Ville de Chambéry
www.chambery.fr
COMUNICATO STAMPA
Re e mecenati
LA CORTE DEI SAVOIA E LE FORME DEL ROCOCÒ
(TORINO, 1730-1750)
Museo di Belle arti di Chambéry
in collaborazione con Palazzo Madama, Torino
MOSTRA DAL 3 APRILE AL 24 AGOSTO 2015
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
1
Sommario
Comunicato stampa
pagina 3
I percorsi della mostra
pagina 6
Scenografia
pagina 9
Materiale fotografico disponibile per la stampa
pagina 10
Eventi in concomitanza con la mostra
pagina 13
Visite guidate
pagina 15
(Visite e laboratori, adulti, bambini, famiglie, adattate)
Proseguire la mostra
pagina 19
In vendita in negozio
pagina 20
Catalogo
pagina 21
Estratti dal catalogo
pagina 22
Presentazione dei musei della città di Chambéry
pagina 27
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
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Comunicato stampa
Re e mecenati
mecenati
La corte dei Savoia e le forme del Rococò
(Torino,
(Torino, 17301730-1750)
Mostra 2015,
2015, dal
dal 3 aprile al 24 agosto
Museo di Belle Arti di Chambéry (Francia)
Visita
Visit a per la stampa
Giovedi 2 aprile
a prile alle ore 14:
14 :30.
30
Presentazione in anteprima della mostra a cura di Caroline Bongard, Direttore dei musei di
Chambéry e Commissario associato.
Inaugurazione
Venerdì 3 aprile alle ore 19.00
In presenza di:
Michel Dantin, Sindaco di Chambéry e Deputato europeo,
Giulio Marongiu, Console Generale Italiano a Lione,
Enrica Pagella, Direttore di Palazzo Madama, Torino.
Per la prima volta in Francia e a Chambéry, la mostra presenta circa 90 opere provenienti
dalle collezioni di Palazzo Madama a Torino e dai musei di Chambéry:
Chambéry disegni, incisioni,
dipinti, mobili, arti decorative illustrano il ruolo di mecenati assunto dai Duchi di Savoia nel
XVIII secolo, in particolare da Carlo Emanuele III, Principe di Piemonte, Duca di Savoia e Re
di Sardegna dal 1730 al 1773.
In origine sviluppata nel 2014 da Palazzo Madama, Torino, per l'illustre Museu Nacional de Arte
Antiga di Lisbona (Portogallo), la mostra attribuisce un significato importante alla dimensione
artistica e culturale dell'Europa, nonché alla valorizzazione delle sue ricchezze.
La mostra è incentrata
incent rata in particolare sul rococo torinese, stile che caratterizza le arti per
oltre due decenni presso la corte dei Savoia.
La prima metà del XVIII secolo è stata spettatrice dell'apogeo di Casa Savoia, attraverso le
innovazioni artistiche patrocinate dall'affermarsi del nuovo Regno di Sardegna. Vittorio
Amedeo II, salito al trono nel 1713, e in seguito suo figlio Carlo Emanuele III, dopo il 1730,
furono fautori dei grandi cantieri delle residenze reali condotti dall'architetto Filippo Juvarra.
Proprio attraverso l'architettura, la pittura, la scultura, le arti decorative e scenografiche,
prendeva corpo l'espressione di un potere monarchico alla ricerca di affermazione.
Proveniente da Palazzo Madama, Torino, e dai Musei di Chambéry, la mostra raccoglie le opere
create dai più grandi artisti chiamati alla corte dei Savoia: l’architetto Filipo Juvarra, i pittori
Giovanni Paolo Panini, Sebastiano Conca, Francesco Solimena, Giovanni Battista Crosato, Carle
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
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van Loo, Claudio Francesco Beaumont, Ignazio Nepote, i fratelli Galliari, lo scultore Francesco
Ladatte, gli stuccatori Carl Albert von Lespilliez e Franz Xaver Habermann, gli orefici Pierre
Germain, Andrea Boucheron e Giovanni Damodè, gli ebanisti Luigi Prinotto e Pietro Piffetti,
l'arazziere Francesco Demignot. Tutti contribuirono alla decorazione delle residenze, che si
ammodernavano con eleganza e leggerezza.
Per il Museo di Belle Arti di Chambéry, questo evento artistico, scientifico e culturale è
l’occasione
giusta
per
rivolgersi
a
un
pubblico
transfrontaliero
transfrontaliero
particolarmente
interessato alla condivisione di un passato glorioso, di un territorio che si colloca nel
cuore dell'Europa moderna.
L'idea di base dei due principali musei delle città di Torino e di Chambéry (Palazzo Madama e il
Museo di Belle Arti) è inoltre incentrata sulla volontà di riunire le proprie collezioni
mettendone in risalto le affinità.
A cura di
Enrica Pagella, Direttore di Palazzo Madama
Clelia Arnaldi di Balme, Conservatore a Palazzo Madama
Curatore associato
ass ociato per Chambéry
Caroline Bongard, Conservatore del patrimonio e Direttore dei Musei di Chambery
Scenografia
Cyril Gros
Grafica
Saïd Baddag
Tutti le didascalie e i testi esplicativi presenti alla mostra sono in francese e in italiano.
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4
Orari di apertura al pubblico
Tutti i giorni tranne il martedì e i giorni festivi:
Dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle 18.00
Prezzi
Ingresso:
Ingresso :
Intero: 5,50 euro
Ridotto: 2,50 euro
Gratis per i minori di 26 anni presentando un documento d'identità
Per saperne di più su tutte le gratuità e le condizioni di applicazione delle riduzioni:
contattare il +33 (0)4.79.33.75.03 negli orari di apertura al pubblico.
Prezzo speciale per la mostra nel contesto
contes to della collaborazione con SNCF Voyage Italia:
ingresso gratuito per visitare l'intero Museo di Belle Arti presentando un biglietto ferroviario
Milano-Chambéry o Torino-Chambéry obliterato fra il 15 marzo e il 24 agosto 2015.
Prezzo ridotto a Palazzo Madam
Madama
ama presentando la contromarca data col biglietto della
mostra.
Prezzo ridotto allla mostra di Chambéry presentando la contromarca data col biglietto di
Palazzo Madama.
Tessera Musées
Musées
Vantaggi per gli abbonamenti annuali ai Musei di Chambéry.
Prezzi:
10 euro/anno per i residenti a Chambéry
16 euro/ anno per i non residenti a Chambéry.
•
Accesso illimitato alle collezioni permanenti e temporanee del Museo di Belle Arti.
•
Accesso illimitato alle visite guidate proposte dal Museo di Belle Arti.
•
Prestito gratuito delle audioguide alla Maison des Charmettes.
•
Prezzi preferenziali per l'acquisto dell'abbonamento Torino Piemonte, che dà accesso a un
centinaio di musei e fondazioni a Torino e in Piemonte
Contatto stampa
[email protected]
+33 (0)4 79 60 20 53
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.5.
