Bruno J.R. Nicolaus
PESTILENZA CHIMICA E PARADISI ARTIFICIALI
NELLA CIVILTA’ MEDITERRANEA
IERI ED OGGI
1, 2
Bruno J.R. Nicolaus
Pestilenza chimica e Paradisi artificiali
nella civiltà mediterranea
ieri ed oggi
Inquinamento, farmaci, droga, suicidio, malattie molecolari e terapie alternative,
fame, soprappeso ed obesità , rottura della patocenosi e nuovi equilibri
1
2
Bruno J.R.Nicolaus < La cultura dell’inganno > Quaderni dell’Accademia Pontaniana, Napoli 21 (1997) pp.1-85
Bruno J.R.Nicolaus <Astrochimica e vita, un’ipotesi modulare> Atti Accademia Pontaniana,Napoli LIV (2005)
pp.241-259
2
I
UNA CAND ELA AL VENTO
< La bellezza è armonia, il degrado è disarmonia > in quest’adagio riecheggiano le armonie di
Pitagora e della sua scuola. La percezione della forma, intesa come bellezza ed il riconoscimento
degli equilibri armonici della natura, hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo della
cultura mediterranea, fin dagl’inizi. Come insegnava Konrad Lorenz, la percezione della forma ed
il riconoscimento degli equilibri armonici della natura svolgono un ruolo rilevante, anche nei
problemi d’inquinamento e distruzione dell’ambiente nel quale viviamo.
Una persona sensibile agli equilibri della natura e degli ambienti di vita, tenderà spontaneamente
ad impedirne la distruzione, in virtù dello stretto rapporto, che esiste tra il degrado ambientale e
quello sociale e morale.
Il rispetto e l’amore, per la natura circostante e le sue bellezze, sono espressione di un’armonia
superiore, percepita forse da molti, ma apprezzata da pochi. L’attitudine a riconoscere armonia e
disarmonia nelle forme, nei suoni, nei colori, nelle bellezze naturali e nell’ambiente che ci circonda,
non è innata nell’uomo. Essa é frutto della cultura e questa ha richiesto millenni di sforzi,
insegnamento tenace, apprendimento e tanto allenamento.
Esiste un analogo rapporto, tra l’esplosione di droga / violenza ed il degrado degli ambienti nei
quali esse fioriscono. Droga / violenza / degrado ambientale sono un diabolico intreccio, maturato
nella società dei consumi; sono un pericolo strisciante e talora esplosivo.
Il degrado favorisce la droga, la droga degenera spesso in violenza, la quale, a sua volta, ricerca la
droga e si rifugia, si cela sotto le sue gonne, come al riparo delle acque tranquille del porto.
Droga/violenza/degrado sono un trinomio d’importanza cruciale per le generazioni non solo
presenti, ma anche future, sia ricche sia povere; per tutte le etnie.
E’ evidente, come questa perfida trama s’intrecci con i rapporti: uomo/animale, uomo/ambiente ed
uomo/natura; con i problemi di uno sviluppo demografico incontrollato, del disboscamento, della
fame, dell’inquinamento biologico, chimico e nucleare del pianeta.
Ogni compromissione antropica dell’ecosistema si estende, prima o poi, dalle specie più semplici a
quelle più complesse, fino ad avvolgere a macchia d’olio tutto il pianeta. Le sue conseguenze sono
globali e documentano, ulteriormente, l’atteggiamento distruttivo dell’uomo verso l’ambiente.
3
Uno scenario apocalittico, con sempre meno armonia e maggior disarmonia.
Tagore intuì, già all’inizio del secolo scorso, che la tecnica, la principale invenzione dell’Homo
sapiens, può influire negativamente su natura ed ambiente, qualora non sia impiegata con senno e
moderazione. Tanti beni, che la natura ci dona e noi consumiamo, non sono rigenerabili; sono
come una candela al vento, che si consuma lentamente, fino alla fine. Anche la Terra si consuma ed
usura poco alla volta; come una candela al vento e noi seguiremo le sue sorti.
< Perchè la lampada si è spenta?
Le feci scudo del mio mantello
per salvarla dal vento,
ecco perchè la lampada si è spenta.
Perchè il fiore è avvizzito?
L'ho premuto al mio cuore
con l'impazienza dell'amore,
ecco perchè il fiore è avvizzito.
Perchè il ruscello si è asciugato?
Vi ho messo una diga per traverso,
ecco perchè il ruscello si è asciugato.
Perchè le corde dell'arpa si son rotte?
Ho tentato di forzare una nota
che oltrepassava il mio potere,
ecco perchè le corde dell'arpa si son rotte >
Rabindranath Tagore (1861-1945)
4
Dedicato a coloro, che hanno compreso:
< Date acqua al ruscello assetato, ritrovate la luce perduta.
Riparate le corde dell’arpa, prima che il lume si spenga.
Per sempre >
5
II
ATAVICHE COLPE
< Il cervello dell’uomo di scienza è soltanto una
piccola porzione di universo e non potrà mai
contenere in sé tutto l’universo intero;
di conseguenza, tra gli innumerevoli fatti che
la natura ci offre, ne lasceremo da parte alcuni
e ne serberemo altri> 3
Poincaré
L’inquinamento dell’ambiente, da parte dell’uomo, iniziò molto prima di quanto si creda. Iniziò già
nell’era neolitica, mentre noi continuiamo a dipinger di rosa il passato, preferendo demonizzare il
presente e il futuro. Fuliggine e gas, emanati da legna e torba nei focolari a cielo aperto di grotte,
accampamenti e villaggi preistorici, avranno sicuramente irritato occhi e naso, pelle e gola, lingua e
palato di ogni vivente, ma i primi a soffrirne, furono donne e bambini. I soggetti più vulnerabili.
Con l’aumento demografico, assieme alla crescita degli allevamenti, dell’agricoltura e delle attività
artigianali e industriali, aumentarono tutti i consumi; dall’energia ai minerali, dagli alimenti
all’acqua. 4 Nel contempo, aumentarono la densità della popolazione e divennero più abituali i
contatti con gli animali addomesticati. Si acuì così il rischio di contagio uomo/uomo ed
animale/uomo e divennero più frequenti le infezioni delle vie respiratorie ed intestinali.
Quest’ultime, quasi sempre dovute a carenza d’igiene e cibi contaminati.
Nell’era moderna, l’industria chimica ha moltiplicato i prodotti sintetici, destinati ad usi ed
impieghi svariati,
5
eppure per la maggioranza di queste sostanze, con le quali veniamo
giornalmente in contattto, noi non disponiamo di dati rassicuranti. Tossicità e biodegradabilità,
capacità di bioaccumulo, persistenza ed impatto ambientale, restano un punto interrogativo, mentre,
3
Poincaré < La Scienza e l’ipotesi > (1902); < Il valore della scienza > (1907)
Bruno J.R.Nicolaus <Riflessioni sul rapporto uomo-natura e su di una nuova teoria dell’aggressività > in <L’arca di
Noè- Le invenzioni della natura e della cultura > Collana Prometheus vol. 21 (1995) pp. 35-151 Franco Angeli Ed.
(1996)
4
5
CHIMIA 2006, 60, nr.10/06,pp.641-721, www.chimia.ch ,volume dedicato a REACH (Registration,Evaluation and
Authorization of Chemicals), proposta di nuova regolamentazion e chimica dell’Unione Europea, con l’intento di
eliminare le carenze delle legislazioni già operanti da ca. 40 anni nei vari paesi dell’Unione e di migliorare la
conoscen za dei prodotti chimici, delle loro proprietà ed impieghi, attraverso un accurato programma di screening
tossico-farmacologico su oltre 100.000 prodotti. Il progetto REACH, fortemente osteggiato dalle lobbies industriali, è
tuttora in discussione.
6
con l’andare del tempo, aumenta l’evidenza d’interazioni negative, da parte di questi prodotti, col
nostro organismo e col sistema endocrino e immunitario.
6
A questo quadro, di per sè fosco, si può aggiungere l’azione nefasta degl’innumerevoli
contaminanti metallorganici e inorganici; dei sali di piombo ed arsenico, cadmio e mercurio, nichel
ed altri metalli; della miriade di molecole gassose o solide, diffuse nell’atmosfera per combustione
di legna e torba, carbone, petrolio e gas naturale. Particolarmente dannosi sono il monossido di
carbonio, gli ossidi di azoto, il biossido di zolfo ( piogge acide), i fotoossidanti, gli idrocarburi
incombusti (metano,ecc.), i derivati alogenati, i PCB, i POP, i particolati ( PM 10 e PM 2,5 frazioni
fini ed ultrafini), per non parlare dei detergenti e coloranti, additivi per plastiche e vernici ed antiincrostanti, pesticidi ed erbicidi, cosmetici ed antibiotici, ormoni e così via, riversati nelle acque in
enormi quantità.
Ai veleni, scaturiti copiosamente dalle visceri della terra durante le eruzioni vulcaniche, si sono
aggiunti, oggi, quelli genotossici prodotti dall’uomo. M olti di questi prodotti già siedono sul banco
degl’imputati. L’accusa é grave e ben documentata: danni somatici irreversibili, malformazioni,
rischi per le generazioni future.
7
(fig.1)
6
Bruno J.R.Nicolaus.Rodolfo A.Nicolaus <L’aggressione dell’ambiente al cervello dell’uomo> Quaderni
dell’Accademia Pontaniana,Napoli 14 ( 199l ), pp. 1-55
7
Bruno J.R.Nicolaus < Malattie Molecolari > Quaderni dell’Accademia Pontaniana,Napoli 34 (2002), pp.1-118
7
III
UN NUOVO CAMPO DI BATTAGLIA
< Tristezze vagano innumerevoli tra gli uomini:la terra è piena di
mali, ne è pieno il mare. Le malattie,le une di giorno, le altre di
notte,visitano a voglia loro gli uomini,apportando la sofferenza ai
mortali; in silenzio,perchè il saggio Zeus ha negato loro la
parola >, Esiodo
8
<Quasi tutto ciò che distingue il mondo moderno dai secoli
precedenti é attribuibile alla scienza, che ha realizzato
i suoi trionfi più spettacolari nel Seicento >, Bertrand Russell
La vita terrestre sarebbe nata, alcuni miliardi di anni fa, in una sorta di zuppa chimica, grazie allo
scontro casuale tra alcune molecole organiche, che si erano, a loro volta, formate per caso, sotto
l’influsso dei raggi del sole. La vita si é quindi evoluta, modificando a sua volta l’ambiente in
maniera che ha del prodigioso.
9
Noi non siamo, quindi, che polvere di stelle e figli del caso.
I tempi relativamente lunghi, di questo processo evolutivo, hanno permesso agli organismi viventi
un graduale e progressivo adattamento alle mutevoli condizioni ambientali, con la formazione di
adeguati meccanismi di difesa.
10
Grazie a questa capacità di reazione, l’uomo è riuscito a sopravvivere alle innumerevoli calamità
naturali incontrate lungo la strada; a terremoti e maremoti, inondazioni, siccità e glaciazioni,
carestie ed eruzioni vulcaniche, scontri con asteroidi, catastrofi ecologiche e pestilenze.11 Questa
8
Esiodo,< Opera et dies> 100-104
Bruno J.R.Nicolaus e Giorgio Tangorra < Dalle Stelle al Pensiero > Atti Accademia Pontaniana, Napoli LI (2002),
pp.325-349
9
10
11
J.E.Lovelock <GAIA-Nuove idee sull’ecologia > Bollati Boringhieri 1981
F.Ramade <Catastrofi ecologiche> McGraw-Hill Libri Italia 1989
8
situazione complessiva non sembra esser molto migliorata col tempo; essa pare piuttosto
deteriorata, anche a causa dell’insorgenza di svariati fattori. Tra questi:
12
•
Diffusione nella biosfera di nuovi agenti chimici potenzialmente tossici;
•
Rapidità/frequenza (ritmo) della diffusione, tale da non permettere la messa in atto di
meccanismi biologici di difesa tempestivi, i quali richiedono tempi lunghi;
•
Esplosione demografica e sovraffollamento;
•
Aumento della popolazione anziana più vulnerabile;
•
M odifiche dell’ambiente a seguito di interventi antropici (disboscamento delle
13
foreste, attività mineraria, allevamenti e colture intensive, consumi energetici, effetto
serra) e naturali ( aumento della temperatura, desertificazione, alluvioni);
•
Diffusione di germi patogeni (virus, batteri, protozoi, funghi);
•
M odifiche drastiche degli stili di vita ( alimentazione, farmaci, droghe illecite e lecite tra cui
alcol e fumo ).
Oggi, l’Homo sapiens si trova su di un nuovo campo di battaglia, costretto a fronteggiare un nuovo
processo di autodistruzione, al quale partecipano molteplici agenti chimici e fisici. C’imbattiamo in
molecole patogene, radicali liberi endogeni ed esogeni, composti metallorganici, medicinali e
droghe illecite, ma anche radiazioni di varia frequenza: una miscela tossica la quale aggredisce tuttti
gli organismi viventi e di preferenza quelli anziani, più vulnerabili.
