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ANNO V • N. 1 • MARZO 2012 • Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e non
€2,50 • copia omaggio
Il basket.
FOCUS
Inizio
alla terapia
insulinica.
Alimentazione
Celiachia
e diabete.
Attualità
Diabete
a scuola.
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Sommario
EDITORIALE
pag. 3
FOCUS
pag. 4
Inizio alla terapia insulinica.
ALIMENTAZIONE
pag. 10
Celiachia e diabete.
SPORT
pag. 14
Il basket.
ATTUALITÀ
pag. 18
Diabete a scuola.
CAPIRE LE ANALISI
pag. 22
La tiroide.
STRUMENTI DI MISURAZIONE
pag. 24
Analisi dei corpi chetonici: 2 strisce in un solo strumento.
(seconda parte)
LA POSTA DEI LETTORI
pag. 26
DIABETENIGMISTICA
pag. 28
DOLCI CURIOSITÀ
pag. 30
GLUNews • ANNO V • N. 1 • MARZO 2012
Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e non
Uscite: Marzo, Luglio, Novembre | Tiratura: 50.000 copie
Direttore Responsabile
Maria Margherita Rossetti
Coordinamento Scientifico
Prof. Andrea Giaccari
Professore di Endocrinologia, Docente di diabetologia
Policlinico Gemelli Roma
[email protected]
con la collaborazione di:
Dott.ssa Annamaria Prioletta
Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio
Centro Diabetologico ACISMOM Camillo Negro Roma
Edizione, Redazione & Progetto Grafico
CARISM S.r.l. - Torino
Stampa AGES ARTI GRAFICHE -Torino
Registrato al Tribunale di Torino, N. 44 - 28 Maggio 2008.
www.glunews.it
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Editoriale
Il nuovo portale di GLUNews è on-line
Siamo lieti di annunciare ai nostri lettori che il nostro sito (www.glunews.it) si sta trasformando in vero e proprio portale, e abbiamo bisogno di voi per renderlo sempre
più ricco di contenuti, opinioni, esperienze, sempre più utile a chi ha a che fare quotidianamente con il diabete, direttamente o indirettamente.
L'obiettivo che ci siamo preposti è quello di creare una grande community composta da tutti coloro che sono impegnati a gestire, curare, condividere, capire e vivere
con questa condizione. Per questo motivo invitiamo tutti i nostri lettori a registrarsi
per scoprire tutte le novità e i nuovi strumenti messi a disposizione sul portale, per
ricevere le newsletter, per partecipare ai sondaggi e molto altro. Allo stesso tempo,
per non deludere gli affezionati del nostro sito attuale, quest'ultimo sarà comunque
disponibile e facilmente raggiungibile tramite un link interno.
Tra le maggiori novità scoprirete la possibilità di commentare, valutare e condividere gli articoli ed i contributi dei nostri autori, oltre ad una sezione dedicata ad una
serie di applicazioni web semplici ed intuitive, utili strumenti per avere rapidamente
a disposizione risposte e indicazioni su come affrontare correttamente e gestire il
proprio rapporto con il diabete. Stiamo aspettando voi, i vostri giudizi, le vostre opinioni ed i vostri contributi perché insieme potremo creare un vero e proprio network
composto da donne e uomini che convivono con questa situazione in drammatico
aumento, medici, operatori sanitari, familiari e tutti coloro che credono che il diabete si possa evitare e, quando non è possibile, gestire con consapevolezza e serenità.
Buona navigazione a tutti!
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FOCUS
A. Giaccari
Inizio alla terapia insulinica.
Dopo la diagnosi, il momento più delicato e a volte il più traumatizzante nella
gestione del paziente con diabete è l’inizio della terapia insulinica. Nella visione
comune delle persone, l’insulina è un po’ come “l’ultima spiaggia”, l’ultimo rimedio al quale è indispensabile ricorrere, l’ultima arma disponibile, perché tutto il
resto è ormai inefficace.
Anzi, in ambulatorio non è raro incontrare persone che, ricordando l’esperienza di
qualche anziano in famiglia, vedono la terapia con insulina come la causa, e non il
principale rimedio, dell’insorgenza delle complicanze. Ebbene, iniziamo con lo sfatare questa falsa credenza e chiariamoci un po’ le idee.
L’insulina rappresenta al momento l’unica terapia nel diabete di tipo 1 e la terapia
più efficace del diabete di tipo 2. Da un punto di vista di obiettivi l’insulina non è
particolarmente diversa dagli altri farmaci. Quello che vogliamo come primo risultato, quando utilizziamo un farmaco per il diabete, è che sia efficace in termini di controllo metabolico, cioè di riduzione dei valori della glicemia.
Il fatto che un farmaco per il diabete sia efficace per abbassare i valori della glicemia
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è molto importante perché gli obiettivi del trattamento, cioè i valori di glicemia e di emoglobina glicata a cui il medico (e la persona con diabete) deve tendere, sono diventati più ambiziosi,
cioè si deve cercare il più possibile di ottenere
valori di glicemia vicini alla persona che non ha il
diabete, con valori di emoglobina glicata al di
sotto del 7% (o del 6,5% in alcuni casi) con lo
scopo di prevenire o ritardare il più possibile l’insorgenza delle complicanze croniche.
In teoria, chi inizia da subito e bene una terapia
insulinica potrebbe non avere mai le complicanze. Uno studio recente ha addirittura dimostrato che, iniziando una terapia insulinica nel diabete di tipo 2 al momento della diagnosi, alcuni
pazienti riescono a sospenderla, riuscendo a
L’insulina è,
paradossalmente,
il “farmaco” più sicuro,
proprio perché non
è un farmaco, ma
l’ormone che in chi
ha il diabete non c’è
o funziona male.
controllare la glicemia senza alcun tipo di farmaco per molto tempo.
Rispetto ad alcuni anni fa, attualmente abbiamo
a disposizione molti farmaci per il trattamento
del diabete; le nuove molecole che usiamo da
qualche anno sono molto pratiche e per alcuni
aspetti più sicure di quelle di un tempo, tuttavia
ancora oggi il “farmaco” più potente a disposizione del diabetologo è l’insulina; paradossalmente, è anche il farmaco più sicuro, proprio
perché non è un farmaco, ma l’ormone che in
chi ha il diabete non c’è o funziona male.
Ma quando dobbiamo iniziare con l’insulina?
Nel paziente con diabete di tipo 1 da subito e
nel paziente con diabete di tipo 2 in qualsiasi
momento! Il diabete di tipo 1, infatti, essendo
caratterizzato, come abbiamo avuto modo di
dire più volte, dalla completa distruzione delle
cellule del pancreas deputate alla produzione di
insulina (le cellule beta), necessita subito, fin
dalla diagnosi, di insulina dall’esterno. Il diabete
di tipo 2 è una malattia progressiva e alcuni
pazienti (non tutti) dopo un tempo variabile
dalla diagnosi o per brevi periodi, hanno bisogno di insulina per controllare i valori glicemici.
Il pancreas produce ancora insulina, ma la secrezione è compromessa e il suo effetto sull’organismo è ridotto perché c’è un meccanismo che
si chiama “insulino-resistenza” cioè una ridotta
risposta delle cellule all’azione dell’insulina.
L’associazione di insulino-resistenza e di parziale carenza di secrezione di insulina porta allo sviluppo del diabete di tipo 2. Nel momento in cui
si scopre il diabete di tipo 2 la secrezione di insulina può essere compromessa solo in parte e,
quindi, i valori glicemici vengono mantenuti
sotto controllo con i farmaci che migliorano la
sensibilità insulinica (cioè quei farmaci che
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FOCUS
fanno utilizzare meglio dalle cellule l’insulina
prodotta) o con i farmaci che stimolano il
pancreas a produrre insulina (perché le cellule beta sono ancora in grado di produrla).
