Bruno J.R. Nicolaus PESTILENZA CHIMICA E PARADISI ARTIFICIALI NELLA CIVILTA’ MEDITERRANEA IERI ED OGGI 1, 2 Bruno J.R. Nicolaus Pestilenza chimica e Paradisi artificiali nella civiltà mediterranea ieri ed oggi Inquinamento, farmaci, droga, suicidio, malattie molecolari e terapie alternative, fame, soprappeso ed obesità , rottura della patocenosi e nuovi equilibri 1 2 Bruno J.R.Nicolaus < La cultura dell’inganno > Quaderni dell’Accademia Pontaniana, Napoli 21 (1997) pp.1-85 Bruno J.R.Nicolaus <Astrochimica e vita, un’ipotesi modulare> Atti Accademia Pontaniana,Napoli LIV (2005) pp.241-259 2 I UNA CAND ELA AL VENTO < La bellezza è armonia, il degrado è disarmonia > in quest’adagio riecheggiano le armonie di Pitagora e della sua scuola. La percezione della forma, intesa come bellezza ed il riconoscimento degli equilibri armonici della natura, hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo della cultura mediterranea, fin dagl’inizi. Come insegnava Konrad Lorenz, la percezione della forma ed il riconoscimento degli equilibri armonici della natura svolgono un ruolo rilevante, anche nei problemi d’inquinamento e distruzione dell’ambiente nel quale viviamo. Una persona sensibile agli equilibri della natura e degli ambienti di vita, tenderà spontaneamente ad impedirne la distruzione, in virtù dello stretto rapporto, che esiste tra il degrado ambientale e quello sociale e morale. Il rispetto e l’amore, per la natura circostante e le sue bellezze, sono espressione di un’armonia superiore, percepita forse da molti, ma apprezzata da pochi. L’attitudine a riconoscere armonia e disarmonia nelle forme, nei suoni, nei colori, nelle bellezze naturali e nell’ambiente che ci circonda, non è innata nell’uomo. Essa é frutto della cultura e questa ha richiesto millenni di sforzi, insegnamento tenace, apprendimento e tanto allenamento. Esiste un analogo rapporto, tra l’esplosione di droga / violenza ed il degrado degli ambienti nei quali esse fioriscono. Droga / violenza / degrado ambientale sono un diabolico intreccio, maturato nella società dei consumi; sono un pericolo strisciante e talora esplosivo. Il degrado favorisce la droga, la droga degenera spesso in violenza, la quale, a sua volta, ricerca la droga e si rifugia, si cela sotto le sue gonne, come al riparo delle acque tranquille del porto. Droga/violenza/degrado sono un trinomio d’importanza cruciale per le generazioni non solo presenti, ma anche future, sia ricche sia povere; per tutte le etnie. E’ evidente, come questa perfida trama s’intrecci con i rapporti: uomo/animale, uomo/ambiente ed uomo/natura; con i problemi di uno sviluppo demografico incontrollato, del disboscamento, della fame, dell’inquinamento biologico, chimico e nucleare del pianeta. Ogni compromissione antropica dell’ecosistema si estende, prima o poi, dalle specie più semplici a quelle più complesse, fino ad avvolgere a macchia d’olio tutto il pianeta. Le sue conseguenze sono globali e documentano, ulteriormente, l’atteggiamento distruttivo dell’uomo verso l’ambiente. 3 Uno scenario apocalittico, con sempre meno armonia e maggior disarmonia. Tagore intuì, già all’inizio del secolo scorso, che la tecnica, la principale invenzione dell’Homo sapiens, può influire negativamente su natura ed ambiente, qualora non sia impiegata con senno e moderazione. Tanti beni, che la natura ci dona e noi consumiamo, non sono rigenerabili; sono come una candela al vento, che si consuma lentamente, fino alla fine. Anche la Terra si consuma ed usura poco alla volta; come una candela al vento e noi seguiremo le sue sorti. < Perchè la lampada si è spenta? Le feci scudo del mio mantello per salvarla dal vento, ecco perchè la lampada si è spenta. Perchè il fiore è avvizzito? L'ho premuto al mio cuore con l'impazienza dell'amore, ecco perchè il fiore è avvizzito. Perchè il ruscello si è asciugato? Vi ho messo una diga per traverso, ecco perchè il ruscello si è asciugato. Perchè le corde dell'arpa si son rotte? Ho tentato di forzare una nota che oltrepassava il mio potere, ecco perchè le corde dell'arpa si son rotte > Rabindranath Tagore (1861-1945) 4 Dedicato a coloro, che hanno compreso: < Date acqua al ruscello assetato, ritrovate la luce perduta. Riparate le corde dell’arpa, prima che il lume si spenga. Per sempre > 5 II ATAVICHE COLPE < Il cervello dell’uomo di scienza è soltanto una piccola porzione di universo e non potrà mai contenere in sé tutto l’universo intero; di conseguenza, tra gli innumerevoli fatti che la natura ci offre, ne lasceremo da parte alcuni e ne serberemo altri> 3 Poincaré L’inquinamento dell’ambiente, da parte dell’uomo, iniziò molto prima di quanto si creda. Iniziò già nell’era neolitica, mentre noi continuiamo a dipinger di rosa il passato, preferendo demonizzare il presente e il futuro. Fuliggine e gas, emanati da legna e torba nei focolari a cielo aperto di grotte, accampamenti e villaggi preistorici, avranno sicuramente irritato occhi e naso, pelle e gola, lingua e palato di ogni vivente, ma i primi a soffrirne, furono donne e bambini. I soggetti più vulnerabili. Con l’aumento demografico, assieme alla crescita degli allevamenti, dell’agricoltura e delle attività artigianali e industriali, aumentarono tutti i consumi; dall’energia ai minerali, dagli alimenti all’acqua. 4 Nel contempo, aumentarono la densità della popolazione e divennero più abituali i contatti con gli animali addomesticati. Si acuì così il rischio di contagio uomo/uomo ed animale/uomo e divennero più frequenti le infezioni delle vie respiratorie ed intestinali. Quest’ultime, quasi sempre dovute a carenza d’igiene e cibi contaminati. Nell’era moderna, l’industria chimica ha moltiplicato i prodotti sintetici, destinati ad usi ed impieghi svariati, 5 eppure per la maggioranza di queste sostanze, con le quali veniamo giornalmente in contattto, noi non disponiamo di dati rassicuranti. Tossicità e biodegradabilità, capacità di bioaccumulo, persistenza ed impatto ambientale, restano un punto interrogativo, mentre, 3 Poincaré < La Scienza e l’ipotesi > (1902); < Il valore della scienza > (1907) Bruno J.R.Nicolaus <Riflessioni sul rapporto uomo-natura e su di una nuova teoria dell’aggressività > in <L’arca di Noè- Le invenzioni della natura e della cultura > Collana Prometheus vol. 21 (1995) pp. 35-151 Franco Angeli Ed. (1996) 4 5 CHIMIA 2006, 60, nr.10/06,pp.641-721, www.chimia.ch ,volume dedicato a REACH (Registration,Evaluation and Authorization of Chemicals), proposta di nuova regolamentazion e chimica dell’Unione Europea, con l’intento di eliminare le carenze delle legislazioni già operanti da ca. 40 anni nei vari paesi dell’Unione e di migliorare la conoscen za dei prodotti chimici, delle loro proprietà ed impieghi, attraverso un accurato programma di screening tossico-farmacologico su oltre 100.000 prodotti. Il progetto REACH, fortemente osteggiato dalle lobbies industriali, è tuttora in discussione. 6 con l’andare del tempo, aumenta l’evidenza d’interazioni negative, da parte di questi prodotti, col nostro organismo e col sistema endocrino e immunitario. 6 A questo quadro, di per sè fosco, si può aggiungere l’azione nefasta degl’innumerevoli contaminanti metallorganici e inorganici; dei sali di piombo ed arsenico, cadmio e mercurio, nichel ed altri metalli; della miriade di molecole gassose o solide, diffuse nell’atmosfera per combustione di legna e torba, carbone, petrolio e gas naturale. Particolarmente dannosi sono il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto, il biossido di zolfo ( piogge acide), i fotoossidanti, gli idrocarburi incombusti (metano,ecc.), i derivati alogenati, i PCB, i POP, i particolati ( PM 10 e PM 2,5 frazioni fini ed ultrafini), per non parlare dei detergenti e coloranti, additivi per plastiche e vernici ed antiincrostanti, pesticidi ed erbicidi, cosmetici ed antibiotici, ormoni e così via, riversati nelle acque in enormi quantità. Ai veleni, scaturiti copiosamente dalle visceri della terra durante le eruzioni vulcaniche, si sono aggiunti, oggi, quelli genotossici prodotti dall’uomo. M olti di questi prodotti già siedono sul banco degl’imputati. L’accusa é grave e ben documentata: danni somatici irreversibili, malformazioni, rischi per le generazioni future. 7 (fig.1) 6 Bruno J.R.Nicolaus.Rodolfo A.Nicolaus <L’aggressione dell’ambiente al cervello dell’uomo> Quaderni dell’Accademia Pontaniana,Napoli 14 ( 199l ), pp. 1-55 7 Bruno J.R.Nicolaus < Malattie Molecolari > Quaderni dell’Accademia Pontaniana,Napoli 34 (2002), pp.1-118 7 III UN NUOVO CAMPO DI BATTAGLIA < Tristezze vagano innumerevoli tra gli uomini:la terra è piena di mali, ne è pieno il mare. Le malattie,le une di giorno, le altre di notte,visitano a voglia loro gli uomini,apportando la sofferenza ai mortali; in silenzio,perchè il saggio Zeus ha negato loro la parola >, Esiodo 8 <Quasi tutto ciò che distingue il mondo moderno dai secoli precedenti é attribuibile alla scienza, che ha realizzato i suoi trionfi più spettacolari nel Seicento >, Bertrand Russell La vita terrestre sarebbe nata, alcuni miliardi di anni fa, in una sorta di zuppa chimica, grazie allo scontro casuale tra alcune molecole organiche, che si erano, a loro volta, formate per caso, sotto l’influsso dei raggi del sole. La vita si é quindi evoluta, modificando a sua volta l’ambiente in maniera che ha del prodigioso. 9 Noi non siamo, quindi, che polvere di stelle e figli del caso. I tempi relativamente lunghi, di questo processo evolutivo, hanno permesso agli organismi viventi un graduale e progressivo adattamento alle mutevoli condizioni ambientali, con la formazione di adeguati meccanismi di difesa. 10 Grazie a questa capacità di reazione, l’uomo è riuscito a sopravvivere alle innumerevoli calamità naturali incontrate lungo la strada; a terremoti e maremoti, inondazioni, siccità e glaciazioni, carestie ed eruzioni vulcaniche, scontri con asteroidi, catastrofi ecologiche e pestilenze.11 Questa 8 Esiodo,< Opera et dies> 100-104 Bruno J.R.Nicolaus e Giorgio Tangorra < Dalle Stelle al Pensiero > Atti Accademia Pontaniana, Napoli LI (2002), pp.325-349 9 10 11 J.E.Lovelock <GAIA-Nuove idee sull’ecologia > Bollati Boringhieri 1981 F.Ramade <Catastrofi ecologiche> McGraw-Hill Libri Italia 1989 8 situazione complessiva non sembra esser molto migliorata col tempo; essa pare piuttosto deteriorata, anche a causa dell’insorgenza di svariati fattori. Tra questi: 12 • Diffusione nella biosfera di nuovi agenti chimici potenzialmente tossici; • Rapidità/frequenza (ritmo) della diffusione, tale da non permettere la messa in atto di meccanismi biologici di difesa tempestivi, i quali richiedono tempi lunghi; • Esplosione demografica e sovraffollamento; • Aumento della popolazione anziana più vulnerabile; • M odifiche dell’ambiente a seguito di interventi antropici (disboscamento delle 13 foreste, attività mineraria, allevamenti e colture intensive, consumi energetici, effetto serra) e naturali ( aumento della temperatura, desertificazione, alluvioni); • Diffusione di germi patogeni (virus, batteri, protozoi, funghi); • M odifiche drastiche degli stili di vita ( alimentazione, farmaci, droghe illecite e lecite tra cui alcol e fumo ). Oggi, l’Homo sapiens si trova su di un nuovo campo di battaglia, costretto a fronteggiare un nuovo processo di autodistruzione, al quale partecipano molteplici agenti chimici e fisici. C’imbattiamo in molecole patogene, radicali liberi endogeni ed esogeni, composti metallorganici, medicinali e droghe illecite, ma anche radiazioni di varia frequenza: una miscela tossica la quale aggredisce tuttti gli organismi viventi e di preferenza quelli anziani, più vulnerabili. 14,15 Sono tanti gli organi bersaglio di questo cocktail micidiale, ma maggiore preoccupazione desta il cervello, il quale, per 12 Lester R.Brown <State of the World 2000 > SEPS Ed.Ambiente,2000. James Lovelock <The revenge of Gaia> Penguin ed. UK, (2006) Nel corso degli ultimi millenni, la specie umana si è moltiplicata in modo esponenziale,ha tagliato le fo reste,ha scavato la terra,si è messa a b ruciare le eno rmi riserv e di carbonio immagazzinat e sotto terra, riempiendo l’atmos fera di gas serra, rimossi con sempre m aggiore di ffi coltà dal mondo veget ale, anche a causa del prog ressivo danneggi amento dell’ habitat naturale. Il risultato è il riscaldamento glob ale che non potrà più essere fermato una volta che l’atmos fera conterrà ca.500 ppm di CO2 (attualmente 380 ppm con un incremento annuo di 2-3 ppm/anno). 13 14 Bruno J.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale, neuro e psicopatie,genesi e sviluppo alla luce della chimica patologica > Atti dell’Accademia Pontaniana,Napoli XLVII (1998),pp.245-271 15 Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC dell’ONU (2007), nel prossimo ventennio si registrerà un riscaldamento globale medio alla superfi cie di ca. 0,2°C per decennio. L’ondata di calore dell’estate 2003 ha provocato in Italia 15000 decessi in più rispetto all’anno precedent e. Sono state colpite in particolare persone anzian e e so fferenti di svariate patologie tipiche della senescen za, come malattie cardiache, respirato rie e del sistema nervoso centrale (Parkinson,Alzheimer).L’anziano è più sensibile del giovane al colpo di calore avendo minori capacità ad attative allo stress termico, essendo inoltre affetto da più malattie e soggetto all’azione concomitante e talora dannosa di svariati farmaci assunti contemporaneam ente per di fferenti patologie (polifarmacia). 9 struttura e funzionalità, è più 16 sensibile agli agenti chimici esterni.17 Vi sono poi, ulteriori motivi per temere che l’equilibrio patocenetico globale, 18 sia prossimo ad un’ulteriore rottura. L’azione congiunta di tutti questi agenti, potenzialmente pericolosi, causa seri danni al nostro organismo ed in alcuni individui sono già state registrate modifiche occasionali o durature dei comportamenti, imputabili all’azione di sostanze tossiche. 19 Non è chiaro, se ed in quale misura questi danni cerebrali siano reversibili o irreversibili e tramandabili alle generazioni future. Rotture 20 della patocenosi sono già avvenute in passato con conseguenze funeste, ma rimediabili. D’altronde, l’odierna concomitanza di tanti fattori negativi, come entità, complessità, diffusione e velocità di progressione, rendono più precarie le possibilità dell’Homo sapiens di uscire indenne dall’ imminente catastrofe. Nel presente lavoro, abbiamo cercato di approfondire questa problematica, partendo da due prospettive non sempre coincidenti, quella umanistica e quella biochimica e concentrando in un appendice i dettagli tecnici, già trattati in altri lavori. Le scienze esatte dovrebbero essere, infatti, conciliabili con le discipline umanistiche, mentre i risultati di tecnica e scienza richiedono un’ interpretazione olistica, in grado di trascendere i limiti di uno stretto riduzionismo. D’altra parte, ci sembra ovvio, che la scienza della conoscenza non possa e non debba ignorare la validità universale dell’approccio sperimentale, sancito da Galileo. Da questo percorso, sono emerse interessanti similitudini, ma anche stridenti contrasti, tra certi comportamenti dell’uomo preistorico e quelli dell’uomo moderno; discrepanze, queste, non sempre interpretabili, in chiave puramente neurochimica o sociologica. 16 Bruno J.R.Nicolaus <Risucchiati dal vortice oscuro-Riflessioni sulla chimica patologica e la neurobiologia del suicidio > Atti dell’Accademia Pontaniana, Napoli XLVIII (1999), pp.199-231 17 Bruno J.R. Nicolaus <Eutanasia del dolore e della coscienza-Riflessioni sulla rivoluzione biomedica e sul dilagare di droga e violenza > Atti dell’Accademia Pontaniana, Napoli (1997),XLVI, pp.379-411 18 Per patocenosi, si intende l’insieme di condizioni patologiche caratteristiche di una determinata popolazione in una determinata epo ca; ovvero: l’interazione e l’influenza di una malattia o di un gruppo di malattie si riflette sulla frequ enza e sulla distribuzione delle altre malattie nella medesima popolazione: <la patocenosi è un insieme di stati patologici che sono presenti all’interno di una determinata popolazione in un momento dato [...].La frequenza e la distribuzione di ogni malattia dipendono,oltre che da diversi fattori endogeni ed ecologici,dalla frequenza e dalla distribuzione di tutte le altre malattie. La patocenosi tende ad uno stato di equilibrio [...] in una situazione ecologica stabile.> M.D.Grmek, < Le malattie all’alba della civiltà occidentale> Il Mulino, Bologna (1985). 19 Bruno J.R.Nicolaus < La cultura dell’inganno > Quaderni dell’Accademia Pontaniana, Napoli 21 (1997), pp.1-85 20 L’equilibrio della patocenosi venne rotto varie volte nel lontano passato ad opera dell’uomo: milioni di anni fa con l’adozione della cacci a sistematica,con la macellazione delle carni e l’impiego delle pelli degli animali uccisi; centomila anni fa a seguito delle migrazioni dal continente africano verso territori a differente clima ed ecosistema; diecimila anni or sono fino al recente pass ato, grazie alla rivoluzione agricola, alla diffusione di allevamento ed agricoltura, alla progressiva urbanizzazion e, alle migrazioni dei popoli provenienti dall’Asia nell’alto Medioevo, alla scoperta delle Americhe, fino alla globalizzazion e del pool dei germi patogeni realizzata nell’ultimo millennio.Comparvero e si diffus ero così, a macchia d’olio, nuove malattie infettive a trasmissione animale-uomo e uomo-uomo, tra le quali tubercolosi, lebbra, peste, sifilide, tifo, vaiolo, colera, influenza, poliomielite, ecc. e recentemente AIDS. 10 IV DISS ACRAZIONE PROGRES S IVA <..Non vi è nè fisiologia nè patologia distinte, solo esiste una scienza della vita, e dei fenomeni della vita, che si tratta di spiegare tanto sul piano patologico che su quello fisiologico..>. Claude Bernard Secondo un’interpretazione strettamente biochimica, ogni organismo vivente é un’unità biologica complessa, costituita da parti più semplici, finalizzata all’utilizzazione dell’energia dell’ambiente circostante. Si tratta di una sorta di sfida all’universale incremento di disordine ed entropia, sfida che troverà il massimo trionfo nella realizzazione della mente umana. Nell’organismo sano, i fenomeni vitali sono armonizzati fisiologicamente ed ogni rilevante turbativa dell’equilibrio è interpretata e definita come malattia; una condizione trattata nei suoi aspetti evolutivi, prognostici e terapeutici dalla clinica medica, la quale é in grado di formulare un’interpretazione integrata dei meccanismi morbosi, partendo a sua volta dalla fisiopatologia. Vivendo in un ambiente mutevole ed aggressivo, l’organismo tende sia ad adattarsi sia a difendersi dagli agenti esterni dai quali è minacciato, attraverso molteplici meccanismi esogeni ed endogeni, come quelli: • fisici (lesioni elettriche, termiche, radiazioni ionizzanti, traumi a seguito d’incidenti della circolazione, fratture, compressioni, emorragie, ecc.), • biologici (batteri, virus, parassiti, abitudini nutrizionali e stili di vita inadeguati), • chimici (fumo attivo e passivo del tabacco), gas nocivi dalla combustione di motori a scoppio, di legna e carbone, esposizione ripetuta ad alcol, droghe, medicinali ed altri agenti chimici mutageni e carcinogeni). *** La definizione di stato di malattia o salute ha subito interpretazioni alterne durante la storia ed è mutata seguendo il progredire dello scibile medico, del pensiero filosofico e della sensibilità 11 religiosa e sociale. Per l’Organizzazione M ondiale della Sanità, la condizione salute/malattia é semplicemente uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo assenza di malattia od infermità. 21 Pur convenendo, che non esista un confine netto e quantificabile tra salute e malattia, secondo questa definizione, prevale una zona grigia, nell’ambito della quale la condizione del singolo individuo è interpretata soggettivamente, sulla base di situazioni particolari e fattori socioambientali. 22 Le malattie, nelle quali incorriamo sono, generalmente, conseguenza dell’interazione tra bagaglio genetico del singolo ed ambiente. Ad un estremo, abbiamo quelle ereditarie (monogeniche), come l’emofilia o la fibrosi cistica, causate da alterazioni (mutazioni) di specifici geni; all’altro estremo quelle da cause ambientali, quali i traumi da incidenti. Le malattie umane più diffuse, quelle complesse, si collocano invece nel mezzo dei due estremi e sono causate dall’azione combinata di fattori ambientali e genetici (p.e. malattie cardiovascolari e neurologiche, tumori, diabete, ecc.). Il concetto di salute é cambiato storicamente, adattandosi al decorso delle singole malattie, il quale, a sua volta, si é vistosamente evoluto nel tempo.23 Più appariscenti, sono i mutamenti nel decorso di varie malattie infettive; alcune di queste, secoli addietro, portavano a morte in pochi giorni, mentre oggi sono divenute benigne, o quasi. Varie malattie multifattoriali, particolarmente soggette ai mutamenti ambientali antropici, sono invece aumentate di virulenza, nell’era moderna. 24 Le malattie infettive 25 hanno imperversato fino agl’inizi del XIX secolo, causando assieme ad indicibili sofferenze una vera e propria ecatombe, in una società ignorante dei concetti più elementari di profilassi e terapia e del tutto impreparata ad affrontarli. Gli antichi Greci non riuscivano a credere, che le malattie fossero retaggio dell’uomo fin dagli inizi e cioè dalla sua comparsa sulla terra. Una visione così pragmatica contrastava con lo spiccato senso 21 < A state of complete physical, mental and social well-being and not merely the absence of disease or infirmity> Definizione ambigua, che non considera in maniera esplicita le malattie asintomatiche, notoriamente ampiamente diffus e, prestandosi a svariate interpret azioni. 22 Qualcuno con febbre a 38-39°C, considerato malato nella vita quotidiana civile, in regime militare verrebb e tranquillamente considerato idoneo al servizio attivo e spedito al fronte. 23 Una sifilide di oggi è diversa da quella di ieri ed ancora molto di più da quella del XVI secolo, la quale per violenza ed esito spesso letale, assomigliava piuttosto ad una violenta malattia virale come il vaiolo. Anche la virulenza di molte malattie infantili, come morbillo, varicella,difterite,scarlattina,pertosse,parotite,rosalia è diminuita rispetto al passato. 24 Felice d’Onofrio, Umberto de Fanis < Aspetti comportamentali: fattori di rischio > Atti Accademia Pontaniana,Napoli Vol.LV (2006),p. 297 : <Studi epidemiologici hanno evidenziato che alcuni fattori ambientali,come l’alimentazione,il consumo di alcolici,il tabacco,l’attività fisica e lo stile di vita sono responsabili di almeno il 75-80% delle affezioni tumorali negli Stati Uniti. Recentemente è stato anche dimostrato che l’eliminazione di alcuni di questi fattori,quali fumo ed alcol, e la correzione di altri, quali abitudini alimentari e sedentarietà,potrebbero ridurre notevolmente l’incidenza delle patologie tumorali >; cfr.anch e R.Doll,R.Peto J.Natl.Cancer Inst. 66,1191 (1981) e S.Curry,T.Byers,M.Hewitt (edts.) < Fulfilling the potential of cancer prevention and early detection > Washington DC, National Academies Press 2003 25 M.D.Grmek, loc.cit.; R.Dubos, <The evolution of infectious diseases in the course of history > Canad.Med.Ass.J. LXXIX(1958 ) pp.445-451; A.Cockburn < The evolution and eradication of infectious diseases > John Hopkins Press, Baltimore 1963; G.Cosmacini <Le spade di Damocle> Laterza Ed. 2006. 12 di giustizia del popolo ellenico, il quale era culturalmente predisposto a sentirsi colpevole di tutti i malanni ed a credere nell’assoluta bontà degli dei: <La razza umana viveva un tempo sulla terra appartata e al riparo dalle pene, dalla dura fatica, dalle malattie, che recano la morte agli uomini. Ma la donna sollevando con le sue armi il grande coperchio della giara, le disperse per il mondo e tristi cure preparò agli uomini. Solo la Speranza rimaneva, ferma dentro la sua infrangibile prigione, senza oltrepassare le labbra della giara, e non se ne volò fuori perchè Pandora aveva già richiuso il coperchio,per volontà di Zeus>. 26 Terminato il periodo classico e fino alla fine del M edioevo, la dimensione della malattia si ridusse a puramente fisica; uno stato che desta ribrezzo, che si vede, si tocca, si odora. Per evitare il contagio, si preferiva isolare l’appestato, il lebbroso, il malato più grave, abbandonandolo al suo triste destino. Solo successivamente, si passò a trattamenti caritatevoli e ad isolamenti razionali, fino a segregare i malati in appositi lazzaretti, affidati alle cure di religiosi votati all’estremo sacrificio. Nulla si sapeva ancora delle modalità del contagio, seppure qualcuno avesse osservato, che i morbi si diffondono più facilmente nei quartieri poveri, laddove l’igiene è ignorata ed il popolino vive in promiscuità. E’ in quest’ambiente, che si forgerà il concetto di malattia classista, quella che si accanisce su deboli e poveri, marchiando i portatori del morbo con l’accusa più infame, quella d’essere un untore.Sarà necessario aspettare fino al secolo XIX, per capire che la differente morbilità, tra classi abbienti e indigenti, è solo conseguenza di stile di vita ed igiene. Da questa nuova filosofia, emergeranno due concetti innovativi per il mantenimento della buona salute: alimentazione sostanziosa ed igiene accurata. Si scoprirà o meglio si riscoprirà, che educare con cura e pazienza, è meno gravoso e costoso, dell’infierire sul cittadino, quando é oramai troppo tardi.27 Nel XVII secolo, Harvey (fig.2) illustrò il meccanismo della circolazione sanguigna con gran dovizia di particolari; meccanismo già scoperto od intuito nel più lontano passato, ma non adeguatamente descritto. La dimostrazione di questa nuova dinamica ebbe conseguenze teoriche e pratiche imprevedibili e diede grande impulso alle arti mediche. Un processo molto fruttuoso, ma che si rivelerà lungo e complesso, viziato da sviste ed errori, reso tortuoso dalla mancanza di un valido approccio sperimentale, dalla prevalenza di dogmi, credenze e superstizione. Fra gli errori/orrori medici più madornali dell’epoca, spicca la moda, assai diffusa, di trasfondere, all’uomo, sangue da montoni ed arieti vivi e vegeti, con l’intento di trasferire col sangue la proverbiale virilità di questi animali. A queste assurdità seguirono altre tragedie, fino ad umanizzare 26 27 Esiodo, Opera et dies,90-100 Henry E. Sigerist <A history of medicine > Oxford University Press 1961 13 il processo e a trasfondere sangue d’efebi sani a ricchi adulti ed anziani. Ne risultarono ulteriori disastri. Solo molto più tardi, si scoprì, infatti l’esistenza ed incompatibilità dei gruppi sanguigni. Nella seconda metà del ‘700, < mens sana in corpore sano >, una vecchia massima romana divenne la bandiera trainante dei ceti più poveri. Irrobustimento fisico ed alimentazione più ricca, stili di vita spartana ed ambiente di lavoro più salubre, divennero elementi vincenti della nuova casta in ascesa. Si comprese, che l’aria pesante delle città, assieme a nebbia e foschia, la mancanza di sole, di luce ed i tanti miasmi sono fatali a bambini ed adolescenti ed altrettanto dannosi per adulti ed anziani. Di pari passo, divenne evidente che sono anche nocive le emanazioni, i gas e i vapori nei luoghi di lavoro, spingendo gli architetti ad una svolta radicale e all’adozione di criteri igienici e sanitari adeguati. Nel primo secolo d.c. Plinio il Vecchio e Vitruvio erano già giunti ad analoghe conclusioni, correlando nocive condizioni di vita alla salute. Essi riconobbero, che il lavoro manuale, svolto a cielo aperto nelle strade e nei campi e quello eseguito al riparo in abitazioni e botteghe, ha conseguenze diverse per la salute. Vitruvio, da buon architetto, elaborò capitolati molto dettagliati per l’edilizia urbana e rurale. 28 Sfortunatamente, questi furono tenuti in poco conto, da costruttori e politici corrotti, fino a cascare nel dimenticatoio. 29 *** Nel mondo omerico, la morte era interpretata come dissoluzione dell’integrità del corpo e fuoriuscita dell’anima, secondo quattro modalità: -morte per atto violento evidente (sacrificio,incidente,battaglia), -morte a seguito di sfinimento per malattia, -morte improvvisa senza motivo visibile, -morte da dolore Nelle descrizioni storiche, predomina la morte tragica e violenta, quella che è più adatta alla descrizione poetica ed ha il pregio di un rapporto diretto tra causa ed effetto, ben visibile a tutti. La morte improvvisa restò invece avvolta da un alone di mistero e fu interpretata come conseguenza della collera divina, alla stregua di una punizione estrema. Le sofferenze conseguenti a malattia erano temute, in particolare quelle da lunga degenza, quelle che prostrano corpo e mente, quelle che costringono ad insostenibile immobilità. Queste condizioni invalidanti erano più che ostiche alla mentalità epica di greci e romani, al punto da farli invocare e implorare una morte violenta, perfino dolore o tortura, purché veloce e sicura. Da questo pragmatico approccio, potrebbe essere nata 28 Plinio mise in guardia la cittadinanza contro l’impiego delle tubature di piombo per l’acqua potabile, intuendone la tossicità. Vitruvio descrisse la costruzione di condotti in ceramica al posto di quelli di piombo. Ambedue le “Cassandre” restarono inascoltate ed il saturnismo dilagò nella Roma imperiale. 29 J.Carcopino <La vita quotidiana a Roma,all’apogeo dell’Impero > Laterza Ed.1993; L.Perelli <La corruzione politica nell’antica Roma > Rizzoli Ed. 1994; P.Fedeli <La Natura violata-Ecologia e mondo romano > Sellerio Ed. 1990 14 l’idea e quindi la prassi dell’eutanasia, mentre la morte da sofferenza del cuore e dello spirito, ha mantenuto, fino ai tempi moderni, caratteristiche d’universalità ed immortalità. Così Anticlea declamava ad Ulisse, più di tremila anni fa: <Non è l’abile arciera Artemide che mi ha abbattuto nel palazzo con le sue dolci frecce; e nemmeno una malattia che induce la vita (thymòs) ad andarsene per la spaventosa consunzione della carne. I dolori e le ambasce, o nobile Ulisse, la tenerezza per te mi hanno strappato la vita 30 (thymòs) dolce come il miele > . L’atteggiamento dell’uomo verso la morte subitanea ed inaspettata, quella improvvisa e fulminea, la mors repentina et improvisa, ictus fulminis di Cicerone o apoplexia dei greci, ha anche subito modifiche radicali nell’arco dei tempi, seguendo gli sviluppi tortuosi di etica e scienza. Auspicata e benedetta da Omero, maledetta nella tradizione cristiana, dato che priva il morente della possibilità del pentimento in extremis, la morte improvvisa é considerata, ancor oggi, un regalo del fato. 31 La progressiva dissacrazione della vita, avviata molti secoli fa, é proseguita con lo sviluppo delle culture, contribuendo ai progressi della scienza moderna: • la dissacrazione della malattia consentì, alla scuola ippocratica, di derubricare il male sacro, l’epilessia, a malattia funzionale di un organo, il cervello; • la dissacrazione del cadavere umano permise, alla scuola alessandrina ed a Vesalio più tardi, di praticare impunemente la dissezione dei morti, ponendo le basi dell’ anatomia moderna; • la dissacrazione della prevenzione fece sì, che la vaccinazione con pus vaccino ( cow-pox) fosse ampiamente adottata, nonostante l’anatema di non contaminare il corpo umano con quello animale:<non minotaurizzare gli esseri umani> ; • la dissacrazione del corpo umano ha spianato la strada ai trapianti d’organo, alla creazione di organi animali umanizzati ed infine allo studio ed impiego di cellule staminali. 32 Fin dal secolo dei lumi, la dissacrazione della vita ha contaminato le culture, dilagando su tutto il pianeta; ha contribuito alla demitizzazione di valori fondamentali, che erano stati alla base della cultura mediterranea. Ne é conseguito un indebolimento delle strutture sociali e del singolo individuo, oggi più fragile e inerme, più vulnerabile all’incantesimo dei paradisi artificiali. E’ da quì, che sarà molto facile e breve il salto a stili di vita malsani ed al consumo smodato di droghe lecite e illecite. 30 Omero <Odissea> XI, 198-203 31 Giorgio Cosmacini <Le spade di Damocle> Laterza Ed. (2006). Bruno J.R.Nicolaus < Verso il futuro, a piccoli passi > Atti Accademia Pontaniana,Napoli vol.L (2001) pp.394-400. 32 15 V MED ICINA TEURGICA, TRIONFO DELLA S UPERS TIZIONE < Venne in odio agli dei Bellerofonte: solo e consunto da tristezza errava pel campo Aleio l’infelice e l’orme dei viventi fuggìa > 33 Il comportamento anomalo di un individuo non era considerato, una volta, alla stregua di vera malattia, ma era guardato con diffidenza e sospetto.34 Esso era interpretato come manifestazione negativa di forze sovrannaturali, come perdita del favore della divinità, come presenza di spiriti maligni, che avevano invasato i malcapitati, impadronendosi della loro personalità. Emblematico è il caso di Bellerofonte, eroe afflitto dal male oscuro, la depressione, così magistralmente descritta da Omero, quale persecuzione divina. Trattandosi più di colpa che di malattia non c’era valida cura. L’unica alternativa era la punizione, inflitta nelle maniere più disparate e crudeli nei vari paesi, secondo la loro cultura. La pena minore poteva consistere nel pestaggio e nell’ abbandono del malcapitato al proprio destino; molto peggiori erano i riti religiosi, elaborati ad hoc, da stregoni, inquisitori e sciamani. La disponibilità dei supplizi era vastissima ed indicava di essere frutto di menti fondamentaliste e talora sadiche. Secondo il manuale degli Inquisitori, i supplizi spaziavano dalle applicazioni di ferri roventi alle fiamme dei roghi, da ruote, tavoli e perni, fino ad altri raffinati strumenti, fino, ultima ratio, alla trapanazione del cranio, al fine di scovare e scacciare il maligno. Per quasi un secolo, durante l’imperversare di stregoneria e inquisizione, pazzia, deliri e crisi epilettiche furono considerati fenomeni epidemici, dai quali guardarsi. Dis graziati, coloro che sopravvissero alle crisi del male. Essi furono trattati come eretici, furono incarcerati o relegati in siti segreti, per evitare il contagio dal morbo tanto temuto. I medici del Nilo avevano classificato, già dal tempo dei faraoni, depressione ed altre sindromi mentali, tra i fenomeni patologici naturali, mentre Ippocrate (V° sec.a.C.) ne riconobbe due caratteristiche peculiari, la stagionalità e la periodicità: < Io non credo che tale malattia [la malinconia] sia più divina o sacra di altre malattie, ma al contrario essa ha caratteristiche specifiche e una causa definita. Cionostante, poichè essa è 33 34 Iliade,canto VI H.E.Siegerist < A history of medicine > Oxford Univ.Press (1987) 16 completamente diversa da qualsiasi altra,è stata considerata frutto di intervento divino da parte di coloro che la vedono con ignoranza e stupore > Sempre Ippocrate intuì che la sede dell’affettività e di ogni manifestazione mentale è il cervello: Egli, per primo, tentò di separare la medicina, scienza empirica, dalla filosofia, dottrina squisitamente morale: <Bisogna che gli uomini sappiano che da null’altro si formano i piaceri e la serenità e il riso e lo scherzo se non dal cervello, e così i dolori, le pene, la tristezza e il pianto.E sopratutto grazie ad esso pensiamo e ragioniamo e vediamo e udiamo e giudichiamo sul brutto e sul bello, sul cattivo e sul buono, sul piacevole e sullo spiacevole...Ed è causa del cervello stesso che impazziamo e deliriamo, e ci insorgono incubi e terrori...e insonnia e smarrimenti strani, e apprensioni senza motivo, e incapacità di comprendere cose consuete, e atti aberranti. E tutto ciò soffriamo per via del cervello,quand’esso non è sano.> Sulle orme della scuola ippocratica, Plutarco descrisse, con brillante spirito di osservazione, maestria di espressione e stupefacente attualità, la sintomatologia della depressione: 35 <Quando un uomo è depresso ogni minimo malessere è ingrandito dagli spettri paurosi della sua ansietà...Guarda se stesso come un uomo che gli Dei odiano e perseguitano nella loro ira...Il medico e l’amico consolatore vengono allontanati...Siede fuori della porta avvolto in tela di sacco o stracci...Di tanto in tanto si trascina nudo nello sporco a confessare questo o quel peccato...Vegli o dorma,è inseguito dagli spettri della sua angoscia...Sveglio non fa uso della ragione,addormentato non ha tregua nelle sue paure...La sua ragione sonnecchia sempre e le sue paure sono sempre sveglie.In nessun luogo trova scampo dai terrori immaginari >. *** Il popolo cinese eccelse nello studio della medicina, realizzò medicamenti e raffinate tecniche d’intervento per svariate patologie, tra le quali si distinse l’agopuntura. Quest’ultima, con le piante e la moxabustione formò la base di un’approccio terapeutico, rimasto immutato per secoli. La visione cinese della fisiologia rimase, invece, a uno stadio primitivo, al punto da ignorare totalmente il cervello e le sue funzioni. Nel Nei Ching ( canone di medicina interna ), l’Imperatore Giallo Huang Ti (ca.2600 a.C.) proclamava: 35 Serena Zoli e Giovanni B.Cassano <E liberaci dal male oscuro> Longanesi (1993). 17 <Il cuore è il Re, i polmoni sono i suoi ministri,il fegato è il suo generale e la cistifellea il suo procuratore,mentre la milza è il maggiordomo addetto ai cinque sensi; infine le tre cavità ardenti, torace, addome e bacino si occupano dell’eliminazione delle scorie.> Si definiva inoltre che <il cuore è la sede della felicità e forma il sudore; il fegato è sede della collera e forma le lacrime; il polmone è sede del dispiacere e produce le secrezioni viscerali; i reni sono sede della paura e producono la saliva, mentre la milza è la sede del pensiero >. Lacuna impressionante, considerato che la civiltà cinese raggiunse alti livelli in vari campi dello scibile umano: dall’ architettura all’edilizia civile e militare (grande muraglia), dalle costruzioni navali, all’arte del navigare (bussola), dall’ invenzione della carta e della scrittura (ideogrammi) a quella della polvere da sparo, dalle coltivazioni agricole agli allevamenti di bestiame, alla scelta di alimenti appropriati e all’arte culinaria, e a tantissimi altri. Secondo l’insegnamento di Confucio, il corpo umano era considerato sacro e non poteva essere toccato impunemente.36 E’ verosimile, che l’eccessiva ottemperanza a questa massima e la totale obbedienza ad un sistema politico-sociale gerarchico e conservativo, abbiano contribuito a frenare ulteriori approfondimenti in fisio-patologia, che avrebbero inevitabilmente condotto ad interventi invasivi. I risultati ed i limiti di questa grande civiltà aiutano a rivalutare, nella sua giusta dimensione, la civiltà greca, la quale, per prima, fu capace di rompere con certe tradizioni radicate, di superare vecchie frontiere ed iniziare la grande avventura dell’era moderna. *** Accanto alle tre grandi civiltà fiorite lungo il Nilo, il Tigri e l’Eufrate, c’era una terza civiltà, più o meno contemporanea a quelle egiziane e mesopotamiche, quella degli abitanti della valle dell’Indo. Questa si estendeva dalla catena dell’Himalaya sino al mare Arabico, in una vastissima area, con almeno una dozzina di centri abitati e villaggi. Il più antico e più brillante periodo della medicina indu iniziò attorno al 1500 a.C. dopo che essi invasero il Punjab, fino a toccare l’apice nel successivo periodo brahmanico. I medici indiani eccelsero nella chirurgia e si avvalsero di una farmacopea mirabile, per qualità e varietà di farmaci. 37 Le descrizioni dell’ Ayur Veda sembrano avvalorare l’ipotesi, secondo la quale gli antichi Indu avessero compreso la circolazione del sangue, molti secoli prima della scoperta attribuita ad Harvey, come pure la correlazione tra punture di zanzara e malaria e fra la presenza di topi ed epidemie di peste. Queste sorprendenti intuizioni 36 <..Le dame dell’antica Cina non potendo esporsi spogliate alla visita del medico,possedevano una statuina sulla quale indicavano i punti dolenti..> 37 La medicina Indu presenta una curiosa incongru enza:il suo punto di forza era la chirurgia, quello debole l’anatomia, sulla quale dovrebbe invece bas arsi una buona chirurgia. Sezionare le salme era considerata una pro fan azione. 18 rivelano una logica profonda, tesa ad individuare e correlare oggettivamente causa ed effetto; approccio tipico di quello che sarà il pensiero occidentale nei secoli a venire.Nonostante questi successi iniziali, la medicina indu rimase schiava delle proprie credenze e non fu in grado di realizzare e tramandare una valida interpretazione del ruolo e della funzione del cervello, che rimase, per loro, un organo di secondaria importanza. *** Circa 6000 anni fa, ai primordi della storia e molto prima dell’avvento della civiltà mediterranea, in M esopotamia fiorì la civiltà dei Sumeri, i quali hanno lasciato la più antica testimonianza della medicina occidentale, sotto forma di tavolette d’argilla incise in caratteri cuneiformi, ritrovate nell’antica capitale Ninive. I Sumeri scomparvero attorno all’anno 2000 a.C.e la loro cultura fu assorbita dagli Assiri e Babilonesi, che furono grandi cultori di astronomia ed ai quali spettò il compito di perfezionare le pratiche medico-teurgiche dei loro predecessori. Dalle tavolette di Ninive, si ricava un quadro affascinante dello stato della medicina, degli interventi e terapie, dei compiti e doveri dei medici, della loro organizzazione sociale e della fisiologia del corpo umano: < il sangue era il generatore della funzione vitale ed il fegato il centro di raccolta del sangue e sede dei fondamenti della vita >. Nel codice di Hammurabi, sono elencati in dettaglio i compiti operativi dei medici, come pure svariate patologie, medicamenti e trattamenti terapeutici.Esemplare e drammatica nella sua lapidarietà, la descrizione di un paziente affetto da probabile tubercolosi polmonare: <Il malato tossisce spesso,la sua saliva talvolta contiene sangue,la respirazione è come il suono di un flauto.La sua carne è fredda,ma i suoi piedi son caldi.Egli suda molto e ha il cuore in tumulto >. I medici-sacerdoti erano responsabili, di fronte agli Dei, del benessere dei propri pazienti, mentre i chirurghi dovevano rendere conto del loro operato allo Stato, venendo puniti in caso di malasanità. Nei casi più flagranti, alle ovvie pene pecuniarie, si aggiungevano quelle corporali, fino all’ amputazione di dita e mani e talvolta decapitazione. (fig.3) La medicina delle civiltà mesopotamiche fu condizionata dallo studio dell’astronomia. Questa permise di correlare il movimento degli astri alle stagioni ed il loro mutare a disturbi somatici ricorrenti. La passione per l’astronomia, generata dalla primitiva curiosità dell’uomo, invece di evolversi in un approccio scientifico e razionale, degenerò nel culto dell’astrologia. I Sumeri finirono così col credere, che la sorte dell’uomo fosse determinata dagli astri, fin dalla nascita, precipitando nel baratro della superstizione. Non sorprende quindi, che nulla ci sia stato tramandato da essi sulla funzione del cervello. 19 *** 38 M entre gli Assiri ed i Babilonesi consideravano il fegato il grande motore, per gli antichi Egizi la respirazione rappresentava la principale funzione vitale, mentre il cuore era il centro della circolazione. Coerentemente con la constatazione, che chi muore esala l’ultimo respiro, gli Egizi erano convinti che la circolazione fosse determinata dalla respirazione e non viceversa. Durante i suoi molteplici viaggi, Erodoto descrisse luoghi e costumi dei popoli della Valle del Nilo, soffermandosi con dovizia di dettagli sulla loro medicina, dalla quale era rimasto impressionato per la professionalità degli operatori e l’alto livello di specializzazione: < la medicina è regolata in modo che ogni medico curi una sola malattia, sicchè l’Egitto è pieno di medici; ci sono medici per gli occhi, altri per la testa, altri per i denti, altri per il ventre e altri ancora per le malattie occulte >. I medici occupavano una posizione sociale privilegiata e venivano pagati dallo Stato, garantendo ai pazienti un’ assistenza gratuita. La farmacopea, sempre ci racconta Erodoto, 39 era ricca di rimedi a base di prodotti naturali come cipolla, olio di oliva, olio di ricino, lievito, semi di lino, oppio, miele, birra, cicuta, aglio, ecc. I medicamenti venivano allestiti, secondo ricette segrete, da medicisacerdoti e non da farmacisti, come in altri paesi limitrofi. Formulati in preparazioni raffinate, alcune di queste sono state riprese, rielaborate e trasformate in farmaci dell’era moderna. Colpisce la varietà delle antiche presentazioni farmaceutiche, 40 che spazia da pillole e cialde per via orale a supposte e clisteri per via rettale, da unguenti e cataplasmi per uso topico a soluzioni e sospensioni per inalazione. Forme farmaceutiche e vie di somministrazione, che, con opportuni aggiornamenti, sono in auge tuttora. La somministrazione di questi medicamenti, formulati su base empirico-razionale, veniva soverchiata dai rituali magici, ritenuti fondamentali al fine della guarigione. La medicina di quei tempi era viziata da un approccio iniziatico, che aveva, come obbiettivo fondamentale, la liberazione dell’infermo dal demonio. 41 Il medicamento non era la pallottola magica che lenisce ogni male, ma solamente un tassello nel grande mosaico della magia. Traguardi analoghi venivano perseguiti dalle trapanazioni del cranio, eseguite senza giustificazione oggettiva, sia dai vecchi egizi sia da altre popolazioni, e che vengono tuttora spacciate da cronisti superficiali, come chirurgia d’avanguardia. 38 Ange-Pierre Leca <La mèdecine èg yptienne au temps des pharaons> Edit.Roger Dacosta, Paris (1983) Erodoto < Storie >,traduz.ital. a cura di L.Annibaletto,Milano(1982) 40 B.Ebbel <The papyrus Ebers>,Copenhagen (1937) 41 D.Meeks,Ch.Favard-Meeks <La vita quotidiana degli egizi e dei loro dei> Rizzoli (1993). 39 20 Più o meno cinque millenni separano la nostra civiltà, dalla prima dinastia egizia, circa 3000 anni dovevano passare prima della sottomissione dell’Egitto, da parte di Alessandro il Grande (332 a.C.). L’intervallo di tempo è rilevante e da prendere in giusta considerazione, per valutare il reale contributo degli Egizi alla soluzione di due dei problemi esistenziali tuttora irrisolti: la cura della 42 salute e la sopravvivenza. Come si può desumere dal papiro di Ebers, il sapere medico si tramandò di generazione in generazione, subendo scarse innovazioni pratiche e restò succube della politica conservatrice dei governanti. Nello stesso lasso di tempo, neanche la medicina di base fece progressi apprezzabili e ben poco ci ha tramandato sulle funzioni del cervello; molto scarse anche le descrizioni delle malattie nervose e mentali. Ciononostante, l’approccio terapeutico molto pragmatico non mancò di influenzare altre medicine straniere, anche in virtù dell’ autorevolezza dei medici egizi. Dopo la morte di Alessandro il Grande e la salita al potere della dinastia tolemaica, nel paese avvennero profondi cambiamenti culturali, che trovarono l’ apice con la creazione della Biblioteca Universale di Alessandria e della nuova scuola medica. Sotto l’influsso di varie personalità eccellenti, tra cui l’ anatomista Erofilo ed il fisiologo Erasistrato, la scuola alessandrina divenne il faro della medicina mediterranea, attirando molte delle menti più brillanti dell’epoca. Agli studiosi di anatomia, fisiologia e patologia, furono concesse, senza restrizioni di sorta, libertà operative ritenute allora rivoluzionarie, come la dissezione di cadaveri umani ed il loro studio a corpo aperto. Ne risultò un impulso decisivo al progresso delle scienze mediche, il quale dilagò rapidamente nei paesi mediterranei e limitrofi, superando ogni frontiera. La qualità e la quantità delle nuove conoscenze, come la rapidità della loro acquisizione rappresentano un fenomeno, che ha tuttora del prodigioso, considerando il modesto livello della scienza di allora. 43 *** Nel periodo aureo dell'antica Grecia, il medico smise d’interrogare gli astri e di pronunciare formule rituali, mentre iniziò ad osservare con maggiore attenzione il malato ed a studiarne le sofferenze. Questo nuovo atteggiamento era coerente coi tempi e con una visione globale dell’ uomo, considerato <scopo e fine di ogni ragionamento>. La medicina greca si fondò sull’osservazione oggettiva e sulla logica e non più su magia e miracoli. La scuola più avanzata, quella ippocratica, non si limitò ad esporre teorie, ma realizzò veri e propri 42 43 L.Sterpellone <Stratigrafia di un passato,storie parallele della medicina > Punto e Linea Edt. (1990) R.Margotta < Medicina nei secoli > Mondadori (1967) 21 esperimenti clinici, sostituì l'osservazione diagnostica 44 alla superstizione e diede alla professione medica un fondamento etico. Ippocrate visse nello straordinario e irripetibile secolo di Pericle, che vide alla ribalta una vasta schiera di uomini geniali, da P latone a Sofocle, da Aristofane a Tucidide, da Fidia a Prassitele e tanti altri. Come altre attività intellettuali, la medicina ricevette l’ impronta di quel periodo, il quale fu uno tra i più fecondi dell’ umanità. Le conoscenze della scuola medica greca non restarono prigioniere dei confini dell’Attica, ma vennero disseminate negli altri paesi del M editerraneo, dando frutti d'inestimabile valore, soprattutto in due campi negletti dagli ippocratici, l'anatomia e la fisiologia. 45 Ad Alessandria d’ Egitto,Erofilo fece scoperte anatomiche che rappresentarono un progresso improvviso e impressionante.Egli studiò l'anatomia del cervello e del midollo spinale, distinse i nervi dai tendini e dai vasi sanguigni, scoprì che i nervi determinano e guidano i movimenti e che il loro centro è il cervello.Nella scatola cranica, egli vide le membrane che coprono il cervello, descrisse il cervelletto,le meningi e i ventricoli e ci si chiede ancora oggi come sia riuscito a fare tutte queste scoperte, incomparabilmente più numerose e importanti di qualsiasi predecessore.46 Galeno suggerisce, che Erofilo, non tenendo conto del culto dei defunti ed approfittando della liberalità della scuola alessandrina, sia stato tra i primi a praticare la dissezione dei cadaveri e, per sete di conoscenza, non abbia disdegnato di affondare il bisturi nella carne dei vivi. Così, egli applicò un’approccio sperimentale deduttivo, al posto di quello filosofico induttivo tradizionale, anticipando l’impostazione galileiana. La rivoluzione culturale greca gettò solide fondamenta, 47 sulle quali si evolse il pensiero scientifico moderno ed è stata determinante per lo sviluppo della civiltà mediterranea. In quest’ambito così fruttuoso, prese sempre più piede l’impostazione organicistica della scuola ippocratica, che avrebbe condotto attraverso le traversie umanistiche di M edioevo e Rinascimento alla medicina moderna. *** 44 Impressionante la prima descrizione dettagliata del can cro (karkinòma) da karkinos (granchio), attribuita ad Ippocrate: < Cancro è un tumore rotondeggiante,asimmetrico,duro e livido,generalmente derivato dai tessuti ghiandolari del corpo,il cui aspetto è dovuto alla presenza di vasi venosi allungati al suo interno,in modo da dare l’immagine di un granchio,oppure qualcuno dice,perchè come un granchio una volta preso non se ne esce più >. 45 Alcmeone da Crotone (ca. 570 a.C.), scopritore dei nervi ottici e delle trombe di Eustachio, smentì che il cuore fosse la sede delle sen sazioni e dell'intelligenza, e affermò che il pensiero risiede nel cervello, dove convergono le sensazioni dell'uomo.Alcmeone indagò sulle cause d ei disturbi fun zionali derivanti da lesioni al cerv ello e fornì una o riginale spiegazione del sonno e della morte.Egli affermò che il sonno sopravviene quando il sangue defluisce dal cervello e dalle vene e che, quando questo deflusso è completo e senza ritorno, subentra la morte. 46 Bruno J.R.Nicolaus <Il cervello,organo negletto riscoperto da poco> La Rassegna d’Ischia 4 (2006),pp.41-43 Jakob Burckhardt <Storia della civiltà greca> Sansoni (1974); Jakob Burckhardt <Considerazioni sulla storia del mondo> Bompiani (1945). 47 22 In America, 48 le principali civiltà precolombiane, dai M aya agli Aztechi, agli Inca e loro predecessori, seguivano una medicina prettamente teurgica, pur disponendo di un vasto repertorio terapeutico a base di rimedi e piante medicinali, selezionate nel corso dei secoli, grazie ad osservazione attenta ed infinita pazienza. Portate in Europa dai colonizzatori, molte di queste piante furono studiate sperimentalmente e sottoposte ad accurato esame chimico farmacologico e clinico. Alcune di esse sono entrate a far parte del nostro armamentario farmaceutico, sotto forma di estratti standardizzati o di principi attivi sintetici equipollenti. M olti altri rimedi della medicina indigena, come pure tante loro indicazioni terapeutiche, si sono rivelati invece del tutto inefficaci ad un esame obbiettivo e sono da considerare come frutto d’ ignoranza e superstizione. Una specie di cocktail schizofrenico, a base di spiritismo ed empirismo. Nessun gruppo etnico americano, nemmeno il più evoluto, ha mai superato in campo medico lo stadio dell’arcaismo, dato che le conoscenze anatomiche erano assai elementari e quelle fisiologiche inesistenti. Non eseguendo la dissezione dei corpi in maniera programmata, quel poco che si sapeva od intuiva dell’anatomia, proveniva dai riti funebri dell’imbalsamazione e dai sacrifici umani, comuni a tutti i popoli indo-americani. All’origine dei malanni, essi vedevano la punizione divina, un’intervento demoniaco od un’ influenza climatica negativa e non erano in grado di distinguere od identificare singoli fattori patogenetici. Di conseguenza, dopo un esame clinico rudimentale, si limitavano a constatare in via approssimativa la sede della malattia, ad ottenere la confessione di possibili errori e peccati dal paziente e ad emettere una prognosi sulla base di elucubrazioni magiche e astrologiche. La patologia del sistema nervoso degli indo-americani era verosimilmente analoga a quella dei contemporanei europei e casi di ictus cerebrale, cefalee, emiplegie, epilessia, crisi convulsive furono ripetutamente descritti. Nel caso di cefalee, i Peruviani eseguivano un salasso tra le sopracciglia, mentre gli Aztechi preferivano l’inalazione di polveri vegetali irritanti, provocando benefiche crisi di sternuto, che si credeva scacciassero dalla testa i folletti maligni. Le malattie mentali erano considerate e trattate alla stregua di quelle somatiche, con l’intento principale di scacciare il demonio dalla testa del paziente; molto frequenti furono, così, le trapanazioni craniche presso Aztechi in M essico e Nasca in Perù, già prima dell’avvento degli Inca. Secondo altri autori, le trapanazioni potrebbero essere state impiegate come ultima ratio al fine di guarire casi più gravi di pazzia, tumore cerebrale, nevralgia del trigemino o cefalea ribelle. Dallo studio dei reperti, emerge come alcuni dei crani trapanati non fossero originalmente integri, bensì già traumatizzati.In questi casi, l’intervento chirurgico potrebbe avere avuto lo scopo di 48 Charles Coury <La Medicine del’Amerique Precolombienn e> Edt. Roger Dacosta,Paris (1982) 23 decomprimere il cervello da qualche frammento di osso fratturato o da spezzoni di armi. E’ verosimile, che decomprimendo il cervello, altre patologie concomitanti (paralisi, ascessi cerebrali, lipotimie e convulsioni) si risolvessero spontaneamente, il che potrebbe aver indotto stregoni e sciamani ad applicare la trapanazione anche ad altre malattie. Come si può evincere dall’esame di alcuni crani, che mostrano tracce di riossificazione sul bordo dei fori, i risultati di questi audaci interventi sarebbero stati meno disastrosi del previsto. Seppure manchi una valutazione, quantitativa e statisticamente valida, del rapporto tra successi/insuccessi all’intervento, questo fatto é stato addotto quale prova di sopravvivenza all’operazione, mentre non é stato specificato se il paziente fosse guarito e se dopo l’operazione stesse meglio o peggio di prima. La trapanazione era eseguita secondo varie tecniche simili, spesso con scalfittura triangolare o circolare, praticando preventivamente tanti forellini nel segmento da prelevare e frantumando poi i sottili interstizi di osso esistenti tra essi. In altri casi le due tecniche venivano combinate opportunamente. (fig.4) La trapanazione del cranio rappresentò una pratica assai diffusa nell’antichità, dall’Europa all’America e dall’Asia all’Africa, presso popolazioni indipendenti e del tutto estranee, sia dal punto di vista culturale che geografico. L’operazione era eseguita nei vari paesi, impiegando tecniche e strumentazioni chirurgiche simili, ma non identiche e perseguendo analoghe finalità magiche. 49 *** La rivoluzione scientifica e sociale all’inizio del Seicento è stata preceduta da una valanga di conquiste tecnologiche, tra cui: • la preparazione della polvere da sparo importata dalla Cina tramite gli arabi; • i miglioramenti della tecnica della fusione dei metalli, ferro in particolare; • la stampa a caratteri mobili inventata verso la metà del Quattrocento; • la fabbricazione su larga scala della carta, introdotta dalla Cina nel bacino mediterraneo tramite gli arabi; • l’utilizzo dei numeri arabi e dello zero (scoperto in India), all’inizio del Trecento; 49 Gli interventi venivano eseguiti dal popolo Nazca (Museo historico,Paracas) più o meno come riferito verbalmente ai cronisti spagnoli durante la conquista: <Il cranio veniva rasato due giorni prima della trapanazione.Si applicavano foglie di coca sul cuoio capelluto per ammorbidirlo ed anestetizzarlo.Si somministrava in abbondanza chincha,bevanda alcoolica ottenuta per fermentazione di mais. Alla base del cranio si collocava una zeppa di lana di lama per immobilizzare la testa ed il cuoio capelluto veniva inciso con un Thumi d’oro o d‘argento,che penetrava fino alla diploe,cioè allo strato intermedio della calotta. Si perforava con un punteruolo di ossidiana o di bronzo e si ablava l’osso con un’apposita pinza. Si faceva attenzione a non raggiungere la dura madre e ledere i seni venosi. Si asportava il secondo tassello di osso e si tamponava medicando con una specie di garza imbevuta di sali di mercurio o di solfato di rame. Si bendava alla fine con tessuto od ovatta.Talvolta,la breccia era otturata con una piastra protettiva perfettamente adattata,in oro,in argento,in piombo o scorza di zuccca >. 24 • la pittura ad olio introdotta in Olanda attorno al 1420; • la xilografia e l’incisione su rame; • la bussola giunta dalla Cina, tramite la Repubblica amalfitana; ecc. Grazie a quest’affollarsi d’imprevedibili novità, fioriranno le arti e i mestieri cons iderati nel medioevo “artes sordidae” (arti sporche). Lo “sporcarsi le mani” diventerà dunque pregio e motivo di vanto, rispetto al passato. In genere, scienza e tecnica sono considerate e trattate separatamente, un po’ come si separa la crusca dal grano od il bello dal brutto. La scienza viene posta, anche oggi, sul piedistallo delle cose più pure, la tecnica ai suoi piedi, figlia bastarda della quale ci si vergogna un poco. Si trascurava e si trascura così il fatto che scienza e tecnica procedano di pari passo e che la tecnica non sia che scienza applicata, o come affermava Leonardo: < La sapienza è figliola della sperienza...E la sperienza non falla mai, sol fallano i nostri giudizi.> Il Rinascimento è stato tutto un ribollire d’ invenzioni e scoperte, l’una figlia dell’altra, tutte frutto appunto di scienza applicata. Dallo “sporcarsi le mani”si arriverà al concetto di “apprendere attraverso l’operare”, il che differenzierà i naturalisti rinascimentali da quelli medioevali. La disponibilità di libri ed opuscoli d’uso pratico, sfornati dalle tante tipografie di tutta Europa in numero sorprendente, incentiverà l’alfabetizzazione dei ceti meno abbienti. Da qui aumenterà la richiesta di nuovi testi e così via in un circolo senza fine: dai ricettari per la cucina, per la medicina casalinga, per i cosmetici, agli almanacchi per le pratiche agricole spicciole, ai manuali tecnici e medici più ambiziosi , ai testi naturali, matematici a quelli minerari e sulla fusione dei metalli (Agricola 1494-1555), sulle piante medicinali (M attioli 1501-1578). Le grandi navigazioni oceaniche ad opera di Cristoforo Colombo, Vasco de Gama, Amerigo Vespucci, Ferdinando M agellano e altri, culminate con la scoperta delle Indie occidentali (1492), cambiarono il rapporto uomo-natura, rinfrancando l’uomo da timori atavici. D’ora in poi, la natura sarà qualcosa di soggiogabile, a volte a proprio vantaggio: “per salpare si attenderà l’alta marea e i venti adatti, non si consulterà più l’astrologo o il profeta, ma il pilota”. I risultati delle varie esplorazioni verranno elaborati in sede scientifica, fornendo la base per nuove magnifiche avventure. Accanto alle esplorazioni oceaniche, nel Cinquecento, progrediva l’esplorazione del mondo circostante, applicando principi e metodi dell’Aristotele naturalista. Nulla sfuggiva all’attenzione sagace degli osservatori della natura: dai pesci marini, lacustri e rivieraschi (Pierre Belon 15171564, Guillaume Rondelet 1507-1566, Konrad Gesner 1516-1565) alle piante (Cesalpino 15191603), alla medicina, dove Fracastoro (1478)-1553) riproporrà la vecchia tesi di Lucrezio su 25 “azione e contagio a distanza” da parte di germi. Quasi contemporaneamente, Paracelso (14931541) sosteneva a spada tratta, come tutti gli organismi viventi fossero formati da sostanze chimiche, come tutti i processi che hanno luogo in essi fossero governati da leggi chimiche, come non esistesse una panacea, come i medicamenti appropriati andassero scelti caso per caso, come il dosaggio della medicina fosse essenziale per il buon esito della cura (nuovo concetto di tossicità potenziale del farmaco). Poco più tardi, Vesalio (1514-1564) avrebbe aperto la strada allo studio sistematico dell’anatomia umana quale base < di ogni arte medica > e William Harvey (1578-1657) avrebbe formulato la prima spiegazione sperimentale della funzione di cuore e circolazione sanguigna. 50 Poco alla volta alla visione medioevale di natura ministra di Dio, si sostituisce quella cantata da Lucrezio: <Natura genitrice che opera secondo regole intrinseche, nel rispetto dei principi della fisica>. L’esame della natura diverrà più obiettivo e distaccato con progressivo superamento della demonologia e delle credenze nel soprannaturale, facendo posto ad un’interpretazione funzionale dei fenomeni naturali. Questo processo è stato facilitato dagli stretti legami instauratisi tra medicina ed altre scienze, da quelle biologiche e fisiche a quelle sociali. Grazie a questa visione integrata, il problema salute verrà visto e vissuto nell’ambito di una prospettiva più vasta, che presto includerà l’ambiente come fattore essenziale per l’integrità dell’individuo e della comunità. La cultura rinascimentale non conosce barriere di lingua, stato e religione. < I maggiori protagonisti si conoscono, interagiscono, polemizzano, si apprezzano >, si amano ed odiano, viaggiano spesso, anche se a quei tempi viaggiare era faticoso e pericoloso. L’approccio scientifico di aristotelica ispirazione, impiegato dai naturalisti rinascimentali <accurata osservazione e fedele descrizione> troverà un proficuo completamento nell’induttivismo di Francis Bacon (1561-1626). Nel suo trattato Novum Organum (1620), Bacone attaccò la filosofia scolastica, sviluppatasi nel M edioevo sulla scia del pensiero aristotelico, mettendo in evidenza l’utilità sociale delle osservazioni sistematiche e l’importanza di demografia e statistica demografica. Questo approccio darà validi risultati, fino all’era moderna, nei settori più progrediti della biologia: biologia molecolare e ultra strutturale.51 50 Vesalio,nome italianizzato di André Vésale,considerato il fond atore dell’anatomia moderna. Nella sua opera <De Humani Corporis Fabrica >, Basilea 1542,propugna la tesi che l’insegnante debba eseguire lui stesso le dissezioni e che l’osservazione visiva sia da preferi re agli insegnamenti delle autorità del passato.Il suo empirismo rimase circoscritto lla struttura,poichè complessivamente egli si attenne alla concezione galeni ca della fisiologia. Cfr.Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum) a cura di Roy Porter,FrancoMari a Ricci Ed.1989,Tomo IV,pp.197-198. 51 Un ruolo p articolare e molto incisivo nello sviluppo del p ensiero rinas cimentale sp etta ad alcuni person aggi meridionali come Telesio (1509-1588), Della Porta (1535-1615 ) fondatore dei Lincei, Tommaso Campanella (15681639), Giordano Bruno (1548 -1600) e Giulio Cesare Vanini (1585-1619 ), tutti obiettori del soprannaturale e fautori di una interpretazione razionalistica della natura. Degna di menzion e per la su a attualità, è la visione cosmica di Giordano Bruno : “un universo popolato da un numero infinito di soli, intorno ai quali ruotan tanti pianeti, popolati da creature, dotate di intelletto non differente da quello 26 Ben presto, Galileo (1564-1642) maestro dell’arte dell’osservazione si sarebbe reso conto che il telescopio non solo mostrava < cose mai viste >, ma riusciva a rovesciare certezze stabilite ad occhio nudo e cambiare la nozione stessa di <realtà visibile >, 52 fino a fargli affermare che: <L’Universo è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangolari,cerchi ed altre figure geometriche,senza i quali è impossibile intenderne >. Galileo, titolato a ragione padre della scienza moderna, ha il merito di avere intuito ed elaborato per primo un rigoroso approccio empirico allo studio della Natura, seppure, già oltre un secolo prima, Leonardo avesse ideato e messo in pratica un approccio empirico originale, basato sulla osservazione sistematica dei fenomeni naturali e sulla realizzazione di esperimenti ingegnosi, spesso corredato dalla formulazione di modelli teorici e svariati, seppur maldestri tentativi di generalizzazione matematica. 53 Su questo scenario rinascimentale fertile e vivace, presto sarebbe soffiato il gelido vento del Concilio di Trento (1563) e della Controriforma: la filosofia scolastica divennne filosofia ufficiale col primato di teologia su filosofia e scienze naturali. La libera pubblicazione venne interdetta e sottoposta al rigido vaglio dell’ “Indice” (1564), con l’instaurazione di pene severe (fino alla morte) per traduzione, introduzione o pubblicazione di libri proibiti. Di conseguenza, molte stamperie chiusero, altre si precipitarono oltràlpe, trovando rifugio nei paesi protestanti. Lo sviluppo scientifico nel Bel Paese cominciò a languire, restò condizionato per oltre due secoli dalla politica culturale dei gesuiti, al punto che ancora oggi ne vediamo le conseguenze. A qualcosa servì, ma non molto, la creazione di accademie scientifiche laiche. 54 umano. Una così sterminata vastità del cosmo finirà col cancellare non solo la centralità della Terra, ma anche quella dell’uomo, così viva cemente imposta dall’umanesimo”. Quattro cento anni dopo, Hubble, creatore d ell’omonimo telescopio spaziale (Hubbl e Space Telescope), amava ri cordare ch e la storia dell’astronomia è costituita da orizzonti che si allargano: lo dobbiamo alla acutezza della teoria, dicev a, ma anche alla potenza della tecnica. 52 Questo prodigio della t ecnica, nato dalle magi che m ani di Galileo, “ avrebbe innescato il gusto per la sfida alle credenz e consolidate, il vero piacere alla “confutazione” delle idee ereditate” (Giorello). Queste s fide avrebbero portato a grandi, dolorose conquiste, mandando in cocci quanto faticos amente accumulato durante millenni. Concetti che sembrav ano saldi e acquisiti: la Terra piatta, l’immobilità del globo, le orbite perfettamente circolari d ei pianeti, la Terra com e cent ro del cosmo, il sole come cent ro di un nuovo cosmo, le stelle in posizioni fisse, le stelle come confine dell’universo, l’universo statico, sempre uguale a se stesso. “Da Tolomeo e dagli antichi egizi avevamo ereditato il quadro rassicurante di un mondo placido bucolico, con al centro una Terra tranquilla, baciata dal sole e venerata dagli altri pianeti. Coperni co e Galileo ci han brutalmente risvegliato da questa visione idilliaca durata millenni e la Terra è stata di colpo costretta a correre a perdifiato attorno al sole e con esso su e giù per l’universo”. 53 Fritjof Capra < La scienza universale. Arte e natura nel genio di Leonardo > Rizzoli 2007. Sulla scienza rinasciment ale sono stati formulati pareri diversi, più a sfavore ch e a favore. Secondo un autorevol e critico, Preti: “la maggior parte dei pensatori del XVI secolo è rimasta al di qua della scienza vera e propria. Il loro naturalismo non è divenuto scienza sperimentale, la loro algebra non è riuscita a divenire autentica disciplina matematica. Sono rimasti ancora ad un pensiero magico e rozzamente empirico: è mancata loro la visione della struttura della scienza, delle condizioni di un linguaggio scientifico degli scopi pubblici del sapere. Soprattutto non hanno capito che essi non dovevano carpire segreti alla natura, ma costruire il concetto di natura”. Secondo Hall: “il Rinascimento aprì nuove prospettive di pensiero, la speculazione atomistica a opera dei filosofi presocratici e di Lucrezio, il metodo matematico usato nella scienza da Archimede, le teorie biologiche di Aristotele”. 54 27 *** Il Rinascimento ha conseguito traguardi degni di nota. Tra questi spiccano: • conoscenza razionale della natura animale, vegetale e minerale che ci circonda e delle leggi che la regolano; • definizione razionale dell’astronomia e fine dell’eliocentrismo (Copernico, Galileo); • fine di magia e superstizione (solo in parte); • visione cosmica della vita nell’universo (Giordano Bruno); • conoscenza anatomica del corpo umano e delle sue funzioni (Vesalio, Harvey); • visione chimica della natura (Paracelso); • conoscenza del mondo, esplorazioni geografiche (Colombo, Vespucci, ecc.); • < Conoscere attraverso l’operare >: Retaggio non costituito solo da dati di fatto e metodi, ma anche da insegnamento di vita. Nella storia dell’uomo, le grandi scoperte hanno fatto spesso seguito all’invenzione di nuovi strumenti, in grado di estendere il limite dei nostri sensi e delle nostre capacità fisiche e mentali: • La ruota ci ha aiutato a superare i limiti delle distanze e del peso (superando grandi distanze, trasportando grandi carichi, facilitando grandi costruzioni). • Le lenti ottiche con microscopi e telescopi hanno aperto le porte di micro- e macrocosmo; con gli occhiali hanno ridato al vista a tanti occhi deboli per natura od usura; • Carta, stampa hanno realizzato la disseminazione dell’informazione scritta, superando le barriere della distanza. A questa seguiranno telegrafo e computers. • Il fuoco ci ha aiutato nei primordi a vincere il freddo, a forgiare i metalli, a cuocere e rendere edibili piante e animali, a preservarci da virus e batteri.Il fuoco, reazione chimica d’ossidazione, ci schiuderà il mondo meraviglioso di chimica e biochimica. Queste due discipline governano lo svolgimento della materia della quale siamo fatti, la vita. Con il Concilio di Trento, la Chiesa sancì il predominio della teologia sulle altre scienze, ed avocò a sè il dominio di mente e spirito. Il peso della religione ostacolò, specialmente nel XVI e XVII secolo, lo studio delle patologie mentali,creando i presupposti a una visione demonologica, secondo la quale l’uomo si troverà alla fine, sospeso tra bene e male, come nell’occhio di un ciclone. 28 La spinta - richiamo alla trascendenza ed il drammatico conflitto peccato-redenzione orienteranno medici, confessori, scienziati, filosofi verso uno spiritualismo psicologico, secondo il quale la depressione non sarà più malattia in senso ippocratico, bensì colpa e peccato in senso scolastico. Le malattie psichiatriche abbandoneranno l’ambito delle scienze naturali, relegate dalla biologia nel grembo della morale. Di conseguenza, streghe, stregoni ed eretici non saranno più malati mentali, bensì indemoniati da mandare al supplizio del rogo, per avere ceduto al demonio. Alla luce delle conoscenze di oggi, è facile riconoscere nelle autoaccuse di tanti malcapitati i sintomi della malattia, interpretati, dagli inquisitori di allora, alla stregua di confessioni d’eresia e peccato. Rinascimento ed Illuminismo aiuteranno col loro approccio pragmatico a ristabilire la supremazia del cervello sul cuore e a ricondurre le malattie mentali entro l’ambito di scienza e medicina e verso l’ultima nuova frontiera: quella della psichiatria biologica, delle neuroscienze, degli psicofarmaci. Dal III secolo a.C. alla fine del X VII secolo e quindi per più di duemila anni, i sapienti di medicina sostenevano che la funzione del cervello fosse quella di ricevere i messaggi dall’orecchio, dall’occhio, dal naso e dalla lingua e di riunirli nel ventricolo anteriore a formare un sensus communis o buon senso.Allora si credeva che i messaggi fossero umori vitali, convertiti poi in spiriti animali all’interno del cervello. Tali umori generavano l’idea e l’immaginazione nel ventricolo anteriore, il pensiero e il giudizio nel ventricolo mediano e la memoria nel ventricolo posteriore. E’ solo tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII, che questi miti furono sconfitti, grazie allo sviluppo di scienza e ricerca sperimentale ed infine grazie alla nascita dell’ elettrofisiologia del sistema nervoso. Quasi 2200 anni sono trascorsi dalla scoperta delle funzioni del cervello da parte di Alcmeone; ciononostante, per dire imparare a memoria, si usa dire, in inglese: To learn by heart ed in francese: Apprendre par coeur. In italiano,nella parola ricordare ricorre il termine cor(d), che indica in latino il cuore (in greco kardia). La nostra cultura possiede radici, che affondano profonde nel lontano passato. Figuratamente, noi continuiamo ad ingannare noi stessi, attribuendo al cuore quel ruolo predominante, già sconfessato da tempo. 29 VI CERVELLO MENTE E PENS IERO < Natura enim,simplex est> Newton 1687 Newton sviluppò i suoi studi sulle leggi fisiche, convinto dell’estrema semplicità di una natura, evidentemente governata da poche leggi fondamentali. Biochimica e scienze biologiche hanno perseguito nei tre secoli sucessivi un analogo approccio riduzionista, cercando di verificare, se lo stesso criterio di semplicità fosse in grado di spiegare anche fenomeni tanto complessi, come la vita. Tutti i sistemi biologici sono formati da sequenze di singoli moduli, opportunamente collegati. Essi possono andare dalle unità meno differenziate di organismi primitivi come le spugne, a singoli organi specializzati come fegato e milza, fino a strutture altamente sofisticate come il cervello dei mammiferi. In tutti questi sistemi, i moduli posseggono una struttura tridimensionale, di tipo architettonico, e sono formati da cellule, la cui anatomia rispecchia funzioni diverse. I nostri comportamenti obbediscono alle strutture del nostro cervello, il quale si rispecchia a sua volta nella biochimica e biofisica dei neuroni, dai quali è composto. Il cervello, un sistema selettivo incarnato nel corpo e a sua volta inserito nell’ambiente, controlla funzioni fondamentali, come respirazione, battito cardiaco e sesso, oltre a modulare movimenti ed azioni che guidano i sensi e si accompagnano all’emozioni. Un sistema immerso in un ambiente, che il cervello influenza e dal quale viene influenzato, in un processo di continua e reciproca interazione. Nonostante l’ intrinseca diversità, le varie cellule nervose sono costruite seguendo le tracce di un singolo piano di base ereditario, il quale rispecchia, nella sua diversità, un’architettura analoga a quella di altre cellule del corpo. I neuroni posseggono la capacità di comunicare tra di loro e con altre cellule, come quelle dei muscoli e delle ghiandole, con rapidità e precisione e perfino a notevole distanza. Questi neuroni parlano tra di loro un linguaggio elettrochimico ed il pensiero cosciente, massima espressione dell’attività cerebrale, si realizza tramite una fittissima rete di collegamenti neuronali. Oltre cento miliardi di neuroni, forse non tutti operanti, tanti quante sono le stelle che brillano sopra le nostre teste nella Via Lattea, pulsano nel nostro cervello e sono collegati tra loro e con le altre cellule, attraverso innumerevoli sinapsi e circuiti. 55 55 Camillo Golgi < The neuron doctrine-theory and facts> Nobel Lecture Dec.11,1906. Golgi combinando diversi metodi di preparazione d ei tessuti,sviluppò una tecnica di impregn azione d egli elementi nervosi col cromato d’argento 30 Di questo raffinato linguaggio, noi conosciamo poche voci, quanto mai elementari. Tra queste, ci sono i neurotrasmettitori, responsabili delle comunicazioni intra ed intercellulari, come dopamina, serotonina, noradrenalina, acetilcolina, GABA (acido gamma-aminobutirrico), ecc. Da questi, scaturisce una cascata di reazioni chimiche ed informazioni; dall’attivazione di questi circuiti elettrochimici e dal loro buon o cattivo funzionamento 56 derivano il pensiero e le emozioni, la tristezza, la gioia, l’ansia, l’angoscia, la paura, l’entusiasmo, l’amore. 57 In questa macchina pensante, formata da un chilo e mezzo di cellule nervose e frutto di quattro miliardi e mezzo di misteriosa evoluzione, si annidano proprietà stupefacenti, come intelligenza, creatività, astrazione, inventiva, le radici del rapporto di coppia, dell’amore, dell’altruismo, della generosità, dell’egoismo, della solitudine, della timidezza, dell’arte in tutte le sue manifestazioni. Nel corso dell’evoluzione, il cervello sembra che abbia raggiunto le attuali dimensioni più rapidamente di quanto si pensasse pochi anni addietro e che il suo volume sia almeno triplicato, da quello degli Australopitechi, di tre milioni e mezzo di anni fà. Durante quest’accrescimento, si sviluppò, in particolare, la corteccia prefrontale, zona di cruciale importanza per le funzioni di giudizio e pianificazione. Questa caratteristica avrebbe giocato un ruolo decisivo nell’affermazione del ruolo dell’Homo sapiens. *** Ovunque si volgano gli occhi, nel mondo vivente od inanimato, avvengono reazioni chimiche. Le piante e certi batteri fissano l’energia solare, sintetizzando da materiali semplici sostanze organiche complesse, ad alto contenuto energetico. Altri organismi decompongono questi materiali complessi, sfruttando l’energia in essi contenuta. Un ciclo perenne improntato al risparmio, secondo l’assioma del nulla si crea, nulla si distrugge. Senza sosta, in ogni cellula vivente si alternano e susseguono processi chimici; da quelli idrolitici, demolitivi, sintetici a quelli riduttivi od ossidativi e tanti altri. La composizione chimica del pianeta è improntata alla semplicità: una novantina di elementi, dei quali solo pochi preponderanti; ancora più semplice nella sua complessità è quella degli esseri viventi. che, facendo spiccare cellule e fib re nervose in tutti i loro particolari (reazione n era) permise di rivoluzionare le conoscen ze sulla struttura del sistema nervoso. 56 Circa un secolo fa, Sigmund Freud invece asseriva“ …Un’unica causa per tutte le malattie mentali, anche le più gravi: un’educazione carent e. Ogni cosa è legata al modo in cui si è stati allevati.” 57 Secondo Freud, i sogni erano espressione di desideri repressi ( S.Freud <Il sogno> in Opere, vol.4 (1970),Boringhieri,Torino). Nell’ambito di una moderna teoria della coscienza, considerata un puro stato dinamico del cerv ello, i sogni potrebbero, invece, rappresentare degli stati particolari della coscienza, durante la fas e REM del sonno, caratterizzata appunto da movimenti oculari rapidi e ricca di sogni. 31 L’architettura biochimica del regno animale e vegetale è basata su pochi pilastri: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, un po' di zolfo, un po' di fosforo, di cloro, calcio, magnesio ed una dozzina di altri metalli e metalloidi, in microscopiche tracce. Questo sparuto drappello si ramifica in una miriade di composti molecolari, svariati nella loro struttura eppure semplici nella loro composizione elementare: quelli a base di solo carbonio, idrogeno: gli idrocarburi; quelli a base di carbonio, idrogeno, ossigeno: i tetrosi ( i più semplici tra i carboidrati), i pentosi, gli exosi, i saccaridi, i polisaccaridi, i grassi; quelli a base di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto: gli aminoacidi, i peptidi, i polipeptidi, le proteine, gli acidi nucleici e poi le lipoproteine, le fosfolipoproteine, gli alcaloidi e così via. La biosintesi di questi composti è regolata da schemi disposti a cascata, per cui da strutture semplici derivano strutture complesse e, viceversa, da quelle complesse si ritorna alle semplici. Questo meccanismo funziona grazie a reazioni chimiche, che restano sempre le stesse, nonostante i differenti livelli di complessità dei sostrati sui quali esse operano. Semplicità nella complessità, dunque. Gli esseri viventi posseggono una caratteristica del tutto singolare, quella della riproducibilità. Tutta la materia vivente vive in perenne agitazione, mentre le cellule e molecole, dalle quali è formata, sono continuamente demolite, eliminate e sostituite da nuove identiche unità. Un’altra delle caratteristiche salienti della materia vivente consiste nella specificità di azione delle singole strutture e nella correlazione tra struttura chimica ed attività. Vi sono composti dotati di attività biologica determinata, riscontrabile in specie animali e vegetali collegate filogeneticamente. Basti pensare agli ormoni, ai polisaccaridi, alle proteine ed al loro ruolo essenziale in tutti gli esseri viventi. La stupefacente varietà di forme e l’individualità dei vari organismi possono essere ricondotte alla struttura di alcune macromolecole come le proteine. Eppure queste non sono che combinazioni e permutazioni di una ventina di aminoacidi, i cosiddetti mattoni della materia vivente. Sempre gli stessi da milioni di anni. I protidi, i glicidi, i lipidi, le tre grandi classi dei nostri alimenti, si trasformano in tutti gli organismi, attraverso poche reazioni, in anidride carbonica (CO2), acqua (H2O) ed ev. ammoniaca (NH3), mentre il meccanismo di trasformazione dell’energia da parte delle cellule resta lo stesso nelle tante specie animali, dai protozoi fino ai mammiferi: natura enim simplex est. Noi siamo in quanto pensiamo, ovvero pensiamo nella misura in cui siamo; il pensiero forgiato dalle mille strutture dell’essere. All’inizio, i primi organismi viventi erano solo pura materia vivente, fino a quando prese forma una coscienza elementare e da questa la mente. Con l’aumentare della complessità, emerse il binomio pensiero/linguaggio, o linguaggio/ pensiero; la magica chiave, 32 la llave de oro, che aprì la porta della comunicazione, dell’organizzazione del pensiero e della disseminazione dell’informazione. Lungo la scala dell’evoluzione, il linguaggio ha permesso un’organizzazione sociale superiore a quella degli insetti (api, formiche e termiti), dando il via ad una nuova possibilità di elaborazione e trasmissione dell’informazione. Quest’ultima, basata su di un’organizzazione modulare, ad ereditarietà pressochè illimitata. Noi siamo e quindi pensiamo: pensiamo nella misura in cui siamo, il pensiero forgiato dalle mille strutture dell’essere. Le informazioni contenute nei geni delle singole cellule vengono utilizzate per la sintesi di una miriade di macromolecole, deputate a svolgere ruoli biologici disparati. Tra queste, spiccano le proteine, parte integrante dell’architettura cellulare, le quali fungono da trasportatori nell’interscambio tra cellula e ambiente ed intervengono attivamente nelle comunicazioni intra- e inter-cellulari, regolando le reazioni chimico-metaboliche, sotto forma di enzimi. 58 *** Nell’ambito delle scienze naturali, sono le neuroscienze, che si dedicano alla comprensione ed interpretazione dei rapporti genetici e funzionali tra mente e cervello. Svariate discipline sono coinvolte in questo progetto, tra cui neurobiologia molecolare e neuroanatomia, neurofisiologia e neurochimica, neurogenetica, neuroimmunologia e neuropsicologia, scienza delle immagini neurologiche e scienze di calcolo, ed altre. Un complesso percorso multidisciplinare, che integrando e correlando i risultati delle singole discipline, é riuscito a formulare alcune affermazioni, molto indicative seppure non definitive, di una problematica, la quale é ancora ben lungi dall’essere risolta:59 1. L’impulso nervoso rappresenta la corrente fondamentale del sistema nervoso. 2. La comunicazione tra cellule nervose eccitabili si verifica a livello di sinapsi. 3.L’informazione sensitiva proveniente dal corpo e dai visceri origina da recettori specifici collegati a sistemi sinaptici di tipo lineare. 4. I movimenti derivano da programmi moto-sensoriali presenti nei sistemi nervosi distribuiti in tutto l’organismo. 58 L’enzima proteasi catalizza la scissione del legame (proteolisi) che unisce gli amminoacidi all’interno delle proteine e permette di ricuperare l’energia ch e si era resa necessari a per la formazion e del legame. Le proteine introdotte nell’organismo con la dieta,vengono degradate nel lume intestinale grazie ad altre proteasi ( tripsina, chimotripsina). Le proteine intracellulari si trovano in stato di perenne turnover proteico (Schoenheimer). 59 Dominick Purpura <Neuroscienza:Verso la comprensione dell’intelletto umano>da <Alla scoperta di nuovi mondi in medicina> Editors Ruth Johnsson Hegyeli,Albert M.Marmont du Haut Champ,Publisher Proedi srl. Milano 1991,pp.212-231. 33 5. I meccanismi omeostatici e adattativi della sopravvivenza individuale e di specie sono organizzati nell’ipotalamo. 6. L’emozione è uno stato comportamentale che riflette un processo cognitivo e integrato nei sistemi limbico-mesencefalici. 7. L’apprendimento e la memoria derivano da modificazioni plastiche della forza e dell’efficacia di connessioni sinaptiche adeguatamente stimolate. 8. La corteccia cerebrale è organizzata e specializzata in regioni per l’elaborazione parallela dei segnali in arrivo e di quelli in partenza. 