PERIODICO INDIPENDENTE CULTURALE - ECONOMICO DI FORMAZIONE ED INFORMAZIONE REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE - Via Lucifero 40 - Crotone 88900 - Tel.(0962) 905192 - Fax (0962) 1920413 Iscr.Reg.Naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Poste Italiane Filiale di Catanzaro - Gruppo 3° - mensile pubblicità inferiore al 50% - tassa pagata - tax paid Direttore Editoriale Pino D’Ettoris - Direttore Responsabile Tina D’Ettoris - Abbonamenti: euro 26,00 - Contributo Sostenitore euro: 50,00 - Estero euro: 100,00 c.c.p. 15800881 intestato a IL CORRIERE DEL SUD Sito Web: www.corrieredelsud.it - E-Mail: [email protected] - [email protected] - [email protected] ASSOCIATO ALL’USPI 1,00 Anno XVII N° 18/2008 - 31 dicembre UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA C REGIONALE Via Lucifero 40 - CROTONE - Tel. 0962/905192 - Fax 1920413 L’intesa è stata raggiunta all’Onu per chiedere un cessate il fuoco tra Israele ed Hamas e permettere la distribuzione di aiuti umanitari di emergenza a Gaza Accordo raggiunto per il cessate il fuoco Dopo 13 giorni dall’inizio dell’operazione israeliana ‘Piombo Fuso’, nella Striscia di Gaza è ormai crisi umanitaria “totale”, come denunciano alcune ong Giorgio Lambrinopulos D opo lunghi negoziati, un accordo di massima e’ stato raggiunto all’Onu per chiedere un cessate il fuoco tra Israele ed Hamas e permettere la distribuzione di aiuti umanitari di emergenza a Gaza. Sono aiuti che le Nazioni Unite hanno sospeso per il momento, dopo la morte di due dipendenti dell’agenzia per i profughi palestinesi, l’Unrwa, ed il ferimento di un terzo. I paesi occidentali del Consiglio di Sicurezza hanno raggiunto in serata un accordo di massima con i paesi della Lega Araba (rappresentati in Consiglio dalla Libia) per ‘’chiedere e sottolineare l’urgenza di un cessate il fuoco immediato, duraturo e rispettato da tutti’’, oltre a chiedere ‘’il ritiro immediato’’ delle forze armate presenti. David Miliband, il ministro degli esteri britannico -che insieme ai colleghi francese Bernard Kouchner, presidente di turno del Consiglio, e statunitense Condoleezza Rice, ha negoziato a tutto campo in queste ore- ha detto che ormai l’approvazione di una risoluzione e’ a portata di mano e ha definito il testo Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon su cui c’e’ un’intesa ‘’molto forte’’, incentrato sulla necessita’ di una cessate il fuoco immediato’’, e tale da permettere all’Onu di parlare ‘’in maniera chiara e forte’’. Era molto soddisfatto anche il segretario generale della Lega Araba Amr Mus- sa, secondo cui a fine serata rimaneva soltanto da ‘’lavorare sui dettagli’. Mussa non vedeva pero’ ostacoli di rilievo all’approvazione unanime del documento da parte dei Quindici. Fino all’accordo c’erano due diverse bozze sul tavolo del Consiglio di Sicurezza. Un primo testo, messo a punto dai paesi arabi, era molto duro nei confronti di Israele e sarebbe stato bloccato dal veto statunitense. Il secondo testo, proposto dai paesi occidentali, veniva invece giudicato troppo poco vin- Attacco alla democrazia in Grecia U n gruppo di sconosciuti ha sparato una ventina di colpi di Kalashnikov e lanciato una bomba a mano contro una postazione della polizia ad Atene, ferendo gravemente un agente. Il poliziotto, 21 anni, è stato colpito al petto e ad una gamba ed è in pericolo di vita. L’attacco è avvenuto poco prima dell’alba ad un posto di guardia davanti ad un edificio del ministero della Cultura nel quartiere di Exarchia, nel centro della capitale greca. “Questo è un attacco alla democrazia”, ha dichiarato in televisione il ministro degli Interni Prokopis Pavlopoulos, promettendo di catturare al piu’ presto gli aggressori. Subito dopo l’attacco è scatta- ta una caccia all’uomo e diverse persone sono state interrogate. La polizia vuole scoprire se i kalashnikov sono le stesse armi automatiche usate il 23 dicembre da sconosciuti che hanno aperto il fuoco dall’università di Atene contro un pulmino di poliziotti dei reparti anti sommossa. Allora nessuno fu colpito. La tensione è molto alta in Grecia dove l’uccisione di un quindicenne da parte della polizia lo scorso 6 dicembre ha provocato violente proteste in tutta la Grecia, mettendo a rischio la tenuta del governo conservatore. Il poliziotto greco, ferito gravemente stanotte ad Atene, e’ stato colpito con tutta probabilita’ dal gruppo estremista piu’ pericoloso della Grecia, il movimento di estrema sinistra Lotta Rivoluzionaria. Secondo il capo della polizia greca Vassilis Tsiatouras, l’agente (Diamantis Matzounis) e’ stato raggiunto da numerosi proiettili appartenenti ad un fucile Kalashnikov e ad un fucile mitragliatore. Per la polizia, il fucile mitragliatore usato contro il poliziotto era stato precedentemente utilizzato in un altro episodio rivendicato dal gruppo Lotta Rivoluzionaria, noto per aver lanciato un razzo contro l’ambasciata americana nel 2007. Le indagini, assegnate alla squadra antiterrorismo di Atene, hanno scoperto una quarantina di bossoli sulla scena dell’attentato, di cui 27 provenienti dal Kalashnikov e 4 dal fucile mitragliatore legato al gruppo estremista. Il fucile, 9-millimetri, era stato utilizzato nell’aprile di due anni fa per un attacco contro una stazione di polizia nel distretto settentrionale di Atene (Nea Ionia), tre mesi dopo il lancio del razzo contro la sede diplomatica statunitense avvenuto a gennaio. Nei due attentati, fortunatamente, nessuno rimase ferito. Per la polizia, quel fucile mitragliatore era stato rubato ad un agente che sorvegliava la casa del presidente della Corte Suprema, Romylos Kedikoglou. Tsiatouras ha dichiarato di esser convinto che il gruppo ‘’aveva tutta l’intenzione di uccidere’’. Continua a pag 2 colante e troppo blando dai paesi della Lega araba. Prima che riprendessero speditamente le consultazioni al Consiglio di sicurezza, sul sempre più drammatico tema degli aiuti umanitari all’Onu si era registrato oggi un passo falso. Contrariamente a quanto era stato indicato in un primo tempo, come erroneamente indicato da fonti dell’Unrwa, l’attacco contro il convoglio Onu infatti non si e’ verificato durante la tregua di tre ore proclamata da Israele per permettere la distribuzione di aiuti alimentari e di emergenza. E il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon ha dovuto fare una imbarazzante parziale marcia indietro, dopo aver lanciato pesantissime accuse ad Israele. Un portavoce del segretario generale, Fahran Haq, ha spiegato che le prime indicazioni fornite dalla stessa agenzia, l’Unrwa, ‘’erano sbagliate’’ e che l’attacco ‘’si e’ verificato nella mattinata, mentre la tregua e’ entrata in vigore nel primo pomeriggio’’. Quindi il segretario generale ha pubblicato una versione riveduta della prima dichiarazione di condanna dell’attacco, questa volta senza nessun riferimento alla tregua. Nella dichiarazione, ad ogni modo, Ban condanna con fermezza l’attacco dell’esercito israeliano contro un convoglio di aiuti a Gaza, che ha provocato la morte di almeno due dipendenti dell’Unrwa e il ferimento di un terzo. Chiedendo di nuovo un cessate il fuoco immediato, il segretario generale ricorda che l’Unrwa e’ stata obbligata ad interrompere la distribuzione di beni alimentari non essendo garantita la sicurezza del suo personale. Infine gli Stati Uniti, molto preoccupati per la situazione umanitaria, hanno chiesto ad Israele di ampliare il cessate il fuoco quotidiano di tre ore, per agevolare l’invio di aiuti alimentari a Gaza Al 13/o giorno dell’operazione israeliana ‘Piombo Fuso’, nella Striscia di Gaza è ormai crisi umanitaria “totaContinua a pag 2 Fides Catholica Rivista di apologetica teologica Anno III, I – 2008 Istituto Teologico «Immacolata Mediatrice» Una nuova rivista teologica dal titolo “Fides Catholica”, a cura dello Studio Teologico Immacolata Mediatrice vede gli albori, quando già si levano le prime luci di un pontificato che ameremmo definire “teologico”. Politica 2 N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre Conflitto israelo-palestinese, chi ha ragione e chi ha torto C hi ha torto chi ha ragione nel conflitto israelo-palestinese? Certo non è semplice schierarsi, ma certamente se i palestinesi di Gaza cadono, sì, sotto le bombe israeliane, la responsabilità prima di quelle morti e di quelle distruzioni — che ci fanno orrore, come la morte di ogni uomo per mano di un altro uomo — è di Hamas; così come quella delle morti e delle distruzioni delle città tedesche bombardate dagli alleati era di Hitler. Hamas, da un lato, condanna, ora, la reazione militare di Israele come il male, ma poi, dall’altro, sembra dimenticare di aver fornito una giustificazione politica, e persino religiosa, Segue dalla prima le”, come denunciano alcune ong. L’Unwra, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, ha sospeso le operazioni dopo che un suo convoglio è stato colpito dal fuoco israeliano, mentre dure accuse a Israele giungono dalla Croce Rossa internazionale. Oggi lampi di guerra anche in Libano, da dove almeno tre razzi sono stati lanciati contro Israele, facendo temere un coinvolgimento dei Hezbollah nel conflitto, mentre le forze israeliane proseguono l’offensiva - che ha già causato 763 morti e circa 3.500 feriti, secondo l’ultimo bilancio di fonte palestinese - e la diplomazia internazionale è al lavoro per tentare di ottenere una tregua. Un convoglio dell’Unwra è finito sotto il fuoco di un carro armato vicino al valico di Erez, fra Israele e la Striscia di Gaza. I due autisti sono stati uccisi. Dopo l’incidente, l’Onu ha sospeso a tempo indeterminato tutti i convogli diretti a Erez e al valico commerciale di Kerem Shalom, finora il principale punto di transito per gli aiuti umanitari destinati alla metà della popolazione della Striscia di Gaza, circa 750.000 persone. In un primo tempo la portavoce del segretario generale dell’Onu aveva denunciato che l’attacco era avvenuto durante la tregua quotidiana di tre ore decisa dalle forze israeliane per permettere l’avvio degli aiuti. Ma la circostanza è stata poi smentita da altre fonti ufficiali Onu. La Croce Rossa internazionale (Cicr) ha accusato le forze israeliane a di avere ritardato l’accesso ai feriti in un quartiere di Gaza City, tra cui quattro bambini che per quattro giorni sono rimasti in Segue dalla prima Intanto La Grecia, con il nuovo anno, ha assunto la presidenza dell’ Osce, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.Il ministro degli esteri greco, signora Dora Bakojanni, illustrerà le priorità della presidenza ellenica il 15 gennaio, a Vienna, nella sede dell’ Osce. La responsabile del ministero degli affari esteri di Atene, ha comunque già avuto modo di rendere noto che la Grecia darà particolare rilevanza all’ Asia centrale, alla regione del Caucaso, in special modo dopo la crisi della Georgia. “ La presiden- ai propri attacchi missilistici ai territori israeliani limitrofi che l’hanno provocata. Non lo dovrebbero dimenticare, anche e soprattutto, coloro i quali, in Occidente, bruciano le bandiere di Israele e inneggiano alla «guerra di liberazione» dell’integralismo antisemita islamico di Hamas. (Piero Ostellino, Chi sono i veri responsabili, 5.1.09 Il Corriere della Sera). Per assicurare al popolo palestinese libertà e indipendenza, è necessaria la pace. “Le guerre — che, a partire dal giorno stesso della sua nascita, gli Stati arabi hanno fatto a Israele; e il terrorismo, che il fanatismo religioso gli ha scatenato contro dalla prima casa senza cibo e acqua accanto al cadavere della madre. Il Cicr sostiene che le forze dello stato ebraico rallentano i soccorsi e impediscono alle ambulanze di evacuare i feriti dalle zone colpite. Amnesty International ha invece accusato le forze israeliane e i miliziani palestinesi a Gaza di mettere costantemente in pericolo la vita dei civili e di usarli, in certe circostanze, “come scudi umani”. L’esercito israeliano ha continuato a martellare dal cielo, da terra e dal mare la Striscia. La scorsa notte ha visto uno dei più pesanti bombardamenti a est della città di Gaza mentre nel sud carri armati e soldati si sono avvicinati a Khan Yunes, una delle principali roccaforti di Hamas. L’ultimo bilancio delle fonti sanitarie palestinesi è di 763 morti e 3.500 feriti nella Striscia, mentre le perdite di Israele finora sono di 12 militari uccisi, di cui tre colpiti oggi. Il premier israeliano Ehud Olmert ha affermato che le operazioni a Gaza continueranno finché Israele non avrà conseguito i suoi obiettivi. Questa mattina, dal Sud del Libano, nella zona dove sono dispiegate le forze Onu dell’Unifil, almeno tre razzi sono stati lanciati contro Israele. L’artiglieria ha risposto con alcuni colpi di cannone mentre Hezbollah, sul quale si sono subito appuntati i sospetti, si è detto estraneo all’incidente che è stato condannato dal governo di Beirut. Si pensa che ad attaccare siano state altre fazioni radicali palestinesi, in particolare al Fronte popolare per la liberazione della Palestina-Comando generale Giorgio Lambrinopulos za greca -ha già dichiarato il ministro Bakojanni- lavorerà con impegno affinchè l’ Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, possa continuare il suo operato in Georgia, in una forma accettabile per tutti”. la presidenza greca, inoltre, ha intenzione di rendere più stabile il quadro istituzionale dell’ Osce, creata nel 1994, ma che non gode ancora di personalità giuridica, e fare in modo che il suo bilancio complessivo possa crescere, così da permetterle di attivarsi in modo più efficace e fattivo. G.L. Tariq Ramadan Intifada — l’hanno impedita. Le guerre e il terrorismo — cioè la dichiarata e costante volontà di distruggere Israele e di sterminare gli ebrei — hanno trasformato due diritti «eguali», e parimenti legittimi, ad avere un proprio Stato, in due diritti «contrastanti». (ibidem). E ora che il conflitto è acceso, come sempre in ogni crisi israelo-palestinese anche questa volta, tutti cercano e invocano una mediazione. Bisogna cercare un punto d’incontro. Bisogna trattare o no con Hamas. In altre parole: Israele deve accettare che Hamas sia anche un interlocutore politico oppure è solo un nemico da abbattere con la forza, costi quel che costi? Giusto, ma c’è un particolare, perché ci sia una mediazione deve esserci qualcuno con cui mediare, - scrive Galli della Loggia - vale a dire qualcuno non solo convinto dell’opportunità di un accordo basato sul do ut des, ma che dia garanzie di voler lui stesso per primo rispettare un tale accordo, nonché di poter farlo rispettare a chicchessia. La crisi mediorientale non ha mai trovato una soluzione perché finora da parte araba una figura, un’autorità, una cultura del genere, sono sempre mancate. (Ernesto Galli della Loggia, I mediatori introvabili, 3.1.09 Il Corriere della Sera). Israele da sempre deve confrontarsi militarmente con le forze radicali della Palestina, prima con Arafat, ora con Hamas, dietro cui c’è il potente alleato iraniano. Queste forze radicali, bisogna essere chiari, si prefiggono né più né meno l’eliminazione dello Stato ebraico (Hamas auspica anche l’eliminazione di tutti gli ebrei dalla faccia della terra), senza che però si trovi mai nel mondo islamico qualche leader o qualche governo importante, qualche voce autorevole, in grado di condannare recisamente e pubblicamente, prima ancora che la ferocia, il nullismo politico suicida del radicalismo. Forse questa volta c’è qualcuno che lo fa, per André Glucksman, lo scontro di Gaza, per quanto sanguinoso e terrificante, lascia trasparire tuttavia uno spiraglio di speranza che le immagini drammatiche troppo spesso nascondono. Mahmoud Abbas, capo dell’Autorità palestinese, subito dopo l’inizio della rappresaglia israeliana, ha trovato il coraggio di imputare a Hamas la principale responsabilità della tragedia dei civili a Gaza, per aver rotto la tregua. (André Glucksman, L’ipocrisia della sproporzione, 3.1.09 Il Corriere della Sera). Ma anche molti paesi arabi giudicano assolutamente sbagliata la linea terroristica di Hamas, ne condanna la politica