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Anno XVII N° 18/2008 - 31 dicembre
UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
C
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L’intesa è stata raggiunta all’Onu per chiedere un cessate il fuoco tra Israele
ed Hamas e permettere la distribuzione di aiuti umanitari di emergenza a Gaza
Accordo raggiunto per il cessate il fuoco
Dopo 13 giorni dall’inizio dell’operazione israeliana ‘Piombo Fuso’, nella
Striscia di Gaza è ormai crisi umanitaria “totale”, come denunciano alcune ong
Giorgio Lambrinopulos
D
opo lunghi negoziati, un accordo
di massima e’ stato
raggiunto all’Onu per chiedere un cessate il fuoco tra
Israele ed Hamas e permettere la distribuzione di aiuti umanitari di emergenza
a Gaza. Sono aiuti che le
Nazioni Unite hanno sospeso per il momento, dopo
la morte di due dipendenti
dell’agenzia per i profughi
palestinesi, l’Unrwa, ed il
ferimento di un terzo. I paesi occidentali del Consiglio
di Sicurezza hanno raggiunto in serata un accordo di
massima con i paesi della
Lega Araba (rappresentati
in Consiglio dalla Libia)
per ‘’chiedere e sottolineare l’urgenza di un cessate il
fuoco immediato, duraturo
e rispettato da tutti’’, oltre
a chiedere ‘’il ritiro immediato’’ delle forze armate
presenti. David Miliband,
il ministro degli esteri britannico -che insieme ai
colleghi francese Bernard
Kouchner, presidente di
turno del Consiglio, e statunitense Condoleezza Rice,
ha negoziato a tutto campo
in queste ore- ha detto che
ormai l’approvazione di
una risoluzione e’ a portata
di mano e ha definito il testo
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon
su cui c’e’ un’intesa ‘’molto forte’’, incentrato sulla
necessita’ di una cessate il
fuoco immediato’’, e tale da
permettere all’Onu di parlare ‘’in maniera chiara e forte’’. Era molto soddisfatto
anche il segretario generale
della Lega Araba Amr Mus-
sa, secondo cui a fine serata
rimaneva soltanto da ‘’lavorare sui dettagli’. Mussa
non vedeva pero’ ostacoli
di rilievo all’approvazione
unanime del documento
da parte dei Quindici. Fino
all’accordo c’erano due diverse bozze sul tavolo del
Consiglio di Sicurezza. Un
primo testo, messo a punto
dai paesi arabi, era molto
duro nei confronti di Israele
e sarebbe stato bloccato dal
veto statunitense. Il secondo testo, proposto dai paesi
occidentali, veniva invece
giudicato troppo poco vin-
Attacco alla democrazia in Grecia
U
n gruppo di sconosciuti ha sparato
una ventina di colpi
di Kalashnikov e lanciato
una bomba a mano contro una postazione della
polizia ad Atene, ferendo
gravemente un agente. Il
poliziotto, 21 anni, è stato
colpito al petto e ad una
gamba ed è in pericolo di
vita. L’attacco è avvenuto
poco prima dell’alba ad un
posto di guardia davanti ad
un edificio del ministero
della Cultura nel quartiere
di Exarchia, nel centro della
capitale greca. “Questo è un
attacco alla democrazia”,
ha dichiarato in televisione il ministro degli Interni
Prokopis Pavlopoulos, promettendo di catturare al piu’
presto gli aggressori. Subito dopo l’attacco è scatta-
ta una caccia all’uomo e
diverse persone sono state
interrogate. La polizia vuole scoprire se i kalashnikov
sono le stesse armi automatiche usate il 23 dicembre
da sconosciuti che hanno
aperto il fuoco dall’università di Atene contro un
pulmino di poliziotti dei reparti anti sommossa. Allora
nessuno fu colpito. La tensione è molto alta in Grecia dove l’uccisione di un
quindicenne da parte della
polizia lo scorso 6 dicembre ha provocato violente
proteste in tutta la Grecia,
mettendo a rischio la tenuta
del governo conservatore.
Il poliziotto greco, ferito gravemente stanotte ad
Atene, e’ stato colpito con
tutta probabilita’ dal gruppo
estremista piu’ pericoloso
della Grecia, il movimento di estrema sinistra Lotta
Rivoluzionaria. Secondo
il capo della polizia greca
Vassilis Tsiatouras, l’agente
(Diamantis Matzounis) e’
stato raggiunto da numerosi
proiettili appartenenti ad un
fucile Kalashnikov e ad un
fucile mitragliatore. Per la
polizia, il fucile mitragliatore usato contro il poliziotto
era stato precedentemente
utilizzato in un altro episodio rivendicato dal gruppo
Lotta Rivoluzionaria, noto
per aver lanciato un razzo
contro l’ambasciata americana nel 2007. Le indagini,
assegnate alla squadra antiterrorismo di Atene, hanno
scoperto una quarantina di
bossoli sulla scena dell’attentato, di cui 27 provenienti dal Kalashnikov e 4
dal fucile mitragliatore legato al gruppo estremista.
Il fucile, 9-millimetri, era
stato utilizzato nell’aprile
di due anni fa per un attacco contro una stazione di
polizia nel distretto settentrionale di Atene (Nea Ionia), tre mesi dopo il lancio
del razzo contro la sede diplomatica statunitense avvenuto a gennaio. Nei due
attentati, fortunatamente,
nessuno rimase ferito. Per
la polizia, quel fucile mitragliatore era stato rubato ad
un agente che sorvegliava
la casa del presidente della
Corte Suprema, Romylos
Kedikoglou. Tsiatouras ha
dichiarato di esser convinto
che il gruppo ‘’aveva tutta
l’intenzione di uccidere’’.
Continua a pag 2
colante e troppo blando dai
paesi della Lega araba. Prima che riprendessero speditamente le consultazioni
al Consiglio di sicurezza,
sul sempre più drammatico
tema degli aiuti umanitari all’Onu si era registrato
oggi un passo falso. Contrariamente a quanto era stato
indicato in un primo tempo,
come erroneamente indicato da fonti dell’Unrwa, l’attacco contro il convoglio
Onu infatti non si e’ verificato durante la tregua di tre
ore proclamata da Israele
per permettere la distribuzione di aiuti alimentari e di
emergenza. E il segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon ha dovuto
fare una imbarazzante parziale marcia indietro, dopo
aver lanciato pesantissime
accuse ad Israele. Un portavoce del segretario generale, Fahran Haq, ha spiegato
che le prime indicazioni
fornite dalla stessa agenzia,
l’Unrwa, ‘’erano sbagliate’’
e che l’attacco ‘’si e’ verificato nella mattinata, mentre
la tregua e’ entrata in vigore nel primo pomeriggio’’.
Quindi il segretario generale ha pubblicato una versione riveduta della prima
dichiarazione di condanna
dell’attacco, questa volta
senza nessun riferimento
alla tregua. Nella dichiarazione, ad ogni modo, Ban
condanna con fermezza
l’attacco dell’esercito israeliano contro un convoglio
di aiuti a Gaza, che ha provocato la morte di almeno
due dipendenti dell’Unrwa
e il ferimento di un terzo.
Chiedendo di nuovo un
cessate il fuoco immediato, il segretario generale
ricorda che l’Unrwa e’ stata
obbligata ad interrompere la distribuzione di beni
alimentari non essendo garantita la sicurezza del suo
personale. Infine gli Stati
Uniti, molto preoccupati
per la situazione umanitaria, hanno chiesto ad Israele di ampliare il cessate
il fuoco quotidiano di tre
ore, per agevolare l’invio di
aiuti alimentari a Gaza Al
13/o giorno dell’operazione
israeliana ‘Piombo Fuso’,
nella Striscia di Gaza è ormai crisi umanitaria “totaContinua a pag 2
Fides Catholica
Rivista di apologetica
teologica
Anno III, I – 2008
Istituto Teologico
«Immacolata Mediatrice»
Una nuova rivista teologica
dal titolo “Fides Catholica”,
a cura dello Studio Teologico
Immacolata Mediatrice vede
gli albori, quando già si levano le prime luci di un pontificato che ameremmo definire
“teologico”.
Politica
2
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
Conflitto israelo-palestinese, chi ha ragione e chi ha torto
C
hi ha torto chi ha ragione nel conflitto israelo-palestinese? Certo
non è semplice schierarsi, ma
certamente se i palestinesi
di Gaza cadono, sì, sotto le
bombe israeliane, la responsabilità prima di quelle morti
e di quelle distruzioni — che
ci fanno orrore, come la morte di ogni uomo per mano di
un altro uomo — è di Hamas;
così come quella delle morti
e delle distruzioni delle città
tedesche bombardate dagli alleati era di Hitler. Hamas, da
un lato, condanna, ora, la reazione militare di Israele come
il male, ma poi, dall’altro,
sembra dimenticare di aver
fornito una giustificazione
politica, e persino religiosa,
Segue dalla prima
le”, come denunciano alcune ong.
L’Unwra, l’agenzia dell’Onu per i
rifugiati palestinesi, ha sospeso le
operazioni dopo che un suo convoglio è stato colpito dal fuoco
israeliano, mentre dure accuse a
Israele giungono dalla Croce Rossa internazionale. Oggi lampi di
guerra anche in Libano, da dove
almeno tre razzi sono stati lanciati
contro Israele, facendo temere un
coinvolgimento dei Hezbollah nel
conflitto, mentre le forze israeliane proseguono l’offensiva - che
ha già causato 763 morti e circa
3.500 feriti, secondo l’ultimo bilancio di fonte palestinese - e la
diplomazia internazionale è al
lavoro per tentare di ottenere una
tregua. Un convoglio dell’Unwra
è finito sotto il fuoco di un carro
armato vicino al valico di Erez, fra
Israele e la Striscia di Gaza. I due
autisti sono stati uccisi. Dopo l’incidente, l’Onu ha sospeso a tempo
indeterminato tutti i convogli diretti a Erez e al valico commerciale di Kerem Shalom, finora il
principale punto di transito per gli
aiuti umanitari destinati alla metà
della popolazione della Striscia
di Gaza, circa 750.000 persone.
In un primo tempo la portavoce
del segretario generale dell’Onu
aveva denunciato che l’attacco
era avvenuto durante la tregua
quotidiana di tre ore decisa dalle
forze israeliane per permettere
l’avvio degli aiuti. Ma la circostanza è stata poi smentita da altre fonti ufficiali Onu. La Croce
Rossa internazionale (Cicr) ha
accusato le forze israeliane a di
avere ritardato l’accesso ai feriti in un quartiere di Gaza City,
tra cui quattro bambini che per
quattro giorni sono rimasti in
Segue dalla prima
Intanto La Grecia, con il nuovo
anno, ha assunto la presidenza
dell’ Osce, Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione in Europa.Il ministro degli esteri greco,
signora Dora Bakojanni, illustrerà
le priorità della presidenza ellenica il 15 gennaio, a Vienna, nella
sede dell’ Osce. La responsabile
del ministero degli affari esteri
di Atene, ha comunque già avuto modo di rendere noto che la
Grecia darà particolare rilevanza
all’ Asia centrale, alla regione del
Caucaso, in special modo dopo la
crisi della Georgia. “ La presiden-
ai propri attacchi missilistici
ai territori israeliani limitrofi che l’hanno provocata. Non
lo dovrebbero dimenticare,
anche e soprattutto, coloro i
quali, in Occidente, bruciano le bandiere di Israele e
inneggiano alla «guerra di
liberazione»
dell’integralismo antisemita islamico
di Hamas. (Piero Ostellino,
Chi sono i veri responsabili,
5.1.09 Il Corriere della Sera).
Per assicurare al popolo palestinese libertà e indipendenza, è necessaria la pace. “Le
guerre — che, a partire dal
giorno stesso della sua nascita, gli Stati arabi hanno fatto
a Israele; e il terrorismo, che
il fanatismo religioso gli ha
scatenato contro dalla prima
casa senza cibo e acqua accanto
al cadavere della madre. Il Cicr
sostiene che le forze dello stato
ebraico rallentano i soccorsi e
impediscono alle ambulanze di
evacuare i feriti dalle zone colpite. Amnesty International ha invece accusato le forze israeliane
e i miliziani palestinesi a Gaza
di mettere costantemente in pericolo la vita dei civili e di usarli,
in certe circostanze, “come scudi
umani”. L’esercito israeliano ha
continuato a martellare dal cielo, da terra e dal mare la Striscia.
La scorsa notte ha visto uno dei
più pesanti bombardamenti a est
della città di Gaza mentre nel sud
carri armati e soldati si sono avvicinati a Khan Yunes, una delle
principali roccaforti di Hamas.
L’ultimo bilancio delle fonti sanitarie palestinesi è di 763 morti
e 3.500 feriti nella Striscia, mentre le perdite di Israele finora
sono di 12 militari uccisi, di cui
tre colpiti oggi. Il premier israeliano Ehud Olmert ha affermato
che le operazioni a Gaza continueranno finché Israele non avrà
conseguito i suoi obiettivi. Questa mattina, dal Sud del Libano,
nella zona dove sono dispiegate
le forze Onu dell’Unifil, almeno
tre razzi sono stati lanciati contro
Israele. L’artiglieria ha risposto
con alcuni colpi di cannone mentre Hezbollah, sul quale si sono
subito appuntati i sospetti, si è
detto estraneo all’incidente che
è stato condannato dal governo
di Beirut. Si pensa che ad attaccare siano state altre fazioni radicali palestinesi, in particolare
al Fronte popolare per la liberazione della Palestina-Comando
generale
Giorgio Lambrinopulos
za greca -ha già dichiarato il ministro Bakojanni- lavorerà con impegno affinchè l’ Organizzazione
per la sicurezza e la cooperazione
in Europa, possa continuare il suo
operato in Georgia, in una forma
accettabile per tutti”. la presidenza greca, inoltre, ha intenzione di
rendere più stabile il quadro istituzionale dell’ Osce, creata nel
1994, ma che non gode ancora
di personalità giuridica, e fare in
modo che il suo bilancio complessivo possa crescere, così da permetterle di attivarsi in modo più
efficace e fattivo.
G.L.
Tariq Ramadan
Intifada — l’hanno impedita.
Le guerre e il terrorismo —
cioè la dichiarata e costante
volontà di distruggere Israele
e di sterminare gli ebrei —
hanno trasformato due diritti
«eguali», e parimenti legittimi, ad avere un proprio Stato,
in due diritti «contrastanti».
(ibidem). E ora che il conflitto è acceso, come sempre in
ogni crisi israelo-palestinese
anche questa volta, tutti cercano e invocano una mediazione. Bisogna cercare un punto
d’incontro. Bisogna trattare o
no con Hamas. In altre parole: Israele deve accettare che
Hamas sia anche un interlocutore politico oppure è solo
un nemico da abbattere con
la forza, costi quel che costi?
Giusto, ma c’è un particolare,
perché ci sia una mediazione
deve esserci qualcuno con cui
mediare, - scrive Galli della
Loggia - vale a dire qualcuno
non solo convinto dell’opportunità di un accordo basato sul
do ut des, ma che dia garanzie di voler lui stesso per primo rispettare un tale accordo,
nonché di poter farlo rispettare a chicchessia. La crisi mediorientale non ha mai trovato
una soluzione perché finora
da parte araba una figura,
un’autorità, una cultura del
genere, sono sempre mancate.
(Ernesto Galli della Loggia, I
mediatori introvabili, 3.1.09 Il
Corriere della Sera). Israele da
sempre deve confrontarsi militarmente con le forze radicali
della Palestina, prima con Arafat, ora con Hamas, dietro cui
c’è il potente alleato iraniano.
Queste forze radicali, bisogna
essere chiari, si prefiggono
né più né meno l’eliminazione dello Stato ebraico (Hamas
auspica anche l’eliminazione
di tutti gli ebrei dalla faccia
della terra), senza che però si
trovi mai nel mondo islamico qualche leader o qualche
governo importante, qualche
voce autorevole, in grado di
condannare recisamente e pubblicamente, prima ancora che
la ferocia, il nullismo politico
suicida del radicalismo. Forse
questa volta c’è qualcuno che
lo fa, per André Glucksman,
lo scontro di Gaza, per quanto sanguinoso e terrificante,
lascia trasparire tuttavia uno
spiraglio di speranza che le
immagini drammatiche troppo
spesso nascondono. Mahmoud
Abbas, capo dell’Autorità palestinese, subito dopo l’inizio
della rappresaglia israeliana,
ha trovato il coraggio di imputare a Hamas la principale responsabilità della tragedia dei
civili a Gaza, per aver
rotto la tregua. (André
Glucksman, L’ipocrisia della sproporzione, 3.1.09 Il Corriere
della Sera). Ma anche
molti paesi arabi giudicano assolutamente
sbagliata la linea terroristica di Hamas, ne
condanna la politica
di divisione del fronte
palestinese, l’intolleranza fondamentalista.
Ma nessuno di loro ha
il coraggio di gridarlo
con forza e di schierarsi apertamente contro. Il perché si
sa: perché quei governi hanno paura di essere travolti,
complice il terrorismo, dalle
rispettive popolazioni, conquistate da tempo a un antiisraelismo cieco e violento, nutrito
spessissimo di antisemitismo.