Può succedere, dopo un tempo variabile
dalla diagnosi, che il pancreas non sia più in
grado di produrre insulina ed in questo caso
i farmaci che agiscono stimolando la secrezione non sono più sufficienti a controllare i
valori glicemici. È questo uno dei motivi per i
quali è necessario iniziare la terapia insulinica
nel diabete di tipo 2.
Ma vi possono essere altre situazioni in cui,
per il presentarsi di alcune patologie, i farmaci orali sono controindicati e la terapia più
sicura è l’insulina. In questi casi può essere
necessario proseguire con l’insulina come è
anche possibile, una volta risolto il problema,
che si possa tornare alla terapia orale.
Questo perché, contrariamente a quanto
comunemente si pensa e si teme, spesso la
terapia insulinica può essere solo temporanea.
Facciamo altri esempi in cui la terapia con
insulina è transitoria: nelle emergenze del
diabete di tipo 2 come il coma iperosmolare, di cui abbiamo parlato in un precedente
Focus, la terapia con l’insulina è indispensabile per risolvere la fase acuta del problema,
ma nella maggior parte dei casi i pazienti
possono tornare alla terapia orale. Nel diabete gestazionale, cioè quella forma di diabete che si verifica durante la gravidanza,
l’unica terapia possibile è l’insulina, che la
donna sospende subito dopo il parto.
Anche alla diagnosi può essere utile iniziare
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l’insulina, da sola o in associazione ai farmaci orali per abbassare il più rapidamente
possibile i valori glicemici e permettere al
pancreas di “riprendersi”.
Il momento in cui si deve comunicare al
paziente la necessità o l’opportunità di dover
iniziare la terapia insulinica è molto delicato.
Le problematiche principali con cui ci confrontiamo noi diabetologi sono il rifiuto psicologico dell’insulina, legato ad un retaggio
antico che lega questo tipo di terapia alla gravità della malattia. Spesso le persone con diabete addirittura interpretano l’inizio della
terapia insulinica come una sconfitta, quasi
una punizione. Vi sono ancora situazioni
sociali e culturali in cui la terapia iniettiva è
vista come un marchio negativo. Far comprendere al paziente i motivi che ci spingono
a iniziare l’insulina è molto importante perché
l’assenza di sintomi legati al non buon controllo glicemico rende più complesso accettare la necessità di iniziare una terapia tanto
diversa dalla precedente. La difficoltà di comprensione può causare resistenza ad accettare l’insulina o ad essere aderenti ad essa.
Le limitazioni all'inizio della terapia insulinica
non sono solamente psicologiche: molte
persone temono le ipoglicemie, l’aumento
di peso e il disagio dovuto al cambiamento
delle abitudini giornaliere. Si pensa spesso a
questa terapia come un fattore limitante
nello svolgimento di una vita normale e nel
mantenimento delle comuni abitudini di
vita. Ma anche questo è un mito del passato che deve essere sfatato.
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Grazie alla ricerca nel campo dei dispositivi per la
somministrazione e delle nuove molecole di insulina, la terapia insulinica è divenuta più pratica
per il paziente. In passato iniziare l’insulina significava dover fare i conti con le siringhe, dover
dosare con precisione attraverso i numeri e le tacchette quasi invisibili; oggi le classiche siringhe
sono state quasi completamente sostituite da
dispositivi a penna (ricaricabile o usa-e-getta), che
rendono molto più pratico e semplice sia il dosaggio che la somministrazione. Le penne sono,
rispetto alle siringhe, più precise, più pratiche e
sicuramente maggiormente discrete.
Fino a qualche anno fa erano disponibili solo le
insuline umane, più o meno legate ad altre
sostanze per cambiarne l’efficacia; attualmente
esistono più analoghi rapidi dell’insulina, con
struttura molto simile all’insulina umana ma che
hanno il vantaggio di essere più rapidi nell’azione, quindi possono essere somministrati immediatamente prima di iniziare a mangiare e teoricamente anche subito dopo (e non 20-30 minuti prima come per le vecchie umane) ed hanno
una durata d’azione breve, di poche ore, evitando una “coda” di azione e quindi riducendo il
rischio di ipoglicemia a distanza dal pasto.
Esistono poi più analoghi lenti, insuline basali, con
un’azione prolungata in grado di coprire all’incirca le 24 ore. La combinazione dei due tipi di insuline riproduce molto più da vicino rispetto al passato la secrezione fisiologica di insulina di un soggetto senza diabete. In altre parole, la terapia
insulinica diventa una perfetta sostituzione dell’insulina che normalmente produce il pancreas. E
questo è uno dei motivi che rende la terapia con
insulina preferibile in molte situazioni.
Quando si decide che è il momento di iniziare la
terapia insulinica, dobbiamo anche decidere
qual è lo schema di terapia più giusta per ogni
La terapia con l’insulina
è indispensabile per
risolvere la fase acuta
del problema, ma nella
maggior parte dei casi
i pazienti possono
tornare alla terapia orale.
paziente. Le prime considerazioni devono
riguardare il tipo di paziente e non soltanto da
un punto di vista clinico, ma anche, e a volte
soprattutto, da un punto di vista personale. Le
informazioni che dobbiamo conoscere sono
l’età, la presenza o meno di altre malattie e terapie che il paziente sta assumendo, il tipo di vita
che il paziente conduce, il tipo di lavoro, le abitudini di vita, la giornata tipo che svolge e tutto
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FOCUS
ciò per rendere la terapia insulinica che stiamo per prescrivere il meno problematica e al
tempo stesso più efficace possibile.
La terapia insulinica ha però dei grandi vantaggi. Oltre a quelli già citati (efficacia illimitata, ormone fisiologico), è bene ricordare
che l’insulina ha l’enorme vantaggio di poter
essere somministrata con aggiustamenti
della dose che possono essere modificati
volta per volta.
Mi spiego meglio. Nella persona che non ha
il diabete, il pancreas si accorge che la glicemia sta salendo ed inizia a produrre insulina,
liberandola nel sangue. Quando il pancreas
si accorge che la glicemia non sale più, smette di produrla e man mano ne riduce la concentrazione nel sangue. Ovviamente la
quantità di insulina prodotta e liberata è
diversa di volta in volta, in funzione di quanto è la glicemia di partenza e di quanto glucosio entra nel sangue; in un certo senso, di
quanti carboidrati mangiamo. Così facendo il
pancreas è in grado di mantenere la glicemia
entro dei valori davvero ristretti, sia che si
mangi una semplice caramella che un piattone di pastasciutta.
Gran parte delle terapie orali non sono in
grado di fare questa autoregolazione; a volte
lo stimolo alla secrezione è scarso rispetto al
fabbisogno, altre volte eccessivo. Una persona che usa bene l’insulina ed è istruita all’autocontrollo è in grado di stimare la quantità
di carboidrati che sta mangiando e, sulla
base di questa quantità e della glicemia di
partenza, è perfettamente capace di preve8
L’insulina
non è l’ultimo farmaco,
non è una terapia
definitiva, ma può essere
anche temporanea
ed è sicuramente la più
efficace e la più sicura.
Basta sapere quanta
farne, con l’autocontrollo.
dere quanta insulina sarà necessaria per
mantenere la glicemia sotto controllo.