di divisione del fronte palestinese, l’intolleranza fondamentalista. Ma nessuno di loro ha il coraggio di gridarlo con forza e di schierarsi apertamente contro. Il perché si sa: perché quei governi hanno paura di essere travolti, complice il terrorismo, dalle rispettive popolazioni, conquistate da tempo a un antiisraelismo cieco e violento, nutrito spessissimo di antisemitismo. Si discute anche se la rappresaglia israeliana sia sproporzionata o meno, come sempre ci sono quelli che condannano Israele, come fa la Sinistra radicale italiana, che manifesta bruciando le bandiere israeliane. “Quale sarebbe la giusta proporzione da rispettare per far sì che Israele si meriti il favore dell’opinione pubblica? Si chiede Glucksman. L’esercito israeliano dovrebbe forse rinunciare alla sua supremazia tecnologica e limitarsi a impugnare le medesime armi di Hamas, vale a dire la guerra approssimativa dei razzi Grad, la guerra dei sassi, oppure a scelta la strategia degli attentatori suicidi, delle bombe umane che prendono di mira volutamente la popolazione civile? O, meglio ancora, non sarebbe preferibile che Israele pazientasse saggiamente finché Hamas, per grazia di Iran e Siria, non sarà in grado di «riequilibrare» la sua potenza di fuoco?” Comunque sia, per Galli della Loggia, ogni mediazione è impossibile sulla questione israelo-palestinese perché la rende impossibile la cultura politica diffusa tra le grandi masse del mondo arabo, abituate ad apprezzare solo il radicalismo bellicista. Per convincersene basta leggere l’articolo scritto ieri sul Riformista da un noto intellettuale arabo, Tariq Ramadan, incautamente accreditato da molti democratici europei di una presunta ragionevolezza che lo candiderebbe, si dice, a prezioso interlocutore in vista della nascita di un Islam europeo. Ebbene, un articolo, quello di Ramadan, tutto improntato ad una grottesca unilateralità; su Hamas neppure una parola, sono tutti i governi israeliani, di qualunque colore che «mentono, giustiziano sommariamente gli oppositori, non danno pressoché nessun peso alle morti di civili», mentre i palestinesi di Gaza sono vittime di «genocidi» (sic) «approvati dall’80 per cento degli israeliani». E così via, in un delirio «antisionista» che lo stesso direttore del giornale, il bravo Antonio Polito, ha duramente stigmatizzato come frutto di puro «odio verso Israele». E’ la definizione giusta. Ma se questo - continua Galli della Loggia - è quello che scrive un intellettuale islamico in piena dimestichezza con la cultura occidentale, figuriamoci cosa pensano e dicono gli altri: e figuriamoci quale mediazione possa mai venir fuori in un contesto del genere. Domenico Bonvegna Ernesto Galli Della Loggia Direzione - Redazione - Amministrazione Via Lucifero 40 - 88900 Crotone Tel. (0962) 905192 Fax (0962) 1920413 Direttore Editoriale Pino D’Ettoris Direttore Responsabile Tina D’Ettoris Iscriz. registro naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 Servizi fotografici, fotocomposizione e impaginazione c/c postale 15800881 Intestato a IL CORRIERE DEL SUD Associato U. S. P. I. UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA Sito Internet: http://www.corrieredelsud.it E-Mail: [email protected] - [email protected] [email protected] N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre Pagina Tre 3 La Guerra Civile spagnola nel XX secolo Ángel David Martín Rubio Ultima Parte 4.2 In particolare In particolare, per capire quanto accadde in ciascuna zona bisogna considerare quanto segue. 4.2.1 Nelle retrovie repubblicane Qui, fra l’agosto del 1936 e il gennaio del 1937, il valore massimo del numero delle morti varia nelle diverse provincie, ma la maggior parte di esse si ebbe nei mesi dell’estate e dell’autunno del 1936, ripresentandosi poi nei momenti di particolare tensione. A partire dal 1937 la repressione prenderà altre forme e conterà su organi più specializzati: è questa l’epoca delle checas, le carceri segrete di partito, del Servicio de Investigación Militar e dei campi di lavoro. Specialmente là dove gli omicidi furono più selettivi o colpirono persone isolate i repubblicani uccisero persone benestanti e in genere notabili locali; altrove invece il fenomeno si tradusse in una persecuzione massiccia diretta anche contro impiegati, operai di diversi mestieri, lavoratori giornalieri e altri appartenenti ai gruppi sociali più modesti. La persecuzione religiosa, iniziata prima della guerra, ebbe molteplici manifestazioni, fra cui va segnalato l’assassinio di sacerdoti, di religiosi e di laici; gl’incarceramenti e gli incendi, i saccheggi e le profanazioni di edifici e di oggetti sacri. Queste azioni sono state attribuite a un fenomeno spontaneo, frutto della lotta di classe, aven- te come protagonista le masse inferocite: tuttavia, in base ai dati disponibili, è possibile precisare come, in numerose occasioni, l’iniziativa partì dalle autorità, tanto da quelle già esistenti quanto dalle nuove istanze costituitesi a partire dall’evento rivoluzionario, che furono quelle che dominarono veramente la situazione. 4.2.2 Nelle retrovie nazionali Nel periodo della guerra, in quest’area le prime azioni repressive furono dirette contro i nuclei di resistenza incontrati dalla sollevazione e ben presto esse cedettero il passo alla pratica tragica dei «paseos», le passeggiate (senza ritorno), la quale più o meno tardi tenderà a sparire a seconda delle zone per essere sostituita, prima per gradi, poi definitivamente (sempre salvo eccezioni), dalle esecuzioni legali. A partire dalla fine del 1936 e dagl’inizi del 1937, le cifre relative alle vittime della repressione in luoghi fino ad allora parte della zona nazionale sperimentano una caduta certamente notevole, che va messa in relazione con il generalizzato trapasso dei poteri alle autorità preposte all’ordine pubblico, con la maggior centralizzazione dei poteri dello Stato e con il controllo, quasi definitivo, assunto dall’apparato repressivo. A mano a mano che le zone rimaste sotto il controllo della Repubblica furono occupate dall’Esercito Nazionale, subirono una nuova ondata di violenza, di segno contrario rispetto a quella che avevano subito fino ad allora; riguardo al dopoguerra si può parlare chiaramente di due tappe: il 1939-1940 (momento di maggior intensità) e gli anni seguenti, in cui furono liquidate con relativa rapidità le responsabilità di carattere penale. È chiaro che, soprattutto dopo la guerra o nelle zone che erano appartenute alle retrovie repubblicane, si giudicavano, in un buon numero di casi, delitti concreti. La provenienza delle vittime è duplice. Da un canto, i membri di una minoritaria borghesia liberale, repubblicana, di sinistra, fondamentalmente residente in nuclei urbani di una certa entità e nelle capitali. E, dall’altro, in maggioranza operai di diversi mestieri e salariati agricoli (giornalieri). Specialmente perseguite saranno le autorità repubblicane e, nel dopoguerra, i protagonisti della mobilitazione politico-sindacale del periodo tro armato — il dopoguerra — si creò l’urgenza primaria di mantenere la Spagna neutrale, di consolidare le basi del nuovo Stato, di risollevare l’economia e di conciliare le sanzioni con una politica di progressiva inclusione dei vinti nella stessa convivenza all’interno della nazione. La repressione non finì con la guerra. Conoscendo quanto era avvenuto negli anni precedenti è difficile pensare che potesse terminare: «Una guerra civile lascia un formidabile strascico di passioni collettive a cui non è facile porre termine. Parliamo con estrema chiarezza: ogni provvedimento governativo nel senso della liberazione dei vinti era visto con profondo sgradi- Tabella 1: Cause di perdita di popolazione precedente: il tutto senza però omettere di ricordare la componente arbitraria e aleatoria di molte delle morti avvenute in tale contesto. mento da parte di enormi settori dell’opinione pubblica. Naturalmente tale opinione non era propria dell’intero ambito nazionale, ma dell’enorme partito che trionfava. Credere che al termi4.3 Il dopoguerra ne di un conflitto come il nostro Nel periodo immediatamente si sarebbe restaurata automatisuccessivo alla fine dello scon- camente la convivenza ordinaria e che la gente avrebbe chiesto a gran § Morti violente (le cifre relative alla repressione sono state arrotondate) voce provvedimenti Durante la Seconda Repubblica liberali significa cedere a un modo Scontri diversi 725 di pensare la storia Rivoluzione dell’ottobre 1934 1.500 banale e astratto, alieno dalla realtà, Durante la Guerra Civile non sempre sereno, Repressione Nelle retrovie repubblicane 60.000 pur così tanto alla Nelle retrovie nazionali 50.000 moda, nel mettere a fuoco i problemi poSpagnoli morti in campagna bellica Esercito Nazionale 56.444 litici» (27). Esercito Popolare 57.332 Come inevitabile, la retorica dei proCombattenti stranieri Esercito Nazionale 12.107 motori della «meEsercito Popolare 13.706 moria storica» si è rovesciata con tutta Bombardamenti e incidenti 20.646 la sua artiglieria su Nel dopoguerra quanto accaduto nel Repressione 30.000 dopoguerra ma ha dimenticato e pasGuerrillas (1943-1952) Uccisi dalla guerrilla 953 sato sotto silenzio Banditi morti in conflitti 2.302 che dopo la guerra furono giudicati in Membri delle forze dell’ordine morti in conflitti 339 buon numero casi di Nella II Guerra Mondiale delitti concreti, così come si scorda tutta Divisione Azul 3.934 l’opera condotta a Campi di concentramento nazionalsocialisti 5.015 termine in parallelo Combattendo con gli Alleati e con la Resistenza 1.500 per la reintegrazio ne dei vinti nella § Altre cause vita civile, opera che si può dare per Esilio 200.000 conclusa nel 1945, Sovramortalità per malattia (guerra e dopoguerra) 330.780 sei anni dopo la Mancate nascite (idem) 550.000-600.000 fine della guerra. Il seguente bilanTabella 2: Bilancio delle perdite umane in conseguenza diretta e indiretta della Guerra Civile spagnola cio è a mio giudi- zio inoppugnabile e chiude la questione: «Questo genere di retorica ricorda quello che contrassegnò la campagna del 1935 sulla repressione nelle Asturie, falsa in percentuale elevatissima, come abbiamo visto, ma che diede forma allo spirito terroristico del 1936. E, di certo, sfida l’esperienza e la statistica. Quantunque vi fosse una durissima repressione nei primi anni del dopoguerra, nella quale incorsero fatalmente i responsabili di crimini così come degl’innocenti, neppure da lontano vi fu un simile sterminio di classe o non di classe. La immensa maggioranza di coloro che lottarono a favore del Fronte Popolare (più di 1.500.000 uomini), di coloro che lo votarono nelle elezioni (4.600.000) o vissero nella sua zona (14 milioni) [dopo la guerra] non furono né fucilati né dovettero esulare; si reintegrarono invece presto nella società e ricominciarono le loro vite, nel contesto di miseria che in quegli anni toccò quasi tutti gli spagnoli. Ciò è talmente ovvio che pare incredibile leggere a questo punto simili accuse, forse pensate per “intossicare”, secondo l’espressione di Besteiro, i giovani che non hanno vissuto la guerra né il franchismo» (28). 5. Bilancio finale del totale di perdite umane in conseguenza della Guerra Civile Spagnola A conclusione di quanto finora detto, constato che, dieci anni dopo aver esposto per la prima volta questi risultati (29), non vi sono ragioni di peso per alterare nella sostanza il bilancio delle vittime presentato allora, nel 1996-1997; esso, integrato da qualche apporto di altri autori (30) , si può riassumere nelle tabelle 1 e 2. Note: (*) Ángel David Martín Rubio è sacerdote (1969), nonché laureato in Geografia e Storia all’Università di Estremadura e in Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana; professore in vari istituti, è specialista di storia spagnola, in particolare del periodo della Repubblica, della Guerra Civile e del dopoguerra; sul tema della repressione ha pubblicato diversi libri e articoli. (27) Quotidiano Hoy, Badajoz, 8-11-1945, pubblicato in precedenza in Arriba. (28) P. Moa, il derrumbe della segunda república y la guerra civil, Ediciones Encuentro, Madrid 2001, p. 556. (29) Cfr. il mio Las perdidas humanas, cit.; Miguel Alonso Baquer (a cura di), La guerra civil española (Sesenta años despues), Actas, Madrid 1999, pp. 321-365; e il mio Paz, piedad, perdón... y verdad (La represión en la guerra civil: una síntesis definitiva), Fenix, Toledo 1997. (30) Cfr. Emilio Esteban Infantes, La División Azul (Donde Asia empieza), Editorial AHR, Barcelona 1956; F. Aguado Sanchez, op. cit.; J. Rubio, op. cit.; e R. Salas Larrazábal, op. cit. Progettazione e Realizzazione di Porte, Infissi, Mobili e Arredi in Legno Laboratorio: Via I° Maggio n. 11 - 88060 Marina di Guardavalle (CZ) Info: Laboratorio: 0967-86057 / email: [email protected] Punto vendita ed esposizione: Viale Crotone - Catanzaro Lido / Via Nazionale - Montepaone Lido / Via Nazionale - Guardavalle Marina www.alcaro.it N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre Politica 5 Flotta internazionale a guida USA per combattere i pirati in Somalia U na forza navale multinazionale sotto comando degli Stati Uniti d’America è pronta ad operare nelle acque della Somalia nella lotta contro la pirateria. Lo ha reso noto il Comando della 5^ Flotta della US Navy ospitato in Bahrain, che ha pure aggiunto che il contributo USA sarà rappresentato dalla nave anfibia “San Antonio”, capace di trasportare centinaia di marines, e da fregate e cacciatorpediniere dotate di sofisticati sistemi missilistici e di elicotteri multiruolo SH-60 “Lamps”. La flotta prevede la partecipazione di “più di 20 nazioni, molte delle quali provenienti dalla regione”, e sarà diretta dal contrammiraglio Terence McKnight. Secondo quanto dichiarato all’agenzia Associated Press dal portavoce del Pentagono, colonnello Patrick Ryder, l’invio di questa task force navale nel Golfo di Aden “è un primo passo per creare una struttura internazionale specifica che combini forza militare, condividi intelligence e coordini il pattugliamento per combattere la pirateria in un paese senza legge come la Somalia”. “Gli attacchi pirati – ha aggiunto il portavoce USA – richiedono un impegno prioritario in cui le missioni antiterrorismo nella regione si combinino con la protezione delle navi mercantili”. L’istituzione della flotta multinazionale è l’ultimo atto dell’escalation militare in Corno d’Africa e lascia presagire che il conflitto contro la “pirateria” sarà presto esteso dalle acque limitrofe sin dentro il territorio nazionale somalo. Il 16 dicembre 2008, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione (la n. 1851) che autorizza le forze militari dei paesi membri a “prendere tutte le misure necessarie a contrastare la pirateria all’interno del territorio della Somalia”. La risoluzione, presentata in prima persona dalla Segretaria di Stato uscente Condoleezza Rice, è stata approvata in tempi record anche grazie al sostegno degli ambasciatori ONU di Belgio, Francia, Grecia e Liberia. Per la cronaca, si è trattato della quarta risoluzione anti-pirati sottoscritta nel 2008 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nelle acque del Corno d’Africa sono già presenti sei navi da guerra degli Stati Uniti, più un imprecisato numero di fregate britanniche, canadesi, russe, indiane, malesi, tedesche, pachistane, keniane, turche e di alcuni emirati arabi. A fine dicembre la marina militare cinese ha inviato in Somalia una nave appoggio e due cacciatorpediniere armate con missili ed elicotteri pesanti, mentre l’Unione Europea ha attivato una speciale task force (nome in codice, “Eunavfor – Task Force 465”), con 6 unità navali, 3 aeri-spia e 1.000 marines di nove paesi membri. La fotta UE ha sostituito il “Gruppo Permanente Marittimo 2 (Snmg2) della NATO con comando italiano, che aveva raggiunto le acque somale nel mese di ottobre dopo la risoluzione ONU che aveva “invitato” i paesi membri a schierare unità militari a protezione delle navi cargo del Fondo Mondiale per l’Alimentazione (World Food Program). Il Comando