciali il governo ha creduto di dover venir meno ad alcune delle tariffe stabilite come minime. Inoltre i trattati stipulati in base a questo sistema risultano p iù instabili, soggetti alle interne modificazioni del regime : tant' e vero che tutte le convenzioni stipulate in Francia sotto il sistema della doppia tariffa sono a scadenza indeterminata, denunciabili col preavviso di 12 mesi. D'altra parte le tariffe stabilite come massime risultano in pratica non sufficienti nel caso d i vera lotta doganale, e necessitanti ancor più. alte tariffe (che del resto nulla vieta di porre anche con la :anffa generale, quando condizioni eccezionali e temporanee ne inducano I' opportunità). Perciò la grande maggioranza profana pu~ tener ~ont~ essenzialmente di questo : il sistema della doppia tariffa (e, rn via secondaria, un' intensificazione dei dazi sveci_fici) sosti tuito all' attuale tari ffa generale modificata dai t ra-ttati colla cla~sola della nazione più favorita, significherebbe, econnmicamente, m modo generale, aumento o rincrudimento del carattere protezionista del nostro regime doganale. MANCA UN'« OPINIONE PUBBLICA» I N PROPOSI TO : LE RECENTI ELEZIONI. - L' «opinione pubblica» è,~.Pi~ che quelli ad valorem . l' ~pp l icazione del p~·otez10n~sta, conse~tenclo gradaz1om delicatissime di molto puro carattere dazio e quindi d.1 protez10ne alle singole classi di merci. Negli Stati Uniti quando s1 è passato ad una politica più protezionista si è spesso ammantato questo carat~ere ~elle particolarità " tecniche» delle specific schedules passando dai ?~z1 ad i:atorem agli specifici : og~i il Wilson inaugurando u_na P?hhca. d~c1samen~e meno protezionista è di nuovo passato dai dazi spec1fic1 a quelli al valore. In Italia, l'on. ì\Iaraini fu dei primi a sostene~e la doppi~ tariffa. (Bollettino del Com. agrario naz .. 1910) : le Camere d1 Commerc10 che risposero nel senso di un aumento d~l prntezionismo alla circo!. Luzzatti sono quasi tutte per la doppia tanffa mentre le Camere e le associazioni (p. e. Seta) invocanti regimi più liberali le sono contrarie. - 10 - pre, in realtà una cosa alquanto metafisica ed elastica : ,.i sono c~1:rcnti. ~cntimental~ che ~ei \"ari ~omenti dominano gruppi pm attn_i, _ru~orosi o colt!, delle diverse classi, dai quali una c_ena ~es1. s1 npercuote e diffonde nelle maggioranze lente, a buhche, mddferenti. In Italia per ciò che riguarda la politica doganale, mancano, si può dire, ambedue i gruppi adatti a creare g~est~ cor~·ente senti.mentale in favore di una politica di maggior ltberta commerciale ; e mancano, nelle maggioranze molte delle ~ondizioni di_ abitudine, coltura, educazione politica necessAne a formare il terreno adatto ad un simil e movimento: lo spiraglio di politica più liberale che nella nostra storia ha aperto il Cavour è dovuto all'azione un po' dittatoria di pochi uomini energici e non all' cc opinione pubblica>> del paese. I gruppi adatti non potrebbero esser tra noi costitui ti che d<i partiti politici: e appunto, n?n vi è un partito politico in Italia che abbia saput~ e potuto, m modo organico, assumere il li bero scambio come un punto fondamentale . di p_rogramma, di attrazione e propaganda. Manca troppo nei van strati quello spirito diffuso di interess_amento e comprensi~ne dei problemi t'COnomici specie doganali che solo la lunga mfluenza e preparnzione di una vita industriale e commerciale intensa può forse dare alle classi sociali. I gruppi politicanti non s'indugiano su di una tesi che non è neppur ben compresa da essi ; la nostra psicologia latin;;i, coltura, precedenti storici, si prestano meglio a problemi sentimentali con scarsa base positiva come il clericalismo e l'anticlerica lismo, il ~uffrag~o . ristret~o o allargato, ecc. Per questo, senza che un partito ynhtico abbia veramente assunto il protezionismo come suo vessillo programmatico, i gruppi industriali ed agrari han~o potuto a~trav_erso il. m~ccanismo parlamentare imporre un sistema orgarnco di prote7.1oni doganali tra i più alti clel mondo ed i governi, malgrado le diverse sfumature, emanazione delle condizioni parlamentari, hanno successivamente consentito e p_an:cipato a questo insediarsi e rincrudire della politica protez10nista: se pure qu::ilche membro a\·esse tentato opporsi rettan:ente <l guest~, non avrebbe trovato nessun largo gruppo organ!zz~to ed attivo d~vot? _a tale battaglia. Trent' nnni di·protez1on1sm~ _non sono nus:1ti a creare questa corrente organica per una pol1t1ca doganale liberale; e le lotte elettorali delle ultime elezioni ne sono la proYa più chiara. Vaghe dich iarazioni da parte del Governo che possono tanto lasciar passare conseryazione e rincrudimento delle attuali tnriffe, qu<rnto un loro attenuamento; - II - mn sostanziale permanere delle presenti condizioni di protezione agraria ed industriale nei programmi della grande massa moderatali berai e-radicale che forma la maggioranza. Non mancarono veramente in parecchi eletti affermazioni della necessità di riduzioni liberali di tariffe, specie del dazio sul grano da parte di industria!~ dcl nord ; e di riduzioni più generali da parte di candidati democratici ; ma dichiarazioni di valore puramente verbale in quanto gli uni e gli altri sapevano perfettamente che la riduzione delle tariffe non sarebbe stata da loro posta al governo come conditio sine qua del loro appoggio; che avrebbero in realtà seguito il Governo in quella politica doganale che esso è per fare e che gli elettori non avrebbero chiesto loro conto delle mancate promesse liberiste. Il buon borghese italiano - impiegato, proprietario, commerciante, esercente, rentier ecc. - può forse scaldarsi per un voto pro o contro la laicità della scuola, il divorzio, l' impero coloniale ecc., ma (quando non vi sia interessato come protetto) fa una smorfia sui ragionamenti relativi alla politica doganale come su di un'astruseria teorica, non pensando che è lui che ne paga i caratteri e gli errori. In soli 5, o 6 collegi, per l'iniziativa personale dei candidati, una politica doganale liberale fu posta come termine essenziale del programma e dell'azione parlamentare del candidato. LA POLITICA DOGANALE ED I PARTITI. - Le possibilità che può avere un movimento liberista in Italia dipendono in gran parte dall'azione dei suoi partiti politici: facciamone un cenno. Come dicemmo, la maggioram.a manca di idee e di sentimenti in proposito. 11 cosidetto partito conservatore-liberale è, su questo punto più che su altri, una entità del tutto eterogenea. Vi sono (pochi e solitari) valorosi liberali tali anche in poli ti ca doganale ; ma è certo che la massa protezionista in parlamento è costituita dalle diverse sfumature di questi gruppi, diremo così, politici. La mancanza di volontà negative vi ha lasciato facilmente prevalere le nette ed attive volontà protezioniste degli interessati; inoltre i « liberali» non sono veramente un partito : e la mancanza di una organizzazione unitaria non ha consentito l'eventuale delinearsi e fronteggiarsi di contrarie correnti su questo problema generale. L' ignoranza dei veri termini del problema e suoi effetti, favorisce da parte dei non interessati al protezionismo un'acquiescenza ed una simpatia alle tesi protezioniste che dann·o il tono e costituiscono la grande corrente che ha su bìto e conserva il nostro sistema do- - 12 - ganale. Vi sono de~li inti_eri. co_llegi ~lettorali. a vigne, ?oschi, pascoli . delle città d1 provincia m cui le setene, le officme meccanich: elettriche ecc. costituiscono le industrie principali ; dei gruppi vastiss~m~ ~i cc b?r15h:si ».(per. e~. tutti gli_ es_ercenti ci~ tadini i droghieri, i sarti, 1 v1agg1aton d1 commerc10, 1 commessi, i salu~ieri, i confettieri, gli impiegati dello Stato, e ferroviari, delle amministrazioni locali, enti morali, di tutte le industrie non protette, la massima parte dei liberi professionisti, ecc.) migliaia e migliaia di individui che mentre non hanno nessun interesse al protezionismo ne p agano incon~r.astabilmei:i.te gli effetti: ora tutta questa gente sbocca, politicamente, m grande maggiora~za, _ne!la ".asta gam~a legalitaria mod~rata-d,emo~ cratica · ma s1 e mai opposta, imposta, fatta sentire ne suoi interessi liberisti, salvo eccezioni trascurabilissime ? Basta ch'essa senta un membro del governo, un deputato, il quotidiano che legge, un :i-o.to ~i un gr~ppo di p~·oprietar! di t~rreni da grano o di industriali, dire che e necessario ed utile difendere la e< produzione nazionale» dal!' invasione straniera, spendere i soldi italiani comperando i consumi in casa nostra e non all'estero, ect. per acconte~tarsene beatamente e lasciar fare i gruppi interessati e magari aiutarli. I cattolici-clericali sono in grande maggioranza protezionisti per psicologia e per interesse e come essi si basano spesso su collegi agricoli e granicoli non presentano neppure quelle riserve contro il dazio sul grano che molti deputati liberali del nord fanno almeno a parole. Al partito radicale invece appartengono i pochi uomini che hanno svolto una netta e vigorosa azione politica con tro il nostro protezionismo: ma la posizione del partito radicale nella sua massa non è gran che migliore di quella dei e< liberali». L' antiprotezionismo non è mai riuscito, neppure nel periodo delle origini a diventarne nna delle passioni sentimentali, come l'anticlericalismo : ed oggi in cui la politica protezionista ha creato solide ramificazioni di cointeressati in molti gruppi politici, le affermazioni liberiste del patto di Roma sono più che mai trascurate o soggette a discussione tra i radicali parlamentari : quasi del tutto isolati i liberisti puri, la partecipazione al Governo è avvenuta senza che sia passato neppur lontanamente in mente ai partecipi ed al partito che li appoggia di porvi come condizione sine qua non, anche la semplice attenuazione di qualcuno dei più clamorosi nostri dazi protettivi. In realtà parecchie delle personalità più importanti del partito (dentro - 13 - e fuori il Parlamento) e giornali consid erati come r adicali sono tutt'una cosa con gruppi protetti, o ad essi più o meno direttam en te legati. Il partito repubblicano, che è forse, per quanto riguarda i rapporti tra uomini politici ed interessi particolari, il più libero dei partiti italiani, contiene di fronte a liberisti attivi, dei protezionisti altrettanto autorevoli, primo il Colajanni, quasi unico specialista in scienze economico-statistiche (1); d' altra parte l' esiguità del numero e la pregiudiziale che vieta al partito la partecipazione al Governo, non lasciano sperare che un attuoso movimento liberista possa esser compiuto principalmente da questo gruppo. I partiti socialisti, infine, sono indubbiamente quelli che in queste elezioni hanno, come partito, messo la politica liberista in modo più netto come punto essenziale del programma. Ma programmi di carta ed azione concreta non sono sempre la stessa cosa . Nei partiti socialisti, più forse che negli altri, idee ed azione della cc massa» non sono in realtà che idee ed azione di pochi individui più attivi, adatti, intelligenti : parlare di cc proletariato» contro e< borghesi;i » o e< capitali.:;mo » e simili è cullarci in nomi generici e sonori che non ci lascian \·edere la realtà delle cose: i programmi posson recar stampato, cogli stessi caratteri in grassetto, le riforme di legislazione sociale e quelle liberiste doganali, ma in concreto l'azione dei dirigenti essere profondamente diversa per le due serie di scopi. Al «proletariato» è quindi sommariamente opportuno sostituire dei <e gruppi proletari» limita ti ma forti e organizzati i quali non sempre sono stati danneggiati dal nostro regime protezionista, al contrario, mentre sono stati, economicamente e! sentimental(1) Quest'uomo in buona fede fa il git10co,!benchè " democratico " dei latifondisti granari del sud e, benchè onesto, dei più loschi gruppi protetti del!' Italia settentrionale e centrale : ha scritto testè tre volumi su : Il progresso economico che veramente onorano poco assai la scienza italiana (dato sia il caso di usar la parola) e meno ancora l'autore. Per il quale il liberismo è diventato peggio che i! drappo rosso pel toro : un qualche cosa che fa sragionare appena si presenta dinanzi il pensiero. Si potrebbe scrivere un volume a rilevare i sofismi, i ragionamenti (e talora anche le cifre} sbagliati di questa raffazzonatura eh' è una continua diatriba contro i "fanatici liberisti "· In realtà non è il valore intrinseco degli argomenti del Colaj anni che possa servire ai gruppi protetti, ma la sua veste di "democratico " anzi repubblicano (dio ci salvi da questa repubblica !) e la sua stessa onestà personale : ai sidernrgici e c. non par \"ero prenderlo al volo ed esclamare : ma guardate, perfino Colajanni, professore e repubblicano ecc. ecc. - 14 - mente, soddisfatti ed ammansiti dalle leggine sociali e d;:igli appalti e bonifiche alle cooperative. I partiti socialisti itali:rni non rappresentano affatto «il proletariato>> italiano, cioè la maggioranz::t degli indi\·idui che vende il suo lavoro all'agricoltura ed alle industrie e che non può che aver sommo interesse alla politicA liberista : ma pochissime centinaia di migliaia di individui, il che è un'altra cosa. I dirigenti sono abbastanza intelligenti per capire che le affermazioni antilibcriste del vecchio marxismo contrasterebbero troppo coi sentimenti democratici contemporanei, e che non sarebbe opportuno lasciare questo punto programmatico che può diventare d' «attualità n ad nitri partiti esclusivamente. l\Ia la gran maggioranza prolctarin, ;inche org;inizzata, non ha (e si capisce, dal momento che non lha neppure la «maggioranza borghese n) un'idea approssimativa del problema: essa confonde, quasi gtneralmente, i dazi prote21:onisti coi jisrali e quando sente gridare i suoi leaders contro il dazio sul grano, sullo zucchero, ecc. essa l'interpreta come un'ingiustizia fiscale: vi si ribella come contro un balzello troppo feroce dcl Governo ladro; i favori protezionisti alle Terni giungono alla sua mentalitù come i furti dcl palazzo di giustizia : non come un tributo diretto pagato dai consumatori ai produttori. L'essenza della battaglia quindi le sfugge e francamente l'educazione e l' istntzione diffuse dai dirigenti non sono le più adatte per chiarirla. Si comprende perciò come il partito non senta la contraddi7.ionc in cui veogono a trovarsi il suo ideale programmatico e l'effettivo interesse liberista della maggioranza operaia e gli interessi e le proteste di piccoli gruppi operai (socialisti) che dipendendo da industrie protette, con salari discreti, si oppongono apertamente o larvatamente a provvedimenti liberisti e ad un'energic;i campagna contro il protezionismo specie industriale, fornendo an1,i ;,i quest'ultimo collo spauracchio della disoccupazione operaia una delle più efficaci armi polemiche e sentimentali. Sovratutto si comprende come, malgrado le affermazioni progrnmmatiche, i partiti e le organizzazioni socialiste non si siano mai impegnate a fondo, non abbian mai fatto delle campagne efficacemente attive nè alcuno dei loro non rari scioperi generali contro l'enorme « sfruttam.:nto » che il protezionismo opera sul veio proletariato, cioè sulle maggioranze operaie di tutta Italia. I gruppi operai privilegiati dcli' Italia settentrionale e centrale, che formano la più -15 l~rgn base elettorale socialista, preferiscono la legislazione « sociale» che col riposo festivo, coll'assicurazione infortuni colla c~ssa maternità e invalidi rà, le case popolari, i probivi;i ecc. giova pro~rio quas! solo ai g~uppi operai che già stanno meglio'. sono megl10 pagati e trattati, ed organizzati e difesi in centri importa~ti possono far efficacemente applicare le leggi, mentre la maggioranza specie contadina, provinciale e meridionale di~organi7:za_ra, an~lfabeta, ~ndi~esa sconta senza goderne o quasi 1 ma~g~on prez7:1 determmat1 dalla protezione operaia, paga i pu bblt~1 proventi che ~tipe~dia~o gli i.spettori per gli altri gruppi, e. commua ad av:ere 1 suoi, pm bassi, salari scuoiati dal protez10111smo: prefenscono le opere pubbliche, le bonifiche con 0 s.en~a .ap~~lti. a coopera:i~e,, prin.cipalment~ fatte proprio nelle 1:gwn~ prn. ncch~ e fert1.li d. Italia e non 111 quelle terre meridionali ed msulan dove 11 diboscamento, la malaria la coltura . . . ' estensiva o irrazionale, la mancanza di scuole di strade di ferr?vie buone, rendono sacrosanta l'opera pubbÌica e più' produttivo (non elettoralmente) il corrispondente impiego di lavoro e di capitali a lunga scadenza (1). LA STAM_PA. - Il quadro si completa coi rapporti tra la «stampa'' ed 1 gruppi protetti. Vi sono anzitutto alcuni mass!mi organi materialmente indipendenti. Apertamente, sistematicamente, protezionisti es~i non sono. Anzi, essi aprono - per quanto non con assoluta libertà - i loro articoli di fondo a valorosi collaboratori liberisti; ma è doveroso riconoscere che il li.bcrism?, del giornale . si ferma all'articolo di fondo. In q uell' azione pm vasta, contmua :d effic.ace che il gr<1nde quotidiano sv~lge colla sua opera tec111ca, nei trafiletti, nei commenti oiccoh dc'.le notizie quoti_diane, nelle corrispondem.e parlamen{ari, nella viva parte polemica, nelle dichiarnioni elettorali, tutto ciò che fa. limpalpabile ~pir!to e l'azione programmatica di un giornale, il programma 11bensta non c'entra mai, come invece c'entrano gli altri leit motif della politica quotidiana. A parte il fatto ( 1) l·n coraggioso periodico, l' Unitd del Sai vernini si è assunto il co~pito di. dcn1_1n~iare. e documentare i casi in cui i ri~trctti gruppi operai or~amzzati si assicurano privilegi e condizioni d1 fa,·ore sulle spalle. elci consumatori e ~ei contribuenti nazionali e quindi delle ~1agg1oranze proletarie: chi vuol aver precisati i fatti qui esposti in lmea !?cnerale, non ha che leggerne i numeri arretrati e (giova sperare) 1 futun. 17 - -16che il limitarsi ad alcuni danni e problemi della politica doganale, senza investirla nella sua intiera realtà fa perdere gran parte dell'eventuale efficacia, la contraddizione forse maggiore ma costant_e ~n cui. i wandi organi sono caduti è l'avere sempre appoggiati candidati senza pretendere da essi espliciti impegni sia pur so.lo su que! lii:iitati pu_nti sui quali il giornale aveva preso atteggiamento hbensta, anzi, sapendo spesso per esperienza che alla Camera i candidati avrebbero tenuto un'azione opposta. Vi è una parte della nostra stampa quotidiana di notevole diffosione, nella quale hanno una notoria comproprietà o cui sovvenzionano più o meno direttamente i potenti gruppi protezionisti industriali : è qi1esta stampa (liberale, modero-clericale, radicale) che con secondari giornali e riviste (così dette) tecnico-finanziarie, fa apertamente la campagna protezionista, ribattendo le p_olerni_che l!beriste, magni~car:do_ i r~sultati delle tariffe protettive, meggiando alle cost1tuz10m d1.... «accordi», insinuando l'opportunità di più ~!ti _privile?i>. tastando i_l terreno o suggerendo generosamente i pm svana ti «provvedimenti», è incredibilmente entusiasta di tutte quelle iniziative <<nazionali >> (spese militari, imprese coloniali, opere pubbliche, e - qualche Yolta legisla_zione so~iale) che impl~chino. sicuran:ente b~oni affari pei gruppi protetti. Il brutto si e che m Inghilterra, m Germania e anche negli Stati Uniti, ove pure la stampa gialla esiste su larghe basi, ~pecie quella ecor;omico-finanziaria --:- assieme a quella onesta e hbera, la borghesia colta e produttrice conosce bene i m~sseri della Rr!ma e della seconda, men_tn~ in Italia il buon pubblico non sottilizza molto e nella grandissima maggioranza borghese giornali onesti e giornali sovvenzionati o ricattatori si conf~nd~no maledettai:iente.. C'_ è infine _una parte della stampa ~he mtnnsecam:r_ite vive ~i :11ta pi:opna, ma che partecipa o mdulge alla politica protez10msta, diro così, per buona fede credendo, come i pacifici borghesi da cui è letta, essa sia un sicuro_ bene per l'e~onomia na_zionale - per timidezza o per leg:-im1 non d1_sonesti c~n ~rui;>p1_ ec?nomici_ protetti; questa stampa ha la fissaz!on;. che i . hber~su s~ano dei pericolosi teorici capaci per _a~or d :in i~ea d1 rovmare m un mese l' industria e le produz10ru nazionali. A questa stampa appartengono anche molti giornali pro' inciali non quotidiani : gli altri, mantenuti dal deputatO o da!!~ cricc~ette locali, non fanno, quand'è il caso, che sostenerne gli mteress1. Infine la Yera stampa di partito rispecchia sostanzialmente i caratteri e l'atteggiamento del suo partito, cui s'è già accennato (r). _di etro que~to tessu_ro_ di col~ur.a, di sentimenti, di apparenze poltt1che, che 1 gruppi mdustnah hanno operato ed operano nell'ora attuale per conservare e per aumentare le difese doganali . f: Il. Lo sviluppo e gli effeHi del protezionismo m Italia. •' U:N PO' DI STORIA. - L'azione petsonale del Cavour nel!' indirizzo della nostra politica doganale è documentata dalle ~a~e. d_ei ~rovvedimenti liberali e del loro murnrsi. Nel 185r egli li m1zrn nducendo ed abolendo vari dazi su materie prime ed abbass~nd~ q:1el!i su~ ~ereali da L: 9 a 2.?o per El. Seguono altre nduz10m, I abolizione del dazio cereali nel 1854, altre su materie prime industriali : la sua azione culmina colla tariffa 27 giugno 1861 sulla quale si modellarono i numerosi trattati contempora_nei ed imme_diatamentc susse~ue.nti (importante quello colla Francia 17 genna10 1863) con naz1om europee. Ma Cavour era mort~ e da _una_parte gli interessi particolari rifacenti capo11110, da~l alt:o 11 ~isog_~o cre~cente di danari per lo Stato per fronteggiare i _formidabili deficit, andavano premendo i successori, che a cominciare dal r855 fanno qualche aumento di tariffe di natura essenzialmente.fiscale. Nel 1870 si ordina l'inchiesta sulle condizio_ni i~dus~ri~li ed. agricole, presieduta dallo Scialoja e l~uzzal tl ed 1 _sum r~sultatl ,formano la base della tariffa 30 maggio 1878 applica ta rn quell anno alla Francia e nel tra t tato coll'.\ustria. Caratteri principali di questa : riduzione di alcuni dazi d'e.sportazion~, d~ dazi d' im~ortazio~e su materie prime più alti che quelli sm loro lavorati, maggior specificazione dei dazi (1) Tn questa sommaria rassegna non son fatti nomi, che del resto sono sulla bocca <li molti : non faccio di professione il moralista ma cerco di esporre i fatti, atmeno quali a me risultano, nelle lo; li!lee _gene~~li _: se i moralisti credon~>, i nomi posson trovarli e pre. c1sarh fac1hss1mamente e la battaglia è aperta a tutti. 2 - 18 - con sostituzione di tariffe specifiche a quelle ad valorem preval enti : aumento largo di tariffe, ma con scopo essenzialmente fiscale . . . . . ' non proteziomst!Co per guanto pretese protez10111ste oramai si fossei:o _già aperta~ente formulate _da parte di molti gruppi indu~tnah e la oramai_mut~ta educazione economica dei parlamentari della destra lasciasse intravvedere l'ora di un più largo trionfo del protezionismo. Infatti mentre i risultati fiscali della tariffa (i proventi doganali aumentano solo da ~il. 105.4 nel 1878 a 122_. 6 nd ! 