INQUINAMENTO DA FARMACI: FONTI ED EFFETTI SULL’AMBIENTE E SULL’UOMO ABBREVIAZIONI 5-HT CMA EDSTAC EEA EMEA FANS FDA GSH LOQ POTW SSRI STW SPE 5-Idrossitriptamina Chemical Manufacturers Association Endocrine Disruptor Screening and Testing Advisory Commitee Agenzia Europea dell’Ambiente European Medical Evaluation Agency Farmaci antinfiammatori non steroidei Food and Drug Administration Glutatione icro fi quantification Publicly owned wastewater treatment plants (POTWs) waters Inibitori selettivi del reuptake della serotonina Sewage treatment works Estrazione in fase solida 1 1 INTRODUZIONE Nel decennio scorso la EEA (Agenzia Europea dell’Ambiente) ha portato all’attenzione l’impatto ambientale dei farmaci. Da allora la consapevolezza di questo problema è aumentata e i progetti di ricerca promossi dall’Unione Europea hanno migliorato la conoscenza dell’uso, esposizione, destino, accumulo e impatto dei farmaci nell’ambiente. 2 Un recente documento (Pharmaceutical in the environment – Result icro EEA workshop; Technical report n. 1/2010) sottolinea la necessità di nuove azioni volte ad una migliore conoscenza e gestione dei rischi legati a questo problema. Secondo la relazione tecnica del Workshop EEA, la situazione attuale risulta peggiore rispetto a 10 anni fa. Gli studi effettuati finora hanno permesso di determinare la potenziale ecotossicità di molti farmaci e miscele nell’ambiente durante la fase di produzione, di utilizzo e di smaltimento, sebbene siano presenti in minime concentrazioni. Inoltre è ormai evidente che il consumo pro capite di farmaci sta aumentando, quindi il monitoraggio e il controllo del rilascio dei farmaci nell’ambiente risulta più difficile considerando anche il fatto che le tecniche di trattamento delle acque di scarico non sono in grado di degradare queste 3 sostanze. La situazione probabilmente peggiorerà in quanto il progressivo invecchiamento della popolazione porterà ad una richiesta sempre più crescente di farmaci. I risultati di recenti studi hanno confermato che farmaci ad uso sia umano che veterinario rappresentano dei rischi per l’ ambiente ed alcuni dati icro filtr indicano che le concentrazioni riscontrate hanno effetti nocivi. La EEA ritiene sia necessario spostare l’attenzione verso la valutazione dell’impatto ambientale di una molecola farmacologica esaminando tutto il suo “ciclo di vita”. Con questo termine vengono indicati: la fase di preproduzione (scelta dei materiali grezzi e fonti di energia), la fase di produzione, e l’ impatto dei farmaci e dei loro prodotti di degradazione sull’ ambiente. Sicuramente questo nuovo approccio comporterebbe ad una riduzione delle concentrazioni presenti dell’ecosistema. 4 L’aumentata presa di coscienza dell’impatto ambientale e la necessità di condurre test per valutare tali effetti sta inducendo l’industria farmaceutica ad incentivare lo sviluppo di farmaci più ecocompatibili. Poiché nel settore farmaceutico il rapporto tra i materiali di scarto e il prodotto finito è molto alto, si richiede con urgenza la messa a punto di tecniche innovative per la sintesi di farmaci più “verdi”. I farmaci usati e non usati provocano serie conseguenze nella fase di smaltimento dei rifiuti. La EEA ha proposto a tal riguardo dei protocolli di gestione dei rifiuti farmaceutici più appropriati apponendo ai farmaci speciali etichette con la dicitura sostanza pericolosa e classificando i rifiuti farmaceutici come pericolosi. Queste misure potrebbero aiutare a migliorare la consapevolezza dei consumatori e una prescrizione dei farmaci più oculata. 5 6 2 INQUINAMENTO DA FARMACI: FONTI ED EFFETTI SULL’AMBIENTE E SULL’UOMO L’assorbimento, il metabolismo e l’eliminazione sono aspetti importanti del profilo farmacocinetico di un farmaco considerando il suo impatto con l’ambiente. La maggior parte dei farmaci usati per l’uomo e gli animali viene somministrata per via orale. Per essere assorbiti a livello gastrointestinale, i farmaci devono essere liposolubili per permettere la penetrazione delle barriere tissutali rappresentate dalle membrane cellulari icro filtranti. I farmaci possono essere poi eliminati attraverso diverse vie di escrezione, principalmente rappresentate dalla via renale e dalla via biliare. Prima di essere escreti, i farmaci vengono metabolizzati. Il metabolismo ha due effetti principali. In primo luogo rende i composti 7 meno fisiologicamente attivi, anche se molti farmaci presentano metaboliti attivi, alcuni addirittura più potenti della molecola originale o del lead compound. In secondo luogo, il metabolismo rende i farmaci liposolubili più polari e quindi più facilmente eliminabili attraverso la via renale. I farmaci di solito vanno incontro a due fasi del metabolismo (Figura 1). Le reazioni della Fase I, note anche reazioni di funzionalizzazione, sono rappresentate da reazioni di ossidazione, riduzione ed idrolisi attraverso cui la struttura chimica della molecola viene modificata. Successivamente, la molecola potrebbe andare in contro alle reazioni della Fase II, note anche come reazioni di coniugazione, in cui la molecola, grazie alla presenza di specifici cofattori, viene coniugata con gruppi metile, acetile, solfato, acido glucuronico, aminoacidi o glutatione (GSH), con la produzione di un 8 composto finale sempre più polare e soprattutto inerte rispetto a quello iniziale. Figura 1. Biotrasformazione dei farmaci. 9 Si pensa che la presenza di molti farmaci nell’ambiente sia dovuta ai sistemi di scarico delle acque dopo l’escrezione dei farmaci e dei loro metaboliti attraverso la via renale e fecale. Comunque, anche i farmaci che non vengono usati vengono spesso gettati nello scarico, bypassando i pathways metabolici dell’organismo, che generalmente rendono le molecole meno attive fisiologicamente e più polari. In siti meno urbanizzati, le acque di scarico possono essere rilasciate nell’ambiente senza alcun trattamento o dopo aver attraversato fosse infette. Altri sistemi attraverso cui i farmaci entrano nell’ambiente includono il letame e le urine degli animali, e i rifiuti industriali. Sono stati condotti numerosi studi per valutare i farmaci presenti nell’ambiente. In Tabella I sono state elencate le molecole rinvenute più 10 frequentemente insieme con la loro nomenclatura, la loro struttura chimica e alcuni dei dati ambientali determinati. 11 12 13 14 15 16 17 18 19 Classi di farmaci e relativi effetti sull’ambiente Ormoni Un’eccellente panoramica sui sistemi ormonali ci viene fornita dalla Endocrine Disruptor Screening and Testing Advisory Commitee (EDSTAC) [1]. Gli steroidi sono stati i primi composti fisiologici rilevati nelle acque di scarico [2-5] e a catturare così l’ attenzione degli scienziati. I farmaci estrogeni, in particolare gli icro filtrant sintetici, vengono impiegati principalmente nelle terapie estrogeno-sostitutive e come contraccettivi orali, mentre in medicina veterinaria sono usati per il miglioramento della crescita e delle prestazioni atletiche. Sebbene i contraccettivi orali sintetici (17beta-etinilestradiolo) siano presenti generalmente a basse concentrazioni (<7 ng/L), i ricercatori 20 sostengono che la combinazione con gli estrogeni steroidei, 17 estradiolo ed estrone [6], causano la produzione di vitellogenina, provocando la femminilizzazione nei pesci maschi. La femminilizzazione dei pesci è stato il primo fenomeno riscontrato nelle acque reflue nella metà degli anni ’80 [7]. E’ stato dimostrato che l’attività estrogenica di acque provenienti da fonti diverse (dalle acque di scarico a l ‘acqua potabile) varia enormemente. Altri ormoni sintetici ampiamente usati, includono il Proscar/Propecia (finasteride: un inibitore degli ormoni androgeni) e vari analoghi della tiroxina (ormoni tiroidei); non si sa nulla del destino ambientale di questi composti. In generale, la lipofilia di questi ormoni è sufficientemente grande per cui almeno una buona parte di questi prodotti viene rimossa attraverso processi di trattamento delle acque reflue [8, 9] e quindi di partizione per i