della 5^ Flotta dell’US Navy ha mantenuto il più stretto riserbo sui paesi che parteciperanno direttamente alle operazioni antipirati, ma è assai improbabile che potenze in competizione economica e militare con gli Stati Uniti, come Cina e Russia, possano accettare la leadership USA della flotta multinazionale. Senza dimenticare che le acque somale sono pure pattugliate da unità dell’Iran, “stato canaglia” per l’establishment statunitense, elemento di aperto conflitto che impedisce qualsivoglia ipotesi di collaborazione operativa L’inutile discorso di Napolitano Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano O gni anno con una ritualità ripetitiva il Presidente della nostra Repubblica fa un inutile discorso di fine anno, sempre con gli stessi contenuti: l’intangibilità della Carta Costituzionale (scritta da uomini nati nella seconda metà del 1800!), l’unità della nazione (magari!), le riforme (ovviamente condivise), la pace sempre e comunque (anche quando ti arrivano due razzi Qassam in cucina all’ora di pranzo), l’Europa (ma quale, ma dove)…. Poi il giorno successivo ci sono i soliti plausi dei politici sia di maggioranza che di minoranza, Insomma un’ inutile cerimonia per santificare il politicamente corretto e per far sì che nulla cambi. Invece da Napolitano, scrive Milton sul giornale online L’Occidentale del 2 gennaio, mi sarei aspettato tutt’altro discorso, per esempio, sul Medio Oriente, che con la crisi della “striscia di Gaza”, è prepotentemente ritornato sulle prime pagine: “avrei semplicemente citato l’articolo 7 della carta costitutiva di Hamas: « [...]Il Profeta – le benedizioni e la salvezza di Allah siano su di Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: ‘O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei”». Hamas - continua l’editoriale de L’Occidentale - è un gruppo terroristico che vuole la distruzione d’Israele e che sta riducendo alla fame i Palestinesi della Striscia di Gaza e, caro D’Alema (lo statista che ama passeggiare a braccetto con i capi Hezbollah a Beirut), tanto basta per dare a Israele il diritto di difendersi. Finché questo punto non sarà chiarito, nessuna pace è possibile in Medio Oriente, finché i regimi autoritari d’Iran e Siria continueranno a rifornire di armi Hamas ed Hezbollah, nessuna pace è realistica. Vogliamo dire, o no, che noi in Occidente, scegliamo l’unico Stato democratico del Medio Oriente e siamo contro i terroristi e i dittatori!?” Per quanto riguarda “le riforme condivise”, ci vuole meno dialogo (basta con la retorica del dialogo) e più coraggio soprattutto da chi ha avuto la legittimazione degli elettori, fregatevene delle caste e delle rendite, dei no-Tav e di tutti quelli che semplicemente difendono interessi parti- Pirati somali tra la costituenda forza navale e la marina militare dello stato mediorientale. Congiuntamente all’attivazione della task force anti-pirateria gli Stati Uniti hanno stanziato 5 milioni di dollari per avviare la costituzione di una non meglio specificata “forza di sicurezza” in Somalia. Il finanziamento è stato autorizzato dall’amministrazione Bush il 29 dicembre scorso, esattamente lo stesso giorno in cui il presidente somalo Abdullahi Yusuf ha annunciato le sue dimissioni, sancendo il fallimento del “processo di pace” avviato con l’insediamento del parlamento di Baidoa nel 2004. “Gli Stati Uniti sostengono e rispettano la colari, ridate a questo Paese le condizioni per volare. Sul tema della crisi economica, Napolitano non ha pronunciato l’unica parola determinante in questo momento: ottimismo. Comunque sia tutto quello che Napolitano ha detto ha poco peso, ha detto cose tipo quelle che ci si scambia in ascensore tra vicini di casa che a malapena si conoscono. Del resto il presidente della Repubblica, non ha alcun potere se non quello di esercitare la retorica. Alla fine, ha scritto Fausto Carioti il discorso di fine anno di Napolitano si è rivelato il migliore spot possibile (nonché involontario) per un sistema di tipo presidenziale. Il rituale del discorso dal Quirinale è diventato incomprensibile per la gente comune. Ha perso anche la sua solennità liturgica e si è trasformato in una farsa, identica a quella che si svolge nel «teatrino della politica» tutti i giorni dell’anno. Da un lato, la prima carica dello stato chiede cose che non può ottenere. Dall’altra, il mondo della politica e le parti sociali fingono di prenderlo sul serio e applaudono. Applausi ipocriti, e Napolitano lo sa benissimo. Perché, finite le congratulazioni, tutti tirano dritto sulla loro strada. (Fausto Carioti, Napolitano, ovvero il miglior spot (involontario) per il presidenzialismo, 2.1.09 Libero). A parole tutti si dicono disponibili per il dialogo, ma la verità è che nessuno della minoran- decisione di Yusuf dopo quattro anni alla presidenza del Governo Federale di Transizione”, si legge nella nota emessa dal Dipartimento di Stato USA. “Gli Stato Uniti condividono l’invito di Yusuf a continuare a sostenere il processo di pace avviato a Gibuti nel giugno 2008, quando i membri del Governo di Transizione e l’Alleanza per la Liberazione della Somalia si sono accordati per ridurre le ostilità e stabilire incluso una forza di sicurezza comune. Esortiamo il presidente del Parlamento Madoobe, il primo ministro Nur Adde ed i leader dell’Alleanza per la Liberazione della Somalia ad intensificare gli sforzi per un governo di unità nazionale ed accrescere la sicurezza attraverso la formazione di una forza di sicurezza comune”. Oltre a definire le finalità e i mezzi del “processo di riconciliazione” nel martoriato paese africano - da cui sono debitamente escluse le organizzazioni islamiche fondamentaliste, maggioritarie - Washington auspica infine la “rapida autorizzazione e dislocazione in Somalia di una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite”. Nel solo triennio 2006-08, gli Stati Uniti hanno stanziato più di 230 milioni di dollari a favore di programmi di “assistenza umanitaria” in Somalia. Ad essi si aggiungono 11,2 milioni di dollari per l’acquisto e la distribuzione di alimenti alla popolazione, amministrati direttamente da USAID, l’Agenzia per gli aiuti allo sviluppo USA. Antonio Mazzeo za è disponibile a sedersi al tavolo delle riforme con Berlusconi, a cominciare da Antonio Di Pietro che dice di essere «pronto e disponibile» ad accogliere l’invito di Napolitano. Anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, ha fatto sapere di aver apprezzato il riferimento di Napolitano ai lavoratori in difficoltà. Ma il suo resterà il sindacato che difende i lavoratori ipergarantiti, guarda caso i più sindacalizzati, a scapito di quelli che perdono il posto perché certe tutele non le hanno. Domenico Bonvegna Politica 6 N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre La ricetta di Obama per la crisi S enza un’azione rapida “la situazione rischia di peggiorare drammaticamente” e “potremmo non riuscire più a ribaltarla”, con la recessione che potrebbe “prolungarsi per anni”, traducendosi “in un calo dei redditi per le famiglia americane, in un aumento della disoccupazione a due cifre e un’attività economica in perdita di ben 1.000 miliardi l’anno”. Il presidente americano eletto Barack Obama svela a grandi linee la propria ricetta per affrontare una crisi “figlia di un’era di profonda irresponsabilita”, in cui “per anni troppi manager di Wall Street hanno effettuato scelte imprudenti e pericolose. Le banche hanno prestato senza preoccuparsi se i prestiti potessero essere ripagati. I politici hanno speso soldi dei contribuenti senza disciplina”. “Non credo che sia troppo tardi per cambiare le cose, ma lo sarà se non assumeremo azioni decisive il prima possibile”, ha spiegato Obama, esortando il Congresso a lavorare “con me e con il mio staff giorno e notte, anche nei weekend se necessario, per far sì che il piano passi nelle prossime settimane”. Intervenendo dalla George Mason University di Fairfax, in Virginia, il presidente eletto ha sottolineato come “nel breve termine solo il governo può farci uscire da una recessione profonda e severa e rompere il circolo vizioso che attanaglia l’economia”: il piano anti-crisi, “anche se costoso e in grado di far aumentare il deficit”, è necessario perché se si farà poco o nulla, le conseguenze saranno ancora peggiori. I soldi dei contribuenti - ha assicurato Obama - saranno spesi in modo trasparente: il piano di rilancio, il cui valore non è ancora stato determinato ma che potrebbe superare gli 800 miliardi di dollari, non includerà progetti politici personali. “Il Governo a tutti i livelli deve stringere la cinghi”, ha aggiunto ribadendo il proprio impegno nella lotta agli sprechi. Promettendo sgravi fiscali per 1.000 dollari per il 95% degli americani, Obama ha illustrato alcuni degli interventi dell’American Recovery and Reinvestment Plan, che punta a creare occupazione, soprattutto nel settore pubblico, e favorire la crescita di lungo termine: il raddoppio della produzione delle energie alternative nei prossimi tre anni; l’ammodernamento di oltre il 75% degli edifici federali e il miglioramento dell’efficienza energetica di due Barack Obama, neo presidente degli Stati Uniti milioni di case, così da consentire agli americani e ai consumatori di risparmiare miliardi sulle proprie bollette; attrezzare migliaia di scuole, college e università pubbliche con classi, laboratori e librerie del 21mo secolo; ampliare la banda larga negli Usa così da consentire alle piccole imprese di connettersi e competere con le proprie controparti nel mondo; investire in ricerca, scienza e tecnologia; effettuare gli investimenti necessari per assicurare che nei prossimi cinque anni tutti i dati medici degli americani siano computerizzati”. “Il piano di ripresa da solo non risolverà tutti i problemi che hanno portato a questa crisi: dobbiamo lavorare con urgenza anche per stabilizzare e riparare il sistema finanziario”, ha evidenziato Obama assicurando che il governo americano utilizzerà gli strumenti a disposizione per risanare il mercato del credito e risanare le “devastanti perdite” di fiducia sia sul mercato sia nell’economia. E questo significa: sforzi per gestire la crisi dei pignoramenti, “riformare il sistema regolatorio e prevenire il catastrofico fallimento di istituzioni finanziarie” assicurando la “massima protezione per i contribuenti” e “significative restrizioni” per le società coinvolte In testa alla hit parade dei 50 più potenti di Newsweek, a furor di popolo e di critica “Persona dell’Anno” di Time: dopo aver conquistato la Casa Bianca il 4 novembre, Barack Obama chiude il 2008 sbaragliando tutti nel confronto sull’immagine. Il presidente eletto, che il 20 gennaio darà lo sfratto a George W. Bush dalla Casa Bianca con un indice di gradimento da Guinness (l’82%), è inevitabilmente il personaggio dell’anno: dominatore delle cronache mondiali da quan- do il 10 febbraio 2007 lanciò l’improbabile candidatura alla presidenza da Springfield, Illinois, la città di Abrahm Lincoln, e poi dal 3 gennaio in Iowa, quando, primaria dopo primaria, cominciò a costruire la vittoria che gli ha assicurato ancor prima di entrare in carica un posto nella storia. Barack è inevitabilmente il personaggio dell’anno: dominatore delle cronache mondiali da quando il 10 febbraio 2007 lanciò l’improbabile candidatura alla presidenza da Springfield, Illinois, la città di Abrahm Lincoln, e poi dal 3 gennaio in Iowa, quando, primaria dopo primaria, cominciò a costruire la vittoria che gli ha assicurato ancor prima di entrare in carica un posto nella storia. Obama ha elettrizzato l’America e il mondo che hanno visto nell’ex ragazzo afro-americano delle Hawaii dal nome buffo e l’inconsueta storia familiare il profeta di speranza a cui affidarsi in tempi di crisi. Calma, carisma, leadership, organizzazione, capacità di ottenere risultati: ecco le doti che gli elettori degli Stati Uniti hanno riconosciuto nel loro futuro presidente. Dopo i tormenti dell’Iraq e i fallimenti di Katrina - ha scritto ‘Time’ incoronando Obama ‘Person of the Year’ - gli americani si attendono “semplice competenza” dal loro nuovo comandante in capo. Obama, nato il 4 agosto 1961 a Honolulu, è molto di più di un giovane politico consumato che ha ricevuto dagli elettori un vasto mandato: il successore di Bush incarna con il suo Dna multicolore la nuova America assetata di simboli e di certezze. Una madre bianca alle Hawaii, un padre africano del Kenya, il patrigno in Indonesia, moglie e figli a Chicago. C’è nella sua elezione il sogno di Martin Luther King che 40 anni dopo è diventato realtà, c’é il mito americano che rompe le barriere per puntare alle stelle, c’é la tenacia dei discendenti degli emigranti che non si scoraggiano a dispetto della crisi che sta vivendo il paese: la peggiore dalla Grande Depressione. Barack Hussein Obama, che non è cresciuto nell’esperienza del ghetto, è arrivato alla Casa Bianca con l’audacia della speranza (é anche il titolo di uno dei suoi libri) attraverso scommesse rischiose e scelte al limite dell’impossibile. Laureato a Harvard, rifiuta le offerte dei Un sito gay diffonde corruzione morale S e qualcuno pensava che sul sito italiano Gay.it navigassero unicamente omosessuali maggiorenni si sbaglia di grosso! Il sito dei “diversamente orientati” oltre a diffondere l’ideologia dell’”amore sterile” (tra essere umani della stessa specie, l’infecondità ha il sigillo di garanzia a vita) e favorire le fregole amorose dei suoi avventori, offre la consulenza di un esperto specializzato in problematiche sessuali. Venerdì 2 gennaio il sito in questione ha pubblicato la risposta che il Dr. Fabrizio Quattrini ha dato ad un quindicenne che gli aveva confessato di provare attrazione per i ragazzi. Buon senso avrebbe voluto che l’“esperto”, suggerisse all’adolescente argomenti che andassero nella direzione di un armonico rafforzamento dell’identità maschile. Invece, fatto pazzesco e assurdo, il Dr. Quattrini, ha risposto che “l’omosessualità non deve essere vissuta come un orientamento sessuale di serie B, bensì la possibile espressione di un forte ed intenso sentimento che si chiama amore”. La risposta è poi proseguita con altre considerazione ridicole e tendenziose finalizzate a condurre il minorenne in uno stato di confusione totale. La speranza è che le autorità competenti si attivino immediatamente per porre fine ad un “servizio” che mira esclusivamente alla corruzione morale delle giovani generazioni. Gianni Toffali ricchi studi legali di New York per andare a fare l’organizzatore civico nel ghetto di Chicago; sconsigliato da tutti, si candida al Senato statale dell’Illinois nel 1996 e poi, nel 2004, punta la prua sul Congresso. Non ancora eletto, viene scelto per pronunciare il keynote speech, il discorso-piattaforma della Convention di Boston da cui emerge la candidatura di John Kerry. E’ da incosciente quando si lancia verso la Casa Bianca dopo solo due anni da senatore? “Sono un grande giocatore di poker”, ha sempre replicato lui che il 4 novembre ha giocato con successo la sua mano di assi contro John McCain ma adesso si trova a governare ereditando da Bush un banco praticamente sbancato. Giorgio Lambrinopulos LETTERA AL DIRETTORE L’opportunismo di Fini C he Gianfranco Fini sia mosso più da «meschino opportunismo politico» – come ha opportunamente evidenziato l’Osservatore Romano – che dal perseguimento del bene comune lo si era capito già nel maggio del 2005. Le dichiarazioni rilasciate dall’allora vicepresidente del Consiglio in materia di referendum sulla procreazione assistita annullarono, in un sol colpo, l’identità che sino ad allora aveva caratterizzato il partito di cui è presidente. Oggi, alla luce delle ultime affermazioni sulle leggi razziali, il giudizio sul politico e sull’uomo Fini appare ancor più chiaro: cessione alla guida del Pdl non è poi così scontata come sembra. Il mondo cattolico, infatti, non mancherà di far sentire la sua voce facendo di tutto affinché nessuna delle due ipotesi menzionate si realizzi e lo farà non tanto per la nuova identità