OPUSCOLI DELLA VOCE, N. 2.
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Prezzo Centesimi Cinquantacinque
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GINO BORGATTA
Cl IE COS'È E COSA COSTA IL
PROTEZIONISMO IN ITALIA
(MANUALETTO ANTIPROTEZIONISTA)
LIBRERIA DELLA VOCE, FIRENZE, t9t4.
FONDAZIONE
ISTITUTO GRAMSCI
BIBLIOTECA
Dott. GINO BORGATTA
It.
Ec.
2 161
000016203
CHE COS'È E COSA COSTA IL
PROTEZIONISMO IN ITALIA
(MANUALETTO ANTIPROTEZION JSTA )
LIBRERIA DELLA VOCZ FIRENZE, f9l4
PREFAZIONE
PROPRIETÀ LETTERARIA
Firenze, 1914, Stabilimento Tipog rafico ALDINO, Via dei Rena i, 1I.
Cort1·semente invitato dalla Voce, ho cercato' di riassumere 1· termini r dati con cui: il problema doganale si presenta a questo svolto
della storia economica e politica del paese. La forma sommaria
mi vÙ'ta un'esposizione esauriente dei singoli problemi, ed un' analisi adt'guata degli effetti dei sinf{oli dazi protettivi : pei quali ri·mando all'infaticata mirabile propaganda e critica pizì che ventenne
degli on. De l'iti De Jlllarco ed Edoardo Giretti, ai densi acutissimi
articoli di Luigi Einaudi, agli studi pregevoli cld Cabiati e del
Prato, per non ricordar altri. Poichè mi son limitato al lato pratico
dd problema ed ai fatti relativi ali' Italia. supponendo nei lettori
una rata conoscenza di ciò che sono i dazi .fiscali e protettivi, il loro
diverso meccanismo, i teoremi generali del commercio internazionale, ecc., ne dà un bre':Je cenno in qursta pnfazione per quei lettori che lo desiderassero .
.Vel secolo XIX abbiamo assistito ad un prodigioso incremento del commercio internazionale in gran parte delle nazioni civili del mondo : ora, se le tesi dei p rotezionùt i fossero giuste, questo incremento avrebbe in parte dovuto costituire un disastro ed una
serie di perdite economiche pei paesi che han 110 veduto crescere le
loro importazioni, anzichè corrispondere ad uu parallelo aumento
della loro ricchezza. La realtà è che gli scambi internazionali di
merri sono, tanto per ciò che riguarda le 1•sportazioni quanto per le
importazioni un risultato generalt: del calcolo che gli scambisti fanno
sulla convenienza economica di tale optrazioru. Se supponiamo
che in due paesi una stessa merce sia prodotta ma con costi di produzione e prezzi di vendita diversi - per esempio il vino, in Italia con prezzo di 20 lire l' El., in I sz1i:zaa di 30 - mettendo in
comunica:ione i due mercati, essi hanno intert'sse ambedue all' importazione di vino dall' Italia in lsvi::tra, tenuto s'intende conto
del rosto dei trasporti ecc., fino a che i prezzi si pare~gino nei due
mercati. l quali guadagnano ambedue da questa operazione : in
Italia il prezzo sale e quindi ci perdono i consumatori e ci guada-
unano i produttori: in !svizzera il prezzo ribassa e i consumatori
~uadagnano mentre i produttori perdono. I protezionisti guardano
appunto soltanto a queste perdite : il problema essenziale invece
,: se le perdite complessive di ciascun paese superino o no i guadagni
ch'esso fa. E la scienza ha risposto, con una dimostrazione rigorosa
che non è qui possibile dare, ma che è oramai ammessa da tutti gli
economisti, che i vantaggi del commercio internazionale sono, tanto
pei paesi importatori quanto pei paesi esportatori superiori, in
via generalissima, alle perdite che provoca ; che cioè la utilità cui,
nei paesi importatori, i produttori indigeni devono rinunziare pel
fatto dell' importazione di merce straniera a prezzi più bassi sono
·inferiori alle utilità che i consumatori indigeni vengono a godere
in più. Ed il continuo aumento delle importazioni anche di merci
pure prodotte all' interno dei vari paesi, è la più sicura riprova di
qu,esta verità: gli uomini non procederebbero liberamente, dopo i
primi tentativi, ed in misu.ra crescente, ad un' operazione economica, se constatassero ch'essa in definitiva riesce più dannosa che
utile. Gli uomini inve1,e aprono continuamente nuove vie di comunicazione, traforano monti, moltiplicano le ferrovie e le linee di navigazione, che facilitano sempre più l'inondazione dei mercati « nazionali » da parte delle merci straniere. O perchè i protezionisti
non si oppongono a queste facilitazioni ? se è vero, com' essi sostenuono, che l' importazione di grano dalla Russia o dal Canadà a
prezzi più bassi dei co.sti italiani è ~n m~le ec~nomico per l' ~t~lia
essi dovrebbero opporsi alle nuove linee dt navigazione che tali importazioni facilitano. e che ~nvece si ~ercano di stabilire in . misura
sempre più vasta coi mercati stranieri. Qualunque profano risponderebbe che le vie di comunicazione si aumentano perchè servono al progresso econom:'co .del. n_o:tro p~ese : cioè,. pr~cisiamo'. servono a. quei
uuadagni netti di utilita che il commercw internazionale assicura
~d ambedue gli scambisti.
] dazi doganali sono un ostacolo a questi scambi internazionali;
ma quando si parla di dazi occorre subito fare una distinzione fondamentale. Vi sono dazi il cui provento va interamente alle casse
dello Stato : per esempio il dazio di L . I 50 sul ca.ffè; di L. 30 sul
cacao al Ql., ecc., è pagato da tutti, si può dire, gli italiani che consumano caffè e cacao, allo Stato, pf'Tchè in Italia non si produce
raffè nè cacao: in questi casi il dazio ha per e.fletto un aumento del
prezzo che è generalmente pagato dai consumatori nazionali di queste merci estere. Ma può essere che la merce estera su cui è posto
un dazio ali'entrata in Italia sia prodotta anche in Italia, per quanto
5-
non in quantità su_fficiente a soddisfare tutte le dumande che gli
italiani ne fanno al prezzo che la merce ha sul libero mercato internazionale: per es. il grano su cui pesa il nolo dazio di L. 7.50 al
Ql. e che t: in notevole proporzione prodotto anche in Italia. Che
cosa avviene in questo caJO? Il dazio fa aumentare all'interno il prezzo di questa merce (per tutto o anche solo per parte del suo ammontare); ma questo aumento di prezzo che tutti i consumatori compratori
pagano non va alle casse dello Stato : allo Stato non va che il dazio
pagato sul grano materialmente importato dall'estero: l'aumento
di prezzo pagato sul grano prodotto alt' interno è dai compratori
pagato ai produttori privati nazionali. Perchè questo non avvenisse sarebbe necessario che al dazio fatto pagare alla merce importata dall'estero corrispondesse un'uguale imposta sulle quantità
prodotte in Italia. Per esl'mpio, sullo zucchero (raffinato) c'è un dazio di L. 99 al Ql. il quale eleva il prezzo dl'llo zucchero in Italia
a circa I 50 lire il Ql. : se si vuole che tutto questo maggior prezzo
(in Inghilterra lo stesso zucchero costa L. 50 al Ql.) vada allo Stato,
si deve mettere sullo zucchero prodotto in Italia un' imposta di fabbricazione di L. 99 al Ql. invece di quella attuale di L. 74. I 5. E' a
questa seconda categoria di dazi che noi ci riferiamo nelle pagine
seguenti ed ai quali si dà generalmente il nome di protezionisti
appunto perchè costituiscono una protezione per alcuni produttori
interni mediante il maggior prezzo fatto loro pagare artificialmente
col dazio (1). Invece i primi si chiamano dazi fì.scali e sono una
forma di imposta sul consumo : possono essere discutibili o perchè
troppo gravosi o perchè posti su merci di consumo essenziale o per
altro; ma essi hanno la caratteristica fondamentale di far sì che il
sacrificio del consumatore interno vada tutto al bilancio pubblico
e quindi possa venir impiegato per quei _fini puhblici a cui i proventi dello Stato sono destinati.
Quali sono - nella loro più generale struttura - gli e.fletti
dei dazi protezionisti ? I loro difensori dicono essenzialmente :
(r) La protezione si fa anche, meno frequentemente, in altra
forma, coi denari dei contribuenti dello Stato, dando dei premi ai
produttori interni. Per esempio, sul petrolio vi è al confine soltanto
un dazio di r6 lire al ql. ; ma lo Stato concede (coi danari dei contribuenti) un premio di 30 lire per ogni metro lineare di foro di trivellazione ai produttori interni: in questi casi i produttori godono
lo stesso di una condizione artificiale più favorevole di quella che
avrebbero se agisse la libera concorrenza, ma tale condizione è pagata non più dai cons~imatori nazionali di quella merce, ma dai proventi dello Stato, cioè dei contribuenti.
-61 o di difendere la produzione n~z~on~le ;P,i 1ì debole ~i fronte a quella
straniera che si svolge in condizioni pz 11.Javorevolt : c~n che i da~
nari dei consumatori nazionali invea eh essere versati a stramen
. portatori andrebbero a produttori nazionali, conservando ed
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l . d
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aumentando la ricchezza init"rna ; 2° sorreggere e _in us!rlf.' interne
giovani, che poi cresciute e rassod_ate potr;b_bcro rrnunc:are a tutta_
0 partt· della .protezione;. 30 assume ali _mter~sse dei produttori
nazionali, asncurare cospicue entrate al bilancio 4ezto_ Stato_ con l~
porzione dei dazi riscossi al confine; 4 w'.ia serie dt altri . ~fletti
benefici minori qitali la contemporanea protez~one al lavoro ma:ionale,
l' as.;icurazione d'una «bilancia del commercio» favorevole (le esportazioni. maggiori delle importazioni), _la pos~ibilità di. avere in rasa
i prodotti necessari al c~nsumo .na~ionale in caso d1 gue~ra, bloc~
chi ecc. Purtroppo questi sofismi si nascondono anche nei c_orrenti
ragionament_i . di u?mini politic~ app~rentem~nt~ n~utrah : parecchi nostrz illustri parlamentari che in questi giorni hanno parlato dci nuovi trattati, hanno sempre prospettato il problema in
modo da far sembra.re c?e nelle tr~ttative_ coi ~egoziat~r~ stran_ie_ri
l' inttresse del!' Italia sia nel!' assicurarsi dazi quant e pos.sibile
alti contro le importazioni straniere, e dazi quant' f possibile bassi
alle nostre esportazioni nelle altre nazion~. A questo modo, essi
tacciono alla grande moltitudine dei profani ~he leggo~o ~e loro parole tutto il contrasto di interesse che il protezionismo crea
non' tra produttori italiani e produttori stranieri ma tra
italiani ed italiani, e tutto il male che l'attuale sistema doganale
fa per sè stesso, indipendentrm_ente d~lle reazioni d~gan~li ~egli
altri paesi, alla no.strn econo-:nia. e_ 1:icchez~a. N_ on e quindi nel
nome di ideali teorici che i liberisti italiani oggi combattono, ma
degli inter:ssi c?ncr:ti della maggioram.a dei pr~duttori e dei
consumatori nazionali che, mentre non sono favoriti da nessun
dazio protettivo,. debbono pa~are quelli de~ gruf:pi protetti ~ soffrir~
le reazioni degli altri paesi che con altn dazi chiudono t mercati
allr nostre esportazioni. E' assurdo credere che l' importazione di
merci estere perchè a pizì buon mercato costituisca esportazione
di danaro e ricchezza italiana : le merci si scambiano colle merci :
se i consumatori italiani fanno venir merci dall'estero perchè ciò
loro conviene, questo determina automaticamente esportazioni di
merci italiane e quindi nuovi guadagni per l'economia complessiva
del paese. I dazi protettivi non jan;io che spostare un~ parte del~a
ricchezza interna prendendola a chi compera i prodotti protett1 (in
Italia grano e pane, tessuti, manufatti di ferro, scarpe, ecc.) e con-
°
ferendola a chi li produce (medi e grandi proprietari di terreni a
grano, siderurgici, ecc.): crearne di nuova, mai. Isolate in un
cerchio ideale la ricchezza totale del nostro paese da tutte le altre
influenze e applicate un dazio protettivo, la ricchezza non la vedretr crescere perchè non si sa donde verrebbe la nuova : vedreste
che della ricchezza nuova si raccoglie in mano a certi gruppi produttori : viceversa questa ricchezza non è stata sottratta a stranieri
ma ad altri italiani, quelli che hanno dovuto comperare i prodotti
protetti dal dazio a più alti prezzi, invece di comperarli all'estero
a prezzi più bassi. La ricchezza totale - coeteris paribus - scema,
perchr i nuovi capitali si sono investiti e si investono, attratti dall'artificiale maggior prezzo, in produzioni meno rimunerative,
meno produttive, di quelle in cui si investirebbero nel libero giuoco
delle forze economiche.
La battaglia antiprotezionista significa adunque : graduale ed
opportuno passaggio dalle condizioni attuali in cui una fitta serie
di tar~ffe protettive ha alterato le correnti economiche degli scambi
e dell' investimento dei capitali italiani, attirandoli in vari gruppi
di produzioni privilegiate, con danno di tutto il rimanente della
nazione, ad uno stato di cose in cui i consumatori di pane, vestiti,
ferro, zucchero, navi, scarpe, ecc. ecc., possano comperare i prodotti di cui abbisognano al minimo prezzo consentito dalle condizioni della produzione nazionale ed internazionale; e tutte le produzioni libere non più caricate d' innumeri tributi od altri gruppi
privilegiati, possano espandere con maggior libertà sui mercati
stranieri i prodotti che per virt1t propria sanno produrre, moltiplicando la ricchezza ed il respiro economico della Patria.
-9 -
I.
La questione doganale e l' " opinione pubblica ,,.
LA SCADENZA DEI TRATTATI E LE «QUESTIONI»
CHE APRE. - Nel 1917 scadono alcuni dei più importanti
trattati e convenzioni coi paesi europei (Austria, Germania,
Russia, Svizzera, Serbia, Rumania, ecc.) : e poichè per molti
altri (circa 24) la scadenza è solo subordinata ad un preavviso
di 12, o 18 mesi o è indeterminata, così la scadenza dei trattati
del 1917 (che però implica denunce di I anno e p iù in preceèenza)
ci porta dinanzi alla possibilità di rinnovare o meno tutta la
struttura della nostra politica doganale. I trattati attuali hanno
sostanzialmente base n ella tariffa generale adottata colla legge
14 luglio 1887 modificata da trattati e leggi successive cd applicata
in quasi tutti gli attuali trattati colla cosidett a <<clausola della
nazione più fa.vorita » che assicura all' altro contraente la più
bassa delle tanffe concordate alle nostre importazioni con qualsiasi altra nazione. La scadenza ha fatto porre la questione generale se continuare coll'attuale sis tema di una tariffa generale
modificata da trattati, o sostituirvi il sistema della doppia tariffa, adottata da alcuni stati, e consistente nella votazione d i
due tariffe, una, massima, applicata ai paesi con cui s' è in lotta
doganale o non si son conchiusi accordi ; ed una, minima, contenente le tariffe sotto le quali il governo non può scendere stipulando trattati internazionali (1).
.
(r) Altro pro,blema «tecnico" sarebbe quello dell'opportunità
11 s1s~ema: pre':alente tra noi dei dazi specifici (si ap plica un certo. s~gg10 d1 daz10 per ogni unità di misura per es. Ql.
o El. per. ogm _s1i:gola ~pecie. di merci) invece di quello dei dazi ad
valorem (11 dazio. e applicato m una certa percentuale al valore della
mer~e : . per e~. 11 l.o % sul grano duro : all' entrata. il grano valga
20 hr~ 11 Ql., 11. da.z10 _sarebbe d i 2 lire al Ql.) . Anche quest'app arente
qucsl!one tecnica è m realtà economica: i dazi specifici aiutano
cli. accentuare
.
La questione ha certo un lato tecnico, ma non è questo il più
importante e quello che più interessi la maggioranza: il lato essenziale è nella realtà economica che si nasconde sotto il pretest~ tecnico. Il sistema della doppia tariffa dovunque è stato
applicato è risultato un' invenzione destinata ad inasprire in
definitiva il protezionismo. Nella tariffa minima infatti riescono
generalmente a stabilirsi quelle misure protettive che le influenze
economico-politiche possono riuscir ad imporre in una tariffa
generale modificata dai trattati : e si è visto in Francia (che tale
sistema ha applicato) insorgere le industrie protette come «sacrificate» quando in particolari convenzioni commerciali il governo ha creduto di dover venir meno ad alcune delle tariffe stabilite come minime. Inoltre i trattati stipulati in base a questo
sistema risultano p iù instabili, soggetti alle interne modificazioni
del regime : tant' e vero che tutte le convenzioni stipulate in
Francia sotto il sistema della doppia tariffa sono a scadenza
indeterminata, denunciabili col preavviso di 12 mesi. D'altra
parte le tariffe stabilite come massime risultano in pratica non
sufficienti nel caso d i vera lotta doganale, e necessitanti ancor
più. alte tariffe (che del resto nulla vieta di porre anche con la
:anffa generale, quando condizioni eccezionali e temporanee ne
inducano I' opportunità). Perciò la grande maggioranza profana
pu~ tener ~ont~ essenzialmente di questo : il sistema della doppia
tariffa (e, rn via secondaria, un' intensificazione dei dazi sveci_fici) sosti tuito all' attuale tari ffa generale modificata dai t ra-ttati
colla cla~sola della nazione più favorita, significherebbe, econnmicamente, m modo generale, aumento o rincrudimento del carattere
protezionista del nostro regime doganale.
MANCA UN'« OPINIONE PUBBLICA» I N PROPOSI TO :
LE RECENTI ELEZIONI. - L' «opinione pubblica» è,~.Pi~ che quelli ad valorem . l' ~pp l icazione del
p~·otez10n~sta, conse~tenclo gradaz1om delicatissime di
molto
puro carattere
dazio e quindi
d.1 protez10ne alle singole classi di merci. Negli Stati Uniti quando
s1 è passato ad una politica più protezionista si è spesso ammantato
questo carat~ere ~elle particolarità " tecniche» delle specific schedules
passando dai ?~z1 ad i:atorem agli specifici : og~i il Wilson inaugurando u_na P?hhca. d~c1samen~e meno protezionista è di nuovo passato dai dazi spec1fic1 a quelli al valore. In Italia, l'on. ì\Iaraini fu
dei primi a sostene~e la doppi~ tariffa. (Bollettino del Com. agrario naz ..
1910) : le Camere d1 Commerc10 che risposero nel senso di un aumento
d~l prntezionismo alla circo!. Luzzatti sono quasi tutte per la doppia tanffa mentre le Camere e le associazioni (p. e. Seta) invocanti
regimi più liberali le sono contrarie.
-
10 -
pre, in realtà una cosa alquanto metafisica ed elastica : ,.i sono
c~1:rcnti. ~cntimental~ che ~ei \"ari ~omenti dominano gruppi
pm attn_i, _ru~orosi o colt!, delle diverse classi, dai quali una
c_ena ~es1. s1 npercuote e diffonde nelle maggioranze lente, a buhche, mddferenti. In Italia per ciò che riguarda la politica doganale, mancano, si può dire, ambedue i gruppi adatti a creare
g~est~ cor~·ente senti.mentale in favore di una politica di maggior ltberta commerciale ; e mancano, nelle maggioranze molte
delle ~ondizioni di_ abitudine, coltura, educazione politica necessAne a formare il terreno adatto ad un simil e movimento: lo
spiraglio di politica più liberale che nella nostra storia ha aperto
il Cavour è dovuto all'azione un po' dittatoria di pochi uomini
energici e non all' cc opinione pubblica>> del paese. I gruppi adatti
non potrebbero esser tra noi costitui ti che d<i partiti politici: e
appunto, n?n vi è un partito politico in Italia che abbia saput~
e potuto, m modo organico, assumere il li bero scambio come
un punto fondamentale . di p_rogramma, di attrazione e propaganda. Manca troppo nei van strati quello spirito diffuso di interess_amento e comprensi~ne dei problemi t'COnomici specie doganali che solo la lunga mfluenza e preparnzione di una vita
industriale e commerciale intensa può forse dare alle classi sociali. I gruppi politicanti non s'indugiano su di una tesi che non
è neppur ben compresa da essi ; la nostra psicologia latin;;i, coltura, precedenti storici, si prestano meglio a problemi sentimentali con scarsa base positiva come il clericalismo e l'anticlerica lismo, il ~uffrag~o . ristret~o o allargato, ecc. Per questo, senza
che un partito ynhtico abbia veramente assunto il protezionismo
come suo vessillo programmatico, i gruppi industriali ed agrari
han~o potuto a~trav_erso il. m~ccanismo parlamentare imporre
un sistema orgarnco di prote7.1oni doganali tra i più alti clel mondo
ed i governi, malgrado le diverse sfumature, emanazione delle
condizioni parlamentari, hanno successivamente consentito e
p_an:cipato a questo insediarsi e rincrudire della politica protez10nista: se pure qu::ilche membro a\·esse tentato opporsi rettan:ente <l guest~, non avrebbe trovato nessun largo gruppo organ!zz~to ed attivo d~vot? _a tale battaglia. Trent' nnni di·protez1on1sm~ _non sono nus:1ti a creare questa corrente organica per
una pol1t1ca doganale liberale; e le lotte elettorali delle ultime
elezioni ne sono la proYa più chiara. Vaghe dich iarazioni da parte
del Governo che possono tanto lasciar passare conseryazione e
rincrudimento delle attuali tnriffe, qu<rnto un loro attenuamento;
-
II
-
mn sostanziale permanere delle presenti condizioni di protezione
agraria ed industriale nei programmi della grande massa moderatali berai e-radicale che forma la maggioranza. Non mancarono veramente in parecchi eletti affermazioni della necessità di riduzioni
liberali di tariffe, specie del dazio sul grano da parte di industria!~
dcl nord ; e di riduzioni più generali da parte di candidati democratici ; ma dichiarazioni di valore puramente verbale in quanto
gli uni e gli altri sapevano perfettamente che la riduzione delle
tariffe non sarebbe stata da loro posta al governo come conditio
sine qua del loro appoggio; che avrebbero in realtà seguito il
Governo in quella politica doganale che esso è per fare e che
gli elettori non avrebbero chiesto loro conto delle mancate promesse liberiste. Il buon borghese italiano - impiegato, proprietario, commerciante, esercente, rentier ecc. - può forse scaldarsi per un voto pro o contro la laicità della scuola, il divorzio,
l' impero coloniale ecc., ma (quando non vi sia interessato come
protetto) fa una smorfia sui ragionamenti relativi alla politica
doganale come su di un'astruseria teorica, non pensando che è
lui che ne paga i caratteri e gli errori. In soli 5, o 6 collegi, per
l'iniziativa personale dei candidati, una politica doganale liberale fu posta come termine essenziale del programma e dell'azione parlamentare del candidato.
LA POLITICA DOGANALE ED I PARTITI. - Le possibilità che può avere un movimento liberista in Italia dipendono
in gran parte dall'azione dei suoi partiti politici: facciamone
un cenno. Come dicemmo, la maggioram.a manca di idee e di
sentimenti in proposito. 11 cosidetto partito conservatore-liberale
è, su questo punto più che su altri, una entità del tutto eterogenea. Vi sono (pochi e solitari) valorosi liberali tali anche in
poli ti ca doganale ; ma è certo che la massa protezionista in parlamento è costituita dalle diverse sfumature di questi gruppi,
diremo così, politici. La mancanza di volontà negative vi ha
lasciato facilmente prevalere le nette ed attive volontà protezioniste degli interessati; inoltre i « liberali» non sono veramente un partito : e la mancanza di una organizzazione unitaria
non ha consentito l'eventuale delinearsi e fronteggiarsi di contrarie correnti su questo problema generale. L' ignoranza dei
veri termini del problema e suoi effetti, favorisce da parte dei
non interessati al protezionismo un'acquiescenza ed una simpatia alle tesi protezioniste che dann·o il tono e costituiscono la
grande corrente che ha su bìto e conserva il nostro sistema do-
-
12 -
ganale. Vi sono de~li inti_eri. co_llegi ~lettorali. a vigne, ?oschi, pascoli . delle città d1 provincia m cui le setene, le officme meccanich: elettriche ecc. costituiscono le industrie principali ; dei
gruppi vastiss~m~ ~i cc b?r15h:si ».(per. e~. tutti gli_ es_ercenti ci~­
tadini i droghieri, i sarti, 1 v1agg1aton d1 commerc10, 1 commessi,
i salu~ieri, i confettieri, gli impiegati dello Stato, e ferroviari,
delle amministrazioni locali, enti morali, di tutte le industrie
non protette, la massima parte dei liberi professionisti, ecc.)
migliaia e migliaia di individui che mentre non hanno nessun
interesse al protezionismo ne p agano incon~r.astabilmei:i.te gli effetti: ora tutta questa gente sbocca, politicamente, m grande
maggiora~za, _ne!la ".asta gam~a legalitaria mod~rata-d,emo~
cratica · ma s1 e mai opposta, imposta, fatta sentire ne suoi
interessi liberisti, salvo eccezioni trascurabilissime ? Basta ch'essa
senta un membro del governo, un deputato, il quotidiano che
legge, un :i-o.to ~i un gr~ppo di p~·oprietar! di t~rreni da grano o
di industriali, dire che e necessario ed utile difendere la e< produzione nazionale» dal!' invasione straniera, spendere i soldi
italiani comperando i consumi in casa nostra e non all'estero, ect.
per acconte~tarsene beatamente e lasciar fare i gruppi interessati
e magari aiutarli.
I cattolici-clericali sono in grande maggioranza protezionisti per psicologia e per interesse e come essi si basano spesso
su collegi agricoli e granicoli non presentano neppure quelle riserve contro il dazio sul grano che molti deputati liberali del
nord fanno almeno a parole. Al partito radicale invece appartengono i pochi uomini che hanno svolto una netta e vigorosa
azione politica con tro il nostro protezionismo: ma la posizione
del partito radicale nella sua massa non è gran che migliore di
quella dei e< liberali». L' antiprotezionismo non è mai riuscito,
neppure nel periodo delle origini a diventarne nna delle passioni
sentimentali, come l'anticlericalismo : ed oggi in cui la politica
protezionista ha creato solide ramificazioni di cointeressati in
molti gruppi politici, le affermazioni liberiste del patto di Roma
sono più che mai trascurate o soggette a discussione tra i radicali parlamentari : quasi del tutto isolati i liberisti puri, la partecipazione al Governo è avvenuta senza che sia passato neppur
lontanamente in mente ai partecipi ed al partito che li appoggia
di porvi come condizione sine qua non, anche la semplice attenuazione di qualcuno dei più clamorosi nostri dazi protettivi. In realtà
parecchie delle personalità più importanti del partito (dentro
-
13 -
e fuori il Parlamento) e giornali consid erati come r adicali sono
tutt'una cosa con gruppi protetti, o ad essi più o meno direttam en te legati. Il partito repubblicano, che è forse, per quanto
riguarda i rapporti tra uomini politici ed interessi particolari,
il più libero dei partiti italiani, contiene di fronte a liberisti attivi, dei protezionisti altrettanto autorevoli, primo il Colajanni,
quasi unico specialista in scienze economico-statistiche (1); d' altra
parte l' esiguità del numero e la pregiudiziale che vieta al partito la partecipazione al Governo, non lasciano sperare che un
attuoso movimento liberista possa esser compiuto principalmente da questo gruppo. I partiti socialisti, infine, sono indubbiamente quelli che in queste elezioni hanno, come partito, messo
la politica liberista in modo più netto come punto essenziale del
programma. Ma programmi di carta ed azione concreta non sono
sempre la stessa cosa . Nei partiti socialisti, più forse che negli
altri, idee ed azione della cc massa» non sono in realtà che idee
ed azione di pochi individui più attivi, adatti, intelligenti : parlare di cc proletariato» contro e< borghesi;i » o e< capitali.:;mo » e
simili è cullarci in nomi generici e sonori che non ci lascian \·edere
la realtà delle cose: i programmi posson recar stampato, cogli
stessi caratteri in grassetto, le riforme di legislazione sociale e
quelle liberiste doganali, ma in concreto l'azione dei dirigenti
essere profondamente diversa per le due serie di scopi. Al «proletariato» è quindi sommariamente opportuno sostituire dei
<e gruppi proletari» limita ti ma forti e organizzati i quali non
sempre sono stati danneggiati dal nostro regime protezionista, al
contrario, mentre sono stati, economicamente e! sentimental(1) Quest'uomo in buona fede fa il git10co,!benchè " democratico " dei latifondisti granari del sud e, benchè onesto, dei più loschi
gruppi protetti del!' Italia settentrionale e centrale : ha scritto testè
tre volumi su : Il progresso economico che veramente onorano poco
assai la scienza italiana (dato sia il caso di usar la parola) e meno
ancora l'autore. Per il quale il liberismo è diventato peggio che i!
drappo rosso pel toro : un qualche cosa che fa sragionare appena si
presenta dinanzi il pensiero. Si potrebbe scrivere un volume a rilevare i sofismi, i ragionamenti (e talora anche le cifre} sbagliati
di questa raffazzonatura eh' è una continua diatriba contro i "fanatici liberisti "· In realtà non è il valore intrinseco degli argomenti
del Colaj anni che possa servire ai gruppi protetti, ma la sua veste
di "democratico " anzi repubblicano (dio ci salvi da questa repubblica !) e la sua stessa onestà personale : ai sidernrgici e c. non par
\"ero prenderlo al volo ed esclamare : ma guardate, perfino Colajanni,
professore e repubblicano ecc. ecc.
-
14 -
mente, soddisfatti ed ammansiti dalle leggine sociali e d;:igli appalti
e bonifiche alle cooperative. I partiti socialisti itali:rni non rappresentano affatto «il proletariato>> italiano, cioè la maggioranz::t
degli indi\·idui che vende il suo lavoro all'agricoltura ed alle
industrie e che non può che aver sommo interesse alla politicA
liberista : ma pochissime centinaia di migliaia di individui, il
che è un'altra cosa. I dirigenti sono abbastanza intelligenti per
capire che le affermazioni antilibcriste del vecchio marxismo
contrasterebbero troppo coi sentimenti democratici contemporanei, e che non sarebbe opportuno lasciare questo punto programmatico che può diventare d' «attualità n ad nitri partiti
esclusivamente.
l\Ia la gran maggioranza prolctarin, ;inche org;inizzata, non
ha (e si capisce, dal momento che non lha neppure la «maggioranza borghese n) un'idea approssimativa del problema: essa
confonde, quasi gtneralmente, i dazi prote21:onisti coi jisrali e quando
sente gridare i suoi leaders contro il dazio sul grano, sullo zucchero, ecc. essa l'interpreta come un'ingiustizia fiscale: vi si
ribella come contro un balzello troppo feroce dcl Governo ladro;
i favori protezionisti alle Terni giungono alla sua mentalitù come
i furti dcl palazzo di giustizia : non come un tributo diretto pagato dai consumatori ai produttori. L'essenza della battaglia
quindi le sfugge e francamente l'educazione e l' istntzione diffuse
dai dirigenti non sono le più adatte per chiarirla. Si comprende
perciò come il partito non senta la contraddi7.ionc in cui veogono
a trovarsi il suo ideale programmatico e l'effettivo interesse liberista della maggioranza operaia e gli interessi e le proteste di
piccoli gruppi operai (socialisti) che dipendendo da industrie protette, con salari discreti, si oppongono apertamente o larvatamente a provvedimenti liberisti e ad un'energic;i campagna contro il protezionismo specie industriale, fornendo an1,i ;,i quest'ultimo collo spauracchio della disoccupazione operaia una delle
più efficaci armi polemiche e sentimentali. Sovratutto si comprende
come, malgrado le affermazioni progrnmmatiche, i partiti e le
organizzazioni socialiste non si siano mai impegnate a fondo,
non abbian mai fatto delle campagne efficacemente attive nè
alcuno dei loro non rari scioperi generali contro l'enorme « sfruttam.:nto » che il protezionismo opera sul veio proletariato, cioè
sulle maggioranze operaie di tutta Italia. I gruppi operai privilegiati dcli' Italia settentrionale e centrale, che formano la più
-15 l~rgn base elettorale socialista, preferiscono la legislazione « sociale» che col riposo festivo, coll'assicurazione infortuni colla
c~ssa maternità e invalidi rà, le case popolari, i probivi;i ecc.
giova pro~rio quas! solo ai g~uppi operai che già stanno meglio'.
sono megl10 pagati e trattati, ed organizzati e difesi in centri
importa~ti possono far efficacemente applicare le leggi, mentre
la maggioranza specie contadina, provinciale e meridionale di~organi7:za_ra, an~lfabeta, ~ndi~esa sconta senza goderne o quasi
1 ma~g~on prez7:1 determmat1 dalla protezione operaia, paga i
pu bblt~1 proventi che ~tipe~dia~o gli i.spettori per gli altri gruppi,
e. commua ad av:ere 1 suoi, pm bassi, salari scuoiati dal protez10111smo: prefenscono le opere pubbliche, le bonifiche con 0
s.en~a .ap~~lti. a coopera:i~e,, prin.cipalment~ fatte proprio nelle
1:gwn~ prn. ncch~ e fert1.li d. Italia e non 111 quelle terre meridionali ed msulan dove 11 diboscamento, la malaria la coltura
.