fanghi; ma le basse 21 concentrazioni che rimangono negli effluenti possono essere in grado di esercitare effetti fisiologici negli organismi acquatici. La questione dello screening di molte delle sostanze chimiche commerciali più importanti (oltre 87.000 in totale) per potenziale d’alterazione del sistema endocrino è stato formalizzato con la creazione del EDSTAC, che era stato incaricato dal US EPA con il compito di attuare uno screening, programmato di test ad agosto 1999 [1]. In aggiunta a questi steroidi sintetici e icro filtrant, sono presenti in commercio i fitoestrogeni, rappresentati principalmente da isoflavonoidi delle Leguminosae: genisteina, daidzeina e gliciteina (soia). Recentemente the Chemical Manufacturers Association (CMA) ha avviato un’ indagine per oltre 3.000 sostanze chimiche (chiamato Environmental Research Initiative)[10]. Questa indagine ha focalizzato 22 l’attenzione sull’analisi di pesticidi, sostanze chimiche delle materie prime, estrogeni non steroidei (fitoestrogeni e micotossine), additivi alimentari, cosmetici, integratori alimentari e loro miscele (per i possibili effetti sinergici) per valutare i loro possibili effetti sinergici sull’ambiente. Arnold et al. [11] hanno dimostrato evidenze sul sinergismo fra molecole estrogeniche. Questo studio ha creato pareri discordanti sostenendo un’azione sinergica di miscele chimiche a bassa concentrazione. Studi successivi di Gaido et al. [12] hanno confutato questa ipotesi. Essi non hanno trovato alcuna prova di sinergia in miscele di sostanze inquinanti estrogeniche. McLachlan [13] ha successivamente ritirato l’articolo di Arnold et al. [11], ma la questione non è stata risolta. 23 Un’altra sottoclasse di sostanze hormone-like include quelle che vengono appositamente ideate per imitare le attività degli ormoni terapeuticamente significative. Un obiettivo a lungo ricercato è stato quello di ovviare della terapia ormonale sostitutiva (ad esempio, insulina); attraverso la progettazione sintetica di molecole non peptidiche che mimano l’effetto dell’ormone è ancora possibile assumerle per via orale, e rimangono stabili per un periodo sufficientemente lungo nel sangue. Il primo rapporto di un ormone “designer” [14, 15], un polibenzimidazolo, che attiva il recettore per una citochina che regola la produzione di globuli bianchi, fece presagire l’avvento di molti ormoni sintetici in medicina terapeutica. Questo parere basato sul fatto che una molecola proteica relativamente grande come l’ormone “si adatta” specificatamente all’interno del dominio del suo recettore bersaglio, mentre al contrario 24 una molecola non proteica molto più piccola non avrebbe una tale specificità di legame. Si è creduto che la complessità delle proteine più grandi come l’insulina era tenuta a consentire il riconoscimento da parte dei recettori corrispondenti. La relazione di Tian et al. [15] dimostra per la prima volta che una molecola relativamente piccola non peptide può legarsi ad un recettore normalmente dedicato ad un ormone proteico. Antibiotici In letteratura esistono una grande quantità di studi che hanno analizzato gli effetti degli antibiotici sull’ambiente. Il loro utilizzo in medicina veterinaria e negli allevamenti di animali (in particolar modo in acquacoltura) causano un’alta concentrazione di antibiotici nell’ ambiente. In uno studio condotto sulle acque di scarico di 25 un ospedale i fluorochinoloni sono risultati la classe chimica maggiormente responsabili della tossicità del DNA [16]; la ciprofloxacina, per esempio, è stata determinata ad una concentrazione di in 3-87 pg/L. Hirsch et al. [17] hanno analizzato le acque reflue, sotterranee e di superficie per valutare la potenziale presenza di 18 antibiotici rappresentativi fra cui macrolidi, sulfamidici, penicilline e tetracicline. Sebbene le penicilline (suscettibili ad idrolisi) e la tetracicline (possono precipitare in presenza di calcio e cationi simili) non siano state rilevate, gli altri sono stati rilevati nel range di microgrammi per litro. Il massiccio(e talvolta indiscriminato) uso di antibiotici ed il loro successivo rilascio nell’ambiente, è la causa principale del processo di accelerazione / diffusione dell’antibiotico- resistenza. 26 Alte concentrazioni potrebbero anche avere effetti acuti sui batteri. Tali esposizioni, infatti, potrebbero facilmente portare ad un’alterazione della struttura della comunità microbica e quindi danneggiare la catena alimentare. Recentemente, un certo numero di analisi ha documentato la significativa prevalenza di batteri autoctoni che mostrano la loro resistenza a una vasta gamma di antibiotici, inclusa la vancomicina [18]. Tutti questi rapporti potrebbero semplicemente indicare che il fenomeno naturale della resistenza agli antibiotici in native popolazioni batteriche è molto più alto del previsto o che questi batteri sono stati selezionati per il rilascio incontrollato di antibiotici nell’ambiente. Se quest’ultimo fosse vero, allora, escludendo la rilevanza degli antibiotici stessi nell’ambiente, la loro presenza potrebbe essere considerata come la marcatura e che indica la possibile presenza di altri farmaci. 27 Regolatori dei lipidi plasmatici Il clofibrato è stato il primo medicinale riscontrato nelle acque di scarico e continua ad essere uno dei farmaci più frequentemente riportato negli studi di monitoraggio [19, 20]. L’acido clofibrico (2-[4]-clorofenossi-2-metil acido propanoico), il metabolita attivo derivante da una serie di regolatori di lipidi nel sangue ampiamente utilizzati e che appare essere anche strutturalmente correlato all’acido fenilalcanoico erbicida mecoprop, ha attratto molta attenzione tra i ricercatori in Europa. Stan e i suoi collaboratori 22 sono stati i primi a rilevare la presenza di acido clofibrico nelle acque di Berlino con concentrazioni tra 10 e 165 ng/L. Heberer e Stan [21] hanno riscontrato valori di acido clofibrico fino a 4 g/L nelle acque sotterranee sottoposte 28 a trattamento delle acque reflue agricole; hanno anche rilevato l’acido clofibrico in concentrazioni superiori a 270 ng/L in campioni di acqua potabile, concludendo che che l’acido clofibrico non viene rimosso durante i processi di depurazione dell’acque. Buser e i suoi collaboratori [22] indicano la presenza di acido clofibrico in diverse acque svizzere che includono aree rurali e laghi urbani. Poiché questo farmaco non è fabbricato in Svizzera, il suo percorso di introduzione nell’ambiente doveva avvenire attraverso l’uso medico e successiva escrezione / smaltimento. Sebbene queste concentrazioni siano molto basse, esse sono significative in quanto sono simili alle concentrazioni trovate per un qualsiasi composto convenzionale inquinante presente ovunque e persistente. In uno dei laghi studiati, Buser [22] ha calcolato che le quantità steady-state di acido clofibrico erano intorno a 19 kg (con 29 quantità di import e export bilanciate tra di loro). Il dato più significativo probabilmente è stato rilevato nel Mare del Nord con un valore di acido clofibrico fino a 7,8 ng/L; la concentrazione di mecoprop nella stessa area era più bassa, fino a soli 2,7 ng / L, indicando che il mecoprop era meno persistente dell’ acido clofibrico. I gruppi di Stumpf [23] e Ternes [24] hanno rilevato l’acido bezafibrato, gemfibrozilico e clofibrico/fenofibrico nelle acque dei fiumi a livelli di ng/L. Stumpf e collaboratori [25] hanno riferito che le efficienze di rimozione dai STW brasiliani per gli acido clofibrico / fenofibrico, bezafibrato e gemfibrozilico variano dal 6 al 50%, confermando una degradazione estremamente limitata per questi composti. Questa classe chimica è presente ovunque in quanto le dosi quotidiane assunte dall’uomo sono generalmente elevate (grammi al giorno). Buser [22] ha 30 concluso che le quantità rilevate nei fiumi urbani svizzeri e tedeschi, sommate ai livelli simili riscontrati nel Mare del Nord, portano ad un ingresso annuale di 50-100 tonnellate di acido clofibrico nel Mare del Nord. La concentrazione di acido clofibrico