14,15
Sono tanti gli organi
bersaglio di questo cocktail micidiale, ma maggiore preoccupazione desta il cervello, il quale, per
12
Lester R.Brown <State of the World 2000 > SEPS Ed.Ambiente,2000.
James Lovelock <The revenge of Gaia> Penguin ed. UK, (2006)
Nel corso degli ultimi millenni, la specie umana si è moltiplicata in modo esponenziale,ha tagliato le fo reste,ha scavato
la terra,si è messa a b ruciare le eno rmi riserv e di carbonio immagazzinat e sotto terra, riempiendo l’atmos fera di gas
serra, rimossi con sempre m aggiore di ffi coltà dal mondo veget ale, anche a causa del prog ressivo danneggi amento dell’
habitat naturale. Il risultato è il riscaldamento glob ale che non potrà più essere fermato una volta che l’atmos fera
conterrà ca.500 ppm di CO2 (attualmente 380 ppm con un incremento annuo di 2-3 ppm/anno).
13
14
Bruno J.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale, neuro e psicopatie,genesi e sviluppo alla luce della chimica
patologica > Atti dell’Accademia Pontaniana,Napoli XLVII (1998),pp.245-271
15
Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC dell’ONU (2007), nel prossimo ventennio si registrerà un riscaldamento globale
medio alla superfi cie di ca. 0,2°C per decennio. L’ondata di calore dell’estate 2003 ha provocato in Italia 15000 decessi
in più rispetto all’anno precedent e. Sono state colpite in particolare persone anzian e e so fferenti di svariate patologie
tipiche della senescen za, come malattie cardiache, respirato rie e del sistema nervoso centrale
(Parkinson,Alzheimer).L’anziano è più sensibile del giovane al colpo di calore avendo minori capacità ad attative allo
stress termico, essendo inoltre affetto da più malattie e soggetto all’azione concomitante e talora dannosa di svariati
farmaci assunti contemporaneam ente per di fferenti patologie (polifarmacia).
9
struttura e funzionalità, è più 16 sensibile agli agenti chimici esterni.17 Vi sono poi, ulteriori motivi
per temere che l’equilibrio patocenetico globale,
18
sia prossimo ad un’ulteriore rottura.
L’azione congiunta di tutti questi agenti, potenzialmente pericolosi, causa seri danni al nostro
organismo ed in alcuni individui sono già state registrate modifiche occasionali o durature dei
comportamenti, imputabili all’azione di sostanze tossiche.
19
Non è chiaro, se ed in quale misura
questi danni cerebrali siano reversibili o irreversibili e tramandabili alle generazioni future. Rotture
20
della patocenosi sono già avvenute in passato con conseguenze funeste, ma rimediabili.
D’altronde, l’odierna concomitanza di tanti fattori negativi, come entità, complessità, diffusione e
velocità di progressione, rendono più precarie le possibilità dell’Homo sapiens di uscire indenne
dall’ imminente catastrofe.
Nel presente lavoro, abbiamo cercato di approfondire questa problematica, partendo da due
prospettive non sempre coincidenti, quella umanistica e quella biochimica e concentrando in un
appendice i dettagli tecnici, già trattati in altri lavori. Le scienze esatte dovrebbero essere, infatti,
conciliabili con le discipline umanistiche, mentre i risultati di tecnica e scienza richiedono un’
interpretazione olistica, in grado di trascendere i limiti di uno stretto riduzionismo. D’altra parte, ci
sembra ovvio, che la scienza della conoscenza non possa e non debba ignorare la validità universale
dell’approccio sperimentale, sancito da Galileo.
Da questo percorso, sono emerse interessanti similitudini, ma anche stridenti contrasti, tra certi
comportamenti dell’uomo preistorico e quelli dell’uomo moderno; discrepanze, queste, non sempre
interpretabili, in chiave puramente neurochimica o sociologica.
16
Bruno J.R.Nicolaus <Risucchiati dal vortice oscuro-Riflessioni sulla chimica patologica e la neurobiologia del
suicidio > Atti dell’Accademia Pontaniana, Napoli XLVIII (1999), pp.199-231
17
Bruno J.R. Nicolaus <Eutanasia del dolore e della coscienza-Riflessioni sulla rivoluzione biomedica e sul dilagare di
droga e violenza > Atti dell’Accademia Pontaniana, Napoli (1997),XLVI, pp.379-411
18
Per patocenosi, si intende l’insieme di condizioni patologiche caratteristiche di una determinata popolazione in una
determinata epo ca; ovvero: l’interazione e l’influenza di una malattia o di un gruppo di malattie si riflette sulla
frequ enza e sulla distribuzione delle altre malattie nella medesima popolazione: <la patocenosi è un insieme di stati
patologici che sono presenti all’interno di una determinata popolazione in un momento dato [...].La frequenza e la
distribuzione di ogni malattia dipendono,oltre che da diversi fattori endogeni ed ecologici,dalla frequenza e dalla
distribuzione di tutte le altre malattie. La patocenosi tende ad uno stato di equilibrio [...] in una situazione ecologica
stabile.> M.D.Grmek, < Le malattie all’alba della civiltà occidentale> Il Mulino, Bologna (1985).
19
Bruno J.R.Nicolaus < La cultura dell’inganno > Quaderni dell’Accademia Pontaniana, Napoli 21 (1997), pp.1-85
20
L’equilibrio della patocenosi venne rotto varie volte nel lontano passato ad opera dell’uomo: milioni di anni fa con
l’adozione della cacci a sistematica,con la macellazione delle carni e l’impiego delle pelli degli animali uccisi; centomila
anni fa a seguito delle migrazioni dal continente africano verso territori a differente clima ed ecosistema; diecimila anni
or sono fino al recente pass ato, grazie alla rivoluzione agricola, alla diffusione di allevamento ed agricoltura, alla
progressiva urbanizzazion e, alle migrazioni dei popoli provenienti dall’Asia nell’alto Medioevo, alla scoperta delle
Americhe, fino alla globalizzazion e del pool dei germi patogeni realizzata nell’ultimo millennio.Comparvero e si
diffus ero così, a macchia d’olio, nuove malattie infettive a trasmissione animale-uomo e uomo-uomo, tra le quali
tubercolosi, lebbra, peste, sifilide, tifo, vaiolo, colera, influenza, poliomielite, ecc. e recentemente AIDS.
10
IV
DISS ACRAZIONE PROGRES S IVA
<..Non vi è nè fisiologia nè patologia distinte,
solo esiste una scienza della vita, e dei fenomeni
della vita, che si tratta di spiegare tanto
sul piano patologico che su quello fisiologico..>.
Claude Bernard
Secondo un’interpretazione strettamente biochimica, ogni organismo vivente é un’unità biologica
complessa, costituita da parti più semplici, finalizzata all’utilizzazione dell’energia dell’ambiente
circostante. Si tratta di una sorta di sfida all’universale incremento di disordine ed entropia, sfida
che troverà il massimo trionfo nella realizzazione della mente umana. Nell’organismo sano, i
fenomeni vitali sono armonizzati fisiologicamente ed ogni rilevante turbativa dell’equilibrio è
interpretata e definita come malattia; una condizione trattata nei suoi aspetti evolutivi, prognostici e
terapeutici dalla clinica medica, la quale é in grado di formulare un’interpretazione integrata dei
meccanismi morbosi, partendo a sua volta dalla fisiopatologia.
Vivendo in un ambiente mutevole ed aggressivo, l’organismo tende sia ad adattarsi sia a difendersi
dagli agenti esterni dai quali è minacciato, attraverso molteplici meccanismi esogeni ed endogeni,
come quelli:
•
fisici (lesioni elettriche, termiche, radiazioni ionizzanti, traumi a seguito d’incidenti della
circolazione, fratture, compressioni, emorragie, ecc.),
•
biologici (batteri, virus, parassiti, abitudini nutrizionali e stili di vita inadeguati),
•
chimici (fumo attivo e passivo del tabacco), gas nocivi dalla combustione di motori a
scoppio, di legna e carbone, esposizione ripetuta ad alcol, droghe, medicinali ed altri agenti
chimici mutageni e carcinogeni).
***
La definizione di stato di malattia o salute ha subito interpretazioni alterne durante la storia ed è
mutata seguendo il progredire dello scibile medico, del pensiero filosofico e della sensibilità
11
religiosa e sociale. Per l’Organizzazione M ondiale della Sanità, la condizione salute/malattia é
semplicemente uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo assenza di
malattia od infermità.
21
Pur convenendo, che non esista un confine netto e quantificabile tra salute e malattia, secondo
questa definizione, prevale una zona grigia, nell’ambito della quale la condizione del singolo
individuo è interpretata soggettivamente, sulla base di situazioni particolari e fattori socioambientali.
22
Le malattie, nelle quali incorriamo sono, generalmente, conseguenza dell’interazione
tra bagaglio genetico del singolo ed ambiente. Ad un estremo, abbiamo quelle ereditarie
(monogeniche), come l’emofilia o la fibrosi cistica, causate da alterazioni (mutazioni) di specifici
geni; all’altro estremo quelle da cause ambientali, quali i traumi da incidenti. Le malattie umane più
diffuse, quelle complesse, si collocano invece nel mezzo dei due estremi e sono causate dall’azione
combinata di fattori ambientali e genetici (p.e. malattie cardiovascolari e neurologiche, tumori,
diabete, ecc.).
Il concetto di salute é cambiato storicamente, adattandosi al decorso delle singole malattie, il quale,
a sua volta, si é vistosamente evoluto nel tempo.23 Più appariscenti, sono i mutamenti nel decorso di
varie malattie infettive; alcune di queste, secoli addietro, portavano a morte in pochi giorni, mentre
oggi sono divenute benigne, o quasi. Varie malattie multifattoriali, particolarmente soggette ai
mutamenti ambientali antropici, sono invece aumentate di virulenza, nell’era moderna. 24
Le malattie infettive 25 hanno imperversato fino agl’inizi del XIX secolo, causando assieme ad
indicibili sofferenze una vera e propria ecatombe, in una società ignorante dei concetti più
elementari di profilassi e terapia e del tutto impreparata ad affrontarli.
Gli antichi Greci non riuscivano a credere, che le malattie fossero retaggio dell’uomo fin dagli inizi
e cioè dalla sua comparsa sulla terra. Una visione così pragmatica contrastava con lo spiccato senso
21
< A state of complete physical, mental and social well-being and not merely the absence of disease or infirmity>
Definizione ambigua, che non considera in maniera esplicita le malattie asintomatiche, notoriamente ampiamente
diffus e, prestandosi a svariate interpret azioni.
22
Qualcuno con febbre a 38-39°C, considerato malato nella vita quotidiana civile, in regime militare verrebb e
tranquillamente considerato idoneo al servizio attivo e spedito al fronte.
23
Una sifilide di oggi è diversa da quella di ieri ed ancora molto di più da quella del XVI secolo, la quale per violenza
ed esito spesso letale, assomigliava piuttosto ad una violenta malattia virale come il vaiolo. Anche la virulenza di molte
malattie infantili, come morbillo, varicella,difterite,scarlattina,pertosse,parotite,rosalia è diminuita rispetto al passato.
24
Felice d’Onofrio, Umberto de Fanis < Aspetti comportamentali: fattori di rischio > Atti Accademia
Pontaniana,Napoli Vol.LV (2006),p. 297 : <Studi epidemiologici hanno evidenziato che alcuni fattori ambientali,come
l’alimentazione,il consumo di alcolici,il tabacco,l’attività fisica e lo stile di vita sono responsabili di almeno il 75-80%
delle affezioni tumorali negli Stati Uniti. Recentemente è stato anche dimostrato che l’eliminazione di alcuni di questi
fattori,quali fumo ed alcol, e la correzione di altri, quali abitudini alimentari e sedentarietà,potrebbero ridurre
notevolmente l’incidenza delle patologie tumorali >; cfr.anch e R.Doll,R.Peto J.Natl.Cancer Inst. 66,1191 (1981) e
S.Curry,T.Byers,M.Hewitt (edts.) < Fulfilling the potential of cancer prevention and early detection > Washington DC,
National Academies Press 2003
25
M.D.Grmek, loc.cit.; R.Dubos, <The evolution of infectious diseases in the course of history > Canad.Med.Ass.J.
LXXIX(1958 ) pp.445-451; A.Cockburn < The evolution and eradication of infectious diseases > John Hopkins Press,
Baltimore 1963; G.Cosmacini <Le spade di Damocle> Laterza Ed. 2006.