880; 155_-7 ~el 1~8!; 208.2 nel 1884-5) non appaiono sufficienti ai crescenti bisogni dello Stato, e mentre crescono le domande di gruppi industriali perchè si accentui il carattere protezionista . della tari~a 1878, in I svizzera colle tariffe 187 8, 1884 e_ 1887, m_ Germarna con guella 1879, in Austria con quella 1_882, m_ Franc_1a _con quella 18?1, le tendenze protettive, agrarie ed ~ndustnah, andavano :rntoriosamente imponendosi, per quanto 11 trattato colla Francia 3 nov. 1881 fosse ancora improntat_o a i:ot~voli condizioni di reciproca temperanza. :\fa già nelle _d~scuss~om al no:tro p_a r!amenro su guesto trattato, gli app:titl_ ed i malumon degli mdustriali desiderosi di più alti pnvileg1 ~b~ccaro~o sempre pi~ alti, eccitati dagli esempi delle altre naz10111 commentali, e fimrono per determinare I' inchiesta votata_ n~l 1883. che doveva riferire in base alle indagini di una Comm1ss10ne mista sulle condizioni e necessità doganali della nostra econo~ia agra.ria ed industriale. Gli storici di quel periodo sono con~ord1 nel nlevare l'orgasmo di un'infinità di gruppi prod~tt?r.1 nel premere con memorie, petizioni, sugge1imenti per un g1u?1Z10 f~vorevole_ a più alte_cc difese» doganali da pa rte dei relaron. I cui _responsi pr~sentat1 nel 1886 non corrisposero per l~ p~r~e a~rana (Lampertico e Miraglia) alle speranze dei protez~omsn, n~ett~ndo con poder~sa d?cume~tazione, ogni protez10ne per 1 agncol tur~ : l_a rel_az1one mdustnale (on. Ellena) viceversa fu favorevole ai prmcìpi protezionisti con dazi decisamente protettivi. Il Parlamento votò le protezioni industriali ma contro il p~rere_dei_ relato_ri, le completò con dazi protettivi su ~lcuni prodot_tl agn~oli, speci_e col ~azio s~i cereali che fin da allora apparve 11_ pretizun_ sceleris che 1 pr?pr~etari agrari si ebbero per acconsentire al tnonfo del protez10111smo industriale : il risu ltato ne _f1~ la tariffa 1_887, caratterizzata dal prevalere dei dazi speci,fi,ci s?ln~ a 773 voci e sovratutto dal suo carattere nettamente prot ez10111:ta. Oue.sto car~tt~re risulta evidentemente da questi confronti su van gruppi di merci agricole e industriali : - 19 - l n molte voci l e nostre tariffe diventavano tra le più alte d i quelle delle nazioni vicine, superate per l' ;:igricol tura solo dalla Germania, nel ferro e lavorati, in qualche voce, dal! ' Aust ria. Uno dei primi effetti fu la denunzia del trattato colla Francia e la conseguente guerra doganale che ne seguì : e al proposito è doveroso rilevare la rivelazione fatta <lallo Stringher nella sua recente storia della nostra politica doganale : la denuncia anticipata al 1° gennaio 1888 invece del 1892 del trattato del 188 1 ed il conflitto doganale non furono colpa <liretta della politica francofoba del Crispi o dell'atteggiamento protezionista della Francia, rhr viceversa pretendeva solo la continuazione reciproca del pi1ì libNale rl'gime del 188 1, ma dell'intransigenza e della fretta dei nostri protezionisti e della commissione d' inchiesta che, con l' assenza del Lampertico e contrario il Saracco, fu favorevole al grave atto del!' immediata denuncia. I disastrosi effetti, specie sulle nostre produzioni d i sete e vini (nel meridionale) sono troppo vivi ancora nella dolorosa memoria del Paese per fermarcisi ( r ) ma è bene che ne sian state così precisate le dirette responsabilità. Le nostre tariffe differenziali del r 892 contro la Francia furono, com'è noro, tolte dall'accordo commerciale del 1898, dovuto in notevole parte all'azione dell'on . L11zzatti. Contemporane;-imente, con qualche ritocco protezionista (notevole particolarmente il rialzo del dazio sul grano nel 1894) venivano stretti vari accordi commerciali con nazioni europee e transoceaniche, cui seguivano nuovi trattati, tra il 1904 ed il 1907, con la Svizzera, Germania, Austria ecc., in cui le tariffe protettive preesistenti non subivano ( r) f milioni di danni cui l'avvenimento die' luogo possono desumersi da queste cifr<"' : la media annua degli scambi tra l ' Italia e la F rancia nel 1881-7 era stato di 660 mil. (307 importazioni, 353 ~sp~rta4 1oni) : nell' 1888-9 cade a 318 mil. annui. I prodotti itaham eh<"' più soffersero dalle tariffe proibitiYe furono le sete greggie e manufatti, i vini, il bestiame, l'olio d'oliva, frutta, riso, uo' a ; i francr~i. manufatti tessi li, pelli, mercerie, gioielli, formaggi, libri, oli fini ccc. - 20 - - notevoli aumenti; ma si comprendevano nuove Yoci che lo svilupparsi delle indu:trie face_va~o rientrare man n:~no s~tto le paterne ali del patno protezionismo. Un accenno pm particolare sarà dato su alcune singole tariffe più importanti nelle pagine seguenti. , I FAITI Sì\ilE~TI SCONO VARI SOFISMI DEI PROTE- ZIONI STI. - E concezione scientifica oramai superat a considerare fenomeni sociali vasti come il movimento commerciale di un paese, funzione di un solo dato o condizione quale può essere il suo regime doganale. La dottrina dell'equilibrio sociologico ch e la scienza moderna deve per le sue più larghe indagini a Vilfredo Pareto, va mostrando in modo sempre più approssimato la in terdipendenza tra le fo rze e quantità che compongono gli aggregati sociali ; onde un fenomeno di questo genere non può essere che in funzione di molte variabili, che a sua volta influenza. Sarebbe quindi altrettanto erroneo prendere i dati generali del nostro movimento commerciale in tutto il periodo considerato sia pro che contro le tesi generali della politica commerciale. Ma se ciò è per i concetti e pei dati complessivi, è però possibile approssimativamente precisare il valore concreto di alcune singole affermazioni, rom' è possibile isolare temporaneamente l' influenza di certe tariffe sul movimento di una singola categoria di merce. Nelle sue linee più larghe il nostro commercio internazionale appare tendenzialmente crescere, salvo una depressione nel 1877-80 dall'inizio del regno ali' anno della riforma protezionista, 1887 : la media annua è stata nei periodi : Tota l o lo1portazioni (Milio ni di li re) 1869-70 l .688,05 1871-75 2.255,2 1876-80 2.257,8 1881-85 2.411,7 1886-87 2.548,2 1888-:to 2.207,9 1891--95 2.1 27,3 1896-900 2.62 1,8 1901-05 3.347,6 1905-10 4,839,3 19 n 5.593,5 1912 6.000,2 (esclusi metalli preziosi; le R ~p ortazioni 914,6 773,3 1.181,5 1.073,7 I.1 89,8 1.067,9 J .306,8 I. 104,9 r.53 1,r. 1.016,6 r.295,1 912,8 I.I 54,6 97 2,7 1. 398,4 1.223,4 1.829,8 I. 517,8 2.933,8 1.906,1 3.389,2 2.204.2 3.6o4, 1 2.396, I cifre del 19 12 provvisorie). 21 - La linea più elementare del moviment~ è dunqt~e : aument? progressivo ~no al _1887 : ~otevole depressione tra 11 1888 e~ il 1896-7; rapido ed rntenso mcre_ment? _dal 1898 _al 1912.. ~e importazioni da prima (1871-80) s1 av~1cm~n~ a_p1ccola -~1ff~renza dalle esportazioni (nel 187 I le s?~O ~nf~non ~1 1I 3 mil1on_1 : nel 1878 la differenza è solo di 4 1 milioni); 11 loro mcremento diventa p iù intenso nel 1881-7; si riavvicinan~ n~ovamente (subend_o una depressione maggiore delle esportaz1om) _nel 1888-r 896; n prendono a crescere con una l?er~entual e d1 a~me_nt? se~pre maggiore di quella delle ~sp?rtaz10i:1, ~alvo per gli ult1m1 anm ( r). Riassumiamo le osservaziom essenziali eh e su questo andamento generale si possono fare : . . . ro Come dicemmo, 11 movimento commerciale complessivo di un paese è in relazione a _molti gr~ppi di condizioni le quali spesso sono comuni _a parecc~1 m~rcat1 del mondo, ~he pe~· ciò presentano andamenti app_ross1mauv_amente paralleli, ~pe~1e se considerati in periodi lunghi. Queste mfluenze sono c?stttu~te dalle condizioni di pace o incertezza politi.ca, di coltura, d1 :ecmca produtti,·a, dal movimento della popol~z1on_e, dallo ~tat? 11?-terno delle industrie ricchezza generale, vie di comumcaz1orn, dal tono o caratte;e di progressione ed effen"escenza o di depressione che avvicendano la storia economico-sociale dei popoli : naturalmente queste influenze agiscono ta~to su_ paesi protez_ionis:i ~h: libero-scambisti. Ed è un fatto che m vane altre grandi nazwm si constatano dalla metà del X I X periodi di increme:ito e depr~s sione assai analoghi a quelli osservati pel commerc10 del!' Italia . P er es., il Pareto dà questi indici i_ndiret_ti della rapidità d' incremento del commercio dei seguenti paesi (z) : (r) Fatte uguali a 100 le somme del 1909 si ha questo andamento nel 1902 1905 1909 r9ro T9II r9r2 55.39 64.78 100.10+.31 108.92 I 15.82 77.35 91.35 100.ll r.42 r 18.07 128.35 (z) Per l'esatto significato statistico di questo indice ved. Al- cune relazioni tra lo stato sociale e le variazioni della prosperità economica, pag. 8 (est. «Rivista di _Sociologia», 1913, sett.). 22 Italia (comru. speciale) 1860-72 1873-97 1898-1910 -6.2 232 - Francia (generai&) 266.8 0.85 +85.3 Inghilterra (speciale) Belgio {gener ale) 468,4 120.8 883 204.7 67.3 518 .. Il per~odo di depressio:ie che finis~e verso il 1896-8 e quello d1 mte~so mcremen:o c~e s1 svol~e t ra ti 1898 ed oggi sono quin di c?mum tanto alla hber~sta_ Inghilterra, al semiprotezionista Belg1_0 qu anto alle . i:rotez1omste Italia e Francia : cause generali diverse dalla pohuc_a commerciale qui evidentemente dominano. ~fa, te_nu~o conto d1 q~esto, ~ chiaro che la depressione italiana e cost1tu1ta ~a ux: p,enodo d1 vero, :egresso, la ~rancese di quasi assoluta stazionarieta, la belga e 1 1?glese specialmente, solo di rallentamento del progresso commerciale · ed è chiaro che se il commercio, italiano ha progr~dito nel yiù' recente periodo, questo progresso e ~m _fen_or:ieno_ u~versale, ti quale ha però fatto giungere a medie md1v1dualt d1 commercio e benessere economico gli _a~tri gran~i paesi :uropei (e non, come il Giappone, gli Stati U_n~t1) e specie _1 _i:ae~1 meno protezionisti del nostro. Sono addmttura 1_nfa~~1lt 1 pistolotti di quei protezionisti che tendono a n_iostrare 1! pm recente aumento del nostro commercio internaz10nale ~om_e un effet~o. delle tariffe protettive del 1887 e seguenti. . 2 V1cev~rs~ 1 mterve?~o. ~e~turb~tore e deprimente della tan~a 1 887 puo m m~do v~s1b1_liss1mo isolarsi anche in questo ~ov1~e:ito_ generai; : 1i:fatt1 gh elementi negativi rhe peggio1_ano I. md1ce per 1 It~h.a so~o tutti o quasi dovuti agli anni i~nmediatamente successivi ali' m troduzione della tariffa proteziomsta su. larga scal~ (_188_8-1896); malgrado il generale rallenta~ento, 11 commerc10 italiano aveva invece continu ato a progredire notevolmente dal . 1873 . ali' '8 7 .. e' pi·opno · so1o quan d o s1· . . concretizzano protez1"on1"st·1 eh e 1·1 commercio · com. . . 1 provved1ment1 . plessivo italiano subisce un repentino e gra . ve regresso. 0 S· ,. 3 1 tenga moltre conto di due fatti contemporanei ali mcremento de,1 nostro commercio tra il 13 3 e il 191 2 : fatti 9 che attenuan_o 1 apparenza di questo progresso; cioè, l' aumenta della popolazione . , (da ab. 32.475 mila nel 190 1 a 34. 8 13 m1·1 a ne I I 12) · medio · per abitante · 9 . Per cui, 1 .aum ento del commerc10 e, stato m realta minore dell'aumento del co · z l' · mmerc10 asso uto; e au. . . . . . . . mento dn prezzi, che discesi fino al 1 896 · d . -7, m1z1arono m tutti 1 un .periodo d' aum ento eh e cu I mma · paesi e anche fra noi ap. punto ne1 1912 e che m Italia (sull',-ndex • - number N ecco - R;r. 1:JOrma 23 Sociale) si può calcolare sia stato da 100 a 123 tra il 1897 ed il 19 1 r. P er cui da una parte l'aumento apparente delle cifre in moneta corrisponde ad un minore aumento del movimento in merci (1) dall'altra l'aumento dei prezzi ha automaticamente agito da riduttore dell'altezza effettiva dei nostri dazi specifici : infatti è chiaro che se si fa paga re all'entrata L. 7.50 al Ql. il grano tanto quando vale (alla dogana) 18 li re al Q.I, quanto 26 lire, il dazio è effettivamente, nel primo caso del 41 .6 % del valore della merce, nel secondo soltanto, meno del 29 %- E siccome la m assima par te delle nostre t ariffe è di dazi fissi:, che non mu tana col variaie del valore della unit à di merce colpi ta, possiamo concludere che l'acuto aumento dei prezzi dal 1898 ad oggi ha attenuato l'ostacolo fiscale e protezionista delle nostre tariffe, favorendo il nostro commercio coll'estero (2). 40 Il nostro commercio dall'instaurazione del protezionismo ad oggi ha smentito formalmente molte delle promesse e sofismi dei nostri protezionisti d'allora. Anzitutto non ha affatto spinto le esportazioni sopra le importazioni, anzi, lo « sbilancio commerciale » che i protezionisti pretendevano eliminare, è ere sciuto. E non poteva essere altrimenti, perchè solo l' ignoranza dei nostri moderni mercantilisti poteva ritenere la bilancia favorevole (le esportazioni superiori alle importazioni) sempre indice di favorevoli condizioni della produzione, ricchezza e scambi nazionali, mentre nel rapporto degli scambi internazionali intervengono molti altri elementi che non risultano nelle statistiche .mercantili quali le rimesse degli emigranti, le somme portate e spese dagli stranieri in Italia, gli interessi, profitti ecc. pei capitali in vestiti all'estero (o viceversa) ed altri. Un al tro dei pretesi fini dei protezionisti è l'autonomizzazione (mi si perdoni) dell' economia e del consumo nazionale : le tariffe protettive avrebbero dovuto rendere al possibile indipendenti i consumatori interni dalle fornitnre straniere, renderli indipendenti tanto per ciò che riguarda gli ::ilimenti, i generi di consumo (1) Lo Stringher a questo iiguar<lo c~lcola che se. si applicassero alle merci del 1910 i prezzi del 1905_. le 1~portaz~om appanrebhero ridotte di milioni 303,8 e le esportazioni n dotte d1 mii. 201,9. . (2) Naturalme_nte ~l con_ trariò avvi~ne in un ~eriodo ~i dba~so dei prezzi : allora 1 dazi spe~ijici m~cerb1scoi:o (se 1_mmu~ab~ la protezione: e siccome può darsi beruss1mo che 1 prezzi (oggi gia rallentati) <lopn il 1917 si fermino o ribassino,. ne viene chiara l' opportu.nità di prefrrire un buon sistema eh dazi ad valorem che seguano 11 mov imento dei prezzi. - - 24 - quotidiano, quanto i manufatti, le macchine. i prodotti più elaborati delle industrie : la protezione avrebbe dovuto assicurare il mercato interno di trovare presso i produttori nazionali tutto ciò di cui avesse bisogno il giorno (quanto lontano dio lo sa) in cui il blocco di un fantastico av,·ersario fosse riuscito a chiuderci quel po' po' di vie libere che ci collegano agli altri mercati . Basta dare un'occhiata alle cifre del nostro commercio internazionale attuale per vedere come un trentennio di politica protezionista abbia dato la più solenne smentita a questa favola sciocca. Ben più che nel 1887 oggi il consumatore irnli~no <<dipende» «è schiavo», ecc. del produttore straniero: oggi assai più che nel 1887 la produzione italiana sarebbe insufficiente a soddisfare i nostri cresciuti bisogni; ed è ben salutare che sia così. Sarebbe interessante sapere dove i protezionisti potrebbero prendere presso i P.rod.u ttori italiani questi torrenti delle attuai! nostre imporraz1om : 1912 1911 (milioni di lire) spiriti, bevande, oli prodotti chimici, medicinali, resine, ecc. cereali, farine, prodotti \'egetali animali e loro prodotti roo,6 93.5 38. I 132.2 482. I 25+2 I 606,4 2144 Ed altrettanto assurdo sarebbe pensare di poter far bastare l'industria nazionale alle centinaia di milioni di manufatti esteri che consumiamo, senza contare che nel caso fantastico di un blocco ci chiuderebbero la via non solo al grano, al bestiame, alle bevande ecc., e ai manufatti, ma anche alle materie prime, ;il cotone, all.a lana, al ferro, al legno, alla gomma greggia e fì.nin~mmo per nmanere,. nel :aso, altrettanto affamati. La << insufficun~a,» cieli.a produz1:me ~nterna al consumo ed ai bisogni interni e cresctu.ta sotto il regime ~rot.ezionista. E la storia ha ugualmente smentito la f_orz.a esp~ns10n1sta del protezionismo : il rapporto delle esportaz10111 alle importazioni di merci abbiam visto ~o~ è mai stat~ d~po il 1~87 così alto come nel periodo del pi~ limitato protez.10msmo .vigent~ prima di quell'anno; cl' altra par~e se guardiamo l~ m.dustnc e produzioni che negli ultimi anm ha~no. dato ID:agg10: mcremento e partecipazione alle nostre esport~z1om non v1 :rov1amo. cl~e uno dei grandi gruppi protetti a partire dal 1887: 1 lavorati d1 corone industria che ha subìto anche in grazia del regime doganale nn ~asto incremento, ma che 25- è stata indotta, in parte, come vedremo, dal medesimo in una lunga crisi che permane tuttora: degli altri maggiori gruppi di esportazioni nostre (sete e seterie, prodotti agricoli non protetti) frutta fresche, uova, olio d'oliva, agrumi (prodotti e spoglie animali, zolfo, ecc.) quasi nessuna prova che, secondo le promesse dei protezionisti, siano state produzioni protette a darvi luogo in grazie dello sviluppo raggiunto colle tariffe protetti,·e. Un altro pretesto infì ne che la nostra storia smentisce è quello della protezione alle produzioni ed industrie «giovani n : la protezione dovrebbe cioè servire ad aiutare, difenderG, rassodare 1' iniziarsi ed i tenrntivi delle produzioni introdotte da poco e non ancora rassodate, pel periodo iniziale, dopo il quale, .tecni:ament~, economicamente fortificate, potrebbero anche nnunc1are via via alla difesa doganale. Ebbene, nel 1917 saranno passati 30 anni dal sorgere delle difese doganali : le produzioni gio vani dell'Italia del 1887 hanno avuto tutto il tempo possibile per diventare adulte, esperimentarsi. migliorarsi : i protezionisti sono dunque pronti a mantenere le promesse c~e facev~n.o allora ? " sentire gli umori che brontolano tra 1 gruppi mdu.striali in vista delle prossime scadenze parrebbe purtroppo il contrario. III. I maggiori dazi pro{etfivi e le loro conseguenze. Vediamo ora più da vicino i fatti e <lati relativi ai più importanti episodi del nostro protezionismo. LE INDUSTRIE TESSILI : IL COTOi\E. - La storia dell'industria cotoniera in Italia è uno dei più interessanti e dimostrativi esempi delle dannose influenze che l'eccessiva prot~ zione può determinare anche su di un' industria che ha eleme:it1. forze possibilità di sana vita e di naturale incremento'. Pnma del 1878 l'industria cotoniera italiana non ebbe largo sviluppo: i fusi per la filat11ra salgono solo da 480 mila nel 1862 a 748 nel 1876, in cui i telai meccanici sono calcolati a 26.778: nel quinquennio 1871-75 s'importa una media annua di 95 mila Ql. di filati e non s'esporta che 186 Ql. ; e s' importa una media annua - 26 - di 114 mila Ql. di tessuti contro soli 1982 Ql. esportati. Le cause principali di queste condizioni industriali furon rin tracciate nelle difficoltà e costi delle forze motrici necessarie, cui non bastarono le forze idrauliche come si sperava, mentre il carbone veniva a costare molto di più che alle consimili e concorrenti fabbriche cotoniere inglesi ; superiore costo del macchinario, allora non ancora prodotto neppur in parte in I talia; minor produttività dei lavoratori, sia per la minore attitudine e preparazione tecnica, sia pei bassi salari ; alti costi (per gli alti noli di trasporto) delle materie prime. F a tto sta che i cotonieri si lamentarono così efficacem ente che nel r878 la tariffa concesse loro protezioni sui fila.ti e te.ssuti v.a~ianti ~al~' 8.zo al 26.50 % del valore. E la protez10ne amta gli mdustnah ad allarga re e migliorare gli impianti, specie per la produzione dei filati più grossolani, facendo scendere le i mpor.razioni?~ filati ne! 1 8~0.5 alla media :rnnua di 93.410 Ql., mentre 1 tessuti importati salivano a 193.623 Ql. all'anno. Ma i cotonieri non s' accontentano e, dietro le loro richieste, la tariffa del I 887 concede sulle voci prima meno difese, dazi protettivi varianti dal 30 al 50 % sul valore (1). La storia non è ancor finita : nei trattati del 1892 nuove richieste di protezione sono avanzate dai cotonieri specie sotto forma di maggiori specificazioni di voci, specie in relazio.ne al trattato colla Svizzera che nelle importazioni del l 892 partecipava con 2301 su I 5.432 Ql. di filati e con 7646 su 58 .984 QI. di tessuti . E, pur tenendo conto di concessioni fatte alla Svizzera sni tessu t~ weggi e. stampati, co.i d~zi sui fil~ti, e colle maggiori specificaz10?1 le d1f7se doganali d1 cotonien furono in quell'occasione e nei trattati del 1904-7 sostanzialmente riconfermate ed in parte _all.argat~. Quale _fu _la conseguenza di questo complesso ed al t1ss1mo sistema d1 difese doganali ? L a risposta è tutta un'interessante diagnosi degli effetti del protezionismo : come primo fatto, le alt-e barriere protettive confinate ad un complesso. di fattori tecni~i, economici, commerciali che non è qui caso ncordare, determinano un poderoso sviluppo dell' industria che queste cifre bastano a dimostrare : . (_r) I filati cucirini, p~ima _non aventi voce, sono colpiti dal dazio d1 L. I r~ al Ql. ; 1.1 d~z10 sm tessuti greggi lisci sale al 25 % ; la sopratassa ~1 stampena ~ elevat!i da 70. ad 80 lire al Ql. e un 'altra sop;atassa e aggrnnta i:ie1 te~suti operati e damascati (L. 20 al Ql.) e d1 broccato (L. -1-0). S1 specificano inoltre i dazi sulle mussole, tu!li, tessuti graticolati. 1878 Fnsi Telai Operai 745 .3o4 26.778 65.000 27 1900 1912 2. l I 1.000 78.000 135.000 4.582.000 145.780 220.000 Il movimento commerciale ha dimostrato complessivamente non solo la- conquista del mercato interno da parte dell'industria nazionale, ma un forte movimento di conquista dei mercati esteri, almeno per vari rami di prodotti. Mentre infatti _J' importazione dei cotoni greggi sale da tonn. 142.816 medie annue nel 1900-4, a Tonn. 217.964 nel 1907 e ridiscende a 206.743 nel 1908; 174.505 nel 19 10 ; 214.086 nel 1912; le importazioni di filati scendono dalla media annua di Ql. 51.613 nel 1885-9, e 18.476 nel 1890-4 ad 8.412 nel 1905-6; 19.857 nel 1907; 9.407 nel 1909; 12.369 nel 19 12 e quelle di tessuti da Ql. I 14.690 ali' anno nel 1885-9 a 23.882 nel 1895-9 per risalire a 32.613 nel 1905-6 e 51.560 nel 1912. Viceversa la curva ascendente delle esportazioni è stata quasi continua : i filati da QL 6495 nel 1890-4 ad 85.95 1 nel 1900-4, 69.643 nel 1908; 126.681 nel 1910; 135.179 nel 1912; ed i tessuti da Ql. 21.748 nel 1890-4 a 264.141 nel 1905-6; 232.654 nel 1908; 359. 187 nel 1910; 393.197 nel 1912. Da gueste cifre apparirebbe dunque che la protezione è riuscita a dare guella preconizzata spinta iniziale all' industria, capace di far sorgere e rassodarne le basi, rendendo possibile la sua vita autonoma. L' industria della filatura oggi basta al consumo nazionale ed esporta nelle indicate qualità : i titoli dei P.r od:itti sono diventati più fini (in media il 22, ricordando che 11 titolo del filato di cotone è il numero di ascette di 840 yards di lunghezza necessarie a dare l libbra di pes~ : 22 corrispo~de ad una li bbra di 22 ascette ; 60 ad una libbra d1 60 ascette d1 egual lunghezza, quindi, corrispondentemente più fini) ; ma il (italo medio dell' industria italiana è tuttora inferiore a quello d1 ben 8 nazioni produttrici, il che è anche dovuto, oltre che a :~gioni tecn~ che al nostro consumo interno che domanda tipi pm grossolani. ' La tessitura ha ancora, ali' ingrosso, 30 mila telai a m.ano su di un totale di 145 mila : si serve essenzialmen.te di ~lat~ 1 taliani · basta al consumo interno ed esporta. Infine, i prezzi dei prodott/ sono, malgrado i dazi tuttora esistenti, scesi, sp.eci~ pei tip~ meno fini, al livello e talora disotto di quelli praticati ~e1 m:r~at1 liberoscambisti: il Ponti rilevava recentemP.nte che 1 filati impasto America (base titolo 12) si vend~no d~ I~ . .o.r5 a 0.20 al Kg. in meno che sui mercati esteri; ed 11 Cab1at1 in un poderoso - - 28 - studio :;ulla rns1 1oto11iaa (R forma Sonale. +o, 1913) iacc\ a questi raffronti di prezzi del : · \\ ater Italia Franci<l 1nghilterra j2 Calicot J ~ 2.50 0.27 2.70 2.+o 0.29 H'u 0.2+ Ma di fronte a questi _dati purtroppo molti elementi negati,·i concorrono a_ completare ti quadro: lo S\'Ìluppo che sono l' impulso del regime protettivo l'industria ha an1to non è un sano naturale, positivo progresso, ma un ;1ll;irgamento tumultuario' progressi' amcnte dominato da un gra,•e spareggio tra costi ed entrar~, dall' aume~to degli stoc'.~s immobili, da una crisi genern_le di _sovrapr?duz1_one. Alla_ sprnta_ innaturale data dal regime p10tett1vo molti altn elementi si aggmnscro facendo sì che parallelamente ali' incremento dei prodotti dell' industria crescesse '.a crisi ~elle s.ue im,prese. Il rialzo ~ei pre~zi eh~ s'inizia dopo 11 1897 mtens1fica I accorrere del nsp:um10 ali' 111dustria coto~ier~ e~ il moltiplicarsi delle sue fabbriche : l'aumento degli 1mp1ant1 ha le sue percentuali più alte appunto a partire dal 1900-2 : e prende un andamento sempre più rovinoso nel periodo ascendente d~l gen~rale boom c~l~i.nant.e colla crisi del 1907 : le ?anche favonscono 111 mo~o att1v1ss1mo 11 sorgere di queste nuove imprese, collocandone az10ni ed obblignioni senza badare al s~ttile sulla fondatezza delle imprese, pei molteplici lucri che v1 potevan fare: dal 1900 al 1908 gli impianti cotonieri crescono in I talia del 108 % mentre crescono solo del 16. l o; in Inghilterl G"1~ppone, ~3-5 o; 1n . G . 2r.2 o/o /o rn, 21 o; ermania, in Austria ecc. 10 a 10 Una febbre di produzione che, acu ita dai vari elementi deter~in~va_ un rinc~udirsi della crisi di .sovraprodu?.ione, il formarsi di g1 a".1 stocks, ~ affr~tt~to espandersi delle esportazioni e vendite a b~ss1. .prez_z1, 1 ~fenon spesso a quelli necessari a rimunerare i c~p1.talt 1mp1egat1 per cui i profitti delle società attive andarono d1m111uendo e le perdite nette crescendo in quelle passive (l). (I} Dal FARGION e CABIATI Socierà attive r904 1905 r906 1907 T<)08 r909 t910 1911 Capitale e riserve ro6.85-1.ooo 138.573.000 2I0.9 [9.000 ~64.950.000 259.089.000 209.620.000 r92.74r.ooo r r7.52r.ooo tolgo questo quadro : Profitto netto 0 1<.o 5.61 7.38 7·5-1 8. c4 _5.38 5.32 4.05 +56 Società passive Caµ1talet riserve 8.750.000 2.250.000 r.500.000 l J .028.000 33.942.000 55 625.000 95· c7 f .Ooo 183.054.000 perdite nette 0 1 30.17.64 2I .66 39.36.47 r3.85 9.- 11.87 o 29 - Dunque evidentemente non è la protezione doganale, ma lo stato di crisi, che ha consentito tale sviluppo delle esportazioni ed i ribassi dei prezzi. Si noti che malgrado i prezzi siansi abbas::iati al livello delle altre nazioni, i cotonieri non hanno mai voluto rinunciare ai dazi protettivi benchè apparentemente inutili. E ciò perchè essi, cioè la parte meno sana e forte dell' industria, spera che dopo la crisi possa ancora intervenire una tal riduzione dell e produzioni da rendere attiva la protezione degli attuali dazi : tale riduzione sembra sia minacciata dal costituitosi Istituto Cotoniero, comprendente buona parte dei filatori e tessitori italiani, con lo scopo di regolare la produzione in rapporto alle possibilità di smercio ali' interno ed estero, disciplinare le condizioni di vendita ed i prezzi, assoggettare gli industriali a contributi annui che consentano dei premi d'esportazione, ecc. Con ciò è chiaro che la parte più sana e finanziariamente forte dei cotonieri dovrà sottostare alle limitazioni richieste dallo stato delle imprese sballate; che i prezzi interni dovranno elevarsi più o meno gravemente in confronto dell' estero, cd in base al costo marginale delle imprese meno buone, senza giov:-!mento delle imprese sode che avrebbero potuto continuare a produrre liberamente in maggior quantità e con profitto ai prezzi del mercato internazionale fronteggiando in patria quella concorrenza che hanno già vinto su parecchi mercati esteri; ma insieme con grave danno dei consumatori interni, per effetto dei maggiori prezzi imposti dall' artificiale accordo. LA LANA. - Se nel!' industria del cotone, a prezzo della crisi del!' industria, la protezione doganale ha ronsentito un grande sviluppo della produzione e ribassi dei prezzi, qualcosa di ana logo è, in minori proporzioni, avvenuto nell' industria della lana ; la spinta data dalle crescenti protezion1 del l 878 e 1887, determina sovraproduzioni e ribassi dei prezzi fin dal 1891 ; ma la crisi, che del resto si è in questi ul timi tempi attenuata e per molte importanti imprese dileguata, non ha condotto ad un approvvigionamento completo del mercato nazionale, nè ad un pareggiamento dei prezzi coi vicini mercati liberi o quasi. Pel 1912 ho compilato su 90 società questo quadro : le società che hanno avuto nel 1912 dividendo in a umento in diminuz. uguali zero in cun fronto a1 19 1 t N. Capital i ve rsati 20 3 9 58 72.400.000 2.867.oon 28.050.000 17r.392.ooo nel quinquennio 1908-12 N. Capita) i ve rsati . 