5
I percorsi della mostra
La prima metà del Settecento vede il momento di maggior gloria
della Casa di Savoia ed è
segnata dalle novità artistiche che accompagnano l’affermazione del nuovo regno di Sardegna.
Divenuto re nel 1713, Vittorio Amedeo II promuove a Torino i grandi cantieri delle residenze
reali, guidati dall’architetto Filippo Juvarra e portati avanti, dopo il 1730, dal figlio Carlo
Emanuele III. L’architettura, la pittura, la scultura, le arti decorative e la scenografia incarnano
l’espressione di un potere sovrano in cerca di affermazione.
Le opere in mostra provengono dalle collezioni di Palazzo Madama a Torino e dai musei di
Chambéry: sono lavori dei migliori artisti d’Europa, chiamati alla corte dei Savoia per celebrare
le ambizioni di giovani sovrani che hanno conquistato un ruolo nel complesso scacchiere
europeo. Gli artisti interpretano il gusto dei loro committenti per il Rococò internazionale e
creano in Piemonte una stagione figurativa che occupa un posto di primaria importanza nella
storia delle arti.
1° piano
1-
Committenti.
ommittenti .
Incoronati re di Sicilia nel 1713 e poi di Sardegna dal 1720, i duchi di Savoia e i sovrani
piemontesi perseguono una politica di mecenatismo artistico che trasforma la corte e la città di
Torino in un importante polo culturale e fucina di nuovi stili.
Vittorio Amedeo II (1713 - 1730), Carlo Emanuele III (1730 - 1773) e Vittorio Amedeo III (1773 1796), di padre in figlio, testimoniano l’ambizione di fare della capitale un nuovo centro di
influenza in Europa e di dotare la città di un piano urbanistico degno delle più grandi
monarchie.
I pittori di corte ritraggono qui i personaggi reali e i loro discendenti non solamente per ornare
i palazzi e le residenze, ma soprattutto per diffondere la loro immagine ufficiale nell’ambito di
una rete di scambi diplomatici o di future alleanze.
Maria Giovanna Clementi detta la
Emanuel
manuele
Savoia
la Clementina, Carlo E
manuel
e III di Savoi
a, 1730
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6
2-
Juvarra.
Architetto e ornatista originario della Sicilia, Filippo Juvarra (Messina 1678 - Madrid 1736) si
forma a Roma nello studio di Carlo Fontana. Entra al servizio di Vittorio Amedeo II nel 1714 in
qualità di Primo architetto del Re. Juvarra dirige e coordina - fino alla sua partenza per Madrid
nel 1735 - gli artisti chiamati ad operare per il rinnovamento e la costruzione delle residenze
della corte di Savoia, elaborandone il progetto architettonico e il programma decorativo. La
basilica di Superga, la residenza di caccia della Venaria Reale, il castello di Rivoli, il
monumentale scalone di Palazzo Madama, si caratterizzano per un’impronta ancora memore
delle esperienze romane e delle forme architettoniche del Seicento. È con la palazzina di caccia
di Stupinigi, progettata nel 1729 e completata da Benedetto Alfieri, che Juvarra esprime una
sensibilità interamente Rococò, emblema di uno stile rinnovato che lascia la sua squisita
impronta nella residenza prediletta dei Savoia.
Giovanni Paolo Panini, Veduta del castello di Rivoli dal levante, 17231723 - 1725
3-
Ornato.
Ornato.
Durante il regno di Carlo Emanuele III, la corte di Savoia si indirizza verso un nuovo
orientamento artistico. Il cambiamento di gusto avviato da Juvarra è portato avanti dal suo
successore Benedetto Alfieri (Roma 1699 - Torino 1767), che prosegue nell’opera di elaborazione
dei programmi decorativi delle residenze sabaude. Lo scultore Francesco Ladatte e gli ebanisti
Luigi Prinotto e Pietro Piffetti attingono al repertorio della rocaille francese, diffuso grazie alla
circolazione degli artisti in Europa e delle raccolte di stampe di Juste-Aurèle Meissonier, GillesMarie Oppenord o Jacques de Lajouë. Arabeschi, motivi di conchiglie e esuberanti elementi
vegetali ricompongono una natura al servizio di un virtuosismo ornamentale di cui lo stile
torinese si appropria anche in associazione ai modelli tedeschi in voga negli anni Trenta del
Settecento.
Francesco Ladatte, Giochi di putti a s imboleggiare il Fuoco, 1745
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7
4-
Teatro.
eatro.
Favorendo le relazioni sociali e gli scambi culturali, il teatro svolge un ruolo importante alla
corte dei Savoia. Architetti e pittori, scenografi, decoratori, musicisti e librettisti producono
creazioni sofisticate, largamente diffuse in Europa grazie alle incisioni e ai volumi che illustrano
con efficacia le ambizioni politiche del regno di Sardegna. Grazie all’influenza di Juvarra, la
stagione inaugurale del Teatro Regio ha inizio il 26 dicembre 1740 con l’intervento di Giuseppe
Bibiena, il più grande scenografo dell’epoca. Altri artisti importanti sono chiamati a collaborare:
lo scultore Ladatte, i pittori Crosato e Graneri, i fratelli Galliari, pittori specializzati nelle figure e
nelle prospettive. Memori dello stile delle residenze reali, i decori del Teatro Regio riflettono gli
stretti legami che uniscono gli artisti attivi su tutti i cantieri della capitale.
Bernardino Galliari e Fabrizio Galliari,
Gall iari, Scena per Alessandro, 1750
1o e 2o piano
5-
Manifatture
Manifatture reali
reali.
eali
Nel 1737 Carlo Emanuele III fonda la Regia Manifattura degli arazzi e sostiene la manifattura di
ceramiche Rossetti, fondata nel 1726, che vedrà il suo stile riproposto da Giovanni Antonio
Ardizzone negli anni Sessanta del secolo. La volontà della monarchia regnante di consolidare
una produzione locale testimonia l’ambizione a identificarsi con un saper fare prestigioso, che
risponda al gusto per i motivi rocaille e le cineserie.
Pittore del Re, direttore della Scuola di disegno e della manifattura degli arazzi, Claudio
Francesco Beaumont realizza i cartoni degli episodi delle storie di Alessandro, Cesare, Annibale,
Ciro e Pirro, destinati all’atelier di basso liccio di Vittorio Demignot e d’alto liccio di Antonio
Dini. Si avvale dell’aiuto dei suoi allievi, come Ignazio Nepote e Vittorio Amedeo Rapous, per
tessere arazzi monumentali che presentano gli uomini illustri della storia antica, un genere che
esalta le virtù reali e che conosce il suo apice già nel XVII secolo.