12
di giustizia del popolo ellenico, il quale era culturalmente predisposto a sentirsi colpevole di tutti i
malanni ed a credere nell’assoluta bontà degli dei:
<La razza umana viveva un tempo sulla terra appartata e al riparo dalle pene, dalla dura fatica,
dalle malattie, che recano la morte agli uomini. Ma la donna sollevando con le sue armi il grande
coperchio della giara, le disperse per il mondo e tristi cure preparò agli uomini. Solo la Speranza
rimaneva, ferma dentro la sua infrangibile prigione, senza oltrepassare le labbra della giara, e non
se ne volò fuori perchè Pandora aveva già richiuso il coperchio,per volontà di Zeus>.
26
Terminato il periodo classico e fino alla fine del M edioevo, la dimensione della malattia si ridusse a
puramente fisica; uno stato che desta ribrezzo, che si vede, si tocca, si odora.
Per evitare il contagio, si preferiva isolare l’appestato, il lebbroso, il malato più grave,
abbandonandolo al suo triste destino. Solo successivamente, si passò a trattamenti caritatevoli e ad
isolamenti razionali, fino a segregare i malati in appositi lazzaretti, affidati alle cure di religiosi
votati all’estremo sacrificio.
Nulla si sapeva ancora delle modalità del contagio, seppure qualcuno avesse osservato, che i morbi
si diffondono più facilmente nei quartieri poveri, laddove l’igiene è ignorata ed il popolino vive in
promiscuità.
E’ in quest’ambiente, che si forgerà il concetto di malattia classista, quella che si accanisce su
deboli e poveri, marchiando i portatori del morbo con l’accusa più infame, quella d’essere un
untore.Sarà necessario aspettare fino al secolo XIX, per capire che la differente morbilità, tra classi
abbienti e indigenti, è solo conseguenza di stile di vita ed igiene. Da questa nuova filosofia,
emergeranno due concetti innovativi per il mantenimento della buona salute: alimentazione
sostanziosa ed igiene accurata. Si scoprirà o meglio si riscoprirà, che educare con cura e pazienza, è
meno gravoso e costoso, dell’infierire sul cittadino, quando é oramai troppo tardi.27
Nel XVII secolo, Harvey (fig.2) illustrò il meccanismo della circolazione sanguigna con gran
dovizia di particolari; meccanismo già scoperto od intuito nel più lontano passato, ma non
adeguatamente descritto. La dimostrazione di questa nuova dinamica ebbe conseguenze teoriche e
pratiche imprevedibili e diede grande impulso alle arti mediche. Un processo molto fruttuoso, ma
che si rivelerà lungo e complesso, viziato da sviste ed errori, reso tortuoso dalla mancanza di un
valido approccio sperimentale, dalla prevalenza di dogmi, credenze e
superstizione. Fra gli
errori/orrori medici più madornali dell’epoca, spicca la moda, assai diffusa, di trasfondere,
all’uomo, sangue da montoni ed arieti vivi e vegeti, con l’intento di trasferire col sangue la
proverbiale virilità di questi animali. A queste assurdità seguirono altre tragedie, fino ad umanizzare
26
27
Esiodo, Opera et dies,90-100
Henry E. Sigerist <A history of medicine > Oxford University Press 1961
13
il processo e a trasfondere sangue d’efebi sani a ricchi adulti ed anziani. Ne risultarono ulteriori
disastri. Solo molto più tardi, si scoprì, infatti l’esistenza ed incompatibilità dei gruppi sanguigni.
Nella seconda metà del ‘700, < mens sana in corpore sano >, una vecchia massima romana
divenne la bandiera trainante dei ceti più poveri. Irrobustimento fisico ed alimentazione più ricca,
stili di vita spartana ed ambiente di lavoro più salubre, divennero elementi vincenti della nuova
casta in ascesa.
Si comprese, che l’aria pesante delle città, assieme a nebbia e foschia, la mancanza di sole, di luce
ed i tanti miasmi sono fatali a bambini ed adolescenti ed altrettanto dannosi per adulti ed anziani. Di
pari passo, divenne evidente che sono anche nocive le emanazioni, i gas e i vapori nei luoghi di
lavoro, spingendo gli architetti ad una svolta radicale e all’adozione di criteri igienici e sanitari
adeguati. Nel primo secolo d.c. Plinio il Vecchio e Vitruvio erano già giunti ad analoghe
conclusioni, correlando nocive condizioni di vita alla salute. Essi riconobbero, che il lavoro
manuale, svolto a cielo aperto nelle strade e nei campi e quello eseguito al riparo in abitazioni e
botteghe, ha conseguenze diverse per la salute. Vitruvio, da buon architetto, elaborò capitolati molto
dettagliati per l’edilizia urbana e rurale.
28
Sfortunatamente, questi furono tenuti in poco conto, da
costruttori e politici corrotti, fino a cascare nel dimenticatoio.
29
***
Nel mondo omerico, la morte era interpretata come dissoluzione dell’integrità del corpo e
fuoriuscita dell’anima,
secondo
quattro
modalità:
-morte per
atto
violento
evidente
(sacrificio,incidente,battaglia), -morte a seguito di sfinimento per malattia, -morte improvvisa senza
motivo visibile, -morte da dolore
Nelle descrizioni storiche, predomina la morte tragica e violenta, quella che è più adatta alla
descrizione poetica ed ha il pregio di un rapporto diretto tra causa ed effetto, ben visibile a tutti. La
morte improvvisa restò invece avvolta da un alone di mistero e fu interpretata come conseguenza
della collera divina, alla stregua di una punizione estrema. Le sofferenze conseguenti a malattia
erano temute, in particolare quelle da lunga degenza, quelle che prostrano corpo e mente, quelle che
costringono ad insostenibile immobilità. Queste condizioni invalidanti erano più che ostiche alla
mentalità epica di greci e romani, al punto da farli invocare e implorare una morte violenta, perfino
dolore o tortura, purché veloce e sicura. Da questo pragmatico approccio, potrebbe essere nata
28
Plinio mise in guardia la cittadinanza contro l’impiego delle tubature di piombo per l’acqua potabile, intuendone la
tossicità. Vitruvio descrisse la costruzione di condotti in ceramica al posto di quelli di piombo. Ambedue le
“Cassandre” restarono inascoltate ed il saturnismo dilagò nella Roma imperiale.
29
J.Carcopino <La vita quotidiana a Roma,all’apogeo dell’Impero > Laterza Ed.1993; L.Perelli <La corruzione
politica nell’antica Roma > Rizzoli Ed. 1994; P.Fedeli <La Natura violata-Ecologia e mondo romano > Sellerio Ed.
1990
14
l’idea e quindi la prassi dell’eutanasia, mentre la morte da sofferenza del cuore e dello spirito, ha
mantenuto, fino ai tempi moderni, caratteristiche d’universalità ed immortalità.
Così Anticlea declamava ad Ulisse, più di tremila anni fa:
<Non è l’abile arciera Artemide che mi ha abbattuto nel palazzo con le sue dolci frecce; e
nemmeno una malattia che induce la vita (thymòs) ad andarsene per la spaventosa consunzione
della carne. I dolori e le ambasce, o nobile Ulisse, la tenerezza per te mi hanno strappato la vita
30
(thymòs) dolce come il miele > .
L’atteggiamento dell’uomo verso la morte subitanea ed inaspettata, quella improvvisa e fulminea, la
mors repentina et improvisa, ictus fulminis di Cicerone o apoplexia dei greci, ha anche subito
modifiche radicali nell’arco dei tempi, seguendo gli sviluppi tortuosi di etica e scienza. Auspicata e
benedetta da Omero, maledetta nella tradizione cristiana, dato che priva il morente della possibilità
del pentimento in extremis, la morte improvvisa é considerata, ancor oggi, un regalo del fato.
31
La progressiva dissacrazione della vita, avviata molti secoli fa, é proseguita con lo sviluppo delle
culture, contribuendo ai progressi della scienza moderna:
•
la dissacrazione della malattia consentì, alla scuola ippocratica, di derubricare il male sacro,
l’epilessia, a malattia funzionale di un organo, il cervello;
•
la dissacrazione del cadavere umano permise, alla scuola alessandrina ed a Vesalio più tardi,
di praticare impunemente la dissezione dei morti, ponendo le basi dell’ anatomia moderna;
•
la dissacrazione della prevenzione fece sì, che la vaccinazione con pus vaccino ( cow-pox)
fosse ampiamente adottata, nonostante l’anatema di non contaminare il corpo umano con
quello animale:<non minotaurizzare gli esseri umani> ;
•
la dissacrazione del corpo umano ha spianato la strada ai trapianti d’organo, alla creazione
di organi animali umanizzati ed infine allo studio ed impiego di cellule staminali. 32
Fin dal secolo dei lumi, la dissacrazione della vita ha contaminato le culture, dilagando su tutto il
pianeta; ha contribuito alla demitizzazione di valori fondamentali, che erano stati alla base della
cultura mediterranea. Ne é conseguito un indebolimento delle strutture sociali e del singolo
individuo, oggi più fragile e inerme, più vulnerabile all’incantesimo dei paradisi artificiali.
E’ da quì, che sarà molto facile e breve il salto a stili di vita malsani ed al consumo smodato di
droghe lecite e illecite.
30
Omero <Odissea> XI, 198-203
31
Giorgio Cosmacini <Le spade di Damocle> Laterza Ed. (2006).
Bruno J.R.Nicolaus < Verso il futuro, a piccoli passi > Atti Accademia Pontaniana,Napoli vol.L (2001) pp.394-400.
32
15
V
MED ICINA TEURGICA, TRIONFO DELLA S UPERS TIZIONE
< Venne in odio agli dei Bellerofonte:
solo e consunto da tristezza errava
pel campo Aleio l’infelice
e l’orme dei viventi fuggìa >
33
Il comportamento anomalo di un individuo non era considerato, una volta, alla stregua di vera
malattia, ma era guardato con diffidenza e sospetto.34 Esso era interpretato come manifestazione
negativa di forze sovrannaturali, come perdita del favore della divinità, come presenza di spiriti
maligni, che avevano invasato i malcapitati, impadronendosi della loro personalità. Emblematico è
il caso di Bellerofonte, eroe afflitto dal male oscuro, la depressione, così magistralmente descritta da
Omero, quale persecuzione divina.
Trattandosi più di colpa che di malattia non c’era valida cura. L’unica alternativa era la punizione,
inflitta nelle maniere più disparate e crudeli nei vari paesi, secondo la loro cultura. La pena minore
poteva consistere nel pestaggio e nell’ abbandono del malcapitato al proprio destino; molto peggiori
erano i riti religiosi, elaborati ad hoc, da stregoni, inquisitori e sciamani. La disponibilità dei
supplizi era vastissima ed indicava di essere frutto di menti fondamentaliste e talora sadiche.
Secondo il manuale degli Inquisitori, i supplizi spaziavano dalle applicazioni di ferri roventi alle
fiamme dei roghi, da ruote, tavoli e perni, fino ad altri raffinati strumenti, fino, ultima ratio, alla
trapanazione del cranio, al fine di scovare e scacciare il maligno.
Per quasi un secolo, durante l’imperversare di stregoneria e inquisizione, pazzia, deliri e crisi
epilettiche furono considerati fenomeni epidemici, dai quali guardarsi. Dis graziati, coloro che
sopravvissero alle crisi del male. Essi furono trattati come eretici, furono incarcerati o relegati in
siti segreti, per evitare il contagio dal morbo tanto temuto.
I medici del Nilo avevano classificato, già dal tempo dei faraoni, depressione ed altre sindromi
mentali, tra i fenomeni patologici naturali, mentre Ippocrate (V° sec.a.C.) ne riconobbe due
caratteristiche peculiari, la stagionalità e la periodicità:
< Io non credo che tale malattia [la malinconia] sia più divina o sacra di altre malattie, ma al
contrario essa ha caratteristiche specifiche e una causa definita. Cionostante, poichè essa è
33
34
Iliade,canto VI
H.E.Siegerist < A history of medicine > Oxford Univ.Press (1987)
16
completamente diversa da qualsiasi altra,è stata considerata frutto di intervento divino da parte di
coloro che la vedono con ignoranza e stupore >
Sempre Ippocrate intuì che la sede dell’affettività e di ogni manifestazione mentale è il cervello:
Egli, per primo, tentò di separare la medicina, scienza empirica, dalla filosofia, dottrina
squisitamente morale:
<Bisogna che gli uomini sappiano che da null’altro si formano i piaceri e la serenità e il riso e lo
scherzo se non dal cervello, e così i dolori, le pene, la tristezza e il pianto.E sopratutto grazie ad
esso pensiamo e ragioniamo e vediamo e udiamo e giudichiamo sul brutto e sul bello, sul cattivo e
sul buono, sul piacevole e sullo spiacevole...Ed è causa del cervello stesso che impazziamo e
deliriamo, e ci insorgono incubi e terrori...e insonnia e smarrimenti strani, e apprensioni senza
motivo, e incapacità di comprendere cose consuete, e atti aberranti. E tutto ciò soffriamo per via
del cervello,quand’esso non è sano.>
Sulle orme della scuola ippocratica, Plutarco descrisse, con brillante spirito di osservazione,
maestria di espressione e stupefacente attualità, la sintomatologia della depressione:
35
<Quando un uomo è depresso ogni minimo malessere è ingrandito dagli spettri paurosi della sua
ansietà...Guarda se stesso come un uomo che gli Dei odiano e perseguitano nella loro ira...Il
medico e l’amico consolatore vengono allontanati...Siede fuori della porta avvolto in tela di sacco
o stracci...Di tanto in tanto si trascina nudo nello sporco a confessare questo o quel peccato...Vegli
o
dorma,è
inseguito
dagli
spettri
della
sua
angoscia...Sveglio
non
fa
uso
della
ragione,addormentato non ha tregua nelle sue paure...La sua ragione sonnecchia sempre e le sue
paure sono sempre sveglie.In nessun luogo trova scampo dai terrori immaginari >.