politica di Fini, quanto per le castronerie che egli continua a propinare. Vere e proprie sciocchezze che si scontrano, nemmeno tanto velatamente, con la verità dei fatti. Come si fa, infatti, a dichiarare che dinnanzi alle infami leggi razziali - volute e attuate dal regime fascista di cui Fini è stato fiero e orgoglioso sostenitore - non sono state “registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica”? Come si fa, quando fior di intellettuali, non proprio teneri nei confronti della Chiesa, continuano a ripetere l’esatto opposto di quel che sostiene il presidente della Camera e lo fanno in modo chiaro e con documenti alla mano? A quanto pare per i nostri politici la verità è un opGianfranco Fini, presidente della Camera tional dal quale il leader di AN si conferma si può tranquillamente preun abietto opportunista che scindere e questo spiega il non merita il novero tra le soccorso rosso di Veltroni persone credibili, serie e affi- che conferma quella regola dabili. Oggi gli obiettivi che secondo la quale gli estremi Fini si propone di perseguire finiscono per attrarsi. Non sono ancor più chiari: rita- ci si meravigli, dunque, se gliarsi un’immagine da poli- i due nel prossimo futuro tico laico e liberale in grado finiranno per militare nello di compiacere la “borghesia stesso partito poiché, una illuminata” e massonica ita- volta che il Cavaliere smetliana. Un’immagine che pos- terà di fare politica attiva, sa consentirgli di giocare due il futuro riassetto del sipartite contemporaneamen- stema politico italiano sarà te: una per la successione di dettato da un solo fattore: Berlusconi alla guida del Pdl la concezione ontologica e della presidenza del Consi- che si ha dell’essere umaglio e l’altra, alternativa alla no. A quel punto i cattolici prima, sul fronte quirinalizio di entrambi gli schieramenper la successione di Napo- ti, che in tale circostanza litano. In entrambi i casi, stanno brillando per il loro però, Fini sembra aver fatto silenzio, non avranno più i conti senza considerare che nessuna scusante. l’Italia è un paese a maggioranza cattolica e che la suc Nicola Currò Politica N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre R M entre continua l’offensiva militare israeliana nella striscia di Gaza, si susseguono a getto continuo le analisi degli opinionisti, leggendo e osservando, mi convinco che Israele non sta facendo la guerra ai palestinesi, come magari accadeva qualche anno fa, ma a Hamas, il movimento di resistenza islamico(Harakat al-Muqawama al-Islamiyya) che come dice il ministro Franco Frattini, tiene in ostaggio i palestinesi nella Striscia di Gaza. Certamente Israele ha tutto il diritto a difendersi dai missili che gli piovono addosso, ma deve fare il possibile per evitare vittime civili, non bisogna inasprire e rendere ancora più sanguinoso il conflitto. Non bisogna dimenticare che il popolo ebraico e quello palestinese nel bene e nel male devono pur convivere. E’ Hamas il nemico dei palestinesi e che ha portato all’inferno un milione e mezzo di persone. La reazione israeliana era ampiamente prevedibile, è stata provocata da Hamas che si fa scudo dei suoi concittadini (ed elettori) e per il suo spirito terroristico uno o mille morti non fanno nessuna differenza, quello che conta per Hamas è far valere il proprio utopistico progetto della grande rivoluzione islamica, 7 Perché sto con Israele ispirato dall’Iran e da Hezbollah. “Il governo di Hamas è indifferente alla sua popolazione. I capi e i dirigenti si sono dati alla clandestinità o, più precisamente si sono rintanati nei bunker sotterranei lasciando il popolo in preda alle sorti di un irrealizzabile avventura fondamentalista”. ( Avraham B. Yehoshua, Hamas non ha pietà della sua gente, 8.1.09 La Stampa). E quando il cardinale Martino dichiara che Gaza è simile ai lager nazisti, ignora che il territorio è usato da Hamas come una piattaforma di attacco contro Israele. E’ la loro violenza, la volontà di distruggere Israele che ha trasformato Gaza in un grande campo di concentramento, chiuso da Israele ma anche dall’Egitto anche perché nemmeno l’Egitto vuole una forza terroristica che approfitti delle sue frontiere. Nessuno stato può accettare di vivere sotto il lancio indiscriminato di missili che sono lanciati sempre e solo contro obiettivi civili israeliani. Tutti giustamente sono concordi nell’attivare il dialogo, ma per dialogare bisogna essere almeno in due e soprattutto essere consenzienti al “parlare” con l’altro interlocutore. Nel caso in specie non è così da moltissimi anni e il Card. Martino chiaramente ne R Logo di Hamas è cosciente quando tra l’altro afferma nell’ultimo paragrafo della sua intervista: “Per l’apertura del cristianesimo a considerare tutti come fratelli, mentre l’estremismo islamico non ammette né conversioni né altra religione che la propria. E questo è fonte di inimicizie e violenza.” di pace non è ancora concluso e l’Anp continuerà a trattare con Tel Aviv ulteriori concessioni, territoriali e non, ma dopo il ritiro unilaterale di Israele da Gaza e Cisgiordania una terra ce l’hanno. Il fatto che i palestinesi non siano in grado di autogovernarsi e che siano in balìa di G ro la lotta armata, si unificassero sotto Al Fatah e partecipassero al processo di pace con Israele». E’ urgente che la popolazione palestinese scelga interlocutori capaci di capire l’opportunità che le aveva dato l’ex premier israeliano. Durante il suo tradizionale discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Benedetto XVI dopo aver condannato l’uso della violenza nel conflitto israelo-palestinese, dichiarandosi contrario all’opzione militare, da qualsiasi parte provenga. Ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale perché si ristabilisca la tregua nella Striscia di Gaza, “per ridare condizioni di vita accettabili alla popolazione”, inoltre ha chiesto di “rinunciare all’odio, alle provocazioni e all’uso delle armi”. Infine il Pontefice auspicando il rispetto delle aspirazioni e degli interessi legittimi di tutte le popolazioni coinvolte, ha detto che fin dalle prossime elezioni nella zona bisogna che “emergano dirigenti capaci di far avanzare con determinazione questo processo e di guidare i loro popoli verso la difficile ma indispensabile riconciliazione”. E’ proprio questo il punto, la popolazione palestinese se vuole un territorio e vivere in pace, non può dare la fiducia ad ele- Hamas ama solo il piombo fuso li estremisti di Hamas lanciano dodicimila missili sul territorio israeliano. La comunità internazionale non dice nulla. Israele, legittimamente reagisce, e metà mondo grida al massacro. Fanno ridere i finti indignati che in questi giorni invitano le autorità israeliane a sedersi al tavolo delle trattative con le dirigenze terroristiche palestinesi. I tontoloni che predicano il dialogo, devono ficcarsi in testa che chi vorrebbe cancellare Israele dalla faccia della terra e chi ama i missili e gli autobus fatti saltare in aria, capisce unicamente il linguaggio del piombo fuso. Come si può pensare di trovare un modus vivendi con chi imposta la sua vita su un libro “sacro” che afferma che “chi non è musulmano, si deve convertire all’islam, altrimenti venga sottomesso e in certi casi soppresso”? Chi odia in nemico fino alla morte, altro non merita che essere risarcito della stessa moneta. Se l’ha capito persino il “silenzioso” presidente Obama che non ha proferito una sola parola di condanna, che aspettano a fare altrettanto i suoi numerosi fans pacifisti italioti? Gianni Toffali kamikaze islamici con bambino Gli Operatori del futuro G li informatissimi “operatori del futuro” che in questi giorni hanno trovato spazio sui media italiani, hanno messo in guarda allocchi e creduloni sostenendo che il 2009 sarà caratterizzato da un panorama internazionale socio politico economico non particolarmente positivo. Stupefacente lungimiranza, difficilmente intuibile senza complesse competenze metafisico astrologiche. I novelli indovini, più simili al mago Casanova che a Merlino, hanno specificato che sul piano individuale, saranno favoriti i segni di terra e di acqua, per gli altri invece, la vita sarà tutta in salita. Purtroppo, hanno precisato i negromanti, in seguito al transito forzato di Urano e Saturno che da ben sette anni “insistono” a circumnavigare attorno all’orbita terrestre, un nefasto alone di iattura celeste condizionerà per anni la terra e i suoi abitanti. Se è vero che un’ altissima percentuale di italiani (politici compresi) crede che i processi umani, sociali, economici e politici siano determinati da banali movimenti astrali, perché non proporre l’impiego di armi nucleari per deviare le attuali malaugurate rotte planetarie? Con qualche innocuo missile sparato qua e là, niente più lune nere e infelicità, ma solo gioia e tanta serenità! G.T. Pienamente d’accordo con questa affermazione e purtroppo constato che una parte chiaramente non vuole dialogare, anzi vuole distruggere lo Stato d’Israele e gli ebrei. La guerra di Gaza ha fatto subito scomparire lo scempio di Mumbai operato dai terroristi islamici contro inermi avventori di due alberghi. Bisogna una volta per tutte accettare che Hamas non aderirà mai allo schema “pace in cambio di territori”, perché non è la questione palestinese il suo scopo, ma la distruzione di Israele e lo sterminio degli ebrei, com’è scritto a chiare lettere nel suo statuto. Non ci si vuole rendere conto, anzi, che di fatto la questione palestinese è chiusa. I palestinesi hanno un loro stato, indipendente “de facto”. Certo, il processo potenti gruppi terroristici, come Hamas e Hezbollah, manovrati da potenze straniere che perseguono ambizioni egemoniche, non riguarda i loro rapporti con Israele. E’ un altro problema: regionale. (Jim Momo, Una tregua per che cosa? Hamas va annientata, 6.1.09 Legnostorto) Non serve l’ennesima, inutile, tregua, bisogna preparare il terreno per il ritorno della Striscia di Gaza, una volta bonificata dall’esercito israeliano, sotto l’Autorità nazionale palestinese. Come giorni fa ha sottolineato Piero Ostellino sul Corriere, «con la decisione di ritirare le truppe israeliane da Gaza, Ariel Sharon aveva offerto ai palestinesi un’opportunità», cioè che «le fazioni nelle quali il movimento era diviso abbandonasse- menti che hanno un’ideologia islamo-nazista come Hamas, che ha preso il potere con un colpo di stato eliminando circa un migliaio di palestinesi di altre fazioni, si parla di un migliaio, barbaramente uccisi, gettati vivi dai tetti dei palazzi, colpiti a bruciapelo senza distinzione tra uomini donne o bambini. Uomini, che hanno introdotto la Sharia, perfezionata in questi giorni, con il taglio delle mani e la crocifissione. “Solo il popolo palestinese potrà sostituire i propri governanti. Israele può aiutare la gente di Gaza a cambiare opinione, a convincersi che occorre riconoscere la realtà dei fatti, abbandonare la via della violenza e concentrarsi sullo sviluppo e sul benessere”. (Ibidem). Domenico Bonvegna INSERTO 8 Corriere Letterario N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre A cura di Antonio D’Ettoris La persecuzione dei cattolici nella Spagna repubblicana (1931-1939) Omar Ebrahime I l XX secolo non è stato solo il secolo dei genocidi e dei totalitarismi ma anche il secolo in cui la fede cristiana ha visto il numero più alto di martiri. Eppure, complice forse la solita vulgata del politicamente corretto, mentre l’Europa di oggi ricorda i martiri altrui di tutti i tempi ossessionata da una sorta di sindrome di Stoccolma postmoderna secondo cui in ultima analisi tutte le colpe dell’umanità ricadrebbero sul Vecchio Continente e sull’Occidente in genere, una inquietante cortina di silenzio è calata su alcuni degli episodi più efferati che hanno segnato la storia dei popoli europei che più hanno forgiato quel patrimonio inestimabile di valori, ideali e cultura cui richiamano le millenarie “radici cristiane”. Il genocidio degli armeni perpetrato dai turchi nella prima guerra mondiale è forse il caso più eclatante di questi anni ma non meno attenzione merita il massacro patito dai cattolici in Spagna negli anni Trenta su cui torna ora con un agile volumetto lo storico e saggista Alberto Rosselli (La persecuzione dei cattolici nella Spagna repubblicana (19311939), Solfanelli, Chieti 2008, pp. 80, euro 7,50). Si tratta di un massacro che, contrariamente a quanto si pensa convenzionalmente, ebbe inizio ben prima della Guerra Civile Spagnola (1936-1939) e dell’alzamiento nazionalista del Luglio Philippe Mesnard Primo Levi Una vita per immagini Marsilio pp. 224 €. 16,00 1936 e cioè almeno fin dal 1931, quando fu proclamata la Seconda Repubblica spagnola. Il nuovo governo, instaurando un sistema solo nominalmente democratico, si rivelò ben presto un regime liberticida che accentuò gradualmente i suoi caratteri dapprima anticlericali quindi anticristiani infine apertamente disumani. Una prima idea l’aveva data la Costituzione approvata che stabiliva una serie di misure discriminatorie e apertamente persecutorie della fede cattolica in quanto tale: espulsione dei Gesuiti dal Paese, proibizione delle processioni religiose, divieto di insegnamento per gli ordini religiosi e usurpazione statale di diversi beni immobili e proprietà ecclesiastiche. Già nel 1934, quando scoppia la rivolta nelle Asturie, l’obiettivo che si pongono le forze progressiste è infatti quello di instaurare un regime comunista finalmente ateo e l’eliminazione tout-court della fede cattolica dal Paese. Questo nonostante la Chiesa spagnola già nel 1931, per tramite dell’episcopato, avesse ufficialmente riconosciuto come legittimo il nuovo esecutivo repubblicano. La rivolta delle Asturie, non a caso passata alla storia come ‘rivoluzione rossa di ottobre’, vide bande di anarchici e marxisti assassinare 37 fra sacerdoti, seminaristi e religiosi nonché l’incendio di 58 chiese. Si trattò di una rivolta talmente violenta che secondo il diplomatico e storico, peraltro di idee antifranchiste, Salvador de Madariaga y Rojo “la sinistra spagnola perse qualsiasi autorità morale per condannare la ribellione franchista del luglio 1936” (pag. 24). Negli anni a seguire migliaia furono i monumenti, le chiese (più di 20.000!), i seminari, i luoghi di culto e perfino i cimiteri che subirono la sorte più orrenda: distrutti, incendiati, usati come stalle o magazzini per le armi. Le milizie repubblicane, anarchiche e socialcomuniste, si scatenarono quindi con una furia umanamente difficile da aggettivare (perfino qualche storico agnostico ha usato significativamente per l’occasione l’attributo ‘diabolico’) e da spiegare: quasi 7.000 furono i fedeli cattolici incarcerati, torturati nei modi più impensabili e quindi eliminati fisicamente. Massacrati “soltanto per essere stati trovati dai miliziani ‘rossi’ in possesso di una semplice meda- Nel corso di questi ultimi anni, lo studioso francese Philippe Mesnard ha raccolto in tutta l’Europa tra gli amici e i famigliari di Primo Levi una notevole mole di fotografie che vanno dai primi momenti di vita dello scrittore torinese, ai ricordi di scuola e di università, fino agli ultimi giorni di vita (morto suicida l’11 aprile del 1987). Un’indagine sulle percezioni, condizioni e prospetA cura di Valentina tive di integrazione delle diverse comunità proveCardinali nienti dalla sponda Sud ed Est del Mediterraneo, di diversa etnia, religione, età, istruzione, condizione Donne del Mediterraneo Marsilio anagrafica e professionale. Uomini e donne presenti in Italia, chiamati a confrontarsi con le sfide, pp. 234 €. 22,00 i dubbi e le prospettive dell’integrazione sui temi della vita quotidiana. S’inaugura con questo volume la collana dedicata al progetto di studio e di comparazione tra “delizie” o ville di piacere del Ducato estense nella sua permanenza a Ferrara fino al 1598, e le analoghe esperienze europee. “Delizie in villa” esamina la storia e la complessa ideologia che sottende al concetto di “delizia”, analizzando con l’ausilio di massimi studiosi dell’argomento il contesto ferrarese a confronto con quello italiano ed europeo. A cura di Venturi, Ceccarelli Delizie in villa Olschki pp. XII-406 €. 