Ignazio Nepote, Alessandro
Alessandro rende omaggio a Rossane, 1737
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Scenografia: Cyril Gros
Cyril Gros ha fondato il suo studio di progettazione di allestimenti per mostre nel febbraio del
2011, dopo sette anni di esperienza presso lo studio Mostra, diretto da Jean-Jacques Bravo.
Come capo-progetti e assistente scenografo, ha partecipato a numerosi progetti curati da
Mostra, fra i quali annoveriamo le rassegne « Jeff Koons » a Versailles e « La voie du TAO: un
autre chemin de l’être » (« La via del TAO: un altro percorso dell'essere ») presso le Galeries
nationales du Grand Palais di Parigi, nonché l'installazione permanente dei Globi di Coronelli,
presso la Biblioteca nazionale François Mitterrand.
Nel corso degli anni, ha saputo sviluppare un know-how solido, che gli consente di creare
scenografie su misura per tutti i progetti di cui si occupa personalmente, con un'estetica
originale e contemporanea, in un ottica davvero attenta al dettaglio.
Autonomo dal 2011, Cyril Gros lavora per istituzioni, musei e aziende private, mettendo la
propria competenza al servizio dei relativi progetti artistici e museografici.
Collabora regolarmente con studi di scenografia come quello di Clémence Farrell (mostre « Serge
Poliakoff, le rêve des formes » (Serge Poliakoff, il sogno delle forme) al Museo di Arte Moderna
della città di Parigi, « HELLO H5 » alla Gaîté Lyrique, « Musique et Cinéma » (« Musica e cinema »)
presso la Cité de la musique a Parigi, ecc.) e con studi di valorizzazione del patrimonio, come
Histoire d’Entreprises (mostra « Casino, 110 ans d’innovations de la marque » (« Casino, 110 anni
d'innovazione del marchio »), installazione « le Film des films » (« Il film dei film ») per i 150 anni
di Monte-Carlo SBM, ecc.).
Molto varie, le sue creazioni testimoniano tutte lo steso stato d'animo: ascolto, creatività,
ottimizzazione dello spazio, eleganza e raffinatezza nella valorizzazione dei contenuti e delle
opere.
Mappa della mostra
(1° piano)
piano)
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Materiale fotografico disponibile per la stampa
Maria Giovanna Clementi detta la Clementina
Carlo Emanuele III di Savoia, 1730
Olio su tela, 211 x 142 cm
Torino, Palazzo Madama
© Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei
Giovanni Paolo Panini
Veduta del Castello di Rivoli da levante, 1723-1725
Olio su tela, 281 x 371 cm
Torino, Palazzo Madama
© Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei
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Giambattista Crosato
Ratto d’Europa, circa 1740
Olio su tavola, 46 x 70 cm
Torino, Palazzo Madama
©Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei
Bernardino Galliari e Fabrizio Galliari
Scena per Alessandro, 1750
Inchiostro bruno e aquarello su cartoncino, 18,8 x 26,7 cm
Torino, Palazzo Madama
© Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei
Franz Xaver Habermann
Modelli di ornato rocaille, circa 1760
Incisione all’acquaforte, 19,9 x 30 cm
Torino, Palazzo Madama
© Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei
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Ignazio Nepote
Alessandro rende omaggio a Rossane, 1737
Olio su tela, 298 x 168 cm
Torino, Palazzo Madama
© Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei
Claudio Francesco Beaumont
Annibale giura odio ai Romani, circa 1750
Olio su tela, 330 x 630 cm
Musei di Chambéry
©Studio Basset
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Eventi in concomitanza con la mostra
Notte europea dei musei
Sabato 16 maggio, dalle ore 20.00 a mezzanotte
Ingresso libero
Carceri d’invenzione
12’, edizione Factum Arte, 2010
Ciclo di proiezioni durante la serata.
Al piano terra del Museo di Belle Arti, proiezione dell'opera digitale di Grégoire Dupond, di
seguito l'opera di Giovanni-Battista Piranesi accompagnata dalla Suite n°2 per violoncello di
Johann Sebastian Bach, interpretata da Pablo Casals.
Opera prodotta per la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, in occasione della mostra « Le arti di
Piranesi. Architetto, incisore, antiquario, vedutista, designer » (28 août 2010 – 9 janvier 2011).
Entrare nell'ambiente virtuale di Grégoire Dupond e nelle Carceri d’invenzione di Giovanni_
Battista Piranesi è come introdursi in ciò che Marguerite Yourcenar ha definito il « cerveau noir
de Piranèse » (« il cervello oscuro di Piranesi »). In questa opera digitale, ognuna delle 16
incisioni della serie è trasposta in uno spazio reale. Victor Hugo si riferiva a queste opere
definendole « il sogno spaventoso di Babele del Piranesi ». Famose perché realizzate dopo un
attacco di febbre nel 1749, continuano a esercitare il loro potere di attrazione sull'immaginario
collettivo. Le Carceri d’Invenzione sono gli unici capricci del Veneziano capaci di amalgamare
le visioni più oscure con la dismisura barocca.
Giornata di studi
Giovedì 25 giugno, dalle ore 14.30 alle ore 18.00
Museo di Belle Arti, sala Garriod
Prezzo: 5 euro. Biglietto combinato con la quota d'ingresso: 7 euro
« Arte, vita di corte
corte e politica nel XVII e XVIII secolo
secolo (Francia, Savoia, Piemonte) »
Moderatore: Caroline Bongard, Direttore dei Musei di Chambéry
Oratori :
Enrica Pagella, Direttore di Palazzo Madama, Storico dell'arte
Emilie-Anne Pépy, Docente di Storia moderna, Università di Savoia (Chambéry)
Frédéric Meyer, Professore di storia moderna, Università di Lorena (Nancy)
Damien Chantrenne, Dottore in Storia dell’arte, Lione
Festa della musica
Sabato 20 e domenica 21 giugno
Nella sala delle esposizioni del 1° piano
Negli orari di apertura del museo, diffusione di una selezione di brani musicali amati da JeanJacques Rousseau.
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
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Concerto di musica del XVIII secolo
Teleman, Haendel, Lœillet, Bach
Sabato 22 agosto, alle ore 18.30
Ensemble Gastoldi
Soprano, flauto dolce, viola, clavicembalo
Informazioni e prenotazioni presso la Société des Concerts de Chambéry: +33 (0)6.81.19.36.36
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
14
Visite
Per le prenotazioni
Servizio al pubblico: +33(0)4.79.68.58.45 o [email protected]
PUBBLICO INDIVIDUALE
LA VISITA ACCOMPAGNATA
(durata 1 ora e 30 minuti)
Prezzo: quota d'ingresso + 5 euro
Scoprite la mostra “Re e mecenati” attraverso un percorso prescelto fra le opere della mostra.