***
Il popolo cinese eccelse nello studio della medicina, realizzò medicamenti e raffinate tecniche
d’intervento per svariate patologie, tra le quali si distinse l’agopuntura. Quest’ultima, con le piante
e la moxabustione formò la base di un’approccio terapeutico, rimasto immutato per secoli. La
visione cinese della fisiologia
rimase, invece, a uno stadio primitivo, al punto da ignorare
totalmente il cervello e le sue funzioni.
Nel Nei Ching ( canone di medicina interna ), l’Imperatore Giallo Huang Ti (ca.2600 a.C.)
proclamava:
35
Serena Zoli e Giovanni B.Cassano <E liberaci dal male oscuro> Longanesi (1993).
17
<Il cuore è il Re, i polmoni sono i suoi ministri,il fegato è il suo generale e la cistifellea il suo
procuratore,mentre la milza è il maggiordomo addetto ai cinque sensi; infine le tre cavità ardenti,
torace, addome e bacino si occupano dell’eliminazione delle scorie.>
Si definiva inoltre che <il cuore è la sede della felicità e forma il sudore; il fegato è sede della
collera e forma le lacrime; il polmone è sede del dispiacere e produce le secrezioni viscerali; i reni
sono sede della paura e producono la saliva, mentre la milza è la sede del pensiero >.
Lacuna impressionante, considerato che la civiltà cinese raggiunse alti livelli in vari campi dello
scibile umano: dall’ architettura all’edilizia civile e militare (grande muraglia), dalle costruzioni
navali, all’arte del navigare (bussola), dall’ invenzione della carta e della scrittura (ideogrammi) a
quella della polvere da sparo, dalle coltivazioni agricole agli allevamenti di bestiame, alla scelta di
alimenti appropriati e all’arte culinaria, e a tantissimi altri. Secondo l’insegnamento di Confucio, il
corpo umano era considerato sacro e non poteva essere toccato impunemente.36 E’ verosimile, che
l’eccessiva ottemperanza a questa massima e la totale obbedienza ad un sistema politico-sociale
gerarchico e conservativo, abbiano contribuito a frenare ulteriori approfondimenti in fisio-patologia,
che avrebbero inevitabilmente condotto ad interventi invasivi.
I risultati ed i limiti di questa grande civiltà aiutano a rivalutare, nella sua giusta dimensione, la
civiltà greca, la quale, per prima, fu capace di rompere con certe tradizioni radicate, di superare
vecchie frontiere ed iniziare la grande avventura dell’era moderna.
***
Accanto alle tre grandi civiltà fiorite lungo il Nilo, il Tigri e l’Eufrate, c’era una terza civiltà, più o
meno contemporanea a quelle egiziane e mesopotamiche, quella degli abitanti della valle dell’Indo.
Questa si estendeva dalla catena dell’Himalaya sino al mare Arabico, in una vastissima area, con
almeno una dozzina di centri abitati e villaggi. Il più antico e più brillante periodo della medicina
indu iniziò attorno al 1500 a.C. dopo che essi invasero il Punjab, fino a toccare l’apice nel
successivo periodo brahmanico. I medici indiani eccelsero nella chirurgia e si avvalsero di una
farmacopea mirabile, per qualità e varietà di farmaci. 37 Le descrizioni dell’ Ayur Veda sembrano
avvalorare l’ipotesi, secondo la quale gli antichi Indu avessero compreso la circolazione del sangue,
molti secoli prima della scoperta attribuita ad Harvey, come pure la correlazione tra punture di
zanzara e malaria e fra la presenza di topi ed epidemie di peste. Queste sorprendenti intuizioni
36
<..Le dame dell’antica Cina non potendo esporsi spogliate alla visita del medico,possedevano una statuina sulla
quale indicavano i punti dolenti..>
37
La medicina Indu presenta una curiosa incongru enza:il suo punto di forza era la chirurgia, quello debole l’anatomia,
sulla quale dovrebbe invece bas arsi una buona chirurgia. Sezionare le salme era considerata una pro fan azione.
18
rivelano una logica profonda, tesa ad individuare e correlare oggettivamente causa ed effetto;
approccio tipico di quello che sarà il pensiero occidentale nei secoli a venire.Nonostante questi
successi iniziali, la medicina indu rimase schiava delle proprie credenze e non fu in grado di
realizzare e tramandare una valida interpretazione del ruolo e della funzione del cervello, che
rimase, per loro, un organo di secondaria importanza.
***
Circa 6000 anni fa, ai primordi della storia e molto prima dell’avvento della civiltà mediterranea, in
M esopotamia fiorì la civiltà dei Sumeri, i quali hanno lasciato la più antica testimonianza della
medicina occidentale, sotto forma di tavolette d’argilla incise in caratteri cuneiformi, ritrovate
nell’antica capitale Ninive. I Sumeri scomparvero attorno all’anno 2000 a.C.e la loro cultura fu
assorbita dagli Assiri e Babilonesi, che furono grandi cultori di astronomia ed ai quali spettò il
compito di perfezionare le pratiche medico-teurgiche dei loro predecessori.
Dalle tavolette di Ninive, si ricava un quadro affascinante dello stato della medicina, degli interventi
e terapie, dei compiti e doveri dei medici, della loro organizzazione sociale e della fisiologia del
corpo umano: < il sangue era il generatore della funzione vitale ed il fegato il centro di raccolta del
sangue e sede dei fondamenti della vita >.
Nel codice di Hammurabi, sono elencati in dettaglio i compiti operativi dei medici, come pure
svariate patologie, medicamenti e trattamenti terapeutici.Esemplare e drammatica nella sua
lapidarietà, la descrizione di un paziente affetto da probabile tubercolosi polmonare:
<Il malato tossisce spesso,la sua saliva talvolta contiene sangue,la respirazione è come il suono di
un flauto.La sua carne è fredda,ma i suoi piedi son caldi.Egli suda molto e ha il cuore in tumulto >.
I medici-sacerdoti erano responsabili, di fronte agli Dei, del benessere dei propri pazienti, mentre i
chirurghi dovevano rendere conto del loro operato allo Stato, venendo puniti in caso di malasanità.
Nei casi più flagranti, alle ovvie pene pecuniarie, si aggiungevano quelle corporali, fino all’
amputazione di dita e mani e talvolta decapitazione. (fig.3)
La medicina delle civiltà mesopotamiche fu condizionata dallo studio dell’astronomia. Questa
permise di correlare il movimento degli astri alle stagioni ed il loro mutare a disturbi somatici
ricorrenti. La passione per l’astronomia, generata dalla primitiva curiosità dell’uomo, invece di
evolversi in un approccio scientifico e razionale, degenerò nel culto dell’astrologia. I Sumeri
finirono così col credere, che la sorte dell’uomo fosse determinata dagli astri, fin dalla nascita,
precipitando nel baratro della superstizione. Non sorprende quindi, che nulla ci sia stato tramandato
da essi sulla funzione del cervello.
19
***
38
M entre gli Assiri ed i Babilonesi consideravano il fegato il grande motore, per gli antichi Egizi la
respirazione rappresentava la principale funzione vitale, mentre il cuore era il centro della
circolazione. Coerentemente con la constatazione, che chi muore esala l’ultimo respiro, gli Egizi
erano convinti che la circolazione fosse determinata dalla respirazione e non viceversa. Durante i
suoi molteplici viaggi, Erodoto descrisse luoghi e costumi dei popoli della Valle del Nilo,
soffermandosi con dovizia di dettagli sulla loro medicina, dalla quale era rimasto impressionato per
la professionalità degli operatori e l’alto livello di specializzazione:
< la medicina è regolata in modo che ogni medico curi una sola malattia, sicchè l’Egitto è pieno di
medici; ci sono medici per gli occhi, altri per la testa, altri per i denti, altri per il ventre e altri
ancora per le malattie occulte >.
I medici occupavano una posizione sociale privilegiata e venivano pagati dallo Stato, garantendo ai
pazienti un’ assistenza gratuita. La farmacopea, sempre ci racconta Erodoto,
39
era ricca di rimedi a
base di prodotti naturali come cipolla, olio di oliva, olio di ricino, lievito, semi di lino, oppio, miele,
birra, cicuta, aglio, ecc. I medicamenti venivano allestiti, secondo ricette segrete, da medicisacerdoti e non da farmacisti, come in altri paesi limitrofi. Formulati in preparazioni raffinate,
alcune di queste sono state riprese, rielaborate e trasformate in farmaci dell’era moderna. Colpisce
la varietà delle antiche presentazioni farmaceutiche, 40 che spazia da pillole e cialde per via orale a
supposte e clisteri per via rettale, da unguenti e cataplasmi per uso topico a soluzioni e sospensioni
per inalazione. Forme farmaceutiche e vie di somministrazione, che, con opportuni aggiornamenti,
sono in auge tuttora.
La somministrazione di questi medicamenti, formulati su base empirico-razionale, veniva
soverchiata dai rituali magici, ritenuti fondamentali al fine della guarigione. La medicina di quei
tempi era viziata da un
approccio iniziatico, che aveva, come obbiettivo fondamentale, la
liberazione dell’infermo dal demonio. 41 Il medicamento non era la pallottola magica che lenisce
ogni male, ma solamente un tassello nel grande mosaico della magia. Traguardi analoghi venivano
perseguiti dalle trapanazioni del cranio, eseguite senza giustificazione oggettiva, sia dai vecchi
egizi sia da altre popolazioni, e che vengono tuttora spacciate da cronisti superficiali, come
chirurgia d’avanguardia.
38
Ange-Pierre Leca <La mèdecine èg yptienne au temps des pharaons> Edit.Roger Dacosta, Paris (1983)
Erodoto < Storie >,traduz.ital. a cura di L.Annibaletto,Milano(1982)
40
B.Ebbel <The papyrus Ebers>,Copenhagen (1937)
41
D.Meeks,Ch.Favard-Meeks <La vita quotidiana degli egizi e dei loro dei> Rizzoli (1993).
39
20
Più o meno cinque millenni separano la nostra civiltà, dalla prima dinastia egizia, circa 3000 anni
dovevano passare prima della sottomissione dell’Egitto, da parte di Alessandro il Grande (332 a.C.).
L’intervallo di tempo è rilevante e da prendere in giusta considerazione, per valutare il reale
contributo degli Egizi alla soluzione di due dei problemi esistenziali tuttora irrisolti: la cura della
42
salute e la sopravvivenza.
Come si può desumere dal papiro di Ebers, il sapere medico si tramandò di generazione in
generazione, subendo scarse innovazioni pratiche e restò succube della politica conservatrice dei
governanti. Nello stesso lasso di tempo, neanche la medicina di base fece progressi apprezzabili e
ben poco ci ha tramandato sulle funzioni del cervello; molto scarse anche le descrizioni delle
malattie nervose e mentali. Ciononostante, l’approccio terapeutico molto pragmatico non mancò di
influenzare altre medicine straniere, anche in virtù dell’ autorevolezza dei medici egizi.
Dopo la morte di Alessandro il Grande e la salita al potere della dinastia tolemaica, nel paese
avvennero profondi cambiamenti culturali, che trovarono l’ apice con la creazione della Biblioteca
Universale di Alessandria e della nuova scuola medica. Sotto l’influsso di varie personalità
eccellenti, tra cui l’ anatomista Erofilo ed il fisiologo Erasistrato, la scuola alessandrina divenne il
faro della medicina mediterranea, attirando molte delle menti più brillanti dell’epoca.
Agli studiosi di anatomia, fisiologia e patologia, furono concesse, senza restrizioni di sorta, libertà
operative ritenute allora rivoluzionarie, come la dissezione di cadaveri umani ed il loro studio a
corpo aperto. Ne risultò un impulso decisivo al progresso delle scienze mediche, il quale dilagò
rapidamente nei paesi mediterranei e limitrofi, superando ogni frontiera. La qualità e la quantità
delle nuove conoscenze, come la rapidità della loro acquisizione rappresentano un fenomeno, che
ha tuttora del prodigioso, considerando il modesto livello della scienza di allora.