Si discute anche se la rappresaglia israeliana sia sproporzionata o meno, come sempre
ci sono quelli che condannano
Israele, come fa la Sinistra radicale italiana, che manifesta
bruciando le bandiere israeliane. “Quale sarebbe la giusta
proporzione da rispettare per
far sì che Israele si meriti il
favore dell’opinione pubblica?
Si chiede Glucksman. L’esercito israeliano dovrebbe forse
rinunciare alla sua supremazia
tecnologica e limitarsi a impugnare le medesime armi di
Hamas, vale a dire la guerra
approssimativa dei razzi Grad,
la guerra dei sassi, oppure a
scelta la strategia degli attentatori suicidi, delle bombe
umane che prendono di mira
volutamente la popolazione
civile? O, meglio ancora, non
sarebbe preferibile che Israele
pazientasse saggiamente finché Hamas, per grazia di Iran
e Siria, non sarà in grado di
«riequilibrare» la sua potenza di fuoco?” Comunque sia,
per Galli della Loggia, ogni
mediazione è impossibile sulla
questione israelo-palestinese
perché la rende impossibile la
cultura politica diffusa tra le
grandi masse del mondo arabo, abituate ad apprezzare
solo il radicalismo bellicista.
Per convincersene basta leggere l’articolo scritto ieri sul
Riformista da un noto intellettuale arabo, Tariq Ramadan,
incautamente accreditato da
molti democratici europei di
una presunta ragionevolezza
che lo candiderebbe, si dice,
a prezioso interlocutore in vista della nascita di un Islam
europeo. Ebbene, un articolo,
quello di Ramadan, tutto improntato ad una grottesca unilateralità; su Hamas neppure
una parola, sono tutti i governi
israeliani, di qualunque colore che «mentono, giustiziano
sommariamente gli oppositori,
non danno pressoché nessun
peso alle morti di civili», mentre i palestinesi di Gaza sono
vittime di «genocidi» (sic)
«approvati dall’80 per cento
degli israeliani». E così via, in
un delirio «antisionista» che
lo stesso direttore del giornale, il bravo Antonio Polito, ha
duramente stigmatizzato come
frutto di puro «odio verso
Israele». E’ la definizione giusta. Ma se questo - continua
Galli della Loggia - è quello che scrive un intellettuale
islamico in piena dimestichezza con la cultura occidentale,
figuriamoci cosa pensano e
dicono gli altri: e figuriamoci quale mediazione possa mai
venir fuori in un contesto del
genere.
Domenico Bonvegna
Ernesto Galli Della Loggia
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N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
Pagina Tre
3
La Guerra Civile spagnola nel XX secolo
Ángel David Martín Rubio
Ultima Parte
4.2 In particolare
In particolare, per capire quanto accadde in ciascuna zona bisogna considerare quanto segue.
4.2.1 Nelle retrovie repubblicane
Qui, fra l’agosto del 1936 e il
gennaio del 1937, il valore massimo del numero delle morti varia nelle diverse provincie, ma la
maggior parte di esse si ebbe nei
mesi dell’estate e dell’autunno
del 1936, ripresentandosi poi nei
momenti di particolare tensione.
A partire dal 1937 la repressione
prenderà altre forme e conterà su
organi più specializzati: è questa
l’epoca delle checas, le carceri
segrete di partito, del Servicio
de Investigación Militar e dei
campi di lavoro.
Specialmente là dove gli
omicidi furono più selettivi o
colpirono persone isolate i repubblicani uccisero persone benestanti e in genere notabili locali; altrove invece il fenomeno
si tradusse in una persecuzione
massiccia diretta anche contro
impiegati, operai di diversi mestieri, lavoratori giornalieri e altri appartenenti ai gruppi sociali
più modesti.
La persecuzione religiosa, iniziata prima della guerra, ebbe
molteplici manifestazioni, fra
cui va segnalato l’assassinio di
sacerdoti, di religiosi e di laici;
gl’incarceramenti e gli incendi,
i saccheggi e le profanazioni di
edifici e di oggetti sacri.
Queste azioni sono state attribuite a un fenomeno spontaneo,
frutto della lotta di classe, aven-
te come protagonista le masse
inferocite: tuttavia, in base ai
dati disponibili, è possibile precisare come, in numerose occasioni, l’iniziativa partì dalle
autorità, tanto da quelle già esistenti quanto dalle nuove istanze
costituitesi a partire dall’evento
rivoluzionario, che furono quelle che dominarono veramente la
situazione.
4.2.2 Nelle retrovie nazionali
Nel periodo della guerra, in
quest’area le prime azioni repressive furono dirette contro
i nuclei di resistenza incontrati
dalla sollevazione e ben presto esse cedettero il passo alla
pratica tragica dei «paseos», le
passeggiate (senza ritorno), la
quale più o meno tardi tenderà a
sparire a seconda delle zone per
essere sostituita, prima per gradi, poi definitivamente (sempre
salvo eccezioni), dalle esecuzioni legali. A partire dalla fine
del 1936 e dagl’inizi del 1937,
le cifre relative alle vittime della repressione in luoghi fino ad
allora parte della zona nazionale
sperimentano una caduta certamente notevole, che va messa
in relazione con il generalizzato
trapasso dei poteri alle autorità
preposte all’ordine pubblico,
con la maggior centralizzazione dei poteri dello Stato e con
il controllo, quasi definitivo, assunto dall’apparato repressivo.
A mano a mano che le zone
rimaste sotto il controllo della Repubblica furono occupate
dall’Esercito Nazionale, subirono una nuova ondata di violenza, di segno contrario rispetto a
quella che avevano subito fino
ad allora; riguardo al dopoguerra si può parlare chiaramente di
due tappe: il 1939-1940 (momento di maggior intensità) e
gli anni seguenti, in cui furono
liquidate con relativa rapidità le
responsabilità di carattere penale. È chiaro che, soprattutto
dopo la guerra o nelle zone che
erano appartenute alle retrovie
repubblicane, si giudicavano, in
un buon numero di casi, delitti
concreti.
La provenienza delle vittime è
duplice. Da un canto, i membri
di una minoritaria borghesia liberale, repubblicana, di sinistra,
fondamentalmente residente in
nuclei urbani di una certa entità e nelle capitali. E, dall’altro,
in maggioranza operai di diversi mestieri e salariati agricoli
(giornalieri). Specialmente perseguite saranno le autorità repubblicane e, nel dopoguerra, i
protagonisti della mobilitazione
politico-sindacale del periodo
tro armato — il dopoguerra —
si creò l’urgenza primaria di
mantenere la Spagna neutrale,
di consolidare le basi del nuovo
Stato, di risollevare l’economia e
di conciliare le sanzioni con una
politica di progressiva inclusione dei vinti nella stessa convivenza all’interno della nazione.
La repressione non finì con la
guerra. Conoscendo quanto era
avvenuto negli anni precedenti
è difficile pensare che potesse
terminare: «Una guerra civile
lascia un formidabile strascico
di passioni collettive a cui non
è facile porre termine. Parliamo con estrema chiarezza: ogni
provvedimento governativo nel
senso della liberazione dei vinti
era visto con profondo sgradi-
Tabella 1: Cause di perdita di popolazione
precedente: il tutto senza però
omettere di ricordare la componente arbitraria e aleatoria di
molte delle morti avvenute in
tale contesto.
mento da parte di enormi settori
dell’opinione pubblica. Naturalmente tale opinione non era propria dell’intero ambito nazionale, ma dell’enorme partito che
trionfava. Credere che al termi4.3 Il dopoguerra
ne di un conflitto come il nostro
Nel periodo immediatamente si sarebbe restaurata automatisuccessivo alla fine dello scon- camente la convivenza ordinaria
e che la gente avrebbe chiesto a gran
§ Morti violente (le cifre relative alla repressione sono state arrotondate)
voce provvedimenti
Durante la Seconda Repubblica
liberali
significa
cedere a un modo
Scontri diversi
725
di pensare la storia
Rivoluzione dell’ottobre 1934
1.500
banale e astratto,
alieno dalla realtà,
Durante la Guerra Civile
non sempre sereno,
Repressione
Nelle retrovie repubblicane
60.000
pur così tanto alla
Nelle retrovie nazionali
50.000
moda, nel mettere a
fuoco i problemi poSpagnoli morti in campagna bellica
Esercito Nazionale
56.444
litici» (27).
Esercito Popolare
57.332
Come inevitabile,
la
retorica dei proCombattenti stranieri
Esercito Nazionale
12.107
motori della «meEsercito Popolare
13.706
moria storica» si è
rovesciata con tutta
Bombardamenti e incidenti
20.646
la sua artiglieria su
Nel dopoguerra
quanto accaduto nel
Repressione
30.000
dopoguerra ma ha
dimenticato e pasGuerrillas (1943-1952)
Uccisi dalla guerrilla
953
sato sotto silenzio
Banditi morti in conflitti
2.302
che dopo la guerra
furono giudicati in
Membri delle forze dell’ordine morti in conflitti
339
buon numero casi di
Nella II Guerra Mondiale
delitti concreti, così
come si scorda tutta
Divisione Azul
3.934
l’opera condotta a
Campi di concentramento nazionalsocialisti
5.015
termine in parallelo
Combattendo con gli Alleati e con la Resistenza
1.500
per la reintegrazio ne dei vinti nella
§ Altre cause
vita civile, opera
che si può dare per
Esilio
200.000
conclusa nel 1945,
Sovramortalità per malattia (guerra e dopoguerra)
330.780
sei anni dopo la
Mancate nascite (idem)
550.000-600.000
fine della guerra.
Il seguente bilanTabella 2: Bilancio delle perdite umane in conseguenza diretta e indiretta della Guerra Civile spagnola
cio è a mio giudi-
zio inoppugnabile e chiude la
questione: «Questo genere di
retorica ricorda quello che
contrassegnò la campagna del
1935 sulla repressione nelle
Asturie, falsa in percentuale
elevatissima, come abbiamo
visto, ma che diede forma allo
spirito terroristico del 1936. E,
di certo, sfida l’esperienza e la
statistica. Quantunque vi fosse
una durissima repressione nei
primi anni del dopoguerra, nella quale incorsero fatalmente
i responsabili di crimini così
come degl’innocenti, neppure
da lontano vi fu un simile sterminio di classe o non di classe. La immensa maggioranza
di coloro che lottarono a favore del Fronte Popolare (più di
1.500.000 uomini), di coloro
che lo votarono nelle elezioni
(4.600.000) o vissero nella sua
zona (14 milioni) [dopo la guerra] non furono né fucilati né
dovettero esulare; si reintegrarono invece presto nella società
e ricominciarono le loro vite,
nel contesto di miseria che in
quegli anni toccò quasi tutti gli
spagnoli. Ciò è talmente ovvio
che pare incredibile leggere a
questo punto simili accuse, forse pensate per “intossicare”,
secondo l’espressione di Besteiro, i giovani che non hanno
vissuto la guerra né il franchismo» (28).
5. Bilancio finale del totale di
perdite umane in conseguenza
della Guerra Civile Spagnola
A conclusione di quanto finora detto, constato che, dieci anni
dopo aver esposto per la prima
volta questi risultati (29), non vi
sono ragioni di peso per alterare
nella sostanza il bilancio delle vittime presentato allora, nel
1996-1997; esso, integrato da
qualche apporto di altri autori
(30)
, si può riassumere nelle tabelle 1 e 2.
Note:
(*) Ángel David Martín Rubio è sacerdote (1969), nonché
laureato in Geografia e Storia
all’Università di Estremadura e in Storia della Chiesa alla
Pontificia Università Gregoriana; professore in vari istituti, è
specialista di storia spagnola,
in particolare del periodo della
Repubblica, della Guerra Civile
e del dopoguerra; sul tema della
repressione ha pubblicato diversi libri e articoli.
(27)
Quotidiano Hoy, Badajoz,
8-11-1945, pubblicato in precedenza in Arriba.
(28)
P. Moa, il derrumbe della
segunda república y la guerra
civil, Ediciones Encuentro, Madrid 2001, p. 556.
(29)
Cfr. il mio Las perdidas
humanas, cit.; Miguel Alonso
Baquer (a cura di), La guerra
civil española (Sesenta años despues), Actas, Madrid 1999, pp.
321-365; e il mio Paz, piedad,
perdón... y verdad (La represión
en la guerra civil: una síntesis
definitiva), Fenix, Toledo 1997.
(30)
Cfr. Emilio Esteban Infantes, La División Azul (Donde
Asia empieza), Editorial AHR,
Barcelona 1956; F. Aguado Sanchez, op. cit.; J. Rubio, op. cit.; e
R. Salas Larrazábal, op. cit.
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N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
Politica
5
Flotta internazionale a guida USA
per combattere i pirati in Somalia
U
na forza navale multinazionale sotto comando
degli Stati Uniti d’America è pronta ad operare nelle
acque della Somalia nella lotta
contro la pirateria. Lo ha reso
noto il Comando della 5^ Flotta della US Navy ospitato in
Bahrain, che ha pure aggiunto
che il contributo USA sarà rappresentato dalla nave anfibia
“San Antonio”, capace di trasportare centinaia di marines, e
da fregate e cacciatorpediniere
dotate di sofisticati sistemi missilistici e di elicotteri multiruolo
SH-60 “Lamps”. La flotta prevede la partecipazione di “più
di 20 nazioni, molte delle quali provenienti dalla regione”, e
sarà diretta dal contrammiraglio
Terence McKnight. Secondo
quanto dichiarato all’agenzia
Associated Press dal portavoce
del Pentagono, colonnello Patrick Ryder, l’invio di questa
task force navale nel Golfo di
Aden “è un primo passo per creare una struttura internazionale
specifica che combini forza militare, condividi intelligence e
coordini il pattugliamento per
combattere la pirateria in un
paese senza legge come la Somalia”. “Gli attacchi pirati – ha
aggiunto il portavoce USA – richiedono un impegno prioritario
in cui le missioni antiterrorismo
nella regione si combinino con
la protezione delle navi mercantili”. L’istituzione della flotta
multinazionale è l’ultimo atto
dell’escalation militare in Corno
d’Africa e lascia presagire che
il conflitto contro la “pirateria”
sarà presto esteso dalle acque
limitrofe sin dentro il territorio
nazionale somalo. Il 16 dicembre 2008, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha
approvato una risoluzione (la n.
1851) che autorizza le forze militari dei paesi membri a “prendere tutte le misure necessarie a
contrastare la pirateria all’interno del territorio della Somalia”.
La risoluzione, presentata in
prima persona dalla Segretaria
di Stato uscente Condoleezza
Rice, è stata approvata in tempi
record anche grazie al sostegno
degli ambasciatori ONU di Belgio, Francia, Grecia e Liberia.
Per la cronaca, si è trattato della quarta risoluzione anti-pirati
sottoscritta nel 2008 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite. Nelle acque del Corno
d’Africa sono già presenti sei
navi da guerra degli Stati Uniti, più un imprecisato numero
di fregate britanniche, canadesi,
russe, indiane, malesi, tedesche,
pachistane, keniane, turche e di
alcuni emirati arabi. A fine dicembre la marina militare cinese
ha inviato in Somalia una nave
appoggio e due cacciatorpediniere armate con missili ed elicotteri pesanti, mentre l’Unione
Europea ha attivato una speciale task force (nome in codice,
“Eunavfor – Task Force 465”),
con 6 unità navali, 3 aeri-spia
e 1.000 marines di nove paesi
membri. La fotta UE ha sostituito il “Gruppo Permanente Marittimo 2 (Snmg2) della NATO
con comando italiano, che aveva
raggiunto le acque somale nel
mese di ottobre dopo la risoluzione ONU che aveva “invitato”
i paesi membri a schierare unità
militari a protezione delle navi
cargo del Fondo Mondiale per
l’Alimentazione (World Food
Program). Il Comando della 5^
Flotta dell’US Navy ha mantenuto il più stretto riserbo sui
paesi che parteciperanno direttamente alle operazioni antipirati, ma è assai improbabile
che potenze in competizione
economica e militare con gli
Stati Uniti, come Cina e Russia,
possano accettare la leadership
USA della flotta multinazionale.