Così, si può avere un giorno più fame ed un
altro meno, un giorno desiderare la pasta ed
un altro una bella bistecca, e così via. Con
gran parte dei farmaci orali questa “libertà”
non è concessa. Immaginate prendere una
compressa, dividerla in otto parti e assumerne solo sette?
Spero che quanto abbiate letto fin qui vi
abbia chiarito qualche dubbio o spazzato via
qualche falsa convinzione che vi accompagnava sull’insulina. Il segreto per non farsi
spaventare da questa terapia è anche questo: conoscere.
Vorrei lasciarvi con alcuni concetti importanti: l’insulina non è l’ultimo farmaco, non è
una terapia definitiva, ma può essere anche
temporanea ed è sicuramente la più efficace
e la più sicura. Basta sapere quanta farne,
con l’autocontrollo.
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IL NUOVO PORTALE È ON LINE!
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ALIMENTAZIONE
Celiachia
e diabete.
A. Prioletta
La celiachia è un'intolleranza permanente al glutine,
una sostanza presente nei cereali come il grano, il
farro, la segale e l’orzo. Nei soggetti affetti da celiachia, l’ingestione di alimenti contenenti glutine scatena una risposta autoimmune, cioè la produzione di
anticorpi diretti contro strutture dell’organismo, in
grado di determinare gravi lesioni alla superficie che
ricopre le pareti interne dell’intestino tenue, riducendone la capacità di assorbire numerose sostanze
indispensabili alla salute come i sali minerali, le vitamine e le proteine.
Abbiamo scelto di parlare di questo argomento in questo numero della rubrica di alimentazione, perché esiste uno stretto legame tra celiachia e diabete. La celiachia è abbastanza frequente nei soggetti affetti da diabete, in particolare da diabete di tipo 1, perché chi ha
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il diabete di tipo 1, così come tutti i pazienti
affetti da malattie autoimmuni, ha una particolare predisposizione a sviluppare altre malattie
autoimmuni e tra queste la celiachia.
Rispetto al passato l’associazione tra le due
malattie è sempre più frequente e questo
anche grazie ad una maggiore sensibilizzazione sull’argomento e a programmi di screening
condotti in maniera sistematica tra i pazienti
con diabete, anche se non presentano i sintomi classici della malattia. I sintomi classici
come dolori addominali, diarrea o stitichezza,
perdita di peso sono presenti in meno della
metà dei pazienti, mentre in una buona percentuale la malattia non dà sintomi o si mani-
L’unica terapia della
celiachia è rappresentata
dalla completa esclusione
del glutine dalla dieta.
festa con sintomi lievi e aspecifici. Lo screening è abbastanza semplice perché prevede
un prelievo del sangue per il dosaggio degli
autoanticorpi e nella maggior parte dei centri
diabetologici i pazienti con diabete di tipo 1
sono sottoposti allo screening per escludere la
presenza di celiachia al momento della diagnosi e periodicamente.
L’unica terapia della celiachia è rappresentata
dalla completa esclusione del glutine dalla
dieta che permette di far regredire i sintomi,
qualora presenti, le manifestazioni della malattia e le eventuali complicanze a lungo termine.
La dieta priva di glutine non è semplice ed
apparentemente molto limitante poiché prevede l’eliminazione di alimenti tra i più comuni
della nostra dieta, come il pane e la pasta.
Inoltre, a differenza di quel che accade nel diabete, in cui qualche episodica trasgressione alimentare può provocare una temporanea alterazione della glicemia, senza incidere in maniera deleteria sul controllo glicemico a lungo termine, nella celiachia il rapporto con l’alimentazione è ben più rigido perché sono sufficienti
poche assunzioni di glutine per scatenare nuovamente la risposta degli autoanticorpi.
L’alimentazione priva di glutine va condotta
con costanza e senza interruzioni e in chi soffre di entrambe le malattie è necessario conciliare le esigenze delle attenzioni alla dieta
per il diabete con l’assoluta necessità di evitare il glutine.
Apparentemente sembra si debba rinunciare a
quasi tutto ed è impossibile negarlo, alcune
limitazioni riscontrabili nel quotidiano esistono. Basti pensare alle possibili difficoltà nel
mangiare fuori casa o nel fare la spesa. Uno
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ALIMENTAZIONE
degli errori più comuni che si possono
commettere quando ci si trova di fronte
alla difficoltà di dover eliminare alimenti
contenenti glutine (per la celiachia) e limitare l’introduzione di zuccheri semplici (per
il diabete) è quello di ridurre in maniera
drastica la quota di carboidrati eccedendo
in grassi e proteine.
Un aiuto concreto lo si può trovare nella
dieta mediterranea (attraverso un’ipotetica
versione priva di glutine) che, senza fare
eccessive rinunce, è in grado di far conciliare
un’alimentazione sana con le “proibizioni”
legate alle due malattie. Attraverso delle
indicazioni specifiche fornite dal diabetologo
e dal dietista si può garantire un’alimentazione sana ed adeguata alle due condizioni.
La dieta mediterranea è in grado di garantire la presenza di pochi zuccheri semplici e
carboidrati complessi anche escludendo gli
alimenti vietati, perché molti alimenti privi
di glutine sono già presenti nell’alimentazione mediterranea e sono consumati da
sempre da tutti. Basta pensare al riso, alla
polenta o alle patate, che sono fonte di carboidrati complessi privi di glutine.
Nella piramide alimentare presa a modello
della dieta mediterranea, la versione priva
di glutine prevede il riso, il mais, il grano
saraceno, il miglio e le patate che costituiscono una fonte di carboidrati complessi
indispensabile come fonte energetica anche
in chi ha il diabete e che non esclude nes12
sun principio nutritivo rispetto ai carboidrati complessi derivanti dal grano e dagli altri
cereali con glutine. I legumi inoltre, oltre ad
essere una fonte di carboidrati complessi,
forniscono anche una buona quota di proteine vegetali. La frutta e gli ortaggi rappresentano un’ottima fonte di fibre, vitamine e
minerali ed essendo prive di glutine consentono un’ampia scelta.
Il paziente affetto da celiachia oltre agli alimenti naturalmente privi di glutine, può
Eliminare il glutine
dalla dieta comporta
qualche rinuncia sul
piano “qualitativo”
dei cibi, ma non sul
piano nutrizionale.
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anche scegliere di consumare prodotti, disponibili in commercio, appartenenti alla classe dei
“dietetici”, privi di glutine. Ne esistono di
diverse marche e per tutti i gusti ma, anche in
questo caso, è bene fare attenzione alle etichette nutrizionali.
Questi alimenti confezionati, che per legge
devono attenersi ai limiti imposti circa il contenuto di glutine, risultano spesso ipercalorici
perché contenenti grassi (spesso idrogenati e
grassi saturi), zucchero ecc. Senza fare di tutta
l’erba un fascio, la nostra vuole essere solo una
raccomandazione ad una attenzione al contenuto. In chi ha anche il diabete, in particolare,
l’attenzione al contenuto in zuccheri, grassi e
calorie di questi cibi è molto importante.
Un aspetto da non sottovalutare sono le possibili contaminazioni accidentali da glutine negli
alimenti confezionati o durante la preparazione dei piatti in casa.
L’elenco degli alimenti privi di glutine può
essere reperito su opuscoli informativi, siti
internet ecc. ed esistono delle associazioni di
pazienti che forniscono informazioni sulla
malattia e sulla dieta. L’Associazione Italiana
per la Celiachia, per esempio, mette a disposizione un sito internet dove è possibile anche
registrarsi come paziente, in cui vi sono delle
liste aggiornate di alimenti privi di glutine.