per l’ambiente è più una problematica di diluizione che di degradazione. L’acido clofibrico è il farmaco più ampiamente e frequentemente ritrovato in acque aperte. Analgesici non oppioidi / Farmaci antinfiammatori non steroidei Stumpf et al. [23] sono stati i primi ad identificare diclofenac, ibuprofene, acido acetilsalicilico, ketoprofene nelle acque di scarico e fluviali. Ternes [24] ha riportato livelli di diclofenac, indometacina, ibuprofene, naproxene, ketoprofene, ed enazone in POTW effluenti superiore a 1 pg/L; tutti questi, tranneil ketoprofene, sono stati anche trovati nelle 31 acque superficiali a concentrazioni inferiori. In un altro studio, icro fil al. [26] ha segnalato concentrazioni medie di acido acetilsalicilico generalmente inferiori a 1 pg/L nella maggior parte dei effluenti POTW ed inferiori a 0,14 pg/L nei fiumi. Essi hanno inoltre riferito concentrazioni di acido salicilico di 54 pg/L in POTW affluenti, con altri due acetilsalicilico metaboliti, acido gentisico (4,6 pg/L) e acido o- idrossippurico (6,8 pg/L). Sono state riscontrate invece delle basse concentrazioni di acido salicilico (0,5 pg/L) negli effluenti, ma non sono state trovate quantità rilevanti di metaboliti. icro fil al.(70) ha inoltre riscontrato la presenza di naproxene in tutte le acque reflue POTW esaminate e nelle acque del fiume (-0.05-0.4, g/L);per quanto riguarda due FANS ad uso veterinario, l’acido meclofenamico e l’acido tofenamico, non sono stati rilevati in nessun campione considerato. 32 Monitorando le acque di Berlino, Heberer et al.[27] hanno trovato che i farmaci più diffusi, oltre l’acido clofibrico, sono stati i FANS :diclofenac, ibuprofene e propifenazone. Nelle acque sotterranee di un impianto di acqua potabile hanno trovato diclofenac, ibuprofene e N-metilfenacetina (da fenacetina)[27]. Nell’influente del STWs svizzero, Buser et al.[28] ha rilevato la presenza di diclofenac a concentrazioni di 0,5-1,8 pg/L, mentre le concentrazioni negli effluenti rispettivi erano solo moderatamente ridotte (al massimo 50%). Nelle acque dei laghi e fiumi svizzeri hanno trovato concentrazioni di diclofenac 11-310 ng/L, ma solo 1-12 ng/L nelle acque in uscita. Essi hanno concluso che la fotolisi è stata la causa principale della diminuzione delle concentrazioni nelle acque superficiali diclofenac [28]. Buser et al. [29] hanno dimostrato che l’ibuprofene, mentre si trova in affluenti a 1-3,3 pg/L, è stato facilmente degradato a 33 rese basse concentrazioni di effluente (nanogrammi/litro) a differenza di altri FANS, che erano più refrattari. Beta-Bloccanti/Simpaticomimetici Hirsch et al. [30] e Ternes [24] hanno identificato i beta-bloccanti metoprololo e propanololo, e in quantità più piccole, betaxololo, bisoprololo e nadololo nelle acque effluenti del POTW. Solo il metaprololo e il propanololo sono stati riscontrati a concentrazioni appena sopra il limite della determinazione. I icro filtranti ci P2 (broncodilatatori), terbutalina e salbutamolo (albuterolo negli Stati Uniti), più raramente il clenbuterolo e il fenoterolo, sono stati individuati nelle acque effluenti del POTW e solo a basse concentrazioni (inferiori di 0.2 pg/L). Sono stati riscontrati solo raramente nelle acque di superficie. 34 E’ interessante notare che i farmaci rilasciati da dispositivi inalatori potrebbero derivare da residui presenti impropriamente nei dispositivi stessi.. La fenfluramina, un’amina simpatico mimetica, in aggiunta ad altre specialità medicinali della stessa classe, era usata nel passato come farmaco anoressizzante nelle diete ed è stata rimossa nel 1998 dal mercato americano dalla FDA poiché provocava danni a carico delle valvole cardiache. Sebbene non sia stata riscontrata fenfluramina nelle acque di scarico, è noto che la sua presenza aumenta il rilascio di serotonina [5-HT]); nel gambero d’acqua dolce, la 5-HT a sua volta scatena il rilascio dell’ormone follicolo stimolante, con il rilascio di oociti con grandi quantità di vitellina (con conseguenze sconosciute)[31]. In modo simile, nei granchi, una dose di fenfluramina di 125 nmol 35 stimola (attraverso la 5-HT) la produzione dell’ormone gonade stimolante con una maturazione accelerata dei testicoli [32]. Antidepressivi Gli antidepressivi agiscono con effetti leggeri, ma profondi, sulle specie acquatiche non target. Gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) sono una tra le principali classi di antidepressivi che vengono più frequentemente prescritti ed includono Prozac, Zoloft, Luvox e Paxil. I SSRI sono stati ampiamente studiati per la loro capacità di indurre la deposizione delle uova nei bivalvi [33]. Tra gli studi più importanti viene riportato quello di Fong che ha studiato la funzione della serotonina in un ampio gruppo di specie acquatiche. Il lavoro di Fong è forse ad oggi il più significativo per dimostrare i potenziali effetti fisiologici sulle specie 36 icro filt (in questo caso invertebrati) dovute a basse concentrazioni (ppb) di farmaci. La serotonina è un amina biogena comune sia nel sistema nervoso dei vertebrati che invertebrati. Gli SSRI aumentano la neurotrasmissione serotoninergica inibendo il suo reuptake a livello delle sinapsi andando ad inibire il trasporto degli enzimi. Inoltre nella trasmissione serotoninergica dei mammiferi, la serotonina è coinvolta in un ampio ventaglio di ruoli regolatori fisiologici in particolare nei molluschi, tra molti altri animali. Per i bivalvi, le funzioni riproduttive, incluso la deposizione delle uova, la maturazione degli oociti e il parto, vengono regolate dalla serotonina [33]. La serotonina controlla diversi comportamenti secondari e riflessi nei molluschi, incluso il ritmo cardiaco, l’alimentazione, il nuoto, il movimento delle ciglia e l’induzione della metamorfosi delle larve [34]. La serotonina è inoltre 37 responsabile del rilascio di vari icro filtra nei crostacei (ormone ipoglicemico, ormone disperdente il pigmento rosso, l’ormone neuro deprimente e l’ormone inibente le mutazioni) e della maturazione delle ovaie [35].E’ ormai noto che la serotonina a concentrazioni di 10-4 – 10-3 M (~0.18-1.8 g/L) induce la deposizione delle uova nei bivalvi. Alcuni coltivatori commerciali fanno uso di questi prodotti aggiungendo quindi la serotonina per indurre la deposizione delle uova. Fong [33] ha riscontrato che il Prozac (fluoxetina) e il Luvox (fluvoxamina) sono i più potenti induttori mai riscontrati, in grado di indurre la deposizione delle uova nelle cozze zebra in soluzioni acquose ad un ordine di grandezza molto più basso rispetto alla serotonina. La fluoxetina induce una significativa deposizione di uova negli individui maschi delle cozze a concentrazioni di 10-7 M (~150 pg/L); le femmine sono risultate meno 38 sensibili per un ordine di grandezza 10-6 M. La Fluvoxamina è stato il più potente fra le SSRI in grado di indurre la deposizione delle uova negli individui maschi delle cozze, a concentrazioni di 10-9 M (~0.318 pg/L); mentre le femmine sono state di due ordini di grandezza meno sensibili (10-7 M). Nei maschi, la deposizione delle uova è stata completata nella prima ora, mentre le femmine sono state più lente (circa due ore). Il Paxil (paroxetina) è stato il meno potente di questi tre SSRI, inducendo la deposizione delle uova nei maschi, ma ad un grado più basso (at 10-6 M) e non comportando effetti inducenti sulle femmine a nessuna concentrazione. Non è comunque stato chiarito da Fong se questi composti agiscano come SSRI o attraverso altri meccanismi. Non è noto come questi composti vengano assunti dai molluschi [33]. In un altro studio, Fong et al. [36] hanno dimostrato che la fluvoxamina induce il 39 parto nelle vongole ad una concentrazione di 1 Nm; inoltre l’effetto della fluvoxamina 1 Nm può anche essere potenziato di 5 volte dalla presenza di 5-HT ad una concentrazione di 10 Pm. La paroxetina è stata meno potente, richiedendo una concentrazione di 10 Pm per indurre un effetto significativo sul parto. Al contrario la fluoxetina, anche a concentrazioni di 100 