Sabato alle ore 14:30
Lunedì alle ore 14:30
Giovedì alle ore 14:30
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11/04
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11/05
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16/04
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25/04
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22/06
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16/07
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23/05
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06/07
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13/06
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11/07
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08/08
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22/08
L’EXPO MA NON TROPPO!
TROPPO !
(durata 20 minuti)
Prezzo: quota d’ingresso
Appuntamento con un mediatore culturale nelle sale del museo per la scoperta di un'opera della
mostra.
Due orari: il sabato alle 10:15 e alle 11:15
-
11/07
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25/07
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08/08
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22/08
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
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PAUSA AL MUSEO
(durata 1 ora)
Prezzo: 5 euro
Concedetevi una pausa per il pranzo, scoprite la mostra e proseguite con un momento di
convivialità di fronte a un caffè.
Il giovedì alle ore 12.45
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30/04
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28/05
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25/06
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02/07
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06/08
COMITIVE
LA VISITA ACCOMPAGNATA
Su appuntamento
Tel: +33 (0)4.79.68.58.45
[email protected]
LA VISITA ACCOMPAGNATA IN ITALIANO
Su appuntamento e con riserva di disponibilità della guida, per informazioni:
www.chambery-tourisme.com
PER I PIU’
PIU’ PICCINI
Percorso libero con opuscolo guida, che consentirà di scoprire la mostra gioco dopo gioco.
LA VISITA DAI 6 AI 12 ANNI
(durata 1 ora)
Prezzo: gratis
“Le parole del Rococ
Rococò
ococ ò, questione di stile”
Rococò, stucchi, broccati, madreperla, ecco alcune delle tante parole che definiscono lo stile
Rococò del XVIII secolo. Un gioco di osservazione vi aiuterà a trovarle e a riconoscerle alla
mostra.
Mercoledì alle ore 14:30
-
22/04
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20/05
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24/06
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29/07
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12/08
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
16
I L LABORATORIO DAI 6 AI 12 ANNI
(durata 1 ora e 30 minuti)
Prezzo: 3 euro
Numero di posti limitato, prenotazione obbligatoria al numero +33 (0)4.79.68.58.45
“Un palazzo Rococò in miniatura”
Dopo avere visitato la mostra, venite a creare il vostro palazzo in miniatura ! Tappezzerie,
parquet, mobili, specchi e decorazioni vi saranno d'aiuto nell'allestimento dei vostri interni, sarà
come essere davvero un architetto del XVIII secolo.
Mercoledì alle 14:30
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15/04
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27/05
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17/06
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22/07
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07/08
I L LABORATORIO PER LA FAMIGLIA
(durata 1ora e 30 minuti)
Prezzo: 3 euro per i minori di 16 anni
Quota d'ingresso + 5 euro per i maggiori di 26 anni
Numero di posti limitato, prenotazione obbligatoria al numero +33 (0)4.79.68.58.45
« Motivi di tutti i generi »
Foglie d'acanto, fiori, palmette e conchiglie sono i motivi preferiti dagli artisti Rococò. Scoprite
queste forme originali alla mostra e traete ispirazione per creare il vostro motivo Rococò
personale insieme a tutta la famiglia, applicando la tecnica dell'incisione.
Alle ore 14:30
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giovedì 23/04
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giovedì 09/07
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mercoledì 19/08
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
17
VISITA ADATTATA
TOCCARE SI PUÒ!
Percorso tattile libero nelle sale del museo.
Cinque immagini da toccare, con l'accompagnamento di un sistema di audiodescrizione in
francese, determinano i punti salienti di questo percorso.
- Visite accompagnate adattate al pubblico ipovedente, su appuntamento.
Informazioni e prenotazione: +33(0)4 79 68 58 45.
- Visite libere con prestito gratuito dei sistemi audiodescrittivi e mappa tattile della mostra
all'ingresso del museo.
Questo percorso è stato realizzato con il supporto di Caroline Jules e in collaborazione con la mediateca
Jean-Jacques Rousseau.
Prestito di auricolari magnetici per il pubblico ipoudente
Il Museo di Belle Arti di Chambéry è accessibile alle persone a mobilità ridotta.
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
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Proseguire la mostra
Aux Charmettes:
Charmettes : la casa di Jean
Jeanan-Jacques Rousseau
È stata sviluppata per il pubblico un' applicazione smartphone dedicata al tema “Rousseau a
Torino” appositamente per parlare del soggiorno di Jean Jacques Rousseau a Torino nella
primavera del 1729, quando si convertì al cattolicesimo. Questo breve passaggio a Torino fu un
momento decisivo per lui in gioventù. Proprio qui scoprì la musica e i fasti della vita di corte.
Aveva appena 17 anni. Rousseau si trasferì a Chambéry nel 1731, presso Madame de Warens. Dal
1735 al 1736, trascorsero i periodi estivi alla residenza di campagna delle Charmettes.
Disponibile su Apple Store e Google Play.
Download gratuito a partire dal 16 maggio.
Sur les Chemins du Baroque® (Sulle vie del Barocco)
Proseguite la visita della mostra andando alla scoperta dell'arte di montagna nel XVIII secolo,
incamminandosi su percorsi dei Chemins du Baroque® con le guide del Paese d'arte e di storia.
Informazioni: www.fondation-facim.fr
Nella città di Chambéry
In occasione della mostra, il Centro d'Interpretazione dell'Architettura e del Patrimonio (CIAP)
propone un ciclo di visite con il tema « Arte e potere ». In programma: visita dei monumenti e
dei quartieri di Chambéry, conoscendo coloro che li hanno fatti costruire o abbellire. Nel corso
dei secoli, i grandi della città hanno lasciato il segno del loro gusto e del loro potere.
- Sabato 4 aprile, ore 15.00: la Cappella Santa: cappella principesca, simbolo di una dinastia.
- Sabato 18 aprile, ore 15.00: i palazzi privati: le famiglie del XVIII secolo, dalla penna di
Rousseau.
- Sabato 2 maggio, ore 15.00: la cattedrale: il ritorno della Chiesa dopo la Rivoluzione Francese.
- Sabato 6 giugno, ore 11.00: edifici pubblici: dopo l'Annessione, l'impronta francese sulla città.
- Sabato 4 luglio, ore 15.00: Chambéry le Haut: nei Trenta Gloriosi, lo Stato arreda il territorio.
Informazioni presso il CIAP: +33(0)4 79 70 15 94
www.chamberywww.chambery-tourisme.com
Contatto Stampa: [email protected] - tel +33(0)4 79 60 20 53
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In vendita in negozio
Catalogo
È in vendita il catalogo della mostra edito da Silvana Editoriale, al prezzo di 25 euro.
Edizione bilingue, francese - italiano.
Altri prodotti derivati
- Locandina della mostra: formato Decaux (175cm x 118 cm): 5 euro / format A3: 2 euro
- Segnalibri e cartoline: 1 euro
- Blocchetto di cartoline: 3 euro
- Mug
- Penne
- Agende
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Catalogo
Catalogo della mostra, 25 euro.