9 26 I -18 25. I00.000 88.875.000 2.700.000 124".067.000 - 30 I primi provvedimenti protezioni~ti sono stabiliti Jalla ta~ riffa 1878, che mantenendo I' esecuzione per le Lrne naturali sudicie e lavare, cascami e borra, colpisce con \lazi per quintale di L. IO le ca relate e meccaniche, di 15 le pettin.ue, con un aumento di L. IO al Ql. le ,-arie categorie di tinte. l fìlati furono difesi con dazi tra L. 50 (semplici greggi o imbianchiti) a L. 90 (ritorti tinti). Nella tariffa del 1887, alla quak i lanaioli italiani prepararono una _s<:rie cl.i lamenti e di nnove ri ch i~s~e i-:rorettive, furono mantenuti i dazi del r878 per le lane; pe1 hlau: semplici greggi fino a 10.000 metri per Kg. +5 n » oltre » >> » 55 pettinata semplici greggi lì.no a 50.000 " » 60 >> >l » oltre >> >> >l 75 e per ogni categoria con aumento del 20 % sul dazio dei greggi per gli imbianchiti, del 25 % id. pei tinti; di L. 17 al Ql. sul dazio dei semplici pei filari ritorti. Pei tessuti di lana : scardassata con peso fino a 300 grammi per m.2 200 >> >l » da 300 a 500 >> >> 1 7) n » >l l• 500 oltre >> » 1 50 pettinata >> » fino a 200 n n >> 250 )) )) » da 200 a 500 » 220 )) )) l> oltre 500 >> 190 tappeti da pavimento 1 ro maglie aumento del 50 % sul dazio sulle semplici . s'aggiungano <1Umenti di 50 lire al Ql. pei tessuti stampati, di L. 40 pei broccati, L. 200 pei tessuti a catenella, 300 a punto passato. Quasi tutte queste tariffe del 1887 furono conservate fino ad ora salvo queste principali modificazioni della tariffa convenzionale (stabilita nei trattati): ridotto a L. 8 il Ql. il dazio sulle meccaniche (1), a L. 185; 160; 140 le tre categ. di tessuti di lana scardassata (2) introdotte varie specificazioni pei tessuti per presse id. pesanti oltre 1000 g. per m.2 (L. 120 al Ql.) oltre 1600 g. al m. 2 (L. 20) (2); pei tessuti (3) rasati (da L. 200 a 220) (3) ridotto l'aumento a L. 30 per Ql. per gli stampati (2) ridotto a L. lOO al Ql. il dazio sui tappeti (4) fissato a L. 308 al Ql. per le maglie (s). In complesso il regime protettivo non s'è inacer)) )) (1) Xci trattati : Svizzera 1904. (2) " Germania 1904 e Austria 1906. (3) Francia 1908. (4) Serbia 1907 e Germania 1904. (5) )) Germania 1904. 31 - bito dopo il 1887, in qualche voce un po' attenuato, ma in genere ne ~a conservata tutta la struttura protezionista, per cu1 la protezione cresce col grado di lavorazione e di finezza del lavor~to. Il. puro P.rodotto agricolo non è protetto, quindi i nostri agncolton non v1 guadagnano che poco o nulla e viceversa soffrono. tut.ra la. ridu~ione di. consumo determinata dai maggiori prezzi dei. fì.~au e ~e1. tessuti: la protezione è esclusivamente goduta dagli zndustnalz della lana. Dimodochè le importazioni di lane gregge e cascami sono cresciute: da Ql 12r.434 nel 1887, caduti ad 82.230 nel 1890 salgono a r 24.23r nel 1895; 144.485 nel .r9or e negli ~ltimi 3 anni per tutti questi gruppi: naturali o sud1c1c, lavate, trnte, cardare, pettinate, cascami e borra a : quintali r9ro 19n r912 2 32·777 2 32 ·373 2-2.226 di cui naturali (esenti) lava.te (esen ti) cascami (esenth 34.662 75·39+ 47.395 82.877 42.887 36.630 97.41 I 60.422 45.760 L~ pro~ez~one pei filati è stata p1u efficace in quanto l' importn1one e rimasta stazionaria e diminuita ~d il consumo in. . ' terno !il maggior quantità soddisfatto dall' industria nazionale : le importazioni variano da Ql. 2398 nel 1879 ad 8.020 nel 1885 ; I 1.450 nel 1890; 392~ nel 1900; 6.058 nel 1910 salendo a 19.424 nel 1912. I. tes.suti d1 lana prima decresciuti ali' importazione, tornano a risalire verso il 1910: i tessu ti tot. importati furono di Ql. 40.061 nel 1880; 60.15 1 nel 1885; 41.162 nel 1890, cadono fìn~ a .22.449 nel 1900: nel 1910 sono Ql. 34.900 più 3576 di tapp.eti .dt lana, Ql. 29.477 più 3.106 nel 1912. Quanto alle esportazioni? quella . de~le lane rimase sempre enormemente inferiore alle 1mportaz1om: ?-ell' ultimo triennio oscillarono tra i 25 ed i 3 I .ooo Ql.? cascami e borra compresi : stazionarietà tanto più notevole d1 fro~te al cr:scendo delle importa7.ioni. I filati invece, se 1:on pa~eggiano le importazioni, vi si trovano in rapporto assa1 supenore : le esportazioni ne salgono da Ql. 2720 nel 1910 a ~)02 nel 1912; lo stesso, in minor misura, dicasi pei tessnti saliti d~ Ql. 1 L197 esportati nel 1910 a Ql. 1+.073 nel 1912 più _I.f80 d1 tappeti e coperte. E quindi evidente che la produzione rnterna soddisfa gran parte, ma non tutti i consumi di laYorati, mentre I' a.gricoltura ~on dà che una porzione assai minore della lana gr:gg1a nec_ess~na e non protetta. Intanto fin dal 19 1 l il Consorzio fìlaton di lana e pettine s'è affrettato a reclamare, esponendo le difficoltà tecniche e la concorrenza che insidiano - 32 - l'industria nazionale, ritocchi in aumento dei dazi attuali che o· gono in vari casi anche al 30 0 degli attuali. La verità è ,,1un . . . 1 . . h h che anche in quest' mdustna v1. sono e 1mpi ese sa~e,. c e _anno da molto tempo ottimi profitti e potrebbe~-o .be111ss1mo ~are a meno della protezione, specie degli aumenti d1 e~sa, e v1 son? le im rese sballate che si vogliono far pagare dai consumaton . Dall' "f!4nnuario del capitalista (1913) riassumo que~t? quadro per 20 società con un capitale complessivo di 60.4 mil1om oltre 0.7 di riserve: °. Dividendi oel 1912 aumentati diminuiti uguali zero N. 3 8 9 ic confronto al 1911 (capitali versati) 6.950.000 36.300.000 17.160.000 uel quinquennio 1910-12 X, 3 5 2 '7 I (capitali versati) 3.900.000 27.800.000 8.000.000 12.660.000 Però occorre notare che 6 delle maggiori di queste società rappresentanti ben 35.2 milioni_ dei capit~li (cioè il 58.+ o/?) hanno avuto un dividendo netto med10 sul capitale versato dell 8.22 % nell'ultimo quinquennio. _ . __ _ Senza diffonderci sulle minori mdustne tessili, accenmamo brevemente ai danni che la porzione di rincaro d~term.inata _su tutta questa zona di prodotti (per qu~nto spesso in mi~ura, ~n feriorc ali' iutiero ammontare delle tariffe) produce su d1 un mdustria cui gli italiani, specie di alcune regioni, vanno mostran~o una specialissima attitudine: quell~ dell' ~bbigliamento, che m Francia ha sì largo sviluppo e che m Italia potrebbe assumere un' importanza se non analoga, assai maggiore dell'attuale, ove la riduzione delle tariffe sulle migliori stoffe estere ed altre consentisse minor costo della materia prima necessaria ed aumentasse gli sbocchi (r). . ZUCCHERO. - I clamorosi effetti della protez10ne accordata a questa industria furono spesso nell' ultimo ~ec~nnio, dopo le dimostrazioni del Giretti, discussi dalla stampa italiana : mi limiterò quindi a ricordarne i dati principali. Nel 189~-7 le fabbriche italiane sono solo due e producono 23 mila Ql. di zuc(1) Il Prato rilevandolo (Riforma SocialP, 2-3, 1913) ~icorda 1' eleganza degli abiti maschili confezionati dai sa~ti. delf' .Itaha cen: tralc e meridionale ; la possibilità cli fornire di abiti fi~1 i numero5i ricchi forestieri che vengono in Italia ; lo sviluppo naz10n~le ~he ~a presa l' industria dell'abbigliamento femminile nella ~ola for~no, in cui nel 1910 esistevano altre 798 laboratori di sartoria per signora. 33 - chero mentre se ne importano circa 742 mila Ql. : il dazio dogana!~ è già di L. 99 al Ql. di 1a qualità (raflì~ato) e.cl 8,8 al Ql. pel greggio, ~entre ~ull~ zucc~ero prodotto m Italia e esatta un'imposta d1 fabbricazione d1 L. 65.15 sul raflìmHo e 59.95 sul greggio al Ql. accertata sulla quantità di. su~chi defecati, nell' ipotesi che l EL producesse l 500 grammi d1 zucchero. Ma le grasse condizioni di protezione del regime doganale, così fissato dopo il R. D. 10 clic. 1894, apparentemente diminuite dalla legge 1° marzo 1900 (che - fermi i dazi doganali, e le imposte di f. a L. 67.20 (pel greggio) e L. 70.1 5 al Ql. (pel raffina to) e consententi un margine protettivo di alme no L. 28.85 al Ql. allo zucchero raffinato in <<patria » e 20.80 al greggio alzava a grammi 2.000 il coefficiente di rendimento per ogni El. di zucchi defecati (1) ; determinano dopo il 1896-7 un rapidissimo sviluppo dell'industria e della produzione interna di zucchero: da Ql. 38.770 nel 1897-8 a 23r.158 nel 1899-900, da 601.254 nel 1900- 1 a 742.989 nel 1901-2, mentre gli zuccherifici aument ano da 4 a 13 nel 1899, a 28 nel 1900, a 33 nel 1901 ; e, natural·· mente, l' importazione di zucchero estero diminuisce da Ql. 753.374 nel 1898-9 a 399.635 nel 1900-1 e 25r.420 nel 1901-2. A questo punto interviene un fatto nuovo : la conferenza internazionale di Bruxelles per gli zuccheri convocata nel 1902 per regolare il regime doganale dello zucchero con accordi uniformi tra gli stati aderenti. Ora a questa conferenza dalle cui decisioni dipendevano i diretti interessi non solo delb nostra produzione, ma del nostro consumo dello zucchero e quindi quelli tanto di chi lo mangia, come delle industrie che lo impiegano in ulteriori prodotti, fu dal nostro Governo in viato come rappresentante dell' Italia, con atto unilaterale che non a torto fu definito uno scandalo politico, uno dei maggiori interessati al regime protezionista, il grande zuccheriere on. Maraini .. Gli effetti ne furono evidenti : la conferenza del 1902, mentre s1 accordava sopra un massimo di dazio protettivo d! L. 6 al Ql. di raffinato e 5.50 il greggio, da adottarsi da tutti gli Stati aderenti, 11) L'aumento del coefficiente da. 1500 a. 2000 grammi toglie è vero un altro margine scandaloso d1 pr~tez10ne; ma _non accompagna effettivamente l' aumento del ren~1me~to che ~l- progresso del!' industria ha raggiunto tra il 1883 (10 cm. fn stabih.ta la .~ase dei 1500 grammi) ed il 1900 :, colla ~cgge 2 luglio 1902 s1 stah1hsce l' accertamento sulla quantita effettivamente prodotta e la 1n classe costituita dal raffinato con rendimento oltre il 9-J. %. - - 34 - faceva eccezione per la sola Italia che per merito dell' on. Maraini veniva sottratta a questa disposizione a condizione che l'industria italiana non esportasse in notevoli quantità in modo continuato. Dimodochè pur aderendo alla convenzione di Bruxelles fino al r912, l' industria zuccheriera italiana po tè continuare a godere della differenza protettiva di L. 28.85 al Ql. (pel raffinato) e 20.80 pel greggio, in quanto fu rapidamente provveduto da parte degli zuccherieri a far sì che la condizione posta a Bruxelles non venisse meno togliendo il diritto all'enorme margine protettivo per ridurlo a L. 6 e 5.5 al Ql. Per iniziativa del prof. Aducco, direttore dello Zucch. Agr. Ferrarese, si costituiva a Milano, con atto notarile il 27 maggio 1904, l' «Unione Zuccheri >1 comprendente tutte le fabbriche e raffinerie esistenti in Italia, collo scopo (art. 2) di cc promuovere, stipulare e controllare accordi tra fabbricanti e raffinatori di zucchero» : in realtà, un trust avente lo scopo essenziale di evitare il verificarsi di esportazioni di zucchero italiano e di regolare, in parte, produzione e vendite, assorbendo gli eventuali nuovi concorrenti e magari eliminando, in ,forme opportune, le fabbriche lavoranti a peggiori condizioni. Il numero delle fabbriche non ha subito notevoli variazioni: nel 1910-11 era di 35, nel 1911-2 di 37 attive. Recentemente sono intervenuti due nuovi fatti: l' aumento delle tasse di fabbricazione di L. 1 all'anno per 6 anni a partire dal 1° luglio 19u, fermi i dazi doganali; per cui la differenza protettiva è stata ridotta ql. zucchero raffinato pel 1910 >> 19rr )) 1912 )) 1913 )) 1914 )) 1915 » r9r6 L. )) )) )) )) )) )) 28.85 27.85 26.85 25.85 24.85 23.85 22.85 ql. greggio L. )) )) )) 20.80 19.80 18.80 18.80 » r6.8o )> 15.80 )) 14.80 Assieme a questo provvedimento sfavorevole agli zuccherieri e:favorevole al fisco, c' è quello, favorevole agli zuccherieri e pericoloso pei consumatori italiani, del ritiro dell'Italia dalla convenzione internazionale, per cui i produttori italiani sono sottratti dagli obblighi (divieto di premi d'esportazione, divieto di esportazione se si conserva una protezione superiore a L. 6 al Ql. ecc.) e diritti di essa, ed acquistano possibilità di esportare 35 - come vogliono, conservando l'attuale protezione ali' interno ed esperimentando a spese dei consumatori nostri il dumping, cioè l'esportazione di zucchero a prezzi più bassi del costo di produzione, compensandosi e rivalendosi sui prezzi interni possibili appunto in grazia del margine protettivo (1) . E bene notare che una delle condizioni più favorevoli al formarsi di questo trust è anche stata l' imposta di fabbricazione, che ha un'azione concentratrice anche in regime di libero scambio (esempio, l' industria dei fiammiferi in Italia); ma appunto per questo automatico incentivo che il regime fiscale della tassa di fabb . già costituisce al formarsi di sindacati dominanti il mercato ed i prezzi, è tanto più oppurtuna e doverosa da parte dello Stato la riduzione al minimo della protezione doganale pura, la quale aumenta enormemente le possibilità di prezzi e margini di monopolio ai trust. Riassumiamo gli effetti più gravi di questo nostro regime doganale : Naturalmente la produzione interna ha assorbito tutto il mercato: essa è salita da Ql. 748.306 nel 1904-5 a 1.034.296 nel 1906-7: 1.616.417 nel 1908-9; 1.703.462 Ql. nel 1910-1 ; 1.561.979 nei 191 I-2: corrispondentemente è diventata minima l' importazione; è cresciuto il gettito della tassa di fabbricazione (L. 113.399.000 nel 1911-2) e ridotto a L. 1.900.000 (19u-2) quello del dazio. L'effetto dannoso più diretto è quello sul consumo nazionale, che già enormemente premuto dall'altissima tassa di fabbricazione, è stato ancor più ridotto dall'alto margine protettivo. E vero che i prezzi interni dello zucchero sono stati di solito, in media tra le 2 e le 3 lire inferiori ai prezzi (I) Questa possibilità è maggiore pel fatto che i prezzi che il cartello italiano dello zucchero ha stabilito sono stati spesso inferiori di 2-3 lire alla somma del prezzo estero più il dazio d'importazione; per cui la protezione non ha agito che per un ammontare inferiore cli 2, o 3 lire per Ql. alla differenza tra dazio d'importazione ed imposta di fabbricazione. Ora, il dumping potrebbe effettuarsi appunto elevando il prezzo interno con soppressione di tutta o parte questa differenza di 2, o 3 lire : in tali limiti il prezzo interno dello zucchero può essere elevato senza che i produttori temano la concorrenza straniera su larga scala. Ciò perchè i prezzi sono fissati non esattamente in base al costo della fabbrica italiana' che produce a peggiori, più costose, conòi7ioni, ma ad un prezzo medio un poco inkriore, per evitare la possibile concorrenza delle migliori fabbriche, più economiche, per es., dell'Austria-Ungheria: il dumping consentirebbe di far lavorare di più le nostre superiori smerciando una parte del prodotto iuori sotto il coslo (delle inferiori) senza elevare il prezzo interno che di una frazione di tale differenza. - 37 - 36 - contemporanei dei maggiori mercati liberi esteri (per es._ T:ieste) più il dazio doganale (almeno ~no al 191 ~) e che qum~1 l~ protezione è stata solo di 26.5-25:8 1t;e al Ql. d1 raffinato ~nz1che di 28.85; ma anche questo margine e eno:me .e ~e,:e ~ve.1 necessariamente determinato gravi spostamenti artdìciah d1 n~chezza dai consumatori ai produttori, che, non superando mai le 40 fabbriche sono numericamente limitatissimi (1). E appunto ~uest' i~fluenz~ .del~a :assa di fabbricazione pi~ il dazio ~rote~ tivo sui prezzi italiani dello zuccher.o che fa s1 che malgrado ~l magnificato aumento della nostra n~che.zza'. benes~ere e .salan, il consumo medio di zucchero per abit. sia rimasto m Italia uno dei più bassi del mondo, per quanto salito da Kg. 2.82 per testa nel 1897-8 a 8.46 nel 1903-f, ridisceso a 3.22 nel 1904-5; 3.92 nel 1908-9; 4.24 nel 1909-10; +·75 nel 19n-2: J{g. Inghilterra Danimarca Svizzera Svezia Olanda Germania Norvegia Francia 39· 23 35.34 29.14 24.50 19.79 19.75 18.99 17.18 Kg. Belgio Austria-Ungh. Russia Spagna Portogallo Turchia Italia Serbia 14.71 I r.43 10.39 6.45 6.42 5.86 4· 24 3.44 Ma a questa ripercussione evidente e diretta è da agg~u~~ gersi il vasto danno che, non sol? al consum~, ~:i a.lle po~s!b1h industrie e quindi anche all'agncoltura formtnce, il daz10 ha prodotto impedendo lo sviluppo della produzione ed anche d~l consumo interno di moltissimi prodotti con zucchero che b vicinanza di materia prima renderebbe possibili, come conserve e canditi di frutta, confetti, sciroppi, dolci e cioccolata, latte condensato, ecc. : mentre, malgrado il drawback o restituzione del(1) Ammettiamo, per largheggiare, che la protezione abbia agito solo per L. 25 al Ql. in media sul raffinato, ed ammettendo, per largheggiare ancor più, che sia stato realizzato solo sui 9y10 del raffinato prodotto, il dazio protettivo sarebhe costato ai consumatori italiani di raffinato sugli esercizi : 1904-5 1905-6 1906-7 lire 16.836.900 20.334.825 23.27r.675 lire 1907-8 1910-1 1908-9 I9II·2 29.848.525 35.144.55o 36.369.400 38.317.500 I' imposta di fabbricazione ai nostri prodotti zuccherati esportati, l'esportazione ne è rim asta assai modesta (1). Si contrappone l'utile recato all'agricoltura, coll'aumento ciel prezzo e quindi della convenienza della barba bietola, che da Ea. 150 nel 1888-9 copre 3 r.ooo Ea. nel 1902-3 ; 50.000 nel 1910-1 ; occorre però notare : 1° lorganizzazione sindacata delle fabbriche consente loro di fare dei prezzi relativamente bassi allt! barbabietole, onde l'agricoltore ben poco gode della protezione : s'aggiunga che gli zuccherieri sono contemporaneamente spesso proprietari dei terreni producenti la barbabietola, onde l' «agricoltura>> non c'entra: la protezione è in questi casi tutta goduta dagli zuccherieri o in veste di fabbricanti o in veste di proprietari agricoli; 20 la protezione ha favorito uno sviluppo artificiale di una produzione che non è spesso la più adatta ai luoghi in cui avviene e non sarebbesi applicata senza il dazio: la barbabietola ha in Italia un'alta produzione per Ea. (QI. 298 contro 288-9 in Germania, 287 in Danimarca, 288 in Spagna ecc.) ma la percentuale di zucchero ricavabile dalle nostre bietole è delle più basse (media del decennio 1899-909, Kg. 13.35 lordi, 1 r.2 7 netti per 100 di bietole : in Austria il 15.7; in Germania 16.3; Russia 16.3; D animarca 13.80). Questo non giustifica i piati degli zuccherieri: anche se veramente la produzione avvenisse con costi sì sfavorevoli, non c'è ragione che si debba fare per forza in Italia, come non ci sarebbe ragione di coltivare sul dorso del Monte Bianco in serre il grano che ci manca. Certo il tumultuario sviluppo determinato ali' industria dall'alta protezione, ha accresciuto i costi, (1) Di fronte ad un'importazione di milioni di lire 1.5 (1910), I.64 (19n), r.87 (1912) di confetti e conserve; 0.65 (1910) , 0.65 (19u), 0.59 (1912) cli biscotti e farina lattea s' esportò : 1910 1911 (migliaia di lire) IQ12 confetti e conserve 693.4 722.9 r.290.8 frutta candite 2.867.8 +515.6 3·878.1 siroppi 237.0 97 27r.2 Si noti che il d1'awback è fatto solo per l' imposta di fabbricazione non dell' iutiero dazio d'importazione : ctimodochè un fabbricante di conserve di fr utta paga quasi l' intiero dazio di 99 lire '.li Ql. nel prezzo dello zucchero che deve comperare per farle e non nceve che 74.15. S'aggiunga che egli deve anticipare questo fortissimo. daz_io per t utto il temno dalla compera dello zucchero fino alla restituz1one, esportando': solo quindi le grandi ditte possono in genere far~ quest~ anticipazioni; mentre l' in?us.tria delle conserve e_ cand1tura eh frutta è prevalentemente d1 piccola e locale produz10ne. specie del macchinario e fatto sorgere imprese mal organizzate, i cui alti costi devono aver pesato sulle spese complessive del sindacato. Ciononostante i profitti delle maggiori fabbriche di zucchero sono tali da dimostrare luminosamente come una riduzione della protezione consentirebbe tuttora profitti assai maggiori delle medie delle industrie italiane: per 18 società zuccheriere con un capitale versato di 77.5 milioni ho calcolato un dividendo medio, nel 1912, dell' II.74 % del cap. vers. (dall'Annuario I del Capitalista). Viceversa le peggiori condizioni in cui si trovano le industrie connesse, di cui s' è parlato, malgrado i dazi di L. I oo (convenzionale) e 125 (tariffa generale) su confetti, conserve di frntta ecc. (confetture, canditi, cioccolato), di 200 (tariffa generale) e 90 (convenzionale), sono dimostrate dal contemporaneo profitto medio del 5.42 % (del cap. vers.) calcolato per 24 società con mi!. 19.5 di capitali. Del resto, sono notori i casi non rari di altissimi profitti netti, guadagnati anche da imprese da pochissimo costituite, sotto la direzione di tecnici appena laureati, con poca o nulla esperienza. La progressiva riduzione almeno fino a L. 6 del margine protettivo, contemporanea alla riduzione della tassa di fabbricazione riteniamo fermamente sia provvedimento da una parte direttamente giovevole al consumo immediato nostro, allo sviluppo di industrie (e del consumo interno dei loro prodotti) particolarmente adatte al nostro paese, non distruggitore dall'altra della maggior parte delle attuali imprese zuccheriere, e non pericoloso per il fisco che avrebbe compensata la diminuita aliquota della tassa dal maggior nostro consumo di zucchero, che ha dimostrato di essere sensibilissimo alle variazioni del prezzo tanto da s~ltare dalla media annua di Kg. 3.27 nel 1901-2 ad una media d1 oltre Kg. 8 nel 1903-4 pei ribassi determinati dall'abbondante produzione (1). INDUSTRIE SIDERURGICHE E MECCANICHE. - I rc:gimi di favore accordati a questo gruppo costituiscono una delle più aggrovigliate serie di provvedimenti e r apporti che il nostro .(r) ~Ili: fine dell'esercizio finanziario 1912-13, l'industria zucche~1era ~1. e .trovata con un grave stock di prodotti cui s'aggiunge n~ll eserc1z10 m corso. una produzione calcolata superiore all'assorbimento. ann~o (med10 sugli ultimi anni) del consumo italiano. È quest~ s1tu.az~one che spiega le velleità di concorrenze interne ed i prezzi fatti discendere fino a L. r.20-r.25 al kg. da alcune fabbriche. 39 - ~r~tezionismo abbi,a creato. Per. se~plificarne, se possibile, l'espos1z10ne, premettero alcune noz10m tecniche. Il complesso d' industrie di questo ramo può dividersi in 3 gruppi principali i cui interessi non sono affatto identici ed omogenei, ma spesso, specie nella politica doganale, contrastanti o diversi: a) l'industria di la lavorazione o siderurgica, prende il minerale di ferro dalle miniere o compera rottame di ferro, trasformandoli in ghisa in pani, f~rro, acciaio .in masselli e lam.inati di la lavorazione ; b) quella d1 2a lavoraz10ne, che trae dai prodotti della siderurgica lavori greggi in ferro e acciaio, laminati di 2a lavor. ; tubi di ferro ed acciaio, !avori pi~llati, torniti, limati, lamiere di ferro, acciaio, bande zmcate, p10mbate, stagnate, chiodi, aghi, utensili ecc. ; e) l'industria meccanica che adopera ed elabora i precedenti pr~d~tti face~done mac~hine. d'ogni specie per impianti industriali, ferrovie e loro d1vers1 materiali, agrarie, ecc. Inoltre è da ?istinguersi un ra~o speciale dell' industria del ferro : quello dedicato alla produz10ne degli armaménti dello Stato (come parte della Terni, 1' Amstrong di Pozzuoli, la Wickers-Terni), l~ ~ui protezione può esser discussa anche in base a criteri. politi.e~, am1!1ettend?si d~ molti l'opportunità di avere in paese stabil1n:ie?-:1 ,Pe~fez1onat1 che nell'eventualità del bisogno e dell' imP?S~1b1Ji:a d1 aver armi, corazze, ecc. dall'estero possano formrh rapidamente allo Stato. La speciale preoccupazione del nos:r? Governo per 9-u~sto ramo data com'è noto dal 1883, da una v1s1ta della comm1ss1one navale presieduta da Brin alle Fonderie Terni: il i6 maggio 1884 l'amministrazione della marina ordina alle Terni 8600 tonnellate di corazze: il 15 dic. i887 altro contratto per 2600 tonn. ; malgrado i favolosi ritardi nelle consegne le. Terni han ricevuto anticipi di L. 3.200 mila nel 1884, 5.800 mila nel 1887 e con contratto 14 luglio 1888 un nuovo lotto di 3000 tonn. oltre aumenti dei prezzi pattuiti si:i precedenti ; nel 1894 l'on. Morin fa un nuovo contratto che pei gruppi di 2 tipi nuovi di corazze, nichelate t brevettate, fissa aumenti <li 300 e 600 lire sui prezzi eccezionali cui erano stati successivamente elevati (dopo il contratto) quelli del 1884; nuovi contratti nel 1899; 1903; 1904. La famosa Commissione d'inchiesta del 1906 sulla Marina ha giudicato che il prezzo pagato dallo Stato alla Terni fu superiore in media a quello che si sarebbe dovuto pagare, di L. 800 nel contratto 1894; di L. 533.50 nel contratto 1899: di L . .p6.5 per tonn. in quello 1903. Non ritorneremo sui rilievi sì - 40 - largamente discnssi, sulle condizioni di collaudo, sulla qualità delle forniture (1) sulla granate ed altri proiettili acquistati dalle Terni ed Amstrong: ma se è vero che a giustificazione dei ministri si dimostrò i favori e prezzi dell'industria nazionale non aver superato i dazi protettivi, non è men opportuno che i contribuenti italiani discutano a fondo se questi sacrifici sono compensati dall'utilità politica di aver sta!:iilimenti in casa nostra. Questa discussione non la faremo, premendoci insistere sui prob~ emi più vasti degli altri rami siderurgico-meccanici ; domand1an:o pcrò_:_non vi è un limite di prezzo, e qual'?, cui il criterio d~~l1 << s~abihmenti d'armamenti in patria» deve, secondo il giud1Z10, dei, contrib~enti, arrestarsi ? posta l'opportunità suddetta, non _e p1~1 convemente - tenuto conto dei margini protettivi imposti dai produttori nazionali, che lo Stato direttamente si assuma le_ costruzioni politicamente più delicate ed importanti ? (z) Ad ogr:i n:odo la protezione all'industria degli armamenti è del tut~o _indipen:dente da quella alle altre industrie siderurgiche; ed 1 p1stolott1 nazionalisti che a giustificare la prima si ele\'assero non avrebbero proprio nessun valore per la seconda, che potrebb~ esser del tutto soppressa senza toccare, anzi giovando, la prima. E appunt~ il primo stadio, l'industria propriamente siderurgica eh~ m Italia ha_ goduto e gode i maggiori favori doganali a spese dei consumat on dei prodott i definitivi di ferro, dei contribuenti ed .anch: d~lle indust rie di 2a lavorazione e meccaniche. I poder?SJ articoli del!' Einaudi, Riboni, Giretti su queste protezioni c1 co~sent_ono ~a re un calcolo assai approssima tivo degli enormi danni cagionati all'economia italiana. I modi con cui l' industria siderurgica fu favorita a spese dei contribuenti e dei consu matori e con~inua ad esserlo, sono vari : I) concessione quasi gratuit~ del minerale da part_e dello Stato. Prima del 1890 il m inerale elba~? era concesso m ~ase ad un canone non superiore a L. 5 alla Ioi;n.; nel 1890-2 11 canone sale a L. 7.28 (min. andante) 8.33 (mm. lavato) a lla Tonn. Nel 1892-7 i canoni scendono a L. 4.05 e 5.05 rispettivamente; nel 1897 è concesso appalto per (1)_ L'inchiesta disse: «L'amministrazione della marina è s_tata d_iretta cla questo criterio: ottenere prodotti fabbricati in Ital~a, e d1 poco p_r~zzo, a q ualunque costo, anche sacrificando la quahta. E la quahta fu largamente sacrificata"· (2) La conveni~nza sorgerebbe O~'e il margine <li protezione fosse supenore al ~agg1or costo che quei prodotti esigerebbero da una prc~dl_lZl?ne d 1 Stat_o, tenuto ?Onto delle sue pegO'iori capacità industnah, mfluenze d1 gruppetti d' operai, impiegati, ecc. - 41 - un ventennio al canone d'esportazione di L. 7.25 (min. di 1a categoria) L. 3.625 (min. di 2a categoria). Tenendo conto che il prezzo di esportazione è stato (canone e dazio di 0.22 alla Tonn. com presi) di ro scell. alla Tonn. alla spiaggia nel 1890-2 ; di 7 scell. id. nel 1893 sali ti fino a 10 scell nel 1897; può ammettersi che in questi anni le concessioni siansi fatte a condizioni commer ciali normali per lo Stato concedente : il minerale era in gran parte esportato, ma estratto in non più di 200.000 Tonn. all'anno. Nel 1897 si limita la quantità esportabile al massimo di 160.000 Tonn. e si obbliga il concessionario a vendere ai fond itori italiani il m inerale di 1a categoria, concesso non più a L. 7.25 come quello del!' esportazione, ma a L . o. 50 la 'I onn., al prezzo di L. 6 alla spiaggia, canone compreso; limitandosi l' escavazione complessiva a 200.000 Tonn. di materiale di 1a cat. e 50.000 di 2a. Dimodochè qui i margini di guadagno pei concessionari vengono ad essere 2 : 10 differenza tra canone più costo d'escavazione e prezzo di vendita all'esportazione (e questo prezzo di vendita è di l 2 scell. verso la fine del 1899 ; di quasi I 5 scell. nel 1900, di almeno l l scell. medi nel 1901-3 ; l'esportazione continua attiva, e in questo periodo è di 486.000 Tonn. in totale) ; 2° d~ffe renza tra canone (di 0.50) più costo d'escavazione e prezzo di L. 6 pel concessionario ; differenza tra il prezzo di L. 6 ed il prezzo che avrebbero dovuto pagare comperando materiale di egual bontà sul mercato libero ai prezzi economici di vendita, per gli acquirenti fonditori italia ni. Al privato Tognetti concessionario subentr a nel 1899 la Società Elba: la maggior parte del materiale da essa vendu to in I talia, lo fu alla Piombino. Lo Stato perde in questo periodo : la differenza tra q uello che a lui sarebbe costato scavare il materiale suo e darlo alla spiaggia e il prezzo massimo che avrebbe potuto Jare vendendo tale materiale al miglior compratore, italiano o straniero che fosse, diminuita dei canoni riscossi; e se non vogliamo basarci sul dato impreciso, ma precisabile, del costo e resa alla spiaggia per lo Stato, per il solo m inerale concesso a L. o. 50, almeno almeno la differenza tra queste 0.50 alla Tonn. e le 7.25 canone d'esportazione per la l a cat. : per le 100.000 Tonn. vendute alla Piombino,_ d~nqu~, almeno L. 675.000 all'anno. Ma nel 1904 la legge per il risorgimento industriale di .Napoli concede l'estrazione di altre 200.000 tonnellate all' anno, da esportarsi nella zona industriale di Kapoli : e la Soc. Elba allora procrea, col concorso della Sav?na, Terni, ecc., l' Ilva fondata il 10 febbr. 