Senza dimenticare che le acque
somale sono pure pattugliate da
unità dell’Iran, “stato canaglia”
per l’establishment statunitense, elemento di aperto conflitto
che impedisce qualsivoglia ipotesi di collaborazione operativa
L’inutile discorso di Napolitano
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano
O
gni anno con una ritualità ripetitiva il
Presidente della nostra Repubblica fa un inutile
discorso di fine anno, sempre con gli stessi contenuti:
l’intangibilità della Carta
Costituzionale (scritta da
uomini nati nella seconda
metà del 1800!), l’unità della
nazione (magari!), le riforme (ovviamente condivise),
la pace sempre e comunque
(anche quando ti arrivano
due razzi Qassam in cucina
all’ora di pranzo), l’Europa
(ma quale, ma dove)…. Poi
il giorno successivo ci sono
i soliti plausi dei politici sia
di maggioranza che di minoranza, Insomma un’ inutile
cerimonia per santificare il
politicamente corretto e per
far sì che nulla cambi. Invece da Napolitano, scrive
Milton sul giornale online
L’Occidentale del 2 gennaio, mi sarei aspettato tutt’altro discorso, per esempio,
sul Medio Oriente, che con
la crisi della “striscia di
Gaza”, è prepotentemente
ritornato sulle prime pagine:
“avrei semplicemente citato
l’articolo 7 della carta costitutiva di Hamas: « [...]Il
Profeta – le benedizioni e la
salvezza di Allah siano su di
Lui – dichiarò: “L’Ultimo
Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i
musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei
si nasconderanno dietro una
pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: ‘O
musulmano, o servo di Allah,
c’è un ebreo nascosto dietro
di me – vieni e uccidilo; ma
l’albero di Gharqad non lo
dirà, perché è l’albero degli
ebrei”». Hamas - continua
l’editoriale de L’Occidentale - è un gruppo terroristico che vuole la distruzione
d’Israele e che sta riducendo
alla fame i Palestinesi della Striscia di Gaza e, caro
D’Alema (lo statista che
ama passeggiare a braccetto
con i capi Hezbollah a Beirut), tanto basta per dare a
Israele il diritto di difendersi. Finché questo punto non
sarà chiarito, nessuna pace
è possibile in Medio Oriente, finché i regimi autoritari
d’Iran e Siria continueranno
a rifornire di armi Hamas
ed Hezbollah, nessuna pace
è realistica. Vogliamo dire,
o no, che noi in Occidente,
scegliamo l’unico Stato democratico del Medio Oriente e siamo contro i terroristi
e i dittatori!?” Per quanto
riguarda “le riforme condivise”, ci vuole meno dialogo (basta con la retorica del
dialogo) e più coraggio soprattutto da chi ha avuto la
legittimazione degli elettori, fregatevene delle caste e
delle rendite, dei no-Tav e di
tutti quelli che semplicemente difendono interessi parti-
Pirati somali
tra la costituenda forza navale
e la marina militare dello stato
mediorientale. Congiuntamente
all’attivazione della task force
anti-pirateria gli Stati Uniti hanno stanziato 5 milioni di dollari per avviare la costituzione di
una non meglio specificata “forza di sicurezza” in Somalia. Il
finanziamento è stato autorizzato dall’amministrazione Bush il
29 dicembre scorso, esattamente
lo stesso giorno in cui il presidente somalo Abdullahi Yusuf
ha annunciato le sue dimissioni, sancendo il fallimento del
“processo di pace” avviato con
l’insediamento del parlamento
di Baidoa nel 2004. “Gli Stati
Uniti sostengono e rispettano la
colari, ridate a questo Paese
le condizioni per volare. Sul
tema della crisi economica,
Napolitano non ha pronunciato l’unica parola determinante in questo momento:
ottimismo. Comunque sia
tutto quello che Napolitano
ha detto ha poco peso, ha
detto cose tipo quelle che ci
si scambia in ascensore tra
vicini di casa che a malapena si conoscono. Del resto il
presidente della Repubblica,
non ha alcun potere se non
quello di esercitare la retorica. Alla fine, ha scritto Fausto Carioti il discorso di fine
anno di Napolitano si è rivelato il migliore spot possibile
(nonché involontario) per un
sistema di tipo presidenziale. Il rituale del discorso dal
Quirinale è diventato incomprensibile per la gente comune. Ha perso anche la sua
solennità liturgica e si è trasformato in una farsa, identica a quella che si svolge nel
«teatrino della politica» tutti i giorni dell’anno. Da un
lato, la prima carica dello
stato chiede cose che non può
ottenere. Dall’altra, il mondo della politica e le parti
sociali fingono di prenderlo
sul serio e applaudono. Applausi ipocriti, e Napolitano
lo sa benissimo. Perché, finite le congratulazioni, tutti tirano dritto sulla loro strada.
(Fausto Carioti, Napolitano,
ovvero il miglior spot (involontario) per il presidenzialismo, 2.1.09 Libero). A parole tutti si dicono disponibili
per il dialogo, ma la verità è
che nessuno della minoran-
decisione di Yusuf dopo quattro
anni alla presidenza del Governo Federale di Transizione”, si
legge nella nota emessa dal Dipartimento di Stato USA. “Gli
Stato Uniti condividono l’invito
di Yusuf a continuare a sostenere il processo di pace avviato a
Gibuti nel giugno 2008, quando
i membri del Governo di Transizione e l’Alleanza per la Liberazione della Somalia si sono
accordati per ridurre le ostilità
e stabilire incluso una forza di
sicurezza comune. Esortiamo il
presidente del Parlamento Madoobe, il primo ministro Nur
Adde ed i leader dell’Alleanza
per la Liberazione della Somalia ad intensificare gli sforzi per
un governo di unità nazionale
ed accrescere la sicurezza attraverso la formazione di una forza di sicurezza comune”. Oltre
a definire le finalità e i mezzi
del “processo di riconciliazione” nel martoriato paese africano - da cui sono debitamente
escluse le organizzazioni islamiche fondamentaliste, maggioritarie - Washington auspica
infine la “rapida autorizzazione
e dislocazione in Somalia di
una forza di peacekeeping delle
Nazioni Unite”. Nel solo triennio 2006-08, gli Stati Uniti hanno stanziato più di 230 milioni
di dollari a favore di programmi di “assistenza umanitaria” in
Somalia. Ad essi si aggiungono
11,2 milioni di dollari per l’acquisto e la distribuzione di alimenti alla popolazione, amministrati direttamente da USAID,
l’Agenzia per gli aiuti allo sviluppo USA.
Antonio Mazzeo
za è disponibile a sedersi
al tavolo delle riforme con
Berlusconi, a cominciare da
Antonio Di Pietro che dice
di essere «pronto e disponibile» ad accogliere l’invito
di Napolitano. Anche il leader della Cgil, Guglielmo
Epifani, ha fatto sapere di
aver apprezzato il riferimento di Napolitano ai lavoratori in difficoltà. Ma il
suo resterà il sindacato che
difende i lavoratori ipergarantiti, guarda caso i più
sindacalizzati, a scapito di
quelli che perdono il posto
perché certe tutele non le
hanno.
Domenico Bonvegna
Politica
6
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
La ricetta di Obama per la crisi
S
enza un’azione rapida “la
situazione rischia di peggiorare drammaticamente”
e “potremmo non riuscire più a
ribaltarla”, con la recessione che
potrebbe “prolungarsi per anni”,
traducendosi “in un calo dei redditi per le famiglia americane, in
un aumento della disoccupazione
a due cifre e un’attività economica in perdita di ben 1.000 miliardi
l’anno”. Il presidente americano
eletto Barack Obama svela a grandi linee la propria ricetta per affrontare una crisi “figlia di un’era
di profonda irresponsabilita”, in
cui “per anni troppi manager di
Wall Street hanno effettuato scelte
imprudenti e pericolose. Le banche hanno prestato senza preoccuparsi se i prestiti potessero essere
ripagati. I politici hanno speso
soldi dei contribuenti senza disciplina”. “Non credo che sia troppo
tardi per cambiare le cose, ma lo
sarà se non assumeremo azioni
decisive il prima possibile”, ha
spiegato Obama, esortando il Congresso a lavorare “con me e con il
mio staff giorno e notte, anche nei
weekend se necessario, per far sì
che il piano passi nelle prossime
settimane”. Intervenendo dalla
George Mason University di Fairfax, in Virginia, il presidente eletto ha sottolineato come “nel breve
termine solo il governo può farci
uscire da una recessione profonda
e severa e rompere il circolo vizioso che attanaglia l’economia”: il
piano anti-crisi, “anche se costoso
e in grado di far aumentare il deficit”, è necessario perché se si farà
poco o nulla, le conseguenze saranno ancora peggiori. I soldi dei
contribuenti - ha assicurato Obama
- saranno spesi in modo trasparente: il piano di rilancio, il cui valore non è ancora stato determinato
ma che potrebbe superare gli 800
miliardi di dollari, non includerà
progetti politici personali. “Il Governo a tutti i livelli deve stringere
la cinghi”, ha aggiunto ribadendo
il proprio impegno nella lotta agli
sprechi. Promettendo sgravi fiscali
per 1.000 dollari per il 95% degli
americani, Obama ha illustrato
alcuni degli interventi dell’American Recovery and Reinvestment
Plan, che punta a creare occupazione, soprattutto nel settore
pubblico, e favorire la crescita di
lungo termine: il raddoppio della
produzione delle energie alternative nei prossimi tre anni; l’ammodernamento di oltre il 75% degli
edifici federali e il miglioramento
dell’efficienza energetica di due
Barack Obama, neo presidente
degli Stati Uniti
milioni di case, così da consentire
agli americani e ai consumatori di
risparmiare miliardi sulle proprie
bollette; attrezzare migliaia di
scuole, college e università pubbliche con classi, laboratori e librerie del 21mo secolo; ampliare
la banda larga negli Usa così da
consentire alle piccole imprese
di connettersi e competere con
le proprie controparti nel mondo; investire in ricerca, scienza
e tecnologia; effettuare gli investimenti necessari per assicurare
che nei prossimi cinque anni tutti
i dati medici degli americani siano computerizzati”. “Il piano di
ripresa da solo non risolverà tutti i
problemi che hanno portato a questa crisi: dobbiamo lavorare con
urgenza anche per stabilizzare e
riparare il sistema finanziario”, ha
evidenziato Obama assicurando
che il governo americano utilizzerà gli strumenti a disposizione
per risanare il mercato del credito
e risanare le “devastanti perdite” di fiducia sia sul mercato sia
nell’economia. E questo significa:
sforzi per gestire la crisi dei pignoramenti, “riformare il sistema
regolatorio e prevenire il catastrofico fallimento di istituzioni finanziarie” assicurando la “massima
protezione per i contribuenti” e
“significative restrizioni” per le
società coinvolte In testa alla hit
parade dei 50 più potenti di Newsweek, a furor di popolo e di critica “Persona dell’Anno” di Time:
dopo aver conquistato la Casa
Bianca il 4 novembre, Barack
Obama chiude il 2008 sbaragliando tutti nel confronto sull’immagine. Il presidente eletto, che il 20
gennaio darà lo sfratto a George
W. Bush dalla Casa Bianca con un
indice di gradimento da Guinness
(l’82%), è inevitabilmente il personaggio dell’anno: dominatore
delle cronache mondiali da quan-
do il 10 febbraio 2007 lanciò
l’improbabile candidatura alla
presidenza da Springfield, Illinois, la città di Abrahm Lincoln, e poi dal 3 gennaio in Iowa,
quando, primaria dopo primaria,
cominciò a costruire la vittoria
che gli ha assicurato ancor prima
di entrare in carica un posto nella
storia. Barack è inevitabilmente
il personaggio dell’anno: dominatore delle cronache mondiali
da quando il 10 febbraio 2007
lanciò l’improbabile candidatura alla presidenza da Springfield, Illinois, la città di Abrahm
Lincoln, e poi dal 3 gennaio in
Iowa, quando, primaria dopo
primaria, cominciò a costruire
la vittoria che gli ha assicurato
ancor prima di entrare in carica
un posto nella storia. Obama ha
elettrizzato l’America e il mondo
che hanno visto nell’ex ragazzo afro-americano delle Hawaii
dal nome buffo e l’inconsueta
storia familiare il profeta di speranza a cui affidarsi in tempi di
crisi. Calma, carisma, leadership, organizzazione, capacità
di ottenere risultati: ecco le doti
che gli elettori degli Stati Uniti
hanno riconosciuto nel loro futuro presidente. Dopo i tormenti
dell’Iraq e i fallimenti di Katrina
- ha scritto ‘Time’ incoronando
Obama ‘Person of the Year’ - gli
americani si attendono “semplice
competenza” dal loro nuovo comandante in capo. Obama, nato
il 4 agosto 1961 a Honolulu, è
molto di più di un giovane politico consumato che ha ricevuto
dagli elettori un vasto mandato:
il successore di Bush incarna con
il suo Dna multicolore la nuova
America assetata di simboli e di
certezze. Una madre bianca alle
Hawaii, un padre africano del
Kenya, il patrigno in Indonesia,
moglie e figli a Chicago. C’è nella sua elezione il sogno di Martin
Luther King che 40 anni dopo è
diventato realtà, c’é il mito americano che rompe le barriere per
puntare alle stelle, c’é la tenacia
dei discendenti degli emigranti
che non si scoraggiano a dispetto della crisi che sta vivendo il
paese: la peggiore dalla Grande
Depressione. Barack Hussein
Obama, che non è cresciuto
nell’esperienza del ghetto, è arrivato alla Casa Bianca con l’audacia della speranza (é anche il titolo di uno dei suoi libri) attraverso
scommesse rischiose e scelte al
limite dell’impossibile. Laureato
a Harvard, rifiuta le offerte dei
Un sito gay diffonde corruzione morale
S
e qualcuno pensava che sul sito italiano Gay.it navigassero unicamente
omosessuali maggiorenni si sbaglia di
grosso! Il sito dei “diversamente orientati”
oltre a diffondere l’ideologia dell’”amore
sterile” (tra essere umani della stessa specie, l’infecondità ha il sigillo di garanzia a
vita) e favorire le fregole amorose dei suoi
avventori, offre la consulenza di un esperto specializzato in problematiche sessuali.
Venerdì 2 gennaio il sito in questione ha
pubblicato la risposta che il Dr. Fabrizio
Quattrini ha dato ad un quindicenne che
gli aveva confessato di provare attrazione
per i ragazzi. Buon senso avrebbe voluto
che l’“esperto”, suggerisse all’adolescente
argomenti che andassero nella direzione
di un armonico rafforzamento dell’identità
maschile. Invece, fatto pazzesco e assurdo,
il Dr. Quattrini, ha risposto che “l’omosessualità non deve essere vissuta come un
orientamento sessuale di serie B, bensì la
possibile espressione di un forte ed intenso sentimento che si chiama amore”. La risposta è poi proseguita con altre considerazione ridicole e tendenziose finalizzate a
condurre il minorenne in uno stato di confusione totale. La speranza è che le autorità
competenti si attivino immediatamente per
porre fine ad un “servizio” che mira esclusivamente alla corruzione morale delle giovani generazioni.
Gianni Toffali
ricchi studi legali di New York per
andare a fare l’organizzatore civico nel ghetto di Chicago; sconsigliato da tutti, si candida al Senato
statale dell’Illinois nel 1996 e poi,
nel 2004, punta la prua sul Congresso. Non ancora eletto, viene
scelto per pronunciare il keynote
speech, il discorso-piattaforma
della Convention di Boston da
cui emerge la candidatura di John
Kerry. E’ da incosciente quando
si lancia verso la Casa Bianca
dopo solo due anni da senatore? “Sono un grande giocatore
di poker”, ha sempre replicato
lui che il 4 novembre ha giocato
con successo la sua mano di assi
contro John McCain ma adesso
si trova a governare ereditando
da Bush un banco praticamente
sbancato.
Giorgio Lambrinopulos
LETTERA AL DIRETTORE
L’opportunismo di Fini
C
he Gianfranco Fini
sia mosso più da «meschino opportunismo
politico» – come ha opportunamente evidenziato l’Osservatore Romano – che dal
perseguimento del bene comune lo si era capito già nel
maggio del 2005. Le dichiarazioni rilasciate dall’allora
vicepresidente del Consiglio
in materia di referendum sulla procreazione assistita annullarono, in un sol colpo,
l’identità che sino ad allora
aveva caratterizzato il partito
di cui è presidente. Oggi, alla
luce delle ultime affermazioni sulle leggi razziali, il giudizio sul politico e sull’uomo
Fini appare ancor più chiaro:
cessione alla guida del Pdl
non è poi così scontata come
sembra. Il mondo cattolico,
infatti, non mancherà di far
sentire la sua voce facendo di tutto affinché nessuna
delle due ipotesi menzionate
si realizzi e lo farà non tanto per la nuova identità politica di Fini, quanto per le
castronerie che egli continua
a propinare. Vere e proprie
sciocchezze che si scontrano, nemmeno tanto velatamente, con la verità dei fatti.
Come si fa, infatti, a dichiarare che dinnanzi alle infami
leggi razziali - volute e attuate dal regime fascista di
cui Fini è stato fiero e orgoglioso sostenitore - non sono
state
“registrate
manifestazioni
particolari di resistenza. Nemmeno,
mi duole dirlo, da
parte della Chiesa
cattolica”? Come
si fa, quando fior
di
intellettuali,
non proprio teneri
nei confronti della Chiesa, continuano a ripetere
l’esatto
opposto
di quel che sostiene il presidente della Camera e
lo fanno in modo
chiaro e con documenti alla mano?