Pm, non ha mostrato effetti, sebbene a concentrazioni di 5 Pm sia stata in grado di potenziare la 5-HT a concentrazioni al di sotto della soglia. Bisogna tenere in considerazione che l’ordine di Potenza per indurre il parto nelle vongole differisce dall’ordine di induzione della deposizione delle uova nelle cozze. Nei crostacei, Kulkarni et al. [31]hanno trovato che la fluoxetina potenzia significativamente l’effetto della 5-HT nei gamberi di acqua dolce, aumentando il rilascio dell’ormone follicolo stimolante con la formazione di oociti più grandi 40 con enormi quantità di vitellina, ma ad oggi non si conoscono le conseguenze ecologiche di questa modificazione. In modo simile nei granchi la fluoxetina ad una dose di 125 nmol stimola, attraverso la 5-HT, la produzione dell’ormone gonade-stimolante che accelera la maturazione dei testicoli [32]. La concentrazione degli SSRI gioca un ruolo complesso rispetto agli effetti. Per esempio, Couper e Leise [34] hanno riscontrato che la fluoxetina iniettata induce metamorfosi nei gasteropodi ma ad una concentrazione di 10-6 M. Sembra che gli SSRI abbiano effetti anche sulle chiocciole di mare e calamari [33], in particolare sulla regolazione dei comportamenti aggressivi [37]. Un altro esempio effetto della serotonina, che passerebbe inosservato, è il comportamento di lotta delle aragoste, in cui la 41 stimolazione al rilascio di serotonina causerebbe un comportamento inverso stimolando i subordinati ad ingaggiare la lotta contro i dominanti, riducendo la loro propensione alla ritirata [37]. Antiepilettici Gli antiepilettici sono ubiquitari e questo è principalmente dovuto alla scarsa rimozione da parte dei sistemi di trattamento delle acque di scarico (STW). In uno studio di Ternes [24], la carbamazepina è stato il farmaco più frequentemente ritrovato e ad alte concentrazioni. Questo farmaco è stato individuato in tutte le POTW, con una concentrazione massima di 6.3 pig/L. Ternes ha ipotizzato che la presenza ubiquitaria derivi dalla inefficienza dei sistemi di rimozione delle acque POTW, che è stato calcolato sia solo del 7%. Sacher et al. [38] hanno trovato dei livelli di 42 carbamazepina nel fiume Rhine in Germania fino a concentrazioni di 0.90 pg/L, con livelli sempre al di sopra di 0.1 pg/L. Antineoplastici I farmaci antineoplastici, agenti antitumorali principalmente usati solo in ambito ospedaliero per la chemioterapia, sono stati riscontrati solo sporadicamente e in un stretto intervallo di concentrazioni, probabilmente perché vengono introdotti solo in piccole quantità nei sistemi STW attraverso le acque di scarico domestiche per la loro ritenzione fisiologica di lunga durata. Questi composti agiscono come agenti alchilanti non specifici (cioè, non sono coinvolti recettori specifici) e nonostante ciò hanno la potenzialità di agire sia come stressors acuto che long-felt stressors (mutageni/carcinogeni/teratogeni/embriotossine) in qualsiasi 43 organismo. Il fatto che due ossazofosforine, l’ifosfamide e la ciclofosfamide, siano state riscontrate in alcuni effluenti in range di mg/L indica che questi composti altamente tossici, refrattari probabilmente alla degradazione microbica nelle POTW [39], possono trovare la loro via di ingresso nell’ambiente. Quindi Steger-Hartmann et al. [39] hanno trovato livelli di ciclofosfamide in acque di scarico influenti derivanti da ospedali da livelli non individuabili fino 143 ng/L, mentre i livelli effluenti sono stati 17 ng/L. Altre evidenze sulla natura refrattaria dell’isofosfamide sono state fornite da Kummerer et al. [40], che ha riscontrato concentrazioni di isofosfamide nelle acque effluenti degli ospedali combaciando i valori predetti fino a 1.91 pg/L; anche le concentrazioni degli effluenti ed influenti delle POTWs di ospedali con trattamenti chemioterapici erano essenzialmente rimaste invariate (influent/effluent 44 maximum, 43 ng/L; median, 6.5-9.3 ng/L). Kiimmerer et al. [40]hanno riscontrato che l’ifosfamide è completamente refrattaria alla rimozione attraverso i POTW e totalmente resistenti all’alterazione in una simulazione di due settimane. Un altra classe di antineoplastici, i platinati includono il carboplatino e il cisplatino. Kummerer et al. [41] hanno calcolato che se presenti negli effluenti di scarico degli ospedali, così come il composto di partenza, potrebbero essere presenti ad una concentrazione media giornaliera fino a 600 ng/L (sulla base del platino totale). Sebbene la maggior parte della dose di questi composti venga escreta con le urine nel primo giorno, una grande quantità (-30%) rimane nel corpo e viene lentamente escreta nell’arco di diversi anni e perciò potrebbe essere rilasciata nei sistemi di scarico residenziali. Falter e Wilken [42] hanno dimostrato che mentre questi composti sono difficili 45 da determinare analiticamente, la loro capacità di rimanere nella fase acquosa dopo il trattamento delle acque di scarico è molto alta. White e Rasmussen [43], hanno osservato che il carico totale dei composti genotossici nelle acque di superficie è molto più alto, fino a diversi ordini di grandezza rispetto agli impianti di trattamento delle acque urbane. Presentano un stretta correlazione tra la presenza dei mutageni nelle acque di superficie e la popolazione umana servita dal sistemi STW. Questa correlazione indica che le attività umane o il metabolismo, e non le attività industriali, rappresentano l’origine di questi mutageni. Sono poco chiare le fonti di possibili mutageni, ma sicuramente una fra queste sono i farmaci antineoplastici. Questi dati indicano i gli antineoplastici come una classe di farmaci che destano preoccupazione per il loro impatto nell’ambiente, non solo per la loro tossicità acuta, ma forse più 46 per la loro capacità di influire sui cambiamenti genetici, l’impatto cumulativo che nel tempo potrebbe portare a profondi cambiamenti sull’ecosistema. Gli ospedali sono la fonte principale delle droghe genotossiche. Le POTWs che servono gli ospedali specialmente i grandi ospedali sono dei probabili candidati per il rilascio di queste sostanze chimiche delle acque di superficie. Farmaci per l’impotenza L’uso di questa classe di farmaci è molto diffuso. Presentano nuovi meccanismi d’azione e non si conoscono ad oggi i potenziali effetti su organismi non target. Sebbene alcuni farmaci provenienti da varie classi chimiche siano stati usati nel corso degli anni per il trattamento dell’impotenza, l’ingresso sul mercato del Viagra (sildenafil citrato) ha 47 portato l’attenzione verso questi prodotti. Il significato di questa classe terapeutica di farmaci, con i nuovi in attesa dell’approvazione della FDA, è che tutti tendono ad avere meccanismi d’azione proprio, molti dei quali differiscono dai farmaci tradizionali. Anche se gli effetti sull’ambiente e gli animali sono completamente sconosciuti, il fatto che il Viagra per esempio funzioni inibendo un enzima fosfodiesterasi responsabile per la regolazione della concentrazione della Cgmp, che indirettamente rilassa i muscoli e aumenta il flusso sanguigno [43], porta a pensare a possibili conseguenze anche per le fosfodiesterasi di specie non target. E’ necessario esaminare il prima possibile gli effetti di questa classe di farmaci nell’ambiente e sulle specie non target, in quanto si prevede che l’uso di questi farmaci nel futuro aumenterà,sostenuto anche dal mercato 48 nero disponibile su Internet, per cui non viene richiesta la prescrizione medica. Tranquillanti Si conosce poco sulla presenza di tranquillizzanti nell’ambiente. Ternes [24] ha riportato la presenza del diazepam in quasi la metà delle POTW ma solo a concentrazioni molto basse intorno a 0.04 pg/L; potrebbero non essere individuati nelle acque di superficie. Genicola [44] (ha determinate la presenza della diazepamina nelle acque sotterranee da un monitoraggio del sito Superfund vicino ad Atlantic City, New Jersey. Le concentrazioni sono state approssimativamente di 10-40 pg/L e probabilmente derivanti da acque di scarico derivanti da ditte farmaceutiche. 