40,00 Oggi si analizza l’India prendendo in considerazione il solo tasso di crescita del suo prodotto interno lordo. Entrambe le letture sono parziali e distorte. Per cercare di capire questo grande e complesso paese Carlo Buldrini vi ha trascorso più di metà della vita e ha scritto le “cronache indiane” raccolte nel presente volume. Carlo Bludrini Nel segno di Kali Lindau pp. 230 €. 18,50 glietta religiosa, dell’immagine di un santo” (pag. 39). Alcuni furono flagellati e crocifissi, altri “rinchiusi in recinti di tori da combattimento per essere incornati e calpestati” (pag. 27), altri ancora, soprattutto preti e suore, contro cui la rivoluzione sfogò tutto il suo odio cieco, arsi con la benzina e poi fatti esplodere come bombe umane o addirittura sepolti vivi. In alcune diocesi, come quella aragonese di Barbastro, in un solo anno venne sterminato l’88% del clero diocesano. “I miliziani ‘rossi’ giunsero a uccidere a calci nel ventre donne incinte e a fare loro ingoiare crocifissi o medagliette benedette arroventate” (pag. 27). L’Autore fa notare che sono scene talmente raccapriccianti, eppure ripetute, che in questo caso lo storico che studia i fatti difficilmente può cavarsela con la solita giustificazione relativista secondo cui in guerra da sempre tutto è permesso e tutto accade. C’è qui qualcosa di nuovo. Qualcosa di peggio. Come se davvero oltre alla componente umana ce ne fosse un’altra, più nascosta, ma non meno importante, anzi forse decisiva. Altrimenti non si spiegherebbe una tale follia omicida di massa preceduta in modo sistematico da lunghi calvari (come se al credente di turno, a ogni credente, fosse una bambina di pochi anni o un anziano prossimo alla morte, andasse fatto rivivere, appositamente, ogni dettaglio della Claudio Magris Alfabeti Garzanti pp. 490 €. 19,60 Passione del Signore e se possibile peggio ancora). Sulla sistematicità del massacro pose l’accento anche il filosofo Josè Ortega y Gasset (1883-1955) quando denunciò che in Spagna era in corso “una vera e propria persecuzione anticristiana, premeditata e scientificamente organizzata” (pag. 29). Per i posteri rimangono le testimonianze di chi, pur avversario, quegli avvenimenti li vide con i propri occhi, come il citato Salvador de Madariaga, tanto da affermare: “Nessuno che abbia insieme buona fede e buona informazione può negare gli orrori di quella persecuzione. Per anni, bastò il solo fatto di essere cattolico per meritare la pena di morte, inflitta spesso nei modi più atroci” (pag. 17). O quella ancor più impressionante dello storico laburista inglese Hugh Thomas: “Mai nella storia d’Europa e forse in quella del mondo, si vide un odio così accanito per la religione e i suoi uomini” (pag. 70). A settanta anni di distanza però, grazie anche a queste memorie, sembra che qualcosa stia cambiando. In questi giorni, infatti, a Valencia, l’episcopato spagnolo è impegnato ad edificare un grandioso santuario dedicato ai martiri di quella persecuzione religiosa mentre sono più di cento i processi di beatificazione che sono stati aperti nel frattempo in Vaticano presso la Congregazione per le Cause dei Santi e tuttora in corso. D’altra parte, nuovi studi storiografici, che Rosselli ricorda, portano all’attenzione del pubblico altri eventi della drammatica persecuzione. Forse per le migliaia di vescovi, religiosi, suore, seminaristi e fedeli laici barbaramente trucidati è giunto, finalmente, il momento della giustizia e della verità storica. Nel suo infinito viaggiare tra le migliori pagine della letteratura, Magris spazia dall’antichità al romanticismo tedesco, dai maestri russi dell’Ottocento ai grandi testimoni della crisi del Novecento, fino ai nostri giorni. Si confronta con miti moderni come Don Chisciotte e Robinson Crusoe, torna su luoghi dell’anima come Vienna e Praga... Amina è arrivata vicino a Pavia con la sua famiAlberto Gentili glia dall’Afghanistan via Germania, in fuga dalla Liberami amore tragedia del suo paese. Ha 20 anni, una gran voglia Garzanti di vivere e cerca la libertà. Una sera va a ballare al “Disco-play” di Sirmione e incontra Tano: fa l’avpp. 341 €. 16,60 vocato ha diversi anni più di lei e sa cos’è la vita. È un’attrazione forte, ma è anche una storia impossibile: lui ha già una famiglia, e i genitori di lei non potranno mai accettare una situazione del genere. Il volume è dedicato ai rapporti tra lo scrittore abruzzese e il mondo della musica, rapporti intimi e fruttuosi sia dal punto di vista del letterato, nutrito di interessi e letture vaste e approfondite dall’antico al moderno, sia di quello dei molti compositori che si trovarono a collaborare con lui. Gli interventi vedono impegnati musicologi, storici della letteratura (italiana e francese), storici della scenografia, che, in un’ottica multidisciplinare, affrontano temi per lo più mai trattati in precedenza. A cura di Guarnieri, Nicolodi, Orselli D’Annunzio musico immaginifico Olschki pp. VIII-478 €. 57,00 Il libro esamina i contenuti e i modi della progettualità chiamata restauro, rivolta in primo luogo, ma non solo, alla conservazione delle architetture esistenti, e ne segue le diverse declinazioni in rapporto alla peculiare natura dei casi affrontati. Francesco Doglioni Nel restauro Marsilio pp. XVIII-282 €. 14,00 LIBRI DA LEGGERE N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre L Sergej Hessen Diritto e morale Armando pp. 144 €. 10,00 Una riedizione di due brevi scritti di Hessen, che costituiscono un’inquadratura concettuale dei rapporti del diritto con la dottrina e la vita morale. Hessen facilita al lettore l’interpretazione di un dramma dal quale affiorano soluzioni positive. LIBRI LEGGERE è A. Dumbach, J. Newborn Storia di Sophie Scholl e della Rosa Bianca Lindau CULTURA Una casa senza biblioteca è come una fortezza senza armeria (da un antico detto monastico) a cura di Maria Grazia D’Ettoris Il tempo è cambiato a terra nel XX secolo non ha mostrato segni di una variazione di temperatura maggiore di quelle documentate per le fasi calde di altre epoche storiche. Quest’affermazione di Gianluca Casagrande, docente di Geografia all’Università Europea di Roma, è la conclusione dell’agile volumetto che le Edizioni Art hanno pubblicato nel maggio 2007 e che descrive la storia delle variazioni climatiche in Europa dai tempi più remoti (550-220 milioni di anni fa) fino ai nostri giorni e che sembra contraddire la maggior parte degli studi e delle ricerche che i media diffondono da alcuni anni. L’alternanza di fasi climatiche favorevoli a periodi di clima ostile per le popolazioni europee è una costante nella storia, come appare evidente dal diagramma riportato qui sotto tratto dal volume di Casagrande (pag.38). Le ripercussioni sulla vita delle varie popolazioni, sulle loro abitudini, specialmente in epoche nelle quali l’uomo era notevolmente dipendente dal clima atmosferico, spiegano molti avvenimenti della storia dell’uomo europeo: l’espansione della mezza- 9 INSERTO pp. 308 €. 22,00 Sophie Scholl fu ghigliottinata all’età di 21 anni dal Tribunale del Popolo di Monaco di Baviera, il 22 febbraio 1943, per tradimento contro lo Stato e il Führer. Insieme a lei vennero decapitati il fratello Hans, Christoph Probst e, due mesi dopo, Alexander Schmorell, Willi Graf e il loro professore di filosofia, Kurt Huber. Si concluse così l’avventura della “Rosa Bianca”, il gruppo di cinque giovani universitari tedeschi che nel corso del 1942 e nelle prime settimane del 1943 sfidarono il regime nazista stampando e diffondendo clandestinamente in Germania e Austria sei opuscoli contro Hitler. Quei fogli raccontavano gli orrori che si stavano consumando ai danni degli ebrei, informavano delle sconfitte militari naziste - una su tutte: Stalingrado -, facevano appello ai grandi ideali della cultura e alle lezioni della storia, esortavano i tedeschi alla ribellione, al sabotaggio, alla diserzione. La Rosa Bianca non fu un’organizzazione diffusa, strutturata, con collegamenti internazionali, sul modello della Resistenza italiana. Fu qualcosa di diverso e forse di unico nella storia della lotta ai totalitarismi del ‘900. Mirella Serri I profeti disarmati Corbaccio pp. 228 €. 18,00 luna fertile che ha contribuito alla nascita dell’agricoltura (ca. 11000 anni fa) favorì le migrazioni. E non solo, sembra che la fine dell’impero Maya, per cambiare continente, sia dovuta ad un brusco cambiamento climatico! Ma tornando da noi, dal 4500 a.C. inizia una stagione caratterizzata da aumento delle temperature con inverni più miti ed estati più calde (sembra il clima paventato dai climatologi di oggi), scioglimento dei C ghiacciai, innalzamento dei livelli marini. Fino al 2000 a.C. le coste della Groenlandia rimasero libere dai ghiacci (quella regione fu battezzata così: terra verde/grøn land, dai vikinghi alla fine del decimo secolo dopo Cristo) per poi venirne di nuovo ricoperte e esserne nuovamente libere e così via. Oscillazioni continue, anche notevoli, vedi la piccola età glaciale tra il 1200e il 1350 d.C., sono state una costante. Una domanda: onservali nella tua Gabriele Capecchi Cosimo II e le arti di Boboli Olschki pp. XII-228 €. 32,00 La ricerca è basata sulla scoperta di un corpus documentario inedito sul Giardino di Boboli che ha permesso di ricostruire pressoché integralmente le vicende del cantiere di scultura, identificare gli artisti impegnati e collocare le opere all’interno del programma iconografico originario. Sono state rinvenute numerose statue ritenute sin qui disperse, come la Venere della “Fontana dell’Isola” nonché numerosi pezzi ispirati a scene pastorali. Joachim Fest Dialoghi con Albert Speer Garzanti Pp. 229 €. 22,00 Durante la sua detenzione nel carcere di Spandau, Albert Speer, l’architetto del Terzo Reich, stretto confidente di Hitler e dal 1942 ministro degli Armamenti del regime nazista, fu assistito da Joachim Fest nella redazione delle sue “Memorie” e dei “Diari di Spandau”. Fra il 1966 e il 1981 i due conversarono a lungo e in numerose occasioni. Questi appunti vengono ora pubblicati per la prima volta. l’uomo quanto è responsabile dei cambiamenti climatici? Dalla ricerca di Casagrande sembrerebbe poco o niente, ma occorre evitare di dare risposte definitive su un tema così difficile e nello stesso tempo cercare di prevenire un eventuale riscaldamento globale prodotto dall’inquinamento atmosferico eccessivo che potrebbe innescare processi ancora sconosciuti, ma senza immotivati catastrofismi. B Dan Hooper Il lato oscuro dell’universo Dedalo pp. 240 €. 16,00 L’universo è composto per il 95% da materia ed energia oscura. Dan Hooper racconta questa storia come un thriller, ricco di ipotesi, scoperte e colpi di scena, trasportandoci, con l’abilità di chi sa spiegare in maniera semplice anche le idee più complesse della scienza, in un viaggio alla ricerca dell’essenza ultima del nostro Universo oscuro. Fabrizio Fratus Dio o Darwin? Kappa pp. 183 €. 14,50 La teoria di Darwin è una visione del mondo, visione ideologica e metafisica. Una metafisica che servì come supporto “scientifico”alla dottrina di Marx e di Engels che poterono sostenere che l’evoluzionismo era presentato come il principio necessario di ogni materialismo, di ogni dottrina volta a negare. Andrea Bartelloni Per qualche decennio il Partito comunista italiano ha realizzato un miracolo. Apparteneva al Movimento comunista internazionale e aveva rapporti “fraterni” con l’Unione sovietica, ma era al tempo stesso una grande forza democratica, un argine contro le incombenti minacce fasciste, una indispensabile componente della vita democratica nazionale e, grazie al ruolo di Palmiro Togliatti nell’immediato dopoguerra, uno dei principali costruttori dello Stato repubblicano. Quasi tutti erano stati fascisti sino al 1942 e avevano quindi una particolare familiarità con la professione dell’intellettuale organico. Il Partito comunista conosceva i loro trascorsi, ma li aveva perdonati e sapeva che questo atto di clemenza avrebbe garantito la loro fedeltà. Il successo dell’operazione ebbe l’effetto di oscurare l’esistenza di un’altra intelligencija italiana, poco incline a lasciarsi attrarre dalle seduzioni del grande Partito comunista. iblioteca Giangilberto Monti Dizionario dei comici del cabaret Garzanti pp. 620 €. 25,50 Ad affollare le pagine di questo “Dizionario dei comici” e del cabaret sono oltre cinquecento maestri della risata. Ci sono le star più celebri, ma anche molti nomi dimenticati, spalle e caratteristi che hanno arricchito il repertorio. È un vero e proprio esercito di comici che hanno divertito generazioni di italiani, dalla fine dell’Ottocento a oggi. A cura di Aldo Bova, Attilia Dorigato, Puccio Migliaccio Vetri Artistici Antonio Salviati 1866-1878 Marsilio pp. 176 €. 35,00 I vetri per la tavola prodotti dalla fornace di Antonio Salviati tra il 1866 e il 1877: le foto a colori di tutti i pezzi catalogati, la schedatura accurata, il confronto puntuale con gli inventari manoscritti conservati nell’archivio del museo e con informazioni reperite nei verbali delle esposizioni alle quali parteciparono i maestri e gli imprenditori muranesi. Giuseppe Gavazzi La colorata lentezza delle galassie Marsilio pp. 203 €. 20,00 La parola galassia ha assunto il significato che oggi le attribuiamo solamente da cent’anni e per tutto questo tempo l’astronomia extragalattica è stata una tra le discipline più in ebollizione dell’intero panorama scientifico. Giuseppe Gavazzi, astrofisico, negli ultimi trent’anni protagonista della ricerca, ce ne racconta i passaggi cruciali. Emanuele Ottolenghi La bomba iraniana Lindau pp. 266 € 16,00 Il mondo ha saputo della pericolosità del programma nucleare iraniano il 14 agosto 2002, durante un briefing tenuto a Washington dal Consiglio Nazionale della Resistenza in Iran. Da allora la comunità internazionale ha chiesto invano di poterne verificare la natura pacifica. L’incubo secondo molti è concreto: entro pochi anni l’Iran di Mahmoud Ahmadinejad disporrà di un arsenale atomico che potrà usare per promuovere le sue ambizioni egemoniche in Medio Oriente. Religione 10 Quando la Chiesa attacca se stessa Domenico Bonvegna C he la Chiesa Cattolica sia sotto tiro di un certo fondamentalismo laicista l’abbiamo scritto più volte, ma che l’attacco avvenga ad opera dei suoi stessi ministri, fa un certo effetto. Il Giornale per primo ha dato la notizia di un sacerdote genovese, don Prospero Bonzani, che ha messo la moschea nel suo presepe. Un episodio isolato, pare di no, a Bergamo, monsignor Attilio Bianchi ha tolto dal presepe il bambinello, o, meglio, c’è ma è fuori dalla grotta, per provocazione nei confronti dei fedeli che non si prendono cura degli immigrati: «Gesù non ha paura di avvicinarsi agli emarginati, agli ultimi. E se non si sa accogliere lo straniero, non si può accogliere Gesù Bambino». Quindi, niente bambinello nella grotta. La parrocchietta di Santa Lucia del capoluogo lombardo dev’essere stata la sola chiesa cattolica al mondo dove, la mezzanotte del 24 dicembre, Gesù non è nato. Meglio: gli è stato impedito di nascere. E non da un infedele, da un imam islamico integralista o da un miscredente seguace di Erode: Ci voleva un prete, un ministro della Chiesa cattolica- scrive Luigi Santambrogio su Libero - per fare ciò che neppure a re Erode era riuscito. Due casi isolati? Non è così. Le moschee nei presepi, ormai, sono la normalità. Quando abbiamo dato per primi la notizia del sacerdote genovese che aveva messo una moschea nel suo presepe, non avremmo mai pensato che non si trattasse di un caso isolato. E invece. Invece, in pochi giorni, la moschea all’interno del presepe è diventata una specie di simpatica tradizione. Ce n’è una a Venezia, un’altra a Sestri Levante, un’altra ancora chissà dove. Come se, insieme a buoi, asinelli, pastori, don Giuseppe e Marie, fosse obbligatorio metterci anche un minareto. (Massimiliano Lussana, Quando l’attacco alla Chiesa arriva dalla Chiesa, 28.12.08 Il Giornale). Questi sono i fatti, ora, se la Chiesa e la religione sono sotto attacco, che parte dall’Onu, all’Unione Europea, per finire ai media e al politicamente corretto come unico metro di valore e di pensiero, sarebbe il caso che i suoi ministri non si accodassero a quest’opera di demolizione sistematica delle nostre radici e delle nostre tradizioni. Di fronte al tradimento dei chierici, bisogna registrare la reazione dei semplici fedeli, in particolare quelli della parrocchia di Nostra Signo- Giancarlo Bruni Mariologia ecumenica Edb pp. 558 €. 