A quanto pare per
i nostri politici
la verità è un opGianfranco Fini, presidente della Camera
tional dal quale
il leader di AN si conferma si può tranquillamente preun abietto opportunista che scindere e questo spiega il
non merita il novero tra le soccorso rosso di Veltroni
persone credibili, serie e affi- che conferma quella regola
dabili. Oggi gli obiettivi che secondo la quale gli estremi
Fini si propone di perseguire finiscono per attrarsi. Non
sono ancor più chiari: rita- ci si meravigli, dunque, se
gliarsi un’immagine da poli- i due nel prossimo futuro
tico laico e liberale in grado finiranno per militare nello
di compiacere la “borghesia stesso partito poiché, una
illuminata” e massonica ita- volta che il Cavaliere smetliana. Un’immagine che pos- terà di fare politica attiva,
sa consentirgli di giocare due il futuro riassetto del sipartite contemporaneamen- stema politico italiano sarà
te: una per la successione di dettato da un solo fattore:
Berlusconi alla guida del Pdl la concezione ontologica
e della presidenza del Consi- che si ha dell’essere umaglio e l’altra, alternativa alla no. A quel punto i cattolici
prima, sul fronte quirinalizio di entrambi gli schieramenper la successione di Napo- ti, che in tale circostanza
litano. In entrambi i casi, stanno brillando per il loro
però, Fini sembra aver fatto silenzio, non avranno più
i conti senza considerare che nessuna scusante.
l’Italia è un paese a maggioranza cattolica e che la suc Nicola Currò
Politica
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
R
M
entre continua l’offensiva militare israeliana
nella striscia di Gaza,
si susseguono a getto continuo
le analisi degli opinionisti, leggendo e osservando, mi convinco che Israele non sta facendo
la guerra ai palestinesi, come
magari accadeva qualche anno
fa, ma a Hamas, il movimento
di resistenza islamico(Harakat
al-Muqawama al-Islamiyya) che
come dice il ministro Franco
Frattini, tiene in ostaggio i palestinesi nella Striscia di Gaza.
Certamente Israele ha tutto il diritto a difendersi dai missili che
gli piovono addosso, ma deve
fare il possibile per evitare vittime civili, non bisogna inasprire
e rendere ancora più sanguinoso il conflitto. Non bisogna dimenticare che il popolo ebraico
e quello palestinese nel bene e
nel male devono pur convivere.
E’ Hamas il nemico dei palestinesi e che ha portato all’inferno
un milione e mezzo di persone.
La reazione israeliana era ampiamente prevedibile, è stata
provocata da Hamas che si fa
scudo dei suoi concittadini (ed
elettori) e per il suo spirito terroristico uno o mille morti non
fanno nessuna differenza, quello
che conta per Hamas è far valere
il proprio utopistico progetto della grande rivoluzione islamica,
7
Perché sto con Israele
ispirato dall’Iran e da Hezbollah.
“Il governo di Hamas è indifferente alla sua popolazione.
I capi e i dirigenti si sono dati
alla clandestinità o, più precisamente si sono rintanati nei
bunker sotterranei lasciando il
popolo in preda alle sorti di un
irrealizzabile avventura fondamentalista”. ( Avraham B. Yehoshua, Hamas non ha pietà della
sua gente, 8.1.09 La Stampa).
E quando il cardinale Martino dichiara che Gaza è simile ai lager
nazisti, ignora che il territorio è
usato da Hamas come una piattaforma di attacco contro Israele.
E’ la loro violenza, la volontà di
distruggere Israele che ha trasformato Gaza in un grande campo di concentramento, chiuso
da Israele ma anche dall’Egitto
anche perché nemmeno l’Egitto
vuole una forza terroristica che
approfitti delle sue frontiere.
Nessuno stato può accettare
di vivere sotto il lancio indiscriminato di missili che sono
lanciati sempre e solo contro obiettivi civili israeliani.
Tutti giustamente sono concordi
nell’attivare il dialogo, ma per
dialogare bisogna essere almeno
in due e soprattutto essere consenzienti al “parlare” con l’altro
interlocutore. Nel caso in specie
non è così da moltissimi anni e
il Card. Martino chiaramente ne
R
Logo di Hamas
è cosciente quando tra l’altro
afferma nell’ultimo paragrafo
della sua intervista: “Per l’apertura del cristianesimo a considerare tutti come fratelli, mentre
l’estremismo islamico non ammette né conversioni né altra religione che la propria. E questo
è fonte di inimicizie e violenza.”
di pace non è ancora concluso e
l’Anp continuerà a trattare con
Tel Aviv ulteriori concessioni, territoriali e non, ma dopo
il ritiro unilaterale di Israele da
Gaza e Cisgiordania una terra ce
l’hanno. Il fatto che i palestinesi non siano in grado di autogovernarsi e che siano in balìa di
G
ro la lotta armata, si unificassero
sotto Al Fatah e partecipassero
al processo di pace con Israele».
E’ urgente che la popolazione
palestinese scelga interlocutori capaci di capire l’opportunità
che le aveva dato l’ex premier
israeliano. Durante il suo tradizionale discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso
la Santa Sede, Benedetto XVI
dopo aver condannato l’uso
della violenza nel conflitto israelo-palestinese,
dichiarandosi
contrario all’opzione militare,
da qualsiasi parte provenga.
Ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale perché si ristabilisca la tregua nella Striscia di
Gaza, “per ridare condizioni di
vita accettabili alla popolazione”, inoltre ha chiesto di “rinunciare all’odio, alle provocazioni e
all’uso delle armi”. Infine il Pontefice auspicando il rispetto delle
aspirazioni e degli interessi legittimi di tutte le popolazioni coinvolte, ha detto che fin dalle prossime elezioni nella zona bisogna
che “emergano dirigenti capaci
di far avanzare con determinazione questo processo e di guidare i
loro popoli verso la difficile ma
indispensabile riconciliazione”.
E’ proprio questo il punto, la
popolazione palestinese se vuole un territorio e vivere in pace,
non può dare la fiducia ad ele-
Hamas ama solo il piombo fuso
li estremisti di Hamas lanciano dodicimila missili sul
territorio israeliano. La comunità internazionale non
dice nulla. Israele, legittimamente reagisce, e metà
mondo grida al massacro. Fanno ridere i finti indignati che in
questi giorni invitano le autorità israeliane a sedersi al tavolo
delle trattative con le dirigenze terroristiche palestinesi. I tontoloni che predicano il dialogo, devono ficcarsi in testa che chi
vorrebbe cancellare Israele dalla faccia della terra e chi ama i
missili e gli autobus fatti saltare in aria, capisce unicamente il
linguaggio del piombo fuso. Come si può pensare di trovare
un modus vivendi con chi imposta la sua vita su un libro “sacro” che afferma che “chi non è musulmano, si deve convertire
all’islam, altrimenti venga sottomesso e in certi casi soppresso”? Chi odia in nemico fino alla morte, altro non merita che
essere risarcito della stessa moneta. Se l’ha capito persino il
“silenzioso” presidente Obama che non ha proferito una sola
parola di condanna, che aspettano a fare altrettanto i suoi numerosi fans pacifisti italioti?
Gianni Toffali kamikaze islamici con bambino
Gli Operatori del futuro
G
li informatissimi “operatori del futuro” che in questi giorni
hanno trovato spazio sui media italiani, hanno messo in
guarda allocchi e creduloni sostenendo che il 2009 sarà
caratterizzato da un panorama internazionale socio politico economico non particolarmente positivo. Stupefacente lungimiranza,
difficilmente intuibile senza complesse competenze metafisico
astrologiche. I novelli indovini, più simili al mago Casanova che a
Merlino, hanno specificato che sul piano individuale, saranno favoriti i segni di terra e di acqua, per gli altri invece, la vita sarà tutta in
salita. Purtroppo, hanno precisato i negromanti, in seguito al transito forzato di Urano e Saturno che da ben sette anni “insistono”
a circumnavigare attorno all’orbita terrestre, un nefasto alone di
iattura celeste condizionerà per anni la terra e i suoi abitanti. Se è
vero che un’ altissima percentuale di italiani (politici compresi) crede che i processi umani, sociali, economici e politici siano determinati da banali movimenti astrali, perché non proporre l’impiego
di armi nucleari per deviare le attuali malaugurate rotte planetarie?
Con qualche innocuo missile sparato qua e là, niente più lune nere
e infelicità, ma solo gioia e tanta serenità!
G.T.
Pienamente d’accordo con questa affermazione e purtroppo
constato che una parte chiaramente non vuole dialogare,
anzi vuole distruggere lo Stato
d’Israele e gli ebrei. La guerra
di Gaza ha fatto subito scomparire lo scempio di Mumbai operato dai terroristi islamici contro
inermi avventori di due alberghi.
Bisogna una volta per tutte accettare che Hamas non aderirà mai
allo schema “pace in cambio di
territori”, perché non è la questione palestinese il suo scopo, ma la
distruzione di Israele e lo sterminio degli ebrei, com’è scritto
a chiare lettere nel suo statuto.
Non ci si vuole rendere conto,
anzi, che di fatto la questione
palestinese è chiusa. I palestinesi
hanno un loro stato, indipendente “de facto”. Certo, il processo
potenti gruppi terroristici, come
Hamas e Hezbollah, manovrati
da potenze straniere che perseguono ambizioni egemoniche,
non riguarda i loro rapporti con
Israele. E’ un altro problema:
regionale. (Jim Momo, Una tregua per che cosa? Hamas va
annientata, 6.1.09 Legnostorto)
Non serve l’ennesima, inutile,
tregua, bisogna preparare il terreno per il ritorno della Striscia
di Gaza, una volta bonificata
dall’esercito israeliano, sotto
l’Autorità nazionale palestinese.
Come giorni fa ha sottolineato Piero Ostellino sul Corriere,
«con la decisione di ritirare le
truppe israeliane da Gaza, Ariel
Sharon aveva offerto ai palestinesi un’opportunità», cioè che
«le fazioni nelle quali il movimento era diviso abbandonasse-
menti che hanno un’ideologia
islamo-nazista come Hamas, che
ha preso il potere con un colpo di
stato eliminando circa un migliaio di palestinesi di altre fazioni,
si parla di un migliaio, barbaramente uccisi, gettati vivi dai tetti
dei palazzi, colpiti a bruciapelo senza distinzione tra uomini
donne o bambini. Uomini, che
hanno introdotto la Sharia, perfezionata in questi giorni, con il taglio delle mani e la crocifissione.
“Solo il popolo palestinese potrà
sostituire i propri governanti. Israele può aiutare la gente di Gaza a
cambiare opinione, a convincersi
che occorre riconoscere la realtà
dei fatti, abbandonare la via della
violenza e concentrarsi sullo sviluppo e sul benessere”. (Ibidem).
Domenico Bonvegna
INSERTO
8
Corriere Letterario
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
A cura di Antonio D’Ettoris
La persecuzione dei cattolici nella
Spagna repubblicana (1931-1939)
Omar Ebrahime
I
l XX secolo non è stato solo
il secolo dei genocidi e dei totalitarismi ma anche il secolo
in cui la fede cristiana ha visto il
numero più alto di martiri. Eppure, complice forse la solita vulgata
del politicamente corretto, mentre
l’Europa di oggi ricorda i martiri
altrui di tutti i tempi ossessionata da
una sorta di sindrome di Stoccolma
postmoderna secondo cui in ultima
analisi tutte le colpe dell’umanità ricadrebbero sul Vecchio Continente
e sull’Occidente in genere, una inquietante cortina di silenzio è calata
su alcuni degli episodi più efferati
che hanno segnato la storia dei popoli europei che più hanno forgiato
quel patrimonio inestimabile di valori, ideali e cultura cui richiamano
le millenarie “radici cristiane”. Il
genocidio degli armeni perpetrato
dai turchi nella prima guerra mondiale è forse il caso più eclatante di
questi anni ma non meno attenzione
merita il massacro patito dai cattolici in Spagna negli anni Trenta su
cui torna ora con un agile volumetto lo storico e saggista Alberto Rosselli (La persecuzione dei cattolici
nella Spagna repubblicana (19311939), Solfanelli, Chieti 2008, pp.
80, euro 7,50). Si tratta di un massacro che, contrariamente a quanto
si pensa convenzionalmente, ebbe
inizio ben prima della Guerra Civile Spagnola (1936-1939) e dell’alzamiento nazionalista del Luglio
Philippe Mesnard
Primo Levi
Una vita per immagini
Marsilio
pp. 224 €. 16,00
1936 e cioè almeno fin dal 1931,
quando fu proclamata la Seconda Repubblica spagnola. Il nuovo
governo, instaurando un sistema
solo nominalmente democratico, si
rivelò ben presto un regime liberticida che accentuò gradualmente i
suoi caratteri dapprima anticlericali
quindi anticristiani infine apertamente disumani. Una prima idea
l’aveva data la Costituzione approvata che stabiliva una serie di misure discriminatorie e apertamente
persecutorie della fede cattolica in
quanto tale: espulsione dei Gesuiti
dal Paese, proibizione delle processioni religiose, divieto di insegnamento per gli ordini religiosi e
usurpazione statale di diversi beni
immobili e proprietà ecclesiastiche. Già nel 1934, quando scoppia
la rivolta nelle Asturie, l’obiettivo
che si pongono le forze progressiste è infatti quello di instaurare un
regime comunista finalmente ateo
e l’eliminazione tout-court della
fede cattolica dal Paese. Questo nonostante la Chiesa spagnola già nel
1931, per tramite dell’episcopato,
avesse ufficialmente riconosciuto
come legittimo il nuovo esecutivo
repubblicano. La rivolta delle Asturie, non a caso passata alla storia
come ‘rivoluzione rossa di ottobre’,
vide bande di anarchici e marxisti
assassinare 37 fra sacerdoti, seminaristi e religiosi nonché l’incendio
di 58 chiese. Si trattò di una rivolta
talmente violenta che secondo il diplomatico e storico, peraltro di idee
antifranchiste, Salvador de Madariaga y Rojo “la sinistra spagnola
perse qualsiasi autorità morale per
condannare la ribellione franchista
del luglio 1936” (pag. 24). Negli
anni a seguire migliaia furono i monumenti, le chiese (più di 20.000!),
i seminari, i luoghi di culto e perfino
i cimiteri che subirono la sorte più
orrenda: distrutti, incendiati, usati
come stalle o magazzini per le armi.
Le milizie repubblicane, anarchiche
e socialcomuniste, si scatenarono
quindi con una furia umanamente difficile da aggettivare (perfino
qualche storico agnostico ha usato
significativamente per l’occasione
l’attributo ‘diabolico’) e da spiegare: quasi 7.000 furono i fedeli cattolici incarcerati, torturati nei modi
più impensabili e quindi eliminati
fisicamente. Massacrati “soltanto
per essere stati trovati dai miliziani ‘rossi’ in possesso di
una semplice
meda-
Nel corso di questi ultimi anni, lo studioso francese Philippe Mesnard ha raccolto in tutta l’Europa
tra gli amici e i famigliari di Primo Levi una
notevole mole di fotografie che vanno dai primi
momenti di vita dello scrittore torinese, ai ricordi
di scuola e di università, fino agli ultimi giorni di
vita (morto suicida l’11 aprile del 1987).
Un’indagine sulle percezioni, condizioni e prospetA cura di Valentina
tive di integrazione delle diverse comunità proveCardinali
nienti dalla sponda Sud ed Est del Mediterraneo, di
diversa etnia, religione, età, istruzione, condizione Donne del Mediterraneo
Marsilio
anagrafica e professionale. Uomini e donne presenti in Italia, chiamati a confrontarsi con le sfide,
pp. 234 €. 22,00
i dubbi e le prospettive dell’integrazione sui temi
della vita quotidiana.
S’inaugura con questo volume la collana dedicata al progetto di studio e di comparazione tra
“delizie” o ville di piacere del Ducato estense
nella sua permanenza a Ferrara fino al 1598,
e le analoghe esperienze europee. “Delizie in
villa” esamina la storia e la complessa ideologia
che sottende al concetto di “delizia”, analizzando con l’ausilio di massimi studiosi dell’argomento il
contesto ferrarese a confronto con quello italiano ed
europeo.
A cura di Venturi,
Ceccarelli
Delizie in villa
Olschki
pp. XII-406 €. 40,00
Oggi si analizza l’India prendendo in considerazione
il solo tasso di crescita del suo prodotto interno lordo.
Entrambe le letture sono parziali e distorte. Per cercare
di capire questo grande e complesso paese Carlo Buldrini vi ha trascorso più di metà della vita e ha scritto
le “cronache indiane” raccolte nel presente volume.