1905 con un cap. d1 12 - - 42 - milioni aumentato 16 giorni dopo di altri 8 mii., assunti dall' Elba in cambio di 20.000 sue azioni. Nel 1907 in una convenzione tra il Demanio, 1' Elba e la Piombino si conferma il canone di L. 0.50 alla Tonn. e si abroga il diritto dell' Elba di esportare il minerale, dimodochè lo Stato non può più che riscuotere il canone di 0.50 su tutto il minerale scavato. Il minerale scavato negli ultimi anni è stato di tonnellate (cifre del Bachi, superiori all'esca~azione netta, non di molto). 517.952 nel 1907 539.120 )) 1908 505 .o95 )) 1909 551. 259 )) 1910 373.786 )) 1911 Ora ammettiamo che la perdita media netta per tonnellata dello Stato (differenza tra canoni d'esportazione delle 2 categ. più 0.22 di dazio d'esportazione e le 0.50 ricavate effettivamente) sia stata di L. 5.5 per Tonn., abbiamo una perdita Yolontaria evidente annua, di almeno: L. 2.848.736 nel 1907 )) 2.965.16o )) 1908 )) 2.778.023 )) 1909 )) 3.03r.924 )) 1910 )) 2.055.823 )) I9II (1) In realtà il regalo ai siderurgici è ben maggiore : se essi dovessero comperare ai prezzi dcl mercato il materiale elbano reso in It~lia_ come ora lo hanno dovrebbero pagare prezzi e noli ben supenon; e ammettendo l'attuale costo di produzione, canone compreso, tra le 6 e le 9 lire la Tonn., si ha un regalo netto di L. 12-18 alla !on_n., _che_ i contrib1:cnti italiani fanno agli escavatori e primi fon_d1ton d1 mtnerale d1 ferro italiano ! II) Ci siamo troppo diffusi su questo punto, perchè qui il regalo è più diretto e scand aloso: Ben maggiori sono i guadagni e danni determinati dalla protczio:ic doganale a.i· ~id~rurgici. I dazi che difendono la prima lavoraz10ne sono alt1ss1m1 : vanno da un minimo del 2~) 01 sul /O (1) _Il. nostro calcolo è all'ingrosso e troppo favorevole ai siderurg1c1 : 11 RrnoNr ha calcolato pel I9IO (Riforma S., 1912, pgg. 856) : min. di 1a rnt. T. 339.147 a L. 7.25 0.22---0.50 farebbe una media " 2a » » 193.524 » " 3.625 0.22-0.50 per T. di L. 5.64 l 43 - valore al 40 % : la m~dia s'_ag~ira _pei p~·odot~i pre".a~enti in Italia sul 30-35 %- (sui valon di tanffa)_: 1 dazi effett1v1 va~no da L. 60 per Tonn. per le rotaie e trav_ersm;•. a L. l~O p:r lam1~re fino a l mm. e Yz (1). Ora, i prodotti del! tndustna siderurgica italiana sono stati nell'ultimo decennio, di tonnellate : di ferro d'acciaio TOT AL E 1902 163.055 108.864 271.919 177.392 154.134 33q26 1903 1904 181.335 177.086 358.+21 1905 205 .915 244.793 45o.7o8 1906 236.946 332.924 569.870 1907 248.157 346.749 594.9o6 1908 302.509 477.674 740.183 1909 281.098 608.795 889.89: 1910 311.210 670.983 982.193 1911 303.223 697.958 I.OOI.I8l Se ammettiamo che la protezione media per Tonn. sia su tutti quelli prodotti, di L. 65_ Oa suppone il Riboni? rico?os~en dola inferiore a quella effettiva ess:nd~ la Rroduz~one. 1tal_1an~ costituita prevalentemente da lammati medi e piccoli, difesi, come abbiam visto da dazi più alti), il soprappiù che i consuma~ tori italiani. ~i prodotti s~derurgici hanno ?o:ru,t~ pa~are pe~ dazi protett1v1, e la protezione nc~ta, detratti ooe 1 dazi. pagati dai siderurgici allo Stato sulla ghisa in pani, rottame di ferro, ferro e acciaio in masselli, fu : Protezione lorda lire 1902 1903 1904 1905 1906 1907 1908 1909 1910 19II 17.674.735 21.548 .490 23.297.365 29.296.020 37.04r.55o 38.668.890 48.II 1.S95 57.843.045 63 .832.545 65.076.765 soprappiù li re pagato in dazi lire 3.962.126 3.867.300 4.602 .958 4.796.087 5.775.83 7 6.820.359 5.922.560 8.075.870 6.492.270 6.702.051 r 3.712.609 7.68I.190 18.694.407 24.499.933 3r.265.713 3r.848.531 42.1 89.335 49.767. 175 57.340. 275 58.3 74.714 345.373.882 l (i) Più esattamente, i dazi sono di L. _rn alla T. sui rottami e sulla ghisa in pani : la ghisa in getti gr~gg1 _paga da 1:-·. 50 ad 80 alla T., in getti piallati da 70 a 100. I lammati (o battuti m verghe, - 44 - Se a queste cifre aggiungiamo quelle benignamente calcolate di <<abbuono n del prezzo del materiale abbiamo una protezione netta per anno di circa 51 milioni nel!' ultimo quinquennio : 3 mil. perduti dallo Stato (contribuenti), 47.9 pagati dai consumatori dei prodotti siderurgici. III) A chi vanno? Nel 1912 l'Annuario del capitalista ha dato i bilanci di 50 società siderurgiche e in parte metallurgiche : i loro capitali versati assommano a mii. 296.3 ed a 21.7 le riserve : ma di questi, ben 210,3 milioni di capitali versati appartengono a sole 10 società (r). E al trust costituito da parte di queste, che va la parte forse maggiore di questa prot ezione : questo gruppo ha avuto, almeno nelle cifre dei capitali nominali uno sviluppo fantastico nell' ultimo decennio : d a n5 milioni nel 1904 cap. le societ à (22) siderurgiche, saltano a 196.7 nel 1906 (per 33 soc.) a 227 mii. (42 soc.) nel r908, ad oltre 303.3 nel 1912 (50 soc.) : collegate le une alle altre da vincoli finanziari, tecnici, economici, gonfiate da non lievi operazioni di watering, le maggiori società costituiscono fin dal 1907 un trust che nel 191 I è diventato più intimo, organico, affidando il riparto delle ordinazioni ad un unico ente: e contemporaneamente s'è assicurata la comoda liquidazione de' suoi enormi stocks mediante quel finanziamento di 96 milioni che fu denunciato dall' Einaudi, per opera di un consorzio di istituti di credito e coli' intervento della Banca d' I talia, sulla garanzia principale appunto di quegli stocks. Accanto a questo gruppo orga1'.iC:o! coin tere.ssato in giornali finanziari e politici, potente per poht1c1 appoggi, stanno numerosi stabilimenti cui non giunge il materiale elbano, che vivono comperando in Italia e fuori ferravecchi e rottami ottenendone del ferro al pacchetto, di mediocre qual!tà, industria. tecnic~mente arretrata e rimunerativa solo per la ~ifferen_za tra i prezzi del rottame (dazio d i L. 10 compreso) ed 1 prezzi consentiti dai dazi protettivi di L. 60 ed oltre la tonnellata . spranghe, ccc., voci 275 ~) pagano da L. 60 a 90 ; tirali in fili da l IO a l .50 a~a ~. ; le lam1~re da L. 70 a 120 : le rotaie e traversi ne L: 60; i.fucmab? gettati m lavori greggi da L. 90 a r20: una parte d1 questi prodotti alcuni siderur<>ici l'ascri\·ono alla 2" lavorazione: le, divisi<?ni in_f<?ndo sono formali ~d hanno importanza affatto relativa. L e!'sCnziale e il costo. d_efinitzvo delle varie strutture protezioniste pel consumatore su cm 1 dazi v<"n<Yono in effetto a cadere. . ( 1). ,\lti_ Forni Piombino ; L~ ;\llagona d' Italia ; Elba ; Ilva; S1cle:ur~1~a (_h Savona; . Acciaierie e f. lombarde ; Ansalclo-Amstrong ; Ferriere italiane; Term; Metallurgica italiana. - 45 IV) Che ca_sa . si prepara~ . I_ siderur?ici, malgrado le cifre esposte, p1at1scono per I insuifi~unz~ d~ll attu~le protezione : e certi quotidiani in non pochi amcoh han dimostrato che il nostro problema siderurgico è un i:iroblema di aumento ?ella protezione. Intanto un altro grav: pencolo va preparandosi : lo sfruttamento intensivo del materiale elbano segmto alla legge per Napoli ed agli acc?rdi_ del. 1~07 va rapidamente esaurendo . i giacimenti dell' Elba ; 11 Ribom, rnl?egnere d:I corpo dell~ R. mi~ nie re h a calcolato che se l'estrazione segmsse nella misura d1 oltre' 500 mila Tonn. annue, i gia_cimenti sarebbero esauri ti e.n t ro il 191 8-19: ammet tiamo .che .s1 v~da fi~o al 1 9.z~-25. E_ P?i.? Gli enormi impianti esist enti, gli alti forni costn11t1, I.e migliaia di operai impiegati non si rassegneranno certo a. chiuder bottega e più certamente ancora ~o~ a:vr ann? . a s_u~oenza del materiale che può estrarsi da altn g1ac1ment.1 1~al~arn (1). E a.llora i siderurgici dovrebbero imp?rtare materi~li d~ f_erro : la h~an trace necessaria, pagandone 11 nolo (che e altissimo) m r ag10ne di 3-3 j'2 ad uno per T onn. di ghisa .da pro~ur.re (a L. I 5 per Tonn. fa rebbe di solo nolo L. 52.50 per 1 matenah (ferro e lnantrace) necessari a produrre in Italia una Tonn . di ghisa che quindi con L. 1 i; di nolo s'importerebbe) : s'aggiunga il maggior prezzo che si dovreb be pagare comperando sui migliori mercati stranieri minerale della stessa qualità e purezza dell'elbano. Le minaccie sono dunque di due ordini_: aument~ d~i ~ià cn?rmi fa_vori attuali nelle tariffe del 19 17; esaurimento dei giacimenti elbani nel decennio 1920-30, con consegu~n~e c:ris.i incal~~labile dell'industria o favolose concessioni ultenon a1 siderurgici (z). P assiamo agli altri rami. La za lavorazione del ferro è apparentemente protetta da alti dazi : ma in r ealt à se da questi si detraggono i sopraprezzi determinati dai dazi protettivi ai prodotti (r) Le speranze maggiori si riferis?ono a.Ile mini~re cli Cogne_: senza diffonderci in particolari ~ecn~ci nm~n?~amo. agh art. ~el _Riboni e dell'Einaudi dimostranti la 1mposs1b1htà d1 una sostituzione adeguata dei prodotti (e costi) di Cogne a qu.elli attuali. , (2) Un fatto che in quest? momento non ~1 deve .tra~curar~ e l'accordo intervenuto nella pnmavera r913 tra .11 trust i~al~a?o s1d~ rurgico e quello germanico, che pu~e co_lle .su~ im.portaz1_om. m ItaJ!~ aveva si largamente forni_to maten~ a1 p1ah, dei nost:1 s1d.erurgic1 contro il disastroso dumping teutom.co : con l acc<?rdo e s~ab1h~o pe~ 2 anni il contingente per l'esp~rtazion~ t~desca m Ital~a. d~1 f~rn a T e V (4o.ooo tonn.) garantita dall um~n~ delle Acc1aiene italiane. L'effetto lo rilevava la Frankfurter Zeztung del 27 m. 1913 siderurgici impiegati da questo ramo, la protezione all' industria metallurgica risulta molto inferiore a quella di cui si giova la siderurgica : senza contare i danni che per la restrizione <lell' inpiego e del consumo de' suoi prodotti causata dagli alti prezzi, questo ramo, come il meccanico, soffre. I dazi attuali vanno da L. 100 (chiodi) e 105 (lavori di ferro e acciaio fucinati o gettati, piallati ecc. solo in minima parte del peso di Kg. 50 e più) a L. 800 (aghi e spilli) alla Tonn. (1). Non abbiamo dati approssimativi sulla p roduzione complessiva di queste categorie, non possiamo quindi esprimere in cifre il maggior prezzo pagato dal -consumatore a questi industriali : il Riboni, per il 1910, ammettendo una protezione media su tutti i prodotti (di 1a e 2a lavorazione) di L. 80 la Tonn. ha calcolato un tributo annuo di 15 milioni. Uno dei rami che vi gode di più è quello delle bande stagnate (latta) ottenute immergendo lamiere di ferro in bagni di stagno : servono a moltissimi usi generali (latte pel petrolio, scatole per conserve alimentari, olio, frutta; grondaie, coperture di utensili, mobili, tettoie ecc.) dovrebbero quindi poter esser vendute al minimo prezzo possibile, come tutti i consumi generali : invece, malgrado anche la relativa semplicità della loro produzione, pesan su di esse dazi dalle qo alle 180 la Tono., cioè dazi dal 50 ::il 60 % del loro valore. La massima parte delle bande stagnate fatte in Italia è fabbricata da tre o quattro grandi stabilimenti tra cui primeggia la Magona d' Italia, che i consumatori italiani possono ringraziare quando pagano 18-20 centesimi di più al Kg. le scatole dell'olio, petrolio, conserve ecc. che comperano, fin d'ora i prezzi da Burbach per l' Italia· sono stati aumentati da m. 75 a IOO, cioè del 33% % e un ulteriore aumento dei prezzi è imminente da parte del trust italiano, così che da quest'accordo la Germania dovrebbe trarre un guadagno di circa 1 mii. di m. Un accordo simile fu concluso dall'Italia col Belgio per 3000 e col1' Austria per 2000 tonn. Per le Acciaierie italiane l'accordo porterà un utile annuo di mii.. di lire 2 112 • ,, . ( 1) I principali dazi intermedi sono, per gli stessi lavori, più fini, da 120 a 155 la T . ; lamiere zincate o piombate da 130 a 150, stagnate ecc. qo-180 la T. ; molle 180 ; focolari di lamiera l 10 ; vasellami e utensili per uso domestico 350 ; lavori di lamiere di ferro, acciaio zincate o piombate da 190 a 260; ferro e acciai di 2a_ 1av._ in lavori. no~ nominati, da I05 a 200 (grossi) da 155 a 300 (plCCOh, fin,, ossidati ecc.) utensili usuali per arti e mestieri da 130 a 220; ?ggetti di ferro e acciaio, bruniti, 800 la T. Anche qui alcune categorie vorrebbero ascriversi ali' industria meccanica ma la distinzione è formale. ' « 47 - le tettoie, grondaie che usano e così via (r). Gli altri rami di questo stadio non presentano grandi stabilimenti nè sindacati potenti, ma per alcuni rami si sono pure costituiti consorzi, accordi ecc. più o meno intimi ed organici che favoriti dal regime protettivo concorrono ad aggravarlo a spese del consumatore. Una parte dell' industria però soffre da questo regime, sovra tutto dal peso della protezione ai prodotti siderurgici che deve impiegare : e la prova più chiara ne è il rapido sviluppo di alcune seconde lavorazioni su prodotti siderurgici ammessi in franchigia temporanea : si importano senza dazio materiali più greggi e si riesportano lavorati (fili, cordoni elettrici, latte, lamiere e tnbi zincati ecc.). Ne è anche prova lo svil uppo del totale delle esportazioni di questo ramo, negli ultimi anni (in cui le importazioni temporanee furono ammesse) : importazioni di prodotti metallurgici (2a la vor. (voci 279.6-290) esportazione id. id. Quintali Quintali t910 1911 1912 991.6o1 70.776 976.724 63.899 r.162.514 2 93·579 Quintali L' industria meccanica infine, è quella che più soffre dal protezionismo ai prodotti siderurgici e di 2a lavorazione : particolarmente adatta al nostro paese mancante di carbone e minerale di ferro (più opportuni ai primi stadi della lavorazione) ma ricca di mano d'opera, d'intelligenza naturale che s'è rivelata adattatissima a perfezionarsi tecnicamente, essa è in Italia doppiamente colpita dal regime doganale : 10 dall'altezza dei dazi e quindi prezzi dei prodotti siderurgici che le impongono enormi anticipi e restringono le domande dei consumatori e l'elasticità dei prezzi dei prodotti meccanici ; 20 da assurde differenze tra i dazi protettivi dei prodotti meccanici _finiti ed i dazi dei prodotti e pezzi necessari a costruirli, dazi spesso superiori ai primi : dimodochè l'industria meccanica nazionale anzichè essere protetta, lo è a rovescio, il consumatore avendo interesse a far venire una macchina dall'estero anzichè comperarla dal produttore nazionale, per la differenza di prezzo determinata (1) L'Einaudi che ha posto in luce l'enorme protezione di questo ramo nota che su 27.280 T. di latta prodotte nel 1910, 16.150 furon prodotte dalla Magona d' I. 8870 dal Lovere, 2800 dalla Siderurgica di Savona: a 160 di dazio medio un sopraprezzo di 4 1;2 milioni pagato a 3 società. di cui la maggiore impiega, sì e no, r200 operai. 49 dai dazi (1). Il che appare evidente a chi confronta i dazi suesposti sui prodotti siderurgici e metallurgici, con quelli sui prodotti meccanici, che riassumiamo in nota (2). A questo modo può spiegarsi la grande importazione di caldaie, macchine ecc., che è salita (tender esclusi) da QI. 490.590 nel 1902 a 77i.523 nel 1905; 1.180.353 nel 1906; i.519.669 nel 1907; 1.6o5.391 nel 1908 ; I. l 79.674 nel 1909 ; i.089.841 nel 19 IO ; 1.069. 2 50 nel 1911; i.003.485 nel 1912. Gran parte di queste importazioni potrebbe benissimo esser fatta in lt::ilia, se ciò non reso impossibile dalla protezione ai siderurgici e metallurgici. Il Riboni ha calcolato su dati precisi che in un solo anno (1910) l'economia nazionale ha perduto per lo meno 48 milioni per la mancata industria di 2a lavorazione e 100 mii. per la mancata industria meccanica. Infine, si noti che l' industria siderurgica impiega 10-12 mila operai e gli stabilimenti più favoriti della 2a lavorazione (Magona d' I.) I .200 operai : l' industria meccanica ita(1) La Società meccanica lombarda ha presentato al convegno delle Società Comm. del giugno 191 3, una comunicazione rilevante largamente questa protezione a rovescio. \'i fa l'esempio dei dazi da pagare sni materiali siderurgici necessari a costruire un laminatoio a cilindri e confrontandolo col dazio fatto pagare sullo stesso laminatoio se importato finito dimostra una differenza negativa tra i primi ed il secondo cli 16.oz lire. dazio sui materiali materiali impiegati Ghisa da fusione dura (cii). ,, malleabile Bronzo Lamiera Ferri laminati loro peso lordo in Kg. netto per ql. s]~:'cie;o 1.254,23 J.007,25 I.12.55 660 660 r3.85.80 17 13.86 17.2.89 37.7 20.34 14.5.28 50 46.17 10.5.519,23 379,58 6.3I.17 TOT. 2.538._5 2.127.6 142.67 Cosi un trasformatore elettrico di Kg. 240 è protetto con un dazio di L. 25 al Ql., mentre le materie prime necessarie pagano un dazio medio di L. 30 al QI. ; le macchine agricole prodotte in Italia sono protette con dazi da L. 4 a 9 al Ql. mentre per produrle occorrono prodotti siderurgici paganti dazi da L. 7 a 9 al Ql. (2) Caldaie, L. 120-140 per Tonn. ; macchine : per lavoraz. legno da L. 90 a 160 ; a vapore 120 ; idrauliche 100 ; locomotive 140 ; locomobili e marine 120 ; agricole da 40 a 90 ; per filatura e tessitura 60-80; da cucire 250-300: dinamo 160-250; per mulini o fabbricazione carta, 60 ; per tipografia, litog., congelatrici, per tingere ecc. 100; tender 100; trasformatori elett. 300; accumulatori elett. 160; strumenti scientifici 300 (fino ali' 8.5 % del valore !) contatori gas zoo ; apparecchi per applicazione elettricità 250-300 ; lampade elett. ad arco 600 ; incandescenza 50, sempre alla tonnellata. liana nel 1911 impiegava 143.000 operai. Gli industriali meccanic_i ~ovrebbero .essere, ~oi s~taiuoli, tra i più forti gruppi industnah favorevoli al regime libero-scambista. Im·ece ? essi assai più di~organi.zzati d~i siderurg~ci, ~::inno lasciato a lungo' calpestar.e 1 }oro interessi, ed ora s1 agitano, per avere non ridotti i d~z~ sui prodott_i .sider'!"rgi~i al livfllo dei dazi sui prodotti mr:ccam~1 ; . ma f.lev~tz i d~z~ sui prodo~ti mercan:ici in modo da compens~1 dazi siderurgie~ e mag~ri cons~ntzrn~ un margine protettiv~: E s~ nessuna difesa capit~ dril cielo ai consumatori questa sa1::t quasi certamente l a soluz10nc della questione nel 1917. . . .PROT~ZION.ISMO MAR~TI'IMO. - Intrecciato al protez10msmo siderurgico-metallurgico anche quello «marittimo» è ~os~at~ e costa somme enormi ai consumatori e contribuenti italiani. .11 protezionismo marittimo non si è però concretizzato essenz1.al~ente attr~verso il regime doganale, ma a premii e sov~·mziom pag~te duettamente dallo Stato, cioè dai contribuenti a costru~ton e compagn_ie _di n~viga_zione. Occorre distinguer~ la pr~tez10n~ alle_cos~ruzzom nazwnali di navi, dalle sovvenzioni ~11le lrnee di ~av~gaz1one aventi carattere postale. Nel 1 0 caso. il fatto protez10mstico è più evidente. Il Giretti calcolava che dal 1862. ~l ~908 le somme spese dallo Stato italiano in premi e sovv.e~z1?m alla nostra manna mercantile sian <>alite a quasi 600 m1l10~1 per avere dia fine del 1908 una Aotta effettiva di 5.~27 navi, con un tonnellaggio n~tto di r .020.ofiz Tonn. (di cui 4.701 a vela, e 626 a vapore; cli questi ul timi ben rn8 aveVé~no. ?a _30 a 50 .a~ni). E essenzia~ment~ dopo l'esempio del pr.ot~z.10msmo_ mantt1mo della F ranoa ed il responso della com1_11'.ss10ne pre~1edu ta_ dall' -0n . Boselli, che il sistema dei premi <: mtrod?tto rn Ital~a: la legge 6 dic. 1885 concede: 10 un compenso _di costruz. d1 L. 60 la Tonn. agli scafi in ferro 0 acciaio '!--· ! 5 m legno di v~lieri, L. 30 ai galleggianti, L. 10 per cavall~ 1~d1cat_o al_le ma~chme e L. 6 per Ql. alle caldaie : zO un premio d1 navigaz10n~ d~ ~·, 0.60 per Tonn. netta e per 1000 miglia percorse ~Ile _na v1 d. eta fino a I o se a va pore, a 1 5 anni se ,.eJieri, c?stru1te m I talia o. nazionali~zate da l anno; 30 un premio d1 L. I per Tonn. di carbone importato in Italia d' oltre Gibilterra c?n :iavi na~io~ali. La le_gge 23 I. 1896, conseguente agli aumenti ~1 protez10m della tan:ffa generale 1887, eleva i premi precedenti a L. 77 (scafi ferro o acciaio) 17.50 (legno) alla Tonn., r2.50 per cavallo; 9.50 per Ql. d'apparecchi ausiliari; il pre- e/ - - 50 - mio di navigaz. a o.So per Tonn. lorda pel primo triennio d' età, ridotti di o. 10 e o . 15 per ogni triennio successivo. Il Governo impensierito dall' impulso eh.e qu.esto regime protet.tiv?, combinato col rialzo generale dei noli dava alle costruzioni ed armamenti di navi, proponeva limitazioni ai premi, votate nella legge 16 maggio 1901, conc<:!dt!nte compensi 1az~r1ri di. ~- 3,5. la Tonn. (metalliche) e L. I 3 (legno) con facolta ai .ca~t1cn d .importare in franchigia 1;., del materiale; e co~n~ensi di costruz_in_ne limitati a 40.000 Tonn. all' anno, alle navi in ft:rro e acciaw, per I.. 60 la Tonn. lorda da ridursi a 50 nel 2° biennio, 40 nel 3° ; e di L. 30-20-10 rispettivamente ai velieri. T enendo conto anche dei premi di navigazione, pure ridorti, il totale dei pagam enti non poteva superare gli 8 mii. annu i. Alla scadenza di questa, la legge 13 luglio 191 l manteneva il compenso daziario a L. 35 (metalliche) elevando a L. I 5 per T onn. quello pel legno, concedendo l' introduzione in franchigia di Vi dei materiali metallici : il compenso di costruzione è portato a L. 55 (1° quinquennio) 50 pel 20, 45 pel 3° alle navi in ferro o acciaio; L. 10 ai veli.eri in legno, L. I 5 e 17 alle macchine, I 3. 50 agl i apparecchi ausiliari e 12 alle navi ; le costruzioni da premiarsi sono limitate a 40.000 Tonn. annue ed a 6.200.000 lire la spesa corrispondente dello Stato. Nel 191 l (non si regolavano invece i premi di navigazione, stahiliti dal progetto 1913 in un compenso ai piroscafi da carico nazionali, anche se costruiti :ill' estero, d el 2.5 % del loro valore attuale per 180 giorni almeno di navigazione, senza vincoli d'itinerario e generi di t raffico, purchè la nave stazzi non meno d! looo T onn. e non superi i 20 anni d' età. Il Supino considerando gli effetti di questi regimi (La navigazione dal punto di vista economico, Milano, 1913, c. XV) ha dimostrato come insignificante sia stata l' influenza dei premi sullo sviluppo delle costruzioni di navi, dominato essenzialmente dalle condizioni dei traffici e dei noli : infatti dopo la legge 1885 le costruzioni diminuiscono in Italia da Tonn. r 1.421 (1886) a 5.960 (1888) e rialzano solo dopo il 1889 e l'aumento dei noli in quel periodo (26.774 Tonn. nel 1890; 29.784 nel 1891). Ed :llla legge 1895 che aumentava i premi, consegue una riduzione di costruzioni nel 1897-8 (1 r.458 e 19.478 T onn.) cui segue, malgrado i ridotti premi del 1901, un incremento notevolissimo <li costruzioni (33.802 nel 1899 ; 51.4-76 nel 1901 ; 44.453 Tonn. nel 1903) pel grande rialzo dei noli, mentre il seguente ribasso dei medesimi fa discendere le costruzioni fino a Tonn. 51 - 12.939 nel 1910. Più disastroso ancora è lesame degli effetti dei premi sul tonnellaggio medio e cioè sulla trasformazione tecnica della grande maggioranza della nostra marina mercantile, verso l' alto tonnellaggio prevalente nelle marine maggiori, eh ' era stata uno degli scopi massimi della legislazione protezionista. Infatti basta guardare questo tonnellaggio medio delle navi costrutte in Italia nel: Tooo. 1873 )prima 1875 dei 1878 premi r ~86 1888 1891 1895 103 26o 133 59 21 R4 27 Tonn. r896 1906 1907 1908 1909 1910 36 97 127 IOO 104 57 Quanto all'influenza dei premi di navigazione sulle costruzioni navali, essa è stata altrettanto scarsa anzi dannosa per aver influito a render più lenta la diminuzione dei velieri in confronto ali' aumento dei vapori, reso meno rapido: inoltre, la distribuzione dei premi è la più chiara prova della nessuna influenza concreta che sullo sviluppo dell'industria marittima esercita tale protezione, in quanto i premi andarono e vanno ad una esigua minoranza delle unità esistenti (10-15 %) e proprio ai piroscafi mi:;liori, più giovani, grandi, meno bisognosi di protezione, (nel 19rn L. 3.232.92 1 andarono :ld essi su un totale d i 3.382.461) mentre oltre il 90 % dei npori e quasi tutti i velieri hanno potuto vivere senza premi . Anche in questo campo il protezionismo giova, nella massa apparente dei gruppi nominalmente protetti, ad una esigua minoranza di produttori più forti, sicuri, meno bisognosi cli protezione (1) . Dall' Annuario Statistico del 1913 riporto questi più recenti dati del costo del nostro protezionismo marittimo, in cui non appaiono le esenzioni di dazi a materiali, restituzioni ecc. : ( 1) Il Giretti ha calcolato che su circa 6 mii. dati in premi, compensi, etc. dati nel 1896-8 ne toccarono : Ad Ansaldo r.588.428 Odero 2.634.372 " Orlando 930.941 - 52 - PREMI DI NAVlGAZlO.NE - Compensi daziari, costruzione, riparazione ~ .. aa "o"' C> u Pagamenti zp:; "" ordinati Lire - O·- "" "" a= z> "" Compensi daz. e di costruz. Pagamenti ordinati Lire ~ "'~ ~~ 205. 