Edito da Silvana Editoriale.
240 pagine con un centinaio di illustrazioni a colori.
Schede illustrate sulle opere presentate alla mostra.
Edizione bilingue, francese - italiano.
Autori:
Enrica Pagella, Clelia Arnaldi di Balme, Caroline Bongard.
Anna Maria Bava, Massimiliano Caldera, Stefana Capraro, Giuseppe Dardanello, Elena Di Majo,
Mario Epifani, Chiara Genta, Giuseppina Giamportone, Ornella Graffione, Alice Pierobon, Maria
Paola Ruffino, Carla Enrica Spantigati, Denis Ton, Flavia Ventimiglia, Mercedes Viale Ferrero.
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Estratti del catalogo
Premessa di Michel Dantin, sindaco di Chambéry e deputato europeo.
Re e mecenati. La corte di Savoia e le forme di Rococò (Torino 1730 – 1750)” è un importante
evento storico e culturale per diverse ragioni. È un’esposizione che si riallaccia alla grande
epoca della Casa Savoia, dopo il trattato di Utrecht del 1713, che permise ai Duchi di divenire re
di Sicilia e poi di Sardegna. Torino, che dal 1562 sostituì Chambéry nel ruolo di capitale, divenne
la città simbolo di un potere che si rivolgeva ora verso la penisola italiana. Ripercorrere oggi le
attività artistiche promosse dalla corte di Savoia a Torino alla metà del XVIII secolo, significa
ritrovare la storia di un territorio comune, ma anche condividere i valori e le inflenze culturali,
in nome dei quali sono stati eretti dei monumenti e fissati dei punti di riferimento storici
ancora ben presenti nella memoria collettiva.
Le imprese dei re mecenati nel XVIII secolo illustrano il ruolo importante di committenti
lungimiranti, che hanno fondato il nostro patrimonio comune. Il gusto per la costruzione e la
decorazione di Vittorio Amedeo II (1675 - 1730) e di Carlo Emanuele III (1730-17730) era al
servizio di interessi di governo e di potere. Noi ne beneficiamo oggi attraverso la spinta
identitaria di un territorio ricco e attraente, illustrato dalle Residenze dei Savoia, patrimonio
mondiale dell’UNESCO. Edifici religiosi, padiglioni di caccia e palazzi di alta qualità architettonica
furono concepiti e ornati dai più grandi architetti e artisti del tempo, saggiamente chiamati a
Torino dal potere della nuova casa reale per contribuire alla costituzione di una monarchia
assoluta. Le opere presentate nell'esposizione, in gran parte conservate a Palazzo Madama e
prestate per l’occasione al Musée des Beaux-Arts di Chambéry, illustrano questa straordinaria
ascesa politica e l'ambizione della visione dinastica.
Alla fine del regno di Vittorio Amedeo II, Jean-Jacques Rousseau incontra ad Annecy Madame de
Warens, che nella primavera del 1729 lo manda a Torino per convertirsi al cattolicesimo. Questo
breve passaggio a Torino è un momento decisivo della sua gioventù. Qui scopre la musica e gli
sfarzi della vita di corte. Ha appena 17 anni. Rousseau si stabilisce a Chambéry nel 1731 presso
Madame de Warens, che dal 1735 - 1736 occuperà les Charmettes, una casa di campagna, durante
il periodo estivo. La Maison des Charmettes, ora importante luogo della memoria del pensiero di
Rousseau e dell’illuminismo, si propone come una sorta di parallelo filosofico dei cantieri
artistici contemporanei evocati nella mostra.
Ringrazio di cuore le équipe dei musei di Chambéry e di Palazzo Madama, che si sono attivate
per ideare e dare vita a questo progetto artistico, di portata simbolica per le nostre due città.
Ringrazio in particolare la Città di Torino e la Fondazione Torino Musei che hanno reso possibile
questa avventura di scambio scientifico e di partenariato istituzionale.
Si apre inoltre, spero, una nuova collaborazione tra Rhône-Alpes e il Piemonte, tra Chambéry e
Torino, affinché questa regione transalpina possa ritrovare il suo posto tra i più grandi focolai
culturali europei.
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Torino 17301730 -1750
Clelia Arnaldi di Balme – Enrica Pagella
Il passaggio dal Seicento barocco al Settecento arcadico si compie a Torino sotto la guida di
Filippo Juvarra che arriva in Piemonte nel 1714 su invito di Vittorio Amedeo II di Savoia, il più
ambizioso e visionario committente che la dinastia potesse vantare dall'epoca almeno di Amedeo
VIII. La sua ascesa al potere era stata irta di ostacoli: giovanissimo, aveva dovuto difendersi
dalle mire della madre e reggente Maria Giovanna Battista di Savoia-Némours, che voleva darlo
in sposo alla cugina Isabella Luisa di Braganza, figlia di Pietro II del Portogallo; per anni era
stato impegnato in una difficile politica di equilibri tra la Francia e l'Impero, trionfando nel
celebre assedio del 1706, quando insieme al cugino Eugenio di Savoia-Soissons – uno dei più
geniali strateghi di tutti i tempi- aveva sconfitto l'esercito di Luigi XIV a Torino. Nel 1713 la pace
di Utrecht aveva premiato Vittorio Amedeo II e il suo impegno sui campi di battaglia di mezza
Europa con il titolo di Re di Sicilia. L'anno dopo, Juvarra era a Torino per servire il sovrano in
una fase di consolidamento del potere che aveva tra i suoi principali obiettivi quello di dare al
Piemonte una capitale degna della nuova centralità politica conquistata dalla corte sabauda.
Dopo le giovanili esperienze romane legate all’Accademia di San Luca e all’attività di scenografo
per il cardinale Pietro Ottoboni, Juvarra progetta e realizza in Piemonte alcuni degli edifici più
celebri dell’architettura del Settecento, in molti casi intervenendo sul complesso delle antiche
residenze sabaude mutandone volto e funzioni. Prendono così forma i grandiosi progetti di
ammodernamento della chiesa di Santa Cristina (1715-1718), della Venaria Reale (1714-1727), del
castello di Rivoli (1715-1720), dello scalone di Palazzo Madama (1718-1721), della scala delle
Forbici di Palazzo Reale (1721) e anche geniali creazioni come la basilica di Superga (1716-1726),
voluta dal sovrano per celebrare la vittoria militare del 1706, e i nuovi quartieri urbani sull'asse
del decumano maximo (1716-1728).