9. Lo sviluppo e la maturazione del cervello deriva dal temporaneo e programmato sovrapporsi di interazioni degli eventi genetici ed epigenetici. 10. Il cervello è la mente. *** Nell’impiego corrente dei vari idiomi scritti e parlati, possono avvenire errori di varia natura. Errori piccoli o grandi, tali comunque da snaturarne talvolta il significato. Errori di varia natura, dalla grammatica alla sintassi, dall’ortografia alla pronunzia, dall’interpretazione agli scambi delle parole, e tanti altri. Errori piccoli e grandi, che possono trarre in inganno i più edotti. Nonostante la sapiente architettura, anche il cervello è soggetto ad errori: errori di trasmissione, conduzione, trascrizione, codificazione, memorizzazione, errori di fissazione e richiamo della memoria e tantissimi altri. A volte sbagli consciamente od inconsciamente voluti per dimenticare esperienze e memorie spiacevoli, per cancellare dai propri ricordi, quanto non più desiderato o sgradito. Avviene anche l’opposto: il cervello che sbaglia e dimentica, per errore funzionale, quanto faticosamente appreso; il cervello che precipita nel baratro dell’amnesia; il cervello che inganna se stesso, intossicato da droghe e veleni, ai quali è sottoposto, sia volontariamente sia incosciamente. L’alcol, il fumo, il caffè, le droghe, gli inquinanti ambientali, i fumi dei gas di scarico dei motori a scoppio, delle ciminiere industriali, l’alimentazione incongrua ed i farmaci assunti per motivi diversi contribuiscono all’involuzione del cervello ed all’insorgenza di psico e neuropatie. In svariati casi, si ritrovano interessanti correlazioni: nel morbo di Parkinson un deficit di dopamina e neuromelanina a livello della Substantia Nigra Zona Compacta (SNZC); nella malattia maniacodepressiva un deficit di serotonina; nella demenza tipo Alzheimer la formazione cerebrale di aggregati e precipitati proteici (betaamiloide), abbinati a disturbi dei meccanismi di difesa antiossidativa e tanti altri collegamenti, dal morbo di Huntington, all’epilessia, alla miastenia grave, 34 alla malattia maniaco-depressiva, alla schizofrenia, alle demenze, alla demenza atipica (NAD, new atypical dementia), ecc. Gran parte della gente é consapevole, che il nostro organismo é soggetto ad usura, che cuore, intestino, fegato, reni, polmoni, occhi, ecc. possono guastarsi fino all’estremo bisogno di essere sostituiti, ma la maggioranza di noi rigetta l’idea che anche il cervello sia soggetto ad usura, che mente e cervello possano guastarsi, che il cervello sia un organo come gli altri, che la stragrande maggioranza delle malattie mentali abbia radice biochimica. 60 Secondo l’OM S, almeno una persona su cinque è interessata direttamente ad un disturbo di natura psichica trattabile farmacologicamente. Non riconoscendo però in tempo la vera natura del male, tanti malati si rivolgono a terapie inadeguate o a droghe illecite, nel vano sforzo di allontanare da sé sofferenze ed incubi tormentosi. I disturbi psichiatrici più diffusi sono stati raggruppati in otto classi distinte, in conformità a criteri diagnostici. Le categorie II e III mostrano particolare attinenza con la materia trattata nel presente lavoro e meriteranno un approfondimento maggiore: I Disturbi dell’infanzia o dell’adolescenza II. S indromi cerebrali organiche III. Disturbi da tossicodipendenza IV. Disturbi psicosomatici V. Disturbi situazionali VI. Disturbi del carattere e della personalità VII. Nevrosi VIII. Psicosi II. S indromi cerebrali organiche: Questi disturbi presentano una perdita progressiva ed irreversibile delle funzioni cerebrali superiori, durante la quale l’encefalo, a seguito d’infezioni, insufficiente apporto sanguigno o tossiemia, và incontro ad un progressivo processo di distruzione 60 Giovanni B. Cassano, 1993,loc.cit. < La melanconia, il dolore morale, la sofferenza psichica sono da sempre attribuiti alle sfere più elevate dell’uomo: allo spirito al “cuore”, all’anima. Ripugna alla nostra formazione umanistica, alle nostre concezioni idealizzate sull’individuo, il pensiero che la chimica (- sostanze presenti nel cervello o farmaci -) possa modificare la nostra visione del mondo, il nostro modo di essere> 35 (da sottolineare la tossiemia cronica od acuta causata dall’esposizione all’alcol, insetticidi o metalli pesanti (arsenico, bismuto, piombo, cadmio, mercurio, ecc.). III. Disturbi da tossicodipendenza. I problemi comportamentali più gravi derivano dagli effetti diretti della droga, e/o da altri contaminanti tossici come aghi infetti ed altri, con i quali entra involontariamente in contatto il paziente. Il disturbo da dipendenza, di gran lunga più comune e diffuso a livello planetario, è l’alcolismo. Per la gravità del fenomeno, va menzionata inoltre la dipendenza 61 da specifiche classi di sostanze di origine naturale, sintetica o mista, raggruppate un pò arbitrariamente, secondo struttura e/o azione farmacologica: • oppiacei o derivati dell’oppio (eroina, morfina, metadone, codeina e deerolo): azione euforizzante, ansiolitica ed induzione di benessere psicofisico; • barbiturici (amobarbital, ecc.): azione sedativa e sonnifera; • ansiolitici (benzodiazepine, meprobamato, ecc): ansiolitici e sedativi; • stimolanti (amfetamina, cocaina e derivati, ecstasy, ice, crack, qat, ecc.): inducono euforia, benessere, riduzione della sensazione di fatica e forte dipendenza psicologica, a volte allucinazioni; • allucinogeni (LSD, mescalina, derivati della Canapa indiana, cioé marijuana e hashish, psilocina, fenciclidina, PCP o polvere degli angeli):sensazioni proprie del sogno ed allucinazioni; • sostanze chimiche volatili (solvente della colla, nitrato d’amile, solventi organici ):euforia ed allucinazioni; • cocktails assunzione simultanea di alcune delle droghe sopracitate ed ev.alcol (p.e.cocaina ed eroina, cocaina ed amfetamine,ecc.):potenziamento dell’azione psicoattiva e dipendenza. *** Da questo complesso di dati, emerge il quadro di un cervello biochimicamente complesso, particolarmente sensibile all’aggresssione di agenti tossici esogeni, in grado di modificarne 61 <Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders> Fifth Edt. Le malattie ossessivo-compulsive vengono suddivise in due categorie:1.Obsessive-Compulsive-Related Disorders e 2. Behavioural and Substance Addictions. Quest’ultima include: <Various behavioral addictions or impulse control disorders, such as pathological gambling,pyromania,sexual compulsions,Internet addiction and compulsive shopping,as well as the substance dependen ce disorders. They are considered to share similar clinical features and emotional/physiological arousal,brain circuitry and genetic factors>cfr. Eric Hollander, CNS Spectr.11:11(2006)pp.814 36 seriamente e a volte irreversibilmente la funzionalità.62 Resta da verificare, quali di questi danni, correlabili ad alcune psico- e neuropatie, abbiano carattere passeggero o duraturo; quali siano parzialmente reversibili; quali siano irreversibili e quali infine ed in quale misura possano venir tramandati geneticamente alle generazioni future, costituendo un rischio serio per la sopravvivenza della specie. 63,64 Di recente, il M edical Research Council (Lancet, 24 M arzo 2007) ha proposto una riclassificazione delle droghe, basata su nove parametri, suddividibili in tre categorie secondo i danni causati, fisici, comportamentali e sociali. In base a questa riclassificazione, peraltro discutibile, le correlazioni tra le sostanze classificate come pericolose dalla legge attualmente in vigore in UK e quelle identificate dagli esperti sono basse. Ciò significa, che sostanze legali come alcol, ketamina, tabacco e solventi, sarebbero più dannose di LSD od ecstasy, oggi catalogate tra le più pericolose e riconosciute come tali dalla comunità scientifica internazionale e dal buon senso dell’uomo comune. Secondo questa riclassificazione, sarebbe inoltre scientificamente scorretto, escludere alcol e tabacco dal novero delle droghe illegali. Quanto sopra, mette in evidenza, come sia complessa la materia e come sia difficile trovare un punto d’incontro, in grado di soddisfare i cultori di scienze esatte, i politici e perché no, anche l’uomo comune. (fig.5) 62 Giovanni B. Cassano, 1993, loc.cit. < sospetto che noi siamo stati beffati e che il nostro cervello abbia programmi che ci illudono di essere liberi anche quando non lo siamo [.....] più approfondiamo l’uomo sul piano neurobiologico, più ci rendiamo conto che le sue scelte sono largamente determinate dalle caratteristiche funzionali delle strutture nervose, e che egli ha ben poche possibilità di sottrarsi alla sua costituzione, al suo temperamento > 63 Harris B.Stratyner <Multi-factorial approaches to substance use disorders and addiction> CNS-Spectr 11:11 (2006),pp.828. <For years,there has been a controversy as to whether addiction was simply a moral failing or a brain disease.Obviously,the latter is true>. 64 Yasmin L.Hurd <Perspectives on current directions in the Neurobiology of addiction disorders relevant to genetic risk factors> CNS Spectr 11:11 (2006),pp.855-862. <There is a significant heritability of drug addiction disorders,but potential genes that may underlie such vulnerability have not been clearly identified...the data to date does suggest that certain genes linked to dopamine,opioid and glutamate function may contribute to increased addiction risk in relation to psychostimulant and opioid drugs>. 37 VII IL S EME DELLA FO LLIA “ Il vento colpisce quelli che hanno la testa leggera, i più deboli. Entra nel corpo per le narici, o altri orifizi: o si siede sulla testa. Fa il corpo caldo e rigido; serra i denti, fa dolere la testa. Allora uno dice e fa cose senza senso. Se non è curato, può uccidere. Non è una follia ma può diventarlo. Il vento porta gli spiriti che si spostano con lui. Non il vento grande che precede la pioggia, né quello di sabbia, che annuncia la fine della stagione secca. Ma i venti leggeri, improvvisi, insidiosi. E primi fra tutti i refoli e vortici che percorrono l’altopiano incrociando i sentieri, sollevando la sabbia e foglie secche. Lì abitano spiriti della boscaglia, e anime di defunti che non trovano pace.” (Vecchio proverbio Mali) Durante la senescenza cellulare, le funzioni vitali si affievoliscono progressivamente, mentre la vulnerabilità aumenta in maniera drammatica. Si tratta di un fenomeno inarrestabile, governato con precisione dall’orologio biologico, presente in ognuno di noi ed al quale corrisponde una crescente fragilità dell’intero organismo. Può insorgere gradualmente, in maniera silente e impercettibile, oppure decorrere a ritmi accelerati, senza causa e motivo apparenti, lasciando, dietro di se, tracce palesi di una usura molto maggiore di quella desumibile dalla semplice età anagrafica. Sotto il profilo morfologico ed anatomo-strutturale, il decadimento cerebrale è fatto di processi regressivi e degenerativi,che progrediscono nel tempo, interessando elettivamente il neurone.In parallelo a queste alterazioni, se ne riscontrano altre, neurochimiche metaboliche e plastiche, che sono alla radice del danno funzionale. Nell’invecchiamento patologico, i fenomeni degenerativi e le alterazioni funzionali prendono la mano, rendendo più arduo un efficace compenso della perdita neuronale. Accanto a queste forme tipiche della senescenza, si registrano casi, nei quali un cervello, ancora giovane, si comporta in maniera anomala sotto l’influenza di agenti esogeni tossici, come le droghe od altri composti psicoattivi. In questi casi, l’anomalia può essere passeggera e solo funzionale, cessando quando l’agente nocivo scompare, per divenire cronica, se il danno funzionale ha radici anatomicomorfologiche tali, da implicare turbe del comportamento.Si registrano anche casi nei quali l’agente 38 nocivo si forma nel cervello, a causa di sostanze, che abbiano superato la barriera ematoencefalica (radicali liberi), o di composti endogeni formatisi in loco per aggressione radicalica. 65 Il cervello, con il 20% del consumo totale di ossigeno, rappresenta l’organo bersaglio preferito per lo stress ossidativo: il neurone brucia ossigeno, generando radicali liberi. Più di altre cellule, il neurone necessiterebbe di efficienti meccanismi antiossidanti, in grado di neutralizzare la formazione di radicali liberi, ma ne è invece carente. I radicali liberi, coinvolti nell’invecchiamento cerebrale quali iniziatori (starters) o fattori di progressione, aggrediscono indiscriminatamente lipidi di membrana, provocandone l’ossidazione e causando danni irreparabili. DNA ed enzimi, 66 I radicali liberi ledono il DNA, avviano errori di trascrizione e traduzione del codice genetico, ma soprattutto aggrediscono le biomembrane, provocando la degradazione dei fosfolipidi di membrana e quindi una perdita delle funzioni neuronali. Non è chiaro, se tutto ciò sia dovuto ad una iperproduzione di radicali liberi, ad una minore efficienza delle difese antiossidanti, ad una riduzione quantitativa di queste, oppure alla somma di alcuni o di tutti questi fattori. Sembra comunque verosimile, che la capacità di neutralizzare i radicali dell’ossigeno, tra i più pericolosi, sia inferiore alle reali esigenze ed, in particolare, a quelle imposte dall’ambiente moderno altamente inquinato, nel quale viviamo. 67 *** Una delle caratteristiche salienti degli organismi viventi consiste nella specificità delle singole strutture e nella correlazione che esiste fino livello molecolare, tra struttura chimica e proprietà biologiche. Vi sono composti chimici dotati di particolari attività, riscontrabili in varie specie animali e vegetali e collegate filogeneticamente. 68 Basti pensare ai polisaccaridi, alle proteine e al loro ruolo essenziale laddove ci sia vita. A volte bastano minime modifiche strutturali, per alterare 65 Bruno J.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale..>(1998) loc.cit. D.Harman <Free radical theory of aging: history in free radicals and aging> Emerit I.and Chance B. Edts.,Birkhäuser Verlag,Basel (1993) 67 John M.C.Gutteridge and Barrry Halliwell <Free Radicals and Antioxidants in the Year 2000-A Historical Look to the Future> in <Reactive Oxygen Species> Ed.Chuang Chin Chiueh, Annals of the New York Academy o f Sciences vol.899 (2000),New York: <..In the late 1950’s free radicals antioxidants were almost unheard of in the clinical and biological sciences but chemists had known about them for years in the context of radiation, polymer and combustion technology.In a pioneering paper in 1954,Dan,Rebecca Gerschman and their colleagues related the toxic effects of elevated oxygen levels on aerobes to those of ionizing radiation and proposed that oxygen toxicity is due to free radical formation.This concept did not capture the imagination of most life scientists,however,until the discovery of the superoxide dismutase enzymes in 1968.. >. 68 La calcitonina, un ormone paratiroideo polipeptidico con 32 aminoacidi, regola il metabolismo osteocalcico in più di 15 specie di mammiferi, uccelli, anfibi, pesci, ma si ritrova perfino in organismi monocellulari come l’Escherichia coli, la Candida albicans e l’Aspergillus fumigatus con funzioni collegate al metabolismo del calcio, elemento tossico per la cellula, se la sua concentrazion e supera certi valori. 66 39 l’azione biologica di un composto chimico e trasformarlo in uno ad azione biologica opposta o comunque differente. L’ormone maschile testosterone e quello femminile progesterone, per esempio, posseggono lo stesso scheletro molecolare e sono simili chimicamente; ciò nonostante la piccola differenza strutturale tra i due è sufficiente a determinare il sesso di un individuo. M olte trasformazioni chimiche sono attuabili in laboratorio, ma sono anche possibili in natura, dove esistono enzimi, in grado di svolgere qualsivoglia reazione. M olte di queste non si verificano spontaneamente, poichè la natura tende a prevenire reazioni aberranti e qualora, si dovessero innescare lo stesso, subentrano subito sistemi enzimatici di difesa, che neutralizzano eventuali metaboliti estranei e pericolosi. 69 Dopamina, serotonina ed epinefrina sono tre importanti neurotrasmettitori del nostro sistema nervoso, i quali, grazie alla loro stretta parentela strutturale, possono essere facilmente tasformati, tramite opportune reazioni chimiche, in alcuni alcaloidi naturali (bufotenina, mescalina, adrenolutina), ben noti per la loro spiccata attività psicotropa. 70 La trasformazione chimica di queste tre sostanze, squisitamente fisiologiche, in tre acaloidi del mondo vegetale, é realizzabile non solo in laboratorio per mano dell’uomo, ma avviene anche nelle piante, qualora si presentino condizioni favorevoli. Sorge quindi il sospetto, che in maniera analoga alle trasformazioni sopra menzionate, analoghe reazioni aberranti possano aver luogo nel cervello, a seguito delle condizioni ambientali profondamente mutate nelle quali viviamo. Il nostro corpo é frequentemente aggredito da radicali e molecole patogene, mentre durante la senescenza, il cervello é più vulnerabile all’azione devastante di radicali endogeni, scarsamente controllati dai sistemi enzimatici, preposti alla sua difesa. Si possono formare, così, metaboliti aberranti, particolarmente dannosi, se si formano vicino a settori critici dell’attività neuronale (in situ), dove sarebbero in grado di svolgere la loro azione deleteria a dosaggi infinitesimali (microdosaggi), agendo direttamente sui ricettori, senza necessitare di complessi e specifici meccanismi di trasporto. Le macromolecole proteiche e/o lipoproteiche del tessuto cerebrale sono formate da concatenazioni di molecole semplici (serina, cisteina, tirosina, idrossitriptofano, ecc.), contenenti gruppi funzionali altamente reattivi (idrossili, sulfidrili, carbonili, doppi legami, ecc.), tutti ossidabili e trasformabili in radicali liberi, ma controllati da un sistema enzimatico specifico ed efficiente. Quando 69 Nel caso di mutazioni puntiformi causate da agenti mutageni sul DNA, intervengono sistemi enzimatici specifici con il compito di eliminare la parte mutata, riconosciuta come portatrice di caratteristihe potenzialment e letali. 70 La serotonina (5-ossitriptammina) è una struttura relativamente semplice costituita da un anello indolico sostituito da un ossidrile sull’anello benzenico ed una catena etilamminica sull’anello pirrolico. Se viene metilata sull’azoto, la serotonina si trasform a in bufotenina, una sostanza contenuta nella pelle del rospo, dotata di forte potere allucinogeno. La metilazione e successiva metossilazione della dopammina conducono invece alla mescalina, la quale è anche fo rtemente allucinogen a. Quest’ultima, un alcaloide facilmente estraibile dal Cactus peyote, viene impiegato sin dai tempi antichi a fine psicoedelico nei riti religiosi delle popolazioni amerindie. 40 aggressioni radicaliche mettono in difficoltà questo scudo enzimatico, é verosimile che si formino metaboliti non fisiologici, che potranno a loro volta reagire con altre molecole bersaglio, dando origine ad una catena di reazioni aberranti. Le macromolecole contenenti radicali intrappolati rappresentano un ottimo supporto per svariate reazioni chimiche. Una volta che un numero sufficiente di radicali intrappolati si sia formato in una macromolecola, questa diverrà a sua volta fonte di ulteriori aggressioni radicaliche, dando luogo ad una catena di reazioni chimiche, che si propagheranno autocataliticamente senza valide possibilità di controllo. *** Le svariate classi di alcaloidi presenti in natura posseggono strutture chimiche complesse, che rendono a volte difficile la definizione della loro biogenesi. In altri casi invece, è stato possibile determinare sperimentalmente, come determinati alcaloidi vengano prodotti dalle piante, da quali intermedi ed in quali condizioni. Da questi studi oramai classici, è emerso che alcaloidi anche di media complessità come l’atropina, la cocaina, la mescalina, l’efedrina, la lobelina, la scopolamina, la papaverina ed altri, possano venir sintetizzati in provetta in condizioni fisiologiche, partendo da semplici componenti mescolati casualmente, senza l’aiuto di enzimi specifici. Sulla base dei lavori pionieristici di Pictet, Spengler e Robinson,71 sembra verosimile che in natura le piante seguano lo stesso schema per la sintesi di tutti gli alcaloidi, anche i più complessi, confermando un classico assioma della chimica organica: Ciò che la natura sintetizza quotidianamente in condizioni fisiologiche e con scarso impiego di energia, può essere realizzato dall’uomo in provetta; i composti preparati in laboratorio dalle mani dell’uomo sono identici a quelli prodotti nel laboratorio della natura. Appare quindi verosimile, che le stesse od analoghe reazioni possano avvenire in svariati sistemi, da quello animale a quello vegetale, qualora si realizzino condizioni favorevoli. 72 *** 71 G.A.Swan <An introduction to the alkaloids> Blackiwell Scie.Pub.,Oxford and Edinburgh (1967) Questo tipo di reazione non abbisogna di particolari enzimi che lo pilotino, venendo governato dal caso, dalla reattività dei componenti e da parametri chimico-fisici come temp eratura, concent razion e,pH. E’ verosimile invece, che in natura, enzimi appropriati, determinati geneticament e,siano coinvolti nella sintesi degli intermedi necessari alla produzione d egli alcaloidi, secondo il metabolismo delle singole sp ecie. ( Altrimenti, tutte le piante produrrebb ero in maniera non specie speci fica qualsivoglia alcaloide). Esiste invece una specie-speci ficità, la quale determina geneticam ente la cap acità di una pianta a produrre o meno un determinato alcaloide, indipendentemente dalle condizioni ambientali più o meno favorevoli. 72 41 Tra gli alcaloidi a struttura isochinolinica od indolica si trovano composti dotati di spiccate proprietà psicoattive. Alcuni di questi, qualora somministrati nell’individuo sano, producono quadri patologici (per esempio allucinazioni) simili a quelli di varie malattie neuropsichiatriche. Ciò portò all’ipotesi, poi abbandonata, che queste malattie potessero essere causate da metaboliti aberranti di alcuni principi biochimici fondamentali dell’organismo. 73 Si sarebbe trattato in questo caso di vere e proprie malattie molecolari, da valutare e considerare nell’ambito di una nuova chimica patologica del cervello. I motivi per i quali questa teoria venne accantonata negli anni sessanta, furono di duplice natura.Da una parte, l’eccessivo riduzionismo della teoria molecolare si scontrò con l’atteggiamento olistico della psichiatria dominante; dall’altra, non si riuscì a dimostrare con sicurezza, che la sintesi casuale di alcaloidi nel cervello umano avvenisse realmente. Secondo Robinson, Winterstein e Trier,74 gli aminoacidi fenilalanina, tirosina e 3,4diidrossifenilalanina sono i precursori chiave degli alcaloidi isochinolinici ed indolici. Da questi stessi precursori, derivano dopamina e serotonina, due neurotrasmettitori sintetizzati nel nostro sistema nervoso centrale. Nelle piante, la trasformazione biogenetica di questi precursori nei rispettivi alcaloidi avviene per decarbossilazione, ossidazione e metilazione ed altre semplici reazioni, le quali possono avvenire in determinate condizioni fisiologiche sia in provetta sia nell’organismo umano. Gli alcaloidi isochinolinici sono composti ciclici, che comprendono svariati termini come la papaverina, la papaverolina, la tetraidropapaverina, la tetraidropapaverolina, la laudanosina, la laudanosinolina, ecc.Le isochinoline si formano per condensazione e ciclizzazione non enzimatica di derivati della feniletilamina e perciò dell’aminoacido fenilalanina con composti aldeidici, in condizioni fisiologiche. Oggi si sa, che questa stessa condensazione tipica del mondo vegetale può avvenire in determinate condizioni anche nel cervello umano 75, 76 ed alcuni derivati isochinolinici sono stati isolati dalle urine di individui sani, da quelle di pazienti di Parkinson trattati con DOPA e dai cervelli di pazienti di Parkinson, postmortem.77 Il fatto che un alcaloide, ritenuto finora frutto esclusivo del mondo vegetale, si formi casualmente nel nostro cervello, senza finalità determinate geneticamente e sfuggendo alle barriere omeostatiche del nostro organismo, propone nuovi ed interessanti risvolti teorici. Nel laboratorio chimico del 73 Alfred Burger <Medicinal Chemistry> II Edt.Interscience Publishers Inc.New York (1960),p.397 G.A. Swan,loc cit. 75 R. Dietrich,V.Erwin <Biogenic amine aldehydes condensation products:Tetrahydropapaverolines and tryptolines> Ann.Rev.Pharm.Toxicol. 20 (1980) pp.55-80. 76 L.Mosca,C.Blarzino,R.Coccia,C.Foppoli,A.M.Rosei <Melanins from tetrahydro-isoquinolines:spectroscopic characteristics,scavenging activity and redox transfer properties> Free Radical Biology and Medicine Vol.24 (1998) pp.161-167. 77 M.Sandler,S.B.Carter,K.K.Hunter,G.M.Stensa <Tiq alcaloids: in vivo metabolites of L-DOPA in man with Parkinsonism and in DOPA treated Parkinsonians> Nature 241 (1973) pp.439-443. 74 42 cervello, una miriade di composti chimici, taluni altamente reattivi, vengono formati, trasformati, escreti senza sosta apparente. Il cervello è una fucina, nella quale sostanze chimiche dalle strutture più disparate si avvicendano con finalità ben precise, tenute al guinzaglio da schiere di enzimi: il cervello é un organo nel quale l’ordine regna sovrano. Il cervello è però anche l’organo col più alto consumo di ossigeno e col più alto turnover di radicali liberi, fonte d’impreviste reazioni chimiche e metaboliti aberranti, come é stato, di recente, confermato clinicamente. La conferma, che nel nostro cervello si possano formare metaboliti aberranti, tra i quali anche derivati od analoghi di sostanze naturali pericolose, come gli alcaloidi psicoattivi, rimette in discussione la teoria sull’insorgenza delle malattie molecolari. 78 78 Andrebbe veri fi cato sperimentalmente se in individui colti da improvvisi irrifrenabili raptus di violenza omicida (Amokläu fer), non siano rilevabili nelle urine,nel plasma, nel cervello postmortem, alcaloidi allucinogeni derivati dal metabolismo aberrante delle catecol amine.In caso affermativo, si tratterebbe secondo la nostra ipotesi, di pazienti affetti da malattie molecolari.cfr.BrunoJ.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale,neuro e psicopatie:gen esi e sviluppo alla luce della chimica patologica> loc.cit. 43 VIII ECOS IS TEMA IN S UBBUGLIO <Durante gli ultimi giorni, giungerà un’epoca in cui l’oceano svelerà i suoi segreti; sarà scoperto un grande paese,una nuova guida ci farà conoscere nuovi mondi e la Terra di Tule non segnerà più la fine del mondo.> Seneca Le condizioni di vita sono mutate dal Rinascimento ad oggi e nel corso degli ultimi anni il quadro della salute registra significativi progressi. M olte malattie infettive e parassitarie, una volta vero flagello e principale causa di morte, sono diminuite di frequenza e virulenza, grazie all’azione concomitante di svariati fattori, come alimentazione più congrua, migliori condizioni igienico sanitarie, maggior efficienza della sanità pubblica, progressi della ricerca di base e applicata.79 Igiene, sanità e migliorate condizioni di vita, alimentazione e lavoro hanno contribuito ad una lievitazione dell’aspettativa di vita, superando, in media ed in molti paesi, la soglia degli ottanta anni per gli uomini ed ottantacinque per le donne. Ciononostante, dal mondo classico a quello moderno, la durata massima dell’esistenza non è aumentata realmente, il che rafforza la tesi, che esista in natura un limite biologico invalicabile. Le cellule non possono duplicarsi indefinitamente, a meno di trasformarsi in cellule tumorali e l’organismo dopo una certa età (ca. trent’anni), perde la capacità di mantenere l’equilibrio omeostatico fra i vari organi. Di conseguenza, il decesso avviene per esaurimento e senza che debba insorgere necessariamente una malattia specifica, alla stregua di una candela che si consumi lentamente fino alla fine. Le patologie cardiovascolari, quelle cronico-degenerative e quelle neoplastiche, una volta retaggio dell’invecchiamento, sono assurte a principale causa di morte nell’era moderna e venendo collegate, 79 Da una analisi dell’OMS, sui costi della medicina emerge che: -le tre piaghe storiche (fame,contagi e malattie della maternità e infan zia) sono responsabili solo di un terzo dei costi. -il costo delle patologie non trasmissibili è il 56,4% del totale, con qu elle cardiovas colari che fanno la part e del leon e con il 14,7%, seguite a sorpresa dalle malattie psichiatriche 11,9% e solo dopo dai tumori 7,1%. Da qu esti dati emerge come il grosso d ell’impegno medico veng a speso nei p aesi industrializzati p er l e patologie del benessere e come vengano invece tras curate le piaghe storiche tipiche del terzo mondo. 44 piuttosto, a stili di vita incongrui ed all’influenza dell’ambiente esterno, ostile e carico di agenti tossici (cause estrinseche). Questi ultimi sono molteplici ed eterogenei. Includono agenti chimici e fisici presenti nell’aria, nelle acque, negli alimenti, nei farmaci, nei cosmetici, nei prodotti di consumo, nell’ambiente domestico, sul posto di lavoro, nell’ambiente nel quale viviamo. L’effetto acuto e cronico di questi agenti sulla salute dovrebbe essere ben noto ad ognuno. Chi non ricorda gli occhi arrossati, la voce rauca e stridente, la tosse persistente, la pelle arrossata e dolente, dopo essersi immerso nello smog delle grandi città o nelle polveri, nei fumi, nella nebbia di campagna e periferia? M olto più difficile, se non impossibile, diventa invece la correlazione di sintomi e danni alle singole cause. La difficoltà d’identificare con assoluta certezza l’agente nocivo, rende difficile l’applicazione di misure preventive specifiche, riproponendo, in chiave moderna, problematiche operative già incontrate secoli addietro nel caso delle malattie infettive, quando era ancora sconosciuta l’esistenza degli agenti patogeni esterni. .*** Travalicare le frontiere, invadere e conquistare nuovi territori, é una caratteristica fondamentale di tutte le forme di vita, fin dalla prima preistoria.80 Le grandi migrazioni di ominidi ed altre specie animali, alla ricerca di cibo od in fuga da freddo, siccità ed altre calamità, rispecchiano l’invadenza e l’insostenibile tendenza all’espansione della materia vivente, complessità 82 81 sotto la spinta dei mutamenti di ed entropia.83 La globalizzazione, intesa in questo senso, perde molto della sua apparenza terrestre, per assumere un aspetto più universale. Ipotesi convalidata dalla recente scoperta, che primordiali forme di vita o suoi componenti molecolari (mattoni) potrebbero essere giunti sulla terra in tempi remoti, cavalcando meteoriti e comete. Lo stimolo alla globalizzazione sembra che non abbia risparmiato proprio nessuno, dai vegetali agli animali, dai microrganismi a virus e prioni. La loro diffusione è avvenuta in tante maniere. Tramite vettori biologici o atmosferici: polline e semi trasportati da vento ed insetti; germi, virus e batteri sospesi in nebbie evanescenti in balia del vento o a cavallo di polveri e sabbia. Il fenomeno della diffusione o 80 Bruno J.R.Nicolaus < Globalizzazione,una sfida biologico-culturale >Atti Accademia Pontaniana, Napoli LI (2002), pp.21-26 Bruno J.R. Nicolaus, <Uomo-animale-natura nell’evolversi dei secoli>, Atti Accademia Pontaniana, Volume XLIII (1994), pag. 55-96. 82 Paul Davies <Il cosmo intelligente> Mondadori, 1989 (Ed. orig. <The cosmic Blueprint > Simon and Schuster, New York, 1989); <Gli ultimi tre minuti> Rizzoli, 1994 (Ed. orig. <The last three minutes> Orion Publ. Group Ltd., 1994). 83 Ilya Prigogine <La nuova alleanza> Longanesi 1979; <La fine delle certezze> Bollati Boringhieri 1997. 45 globalizzazione ha travalicato infine la sfera puramente materiale ed ha invaso il mondo della cultura, fino a divenire il fattore decisivo d’ogni ulteriore sviluppo. L’evoluzione biologica, contrassegnata da ritmi lenti e prudenti, completamente fuori della nostra misura, ha oramai passato la mano ad un nuovo fenomeno, quello dell’evoluzione culturale. Rotto ogni argine, superata ogni frontiera d’idioma e di razza, le culture si diffondono dilagando su tutto il pianeta, fuori d’ogni controllo ed in tempo reale. L’homo sapiens è stato ed é lo strumento di questa rivoluzione culturale, grazie al suo errare continuo, alle sue grandi invenzioni, da arti e commerci, a tecnica e scienza. La diffusione degli idiomi e le loro sovrapposizioni, dal greco al latino all’ inglese, dal mandarino all’indostano ecc. hanno facilitato la comprensione reciproca. Il latino scritto e la libertà di spostamento delle persone hanno contribuito allo sviluppo del Rinascimento, all’interscambio dell’informazione ed al mirabile sviluppo di tecnica e scienza. La vita procede invece a piccoli passi nelle nicchie biologiche, dove scarse sono le possibilità di 84 interscambio col mondo circostante. La collisione improvvisa tra queste realtà, mondo moderno e nicchie, non è scevra da rischi, come dimostra il recente passato. Possono emergere problemi igienico-sanitari con pesanti ripercussioni planetarie (Ebola, AIDS, ecc.). Oltre ai problemi sanitari, lo scontro tra questi mondi lontani e diversi solleva problematiche politico-sociali di non facile risoluzione ed altrettanto facile strumentalizzazione politica. La globalizzazione può indurre reazioni violente e difficili da superare. 85 *** Per milioni di anni, una sterminata legione di forme primordiali,formata da virus e batteri, funghi e protozoi, è riuscita a convivere in simbiosi e/o competizione con altri organismi. Sopravvivere a quest’orda munita di tanta aggressività e capacità di adattamento fu tutt’altro che facile, per gli organismi superiori. Fra le tante possibilità, gli animali svilupparono un modello di difesa originale: la risposta immunitaria. Da una parte, l’inesauribile capacità di mutazione di virus e batteri, dall’altra la mirabile flessibilità dei sistemi immunitari, dedicati alla ricerca di immunità da 84 Vari p aram etri ne s embrano addirittura indipend enti; la velocità con la quale si muovono molto più lenta (Isole Galapagos ). Analogamente, vi sono nicchie culturali, nelle quali singole etnie vivono lontane da noi una vita preistorica o quasi ( Aborigeni, Australiani, Indios dell’Amazzonia, ecc.). 85 Queste reazioni antiglobali, così frequ enti nelle soci età moderne, and rebbero ri esaminate alla luce della legge d ella complessità organizzata. B. Mandelbrot <The fractal geometry of nature> Wiley San Francisco, 1982. 46 tramandare alle generazioni seguenti, secondo svariati modelli. 86 Nuovi equilibri nascevano tra uomini germi e animali, in nicchie ecologicamente protette. Equilibri durati decine, centinaia di migliaia di anni, taluni esistenti tuttora. La pratica dell’addomesticamento portò l’uomo a contatto più stretto con l’animale. Da quest’ultimo, egli contrasse patologie endemiche nell’animale, ma a lui sconosciute (zoonosi). Queste malattie trasmissibili all’uomo sono una legione, sono più di ottanta. Spesso letali, sono 87 causate da batteri, virus, funghi, protozoi oltre a vermi, artropodi ed agenti di altra natura . Il legame filogenetico tra zoonosi e malattie umane è evidente: il virus del morbillo deriva dal germe della peste bovina o da quello della malattia del cane ai quali assomiglia; il virus del vaiolo è collegato geneticamente ai poxvirus degli animali domestici; il micobatterio della tubercolosi nacque in Africa da una forma bovina; quello della lebbra è una mutazione di un parassita dei roditori (M . Lepraemurium) e così via. La peste nera (la “peggior malattia”, dal latino peius) raggiunse l’Europa, attraversando il mare dall’altopiano asiatico dov’era confinata quale peste dei roditori. Tante sono state le pestilenze, che sconvolsero l’antichità fino ai tempi dell’impero di Giustiniano (542 d.C.). Nel basso medioevo si raggiunse l’apice con la rinascita dei commerci, trasporti e migrazioni ed infine con l’aumento sproporzionato dell’agglomerazione metropolitana. Questi fattori, le condizioni igieniche personali ed urbane spesso disastrose, nonché l’alimentazione carente formarono le premesse per una trasmissione del morbo nell’Occidente. I topi neri o marrone, predominanti nelle zone temperate e marine, sarebbero stati i grandi protagonisti, veicolando il contagio. Pur non avendo compreso la dinamica dell’epidemia, l’uomo si rese conto che l’appestato ed i suoi beni potevano essere fonte di contagio e promosse misure igieniche severe, seppure spesso tardive. Dalle vecchie cronache, emerge uno scenario terrificante: uomini che fuggono terrorizzati dalle vecchie città allargando il contagio; altri che si rinchiudono dietro i chiavistelli; altri ancora che si riversano in lunghe processioni per vicoli e piazze, al lume di torce, al rullar di tamburi, al suono di pifferi ed altri strumenti stridenti. Il dissonante frastuono, il bagliore delle torce sono di conforto, quale estremo esorcismo. L’uomo medievale non sa né può immaginare, che questo comportamento insensato aiuterà a scacciare i topi, a rimandarli nelle 86 Una lotta impari, spesso ad esito incerto: tanti i sinergismi ed antagonismi, le interazioni con un ambiente ostile, con gli animali portatori di germi letali. Fino all’avvento delle culture, l’uomo restò schiavo dell’evoluzione biologica e non fu in g rado di di fend ersi dalle in fezioni ch e tramite le proprie reazioni. Lo scotto da pag are fu altissimo: mortalità infantile, infezioni puerperali, can cren a e setticemia dopo i traumi frequenti durante la raccolta del cibo, la cacci a, gli scontri con pred atori feroci, le in fezioni batterich e e vi rali del tratto gastrointestinale e respiratorio, sicuram ente afflissero e d ecimarono i nostri anten ati. In pochi sopravvissero e trasmisero ai discendenti un’immunità preziosa verso talune affezioni. 87 Michael J. Pelczar Jr., Roger D. Reid <Infectious Diseases of animals> pag. 656 in Microbiology 3d. edition, Mac. Graw-Hill (1972). 47 fogne, forse ad allontanare il contagio. (fig.6) Superato il flagello ed identificato l’agente (Pasteurella o Yersinia Pestis da A. Yersin, 1894), il pericolo sembrò scongiurato. 88 Le zoonosi rappresentano tuttora un pericolo latente e continuo e la loro gravità si palesa periodicamente con modalità del tutto inattese. Pochi decenni fa, una nuova infezione virale sconosciuta (HIV) infettò l’uomo con conseguenze drammatiche (AIDS). Violazione della natura vergine e globalizzazione sono state chiamate in causa, per spiegarne origine e modalità di trasmissione, in parte tuttora controverse. 89 In svariate nicchie biologiche, si ritrovano virus preistorici sopravvissuti per migliaia, forse milioni di anni, ospiti negletti di qualche specie immune, il cui habitat è oramai estraneo per noi. Se questo territorio isolato viene violato, semmai disboscato, per fare spazio a strade e piantagioni, allora tante specie arboricole e terricole saranno costrette a spostarsi, avvicinandosi all’uomo. Boscaioli, agricoltori, operai rischieranno di essere infettati da virus, contro i quali non hanno difesa. L’infezione verrà quindi trasmessa, per via oro-fecale o sessuale od altra ancora, a parenti, conviventi, conoscenti, passanti casualmente incontrati. Come un torrente in piena, l’infezione dilagherà oltre i confini, lungo le vie di comunicazione più frequentate: fiumi, strade, autostrade, aeroporti si trasformeranno in vere condotte del morbo. Naviganti, autisti, camionisti, turisti diverranno untori inconsapevoli o compiacenti di drammatiche epidemie, come nel caso dell’AIDS. L’impatto delle zoonosi sulla pubblica salute è variabile e non può essere generalizzato.Vi sono infezioni con una fase asintomatica lunga (HIV: 5-10 anni), che facilita la diffusione tramite sesso non protetto o contatto col sangue (trasfusioni, aghi infetti). L’impatto sarà in questo caso drammatico: lo dimostra l’aumento esponenziale dell’AIDS in tanti paesi, specialmente in Africa ed Asia. Ebola, M arburg e Lassa sono più contagiosi per contatto col sangue, ma meno pericolosi per la comunità. 90 La progressione clinica dell’infezione è talmente rapida, da portare a morte il paziente, prima che si espanda oltre la cerchia di quanti ne sono venuti a stretto contatto.91 88 Improvvisamente invece, dopo la prima guerra mondiale , una epidemia di peste nera scoppiava in Manciuria dilagando fino alle porte dell’India. Un’indagine dell’OMS ne scoprì presto le cause. Per procacciarsi carni e pellicce la popolazione locale, stremata da una carestia, si era messa a cacciare marmotte. Queste erano portatrici del germe ed infestate da pulci: da queste il contagio era passato all’uomo, nuovamente colpevole di aver infranto un equilibrio stabile da secoli, di avere violato una nicchia biologica. Pochissimi anni fa, un focolaio di peste esplose in India vicino a Bombay; poco dopo un altro in America sulle Montagne Rocciose... In tutti questi casi si è ripetuto in chiave moderna il dramma di medievale memoria. 89 HIV, Retrovirus verosimilmente originario dell’Africa central e in forma silente (scimmia). Virulentatosi dopo la probabile esportazione in USA e ridisseminato dalle Americhe in due forme altam ente patogene in tutto il globo. 90 Retrovirus responsabili della febbre emorragi ca, letale nell’80% dei casi ca. Sembra endemico in alcuni tipi di scimmie, dalle quali passa all’uomo se ne consuma la carne. 91 Il virus dell’influenza è endemico in molte speci e animali (dai volatili ai maiali) dov e rapp resent a una v era zoonosi. Si pensa che contagi l’uomo arrivando periodicamente dall’Asia sulla scia dei flussi migratori, trasportato dal vento, sulle ali di timidi uccelli. I vari ceppi del virus sono molto mutevoli e trasfo rmano continuament e la loro struttura: passano spesso da un ospite all’altro, acquisendo nuovo materiale genetico. Questo processo di trasfo rmazion e continua 48 Travalicare le frontiere o globalizzare é un processo biologico consueto, ma non privo di rischi. Conseguenze anche gravi sono prevedibili, quando, violando gli ecosistemi, s’infrangono equilibri stabilizzati, mettendo in atto una rottura della patocenosi. 92 Svariate pestilenze hanno afflitto l’umanità nel passato antico e recente, altre stanno devastando il mondo moderno (AIDS), altre ancora sono verosimilmente in procinto di farlo (BSE, malattie molecolari). 93, 94 Tutte queste aggressioni alla salute, da parte di microrganismi e fattori ambientali, hanno travagliato l’umanità fin dalla preistoria, costringendola ad adattarsi a nuovi equilibri patocenetici. *** Già Plinio, Seneca, Vitruvio ed altri importanti personaggi si lagnavano dei malanni causati dall’aria malsana dell’Urbe e dagli stili di vita aberranti dell’era imperiale. Già a quei tempi quindi, qualità d’aria ed ambiente e stili di vita erano ritenuti fondamentali per una buona salute. Problematiche che, nonostante due millenni di storia e progresso, permangono quasi immutate. Identificare e raggruppare obbiettivamente, i fattori ambientali imputati o colpevoli delle patologie dell’uomo moderno, è tutt’altro che facile per due principali motivi. Da un lato, per la difficoltà di correlare e certificare con esattezza cause ed effetti nocivi; dall’altro, perché questa tematica di natura scientifica é spesso oggetto d’attenzione fuorviante, da parte di gruppi politici. A titolo esemplificativo, sono raggruppate in seguito alcune sostanze tossiche, selezionate in base alla via di contatto più frequente: 1. Inquinanti atmosferici. Sono descritti aumenti temporanei della morbilità e mortalità secondo la concentrazione e della durata d’esposizione, specialmente sul posto di lavoro. rende il virus più virulento, tanto da ingannar ogni difesa. È da queste interazioni fra germe e animale che nasce il rischio di epidemie a conseguenza letale: la cosiddetta “Spagnola” costò oltre venti milioni di vite in tre ondate, più di tutta la guerra mondiale. 92 Tubercolosi, Lebbra, Sifilide, Rabbia, Carbonchio, Vaiolo, Varicella, Colera, Peste, Morbillo, Rosolia, Parotite, Scarlattina, Poliomielite, Meningite, Tetano, Difterite, Tracoma, Herpes, Malaria, Schistosomiasi, Filariosi, Tripanosomiasi, Leishmaniasi, ecc. A Cockburn, <The evolution and eradication of infectious diseases>, Baltimore John Hopkins Press (1963); R. Dubos <The evolution of infectious diseases in the course of history>, Canad. Med. Ass. J. LXXIX 445-451 (1958); W. Mc Neill <Uomini e parassiti, una storia ecologica> Ed. Il Saggiatore (1993). 93 Alle malattie virali classiche vanno aggiunte quelle da prioni (proteine non dotate di genoma) come la scrapie della pecora, la BSE (Encefalite bovina spongifo rme) dei bovini e dell’uomo e la FSE dei felini. I prioni sono strutture non convenzion ali, mancando probabilmente di geni (proteine infettive?) e si comportano alla stregua di virus. 94 Bruno J.R. Nicolaus, <Malattie molecolari, la maledizione del terzo millennio>, lettura tenuta presso l’Accademia Pontaniana, Napoli il 28 giugno 2001,loc.cit. 49 1.1 Vari gas (M onossido di carbonio, Anidride solforosa, Ossidi di azoto, Ozono, Cloruro di vinile, Emissioni da forni di coke, Radon, Fumo da combustione del tabacco) 1.2 M etalli (Piombo, M ercurio, Arsenico, Nichel) 1.3 Polveri (Amianto, Silice, Fibre di cotone, Fuliggine, Carbone, Benzopirene ed altri idrocarburi aromatici policiclici, PCA, Allergeni d’origine vegetale, Fallout radioattivo) 2. Inquinanti idrici. Imputati d’essere corresponsabili dell’insorgenza di tumori e di malattie cardiocircolatorie. 2.1 M etalli pesanti (M ercurio, Arsenico, Antimonio, ecc.) 2.2 Scorie organiche ed inorganiche tossiche 2.3 Pesticidi 2.4 Sostanze impiegate in agricoltura com’erbicidi od altro 2.5 Residui da processi di clorazione ed ozonizzazione 3. Inquinanti alimentari 3.1 M etalli pesanti 3.2 Pesticidi 3.3 Erbicidi 3.4 Prioni 4. S corie tossiche. M olto difficili da accertare le reali implicazioni degli inquinanti su base puramente epidemiologica, seppure sia ovvio che un alto contenuto di prodotti tossici nell’ambiente sia potenzialmente pericoloso e dovrebbe essere sempre evitato (principio di precauzione). Le scorie tossiche svolgono la loro azione nociva sugli organismi viventi direttamente od indirettamente e prevalentemente per via respiratoria, orale o topica. 50 IX NEUROPATIE E METALLI OSS IDO-RIDUTTORI < Verranno alla luce altre sciagure non volute dal caso, ma dall’uomo. Sono queste le cose che danno più dolore: le sciagure che l’uomo vuole infliggersi da sé > Sofocle,Edipo Re Nonostante i progressi delle scienze biomediche, nessuno é riuscito a spiegare, in maniera soddisfacente, origine e causa dei disturbi mentali. Secondo una branca della psichiatria, quella biologica, queste sono da ricercare in un malfunzionamento dell’organo preposto alla mente, il cervello, collegando queste malattie al meccanismo biochimico di alcuni psicofarmaci, rivelatisi molto efficaci nella pratica clinica. La loro scoperta, seppure sia stata più frutto del caso che di ricerca sistematica, rappresenta un capitolo molto felice della ricerca farmacologica, per la dovizia dei risultati pratici immediati e di quelli a lungo termine. Come altre grandi scoperte, essa ha preso l’abbrivio in corsia, durante la pratica clinica quotidiana, grazie all’acume di alcune menti brillanti. Osservando l’andamento clinico di alcuni pazienti, il peggioramento o il miglioramento della loro sintomatologia, dopo la somministrazione di determinati farmaci, furono formulate delle ipotesi sui possibili meccanismi molecolari coinvolti. Dall’approfondimento di questi elementi, emerse una plausibile correlazione tra i dati biochimici e le disfunzioni biologiche, alla base del sintomo stesso. Ciò portò all’interpretazione di alcuni aspetti delle malattie psichiatriche più diffuse, quali schizofrenia, depressione, ansia e varie turbe del comportamento ed alla formulazione di una teoria neuropsichiatrica, la quale vede, alle radici di queste patologie, alcune alterazioni patologiche della neurochimica cerebrale. 95 La depressione fu così considerata come una diretta conseguenza dell’alterazione funzionale dei sistemi monoaminergici (noradrenalina, serotonina), mentre la base biologica della sintomatologia depressiva e dei mutamenti del comportamento, trovò una spiegazione razionale in una disfunzione del sistema delle monoamine ed i disturbi psicotici furono ragionevolmente correlati ad una trasmissione dopaminergica alterata. Seppure quest’ipotesi abbia rappresentato un grande 95 Bruno J.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale, neuro e psicopatie:gen esi e sviluppo alla luce della chimica patologica > Atti Accademia Pontaniana,Napoli XLVII (1998) ,pp 245-271. 51 progresso, essa ha presto mostrato alcune difficoltà d’interpretazione, tra le quali spicca l’inspiegabile discrepanza tra la rapidità di interazione farmacologica con i trasportatori-ricettori ed il lento instaurarsi della risposta clinica. Questa richiede, infatti, da settimane a mesi di trattamento prima di registrare una risposta significativa. Le carenze di tale approccio empirico-riduttivo sono evidenti; d’altronde queste ipotesi si sono rivelate molto fruttuose nell’indirizzare le successive indagini della psichiatria biologica e nell’individuare svariati <markers>, dimostratisi utili a fini diagnostici e terapeutici. *** L’approccio monoaminergico si é evoluto, in seguito, verso una interpretazione più flessibile, introducendo il concetto di neuroplasticità, ipotesi neuroplastica, secondo la quale, ogni intervento clinico-farmacologico positivo andrebbe correlato a modificazioni della plasticità funzionale. 96 Questo modello, meno riduttivo, consente di non trascurare il ruolo dei sistemi serotoninergico e noradrenergico nella fisiopatologia dell’umore. Il collegamento tra biochimica, genetica e teoria dell’informazione ha portato alla scoperta di un meccanismo d’integrazione specifico, che passa attraverso l’interazione delle strutture nervose con i messaggeri neurochimici. Da questa pietra miliare della ricerca di base, è nato un assioma, che descrive la complessità del fenomeno attraverso una metafora alquanto pittoresca e divenuta subito popolare: < i neuroni parlano un linguaggio elettrochimico >. Una trasmissione di tipo elettrochimico, lo strumento di comunicazione principale negli organismi superiori, richiede la secrezione di sostanze capaci di produrre segnali specifici riconoscibili dal ricevente, in luogo e momento appropriati. La ricaptazione del neurotrasmettitore nei terminali presinaptici deve essere inoltre veloce, onde ottenere una rapida fine della trasmissione. Parametri così raffinati vengono garantiti da trasportatori specifici ad alta affinità. In un cervello normale, i trasportatori modulano e controllano la specificità, l’efficienza e l’efficacia della trasmissione sinaptica ed è ovvio che un loro malfunzionamento possa causare problemi di tipo neurologico. I trasportatori delle monoamine sono proteine, sodio e potassio dipendenti, e fanno parte della membrana plasmatica. Diverse malattie psichiatriche ed anche l’abuso di sostanze stupefacenti, quali oppio, cocaina, 96 La plasticità neuronale è un meccanismo crucial e attraverso il quale il cervello si adatta ai cambiamenti ambientali; contribuisce ai meccanismi funzionali del sistema nervoso e in particolare all’apprendimento e alla memoria.I cambiamenti nella plasticità possono avvenire a livello molecolare e sinaptico,coinvolgendo le proteine, il numero e l’effici enza delle sinapsi. Tra i fattori neurotro fi ci, la neurotrofin a BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) è ritenuta fond amentale per la capacità di regolare la plasticità neuronale, la sopravvivenza dei neuroni adulti e delle cellule della glia. Cfr. Fabio Tascedda e Nicoletta Brunello < Aspetti molecolari e di neuroplasticità nell’azione degli psicofarmaci> FACTS NEWS & VIEWS, Società Italiana di Neuropsico farmacologia SINPF vol.7,n.1 (2006),pp.1-6. 52 metanfetamina ed altre, interferiscono con questi sistemi, a vari livelli, disturbandone il normale funzionamento. Si comportano quasi come dei granelli di sabbia, che entri in un ingranaggio! Parlare equivale a trasmettere un’informazione. Solo che trasmettere non avrebbe gran senso, se non ci fosse anche chi riceve ed interpreta. Sarebbe, se no, un discorso tra sordi. Trasmettere e ricevere presuppongono, quindi, un sistema che coordini tutte le operazioni, un codice in grado di decifrare il messaggio, un sistema per la sua archiviazione in memoria, ed un dispositivo per tradurlo in azione. Il linguaggio é uno strumento altamente sofisticato, frutto di un lungo processo evolutivo degli animali superiori ed in particolare dell’uomo. Le radici di questo gioiello dell’evoluzione affondano nella preistoria più remota, attraverso livelli di complessità concatenati e riconducibili a quello molecolare. *** Quando un adulto od un anziano scompare, si é soliti dire che é morto di vecchiaia. Lo si afferma con tono rassicurante, come dire, che nessuno é colpevole se non il destino. Si rinfrancano, così, i più giovani, allarmando gli anziani con un assioma, in effetti, inesatto. Se il morto é giovane, nessuno direbbe che é morto di gioventù; di gioventù non si muore, non si può e non si deve morire. Eppure, gran parte dei neonati soccombe nel giro delle prime lune e tanti adolescenti od adulti non vedranno, nè godranno gli anni più belli. Oggi, non si muore più di vecchiaia; oggi é buon costume andarsene al di sopra dei trent'anni, per qualche patologia connessa all'invecchiamento. M a allora cos’é l’invecchiamento: una malattia, una degenerazione, un colpo di sfortuna maledetto? Non possiamo evitare la morte, combatterla, eliminarla, rallentarla o addirittura fermarla? Questo problema é annoso, ce lo siamo posti da sempre; ancor prima d’inventare o scoprire la scienza ed una volta, in contrapposizione alle divinità, eravamo definiti mortali: < ...Diede a sé la parola, il pensiero ch’è come il vento, il vivere civile, e i modi d’evitare gli assalti dei cieli aperti e l’umide tempeste nell’inospite gelo, a tutto armato l’uomo: che nulla inerme attende dal futuro. Ade soltanto non saprà mai fuggire,se pur medita sempre nuovi rifugi a non domati mali... >(Sofocle, Coro dell’Antigone). A furia d’indagare, si é imparato qualcosa di più, sulle cause dell’invecchiamento e sulle reali possibilità di rallentare questo processo comune a tutti i viventi. 97 L’invecchiamento é diventato, così, un fenomeno da baraccone. Qualcosa di degenerativo, indotto da alterazioni letali dovute all’ambiente, seppure in presenza di circostanze genetiche concomitanti 97 Ilyas Prigogyne, loc.cit. 53 Eliminando le cause principali,l’aggressione radicalica e le alterazioni genetiche letali, sarebbe realizzabile, allora, il sogno di Faust ? Le reazioni radicaliche sono un capitolo della chimica ampiamente esplorato. E’ merito di alcuni brillanti biochimici del secolo scorso, l’aver riconosciuto, che i radicali liberi si formano durante molti processi fisiologici e l’aver suggerito un loro possibile ruolo, nella genesi di varie patologie. Reazioni radicaliche avvengono un pò dappertutto nel nostro organismo, nei liquidi biologici, nelle cellule, nei tessuti, in particolare laddove avvengono reazioni ossidative, le quali sono quelle alle quali l’ossigeno partecipa in prima persona. Grazie alla loro reattività, i radicali tendono a reagire con una varietà di altre strutture del corpo, come le proteine e i carboidrati. Da ciò deriva la loro pericolosità, specialmente a livello dei mitocondri e del patrimonio genetico (DNA). L'attacco alle proteine induce alterazioni funzionali della loro struttura e di quella degli aminoacidi, le molecole, i mattoni coi quali son costruite le proteine. Le alterazioni sono molteplici, includendo la loro frammentazione in polipeptidi, le concatenazioni anomale o cross-linking, le modifiche conformazionali ed una aumentata sensibilità agli enzimi proteolitici. L’ossidazione determina danni strutturali a vari siti molecolari e di conseguenza, gruppi carbonilici, legami incrociati della ditirosina, gruppi deaminati o legami peptidici rotti, non vengono più riparati. Aumentando il numero di molecole danneggiate (accumulo), si aumenta il disordine, fino a cadere in balia di una vera e propria anarchia molecolare. 98 Le reazioni radicaliche hanno svolto un ruolo importante nella chimica primordiale, quando l'ambiente era più esposto alle radiazioni solari, ma l'atmosfera era carente d’ossigeno. Col progredire dell'evoluzione e con l’aumentare della concentrazione d’ossigeno nell’atmosfera, gli organismi viventi hanno sviluppato sistemi specifici, per difendersi dalle aggressioni radicalossidative e che sono basati su particolari molecole proteiche, chiamate enzimi, in grado di disattivare i radicali ossigenati. Le aggressioni radical-ossidative avvengono in tutti gli organi, anche se le parti del corpo più esposte alla luce del sole, come la pelle, sono la sede preferita. 99 Vi sono anche organi interni più protetti dall'ambiente esterno e dalle radiazioni solari, ma ad alto turnover metabolico, che sono oggetto di attacchi radicalici, con insorgenza di patologie letali (p.e. fegato, reni, cuore, cervello, ecc.). In questi casi, la formazione del radicale primario viene attivata da altre molecole, formatesi in maniera abnorme in qualche ciclo metabolico. Una delle fonti 98 R.T.Dean,S.P.Gieseg,J.A.Simpson < Marker or mechanism:possible pro.oxidant reactions of radical-damaged proteins in aging and atherosclerosis,an aged related disease > in < Free Radicals: from basic science to medicine;MCBU,molecular and cell biology updates> G.Poli,E.Albani,M.U. Dianzani, Eds.Birkhäuser Verlag Basel 1992 99 Secondo alcuni autori, la melanina, il pigmento nero più diffuso sulla terra, dovrebbe essere considerato un prodotto dell'era preenzimatica, quando radiazioni e temperatura erano il fulcro dei processi radicalici e potrebbe aver svolto un ruolo chiave nella sintesi della materia vivente (Bruno J.R.Nicolaus,loc.cit.). 54 principali, di specie ossigenate reattive (ROS), sono i mitocondri, deputati alla fosforilazione ossidativa dell’ATP (acido adenosintrifosforico), fonte primaria dell’energia cellulare. 100 Grazie alla grande reattività, i radicali liberi hanno vita brevissima, a volte solo di frazioni di secondo. Ciò fa supporre, che le reazioni susseguenti alla loro formazione vengano consumate, là dove si sono formati (in loco) e che sia difficilmente ipotizzabile la migrazione di radicali liberi da un punto all'altro dell'organismo. Per esempio dalla pelle, dove si formano in gran quantità, sotto l'azione della luce, fino al cervello al cuore, al fegato, ai reni e ad altri organi. 101 Una gran mole di dati sperimentali, raccolti nel corso degli ultimi cinquant’anni, conferma che reazioni di tipo radical-ossidativo svolgono un ruolo rilevante nella genesi di svariate patologie, tra le quali molte ad esito spesso nefasto. Tra queste, citiamo a titolo esemplificativo: • varie forme tumorali neoplastiche (azione mutagena dei radicali liberi sul DNA) (Burdon, 1992), • l'aterosclerosi (interazione di cellule endoteliali con lipoproteine a bassa densità LDL ossidate da radicali liberi), • 102 l'ipertensione essenziale (l'azione pressurizzante delle catecolamine a livello dell'endotelio sarebbe dovuta al radicale O-2• formatosi durante la reazione di questi composti con ossigeno), • l'amiloidosi (azione ossidativa radicalica su APP-amyloid precursor protein), • l'immunodeficienza senile (diminuzione delle difese immunitarie per aggressione radicalica), • il morbo di Parkinson (perossidazione dei lipidi di membrana con deficit dei neuroni dopaminergici a livello substantia nigra). 103 Dato che gli antiossidanti rallentano le reazioni radicaliche in vitro, per la profilassi e la terapia di queste malattie degenerative é stata consigliata la somministrazione di sostanze naturali riducenti, quali vitamina A, C, E, tiola, glutatione, acetilcisteina, betacarotene, ecc. L’impiego di questi 100 In questo pro cesso, l’ossigeno molecolare (02) traspo rtato dal sangu e, viene ridotto ad acqua (H2O), tramite captazione di quattro elettroni e quattro atomi di idrogeno. Contemporaneam ente, si formano il radi cale superossido (O2•–), acqua ossigenata (H2O2) e l’attivissimo radicale idrossile (•OH), temuto per la sua citotossicità. 101 Questo aspetto cinetico inquiet ante e non su fficient emente considerato dalla teori a radicalica d ell'invecchiam ento, andrebb e, a nostro avviso, approfondito ulteriormente. 102 103 U.P.Steibrecher,H.Zhang,M.Longheed , Free Rad.Biol.Med. 9,115-168 (1990). J.D.Adams,I.N.Odunze, Biochem.Pharmacol. 41, 1099-1105 (1991). 55 prodotti é popolare in molti paesi, seppure la loro utilità clinica non sia stata scientificamente provata. L’ossigeno allo stato molecolare possiede una reattività limitata, eppure quando un organismo viene esposto, per periodi di tempo prolungati e a pressioni parziali d’ossigeno superiori alla norma, esso può subire danni rilevanti, correlati alla formazione del radicale superossido e di altre specie radicaliche ossigenate, considerate le più pericolose per gli organismi viventi. Il radicale superossido si forma durante il processo di riossigenazione dei tessuti, a seguito di insulto ischemico cerebrale o cardiaco. Esso è responsabile delle lesioni tissutali e dei conseguenti danni invalidanti, caratteristici di queste condizioni patologiche, qualora non s’intervenga sollecitamente sul tessuto colpito, al fine di bloccare l’aggressione radical-ossidativa. In via più generale, l'aggressione del radicale anione superossido sugli acidi grassi polinsaturi delle membrane cellulari, dà luogo alla formazione di perossidi e idroperossidi, con successiva rottura dei legami carbonio-carbonio. Ne derivano prodotti ossigenati, le aldeidi, che in presenza di aminoacidi formano pigmenti colorati (lipofuscine), spesso indicati come indice dell'invecchiamento dell'organismo. Le membrane cellulari non sono facilmente permeabili all'anione superossido, mentre lo sono al perossido di idrogeno. E' verosimile che quest’ultimo, una volta penetrato nella cellula, dia luogo a radicali idrossile •OH, sotto la spinta catalitica del ferro e del rame.L'azione tossica dei radicali liberi ossigenati viene potenziata dal ferro, il quale promuove la formazione di ulteriori radicali ossigenati o complessi sidero ossigenati (Fe/O2) altamente reattivi: il binomio Fe/O2 rappresenta una delle chiavi della vita, ma anche un pericoloso strumento di morte. Gli organismi aerobici hanno sviluppato, nel corso dell'evoluzione, una serie di meccanismi biochimici di difesa contro queste aggressioni ossidative, seguendo due direttrici principali. Da una parte, neutralizzano il ferro e gli altri metalli catalizzatori delle ossidazioni; dall’altra, bloccano i processi ossidativi tramite sostanze riducenti. Ambedue i meccanismi svolgono egregiamente il loro compito negli organismi sani, pur non essendo in grado di contrastare l’enorme pressione ossidativa esercitata dai tanti agenti, durante le aggressioni radicaliche. Tra i vari meccanismi riducenti, attivi nel nostro organismo, citiamo: quello a base di superossidodismutasi (SOD), catalase e glutatione (GSH) perossidasi; l'altro, a base di 2-tocoferolo o vitamina E, GSHperossidasi e fosfolipasi A2, volto a minimizzare la perossidazione delle membrane lipidiche. Tra i neutralizzatori del ferro, ci sono alcune molecole proteiche dotate di grande affinità per questo metallo, in grado di sequestrare il ferro libero, impedendogli così di nuocere e di rilasciarlo in quantità discrete, quando opportunamente richiesto dall’organismo. Tra queste, citiamo: la ferritina, l'emosiderina, la lattoferrina ed altri sequestranti del ferro. 56 Particolarmente preoccupanti sono i sinergismi tra radicali liberi, ossigeno nelle sue forme attivate, ed inquinanti ambientali. 104 Le conseguenze di queste combinazioni sull’incidenza di varie forme di cancro sono inquietanti, come pure il fatto che solamente un numero molto limitato di inquinanti è stato sufficientemente studiato. Nel nostro ambiente ed in particolare nell'aria urbana, sono presenti migliaia di sostanze chimiche non ancora identificate, come ad esempio gli spezzoni di idrocarburi insaturi ed aromatici formati ed espulsi nell’atmosfera dai motori a scoppio e dagli impianti di riscaldamento. Non conosciamo le proprietà biologiche di questo temibile cocktail chimico, mentre possiamo prevederne la genotossicità. (fig.7) Alcune interessanti correlazioni tra varie patologie e radicali liberi ossigenati, formulate negli anni novanta da Halliwell, meritano attenzione adeguata: 105 Patologie correlate all’azione di radicali liberi ossigenati (secondo Halliwell 106 ) Cervello e SNC Malattia di Parkinson (PD) Discinesia tardiva (TD) Sclerosi amiotrofica laterale Deficienza di vitamina E Danno da neurotossine Ossigeno iperbarico Danni cerebrovascolari da ipertensione Sovraccarico di alluminio Encefalomieliti allergiche Potenziamento di ferite traumatiche Cuore e Sistema Cardiovascolare Aterosclerosi Cardiotossicità da adriamicina 104 B.D.Goldstein < Free radicals and active states of oxygen in human cancer due to environmental pollutants:public health optimism and scientific skepticism > in <Ree radicals from basic science to medicine..,loc.cit. 105 Secondo conclusioni oramai accettate dalla comunità scientifi ca internazionale: -il fumo passivo fa male ed è speci almente dannoso per chi soffre di malattie respiratorie; - negli USA muoiono ogni anno di morte improvvisa a causa del fumo passivo, più di 400 neonati; - gli adulti esposti al fumo p assivo hanno una in cidenza d el 20-30% maggiore di mal attie di cuo re e tumori di chi non frequenta fumatori; - non si possono evitare gli effetti nocivi del fumo p assivo,separando fum atori e non fum atori,dato che se si condividono gli stessi ambienti non c’è sistema di ventilazione che tenga. Nelle urine di neonati di pochi mesi, viventi in case dove si fuma, è stato isolato il Nnal (4-Methylnitrosamino-1-3piridil-1-butanolo),sostanza altament e can cerog ena (dimostrato nei ratti). Se la mamma in gravidanza fum ava,il Nnal si trova anche nel sangue dei neonati. Quando la mamma fuma è come se fumassero un po’ anche i neonati. 106 B.Halliwell et al. < Free radicals and degenerative diseases of the nervous system > Nippon Ronen Igakfai Zasshi 27,171 (1990). 57 Malattia di Keshan (deficienza di selenio) Cardiomiopatia alcolica Occhio Cataratta Degenerazione maculare Fotoretinopatia Emorragia oculare Retinopatia dei prematuri Organi riproduttivi Cancro infantile Complicazioni ipertensive in gravidanza Mutazioni portanti a malformazioni congenite Anormalità dello sperma Reni Nefrotossicità da metalli Nefrotossicità da aminoglicosidi Sindromi nefrotiche autoimmuni Sistema gastrointestinale Lesioni da antinfiammatori nonsteroidei Avvelenamento da ferro Danni epatici da idrocarburi alogenati Pancreatite da acidi grassi liberi Danni da endotossine al fegato Azioni diabetogene da allossana Polmoni Displasia broncopolmonare Pneumoconiosi da polveri minerali Tossicità da bleomicina Ipossia Danni da fumo di tabacco Enfisema Tossicità da inquinanti aerei (ozono, S0 2, NO2) Cancro; Malattie da alcoolismo; Invecchiamento; Danni da radiazioni; Globuli rossi del sangue Anemia di Fanconi Favismo Malaria Fotossidazione protoporfirinica Anemia drepanocitica Infiammazione e disordini del sistema immunitario Deficienze del sistema immunitario da invecchiamento Malattie autoimmuni Artrite reumatoide Glomerulo nefrite Vasculite da virus epatite B 58 Lebbra Sovraccarico di ferro Deficienze nutrizionali Sovraccarico da dieta Emocromatosi idiopatica Ischemia/Riperfusione Infarto del miocardio Trombosi cerebrale Stress ossidativo da lavoro muscolare *** La composizione chimica e la fisiologia del cervello sono singolari, rispetto a quelle di altri organi: si registra una rilevante concentrazione di lipidi, un consumo di ossigeno elevato ed una modesta presenza di enzimi antiossidanti. Nella frazione lipidica, si ritrovano vari acidi grassi non saturi, i quali assieme a catecolamine ed altre amine biogene, sono ottimi sostrati per reazioni ossidative con radicali ossigenati. I neuroni e le sinapsi, bersagli ideali dello stress ossidativo, sono localizzati nella corteccia cerebrale e si trovano quindi piuttosto lontani dalla glia, sede dei principali sistemi di difesa antiossidativa. Il cervello contiene una notevole quantità delle scorte di ferro dell’organismo, sotto forma di complessi proteici (ferritina, ecc.) normalmente quiescenti; se liberato impropriamente, questo ferro può catalizzare, a sua volta, la formazione selvaggia di radicali liberi ossigenati, che sono alla base dello stress ossidativo. In caso di attività glicolitica abnorme, il pH si abbassa, inibendo la respirazione cellulare (ATP) e favorisce la formazione di metaboliti proossidanti. L'aumento di ioni calcio attiva, infine, l'attività fosfolipasica con formazione di acido arachidonico altamente ossidabile e la sintesi di altri radicali ossigenati.Lo scenario, offerto da questa molteplicità di reazioni ossidative e la loro correlazione con possibili sindromi patologiche dell’uomo, è complesso e lungi dall’essere spiegato soddisfacentemente. Jesberger e Richardson 107 hanno eseguito un tentativo degno di nota in questo campo, integrando dati biochimici e risultati clinici, al fine di trovare una correlazione tra le varie psico e neuropatie e l’azione di radicali liberi ossigenati: 108 107 J.A.Jesberger,J.S.Richardson < Review of oxygen free radicals and brain disfunction > Intern.J.of Neurosc. 57,1-17 (1991). 108 Non è an cora chiaro cosa inn eschi la reazione radicalica primaria in un ambito così protetto dalla lu ce e dalla penetrazione di inquinanti ambientali in grado di superare la barriera emato -encefalica. Tra le varie ipotesiè stata 59 Neuro e psicopatie correlate all'azione di radicali libe ri (secondo Jesberger e Richardson ) 1. Morbo di Parkinson 2. Demenze e morbo di Alzheimer 3. Trombosi cerebrale 4. Alcolismo 5. Convulsioni epilettiche 6. Traumi cranici 7. Danni della retina 8. Danni della colonna vertebrale 9. Sclerosi multipla (Demielinizzazione) 10. Schizofrenia 11. Sindrome di Down 12. Progeria 13. Sindrome di Werner 14. Sindrome da cocaina 15. Deficienza di vitamina E 16. Sindromi demenziali da AIDS (Infezione HIV) 17. Terapia inalatoria ossigenante 18. Shock 19. Edema cerebrale 20. Discinesia tardiva 21. Malattie infiammatorie 22. Danni cerebrali da shock da ossigeno iperbarico ed iperossigenazione. Il radicale superossido ed il perossido di idrogeno (H2O2) si formano durante vari processi fisiologici: in caso di sovraproduzione, con l'aiuto di ioni ferro (Fe) o rame (Cu) come catalizzatori, essi possono generare il radicale idrossile (•OH), tossico per vari tessuti.Questo processo indesiderato sembra particolarmente frequente, qualora la disponibilità di ferro aumenti a causa di danni tissutali, conseguenti ad ischemia o trauma. M entre l'alluminio (Al) non promuove la perossidazione dei lipidi di membrana, esso accelera quelle dipendenti dagli ioni Fe2+. L'elevata ipotizzata l a pen etrazione di neu rotossine endog ene form atesi grazie a fattori esogeni ed all’azione cat alitica di Ferro (Fe), Alluminio (Al) e Manganese (Mn). 60 concentrazione di Al, nel cervello dei malati di Alzheimer, può essere messa in relazione a questa azione nociva del ferro, dovuta a duplice accumulo di Fe ed Al. Normalmente, l'alluminio non passa in quantità significative la barriera ematoencefalica. Nell'Alzheimer, modifiche patologiche di membrana possono favorire invece il passaggio di Al ed il suo accumulo. La discinesia tardiva (DT) è un disturbo dei movimenti, caratterizzato da ipercinesia del corpo, da movimenti involontari ripetuti e privi di significato. Essa compare in pazienti psicotici trattati con neurolettici o spontaneamente in pazienti schizofrenici. E' stata anche descritta in popolazioni non psicotiche trattate con dopamino antagonisti, come la metoclopramide.L'eziologia esatta della DT non è conosciuta, seppure vari indizi indichino come probabile un danno radicalico del sistema catecolaminergico, con particolare referenza ai gangli basali, allo striato ed alla substantia nigra.Gli acidi grassi essenziali sono indispensabili per l'architettura delle membrane neuronali e per il buon funzionamento delle cellule nervose: a causa della loro struttura chimica, gli acidi grassi insaturi sono facilmente ossidabili e soggetti all'aggressione di specie radicaliche ossigenate.La perossidazione lipidica, da parte di radicali liberi, gioca un ruolo nella genesi della discinesia tardiva, il cui decorso sembra favorevolmente influenzato dalla somministrazione di acido gammalinolenico. 109 La sindrome di Down (DS) rappresenta la malformazione genetica più frequente, ed è caratterizzata dalla presenza di tre cromosomi 21 invece di due. I malati mostrano ritardo mentale ed una sindrome neuropatologica simile a quella dei pazienti di Alzheimer (AD). Tra i geni codificati nel cromosoma 21 c'è la CuZn superossidodismutase (SOD1), la quale è deputata ubiquitariamente alla dismutazione del superossido in perossido di idrogeno (H2O2) ed ossigeno (O2). A causa del gene in eccesso, l'attività SOD-1 è aumentata del 50% in tutte le cellule e perciò anche nei neuroni piramidali ippocampali, i quali nella malattia di Alzheimer sono soggetti alle ben note degenerazioni. Sembra verosimile che l'eccessiva attività superossido dismutasica (SOD-1), con sovraproduzione di perossido di idrogeno (H2O2) danneggi irrimediabilmente le cellule nervose. La degenerazione dei neuroni dopaminergici nigrostriatali rappresenta la principale caratteristica biochimica della malattia di Parkinson. Tra le varie ipotesi, ha preso piede quella che riconduce la malattia all'azione di un fattore neurotossico ancora sconosciuto, d’origine endogena od esogena. In appoggio ad essa, si citano casi di Parkinsonismo permanente nell'animale e nell'uomo, dovuti all'azione di derivati della piridina con specifica tossicità per i neuroni dopaminergici nigrostriatali.Nel cervello, vi sono differenti gruppi e sottogruppi di neuroni dopaminergici con differenti proprietà morfologiche. Neuroni melanizzati sono raggruppati in vari posti, trovandosi in 109 L'impiego degli antiossidanti alfa-toco ferolo (Vit. E) ed acido ascorbico (Vit. C) è stato preconizzato per la pro filassi e terapia di DT (Vaddadi, 1992). 61 maggior quantità nella substantia nigra pars compacta, fino a raggiungere concentrazioni minime nelle cellule grigie centrali, le quali contengono l'enzima tirosin-idrossilasi. E' stato dimostrato da indagini post mortem in pazienti di Parkinson, che la degenerazione cellulare è più frequente nei neuroni ad alto contenuto di melanina che negli altri neuroni dopaminergici. (Disturbo della pompa dopamina/neuromelanina).Questi dati indicano, come la neuromelanina possa essere collegata allo sviluppo della malattia, correlando la presenza del pigmento alla vulnerabilità dei neuroni ed alla formazione graduale e concomitante di radicali liberi altamente reattivi. I neuroni dopaminergici, contenenti neuromelanina nei pazienti di Parkinson, non contengono tirosin-idrossilasi a differenza della substantia nigra dei controlli. La deprivazione di quest’enzima protettivo a seguito d’insulto radicalico diretto od indiretto trasformerebbe questi neuroni in cellule agonizzanti. I traumi cranici da incidenti d'auto od altri mezzi di trasporto, rappresentano una delle cause d’invalidità temporanea o permanente e sono molte centinaia di migliaia le persone, che ne soffrono ogni anno in tutto il mondo con ingente danno sociale. Questa sindrome venne già riconosciuta da Ippocrate, pur restando del tutto sconosciuti i meccanismi alla base dell'infermità. Convulsioni epilettiche posttraumatiche sono frequenti in questi pazienti e vengono correlate ad emorragia interna, rottura dei globuli rossi e diffusione di emoglobina nel sistema nervoso centrale: <emoglobina una proteina pericolosa>. Il ferro fisiologico è legato all'emoglobina ed alla transferrina, formando un complesso relativamente stabile. Una volta liberato, il ferro si trasforma in cationi solubili Fe2+ / Fe3+ , in grado di catalizzare la formazione di radicali liberi ossigenati. Il radicale idrossile •OH da una parte partecipa alla perossidazione delle membrane lipidiche cellulari, dall'altra favorisce nel cervello la sintesi di derivati guanidinici (metilguanidina, acido guanidino acetico) noti per la loro azione convulsivante. A questi fenomeni tossici può affiancarsi la liberazione nel focus epilettico di neurotrasmettitori inibitori ed eccitatori. L'assunzione smodata di prodotti alcolici (alcolismo) rappresenta la causa più diffusa di intossicazione nella specie umana, i cui danni sono riconducibili, tramite vari meccanismi di azione, alla formazione di radicali liberi: • formazione del radicale etossi C2H5O• iniziatore di varie altre catene radicaliche; • aumento della citocromo P-450 nel fegato, fonte di altri radicali; • accumulo di acetaldeide con conseguente ipossia e formazione di radicali; • infiltrazione di cellule infiammatorie con formazione di varie specie radicaliche ossigenate. * * * Lo stress ossidativo svolge un ruolo cruciale nella eziopatogenesi e nel decorso di svariate patologie neurodegenerative. Un evento rilevante nell’inarrestabile progressione della degenerazione 62 cellulare, alla quale partecipano anche altri fenomeni, come il danno mitocondriale, la tossicità del calcio e la eccitotossicità. Il ruolo del ferro nei processi neurodegenerativi è innegabile, seppure non sia ancora chiaro se il suo accumulo in certi tessuti ed organi bersaglio, sia l’evento primario e non secondario. Ad esempio, il drammatico calo del glutatione ridotto (GSH) viene considerato di primaria importanza ai fini della neurodegenerazione, seppure dubbi reali siano emersi sulla significatività.E’ stato anche obiettato, che l’alto livello di perossidazione dei lipidi misurato in vari casi, rappresenti un artefatto sperimentale riconducibile ad una ossidazione avvenuta post mortem, durante l’omogeneizzazione dei tessuti. Permangono quindi tanti dubbi ed incertezze al riguardo di una presunta monofattorialità delle singole cause, mentre sembra oramai accertato, in varie patologie, il ruolo determinante di singoli fattori endogeni o esogeni. Non sono gli anziani a subire da soli i danni di un ecosistema in subbuglio. M aggiore preoccupazione destano i danni al cervello dei giovani, dato che in via di sviluppo quest’organo ancora indifeso é particolarmente sensibile ad ogni aggressione del mondo esterno. Ricercatori americani hanno recentemente identificato oltre 200 composti chimici presenti nell’ambiente, in grado di provocare uno sviluppo neurologico anomalo, favorendo l’insorgenza di un’ampia gamma di disturbi, dal deficit di attenzione al ritardo mentale. 110 E’ molto inquietante il fatto, che un vasto campione di bambini nati tra gli anni 1960-80 ed esposti al piombo utilizzato come additivo nella benzina, mostrino un quoziente di intelligenza (IQ) di gran lunga inferiore a quello dei controlli. La storia insegna, come già una volta il piombo abbia svolto la sua azione nefasta, contribuendo alla disgregazione della società dominante ed alla caduta dell’Impero romano. L’esito della battaglia di Normandia e la sconfitta della Germania sarebbero stati determinati dal deterioramento mentale di Hitler. Questo deficit mentale viene interpretato quale logica evoluzione del Parkinsonismo che afflisse il Führer sin dal 1934, come confermato anche dal suo medico curante ( Dr.Eichen,1944). La lentezza e l’inefficienza del contrattacco tedesco, dopo lo sbarco alleato, sono state quindi ricondotte ad un’unica causa: la patologia mentale di Hitler. Il Parkinson spesso e volentieri si associa alla demenza di Alzheimer o ad altre gravi turbe della cognizione e del comportamento, tra cui rigidità mentale e logica aberrante. Chi vinse allora la grande battaglia dell’ultima guerra mondiale: strategia o follia? 110 Philippe Grandjean, PJ Landrigan < Developmental neurotoxicity of industrial chemicals > T he Lancet 2006;368:2167-2178 63 M olti dittatori o semplici governanti, historia docet, hanno mostrato o mostrano turbe dell’equilibrio psico-fisico, quale conseguenza di un deterioramento mentale progressivo, conseguente ad abuso di farmaci e droghe, spesso abilmente celato. 111 < Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa > 111 J.T.Hutton, J.L.Morris <Adolph Hitler’s Parkinsonism may have influenced the battle of Normandy and the outcome of World War II > XIII Intern. Congress on Parkinson’s disease, July 24-28,1999, P-WE-081-Vancouv er Canada, published as a supplement to Parkinsonism and related disorders Vol.5,1999, Elsevier Science Lt. 64 X RIS UCCHIATI D AL VORTIC E OSCURO 112 <Despite the advent of molecular genetics in neurobiology,our understanding of functional relationships of the components of the central nervous system remains in its infancy,particularly in the areas of cellular interaction and synaptic modulation..> (George J.Siegel) Il suicidio rappresenta un fenomeno patologico in costante aumento nei paesi industrializzati, con gravi ripercussioni sociali in tutte le etnie, tra uomini e donne; adolescenti,adulti ed anziani; ricchi e poveri. Le cause di questa tragedia restano controverse, 113 mentre, secondo la nostra tesi, esiste una verosimile correlazione tra l’aumento dei suicidi nei paesi industrializzati ed il concomitante aumento dell’inquinamento ambientale. A livello molecolare, l’inquinamento favorisce le aggressioni radicaliche ossidative del sistema nervoso centrale, CNS, con formazione di metaboliti aberranti ed allucinogeni delle catecolamine, denominati, quì di seguito, Letra o Lethal Transmitter, i quali fungono da fattori scatenanti dell’azione suicida. Il suicidio viene, quindi, interpretato come errore metabolico casuale, conseguente a profonde alterazioni della neurochimica cerebrale, a seguito di aggressioni radicaliche ossidative. *** 112 Bruno J. R. Nicolaus < Risucchiati dal vortice oscuro-Riflessioni sulla chimica patologica e la neurobiologia del suicidio > Atti Accademia Pontaniana, Napoli XLVIII (1999), pp. 199-231; Bruno J.R.Nicolaus < La cultura dell’inganno – Riflessioni sull’evoluzione del cervello e delle culture” Accad emia Pontaniana,Napoli, Quaderno 21 (1997), Giannini ed. Napoli. 113 La dinamica psicologica d el suicidio è abb astanza complessa e può sottintendere div ersi signi ficati. Eccon e alcuni: La fuga d a una situazione sentita com e insopportabile dal soggetto; Il lutto : il suicidio in conseguenza della p erdita di una person a cara, di un el emento della person alità o del p roprio modello di vita; Il castigo : il suicidio per espiare un errore ( reale o immaginario ); Il delitto : attentare alla propria vita per trascin are un’altra person a con sé; La vendetta: il suicidio sia per p rovocare il rimorso altrui sia p er in fliggergli l’infamia d ella comunità;-La richiesta e il ricatto: il suicidio per fare pressione sull’altro; Il sacri ficio ed il passaggio: il suicidio com e mezzo p er raggiungere un a condizione ritenuta superiore; L’ordalia o il gioco: rischiare la propria vita per mettere alla prova se stesso. 65 M entre le religioni monoteiste condannano esplicitamente il suicidio, l’etica classica lo considera lecito e talvolta auspicabile:<…per l’uomo il meglio è non esser mai nato, e se nato varcar al più presto le porte dell’Ade…>. La corrente cinico-stoica 114 difese, più di ogni altra, il diritto al suicidio: < più libero è l’uomo tanto meno sarà egli dominato e reso schiavo da affetti e desideri, la cui mancanza non lo faranno poi che soffrire >. L’indifferenza per la vita diviene, quindi, sinonimo di perfezione e il suo rifiuto l’espressione più efficace per affrancare l’uomo dall’infelicità dell’esistenza. La morale corrente bollava i suicidi come disertori della vita e gli Ateniesi lo punivano qualora fosse stato di pregiudizio alla comunità: debitori, soldati e servi, accomunati dal dovere di servire, non erano liberi di scegliere tra vita e morte: il bene della vita non era più di loro dominio. Gli antichi Ebrei negavano le onoranze funebri ai suicidi e la chiesa cattolica ha condannato l’estremo rifiuto, sempre che non fosse chiara conseguenza di malattia mentale. Da tempi remoti, i legislatori si sono premurati di sventare le tendenze suicide, seppure siano stati spesso incerti su eventuali sanzioni penali. Per non aggiungere danno al danno, la maggior parte delle legislazioni moderne tende a non incriminare il suicida, mentre in Inghilterra e nello stato di New York esso resta invece reato perseguibile (felonia de se). Nel Giappone imperiale, il suicidio era consentito, considerato moralmente legittimo e talvolta eroico. Il codice penale italiano riconosce l’ effettiva inefficacia intimidativa della pena per coloro che sono predisposti o decisi ad attentare alla propria vita, prevedendo due categorie di reati: l’omicidio del consenziente e la determinazione al suicidio. *** La tendenza al suicidio si riscontra nel corso di malattie mentali o stati mentali anomali. Essa può presentarsi episodicamente, durante crisi di malessere, melanconia, malumore, tristezza e deliri di tipo depressivo. Ricorre con una certa frequenza nei nevrastenici e negli alienati, con frequenze a volte più elevate nelle città, tra gli intellettuali e le persone d’età adulta. Il maggior numero di 114 La fisica dello stoicismo riprende nella sostanza la concezione eraclitea del mondo, governato da legge razionale perfetta e immutabile nella sua p erfezion e. Legg e che sovrastando al div enire delle cose, lo fa p rocedere con formem ente a sé medesima. Principio supremo del mondo, esso rappresenta la divinità medesima che non è trascend ente bensì immanent e alle cose. Anima univers ale, essa p ermea il grand e corpo del mondo e n e determina la vita, così come l’anima individuale caus a la vita e l’attività del corpo umano. Pertanto la fisica stoica è n el contempo religione e teologia p anteistica, la qu ale v ede la mani festazione vivente d ella poten za divina in ogni asp etto del reale. L’accad ere del mondo si ripete a interv alli regolari e periodici in forme id entiche, secondo l’antica concezion e del ritorno. Su tutto sovrasta e impera una n ecessità razion ale stabilita dal destino, al quale nulla s fugg e e nulla potrà mai contrastare. 