43
***
Nel periodo aureo dell'antica Grecia, il medico smise d’interrogare gli astri e di pronunciare formule
rituali, mentre iniziò ad osservare con maggiore attenzione il malato ed a studiarne le sofferenze.
Questo nuovo atteggiamento era coerente coi tempi e con una visione globale dell’ uomo,
considerato <scopo e fine di ogni ragionamento>.
La medicina greca si fondò sull’osservazione oggettiva e sulla logica e non più su magia e miracoli.
La scuola più avanzata, quella ippocratica, non si limitò ad esporre teorie, ma realizzò veri e propri
42
43
L.Sterpellone <Stratigrafia di un passato,storie parallele della medicina > Punto e Linea Edt. (1990)
R.Margotta < Medicina nei secoli > Mondadori (1967)
21
esperimenti clinici, sostituì l'osservazione diagnostica 44 alla superstizione e diede alla professione
medica un fondamento etico.
Ippocrate visse nello straordinario e irripetibile secolo di Pericle, che vide alla ribalta una vasta
schiera di uomini geniali, da P latone a Sofocle, da Aristofane a Tucidide, da Fidia a Prassitele e
tanti altri. Come altre attività intellettuali, la medicina ricevette l’ impronta di quel periodo, il quale
fu uno tra i più fecondi dell’ umanità.
Le conoscenze della scuola medica greca non restarono prigioniere dei confini dell’Attica, ma
vennero disseminate negli altri paesi del M editerraneo, dando frutti d'inestimabile valore,
soprattutto in due campi negletti dagli ippocratici, l'anatomia e la fisiologia.
45
Ad Alessandria d’
Egitto,Erofilo fece scoperte anatomiche che rappresentarono un progresso improvviso e
impressionante.Egli studiò l'anatomia del cervello e del midollo spinale, distinse i nervi dai tendini
e dai vasi sanguigni, scoprì che i nervi determinano e guidano i movimenti e che il loro centro è il
cervello.Nella scatola cranica, egli vide le membrane che coprono il cervello, descrisse il
cervelletto,le meningi e i ventricoli e ci si chiede ancora oggi come sia riuscito a fare tutte queste
scoperte, incomparabilmente più numerose e importanti di qualsiasi predecessore.46
Galeno suggerisce, che Erofilo, non tenendo conto del culto dei defunti ed approfittando della
liberalità della scuola alessandrina, sia stato tra i primi a praticare la dissezione dei cadaveri e, per
sete di conoscenza, non abbia disdegnato di affondare il bisturi nella carne dei vivi. Così, egli
applicò un’approccio sperimentale deduttivo, al posto di quello filosofico induttivo tradizionale,
anticipando l’impostazione galileiana. La rivoluzione culturale greca gettò solide fondamenta, 47
sulle quali si evolse il pensiero scientifico moderno ed è stata determinante per lo sviluppo della
civiltà mediterranea. In quest’ambito così
fruttuoso, prese sempre più piede l’impostazione
organicistica della scuola ippocratica, che avrebbe condotto attraverso le traversie umanistiche di
M edioevo e Rinascimento alla medicina moderna.
***
44
Impressionante la prima descrizione dettagliata del can cro (karkinòma) da karkinos (granchio), attribuita ad
Ippocrate: < Cancro è un tumore rotondeggiante,asimmetrico,duro e livido,generalmente derivato dai tessuti
ghiandolari del corpo,il cui aspetto è dovuto alla presenza di vasi venosi allungati al suo interno,in modo da dare
l’immagine di un granchio,oppure qualcuno dice,perchè come un granchio una volta preso non se ne esce più >.
45
Alcmeone da Crotone (ca. 570 a.C.), scopritore dei nervi ottici e delle trombe di Eustachio, smentì che il cuore fosse
la sede delle sen sazioni e dell'intelligenza, e affermò che il pensiero risiede nel cervello, dove convergono le sensazioni
dell'uomo.Alcmeone indagò sulle cause d ei disturbi fun zionali derivanti da lesioni al cerv ello e fornì una o riginale
spiegazione del sonno e della morte.Egli affermò che il sonno sopravviene quando il sangue defluisce dal cervello e
dalle vene e che, quando questo deflusso è completo e senza ritorno, subentra la morte.
46
Bruno J.R.Nicolaus <Il cervello,organo negletto riscoperto da poco> La Rassegna d’Ischia 4 (2006),pp.41-43
Jakob Burckhardt <Storia della civiltà greca> Sansoni (1974); Jakob Burckhardt <Considerazioni sulla storia del
mondo> Bompiani (1945).
47
22
In America,
48
le principali civiltà precolombiane, dai M aya agli Aztechi, agli Inca e loro
predecessori, seguivano una medicina prettamente teurgica, pur disponendo di un vasto repertorio
terapeutico a base di rimedi e piante medicinali, selezionate nel corso dei secoli, grazie ad
osservazione attenta ed infinita pazienza. Portate in Europa dai colonizzatori, molte di queste
piante furono studiate sperimentalmente e sottoposte ad accurato esame chimico farmacologico e
clinico. Alcune di esse sono entrate a far parte del nostro armamentario farmaceutico, sotto forma di
estratti standardizzati o di principi attivi sintetici equipollenti. M olti altri rimedi della medicina
indigena, come pure tante loro indicazioni terapeutiche, si sono rivelati invece del tutto inefficaci ad
un esame obbiettivo e sono da considerare come frutto d’ ignoranza e superstizione. Una specie di
cocktail schizofrenico, a base di spiritismo ed empirismo.
Nessun gruppo etnico americano, nemmeno il più evoluto, ha mai superato in campo medico lo
stadio dell’arcaismo, dato che le conoscenze anatomiche erano assai elementari e quelle fisiologiche
inesistenti. Non eseguendo la dissezione dei corpi in maniera programmata, quel poco che si sapeva
od intuiva dell’anatomia, proveniva dai riti funebri dell’imbalsamazione e dai sacrifici umani,
comuni a tutti i popoli indo-americani. All’origine dei malanni, essi vedevano la punizione divina,
un’intervento demoniaco od un’ influenza climatica negativa e non erano in grado di distinguere od
identificare singoli fattori patogenetici. Di conseguenza, dopo un esame clinico rudimentale, si
limitavano a constatare in via approssimativa la sede della malattia, ad ottenere la confessione di
possibili errori e peccati dal paziente e ad emettere una prognosi sulla base di elucubrazioni
magiche e astrologiche.
La patologia del sistema nervoso degli indo-americani era verosimilmente analoga a quella dei
contemporanei europei e casi di ictus cerebrale, cefalee, emiplegie, epilessia, crisi convulsive
furono ripetutamente descritti.
Nel caso di cefalee, i Peruviani eseguivano un salasso tra le
sopracciglia, mentre gli Aztechi preferivano l’inalazione di polveri vegetali irritanti, provocando
benefiche crisi di sternuto, che si credeva scacciassero dalla testa i folletti maligni.
Le malattie mentali erano considerate e trattate alla stregua di quelle somatiche, con l’intento
principale di scacciare il demonio dalla testa del paziente; molto frequenti furono, così, le
trapanazioni craniche presso Aztechi in M essico e Nasca in Perù, già prima dell’avvento degli Inca.
Secondo altri autori, le trapanazioni potrebbero essere state impiegate come ultima ratio al fine di
guarire casi più gravi di pazzia, tumore cerebrale, nevralgia del trigemino o cefalea ribelle. Dallo
studio dei reperti, emerge come alcuni dei crani trapanati non fossero originalmente integri, bensì
già traumatizzati.In questi casi, l’intervento chirurgico potrebbe avere avuto lo scopo di
48
Charles Coury <La Medicine del’Amerique Precolombienn e> Edt. Roger Dacosta,Paris (1982)
23
decomprimere il cervello da qualche frammento di osso fratturato o da spezzoni di armi. E’
verosimile, che decomprimendo il cervello, altre patologie concomitanti (paralisi, ascessi cerebrali,
lipotimie e convulsioni) si risolvessero spontaneamente, il che potrebbe aver indotto stregoni e
sciamani ad applicare la trapanazione anche ad altre malattie. Come si può evincere dall’esame di
alcuni crani, che mostrano tracce di riossificazione sul bordo dei fori, i risultati di questi audaci
interventi sarebbero stati meno disastrosi del previsto. Seppure manchi una valutazione, quantitativa
e statisticamente valida, del rapporto tra successi/insuccessi all’intervento, questo fatto é stato
addotto quale prova di sopravvivenza all’operazione, mentre non é stato specificato se il paziente
fosse guarito e se dopo l’operazione stesse meglio o peggio di prima. La trapanazione era eseguita
secondo varie tecniche simili, spesso con scalfittura triangolare o circolare, praticando
preventivamente tanti forellini nel segmento da prelevare e frantumando poi i sottili interstizi di
osso esistenti tra essi. In altri casi le due tecniche venivano combinate opportunamente. (fig.4)
La trapanazione del cranio rappresentò una pratica assai diffusa nell’antichità, dall’Europa
all’America e dall’Asia all’Africa, presso popolazioni indipendenti e del tutto estranee, sia dal
punto di vista culturale che geografico. L’operazione era eseguita nei vari paesi, impiegando
tecniche e strumentazioni chirurgiche simili, ma non identiche e perseguendo analoghe finalità
magiche.
49
***
La rivoluzione scientifica e sociale all’inizio del Seicento è stata preceduta da una valanga di
conquiste tecnologiche, tra cui:
•
la preparazione della polvere da sparo importata dalla Cina tramite gli arabi;
•
i miglioramenti della tecnica della fusione dei metalli, ferro in particolare;
•
la stampa a caratteri mobili inventata verso la metà del Quattrocento;
•
la fabbricazione su larga scala della carta, introdotta dalla Cina nel bacino mediterraneo tramite
gli arabi;
•
l’utilizzo dei numeri arabi e dello zero (scoperto in India), all’inizio del Trecento;
49
Gli interventi venivano eseguiti dal popolo Nazca (Museo historico,Paracas) più o meno come riferito verbalmente
ai cronisti spagnoli durante la conquista: <Il cranio veniva rasato due giorni prima della trapanazione.Si applicavano
foglie di coca sul cuoio capelluto per ammorbidirlo ed anestetizzarlo.Si somministrava in abbondanza chincha,bevanda
alcoolica ottenuta per fermentazione di mais. Alla base del cranio si collocava una zeppa di lana di lama per
immobilizzare la testa ed il cuoio capelluto veniva inciso con un Thumi d’oro o d‘argento,che penetrava fino alla
diploe,cioè allo strato intermedio della calotta. Si perforava con un punteruolo di ossidiana o di bronzo e si ablava
l’osso con un’apposita pinza. Si faceva attenzione a non raggiungere la dura madre e ledere i seni venosi. Si asportava
il secondo tassello di osso e si tamponava medicando con una specie di garza imbevuta di sali di mercurio o di solfato
di rame. Si bendava alla fine con tessuto od ovatta.Talvolta,la breccia era otturata con una piastra protettiva
perfettamente adattata,in oro,in argento,in piombo o scorza di zuccca >.
24
•
la pittura ad olio introdotta in Olanda attorno al 1420;
•
la xilografia e l’incisione su rame;
•
la bussola giunta dalla Cina, tramite la Repubblica amalfitana; ecc.
Grazie a quest’affollarsi d’imprevedibili novità, fioriranno le arti e i mestieri cons iderati nel
medioevo “artes sordidae” (arti sporche). Lo “sporcarsi le mani” diventerà dunque pregio e motivo
di vanto, rispetto al passato.
In genere, scienza e tecnica sono considerate e trattate separatamente, un po’ come si separa la
crusca dal grano od il bello dal brutto. La scienza viene posta, anche oggi, sul piedistallo delle cose
più pure, la tecnica ai suoi piedi, figlia bastarda della quale ci si vergogna un poco. Si trascurava e
si trascura così il fatto che scienza e tecnica procedano di pari passo e che la tecnica non sia che
scienza applicata, o come affermava Leonardo: < La sapienza è figliola della sperienza...E la
sperienza non falla mai, sol fallano i nostri giudizi.>
Il Rinascimento è stato tutto un ribollire d’ invenzioni e scoperte, l’una figlia dell’altra, tutte frutto
appunto di scienza applicata. Dallo “sporcarsi le mani”si arriverà al concetto di “apprendere
attraverso l’operare”, il che differenzierà i naturalisti rinascimentali da quelli medioevali.
La disponibilità di libri ed opuscoli d’uso pratico, sfornati dalle tante tipografie di tutta Europa in
numero sorprendente, incentiverà l’alfabetizzazione dei ceti meno abbienti. Da qui aumenterà la
richiesta di nuovi testi e così via in un circolo senza fine: dai ricettari per la cucina, per la medicina
casalinga, per i cosmetici, agli almanacchi per le pratiche agricole spicciole, ai manuali tecnici e
medici più ambiziosi , ai testi naturali, matematici a quelli minerari e sulla fusione dei metalli
(Agricola 1494-1555), sulle piante medicinali (M attioli 1501-1578).