Accanto ad una fitta attività di riforme economiche, amministrative e militari, Vittorio Amedeo
imposta la sua politica di riforma culturale. Impone misure restrittive alla libertà di stampa e di
pensiero, combatte il monopolio ecclesiastico dell’insegnamento promuovendo l’apertura di
scuole laiche, trasferisce la direzione dell’Università dalle mani della Città a quelle dello Stato,
consolida il sistema corporativo delle manifatture piemontesi, legandolo strettamente ad un
sistema di regole emanato dalla corte. Alcune corporazioni erano più antiche: già dal 1636, per
esempio, gli artisti del legno si riconoscevano nell’Università dei Minusieri, Ebanisti, Mastri da
Carrozze, Montadori d’armi, Botallari et fabricatori di Cadreghe della città di Torino e dei suoi
borghi. Altre realtà prendono invece forma in quegli anni, come la Fabbrica Reale istituita nel
1710 con un’attività di cento telai per la lavorazione della seta, trasformata poi nel 1751 da Carlo
Emanuele III - in seguito ad un momento di crisi del settore serico – in Fabbrica della Carità e
l’anno successivo in Compagnia Reale per la Seta. Nel 1725 Vittorio Amedeo II autorizza Giorgio
Giacinto Rossetti ad aprire la manifattura di Borgo Po, dalla quale escono inizialmente maioliche
decorate in bianco e blu, con motivi alla Bérain o a grottesche, e successivamente una vasta
produzione con decori di gusto francese o motivi di cineserie, spesso ricavati da incisioni.
Nel 1730, all’età di sessantaquattro anni, Vittorio Amedeo II abdica in favore del figlio Carlo
Emanuele e si ritira a Chambéry, nell’antica capitale del ducato. Solo un anno dopo, non
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persuaso delle capacità di governo del figlio, si stabilisce a Moncalieri e chiede la revoca
dell’abdicazione. Arrestato e rinchiuso nel castello di Rivoli, Vittorio Amedeo vi morirà nel 1732.
Il passaggio di potere coincide con una trasformazione di gusto ben documentata dagli
appartamenti d’inverno del nuovo re Carlo Emanuele a Palazzo Reale, rimodernati da Juvarra
con una nuova ottica di comodità e di agrément. I disegni firmati e datati 25 novembre 1730 per
il Regio Gabinetto per il Secreto Maneggio degli affari di Stato possono a ragione essere
considerati un punto di partenza per il Rococò torinese, inteso come pensiero e progetto
complessivo dedicato all’ambiente, che persegue l’unità armonica di arredi e di ornato, con i
lambriggi e le boiserie, i mobili e le specchiere, i camini e i paracamini, le luci, gli specchi e le
porcellane. L’attenzione si concentra sui moderni concetti dell’utile, della grazia e dell’eleganza;
si pone cura agli ambienti piccoli, più facili da riscaldare e più luminosi, dove la decorazione
svolge un ruolo di accogliente alleggerimento e semmai di sofisticata e talora bizzarra fuga dalla
realtà.
Carlo Emanuele III non ha l’indole forte e scontrosa del padre, sempre votata all’audacia; è
misurato e riflessivo, bigotto quanto basta da ordinare nel 1739 la distruzione di alcuni dipinti di
celebri maestri perchè rappresentavano nudità ritenute offensive. Il barone Montesquieu, a
Torino nel 1728 ne elogia l’impeccabile cortesia e lo descrive come un uomo “fort affable” che
ama chi gli fa la corte, forse più preoccupato che ammirato dei programmi costruttivi del padre:
«Nous avons parlé sur les bâtiments de Turin. “Nous avons, dit-il, partout des maisons, et elle ne
sont pas achevées”».
Nel completamento dei cantieri in corso, come quello di Stupinigi, e nelle nuove imprese,
soprattutto edifici religiosi, come le chiese di Sant’Andrea a Chieri, il Carmine e San Filippo a
Torino, Juvarra persegue un’idea di architettura aperta, con slanciate strutture verticali
integrate in ampi spazi vuoti invasi dall’aria e dalla luce.
Il cammino verso il Rococò è rapido: poggiando sulle solide basi progettuali di Juvarra e sulle
scelte ambiziose di Vittorio Amedeo II, produce nelle residenze di corte e nei palazzi nobiliari
piemontesi quell’unità delle arti di stampo moderno che insegue, intrecciandoli, i modelli diffusi
in tutta Europa dalla mobilità degli artisti e dalla disponibilità di manuali, di trattati e di
repertori a stampa.
L’intelaiatura architettonica viene rivestita dalle boiserie e dagli specchi, le arti decorative
assumono un ruolo di protagoniste. L’ornato insiste sui temi della conchiglia, del corallo, della
roccia e dell’onda, l’architettura preferisce le foglie e i fiori. Il genio completo e versatile di
Juvarra, sempre sorretto dall’elegante e precisa duttilità del suo segno grafico, indirizza le
scelte dei pittori, degli stuccatori e delle maestranze da legname, inventa e compone la trama
dei soggetti e delle iconografie, seleziona le fonti, riportando nelle mani dell’architetto le redini
della decorazione, fino ad allora dominata dal sapere dei pittori e degli stuccatori. In questi anni
cruciali egli collabora con artisti di diversa provenienza. Alcuni hanno fatto parte della cerchia
dell'Ottoboni, frequentata da Juvarra negli anni romani, come Sebastiano Ricci, Francesco
Trevisani e Sebastiano Conca; altri, come Giovanni Battista Crosato, dividono la propria attività
tra il teatro, la grande decorazione e l’oggetto d’arredo; altri ancora, come Corrado Giaquinto,
trovano a Torino l'occasione per affrontare nuove sfide di composizione e di colore.
L’ispirazione si orienta verso la natura, i simboli arcadici conferiscono un tocco di levità ai
soggetti religiosi, alla storia e al mito, bandendo il trionfalismo e puntando alla gradevolezza
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dell’allegoria. Il decoro alla cinese si fa strada a Rivoli, a Stupingi, a Villa della Regina e con
Pietro Massa a Palazzo Reale. La transizione al Settecento è compiuta: lo spazio, la luce e la
grazia rocaille di Juvarra attuano il passaggio dalla metafora barocca della grandiosità alla
limpida sensibilità moderna. A scandire questo passaggio è l’arrivo a Torino, nel 1731, del
trionfale bucintoro veneziano, l’unica creazione settecentesca degli arsenali della laguna giunta
fino a noi.
Le arti decorative vivono dagli anni Trenta un momento di particolare splendore. La raffinatezza
degli oggetti che circondano la vita della corte e quella di strati sempre più larghi non solo
dell’aristocrazia, ma anche della borghesia, raggiunge una perfezione che sfiora in molti settori
il virtuosismo tecnico, esaltando all’estremo il valore del mestiere e dell’invenzione.