66 suicidi si verifica tra i 20-30 anni e nella terza età, mentre i modi variano in rapporto a sesso, razza, condizioni di vita, professione, luogo d’abitazione. In Italia prevalgono i suicidi da arma da fuoco (specie negli uomini) e da annegamento o avvelenamento (donne). Strani per apparente mancanza di motivazione psicologica, sono i suicidi di dementi precoci determinati da impulsi improvvisi, automatici (raptus).Nelle psicopatie lucide, il suicidio si prospetta talvolta come soluzione logica naturale e inevitabile di difficoltà contingenti, le quali per quanto morbose, sono sofferte dall’ammalato come reali. Dalla letteratura, emergono vari casi di paranoici suicidatisi di fronte a presunte persecuzioni, o per reazione alla privazione della libertà, o anche per rituali mistici sacrificali. Gli ammalati di manie ossessive possono diventare preda di crisi d’angoscia, perfino coloro che sono tormentati da ossessione suicida. Altre volte, sono cause apparentemente futili a spingere l’ammalato verso il baratro: labilità eccessiva dell’umore, insufficienza dello spirito di conservazione, piccole contrarietà e ostacoli della vita quotidiana, puntigli difficili da rimuovere verso situazioni o persone, perfino scommesse, riti tragici o burleschi, la suggestione di località romantiche, di letture fuorvianti, della disponibilità d’armi proprie e improprie e infine una tradizione famigliare pesante. Avversità contingenti, ai nostri occhi non certo insormontabili, possono ispirare e spingere amanti solitari o coppie d’amanti all’atto estremo, per spirito di romanticismo. *** Secondo l’OM S, almeno una persona su cinque al mondo é interessata direttamente a un disturbo di natura psichica, spesso trattabile farmacologicamente. Il numero dei pazienti trattati è, tuttavia, notevolmente inferiore per molteplici motivi, tra cui spiccano la diagnosi carente, la terapia non sufficientemente capillare sul territorio, il costo della cura. Accanto a questi motivi tecnici e quindi passibili di miglioramento, ne spicca un altro di natura educativa, più difficile da superare. M entre gran parte della gente sia consapevole, che la macchina umana sia soggetta a usura; che cuore, intestino, fegato, reni, polmoni ed altri organi possano guastarsi fino all’estremo bisogno del trapianto, la maggioranza rigetta l’idea che il cervello sia soggetto a usura, che mente e cervello possano guastarsi, che il cervello non sia che un organo come gli altri e che le malattie mentali abbiano radice biochimica. E’ radicato e continua, infatti, ad esercitare una deleteria influenza, l’assioma di freudiana memoria: <…un’unica causa per tutte le malattie mentali, anche le più gravi: un’educazione carente. Ogni cosa è legata al modo in cui si è stati allevati > 67 Non riconoscendo in tempo la vera natura del male, tanti malati si rivolgeranno a terapie inadeguate o a droghe illecite, nel vano sforzo di allontanare da sé sofferenze e incubi tormentosi.Dopo la radicale rivoluzione degli anni cinquanta, la psichiatria si è andata concentrando sulle cause biologiche della malattia mentale, adottando le nuove terapie messe a disposizione dalla ricerca. 115 Oggi, esiste un ricco armamentario terapeutico, in grado di trattare, spesso con risultati soddisfacenti, buona parte delle disfunzioni mentali. La disponibilità di questi prodotti è tale, da aver contribuito a creare un altro grave problema alle varie società del pianeta, quello dell’abuso del psicofarmaco. Il problema si è ingigantito, anche perché é stato ignorato o sottovalutato, che il trattamento di queste patologie non è solo farmacologico, ma coinvolge sfere più vaste. 116 Nell’attuale società dei consumi, la medicina viene identificata sempre più spesso con la semplice diagnosi e terapia, portandola a trascurare la propria missione, l’esperienza della malattia, la personalità del paziente e l’esperienza umana. Tutto ciò ha contribuito a: < rompere le corde dell’arpa >. *** Il suicidio è un fenomeno complesso, al quale concorrono svariati fattori di natura biologica, psicologica e culturale, concatenati in una perversa spirale, difficile da analizzare. Esso è limitato alla specie umana e travalica ogni frontiera: ciò pone l’indice non solo sulle caratteristiche planetarie del fenomeno, ma anche sulle strutture cerebrali dell’ Homo sapiens. L’incidenza non é uniforme, frammentandosi in una miriade di forme legate alle culture locali: in USA, Canada, Europa occidentale e orientale, come pure in altri paesi tra cui alcuni del terzo mondo, i tassi di suicidio sono tanto elevati nella terza età, da farlo considerare una vera e propria malattia geriatrica. 117 Essi mostrano tendenza all’aumento, laddove maggiore è la dissociazione dell’anziano dal suo gruppo di appartenenza, sia etnico che sociale. In alcuni paesi, come l’Italia, sono più frequenti nelle città, in altri come il Giappone, nelle aree rurali, forse secondo il differente grado di aggregazione. Secondo Durkheim, i tassi di suicidio varierebbero in maniera inversamente proporzionale al livello di integrazione, o in altre parole, minore l’integrazione, maggiore la 115 Jan Volavka < Neurobiology of violence > American Psychiatric Press Inc. Washington DC (1995); Robert M. Bilder and F. Frank Le Fever eds < Neuroscience of the mind on the centennial of Freud’s project for a scientific psychology > Annals o f the New Yo rk Academy o f Sci ences Vol. 843 (1998); Serena Zoli e Giovanni B. Cassano < E liberaci dal male oscuro > Longanesi ed. (1993); Lori Schiller e Amanda Bennett < La stanza del silenzio > Mondadori ed. (1994). 116 Bruno J. R. Nicolaus <Eutanasia del dolore e della coscienza. Riflessioni sulla rivoluzione biomedica e sul dilagar di droga e violenza> Atti della Accademia Pontaniana,Napoli XLVI, 379-411 (1997), Giannini ed. (1998). 117 E. Durkh eim <Suicide> The free press - New Yo rk 1951; C. La Vecchia et al. <Worldwide trends in suicide mortality, 1955-1989> Acta Psych. Scandinavica 90, 53-64 (1994); E. K. Moscicki <Epidemiology of suicide> Intern. Psychogeriatrics 7, 137-148 (1995); Paul Kettl <Alaska native suicide: lessons for elder suicide> Intern. Psychogeriatrics 10, 205-211 (1998) 68 propensione al suicidio. M odifiche drastiche degli ordinamenti sociali, come quelle verificatesi nell’Europa Orientale dopo la caduta del muro di Berlino, o in Alaska durante il boom del petrolio (1985-1994), mostrano un aumento significativo dei suicidi nei giovani, più fragili verso la perdita dei valori di riferimento. A questi, si contrappone una diminuzione dei suicidi negli anziani, grazie alla loro maggiore capacità d’integrazione in caso di difficoltà. 118 Quasi ovunque, i tassi di suicidio negli anziani sono più alti rispetto a quelli degli altri gruppi di età: una vita stressante, la perdita del lavoro, problemi famigliari gravi. l’alcoolismo, la droga, malattie somatiche e mentali, tra cui in prima istanza la depressione, contribuiscono a questo fenomeno. Studi autoptici confermano, come la maggior parte dei suicidi anziani soffrisse di qualche patologia psichiatrica (depressione, in particolare) con ipofunzione serotoninergica e alterazione di vari fattori neuroendocrini. La statistica dei suicidi resta materia incerta, dato che molti casi, forse la maggioranza, sfuggono a ogni rilevazione. Tra questi primeggiano i suicidi con auto (uscite repentine di strada, scontri frontali inspiegabili, lasciarsi volutamente investire) e i cosiddetti suicidi lenti: quelli silenti che non si vedono, ma sono probabilmente i più frequenti, nei quali si ricerca, con la droga con l’alcol con stili di vita aberranti, l’autodistruzione ed una morte a scadenza differita. Un’interpretazione completa ed esaustiva del suicidio è apparsa da sempre aleatoria: da una parte, esso può essere interpretato come una fuga, dall’altra, esso può apparire come una scelta: dignità del morire contrapposta al coraggio di vivere, o come diceva Amleto: < Così la morte la si può vedere come un invito ed il continuare a vivere come una paura dell’ignoto >. I fenomeni vitali della sfera psichica, sono un crogiuolo ribollente d’istinti, pulsioni di conservazione ed autodistruzione in mirabile equilibrio tra loro. Sono in balia di un chimismo che sembra perfetto, fin quando l’equilibrio si rompe, impazzisce e si dissolve nel caos di una mente malata. 119 Rotti gli ormeggi col mondo reale, l’anima naviga allora, priva di bussola e senza speranza. *** 118 <…nel momento dell’allarme, dello stress, della tensione…[ ] di guerra, cataclisma, pericolo di vita scatenano un’attività febbrile, maniacale, che chiama a raccolta tutte le risorse, alcune insospettate …[ ] il momento più pericoloso per chi è a rischio è il dopo, la fase di depressione, di spossatezza, di vuoto dopo la tempesta emotiva, quando ogni argine, ogni difesa risultano abbassati >. (Cassano loc. cit.) 119 Bruno J. R. Nicolaus < Invecchiamento cerebrale, neuro e psicopatie: genesi e sviluppo alla luce della chimica patologica > Atti della Accademia Pontaniana,Napoli XLVII,245-271 (1998), Giannini ed. (1999). 69 La società moderna, risucchiata nel vortice di una trasformazione radicale e totale, soffre di un alto livello di deregolamentazione familiare e sociale e le prime vittime di questo processo sono i giovani e gli anziani; gli attori più fragili e sprovveduti. Il fenomeno di per sé grave, è acuito dal fatto che giovinezza e vecchiaia, i due poli estremi dell’esistenza, si stanno progressivamente allontanando l’uno dall’altro. Per contro il periodo intermedio della vita, una volta il più lungo, quello dell’età adulta e della maturità, si accorcia vistosamente. L’allontanamento non è solo metaforico. A esso corrisponde una crescente difficoltà di comprensione reciproca tra giovani e vecchi: i primi protesi a prolungare la giovinezza, i secondi a difendere il loro status traballante nella società dei consumi. Non è un caso fortuito, se in questa società del progresso, aumentino proprio tra giovani e vecchi i tentativi di suicidio e i suicidi riusciti. Epilogo di una profonda disperazione interiore. Progresso e successo del collettivo abbinato a morte e suicidio dell’individuo. Similmente abbracciati, erano raffigurati i due fratelli gemelli, figli della notte, Hypnos e Tanatos, benefici dei del sonno e della morte, poetica espressione di due stati simili nell’apparenza. Il suicidio, principale causa di mortalità tra i venticinque e i trentaquattro anni e secondo fra i quindici e i ventiquattro dopo gli incidenti e prima dei tumori, rappresenta un grave problema di salute pubblica, a livello mondiale. Tanto grave il fenomeno, altrettanto incerta l’epidemiologia, per la difficoltà di stabilire oggettivamente l’intenzionalità dell’atto in assenza di messaggi scritti o testimonianze oculari; per la tendenza a rinnegare a posteriore ogni proposito suicida da parte dell’interessato; per i tentativi di dissimulazione dell’accaduto da parte dei famigliari protesi alla difesa di status sociale e interessi economici; per le oggettive difficoltà di rilevazione; per i dati disomogenei tra i vari paesi. L’epidemiologia fornisce, in effetti, una retrospettiva utile per sgrossare solo alcuni aspetti salienti della patologia ed abbozzare qualche incerta correlazione. Così, i tassi suicidari appaiono più elevati nei paesi più ricchi: in Europa ad esempio Svizzera Francia e Germania hanno indici superiori a Grecia Spagna e Italia. Nell’Italia stessa, il mezzogiorno ha tassi inferiori al settentrione: parrebbe che ci si uccida di meno al sole rovente del sud che nelle brume del nord e che esista 120 una correlazione inversa tra condizioni socio- economiche e tendenza al suicidio. A quest’ andamento, si contrappongono le popolazioni urbane delle grandi isole (Sicilia e Sardegna) afflitte da maggiore isolamento sociale; la popolazione del sud rappresenta solo il 33,6%, quella del centro il 22%, quella del nord il 44% della popolazione totale italiana. 121 Tirando le somme, si vede come le differenze tra i tassi suicidari regionali si 120 Deborah Colson “ Il caso italiano “ in Xavier Pommerau “La tentazione estrema – Gli adolescenti e il suicidio” Pratiche ed. Milano 1999 121 Calendario atlante De Agostini, anno 94 1998 – Istituto Geografico De Agostini – Nov ara, pag. 69-71 Abitanti per province e r egioni (stima VI – 1996): nord 25.473.902 (44,39%), centro 12.608.575 (21.97%), sud + isole 19.298.417 (33.63%), Italia 57.380.894 (100%) 70 appiattiscono fino a sfumare quasi del tutto: si muore ugualmente bene o male al sud come al nord o al centro e la tendenza al suicidio é un fenomeno statico, abbastanza invariato negli anni. In Italia come in Europa, il suicidio é una delle cause più frequenti di morte fra i giovani con un picco tra i diciotto – ventiquattro anni e un rapporto tra maschi e femmine di quasi 3:1 per i suicidi e 0,8:1 per i tentativi. Fino a tredici anni il suicidio è un fenomeno raro, per diventare sporadico tra i quattordici – diciassette e impennarsi nell’età adulta. M etodi cosiddetti duri (arma da fuoco o da taglio, impiccagione, scontro automobilistico, investimento, ecc.) sono prerogativa dei maschi, mentre le femmine prediligono quelli dolci (avvelenamento, ingestione di farmaci, flebotomia, ecc.). Ciò contribuisce a spiegare perché i tassi di suicidio siano più alti nei maschi, mentre nelle femmine prevalgano i tentativi. Durante l’ultimo ventennio, il mezzo d’esecuzione prevalente nel Bel Paese è stato l’impiccagione (35%), seguita dal salto nel vuoto (20%), dalle armi da fuoco (12%) e dall’annegamento (9%). Differente il quadro dei tentativi di suicidio, dove prevale l’avvelenamento (38%), in coerenza agli altri stati europei. Diversi sono i fattori, che determinano la scelta del mezzo di esecuzione: la disponibilità, il livello reale d’intenzionalità, a volte inconscio, fattori culturali e famigliari, la personalità del soggetto, l’età e il sesso. Le femmine privilegiano metodi dolci non deturpanti e che preservino l’integrità estetica del corpo, i maschi vanno per quelli duri. La correlazione sesso-tendenza al suicidio è inquietante: la forte prevalenza dei maschi verso le femmine potrebbe indicare una predisposizione genetica, un ruolo del cromosoma eterologo nella patologia. Lo stesso dicasi per la predilezione dei maschi verso strumenti duri, quelli che difficilmente falliscono il colpo: espressione di determinazione inconscia, precisa nel cercare la morte. Altrettanto vale per l’opposto, per la predilezione delle femmine per gli strumenti cosiddetti dolci, quelli con maggior probabilità di fallimento: espressione inconscia e inespressa del desiderio di essere salvati. Il suicidio é un fenomeno stagionale. L’incidenza, in Italia, é superiore in primavera-estate, piuttosto che nelle altre stagioni. I tassi sono più bassi di notte e più alti di giorno, con un picco maggiore verso le dieci e uno minore verso le diciassette, indicando un’evidente correlazione tra ritmi circadiani e morte ricercata. 122 In questa situazione, sembra tipica l’influenza dell’hang over, che compare al risveglio, dopo libagioni eccessive, causando ansia ed angoscia, disturbi della personalità e del comportamento, depressione. 122 Le fluttuazioni circadian e e stagionali notate in p azienti affetti da psicosi maniaco depressive sono state co rrelate ai livelli di melatonina (M. Terman, J. Terman, F. Quitkin < Response of the melatonin cycle to phototherapy for seasonal affective disorder > Journ al o f n eural t ransmission 72, 147-165 (1998)). La mel atonina è un ormone secreto dall’ipofisi dei mammiferi nelle ore notturne e regol ato dalla luce secondo un tipico ciclo luce/teneb re, il quale deprime la produzione di melatonina durante il giorno. 71 *** Erasmo da Rotterdam si rese conto che il predominio assoluto della ragione sui sentimenti e la padronanza delle emozioni non riflette la reale natura dell’uomo: l’homo sapiens, l’uomo che pensa e sa di pensare, è un gigante dai piedi d’argilla. 123 La visione riduttiva di un uomo esclusivamente razionale si protrarrà ben oltre il secolo dei lumi, fin quando nella seconda metà del Novecento, si farà avanti una visione più equilibrata dei rapporti tra sentimenti e pensiero, concedendo alla cosiddetta mente emotiva, un ruolo di tutto rilievo: la coscienza che i comportamenti nella vita siano conseguenza dell’armonia tra mente e cuore, tra ragione e sentimenti. Qualsiasi disturbo di questo prezioso equilibrio, sia se le emozioni prendano il sopravvento sulla ragione, o viceversa, la ragione prevarichi le emozioni, altererà i nostri comportamenti, talora in modo dannoso. Questa visione integrata delle funzioni di mente e cuore spianò la strada ad una migliore interpretazione dell’inquietante aumento della criminalità adulta e minorile, della depressione dilagante, dei suicidi, della perduta capacità di sopportare dolore e sofferenza, della corsa sfrenata all’automedicazione, dell’abuso di droghe leggere e pesanti, degli atti di violenza non finalizzati a personale tornaconto e pertanto privi di senso, nella crisi planetaria delle società moderne. Noi possediamo due menti, una razionale e un’emotiva. 124 Al contrario di Cartesio ed Erasmo, i quali preconizzavano la completa supremazia della prima sulla seconda, la neurobiologia rivaluta l’importanza della sfera emotiva e ci sospinge verso un giusto equilibrio, o come dicevano gli antichi romani, la temperanza (temperantia). Continua, ancor oggi, la dicotomia, tra spirito e materia e tra mente e cervello. Le nostre radici umanistiche e cristiane rifuggono al solo pensiero che la biochimica possa governare i nostri comportamenti, influenzare la visione del mondo, determinare ogni maniera dell’essere. La funzione del cervello è stata totalmente ignorata per svariati millenni e oggi siamo solo agli inizi delle neuroscienze. Solo alla fine di questo nuovo percorso, capiremo forse cosa ci guida, come conosciamo il mondo circostante e in qual modo è costruita e funziona la mente. I sistemi biologici, perfino i più complessi, sono formati da sequenze di moduli semplici e simili, opportunamente collegati. Essi possono andare dalle unità meno differenziate d’organismi primitivi come le spugne, a singoli organi del nostro corpo come il fegato e la milza, fino a strutture molto specializzate come il cervello dei mammiferi. In tutti questi sistemi, dal più semplice al più complesso, si ripresentano moduli a struttura architettonica formati da popolazioni cellulari, la cui anatomia rispecchia diverse funzioni.I nostri comportamenti obbediscono alle strutture del cervello, il quale si rispecchia nella biochimica e biofisica dei neuroni, dai quali è composto. 123 Bruno J. R. Nicolaus < Ma l ’homo sapiens sapiens è proprio così sapiens? > Atti della Accademia Pontaniana XLVI, 474 -480 (1997), Giannini ed. Napoli (1998). 124 Daniel Goleman <Intelligenza emotiva > Rizzoli ed. 1995 72 In svariati casi sono state trovate correlazioni tra disfunzioni biochimiche e patologie cerebrali: nel morbo di Parkinson un deficit di dopamina e neuromelanina a livello dei neuroni della substantia nigra, nella malattia maniaco-depressiva un deficit di serotonina, nella demenza tipo Alzheimer la formazione di precipitati di proteine beta-amiloide abbinati a disturbi dei meccanismi di difesa antiossidativi e tanti altri verosimili collegamenti. Da queste considerazioni emerge il quadro affascinante e drammatico di un cervello mutevole e plastico, di un turbinio di neuroni e sinapsi in agitazione tra passato e presente e in continuo adattamento, alla ricerca di nuovi sistemi e strutture. Un organo che si autoplasma senza sosta, creando il presente, immagazzinando il passato, predisponendo e prospettando il futuro. *** Come abbiamo visto precedentemente, l’atteggiamento delle varie culture verso il suicidio non è stato univoco, lasciando emergere approcci diversi nel tempo. Nell’era greco-romana, i rapporti uomo/uomo, uomo/società e uomo/divinità definiscono l’accettazione e/o la punizione dell’atto estremo d’autodistruzione e autosacrificio con implicazioni di carattere filosofico, morale, religioso e giuridico.Un sostanziale ribaltamento dei valori, con prevalenza degli aspetti sociali, medici, psicologici e statistici, avverrà durante il secolo dei lumi. Nel corso del loro sviluppo, questi porteranno a un’epidemiologia del suicidio fino all’interpretazione freudiana di conflitto intrapsichico ambivalente. Nella seconda metà del Novecento la visione puramente meccanicistica del fenomeno, quale conseguenza di una disfunzione organica, cederà il passo ad un’interpretazione multifattoriale, nella quale aspetti di carattere psicosociale e psichiatrico si avvicenderanno a quelli genetici, biologici e biochimici.Nel volgere degli ultimi anni, prenderà sempre più piede la correlazione tra suicidio consumato o propensione al suicidio e alterata neurochimica cerebrale, con particolare riguardo al sistema serotoninergico: saranno descritti e analizzati casi di pazienti depressi, reduci da ripetuti tentativi di suicidio non consumato, nei quali è stato determinato nel liquido cerebrospinale un livello inferiore alla media del principale metabolita della serotonina, l’acido 5-ossindolacetico (5HIAA).125 Livelli troppo bassi di serotonina risultano ben correlati a un aumento d’impulsività e aggressività, a loro volta riscontrabili in individui suicidi. 126 La correlazione serotonina bassa/aggressività aumentata è riscontrabile anche nella scimmia, che però giammai si suicida. La 125 David M. Stoff and J. John Mann <Suicide research: overvi ew and introduction” in “The neurobiology of suicide – from the bench to the clinic > Edited by David M. Stoff and J. John Mann, Annals of the New Yo rk Academy o f Sciences vol. 836, 1-11, (1997). 126 Esiste una correlazione diretta tra concentrazione di 5-HIAA nel liquido cerob rospinale e di serotonina n el cervello. Concentrazioni di 5-HIAA inferiori alla media fanno presumere una compromissione del sistema serotoninergico. 73 serotonina non è l’unico neurotrasmettitore coinvolto nel suicidio: nel cervello di vittime suicide e in particolare nel locus coeruleus (LC) sono stati anche trovati livelli troppo bassi di norepinefrina. 127 Se ne deduce che negli individui che abbiano commesso o tentato il suicidio, abbia avuto luogo un’iperattivazione di LC, dovuta a stress cronico, con conseguente deplezione di norepinefrina sinaptica. 128 Contemporaneamente si nota una diminuzione del numero di neuroni dopaminergici (pigmentati) e del contenuto di neuromelanina. 129,130 La deficienza del sistema serotoninergico e noradrenergico altera negativamente la neurotrasmissione cerebrale causando accresciuta vulnerabilità e propensione al suicidio. Gli alcolisti e i tossicodipendenti, i quali soffrono d’attività serotoninergica ridotta rispetto alla norma, mostrano un’accresciuta propensione al suicidio. Verosimilmente, il basso tono serotoninergico predispone l’individuo che n’è affetto sia a comportamenti suicidi e autolesivi, sia alla droga e all’alcol. Non si può d’altronde escludere a priori un rapporto di tipo bidirezionale, secondo il quale l’alcol e la droga giocherebbero il ruolo principale, deprimendo il sistema serotoninergico, che a sua volta aumenterebbe il rischio di suicidio e peggiorerebbe la dipendenza da alcol e droga. Ambedue i casi confermano una correlazione multifattoriale suicidio/sistema serotoninergico. Tutte queste alterazioni funzionali dei vari sistemi aminergici sono correlate a sesso ed età: esse aumentano con l’andare degli anni e sono molto più frequenti nei maschi che nelle femmine. Ciò spiega il drammatico aumento dei tassi suicidari riscontrati nei maschi anziani e non nel gentil sesso. La correlazione sesso-tendenza al suicidio propone un ruolo del cromosoma eterologo in questa patologia. Tassi di colesterolo inferiori alla norma sono stati pure correlati a un aumento di mortalità per morte violenta (suicidio, omicidio o incidenti). 131 Questo fatto può essere ricondotto alla nota interazione tra colesterolo/serotonina (colesterolo alto stimola la produzione di serotonina, quello basso la deprime) e all’azione architettonica del colesterolo nella formazione delle membrane neuronali. Dai dati raccolti, consegue che i tassi di suicidio sono influenzati da alterazioni dell’architettura della corteccia prefrontale, da fattori genetici e nutrizionali, dall’educazione ricevuta durante l’accrescimento, dall’abuso d’alcool e altre droghe, da età e sesso, dalla condizione 127 LC è la zona del cervello, dove viene prodotta la maggior quantità di questa sostanza. Mari Åsberg <Neurotransmitters and suicidal behaviour:- The eviden ce from cerebrospinal fluid studies > Annals of the NY Ac. of Scien ces Loc.Cit. 158-181. 129 Gregory A. Ordway <Pathophysiology of the locus coeruleus in suicide > Ann als o f the NY Academy o f Scien ces Loc. Cit. 233-252. 130 Victoria Arango, M. Und erwood and J. J. Mann <Fewer pigmented lo cus co eruleus (LC) neurons in suicide victims: preliminary results > Biol. Psychiatry 39, 112-120 (1996). 131 J.R. Kaplan et al. <Demonstration of an association among dietary cholesterol, central serotoninergic activity, and social behaviour in monkeys > Psychosomatic medicine 56, 479-484 (1994). 128 74 sociale, dallo stile di vita: fattori che potrebbero interagire, tramite un’alterazione indotta del sistema serotoninergico, portando al suicidio. 132 *** Le casistiche internazionali del suicidio trattano documentazioni aneddotiche di indubbio valore testimoniale ma scarsa utilità scientifica. M otivi di carattere religioso e politico hanno reso, in passato, ancora più difficoltosa la raccolta di dati obiettivi: è solo negli ultimi decenni che lo studio di un fenomeno, talmente rilevante per la comprensione della psiche umana, abbia assunto valenza scientifica. Con l’ausilio della recente letteratura, si possono avanzare alcune considerazioni: 1. Ovunque nel mondo, i tassi di suicidio negli anziani sono i più alti rispetto a quelli delle altre fasce d’età. Essi sono relativamente stabili negli anni e non hanno subito diminuzioni rilevanti, come ci si sarebbe aspettato, dopo l’avvento degli antidepressivi. 2. I tassi di suicidio nei giovani e giovanissimi hanno subito un drammatico aumento negli ultimi anni, nella maggior parte dei paesi. 3. Fattori socioeconomici quali una vita stressante, la perdita del lavoro, l’emarginazione sociale, la perdita di motivazioni sociopolitiche, drastici mutamenti degli ordinamenti sociali, problemi famigliari gravi, malattie somatiche e mentali, alcoolismo e droga, non determinano di per sé il suicidio, ma n’accrescono il rischio. 4. Droga e alcool sono importanti concause nel suicidio, tramite depressione del sistema serotoninergico. 5. La maggioranza dei tentativi di suicidio (> 80%), avviene nel corso di un disturbo depressivo. 6. Nei casi di suicidio esaminati post mortem, il tono serotoninergico cerebrale era inferiore alla norma. 7. La maggioranza degli individui con basso tono serotoninergico non commette, né programma il suicidio. 8. Solo una piccola parte degli individui con basso tono serotoninergico commette o programma il suicidio. 132 Secondo Mann e colleghi, il rischio al suicidio non è determinato solo dalla m alattia mentale (stressor) bensì an che dalla disposizione costituzionale d el soggetto (diath esis). Gli autori propongono un nuovo modello denominato <stress-diatesi >: J. J. Mann, C. Waternaux, G.L. Haas, K.M. Malone <Toward a clinical model of suicidal behavior in psychiatric patients > Am. J. Psychiatry 1999 Feb; 156 (2): 181-9. La PET (Positrone Emission Tomography) permette di monitorare in vivo la funzionalità serotoninergica in maniera più rapida e p recisa ch e con le tecnich e tradizionali, facilitando la ricerca di p azi enti a ris chio: J.J. Mann, M. Oquendo, M. D. Underwood, V. Arango <The neurobiology of suicide risk: a review for the clinician > J. Clin. Psychiatry 1999, 60 Suppl. 2:7-11; Discussion 18-20, 113-6. 75 9. Un’alterata neurochimica, un basso tono serotoninergico e noradrenergico, una neurotrasmissione cerebrale ridotta con bassi livelli di neuromelanina, non determinano di per sé il suicidio, pur aumentando significativamente la vulnerabilità e la propensione allo stesso. *** I fattori socioeconomici e neurochimici non bastano singolarmente o congiuntamente a spiegare la genesi del suicidio, che é frutto di vari fattori. La messa in atto del suicidio, anche se programmato in anticipo, richiede il superamento di una soglia psicologica, modulata da istinto di conservazione e fattori culturali. Per premere il grilletto o saltare dalla finestra o ingoiare un veleno, o in qualsiasi altro tentativo estremo, il suicida dovrà dare un ultimo comando, che partendo dal cervello come impulso nervoso, metterà in moto il meccanismo d’esecuzione (il dito che premerà il grilletto, le gambe che scatteranno nell’ultimo salto, le mani che porteranno alla bocca il veleno, ecc.). Non sempre il tentativo di suicidio ha successo. Esso spesso fallisce per motivi endogeni, quando l’impulso eccitatorio non riesce a superare la soglia imposta dall’istinto di conservazione con i freni inibitori. È difficile distinguere in questo caso, se la colpa del tentativo abortito sia da riferire a un impulso eccitatorio troppo debole o a un freno inibitorio troppo forte. Anche nel caso di suicidio consumato è difficile decidere se il successo dell’atto estremo sia conseguente ad un impulso eccitatorio sufficientemente forte da superare la soglia critica, o a freni inibitori troppo deboli. In tutti i casi, il superamento della soglia e la messa in atto dell’evento potranno solo avvenire, usando una metafora quantistica, dopo rilascio di una quantità discreta di un mediatore che scateni l’azione, sulla natura del quale si possono formulare varie ipotesi e che abbiamo chiamato, per semplificare il discorso, LETRA (trasmettitore letale o in inglese lethal transmitter). 133 LETRA potrebbe essere un neurotrasmettitore già noto, oppure uno non ancora conosciuto, comunque fisiologico. In questo caso, il suicidio andrebbe interpretato come un evento fisiologico: un semplice errore casuale, un cortocircuito dell’omeostasi eccitatoria/inibitoria, un’azione programmata dell’organismo al fine di eliminare, analogamente all’apoptosi cellulare, 134 individui 133 Bruno J.R.Nicolaus < Risucchiati dal vortice oscuro .> loc.cit. Il perché di n ascita e morte ha d a sempre assillato sci enziati, filoso fi e religiosi. Ambedue fanno p arte d ell’ordine naturale d elle cose come il giorno e la notte, eppur l a nostra cultura tende a considerare la morte più un fallimento che un compimento. VIRCHOW considerava la morte di cellule e tessuti un processo passivo definito come necrosi cellulare. Solo negli anni 70, WYLLIE descrisse un processo diverso osservabile al microscopio: durante il programma di morte cellulare, la cellula ragg rinzisce e si separa dalle cellule adiacenti per poi frammentarsi in piccoli corpi apoptosici, digeriti susseguentemente da m acro fagi o da cellule adiacenti ch e svolgono quindi un ruolo attivo. A seguito di queste particolari caratteristiche, il pro cesso involuzione o morte cellulare attiva è stato definito apoptosi, a 134 76 poco interessanti dal punto di vista evoluzionistico.Quest’interpretazione è in accordo col fatto, che la maggioranza dei suicidi ha sofferto di gravi turbe psichiatriche, somatiche e tossicodipendenza (alcol, droghe pesanti), mostrando scarsa risposta alla farmacoterapia con antidepressivi ed alla psicanalisi. Il fatto che tanti tentativi di suicidio abortiscano per motivi non esterni (quali sono invece il salvataggio e la dissuasione in extremis da parte di terzi) può essere puro retaggio del caso: vita o morte, in fragile equilibrio nella mirabile altalena d’impulsi eccitatori e inibitori. In contrapposizione a quest’ipotesi fisiologica, resta il fatto, che il suicidio sia retaggio del solo homo sapiens e non si ritrovi in altre specie animali. 135 L’atto del suicidio parrebbe quindi più frutto della cultura, che conseguenza di un evento puramente biologico. Nel caso dell’ipotesi, suicidio uguale ad evento patologico, sembra verosimile che LETRA non sia un trasmettitore fisiologico, bensì un metabolita aberrante delle catecolamine, dotato di proprietà allucinogene, formatosi nel cervello per insulto radicalico. In questo caso, il suicidio rappresenterebbe a livello molecolare un errore metabolico casuale, frutto di una neurochimica alterata da aggressioni radicaliche ossidative. 136 < Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >. indicare un fenomeno di caduta. Il termine greco originale indicava la cadut a dei petali dai fiori e delle foglie dagli alberi, senza av ere legami con morte e mal attia. L’apoptosi cellulare è comune a molte p atologie, AIDS incluso, alle malattie neurodegen erative e cardiovas colari. L’apoptosi è stata anche definita volgarment e suicidio cellulare. 135 Miti e leggende sul suicidio degli animali si perdono nella notte d ei tempi. Già Aristotele raccontav a nella “ Storia degli animali” di un cavallo che sarebb e volutamente saltato nel vuoto, per uccidersi. Tante altre storie riguardanti anche altre sp ecie, si sono aggiunte nel volg ere d ei secoli: non ultima quella d ei conigli norveg esi (lemming), i quali spinti da un irrefrenabile impulso periodico si sottopongono, senza fini apparenti, a marce est enuanti fino a lasciarsi annegare nei freddi mari del nord. Lasciando da p arte i casi leggend ari frutto pales e di pura fantasia popolare, mai si dovrebbe parlare scienti ficamente di suicidio degli animali, concetto antropomorfo, subordinato alla coscien za di se stessi e alla coscien za di vita e di morte. Dovremmo parlare piuttosto di eventi che traggono origine in situazioni particolarmente stressanti, come l’imprigionamento e il sovraffollamento, e che possono sfociare in comportamenti automutilanti e autodistruttivi. Non ci è diffi cile immaginare come lo scenario muterebbe s e le bestie acquistassero improvvisamente e in via del tutto ipotetica, i requisiti dell’ autocoscienza e della coscien za di vita e di morte attualmente prerogativa degli umani. Non ci stupirebbe se a quel punto buona parte degli animali domestici preferisse las ciarsi morire di inedia o magari saltare nell’acqu a o nel vuoto, per porre fin e alle abominevoli sopraffazioni degli allevamenti intensivi e a una vita ch e non è più vita. 136 Il suicidio sarà coronato da successo (morte) se avverrà in un organismo debilitato; nel caso di un individuo integro, la soglia di autoconservazione non verrà superata ed il metabolita aberrante verrà eliminato. Quest’ultima ipotesi spiega l’alta casualità con cui avv engono i suicidi nei vari gruppi a rischio ed è co erente col fatto che il suicidio avvenga solo nell’uomo. Le altre specie animali ne sono risparmiate, grazie al loro spiccato istinto di conservazione e a sistemi difensivi, finora indenni dallo sviluppo delle culture umane. 77 XI DROGA E VIOLEN ZA < ..e giunsero presso i lotofagi.Nessuno cercò di far loro del male,ma ebbero in dono come cibo il fiore di loto. E appena qualcuno mangiava il dolcissimo frutto,più non voleva tornare a dirmi qualcosa,ma là amava restare con il cibo di loto,senza più amore al ritorno.E allora piangenti li trascinai alle navi,e dentro i banchi,li feci legare.Poi dissi agli altri diletti compagni di salire sopra le navi,perché più nessuno potesse mangiare del loto e dimenticare il ritorno..> (Omero, Odissea) La droga non é un frutto, un’invenzione o una scoperta dell’era moderna; l’uso di sostanze stupefacenti era ben noto fin dall’antichità. Sedare il dolore, migliorare l’umore, affinare la mente, influenzare prestazioni e comportamenti, tramite l’impiego di sostanze naturali o artificiali, fa parte di una prassi antica quanto l’uomo, seppure spesso ristretta a pochi iniziati. E’ l’attuale e crescente disponibilità di droghe, che non ha precedenti di sorta. Saltate le barriere protettive di scuola, religione e famiglia, l’abuso oggi dilaga, ripresentando in chiave moderna i problemi esistenziali dell’uomo di sempre: l’ansia e l’angoscia per la sopravvivenza, le sofferenze della lotta quotidiana senza quartieri ed infine l’estremo tentativo, l’ultima spiaggia, per sfuggire a se stessi e all’ambiente rissoso ed ostile nel quale viviamo. Ingannare se stessi con i paradisi artificiali é la più raffinata invenzione dell’uomo e patrimonio di varie civiltà, da quella sumera e mediterranea, a quell’indiana, cinese ed andina e tante altre. I paradisi artificiali sono il frutto più prelibato della cultura dell’inganno; potrebbe essere l’ultimo frutto di una cultura destinata al tramonto. 137 *** 137 Bruno J.R.Nicolaus < La cultura dell’inganno – Riflessioni sull’evoluzione del cervello e delle culture > Accademia Pontaniana,Napoli, quaderno nr. 21 (1997) 78 Nell’antica India, i Veda decantavano le proprietà mistiche e palliative del soma, mentre gli Indù divennero maestri nel preparare, con semi di papavero e miele, gustosissimi dolci e bevande. Dei veri manicaretti, molto richiesti, oltre che per il loro squisito sapore, per la blanda e sicura azione sedativa, per il dolce torpore che s’insinuava nel corpo avvinghiando le membra. I sacerdoti sumeri conoscevano, già oltre 5000 anni or sono, le proprietà antidolorifiche dei semi di papavero e per questa qualità avevano denominato i suoi splendidi fiori, Hu-Gil, ossia la pianta della gioia. In varie tombe preistoriche, sono state rinvenute bacche di papavero, deposte accanto ai resti umani, allo scopo di accompagnare i defunti nel lungo viaggio nell’aldilà, ed alleviare quei dolori, che li avevano portati alla morte. I sumeri furono anche tra i primi esperti preparatori di birra, ricavata dalla fermentazione di cereali. Essi adoravano le proprietà inebrianti dell’alcol, ritenuto un dono celeste della dea Siduri e tramandarono questo culto ad Assiri, Babilonesi ed Egizi e, tramite questi, agli altri popoli del M editerraneo. Greci e Romani inneggiavano al culto di Dionisio o Bacco, divenendo provetti maestri nella selezione e coltivazione di raffinati vitigni e nella fermentazione di vini robusti e prelibati. Sia i Greci sia i Romani, riconoscendo le virtù ed i rischi del vino, erano soliti gustarlo diluito con acqua, per modulare e sfruttare l’azione inebriante, evitando di cascare nel sonno. Diluire il vino e saperlo servire in modo appropriato divenne un arte, un nuovo mestiere da affidare a coppieri fidati. Nel nuovo mondo, oltre le colonne d’Ercole, gli Amerindi avevano a portata di mano una folta foresta pluviale, ricca delle più svariate piante medicinali. Tra le tante, qualcuno notò l’azione stimolante delle foglie di coca, che presto divenne famosa in tutto il continente. M asticare foglie di coca o bere i suoi infusi divenne un’abitudine incorregibile di tutti i popoli andini e limitrofi; un vizio, che perdura tuttora in forma moderata, senza danni eccessivi alla salute. Si racconta, che attorno al III secolo, l’imperatore cinese Shen Nung scoprisse le virtù del tè, il cui uso dilagò nelle comunità buddiste e in Europa. Il caffè comparve invece più tardi, all’inizio del ‘600, lungo le rotte che univano l’Oriente a Napoli e Venezia, diffondendosi attraverso la Serenissima nella penisola. Tè e caffè contengono caffeina, uno stimolante centrale potente. Sono entrate oramai nell’uso comune, senza restrizioni di sorta e nonostante che un uso eccessivo possa risultare dannoso, specie in soggetti cardiopatici o particolarmente sensibili. 138 Il vizio del fumo sembra essere ancora più antico e secondo alcuni archeologi, sarebbe stato praticato già nell’età del bronzo. Legato a riti magici com’elemento propiziatorio, l’attività del fumare era anche il primo passo verso una presunta comunicazione con le divinità, mentre la storia ufficiale di fumo e tabacco inizia con la scoperta dell’America. Furono i partecipanti alle spedizioni 138 É solo nel corso dei due secoli scorsi, che in Occidente é stato ampiamente diffuso l’impiego di droghe, cosiddette pesanti, come marijuana e cocaina, eroina ed an fetamina, crack, ecstasy e di una miriade di droghe sintetiche 79 di Colombo a portarne le prime notizie e, secondo la cronaca, fu un frate di nome Romano Pace a descrivere la pianta del tabacco ed il rito degl’indiani che la fumavano. A donne e bambini era severamente proibito fumare, mentre i sacerdoti esercitavano questo diritto per eseguire esorcismi, per curare i malati, per allontanare tempeste, fulmini ed altre violenze della natura. Nell’esercizio di queste funzioni, essi lanciavano ampie folate di fumo, eseguendo passi di danza e gesticolando ampiamente con braccia e mani. All’Ambasciatore di Francia, Jean Nicot, spetta invece il merito di aver inviato ai propri sovrani le foglie e i semi della pianta, che porta in suo onore il nome bizzarro d’erba nicotina. 139 Da allora, il fumo del tabacco svolse ovunque una funzione socializzante, paragonabile al rito del qat in Yemen o all’ora del tè per gli inglesi, senza raggiungere, peraltro, gli odierni livelli d’abuso. 140 Oppio, coca, alcol e tabacco e le loro azioni sono noti da tempi remoti, senza che gli aspetti negativi, connessi alla loro assunzione, emergessero con la stessa frequenza e drammaticità d’oggi. Una miglior comprensione di queste discrepanze potrebbe facilitare un’interpretazione olistica del fenomeno droga, della sua diffusione planetaria e dell’odierno consumo smodato. Qui di seguito, cercheremo di sviluppare questo tema, con l’intento di evidenziare nuovi elementi, utili ad una migliore comprensione del fenomeno ed alla messa in atto valide azioni preventive. *** Ogni sostanza, naturale o artificiale, che sia in grado di modificare l’attività mentale, l’umore ed il comportamento, é definita psicotropa o affine al cervello ed è classificata tra le droghe. Questa definizione é d’uso comune, nonostante trascuri alcuni aspetti fondamentali, come quello della natura della sostanza ingerita (struttura chimica), della sua quantità (dosaggio) e qualità (purezza), nonché del meccanismo biochimico responsabile dell’azione (ipotesi ricettoriale). M olti nutrienti d’uso corrente, come ad esempio il glucosio e il fruttosio contenuti nello zucchero comune e nella frutta, mostrano spiccata affinità per il cervello, dove raggiungono la concentrazione necessaria allo svolgimento fisiologico delle attività neuronali, tra le quali si possono annoverare l’aumento dell’efficienza ed efficacia mentale e la modifica d’umore e comportamento. Glucosio e 139 Egli ne illustrò ai sovrani le proprietà terapeutiche, eccellenti per curare l'asma, le patologie dell’apparato respiratorio, l’ulcera e le piaghe. Altri ne decantavano le proprietà curative nei casi di morsi di serpente, di raffreddore, mal di testa, vertigini, perfino peste. Da allora il tabacco si espanse in Europa molto velocemente, giungendo in Italia nel XVI secolo, grazie al cardin ale Prospero di Santa Croce. 140 L’abuso moderno é legato a problemi di dipendenza da nicotina. Fenomeno sconosciuto in passato e collegato alle tecniche di preparazione delle foglie di tabacco, sviluppate in USA dall’industria manifatturiera, per aumentare l’indice di gradimento dei loro prodotti. E’ stato accertato, che questi trattamenti chimici aumentano la biodisponibilità della nicotina, la sua azione farm acologica ed il rischio di assuefazione. 80 fruttosio mostrano grossa affinità per il tessuto cerebrale e sono, quindi, dei nutrienti psicotropi, ma non possono essere considerati, per questo, una droga qualsiasi. Le sostanze stupefacenti si differenziano chimicamente, svolgendo nell’organismo attività differenti a livello molecolare, seppure esse inducano comportamenti clinici simili e talora paragonabili. Agiscono a livello centrale, interagendo con la secrezione ed il riassorbimento (reuptake) di neurotrasmettitori specifici: l’azione ansiolitica dell’alcol, per esempio, è legata all’incremento dei livelli di GABA, quella stimolante della cocaina all’aumento della trasmissione dopaminergica, quelle dell’amfetamina all’azione noradrenalinosimile, quella dell’eroina all’azione endorfinosimile, quella dell’ecstasy all’attivazione della trasmissione serotoninergica, quella delle droghe psichedeliche (LSD, M escalina) all’inibizione della serotonina. 141 L’effetto delle sostanze stupefacenti, oltre che dalle caratteristiche farmacologiche, é fortemente influenzato da fattori complementari, strettamente collegati alle modalità della loro assunzione: - Le modalità d’uso o variabili farmacologiche della somministrazione, come dosaggio, via d’introduzione (endovena, ipodermica, orale, respiratoria, transdermica, ecc.). - Il set o complesso dei fattori, come personalità, umore, condizioni fisiche, anticipazioni, legati all’individuo che fa uso di droga. - Il setting o insieme dei fattori legati all’ambiente in cui la droga è consumata. Il numero delle persone assuefatte a droghe diverse, nel mondo, é di svariate decine di milioni, mentre le conseguenze dell’abuso spaziano, da gravi disordini psicologici, motori e funzionali, ad improvvisi attacchi cardiaci spesso letali. Il problema della disassuefazione non è stato finora risolto, soddisfacentemente, né sul piano medico né farmacologico, nonostante che siano in corso svariati progetti di ricerca, volti al trattamento della dipendenza e dell’overdose. 142 141 Sulla scorta dell’azione clinica, esse possono essere classi ficate in tre classi principali: a) Psicolettici (sostanze ch e deprimono l’attività cerebrale): barbituri ci, sonniferi, alcol, tranquillanti, oppiacei, etere, cloro formio, benzen e, vari solventi; b) Psicoanalettici (sostanze ch e eccitano l’attività cerebrale): caffein a, tabacco, betel, qat, cocaina, amfetamine (definiti anche “ stimolanti”); c) Psicodislettici (sostanze che det erminano un’alterazione nella percezione): cann abis, mescalina,extasy e altri am fetamino-simili,psilocibe,LSD (definiti anche “ droghe psichedeliche”). 142 L’abuso di cocaina è aumentato drammaticam ente con l’avvento del crack, una forma di cocain a, che si assume con il fumo, producendo effetti molto più intensi e rapidi. La concentrazione em atica e cerebrale di cocaina aument a più rapidamente quando la droga viene inalat a con il fumo o iniettata, che non quando venga ingerita od aspirata. Queste 81 . La natura rifugge dal dolore L’uomo ha sempre cercato di combattere il dolore, di mitigarlo, lenirlo o eliminarlo del tutto. E’ verosimile, che l’uomo osservando gli animali, abbia appreso come leccarsi le ferite, come stropicciare le parti dolenti, rotolarsi nel fango, od immergere nell’acqua fredda gli arti contusi. Sedare il dolore o automedicarsi è un’attività antica, intimamente connessa alla storia dell’uomo preistorico, 143 fino a culminare nell’impiego moderno e sistematico di droghe e rimedi sempre più potenti ed efficaci, ma anche più pericolosi e talora letali, in caso d’abuso. M itigare il dolore quando soffriamo, fino a ricercare dei veri e propri paradisi artificiali, con i quali sfuggire alla sofferenza fisica e mentale, é un approccio culturale ovvio ed in sostanza predeterminato nel nostro cervello. Questo fenomeno é una delle caratteristiche più raffinate della cultura dell’inganno, inventata già nei primordi della civiltà mediterranea, con il fine di facilitare la sopravvivenza, seppure ingannando se stessi.144 Noi c’illudiamo d’essere liberi, mentre le nostre scelte sono largamente determinate dalle caratteristiche funzionali del cervello e la nostra mente é prigioniera di programmi biologici prestabiliti. Il nostro vero dilemma resta, come sfuggire a noi stessi ed agli stretti vincoli, che la natura ci ha imposto; questo, in effetti, é il nostro vero dilemma. 145 *** Per Erasmo da Rotterdam e Cartesio, il predominio della ragione sui sentimenti e la padronanza delle emozioni formavano la base dell’Homo cogitans, che pensa e sa di pensare. Una visione riduttiva seppure avvincente, che si sarebbe protratta, ben oltre il secolo dei lumi, fino in tempi recenti. Nella seconda metà del ‘900, la psicologia sarà dominata dai cultori del comportamentismo, secondo i quali solo i comportamenti osservabili oggettivamente possono essere studiati accuratamente. La sfera della vita interiore, quella dei sentimenti e delle emozioni, resterà differenze di concentrazione, dovute alle modalità di somministrazione, spiegano la blanda azione registrata nei masticatori di foglie di coca andini, o nei bevitori di matè de coca (the di coca) sudamericani. 143 Ruggiero Rizzi <Storia della terapia antalgica>, Ciba Edizioni, Ciba-Geigy S.p.A. 1996 144 Bruno J.R. Nicolaus < La cultura dell’inganno > loc.cit.; Bruno J.R. Nicolaus < Eutanasia del dolore e della coscienza-Riflessioni sulla rivoluzione biomedica e sul dilagare di droga e violenza > Atti Accademia Pontaniana,Napoli XLVI (1997), pp. 379-411 145 Giovanni Reale <Saggezza antica-Terapia per i mali dell’uomo di oggi >, Cortina ed. 1995. 82 inaccessibile ad ogni approccio scientifico.Le emozioni saranno relegate in secondo piano, mentre il computer prenderà piede, quale modello operativo della mente.Si consoliderà inoltre la convinzione, che l’intelligenza pura comporti un’elaborazione metodica quanto asettica dei fatti, non inquinata da sentimenti ed emozioni. 146 Solo più tardi, si farà avanti una visione equilibrata dei rapporti tra sentimenti e pensiero, concedendo alle emozioni quel ruolo di rilievo, che le spetta. Nascerà così l’ipotesi della molteplicità delle intelligenze e del fatto che l’uomo abbia almeno due cervelli, due menti, due diversi tipi di intelligenza: una emotiva ed una razionale. 147 Secondo quest’interpretazione, i nostri comportamenti sono motivati e guidati da entrambe le componenti, operanti in armonioso equilibrio: le nostre decisioni, seppure prese dalla mente, sono vagliate dalle nostre facoltà emozionali, che hanno la facoltà, di dare via libera al pensiero logico o di bloccarlo. In maniera analoga, la ragione é in grado di vagliare e dominare le nostre emozioni. I nostri comportamenti dipenderanno, infine, dall’armonia tra mente e cuore, tra ragione e sentimenti.Qualsiasi disturbo di questo prezioso equilibrio, sia quando le emozioni prendano il sopravvento, o viceversa, quando la ragione prevarichi le emozioni, avrà come conseguenza un’alterazione del comportamento. 148 Questa visione integrata delle funzioni emotive e razionali, di mente e cuore, facilita l’interpretazione della crisi delle società moderne, dell’inquietante aumento della criminalità adulta e minorile, della depressione, dei suicidi, della perduta capacità di sopportare dolore e sofferenza, della corsa sfrenata all’automedicazione, dell’abuso di droghe leggere e pesanti, degli atti di violenza insensati, come quelli non finalizzati a personale tornaconto, della crisi dei valori dilagante su tutto il pianeta. Un’idea rivoluzionaria: l’arte del guaritore Gli ominidi scesi dagli alberi e gli uomini delle caverne si trovarono, a dover fronteggiare nascita e morte, traumi, malattie e sofferenza. Conquistata l’insostenibile consapevolezza dell’essere, essi impararono a reagire al destino, a combattere i malanni, a lenire il peggiore dei mali, il dolore. Furono costretti a leccarsi le ferite, ad aiutarsi reciprocamente, ad arrangiarsi con strumenti 146 Jean Pierre Changeux <Ragione e piacere > Cortina ed. 1995; Jean Pierre Changeux <L’uomo neuronale >, Feltrinelli ed. 1993. 147 Max Delbrück <La materia e la mente >,Einaudi ed. 1993. 148 John C. Eccles <Evolution of the brain-creation of the self > Routledge London,New York 1989. 83 rudimentali, a addolcire i malanni con tenerezza ed affetto: le magiche armi di cuore ed amore; la prima vera conquista delle culture. Notevoli furono i progressi in tal senso, eppure decine di millenni passarono, prima che l’uomo riuscisse a scoprire e forgiare una magica chiave atta a curare le malattie, rimediare ai traumi, sedare il dolore, migliorare la vita, fino all’ultimo sogno non ancora realizzato, quello dell’eterna giovinezza. Lungo questa strada impervia e lastricata di sofferenze, maturò un’idea rivoluzionaria: quella di influire sulle sensazioni e sulle funzioni di corpo e mente, con l’aiuto di sostanze a lui estranee. Da spirito d’osservazione ed inesauribile fantasia, scaturì l’arte suprema del guaritore: la medicina, mentre cominciavano a prendere corpo le caratteristiche rudimentali di una delle sue armi più poderose, il farmaco. 149 Lungo e travagliato, si rivelò il percorso della conoscenza, durante il quale, le prime osservazioni e intuizioni furono elaborate in magiche pozioni e queste a loro volta adattate alle singole ferite e ai vari malanni. Profondi, furono sicuramente, il travaglio creativo, quanto le sofferenze dei primi pazienti, le soddisfazioni e frustrazioni di guaritori e sciamani, di tutti coloro che furono coinvolti in questo drammatico carosello tra la vita e la morte. Un millennio dopo l’altro, tecnica e ragione affilarono le armi, in un mirabile gioco di squadra tra mani e cervello. Quello, che agl’inizi, era considerato puro rito divino rivelato, assunse dignità terrena: era nato il farmaco. 150,151 M ai sapremo con certezza, come e quando l’uomo abbia scoperto le virtù terapeutiche delle piante medicinali, scegliendo quelle giuste, tra le più disparate.152 149 Franco Voltaggio <L’arte della guarigione nelle culture umane > Bollati Boringhieri ed. 1992. Hans-Georg Gadamer <Dove si nasconde la salute >, Cortina ed. 1994. 151 Da un’intervista a Carlo Clerici,specialista in psicologia clinica dell’Università di Milano,pubblicata sul Corriere della Sera,Ott.2007,si rileva un’ interpretazione contro corrente degna di rilievo,seppur non sia condivisibile, alla luce dei risultati della neurochimica,dell’ultima ora: <...Non c’é dubbio che molte molecole siano realmente efficaci,ma un conto é mirare a una terapia dei sintomi,ammesso di riuscirci con i soli farmaci,un conto é puntare alla guarigione di una malattia psichiatrica....A tut’oggi si cerca di trovare un rapporto tra patologie psichiatriche e alterazioni genetiche e biochimiche;ma presupporre ch e il comportamento di centomila miliardi di cellule,alla base di ogni essere vivente,trovi una spiegazione nelle caratteristiche di poche molecole resta, per il momento,una speculazione teorica. Fatte rare eccezioni di malattie che compromettono la funzionalità dell’encefalo,non va dimenticato che il cervello si può guardare e toccare,ma la mente no...Lo studio della mente chiama in causa la neurologia,la biologia,la psicologia,la sociologia.Solo non trascurando alcuno di questi aspetti,si potrà superare il riduzionismo di una psichiatria molecolare e fornire una più autentica visione dei problemi che ne sono alla base >. 152 Tante le ipotesi fatte dalla storia occidental e, tra le quali, spicca la rivelazione cel este: 150 < É molto evidente che la scoperta delle piante medicinali sia opera degli dei o che, per lo meno, una ispirazione divina abbia guidato i mortali che l’hanno fatta > (Plinio), oppure < Fu il Signore a far crescere le piante medicinali dalla terra, e l’uomo saggio non le disprezza > (Ecclesiaste 38,4),od infine < Dio non ha fatto scendere sulla Terra le malattie, senza averne, nello stesso tempo, fatto scendere i rimedi > (Maometto), 84 Forse fu il caso a guidare la mano e la mente dell’uomo, durante la lotta per la sopravvivenza. Raccogliendo bacche e radici, fiori e semi, foglie e frutti, egli scoprì che alcuni erano edibili, altri velenosi o comunque dannosi, altri dotati di proprietà portentose. Sacerdoti, stregoni e sciamani s’impadronirono di questo tesoro, ideando impieghi e rimedi e regolando usi e consumi, col pregio di limitare gli abusi e salvaguardare salute e benessere. L’uomo apprese così, a sfruttare i benefici effetti delle piante medicinali, ad evitare quelli dannosi, a rispettarle, a limitarne la raccolta, a curare il loro habitat naturale ed infine a coltivarle. Questa mirabile simbiosi, tra l’uomo ed il mondo vegetale, sarebbe durata indisturbata per vari millenni. Papavero ed oppio, farmaco o veleno; due facce della stessa medaglia L’uso del papavero si perde nella notte dei tempi. Capsule e semi sono stati ritrovati in svariate tombe neolitiche, confermando che il loro uso era ben noto in passato. Numerose antiche monete greche, riportano incisa l’immagine del papavero, mentre la statuetta in terracotta, denominata La dea dei papaveri, risale al XV secolo a.C. Nell’iconografia classica, la notte il sonno e la morte sono spesso inghirlandati da papaveri e gli antichi greci conoscevano molto bene le proprietà narcotiche di questi splendidi fiori, coltivati sulle rive del Nilo. Durante svariate celebrazioni religiose, i fedeli facevano uso rituale di droghe, tra le quali spiccava quello del succo di papavero. Una volta, il consumo, d’oppiacei, bevande alcoliche ed altre droghe, era moderato, con abusi sporadici e di modesta entità; esso aveva carattere rituale ed era sottoposto a regole precise e ben osservate. Potremmo dire, una volta c’era: < ordine e droga >, mentre oggi non c’é che < disordine e droga >. Gli antichi libri della medicina indù non menzionano il papavero e l’oppio, introdotti in India dai persiani e dagli arabi verso l’ottavo secolo d.C. La sua diffusione iniziò più tardi verso il 1200, con la conquista araba e l’instaurazione della dinastia M oghul. In questo periodo, sorsero in India vaste coltivazioni di papavero, favorite dal clima adatto e dalla gran richiesta. In medicina esso era impiegato prevalentemente per le sue proprietà astringenti ed antidiarroiche, mentre l’azione narcotica ed analgesica restò negletta. L’India divenne un gran consumatore d’oppio per uso voluttuario e da produttore si trasformò in importatore di droga d’origine araba, la quale fu soppiantata a sua volta, nel 1550, da quella portoghese. L’impiego dell’oppio, da prevalentemente medico, si trasformò in voluttuario, estendendosi a strati sociali sempre più vasti, dove divenne di moda mangiarlo, sotto forma di piccole sfere oppure infuso nel vino, oppure, miscelato al miele e ad altre sostanze, in dolci molto ricercati. Questo modo 85 di assumere droga é meno dannoso di quanto non lo sia fumandola od iniettandola; esso induce, infatti, uno stato d’ebbrezza od una placida serenità, a seconda della dose, senza che s’instauri una corsa all’aumento delle dosi ed una vera e propria dipendenza. In India non si ebbero, in effetti, le gravi conseguenze d’ordine economico, sociale e morale, che colpirono la Cina, quando s’iniziò a fumare l’oppio, o quelli causati dalla somministrazione d’eroina endovena. L’azione più blanda, quando è ingerito assieme a sostanze zuccherine, é conseguenza dell’assorbimento meno veloce e dei livelli cerebrali più bassi e lenti ad instaurarsi. L’ingestione concomitante di zuccheri stimola, inoltre, la secrezione di serotonina e quest’ultima crea un tale senso di sazietà, da diminuire il rischio di somministrazioni ripetute (cosiddetto bis) od incremento della dose. La serotonina esplica di per se un’azione sedativa, che é sinergica a quella dell’oppio. L’oppio assunto secondo la moda indiana non attecchì in Cina, dove questa droga restò legata al vizio del fumo. Verso la fine del 1600, questo cominciò a diffondersi, dal ceto nobile e ricco, a strati sempre più vasti della popolazione, tanto da venir bandito dall’imperatore Yung Ching, nel 1729. Il fumo dell’oppio produce effetti devastanti; s’instaura assuefazione e dipendenza e l’individuo diviene rapidamente inutile socialmente e pericoloso. Nonostante la proibizione, il commercio della droga continuò a fiorire in clandestinità, subendo svariate peripezie, tra cui le due guerre dell’oppio tra Cina e Gran Bretagna (1842 e 1856). Successivamente, l’impiego fu legalizzato col risultato d’incrementare importazioni e coltivazioni locali di papavero e di far crescere i consumi. Il vizio dell’oppio continuò ad aumentare e nel 1945 si contavano in Cina ben 40 milioni di fumatori dichiarati. Dopo l’avvento al potere, il regime maoista mise in atto una repressione radicale del vizio, sfociata nello sterminio di consumatori, produttori e spacciatori e nell’interruzione della nefasta spirale. La storia cinese é un drammatico esempio, di come una simbiosi pianta-uomo, inizialmente utile e fruttuosa, sia potuta degenerare in terribile tragedia. 153 *** Nell’antichità, gli estratti di papavero furono tra i più importanti presidi terapeutici. Galeno soleva somministrare oppio per alleviare i mali di testa incontrollabili e recidivi, le malattie biliari, le coliche ed i calcoli renali. Egli utilizzava l’oppio anche come calmante, per alleviare la respirazione affannosa in pazienti asmatici o con insufficienza cardiaca congestizia. Famosa la Theriaca, ricetta 153 Gli effetti disastrosi dovuti alla legalizzazion e dell’uso della droga in Cina, andrebbero attentamente considerati dai moderni fautori della legalizzazione generalizzata delle sostanze stupefacenti nel nostro continente (da non confondere con i trattamenti legalizzati a fini rieducativi attualmente in corso con lusinghiero successo in Svizzera). Cfr. Ines Testoni <Psicologia del nichilismo,la tossicodipendenza come rimedio>, Franco Angeli ed. 1997. 86 prescritta, tal quale per secoli, in una vasta serie di disturbi eterogenei e non correlati, come: sintomi d’avvelenamento, mali di testa, sordità, epilessia, debolezza visiva, itterizia, febbre e lebbra! La composizione di quest’antica preparazione farmaceutica, risalirebbe addirittura a Galeno. 154 Gli antichi Greci decantavano, per bocca di Omero, le miracolose proprietà dell’oppio, mettendo l’accento sulla proprietà d’indurre, a breve, sensazioni di tranquillità e benessere, seguite da sonnolenza e sonno riparatore. Descrizione molto felice, dell’euforia indotta da tutti gli oppiacei. Uno stato di calma ed appagamento completo; una sensazione di galleggiare nel vuoto profondo dopo aver mollato gli ormeggi; la visione di spazi variopinti; l’intreccio dell’arcobaleno alternato al grigiore della bruma; la struggente armonia che risuona dal cosmo. Sensazioni profonde e appaganti, contrapposte all’ipervigilanza e all’inquietudine causate dalle sostanze eccitanti, come cocaina ed amfetamina. L’impiego dell’oppio varcò il mare nostrum e arrivò a Roma, dove attecchì e se ne fece ampio uso sia in medicina, sia nella vita sociale, fino a raffigurare il popolare dio del sonno, Somnus, con in mano un recipiente colmo del succo di papavero. Nell’Europa moderna, l’uso ricreativo dell’oppio risale alle esperienze ed alle opere dei romantici inglesi, i quali nello ‘800 ne decantarono le doti, pur mettendo in guardia dai rischi connessi. 155 Le sofferenze da astinenza, conseguenti ad uso cronico, sono devastanti e la riassunzione di droga può portare ad un rapido ma effimero sollievo ed anche alla morte. L’uso cronico rende i pazienti tolleranti, inducendo ad un progressivo ed irrinunciabile incremento delle dosi e della frequenza delle somministrazioni, che portano all’irrimediabile distruzione dell’individuo. La piaga della dipendenza, esplosa nell’‘800 in Europa, più che dalla morfina estratta dal papavero, fu causata dall’eroina, un derivato della morfina. Una volta iniettata, l’eroina supera ogni barriera e raggiunge il cervello, dove scatena una rapida ed intensa euforia. L’eroina fu commercializzata nel 1898, quale semplice ed innocuo rimedio antitosse, da sostituire a quelli a base di codeina, già in commercio da anni. Come slogan promozionale, la ditta produttrice 156 vantò la non meglio documentata proprietà, di non indurre assuefazione, al contrario di quella ben nota della codeina, contribuendo così ad aumentarne diffusione e popolarità. E’ singolare il fatto che, nel 1900, venticinque anni dopo la sintesi e accurate indagini farmacologiche, una rivista scientifica potesse affermare, che: 154 <Radice di giglio fiorentino e di liquirizia,12 once ciascuna;di Costus arabicus,di rabarbaro del Ponto e di potentilla,6 once ciascuna;di Ligusticum meum,di rabarbaro,di genziana,4 once ciascuna;di aristolochia,2 once;di scordio,12 once;di citronella,di marrubio,di dittamo cretico,di mentuccia,6 once ciascuna ;...di anice,di finocchio,di crescione,di seseli,di Thlaspi arvense,di amomo,di arenaria,4 once ciascuna;di carota,2 once;di oppio, 24 once;...di scorzonera,di calamo aromatico,24 once ciascuna.Si triturino i balsami,le resine e le gomme in una quantità sufficiente di vino,in modo da formare una pasta poco densa.Si incorporino nel tutto 960 once di miele.> 155 Da un commento autografo del Dr.Jones : <Gli effetti di una improvvisa interruzione nell’uso dell’oppio, dopo che esso é stato assunto per lungo tempo, si manifestano come grandi sofferenze, addirittura intollerabili, o come forme di angoscia e depressione. Il tutto si conclude con una morte assolutamente miserabile, accompagnata da singolari tormenti, a meno che il soggetto non ritorni alla droga; allora ecco che subito egli si riprende e di certo le sue sofferenze scompaiono> 156 Bayer AG. 87 <E’ trascorso un periodo di tempo sufficientemente lungo da quando é stata introdotta l’eroina,tanto che oggi possiamo esprimere un giudizio sul suo valore reale...L’assuefazione é stata notata in una piccola percentuale di casi...Tuttavia,nessuno dei pazienti ne ha sofferto in alcun modo e nessuno dei sintomi che sono così caratteristici del morfinismo cronico sono stati mai osservati >. Il ritardo, nel comprendere e valutare la portata dei danni e dei rischi derivanti dall’uso indiscriminato d’eroina, può trovare una spiegazione ma non una discolpa, nella superficialità della medicina dell’epoca, nelle mancanze della scienza di base e nell’irresponsabile baldanza di un’industria del farmaco alle sue prime armi. Fortunatamente, somministrando l’eroina per via orale, assorbimento e penetrazione cerebrale erano molto rallentati, diminuendo la temuta impennata d’euforia, pur senza ridurre il grave rischio d’assuefazione. L’assunzione per via orale d’oppio grezzo può causare, alla lunga, qualche forma di dipendenza, seppure non siano stati registrati danni gravi, a seguito d’uso smodato. I veri guai cominciarono dopo la scoperta, l’isolamento e l’impiego clinico della morfina, principio attivo puro dell’oppio, ed in particolare dopo la sintesi ed il vasto impiego del suo derivato iniettabile, l’eroina. Analoghe e drammatiche differenze, tra gli effetti di preparati vegetali grezzi e dei principi attivi puri o arricchiti, si ritrovano presso altri prodotti: coca e cocaina; vino, birra e superalcolici ne sono tragici esempi. Durante l’ultimo secolo, lo studio del meccanismo d’azione d’oppiati ed analgesici di sintesi, ha portato alla scoperta di recettori cerebrali specifici, ai quali si legano le droghe durante lo svolgimento della loro attività, permettendo di formulare nuove ed accurate ipotesi neuro chimiche sul come e dove la droga agisca. Grazie a questi studi, oggi sappiamo che le sostanze d’abuso alterano la neuro trasmissione dopaminergica nelle aree cerebrali, responsabili per la gratificazione, per l’apprendimento e per il processo decisionale. Nel corso di questi studi, sono state anche scoperte le encefaline, una classe di proteine prodotte dal cervello e dotate della proprietà di lenire il dolore fisiologicamente (per questo motivo, le encefaline sono state definite oppiati fisiologici). L’impiego di nuove tecniche d’immagine non invasive ha permesso, inoltre, d’osservare cosa succede in un cervello, prima, durante e dopo l’assunzione di sostanze d’abuso. Queste aumentano, a breve, la neuro trasmissione di dopamina nelle aree limbiche, creando una sensazione di piacere e rendendo gradevole il consumo della droga, mentre, alla lunga, s’instaurano nel cervello fenomeni adattativi, le cui conseguenze negative si manifestano, come sindrome d’astinenza, quando s’interrompe il consumo. 88 Tutte queste scoperte rivestono gran valore, anche per la comprensione dei meccanismi di trasmissione e percezione del dolore e per la realizzazione di nuovi farmaci psicoattivi. 157 Il papavero resta l’insostituibile fonte dei principali antidolorifici moderni, i quali permettono a milioni e milioni di malati, di sedare il dolore e migliorare la loro qualità di vita.Grandi sono, quindi, i meriti dell’oppio, nell’ambito della pratica clinica e della ricerca scientifica, mentre altrettanto gravi sono le conseguenze socio-antropologiche, a seguito del suo uso indiscriminato. Il magico fiore di Demetra é come un vaso di Pandora, dal quale s gorgano il bene ed il male; una pianta che conserva, immutato nel tempo, il suo straordinario potere benefico e malefico. Con questa situazione ambivalente, dovrà misurarsi l’umanità, nel terzo millennio. < Mama Coca > e Cocaina Mama coca era uno degli appellativi più famigliari, con il quale gli Inca apostrofavano la loro regina. Nello stesso tempo, il dono di questo prodotto rappresentava il maggior segno di stima che il re potesse accordare ai suoi sudditi. Gli appezzamenti di terra chiamati cocals, in cui s i coltivava la pianta, erano di proprietà esclusiva della famiglia regnante e del ceto nobile, rappresentando la maggiore fonte di potere economico e sociale. La vita in quelle contrade era dura, una lotta giornaliera per la sopravvivenza, con scarsissime risorse, ridotte all’indispensabile. Un paese dove le condizioni di vita oscillano, tra freddo e caldo, arsura ed alluvioni, tra estremi insopportabili: dalla mancanza d’ossigeno alle alte quote, alla scarsità d’acqua ed al suolo povero ed arso nelle vaste zone desertiche; dalla scarsezza di cibo, animali e piante, agli scarsi raccolti e all’implacabile sole. (fig.8) Mama coca, la pianta che permetteva ai più umili di lenire il morso di sete e fame, di dimenticare sforzi e fatiche, di vedere il mondo tinto di rosa, era per tutti, poveri e ricchi un dono divino: “...la coca ha la proprietà, di permettere un massimo di fatica con il minimo di nutrimento e di alleviare la difficoltà di respiro, sui ripidi fianchi delle montagne...” ( M arkham, 1859). Per le popolazioni andine, le foglie di coca non erano un prodotto voluttuario, ma un’importante risorsa. La coca ricopriva un triplice ruolo: era indispensabile alla sopravvivenza in alta quota ed alla durissima vita del campesino; era oggetto di culto per tutti, dagli sciamani ai paesani; era strumento di potere per chi ne controllava produzione e distribuzione, vale a dire per tutta la classe regnante. 157 Solomon H.Snyder <Drugs and the Brain>,Scientific American Books,Inc.New York (1986) 89 La coltivazione delle piante è delicata e richiede molto lavoro, specialmente sugli scoscesi pendii delle Ande; lo stesso dicasi per la raccolta e la preparazione delle foglie, contenenti la cocaina, il principio attivo sconosciuto ai quei tempi. Per ottenere il massimo effetto, si osservava un preciso rituale, valido tuttora presso le popolazioni della montagna: da una borsetta chiamata chusca, si prelevava un pizzico di foglie, si liberavano dalle nervature principali, si masticavano lentamente sino a formare un bolo, che era posto in un lato della bocca. Da un piccolo contenitore di legno chiamato poporo si estraeva con una bacchetta di legno una piccola quantità di llipta o llucta, una particolare miscela alcalina costituita da cenere vegetale e calce. Con essa si umettava il bolo. In tal modo, la cocaina imprigionata nelle foglie si liberava ed era assorbita più facilmente dalla mucosa orale. L’uso della coca presso gl’Inca era tutt’altro che libero, come molti hanno asserito e qualcuno potrebbe pensare! Era sottoposto a regole ferree, le stesse che regolavano, giorno per giorno ed ora per ora, la vita di tutta la società, i suoi usi e costumi. Ogni lavoratore adulto aveva diritto di consumare da uno a due pugni di foglie al giorno 158 ed il consumo veniva proporzionato al lavoro svolto ed alla fatica sopportata. La presa di coca (cocada) era usata come unità di tempo e di lavoro: una cocada corrispondeva al percorso fatto tra una presa e l’altra da un portatore con un carico standard di 40 kg circa; ovvero a 3 km in pianura e 2 km in salita. Cocada era anche il tempo necessario per percorrere questo spazio, pari a circa 40 minuti. La popolazione era piccola di statura e di peso leggero, corporatura adatta alla vita montana, ma portare un fardello di 40 kg o giù di lì, era come portare sulle spalle un fratello gemello, sforzo da non sottovalutare. L’intera vita dei popoli andini era condizionata da mama coca, senza che tale abitudine portasse ad eccessi o a problematiche di carattere sociale e morale. Una società felice, ma assuefatta e astutamente sfruttata. Poco o nulla sappiamo degli effetti nocivi dovuti all’assunzione della droga, assunta a dosaggi limitati, ma protratti nel tempo. In particolare nulla ci è stato tramandato, né poteva essere altrimenti, su eventuali azioni tossiche a livello del sistema cardiocircolatorio o nervoso centrale, sull’eventuale compromissione delle facoltà cognitive, sulla capacità di giudizio, memoria, comportamento ed aspettativa di vita. Ancora meno sappiamo delle conseguenze del vizio sulle generazioni presenti, mentre vasta è la letteratura scientifica, che attesta le terribili conseguenze per il feto, a seguito d’assunzione di cocaina pura e ad alti dosaggi, durante la gestazione. Tramite l’ingestione d’infusi e tisane di coca (matè de coca) o con la semplice masticazione delle foglie stesse, sono assorbite quantità talmente basse di droga, diluite nel tempo, da non rappresentare un pericolo reale per la salute. L’assunzione di due-tre tazze di matè de coca al giorno 158 Quantità irrisoria, se paragonata a quanta droga pura vien e normalmente sniffata o fumata dai consumatori abituali di coca occidentali. 90 fa parte tuttora delle abitudini delle popolazioni andine ed è paragonabile all’uso giornaliero di tè o caffè in occidente. L’uso plurisecolare della coca, da parte di questi popoli, insegna come l’assunzione di droghe potenzialmente pericolose possa essere volta al meglio, in un ambiente sociale stabile e ben organizzato.La storia dell’impiego di Mama coca descrive un caso di simbiosi pianta-uomo, che non finì relegato sui nevosi pendii delle Ande, ma straripò improvvisamente fino all’Europa ed altri lidi lontani, con conseguenze tanto drammatiche quanto imprevedibili, per tutto il genere umano. *** Nel 1898, Willstaetter determinava la costituzione chimica della cocaina, elemento principale della pianta e nel 1901 fu realizzata la prima sintesi dell’alcaloide. Questi studi come pure quelli precedenti (1884) sull’azione anestetica locale di superficie e quelli di Reclus (1890) sull’anestesia tronculare, cefalorachidiana e peridurale, aprivano nuove eccezionali possibilità alla chirurgia. La disponibilità di cocaina pura facilitò la ricerca scientifica e medica.Gli estratti grezzi contengono una varietà di sostanze, perciò non si può mai affermare con sicurezza, se gli effetti di una pianta siano dovuti a una singola sostanza chimica, il principio attivo per eccellenza, o a diverse sostanze eventualmente sinergiche. Studi dettagliati sulla composizione degli estratti finirono per dimostrare che l’effetto psicoattivo é correlato alla cocaina, mentre le altre componenti svolgono azioni biologiche di modesta importanza ed entità. Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, fu tra i primi medici tedeschi a sperimentare, alla fine dello ‘800, l’azione della cocaina pura. Famosa la sua pubblicazione <ŰBER COCA >, nella quale egli racconta in tono reclamistico le sue sensazioni dopo l’ingestione di droga pura. Il lavoro di Freud ebbe effetti deleteri sulla società e contribuì alla diffusione del prodotto presso medici e pazienti, alla sottovalutazione dei rischi ed alla creazione del mito della droga presso l’uomo della strada: <...Vi sono numerose prove che gli indios, sotto l’influenza della coca, possano sopportare patimenti eccezionali ed eseguire lavori pesanti senza avere bisogno nel frattempo di una alimentazione adatta..Facendo uso della coca gli indios possono camminare per centinaia di ore e correre più in fretta dei cavalli senza mostrare segni di fatica.. ...Pochi minuti dopo aver assunto la cocaina,si prova un’improvvisa eccitazione e una sensazione di lievità.Sulle labbra e sul palato si sente una certa patina e poi subentra nelle stesse aree una sensazione di calore.Se si beve acqua fredda,sembra calda sulle labbra e fredda in gola.In altre occasioni,la sensazione dominante é un senso di freschezza piuttosto piacevole in bocca e in 91 gola.Durante questo primo tentativo,ho subito per un breve periodo di tempo effetti tossici,che non sono ricomparsi, invece, in esperimenti successivi.La respirazione é diventata più lenta e più profonda e mi sono sentito stanco e sonnolento;sbadigliavo spesso e mi sentivo un poco depresso.Dopo alcuni minuti é cominciata l’euforia da cocaina,introdotta da una eruttazione ripetuta,calmante. Immediatamente dopo aver preso la cocaina,ho notato una leggera diminuzione del polso e poi di nuovo un modesto aumento. ...Ho provato su me stesso questo effetto della coca,che toglie la fame,il sonno e la stanchezza e rende insensibili alle fatiche intellettuali,una decina di volte;non ho avuto l’occasione di impegnarmi in una attività fisica. ...Il principale impiego della coca rimarrà indubbiamente quello che ne hanno fatto da secoli gli indios:esso é valido in tutti i casi in cui lo scopo primario consiste nell’aumentare la capacità fisica dell’organismo per un breve periodo di tempo stabilito e di tenere energia di riserva per ulteriori necessità,specialmente quando le circostanze esterne escludono la possibilità di avere riposo e nutrimento normalmente necessari in caso di notevole sforzo.Situazioni del genere incorrono in tempo di guerra,o durante viaggi,ascensioni in montagna o spedizioni di vario genere,tutte situazioni in cui,in realtà,gli stimolanti alcolici,in generale,sono anch’essi considerati utili.La coca é uno stimolante di gran lunga più potente e di gran lunga meno dannoso dell’alcol e la sua ampia utilizzazione é oggi ostacolata soltanto dal prezzo elevato. ...La cocaina e i suoi sali hanno un marcato effetto anestetizzante quando sono messi a contatto con la pelle e le mucose in una soluzione concentrata;questa proprietà ne suggerisce l’impiego saltuario come anestetico locale,specialmente in presenza di affezioni delle mucose...In effetti.le proprietà anestetizzanti della cocaina dovrebbero renderla idonea per un buon numero di altre applicazioni >. Freud parlò ad un suo collega, il Dr. Koller, delle proprietà anestetiche della cocaina in soluzione, suggerendo di eseguire qualche approfondimento in clinica, su pelle e mucose. Pochi mesi dopo, nel 1884, lo stesso anno in cui Freud diede alle stampe il suo famoso saggio, Koller presentò alla Società Germanica d’Oftalmologia i primi risultati sull’eccellente azione anestetica della cocaina, applicata alla mucosa oculare. Questa scoperta segna una tappa cruciale nello sviluppo dell’oftalmologia e della chirurgia moderna. M olti dei brillanti risultati, conseguiti da queste due branche della scienza medica, non sono immaginabili senza l’ausilio dell’azione anestetica della cocaina e degli anestetici sintetici, strutturalmente analoghi. 159 159 L’anestesia generale é di scars a utilità in campo oculistico, dato che nel paziente anestetizzato, gli occhi si muovono in modo incontrollato e senza sosta, rendendo impossibile qualsiasi intervento diretto. 92 Lo studio, di cocaina e derivati, é un capitolo molto fecondo della ricerca chimico- farmacologica, responsabile di grossi progressi nel campo di medicina e chirurgia. Questi traguardi non sarebbero stati raggiunti così rapidamente, se mama coca non fosse stata servita ai conquistadores, su un bel piatto d’argento. *** Nella seconda metà dello ‘800, accanto a quest’approccio scientifico, se ne sviluppò un altro, che potremmo definire animistico, basato sulle presunte proprietà toniche ed energetiche degli estratti completi di droga. L’Europa fu invasa da una marea di preparati a base di coca, usati com’energetico per gli sportivi, stimolante per gli intellettuali, supporto terapeutico nei trattamenti disintossicanti da alcol e morfina, ricostituente nelle malattie nervose, tisi, malaria, in varie forme debilitanti ed infine per accrescere il benessere del paziente sano. Uno dei primi europei a descrivere i benefici legati al consumo di coca fu Paolo M antegazza, un neurologo italiano del bel mondo. Nel 1859, M antegazza pubblicò un saggio dettagliato ed avvincente, conquistando medico e pubblico. Egli divenne anche appassionato consumatore e distributore di foglie di coca, nella vasta cerchia d’amici e pazienti.Entusiasta ed infervorato, egli raccontava ai quattro venti delle miracolose virtù della foglia divina, su mente e corpo: vivacità, esultanza e grand’euforia, associate a forza muscolare, potenza e resistenza a sforzo e fatica. Né mancava, M antegazza, di ripetere un vecchio detto degli Inca: < Gli Angeli di Dio offrirono all’uomo le foglie di coca per calmare la fame quando fosse stanco e affamato;per fornirgli nuovo vigore quando fosse infreddolito e spossato,per dimenticare ogni miseria,ogniqualvolta si sentisse infelice >. Seguendo questi antefatti, nel 1863, un chimico corso, di nome Angelo M ariani, preparò e brevettò un estratto di coca diluito nel vino. Questo ebbe tale successo in tutta l’Europa,da fargli meritare, da parte del Papa, un elogio speciale ed una medaglia d’oro al merito. Il Vino Mariani sollevava il morale dei depressi, aveva gusto ed aroma deliziosi ed era utile in numerosi disturbi, dal mal di gola alla dispepsia. L’idea di M ariani fece strada e fu ripresa, nel 1886, da John Pemberton, un farmacista della Georgia, il quale progettò e brevettò la Coca-Cola come rimedio per il mal di testa e come stimolante, adottando uno slogan vincente: < Vino francese di coca, tonico ideale >. 160 Sostenuti da abili campagne pubblicitarie, suffragate da lavori di scarso valore scientifico, i prodotti a base di coca raggiunsero vendite mirabili, verso la fine dello ‘800. 160 Successivamente: venne eliminata la coca, introdotta la caffeina, l’acqua normale sostituita con acqua gassata,aggiunti vari aromatizanti e la bibita trasformat a in <bibita per intellettuali> o <bevanda dei sobri>. 93 Nei primi decenni del ‘900 si levarono voci contrarie, avendo compreso che questi prodotti non erano di valido aiuto nelle malattie debilitanti, mentre notevole era il rischio d’assuefazione, specialmente quando si passava dai preparati più blandi a base d’estratti, alla droga più pura. Il mercato crollò, il legislatore bandì i preparati a base di coca e, dal 1920, coca e ricostituenti sparirono da ogni vetrina. I marchi oramai affermati sopravvissero alla tempesta, mentre nei prodotti più in voga la coca fu sostituita alla chetichella con principi meno attivi, ma altrettanto meno nocivi. Il vaso di Pandora era stato tappato, ma ahimè troppo tardi: il cocainismo come stile di vita si era diffuso a macchia d’olio nei paesi più ricchi, dall’Europa, agli Stati Uniti ed all’Asia. Negli ultimi 50 anni, a seguito dei conflitti in Corea e Vietnam, il numero di coloro che assumono cocaina in forma abituale od occasionale è salito alle stelle. Si sono anche modificate le modalità d’impiego, con una crescente tendenza a raggiungere un rapido sballo, all’uso massiccio di prodotti più attivi, aggressivi e debilitanti, fino alla moda più recente di fumare la coca (una micidiale mistura di cocaina base chiamata crack). L’assunzione di cocaina è divenuta puramente voluttuaria e con l’attuale andamento dei consumi, rappresenta uno dei rischi maggiori per il singolo, la comunità e la salute.La scoperta, che fumando il crack si potenzia l’effetto della coca, normalmente sniffata, richiama alla mente quanto successe con l’oppio. Questo passò dall’India, dov’era mangiato o bevuto in dosi modiche e poco dannose, alla Cina dove, entrato nelle fumerie, diede inizio ad una funesta tragedi. La cocaina quando è annusata, causa un’eccitazione euforica intensa; si provano sensazioni grandiose, che incrinando ogni capacità di giudizio, fanno sopravvalutare la propria abilità. Si nota, spesso, l’insorgenza di un forte ed improvviso desiderio sessuale, accompagnato talora da eiaculazione spontanea. Quando la dose non è accuratamente controllata, compaiono segni tossici, come tachicardia, palpitazioni, allucinazioni e illusioni paranoiche di tal entità da spingere il tossicomane ad aggredire chiunque gli si pari davanti, senza provocazione. Per questi motivi, il cocainomane é potenzialmente più pericoloso che non l’oppiomane, quando si trova sotto l’influenza della droga. Caratteristico é l’effetto della cocaina sulle relazioni emozionali, su erotismo ed amore. Sotto la sua azione, il rapporto di coppia è alterato; viene a cessare reciprocamente lo slancio altruistico, che tende a soddisfare il partner, mentre tutta l’attenzione si rivolge al proprio ego. Gli amanti diventano indifferenti ai sentimenti altrui, sempre più isolati e chiusi in se stessi. Il rapporto perde il suo carattere originario d’individualità, per spingere ad intercambiabilità, promiscuità e sesso di gruppo. Si registra così, che anche coppie realmente innamorate possano scambiarsi il partner, senza rendersi conto, che quest’atto minerà ogni rapporto personale. La cocaina altera, come altre 94 droghe, le relazioni tra maschi e femmine, rende le coppie più fragili e contribuisce ad inaridire i rapporti emozionali, specie fra giovani e giovanissimi. < Cocaina contro il logorio della vita moderna >, questa parafrasi di uno slogan molto popolare negli anni ’60, sintetizza l’atteggiamento superficiale e permissivo della “classe bene” dei nostri giorni, come pure la profonda ignoranza dei rischi, connessi ad uso ed abuso. M olti sono convinti, che una “sniffatina” equivalga una tazzina di caffè, una piccola e innocente sferzata per uscire dal grigiore della vita quotidiana, senza rendersi conto che la trappola della dipendenza sia già pronta in agguato. La sferzata non conduce lontano, spesso solo ad instabilità emotiva, incapacità a controllare gl’impulsi, tendenza alla paranoia e mania di persecuzione. Senza accorgersene, il tossico passerà dal riso sfrenato al pianto, dall’aggressività alla passività, al lavoro ed a casa. Si altererà profondamente lo stile di vita, di lavoro, di guida. Chi guidava in modo prudente diventa spericolato. Lo stesso capiterà a chi manovra un attrezzo complicato, a chi pilota un aereo, una nave commerciale o da guerra, un sommergibile atomico. Lo stesso capiterà al chirurgo in sala operatoria, al manager negl’investimenti, al presidente di una multinazionale, al capo di uno stato, al generale d’armata. Vi sono ampie documentazioni a conferma, che dittatori moderni abbiano fatto e facciano tuttora ampio uso di coca ed anfetaminici. Si potrebbe dire, che a volte il mondo intero é nelle mani di un folle. L’effetto della droga si estende dal lavoro all’area privata. In amore e in amicizia il sospetto s’insinua; Otello é in agguato. Lo stesso vale in ambito pubblico, tra i colleghi di un movimento, partito o governo; dai docenti nell’accademia ai clinici nelle corsie e così via. Non parliamo poi di cosa succeda a livello amoroso; altro che coca paradiso del sesso. Il cocainomane é dilaniato tra compulsione e desiderio non soddisfatto, é perseguitato da effimere sensazioni di gigantesche erezioni, che mai si avvereranno se non durante sogni convulsi. La dipendenza da coca non é un paradiso, é un inferno; altro che liberazione, la coca é schiavitù. Per le popolazioni andine, mama coca era un prodotto esistenziale non voluttuario. Un utile dono degli dei, il cui suo uso si protrasse per secoli senza eccessivi problemi. Approdata in occidente, la coca fu trasformata in neve o cocaina purissima; perse lungo la strada le sue doti originali d’impiego e divenne un prodotto voluttuario, da supermercato. Divenne veleno ad altissimo rischio, per giovani e adolescenti, giovanissimi e adulti, per l’intera comunità. Dipendenza e crisi psicotiche improvvise e drammatiche, irreversibili in certi soggetti, sono in agguato. Nessuno sa dire a priori, se sei o non sei predisposto da madre natura, se sei o non sei a rischio geneticamente. La prima dose di coca o d’ecstasy é un gioco d’azzardo, alla stregua della roulette russa. Potresti svegliarti con danni cerebrali, organici e funzionali perenni, con mente compromessa e comportamenti in subbuglio, o non risvegliarti del tutto. 