. .
'
estensiva o irrazionale, la mancanza di scuole di strade di ferr?vie buone, rendono sacrosanta l'opera pubbÌica e più' produttivo (non elettoralmente) il corrispondente impiego di lavoro e
di capitali a lunga scadenza (1).
LA STAM_PA. - Il quadro si completa coi rapporti tra la
«stampa'' ed 1 gruppi protetti. Vi sono anzitutto alcuni mass!mi organi materialmente indipendenti. Apertamente, sistematicamente, protezionisti es~i non sono. Anzi, essi aprono - per
quanto non con assoluta libertà - i loro articoli di fondo a valorosi collaboratori liberisti; ma è doveroso riconoscere che il
li.bcrism?, del giornale . si ferma all'articolo di fondo. In q uell' azione pm vasta, contmua :d effic.ace che il gr<1nde quotidiano
sv~lge colla sua opera tec111ca, nei trafiletti, nei commenti oiccoh dc'.le notizie quoti_diane, nelle corrispondem.e parlamen{ari,
nella viva parte polemica, nelle dichiarnioni elettorali, tutto ciò
che fa. limpalpabile ~pir!to e l'azione programmatica di un giornale, il programma 11bensta non c'entra mai, come invece c'entrano gli altri leit motif della politica quotidiana. A parte il fatto
( 1) l·n coraggioso periodico, l' Unitd del Sai vernini si è assunto
il co~pito di. dcn1_1n~iare. e documentare i casi in cui i ri~trctti gruppi
operai or~amzzati si assicurano privilegi e condizioni d1 fa,·ore sulle
spalle. elci consumatori e ~ei contribuenti nazionali e quindi delle
~1agg1oranze proletarie: chi vuol aver precisati i fatti qui esposti in
lmea !?cnerale, non ha che leggerne i numeri arretrati e (giova sperare) 1 futun.
17 -
-16che il limitarsi ad alcuni danni e problemi della politica doganale, senza investirla nella sua intiera realtà fa perdere gran parte
dell'eventuale efficacia, la contraddizione forse maggiore ma costant_e ~n cui. i wandi organi sono caduti è l'avere sempre appoggiati candidati senza pretendere da essi espliciti impegni sia
pur so.lo su que! lii:iitati pu_nti sui quali il giornale aveva preso
atteggiamento hbensta, anzi, sapendo spesso per esperienza che
alla Camera i candidati avrebbero tenuto un'azione opposta. Vi
è una parte della nostra stampa quotidiana di notevole diffosione, nella quale hanno una notoria comproprietà o cui sovvenzionano più o meno direttamente i potenti gruppi protezionisti
industriali : è qi1esta stampa (liberale, modero-clericale, radicale)
che con secondari giornali e riviste (così dette) tecnico-finanziarie, fa apertamente la campagna protezionista, ribattendo le
p_olerni_che l!beriste, magni~car:do_ i r~sultati delle tariffe protettive, meggiando alle cost1tuz10m d1.... «accordi», insinuando
l'opportunità di più ~!ti _privile?i>. tastando i_l terreno o suggerendo generosamente i pm svana ti «provvedimenti», è incredibilmente entusiasta di tutte quelle iniziative <<nazionali >> (spese
militari, imprese coloniali, opere pubbliche, e - qualche Yolta legisla_zione so~iale) che impl~chino. sicuran:ente b~oni affari pei
gruppi protetti. Il brutto si e che m Inghilterra, m Germania e
anche negli Stati Uniti, ove pure la stampa gialla esiste su larghe basi, ~pecie quella ecor;omico-finanziaria --:- assieme a quella
onesta e hbera, la borghesia colta e produttrice conosce bene i
m~sseri della Rr!ma e della seconda, men_tn~ in Italia il buon pubblico non sottilizza molto e nella grandissima maggioranza borghese giornali onesti e giornali sovvenzionati o ricattatori si
conf~nd~no maledettai:iente.. C'_ è infine _una parte della stampa
~he mtnnsecam:r_ite vive ~i :11ta pi:opna, ma che partecipa o
mdulge alla politica protez10msta, diro così, per buona fede credendo, come i pacifici borghesi da cui è letta, essa sia un sicuro_ bene per l'e~onomia na_zionale - per timidezza o per leg:-im1 non d1_sonesti c~n ~rui;>p1_ ec?nomici_ protetti; questa stampa
ha la fissaz!on;. che i . hber~su s~ano dei pericolosi teorici capaci
per _a~or d :in i~ea d1 rovmare m un mese l' industria e le produz10ru nazionali. A questa stampa appartengono anche molti
giornali pro' inciali non quotidiani : gli altri, mantenuti dal deputatO o da!!~ cricc~ette locali, non fanno, quand'è il caso, che
sostenerne gli mteress1. Infine la Yera stampa di partito rispecchia
sostanzialmente i caratteri e l'atteggiamento del suo partito,
cui s'è già accennato (r).
_di etro que~to tessu_ro_ di col~ur.a, di sentimenti, di apparenze
poltt1che, che 1 gruppi mdustnah hanno operato ed operano
nell'ora attuale per conservare e per aumentare le difese doganali .
f:
Il.
Lo sviluppo e gli effeHi del protezionismo m Italia.
•'
U:N PO' DI STORIA. - L'azione petsonale del Cavour
nel!' indirizzo della nostra politica doganale è documentata dalle
~a~e. d_ei ~rovvedimenti liberali e del loro murnrsi. Nel 185r egli
li m1zrn nducendo ed abolendo vari dazi su materie prime ed
abbass~nd~ q:1el!i su~ ~ereali da L: 9 a 2.?o per El. Seguono
altre nduz10m, I abolizione del dazio cereali nel 1854, altre su
materie prime industriali : la sua azione culmina colla tariffa
27 giugno 1861 sulla quale si modellarono i numerosi trattati
contempora_nei ed imme_diatamentc susse~ue.nti (importante quello
colla Francia 17 genna10 1863) con naz1om europee. Ma Cavour
era mort~ e da _una_parte gli interessi particolari rifacenti capo11110, da~l alt:o 11 ~isog_~o cre~cente di danari per lo Stato per
fronteggiare i _formidabili deficit, andavano premendo i successori,
che a cominciare dal r855 fanno qualche aumento di tariffe di
natura essenzialmente.fiscale. Nel 1870 si ordina l'inchiesta sulle
condizio_ni i~dus~ri~li ed. agricole, presieduta dallo Scialoja e
l~uzzal tl ed 1 _sum r~sultatl ,formano la base della tariffa 30 maggio 1878 applica ta rn quell anno alla Francia e nel tra t tato coll'.\ustria. Caratteri principali di questa : riduzione di alcuni dazi
d'e.sportazion~, d~ dazi d' im~ortazio~e su materie prime più
alti che quelli sm loro lavorati, maggior specificazione dei dazi
(1) Tn questa sommaria rassegna non son fatti nomi, che del
resto sono sulla bocca <li molti : non faccio di professione il moralista
ma cerco di esporre i fatti, atmeno quali a me risultano, nelle lo;
li!lee _gene~~li _: se i moralisti credon~>, i nomi posson trovarli e pre.
c1sarh fac1hss1mamente e la battaglia è aperta a tutti.
2
-
18 -
con sostituzione di tariffe specifiche a quelle ad valorem preval enti :
aumento largo di tariffe, ma con scopo essenzialmente fiscale
. . .
. .
'
non proteziomst!Co per guanto pretese protez10111ste oramai si
fossei:o _già aperta~ente formulate _da parte di molti gruppi indu~tnah e la oramai_mut~ta educazione economica dei parlamentari della destra lasciasse intravvedere l'ora di un più largo trionfo
del protezionismo. Infatti mentre i risultati fiscali della tariffa
(i proventi doganali aumentano solo da ~il. 105.4 nel 1878
a 122_. 6 nd ! 880; 155_-7 ~el 1~8!; 208.2 nel 1884-5) non appaiono
sufficienti ai crescenti bisogni dello Stato, e mentre crescono le
domande di gruppi industriali perchè si accentui il carattere
protezionista . della tari~a 1878, in I svizzera colle tariffe 187 8,
1884 e_ 1887, m_ Germarna con guella 1879, in Austria con quella
1_882, m_ Franc_1a _con quella 18?1, le tendenze protettive, agrarie ed ~ndustnah, andavano :rntoriosamente imponendosi, per
quanto 11 trattato colla Francia 3 nov. 1881 fosse ancora improntat_o a i:ot~voli condizioni di reciproca temperanza. :\fa già
nelle _d~scuss~om al no:tro p_a r!amenro su guesto trattato, gli
app:titl_ ed i malumon degli mdustriali desiderosi di più alti
pnvileg1 ~b~ccaro~o sempre pi~ alti, eccitati dagli esempi delle
altre naz10111 commentali, e fimrono per determinare I' inchiesta
votata_ n~l 1883. che doveva riferire in base alle indagini di una
Comm1ss10ne mista sulle condizioni e necessità doganali della
nostra econo~ia agra.ria ed industriale. Gli storici di quel periodo
sono con~ord1 nel nlevare l'orgasmo di un'infinità di gruppi
prod~tt?r.1 nel premere con memorie, petizioni, sugge1imenti per
un g1u?1Z10 f~vorevole_ a più alte_cc difese» doganali da pa rte dei
relaron. I cui _responsi pr~sentat1 nel 1886 non corrisposero per
l~ p~r~e a~rana (Lampertico e Miraglia) alle speranze dei protez~omsn, n~ett~ndo con poder~sa d?cume~tazione, ogni protez10ne per 1 agncol tur~ : l_a rel_az1one mdustnale (on. Ellena) viceversa fu favorevole ai prmcìpi protezionisti con dazi decisamente
protettivi. Il Parlamento votò le protezioni industriali ma contro il p~rere_dei_ relato_ri, le completò con dazi protettivi su ~lcuni
prodot_tl agn~oli, speci_e col ~azio s~i cereali che fin da allora apparve 11_ pretizun_ sceleris che 1 pr?pr~etari agrari si ebbero per acconsentire al tnonfo del protez10111smo industriale : il risu ltato
ne _f1~ la tariffa 1_887, caratterizzata dal prevalere dei dazi speci,fi,ci
s?ln~ a 773 voci e sovratutto dal suo carattere nettamente prot ez10111:ta. Oue.sto car~tt~re risulta evidentemente da questi confronti su van gruppi di merci agricole e industriali :
-
19 -
l n molte voci l e nostre tariffe diventavano tra le più alte
d i quelle delle nazioni vicine, superate per l' ;:igricol tura solo dalla
Germania, nel ferro e lavorati, in qualche voce, dal! ' Aust ria.
Uno dei primi effetti fu la denunzia del trattato colla Francia
e la conseguente guerra doganale che ne seguì : e al proposito è
doveroso rilevare la rivelazione fatta <lallo Stringher nella sua
recente storia della nostra politica doganale : la denuncia anticipata al 1° gennaio 1888 invece del 1892 del trattato del 188 1
ed il conflitto doganale non furono colpa <liretta della politica
francofoba del Crispi o dell'atteggiamento protezionista della Francia, rhr viceversa pretendeva solo la continuazione reciproca del
pi1ì libNale rl'gime del 188 1, ma dell'intransigenza e della fretta
dei nostri protezionisti e della commissione d' inchiesta che, con
l' assenza del Lampertico e contrario il Saracco, fu favorevole al
grave atto del!' immediata denuncia. I disastrosi effetti, specie
sulle nostre produzioni d i sete e vini (nel meridionale) sono troppo
vivi ancora nella dolorosa memoria del Paese per fermarcisi ( r ) ma
è bene che ne sian state così precisate le dirette responsabilità. Le
nostre tariffe differenziali del r 892 contro la Francia furono, com'è
noro, tolte dall'accordo commerciale del 1898, dovuto in notevole parte all'azione dell'on . L11zzatti. Contemporane;-imente, con
qualche ritocco protezionista (notevole particolarmente il rialzo
del dazio sul grano nel 1894) venivano stretti vari accordi commerciali con nazioni europee e transoceaniche, cui seguivano
nuovi trattati, tra il 1904 ed il 1907, con la Svizzera, Germania,
Austria ecc., in cui le tariffe protettive preesistenti non subivano
( r) f milioni di danni cui l'avvenimento die' luogo possono desumersi da queste cifr<"' : la media annua degli scambi tra l ' Italia
e la F rancia nel 1881-7 era stato di 660 mil. (307 importazioni, 353
~sp~rta4 1oni) : nell' 1888-9 cade a 318 mil. annui. I prodotti itaham eh<"' più soffersero dalle tariffe proibitiYe furono le sete greggie e manufatti, i vini, il bestiame, l'olio d'oliva, frutta, riso, uo' a ;
i francr~i. manufatti tessi li, pelli, mercerie, gioielli, formaggi, libri,
oli fini ccc.
-
20 -
-
notevoli aumenti; ma si comprendevano nuove Yoci che lo svilupparsi delle indu:trie face_va~o rientrare man n:~no s~tto le
paterne ali del patno protezionismo. Un accenno pm particolare
sarà dato su alcune singole tariffe più importanti nelle pagine
seguenti.
, I FAITI Sì\ilE~TI SCONO VARI SOFISMI DEI PROTE-
ZIONI STI. - E concezione scientifica oramai superat a considerare fenomeni sociali vasti come il movimento commerciale di
un paese, funzione di un solo dato o condizione quale può essere
il suo regime doganale. La dottrina dell'equilibrio sociologico ch e
la scienza moderna deve per le sue più larghe indagini a Vilfredo
Pareto, va mostrando in modo sempre più approssimato la in terdipendenza tra le fo rze e quantità che compongono gli aggregati
sociali ; onde un fenomeno di questo genere non può essere che
in funzione di molte variabili, che a sua volta influenza. Sarebbe
quindi altrettanto erroneo prendere i dati generali del nostro
movimento commerciale in tutto il periodo considerato sia pro
che contro le tesi generali della politica commerciale. Ma se ciò
è per i concetti e pei dati complessivi, è però possibile approssimativamente precisare il valore concreto di alcune singole affermazioni, rom' è possibile isolare temporaneamente l' influenza
di certe tariffe sul movimento di una singola categoria di merce.
Nelle sue linee più larghe il nostro commercio internazionale appare tendenzialmente crescere, salvo una depressione nel 1877-80
dall'inizio del regno ali' anno della riforma protezionista, 1887 :
la media annua è stata nei periodi :
Tota l o
lo1portazioni
(Milio ni di li re)
1869-70
l .688,05
1871-75
2.255,2
1876-80
2.257,8
1881-85
2.411,7
1886-87
2.548,2
1888-:to
2.207,9
1891--95
2.1 27,3
1896-900
2.62 1,8
1901-05
3.347,6
1905-10
4,839,3
19 n
5.593,5
1912
6.000,2
(esclusi metalli preziosi; le
R ~p ortazioni
914,6
773,3
1.181,5
1.073,7
I.1 89,8
1.067,9
J .306,8
I. 104,9
r.53 1,r.
1.016,6
r.295,1
912,8
I.I 54,6
97 2,7
1. 398,4
1.223,4
1.829,8
I. 517,8
2.933,8
1.906,1
3.389,2
2.204.2
3.6o4, 1
2.396, I
cifre del 19 12 provvisorie).
21 -
La linea più elementare del moviment~ è dunqt~e : aument?
progressivo ~no al _1887 : ~otevole depressione tra 11 1888 e~ il
1896-7; rapido ed rntenso mcre_ment? _dal 1898 _al 1912.. ~e importazioni da prima (1871-80) s1 av~1cm~n~ a_p1ccola -~1ff~renza
dalle esportazioni (nel 187 I le s?~O ~nf~non ~1 1I 3 mil1on_1 : nel
1878 la differenza è solo di 4 1 milioni); 11 loro mcremento diventa
p iù intenso nel 1881-7; si riavvicinan~ n~ovamente (subend_o
una depressione maggiore delle esportaz1om) _nel 1888-r 896; n prendono a crescere con una l?er~entual e d1 a~me_nt? se~pre
maggiore di quella delle ~sp?rtaz10i:1, ~alvo per gli ult1m1 anm ( r).
Riassumiamo le osservaziom essenziali eh e su questo andamento
generale si possono fare : .
.
.
ro Come dicemmo, 11 movimento commerciale complessivo di un paese è in relazione a _molti gr~ppi di condizioni le
quali spesso sono comuni _a parecc~1 m~rcat1 del mondo, ~he pe~·­
ciò presentano andamenti app_ross1mauv_amente paralleli, ~pe~1e
se considerati in periodi lunghi. Queste mfluenze sono c?stttu~te
dalle condizioni di pace o incertezza politi.ca, di coltura, d1 :ecmca
produtti,·a, dal movimento della popol~z1on_e, dallo ~tat? 11?-terno
delle industrie ricchezza generale, vie di comumcaz1orn, dal
tono o caratte;e di progressione ed effen"escenza o di depressione
che avvicendano la storia economico-sociale dei popoli : naturalmente queste influenze agiscono ta~to su_ paesi protez_ionis:i ~h:
libero-scambisti. Ed è un fatto che m vane altre grandi nazwm si
constatano dalla metà del X I X periodi di increme:ito e depr~s­
sione assai analoghi a quelli osservati pel commerc10 del!' Italia .
P er es., il Pareto dà questi indici i_ndiret_ti della rapidità d' incremento del commercio dei seguenti paesi (z) :
(r) Fatte uguali a 100 le somme del 1909 si ha questo andamento nel
1902
1905
1909
r9ro
T9II
r9r2
55.39
64.78
100.10+.31
108.92
I 15.82
77.35
91.35
100.ll r.42
r 18.07
128.35
(z) Per l'esatto significato statistico di questo indice ved. Al-
cune relazioni tra lo stato sociale e le variazioni della prosperità economica, pag. 8 (est. «Rivista di _Sociologia», 1913, sett.).
22
Italia
(comru. speciale)
1860-72
1873-97
1898-1910
-6.2
232
-
Francia
(generai&)
266.8
0.85
+85.3
Inghilterra
(speciale)
Belgio
{gener ale)
468,4
120.8
883
204.7
67.3
518
.. Il per~odo di depressio:ie che finis~e verso il 1896-8 e quello
d1 mte~so mcremen:o c~e s1 svol~e t ra ti 1898 ed oggi sono quin di
c?mum tanto alla hber~sta_ Inghilterra, al semiprotezionista Belg1_0 qu anto alle . i:rotez1omste Italia e Francia : cause generali
diverse dalla pohuc_a commerciale qui evidentemente dominano.
~fa, te_nu~o conto d1 q~esto, ~ chiaro che la depressione italiana
e cost1tu1ta ~a ux: p,enodo d1 vero, :egresso, la ~rancese di quasi
assoluta stazionarieta, la belga e 1 1?glese specialmente, solo di
rallentamento del progresso commerciale · ed è chiaro che se il
commercio, italiano ha progr~dito nel yiù' recente periodo, questo
progresso e ~m _fen_or:ieno_ u~versale, ti quale ha però fatto giungere a medie md1v1dualt d1 commercio e benessere economico
gli _a~tri gran~i paesi :uropei (e non, come il Giappone, gli Stati
U_n~t1) e specie _1 _i:ae~1 meno protezionisti del nostro. Sono addmttura 1_nfa~~1lt 1 pistolotti di quei protezionisti che tendono a
n_iostrare 1! pm recente aumento del nostro commercio internaz10nale ~om_e un effet~o. delle tariffe protettive del 1887 e seguenti.
. 2 V1cev~rs~ 1 mterve?~o. ~e~turb~tore e deprimente della
tan~a 1 887 puo m m~do v~s1b1_liss1mo isolarsi anche in questo
~ov1~e:ito_ generai; : 1i:fatt1 gh elementi negativi rhe peggio1_ano I. md1ce per 1 It~h.a so~o tutti o quasi dovuti agli anni
i~nmediatamente successivi ali' m troduzione della tariffa proteziomsta su. larga scal~ (_188_8-1896); malgrado il generale rallenta~ento, 11 commerc10 italiano aveva invece continu ato a progredire notevolmente
dal . 1873 . ali' '8 7 .. e' pi·opno
· so1o quan d o s1·
.
.
concretizzano
protez1"on1"st·1 eh e 1·1 commercio
· com.
. . 1 provved1ment1
.
plessivo italiano
subisce
un
repentino
e
gra
.
ve regresso.
0 S·
,.
3 1 tenga moltre conto di due fatti contemporanei ali mcremento de,1 nostro commercio tra il 13 3 e il 191 2 : fatti
9
che attenuan_o 1 apparenza di questo progresso; cioè, l' aumenta
della popolazione
. , (da ab. 32.475 mila nel 190 1 a 34. 8 13 m1·1 a ne I
I 12)
· medio
· per abitante
·
9 . Per cui, 1 .aum ento del commerc10
e,
stato m realta
minore
dell'aumento
del
co
·
z
l'
·
mmerc10 asso uto; e au.
.
. . .
.
. .
mento dn prezzi, che discesi fino al 1 896
· d
.
-7, m1z1arono m tutti 1
un .periodo d' aum ento eh e cu I mma
·
paesi e anche fra noi
ap.
punto ne1 1912 e che m Italia (sull',-ndex
• - number N ecco - R;r.
1:JOrma
23
Sociale) si può calcolare sia stato da 100 a 123 tra il 1897 ed il
19 1 r. P er cui da una parte l'aumento apparente delle cifre in
moneta corrisponde ad un minore aumento del movimento in
merci (1) dall'altra l'aumento dei prezzi ha automaticamente
agito da riduttore dell'altezza effettiva dei nostri dazi specifici : infatti è chiaro che se si fa paga re all'entrata L. 7.50 al Ql. il grano
tanto quando vale (alla dogana) 18 li re al Q.I, quanto 26 lire, il
dazio è effettivamente, nel primo caso del 41 .6 % del valore della
merce, nel secondo soltanto, meno del 29 %- E siccome la m assima par te delle nostre t ariffe è di dazi fissi:, che non mu tana col
variaie del valore della unit à di merce colpi ta, possiamo concludere che l'acuto aumento dei prezzi dal 1898 ad oggi ha attenuato l'ostacolo fiscale e protezionista delle nostre tariffe, favorendo il nostro commercio coll'estero (2).
40 Il nostro commercio dall'instaurazione del protezionismo ad oggi ha smentito formalmente molte delle promesse e
sofismi dei nostri protezionisti d'allora. Anzitutto non ha affatto
spinto le esportazioni sopra le importazioni, anzi, lo « sbilancio
commerciale » che i protezionisti pretendevano eliminare, è ere
sciuto. E non poteva essere altrimenti, perchè solo l' ignoranza
dei nostri moderni mercantilisti poteva ritenere la bilancia favorevole (le esportazioni superiori alle importazioni) sempre indice
di favorevoli condizioni della produzione, ricchezza e scambi
nazionali, mentre nel rapporto degli scambi internazionali intervengono molti altri elementi che non risultano nelle statistiche
.mercantili quali le rimesse degli emigranti, le somme portate e
spese dagli stranieri in Italia, gli interessi, profitti ecc. pei capitali in vestiti all'estero (o viceversa) ed altri.
Un al tro dei pretesi fini dei protezionisti è l'autonomizzazione
(mi si perdoni) dell' economia e del consumo nazionale : le tariffe
protettive avrebbero dovuto rendere al possibile indipendenti i
consumatori interni dalle fornitnre straniere, renderli indipendenti tanto per ciò che riguarda gli ::ilimenti, i generi di consumo
(1) Lo Stringher a questo iiguar<lo c~lcola che se. si applicassero
alle merci del 1910 i prezzi del 1905_. le 1~portaz~om appanrebhero
ridotte di milioni 303,8 e le esportazioni n dotte d1 mii. 201,9.
. (2) Naturalme_nte ~l con_
trariò avvi~ne in un ~eriodo ~i dba~so
dei prezzi : allora 1 dazi spe~ijici m~cerb1scoi:o (se 1_mmu~ab~ la protezione: e siccome può darsi beruss1mo che 1 prezzi (oggi gia rallentati) <lopn il 1917 si fermino o ribassino,. ne viene chiara l' opportu.nità di prefrrire un buon sistema eh dazi ad valorem che seguano 11
mov imento dei prezzi.
-
-
24 -
quotidiano, quanto i manufatti, le macchine. i prodotti più elaborati delle industrie : la protezione avrebbe dovuto assicurare il
mercato interno di trovare presso i produttori nazionali tutto
ciò di cui avesse bisogno il giorno (quanto lontano dio lo sa) in
cui il blocco di un fantastico av,·ersario fosse riuscito a chiuderci
quel po' po' di vie libere che ci collegano agli altri mercati . Basta
dare un'occhiata alle cifre del nostro commercio internazionale
attuale per vedere come un trentennio di politica protezionista
abbia dato la più solenne smentita a questa favola sciocca. Ben
più che nel 1887 oggi il consumatore irnli~no <<dipende» «è schiavo», ecc. del produttore straniero: oggi assai più che nel 1887
la produzione italiana sarebbe insufficiente a soddisfare i nostri
cresciuti bisogni; ed è ben salutare che sia così. Sarebbe interessante sapere dove i protezionisti potrebbero prendere presso i
P.rod.u ttori italiani questi torrenti delle attuai! nostre imporraz1om :
1912
1911
(milioni di lire)
spiriti, bevande, oli
prodotti chimici, medicinali, resine, ecc.
cereali, farine, prodotti \'egetali
animali e loro prodotti
roo,6
93.5
38. I
132.2
482. I
25+2
I
606,4
2144
Ed altrettanto assurdo sarebbe pensare di poter far bastare
l'industria nazionale alle centinaia di milioni di manufatti esteri
che consumiamo, senza contare che nel caso fantastico di un
blocco ci chiuderebbero la via non solo al grano, al bestiame,
alle bevande ecc., e ai manufatti, ma anche alle materie prime,
;il cotone, all.a lana, al ferro, al legno, alla gomma greggia e fì.nin~mmo per nmanere,. nel :aso, altrettanto affamati. La << insufficun~a,» cieli.a produz1:me ~nterna al consumo ed ai bisogni interni e cresctu.ta sotto il regime ~rot.ezionista. E la storia ha ugualmente smentito la f_orz.a esp~ns10n1sta del protezionismo : il rapporto delle esportaz10111 alle importazioni di merci abbiam visto
~o~ è mai stat~ d~po il 1~87 così alto come nel periodo del pi~
limitato protez.10msmo .vigent~ prima di quell'anno; cl' altra
par~e se guardiamo l~ m.dustnc e produzioni che negli ultimi
anm ha~no. dato ID:agg10: mcremento e partecipazione alle nostre
esport~z1om non v1 :rov1amo. cl~e uno dei grandi gruppi protetti
a partire dal 1887: 1 lavorati d1 corone industria che ha subìto
anche in grazia del regime doganale nn ~asto incremento, ma che
25-
è stata indotta, in parte, come vedremo, dal medesimo in una
lunga crisi che permane tuttora: degli altri maggiori gruppi di
esportazioni nostre (sete e seterie, prodotti agricoli non protetti)
frutta fresche, uova, olio d'oliva, agrumi (prodotti e spoglie animali, zolfo, ecc.) quasi nessuna prova che, secondo le promesse
dei protezionisti, siano state produzioni protette a darvi luogo in
grazie dello sviluppo raggiunto colle tariffe protetti,·e. Un altro
pretesto infì ne che la nostra storia smentisce è quello della protezione alle produzioni ed industrie «giovani n : la protezione dovrebbe cioè servire ad aiutare, difenderG, rassodare 1' iniziarsi
ed i tenrntivi delle produzioni introdotte da poco e non ancora
rassodate, pel periodo iniziale, dopo il quale, .tecni:ament~,
economicamente fortificate, potrebbero anche nnunc1are via
via alla difesa doganale. Ebbene, nel 1917 saranno passati
30 anni dal sorgere delle difese doganali : le produzioni gio vani dell'Italia del 1887 hanno avuto tutto il tempo possibile
per diventare adulte, esperimentarsi. migliorarsi : i protezionisti
sono dunque pronti a mantenere le promesse c~e facev~n.o allora ? " sentire gli umori che brontolano tra 1 gruppi mdu.striali in vista delle prossime scadenze parrebbe purtroppo il
contrario.
III.
I maggiori dazi pro{etfivi e le loro conseguenze.
Vediamo ora più da vicino i fatti e <lati relativi ai più importanti episodi del nostro protezionismo.
LE INDUSTRIE TESSILI : IL COTOi\E. - La storia
dell'industria cotoniera in Italia è uno dei più interessanti e dimostrativi esempi delle dannose influenze che l'eccessiva prot~­
zione può determinare anche su di un' industria che ha eleme:it1.
forze possibilità di sana vita e di naturale incremento'. Pnma
del 1878 l'industria cotoniera italiana non ebbe largo sviluppo:
i fusi per la filat11ra salgono solo da 480 mila nel 1862 a 748 nel
1876, in cui i telai meccanici sono calcolati a 26.778: nel quinquennio 1871-75 s'importa una media annua di 95 mila Ql. di
filati e non s'esporta che 186 Ql. ; e s' importa una media annua
-
26 -
di 114 mila Ql. di tessuti contro soli 1982 Ql. esportati. Le cause
principali di queste condizioni industriali furon rin tracciate nelle
difficoltà e costi delle forze motrici necessarie, cui non bastarono
le forze idrauliche come si sperava, mentre il carbone veniva a
costare molto di più che alle consimili e concorrenti fabbriche
cotoniere inglesi ; superiore costo del macchinario, allora non
ancora prodotto neppur in parte in I talia; minor produttività
dei lavoratori, sia per la minore attitudine e preparazione tecnica,
sia pei bassi salari ; alti costi (per gli alti noli di trasporto) delle
materie prime. F a tto sta che i cotonieri si lamentarono così
efficacem ente che nel r878 la tariffa concesse loro protezioni sui
fila.ti e te.ssuti v.a~ianti ~al~' 8.zo al 26.50 % del valore. E la protez10ne amta gli mdustnah ad allarga re e migliorare gli impianti,
specie per la produzione dei filati più grossolani, facendo scendere
le i mpor.razioni?~ filati ne! 1 8~0.5 alla media :rnnua di 93.410 Ql.,
mentre 1 tessuti importati salivano a 193.623 Ql. all'anno. Ma i
cotonieri non s' accontentano e, dietro le loro richieste, la tariffa
del I 887 concede sulle voci prima meno difese, dazi protettivi
varianti dal 30 al 50 % sul valore (1).
La storia non è ancor finita : nei trattati del 1892 nuove richieste di protezione sono avanzate dai cotonieri specie sotto forma
di maggiori specificazioni di voci, specie in relazio.ne al trattato
colla Svizzera che nelle importazioni del l 892 partecipava con
2301 su I 5.432 Ql. di filati e con 7646 su 58 .984 QI. di tessuti .