Eliminare il glutine dalla dieta comporta probabilmente qualche rinuncia sul piano “qualitativo” dei cibi, ma assolutamente nessuna rinuncia sul piano nutrizionale. L’alimentazione
priva di glutine consente di introdurre tutti gli
elementi nutrizionali presenti negli alimenti
comuni con glutine.
Risotto con verdure
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
• 350 gr di riso
• 150 gr di zucchine
• 150 gr di carote
• 1 cipolla media
• 1 cespo di indivia
• 50 gr di parmigiano
• 1/2 bicchiere di vino bianco
PREPARAZIONE:
Far appassire la cipolla a fettine in un filo di
olio extravergine d’oliva, unire le zucchine e
le carote tagliate a dadini e l’indivia tagliata
in precedenza. Lasciare insaporire pochi
minuti a fuoco basso quindi alzare la fiamma e aggiungere il riso. Tostare il riso nelle
verdure per alcuni minuti quindi aggiungere
il vino bianco e lasciarlo evaporare. Versare
a poco a poco il brodo finché il riso non raggiunge la cottura desiderata. Aggiungere
quindi il formaggio. Servire caldo.
Una volta cotto, mantecare con burro e formaggio e servire ben caldo.
Valori nutrizionali (approssimativi) a porzione:
Calorie: 320 Kcal
Carboidrati: 80 g
Proteine: 12 g
Grassi: 3,6 g
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SPORT
Il basket.
M. Daghero
Continuiamo la nostra rubrica sportiva con la pallacanestro, meglio definita come Basket, uno degli sport più
popolari e diffusi nel mondo.
Nato nel 1891 grazie a JAMES NAISMITH, professore
di educazione fisica presso lo Springfield College
(Massachusset), che lo ideò come allenamento invernale,
da praticare al caldo, in palestra, in alternativa ai noiosi
esercizi di ginnastica, per gli atleti di baseball e football.
Come tutte le altre discipline sportive fin qui trattate, anche
il basket lo si può definire uno sport senza particolari problematiche e quindi accessibile a tutti. Nasce come un allenamento sportivo, quindi lo si può ritenere uno sport decisamente completo, che riassume una vasta gamma di esercizi fisici coinvolgendo l'intera muscolatura corporea,
molto adatto a tenere il fisico in completa attività.
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Ovviamente, come sempre, per il giocatore con
diabete, il primo consiglio è quello di informare
il proprio diabetologo su quale attività sportiva
si vuole praticare: questo è fondamentale per
valutare le personali predisposizioni fisiche e
non incorrere in scelte azzardate o sbagliate,
dopodiché, seguire un'alimentazione adeguata
e le consuete regole di igiene.
DIETA: ARBITRO INDISCUSSO
DI UNA PARTITA
delle cellule e nello scambio energetico.
Reintegrare questi sali è possibile durante la
gara, attraverso l'assunzione di comodi integratori, approfittando della pausa di 15 minuti tra
il secondo ed il terzo periodo.
CONSUMO CALORIE
IN 1 ORA DI ALLENAMENTO NEL BASKET
LA
Per quanto riguarda l'alimentazione, vanno
assunti alimenti che garantiscano un apporto
energetico consistente, senza per questo incorrere in inutili e dannose esagerazioni.
I pasti vanno consumati almeno 2/4 ore prima
di giocare, privilegiando cibi facilmente digeribili come pasta, verdure e carni bianche.
Il basket è uno sport definito "stop & go", in
quanto si alternano di continuo scatti con brevi
momenti di pausa anche quando il giocatore
non è direttamente coinvolto nel gioco, quindi
il fisico deve aver ricevuto un sufficiente apporto proteico e calorico pur mantenendo un'adeguata leggerezza e prontezza di movimento.
Ogni partita dura 40 minuti, suddivisi in 4 periodi di 10 minuti ciascuno (12 minuti nella NBA,
National Basketball Association, per un totale di
48 minuti) e tra il 2° ed il 3° periodo viene effettuato un intervallo di 10 o 15 minuti. Anche l'apporto idrico è fondamentale, quindi è importante bere acqua, prima, durante e dopo la partita,
sempre a piccoli sorsi e consumare cibi idratanti
come frutta, verdura e yogurt.
Durante la gara lo sforzo fisico aumenta e di
conseguenza aumenta la sudorazione, rendendo necessario il recupero di potassio, calcio e
magnesio, sali minerali che entrano nel metabolismo cellulare, nei processi di ossidazione
Peso corporeo
Kcal
60
65
70
75
80
230
249
268
288
307
kg
kg
kg
kg
kg
CONSUMO CALORIE
IN 1 ORA DI PARTITA NEL BASKET
Peso corporeo
Kcal
60
65
70
75
80
480
520
556
600
640
kg
kg
kg
kg
kg
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SPORT
SICUREZZA
E IGIENE
Il basket non è uno sport pericoloso, ma
possono essere frequenti scontri fisici e
cadute a terra, quindi è bene tenerne conto
e munirsi di adeguate protezioni per gomiti,
ginocchia e soprattutto per i piedi, privilegiando la scelta di calzature di qualità, realizzate con un adeguato spessore di paracaviglie e paradita, sufficienti per attutire eventuali colpi e pestoni, dotate di plantare amovibile e con anelli passalacci in tessuto e non
metallici per evitare eventuali traumi al
dorso del piede.
Per quanto riguarda l'igiene, i calzini sono
un accessorio da non sottovalutare, meglio
se in tessuto spugnoso per assorbire meglio
il sudore ed evitare sfregamenti che potrebbero provocare la formazione di vesciche.
È opportuno controllare
il proprio livello glicemico
nel corso degli allenamenti
o prima, durante
e dopo una partita.
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Nella borsa, oltre ai normali accessori per la
doccia e quindi accappatoio, ciabattine,
asciugacapelli, saponi detergenti, ricambio
di biancheria e calzini, deve esserci sempre
una riserva d'acqua, una scorta di zuccheri e
l'immancabile Kit per la misurazione della
glicemia. Per il giocatore di basket con diabete è consigliabile controllare frequentemente il proprio livello glicemico con il glucometro portatile.
Se il consiglio per un diabetico è di effettuare almeno quattro misurazioni al giorno, per
lo sportivo è bene che questi controlli avvengano più frequentemente, soprattutto nel
corso degli allenamenti o prima, durante e
dopo una partita. Questo per permettere
l'intensità e la durata del gioco senza correre il rischio di episodi di ipo o iperglicemia.
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QUALCHE
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PUNTO IN PIÙ PER GIOCARE IN VANTAGGIO
iniziare l'allenamento o la partita e se possibile
effettuare un controllo anche durante l'intervallo e
annotare, soprattutto nel primo periodo di attività,
l'andamento glicemico prima, durante e dopo il
gioco, in modo da capire meglio come reagisce il
proprio organismo.
Informare un responsabile tecnico o un compagno di
squadra della propria condizione di diabete e sulle
opportune precauzioni da prendere in caso di necessità.
Essere sempre muniti della tessera sanitaria e di un
certificato che attesti la propria patologia ed eventuale numero di telefono del medico curante
Effettuare la misurazione della glicemia prima di
4
Tenere in borsa o nello spogliatoio scorte di zuccheri rapidi per poter intervenire prontamente in caso
di ipoglicemie.
CURIOSITÀ
La dimensione ed il peso del pallone cambia in base al sesso
ed all'età.