Carlo Bludrini
Nel segno di Kali
Lindau
pp. 230 €. 18,50
glietta religiosa, dell’immagine di
un santo” (pag. 39). Alcuni furono
flagellati e crocifissi, altri “rinchiusi
in recinti di tori da combattimento
per essere incornati e calpestati”
(pag. 27), altri ancora, soprattutto
preti e suore, contro cui la rivoluzione sfogò tutto il suo odio cieco, arsi con la benzina e poi fatti
esplodere come bombe umane o
addirittura sepolti vivi. In alcune
diocesi, come quella aragonese di
Barbastro, in un solo anno venne
sterminato l’88% del clero diocesano. “I miliziani ‘rossi’ giunsero
a uccidere a calci nel ventre donne incinte e a fare loro ingoiare
crocifissi o medagliette benedette
arroventate” (pag. 27). L’Autore
fa notare che sono scene talmente
raccapriccianti, eppure ripetute,
che in questo caso lo storico che
studia i fatti difficilmente può
cavarsela con la solita giustificazione relativista secondo cui in
guerra da sempre tutto è permesso
e tutto accade. C’è qui qualcosa di
nuovo. Qualcosa di peggio. Come
se davvero oltre alla componente
umana ce ne fosse un’altra, più
nascosta, ma non meno importante, anzi forse decisiva. Altrimenti
non si spiegherebbe una tale follia omicida di massa preceduta in
modo sistematico da lunghi calvari (come se al credente di turno, a ogni credente, fosse una bambina di pochi
anni o un anziano prossimo alla morte, andasse
fatto rivivere, appositamente, ogni dettaglio della
Claudio Magris
Alfabeti
Garzanti
pp. 490 €. 19,60
Passione del Signore e se possibile peggio ancora). Sulla sistematicità del massacro pose l’accento
anche il filosofo Josè Ortega y
Gasset (1883-1955) quando denunciò che in Spagna era in corso “una vera e propria persecuzione anticristiana, premeditata
e scientificamente organizzata”
(pag. 29). Per i posteri rimangono
le testimonianze di chi, pur avversario, quegli avvenimenti li vide
con i propri occhi, come il citato
Salvador de Madariaga, tanto da
affermare: “Nessuno che abbia
insieme buona fede e buona informazione può negare gli orrori
di quella persecuzione. Per anni,
bastò il solo fatto di essere cattolico per meritare la pena di morte,
inflitta spesso nei modi più atroci” (pag. 17). O quella ancor più
impressionante dello storico laburista inglese Hugh Thomas: “Mai
nella storia d’Europa e forse in
quella del mondo, si vide un odio
così accanito per la religione e i
suoi uomini” (pag. 70). A settanta
anni di distanza però, grazie anche a queste memorie, sembra che
qualcosa stia cambiando. In questi
giorni, infatti, a Valencia, l’episcopato spagnolo è impegnato ad
edificare un grandioso santuario
dedicato ai martiri di quella persecuzione religiosa mentre sono
più di cento i processi di beatificazione che sono stati aperti nel frattempo in Vaticano presso la Congregazione per le Cause dei Santi
e tuttora in corso. D’altra parte,
nuovi studi storiografici, che Rosselli ricorda, portano all’attenzione del pubblico altri eventi della
drammatica persecuzione. Forse
per le migliaia di vescovi, religiosi, suore, seminaristi e fedeli laici
barbaramente trucidati è giunto,
finalmente, il momento della giustizia e della verità storica.
Nel suo infinito viaggiare tra le migliori pagine della
letteratura, Magris spazia dall’antichità al romanticismo tedesco, dai maestri russi dell’Ottocento ai grandi
testimoni della crisi del Novecento, fino ai nostri
giorni. Si confronta con miti moderni come Don Chisciotte e Robinson Crusoe, torna su luoghi dell’anima
come Vienna e Praga...
Amina è arrivata vicino a Pavia con la sua famiAlberto Gentili
glia dall’Afghanistan via Germania, in fuga dalla
Liberami
amore
tragedia del suo paese. Ha 20 anni, una gran voglia
Garzanti
di vivere e cerca la libertà. Una sera va a ballare al
“Disco-play” di Sirmione e incontra Tano: fa l’avpp. 341 €. 16,60
vocato ha diversi anni più di lei e sa cos’è la vita.
È un’attrazione forte, ma è anche una storia impossibile:
lui ha già una famiglia, e i genitori di lei non potranno mai
accettare una situazione del genere.
Il volume è dedicato ai rapporti tra lo scrittore
abruzzese e il mondo della musica, rapporti intimi e
fruttuosi sia dal punto di vista del letterato, nutrito di
interessi e letture vaste e approfondite dall’antico al
moderno, sia di quello dei molti compositori che si
trovarono a collaborare con lui. Gli interventi vedono
impegnati musicologi, storici della letteratura (italiana
e francese), storici della scenografia, che, in un’ottica
multidisciplinare, affrontano temi per lo più mai trattati in
precedenza.
A cura di Guarnieri,
Nicolodi, Orselli
D’Annunzio musico
immaginifico
Olschki
pp. VIII-478 €. 57,00
Il libro esamina i contenuti e i modi della progettualità chiamata restauro, rivolta in primo luogo,
ma non solo, alla conservazione delle architetture
esistenti, e ne segue le diverse declinazioni in rapporto alla peculiare natura dei casi affrontati.
Francesco Doglioni
Nel restauro
Marsilio
pp. XVIII-282 €. 14,00
LIBRI DA LEGGERE
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
L
Sergej Hessen
Diritto e morale
Armando
pp. 144 €. 10,00
Una riedizione di due brevi
scritti di Hessen, che costituiscono un’inquadratura
concettuale dei rapporti del
diritto con la dottrina e la
vita morale. Hessen facilita
al lettore l’interpretazione
di un dramma dal quale affiorano soluzioni positive.
LIBRI
LEGGERE
è
A. Dumbach, J. Newborn
Storia di Sophie Scholl e della Rosa
Bianca
Lindau
CULTURA
Una casa senza biblioteca è
come una fortezza senza armeria
(da un antico detto monastico)
a cura di Maria Grazia D’Ettoris
Il tempo è cambiato
a terra nel XX secolo
non ha mostrato segni di una variazione
di temperatura maggiore di
quelle documentate per le
fasi calde di altre epoche
storiche. Quest’affermazione di Gianluca Casagrande, docente di Geografia
all’Università Europea di
Roma, è la conclusione
dell’agile volumetto che
le Edizioni Art hanno pubblicato nel maggio 2007 e
che descrive la storia delle
variazioni climatiche in Europa dai tempi più remoti
(550-220 milioni di anni
fa) fino ai nostri giorni e
che sembra contraddire la
maggior parte degli studi e
delle ricerche che i media
diffondono da alcuni anni.
L’alternanza di fasi climatiche favorevoli a periodi di
clima ostile per le popolazioni europee è una costante nella storia, come appare
evidente dal diagramma
riportato qui sotto tratto
dal volume di Casagrande
(pag.38). Le ripercussioni
sulla vita delle varie popolazioni, sulle loro abitudini, specialmente in epoche
nelle quali l’uomo era notevolmente dipendente dal
clima atmosferico, spiegano molti avvenimenti della
storia dell’uomo europeo:
l’espansione della mezza-
9
INSERTO
pp. 308 €. 22,00
Sophie Scholl fu ghigliottinata all’età di
21 anni dal Tribunale del Popolo di Monaco di Baviera, il 22 febbraio 1943, per tradimento contro lo Stato
e il Führer. Insieme a lei vennero decapitati il fratello
Hans, Christoph Probst e, due mesi dopo, Alexander
Schmorell, Willi Graf e il loro professore di filosofia,
Kurt Huber. Si concluse così l’avventura della “Rosa
Bianca”, il gruppo di cinque giovani universitari tedeschi che nel corso del 1942 e nelle prime settimane del
1943 sfidarono il regime nazista stampando e diffondendo clandestinamente in Germania e Austria sei opuscoli
contro Hitler. Quei fogli raccontavano gli orrori che si
stavano consumando ai danni degli ebrei, informavano
delle sconfitte militari naziste - una su tutte: Stalingrado
-, facevano appello ai grandi ideali della cultura e alle
lezioni della storia, esortavano i tedeschi alla ribellione,
al sabotaggio, alla diserzione. La Rosa Bianca non fu
un’organizzazione diffusa, strutturata, con collegamenti
internazionali, sul modello della Resistenza italiana. Fu
qualcosa di diverso e forse di unico nella storia della
lotta ai totalitarismi del ‘900.
Mirella Serri
I profeti disarmati
Corbaccio
pp. 228 €. 18,00
luna fertile che ha contribuito alla nascita dell’agricoltura (ca. 11000 anni fa)
favorì le migrazioni. E
non solo, sembra che la
fine dell’impero Maya, per
cambiare continente, sia
dovuta ad un brusco cambiamento climatico! Ma
tornando da noi, dal 4500
a.C. inizia una stagione
caratterizzata da aumento delle temperature con
inverni più miti ed estati
più calde (sembra il clima
paventato dai climatologi
di oggi), scioglimento dei
C
ghiacciai, innalzamento
dei livelli marini. Fino al
2000 a.C. le coste della
Groenlandia rimasero libere dai ghiacci (quella
regione fu battezzata così:
terra verde/grøn land, dai
vikinghi alla fine del decimo secolo dopo Cristo)
per poi venirne di nuovo
ricoperte e esserne nuovamente libere e così via.
Oscillazioni continue, anche notevoli, vedi la piccola età glaciale tra il 1200e
il 1350 d.C., sono state una
costante. Una domanda:
onservali nella tua
Gabriele Capecchi
Cosimo II e le arti di Boboli
Olschki
pp. XII-228 €. 32,00
La ricerca è basata sulla scoperta di un
corpus documentario inedito sul Giardino
di Boboli che ha permesso di ricostruire
pressoché integralmente le vicende del
cantiere di scultura, identificare gli artisti
impegnati e collocare le opere all’interno
del programma iconografico originario.
Sono state rinvenute numerose statue ritenute sin qui disperse, come la Venere della “Fontana dell’Isola” nonché numerosi
pezzi ispirati a scene pastorali.
Joachim Fest
Dialoghi con Albert Speer
Garzanti
Pp. 229 €. 22,00
Durante la sua detenzione nel carcere di
Spandau, Albert Speer, l’architetto del
Terzo Reich, stretto confidente di Hitler e
dal 1942 ministro degli Armamenti del regime nazista, fu assistito da Joachim Fest
nella redazione delle sue “Memorie” e dei
“Diari di Spandau”. Fra il 1966 e il 1981
i due conversarono a lungo e in numerose occasioni. Questi appunti vengono ora
pubblicati per la prima volta.
l’uomo quanto è responsabile dei cambiamenti climatici? Dalla ricerca di Casagrande sembrerebbe poco o
niente, ma occorre evitare
di dare risposte definitive
su un tema così difficile e
nello stesso tempo cercare
di prevenire un eventuale
riscaldamento globale prodotto
dall’inquinamento
atmosferico eccessivo che
potrebbe innescare processi
ancora sconosciuti, ma senza immotivati catastrofismi.
B
Dan Hooper
Il lato oscuro dell’universo
Dedalo
pp. 240 €. 16,00
L’universo è composto per il 95% da materia ed energia oscura. Dan Hooper racconta questa storia come un thriller, ricco
di ipotesi, scoperte e colpi di scena, trasportandoci, con l’abilità di chi sa spiegare in maniera semplice anche le idee più
complesse della scienza, in un viaggio alla
ricerca dell’essenza ultima del nostro Universo oscuro.
Fabrizio Fratus
Dio o Darwin?
Kappa
pp. 183 €. 14,50
La teoria di Darwin è una visione del
mondo, visione ideologica e metafisica.
Una metafisica che servì come supporto
“scientifico”alla dottrina di Marx e di Engels che poterono sostenere che l’evoluzionismo era presentato come il principio
necessario di ogni materialismo, di ogni
dottrina volta a negare.
Andrea Bartelloni
Per qualche decennio il Partito comunista italiano ha realizzato un miracolo.
Apparteneva al Movimento comunista internazionale
e aveva rapporti “fraterni” con l’Unione sovietica, ma
era al tempo stesso una grande forza democratica, un
argine contro le incombenti minacce fasciste, una indispensabile componente della vita democratica nazionale e, grazie al ruolo di Palmiro Togliatti nell’immediato
dopoguerra, uno dei principali costruttori dello Stato
repubblicano. Quasi tutti erano stati fascisti sino al
1942 e avevano quindi una particolare familiarità con
la professione dell’intellettuale organico. Il Partito comunista conosceva i loro trascorsi, ma li aveva perdonati e sapeva che questo atto di clemenza avrebbe garantito la loro fedeltà. Il successo dell’operazione ebbe
l’effetto di oscurare l’esistenza di un’altra intelligencija
italiana, poco incline a lasciarsi attrarre dalle seduzioni
del grande Partito comunista.
iblioteca
Giangilberto Monti
Dizionario dei comici del
cabaret
Garzanti
pp. 620 €. 25,50
Ad affollare le pagine di questo “Dizionario dei comici” e del cabaret sono oltre
cinquecento maestri della risata. Ci sono
le star più celebri, ma anche molti nomi
dimenticati, spalle e caratteristi che hanno
arricchito il repertorio. È un vero e proprio esercito di comici che hanno divertito
generazioni di italiani, dalla fine dell’Ottocento a oggi.
A cura di Aldo Bova, Attilia
Dorigato, Puccio Migliaccio
Vetri Artistici
Antonio Salviati 1866-1878
Marsilio
pp. 176 €. 35,00
I vetri per la tavola prodotti dalla fornace
di Antonio Salviati tra il 1866 e il 1877: le
foto a colori di tutti i pezzi catalogati, la
schedatura accurata, il confronto puntuale con gli inventari manoscritti conservati
nell’archivio del museo e con informazioni
reperite nei verbali delle esposizioni alle
quali parteciparono i maestri e gli imprenditori muranesi.
Giuseppe Gavazzi
La colorata lentezza delle
galassie
Marsilio
pp. 203 €. 20,00
La parola galassia ha assunto il significato che oggi le attribuiamo solamente
da cent’anni e per tutto questo tempo l’astronomia extragalattica è stata
una tra le discipline più in ebollizione
dell’intero panorama scientifico. Giuseppe Gavazzi, astrofisico, negli ultimi
trent’anni protagonista della ricerca, ce
ne racconta i passaggi cruciali.
Emanuele Ottolenghi
La bomba iraniana
Lindau
pp. 266 € 16,00
Il mondo ha saputo della pericolosità del
programma nucleare iraniano il 14 agosto
2002, durante un briefing tenuto a Washington dal Consiglio Nazionale della
Resistenza in Iran. Da allora la comunità
internazionale ha chiesto invano di poterne verificare la natura pacifica. L’incubo
secondo molti è concreto: entro pochi
anni l’Iran di Mahmoud Ahmadinejad disporrà di un arsenale atomico che potrà
usare per promuovere le sue ambizioni
egemoniche in Medio Oriente.
Religione
10
Quando la Chiesa attacca se stessa
Domenico Bonvegna
C
he la Chiesa Cattolica sia sotto tiro di un
certo fondamentalismo laicista l’abbiamo
scritto più volte, ma che l’attacco avvenga
ad opera dei suoi stessi ministri, fa un certo effetto. Il Giornale per primo ha dato la notizia di un
sacerdote genovese, don Prospero Bonzani, che ha
messo la moschea nel suo presepe. Un episodio
isolato, pare di no, a Bergamo, monsignor Attilio
Bianchi ha tolto dal presepe il bambinello, o, meglio, c’è ma è fuori dalla grotta, per provocazione
nei confronti dei fedeli che non si prendono cura
degli immigrati: «Gesù non ha paura di avvicinarsi agli emarginati, agli ultimi. E se non si sa accogliere lo straniero, non si può accogliere Gesù
Bambino». Quindi, niente bambinello nella grotta.
La parrocchietta di Santa Lucia del capoluogo
lombardo dev’essere stata la sola chiesa cattolica
al mondo dove, la mezzanotte del 24 dicembre,
Gesù non è nato. Meglio: gli è stato impedito di
nascere. E non da un infedele, da un imam islamico integralista o da un miscredente seguace di
Erode: Ci voleva un prete, un ministro della Chiesa cattolica- scrive Luigi Santambrogio su Libero
- per fare ciò che neppure a re Erode era riuscito.
Due casi isolati? Non è così. Le moschee nei presepi, ormai, sono la normalità. Quando abbiamo
dato per primi la notizia del sacerdote genovese
che aveva messo una moschea nel suo presepe,
non avremmo mai pensato che non si trattasse di
un caso isolato. E invece. Invece, in pochi giorni, la moschea all’interno del presepe è diventata
una specie di simpatica tradizione. Ce n’è una a
Venezia, un’altra a Sestri Levante, un’altra ancora chissà dove. Come se, insieme a buoi, asinelli,
pastori, don Giuseppe e Marie, fosse obbligatorio
metterci anche un minareto. (Massimiliano Lussana, Quando l’attacco alla Chiesa arriva dalla Chiesa, 28.12.08 Il Giornale). Questi sono i fatti, ora, se
la Chiesa e la religione sono sotto attacco, che parte dall’Onu, all’Unione Europea, per finire ai media e al politicamente corretto come unico metro
di valore e di pensiero, sarebbe il caso che i suoi
ministri non si accodassero a quest’opera di demolizione sistematica delle nostre radici e delle nostre
tradizioni. Di fronte al tradimento dei chierici, bisogna registrare la reazione dei semplici fedeli, in
particolare quelli della parrocchia di Nostra Signo-
Giancarlo Bruni
Mariologia ecumenica
Edb
pp. 558 €. 54,00
Per costruire una mariologia che non sia
“vittima” delle divisioni confessionali,
il volume tesse pazientemente i fili dei
dialoghi teologici sulla Madonna intercorsi tra tutte le Chiese, organizzando
la materia in 5 grandi sezioni: approcci,
documenti ufficiali internazionali, documenti ufficiali nazionali, documenti non
ufficiali, prospettive. Appunto le Prospettive conclusive indicano che anche
in mariologia i dialoghi ecumenici hanno prodotto una teologia riconciliata.
Roberta Monetti
I personaggi della Bibbia
Messaggero
pp. 204 €. 15,00
40 personaggi della Bibbia, presentati ai
ragazzi. Sono 20 dall’Antico Testamento: da Adamo ed Eva, passando per Noè,
Abramo, Mosè, il re Davide, fino ai
profeti che annunciavano la venuta del
Salvatore; 20 dal Nuovo Testamento: da
Maria e Giuseppe, attraverso i discepoli
e la Maddalena, fino a Paolo e Stefano.