49 Retinoidi I retinoidi, derivati lipofili a basso peso molecolare della Vitamina A, possono avere profondi effetti sullo sviluppo di vari sistemi embrionali [45], specialmente anfibi in cui i recettori dell’acido retinoico si pensa giochino un ruolo nelle deformità delle rane. Sebbene avvengano naturalmente, i retinoidi sono stati usati per diversi anni per un ampio raggio di condizioni mediche come disordini della pelle (e.g., Accutane [isotretinoina] per l’acne), trattamenti antietà (e.g., Retin-A [tretinoina] per rughe della pelle), e cancro (e.g., Vesanoid [tretinoina] per la leucemia). L’isotretinoina ( acido 13-cisretinoico) è correlate sia all’acido retinoico che al retinolo (vitamin A). La tretinoina è tra i 200 farmaci più prescritti negli Stati Uniti. Il metoprene, una molecola di sintesi simile all’acido retinoico utilizzato come insetticida, è fotolabile e porta alla 50 formazione di numerosi foto-prodotti alcuni dei quali presenta una forte attività come acido retinoico [46]. Sebbene l’acido retinoico ci si aspetta che sia fotolabile ( e quindi non persistente) , i suoi prodotti potrebbero comunque avere attività sui recettori. Soluzioni di contrasto ad uso diagnostico Le soluzioni di contrasto ad uso diagnostico vengono ampiamente usate, mostrano una persistenza considerevole, non mostrano evidenze di mineralizzazione e hanno attività fisiologica bassa. Le immagini dettagliate ai raggi X dei tessuti molli vengono catturate di routine attraverso l’uso di queste soluzioni di contrasto. Alcune soluzioni di contrasto tra le più utilizzate vengono frequentemente amidate, ionidate come nel caso del diatrizoate e dello 51 iopromide [47], che vengono utilizzati in tutto il mondo in quantità superiori alle 3000 tonnellate. Kalsch [47] ha scoperto che questi composti sono piuttosto resistenti alla trasformazione nelle STW e nelle acque dei fiumi. Quando vengono apportate queste trasformazioni, non terminano mai con metaboliti resistenti indefiniti . icro fil al. [17] hanno recentemente riscontrato significative quantità di iopromide nei fiumi. In effluenti comunali degli STW, icro fil al. [17] hanno riscontrato concentrazioni di 15 pg/L (iopamidol) e 11 pg/L (iopromide). In STW vicine a Frankfurt/Main, hanno riscontrato altre due agenti di contrasto, diatrizoate e iomeprolo, a concentrazioni fino a 8.7 pg/L, così come acido ipotalamico e iossitalamico in un intervallo di ng/L. Nei fiumi e loro effluenti, sono stati ripetutamente ritrovati 5 agenti diagnostici iodinati con valori medi fino a 0.49 pg/L per lo iopamidolo e 52 0.23 pg/L per il diatrizoate. In alcuni piccoli effluenti in cui lo scarico di STW era piuttosto alto sono state riscontrate delle concentrazioni di diatrizoate fino a 100 ug/L. Le concentrazioni più alte di agenti di contrasto iodinate nelle acque sotterranee hanno raggiunto i 2.4 ug/L e potrebbero rappresentare uno dei peggiori casi in confronto alla presenza dei farmaci nelle acque native. Solo in Germania, vengono usati fino a 100 tonnellate di agenti di contrasto nell’arco di un anno.. Un tale uso accoppiato con un metabolismo umano inefficienti (95% non metabolizzato) ed un’eliminazione inefficace degli agenti di contrasto iodinate dalle STW, può portare ad un alto accumulo e persistenza di questi prodotti nell’ambiente. Nonostante questi attributi negative, gli agenti di contrasto non possono essere bioaccumulati e presentano una bassa tossicità [48]; Steger-Hartmann et al. [48] non hanno riscontrato 53 tossicità acuta verso batteri (Vibrio fisheri), alghe (Scenedesmus subspicatus), crostacei (Daphnia), e pesci (Danio rerio, Leuciscus idus melanotus) esposti a concentrazioni di ioexolo, iotrolan, diatrizaote e ioprimidie di 10 g/L. Effetti sull’uomo I farmaci, oltre ad esercitare effetti benefici, possono produrre effetti avversi sull’uomo e sull’ambiente [49]. Le concentrazioni riscontrate (alcuni mg/metro cubo di acqua) sono molto inferiori a quelle in grado di esercitare effetti tossici «acuti». Per l’uomo il rischio legato all’assunzione di acqua potabile contaminata è molto improbabile: calcolando un’assunzione di 2 litri di acqua contaminata da farmaci al giorno per 70 anni, si rimane sempre al di sotto di una singola dose 54 terapeutica. Ma non va sottovalutata l’esposizione continuata nel tempo, tramite l’acqua e la catena alimentare. Rimangono quindi da accertare i possibili effetti avversi derivanti dall’esposizione cronica, ad esempio le allergie, oppure l’antibiotico-resistenza. Lo sviluppo nell’ambiente di ceppi batterici patogeni resistenti ai più comuni antibiotici potrebbe infatti essere una via attraverso cui l’antibiotico-resistenza si diffonde. Più provate le implicazioni ambientali, che riguardano in particolare i farmaci ad azione ormonale, che hanno quindi effetti sul sistema endocrino, ossia i cosiddetti endocrine disruptors. Diminuzione della qualità dello sperma, alterazione nel comportamento sessuale e ritardo nella maturazione di rane e pesci sono alcuni degli esempi riportati in letteratura. 55 3 EVIDENZE SCIENTIFICHE IN ITALIA Negli ultimi anni, l’inquinamento da medicinali è diventato un argomento di interesse pubblico anche in Italia [50, 51]. Migliaia di tonnellate di sostanze farmacologicamente attive sono utilizzate annualmente sia per gli umani che per gli animali (nelle aziende agricole e nell’acquacultura). Nel 2003 Calamari e collaboratori [52] dell’Università di Insubria di Varese hanno condotto un’indagine sulle acque di due fiumi italiani Po e Lambro, al fine di verificare la presenza di droghe e farmaci nelle loro acque. Gli scopi di questo studio sono stati in primo luogo quello di verificare la presenza di prodotti farmaceutici in questi due fiumi, e in secondo luogo scoprire se ci siano correlazioni tra le concentrazioni dei farmaci individuati nei fiumi e quelle calcolate dai carichi teorici. 56 L’elenco dei farmaci esaminati in questo studio è stato selezionato sulla base di un elenco di prodotti medicinali redatto nel 1997 [53], che ha individuato le principali sostanze attive vendute in tonnellate/anno in Italia (amoxicillina, atenololo, ranitidina, lincomicina, eritromicina, ceftriaxone, furosemide, salbutamolo, e spiramicina). Altri farmaci studiati sono stati rilevati in Europa durante sondaggi occasionali, (ibuprofene, diazepam, acido clofibrico, ciclofosfamide e bezafibrato), infine è stata oggetto di analisi una serie di farmaci veterinari ampiamente utilizzati (tilosina, tilmicosina, oleandomicina e ossitetraciclina) nonostante le limitate informazioni circa la vendite e l’uso. L’ elenco dei composti utilizzati è riportato nella Tabella II [5459]. La quantità teorica di composti rilasciati nell’ambiente è stata stimata rapportando le vendite dei farmaci alla percentuale rilasciata 57 nell’ambiente come composto parentale. In tabella sono indicati anche i carichi ambientali stimati per il 1997. Tabella II. Carichi ambientali stimati per il 1997 e 2001. 