186I 21 160.142 40 217.016 19 171.416 23 152.685 21 Idem Velieri I Pagamen t i comp~nsi Pagamenti riparazione -- 3.909.578 109·475 77 65 I .821 .395 222.473 58 3.545.788 262.319 52 4.707.387 162.684 2.623.122 212.266 49 Meno diremo del regime delle sovvenzioni con le quali il Governo italiano ha, dal 1862, aiutato linee noc. solo postali, ma puramente commerciali, di navigaziont: gestite da armatori nazionali. Si noti che la sovvenzione va solo a certi armatori che in apposite convenzioni collo Stato s' impegnano a dati servizi postali e di navigazione. L e convenzioni del '62 scaddero nel '77, dopo il quale anno la somma media annua pagata dallo Stato sale a circa 9 mii. I\'el 1882 si forma la Navigazione Generale !tal. che assume il monopolio, confermato nel 1893, delle linee sovvenzionate, sì prevalentemente postali che commerciali, tenuto fino al 30 giugno 1910, con una spesa annua salita a circa 12 mii., mentre si affidava alla Soc. V eneziana di Nav. la linea Venezia-Calcutta ed alla Veloce la mensile Genova-America Centr. Larghi sono i danni di cui s' accusa il monopolio tenuto dalla potente Navig. Generale: le linee sovvenzionate, guantunque avessero assunto negli ultimi anni carattere prevalentemente commerciale, furono esercitate senza garenzie efficaci ai nostri traffici per quanto riguarda le tariffe, la bontà e rapidità dei trasporti. Si citano casi di noli più bassi p r aticati in porti esteri da essa prodotti in concorrenza con quelli nazionali ; la compagnia monopolista, mentre non sapeva vincere la concorrenza estera su varie linee, faceva su altre spietata concorrenza ad armatori italiani non sovvenzionati appunto col favore della sovvenzione statale; ed essa rimaneva indietro a molti altri armatori italiani per la media tonnellaggio, età e velocità dei suoi piroscafi (nel 1904 sulle 102 sue navi, 72 avevano da 20 a 40 e più ann i, 5 navi tra 10 e 20,25 sotto i 10 anni). Nel 1910, andate deserte le aste si attua un regime provvisorio ed il servizio di Stato per le comunicazioni tra il continente e le isole. Al 30 1906 65 3.020.085 1907 61 3.2 27.55 2 r908 61 3.353.652 1909 58 2.950.287 1910 58 3.292 .921 206 170 208 195 161 53 - giugno 1913 le sovvenzioni salivano a mii. 13.5 di cui 9.2 per le linee principali. Nelle aste del gennaio di quest' anno si sono aggiudicati i gruppi del Tirreno inferiore alla Società Sicilia per L. 5. 180.000 col ribasso di 6.85 % ; dell'Adriatico (L. 4.500.000 col ribasso di o.r5 o/o) e linee celeri per 1' Egitto (3.250.000 con o. 1 S o/o) alla Società ital. di servizi marittimi; ~al Tirrc:no Superiore alla Sociftà Marittima lt. per 6. 123 .000 col n basso d1 0.01 % : attorno, cioè ai 20 mii. complessivi. Negli ultimi anni le spese effettive delle sovvenzioni sono state : Lire Miglia percorse 1906-7 Convenz. 1893 11.919+p 2.666.800 1907-8 )) )) 11.967.374 2.665.636 n >> l 1.904.223 2.679.992 1908-9 1909-10 » » I 1.913.0IO 2.684.555 1910-1 I » 19 10 13.534.742 3.168.959 :E: vero che qui non si tratta intieramente di pura protezione, in quanto lo Stato sovvenziona anche linee con funzioni postali e quindi di servizio pubblico, oltre ad altri scopi politici : . ma si può affermare senza tema di smentita che la parte maggiore hé! prevalente carattere commerciale e le sovvenzioni costituiscono un vero fatto protettivo a spese dei contribuenti ; osservando che con tutti questi favori, il p osto di gran lunga maggiore è tenuto dalla navigazione libera: al 31 clic. 1910 si aveva : Num. pirO!IC::tfi Por tata jn tonnellate Kavigazione libera (varia) 33r 495.980 Servizio postale 122 126,544 >> rimorchio, pilotaggio, e l avori pubblici ecc. 210 3421 Navig . da diporto 3.i 1.098 Velieri 4.741 432.690 PETROLIO. - Il petrolio non pare ai p rofani una produzione che in I talia possa dar luogo a mangerie protezioniste: pure a~ che qui si è trovato modo di favorir qu alche gruppetto. Il dazio sul petrolio per QI. fu di L. 9 nel 1871-2, 25-4 nel 18n-8; .28-7 nel 1878-80: 33 nel 1880-7. I n questi anni la prod~z1,one Jtalian~, malgrado tali dazi non fu che di Tonn. 4.117 c10e una media di 235 Tonn. per anno. Nel 1887 si eleva il dazio a L. 47 per QI. portato a L. 48 dal 1892, cifra che si mantiene. fino al 190?: : ammettendo in questo periodo un prezzo med10 del petrolio fuori dogana di 19 lire al QI. (superiore al reale) e tenendo conto - 54 - 55 della t.1:>sa intana di raffinazione di 1 o li re il QI., si ha una prote?.ione media del 200 °fo. Il che spiega come la produzione italiana di petrolio aumenti da Tonn. 177 nel 1888 9 e + •7 nel r889-90 a Tonn. I.I55 nel 1890-1, 2548 nel 1891-2, 2.854 nel 1893-4, 3.59+ nel 1894-5; sia stata di 21.305 tra il 1895 e il 1904 con un:1 media annua di 2367 T . e infine sia saltata .1 6.122 nel 1904-5; 7.+5 1 nel 1905-6; 8.326 Tonn. nel 1906-7: in quest'ultimo triennio, detratta la tassa di raffinazione allo Stato, il soprappiù incassato dai nostri produttori sarebbe stato di oltre 8.300.000 lire. Con la legge 24 marzo 1907 il daz io doganale è ridotto a L. 24 il Ql. ed a L . 16 a partire dal 1° gennaio 191 I. Malgrado queste riduzioni presentassero ancora una protezione del 180-200 e 90100 % del prezzo del petrolio fuori dogana, i nostri produttori gridano alla rovina della promettente industria nazionale ed escogitano d'accordo col ministro d' A. I. C. un'altra macchina protezionista per far spendere inutilmente i <lanari dei contribuenti, facendo stabilire nel 1911 un prrmio di trivellazione di 30 lire per metro lineare di foro di trivellazione, avente per scopo la ricerca dd petrolio, ed a 300 metri di profondità presenti almeno 175 mm . di diametro, alzandolo a L. 40 al m. per tiuelle provincie in cui prima non fossero stati scav'.lti pozzi, riducendolo a L. 20 pei buchi fatti a distanza inferiore dei 150 metri regolamentari da quelli già esistenti. Così la produzione nazionale che nel 1907-8 era rovinosamente discesa a Tonn. 7.088 e nel 1908-<; a 5.895 potrà vittoriosamente erigersi contro la, si può dir temibile, concorrenza degli Stati Uniti e della Russia, facendo spendere qualche centinaio di migliaia di lire ai contribuenti italiani. L'Einaudi denunciando sulla R~(onna Socialr del r91 I questo grottesco ma tipico episodio della nostra manìa protezionista ha coniato il felice epiteto dei trivellatori del pubblico danaro, proprio a simboleggiare nell'assurda protezione a questa produzione così ooco naturale, così limitata e costosa di fronte al consumo nazionale che colla riduzione del dazio è salito subito oltre i 100.000 Ql. di cui 95 mila circa forniti dall'estero, a simboleggiare lo spreco legale dei danari del contribuente e del consumatore nell'artificiale biberon ad un'industria e ad un Lnoro qualchessia anche quasi sterile, come questo, purchè «nazionale». (1). I'\ OGSTRI \ DEL CUOIO, SCl\RPE, ecc. Secondo il nostro modesto parere, questo gruppo di nostre industrie non è noto alla maggioranza di coloro che pur s'occupano dei nostri problemi industriali, coli' importanza che effettivamente ha. Ne faremo qualche accenno, più direttamente interessante il regime Jogan:ile. L' industria dell<> concia delle pelli è una delle più importanti d'Italia pel valore della sua produzione annua tanto più se si tien conto delle industrie direttamente connesse come quelle delle calzature, guanti cd articoli di cuoi0; ma essa non hn in lt.dia subìta, nella maggioranza dei produttori, l'evoluzione tecnica che ha invece subìto all'estero, trnsforman<lo e pcrfer.ionando i metodi di produrionc e sostituendo itrandi stabili· menti e processi più r:ipidi di conci:1 :ii piccoli, microscopici produttori isolati che tuttora im·ece permangono in molti centri rurali e provinciali : solo si può dire a Torino, Milano e Napoli ..;ono nel più recente periodo sorti grandi stabilimenti moderni per 1.1 concia e la\·orazionc della pelle. Su questo stato di cose ha pure influito il regime doganale, il quale pur avendo mantenuto un ceno margine di protcr.ione alla pura industria conciaria, ha elevato assai più il margine protettivo per le lavorazioni del n1oio, naturalmente deprimendo il consumo col conseguente rialzo dci prezzi. Le pelli crude, quali \·cngono cioè dall'animale con qualche provvedimento conservativo (seccate, incenerate, salate.:) furono e sono esenti da dazio: quindi anche qui l'agricoltura che produce gli animali che dann0 le pelli non gode nulla della protezione concessa a questo r;imo e ne soffre tutti gli incon\ enienti, a cominciare dalla depressione del consumo pi:r finire al rincaro che le protezioni alle lavorazioni delle pelli producono sulle scarpe, finimenti, selle ccc. che gli agricoltori consumano. Le pelli conciate con pelo erano nella tariffa 1887 difese da un dazio di L. 60 al Ql.; senza pelo non rifinite, L. 25 al Ql. e tali d<1zi Yigono nella tariffa attuale (r). ~la è da notarsi che questi dazi sono assai lie\ i e bassa quindi la protezione se si ticn conto dell'alto -;,•a/ore delle merci CO"Ì colpite: ai prezzi della statistica doganale i suddetti dazi rappresentano tutti o quasi dazi infrriori al 6 o,0 dcl 'al ore : è da notarsi per0 che essendo uguali t<mto per un Ql. <li pelli comuni che fini, sono pcrcentualment(più alti per i consumi popolari che per quelli di lusso: la (1) ::\cl 1911 la produzione italiana cli pclroho è salita a Tonn. ro ..wo; ma ci mancano i dati sui premi successivamente incassati. L'_A!lnuarìo_ statistico (1913) dà come impiegati in quell'anno, nelle m1111ere attive non solo di petrolio, ma di sak di sorgente, gas idrocarhurato e acque minerali, assieme, 6,50 operai. (1) Gli allri dazi sono : conciate senza pelo rifinite, al Ql., L. 20 (capretto e agnello per guanti) ; L. 15 (da suola) 70 !altre) ; pelli conciate Yerniciate L. 90 al Ql. ; tagliate : aumenti del 15 (tornai, ~amhali) e 50 °0 del dazio snllr pelli. - - s6 - pelle meno costosa paga fino al 12 %, quella vern1c1a ta il 5 % del valore. Ma in complesso, la protezione all'industria conciari a pura è stata ed è relativamente bassa, tanto più :;e si tien conto dei dazi stabiliti sugli ingredienti chimici da essa adopera ti. L' industria però, malgrado la sua mancata evoluzione tecnica, ha avuto un periodo di sviluppo e prosperità florida per il grande ribasso del costo della materia prima, delle pelli, sia per lo sviluppo di raie produzione nell'America del Sud, sia per la crescente produzione di pelli (crude) in Italia : ribasso che può desumersi da questo andamento dell' indice-prezzi del Necco per la categoria pelli : 1881 1883 1885 1886 1889 1891 1893 1894 1895 1898 1900 1905 19ro 19II prezzi prezzi è.' importazione IOO.- d' esportazione I OO.- 108.09 107.80 87.92 71.o5 73.81 7 1.29 67.26 79.95 76.16 82.95 9 2·47 11 7. 18 ro5.63 IJ6.5 I 87.74.41 74.84 66.48 64.39 73.93 68.85 75.98 83.25 92.02 Il r ibasso enorme favorì lo sviluppo della produzione e in parte degli impianti; ma dopo il 1894 i prezzi iniziano un progressivo rialzo che indusse uno stato di crisi nel!' industria, la quale però, salvo in alcune regioni, non si decise alla risolutiva trasformazione tecnica (1) . Le disagiate condizioni dell' indu( 1) Si è svolta sui danni ed estensione del sistema della cosidetta ad ulterazione del cuoio in Italia, nel 1913, una interessante polemica sul 5_ole (dal n. 114). È da notarsi che il nostro regime do~a~ale fa"'.onsce !n parte tali processi tassando di più le materie clum1cl~e de1 vecchi processi di quelle {cloruro cli bario, solfato di m~gnes10, ecc.) adoperate nelle adulterazioni. Un provvedimento utile .è ~embrato quello d~ll' adozione anche in Italia di sistemi gen?rah d1 controllo del cuoio destinato alle forniture dello Stato, mediante un accurato collaudo df'i lotti o in un Ma"'azzino centrale di rifornimento come in Belgio, o in base alle condi~ioni stabilite in proposito da un unico capitolato d'oneri per la fornitura del cuoio all'esercito come in Fr ancia. 57 - stria conciaria sono dimostrate anche dal movimento commerciale delle pelli crude : importaz. di pelli crude esportazioni id. 1910 1911 19 12 quiotali quintali qurntal i 268.995 235.026 179·53° 212.065 Ma assa i superiore risulta in genere la protezione ai lavorati. L a tariffa r887 stabiliva un dazio di L. 200 per 100 paia di scarp e (d'ogni genere), dazio conservato attualmen te, ma ridotto a L. roo dalla tariffa convenzionale (tratt. Austria, 1906). I fornimenti da tiro pagano L. 90 al Ql., le selle L. 1.500 (convenz. 1200) al cento, i guanti L. 20 ogni 100 paia, i lavori di pelle senza pelo non nominati L. 100 al QI., i lavori vari da pellicciaio L. 600 al Ql. Questo regime protettivo va, come si vede, dall' 8-10 al 30 % del valore e supera talora enormemente, come per le scarpe grossolane, la protezione alla pelle conciata. Osservazione generale da farsi è anche qui il carico percentuale assai più alto sulle calzature,che sono un consumo generale e popola re, guanti, finimenti ecc. di basso valore e quindi di più popolare consumo, che non sui tipi fini : dimodochè le scarpe da L. 8-14 al paio del povero diavolo pagano dazi o protezione del 12-7 % mentre quelle da L. 25 del benestante non pagano che il 4 % del loro valore. Malgrado questa maggior prot ezione anche l' industria delle calzature ed altre connesse non hanno subìto le grandiose trasformazioni tecniche che hanno in Inghilterra, Stati Uniti, Germania, Austria sostituiti i metodi meccanici in grandi stabilimenti alle lavorazioni a mano da parte dei piccoli produttori isolati che purtroppo prevalgono su larghissima scala in I tali a . In questi ultimi anni la concorrenza, anglo-sassone specialmente, s' è affacciata minacciosa e 1' importazione di calzature in I talia è salita da 102.912 paia nel 1907 ad 836. 631 nel 19 n e 1.034.797 p aia nel 191 2. L' industria conciaria pura è così danneggiata dalle condizioni tecniche ed economiche dell' i ndustria delle calzature, ed altre affini, in minor misura, ch e anche in colpa della protezione doganale acuitasi d'efficacia pei rialzi dei prezzi recenti non hanno migliorato i loro metodi di produzione ed ora si vedono conquistato il mercato dalle calzature estere (1). Le fo rti richieste di 237.697 208.876 ( r) Un ramo che ha saputo svilupparsi largamente e che ora oltrechè bastare al consumo nazionale esporta con crescente quantità è quello dei guanti, le cui esportazioni (le importazioni non giunsero al migliaio) salirono da 3.007.100 paia nel 1910 a 3.484.500 nel 1912. Allo sviluppo di quest'industria (Napoli, Milano) ha contribuito la R. stazione sperimentale delle pelli di Napoli, che ha - 58 - forniture militari in questi ultimi tempi hanno giovato a questi gruppi : ma tale più intensa attività, mentre in parte ~ fittizia e temporanea, non rappresenta un gran g:uadag~o per ~a ncchezz~ nazionale, in quanto è fatta a spese dei c.on_rn~uent1. In re~lt~ l' industria conciaria ha interesse a far diminuire le protezioni godute dalle industrie lavoratrici del cuoio ed a far subire da esse lo sviluppo industriale che la concorrenza estera può aizzare : essa poco gode dei margini protettivi : sta sviluppando i suoi stabilimenti a larga base e preparando con le due scuole terniche di Torino e R oma un gran numero di tecnici che non potranno non contribuire ad intensificare la nostra produzione nazionale di cuoio. Purtroppo sarà più facile una richiesta di maggiori protezioni, magari compensate da ulteriori protezioni alle industrie lavoratrici del cuoio, anche perchè varì produttori di cuoio sono contemporaneamente produ ttori d'uno o più rami dei lavorati di cuoio (scarpe, valigerie ecc.) L' I NDUSTRIA DELLA CARTA è una di quelle che oggi più gode del regime protettivo, che ha indubbiamente contribuito a sviluppare largamente l'industria. Con doppia serie di provvedimenti il nostro regime doganale ha favorito quest' industria : 10) col dazio di uscita di L. 8.80 al QJ. sugli stracci di ogni sorta già fissato dalla tariffa 1887 e confermato nell'attuale : gli stracci all'en trata sono esenti : è evidente che il dazio d' uscita ricade sui produttori venditori italiani di stracci, ne deprime il valore a tutto vant aggio delle industrie che li utilizzano. Poichè il prezzo degli stracci va anche sotto le 8 li re al Ql., il dazio diventa pressochè proibitivo, colpendo la merce per oltre il 100 % del valore : si comprende quindi come di fronte ad un' importazione di 58.744 Ql. nel 1910 e 70.974 nel 1912 non vi sia stata che un'esportazione di 293 e 2.562 Q.l. - 20) Delle al tre materie prime, la pasta di legno, cellulosa è esente nella ta riffa convenzionale e colpita con L. 2 al Ql. nella generale; le altre con 0.50 (umida) e L. I al Ql. (secca) nella tariffa convenzionale. Viceversa il merito d'aver diffuso il processo tedesco per la concia delle pelli : ed a me sembra questo sia esempio t ipico che addita la via da seguire ali' industria conciaria: non adagiarsi nei comodi aumenti della protezione propria e di quella dei rami connessi, che in tal modo non saranno spinti ad operare la necessaria evoluzione tec~ica, ma favorire invece al massimo quest'ultima, sia direttamente mtroducendo, come a Torino si è fatto. i nuovi metodi ; sia diffondrndo I' istruzione tecnica preparatrice necessaria dell'evoluzione dei rami connessi. 59 la carta è protetta con dazio convenzionale di L. I 2. 50 al Ql. (bianca o tinta in pasta non rigata), L. 17.50 la rigata, 22.50 foggiata in buste (tariffa generale l 5-20-2 5 lire). Dazi superiori colpiscono le carte colorite, stampate ecc. e inferiori le carte da involto, imballaggi, cartoni, ecc. (1). Si comprende che questo notevole regime protettivo, che esenta la materia prima e ne deprime perfino il valore con dazi d'uscita, mentre protegge la carta, abbia favo rito l'industria, che nella statistica ufficiale del 1903 contava 405 stabilimenti con 26.718 cavalli vap. di forze motrici e l 7. 724 operai sopra i 15 anni (più I. 364 sot to i 15). Nel 1909 un'inchiesta dell' «Associazione italiana dei fabbricanti di carta ed affini >> ha calcolato p er 362 cartiere una produzione di circa 2.400.000 Ql. (Ql. 360.000 senza p asta di legno; 680.000 con pasta; 360.000 giornale; 450.000 impacco; 370.000 paglia ; 180.000 cartoni or din.). Nel 1910, 401 stab. usavano 39.825 HP di forza; 22.440 operai, con una produzione superiore ai 2.5 mii. di ql. La cellulosa importata è salita da QJ. 17.940 nel 1886; 40.397 nel 1890; ro7.806 nel 1895; 186.223 nel 1900; 349.694 nel 1905; 630.935 nel 19 10 fino ad 832.812 nel 1912, indicando anch'essa il crescente sviluppo dell' industria nell'ultimo trentennio. Ora l' industria non solo soddisfa il mercato interno ma prevale nell' esportazione: infatti le esportazioni carta bianca rigata e non, buste, colorita importazioni, id. 1910 1912 quint"H quinta li 69.461 39.368 75.893 40.440 .Probabilmente quindi la protezione non pesa· per tutto l'ammontare del dazio : ma certo per una parte, aggravata dal recente e crescente rincaro delle materie p rim e. Chi ne soffre sono le industrie connesse ed i consumatori, quindi la coltura i rnfo111a cui la carte serve : i giornali sovra tutto che non hanno <lazio (solo i giornali di moda pagano L. 12.50 al Ql.) pro(1) I dazi sulla carta da involti vanno da L. 3 a L. 8 al Q!. ; da imballaggio, L. 5-8 ; smerigliata, L. 8 ; i cart~ni da .L: 2; 3.50 sui dazi sulla carta, se fini. Viceversa la carta colonta o dipmta paga L. 40 ; da parati L. 30 ; pergamenata, L. 45 ; sugante L. 12.50 ; le carte da giuoco L. 30 ogni 100 mazzi ; le stamp_e, l~tografie, cartelli, L. 75 ; lavori di cartone, da 30 a 70. La carta imbiancata per fotografie paga L. 40 al Ql. il che costituisce un dazio fin del 20 % del valore, che dazio pesa evidentemente sulla diffu~a industria fotografica, cui la carta è fornita da pochi produtton. - -61- 60 - tettivo, che del r~sto a ben poco servi rebbe, perchè non si può andare a stampare un quotidiano italiano da leggersi dagli italiani della Lombardia o del L azio a P arigi o Vienna ; ed i libri (che sono esenti se non scritti in lingua italiana e pagano 12.5 e 20 lire al QI. se in italiano ( 1). La crescente industria dei giornali, le iniziative continue ricche e geniali delle nostre industrie tipografico-editoriali, trovano nella protezione cartaria un ostacolo notevole, costituendo essa oltre il 15 % del valore della loro mat eria prima ; ostacolo che si fa più sensibile in un periodo di ri alzo acuto dei prezzi delle materie prime. L' industria della carta oramai è tecnicamente sviluppata e solida : v ince in importanti mercati e rami la concorrenza straniera, gode da parecchi anni di floridissimi dividendi. Sui bilanci delle 24 società cartarie dati dall'Annuario del <<Sole», con circa 37 mii. di capitali nominali e mii. 4,3 di riserve, ho calcolato questo profitto medio (sul nom.) : 0 /0 del cap. nominale 9.09 9· 15 10.90 Viceversa nelle società poligrafiche, ben 16 soc. su 35, con circa 9 milioni di cap. hanno chiuso con dividendo zero nel 1912 e ben 9 con oltre mii. 4.5 hanno chiuso i bilanci in perdita negli ultimi tre o quattro esercizi. La nostra fiorente industria della carta può dunque, senza rovinarsi, e giovando alle crescenti industrie giornalistiche e poligrafiche, rinunziare alle sue protezioni attunli. PRODUZIONI DXVERSE. - Pei gruppi industriali cui abbiamo rapida mente accennato, la protezione risolventesi in più alti prezzi pagati dal consumato re in confronto dei prezzi pagabili in Italia in regime di libero scambio è, anche per l' imP?rtanza dei prodotti cui si riferisce, più precisabile e resa mag~10rmente nota da discussioni pubbliche. Il fenomeno protettivo mveste però parecchi altri gruppi di produzioni industriali, per quanto 11 suo peso pei consumatori vi sia meno noto e anche più difficilmente determinabile. Accennerò brevissimamente a qualcuno dci più importanti. Industria diffusissima e di la rgo . (r) Secondo la cit. inchiesta del i909, il consumo medio annuo eh carta per ab. è ?i 7 K g . mentre è cli 24-25 per la Germania, di 62 Kg. per gli Stati Uniti. ecc. consumo anche popolare, è quella della lavorazione del legno, mobili d'ogni sorta, legni da costruzioni, strumenti di lavoro specie agricolo, ecc. Anche in questo ramo la protezione sale a percentuali notevolissime, partendo dall'esenzione della materia prima. Il legname d'ogni sorta, non lavorato, è esent e: l'agricoltura quindi non partecipa in nulla al protezionismo che aiuta la la vorazione del legno: ne soffre i danni come consumatrice di mobili di legno, legname da costruzioni, strumenti agricoli, e com e fornitrice di legname greggio che trova ristretto il consumo interno di lavorati a causa dei maggiori prezzi a questi nssicurati dni <lazi protettivi. I quali vanno da L. 4 al QI. (tavole per pavimen to) 7.50-13 al QI. (mobili di legno non imbottiti di legno comune) a L. 50 (id. di legno da ebanisti, impiallacciati, intarsiati) L. 50 (mobili imbottiti) L. 30-60 le cornici ; L. 50 le mercerie di legno e L. 60 i balocchi ; L. 6 gli utensili greggi, L. 13 puliti o dipinti; da L. 4 (ardesie) a 30 altri gruppi semilavorati. L a protezione che è solo del 5-8 % del valore dei mobili meno lavorati, sale al 10-13 % degli utensili, mobili imbottiti, mercerie di legno, balocchi. Che gran parte di questi margini protetti vi pesino effettivamente sui prezzi dei prodotti interni può dedursi dal fatto che la produzione interna di lavorati di legno è tuttora inferiore al nostro consumo annuo : di fronte a poche migliaia di quintali esportati stanno ol tre 75 .000 QI. nel 1910, circa 82 mila nel 1912, di lavorati importati in Italia (voci 239 a-243 b). Ci mancano dati sulla nostra produzione annua, m a anche un profano può avvertire com ' essa sia ampia e di generale consumo. Su alcuni prodotti chimici p esano dazi con cara ttere - almeno in parte - protettivo, per quanto i prezzi interni non subiscano sempre un corrispondente aumento : pei principali diamo le quantità prodotte (in Ql.) in Italia, secondo l'Annuario statistico ed i dazi doganali : Acido cloridico (L. I al ql) Acido solforico (L. 0.50 al ql.) Solfato di rame (L. 2 al ql.) 141.620 4.251.300 452.640 1907 5.897.120 285.5 IO 148.920 1909 i90.020 362.360 6.446.430 1910 436.260 173 .580 5.961.430 r911 Se lo spazio lo consentisse, dovremmo accennare ad altri rami in r.ui il protezionismo ha allarga to i suoi tentacoli : altre inclustrie tessili, la fa bbricazione della farina, p aste, ecc. ; le la- -- 62 vorazioni Ji altri prodotti minerari ; le mattonelle di carbone acquistate dalle ferroYie dello Stato; le industrie s.1pon~rie; alt ri rami di prodotti ch;mici; la lavorazione della gomma e guttaperca, che anche in grazia alle diverse protezioni ha oramai raggiunto un cospicuo sviluppo in una crescente esportazione netta, che le consentirebbe rinunciare ai dazi protettivi (1): e se anche in questi ed altri rami il fenomeno protettivo non si \'erifìca per tutto l'ammontare dei margini protettivi, e non h a determina to crisi acute di sovraproduzione, spostamenti clamorosi di ri cchezza dai consumatori ai prod uttori e degli investimenti del capitale da impieghi più produttivi ad impieghi meno produttivi, tuttavi<l nel loro insieme queste pa rziali alterazioni protezioniste concorrono a completar e l'opera economicamente funesta compiuta sulla ricchezza italiana d<l alcuni più clamorosi dazi industriali e provvedimenti protezionisti. Ed a completare quest'opera concorre un fenomeno fino a due anni fa ignoto, messo in luce per meriro del Prato (Il mercantilismo municipale in < Riforma Soc. », 3, 191 l) : il protezionismo municipale. Esso non può essere oggetto di discussione nella rinnovazione dei tra ttati, ma, per quanto mal noto, è elemento che si deve ammettere concorra ad inacerbire in molti centri urbani le degenerazioni ed i mali del protezionismo doganale. Il protezionismo municipale è la grottesca caricatura di quello doganale, riproducendolo, per mezzo dei dazi comunali, entro il ristretto territorio compreso tra le cinte daziarie. Naturalmente non può trattarsi di protezione a prodotti diretti (agricoli, minerari) o alle p rime lavorazioni, ma, in generale, ai prodotti delle seconde lavorazioni, che 1 . (1) La greggia è esente: in fili, L. 75 al Ql. ; in fogli, L. 4 0-60; tu ~1, L. 40-60 ; calzature r25 ogni rno paia (se foderate d'altre materie). e .so al Ql. ; passamani, nastri e tessuti elastici 130 al Ql. ; lavo.n .d1 gomma non nominati 50-60 lir e al Ql. Valendo (prezzo di statistic~ dog.) la gomma greggia L. 1300 al Ql., la protezione va dal0 ·i ·~ Yo. del valore del la~orato al netto dal valore del greggio, al 14 ~o id.: ~n genere la protezione al puro lavorato di gomma è tassata, tra 11 ;f e I 8 %. del valore del lavorato detratto il valore della gomma !?reggia. L.? sviluppo dell' industria è dimostrato : co dalle crescenti 21nportaz1oni di materia prima (gomma e gutta p. greggia e rottami : <JL. 22.??i'. nel r9~0; 29.572 nel l9II; I0].626 nel 1912 -20 semiuninob1ht'.1 clclle 1mp.ortazioni di lavorati (in tubi, cinghie, tessuti, P'.lSsama111 ecc., lavon non nominati) : Ql. 23.182 più 174 mila paia eh scarf>C nel 19 10; S}l. .24.964 più 122 mila paia nel 1912 - 3° dalle CYP.Scenti esportazioni d1 lavorati (Ql. 1 r .870 nel 19 ro ; Ql. 3 - .309 nel r 912) . J - 63 - costituiscono la maggioranza delle industrie cittadine. Rim ando al Prato per la documentazione evidentt>, almeno per molti rami nelle maggiori città, e minuta che qui è impossibile riprodurre. Questa protezione s' è stabilita mediante una grande specializzazione delle tariffe, contemporanea ad una graduazione talora fortissima dall'esenzione o dazi bassissimi su materie greggie o quasi ad alti dazi sui prodotti ultim i, notoriamente oggetto più o meno largo di industrie entro cinta : per es. i marmi in blocco e lavora ti pagano rispettivamente al Ql., ad Ancona L. 0.20 e r ; Bologna 0.60 e r.50; Catania 0.20 e 2.6; Firenze o e 6; Genova o e 3 ; Mantova o. ro e 4 ; Modena 0.30 e 3; Torino 0.30 e 2 ; ecc. Altissimo è gener almente il margine protettivo pei mobili : il legname greggio ed i mobili pagano al Ql. rispet tivamente: a Bari o, e L. 4.1 0; a Catania 0.75 e 8.30; a Firenze 0.50 e 5.25; Genova r.4 e 10.25; a Livorno o e 4; a Torino 0. 