Le grandi navigazioni oceaniche ad opera di Cristoforo Colombo, Vasco de Gama, Amerigo
Vespucci, Ferdinando M agellano e altri, culminate con la scoperta delle Indie occidentali (1492),
cambiarono il rapporto uomo-natura, rinfrancando l’uomo da timori atavici. D’ora in poi, la natura
sarà qualcosa di soggiogabile, a volte a proprio vantaggio: “per salpare si attenderà l’alta marea e
i venti adatti, non si consulterà più l’astrologo o il profeta, ma il pilota”.
I risultati delle varie esplorazioni verranno elaborati in sede scientifica, fornendo la base per nuove
magnifiche avventure.
Accanto alle esplorazioni oceaniche, nel Cinquecento, progrediva l’esplorazione del mondo
circostante, applicando principi e metodi dell’Aristotele naturalista. Nulla sfuggiva all’attenzione
sagace degli osservatori della natura: dai pesci marini, lacustri e rivieraschi (Pierre Belon 15171564, Guillaume Rondelet 1507-1566, Konrad Gesner 1516-1565) alle piante (Cesalpino 15191603), alla medicina, dove Fracastoro (1478)-1553) riproporrà la vecchia tesi di Lucrezio su
25
“azione e contagio a distanza” da parte di germi. Quasi contemporaneamente, Paracelso (14931541) sosteneva a spada tratta, come tutti gli organismi viventi fossero formati da sostanze
chimiche, come tutti i processi che hanno luogo in essi fossero governati da leggi chimiche, come
non esistesse una panacea, come i medicamenti appropriati andassero scelti caso per caso, come il
dosaggio della medicina fosse essenziale per il buon esito della cura (nuovo concetto di tossicità
potenziale del farmaco). Poco più tardi, Vesalio (1514-1564) avrebbe aperto la strada allo studio
sistematico dell’anatomia umana quale base < di ogni arte medica > e William Harvey (1578-1657)
avrebbe formulato la prima spiegazione sperimentale della funzione di cuore e circolazione
sanguigna.
50
Poco alla volta alla visione medioevale di natura ministra di Dio, si sostituisce quella cantata da
Lucrezio: <Natura genitrice che opera secondo regole intrinseche, nel rispetto dei principi della
fisica>. L’esame della natura diverrà più obiettivo e distaccato con progressivo superamento della
demonologia e delle credenze nel soprannaturale, facendo posto ad un’interpretazione funzionale
dei fenomeni naturali. Questo processo è stato facilitato dagli stretti legami instauratisi tra medicina
ed altre scienze, da quelle biologiche e fisiche a quelle sociali. Grazie a questa visione integrata, il
problema salute verrà visto e vissuto nell’ambito di una prospettiva più vasta, che presto includerà
l’ambiente come fattore essenziale per l’integrità dell’individuo e della comunità.
La cultura rinascimentale non conosce barriere di lingua, stato e religione.
< I maggiori
protagonisti si conoscono, interagiscono, polemizzano, si apprezzano >, si amano ed odiano,
viaggiano spesso, anche se a quei tempi viaggiare era faticoso e pericoloso.
L’approccio scientifico di aristotelica ispirazione, impiegato dai naturalisti rinascimentali
<accurata osservazione e fedele descrizione> troverà un proficuo completamento nell’induttivismo
di Francis Bacon (1561-1626). Nel suo trattato Novum Organum (1620), Bacone attaccò la filosofia
scolastica, sviluppatasi nel M edioevo sulla scia del pensiero aristotelico, mettendo in evidenza
l’utilità sociale delle osservazioni sistematiche e l’importanza di demografia e statistica
demografica. Questo approccio darà validi risultati, fino all’era moderna, nei settori più progrediti
della biologia: biologia molecolare e ultra strutturale.51
50
Vesalio,nome italianizzato di André Vésale,considerato il fond atore dell’anatomia moderna. Nella sua opera <De
Humani Corporis Fabrica >, Basilea 1542,propugna la tesi che l’insegnante debba eseguire lui stesso le dissezioni e
che l’osservazione visiva sia da preferi re agli insegnamenti delle autorità del passato.Il suo empirismo rimase
circoscritto lla struttura,poichè complessivamente egli si attenne alla concezione galeni ca della fisiologia.
Cfr.Dizionario Biografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali (Liber Amicorum) a cura di Roy
Porter,FrancoMari a Ricci Ed.1989,Tomo IV,pp.197-198.
51
Un ruolo p articolare e molto incisivo nello sviluppo del p ensiero rinas cimentale sp etta ad alcuni person aggi
meridionali come Telesio (1509-1588), Della Porta (1535-1615 ) fondatore dei Lincei, Tommaso Campanella (15681639), Giordano Bruno (1548 -1600) e Giulio Cesare Vanini (1585-1619 ), tutti obiettori del soprannaturale e fautori di
una interpretazione razionalistica della natura.
Degna di menzion e per la su a attualità, è la visione cosmica di Giordano Bruno : “un universo popolato da un numero
infinito di soli, intorno ai quali ruotan tanti pianeti, popolati da creature, dotate di intelletto non differente da quello
26
Ben presto, Galileo (1564-1642) maestro dell’arte dell’osservazione si sarebbe reso conto che il
telescopio non solo mostrava < cose mai viste >, ma riusciva a rovesciare certezze stabilite ad
occhio nudo e cambiare la nozione stessa di <realtà visibile >,
52
fino a fargli affermare che:
<L’Universo è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangolari,cerchi ed altre figure
geometriche,senza i quali è impossibile intenderne >. Galileo, titolato a ragione padre della scienza
moderna, ha il merito di avere intuito ed elaborato per primo un rigoroso approccio empirico allo
studio della Natura, seppure, già oltre un secolo prima, Leonardo avesse ideato e messo in pratica
un approccio empirico originale, basato sulla osservazione sistematica dei fenomeni naturali e sulla
realizzazione di esperimenti ingegnosi, spesso corredato dalla formulazione di modelli teorici e
svariati, seppur maldestri tentativi di generalizzazione matematica.
53
Su questo scenario rinascimentale fertile e vivace, presto sarebbe soffiato il gelido vento del
Concilio di Trento (1563) e della Controriforma: la filosofia scolastica divennne filosofia ufficiale
col primato di teologia su filosofia e scienze naturali. La libera pubblicazione venne interdetta e
sottoposta al rigido vaglio dell’ “Indice” (1564), con l’instaurazione di pene severe (fino alla
morte) per traduzione, introduzione o pubblicazione di libri proibiti.
Di conseguenza, molte
stamperie chiusero, altre si precipitarono oltràlpe, trovando rifugio nei paesi protestanti.
Lo
sviluppo scientifico nel Bel Paese cominciò a languire, restò condizionato per oltre due secoli dalla
politica culturale dei gesuiti, al punto che ancora oggi ne vediamo le conseguenze. A qualcosa
servì, ma non molto, la creazione di accademie scientifiche laiche. 54
umano. Una così sterminata vastità del cosmo finirà col cancellare non solo la centralità della Terra, ma anche quella
dell’uomo, così viva cemente imposta dall’umanesimo”. Quattro cento anni dopo, Hubble, creatore d ell’omonimo
telescopio spaziale (Hubbl e Space Telescope), amava ri cordare ch e la storia dell’astronomia è costituita da orizzonti che
si allargano: lo dobbiamo alla acutezza della teoria, dicev a, ma anche alla potenza della tecnica.
52
Questo prodigio della t ecnica, nato dalle magi che m ani di Galileo, “ avrebbe innescato il gusto per la sfida alle
credenz e consolidate, il vero piacere alla “confutazione” delle idee ereditate” (Giorello).
Queste s fide avrebbero portato a grandi, dolorose conquiste, mandando in cocci quanto faticos amente accumulato
durante millenni. Concetti che sembrav ano saldi e acquisiti: la Terra piatta, l’immobilità del globo, le orbite
perfettamente circolari d ei pianeti, la Terra com e cent ro del cosmo, il sole come cent ro di un nuovo cosmo, le stelle in
posizioni fisse, le stelle come confine dell’universo, l’universo statico, sempre uguale a se stesso.
“Da Tolomeo e dagli antichi egizi avevamo ereditato il quadro rassicurante di un mondo placido bucolico, con al
centro una Terra tranquilla, baciata dal sole e venerata dagli altri pianeti. Coperni co e Galileo ci han brutalmente
risvegliato da questa visione idilliaca durata millenni e la Terra è stata di colpo costretta a correre a perdifiato attorno
al sole e con esso su e giù per l’universo”.
53
Fritjof Capra < La scienza universale. Arte e natura nel genio di Leonardo > Rizzoli 2007.
Sulla scienza rinasciment ale sono stati formulati pareri diversi, più a sfavore ch e a favore.
Secondo un autorevol e critico, Preti: “la maggior parte dei pensatori del XVI secolo è rimasta al di qua della scienza
vera e propria. Il loro naturalismo non è divenuto scienza sperimentale, la loro algebra non è riuscita a divenire
autentica disciplina matematica. Sono rimasti ancora ad un pensiero magico e rozzamente empirico: è mancata loro
la visione della struttura della scienza, delle condizioni di un linguaggio scientifico degli scopi pubblici del sapere.
Soprattutto non hanno capito che essi non dovevano carpire segreti alla natura, ma costruire il concetto di natura”.
Secondo Hall: “il Rinascimento aprì nuove prospettive di pensiero, la speculazione atomistica a opera dei filosofi
presocratici e di Lucrezio, il metodo matematico usato nella scienza da Archimede, le teorie biologiche di Aristotele”.
54
27
***
Il Rinascimento ha conseguito traguardi degni di nota. Tra questi spiccano:
•
conoscenza razionale della natura animale, vegetale e minerale che ci circonda e delle leggi
che la regolano;
•
definizione razionale dell’astronomia e fine dell’eliocentrismo (Copernico, Galileo);
•
fine di magia e superstizione (solo in parte);
•
visione cosmica della vita nell’universo (Giordano Bruno);
•
conoscenza anatomica del corpo umano e delle sue funzioni (Vesalio, Harvey);
•
visione chimica della natura (Paracelso);
•
conoscenza del mondo, esplorazioni geografiche (Colombo, Vespucci, ecc.);
•
< Conoscere attraverso l’operare >: Retaggio non costituito solo da dati di fatto e metodi,
ma anche da insegnamento di vita.
Nella storia dell’uomo, le grandi scoperte hanno fatto spesso seguito all’invenzione di nuovi
strumenti, in grado di estendere il limite dei nostri sensi e delle nostre capacità fisiche e mentali:
•
La ruota ci ha aiutato a superare i limiti delle distanze e del peso (superando grandi distanze,
trasportando grandi carichi, facilitando grandi costruzioni).
•
Le lenti ottiche con microscopi e telescopi hanno aperto le porte di micro- e macrocosmo;
con gli occhiali hanno ridato al vista a tanti occhi deboli per natura od usura;
•
Carta, stampa hanno realizzato la disseminazione dell’informazione scritta, superando le
barriere della distanza. A questa seguiranno telegrafo e computers.
•
Il fuoco ci ha aiutato nei primordi a vincere il freddo, a forgiare i metalli, a cuocere e
rendere edibili piante e animali, a preservarci da virus e batteri.Il fuoco, reazione chimica
d’ossidazione, ci schiuderà il mondo meraviglioso di chimica e biochimica. Queste due
discipline governano lo svolgimento della materia della quale siamo fatti, la vita.
Con il Concilio di Trento, la Chiesa sancì il predominio della teologia sulle altre scienze, ed avocò a
sè il dominio di mente e spirito. Il peso della religione ostacolò, specialmente nel XVI e XVII
secolo, lo studio delle patologie mentali,creando i presupposti a una visione demonologica, secondo
la quale l’uomo si troverà alla fine, sospeso tra bene e male, come nell’occhio di un ciclone.
28
La spinta - richiamo alla trascendenza ed il drammatico conflitto peccato-redenzione orienteranno
medici, confessori, scienziati, filosofi verso uno spiritualismo psicologico, secondo il quale la
depressione non sarà più malattia in senso ippocratico, bensì colpa e peccato in senso scolastico.
Le malattie psichiatriche abbandoneranno l’ambito delle scienze naturali, relegate dalla biologia nel
grembo della morale. Di conseguenza, streghe, stregoni ed eretici non saranno più malati mentali,
bensì indemoniati da mandare al supplizio del rogo, per avere ceduto al demonio. Alla luce delle
conoscenze di oggi, è facile riconoscere nelle autoaccuse di tanti malcapitati i sintomi della
malattia, interpretati, dagli inquisitori di allora, alla stregua di confessioni d’eresia e peccato.