L’ebanisteria, che già poteva contare su figure come Luigi Prinotto, presente a corte dal 1721,
produce capolavori ineguagliati con Pietro Piffetti, attivo per i Savoia dal 1732. Su progetto di
Juvarra prendono forma piccoli ambienti di una squisitezza scintillante e trasognata come il
Gabinetto Cinese di Palazzo Reale, decorato con le lacche acquistate a Roma da Juvarra e con le
pitture di Pietro Massa. La suggestione dei mondi lontani e l’interesse per la natura, evidente
negli intarsi dei mobili di Piffetti come nei bronzi di Francesco Ladatte, trova corrispondenza
nella pubblicazione delle trecento riproduzioni di fiori di Giovan Battista Morandi del volume
Academiae Taurinensi (1732-1734), cui attingono i pittori specializzati nelle rocaille, i disegnatori
di stoffe, i pittori di ceramica e gli argentieri. L’ammirazione per i capricci scenografici si
espande dal teatro all’arredo dei palazzi e nel 1737 Torino si apre timidamente all’avventura
della porcellana, con i primi esperimenti di Giorgio Giacinto Rossetti che riceve dal re le patenti
per aprire una fabbrica di “porcellane fini e trasparenti”.
Affabile nei modi, ma d’animo sostanzialmente conservatore, Carlo Emanuele III appoggia le
scelte di Juvarra, ma al tempo stesso trova maggiore corrispondenza nella linea aulica e
classicista di Claudio Francesco Beaumont, sospeso tra l’Accademia di Francia e l’Arcadia
romana. È Beaumont a svolgere il ruolo di celebrante ufficiale delle glorie dinastiche, prima con
le volte olimpiche del nuovo appartamento di Palazzo Reale (1731-1737), poi con le gallerie,
quella della Regina con Storie di Enea, commissionata nel 1738 per celebrare la vittoria di
Guastalla e quella delle Battaglie, del 1748.
Carlo Emanuele contribuisce personalmente all’indirizzo delle arti con una serie di iniziative
concentrate nello spazio di pochi anni, tese a impiantare nella capitale sabauda un sistema di
insegnamento accademico organico, funzionale alla cultura della corte, secondo un programma
già impostato da Juvarra all’inizio degli anni Trenta. Tra il 1737 e il 1738 si aprono lo Studio di
scultura e la Scuola del disegno, affidati rispettivamente alla direzione di Simone Martinez e di
Beaumont, mentre lo Studio di Architettura è condotto da Benedetto Alfieri. I tre insegnamenti
lavorano in stretto rapporto con la Regia Manifattura degli Arazzi, fondata dal re nel 1737, alla
quale forniscono disegni e modelli, oltre che supporto operativo per le campagne decorative
delle residenze. Carlo Emanuele dedica particolari attenzioni al progetto dell’arazzeria,
richiamando da Firenze il tessitore Vittorio Demignot, mentre a Beaumont, fatto rientrare da
Roma nel 1731, affida i bozzetti dei cicli di storie (Alessandro, Annibale, Cesare e Pirro) che
verranno realizzate negli anni successivi. Questo sistema di scuole, dominato dalla figura di
Beaumont, imprime un sigillo ai linguaggi delle arti negli anni Cinquanta e Sessanta, nel campo
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della pittura (Giovanni Domenico Molinari, Vittorio Amedeo Rapous, Vittorio Blanchery, Ignazio
Nepote) e anche in quello della scultura e della decorazione.
Può darsi che la nuova rigidità organizzativa abbia significato per Juvarra il segno di tempi
mutati. L’impresa eroica della capitale immaginata da Vittorio Amedeo II era finita; gli spazi di
libertà progettuale si riducevano, e questo forse contribuì a rafforzare in lui il desiderio di
esplorare nuove strade. L’ipotesi che i quattro volumi di disegni che oggi si conservano a
Palazzo Madama siano stati confezionati come una sorta di curriculum professionale per la
ricerca di nuovi incarichi, anche se non provata, è piena di suggestione. Nel 1735 Juvarra lascia
Torino per Madrid.
La sua non facile eredità viene raccolta da Bernardo Vittone e da Benedetto Alfieri, il primo in
chiave accademica, con una sintesi miracolosa tra le strutture aperte di Guarini e quelle di
Juvarra; il secondo ispirandosi ai progetti più leggeri di Juvarra e utilizzandone alcuni artifici
per interni decorati con specchi e stucchi esili, estremamente aggraziati.
Nel 1737, due anni dopo la partenza di Juvarra e a un anno dalla sua morte a Madrid, quasi un
omaggio estremo ad un tempo glorioso, viene deciso l’acquisto, a Vienna, di una parte delle
splendide collezioni radunate dal principe Eugenio di Savoia-Soissons. La raccolta di dipinti
fiamminghi e di classicisti emiliani che il condottiero esponeva con orgoglio nelle sale del
Belvedere, messa in vendita dall’erede principessa Vittoria, giunge a Torino nel 1741 per
intervento di Luigi Gerolamo Malabayla conte di Canale.
Con l'avvicinarsi della metà del secolo, la città sembra avviata verso prospettive nuove. Nella
serie delle Vedute principali di Torino di Giovanni Battista Borra, incise nel 1749, la sua
immagine si apre su vaste piazze incorniciate da palazzi in prospettiva e su tagli panoramici
dominati dalla curva del cielo. È lo stesso orizzonte di sensibilità che era già stato proposto nel
1745 da Bernardo Bellotto in due tele di cristallina lucentezza realizzate per Carlo Emanuele III:
Sotto gli spalti della città murata e lungo le rive del Po, nella cornice di un’architettura
realmente toccata dal tempo, si affaccia un nuovo mondo di piccoli uomini e di modeste attività
quotidiane.
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Presentazione dei musei della città di Chambéry
Il Museo di Belle Arti
© Musées de Chambéry, Didier Gourbin
L’attuale Museo di Belle Arti di Chambéry è nato in seguito alla conversione in biblioteca di un
granaio nei pressi delle antiche mura delle città, vicino a Cours de la Leysse, verso la metà del
XIX secolo. Dopo l'annessione della Savoia alla Francia nel 1860, il Comune decise di
sopraelevare l'ex granaio e di dedicare il piano terra a una galleria di sculture e alla scuola di
disegno, il 1° piano alla biblioteca e il 2° piano al museo di pittura, con un sistema
d'illuminazione zenitale. Il nuovo edificio, dotato di una stupenda scala monumentale laterale a
ripartire i piani, fu inaugurato il 14 luglio 1889.
Il museo di Belle Arti è prospiciente al Palazzo di Giustizia. Fu il Re di Piemonte e Sardegna,
Vittorio Emanuele II a decidere nel 1948 di costruire questo edificio per la Corte d'Appello di
Savoia. Il museo fu costruito di fronte alcuni anni dopo.
Completamente rinnovato nel 2012, il museo presenta ai visitatori la collezione permanente al
2° piano, mentre l'ex biblioteca è stata trasformata in un ampio spazio riservato alle mostre
temporanee. Attualmente sono esposte al primo piano le maggiori opere del XX secolo,
appartenenti alla collezione dei Musei di Chambéry.