LA
PRIMA PARTITA IN ITALIA
L'8 giugno 1919, all'Arena di Milano, in concomitanza con l'arrivo del Giro ciclistico d'Italia, si gioca la prima partita di Basket tra
Compagnia Automobilisti di Monza e Avieri della Malpensa.
La gara finisce in parità, 11 a 11, di fronte ad un pubblico eccezionale, oltre trentamila persone.
CAMPIONI
CON IL DIABETE
Chris Dudley
• Chris Dudley, quindici anni di esperienza NBA (National
Basketball Association), una carriera con più di 5.000 rimbalzi,
primo giocatore con diabete di tipo 1.
• Jon Larranaga, classe 1980, statunitense di 2 metri, passaporto irlandese, giocatore come ala nell'EURO ROSETO a Roseto
degli Abruzzi.
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ATTUALITÀ
Diabete a
scuola.
V. Cherubini
La scuola è una componente essenziale nella vita di ogni
bambino e coinvolge l’intera società a diversi livelli. Può
accadere che in una classe vi sia un bambino con diabete
e naturalmente ciò richiede cure e attenzioni particolari.
Una corretta gestione del diabete non può essere trascurata nelle ore scolastiche. Durante il tempo che il bambino trascorre a scuola (tra le 900 e le 1500 ore ogni anno!)
è necessario eseguire i controlli della glicemia, mangiare
in modo adeguato, assumere l’insulina secondo programmi precisi ed essere sempre attenti a riconoscere e intervenire in caso di eventuali ipoglicemie. A scuola dovrebbe esserci il materiale necessario per far fronte alle piccole emergenze che dovessero insorgere. D’altra parte è
bene che il personale scolastico sia adeguatamente informato e capace di supportare il bambino con diabete nelle
sue necessità primarie, dipendenti in gran parte dall’età e
dalla fase della malattia.
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IL
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È bene che il personale
scolastico sia
adeguatamente informato
e capace di supportare
il bambino con diabete
nelle sue necessità primarie.
BAMBINO
Subito dopo la diagnosi di diabete, il rientro a
scuola costituisce un momento molto delicato
per il bambino. Deve imparare a convivere con
i controlli della glicemia -gli stick- somministrarsi l’insulina e mangiare secondo un programma
particolare. Lo stick della glicemia, pur essendo
molto semplice e di rapida esecuzione, richiede
tuttavia la disponibilità di uno strumento, un
pungidito, alcune strisce reattive, il disinfettante: tutta una serie di oggetti che si trovano
nello zaino. Per il bambino che va alla scuola
dell’infanzia questo materiale si trova invece
nella borsa fornita agli insegnanti dai genitori.
Il rituale dello stick si ripete più volte al giorno e
fa sorgere nel bambino la sensazione di essere
diverso dagli altri. Questa diversità, comunque
ineludibile, può diventare motivo di vergogna e
quindi produrre nel bambino un vissuto di inferiorità e il timore di essere discriminato.
Diversamente invece può essere vissuta come
una nuova condizione cui adattarsi rapidamente per poter star bene e sentirsi sicuri.
Fortunatamente i bambini si adeguano molto
bene alle novità e questa loro capacità aiuta
molto gli adulti che si trovano intorno a loro.
Prima della merenda e prima del pranzo, oltre
allo stick, è necessario iniettare l’insulina secondo un piano preparato dal medico del Centro di
Diabetologia. Tale piano è condiviso con molte
persone, tra cui il pediatra di libera scelta, il dirigente scolastico, i genitori, a volte il personale
dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Ogni
giorno ci si trova davanti ad una situazione
diversa ed è buona norma prendere contatto
con i genitori e condividere con essi le scelte da
fare. Se il personale scolastico è preoccupato
per queste scelte il bambino riceverà insicurezza
e si sentirà inadeguato; al contrario un rapporto
di collaborazione fra i genitori e i docenti rassicurerà il bambino. Qualche volta l’iniezione
d’insulina è fatta direttamente da un insegnante; spesso il bambino ha un microinfusore e
quindi non c’è nemmeno bisogno dell’iniezione,
basta solo premere un bottone e l’insulina è
iniettata in modo molto semplice e automatico.
I
GENITORI
Così come per il bambino, la diagnosi è un
evento traumatico anche per i genitori. Le
attenzioni nei confronti del piccolo, che si trova
in questa nuova condizione, sono moltiplicate e
le preoccupazioni sullo stato di salute sono
spesso il primo argomento di cui si parla in
famiglia. In un certo senso la famiglia rappre19
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ATTUALITÀ
senta un “luogo protetto” dove tutti diventano rapidamente esperti del diabete e, a
vari livelli, si sviluppano le capacità di supporto. Quando il bambino rientra a scuola i
genitori sono naturalmente molto preoccupati su come sarà controllato, come sarà gestito
nelle varie attività, per esempio quando farà
attività fisica ci sarà qualcuno che lo guarderà
con occhi attenti per il rischio di ipoglicemia?
Sorgono molti interrogativi, e talvolta le
risposte sono poche da parte della scuola,
obbligata a confrontarsi con una situazione
il più delle volte del tutto nuova. I genitori di
solito si offrono di andare direttamente a
scuola per fare controlli e somministrare l’insulina: più spesso essi sono vincolati dal loro
lavoro e non possono farlo. Si sentono frequentemente impotenti dovendo affidare il
bambino al personale scolastico e sono sempre preoccupati pensando a ciò che succederà nelle ore in cui il bambino è a scuola.
IL
PERSONALE SCOLASTICO
Docenti e non docenti si trovano ad affrontare una situazione nuova. Le reazioni non
sono univoche: atteggiamenti di piena
disponibilità si alternano a posizioni difensive, comportamenti propositivi si accompagnano alla paura di sbagliare. Le disposizioni legislative che riguardano l’argomento
sono interpretate in vario modo e c’è la
necessità di un confronto con i medici per
un aiuto pratico. Uno dei primi compiti della
scuola è quello di assicurare la presenza del
materiale per l’autocontrollo della glicemia e
20
la gestione di ipoglicemie o iperglicemie in
un’apposita area dedicata.
In alcuni casi la scuola ha già ospitato altri
bambini con lo stesso problema e allora
l’esperienza acquisita si dimostra molto utile
per l’inserimento di un nuovo bambino, assicurando da subito l’attuazione di tutte le
cure necessarie. Altre volte invece i docenti
si trovano per la prima volta di fronte ad una
condizione che non conoscono per nulla, e
hanno bisogno delle basi per gestire al
meglio un bambino con il diabete.
Due semplici accorgimenti sono fondamentali da parte del personale scolastico: la capacità di fare uno stick della glicemia e molta
disponibilità. Lo stick della glicemia può essere insegnato loro dai genitori, dal pediatra di
libera scelta, dall’infermiere dell’Assistenza
Domiciliare Integrata (ADI), dal personale del
Centro di Diabetologia, dal bambino stesso.