95 Alto é il rischio per il cervello in crescita; nei giovani e giovanissimi, se dediti al vizio per lunghi periodi; alta la frequenza di “neuroni bruciati” nel feto, quando le mamme gestanti usino cocaina o ancor peggio se siano pluri-dipendenti da droghe lecite e illecite, da fumo, alcol ed anfetamine. 161 Strappata dal suo habitat naturale da parte di mani rapaci, Mama Coca Regina degli Inca impersona una storica nemesi che consuma un’atroce vendetta: l’annientamento del conquistador. Parafrasando quanto già detto per eroina, oppio e morfina, é lecito affermare che grandi sono i meriti della coca sul piano scientifico e medico, ma altrettanto deleterie le conseguenze di certi illeciti usi. (fig. 9) Analoghe e drammatiche differenze, tra i blandi effetti di prodotti vegetali grezzi e quelli devastanti dei preparati puri o arricchiti, si ritrovano nel caso d’altri prodotti scoperti e sfruttati dalla civiltà occidentale. Istruttivo, é l’esempio delle bevande a bassa gradazione, come il vino e la birra e quello dei superalcolici. Il vino e la birra, se consumati moderatamente, erano e restano piacevoli strumenti di vita, mentre gli alcolici forti sono spesso forieri di morte. Il qat, elixir dell’Arabia felix Il qat 162 è una pianta le cui foglie vengono masticate lentamente per la loro azione stimolante ed é molto apprezzata nelle regioni ove essa viene coltivata (Yemen, Etiopia, alcuni distretti del Kenya, M adagascar,Somalia, Gibuti ed Aden ). Secondo vecchi scritti, l’uso del qat fu inizialmente introdotto dall’Etiopia nello Yemen, principale consumatore odierno, attorno al 1400, restando durante i primi secoli appannaggio di strati ristretti della popolazione. La pianta del qat o Catha edulis, un arbusto di 5-6 metri d’altezza, cresce di preferenza sugli altopiani montuosi yemeniti ed etiopici, tra i 1500 e 2500 metri, ma si ritrova sporadicamente anche in Turkestan, Afganistan, Kenya, Uganda, Tanzania, Zaire e Zimbabwe. La pianta, rigogliosa sui terreni acidi, necessita di piogge abbondanti e quando é ben curata fornisce fino a quattro raccolti l’anno. Essa é meno adatta a coltivazione estensiva, a causa dell’alta deperibilità delle foglie, che una volta raccolte perdono l’attività nel giro di pochi giorni. Di conseguenza, la produzione, rimasta frammentata e nelle mani di piccoli produttori, ha favorito lo 161 John A.Harvey, Barry E.Kosofsky Edts. <Cocaine,Effects on the Developing Brain> Annals of the New York Acad emy of Sciences vol.846 (1998) 162 C. M. Mc Kee < Medical and social aspects of qat in Yemen: a review > J.of the Royal Society of Medicine 80 (1987),pp.762-765 96 sviluppo di una buona rete autostradale, atta a garantire una distribuzione rapida dai luoghi di produzione a quelli di consumo. Nello Yemen, l’incremento della produzione di qat dopo la seconda guerra mondiale, ha aumentato la richiesta di forze di lavoro ed ha indotto un ulteriore sviluppo di tutta l’agricoltura ed attività connesse, come irrigazione e trasporti, un aumento delle entrate e del livello di vita. La diffusione dei mezzi di trasporto meccanici ha inoltre alleviato le donne da una pesante e millenaria incombenza, spostamento e trasporto di legna da ardere e raccolta d’acqua potabile da sorgenti spesso distanti. *** Nel corso dei secoli, vari cronisti si sono dilungati, chi brevemente chi con dovizia di particolari, a descrivere i rituali dell’uso del qat. Interessanti e degne di rilievo, le descrizioni accurate di M assimo M ancioli, 163 medico ed artista italiano, vissuto per oltre un decennio in Yemen, dove ebbe modo di esercitare la professione, come primario medico presso l’ospedale di Sanà e la corte dell’Imam: < La masticazione del qat costituisce una cerimonia che rappresenta l’avvenimento più importante del pomeriggio yemenita. Si inizia verso le 15 e termina,per i consumatori medii, alle 18,ora in cui,dopo la preghiera rituale, avviene il pasto serale. Quest’ultimo viene spesso ridotto,sia per la scarsa disponibilità economica,aggravata dalle spese per l’acquisto del qat,sia per l’anoressia conseguente all’azione dei principi attivi delle foglie. I forti consumatori continuano poi durante le ore serali, e spesso anche notturne, la masticazione,cui consegue una tenace,ma non spiacevole insonnia. La stanza dove si consuma il qat è il centro dell’abitazione; la separazione dei sessi è la regola. Gli uomini sono sdraiati su tappeti disposti lungo i muri della stanza, che è in genere di forma allungata, con gomiti appoggiati a cuscini, avendo vicini un recipiente per l’acqua,spesso un thermos, dove quest’ultima si mantiene fresca, e la provvista delle foglie. Al centro è il medàh la cui estremità viene a turno passata dall’uno all’altro dei presenti per aspirare una boccata di fumo. Oltre a ciò, larghissimo è l’uso di sigarette, anche in chi,abitualmente, non è fumatore. Apparentemente catina e nicotina si potenziano reciprocamente. Questo rituale che peraltro favorisce i contatti umani e la conversazione,viene seguito anche in occasione di festività religiose o civili, matrimoni e nelle veglie funebri. In queste ultime occasioni si ha,naturalmente una maggiore partecipazione di persone. Per quanto riguarda le due categorie di consumatori,occasionali e abituali,è da precisare che: I consumatori occasionali usano le foglie 163 Massimo Mancioli < Il qat (Catha edulis) > La Clinica Terapeutica (1967) 43,pp.103-72; Massimo Mancioli < Alla Riscoperta del Yemen e degli antichi regni sud-arabici > Quaderno nr.13 Accademia Pontaniana,Napoli (1991). 97 nei giorni festivi o nel corso di cerimonie private (specie matrimoni e funerali) e riunioni conviviali oppure,saltuariamente,quando possono disporre di una piccola somma in più del loro abituale salario; talora,infine,a scopo energetico e per vincere la sonnolenza e la fame,in occasione di prestazioni lavorative particolarmente dure (autisti in ispecie,impegnati in lunghi e disagevoli percorsi;militari in faticose attivitè di servizio;lavoratori pesanti,ecc.). Possiamo dire,grosso per esempio modo,che una parte dei consumatori occas ionali usa il qat saltuariamente solo perchè non ha disponibilità economiche tali da poterlo usare abitualmente; una parte,invece,considera il qat solo come elemento utile per trascorrere una lieta serata festiva in compagnia di amici o per partecipare a determinati r iti;una parte,infine,lo usa soltanto, o prevalentemente, in quanto permette di sopportare meglio dure fatiche. Altre volte il qat viene invece consumato nel corso di una attività lavorativa,come una marcia,la guida di un autoveicolo ecc. Ed in tal caso la masticazione delle foglie permette al soggetto di utilizzare al massimo le proprie energie,in seguito alla marcata riduzione del senso della fatica,purtroppo,non raramente,con effetti disastrosi...> 164 L’uso rituale del qat è praticato quasi esclusivamente dalle popolazioni islamiche anche nei territori misti. I copti etiopici, che conoscono ad esempio il qat già da secoli, l’impiegano esclusivamente a scopo empirico-terapeutico, considerando disdicevole quello del doping praticato dai mussulmani. Secondo M ancioli, nei consumatori abituali di qat possono instaurarsi stati di psiconevrosi dovuti al prolungarsi dell’eccitamento nervoso causato dalla droga, la quale induce gravi turbe emozionali in soggetti predisposti. In tali condizioni, i qatomani evidenziano reazioni di tipo isterico verso le molteplici difficoltà ambientali alle quali sono sottoposti quotidianamente e cercano di evadere dal mondo circostante, rifugiandosi nella malattia anche per periodi prolungati. 165 Il qat è impiegato in gran quantità e per lunghi periodi da molte generazioni. Abbondano le descrizioni cliniche sugli effetti desiderati e nocivi del suo uso cronico, mentre mancano studi epidemiologici controllati su presunte modifiche del comportamento ed esami istopatologici, post mortem, su eventuali danni strutturali del cervello. 166 *** 164 Bruno J.R.Nicolaus e Rodolfo A.Nicolaus < L’aggressione dell’ambiente al cervello dell’uomo >, loc.cit. 165 Comunicazioni personali del Dr.Massimo Mancioli Raramente si ritrovano infatti popolazioni di pazienti potenziali così omogenee per razza,abitudini e dipendenza cronica di tali dimensioni 166 98 La farmacologia del qat è stata studiata da vari esperti dell’Organizzazione M ondiale della Sanità ed è descritta in svariate pubblicazioni. 167 Per molti anni e sulla base dei primi lavori noti, l’azione principale della droga è stata ricondotta all’alto contenuto di nor-pseudoefedrina (isolata nel 1901 ed identificata da Wolfes nel 1930), che possiede spiccate proprietà amfetamina simili. Studi successivi permettevano d’identificare altri alcaloidi appartenenti alla famiglia delle Catheduline, tra cui il cathinone o alfa-aminopropiofenone, battezzato amfetamina naturale, una sostanza alquanto labile che si ritrova nelle foglie fresche e dalle quali scompare per degradazione nel giro di pochi giorni. 168 La labilità di quest’alcaloide è correlata alla rapida perdita d’attività delle foglie fresche durante trasporto ed immagazzinamento. Il cathinone, analogo chetonico, lipofilico della cathina, penetra più facilmente nel sistema nervoso centrale, dove esplica una marcata azione galvanizzante e psicostimolante.169 Il cathinone produce stimolazione locomotoria nel topo e stereotipia nel ratto, paragonabili, seppure inferiori circa della metà a quella dell’amfetamina. Esso agisce sulle catecolamine cerebrali 170 attraverso un meccanismo indiretto, che interagisce col rilascio del neurotrasmettitore. Le principali azioni farmacologiche del qat nell’uomo vanno da quelle a livello cardiocircolatorio (tachicardia, ipertensione, iperemia della congiuntiva e della faccia, emicrania, ecc.), a quelle sul sistema nervoso centrale (eccitazione, aggressività, ansietà, insonnia, anoressia, ecc.), a quelle a livello gastro-enterologico (gastrite, costipazione) e sono assimilabili a quelle prodotte dall’amfetamina. E’ stato ipotizzato, ma non ancora confermato, che qat e fumo sia corresponsabile della notevole incidenza di cancro orale e cirrosi epatica riscontrati in Yemen. 171 *** L’ampio uso di qat fornisce un esempio istruttivo di doping socializzato moderno, paragonabile, in senso lato, all’impiego legalizzato delle foglie di coca presso gli Inca peruviani. 167 H.Halbach <Medical aspects of the chewing of khat leaves> Bull WHO 1972;47:21-9; Review of a WHO Advisory Group <Review of the pharmacology of khat> Bull Narc 1981;32:83-93; P.Kalix <The pharmacology of khat> Gen.Pharmacol. 1984;15:179-87 168 S.Geisshusler,R.Brenneisen <The content of psychoactive phenylpropyl and phenylpentenyl khatamines in Catha edulis Forsk.of different origin> Ethnopharmacol.1987,May;19(3):269-77. 169 P.Kalix <The pharmacology of psychoactive alkaloids from ephedra and catha> Etnopharmacol.1991 Apr;32 (13):201-8) 170 JLZeiger,HX Schorno,EA.Carlini <Behavioural effects of cathinone,an amine obtained from Catha edulis Forsk.:comparisons with amphetamine,norpseudoephedrine,apomorphine and nomifensine> Bull Narc.1980; 32 (3):6781. 171 Mancioli loc.cit. 99 Presso gli Inca, la droga era gratis ed il quantitativo di foglie di coca era commisurato all’entità del lavoro svolto; nello Yemen e paesi limitrofi l’acquisto delle foglie di qat è invece regolato dalle capacità finanziarie del singolo individuo. In Perù, l’assunzione sistematica di coca aumentava la capacità produttiva del lavoratore a beneficio della comunità, con danni alla salute limitati o forse sottostimati (oggi comunque difficilmente quantificabili); nello Yemen l’assunzione abitudinaria di qat si traduce in un rilevante danno economico-sociale, dovuto alla diminuzione considerevole della capacità lavorativa (ca. 3-5 ore il giorno), ad una maggiore spesa voluttuaria e ad una conseguente denutrizione. La dipendenza da qat induce una sindrome anoressica persistente con conseguente denutrizione cronica. Secondo la letteratura internazionale, la denutrizione, se troppo protratta nel tempo, può essere responsabile di danni organici e funzionali talora irreversibili, anche a livello degli organi riproduttivi. Poco si sa sulle conseguenze della denutrizione da qat in generale ed in particolare su quelle a livello delle attività cognitive. Sarebbe interessante disporre di dati sul livello intellettivo e sul quoziente d’intelligenza di giovani in attività scolare, figli di padri dediti al qat, in paragone ai discendenti da genitori indenni dal vizio. E’ degno di nota, che il governo yemenita abbia recentemente avviato un vasto programma di rieducazione sociale, al fine di dissuadere le nuove generazioni dall’impiego del qat e di proporre, alla comunità, approcci alternativi di socializzazione. L’alcol, primo paradiso artificiale Sarà stato il terzo millennio avanti Cristo, il che significa più o meno cinquemila anni fa, quando sulle sponde tra Tigri ed Eufrate fu incisa, su tavolette d’argilla ed in caratteri cuneiformi, l’epopea del celebre re dei Sumeri, Gilgameš. Tempi remoti dei quali era svanito ogni ricordo, finché durante il secolo scorso, qualcuno riuscì, con certosina pazienza, a ricomporre e decifrare i frammenti di oltre venticinquemila tavolette, redatte in tre lingue, sumero, ittita ed accadico, portandoci vicino alla storia dei sumeri, lontani antenati della civiltà mediterranea. I Sumeri giunsero in M esopotamia, tra il quarto ed il terzo millennio a.C. sopraffacendo gl’ignoti abitanti del luogo ed impadronendosi della rigogliosa pianura. Furono proprio i Sumeri, almeno si crede, a sviluppare pastorizia ed agricoltura in 100 occidente, affrancando, almeno in parte, i nostri progenitori dal loro misero stato di nomadi e raccoglitori. 172 Sembra verosimile, che in quest’epoca, siano state scoperte le proprietà inebrianti delle bevande alcoliche, ottenute fermentando cereali ed altri prodotti zuccherini, come l’uva e la frutta. In M esopotamia, si diffuse quindi a macchia d’olio il culto di Siduri, meraviglioso essere divino, che nel giardino del sole sulle rive del mare produceva birra e vino, donando ai mortali l’oblio dalle pene terrene e la speranza in un luogo idilliaco, dove riposare in futuro e dove: < non si ode il gracchiare del corvo,l’uccello della morte non manda il grido della morte,il leone non divora,il lupo non dilania l’agnello,la tortora non è in lutto, non c’è vedova,malattia,vecchiaia né lamentazione >. Queste parole, scolpite nell’argilla, rispecchiano i problemi esistenziali dell’uomo di allora e d’oggi; in parte gli stessi problemi immutati. Svelano una cultura inaspettata e profonda, proiettano sulla tela del presente un prezioso frutto della mente di ieri: il sogno di un paradiso artificiale; sogno che accomunerà uomini antichi e moderni, da sempre in fuga dalla realtà: < quando gli dei crearono Gilgameš gli diedero un corpo perfetto..[]..lo dotò di bellezza..[]..lo dotò di coraggio..[]..terribile come gran toro selvaggio..[].. > eppure <.. noi uomini abbiamo i giorni contati,le nostre faccende sono un soffio di vento..> Simile a Siduri, la figura di Circe, personaggio solare e dea dell’inganno. Secondo la mitologia greca, essa viveva laddove svaniscono alba e tramonto, tra mare e cielo, tra bene e male, tra vita e morte. Circe, coltivava nel suo giardino incantato magiche erbe, preparava miracolose pozioni, somministrava ai mortali l’oblio. Da sempre, l’uomo ha quindi ricercato ed assunto sostanze estranee per modificare l’umore, raffinare l’intelletto, sedare il dolore ed aumentare le prestazioni. La cultura dell’inganno ha la stessa radice, avvolge e coinvolge tutto il pianeta. 173 *** L’alcol é la droga più popolare, diffusa dappertutto e con modi di consumo variabili e stratificati per localizzazione geografica ed etnia, per la gran disponibilità di differenti bevande, per l’assunzione abitudinaria od occasionale, moderata o smodata e per gli svariati rituali osservati. Vi sono varie interpretazioni sul perché l’alcol sia la droga più diffusa; tra queste sicuramente: la facile reperibilità, il costo accessibile, l’azione rapida, la facilità di metabolizzazione, l’ampio divario tra dose attiva e tossica, il rischio relativamente basso d’assuefazione e dipendenza. 172 Il biblico abbattimento della foresta dei ced ri mitizza il processo di disboscamento,messo in atto dai nuovi agricoltori per dar posto alle messi. 173 Bruno J.R.Nicolaus <La cultura dell’inganno> loc.cit. 101 Come per altre malattie croniche, i disordini, da alcol, fumo e farmaci, sono il risultato di una complessa interazione tra droga, ospite e ambiente. Alcune sostanze sono più potenti nel provocare euforia ed assuefazione, altre possono essere somministrate in dosi maggiori. Se predisposti all’effetto di droghe pesanti, alcuni saranno facilmente preda del vizio, mentre per altri saranno l’ambiente ed il caso a dirigere il gioco. Disponibilità della droga, sollecitazioni psicologiche particolari, età del soggetto, sono altri importanti fattori. M olto numerose e perverse sono anche le situazioni ambientali, quelle che favoriscono una tendenza preesistente nell’individuo, inducendo all’abuso.La disponibilità illimitata d’alcol, sigarette e droghe a scuola, nei suoi pressi, sul posto di lavoro (bar, farmacie, ospedali) facilita l’acquisto, rendendo più difficile resistere a un bisogno impellente.Tra i soggetti vulnerabili, sono a maggior rischio i figli d’alcolisti e fumatori; tutti coloro che siano stati esposti in famiglia, in giovane età o per lunghi periodi, a sostanze da abuso, specie se predisposti geneticamente e socialmente.174 Altri fattori di natura individuale svolgono un ruolo di rilievo: l’inizio precoce a bere in giovane età, frequenti intossicazioni ed un’innata mancanza d’autocontrollo. Resta comunque accertato, che non esiste in natura una personalità alcolica vera e propria e che l’alcolismo 175 non é la conseguenza naturale di un tentativo di curare uno stress. L’alcolismo va considerato piuttosto alla stregua di una malattia, che s’instaura con maggiore facilità in organismi predisposti e sotto l’influsso di favorevoli condizioni ambientali. Tra la miriade di sostanze disponibili, solo un numero limitato, forse solo un centinaio, sono realmente suscettibili di abuso176 e tra queste, sono pochissime, quelle in grado di creare vera dipendenza. 177 In USA, nella prima metà del ‘900, l’alcolismo venne cancellato dal modello medico corrente, per essere attribuito all’ambito socio-psicologico della devianza sociale, dando così libero corso ai 174 Studi su gemelli e su bambini adottati hanno dimostrato che i fattori genetici aumentano il rischio di alcolismo:figli di padri alcolizzati presentano un rischio quattro volte superiore rispetto a figli di padri non alcolisti.I fattori genetici da soli,tuttavia,non riescono a spiegare la patogenesi della malattia (concaus a). 175 Termine comunemente usato in riferimento sia all’abuso sia alla dipendenza da alcol.La diagnosi da alcolismo è fo rse quella più mancata nella prassi medica corrente,com e conseguen za di tre probabili fattori: malavoglia da parte del medico di formulare una diagnosi che causa irritazion e e ri fiuto;l’incertezza su cosa andrebbe fatto dopo;una scarsa fidu cia sull’esito d’ ogni possibile intervento. L’abuso di alcol rappresenta un problema molto serio,che può essere diagnosticato ed in molti casi trattato con successo. 176 L’abuso di sostanze senza dipendenza fisica può portare a peggioramento ed angoscia. Segni palesi di abuso sono:l’incapacità di assumersi responsabilità a scuola,in lavoro,o in famiglia;l’uso ricorrente in situazioni a rischio,come la guida di veicoli,l’uso di macchinari;problemi legali ricorrenti in relazione all’uso/abuso della droga e l’uso continuato nonostante i problemi sociali/interpersonali ed eventuali divieti. 177 Secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-IV),si distingue tra abuso e dipendenza di sostanze.La dipenden za si riferisce ad un quadro di abuso,che porta a menomazione clinicam ente significativa o ad angoscia,tra cui:sviluppo della tolleranza;sintomi della privazione o l’uso per prevenire la privazione;l’uso di quantità cres centi o per periodi più lunghi;l’uso sempre più frequ ente;il desiderio persistente ed incoercibile;una eccessiva quantità di tempo speso per procurarsi usare o guarire dalla sostanza;il trascurare importanti attività o responsabilità a causa dell’abuso.La ricorrenza di tre o più di questi parametri costituisce indice grave di dipendenza fisiologica. 102 fautori della corrente proibizionista.178 Dopo circa un decennio d’alterne vicende, il proibizionismo fu abolito, legalizzando l’impiego delle bevande alcoliche. L’abolizione rappresentò una decisione saggia ed inevitabile, mentre la mancanza di un valido ordinamento diede il via ad un consumo sfrenato ed alla creazione del mito alcol = status symbol = uomo di successo. Di pari passo, s’ innescò l’incremento di una sconcertante varietà di malattie, collegabili a consumo smodato d’alcol, 179 che, a concentrazioni medio-alte, esplica un’azione tossica generica su vari organi e sistemi cellulari, comportandosi come un intossicante qualunque. La letteratura scientifica internazionale tratta, in dettaglio, le azioni nocive dell’alcol a seguito di consumi smodati, mentre scarsa è la documentazione sulle conseguenze da consumo moderato, ma protratto nel tempo.180 Tutto ciò ha contribuito a sottovalutare rischi e danni connessi a consumi medi ma abitudinari. L’alcol danneggia con particolare frequenza il sistema cardiocircolatorio, quello gastrointestinale e nervoso (sindrome di Korsakoff) mentre particolarmente drammatici sono i danni al feto, conseguenti ad abuso durante la gestazione (FAS). Le alterne vicende del proibizionismo ebbero conseguenze indirette negli altri paesi, specialmente quelli politicamente vicini agli Stati Uniti o più sensibili alle fluttuazioni dei costumi americani. Nei paesi mediterranei, dove il vino è parte integrante della dieta giornaliera, a differenza dei paesi nordici più inclini al consumo occasionale fuori dei pasti, si è registrato, nell’immediato dopoguerra, un notevole aumento di tutte le bevande alcoliche e dei superalcolici. L’Italia registra oggi il maggior consumo europeo di vino pro capite, un aumento del numero d’alcolisti, una rilevante diffusione tra adolescenti, giovani e giovanissimi del vizio del bere smodatamente e fuori dei pasti, un preoccupante aumento del numero d’incidenti stradali ed atti di violenza correlati ad abuso di alcol da solo o con altre droghe (stragi del sabato sera). 178 Con il termine Proibizionismo si intende un particolare periodo della storia USA in cui era leg almente proibit o produrre,importare, esportare e vend ere bevande al coliche. Verso la fine d egli anni '10, in un periodo di cres cente puritanesimo e di una s empre più vistosa p resen za di disordini sociali causati d all'alcol, il Governo d egli Stati Uniti si vide costretto a rati ficare, il 16 genn aio 1919, tramite il XVIII emendamento, la legge per cui "viene vietata la produ zione, la vendita e il trasporto di alcolici". L'anno seguente la legge divenne effettiva. Col massimo dissenso della popolazione american a,che continuò a far uso di alcolici ritrovandosi in appositi bar clandestini (chiam ati speak-easy), negli anni '20 il proibizionismo diede linfa vitale al fenomeno del g angsterismo, che aveva aggiunto così al suo arco la frecci a del contrabbando di alcolici. Disordini e malumori causati da tale legg e, spinsero il Governo degli Stati Uniti a ratifi care, il 5 dicembre 1933 il XXI emendamento, che pose fine all'era del proibizionismo. 179 Sfortunatament e,quando viene individuato il danno ad un organo terminale,la malattia si trova già in uno stadio avanzato,talvolta irreversibile. Il fumo è implicato in molte malattie gravi: bronchite cronica e malattia polmonare cronica ostruttiva;malattie delle arteri e coronarie;cancro polmonare e laringeo;can cro alla bocca,all’esofago,allo stomaco,al pancreas, al rene, alla vescica;danni al feto. 180 <Health Issues related to Alcohol Consumption> Exec.Editor Paulus M.Verschuren, ILSI International Life Sciences Institute,ILSI PRESS Washington DC,ILSI EUROPE Brussels Belgium (1993). 103 < Il vino è salute >, decantava una saggia massima greco-romana. Avendo riconosciuto i pregi come pure i rischi di questa bevanda, gli antichi appoggiavano un’assunzione moderata e diluita nel tempo, nel rispetto di un rituale, che aiutasse a ridurre i danni ed esaltare i vantaggi. 181 Il malcostume dell’attuale società dei consumi rischia di snaturare una cultura dietetica millenaria, nella quale vino, birra ed altre bevande a tasso alcolico moderato integrano vantaggiosamente la dieta giornaliera, trasformando così una sana abitudine in vizio dannoso. 182 *** L’alcol è assorbito rapidamente da stomaco ed intestino tenue e distribuito nell’organismo in modo uniforme.La velocità d’assorbimento è influenzata dalla concentrazione dell’alcol ingerito e dalla presenza o meno di cibo nello stomaco. A stomaco vuoto, il tasso massimo di alcolemia 183 stomaco pieno la velocità di assorbimento viene viene raggiunto già dopo un’ora, mentre a influenzata dalla quantità e natura del cibo presente.La quantità d’alcol escreto tal quale nelle urine, attraverso i polmoni o persa con la sudorazione rappresenta meno del 10% di quell’ingerita. Il resto (90%) è metabolizzato nel fegato ed escreto come anidride carbonica ed acqua, ad un tasso di ca. 6-8 gr (7,5-10 ml) per ora. L’alcol ingerito è rimosso dal sangue circolante in una quantità oscillante tra i 50-180 mg/kg di peso corporeo ogni ora; conseguentemente un adulto sano e di media corporatura riesce ad ossidare 160180 gr. di alcol al giorno. Tuttavia, un apporto giornaliero abituale di oltre 160 gr. di alcol é considerato epatotossico ed alterazioni a carico del fegato sono frequenti, in questa situazione.Tra i vari tipi di bevande alcoliche disponibili, particolarmente temibili sono quelle colorate artificialmente e/o quelle cui siano state aggiunte sostanze aromatizzanti d’incerta natura od estratti vegetali vari.Secondo la letteratura, queste bevande sono in grado di determinare, in alcuni casi, forme rapidamente evolutive verso la cirrosi. La metabolizzazione epatica, grazie all’azione di due enzimi (alcol-deidrogenasi ed acetaldeidedeidrogenasi) porta alla formazione intermedia d’acetaldeide ed acetato. In quantità eccedenti quelle fisiologicamente sopportabili od in caso di disturbi metabolici, l’alcol ingerito è eliminato attraverso 181 Durante la decad enza dell’impero romano, il consumo di vino aumentò fortemente, fino a degenerare nell’uso smodato e nell’ubriachezza. 182 L’educazione sull’alcolismo e l’appropriato uso d’alcol dovrebbero iniziare in casa ed essere ribaditi a scuola e negli studi medici pediatrici.I genitori e i pediatri dovrebbero prestare particolare attenzione ai bambini che possono avere una predisposizione genetica all’alcolismo. Cfr. anche: Giuseppe Remuzzi < Lotta a droga e alcol.I genitori diano l’esempio >, Corriere della Sera 17.05.2007 183 Alcolemia=concentrazione dell’alcol nel sangue; misurabile con gran precisione secondo vari metodi. 104 strade alternative, che possono portare ad un accumulo di grasso patologico (fegato grasso dell’alcolista). Quando ingerito in dosi non eccessive (non più di 0.5litri/giorno), l’alcol é un elemento nutritivo ad alto valore calorico (1gr.di alcol=7 cal.); se si supera questo limite e quando il fegato diventa particolarmente suscettibile alla sua azione, esso diventa invece un tossico pericoloso. A seguito dell’ingestione di grossi quantitativi d’alcol, per tempi prolungati (vari anni), è facile che s’ instauri in determinati individui una vera e propria dipendenza. L’interruzione improvvisa della somministrazione di bevande alcoliche causa gravi disturbi nell’alcolista cronico, i quali variano dal desiderio spasmodico di bere, ad ansietà e tremori, fino al delirium tremens. Quest’ultimo rappresenta la fase terminale dell’intossicazione ed è caratterizzato da allucinazioni, confusione, disorientamento, convulsioni, vomito, febbre e tachicardia. In questa fase, i pazienti deliranti non sanno più dove si trovano, che ore sono e perfino chi sono; vanno spesso incontro a stati depressivi gravi e ad atti suicidi. 184 184 La variazione del potenziale ossido riduttivo delle cellule provoca l'attivazione di enzimi e una conseguente serie di disfunzioni metaboliche riguardanti il metabolismo lipidico, glucidico, l'equilibrio acido-base e l'eliminazione di acido urico. Quando esiste una condizione d’ intossicazione alcolica è facile trovare un accumulo di trigliceridi nel fegato (steatosi) e una dislipidemia nel sangue, caratterizzat a soprattutto da aumento della produzione di acidi grassi (ipertrigliceridemia) e delle lipoproteine (dislipoproteinemia). Nell'etilismo cronico aumenta la concentrazione ematica delle HDL (le lipoproteine ad azione protettiva nei con fronti dell'arteriosclerosi), ma naturalmente insorgono patologie epatiche derivanti dall'etilismo cronico come la cirrosi, l'epatite alcolica cronica, l'epatocarcinoma. L'alcol etilico influenza il metabolismo epatico dei glucidi inibendo il processo di sintesi del glucosio, il suo deposito sotto forma di glicogeno e attivando il processo di demolizione del glicogeno: in questo modo tende a esaurire le scorte glicidiche e ostacola la loro reintegrazion e. E' particolarmente pericolosa l'assunzione di alcol al mattino, a digiuno, perch é le scorte di glicogeno sono praticamente esaurite, perciò facilmente si manifesta la condizione di ipoglicemia da alcol. L'intossicazione etilica compromette l'equilibrio esistente fra gli acidi e le basi, perché favo risce la produzione e l'accumulo di composti acidi, per esempio i corpi chetonici e l'acido lattico, non eliminabili per via respiratoria, che possono perciò causare un abbassamento del pH del sangue e una grave acidosi metabolica. In questo caso si manifestano vari disturbi progressivamente più gravi, cioè un senso di profondo malessere, intensa stanchezza, cefal ea, dolori addominali intensi, nausea, vomito e alterazioni respiratorie, inoltre si verifica un aumento della pro fondità del respiro nel tentativo di contrastare l'abbassamento del pH. La produzione nel fegato dei corpi chetonici, normalmente utilizzati dai tessuti e dagli organi per ricavarn e energi a, supera la cap acità di utilizzazione dei tessuti, quindi si verifica un aumento della loro concentrazione em atica (chetonemia) e dell'eliminazione urinaria (ch etonuria). Il digiuno, l'alimentazione carente di glucidi che spesso accomp agnano l'intossicazione etilica, e la chetoacidosi portano il soggetto dallo stupore alcolico al coma e alla morte. Quando esiste la condizione d’intossicazione alcolica si ha anche un'inibizione dell'eliminazione dell'acido urico, che, oltre a contribuire al cambiamento del pH, è responsabile di attacchi gottosi, tipici e frequenti nel bevitore cronico.La tossicità dell'alcol, e precisamente dei suoi metaboliti liberati durante il processo di ossidoriduzione, si manifestano su numerose strutture causando gravi conseguen ze. Oltre ai danni sul fegato, che costituisce l'organo essenzialmente deputato alla tras formazione dell'alcol, il bevitore cronico subisce danni allo stomaco, quali gastriti, emorragie e ulcere, disturbi a livello del sistema nervoso, con manifestazioni dolorose alle gambe e alle braccia, disturbi di ordine psicologico, come depressione, alterazione della capacità di giudizio, di autocontrollo e di coordinazione, ipertensione, carenze vitaminiche, disturbi sessuali, danni cerebrali, malattie muscolari, cancro alla bocca, all'esofago, alla gola. Il bere in eccesso provoca, insomma, gravissimi danni ed è causa di morte per molte persone (si fa una stima di 30.000 morti all'anno in Italia). Le principali condizioni che portano alla morte sono alcune patologie come la cirrosi epatica e i tumori, condizioni metaboliche particolari, come l'acidosi o l'ipoglicemia, ma anche gli incidenti stradali e il suicidio. 105 Diffusione e frequenza dell’alcolismo hanno avuto una grossa impennata nei paesi occidentali, dopo l’introduzione di superalcolici economici. Rappresentativa, l’epidemia d’etilismo registrata in Gran Bretagna nella prima metà del XVIII secolo, a seguito della vendita libera di gin a buon mercato. Fenomeni analoghi avvennero dopo la commercializzazione di vodka nei paesi dell’est, d’acquavite in Scandinavia, dei vari distillati d’uva ed altri frutti nell’Europa centrale e meridionale. Gravissimi casi d’intossicazione letale e cecità sono stati descritti, a seguito dell’ingestione di bevande alcoliche contaminate da alcol metilico, a seguito di tecniche di produzione carenti (distillazione). In analogia a quanto descritto per oppio e cocaina, il passaggio da prodotti naturali a medio-basso tenore alcolico, come vino e birra, a superalcolici con gradazioni alcoliche 5-10 volte superiori, ha avuto conseguenze deleterie per la salute. [fig.10] Nel caso d’oppio e cocaina, l’estrazione del principio attivo aveva una sua logica scientifica valida, concretatasi nella scoperta di farmaci e tecniche chirurgiche innovative. Il passaggio da blande bevande alcoliche naturali, come vino e birra, a dannosi superalcolici non trova, invece, giustificazione ed é piuttosto conseguenza dell’avidità commerciale dei produttori, dell’indifferenza di governanti ignoranti e poco sensibili al benessere dei propri concittadini e di una profonda superficialità di medici, legislatori e consumatori. La piaga dell’alcolismo, in aumento ovunque tra adolescenti, giovani e giovanissimi, rappresenta un pericolo concreto per il singolo individuo e per il futuro della società. Particolarmente inquietanti sono i danni al cervello e alle attività cognitive, come pure le modifiche dei comportamenti, indotti dall’ingestione prolungata di bevande alcoliche, dall’alcolismo cronico e dal frequente uso concomitante d’alcol e droghe. Erba nicotina, tabacco e fumo Nel corso degli ultimi anni, fumi d’inchiostro sono stati versati sui danni causati, al singolo ed alla comunità, dal vizio del fumo. Limiteremo perciò questo paragrafo a pochi fatti rappresentativi. La dipendenza da nicotina, principio attivo principale del tabacco, è assimilabile a quella da cocaina, eroina od alcol. La nicotina possiede un marcato effetto di rinforzo, 185 che induce i fumatori dipendenti a perseverare nel vizio, nonostante la conoscenza degli effetti dannosi. Fumando un pacchetto da 20 sigarette al giorno, si somministrano a corpo e cervello in un anno, tramite circa 73’000 boccate, altrettante dosi di nicotina. Quest’apporto di droga é notevole ed é favorito dalle modalità d’assunzione. Queste modulano, infatti, la dose attraverso meccanismi 185 Rinforzo positivo: effetti piacevoli della sostanza.Rinforzo neg ativo: Effetti spiacevoli della privazione alleviati dall’uso della stessa sostanza o di una simile. 106 nervosi centrali e periferici inconsci, i quali tendono a controllare e regolare profondità e frequenza dell’inalazione, al fine di mantenere livelli ematici elevati. Il rinforzo agisce sinergicamente con le altre innumerevoli sostanze chimiche, con le quali il fumatore entra in contatto, durante la vita quotidiana, e con gli stimoli emozionali interni, che lo spingono a fumare in maniera irriducibile, anche alla presenza d’effetti avversi appariscenti e dei quali il fumatore é cosciente. Sono stati descritti casi di pazienti cardiopatici gravi, i quali continuavano a fumare durante sessioni di terapia intensiva o quando attaccati alla flebo. Il fumo è associato ad attività e ad emozioni piacevoli od anche al sollievo da situazioni spiacevoli, tutti fattori che agiscono come stimoli al fumo. L’abitudine protratta nel tempo genera tolleranza e diminuisce l’effetto piacevole ma non la tossicità di ogni sigaretta e poiché la tolleranza diminuisce con l’astinenza notturna, la prima sigaretta di mattino sarà la più gradita ed efficace. Questo meccanismo perverso induce il fumatore ad incrementare inconsciamente le dosi per compensare la diminuita efficacia. Nei fumatori assuefatti, la nicotina agisce su umore e tono intellettivo, provocando un gradevole rilassamento muscolare ed un piacevole effetto calmante, che scioglie ansietà e disforia.Il fumo sembra aumentare la velocità d’esecuzione e la performance in semplici compiti, mentre in quelli più complessi e nei quali è implicata la memoria a lungo termine, il risultato é controverso. La nicotina toglie l’appetito (azione anoressica) ed induce un aumento dell’attività metabolica, promuovendo la perdita di peso. Oltre alla nicotina, il tabacco contiene numerose sostanze, alcune delle quali sono conclamati carcinogeni, promotori tumorali, tossine ciliari, stimolanti o depressivi centrali.La nicotina aumenta pressione sanguigna e frequenza cardiaca e provoca vasocostrizione, aumentando il rischio d’incidenti ischemici a livello delle arterie coronariche e del sistema vascolare periferico. La nicotina aumenta la coagulabilità del sangue e diminuisce la capacità dell’emoglobina di trasportare ossigeno. Avversa anche l’azione della nicotina sulle lipoproteine, dove complica il rischio di malattie cardiovascolari. Il fumo provoca l’esacerbazione di molte malattie broncopolmonari, compreso enfisema, asma e bronchite ed è implicato nell’eziopatogenesi di vari tipi di cancro, tra i quali quello polmonare. A causa dei suoi effetti sulla produzione di muco e sulla funzione ciliare, il fumo aumenta il rischio d’infezioni respiratorie, come polmonite ed influenza. Una grave complicazione del tabagismo é costituita dalla BPCO o Bronco-Pneumopatia Cronica Ostruttiva, un gruppo di malattie polmonari che condizionano la respirazione a causa del minor afflusso di aria ai polmoni,spesso associato da danni agli alveoli, di moderata o severa entità, e a distruzione del tessuto polmonare. Tra queste gravi sindromi, molto diffuse sono l’enfisema polmonare e la bronchite cronica. Un uso di tabacco protratto negli anni provoca infiammazione ai polmoni e distruzione dei tessuti alveolari, causando una restrizione delle vie respiratorie, che conduce inevitabilmente ad una bronchite cronica, o la riduzione d’elasticità e l’allargamento 107 permanente degli alveoli polmonari, con conseguente enfisema. Ulteriori complicazioni cardiocircolatorie di questa grave patologia indotta dal tabagismo, sono aritmia, insufficienza cardiaca destra, pneumotorace, polmonite e la dipendenza da ventilazione meccanica od ossigenoterapia. Il carente apporto d’ossigeno al cervello induce, nei malati di BPCO, danni neuronali con compromissione delle attività cognitive d’entità e durata variabili, oltre a palesi modifiche dei comportamenti. Attraverso l’azione del fumo passivo, il fumo estende la sua azione perversa anche a livello dei non fumatori. Nelle donne, il fumo può limitare la fertilità, anticipare la menopausa ed aumentare il rischio d’incidenti vascolari interagendo con i contraccettivi orali.Il fumo può nuocere al feto, con basso peso alla nascita e ritardato sviluppo mentale. I sintomi di privazione di nicotina sono, come per altre droghe, l’opposto degli effetti farmacologici. Irritabilità, impazienza, ansietà e disforia sono disturbi frequenti, come pure affaticamento, diminuita capacità di concentrazione ed attenzione. Tra i segni fisici, si nota aumento ponderale e diminuita frequenza cardiaca, accompagnati da ridotte escrezioni urinarie di cortisolo, epinefrina e norepinefrina. In analogia alla privazione d’altre droghe d’abuso, si segnalano irrequietezza ed un desiderio insaziabile della sostanza, che contribuisce a rendere difficile ogni tentativo di disassuefazione. Questo drammatico quadro aiuta a capire il perché della straordinaria diffusione di questa droga nel mondo. *** Le sostanze generate dalla combustione del tabacco provocano seri danni agli apparati respiratorio e vascolare (con ripercussioni cardiache, cerebrali, e circolazione arteriosa periferica), emoglobina, cavità orale e laringe, primo tratto delle vie digestive, placenta e feto, apparato urogenitale e pancreas: 186 186 Alcune delle sostanze tossiche e potenzialmente can cerogene sviluppate durante la combustione della sigaretta sono le seguenti: Agenti tossici: ossidi di azoto, ammoniaca, monossido di carbonio, formaldeide, acetald eide, acroleina, acido cianidrico, nicotina e altri alcaloidi, metalli (cadmio, arsenico, nickel, piombo), fenoli; Agenti cancerogeni: nitosamine, formaldeide, amine aromatich e, idrocarburi aromatici policiclici, composti radioattivi (polonio 210, radon), benzeni. 108 • Apparato respiratorio Peggioramento del funzionamento del sistema muco-cicliare, con possibilità d’infiammazioni ed infezioni). Riduzione delle difese immunitarie a causa della ridotta attività delle cellule linfocitarie e dei macrofagi, con un peggioramento del controllo sulle infezioni. Accentuato rilascio d’enzimi lesivi che provocano la distruzione del parenchima polmonare che si può concludere in enfisema. Aumento dell'attività bronchiale e delle manifestazioni asmatiche. Invecchiamento precoce del sistema polmonare. Trasformazione del DNA cellulare, modifiche cellulari, displasie tessutali e trasformazione tumorale dei tessuti. • Apparato circolatorio Aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa in seguito all'immissione in circolo di catecolamine, indotta dalla nicotina. Inadeguata ossigenazione del miocardio a causa delle concentrazioni di corbossiemoglobina; policitemia dovuta al monossido di carbonio. Aumento dell'aggregabilità piastrinica e della coaugulabilità del sangue quale azione diretta della nicotina. Aumento dell'immissione di noradrenalina con conseguenti scariche adrenergiche; se queste stimolazioni coincidono con un periodo di vulnerabilità ventricolare, possono portare a morte improvvisa • Cavità orale, prime vie digestive Gli stimoli irritativi responsabili delle disfunzioni appena descritte agiscono anche sulle prime vie aeree, sul cavo orale e sull'esofago. Il fumatore è quindi soggetto a faringotonsilliti e laringiti acute e croniche, displasie del labbro e del cavo orale, della laringe e dell'esofago e, non ultimi, tumori maligni. Il fumo diventa causa concatenante dell'eziologia dell'ulcera peptica, anche se in concomitanza con altri fattori. Il fumo facilita l'insorgenza d’ulcera gastrica e duodenale. • Rischi per feto e neonati I neonati, nati in famiglie di fumatori, possono pesare 250-300 gr in meno rispetto a quelli nati L’azione irritante e/o cancerogen a é in grado d’indurre, in taluni casi, alterazioni significative della risposta immunitaria locale e general e. Il materiale che si ritrova nel filtro per effetto della combustione si definisce "catram e". 109 in famiglie di non fumatori. I neonati di madri fumatrici hanno un rischio di mortalità perinatale più elevato. Esistono dati per associare fumo materno ed aumento d’apnea d’origine centrale del bambino. Aumento delle malattie ed infezioni a carico dell'apparato respiratorio inferiore. • Effetti endocrini e metabolici Aumento dei livelli ematici di catecolamine, ormoni della crescita, ACTH, cortisolo, prolattina e betaendorfine. M enopausa precoce nelle donne, con frequenza d’osteoporosi più elevata. Peso corporeo dei fumatori mediamente inferiore di 3-5 Kg rispetto ai non fumatori Il monossido di carbonio contenuto nel fumo, legandosi con l'emoglobina forma la carbossiemoglobina; quindi, alla presenza di anche bassi valori di monossido di carbonio nell'aria, si determinano nell'organismo valori misurabili di carbossiemoglobina (inutile ai fini del trasporto dell'ossigeno). Il midollo osseo può essere sovra stimolato con conseguente policitemia. La pelle assume un colore grigiastro, perde d’elasticità, è avvizzita e invecchiata. *** La dipendenza da tabacco consiste in un consumo eccessivo e incontrollato di sigarette, sigari e prodotti derivati. A parte il malessere sociale che essa comporta, questa dipendenza provoca anche diverse malattie, come cancro, disturbi cardiovascolari e bronchiti croniche ad esito anche letale. La dipendenza è pericolosa per chi vive nello stesso ambiente del fumatore, poiché respira inconsciamente il loro fumo di sigaretta. Oltre ai danni funzionali al sistema cardiocircolatorio, é oramai dimostrato, che il fumo abbia gravi conseguenze sul cervello, dovute all’azione vasocostrittrice della nicotina e del conseguente minor apporto di sangue ed ossigeno al sistema nervoso. Analoghi problemi a danno del feto, si riscontrano nelle gestanti dedite a tabagismo. In queste, mentre aborti spontanei e parti prematuri sono all’ordine del giorno, si registra una più alta incidenza di neonati con peso più basso della norma e di figli con quozienti d’intelligenza inferiori alla media, rendimento scolastico insoddisfacente, comportamenti devianti e maggiore propensione alla criminalità. Non é stato invece possibile dimostrare, se questi comportamenti criminosi siano correlabili ad eventuali danni organici cerebrali subiti durante la gestazione, oppure siano frutto dell’ambiente degradato nel quale questi giovani sono spesso allevati. 187 187 Silvio Garattini, Carlo LaVecchia < Il fumo in Italia > (2002) e varie altre pubblicazioni dell’Istituto Mario Negri,Milano www.marionegri.it 110 Tabagismo ed alcolismo sono due vizi spesso concomitanti nello stesso individuo, dove s’influenzano reciprocamente in una perversa spirale di danni a corpo e mente. Tra giovani e giovanissimi, essi sono un passaggio quasi obbligato verso un ulteriore ”salto di qualità” ed, assieme allo spinello, sono stati definiti l’anticamera delle droghe pesanti. Questo scenario, di per se inquietante, é particolarmente pericoloso per i più giovani, che inconsci del rischio, sono attratti irresistibilmente dal fascino della tras gressione, dai rituali dell’iniziazione e dall’ambito passaggio allo status d’adulto. Tra i giovani, fumare é un’attività di gruppo, regolata da precisi rituali. Si siede assieme, si fuma assieme, si passa e si scambia il mozzicone, si gusta assieme ed a pieni polmoni l’azione della nicotina ed il piacere della trasgressione. Il rituale di gruppo rimane in parte lo stesso se si fuma una sigaretta, uno spinello, dell’oppio o del crack, se si annusa coca, colle o solventi, se ci si punge con morfina ed eroina o se ci si fa con acido ed ecstasy od anfetamina. Una volta cascati nella rete del vizio ed entrati nel gruppo, é difficile uscirne. Per questo motivo, é importante sbarrare la strada all’inizio. Arrestare, bloccare, frenare, eliminare il dilagare di sigarette e spinelli, prima che uno sporadico impiego degradi, cadendo nel vizio. Questo potrebbe essere l’asso vincente, per avere la meglio nell’attuale guerra totale alla droga. Farmaci da prescrizione L’abuso di farmaci da prescrizione fa anch’esso parte del malcostume moderno ed é frequente in tutti i paesi, tanto da meritare una definizione concisa: < l’impiego di un farmaco consentito legalmente, in modi e maniere che deviano dagli standard approvati, sia medici che legali o sociali >. L’individuo che é solito abusare di un farmaco, si trova, alla fine, davanti alla difficile scelta su come procurarselo e, in altre parole, se scegliere una via quasi legale od un’illegale. Di frequente, é il caso ad orientare la scelta, secondo situazioni contingenti e a volte impreviste. In effetti, la diffusione dilagante di mercati clandestini operanti liberamente nelle strade, piazze e crocicchi delle principali città, oppure su Internet, rappresenta una tentazione pericolosa per tutti i consumatori occasionali ed abitudinari. In quest’arena smisurata, pullulano i prodotti contraffatti, quelli preparati in laboratori clandestini senza adeguati controlli, quelli tagliati con sostanze tossiche, spesso letali. Tra i farmaci da prescrizione, quelli più frequentemente abusati sono gli psicofarmaci, quelli che agiscono su mente e cervello: stimolanti ed analgesici, tranquillanti e sedativi. 111 I farmaci, che influenzano e mettono in riga i comportamenti, che riportano in alto l’umore quando questo é tinto di nero ed é a terra, quando ti senti distrutto, quelli che sedano il dolore e quelli che regalano il sonno perduto. Chi è solito abusare di un farmaco e tenta di ottenere un’altra prescrizione, lo fa solitamente sotto l’impulso d’euforia, sedazione o stimolazione, differenziandosi da chi ha sviluppato una dipendenza fisiologica per un farmaco specifico, correttamente prescritto e somministrato in terapia a lungo termine. I fattori di rischio, che possono portare all’abuso sono svariati. Tra questi, il più comune è un precedente da alcol o droga, che rende i soggetti più vulnerabili all’azione euforizzante del farmaco. Per analoghi motivi, il medico spesso rifiuta la prescrizione e sconsiglia l’impiego d’oppiacei e sedativi o d’altri farmaci necessari e clinicamente indicati, ma a rischio d’assuefazione. Oppure, pensando di diminuire il rischio, li somministra a dosi insufficienti e per periodi troppo brevi, senza raggiungere così un’efficacia soddisfacente. Questo deprecabile atteggiamento, da parte del medico curante, è responsabile del basso consumo di antidolorifici, inferiore in Italia alla media europea, mentre inabilità cronica, sindromi dolorose frequenti e perduranti, insonnia, ansietà, depressione e cefalee atipiche, condizioni che possono indurre all’abuso, andrebbero monitorate con maggior attenzione dal medico di famiglia. Tra le altre condizioni cliniche, a potenziale rischio di abuso, andrebbero considerate attentamente le malattie auto-inflitte (uso frequente di purganti), le storie di nefrolitiasi croniche non diagnosticate radiologicamente, i tremori inspiegabili, la pressione ematica elevata, la tachicardia, la perdita progressiva di peso e le modificazioni abnormi della personalità. A scopo diagnostico e terapeutico, i pazienti, con problemi dovuti a farmaci a prescrizione, sono stati suddivisi in cinque gruppi: 188 • Soggetti con problemi di droga o alcolismo, che tentano di ottenere una prescrizione al fine di continuare l’abuso; 188 • Persone dedite a droghe o alcolici che cercano di mitigare la loro sintomatologia; • Pazienti affetti da dolore cronico, che usano farmaci a dosi più alte di quelle prescritte; • Soggetti che usano benzodiazepine a dosi più alte o più frequentemente di quanto prescritto; Buona parte dei farmaci da abuso agisce direttamente o indirettamente in vari punti della via dopaminergica, attivando la compensazione cerebrale, inducendo il comport amento da drog a e l’incoercibile desiderio della stessa (rinforzo positivo).Questo meccanismo spiega anch e perch é la droga veng a cercata successivamente ed us ata ripetutamente, in un circolo vizioso difficile da rompere. 112 • Pazienti assuefatti a farmaci e dipendenti. L’abuso di farmaci da prescrizione é molto diffuso, mentre resta difficile da valutare la sua reale entità, che é intimamente legata alla legislazione locale ed alle abitudini del consumatore nei vari paesi. Al contrario dell’alcolismo e delle tossicomanie da oppiacei, questo nuovo tipo d’abuso ha poche decine d’anni d’età. Esso procura a giovani e adulti disturbati emotivamente un rifugio temporaneo, ma effimero verso conflitti irrisolti e ansietà quotidiane. L’offerta di questi farmaci sul libero mercato e tramite Internet e la facilità di acquistarli senza controllo e a basso prezzo, ha moltiplicato i rischi per la salute, mentre sembrano vani i tentativi della giustizia e delle forze dell’ordine, di smorzare il fenomeno.La relativa facilità, con la quale molti di questi principi attivi sono prodotti, in laboratori clandestini e sono distribuiti su scala internazionale, rende difficile l’estirpazione ed il contenimento di un fenomeno, che superando ogni frontiera straripa per il pianeta. Sostanze chimiche con presunti effetti centrali, scelte a caso dai cataloghi a disposizione di tutti, sono provate da persone spregiudicate, iniettandole in vena da sole o in miscela con altre. Cocaina è tagliata con stricnina od altri prodotti letali, smerciata e annusata. Veleno per topi, contenente stricnina, è versato sulla marijuana e il preparato è fumato. Pericolose miscele di LSD, arsenico e stricnina sono smerciate come stimolanti speciali. Un’adeguata educazione del cittadino, un’istruzione scolastica specifica e attenta di giovani e giovanissimi ed una migliore preparazione professionale degli operatori sanitari nella farmacotossicologia di sostanze psicoattive, rappresenta uno degli ultimi baluardi verso un fenomeno apparentemente incontenibile. E’ ora di riconoscere senza mezzi termini, che l’impiego legale e l’abuso di farmaci psicotropi hanno raggiunto livelli pericolosi, per la sopravvivenza del singolo e della società. Bisogna ammettere, che le misure messe in atto finora, hanno troppo spesso fallito. La necessità di un nuovo impulso, alla lotta contro ogni tipo d’eccessi, é condivisa da tanti cittadini: la lotta all’abuso di farmaci (e droga) é una tappa obbligata. Gli S timolanti La Cocaina e i derivati anfetaminici sintetici sono gli stimolanti più usati al mondo, per uso ricreazionale illegittimo. Questi prodotti rappresentano due importanti tappe della ricerca scientifica, la quale ha portato, negli ultimi anni, ad una migliore conoscenza delle funzioni del cervello ed all’identificazione di nuovi meccanismi biochimici e del loro ruolo specifico nel nostro 113 sistema nervoso. Da queste ricerche di base, sono scaturiti, inoltre, nuovi farmaci ed impieghi terapeutici ed alcune tecniche chirurgiche d’avanguardia. Non altrettanto felici, diciamo pure disastrose, sono state invece le conseguenze di carattere medico e sociale, derivanti dall’uso indiscriminato e dall’abuso di alcuni dei prodotti scoperti durante queste ricerche e subito abbandonati per la loro tossicità, ripresentando, in chiave moderna, l’eterno dilemma del bene e del male. Più di 2500 anni fa, Sofocle, già decantava, nello splendido coro d’Antigone, il tragico destino dell’uomo: essere divino, dotato d’ingegno supremo e fantasia indomabile [che supera sempre l’immaginabile]; pronto a superare con forza tremenda ogni ostacolo [ a tutto armato ], ad ideare nuovi rimedi alle avversità della vita [a non domati mali]; eppure essere mortale, eternamente sballottato tra il male ed il bene, in fuga continua dalla morte, che mai riuscirà a domare: <Molte ha la vita forze,tremende;eppure più dell’uomo nulla,vedi é tremendo...[]...a tutto armato l’uomo:che nulla inerme attende dal futuro. Ade soltanto non saprà mai fuggire,se pur medita sempre nuovi rifugi a non domati mali...[]...Con ingegno che supera sempre l’immaginabile,ad ogni arte vigile,industre, egli si volge al male ora,ora al bene > *** Le sostanze ad azione stimolante aumentano la vigilanza, migliorano l’umore e risvegliano l’intelletto, aumentando le prestazioni mentali ed alleviando la depressione. Sfortunatamente, é molto facile abusare e divenire schiavi di questi prodotti, a causa della dipendenza, che si sviluppa rapidamente, e dell’effetto marcato sul tono dell’umore. Non tutti gli stimolanti producono medesimi effetti: la caffeina non provoca euforia come coca ed anfetamine; la stricnina nemmeno, quest’ultima però può indurre sgradevoli convulsioni, se si sorpassa anche di poco il dosaggio prescritto. La maggior parte delle persone é convinta, nella propria ignoranza, che cocaina ed anfetamina siano completamente diverse, sia come sostanze sia com’effetto.Tutte queste persone si sbagliano! Gli effetti delle due droghe sul cervello sono indistinguibili scientificamente e la differenza segnalata dai più é solo dovuta alla differente velocità, con cui le due droghe penetrano nel cervello ed esercitano l’azione. Essendo inalata, o meglio sniffata, la cocaina é assorbita più velocemente, mentre l’anfetamina penetra più lentamente, dovendo essere digerita dopo la somministrazione per via orale. Le differenti velocità d’assorbimento e d’azione traggono la maggior parte dei 114 consumatori in inganno, simulando anche attività differenti, mentre ambedue i prodotti aumentano la vigilanza e sopprimono l’appetito in eguale misura. Attività Farmacologica e Impieghi Terapeutici degli Stimolanti -Cocaina Euforizzante,aumenta vigilanza; anoressico,anestetico locale -Anfetamina Euforizzante,aumenta vigilanza,anoressico. Scarso impiego clinico -Ritalin (M etilfenidato) Euforizzante,aumenta vigilanza;debole anoressico; Uso clinico:sindrome iperattiva -Fenmetrazina (Preludin); Anoressico forte; euforizzante,vigilanza; dipendenza Dietilpropione (Tenuate);Fendimetrazina (Anorex);Benzfetamina (Didrex);M azindolo(Sanorex) -Fenfluramina (Pondimin) Anoressico forte,sonnolenza Amfetamina e cocaina hanno seguito differenti percorsi nella nostra cultura. Arrivata dalle Americhe, come droga grezza, la coca era impiegata agl’inizi, a scopo d’evasione.Solamente più tardi si scoprì l’attività anestetica locale e si riuscì ad isolare allo stato puro e a sintetizzare il principio attivo, la cocaina. L’anfetamina ha avuto, invece, i suoi natali sul banco di un laboratorio, sintetizzata da un chimico alla caccia di farmaci nuovi. Solo dopo, si scoprì, che l’anfetamina migliorava di molto l’umore e questo fatto fu sufficiente per farla salire alla ribalta, come nuovo potente eccitante. Quest’impiego fu considerato lecito agl’inizi e l’anfetamina dilagò in tutti i paesi, abilmente promossa come cocaina artificiale, priva del temutissimo rischio di dipendenza ed abuso della cocaina naturale. Quando i nodi vennero al pettine, l’anfetamina divenne flagello, fu presto bandita e scomparve nelle brume della clandestinità. *** Nell’ambito della ricerche su nuovi antiasmatici sostitutivi dell’adrenalina, allora unico rimedio per l’asma, K.Chen, un farmacologo americano d’origine asiatica, seguendo le piste degli avi, identificò in una pianta della vecchia medicina cinese, chiamata ma huang (Ephedra vulgaris), un principio molto attivo sulla dilatazione bronchiale,denominata di seguito efedrina. Ad un esame più approfondito, venne presto alla luce che l’efedrina possedeva una struttura chimica simile a quella dell’adrenalina, abbinando, al buon assorbimento per via orale, superiore efficacia e durata d’ azione. Per ovviare alla scarsa reperibilità della pianta ed al crescente mercato, fu varato un progetto 115 di ricerca, per lo sviluppo d’analoghi sintetici dell’efedrina. Verso gli anni ’30, Gordon Alles, un chimico di Los Angeles, realizzò la sintesi dell’anfetamina, un composto strutturalmente simile all’efedrina e dotato d’analoghe proprietà terapeutiche. Il nuovo prodotto fu messo in vendita come spray per inalazione, esente da prescrizione medica e col marchio di benzedrina, Ebbe subito gran successo e le vendite si protrassero per oltre un decennio, fino alla fine degli anni ’40. Il largo ed indiscriminato impiego, come antiasmatico, evidenziò l’azione stimolante del farmaco, dando luogo ad un mercato parallelo fatto di consumatori sani a caccia della vantata azione antisonnolenza, antifatica, anoressica e stimolante. Nei salotti bene e tra gli studenti si mormorava, come l’anfetamina migliorasse apprendimento, memoria e profitto, rappresentando una panacea in tempo d’esami! M olti appresero, a proprie spese, che dopo un uso protratto si sprofonda in uno stato di spossatezza tale, da bloccare ogni capacità di pensiero coerente, anche in momenti poco propizi, come durante un tête a tête con una bella ragazza o durante un esame! Si possono anche verificare, senza segni premonitori, brevi accessi d’interruzione dello stato di veglia con caduta improvvisa del capo e perdita di controllo in circostanze pericolose, quali durante la guida d’auto e macchinari industriali. La proprietà d’indurre euforia, dipendenza e anoressia, oltre al rischio d’abuso venne invece volutamente ignorata. L’azione stimolante ed antisonnolenza dell’anfetamina furono sfruttate nell’ultima guerra mondiale da tutte le armate; dagli Americani, Inglesi e Francesi ai Giapponesi, Russi e Tedeschi, col risultato di creare una valanga di tossico-dipendenti, cinicamente abbandonati al loro destino. Le forti dosi somministrate, pur diminuendo il senso della fatica, erano tali da ridurre l’acuità mentale e rendere problematica per l’operatore ogni manovra complessa, fino a sconsigliare e vietare l’uso di tecnologie avanzate (aerei, sottomarini, carri armati, ecc.) a tutti i soldati che avessero assunto la droga. Le dosi elevate e protratte in soggetti menomati, come i soldati al fronte, finivano con l’indurre vere psicosi, allucinazioni visive, uditive e illusioni paranoidee, pur salvaguardando qualche capacità d’orientamento. C’é da chiedersi quanti furono, veramente, a crepare di droga nelle trincee.. .M a questo é un aspetto sul quale sembra, tuttora, sia meglio tacere, anche perché, molte delle malefatte compiute, nel corso dei vari conflitti del ‘900, da soldati regolari e irregolari, mercenari e civili, sono riconducibili all’impiego smodato di droghe. Tra queste, in primis, anfetamine e cocaina. La maggior parte dei prodotti ad azione stimolante è correlata strutturalmente alle amine simpatomimetiche, presenti in molte prescrizioni usate liberamente per il controllo del peso, 189 189 Principalmente: Dietilpropione, Fentermina e Fenilpropanolamina. 116 oppure come decongestionanti nasali. 190 L’azione anoressica, comune alla maggior parte di questi prodotti, induce una perdita progressiva del peso durante il primo mese di trattamento; successivamente, s’instaura tolleranza ed il peso resta costante, senza cali ulteriori. Proprietà molto svantaggiosa, che ha fatto calare l’interesse per questo tipo di composti, dimostratisi inadeguati per la cura d’obesità e soprappeso. Da quando é stata severamente ridotta la prescrizione e talora proibito l’uso d’anfetamina, metilfenidato e prodotti simili, la dipendenza da farmaci stimolanti é diminuita. In grande aumento è invece l’impiego illegale d’altri prodotti chimicamente simili, tra i quali spicca l’ecstasy. 191 L’assunzione d’ecstasy avviene spesso in gruppo ed in occasione d’incontri e convegni musicali (disco, music house, techno, rave parties, ecc.) ed é associata frequentemente ad altre droghe lecite o illecite come alcol, coca, crack e tabacco, 192 con effetti deleteri per la salute e l’incolumità dei consumatori e della comunità (stragi del sabato sera). S ostanze psichedeliche e allucinogene L'allucinazione é una falsa percezione dei sensi, in assenza di uno stimolo esterno reale. Viene anche chiamata percezione senza oggetto, deriva dal latino hallucinere o vagare nella mente, e contiene, nella radice della parola, la sillaba LUX, che significa luce, illuminazione, percezione. La radice greca haluskein, significa scappare e l'interpretazione più comune é, in effetti, quello di una fuga dalla realtà. Le allucinazioni sono esperienze terrificanti, dalle quali si é spinti a fuggire; sono veri disturbi della percezione e andrebbero distinte da altri stati apparentemente simili, come le allucinosi e le illusioni. Esistono allucinazioni visive, uditive, gustative, olfattive e tattili; un tipo d’allucinazione, quindi, per ognuno dei cinque sensi. Al contrario della semplice illusione, che interpreta erroneamente uno stimolo realmente esistente, l'allucinazione ne riscontra uno esterno, 190 Efed rina, Pseudoefedrin a e Caffeina. Metilendiossianfetamina o MDMA. 192 Attualmente nelle discoteche e nei rave viene spacciata la Ketamina,un anestetico molto potente usato in veterinaria.L’uso di ketamina,sniffata od iniettata,porta ad ad allucinazioni pro fonde ed esp erien ze psichedelich e extraco rporee.Pericolosissima l’assunzione contemporanea di alcol,barbiturici ed eroina. 191 117 che non esiste, come succede a persone che sono effettivamente convinte di sentire una melodia o una voce, mentre non c’é in realtà alcun suono. 193 Gli allucinogeni sono sostanze naturali o di sintesi, che agiscono sulla psiche con una sintomatologia, somigliante a quella di certe malattie mentali, come la schizofrenia, durante la quale possono insorgere allucinazioni, anche in completa assenza di uno stimolo esterno, con percezione d’immagini soggettive ed irreali. Allucinazioni vere e proprie si riscontrano anche in certe condizioni patologiche, quali delirio, alcolismo e tossicomanie, oltre che durante l’ipnosi. Esistono poi alcune sostanze naturali, che, in virtù della loro spiccata azione sul sistema nervoso centrale, furono inizialmente catalogate come allucinogeni e successivamente ribattezzate psichedeliche. Tra questi prodotti si annoverano tre tra le più potenti sostanze conosciute: mescalina, LS D (dietilammide dell’acido lisergico) e psilocibina. I prodotti psichedelici, più che allucinazioni, inducono, anche a dosaggi bassissimi sia nell’uomo sia in altri mammiferi, vere e proprie distorsioni della percezione, di drammatica entità e durata,.La definizione psichedelico, coniata anni or sono da Humphrey Osmond, é oggi universalmente accettata: < Ho cercato di trovare un nome appropriato per le sostanze in discussione,un nome che includesse i concetti di arricchimento della mente e di allargamento della visione...La mia scelta,poiché é chiara eufonica e incontaminata da altre associazioni,é psichedelici,rivelatori della mente >. Le sostanze psichedeliche intensificano gli aspetti percettivi e concettuali, mentre le visioni, indotte in consumatori sani, sono sostanzialmente diverse dalle allucinazioni degli schizofrenici o dalle visioni, conseguenti all’assunzione d’anfetaminici e cocaina. La percezione dell’ambiente è potenziata e soggettiva, ma parzialmente distorta. Non insorgono idee aberranti e grossolanamente psicotiche, mentre spesso si registra un elevato livello di consapevolezza. 193 Da Wikipedia:< La descrizione dell'allucinazione come percezione dell'oggetto senza stimolo esterno è incompleta in quanto è evidente che la stimolazione sensoriale è interna, il cervello produce tale stimolo sensoriale, in particolari stati di alterazione sensoriale, riproponendo un meccanismo, quello onirico, che interferisce nello stato di veglia.Nel caso di un'allucinazione visiva, esso ripropone un'immagine sovrapposta allo sfondo reale esistente, e poiché questo meccanismo è inconsapevole, il soggetto ha motivo di credere che sia reale, parliamo quindi di un realismo sensoriale, forma primaria di conoscenza, la quale da per scontato l'attendibilità della percezione sensoriale. L'allucinazione può adempiersi in risposta ad una condizione emotiva di desiderio o angoscia >. 118 *** L’azione psichedelica di varie piante e prodotti naturali era ben nota a popolazioni molto antiche, come le amerindie ed era correntemente sfruttata nel corso di riti religiosi, indipendentemente da localizzazione geografica ed etnia. 194 La struttura chimica delle sostanze responsabili dell’azione psichedelica é talmente simile a quella di serotonina, noradrenalina e dopammina, da far ipotizzare una, non ancora confermata, ma verosimile correlazione tra struttura ed attività, secondo un meccanismo d’azione comune. Il Peyote (Lophophora williamsii o Anhalonium lewinii) è un cactus d’origine messicana, impiegato dalle popolazioni indios, prima della Conquista Spagnola, nel corso delle loro attività religiose. Il rito del peyote (peyoteismo) perdura tuttora tra le popolazioni indiane del M essico settentrionale e quelle come i Navahos, gli Apache, i Comanches ed altre tribù sparpagliate nel vasto territorio tra le M ontagne Rocciose ed il M ississippi. La droga grezza contiene vari principi attivi, tra i quali la mescalina, principale responsabile dell’attività psichedelica. Il peyote è un cactus rotondeggiante, ricco di protuberanze, che crescono sulla sommità della pianta; essiccate al sole esse danno origine ai cosiddetti bottoni di peyote o mescal. Da questi si preparano tavolette, compresse o polvere, che possono essere facilmente ingerite o iniettate, sciogliendole in acqua. L’azione della mescalina é lieve e breve, paragonabile a quella del LSD, ma meno potente e ricca d’allucinazioni vivide e colorate e sembra verosimile, che l’azione dolce e la buona tollerabilità abbiano contribuito alla sua diffusione, nel corso dei secoli. 195 Nel corso degli ultimi decenni, la struttura della mescalina é stata manipolata chimicamente, al fine di modificare lo spettro d’azione, aumentare efficacia e tollerabilità ed arrivare a prodotti più maneggevoli. I risultati spesso discordanti, l’alta incidenza d’effetti collaterali e la pericolosità dei nuovi derivati portarono presto all’abbandono di queste ricerche, che, una volta pubblicate su riviste specializzate, caddero nel dimenticatoio. M olti anni più tardi, fu ripescato, da gente spregiudicata, un composto chiamato M DMA, il quale, col nome d’ecstasy, sta riportando gran successo come droga ricreativa illecita, creando gravissimi danni. M entre il culto del peyote era di pubblico dominio, quello del teonanactl, o cibo dei Dei, si svolgeva in segreto in una cerchia molto ristretta d’adepti. Cortez ne venne a conoscenza e parrebbe che lui stesso o alcuni dei suoi ufficiali si trovassero tra gli iniziati: < Ad alcuni appariva, in una 194 Bruno J.R.Nicolaus <La cultura dell’inganno> loc.cit. Non é stato segnalato alcun aumento di malformazioni od altre anormalità congenite presso queste popolazioni locali,dedite alla mescalina da varie generazioni. Non é ancora chiaro invece, se e quale influenza possa aver avuto questo consumo cronico su intelligenza (IQ) e comport amenti delle nuove generazioni. 195 119 visione,che sarebbero morti in guerra. Ad altri che sarebbero stati divorati da bestie selvatiche..[]..Ad altri ancora che sarebbero scivolati tranquillamente nella morte..[].. Tutto questo appariva loro...e quando gli effetti del fungo cessavano conversavano e si raccontavano quello che era apparso loro nella visione..> E’ solo verso la metà degli anni ’50 del secolo scorso, che si riuscì a scoprire la vera natura del cibo degli dei. Si trattava di un fungo, lo Psilocybe mexicana.Tra il 1958-1959, nei laboratori di ricerca della ditta Sandoz a Basilea, il chimico Alberto Hofmann isolava e sintetizzava, due sostanze strutturalmente vicine alla serotonina, ritenute responsabili della magica attività: la Psilocibina e la Psilocina. Circa vent’anni prima, lo stesso gruppo di ricerca aveva sintetizzato e studiato le proprietà farmacotossicologiche del primo psichedelico di sintesi, la Dietilammide dell’acido lisergico o LSD, che conquistò gran rinomanza durante la ribellione hippy degli anni ’60. LSD é un derivato semisintetico dalla segala cornuta, Claviceps purpurea, un fungo parassita della segale. 196 Durante la sintesi di questo prodotto, Hofmann si sentì male e provò una serie di sensazioni talmente insolite da costringerlo a lasciare il laboratorio e rientrare subito a casa. E’ rimasto memorabile un suo appunto, scritto sul giornale di laboratorio sotto l’influenza della droga, indirizzato al presidente della società, prof. Arthur Stoll: <..Venerdì scorso, il 16 Aprile 1943, sono stato costretto ad interrompere il lavoro in laboratorio a metà pomeriggio e ad andare a casa, essendo stato colto da una notevole irrequietezza associata a lievi vertigini.A casa mi sono disteso e sono precipitato in una condizione simile a quella di un intossicato, anche se, a dire il vero, non sgradevole.La mia immaginazione appariva estremamente stimolata.Come se stessi sognando, ad occhi chiusi, percepivo un flusso ininterrotto d’immagini fantastiche, di forme straordinarie, con un gioco caleidoscopico, intenso di colori.Dopo alcune ore,questa condizione si dissolse.. >. Convinto che la sua esperienza fosse stata causata dal prodotto col quale lavorava, Hofmann decise di fare una verifica ed ingerì 0,25 mgr di LSD. Una quantità bassa per la maggior parte delle droghe allora note, ma molto massiccia sulla scorta delle nostre attuali conoscenze. Hofmann annotò, nel giornale di laboratorio, i particolari del suo drammatico “viaggio” nel regno dell’inconscio. Sensazioni sconvolgenti, descritte con la calma e perizia del grande scienziato. Qui di seguito, un breve stralcio: 196 La segala cornuta era tristemente nota fin dal Medioevo,quando aveva causato gravi fenom eni di intossicazioni presso le popolazioni che si erano nutrite di segale raccolta prematuramente, a causa di intemperie o fenomeni bellici. Questo avvelenam ento chiamato ergotismo,provocava la compars a sugli arti di gangrena secca spesso letale, associata a crisi convulsive non meno gravi. 120 <Ogni cosa nel mio campo visivo tremolava ed era distorta,come se fosse vista in uno specchio curvo...Pezzi di mobilio assumevano forme grottesche,minacciose...La signora della porta accanto che riconoscevo a fatica,...non era più la signora R.,ma piuttosto una strega insidiosa e malevola,con una maschera colorata sul viso...Ancor peggio delle trasformazioni demoniache del mondo esterno erano le alterazioni che percepivo in me stesso,nel mio essere interiore.Ogni esercizio della mia volontà,ogni tentativo di porre fine alla disintegrazione del mondo esterno e alla dissoluzione del mio io ,sembravano uno sforzo sprecato.Un demone mi aveva invaso,aveva preso possesso del mio corpo,della mia mente,della mia anima.Saltai su e urlai cercando di liberarmi da lui,ma ricaddi di nuovo disteso e smarrito sul sofà.Ero preso dalla terribile paura di diventare pazzo.Ero portato in un altro mondo,in un altro luogo,in un altro tempo.Il mio corpo sembrava senza sensazioni,senza vita,strano.Stavo forse morendo?Era questa la transizione?A volte pensavo che il mio io fosse all’esterno del corpo che mi apparteneva e allora percepivo chiaramente,da osservatore esterno,la tragedia completa della mia situazione...La mia famiglia (mia moglie e i miei tre figli) avrebbe mai capito che non avevo compiuto quell’esperimento avventatamente,irresponsabilmente,ma piuttosto con la massima prudenza, e che un risultato come quello che mi era capitato non era in alcuna maniera prevedibile?>. Negli anni seguenti, analoghi esperimenti si susseguirono in varie parti del mondo su individui sani od affetti da varie malattie, tra le quali alcune condizioni psichiatriche. Sfortunatamente, i risultati negativi raccolti in vari paesi superarono quelli buoni, mettendo in risalto gravi effetti, imputabili alla droga. Tra questi, numerosi i suicidi causati dalle idee e percezioni illusorie indotte da essa. Si notò anche come le psicosi da LSD accelerassero le dissociazioni schizofreniche a lungo termine, in soggetti che sarebbero potuti restare sani tutta la vita, se non fossero venuti malauguratamente a contatto con la droga. Vennero inoltre alla luce danni mentali permanenti in svariati individui dediti a LSD. Questo tragico scenario indusse ad un’immediata interruzione d’ogni tipo d’impiego clinico ed alla messa al bando del prodotto. I prodotti psichedelici formano un brillante capitolo della ricerca neuropsicofarmacologica ed hanno svolto un ruolo di rilievo nella comprensione delle attività cognitive. L’attuale permanente abuso di queste sostanze a fini ricreativi illegittimi e la difficoltà di trovare una norma internazionale soddisfacente del loro impiego, rappresenta invece un continuo pericolo per la società. *** 121 Tra le sostanze attive sul Sistema Nervoso Centrale, LSD é la più potente che si conosca. Bastano frazioni di milligrammo per indurre nell’uomo un’azione psichedelica, poco di più per produrre, in taluni soggetti, psicosi letali o danni neuronali irreversibili. Una tale potenza, associata alla risposta individuale variabile, rende il prodotto poco maneggevole a fini farmacologici, sconsigliandone qualsiasi impiego. La difficoltà di individuare una dose efficace non tossica e la gran variabilità della risposta individuale rende, infatti, veramente rischiosa l’assunzione del prodotto. Sono descritti casi di danni permanenti, già dopo una singola dose modesta. Non essendo possibile stabilire scientificamente la propria sensibilità individuale, dovrebbe essere chiaro a tutti quelli che si accingono ad intraprendere il loro primo “viaggio”, che si tratta di un gioco col fuoco, di una roulette russa, influenzata dallo stato mentale e dall’umore del soggetto. Si racconta di sensazioni inebrianti, d’esperienze nuove e strane, di allucinazioni vividamente colorate e cangianti, di < libertà di pensiero > e di <un nuovo stato di introspezione>. I colori appaiono più vividi e talora sembrano splendere; lo spazio tra gli oggetti assume un’importanza soggettiva maggiore che non gli oggetti stessi e si prova un senso di meraviglia e stupefazione per la bellezza apparente degli oggetti più comuni. Quest’esperienza é stata descritta come un terremoto intellettuale, nel quale tutto è rivalutato, < rimescolato > ed é stata sfruttata nel mondo dell’arte da autori dediti alla droga. Relativamente frequenti sono le segnalazioni d’esperienze spiacevoli o addirittura terrificanti, da parte di persone appartenenti a differenti ceti sociali ed etnie disparate. Si parla di stimolo a confusione e dissociazione, d’accessi acuti di panico, di reazioni psicotiche gravi, del ricordo d’esperienze traumatizzanti, di deformazioni di tempo e spazio, d’alterazioni dell’immagine corporea e del residuo di paura, angoscia o depressione, dopo esperienze morbose e terrificanti. L’individuo si ritrova, virtualmente prigioniero negli artigli della reazione, e può essere talmente turbato da intraprendere comportamenti pericolosi, per l’incolumità propria e di chi gli si trova vicino. La psicosi da LSD é come un disturbo caotico imprevedibile, che di colpo s’impossessa di mente e cervello; caotico poiché sembra sia assente ogni forma d’organizzazione ed integrazione, eppure differente dai disordini degli schizofrenici, che sono carichi di latenti o conclamate illusioni. Si racconta, in pubblicazioni scientifiche e giornalistiche, di morti per annegamento, per caduta da una finestra, un balcone, un terrazzo, di sera o alla piena luce del sole, per aver attraversato la strada di un automezzo, per essersi schiantati alla guida di un’auto o di una moto contro un albero o un muro, d’altri inspiegabili incidenti stradali, casalinghi o sul posto di lavoro, d’inspiegabili e inattesi raptus di violenza omicida. Tutte morti violente, delle quali non si conoscono i veri motivi. Incidenti o suicidi? Di sicuro sappiamo solo, che i disgraziati si trovavano in un “viaggio” senza ritorno, in balia di LSD. Rappresentativa per la pericolosità ed imprevedibilità degli effetti sul singolo, é la descrizione del caso seguente: 122 < E’ stato segnalato un caso d’omicidio commesso da uno studente di 22 anni durante una reazione psicotica da LSD. Lo studente, che non era malato di mente, e che aveva preso prima LSD per una sola volta, uccise uno straniero con un coltello in risposta ad allucinazioni di tipo persecutorio. Nei quattro anni d’osservazione successiva, lo studente non mostrò segni di malattia mentale >. Grazie alla buona solubilità in acqua, alla mancanza di odore e sapore ed alla straordinaria potenza, LSD può essere facilmente somministrato dolosamente e ad insaputa del malcapitato. Se la droga viene mescolata in una delle tante bevande servite a clienti od offerte ad ospiti in locali pubblici e privati, questi non se ne accorgeranno, se non quando ne avranno subita l’azione. L’assunzione orale di 20-25 mcg di LSD bastano ad indurre effetti rilevabili sul SNC e sul comportamento, senza che compaiano altri effetti evidenti, mentre la somministrazione di 0.5-2 mcg/kg/os è sufficiente a causare sintomi somatici tipici, già dopo pochi minuti. La vita media del prodotto é di 3 ore, mentre l’azione farmacologica può perdurare anche per 12. L’altissima potenza dell’LSD (frazioni di milligrammo) e le modalità di azione rendono verosimile l’esistenza di un meccanismo ricettoriale specifico, con il coinvolgimento del sistema serotoninico e del locus coeruleus. Alcuni derivati della triptamina, la dimetiltriptammina (DM T), la dietiltriptamina (DET), la dipropiltriptamina (DPT) ed altri composti vicini alla serotonina, mostrano un’azione psichedelica, paragonabile a quella dell’LSD, ma meno potente e di durata più breve. Posseggono una rassomiglianza così stretta con la struttura di un neurotrasmettitore fisiologico, la serotonina, da rendere verosimile l’ ipotesi che nel nostro cervello si possano formare, in determinate condizioni, metaboliti aberranti delle catecolammine, dotati di azione psichedelica o allucinante. La formazione di questi metaboliti potrebbe essere conseguenza casuale di una delle tante aggressioni radicaliche, alle quali é sottoposto il nostro cervello, nell’ambiente altamente inquinato nel quale viviamo. 197 Andrebbe verificato post mortem, se in individui colti da improvvisi irrifrenabili raptus di violenza omicida (Amokläufer), per i quali non esista una spiegazione plausibile, non siano rilevabili nelle urine, nel plasma e nel cervello, sostanze allucinogene derivate dal metabolismo aberrante delle catecolamine. In caso affermativo e secondo la nostra ipotesi, ci troveremmo al cospetto non di folli assassini, bensì di pazienti affetti da malattie molecolari. 198 *** 197 198 Bruno J.R.Nicolaus <Malattie Molecolari> loc.cit. BrunoJ.