12 e 6.20: cifre analoghe si possono largamente citare pei metalli pietre lavorate e molti al tri articoli minori. Il solo fatto di altissimi dazi su specialità notorie di molte città, come quelli di Torino, con L. 20 al QI. sulla carta da parato ; L. 25 su confetti e cioccolate; 0.40 per bottiglia sui liquori; L. 20 al Ql. sui mobili ; di Genova con L. 25 sulla carta id. ; L. 50 su profumerie e saponi; L. 30 sulle candele ; di Firenze con L. 25 su mobili artistici, L. 30 sulle profumerie ; di Venezia, L. 30 su cristalli, specchi, vetri artistici ; L. 40 in mobili ; di Bologna, L. 0.80 sulle terracotte da costruzione ; di Savona, L. I 5 sulle conserve di frutta e L. 30 sui confetti, ecc., è indubbio indice delle proporzioni che il feno m eno assume. E non manca ad esso neppure il drawback, la restituzione di tasse pagate alle fi nanze comunali, ma in misure t ali da far fortemente dubitare che vi si nascondono dei veri premi d'esportazione (!) (a F irenze si restituiscono L. 5 al Ql. mentre il greggio entra in franchigia, L. 5.75 e I .80 rispettivamente sulle porcellane, lavori in vetro, car ta da parato mentre questa se ordinaria paga 0.60 ed i colori entrano in franchigia ; a Torino si restituiscono L. 5 ; r. 50 ; o. 50 sui metalli lavorati, mentre i greggi entrano in franchigia, ecc.) . E non mancano le più grottesche lamentele, ben ricordate dal Prato e dall'Einaudi, di produttori interni (alla cinta, s' intende) per farsi conservare od aumentare i dazi protettivi contro I' invasione dei prodotti delle vicine città italiane! E intanto cespiti daziari su consumi (per es. liquori, dolci, mobili) larghissimi, danno ai bilanci comu nali entrate relativamente esigue; mentre questa - - 6+ - assurda degenerazione della mania protezionista inacerbisce le condizioni del rincaro, della congestione urbana, del problema della casa, in molte delle noste città specie maggiori, pesando con le tariffe protettive municipali in modo ben più diretto ed inesorabile su di un piccolo territorio, ove la concorrenza non è possibile, ove nessun ~lemento c?mpen~ato~e pt~ò effica~e: mente agire ad annullare m parte gli effetti dei dazi protettivi come spesso agisce sui territori d' un' intiera nazione. IL DAZIO SUL GRANO E GLI INTERESSI DELL'AGRICULTURA. - Finora abbiamo esaminato le protezioni che il sistema doganale italiano è andato creando a molti gruppi di produzioni industriali. E l'agricultura ? L'agricultura, cioè la mag(Jioranza enorme degli interessi dei produttori e proprietari ter~ieri, è sta ta una delle maggiori vittime del regime protezionista instaurato nel 1878-87. :E: vero che in apparenza parecchie tariffe protettive su vari prodotti agricoli compensarro per l' « agricultura » i dazi sui prodotti industriali ; ma in realtà quasi tutte queste tariffe poco o nulla agiscono in senso protettivo, trattandosi di prodotti esuberanti sulla domanda nazionale sì da essere largamente esporta ti ; dimodochè pochissime sono le voci agricole protette e tra queste una essenzialmente in modo paragonabile, per lo spostamento e le distruzioni di ricchezza che determina, ai maggiori dazi industriali : il dazio sul grano. La sua storia è nota. Nel 1887, malgrado le conclusioni antiprotezioniste del Lampertico, il dazio sul grano fu portato dai bravi democratici di sinistra che tanto avevano urlato contro il macinato, da L. I .3 a L. 3 il Ql. ed a L. 5 nel 1888. Nel 1894 l'on. Sonnino proponendo il suo omnibus finanziario, metteva il dazio di L. 7.50 come un compenso del proposto aumento di 2po dell'imposta fondiaria : ma l' aumento dell' imposta fondiaria fu dimenticato (s' è portata dal 7 all' 8.8 % solo nel r897) e viceversa il dazio sul grano salì a L. 7 e poi 7. 50 in oro, cifra a cui rimase e rimane. Prima di riassumere i danni di questo dazio che furono un' infinità di volte denunciati, e sui quali rimando al recente volume in cui I' on. Giretti riunisce i poderosi elementi raccolti nella sua più che ventenne instancata propaganda pratica e scientifi ca contro questo dazio, riassumo in tabella i più notevoli dazi apparentemente protezionisti su !'Ostri prodotti agricoli : , Grano al quintale Riso con colla semi greggio al quintale 5 7.5o Come salata lardo ecc. al quintale 7.50 Uva fresca al quini. fresca 12 al quint. 12 Asini Vitelli (ciascuno) (ciascuno) 8 5 - 65 Granoturco al quintale I. I 5 Cavalli (ciascuno) 25-40 25 Ovini caprini, Pollame porci al quintale 3 Miele Olio Altri (meno cocd'oliva co, palmo, ricino, arachide). al quint. al quintale IO 24-26 15 Segala Orzo Aranci Avena Limoni al quintale al quintale al quini. 2 4.50 4 Buoi (ciascuno) 38 Burro Muli 10 15 Formaggi Strutto al quintale al quintale al quint. r5 5 Vacche (ciascuna) (ciascuno) 4-10-15 IO V ini JZ-20 Ma <li questi, come ho detto. pochissimi agiscono effettivamente per l' intiero ammontare del dazio : molti o non hanno o hanno limitatissima azione protettiva su qualche ramo e loca_li tà, p~rtico.lare: riso, a.grnmi, _rollarne, formaggi, uva, vini, olio d oliva, m parte carm e bestiame. Di contro sta un cumulo di prodotti agricoli liberi d' ogni dazio, e che quindi assolutamente nulla possono godere dal regime protettivo : entrano esenti : il legname, le pelli, la lana, canapa lino e juta, patate, casta~ne, latte e sua crema,. uova, fiori freschi, legumi, ortaggi freschi, fieno, mandorle e noci, seme bachi e bozzoli, luppolo ecc. Che il dazio pesi per gran parte del suo ammontare sul consumo dei cereali, meno il riso, si deduce facilm ente dal fatto che la produzione interna è tuttora insufficiente a soddisfare il nostro consumo : (migliaia di quintali) : ----------- ------- ------· ---- GRANO GRANOTURCO ORZO -j AVENA SEGALA RISO ~ lmportaz. Esport. Import. Esport. Import. Esport. ~ Jiup. Esp. Impo11, Esport. 14.417.4 13 9 lI.3 17.896.9 7.7 4000.2 35.7 13r4.r 2.9 118.8 0.1 ro3 3 7 3.840 O 37.6 I 483 3 36,4 32.8 O.J 2.I 5·3 5 407.7 75.6 1.763 O r4 5 75.1 O.I O 4 476.0 745,6 890.2 Si noti però che le protezioni sono, sul valore, ben differenti : essendo sul grano circa del 35 % (prezzo estero 22 al Ql.), sul granoturco solo del 6.5 % (prezzi esteri 18-19 al Ql.), orzo e avena del 21 % (prezzi 18-19 al Ql.), segala, del 26.5 % (prezzi 17 al Ql.): pel riso l'esportazione è andata superando in ·modo così enorme le importazioni da annullare gli effetti protettivi. Vediamo ora di riassumere gli elementi essenziali relativi al meccanismo ed agli effetti del protezionismo sulla nostra agricoltura. - 66 A CHI GIOVA IL DAZIO. - Si sente dire spesso che il dazio sui cereali è il compenso delle protezioni industriali per l' «agricoltura>> : l'eufemismo ironico di questo sostantivo generico è facilmente sventato, osservando : 1° Le superfici coltivate a prodotti protetti in confronto di quelli non protetti : nel 1912 si hanno (migliaia di Ea.) : ( 1) nso 145·5 , , inoltre prnduzioni oooEa. uva 4.454.4 oooEa. oooql. fave 597.5J foraggi 243.572 frumento 4·755-4 olive 2.312 6, leguminose 2.350 segala 123.3 orzo,avena 75r.9 7.178 patate 288.2115.899 foglie gelso 10.361 granotur. i.593.5 canapa, lino 94.1 bozzoli 4I7 b arbabiel. 54.0 castagne 652.0 tabacco 69.5 agrumi 114.4 pr. e pas. 7.337.2 In complesso sulla totale superficie agrario-forestale neppure 7.200 mila E a. cioè il 27.27 % eran dedicati a prodotti protetti da dazi efficaci. 20 A quali regioni appartengono ? Grano, meliga barbabietole 1000 Ea. Italia settentrionale I.6II.8 )) centrale I .958.6 )) meridionale e insulare (2) 2.736.9 Riso castagne ugli 1000 Ea. Uve agrumi Bozz oli ulivi (Prod.) 1000 Ea. Foraggi Quintali IOOO 153·3 55 .3 1.360.8 2 .799.6 343.6 57.1 114.621 78.818 30.9 2.720.9 16.5 50.II3 (1) La statistica della superficie agrario-forestale dell' ing. dà: ZATTINI Ettari Totale superficie agrario-forestale 26.396.815,07 seminativi 13.012.IIo,79 prati, pascoli, perm. 7.337.225,47 vigneti, oliveti, frutteti (specializz) 1.404.390,81 » » boschi, castagneti 4.643.087,94 ... (2) Abruzzo, Molise, Campania, Puglie, Basilicata, Calabrie S1c1lia, Sardegna. Secondo la statistica dello ZATTINI, della totale superficie dei compartimenti, son dedicate nel!' Seminativi 0 / 0 Abruzzo-M. Campania Puglie Basilicata Calabrie Sicilia Sardegna Prati pascoli Vigo~ti frutteti olivoti, Boschi castagneti ecc. (specializ ) 53.5 52.7 52.8 43.2 39 64.9 29.7 20.l 4.9 9·5 19.3 28.6 23.8 13.6 59.3 4.7 1 20.6 4.1 6 12 ·4 3.1 15 18:3 3.6 19.4 23.0 3.7 4.8 E quindi evidentemente falso che il dazio sul grano giovi essenzialmente ali' agricoltura merid ionale e ser va a compensarla dei gravami che deve pagare pel protezionismo delle industrie dell' Italia settentrionale e centrale: nella stessa Sicilia su Ea. 2.573.802 di sup. tot. e 1.670.297 di seminativi la superficie a grano, granturco, barbabietole non occupava (1912) che 710 mila Ea. Nella Campania su Ea. 1.626.216 tot. e 857.115 .8 di seminativi, solo 497 mila Ea. ; nelle Puglie, su 1.910.828 Ea. tot. solo 385 .2 mila. Anche in ques te regioni ove In coltura a grano è la più diffusa, essa non copre che una minoranza delle terre coltivate e quindi degli interessi agricoli. 3° A quali e quanti proprietari va? Dai dati raccolti dal Ministero delle finanze nel 1896-7 per un progetto di sgravio e homestead, su circa 5 mi lioni di proprietari di beni rustici paganti imposta, v1 erano : Quota indiv. d' 1mpost;t erariale da L. )) )) » )) )) 0.01 2.01 » 5.)) 10.01 )) 20.- a L. )) )) 2 5 » » IO Num. propriet:ui 2.250.000 1.025.000 614.000 450.000 342 .000 )) )) 20 )) )) 40 » » 40.01 in più 250.000 Questo vuol dire, approssimativamente, che i proprietari di terre non superiori ad un E a. erano tra 3.200 e 3.300 mila : di terra di 1-2 Ea. circa 6 15 .ooo; tra 2 e 4 Ea. circa 450.000 (r). Ora si osservi : a) in questi 4.350.000 p roprietà i terreni a grano non costituiscono, si può dir mai, salvo eccezioni, l'esclusiva cultura : il piccolo e medio proprietario ha quasi sempre piccole p orzioni ad orto, frutteto, pat ate, leguminacee, prati e boschi ecc. secondo le regioni: naturalmente senza contare tutte le piccole proprietà in cui il grano non entr a affatto e che le cifre suesposte ci au torizzano a credere siano la maggior anza. Prendendo una media di Ql. 10-1 r di grano prodotto per Ea. è chiaro che a questa immensa maggioranza il dazio non giova : dato che il proprietario sia egli stesso agricoltore occorrerebbe il prodotto di almeno 2 Ea. coltivati esclusivamente a grano (20-25 Ql.) perchè il dazio possa esser goduto su una dozzina di Ql. : il resto va al mantenimento della famiglia dell'agricoltore e suo, dei servitori e manovali, senza contare che il piccolissimo proprietario spesso ( r) Secondo i più recenti ruoli del 19n gli articoli di ruolo segnerebbero aumento a 6.983.503 : con~e_rvan~o le stesse proporzioni, i proprietari italiani sarebbero sahti è Cll'ca 5.800.000. - 68 - - ,·ende quasi tutto il proprio grano subito, in agosto-ottobre, perchè ha bisogno di danaro, in un'epoca in cui il dazio, per l'abbondanza del disponibile, agisce meno del solito e poi ricompra il grano in gennaio-giugno quando il dazio pesa in tutto il suo ammontare e benefica i grandi proprietari che han conservato il grano ed i molinieri e commercianti che lo hanno imm:lgazzinato. Il dazio non può quindi effettivamente gio\ are che a p:ute dei 600.000 proprietari di terre oltre i 4 Ea. A quale parte ? Ammettendo che le proporzioni di terre a prodotti protetti si conservino uguali in tutte le classi di proprietà, sarebbero solo 164 mila (il 27.3 %) i medi e grandi proprietari che godono dei dazi agrari protettivi per tutto il loro ammontare : ma ciò non è notoriamente: in parecchie regioni la grandissima proprietà è prevalentemente a grano, esempio insigne il latifondo siciliano ( 1 ) . Ma ammettendo anche che vi siano piccolissimi proprietari con le loro terre quasi esclusivamente a cereali, il dazio è quanto di più ripugnante si può imaginare ai correnti sentimenti di giustizia economica e fiscale: dato che «protegga» giustamente le « proprietà agricole» esso ad ogni modo protegge nulla e pochissimo il proprietario più piccolo e bisognoso e va man mano proteggendo proporzionalmente di più quanto più sale l'estensione d_ella _Proprietà a grano. Questo specchietto dà un' idea appross1mat1va della realtà, anche nei casi di piccole proprietà a prevalente cultura cerealicola (si suppone un prodotto medio di IO- I I Ql. per Ea., un consumo annuo di 9- I o QI. di grano per famiglia agricola). nelle proprietà di Yz Ettaro )) 2 4 IO roo 1000 )) )) quanto do vre bbe, secondo git,sti zi'a , proteggere il dazio per la coltivata a grano 200 90 40 15 )) 5 )) O.I )) 0.005 quanto protegge il dazio attuale medio per Euaro a grano in tutto !al netto dal consumo fa. miglia) o 7 44 6 J. 2 71.6 78.03 78.67 o 7 88 244 716.2 7.803.7 78.678.7 . (1) I:a Relazio~e. ~iel.LORENZONI ha dimostrato che della superficie a~ran'.1- della S1c~1a il 4I.3 % è coperta dalla proprietà grande (superiore Ifl: genere a1 200 Ea.) : il 29.7 è di veri latifondi. Nel latifondo notonamente prevale m modo assoluto la cerealicoltura alterna~a al. pasc<?lo. ~<?r. si capisce come il Colajanni di fronte a q uesti fatti non mornd1sca pel carattere antidemocratico del dazio sul grano. 69 - (Il mezzadro va paragonato al piccolo proprietario; il bracciante deve comperare il pane; l'affittuario sconta in tutto o in parte il maggior prezzo del grano nel .fitto pagato pei terreni a grano). Quindi i dazi protettivi agricoli : non proteggono l' « agricoltura » ma una minor parte di essa, anche nel meridionale ; proteggono essenzialmente 100-200 mila grandi e medie proprietà ; per tutte le proprietà il dazio protegge in senso inverso ai primordiali princìpi di giustizia, non giovando al più piccolo e misero proprietario, poco al piccolo, in tutto l'ammontare al grande e grandissimo proprietario. Viceversa il grano è sotto forma di pane e paste consumato da tutti gli agricoltori i quali inoltre pagano anche la protezione all' industria molinaria : protezione di 4 lire al Ql. (di farina di grano) che, benchè sia attualmente attenuata dall'intensa produzione interna, ha pesato notevolmente sui prezzi delle farine sì da consentire un largo sviluppo e cospicui dividendi alle industrie molinatorie ( r ). Il complesso di questo peso sui 3f milioni di consumatori italiani necessaria(r) Per darne un'idea, i dividendi medi furono per una trentina di società di mulini e pastifici : capit. V01's. dividendo (milioni) 0 del cap. / 0 1910 73.5 9.60 19II 73.8 ro.Gy 1912 75 II.31 Per le 12 società maggiori (oltre 1.5 milioni di capitale) con 62 mii. complessivi si ebbero dividendi medi annui (% del capitale versato) : div. 0 /" 1908 7.43 1909 9.69 l0.40 1910 I9II I l 92 1912 12.60 (Quadri costrutti ~ui bilanci dell'1n~uari~ del " Sole " (1913). Che quest' industria possa <;>ramai nnunc1are alla protez10n~ lo si desume, oltrechè dal!' esportazione net~a anche dalle crescenti import~zioni temp_oran~e _di gr~no .J?er ~rnhnare e farne pasta e semole da riesportare m m1gha1a d1 qu111tah : IMPORTAZ!O:NI ESPORTAZIONI farine paste farine paste frumento frumento frumento frumento 19ro 12.2 o.I 587.5 635.3 191 [ 16.4 0.2 663 643.8 1912 30.4 o.8 .599·9 664.2 . L' importazione temporanea fu nel 1912 eh q1. 1,.409.820 eh grano duro (per semole e paste) e Ql. 591.260 (mac111az10ne). - -71 - 70 - mente compresi tutti i lavoratori della terra, contadini, mezzadri, proprietari, lo si può grossolanamente desumere da questo calcolo : il grano prodotto e consumato in I tali a nella media annua del quinquennio 1907-191 r è stato di +8.965.000 Ql. : ded ucendone la media di 5.95r.ooo Ql. per semina ed esportazione e 13.004.000 QI. come consum ati per nutrimento di proprietari e mezzadri fittavoli produttori del grano consumato si ha una media annua di vendite nette di 30.000.000 che, supposta usufruire dell' intiero dazio di 7.50 (1) fa un sovraprezzo annuo di 220 milioni, intascato da una minoranza di grandi e medi produttori di grano (z). COME L'AGRICOLTURA SCONTA I DAZI SUI CEREALI. - Ma oltre al rincaro diretto che il pane, la farina di gran turco, le paste vengono a subire per la maggioranza degli agricol tori, ben altri vasti danni possono indursi per l' economia agricola nazionale dai pochi dazi agrari. E cioè : 10 esagerata estensione delle colture di grano anche su terre meno adatte, ma rese convenienti dal puntello artificiale del dazio, con danno delle culture (pascoli, viti, frutteti, cedui ecc.) più redditizie ove esistesse il regime libero-scambista. Un magistrale lavoro del Valenti ha conf:rmato g~es.ta tesi già espressa dai maggiori agronomi e d a molti econom1st1 : la nostra produzione media per Ea. è una delle più basse del mondo e da proporzioni discrete nella valle padana e nell'Emilia discende a medie inferiori perfino a 5 QL per Ea. (Lazio). L'Einaudi ha calcolato una media di Ql. 14.70 per Ea. ~el!e :egioni di pianura nel biennio 1909-10, di Ql. 10.01 nell: reg10Il1 _d1 collina ; 8.33 in quelle di montagna, notando che l? pianura discende fino alla media di Ql. 9.24 in Sardegna, la collma a Ql. 8.71 (Um~ria) 8.78 (Lazio) 8.24 (Sardegna); la montagna a Ql. 4.88. (Laz10) ~.21 (lyiarche) 7. 16 (Umbria) 7.65 (Sardegna). pe~ Ea. ~1c:ver.sa _s~amo 11 p~ese che produce (perchè coltiva porz10Il1 magg10r_1) d1 pm proporz10nalmente alla superficie totale del paese. Il dazio sul grano non ne è certo l'unica causa · m a una delle maggiori, come può ben dedursi dal costituirè un c~effi. (1) quest'ipotesi è assolu tamex:ite lcg_ittima in quanto salvo gh anni eh eccez10na_l~ <l;bbondanza dci nostn raccolti ed i mesi (agosto-nov~mbr~) che p1~1_ns~nt?no del ~acc?lto, la differenza tra i prezzi del grano nei mercati itaham e quelli cle1 mercati internazionali liberi (Londra) èT generalmen t~ superio~e al d'.1-z~o di _L. 7:·.50 al Ql. (7) ,'fatur~l~ente e _da aggmngers1 11 dazio d1 7. 5 0 incassato dallo Stato sull 1mportaz10nc media di 10.450.000 Ql. ciente che concorre dal 30 al 40 % nei prezzi interni. Ed è ugualmente una delle non minori cause per cu i non si estendono, intensificano, esperimentano n uove colture, quali pascoli e bestiame, frutteti ecc., che potrebbero riuscire anche più produttive del grano in regime di protezione. 2° Checchè ne dica l'on. Colajanni, i pochi dazi agrari, primo quello sul grano, hanno un' incalcolabile importanza politica valendo a trattenere i rappresentanti dei collegi e gruppi agricoli dal!' insorgere contro i dazi industriali che pesano sull'agricoltura : saremo curiosi di sapere come si spiega il fatto del voto cont rario che la maggioranza dei deputati industriali (protetti) ha sempre dato alle proposte riduttrici del dazio sul grano (riduzione che direttamente a loro non può che nettamente giovare) se non coll'oscuro patto stretto coi latifondisti cerealicoli e col terrore che, caduto questo compenso artificiale, tutti i gruppi agrari insorgano contro il protezionismo industriale. Il quale pesa incalcolabilmente sull'agricoltura : anzitutto in quanto consumatrice di prodotti protetti : pane, zucchero, vestiti, strumenti agricoli, altri manufatti di ferro e di legno ecc., trasporti in terra e in mare; e in quanto contribuente, concorrendo a pagare le maggiori spese che il bilancio dello Stato fa per l'esistenza del protezionismo industriale. Ma non meno in quanto produttrice, per queste tre vie principalmente : e1) per i maggiori ostacoli che il nostro protezionismo ha creato e crea da parte di moltissimi mercati esteri alle espor tazioni dei nostri prodotti agricoli ; b) per la riduzione che sul consumo interno determina il rialzo dei prezzi dei pro<lotti protetti, restringendone le poss ibilit~ ; c) indirettamente per la impossibilità al sorgere di industrie interne direttamente acquisitrici ed elaboratrici dei prodotti agricoli. a) Un'i· dea generale degli interessi esportatori dell'agricoltura italiana può aversi dalle cifre di queste esportazioni (milioni di lire) : tanaro vini spiriti 6.9 1907 41 1910 86.f 03 .3 1911 67.2 l0.5 legumi agrumi affini olio oliva 9.2 58.6 I 1.5 66.6 IO 55·+ \frulla secche essenze canapa arancio g ree:gia If.l 46.4 8.6 +8.2 9.7 +9·3 radicbe trecce per paglia spazz. etc. pelli nude 5.6 12.8""'.27.1 8 .3 IO.I 43· 2 10.7 8.5 39· 2 frutta varia conserve pollame secche preparati pomod. UOV3 8.f 16.7 40 1907 10.5 36.1 40.1 47.7 2 3·9 +0.9 1910 14. I 43.7 29·7 60.7 20.5 17 .3 14 191 1 14· 7 60 4o.3 61.2 24.8 28.2 I 3· 5 +2 riso !avor. 20.3 15 .4 22.7 burro formagg. 9.7 l I I I. 4+4 58 62.9 - - 72 - Solo questi gruppi rappresensano oltre 630 milioni nel 191 l, anno di mediocri raccolti. Lo spazio ,-ieta di dare una minuta documentazione di quanto le nostre esportazioni agricole abbiano sofferto per le condizioni doganali fatte in corrispondenza ai nostri dazi protettivi : la storia delle nostre relazioni commerciali colla Francia, coll'Austria, colla Germania, colla Svizzera è tutta una collana d'episodi in cui gli interessi della nostra agricoltura esportatrice furono ripetutamente posposti agli interessi dci vari gruppi protetti. Una delle massime preoccupazioni delle trattative pel r9r7 dovrà essere l'assicurazione di più ampi e sicuri sbocchi alle nostre esportazioni agricole, sia pure compensate da riduzioni di dazi industriali ed anche agricoli nostri : basti pensare alle riduzioni di dazi che potremmo assicurarci per gli agrumi, le sete in Russia diminuendo il dazio sul grano; su moltissimi nostri prodotti agricoli, specie frutta ed alcuni vini in Germania, riducendo le scandalose protezioni siderurgiche, su strumenti scientifici, lavorati di gomma ecc., in !svizzera specie ai nostri ,•ini, con riduzioni su tessuti di seta e lino, categorie di macchine, colori dcri\·ati dal catrame, ecc. (ved. M. TROMBVITA, L' agricoltura ed i trattati di commercio, Riposto, 1913) ; ai nostri vini, olio d'oliva, risi, formaggi in Argentina contro riduzione del dazio sul grano, carni fresche, semi. I nostri migliori clienti di prodotti agricoli sono i seguenti paesi che importarono nel 191 r per milioni di lire di : ,; ., :g :> .:: o .2 ·:;. o - - -- - Argentina. Svizzera. Brasile Germania. Stati Uniti Francia. Inghilterra Austria-Uni;. 16.6 14.4 7·5 4.5 4-5 2.8 - - Vl 6.o I0.8 2.1 0.9 - - I.3 o.si 20.6 6.3 2.9 2.7 I ·u.g N -- ~.2 ~ ~" U..Q ~~o W~E ·--~ ::::: ., " -g"~ "' N -.;- ~- r.8 03 2.51 3.7 2.11 5.8 2 .,, " ., o.. ~ -~ ''5.. I o o ,. ';j ~ i I.2 11-' 3.2 0.7 1 9.6 4.9 12.0 o 34 9 I 1 O.I 5.6 48 o· ~::I 57 5.0 10 2 I 13 2 36.8 l0.5 21.61 2.4 J.6. 