È una manovra sicura, semplice e veramente
utile. Consente di prevenire situazioni complesse e risolvere rapidamente condizioni di
rischio. La disponibilità è un “valore” umano
di cui generalmente tutto il personale scolastico è dotato. Disponibilità vuol dire essere
disposti a fare lo stick, a contattare i genitori, ad assicurare al bambino un clima sereno
e sicuro, facendo in modo che il diabete non
si associ alla condizione di “diverso”, che ci
sia facilità nella risposta a qualunque bisogno. In alcuni casi il personale scolastico è
disponibile a somministrare l’insulina e altre
volte anche a somministrare il glucagone
quando ci fosse bisogno. Il glucagone è un
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farmaco di cui un bambino con diabete potrebbe aver bisogno improvvisamente per ristabilirsi
da una grave ipoglicemia. Il suo impiego è
molto raro ma si tratta di un farmaco di prima
emergenza e quindi molto utile. In questo ultimo caso è necessario un corso preventivo di formazione del personale presso un Centro di
Diabetologia pediatrica.
esempio una modifica della dose d’insulina, la
cura di una malattia comune come l’influenza
che può incidere sull’andamento delle glicemie
e così via. È anche lo specialista che suggerisce
di ritornare al Centro di secondo o terzo livello
quando intravede anomalie del controllo metabolico che potrebbero sfociare in condizioni più
critiche, come la comparsa di frequenti ipoglicemie o iperglicemie.
IL PEDIATRA DI LIBERA SCELTA (PLS)
Nello scenario che stiamo tracciando il PLS è un
attore principale. Insieme al pediatra endocrinologo redige il “piano di cura a scuola” che
sarà condiviso con i genitori e tutti gli altri “care
givers”, cioè le figure che si prendono cura del
bambino durante le ore scolastiche. Il PLS ha un
contatto ravvicinato e continuo con la famiglia
ed è quindi l’interlocutore privilegiato per la
gestione delle necessità quotidiane, come per
Il glucagone è un farmaco
di cui un bambino
con diabete potrebbe aver
bisogno improvvisamente
per ristabilirsi da una grave
ipoglicemia.
IL
PERSONALE DELL’ASSISTENZA
DOMICILIARE INTEGRATA (ADI)
Alcune volte, specialmente se si tratta di bambini molto piccoli, è utile l’intervento del servizio
ADI, più spesso coinvolto nella gestione del
paziente anziano, ma in alcuni casi anche per i
bambini con diabete. Fino all’età di circa 10-12
anni, un bambino non è generalmente in grado
di autosomministrarsi l’insulina. In caso di
necessità - quando i genitori lavorano e nessun
insegnante è in grado di farlo - un infermiere
dell’ADI può intervenire nella somministrazione
d’insulina durante la permanenza a scuola. Si
tratta di un aiuto per un periodo limitato, in
attesa che si sviluppi l’autonomia del bambino.
La condivisione del programma di cura e degli
interventi tra tutti gli operatori coinvolti consente un percorso scolastico sicuro e sereno. Un
sistema d’interfaccia relazionale tra territorio e
centri di eccellenza, che agisca in rete, con metodologia di tipo “hub & spoke”, permette di ottimizzare le risorse raggiungendo la massima efficienza operativa. Alla base di tutto questo resta
tuttavia la grande disponibilità umana delle persone che hanno a cuore la salute e la sicurezza
dei bambini con diabete e che hanno voglia di
mettersi in gioco per favorirne una crescita come
tutti gli altri che non hanno il diabete.
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CAPIRE LE ANALISI
La tiroide.
A. Giaccari
La funzionalità della tiroide viene indagata
con il dosaggio di tre ormoni attraverso un
semplice prelievo del sangue.
La tiroide produce la Triiodotironina (nota
con la sigla T3) e la Tiroxina (T4), mentre
l’ormone Tireotropo (noto come TSH), è
prodotto da una ghiandola situata nel cervello (ipofisi) e serve per dire alla tiroide se
il nostro organismo ha bisogno di aumentare o ridurre la produzione ormonale.
Comunemente, quando si effettuano le
analisi della tiroide, al posto del T3 e del T4,
vengono dosate le loro frazioni libere: FT3
(Free FT3) e FT4 (Free FT4), perché gli ormo22
ni circolano nel sangue legati alle proteine
e in alcune condizioni le modifiche della
concentrazione di queste proteine possono
dare un falso valore della funzionalità tiroidea (valori di T3 o T4 falsamente anomali).
Il dosaggio degli ormoni tiroidei e del TSH
viene effettuato in diverse condizioni:
quando sono presenti sintomi che fanno
sospettare che vi sia un’alterazione della
funzione della tiroide, in gravidanza o
quando si assumono alcuni farmaci che
possono alterare la funzione tiroidea (per
esempio il litio o l’amiodarone), quando c’è
una familiarità per malattie della tiroide.
Il dosaggio del TSH viene effettuato a tutti
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i neonati a pochi giorni dalla nascita (per lo
screening dell'ipotiroidismo congenito).
In chi assume la terapia con ormoni tiroidei o
con farmaci per rallentare la funzione tiroidea
è necessario controllare periodicamente gli
ormoni tiroidei per verificare l’efficacia e l’adeguatezza della terapia o al contrario se è
necessario effettuare delle modifiche.
I risultati delle analisi della funzionalità tiroidea possono mostrare valori di TSH e ormoni
nella norma in caso di normale funzione, un
aumentato valore del TSH associato (ma non
sempre) alla riduzione dei valori dell’FT3 e
FT4, in caso di una riduzione della funzione
tiroidea (ipotiroidismo) e viceversa, bassi
valori di TSH con alti valori di FT3 e FT4 (o
anche valori normali di ormoni tiroidei) in
presenza di un’aumentata funzione tiroidea
(ipertiroidismo).
Quando i valori sono al di fuori della norma è
consigliabile eseguire il dosaggio degli anticorpi anti tiroidei (anticorpi anti Tireoperossidasi e anti Tireoglobulina) ed un’ecografia
della tiroide per chiarire la situazione.
In chi assume la terapia con ormoni tiroidei
o con farmaci per rallentare la funzione tiroidea
è necessario controllare periodicamente
gli ormoni tiroidei.
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STRUMENTI
DI
MISURAZIONE
Analisi dei
corpi chetonici:
2 strisce in un solo
strumento.
(seconda parte)
D. Rindone
È ormai consolidata l’importanza del controllo glicemico
giornaliero nel paziente diabetico insulino trattato.
Meno consolidata, ma non per questo di minor importanza, è l’attenzione che viene rivolta alla scelta di uno strumento. Infatti, nel mare magnum dei glucometri che vengono commercializzati dalle aziende produttrici, ci sono
strumenti dedicati, ossia strumenti che sono più specifici per
un paziente ed altri che lo sono meno.
Un esempio chiaro e lampante ci è fornito dagli strumenti
che sono in grado di eseguire la determinazione della glicemia e della chetonemia.
Questi risultano molto più adatti ed utili al controllo di
pazienti che necessitano di insulina esogena perché il quadro clinico che si ottiene dalla conoscenza dei valori del glucosio e dei chetoni è molto più completo rispetto alla sola
conoscenza della glicemia.
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Ma nello specifico, perché è importante conoscere anche i valori dei chetoni nel sangue e come si
misurano?
Un piccolo passo indietro per precisare che la
chetoacidosi è una complicanza acuta causata da
relativa o assoluta deficienza di insulina associata
ad un aumento degli ormoni controregolatori
(glucagone, catecolamine, ormone della crescita). Si tratta della più frequente emergenza endocrino – metabolica ed è diagnosticata nel 50%
dei giovani diabetici ospedalizzati. La mortalità
per complicanze della DKA è stimata intorno al
2% nei Paesi Occidentali. Ne consegue dunque
che il monitoraggio della chetonemia è molto
importante e non richiede particolare abilità da
parte dell’utilizzatore.
La metodica è infatti la stessa della determinazione del glucosio: digitopuntura e campionamento
per aspirazione capillare in una striscia posta
all’interno di uno strumento.