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale,neuro e psicopatie:gen esi e sviluppo alla luce della chimica patologica> loc.cit. 123 Dal punto di vista medico, la marijuana (hashish,canapa indiana) più che uno stupefacente,é una droga dotata di proprietà euforizzanti, sedative ed allucinogene. In vari paesi, essa viene, lo stesso, classificata tra le sostanze stupefacenti, al fine di limitarne l’uso indiscriminato. I principi psicoattivi principali sono i tetraidrocannabinoli isomeri (THC), che si trovano in concentrazione maggiore nell’essudato resinoso dei ciuffi di fiori di canapa indiana o Cannabis sativa, una pianta annuale erbacea, che cresce allo stato selvaggio nei climi temperati in tutto il mondo. Il termine marijuana designa qualsiasi parte della pianta o qualsiasi estratto da essa preparato e la loro potenza varia secondo le condizioni di crescita della pianta e della localizzazione geografica. La marijuana, quando fumata, induce uno stato sognante ed euforico con alterazione della coscienza, sensazioni di leggerezza e levità, distacco, gaiezza e giocosità. Aumenta l’interesse verso oggetti semplici e familiari. La capacità conoscitiva resta integra, pur oscillando tra sonnolenza, accessi d’allegria e logorrea, condizionati dalla presenza o meno d’altre persone. La deformazione percettiva provoca, in alcuni soggetti, esperienze paurose, dovute ad interpretazione errata di cose familiari. Un soggetto dopo aver fumato marijuana, riferì terrorizzato di un <ratto gigantesco> che attraversava la strada e di essersi <spaventato a morte>. E’ molto comune una deformazione delle distanze e della percezione del tempo, che sembra scorrere più lento o rapidamente del solito. M olto frequentemente, si riscontrano fenomeni dissociativi di varia entità: un’amnesia parziale, una sensazione di essere fuori di se stessi, di guardarsi e ammirarsi. La libido è influenzata, ma in maniera variabile. A torto, la marijuana è considerata un afrodisiaco potente. E’ stato invece dimostrato che i cannabinoli, quando superano nel sangue certi livelli, agiscono quasi come gli ormoni femminili, causando impotenza nel maschio. Spesso si nota un’insolita nitidezza dei ricordi o la sensazione d’invertire la freccia del tempo e di rivivere esperienze passate, mentre diminuisce la capacità di sintesi, di seguire in altre parole la continuità di una storia, di un libro, di un film, a favore di una maggiore intensità di percezione di singole parti o scene. M olto caratteristica, é l’ilarità prorompente dei fumatori di marijuana, che é molto accentuata quando si ritrovano in gruppo. La marijuana non ha azione anoressica, a differenza dei prodotti stimolanti, rafforza al contrario appetito e senso del gusto. Guidare un automezzo, dopo aver usato marijuana, é pericoloso. La deformazione della percezione del tempo può indurre ad errate valutazioni della velocità e favorire una guida troppo lenta o troppo veloce. L’alterazione della percezione spaziale può deformare la valutazione della distanza ed aumentare il rischio d’incidenti stradali. Analoghi rischi si corrono manovrando macchinari o strumenti complessi.La dipendenza psichica spesso s’instaura nei fumatori accaniti, allontanandoli dal perseguire i propri interessi, mentre li spinge a una profonda e totale abulia. Uno studio clinico su 720 fumatori accaniti di hashish ha dimostrato che il consumo elevato porta ad un’intossicazione cronica, accompagnata da disorientamento, 124 reazioni di panico, o disturbi psicotici acuti, come apatia, ottundimento, letargia ed alterazioni della capacità di giudizio, della concentrazione, e della memoria e ad una scarsa igiene personale. Il parallelo tra marijuana ed alcol é un luogo comune, eppure scorretto. Al contrario dell’alcol, la marijuana non provoca dipendenza fisica ed é difficile che si sviluppi assuefazione con le normali preparazioni. L’ubriaco da alcol mostra meno controllo e capacità di giudizio dell’intossicato da marijuana, che quando é su di giri mostra lievi alterazioni della percezione ed umore. L’ostilità e l’aggressività sono facilmente scatenate dall’alcol, mentre é raro che ciò capiti con la marijuana. L’alcol stimola l’appetito e fornisce calorie, la marijuana stimola solo il primo. Il malessere dell’etilista dopo la sbronza (hangover) é ignoto al tossicomane da marijuana, che la mattina dopo si sveglia rinfrescato. Pur, non potendo confermare che la marijuana porti necessariamente ad altre droghe più pesanti e pericolose, il suo uso abituale e frequente é clinicamente sconsigliabile, per i seguenti motivi: - reazioni tossiche occasionali, frequenti con hashish e THC; - alterazione della percezione spazio-temporale con diminuzione del potere associativo e diminuzione dell’attitudine alla guida; - perdita delle motivazioni e della capacità costruttiva, specie nell’impiego abituale e frequente; - probabile inibizione delle risposte vascolari riflesse; - azione estrogeno simile con impotenza nel fumatore maschio abituale. *** Le <droghe da inalazione> rappresentano una categoria d’abuso a se stante, che attrae i clienti più poveri e più giovani, in tutti paesi del mondo. Non appartengono alla classe delle sostanze psichedeliche, degli stimolanti od allucinogeni veri e propri, ma comprendono gas e composti volatili di varia struttura, escludendo gli spray liquidi e le sostanze fumate. Gli inalanti più popolari tra i giovani, sono le gomme per incollare auto- ed aero-modelli, i cementi di plastica, la benzina, i liquidi per freni ed accendisigari, i solventi per lacche e vernici, quelli per levare lo smalto dalle unghie, per sverniciare e smacchiare. Queste sostanze d’uso domestico contengono vari composti organici volatili, tra cui benzene, toluene, xilene, tetracloruro di carbonio, cloroformio, acetone, acetato d’etile, tricloroetano, nafta, alcol etilico e alcol isopropilico. Tutte deprimono il sistema nervoso, provocando ad alte dosi anestesia e morte. Tutte sono altamente lipofile e la loro azione, più che dovuta a meccanismi specifici, é legata alla loro affinità per i grassi, alla capacità di sciogliersi nelle membrane cellulari, come quelle dei neuroni. La sensazione esilarante provocata dall’inalazione di questi composti é quasi la stessa per tutti e somiglia agli effetti di una sbronza 125 leggera, di una piacevole allucinazione. Secondo la dose inalata, é accompagnata da ilarità, leggerezza della testa, loquacità o logorrea, riso sfrenato, diminuzione della capacità di giudizio e percezione della realtà. In caso d’annusamento di gomma per incollare, sono stati descritti casi d’atassia transitoria, inceppamento della parola, diplopia, vomito, sonnolenza, confusione, fino ad arrivare nei casi più gravi a coma e morte. L’abuso si estende oltre le sostanze d’uso domestico, abbracciando anche anestetici poco comuni come l’etere, l’ossido nitroso, il ciclopropano, il tricloetilene e l’alotano. M olti di questi inalanti non sono inerti, ma tendono a sensibilizzare il miocardio alla bradicardia, al blocco atrioventricolare e alla depressione dell’onda T provocate dall’asfissia. Sono stati descritti casi di morte improvvisa di giovani tossicomani sottoposti a sforzo fisico dopo aver inalato; morti verosimilmente causate da aritmie improvvise, indotte dal solvente ed intensificate dall’iperpnea e dallo sforzo. La fantasia umana non ha limiti nel ricercare nuove sostanze d’abuso: il nitrito d’amile, un liquido volatile d’odore pungente, venduto in fialette da succhiare nelle crisi anginose, induce stordimento e breve euforia, qualora inalato. In un batter d’occhi, la scoperta di quest’attività collaterale ha varcato le Alpi e le fialette andarono a ruba, lasciando a secco i veri pazienti, i poveri anginosi. Questo nuovo tipo di Nirvana, denominato < un viaggio di 60 secondi >, ha preso piede durante determinati rapporti sessuali, durante i quali uno o entrambi i partner, nel momento culminante, rompendo le fialette, s’inebriano col magico fluido. Principali Sostanze Psichedeliche Naturali e Sintetiche -Dietilammide dell’Acido Lisergico (LSD) -M escalina -Triptammine -Psilocibina -Psilocina -Ditiltriptammina Sostanza semisintetica attiva a dosi infinitesimali Estratto dal Cactus Peyote Derivati sintetici serotonino simili Principio attivo di alcuni funghi messicani M etabolita attivo della Psilocibina Sostanza totalsintetica,inattiva per via orale,attiva per iniezione o inalazione.Durata breve -M etossiamfetamine M etilderivati totalsintetici della mescalina.Effetti psichedelici e amfetamino-stimolanti Analogo amfetaminico della mescalina.Più efficace M olto più efficace di mescalina -3,4,5,Trimetossiamfetamina (3,4,5-TM A) -2,5-Dimetossi-4-metilamfetamina (STP,DOM ) -3,4-M etilendiossi-N-metilamfetamina (Extasy,M DMA) -2,5-Dimetossi-4-etilamfetamina (DOET) Fortissima azione psichedelica,molto pericolosa, probabili danni neuronali irreversibili Etil-derivato di DOM /STP 126 XII LA PALLOTTOLA MAGICA Secondo gli antichi Greci, farmaco significava anche veleno. Qualcosa che quindi uccideva, ma che poteva guarire; un intreccio misterioso tra vita e morte, avvinghiate in un indissolubile amplesso. Fino ad ieri, il farmaco era confinato nei riti di guaritori indiani, cinesi ed egizi, di vecchi sciamani amerindi; oggi il farmaco è divenuto una possente arma biochimica: la pallottola magica contro sofferenze, dolori e malanni. Nell’arco della storia, tanti cambiamenti in bene ed in male sconvolsero il mondo, grazie a scienza ed arte e ai loro progressi. Il miglioramento delle condizioni alimentari, la diffusione delle vaccinazioni, il perfezionamento di diagnostica, chirurgia e farmacoterapia ci donavano una maggiore aspettativa di vita. La mortalità neonatale ed infantile é regredita come d’incanto e la vita media ha fatto un balzo all’insù. Basti pensare, che nel nostro paese, solo metà dei nati arrivava a 14 anni tre secoli fa, appena un quinto raggiungeva i 40 e che su mille neonati, trecento morivano. Non dovremmo dimenticare, perciò, che prima dell’etere, del cloroformio e degli anestetici generali, chirurgia significava quas i sempre agonia; 199 prima del cortisone, dei cortisonici e degli antinfiammatori non steroidei, l’artrite significava sedia a rotelle; prima di penicillina, sulfamidici, antibiotici ed antibatterici, tifo, polmonite, setticemia, meningite, febbre puerperale, tubercolosi, lebbra e tant’altre infezioni erano l’anticamera della morte; prima dell’era degli antibiotici, le infezioni, dopo un intervento chirurgico, erano all’ordine del giorno e la mortalità postoperatoria era molto elevata; 199 Fino al 1846, data di introduzione dell’etere come anestetico generale, le operazioni chirurgiche rapp res entavano vere e propri e torture. I pazienti venivano di regola storditi con qualche pozione, immobilizzati da robusti assistenti ed operati da chirurghi, la cui principale abilità consisteva nella rapidità con la quale riuscivano a portare a termine l’intervento.Per indurre sedazione e torpore si usavano in passato principalmente pozioni a base di vino, papavero, hascisc, oppio, mandragora.Con il giusquiamo si riusciva ad indurre uno stato di quasi totale stordimento, durante il quale il soggetto non era più in grado di percepire cosci entemente il dolore. Arnaldo da Villanova (1235 -1311) riporta la segu ente ricetta araba: “ per far cad ere il paziente in un sonno così pro fondo che non senta più niente, prendi oppio, radice di mandragora e giusquiamo in parti uguali, pestali e mescola il tutto con acqua. Se il paziente d eve essere amputato, fagli bere un po’ di questa pozione ... e cadrà immediatamente in un sonno profondo che gli si può fare quel che si vuole. Per farlo risvegliare, fagli annusare un fazzoletto imbevuto d’aceto”. Un altro modo per indurre l’anestesia, consistev a nel far aspirare al soggetto i fumi provenienti da semi di giusquiamo abbrustoliti su carboni ardenti o inserendo nella bocca del pazi ente una piccola spugna imbevuta di queste stesse sostanze. Come analgesici blandi e spesso topici, si usavano le bacche di ginepro, la lavandula, gli estratti di edera, le rose, il mirto, il piretro, il distillato di legno di cipresso, la ruta, la maggiorana, il lauro, la camomilla, l’anice. 127 prima della ciclosporina, dei cortisonici ed altri immunosuppressori, i trapianti erano sinonimo di rigetto; prima dell’aspirina e degli antidolorifici, anche un semplice male di testa o di denti mettevano tutti al tappeto; prima degli psicofarmaci, i cancelli dei manicomi restavano chiusi per sempre: schizofrenia, epilessia e morbo di Parkinson erano veri flagelli, la depressione era l’anticamera del suicidio, l’ansia paralizzava giovani, adulti ed anziani; prima dei vaccini contro difterite, morbillo, pertosse, tetano, poliomielite, epatite e vaiolo, i tuoi figli rischiavano di morire o restar menomati, cerebrolesi o storpiati; prima degli antitumorali, il cancro era senza speranza, per giovani e anziani; prima dell’insulina estrattiva e sintetica e degli ipoglicemizzanti orali, per i diabetici le campane suonavano a morte; prima degli antipertensivi, degli anticoagulanti e degli antiaggreganti, l’ipertensione significava infarto ed ictus cerebrale a breve scadenza; prima del chinino e derivati, la malaria era condanna senza appello; prima della morfina, il malato terminale non moriva, crepava soffrendo; prima della digitale, della nitroglicerina e degli antiaritmici, per tanti cardiopatici ogni sorgere del sole significava nuovi terribili affanni, la continuazione cosciente di una lunga agonia. Risultati più che evidenti, seppure resti controverso, quanto, igiene ed alimentazione, farmacologia e medicina abbiano contribuito singolarmente al miglioramento della vita, della sua qualità e durata. . *** Negli ultimi centocinquanta anni, la farmacologia ha compiuto passi da gigante, ponendo le basi per la nascita e diffusione dell’industria farmaceutica. La formazione di grossi complessi industriali permetteva di razionalizzare produzione e distribuzione, di garantire una penetrazione rapida e capillare su tutto il pianeta, di favorire standardizzazione e qualità dei prodotti. Ne é risultato un business gigantesco, che ha generato ingenti profitti. Parte di questi, reinvestiti nella ricerca, ha creato una valanga di nuove medicine; 128 ben oltre il previsto. A volte novità più attive ed efficaci, a volte però e sempre più spesso, semplici copie di farmaci noti (cosiddetti me-too’s ) realizzati per finalità puramente commerciali. 200 Grazie ai progressi congiunti d’alimentazione ed igiene, farmacologia e chirurgia, il ‘900 ha portato ad un generale miglioramento della salute. Eppure, in quest’euforico clima, emergono aspetti inquietanti, come probabile conseguenza diretta della rivoluzione biomedica. L’ampia ed indiscriminata disponibilità ha messo il farmaco alla portata di tutti: talora di medici e pazienti, non edotti dei rischi del farmaco industriale e del suo impiego, su un numero sempre più vasto di pazienti molto eterogenei. Ciò ha causato un aumento degli effetti collaterali e l’insorgenza di nuove patologie d’abuso ed errato impiego, chiamate semplicisticamente iatrogene. La corsa al farmaco, amplificata dai mezzi d’informazione, quale rimedio finale per ogni malanno, é proceduta in un perverso crescendo. Erano coinvolti anche i falsi malanni, quelli causati da abitudini alimentari cattive od errato stile di vita. Più che malati bisognosi di cure, spesso perciò comportamenti sbagliati, abilmente sfruttati per lucro, da personaggi ed aziende spregiudicati. Nei paesi industrializzati e di riflesso in quelli più poveri, cresceva un insostenibile stimolo all’utilizzo del farmaco, anche se improprio, anche laddove non necessario. Facile quindi lo scivolone nel baratro del consumismo, l’inarrestabile corsa alla grande illusione, alla rincorsa della panacea di tutti i mali.Rotti gli argini dell’autocontrollo, esplodeva la richiesta sfrenata del farmaco. Si scatenava la corsa all’antibiotico per un raffreddore od un’ influenza, all’antiulcera al primo bruciore di stomaco, all’antidolorifico per un blando male di testa o di denti, all’antinfiammatorio per ogni dolore articolare, allo spasmolitico per ogni piccolo crampo, al lassativo per l’intestino pigro, al diuretico per il chilo di troppo, all’antitosse contro la bronchite del fumatore, agli ansiolitici ed antidepressivi al primo problema esistenziale. 201 Per non parlare della marea di sonniferi, tranquillanti, stimolanti ed altri psicofarmaci, della miriade d’integratori vitaminici e minerali, dei tanti preparati dermocosmetici e oftalmici, accatastati sui banconi di farmacie e supermercati. L’abuso del farmaco si riflette, negativamente, sulle abitudini alimentari e sullo stile di vita. Il consumo sregolato degenera in iperconsumo bulimico, che periodicamente dovrà cedere il passo a privazioni e cure di senso opposto: < l’ossessione dietetica e 200 Me-too, con questa parol a, che signi fica in inglese “ anch’io”, vengono indicati quei farmaci che, con piccole manipolazioni di struttura chimica, vengono proposti come nuovi, pur possedendo le stesse caratteristiche farmacologiche del capostipite dal quale derivano, Questa operazion e di marketing perm ette ad ogni industria di produrre un a propria sp ecialità (p.e. il proprio antibiotico, il proprio antiulcera, il proprio ansiolitico, ecc.), copia di prodotti già esistenti ma venduta a prezzi spesso maggiorati. Questo appro ccio, discutibile sul piano s cienti fico, è corresponsabile del v ertiginoso aumento d el numero di farmaci, registrato n ella seconda m età d el novecento e del considerevole aumento del loro impiego a fini più consumistici che terapeutici. 201 Alan Cromer <L’eresia della scienza >,Cortina ed.1996. 129 l’ossessione della linea moltiplicano i timori narcisistici e i capricci alimentari, tengono vivo il culto dispendioso delle vitamine, degli oligoelementi >, dei prodotti dietetici, degli integratori alimentari. Il consumatore diviene succube del mercato e il produttore subordinato a quest’ultimo. Alla fine della perversa spirale avremo un < consumatore finalizzato al prodotto e non più soltanto un prodotto finalizzato al consumatore >. (Gadamer) Il farmaco inteso non più quale rimedio per seri malanni, bensì quale strumento per zittire la cattiva coscienza, quale suppellettile per magnificare le prestazioni di corpo e mente, sia di giorno sia di notte.Il farmaco diventa parte integrante di uno stile di vita spesso aberrante, arma antistress, antidanno ed antidisagio. Da qui inizia il breve cammino verso il rito della pillola giusta al momento giusto, parte essenziale del rituale moderno. Lo stimolante alle prime luci del mattino per snebbiare il cervello, l’ansiolitico per contrastare il capoufficio aggressivo, la sniffatina per dominare avversi colleghi, antiulcera e antiacidi ad ogni colazione di lavoro affrettata, l’immancabile drink per socializzare con amici e colleghi, per sopravvivere alle beghe domestiche. L’ultima spiaggia, infine, dopo la stressante giornata, un sonnifero blando per scivolare dolcemente tra le braccia protettrici di M orfeo. La droga, culto dell’inganno Oggi l’abuso della droga dilaga e tutti si chiedono perché. Saltate le barriere protettive di scuola, religione e famiglia, l’odierna corsa sfrenata, all’abuso di sostanze stupefacenti, ripresenta i problemi esistenziali dell’uomo preistorico e di quello moderno. Problematiche rimaste quasi immutate durante millenni. L’ansia e l’angoscia, la dura lotta per la sopravvivenza, il tentativo di sfuggire ad un ambiente rissoso ed ostile, anche a costo d’ingannare se stessi. L’uso di sostanze stupefacenti era ben conosciuto fin dall’antichità più remota, seppure spesso ristretto a pochi iniziati. L’attuale crescente disponibilità di una miriade di droghe, in grado di alterare stato d’animo e umore, non ha invece precedenti di sorta. La scoperta dell’azione piacevole e l’impiego diffuso di sostanze psicoattive sono avvenuti presso culture diverse, in località spesso distanti ed isolate ed in maniera spesso differente; nei vari emisferi del mondo, presso civiltà sconosciute tra loro o che non avevano frequenti contatti. L’uso della droga é nato e si é sviluppato quasi ovunque in maniera indipendente, perché era ed é strettamente legato alla stessa natura dell’uomo. Quest’aspetto, spesso trascurato dagli storici, evidenzia come il culto della droga, intesa come creazione di una realtà virtuale piacevole, da contrapporre a quella quotidiana talora s gradita, possegga profonde radici nel nostro cervello ed in quello d’altri mammiferi. La propensione alla 130 droga é, almeno in parte, predeterminata dalle strutture del nostro cervello ed obbedisce a stimoli biochimici che possono condizionarne l’insorgenza nei tempi e nei modi. La scoperta e lo sviluppo dei paradisi artificiali fa parte di un culto più vasto e radicato nella civiltà mediterranea, quello dell’inganno. Il consumo di sostanze psicoattive é quindi antico, pur essendo recentemente cresciuto oltre ogni misura e previsione: basti considerare i consumi di tre prodotti legittimi: caffeina, aspirina ed alcol. Al primo psicofarmaco maggiore, la cloropromazina introdotta nel 1955, seguivano a ritmo crescente altri neurolettici, ansiolitici, antidepressivi, stimolanti, nootropi, arrivando a consumi stratificati per età o generazione. Gli antidepressivi per gli anziani, i tranquillanti per la mezza età, l’alcol e gli eccitanti per gli adulti più giovani, i mindexpanders, o sostanze che allargano la mente, per la gioventù. 202 Per i più poveri, per gli emarginati, per i ghettizzati delle metropoli, non più i poetici fiori di loto d’Ulisse, le magiche pozioni di Circe o Siduri ed i vini di Bacco, bensì colle, benzine, solventi per vernici, spray e prodotti per l’igiene della casa. Un ricchissimo bar casalingo, fornito di cocktails ultramoderni, da mescolare ed inspirare, in un turbinio d’allucinazioni fatali. Nuovi paradisi artificiali, frutto della disperazione di una società prossima allo sfascio, che traghettano i consumatori a tristi lidi senza ritorno. Da commiserare i pochi sopravvissuti, quelli che ritorneranno dal “viaggio” col cervello disfatto e distrutto e mai ne capiranno il perché. Un’insostenibile disarmonia M olteplici sono le motivazioni di questa corsa sfrenata all’eliminazione di sofferenza, dolore e coscienza. Sia presso gli adulti che i giovani, é rilevante l’effetto trainante di una sottocultura edonistica, ispirata alle immagini proposte dai media. Nei paesi più ricchi, dai quartieri benestanti 202 Molto si sa già sugli effetti nefasti causati dall’uso prolungato di alcool, co cain a, an fet amino-simili, eroina ed altri oppiacei, hascisc, nicotina, LSD ed altri alcaloidi, a livello di vari organi, dal cerv ello ed in particolare del comportamento . Meno si sa invece sugli effetti di molti di questi prodotti a livello subcronico (tipici nei consumatori occasionali o frequ enti ma a dosaggi contenuti), dato che mancano significativi modelli e dati sperimentali. Le probabili conseguen ze si noteranno nel volgere d ei prossimi decenni, quando i danni, forse irreparabili per strati sempre più vasti della popolazione, verranno alla luce. Si stima che ogni anno da 40.000 a 400.000 neonati negli Stati Uniti vengano esposti a co cain a durant e la g estazione. Recenti studi clinici e sperimentali suggeriscono che l’esposizione del feto a co caina du rante la gestazione potrebb e compromettere particolari strutture celeb rali, i sistemi di neurotrasmissione dopaminergico e serotoninergico ed il comportamento. ( <Cocaine: effects on the developing brain> A New Yo rk Academy o f Scien ces Con feren ce, Washington, D.C. Sept. 1997). 131 all’ultimo ghetto, fa scuola il successo: quello dell’attrice procace, pervasa di sesso; quello dell’attore prestante, atleta, manager; quello dell’uomo forte, del leader, imposto con prepotenza da stampa, cinema e televisione. Nei paesi più poveri, si scimmiotta il dubbio modello dei ricchi. A prima vista, sembra un modello di forza imponente e trainante. In realtà, non é che un clamoroso esempio di stupidità e fragilità: la sigaretta accesa di giorno e di notte, whisky e cocaina a portata di mano, i tanti altri piccoli segni di comportamenti morbosi. Il continuo stato d’aggressività, palese o latente, in cui versa quest’uomo giovane o adulto, non fa che mascherare una profonda debolezza interiore, stimoli emozionali frequenti e mal controllati, un malfermo carattere, che oscilla tra timidezza e violenza, come una candela al vento. Questo modello di comportamento virtuale, venduto dai media, viene assimilato fin dall’adolescenza, fino a divenire modello di vita reale. Il passaggio dalla semplice sigaretta, all’alcol, alla marijuana, alla coca, ad uno dei tanti psicostimolanti o tranquillanti od infine all’eroina, può esser facile e breve: per molti sarà un passaggio quasi obbligato, un vero salto di qualità. 203 Per un’altra schiera meno numerosa, quella dei drogati e tossicodipendenti, farsi, come si dice in gergo, assumerà carattere duraturo e spesso irreversibile. In molti di questi sventurati, gli albori della dipendenza si ritrovano nell’adolescenza. E’ questa l’età vulnerabile, nella quale i più deboli ed i più predisposti cederanno all’illusione di sedare con la droga ansia, rabbia o depressione, che si portano dentro da sempre, per cause genetiche e ambientali. La pubertà, periodo di gran cambiamenti, di profonde burrasche biologiche, sottopone il bambino ad un’insostenibile pressione emozionale, ad un calo di fiducia in se stessi ad un aumento di consapevolezza. E’ questo il momento più critico, quando avviene la prima esposizione a sessualità, alcol e fumo e alle tentazioni della vita moderna. In questo periodo, si scopre la droga, che sarà recepita ed intesa come farmaco, panacea per l’automedicazione. Riallacciandosi all’impiego spesso smisurato dei farmaci in famiglia ed ai loro buoni risultati, l’uso della droga fa presa, diviene parte integrante del comportamento del singolo e del gruppo, fino a divenire vera attività tribale, da consumarsi in gruppo, secondo un preciso rituale. Accanto al dilagar della droga, oggi compare un altro fenomeno molto inquietante, l’aumento esplosivo di violenza e criminalità minorile. 204I due fenomeni non sono necessariamente l’uno 203 Da Negri News XXXIX nr.1, 2007; www.marionegri.it < I residui delle droghe più comuni negli scarichi urbani > : Tracce consistenti di tutte le maggiori droghe di abuso sono state trovate nelle acque di scarico delle città. grazie a una nuova sofisticata tecnologia. A Milano e Lugano tracce di cocaina, amfetamine, ecstasy, morfin a, eroina e cannabis. Nuova strada per studiare tend enze e caratteristiche dei consumi di droga a livello di grandi comunità. 204 < ... la domanda è terribile: perché i bambini uccidono? La risposta è banale: i bambini uccidono quando nessun altro rito di iniziazione (potremmo parlare di scuola, se volete, o di famiglia, o di affetto, o di esperienza benevola) 132 causa dell’altro, seppure essi abbiano una radice comune nel calo d’autocontrollo e capacità di giudizio delle nuove generazioni; 205 due aspetti collegati alla rottura degli argini, garantiti, nei tempi passati, da scuola, religione e famiglia. La bellezza è armonia, il degrado è disarmonia: in questo adagio della vecchia cultura ellenica, riecheggiano le armonie di Pitagora e della sua scuola.La percezione della forma, intesa come bellezza ed il riconoscimento degli equilibri armonici della natura, svolgono un ruolo preciso nella nostra cultura. Una persona sensibile agli equilibri della natura e degli ambienti di vita, tenderà spontaneamente ad impedirne la distruzione, in virtù dello stretto rapporto, che esiste tra degrado ambientale e sociale o morale. Analogo rapporto esiste tra l’esplosione di droga e violenza ed il degrado degli ambienti nei quali essi fioriscono.Il rispetto e l’amore per la natura circostante e le sue bellezze, é espressione di un’armonia superiore, apprezzata da pochi. L’attitudine a riconoscere armonia e disarmonia nelle forme, nei suoni, nei colori, nelle bellezze naturali, è solo parzialmente innata, è un frutto della cultura, che richiede insegnamento, apprendimento, allenamento. Droga e violenza sono un diabolico intreccio, frutto della società dei consumi, sono un pericolo strisciante e spesso esplosivo. La droga genera violenza e questa si rifugia nel porto della droga. Droga e violenza sono due fenomeni d’importanza cruciale per le generazioni future, sia ricche sia povere. La soluzione di questo problema non può essere, liberalizzazione o repressione, bensì educazione e progresso sociale. Progresso sociale o miglioramento delle condizioni di vita dei ceti più poveri, di quelli più esposti all’attrazione e tentazione di paradisi artificiali e facile guadagno. Educazione significa, avviare, fin dai primissimi anni di vita, una migliore educazione all’autocontrollo, al rispetto del prossimo, all’autoconsapevolezza, al controllo delle emozioni, ad una migliorata capacità di affrontare gli stress, ad una minore solitudine nei rapporti sociali, ad un migliorato senso di responsabilità, ad una maggiore capacità di comunicare e risolvere conflitti interpersonali. Educazione significa, anche, condurre fin dai primissimi anni di scuola, un’informazione capillare e persuasiva sull’illusorietà dei paradisi artificiali e sulle conseguenze nefaste del consumo ed abuso, anche saltuario, di tutte le droghe, sia leggere sia pesanti. esiste nel mondo in cui viviamo [...] una folla di persone sempre più giovani, sempre più sole, sempre più prive di contatto con qualche forma di comuni cazione e di cultura, si muove in un labirinto, munita di forza fisica ma priva di orientamento. E poiché non vedono ragioni p er non farlo, uccidono. Uccid ere, ha insegnato Caino, è un gesto n etto, irreversibile, con cui lasci un segno in una vita che, altrimenti, va via senza senso.>, Furio Colombo <Rito d’iniziazione per i killer in erba > La Repubblica 11 Sett.1994. 205 Jan Volavka loc.cit. 133 L’ultima spiaggia Durante gli ultimi due secoli, la farmacologia ha compiuto passi da gigante, rendendo possibile un gran numero d’innovazioni in medicina e chirurgia. Ciononostante, il farmaco è spesso bollato come frutto di satana; il farmacologo è messo all’indice da ambientalisti ed antivivisezionisti e l’industria farmaceutica é incolpata genericamente di furto, rapina e malaffare. Da più parti, s’invoca un ritorno a madre natura, dimenticando quanto essa sia stata matrigna con i nostri progenitori. Si sente auspicare un ritorno a vecchi rimedi, senza rendersi conto che a quei tempi non esistevano prodigiosi rimedi., ma sola panacea, sofferenza, fatalismo e tanta superstizione. A gran voce, si parla e si scrive di terapie alternative, che spesso non sono vere cure mediche, ma pratiche ambigue, basate su approcci irrazionali. Da più parti, si sente invocare la medicina alternativa al posto di quella ufficiale, speculando sull’ambiguità degli aggettivi alternativo e ufficiale. Perfino nei paesi più progrediti, cresce la schiera di coloro che disertano il medico di famiglia, per consultare chiropratici, pranoterapeuti, massaggiatori, agopuntori, erboristi e medici omeopati. 206 Tra tutti questi, molto più richiesti sono i chiropratici e non solo per i semplici traumi articolari, dove la loro validità sembrerebbe comprovata, bensì anche in caso di malanni più gravi, come depressione od otite, dove manca qualsiasi logica prova d’utilità. Queste scelte paiono quindi motivate da stimoli emotivi più che razionali, dal desiderio di partecipazione ai propri malanni, di maggior empatia, o anche dal desiderio represso, di svolgere un ruolo più attivo, di partecipare alle pratiche in prima persona, richiamando, dall’inconscio profondo, magici riti di lontani tempi passati. Le pratiche alternative sono pervase da un’olistica e quasi mistica visione dell’individuo; esse sono molto attente al rapporto personale col paziente, pur essendo sprovviste di validi studi su rischi e benefici connessi. Le pratiche della medicina ufficiale sono, invece, più attente al sintomo, anche a 206 Omeopatia: sistema terapeutico fond ato dal Dr. Samuel Hahn emann (1775 -1843) agli inizi dell’ottocento. Le malattie vengono trattate con sostanze capaci di indurre n elle persone san e sintomi simili a quelli che si vogliono eliminare nel p aziente (similia similibus curantur). Una caratteristica b asilare è rappresentata d al fatto, che le sostanze medicamentose v engono somministrate a dosi in finitesimali raggiunte attrav erso diluizioni progressive, accompagn ate da violenti scuotimenti ad ogni diluizione, fino alla scomparsa totale della sostanza farmacologica. La scien za medi ca u fficial e (allopatica) ha p reso le distanze d all’omeopatia a sostegno d ella quale non esistono lavori scientifi ci validi e dalle p ratich e cosiddette altern ative,nonostante che qu este riscuot ano notevole su ccesso presso vasti strati della popolazione. L’assen za di effetti collaterali gioca a favore dei prodotti omeopatici, sostenuti peraltro da grossi interessi economici, mentre non vengono presi in giusta considerazione i d anni spesso irrimediabili, causati dall’impiego di prodotti omeopatici e pratiche alternative, al posto di medicinali salvavita, in patologie ad alto rischio. 134 quello più vago, ma sono succubi del mito dell’efficacia e della verifica sperimentale. 207 Esse mettono in gran rilievo il rapporto rischio-beneficio, calcando l’accento sui possibili rischi ed effetti collaterali, col risultato di terrorizzare spesso parenti e pazienti, ancor prima dell’ inizio della terapia. Povero paziente. Più di essere curato, egli desidera sopratutto sentirsi meglio ed amato. Le pratiche ufficiali spesso curano, ma non fanno star meglio ed il paziente si sente solo e abbandonato. Le pratiche alternative non curano, ma fanno star meglio chi sta già bene, senza saperlo, o talvolta chi soffre realmente. E’ anche successo, che la cosiddetta medicina alternativa sia stata impiegata in caso di gravi malanni, al posto di vere medicine od interventi d’emergenza. In questi casi, é triste dirlo, il paziente é stato portato a morte sicura e ciò é accaduto, per frode o ignoranza, moltissime volte. Sulla scia di questi discorsi e sciogliendo la briglia alla fantasia, potremmo immaginare, oltre alla medicina, altre scienze alternative e paradossali. Si potrebbe pensare ad una chimica alternativa, che in bizzarri alambicchi combini atomi strani e molecole alternative; oppure, una fisica alternativa che giocherelli con protoni, neutroni, quark ed elettroni alternativi impazziti; o perfino un’ingegneria alternativa, alquanto bislacca, in grado di progettare e costruire ponti, dighe e grattacieli, rincorrendo principi alternativi di statica e idraulica. Sarebbe bene ricordare, che ogni prassi terapeutica, antica o moderna, si basa su presupposti biochimici e che, alla biochimica, non c’è alternativa. E’ la scienza che governa nascita, vita e morte sul nostro pianeta e nell’universo. Perfino molti farmaci antichi di comprovata efficacia, quelli della medicina popolare, quelli dei vecchi sacerdoti, guaritori, stregoni e sciamani, basano la loro azione su meccanismi e principi biochimici. Sono gli stessi principi, che sono alla base dei farmaci allopatici odierni. *** 207 La cultura mediterranea spicca, rispetto alle precedenti, per un cres cente predominio della ragione sulla s fera affettiva, per un’invadente supremazia dell’oggettivo sul soggettivo, e di conseguenza per una prog ressiva tras curat ezza della dimensione affettiva ed individuale della conoscenza. In questo modo, venivano anche posate le fondam enta, sulle quali sarebbe stato costruito poco alla volta, piano per piano, il grattacielo della scienza e della tecnica modern e. Durante qu esto processo, sempre più si radica l’idea che il “ vero” non è quello ch e noi possiamo intuire, i nostri occhi vedere od i nostri sensi percepire, bensì solo ciò che è veri ficabile matematicamente e dimostrabile sperimentalmente o come affermav a criticamente Lorenz:< la convinzione ch e sia reale soltanto ciò che può essere espresso con la terminologia delle scienze esatte della natura e dimostrato in base a procedimenti quantitativi. Insomma: il calcolo e la misura sarebbero gli unici metodi scientificamente legittimi per acquisire conoscenze sulla realtà ...>. 135 La droga non é frutto, invenzione o scoperta dell’era moderna. L’uso di sostanze stupefacenti era, infatti, ben conosciuto e diffuso da tempi remoti. Sedare il dolore, migliorare l’umore, affinare la mente, influenzare prestazioni e comportamenti, tramite sostanze, naturali o artificiali, fa parte di una prassi vecchia quanto l’uomo, seppure spesso ristretta a pochi iniziati. Nell’antichità, oppio, coca, alcol e tabacco erano correntemente impiegati, senza che gli aspetti negativi, connessi alla loro assunzione, emergessero con la stessa frequenza e drammaticità dei tempi moderni, mentre é l’odierna crescente disponibilità di droghe e la loro assunzione per via iniettabile o inalatoria, che non ha precedenti di sorta. L’entità dell’effetto delle sostanze stupefacenti é collegata, in prima istanza, alla via di somministrazione (orale, endovena,respiratoria,ecc.), al dosaggio (quantità) e alla concentrazione (purezza) della sostanza; in seconda istanza, essa é influenzata dalle condizioni del consumatore (set) e dall’ambiente (setting). Concentrazione, purezza e modo d’assunzione sono tre parametri cruciali, i quali determinano l’efficacia della droga e l’entità degli effetti collaterali, spesso letali. Concentrazione e purezza influenzano la potenza delle singole dosi, mentre la via di somministrazione determina la velocità d’assorbimento e la penetrazione nel cervello. La via endovena o inalatoria é la più rapida, permettendo alla droga di raggiungere il cervello in pochi secondi. Più droga penetra nel cervello, nell’unità di tempo, maggiori saranno i livelli cerebrali di droga e maggiore sarà l’effetto, ma anche maggiore sarà l’azione nociva ed il rischio di gravi effetti collaterali, talvolta letali: Via iniettabile e inalatoria = maggiore penetrazione (quantità e rapidità) → alti livelli ematici e cerebrali → maggior effetto → grave rischio. L’azione e la tossicità aumentano progressivamente e drasticamente, passando dalla droga grezza a prodotti purificati, dalla somministrazione per via orale a quella sistemica (aumento effetto/tossicità →) e dall’assunzione di singole sostanze a cocktails di droghe: • foglie di coca masticate = infuso, di foglie di coca, bevuto (maté) → cocaina ingerita → cocaina sniffata → cocaina fumata → cocaina iniettata; • oppio ingerito → oppio fumato → morfina ed eroina iniettate; • birra a bassa gradazione alcolica → vino a media gradazione → superalcolici ad alta gradazione → superalcolici ad altissima gradazione ( ›40°); • bevande alcoliche → droghe singole o cocktail di droghe; • bevande alcoliche → spinello → droghe singole o cocktail di droghe; • spinello → bevande alcoliche → droghe singole o cocktail di droghe; 136 • tabacco masticato → tabacco fumato con narghilè → pipa → sigari → sigarette → sigarette inalate. • droga singola → cocktail di droghe → S ballo completo In passato, le droghe principali (oppio, coca, alcol, tabacco) erano assunte a scopi spesso rituali ed in quantità moderate, dato che i prodotti disponibili erano grezzi, contenevano scarse quantità di principio attivo e venivano, di norma, ingeriti (assorbimento scarso e lento). Successivamente, si é passati all’assunzione di droghe sempre più concentrate, fino ad arrivare a principi puri al 100% (morfina, eroina, cocaina, ecc.) Quasi contemporaneamente, é stata migliorata la via di somministrazione, introducendo nell’uso comune due modi di somministrazione molto rapidi ed efficaci: quell’inalatorio (fumo e spray) e quello iniettabile (endovena, intramuscolo). La scoperta e l’impiego di sostanze stupefacenti, presso popoli diversi ed estranei in varie parti del mondo, conferma, come la creazione di una realtà virtuale piacevole, in contrapposizione a quella quotidiana, possegga radici comuni a tutti i popoli e sia radicata nel profondo di mente e cervello. Questa tesi trova riscontro sperimentale in due recenti scoperte della ricerca neurochimica: l’individuazione di ricettori specifici, in determinate aree cerebrali deputate ai processi di gratificazione e la correlazione tra dipendenza e gratificazione. M itigare il dolore quando soffriamo, fino a ricercare dei paradisi artificiali, per sfuggire alla sofferenza fisica e psichica, é un approccio quasi inevitabile, poiché predisposto nelle strutture cerebrali da meccanismi biochimici e comportamentali automatizzati. I nostri comportamenti obbediscono alle strutture del cervello, il quale si rispecchia nella biochimica e biofisica dei neuroni, dai quali é composto. Noi c’illudiamo di essere liberi, mentre le nostre scelte sono largamente determinate dalle caratteristiche funzionali del cervello e la nostra mente é prigioniera di programmi biologici e di comportamenti prestabiliti. Ingannare se stessi con i paradisi artificiali é l’ultima e più raffinata scoperta della civiltà mediterranea, é il frutto più prelibato della cultura dell’inganno. L’inganno e l’ingegno hanno origini comuni e l’inganno é frutto dell’ingegno: quanto più raffinato l’ingegno, tanto più ricercato il suo frutto. L’ingegno é stata la carta vincente dell’Homo sapiens sapiens e l’inganno, la sua arma preferita. Potrebbe essere, ahimè, l’ultimo frutto di una cultura destinata al tramonto, mentre il nostro vero dilemma resta, come sfuggire a noi stessi e agli stretti vincoli, che la natura ci ha imposto. 137 XIII LA RIVOLUZIONE BIOMEDICA Nella seconda metà del Novecento, i progressi della genetica, danno l’avvio ad una profonda quanto silente riforma metodologica della clinica medica. Una rivoluzione biomedica, forse maggiore, di quella dovuta allo sviluppo dell’ immunologia e discipline associate. Da questi studi, emergerà e si affermerà la tesi che sarebbe il patrimonio genetico a condizionare le reazioni difensive dell’individuo verso acciacchi e malanni. 208 Questa visione deterministica si estenderà a macchia d’olio, fino ad includere ogni aggressione esogena o endogena al nostro organismo, quindi perfino, le malattie infettive causate da virus e batteri, prioni e protozoi. Nel decorso di queste ed altre affezioni, ultimo arbitro sarà il patrimonio genetico del singolo, che modulerà la risposta immunitaria. Pur senza arrivare alla conclusione estrema, che non vi siano malattie ma solo malati, prevarrà tra clinici e pazienti l’opinione, che ogni malattia vada considerata in chiave individuale, quasi personalizzata e che ogni malato disponga di una risposta immune del tutto peculiare e non duplicabile.Quest’interpretazione relativistica di malattia e perciò terapia, acuirà la sensazione d’imprevedibilità dell’una e dell’altra: imprevedibile malattia, sempre più evanescente la terapia. La crescente incertezza del medico aumenterà quella del paziente, fomentando maggior scetticismo 208 [12] Circa 150.000 geni sono pres enti nel g enoma umano, det erminandone le modalità di espressione. Alcuni geni possono essere d efici enti o mal funzionanti e qu este mutazioni possono essere ereditarie o formarsi spontaneam ente nelle cellule somatiche (incidenti radicalici ?). Sono conosciute ben 4.000 dis funzioni g enetich e, un quarto d elle quali ben documentate. Sommando l’incidenza delle dis funzioni ereditarie più comuni, si può concludere che più dei due terzi della popolazione umana è affetta da una o più di queste disfunzioni o predisposizioni: DISFUNZIONI PREDISPOSIZIONE Diabete Iperuri cemia Glaucoma Ipercolesterolemia Psicosi Maniaco-Depressiva Miopia Psoriasi Schizo freni a Scoliosi Alzheimer Tumore al seno Carcinoma del colon Obesità Alcoolismo/Tossicodipendenza ND FREQUENZA 2- 5 2 -15 1- 2 1- 5 0,4 - 3 3- 4 2- 3 0,5 - 1 3- 5 7 -27 4- 8 0,1 - 1 ND % % % % % % % % % % % % 138 verso medico e malanno. Si moltiplicheranno le incertezze sul piano diagnostico e clinico, i dubbi e le difficoltà nell’affrontare le tante avversità. Sistemi immunitari individuali quasi ribelli e soggetti alle leggi del caos, sforneranno nell’ambito di rigidi programmi globali, risposte immuni personalizzate, differenti da individuo a individuo: identiche malattie avranno differenti decorsi; identici farmaci differenti risultati tra vari pazienti. L’insicurezza crescente contagerà medico e paziente, sfociando nella più irrazionale delle reazioni, la sublimazione della speranza. Speranza di cogliere risultati terapeutici fausti, anche in casi nefasti; speranza nell’irrazionale, che portiamo gelosamente nascosta nel profondo del nostro inconscio, da tempi remoti. Portata all’estremo, questa speranza degenererà nell’accanimento terapeutico, nello spingere il medico a tentare nuove strategie di cura, anche se non razionali e giustificate; nel sollecitare, da parte di pazienti e parenti, prescrizioni e interventi, spesso in contrasto tra loro. Rincorrendo l’effimero sogno di Faust, la morte non sarà più considerata l’ineluttabile evento al quale é soggetto ogni vivente, bensì un nemico da combattere e sconfiggere ovunque, a qualsiasi prezzo. La morte sarà dipinta come un incidente biochimico procrastinabile con opportune misure, forse anche evitabile. 209 L’aspettativa di vita è balzata dai 30 anni del secolo d’oro di Pericle, agli 80 d’oggi. M a già si parla di 90. C’è chi promette 100 come prossima meta, chi discetta che i 120 non sono un miraggio, chi prospetta vita senza morte. Chi racconta di microrganismi asessuati, che si replicano all’infinito e non conoscono fine. Presto, l’immortalità non sarà più affidata alla procreazione e al ricambio generazionale, bensì ad astute manipolazioni biochimiche. Il rifiuto della morte, nuovo culto della società dell’inganno e della società dei consumi, sarà abilmente sfruttato da menti spregiudicate, favorendo lo sviluppo di una geriatria frammentata in una miriade di branche, delle pratiche mediche alternative, della moda dei trapianti d’organo e della chirurgia estetica, fino a trasformare quest’ultimo frutto prezioso del nostro ingegno, in industria fiorente. 209 Marie de Hennezel <La morte amica > Rizzoli ed. 1996. 139 L’attrazione per l’irrazionale Nonostante il progresso di scienze e culture, la superstizione regna sovrana. Non solo nei paesi dove si muore di fame, ma anche in quelli più ricchi.L’attrazione per l’irrazionale ha radici profonde e difficili da estirpare, anche nelle menti più colte. Una delle manifestazioni più tipiche è rappresentata dall’animismo, che continua ad essere una componente della vita moderna. L’animista attribuisce taluni aspetti del proprio ego, della propria natura, ad oggetti esterni del mondo, come pure a semplici eventi, egli naviga a vista nella confusione tra ciò che fa parte di noi e ciò che ci circonda. L’animismo trova la sua origine nell’egocentrismo primordiale, che possiede ognuno di noi, da tempi remoti. Da quando l’ominide non era in grado di valutare il mondo oggettivamente, cioè per quello che è e non per quello che pare. Esso regna sovrano nella prima infanzia, quando il bambino non è ancora in grado di distinguere tra sé ed il mondo circostante, tra il volere e l’ottenere, tra i suoi pensieri e quelli degli altri. Con la crescita e la presa di coscienza, il bambino evolve il suo atteggiamento da soggettivo ad oggettivo, fino a trovare un punto d’equilibrio; fino a realizzare una visione ed interpretazione oggettiva della realtà esterna. Quest’equilibrio tra visione oggettiva e soggettiva è talvolta precario e non sempre l’individuo è in grado di discernere tra idee e realtà. Adolescenti ed adulti molto sensibili sono spesso così impressionati dai propri pensieri, da ritenerli reali. In maniera analoga, incantesimi magici, superstizioni, stregoneria, preghiera e religioni si basano sulla credenza e certezza dell’assoluta onnipotenza delle proprie parole, atti, desideri e pensieri.L’egocentrismo rappresenta un’interpretazione “infantile” della realtà, destinata ad evolversi con l’età in una visione prevalentemente oggettiva. Esso sopravvive al trionfo della ragione e resta alla base delle arti, dell’innovazione, del comando e di tutte quelle attività creative, nelle quali l’espressione diretta dell’ego giocherà un ruolo determinante. In questo senso, esso rappresenta una delle caratteristiche più affascinanti della personalità, rispecchiando l’inclinazione primordiale della nostra mente. Esso non potrà che scontrarsi col mondo scientifico, il quale ha innalzato sull’altare ragione e osservazione, detronizzando fede e speculazione.In conformità a queste premesse, sembra meno arduo comprendere l’uomo moderno, fluttuante come una candela al vento tra egocentrismo ed oggettivismo, tra sogni e realtà, come pure alcune sue bizzarre manifestazioni. C’è chi prende o prescrive rimedi omeopatici, convinto della loro utilità, trascurando che essi non contengono traccia del principio vantato, nemmeno una sola molecola. Quasi alla stregua del vecchio bifolco, che si auto curava bevendo il sangue di un rospo od applicando ragnatele ed 140 impacchi di sterco sulle ferite. C’è chi credeva e crede nelle visioni, nei miracoli di angeli e demoni, santi e beati; c’è chi oggi decanta statue che piangono lacrime e sangue o che bevono latte. C’è chi si rivolge ad astrologi, cartomanti e indovini, alla stregua di Egizi, Greci e Romani, che cercavano auspici, osservando fegato e cuore di vittime inermi, oppure interpretando il volo degli uccelli od interpellando gli oracoli. E tanti altri sono gli esempi. *** La civiltà dei consumi si è impadronita dell’arte del guaritore in tutti i suoi molteplici aspetti.La realizzazione di una farmacopea universale, ha trasformato la pallottola magica di vecchi guaritori e stregoni, sacerdoti e sciamani in un farmaco planetario e di massa. Non c’è più l’amara pozione, allestita in segreto e somministrata con magici riti dai vecchi stregoni. Non esiste più la pallottola magica, autorevolmente prescritta dal medico di famiglia. Non c’è più la ricetta magistrale, attentamente spedita dallo speziale. Non esiste più l’amara medicina, somministrata, tra voti e preci con sacro rituale, al cospetto dell’intera famiglia. La pallottola magica, da regina dell’umana commedia, é divenuta prodotto di massa, prodotto di consumo volgare, alla stregua di un detersivo del supermercato. La morte meccanica Sofferenza e dolore sono termini equivalenti, seppure esprimano concetti diversi. Prima arriva la sensazione dolorosa dovuta a stimolo esterno od interno, poi questa si trasforma in sofferenza fisica o mentale. Il dolore diviene sofferenza, ma entità e durata varieranno da individuo a individuo, oppure in tempi e momenti diversi. La stessa sensazione può causare sofferenze diverse, in individui diversi. Lo stimolo doloroso viene individualizzato, personalizzato, fino ad acquistare un’anima. L’individuo farà proprio il proprio dolore, se ne impossesserà e lo trasformerà in sofferenza umana profonda, che varierà anch’essa da individuo a individuo, così come varieranno risposte e reazioni alla sofferenza, in un variopinto turbinio di sensazioni e comportamenti. Nella storia dell’uomo, la sofferenza diviene espressione vissuta dell’animo e della cultura e le varie culture esprimono sofferenze diverse agli stessi dolori. Le assorbono nel loro sistema di vita; le 141 caricano di senso profondo, modulando comportamenti adeguati, educando a sopportare, a soffrire, a vivere il rito del lutto. Esistono soglie dolorifiche diverse da individuo a individuo: vi sono individui più o meno sensibili e la loro sensibilità può variare col tempo.Le culture tendono a livellare le soglie, imponendo un senso di responsabilità per i propri comportamenti; esse educano a sopportare con dignità e fermezza ogni lutto, ogni male fisico e morale. Nell’antichità, si era stati educati a convivere coi propri malanni e difetti, con le proprie afflizioni, a considerare i malanni retaggio inevitabile della condizione dell’uomo. Tutte le culture tradizionali hanno sviluppato interpretazioni religiose o mitiche di sofferenza e dolore. Per i musulmani esso è Kismet, destino voluto da Dio; per gli indù è Karma, un fardello che ci trasciniamo dietro dalla precedente incarnazione; per i cristiani un peso santificante del peccato originale.Per gl’ippocratici il dolore era un strumento di diagnosi utile, per indicare al medico quale armonia far ritrovare al paziente. Essi distinguevano varie disarmonie, ognuna delle quali provocava un particolare dolore. Era come dire, salute é armonia, sofferenza, dolore e malattia, sono frutto di profonda disarmonia. Per i Greci il dolore, era il riflesso dell’evoluzione e della sofferenza dell’anima, il suo modo di viverla. Non si poteva disgiungere la felicità dal dolore e se durante la cura il dolore spariva, ciò non significava che il traguardo era stato raggiunto. A quei tempi, il corpo non era stato ancora strappato dall’anima, né la malattia dal dolore. Le stesse parole indicavano dolore fisico e sofferenza dell’anima, che includeva il corpo intero. Anima e corpo soffrivano insieme. Per i neoplatonici, il dolore era frutto di deficienza divina; per i manichei, frutto malefico dell’architetto supremo; per i cristiani, conseguenza del peccato originale. Per i Greci non era concepibile separare dolore da felicità, mentre in Estremo Oriente, i Cinesi curavano, eliminando il dolore con pratiche varie (agopuntura, oppio). In Occidente, divenne famoso l’impiego della Spongia Somnifera, da parte della Schola Medica Salernitana, che forniva aiuto soporifero ai candidati ad interventi chirurgici, affinché sentissero meno il dolore del taglio.Si trattava di una spugna di mare, impregnata dei succhi di oppio, giusquiamo e mandragora. Avvicinata alle narici e annusata, essa addormentava il paziente come d’incanto.210 Per tutte queste culture, il dolore era maledizione divina, seppur spesso meritata; una debolezza della natura, un male universale e ineluttabile.Il dolore andava umanamente sofferto, semmai alleviato con oppio, agopuntura od ipnosi, giammai eliminato. 210 All’azione narcotica dell’oppio si aggiungeva sinergisticamente quella degli alcaloidi contenuti nel giusquiamo e nella mandragora ( iosciamina, ioscina, scopolamina,atropina,ecc.) che sono potenti allucinogeni,amnesizzanti ed eu forizzanti. A causa della impossibilità di dosare correttamente la droga, il sonno indotto poteva divenire irreversibile con conseguente morte del pazient e,oppure determinare disturbi della psiche più o meno transitori (forme maniacali o stati depressivi). 142 Per Cartesio, il dolore è un segnale, un campanello d’allarme, con il quale il corpo reagisce in autodifesa, per proteggere la sua integrità meccanica. Il dolore si riduce ad insegnare all’anima come evitare danni ulteriori alla macchina, al corpo. Da maledizione divina, il dolore diventa brillante espediente, per garantire il funzionamento dell’uomo, per evitare ulteriori avarie. Alla fine dell’ottocento, il dolore perderà ogni dignità terrena e celeste, venendo ridotto a studi umilianti, col fine di un’ eliminazione completa e totale. Dolore, nuovamente aspetto negativo della vita, aspetto sgradevole da eliminare del tutto. Da quì, nascerà la tendenza a minimizzare il dolore, più che massimizzare la felicità: l’antica capacità di soffrire il dolore evolverà nell’arte moderna di gestirlo compiutamente. Nel terzo millennio, il dolore non è che un capitolo della biochimica. La causa materiale si riduce ad una infiammazione, ad un’aggressione da parte di agenti esterni od interni ed alla risposta del corpo all’affronto. Tutti i mediatori biochimici, dalle citochine ai neuropeptidi, dai fattori di crescita ai neurotrasmettitori, entrano in pista, in un frenetico ballo. Dal cronico all’acuto, dal periferico al centrale, dal nocicettivo al neuropatico; tante sono le forme ed i tipi di dolore, eppure una sola è la causa, l’infiammazione. Una la causa, una sola la strategia terapeutica, frammentata in trattamenti svariati. La parola d’ordine é divenuta una sola, uguale per tutti in tutti i paesi: eliminare l’infiammazione. 211 Il dolore diventa un disvalore, qualcosa da cui fuggire, piuttosto che fronteggiarlo. Nella società contemporanea, il dolore verrà medicalizzato, anestetizzato, esorcizzato, eliminato del tutto, grazie alle nuove armi e munizioni, forgiate dall’ingegno del chimico e farmacologo moderno. Aumentando il livello di anestesia, verrà meno la capacità di apprezzare gioie e piaceri ed una società anestetizzata richiede stimoli forti, sempre più forti, musiche rock, luci psichedeliche. Per galvanizzare l’ego, s’imporranno droga, orrore e violenza, mentre l’accettazione della sofferenza diverrà sinonimo di masochismo.Il trattamento del dolore non è che uno degli aspetti della medicalizzazione della società contemporanea, dell’industrializzazione di morte e salute. Nelle popolazioni primitive, la morte scatenava un’esplosione di paura e forme di difesa irrazionali. La solidarietà di gruppo veniva salvaguardata da riti funebri, che divennero occasione di celebrazione e socializzazione.La medicalizzazione della morte ha introdotto nuovi riti nella società industriale moderna, tra cui quello della morte medicalizzata. La morte, cosidetta anormale, diviene l’opposto della morte naturale, conseguenza di malattia, violenza o disturbi meccanici e cronici. E’una morte gestita dal medico non più dal paziente, non più dai parenti; é una morte spersonalizzata.212 211 Sota Omoigui < The biochemical origin of pain-Proposing a new law of pain:The origin of all pain is inflammation and the inflammatory response.Part 1 of 3-A unifying law of pain > Medical Hypotheses, Elsevier doi:10:1016.mehy.2006.11.028 212 Ivan Illich <Nemesi medica-l’espropriazione della salute >, Mondadori ed. 1997. 143 La morte naturale, fenomeno oramai raro, interviene senza malattia e senza definibile causa.Nella coscienza moderna, la morte perde la connotazione tradizionale d’ineluttabile evento, per assumere quella concreta del nemico maggiore, il nemico “numero uno”. Tutta la società si raccoglierà, si radunerà per esorcizzare e sconfiggere questa <mala morte>. In quest’ambito, l’apocalisse biologica o nucleare diviene un’eventualità più che reale; non più il cataclisma imposto da volontà divina o dalle leggi della natura, bensì la conseguenza diretta delle scelte dell’uomo. Oggi, una persona muore quando il cervello è divenuto inattivo, quando l’encefalogramma é piatto, non quando esalerà l’ultimo respiro od il cuore avrà cessato di battere. L’uomo medicalizzato ha perso ogni libero arbitrio, anche quello di morire. Sarà la società, attraverso il sistema medico, a decidere quando e dopo quali offese, mutilazioni e sofferenze verrà concessa la morte. La medicalizzazione di società e salute ha posto fine all’epoca della morte naturale. Il paziente ha perso ogni diritto autonomo di presiedere all’atto di morire, di scegliere, semmai, momento e forme del trapasso.L’uomo ha perso la sua estrema forma di libertà, è stato privato dell’ultimo respiro. Tutto viene medicalizzato, anche la morte. L’uomo medicalizzato da soggetto viene trasformato in oggetto; perde ogni libero arbitrio, quello di morire perfino: Perfino morire d’inedia è proibito: aghi crudeli trafiggeranno le braccia, iniettando una vita artificiale, che vita non è. 213 Se il cuor s’inceppa prostrato, come un ronzino stremato, scariche elettriche lo sferzano e lo riportano in vita; lo costringono a una vita che vita non é, sono lavori forzati. Se i polmoni, grevi dei fumi della città, sono stanchi di correre senza speranza verso cieli più tersi, ti ritrovi intubato, la lingua repressa, il naso strizzato, gli occhi strabuzzati, le orecchia che ronzano. Se il cervello s’inonda di sangue, verrai manovrato, non verso l’ultimo oblio, ma verso l’agonia del cerebroleso. Se la schiena si spezza, non avrai la fine gloriosa dei prodi d’un tempo, bensì busti, sedie e lettini; olimpiadi a rotelle, per i più bravi. Se un tarlo maligno ti rode le ossa od i visceri, tanti e tanti saranno i supplizi: dal chemioterapico al bisturi, ai raggi. Neppure d’incidente morire potrai: trattamento e recupero stanno in agguato. Non importa come starai, importa salvare, sempre e solo salvare, ma salvare da cosa. La morte naturale è morta, é morta sepolta, scomparsa, cremata, soppiantata da quella meccanica. Non più l’anelito estremo, amorosamente raccolto da parenti ed amici, ma solo un piatto tracciato, una linea sottile, che fugge veloce e svanisce anonima, nel grigiore del nulla. 213 Secondo la Società Italiana di Nutrizione Artificale e Metabolismo, ( www.sinpe.it ) la nutrizione articiale é considerat a una terapia, con indicazioni,controindicazioni ed eventi indesiderati, e ricade nell’ambito decisionale e di responsabilità del medico. 144 XIV LA RIVOLUZIONE VERDE D EL XX S ECOLO <Mens sana in corpore sano>? Prima dell’invenzione dell’agricoltura e degli allevamenti e prima della scoperta del fuoco, i prodotti commestibili scarseggiavano su tutto il pianeta. I nostri progenitori trascorrevano tutta la vita, grama e ricca di stenti, nell’affannosa ricerca di cibo edibile, allora scarso e poco nutriente. La sua disponibilità così scarsa e discontinua causava cadenze di pasto irregolari e casuali: si viveva alla giornata. Per sopravvivere, il corpo aumentò la capacità d’immagazzinare, nel tessuto adiposo, l’energia ingerita e non consumata, onde poterne disporre nei periodi di magra. La possibilità di accumulare energia, sotto forma di grasso corporeo, ha svolto, quindi, un ruolo fondamentale nel regno animale, consentendo la sopravvivenza per lunghi periodi di tempo; proprietà provvidenziale anche per l’uomo, specie quando il cibo scarseggiava e la vita richiedeva attività fisica intensa ed alto dispendio energetico. Grazie, alla successiva abbondanza di cibo altamente nutriente e all’attività fisica fortemente ridotta, questa caratteristica esistenziale si è trasformata in rischio letale. Nelle nuove generazioni dei vari paesi del globo, si registra un aumento eccessivo del peso e del tessuto adiposo, fino a raggiungere dimensioni patologiche, in vasti strati della popolazione. Si é anche notato, come a parità di apporto calorico ed attività fisica, alcuni individui mostrino maggiore propensione all’obesità, indicando che fattori genetici individuali ed ancora poco conosciuti, potrebbero contribuire alla regolazione del peso corporeo e dell’adipe. Grazie alla Rivoluzione verde del XX secolo, sono finite le grandi carestie di massa, mentre é emerso un problema sociale inaspettato, conseguente alla globalizzazione. Un fenomeno nuovo e di portata planetaria. Incommensurabile nelle sue drastiche e repentine conseguenze su società e salute: la Transizione alimentare. 214 214 B.Caballero, B.M.Popkin <The Nutrition Transition:Diet and Disease in the Developing World>, Academic Press (2002) 145 *** Oltre a seguire stili di vita più sedentari, gli abitanti dei paesi in via di sviluppo hanno mutato le loro diete, cominciando a consumare alimenti altamente energetici, come dolcificanti, oli di semi e cibi di origine animale (carne, pollame, pesce, uova e latticini). Questo drastico e repentino cambiamento delle abitudini alimentari e degli stili di vita sta portando intere popolazioni verso un aumento esponenziale di diabete, cardiopatie ed altre patologie strettamente legate all’obesità. Tra queste patologie del sovrappeso, meritano particolare rilievo, a causa delle conseguenze sociali su giovani e adulti, anche alcune modifiche del comportamento, deficienze dell’apprendimento di varia entità, nonché svariate neuropatie. 215 Per la prima volta nella storia dell’umanità e nel corso di una sola generazione, il numero delle persone sovrappeso ha quasi eguagliato quello delle persone denutrite: 1,3 milliardi d’ipernutriti contro 800 milioni di affamati. Paesi abituati a lottare contro lo spettro di povertà, fame e denutrizione, si trovano a dover lottare contro l’obesità, senza che la piaga delle carestie sia stata debellata. In M essico, Egitto e Sudafrica più della metà degli adulti é sovrappeso e ca. un quarto é obeso; nella maggior parte dei paesi latinoamericani, mediorientali e nordafricani almeno un quarto degli adulti é sovrappeso; perfino in paesi poverissimi, come Nigeria ed U ganda, lo spettro di una nuova epidemia, l’obesità, bussa alla porta. Indagini nazionali e sovranazionali mostrano come il fenomeno abbracci vasti strati della popolazione, ricchi e poveri, maschi e femmine, giovani e adulti. In M essico, il 71% dei maschi e il 66% delle femmine sono sovrappeso ed un sesto della popolazione soffre di diabete 2, una malattia quasi sconosciuta mezzo secolo fà. S’ingrassa di più nelle città che nelle zone rurali, eppure in M essico, Colombia, Turchia, Sudafrica e Giordania, per citare un esempio, accade l’opposto: ben la metà delle donne residenti in campagna é sovrappeso. Tempo addietro, i ricchi soffrivano di gotta e i poveri pativano la fame, fino a morirne. Si argomentava, come l’alimentazione cattiva e insufficiente portasse problemi di salute, rallentasse l’apprendimento, aggravasse la povertà e causasse ulteriore denutrizione. Oggi che la gotta é scomparsa, che i ricchi muoiono di cuore e di cancro e che tanti poveri continuano a perire d’inedia, nei paesi emergenti, i tassi d’obesità sono invece più alti fra le donne più povere che fra quelle più ricche. L’aumento dei redditi ha spinto i poveri a scimmiottare gli stili di vita dei ricchi, ad adottare cibo e abitudini occidentali, come televisione e supermercati, avvicinandosi al baratro dell’obesità. 215 B.M.Popkin <Global Nutrition Dynamics:The World is shifting rapidly toward a diet linked with noncommunicable Diseases (NCDs)>, American Journal of Clinical Nutrition 84,(2006),pp.289-298 146 L’assunzione a tutte le ore del giorno, di bevande dolcificate al posto di semplice acqua é uno dei vizi globali dell’era moderna. Esso ha contribuito alla diffusione di sovrappeso e obesità tra tutte le popolazioni, da quelle del Nordamerica a quelle emergenti e del Terzo M ondo. Nella dieta del Nordamericano medio, queste bevande hanno causato un incremento calorico giornaliero di ca. 137 kcal., che equivale, se non compensato da una equivalente minore ingestione di cibo, ad un incremento ponderale di 6 Kg in un anno. In M essico, almeno 350 kcal al giorno vengono assunte sotto forma di bevande dolcificate. Il che significa, aumentare di peso. Ingrassare al ritmo di quasi un Kg al mese o una decina di chili in un anno. Non stupisce, quindi, l’affermazione paradossale che < basta un misero uno per cento di differenza in più tra l’energia incamerata e quella consumata per aumentare di 30 chili in 30 anni >, ma le bevande dolcificate non sono da sole sul banco degli accusati. Negli ultimi vent’anni, il consumo di cibi d’origine animale ha subito un’impennata nei paesi emergenti, ai quali si deve quasi tutto l’aumento della produzione mondiale di carne, pollame, pesce, uova e latticini. Il maggior consumo di cibi d’origine animale, abbinato alla maggior sedentarietà, contribuisce ad aumentare l’incidenza di obesità e malattie cardiovascolari, mentre l’aumento degli allevamenti ha un impatto ambientale devastante. Gli allevamenti intensivi contribuiscono significativamente • al processo planetario di deforestazione (al fine di dedicare maggiori superfici di terreno agli allevamenti ed alle colture di mangimi per gli animali); • al forte aumento del consumo di acqua (necessaria sia per il bestiame sia per le colture); • all’aumento dell’effetto serra (la digestione degli animali produce oltre 100 milioni di tonnellate di metano (pari al 37% delle emissioni totali del gas); • all’uso di combustibili fossili per coltivazioni e trasporto legati alla tecnologia degli allevamenti industriali (pari al 9% delle emissioni globali di anidride carbonica). Nei paesi emergenti, il processo di globalizzazione di usi e costumi ha portato alla transizione alimentare. Un’operazione di marketing di grande successo, pianificata con cura negli aspetti prettamente commerciali, ma nell’ignoranza di quelli ambientali e della salute e che ha causato il passaggio repentino da una dieta povera a base di tuberi e cereali, ad una dieta altamente energetica, a base di carne, latticini e cibi industriali, ad alto contenuto di zucchero e grassi. Ne é nato, in queste contrade, un problema sociale, che coinvolge paesi e famiglie, dove convivono povertà, fame e denutrizione cronica, accanto ad obesità e nuove patologie correlate. La fame cronica é sempre stata retaggio dei poveri. La fame porta a denutrizione e questa a malattie spesso letali. Se non subito letale, la denutrizione aggredisce il cervello, diminuendo e annientando irrimediabilmente ogni capacità d’apprendimento. 147 La povertà va a braccetto con fame, denutrizione e ignoranza, la quale é la prima radice della povertà. I denutriti cronici si trovano per il 75% nelle zone rurali del Terzo M ondo, hanno istruzione carente od assente del tutto, salari infimi, lavoro degradante e la cosa peggiore: non hanno alcuna speranza. La loro odissea inizia presto, appena vengono al mondo. Fanno la fame già da bambini e per le tante carenze non raggiungeranno mai una crescita completa; posseggono scarse difese immunitarie; sono scolari deficienti ed imparano poco; guadagneranno molto meno degli altri da adulti; non hanno alcuna speranza. Una catena perversa, che nessuno riesce a spezzare. *** Il cambiamento della dieta abituale, indotto dalla transizione alimentare, é stato rapido e globale, coinvolgendo le etnie più disparate nel giro di meno di una generazione. La rapidità e la diffusione del fenomeno suggeriscono, che alla sua radice, abbiano agito, oltre a quelli ambientali, anche fattori di natura genetica, indipendentemente dalla localizzazione geografica. Sembra verosimile, che i nuovi alimenti molto ricchi in zuccheri e grassi ed energeticamente vantaggiosi per la sopravvivenza negli ambienti ostili dell’uomo preistorico, abbiano richiamato alla luce impulsi ancestrali inconsci, esercitando un’effetto di rinforzo, che li fa preferire alle tradizionali diete più povere. Tecniche d’imaging rivelano, in effetti, che fame compulsiva (craving) e abuso di stupefacenti, coinvolgono identici circuiti cerebrali e che ambedue i fenomeni sono dopamino-dipendenti. In altre parole, il cibo e le sostanze da abuso, attivando gli stessi circuiti della ricompensa e del piacere, provocano risposte condizionate, che potranno essere poi evocate dall’obeso alla sola vista del cibo, dal tossicodipendente alla sola vista della droga o in ambedue i soggetti alla vista dell’ambiente, nel quale i prodotti sono stati consumati. Quale risposta neurochimica, in questi casi, aumenta la dopamina nello striato, la regione cerebrale coinvolta nei meccanismi di ricompensa. A sostegno di quest’interpretazione, sta il fatto che lo striato degli obesi (e dei tossicodipendenti) contiene meno ricettori dopaminergici D2, rispetto alla media della popolazione e che negli obesi la concentrazione dei ricettori dopaminergici é inversamente proporzionale all’indice di massa corporea (IM C): più una persona é obesa, minore sarà il numero dei ricettori dopaminergici. 216 216 L’indice di massa corpo rea (abb reviato IMC o BMI, dall’inglese Body Mass Index) é un dato biometri co, espresso come rappo rto tra peso e altezza di un individuo ed é utilizzato come indicatore dello stato di peso fo rma. IMC = Peso 2 (kg) /Altezza (metri) 148 A seguito di questa carenza congenita, obesi (e tossicodipendenti) sono più a rischio d’incorrere in patologie da dipendenza. Gli obesi, divenuti tali a seguito della transizione alimentare, sono dei veri e propri malati e come tali andrebbero opportunamente trattati. *** <Obese men ‘have lower IQs’> Men who are obese may have less brainpower than their trim counterpart, according to US research. 217 Individui obesi (IM C > 30), notoriamente a maggior rischio di diabete, infarto, cancro ed altre malattie cardiovascolari, dovranno in futuro preoccuparsi seriamente anche dell’efficienza del proprio cervello. Secondo recenti studi dell’Università della Florida, vari soggetti obesi hanno mostrato un Quoziente di Intelligenza (IQ) inferiore a quello dei controlli. Negli stessi individui sono state anche notate non meglio identificate lesioni della materia bianca cerebrale, non molto dissimili da quelle ritrovate in pazienti di Alzheimer. Questa correlazione negativa tra obesità ed attività cognitive, può trovare varie spiegazioni, tra le quali: • turbe del metabolismo cerebrale, alterato negli obesi da diete incongrue; • danni cerebrovascolari dovuti ad alterazioni del metabolismo lipidico (frequenti negli obesi); • un’insufficiente irrorazione sanguigna del cervello. Per dire il vero, una correlazione tra obesità e scarso rendimento scolastico é stata supposta da tempo ed é stata oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche pubblicate in vari paesi, da quelli emergenti a quelli più progrediti. 217 218, 219 [fig. 11] BBC NEWS: http://newsvote.bbc.co.uk 218 M F Elias, P K Elias, L M Sullivan, P A Wolf and R B D'Agostino <Lower cognitive function in the presence of obesity and hypertension: the Framingham heart study> International Journal of Obesity (2003) 27, 260–268 The adverse effects of obesity and hypertension in men are independent and cumulative with respect to cognitive deficit. Adverse effects o f obesity and hypertension on cognitive perform ance were observed for men only. Obese and hypertensive men perfo rmed more poorly than men classified as either obes e or hypertensive, and the best perform ance was observed in nonobese, normotensive men. 219 Seul-Ki Jeong, Hae-Sung Nam, Myong-Ho Son, Eui-Ju Son, Ki-Hyun Cho < Interactive Effect of Obesity Indexes on Cognition> Dementia and Geriatric Cognitive Disorders 2005;19:91-96.This study aimed to investigate associations between obesity and poor cognitive performan ce using data from a community study of 467individuals aged 65 years in South Korea. Cognitive function was ascert ained using the Korean Mini-Mental State Examination (K-MMSE), and obesity using anthropometric measures including waist circumference and body mass index (BMI). Poor cognitive perfo rmance was present in 37% of the sample. General obesity (BMI 25) and poor cognition were strongly associated in the presence o f abdominal obesity. Poor cognition was negatively associated with overweight 149 Almeno il 10% dei giovani in età scolare é afflitto dalla piaga dell’obesità e molti di più sono quelli sovrappeso e col rischio di divenire obesi a breve scadenza, a meno che le abitudini alimentari non vengano drasticamente mutate e le attività fisiche quotidiane aumentate. 220 Sovrappeso e obesità si accompagnano, spesso, a mutamenti della personalità e del comportamento e alla comparsa o accentuazione saltuaria di atteggiamenti aggressivi. Quest’ultimo aspetto, ampiamente diffuso tra giovani e studenti, suscita viva preoccupazione per le sue implicazioni sociali e la vastità del fenomeno. 221 Nel corso degli ultimi 25 anni, l’epidemia di obesità si è diffusa a macchia d’olio su tutto il pianeta e quasi nessun paese ne é rimasto indenne, mentre persistono tuttora vivaci discussioni sulle reali cause del fenomeno e sul come affrontare una piaga di tal diffusione e portata. 222 (BMI 23-25) with normal waist circumference. Interaction terms with abdominal obesity for BMI increase were significant (p = 0.007). Obesity was associated with poor cognition, and obesity indexes must be carefully considered to reveal this relationship. 220 Richard Strauss < Childhood obesity > Current Problems in Pediatrics,Vol.29 (1999) pp.529 Approximately 10% of children are obese. Twin and adoption studies demonstrate a large genetic component to obesity, especially in adults. However, the increasing preval ence o f obesity over the last 20 years can only be explained by environmental factors. In most obese individuals, no measurable differences in metabolism can be detected. Few children engage in regular physical activity. Obese children and adults uniformly underreport the amount of food they eat. Obesity is particularly related to increased consumption of high-fat foods. BMI is a quick and easy way to screen for childhood obesity. Treating childhood obesity relies on positive family support and lifestyle changes involving the whole family. Food preferences are influen ced early by parental eating habits, and when developed in childhood, they tend to remain fairly constant into adulthood. Children learn to be active or inactive from their parents. In addition, physical activity (or more commonly, physical inactivity) habits that are established in childhood tend to persist into adulthood. Weight loss is usually followed by changes in appetite and metabolism, predisposing individuals to regain their weight. However, when the right family dynamics exist—a motivated child with supportive parents—long-term success is possible. 221 Ian Janssen, Wendy M. Craig, William F. Boyce, and William Pickett <Associations Between Overweight and Obesity With Bullying Behaviors in School-Aged Children> PEDIATRICS Vol. 113 No. 5 May 2004, pp. 1187-1194. Objective. The prevalence of overweight and obesity in children is rising. Childhood obesity is associated with many negative social and psychological rami fications such as peer aggression. However, the relationship between overweight and obesity status with different fo rms of bullying behaviors remains unclear. The purpose of this article is to examine these relationships. Conclusions. Overweight and obese school-aged children are more likely to be the victims and perpetrators o f bullying behaviors than their normal-weight peers. These tendencies may hinder the short- and long-term social and psychological development of overweight and obese youth 222 Paul J. Veugelers and Angela L. Fitzgerald < Prevalence of and risk factors for childhood overweight and obesity > CMAJ • Sept.13, 2005; 173 (6). Increas es in childhood overweight and ob esity have b ecome an important public health problem in industrialized nations. Preventive public health action is required, but more research o f risk factors is required before eviden ce-b ased initiatives can be develop ed and target ed effectively. We investigated the association between childhood overweight and ob esity and risk factors relating to dietary h abits, actitivities, parents and schools. Interpretation: Parents and schools provide important opportunities for public health initiatives for reducing childhood overweight and obesity. Children and schools in low-income n eighbourhoods should receive priority in public health initiatives to reduce future socioeconomic inequalities in health. 150 Il problema obesità ha avuto vastissimo eco nell’ambito della Comunità Europea, spingendola a varare una serie di misure, per arginare la diffusione di questo fenomeno oramai epidemico. Le problematiche affrontate sono state riassunte in un documento, che riportiamo in appendice, come traduzione non ufficiale a cura del M inistero della salute. *** I vari aspetti di una corretta nutrizione hanno accompagnato lo sviluppo dell’umanità, contrassegnandone il destino; le carestie sono foriere di morte, mentre l’abbondanza significa felicità e salute. S’imparò a scegliere i cibi più adatti e a cucinarli in maniera appropriata; si apprese a proprie spese a distinguere tra piante edibili, indigeste o velenose, a preferire le carni più tenere e a preparare pietanze gustose. Si apprese l’arte del seminare e raccogliere le messi al momento più adatto, a selezionare e incrociare le piante, per ottenere semi e frutti migliori. Si scoprì, come addomesticare, incrociare, selezionare gli animali più adatti ad ottenere uova, latte, latticini e carne; come conservare queste derrate, al fine di poterne disporre nei tempi di magra. S’inventarono e svilupparono adeguati strumenti, per rendere caccia e pesca più facili e meno rischiose, aumentando la disponibilità di carni pregiate. M enti brillanti, come quelle di Ippocrate, Plinio, Epicuro, Galeno ed altri filosofi e medici greci, romani e d’altre stirpi famose, compresero quanto ogni eccesso di vino e di cibo fosse deleterio per mente e salute. Essi intuirono, che esiste un rapporto tra mente e cervello, tra corpo e pensiero e lanciarono grida d’allarme a pazienti ed adepti; adottarono stili di vita spartani, insegnando a preferire cibi leggeri, ad essere parchi nel consumo del vino e giudiziosi nella scelta dell’ ora dei pasti. 223 <Mens sana in corpore sano>. Il vecchio adagio riassume l’esperienza dei popoli mediterranei durante vari millenni; scolpisce le acute osservazioni dei medici, in quei tempi lontani, mentre essi vegliavano al capezzale dei propri pazienti, armati solo d’ingegno. Il vecchio adagio esprime intuizioni, raccolte e distillate nel corso dei tempi, ribadisce come le attività cognitive siano schiave del corpo e come il cibo possa influenzare la mente. Intuizioni molto antiche, ampiamente interpretate, in chiave biochimica, dalle neuroscienze moderne. 223 Jérôme Carcopino <La vita quotidiana a Roma>, Economica Laterza (1993),pp.301-313: < Di regola una cena decent e doveva finire prima che fosse notte fonda. Per esempio, quando Plinio il Vecchio si levava da tavola, d’estate era ancor giorno e in inverno non era ancora trascorsa la prima ora di notte..> 151 L’obesità nuoce al cervello, sovrappeso e obesità sono deleteri per l’apprendimento e l’espletamento delle attività cognitive. Oggi come una volta, un aumento eccessivo di peso é conseguenza di dieta e stili di vita incongrui, ma può succedere anche l’opposto. La denutrizione e la carenza di apporto proteico sono causa, specie nella prima infanzia, di ritardo mentale e danni neuronali irreparabili, come quelli riscontrati nel tristemente famoso kwashiorkor. [fig.12] La buona salute é il risultato di un sapiente equilibrio tra abbondanza e carenza di molti fattori; un ragionevole equilibrio tra fame e sazietà, obesità e magrezza, corpulenza e deperimento, povertà e ricchezza; un equilibrio non facile da trovare, mantenere, difendere; un equilibrio molto facile da perdere e a volte irrimediabilmente. L’epidemia di obesità, che stà dilagando nel mondo, é l’ultimo esempio di una nuova e profonda rottura della patocenosi. <Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa>. Sarà necessario trovare un nuovo equilibrio, ma quale? 152 XV INGEGNO ED INGANNO < Come potrebbe la successione dei tempi non diffonder e incertezza e oscurità sulla storia, se nei fatti recenti e che si sono svolti quasi sotto i nostri occhi, il falso si sostituisce al vero? > Plutarco < Noi vediamo con gli occhi dei greci e parliamo con le loro espressioni >. Queste parole di Jakob Burckhardt,224 uno tra i massimi conoscitori della civiltà greca, riassumono quello che è stato, nel volgere di alcuni millenni, il compito storico della società greco-romana: fondere Oriente e Occidente, trasformare una civiltà provinciale in globale ed assicurare la continuità di questa nuova cultura globale, che, nel volgere di un centinaio di generazioni, avrebbe conquistato il pianeta. Con il travagliato sbocco delle prime civiltà mediorientali al Mare Nostrum, ebbe inizio la civiltà mediterranea. 225 Brillantemente sviluppata dai greci nei vari rami dello scibile, questa civiltà venne raccolta, assorbita, elaborata e perfezionata da Roma, alla quale spettò il compito di trasferirla al resto del mondo. Roma divenne così il crogiuolo di queste culture ed il latino svolse un ruolo cruciale, divenendo idioma universale, scritto, parlato e compreso dall’etnie più disparate, dall’estremo Nord all’estremo Sud, da Occidente ad Oriente. *** L’inganno e l’ingegno hanno matrice comune. Ciò si manifesta concretamente nel fatto che l’inganno è frutto dell’ingegno, frutto tra i più prelibati. Quanto più raffinato é l’ingegno, tanto più sofisticato sarà il suo frutto. Ingannare significa, indurre in errore, trarre in errore con malizie abusando della buona fede, frodare, truffare, imbrogliare, tradire, mancare alla parola data, ma anche sbagliarsi. 224 225 Jakob Burckhardt, loc.cit. Marcel Detienne < Noi e i Greci > Cortina, Milano (2007) 153 Guicciardini soleva dire che l’apparenza inganna: < guardate quanto gli uomini ingannano loro medesimi >. L’arte dell’insidia, l’astuzia fraudolenta, che serve ad ingannare per sopravvivere, nella tradizione popolare é un’arte, quasi una virtù. Così afferma un vecchio proverbio toscano: <Con arte e con inganno si vive mezzo l’anno, con l’inganno e con l’arte si vive l’altro >. Sotto la pressione dell’ingegno, le abitudini sono mutate, mentre recenti tecnologie hanno letteralmente sconvolto il pianeta: la carta, la macchina a stampa, il vapore, l’elettricità, l’energia nucleare, le strade ferrate, l’automobile, l’aviazione, la tecnica del freddo per la conservazione delle derrate, la radio, la televisione, l’informatica, l’ingegneria genetica, ne rappresentano esempi. La scoperta del nuovo mondo e di altre terre lontane, oltre ad allargare gli orizzonti, ha contribuito all’evoluzione del nostro stile di vita e ad una modifica sostanziale delle nostre abitudini alimentari; una vera e propria rivoluzione, con profonde conseguenze sulla cultura occidentale, che avvertiamo tuttora. 226 In tutti questi frangenti, l’ingegno ha dimostrato di essere la carta vincente dell’uomo rispetto alle altre creature, l’inganno la sua arma più raffinata. La sua trama si snoda, come un filo, dalle civiltà più antiche a quelle moderne. Talvolta lo fà palesemente, ma spesso essa resta maliziosamente nascosta tra gli innumerevoli eventi dai quali é composta la storia. Basta ricercarne le tracce, sollevando cautamente i veli che la celano, perché essa compaia, sottile e trasparente come bruma al sole; affascinante nella sua perfezione, come un dono celeste.Noi mortali abbiamo ascendenti divini e siamo frutto dell’amore; quest’ultimo è anch’esso frutto dell’inganno: <... Quando nacque Afrodite, gli dei tennero banchetto, e fra gli altri c’era Poros ( espediente ), figlio di Metis ( perspicacia ).Dopo che ebbero tenuto banchetto venne Penia ( povertà ) a mendicare, perché c’era stata una grande festa, e se ne stava vicino alla porta. Successe che Poros, ubriaco di nettare, dato che il vino ancora non c’era, entrato nel giardino di Zeus, appesantito com’era, fu colto dal sonno. Penia, allora, per la mancanza di tutto ciò che ha Poros, escogitando di avere un figlio da Poros, giacque con lui e concepì Eros.[…] in quanto Eros è figlio di Penia e di Poros, gli è toccato un destino di questo tipo. Prima di tutto è povero sempre, ed è tutt’altro che bello e delicato, come ritengono i più. Invece, è duro e ispido, scalzo e senza casa, si sdraia sempre per terra senza coperte, e dorme all’aperto davanti alle porte o in mezzo alla strada, e, perché ha la natura della madre, è sempre accompagnato da povertà. Per ciò che riceve dal padre, invece, egli è insidiatore dei belli e dei buoni, è coraggioso, audace, impetuoso, straordinario cacciatore, 226 Il caffè, il cacao ed il tabacco sono entrati nell’uso comune nel secolo XVII; il consumo della patata, del pomodoro, del mais si sono di ffusi alla fin e d el secolo XVIII; la ban ana ed altri frutti esotici hanno cominciato ad app arire sulla nostra tavola solo al principio del XX secolo; a parte l’alcol, le droghe leggere e pes anti hanno iniziato a diffondersi su larga scala, nei paesi industrializzati, dopo la seconda metà del secolo. 