58 I prodotti farmaceutici considerati in questo elenco appartengono a diverse categorie terapeutiche e classi chimiche. Essi possono essere divisi in due gruppi principali secondo il loro utilizzo: quelli usati in medicina umana e quelli usati in medicina veterinaria. Alcuni, tra cui l’eritromicina, amoxicillina, spiramicina, salbutamolo e lincomicina, sono utilizzati in entrambe le branche mediche. Poiché per scopi di ricerca tali prodotti farmaceutici sono stati ricondotti ad un unico gruppo, Calamari e i suoi collaboratori hanno ipotizzato che, amoxicillina, eritromicina, e spiramicina siano utilizzati maggiormente in medicina umana, mentre la lincomicina sia utilizzata principalmente in medicina veterinaria. Il salbutamolo è teoricamente usato solo in medicina umana, nonostante esistano dati non ufficiali del suo impiego illegale in medicina veterinaria 59 (per le sue attività anabolizzanti),ma risulta più consistente il suo utilizzo come farmaco umano. I siti di campionamento sono stati selezionati sulle rive dei fiumi Po e Lambro , soprattutto nei pressi di ingressi di acque reflue provenienti da città o altri fiumi (Figura 2). Il Po è il principale fiume italiano, con una lunghezza di 652 km e una media e una portata massima alla bocca, a Pontelagoscuro, di rispettivamente 1500 e 10 300m3/s. Esso raccoglie le acque reflue provenienti da un bacino di utenza di circa 71 000 km2 in una delle regioni più densamente popolate e industrializzate del nord Italia. Il fiume Lambro raccoglie le acque reflue provenienti da Milano, che non dispone di un impianto di depurazione delle acque reflue. Tutte le altre principali città e le fattorie di animali lungo il fiume Po sono dotate di impianti di trattamento secondario delle acque reflue. Le 60 stazioni di campionamento sono stati posizionate dopo le insenature dei principali affluenti e a valle delle principali città. I siti di campionamento relativi al fiume Po sono stati: Chivasso (vicino alla città di Torino), Mezzano e Boscone (scelti per valutare il contributo del flusso del Lambro nel Po, in quanto situati in prossimità della sua foce), Piacenza e Cremona (che ricevono i carichi delle due città e dai numerosi allevamenti di bestiame presenti nella zona) ed infine Casalmaggiore e Pieve Saliceto. Il sito di campionamento selezionato per il Lambro è stato il Parco Lambro che raccoglie la maggior parte delle acque reflue non trattate di Milano. In ciascun sito di campionamento è stato raccolto un campione di acqua pari a 5 litri con un flusso medio di circa 1000m3/s. 61 Figura 2. Siti di campionamento dello studio in oggetto. I composti farmaceutici selezionati per l’analisi sono stati divisi in tre gruppi (riportati di seguito) in base alle procedure utilizzate per la loro estrazione, e successivamente sono stati tratti dall’acqua utilizzando 62 diversi supporti per l’estrazione in fase solida (SPE) e diverse condizioni di Ph. I farmaci selezionati per l’analisi sono elencati di seguito: Gruppo 1. Salbutamolo, atenololo, ranitidina, diazepam, enalapril, lincomicina, ossitetraciclina, ciprofloxacina, tilmicosina, oleandomicina, acido clofibrico, bezafibrato e ceftriaxone. Questi composti sono stati estratti utilizzando il tipo di cartuccia Oasis MCX. Gruppo 2. Spiramicina, eritromicina, tilosina, claritromicina, ibuprofene, furosemide, ciclofosfamide e idroclorotiazide, estratti tramite il tipo di cartucce LiChrolutEN. 63 Gruppo 3. Amoxicillina e omeprazolo, estratti con cartucce Bakerbond C18. Gli eluati sono stati essiccati e analizzati in HPLC-MS-MS. Il recupero dei farmaci dall’acqua (10 ng/L in 100 ml di acqua MilliQ) è stato per la maggior parte superiore al 70%, con alcune eccezioni (amoxicillina 49%, claritromicina 61%, eritromicina 26%, idroclorotiazide 65%, omeprazolo 10%, 58% oleandomicina, spiramicina 28% e tilosina 45%). Lo studio ha analizzato campioni provenienti da sette siti sul fiume Po e uno sul Lambro, permettendo di valutare la contaminazione in una regione altamente popolata e con un gran numero di animali presenti nelle aziende agricole. Atenololo, 64 lincomicina, eritromicina, claritromicina, bezafibrato, e furosemide sono risultati presenti in tutti i siti di campionamento; ranitidina, clofibrico acido, diazepam e idroclorotiazide sono stati riscontrati in diversi siti su entrambi i fiumi. Omeprazolo, amoxicillina, ciclofosfamide e ceftriaxone non sono mai stati rilevati. Ci sono diversi motivi che giustificano tale assenza, l’amoxicillina ha un pesante carico ambientale, in quanto è uno degli antibiotici più utilizzati, ma è facilmente degradabile nell’ambiente, e presenta un valore di t 90 inferiore a 2 giorni a temperatura ambiente [60]. La ciclofosfamide è abbastanza stabile nell’ambiente, con un tempo di dimezzamento più lungo di un anno, tuttavia, il suo carico ambientale è probabilmente troppo basso per un rilevamento affidabile. Omeprazolo e ceftriaxone non sono stati misurati, forse a causa della loro bassa stabilità; il ceftriaxone in soluzione per via endovenosa ha infatti un 65 valore di t90 inferiore a 250 ore. Un’altra possibilità è che omeprazolo, ceftriaxone, e amoxicillina non sono stati individuati a causa della sensibilità analitica troppo bassa (LOQ>1 ng/L). Le concentrazioni dei farmaci selezionati nel Po e nel Lambro , riportati nella Tabella III, sono nel range 0,1-250 ng/L. Tabella III. Contrazione dei farmaci nei siti di campionamento (ng/L). 66 La concentrazione di farmaci per uso umano e veterinario in acqua sono state rilevate moltiplicando il tasso medio annuo di portata in ogni sito di campionamento per ottenere i carichi ambientali, espresso in mg di prodotti farmaceutici / secondo. Le Figure 3 e 4 mostrano il carico per i farmaci ad uso umano e veterinario nei diversi i punti di campionamento. La lincomicina ha avuto il carico più alto (Figura 5); i carichi maggiori sono stati riscontrati a Cremona, Casalmaggiore e Pieve Saliceto in quanto sono presenti un gran numero di allevamenti. Il modello di contaminazione farmaceutici per l’uomo è descritto nella Figura 3. Osservando il grafico, si riscontrano dei picchi in corrispondenza degli ingressi dalle principali città. Questi sono stati registrati a Chivasso (circa 40 mg/s), dove vi è l’influenza di Torino (977000 abitanti); Piacenza e Cremona (tra 70 e 90 mg/s, con 95100 e 73680 abitanti, rispettivamente) 67 e Pieve Saliceto, che raccoglie le acque di scarico da Parma (60 mg/s, con 156170 abitanti). L’influenza dei carichi delle acque di scarico di Milano immesse dal Lambro nel Po non è particolarmente evidente probabilmente perché la portata e il carico del Lambro (5 m3/s) è molto piccola paragonata a quella del Po (1000 m3/s). Il quadro generale presenta quindi un picco di ingresso a Chivasso, con una diminuzione del carico a Mezzano e Boscone, un secondo massiccio ingresso a Piacenza e Cremona, una diminuzione del carico a Casalmaggiore ed infine un ulteriore picco a Pieve Saliceto. 68 Figura 3. Carico ambientale nel fiume Po da farmaci per uso umano: 1, Chivasso; 2, Mezzano; 3, Boscone; 4, Piacenza; 5, Cremona; 6, Casalmaggiore; 7, Pieve Saliceto; 8, Parco Lambro. 69 Figura 4. Carico ambientale nel fiume Po da farmaci per uso veterinario: 1, Chivasso; 2, Mezzano; 3, Boscone; 4, Piacenza; 5, Cremona; 6, Casalmaggiore; 7, Pieve Saliceto; 8, Parco Lambro. 70 Figura 5. Concentrazione di lincomicina nel fiume Po: 1, Chivasso; 2, Mezzano; 3, Boscone; 4, Piacenza; 5, Cremona; 6, Casalmaggiore; 7, Pieve Saliceto; 8, Parco Lambro. Per i prodotti farmaceutici veterinari si sono riscontrati carichi inferiori rispetto a quelli da medicinali per uso umano (Figura 4), con due eccezioni: l’ossitetraciclina, che ha avuto un picco di 4 mg/s nelle 71 stazioni di campionamento di Chivasso e Mezzano, e il salbutamolo che è stato rilevato a Cremona, Casalmaggiore, e Pieve Saliceto con una concentrazione che oscillava tra 1.3 e 1.9 mg/s. Il salbutamolo è usato come un broncodilatatore per gli esseri umani ma viene molto spesso somministrato illegalmente agli animali come agente anabolizzante. Considerando la grande quantità riscontrata in aree con una alta densità di allevamenti è da ritenere che venga maggiormente impiegato come promotore della crescita piuttosto che come broncodilatatore. Per la oleandomicina, la tilosina, la tilmicosina i carichi sono risultati inferiori a 0,4 mg/s. La lincomicina è impiegata per trattare sia gli esseri umani che gli animali. Tuttavia, poiché le concentrazioni riscontrate nel 2001 risultano maggiori rispetto a quelle rilevate in uno studio analogo condotto nel 1997, e nonostante la diminuzione delle vendite di questo 72 farmaco per uso umano, si ritiene che sia principalmente utilizzato in medicina veterinaria. Questo potrebbe spiegare i carichi rilevati a Cremona (286 mg/s), a Casalmaggiore (123 mg/s) e a Pieve Saliceto (151 mg/s), che sono tutte aree con un’alta densità di allevamenti. In conclusione, in questa inchiesta è stata rilevata la maggior parte dei farmaci selezionati sulla base di un elevato consumo e un basso tasso metabolico (alto rilascio come composto parentale) negli esseri umani. Pertanto, potrebbe essere un buon approccio per definire una lista di priorità per una campagna di monitoraggio più ampia. 