Rinascimento ed Illuminismo aiuteranno col loro approccio pragmatico a ristabilire la supremazia
del cervello sul cuore e a ricondurre le malattie mentali entro l’ambito di scienza e medicina e verso
l’ultima nuova frontiera: quella della psichiatria biologica, delle neuroscienze, degli psicofarmaci.
Dal III secolo a.C. alla fine del X VII secolo e quindi per più di duemila anni, i sapienti di medicina
sostenevano che la funzione del cervello fosse quella di ricevere i messaggi dall’orecchio,
dall’occhio, dal naso e dalla lingua e di riunirli nel ventricolo anteriore a formare un sensus
communis o buon senso.Allora si credeva che i messaggi fossero umori vitali, convertiti poi in
spiriti animali all’interno del cervello. Tali umori generavano l’idea e l’immaginazione nel
ventricolo anteriore, il pensiero e il giudizio nel ventricolo mediano e la memoria nel ventricolo
posteriore. E’ solo tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII, che questi miti furono sconfitti,
grazie allo sviluppo di scienza e ricerca sperimentale ed infine grazie alla nascita dell’
elettrofisiologia del sistema nervoso.
Quasi 2200 anni sono trascorsi dalla scoperta delle funzioni del cervello da parte di Alcmeone;
ciononostante, per dire imparare a memoria, si usa dire, in inglese: To learn by heart ed in francese:
Apprendre par coeur.
In italiano,nella parola ricordare ricorre il termine cor(d), che indica in latino il cuore (in greco
kardia).
La nostra cultura possiede radici, che affondano profonde nel lontano passato. Figuratamente, noi
continuiamo ad ingannare noi stessi, attribuendo al cuore quel ruolo predominante, già sconfessato
da tempo.
29
VI
CERVELLO MENTE E PENS IERO
< Natura enim,simplex est>
Newton 1687
Newton sviluppò i suoi studi sulle leggi fisiche, convinto dell’estrema semplicità di una natura,
evidentemente governata da poche leggi fondamentali. Biochimica e scienze biologiche hanno
perseguito nei tre secoli sucessivi un analogo approccio riduzionista, cercando di verificare, se lo
stesso criterio di semplicità fosse in grado di spiegare anche fenomeni tanto complessi, come la vita.
Tutti i sistemi biologici sono formati da sequenze di singoli moduli, opportunamente collegati. Essi
possono andare dalle unità meno differenziate di organismi primitivi come le spugne, a singoli
organi specializzati come fegato e milza, fino a strutture altamente sofisticate come il cervello dei
mammiferi. In tutti questi sistemi, i moduli posseggono una struttura tridimensionale, di tipo
architettonico, e sono formati da cellule, la cui anatomia rispecchia funzioni diverse. I nostri
comportamenti obbediscono alle strutture del nostro cervello, il quale si rispecchia a sua volta nella
biochimica e biofisica dei neuroni, dai quali è composto. Il cervello, un sistema selettivo incarnato
nel corpo e a sua volta inserito nell’ambiente, controlla funzioni fondamentali, come respirazione,
battito cardiaco e sesso,
oltre a modulare movimenti ed azioni che guidano i sensi e si
accompagnano all’emozioni. Un sistema immerso in un ambiente, che il cervello influenza e dal
quale viene influenzato, in un processo di continua e reciproca interazione.
Nonostante l’ intrinseca diversità, le varie cellule nervose sono costruite seguendo le tracce di un
singolo piano di base ereditario, il quale rispecchia, nella sua diversità, un’architettura analoga a
quella di altre cellule del corpo. I neuroni posseggono la capacità di comunicare tra di loro e con
altre cellule, come quelle dei muscoli e delle ghiandole, con rapidità e precisione e perfino a
notevole distanza.
Questi neuroni parlano tra di loro un linguaggio elettrochimico ed il pensiero cosciente, massima
espressione dell’attività cerebrale, si realizza tramite una fittissima rete di collegamenti neuronali.
Oltre cento miliardi di neuroni, forse non tutti operanti, tanti quante sono le stelle che brillano sopra
le nostre teste nella Via Lattea, pulsano nel nostro cervello e sono collegati tra loro e con le altre
cellule, attraverso innumerevoli sinapsi e circuiti. 55
55
Camillo Golgi < The neuron doctrine-theory and facts> Nobel Lecture Dec.11,1906. Golgi combinando diversi
metodi di preparazione d ei tessuti,sviluppò una tecnica di impregn azione d egli elementi nervosi col cromato d’argento
30
Di questo raffinato linguaggio, noi conosciamo poche voci, quanto mai elementari. Tra queste, ci
sono i neurotrasmettitori, responsabili delle comunicazioni intra ed intercellulari, come dopamina,
serotonina, noradrenalina, acetilcolina, GABA (acido gamma-aminobutirrico), ecc. Da questi,
scaturisce una cascata di reazioni chimiche ed informazioni; dall’attivazione di questi circuiti
elettrochimici e dal loro buon o cattivo funzionamento
56
derivano il pensiero e le emozioni, la
tristezza, la gioia, l’ansia, l’angoscia, la paura, l’entusiasmo, l’amore.
57
In questa macchina pensante, formata da un chilo e mezzo di cellule nervose e frutto di quattro
miliardi e mezzo di misteriosa evoluzione, si annidano proprietà stupefacenti, come intelligenza,
creatività, astrazione, inventiva, le radici del rapporto di coppia, dell’amore, dell’altruismo, della
generosità, dell’egoismo, della solitudine, della timidezza, dell’arte in tutte le sue manifestazioni.
Nel corso dell’evoluzione, il cervello sembra che abbia raggiunto le attuali dimensioni più
rapidamente di quanto si pensasse pochi anni addietro e che il suo volume sia almeno triplicato, da
quello degli Australopitechi, di tre milioni e mezzo di anni fà. Durante quest’accrescimento, si
sviluppò, in particolare, la corteccia prefrontale, zona di cruciale importanza per le funzioni di
giudizio e pianificazione. Questa caratteristica avrebbe giocato un ruolo decisivo nell’affermazione
del ruolo dell’Homo sapiens.
***
Ovunque si volgano gli occhi, nel mondo vivente od inanimato, avvengono reazioni chimiche. Le
piante e certi batteri fissano l’energia solare, sintetizzando da materiali semplici sostanze organiche
complesse, ad alto contenuto energetico. Altri organismi decompongono questi materiali complessi,
sfruttando l’energia in essi contenuta. Un ciclo perenne improntato al risparmio, secondo l’assioma
del nulla si crea, nulla si distrugge. Senza sosta, in ogni cellula vivente si alternano e susseguono
processi chimici; da quelli idrolitici, demolitivi, sintetici a quelli riduttivi od ossidativi e tanti altri.
La composizione chimica del pianeta è improntata alla semplicità: una novantina di elementi, dei
quali solo pochi preponderanti; ancora più semplice nella sua complessità è quella degli esseri
viventi.
che, facendo spiccare cellule e fib re nervose in tutti i loro particolari (reazione n era) permise di rivoluzionare le
conoscen ze sulla struttura del sistema nervoso.
56
Circa un secolo fa, Sigmund Freud invece asseriva“ …Un’unica causa per tutte le malattie mentali, anche le più gravi:
un’educazione carent e. Ogni cosa è legata al modo in cui si è stati allevati.”
57
Secondo Freud, i sogni erano espressione di desideri repressi ( S.Freud <Il sogno> in Opere, vol.4
(1970),Boringhieri,Torino). Nell’ambito di una moderna teoria della coscienza, considerata un puro stato dinamico del
cerv ello, i sogni potrebbero, invece, rappresentare degli stati particolari della coscienza, durante la fas e REM del sonno,
caratterizzata appunto da movimenti oculari rapidi e ricca di sogni.
31
L’architettura biochimica del regno animale e vegetale è basata su pochi pilastri: carbonio,
idrogeno, ossigeno, azoto, un po' di zolfo, un po' di fosforo, di cloro, calcio, magnesio ed una
dozzina di altri metalli e metalloidi, in microscopiche tracce.
Questo sparuto drappello si ramifica in una miriade di composti molecolari, svariati nella loro
struttura eppure semplici nella loro composizione elementare: quelli a base di solo carbonio,
idrogeno: gli idrocarburi; quelli a base di carbonio, idrogeno, ossigeno: i tetrosi ( i più semplici tra i
carboidrati), i pentosi, gli exosi, i saccaridi, i polisaccaridi, i grassi; quelli a base di carbonio,
idrogeno, ossigeno, azoto: gli aminoacidi, i peptidi, i polipeptidi, le proteine, gli acidi nucleici e poi
le lipoproteine, le fosfolipoproteine, gli alcaloidi e così via.
La biosintesi di questi composti è regolata da schemi disposti a cascata, per cui da strutture semplici
derivano strutture complesse e, viceversa, da quelle complesse si ritorna alle semplici. Questo
meccanismo funziona grazie a reazioni chimiche, che restano sempre le stesse, nonostante i
differenti livelli di complessità dei sostrati sui quali esse operano.
Semplicità nella complessità, dunque.
Gli esseri viventi posseggono una caratteristica del tutto singolare, quella della riproducibilità. Tutta
la materia vivente vive in perenne agitazione, mentre le cellule e molecole, dalle quali è formata,
sono continuamente demolite, eliminate e sostituite da nuove identiche unità.
Un’altra delle caratteristiche salienti della materia vivente consiste nella specificità di azione delle
singole strutture e nella correlazione tra struttura chimica ed attività. Vi sono composti dotati di
attività biologica determinata, riscontrabile in specie animali e vegetali collegate filogeneticamente.
Basti pensare agli ormoni, ai polisaccaridi, alle proteine ed al loro ruolo essenziale in tutti gli esseri
viventi.
La stupefacente varietà di forme e l’individualità dei vari organismi possono essere ricondotte alla
struttura di alcune macromolecole come le proteine. Eppure queste non sono che combinazioni e
permutazioni di una ventina di aminoacidi, i cosiddetti mattoni della materia vivente. Sempre gli
stessi da milioni di anni.
I protidi, i glicidi, i lipidi, le tre grandi classi dei nostri alimenti, si trasformano in tutti gli
organismi, attraverso poche reazioni, in anidride carbonica (CO2), acqua (H2O) ed ev. ammoniaca
(NH3), mentre il meccanismo di trasformazione dell’energia da parte delle cellule resta lo stesso
nelle tante specie animali, dai protozoi fino ai mammiferi: natura enim simplex est.
Noi siamo in quanto pensiamo, ovvero pensiamo nella misura in cui siamo; il pensiero forgiato
dalle mille strutture dell’essere. All’inizio, i primi organismi viventi erano solo pura materia
vivente, fino a quando prese forma una coscienza elementare e da questa la mente. Con l’aumentare
della complessità, emerse il binomio pensiero/linguaggio, o linguaggio/ pensiero; la magica chiave,
32
la llave de oro, che aprì la porta della comunicazione, dell’organizzazione del pensiero e della
disseminazione dell’informazione. Lungo la scala dell’evoluzione, il linguaggio ha permesso
un’organizzazione sociale superiore a quella degli insetti (api, formiche e termiti), dando il via ad
una nuova possibilità di elaborazione e trasmissione dell’informazione. Quest’ultima, basata su di
un’organizzazione modulare, ad ereditarietà pressochè illimitata.
Noi siamo e quindi pensiamo: pensiamo nella misura in cui siamo, il pensiero forgiato dalle mille
strutture dell’essere.
Le informazioni contenute nei geni delle singole cellule vengono utilizzate per la sintesi di una
miriade di macromolecole, deputate a svolgere ruoli biologici disparati. Tra queste, spiccano le
proteine,
parte integrante dell’architettura cellulare,
le quali fungono
da trasportatori
nell’interscambio tra cellula e ambiente ed intervengono attivamente nelle comunicazioni intra- e
inter-cellulari, regolando le reazioni chimico-metaboliche, sotto forma di enzimi. 58
***
Nell’ambito delle scienze naturali, sono le neuroscienze, che si dedicano alla comprensione ed
interpretazione dei rapporti genetici e funzionali tra mente e cervello. Svariate discipline sono
coinvolte in questo progetto, tra cui neurobiologia molecolare e neuroanatomia, neurofisiologia e
neurochimica,
neurogenetica,
neuroimmunologia e neuropsicologia,
scienza delle immagini
neurologiche e scienze di calcolo, ed altre. Un complesso percorso multidisciplinare, che integrando
e correlando i risultati delle singole discipline, é riuscito a formulare alcune affermazioni, molto
indicative seppure non definitive, di una problematica, la quale é ancora ben lungi dall’essere
risolta:59
1. L’impulso nervoso rappresenta la corrente fondamentale del sistema nervoso.
2. La comunicazione tra cellule nervose eccitabili si verifica a livello di sinapsi.
3.L’informazione sensitiva proveniente dal corpo e dai visceri origina da recettori specifici
collegati a sistemi sinaptici di tipo lineare.
4. I movimenti derivano da programmi moto-sensoriali presenti nei sistemi nervosi distribuiti in
tutto l’organismo.