54,00 Per costruire una mariologia che non sia “vittima” delle divisioni confessionali, il volume tesse pazientemente i fili dei dialoghi teologici sulla Madonna intercorsi tra tutte le Chiese, organizzando la materia in 5 grandi sezioni: approcci, documenti ufficiali internazionali, documenti ufficiali nazionali, documenti non ufficiali, prospettive. Appunto le Prospettive conclusive indicano che anche in mariologia i dialoghi ecumenici hanno prodotto una teologia riconciliata. Roberta Monetti I personaggi della Bibbia Messaggero pp. 204 €. 15,00 40 personaggi della Bibbia, presentati ai ragazzi. Sono 20 dall’Antico Testamento: da Adamo ed Eva, passando per Noè, Abramo, Mosè, il re Davide, fino ai profeti che annunciavano la venuta del Salvatore; 20 dal Nuovo Testamento: da Maria e Giuseppe, attraverso i discepoli e la Maddalena, fino a Paolo e Stefano. Di ogni figura è presentata brevemente la vicenda storica e la valenza di ogni personaggio anche sulla nostra vita. ra della Provvidenza di Genova, hanno protestato con la Curia, costringendo il parroco a rimuovere la moschea, mettendo il Vangelo nel presepe. Ma il parroco non si dà per vinto, ha sì tolto la moschea per mettere il Vangelo: ma del Vangelo ha evidenziato una frase in cui Gesù condanna chi respinge lo straniero. L’intento del parroco è evidente: tacciare di xenofobia, o meglio di razzismo, il vescovo e i fedeli che non hanno voluto la moschea. “E questo è l’aspetto peggiore della vicenda: l’ipocrisia di gabellare una moschea nel presepe per segno di accoglienza verso la straniero. È chiaro che il cristiano ha il dovere di accogliere ed amare tutti, anche se sono atei, anche se professano altre fedi, perfino se sono seguaci di una religione di conquista. Ma il cristiano distingue la persona dalle idee e dalle fedi. Dà da mangiare all’islamico, ma non dice – non può dire – che Gesù e Maometto sono la stessa cosa, che il Dio padre dei cristiani è uguale al Dio padrone dei musulmani (per chi non lo sapesse, «musulmano» vuol dire «sottomesso»). La moschea nel presepe è una forma di sincretismo religioso, un pasticcio teologico e ancor di più storico, un minestrone di culti mescolato in omaggio alla melassa buonista di gran moda”. (Michele Brambilla, Quando il prete non fa il prete, 30.12.08 Il Giornale). Questi episodi sono la prova che da qualche tempo in tante diocesi, seminari, facoltà teologiche, parrocchie sta dilagando una cultura relativista e sincretista. Per tacere di programmi pastorali che invocano la costruzione di una moschea per quartiere. Fatta salva, la buona fede dei tanti don Prospero e don Bianchi in servizio effettivo e permanente, più che da un atteggiamento offensivo, le loro iniziative sono originate probabilmente da una debolezza, da un’insicurezza. È il vedere che il mondo scappa via, che le chiese si svuotano, che i media parlano un linguaggio diverso: è tutto questo, forse - scrive Brambilla - che li spinge a cercare di recuperare terreno inseguendo le mode del momento; che li spinge a cercare l’applauso facile del politico progressista, del giornalista illuminato, del sindacalista impegnato. Ma la storia, anche recente, della Chiesa dovrebbe avere insegnato ai tanti don Prospero e ai tanti don Abbondio dei giorni nostri che chi sposa le mode rimane presto vedovo, com’è capitato ai tanti confratelli che credevano di essere all’avanguardia sventolando la bandiera rossa, e che un giorno si sono trovati, improvvisamente, tra i rottami della storia. I L Paolo è grande per il pensiero che ha consegnato alla storia religiosa universale nelle sue lettere, ma è grande anche come uomo d’azione, come apostolo e missionario. Il libro illustra soprattutto questo ultimo aspetto: nelle sue premesse, nella sua metodologia, nella sua passione per il vangelo, negli strumenti di cui si servì, nella geografia, la quale almeno nei progetti era quella dell’intero bacino mediterraneo. Benedetto XVI Catechesi sui padri della Chiesa Da Clemente Romano a Gregorio Magno Città Nuova pp. 232 €. 14,00 I Padri della Chiesa rappresentano, oggi più che mai, le coordinate indispensabili per chiunque voglia risalire alle fonti del pensiero cristiano. Al tempo stesso, sono protagonisti di una fecondissima stagione culturale nella quale si verifica l’innesto sul tronco della grande cultura grecoromana e delle culture limitrofe di una straordinaria novità capace di improntare tutti i secoli a venire. Riflettiamo con i Libri Riccardo Chiaberge La variabile Dio Longanesi pp. 194 €. 14,60 Un dialogo in forma narrativa tra due autorevoli astrofisici americani, uno cattolico e gesuita, George Coyne, e l’altro ebreo tendenzialmente agnostico, Arno Penzias. I due, stimolati e incalzati dalle domande di un giornalista italiano, Riccardo Chiaberge, discutono, anche in chiave storica, i rapporti spesso conflittuali tra scienza e fede, dal caso Galileo a Darwin fino al dibattito attuale. Una simpatica valigetta di cartone, contenente: quattro libretti illustrati di storie bibliche (La storia di Noè - Segui Mosè - Seguiamo la stella - Segui Gesù); per ogni libretto, un poster da completare con gli adesivi acclusi; quattro pennarelli che serviranno per colorare i poster. Autori Vari Pronto Bibbia Elledici 4 album ciascuno di 24 pp. €. 13,00 La riforma monastica ed ecclesiastica del secolo XI, l’azione politica e spirituale, le relazioni di ampio respiro sono solo alcuni dei motivi che segnalano Pier Damiani fra gli intellettuali più raffinati e dinamici del tempo. Eremita, teologo, riformatore: questi i nuclei attorno a cui si sono mossi i vari contribuiti degli studiosi, che ben sintetizzano la complessità di una vita spesa “tra cielo e terra”. Maurizio Tagliaferri Pier Damiani l’eremita EDB pp. 398 €. 28,00 Il dialogo tra ebrei e cristiani, consolidatosi dopo Autori vari la svolta conciliare, ha mostrato che non basta Ebrei e cristiani guardare agli ebrei “come testimoni viventi della Duemila anni di storia fede biblica”. La maggiore conoscenza reciproca Paoline ha prospettato la necessità di apprendere una storia estesa per tutti i duemila anni della nostra era. pp. 304 €. 16,00 All’interno di questo grande arco temporale gli ebrei vanno visti non solo come una minoranza perseguitata, ma anche come un popolo capace di una ricca e autonoma rielaborazione religiosa e culturale. David Juliet A modo mio Elledici pp. 11,50 €. 12,00 Il libro racconta sei noti episodi biblici con poche parole e disegni accattivanti. Con la parte destra del sussidio, i bambini dovranno “creare” 40 personaggi di cui parlano gli episodi, mescolando e componendo le giuste “tessere”. Un sussidio che educa i bambini alla creatività e li interessa alla Bibbia. Il libro nasce da un’esperienza drammatica che ha Alessio Tavecchio segnato la vita dell’autore: un incidente motocicli- Con una marcia in più stico che, a ventitré anni, lo ha reso paraplegico, Paoline costringendolo su una sedia a rotelle. Ben lontano pp. 216 €. 14,00 dal lasciarsi abbattere, Alessio Tavecchio ha saputo trasformare quell’evento in una fonte di energia per trovare nuove motivazioni e nuovi stimoli per il futuro. ibri dello Giancarlo Biguzzi Paolo missionario Paoline pp. 168 €. 12,00 N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre S pirito Marie-Dominique Philippe Fuoco sulla terra Città Nuova pp. 256 €. 16,50 Dio e la sua presenza nella nostra vita, la ricerca della Verità, la libertà, il messaggio del Vangelo, la Chiesa, lo scandalo della Croce, la divisione dei cristiani, il male, la sofferenza, la morte, ma anche la solidarietà, l’amore umano, il lavoro, la politica, la guerra.... Sono le grandi domande dell’uomo che l’Autore in questi colloqui affronta attraverso lo sguardo delle “beatitudini” Sulpicio Severo Cronache Città Nuova pp. 232 €. 18,00 L’Autore si propone di riassumere la storia sacra dall’origine del mondo fino ai suoi tempi, “per istruire gli ignoranti e convincere le persone colte”, scuotere i lettori e vincere la loro indifferenza o resistenza. Per questo si avvale della testimonianza dei santi e della loro vita ascetica. Sono numerosi gli esempi proposti dall’Antico Testamento alla Chiesa del suo tempo per esortare alle virtù cristiane. Jean Abiven Piccolo libro del cammino spirituale Città Nuova pp. 56 €. 5,00 Fare della propria vita un viaggio, un itinerario verso Dio: è l’aspirazione più profonda di ogni cristiano. Ma come fare? Infinite sono le strade per progredire nel rapporto con Lui che nel corso dei secoli i grandi santi - da Francesco d’Assisi a Teresa d’Avila - hanno disegnato con la propria esperienza. Proprio attingendo principalmente al Libro delle Mansioni della Santa spagnola, l’Autore traccia insieme un percorso di meditazione e un breve vademecum sull’argomento. Michele Aramini Prendersi cura Paoline pp. 160 €. 11,00 Il testo prende le mosse dalla necessità di un rinnovamento della pastorale dei malati. In questa prospettiva sono esaminati due aspetti: l’uno più eminentemente caritativo, l’altro di tipo culturale. In questa linea si affrontano temi quali: la malattia secondo il Vangelo, il rapporto tra fede e malattia, eutanasia e accanimento terapeutico. Economia N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre A cura di Gianfranco D’Ettoris Affitti e condominio L’agricoltura ringiovanisce Confedilizia risponde La rubrica fornisce risposta solo a quesiti di interesse generale. Non saranno, pertanto, presi in considerazione quesiti né a carattere personale né relativi a questioni già pendenti innanzi all’Autorità Giudiziaria. I quesiti vanno inoltrati alla Confedilizia tramite le oltre 200 Associazioni territoriali aderenti alla stessa e presso le quali è possibile attingere anche ogni ulteriore informazione. Per gli indirizzi delle Associazioni consultare i siti www.confedilizia.it www.confedilizia.eu oppure telefonare al numero 06.67.93.489. SUCCESSIONE NEL CONTRATTO DI LOCAZIONE E RAGIONI TRANSITORIE In un appartamento condotto in locazione da una anziana signora si è trasferito il nipote per assisterla. Si chiede se questi, una volta morta l’anziana conduttrice, possa pretendere di subentrare nel contratto di locazione. Secondo la giurisprudenza la convivenza con il conduttore defunto, cui, ai sensi dell’art. 6 della legge n. 392 del 1978, è subordinata la successione nel contratto di locazione di immobile adibito ad uso di abitazione, costituisce una situazione complessa caratterizzata da una convivenza stabile ed abituale e da una comunanza di vita preesistente al decesso, non riscontrabile qualora il pretendente successore si sia trasferito nell’abitazione locata soltanto per ragioni transitorie (Cass. n. 3251 dell’11.2.’08). Pertanto, la risposta al quesito è negativa. commerciale competa al conduttore sublocatore nei confronti del locatore ed al subconduttore nei confronti del sublocatore (Cass. sent. 9677 del 3.10.’97). RIPARAZIONE DEI FRONTALINI E ALIQUOTA IVA I frontalini dei balconi di un edificio condominiale necessitano di lavori di riparazione. Si domanda quale aliquota Iva vada applicata. Trattasi di un intervento di manutenzione ordinaria soggetto, pertanto, all’aliquota del 10% applicabile sia alle prestazioni di lavoro che alla fornitura di materiali e di beni, a condizione che questi ultimi non rappresentino una parte rilevante del valore complessivo della prestazione. DEFINIZIONE DI DECORO ARCHITETTONICO INDENNITÀ DI AVVIAMENTO E SUBLOCAZIONE Si domanda cosa debba intendersi per “decoro architettonico” del fabbricato ai fini della tutela prevista dall’art. 1120 cod. civ. in tema di innovazioni. In caso di sublocazione, si domanda se l’indennità di avviamento – ricorrendone i presupposti – spetti al conduttore o al subconduttore. Secondo la Cassazione con tale espressione deve intendersi “l’estetica dell’edificio, costituita dall’insieme delle linee e delle strutture ornamentali che ne costituiscono la nota dominante ed imprimono alle varie parti di esso una sua determinata, armonica fisionomia”. Ciò, senza che occorra che si tratti di edifici di particolare pregio artistico (sent. 27551 del 14.12.’05). E’ stato ritenuto che, nell’ipotesi di sublocazione di immobile urbano ad uso non abitativo, alla cessazione della locazione e, quindi, della sublocazione, l’indennità per la perdita dell’avviamento Michele Petrocelli Il labirinto clientelare Armando pp. 256 €. 23,00 L’Italia si presenta oggi come un Paese in evidente ritardo competitivo e dominato dal clientelismo. Proprio la presenza di un sistema clientelare patologico risulta essere il limite più rilevante allo sviluppo del sistema economico nazionale. Questo studio propone nella seconda parte un innovativo approccio di analisi del sistema economico visto come complesso di sapere, capacità, competenze in grado si generare valore e innovazione. Roberto Romani L’economia politica dopo Keynes Carocci pp. 320 €. 25,30 Il libro descrive l’evoluzione del pensiero economico successivo alla Teoria generale (1936) di Keynes, ponendolo in relazione con le vicende delle economie e le scelte di politica economica. Nel corso dei decenni post-bellici le idee economiche hanno subito un mutamento radicale: la problematica keynesiana, che aveva favorito un ampio intervento dello Stato nell’economia, ha lasciato il campo a un’economia politica critica della mano pubblica e sostenitrice dell’efficienza dei mercati. 11 L inus, Granbassi, Gelisio, Pellegrini, Silvestrin: questi alcuni dei volti noti intervenuti nel dibattito-dossier “La nuova scelta dei giovani: entrare in agricoltura”, on line su www.agricolturaitalianaonline.gov. it, il giornale telematico dell’agricoltura italiana edito dal Mipaaf, divenuto l’agorà virtuale del mondo dell’agricoltura italiana. “Il vecchio stereotipo del contadino non esiste più. L’agricoltura è giovane, ed è sorprendente la quantità di mail inviatemi da ragazze e ragazzi che mi arriva attraverso i siti www.agricolturaitalianaonline.gov.it e www. lucazaia.it: giovani uomini e donne della generazione 2.0 che mi chiedono indicazioni su come intraprendere questa strada. A noi il compito di sostenerli ed aiutarli, al mondo dei media quello di raccontare un settore strategico per tutto il sistema produttivo del Bel Paese uscito finalmente dal cono d’ombra cui era stato relegato”. Questo il commento del ministro Luca Zaia al nuovo Rinascimento agricolo italiano che www. agricolturaitalianaonline.gov.it si propone di analizzare nel dossier-dibattito “La nuova scelta dei giovani: entrare in agricoltura”, attraverso dati numerici, testimonianze dirette di giovani imprenditori agricoli e dichiarazioni di giornalisti, scrittori, conduttori televisivi e giovani personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo. Numerose le persone intervenute: Ulderico Bernardi, Antonio Del Giudice, Tessa Gelisio, Margherita Granbassi, Linus, Paolo Massobrio, Massimiliano Ossini, Federica Pellegrini, Carlo Raspollini, Enrico Silvestrin ed il Ministro Zaia. “L’unico modo per far diventare il mestiere dell’agricoltore il più bello al mondo è metterci tanta passione e voglia di fare.” Questo è quanto ha affermato Francesco Rossi, che con altri giovani imprenditori agricoli ha testimoniato come si possa raggiungere il successo in questo settore strategico dell’economia italiana. I nuovi agricoltori sono sempre U più giovani, motivati, innovativi e, spesso, laureati. “I giovani agricoltori sono il carburante che aprirà una nuova stagione dell’agricoltura italiana”, ha affermato la campionessa olimpica e mondiale di nuoto Federica Pellegrini. “Anche la produzione agricola può essere di tendenza, anche la coltivazione può essere un’attività “sexy”: la qualità e la modalità delle produzione, della distribuzione e la comunicazione stessa del prodotto possono fare di un’impresa agricola un’impresa d’avanguardia”, sottolinea Tessa Gelisio, conduttrice di Pianeta Mare. Linus, dj, conduttore radiofonico e scrittore, si sofferma invece sui numeri: “Sono già 100 mila le aziende guidate da giovani imprenditori e che fatturano il 75% in più rispetto Riuscito lo sciopero dell’ananas G li italiani hanno capito, e condiviso, il cosiddetto sciopero dell’ananas che è pienamente riuscito con un effetto positivo sui prodotti agricoli, sui produttori, sui portafogli e sulla salute degli italiani. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, commenta i dati diffusi ieri sui consumi alimentari tra Natale e Capodanno. “Pur con la prudenza, dettata dall’attesa di dati definitivi, ci sentiamo di dire che la “crisi” non ha colpito a Natale il settore primario, che tiene – sottolinea il Ministro – con un incremento in termini economici (la spesa è cresciuta del 5 per cento) e una quasi impercettibile flessione in termini quantitativi (- 0,5 per cento). Flessione che è assolutamente riequilibrata in termini qualitativi, bene sembrano infatti essere andati i prodotti a denominazione garantita.” “Il 2008 finisce con un’ottima performance della nostra agricoltura. I dati diffusi ci confortano nella convinzione che il made in Italy dell’agroalimentare – ha proseguito Zaia – è la grande potenza del mondo produttivo con cui tutti si devono confrontare. Non solo i nostri concittadini hanno preferito, C’era una volta il lavoro... E ora? Negli ultimi due decenni, o poco più, il lavoro ha subito uno stravolgimento che lascia smarriti. Era il pilastro centrale del nostro mondo. Oltre alla sicurezza economica, sostanziava le nostre identità e i nostri sogni, individuali e collettivi, e dava un forte senso di appartenenza a un’azienda, a un progetto, a una società. Poi il lavoro si è “corrotto”. H. Alford, F. Compagnoni Fondare la responsabilità sociale dell’impresa Città Nuova pp. 512 €. 24,00 Quando si può definire responsabile un’impresa? Certamente quando persegue il profitto nel rispetto delle leggi, cerca di sopravvivere e rimanere competitiva nel mercato ma, nello stesso tempo, tiene presente che il suo lavoro è un mezzo utile per il conseguimento di beni più elevati, finalizzati allo sviluppo e al miglioramento del benessere dell’umanità, dalla quale non può prescindere in quanto è essa stessa un prodotto dell’umanità. in particolare per le loro tavole, i prodotti della nostra terra, ma hanno abbandonato quei prodotti tropicali (- 25 per cento di import) che nulla hanno a che vedere con i nostri straordinari 4500 prodotti tipici che rappresentano al meglio i territori e le sapienze popolari del nostro paese.” “Notevole anche l’incremento dell’export, soprattutto nel settore vinicolo che vive – ha sottolineato Zaia - un exploit che non può che rallegrarci. La performance dello spumante italiano a tutto danno delle principali bollicine internazionali è stata, infatti, entusiasmante” “Non credo che il buon risultato conseguito durante queste festività sia casuale – ha proseguito Zaia – le ragioni della crisi economica vanno, infatti, cercate nella distanza sempre maggiore che si è creata tra l’economia reale e la sua proiezione finanziaria, distanza che nel mondo produttivo agricolo si riduce notevolmente. La terra e i suoi prodotti non sono un bene virtuale. Come dimostrato nei giorni scorsi, difenderemo questo patrimonio da tutti i contraffattori, sofisticatori e imbroglioni che purtroppo continuano a fare danni in Italia e nel mondo.” A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192 Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr tilità Serena Zoli Il lavoro smobilita l’uomo Longanesi pp. 216 €. 14,60 alla media del settore. Contribuiranno, speriamo, a costruire un futuro nuovo, sintonizzato con il ritmo della terra. E di questi tempi chi semina, raccoglie.” “L’agricoltura è uno dei settori che più di tutti vede i giovani in prima linea!”, ha sottolineato Margherita Granbassi, medaglia di bronzo nel fioretto alle ultime olimpiadi e inviata di “Anno Zero”. “L’altro giorno, andando in Facebook, mi sono imbattuta proprio in un gruppo di giovani agricoltori… il mondo cambia e noi, giovani, siamo il motore che lo farà andare avanti! Forza ragazzi!”. Per leggere il dossier-dibattito “La nuova scelta dei giovani: entrare in agricoltura” nella sua interezza, collegatevi al sito www.agricolturaitalianaonline. gov.it Leonardo Becchetti Oltre l’homo oeconomicus Città Nuova pp. 264 €. 16,00 “Il denaro non fa la felicità”: questa massima della cultura popolare è oggi confermata dalle indagini sulla felicità che sottolineano il ruolo determinante dei beni relazionali. Eppure le scienze sociali continuano a proporre modelli riduzionistici della persona. È necessaria pertanto una rifondazione della persona che tenga conto di tutte le sue dimensioni. G. Dragoni, G. Meletti La paga dei padroni Chiarelettere pp. 278 €. 14,60 L’amministratore delegato della banca Unicredit, Alessandro Profumo, nel 2007 ha guadagnato 9 milioni e mezzo di euro, 25 mila euro al giorno. Quanto un lavoratore medio in un anno. Il dibattito sugli stipendi dei manager sta diventando centrale in tutti i Paesi sviluppati. Solo in Italia se ne discute pochissimo, come se l’argomento fosse ritenuto sconveniente. Questo libro affronta il tema in profondità. T. Boeri, P. Garibaldi Un nuovo contratto per tutti Chiarelettere pp. 131 €. 10,00 La disoccupazione è calata negli ultimi dieci anni, ma gli italiani sono insoddisfatti: i loro salari sono più bassi della media europea ed è sempre più difficile entrare nel mercato del lavoro dalla porta principale. Soltanto uno su dieci riesce a trasformare il contratto a tempo definito in un’assunzione a tempo indeterminato. Se poi perdi il lavoro e non appartieni a una grande impresa nessuno ti aiuta. E allora, cosa fare contro la precarietà? Stefano Lepri La finanziaria siamo noi Chiarelettere pp. 211 €. 13,60 Che fine fanno i soldi che pagano i cittadini? Spesso è impossibile saperlo, gli stessi tecnici addetti alla contabilità dello Stato non lo sanno. Manca uno strumento che consenta di vedere che fine fanno le somme erogate per un investimento particolare. Per vedere a che punto è un’opera pubblica è meglio recarsi sul posto. A batter cassa dopo le elezioni sono sempre gli stessi. Questo libro racconta dall’interno come funziona la Legge finanziaria. Attualità 12 N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre Nel 2005 una famiglia su tre ha guadagnato meno di 1500 euro al mese ß L’indagine dello Svimez sulla povertà nel Mezzogiorno ß A rischio anche laureati, lavoratori autonomi e dipendenti a tempo indeterminato; il 41% pensa di non poter sostenere una spesa imprevista di 600 euro Gianfranco Nitti F amiglie monoreddito, con un alto numero di componenti a carico, dove nemmeno la laurea e il lavoro dipendente danno sufficienti garanzie e gli autonomi sono più a rischio dei pensionati. Poveri che non vanno mai al cinema o a teatro, vivono poche relazioni sociali e che devono limitarsi molto anche nell’acquisto di vestiti e medicinali. È la fotografia che emerge dall’indagine sui redditi e le condizioni di vita delle famiglie meridionali curata da Marco Di Marco e Gabriella Donatiello, pubblicata sull’ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della SVIMEZ, diretto da Riccardo Padovani. Condotta su dati EUROSTAT e ISTAT relativi agli anni 2005 e 2006, l’analisi prende in esame i principali indicatori della distribuzione dei redditi e dell’esposizione al rischio povertà delle famiglie del Mezzogiorno, regione per regione, in confronto al Centro-Nord. Povertà e Mezzogiorno In base ai dati EUROSTAT, nel 2005 più di un meridionale su 3 è stato esposto al rischio povertà contro l’11% del Centro-Nord. Detto in valori assoluti, su 11,5 milioni di poveri italiani, più di 7 risiedono nel Sud. Sicilia e Puglia le regioni dove è più alto il rischio povertà (40% e 37%). Nel 2005 al Sud una famiglia su tre (il 33,5% del totale) ha guadagnato tra 500 e 1500 euro al mese, contro il 18,4% del Centro-Nord. A livello regionale, è stata la Sicilia la regione più povera, dove quasi il 23% delle famiglie ha avuto entrate inferiori a mille euro al mese, seguita dal 19% della Calabria, dal 18% della Basilicata e dal 17% di Puglia, Campania e Molise. In Abruzzo e Sardegna si trovano in questa condizione l’11 e il 12% delle famiglie, percentuale comunque superiore al Centro-Nord (7,3%). Nella classifica dei redditi minimi troviamo in testa ancora le regioni meridionali: hanno guadagnato addirittura meno di 500 euro al mese il 5% delle famiglie siciliane, il 4,6% di quelle campane e circa il 4% delle lucane e delle calabresi. Ma sono numerosi i fattori che incidono sulla disuguaglianza dei redditi. Ad esempio l’incidenza di famiglie monoreddito, più alta al Sud (47% contro il 41% del Centro-Nord): la Si- cilia presenta addirittura più di una famiglia su due (54%) in questa condizione. Povertà e lavoro Il rischio di povertà è inoltre determinato in modo particolare dalla condizione lavorativa: il 51% dei disoccupati meridionali è infatti a rischio, percentuale che si dimezza al CentroNord (26%). Ma non si salvano nemmeno quelli che un lavoro ce l’hanno: quasi il 35% dei lavoratori autonomi nel Sud e quasi il 20% dei lavoratori dipendenti è a rischio (rispetto a percentuali da 3 a 5 volte inferiori nel CentroNord). Tra i settori, il privato offre meno garanzie, con più di un dipendente su 4 al Sud che si dichiara esposto al rischio. Nel pubblico le cifre scendono in entrambe le ripartizioni, ma in misura notevolmente diversa: il 9% dei dipendenti meridionali contro l’1,6% degli altri. Tra le variabili pesa anche molto il tipo di contratto, ma è interessante notare che al Sud anche il 16% di chi è dipendente a tempo indeterminato non esula dal rischio. Quanto all’età, nelle due aree la piramide si capovolge: se al Centro-Nord sono in pericolo gli anziani over 65, al Sud sono invece i giovanissimi under 24 a essere penalizzati. In generale, inoltre, studiare di meno mette più a rischio, ma si trovano in condizioni svantaggiate ben il 9% dei laureati meridionali. Condizioni di salute ed esclusione sociale Condizioni di salute e stato delle relazioni sociali sono altre importanti variabili che incidono nell’analisi del fenomeno. Rispetto a chi si trova in perfetta forma fisica, il malato è però molto più discriminato al Centro-Nord, con differenze del 50%, mentre al Sud tra i poveri che stanno bene o male la differenza è di soli 6 punti. I meno abbienti hanno inoltre una percentuale di esclusione sociale molto più alta degli altri: nel 2005 al Sud più di un povero su tre non è mai andato a teatro, al cinema, a visitare una mostra o ad assistere a un evento sportivo. Una spirale che si estende ad altre aree: chi è a basso reddito non frequenta partiti, associazioni culturali o di categoria, e tende a fare meno volontariato. Nemmeno le relazioni sociali più strette vengono risparmiate: nel Sud il 38% di chi non vede mai amici e parenti è a rischio di povertà. Povertà e casa Sia al Nord che al Sud le famiglie che si trovano in affitto e con un numero di componenti più alto sono penalizzate, anche se la tipologia famigliare più esposta al Sud è quella dei monogenitori con uno o più minori (55%), mentre al Centro-Nord è quella dei single over 65 (31%). Quanto al reddito, chi percepisce pensione o trasferimenti non da lavoro è più penalizzato, ma al Sud spicca il fatto che il rischio povertà per i lavoratori autonomi è maggiore rispetto ai pensionati (non così al Centro Nord). Inoltre, pur se presente in una parte esigua delle famiglie, anche la carenza di servizi essenziali nelle abitazioni indica forti situazioni di disagio: l’1,5% delle famiglie siciliane nel 2006 non disponeva di acqua calda e il 2% delle famiglie pugliesi non aveva una doccia o la vasca da bagno in casa. Nel 2005 una famiglia su cinque al Sud non ha potuto permettersi di riscaldare adeguatamente la propria abitazione, il 28% si è dovuto privare di vestiti necessari, quasi il 60% ha dovuto dire di no a una settimana di ferie, quasi il 20% non ha potuto acquistare medicine. La difficoltà a pagare bollette e affitti ha interessato il 15 e il 21% delle famiglie meridionali, con percentuali praticamente doppie rispetto al Centro-Nord. Quasi il 78% delle famiglie meridionali non è riuscita ad accantonare alcun risparmio e il 41% ha dichiarato di non poter sostenere una spesa imprevista di 600 euro. Tavole Esposizione al rischio di povertà per area e per caratteristiche degli individui – Anno 2005 In conclusione, lo studio afferma che “la retribuzione operata dal sistema di tasse e benefici non è riuscita a compensare le disparità dei rediti in misura sufficiente, sia per mancanza di risorse finanziarie, sia per le incoerenze delle politiche sociali. L’insufficienza del modello di welfare ha concorso a determinare profondi squilibri nella distribuzione del reddito e delle condizioni di vita fra le diverse generazioni, perché ha impedito un’efficace protezione alla vulnerabilità economica non soltanto di una parte degli anziani soli, ma anche di molte delle famiglie monoreddito e dei lavoratori, soprattutto più giovani”. Tenuto conto che l’indagine si riferisce al 2005, è presumibile che negli anni successivi, essendosi la situazione ulteriormente deteriorata, la condizione descritta nell’indagine sia peggiorata ed in modo più pesante al Sud che nel Nord. Da ciò ne deriva l’urgente esigenza che interventi nel Mezzogiorno riprendano in maniera più coordinata ed articolata, interrompendo la nefasta moda che si concentra tra ‘settentionalismi’ o ‘federalismi’ al solo scopo di non affrontare una vera e pericolosa emergenza sociale. E’ necessario quindi che i responsabili del governo nazionale non sottovalutino le indicazioni espresse recentemente dal presidente della SVIMEZ, Nino Novacco, secondo il quale “Tutto questo avviene perché i processi redistributivi delle ricchezze nazionali vengono incredibilmente visti − dal Governatore Formigoni quasi più che dal Sen. Bossi − come risorse “sottratte” alle zone più ricche per essere “regalate” alle zone meno avanzate, eppure le aliquote delle imposte − progressività dell’incidenza personale a parte − sono pari nell’intero territorio nazionale, e le differenze assolute o procapite delle imposte incassate in un territorio dipendono solo dalla maggiore o minore numerosità delle persone o delle imprese soggette ad analoga imposizione nelle diverse realtà produttive e occupazionali − più o meno avanzate − della Nazione. In tale situazione, se non si dedicano cospicue risorse in conto capitale alla progressiva diminuzione dei diffusi e pervasivi squilibri che caratterizzano le aree più arretrate, ed a politiche ad hoc per l’unificazione anche economica dell’Italia, non c’è barba di “federalismo fiscale” che possa − neppure nei prossimi 150 anni − correggere il dualismo italiano”. Attualità 14 è stato davvero imbarazzante ascoltare la cascata di numeri che hanno raccontato il presunto boom dell’agriturismo per Natale, Capodanno ed Epifania – dichiara Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura). Un boom che non poteva esserci e non c’è stato, viste le difficoltà economiche ben note. A questo si aggiunga che l’offerta di agriturismo è in costante aumento e che i soggiorni sempre più brevi determinano un rilevante aumento dei costi di gestione senza che sia possibile, vista la situazione, aggiornare i prezzi. “Si è perfino sentito dire - prosegue il presidente di Agriturist - che a Capodanno hanno dormito negli agriturismi 350 mila persone, quando i posti letto del settore non arrivano a 200 mila”. Agriturist, dopo un accurato esame delle statistiche ,conferma le previsioni diffuse a metà dicembre: arrivi come lo scorso anno, ma