Di ogni figura è presentata brevemente
la vicenda storica e la valenza di ogni
personaggio anche sulla nostra vita.
ra della Provvidenza di Genova, hanno protestato
con la Curia, costringendo il parroco a rimuovere
la moschea, mettendo il Vangelo nel presepe. Ma
il parroco non si dà per vinto, ha sì tolto la moschea per mettere il Vangelo: ma del Vangelo ha
evidenziato una frase in cui Gesù condanna chi
respinge lo straniero. L’intento del parroco è evidente: tacciare di xenofobia, o meglio di razzismo,
il vescovo e i fedeli che non hanno voluto la moschea. “E questo è l’aspetto peggiore della vicenda: l’ipocrisia di gabellare una moschea nel presepe per segno di accoglienza verso la straniero.
È chiaro che il cristiano ha il dovere di accogliere
ed amare tutti, anche se sono atei, anche se professano altre fedi, perfino se sono seguaci di una
religione di conquista. Ma il cristiano distingue la
persona dalle idee e dalle fedi. Dà da mangiare
all’islamico, ma non dice – non può dire – che
Gesù e Maometto sono la stessa cosa, che il Dio
padre dei cristiani è uguale al Dio padrone dei
musulmani (per chi non lo sapesse, «musulmano»
vuol dire «sottomesso»). La moschea nel presepe
è una forma di sincretismo religioso, un pasticcio
teologico e ancor di più storico, un minestrone di
culti mescolato in omaggio alla melassa buonista
di gran moda”. (Michele Brambilla, Quando il
prete non fa il prete, 30.12.08 Il Giornale). Questi
episodi sono la prova che da qualche tempo in tante diocesi, seminari, facoltà teologiche, parrocchie
sta dilagando una cultura relativista e sincretista.
Per tacere di programmi pastorali che invocano
la costruzione di una moschea per quartiere. Fatta
salva, la buona fede dei tanti don Prospero e don
Bianchi in servizio effettivo e permanente, più che
da un atteggiamento offensivo, le loro iniziative
sono originate probabilmente da una debolezza,
da un’insicurezza. È il vedere che il mondo scappa
via, che le chiese si svuotano, che i media parlano
un linguaggio diverso: è tutto questo, forse - scrive
Brambilla - che li spinge a cercare di recuperare
terreno inseguendo le mode del momento; che li
spinge a cercare l’applauso facile del politico progressista, del giornalista illuminato, del sindacalista impegnato. Ma la storia, anche recente, della
Chiesa dovrebbe avere insegnato ai tanti don Prospero e ai tanti don Abbondio dei giorni nostri che
chi sposa le mode rimane presto vedovo, com’è
capitato ai tanti confratelli che credevano di essere
all’avanguardia sventolando la bandiera rossa, e
che un giorno si sono trovati, improvvisamente, tra
i rottami della storia.
I
L
Paolo è grande per il pensiero che ha consegnato alla storia religiosa universale
nelle sue lettere, ma è grande anche come
uomo d’azione, come apostolo e missionario. Il libro illustra soprattutto questo
ultimo aspetto: nelle sue premesse, nella
sua metodologia, nella sua passione per
il vangelo, negli strumenti di cui si servì,
nella geografia, la quale almeno nei progetti era quella dell’intero bacino mediterraneo.
Benedetto XVI
Catechesi sui padri della Chiesa
Da Clemente Romano a
Gregorio Magno
Città Nuova
pp. 232 €. 14,00
I Padri della Chiesa rappresentano, oggi
più che mai, le coordinate indispensabili
per chiunque voglia risalire alle fonti del
pensiero cristiano. Al tempo stesso, sono
protagonisti di una fecondissima stagione
culturale nella quale si verifica l’innesto
sul tronco della grande cultura grecoromana e delle culture limitrofe di una
straordinaria novità capace di improntare
tutti i secoli a venire.
Riflettiamo con i Libri
Riccardo Chiaberge
La variabile Dio
Longanesi
pp. 194 €. 14,60
Un dialogo in forma narrativa tra due autorevoli
astrofisici americani, uno cattolico e gesuita, George
Coyne, e l’altro ebreo tendenzialmente agnostico,
Arno Penzias. I due, stimolati e incalzati dalle domande di un giornalista italiano, Riccardo Chiaberge,
discutono, anche in chiave storica, i rapporti spesso
conflittuali tra scienza e fede, dal caso Galileo a Darwin fino al dibattito attuale.
Una simpatica valigetta di cartone, contenente:
quattro libretti illustrati di storie bibliche (La storia
di Noè - Segui Mosè - Seguiamo la stella - Segui
Gesù); per ogni libretto, un poster da completare
con gli adesivi acclusi; quattro pennarelli che serviranno per colorare i poster.
Autori Vari
Pronto Bibbia
Elledici
4 album ciascuno
di 24 pp. €. 13,00
La riforma monastica ed ecclesiastica del secolo
XI, l’azione politica e spirituale, le relazioni di
ampio respiro sono solo alcuni dei motivi che
segnalano Pier Damiani fra gli intellettuali più
raffinati e dinamici del tempo. Eremita, teologo,
riformatore: questi i nuclei attorno a cui si sono
mossi i vari contribuiti degli studiosi, che ben sintetizzano la complessità di una vita spesa “tra cielo e terra”.
Maurizio Tagliaferri
Pier Damiani l’eremita
EDB
pp. 398 €. 28,00
Il dialogo tra ebrei e cristiani, consolidatosi dopo
Autori vari
la svolta conciliare, ha mostrato che non basta
Ebrei e cristiani
guardare agli ebrei “come testimoni viventi della
Duemila anni di storia
fede biblica”. La maggiore conoscenza reciproca
Paoline
ha prospettato la necessità di apprendere una storia estesa per tutti i duemila anni della nostra era.
pp. 304 €. 16,00
All’interno di questo grande arco temporale gli
ebrei vanno visti non solo come una minoranza perseguitata, ma anche come un popolo capace di una ricca
e autonoma rielaborazione religiosa e culturale.
David Juliet
A modo mio
Elledici
pp. 11,50 €. 12,00
Il libro racconta sei noti episodi biblici con poche
parole e disegni accattivanti. Con la parte destra
del sussidio, i bambini dovranno “creare” 40 personaggi di cui parlano gli episodi, mescolando e
componendo le giuste “tessere”. Un sussidio che
educa i bambini alla creatività e li interessa alla
Bibbia.
Il libro nasce da un’esperienza drammatica che ha
Alessio Tavecchio
segnato la vita dell’autore: un incidente motocicli- Con una marcia in più
stico che, a ventitré anni, lo ha reso paraplegico,
Paoline
costringendolo su una sedia a rotelle. Ben lontano
pp. 216 €. 14,00
dal lasciarsi abbattere, Alessio Tavecchio ha saputo trasformare quell’evento in una fonte di energia
per trovare nuove motivazioni e nuovi stimoli per
il futuro.
ibri dello
Giancarlo Biguzzi
Paolo missionario
Paoline
pp. 168 €. 12,00
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
S
pirito
Marie-Dominique Philippe
Fuoco sulla terra
Città Nuova
pp. 256 €. 16,50
Dio e la sua presenza nella nostra vita, la
ricerca della Verità, la libertà, il messaggio del Vangelo, la Chiesa, lo scandalo
della Croce, la divisione dei cristiani, il
male, la sofferenza, la morte, ma anche
la solidarietà, l’amore umano, il lavoro,
la politica, la guerra.... Sono le grandi domande dell’uomo che l’Autore in questi
colloqui affronta attraverso lo sguardo
delle “beatitudini”
Sulpicio Severo
Cronache
Città Nuova
pp. 232 €. 18,00
L’Autore si propone di riassumere la storia
sacra dall’origine del mondo fino ai suoi
tempi, “per istruire gli ignoranti e convincere le persone colte”, scuotere i lettori e
vincere la loro indifferenza o resistenza.
Per questo si avvale della testimonianza
dei santi e della loro vita ascetica. Sono
numerosi gli esempi proposti dall’Antico
Testamento alla Chiesa del suo tempo per
esortare alle virtù cristiane.
Jean Abiven
Piccolo libro del cammino
spirituale
Città Nuova
pp. 56 €. 5,00
Fare della propria vita un viaggio, un
itinerario verso Dio: è l’aspirazione più
profonda di ogni cristiano. Ma come fare?
Infinite sono le strade per progredire nel
rapporto con Lui che nel corso dei secoli i
grandi santi - da Francesco d’Assisi a Teresa d’Avila - hanno disegnato con la propria esperienza. Proprio attingendo principalmente al Libro delle Mansioni della
Santa spagnola, l’Autore traccia insieme
un percorso di meditazione e un breve vademecum sull’argomento.
Michele Aramini
Prendersi cura
Paoline
pp. 160 €. 11,00
Il testo prende le mosse dalla necessità di
un rinnovamento della pastorale dei malati. In questa prospettiva sono esaminati
due aspetti: l’uno più eminentemente caritativo, l’altro di tipo culturale. In questa
linea si affrontano temi quali: la malattia
secondo il Vangelo, il rapporto tra fede
e malattia, eutanasia e accanimento terapeutico.
Economia
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
A cura di Gianfranco D’Ettoris
Affitti e condominio
L’agricoltura ringiovanisce
Confedilizia risponde
La rubrica fornisce risposta solo a quesiti di interesse generale. Non saranno, pertanto, presi in considerazione quesiti
né a carattere personale né relativi a questioni già pendenti
innanzi all’Autorità Giudi­zia­ria.
I quesiti vanno inoltrati alla Confedilizia tramite le oltre 200
Associazioni territoriali aderenti alla stessa e presso le quali è
possibile attingere anche ogni ulteriore informazione. Per gli
indirizzi delle Associazioni consultare i siti www.con­fe­dilizia.it
www.con­fe­di­li­zia.­eu oppure telefonare al numero 06.67.93.489.
SUCCESSIONE NEL
CONTRATTO DI LOCAZIONE E RAGIONI TRANSITORIE
In un appartamento condotto in locazione da una anziana signora si è trasferito il nipote per assisterla. Si chiede
se questi, una volta morta l’anziana
conduttrice, possa pretendere di subentrare nel contratto di locazione.
Secondo la giurisprudenza la convivenza con il conduttore defunto, cui, ai
sensi dell’art. 6 della legge n. 392 del
1978, è subordinata la successione nel
contratto di locazione di immobile adibito ad uso di abitazione, costituisce
una situazione complessa caratterizzata
da una convivenza stabile ed abituale e
da una comunanza di vita preesistente
al decesso, non riscontrabile qualora il
pretendente successore si sia trasferito
nell’abitazione locata soltanto per ragioni
transitorie (Cass. n. 3251 dell’11.2.’08).
Pertanto, la risposta al quesito è negativa.
commerciale competa al conduttore sublocatore nei confronti del locatore ed al
subconduttore nei confronti del sublocatore (Cass. sent. 9677 del 3.10.’97).
RIPARAZIONE DEI
FRONTALINI E ALIQUOTA IVA
I frontalini dei balconi di un edificio
condominiale necessitano di lavori di
riparazione. Si domanda quale aliquota Iva vada applicata.
Trattasi di un intervento di manutenzione ordinaria soggetto, pertanto,
all’aliquota del 10% applicabile sia alle
prestazioni di lavoro che alla fornitura
di materiali e di beni, a condizione che
questi ultimi non rappresentino una parte rilevante del valore complessivo della
prestazione.
DEFINIZIONE DI DECORO ARCHITETTONICO
INDENNITÀ DI AVVIAMENTO E SUBLOCAZIONE
Si domanda cosa debba intendersi per
“decoro architettonico” del fabbricato ai fini della tutela prevista dall’art.
1120 cod. civ. in tema di innovazioni.
In caso di sublocazione, si domanda se
l’indennità di avviamento – ricorrendone i presupposti – spetti al conduttore o al subconduttore.
Secondo la Cassazione con tale espressione deve intendersi “l’estetica dell’edificio, costituita dall’insieme delle linee e
delle strutture ornamentali che ne costituiscono la nota dominante ed imprimono
alle varie parti di esso una sua determinata, armonica fisionomia”. Ciò, senza che
occorra che si tratti di edifici
di particolare pregio artistico
(sent. 27551 del 14.12.’05).
E’ stato ritenuto che, nell’ipotesi di
sublocazione di immobile urbano ad
uso non abitativo, alla cessazione della
locazione e, quindi, della sublocazione,
l’indennità per la perdita dell’avviamento
Michele Petrocelli
Il labirinto clientelare
Armando
pp. 256 €. 23,00
L’Italia si presenta oggi come un Paese in
evidente ritardo competitivo e dominato
dal clientelismo. Proprio la presenza di
un sistema clientelare patologico risulta
essere il limite più rilevante allo sviluppo
del sistema economico nazionale. Questo studio propone nella seconda parte un
innovativo approccio di analisi del sistema economico visto come complesso di
sapere, capacità, competenze in grado si
generare valore e innovazione.
Roberto Romani
L’economia politica dopo
Keynes
Carocci
pp. 320 €. 25,30
Il libro descrive l’evoluzione del pensiero economico successivo alla Teoria
generale (1936) di Keynes, ponendolo
in relazione con le vicende delle economie e le scelte di politica economica.
Nel corso dei decenni post-bellici le idee
economiche hanno subito un mutamento
radicale: la problematica keynesiana, che
aveva favorito un ampio intervento dello
Stato nell’economia, ha lasciato il campo
a un’economia politica critica della mano
pubblica e sostenitrice dell’efficienza dei
mercati.
11
L
inus, Granbassi, Gelisio, Pellegrini, Silvestrin: questi alcuni
dei volti noti intervenuti nel dibattito-dossier “La nuova scelta dei giovani: entrare in agricoltura”, on line su
www.agricolturaitalianaonline.gov.
it, il giornale telematico dell’agricoltura italiana edito dal Mipaaf, divenuto
l’agorà virtuale del mondo dell’agricoltura italiana. “Il vecchio stereotipo del
contadino non esiste più. L’agricoltura
è giovane, ed è sorprendente la quantità
di mail inviatemi da ragazze e ragazzi
che mi arriva attraverso i siti www.agricolturaitalianaonline.gov.it e www.
lucazaia.it: giovani uomini e donne
della generazione 2.0 che mi chiedono
indicazioni su come intraprendere questa strada. A noi il compito di sostenerli
ed aiutarli, al mondo dei media quello
di raccontare un settore strategico per
tutto il sistema produttivo del Bel Paese
uscito finalmente dal cono d’ombra cui
era stato relegato”. Questo il commento
del ministro Luca Zaia al nuovo Rinascimento agricolo italiano che www.
agricolturaitalianaonline.gov.it
si
propone di analizzare nel dossier-dibattito “La nuova scelta dei giovani: entrare in agricoltura”, attraverso dati numerici, testimonianze dirette di giovani
imprenditori agricoli e dichiarazioni di
giornalisti, scrittori, conduttori televisivi e giovani personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo. Numerose le
persone intervenute: Ulderico Bernardi,
Antonio Del Giudice, Tessa Gelisio,
Margherita Granbassi, Linus, Paolo
Massobrio, Massimiliano Ossini, Federica Pellegrini, Carlo Raspollini, Enrico
Silvestrin ed il Ministro Zaia. “L’unico modo per far diventare il mestiere
dell’agricoltore il più bello al mondo è
metterci tanta passione e voglia di fare.”
Questo è quanto ha affermato Francesco Rossi, che con altri giovani imprenditori agricoli ha testimoniato come si
possa raggiungere il successo in questo
settore strategico dell’economia italiana. I nuovi agricoltori sono sempre
U
più giovani, motivati, innovativi e,
spesso, laureati. “I giovani agricoltori
sono il carburante che aprirà una nuova
stagione dell’agricoltura italiana”, ha
affermato la campionessa olimpica e
mondiale di nuoto Federica Pellegrini.
“Anche la produzione agricola può essere di tendenza, anche la coltivazione
può essere un’attività “sexy”: la qualità
e la modalità delle produzione, della
distribuzione e la comunicazione stessa
del prodotto possono fare di un’impresa agricola un’impresa d’avanguardia”,
sottolinea Tessa Gelisio, conduttrice di
Pianeta Mare. Linus, dj, conduttore
radiofonico e scrittore, si sofferma invece sui numeri: “Sono già 100 mila le
aziende guidate da giovani imprenditori
e che fatturano il 75% in più rispetto
Riuscito lo sciopero dell’ananas
G
li italiani hanno capito, e condiviso, il cosiddetto sciopero dell’ananas che è pienamente riuscito con
un effetto positivo sui prodotti agricoli, sui
produttori, sui portafogli e sulla salute degli italiani. Così il Ministro delle politiche
agricole alimentari e forestali, Luca Zaia,
commenta i dati diffusi ieri sui consumi
alimentari tra Natale e Capodanno. “Pur
con la prudenza, dettata dall’attesa di dati
definitivi, ci sentiamo di dire che la “crisi”
non ha colpito a Natale il settore primario,
che tiene – sottolinea il Ministro – con un
incremento in termini economici (la spesa
è cresciuta del 5 per cento) e una quasi impercettibile flessione in termini quantitativi
(- 0,5 per cento). Flessione che è assolutamente riequilibrata in termini qualitativi,
bene sembrano infatti essere andati i prodotti a denominazione garantita.” “Il 2008
finisce con un’ottima performance della
nostra agricoltura. I dati diffusi ci confortano nella convinzione che il made in Italy
dell’agroalimentare – ha proseguito Zaia –
è la grande potenza del mondo produttivo
con cui tutti si devono confrontare. Non
solo i nostri concittadini hanno preferito,
C’era una volta il lavoro... E ora? Negli
ultimi due decenni, o poco più, il lavoro
ha subito uno stravolgimento che lascia
smarriti. Era il pilastro centrale del nostro
mondo. Oltre alla sicurezza economica,
sostanziava le nostre identità e i nostri sogni, individuali e collettivi, e dava un forte
senso di appartenenza a un’azienda, a un
progetto, a una società. Poi il lavoro si è
“corrotto”.