La collezione permanente è composta in maggioranza da opere italiane, grazie diverse
donazioni, in particolare quella di Hector Garriod, nato in Savoia e vissuto a Firenze, artefice di
una cospicua collezione lasciata in eredità alla città di Chambéry.
Oggi sono esposte circa 150 opere pittoriche. La scuola fiorentina gode di un'ampia
rappresentanza, insieme alla scuola barocca napoletana e agli artisti francesi e piemontesi che
lavorarono per Casa Savoia. I capolavori di Grifo di Tancredi (XIV secolo) e di Jacquelin de
Montluçon (fine XV secolo) trovano posto fra le grandi tele barocche di Mattia Preti e de Luca
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Giordano (XVII secolo), insieme a una galleria di ritratti dagli sguardi suggestivi (XVI-XVIII
secolo). Al piano mezzano, sono raccolte le opere dei paesaggisti savoriardi e svizzeri risalenti
alla fine del XVIII secolo, attraverso i quali Xavier de Maistre o ancora Antoine Linck
ricompongono una natura maestosa e affascinante.
Con le collezioni del suo Museo di Belle Arti, il capoluogo della Savoia dimostra con forza che le
specificità culturali locali vanno a braccetto con la grande storia degli scambi artistici in
Europa.
Musée des BeauxBeaux -Arts (Museo di Belle Arti)
Place du Palais de Justice
73000 Chambéry
Tel:+33(0)4.79.33.75.03
[email protected]
Aperto tutto l'anno e tutti i giorni, tranne il martedì e i
giorni festivi
dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00
Programma culturale ed eventi
http://musees.chambery.fr
Servizio al pubblico
+33(0)4.79.68.58.45
[email protected]
Quote d'ingresso
Periodo di mostra temporanea:
Intero : 5,50 euro
Ridotto: 2,50 euro
Periodo senza mostra temporanea:
Intero: 3 euro
Ridotto: 1,50 euro
Gratis per i minori di 26 anni presentando un documento d'identità.
Per saperne di più su tutte le gratuità e le condizioni di applicazione delle
riduzioni: contattare il +33(0)4.79.33.75.03 (negli orari di apertura al pubblico)
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Tessera Musei
Prezzi
16 euro/anno per i non residenti a Chambéry
•
Accesso illimitato alle collezioni permanenti e temporanee del Museo di Belle Arti.
•
Accesso illimitato alle visite guidate proposte dal Museo di Belle Arti.
•
Prestito gratuito delle audioguide alla Maison des Charmettes.
•
Prezzi preferenziali per l'acquisto dell'abbonamento Torino Piemonte, che dà accesso a
un centinaio di musei e fondazioni a Torino e in Piemonte.
Mostre nel 2014
2014 -2015
- Patrick Faigenbaum, dal 23 maggio al 25 agosto 2014.
- Pierre David, Nuancier, dal 20 settembre 2014 al 4 maggio 2015.
- Françoise Pétrovitch, dal 7 novembre 2014 al 9 febbraio 2015.
- Re e mecenati. La corte dei Savoia e le forme del Rococo (Torino, 1730-1750), dal 3 aprile al 24
agosto 2015.
- Claire Trotignon, dal 23 aprile al 21 settembre 2015.
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Les Charmettes,
Charmettes, casa di JeanJean -Jacques Rousseau
© Musées de Chambéry, Didier Gourbin
"Una casa isolata sulla china di una valle du il nostro asilo ed è proprio là che in quattro o
cinque anni, ho goduto di un secolo di vita.", Jean-jacques Rousseau, Le passeggiate del
sognatore solitario, 10a passeggiata.
Jean-Jacques Rousseau, che soggiornò nella valle delle Charmettes con Madame de Warens fra
il 1736 e il 1742, descrive questo luogo nei libri V e VI delle sue Confessioni e nella 10a delle
Passeggiate del sognatore solitario.
Si tratta di un luogo fondamentale per capire Rousseau, lo scrittore e filosofo, per
comprendere la posterità delle sue idee nel mondo contemporaneo. Rousseau, padre della
Rivoluzione francese e dei Diritti dell'uomo, "l’'uomo della Natura e della Verità", ha riservato
alle Charmettes un posto essenziale nella sua formazione, nel suo cuore e anche nella sua
opera. Associò a questo luogo la sua idea di felicità e di natura. Con la musica e la lettura, nel
cuore della natura e vicino alla donna amata e apprezzando i primi contatti con la società, fu
proprio qui che costitui il suo "magasin d’idées" (il magazzino delle idee), un parco di
esperienze personali varie, "di idee vere o false, ma nitide", dove il metodo autodidatta di
Rousseau si rivela particolarmente originale all'occhio moderno. Dopo la morte di JeanJacques Rousseau, dall'epoca rivoluzionaria, Les Charmettes divennero luogo di pellegrinaggio
per i visitatori provenienti da tutto il mondo e numerose celebrità. George Sand e Alphonse de
Lamartine hanno raccontato con emozione la loro visita.
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"Tutto questo ha per i poeti, per i filosofi e per gli amanti un fascino nascosto, ma profondo.
Non si spiega, nemmeno quando ci si lascia trasportare Per i poeti è la prima pagina di
quest'anima che fu poesia, per i filosofi è la culla di una rivoluzione, per gli amanti è il nido di
un primo amore” .Alphonse de Lamartine, Raphaël, 1849.
Classificato monumento storico nel 1905, Les Charmettes, casa di Jean-Jacques Rousseau, sono
da quella data di proprietà della Città di Chambéry. "Casa degli Illustri" dal 2012, è inoltre un
sito naturale protetto, nonché giardino botanico. Questo luogo, dove si è formata la personalità
di uno dei più grandi scrittori francofoni, è testimonianza della forte influenza che Rousseau
ebbe sull'evoluzione del pensiero universale: la natura, il romanticismo, l'istruzione, la felicità,
il secolo dei Lumi, i Diritti dell'Uomo e del Cittadino.
Les Charmettes, la casa di JeanJean-Jacques Rousseau
890 Chemin des Charmettes
73000 Chambéry
Tel: +33 (0)4.79.33.39.44
[email protected]
Ingresso gratuito.
Visite audioguidate in francese, inglese, italiano.
Visite guidate con mediatore culturale su prenotazione.
Servizio al pubblico
+33(0)4.79.68.58.45
[email protected]
Programma culturale ed eventi
http://musees.chambery.fr
Visitate Les Charmettes nelle 4 stagioni
Primavera - Estate – Autunno, dal 21 marzo al 1° dicembre
Tutti i giorni tranne il martedì e i giorni festivi
Dalle ore 10.30 alle ore 18.00
Inverno, dal 2 dicembre al 20 marzo
Sabato e domenica
Dalle ore 10.00 alle ore 16.30
Contatto stampa: [email protected] – tel +33(0)4 79 60 20 53
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