presenze inferiori a causa dell’abbreviarsi della durata dei soggiorni; a Capodanno oltre 20 mila posti letto rimasti vuoti. Un risultato appena soddisfacente, solo se si tiene conto della grave depressione dei consumi voluttuari Inesistente l’annunciato “boom” per l’agriturismo delle festività appena concluse Confagricoltura: “Niente trionfalismi per l’agriturismo” Ospiti e presenze come lo scorso anno, ma l’offerta è aumentata del 6%. Oltre 20 mila posti letto rimasti vuoti che è sotto gli occhi di tutti. La domanda non ha evidenziato, come negli scorsi anni, un significativo picco di richieste in prossimità del Capodanno, con la sola eccezione del 29 dicembre che ha fatto registrare su tutta la rete internet un aumento ricerche prossimo al 40%. Ne hanno beneficiato soprattutto le zone vicine a Roma (Lazio, Abruzzo e Campania), la Sicilia e la Valle d’Aosta, con recuperi di prenotazioni fra il 10 e il 20%. In senso assoluto, la regione più richiesta è stata, come al solito, la Toscana, seguita da Sicilia, Lombardia e Lazio. Ma è proprio la Toscana che ha sofferto maggiormente la crisi considerando che propone 4200 agriturismi contro i 400 della Sicilia, i 1100 della Lombardia e i 500 del Lazio. Fatto 100 il rapporto fra domanda e offerta in Toscana, la Posa di un oleodotto I Ridotto drasticamente il gas dall’Ucraina l gigante russo Gazprom ha “drasticamente” ridotto a circa un terzo il transito attraverso l’Ucraina di gas destinato ai Paesi dell’Europa occidentale, fatto che creerà problemi all’approvvigionamento europeo “da qui a q u a l c h e o r a ” : l o a ff e r m a un responsabile della società ucraina Naftogaz. I r u s s i “ h a n n o r i d o t t o l e f o rniture (di gas) a 92 milioni di metri cubi al giorno dai 221 milioni di metri cubi promessi, senza alcuna spiegazione. Noi non comprendiamo come faremo per far proseguire il gas verso l’Europà, ha dichiar a t o Va l e n t i n Z e m l i a n s k i , portavoce dell’ucraina Naftogaz. “Ciò significa - ha aggiunto - che da qui a qualche ora cominceran- N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre no problemi di approvvigionamento in Europa”. Il colosso del metano russ o G a z p r o m h a a ff e r m a t o di aver pompato oggi 65,3 milioni di metri cubi di gas in meno nei gasdotti ucraini perché ha intimato a Kiev di restituire attraverso i suoi stoccaggi, con tempo fino alle 10:00 ora di Mosca (le 08:00 italiane), il metano sottratto in questi giorni (per necessità tecniche, sostiene la parte ucraina) ai flussi diretti agli altri Paesi europei. “ G a z p r o m c h i e d e c o n u rgenza all’Ucraina di compensare una quantità di gas equivalente (ai 65,3 milioni di metri cubi) immettendola verso il confine occidentale entro le 10:00 del 6 gennaio 2009. Un telegramma in quel senso è Sicilia ha fatto segnare 550, il Lazio 480, la Lombardia 240. “Non è una situazione facile conclude Vittoria Brancaccio -. Occorre investire di più sulla promozione, soprattutto allo scopo di intercettare, anche in occasione dei brevi periodi di vacanza, una maggior quota di domanda estera (che prenota soggiorni più lunghi) rispetto al 10-12% registrato per le ultime Festività”. A proposito degli stranieri, gli inglesi si sono rivolti, nell’ordine, soprattutto a Toscana, Lombardia e Sicilia; i francesi a Toscana, Sicilia e Sardegna; i tedeschi a Toscana, Sicilia e Lombardia. Secondo le stime di Agriturist, il fatturato dell’agriturismo nel periodo delle festività appena concluse è stato di 70 milioni di euro. Gianfranco Nitti stato inviato a Naftogaz Ukraini”, l’azienda ucraina del gas. La decisione di riappropriarsi del metano involatosi nei tubi ucraini è stata annunciata ieri dal numero uno del coloss o r u s s o , A l e k s e i M i l l e r, al premier Vladimir Putin, che ha approvato l’idea. In Europa stanno arrivando ‘ ’s o l o 4 0 m i l i o n i d i m e t r i c u b i d i g a s ’’ r u s s o . L o h a annunciato, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomb e rg , i l v i c e p r e s i d e n t e d i Gazprom, Alexandr Medv e d e v, s o t t o l i n e a n d o c h e le forniture di gas che attraversano l’Ucraina sono ‘ ’s e t t e - o t t o v o l t e ’’ s o t t o l a media. La quantita’ di gas russo normalmente in transito sul territorio ucraino si aggira sui 300 milioni di metri cubi. Medvedev ha precisato che la Russia sta usando tutte le sue capacita’ di fornitura del gas, utilizzando rotte alternative anche se, ha precisato, ‘’non e’ fisicamente e tecnicamente p o s s i b i l e ’’ compensare completamente il taglio delle forniture in transito per l’Ucraina. E’ in corso a Milano una riunione dei vertici dell’Eni per valutare la situazione della fornitura del gas dalla Russia alla luce delle interruzioni verso l’Europa decise oggi da Gazprom. Secondo indiscrezioni alla riunione sono presenti, oltre all’ad del gruppo, Paolo Scaroni, il Direttore generale della divisione Gas and P o w e r, D o m e n i c o D i s p e n za, l’ad di Snam rete Gas Carlo Malacarne e quello della Stogit (la societa’ che gestisce gli stoccaggi di gas) Enrico Cingolani. Il flusso di gas russo verso B u l g a r i a , G r e c i a , Tu r c h i a e M a c e d o n i a è s t a t o i n t e r- Vittoria Brancaccio, presidente Agriturist rotto durante la scorsa notte: lo annuncia il ministero p e r l ’ e c o n o m i a e l ’ e n e rgia della Bulgaria. “Alle 03:30 (le 02:30 italiane, ndr) le forniture alla Bulgaria oltre che il transito v e r s o l a Tu r c h i a , l a G r e c i a e la Macedonia sono stati sospesi”, ha detto il ministero bulgaro in una nota, aggiungendo: “Ci troviamo in una situazione critica”. Le forniture di gas russo alla Romania sono state ridotte del 75%, secondo quanto denuncia stamani la Tr a n s g a z , g e s t o r e s t a t a l e romeno dei gasdotti. “Le importazioni di gas russo s o n o s t a t e r i d o t t e d i c i rca il 75%”, ha dichiarato alla Reuters il direttore di Tr a n s g a z , I o a n R u s u . N e i giorni scorsi le forniture di gas russo, come conseg u e n z a d e l l a d i s p u t a e n e rgetica fra Russia e Ucraina, erano già calate del 30-40%, pari a circa 3 milioni di metri cubi in meno al giorno. Sempre stamani la Bulgaria ha denunciato l’interruzione dei flussi di gas russo che, dice Sofia, colpirà anche la Grecia, la Tu r c h i a e l a M a c e d o n i a . Il taglio del flusso di gas russo in transito attraverso l’Ucraina è arrivato in Austria, dove il gruppo Omv denuncia che l’approvvigionamento di gas russo risulta ridotto al 10% di q u a n t o p r e v i s t o . L’ O m v, principale società di idrocarburi dell’Europa centrale, ha annunciato che dovrà ricorrere alle riserve. Le forniture di gas alla Tu r c h i a p r o v e n i e n t i d a l gasdotto occidentale russo, che attraversa l’Ucrai- na, sono state completamente interrotte. Lo ha reso noto il ministro d e l l ’ E n e rg i a t u r c o a g g i u n gendo che il Paese dovrà fare ricorso alle riserve. Forniture di gas ridotte ai minimi termini anche in Ungheria. Il paese, ha r e s o n o t o i l g r u p p o e n e rgetico Mol, sta ricevendo meno del 20% del gas russo normalmente previsto. I flussi di metano russo attraverso i gasdotti bielorussi sono stati aumentati di circa un terzo, di 26 milioni di metri cubi, per a rg i n a r e a l m e n o i n p a r t e l e perdite per i consumatori europei conseguenti alla nuova ‘guerra del gas’ con l’Ucraina. Lo comunica la compagnia di Minsk, Berltransgaz, precisando che 20 milioni di metri cubi extra vengono pompati nei tubi d e l g a s d o t t o Ya m a l - E u r o p a (di proprieta’ di Gazprom) e sei milioni attraverso i condotti bielorussi. Intanto le ripercussioni delle minori immissioni nei tubi ucraini (meno 65,3 milioni di metri cubi secondo Mosca, meno due terzi dei flussi abituali secondo K i e v ) s t a n n o a v e n d o r i p e rcussioni in tutta Europa: B u l g a r i a , Tu r c h i a e B a l c a ni sono privi di rifornimenti dalla Russia, l’Austria denuncia un calo drastico (solo il 10% dei flussi concordati) e ovunque si mette mano alle riserve. Le forniture russe alla Croazia sono state totalmente interrotte. Lo hanno reso noto fonti ufficiali croate. Giorgio Lambrinopulos Speciale scuola N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre 15 Leggere che passione! A cura di Maria Grazia D’Ettoris La Pier Giorgio Frassati racconta Gli alunni del X Circolo di Crotone affascinati dal mondo delle fiabe Tu sei speciale T Eli e gli Wemmicks anto tanto tempo fa, esisteva un falegname di nome Eli. Egli viveva su una collina, era come un Dio perché aveva creato tanti burattini chiamati Wemmicks. Gli Wemmicks mettevano voti su tutto, per chi era intelligente, per chi sapeva saltare, per chi aveva il legno liscio, per chi era alto regalando stelle d’oro. Alcuni come Pulcinello non sapevano fare niente e venivano date loro palline colore grigio. Un giorno Pulcinello, incontrò Lucia, anche lei era una Wemmick senza stelle e palline. Pulcinello la guardò attentamente e le disse:” perché non hai né stelle né palline?” Lucia rispose: “vai da Eli in collina che ti spiegherà tutto.” Pulcinello la sera si sedette sul letto, osservando la luna cominciò a dire: T anto tempo fa, c’era un popolo che si chiamava Wemmichs. Era questo un popolo di burattini di dimensioni piccole, piccole, che sapeva ballare, cantare, dire parole lunghissime, saltare benissimo. E ogni volta che faceva una di queste cose bene veniva consegnata una stella d’oro. Un giorno Pulcinello uscì di casa, tentò di ballare , cadendo spesso, senza riuscire a ottenere una stella d’oro. Gli altri in cambio gli diedero tanti pallini grigi. Poi, Pulcinello incontrò una ragazza di nome Lucia e le chiese come mai non aveva Strigaro Alessia nessuna stella e nessun palclasse 3 B scuola lino grigio. Lucia rispose a X Circolo Pulcinello di andare da Eli, per conoscere il motivo. Così, Pulcinello una notte, affacciandosi dalla sua finestra e guardando la luna, era indeciso se recarsi da Eli , ma alla fine si convinse. Eli era un uomo alto e abitava in una casa grande in cima alla collina .Quando Pulcinello giunse, tutto era molto più grande di lui. Lo sgabello, il martello… erano enormi. Eli chiamò il burattino, lo prese in braccio adagiandolo sul tavolo. Gli chiese il motivo della sua tristezza e quando Pulcinello rispose che desiderava avere una stella d’oro, gli disse invece che era un burattino speciale e doveva credere in tutto ciò. Pulcinello uscendo da casa di Eli, credette di essere speciale e una pallina grigia cadde dal suo corpo. “vado o non vado da Eli? Ho deciso, vado”. Pulcinello si avviò da Eli, entrò nella casa, vide uno sgabello più grande di lui, il martello quanto il suo braccio. All’improvviso arrivò Eli che lo prese in braccio e Pulcinello gli disse:” mi danno tutti palline grigie e mi giudicano, ma io non voglio essere giudicato perché altrimenti nessuno mi ama.” Eli rispose:” qui c’è chi ti ama.” “Chi sarebbe “disse Pulcinello? “Io, perché ho creato tutti gli Wemmicks e quindi anche te. Pulcinello credette alle parole di Eli, uscendo da casa si accorse che gli era caduto il primo pallino grigio. Mirabella Marta 3^ B - X Circolo Marta Corrado 3^ B - X Circolo M olti anni fa c’era un falegname di nome Eli. Questo falegname viveva su una collina e tutti pensavano che fosse un dio. Lui aveva creato dei burattini che si chiamavano Wemmicks. Questi Wemmicks mettevano dei bollini su tutto: chi era intelligente, chi stupido, chi basso, chi alto, chi bello, chi brutto, insomma su tutto. Chi era intelligente riceveva una stella d’oro, ma alcuni Wemmicks, che non sapevano niente come Pulcinello, ottenevano un C ’era una volta un popolo di legno che si chiamava Wemmicks. Li aveva costruiti un falegname di nome Eli, che aveva una pallino grigio. Un giorno, Pulcinello, incontrò una ragazza Wemmick che si chiamava Lucia ed a lei, non avendo né stelle e né pallini, chiese: come mai non hai né stelle e né pallini? E Lucia gli rispose: a me non si attaccano addosso. Ma come! Adesso vado da Eli e glielo chiedo. Entrò in casa di Eli e, mentre osservava ciò che c’era intorno arrivò Eli che, con grande affetto, lo prese in braccio. Pulcinello, dunque, a lui subito gli dice: a me danno sempre pallini grigi e restano tutti appiccicati!! Tutti, allora, mi giudicano per quel che vedono ed io non voglio essere giudicato perché poi nessuno mi ama. Quando Eli sentì queste parole gli disse…: non ti preoccupare Pulcinello, perché io ti amo, perché io ti ho creato come tutti gli Wemmicks. Pulcinello, dunque, andò via felice e da subito si accorse che un bollino grigio si era già staccato! bottega in cima a una collina. Tutto il giorno gli Wemmicks si attaccavano adesivi, stelle d’oro per chi era bello, sapeva cantare, sapeva saltare, sapeva far qualcosa. Pallini grigi per chi sapeva far poco. Pulcinello era uno di quelli che sapeva far poco, quindi riceveva pallini grigi fino a quando cominciò a credere di non essere un bravo Wemmick .Un giorno incontrò Lucia, una Wemmick che non aveva adesivi perché su di lei non si attaccavano, e le domandò:”com’è possibile che gli adesivi su di te non si attaccano?” E Lucia rispose:”vado ogni giorno a trovare Eli, lo scultore che ha la bottega sulla collina.” Pulcinello andò alla bottega di Eli e vide uno sgabello che era alto quanto lui, un martello lungo quanto il suo braccio, allora impaurito decise di andarsene, però sentì il suo nome quindi si fermò. Era Eli che lo aveva chiamato e gli disse:”vieni qui fatti guardare”. Pulcinello rispose:” conosci il mio nome?” Eli gli disse:” certo ti ho fatto io”. Poi guardandolo vide i pallini grigi e gli disse:” hai preso brutti voti?” Pulcinello rispose:” non volevo, ho fatto del mio meglio.”Eli disse che non doveva giustificarsi perché quello che pensano gli Wemmicks non importa. E concluse :” tu sei mio figlio e per me sei davvero speciale!” Chiara Araldo Classe 3 B X Circolo Zac Ruggiero 3^ B - X Circolo Samuele Sarpi Classe 3 B scuola X Circolo Guerriero Raffaele Classe 3 B scuola X Circolo Maria Chiara Rodio 3^ B - X Circolo Marianna Rotondo Nicoletta Hristodorescu L’apprendimento intelligente Teoria dei luoghi della mente, metodologia per favorire lo sviluppo delle capacità intellettive L’apprendimento intelligente è una metodologia di gestione ottimale delle risorse intellettive che tutti possono acquisire per migliorare l’efficienza del proprio sistema cognitivo. In effetti, l’energia della mente è potenzialmente illimitata, ma non tutti sanno usarla in modo appropriato per il loro profitto e per il profitto degli altri. La “Teoria dei luoghi” (Tdl) formula alcune ipotesi sulla natura e la struttura della mente umana, partendo dal presupposto che il cervello non è un contenitore in cui vengono immagazzinate, alla rinfusa, le informazioni in entrata, ma una struttura di strutture citoarchitettoniche geneticamente predisposte ad essere organizzate. Il modello neuro mimetico descritto dalla “Teo- ria dei Luoghi” è il risultato di studi che riguardano non soltanto le Neuroscienze, ma anche la Cibernetica, la Psicologia, la Linguistica e le problematiche connesse all’insegnamento. Nessuna sperimentazione diretta sull’essere umano può accertare con mezzi non invasivi le modalità in cui i processi intellettivi di alto livello (creativo, scientifico, religioso) siano soddisfatti dal comportamento funzionale dei singoli neuroni, all’interno delle strutture alle quali essi appartengono. La Hristodorescu descrive in maniera approfondita questi processi nel preciso intento di porre le basi di una metodologia che possa favorire il processo di apprendimento e dotare l’insegnamento scolastico di presupposti scientifici più efficaci e cons- apevoli del funzionamento cerebrale. L’autrice completa il suo studio con una sua personale teoria da lei applicata ai suoi alunni che consente un graduale e sostanziale miglioramento del quoziente intellettivo. I-88900 Crotone, via Lucifero 40 tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413 ISBN 978-88-89341-12-4 pp. 466, € 22,00 Opera di prossima pubblicazione