Questo esame è relativamente giovane, basti
pensare che fino a pochi anni fa erano impiegate soltanto le strisce per la chetonuria (strisce che
Il quadro clinico che si
ottiene dalla conoscenza
dei valori del glucosio
e dei chetoni è molto più
completo rispetto alla sola
conoscenza della glicemia.
reagiscono al contatto dell’urina) con risultati
molte volte insoddisfacenti.
Infatti, volendo approfondire senza entrare troppo nello specifico, le strisce per la chetonuria
offrivano e offrono soltanto determinazioni qualitative e non quantitative, (si ha un viraggio di
colore e non un chiaro numero indicante un valore), non riflettono in tempo reale lo stato del
paziente, possono essere soggette ad alterazioni
in caso di presenza di farmaci e, nelle situazioni di
emergenza in un paziente fortemente disidratato, il loro utilizzo è praticamente privo di utilità.
A supporto di quanto affermato, le indicazioni dell’importante Associazione diabetica Americana,
ADA (1) suggeriscono l’utilizzo delle strisce della
chetonemia rispetto a quelle della chetonuria.
Quindi la determinazione dei corpi chetonici in
ambito domiciliare è importante per tutti i diabetici, bambini, adulti, donne in gravidanza e portatori di micro infusore, non in ultimo in pazienti
con il diabete di tipo 2 con iperglicemie frequenti al di sopra di 250 mg/dL.
Per tutte le considerazioni descritte, è evidente
quindi l’importanza della conoscenza dei valori dei chetoni in ambito domiciliare, ma quanto lo è in una situazione acuta, in un paziente
ospedalizzato?
Studi clinici (2) rimarcano il grande vantaggio
nell’utilizzo delle strisce della chetonemia,
infatti, questo tipo di monitoraggio permette al
paziente di passare mediamente meno tempo
nell’unità di terapia intensiva con ovvi benefici
e con un notevole risparmio economico per la
struttura, tema da tenere ben presente soprattutto in periodi come questi.
1) American Diabetes Care.Tests of glycemia in diabetes.
Diabetes Care 2004; 27( suppl.1):s91-s93
2) Cost Effectiveness of the direct measurement of 3-beta hydroxybutyrate in the management of diabetic ketoacidosis in children
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CHIEDI AL
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PROFESSORE
Il mio diabetologo insiste per farmi iniziare l’insulina. Ricordo benissimo la cugina
di mia madre. Iniziò l’insulina e dopo pochi anni diventò praticamente cieca, poi
perse pure un piede. Possibile che non si possa fare di meglio?
Carissimo, quello che deve ben comprendere è che l’insulina non è stata la causa della cecità e dell’amputazione di piede della sua prozia. L’insulina era l’unico rimedio per cercare di
evitare questi effetti. Se il suo diabetologo insiste, è proprio perché vuole salvarle gli occhi,
i piedi e tutto il resto. Gli dia retta!
Misuro la glicemia tutte le mattine, ma i valori sono sempre diversi.
Qualche volta arrivano a 110, qualche volta sono sotto 90. Eppure la sera mangio
sempre leggero, un secondo, verdure con un po’ di pane, un po’ di frutta.
Al massimo aggiungo un minestrone. Visto che non dipende da quello che mangio,
ho cambiato la macchinetta, ma i valori sono sempre quelli.
Ma le macchinette funzionano?
Carissima, i glucometri (o macchinette) servono essenzialmente per l’autocontrollo e non
sostituiscono il laboratorio di analisi. Variazioni all’interno del 10 % sono da considerarsi
più che accettabili. Nel suo caso specifico, tutte le glicemie comprese fra i 90 ed i 110 mg/dl
sono ottimali, e nulla cambia, dal punto di vista clinico, se il risultato è l’uno o l’altro.
Piuttosto, verifichi la glicemia in altri momenti della giornata. Non tutti i giorni, ovviamente, ma cerchi di capire se le glicemie sono buone (sotto 140 mg/dl) anche due ore dopo
pranzo o dopo cena.
Chiedi al Professore è un servizio di GLUNews offerto a tutti i suoi abbonati, che possono porre i loro quesiti alla nostra Redazione
Scientifica tramite il sito www.glunews.it
Le domande più cliccate verranno riportate sulla rivista in forma anonima in modo da essere un utile supporto su problematiche
condivise.
Hai dubbi sul diabete?
Corri a registrarti su glunews.it e Chiedi al Professore!
Il servizio non vuole in alcun modo interferire o sostituirsi alle indicazioni terapeutico/cliniche dei medici di riferimento, ma offrire un utile strumento di
informazione dedicato a fornire spiegazioni maggiormente dettagliate e specifiche su problematiche legate alla corretta gestione del diabete.
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DIABETENIGMISTICA
La celiachia, cioè l’intolleranza al glutine, è una delle patologie che può essere presente nei
soggetti diabetici e di essa ne parliamo nella rubrica “Alimentazione” della nostra rivista. La
celiachia era conosciuta già nell’antichità. Il primo a parlarne di cui si ha notizia fu il medico
greco che vedete nell’immagine, vissuto alla fine del secondo secolo d.C. A lui si devono
studi su malattie acute e croniche e accurate descrizioni del diabete e della gotta. Di chi si
tratta? Risolvete il cruciverba e lo scoprirete, leggendo le lettere nelle caselle colorate.
ORIZZONTALI
1 Divenne tristemente famosa ai tempi della Rivoluzione Francese - 11 Varese - 13 Trasformano la morfina in marsina - 15 Raccoglie l’acqua piovana - 16 Così comincia l’appello - 18 Circonda l’Italia su tre lati - 21 Dentro al cinema 22 Il Clapton chitarrista - 24 Un fallo del tennista - 25 Rivendita di... caffè e cappuccini - 27 I confini di Toronto - 28
Fondò il Cristianesimo - 30 Casetta alpina - 32 Vetta, culmine - 34 Una nota... con la corona - 35 Brutti oltre ogni limite - 38 Immagine colorata... trasferibile - 41 Una lingua proverbialmente difficile - 44 Non rispettano l’orario concordato - 45 Il serbatoio di ricambio delle penne a sfera - 46 Due celebri ville nei pressi di Versailles - 47 Precede... il re 48 Compatti, duri - 49 È addetto alla lavorazione dei latticini - 50 Una cifra dispari - 52 Ha per capitale Tripoli - 53
Non tutti sono mancini - 54 La devono doppiare le vele - 55 Venezia - 56 Royal Academy - 58 Un no... irreversibile 59 Sandra che recitò nel film “Giulietta degli spiriti” - 60 È posta tra cornea e cristallino - 61 Il Big... londinese.
VERTICALI
1 Rivera, ex campione del Milan e della Nazionale (iniziali) - 2 La Grandi cantante (iniz.) - 3 Grosso uccello migratore - 4
Coda di pappagallo - 5 Quello europeo è il tema principale della nona Sinfonia di Beethoven - 6 Lavoro in versi - 7 Fine
di volata - 8 È “full” quando si lavora per l’intera giornata - 9 In fondo alla corsia - 10 Il fiume di Berna - 12 Aeronautica
Militare - 13 Nel calcio può essere di rigore - 14 L’ambiente di lavoro di Sabrina Ferilli - 17 Maradona lo era “de oro” 19 Sostanze medicamentose che leniscono il senso di bruciore - 20 I maschi dell’oca... in giovane età - 22 Un grande tragediografo greco - 23 Molti vivono a Ottawa - 25 Avere cura, occuparsi - 26 Li consultano i cuochi - 27 Assortimento di
tessuti per tende - 28 Penoso lamento - 29 Identifica i sottomarini - 31 Lo sono i cani... arrabbiati - 33 Purificazione del
corpo o dell’animo - 34 Il fiume di Lione - 36 Musica da discoteca - 37 Fa esultare i tifosi - 39 Pusillanimi di fronte a rischi
o doveri - 40 La pianta che ricorda il capitello corinzio - 42 Un calcolo... della cistifellea - 43 Così comincia l’articolo - 49
Il controspionaggio degli USA (sigla) - 51 Trasmette sul digitale e sul satellite - 52 Gli... Zeppelin del rock - 53 Sono pari
nell’atomo - 54 Bologna - 55 L’ultimo Paolo pontefice - 57 Sono perennemente... in trance.