E, pur tenendo conto di concessioni fatte alla Svizzera sni tessu t~ weggi e. stampati, co.i d~zi sui fil~ti, e colle maggiori specificaz10?1 le d1f7se doganali d1 cotonien furono in quell'occasione
e nei trattati del 1904-7 sostanzialmente riconfermate ed in
parte _all.argat~. Quale _fu _la conseguenza di questo complesso
ed al t1ss1mo sistema d1 difese doganali ? L a risposta è tutta
un'interessante diagnosi degli effetti del protezionismo : come
primo fatto, le alt-e barriere protettive confinate ad un complesso. di fattori tecni~i, economici, commerciali che non è qui
caso ncordare, determinano un poderoso sviluppo dell' industria
che queste cifre bastano a dimostrare :
. (_r) I filati cucirini, p~ima _non aventi voce, sono colpiti dal dazio d1 L. I r~ al Ql. ; 1.1 d~z10 sm tessuti greggi lisci sale al 25 % ; la
sopratassa ~1 stampena ~ elevat!i da 70. ad 80 lire al Ql. e un 'altra
sop;atassa e aggrnnta i:ie1 te~suti operati e damascati (L. 20 al Ql.)
e d1 broccato (L. -1-0). S1 specificano inoltre i dazi sulle mussole, tu!li,
tessuti graticolati.
1878
Fnsi
Telai
Operai
745 .3o4
26.778
65.000
27
1900
1912
2. l I 1.000
78.000
135.000
4.582.000
145.780
220.000
Il movimento commerciale ha dimostrato complessivamente
non solo la- conquista del mercato interno da parte dell'industria
nazionale, ma un forte movimento di conquista dei mercati
esteri, almeno per vari rami di prodotti. Mentre infatti _J' importazione dei cotoni greggi sale da tonn. 142.816 medie annue
nel 1900-4, a Tonn. 217.964 nel 1907 e ridiscende a 206.743 nel
1908; 174.505 nel 19 10 ; 214.086 nel 1912; le importazioni di
filati scendono dalla media annua di Ql. 51.613 nel 1885-9, e
18.476 nel 1890-4 ad 8.412 nel 1905-6; 19.857 nel 1907; 9.407
nel 1909; 12.369 nel 19 12 e quelle di tessuti da Ql. I 14.690 ali' anno nel 1885-9 a 23.882 nel 1895-9 per risalire a 32.613 nel
1905-6 e 51.560 nel 1912. Viceversa la curva ascendente delle
esportazioni è stata quasi continua : i filati da QL 6495 nel 1890-4
ad 85.95 1 nel 1900-4, 69.643 nel 1908; 126.681 nel 1910; 135.179
nel 1912; ed i tessuti da Ql. 21.748 nel 1890-4 a 264.141 nel
1905-6; 232.654 nel 1908; 359. 187 nel 1910; 393.197 nel 1912.
Da gueste cifre apparirebbe dunque che la protezione è riuscita
a dare guella preconizzata spinta iniziale all' industria, capace
di far sorgere e rassodarne le basi, rendendo possibile la sua
vita autonoma. L' industria della filatura oggi basta al consumo
nazionale ed esporta nelle indicate qualità : i titoli dei P.r od:itti
sono diventati più fini (in media il 22, ricordando che 11 titolo
del filato di cotone è il numero di ascette di 840 yards di lunghezza necessarie a dare l libbra di pes~ : 22 corrispo~de ad una
li bbra di 22 ascette ; 60 ad una libbra d1 60 ascette d1 egual lunghezza, quindi, corrispondentemente più fini) ; ma il (italo medio
dell' industria italiana è tuttora inferiore a quello d1 ben 8 nazioni produttrici, il che è anche dovuto, oltre che a :~gioni tecn~­
che al nostro consumo interno che domanda tipi pm grossolani.
' La tessitura ha ancora, ali' ingrosso, 30 mila telai a m.ano
su di un totale di 145 mila : si serve essenzialmen.te di ~lat~ 1 taliani · basta al consumo interno ed esporta. Infine, i prezzi dei prodott/ sono, malgrado i dazi tuttora esistenti, scesi, sp.eci~ pei tip~
meno fini, al livello e talora disotto di quelli praticati ~e1 m:r~at1
liberoscambisti: il Ponti rilevava recentemP.nte che 1 filati impasto America (base titolo 12) si vend~no d~ I~ . .o.r5 a 0.20 al
Kg. in meno che sui mercati esteri; ed 11 Cab1at1 in un poderoso
-
-
28 -
studio :;ulla rns1 1oto11iaa (R forma Sonale. +o, 1913) iacc\ a
questi raffronti di prezzi del : ·
\\ ater
Italia
Franci<l
1nghilterra
j2
Calicot
J
~
2.50
0.27
2.70
2.+o
0.29
H'u
0.2+
Ma di fronte a questi _dati purtroppo molti elementi negati,·i
concorrono a_ completare ti quadro: lo S\'Ìluppo che sono l' impulso del regime protettivo l'industria ha an1to non è un sano
naturale, positivo progresso, ma un ;1ll;irgamento tumultuario'
progressi' amcnte dominato da un gra,•e spareggio tra costi ed
entrar~, dall' aume~to degli stoc'.~s immobili, da una crisi genern_le di _sovrapr?duz1_one. Alla_ sprnta_ innaturale data dal regime
p10tett1vo molti altn elementi si aggmnscro facendo sì che parallelamente ali' incremento dei prodotti dell' industria crescesse
'.a crisi ~elle s.ue im,prese. Il rialzo ~ei pre~zi eh~ s'inizia dopo
11 1897 mtens1fica I accorrere del nsp:um10 ali' 111dustria coto~ier~ e~ il moltiplicarsi delle sue fabbriche : l'aumento degli
1mp1ant1 ha le sue percentuali più alte appunto a partire dal
1900-2 : e prende un andamento sempre più rovinoso nel periodo
ascendente d~l gen~rale boom c~l~i.nant.e colla crisi del 1907 : le
?anche favonscono 111 mo~o att1v1ss1mo 11 sorgere di queste nuove
imprese, collocandone az10ni ed obblignioni senza badare al
s~ttile sulla fondatezza delle imprese, pei molteplici lucri che
v1 potevan fare: dal 1900 al 1908 gli impianti cotonieri crescono
in I talia del 108 % mentre crescono solo del 16. l o; in Inghilterl G"1~ppone, ~3-5 o; 1n
. G
. 2r.2 o/o /o
rn, 21 o;
ermania,
in Austria ecc.
10 a
10
Una febbre di produzione che, acu ita dai vari elementi deter~in~va_ un rinc~udirsi della crisi di .sovraprodu?.ione, il formarsi
di g1 a".1 stocks, ~ affr~tt~to espandersi delle esportazioni e vendite
a b~ss1. .prez_z1, 1 ~fenon spesso a quelli necessari a rimunerare i
c~p1.talt 1mp1egat1 per cui i profitti delle società attive andarono
d1m111uendo e le perdite nette crescendo in quelle passive (l).
(I}
Dal
FARGION
e
CABIATI
Socierà attive
r904
1905
r906
1907
T<)08
r909
t910
1911
Capitale e riserve
ro6.85-1.ooo
138.573.000
2I0.9 [9.000
~64.950.000
259.089.000
209.620.000
r92.74r.ooo
r r7.52r.ooo
tolgo questo quadro :
Profitto netto 0 1<.o
5.61
7.38
7·5-1
8. c4
_5.38
5.32
4.05
+56
Società passive
Caµ1talet riserve
8.750.000
2.250.000
r.500.000
l J .028.000
33.942.000
55 625.000
95· c7 f .Ooo
183.054.000
perdite nette 0 1
30.17.64
2I .66
39.36.47
r3.85
9.-
11.87
o
29 -
Dunque evidentemente non è la protezione doganale, ma lo
stato di crisi, che ha consentito tale sviluppo delle esportazioni
ed i ribassi dei prezzi. Si noti che malgrado i prezzi siansi abbas::iati al livello delle altre nazioni, i cotonieri non hanno mai voluto rinunciare ai dazi protettivi benchè apparentemente inutili.
E ciò perchè essi, cioè la parte meno sana e forte dell' industria,
spera che dopo la crisi possa ancora intervenire una tal riduzione
dell e produzioni da rendere attiva la protezione degli attuali
dazi : tale riduzione sembra sia minacciata dal costituitosi Istituto Cotoniero, comprendente buona parte dei filatori e tessitori
italiani, con lo scopo di regolare la produzione in rapporto alle
possibilità di smercio ali' interno ed estero, disciplinare le condizioni di vendita ed i prezzi, assoggettare gli industriali a contributi annui che consentano dei premi d'esportazione, ecc. Con
ciò è chiaro che la parte più sana e finanziariamente forte dei cotonieri dovrà sottostare alle limitazioni richieste dallo stato delle
imprese sballate; che i prezzi interni dovranno elevarsi più o
meno gravemente in confronto dell' estero, cd in base al costo
marginale delle imprese meno buone, senza giov:-!mento delle
imprese sode che avrebbero potuto continuare a produrre liberamente in maggior quantità e con profitto ai prezzi del mercato
internazionale fronteggiando in patria quella concorrenza che
hanno già vinto su parecchi mercati esteri; ma insieme con
grave danno dei consumatori interni, per effetto dei maggiori
prezzi imposti dall' artificiale accordo.
LA LANA. - Se nel!' industria del cotone, a prezzo della
crisi del!' industria, la protezione doganale ha ronsentito un
grande sviluppo della produzione e ribassi dei prezzi, qualcosa
di ana logo è, in minori proporzioni, avvenuto nell' industria
della lana ; la spinta data dalle crescenti protezion1 del l 878 e
1887, determina sovraproduzioni e ribassi dei prezzi fin dal 1891 ;
ma la crisi, che del resto si è in questi ul timi tempi attenuata e
per molte importanti imprese dileguata, non ha condotto ad un
approvvigionamento completo del mercato nazionale, nè ad un
pareggiamento dei prezzi coi vicini mercati liberi o quasi.
Pel 1912 ho compilato su 90 società questo quadro : le società
che hanno avuto nel 1912 dividendo
in a umento
in diminuz.
uguali
zero
in cun fronto a1 19 1 t
N.
Capital i ve rsati
20
3
9
58
72.400.000
2.867.oon
28.050.000
17r.392.ooo
nel quinquennio 1908-12
N.
Capita) i ve rsati
. 9
26
I
-18
25. I00.000
88.875.000
2.700.000
124".067.000
-
30 I primi provvedimenti protezioni~ti sono stabiliti Jalla ta~
riffa 1878, che mantenendo I' esecuzione per le Lrne naturali
sudicie e lavare, cascami e borra, colpisce con \lazi per quintale
di L. IO le ca relate e meccaniche, di 15 le pettin.ue, con un aumento di L. IO al Ql. le ,-arie categorie di tinte. l fìlati furono
difesi con dazi tra L. 50 (semplici greggi o imbianchiti) a L. 90
(ritorti tinti). Nella tariffa del 1887, alla quak i lanaioli italiani
prepararono una _s<:rie cl.i lamenti e di nnove ri ch i~s~e i-:rorettive,
furono mantenuti i dazi del r878 per le lane; pe1 hlau:
semplici greggi fino a 10.000 metri per Kg.
+5
n
» oltre
»
>>
»
55
pettinata semplici greggi lì.no a 50.000 " »
60
>>
>l
»
oltre
>>
>>
>l
75
e per ogni categoria con aumento del 20 % sul dazio dei greggi
per gli imbianchiti, del 25 % id. pei tinti; di L. 17 al Ql. sul dazio dei semplici pei filari ritorti. Pei tessuti di lana :
scardassata con peso fino a 300 grammi per m.2 200
>>
>l
» da 300 a 500
>>
>>
1 7)
n
»
>l
l• 500 oltre
>>
»
1 50
pettinata
>>
» fino a 200
n
n
>>
250
))
))
» da 200 a 500 »
220
))
))
l> oltre 500
>>
190
tappeti da pavimento
1 ro
maglie
aumento del 50 % sul dazio sulle semplici .
s'aggiungano <1Umenti di 50 lire al Ql. pei tessuti stampati, di
L. 40 pei broccati, L. 200 pei tessuti a catenella, 300 a punto
passato. Quasi tutte queste tariffe del 1887 furono conservate
fino ad ora salvo queste principali modificazioni della tariffa convenzionale (stabilita nei trattati): ridotto a L. 8 il Ql. il dazio sulle
meccaniche (1), a L. 185; 160; 140 le tre categ. di tessuti di
lana scardassata (2) introdotte varie specificazioni pei tessuti per
presse id. pesanti oltre 1000 g. per m.2 (L. 120 al Ql.) oltre 1600
g. al m. 2 (L. 20) (2); pei tessuti (3) rasati (da L. 200 a 220) (3)
ridotto l'aumento a L. 30 per Ql. per gli stampati (2) ridotto
a L. lOO al Ql. il dazio sui tappeti (4) fissato a L. 308 al Ql. per
le maglie (s). In complesso il regime protettivo non s'è inacer))
))
(1) Xci trattati : Svizzera 1904.
(2)
"
Germania 1904 e Austria 1906.
(3)
Francia 1908.
(4)
Serbia 1907 e Germania 1904.
(5) ))
Germania 1904.
31 -
bito dopo il 1887, in qualche voce un po' attenuato, ma in genere ne ~a conservata tutta la struttura protezionista, per cu1
la protezione cresce col grado di lavorazione e di finezza del lavor~to. Il. puro P.rodotto agricolo non è protetto, quindi i nostri
agncolton non v1 guadagnano che poco o nulla e viceversa soffrono. tut.ra la. ridu~ione di. consumo determinata dai maggiori
prezzi dei. fì.~au e ~e1. tessuti: la protezione è esclusivamente goduta dagli zndustnalz della lana. Dimodochè le importazioni di
lane gregge e cascami sono cresciute: da Ql 12r.434 nel 1887,
caduti ad 82.230 nel 1890 salgono a r 24.23r nel 1895; 144.485
nel .r9or e negli ~ltimi 3 anni per tutti questi gruppi: naturali o
sud1c1c, lavate, trnte, cardare, pettinate, cascami e borra a :
quintali
r9ro
19n
r912
2 32·777
2 32 ·373
2-2.226
di cui naturali
(esenti)
lava.te
(esen ti)
cascami
(esenth
34.662
75·39+
47.395
82.877
42.887
36.630
97.41 I
60.422
45.760
L~ pro~ez~one pei filati è stata p1u efficace in quanto l' importn1one e rimasta stazionaria e diminuita ~d il consumo in.
.
'
terno !il maggior quantità soddisfatto dall' industria nazionale :
le importazioni variano da Ql. 2398 nel 1879 ad 8.020 nel 1885 ;
I 1.450 nel 1890; 392~ nel 1900; 6.058 nel 1910 salendo a 19.424
nel 1912. I. tes.suti d1 lana prima decresciuti ali' importazione,
tornano a risalire verso il 1910: i tessu ti tot. importati furono
di Ql. 40.061 nel 1880; 60.15 1 nel 1885; 41.162 nel 1890, cadono
fìn~ a .22.449 nel 1900: nel 1910 sono Ql. 34.900 più 3576 di tapp.eti .dt lana, Ql. 29.477 più 3.106 nel 1912. Quanto alle esportazioni? quella . de~le lane rimase sempre enormemente inferiore
alle 1mportaz1om: ?-ell' ultimo triennio oscillarono tra i 25 ed i
3 I .ooo Ql.? cascami e borra compresi : stazionarietà tanto più
notevole d1 fro~te al cr:scendo delle importa7.ioni. I filati invece,
se 1:on pa~eggiano le importazioni, vi si trovano in rapporto
assa1 supenore : le esportazioni ne salgono da Ql. 2720 nel 1910
a ~)02 nel 1912; lo stesso, in minor misura, dicasi pei tessnti
saliti d~ Ql. 1 L197 esportati nel 1910 a Ql. 1+.073 nel 1912 più
_I.f80 d1 tappeti e coperte. E quindi evidente che la produzione
rnterna soddisfa gran parte, ma non tutti i consumi di laYorati,
mentre I' a.gricoltura ~on dà che una porzione assai minore della
lana gr:gg1a nec_ess~na e non protetta. Intanto fin dal 19 1 l il
Consorzio fìlaton di lana e pettine s'è affrettato a reclamare,
esponendo le difficoltà tecniche e la concorrenza che insidiano
-
32
-
l'industria nazionale, ritocchi in aumento dei dazi attuali che
o·
gono in vari casi anche al 30 0 degli attuali. La verità è
,,1un
.
.
.
1 .
.
h h
che anche in quest' mdustna v1. sono e 1mpi ese sa~e,. c e _anno
da molto tempo ottimi profitti e potrebbe~-o .be111ss1mo ~are a
meno della protezione, specie degli aumenti d1 e~sa, e v1 son?
le im rese sballate che si vogliono far pagare dai consumaton .
Dall' "f!4nnuario del capitalista (1913) riassumo que~t? quadro per
20 società con un capitale complessivo di 60.4 mil1om oltre 0.7
di riserve:
°.
Dividendi oel 1912
aumentati
diminuiti
uguali
zero
N.
3
8
9
ic confronto al 1911
(capitali versati)
6.950.000
36.300.000
17.160.000
uel quinquennio 1910-12
X,
3
5
2
'7
I
(capitali versati)
3.900.000
27.800.000
8.000.000
12.660.000
Però occorre notare che 6 delle maggiori di queste società
rappresentanti ben 35.2 milioni_ dei capit~li (cioè il 58.+ o/?) hanno
avuto un dividendo netto med10 sul capitale versato dell 8.22 %
nell'ultimo quinquennio.
_
.
__
_
Senza diffonderci sulle minori mdustne tessili, accenmamo
brevemente ai danni che la porzione di rincaro d~term.inata _su
tutta questa zona di prodotti (per qu~nto spesso in mi~ura, ~n­
feriorc ali' iutiero ammontare delle tariffe) produce su d1 un mdustria cui gli italiani, specie di alcune regioni, vanno mostran~o
una specialissima attitudine: quell~ dell' ~bbigliamento, che m
Francia ha sì largo sviluppo e che m Italia potrebbe assumere
un' importanza se non analoga, assai maggiore dell'attuale, ove
la riduzione delle tariffe sulle migliori stoffe estere ed altre consentisse minor costo della materia prima necessaria ed aumentasse gli sbocchi (r).
.
ZUCCHERO. - I clamorosi effetti della protez10ne accordata a questa industria furono spesso nell' ultimo ~ec~nnio,
dopo le dimostrazioni del Giretti, discussi dalla stampa italiana :
mi limiterò quindi a ricordarne i dati principali. Nel 189~-7 le
fabbriche italiane sono solo due e producono 23 mila Ql. di zuc(1) Il Prato rilevandolo (Riforma SocialP, 2-3, 1913) ~icorda
1' eleganza degli abiti maschili confezionati dai sa~ti. delf' .Itaha cen:
tralc e meridionale ; la possibilità cli fornire di abiti fi~1 i numero5i
ricchi forestieri che vengono in Italia ; lo sviluppo naz10n~le ~he ~a
presa l' industria dell'abbigliamento femminile nella ~ola for~no, in
cui nel 1910 esistevano altre 798 laboratori di sartoria per signora.
33 -
chero mentre se ne importano circa 742 mila Ql. : il dazio dogana!~ è già di L. 99 al Ql. di 1a qualità (raflì~ato) e.cl 8,8 al Ql.
pel greggio, ~entre ~ull~ zucc~ero prodotto m Italia e esatta
un'imposta d1 fabbricazione d1 L. 65.15 sul raflìmHo e 59.95
sul greggio al Ql. accertata sulla quantità di. su~chi defecati,
nell' ipotesi che l EL producesse l 500 grammi d1 zucchero.
Ma le grasse condizioni di protezione del regime doganale,
così fissato dopo il R. D. 10 clic. 1894, apparentemente diminuite dalla legge 1° marzo 1900 (che - fermi i dazi doganali,
e le imposte di f. a L. 67.20 (pel greggio) e L. 70.1 5 al Ql. (pel
raffina to) e consententi un margine protettivo di alme no L. 28.85
al Ql. allo zucchero raffinato in <<patria » e 20.80 al greggio alzava a grammi 2.000 il coefficiente di rendimento per ogni El.
di zucchi defecati (1) ; determinano dopo il 1896-7 un rapidissimo sviluppo dell'industria e della produzione interna di zucchero: da Ql. 38.770 nel 1897-8 a 23r.158 nel 1899-900, da 601.254
nel 1900- 1 a 742.989 nel 1901-2, mentre gli zuccherifici aument ano da 4 a 13 nel 1899, a 28 nel 1900, a 33 nel 1901 ; e, natural··
mente, l' importazione di zucchero estero diminuisce da Ql.
753.374 nel 1898-9 a 399.635 nel 1900-1 e 25r.420 nel 1901-2.
A questo punto interviene un fatto nuovo : la conferenza internazionale di Bruxelles per gli zuccheri convocata nel 1902 per
regolare il regime doganale dello zucchero con accordi uniformi
tra gli stati aderenti. Ora a questa conferenza dalle cui decisioni dipendevano i diretti interessi non solo delb nostra produzione, ma del nostro consumo dello zucchero e quindi quelli
tanto di chi lo mangia, come delle industrie che lo impiegano
in ulteriori prodotti, fu dal nostro Governo in viato come rappresentante dell' Italia, con atto unilaterale che non a torto fu
definito uno scandalo politico, uno dei maggiori interessati al
regime protezionista, il grande zuccheriere on. Maraini .. Gli effetti ne furono evidenti : la conferenza del 1902, mentre s1 accordava sopra un massimo di dazio protettivo d! L. 6 al Ql. di raffinato e 5.50 il greggio, da adottarsi da tutti gli Stati aderenti,
11) L'aumento del coefficiente da. 1500 a.
2000
grammi toglie
è vero un altro margine scandaloso d1 pr~tez10ne; ma _non accompagna effettivamente l' aumento del ren~1me~to che ~l- progresso
del!' industria ha raggiunto tra il 1883 (10 cm. fn stabih.ta la .~ase
dei 1500 grammi) ed il 1900 :, colla ~cgge 2 luglio 1902 s1 stah1hsce
l' accertamento sulla quantita effettivamente prodotta e la 1n classe
costituita dal raffinato con rendimento oltre il 9-J. %.
-
-
34 -
faceva eccezione per la sola Italia che per merito dell' on. Maraini veniva sottratta a questa disposizione a condizione che l'industria italiana non esportasse in notevoli quantità in modo
continuato. Dimodochè pur aderendo alla convenzione di Bruxelles fino al r912, l' industria zuccheriera italiana po tè continuare a godere della differenza protettiva di L. 28.85 al Ql. (pel
raffinato) e 20.80 pel greggio, in quanto fu rapidamente provveduto da parte degli zuccherieri a far sì che la condizione posta
a Bruxelles non venisse meno togliendo il diritto all'enorme
margine protettivo per ridurlo a L. 6 e 5.5 al Ql. Per iniziativa
del prof. Aducco, direttore dello Zucch. Agr. Ferrarese, si costituiva a Milano, con atto notarile il 27 maggio 1904, l' «Unione
Zuccheri >1 comprendente tutte le fabbriche e raffinerie esistenti
in Italia, collo scopo (art. 2) di cc promuovere, stipulare e controllare accordi tra fabbricanti e raffinatori di zucchero» : in
realtà, un trust avente lo scopo essenziale di evitare il verificarsi
di esportazioni di zucchero italiano e di regolare, in parte, produzione e vendite, assorbendo gli eventuali nuovi concorrenti e
magari eliminando, in ,forme opportune, le fabbriche lavoranti
a peggiori condizioni. Il numero delle fabbriche non ha subito
notevoli variazioni: nel 1910-11 era di 35, nel 1911-2 di 37 attive. Recentemente sono intervenuti due nuovi fatti: l' aumento
delle tasse di fabbricazione di L. 1 all'anno per 6 anni a partire
dal 1° luglio 19u, fermi i dazi doganali; per cui la differenza
protettiva è stata ridotta
ql. zucchero raffinato
pel 1910
>>
19rr
)) 1912
)) 1913
)) 1914
)) 1915
» r9r6
L.
))
))
))
))
))
))
28.85
27.85
26.85
25.85
24.85
23.85
22.85
ql. greggio
L.
))
))
))
20.80
19.80
18.80
18.80
» r6.8o
)>
15.80
)) 14.80
Assieme a questo provvedimento sfavorevole agli zuccherieri
e:favorevole al fisco, c' è quello, favorevole agli zuccherieri e pericoloso pei consumatori italiani, del ritiro dell'Italia dalla convenzione internazionale, per cui i produttori italiani sono sottratti dagli obblighi (divieto di premi d'esportazione, divieto di
esportazione se si conserva una protezione superiore a L. 6 al
Ql. ecc.) e diritti di essa, ed acquistano possibilità di esportare
35 -
come vogliono, conservando l'attuale protezione ali' interno ed
esperimentando a spese dei consumatori nostri il dumping, cioè
l'esportazione di zucchero a prezzi più bassi del costo di produzione, compensandosi e rivalendosi sui prezzi interni possibili
appunto in grazia del margine protettivo (1) . E bene notare
che una delle condizioni più favorevoli al formarsi di questo trust
è anche stata l' imposta di fabbricazione, che ha un'azione concentratrice anche in regime di libero scambio (esempio, l' industria dei fiammiferi in Italia); ma appunto per questo automatico incentivo che il regime fiscale della tassa di fabb . già costituisce al formarsi di sindacati dominanti il mercato ed i prezzi,
è tanto più oppurtuna e doverosa da parte dello Stato la riduzione al minimo della protezione doganale pura, la quale aumenta
enormemente le possibilità di prezzi e margini di monopolio ai
trust. Riassumiamo gli effetti più gravi di questo nostro regime
doganale : Naturalmente la produzione interna ha assorbito
tutto il mercato: essa è salita da Ql. 748.306 nel 1904-5 a
1.034.296 nel 1906-7: 1.616.417 nel 1908-9; 1.703.462 Ql. nel
1910-1 ; 1.561.979 nei 191 I-2: corrispondentemente è diventata
minima l' importazione; è cresciuto il gettito della tassa di fabbricazione (L. 113.399.000 nel 1911-2) e ridotto a L. 1.900.000
(19u-2) quello del dazio. L'effetto dannoso più diretto è quello
sul consumo nazionale, che già enormemente premuto dall'altissima tassa di fabbricazione, è stato ancor più ridotto dall'alto
margine protettivo. E vero che i prezzi interni dello zucchero
sono stati di solito, in media tra le 2 e le 3 lire inferiori ai prezzi
(I) Questa possibilità è maggiore pel fatto che i prezzi che il
cartello italiano dello zucchero ha stabilito sono stati spesso inferiori
di 2-3 lire alla somma del prezzo estero più il dazio d'importazione;
per cui la protezione non ha agito che per un ammontare inferiore
cli 2, o 3 lire per Ql. alla differenza tra dazio d'importazione ed
imposta di fabbricazione. Ora, il dumping potrebbe effettuarsi
appunto elevando il prezzo interno con soppressione di tutta o
parte questa differenza di 2, o 3 lire : in tali limiti il prezzo interno dello zucchero può essere elevato senza che i produttori temano la concorrenza straniera su larga scala. Ciò perchè i prezzi
sono fissati non esattamente in base al costo della fabbrica italiana'
che produce a peggiori, più costose, conòi7ioni, ma ad un prezzo medio un poco inkriore, per evitare la possibile concorrenza delle migliori fabbriche, più economiche, per es., dell'Austria-Ungheria: il
dumping consentirebbe di far lavorare di più le nostre superiori
smerciando una parte del prodotto iuori sotto il coslo (delle inferiori)
senza elevare il prezzo interno che di una frazione di tale differenza.
-
37 -
36 -
contemporanei dei maggiori mercati liberi esteri (per es._ T:ieste) più il dazio doganale (almeno ~no al 191 ~) e che qum~1 l~
protezione è stata solo di 26.5-25:8 1t;e al Ql. d1 raffinato ~nz1che
di 28.85; ma anche questo margine e eno:me .e ~e,:e ~ve.1 necessariamente determinato gravi spostamenti artdìciah d1 n~chezza
dai consumatori ai produttori, che, non superando mai le 40
fabbriche sono numericamente limitatissimi (1). E appunto
~uest' i~fluenz~ .del~a :assa di fabbricazione pi~ il dazio ~rote~­
tivo sui prezzi italiani dello zuccher.o che fa s1 che malgrado ~l
magnificato aumento della nostra n~che.zza'. benes~ere e .salan,
il consumo medio di zucchero per abit. sia rimasto m Italia uno
dei più bassi del mondo, per quanto salito da Kg. 2.82 per testa
nel 1897-8 a 8.46 nel 1903-f, ridisceso a 3.22 nel 1904-5; 3.92
nel 1908-9; 4.24 nel 1909-10; +·75 nel 19n-2:
J{g.
Inghilterra
Danimarca
Svizzera
Svezia
Olanda
Germania
Norvegia
Francia
39· 23
35.34
29.14
24.50
19.79
19.75
18.99
17.18
Kg.
Belgio
Austria-Ungh.
Russia
Spagna
Portogallo
Turchia
Italia
Serbia
14.71
I r.43
10.39
6.45
6.42
5.86
4· 24
3.44
Ma a questa ripercussione evidente e diretta è da agg~u~~
gersi il vasto danno che, non sol? al consum~, ~:i a.lle po~s!b1h
industrie e quindi anche all'agncoltura formtnce, il daz10 ha
prodotto impedendo lo sviluppo della produzione ed anche d~l
consumo interno di moltissimi prodotti con zucchero che b vicinanza di materia prima renderebbe possibili, come conserve e
canditi di frutta, confetti, sciroppi, dolci e cioccolata, latte condensato, ecc. : mentre, malgrado il drawback o restituzione del(1) Ammettiamo, per largheggiare, che la protezione abbia
agito solo per L. 25 al Ql. in media sul raffinato, ed ammettendo,
per largheggiare ancor più, che sia stato realizzato solo sui 9y10 del
raffinato prodotto, il dazio protettivo sarebhe costato ai consumatori italiani di raffinato sugli esercizi :
1904-5
1905-6
1906-7
lire
16.836.900
20.334.825
23.27r.675
lire
1907-8
1910-1
1908-9
I9II·2
29.848.525
35.144.55o
36.369.400
38.317.500
I' imposta di fabbricazione ai nostri prodotti zuccherati esportati, l'esportazione ne è rim asta assai modesta (1). Si contrappone l'utile recato all'agricoltura, coll'aumento ciel prezzo e
quindi della convenienza della barba bietola, che da Ea. 150 nel
1888-9 copre 3 r.ooo Ea. nel 1902-3 ; 50.000 nel 1910-1 ; occorre
però notare : 1° lorganizzazione sindacata delle fabbriche consente loro di fare dei prezzi relativamente bassi allt! barbabietole, onde l'agricoltore ben poco gode della protezione : s'aggiunga
che gli zuccherieri sono contemporaneamente spesso proprietari dei
terreni producenti la barbabietola, onde l' «agricoltura>> non c'entra:
la protezione è in questi casi tutta goduta dagli zuccherieri o in veste di fabbricanti o in veste di proprietari agricoli; 20 la protezione
ha favorito uno sviluppo artificiale di una produzione che non
è spesso la più adatta ai luoghi in cui avviene e non sarebbesi
applicata senza il dazio: la barbabietola ha in Italia un'alta
produzione per Ea. (QI. 298 contro 288-9 in Germania, 287 in
Danimarca, 288 in Spagna ecc.) ma la percentuale di zucchero
ricavabile dalle nostre bietole è delle più basse (media del decennio 1899-909, Kg. 13.35 lordi, 1 r.2 7 netti per 100 di bietole :
in Austria il 15.7; in Germania 16.3; Russia 16.3; D animarca
13.80). Questo non giustifica i piati degli zuccherieri: anche se
veramente la produzione avvenisse con costi sì sfavorevoli, non
c'è ragione che si debba fare per forza in Italia, come non ci
sarebbe ragione di coltivare sul dorso del Monte Bianco in serre
il grano che ci manca. Certo il tumultuario sviluppo determinato ali' industria dall'alta protezione, ha accresciuto i costi,
(1) Di fronte ad un'importazione di milioni di lire 1.5 (1910),
I.64 (19n), r.87 (1912) di confetti e conserve; 0.65 (1910) , 0.65
(19u), 0.59 (1912) cli biscotti e farina lattea s' esportò :
1910
1911
(migliaia di lire)
IQ12
confetti e conserve
693.4
722.9
r.290.8
frutta candite
2.867.8
+515.6
3·878.1
siroppi
237.0
97
27r.2
Si noti che il d1'awback è fatto solo per l' imposta di fabbricazione
non dell' iutiero dazio d'importazione : ctimodochè un fabbricante di
conserve di fr utta paga quasi l' intiero dazio di 99 lire '.li Ql. nel prezzo
dello zucchero che deve comperare per farle e non nceve che 74.15.