76 9·4 15.3 1 15.7 23 8 0.7 9.1 9.6 2.5 l 5 27.7 I 02 40 54 . _b) La riduzioi:e pro~otta sui. consumi mterni dei prodotti agnco!t, non protett~ dal _nal:o dei prezzi dei consumi pro tetti non puo essere precisata m cifre, essendo evidentemente in fun- 73 - zione di molti elementi: redditi goduti dai cittadini, prezzi degli altri consumi, imposte, ecc. La si può genericamente desumere dal fatto che molti prodotti agricoli costituiscono consumi non assolutamente indispensabili, ma facilmente sviluppabili, ove le quote di reddito della maggioranza, disponibili, fossero maggiori : frutta, carni, vini, olio, pollame, uova e formaggi, ecc. : tenendo particolare conto delle riduzioni di consumo interno determinate su singole categorie di prodotti dai maggiori prezzi per le protezioni ad industrie che li elaborano : legname, piante tessili, lane, pelli, frutta (da giulebbarsi), olii, agrumi ( 1) ecc. c) Anche i danni derivanti alla produzione agricola per le difficoltà maggiori o limpossibilità economica del sorgere di industrie utilizza rrici di prodotti agricoli si possono facilmente intuire se si pensa alle industrie di conserve e frutta ginlebbate, di latte condensato; creme e dolci che la protezione oltrechè la tassa di fabbricazione sullo zucchero impedisce o soffoca ; i costi maggiori ( 1) Per es. dal limone si estrae l'agro cotto e successivamente il citrato di calcio, da cui estrae l'acido citrico. Noi abbiamo produttori di agro cotto e citrato di calcio, che esportano in notevole misura; ma tentano con accordi internazionali d'impedire il sorgere di fabbriche su vasta scala di acido citrico, che malgrado un dazio di 50 lire al Ql. oggi è quasi tutto importato dall'estero (specie Inghilterra e Francia) ove noi mandiamo il citrato e l'agro cotto da trasformare, perchè i nostri fabbricanti cli agro cotto e citrato (protetto con L. IO al Ql.) hanno l'idea di vendere questi loro prodotti a prezzi cli monopolio ai fabbricanti esteri di acido citrico : e chi ci perde natnralmente sono i consumatori dell'acido ed i produttori di limoni. D'altra parte i produttori d'olio ri'oliva benchè non temano la concorrenza di oli d'oliva, s1 son fatti assicurare contro gli oli di sesamo, arachide, cotone, con dazi d' importazione di 24 lire al QL Questo dazio ha danneggiaJ·o le industrie saponarie le quali però godono di protezioni di L. 7 al QL pei saponi comuni; 35 pei profumati; 60 per saponi alla glicerina (12-42 % del valore). Agitandosi i saponieri hanno fatto ridurre il dazio sull'olio d'arachide denaturato per impiego nella produzione saponiera a L 4 al Ql. compensato dal ribasso a L. 7 al Ql. del dazio su certi saponi profumati (L. 45) : ora essi si lamentano (Sole , n. 260, 1913) che la protezione olivaria impedisca l' importazione di oli grassi necessari e che il denaturante imposto per l'olio d'arachide sia "irrazionale all'uso industriale e vessatorie molte disposizioni del relativo decreto : e fin quì fanno benissimo; ma viceversa essi si lamentano della riduzione del dazio protettivo su alcune pezzature profumate e relativa inondazione dei prodotti esteri; e fanno malissimo, contraddicendo a quegli stessi p1incipi per cui giustamente invocano la libera introduzione delle materie prime a loro necessarie. - 7-1- - di cui il protezionismo carica I' industria della seta, la conserva di pomodoro, danneggiata dalla protezione alle bande stagnate di cui son fatti i suoi barattoli, ecc. LE RIPERCUSSIONI SULLE INDUSTRIE LIBERE, SUI SALARI, STIPENDI, ECC. - Dalla rapida scorsa fatta sui rami principali della nostra struttura protezionista, può approssimativamente intuirsi quale vasta ripercussione negativa abbia su tutta l'economia it~liana e sui gruppi di tutti i produttori non protetti ma consumatori di prodotti protetti, il regime instaurato nel 1878-87: il fatto che il flusso totale dei redditi e della ricchezza, le produzioni industriali ed agricole anche non protette, sono in varia misura cresciuti in questo trentennio di politica protezionista, ben poco prova : il problema essendo se, dato un periodo di incremento generale delle attività economiche come è stato l'ultimo quindicennio, la politica protezionista non abbia rallentato e diminuito il progresso che - date le condizioni politiche, demografiche, tecnico-intellettuali del paese in questo periodo - si sarebbe potuto altrimenti raggiungere. Che vi siano vaste produzioni e gruppi di cittadil)i che nulla godono dal protezionismo attuale, credo nessuno possa negare. Lasceremo da parte tutti i proprietari agricoli, i mezzadri, i contadini e braccianti ecc. occupati e interessati in rami di produzione agricola ?on pr~tetta'. avendovi testè accennato. Ma anche nel puro campo mdustnale v1 sono larghissimi gruppi produttivi che la miglior volontà protezionista del mondo deve riconoscere nulla goda e tutto soffra dalla protezione alle industrie che abbiamo consid.erat~. Prim.o tra .q uesti gruppi è quello della seta, questa massima mdustna naz10nale che non ha fatto che pagare il fìo ( 1) della politica protezionista dal 1887 in poi sotto forma di chius1:1re. (Fran.cia) ed ostacoli dei mercati esteri importatori ; magg1on .Pr~zzi delle macchine, strumenti usati o altre materie prime (filati d1 cotone nei lavorati misti); maggiori salari agli operai. (1) Alcu1.1i d~zi di '!f-Scita ~ui ca~ca!ni (L. 8.80 e I~ al Ql. se greggi; s~ pettmati) assieme ai dazi d1 ~~trata ~li L ..10 (pettinati) e ,,o (fil~ti l .hanno favorito un ramo cle!l mdustna senca (cardatori e :-· 20 filatori ~i c~scami) da~meggiando tut~i gli ~Itri, specie i tessitori (pcl da~10 ~I en~rata sui c~scanu) ed i fil~nd1cri, torcitori e semai (pel gaz~o ~1 usc1ta) : essenz1al?'lente se n0 giova una società italiana : "la. ~ocieta per la filatura dei cascami di seta>>. Vi sono bensì altri <laz1 su. la:vorati serici e misti : ma essi, o sono affatto inefficaci trattandosi cli prodotti enormemente esoocranti al consumo nazionale, o proteggono solo apparentemente i lavorati di seta, corrispondendo a - 75 L' industria della seta presentava nella statistica industriale del 1903, 2.162 stabilimenti con 191.654 operai; nel 1909 gli stabilimenti si calcolano a 2413 con 232,549 operai, ottenenti circa 75 milioni di salari. La produzione di soli filati nel decennio 1902-1 I ha una media annua di Kg. 5.415.000, i quali ai prezzi medi del decennio (massimi 50.50, min. 42.40) rappresentano un valore tra miliardi 2.3 e 2.8 all'anno. E corrispondentemente a questo prodigioso sviluppo, ottenuto non senza crisi e sacrifici, malgrado e contro gli ostacoli ed i costi creati dal protezionismo I' industria serica presenta una esportazione netta sempre maggiore, l' importazione di seta e seterie essendo di 105 mil. di lire media quinquennio 1885-9 e 318 mil. l'esportazione; 128 mil. limportazione e 383 l'esportazione media nel quinquennio 1895-9; 218 mii. l'importazione, 6u l'esportazione media quinquennio 1905-9: e ancora negli ultimi anni influenzati dalla crisi abbiamo (mil. di lire) : Importaz. tot. tor. JmpOrtt't.1. (nette dki bozzoli) Eciportazioni (nette dai bozzoli) 210 168.3 551.7 206.9 155.6 475.5 1 94·5 148.1 529.1 In quest' ultima cifra (oltre il 22 % delle nostre totali esportazioni) le porzioni maggiori son costituite dalla seta tratta greggia (mii. 373.6), dai tessuti (neri, colorati, graticolati : mil. 67), cascami (tot. 43.5), tessuti misti (16.7). Non è un blocco di puri e roncreti interessi liberisti questo in quanto come produttore e come consumatore non potrebbe non avvantaggiarsi larghissimamente da una generale revisione in senso liberale del nostro regime doganale ? Abbiamo già accennato ai danni che sull' industria meccanica produce il· protezionismo siderurgico e metallu rgico : a questi sono da aggiungersi tutti i danni degli altri rami protetti, il rialzo dei salari, ecc. L' industria delle automobili, coraggiosamente risanatasi dopo la crisi del 1907, non deve dazi sulle materie prime impiegate (mi:sti, tessuti). Il rappresentan.te della maggior fabbrica di passamanena ha affermato alla Corr.imissione d'inchiesta serica che sarebbe pronto per suo conto a nnunciare a qualsiasi protezione daziaria, riuando gli foss~ assicurata in cambio la libertà assoluta nell'acquisto della matena pnma .(ved. Associazione serica e bacologica del Piemonte : La seta e la re1.'isione aez regime dog. it. 1 9 10., Ragg. 44 ). s~ ".i è qual~hc. ran:o che g?d~ in parte i dazi apparenti e nelle ul~enon l.avora.z10m dei lavorati d1 seta (ricami, ccc.) fuori della vera mdustna senca. usufruir molto dei dazi protettivi da 200 a 600 lire la vettura sia se si t ien conto dei dazi sulle m aterie prime, sia del fa t to che la sua produzione è t ale che l'esportazione supera il consu mo nazionale annuo : 1909 (1908-9) 1 g 10 (1 909- 10) 19 1l (19 10-1 r) a l consumo inte rno automobili 947 1016 2232 2158 2120 29 18 esportf\le aut. impo rtate 32 7 398 686 e viceversa a nch'essa soffrire le protezioni sulle ma terie prime, sui consumi de' suoi operai, le ridll7ioni di potenza acquisitiva di questo consumo di lusso determ inate dal ~rotezionismo . Altro ramo importantissimo ed in via di crescente sviluppo, che - ~nora almeno - non gode di protezioni dogana li, è. quello. ?e~le .m d ustrie ell'ttriche, industria cui si elevano tantt poetici mm, m a sulla quale, come su tut te le produzioni sane e libere, si fan cadere i favori ai gruppi protet ti: essa ave:-'a .nel 19 n -2, 853 3 opifici : gli tttowatora tassati salirono da miliom 186.8 nel 1897-8 a mil. 321.9 nel 1900-1 ; 62I. 5 nel 1904-5; I.1 64.9 nel 1908-9 ; 1.649,7 nel 19 n-2 : e si notino gli aggrav~ spe~ifici eh~ c:i.uest~ produzione ed il suo consumo soffrono per i dazi p rotettivi sugli elementi essenziali alla loro produzione e consumo (trasformatori, dinamo, fili, lampade) . P arecchi rami importantissim i. ~elle nostre industrie estrattive e minerarie si trovano nella cond1z10ne di non poter goder nu lla dal regime doganale protettivo o perchè esenti da dazio (zolfo, zinco, marmo) o perch è il dazio non agisce, la produzione interna superando il consumo interno e presentando un'esportazione netta (mercurio, antimonio) : le produzioni annue di questi rami ('ooo Ql.) è stato : zo l fo 1907 l9IO 19 14 27.877.6 28. 155 .1 26.827.6 esportaz. zolfo produzione e:~;::~· ' m l'd'·r o l greggio t. 1 1r e q'. zinco mercurio R. ntim . 1.605 .1 765.6 87 1. 2 169.4 I .463 24·4 199·9 I. 397· I 978 I n complesso il valore complessivo delle produzioni di ques ti gruppi nel 19 1I fu di milioni di lire I I 4 : gli operai impiegativi (marmo escluso) oltre 31 m ila. Un altro importante e diffuso ramo al quale poco o nu lla i dazi servono in senso veramente protettivo, in qua nto per molti prodotti le esportazioni uguagliano e superano le importazioni, è l'industria delle )ornaci com pren3.985.8 3.763.8 54.5 61 77 - dente nel 191 I circa 1 I. 490 fornaci attive e 99.3 50 operai. Numerosissimo gruppo di produttori, interessante molte regioni italiane, che non gode di protezioni doganali è quello .dei pescatori, sia di pesce e tonno, che di spugne e corallo : pesci, spugne, corallo greggio (freschi) sono esenti da dazi ; quest' industria comprendeva nel 1907 106.570 yescatori .c.om_rle~si:vame~t~ con una produzione denunciata di circa 23 m.thom ?i lire ~altt1 nel 1900 a 1I 6 .320 pescato ri con una produzione d1 29 mil.: ma senza dubbi queste cifre raccolte dalle C~pitan~rie e Uffici di ~orto sono di molto inferiori alle vere : tutti questi, generalmente p!Ccolissimi, produttori, devono pagare dazi protettivi sugli arnesi,. strumenti reti, ecc., che adoperano, barche e tonnare (o loro parti) ecc. Infin;, per trascurar tutti gli al~ri, tre gruppi P?de.rosi di industri: non protette e pur caricate duettame~te o mdu_-ena~ent e dei costi del protezionismo sono : le ferrovie e tramv1e private, che, escluse le urbane salivano da Km. 7.349 in esercizio nel 1906 a 9.023 in eserc. nel 1912 d~ cui 3.8.56 ferrovie (oltre 9 26 K m. !n costruzione) e 5.003 Km. d1 tramv1e extraurbane non sovvenzionate dallo Stato (1) con un valor-capitale approssimativo di miliardi I. 4; le industrie assicuratrici, di cui l'Annuario del« Sole» riferiva i capitali versati per 31 imprese nel 1912 a 54 mii., più 227 milioni di riserve ; l' industria bancaria che solo per una parte delle sue operazioni e dei suoi interessi può asser legata e dipendente dagli interessi di gruppi protetti e_ che rappresentava nel I 912, in milioni di lire : dF~~~[;;à ~~~~~;i Rise r ve I stituti di credito 8 680 145· 3 B anche in Anonima II8 78 1.4 I 66.6 Banche Popolari 284 98.4 67.8 I principali altri gruppi di cittadini che in gener~ null~ godono dal regime :protettivo e ':'ic~v:ersa lo scontano nei prezzi dei consumi protetti, nelle magg10n imposte e tasse, ecc. so?o _: ro gli operai impiegati in tu tte le indus trie e produz1om (1) ]~vero che lo Stato bé!: sovvenZ:ionato ~a rte .cli queste li~ee con sovvenzioni fino ad un massimo nommale pnma di 5000 L. ch1 lometriche poi 8, poi 10 .00? : e sono il ~rimo a. ricono_scere che. anch~ in questo ramo sian sorte imprese per mt_eress1, scopi e favon locali e personali. ì\Ia noterò che PC!:rte delle lmee non è affa_tto. o lo è lll piccola misura, stata sovve~zi?nata; che al.le ~ov.ve~z1om lo Stat~ ha fatto corrispondere onen, un poste, obbhgh1 d1 frnnte al perso nale tali da annullare se non superare talora - come la legge 14 l uglio 1912 - gli utili delle sovvenzioni. (rammentate e non) non favorite dal regime protettivo o perchè i prodotti non godono dazi, o perchè i dazi apparenti non agiscono effettivamente. 2° le classi di commercianti, esercenti droghieri, viaggiatori di commercio, tutti gli intermediari tra i produttori ed i consumatori : il loro interesse è direttamente contrastante quello dei produttori protetti perchè essi hanno bisogno massimo di libertà, che i prezzi siano il più possibile bassi ed elastico quindi il consumo, perchè quanto minore è il cos to di produzione per loro e quindi il prezzo e maggiori le possibilità del consumo, tanto maggiori sono gli affari ch e possono compiere. 3° tutte le classi di impiegati dello Stato, enti locali, morali, imprese provate non protette, i pensionati, i <e rentiers » che vivono su rendite dello Stato, obbligazioni ferroviarie, comunali ere. : essi nulla godono della protezione; viceversa hanno dei redditi fissi che il rincaro prodotto dal protezionismo sui consumi che anch' essi fanno non può non defalcare continuamente. 4° Analogamente, tutti i professionisti, avvocati, professori, medici, ingegneri liberi : è solo in via particolare che posson essere lega.ti (~vvocati o ingegneri di imprese protette) ai gruppi protetti. D1 fronte a queste maggioranze di individui, di capitali di int~re~si yreci~i ed evidenti, come si può dire, come dicono i protez10nist1, che 11 «consumatore» non esiste e che chi da una parte chi dall'altra, quasi tutti sono protetti? Tutti ~oloro (produttori'. capi.talisti, operai, in:1piegati) che abbiam visto non essere protetti da nessun daz10, devono pure consumare sia per vivere (pane. zucchero, vestiti, oggetti lavorati di ferro e legno, ecc.) sia per produrre e quindi, fatalmente, pagare in una via o nell'altra la protezione ed il miglioramento delle produzioni pro~et~e. ~ d~re un' idea di questa ripercussione dei dazi protettivi Jtaliam sui cons?m~ più guo.tidiani, riporterò questa tabella parago~a.nte. p:ezz1 d1 consumi nel 1912 (al Kg.) in Italia ed in paesi libenst1 o meno di noi protezionisti : pane farina zucchero lardo burro patate latte (litro) bue maiale 1a qual. )) )) )) )) )) )) )) » ln~h1lterra Belgio Svizzera Italia 0.27 0.27 o.45 I.75 2.80 O.IO O. IO 1.70 i.40 0.24 0.24 0.70 1.75 2.80 0.08 O.IO 1.50 1.80 0.30 o.35 0.70 J.80 2·95 O.IO O.IO 1.50 r.80 o.45 0.50 1.50 2.25 3.75 O.I5 0.30 2.2.- 79 - Come questi più alti prezzi che se non sono in prodotto esclusivo del protezionismo, lo hanno tra le loro cause principali, persino sui salari effettivi delle nostra maggioranze può desumersi da questi indici costrutti con mirabile ricchezza di dati e pazienza dall' illustre economista triestino Mario Alberti sulle medie dei prezzi, salari e consumi I875-191 I, ponendo le cifre del1' Inghilterra = IOO. indie~ pr~ui viveri Inghilterra Stati Uniti Belgio Germania Francia Italia 100 138 89 II8 II8 159 costo totale vita salari 100 152 94 119 II4 148 100 230 63 83 75 67 rnpporto tra salari e prezzi viveri I.- r.66 o.7I 0.70 0.63 o.43 L'ultima colonna dà un' idea delle differenze che il protezionismo concorre a recare nei prezzi dei consumi elementari e nelle sue influenze sui salari : l' Italia è, tra questi paesi, quello in cui il rapporto tra salari e prezzi dei consumi è peggiore. Come si può spiegare quest'infinita acquiescenza e rassegnazione della enorme maggioranza· dei più diversi gruppi economici verso il privilegio economico di gruppi relativamente piccoli eh' essa deve pagare di sua tasca ? Anzitutto la mancanza oenerale di percezione del fatto: lo spostamento di ricchezza o~erato dal protezionismo non è capito che da un' infima minoranza di quelli che lo soffrono. Poi la timidezza, il timore di parer egoisti contro i sacrosanti diritti dei produttori nazionali, uno dei più malvagi eufemismi inventati per terrorizzare quelli che pagano; l'assoluta disorganizzazione ed eterogeneità dei gruppi che pagano. Da una parte e' è una minoranza che sa ben chiaro quello che deve fare e quello che può guadagnare dall'esser protetta : dall'altra una maggioranza disgregata, che paga ciascuno pe~ conto suo, a spiccioli, mentre gli altri intascano a somme, e per lo più paga senza saper di pagare un simile favore. Quest' incoscienza e disgregazione della maggioranza consumatrice è un fatto indiscutibile; ma l'ammetterlo non significa, come piace dire ai protezionisti, che la maggioranza non esista. - - 80 - IV. Il problema doganale e la vita nazionale. Abbiam già detto eh' è sommamente empirico ed erroneo considerare il movimento generale della vita economica e della ricchezza di un paese come esclusivo effetto della politica doganale : il che serve sovratutto a quei groo;solani protezionisti che attribuiscono il nostro miglioramento economico dell' ultimo quindicennio alla tariffa del I887. Ma per quanto si tenga conto degli altri molteplici elementi influenti non è senza significato il confronto tra il movimento della ricchezza totale e media di un paese libero-scambista e quello dell'Italia nel periodo dell'instaurazione ed azione del regime protezionista. Ricchezza totale R. Unito (mii. di sterline) 1875 (Giffen) 1885 )) 1909 (Hirst) 8.548 10.037 13 .2oc Ricchezza totale Italia (mii. di lire) 45 .450. 1 54.643.3 54.699.7 50.939.3 56 circrt 63-4 >> (1875-9) Sensini (1885-9) )) (1890-5) )) (1895-900) )) (1902-3 met. Princivalle (1908-9) » >l Dal 1875 al 1909 la ricchezza inglese assoluta è aumentata d~ oltre 163 % : la ricchezza italiana assoluta è aumentata meno di 140 % : malgrado adunque l'enorme superiorità relativa ed assoluta dellrt ricchezza inglese di trentacinque anni fa, sull'italiana. Quest'ultima presenta nell' immediato decennio successivo all' instaurazione del protezionismo un arresto ed una visibile riduzione (1890-1900) di cui non si hanno segni nella ricchezza inglese, e tenuto conto del movimento complessivo nel trentennio, un incremento inferiore a quello della ricchezza inglese nello stesso periodo. Ma la saldezza della costituzione economica creata dal protezionismo è pure stata recentemente controllata dalla crisi generale del 1907: mentre la sua liquidazione è avvenuta rapida e senza strascichi nelle economie inglese, germanica. americana, l'Italia non ha ancora liquidata la depressione industriale che continua grave per parecchie importanti industrie: l'industria 81 - coto111era, la lamiera, le edilizie, I' industria vetraria, quella dell'oreficeria, della birra, rami delle distillerie,_ ecc. ancora nel 19r2 soffrono di un profondo disagio dovuto .sia ~ s?vrai:iroduzioni precedenti, sia ad altre cause concorrenti_. S,UI bila~ci delle società del 1912 ho calcolato che oltre 560 soci~t.a co~ circa 8~4 milioni di capitali versati hanno chiuso con dividendi zero o in perdita ed il disagio ~on .è ca~ua~e a. quest'~n~o P?ichè ci.re.a +oo società con 564 mil. d1 capitali chiudono 1 bilanci con dividendo zero o in perdita da 3, o, 4 esercizi, compreso o anche escluso il r9r2. E il disagio s'è riflesso in un ri.ncrudimento dell'emigrazione complessiva salita da 486.674 em1g. nel 1908 (236.573 per paesi transoceanici) a 65r.475 nel 19 1 ~ (402.779 per paesi tr~n soceanici) e 708.669 nel 1912 (397.995 id.). _La imme_n~a maggioranz.a di questi emigrati è data dai gruppi pr?dutt1_v1. non protetti, i quali dimostrano così di pagar~ 1~ al_tn modi il fio delle depressioni determinate sulle produz1on1 libere dal protezionismo : media 1907-191 r % : agricoltori, contadini )2.6 operai ind. edilizie, lateriz! i 1.9 id. costruzioni, lavori sterro 30.4 commercianti, esercenti, artisti, professionisti, domestici 5.6 PROTEZIO:NISMO E QUESTIONE MERIDIONALE. La breve diagnosi fatta sui principali rami delle produzioni protette, dice approssimativ~ment_e il dani:o ~he l_a nostra. politic~ doganale ha fatto, nei r~spetti del~a .d1stn ?u~10n~ regi~nale ~t produttori e consumaton, alle reg10.'11 meridionali. ed msulan: T":\ di cognizione elementare. come la_ immensa ma9g1or~nza degh interessi industriali protetti appartiene tutta ali Italia settentrionale e centrale : industrie siderurgiche, zuccheriere, metallurgiche, tessili, cartarie, ecc., . hanno la i:iassi:na p~rte cìei loro stabilimenti e sovratutto dei loro propnetan al d1 sopra della provincia di Campobas~o. Viceversa nella pro~uz_ione meridionale, essenzialmente agricola, prevalgono produz.~0111 nulla affatto protette : vini, agr~1mi, fru:t?, mandorle, nocciuole,' zolfo ec.c . tra i pochi prodorn protetti 11 grano che (esclus~ _I A.bn_i7.zo) rn fondo non copre che E.a. 2.310. ~oo su oltre 11 .m1lion1 d1 superficie tomie; anche aggrnngendo t +23.000 ~;:i. d1 isr.anoturco non abbiamo il 26 O/ di terre meridionali e 1nsulan rnteressate al regime protettivi attuale. Ciò posto, il meridionale ha dop1~ia<i - 82 - mente pagato il protezionismo del Nord : lo ha pagato come consumatore, in quanto benchè pri\'o di grande produzicme industriale ha pur, dal 1887 in poi, dovuto consumare vestiti di cotone e lana, zucchero, cuoio, prodotti siderurgico-metallurgici, macchine, carta, strumenti agricoli, navi e perfino grano per s:ie industrie di paste e farine, e pagar le maggiori imposte nch1este dalle maggiori spese del protezionismo : l'on. Colajanni tutti questi sopraprezzi sacrosantamente sborsati dal sud dove l~ m_ett~ ? Inutile osserv:are come debba essere sta to più deleteno l~ nncaro prodotto pei consumatori del sud, in quanto di n:oln gruppi di prodotti protetti essi avevano bisogno essenziale per quel rinnovamento e quella lenta ricostruzione industriale, cui s'innalzano commoventi inni in parlamento, ma a patto che risulti un ottimo modo di smerciare nel sud i pro~otti protetti del nord : nulla di più grottesco di questo procedimento, che esalta gli scopi e allontana i mezzi, rincarando tutti o quasi gli elementi indispensabili del rinnuovamento industriale. Come produttore il sud ha dovuto scontare sui mercati esteri le rappresaglie della politica protezionista imposta dagli industriali : la rottura delle relazioni commerciali colla Francia le conse. ' guenze 1m~ediate della tariffa 1887 furono colpi troppo tragici e clamorosi all'economia meridionale per dover esser ricordati : e se qualche miglioramento fu portato dai trattati del .892 e del. 1.904-7, se una parte degli agricoltori del sud si è convertita agli rnteressi protezionisti, sostituendo spesso irrazionalmente la cul~ur~ a gra.no a quelle precedenti prive di protezione, non si puo dir~ eh.e il fondamentale contrasto d'interessi tra il sud agric?lo ~ lt.bensta, ed i gruppi agricolo-industriali protetti del nord sia e.Itmi:iato. Quello che il meridionale ha guadagnato nel trentennio. d1 protezionismo lo mostra questo ben diverso andamento della ricchezza nel nord e nel sud, secondo le indagini del Sensini : 1: Ricchezz a It. selt. totale per ab. (ruilioni) I879-83 l884-9 1889-94 l894-9 r899-901 23.930 25.830 25.770 24.780 27.360 Ricche?.7.<i t01a)e (lire} (m1lion1 2288 2361 2299 2164 2316 rr.890 13.490 13.900 J 1.720 12.830 li merid. Sa.rilegn~ Il. ccnt. per llb. (lire) R1cr:hezzit totale per -.b. tota.le (milioni) (ltrcl (milioni) 1747 1891 1939 1625 1620 12.590 14.620 14.420 14.270 12.900 1198 1315 1257 l2II ro79 0.620 0.630 0.650 o .6ro 0.650 . La depressione dei valori capitali meridionali continua dopo il 1887' fino a quest' u lt"imo d ecenmo · ·m cui· 1· nsparm1 · · d egli· erm· granti hanno, con le cresciute domande di terre, rialzati in più luoghi i loro prezzi, è in parte indubbiamente dovuta alla depressione dei valori delle terre in seguito agli avvenimenti della oolit.ic.a dogana!~ i~staurata nel 1887. Lungi dal voler isolare nella· poltttca protezwnista tutte le cause del fenomeno, non possi:tmo però non aggiungere il dato dell'emigrazione, cui il sud è andato contribuendo in misura sempre maggiore e nella forma più grave la transoceanica (1) : e se l'emigrazione ha giovato all'econo~ mia meridionale, non è men vero che l'emigrazione è stata ed è tuttora uno degli indici più evidenti della povertà capitalistica della mancanza e difficoltà degli investimenti produttivi, scars~ domanda rimunerativa di lavoro delle regioni in cui si verifica. La questione meridionale è certo una questione complessa : alla politica. doganale. che h~ favorito grur:pi del nord e danneggiato a magg10ranza di quelli del sud, cornsponde tutta una politica fiscale ed economica dello Stato, che, a parità di prelievo di ricchezza nel Mezzogiorno e nel settentrione, ha, per le scuole i la.vori pu bbli~i : , bonifiche, la legislazione s?ciale, speso prop~r uonalmentc di p1u nel nord che nel sud. Ma rn ambedue i rispetti il procc>dimento è identico : la rappresentanza meridionale ha avuto l'offa di qualche provvedimento e leggina speciale, che ha favorito un gruppo od una provincia, tacitato più vive proteste o temporanei reclami e continuata la sperequazione per le maggioranze. Ed alle leggi speciali per la Basilicata, per Napoli per la Sardegna, all'acquedotto pugliese, alle poche diecine d{ milioni di mutui agricoli a buon mercato corrisposero per le produzioni danneggiate dalla politica protezionista, il dazio sul grano ed i cerotti del consorzio solfifero, le camere agrumarie e simili. Intanto i governi han continuato a tenersi ligia l'enorme mao-gioranza dei deputati meridionali col favoritismo elettorale e l'~ largizione di qualche ferrovia, strada o porto troppo spesso più produttivo per qualche cricchetta locale che per l'intiera regione. IL PROBLEMA DOGANALE ED I BISOGNI FISCALI DELLO STATO. - Obiezione frequentissima ed ostacolo concreto ootente a riforme liberiste è l'improvvisa mancanza di più o 'meno forti cespiti che deriverebbe dalla riduzione o soppressione di dazi che, benchè protettiz•i per prodotti privati, (r) Nel r9rr SLl un totale di 533.844 ben 17t.423 cran meridionali ccl insulari (Abruzzo escluso) : di questi 155 mila circa per paesi transoceanici su un totale di 263 mila. - 8-t- - rendono anche alle casse dello Stato pel dazio pagato sulle quantità importate dall'estero . Ed una certa importanza almeno apparente l'obiezione ha : è chiaro che se da oggi a domani lo Stato sopprime i dazi sul grano e grano-turco che nel quinquennio 1907-11 hanno dato assieme un provento annuo medio di circa IIS mil. esso si trova mancare improvvisamente questo cespite non indifferente : certo questa preoccupazione influisce sulle buone intenzioni di qualche ministro e gruppo. Ma l' importanza dell'obiezione è puramente apparente : del danno diretto ed immediato che le finanze dello Stato possono subire per riforme liberiste, i gruppi governanti vengono compensati e-on economie e possibilità che superano enormemente questo danno. Per queste ragioni essenzialmente: !