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L’aforisma spiritoso
L’aforisma è… spiritoso per
due motivi, lo scoprirete a soluzione avvenuta. Nelle caselle
colorate inserite la parola che
risponde alla definizione: la
prescrive il dottore. Riportate
poi nello schema sottostante le
medesime lettere (a numero
uguale lettera uguale) e completatelo. Al termine potrete
leggere l’affermazione attribuita a Robert De Niro.
Diabetici famosi
È conosciuto come “il padrino del soul”: nato nel
1933 negli USA, ebbe un’infanzia poverissima
durante la quale aiutò la famiglia raccogliendo cotone e lucidando scarpe. Nel 1953 iniziò la sua carriera musicale raggiungendo il grande successo negli
anni ’60. Il 14 Novembre 2006 è entrato a far parte
della Music Hall of Fame. Fantastica la sua partecipazione al film “The Blues Brothers” nella parte del
reverendo Cleophus James. È morto il giorno di
Natale del 2006.
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Cancellate dallo schema le parole elencate sotto
(possono essere collocate in tutte le direzioni possibili e si incrociano tra loro). Al termine, le lettere rimaste lette di seguito daranno nome e cognome di questo “diabetico famoso”.
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AGENDA ALTITUDINE BASSOTTO CASTORO CATRAME DAZIO DIGITALE DOLOMITE
ENIGMA
GHIANDA
MESTOLO
PELUCHE
PIANO
PRISMA
SBAGLIO
SCAPOLA
SCHEDA SESAMO SIMPOSIO SOMMA SONNO SOTTOFONDO UFFICIO URGENZA
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Soluzione L’aforisma spiritoso: la parola da inserire è “medicina”. La frase
risultante è: mia madre era così ubriaca che quando le hanno fatto un
controllo medico hanno trovato il due per cento di sangue nel suo alcol.
Il secondo elemento…di spirito è l’alcol di cui parla la divertente dichiarazione dell’attore
Soluzione Diabetici famosi: James Brown (vedi schema)
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DOLCI CURIOSITÀ
Italia e Diabete: il risparmio
è davvero "virtuoso"?
Da una recentissima ricerca della London School of Economics, in cui sono
stati messi a confronto i 5 principali Paesi europei (Francia, Germania,
Spagna, Italia e Regno Unito), risulta che il nostro Paese investe solo il
5,61% della spesa sanitaria complessiva per la cura e la gestione del diabete. La Germania spende circa il triplo (16,7% del budget sanitario) e gli
inglesi circa il doppio (12,1%). Francia e Spagna, pur essendo meno "virtuose" del nostro Paese, sono in linea con il livello di spesa italiana con
rispettivamente il 5,9% ed il 5,7%. L'Italia, uguagliata dalla Spagna, spende meno anche in rapporto al PIL: lo 0,38% contro l'1% della Germania,
lo 0,67% del Regno Unito e lo 0,38% della Francia.
Questo studio, sebbene da un lato evidenzi la differenza sostanziale di
investimenti nella cura del diabete, definisce comunque positivamente le
prestazioni offerte dal nostro Paese grazie alla distribuzione omogenea ed
integrata di centri specialistici su tutto il territorio nazionale, non da ultimi quelli di diabetologia pediatrica, organizzati in team multidisciplinari
volti al trattamento e gestione della patologia sotto più aspetti correlati.
Un'ennesima testimonianza di quanto sia importante ed efficace investire
sulla prevenzione e sulla gestione della patologia tanto più se si mettono
in confronto i costi di un diabete ben gestito rispetto alla cura ed al trattamento delle sue complicanze e le relative ospedalizzazioni.
FONTE: BURDEN OF DISEASE, COST AND MANAGEMENT OF DIABETES IN EU5 - LONDON SCHOOL OF ECONOMICS
Dormire poco fa ingrassare
Dopo una notte insonne il nostro cervello pare essere maggiormente reattivo agli stimoli della fame. È quello che hanno scoperto dei ricercatori
dell'Università di Uppsala (Svezia) dopo aver sottoposto a Risonanza
Magnetica per immagini un gruppo di soggetti privati del sonno e un
gruppo di controllo regolarmente riposato a cui venivano presentate
immagini di cibi. Dalle Risonanze Magnetiche sono emersi maggiori ed
elevati livelli di attivazione in una regione specifica del cervello che contribuisce alla sensazione di appetito nei soggetti privati del sonno.
Stili di vita poveri di sonno possono quindi influenzare il rischio di diventare delle persone in sovrappeso nel lungo periodo. I risultati sono pubblicati nel Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism.
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Diabete
e cioccolato
(purché fondente!)
Il dolce per eccellenza non è un tabù, neanche per chi ha il diabete! Il
cioccolato (quello fondente) infatti è un alimento con caratteristiche
nutrizionali utili a migliorare, oltre al tono dell'umore, anche le prestazioni cardiache. Certo non bisogna abusarne ed è necessario inserirlo in un
corretto regime alimentare, perché è comunque ricco di grassi e calorie.
Il cioccolato fondente proprio perché è composto da una più elevata percentuale di cacao si distingue dalle altre forme di cioccolato per un minor
contenuto di zuccheri e grassi saturi, tipici invece del cioccolato bianco,
al latte o alle nocciole.
Un "buon fondente" è permesso quindi a chi ha il diabete se correttamente inserito nell'apporto calorico giornaliero e se combinato ad una
adeguata attività fisica.
BB King
Riley B. King, il cui nome "BB" è in realtà l'abbreviazione del soprannome "Blues Boy", nasce nel 1925 e all'inizio della sua carriera musicale è
considerato tra i 100 più grandi chitarristi di tutti i tempi.
Cresciuto nel Mississipi, dove viveva con la sua povera famiglia, comincia a cantare per un coro gospel, poi passa a suonare la chitarra per il
quartetto di San Giovanni.
Fu così pian piano battezzato "The King of Blues".
Nel 1964 pubblica "Live at the Regal", uno dei suoi album più venduti
e, nel 1969, pubblica il suo più grande singolo di successo: "The Thrill
is Gone". BB King si esibisce con nomi di grande successo come Eric
Clapton, Van Morrison e Bo Diddley. Nel 1987 riceve un Grammy Award
alla carriera.
Nel corso della sua vita adulta, il re ha lottato con il diabete di tipo 2. Al
momento della diagnosi, il musicista lavorò per imparare tutto ciò che
poteva sulla malattia per cercare di bilanciarla alla sua vita “on the
road”. King riusciva a lavorare mantenendo alto il suo successo e uno
stile di vita sano attraverso il controllo costante e antidiabetici orali.
È attualmente un membro attivo della comunità diabetica, per offrire un
modello di comportamento a chi si sente intrappolato dalla malattia. BB
King ha infatti partecipato a numerosi spot pubblicitari di prodotti per
l’autocontrollo e farmaci antidiabetici orali.
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