S'aggiunga che egli deve anticipare questo fortissimo. daz_io per t utto
il temno dalla compera dello zucchero fino alla restituz1one, esportando': solo quindi le grandi ditte possono in genere far~ quest~
anticipazioni; mentre l' in?us.tria delle conserve e_ cand1tura eh
frutta è prevalentemente d1 piccola e locale produz10ne.
specie del macchinario e fatto sorgere imprese mal organizzate,
i cui alti costi devono aver pesato sulle spese complessive del
sindacato. Ciononostante i profitti delle maggiori fabbriche di
zucchero sono tali da dimostrare luminosamente come una riduzione della protezione consentirebbe tuttora profitti assai maggiori delle medie delle industrie italiane: per 18 società zuccheriere con un capitale versato di 77.5 milioni ho calcolato un dividendo medio, nel 1912, dell' II.74 % del cap. vers. (dall'Annuario I del Capitalista). Viceversa le peggiori condizioni in
cui si trovano le industrie connesse, di cui s' è parlato, malgrado i dazi di L. I oo (convenzionale) e 125 (tariffa generale) su confetti, conserve di frntta ecc. (confetture, canditi,
cioccolato), di 200 (tariffa generale) e 90 (convenzionale),
sono dimostrate dal contemporaneo profitto medio del 5.42 %
(del cap. vers.) calcolato per 24 società con mi!. 19.5 di capitali.
Del resto, sono notori i casi non rari di altissimi profitti netti,
guadagnati anche da imprese da pochissimo costituite, sotto la
direzione di tecnici appena laureati, con poca o nulla esperienza.
La progressiva riduzione almeno fino a L. 6 del margine protettivo, contemporanea alla riduzione della tassa di fabbricazione
riteniamo fermamente sia provvedimento da una parte direttamente giovevole al consumo immediato nostro, allo sviluppo
di industrie (e del consumo interno dei loro prodotti) particolarmente adatte al nostro paese, non distruggitore dall'altra della
maggior parte delle attuali imprese zuccheriere, e non pericoloso
per il fisco che avrebbe compensata la diminuita aliquota della
tassa dal maggior nostro consumo di zucchero, che ha dimostrato di essere sensibilissimo alle variazioni del prezzo tanto da
s~ltare dalla media annua di Kg. 3.27 nel 1901-2 ad una media
d1 oltre Kg. 8 nel 1903-4 pei ribassi determinati dall'abbondante
produzione (1).
INDUSTRIE SIDERURGICHE E MECCANICHE. - I
rc:gimi di favore accordati a questo gruppo costituiscono una delle
più aggrovigliate serie di provvedimenti e r apporti che il nostro
.(r) ~Ili: fine dell'esercizio finanziario 1912-13, l'industria zucche~1era ~1. e .trovata con un grave stock di prodotti cui s'aggiunge
n~ll eserc1z10 m corso. una produzione calcolata superiore all'assorbimento. ann~o (med10 sugli ultimi anni) del consumo italiano. È
quest~ s1tu.az~one che spiega le velleità di concorrenze interne ed i
prezzi fatti discendere fino a L. r.20-r.25 al kg. da alcune fabbriche.
39 -
~r~tezionismo abbi,a creato. Per. se~plificarne, se possibile, l'espos1z10ne, premettero alcune noz10m tecniche. Il complesso d' industrie di questo ramo può dividersi in 3 gruppi principali i cui
interessi non sono affatto identici ed omogenei, ma spesso, specie
nella politica doganale, contrastanti o diversi: a) l'industria di
la lavorazione o siderurgica, prende il minerale di ferro dalle miniere o compera rottame di ferro, trasformandoli in ghisa in pani,
f~rro, acciaio .in masselli e lam.inati di la lavorazione ; b) quella
d1 2a lavoraz10ne, che trae dai prodotti della siderurgica lavori
greggi in ferro e acciaio, laminati di 2a lavor. ; tubi di ferro ed
acciaio, !avori pi~llati, torniti, limati, lamiere di ferro, acciaio,
bande zmcate, p10mbate, stagnate, chiodi, aghi, utensili ecc. ;
e) l'industria meccanica che adopera ed elabora i precedenti
pr~d~tti face~done mac~hine. d'ogni specie per impianti industriali, ferrovie e loro d1vers1 materiali, agrarie, ecc. Inoltre è
da ?istinguersi un ra~o speciale dell' industria del ferro : quello
dedicato alla produz10ne degli armaménti dello Stato (come
parte della Terni, 1' Amstrong di Pozzuoli, la Wickers-Terni),
l~ ~ui protezione può esser discussa anche in base a criteri. politi.e~, am1!1ettend?si d~ molti l'opportunità di avere in paese stabil1n:ie?-:1 ,Pe~fez1onat1 che nell'eventualità del bisogno e dell' imP?S~1b1Ji:a d1 aver armi, corazze, ecc. dall'estero possano formrh rapidamente allo Stato. La speciale preoccupazione del nos:r? Governo per 9-u~sto ramo data com'è noto dal 1883, da una
v1s1ta della comm1ss1one navale presieduta da Brin alle Fonderie
Terni: il i6 maggio 1884 l'amministrazione della marina ordina
alle Terni 8600 tonnellate di corazze: il 15 dic. i887 altro contratto per 2600 tonn. ; malgrado i favolosi ritardi nelle consegne
le. Terni han ricevuto anticipi di L. 3.200 mila nel 1884, 5.800
mila nel 1887 e con contratto 14 luglio 1888 un nuovo lotto di
3000 tonn. oltre aumenti dei prezzi pattuiti si:i precedenti ; nel
1894 l'on. Morin fa un nuovo contratto che pei gruppi di 2 tipi
nuovi di corazze, nichelate t brevettate, fissa aumenti <li 300
e 600 lire sui prezzi eccezionali cui erano stati successivamente
elevati (dopo il contratto) quelli del 1884; nuovi contratti nel 1899;
1903; 1904. La famosa Commissione d'inchiesta del 1906 sulla
Marina ha giudicato che il prezzo pagato dallo Stato alla Terni
fu superiore in media a quello che si sarebbe dovuto pagare, di
L. 800 nel contratto 1894; di L. 533.50 nel contratto 1899: di
L . .p6.5 per tonn. in quello 1903. Non ritorneremo sui rilievi sì
-
40 -
largamente discnssi, sulle condizioni di collaudo, sulla qualità
delle forniture (1) sulla granate ed altri proiettili acquistati
dalle Terni ed Amstrong: ma se è vero che a giustificazione dei
ministri si dimostrò i favori e prezzi dell'industria nazionale non
aver superato i dazi protettivi, non è men opportuno che i contribuenti italiani discutano a fondo se questi sacrifici sono compensati dall'utilità politica di aver sta!:iilimenti in casa nostra.
Questa discussione non la faremo, premendoci insistere sui prob~ emi più vasti degli altri rami siderurgico-meccanici ; domand1an:o pcrò_:_non vi è un limite di prezzo, e qual'?, cui il criterio
d~~l1 << s~abihmenti d'armamenti in patria» deve, secondo il giud1Z10, dei, contrib~enti, arrestarsi ? posta l'opportunità suddetta,
non _e p1~1 convemente - tenuto conto dei margini protettivi imposti dai produttori nazionali, che lo Stato direttamente si assuma le_ costruzioni politicamente più delicate ed importanti ? (z)
Ad ogr:i n:odo la protezione all'industria degli armamenti è del
tut~o _indipen:dente da quella alle altre industrie siderurgiche;
ed 1 p1stolott1 nazionalisti che a giustificare la prima si ele\'assero
non avrebbero proprio nessun valore per la seconda, che potrebb~
esser del tutto soppressa senza toccare, anzi giovando, la prima.
E appunt~ il primo stadio, l'industria propriamente siderurgica
eh~ m Italia ha_ goduto e gode i maggiori favori doganali a spese
dei consumat on dei prodott i definitivi di ferro, dei contribuenti
ed .anch: d~lle indust rie di 2a lavorazione e meccaniche. I poder?SJ articoli del!' Einaudi, Riboni, Giretti su queste protezioni
c1 co~sent_ono ~a re un calcolo assai approssima tivo degli enormi
danni cagionati all'economia italiana. I modi con cui l' industria
siderurgica fu favorita a spese dei contribuenti e dei consu matori
e con~inua ad esserlo, sono vari : I) concessione quasi gratuit~
del minerale da part_e dello Stato. Prima del 1890 il m inerale
elba~? era concesso m ~ase ad un canone non superiore a L. 5
alla Ioi;n.; nel 1890-2 11 canone sale a L. 7.28 (min. andante)
8.33 (mm. lavato) a lla Tonn. Nel 1892-7 i canoni scendono a
L. 4.05 e 5.05 rispettivamente; nel 1897 è concesso appalto per
(1)_ L'inchiesta disse: «L'amministrazione della marina è
s_tata d_iretta cla questo criterio: ottenere prodotti fabbricati in Ital~a, e d1 poco p_r~zzo, a q ualunque costo, anche sacrificando la quahta. E la quahta fu largamente sacrificata"·
(2) La conveni~nza sorgerebbe O~'e il margine <li protezione fosse
supenore al ~agg1or costo che quei prodotti esigerebbero da una
prc~dl_lZl?ne d 1 Stat_o, tenuto ?Onto delle sue pegO'iori capacità industnah, mfluenze d1 gruppetti d' operai, impiegati, ecc.
-
41 -
un ventennio al canone d'esportazione di L. 7.25 (min. di 1a categoria) L. 3.625 (min. di 2a categoria). Tenendo conto che il
prezzo di esportazione è stato (canone e dazio di 0.22 alla Tonn.
com presi) di ro scell. alla Tonn. alla spiaggia nel 1890-2 ; di 7
scell. id. nel 1893 sali ti fino a 10 scell nel 1897; può ammettersi
che in questi anni le concessioni siansi fatte a condizioni commer ciali normali per lo Stato concedente : il minerale era in gran
parte esportato, ma estratto in non più di 200.000 Tonn. all'anno.
Nel 1897 si limita la quantità esportabile al massimo di 160.000
Tonn. e si obbliga il concessionario a vendere ai fond itori italiani
il m inerale di 1a categoria, concesso non più a L. 7.25 come quello
del!' esportazione, ma a L . o. 50 la 'I onn., al prezzo di L. 6 alla
spiaggia, canone compreso; limitandosi l' escavazione complessiva a 200.000 Tonn. di materiale di 1a cat. e 50.000 di 2a. Dimodochè qui i margini di guadagno pei concessionari vengono
ad essere 2 : 10 differenza tra canone più costo d'escavazione e
prezzo di vendita all'esportazione (e questo prezzo di vendita
è di l 2 scell. verso la fine del 1899 ; di quasi I 5 scell. nel 1900,
di almeno l l scell. medi nel 1901-3 ; l'esportazione continua attiva, e in questo periodo è di 486.000 Tonn. in totale) ; 2° d~ffe­
renza tra canone (di 0.50) più costo d'escavazione e prezzo di
L. 6 pel concessionario ; differenza tra il prezzo di L. 6 ed il prezzo
che avrebbero dovuto pagare comperando materiale di egual
bontà sul mercato libero ai prezzi economici di vendita, per gli
acquirenti fonditori italia ni. Al privato Tognetti concessionario
subentr a nel 1899 la Società Elba: la maggior parte del materiale da essa vendu to in I talia, lo fu alla Piombino. Lo Stato
perde in questo periodo : la differenza tra q uello che a lui sarebbe costato scavare il materiale suo e darlo alla spiaggia e il
prezzo massimo che avrebbe potuto Jare vendendo tale materiale
al miglior compratore, italiano o straniero che fosse, diminuita dei
canoni riscossi; e se non vogliamo basarci sul dato impreciso,
ma precisabile, del costo e resa alla spiaggia per lo Stato, per il
solo m inerale concesso a L. o. 50, almeno almeno la differenza
tra queste 0.50 alla Tonn. e le 7.25 canone d'esportazione per la
l a cat. : per le 100.000 Tonn. vendute alla Piombino,_ d~nqu~,
almeno L. 675.000 all'anno. Ma nel 1904 la legge per il risorgimento industriale di .Napoli concede l'estrazione di altre 200.000
tonnellate all' anno, da esportarsi nella zona industriale di Kapoli : e la Soc. Elba allora procrea, col concorso della Sav?na,
Terni, ecc., l' Ilva fondata il 10 febbr. 1905 con un cap. d1 12
-
-
42 -
milioni aumentato 16 giorni dopo di altri 8 mii., assunti dall' Elba
in cambio di 20.000 sue azioni. Nel 1907 in una convenzione tra il
Demanio, 1' Elba e la Piombino si conferma il canone di L. 0.50
alla Tonn. e si abroga il diritto dell' Elba di esportare il minerale, dimodochè lo Stato non può più che riscuotere il canone
di 0.50 su tutto il minerale scavato. Il minerale scavato negli
ultimi anni è stato di tonnellate (cifre del Bachi, superiori all'esca~azione netta, non di molto).
517.952 nel 1907
539.120 )) 1908
505 .o95 )) 1909
551. 259 )) 1910
373.786 )) 1911
Ora ammettiamo che la perdita media netta per tonnellata
dello Stato (differenza tra canoni d'esportazione delle 2 categ.
più 0.22 di dazio d'esportazione e le 0.50 ricavate effettivamente)
sia stata di L. 5.5 per Tonn., abbiamo una perdita Yolontaria
evidente annua, di almeno:
L. 2.848.736 nel 1907
))
2.965.16o )) 1908
))
2.778.023 )) 1909
))
3.03r.924 )) 1910
))
2.055.823 )) I9II (1)
In realtà il regalo ai siderurgici è ben maggiore : se essi dovessero comperare ai prezzi dcl mercato il materiale elbano reso
in It~lia_ come ora lo hanno dovrebbero pagare prezzi e noli ben
supenon; e ammettendo l'attuale costo di produzione, canone compreso, tra le 6 e le 9 lire la Tonn., si ha un regalo netto di L. 12-18
alla !on_n., _che_ i contrib1:cnti italiani fanno agli escavatori e primi
fon_d1ton d1 mtnerale d1 ferro italiano ! II) Ci siamo troppo diffusi su questo punto, perchè qui il regalo è più diretto e scand aloso: Ben maggiori sono i guadagni e danni determinati dalla
protczio:ic doganale a.i· ~id~rurgici. I dazi che difendono la prima
lavoraz10ne sono alt1ss1m1 : vanno da un minimo del 2~) 01
sul
/O
(1) _Il. nostro calcolo è all'ingrosso e troppo favorevole ai siderurg1c1 : 11 RrnoNr ha calcolato pel I9IO (Riforma S., 1912, pgg. 856) :
min. di 1a rnt. T. 339.147 a L. 7.25 0.22---0.50 farebbe una media
" 2a » » 193.524 » " 3.625 0.22-0.50
per T. di L. 5.64
l
43 -
valore al 40 % : la m~dia s'_ag~ira _pei p~·odot~i pre".a~enti in
Italia sul 30-35 %- (sui valon di tanffa)_: 1 dazi effett1v1 va~no
da L. 60 per Tonn. per le rotaie e trav_ersm;•. a L. l~O p:r lam1~re
fino a l mm. e Yz (1). Ora, i prodotti del! tndustna siderurgica
italiana sono stati nell'ultimo decennio, di tonnellate :
di ferro
d'acciaio
TOT AL E
1902
163.055
108.864
271.919
177.392
154.134
33q26
1903
1904
181.335
177.086
358.+21
1905
205 .915
244.793
45o.7o8
1906
236.946
332.924
569.870
1907
248.157
346.749
594.9o6
1908
302.509
477.674
740.183
1909
281.098
608.795
889.89:
1910
311.210
670.983
982.193
1911
303.223
697.958
I.OOI.I8l
Se ammettiamo che la protezione media per Tonn. sia su
tutti quelli prodotti, di L. 65_ Oa suppone il Riboni? rico?os~en­
dola inferiore a quella effettiva ess:nd~ la Rroduz~one. 1tal_1an~
costituita prevalentemente da lammati medi e piccoli, difesi,
come abbiam visto da dazi più alti), il soprappiù che i consuma~
tori italiani. ~i prodotti s~derurgici hanno ?o:ru,t~ pa~are pe~
dazi protett1v1, e la protezione nc~ta, detratti ooe 1 dazi. pagati
dai siderurgici allo Stato sulla ghisa in pani, rottame di ferro,
ferro e acciaio in masselli, fu :
Protezione lorda
lire
1902
1903
1904
1905
1906
1907
1908
1909
1910
19II
17.674.735
21.548 .490
23.297.365
29.296.020
37.04r.55o
38.668.890
48.II 1.S95
57.843.045
63 .832.545
65.076.765
soprappiù
li re
pagato in dazi
lire
3.962.126
3.867.300
4.602 .958
4.796.087
5.775.83 7
6.820.359
5.922.560
8.075.870
6.492.270
6.702.051
r 3.712.609
7.68I.190
18.694.407
24.499.933
3r.265.713
3r.848.531
42.1 89.335
49.767. 175
57.340. 275
58.3 74.714
345.373.882
l
(i) Più esattamente, i dazi sono di L. _rn alla T. sui rottami
e sulla ghisa in pani : la ghisa in getti gr~gg1 _paga da 1:-·. 50 ad 80
alla T., in getti piallati da 70 a 100. I lammati (o battuti m verghe,
-
44 -
Se a queste cifre aggiungiamo quelle benignamente calcolate
di <<abbuono n del prezzo del materiale abbiamo una protezione
netta per anno di circa 51 milioni nel!' ultimo quinquennio : 3 mil.
perduti dallo Stato (contribuenti), 47.9 pagati dai consumatori
dei prodotti siderurgici. III) A chi vanno? Nel 1912 l'Annuario
del capitalista ha dato i bilanci di 50 società siderurgiche e in parte
metallurgiche : i loro capitali versati assommano a mii. 296.3
ed a 21.7 le riserve : ma di questi, ben 210,3 milioni di capitali
versati appartengono a sole 10 società (r). E al trust costituito
da parte di queste, che va la parte forse maggiore di questa prot ezione : questo gruppo ha avuto, almeno nelle cifre dei capitali nominali uno sviluppo fantastico nell' ultimo decennio : d a
n5 milioni nel 1904 cap. le societ à (22) siderurgiche, saltano
a 196.7 nel 1906 (per 33 soc.) a 227 mii. (42 soc.) nel r908, ad oltre
303.3 nel 1912 (50 soc.) : collegate le une alle altre da vincoli
finanziari, tecnici, economici, gonfiate da non lievi operazioni di
watering, le maggiori società costituiscono fin dal 1907 un trust
che nel 191 I è diventato più intimo, organico, affidando il riparto delle ordinazioni ad un unico ente: e contemporaneamente s'è assicurata la comoda liquidazione de' suoi enormi
stocks mediante quel finanziamento di 96 milioni che fu denunciato dall' Einaudi, per opera di un consorzio di istituti di credito e coli' intervento della Banca d' I talia, sulla garanzia principale appunto di quegli stocks. Accanto a questo gruppo orga1'.iC:o! coin tere.ssato in giornali finanziari e politici, potente per poht1c1 appoggi, stanno numerosi stabilimenti cui non giunge il
materiale elbano, che vivono comperando in Italia e fuori ferravecchi e rottami ottenendone del ferro al pacchetto, di mediocre
qual!tà, industria. tecnic~mente arretrata e rimunerativa solo per
la ~ifferen_za tra i prezzi del rottame (dazio d i L. 10 compreso)
ed 1 prezzi consentiti dai dazi protettivi di L. 60 ed oltre la tonnellata .
spranghe, ccc., voci 275 ~) pagano da L. 60 a 90 ; tirali in fili da
l IO a l .50 a~a ~. ; le lam1~re da L. 70 a 120 : le rotaie e traversi ne
L: 60; i.fucmab? gettati m lavori greggi da L. 90 a r20: una parte
d1 questi prodotti alcuni siderur<>ici l'ascri\·ono alla 2" lavorazione:
le, divisi<?ni in_f<?ndo sono formali ~d hanno importanza affatto relativa.
L e!'sCnziale e il costo. d_efinitzvo delle varie strutture protezioniste
pel consumatore su cm 1 dazi v<"n<Yono in effetto a cadere.
.
( 1). ,\lti_ Forni Piombino ; L~ ;\llagona d' Italia ; Elba ; Ilva;
S1cle:ur~1~a (_h Savona; . Acciaierie e f. lombarde ; Ansalclo-Amstrong ;
Ferriere italiane; Term; Metallurgica italiana.
-
45
IV) Che ca_sa . si prepara~ . I_ siderur?ici, malgrado
le cifre esposte, p1at1scono per I insuifi~unz~ d~ll attu~le protezione : e certi quotidiani in non pochi amcoh han dimostrato
che il nostro problema siderurgico è un i:iroblema di aumento ?ella
protezione. Intanto un altro grav: pencolo va preparandosi : lo
sfruttamento intensivo del materiale elbano segmto alla legge
per Napoli ed agli acc?rdi_ del. 1~07 va rapidamente esaurendo . i
giacimenti dell' Elba ; 11 Ribom, rnl?egnere d:I corpo dell~ R. mi~
nie re h a calcolato che se l'estrazione segmsse nella misura d1
oltre' 500 mila Tonn. annue, i gia_cimenti sarebbero esauri ti e.n t ro il 191 8-19: ammet tiamo .che .s1 v~da fi~o al 1 9.z~-25. E_ P?i.?
Gli enormi impianti esist enti, gli alti forni costn11t1, I.e migliaia
di operai impiegati non si rassegneranno certo a. chiuder bottega e più certamente ancora ~o~ a:vr ann? . a s_u~oenza del materiale che può estrarsi da altn g1ac1ment.1 1~al~arn (1). E a.llora
i siderurgici dovrebbero imp?rtare materi~li d~ f_erro : la h~an­
trace necessaria, pagandone 11 nolo (che e altissimo) m r ag10ne
di 3-3 j'2 ad uno per T onn. di ghisa .da pro~ur.re (a L. I 5 per Tonn.
fa rebbe di solo nolo L. 52.50 per 1 matenah (ferro e lnantrace)
necessari a produrre in Italia una Tonn . di ghisa che quindi
con L. 1 i; di nolo s'importerebbe) : s'aggiunga il maggior prezzo
che si dovreb be pagare comperando sui migliori mercati stranieri
minerale della stessa qualità e purezza dell'elbano. Le minaccie
sono dunque di due ordini_: aument~ d~i ~ià cn?rmi fa_vori attuali
nelle tariffe del 19 17; esaurimento dei giacimenti elbani nel decennio 1920-30, con consegu~n~e c:ris.i incal~~labile dell'industria o
favolose concessioni ultenon a1 siderurgici (z).
P assiamo agli altri rami. La za lavorazione del ferro è apparentemente protetta da alti dazi : ma in r ealt à se da questi si detraggono i sopraprezzi determinati dai dazi protettivi ai prodotti
(r) Le speranze maggiori si riferis?ono a.Ile mini~re cli Cogne_:
senza diffonderci in particolari ~ecn~ci nm~n?~amo. agh art. ~el _Riboni e dell'Einaudi dimostranti la 1mposs1b1htà d1 una sostituzione
adeguata dei prodotti (e costi) di Cogne a qu.elli attuali.
,
(2) Un fatto che in quest? momento non ~1 deve .tra~curar~ e
l'accordo intervenuto nella pnmavera r913 tra .11 trust i~al~a?o s1d~­
rurgico e quello germanico, che pu~e co_lle .su~ im.portaz1_om. m ItaJ!~
aveva si largamente forni_to maten~ a1 p1ah, dei nost:1 s1d.erurgic1
contro il disastroso dumping teutom.co : con l acc<?rdo e s~ab1h~o pe~
2 anni il contingente per l'esp~rtazion~ t~desca m Ital~a. d~1 f~rn
a T e V (4o.ooo tonn.) garantita dall um~n~ delle Acc1aiene italiane. L'effetto lo rilevava la Frankfurter Zeztung del 27 m. 1913
siderurgici impiegati da questo ramo, la protezione all' industria
metallurgica risulta molto inferiore a quella di cui si giova la
siderurgica : senza contare i danni che per la restrizione <lell' inpiego e del consumo de' suoi prodotti causata dagli alti prezzi,
questo ramo, come il meccanico, soffre. I dazi attuali vanno da
L. 100 (chiodi) e 105 (lavori di ferro e acciaio fucinati o gettati,
piallati ecc. solo in minima parte del peso di Kg. 50 e più) a
L. 800 (aghi e spilli) alla Tonn. (1). Non abbiamo dati approssimativi sulla p roduzione complessiva di queste categorie, non
possiamo quindi esprimere in cifre il maggior prezzo pagato dal
-consumatore a questi industriali : il Riboni, per il 1910, ammettendo una protezione media su tutti i prodotti (di 1a e 2a lavorazione) di L. 80 la Tonn. ha calcolato un tributo annuo di 15 milioni. Uno dei rami che vi gode di più è quello delle bande stagnate
(latta) ottenute immergendo lamiere di ferro in bagni di stagno :
servono a moltissimi usi generali (latte pel petrolio, scatole per
conserve alimentari, olio, frutta; grondaie, coperture di utensili,
mobili, tettoie ecc.) dovrebbero quindi poter esser vendute al
minimo prezzo possibile, come tutti i consumi generali : invece,
malgrado anche la relativa semplicità della loro produzione, pesan su di esse dazi dalle qo alle 180 la Tono., cioè dazi dal 50
::il 60 % del loro valore. La massima parte delle bande stagnate
fatte in Italia è fabbricata da tre o quattro grandi stabilimenti
tra cui primeggia la Magona d' Italia, che i consumatori italiani possono ringraziare quando pagano 18-20 centesimi di più
al Kg. le scatole dell'olio, petrolio, conserve ecc. che comperano,
fin d'ora i prezzi da Burbach per l' Italia· sono stati aumentati
da m. 75 a IOO, cioè del 33% % e un ulteriore aumento dei prezzi
è imminente da parte del trust italiano, così che da quest'accordo
la Germania dovrebbe trarre un guadagno di circa 1 mii. di m.
Un accordo simile fu concluso dall'Italia col Belgio per 3000 e col1' Austria per 2000 tonn. Per le Acciaierie italiane l'accordo porterà
un utile annuo di mii.. di lire 2 112 • ,,
. ( 1) I principali dazi intermedi sono, per gli stessi lavori, più
fini, da 120 a 155 la T . ; lamiere zincate o piombate da 130 a 150,
stagnate ecc. qo-180 la T. ; molle 180 ; focolari di lamiera l 10 ;
vasellami e utensili per uso domestico 350 ; lavori di lamiere di
ferro, acciaio zincate o piombate da 190 a 260; ferro e acciai di
2a_ 1av._ in lavori. no~ nominati, da I05 a 200 (grossi) da 155 a 300
(plCCOh, fin,, ossidati ecc.) utensili usuali per arti e mestieri da 130
a 220; ?ggetti di ferro e acciaio, bruniti, 800 la T. Anche qui alcune
categorie vorrebbero ascriversi ali' industria meccanica ma la distinzione è formale.
'
«
47 -
le tettoie, grondaie che usano e così via (r). Gli altri rami di questo stadio non presentano grandi stabilimenti nè sindacati potenti,
ma per alcuni rami si sono pure costituiti consorzi, accordi ecc. più
o meno intimi ed organici che favoriti dal regime protettivo concorrono ad aggravarlo a spese del consumatore. Una parte dell' industria però soffre da questo regime, sovra tutto dal peso della protezione ai prodotti siderurgici che deve impiegare : e la prova più
chiara ne è il rapido sviluppo di alcune seconde lavorazioni su prodotti siderurgici ammessi in franchigia temporanea : si importano
senza dazio materiali più greggi e si riesportano lavorati (fili, cordoni elettrici, latte, lamiere e tnbi zincati ecc.). Ne è anche prova lo
svil uppo del totale delle esportazioni di questo ramo, negli ultimi anni (in cui le importazioni temporanee furono ammesse) :
importazioni di prodotti metallurgici (2a la vor. (voci
279.6-290)
esportazione id. id.
Quintali
Quintali
t910
1911
1912
991.6o1
70.776
976.724
63.899
r.162.514
2 93·579
Quintali
L' industria meccanica infine, è quella che più soffre dal
protezionismo ai prodotti siderurgici e di 2a lavorazione : particolarmente adatta al nostro paese mancante di carbone e minerale di ferro (più opportuni ai primi stadi della lavorazione)
ma ricca di mano d'opera, d'intelligenza naturale che s'è rivelata adattatissima a perfezionarsi tecnicamente, essa è in Italia
doppiamente colpita dal regime doganale : 10 dall'altezza dei
dazi e quindi prezzi dei prodotti siderurgici che le impongono
enormi anticipi e restringono le domande dei consumatori e
l'elasticità dei prezzi dei prodotti meccanici ; 20 da assurde differenze tra i dazi protettivi dei prodotti meccanici _finiti ed i dazi
dei prodotti e pezzi necessari a costruirli, dazi spesso superiori
ai primi : dimodochè l'industria meccanica nazionale anzichè essere protetta, lo è a rovescio, il consumatore avendo interesse
a far venire una macchina dall'estero anzichè comperarla dal
produttore nazionale, per la differenza di prezzo determinata
(1) L'Einaudi che ha posto in luce l'enorme protezione di
questo ramo nota che su 27.280 T. di latta prodotte nel 1910, 16.150
furon prodotte dalla Magona d' I. 8870 dal Lovere, 2800 dalla Siderurgica di Savona: a 160 di dazio medio un sopraprezzo di 4 1;2
milioni pagato a 3 società. di cui la maggiore impiega, sì e no, r200
operai.
49
dai dazi (1). Il che appare evidente a chi confronta i dazi suesposti sui prodotti siderurgici e metallurgici, con quelli sui
prodotti meccanici, che riassumiamo in nota (2). A questo modo
può spiegarsi la grande importazione di caldaie, macchine ecc.,
che è salita (tender esclusi) da QI. 490.590 nel 1902 a 77i.523
nel 1905; 1.180.353 nel 1906; i.519.669 nel 1907; 1.6o5.391
nel 1908 ; I. l 79.674 nel 1909 ; i.089.841 nel 19 IO ; 1.069. 2 50
nel 1911; i.003.485 nel 1912. Gran parte di queste importazioni potrebbe benissimo esser fatta in lt::ilia, se ciò non reso
impossibile dalla protezione ai siderurgici e metallurgici. Il Riboni ha calcolato su dati precisi che in un solo anno (1910) l'economia nazionale ha perduto per lo meno 48 milioni per la mancata industria di 2a lavorazione e 100 mii. per la mancata industria meccanica. Infine, si noti che l' industria siderurgica impiega 10-12 mila operai e gli stabilimenti più favoriti della 2a lavorazione (Magona d' I.) I .200 operai : l' industria meccanica ita(1) La Società meccanica lombarda ha presentato al convegno
delle Società Comm. del giugno 191 3, una comunicazione rilevante
largamente questa protezione a rovescio. \'i fa l'esempio dei dazi
da pagare sni materiali siderurgici necessari a costruire un laminatoio a cilindri e confrontandolo col dazio fatto pagare sullo stesso
laminatoio se importato finito dimostra una differenza negativa tra
i primi ed il secondo cli 16.oz lire.
dazio sui materiali
materiali impiegati
Ghisa da fusione
dura (cii).
,,
malleabile
Bronzo
Lamiera
Ferri laminati
loro peso lordo in Kg. netto
per ql.
s]~:'cie;o
1.254,23
J.007,25
I.12.55
660
660
r3.85.80
17
13.86
17.2.89
37.7
20.34
14.5.28
50
46.17
10.5.519,23
379,58
6.3I.17
TOT.