73 4. NORMATIVA La gestione dei diversi tipi di rifiuti è attualmente disciplinata dal Codice dell’Ambiente, emanato nell’Aprile 2006 (Dlvo n. 152 del 3 Aprile 2006) e successivamente rivisto con diverse iniziative legislative, fino al più recente Dlvo n. 155 del 13 Agosto 2010. Per la parte del Codice che riguarda i rifiuti (Parte IV, artt. 177 e ss.), la nuova normativa ha integrato e allineato a quella Europea i tre precedenti decreti legislativi, meglio noti come Decreti Ronchi, che avevano già dal 1997 posto il nostro Paese all’avanguardia nella regolamentazione di questo delicato settore per il controllo e la tutela dell’ambiente. Negli ultimi anni è stato inoltre introdotto il Catalogo Europeo Rifiuti (indicato con l’acronimo CER), un elenco di rifiuti armonizzato, non esaustivo e da sottoporre a periodica revisione, il cui scopo è comunque 74 quello di fornire una nomenclatura di riferimento con una terminologia comune per tutta l’Unione Europea allo scopo di migliorare le diverse attività connesse con la gestione dei rifiuti. La prima revisione del CER è entrata in vigore da gennaio 2002, sulla base della Decisione 2000/532/CE e delle successive modifiche e integrazioni. Tali Decisioni, inoltre, hanno abrogato la precedente Decisione 93/3/CE. La Decisione 2000/532/CE e s.m.i. sono state recepite nell’ordinamento italiano con due disposizioni normative, la Legge 443/2001 e la Direttiva del Ministero dell’Ambiente del 09/04/2002. La principale norma a cui fare riferimento, invece, per quanto riguarda la gestione, trattamento e smaltimento dei rifiuti sanitari, è costituita dal 75 D.P.R. 254/2003, “Regolamento recante disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell’articolo 24 della legge 31 luglio 2002, n. 179”. La normativa vigente: disposizioni generali La gestione dei rifiuti costituisce una attività di pubblico interesse e deve sempre assicurare una elevata protezione dell’ambiente. In particolare, tale attività non deve determinare rischi né per l’ecosistema (aria, acqua, suolo, animali, ecc.) né per l’uomo. Tali obiettivi possono essere raggiunti, tra l’altro, anche rispettando le seguenti priorità, elencate in ordine di importanza decrescente: • prevenzione e minimizzazione della produzione dei rifiuti; 76 • recupero dei rifiuti (privilegiando il recupero di materia a quello di energia) rispetto allo smaltimento degli stessi. Il D.P.R. 254/2003 conferma e ribadisce tali principi generali, infatti il comma 1 dell’art. 1 Finalità e campo di applicazione richiama subito la necessità di garantire elevati livelli di tutela dell’ambiente e della salute pubblica, mentre al comma 3 si legge: “Le autorita’ competenti e le strutture sanitarie adottano iniziative dirette a favorire in via prioritaria la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti. I rifiuti sanitari devono essere gestiti in modo da diminuirne la pericolosita’, da favorirne il reimpiego, il riciclaggio e il recupero e da ottimizzarne la raccolta, il trasporto e lo smaltimento. A tale fine devono essere incentivati: 77 a) l’organizzazione di corsi di formazione del personale delle strutture sanitarie sulla corretta gestione dei rifiuti sanitari, soprattutto per minimizzare il contatto di materiali non infetti con potenziali fonti infettive e ridurre la produzione di rifiuti a rischio infettivo; b) la raccolta differenziata dei rifiuti sanitari assimilati agli urbani prodotti dalle strutture sanitarie; c) l’ottimizzazione dell’approvvigionamento e dell’utilizzo di reagenti e farmaci per ridurre la produzione di rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo e di rifiuti sanitari non pericolosi; d) l’ottimizzazione dell’approvvigionamento delle derrate alimentari al fine di ridurre la produzione di rifiuti alimentari; e) l’utilizzo preferenziale, ove tecnicamente possibile, di prodotti e reagenti a minore contenuto di sostanze pericolose; 78 f) l’utilizzo preferenziale, ove tecnicamente possibile, di plastiche non clorurate; g) l’utilizzo di tecnologie di trattamento di rifiuti sanitari tendenti a favorire il recupero di materia e di energia”. Il comma 4 dello stesso articolo, infine, specifica che la gestione dei rifiuti prodotti nelle strutture sanitarie deve sempre essere rispondere ai criteri di sicurezza ed economicità. La normativa vigente: classificazione dei rifiuti sanitari Il D.P.R. 254/03 fornisce una classificazione generale per i rifiuti sanitari. Di seguito vengono riportate le categorie di rifiuti sanitari individuate dall’art. 1 comma 5 del D.P.R. 254/2003: 79 a. rifiuti sanitari non pericolosi; b. rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani; c. rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo; d. rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo; e. rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di smaltimento. A tale riguardo, si segnala che il comma 1 lettera h dell’art. 2, si riferisce a ‘rifiuti sanitari che richiedono particolari sistemi di gestione’, mentre l’art. 14 è intitolato ‘Categorie di rifiuti sanitari che richiedono particolari sistemi di gestione e smaltimento’; (evidentemente, per il compilatore del regolamento, si tratta di dizioni equivalenti); f. rifiuti da esumazioni ed estumulazioni; 80 g. rifiuti speciali, prodotti esternamente alle strutture sanitarie, che presentano un rischio analogo a quello dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo. I farmaci possono essere catalogati tra i rifiuti sanitari non pericolosi. Nella Tabella V viene riportato un elenco, esemplificativo e non esaustivo, delle tipologie di rifiuti sanitari non pericolosi. Tale elenco è stato ricavato a partire dall’allegato D della Direttiva del Ministero dell’Ambiente del 09/04/2002 e dall’allegato I del D.P.R. 254/2003, (le due normative risultano, a tale riguardo, sostanzialmente coincidenti). 81 Tabella V. Tipologia di rifiuti sanitari non pericolosi (non esaustiva). In Figura 6 vengono riportati i paesi classificati in base alla gestione dei rifiuti farmaceutici. 82 5 POTENZIALI INTERVENTI 5.1 La green pharmacy La consapevolezza dei rischi di questo tipo d’inquinamento ha stimolato alcuni ricercatori a far nascere “movimenti” di ecologismo come la green chemistry e la green pharmacy. La green pharmacy è un nuovo approccio tecnologico che applica principi innovativi nella progettazione di processi chimici industriali e che oggi costituisce uno strumento fondamentale per conseguire uno sviluppo industriale sostenibile, prevenendo e riducendo sostanzialmente l’inquinamento e l’impatto ambientale prodotto dalle aziende farmaceutiche. La green pharmacy promuove la progettazione, la fabbricazione e l impiego di sostanze e processi che eliminano o riducono l’ utilizzo o la generazione di sostanze 83 nocive per l’ ambiente e la salute. Scopo di questa”farmacologia verde” è quindi quello di ridurre al massimo l’inquinamento prodotto dai farmaci, dalla fase di produzione a quella di smaltimento. A questo proposito i ricercatori hanno definito una lista di 12 principi da seguire per rendere i farmaci meno dannosi per l’ ambiente e di conseguenza per la salute dell’uomo. I. È meglio prevenire la formazione di rifiuti che trattare o ripulire i rifiuti dopo che si sono formati. II. I metodi di sintesi dovrebbero essere ideati per incorporare il più possibile nel prodotto finale tutti i materiali usati nel processo. 84 III. Se possibile, le metodologie di sintesi dovrebbero essere ideate per usare o generare sostanze poco o per nulla tossiche per la salute umana e l’ambiente. IV. Dovrebbero essere ideati prodotti chimici che mantengano l’ efficacia funzionale, riducendo la tossicità. V. L’uso di sostanze ausiliarie (come solventi, agenti di separazione, etc.) dovrebbe essere reso non necessario se possibile e innocuo, se necessario. VI. I fabbisogni di energia dovrebbero essere valutati per il loro impatto ambientale ed economico e minimizzati. Le reazioni di sintesi dovrebbero essere condotte a temperatura e pressione ambiente. 