154 intento sempre a tramare intrighi, appassionato di saggezza, pieno di risorse, ricercatore di sapienza per tutta la vita, straordinario incantatore, preparatore di filtri, sofista. E per sua natura non è né mortale né immortale, ma, in uno stesso giorno talora fiorisce e vive, quando riesce nei suoi espedienti, talora, invece, muore, ma poi torna in vita, a causa della natura del padre. E ciò che si procura gli sfugge sempre di mano, sicché Eros non è mai né povero di risorse, né ricco > 227 (Platone ). Le trame dell’inganno-ingegno si snodano per tutto il pianeta, seguendo le tracce dell’uomo. Da sempre egli è stato in movimento, errabondo da un estremo all’altro del globo, per terra e per mare: Noi siamo e restiamo vagabondi, per natura. Le tracce lasciate dal nostro ingegno restano scolpite a tratti indelebili nella campagna, nella foresta, su per i monti, nelle tante città e villaggi; a volte sommerse sotto i mari o seppellite sotto la sabbia dei deserti. Spesso, si son quasi perse sotto l’usura di tempo ed oblio, eppure a volte riemergono alla luce, richiamate da mano attenta ed accorta. Queste tracce sono infinite; basta seguire le strade tracciate dall’uomo. Esse, nate per sete di dominio, congiungevano i centri di varie culture con una ragnatela di vie di comunicazione, di rapporti commerciali, militari, politici, di inganni. Strade di tutti i tipi attraverso tante contrade: la grande strada del sole che univa, nell’impero degli Incas, Equador e Cile, su per le Ande per migliaia di chilometri; la via Salaria, la strada del sale, la più antica via romana che portava da Roma all’Adriatico, per rifornire l’Urbe di sale; le 58.000 miglia del sistema di strade romane dalla Britannia all’Eufrate, dalle Germanie al Nord Africa, dalle Colonne di Pompeo a quelle d’Ercole; 228 le strade persiane fatte in mattoni di creta e ad ampi scalini fin nell’interno dell’India; le tante piste africane attraverso il deserto; quella gigantesca del faraone Cheope per trasportare i blocchi di albarese con i quali son fatte le piramidi; quelle greche che conducevano fino all’interno di Sparta od a Creta, al palazzo di Cnosso; la via della seta dall’Europa alla M ongolia e tante altre. 229 Strade escogitate e tracciate dall’uomo: alcune già vecchie di vari millenni, tutte pagate a prezzo di sangue; tutte sofferte. A volte, si riconoscono le orme di vecchi viandanti, soldati appiedati, cavalieri, carovane, carri ed aurighe sul fondo di pietra consunto. Si respira l’energia di vite umane scomparse, di passati commerci, amori, battaglie. A volte in certe contrade, nella quiete della sera che cala veloce, si capta l’ansimare dell’umanità in movimento; l’affanno di queste creature condannate ad errare senza fine come formiche, una fila di anime in pena. Procedono a tentoni, come abbagliate ed 227 Reale G. < Per una nuova interpretazione di Platone - Rilettura della metafisica dei grandi dialoghi alla luce delle dottrine non scritte > Vita e pensiero, Milano ( 1995 ); 228 Montanelli Indro < Storia di Roma > Rizzoli, Milano ( 1989 ); 229 Von Hagen Victor W. < La grande strada del sole > Einaudi (1975) 155 attratte da un grande miraggio o sospinte da mano più forte. Da millenni, da sempre la fila si muove, stancamente procede, a volte tentenna, sembra che acceleri, si ricompone, rallenta. Da nord a sud, da ponente a levante, un dedalo di strade e destini. Laddove una strada finisce, un’altra comincia; non s’arrestano più davanti all’infinito dei mari e dei cieli o alle barriere montane: innumerevoli i trafori, le rotte dei mari e dei cieli. Le scie spumeggianti sull’acqua, quelle evanescenti nell’azzurro dell’aria, non lasciano traccia. Svaniscono in fretta come son nate, come anime umane. Lungo queste strade, che strade non sono ma tracce caduche, da sempre si snoda l’umana commedia, fatta di ingegno dipinta d’inganno. *** M olti anni fa, trentacinquemila o forse cinquantamila o giù di lì, i pareri sono discordi, si consumava in varie contrade un apocalittico dramma: uno dei tanti, in una storia cosparsa di tanti fantasmi. Eppure di gran lunga superiore agli altri, perfino a quello dei dinosauri tragicamente scomparsi. Apocalittico per l’entità, drammatico per le conseguenze, che avrebbe avuto sull’assetto del globo: la scomparsa più o meno repentina dell’uomo di Neandertal, nostro lontano cugino. 230 Primo indiziato della scomparsa, che coinvolse, parrebbe, milioni di esseri umani, é l’Homo sapiens, l’uomo che sa e sa di sapere, l’uomo moderno, del quale noi siamo discendenti diretti. Come e perché ciò sia accaduto è controverso tuttora, seppure il fatto sia avvenuto nell’arco di svariati millenni e in varie contrade, nelle quali il Neandertal aveva imperato per oltre duecentomila anni. Soprannominato l’uomo venuto dal freddo, il Neandertal era dotato di muscolatura possente e intelligenza notevole. Il volume del suo cervello superava il nostro del 10-15%, eppure egli era, presumibilmente, meno intelligente dei nostri antenati diretti. Abile cacciatore, egli preferiva la caccia di gruppo e l’abbattimento di prede, anche pericolose, in scontri cruenti, corpo a corpo. In questi, la sua robustezza era destinata ad avere la meglio, grazie anche al valido aiuto del gruppo e di armi rudimentali, fatte di selce o di grandi macigni. Era un primitivo, ma abile raccoglitore di bacche, radici e frutti e la sua domestichezza col fuoco l’indusse ad azzardare le prime esperienze culinarie. I tanti graffiti pieni di vita ed i rozzi manufatti delle caverne, sia in pietra che osso, testimoniano, che nella sua mente primitiva già covasse la prima 230 Franco Prattico <La tribù di Caino - L’irresistibile ascesa dell’homo sapiens sapiens> Raffaello Cortina, Milano ( 1995 );Rick Gore < Neandertals. The dawn of humans > National Geographic (1996 ) 189,2-35;Diamond Jared < Il terzo scimpanzè > Bollati Boringhieri, Torino ( 1994 ) 156 pulsione dell’arte: l’insostenibile spinta ad esprimere, raffigurare, plasmare sentimenti profondi. Sicuramente, egli era padrone del fuoco, avendo imparato come conservarlo e forse crearlo: da qui, il primo anelito a venerarlo quale dono prezioso del cielo. Ne apprezzava l’utilità ineguagliabile nei suoi molteplici usi: nello scaldarsi al suo tepore dopo gli insulti delle intemperie e delle quotidiane fatiche, nello scacciare fiere pericolose, nel rischiarare con i suoi vividi bagliori l’ansia del crepuscolo e l’angoscia della notte profonda. Riscaldandosi al focolare con gli altri membri della tribù, egli avrà presto scoperto il potere socializzante del fuoco; dono di Prometeo, dono divino. Il Neandertal parlava un linguaggio rudimentale. Era in grado di comunicare impressioni, esperienze, sentimenti e di trasmettere al resto del gruppo informazioni ed ordini, coordinandone movimenti e obiettivi. Nel corso di varie generazioni, aveva sviluppato un modesto grado di socialità, di vita di gruppo e di gerarchie e già possedeva un primitivo senso di religiosità, curando la sepoltura dei morti. Nascita e morte, i due grandi misteri della vita già divenuti coscienza. Sopravvissuto per oltre duecento millenni in un ambiente aspro ed ostile, superando stenti, carestie e glaciazioni, oramai temprato a tutti i rischi e pericoli, il Neandertal sembrava destinato alla signoria del pianeta. Eppure, nonostante fosse il più evoluto tra tutti i viventi, il fato gli aveva allestito una gran brutta sorpresa: l’incontro/scontro con l’Homo sapiens sapiens.Quest’ultimo, evolutosi anch’esso dall’Homo erectus, varie centinaia di migliaia di anni prima, aveva cominciato a migrare dalla culla natale africana verso nord e poi verso est in Asia e da qui verso occidente. Una lunga Odissea, iniziata più o meno sessantamila o addirittura ottantamila anni fa sotto il pungolo della fame e dell’istinto di sopravvivenza, accompagnata da un’innata e vivace curiosità. Una lunga, lenta, inarrestabile marcia, durante la quale i nostri lontani antenati sarebbero sconfinati nei territori del loro rozzo cugino, il Neandertal. Da sempre, moto e movimento sono stati una caratteristica saliente dell’uomo, nato vagabondo. Partendo, a varie riprese, dalla probabile culla africana nella Rift Valley, egli avrebbe occupato poco alla volta il pianeta, seminando a diritta e manca le tracce del suo vagabondaggio. A prima vista, nessuno avrebbe dato per vincente il nuovo arrivato. Da una parte, il pallido Neandertal, pasciuto, tozzo e muscoloso, esperto lottatore e conoscitore delle steppe; dall’altra, “l’uomo moderno”, vagabondo abbronzato dal sole, longilineo e cacciatore mediocre perennemente affamato, dotato di armi e strumenti più che rudimentali. Eppure, nel volgere di pochi millenni, quest’ultimo avrebbe sgominato (o forse assorbito?) il più temibile degli avversari, prendendone il posto. Da questo momento, culture sempre più efficienti si sono evolute, sovrapponendosi le une alle altre o sviluppandosi indipendentemente, negli angoli più remoti del globo. 157 I primordi della civiltà occidentale si ritrovano sui mitici prati tra il Tigre e l’Eufrate, dove sembra che l’uomo abbia effettuato i primi approcci alle pratiche di agricoltura, addomesticamento e allevamento del bestiame ed abbia ideato una miriade di strumenti ed attrezzi utili per l’espletamento di queste attività. Strumenti ed attrezzi atti alla pace e alla guerra. Fin dagli inizi, la fantasia umana avrebbe spaziato tra il bene ed il male, tra il cielo e l’inferno, forgiando spade ed aratri.Così sembra sia nata la nostra civiltà, come un grattacielo dai piedi di argilla. Su queste fragili fondamenta, si sarebbero avvicendate le generazioni seguenti. Il progresso tecnologico avrebbe sfornato armi e strumenti, ne avrebbe ridotto il costo, aumentata l’efficienza in sorprendente maniera. La caccia, la pesca, l’agricoltura avrebbero regalato cibo più sano e nutriente, le popolazioni sarebbero cresciute più aggressive che mai, marciando inconsciamente verso un eventuale collasso epocale. Tutto ciò avvenne, nell’ambito di pochi millenni. Ci si chiede, come sia stato possibile, quale sia stata l’arma segreta dei nostri antenati. Come fecero ad annientare il nostro lontano cugino, a scatenare quest’evoluzione frenetica, ad imporsi su tutto il pianeta. Senz’ombra di dubbio, nel nostro cervello si cela la risposta al quesito. I nostri lontani antenati avevano qualcosa di più nella testa, rispetto al Neanderthal ed altri viventi. 231 Quel qualcosa di più, che avrebbe permesso di soppiantare l’ingenuo cugino, di migliorare quanto già realizzato, di sviluppare linguaggi e culture. Ingegno accoppiato ad inganno, sua arma preferita: l’arte dell’inganno è quel qualcosa di più, lo strumento vincente dell’uomo moderno. *** Durante l’evoluzione, il volume del cervello è passato dai 600-800 ml. dell’Homo abilis, ai 1.000 1.100 ml. dell’Homo erectus, ai 1.300 - 1.500 dell’attuale Homo sapiens. L’aumento delle dimensioni si accompagnava ad una profonda modifica strutturale, ad un aumento della complessità delle funzioni, ad una maggiore specializzazione settoriale, ad un aumento del numero dei neuroni deputati alle funzioni intellettive e della loro capacità integrativa; in breve ad una maggiore efficienza ed efficacia delle attività cognitive. In quest’ambito prevalevano tre processi 231 Gerald M. Edelman < Sulla materia della mente > Adelphi, Milano (1992); Gerald M.Edelman < Secondo natura.Scienza del cervello e conoscenza umana > Cortina, Milano (2007). 158 rivoluzionari, decisivi per l’ulteriore sviluppo dell’uomo e per la sua ulteriore differenziazione dalle altre specie viventi: • l’acquisizione dell’asimmetria funzionale dei due emisferi cerebrali destro e sinistro, • lo sviluppo di un linguaggio articolato, • la scoperta della coscienza di se stessi. L’asimmetria funzionale permetteva di incrementare le capacità cognitive, senza dover aumentare le dimensioni del cervello, cosa problematica anatomicamente, mentre il linguaggio articolato innescava nascita e sviluppo delle culture. Il cervello specializzava le proprie funzioni, mentre le strutture venivano sovradimensionate, rispetto alle reali possibilità di utilizzo. In prospettiva futura, l’uomo dovrebbe, quindi, aumentare ulteriormente tutte le proprie capacità, anche quelle negative come l’aggressività. Senza prendere in considerazione altri possibili potenziamenti, grazie all’ impiego di intelligenze artificiali ed altre strumentazioni digitali. La coscienza di se stessi é una caratteristica squisitamente umana: quella che ci ha avvicinati alla divinità, castigandoci con la paura e la coscienza della morte. < Spensi all’uomo la vista della morte ... poi lo feci partecipe del fuoco >, così, il Prometeo di Eschilo descrive i due doni offerti all’uomo: il fuoco e l’oblio dell’ora della morte, che è <la speranza che non vede>. Il fuoco permetterà all’uomo di sviluppare la tecnica, trasformandosi in vero Homo Faber, signore del pianeta.Il progresso tecnologico, al quale s’imputano a torto i vari malanni, dai quali è afflitto il pianeta, procedeva a tentoni durante millenni.Varie sono state le fasi di questo complesso processo, talvolta brillante per i successi ottenuti.Tra le ultime, quella nucleare, elettronica e biochimica con lo sfruttamento dell’energia atomica e la conquista dello spazio, con i microchips dei calcolatori e le intelligenze artificiali, con la decodificazione del genoma umano e l’ingegneria genetica, con il sempre meno ipotetico sogno della creazione della vita in provetta. Durante decine di millenni, l’uomo ha avuto l’opportunità di osservare e studiare se stesso, i suoi simili, il mondo circostante; d’interpretare i misteri della natura, di fare delle ipotesi, di trarre delle conclusioni, talora effimere, e da sempre la macchina umana ha suscitato sorpresa, curiosità, meraviglia. La comprensione dei complessi meccanismi vitali ha richiesto fatica, intuizione, spirito di osservazione, creatività e fede; eppure fenomeni considerati semplici oggi, hanno richiesto molto tempo per essere giustamente inquadrati e compresi. La funzione del cervello è rimasta a lungo incompresa, presso tante culture passate. Altrettanto negletto, è stato il binomio vincente dell’uomo moderno, quello dell’ ingegno-inganno / inganno-ingegno. *** 159 Dal III secolo a.C. alla fine del X VII secolo e quindi per di più di duemila anni, i sapienti di medicina, sostenevano che la funzione del cervello fosse quella di ricevere i messaggi dall’orecchio, dall’occhio, dal naso e dalla lingua e di riunirli nel ventricolo anteriore a formare un sensus communis o “ buon senso “. Allora si pensava che i messaggi fossero umori vitali, convertiti poi in spiriti animali all’interno del cervello. Tali umori generavano l’idea e l’immaginazione nel ventricolo anteriore, il pensiero e il giudizio nel ventricolo mediano e la memoria nel ventricolo posteriore.. E’ solo tra la fine del X VII secolo e l’inizio del XVIII, che questi miti furono sconfitti, grazie al decisivo contributo delle scienze naturali e della ricerca sperimentale, nonché, molto più tardi, dell’elettrofisiologia del sistema nervoso. Quasi 2200 anni sono trascorsi, da quando Alcmeone scoprì le funzioni del cervello. Ciò nonostante, per dire imparare a memoria, si dice in inglese: to learn by heart ed in francese: apprendre par coeur. In Italiano nella parola ricordare, ricorre il termine cor(d) che indica in latino il cuore ( in greco kardia ). Le radici della nostra cultura sono molto profonde e noi proseguiamo lungo la strada dell’inganno, continuando ad attribuire al cuore un ruolo predominante, che da tempo non é più suo. E’ per questa perseveranza nell’ingannare noi stessi, che < si son rotte le corde dell’arpa > ? 160 XVI L’ARTE D ELL’INGANNO, FIN DAI PRIMORDI <...Tutti gli uomini sono ingannatori ed egli cercherà di ingannare anche te ...> Sarà stato il quarto millennio avanti Cristo, il che significa più o meno seimila anni fa, quando sulle sponde tra il Tigri e l’Eufrate, veniva incisa su tavolette d’argilla e in caratteri cuneiformi,l’epopea di Gilgameš, celebre Re di Uruk. 232 La scoperta dell’epopea ci proietta nel vivo della storia e dei problemi dell’uomo pastore e agricoltore, atavico probabile padre della civiltà mediterranea. Un trasferimento repentino in un mondo antico, a prima vista estraneo, eppure così vicino da sembrarci attuale: gli stessi problemi esistenziali di oggi; la stessa affannata ricerca di conoscenza e immortalità; lo stesso desiderio di fuga da un ineluttabile destino. L’epopea di Gilgameš é un bellissimo poema epico, più antico dell’Iliade e dell’Odissea di un paio di millenni, eppure così attuale, greve di problematiche esistenziali, tuttora valide e tuttora irrisolte. Questo lembo di passato riemerso dal nulla, lascia affascinati e perplessi. Affascinati davanti ai tantissimi testi accumulati seimila anni fa, nelle biblioteche di Ninive e Nimrod, testimonianza dei primi tentativi di scrittura dell’uomo; un vastissimo archivio, raccolto con cura ed amore, poi sepolto e perduto, per uno dei tanti capricci di madre natura. Perplessi, per il fatto che frammisti a temi letterari e scientifici, gran parte delle tavolette è zeppa di documenti scarni, di elenchi ed inventari; elenchi interminabili di beni, danaro e terreni: un gigantesco conto della spesa, redatto, con sapiente pedanteria ed in caratteri cuneiformi, dai ragionieri del’epoca. Si resta quasi intimoriti davanti a questa scoperta. Uscito, da poche decine di millenni, da foreste e caverne, l’Homo sapiens già si delinea come Homo faber, freddo calcolatore proteso a dominio e possesso.La prima scrittura, quella cuneiforme, non nasceva da un impulso poetico, dal desiderio e dal bisogno represso di descrivere un’alba o un tramonto, od altre misteriose bellezze ed incanti della natura, o di decantare l’amore, la vita e la morte. Nasceva da un motivo più prosaico: la contabilità di beni, ricchezze e commerci. Poco aveva a che fare con l’arte! 232 N.K. Sandars < L’epopea di Gilgameš > Adelphi edizioni, Milano ( 1994 ); Šamaš: il sole legislatore; viene raffigurato munito della s ega con la quale dà il taglio netto alle decisioni; Dilmun: il paradiso sumeri co, forse il Gol fo Persico, talvolta des critto come il “ luogo dove sorge il sole “ ; Humbaba: guardiano della foresta d ei cedri, divinità della natura; Gilgameš: ero e dell’epopea, figlio della dea Ninsun e di un sacerdote; re di Uruk; Ninsun: dea minore nota per la sua s aggezza, m adre di Gilgameš; En kidu: compagno di Gilgameš nell’epopea, rappresenta l’uomo selvaggio o naturale e successivamente il patrono degli animali; Siduri: essere divino che vive sulla riva del mare nel giardino del sole, colei che fa il vino e la birra. 161 L’uomo moderno, appena uscito dalla savana, aveva già appreso il mestiere del ragioniere, i vantaggi della contabilità, temibile strumento di dominio e potere. Non a caso, quest’attività si ritrova accentrata nelle mani dei sacerdoti del tempio, accorti amministratori dei beni di Stato. E’ dalle loro schiere, che proveniva la casta degli intellettuali, quella degli archivisti, maestri, medici, matematici, astronomi/astrologhi, strateghi dell’arte militare ed altri studiosi; un’oligarchia che deteneva il potere. Già seimila anni fa, con la costruzione di città e grandi vie di comunicazione, con la nascita dei commerci, con lo sviluppo delle tecnologie dei metalli, dell’agricoltura e dell’addomesticamento del bestiame, nasceva una società militarista e senza scrupoli; una società disposta all’impiego di astuzia e violenza per accaparrare potere e denaro; una società pronta allo sfruttamento totale dell’uomo, considerato pura risorsa economica, fino al limite estremo della schiavizzazione. Tra i materiali più preziosi in quei tempi lontani, si annoverava il legno, insostituibile nella costruzione di case ed alloggi e nel mantenimento del fuoco. Tra i vecchi documenti, c’é ampio resoconto di spedizioni intraprese al fine di procacciarsi questo dono del cielo: Gilgameš edificatore di templi e città divenne famoso per essersi avventurato in sconosciute foreste, riportando a casa il cedro, il più prezioso tra i legni. < Quando gli dei crearono Gilgameš gli diedero un corpo perfetto. Il sole glorioso Šamaš lo dotò di bellezza, Adad, dio della tempesta, lo dotò di coraggio, i grandi dei resero perfetta la sua bellezza, al di sopra di ogni altro, terribile come gran toro selvaggio. Per due terzi lo fecero dio e per un terzo uomo >. Gilgameš, si rese conto della propria infinita superbia, pur non potendo reagire altrimenti: < Chi è l’uomo che può scalare il cielo? Soltanto gli dei vivono per sempre con Šamaš glorioso; invece noi uomini abbiamo i giorni contati, le nostre faccende sono un soffio di vento ...>. Sfruttando il proprio ingegno e giocando d’astuzia, egli cerca appoggi occulti presso gli dei: < In quel paese mi reco, o Šamaš, mi reco; supplici sono le mie mani: fa dunque che ben ne incolga alla mia anima, e riconducimi alla banchina di Uruk. Concedimi, ti prego, la tua protezione, e che il presagio sia buono >. Perfino la madre di Gilgameš, la dea Ninsun, intercedendo a favore del figlio sfoggiò tutte le arti di seduzione ed inganno: < ... Indossò una veste che si addicesse al suo corpo, indossò gioielli per abbellire il suo petto. Sul capo si pose la tiara e le sue vesti avevano un lungo strascico. Salì poi sull’altare del sole, in piedi sul tetto del palazzo; bruciò dell’incenso e levò le braccia a Šamaš mentre saliva il fumo: o Šamaš, perché hai dato questo cuore irrequieto a Gilgameš, mio figlio ? Perché glielo hai dato ? Tu l’hai indotto ad andare, e ora egli parte per un lungo viaggio [..], per percorrere una via ignota e combattere una strana battaglia [..] non dimenticarlo… >. 162 Vinta la battaglia, abbattuta la foresta di cedri, Gilgameš si trova davanti al grande dilemma di sempre: cosa fare del nemico vinto, il custode della foresta, che implorava perdono: < Gilgameš, fammi parlare. Io non ho mai conosciuto una madre, no, nemmeno un padre che mi allevasse. Nacqui dal monte, fu lui ad allevarmi, ed Enlil mi fece custode di questa foresta. Lasciami andare libero, Gilgameš, e io sarò il tuo servo, tu sarai il mio signore; tutti gli alberi della foresta che io curavo sulla montagna saranno tuoi. Io li abbatterò e ti costruirò un palazzo >. E lo prese per mano conducendolo alla propria casa; mentre Gilgameš sopraffatto dal sentimento, declamava: <... L’uccello intrappolato non dovrà forse far ritorno al nido, e l’uomo prigioniero tornare fra le braccia di sua madre? >. Contrapposta alla voce dell’amore, quella della ragione, impersonata dall’amico Enkidu, pronunciava parole fatali: <Il più forte fra gli uomini cadrà in preda al fato se non ha giudizio. Namtar, il fato maligno che non conosce distinzioni fra gli uomini lo divorerà. Se l’uccello intrappolato ritornerà al nido, se l’uomo prigioniero farà ritorno tra le braccia di sua madre, allora tu, amico mio, non farai mai ritorno alla città dove attende la madre che ti ha fatto nascere. Egli ti sbarrerà la via della montagna e renderà i sentieri inaccessibili >. Nuovamente il sentimento avrebbe ceduto il passo alla ragione e il prigioniero veniva immolato. M igliaia di anni prima, simile destino era verosimilmente toccato all’uomo di Neandertal, l’uomo venuto dal freddo, per mano dell’ Homo sapiens, suo stretto cugino. I Sumeri giunsero in M esopotamia tra il quarto ed il terzo millennio a.C. sopraffacendo gli abitanti del luogo ed impadronendosi della fertile pianura. Furono proprio i Sumeri con ogni probabilità, a sviluppare pastorizia ed agricoltura, aprendo la strada alla civiltà mediterranea. L’abbattimento della foresta dei cedri mitizza il processo di disboscamento messo in atto dai nuovi agricoltori, per dar posto alle messi: una delle prime sopraffazioni dell’ingegno sulla natura. Il bisogno di sempre maggiori quantità di legname, per far fronte ai bisogni crescenti delle città, rappresenta il Leitmotiv della conquista delle foreste, assieme alla necessità di aree sempre più vaste, da destinare a pastorizia ed agricoltura. Analogo destino toccherà, negli anni a venire, ad altre contrade, ad altre popolazioni, dai greci ai romani. Popoli accomunati dallo stesso sentimento di amore-odio verso la foresta, simbolo di vita ma anche di pericolo e morte. M ascherando il vero obbiettivo economico, con un pretesto morale ed innalzando se stesso all’epico ruolo del cavaliere che uccide il drago, Gilgameš esclamerà: <... A causa del male che c’è in questa terra, andremo nella foresta e distruggeremo il male >. Irta di difficoltà è l’impresa, tremendi gli ostacoli, del tutto insuperabili per un comune mortale. Da qui la necessità di mobilitare le forze ultraterrene del bene, sconfiggendo con l’astuzia ogni male. L’arte dell’inganno continua. 163 Il viaggio condurrà Gilgameš su per monti e dirupi, espressioni delle asperità della vita, attraverso il profondo buio della notte eterna, fino al luogo dal quale non c’è ritorno. Superati tutti gli ostacoli, egli intravide un luogo idilliaco, precluso ai comuni mortali, dove: < Non si udiva il gracchiare del corvo, l’uccello della morte non mandava il grido della morte, il leone non divorava, il lupo non dilaniava l’agnello, la tortora non era in lutto, non c’era vedova, malattia, vecchiaia né lamentazione >. Invenzione della fantasia, creazione di una piacevole realtà virtuale, contrapposta a quella nefanda della vita reale. Duemila anni dopo, Omero avrebbe declamato attarverso M enelao : <Nella pianura Elisia, ai confini del mondo, ti condurranno gli eterni, dov’è il biondo radamanto, e là bellissima per i mortali è la vita: neve non c’è mai freddo né pioggia, ma sempre soffi di zefiro che spira sonoro manda l’oceano a rinfrescare quegli uomini >. La capacità di creare paradisi artificiali è una caratteristica peculiare dell’ingegno, la quale accomuna uomini antichi e moderni, in fuga perenne dalla realtà. 233 In M esopotamia si diffondeva il culto di Siduri, essere divino, che nel giardino del sole sulle rive del mare, donava l’oblio ai mortali, a forza di pinte di vino e di birra., Quando Gilgameš incontrò Siduri, essa disse: < Gilgameš dove ti affretti? non troverai mai la vita che cerchi. Quando gli dei crearono l’uomo, gli diedero in fato la morte, ma tennero la vita per se. Quanto a te Gilgameš riempi il tuo ventre di cose buone; giorno e notte, notte e giorno, danza e sii lieto, banchetta e rallegrati. Siano linde le tue vesti, nell’acqua lavati, abbi caro il fanciullino che ti tiene per mano e nel tuo amplesso rendi felice tua moglie: poiché anche questo è il fato dell’uomo >. Simile la figura di Circe, personaggio solare, che viveva laddove svaniscono i confini tra alba e tramonto, tra mare e cielo, tra bene e male, tra vita e morte. Circe dea dell’inganno, coltivava nel suo giardino incantato magiche erbe, preparava miracolose pozioni, somministrando ai mortali l’oblio. Per Assiri e Babilonesi il mondo degli inferi si trovava sotto terra, sopra le acque inferiori ed il grande abisso.Il cammino che vi conduceva era irto e tortuoso, e si svolgeva tra rocce e dirupi all’interno della montagna: < La via da cui non c’è ritorno >. La visione di questo mondo è tenebrosa e terrificante, piena di demoni ed animali agghiaccianti, così differente da quella degli egizi solari e dei greci. Tutta l’epopea di Gilgameš è pervasa da quest’aldilà mostruoso, dalla 233 Evans W.O. < Psychotropic Drugs in the year 2000 used by normal humans > Ed. Charles C. Thomas, Springfield Illinois Usa ( 1971 ); 164 contrapposizione di vita e morte, da un desiderio inesaudibile d’immortalità: <Solo gli dei vivono per sempre >. Solo gli dei conosceranno il paradiso precluso ai comuni mortali: <Alla casa i cui abitanti siedono nelle tenebre; polvere è il loro cibo, argilla la loro carne. Sono vestiti come uccelli, ali hanno per abito, non vedono luce alcuna, siedono nelle tenebre; sul paletto e porta giacciono polvere e silenzio >. M entre l’egizio probo poteva attendersi, dopo la morte e la pesatura delle anime, di rinascere ed entrare in paradiso, il babilonese non aveva speranza. Sapeva di essere condannato e che dopo la morte la sua anima: < Vada verso il sole che tramonta, che sia affidata a Nedu, il maggior custode della porta dell’aldilà, che Nedu lo tenga sotto ferma sorveglianza, che la sua chiave chiuda la serratura >.Da qui nasce l’intensa pulsione di addolcire la vita, di esorcizzare la morte con ogni espediente; l’estremo impegno dell’ingegno a dominare la vita e la morte. Già ora s’intravedono le radici dell’epopea dell’ uomo moderno, artefice di se stesso. Una delle prime azioni di Gilgameš, é esemplificativa della nostra tesi. Un cacciatore si recò da lui chiedendo aiuto: <Un uomo dissimile da ogni altro vaga ora nei pascoli; è forte come una stella del cielo e io ho paura ad avvicinarlo. Egli aiuta la selvaggina a fuggire, riempie le mie fosse e divelle le mie trappole > e Gilgameš, facendo tesoro della sua astuzia, rispose: < Fa ritorno, cacciatore; conduci con te una prostituta, una fanciulla di piacere, una femmina lasciva del tempio dell’amore. Alla pozza d’acqua ella si spoglierà; quando scenderà ai pozzi per bere la troverà lì, ignuda e quando vedrà il suo cenno invitante si congiungerà con lei: allora la selvaggina delle lande deserte lo respingerà di sicuro >. Una delle prime vittorie dell’astuzia, arte suprema dell’ingegno? Uno dei primi esempi di sfruttamento del sesso? Eppure,l’arte dell’inganno non basterà a sottrarre il nostro eroe al destino di tutti i mortali: < Nulla permane. Costruiamo forse una casa che duri per sempre, stipuliamo forse contratti che valgano per ogni tempo a venire? Forse che i fratelli si dividono un’eredità per tenerla per sempre, forse che è duratura la stagione delle piene? Solo la ninfa della libellula si spoglia della propria larva e vede il sole nella sua gloria. Fin dai tempi antichi nulla permane. Dormienti e morti, quanto sono simili: sono come morte dipinta. Che cosa divide padrone e servo quando entrambi hanno compiuto il loro destino? ...>. Neanche l’estremo tentativo di sottrarsi alla morte riuscirà a Gilgameš: < C’è una pianta che cresce sott’acqua, ha spine come il rovo, come la rosa; ferirà le tue mani, ma se riuscirai a prenderla, allora nelle tue mani ci sarà ciò che ridà a un uomo la gioventù perduta >. Allora il nostro eroe si sedette, pianse e disse: < E’ per questo che ho faticato con le mie mani, è per questo che ho 165 spremuto il sangue del mio cuore? Per me non ho guadagnato niente ... avevo trovato un segno e l’ho perso >. Con una vena di tristezza e rassegnazione, termina l’epopea di Gilgameš, il re che conosceva i paesi del mondo: < Fece un lungo viaggio, fu esausto, consunto dalla fatica e quando ritornò, su una pietra l’intera storia incise >. Resta, scolpita nella pietra, la sentenza del saggio re di Šuruppak, chiamato Utnapištim (Colui che vide la vita): <... Tutti gli uomini sono ingannatori, ed egli cercherà di ingannare anche Te ...>. *** Come la vecchia biblioteca di Ninive, sepolta sotto le macerie, anche le vestigia del pensiero mesopotamico caddero nel dimenticatoio. Colpisce il pessimismo di questo popolo, arrivato da chissà dove nella pianura più fertile del mondo, stressato da trasformazioni profonde del proprio sistema di vita, prima nomade poi sedentario, prima libero poi prigioniero. Eravamo nel pieno della rivoluzione verde, della creazione dell’agricoltura.Quest’ultima offriva vitto e dimora, pur imponendo sacrifici e lavoro pesante. Sacrifici che avrebbe pagato colui che aveva inventato il lavoro, per diventarne subito schiavo. Irrimediabilmente. Schiavo del crescente benessere, ma anche dei capricci della natura, delle piene, della siccità, delle carestie, delle pesti, dei terremoti che avrebbero continuato a flagellare fragili città di argilla sorte dal nulla. Il benessere inoltre, avrebbe accresciuto la cupidigia dei popoli vicini, turbolenti ed ingordi e scatenato l’invidia e la gelosia degli dei, delle potenze ultraterrene poco amichevoli. I Sumeri di città ne costruirono tante nella verde pianura tra il Tigri e l’Eufrate; tante e ricche, quasi sempre preda di rapaci vicini. Al loro arrivo dal nord-est, i Sumeri, ingegnosi com’erano, non ebbero difficoltà ad impadronirsi del territorio e a trasformarlo in un paradiso, fintanto che essi stessi non vennero assorbiti dai vicini Semiti. Anche dopo questa conquista e per vari secoli, la lingua sumera continuò a venir scritta e parlata, anche al di fuori della M esopotamia: lingua dotta, espressione di un popolo grande nell’ingegno, raffinato nell’inganno. *** 166 La fiaccola della civiltà, accesa dai Sumeri, passò, attraverso gli Assiro-babilonesi, agli Egizi. Si formarono così, nel corso dei secoli, varie civiltà organizzate in stati e nazioni, le quali rappresentano le prime grandi formazioni associative dell’ingegno umano. Esse ebbero precisi scopi culturali, affidati alle caste sacerdotali le quali, riuscirono ad accumulare una sterminata mole di esperienze, informazioni e cognizioni. La cultura fenicia, situata già molto più ad occidente, avrebbe costituito il ponte tra queste civiltà mediorientali e quella greca sorta più tardi. I greci, una volta liberatisi dalla barbarie, svilupparono non uno, ma una moltitudine di stati in continua e libera competizione, commerciale e militare, realizzando un sistema sociale più unico che raro. Lo sviluppo di una lingua altamente articolata e più espressiva di quelle mediorientali, un raffinato sistema di scrittura con un alfabeto fonetico semplice e preciso, lo sviluppo di logica e dialettica, del ragionamento matematico e filosofico, dell’osservazione scientifica del mondo circostante e dell’uomo, della didattica nelle Accademie, di arte e architettura, della struttura politico-sociale, dell’apertura mentale a nuove conoscenze ed orizzonti, contribuirono a far divenire la Grecia l’occhio del mondo. 234 Ulisse incorpora meglio di qualsiasi altro eroe dell’epopea greca, il ruolo di primo attore in questa grande commedia. Egli rappresenta un ideale eterno ed immortale; non una figura fantastica, ma una in carne ed ossa, carica di dinamismo e vita, piena di astuzia, malvagità e violenza: <Sono Odisseo figlio di Laerte; e ogni sorta d’astuzia mi ha dato fama che giunse fino al cielo ...>. < L’uomo dall’agile mente, che a lungo andò vagando, poi che cadde Troia, la forte città, e di molte genti vide le terre e conobbe la natura dell’anima ... il divino Odisseo che per ingegno vince ogni mortale >. Coraggio, astuzia, senno, le tre doti fondamentali dell’eroe epico, ben riconosciute da A gamennone a Ulisse: < ... Agamennone lascia a Diomede l’arbitrio della scelta; e questi nomina Ulisse, non come il più valoroso, ma come il più scaltro, trattandosi di un rischio, ove più che il coraggio doveva valere la scaltrezza e il senno ...>. Tante le situazioni nelle quali il nostro eroe <... artefice di frodi famoso, e sempre infatigato Ulisse ...>, oppure <... immantinente sorse il saggio mastro delle frodi Ulisse ...>. Potrà far sfoggio delle proprie arti, prima fra le quali l’astuzia, al punto che perfino Atena, parlando ad Ulisse, si lascerà scappare un benevolo commento: <... neppure a casa ti dimentichi di mentire ..>. 234 Burckhardt Jakob < Storia della civiltà greca >, Sansoni, Firenze ( 1974 ). 167 L’arte dell’inganno, arma e virtù preziosa dell’eroe epico, si trasferisce nella vita del comune mortale, finendo per permeare ogni aspetto della vita quotidiana. La ritroviamo ampiamente diffusa, specialmente nelle documentazioni della Roma imperiale. Essa si manifesterà nell’alterazione di lettere attribuite perfino ad illusori personaggi preistorici; nella falsificazione spudorata di miti, oracoli; nella falsa attribuzione di documenti, in fantasiose genealogie, leggi e decreti della pubblica amministrazione, ed ovviamente nella soppressione di documenti autentici, cioè del contrario del falso, la verità. Seguendo la scia delle culture mediorientali e grazie all’uso incontrollato di droghe, l’arte dell’inganno si affermerà in Occidente, fino all’inarrestabile dilagare dei paradisi artificiali moderni. Così si cantava nell’Odissea: <... E giunsero presso i lotofagi. Nessuno cercò di far loro del male, ma ebbero in dono come cibo il fiore di loto. E appena qualcuno mangiava il dolcissimo frutto, più non voleva tornare a dirmi qualcosa, ma là amava restare con il cibo di loto, senza più amore al ritorno. E allora piangenti li trascinai alle navi, e dentro sotto i banchi, li feci legare. Poi dissi agli altri diletti compagni di salire sopra le navi, perché più nessuno potesse mangiare del loto e dimenticare il ritorno ...>. Anche oggi l’umana commedia, fatta d’inganni, continua. < Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >. 168 XVII IL VERO TES ORO DEGLI INCAS <Col volgere del tempo, il momento arriverà nel quale l’Oceano possente, allentando le catene, aprirà nuovi mondi alle tempeste. Allora, verrà rivelata una grande contrada e Tule non rappresenterà più l’estremo paese > Seneca A mutare i destini del mondo non furono solamente impavidi eroi, bensì circostanze fortuite ed anche nel settore della cultura, il vero ed ultimo protagonista fu il caso. Due oceani spesso ruggenti e burrascosi, una volta del tutto invalicabili, proteggevano il nuovo mondo dal resto del globo. Da una parte l’Atlantico verso l’Europa, dall’altra verso l’Asia, il Pacifico.Un solo vasto lembo di Terra, la Beringia, univa allora i due mondi. Poi, col volgere degli anni, quest’ultimo cordone cedette ai marosi cresciuti sotto il calore del sole, formando tra la Siberia e l’Alasca lo stretto di Bering.Un minuscolo stretto tra gelide acque, grande ed impervio abbastanza, per frenare d’estate i più audaci. D’inverno, in quell’aspre contrade, il mare si trasforma di colpo e con grande fragore in una lunga, infinita distesa di ghiaccio. Il mare possente sembra impietrito, le onde spumeggianti diventano statue di ghiaccio silenti. Solo il sibilo del gelido vento perdura, frammisto ai sinistri scricchiolii della banchisa. Così, il minuscolo stretto di Bering, prima infido mare, diventa ponte sicuro e possibile valico verso il nuovo mondo.Un minuscolo ponte di ghiaccio, effimero legame tra il vecchio ed il nuovo, che nasce d’inverno e si dissolve d’estate. Chi avrebbe mai osato predire, che tanti sparuti drappelli di cacciatori, venendo dall’Asia, avrebbero trovato, imboccato e superato a frotte l’unica possibile strada.Una probabilità di successo su chissà quanti milioni, quasi come scoprire una stella nel cielo. Sull’altra sponda, in Alasca, il ghiaccio imperava, sferzato dai violenti e gelidi venti da nord ed oriente: dopo aver superato Beringia e lo stretto, non si trovava subito la terra promessa. 169 Ignari del loro destino, i nostri eroi per istinto seguivano nella tundra gelata le tracce di prede agognate. Galoppando senza sosta verso oriente, seguivano le migrazioni periodiche di bufali e renne, alla ricerca di pascoli verdi, dolci muschi e licheni. Né gli uni né gli altri, eran coscienti del perché, di questo continuo migrare ed errare verso il sole sorgente; né si avvedevano di mutar continente. I cacciatori procedevano guardinghi a piccoli gruppi, aggirandosi cauti tra i ghiacci d’inverno o strisciando carponi tra i radi cespugli d’estate, spiando le prede, scegliendo i capi più inermi, quelli giovani, inesperti oppure vecchi cadenti.Non erano epici eroi, erano simili a branchi di famelici lupi, guidati da un istinto più forte di loro. Con abile gioco di gruppo, aggredivano le prede, le abbattevano, scuoiavano e consumavano, secondo il rituale del branco.Gli animali sopravvissuti subiscono i periodici attacchi passivamente, ieri come oggi, fuggendo qualche miglio più in là: non resta loro che la fuga e l’attesa, che si compia, prima o poi, il loro destino. Continua verso oriente la marcia degli uni e degli altri, predati e predatori, ambedue manovrati da una forza più forte di loro. Si vedono cacciatori stremati raggrupparsi ai bagliori di un timido fuoco, allestire le armi, limare le lance, affilare coltelli, cucire assieme pellicce scuoiate, creare giacconi, calzari, cappelli, mentre si scambiano impressioni, rozzi racconti di caccia, consigli, effusioni, ricordi di terre lontane e tempi passati, di padre in figlio tramandati. Non sembrano più lupi selvaggi, son divenuti esseri umani. Si muovono cautamente in piccoli drappelli, esperti di caccia e dei segreti dell’ultima sfida. Procedono a piccoli gruppi sul fondo gelato d’inverno o sui licheni ed il muschio d’estate, seguiti da colonne di donne e bambini.Le armi sono di pietra, eppure efficaci e possenti. Lance e giavellotti son coronate da punte di pietra scheggiata, limata e scanalata per renderle aguzze e mortali.Le lame di ossidiana, taglienti come rasoi, sono fissate a manici d’osso o di legno; le punte di lance e giavellotti sono legate su aste e bastoni, anch’essi di legno o di osso. La marcia continua inarrestabile durante giornate e decenni. Le miglia percorse giorno per giorno a piccoli tratti si sommano, raggiungono cifre imponenti: almeno tredicimila, si stima, durante un millennio per arrivare dall’estremo nord, alla Terra del Fuoco.Tredici miglia all’anno per tanti drappelli, duecentosessanta per generazione. Aumentando di numero, una generazione dopo l’altra, da cento individui iniziali, si arriva, dopo un millennio, a dieci milioni. Forse un poco di meno, forse un poco di più. L’impervia catena delle montagne rocciose si snoda, in direzione nord-sud, facendo da scudo alle tormente, che soffiano da oriente. A ridosso di queste montagne verso est, tra le odierne province di British Columbia ed Alberta, la natura aveva formato come un corridoio, quasi esente da ghiaccio. Una specie di profondo e lungo cammino largo da due a dieci miglia, aperto a sud per la lunghezza della catena. I geologi, tuttora, discettano sull’origine di questa strana vallata,chiamata The Rocky 170 Mountain Trench. Gli antropologi sono convinti: questa è la strada percorsa dai primi Amerindi.Nelle leggende di varie tribù delle Ande, riecheggia, tuttora, il racconto di una marcia lunga e spossante tra i ghiacci e di una vallata radiosa comparsa alla fine... Raccolti attorno ad un fuoco dell’accampamento, a ridosso delle Ande, gli anziani sono soliti raccontare le gesta, sofferenze e bravate dei loro antenati. Sotto l’azione inebriante di coca, alcol, mescal ed altre droghe celesti, guardano al nord, adorando la luna. Raccontano, che fu Madre Luna a condurli per mano, attraverso il lungo cammino fino alla valle radiosa. 235 Sono solo fantasie di vecchi dementi? Secondo i vecchi sciamani, si tratta di recondite ispirazioni divine, che risvegliate e liberate dalla droga, ripercorrono le strade dell’inconscio, fino a far affiorare antichi ricordi assopiti.Quale gioco del fato guidò gli Amerindi nella direzione giusta, quale gli fece scoprire l’unico facile sbocco? Nonostante l’aiuto della fortuna, biogna riconoscere che l’impresa non era alla portata di tutti; un impresa alla stregua di pochissimi eletti, tanti ed estremi erano i rischi. Possiamo immaginare l’emozione, frammista a timore, provata da questi sparuti drappelli stremati, alla vista del nuovo paesaggio assolato. La prateria verde macchiata di fiori, l’aroma di piante, bacche ed arbusti; il dolce tepore del sole, lo scrosciare dei ruscelli, il tuonare dei torrenti, il fruscio della prateria ricca di vita. Forse, all’inizio prevalsero ansia, timore, perfino terrore per l’insolito ambiente greve ed ignoto, per la sollecitazione violenta dei sensi finora assopiti: gli occhi ancora accecati dal bianco dei ghiacci, di colpo abbagliati dal turbinio di mille colori; l’olfatto strappato allo sterile odore del freddo, aggredito da tante fragranze; il palato impreparato ai tanti nuovi sapori; l’udito prima assopito dai grandi silenzi del nord, ora assordato dal frastuono di una natura che esplode di vita. Con l’andare del tempo, l’Amerindio si moltiplicò, si suddivise in tanti ceppi e tribù, si sparpagliò sull’immenso continente, mentre alcuni gruppi raggiungevano, dopo circa un millennio, la Terra del Fuoco. Così nascevano, si suppone, le tante civiltà del Nuovo M ondo, come l’Andina, la M aya e l’ Azteca; culture preziose e raffinate, distinte e diverse per lingua e costumi, tutte accomunate da un ingegno comune, quello dell’uomo moderno. Tutte dipinte d’inganno. Le prima vestigia di queste culture sono quasi scomparse, consunte dall’usura del tempo e dal flagello della Conquista. Poco possono testimoniare dei fasti passati.Le sparute testimonianze rimaste parlano di raffinate culture amanti dell’arte, di popoli adoratori di luna e sole; di povera gente soggiogata da religione e superstizione; di governi teocratici, autoritari e violenti; di società ossessionate dal culto della guerra e del sacrificio umano a favore di mostruose divinità. Dal lontano 235 Kauffman Doig F. < Manual de arquelogia peruana > ed. Peisa, Lima ( 1983 );Terenzi C. et al. < Centro America - Tesori d’arte delle civiltà precolombiane > Fabbri, Milano ( 1992 ); Katz F. < Le civiltà dell’America pr ecolombiana > Mu rsia Milano 1985;Teren zi C. et Al. < I popoli del sole e della luna > Fabbri, Milano ( 1990 );Alva W. < New tomb of royal splendor > National Geographic ( 1990 ) 177, 2 - 16; 171 passato, emergono testimonianze di popolazioni rassegnate ad un destino senza speranza, sia da vivi sia da morti, in balia di divinità senza pietà. Erano agricoltori pacifici, gl’Incas, i M aya e gli Aztechi, eppure glorificavano deità guerriere, eroiche e virili ed adoravano i loro simboli: pugnali, lance, giavellotti, asce ed altri strumenti letali. Ci si può chiedere, come sarebbe cambiato il destino delle Americhe, se gli Amerindi non ci fossero stati, se fossero rimasti confinati nei ghiacci del nord. Come avrebbero reagito i conquistadores assetati d’oro e di sangue, se una volta sbarcati, avessero trovato solo terre disabitate, senza ingenui esseri umani, pronti a venir convertiti o sgozzati. Ci si può chiedere, cosa avrebbero fatto i conquistadores, se non avessero trovato gli ori e gli argenti degli Incas ed i loro immensi tesori. Ci si può chiedere, come sarebbe progredita o regredita la civiltà occidentale, senza l’apporto prezioso di piante commestibili e medicinali, quelle degli Incas, M aya ed Aztechi. É facile immaginare, quante carestie siano state evitate e quante vite risparmiate in Europa, grazie all’avvento del vero tesoro degli Incas: non quello fatto di solo oro ed argento, bensì di mais, patate, e mille altri regali del cielo. *** I popoli andini furono grandi costruttori di vie di comunicazione. 236 Verso la fine dell’impero degli Incas, una vasta ragnatela di strade congiungeva da nord a sud, da ovest ad est, dai monti all’oceano, i punti nevralgici dell’immenso paese. Si trattava più che di strade di erti cammini qua e là lastricati di pietra. Si estendevano a perdita d’occhio sull’arido altopiano, chiamato ancor oggi puna, nella lingua nativa. Queste strade o sentieri erano fatti a misura, come calibrati per l’uomo. Non avendo scoperto la ruota, esistevano solo viandanti, accompagnati semmai dai lama, piccole bestie da soma e loro fedeli compagni. Gente che si spostava continuamente a piedi lunghe per distanze ed immensi dislivelli. Uomini e donne, procedevano incolonnati e in silenzio, con l’andatura tipica della gente di montagna: passo lento e lungo, specialmente in salita, respiro profondo, per risparmiare le forze e sfruttare il poco ossigeno dell’aria rarefatta. Portavano sulle spalle cumuli voluminosi di mercanzie, protette ed avvolte in grossi teli dai mille colori, arrotolati come tappeti. Spesso erano donne a portare quest’ingombranti fardelli, che ondeggiavano elegantemente sulle spalle, legati alle estremità da un nastro di tela, appoggiato alla fronte e tenuto fermo dal peso e dalla forza del collo, per lo sforzo contratto. In salita, i fardelli tiravano indietro ed i corpi ansimanti e protesi in avanti, facevan fatica. In discesa, 236 Von Hagen Victor W. < La grande strada del sole > Einaudi, Torino ( 1975 ) 172 al contrario, i fardelli premevano sulla nuca, costringendo ad accelerare il passo, a correre al piccolo trotto. Ancora oggi si osservano simili scene, su alcuni sentieri poco battuti: uomini scalzi, con ai piedi solo leggeri ciabatte infilate e sulle spalle giganteschi fardelli, che corrono giù per dirupàti sentieri, saltando di pietra in pietra come camosci. Un piede in fallo significa addio; il burrone ti attende. El baile de la muerte, la danza della morte, viene tuttora chiamato. Pedro Cieza De Leòn, si avventurava a piedi su per un cammino tortuoso e solitario, rapito dal fascino di questa insolita contrada; era l’anno 1548 di nostro Signore. Egli descrisse così la sua insolita esperienza: < Perciò gli Incas costruirono la più grandiosa strada del mondo e anche la più lunga, poiché essa si estende da Cuzco a Quito e un tempo metteva in comunicazione Duzco col Cile, per un tratto di 800 leghe. Credo che, dagli inizi della storia umana, nulla sia mai stato costruito che uguagli la magnificenza di questa strada, che passa per vallate profonde e montagne altissime, su cime nevose, cascate d’acqua, attraverso la roccia viva e lungo le sponde di sinuosi torrenti. In tutti i luoghi citati, la strada è costruita solidamente, ben terrazzata sulle montagne degradanti, nella roccia viva è tagliata lungo gli argini dei fiumi e sostenuta da pareti protettrici; sulle vette nevose presenta gradini e sedili per le soste, e lungo tutta la sua estensione è tenuta accuratamente sgombra e monda da ogni detrito; e, a intervalli regolari, si trovano luoghi di sosta, depositi di provviste e templi del sole >. *** Per le popolazione andine, la coca non era un prodotto voluttuario, ma un’importante risorsa per sopravvivere alle fatiche in alta quota e alla durissima vita del contadino. < Mama Coca> era talmente preziosa, da divenire oggetto di culto sincero; era strumento di potere per chi ne controllava produzione e distribuzione, il che significa, per tutta la classe regnante. Mama Coca veniva venerata da tutti, a partire dal sommo capo, l’Inca, a sacerdoti e sciamani, a scribi, notabili e nobili, fino ai paesani. Culto e potere quindi, ancora una volta sapientemente intrecciati nell’umana commedia. La coltivazione delle piante di coca è delicata e richiede tant’acqua e lavoro, specialmente sugli scoscesi pendii delle Ande; lo stesso dicasi per la raccolta e la preparazione delle foglie, che contengono il principio attivo, la cocaina; sostanza non ancora isolata allo stato puro in quei tempi lontani. Per ottenere il massimo effetto, le foglie venivano masticate lentamente, oppure estratte con acqua bollente. Qualcuno aveva annusato o fumato le foglie opportunamente essiccate, ma senza effetti soddisfacenti, dato che la droga, legata chimicamente alle foglie, abbisogna di 173 trattamenti particolari per svolgere la sua attività. Nelle Ande, masticare le foglie é rimasto l’approccio più popolare, ma anche in questo caso, per ottenere il massimo effetto si osservava un preciso rituale valido tuttora: da una borsetta chiamata chusca, si preleva un pizzico di foglie, si liberano dalle nervature principali, si masticano lentamente sino a formare un bolo che viene posto in un lato della bocca. Da un piccolo contenitore di legno chiamato poporo si estrae con una bacchetta di legno una piccola quantità di llipta o llucta, una particolare miscela alcalina, costituita da cenere vegetale e calce e con essa si umetta il bolo. In tal modo, la cocaina imprigionata nelle foglie si libera e viene assorbita più facilmente dalla mucosa orale. M olto diffusa é rimasta tuttora la preparazione d’infusi di coca, ottenuti versando acqua bollente sulle foglie e lasciando tirare per alcuni minuti. Si forma una gradevole bevanda, soprannominata maté de coca, molto popolare in Perù ed altri paesi sudamericani, nei quali ne é consentita la libera vendita. Il maté de coca contiene quantità di cocaina talmente basse, da non rappresentare rischi concreti di assuefazione od altri effetti dannosi; per questo motivo il suo uso é esente da restrizioni nei paesi sudamericani ed é paragonbile all’abitudine occidentale di té e caffé. L’uso della coca presso gl’Incas e le altre popolazioni andine non era libero, come molti hanno, a torto, asserito. Era sottoposto alle ferree regole di un sistema teocratico, le stesse che regolavano, giorno per giorno ed ora per ora, la vita del singolo. Ogni lavoratore adulto aveva diritto di consumare da uno a due pugni di foglie al giorno ed il consumo era proporzionato al lavoro svolto ed alla fatica sopportata. La presa di coca ( cocada ) veniva usata come unità di tempo e di lavoro: una cocada corrispondeva al percorso fatto tra una presa e l’altra da un portatore con un carico standard di 40 kg circa; ovvero a 3 km in pianura e 2 km in salita. Uno sforzo da non sottovalutare considerando la piccola statura ed il peso leggero dei portatori. Cocada era anche il tempo necessario per percorrere questo spazio, pari a circa 40 minuti. L’intera vita di queste popolazioni era condizionata dall’uso di coca, senza che tale abitudine portasse ad eccessi ed abuso o a problematiche di carattere sociale e morale. Una società felicemente assuefatta e appagata, astutamente soggiogata e sfruttata. Poco o nulla sappiamo degli eventuali effetti nocivi sistemici dovuti alla masticazione delle foglie di coca, protratta nel tempo; in particolare nulla é noto su eventuali azioni tossiche a livello del sistema cardiocircolatorio o nervoso, delle facoltà cognitive, della capacità di giudizio, memoria, comportamento ed aspettativa di vita. Ancora meno sappiamo delle eventuali conseguenze di questo vizio degli avi sulle attuali generazioni andine. Non sappiamo se l’assunzione di cocaina per via orale e a basse dosi, ma per una vita intera, abbia causato nei soggetti danni permanenti del sistema nervoso, trasmissibili geneticamente. E’ molto vasta per contro, la letteratura moderna, che attesta le terribili conseguenze per il feto, a seguito di assunzione di cocaina pura e ad alti dosaggi, da parte 174 di madri gestanti. Questo fatto conferma che esiste una relazione tra natura ed entità del danno causato e quantità di droga assunta nell’unità di tempo. Negli ultimi 50 anni, a seguito dei conflitti in Corea e Vietnam, il numero di coloro che assumono cocaina nel mondo è salito alle stelle. Si sono anche modificate le modalità di impiego, con una crescente tendenza al raggiungimento di un rapido sballo, all’uso massiccio di prodotti più attivi, aggressivi e debilitanti, alla moda di fumare la coca, una micidiale mistura di cocaina base, chiamata crack. L’assunzione di coca è divenuta un impiego puramente voluttuario, che con l’attuale trend dei consumi, rappresenta un rischio rilevante per il singolo individuo, la comunità e la salute.La diabolica scoperta che, fumando il crack, si potenzia in maniera drammatica l’effetto della coca normalmente annusata, richiama alla mente quanto successe con l’oppio, quando passò dall’India, dove veniva mangiato in dosi modiche e poco dannose, alla Cina dove, entrato nelle fumerie, avviò una delle tragedie umane più funeste dell’era moderna. 237 < Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >. 237 Entità e natura dei danni neuronali sono correlate ai livelli ematici cerebrali di cocaina, eroina, morfina, ecc. Fumando queste droghe, si ottengono rapidamente concentrazioni cerebrali molto più elevate, che tramite altre vie di somministrazione, dalle quali derivano attività e danni di gran lunga maggiori. 175 XVIII < PIU DELL’UOMO, NULLA,VEDI E’ TREMENDO > Immaginiamo di fare un sogno nel lontano passato, in una splendida e calda serata d’estate. Ci risvegliamo, come d’incanto, ad Atene, nel secolo d’oro di Pericle, attorno al 460 a.C. Il sole, calato da poco, aveva lasciato spazio al freddo chiarore di una luna tutta d’argento.Le pietre esalavano la calura del giorno assolato e la città tutta bianca e lucente si apprestava al risveglio notturno. Ci ritrovammo nel vecchio teatro, allungati di fronte al palcoscenico sulle gradinate di pietra; le membra, stanche e intorpidite dopo la lunga giornata, assorbivano il dolce tepor della pietra. Non era solo puro calore, quello che donava la pietra: assieme a quella del sole, era l’energia del cosmo, che imprigionata di giorno, si liberava al calar della notte. Assorbendola fino nell’intimo, le membra si rilassavano, una pace dolce e completa si impossessava di noi, come in un sonno profondo. I raggi della luna creavano ombre e riflessi spettrali sulle tuniche bianche, assiepate, sedute o sdraiate sugli ampi gradini. In alto, al di sopra della collina, il Partenone rifletteva nel cielo tinto di blu il biancore della luna leggermente sfumato di rosa. Era come se trasudasse dalle sue pietre il sangue del sole. In alto, più a destra, le dolci colline ed i boschi decantati da Pindaro, inviavano tenui bagliori d’argento. A teatro, gli spettatori assistevano rapiti. Solo la voce degli attori rompeva il silenzio, mentre declamavano rime sublimi. Durante le pause, un brusio di voci lontane filtrava, tra gli spessi filari di cedri e di pini, abilmente disposti a semicerchio attorno al teatro. Un leggero scalpiccio tradiva remoti viandanti, clienti, in corsa attardata verso il riposo. Ancora più raro, seppure più intenso, il nitrito di un cavallo ribelle, gli schricchiolii del carro condotto da un cocchiere inebriato, l’ansimare di cavalli spossati, il gemito roco di ruote e mozzi stremati. Con l’avanzar della sera, un alito fresco di vento calava dalle colline; portava con se profumi ed odori diversi, mescolati con divina armonia. Fragranza di glicine e gelsomino, di rosa e ginestra si sovrapponeva a quella del mirto e della macchia lussureggiante. La brezza del mare arrivava dal Pireo e soffiava impetuosa, si apriva la strada frusciando tra i rami, strisciando sul verde di bosco e campagna e a tutti ghermiva furtivamente qualcosa, qualche aroma nascosto, che portava con se. Arrivando ai vecchi quartieri e 176 lambendo tetti e selciati, raccoglieva l’odore accogliente di legna bruciata, che é profumo di vita. Si sovrapponevano altre divine fragranze, filtrando attraverso eucalipti e agrumeti, pini e ginepri.La magica miscela invadeva, pervadeva, impregnava tutto il teatro; attori e spettatori erano in estasi, come inebriati.Il monotono sfrigolio di grilli e cicale ed il confuso brusio della città completavano l’incanto. Sul palcoscenico, dopo un attimo di pausa e raccoglimento, il coro attaccò con i versi dell’Antigone, una delle più belle liriche greche: < Molte ha la vita forze, tremende; eppure più dell’uomo nulla, vedi, è tremendo. Va sul mare canuto nell’umido aspro vento, solcando turgidezze che s’affondano in gorghi sonori. E la suprema fra gli dei, la Terra, d’anno in anno affatica egli d’aratri sovvertitori e di cavalli preme tutta sommovendola. E la famiglia lieve degli uccelli sereni insidia, insegue come le stirpi ferine, come il popolo subacqueo del mare, scaltro, spiegando le sue reti, l’uomo: e vince, con frodi, vaghe pei monti le fiere del bosco: stringe nel giogo, folta criniera, la nuca del cavallo e il toro piega montano, infaticabile. Diede a sé la parola, il pensiero ch’è come il vento, il vivere 177 civile, e i modi d’evitare gli assalti dei cieli aperti e l’umide tempeste nell’inospite gelo, a tutto armato l’uomo: che nulla inerme attende dal futuro. Ade soltanto non saprà mai fuggire, se pur medita sempre nuovi rifugi a non domati mali. Con ingegno che supera sempre l’immaginabile, ad ogni arte vigile, industre, egli si volge al male ora, ora al bene. Se le leggi osserva della sua terra e la fede giurata agli dei di sua gente, sé con la patria esalta; un senza-patria è chi s’accosta, per sua folle audacia, al male > In pochi versi concisi, Sofocle stigmatizza la prevaricazione dell’uomo sulla terra, che < affatica egli d’aratri sovvertitori ... sommovendola >; sul regno animale dagli uccelli, alle fiere, ai pesci che egli cattura e soggioga < scaltro ... e vince con frodi >, a tutti gli altri animali, dal toro al cavallo, che egli addomestica < infaticabile >. Il poeta continua, decantando il predominio sulla natura animata ed inanimata, da parte dell’uomo, che è il più grande artefice, rotto a tutte le evenienze, mai disarmato tranne che di fronte alla morte: < Ade soltanto non saprà mai fuggire >. Seppure il desiderio dell’immortalità, della vittoria della vita sulla morte già chiaramente traspaia: < se pur medita sempre nuovi rifugi a non domati mali >. Tra le forze indomabili della natura, l’uomo é la più < tremenda > grazie ad intelligenza, infaticabilità ed astuzia, che lo pongono al livello più alto tra le creature viventi. Nei versi, si recita un inno alla tecnica, alla nascita dell’ < Uomo faber > parte motrice dell’Homo sapiens. Colui che è riuscito ad andare < sul mare canuto nell’umido aspro vento >, che ha creato 178 rifugi, case, città < ed i modi d’evitare gli assalti dei cieli aperti e l’umide tempeste nell’inospite gelo > che < diede a se la parola il pensiero ... il vivere civile >. Prevaricazione della terra < suprema fra gli dei >, ma anche armonia con essa una volta soggiogata, plasmata ai propri desideri, ai propri bisogni < con ingegno >che< supera sempre l’immaginabile>. Armonia con la < suprema fra gli dei > suprema e perciò immortale fonte di vita, di cibo, di opulenza in un ciclo indistruttibile di rinnovamento perenne: perfino le famose miniere d’argento del Laurio erano inesauribili, rigenerandosi di notte e garantendo ad Atene un predominio economico eterno. Pochi spiriti eletti avevano già intuito in passato, che l’indistruttibilità della natura non era che un mito.Un giorno, sarebbero spariti fiumi e foreste; si sarebbero essiccati torrenti, fiumi e sorgenti e la fauna selvatica sarebbe scomparsa, eliminata o fiaccata dall’uomo e dalla natura profondamente mutata. Le viscere della terra sarebbero state messe a nudo, creando solo deserto. Pochi illuminati, come Plinio, gridarono al pericolo e misero in guardia, ma come prevedere dove sarebbe approdato il Prometeo scatenato? Tante previsioni e tante Cassandre, in un mondo sordo e accecato, in corsa affannata verso un benessere fatuo. Un mondo cullato nell’ illusione, che la terra mai si sarebbe lasciata fiaccare, il mare esaurire né la natura contaminare.. < Ad ogni arte, vigile, industre, egli si volge al male ora, ora al bene >; una profonda preoccupazione morale, premonitrice di grandi conquiste, ma anche di grandi rischi futuri. Dalla spada all’aratro: in quale misura prevarrà l’Homo faber sul sapiens, l’ ambizione sulla coscienza? Sofocle non si pose ancora questi quesiti, seppure inquietudine traspaia dai suoi versi: nel volgere dei secoli, la natura sarebbe stata costretta ad ammettere e accettare la propria vulnerabilità e l’Homo faber a confessare la sua sfrenata ambizione: < medita sempre nuovi rifugi a non domati mali >. L’Homo faber, < ad ogni arte vigile, industre >, scopre, oggi, di poter scatenare un nuovo e moderno Prometeo su se stesso e su tutti i viventi, diventando artefice di nuove forme di vita. L’ingegneria genetica é stata scoperta. Il sogno di Faust, l’eterna giovinezza non è più mito o chimera. La morte non é più una necessità ineluttabile, bensì una disfunzione organica differibile. Basterà modificare quei processi biochimici, che spingono le cellule ad invecchiare e morire. Sembra semplice, come in un gioco, eppure: < Ade soltanto non saprà mai fuggire >. Non potendo eliminare la morte, stiamo prolungando la vita e realizzando una grande chimera: un mondo di anziani, di anziani sempre più vecchi, un sovvertimento della biologia ispirata al ricambio generazionale, un mondo dove la sfida alla morte non sarà più la procreazione.Un mondo dove 179 l’uomo si accinge, a prendere in mano il controllo genetico di tutti i viventi; un mondo dove potrà controllare ogni evoluzione, secondo i propri disegni ed essere artefice di nuove creature. Alcuni anni fa, fece scalpore l’ oncotopo, un topo geneticamente alterato e brevettato, per agevolare le ricerche sul cancro. Allora si disse, che era stata brevettata la vita.Oltre agli animali trans genici per la ricerca biomedica, anche i primi preziosi animali addomesticati dall’uomo neolitico, come ovini, suini e bovini, sono nel mirino della ricerca. Questi animali modificati geneticamente hanno già conquistato la nostra mensa; si pone il problema se prima o poi sorgeranno rischi reali per la salute, o se l’uomo riuscirà ad adattarsi. Cose analoghe accadono nel mondo delle piante: patate umanizzate per produrre albumina umanizzata, tabacco per fabbricare proteine virali e realizzare ambiti vaccini; pomodori a lunga conservazione; riso, mais e altri cereali resistenti all’ aggressione degli insetti, o in grado di crescere in terreni aridi e con acqua salata, o di produrre più raccolti in un anno di ora; cereali e frutti arricchiti di vitamine, antiossidanti ed altri principi vitali. < A tutto armato l’uomo: che nulla inerme attende dal futuro >. L’ingegneria genetica applicata al mondo animale, vegetale ed all’uomo stesso, preannuncia il trionfo dell’Homo faber, l’estrema prevaricazione della tecnica sulla natura. Traguardi insperati sono stati raggiunti in dieci millenni di storia, mentre insostenibili responsabilità d’ordine etico sono emerse lungo la strada, imponendo una rivalutazione profonda dei nostri rapporti con la natura e i nostri simili. M ilioni di anni sono trascorsi dai primi barlumi di vita sul nostro pianeta. Passato e presente indicano come il mondo non sia che un impasto di sangue e di argilla, un mattatoio di animali ed esseri umani, un mondo nato per crear sofferenza e campare di morte.238 < Egli si volge al male ,ora al bene >,declamava Sofocle. Quale sarà il prossimo inganno? < Ecco, perché si son rotte le corde dell’arpa >. 238 Cfr.Claudio Magris, loc.cit. 180 XIX L’INGANNO CONTINUA La tecnica minaccia di diventare il tiranno della società umana... un’attività che per sua essenza dovrebbe essere “mezzo” in vista di uno scopo è diventata fine a se stessa. K. Lorenz Con il travagliato sbocco delle città mediorientali al mediterraneo, ebbe inizio una profonda rivoluzione culturale, successivamente denominata civiltà mediterranea. Sviluppata e perfezionata dai Greci in tutti i rami dello scibile, essa venne raccolta da Roma, che divenne il crogiuolo di questo processo, trasferendo, agli eredi diretti e indiretti, oltre ai tanti aspetti positivi anche molti degli aspetti negativi della propria cultura.239 Caduto il mito retorico delle eccelse virtù degli antichi romani, tanto amplificato da tutte le caste dominanti, resta un quadro realistico e squallido di una società edonistica, dominata ed oppressa da una oligarchia di potentati, dediti a mantenere il potere e a curare solo i propri interessi. Una società pervasa da una profonda corruzione dei valori morali, nella vita pubblica e privata, nell’amministrazione di stato e giustizia. Una società, nella quale il mito dell’inganno diventa raffinata tecnica di mistificazione, volta al profitto del singolo e di tutto il sistema. Scorrendo i vecchi testi originali, le liriche, le commedie di Plauto, la tragedie, le tante orazioni di vecchi censori, da Catone a Cicerone ed altri, le arringhe di accusatori e difensori, tenute al Foro per interminabili litigi, i tanti editti consolari e imperiali, riemerge lo squallido quadro di una società litigiosa e prevaricatrice. Nei tanti Atti giunti fino a noi, sono citate e catalogate innumerevoli accuse e cause per corruzione, falso e concussione, peculato e manomissione, adulterazione di bevande ed alimenti, adulterazione 239 Giovanni Reale “ Saggezza antica - terapia per i mali dell’uomo di oggi” Raffaello Cortina, Milano ( 1995 ); 181 di mercanzie importate, trasformate, distribuite e vendute nel gigantesco emporio della Roma imperiale.Un’analisi critica della società di quei tempi, aiuta a mettere a nudo e comprendere gli aspetti negativi della storia romana imperiale; le innumerevoli falsificazioni, le crudeltà, i massacri, gli atti di slealtà compiuti ai danni di popoli nemici o alleati, le malversazioni, i soprusi, le estorsioni e le rapine di cui furono spesso vittime i sudditi di Repubblica e Impero 240 e dai quali derivano, verosimilmente, tanti aspetti negativi della vita di oggi. Una diffusione così ampia e capillare della cultura romana fu possibile, grazie a quel mirabile strumento di informazione e comunicazione che fu la lingua latina. Gl’idiomi scritti e parlati sono un valido metro per la valutazione della cultura, della capacità di espressione e di apprendimento e del livello di socializzazione di tutte le genti e a questo riguardo, il latino svolse un ruolo fondamentale. Un linguaggio raffinato e logicamente strutturato, accomunò i vari ceppi dell’impero integrandoli in un unica cultura.Questa spiccò per un crescente predominio della ragione sulla sfera affettiva, per un’invadente supremazia dell’oggettivo sul soggettivo, e di conseguenza per una progressiva trascuratezza della dimensione affettiva ed individuale della conoscenza. In questo modo, vennero anche gettate le fondamenta, sulle quali sarebbe stato costruito, successivamente, il grattacielo di tecnica e scienza moderna. Durante questo processo, si radicò sempre di più l’idea che il vero non è quello che noi possiamo intuire, i nostri occhi vedere od i nostri sensi percepire, bensì solo ciò che è verificabile matematicamente e dimostrabile sperimentalmente o come affermava Lorenz:241 < la convinzione che sia reale soltanto ciò che può essere espresso con la terminologia delle scienze esatte della natura e dimostrato in base a procedimenti quantitativi. Insomma: il calcolo e la misura sarebbero gli unici metodi scientificamente legittimi per acquisire conoscenze sulla realtà >. Portando agli estremi le tendenze matematizzanti dei Pitagorici e quelle riduzioniste degli Atomisti, fu costruito il castello dell’indagine scientifica e della sua metodica, sfociato alla fine nel dogma di un progresso tecnologico ininterrotto ed inarrestabile e di uno sviluppo sostenibile. Un viraggio sostanziale nell’arco dei secoli, paragonando l’approccio intuitivo degli antichi greci, motivato dalla meraviglia, con quello degli scienziati moderni guidati da metodo sperimentale e logica pura. Contro gli eccessi del positivismo del novecento, insorse Popper, il quale spezzò una lancia a favore di un rinato approccio metafisico nella pratica scientifica: 240 241 J.Carcopine loc.cit.; Perelli Luciano < La corruzione politica nell’antica Roma > Rizzoli, Milano ( 1994 ). K.Lorenz < Il declino dell’uomo > Mondadori (1984) 182 <... l’atomismo è un eccellente esempio di una teoria metafisica non controllabile la cui influenza sulla scienza è stata superiore a quella di molte teorie scientifiche controllabili >. Descartes, Hobbes e Boyle vedevano il mondo come un gigantesco meccanismo ad orologeria, interpretando il mondo fisico in termini di materia estesa in moto, mentre Faraday, M axwell, Einstein, De Broglie e Schrödinger concepivano il mondo in termini di campi continui. 242 In biologia, la teoria dell’evoluzione, la teoria della cellula e la teoria delle infezioni batteriche hanno svolto simili ruoli, per lo meno in un certo periodo. 243 Anche in psicologia, il sensazionalismo e la psicoanalisi potrebbero essere citati come programmi di ricerca metafisica, mentre sempre secondo 244 Popper, il vecchio ideale scientifico della conoscenza assolutamente certa e dimostrabile si è mostrato un idolo, oramai superato: <... I soli mezzi a nostra disposizione per interpretare la natura sono le idee ardite, le anticipazioni ingiustificate e le speculazioni infondate: sono il solo organo, i soli strumenti, di cui disponiamo. E per guadagnare il nostro premio dobbiamo azzardarci a usarli [...]anche il controllo sperimentale delle nostre idee; l’esperimento è azione pianificata, ciascun passo della quale è guidato dalla teoria >. Secondo Bacone, per il quale conoscere è potere, l’uomo, sfruttando le nuove conoscenze tecnologiche, sarebbe stato in grado di trasformare l’ambiente in un paradiso terrestre, dove ogni realizzazione avrebbe rappresentato un obiettivo di alto valore morale. Spingendo all’estremo questo pensiero, il potere si trasforma in dovere, la possibilità teorica si trasforma in imperativo categorico e l’uomo diviene schiavo del proprio sistema. Non siamo molto lontani da questo obbiettivo, se consideriamo che oggi la maggior parte della gente, è persuasa che la civiltà tecnologica porterà prima o poi ad un miglioramento della qualità e del valore intrinseco della vita stessa.Quest’interpretazione tecnomorfa dei valori della vita, già abbozzati da Bacone, raggiunsero il loro apice nell’euforia di Cartesio e M arx, secondo i quali la signoria sulla tecnica avrebbe assicurato la signoria sulla natura, fino all’estremo traguardo dell’Homo faber, artefice di se stesso. Questa visione del mondo impera tuttora. Quella che era una pura visione o intuizione diviene fede per molti; fede sentita, fede sofferta, fede creduta, fede venerata secondo i livelli di religiosità di una umanità stregata.Per questi veneratori della tecnica, la felicità è soddisfazione completa dei 242 Weinberg S. < Il sogno dell’unità dell’universo > Mondadori, Milano ( 1993 );Weinberg S. < I primi tre minuti. L’affascinante storia dell’origine dell’universo > Mondadori, Milano ( 1977 ); 243 Thomas Lewis < The lives of a cell > Viking Press, New Yo rk ( 1975 );Thomas Lewis < The Youngest scien ce> Viking Press, New York ( 1983 ); 244 Popper K.R. < Logica della scoperta scientifica > Einaudi, Torino ( 1970 ) 183 bisogni e desideri materiali e la equazione ideale è felicità = benessere materiale. La tecnica fornisce una quantità e varietà di materiali mai sognati dall’uomo, non dico quello primitivo, ma nemmeno quello moderno. Da questa inesauribile disponibilità, nasce il mito del consumismo, che porterà ad una perversa inversione di rapporti: invece di finalizzare il prodotto al consumatore si tenderà a finalizzare il consumatore al prodotto. Verrà consumato così un nuovo gigantesco inganno ai danni dell’uomo, la trasformazione dello schiavizzatore in schiavo, la messa ai ferri del consumatore. Giornalmente noi tocchiamo con mano i frutti prodigiosi della tecnica moderna, li ritroviamo nella vita quotidiana, ad ogni piè sospinto. Sono espressioni tangibili ed innegabili dell’ingegno: la trasmissione a distanza di suoni, immagini e del pensiero con la radio, il telefono, la televisione, il personal computer; la memorizzazione della conoscenza e la sua disseminazione con gli strumenti informatici, senza limitazioni di tempo e spazio; il trasporto della materia, dai corpi alle merci, con le auto, le navi, gli aerei su per la terra ed i monti, i mari ed i cieli ed oggi addirittura nel cosmo; il trasporto dell’energia elettrica a distanza fin nelle case, la sua creazione ed utilizzazione ai fini più svariati; la produzione di strumenti di vita e di morte; i progressi della medicina, dell’ingegneria, di tutte le scienze, la costruzione di dighe. ponti, trafori, città smisurate; ecc. I frutti della tecnica restano e sono qui, alla portata di tutti. Le teorie alla loro radice invece, mutano, vengono rinnegate, distrutte, sostituite, scompaiono. A volte in fretta nel giro di anni, a volte lentamente nel volgere di secoli. 245 La nostra visione del mondo è mutevole, come quella di un caleidoscopio infantile, un girotondo senza fine, fatto d’ingannevoli forme. Tolomeo ci aveva regalato la visione di un mondo tranquillo, di una terra ferma al centro del nostro piccolo universo, venerata dal sole e dagli altri pianeti. Copernico ribaltava questa visione idilliaca e la terra veniva di colpo costretta a correre a perdifiato attorno al sole e con esso per l’universo. Oggi, come racconta brillantemente M orin, 246 abbiamo fatto un altro passo nel vuoto di un cosmo impazzito: <... L’universo è a pezzi, un universo la cui espansione è il frutto di una catastrofe primigenia e che tende a una dispersione infinita.La grandiosa programmazione del grande balletto stellare si è trasformata in un fuggi fuggi generale. Al di là dell’ordine provvisorio della nostra piccola periferia galattica, che avevamo preso per l’ordine universale ed eterno, si producono diversi fatti inauditi, che cominciano a presentarsi sulle nostre telescriventi: folgoranti esplosioni stellari, collisioni d’astri, scontri di galassie. Scopriamo che la stella, lungi dall’essere la sfera perfetta che 245 246 Ottone P. < Il tramonto della nostra civiltà > Mondadori, Milano ( 1994 ) Morin E. < Ordine, disordine, organizzazione > Feltrinelli, Milano ( 1993 ) 184 emette i segnali in cielo, è una bomba a idrogeno al rallentatore, un motore in fiamme; nata con la catastrofe, essa presto o tardi scoppierà catastroficamente. Il cosmo brucia, si rivolge, si decompone. Nascono galassie, altre galassie muoiono. Non possediamo più un universo ragionevole, ordinato, adulto, ma qualcosa che sembra essere ancora negli spasimi della Genesi e già nelle convulsioni dell’agonia ... Il disordine si impossessa così del trono che occupava l’ordine >. 247 M a già c’è chi afferma, dimostra, persuade, che il Big Bang non c’è mai stato, che l’universo si espande, no si contrae, che non esiste un solo Universo, ma una miriade di Universi congiunti, come vasi comunicanti attraverso i buchi neri, disseminati qua e là per le galassie.... E l’inganno continua. 248 <Ecco perché, si son rotte le corde dell’arpa >. 247 Lerner E.J. < Il big bang non c’è mai stato > Dedalo, Bari ( 1994 ) 248 Canfora L. < Anche i falsi fanno la storia > Corriere della Sera ( 1996 ) anno 121, nr. 99, 27; P.Va. < Trecento anni di storia vennero inventati, Carlo Magno incluso > Corriere della Sera (1995) anno 120, nr. 98; 185 XX DALLE S TELLE AL PENS IERO < Più si scartabella nell’enciclopedia della vita, intitolata genoma, più ci si addentra nei meandri delle scienze sperimentali e nei vari capitoli d’astro-chimica e fisica, più ci si addentra negli spazi e nei tempi infiniti, più si considerano le nuove visioni di biologia molecolare, biochimica e chimica, più ci s’immerge nella scienza del piccolo e piccolissimo, nell’astro-chimica e fisica, sempre di più ci accorgiamo, che solo spazzando via dogmi e pregiudizi, si riesce a vedere un barlume di luce e a riscoprire che la vita altro non é che il risultato di un gioco del caso, di una danza vorticosa di particelle impazzite, sapientemente imbrigliate a colpi di frusta dalla nuova eminenza, ora chiamata emergenza > 249, 250 *** La natura ci ha fatto il dono della curiosità. Sospinti da questa, i nostri antenati osservavano con stupore la natura e così scoprirono i collegamenti tra vari fenomeni. Il firmamento brulicante di stelle e l’astro d’argento, nelle limpide notti, attirarono l’attenzione. Combinando osservazione e meditazione, adorazione e ragionamento, l’uomo riuscì a mettere in relazione alcuni aspetti del clima, come precipitazioni e temperatura ed a collegare le fluttuazioni delle maree, con le fasi lunari e col movimento delle costellazioni. Su basi del tutto empiriche, nacquero così astrologia ed astronomia, le prime e più antiche invenzioni dell’uomo. Nonostante la mancanza di strumentazione adeguata e le modeste conoscenze, l’astronomia raggiunse livelli ammirevoli, presso culture geograficamente distanti; tra queste eccelsero i Sumeri, gli AssiroBabilonesi, gli Egizi, i Greci, i M aya, gli Aztechi, gli Incas, i Cinesi, gli Indiani e gli Arabi. 249 250 Testo estratto e riassunto da: Jacques Monod < Il caso e la necessità >, Mondadori 1970 François Jacob < La logica del vivente >, Einaudi 1971 186 Successivamente, dall’astronomia si sviluppò la cosmologia, che si pose problemi di più ampio respiro su struttura e futuro dell’universo.Superato l’approccio speculativo, la cosmologia si è evoluta, poco alla volta, in scienza empirica, sfruttando le innovazioni tecnologiche dei mezzi d’osservazione, come i telescopi ad ampio spettro, la radioastronomia e la spettroscopia. 251 *** Le domande sulle origini della vita, dell’uomo, della terra e dell’universo sono presenti presso le antiche culture e molte furono le soluzioni proposte, estendendosi a concetti più astratti come spazio, tempo, bene e male. Teorie, ipotesi, e credenze si sono rincorse, fino a culminare in due grandi visioni, che fanno capo a Creazionismo e Darwinismo, mentre il bisogno ricorrente di porsi e riporsi quest’eterna domanda, svela paura repressa e desiderio di protezione. Sentirsi vicino un Ente supremo, un Padre, è rassicurante, specie quando si è impegnati nella lotta per la sopravvivenza, che é una lotta senza quartieri. Il Creatore è stato, spesso, raffigurato con sembianze umane, come un Essere Supremo capace di donare vita e forma a tutte le cose. L’atto della Creazione è stato dipinto e descritto nelle maniere più varie: a volte ha preso inizio da un uovo, a volte da un fiore o dalle onde spumeggianti del mare; a volte in alto nel cielo, sulle ali possenti di un’ aquila oppure accompagnato da un tuono, da un rombo, da un fragoroso rullar di tamburi; altre volte accompagnato da musica dolce e suadente o da una luce accecante. Queste raffigurazioni ricompaiono nella scienza moderna, spacciate alla stregua di simboli nuovi. Il vecchio tuono della Creazione, il germanico Urknall di Kant, é stato ribattezzato in inglese Big Bang, mentre la musica del sole richiama alla mente le antiche armonie di Pitagora, scaturenti dal profondo del cosmo. Il successo della teoria evoluzionistica è dovuto alla combinazione di fattori scientifici e sociologici, radicati nell’empirismo dell’era moderna. Dati di fatto obiettivi, rilevazioni sperimentali, alcuni sviluppi di biochimica e genetica ed un meccanismo di trasmissione dell’ereditarietà, comune a tutti i viventi (DNA, RNA), hanno reso più credibili i vecchi presupposti di Darwin (1859), mentre la possibilità di spiegare razionalmente nascita e sviluppo della vita, trovò terreno fertile nelle società borghesi ed in quelle marxiste del secolo scorso. 251 Giulio Giorello <Se il Big Bang fosse una favola > in Corriere della Sera 25.08.2001,pag.30. 187 *** Angosciato dai mille pericoli di un ambiente ostile, l’uomo ha cercato protezione e sicurezza, fino a disegnarsi un modello d’universo fatto a propria misura.Da Tolomeo ed altri filosofi, avevamo ereditato un quadro rassicurante dell’universo, con una terra ferma e tranquilla al centro del mondo, accarezzata dal sole, sorvegliata e quasi protetta dagli altri pianeti; il destino dell’uomo affidato ad una Provvidenza clemente, nell’attesa dell’estremo giudizio. Copernico, Galileo e Newton ci hanno strappati a questo sogno idilliaco, durato millenni. Di colpo, ci siamo ritrovati su una terra piroettante attorno al sole e con esso in fuga per l’universo, in balia di buchi neri, raggi cosmici, asteroidi e comete. Oggi pensiamo, che l’universo sia frutto improvviso di una catastrofe immane, chiamata Big Bang, che tenda alla massima dispersione e ad un livellamento termico, foriero di congelamento totale. Di là dalla nostra galassia, che noi avevamo scambiato per espressione di un immutevole ordine eterno, si susseguono drammi apocalittici: collisioni d’astri e comete, esplosioni, nascita e morte di stelle e pianeti, scontri tra gigantesche galassie. Il sole e le stelle, la cui luce amica guidò per secoli naviganti e mercanti, non sono che bombe all’idrogeno, alimentate da reazioni nucleari e predestinate a spegnersi tutte. L’inconscia paura del giudizio universale ha ceduto il passo, alla razionale certezza di un’inevitabile fine. L’universo, una volta tutt’ordine e pace, é ora in preda a manifestazioni nucleari, che non promettono nulla di buono, solo catastrofi immani. L’azzurro del cielo, sede dell’Olimpo e dei nostri ideali, è teatro di novae e supernovae minacciose, di radiazioni letali, di venti stellari, di bombardamenti incessanti da parte di raggi e particelle mortali. Dagli spazi interstellari, attraverso dense nubi di gas e polvere cosmica, giungono lampi di luce. In queste nubi, che prima o poi collasseranno dando origine a nuove stelle e pianeti, si formarono e si formano tuttora, composti organici semplici e complessi. Sono i mattoni della materia, dai quali emersero successivamente carboidrati e proteine e da questi cellule ed organismi viventi. L’uomo é stato creato a sembianza di Dio nell’ambito di un grande progetto celeste, ci era stato insegnato. Ora scopriamo d’essere, invece, frutto del caso. Alcuni milioni d’anni fa un meteorite gigante sarebbe caduto sulla terra, offuscando il sole e provocando buio e gelo mortale, oppure una supernova potrebbe essere esplosa, troppo vicino, inondando la terra di radiazioni letali. L’uno o l’altro dei due cataclismi avrebbe condannato a morte dinosauri e gran parte delle specie viventi, favorendo la formazione di una nicchia più adatta ai mammiferi. Solo a seguito di queste catastrofi, sarebbero nati i primati, gli ominidi e l’Homo sapiens, un poco più tardi. *** 188 La migrazione degli animali e la diffusione dei vegetali dimostrano la tendenza all’espansione della materia vivente. Un irresistibile stimolo a superare ogni frontiera, che caratterizza ogni forma di vita. E’ evidente, che tale forma di globalizzazione non é una caratteristica limitata agli umani, ma frutto di una legge più generale, a sostegno della quale, si potrebbe citare l’arrivo, dal cosmo, di forme di vita primordiali, trasportate a cavallo di asteroidi, meteoriti e comete. Lo stimolo alla globalizzazione non ha risparmiato nessuno, tanto meno il mondo vegetale od i microrganismi, dai virus ai batteri, dai funghi ai protozoi. La diffusione è avvenuta tramite appropriati vettori biologici od atmosferici: polline e semi trasportati da vento ed insetti, germi intrappolati in evanescenti nebbioline (aerosol) od in balia dei venti, attaccati a polveri e sabbia. La globalizzazione ha quindi superato gli argini della vita puramente materiale, dilagando dalla sfera biologica a quella culturale, fino ad impadronirsi della stessa evoluzione. L’Homo sapiens è stato lo strumento principale di questo fenomeno, attraverso i suoi frequenti spostamenti, il commercio, le migrazioni, la diffusione di conoscenze e culture e quindi grazie a tecnica e scienza. L’adozione d’idiomi stranieri scritti e parlati, ha facilitato la comprensione reciproca e l’interscambio culturale, ma ha anche condotto alla sovrapposizione e sostituzione dei ceppi linguistici dominanti, come il greco, il latino, l’inglese, il mandarino e l’indostano. Sia durante l’evoluzione biologica sia durante quella culturale, si riscontrano stimoli di senso contrario, con formazione di nicchie, isolate dal trend evolutivo e dall’ambiente. Nelle nicchie biologiche, vita e sviluppo procedono lentamente e con scarse possibilità di scambio col mondo circostante (p.e. isole Galapagos). Analogamente vi sono nicchie culturali, nelle quali singole etnie vivono una vita quasi preistorica (p.e. Aborigeni Australiani, Indio Amazzonico, ecc.). La collisione imprevista e improvvisa tra nicchie biologiche e mondo moderno può rivelarsi pericolosa, creando problemi igienici e sanitari imprevisti (EBOLA, HIV, AIDS, ecc.) oppure problemi politici e sociali di non facile risoluzione. La globalizzazione rappresenta un processo biologico del tutto consueto, ma non esente da rischi, anche gravi, ogniqualvolta siano infranti equilibri stabilizzati (patocenosi). Innumerevoli pestilenze hanno afflitto l’umanità in passato; altre, come l’AIDS, stanno devastando il pianeta, altre ancora sembrano essere in procinto di farlo (BSE, M alattie molecolari), nonostante siano considerati, dai più, alla stregua di un semplice incidente. 