2.538._5
2.127.6
142.67
Cosi un trasformatore elettrico di Kg. 240 è protetto con un
dazio di L. 25 al Ql., mentre le materie prime necessarie pagano
un dazio medio di L. 30 al QI. ; le macchine agricole prodotte in Italia sono protette con dazi da L. 4 a 9 al Ql. mentre per produrle
occorrono prodotti siderurgici paganti dazi da L. 7 a 9 al Ql.
(2) Caldaie, L. 120-140 per Tonn. ; macchine : per lavoraz. legno da L. 90 a 160 ; a vapore 120 ; idrauliche 100 ; locomotive 140 ;
locomobili e marine 120 ; agricole da 40 a 90 ; per filatura e tessitura 60-80; da cucire 250-300: dinamo 160-250; per mulini o fabbricazione carta, 60 ; per tipografia, litog., congelatrici, per tingere ecc.
100; tender 100; trasformatori elett. 300; accumulatori elett. 160;
strumenti scientifici 300 (fino ali' 8.5 % del valore !) contatori gas
zoo ; apparecchi per applicazione elettricità 250-300 ; lampade elett.
ad arco 600 ; incandescenza 50, sempre alla tonnellata.
liana nel 1911 impiegava 143.000 operai. Gli industriali meccanic_i ~ovrebbero .essere, ~oi s~taiuoli, tra i più forti gruppi industnah favorevoli al regime libero-scambista. Im·ece ? essi assai
più di~organi.zzati d~i siderurg~ci, ~::inno lasciato a lungo' calpestar.e 1 }oro interessi, ed ora s1 agitano, per avere non ridotti i
d~z~ sui prodott_i .sider'!"rgi~i al livfllo dei dazi sui prodotti mr:ccam~1 ; . ma f.lev~tz i d~z~ sui prodo~ti mercan:ici in modo da compens~1
dazi siderurgie~ e mag~ri cons~ntzrn~ un margine protettiv~: E s~ nessuna difesa capit~ dril cielo ai consumatori questa
sa1::t quasi certamente l a soluz10nc della questione nel 1917.
. . .PROT~ZION.ISMO MAR~TI'IMO. - Intrecciato al protez10msmo siderurgico-metallurgico anche quello «marittimo» è
~os~at~ e costa somme enormi ai consumatori e contribuenti
italiani.
.11 protezionismo marittimo non si è però concretizzato essenz1.al~ente attr~verso il regime doganale, ma a premii e sov~·mziom pag~te duettamente dallo Stato, cioè dai contribuenti
a costru~ton e compagn_ie _di n~viga_zione. Occorre distinguer~
la pr~tez10n~ alle_cos~ruzzom nazwnali di navi, dalle sovvenzioni
~11le lrnee di ~av~gaz1one aventi carattere postale. Nel 1 0 caso.
il fatto protez10mstico è più evidente. Il Giretti calcolava che
dal 1862. ~l ~908 le somme spese dallo Stato italiano in premi
e sovv.e~z1?m alla nostra manna mercantile sian <>alite a quasi
600 m1l10~1 per avere dia fine del 1908 una Aotta effettiva di
5.~27 navi, con un tonnellaggio n~tto di r .020.ofiz Tonn. (di
cui 4.701 a vela, e 626 a vapore; cli questi ul timi ben rn8 aveVé~no. ?a _30 a 50 .a~ni). E essenzia~ment~ dopo l'esempio del
pr.ot~z.10msmo_ mantt1mo della F ranoa ed il responso della com1_11'.ss10ne pre~1edu ta_ dall' -0n . Boselli, che il sistema dei premi
<: mtrod?tto rn Ital~a: la legge 6 dic. 1885 concede: 10 un compenso _di costruz. d1 L. 60 la Tonn. agli scafi in ferro 0 acciaio
'!--· ! 5 m legno di v~lieri, L. 30 ai galleggianti, L. 10 per cavall~
1~d1cat_o al_le ma~chme e L. 6 per Ql. alle caldaie : zO un premio
d1 navigaz10n~ d~ ~·, 0.60 per Tonn. netta e per 1000 miglia percorse ~Ile _na v1 d. eta fino a I o se a va pore, a 1 5 anni se ,.eJieri,
c?stru1te m I talia o. nazionali~zate da l anno; 30 un premio
d1 L. I per Tonn. di carbone importato in Italia d' oltre Gibilterra c?n :iavi na~io~ali. La le_gge 23 I. 1896, conseguente agli
aumenti ~1 protez10m della tan:ffa generale 1887, eleva i premi
precedenti a L. 77 (scafi ferro o acciaio) 17.50 (legno) alla Tonn.,
r2.50 per cavallo; 9.50 per Ql. d'apparecchi ausiliari; il pre-
e/
-
-
50 -
mio di navigaz. a o.So per Tonn. lorda pel primo triennio d' età,
ridotti di o. 10 e o . 15 per ogni triennio successivo. Il Governo
impensierito dall' impulso eh.e qu.esto regime protet.tiv?, combinato col rialzo generale dei noli dava alle costruzioni ed armamenti di navi, proponeva limitazioni ai premi, votate nella
legge 16 maggio 1901, conc<:!dt!nte compensi 1az~r1ri di. ~- 3,5. la
Tonn. (metalliche) e L. I 3 (legno) con facolta ai .ca~t1cn d .importare in franchigia 1;., del materiale; e co~n~ensi di costruz_in_ne
limitati a 40.000 Tonn. all' anno, alle navi in ft:rro e acciaw,
per I.. 60 la Tonn. lorda da ridursi a 50 nel 2° biennio, 40 nel 3° ;
e di L. 30-20-10 rispettivamente ai velieri. T enendo conto anche
dei premi di navigazione, pure ridorti, il totale dei pagam enti
non poteva superare gli 8 mii. annu i. Alla scadenza di questa,
la legge 13 luglio 191 l manteneva il compenso daziario a L. 35
(metalliche) elevando a L. I 5 per T onn. quello pel legno, concedendo l' introduzione in franchigia di Vi dei materiali metallici : il compenso di costruzione è portato a L. 55 (1° quinquennio) 50 pel 20, 45 pel 3° alle navi in ferro o acciaio; L. 10 ai veli.eri in legno, L. I 5 e 17 alle macchine, I 3. 50 agl i apparecchi
ausiliari e 12 alle navi ; le costruzioni da premiarsi sono limitate a 40.000 Tonn. annue ed a 6.200.000 lire la spesa corrispondente dello Stato. Nel 191 l (non si regolavano invece i premi
di navigazione, stahiliti dal progetto 1913 in un compenso ai
piroscafi da carico nazionali, anche se costruiti :ill' estero, d el
2.5 % del loro valore attuale per 180 giorni almeno di navigazione, senza vincoli d'itinerario e generi di t raffico, purchè la
nave stazzi non meno d! looo T onn. e non superi i 20 anni d' età.
Il Supino considerando gli effetti di questi regimi (La navigazione dal punto di vista economico, Milano, 1913, c. XV) ha dimostrato come insignificante sia stata l' influenza dei premi
sullo sviluppo delle costruzioni di navi, dominato essenzialmente
dalle condizioni dei traffici e dei noli : infatti dopo la legge 1885
le costruzioni diminuiscono in Italia da Tonn. r 1.421 (1886)
a 5.960 (1888) e rialzano solo dopo il 1889 e l'aumento dei noli
in quel periodo (26.774 Tonn. nel 1890; 29.784 nel 1891).
Ed :llla legge 1895 che aumentava i premi, consegue una riduzione di costruzioni nel 1897-8 (1 r.458 e 19.478 T onn.) cui
segue, malgrado i ridotti premi del 1901, un incremento notevolissimo <li costruzioni (33.802 nel 1899 ; 51.4-76 nel 1901 ; 44.453
Tonn. nel 1903) pel grande rialzo dei noli, mentre il seguente
ribasso dei medesimi fa discendere le costruzioni fino a Tonn.
51 -
12.939 nel 1910. Più disastroso ancora è lesame degli effetti
dei premi sul tonnellaggio medio e cioè sulla trasformazione tecnica
della grande maggioranza della nostra marina mercantile, verso
l' alto tonnellaggio prevalente nelle marine maggiori, eh ' era
stata uno degli scopi massimi della legislazione protezionista.
Infatti basta guardare questo tonnellaggio medio delle navi costrutte in Italia nel:
Tooo.
1873 )prima
1875 dei
1878 premi
r ~86
1888
1891
1895
103
26o
133
59
21
R4
27
Tonn.
r896
1906
1907
1908
1909
1910
36
97
127
IOO
104
57
Quanto all'influenza dei premi di navigazione sulle costruzioni navali, essa è stata altrettanto scarsa anzi dannosa per
aver influito a render più lenta la diminuzione dei velieri in confronto ali' aumento dei vapori, reso meno rapido: inoltre, la distribuzione dei premi è la più chiara prova della nessuna influenza
concreta che sullo sviluppo dell'industria marittima esercita
tale protezione, in quanto i premi andarono e vanno ad una
esigua minoranza delle unità esistenti (10-15 %) e proprio ai
piroscafi mi:;liori, più giovani, grandi, meno bisognosi di protezione, (nel 19rn L. 3.232.92 1 andarono :ld essi su un totale
d i 3.382.461) mentre oltre il 90 % dei npori e quasi tutti i velieri hanno potuto vivere senza premi . Anche in questo campo
il protezionismo giova, nella massa apparente dei gruppi nominalmente protetti, ad una esigua minoranza di produttori più
forti, sicuri, meno bisognosi cli protezione (1) . Dall' Annuario
Statistico del 1913 riporto questi più recenti dati del costo del
nostro protezionismo marittimo, in cui non appaiono le esenzioni
di dazi a materiali, restituzioni ecc. :
( 1) Il Giretti ha calcolato che su circa 6 mii. dati in premi,
compensi, etc. dati nel 1896-8 ne toccarono :
Ad Ansaldo r.588.428
Odero
2.634.372
" Orlando
930.941
-
52 -
PREMI DI NAVlGAZlO.NE
-
Compensi daziari, costruzione, riparazione
~
..
aa
"o"'
C> u
Pagamenti
zp:;
""
ordinati Lire
-
O·-
""
""
a=
z>
""
Compensi daz. e di costruz.
Pagamenti
ordinati Lire
~ "'~
~~
205. 186I 21
160.142 40
217.016 19
171.416 23
152.685 21
Idem
Velieri
I
Pagamen t i
comp~nsi
Pagamenti
riparazione
--
3.909.578 109·475
77
65
I .821 .395
222.473
58
3.545.788 262.319
52
4.707.387 162.684
2.623.122 212.266
49
Meno diremo del regime delle sovvenzioni con le quali il
Governo italiano ha, dal 1862, aiutato linee noc. solo postali,
ma puramente commerciali, di navigaziont: gestite da armatori
nazionali. Si noti che la sovvenzione va solo a certi armatori
che in apposite convenzioni collo Stato s' impegnano a dati servizi postali e di navigazione. L e convenzioni del '62 scaddero
nel '77, dopo il quale anno la somma media annua pagata dallo
Stato sale a circa 9 mii. I\'el 1882 si forma la Navigazione Generale
!tal. che assume il monopolio, confermato nel 1893, delle linee
sovvenzionate, sì prevalentemente postali che commerciali, tenuto fino al 30 giugno 1910, con una spesa annua salita a circa
12 mii., mentre si affidava alla Soc. V eneziana di Nav. la linea
Venezia-Calcutta ed alla Veloce la mensile Genova-America Centr.
Larghi sono i danni di cui s' accusa il monopolio tenuto dalla
potente Navig. Generale: le linee sovvenzionate, guantunque
avessero assunto negli ultimi anni carattere prevalentemente
commerciale, furono esercitate senza garenzie efficaci ai nostri
traffici per quanto riguarda le tariffe, la bontà e rapidità dei
trasporti. Si citano casi di noli più bassi p r aticati in porti esteri
da essa prodotti in concorrenza con quelli nazionali ; la compagnia monopolista, mentre non sapeva vincere la concorrenza
estera su varie linee, faceva su altre spietata concorrenza ad armatori italiani non sovvenzionati appunto col favore della sovvenzione statale; ed essa rimaneva indietro a molti altri armatori italiani per la media tonnellaggio, età e velocità dei suoi
piroscafi (nel 1904 sulle 102 sue navi, 72 avevano da 20 a 40
e più ann i, 5 navi tra 10 e 20,25 sotto i 10 anni). Nel 1910, andate deserte le aste si attua un regime provvisorio ed il servizio
di Stato per le comunicazioni tra il continente e le isole. Al 30
1906 65 3.020.085
1907 61 3.2 27.55 2
r908 61 3.353.652
1909 58 2.950.287
1910 58 3.292 .921
206
170
208
195
161
53 -
giugno 1913 le sovvenzioni salivano a mii. 13.5 di cui 9.2 per le
linee principali. Nelle aste del gennaio di quest' anno si sono
aggiudicati i gruppi del Tirreno inferiore alla Società Sicilia per
L. 5. 180.000 col ribasso di 6.85 % ; dell'Adriatico (L. 4.500.000
col ribasso di o.r5 o/o) e linee celeri per 1' Egitto (3.250.000 con
o. 1 S o/o) alla Società ital. di servizi marittimi; ~al Tirrc:no Superiore alla Sociftà Marittima lt. per 6. 123 .000 col n basso d1 0.01 % :
attorno, cioè ai 20 mii. complessivi. Negli ultimi anni le spese
effettive delle sovvenzioni sono state :
Lire
Miglia percorse
1906-7 Convenz. 1893
11.919+p
2.666.800
1907-8
))
))
11.967.374
2.665.636
n
>>
l 1.904.223
2.679.992
1908-9
1909-10
»
»
I 1.913.0IO
2.684.555
1910-1 I
»
19 10
13.534.742
3.168.959
:E: vero che qui non si tratta intieramente di pura protezione,
in quanto lo Stato sovvenziona anche linee con funzioni postali
e quindi di servizio pubblico, oltre ad altri scopi politici : . ma
si può affermare senza tema di smentita che la parte maggiore
hé! prevalente carattere commerciale e le sovvenzioni costituiscono
un vero fatto protettivo a spese dei contribuenti ; osservando
che con tutti questi favori, il p osto di gran lunga maggiore è tenuto dalla navigazione libera: al 31 clic. 1910 si aveva :
Num.
pirO!IC::tfi
Por tata
jn tonnellate
Kavigazione libera (varia)
33r
495.980
Servizio postale
122
126,544
>>
rimorchio, pilotaggio, e
l avori pubblici ecc.
210
3421
Navig . da diporto
3.i
1.098
Velieri
4.741
432.690
PETROLIO. - Il petrolio non pare ai p rofani una produzione
che in I talia possa dar luogo a mangerie protezioniste: pure a~­
che qui si è trovato modo di favorir qu alche gruppetto. Il dazio
sul petrolio per QI. fu di L. 9 nel 1871-2, 25-4 nel 18n-8; .28-7 nel
1878-80: 33 nel 1880-7. I n questi anni la prod~z1,one Jtalian~,
malgrado tali dazi non fu che di Tonn. 4.117 c10e una media
di 235 Tonn. per anno. Nel 1887 si eleva il dazio a L. 47 per QI.
portato a L. 48 dal 1892, cifra che si mantiene. fino al 190?: :
ammettendo in questo periodo un prezzo med10 del petrolio
fuori dogana di 19 lire al QI. (superiore al reale) e tenendo conto
-
54 -
55
della t.1:>sa intana di raffinazione di 1 o li re il QI., si ha una prote?.ione media del 200 °fo. Il che spiega come la produzione italiana
di petrolio aumenti da Tonn. 177 nel 1888 9 e + •7 nel r889-90
a Tonn. I.I55 nel 1890-1, 2548 nel 1891-2, 2.854 nel 1893-4,
3.59+ nel 1894-5; sia stata di 21.305 tra il 1895 e il 1904 con
un:1 media annua di 2367 T . e infine sia saltata .1 6.122 nel 1904-5;
7.+5 1 nel 1905-6; 8.326 Tonn. nel 1906-7: in quest'ultimo triennio, detratta la tassa di raffinazione allo Stato, il soprappiù incassato dai nostri produttori sarebbe stato di oltre 8.300.000 lire.
Con la legge 24 marzo 1907 il daz io doganale è ridotto a L. 24
il Ql. ed a L . 16 a partire dal 1° gennaio 191 I. Malgrado queste
riduzioni presentassero ancora una protezione del 180-200 e 90100 % del prezzo del petrolio fuori dogana, i nostri produttori
gridano alla rovina della promettente industria nazionale ed escogitano d'accordo col ministro d' A. I. C. un'altra macchina protezionista per far spendere inutilmente i <lanari dei contribuenti,
facendo stabilire nel 1911 un prrmio di trivellazione di 30 lire
per metro lineare di foro di trivellazione, avente per scopo la ricerca dd petrolio, ed a 300 metri di profondità presenti almeno
175 mm . di diametro, alzandolo a L. 40 al m. per tiuelle provincie in cui prima non fossero stati scav'.lti pozzi, riducendolo
a L. 20 pei buchi fatti a distanza inferiore dei 150 metri regolamentari da quelli già esistenti. Così la produzione nazionale che
nel 1907-8 era rovinosamente discesa a Tonn. 7.088 e nel 1908-<;
a 5.895 potrà vittoriosamente erigersi contro la, si può dir temibile, concorrenza degli Stati Uniti e della Russia, facendo spendere qualche centinaio di migliaia di lire ai contribuenti italiani.
L'Einaudi denunciando sulla R~(onna Socialr del r91 I questo
grottesco ma tipico episodio della nostra manìa protezionista ha
coniato il felice epiteto dei trivellatori del pubblico danaro, proprio a simboleggiare nell'assurda protezione a questa produzione
così ooco naturale, così limitata e costosa di fronte al consumo
nazionale che colla riduzione del dazio è salito subito oltre i
100.000 Ql. di cui 95 mila circa forniti dall'estero, a simboleggiare lo spreco legale dei danari del contribuente e del consumatore nell'artificiale biberon ad un'industria e ad un Lnoro qualchessia anche quasi sterile, come questo, purchè «nazionale». (1).
I'\ OGSTRI \ DEL CUOIO, SCl\RPE, ecc.
Secondo il
nostro modesto parere, questo gruppo di nostre industrie non è
noto alla maggioranza di coloro che pur s'occupano dei nostri
problemi industriali, coli' importanza che effettivamente ha. Ne
faremo qualche accenno, più direttamente interessante il regime
Jogan:ile. L' industria dell<> concia delle pelli è una delle più
importanti d'Italia pel valore della sua produzione annua tanto
più se si tien conto delle industrie direttamente connesse come
quelle delle calzature, guanti cd articoli di cuoi0; ma essa non
hn in lt.dia subìta, nella maggioranza dei produttori, l'evoluzione tecnica che ha invece subìto all'estero, trnsforman<lo e pcrfer.ionando i metodi di produrionc e sostituendo itrandi stabili·
menti e processi più r:ipidi di conci:1 :ii piccoli, microscopici
produttori isolati che tuttora im·ece permangono in molti centri
rurali e provinciali : solo si può dire a Torino, Milano e Napoli
..;ono nel più recente periodo sorti grandi stabilimenti moderni
per 1.1 concia e la\·orazionc della pelle. Su questo stato di cose
ha pure influito il regime doganale, il quale pur avendo mantenuto un ceno margine di protcr.ione alla pura industria conciaria,
ha elevato assai più il margine protettivo per le lavorazioni del
n1oio, naturalmente deprimendo il consumo col conseguente
rialzo dci prezzi. Le pelli crude, quali \·cngono cioè dall'animale
con qualche provvedimento conservativo (seccate, incenerate,
salate.:) furono e sono esenti da dazio: quindi anche qui l'agricoltura che produce gli animali che dann0 le pelli non gode nulla
della protezione concessa a questo r;imo e ne soffre tutti gli incon\ enienti, a cominciare dalla depressione del consumo pi:r
finire al rincaro che le protezioni alle lavorazioni delle pelli producono sulle scarpe, finimenti, selle ccc. che gli agricoltori consumano. Le pelli conciate con pelo erano nella tariffa 1887 difese
da un dazio di L. 60 al Ql.; senza pelo non rifinite, L. 25 al Ql.
e tali d<1zi Yigono nella tariffa attuale (r). ~la è da notarsi che
questi dazi sono assai lie\ i e bassa quindi la protezione se si ticn
conto dell'alto -;,•a/ore delle merci CO"Ì colpite: ai prezzi della
statistica doganale i suddetti dazi rappresentano tutti o quasi
dazi infrriori al 6 o,0 dcl 'al ore : è da notarsi per0 che essendo
uguali t<mto per un Ql. <li pelli comuni che fini, sono pcrcentualment(più alti per i consumi popolari che per quelli di lusso: la
(1) ::\cl 1911 la produzione italiana cli pclroho è salita a Tonn.
ro ..wo; ma ci mancano i dati sui premi successivamente incassati.
L'_A!lnuarìo_ statistico (1913) dà come impiegati in quell'anno, nelle
m1111ere attive non solo di petrolio, ma di sak di sorgente, gas idrocarhurato e acque minerali, assieme, 6,50 operai.
(1) Gli allri dazi sono : conciate senza pelo rifinite, al Ql., L. 20
(capretto e agnello per guanti) ; L. 15 (da suola) 70 !altre) ; pelli
conciate Yerniciate L. 90 al Ql. ; tagliate : aumenti del 15 (tornai,
~amhali) e 50 °0 del dazio snllr pelli.
-
-
s6 -
pelle meno costosa paga fino al 12 %, quella vern1c1a ta il 5 %
del valore. Ma in complesso, la protezione all'industria conciari a
pura è stata ed è relativamente bassa, tanto più :;e si tien conto
dei dazi stabiliti sugli ingredienti chimici da essa adopera ti. L' industria però, malgrado la sua mancata evoluzione tecnica, ha
avuto un periodo di sviluppo e prosperità florida per il grande
ribasso del costo della materia prima, delle pelli, sia per lo sviluppo di raie produzione nell'America del Sud, sia per la crescente
produzione di pelli (crude) in Italia : ribasso che può desumersi
da questo andamento dell' indice-prezzi del Necco per la categoria pelli :
1881
1883
1885
1886
1889
1891
1893
1894
1895
1898
1900
1905
19ro
19II
prezzi
prezzi
è.' importazione
IOO.-
d' esportazione
I OO.-
108.09
107.80
87.92
71.o5
73.81
7 1.29
67.26
79.95
76.16
82.95
9 2·47
11 7. 18
ro5.63
IJ6.5 I
87.74.41
74.84
66.48
64.39
73.93
68.85
75.98
83.25
92.02
Il r ibasso enorme favorì lo sviluppo della produzione e in
parte degli impianti; ma dopo il 1894 i prezzi iniziano un progressivo rialzo che indusse uno stato di crisi nel!' industria, la
quale però, salvo in alcune regioni, non si decise alla risolutiva
trasformazione tecnica (1) . Le disagiate condizioni dell' indu( 1) Si è svolta sui danni ed estensione del sistema della cosidetta ad ulterazione del cuoio in Italia, nel 1913, una interessante
polemica sul 5_ole (dal n. 114). È da notarsi che il nostro regime
do~a~ale fa"'.onsce !n parte tali processi tassando di più le materie
clum1cl~e de1 vecchi processi di quelle {cloruro cli bario, solfato di
m~gnes10, ecc.) adoperate nelle adulterazioni. Un provvedimento
utile .è ~embrato quello d~ll' adozione anche in Italia di sistemi gen?rah d1 controllo del cuoio destinato alle forniture dello Stato, mediante un accurato collaudo df'i lotti o in un Ma"'azzino centrale
di rifornimento come in Belgio, o in base alle condi~ioni stabilite in
proposito da un unico capitolato d'oneri per la fornitura del cuoio
all'esercito come in Fr ancia.
57 -
stria conciaria sono dimostrate anche dal movimento commerciale delle pelli crude :
importaz. di pelli crude
esportazioni id.
1910
1911
19 12
quiotali
quintali
qurntal i
268.995
235.026
179·53°
212.065
Ma assa i superiore risulta in genere la protezione ai lavorati.
L a tariffa r887 stabiliva un dazio di L. 200 per 100 paia di scarp e
(d'ogni genere), dazio conservato attualmen te, ma ridotto a L. roo
dalla tariffa convenzionale (tratt. Austria, 1906). I fornimenti da
tiro pagano L. 90 al Ql., le selle L. 1.500 (convenz. 1200) al cento,
i guanti L. 20 ogni 100 paia, i lavori di pelle senza pelo non nominati L. 100 al QI., i lavori vari da pellicciaio L. 600 al Ql. Questo regime protettivo va, come si vede, dall' 8-10 al 30 % del
valore e supera talora enormemente, come per le scarpe grossolane, la protezione alla pelle conciata. Osservazione generale da
farsi è anche qui il carico percentuale assai più alto sulle calzature,che sono un consumo generale e popola re, guanti, finimenti ecc.
di basso valore e quindi di più popolare consumo, che non sui
tipi fini : dimodochè le scarpe da L. 8-14 al paio del povero diavolo pagano dazi o protezione del 12-7 % mentre quelle da L. 25
del benestante non pagano che il 4 % del loro valore. Malgrado
questa maggior prot ezione anche l' industria delle calzature ed
altre connesse non hanno subìto le grandiose trasformazioni
tecniche che hanno in Inghilterra, Stati Uniti, Germania, Austria sostituiti i metodi meccanici in grandi stabilimenti alle lavorazioni a mano da parte dei piccoli produttori isolati che purtroppo prevalgono su larghissima scala in I tali a . In questi ultimi anni la concorrenza, anglo-sassone specialmente, s' è affacciata minacciosa e 1' importazione di calzature in I talia è salita
da 102.912 paia nel 1907 ad 836. 631 nel 19 n e 1.034.797 p aia
nel 191 2. L' industria conciaria pura è così danneggiata dalle condizioni tecniche ed economiche dell' i ndustria delle calzature, ed
altre affini, in minor misura, ch e anche in colpa della protezione
doganale acuitasi d'efficacia pei rialzi dei prezzi recenti non hanno
migliorato i loro metodi di produzione ed ora si vedono conquistato il mercato dalle calzature estere (1). Le fo rti richieste di
237.697
208.876
( r) Un ramo che ha saputo svilupparsi largamente e che ora
oltrechè bastare al consumo nazionale esporta con crescente quantità è quello dei guanti, le cui esportazioni (le importazioni non giunsero al migliaio) salirono da 3.007.100 paia nel 1910 a 3.484.500
nel 1912. Allo sviluppo di quest'industria (Napoli, Milano) ha contribuito la R. stazione sperimentale delle pelli di Napoli, che ha
-
58 -
forniture militari in questi ultimi tempi hanno giovato a questi
gruppi : ma tale più intensa attività, mentre in parte ~ fittizia
e temporanea, non rappresenta un gran g:uadag~o per ~a ncchezz~
nazionale, in quanto è fatta a spese dei c.on_rn~uent1. In re~lt~
l' industria conciaria ha interesse a far diminuire le protezioni
godute dalle industrie lavoratrici del cuoio ed a far subire da
esse lo sviluppo industriale che la concorrenza estera può aizzare : essa poco gode dei margini protettivi : sta sviluppando i
suoi stabilimenti a larga base e preparando con le due scuole
terniche di Torino e R oma un gran numero di tecnici che non
potranno non contribuire ad intensificare la nostra produzione
nazionale di cuoio. Purtroppo sarà più facile una richiesta di
maggiori protezioni, magari compensate da ulteriori protezioni
alle industrie lavoratrici del cuoio, anche perchè varì produttori di cuoio sono contemporaneamente produ ttori d'uno o più
rami dei lavorati di cuoio (scarpe, valigerie ecc.)
L' I NDUSTRIA DELLA CARTA è una di quelle che oggi
più gode del regime protettivo, che ha indubbiamente contribuito a sviluppare largamente l'industria. Con doppia serie di
provvedimenti il nostro regime doganale ha favorito quest' industria : 10) col dazio di uscita di L. 8.80 al QJ. sugli stracci di
ogni sorta già fissato dalla tariffa 1887 e confermato nell'attuale :
gli stracci all'en trata sono esenti : è evidente che il dazio d' uscita
ricade sui produttori venditori italiani di stracci, ne deprime il
valore a tutto vant aggio delle industrie che li utilizzano. Poichè
il prezzo degli stracci va anche sotto le 8 li re al Ql., il dazio diventa pressochè proibitivo, colpendo la merce per oltre il 100 %
del valore : si comprende quindi come di fronte ad un' importazione di 58.744 Ql. nel 1910 e 70.974 nel 1912 non vi sia stata
che un'esportazione di 293 e 2.562 Q.l. - 20) Delle al tre materie
prime, la pasta di legno, cellulosa è esente nella ta riffa convenzionale e colpita con L. 2 al Ql. nella generale; le altre con 0.50
(umida) e L. I al Ql. (secca) nella tariffa convenzionale. Viceversa
il merito d'aver diffuso il processo tedesco per la concia delle pelli :
ed a me sembra questo sia esempio t ipico che addita la via da seguire ali' industria conciaria: non adagiarsi nei comodi aumenti
della protezione propria e di quella dei rami connessi, che in tal
modo non saranno spinti ad operare la necessaria evoluzione tec~ica, ma favorire invece al massimo quest'ultima, sia direttamente
mtroducendo, come a Torino si è fatto. i nuovi metodi ; sia diffondrndo I' istruzione tecnica preparatrice necessaria dell'evoluzione
dei rami connessi.
59 la carta è protetta con dazio convenzionale di L. I 2. 50 al Ql.
(bianca o tinta in pasta non rigata), L. 17.50 la rigata, 22.50
foggiata in buste (tariffa generale l 5-20-2 5 lire). Dazi superiori
colpiscono le carte colorite, stampate ecc. e inferiori le carte da
involto, imballaggi, cartoni, ecc. (1). Si comprende che questo
notevole regime protettivo, che esenta la materia prima e ne deprime perfino il valore con dazi d'uscita, mentre protegge la
carta, abbia favo rito l'industria, che nella statistica ufficiale
del 1903 contava 405 stabilimenti con 26.718 cavalli vap. di
forze motrici e l 7. 724 operai sopra i 15 anni (più I. 364 sot to
i 15). Nel 1909 un'inchiesta dell' «Associazione italiana dei
fabbricanti di carta ed affini >> ha calcolato p er 362 cartiere
una produzione di circa 2.400.000 Ql. (Ql. 360.000 senza p asta
di legno; 680.000 con pasta; 360.000 giornale; 450.000 impacco;
370.000 paglia ; 180.000 cartoni or din.). Nel 1910, 401 stab. usavano 39.825 HP di forza; 22.440 operai, con una produzione
superiore ai 2.5 mii. di ql. La cellulosa importata è salita da
QJ. 17.940 nel 1886; 40.397 nel 1890; ro7.806 nel 1895; 186.223
nel 1900; 349.694 nel 1905; 630.935 nel 19 10 fino ad 832.812
nel 1912, indicando anch'essa il crescente sviluppo dell' industria
nell'ultimo trentennio. Ora l' industria non solo soddisfa il mercato interno ma prevale nell' esportazione: infatti le
esportazioni carta bianca rigata e
non, buste, colorita
importazioni, id.
1910
1912
quint"H
quinta li
69.461
39.368
75.893
40.440
.Probabilmente quindi la protezione non pesa· per tutto
l'ammontare del dazio : ma certo per una parte, aggravata
dal recente e crescente rincaro delle materie p rim e. Chi ne
soffre sono le industrie connesse ed i consumatori, quindi la coltura i rnfo111a cui la carte serve : i giornali sovra tutto che non
hanno <lazio (solo i giornali di moda pagano L. 12.50 al Ql.) pro(1) I dazi sulla carta da involti vanno da L. 3 a L. 8 al Q!. ;
da imballaggio, L. 5-8 ; smerigliata, L. 8 ; i cart~ni da .L: 2; 3.50
sui dazi sulla carta, se fini. Viceversa la carta colonta o dipmta paga
L. 40 ; da parati L. 30 ; pergamenata, L. 45 ; sugante L. 12.50 ; le
carte da giuoco L. 30 ogni 100 mazzi ; le stamp_e, l~tografie, cartelli,
L. 75 ; lavori di cartone, da 30 a 70. La carta imbiancata per fotografie paga L. 40 al Ql. il che costituisce un dazio fin del 20 % del valore, che dazio pesa evidentemente sulla diffu~a industria fotografica, cui la carta è fornita da pochi produtton.