H. Alford, F. Compagnoni
Fondare la responsabilità
sociale dell’impresa
Città Nuova
pp. 512 €. 24,00
Quando si può definire responsabile
un’impresa? Certamente quando persegue
il profitto nel rispetto delle leggi, cerca di
sopravvivere e rimanere competitiva nel
mercato ma, nello stesso tempo, tiene presente che il suo lavoro è un mezzo utile
per il conseguimento di beni più elevati,
finalizzati allo sviluppo e al miglioramento
del benessere dell’umanità, dalla quale non
può prescindere in quanto è essa stessa un
prodotto dell’umanità.
in particolare per le loro tavole, i prodotti
della nostra terra, ma hanno abbandonato
quei prodotti tropicali (- 25 per cento di
import) che nulla hanno a che vedere con
i nostri straordinari 4500 prodotti tipici
che rappresentano al meglio i territori e le
sapienze popolari del nostro paese.” “Notevole anche l’incremento dell’export, soprattutto nel settore vinicolo che vive – ha
sottolineato Zaia - un exploit che non può
che rallegrarci. La performance dello spumante italiano a tutto danno delle principali bollicine internazionali è stata, infatti,
entusiasmante” “Non credo che il buon risultato conseguito durante queste festività
sia casuale – ha proseguito Zaia – le ragioni della crisi economica vanno, infatti, cercate nella distanza sempre maggiore che si
è creata tra l’economia reale e la sua proiezione finanziaria, distanza che nel mondo
produttivo agricolo si riduce notevolmente. La terra e i suoi prodotti non sono un
bene virtuale. Come dimostrato nei giorni
scorsi, difenderemo questo patrimonio da
tutti i contraffattori, sofisticatori e imbroglioni che purtroppo continuano a fare
danni in Italia e nel mondo.”
A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192
Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr
tilità
Serena Zoli
Il lavoro smobilita l’uomo
Longanesi
pp. 216 €. 14,60
alla media del settore. Contribuiranno,
speriamo, a costruire un futuro nuovo,
sintonizzato con il ritmo della terra. E
di questi tempi chi semina, raccoglie.”
“L’agricoltura è uno dei settori che più
di tutti vede i giovani in prima linea!”,
ha sottolineato Margherita Granbassi,
medaglia di bronzo nel fioretto alle ultime olimpiadi e inviata di “Anno Zero”.
“L’altro giorno, andando in Facebook,
mi sono imbattuta proprio in un gruppo
di giovani agricoltori… il mondo cambia e noi, giovani, siamo il motore che
lo farà andare avanti! Forza ragazzi!”.
Per leggere il dossier-dibattito “La nuova scelta dei giovani: entrare in agricoltura” nella sua interezza, collegatevi al
sito www.agricolturaitalianaonline.
gov.it
Leonardo Becchetti
Oltre l’homo oeconomicus
Città Nuova
pp. 264 €. 16,00
“Il denaro non fa la felicità”: questa massima della cultura popolare è oggi confermata
dalle indagini sulla felicità che sottolineano
il ruolo determinante dei beni relazionali.
Eppure le scienze sociali continuano a proporre modelli riduzionistici della persona.
È necessaria pertanto una rifondazione della persona che tenga conto di tutte le sue
dimensioni.
G. Dragoni, G. Meletti
La paga dei padroni
Chiarelettere
pp. 278 €. 14,60
L’amministratore delegato della banca Unicredit, Alessandro Profumo, nel 2007 ha
guadagnato 9 milioni e mezzo di euro, 25
mila euro al giorno. Quanto un lavoratore
medio in un anno. Il dibattito sugli stipendi
dei manager sta diventando centrale in tutti
i Paesi sviluppati. Solo in Italia se ne discute pochissimo, come se l’argomento fosse
ritenuto sconveniente. Questo libro affronta il tema in profondità.
T. Boeri, P. Garibaldi
Un nuovo contratto per
tutti
Chiarelettere
pp. 131 €. 10,00
La disoccupazione è calata negli ultimi
dieci anni, ma gli italiani sono insoddisfatti: i loro salari sono più bassi della
media europea ed è sempre più difficile
entrare nel mercato del lavoro dalla porta
principale. Soltanto uno su dieci riesce a
trasformare il contratto a tempo definito
in un’assunzione a tempo indeterminato.
Se poi perdi il lavoro e non appartieni a
una grande impresa nessuno ti aiuta. E allora, cosa fare contro la precarietà?
Stefano Lepri
La finanziaria siamo noi
Chiarelettere
pp. 211 €. 13,60
Che fine fanno i soldi che pagano i cittadini? Spesso è impossibile saperlo, gli
stessi tecnici addetti alla contabilità dello
Stato non lo sanno. Manca uno strumento
che consenta di vedere che fine fanno le
somme erogate per un investimento particolare. Per vedere a che punto è un’opera pubblica è meglio recarsi sul posto. A
batter cassa dopo le elezioni sono sempre
gli stessi. Questo libro racconta dall’interno come funziona la Legge finanziaria.
Attualità
12
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
Nel 2005 una famiglia su tre ha guadagnato meno di 1500 euro al mese
ß
L’indagine dello Svimez sulla
povertà nel Mezzogiorno
ß
A rischio anche laureati, lavoratori autonomi e dipendenti a tempo indeterminato;
il 41% pensa di non poter sostenere una spesa imprevista di 600 euro
Gianfranco Nitti
F
amiglie
monoreddito,
con un alto numero di
componenti a carico,
dove nemmeno la laurea e il
lavoro dipendente danno sufficienti garanzie e gli autonomi
sono più a rischio dei pensionati. Poveri che non vanno mai
al cinema o a teatro, vivono
poche relazioni sociali e che
devono limitarsi molto anche
nell’acquisto di vestiti e medicinali.
È la fotografia che emerge
dall’indagine sui redditi e le
condizioni di vita delle famiglie
meridionali curata da Marco Di
Marco e Gabriella Donatiello,
pubblicata sull’ultimo numero della Rivista Economica del
Mezzogiorno, trimestrale della
SVIMEZ, diretto da Riccardo
Padovani.
Condotta su dati EUROSTAT
e ISTAT relativi agli anni 2005
e 2006, l’analisi prende in esame i principali indicatori della distribuzione dei redditi e
dell’esposizione al rischio povertà delle famiglie del Mezzogiorno, regione per regione, in
confronto al Centro-Nord.
Povertà e Mezzogiorno
In base ai dati EUROSTAT,
nel 2005 più di un meridionale
su 3 è stato esposto al rischio
povertà contro l’11% del Centro-Nord. Detto in valori assoluti, su 11,5 milioni di poveri
italiani, più di 7 risiedono nel
Sud. Sicilia e Puglia le regioni
dove è più alto il rischio povertà (40% e 37%).
Nel 2005 al Sud una famiglia su tre (il 33,5% del totale)
ha guadagnato tra 500 e 1500
euro al mese, contro il 18,4%
del Centro-Nord. A livello
regionale, è stata la Sicilia la
regione più povera, dove quasi
il 23% delle famiglie ha avuto
entrate inferiori a mille euro
al mese, seguita dal 19% della
Calabria, dal 18% della Basilicata e dal 17% di Puglia, Campania e Molise. In Abruzzo e
Sardegna si trovano in questa
condizione l’11 e il 12% delle
famiglie, percentuale comunque superiore al Centro-Nord
(7,3%).
Nella classifica dei redditi
minimi troviamo in testa ancora le regioni meridionali: hanno
guadagnato addirittura meno
di 500 euro al mese il 5% delle famiglie siciliane, il 4,6% di
quelle campane e circa il 4%
delle lucane e delle calabresi.
Ma sono numerosi i fattori che
incidono sulla disuguaglianza
dei redditi. Ad esempio l’incidenza di famiglie monoreddito,
più alta al Sud (47% contro il
41% del Centro-Nord): la Si-
cilia presenta addirittura più di
una famiglia su due (54%) in
questa condizione.
Povertà e lavoro
Il rischio di povertà è inoltre
determinato in modo particolare dalla condizione lavorativa:
il 51% dei disoccupati meridionali è infatti a rischio, percentuale che si dimezza al CentroNord (26%).
Ma non si salvano nemmeno
quelli che un lavoro ce l’hanno:
quasi il 35% dei lavoratori autonomi nel Sud e quasi il 20%
dei lavoratori dipendenti è a rischio (rispetto a percentuali da
3 a 5 volte inferiori nel CentroNord).
Tra i settori, il privato offre
meno garanzie, con più di un
dipendente su 4 al Sud che si
dichiara esposto al rischio. Nel
pubblico le cifre scendono in
entrambe le ripartizioni, ma in
misura notevolmente diversa: il
9% dei dipendenti meridionali
contro l’1,6% degli altri.
Tra le variabili pesa anche
molto il tipo di contratto, ma è
interessante notare che al Sud
anche il 16% di chi è dipendente a tempo indeterminato non
esula dal rischio.
Quanto all’età, nelle due aree
la piramide si capovolge: se al
Centro-Nord sono in pericolo
gli anziani over 65, al Sud sono
invece i giovanissimi under 24
a essere penalizzati.
In generale, inoltre, studiare
di meno mette più a rischio, ma
si trovano in condizioni svantaggiate ben il 9% dei laureati
meridionali.
Condizioni di salute ed esclusione sociale
Condizioni di salute e stato
delle relazioni sociali sono altre
importanti variabili che incidono nell’analisi del fenomeno.
Rispetto a chi si trova in perfetta forma fisica, il malato è
però molto più discriminato al
Centro-Nord, con differenze del
50%, mentre al Sud tra i poveri
che stanno bene o male la differenza è di soli 6 punti.
I meno abbienti hanno inoltre
una percentuale di esclusione
sociale molto più alta degli altri: nel 2005 al Sud più di un
povero su tre non è mai andato
a teatro, al cinema, a visitare
una mostra o ad assistere a un
evento sportivo.
Una spirale che si estende ad
altre aree: chi è a basso reddito
non frequenta partiti, associazioni culturali o di categoria, e
tende a fare meno volontariato.
Nemmeno le relazioni sociali
più strette vengono risparmiate:
nel Sud il 38% di chi non vede
mai amici e parenti è a rischio
di povertà.
Povertà e casa
Sia al Nord che al Sud le famiglie che si trovano in affitto
e con un numero di componenti
più alto sono penalizzate, anche
se la tipologia famigliare più
esposta al Sud è quella dei monogenitori con uno o più minori
(55%), mentre al Centro-Nord è
quella dei single over 65 (31%).
Quanto al reddito, chi percepisce pensione o trasferimenti
non da lavoro è più penalizzato,
ma al Sud spicca il fatto che il
rischio povertà per i lavoratori
autonomi è maggiore rispetto ai
pensionati (non così al Centro
Nord).
Inoltre, pur se presente in
una parte esigua delle famiglie,
anche la carenza di servizi essenziali nelle abitazioni indica forti situazioni di disagio:
l’1,5% delle famiglie siciliane
nel 2006 non disponeva di acqua calda e il 2% delle famiglie
pugliesi non aveva una doccia o
la vasca da bagno in casa.
Nel 2005 una famiglia su
cinque al Sud non ha potuto
permettersi di riscaldare adeguatamente la propria abitazione, il 28% si è dovuto privare di vestiti necessari, quasi
il 60% ha dovuto dire di no a
una settimana di ferie, quasi il
20% non ha potuto acquistare
medicine.
La difficoltà a pagare bollette
e affitti ha interessato il 15 e il
21% delle famiglie meridionali, con percentuali praticamente
doppie rispetto al Centro-Nord.
Quasi il 78% delle famiglie meridionali non è riuscita ad accantonare alcun risparmio e il
41% ha dichiarato di non poter
sostenere una spesa imprevista
di 600 euro.
Tavole
Esposizione al rischio di povertà per area e
per caratteristiche degli individui – Anno 2005
In conclusione, lo studio afferma che “la retribuzione operata
dal sistema di tasse e benefici
non è riuscita a compensare le
disparità dei rediti in misura
sufficiente, sia per mancanza di
risorse finanziarie, sia per le incoerenze delle politiche sociali.
L’insufficienza del modello di
welfare ha concorso a determinare profondi squilibri nella
distribuzione del reddito e delle
condizioni di vita fra le diverse
generazioni, perché ha impedito
un’efficace protezione alla vulnerabilità economica non soltanto di una parte degli anziani
soli, ma anche di molte delle
famiglie monoreddito e dei lavoratori, soprattutto più giovani”.
Tenuto conto che l’indagine
si riferisce al 2005, è presumibile che negli anni successivi,
essendosi la situazione ulteriormente deteriorata, la condizione descritta nell’indagine
sia peggiorata ed in modo più
pesante al Sud che nel Nord.
Da ciò ne deriva l’urgente esigenza che interventi nel Mezzogiorno riprendano in maniera più coordinata ed articolata,
interrompendo la nefasta moda
che si concentra tra ‘settentionalismi’ o ‘federalismi’ al solo
scopo di non affrontare una
vera e pericolosa emergenza
sociale.
E’ necessario quindi che i responsabili del governo nazionale non sottovalutino le indicazioni espresse recentemente
dal presidente della SVIMEZ,
Nino Novacco, secondo il quale “Tutto questo avviene perché
i processi redistributivi delle
ricchezze nazionali vengono
incredibilmente visti − dal Governatore Formigoni quasi più
che dal Sen. Bossi − come risorse “sottratte” alle zone più
ricche per essere “regalate”
alle zone meno avanzate, eppure le aliquote delle imposte
− progressività dell’incidenza
personale a parte − sono pari
nell’intero territorio nazionale,
e le differenze assolute o procapite delle imposte incassate
in un territorio dipendono solo
dalla maggiore o minore numerosità delle persone o delle
imprese soggette ad analoga
imposizione nelle diverse realtà produttive e occupazionali
− più o meno avanzate − della
Nazione.
In tale situazione, se non si
dedicano cospicue risorse in
conto capitale alla progressiva
diminuzione dei diffusi e pervasivi squilibri che caratterizzano
le aree più arretrate, ed a politiche ad hoc per l’unificazione
anche economica dell’Italia,
non c’è barba di “federalismo
fiscale” che possa − neppure
nei prossimi 150 anni − correggere il dualismo italiano”.
Attualità
14
è
stato davvero imbarazzante ascoltare la cascata di numeri che hanno
raccontato il presunto boom
dell’agriturismo per Natale,
Capodanno ed Epifania – dichiara Vittoria Brancaccio,
presidente di Agriturist (Confagricoltura). Un boom che non
poteva esserci e non c’è stato,
viste le difficoltà economiche
ben note. A questo si aggiunga
che l’offerta di agriturismo è in
costante aumento e che i soggiorni sempre più brevi determinano un rilevante aumento
dei costi di gestione senza che
sia possibile, vista la situazione, aggiornare i prezzi. “Si è
perfino sentito dire - prosegue
il presidente di Agriturist - che
a Capodanno hanno dormito negli agriturismi 350 mila
persone, quando i posti letto
del settore non arrivano a 200
mila”. Agriturist, dopo un accurato esame delle statistiche
,conferma le previsioni diffuse
a metà dicembre: arrivi come
lo scorso anno, ma presenze
inferiori a causa dell’abbreviarsi della durata dei soggiorni; a
Capodanno oltre 20 mila posti
letto rimasti vuoti. Un risultato
appena soddisfacente, solo se si
tiene conto della grave depressione dei consumi voluttuari
Inesistente l’annunciato “boom” per l’agriturismo delle festività appena concluse
Confagricoltura: “Niente trionfalismi per l’agriturismo”
Ospiti e presenze come lo scorso anno, ma l’offerta è
aumentata del 6%. Oltre 20 mila posti letto rimasti vuoti
che è sotto gli occhi di tutti. La
domanda non ha evidenziato,
come negli scorsi anni, un significativo picco di richieste in
prossimità del Capodanno, con
la sola eccezione del 29 dicembre che ha fatto registrare su
tutta la rete internet un aumento
ricerche prossimo al 40%. Ne
hanno beneficiato soprattutto
le zone vicine a Roma (Lazio,
Abruzzo e Campania), la Sicilia e la Valle d’Aosta, con recuperi di prenotazioni fra il 10
e il 20%. In senso assoluto, la
regione più richiesta è stata,
come al solito, la Toscana, seguita da Sicilia, Lombardia e
Lazio. Ma è proprio la Toscana
che ha sofferto maggiormente
la crisi considerando che propone 4200 agriturismi contro i
400 della Sicilia, i 1100 della
Lombardia e i 500 del Lazio.