252 < Messieurs, c’est les microbes qui auront le dernier mot > aveva ammonito con lungimiranza, Pasteur oltre due secoli fà. *** 252 Bruno J.R.Nicolaus < Malattie molecolari > Quaderno 34 Accad emia Pontaniana, Napoli (2003), Officine grafiche Frances co Giannini e Figli, Napoli, www.gianninieditore.it 189 La vita si basa sulla chimica del carbonio ed è stata definita come: < uno stato comune della materia presente sulla superficie terrestre e negli oceani, formato da combinazioni complesse di quattro elementi principali (carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto) oltre a zolfo, fosforo e tracce d’altri >. Questa definizione, alquanto insoddisfacente, non é in grado di spiegare la differenza che c’è tra una semplice provetta ripiena d’agenti chimici alla rinfusa ed un organismo vivente, il quale è composto dagli stessi agenti in forma organizzata. Le proteine dei viventi non sono semplici sequenze d’aminoacidi, combinati a caso, bensì vettori d’informazioni, codificate secondo specifiche sequenze e conformazione delle catene polipeptidiche. Un organismo non può essere considerato vivente, solo perché formato da proteine, acidi nucleici ed altre macromolecole. In analogia, noi siamo in grado di distinguere tra un rumore, formato da un’accozzaglia di frequenze sonore, ed una melodia musicale, nella quale varie frequenze si succedono secondo precise regole estetiche, fino ad arrivare alla gran musica polifonica ed orchestrale. La definizione di vita come stato della materia terrestre non è così facile e sembra essere legata non tanto a quello che sono, ma piuttosto a quello che fanno gli organismi viventi, in contrapposizione a quelli morti, che nulla sono e fanno. Per essere definito vivente, un organismo dovrebbe, quindi, soddisfare almeno i dieci assiomi seguenti, nessuno escluso: 1. rivestire una forma definita e costante; 2. essere costituiti da unità fondamentali (cellule), affini per struttura e funzione; 3. possedere la proprietà di costruirsi e mantenersi a spese delle sostanze chimiche e dell’energia, che ricavano dall’ambiente; 4. mantenere rapporti continui col mondo esterno (scambio di informazioni) ed essere in grado di reagire a determinati stimoli; 5. salvaguardare l’informazione genetica nell’ambito di ciascuna specie; 6. non essere perenni, dato che ciascun individuo è destinato a scomparire a conclusione di un ciclo vitale predeterminato, creando altri individui (orologio biologico); 7. tendere alla massima diffusione possibile; 8. tendere all’aumento d’organizzazione e complessità a spese dell’energia dell’ambiente; 9. essere sensibili a vari parametri ambientali (temperatura, radiazioni, pressione, ecc.); la vita è solo possibile in un ambito di temperature piccolo e ben definito. 10. i viventi si generano sempre e solo da organismi viventi (almeno finora). 190 La tutela dell’informazione genetica permette di sfidare l’incremento generale del caos (entropia), grazie ad un complesso sistema digitale, qual è quello cromosomico. Questo, a differenza delle nostre tecnologie elettroniche, basate su due alternative uno e zero, ne adotta ben quattro: A, G, C, T (Adenosina, Guanina, Citosina, Timina), le quali rappresentano le lettere del linguaggio digitale dei viventi. Questo linguaggio ha dimostrato una stupefacente capacità nel conservare accuratamente i caratteri ereditari delle singole specie, nel permettere, visti gli ordini di grandezza dei fenomeni, mutazioni spontanee di tipo quantistico, nel difenderli dagli agenti esterni più svariati, nel renderli capaci di procurarsi l’energia dall’ambiente, nel cercare quello più idoneo e nel moltiplicarsi al massimo. Forse per la prima volta nella storia del Cosmo, ci si trova di fronte alla capacità da parte d’alcune catene molecolari di perpetuarsi a spese dell’energia captata dall’ambiente circostante, salvaguardando le informazioni necessarie alla formazione d’individui successivi. Si tratta di una sorta di sfida all’universale tendenza all’incremento di disordine ed entropia, che ha trovato il massimo trionfo nella mente umana, con la sua capacità di coordinamento razionale e di slancio creativo, fino alla conquista dell’autocoscienza. M olti biologi d’avanguardia ritengono che la sintesi della vita da materiale inanimato sarà realizzabile nel prossimo futuro, facendo cadere le ultime frontiere tra mondo animato ed inanimato. Quest’obiettivo non è stato finora raggiunto, nonostante si conosca parecchio sulla struttura delle cellule, siano disponibili i mattoni biochimici necessari al loro assemblaggio e siano stati conseguiti risultati promettenti dal gruppo di Craig Venter e coll. Altri scienziati considerano la sintesi della vita in provetta un evento improbabile, a causa della complessità della materia vivente, frutto di un processo evolutivo durato miliardi d’anni. Il voler ripetere questo processo in laboratorio in tempi brevi e con approccio puramente casuale appare perlomeno improbabile ed è quindi difficile predire per quanti anni resterà ancora in auge l’assioma: < viventes viventibus generantur > Dai quark alle galassie e dai batteri agli ecosistemi planetari, la natura tende a maggior complessità ed organizzazione: le particelle atomiche in atomi e molecole; queste in monomeri e polimeri quindi in strutture ed organismi pluricellulari, che a loro volta daranno luogo a sistemi sociali ed ecologici. La nascita in tempi così brevi di questa pluralità di organismi e strutture riduce la casualità dell’evoluzione ed altera le possibilità di variazione a favore di esiti coordinati e coerenti, capaci di far prevalere l’ordine sul caos. *** 191 Una discussione su cosa sia la vita non può prescindere da un tentativo di definizione del quando inizi essa stessa. Su quest’argomento, la disparità d’opinioni é totale tra i tre principali gruppi coinvolti nel dibattito, gli umanisti, i religiosi e gli scienziati, ma anche all’interno dei tre fronti, frammentati in molteplici correnti di pensiero e differenti professioni. Si riscontrano punti di vista divergenti e talora contrapposti, non solo tra intellettuali e filosofi, ma anche tra religiosi appartenenti alla stessa confessione, ma ad ordini diversi o addirittura, nell’ambito dello stesso, tra i vari adepti. Gli scienziati non offrono uno scenario più confortante, nonostante che la scienza si basi su dati e fatti obiettivi e validi per tutti, indipendentemente da professione, credo religioso, corrente filosofica o partito politico. Si registrano, invece, punti di vista e conclusioni sostanzialmente diversi, determinati dalla professione e dal < punto d’osservazione >, dal quale si esamina il problema ed influenzati dalle inclinazioni e preferenze personali del singolo soggetto. Il parere d’alcuni autorevoli accademici americani ed europei, suddivisi qui di seguito per approccio disciplinare, illustra come sia difficile, se non impossibile raggiungere una visione bilanciata su concetti, come quello dell’inizio della vita. 253 l. Dal punto di vista del metabolismo. Lo spermatozoo e l’ovulo sono organismi viventi e la fecondazione rappresenta un mutamento di stato. Ergo, non c’é un momento preciso, nel quale inizi una vita di per sé già esistente. 2. Dal punto di vista della genetica. All’atto della fecondazione, i geni dei genitori si fondono, creando un nuovo individuo, dotato di proprietà uniche. 3. Dal punto di vista dell’embriologia. Nell’uomo, la formazione di gemelli omozigoti può avvenire fino al 12.mo giorno dalla fecondazione, dando luogo a due entità viventi. Perfino i gemelli siamesi mostrano personalità differenti e la singola individualità non é definita prima del 12.mo giorno (dal punto di vista religioso, i due individui hanno due anime differenti). Il periodo antecedente al 12.mo giorno é, quindi, spesso definito come periodo pre-embrionale. Secondo quest’interpretazione, sono accettabili la contraccezione, la pillola del giorno dopo e gli agenti antigestazione, ma non l’aborto dopo la seconda settimana. 253 Scott F. Gilbert and Emily Zackin, DevBio, <When does human life begin?>, www.devbio.com 192 4. Dal punto di vista della neurologia. Secondo le regole vigenti nella maggioranza dei paesi, la morte sopravviene quando l’encefalogramma é piatto. Di conseguenza, é stato proposto, di definire l’inizio della vita, quando sia rilevabile nel feto un encefalogramma attivo, il che di regola accade attorno alla 27.ma settimana (quest’interpretazione e quelle seguenti considerano leciti gli aborti anteriori al primo trimestre). 5. Dal punto di vista eco-tecnologico. La vita inizia quando il feto é in grado di vivere separato dal corpo materno. Il limite critico imposto dalla natura presuppone la presenza di polmoni maturi; grazie ai recenti progressi tecnologici, un prematuro può però già sopravvivere dopo la 25.ma settimana (quest’interpretazione é operativa in vari paesi, dove un feto potenzialmente indipendente non può essere abortito). 6. Dal punto di vista dell’immunologia. La vita inizia, quando l’organismo é in grado di distinguere tra se stesso e gli altri. Nell’uomo, ciò avviene attorno alla data di nascita naturale. 7. Dal punto di vista della fisiologia integrata. La vita inizia, quando l’individuo é divenuto indipendente dalla madre e possiede sistemi propri e funzionanti per la circolazione, respirazione e nutrizione. Ciò avviene alla nascita naturale, quando il bambino é espulso dall’utero materno ed il cordone ombelicale è reciso. E’ evidente, come ciascuno di questi sette punti di vista, rispecchi una parte di verità, ma sia carente di una visione d’insieme. E’ verosimile, che esistano altri pareri, altrettanto validi e degni di rispetto, sostenuti da personalità di altrettanta chiara fama. *** La vita resta il gran mistero dell’universo, nonostante le conquiste di scienza e biologia. Origine e funzione di questo mistero restano ancora oggetto d’ipotesi, al confine tra scienza e religione. Numerosi scienziati hanno cercato, con risultati sfortunatamente deludenti, di scoprire le leggi che regolano gli esseri viventi, mettendole a confronto con quelle del mondo inorganico e tentando di inquadrarle in un unico disegno, rispettoso delle leggi della fisica e chimica. In un suo famoso saggio del 1940, Bergson 254 254 così esprimeva tale sensazione: H.L.Bergson <L’evoluzione creatrice >Fabbri Milano, 1966 193 < tutte le nostre analisi ci mostrano nella vita uno sforzo per risalire il pendio che la materia discende. Certamente, la vita che evolve alla superficie del nostro pianeta è inchiodata ad un organismo che l’ assoggetta alle leggi generali della materia inerte. Ma tutto avviene come se essa facesse il possibile per liberarsi da queste leggi. Essa non ha il potere di rovesciare la direzione dei cambiamenti fisici quale la determina il principio di Carnot. Ma, se non altro, si comporta come una forza che, lasciata a se stessa, lavorerebbe nella direzione opposta >. La stessa impressione si ritrova nei lavori di P. Lecomte du Nouy, il quale, alla luce di una minuziosa analisi dell’evoluzione, v’intravede una tendenza sistematica verso lo sviluppo di cervello e coscienza, quasi mossa da una finalità di natura spirituale che riesce a trionfare sulle forze della materia. 255 Il matematico L. Fantappiè formulò una teoria, nella quale sosteneva l’esistenza di una classe di fenomeni, per i quali il tempo sembra scorrere nel senso inverso rispetto al resto della materia. Egli chiamò sintropia l’opposto dell’entropia e vide nel fine, che anima l’azione dei viventi una sorta di causa, che segue il proprio effetto. Quasi come se nei viventi qualcosa riuscisse a rovesciare il normale corso del tempo, contrastando con il generale incremento di disordine del mondo inorganico. 256 Proiettando, ad esempio, a ritroso un film su cui era registrato un vaso che cade, si avrà la visione sconcertante di mille piccoli frammenti che si ricompongono, fino a costruire un vaso: una scena che fa venire in mente lo sbocciare di un fiore. La proiezione di un fenomeno naturale inanimato appare come animato, qualora osservato secondo una successione invertita nel tempo. Si è allora tentati dal sospetto che nella vita avvenga qualcosa di simile. Una teoria questa, che apre uno scenario d’intrinseca simmetria temporale, ripresentando il dualismo materia-spirito in forma scientificamente credibile. Un profondo teologo, come Teilhard de Chardin, si ritrovò in una simile linea di pensiero. 257 Altri pensatori hanno approfondito, in seguito, il rapporto esistente tra negaentropia (o sintropia) ed informazione tentando di legare matematicamente quest’ultima all’opposto dell’entropia. Tra questi ricordiamo O. Costa De Beauregard 258 che ha approfondito il problema dell’informazione ponendola in relazione con i criteri di probabilità, o meglio d’improbabilità, della teoria termodinamica. In quest’ambito, va 255 256 257 258 P.Lecomte du Noy < L’avenir de l’esprit >, Paris 1941 L.Fantappiè < Principi di una teoria unificata del mondo fisico e biologico >,Di Renzo edit. P.Teilhard de Chardin < Genèse d’une pensée : Lettres > O.Costa de Beauregard < Le second principe de la science du temps > Paris, Ed. Du Seuil (1963). 194 certamente menzionato anche M . Eigen 259 per i suoi brillanti lavori sull’evoluzione delle macromolecole biologiche ed andrebbe ricordato un altro scienziato, che affrontò di petto il problema della negaentropia, riconducendolo nel quadro generale dell’entropia. Ci riferiamo ad Ilya Prigogine 260, 261 ed alle sue strutture dissipative lontane dall’equilibrio, le quali possono presentare una sorta d’innaturale stabilità dinamica, che le fa apparire come dotate di negaentropia. L’ipotesi che la vita possa aver trovato origine in un ordine derivante da una fluttuazione avvenuta in un sistema aperto, come quello della superficie terrestre, continuamente irraggiato dal sole, sembra ardita eppure accattivante. Accettando una tale ipotesi, perde di significato la tesi di M onod, che attribuisce l’origine della vita al caso, poiché, in condizioni lontane dall’equilibrio, alcune reazioni, certamente improbabili in normali situazioni prossime all’equilibrio, diventano improvvisamente necessarie e sistematiche. Esse presentano addirittura la caratteristica di accelerare l’incremento dell’entropia nell’ambiente circostante. Un elemento, comune a tutte queste teorie, risiede nell’aver attribuito alla materia vivente un andar contro corrente rispetto al resto dell’universo, aggirando la legge universale di un’entropia crescente, e muovendosi secondo leggi speciali, in un ambiente capace d’invertire lo scorrere del tempo. Le diverse teorie attribuiscono a tali fenomeni origini differenti, dal telefinalismo spirituale di Lecomte Du Nouy alle matematiche simmetrie di Fantappiè, fino al riduzionismo di Prigogine. Le recenti scoperte della genetica evidenziano l’importanza dell’informazione nello spiegare il mistero della vita: la doppia elica è un codice digitale capace d’autoreplicarsi e difendersi dagli attacchi del mondo esterno. Una sorta d’alieno nel mondo della materia inerte, che, pur non riuscendo a sottrarsi alle sue leggi entropiche, e forse limitatamente all’esile strato della superficie di un particolare pianeta come la terra, riesce a realizzare un fiore, a generare un protozoo, un mammifero o addirittura un uomo, fino a plasmare un cervello in grado di creare un’opera d’arte o porsi domande imbarazzanti sulle proprie origini (emergenza). *** 259 M.Eigen < Selforganisation of matter and the evolution of biological macromolecules > Naturwissenschaft en (1971). 260 261 I.Prigogine < Thermodynamique de la vie > La recherche 3 (1972. I.Prigogine < The evolution of complexity and the laws of nature > 3rd . Generation Report to the Club o f Rome; < La nuova alleanza > Longanesi (1979). 195 Le componenti prime della materia sono caratterizzate da particelle e rispettive antiparticelle, le quali interagiscono secondo regole quantistiche, rispettando alcuni rigorosi principi di conservazione e simmetria. A questo livello, il tempo non sembra presentare alcuna direzione preferenziale: se s’inverte il suo verso (t → -t) e contemporaneamente si scambiano le particelle con le corrispondenti antiparticelle, le reazioni restano identiche a se stesse. Il tempo non presenta alcuna direzione preferita, come se ogni antiparticella non fosse altro che l’immagine speculare della particella che gli corrisponde, secondo una simmetria quasi perfetta. Dalla semplice struttura dell’atomo d’idrogeno, con i suoi precisi livelli energetici, calcolabili per mezzo della meccanica quantistica, alle dimensioni delle molecole, regolate dalle leggi della chimica, quando mettiamo insieme alcuni miliardi di molecole per ottenere un granello di sabbia, non siamo più in grado di seguire il fenomeno, poiché esso acquista un numero enorme di parametri imprevedibili: il granellino allora diviene un piccolo caos, del quale non siamo neppure in grado di predire forma o peso. M ettendo insieme elementi singolarmente noti, ci sfuggono le caratteristiche del loro insieme. La quantità diviene fonte d’incertezza e, insieme a tale difetto d’informazione, l’entropia del sistema aumenta e lo scorrere del tempo si presenta con sempre maggiore evidenza. Immaginando una spiaggia, dove un bambino abbia costruito un castello di sabbia, siamo alla presenza di qualcosa (informazione) che ha parzialmente ridotto l’entropia della spiaggia, conferendole un aspetto ben definito. La successiva scomparsa del castello di sabbia, per opera del vento e delle maree, non ci sorprenderà. Saremmo invece molto impressionati, se il castello di sabbia fosse comparso da solo nel corso di una notte su qualche spiaggia deserta. Una riduzione del disordine entropico, con conseguente comparsa di una qualche informazione, seppure insignificante, acquista subito l’aspetto di un evento prodigioso del quale si è portati a cercare la causa. Brian Greene 262 propone il seguente esempio esplicativo: < Anche se mettete in ordine la vostra scrivania, ingombra di carte, diminuendone in tal modo l’entropia, l’entropia totale, quella vale a dire del vostro corpo più quella della stanza, aumenterà. Per sistemare la vostra scrivania vi è necessario un certo dispendio d’energia, il vostro corpo emana calore, agitando così le molecole dell’aria circostante; se teniamo conto di tutti questi 262 Brian Green e < L’universo elegante > Adelphi, Milano (1992) p.312 196 effetti, la diminuzione d’entropia della scrivania è largamente compensata e quella totale aumenta >. Questi esempi ci dicono che viviamo in un mondo nel quale è del tutto naturale la perdita di una informazione (incremento d’entropia), ma nel quale, ad ogni crescita d’informazione, (riduzione del disordine) deve necessariamente corrispondere una causa ordinatrice, un’informazione in qualche modo importata da qualche parte. Un mondo, nel quale il futuro più ovvio che ci si aspetta è sempre il più probabile disordine. Un mondo, dove il caos non fa notizia, ma dove l’ordine e l’organizzazione generano meraviglia, essendo il verso del tempo rivolto nella direzione di un inesorabile deterioramento dei messaggi, col conseguente incremento della confusione (cosiddetto rumore di fondo). 263 Nel nostro mondo, la vita ha adottato l’informazione digitale sotto forma di doppia elica, la stessa tecnica che abbiamo riscoperto per difendere più a lungo le nostre comunicazioni elettroniche dai disturbi, che ne compromettono l’intelligibilità. La vita riesce a ridurre la propria entropia consumando energia chimica, così come le nostre informazioni si alimentano tramite l’energia elettrica. Un dischetto potrebbe conservare un messaggio per un tempo indefinito, mentre il patrimonio genetico di un essere vivente è costretto a vivere in un organismo, capace di procurare l’energia necessaria a conservare e migliorare l’informazione di cui è portatore, oltre che a salvaguardare il progetto d’auto assemblaggio. E’ così che la vita ha inventato la morte, con annesso istinto alla riproduzione. Alla luce della scienza moderna, la vita appare come una straordinaria informazione, ma anche una drammatica sfida al proprio ambiente planetario, il quale tende ad alterarne i contenuti. E’ quanto mai profetico il pensiero di Bergson, e le diverse teorie, testè accennate, esprimono differenti aspetti della medesima verità, cercando d’individuarne la causa. *** A differenza delle altre forme d’energia, il calore, una volta che sia passato da un corpo caldo ad uno più freddo, non riesce mai a compiere spontaneamente il percorso inverso. La ricerca delle cause di tale irreversibilità ha costituito un gran problema per gli scienziati di tutti i tempi. R. Clausius nel 1865 ne fece oggetto di una legge generale (secondo principio della termodinamica), per la quale furono escogitate due possibili interpretazioni: quella dinamica che ne fa risalire la 263 F.Cramer < Caos e ordine > Boringhieri, Milano (1988) 197 causa a fattori puramente meccanici, come per esempio un’imperfetta elasticità nell’urto delle molecole, le quali perderebbero così parte della propria energia cinetica in ogni urto. Questa teoria fu abbandonata dallo stesso Boltzmann, il quale si dichiarò favorevole ad un’interpretazione puramente probabilistica del fenomeno termodinamico: a causa dell’alto numero di molecole in gioco, la probabilità che il calore passi da un corpo freddo ad uno più caldo sarebbe statisticamente impossibile, come attendere che miliardi di carte da gioco, a forza di rimescolarle, tornassero in ordine da sole. L’entropia di un sistema, essendo legata alla sua probabilità termodinamica, non può che aumentare continuamente. In tali sistemi le leggi statistiche escludono, infatti, che si possa passare spontaneamente verso uno stato meno probabile e tale impossibilità si esprime affermando che in ogni trasformazione irreversibile l’entropia aumenta. Boltzmann, alla luce di tale convinzione esclusivamente probabilistica, fu spinto a sostenere che per l’universo nel suo insieme non avesse alcun senso parlare di direzione del tempo. Egli intuì che le conoscenze dell’epoca non avrebbero mai permesso un’interpretazione diversa dell’irreversibilità dei fenomeni termici. Dopo l’avvento della Relatività e della M eccanica Quantistica, l’interpretazione dinamica del secondo principio non può più essere esclusa: anche un solo fotone emesso o assorbito da una molecola del sistema o la minima ma ineluttabile indeterminazione quantistica nel bilancio energetico di un urto è sufficiente a rendere impossibile la reversibilità di un dato fenomeno. Oggi si può affermare, dunque, che l’irreversibilità dei sistemi non è soltanto qualcosa di statisticamente improbabile, ma scaturisce dalla natura stessa del nostro universo, dove il tempo presenta perciò una sola direzione ben definita o, come si usa dire, una freccia . 264 L’antica analogia di Ovidio fra il tempo e lo scorrere di un fiume torna quanto mai di attualità e oggi Boltzmann non potrebbe più affermare che il tempo nell’universo, preso tutt’ insieme, non conosce alcuna direzione. Inoltre, la semplice osservazione di un fenomeno è sufficiente ad introdurvi una qualche perturbazione quantistica, che lo caratterizza in modo singolare, ed ogni tentativo di ridurre al minimo il disturbo praticato da chi osserva il fenomeno è reso impossibile dal principio d’indeterminazione (teoria quantistica). All’irreversibilità statistica dei sistemi, ne va dunque aggiunta una più generale e strutturale, che sancisce una crescita dell’entropia per ogni sistema isolato. Una riduzione dell’entropia è in ogni modo ottenibile localmente solo attraverso l’impiego d’energia, come in un frigorifero o in una pompa di calore, nel qual caso però è fatta aumentare in misura anche maggiore l’entropia dell’ambiente. La fisica moderna può esprimere l’irreversibilità di un sistema come il rimescolamento di un mazzo di carte, ma da parte di un operatore che abbia le mani sporche. 264 P.Coveney-R.Highfield < La freccia del tempo >Rizzoli,Milano (1991) 198 *** Secondo vari pensatori, che hanno riconosciuto nella comparsa dell’uomo un evento straordinario persino a livello cosmico, il forte sviluppo del cervello rappresenta qualcosa di più importante che una banale ipertrofia evolutiva di un organo di coordinamento: ci si trova di fronte ad un più elevato livello di manifestazione vitale, la cui distanza dalla vita animale vegetativa é addirittura pari a quella che separa la vita dal mondo inorganico. Altri scienziati e filosofi 265, 266,267 hanno visto, più recentemente, nel pensiero una nuova forma di vita immateriale che, se pur ospitata dall’uomo, vi conduce un’esistenza abbastanza indipendente, presentando tuttavia comportamenti notevolmente affini: • La tendenza alla tutela delle tradizioni culturali, scientifiche e religiose di ciascun’etnia; • Le civiltà, le teorie, le religioni non sono perenni, ma possono proliferare in altre forme attraverso fusioni, compromessi o confronti più o meno aspri; • La propensione alla massima diffusione delle idee dei singoli o d’intere civiltà. A tali caratteristiche se n’aggiunge una che sembra rivelare una certa atavica gerarchia: i valori spirituali surclassano nella coscienza dell’umanità quelli di natura esclusivamente biologica. Il mistico, lo scienziato, l’artista sembra consapevole di operare in un’area dotata di più elevato valore ed operante in una più ampia scala temporale, fino al punto di non disdegnare la morte fisica per il raggiungimento di un qualsiasi grande ideale. L’attività intellettiva è percepita dalla nostra coscienza come dotata di una più forte carica vitale, capace di produrre informazione a scapito del caos dell’ambiente esterno (organizzazione antientropica). 265 266 267 F.J.Tipler < La fisica dell’immortalità > Mondadori, Milano (1995) J.D.Barrow < il mondo dentro il mondo > Adelphy, Milano (1991) J.E.Charon < L’esprit, cet inconnu >A.Michel, Paris (1977) 199 Così si sfiora il confine tra vita biologica e pensiero, leggi fisiche e morali, intravedendo qualche elemento che n’accomuna gli obiettivi: organizzare informazione (a dispetto dell’entropia imperante) come unica strada per sopravvivere nel tempo e conquistare lo spazio più ampio. Probabilmente molti di questi fatti furono intuiti da menti ispirate, già in epoca pre-scientifica, dando vita a correnti filosofiche o religiose. Lotta per la vita sotto ogni sua manifestazione, per difendere l’informazione organizzativa e creatrice (neghentropia) dal disordine dell’ambiente. Questa corsa dell’evoluzione verso un grande attrattore ( come direbbero gli esperti di teoria del caos ) potrebbe essere dunque inquadrata scientificamente come una lotta contro disordine e ignoranza per mezzo di virtù e conoscenza. 268,269 Su questi accostamenti concettuali non è difficile comprendere come ciò che rappresenta un figlio per il mammifero, sia qualcosa di molto simile al discepolo per un religioso e all’allievo per lo scienziato o l’artista. La diffusione di un credo, di una corrente artistica o di una teoria scientifica rivestono evidenti affinità con l’educazione alla sopravvivenza dei figli e la morte fisica, come il male per il religioso o l’errore per lo scienziato, sanziona la perdita d’interi patrimoni d’informazione, sopraffatti dal caos di un ambiente entropico costantemente ostile e in agguato (rumore di fondo). Più che analogie formali, simili accostamenti sembrano vere forme di vita agenti su diversi livelli, ma aventi in comune la lotta per la sopravvivenza d’informazioni genetiche o culturali, una lotta capace di escogitare ogni strategia per evitare che il rumore ambientale finisca col mascherarne il contenuto. Ciò che rappresenta per la vita vegetativa la vita contro la morte, diviene per il pensiero umano il bene contro il male o il vero contro il falso, aspetti diversi di una medesima lotta per l’esistenza. Organizzazione ed informazione che cercano di sopravvivere alla morte ed al caos. *** Abbiamo visto come nelle stelle si siano formati, partendo dall’idrogeno, tutti gli elementi che costituiscono la materia dell’universo, attraverso un processo antientropico, a spese del forte incremento d’entropia cosmica, costituito dall’irraggiamento stellare. Abbiamo esaminato la formazione di molecole, in parte complesse, nello spazio e nei pianeti, fino alle grandi molecole che costituiscono i mattoni della vita, nei quali assistiamo ad un’ulteriore 268 269 J.Gleick < Caos > Rizzoli, Milano (1989) B.B.Mandelbrot < Gli oggetti frattali, forma, caos e dimensioni > Einaudi, Torino (1987) 200 tendenza alla riduzione dell’entropia locale. Questa seconda fase è alimentata dall’incremento d’entropia dell’ambiente planetario e dall’irraggiamento solare. Nella nostra nicchia planetaria, noi restiamo spettatori dei fenomeni chiaramente antientropici della vita, dell’uomo e del suo pensiero, tutti accomunati dalle caratteristiche tipiche di un’ organizzazione finalizzata e funzionale, conservazione e diffusione delle informazioni genetiche e culturali, consumo di energia dell’ambiente, per alimentare fenomeni chiaramente differenti dalle leggi generali della materia inerte. Tutto questo, ancora a spese dell’incremento dell’entropia planetaria. Questa catena ha origine ed è continuamente alimentata dall’enorme energia dispersa dal sole nello spazio. L’insieme di tutte le stelle dell’universo, grazie alla loro energia, permettono che avvenga sulla buccia di qualche pianetino, come il nostro, il miracolo della vita e del pensiero cosciente. In questa buccia dei miracoli, assistiamo esterrefatti ad avvenimenti che appaiono procedere controcorrente rispetto all’intero universo, processi d’accumulo ed arricchimento d’informazioni genetiche, d’esplosioni di civiltà e culture, di creazioni scientifiche ed artistiche e alimentiamo l’ambizione che qui da noi si possa rifare in piccolo una sorta di creazione del mondo. 201 XXI PERCHE` LA LAMPADA S I E’ S PENTA “Perché la lampada si è spenta? Le feci scudo del mio mantello per salvarla dal vento, ecco perché la lampada si è spenta. Perché il fiore è avvizzito? L’ho premuto al mio cuore con l’impazienza dell’amore, ecco perché il fiore è avvizzito. Perché il ruscello si è asciugato? Vi ho messo una diga per traverso, ecco perché il ruscello si è asciugato. Perché le corde dell’arpa si son rotte? Ho tentato di forzare una nota che oltrepassava il mio potere, ecco perché le corde dell’arpa si son rotte” Rabindranath Tagore Durante la complessa storia dell’evoluzione, il cervello subiva profonde modifiche strutturali, tese ad una maggiore efficienza ed efficacia delle attività cognitive. Questo sviluppo smisurato determinò la supremazia dell’Homo sapiens sulle altre specie animali e sugli altri suoi simili fino a culminare nella nascita delle culture. Appare legittimo chiedersi se questo progetto evolutivo, che ha messo in atto la costruzione graduale del cervello dell’uomo moderno, continuerà nell’ambiente odierno profondamente mutato, soprattutto dal punto di vista biochimico; verso quali frontiere e con quali modalità. Basti pensare alla composizione media dell’atmosfera di cento anni fa e paragonarla a quella di oggi, pullulante di 202 migliaia di molecole, molte delle quali a struttura ed attività biologica ignote. Non è da trascurare infine l’azione delle radiazioni naturali e prodotte dall’uomo e dalla radioattività sempre più intense e pericolose per il sistema nervoso. Finora, l’uomo è sopravvissuto ad innumerevoli calamità naturali ( terremoti, maremoti, inondazioni, siccità, glaciazioni, carestie, eruzioni vulcaniche, impatti con asteroidi ), catastrofi ecologiche, pestilenze. La peste decimò l’esercito ateniese durante le guerre del Peloponneso; epidemie e carestie ricorrenti hanno condizionato la storia dell’impero cinese, quello degli Aztechi, dei M aya e degli Incas. Le pestilenze importate da lontane frontiere e il piombo contribuirono al declino dell’impero romano, 270 mentre la peste nera, tornata alla ribalta nel XIV secolo, flagellò l’Europa intera. Il vaiolo nel cinquecento, costituì l’arma divina che permise a Cortes ed ai suoi 600 miliziani di sottomettere un impero di milioni di uomini ed a Pizarro di distruggere una delle più raffinate civiltà precolombiane. L’influenza, il morbillo, la scarlattina aprirono ai colonizzatori europei le frontiere del west, la tubercolosi quelle dell’estremo nord, la spagnola del 1918 causò più vittime dello stesso primo conflitto mondiale. Epidemie di poliomielite, tifo, colera, malaria e tubercolosi hanno continuato ad imperversare in tutto il globo dall’inizio del ventesimo secolo, mietendo milioni di vittime, nonostante il miglioramento delle condizioni igienico sanitarie e dell’alimentazione. L’ipotesi microbica delle infezioni di Pasteur e Koch, la scoperta dei vaccini e di altre misure preventive, l’avvento dei chemioterapici ed antibiotici hanno permesso, per la prima volta nella storia dell’uomo, di ridurre almeno nei paesi più avanzati quelle malattie infettive, che da sempre avevano rappresentato, accanto alle guerre, la causa principale di morte. Da quì, l’esplosione demografica, già delineatasi nel neolitico, la super-industrializzazione dell’occidente, l’industrializzazione progressiva del terzo mondo, l’esplosione della civiltà dei consumi. Quest’inattesa opulenza e benessere fisico dopo secoli di carestie, il tramonto della fame e delle infezioni nei paesi ricchi, l’avvento di tecnologie avveniristiche, la conquista dello spazio, il tramonto della guerra fredda, inducevano a dipingere, per il futuro, gli scenari più rosei, sia per i ricchi sia per i poveri, finché nuovi prevedibili, ma inattesi o disattesi rischi sorgessero all’orizzonte. Si tratta del mutamento rapido, radicale, irreversibile dell’ambiente, nel quale, l’uomo del terzo millennio si trova ad essere imprigionato. Ambiente degradato ed inquinato dalle tante scorie solide, 270 Nriagu Jerom e O. < Saturnine gout among roman aristocrats, did lead poisoning contribute to the fall of the empire? > The New England Journal of Medicine ( 1983 ) 308, 660 - 663 203 gassose e liquide, dai fumi e dalle ceneri esalate a ritmo infernale dalle cattedrali del progresso tecnologico. 271 Il nostro corpo è costituito per oltre il 90% da acqua. O ggi, le riserve idriche in un numero crescente di aree del pianeta, sono contaminate da metalli pesanti, scorie velenose, pesticidi, sostanze chimiche tossiche usate in agricoltura e da prodotti usati nella grande industria petrolchimica. L’aria è inquinata dai fumi delle ciminiere di milioni di abitazioni ed industrie, dai gas di scarico dei motori a scoppio. Gli oceani, nei quali nasceva con Afrodite la vita, si apprestano a divenire il cimitero della flora e della fauna ittica: Il deserto avanza anche sotto i mari. Oggi si delinea una massiccia aggressione bio-ecologica al cervello, come mai in passato, per varietà e moltitudine degli agenti patogeni ( molecole patogene, radicali liberi endogeni ed esogeni, radiazioni ), per diffusione oramai planetaria degli stessi, per loro interazioni sinergiche, per maggiore vulnerabilità degli organismi tendenti a progressivo invecchiamento. Nei paesi industrializzati, lo specifico aumento della popolazione anziana, sottoposta ad un più intenso attacco radicalico e molecolare, continuerà a produrre un aumento delle patologie croniche con conseguenze anche gravi sul comportamento e l’insorgenza di nuove forme demenziali atipiche. Da sempre l’uomo ha assunto sostanze chimiche estranee al suo corpo, con l’intento di modificare l’umore, di interferire con le attività intellettive, di sedare il dolore, di aumentare la performance. Oggi l’impiego delle droghe lecite ed illecite dilaga, e sotto l’azione concomitante di tutti questi agenti, di droghe, molecole patogene e radicali liberi, il nostro cervello sembra doversi evolvere nell’ambito di uno scenario profondamente mutato. M olte di queste droghe vengono prese spontaneamente come automedicazione o su prescrizione di medici, sciamani, sacerdoti, stregoni. I Veda nell’antica India descrivevano le proprietà mistiche e palliative del magico soma; gli antichi Sumeri ed Egizi decantavano le proprietà dell’alcol, dono prezioso di Siduri e rispettivamente Osiris, per fugare ogni pena; i Greci inneggiavano al culto di Bacco; gli Amerindi avevano una vasta gamma di piante ricche di alcaloidi psicotropi; i Cinesi avevano scoperto la piacevole azione stimolante del té e quella obnubilante dei fumi dell’oppio; gli Arabi quella del caffè. Gli occidentali del novecento hanno sviluppato e moltiplicato l’uso di marijuana, cocaina, morfina, eroina, anfetamina, crack, ecstasi, LSD e di una miriade di droghe sintetiche. 271 Lovelock J. < Le nuove età di Gaia > Bollati Boringhieri ( 1991 ) 204 Nell’antichità, la scoperta dell’azione piacevole e l’impiego delle droghe è avvenuto presso culture diverse, in località geograficamente distanti ed isolate le une dalle altre, in maniera del tutto indipendente.Civiltà che non avevano alcun contatto tra di loro, come ad esempio quelle degli Incas e degli Aztechi, sconosciuti nell’era precolombiana ai popoli occidentali e viceversa. Questo aspetto è rilevante, eppure trascurato. Esso conferma che il culto della droga, proteso alla creazione di una realtà virtuale piacevole, da contrapporre alla realtà quotidiana, possiede profonde radici nella psiche umana. Esso fa parte del più vasto culto dell’inganno. Il consumo di sostanze psicoattive legittime è incredibilmente cresciuto, basti considerare i consumi di caffeina, aspirina ed alcol, mentre di pari passo é esploso il consumo di droghe illegali, da quando veniva introdotta negli ospedali psichiatrici la cloropromazina (1955), il primo psicofarmaco maggiore. 272 Questa avrebbe permesso, nel volgere di pochi anni, di spalancare le porte dei manicomi, ma a cloropromazina seguivano altri neurolettici, ansiolitici, antidepressivi, stimolanti, nootropi, fino ad arrivare a consumi stratificati per età o generazione: gli antidepressivi per gli anziani, i tranquillanti per la mezza età, l’alcol e gli stimolanti per gli adulti giovani, i mindexpanders per la gioventù. Per i più poveri, per gli emarginati, per i ghettizzati delle metropoli del nord o del sud: non più i poetici fiori di loto di Ulisse, le magiche pozioni di Circe, i filtri di Siduri ed i vini di Dionisio ma colle, benzine, solventi per vernici, spray e prodotti per l’igiene della casa. Un fornitissimo bar di cocktails moderni, da mescolare ed aspirare in un turbinio di allucinazioni mortali. Nuovi paradisi artificiali frutto della disperazione, traghettano i consumatori a tristi lidi senza ritorno.Sfortunati i pochi scampati che ritorneranno col cervello distrutto, senza capire perché. Da una parte, valide terapie per veri pazienti, dall’altra, paradisi artificiali per falsi malati. Senza più inneggiare a Siduri, a Bacco ed a Circe, oggi il trattamento farmacologico della psiche con opportuni psicofarmaci è diventato uno stile di vita largamente accettato: la pillola giusta al momento giusto . Le persone al mondo che soffrono di disturbi psichici o comportamentali sembra siano più di un miliardo e mezzo, quasi un terzo dell’umanità. Una marea di psicolabili in crescita continua, pronta a straripare, nonostante la continua scoperta di nuove terapie. Terapie veramente efficaci o piuttosto nuove illusioni ed inganni? La marea cresce ed ovunque dilaga, pulsando al ritmo dell’aumento delle popolazioni. Al nord come a sud, ad oriente come ad occidente: dono equamente suddiviso fra poveri e ricchi, fra neri, 272 Lehmann H.E. < Before they called it psychopharmacology > special lecture, 30th Meeting of the American College of Neuropsy chopharmacology, San Juan, Puertorico ( 1991 ) 205 bianchi e gialli. Quando le dighe cederanno, la marea delle migrazioni si gonfierà travolgendo gli argini e subissando un pianeta dove la psicolabilità è in procinto di divenire la norma. Sebbene l’uso di sostanze che provocano assuefazione fosse ben conosciuto nelle culture tradizionali, l’attuale e crescente disponibilità su scala mondiale di una grande varietà di droghe per alterare l’umore e lo stato d’animo non ha precedenti, paragonabile solo ad una bomba biologica in analogia a quella nucleare. M olto si sa già, si scrive, si dice, ma si preferisce spesso ignorare gli effetti nefasti di alcol, cocaina, anfetaminici, eroina e altri oppiacei, hascish, nicotina, LSD ed altri alcaloidi sul cervello e sul comportamento. M eno si sa invece degli effetti di molti di questi prodotti a livelli sub cronici, ( tipici nei consumatori occasionali o frequenti ma a dosaggi contenuti ), dato che mancano modelli e dati sperimentali affidabili. Le conseguenze si noteranno nel volgere dei prossimi secoli o forse decenni, quando la lampada si sarà spenta.. In passato, malattie come la peste, sifilide, colera, vaiolo, morbillo, scarlattina, tubercolosi, malaria, poliomielite hanno afflitto e decimato l’umanità. Oggi a queste piaghe si è sostituito, o talora aggiunto, l’inquinamento chimico. M entre l’attenzione si sofferma sulle conseguenze più macroscopiche ed appariscenti dell’inquinamento, come l’azione tossica sulla cute, sugli occhi, il sistema respiratorio, cardiovascolare, ecc., poco o nulla si sa e poco si studia negli adulti e nei bambini, l’azione tossica e mutante a livello del cervello e delle quali non si conosce il grado di reversibilità.273 « ... ho messo una diga per traverso, ecco perché il ruscello si è asciugato ... ». Tantomeno si valutano eventuali modifiche del comportamento degli adulti e dell’alterazione di altri parametri psicometrici come vigilanza e capacità di giudizio. Poco sappiamo su questi aspetti inquietanti e nasce spontaneo un fantasioso parallelismo fra il patrizio ed il plebeo 274 romani, affetti da saturnismo, e l’Homo sapiens, minacciato da una miriade di agenti aggressivi. Raramente, in passato, le Cassandre trovarono ascolto. La società moderna sembra seguire la regola e pur avendo preso coscienza dei rischi, che minano alla radice la sopravvivenza dell’uomo, non sembra capace di reagire efficacemente alla gravità ed urgenza della situazione. M ai come oggi, la vita si trova vicino ad una possibile estinzione, mai come oggi tanti fattori di rischio si sono accumulati, s i moltiplicano e si potenziano con sinergismo perverso. M ai come oggi l’uomo è stato in grado di comprendere i fenomeni che si trova a fronteggiare, di individuarne la cause e le modalità, di prevederne le conseguenze, di architettare possibili soluzioni. 275 L’uomo è 273 Needleman H. et Al. < The long term effects of exposure to low doses of lead in children > N. Engl. J. Med. ( 1990 ) 322, 88 274 Ayres S.M. et Al. < Health effects of exposure to high concentrations of automotive emission > Arch. Environ. Health ( 1973 ) vol. 27, 160 275 T.J.Collins < Toward sustainable chemistr y> Science Vol.291,5501,pp.48-49 (2001): 206 sopravvissuto alle peggiori carestie, alle epidemie più devastanti, ai cataclismi più sconvolgenti, spesso senza comprenderne le cause, più per fortuna ed istinto che per merito del proprio ingegno. Eppure oggi che l’uomo sarebbe in grado di evitare il peggio, avendo individuato i fattori di rischio e disponendo delle risorse e dell’ingegno per attuare soluzioni risolutive, ha forse paura di <... forzare una nota ....>. 276 Sono passati quasi 36.000 anni da quando l’Homo sapiens detronizzava il cugino, l’uomo di Neandertal; 10.000 anni dalla rivoluzione neolitica; 6.000 dai fasti della civiltà mesopotamica e l’epopea di Gilgameš; più di 2.000 dalla nascita della medicina moderna con Ippocrate ed Alcmeone; quasi cinque secoli dall’inizio della scienza sperimentale moderna, inaugurata da Galileo; 2.500 dalla nascita di Budda, 2.000 da quella di Cristo e 1.500 da quella di Maometto. In tutti questi anni, l’umanità ha accumulato una incredibile mole di conoscenze, eppure... Scienza e Tecnica hanno compiuto passi da gigante, eppure le neuro scienze non sono riuscite a comprendere come, quando e se mai i cervelli potranno sintonizzarsi tra loro e cooperare in unità sociali armoniose, al di sopra di pregiudizi religiosi, razziali e tribali. Tanto meno vi sono riusciti altri rami delle culture: quelli politici, sociali, umanistici, religiosi. La comprensione dei complessi meccanismi di funzionamento della nostra macchina pensante, progredisce, eppure tutti questi sforzi risulteranno essere vani, se il suo prodotto più sublime l’ingegno, dimostrerà, alla resa dei conti, di possedere caratteristiche distruttive superiori a quelle costruttive e se l’uomo continuerà ad ingannare se stesso, la natura e i suoi simili, come ha fatto finora. 277 CHIMICA VERDE: può attenuare una part e dei danni ambientali causati dalla chimica tradizionale. Una nuova classe di composti chimici è in grado di distruggere alcuni d ei peggiori inquinanti prima che si disperd ano nell’ambiente:I TAML(Tetra-Amido Macrocyclic Lig and). emulano gli enzimi naturali ch e cat alizzano le reazioni del perossido di idrogeno,ma sono centinaia di volte più pi ccoli degli en zimi e quindi più manegg evoli e meno costosi da produrre. Combinati l’acqua ossigenata ed altri agenti ossidanti, sono in grado di demolire una grande varietà di inquinanti persistenti (pesticidi,erbicidi,coloranti,ecc;riducono gli odori delle acque reflue delle cartiere e le ripuliscono; uccidono spore di batteri simili all’antrace).Al centro dei TAML c’è un atomo di ferro legato a quattro atomi di azoto;ai bordi ci sono molecole cicliche di atomi di carbonio legati a formare un anello esterno detto macroci clo. 276 French H.F. < State of the world 1991 > rapporto sul nostro pianeta del Worldwatch Institute, Isedi ( 1991 ) Frank Wilczek <Fantastic Realities> (World Scientific) 2006.; www.nyas.org/wilczek < Gran parte dell’Universo è decisamente estranea alla nostra fisiologia: Noi necessitiamo di aria per respirare,di acqua per b ere,di un arco di temp erature molto ristretto per la nostra biochimica;inoltre il nostro DNA è vulnerabile alle radiazioni cosmiche e noi non cresciamo in un ambi ente privo di gravità.L’essere u mano ha dei limiti dovuti alla sua struttura: non abbiamo un senso preciso del tempo, né dello spazio in senso assoluto,non siamo in gradi comunicare a grandi distanze o molto velocement e,né siamo in grado di registrare le nostre sensazioni accuratamente. Per superare queste deficienze noi ci siamo già trasformati in < ibridi uomo-macchina >: portiamo un’orologio,usiamo un sistema GPS, adoperiamo un telefono cellulare ed una camera digitale. Questi sono solo alcuni esempi, ma molto di più si trova già in allestimento grazie alla tecnologia militare.La struttura del cervello umano, basata su un sistema a conduzione ionica e signaling chimico,è più lento e meno compatto di un s emiconduttore elettronico mod erno. I suoi attuali vantaggi,struttura tridimensionale, capacità di autoassemblaggio e tolleranza agli errori, dovrebbero perdere di importanza in futuro,quando saranna realizzate queste proprietà in sistemi ingegnerizzati. Prevedibilment e, il processore di informazioni più avanzato non sarà fra un secolo il cervello umano ma qualcosa di molto differente >. 277 207 Da quanto si vede accadere nel mondo, l’inganno continua, ha solo mutato il suo nome. Oggi l’inganno si chiama progresso: < ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >. 208 XXII APPENDIC E In questa sezione, sono raccolti i capitoli XXII.1 - XXII.7 utili per approfondire alcuni aspetti scientifici, ma non assolutamente indispensabili per la comprensione della materia trattata nel testo. La loro lettura é consigliata, in particolare, ai lettori dotati di qualche preparazione tecnico- scientifica. 1. La fucina spaziale 2. Preludio all’era biologica 3. Il valzer dei radicali 4. Colori, pigmenti e biologia 5. Alcaloidi e sostanze psicoattive 6. La danza degli elementi 7. Carta europea sull’azione di contrasto all’obesità 209 XXII.1 LA FUCINA S PAZIALE <In principio era il nulla:neppure lo spazio, neppure il tempo esisteva > ( John Gribbin,Genesis) Secondo la teoria del Big Bang, l’esplosione interessò spazio e tempo, segnando l’inizio di tutte le realtà fisiche. Attraverso un progressivo processo d’espansione e raffreddamento, la temperatura iniziale di vari milioni di gradi scese ai 2,7°K d’oggi. Nei primi istanti, dalla radiazione si formarono le particelle elementari come quark ed elettroni liberi, bloccando il passaggio dei fotoni: l’universo era quindi tutt’altro che trasparente e sarebbe apparso come totalmente buio ad un ipotetico osservatore esterno. Poco dopo, alla fine dei primi tre minuti, la temperatura, scesa a meno di 3000°K, permetteva la formazione d’atomi d’idrogeno, per combinazione di protoni ed elettroni, passando così dall’era dell’energia pura a quella della materia. In conformità a vari dati, si ritiene che ancora oggi in tutte le stelle avvengano ininterrottamente processi di fusione nucleare con conversione d’idrogeno in elio ed emissione d’energia radiante. L’energia di fusione è in grado di alimentare una stella per miliardi di anni, in un mirabile quanto misterioso equilibrio, tra forza di gravità e pressione di radiazione. Se la temperatura della stella è sufficientemente alta, i nuclei d’elio si fondono ulteriormente, formando carbonio e poi ossigeno, azoto, neon ed altri elementi leggeri. Per motivi termodinamici, la catena delle reazioni nucleari spontanee si conclude nelle stelle con la formazione del ferro, 278 mentre nelle supernovae, dove vengono liberate enormi quantità d’energia, in forma esplosiva, si formano elementi chimici più pesanti, come l’oro, il piombo, l’uranio, ecc. Tutti questi elementi, dal più leggero al più pesante, vengono proiettati nello spazio dall’esplosione delle supernovae, mescolandosi ai detriti di generazioni di stelle più 278 Come tutti gli elementi biogeni, il carbonio subisce una serie di trasformazioni cicliche e passa continuamente dal mondo minerale a quello degli esseri viventi e viceversa. Tutto il carbonio degli esseri viventi proviene direttamente od indirettamente da quello dell’anidride carbonica (CO2) dell’atmosfera. Le stelle si formano per collasso gravitazion ale di nubi di gas e polvere cosmica. Nelle prime fasi della loro vita, esse sono riscaldate dall’energia gravitazion ale liberata nella contrazione, che si tras forma in energia termica. Ad un certo punto, la temperatura interna diventa abbast anza alta da innescare reazioni di fusione nucl eare, che alimenteranno la stella fino ad esaurimento del combustibile, formato da idrogeno ed elio.Quando è bruciato l’idrogeno disponibile, si innesca la fusione di elio in carbonio; contemporan eament e ma in misura molto minore, il carbonio capta elio, generando ossigeno.Esaurito l’elio, si innescano reazioni nucleari più massicce, che porteranno attrav erso vari metalli pesanti fino al ferro. A questo punto, si arresta la catena dato che le altre reazioni sono endotermiche. La differenza di composizione dei pianeti del nostro sistema solare dipende dalla temperatura della nebulosa originaria, che è più elevata nelle vicinanze del sole che non in periferia. 210 vecchie. 279 E’ evidente come questo 2% di materia presente nel cosmo e la stabilità del sole, in grado di bruciare con continuità e fornire energia radiante per miliardi di anni, abbia rappresentato due fattori cruciali per la nascita della vita. Sembra più che verosimile, che gli elementi e le molecole, necessarie all’assemblaggio dei mattoni della vita fino ai primi organismi mono- e pluricellulari, siano stati prelevati da questo 2% di materia, 280 mentre il sole abbia alimentato questa cascata di reazioni, le quali abbisognano di un sostanzioso apporto d’energia esterna, per potersi evolvere. L’energia necessaria a formare o scindere un legame chimico è modesta, ammontando a solo un elettronvolt (Ev) per atomo od elettrone, mentre i fotoni che giungono dal sole sono proprio di quest’ordine di grandezza. Sono così in grado d’ innescare e condurre in porto le reazioni chimiche proprie dell’assemblaggio vitale, tra le quali la fotosintesi.281 Il numero di fotoni presenti nell’universo (da 100 milioni a 20 miliardi per ogni particella nucleare) è immenso ed in grado di scatenare e portare a termine qualsivoglia reazione chimica, mentre l’organizzazione della materia inanimata in materia vivente è un processo complesso, che procede attraverso reazioni concatenate tra vari livelli, passando da composti semplici a quelli più complessi . (Teoria degli ipercicli di Eigen ) Per la formazione o scissione di un legame chimico, è necessario soddisfare alcune condizioni essenziali. Bisogna che vi siano contemporaneamente una determinata affinità, concentrazione e temperatura. Ciò significa, che due composti reagiranno tra loro, se avranno un’affinità reciproca adeguata e se temperatura (energia d’attivazione) e concentrazione (cinetica) saranno tali da garantire innesco e mantenimento della reazione. 282 L’essere, come il divenire della materia 279 Le supernovae sono stelle che esplodendo raggiungono una luminosità simile a quella di un’intera galassia. Nella Via Lattea sono state registrate due o tre supernovae ogni secolo. Famose quella denominata 1987, che inondò la terra con una pioggia di neutrini di incredibile densità e quella descritta da Keplero nel 1604. 280 Le molecole organiche semplici tendono ad organizzarsi in molecole più complesse, glicerina, acidi grassi, amminoacidi, zuccheri, ecc., chiamati anche biomonomeri. Questi tendono a loro volta ad organizzarsi in macromolecol e dotate di funzioni vitali,come i lipidi,le proteine,i carboidrati,le lignine,i tannini, ecc., soprannominati biopolimeri. 281 Le energie coinvolte nelle reazioni nucleari sono un milione di volte più alte che nelle normali reazioni chimiche, pari a circa un milione di eV per ogni nucleo atomico ( 1 kg di plutonio ha pressappoco l’energia di un milione di chili di tritolo).Le forze chimiche ch e tengono assieme gli atomi nelle molecole (legami chimici covalenti ed ionici) sono milioni di volte più deboli delle interazioni fo rti che tengono assieme protoni e neutroni nei nuclei. Noi non percepiamo le interazioni fo rti, a differenza delle fo rze elettromagnetich e e gravitazion ali, perché il loro raggio d’azione è molto breve (10 alla -13 cm). Le interazioni fo rti tra nuclei diversi non hanno virtualmente effetto nelle molecole, dove i nuclei sono quasi un milione di volte più distanti tra loro (10 alla -8 cm). Se gli elettroni di atomi e molecole fossero sensibili alle reazioni forti, non avremmo né chimica né biologia, ma solo fisica nucleare. 282 I 92 elementi naturali presenti sulla terra e nel cosmo sono materia con livello di complessità già elevato. Reagendo tra di loro, questi elementi tendono a raggiungere livelli di organizzazione superiori. Ogni elemento non è in grado di reagire con qualsiasi altro elemento, anche se si trovasse in condizioni favorevoli, come ad esempio lo scontro tra due atomi. La formazione di un legame nuovo avviene solo, se l’affinità chimica tra i due componenti sarà tale da renderlo stabile.Due elementi affini potranno reagire tra di loro, ottemperando alle leggi della valenza chimica, che stabilisce quanti atomi di un elemento possano legarsi ad un altro ed in quale 211 obbedisce a precise leggi chimico-fisiche e più si sale nella scala della complessità, maggiori saranno i vincoli da rispettare e minori i gradi di libertà a disposizione. La materia vivente è composta di quattro elementi principali: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto. Tra questi, il primo riveste tale importanza, da potersi affermare che la chimica della vita terrestre è la chimica del carbonio. Questo si trasforma facilmente e con modesto dispendio d’energia dalla forma completamente ridotta, il metano CH4, a quella completamente ossidata, l’anidride carbonica CO2, e viceversa, garantendo attraverso intermedi gassosi ed idrosolubili un rimescolamento facile e completo su tutto il pianeta. Per ossidazione del carbonio si ottiene anidride carbonica (C + O2 → CO2), sostanza facilmente riciclabile, che gioca un ruolo basilare nella fotosintesi delle piante ed in tutti i processi vitali. Dall’ossidazione del silicio, un elemento estremamente diffuso e per certi versi analogo al carbonio, si ottiene biossido di silicio ( Si + O2 → SiO2 ) il minerale più diffuso sulla terra e ben noto col nome di quarzo. Il biossido di silicio è un solido inerte, ad alto punto di fusione (+867°C) e non facilmente riciclabile. La forma completamente ridotta del silicio, il silicometano o silano SiH4 è un gas incolore, meno denso dell’anidride carbonica, ma insolubile in acqua. Le differenze, tra le proprietà chimico-fisiche dell’anidride carbonica e del biossido di silicio, sono il motivo principale, per il quale la materia vivente terrestre si sia evoluta dal carbonio e non dal silicio.Il metabolismo della materia vivente conduce a tre prodotti finali: acqua (H2O), anidride carbonica (CO2) ed ammoniaca (NH3). Di questi, gli ultimi due sono gassosi e solubili in acqua, che è, notoriamente, liquida ed evapora con facilità. I tre prodotti possono quindi mescolarsi facilmente nella biosfera terrestre, garantendo un riciclo semplice e completo su tutto il pianeta. Con il silicio, non sarebbe realizzabile una simile catena reversibile tra forme ossidate e ridotte: la forma ossigenata, il biossido di silicio, é un solido, insolubile in acqua e poco reattivo (quarzo!), mentre la forma ridotta, il silano, é un gas insolubile in acqua. Sembra verosimile, quindi, che sia stata questa possibilità di riciclo facile e dinamico a facilitare e condizionare la vita terrestre. Nulla si può dire, ancora, sull’eventualità, che una vita analoga o paragonabile chimicamente a quella terrestre, si sia sviluppata o si svilupperà anche altrove nell’universo. Secondo un’intuizione antropocentrica, che ha profondamente influenzato il pensiero dell’uomo nel corso della storia, la culla della vita é e rimane la Terra, anche perché non si può provare il contrario. Nello spazio, sono state evidenziate varie molecole, identiche a quelle che compongono la nostra materia vivente. Queste osservazioni sostengono l’ipotesi che lo spazio con figurazione spazial e. Abbiamo così elementi affini che possono reagire tra di loro ed altri non affini che non producono alcuna reazione. Reattività ed affinità dipendono dalla con figurazione degli elettroni peri feri ci degli elementi e sono prevedibili su base teorica. 212 potrebbe essere, se non la culla della vita, almeno la fucina di quei mattoni, dai quali si è evoluta la materia vivente terrestre. *** La chimica di stelle e spazio mostrano, come l’organizzazione della materia passi attraverso fasi di maggiore e minore complessità, che si alternano nel tempo, con una certa periodicità: 1. reazioni nucleari → sintesi di elementi → sintesi di molecole → 2. polimerizzazioni stellari → ( PAH,PHB,Nero di acetilene ) 3. scissioni in frammenti → combinazione dei frammenti → e così via. Dal semplice al complesso, dal complesso al semplice per tornare ad un complesso con livello d’organizzazione superiore, secondo un processo anti-antropico definito. Nei primi cinquecento milioni d’anni, la terra sembra sia stata bombardata, innumerevoli volte, da piccoli pianeti, asteroidi, comete od altri residui della nebulosa solare. Le tracce di questi apocalittici scontri sono tuttora palesi nei crateri piccoli e grandi, scoperti in varie contrade. A parte i danni meccanici causati da questa pioggia spaziale, è verosimile che con lei siano arrivate sul nostro pianeta molecole organiche stivate nei grani delle nubi interstellari. Si veniva a creare così sulla crosta terrestre, nelle acque marine e lacustri una miscela di reagenti, pronti ad ulteriori combinazioni. Nell’era prebiotica proseguivano sulla terra reazioni chimiche già abbozzate nello spazio e se ne sviluppavano altre, adeguate alle nuove condizioni ambientali. La temperatura passava dallo zero quasi assoluto dello spazio alle miti temperature terrestri. Le molecole non più congelate nei grani, erano divenute mobili e superattive, con gran possibilità di rimescolamento nelle acque agitate da intense maree. Le possibilità cinetiche di scontro e le probabilità di reazione con specie molecolari differenti aumentavano notevolmente. Il mezzo di reazione, liquido e debolmente acido, favoriva la dissoluzione di sostanze basiche (ammine) come pure le reazioni di addizione e condensazione (aldeidi + nitrili → amminoacidi), mentre l’ambiente riducente salvaguardava dall’ossidazione i prodotti sensibili (aldeidi, alcoli, fenoli, ecc.). L’acqua schermava i raggi UV, partecipando a reazioni di idrolisi ed idratazione. Nuove possibilità di assemblaggio in strutture complesse venivano create all’interfaccia solido/liquido solido/gas tra i reagenti disciolti o gassosi e le matrici presenti, sia inorganiche come argilla e pirite, sia organiche come le melanine. Per scissione fotolitica dell’acqua si formavano radicali ossigenati altamente reattivi, dando l’avvio a reazioni e nuovi composti: iniziava così l’era dell’ossigeno. L’aumento della temperatura stimolava, nel nuovo ambiente terrestre, reazioni bloccate per energia d’attivazione carente. Una miriade di ioni metallici, liberi o legati ad opportune matrici, pullulava 213 nell’ambiente marino e lacustre: nasceva la catalisi chimica, che nell’era biotica avrebbe dato l’abbrivio agli enzimi. La provetta prebiotica divenne sempre più grande, si dilatò a dismisura: abbracciava oramai laghi mari ed oceani: la zuppa biologica era pronta ad ospitare la vita. La chimica cosmica ha improntato il mondo terrestre, plasmando il mondo vivente secondo principi architettonici comuni. Sono i principi della fisica e della chimica, che controllano la materia organica ed inorganica. Reazioni chimiche avvengono ovunque: le piante e certi batteri fissano energia solare trasformandola in energia chimica (fotosintesi); altri organismi decompongono la materia vivente in strutture più semplici sfruttando l’energia ivi contenuta. In ogni cellula si susseguono processi chimici concatenati (riduzioni, ossidazioni, idrolisi, sintesi, ecc.). L’architettura biochimica degli esseri viventi si basa su pochi pilastri elementari (carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, zolfo, fosforo, ecc.), ma si ramifica in una moltitudine di composti molecolari: • quelli binari a base di solo carbonio ed idrogeno (idrocarburi); • quelli ternari a base di carbonio, idrogeno, ossigeno (carboidrati, polisaccaridi, grassi, ecc.); • quelli quaternari a base di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto (amminoacidi, polipeptidi, proteine, acidi nucleici, alcaloidi, lipoproteine, ecc.) e così via. Gli esseri viventi posseggono caratteristiche uniche, come riproducibilità e specificità di singole strutture, dotate di un rapporto molto stretto tra struttura e ruolo biologico. La stupefacente varietà di forme viventi e l’individualità dei vari organismi possono essere ricondotte a quella d’alcune macromolecole, tra cui le proteine. Queste sono solo combinazioni e permutazioni di pochi amminoacidi, sempre gli stessi da svariati milioni d’anni.In tutti gli organismi, gli alimenti si trasformano in anidride carbonica, acqua e ammoniaca attraverso pochi passaggi. Produzione ed utilizzazione dell’energia da parte delle cellule, dai protozoi fino ai mammiferi ed altre specie viventi, hanno alla base uno stesso meccanismo comune. *** La salvaguardia dell’informazione genetica permette di conservare l’informazione sfidando l’incremento generale del caos (entropia), grazie ad un complesso sistema digitale, quale è quello cromosomico. Quest’ultimo, a differenza delle nostre tecnologie elettroniche basate su due alternative 1 e 0, ne adotta ben quattro: A, G, C, T ( Adenosina, Guanina, Citosina,Timina), le quali rappresentano le lettere del linguaggio digitale dei viventi. 214 Questo linguaggio ha dimostrato una stupefacente capacità nel conservare accuratamente i caratteri ereditari delle singole specie, nel permettere, visti gli ordini di grandezza dei fenomeni, mutazioni spontanee di tipo quantistico, nel difenderli dagli agenti esterni più svariati, nel renderli capaci di procurarsi l’energia dall’ambiente, nel cercare l’ ambiente più idoneo e nel moltiplicarsi al massimo. Forse per la prima volta nella storia del Cosmo, ci si trova di fronte alla capacità da parte di alcune catene molecolari di perpetuarsi a spese dell’energia captata dall’ambiente circostante, salvaguardando le informazioni necessarie alla formazione di individui successivi. Si tratta di una sorta di sfida all’universale tendenza all’incremento di disordine ed entropia,che ha trovato il massimo trionfo nella mente umana, con la sua capacità di coordinamento razionale e di slancio creativo, fino alla conquista dell’autocoscienza. E’ verosimile, che la sintesi della vita da materiale inanimato sarà prima o poi realizzata in laboratorio, facendo cadere le ultime frontiere tra mondo animato ed inanimato. Questo obiettivo non è stato finora raggiunto, nonostante si conosca parecchio sulla struttura delle cellule e siano noti e disponibili i principali mattoni biochimici necessari al loro assemblaggio. Una sintesi totale in provetta partendo da composti chimici semplici, come ad esempio gli amminoacidi, rappresenta un evento altamente improbabile, dovuto alla complessità della materia vivente, la quale é frutto di un processo evolutivo durato miliardi di anni attraverso livelli sequenziali di crescente complessità. La ripetizione di questo processo in laboratorio in tempi brevi e con approccio puramente casuale appare improbabile, se non al limite dell’impossibile. Per molto tempo resterà quindi ancora in auge il classico assioma : < Viventes viventibus generantur > 283 E’ fresca di stampa la notizia, che un team di 20 ricercatori riunito dal biologo americano Craig Venter e guidato da Hamilton Smith sia riuscito a realizzare con prodotti sintetici un cromosoma di 381 geni, il quale contiene 580.000 paia di basi di codice genetico e rappresenta il primo passo verso la creazione di una forma di vita artificiale. La sequenza del DNA é basata su quella del Mycoplasma genitalium ( microrganismo del sistema riproduttivo) dal quale sono stati rimossi un quinto dei componenti genetici ed è stato battezzato dai suoi creatori Mycoplasma Laboratorium. Questo cromosoma interamente sintetico é stato quindi 283 Una soluzione del problema potrebbe venire dalla scopert a di fattori biochimici in grado di limitare i gradi di libertà di un processo evolutivo casuale, riportandolo ad un processo parzialmente predeterminato.Sembra più che verosimile che la natura abbia escogitato nel lontano passato “scorciatoie biologiche” analoghe accorciando i tempi di una evoluzione puramente casu ale. Considerando il lasso di tempo relativamente breve intercorso tra la compars a della vita ad oggi, si ha in effetti difficoltà ad accettare l’ipotesi di un processo puramente casuale. Confront a anche: Peter Schuster < Ursprung des Lebens aus der Sicht der Chemie > in < An den Grenzen des Wissens > Peter Walde, Franta Kraus ed.VDF Hochschulverlag AG Zürich (2008) pp.147184. 215 impiantato in una cellula ospite della quale dovrebbe assumere il controllo, diventando così il primo esempio di una nuova forma di vita semisintetica. 284 Il futuro di questa dipenderà dalla sua capacità di replicare se stessa e metabolizzare i processi chimici della cellula nella quale è stato inserito. In questo senso si tratterà di una forma di vità non artificiale ma semisintetica, il cui centro di comando, il suo DNA, sarà invece del tutto artificiale. La scoperta è foriera di grossi sviluppi teorici e pratici e Venter ha appena dichiarato in un’intervista al quotidiano britannico The Guardian (05.10.2007): <Stiamo passando dalla lettura del codice genetico alla capacità di scriverlo. Ciò ci dà la possibilità ipotetica di fare cose che non avevamo mai pensato prima >. 285 *** Dai quark alle galassie e dai batteri agli ecosistemi planetari, la natura tende a maggiore complessità ed organizzazione: le particelle atomiche in atomi e molecole; queste in monomeri e polimeri, quindi in strutture ed organismi pluricellulari, che a loro volta daranno luogo a sistemi sociali ed ecologici. Questa tendenza alla complessità sembra essere quindi la forza determinante nell’evoluzione della materia. Tutte le forme di vita sul nostro pianeta si basano sulla chimica del carbonio, tramite strutture cellulari formate da molecole organiche complesse e sono caratterizzate dalla capacità di scambiare energia con l’ambiente esterno (metabolismo) e di trasmettere caratteri (riproduzione). 284 Craig Venter è il controverso imprenditore delle biotecnologie, celebre per av er decodi fi cato il genoma umano, battendo sul tempo i ricercatori del governo ameri cano. Dopo gli studi in biochimica e farmacologia all'università della Californi a a San Diego, nel 1998 fonda la Celera Genomics. La società ha lo scopo di mappare il genoma umano (la struttura, la posizione e la funzione dei circa 30.000 geni) che caratterizza la specie umana. E ci riesce app ena tre anni dopo. Nel febbraio 2001 pubblica sulla prestigiosa rivista Science i risultati del sequenziamento del suo DNA e di altri quattro donatori, battendo sul tempo il consorzio internazionale detto Progetto Genoma Umano. Al momento è presidente del J. Craig Venter Institute, cofond atore della Synthetic Genomics (aziend a creata per "inventare" org anismi arti ficiali in grado di produrre biocarburanti e combustibili alternativi a basso impatto ambientale). Ed è proprio in questa direzione ch e va l'annuncio di aver creato il primo cromosoma sintetico, il Mycoplsma laboratorium. 285 Secondo Edoardo Boncinelli, si tratta di < una conquista conoscitiva importantissima, potremo ottenere batteri e microrganismi utili. Per esempio capaci di digerire sostanze tossiche e veleni o in grado di pulire il mare dal petrolio. Di questa scoperta - aggiunge - non dobbiamo aver paura. Noi scienziati lavoriamo per capire la natura e i suoi segreti. Sono gli altri che vogliono sempre sapere quali possibili applicazioni scaturiscono dalle nostre scoperte.> 216 La nascita in tempi così brevi di questa pluralità di organismi e strutture riduce la casualità dell’evoluzione ed altera le possibilità di variazione a favore di esiti coordinati e coerenti, capaci di far prevalere l’ordine sul caos. 286 Il modo con cui la vita ha avuto origine dalla materia inanimata può essere ricondotto a due ipotesi, ancora controverse. Da una parte, la capacità di replicarsi sarebbe comparsa per prima formando in modo casuale una grande molecola autoreplicante, come lo RNA. Secondo l’altra, sarebbero prima apparsi i meccanismi metabolici con formazione di piccole molecole organiche. Queste avrebbero a loro volta formato una rete in evoluzione di reazioni, alimentate da una fonte di energia esterna. Ambedue le ipotesi offrono il fianco alla critica: come ha potuto formarsi una molecola complessa, prima che venisse avviato il processo evolutivo; oppure, come hanno potuto formarsi reti di reazioni in grado di crescere ed evolversi in un ambiente terrestre ancora giovane e poco strutturato? In altre parole:< Prima l’uovo o la gallina? > 287 286 Bruno J.R.Nicolaus < Astrochimica e vita, un’ipotesi modulare > Atti Accademia Pontaniana,Napoli vol.LIV (2005),pp. 241-259 287 Eörs Szathmary < The genetic code and natural language:Their nature,origins and relation > pp 185-207 in < An den Grenzen des Wissens > loc.cit. 217 XXII.2 PRELUDIO ALL’ERA BIOLOGICA < E’generalmente la chimica l’arte di decomporre e di riunire i corpi,principalmente con l’aiuto del fuoco.Insegna questa scienza a separare le diverse sostanze,che trovasi nei misti,vale a dire nei vegetabili,nei minerali e negli animali,a fare l’analisi dei corpi naturali,nel riunirli ai loro principi,nello scoprire le loro occulte virtù,nel dimostrare la loro interna armonia ed il centro in cui concorrono le corporee sostanze tutte, a fare per così esprimersi a mezzo del fuoco l’anatomia dei corpi naturali,in separare le sostanze utili dalle inutili e somiglianti > 288 Le trasformazioni della materia sono regolate da leggi chimiche, semplici e precise. Il sole, come i cento miliardi di stelle che brillano nella Via Lattea e tutte le altre del cosmo sono crogiuoli roventi, dove fotoni protoni neutroni ed altre particelle elementari danzano un walzer di fuoco, dove materia ed energia si trasformano l’una nell’altra, in una specie d’eterna altalena. Sul nostro pianeta, s’assiste ad uno spettacolo non meno convulso: da una parte i vulcani, alambicchi ciclopici nei quali si avvicendano reazioni di primordiale violenza, dall’altra, gli esseri viventi e tra questi le piante e certi batteri, che captano energia solare e, partendo quasi dal nulla, da semplice acqua ed anidride carbonica, sintetizzano una miriade di molecole organiche. In ogni cellula vivente, si alternano processi chimici tra i più disparati: sintesi e demolizioni, riduzioni e ossidazioni, idrolisi ed altri. L’architettura del regno animale e vegetale si basa su pochi pilastri biochimici: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, un po’ di zolfo, fosforo, cloro, calcio e magnesio, una dozzina di pochi altri elementi in piccole tracce. Questo sparuto drappello si ramifica in una miriade di macromolecole: dagli idrocarburi ai carboidrati, dai grassi ai polipeptidi, dalle proteine agli acidi nucleici, alle lipoproteine, agli alcaloidi, ai pigmenti e così via. Di queste macromolecole è fatta la materia vivente: tutto un brulicare di cellule e molecole organiche che vanno e vengono, sintetizzate e demolite, eliminate e rimpiazzate da nuove identiche unità.La stupefacente varietà di forme viventi e l’individualità dei vari organismi possono venir ricondotte all’individualità di alcune macromolecole come le proteine. 288 Da un testo scolastico ottocentesco,alla voce chimica:<Compendio di notizie scientifiche civili e virtuose ed erudite >, edito in Venezia nelle Stamperie Graziosi a San Silvestro (1813). 218 Eppure, queste non sono che combinazioni e permutazioni di pochi aminoacidi: una ventina, sempre gli stessi mattoni da milioni di anni. Dal punto di vista del chimico, l’immortalità non è che perenne trasformazione, una sorta di staffetta sfrenata dalla semplicità alla complessità e viceversa. Gli organismi viventi si basano sulla chimica del carbonio. Attraverso una serie di reazioni sequenziali, gli alimenti vengono digeriti, per essere trasformati alla fine in acqua, anidride carbonica e ammoniaca (H2O, CO2, NH3). Produzione e utilizzazione di energia seguono lo stesso meccanismo di base nelle tante specie animali, dai protozoi ai mammiferi e si basano su processi ossidativi. La chimica segue leggi semplici e precise. Le molecole, seppure libere di oscillare, vibrare e muoversi alla rinfusa, tendono ad organizzarsi secondo linee predeterminate. Lo stesso vale per gli atomi: non sono liberi di accoppiarsi alla rinfusa; devono obbedire alle leggi del legame, della valenza, dell’affinità: tutti concetti deterministici. Uguale destino spetta a molecole e macromolecole, che sono raggruppamenti di atomi, accoppiati secondo un preciso disegno chimico. I gradi di libertà d’atomi e molecole non sono infiniti e ben poco é lasciato al caso. A livello prebiotico, il percorso evolutivo é determinato dall’interazione di due principali fattori, l’uno casuale, l’altro predefinito. Le condizioni chimico fisiche iniziali, come temperatura, concentrazione, pressione, salinità e pH, sono variabili dettate dal caso e da fattori contingenti, mentre il decorso delle reazioni seguendo i principi della termodinamica e di altre leggi naturali, come la gravitazione, seguirà percorsi con meno gradi di libertà. Una volta raggiunto un equilibrio termodinamico, ogni tappa sarà influenzata da nuove condizioni ambientali (casuali) e dalla necessità (determinismo) dettata dalla struttura precedente e così via in un intreccio continuo tra caso e necessità. 289 L’evoluzione della materia da particelle elementari, è proseguita attraverso atomi e molecole, all’interno di stelle e nubi interstellari. Gli ecosistemi planetari, di cui la Terra è per ora l’unico tangibile esempio, sono costituiti da popolazioni di organismi disparati ma concatenati e questi ultimi da cellule. Le cellule sono formate, a loro volta, da proteine ed altre macromolecole; le proteine da molecole a blocchi; le molecole da atomi; questi ultimi da particelle subatomiche. La natura, dai quark alle galassie, dai batteri agli ecosistemi planetari tende alla complessità, all’autorganizzazione. Le particelle subatomiche si combinano in atomi e molecole; queste in biomonomeri e polimeri poi; i protobionti in strutture ed organismi pluricellulari, i quali a loro volta daranno luogo a sistemi sociali ed ecologici. 289 Pier Luigi Luisi < The emergence of life > Cambridge Univ.Press. (2006) 219 La nascita, in tempi così brevi, di questa pluralità di organismi e strutture riduce la casualità dell’evoluzione, alterando le probabilità di variazione a favore di esiti ordinati e coerenti. Le connessioni tra gli ambiti fisici chimici e biologici appaiono sempre più verosimili: sono queste interazioni a far prevalere l’ordine sul caos. *** In tutti gli esseri, dal virus all’animale all’uomo, s’instaura, in determinate situazioni, un’insostenibile reattività, una irresistibile tendenza all’interazione col proprio vicino, a qualche forma di aggressività (violenza), che seppur differente, nella sua espressione fra singole specie e differenti livelli di complessità, é pur simile nella sua essenza. Gli ominidi preistorici quando cacciavano, il soldato moderno che va alla guerra, la tigre che sbrana la preda, lo squalo che azzanna la foca, il batterio che infetta l’animale e l’uomo, sembrano spinti da una forza comune, 290 dalla stessa molla, che è in ultima analisi l’affermazione e la prevaricazione del proprio DNA. *** . Prima che la vita aleggiasse sulla Terra, l'atmosfera del nostro pianeta non conteneva ancora ossigeno (O2), anidride carbonica (CO2) e azoto (N2). Essa era composta, probabilmente, da un miscuglio riducente di idrogeno (H2), metano (CH4), ammoniaca (NH3) e vapore acqueo (H2O). Sotto l’ azione di violente radiazioni solari e cosmiche e di eruzioni vulcaniche, in questo mondo prebiotico, iniziavano reazioni chimiche, che avrebbero portato ad una modifica sostanziale della composizione atmosferica ed alla sintesi di strutture organiche complesse. In questo scenario, venivano sintetizzati, trasformati e degradati in maniera casuale (a random) innumerevoli composti, seguendo un processo evolutivo, nel quale erano preferite le strutture termodinamicamente più stabili. Una pura ed assoluta casualità non è verosimile in questo frangente, dato che la reattività e la stabilità dei singoli composti é determinata dalla loro stessa natura chimica. Le molecole posseggono gruppi funzionali, i quali definiscono caratteristiche chimico fisiche e reattività, portandole ad interagire solo con particolari siti di altre molecole. Nel caso di reazioni casuali o a 290 <..Non è forse un’analoga carica di violenza che, sotto aspetti diversi a seconda del livello di complessità, spinge il virus ad aggredire l’uo mo o a crescere in una coltura, che costringe a livello molecolar e l’ossigeno ad ossidare, l’idrogeno a ridurre, l’ossigeno a formare a cqua con l’idrogeno, tutti gli elementi chimici a r eagire tra di loro a seconda delle loro affinità? Non è forse una simile forza, che combina protoni, neutroni ed el ettroni nell’atomo, fondamenta della materia? Non è forse un’unica forza sotto molteplici aspetti a muovere il tutto; un’unica forza a governare i comportamenti del mondo animato?..> (Nicolaus B. J. R., 1996). 220 random, nonostante le tante possibilità statistiche ed i gradi di libertà a disposizione, le reazioni avvengono solo nell'ambito di schemi predefiniti. Di conseguenza, le strutture più stabili saranno sempre avvantaggiate. L’ammoniaca (NH3) e l’anidride carbonica (CO2) presenti in gran quantità nell’atmosfera primordiale ritardavano la dispersione nello spazio della radiazione infrarossa emessa dalla Terra e contribuivano a conservare il calore che il pianeta riceveva da un sole meno luminoso di quello odierno.Ciò aiutava a mantenere alta la temperatura della superficie terrestre, favorendo la chimica ad alta energia di attivazione. Di pari passo, la composizione dell'atmosfera si andava modificando: gran parte dell'anidride carbonica (CO2) veniva fissata sotto forma di carbonati di calcio (CaCO3) e magnesio (M gCO3) e depositata nei fondali marini; l'ammoniaca (NH3) veniva scomposta formando azoto (N2), acqua (H2O) ed idrogeno (H2), mentre quest’ultimo, il più leggero, era destinato a lievitare sempre più in alto nell’atmosfera, fino a scomparire nello spazio. L'ossigeno libero sarebbe comparso sulla terra solo successivamente, forse quale frutto di fotosintetizzatori aerobici primordiali. Nasceva così la biosfera, la cui composizione si sarebbe man mano avvicinata a quella attuale: Gas Pianeti Terra Terra biosfera attuale Anidride Carbonica Venere M arte era prebiologica 0.03% 98% 98% 95% Azoto 79% 1.9% 1.9% 2.7% Ossigeno 21% Tracce Tracce 0.13% 1% 0.1% 0.1% 13 290 477 -53% 1.0 60 90 0.0064 Argon Temperatura in 2% superficie (oC) Pressione totale in atmosfere *** 221 Con la "Rivoluzione Aerobica", l'ossigeno divenne indispensabile ai nuovi organismi, che per sopravvivere furono costretti a sviluppare adeguati meccanismi di difesa contro l'invadenza di questo elemento tanto utile, quanto pericoloso. Dallo studio degli effetti dell'ossigeno sui microrganismi anaerobici ancora esistenti, ci si può rendere conto della sua tossicità e dei danni cui dovettero andare incontro gli organismi primordiali, nel loro processo di adattamento alle nuove condizioni di vita.Da questi studi, emergono utili informazioni sui possibili meccanismi dello stress ossidativo, qualora organismi aerobici odierni vengano sottoposti ad eccessivo carico d’ossigeno.. Indicazioni pratiche, derivano anche da esperienze dirette sull'uomo nel corso di attività subacquee, di fuga dai sottomarini, dall'uso dell'ossigeno nella terapia del cancro, della gangrena, della sclerosi multipla, delle malattie polmonari, dalla pianificazione del rifornimento di ossigeno nei veicoli aerei e spaziali, dall'impiego di ozono (O3) nella purificazione dell'aria e dell'acqua e nelle varie terapie a base di questa forma attivata d’ossigeno. Da tutti questi dati, si è potuto concludere che la tossicità dell'ossigeno è dovuta all'azione di radicali liberi su vari sistemi enzimatici, i quali in condizioni fisiologiche non vengono invece danneggiati dall'ossigeno normale. L'attività superossidodismutasica, catalasica e perossidasica, enzimi deputati alla trasformazione dell'acqua ossigenata (H2O2), aumentano in vari organismi animali, quando essi vengono esposti a concentrazioni di ossigeno superiori alla norma. Ciò fa supporre che esista un'omeostasi delle capacità ossido/riduttive di ogni singolo organismo e delle sue capacità di proteggersi dall'azione devastante dei radicali ossigenati. Particolarmente sensibile è la molecola del DNA, la quale subisce varie modifiche strutturali in presenza di radicali idrossilici (•OH) (l'irradiazione di una soluzione acquosa di timina, uno dei componenti del DNA, dà luogo alla formazione di più di trenta prodotti di degradazione e sostituzione).In questo contesto, s'inquadra l'allarme suscitato dall’ incremento delle neoplasie della pelle, imputato alle radiazioni solari che filtrano attraverso il buco dell'ozono. 291 291 Alcune specie ossigenate molto reattive, presenti negli organismi viventi Specie non radicaliche Perossido di idrogeno H2O2 Ossigeno Singoletto lO2 Acido Ipocloroso HOCl Ozono O3 Radicali liberi Radicale idrossile OH. Radicale superossido O2.- 222 *** La composizione chimica del pianeta è relativamente semplice: una novantina di elementi dei quali solo pochi preponderanti; ancora più semplice quella degli esseri viventi. La natura si organizzerà man mano, partendo da strutture semplici per arrivare a quelle più complesse, dotate di particolari caratteristiche chimico fisiche e biologiche. Aumenta la complessità delle strutture: dai semplici atomi, si passa alle molecole poi alle macromolecole; dagli aminoacidi i "mattoni" con i quali sono costruiti i peptidi, ai polipeptidi, alle proteine fino ai nucleosidi, che sono le subunità delle macromolecole contenenti l'informazione genetica (DNA). 