-
-61-
60 -
tettivo, che del r~sto a ben poco servi rebbe, perchè non si può
andare a stampare un quotidiano italiano da leggersi dagli italiani della Lombardia o del L azio a P arigi o Vienna ; ed i libri
(che sono esenti se non scritti in lingua italiana e pagano 12.5
e 20 lire al QI. se in italiano ( 1).
La crescente industria dei giornali, le iniziative continue
ricche e geniali delle nostre industrie tipografico-editoriali, trovano nella protezione cartaria un ostacolo notevole, costituendo
essa oltre il 15 % del valore della loro mat eria prima ; ostacolo
che si fa più sensibile in un periodo di ri alzo acuto dei prezzi
delle materie prime. L' industria della carta oramai è tecnicamente sviluppata e solida : v ince in importanti mercati e rami
la concorrenza straniera, gode da parecchi anni di floridissimi
dividendi. Sui bilanci delle 24 società cartarie dati dall'Annuario
del <<Sole», con circa 37 mii. di capitali nominali e mii. 4,3 di
riserve, ho calcolato questo profitto medio (sul nom.) :
0
/0
del cap. nominale
9.09
9· 15
10.90
Viceversa nelle società poligrafiche, ben 16 soc. su 35, con
circa 9 milioni di cap. hanno chiuso con dividendo zero nel 1912
e ben 9 con oltre mii. 4.5 hanno chiuso i bilanci in perdita negli
ultimi tre o quattro esercizi. La nostra fiorente industria della
carta può dunque, senza rovinarsi, e giovando alle crescenti
industrie giornalistiche e poligrafiche, rinunziare alle sue protezioni attunli.
PRODUZIONI DXVERSE. - Pei gruppi industriali cui
abbiamo rapida mente accennato, la protezione risolventesi in
più alti prezzi pagati dal consumato re in confronto dei prezzi
pagabili in Italia in regime di libero scambio è, anche per l' imP?rtanza dei prodotti cui si riferisce, più precisabile e resa mag~10rmente nota da discussioni pubbliche. Il fenomeno protettivo
mveste però parecchi altri gruppi di produzioni industriali, per
quanto 11 suo peso pei consumatori vi sia meno noto e anche
più difficilmente determinabile. Accennerò brevissimamente a
qualcuno dci più importanti. Industria diffusissima e di la rgo
.
(r) Secondo la cit. inchiesta del i909, il consumo medio annuo
eh carta per ab. è ?i 7 K g . mentre è cli 24-25 per la Germania, di
62 Kg. per gli Stati Uniti. ecc.
consumo anche popolare, è quella della lavorazione del legno,
mobili d'ogni sorta, legni da costruzioni, strumenti di lavoro
specie agricolo, ecc. Anche in questo ramo la protezione sale a
percentuali notevolissime, partendo dall'esenzione della materia
prima. Il legname d'ogni sorta, non lavorato, è esent e: l'agricoltura quindi non partecipa in nulla al protezionismo che aiuta
la la vorazione del legno: ne soffre i danni come consumatrice
di mobili di legno, legname da costruzioni, strumenti agricoli,
e com e fornitrice di legname greggio che trova ristretto il consumo interno di lavorati a causa dei maggiori prezzi a questi
nssicurati dni <lazi protettivi. I quali vanno da L. 4 al QI. (tavole
per pavimen to) 7.50-13 al QI. (mobili di legno non imbottiti
di legno comune) a L. 50 (id. di legno da ebanisti, impiallacciati, intarsiati) L. 50 (mobili imbottiti) L. 30-60 le cornici ; L. 50
le mercerie di legno e L. 60 i balocchi ; L. 6 gli utensili greggi,
L. 13 puliti o dipinti; da L. 4 (ardesie) a 30 altri gruppi semilavorati. L a protezione che è solo del 5-8 % del valore dei mobili meno lavorati, sale al 10-13 % degli utensili, mobili imbottiti, mercerie di legno, balocchi. Che gran parte di questi margini
protetti vi pesino effettivamente sui prezzi dei prodotti interni
può dedursi dal fatto che la produzione interna di lavorati di
legno è tuttora inferiore al nostro consumo annuo : di fronte a
poche migliaia di quintali esportati stanno ol tre 75 .000 QI. nel
1910, circa 82 mila nel 1912, di lavorati importati in Italia (voci
239 a-243 b). Ci mancano dati sulla nostra produzione annua,
m a anche un profano può avvertire com ' essa sia ampia e di
generale consumo.
Su alcuni prodotti chimici p esano dazi con cara ttere - almeno in parte - protettivo, per quanto i prezzi interni non subiscano sempre un corrispondente aumento : pei principali diamo
le quantità prodotte (in Ql.) in Italia, secondo l'Annuario statistico ed i dazi doganali :
Acido cloridico
(L. I al ql)
Acido solforico
(L. 0.50 al ql.)
Solfato di rame
(L. 2 al ql.)
141.620
4.251.300
452.640
1907
5.897.120
285.5 IO
148.920
1909
i90.020
362.360
6.446.430
1910
436.260
173 .580
5.961.430
r911
Se lo spazio lo consentisse, dovremmo accennare ad altri
rami in r.ui il protezionismo ha allarga to i suoi tentacoli : altre
inclustrie tessili, la fa bbricazione della farina, p aste, ecc. ; le la-
-- 62 vorazioni Ji altri prodotti minerari ; le mattonelle di carbone
acquistate dalle ferroYie dello Stato; le industrie s.1pon~rie; alt ri
rami di prodotti ch;mici; la lavorazione della gomma e guttaperca, che anche in grazia alle diverse protezioni ha oramai raggiunto un cospicuo sviluppo in una crescente esportazione netta,
che le consentirebbe rinunciare ai dazi protettivi (1): e se anche in questi ed altri rami il fenomeno protettivo non si \'erifìca
per tutto l'ammontare dei margini protettivi, e non h a determina to crisi acute di sovraproduzione, spostamenti clamorosi
di ri cchezza dai consumatori ai prod uttori e degli investimenti
del capitale da impieghi più produttivi ad impieghi meno produttivi, tuttavi<l nel loro insieme queste pa rziali alterazioni protezioniste concorrono a completar e l'opera economicamente funesta compiuta sulla ricchezza italiana d<l alcuni più clamorosi
dazi industriali e provvedimenti protezionisti. Ed a completare
quest'opera concorre un fenomeno fino a due anni fa ignoto,
messo in luce per meriro del Prato (Il mercantilismo municipale
in < Riforma Soc. », 3, 191 l) : il protezionismo municipale. Esso non
può essere oggetto di discussione nella rinnovazione dei tra ttati,
ma, per quanto mal noto, è elemento che si deve ammettere concorra ad inacerbire in molti centri urbani le degenerazioni ed i
mali del protezionismo doganale. Il protezionismo municipale è
la grottesca caricatura di quello doganale, riproducendolo, per
mezzo dei dazi comunali, entro il ristretto territorio compreso
tra le cinte daziarie. Naturalmente non può trattarsi di protezione a prodotti diretti (agricoli, minerari) o alle p rime lavorazioni, ma, in generale, ai prodotti delle seconde lavorazioni, che
1
. (1) La greggia è esente: in fili, L. 75 al Ql. ; in fogli, L. 4 0-60;
tu ~1, L. 40-60 ; calzature r25 ogni rno paia (se foderate d'altre materie). e .so al Ql. ; passamani, nastri e tessuti elastici 130 al Ql. ;
lavo.n .d1 gomma non nominati 50-60 lir e al Ql. Valendo (prezzo di
statistic~ dog.) la gomma greggia L. 1300 al Ql., la protezione va
dal0 ·i ·~ Yo. del valore del la~orato al netto dal valore del greggio, al
14 ~o id.: ~n genere la protezione al puro lavorato di gomma è tassata,
tra 11 ;f e I 8 %. del valore del lavorato detratto il valore della gomma
!?reggia. L.? sviluppo dell' industria è dimostrato : co dalle crescenti
21nportaz1oni di materia prima (gomma e gutta p. greggia e rottami :
<JL. 22.??i'. nel r9~0; 29.572 nel l9II; I0].626 nel 1912 -20 semiuninob1ht'.1 clclle 1mp.ortazioni di lavorati (in tubi, cinghie, tessuti,
P'.lSsama111 ecc., lavon non nominati) : Ql. 23.182 più 174 mila paia
eh scarf>C nel 19 10; S}l. .24.964 più 122 mila paia nel 1912 - 3° dalle
CYP.Scenti esportazioni d1 lavorati (Ql. 1 r .870 nel 19 ro ; Ql. 3 - .309
nel r 912) .
J
-
63 -
costituiscono la maggioranza delle industrie cittadine. Rim ando
al Prato per la documentazione evidentt>, almeno per molti rami
nelle maggiori città, e minuta che qui è impossibile riprodurre.
Questa protezione s' è stabilita mediante una grande specializzazione delle tariffe, contemporanea ad una graduazione
talora fortissima dall'esenzione o dazi bassissimi su materie
greggie o quasi ad alti dazi sui prodotti ultim i, notoriamente
oggetto più o meno largo di industrie entro cinta : per es. i marmi
in blocco e lavora ti pagano rispettivamente al Ql., ad Ancona
L. 0.20 e r ; Bologna 0.60 e r.50; Catania 0.20 e 2.6; Firenze o e
6; Genova o e 3 ; Mantova o. ro e 4 ; Modena 0.30 e 3; Torino
0.30 e 2 ; ecc. Altissimo è gener almente il margine protettivo pei
mobili : il legname greggio ed i mobili pagano al Ql. rispet tivamente: a Bari o, e L. 4.1 0; a Catania 0.75 e 8.30; a Firenze
0.50 e 5.25; Genova r.4 e 10.25; a Livorno o e 4; a Torino 0. 12
e 6.20: cifre analoghe si possono largamente citare pei metalli
pietre lavorate e molti al tri articoli minori. Il solo fatto di altissimi dazi su specialità notorie di molte città, come quelli di Torino, con L. 20 al QI. sulla carta da parato ; L. 25 su confetti e
cioccolate; 0.40 per bottiglia sui liquori; L. 20 al Ql. sui mobili ; di Genova con L. 25 sulla carta id. ; L. 50 su profumerie
e saponi; L. 30 sulle candele ; di Firenze con L. 25 su mobili
artistici, L. 30 sulle profumerie ; di Venezia, L. 30 su cristalli,
specchi, vetri artistici ; L. 40 in mobili ; di Bologna, L. 0.80
sulle terracotte da costruzione ; di Savona, L. I 5 sulle conserve
di frutta e L. 30 sui confetti, ecc., è indubbio indice delle proporzioni che il feno m eno assume. E non manca ad esso neppure il drawback, la restituzione di tasse pagate alle fi nanze comunali, ma in misure t ali da far fortemente dubitare che vi si
nascondono dei veri premi d'esportazione (!) (a F irenze si restituiscono L. 5 al Ql. mentre il greggio entra in franchigia, L. 5.75
e I .80 rispettivamente sulle porcellane, lavori in vetro, car ta da
parato mentre questa se ordinaria paga 0.60 ed i colori entrano
in franchigia ; a Torino si restituiscono L. 5 ; r. 50 ; o. 50 sui metalli lavorati, mentre i greggi entrano in franchigia, ecc.) . E non
mancano le più grottesche lamentele, ben ricordate dal Prato
e dall'Einaudi, di produttori interni (alla cinta, s' intende) per
farsi conservare od aumentare i dazi protettivi contro I' invasione
dei prodotti delle vicine città italiane! E intanto cespiti daziari
su consumi (per es. liquori, dolci, mobili) larghissimi, danno ai
bilanci comu nali entrate relativamente esigue; mentre questa
-
-
6+ -
assurda degenerazione della mania protezionista inacerbisce le
condizioni del rincaro, della congestione urbana, del problema
della casa, in molte delle noste città specie maggiori, pesando
con le tariffe protettive municipali in modo ben più diretto ed
inesorabile su di un piccolo territorio, ove la concorrenza non
è possibile, ove nessun ~lemento c?mpen~ato~e pt~ò effica~e:
mente agire ad annullare m parte gli effetti dei dazi protettivi
come spesso agisce sui territori d' un' intiera nazione.
IL DAZIO SUL GRANO E GLI INTERESSI DELL'AGRICULTURA. - Finora abbiamo esaminato le protezioni che il sistema doganale italiano è andato creando a molti gruppi di produzioni industriali. E l'agricultura ? L'agricultura, cioè la mag(Jioranza enorme degli interessi dei produttori e proprietari ter~ieri, è sta ta una delle maggiori vittime del regime protezionista instaurato nel 1878-87. :E: vero che in apparenza parecchie
tariffe protettive su vari prodotti agricoli compensarro per
l' « agricultura » i dazi sui prodotti industriali ; ma in
realtà quasi tutte queste tariffe poco o nulla agiscono in senso
protettivo, trattandosi di prodotti esuberanti sulla domanda nazionale sì da essere largamente esporta ti ; dimodochè pochissime sono le voci agricole protette e tra queste una essenzialmente in modo paragonabile, per lo spostamento e le distruzioni di ricchezza che determina, ai maggiori dazi industriali :
il dazio sul grano. La sua storia è nota. Nel 1887, malgrado le
conclusioni antiprotezioniste del Lampertico, il dazio sul grano
fu portato dai bravi democratici di sinistra che tanto avevano
urlato contro il macinato, da L. I .3 a L. 3 il Ql. ed a L. 5 nel 1888.
Nel 1894 l'on. Sonnino proponendo il suo omnibus finanziario,
metteva il dazio di L. 7.50 come un compenso del proposto aumento di 2po dell'imposta fondiaria : ma l' aumento dell' imposta fondiaria fu dimenticato (s' è portata dal 7 all' 8.8 %
solo nel r897) e viceversa il dazio sul grano salì a L. 7 e poi 7. 50
in oro, cifra a cui rimase e rimane. Prima di riassumere i danni
di questo dazio che furono un' infinità di volte denunciati, e sui
quali rimando al recente volume in cui I' on. Giretti riunisce
i poderosi elementi raccolti nella sua più che ventenne instancata propaganda pratica e scientifi ca contro questo dazio, riassumo in tabella i più notevoli dazi apparentemente protezionisti
su !'Ostri prodotti agricoli :
,
Grano
al quintale
Riso
con colla semi greggio
al quintale
5
7.5o
Come
salata
lardo ecc.
al quintale
7.50
Uva
fresca
al quini.
fresca
12
al quint.
12
Asini
Vitelli
(ciascuno)
(ciascuno)
8
5
-
65
Granoturco
al quintale
I. I
5
Cavalli
(ciascuno)
25-40
25
Ovini
caprini,
Pollame
porci
al quintale
3
Miele
Olio
Altri (meno cocd'oliva
co, palmo, ricino, arachide).
al quint. al quintale
IO
24-26
15
Segala
Orzo
Aranci
Avena
Limoni
al quintale al quintale al quini.
2
4.50
4
Buoi
(ciascuno)
38
Burro
Muli
10
15
Formaggi
Strutto
al quintale al quintale al quint.
r5
5
Vacche
(ciascuna) (ciascuno)
4-10-15
IO
V ini
JZ-20
Ma <li questi, come ho detto. pochissimi agiscono effettivamente per l' intiero ammontare del dazio : molti o non hanno
o hanno limitatissima azione protettiva su qualche ramo e loca_li tà, p~rtico.lare: riso, a.grnmi, _rollarne, formaggi, uva, vini,
olio d oliva, m parte carm e bestiame. Di contro sta un cumulo
di prodotti agricoli liberi d' ogni dazio, e che quindi assolutamente nulla possono godere dal regime protettivo : entrano
esenti : il legname, le pelli, la lana, canapa lino e juta, patate,
casta~ne, latte e sua crema,. uova, fiori freschi, legumi, ortaggi
freschi, fieno, mandorle e noci, seme bachi e bozzoli, luppolo ecc.
Che il dazio pesi per gran parte del suo ammontare sul consumo
dei cereali, meno il riso, si deduce facilm ente dal fatto che la
produzione interna è tuttora insufficiente a soddisfare il nostro
consumo : (migliaia di quintali) :
----------- -------
------· ----
GRANO
GRANOTURCO ORZO -j AVENA SEGALA
RISO
~
lmportaz. Esport. Import. Esport. Import.
Esport. ~
Jiup.
Esp. Impo11, Esport.
14.417.4
13 9 lI.3
17.896.9
7.7 4000.2 35.7 13r4.r 2.9 118.8 0.1 ro3
3 7 3.840 O 37.6 I 483 3 36,4 32.8 O.J 2.I
5·3 5 407.7 75.6 1.763 O r4 5 75.1 O.I O 4
476.0
745,6
890.2
Si noti però che le protezioni sono, sul valore, ben differenti :
essendo sul grano circa del 35 % (prezzo estero 22 al Ql.), sul
granoturco solo del 6.5 % (prezzi esteri 18-19 al Ql.), orzo e avena
del 21 % (prezzi 18-19 al Ql.), segala, del 26.5 % (prezzi 17 al Ql.):
pel riso l'esportazione è andata superando in ·modo così enorme
le importazioni da annullare gli effetti protettivi. Vediamo ora
di riassumere gli elementi essenziali relativi al meccanismo ed
agli effetti del protezionismo sulla nostra agricoltura.
-
66
A CHI GIOVA IL DAZIO. - Si sente dire spesso che il
dazio sui cereali è il compenso delle protezioni industriali per
l' «agricoltura>> : l'eufemismo ironico di questo sostantivo generico è facilmente sventato, osservando : 1° Le superfici coltivate
a prodotti protetti in confronto di quelli non protetti : nel 1912
si hanno (migliaia di Ea.) : ( 1)
nso
145·5 ,
,
inoltre prnduzioni
oooEa. uva
4.454.4 oooEa.
oooql.
fave
597.5J
foraggi
243.572
frumento 4·755-4
olive
2.312 6,
leguminose 2.350
segala
123.3
orzo,avena 75r.9 7.178 patate
288.2115.899 foglie gelso 10.361
granotur. i.593.5
canapa, lino 94.1
bozzoli
4I7
b arbabiel. 54.0
castagne 652.0
tabacco
69.5
agrumi
114.4
pr. e pas. 7.337.2
In complesso sulla totale superficie agrario-forestale neppure
7.200 mila E a. cioè il 27.27 % eran dedicati a prodotti protetti
da dazi efficaci. 20 A quali regioni appartengono ?
Grano, meliga
barbabietole
1000
Ea.
Italia settentrionale
I.6II.8
))
centrale
I .958.6
))
meridionale e insulare (2)
2.736.9
Riso
castagne
ugli
1000 Ea.
Uve
agrumi
Bozz oli
ulivi
(Prod.)
1000 Ea.
Foraggi
Quintali
IOOO
153·3
55 .3
1.360.8
2 .799.6
343.6
57.1
114.621
78.818
30.9
2.720.9
16.5
50.II3
(1) La statistica della superficie agrario-forestale dell' ing.
dà:
ZATTINI
Ettari
Totale superficie agrario-forestale
26.396.815,07
seminativi
13.012.IIo,79
prati, pascoli, perm.
7.337.225,47
vigneti, oliveti, frutteti (specializz) 1.404.390,81
»
»
boschi, castagneti
4.643.087,94
... (2) Abruzzo, Molise, Campania, Puglie, Basilicata, Calabrie
S1c1lia, Sardegna. Secondo la statistica dello ZATTINI, della totale
superficie dei compartimenti, son dedicate nel!'
Seminativi 0 / 0
Abruzzo-M.
Campania
Puglie
Basilicata
Calabrie
Sicilia
Sardegna
Prati
pascoli
Vigo~ti
frutteti olivoti,
Boschi
castagneti
ecc. (specializ )
53.5
52.7
52.8
43.2
39
64.9
29.7
20.l
4.9
9·5
19.3
28.6
23.8
13.6
59.3
4.7
1
20.6
4.1
6
12 ·4
3.1
15
18:3
3.6
19.4
23.0
3.7
4.8
E quindi evidentemente falso che il dazio sul grano giovi
essenzialmente ali' agricoltura merid ionale e ser va a compensarla
dei gravami che deve pagare pel protezionismo delle industrie
dell' Italia settentrionale e centrale: nella stessa Sicilia su Ea.
2.573.802 di sup. tot. e 1.670.297 di seminativi la superficie a
grano, granturco, barbabietole non occupava (1912) che 710 mila
Ea. Nella Campania su Ea. 1.626.216 tot. e 857.115 .8 di seminativi, solo 497 mila Ea. ; nelle Puglie, su 1.910.828 Ea. tot.
solo 385 .2 mila. Anche in ques te regioni ove In coltura a grano
è la più diffusa, essa non copre che una minoranza delle terre
coltivate e quindi degli interessi agricoli. 3° A quali e quanti proprietari va? Dai dati raccolti dal Ministero delle finanze nel
1896-7 per un progetto di sgravio e homestead, su circa 5 mi lioni
di proprietari di beni rustici paganti imposta, v1 erano :
Quota indiv. d' 1mpost;t erariale
da L.
)) ))
»
))
))
0.01
2.01
»
5.)) 10.01
)) 20.-
a L.
)) ))
2
5
» »
IO
Num. propriet:ui
2.250.000
1.025.000
614.000
450.000
342 .000
)) )) 20
)) )) 40
» » 40.01 in più
250.000
Questo vuol dire, approssimativamente, che i proprietari di
terre non superiori ad un E a. erano tra 3.200 e 3.300 mila : di
terra di 1-2 Ea. circa 6 15 .ooo; tra 2 e 4 Ea. circa 450.000 (r). Ora
si osservi : a) in questi 4.350.000 p roprietà i terreni a grano non
costituiscono, si può dir mai, salvo eccezioni, l'esclusiva cultura :
il piccolo e medio proprietario ha quasi sempre piccole p orzioni
ad orto, frutteto, pat ate, leguminacee, prati e boschi ecc. secondo
le regioni: naturalmente senza contare tutte le piccole proprietà
in cui il grano non entr a affatto e che le cifre suesposte ci au torizzano a credere siano la maggior anza. Prendendo una media
di Ql. 10-1 r di grano prodotto per Ea. è chiaro che a questa
immensa maggioranza il dazio non giova : dato che il proprietario sia egli stesso agricoltore occorrerebbe il prodotto di almeno 2 Ea. coltivati esclusivamente a grano (20-25 Ql.) perchè
il dazio possa esser goduto su una dozzina di Ql. : il resto va al
mantenimento della famiglia dell'agricoltore e suo, dei servitori
e manovali, senza contare che il piccolissimo proprietario spesso
( r) Secondo i più recenti ruoli del 19n gli articoli di ruolo
segnerebbero aumento a 6.983.503 : con~e_rvan~o le stesse proporzioni, i proprietari italiani sarebbero sahti è Cll'ca 5.800.000.
-
68 -
-
,·ende quasi tutto il proprio grano subito, in agosto-ottobre, perchè ha bisogno di danaro, in un'epoca in cui il dazio, per l'abbondanza del disponibile, agisce meno del solito e poi ricompra
il grano in gennaio-giugno quando il dazio pesa in tutto il suo
ammontare e benefica i grandi proprietari che han conservato il
grano ed i molinieri e commercianti che lo hanno imm:lgazzinato.
Il dazio non può quindi effettivamente gio\ are che a p:ute dei
600.000 proprietari di terre oltre i 4 Ea. A quale parte ? Ammettendo che le proporzioni di terre a prodotti protetti si conservino uguali in tutte le classi di proprietà, sarebbero solo 164
mila (il 27.3 %) i medi e grandi proprietari che godono dei dazi
agrari protettivi per tutto il loro ammontare : ma ciò non è notoriamente: in parecchie regioni la grandissima proprietà è prevalentemente a grano, esempio insigne il latifondo siciliano ( 1 ) .
Ma ammettendo anche che vi siano piccolissimi proprietari con
le loro terre quasi esclusivamente a cereali, il dazio è quanto di
più ripugnante si può imaginare ai correnti sentimenti di giustizia economica e fiscale: dato che «protegga» giustamente le
« proprietà agricole» esso ad ogni modo protegge nulla e pochissimo il proprietario più piccolo e bisognoso e va man mano proteggendo proporzionalmente di più quanto più sale l'estensione
d_ella _Proprietà a grano. Questo specchietto dà un' idea appross1mat1va della realtà, anche nei casi di piccole proprietà a prevalente cultura cerealicola (si suppone un prodotto medio di IO- I I
Ql. per Ea., un consumo annuo di 9- I o QI. di grano per famiglia agricola).
nelle proprietà di
Yz
Ettaro
))
2
4
IO
roo
1000
))
))
quanto do vre bbe, secondo
git,sti zi'a , proteggere il
dazio per la coltivata
a grano
200
90
40
15
))
5
))
O.I
))
0.005
quanto protegge il dazio attuale
medio per Euaro a grano in
tutto !al netto dal consumo fa.
miglia)
o
7
44
6 J. 2
71.6
78.03
78.67
o
7
88
244
716.2
7.803.7
78.678.7
.
(1) I:a Relazio~e. ~iel.LORENZONI ha dimostrato che della superficie a~ran'.1- della S1c~1a il 4I.3 % è coperta dalla proprietà grande
(superiore Ifl: genere a1 200 Ea.) : il 29.7 è di veri latifondi. Nel latifondo notonamente prevale m modo assoluto la cerealicoltura alterna~a al. pasc<?lo. ~<?r. si capisce come il Colajanni di fronte a
q uesti fatti non mornd1sca pel carattere antidemocratico del dazio
sul grano.
69 -
(Il mezzadro va paragonato al piccolo proprietario; il bracciante deve comperare il pane; l'affittuario sconta in tutto o in
parte il maggior prezzo del grano nel .fitto pagato pei terreni a
grano).
Quindi i dazi protettivi agricoli : non proteggono l' « agricoltura » ma una minor parte di essa, anche nel meridionale ; proteggono essenzialmente 100-200 mila grandi e medie proprietà ;
per tutte le proprietà il dazio protegge in senso inverso ai primordiali princìpi di giustizia, non giovando al più piccolo e misero
proprietario, poco al piccolo, in tutto l'ammontare al grande e
grandissimo proprietario. Viceversa il grano è sotto forma di
pane e paste consumato da tutti gli agricoltori i quali inoltre
pagano anche la protezione all' industria molinaria : protezione
di 4 lire al Ql. (di farina di grano) che, benchè sia attualmente
attenuata dall'intensa produzione interna, ha pesato notevolmente sui prezzi delle farine sì da consentire un largo sviluppo
e cospicui dividendi alle industrie molinatorie ( r ). Il complesso
di questo peso sui 3f milioni di consumatori italiani necessaria(r) Per darne un'idea, i dividendi medi furono per una trentina di società di mulini e pastifici :
capit. V01's.
dividendo
(milioni)
0
del cap.
/
0
1910
73.5
9.60
19II
73.8
ro.Gy
1912
75
II.31
Per le 12 società maggiori (oltre 1.5 milioni di capitale) con 62
mii. complessivi si ebbero dividendi medi annui (% del capitale
versato) :
div.
0
/"
1908
7.43
1909
9.69
l0.40
1910
I9II
I l 92
1912
12.60
(Quadri costrutti ~ui bilanci dell'1n~uari~ del " Sole " (1913).
Che quest' industria possa <;>ramai nnunc1are alla protez10n~ lo
si desume, oltrechè dal!' esportazione net~a anche dalle crescenti import~zioni temp_oran~e _di gr~no .J?er ~rnhnare e farne pasta e semole
da riesportare m m1gha1a d1 qu111tah :
IMPORTAZ!O:NI
ESPORTAZIONI
farine
paste
farine
paste
frumento
frumento
frumento
frumento
19ro
12.2
o.I
587.5
635.3
191 [
16.4
0.2
663
643.8
1912
30.4
o.8
.599·9
664.2
.
L' importazione temporanea fu nel 1912 eh q1. 1,.409.820 eh grano
duro (per semole e paste) e Ql. 591.260 (mac111az10ne).
-
-71 -
70 -
mente compresi tutti i lavoratori della terra, contadini, mezzadri, proprietari, lo si può grossolanamente desumere da questo
calcolo : il grano prodotto e consumato in I tali a nella media annua del quinquennio 1907-191 r è stato di +8.965.000 Ql. : ded ucendone la media di 5.95r.ooo Ql. per semina ed esportazione e
13.004.000 QI. come consum ati per nutrimento di proprietari
e mezzadri fittavoli produttori del grano consumato si ha una media annua di vendite nette di 30.000.000 che, supposta usufruire
dell' intiero dazio di 7.50 (1) fa un sovraprezzo annuo di 220
milioni, intascato da una minoranza di grandi e medi produttori di grano (z).
COME L'AGRICOLTURA SCONTA I DAZI SUI CEREALI.
- Ma oltre al rincaro diretto che il pane, la farina di gran turco,
le paste vengono a subire per la maggioranza degli agricol tori,
ben altri vasti danni possono indursi per l' economia agricola
nazionale dai pochi dazi agrari. E cioè : 10 esagerata estensione
delle colture di grano anche su terre meno adatte, ma rese convenienti dal puntello artificiale del dazio, con danno delle culture (pascoli, viti, frutteti, cedui ecc.) più redditizie ove esistesse
il regime libero-scambista. Un magistrale lavoro del Valenti ha
conf:rmato g~es.ta tesi già espressa dai maggiori agronomi e d a
molti econom1st1 : la nostra produzione media per Ea. è una
delle più basse del mondo e da proporzioni discrete nella valle
padana e nell'Emilia discende a medie inferiori perfino a 5 QL
per Ea. (Lazio). L'Einaudi ha calcolato una media di Ql. 14.70
per Ea. ~el!e :egioni di pianura nel biennio 1909-10, di Ql. 10.01
nell: reg10Il1 _d1 collina ; 8.33 in quelle di montagna, notando che
l? pianura discende fino alla media di Ql. 9.24 in Sardegna, la collma a Ql. 8.71 (Um~ria) 8.78 (Lazio) 8.24 (Sardegna); la montagna a Ql. 4.88. (Laz10) ~.21 (lyiarche) 7. 16 (Umbria) 7.65 (Sardegna). pe~ Ea. ~1c:ver.sa _s~amo 11 p~ese che produce (perchè coltiva
porz10Il1 magg10r_1) d1 pm proporz10nalmente alla superficie totale
del paese. Il dazio sul grano non ne è certo l'unica causa · m a
una delle maggiori, come può ben dedursi dal costituirè un c~effi.
(1) quest'ipotesi è assolu tamex:ite lcg_ittima in quanto salvo
gh anni eh eccez10na_l~ <l;bbondanza dci nostn raccolti ed i mesi (agosto-nov~mbr~) che p1~1_ns~nt?no del ~acc?lto, la differenza tra i prezzi
del grano nei mercati itaham e quelli cle1 mercati internazionali liberi
(Londra) èT generalmen t~ superio~e al d'.1-z~o di _L. 7:·.50 al Ql.