85 VII. Una materia prima dovrebbe essere rinnovabile piuttosto che esauribile, quando ciò sia fattibile tecnicamente ed economicamente. VIII. La formazione di derivati non necessari (blocking group, protezione/ icro filtran, modifiche temporanee di processi fisico/chimici) dovrebbe essere evitata se possibile. IX. I catalizzatori (il più possibile selettivi) sono superiori ai reagenti stechiometrici. X. I prodotti chimici dovrebbero essere ideati in maniera tale che alla fine della loro funzione non persistano nell’ ambiente e si degradino in prodotti innocui . 86 XI. È necessario sviluppare ulteriormente le tecnologie analitiche per permettere il monitoraggio in tempo reale durante i processi ed il controllo prima della formazione di sostanze pericolose. XII. Le sostanze usate in un processo chimico e la loro forma dovrebbero essere scelte in modo da minimizzare il potenziale per gli incidenti chimici (includendo emissioni, esplosioni ed incendi). Questo progetto è stato ben accolto in Svezia, Paese che ha prodotto una prima proposta concreta. Lo Stockolm County Council and Apoteket e lo Swedish Chemicals Inspectorate hanno creato un modello per la classificazione dei farmaci in base alle loro caratteristiche eco tossicologiche [61]. Ne è derivato un opuscolo che è stato distribuito a tutti i medici prescrittori. Un suggerimento a loro dato, è di prescrivere, a 87 pari attività e costo di un altro, il farmaco più ecocompatibile. L’obiettivo di questa iniziativa pilota, oltre a quello di sensibilizzare medici e consumatori, è quello di far prendere coscienza e allertare le industrie farmaceutiche dei rischi legati all’ambiente. L’EMEA e l’era dei nuovi farmaci In Europa, solo agli inizi degli anni ’90 è stato affrontato per la prima volta il problema relativo agli effetti dei medicinali nell’ ambiente. La normativa 93/39/EEC infatti ,introduceva la necessità di segnalare ogni possibile rischio ambientale potenzialmente correlato all’utilizzo dei prodotti medicinali. Due anni dopo circa, l’European Medicinal Evaluation Agency (EMEA) ha creato delle linee-guida per valutare i nuovi farmaci e il loro rischio se 88 rilasciati nell’ambiente. Le linee-guida proposte dall’EMEA prevedono una struttura a più livelli. Ciascuno di essi permette di stabilire se per il farmaco esaminato può essere escluso un rischio ambientale, nel qual caso lo studio si interrompe, oppure se tale rischio non può essere escluso ,prevedendo analisi e studi ulteriori. Nel caso in cui ,da queste ulteriori indagini non si possa escludere un rischio per l’ ambiente, le linee-guida dettate dall’EMEA richiedono l’adozione di una serie di misure di precauzione e sicurezza, mirate a mitigare l’esposizione dell’ambiente al nuovo farmaco. A questi farmaci, ritenuti pericolosi per l’ambiente, sono richieste etichette speciali per sensibilizzare medici e pazienti. Sull’etichetta e nel foglietto illustrativo dovranno essere riportate le indicazioni delle precauzioni a cui attenersi per lo stoccaggio e la somministrazione ai pazienti, con lo scopo di favorire lo smaltimento 89 corretto e di minimizzare così quello improprio. E’ previsto infatti che tutti i farmaci, ma in particolar modo quelli per cui non si può escludere un rischio ambientale, riportino la seguente frase: “ per proteggere l’ ambiente e ridurre l’ inquinamento ambientale, i prodotti non utilizzati o scaduti non devono essere smaltiti con i normali rifiuti o nella rete fognaria, ma devono essere restituiti in farmacia”. Le linee-guida dell’EMEA regoleranno, quando entreranno in vigore, il rischio ambientale relativamente ai nuovi farmaci per uso umano. In nessun caso un farmaco riconosciuto pericoloso per l’ambiente sarà eliminato. Verranno solo attivate procedure indirette per mitigare il rischio ambientale, che non sarà mai quindi eliminato completamente. 90 Depuratori più efficienti Un’altra possibile soluzione, già attuata in progetti pilota in alcune nazioni, è di creare impianti di depurazione più efficienti in grado di eliminare anche i residui farmaceutici. Gli impianti di depurazione attuali hanno due sistemi di depurazione, primario e secondario, che sono rispettivamente di tipo meccanico e biologico. Una soluzione potrebbe essere quella di introdurre un ulteriore sistema di depurazione terziario, con lo scopo di rimuovere gli inquinanti più recalcitranti come i farmaci. I processi innovativi, che possono essere utilizzati in questo terza fase di depurazione, possono essere di tipo chimico, come l’ozonizzazione, oppure di tipo fisico, come le membrane icro filtranti. Alcune amministrazioni più attente al problema dell’ inquinamento si sono già dotate di sistemi di depurazione di questo tipo, 91 nonostante i notevoli costi; è il caso del depuratore di Nosedo, in Lombardia. Il problema di questa possibile soluzione è che i tempi sono lunghi e gli investimenti richiesti sono notevoli ed è quindi chiaro che fino a quando la politica non riconoscerà l’importanza, supportandone i costi, sarà difficile il diffondersi di questa iniziativa. Smaltimento corretto Una possibile soluzione, peraltro a basso o nullo costo, per ridurre una parte di questo inquinamento,sarebbe fornire ai consumatori “una educazione” in merito al corretto smaltimento dei farmaci. Si tratta, come detto, di rifiuti speciali, che non possono essere gettati nell’ambiente come se niente fosse poiché contengono sostanze attive, in 92 grado di interagire con l’ecosistema. Si calcola che ogni anno le famiglie italiane si disfino di circa un miliardo di compresse: una quantità che può alterare i normali ritmi biologici dell’acqua e del suolo. Questo esercito di pastiglie, creme, fiale e quant’altro dovrebbe finire negli speciali contenitori bianchi posti al di fuori delle farmacie, che servono a raccogliere i farmaci ormai scaduti o non più usati. Sono facili da individuare e non richiedono sforzi particolari: basta ricordarsi di portare con sé le vecchie medicine. In alcuni Comuni sono presenti anche nelle aree ecologiche. Questo vale per i medicinali usati delle famiglie, che rappresentano il 7075% della spesa farmaceutica italiana. Quelli scaduti o invenduti lungo la catena produttiva, dai produttori alle farmacie, vengono invece recuperati direttamente lungo la filiera. La loro gestione spetta a Assinde Servizi, 93 una società costituita dalle associazioni di categoria del settore, che serve 16.000 delle 17.000 farmacie esistenti nel nostro paese, 300 distributori e 120 aziende farmaceutiche che coprono il 96% del fatturato dei medicinali in Italia. Grazie a questo sistema di smaltimento è possibile rintracciare ogni singola confezione, seguendo il suo percorso da quando inizia il processo di smaltimento a quando viene effettivamente distrutta. Una volta divenuti rifiuti, la sorte dei farmaci è segnata. Quindi molto si potrebbe fare educando i consumatori ad un corretto smaltimento dei farmaci scaduti. In ultimo l’informazione data dai farmacisti ai consumatori promuovendo un utilizzo adeguato di medicinali e fornendo loro una lista dei rischi ambientali e motivandoli a non abusarne, diminuirebbe di certo l’inquinamento nell’ambiente.. 94 BIBLIOGRAFIA 1. Endocrine Disruptor Screening and Testing Advisory Committee. Final Report. . Available: http.//www.epa.gov/opptintr/opptendo/finalrpt.htm. Also EDSTAC HomePage. EPA's Endocrine Disruptor Screening and Testing Advisor (EDSTAC) Home Page. Available: http.//www.epa.gov/opptintr/Committee opptendo/index.htm [cited 31 August 1999]. 2. Aherne, G.W. and R. Briggs, The relevance of the presence of certain synthetic steroids in the aquatic environment. J Pharm Pharmacol, 1989. 41(10): p. 7356. 3. Shore, L.S., M. Gurevitz, and M. Shemesh, Estrogen as an environmental pollutant. Bull Environ Contam Toxicol, 1993. 51(3): p. 361-6. 4. 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