292 Aumentando la complessità, aumenta la quantità di informazioni necessarie alla replica delle sintesi; da qui la costruzione di un raffinato sistema di informazione genetica basato su macromolecole.I caratteri ereditari degli esseri animali e vegetali sono trasmessi di generazione in generazione tramite il DNA (acido desossiribonucleico) contenuto nei cromosomi. Il DNA è anche presente nei microrganismi come i batteri e certi virus; in alcuni di questi ultimi il DNA è sostituito dall'RNA (acido ribonucleico).Il DNA e l'RNA sono formati da lunghe catene elicoidali di molecole di uno zucchero, il desossiribosio o il ribosio, collegate tra di loro da ponti di fosforo. Alle molecole dello zucchero sono legate alternativamente quattro basi, due pirimidiniche (timina e citosina) e due puriniche (adenina e guanina). Ne consegue, che l'informazione ereditaria è codificata in lunghi messaggi scritti con un alfabeto di quattro lettere. Ogni catena elicoidale del nucleo di una cellula umana contiene fino a 3,5 miliardi di lettere arrivando ad una lunghezza, se srotolata, di 2 metri. Le catene sono raggomitolate nei cromosomi occupando uno spazio microscopico.Durante il processo di riproduzione, il codice ereditario viene duplicato con gran precisione garantendo la continuità della specie, a volte si Radicale nitroso NO. Radicale perossilipidico LOO. (L = Catena Lipidica) 292 Dalla form aldeide (CH2O), primo prodotto della fotosintesi delle piante, ai triosi, ai tetrosi, agli zuccheri, che sono le sottounità dei saccaridi e polisaccaridi: la ben nota equazione di Van Niel descrive la fotosintesi cloro fillica hv CO2 + 2H2O → (CH2O) + H2O + 2O come un processo di ossido riduzione radicalica, nel quale la luce avvia la sintesi della unità di base dei carboidrati (CH2O, formald eide) da anidride carbonica (CO2) ed un sostrato ossidabile (H2O). 223 registrano errori casuali che i biologi chiamano mutazioni. A seguito di queste, le nuove cellule ed i nuovi individui saranno leggermente differenti dai loro progenitori e più o meno capaci di sopravvivere e di riprodursi a loro volta. Sarà compito della selezione naturale di concedere ai diversi individui di una popolazione di generare una quantità di discendenti diversa e di conservare in vita i più numerosi o i più adatti, eliminando de facto i più deboli. La ricombinazione genetica ha permesso alla vita di evolversi molto più rapidamente, rimescolando ad ogni atto sessuale il 50% del patrimonio ereditario dei due partners.I fenomeni fondamentali della vita possono quindi venir descritti in termine di trasmissione di messaggi genetici, in presenza di caso. Nell'era prebiologica prevalevano reazioni di tipo radicalico causate dalle alte temperature e dall'intenso irraggiamento: reazioni ad andamento casuale, spesso irreversibile. Col mitigarsi delle condizioni ambientali, la chimica scopriva nuovi sistemi di reazione a bassa energia di attivazione, in grado di venire innescati a temperature minori ed anche in assenza di luce. Nasceva l'era degli enzimi, molecole in grado di pilotare in maniera reversibile, stereospecifica e a bassa temperatura varie reazioni necessarie allo sviluppo ordinato della vita.293 L'avvento della chimica enzimatica segna l'avvio della diversificazione nelle forme più svariate sia sulla terra sia nelle acque e nei cieli. Esso segna anche il trionfo delle macromolecole organiche, la cui biosintesi segue schemi secondo i quali da strutture semplici si derivano quelle complesse; il tutto improntato al massimo risparmio. Il criterio del risparmio è uno tra i più appariscenti della natura: sono preferite reazioni a basso consumo energetico, è riciclata gran parte dei prodotti di reazione, sono ridotte al minimo le scorie. In questo approccio, ben si colloca la reversibilità delle reazioni enzimatiche, grazie alla quale è possibile biodegradare le macromolecole fino ai loro componenti più elementari, secondo l'assioma del nulla si crea, nulla si distrugge. Dal caos al cosmo, dal disordine all'ordine: gli enzimi rappresentano una conquista rilevante nel processo di evoluzione ed organizzazione della materia. 293 Un s emplice esempio può aiutare a comprend er m eglio le di fferenze tra reazioni enzimatiche e radicalich e: la fenilalanina durante il suo normale metabolismo viene idrossilata dall'enzima fenilalaninidrossilasi in posizione para, con fo rmazione di 4-idrossi fenilalanina (tirosina).La reazion e con radicali •OH dà luogo invece ad un a miscel a di tre isomeri, idrossilati a random nelle tre posizioni orto, meta e para. I tre isomeri differiscono nelle loro proprietà biologiche. La reazione en zimatica produ ce l'isomero necessario ad un corretto metabolismo, mentre l'aggressione radicalica dà luogo a metaboliti aberranti. (Figura 3). 224 XXII. 3 IL VALZER DEI RAD ICALI <The very nature of organic radicals is such as to preclude the possibility of isolating them> (Ostwald,1896) Le reazioni chimiche possono essere di natura ionica o radicalica. M entre gli ioni sono carichi positivamente o negativamente, i radicali sono particelle di regola neutre caratterizzate dalla presenza di un elettrone solitario. I radicali liberi, scoperti da Gomberg nel 1900, restarono per molto tempo nell'oblio finché una cinquantina di anni fa se ne comprese appieno l'importanza, sia sul piano chimico sia biologico. I radicali liberi contengono un atomo (C,S,O,N, ecc.), al quale manca un elettrone, posseggono un ottetto incompleto con un numero dispari d’elettroni e possono essere caricati positivamente, negativamente od essere neutri.294 La formazione di radicali richiede un apporto di energia esterna, spesso di tipo radiante, necessaria per sottrarre ad un gruppo atomico un elettrone.Generalmente, i radicali sono composti molto reattivi e instabili: essi tendono a reagire con altri radicali o gruppi funzionali di altre molecole per colmare il loro deficit elettronico. La loro durata di vita è brevissima, a volte solo frazioni di secondi ed é misurabile grazie a metodiche analitiche raffinate. Le reazioni radicaliche hanno svolto un ruolo importante nell'era prebiologica, prima della comparsa della vita sulla terra o nelle prime fasi della stessa, quando l'atmosfera era povera di ossigeno, non esisteva ancora lo scudo di ozono e l'ambiente era più esposto alle radiazioni solari. Il fatto che i radicali liberi si formino anche durante normali processi metabolici, ha fatto supporre un loro possibile ruolo, nella genesi di varie condizioni patologiche. 294 Essi si possono form are per perdita o p er gu adagno di un elettron e da un non-radicale. Si formano facilmente p er scissione omolitica, quando un elettrone della doppietta resta con un atomo (A: B A• + B•) L'energia n ecessaria per rompere il legame covalent e va' fo rnita dall'apporto di calore, radiazioni elettromagnetich e od altre fo rme di energia (la combustione con il suo g rand e aum ento di temperatura è un tipico esempio di reazione radicalica).Nella scissione eterolitica un atomo riceve tutte e due gli elettroni del legame covalente ( A: B A:- + B +) In questo caso A acquista una carica n egativa e B una positiva. La scissione eterolitica d ell'acqu a produce ad esempio uno ione idrogeno H+ ed un radicale idrossile •OH, ( H2O H+ + •OH ) 225 I radicali liberi più interessanti, ma anche più pericolosi, sono quelli più reattivi biologicamente e a vita breve. 295 Nel corso dell’evoluzione, le cellule hanno sviluppato complessi sistemi di difesa dalle aggressioni radicaliche, tramite molecole proteiche in grado di sequestrare metalli pesanti, potenzialmente tossici, o di accelerare la distruzione di radicali ossigenati altamente reattivi. 296 I radicali liberi si formano nell’ambiente nel quale viviamo, sotto l’azione di ossigeno e radiazioni di varia natura. Si formano anche nell’organismo, a seguito del normale metabolismo o dell’azione concomitante di agenti endogeni o esogeni. 295 I radicali liberi si formano prev alentement e attraverso: (1) Omolisi unimolecolare di molecole con legami molto deboli (p.e. perossidazione di lipidi con susseguente decomposizione dei perossidi form atisi). (2) Radiolisi per effetto di radiazioni ionizzanti. (3) Fotolisi per azione diretta della luce (l'invecchiamento precoce delle parti esposte al sole come faccia e mani, deriva probabilmente da fotolisi diretta ed autossidazione del collagene). (4) Trasferimento elettronico a specie organich e da ioni metallici di transizione: decomposizione del perossido di idrogeno per catalisi del ferro, secondo la reazione di Haber-Weiss. La miscela Fe/H2O2 viene chi amata reattivo di Fenton, il quale gioca un grosso ruolo in molti processi biologici, nei quali il radicale idrossile è respons abile della tossicità dell'ossigeno. (5) Azione di inquinanti come l'ozono, l'ossido di azoto NO2, ecc. (iniziatori di processi radicalici). (6) Processi enzimatici che possono produrre radi cali liberi in vivo. Le cellule si proteggono da questa azione tossica attraverso la superossidodismutasi che neutralizza l'anione superossido O2•- tras fo rmandolo in H2O2 e O2 e gli enzimi catalasi e perossidasi che decompongono il perossido di idrogeno (H2O2) in H2O e O2. 296 Esempi di difesa antiossidativa enzimatica Perossidasi 1) LOOH + 2 GSH LOH + H2O + GSSG Glutationica Superossido 2) 2O2.- + 2H+ H2O2 + O2 Dismutasi Catalasi 3) 2H2O2 O2 + 2H2O 226 Alcune fonti di radicali liberi Fonti Esogene: . Ozono . Radiazioni . Raggi UV . Inquinamento ambientale . Fumo da tabacco . Vari solventi industriali, pesticidi e farmaci Fonti Endogene: . Lavoro muscolare . Infiammazione dei tessuti . Riperfusioni dopo ischemia . M itocondri . Fagociti . Xantinossidasi . Ossidazioni catalizzate dal ferro ed altri metalli di transizione . Ciclo metabolico dell'acido arachidonico *** Dopo il silicio (Si), l'ossigeno (O2) e l'alluminio (Al), il Ferro (Fe) è l'elemento più diffuso sulla Terra, dove si trova principalmente nella forma trivalente (Fe+++ ) sotto forma di ossido, idrossido o polimeri vari. In questi stati, la sua biodisponibilità è limitata, a meno che non venga solubilizzato dagli acidi sotto forma di sali o chelati; il mondo vegetale ha sviluppato vari sistemi in grado di solubilizzare e rendere biodisponibile il ferro, indispensabile per molte reazioni biologiche. Il potenziale di ossido-riduzione del sistema Fe++/Fe+++ è molto elevato, permettendo al ferro di catalizzare reazioni essenziali al mantenimento della vita. La reattività di questo sistema garantisce il buon fine di reazioni biologiche vitali, ma rappresentano anche un pericolo letale. Per fortuna, gran parte del ferro biologico è legata a proteine, in grado di gestirne un rilascio graduale e moderarne l'aggressività: 227 Contenuto di ferro nel corpo umano ------------------------------------------------------------------------------------------------M aschio Femmina (mg/Kg di peso corporeo) ------------------------------------------------------------------------------------------------Ferro essenziale Emoglobina 31 28 M ioglobina + Enzimi vari 6 5 Ferro in deposito 13 4 Totale 50 37 ------------------------------------------------------------------------------------------------- Il contenuto in ferro del corpo umano e della maggior parte dei vertebrati superiori è suddiviso tra frazioni cosiddette essenziali maggioritarie e quelle di deposito.L'emoglobina con la sua attività ossigenante rappresenta la frazione essenziale principale; con un peso molecolare di 64.500 essa contiene quattro atomi di ferro/mole. A questa proteina seguono la mioglobina e vari enzimi. La ferritina è invece la proteina deputata all'immagazzinamento del ferro, con un contenuto specifico di ferro così elevato da raggiungere anche il 30%. L'emosiderina, una forma di ferritina aggregata, rappresenta da sola il 30% del pool di ferro. A seconda delle necessità dell'organismo, il ferro immagazzinato viene mobilizzato, grazie alla transferrina, una proteina plasmatica (peso molecolare 76.000, e due siti di aggancio per Fe+++) in grado di trasferirlo a siti intracellulari attraverso ricettori specifici di membrana. Il metabolismo del ferro è molto parco: in effetti solo il 10% del contenuto totale di ferro nell'uomo si perde ogni anno, mentre il resto viene riciclato. Questo regime si rende necessario, dato che la biodisponibilità del ferro dietetico è bassa. Per questo motivo, le anemie da deprivazione di ferro sono diffuse, specialmente nei paesi sottosviluppati. I radicali idrossile .OH, come tutti i radicali a vita breve, sono molto citotossici, possono danneggiare il DNA ed innescare la perossidazione dei lipidi di membrana; sono in grado di reagire con molte altre molecole presenti nelle cellule come i carboidrati, gli aminoacidi, i fosfolipidi, i nucleotidi, gli acidi organici. Indubbiamente vanno ricondotti alla loro azione, molti dei danni neuronali che sono alla radice di varie neuro e psicopatie. 228 Il ferro legato come complesso (ferritina, transferrina, lattoferina, ecc.) è scarsamente disponibile a pH fisiologico per la formazione di radicali •OH. Per divenire attivo deve venire liberato o 297 attivato. Secondo un lavoro apparso recentemente, 298 la teoria tradizionale, secondo la quale livelli elevati di specie ossigenate reattive (ROS: Reactive Oxygen Species) sono corresponsabili del processo di carcinogenesi, sarebbe fuorviante. Le ROS sarebbero parte integrante di un normale metabolismo, rappresentando particolari forme di segnalazione cellulare, in grado di indurre differenziazione ed apoptosi, al contrario del cancro il quale è indifferenziato. A sostegno di quest’ardita ipotesi, vengono citati e discussi svariati dati sperimentali, secondo i quali le ROS svolgerebbero una funzione protettrice e sarebbero proprio livelli ridotti di ROS ad indurre la carcinogenesi. 297 Il sistema Fe++/Fe+++ ha un potenziale di ossido-riduzione tanto elev ato da perm ettergli di catalizzare v arie reazioni in natura ed in laborato rio. Questa reattività diventa particolarm ente elev ata in pres enza di perossido di idrogeno (H2O2), miscela soprannominata "Reattivo di Fenton": Fe++ + H2O2 ---> Fe+++ + •OH + OH- 298 Fuxiong Lu < Reactive oxygen species in cancer, too much or too little? > Medical Hypotheses ,Elsevier doi:10:1016/j.mehy.2007.03017 229 XXII. 4 COLORE,PIGMENTI E BIOLOGIA <Il mondo delle scienze fisiche ed il mondo delle scienze della vita sono separati ancor oggi da una inesplorata terra di nessuno> (M ario Ageno,1992) Noi viviamo in un mondo variopinto e abbagliante, per le tante tonalità a volte intense e a volte sfumate: dal giallo di fiori e deserti, al nero di notte e carbone; dal rosso di fuoco e lava, all'azzurro ed al blu di cielo ed oceano; dal bianco della spuma del mare, di ghiaccio e di neve, fino all'infinita varietà dei viventi, terrestri ed acquatici o dei variopinti signori dei cieli. Il colore é un fenomeno fisico, conseguenza dell'assorbimento selettivo della luce da parte di composti chimici chiamati pigmenti, o di fenomeni fisici e strutturali o di ambedue assieme.I pigmenti naturali sono spesso sostanze chimiche ben definite, che assorbono solo una parte della luce, lasciando passare o riflettendo quella complementare, che noi percepiamo come colore. 299 Le correlazioni tra struttura e colore sono familiari al chimico, che é in grado di predire il colore di ogni sostanza sulla base della struttura. Il chimico può anche manipolare queste strutture in laboratorio, modificandone a piacimento il colore e trasformando, ad esempio, un giallo in un rosso o blu e viceversa. I pigmenti naturali vegetali e animali sono raggruppati o secondo la loro struttura chimica, così per esempio i Carotinoidi, M elanine. 302 300 le Pterine, 301 le Flavine, le Porfirine ed altri, o secondo il colore, come le Spesso, le stesse classi di pigmenti si ritrovano con strutture leggermente modificate in differenti organismi viventi vegetali ed animali, collegati filogeneticamente. 303 Alcuni dei 299 H.Zollinger <Color chemistry> VCH,Weinheim (1995). P.Karrer, E.Jucker <Carotinoide> Birkhäuser Verlag Basel (1948) 301 P.Karrer, Bruno J.R.Nicolaus <Űber die Konstitution des Methylpteridinrots> Helv.Chim.Acta (1950),33,1233;Bruno J.R.Nicolaus < (I)-Zur Kenntnis der Pteridinrotreihe und ähnlicher Farbstoffe;(II)-Aliphatische Polyamine > Inaugural Dissertation der Universität Zűrich,Brunner & Bodmer Verlag Zűrich (1954): 302 R.A.Nicolaus <Melanine> Accademia Pontaniana,Napoli, Quaderno 4, pp.1-53 (1984) 303 Ad esempio, la classe dei carotinoidi comprend e pigmenti diffusissimi nel mondo vegetale, tutti caratterizzati da analogo "schel etro chimico". Il numero d ei doppi legami però varia ed è il numero e la concatenazione di questi a con ferire alle singole molecole differenti colori, spaziando lungo l'arco dello spettro visibile. Una eccezione a questo sistema di classi ficazione vien e o ffert a dalle melanin e, la più vasta class e di pigmenti naturali, raggrupp ati in base al loro colore scuro e non alla struttura chimica che è molto eterogenea.Parlando perciò di melanine e del loro ruolo, va' tenuto presente che si tratta di materiali, che hanno in comune solo il colore, avendo strutture e fun zioni biologiche differenti. 300 230 pigmenti, che brillano nelle ali delle farfalle, si ritrovano, ad esempio, nelle scaglie dei pesci; alcuni anche nell’uomo. *** Le melanine sono i pigmenti più diffusi in natura. 304 Esse sono responsabili del colore bruno o nero della pelle, capelli e occhi dei mammiferi, delle penne, le uova e la pelle degli uccelli, le scaglie e le uova dei rettili, degli anfibi, della cuticola degli insetti, dell'inchiostro dei cefalopodi, di diversi microrganismi e funghi. Sono anche le melanine ad impartire al terreno il caratteristico colore, in questo caso spesso di origine microbica. Queste ultime vengono denominate acidi umici, mentre a molti pigmenti di origine artificiale viene dato il nome di melanoidine. Sarebbe interessante correlare le proprietà chimico-fisiche proprie delle melanine di varia origine alle svariate funzioni biologiche: sfortunatamente non esiste una raccolta significativa di dati omogenei ed una caratterizzazione rigorosa delle melanine di origine diversa. Inoltre, in letteratura si incontrano conclusioni controverse su loro presunte funzioni biologiche, senza che venga tenuto debito conto della struttura, origine e localizzazione,spesso disomogenee tra loro. 305 Nell'uomo la melanina viene considerata come l'agente fisiologico protettore dalle radiazioni solari, seppure non fornisca che una protezione parziale. Oltre che nella pelle, altre melanine si trovano localizzate in disparate zone del corpo tra cui il cervello (substantia nigra zona compacta SNZC, locus coeruleus, tessuto pineale), l’epitelio pigmentato della retina, la parte interna dell'orecchio, gli 304 R.A.Nicolaus < Biogenesi delle melanine > Rassegna di Medicina Sperimentale, 9, 1-32 Idelson Napoli (1962);R.A.Nicolaus ,E.Novellino,G.Prota < Origine e significato del colore negli animali >, Rendiconti della Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche della Società Nazion ale di Scienze Lettere ed Arti in Napoli,Serie IVvol.XLII,1-82,Giannini Edit.Napoli (1976);R.A.Nicolaus,G.Parisi < The nature of animal blacks> Atti Accademia Pontaniana,Napoli XLIX (2000),197-233. 305 Qui di seguito, una breve classifi cazion e delle principali melanine naturali: Eumelanine: pigmenti derivati p reval entemente dalla dop a (3,4-diidrossi fenilalanin a) tra i quali la sepiomelanina d ella seppia e la neuromelanina del cervello derivata prevalentem ente dalla dopamina (Prota, 1993). Feomelanine: pigmenti derivati dalla 5-S-cisteinildopa e dalla 2 -5-cisteinildopa. Spesso compaiono in fo rma mista con le eumelanine, ad esempio nel cervello. Allomelanine: pigmenti derivati dal catecolo o da altri polifenoli non azotati; molto diffusi nel mondo vegetale come ad esempio gli acidi umici. Melanine miste: pigmenti ottenuti per copolimerizzazion e fra gli intermedi d ella mel anogenesi e sostan ze esogen e casualmente presenti: nell'uomo sottoposto a trattamenti farmacologici, spesso si ritrovano questi farm aci inglobati nelle melanine (ad esempio la cloropromazinmel anina). Melanoidine: pigmenti derivati dall'idrolisi di proteine per ossidazione di aminoacidi e zuccheri. Lipofus cine: pigmenti che si form ano per perossidazione d ei lipidi di membrana e di proteine den aturat e. Molto diffuse nel corpo umano (cuo re, v asi sanguigni, muscoli, fegato, rene, cerv ello) sp ecialmente nella sen escen za. Spesso associate a p rocessi patologici, ad esempio n ell'Alzheimer e n el Parkinson. A volte in forma mista con la neuromelanina.Sono pigmenti insolubili, che possono venir assorbiti dai lisosomi nei quali restano come scorie non biodegradabili. E' stato ipotizzato che si tratti di prodotti di reazione ab erranti tra cataboliti dei lipidi e sostanze contenenti gruppi aminici liberi, come quelli delle fos fatidiletanolammine. Sono stati anche denominati "pigmenti fluorescenti" dato che alla luce UV mostrano una tipica fluorescenza. 231 epatociti, il cuore, i leucociti, la ghiandola surrenale. Il pigmento si ritrova anche in varie forme patologiche, nel melanoma, nella vitiligo, nelle cellule dopaminergiche della SNZC in caso del morbo di Parkinson, in varie zone del cervello nel caso della malattia di Alzheimer. L'insolubilità delle melanine accentua l'apparente inerzia chimica di questi pigmenti.Essi contengono invece nella macromolecola vari siti attivi: atomi di ferro, rame e zinco pericolosi starters di reazioni ossidative radicaliche, centri ionici positivi e negativi, una struttura molecolare elettricamente attiva.Un’interessante proprietà consiste nella loro capacità di intrappolare e neutralizzare radicali liberi ossigenati, come l'anione superossido ed il perossido di idrogeno (H2O2), ambedue dotati di proprietà citotossiche. Le melanine sono insolubili nella maggior parte dei solventi e non sono facilmente idrolizzabili. Esse sono dotate di alcune proprietà peculiari, come la capacità di assorbire gas e liquidi, di legare ioni, di agire quali conduttori od isolatori elettrici e sono inoltre facilmente biodegradabili per ossidazione. Le neuromelanine possono venir anche considerate dei radicali liberi stabili e amorfi e la loro struttura è riconducibile allo scheletro fondamentale derivato dal melanogeno, alla presenza di elettroni spaiati, di centri cationici e di contranioni (anioni spettatori). Per questa loro apparente inerzia chimica, sono stati considerati spesso alla stregua di prodotti di scarto, generati durante reazioni radicaliche. Si é anche supposto che la loro funzione biologica, seppure non finalizzata, consistesse nel disintossicare l'organismo da altri composti tossici, come ad esempio i polifenoli ed i metalli pesanti. Si é suggerito tra l’altro, che la melanina potesse agire come inattivatore di sostanze chimiche iperattive e tossiche; come sequestratore di metalli pesanti catalizzatori di reazioni ossidoriduttive pericolose; come trappola radicalica, come operatore biocibernetico. La melanina, materiale a struttura altamente disordinata, si forma a seguito di polimerizzazione indotta da radicali liberi, mentre in taluni passaggi ed in certi siti si registra od é ipotizzabile una partecipazione enzimatica non casuale, tramite enzimi presenti in loco, quali le tirosinasi, le monoaminossidasi, le perossidasi o le polifenolossidasi. Tra i vari pigmenti presenti nel corpo, le neuromelanine rivestono notevole interesse grazie al ruolo biologico tuttora misterioso ed alla mutevolezza della struttura. Vari sono i melanogeni coinvolti nella sintesi delle neuromelanine e tra i possibili precursori vale la pena di citare alcuni neurotrasmettitori quali serotonina, adrenalina, dopammina e cisteinildopa. Ad ognuno di questi corrisponde una neuromelanina con struttura chimica propria, ma simile nel colore e nelle proprietà chimico-fisiche alle altre, mentre poco o nulla sappiamo di loro eventuali ruoli biologici specifici. Le neuromelanine posseggono spiccate proprietà bioelettriche, grazie alle quali esse potrebbero partecipare a conduzione e modulazione degli impulsi nervosi, che regolano il sistema locomotorio. E’ concepibile, che queste proprietà bioelettriche giochino un ruolo di rilievo nell’espletamento di 232 quello biologico. A questo riguardo, é degno di rilievo il fatto che la neuromelanina manchi o scarseggi in due situazioni,l’una fisiologica e l’altra patologica, nelle quali il coordinamento locomotorio è o ancora largamente assente (nel neonato) o fortemente compromesso (morbo di Parkinson).306 Non è ancora chiaro, se la formazione delle neuromelanine in vivo avvenga per semplice ossidazione radicalica dei melanogeni (approccio caotico) o se l’ossidazione venga indotta da enzimi ossidativi come la M AO, presente nel cervello in quantità rilevanti. E’anche verosimile, che alcune melanine, specialmente quelle non ossigenate, si siano formate nell’era prebiotica per polimerizzazione di composti alifatici insaturi semplici, come etilene ed acetilene o composti aromatici come pirrolo e indolo. A questo riguardo, ricordiamo che l’acetilene può essere polimerizzarta in laboratorio con formazione del nero di acetilene, considerato il prototipo delle melanine. In maniera analoga, si possono ottenere per polimerizzazione del pirrolo e dell’indolo il nero di pirrolo ed il nero di indolo. 307 E’stato anche ipotizzato che queste melanine prebiotiche potrebbero essersi formate nello spazio interstellare per polimerizzazione dell’acetilene,la cui presenza nello spazio é stata dimostrata per via spettroscopica. 308 Recentemente, é stata pubblicata un’analisi critica delle proprietà biologiche attribuite alle melanine, della quale trascriviamo un estratto nella lingua originale: 309 < ABSTRACT: Many organic variegated pigments are found all over the planet. The black or brown pigments of the living world are called melanins from Greek melanos = black and some of them are located at different sites of the body, where they are biologically active. Melanin’s are stable free radicals containing in their backbone a polyacetylene spine and are closely related to Polypyrrole and Polyindole. All melanins include a three dimensional multi-layer graphite-like aromatic backbone, substituted by aliphatic chains and are composed of amorphous micro particles of different shape and size, which are fundamental to chemical and biological function. All melanin’s, especially in the doped state, show a variety of physical properties, like absorption and 306 Bruno J.R.Nicolaus <Neuromelanin and biological function-Sulle neuromelanine e loro ruolo biologico> Atti Accademia Pontaniana,Napoli, vol.LIII (2004),pp.252-281. 307 M.S.Blois <Polymers as a matrix for chemical evolution > in <The origins of prebiological systems>- Fox S.W.,AP (1965) New Yo rk and London.Secondo un’ ipotesi originale, le melanine si sarebbero già fo rmate nell'era prebiologica, per fotopolimerizzazion e di semplici strutture parzialmente aromatich e. Esse sarebbero perciò tra le macromolecole più antiche, nat e sul pian eta fors e an cor prima delle p roteine e del DNA. Sembra in effetti v erosimile ch e sotto l'azione dell'alta temperatura, d elle violenti radiazioni e d ell'atmosfera riducente, esistenti nell'era p rebiologica, composti aromatici semplici (pirrolo,indolo,ecc.) venissero polimerizzati in macromolecole più stabili a struttura melaninosimile. 308 Bruno J.R.Nicolaus e Rodolfo A.Nicolaus <Lo scrigno oscuro della vita-Riflessioni sul ruolo chimico-biologico della materia nera interstellare e sulla comparsa della vita nell’Universo > Atti Accademia Pontaniana,Napoli vol. XLVIII (1999), PP.355-380; Bruno J.R.Nicolaus, Giorgio Tangorra <Dalle stelle al pensiero> Atti Accademia Pontaniana,Napoli vol.LI (2001),pp. 325-249;Bruno J.R.Nicolaus < Astrochimica e vita,un’ipotesi modulare > Atti Accademi Pontaniana,Napoli vol. LIV (2005),pp.241-259 309 Bruno J.R. Nicolaus <A critical review of the function of neuromelanin and an attempt to provide a unified theory > Medical Hypotheses (2005) 65, 791-796. 233 dissipation of light and sound, binding of metals and organic compounds, storing of liquids and gases, conduction of electrical current and transformation of light into electric energy. These properties have been related to disparate and sometimes conflicting biological functions, in ways that can be either beneficial or deleterious. This lecture provides a critical review of the numerous and various biological functions so far attributed to neuromelanin and an attempt to provide a unified theory based on the peculiar physical and chemical properties of the black particle (the neuromelanin cage). Neuromelanin (substantia nigra melanin, locus coeruleus melanin, retinal pigmented epithelium or ocular melanin, inner ear melanin, and so on) is not homogeneous, as is commonly accepted, but is made up of different substrate specific black pigments formed by the oxidation of o.diphenols or other oxygenated precursors, like DOPA, CYSDOPA, Tyrosine, Epinephrine, Serotonine, etc. Ocular melanin is believed to protect the eye by trapping metals and free radicals. This paper shows that this unconfirmed mechanism is a rather fortuitous irreversible molecular accident, which at times may prove it self deleterious. Albinism often leads to deafness in pets, indicating a genetic correlation. These two conditions are correlated at a molecular level to eye/ ear pigmentation and suggest verifying this hypothesis in normal and albino human individuals. Skin and ocular melanin are chemically different. However, they are both involved in light absorption/dissipation. The black particle structure (melanin cage) is believed to be fundamental to this process because there is a common bioelectric mechanism. The latter is worth of further investigation. It is also proposed checking how ocular melanin dissipates the excessive absorbed. This paper suggests investigating the under lying mechanism and also studying whether this pigment is bio-electrically involved in audiology. According to numerous authors, Substantia nigra melanin is only biological garbage. This view is rejected, and it is stressed that intracellular melanogenesis is a fundamental and genetically controlled physiological process. It has been repeatedly claimed that the binding of iron, heavy metals, free radicals and harmful chemicals by substantia nigra melanin is fundamental to body detoxification/protection. Presumably, such irreversible and generic binding mechanisms have no true physiological foundation; it is suggested the alternative that, substantia nigra melanin acts as semiconductor, transmitting and modulating nervous impulses, in a reversible way. In fact, substantia nigra melanin is absent or significantly scarce in two conditions of life in which the coordination of movement is either inefficient (newborn babies) or strongly compromised (Parkinson). To check this assumption, further investigation of nucleus caudatus, putamen, globus pallidus, Substantia nigra pars compacta and reticulata, nucleus hypothalamicus is recommended >. 234 XXII. 5 ALCALOIDI E S OS TANZE PS ICOATTIVE <L’abuso di morfina e potrei dire di quasi tutte le droghe,mette semplicemente in luce un carattere anomalo preesistente> (L.Bianchi) Analogamente agli alcali, gli alcaloidi formano, con gli acidi, composti di carattere salino, Questa proprietà, riconosciuta già molto tempo addietro, è responsabile della denominazione di questa classe di sostanze, che é molto diffusa nel mondo vegetale ed ha suscitato grande interesse per le proprietà terapeutiche di alcune piante ed erbe. Carbonio (C), idrogeno (H) e azoto (N) sono gli elementi chiave della struttura degli alcaloidi, talora accompagnati da piccole quantità di ossigeno (O). Nuovamente, incappiamo nella stupefacente semplicità della natura: tre, elementi come pilastri di una delle più mirabili classi di prodotti naturali. Gli alcaloidi si ritrovano nei semi, nelle foglie, nei rizomi, nella corteccia di numerose piante, dove svolgono ruoli biochimici ancora misteriosi, in gran parte: eccitanti del ricambio, regolatori della crescita vegetale, detossicanti del metabolismo azotato alla stregua dell’urea nei mammiferi, antibatterici ed antiparassitari, o più verosimilmente semplici metaboliti formati a random senza finalizzazione? Tutti gli alcaloidi a determinati dosaggi sono tossici per gli organismi animali, mentre molti di essi espletano proprietà terapeutiche, già a piccole dosi. La cocaina possiede azione stimolante centrale, midriatica a livello oculare ed anestetica a livello topico; la codeina attività ipnotica, analgesica, tossifuga; l’ergotamina azione emostatica ed emmenagoga; la morfina proprietà narcotiche, sedative, ipnotiche; la stricnina proprietà toniche e stimolanti; il chinino proprietà antimalariche ed antipiretiche; l’ipecacuana azione tossifuga, ecc. E’ verosimile, che sia stata la presenza di queste proprietà, ad attirare l’attenzione di vecchi stregoni e sciamani su determinate piante, gettando le basi della farmacoterapia moderna. Le proprietà curative e tossiche del papavero, l’elleboro, la mandragora, la belladonna, il giusquiamo ed altri, erano ben note dall’antichità più remota e furono impiegate da varie culture ed etnie per gli usi più svariati: a scopo bellico con lance e frecce avvelenate; a scopo medico, nelle pratiche religiose (oracoli di Delfo, misteri eleusini, ecc.), al fine di indurre particolari stati di eccitazione e perfino nelle esecuzioni capitali (cicuta).E’ inoltre ben documentato come coca, china, psilocybe e varie 235 stricnacee fossero ampiamente usate dalle popolazioni amerindie, molto prima della conquista spagnola. Gli alcaloidi vengono classificati in varie classi, secondo la struttura o l’attività farmacologica. Distinguiamo così, alcaloidi derivati della feniletilamina, del pirrolo, pirrolidina, piridina, piperidina, indolo, chinolina, isochinolina, imidazolo, pirimidina, ecc.; oppure alcaloidi: - eccitanti del SNC (caffeina, teobromina, yohimbina, stricnina); - deprimenti del SNC (oppio, colchicina); - psicodislettici (deviatori della normale attività psichica e percezione, mescalina, psilocibina); - anestetici locali (cocaina, novocaina, procaina, analoghi sintetici); - attivi sul sistema neurovegetativo: a) parasimpaticolitici (atropina e simili); b) parasimpaticomimetici (muscarina, pilocarpina, eserina, arecolina); c) simpaticolitici (segala cornuta, ergotossina e derivati); d) simpaticomimetici (adrenalina, efedrina e derivati amfetaminosimili); e) paralizzanti i gangli simpatici (nicotina): - paralizzanti delle terminazioni mioneurali (curarine naturali, succinilcolina); - attivi sulle fibre muscolari lisce: a) deprimenti (papaverina, oppiacei); b) eccitanti (segala cornuta, istamina, pelletierina). - attivi sulle fibre muscolari striate: a) deprimenti (curarine); b) eccitanti (eserina, veratrina). - ad azione chemioterapica (chinina e derivati sintetici, atebrina, plasmochina, emetina, berberina); - alcaloidi cadaverici (putrescina, cadaverina). Le attività farmacologiche degli alcaloidi sono correlate alla loro struttura chimica ed a quella di ricettori specifici presenti negli organi bersaglio animali. Ciò spiega, a livello di biologia molecolare, l’elevata specificità come pure il rapporto tra dose somministrata ed effetto clinico, riscontrati nella maggioranza dei casi. 310 310 Gli alcaloidi cosiddetti psichedelici od allucinogeni sono derivati di indolalchilammine (LSD, psilocibina, psilocina, dimetiltriptamina (DMT), dietiltriptamina (DET)) o di feniletilamina (mescalina) o di fenilisopropilamina (DOM, STP). Tutti questi composti, derivati indolici compresi, sono riconducibili strutturalmente alla feniletilamina e possono v enir considerati in senso lato delle feniletilamine ci clizzat e. E’ degno di nota,che lo scheletro della feniletilamina sia contenuto nella dopamina, un neurotrasmettitore fisiologico di cruciale importanza, pres ente nel nostro sistema nervoso ed altri organi. 236 XXII. 6 LA DAN ZA D EGLI ELEMENTI <Il nostro destino é indissolubilmente legato a quello delle stelle> (Paul Davies) La composizione chimica del pianeta è improntata ad apparente semplicità. Sono solo una novantina gli elementi che lo compongono, molti dei quali molto rari e solo alcuni si ritrovano in quantità preponderante. Le proprietà fisiche e la reattività di ciascun elemento oscillano tra margini abbastanza ampi e sono correlate al peso atomico ed alla sua struttura elettronica. Gli elementi sono quindi contraddistinti da una propria identità strutturale,la quale condiziona l’essere ed il divenire, secondo precise leggi chimico-fisiche. Sono queste a governare l’evoluzione della materia in tutti i suoi aspetti, sia sulla Terra sia nell’Universo. SISTEM A PERIODICO ED ELEM ENTI CHIM ICI ESSENZIALI 311 H He Li Be B C N O F Ne Na Mg Al Si P S Cl Ar K Ca Sc Ti V Cr Rb Sr Y Zr Nb Mo Tc Cs Ba La* Hf Ta W Fr Ra Ac** Mn Fe Re Co Ni Cu Zn Ga Ge As Se Br Kr Ru Rh Pd Ag Cd In Sn Sb Te I Xe Os Ir Pt Au Hg Tl Pb Bi Po At Rn * Ce Pr Nd Pm Sm Eu Gd Tb Dy Ho Er Tm Yb Lu ** Th Pa U Np Pu Am Cm Bk Cf Es Fm M d No Lr 311 I 25 elementi sottolineati vengono ritenuti essenziali per il corretto mantenimento della vita dei mammiferi a sangue caldo ( ancora controv erso è il Boro B, mentre Cadmio Cd,Arsenico As, e Piombo Pb potrebbero con fermarsi essenziali in alcune specie animali il cui peso diminuisce eliminandoli dalla dieta ). Il Silicio Si potrebbe rivelarsi essenzial e in quanto probabile regolatore degli effetti neurotossici dell’alluminio Al [P.J.Sadler <Inorganic drugs: A periodic table of pharmaceutical and diagnostic agents > in <Lectures in Bioinorganic Chemistry> Edts.M.Nicolini and L.Sindellari, Cortina Intern.Verona Raven Press, New York 1991] 237 La composizione chimica degli esseri viventi è anch’essa improntata ad una apparente semplicità.L’architettura di questi, siano essi vegetali o animali, è di natura chimica e si regge su pochi pilastri: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, un poco di zolfo, fosforo, cloro, calcio, sodio e magnesio, una dozzina e mezzo di altri elementi in piccole tracce. In tutto un drappello di più o meno 25 elementi ritenuti essenziali. Tra la novantina di elementi chimici disponibili sulla terra, la natura ha effettuato fin dagli inizi una scelta, selezionandone quattro (carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto), con i quali costruire macromolecole organiche di vario tipo e struttura, che a loro volta compongono le cellule di tutti gli organismi. E’ verosimile, che questa scelta sia conseguenza delle proprietà chimico-fisiche, della reperibilità e reattività di questi quattro elementi base. Partendo da questi e con uno sparuto drappello di molecole prebiotiche, nacquero i primi organismi viventi e prese l’avvio la biochimica del carbonio. Questa si ramificò in una vasta schiera di macromolecole: dagli idrocarburi ai carboidrati, dai grassi ai polipeptidi, dalle proteine agli acidi nucleici, alle lipoproteine, agli alcaloidi, ai pigmenti e così via. Una miriade di composti molecolari, svariati nella loro struttura eppure semplici nella loro composizione elementare: quelli a base di solo carbonio, idrogeno: gli idrocarburi; quelli a base di carbonio, idrogeno, ossigeno: i tetrosi ( i più semplici tra i carboidrati), i pentosi, gli exosi, i saccaridi, i polisaccaridi, i grassi; quelli a base di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto: gli aminoacidi, i peptidi, i polipeptidi, le proteine, gli acidi nucleici e poi le lipoproteine, le fosfolipoproteine, gli alcaloidi, e tanti altri. 312 La materia vivente è costituita da questi mattoni. Tutto un brulicare di cellule e molecole continuamente demolite, eliminate, rimpiazzate con nuove identiche unità, nell’affannoso carosello di un rinnovamento continuo. Gli organismi viventi sono figli della biochimica del carbonio. Attraverso una serie di reazioni a cascata, essi digeriscono gli alimenti, ne utilizzano i costituenti, eliminando le scorie come anidride carbonica, acqua e ammoniaca. Da queste ripartirà, grazie al calore del sole, la fotosintesi e l’altalena di un nuovo ciclo vitale. La produzione e l’utilizzazione di energia seguono strade identiche o analoghe nelle tante specie animali, dai protozoi fino ai mammiferi. Sono basate su processi ossido-riduttivi ed orientate al risparmio energetico. 312 Le molecole organiche semplici tendono ad organizzarsi in molecole più complesse,glicerina,acidi grassi,amminoacidi,zuccheri,ecc.chiam ati anche biomonomeri. Questi tendono a loro volta ad organizzarsi in macromolecol e dotate di funzioni vitali,lipidi,proteine,carboidrati,lignine,tannini,ecc.,soprannominati biopolimeri. 238 Tra gli elementi disponibili sul pianeta, i sistemi biologici hanno distinto tra metalli e metalloidi, assegnando a quelli prescelti differenti ruoli specifici. Grazie alla capacità di creare legami covalenti, carbonio,idrogeno,ossigeno ed azoto venivano impiegati nella sintesi di macromolecole, essenziali per la costruzione di strutture cellulari; i metalli mono e bivalenti, facilmente ionizzabili, come idrogeno,sodio,potassio,calcio e magnesio assumevano il ruolo di trasmettitori dell’ informazione (messaggeri chimici), mentre venivano trascurati i metalli tri- e tetravalenti, molto meno maneggevoli con l’eccezione di ferro e manganese, due elementi facilmente riducibili allo stato bivalente (Fe² e M n²). In altre parole, per l’architettura degli esseri viventi sono stati preferiti elementi flessibili e adattabili allo scopo. M etalloidi facilmente ossidabili come il fosforo, lo zolfo e l’azoto assunsero una importanza cruciale nell’era dell’ossigeno, grazie alla proprietà di trasformarsi reversibilmente in sistemi ossidati.Tra questi, occupano un ruolo preminente le coppie fosfiti/fosfati, solfiti/solfati, nitriti/nitrati, coppie anioniche a larga diffusione nel mondo vegetale e animale. 313 Elementi ad alto peso molecolare, i metalli pesanti come Piombo, M ercurio, Bismuto, Argento, Cesio ed altri come Arsenico, Selenio, ecc. sono tossici, seppure la tossicità dipenda da fattori contingenti come concentrazione, via di contatto, modalità di somministrazione, natura e solubilità dei sali coinvolti. Tra i metalli pesanti, particolarmente pericolosi sono quelli radioattivi come Uranio, Radio, Radon, ecc. Anche in questo caso, la tossicità é legata a concentrazione e durata di contatto. Vari metalli di transizione, legati a proteine in composti chiamati enzimi, svolgono un ruolo essenziale nello svolgimento dei processi biologici e vitali. 313 314 Marino Nicolini e Livia Sindellari Edts. <Lectures in Bioinorganic Chemistry> Raven Press New York (1991) 314 Enzymes are proteins that accelerate (catalyze) chemical reactions. In enzymatic reactions, the molecules at the beginning of the process are called substrates and the enzyme conv erts them into different products. Almost all processes in a cell need enzymes in order to occur at significant rates. Since enzymes are extremely selective fo r their substrates and speed up only a few reactions from among many possibilities, the set of enzymes made in a cell determines which metabolic pathway occu r in that cell.Like all catalysts, enzymes work by lowering the activation energy for a reaction, thus dramatically accel erating the rate o f the reaction. Most enzyme reaction rates are millions of times faster than those o f comparabl e uncatalyzed reactions. As with all catalysts, enzymes are not consumed by the reactions they catalyze, nor do they alter the equilibrium of these reactions. However, enzymes do differ from most other catalysts by being much more specific. Enzymes are known to catalyze about 4,000 biochemical reactions. Although all enzymes are proteins, not all biochemical catalysts are enzymes, since some RNA molecules called ribozymes also catalyze reactions. Enzyme activity can be affected by other molecules.Inhibitors are molecules that decrease en zyme activity; activators are molecul es that increase activity. Many drugs and poisons are enzyme inhibitors. Activity is also affect ed by temperature, pH, and concentration o f substrate. Some enzymes are used commercially, fo r example, in the synthesis of antibiotics. In addition, some household products use enzymes to speed up biochemical reactions (e.g., enzymes in biological washing powders break down protein or fat stains on clothes; enzymes in meat tenderizers break down proteins, making the meat easier to chew) (Wikipedia). 239 XXII. 7 CARTA EUROPEA S ULL’AZIONE DI CONTRAS TO ALL’OBES ITA’ Per affrontare l’epidemia di obesità, che rappresenta una minaccia per la salute, l’economia e lo sviluppo, noi Ministri e delegati partecipanti alla Conferenza Ministeriale della Regione Europea dell’OMS sull’azione di Contrasto all’Obesità (Istanbul, Turchia, 15–17 Novembre 2006), in presenza del Commissario Europeo per la Salute e la protezione del Consumatore, adottiamo, come policy di riferimento, la seguente Carta Europea sull’Azione di Contrasto all’Obesità. Il processo di preparazione della presente dichiarazione ha coinvolto diversi settori dei governi, organizzazioni internazionali, esperti, rappresentanti della società civile e del settore privato con consultazioni e discussioni. Noi affermiamo il nostro impegno a rafforzare l’azione di contrasto all’obesità in linea con questa dichiarazione ed a fare di questo problema una priorità dell’agenda politica dei nostri governi. Noi sollecitiamo inoltre i nostri partner e tutti i soggetti che hanno interessi in questa materia a intraprendere una più forte azione contro l’obesità e riconosciamo la leadership dell‘Ufficio Regionale Europeo dell‘OMS su questo argomento. Esistono prove scientifiche sufficienti per poter agire subito; allo stesso tempo, la ricerca di soluzioni innovative, di adattamenti delle raccomandazioni ai contesti locali e nuove ricerche su aspetti particolari possono migliorare l’efficacia pratica delle politiche. L’obesità è un problema della salute pubblica in tutto il globo; noi riconosciamo l’importanza del ruolo dell’azione congiunta dell’Europa che costituirà un esempio capace di mobilitare gli sforzi della comunità a livello globale. 1. LA SFIDA. Noi riconosciamo che: 1.1 L’epidemia di obesità crea uno dei più seri problemi per la salute pubblica nella Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La prevalenza di obesità è aumentata di tre volte nelle ultime due decadi. Nella Regione Europea dell’OMS, metà di tutti gli adulti e un bambino su cinque sono sovrappeso. Di questi, un terzo sono francamente obesi e il loro numero si sta accrescendo rapidamente. Sovrappeso e obesità contribuiscono a una notevole proporzione delle malattie non trasmissibili, abbreviando l’aspettativa di vita e influenzando in modo negativo la qualità della vita. Ogni anno, nella Regione, più di un milione di morti è dovuto a malattie associate all’eccesso di peso corporeo. 240 1.2 La tendenza è particolarmente allarmante nei bambini e negli adolescenti, poiché in questo modo l’epidemia si sposta nell’età adulta e genera un progressivo peggioramento delle salute per le generazioni future. La prevalenza di obesità giovanile aumenta di anno in anno e questa tendenza cresce continuamente ed è attualmente dieci volte maggiore che negli anni ’70. 1.3 L’obesità influenza pesantemente anche lo sviluppo economico e sociale. L’obesità e il sovrappeso negli adulti sono responsabili della spesa per sanitaria nella Regione Europea, per una quota che arriva fino all’8%; per di più, comportano costi indiretti, conseguenti alla perdita di vite umane, di produttività e guadagni correlati, che sono almeno il doppio dei costi diretti. Sovrappeso ed obesità affliggono principalmente le persone di classe socioeconomica bassa e questo contribuisce ad aumentare le disuguaglianze nello stato di salute. 1.4 L’epidemia si è ampliata negli ultimi decenni a causa dei cambiamenti dell’ambiente culturale, sociale, economico e fisico. Uno squilibrio energetico nella popolazione è stato innescato da una drammatica riduzione dell’attività fisica e dai mutamenti negli schemi dietetici, incluso l’incremento nel consumo di cibi e bevande ad alta densità energetica e poveri di nutrienti (contenenti alte proporzioni di grassi sia saturi sia totali, sale e zuccheri) in combinazione con un basso consumo di frutta e vegetali. Secondo i dati disponibili, due terzi della popolazione nella maggioranza dei Paesi nella Regione Europea dell’OMS non svolgono un’attività fisica sufficiente ad assicurare e mantenere vantaggi per la salute e solo in pochi Paesi il consumo di frutta e verdura raggiunge i livelli raccomandati. La predisposizione genetica da sola non spiega l’epidemia di obesità, senza i cambiamenti dell’ambiente culturale, sociale, economico e fisico. 1.5 Un’azione internazionale è essenziale per supportare le politiche nazionali. L’obesità non è più una sindrome delle società ricche; sta diventando altrettanto diffusa nei Paesi in via di sviluppo così come in quelli con economie in transizione, particolarmente nel contesto determinato dalla globalizzazione. L’avvio di azioni intersettoriali resta una sfida e nessun Paese finora è stato effettivamente in grado di tenere l’epidemia sotto controllo. Stabilire forti azioni internazionali coordinate per contrastare l’obesità è una sfida e un’opportunità, visto che molte misure chiave sono transfrontaliere sia nel carattere che nelle conseguenze. 2. COSA SI PUÒ FARE: gli obiettivi, i principi e le strutture per l’azione 2.1 L’epidemia di obesità è reversibile. E’ possibile invertire l’andamento e tener l’epidemia sotto controllo. Questo può essere ottenuto solo attraverso azioni complessive, dato che la radice del problema risiede nel rapido cambiamento dei determinanti sociali, economici ed ambientali degli stili 241 di vita della gente. Bisogna creare una società in cui gli stili di vita salutari, per dieta e attività fisica, siano la norma e dove gli obiettivi culturali, sociali, di salute ed economici siano allineati e le scelte salutari siano facilitate e rese più accessibili per gli individui. 2.2 Limitare l’epidemia ed invertirne l’andamento è l’obiettivo fondamentale dell’azione nella Regione Europea. Progressi visibili, specialmente per quel che riguarda bambini e adolescenti, dovrebbero essere raggiungibili nella maggioranza dei Paesi nei prossimi 4-5 anni e dovrebbe essere possibile invertire l’andamento al più tardi entro il 2015. 2.3 I seguenti principi devono guidare l’azione nella Regione Europea dell’OMS: 2.3.1 Si richiedono volontà politica e leadership ad alto livello ed un mandato completo dei governi per l’OMS –al fine di ottenere la mobilitazione e sinergie nei differenti settori. 2.3.2 L’azione contro l’obesità dovrebbe essere connessa alle strategie complessive sulle malattie non-trasmissibili e sulle attività di promozione della salute. Migliorare la diete e l’attività fisica avrà un sostanziale e spesso rapido impatto sulla salute pubblica, a seguito dei benefici derivanti dalla riduzione di sovrappeso e obesità. 2.3.3 Bisogna trovare un punto di equilibrio tra le responsabilità degli individui e quelle dei governi e della società. Non è accettabile lasciare che gli individui siano i soli responsabili per la loro obesità. 2.3.4 È essenziale che l’azione intrapresa sia ben inserita all’interno del contesto culturale di ciascun Paese o Regione, così come è essenziale che sia riconosciuto il piacere offerto da una dieta sana e dall’attività fisica. 2.3.5 Sarà essenziale costruire collaborazioni a tutti i livelli (nazionale, sub-nazionale e locale) tra i portatori di interessi (stakeholder), quali i governi, la società civile, il settore privato, le reti di professionisti, i media e le organizzazioni internazionali, 2.3.6 Le misure politiche dovrebbero essere coordinate tra le differenti parti della Regione, per evitare in particolare che la pressione del mercato su cibi e bevande ad alta densità energetica si sposti verso Paesi con ambienti meno regolamentati. L’OMS può giocare un ruolo nel facilitare e supportare il coordinamento inter-governativo. 2.3.7 Speciale attenzione bisogna dedicare ai gruppi di popolazione più vulnerabili, quali bambini e adolescenti, la cui inesperienza e credulità non dovrebbero essere sfruttate dalle attività commerciali. 2.3.8 Costituisce una priorità anche il supporto ai gruppi di popolazione svantaggiati, sotto il profilo socio-economico, i quali affrontano maggiori costrizioni e limitazioni nell’esercitare scelte salutari. Aumentare l’accessibilità e la disponibilità delle scelte salutari dovrebbe, quindi, costituire un obiettivo chiave. 242 2.3.9 La valutazione dell’impatto sugli obiettivi di salute pubblica dovrebbe essere considerata una priorità, quando si sviluppano politiche economiche, commerciali, agricole, dei trasporti e urbanistiche. 2.4 Per trasformare questi principi in azioni è necessaria una struttura che connetta i principali attori con gli strumenti e gli scenari politici. 2.4.1 tutti i settori di governo rilevanti dovrebbero giocare un ruolo. Per attivare questa collaborazione è necessario che vengano messi in atto meccanismi istituzionali adeguati. - I Ministeri della Salute dovrebbero giocare un ruolo guida propugnando, ispirando e conducendo azioni multisettoriali. Dovrebbero essere di esempio facilitando le scelte salutari dei dipendenti del settore sanitario e degli utenti dei servizi sanitari. Il ruolo del Sistema Sanitario è importante anche nel rapporto con le persone ad alto rischio e con chi è già sovrappeso o obeso, passando attraverso il disegno e la promozione di misure preventive e l’offerta di diagnosi, screening e trattamento. - I Ministeri e le Agenzie come quelli che si occupano di agricoltura, alimenti, finanza, commercio ed economia, affari dei consumatori, sviluppo, trasporti, pianificazione urbana, istruzione e ricerca, affari sociali, lavoro, sport, cultura e turismo giocano un ruolo essenziale nello sviluppo di politiche ed azioni di promozione della salute. Questo porterà dei benefici anche nei loro specifici campi. - Le autorità locali hanno un grande potenziale ed un ruolo principale nel creare ambienti ed opportunità per l’attività fisica, una vita attiva ed una dieta sana e dovrebbero essere supportate nella loro azione. 2.4.2 La società civile può sostenere la risposta politica. Il coinvolgimento attivo della società civile è importante per incoraggiare la consapevolezza del pubblico e la domanda di azione e come fonte di approcci innovativi. Le organizzazioni non-governative possono supportare le strategie di contrasto all’obesità. Le associazioni e i sindacati dei datori di lavoro, dei consumatori, dei genitori, dei giovani e dello sport possono giocare ciascuno un ruolo specifico. Le organizzazioni dei professionisti della salute dovrebbero assicurare che i propri membri siano pienamente impegnati nell’azione di prevenzione. 2.4.3 Il settore privato dovrebbe giocare un ruolo importante ed avere la responsabilità nella costruzione di un ambiente sano, così come nella promozione delle scelte salutari nel proprio luogo di lavoro. Ciò include le imprese di tutta la catena alimentare, dai produttori primari ai rivenditori. L’azione si dovrebbe concentrare sul loro principale campo di attività, come la trasformazione, la commercializzazione e l’informazione sul prodotto, mentre potrebbe giocare un ruolo anche l’educazione del consumatore all’interno di un quadro 243 stabilito dalle autorità di sanità pubblica. C’è anche un ruolo importante per settori economici come quelli dello sport e del tempo libero, i costruttori, i pubblicitari, i trasporti pubblici, il turismo attivo, ecc. Il settore privato potrebbe essere coinvolto con strategie winwin sottolineando le opportunità economiche derivanti dall’investire nelle opzioni salutari. 2.4.4 I media hanno un’importante responsabilità nel fornire informazione ed educazione, aumentare la consapevolezza e supportare le politiche di sanità pubblica in questo campo. 2.4.5 La collaborazione intersettoriale è essenziale non solo a livello nazionale ma anche internazionale. L’OMS dovrebbe ispirare, coordinare e guidare l’azione internazionale. Le organizzazioni internazionali come la FAO (United Nations Food and Agriculture Organization), l’UNICEF (United Nations Children's Fund), la Banca Mondiale, il Consiglio d’Europa, l’ILO (International Labour Organization) e l’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) possono creare collaborazioni efficaci e stimolare così collaborazioni multisettoriali a livello nazionale ed internazionale. L’Unione Europea gioca un ruolo primario attraverso la propria legislazione, le politiche e i programmi di sanità pubblica, la ricerca e le attività quali la Piattaforma Europea per l’Azione su Dieta, attività Fisica e Salute. Gli impegni internazionali esistenti come la Strategia Globale su Dieta, Attività Fisica e Salute, il Piano d’Azione Europeo su Alimenti e Nutrizione e la Strategia Europea per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie Non-Trasmissibili dovrebbero essere utilizzati come guida e per creare sinergie. Inoltre, impegni politici come il CEHAPE (Children’s Environment and Health Action Programme for Europe), il THE PEP (Transport, Health and Environment Pan-European Programme) ed il Codex Alimentarius posono essere utili per ottenere coerenza e consistenza nelle azioni internazionali e per ottimizzare l’utilizzo delle risorse. 2.4.6 Gli strumenti politici vanno dall’azione legislativa allo sviluppo di collaborazioni pubblico/privato, con particolare attenzione per le misure regolatorie. Il governo dovrebbe assicurare consistenza e sostenibilità attraverso azioni regolatorie, incluso misure legislative. Altri importanti strumenti includono la riformulazione delle politiche, le politiche fiscali e di investimento pubblico, la valutazione di impatto sulla salute, le campagne mirate ad aumentare la consapevolezza e fornire informazioni ai consumatori, la costruzione di competenze e di collaborazioni, la ricerca, la pianificazione e il monitoraggio. Dovrebbero essere incoraggiate le collaborazioni pubblico/privato con un razionale ed obiettivi di sanità pubblica condivisi e specificati. Misure specifiche dovrebbero includere: l’adozione di regolamenti per ridurre sostanzialmente l’estensione e l’impatto della promozione 244 commerciale di cibi e bevande ad alto contenuto energetico, particolarmente se rivolta ai bambini, e lo sviluppo di approcci internazionali, come un codice sul marketing rivolto ai bambini in questo campo e l’adozione di regolamenti per strade più sicure al fine di promuovere il camminare e l’uso della bicicletta. 2.4.7 L’azione dovrebbe essere intrapresa a livello sia micro sia macro ed in diversi scenari. Particolare importanza è collegata a scenari come la casa e la famiglia, le comunità, gli asili nido, la scuole, i luoghi di lavoro, i mezzi di trasporto, l’ambiente urbano, gli alloggi, i servizi socio-sanitari e le attrezzature per il tempo libero. L’azione dovrebbe coprire anche il livello locale, nazionale ed internazionale. In questo modo gli individui dovrebbero essere supportati ed incoraggiati a sentirsi responsabili nel far uso attivamente delle possibilità offerte. 2.4.8 L’azione dovrebbe essere mirata ad assicurare un bilancio energetico ottimale, esercitando stimoli a favore di una sana alimentazione e dell’attività fisica. Sebbene informazione ed educazione rimangano importanti, l’attenzione dovrebbe spostarsi su un insieme di interventi finalizzati a mutare l’ambiente sociale, economico e fisico. 2.4.9 Un pacchetto di azioni preventive essenziali dovrebbe essere promosso come misure chiave; i Paesi potrebbero ulteriormente definire le priorità tra gli interventi di questo pacchetto, in relazione alla loro situazione nazionale ed al livello di sviluppo delle proprie politiche. Il pacchetto di azioni essenziali includerebbe: riduzione della pressione del marketing, particolarmente sui bambini; promozione dell’allattamento al seno; miglioramento della disponibilità di cibi sani, compresi frutta e vegetali; misure economiche per facilitare scelte alimentari più sane; offerte di strutture ricreazionali e per l’esercizio fisico accessibili, compreso il supporto ai gruppi socialmente svantaggiati; riduzione di grassi, zuccheri (soprattutto se aggiunti) e sale nei prodotti lavorati adeguate etichettature nutrizionali; promozione dell’uso della bicicletta e del camminare attraverso migliori disegni urbani e politiche dei trasporti; creazione di facilitazioni negli ambienti locali che motivino le persone a svolgere attività fisica nel tempo libero; disponibilità di cibi salutari, facilitazioni allo svolgimento di attività fisica giornaliera ed educazione nutrizionale e fisica nelle scuole; facilitare e motivare le persone ad adottare abitudini dietetiche migliori ed a svolgere attività fisica sul posto di lavoro; sviluppare/migliorare linee guida nazionali per l’alimentazione e quelle per l’attività fisica; modificazione dei comportamenti individuali nei confronti della salute. 2.4.10 si dovrebbe continuare a porre attenzione sulla prevenzione dell’obesità nelle persone già in sovrappeso (e perciò ad alto rischio) ed in trattamento per l’obesità. Azioni 245 specifiche in questo campo includerebbero: identificazione tempestiva e gestione del sovrappeso e dell’obesità in ambito dell’assistenza primaria; offrire formazione per i professionisti della salute nella prevenzione dell’obesità; emettere raccomandazioni cliniche per lo screening e il trattamento. Qualsiasi stigmatizzazione o sovra-valutazione dell’obesità dovrà essere evitata a tutte le età. 2.4.11 Nel disegnare ed implementare le politiche, devono essere utilizzati gli interventi di comprovata efficacia. Questi includono progetti con documentato impatto sul consumo di cibi sani e sui livelli di attività fisica, come: piani per offrire alla gente frutta gratuita a scuola; prezzi abbordabili per i cibi più sani; aumentata accessibilità ai cibi sani nei luoghi di lavoro e nelle aree di deprivazione socio-economica; costruire piste ciclabili; incoraggiare i bambini ad andare a scuola a piedi; migliorare l’illuminazione stradale; promuovere l’uso delle scale; ridurre l’uso della televisione. Ci sono anche evidenze che molti interventi contro l’obesità, come programmi scolastici e trasporto attivo, hanno un alto rapporto costiefficacia. L’Ufficio Regionale dell’OMS per l’Europa offrirà ai decisori esempi di buone pratiche e case studies. 3. PROGRESSI E MONITORAGGIO 3.1 Questa dichiarazione mira a rafforzare l’azione contro l’obesità in tutta la Regione Europea dell’OMS. Essa stimolerà e influenzerà le politiche dei Paesi, le azioni regolatorie incluso la legislazione e i piani d’azione. Un piano d’azione europeo, che riguarderà nutrizione e attività fisica, tradurrà i principi della dichiarazione in specifiche linee operative e meccanismi di monitoraggio. 3.2 È necessario mettere insieme un processo che porti allo sviluppo di un nucleo di indicatori, da includere nei sistemi di sorveglianza sulla salute, che consentano il confronto internazionale. Questi dati potrebbero essere utilizzati per l’advocacy, le decisioni sulle strategie e il monitoraggio. Ciò potrebbe favorire la regolare valutazione e la revisione delle politiche e delle attività, oltre la diffusione dei risultati ad un uditorio ampio. 3.3 Il monitoraggio, a lungo termine, dei progressi è essenziale, perchè i risultati, in termini di riduzione dell’obesità e di malattie correlate, richiederanno tempo per manifestarsi. L’Ufficio Europeo dell’OMS dovrebbe preparare rapporti triennali, a partire dal 2010. 246 XXIII POS TFAZIONE Quì di seguito, vengono messi in evidenza alcuni spunti e punti interrogativi relativi agli argomenti trattati e che potrebbero rivelarsi utili per ulteriori discussioni ed approfondimenti. 1. < Natura enim simplex est > (Newton, 1687): Secondo biochimica e biologia molecolare, come criteri di semplicità analoghi a quelli che governano i fenomeni fisici, sono anche alla base dei vari livelli, crescentemente complessi, con i quali è costruito il fenomeno della vita. 2. Il laboratorio dell’uomo e quello della natura sono identici: quello che si ottiene per sintesi in laboratorio spesso si trova in natura e quanto si trova in natura, secondo i chimici, può essere ottenuto per sintesi in laboratorio. 3. Sulla scorta di rilevazioni eseguite dalla terra e dalle sonde spaziali, la chimica della terra e quella dello spazio obbediscono alle stesse leggi . La chimica, quale capitolo della fisica, avrebbe quindi valore universale. 4. Agenti chimici e fisici, provenienti dall’ambiente altamente inquinato nel quale viviamo, possono innescare nell’organismo, direttamente od indirettamente, reazioni chimiche anomale, prevalentemente radicaliche. Da queste, seguono a cascata processi degenerativi, a volta irreversibili, e di conseguenza varie forme di demenza, psico-neuropatie ed eventuali turbe del comportamento. In quale misura, queste degenerazioni individuali saranno in grado d’influenzare geneticamente il futuro dell’uomo? 5. L’alcol, il fumo, il caffè, tutte le droghe lecite e illecite, gli inquinanti ambientali, i fumi dei gas di scarico dei motori a scoppio, delle ciminiere industriali, l’alimentazione incongrua ed i tanti farmaci assunti per motivi diversi nel corso degli anni, contribuiscono all’involuzione del cervello ed all’insorgenza di varie psico- e neuropatie: dal parkinsonismo, al morbo di Huntington, all’epilessia, alla miastenia grave, alla malattia maniaco-depressiva, alla schizofrenia, alle demenze, al morbo di Alzheimer, alla nuova demenza atipica (NAD, new atypical dementia), alle malattie molecolari. 247 L’involuzione del cervello porterà ad un’ involuzione delle culture e quest’ultima alla degenerazione dell’Homo sapiens ? 6. Gli alcaloidi psichedelici od allucinogeni sono derivati delle indolalchilammine oppure della feniletilammina. Questi composti, compresi i derivati indolici, sono riconducibili alla feniletilammina, la quale si ritrova nella struttura dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina. 7. E’ stato dimostrato clinicamente che il cervello umano è in grado di sintetizzare metaboliti aberranti di catecolamine, con formazione di composti psicoattivi strutturalmente correlati ad alcaloidi isochinolinici ed indolici, taluni dei quali notoriamente allucinogeni. Cellule cerebrali, quali produttrici in vitro di alcaloidi psicoattivi? 8. La dopamina è coinvolta nella patogenesi della schizofrenia. Anfetamine e mescalina sono strutturalmente correlate alla dopamina. S’ipotizza, che in condizioni abnormi, il cervello possa sintetizzare queste droghe o sostanze simili, dando luogo a sintomatologie allucinatorie, che possono sfociare in atti di violenza (raptus). E’lecito perseguire penalmente questi atti, compiuti da soggetti più malati che criminali? 9. La serotonina svolge un ruolo importante nell’insorgenza della depressione. A seguito di turbe del metabolismo di serotonina/melatonina, si possono formare nel cervello composti allucinogeni correlati agli alcaloidi armanici. In questi casi, sono i soggetti penalmente responsabili delle loro azioni? 10. E’ verosimile, che alla radice della malattia di Parkinson s’instauri un processo degenerativo dei neuroni dopaminergici della substantia nigra, innescato dall’aggressione di specie radicaliche ossigenate, formatesi in loco con il ferro come catalizzatore. 11. Viene proposto, che l’insorgenza del Parkinson sia conseguente alla rottura della pompa dopamina-neuromelanina, per ossidazione radicalica della dopamina. Una volta innescato, il processo neurodegenerativo procede per autocatalisi, fintanto che un improbabile evento (radical scavenger) interrompa la catena o sopravvenga la morte del neurone. < Cosa viene prima, l’uovo od il pulcino?> 248 12. Particolare attenzione andrebbe rivolta alle proprietà bioelettriche della neuromelanina ed al suo possibile ruolo nella conduzione e modulazione degli impulsi nervosi, che regolano il sistema locomotorio. Il ruolo biologico della neuromelanina é lungi dall’essere chiaro: <biological garbage or diamond? > 13. L’eziopatogenesi della malattia di Alzheimer non è stata ancora chiarita. Sulla base delle attuali conoscenze appare verosimile, che un’eccessiva produzione di radicali endogeni possa essere responsabile o contribuire al progressivo decadimento neuronale. Non é chiaro, se l’aggressione ossidativa esogena sia veramente implicata nell’insorgenza dell’Alzheimer. 14. Secondo la Free Radical Theory, l’invecchiamento é conseguenza di reazioni chimiche radicaliche, le quali, assieme a circostanze ambientali e genetiche, inducono nell’individuo alterazioni letali. Svariate patologie vengono correlate all’azione di radicali liberi ossigenati. Tutto da verificare! 15. Particolarmente preoccupanti appaiono i sinergismi tra radicali liberi, ossigeno nelle sue forme attivate ed inquinanti ambientali radicalici e non. Nel nostro ambiente, sono presenti decine di migliaia di sostanze chimiche non identificate. Non conosciamo le proprietà biologiche di questo temibile cocktail chimico, mentre possiamo facilmente prevederne la potenziale genotossicità. Oltre a prevederla andrebbe dimostrata! 16. L’assunzione smodata di alcol (alcolismo) rappresenta la causa più diffusa di intossicazione della specie umana. Per spiegare i danni causati dall’alcolismo sono stati ipotizzati vari meccanismi di azione, riconducibili alla formazione di radicali liberi. 17. La dipendenza da alcol é la forma più antica di tossicodipendenza, presso la maggior parte delle etnie. E’ verosimile una base genetica del fenomeno. Può una cultura venir distrutta dall’alcolismo? 18. La serotonina se metilata sull’azoto si trasforma in bufotenina, per metilazione e metossilazione la dopamina si trasforma in mescalina. Ambedue i prodotti sono potenti allucinogeni. Le due reazioni di facile attuazione in laboratorio, potrebbero verosimilmente avvenire nel cervello, nelle mutate condizioni ambientali nelle quali viviamo. Da verificare e dimostrare sperimentalmente. 249 19. Nelle piante, gli alcaloidi (p.e. atropina, morfina, cocaina, mescalina, efedrina, lobelina, scopolamina, papaverina, ecc.) si formano in condizioni fisiologiche (soluzione acquosa, pH neutro, temperatura ambiente) da semplici componenti, per reazione casuale non enzimatica. La biosintesi di alcaloidi identici a quelli naturali prodotti dalle piante, può avvenire anche nel cervello umano per via nonenzimatica, casuale. Sono stati isolati i seguenti metaboliti aberranti della dopamina: tetraidropapaverolina, laudanosinolina, salsolinolo, apomorfina, dalle urine di individui sani, da quelle di pazienti trattati con DOPA e dai cervelli di pazienti di parkinson postmortem. Studi da approfondire. 20. La conferma clinica che in condizioni abnormi, nel nostro cervello si possono formare pericolosi metaboliti diversi da quelli fisiologici, ripropone la teoria sull’insorgenza delle malattie molecolari. Sarebbe istruttivo riscrivere una “clinica patologica” secondo il denominatore comune delle malattie molecolari. 21. Andrebbe verificato sperimentalmente se in individui colti da improvvisi irrifrenabili raptus di violenza omicida (Amokläufer) non siano rilevabili nelle urine, nel plasma, nel cervello postmortem, alcaloidi allucinogeni derivanti da metabolismo aberrante delle catecolamine. In caso affermativo si tratterebbe di pazienti affetti da malattie molecolari. Questi soggetti sono totalmente responsabili delle loro azioni? 22. Il cervello di un individuo tossicodipendente si differenzia da quello di un soggetto normale in alcuni aspetti funzionali, quali una diversa utilizzazione di glucosio, l’espressione dei geni, le risposte a differenti stimoli ambientali, ecc. La tossicodipendenza può essere considerata una patologia cerebrale, nel corso della quale il sistema dopaminergico mesolimbico cerebrale viene attivato dalla maggior parte delle droghe. Il tossico sarebbe quindi un malato grave, da trattare di conseguenza. 23. L’attuale epidemia di tossicodipendenza è aggravata dal sovrapporsi di altre problematiche di salute pubblica, come AIDS, infezioni veneree, superinfezioni da micobatteri, funghi e virus ed é esacerbata dal continuo sviluppo di nuove droghe ancora più potenti e dannose per il sistema nervoso. A questi aspetti inquietanti si sommano gli effetti nefasti causati dall’inquinamento ambientale (malattie molecolari). E’ giusto considerare epidemica, l’attuale diffusione planetaria del consumo di droghe e quali misure adottare a salvaguardia della società? 250 24. La dimensione e diffusione dell’attuale epidemia di obesità fanno supporre l’esistenza di una predisposizione genetica, oltre all’influenza di fattori ambientali ben noti, quali le diete incongrue. Quali misure adottare? 25. Le drammatiche conseguenze dell’ epidemia di obesità mostrano come l’equilibrio patocenetico attuale sia stato rotto, mentre é difficile prevedere quale sarà il nuovo assetto. 26. Il suicidio rappresenta un fenomeno complesso, al quale concorrono fattori di natura biologica, psicologica e culturale: esso è limitato alla specie umana e ha diffusione planetaria. Nessuna delle tante interpretazioni sociologiche e biologiche, formulate a tutt’oggi, fornisce una spiegazione soddisfacente del perché del suicidio. 27. Vengono formulate e discusse due nuove ipotesi di natura biochimica, con l’intento di spiegare la genesi del suicidio: 27.1 Il suicidio è un evento fisiologico: un’azione programmata dall’organismo per eliminare, analogamente all’apoptosi cellulare, individui minati e poco interessanti sul piano evoluzionistico. Il mediatore nurochimico, che scatena l’atto suicida é stato chiamato LETRA o Lethal Transmitter. 27.2 Il suicidio è un evento patologico: esso rappresenta a livello molecolare un errore metabolico casuale. LETRA non è un trasmettitore fisiologico, bensì un metabolita aberrante delle catecolamine, dotato di proprietà allucinogene, formatosi nel cervello per aggressione radicalica ossidativa. Le due ipotesi andrebbero opportunamente verificate e approfondite. 28. L’interpretazione del suicidio come evento patologico, innescato da aggressione radicalica del metabolismo cerebrale, é seducente e s’inserisce nel quadro più vasto delle malattie molecolari. Suicida = Malato grave = Soggetto non responsabile ? 29. Le piante contengono una grande varietà di alcaloidi attivi. La concentrazione, purificazione ed estrazione di queste sostanze allo stato puro ed il loro studio farmacologico ha permesso l’allestimento di farmaci standardizzati molto attivi, il che rappresenta uno dei maggiori successi di chimica e farmacologia. Questi dati di fatto andrebbero approfonditi e paragonati obbiettivamente a quelli ottenuti con le cosiddette pratiche alternative. 251 30. La facile disponibilità di principi attivi puri e molto attivi rappresenta un rischio potenziale per la comunità, se questa dimostra di non essere in grado di controllare il loro consumo in modo adeguato.La disponibilità di queste sostanze altamente attive ha portato, in effetti, nello ‘800‘900, ad abuso e maggior diffusione della tossicodipendenza. Emblematici gli esempi: coca/cocaina, vino/birra/superalcolici ed oppio/eroina. L’abuso é riconducibile a dosaggio e/o via di somministrazione. Come influire su questi due parametri per diminuire l’abuso e i danni correlati? 31. Gli attuali danni biologici e sociali da tossicodipendenza sono notevoli, ma avranno conseguenze ancora più gravi, influendo negativamente sia sull’ apprendimento sia sul comportamento di ampie fasce di giovani e adulti. Quid agitur? 32. Non è chiaro, se, quando e quanto questi danni da abuso influiranno sul patrimonio genetico, minando la sopravvivenza della specie umana. 252 NOTE BIOGRAFICHE Bruno J.R. Nicolaus Ricercatore e docente di Chimica organica e farmaceutica; Dottore di ricerca (PhD) Università d i Zurigo (1954); Assistente Premio Nobel Paul Karrer, Istituto di Chimica organica, Università di Zurigo (1949-1953); Docente di Chimica organica, Università di Milano, Facoltà di scienze (1962-1972); Dottore in Chimica, Università di Bologna (1979); pro f. a contratto in Chimica organica, Università di Perugia, Facoltà di Farmacia e Tossicologia (1987-1988); Consulente per problematiche di Chimica farmaceutica, ONU New York (missione a Città del Messico nell’ambito dell’ Assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo ,1966). Ricercatore, Direttore Ricerca e Sviluppo, Vicepresidente Innovazione, Vice-Direttore Generale, Amministratore ( in società multinazionali, come: Sandoz AG, Basilea; Lepetit SpA e Dow-Lepetit SpA, Milano; ISF e ISFSmithkline-Beecham SpA, Milano (1954-1991). Libero professionista (199 1- tuttora). Membro di varie associazioni scientifiche e culturali italiane e straniere, tra le quali Società Chimica Svizzera; Collegio internazionale di Neurop sicofarmacologia (CINP); Accademia Pontaniana, Napoli; New York Academy of Sciences (NYAS); International Psychogeriatric Association (IPA); Società Svizzera, Milano; Pro Raetia; Centro Studi storici valchiavennaschi; Alpenforum. Autore di o ltre 150 lavori e brevetti pubblicati su riviste scientifiche internazionali, come Helvetica Chimica Acta, Atti e Quaderni dell’Accademia Pontaniana Napoli, J.Org.Chemistry, Experientia, Integrative Psychiatry, Gazzetta Chimica Italiana, J.Chro mato graphy, Pigment Cell Research, Angewandte Chemie, Chimia, Annali di Chimica, Drug Development Research, La Rassegna d 'Ischia, Gazzetta Svizzera, Quaderni Grigionitaliani, Corriere della Sera. Autore di < L'Arca di Noè >, Franco Angeli ed. Milano (1995); < Symbiotic Approach to drug design > in <Decision making in drug design> Franz Gross Ed. Raven Press NY (1983). Cita to da: Swiss National Library www.SNL.CH ; Kantonsbibliothek Chur (CH) [email protected] ; Accademia Pontaniana, Napoli www.pontaniana.unina.it ; Scrittori del Grigioni Italiano-Antologia letteraria, A. Dad ò editore Locarno (1998) www.editore.ch ;ecc. Interessi scientifici prevalenti: pigmenti naturali e sintetici; antibiotici ed infezioni; farmaci attivi su SNC, circolo e metab olismo; neuropsicofarmacologia, apprendimento, invecchiamento e memoria, patologia chimica del cervello, aggressività e suicidio; malattie molecolari; astro chimica e cosmolo gia; ecologia. www.brunonic.org ; [email protected] 253 INDICE D ELLE MATERIE • COPERTINA CON TITOLO • FRONTESPIZIO CON TITOLO ESTESO • DEDICA I. UNA CANDELA AL VENTO..................................................................pag. 3 II. ATAVICHE COLPE................................................................................. “ 6 III. NUOVO CAMPO DI BATTAGLIA........................................................ “ 8 IV. DISSACRAZIONE PROGRESSIVA...................................................... “ 11 V. M EDICINA TEURGICA, TRIONFO DELLA SUPERSTIZIONE........ “ 16 VI. CERVELLO, M ENTE E PENSIERO....................................................... “ 30 VII. IL SEM E DELLA FOLLIA...................................................................... “ 38 VIII. ECOSISTEM A IN SUBBUGLIO............................................................ “ 44 IX. NEUROPATIE E M ETALLI OSSIDORIDUTTORI.............................. “ 51 X. RISUCCHIATI DAL VORTICE OSCURO............................................ “ 64 XI. DROGA E VIOLENZA........................................................................... “ 77 • La natura rifugge dal dolore............................................................... “ 81 • Un’idea rivoluzionaria:l’arte del guaritore......................................... “ 83 • Papavero ed oppio, farmaco o veleno.............................................. 84 • <mama coca> e Cocaina.................................................................... “ 88 • Il qat, elixir dell’Arabia felix.............................................................. “ 95 • L’alcol, primo paradiso artificiale...................................................... “ 99 • Erba nicotina, tabacco e fumo............................................................ “ 105 • Farmaci da prescrizione...................................................................... “ 110 • Gli stimolanti..................................................................................... “ 113 • Sostanze psichedeliche e allucinogene................................................. “ 117 XII. “ LA PALLOTTOLA MAGICA.................................................................. “ 127 • La droga, culto dell’inganno ......................................................... “ 130 • Un’insostenibile disarmonia.......................................................... “ 132 254 • XIII. L’ultima spiaggia........................................................................... LA RIVOLUZIONE BIOM EDICA................................................... “ 134 “ 138 • L’attrazione per l’irrazionale................................................. “ 140 • La morte meccanica............................................................... “ 141 XIV. LA RIVOLUZIONE VERDE DEL XX SECOLO............................. “ 146 XV. INGEGNO ED INGANNO................................................................. “ 154 XVI. L’ARTE DELL’INGANNO FIN DAI PRIMORDI............................. “ 162 XVII. IL VERO TESORO DEGL’INCAS.................................................... “ 170 XVIII. PIU’ DELL’UOM O NULLA VEDI E’ TREM ENDO.......................... “ 177 XIX. L’INGANNO CONTINUA................................................................. “ 182 XX. DALLE STELLE AL PENSIERO....................................................... “ 187 XXI. PERCHE’ LA LAM PADA SI E’ SPENTA......................................... “ 203 XXII. APPENDICE.......................................................................................... “ 210 XXIII. • La fucina spaziale........................................................................ “ 211 • Preludio all’era biologica........................................................... “ 219 • Il Valzer dei radicali.................................................................. “ 226 • Colori, pigmenti e biologia........................................................ “ 231 • Alcaloidi e sostanze psicoattive................................................ “ 236 • La danza degli elementi............................................................ “ 238 • Carta europea sull’azione di contrasto all’obesità.................... “ 241 POSTFAZIONE.................................................................................. “ 247 • NOTE BIOGRAFICHE.......................................................... “ 253 • INDICE DELLE M ATERIE.................................................. “ 254 • INDICE DELLE FIGURE...................................................... “ 256 • FIGURE 1-11 255 INDICE D ELLE FIGURE Figura 1 (pag. 7) “ 2 (pag. 13) M alformazioni e Inquinamento. Una grande scoperta, un’immane tragedia: Circolazione sanguigna e trasfusioni nel ‘600. “ 3 (pag.19) I Sumeri: ricette e ricettari su tavolette d’ argilla. “ 4 (pag.24) Coltello propiziatorio Inca, chiamato TUM I, usato nelle trapanazioni del cranio. Lima Perù,M useo Archeologico. “ 5 (pa.37) FAS, Fetal Alcoholic Syndrome(Sindrome Alcolica Fetale). Grave malformazione del Sistema Nervoso da abuso di alcol in gravidanza. ( Boyd Gibbons <Alcohol, the legal drug>, National Geographic 181,Febr. 1992,pp.2-39). “ 6 (pag.48) “ 7 (pag.57) Le infezioni; piaga di passato e presente. Inquinamento ambientale e malformazioni: la peste del XX secolo. (Gerd Ludwig, Kazahkstan ,1993). “ 8 (pag.89) Consumatore andino di foglie di coca. “ 9 (pag.95) < Perforazione del palato indotta da inspirazione cronica di cocaina (sniffing) “ 10 (pag.105) < La strada del Gin >, da una stampa dell’epoca “ 11 (pag.150) Statuetta azteca di Chupicuaro raffigurante un obeso. “ 12 (pag.153) Kwashiorkor, malnutrizione letale. 256 Figura 1. M ALFORMAZIONI E INQUINAM ENTO, Gerd Ludwig (1993): Il braccio sinistro monco e privo di mano documenta l’orribile prezzo pagato all’inquinamento (questi bambini figuravano tra altri 90 nati senza arti, a partire dal 1973, in abitazioni ammassate nei pressi delle zone industriali di M osca, URSS. 257 Figura 2. UNA GRANDE SCOPERTA, UN’IMMANE TRAGEDIA: CIRCOLAZIONE SANGUIGNA E TRASFUSIONI NEL ‘600. 258 Figura 3. I SUM ERI: RICETTE E RICETTARI SU TAVOLETTE D’ARGILLA. ( NINIVE,VII se. a.C.) 259 Figura 4. COLTELLO PROPIZIATORIO INCA, CHIAMATO TUM I, USATO NELLE TRAPANAZIONI DEL CRANIO. Lima, Perù M useo Archeologico 260 Figura 5. SINDROM E ALCOLICA FETALE (FAS-FETAL ALCHOLIC SYNDROM E). GRAVE M ALFORM AZIONE DEL SISTEM A NERVOSO DA ABUSO DI ALCOL IN GRAVIDANZA, Boyd Gibbons <Alcohol the legal drug> National Geographic 181,Febr. 1992, pp.2-39. 261 Figura 6. LE INFEZIONI, PIAGA DEL PASSATO E PRESENTE (1. AVVISI DI QUARANTENA, DA US BOARD OF HEALTH) (2. LA POLVERE ED EPIDEM IA D’INFLUENZA, DETTA SPAGNUOLA) 262 263 Figura 7. INQUINAM ENTO AM BIENTALE E M ALFORM AZIONI, LA PESTE DEL XX SECOLO. Gerd Ludwig, Kazahkstan (1993): Bambino nato cieco e sfigurato a seguito di fall-out radioattivo. 264 Figura 8. CONSUM ATORE ANDINO DI FOGLIE DI COCA. 265 Figura 9. < PERFORAZIONE DEL PALATO INDOTTA DA INSPIRAZIONE CRONICA DI COCAINA (sniffing) >. 266 Figura 10. < LA STRADA DEL GIN >, da una stampa dell’epoca. 267 Figura 11. STATUETTA AZTECA DI CHUPICUARO RAFFIGURANTE UN OBESO. 268 Figura 12. M ALNUTRIZIONE LETALE (Kwashiorkor). 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280