(7) ,'fatur~l~ente e _da aggmngers1 11 dazio d1 7. 5 0 incassato
dallo Stato sull 1mportaz10nc media di 10.450.000 Ql.
ciente che concorre dal 30 al 40 % nei prezzi interni. Ed è ugualmente una delle non minori cause per cu i non si estendono, intensificano, esperimentano n uove colture, quali pascoli e bestiame,
frutteti ecc., che potrebbero riuscire anche più produttive del
grano in regime di protezione. 2° Checchè ne dica l'on. Colajanni,
i pochi dazi agrari, primo quello sul grano, hanno un' incalcolabile importanza politica valendo a trattenere i rappresentanti
dei collegi e gruppi agricoli dal!' insorgere contro i dazi industriali
che pesano sull'agricoltura : saremo curiosi di sapere come si
spiega il fatto del voto cont rario che la maggioranza dei deputati
industriali (protetti) ha sempre dato alle proposte riduttrici del
dazio sul grano (riduzione che direttamente a loro non può che nettamente giovare) se non coll'oscuro patto stretto coi latifondisti cerealicoli e col terrore che, caduto questo compenso artificiale, tutti
i gruppi agrari insorgano contro il protezionismo industriale. Il
quale pesa incalcolabilmente sull'agricoltura : anzitutto in quanto
consumatrice di prodotti protetti : pane, zucchero, vestiti, strumenti agricoli, altri manufatti di ferro e di legno ecc., trasporti
in terra e in mare; e in quanto contribuente, concorrendo a pagare
le maggiori spese che il bilancio dello Stato fa per l'esistenza
del protezionismo industriale. Ma non meno in quanto produttrice,
per queste tre vie principalmente : e1) per i maggiori ostacoli che
il nostro protezionismo ha creato e crea da parte di moltissimi
mercati esteri alle espor tazioni dei nostri prodotti agricoli ; b) per
la riduzione che sul consumo interno determina il rialzo dei prezzi
dei pro<lotti protetti, restringendone le poss ibilit~ ; c) indirettamente per la impossibilità al sorgere di industrie interne direttamente acquisitrici ed elaboratrici dei prodotti agricoli. a) Un'i·
dea generale degli interessi esportatori dell'agricoltura italiana
può aversi dalle cifre di queste esportazioni (milioni di lire) :
tanaro
vini
spiriti
6.9
1907 41
1910 86.f 03 .3
1911 67.2 l0.5
legumi
agrumi
affini
olio
oliva
9.2 58.6
I 1.5 66.6
IO
55·+
\frulla
secche
essenze canapa
arancio g ree:gia
If.l 46.4
8.6 +8.2
9.7 +9·3
radicbe trecce
per
paglia
spazz.
etc.
pelli
nude
5.6 12.8""'.27.1
8 .3 IO.I 43· 2
10.7
8.5 39· 2
frutta
varia conserve pollame
secche preparati pomod.
UOV3
8.f 16.7 40
1907 10.5 36.1 40.1 47.7 2 3·9
+0.9
1910 14. I 43.7 29·7 60.7 20.5 17 .3 14
191 1 14· 7 60
4o.3 61.2 24.8 28.2 I 3· 5 +2
riso
!avor.
20.3
15 .4
22.7
burro formagg.
9.7
l
I
I I.
4+4
58
62.9
-
-
72 -
Solo questi gruppi rappresensano oltre 630 milioni nel 191 l,
anno di mediocri raccolti. Lo spazio ,-ieta di dare una minuta
documentazione di quanto le nostre esportazioni agricole abbiano
sofferto per le condizioni doganali fatte in corrispondenza ai nostri dazi protettivi : la storia delle nostre relazioni commerciali
colla Francia, coll'Austria, colla Germania, colla Svizzera è tutta
una collana d'episodi in cui gli interessi della nostra agricoltura
esportatrice furono ripetutamente posposti agli interessi dci vari
gruppi protetti. Una delle massime preoccupazioni delle trattative pel r9r7 dovrà essere l'assicurazione di più ampi e sicuri
sbocchi alle nostre esportazioni agricole, sia pure compensate da
riduzioni di dazi industriali ed anche agricoli nostri : basti pensare alle riduzioni di dazi che potremmo assicurarci per gli agrumi,
le sete in Russia diminuendo il dazio sul grano; su moltissimi
nostri prodotti agricoli, specie frutta ed alcuni vini in Germania, riducendo le scandalose protezioni siderurgiche, su strumenti
scientifici, lavorati di gomma ecc., in !svizzera specie ai nostri
,•ini, con riduzioni su tessuti di seta e lino, categorie di macchine,
colori dcri\·ati dal catrame, ecc. (ved. M. TROMBVITA, L' agricoltura ed i trattati di commercio, Riposto, 1913) ; ai nostri vini, olio
d'oliva, risi, formaggi in Argentina contro riduzione del dazio sul
grano, carni fresche, semi. I nostri migliori clienti di prodotti
agricoli sono i seguenti paesi che importarono nel 191 r per milioni di lire di :
,;
.,
:g
:>
.::
o
.2
·:;.
o
- - -- - Argentina.
Svizzera.
Brasile
Germania.
Stati Uniti
Francia.
Inghilterra
Austria-Uni;.
16.6
14.4
7·5
4.5
4-5
2.8
-
-
Vl
6.o I0.8
2.1
0.9
-
-
I.3
o.si 20.6
6.3
2.9
2.7
I
·u.g
N
--
~.2 ~
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U..Q
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03
2.51
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2.11
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i
I.2 11-'
3.2
0.7
1
9.6
4.9
12.0 o 34
9 I 1 O.I
5.6 48
o·
~::I
57
5.0
10
2
I 13 2
36.8
l0.5 21.61
2.4 J.6. 76
9·4 15.3 1 15.7
23 8
0.7
9.1
9.6
2.5
l 5
27.7
I 02
40
54
. _b) La riduzioi:e pro~otta sui. consumi mterni dei prodotti
agnco!t, non protett~ dal _nal:o dei prezzi dei consumi pro tetti
non puo essere precisata m cifre, essendo evidentemente in fun-
73 -
zione di molti elementi: redditi goduti dai cittadini, prezzi degli
altri consumi, imposte, ecc. La si può genericamente desumere
dal fatto che molti prodotti agricoli costituiscono consumi non
assolutamente indispensabili, ma facilmente sviluppabili, ove le
quote di reddito della maggioranza, disponibili, fossero maggiori :
frutta, carni, vini, olio, pollame, uova e formaggi, ecc. : tenendo
particolare conto delle riduzioni di consumo interno determinate su singole categorie di prodotti dai maggiori prezzi per le
protezioni ad industrie che li elaborano : legname, piante tessili,
lane, pelli, frutta (da giulebbarsi), olii, agrumi ( 1) ecc. c) Anche
i danni derivanti alla produzione agricola per le difficoltà maggiori o limpossibilità economica del sorgere di industrie utilizza rrici di prodotti agricoli si possono facilmente intuire se si
pensa alle industrie di conserve e frutta ginlebbate, di latte condensato; creme e dolci che la protezione oltrechè la tassa di fabbricazione sullo zucchero impedisce o soffoca ; i costi maggiori
( 1) Per es. dal limone si estrae l'agro cotto e successivamente
il citrato di calcio, da cui estrae l'acido citrico. Noi abbiamo produttori di agro cotto e citrato di calcio, che esportano in notevole misura; ma tentano con accordi internazionali d'impedire il sorgere
di fabbriche su vasta scala di acido citrico, che malgrado un dazio
di 50 lire al Ql. oggi è quasi tutto importato dall'estero (specie Inghilterra e Francia) ove noi mandiamo il citrato e l'agro cotto da
trasformare, perchè i nostri fabbricanti cli agro cotto e citrato (protetto con L. IO al Ql.) hanno l'idea di vendere questi loro prodotti
a prezzi cli monopolio ai fabbricanti esteri di acido citrico : e chi
ci perde natnralmente sono i consumatori dell'acido ed i produttori
di limoni.
D'altra parte i produttori d'olio ri'oliva benchè non temano
la concorrenza di oli d'oliva, s1 son fatti assicurare contro gli oli di
sesamo, arachide, cotone, con dazi d' importazione di 24 lire al QL
Questo dazio ha danneggiaJ·o le industrie saponarie le quali però godono di protezioni di L. 7 al QL pei saponi comuni; 35 pei profumati; 60 per saponi alla glicerina (12-42 % del valore). Agitandosi
i saponieri hanno fatto ridurre il dazio sull'olio d'arachide denaturato per impiego nella produzione saponiera a L 4 al Ql. compensato dal ribasso a L. 7 al Ql. del dazio su certi saponi profumati
(L. 45) : ora essi si lamentano (Sole , n. 260, 1913) che la protezione
olivaria impedisca l' importazione di oli grassi necessari e che il denaturante imposto per l'olio d'arachide sia "irrazionale all'uso industriale e vessatorie molte disposizioni del relativo decreto : e fin quì
fanno benissimo; ma viceversa essi si lamentano della riduzione
del dazio protettivo su alcune pezzature profumate e relativa inondazione dei prodotti esteri; e fanno malissimo, contraddicendo a
quegli stessi p1incipi per cui giustamente invocano la libera introduzione delle materie prime a loro necessarie.
-
7-1- -
di cui il protezionismo carica I' industria della seta, la conserva
di pomodoro, danneggiata dalla protezione alle bande stagnate
di cui son fatti i suoi barattoli, ecc.
LE RIPERCUSSIONI SULLE INDUSTRIE LIBERE,
SUI SALARI, STIPENDI, ECC. - Dalla rapida scorsa fatta
sui rami principali della nostra struttura protezionista, può approssimativamente intuirsi quale vasta ripercussione negativa
abbia su tutta l'economia it~liana e sui gruppi di tutti i produttori non protetti ma consumatori di prodotti protetti, il regime
instaurato nel 1878-87: il fatto che il flusso totale dei redditi
e della ricchezza, le produzioni industriali ed agricole anche non
protette, sono in varia misura cresciuti in questo trentennio di
politica protezionista, ben poco prova : il problema essendo se,
dato un periodo di incremento generale delle attività economiche
come è stato l'ultimo quindicennio, la politica protezionista non
abbia rallentato e diminuito il progresso che - date le condizioni politiche, demografiche, tecnico-intellettuali del paese in
questo periodo - si sarebbe potuto altrimenti raggiungere. Che
vi siano vaste produzioni e gruppi di cittadil)i che nulla godono
dal protezionismo attuale, credo nessuno possa negare. Lasceremo
da parte tutti i proprietari agricoli, i mezzadri, i contadini e braccianti ecc. occupati e interessati in rami di produzione agricola
?on pr~tetta'. avendovi testè accennato. Ma anche nel puro campo
mdustnale v1 sono larghissimi gruppi produttivi che la miglior
volontà protezionista del mondo deve riconoscere nulla goda e
tutto soffra dalla protezione alle industrie che abbiamo consid.erat~. Prim.o tra .q uesti gruppi è quello della seta, questa massima mdustna naz10nale che non ha fatto che pagare il fìo ( 1)
della politica protezionista dal 1887 in poi sotto forma di chius1:1re. (Fran.cia) ed ostacoli dei mercati esteri importatori ; magg1on .Pr~zzi delle macchine, strumenti usati o altre materie prime
(filati d1 cotone nei lavorati misti); maggiori salari agli operai.
(1) Alcu1.1i d~zi di '!f-Scita ~ui ca~ca!ni (L. 8.80 e I~ al Ql. se greggi;
s~ pettmati) assieme ai dazi d1 ~~trata ~li L ..10 (pettinati) e
,,o (fil~ti l .hanno favorito un ramo cle!l mdustna senca (cardatori e
:-· 20
filatori ~i c~scami) da~meggiando tut~i gli ~Itri, specie i tessitori
(pcl da~10 ~I en~rata sui c~scanu) ed i fil~nd1cri, torcitori e semai
(pel gaz~o ~1 usc1ta) : essenz1al?'lente se n0 giova una società italiana :
"la. ~ocieta per la filatura dei cascami di seta>>. Vi sono bensì altri
<laz1 su. la:vorati serici e misti : ma essi, o sono affatto inefficaci trattandosi cli prodotti enormemente esoocranti al consumo nazionale,
o proteggono solo apparentemente i lavorati di seta, corrispondendo a
-
75
L' industria della seta presentava nella statistica industriale del
1903, 2.162 stabilimenti con 191.654 operai; nel 1909 gli stabilimenti si calcolano a 2413 con 232,549 operai, ottenenti circa
75 milioni di salari. La produzione di soli filati nel decennio
1902-1 I ha una media annua di Kg. 5.415.000, i quali ai prezzi
medi del decennio (massimi 50.50, min. 42.40) rappresentano un
valore tra miliardi 2.3 e 2.8 all'anno. E corrispondentemente a
questo prodigioso sviluppo, ottenuto non senza crisi e sacrifici,
malgrado e contro gli ostacoli ed i costi creati dal protezionismo
I' industria serica presenta una esportazione netta sempre maggiore, l' importazione di seta e seterie essendo di 105 mil. di lire
media quinquennio 1885-9 e 318 mil. l'esportazione; 128 mil.
limportazione e 383 l'esportazione media nel quinquennio 1895-9;
218 mii. l'importazione, 6u l'esportazione media quinquennio
1905-9: e ancora negli ultimi anni influenzati dalla crisi abbiamo
(mil. di lire) :
Importaz. tot.
tor.
JmpOrtt't.1.
(nette dki bozzoli)
Eciportazioni
(nette dai bozzoli)
210
168.3
551.7
206.9
155.6
475.5
1 94·5
148.1
529.1
In quest' ultima cifra (oltre il 22 % delle nostre totali esportazioni) le porzioni maggiori son costituite dalla seta tratta greggia (mii. 373.6), dai tessuti (neri, colorati, graticolati : mil. 67),
cascami (tot. 43.5), tessuti misti (16.7). Non è un blocco di puri
e roncreti interessi liberisti questo in quanto come produttore
e come consumatore non potrebbe non avvantaggiarsi larghissimamente da una generale revisione in senso liberale del nostro
regime doganale ? Abbiamo già accennato ai danni che sull' industria meccanica produce il· protezionismo siderurgico e metallu rgico : a questi sono da aggiungersi tutti i danni degli altri
rami protetti, il rialzo dei salari, ecc. L' industria delle automobili, coraggiosamente risanatasi dopo la crisi del 1907, non deve
dazi sulle materie prime impiegate (mi:sti, tessuti). Il rappresentan.te
della maggior fabbrica di passamanena ha affermato alla Corr.imissione d'inchiesta serica che sarebbe pronto per suo conto a nnunciare a qualsiasi protezione daziaria, riuando gli foss~ assicurata in
cambio la libertà assoluta nell'acquisto della matena pnma .(ved.
Associazione serica e bacologica del Piemonte : La seta e la re1.'isione
aez regime dog. it. 1 9 10., Ragg. 44 ). s~ ".i è qual~hc. ran:o che g?d~
in parte i dazi apparenti e nelle ul~enon l.avora.z10m dei lavorati d1
seta (ricami, ccc.) fuori della vera mdustna senca.
usufruir molto dei dazi protettivi da 200 a 600 lire la vettura
sia se si t ien conto dei dazi sulle m aterie prime, sia del fa t to che
la sua produzione è t ale che l'esportazione supera il consu mo
nazionale annuo :
1909 (1908-9)
1 g 10 (1 909- 10)
19 1l (19 10-1 r)
a l consumo
inte rno
automobili
947
1016
2232
2158
2120
29 18
esportf\le
aut. impo rtate
32 7
398
686
e viceversa a nch'essa soffrire le protezioni sulle ma terie prime,
sui consumi de' suoi operai, le ridll7ioni di potenza acquisitiva
di questo consumo di lusso determ inate dal ~rotezionismo . Altro
ramo importantissimo ed in via di crescente sviluppo, che - ~nora
almeno - non gode di protezioni dogana li, è. quello. ?e~le .m d ustrie ell'ttriche, industria cui si elevano tantt poetici mm, m a
sulla quale, come su tut te le produzioni sane e libere, si fan cadere i favori ai gruppi protet ti: essa ave:-'a .nel 19 n -2, 853 3
opifici : gli tttowatora tassati salirono da miliom 186.8 nel 1897-8
a mil. 321.9 nel 1900-1 ; 62I. 5 nel 1904-5; I.1 64.9 nel 1908-9 ;
1.649,7 nel 19 n-2 : e si notino gli aggrav~ spe~ifici eh~ c:i.uest~
produzione ed il suo consumo soffrono per i dazi p rotettivi sugli
elementi essenziali alla loro produzione e consumo (trasformatori, dinamo, fili, lampade) . P arecchi rami importantissim i. ~elle
nostre industrie estrattive e minerarie si trovano nella cond1z10ne
di non poter goder nu lla dal regime doganale protettivo o perchè esenti da dazio (zolfo, zinco, marmo) o perch è il dazio non
agisce, la produzione interna superando il consumo interno e
presentando un'esportazione netta (mercurio, antimonio) : le produzioni annue di questi rami ('ooo Ql.) è stato :
zo l fo
1907
l9IO
19 14
27.877.6
28. 155 .1
26.827.6
esportaz.
zolfo
produzione e:~;::~·
' m l'd'·r
o l greggio
t. 1 1r e
q'.
zinco
mercurio
R. ntim .
1.605 .1
765.6
87 1. 2
169.4 I .463
24·4
199·9
I. 397· I
978
I n complesso il valore complessivo delle produzioni di ques ti
gruppi nel 19 1I fu di milioni di lire I I 4 : gli operai impiegativi
(marmo escluso) oltre 31 m ila. Un altro importante e diffuso
ramo al quale poco o nu lla i dazi servono in senso veramente
protettivo, in qua nto per molti prodotti le esportazioni uguagliano
e superano le importazioni, è l'industria delle )ornaci com pren3.985.8
3.763.8
54.5
61
77 -
dente nel 191 I circa 1 I. 490 fornaci attive e 99.3 50 operai. Numerosissimo gruppo di produttori, interessante molte regioni italiane, che non gode di protezioni doganali è quello .dei pescatori,
sia di pesce e tonno, che di spugne e corallo : pesci, spugne, corallo greggio (freschi) sono esenti da dazi ; quest' industria comprendeva nel 1907 106.570 yescatori .c.om_rle~si:vame~t~ con una
produzione denunciata di circa 23 m.thom ?i lire ~altt1 nel 1900
a 1I 6 .320 pescato ri con una produzione d1 29 mil.: ma senza
dubbi queste cifre raccolte dalle C~pitan~rie e Uffici di ~orto
sono di molto inferiori alle vere : tutti questi, generalmente p!Ccolissimi, produttori, devono pagare dazi protettivi sugli arnesi,. strumenti reti, ecc., che adoperano, barche e tonnare (o loro parti) ecc.
Infin;, per trascurar tutti gli al~ri, tre gruppi P?de.rosi di industri:
non protette e pur caricate duettame~te o mdu_-ena~ent e dei
costi del protezionismo sono : le ferrovie e tramv1e private, che,
escluse le urbane salivano da Km. 7.349 in esercizio nel 1906
a 9.023 in eserc. nel 1912 d~ cui 3.8.56 ferrovie (oltre 9 26 K m. !n
costruzione) e 5.003 Km. d1 tramv1e extraurbane non sovvenzionate dallo Stato (1) con un valor-capitale approssimativo di
miliardi I. 4; le industrie assicuratrici, di cui l'Annuario del« Sole» riferiva i capitali versati per 31 imprese nel 1912 a 54 mii.,
più 227 milioni di riserve ; l' industria bancaria che solo per una
parte delle sue operazioni e dei suoi interessi può asser legata e
dipendente dagli interessi di gruppi protetti e_ che rappresentava
nel I 912, in milioni di lire :
dF~~~[;;à ~~~~~;i
Rise r ve
I stituti di credito
8
680
145· 3
B anche in Anonima
II8
78 1.4
I 66.6
Banche Popolari
284
98.4
67.8
I principali altri gruppi di cittadini che in gener~ null~
godono dal regime :protettivo e ':'ic~v:ersa lo scontano nei prezzi
dei consumi protetti, nelle magg10n imposte e tasse, ecc. so?o _:
ro gli operai impiegati in tu tte le indus trie e produz1om
(1) ]~vero che lo Stato bé!: sovvenZ:ionato ~a rte .cli queste li~ee
con sovvenzioni fino ad un massimo nommale pnma di 5000 L. ch1 lometriche poi 8, poi 10 .00? : e sono il ~rimo a. ricono_scere che. anch~
in questo ramo sian sorte imprese per mt_eress1, scopi e favon locali
e personali. ì\Ia noterò che PC!:rte delle lmee non è affa_tto. o lo è lll
piccola misura, stata sovve~zi?nata; che al.le ~ov.ve~z1om lo Stat~
ha fatto corrispondere onen, un poste, obbhgh1 d1 frnnte al perso
nale tali da annullare se non superare talora - come la legge 14
l uglio 1912 - gli utili delle sovvenzioni.
(rammentate e non) non favorite dal regime protettivo o perchè i prodotti non godono dazi, o perchè i dazi apparenti non
agiscono effettivamente. 2° le classi di commercianti, esercenti
droghieri, viaggiatori di commercio, tutti gli intermediari tra i
produttori ed i consumatori : il loro interesse è direttamente
contrastante quello dei produttori protetti perchè essi hanno
bisogno massimo di libertà, che i prezzi siano il più possibile bassi
ed elastico quindi il consumo, perchè quanto minore è il cos to
di produzione per loro e quindi il prezzo e maggiori le possibilità
del consumo, tanto maggiori sono gli affari ch e possono compiere. 3° tutte le classi di impiegati dello Stato, enti locali, morali, imprese provate non protette, i pensionati, i <e rentiers » che
vivono su rendite dello Stato, obbligazioni ferroviarie, comunali ere. : essi nulla godono della protezione; viceversa hanno
dei redditi fissi che il rincaro prodotto dal protezionismo sui consumi che anch' essi fanno non può non defalcare continuamente.
4° Analogamente, tutti i professionisti, avvocati, professori, medici, ingegneri liberi : è solo in via particolare che posson essere
lega.ti (~vvocati o ingegneri di imprese protette) ai gruppi protetti. D1 fronte a queste maggioranze di individui, di capitali di
int~re~si yreci~i ed evidenti, come si può dire, come dicono i protez10nist1, che 11 «consumatore» non esiste e che chi da una parte
chi dall'altra, quasi tutti sono protetti? Tutti ~oloro (produttori'.
capi.talisti, operai, in:1piegati) che abbiam visto non essere protetti da nessun daz10, devono pure consumare sia per vivere
(pane. zucchero, vestiti, oggetti lavorati di ferro e legno, ecc.)
sia per produrre e quindi, fatalmente, pagare in una via o nell'altra la protezione ed il miglioramento delle produzioni pro~et~e. ~ d~re un' idea di questa ripercussione dei dazi protettivi
Jtaliam sui cons?m~ più guo.tidiani, riporterò questa tabella parago~a.nte. p:ezz1 d1 consumi nel 1912 (al Kg.) in Italia ed in
paesi libenst1 o meno di noi protezionisti :
pane
farina
zucchero
lardo
burro
patate
latte (litro)
bue
maiale
1a qual.
))
))
))
))
))
))
))
»
ln~h1lterra
Belgio
Svizzera
Italia
0.27
0.27
o.45
I.75
2.80
O.IO
O. IO
1.70
i.40
0.24
0.24
0.70
1.75
2.80
0.08
O.IO
1.50
1.80
0.30
o.35
0.70
J.80
2·95
O.IO
O.IO
1.50
r.80
o.45
0.50
1.50
2.25
3.75
O.I5
0.30
2.2.-
79 -
Come questi più alti prezzi che se non sono in prodotto
esclusivo del protezionismo, lo hanno tra le loro cause principali,
persino sui salari effettivi delle nostra maggioranze può desumersi da questi indici costrutti con mirabile ricchezza di dati
e pazienza dall' illustre economista triestino Mario Alberti sulle
medie dei prezzi, salari e consumi I875-191 I, ponendo le cifre del1' Inghilterra = IOO.
indie~ pr~ui
viveri
Inghilterra
Stati Uniti
Belgio
Germania
Francia
Italia
100
138
89
II8
II8
159
costo
totale vita
salari
100
152
94
119
II4
148
100
230
63
83
75
67
rnpporto tra
salari e
prezzi viveri
I.-
r.66
o.7I
0.70
0.63
o.43
L'ultima colonna dà un' idea delle differenze che il protezionismo concorre a recare nei prezzi dei consumi elementari e
nelle sue influenze sui salari : l' Italia è, tra questi paesi, quello
in cui il rapporto tra salari e prezzi dei consumi è peggiore. Come
si può spiegare quest'infinita acquiescenza e rassegnazione della
enorme maggioranza· dei più diversi gruppi economici verso il
privilegio economico di gruppi relativamente piccoli eh' essa
deve pagare di sua tasca ? Anzitutto la mancanza oenerale di
percezione del fatto: lo spostamento di ricchezza o~erato dal
protezionismo non è capito che da un' infima minoranza di quelli
che lo soffrono. Poi la timidezza, il timore di parer egoisti contro
i sacrosanti diritti dei produttori nazionali, uno dei più malvagi
eufemismi inventati per terrorizzare quelli che pagano; l'assoluta disorganizzazione ed eterogeneità dei gruppi che pagano.
Da una parte e' è una minoranza che sa ben chiaro quello che deve
fare e quello che può guadagnare dall'esser protetta : dall'altra
una maggioranza disgregata, che paga ciascuno pe~ conto suo,
a spiccioli, mentre gli altri intascano a somme, e per lo più paga
senza saper di pagare un simile favore. Quest' incoscienza e disgregazione della maggioranza consumatrice è un fatto indiscutibile; ma l'ammetterlo non significa, come piace dire ai protezionisti, che la maggioranza non esista.
-
-
80 -
IV.
Il problema doganale e la vita nazionale.
Abbiam già detto eh' è sommamente empirico ed erroneo
considerare il movimento generale della vita economica e della
ricchezza di un paese come esclusivo effetto della politica doganale :
il che serve sovratutto a quei groo;solani protezionisti che attribuiscono il nostro miglioramento economico dell' ultimo quindicennio alla tariffa del I887. Ma per quanto si tenga conto degli
altri molteplici elementi influenti non è senza significato il confronto tra il movimento della ricchezza totale e media di un paese
libero-scambista e quello dell'Italia nel periodo dell'instaurazione
ed azione del regime protezionista.
Ricchezza totale
R. Unito
(mii. di sterline)
1875 (Giffen)
1885
))
1909 (Hirst)
8.548
10.037
13 .2oc
Ricchezza totale
Italia
(mii. di lire)
45 .450. 1
54.643.3
54.699.7
50.939.3
56 circrt
63-4 >>
(1875-9)
Sensini
(1885-9)
))
(1890-5)
))
(1895-900)
))
(1902-3 met. Princivalle
(1908-9) »
>l
Dal 1875 al 1909 la ricchezza inglese assoluta è aumentata d~
oltre 163 % : la ricchezza italiana assoluta è aumentata meno di
140 % : malgrado adunque l'enorme superiorità relativa ed assoluta
dellrt ricchezza inglese di trentacinque anni fa, sull'italiana. Quest'ultima presenta nell' immediato decennio successivo all' instaurazione del protezionismo un arresto ed una visibile riduzione
(1890-1900) di cui non si hanno segni nella ricchezza inglese, e
tenuto conto del movimento complessivo nel trentennio, un incremento inferiore a quello della ricchezza inglese nello stesso
periodo. Ma la saldezza della costituzione economica creata dal
protezionismo è pure stata recentemente controllata dalla crisi
generale del 1907: mentre la sua liquidazione è avvenuta rapida
e senza strascichi nelle economie inglese, germanica. americana,
l'Italia non ha ancora liquidata la depressione industriale che
continua grave per parecchie importanti industrie: l'industria
81 -
coto111era, la lamiera, le edilizie, I' industria vetraria, quella
dell'oreficeria, della birra, rami delle distillerie,_ ecc. ancora nel
19r2 soffrono di un profondo disagio dovuto .sia ~ s?vrai:iroduzioni precedenti, sia ad altre cause concorrenti_. S,UI bila~ci delle
società del 1912 ho calcolato che oltre 560 soci~t.a co~ circa 8~4
milioni di capitali versati hanno chiuso con dividendi zero o in
perdita ed il disagio ~on .è ca~ua~e a. quest'~n~o P?ichè ci.re.a
+oo società con 564 mil. d1 capitali chiudono 1 bilanci con dividendo zero o in perdita da 3, o, 4 esercizi, compreso o anche escluso
il r9r2. E il disagio s'è riflesso in un ri.ncrudimento dell'emigrazione complessiva salita da 486.674 em1g. nel 1908 (236.573 per
paesi transoceanici) a 65r.475 nel 19 1 ~ (402.779 per paesi tr~n­
soceanici) e 708.669 nel 1912 (397.995 id.). _La imme_n~a maggioranz.a di questi emigrati è data dai gruppi pr?dutt1_v1. non protetti, i quali dimostrano così di pagar~ 1~ al_tn modi il fio delle
depressioni determinate sulle produz1on1 libere dal protezionismo : media 1907-191 r % :
agricoltori, contadini
)2.6
operai ind. edilizie, lateriz!
i 1.9
id. costruzioni, lavori sterro
30.4
commercianti, esercenti, artisti, professionisti, domestici
5.6
PROTEZIO:NISMO E QUESTIONE MERIDIONALE.
La breve diagnosi fatta sui principali rami delle produzioni protette, dice approssimativ~ment_e il dani:o ~he l_a nostra. politic~
doganale ha fatto, nei r~spetti del~a .d1stn ?u~10n~ regi~nale ~t
produttori e consumaton, alle reg10.'11 meridionali. ed msulan:
T":\ di cognizione elementare. come la_ immensa ma9g1or~nza degh
interessi industriali protetti appartiene tutta ali Italia settentrionale e centrale : industrie siderurgiche, zuccheriere, metallurgiche, tessili, cartarie, ecc., . hanno la i:iassi:na p~rte cìei loro
stabilimenti e sovratutto dei loro propnetan al d1 sopra della
provincia di Campobas~o. Viceversa nella pro~uz_ione meridionale, essenzialmente agricola, prevalgono produz.~0111 nulla affatto
protette : vini, agr~1mi, fru:t?, mandorle, nocciuole,' zolfo ec.c .
tra i pochi prodorn protetti 11 grano che (esclus~ _I A.bn_i7.zo) rn
fondo non copre che E.a. 2.310. ~oo su oltre 11 .m1lion1 d1 superficie tomie; anche aggrnngendo t +23.000 ~;:i. d1 isr.anoturco non
abbiamo il 26 O/ di terre meridionali e 1nsulan rnteressate al
regime protettivi attuale. Ciò posto, il meridionale ha dop1~ia<i
-
82 -
mente pagato il protezionismo del Nord : lo ha pagato come consumatore, in quanto benchè pri\'o di grande produzicme industriale ha pur, dal 1887 in poi, dovuto consumare vestiti di cotone e lana, zucchero, cuoio, prodotti siderurgico-metallurgici,
macchine, carta, strumenti agricoli, navi e perfino grano per
s:ie industrie di paste e farine, e pagar le maggiori imposte
nch1este dalle maggiori spese del protezionismo : l'on. Colajanni
tutti questi sopraprezzi sacrosantamente sborsati dal sud dove
l~ m_ett~ ? Inutile osserv:are come debba essere sta to più deleteno l~ nncaro prodotto pei consumatori del sud, in quanto di
n:oln gruppi di prodotti protetti essi avevano bisogno essenziale per quel rinnovamento e quella lenta ricostruzione industriale, cui s'innalzano commoventi inni in parlamento, ma
a patto che risulti un ottimo modo di smerciare nel sud i
pro~otti protetti del nord : nulla di più grottesco di questo procedimento, che esalta gli scopi e allontana i mezzi, rincarando tutti
o quasi gli elementi indispensabili del rinnuovamento industriale.
Come produttore il sud ha dovuto scontare sui mercati esteri le
rappresaglie della politica protezionista imposta dagli industriali :
la rottura delle relazioni commerciali colla Francia le conse.
'
guenze 1m~ediate della tariffa 1887 furono colpi troppo tragici
e clamorosi all'economia meridionale per dover esser ricordati :
e se qualche miglioramento fu portato dai trattati del .892 e
del. 1.904-7, se una parte degli agricoltori del sud si è convertita
agli rnteressi protezionisti, sostituendo spesso irrazionalmente la
cul~ur~ a gra.no a quelle precedenti prive di protezione, non si
puo dir~ eh.e il fondamentale contrasto d'interessi tra il sud agric?lo ~ lt.bensta, ed i gruppi agricolo-industriali protetti del nord
sia e.Itmi:iato. Quello che il meridionale ha guadagnato nel trentennio. d1 protezionismo lo mostra questo ben diverso andamento
della ricchezza nel nord e nel sud, secondo le indagini del Sensini :
1:
Ricchezz a
It. selt.
totale
per ab.
(ruilioni)
I879-83
l884-9
1889-94
l894-9
r899-901
23.930
25.830
25.770
24.780
27.360
Ricche?.7.<i
t01a)e
(lire}
(m1lion1
2288
2361
2299
2164
2316
rr.890
13.490
13.900
J 1.720
12.830
li merid. Sa.rilegn~
Il. ccnt.
per llb.