Fatto 100 il rapporto fra domanda e offerta in Toscana, la
Posa di un oleodotto
I
Ridotto
drasticamente il
gas dall’Ucraina
l gigante russo Gazprom ha “drasticamente” ridotto a circa un
terzo il transito attraverso
l’Ucraina di gas destinato
ai Paesi dell’Europa occidentale, fatto che creerà
problemi all’approvvigionamento europeo “da qui
a q u a l c h e o r a ” : l o a ff e r m a
un responsabile della società ucraina Naftogaz. I
r u s s i “ h a n n o r i d o t t o l e f o rniture (di gas) a 92 milioni di metri cubi al giorno
dai 221 milioni di metri
cubi promessi, senza alcuna spiegazione. Noi non
comprendiamo come faremo per far proseguire il gas
verso l’Europà, ha dichiar a t o Va l e n t i n Z e m l i a n s k i ,
portavoce
dell’ucraina
Naftogaz. “Ciò significa
- ha aggiunto - che da qui
a qualche ora cominceran-
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
no problemi di approvvigionamento in Europa”.
Il colosso del metano russ o G a z p r o m h a a ff e r m a t o
di aver pompato oggi 65,3
milioni di metri cubi di
gas in meno nei gasdotti
ucraini perché ha intimato
a Kiev di restituire attraverso i suoi stoccaggi, con
tempo fino alle 10:00 ora
di Mosca (le 08:00 italiane), il metano sottratto in
questi giorni (per necessità
tecniche, sostiene la parte
ucraina) ai flussi diretti agli altri Paesi europei.
“ G a z p r o m c h i e d e c o n u rgenza all’Ucraina di compensare una quantità di gas
equivalente (ai 65,3 milioni di metri cubi) immettendola verso il confine
occidentale entro le 10:00
del 6 gennaio 2009. Un telegramma in quel senso è
Sicilia ha fatto segnare 550, il
Lazio 480, la Lombardia 240.
“Non è una situazione facile conclude Vittoria Brancaccio -.
Occorre investire di più sulla
promozione, soprattutto allo
scopo di intercettare, anche in
occasione dei brevi periodi di
vacanza, una maggior quota di
domanda estera (che prenota
soggiorni più lunghi) rispetto al 10-12% registrato per le
ultime Festività”. A proposito
degli stranieri, gli inglesi si
sono rivolti, nell’ordine, soprattutto a Toscana, Lombardia
e Sicilia; i francesi a Toscana,
Sicilia e Sardegna; i tedeschi a
Toscana, Sicilia e Lombardia.
Secondo le stime di Agriturist,
il fatturato dell’agriturismo nel
periodo delle festività appena
concluse è stato di 70 milioni
di euro.
Gianfranco Nitti
stato inviato a Naftogaz
Ukraini”, l’azienda ucraina del gas. La decisione di
riappropriarsi del metano
involatosi nei tubi ucraini è stata annunciata ieri
dal numero uno del coloss o r u s s o , A l e k s e i M i l l e r,
al premier Vladimir Putin,
che ha approvato l’idea.
In Europa stanno arrivando
‘ ’s o l o 4 0 m i l i o n i d i m e t r i
c u b i d i g a s ’’ r u s s o . L o h a
annunciato, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomb e rg , i l v i c e p r e s i d e n t e d i
Gazprom, Alexandr Medv e d e v, s o t t o l i n e a n d o c h e
le forniture di gas che attraversano l’Ucraina sono
‘ ’s e t t e - o t t o v o l t e ’’ s o t t o l a
media. La quantita’ di gas
russo normalmente in transito sul territorio ucraino
si aggira sui 300 milioni
di metri cubi. Medvedev
ha precisato che la Russia
sta usando tutte le sue capacita’ di fornitura del gas,
utilizzando rotte alternative anche se, ha precisato, ‘’non e’ fisicamente e
tecnicamente
p o s s i b i l e ’’
compensare completamente il taglio delle forniture
in transito per l’Ucraina.
E’ in corso a Milano una riunione dei vertici dell’Eni
per valutare la situazione della fornitura del gas
dalla Russia alla luce delle
interruzioni verso l’Europa
decise oggi da Gazprom.
Secondo indiscrezioni alla
riunione sono presenti, oltre all’ad del gruppo, Paolo
Scaroni, il Direttore generale della divisione Gas and
P o w e r, D o m e n i c o D i s p e n za, l’ad di Snam rete Gas
Carlo Malacarne e quello
della Stogit (la societa’
che gestisce gli stoccaggi
di gas) Enrico Cingolani.
Il flusso di gas russo verso
B u l g a r i a , G r e c i a , Tu r c h i a
e M a c e d o n i a è s t a t o i n t e r-
Vittoria Brancaccio, presidente Agriturist
rotto durante la scorsa notte: lo annuncia il ministero
p e r l ’ e c o n o m i a e l ’ e n e rgia della Bulgaria. “Alle
03:30 (le 02:30 italiane,
ndr) le forniture alla Bulgaria oltre che il transito
v e r s o l a Tu r c h i a , l a G r e c i a
e la Macedonia sono stati
sospesi”, ha detto il ministero bulgaro in una nota,
aggiungendo: “Ci troviamo
in una situazione critica”.
Le forniture di gas russo
alla Romania sono state
ridotte del 75%, secondo
quanto denuncia stamani la
Tr a n s g a z , g e s t o r e s t a t a l e
romeno dei gasdotti. “Le
importazioni di gas russo
s o n o s t a t e r i d o t t e d i c i rca il 75%”, ha dichiarato
alla Reuters il direttore di
Tr a n s g a z , I o a n R u s u . N e i
giorni scorsi le forniture
di gas russo, come conseg u e n z a d e l l a d i s p u t a e n e rgetica fra Russia e Ucraina, erano già calate del
30-40%, pari a circa 3 milioni di metri cubi in meno
al giorno. Sempre stamani
la Bulgaria ha denunciato
l’interruzione dei flussi di
gas russo che, dice Sofia,
colpirà anche la Grecia, la
Tu r c h i a e l a M a c e d o n i a .
Il taglio del flusso di gas
russo in transito attraverso
l’Ucraina è arrivato in Austria, dove il gruppo Omv
denuncia che l’approvvigionamento di gas russo
risulta ridotto al 10% di
q u a n t o p r e v i s t o . L’ O m v,
principale società di idrocarburi dell’Europa centrale, ha annunciato che dovrà ricorrere alle riserve.
Le forniture di gas alla
Tu r c h i a p r o v e n i e n t i d a l
gasdotto occidentale russo, che attraversa l’Ucrai-
na, sono state completamente
interrotte.
Lo
ha reso noto il ministro
d e l l ’ E n e rg i a t u r c o a g g i u n gendo che il Paese dovrà
fare ricorso alle riserve.
Forniture di gas ridotte
ai minimi termini anche
in Ungheria. Il paese, ha
r e s o n o t o i l g r u p p o e n e rgetico Mol, sta ricevendo
meno del 20% del gas russo normalmente previsto.
I flussi di metano russo
attraverso i gasdotti bielorussi sono stati aumentati di circa un terzo, di 26
milioni di metri cubi, per
a rg i n a r e a l m e n o i n p a r t e l e
perdite per i consumatori
europei conseguenti alla
nuova ‘guerra del gas’ con
l’Ucraina. Lo comunica la
compagnia di Minsk, Berltransgaz, precisando che 20
milioni di metri cubi extra
vengono pompati nei tubi
d e l g a s d o t t o Ya m a l - E u r o p a
(di proprieta’ di Gazprom)
e sei milioni attraverso i
condotti bielorussi. Intanto le ripercussioni delle
minori immissioni nei tubi
ucraini (meno 65,3 milioni di metri cubi secondo Mosca, meno due terzi
dei flussi abituali secondo
K i e v ) s t a n n o a v e n d o r i p e rcussioni in tutta Europa:
B u l g a r i a , Tu r c h i a e B a l c a ni sono privi di rifornimenti dalla Russia, l’Austria
denuncia un calo drastico (solo il 10% dei flussi
concordati) e ovunque si
mette mano alle riserve.
Le forniture russe alla
Croazia sono state totalmente interrotte. Lo hanno reso noto fonti ufficiali
croate.
Giorgio Lambrinopulos
Speciale scuola
N° 18/2008 - ANNO XVII - 31 dicembre
15
Leggere che passione!
A cura di
Maria Grazia D’Ettoris
La Pier Giorgio Frassati racconta
Gli alunni del X Circolo di Crotone affascinati dal mondo delle fiabe
Tu sei speciale
T
Eli e gli Wemmicks
anto tanto tempo fa,
esisteva un falegname
di nome Eli. Egli viveva su una collina, era come un
Dio perché aveva creato tanti
burattini chiamati Wemmicks.
Gli Wemmicks mettevano voti
su tutto, per chi era intelligente,
per chi sapeva saltare, per chi
aveva il legno liscio, per chi
era alto regalando stelle d’oro.
Alcuni come Pulcinello non sapevano fare niente e venivano
date loro palline colore grigio.
Un giorno Pulcinello, incontrò
Lucia, anche lei era una Wemmick senza stelle e palline. Pulcinello la guardò attentamente
e le disse:” perché non hai né
stelle né palline?” Lucia rispose: “vai da Eli in collina che ti
spiegherà tutto.” Pulcinello la
sera si sedette sul letto, osservando la luna cominciò a dire:
T
anto tempo fa, c’era
un popolo che si
chiamava Wemmichs. Era questo un popolo
di burattini di dimensioni
piccole, piccole, che sapeva ballare, cantare, dire
parole lunghissime, saltare
benissimo. E ogni volta che
faceva una di queste cose
bene veniva consegnata
una stella d’oro. Un giorno Pulcinello uscì di casa,
tentò di ballare , cadendo
spesso, senza riuscire a
ottenere una stella d’oro.
Gli altri in cambio gli diedero tanti pallini grigi. Poi,
Pulcinello incontrò una ragazza di nome Lucia e le
chiese come mai non aveva
Strigaro Alessia nessuna stella e nessun palclasse 3 B scuola lino grigio. Lucia rispose a
X Circolo Pulcinello di andare da Eli,
per conoscere il motivo.
Così, Pulcinello una notte,
affacciandosi dalla sua finestra e guardando la luna,
era indeciso se recarsi da
Eli , ma alla fine si convinse. Eli era un uomo alto e
abitava in una casa grande
in cima alla collina .Quando Pulcinello giunse, tutto
era molto più grande di lui.
Lo sgabello, il martello…
erano enormi. Eli chiamò il
burattino, lo prese in braccio adagiandolo sul tavolo.
Gli chiese il motivo della
sua tristezza e quando Pulcinello rispose che desiderava avere una stella d’oro,
gli disse invece che era un
burattino speciale e doveva
credere in tutto ciò. Pulcinello uscendo da casa di
Eli, credette di essere speciale e una pallina grigia
cadde dal suo corpo.
“vado o non vado da Eli? Ho
deciso, vado”. Pulcinello si
avviò da Eli, entrò nella casa,
vide uno sgabello più grande
di lui, il martello quanto il suo
braccio. All’improvviso arrivò
Eli che lo prese in braccio e
Pulcinello gli disse:” mi danno
tutti palline grigie e mi giudicano, ma io non voglio essere
giudicato perché altrimenti
nessuno mi ama.” Eli rispose:” qui c’è chi ti ama.” “Chi
sarebbe “disse Pulcinello? “Io,
perché ho creato tutti gli Wemmicks e quindi anche te. Pulcinello credette alle parole di
Eli, uscendo da casa si accorse
che gli era caduto il primo pallino grigio.
Mirabella Marta 3^ B - X Circolo
Marta Corrado 3^ B - X Circolo
M
olti anni fa c’era
un falegname di
nome Eli. Questo
falegname viveva su una
collina e tutti pensavano
che fosse un dio. Lui aveva creato dei burattini che
si chiamavano Wemmicks.
Questi Wemmicks mettevano dei bollini su tutto: chi
era intelligente, chi stupido, chi basso, chi alto, chi
bello, chi brutto, insomma
su tutto. Chi era intelligente riceveva una stella d’oro,
ma alcuni Wemmicks, che
non sapevano niente come
Pulcinello, ottenevano un
C
’era una volta un popolo di legno che si
chiamava Wemmicks.
Li aveva costruiti un falegname di nome Eli, che aveva una
pallino grigio. Un giorno,
Pulcinello, incontrò una
ragazza Wemmick che si
chiamava Lucia ed a lei, non
avendo né stelle e né pallini,
chiese: come mai non hai né
stelle e né pallini? E Lucia
gli rispose: a me non si attaccano addosso. Ma come!
Adesso vado da Eli e glielo chiedo. Entrò in casa di
Eli e, mentre osservava ciò
che c’era intorno arrivò Eli
che, con grande affetto, lo
prese in braccio. Pulcinello, dunque, a lui subito gli
dice: a me danno sempre
pallini grigi e restano tutti
appiccicati!! Tutti, allora,
mi giudicano per quel che
vedono ed io non voglio
essere giudicato perché poi
nessuno mi ama. Quando
Eli sentì queste parole gli
disse…: non ti preoccupare Pulcinello, perché io ti
amo, perché io ti ho creato
come tutti gli Wemmicks.
Pulcinello, dunque, andò
via felice e da subito si accorse che un bollino grigio
si era già staccato!
bottega in cima a una collina.
Tutto il giorno gli Wemmicks
si attaccavano adesivi, stelle
d’oro per chi era bello, sapeva
cantare, sapeva saltare, sapeva
far qualcosa. Pallini grigi per
chi sapeva far poco. Pulcinello
era uno di quelli che sapeva far
poco, quindi riceveva pallini
grigi fino a quando cominciò a
credere di non essere un bravo
Wemmick .Un giorno incontrò Lucia, una Wemmick che
non aveva adesivi perché su
di lei non si attaccavano, e le
domandò:”com’è possibile che
gli adesivi su di te non si attaccano?” E Lucia rispose:”vado
ogni giorno a trovare Eli, lo
scultore che ha la bottega sulla
collina.” Pulcinello andò alla
bottega di Eli e vide uno sgabello che era alto quanto lui,
un martello lungo quanto il suo
braccio, allora impaurito decise
di andarsene, però sentì il suo
nome quindi si fermò. Era Eli
che lo aveva chiamato e gli
disse:”vieni qui fatti guardare”.
Pulcinello rispose:” conosci il
mio nome?” Eli gli disse:” certo
ti ho fatto io”. Poi guardandolo
vide i pallini grigi e gli disse:”
hai preso brutti voti?” Pulcinello rispose:” non volevo, ho fatto del mio meglio.”Eli disse che
non doveva giustificarsi perché
quello che pensano gli Wemmicks non importa. E concluse
:” tu sei mio figlio e per me sei
davvero speciale!”
Chiara Araldo
Classe 3
B X Circolo
Zac Ruggiero 3^ B - X Circolo
Samuele Sarpi
Classe 3 B scuola
X Circolo
Guerriero Raffaele
Classe 3 B scuola X
Circolo
Maria Chiara Rodio 3^ B - X Circolo
Marianna Rotondo
Nicoletta Hristodorescu
L’apprendimento intelligente
Teoria dei luoghi della mente, metodologia per favorire lo sviluppo delle capacità intellettive
L’apprendimento intelligente è una metodologia di gestione ottimale delle risorse intellettive che tutti possono acquisire per
migliorare l’efficienza del proprio sistema cognitivo. In effetti, l’energia della mente è potenzialmente illimitata, ma non tutti
sanno usarla in modo appropriato per il loro profitto e per il profitto degli altri.
La “Teoria dei luoghi” (Tdl) formula alcune ipotesi sulla natura e la struttura della mente umana, partendo dal presupposto
che il cervello non è un contenitore in cui vengono immagazzinate, alla rinfusa, le informazioni in entrata, ma una struttura di
strutture citoarchitettoniche geneticamente predisposte ad essere organizzate. Il modello neuro mimetico descritto dalla “Teo-
ria dei Luoghi” è il risultato di studi che riguardano non soltanto le Neuroscienze, ma anche la Cibernetica, la Psicologia, la
Linguistica e le problematiche connesse all’insegnamento. Nessuna sperimentazione diretta sull’essere umano può accertare
con mezzi non invasivi le modalità in cui i processi intellettivi di alto livello (creativo, scientifico, religioso) siano soddisfatti
dal comportamento funzionale dei singoli neuroni, all’interno delle strutture alle quali essi appartengono.
La Hristodorescu descrive in maniera approfondita questi processi nel preciso intento di porre le basi di una metodologia che
possa favorire il processo di apprendimento e dotare l’insegnamento scolastico di presupposti scientifici più efficaci e cons-
apevoli del funzionamento cerebrale. L’autrice completa il suo studio con una sua personale teoria da lei applicata ai suoi
alunni che consente un graduale e sostanziale miglioramento del quoziente intellettivo.
I-88900 Crotone, via Lucifero 40
tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413
ISBN 978-88-89341-12-4
pp. 466, € 22,00
Opera di prossima pubblicazione
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