\nzi tutto non è da esagerarsi questo eventuale danno : il provento totale medio di t~~tt~ i dazi doganali (anche quelli puramente fiscali) e diritti marittimi !u, pe~ anno,. nel 1 902-!~12 di circa 300 mii. (il 14.88 °~ dei proventi medi annui complessivi dello Stato). :Ma po1chè di questi una porzione note'.'ole è sta'.a pagata su prodotti non protetti o quasi (cotone g~·eggio, petro~10 : la protezione di questo ora avviene con.premi, .e~c.) ~alcohamo sui 200 milioni il provento d~i puri dazi protettivi, cm lo Stato dovrebbe rinunciare con una politica li?erista. S'aggiun?a. che i dazi protezionisti sono dal punto di ';i~ta fiscale pessimi strumenti, perchè mettono in contrast~ 1 m.teres_se de~)~ fi~a~ze dello Stato con quelli delle produzioni nazionali : cosi il mmistro delle finanze è lieto in un'annata scarsa di grano perchè il dazio gitta molto dov<>ndo i consumatori acquistare ~i più all'este~o, e allora pi~ngono i produttori senza :ac_colto ed. i consui:iaton per gli a~ti prezzi; e viceversa quand~ ~l i ac~olt~ mterno e abbondante, s1 preoccupa il ministro perche il dazi~ gitta poco. a~lo Stat? (r). M~ di fronte a quest'entrata alento11.a e spesso irntan.te, .11 protezionismo costa allo Stato, per altre vie,. somme eno~m1'. c10è : a) premi più 0 meno larvati ai P.r~dutton (cost:utton di navi, produttori di petrolio, siderurgici, vendendo il ferro a o.50 la Tonn. ecc.); b) sovraprezzi di(r)cl. Dimoclochè quand , · p1otethvo · · · la sua fun0 1·1 d az10 .. . . compie zione: 1 ass1curare a1 produttori interni il mercato nazionale, le finanze dello Stato restano all'asciutto cl · · d l d · quasi · e questo è a t e1 proventi e az!O o t : lt .· d . ppun ?-vvenuto pei dazi sullo zucchero, sulla ~~~~~ a,,.i~~atoazi, per e~. sui lavorati di cotone, lana, farine, ecc. d~ll' ind~stria. progress1va1nent.e meno all0 Stato, collo svolgersi ° - 85 - rettamente da esso pagati sui consumi che fa : in prodotti met allurgici e meccanici necessari all'esercito ed alla marina, forniture di cuoio ed affini, materiali per opere pubbliche, ferrovie, ecc. tessuti pei soldati, pane ed altri cibi pei soldati ecc. c) aumento di stipendi e salari a impiegati e salariati dello Stato in conseguenza del maggior « costo della vita n derivante dal protezionismo, anche se non per il suo intiero ammontare: questi tre gruppi di spese sono dati concreti e determinabili con un'accurata considerazione delle diverse spese dello Stato. Ma un altro gruppo di danni per lo Stato dal lato fiscale, più imprecisabile ma assai più vasto, deriva dall' attuale regime per la minore elasticità della massa contribuente che oltre alle enormi spese dello Stato deve sovvenire con una serie poderosa di tributi alle produzioni private : abbiamo visto che accanto al dazio di r-2 mii. cui si riduce oramai il provento del dazio sullo zucchero per lo Stato, sta un tributo di 30-35 milioni ali' industria privata: accanto al provento di 80-90 dello Stato pel dazio sul grano, sta un sopraprezzo di 200-220 milioni pagati dai consumatori di pane ad un limitato gruppo di produttori, e così via. Ora il contribuente-consumatore costituisce una economia sola tanto se paga allo Stato e alle provincie e comuni che ai privati produttori: è evidente che se anche i tributi a questi ultimi lo premono in larga misura vi è meno posto e maggiori costi e resistenze contro i tributi agli enti pubblici. Il nostro paese è in un periodo di spese pubbliche crescenti in grave misura : la politica militare, le esigenze coloniali, la promessa delle pensioni operaie, nuove opere pubbliche costituiscono e preparano necessità incalcolabili di nuovi aumenti : i governi per tacitare certi gruppi sono e saranno obbligati ad aumentnre sempre più di fronte alle maggiori spese militari e coloniali, le spese per opere pubbliche, bonifiche, leggi sociali. I gruppi al potere dovrebbero, fosse pur solo per questi elementi, opporsi risolutamente ad un rincrudimento del protezionismo e procurare un alleggerimento dalla massa contribuente con riduzioni di dazi protettivi : attenuando anche solo una diecina dei maggiori gruppi di protezioni il Governo allevia talmente il consumatore-contribuente da poterlo caricare senza difficoltà di tributi per lo meno doppi dei proventi cui abbia dovuto rinunciare per la riforma in senso liberista. IL PROTEZIONISMO ED IL MOVIMENTO NAZIOK\.LISTA. - Del movimento nazionalista che caratterizza questo - 86 - periodo storico, noi dobbiamo tener conto nei riguardi della politica doganale, in quanto questa non è un fenomeno economico ma un fenomen~ ~oc~ol~gico, _a de~ermina7~ il quale concorrono a_ppunt~ 1: ~ondmoru, i ~ent1me~t1, l'eqmhbrio delle forze polit1co-sociah di un dato periodo. Dicendo «nazionalismo» non allud~amo_ tanto a quelle c?stellazio~i futuriste che h<inno punteggiat~ il bel paese sot~o il _nom: d1 gruppi nazionalisti, ma al più amp10 movimento_, d1 c_u1 essi no17 .s~no eh{' l'esagerazione più o m eno grottesca, che m modo v1sib1le ha pervaso nell'ultimo d_ece_nnio più v~sti strati sociali, è comune a molte grandi naz10i:i, ha fav~nto e. favo~isce ur:i :incrudimento della politica bellicosa, degli espenment1 colomah, delle spese militari. Ques~o f~n~men? esse~zialm en:e sentimentale, collegato ad un pe:10do d1 ~apido_ e mt_enso ~ncremento economico, ha capovolto J caratteri ed i sentimenti prevalenti nel periodo precedente : dal. l 873-5 ~l. 1 897-~ la moda ed il sentimento generale sono stati _pe~ socialismo, 11 pacifismo, la diffidenza verso le avventure col~mah, ~o.me i casi di F7rry e_ C:ispi ?imostrano : dal 1900 ad oggi lo _spmto e_ la_ m?da imperialista s1 è sempre più sostituita allo s~m~o sooahstmde e pacifista : quelle stesse avventure e_s~ans1~niste che una quindicina d'anni fa trovavano sorde ostihta e diffid~nze o~gi tr~v:ano vasti entusiasmi, simpatie, acquiescenze .~egli s~ess1 parut~ « dcri:ocratici ». I nteso in questa sua reale pm ampia forma, il movimento nazionalista è eminentem~nte favorevole al prevalere della politica protezionista e costit~usce un ostacolo di più, e non indifferente ad un efficace m ov1m~nto l~b.erista. In_di~~ evident e di ciò è iÌ fatto generalissimo eh~ i partiti e gruppi _pm ne_tt amente nazionalisti ed imperialisti fur_ono pure. e, sono f?h ci:~ldi dell~ politica protezionista. L' Inghil_terra ~à 1 esemp10 pm netto m proposito: contro Gladstone pac_1fista. riduttore pertinace delle spese militari difensore del regime l1?eroscam?ista, furono sistematicamente' i conserva tori favorevoli alla politica imperialista e fautori della revisione doganale: Joe Chamberlain ha nel più visibile modo riassunto q_ues_te due ca:atter~stich_e: ~demificando imperialismo e protezionismo Negli Stati 1:Jnm il _Partito repubblicano fino al divert ente ~oosevelt, fu sistematicamente il maggior fautore dell'es}'ansione ir:ipe~alista e della politica di protezione doganale; e_ 1 avvento_ d1 Wilson ha segnato, contemporaneamente- al bill nd~tt.ore d1 Underwood, un'attenuazione delle bellicose ed impenahste attitudini della repubblica americana. Fatti a naloghi si possono riferire in più limitata e indistinta forma per la Francia, la Germania, la Spagna ecc. e faremmo un torto alla coltura dei nostri lettori se ricordassimo che i nomi di De Molinari~ Passy, Guyot, Novicow, Giretti sono l<>gati contemporaneamente alle più nette tendenze liberista e pacifista. Ma indipendentl'mente da ciò, e dalla buona volontà liberista di qualche nazionalista, il movimento nazionalista im plica e crea un diffuso stato psicologico, uno spirito generale singolarmente ada tto al prevalere dei più vieti sofismi protezionisti. In un momento storico in cui è più vivo e geloso il sen timento di egoismo patriottico, l'ammirazione esclusivista per ciò che è nazionale, che appartiene alla nazione, che dipende dall<i nazione, è naturale ch e colpiscano più profondamente il sentimento della maggioram.a ignorante di come stanno le cose, le commoventi invocazioni ai diritti ed ai bisogni dell' « industri::i » e del!' « agricoltura» nazionali: è naturale che divenga un corollario del vero patriota comprare dai produttori nazionali non solo le forniture militari e gli altri consumi necessari allo Stato, ma anche i consumi privati, senza tanto guardare al sopraprezzo che patriotticamente i produttori nazionali gli fan pagare. Ed i produttori liberi, non protetti e soffocati dalle protezioni altrui, diventano più timid i e paurosi di far apparire i loro bisogni di libertà commerciale come un feroce egoismo particolare esiziale agli interessi dell' economia nazionale. Il made in l taly, la « difes<i dell' industria italiana l> << le invasioni delle merci straniere», e le simili sciocchezze, di cui pure è incalcolabile la forza senti men tale sulle m<isse ignoranti dei consum atori, valorizza no enormemente nel!' humus sentimentale fecondato dall'ondata nazionalista. Inoltre, il movimento nazionalista contribuisce effettivamente ad accrescere i p roventi dei gruppi protetti, essenzialmente : 1° perchè esso aumenta direttamente i consumi di prodotti protetti da parte dello Stato coll'aumento delle spese militari e marinare, colla spedizione coloniale ed aumento delle spese per le colonie. Ci sono dei nazionalisti italiani che hanno fatto qualche dichiarazione antiprotezionista ; ma quando hanno ad alta ,-oce dom andato dentro e fuori la Camera, gli aumenti delle spese miliia ri, hanno completamente dimenticato di metter come conditio sine qua che le spese fossero fatte ai minimi prezzi possibili a parità di merce forn ita, come il più elementare ragionament o patriottico avrebbe imposto: le spese militari e coloniali, le maggiori forniture ecc., sono state \"Otate, in non poca parte, 88 per merito loro; ma i prezzi di concorrenza si son dimenticaci per isrrada. Per quanto fatta in buona fede, la domanda di aumento di spese militari innstire in forniture a prezzi protetti si risoh e automaticamente, date le condizioni ciel regime doganale esistente, in un aumento di favori pagati coi danari dei contribuenti ad alcuni gruppi protetti (siderurgici, metallurgici, fornitori di armi, corazze ecc., industrie di lavorazione del cuoio, alcune tessili, ecc .). Questo spiega ampiamente come sotto questo aspetto i giornali (fina nziari e politici) notoriamente di comproprietà o sovvenzionati da gruppi protetti siano stati tra i più caldi fautori di ogni aumento di spese militari (o, se democratici, vi abbiano sapientemente aderito) e della spedizione di Libia : ed anche come nelle sottoscrizioni pei feriti, ecc., figurassero colle maggiori somme in modo commovente i pezzi grossi del protezionismo industriale che sanno bene di rivalcrsi a mille doppi, per altre vie, attraverso quello stesso movimento, dei P?chi soldi versati sulle miserie create dalla guerra. zo Il possesso d1 una nuova colonia, specie se destinata ad una certa attività econom;ca commerciale, reca la possibilità di nuove cricche prote~ioniste e d' un allargamento d'affari di quelle esistenti in patria. I b~oni nazionalisti a ciò non guardano tanto pel sottile : e. a molti nulla pare più naturale che identificare dal punto di v1st~ doganale la colonia ad una delle provincie del regno, il che obblig.herebbe tutti gli abitanti vecchi e nuovi a servirsi pressochè esclus1var_nente di prodot ti italiani. Non mi è possibile qui ripet~re gli argomenti e fatti approfonditi dall'Einaudi, dal Gi ;ett1, ~al ~abiati e~ altri, a dimostrare l'essenziale necessità per ti. raggrnng1mento di quel poco o molto di cui la Libia è potenz1al.mente capace, di un regime di porta aperta per la nuova col ~n1a. senza protet tive preferenze pei prodotti italiani. Comu~1care alla Libia il nostro regime doganale significa : ro inaridire ~n breve tempo uno dei principali cespiti (dazi fiscali) con cni 11 governo itali.ano può compensare parte delle enormi spese fatte e da farsi sulla colonia ; zo rincarare incalcolabilmente i pr~zzi di m~lt~ consumi diretti, vestiti, strumenti agricoli, macchine ecr. : 1rntando gli indigeni, sfiduciando i coloni che volessero. te:i~a:e nu~ve e P.iù intens~ c~lture e produzioni, colpendo cl.agli m1z1 ogni espenmento d1 nnnovamento industriale col n~rnro. de~ macchinari e del~~ mater~e i:rin:e necessarie. I gruppi prote~tJ piagnucolano che 1 mdustna italiana sarebbe scacciata dalle importazioni straniere nel mercato tripolino : ma si dimen- ticano di dire che ancora nel 1910, malgrado il dominio e le ostilità turche, l' Italia aveva nelle importazioni a Tripoli già raggiunto in regime libero-scambista e a parità colle altre nazioni, il 20 posto, importando oltre 2 mii. di merci su un totale di r r. 5 e tenendo il primato per molti articoli (farine, semole, fila ti di cotone bianchi, carta g. ecc.) . Il governo della colonia ha con molta opportunità ripristinato la tariffa turca ad valorem, del1' I r % su tutti i prodotti, del 4 % sulle derrate alimentari, di qualunque provenienza. Ma i gruppi protetti della madrepatria, prima l' <<Associazione tra gli industriali sideru rgici italiani » hanno già mosso l'assalto a questo regime e domandate preferenze sembranclo loro assurdo che si sia speso il danaro ed il sangue degli italiani non per procurare nuovi affari e sbocchi a prezzi protezionisti ad alcuni gruppi produttori dell' Italia. I nazionalisti dovrebbero essere i più feroci difensori ed efficaci sostenitori della porta aperta nella colonia, se veramente essi credono e vogliono eh' essa abbia uno sviluppo economico nell'avvenire : ma finora ciò non ci risulta. PROBABILITA' E VOTI NEL MOMENTO ATTUALE . - '· Questa nostra visione sintetica del problema doganale e delle condizioni create dal protezionismo, fatta su dati in gran parte già noti, speriamo abbia almeno mostrata l'ampiezza della ques; ione ed i suoi legami con vasti rami della vita economica, sociale, politica del paese. Il Governo ha nominata una Commissione per le proposte sui nuovi trattati, in cui ci sono rappresentati parecchi dei gruppi economici protetti, presieduta dallo stesso on. Nitti, il quale l' ha inaugurata con un discorso che l' Einaudi ha con ragione trovato non pieno di eccessive promesse e speranze per gli appetiti prot ezionisti dei vari gruppi industriali e agrari. Ma i fautori di una politica doganale più liberale non possono illudersi sul tono dell' immensa maggioranza delle risposte che i gruppi produttori interrogati daranno : la risposte saranno in prevalenza per un aggravamento delle condizioni di protezione esistenti. Già le risposte delle Camere di Commercio interrogate dall'on. Luzzatti sui futuri trattati e sul sistema di tariffa da adottarsi, hanno in maggioranza risposto o auspicando l'adozione della doppia tariffa ed aumenti di dazi pressochè generali ; o la conservazione della tariffa a trattati, ma con maggiori specializzazioni e prevalenti ritocchi in senso d'aumento : pochissime le opinioni in senso nettamente liberista, tra cui rie orderò quelle delle Camere di Commercio di Pisa, di F e- - 90 - mo, di Bari, e, salvo errore, Cagliari. Ma chi conosce un poco l'ambiente industriale ed agrari::> che <>ta attorno e dietro queste dimostrazioni ufficiali, sa bene quale lavorìo, quali appetiti e speranze la scadenza generale dei trattati vi ha determinato : e quanti sono i gruppi che attendono il 1917 come la manna che il cielo governativo debba loro mandare. Queste speranze sono in parte già apertamente sbucate in domande di maggiori o nuove protezioni doganali, da parte dei siderurgici. industriali lamieri, industrie meccaniche ed idroelettriche, ecc., di fronte alle quali non saprei citare di notevole che il voto dell' «Associa~ione serica e bacologica del Piemonte ll e di qualche gruppo agncolo. Il fatto più grave è forse la mancanza di un leale ed eguale fronteggiarsi dei gruppi produttori con interessi protezio~isti e li~eristi : alle esplicite, nette e precise domande dei primi, 1 secondi non oppongono generalmente una difesa altrettanto netta, organica e risoluta delle necessità di libertà commerciale che le loro produzioni hanno. Ed il fatto può spiegarsi oltrechè colla ~trana timidezza, dispersione, disorganizzazione dei produ tton non protetti, con questi due elementi : 10 parziale confusion~smo di interessi tra i gruppi per la cointeressenza personale di produttori protetti in produzioni non protette o viceversa : questo è visibilissimo nelle industrie siderurgico-meccaniche-elett~iche =. pezzi grossi delle prime compaiono nei consigli di ammimstraz1one delle maggiori società meccaniche, di forniture per la marina e l'esercito, costruzioni ferroviarie, società elettromeccaniche ed alimentari, ecc. (ved. la documentazione di E. G1RETTI, I trivellatori della nazione, pag. 151 e s.); anche nell'a<>rirnltura il fatto è noto e diffuso : proprietari di terren i a cer~ali lo sono (ed aumentarono nel meridionale colla lenta influenza del d.a zi? s.u l grano) anche di terreni a vigne, agrumi, ecc.: nelle ~ssociaz1om, comizi agrari, ecc., gli uni si mescolano a quelli m ~revalenza o in tutto proprietari di terre a prodotti non pro~etu .e cr~ano uno stato di cose favorevolissimo alla grossolana ident.1fka~10ne degli interessi dell' «agricoltura nazionale l> con quelli dei cerealicoltori, zuccherieri, bieticultori ecc. Il fenomeno è del resto diffuso in meno distinta forma a molti altri gruppi; 2° indebolimento dei netti interessi liberisti di molti gruppi con favori e cerotti governativi : invece della libertà econo~ica che riuscirebbe a diminuire i loro costi ed allargare i ~erc.atI. all'estero ed ali' interno, ai produttori liberi si sono d1stnbmte Commissioni, Istituti e forniture: ]'istituto serico, le - . ).. 91 - camere agrumarie, il consorzio solfifero, l' istituto cotoniero per l' industria cotoniera diventata esportatrice, l' istituto per la Liguria e le protezioni contro gli olii non d'oliva per la protezione olearia, le forniture militari e ferroviarie per le industrie meccaniche ed elettromeccaniche ecc., sono stati di volta in volta il compenso, non di rado illusorio per la maggioranza del!' industria cui è concesso, dei privilegi doganali serbati agli altri gruppi ed una forza - fatta di timori (per l'offa avuta) e di speranze (per quelle invocate) - che trattiene molti. gruppi da una risoluta e forte politica liberista. Analogamente l'offa di migliori salari per qualche limitato gruppo operaio occupato nelle industrie protette, mentre ha spinto questi a fiancheggiare gli industriali nella difesa delle protezioni doganali, ha «compensato l> il carico del protezionismo per la grande maggioranza del proletariato agricolo ed industriale. S'aggiunga infine il tessuto degli interessi e delle influenze bancarie che col concentramento che anche in Italia va svolgendosi e col coordinamento dell'azione dei gruppi bancari privati agli istituti di emissione, ha completato e fiancheggiato, specie nell'ultimo quindicennio, il rassodarsi del protezionismo e quest'azione d'equilibrio di fronte ai gruppi non protetti, coi finanziamenti alle industrie ed ai trust protetti, con partecipazione delle banche, colla partecipazione agli istituti speciali sia di credito agrario che minerale (zolfi) ed affini, contribuenti al fenomeno da noi sovraccennato. Ci è impossibile diffonderci sui principali gruppi di scambi coi vari Stati cui nuove trattative ed indirizzo sarebbro possibili ed opportune nel 1917 : per un'idea generale basterà ricordare i mercati in più larga comunicazione commerciale con noi : la media annua pel quinquennio 1907-11 è stata : IMPORTAZIONI milioni lire <fatali 3.108.1 Germania 5. 1 Inghilterra 500.1 S. Uniti 393.2 Francia 304.4 Austria-Ungh. 287.6 Svizzera 79 Argentina 85.8 sz ESPORTAZIONI 0 10 milioni lire IOO 1.965.8 289. 5 177.7 244.6 205 161.4 256.6 152.4 6.9 16.1 12.7 9.8 9.2 2.5 2.8 l 0 10 100 14.7 9 12.4 10.4 8.2 13.1 7·7 Gli scambi di questi 7 paesi costituiscono il 70 % delle importazioni ed oltre il 75 % delle esportazioni italiane. Per gli - 92 - Stati T.:?iti l~rghe probabilità alle nostre maggiori esportazioni (sete, oli, fanne e paste, agrumi e legumi) sono aperte dalla riforma doganale di Wilson, che può ulteriormente esser attenuata cl.ai ~rattati ; per la Germania in cui le maggiori nostre esportaz10~1 dopo la seta. e seterie son costituite dai vari pro<Ìotti agricoli. (oltre 123 m11. nel 1912) possibilità di riduzioni su questi ra~1 sa.rebbero aperte all'azione della grande associazione indus~na.le-ltbera~e Hansa-Bund, che vi fronteggia il monopolio proteZJ0~1st·a· degli agrari e sarebbe certo disposta ad appoggiare facilitazwm ~~ c~mpenso di riduzioni specie sui prodotti siderurgicomeccamc1 (importati in Italia nel 1912 per oltre 270 milioni). A qua_lche altro gruppo di possibili trattative abbiamo accennato avanti : ~ nche considerando, come consideriamo noi, essenzial~e?t.e u~1 e all'economia nazionale la riduzione dei dazi protett~vi i~ se e per sè, non si trascura la possib:lità di utilizzare tali nd~z10ni aut.onome con accordi e riduzioni da parte di altri mercati, a_ppogg1andoci ai movimenti ed interessi liberisti che pure su essi operano. L'impresa del movimento liberista italiano in questo periodo storico è, come questa rapida scorsa può aver quanto · d.I 1mme · d.late pOSS!·b·lrmostrato ,. . . .ma· . I ard ua e fOrse pnva ita · g.rupp1 d1 d1smteressati e studiosi, pochi giornali e riviste coraggiose ed onest . . gruppi. econom1c1 . . . ·.e .· t·m·d· 1 1 1, ma 1 organizzati contro un form1dab1le tessuto di volontà di intere'>Si di cointe' . domma ' . ressenze che collega mo1t1· gruppi· d.1 produtton una parte della staro h . · . ' . . l pa, a avvmto m·1sse operaie è salito ecl opera con un ' at t 1vtta . · · effi cace, sistematica, · ' · dlil par ::imento . contrnua, op~ ess.ersi legata con partecipai.ioni person::ili l'adesione l'acquiescen~a_, m parte l'inconscia collaborazione d:lla maggio~·anza dei P~~~~t~ ~~rlamei:tari. Pure tutto ciò non si~nifica affatto impossi i .it~ 1 vltton~ ~ maggiore o minore dist;nza : non moltissimi anni a una poht!ca doganale risolutamente liberale appariva ~oc? meno. che chimerica negli Stati Uniti, separata dalla realtà a mteress1 ed ostacorl f orm1'd a b·1· . 1 1 come quelli che operano in I ta Iia: e pure la stor·a · · · 1 h a mcommc1ato · l . U , . a convertire la chimera !Il rea ta. n az10ne seco d · · I r.1 noi essenzia e, che i liberisti italiani devono sf . d.' orzarsi J compiere è di . . d. . . . . eventualme ' imporre a1 ivers1 partiti cm arte . . nte appartengono o una più attiva netta e vasta ~eno c1plazd1ol~e all~ l?tta antiprotezionisrn ov' è possibile o al1 e mears1 d1 organ · h e ten d enze 11. benste . . • ic nel seno d1. q uelr ...i • · , • ment1e '·l~b 1.~1 e iLmposs1b1le attendersi un atteggiamento pretta1 cnsta · e poss1·b·1·r· · 1 1 a d eIl a po1·rnca doganale sono, ri- 1 ° ..I. 93 - peto, in mano alle alchimie ed agli equilibri parlamentari ; ed è su questi che essenzialmente occorre influire. Il movimento generale di rialzo dei prezzi, se continuerà, faciliterà l'opera del movimento liberista facendo sentire più irritante il rincaro artificiale prodotto dai dazi protettivi : come i grandi movimenti protezionisti nacquero in periodi di grandi ribassi di prezzi, le grandi riforme liberiste furono maturate e determinate nei periodi di maggior rincaro. Essènzialmente, nella lotta attuale, i liberisti insistono su questi punti generali : CONSERVAZIONE DEL SISTEMA DELLA TARIFFA ,\ TRATTATI contro il sistema della doppia tariffa, la crescente diversifìc;izione dei dazi specifici, e contro qualsit1si aumento dei dazi protettivi esistenti. GRADUALITÀ OPPORTUNA dei provvedimenti liberisti, per sventare la manovra dei protezionisti che tendono a mostrare i fautori della libertà commerciale come dei pazzi distruttori che in un giorno vogliono rovinare I' industria ed i diritti acquisiti passando dai prezzi protetti, d'un salto, alla assoluta concorrenza internazionale. Infine, CONCENTRARE LA PROPAGANDA contro alcuni massimi regimi protezionisti, specie avvalen· dosi del loro lato politico, particolarmente contro il dazio sul grano, per la maggior limitazione dei gruppi da vincere e per poterli quindi a lor volta trascinare contro le rimanenti strutture protezioniste. E ricordare che ogni seme ideale sparso con fede e tenacia nella vita sociale d' un popolo, di rado vanisce senza traccia, anche se la vittoria non corona nell'immediato domani le fatiche e le speranze dell'oggi. ~ ,..,, OPUSCOLI DELLA VOCE .:!- ~ N. i ... .JI. -~ LA ·QUESTIONE MERIDIONALE .:!- Giustino Fortunato: Le due Italie .JI. Giuseppe Cuboni: I problemi dell'agricoltura meridionale .:!- Agostino Lanzillo: Sistemazione dei torrenti .JI. Roberto Palmarocchi: La questione demaniale .JI. Guglielmo Zagari: La malaria .JI. Francesco Saverio Nitti: La finanza italiana e l'Italia meridionale .:!- Alberto · Caroncini : Il aifezzogiorno e la politica doganale .JI. Giuseppe Donati: L'analfabetismo e la legge Credaro nel aifezzogiorno .JI. Gaetano Salvemini: La piccola borghesia intellettuale .JI. Gennaro A volio : Le condizioni del clero .;f. Ettore Ciccotti : L'emigrazione .J1. Luigi Einaudi : Le spe- ranze del aifezzogiorno J. <Bibliografia. .JI. .JI. $ .JI. PREZZO CENTESIMI S ETT ANTA Il presen{e opuscolo cosfo cen{esimi 55. I .;f. ~--