(lire)
R1cr:hezzit
totale
per -.b.
tota.le
(milioni)
(ltrcl
(milioni)
1747
1891
1939
1625
1620
12.590
14.620
14.420
14.270
12.900
1198
1315
1257
l2II
ro79
0.620
0.630
0.650
o .6ro
0.650
.
La depressione dei valori capitali meridionali continua dopo
il 1887' fino a quest' u lt"imo d ecenmo
· ·m cui· 1· nsparm1
·
· d egli· erm·
granti hanno, con le cresciute domande di terre, rialzati in più
luoghi i loro prezzi, è in parte indubbiamente dovuta alla depressione dei valori delle terre in seguito agli avvenimenti della oolit.ic.a dogana!~ i~staurata nel 1887. Lungi dal voler isolare nella· poltttca protezwnista tutte le cause del fenomeno, non possi:tmo però
non aggiungere il dato dell'emigrazione, cui il sud è andato
contribuendo in misura sempre maggiore e nella forma più grave
la transoceanica (1) : e se l'emigrazione ha giovato all'econo~
mia meridionale, non è men vero che l'emigrazione è stata ed è
tuttora uno degli indici più evidenti della povertà capitalistica
della mancanza e difficoltà degli investimenti produttivi, scars~
domanda rimunerativa di lavoro delle regioni in cui si verifica.
La questione meridionale è certo una questione complessa : alla
politica. doganale. che h~ favorito grur:pi del nord e danneggiato
a magg10ranza di quelli del sud, cornsponde tutta una politica
fiscale ed economica dello Stato, che, a parità di prelievo di ricchezza nel Mezzogiorno e nel settentrione, ha, per le scuole i
la.vori pu bbli~i : , bonifiche, la legislazione s?ciale, speso prop~r­
uonalmentc di p1u nel nord che nel sud. Ma rn ambedue i rispetti
il procc>dimento è identico : la rappresentanza meridionale ha
avuto l'offa di qualche provvedimento e leggina speciale, che ha
favorito un gruppo od una provincia, tacitato più vive proteste
o temporanei reclami e continuata la sperequazione per le maggioranze. Ed alle leggi speciali per la Basilicata, per Napoli per
la Sardegna, all'acquedotto pugliese, alle poche diecine d{ milioni di mutui agricoli a buon mercato corrisposero per le produzioni danneggiate dalla politica protezionista, il dazio sul grano
ed i cerotti del consorzio solfifero, le camere agrumarie e simili.
Intanto i governi han continuato a tenersi ligia l'enorme mao-gioranza dei deputati meridionali col favoritismo elettorale e l'~­
largizione di qualche ferrovia, strada o porto troppo spesso più
produttivo per qualche cricchetta locale che per l'intiera regione.
IL PROBLEMA DOGANALE ED I BISOGNI FISCALI
DELLO STATO. - Obiezione frequentissima ed ostacolo concreto ootente a riforme liberiste è l'improvvisa mancanza di
più o 'meno forti cespiti che deriverebbe dalla riduzione o soppressione di dazi che, benchè protettiz•i per prodotti privati,
(r) Nel r9rr SLl un totale di 533.844 ben 17t.423 cran meridionali ccl insulari (Abruzzo escluso) : di questi 155 mila circa per
paesi transoceanici su un totale di 263 mila.
-
8-t- -
rendono anche alle casse dello Stato pel dazio pagato sulle quantità importate dall'estero . Ed una certa importanza almeno
apparente l'obiezione ha : è chiaro che se da oggi a domani lo
Stato sopprime i dazi sul grano e grano-turco che nel quinquennio 1907-11 hanno dato assieme un provento annuo medio di
circa IIS mil. esso si trova mancare improvvisamente questo
cespite non indifferente : certo questa preoccupazione influisce
sulle buone intenzioni di qualche ministro e gruppo. Ma l' importanza dell'obiezione è puramente apparente : del danno diretto ed immediato che le finanze dello Stato possono subire
per riforme liberiste, i gruppi governanti vengono compensati
e-on economie e possibilità che superano enormemente questo
danno. Per queste ragioni essenzialmente: !\nzi tutto non è da
esagerarsi questo eventuale danno : il provento totale medio di
t~~tt~ i dazi doganali (anche quelli puramente fiscali) e diritti marittimi !u, pe~ anno,. nel 1 902-!~12 di circa 300 mii. (il 14.88 °~ dei proventi medi annui complessivi dello Stato). :Ma po1chè di questi una
porzione note'.'ole è sta'.a pagata su prodotti non protetti o quasi
(cotone g~·eggio, petro~10 : la protezione di questo ora avviene
con.premi, .e~c.) ~alcohamo sui 200 milioni il provento d~i puri
dazi protettivi, cm lo Stato dovrebbe rinunciare con una politica
li?erista. S'aggiun?a. che i dazi protezionisti sono dal punto di
';i~ta fiscale pessimi strumenti, perchè mettono in contrast~
1 m.teres_se de~)~ fi~a~ze dello Stato con quelli delle produzioni
nazionali : cosi il mmistro delle finanze è lieto in un'annata scarsa
di grano perchè il dazio gitta molto dov<>ndo i consumatori
acquistare ~i più all'este~o, e allora pi~ngono i produttori senza
:ac_colto ed. i consui:iaton per gli a~ti prezzi; e viceversa quand~
~l i ac~olt~ mterno e abbondante, s1 preoccupa il ministro perche
il dazi~ gitta poco. a~lo Stat? (r). M~ di fronte a quest'entrata
alento11.a e spesso irntan.te, .11 protezionismo costa allo Stato, per
altre vie,. somme eno~m1'. c10è : a) premi più 0 meno larvati ai
P.r~dutton (cost:utton di navi, produttori di petrolio, siderurgici, vendendo il ferro a o.50 la Tonn. ecc.); b) sovraprezzi di(r)cl. Dimoclochè
quand
, · p1otethvo
·
·
· la sua fun0 1·1 d az10
..
.
.
compie
zione: 1 ass1curare a1 produttori interni il mercato nazionale, le
finanze dello Stato restano all'asciutto cl ·
· d l d ·
quasi · e questo è a
t
e1 proventi e az!O o
t : lt .· d .
ppun ?-vvenuto pei dazi sullo zucchero, sulla
~~~~~ a,,.i~~atoazi, per e~. sui lavorati di cotone, lana, farine, ecc.
d~ll' ind~stria. progress1va1nent.e meno all0 Stato, collo svolgersi
°
-
85 -
rettamente da esso pagati sui consumi che fa : in prodotti met allurgici e meccanici necessari all'esercito ed alla marina, forniture di cuoio ed affini, materiali per opere pubbliche, ferrovie, ecc.
tessuti pei soldati, pane ed altri cibi pei soldati ecc. c) aumento
di stipendi e salari a impiegati e salariati dello Stato in conseguenza del maggior « costo della vita n derivante dal protezionismo, anche se non per il suo intiero ammontare: questi tre
gruppi di spese sono dati concreti e determinabili con un'accurata considerazione delle diverse spese dello Stato. Ma un altro
gruppo di danni per lo Stato dal lato fiscale, più imprecisabile
ma assai più vasto, deriva dall' attuale regime per la minore
elasticità della massa contribuente che oltre alle enormi spese
dello Stato deve sovvenire con una serie poderosa di tributi alle
produzioni private : abbiamo visto che accanto al dazio di r-2
mii. cui si riduce oramai il provento del dazio sullo zucchero per
lo Stato, sta un tributo di 30-35 milioni ali' industria privata:
accanto al provento di 80-90 dello Stato pel dazio sul grano,
sta un sopraprezzo di 200-220 milioni pagati dai consumatori
di pane ad un limitato gruppo di produttori, e così via. Ora il
contribuente-consumatore costituisce una economia sola tanto
se paga allo Stato e alle provincie e comuni che ai privati
produttori: è evidente che se anche i tributi a questi ultimi lo
premono in larga misura vi è meno posto e maggiori costi e resistenze contro i tributi agli enti pubblici. Il nostro paese è in
un periodo di spese pubbliche crescenti in grave misura : la politica militare, le esigenze coloniali, la promessa delle pensioni
operaie, nuove opere pubbliche costituiscono e preparano necessità incalcolabili di nuovi aumenti : i governi per tacitare certi
gruppi sono e saranno obbligati ad aumentnre sempre più di
fronte alle maggiori spese militari e coloniali, le spese per opere
pubbliche, bonifiche, leggi sociali. I gruppi al potere dovrebbero,
fosse pur solo per questi elementi, opporsi risolutamente ad un
rincrudimento del protezionismo e procurare un alleggerimento
dalla massa contribuente con riduzioni di dazi protettivi : attenuando anche solo una diecina dei maggiori gruppi di protezioni
il Governo allevia talmente il consumatore-contribuente da poterlo caricare senza difficoltà di tributi per lo meno doppi dei
proventi cui abbia dovuto rinunciare per la riforma in senso
liberista.
IL PROTEZIONISMO ED IL MOVIMENTO NAZIOK\.LISTA. - Del movimento nazionalista che caratterizza questo
-
86 -
periodo storico, noi dobbiamo tener conto nei riguardi della politica doganale, in quanto questa non è un fenomeno economico
ma un fenomen~ ~oc~ol~gico, _a de~ermina7~ il quale concorrono
a_ppunt~ 1: ~ondmoru, i ~ent1me~t1, l'eqmhbrio delle forze polit1co-sociah di un dato periodo. Dicendo «nazionalismo» non allud~amo_ tanto a quelle c?stellazio~i futuriste che h<inno punteggiat~ il bel paese sot~o il _nom: d1 gruppi nazionalisti, ma al più
amp10 movimento_, d1 c_u1 essi no17 .s~no eh{' l'esagerazione più
o m eno grottesca, che m modo v1sib1le ha pervaso nell'ultimo
d_ece_nnio più v~sti strati sociali, è comune a molte grandi naz10i:i, ha fav~nto e. favo~isce ur:i :incrudimento della politica
bellicosa, degli espenment1 colomah, delle spese militari. Ques~o f~n~men? esse~zialm en:e sentimentale, collegato ad un pe:10do d1 ~apido_ e mt_enso ~ncremento economico, ha capovolto
J caratteri ed i sentimenti prevalenti nel periodo precedente :
dal. l 873-5 ~l. 1 897-~ la moda ed il sentimento generale sono
stati _pe~ socialismo, 11 pacifismo, la diffidenza verso le avventure
col~mah, ~o.me i casi di F7rry e_ C:ispi ?imostrano : dal 1900 ad
oggi lo _spmto e_ la_ m?da imperialista s1 è sempre più sostituita
allo s~m~o sooahstmde e pacifista : quelle stesse avventure
e_s~ans1~niste che una quindicina d'anni fa trovavano sorde ostihta e diffid~nze o~gi tr~v:ano vasti entusiasmi, simpatie, acquiescenze .~egli s~ess1 parut~ « dcri:ocratici ». I nteso in questa sua
reale pm ampia forma, il movimento nazionalista è eminentem~nte favorevole al prevalere della politica protezionista e costit~usce un ostacolo di più, e non indifferente ad un efficace m ov1m~nto l~b.erista. In_di~~ evident e di ciò è iÌ fatto generalissimo
eh~ i partiti e gruppi _pm ne_tt amente nazionalisti ed imperialisti
fur_ono pure. e, sono f?h ci:~ldi dell~ politica protezionista. L' Inghil_terra ~à 1 esemp10 pm netto m proposito: contro Gladstone
pac_1fista. riduttore pertinace delle spese militari difensore del
regime l1?eroscam?ista, furono sistematicamente' i conserva tori
favorevoli alla politica imperialista e fautori della revisione doganale: Joe Chamberlain ha nel più visibile modo riassunto
q_ues_te due ca:atter~stich_e: ~demificando imperialismo e protezionismo Negli Stati 1:Jnm il _Partito repubblicano fino al divert ente ~oosevelt, fu sistematicamente il maggior fautore dell'es}'ansione ir:ipe~alista e della politica di protezione doganale;
e_ 1 avvento_ d1 Wilson ha segnato, contemporaneamente- al bill
nd~tt.ore d1 Underwood, un'attenuazione delle bellicose ed impenahste attitudini della repubblica americana. Fatti a naloghi
si possono riferire in più limitata e indistinta forma per la Francia, la Germania, la Spagna ecc. e faremmo un torto alla coltura dei nostri lettori se ricordassimo che i nomi di De Molinari~
Passy, Guyot, Novicow, Giretti sono l<>gati contemporaneamente alle più nette tendenze liberista e pacifista. Ma indipendentl'mente da ciò, e dalla buona volontà liberista di qualche
nazionalista, il movimento nazionalista im plica e crea un diffuso stato psicologico, uno spirito generale singolarmente ada tto
al prevalere dei più vieti sofismi protezionisti. In un momento
storico in cui è più vivo e geloso il sen timento di egoismo patriottico, l'ammirazione esclusivista per ciò che è nazionale, che
appartiene alla nazione, che dipende dall<i nazione, è naturale
ch e colpiscano più profondamente il sentimento della maggioram.a ignorante di come stanno le cose, le commoventi invocazioni ai diritti ed ai bisogni dell' « industri::i » e del!' « agricoltura» nazionali: è naturale che divenga un corollario del vero
patriota comprare dai produttori nazionali non solo le forniture
militari e gli altri consumi necessari allo Stato, ma anche i consumi privati, senza tanto guardare al sopraprezzo che patriotticamente i produttori nazionali gli fan pagare. Ed i produttori
liberi, non protetti e soffocati dalle protezioni altrui, diventano
più timid i e paurosi di far apparire i loro bisogni di libertà commerciale come un feroce egoismo particolare esiziale agli interessi
dell' economia nazionale. Il made in l taly, la « difes<i dell' industria italiana l> << le invasioni delle merci straniere», e le simili
sciocchezze, di cui pure è incalcolabile la forza senti men tale sulle
m<isse ignoranti dei consum atori, valorizza no enormemente nel!' humus sentimentale fecondato dall'ondata nazionalista. Inoltre, il movimento nazionalista contribuisce effettivamente ad accrescere i p roventi dei gruppi protetti, essenzialmente : 1° perchè
esso aumenta direttamente i consumi di prodotti protetti da
parte dello Stato coll'aumento delle spese militari e marinare,
colla spedizione coloniale ed aumento delle spese per le colonie.
Ci sono dei nazionalisti italiani che hanno fatto qualche dichiarazione antiprotezionista ; ma quando hanno ad alta ,-oce dom andato dentro e fuori la Camera, gli aumenti delle spese miliia ri, hanno completamente dimenticato di metter come conditio sine qua che le spese fossero fatte ai minimi prezzi possibili a parità di merce forn ita, come il più elementare ragionament o patriottico avrebbe imposto: le spese militari e coloniali,
le maggiori forniture ecc., sono state \"Otate, in non poca parte,
88 per merito loro; ma i prezzi di concorrenza si son dimenticaci
per isrrada. Per quanto fatta in buona fede, la domanda di aumento di spese militari innstire in forniture a prezzi protetti
si risoh e automaticamente, date le condizioni ciel regime doganale esistente, in un aumento di favori pagati coi danari dei contribuenti ad alcuni gruppi protetti (siderurgici, metallurgici,
fornitori di armi, corazze ecc., industrie di lavorazione del cuoio,
alcune tessili, ecc .). Questo spiega ampiamente come sotto questo
aspetto i giornali (fina nziari e politici) notoriamente di comproprietà o sovvenzionati da gruppi protetti siano stati tra i più
caldi fautori di ogni aumento di spese militari (o, se democratici,
vi abbiano sapientemente aderito) e della spedizione di Libia :
ed anche come nelle sottoscrizioni pei feriti, ecc., figurassero
colle maggiori somme in modo commovente i pezzi grossi del
protezionismo industriale che sanno bene di rivalcrsi a mille
doppi, per altre vie, attraverso quello stesso movimento, dei
P?chi soldi versati sulle miserie create dalla guerra. zo Il possesso
d1 una nuova colonia, specie se destinata ad una certa attività
econom;ca commerciale, reca la possibilità di nuove cricche prote~ioniste e d' un allargamento d'affari di quelle esistenti in patria. I b~oni nazionalisti a ciò non guardano tanto pel sottile :
e. a molti nulla pare più naturale che identificare dal punto di
v1st~ doganale la colonia ad una delle provincie del regno, il che
obblig.herebbe tutti gli abitanti vecchi e nuovi a servirsi pressochè
esclus1var_nente di prodot ti italiani. Non mi è possibile qui ripet~re gli argomenti e fatti approfonditi dall'Einaudi, dal Gi ;ett1, ~al ~abiati e~ altri, a dimostrare l'essenziale necessità per
ti. raggrnng1mento di quel poco o molto di cui la Libia è potenz1al.mente capace, di un regime di porta aperta per la nuova col ~n1a. senza protet tive preferenze pei prodotti italiani. Comu~1care alla Libia il nostro regime doganale significa : ro inaridire
~n breve tempo uno dei principali cespiti (dazi fiscali) con cni
11 governo itali.ano può compensare parte delle enormi spese
fatte e da farsi sulla colonia ; zo rincarare incalcolabilmente i
pr~zzi di m~lt~ consumi diretti, vestiti, strumenti agricoli, macchine ecr. : 1rntando gli indigeni, sfiduciando i coloni che volessero. te:i~a:e nu~ve e P.iù intens~ c~lture e produzioni, colpendo
cl.agli m1z1 ogni espenmento d1 nnnovamento industriale col
n~rnro. de~ macchinari e del~~ mater~e i:rin:e necessarie. I gruppi
prote~tJ piagnucolano che 1 mdustna italiana sarebbe scacciata
dalle importazioni straniere nel mercato tripolino : ma si dimen-
ticano di dire che ancora nel 1910, malgrado il dominio e le ostilità turche, l' Italia aveva nelle importazioni a Tripoli già raggiunto in regime libero-scambista e a parità colle altre nazioni,
il 20 posto, importando oltre 2 mii. di merci su un totale di r r. 5
e tenendo il primato per molti articoli (farine, semole, fila ti
di cotone bianchi, carta g. ecc.) . Il governo della colonia ha con
molta opportunità ripristinato la tariffa turca ad valorem, del1' I r % su tutti i prodotti, del 4 % sulle derrate alimentari, di
qualunque provenienza. Ma i gruppi protetti della madrepatria,
prima l' <<Associazione tra gli industriali sideru rgici italiani »
hanno già mosso l'assalto a questo regime e domandate preferenze sembranclo loro assurdo che si sia speso il danaro ed il sangue degli italiani non per procurare nuovi affari e sbocchi a prezzi
protezionisti ad alcuni gruppi produttori dell' Italia. I nazionalisti dovrebbero essere i più feroci difensori ed efficaci sostenitori
della porta aperta nella colonia, se veramente essi credono e vogliono eh' essa abbia uno sviluppo economico nell'avvenire : ma
finora ciò non ci risulta.
PROBABILITA' E VOTI NEL MOMENTO ATTUALE . -
'·
Questa nostra visione sintetica del problema doganale e delle
condizioni create dal protezionismo, fatta su dati in gran parte
già noti, speriamo abbia almeno mostrata l'ampiezza della ques; ione ed i suoi legami con vasti rami della vita economica, sociale, politica del paese. Il Governo ha nominata una Commissione per le proposte sui nuovi trattati, in cui ci sono rappresentati parecchi dei gruppi economici protetti, presieduta dallo stesso
on. Nitti, il quale l' ha inaugurata con un discorso che l' Einaudi
ha con ragione trovato non pieno di eccessive promesse e speranze per gli appetiti prot ezionisti dei vari gruppi industriali
e agrari. Ma i fautori di una politica doganale più liberale non
possono illudersi sul tono dell' immensa maggioranza delle risposte che i gruppi produttori interrogati daranno : la risposte
saranno in prevalenza per un aggravamento delle condizioni
di protezione esistenti. Già le risposte delle Camere di Commercio
interrogate dall'on. Luzzatti sui futuri trattati e sul sistema
di tariffa da adottarsi, hanno in maggioranza risposto o auspicando l'adozione della doppia tariffa ed aumenti di dazi pressochè generali ; o la conservazione della tariffa a trattati, ma
con maggiori specializzazioni e prevalenti ritocchi in senso d'aumento : pochissime le opinioni in senso nettamente liberista, tra
cui rie orderò quelle delle Camere di Commercio di Pisa, di F e-
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90 -
mo, di Bari, e, salvo errore, Cagliari. Ma chi conosce un poco
l'ambiente industriale ed agrari::> che <>ta attorno e dietro queste
dimostrazioni ufficiali, sa bene quale lavorìo, quali appetiti e
speranze la scadenza generale dei trattati vi ha determinato : e
quanti sono i gruppi che attendono il 1917 come la manna che
il cielo governativo debba loro mandare. Queste speranze sono
in parte già apertamente sbucate in domande di maggiori o
nuove protezioni doganali, da parte dei siderurgici. industriali
lamieri, industrie meccaniche ed idroelettriche, ecc., di fronte
alle quali non saprei citare di notevole che il voto dell' «Associa~ione serica e bacologica del Piemonte ll e di qualche gruppo
agncolo. Il fatto più grave è forse la mancanza di un leale ed
eguale fronteggiarsi dei gruppi produttori con interessi protezio~isti e li~eristi : alle esplicite, nette e precise domande dei primi,
1 secondi non oppongono generalmente una difesa altrettanto
netta, organica e risoluta delle necessità di libertà commerciale
che le loro produzioni hanno. Ed il fatto può spiegarsi oltrechè
colla ~trana timidezza, dispersione, disorganizzazione dei produ tton non protetti, con questi due elementi : 10 parziale confusion~smo di interessi tra i gruppi per la cointeressenza personale di produttori protetti in produzioni non protette o viceversa :
questo è visibilissimo nelle industrie siderurgico-meccaniche-elett~iche =. pezzi grossi delle prime compaiono nei consigli di ammimstraz1one delle maggiori società meccaniche, di forniture per
la marina e l'esercito, costruzioni ferroviarie, società elettromeccaniche ed alimentari, ecc. (ved. la documentazione di E. G1RETTI, I trivellatori della nazione, pag. 151 e s.); anche nell'a<>rirnltura il fatto è noto e diffuso : proprietari di terren i a cer~ali
lo sono (ed aumentarono nel meridionale colla lenta influenza
del d.a zi? s.u l grano) anche di terreni a vigne, agrumi, ecc.: nelle
~ssociaz1om, comizi agrari, ecc., gli uni si mescolano a quelli
m ~revalenza o in tutto proprietari di terre a prodotti non pro~etu .e cr~ano uno stato di cose favorevolissimo alla grossolana
ident.1fka~10ne degli interessi dell' «agricoltura nazionale l> con
quelli dei cerealicoltori, zuccherieri, bieticultori ecc. Il fenomeno è del resto diffuso in meno distinta forma a molti altri
gruppi; 2° indebolimento dei netti interessi liberisti di molti
gruppi con favori e cerotti governativi : invece della libertà
econo~ica che riuscirebbe a diminuire i loro costi ed allargare i
~erc.atI. all'estero ed ali' interno, ai produttori liberi si sono
d1stnbmte Commissioni, Istituti e forniture: ]'istituto serico, le
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. )..
91 -
camere agrumarie, il consorzio solfifero, l' istituto cotoniero per
l' industria cotoniera diventata esportatrice, l' istituto per la
Liguria e le protezioni contro gli olii non d'oliva per la protezione
olearia, le forniture militari e ferroviarie per le industrie meccaniche ed elettromeccaniche ecc., sono stati di volta in volta
il compenso, non di rado illusorio per la maggioranza del!' industria cui è concesso, dei privilegi doganali serbati agli altri gruppi
ed una forza - fatta di timori (per l'offa avuta) e di speranze
(per quelle invocate) - che trattiene molti. gruppi da una risoluta e forte politica liberista. Analogamente l'offa di migliori
salari per qualche limitato gruppo operaio occupato nelle industrie protette, mentre ha spinto questi a fiancheggiare gli industriali nella difesa delle protezioni doganali, ha «compensato l>
il carico del protezionismo per la grande maggioranza del proletariato agricolo ed industriale. S'aggiunga infine il tessuto degli interessi e delle influenze bancarie che col concentramento
che anche in Italia va svolgendosi e col coordinamento dell'azione
dei gruppi bancari privati agli istituti di emissione, ha completato e fiancheggiato, specie nell'ultimo quindicennio, il rassodarsi
del protezionismo e quest'azione d'equilibrio di fronte ai gruppi
non protetti, coi finanziamenti alle industrie ed ai trust protetti,
con partecipazione delle banche, colla partecipazione agli istituti
speciali sia di credito agrario che minerale (zolfi) ed affini, contribuenti al fenomeno da noi sovraccennato. Ci è impossibile
diffonderci sui principali gruppi di scambi coi vari Stati cui nuove
trattative ed indirizzo sarebbro possibili ed opportune nel 1917 :
per un'idea generale basterà ricordare i mercati in più larga
comunicazione commerciale con noi : la media annua pel quinquennio 1907-11 è stata :
IMPORTAZIONI
milioni lire
<fatali
3.108.1
Germania
5. 1
Inghilterra
500.1
S. Uniti
393.2
Francia
304.4
Austria-Ungh.
287.6
Svizzera
79
Argentina
85.8
sz
ESPORTAZIONI
0
10
milioni lire
IOO
1.965.8
289. 5
177.7
244.6
205
161.4
256.6
152.4
6.9
16.1
12.7
9.8
9.2
2.5
2.8
l
0
10
100
14.7
9
12.4
10.4
8.2
13.1
7·7
Gli scambi di questi 7 paesi costituiscono il 70 % delle importazioni ed oltre il 75 % delle esportazioni italiane. Per gli
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92 -
Stati T.:?iti l~rghe probabilità alle nostre maggiori esportazioni
(sete, oli, fanne e paste, agrumi e legumi) sono aperte dalla riforma doganale di Wilson, che può ulteriormente esser attenuata
cl.ai ~rattati ; per la Germania in cui le maggiori nostre esportaz10~1 dopo la seta. e seterie son costituite dai vari pro<Ìotti agricoli. (oltre 123 m11. nel 1912) possibilità di riduzioni su questi
ra~1 sa.rebbero aperte all'azione della grande associazione indus~na.le-ltbera~e Hansa-Bund, che vi fronteggia il monopolio proteZJ0~1st·a· degli agrari e sarebbe certo disposta ad appoggiare facilitazwm ~~ c~mpenso di riduzioni specie sui prodotti siderurgicomeccamc1 (importati in Italia nel 1912 per oltre 270 milioni).
A qua_lche altro gruppo di possibili trattative abbiamo accennato
avanti : ~ nche considerando, come consideriamo noi, essenzial~e?t.e u~1 e all'economia nazionale la riduzione dei dazi protett~vi i~ se e per sè, non si trascura la possib:lità di utilizzare tali
nd~z10ni aut.onome con accordi e riduzioni da parte di altri mercati, a_ppogg1andoci ai movimenti ed interessi liberisti che pure
su essi operano. L'impresa del movimento liberista italiano in
questo periodo storico è, come questa rapida scorsa può aver
quanto
·
d.I 1mme
·
d.late pOSS!·b·lrmostrato
,.
. . .ma·
. I ard ua e fOrse pnva
ita · g.rupp1 d1 d1smteressati e studiosi, pochi giornali e riviste
coraggiose ed onest
.
. gruppi. econom1c1
. .
. ·.e .· t·m·d·
1 1 1, ma 1 organizzati
contro un form1dab1le tessuto di volontà di intere'>Si di cointe'
. domma
' .
ressenze che collega mo1t1· gruppi· d.1 produtton
una
parte
della
staro
h
.
·
.
'
.
.
l
pa, a avvmto m·1sse operaie è salito ecl opera
con un ' at t 1vtta
. · · effi cace, sistematica,
· '
·
dlil par ::imento
.
contrnua,
op~ ess.ersi legata con partecipai.ioni person::ili l'adesione l'acquiescen~a_, m parte l'inconscia collaborazione d:lla maggio~·anza dei
P~~~~t~ ~~rlamei:tari. Pure tutto ciò non si~nifica affatto impossi i .it~ 1 vltton~ ~ maggiore o minore dist;nza : non moltissimi
anni a una poht!ca doganale risolutamente liberale appariva
~oc? meno. che chimerica negli Stati Uniti, separata dalla realtà
a mteress1
ed ostacorl f orm1'd a b·1·
.
1 1 come quelli che operano in
I ta Iia: e pure la stor·a
·
· ·
1 h a mcommc1ato
·
l . U , .
a convertire la chimera
!Il rea ta.
n az10ne seco d
·
· I
r.1
noi essenzia e, che i liberisti italiani
devono sf
. d.'
orzarsi J compiere è di .
. d.
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. .
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eventualme
'
imporre a1 ivers1 partiti cm
arte .
. nte appartengono o una più attiva netta e vasta
~eno c1plazd1ol~e all~ l?tta antiprotezionisrn ov' è possibile o al1 e mears1 d1 organ
· h e ten d enze 11. benste
.
. •
ic
nel seno d1.
q uelr ...i • · , •
ment1e '·l~b 1.~1 e iLmposs1b1le attendersi un atteggiamento pretta1 cnsta · e poss1·b·1·r·
·
1 1 a d eIl a po1·rnca
doganale sono, ri-
1
°
..I.
93 -
peto, in mano alle alchimie ed agli equilibri parlamentari ; ed
è su questi che essenzialmente occorre influire. Il movimento
generale di rialzo dei prezzi, se continuerà, faciliterà l'opera
del movimento liberista facendo sentire più irritante il rincaro
artificiale prodotto dai dazi protettivi : come i grandi movimenti protezionisti nacquero in periodi di grandi ribassi di prezzi,
le grandi riforme liberiste furono maturate e determinate nei
periodi di maggior rincaro. Essènzialmente, nella lotta attuale,
i liberisti insistono su questi punti generali :
CONSERVAZIONE DEL SISTEMA DELLA TARIFFA
,\ TRATTATI contro il sistema della doppia tariffa, la crescente
diversifìc;izione dei dazi specifici, e contro qualsit1si aumento
dei dazi protettivi esistenti.
GRADUALITÀ OPPORTUNA dei provvedimenti liberisti,
per sventare la manovra dei protezionisti che tendono a mostrare i fautori della libertà commerciale come dei pazzi distruttori che in un giorno vogliono rovinare I' industria ed i diritti
acquisiti passando dai prezzi protetti, d'un salto, alla assoluta
concorrenza internazionale. Infine, CONCENTRARE LA PROPAGANDA contro alcuni massimi regimi protezionisti, specie avvalen·
dosi del loro lato politico, particolarmente contro il dazio sul grano,
per la maggior limitazione dei gruppi da vincere e per poterli
quindi a lor volta trascinare contro le rimanenti strutture protezioniste. E ricordare che ogni seme ideale sparso con fede e
tenacia nella vita sociale d' un popolo, di rado vanisce senza
traccia, anche se la vittoria non corona nell'immediato domani
le fatiche e le speranze dell'oggi.
~
,..,,
OPUSCOLI DELLA VOCE
.:!-
~
N. i
...
.JI.
-~
LA ·QUESTIONE
MERIDIONALE
.:!- Giustino Fortunato: Le due Italie .JI. Giuseppe Cuboni:
I problemi dell'agricoltura meridionale .:!- Agostino Lanzillo:
Sistemazione dei torrenti .JI. Roberto Palmarocchi: La questione demaniale .JI. Guglielmo Zagari: La malaria .JI. Francesco Saverio Nitti: La finanza italiana e l'Italia meridionale
.:!- Alberto · Caroncini : Il aifezzogiorno e la politica doganale
.JI. Giuseppe Donati: L'analfabetismo e la legge Credaro nel
aifezzogiorno .JI. Gaetano Salvemini: La piccola borghesia
intellettuale .JI. Gennaro A volio : Le condizioni del clero
.;f.
Ettore Ciccotti : L'emigrazione .J1. Luigi Einaudi : Le spe-
ranze del aifezzogiorno J. <Bibliografia.
.JI.
.JI.
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.JI.
PREZZO CENTESIMI S ETT ANTA
Il presen{e opuscolo cosfo cen{esimi
55.
I
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Cl IE COS`È E COSA COSTA IL PROTEZIONISMO IN ITALIA