58
L’enzima proteasi catalizza la scissione del legame (proteolisi) che unisce gli amminoacidi all’interno delle proteine
e permette di ricuperare l’energia ch e si era resa necessari a per la formazion e del legame. Le proteine introdotte
nell’organismo con la dieta,vengono degradate nel lume intestinale grazie ad altre proteasi ( tripsina, chimotripsina). Le
proteine intracellulari si trovano in stato di perenne turnover proteico (Schoenheimer).
59
Dominick Purpura <Neuroscienza:Verso la comprensione dell’intelletto umano>da <Alla scoperta di nuovi mondi in
medicina> Editors Ruth Johnsson Hegyeli,Albert M.Marmont du Haut Champ,Publisher Proedi srl. Milano
1991,pp.212-231.
33
5. I meccanismi omeostatici e adattativi della sopravvivenza individuale e di specie sono
organizzati nell’ipotalamo.
6. L’emozione è uno stato comportamentale che riflette un processo cognitivo e integrato nei
sistemi limbico-mesencefalici.
7. L’apprendimento e la memoria derivano da modificazioni plastiche della forza e dell’efficacia di
connessioni sinaptiche adeguatamente stimolate.
8. La corteccia cerebrale è organizzata e specializzata in regioni per l’elaborazione parallela dei
segnali in arrivo e di quelli in partenza.
9. Lo sviluppo e la maturazione del cervello deriva dal temporaneo e programmato sovrapporsi di
interazioni degli eventi genetici ed epigenetici.
10. Il cervello è la mente.
***
Nell’impiego corrente dei vari idiomi scritti e parlati, possono avvenire errori di varia natura. Errori
piccoli o grandi, tali comunque da snaturarne talvolta il significato. Errori di varia natura, dalla
grammatica alla sintassi, dall’ortografia alla pronunzia, dall’interpretazione agli scambi delle
parole, e tanti altri. Errori piccoli e grandi, che possono trarre in inganno i più edotti.
Nonostante la sapiente architettura, anche il cervello è soggetto ad errori: errori di trasmissione,
conduzione, trascrizione, codificazione, memorizzazione, errori di fissazione e richiamo della
memoria e tantissimi altri. A volte sbagli consciamente od inconsciamente voluti per dimenticare
esperienze e memorie spiacevoli, per cancellare dai propri ricordi, quanto non più desiderato o
sgradito. Avviene anche l’opposto: il cervello che sbaglia e dimentica, per errore funzionale, quanto
faticosamente appreso; il cervello che precipita nel baratro dell’amnesia; il cervello che inganna se
stesso, intossicato da droghe e veleni, ai quali è sottoposto, sia volontariamente sia incosciamente.
L’alcol, il fumo, il caffè, le droghe, gli inquinanti ambientali, i fumi dei gas di scarico dei motori a
scoppio, delle ciminiere industriali, l’alimentazione incongrua ed i farmaci assunti per motivi
diversi contribuiscono all’involuzione del cervello ed all’insorgenza di psico e neuropatie. In
svariati casi, si ritrovano interessanti correlazioni: nel morbo di Parkinson un deficit di dopamina e
neuromelanina a livello della Substantia Nigra Zona Compacta (SNZC); nella malattia maniacodepressiva un deficit di serotonina; nella demenza tipo Alzheimer la formazione cerebrale di
aggregati e precipitati proteici (betaamiloide), abbinati a disturbi dei meccanismi di difesa
antiossidativa e tanti altri collegamenti, dal morbo di Huntington, all’epilessia, alla miastenia grave,
34
alla malattia maniaco-depressiva, alla schizofrenia, alle demenze, alla demenza atipica (NAD, new
atypical dementia), ecc.
Gran parte della gente é consapevole, che il nostro organismo é soggetto ad usura, che cuore,
intestino, fegato, reni, polmoni, occhi, ecc. possono guastarsi fino all’estremo bisogno di essere
sostituiti, ma la maggioranza di noi rigetta l’idea che anche il cervello sia soggetto ad usura, che
mente e cervello possano guastarsi, che il cervello sia un organo come gli altri, che la stragrande
maggioranza delle malattie mentali abbia radice biochimica.
60
Secondo l’OM S, almeno una persona su cinque è interessata direttamente ad un disturbo di natura
psichica trattabile farmacologicamente. Non riconoscendo però in tempo la vera natura del male,
tanti malati si rivolgono a terapie inadeguate o a droghe illecite, nel vano sforzo di allontanare da sé
sofferenze ed incubi tormentosi.
I disturbi psichiatrici più diffusi sono stati raggruppati in otto classi distinte, in conformità a criteri
diagnostici. Le categorie II e III mostrano particolare attinenza con la materia trattata nel presente
lavoro e meriteranno un approfondimento maggiore:
I
Disturbi dell’infanzia o dell’adolescenza
II.
S indromi cerebrali organiche
III. Disturbi da tossicodipendenza
IV. Disturbi psicosomatici
V.
Disturbi situazionali
VI. Disturbi del carattere e della personalità
VII. Nevrosi
VIII. Psicosi
II. S indromi cerebrali organiche: Questi disturbi presentano una perdita progressiva ed
irreversibile delle funzioni cerebrali superiori, durante la quale l’encefalo, a seguito d’infezioni,
insufficiente apporto sanguigno o tossiemia, và incontro ad un progressivo processo di distruzione
60
Giovanni B. Cassano, 1993,loc.cit. < La melanconia, il dolore morale, la sofferenza psichica sono da sempre
attribuiti alle sfere più elevate dell’uomo: allo spirito al “cuore”, all’anima. Ripugna alla nostra formazione
umanistica, alle nostre concezioni idealizzate sull’individuo, il pensiero che la chimica (- sostanze presenti nel cervello
o farmaci -) possa modificare la nostra visione del mondo, il nostro modo di essere>
35
(da sottolineare la tossiemia cronica od acuta causata dall’esposizione all’alcol, insetticidi o metalli
pesanti (arsenico, bismuto, piombo, cadmio, mercurio, ecc.).
III. Disturbi da tossicodipendenza. I problemi comportamentali più gravi derivano dagli effetti
diretti della droga, e/o da altri contaminanti tossici come aghi infetti ed altri, con i quali entra
involontariamente in contatto il paziente.
Il disturbo da dipendenza, di gran lunga più comune e diffuso a livello planetario, è l’alcolismo.
Per la gravità del fenomeno, va menzionata inoltre la dipendenza
61
da specifiche classi di sostanze
di origine naturale, sintetica o mista, raggruppate un pò arbitrariamente, secondo struttura e/o azione
farmacologica:
•
oppiacei o derivati dell’oppio (eroina, morfina, metadone, codeina e deerolo): azione
euforizzante, ansiolitica ed induzione di benessere psicofisico;
•
barbiturici (amobarbital, ecc.): azione sedativa e sonnifera;
•
ansiolitici (benzodiazepine, meprobamato, ecc): ansiolitici e sedativi;
•
stimolanti (amfetamina, cocaina e derivati, ecstasy, ice, crack, qat, ecc.): inducono euforia,
benessere, riduzione della sensazione di fatica e forte dipendenza psicologica, a volte
allucinazioni;
•
allucinogeni (LSD, mescalina, derivati della Canapa indiana, cioé marijuana e hashish,
psilocina, fenciclidina, PCP o polvere degli angeli):sensazioni proprie del sogno ed
allucinazioni;
•
sostanze chimiche volatili (solvente della colla, nitrato d’amile, solventi organici ):euforia
ed allucinazioni;
•
cocktails assunzione simultanea di alcune delle droghe sopracitate ed ev.alcol (p.e.cocaina
ed eroina, cocaina ed amfetamine,ecc.):potenziamento dell’azione psicoattiva e dipendenza.
***
Da questo complesso di dati, emerge il quadro di un cervello biochimicamente complesso,
particolarmente sensibile all’aggresssione di agenti tossici esogeni, in grado di modificarne
61
<Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders> Fifth Edt. Le malattie ossessivo-compulsive vengono
suddivise in due categorie:1.Obsessive-Compulsive-Related Disorders e 2. Behavioural and Substance Addictions.
Quest’ultima include: <Various behavioral addictions or impulse control disorders, such as pathological
gambling,pyromania,sexual compulsions,Internet addiction and compulsive shopping,as well as the substance
dependen ce disorders. They are considered to share similar clinical features and emotional/physiological arousal,brain
circuitry and genetic factors>cfr. Eric Hollander, CNS Spectr.11:11(2006)pp.814
36
seriamente e a volte irreversibilmente la funzionalità.62 Resta da verificare, quali di questi danni,
correlabili ad alcune psico- e neuropatie, abbiano carattere passeggero o duraturo; quali siano
parzialmente reversibili; quali siano irreversibili e quali infine ed in quale misura possano venir
tramandati geneticamente alle generazioni future, costituendo un rischio serio per la sopravvivenza
della specie.
63,64
Di recente, il M edical Research Council (Lancet, 24 M arzo 2007) ha proposto una riclassificazione
delle droghe, basata su nove parametri, suddividibili in tre categorie secondo i danni causati, fisici,
comportamentali e sociali.
In base a questa riclassificazione, peraltro discutibile, le correlazioni tra le sostanze classificate
come pericolose dalla legge attualmente in vigore in UK e quelle identificate dagli esperti sono
basse. Ciò significa, che sostanze legali come alcol, ketamina, tabacco e solventi, sarebbero più
dannose di LSD od ecstasy, oggi catalogate tra le più pericolose e riconosciute come tali dalla
comunità scientifica internazionale e dal buon senso dell’uomo comune.
Secondo questa riclassificazione, sarebbe inoltre scientificamente scorretto, escludere alcol e
tabacco dal novero delle droghe illegali.
Quanto sopra, mette in evidenza, come sia complessa la materia e come sia difficile trovare un
punto d’incontro, in grado di soddisfare i cultori di scienze esatte, i politici e perché no, anche
l’uomo comune. (fig.5)
62
Giovanni B. Cassano, 1993, loc.cit. < sospetto che noi siamo stati beffati e che il nostro cervello abbia programmi
che ci illudono di essere liberi anche quando non lo siamo [.....] più approfondiamo l’uomo sul piano neurobiologico,
più ci rendiamo conto che le sue scelte sono largamente determinate dalle caratteristiche funzionali delle strutture
nervose, e che egli ha ben poche possibilità di sottrarsi alla sua costituzione, al suo temperamento >
63
Harris B.Stratyner <Multi-factorial approaches to substance use disorders and addiction> CNS-Spectr 11:11
(2006),pp.828. <For years,there has been a controversy as to whether addiction was simply a moral failing or a brain
disease.Obviously,the latter is true>.
64
Yasmin L.Hurd <Perspectives on current directions in the Neurobiology of addiction disorders relevant to genetic
risk factors> CNS Spectr 11:11 (2006),pp.855-862. <There is a significant heritability of drug addiction disorders,but
potential genes that may underlie such vulnerability have not been clearly identified...the data to date does suggest that
certain genes linked to dopamine,opioid and glutamate function may contribute to increased addiction risk in relation
to psychostimulant and opioid drugs>.
37
VII
IL S EME DELLA FO LLIA
“ Il vento colpisce quelli che hanno la testa leggera, i più deboli.
Entra nel corpo per le narici, o altri orifizi: o si siede sulla testa. Fa il
corpo caldo e rigido; serra i denti, fa dolere la testa. Allora uno dice e fa
cose senza senso. Se non è curato, può uccidere. Non è una follia ma può
diventarlo. Il vento porta gli spiriti che si spostano con lui. Non il vento
grande che precede la pioggia, né quello di sabbia, che annuncia la fine
della stagione secca. Ma i venti leggeri, improvvisi, insidiosi. E primi fra
tutti i refoli e vortici che percorrono l’altopiano incrociando i sentieri,
sollevando la sabbia e foglie secche. Lì abitano spiriti della boscaglia, e
anime di defunti che non trovano pace.”
(Vecchio proverbio Mali)
Durante la senescenza cellulare, le funzioni vitali si affievoliscono progressivamente, mentre la
vulnerabilità aumenta in maniera drammatica. Si tratta di un fenomeno inarrestabile, governato con
precisione dall’orologio biologico, presente in ognuno di noi ed al quale corrisponde una crescente
fragilità dell’intero organismo. Può insorgere gradualmente, in maniera silente e impercettibile,
oppure decorrere a ritmi accelerati, senza causa e motivo apparenti, lasciando, dietro di se, tracce
palesi di una usura molto maggiore di quella desumibile dalla semplice età anagrafica.
Sotto il profilo morfologico ed anatomo-strutturale, il decadimento cerebrale è fatto di processi
regressivi e degenerativi,che progrediscono nel tempo, interessando elettivamente il neurone.In
parallelo a queste alterazioni, se ne riscontrano altre, neurochimiche metaboliche e plastiche, che
sono alla radice del danno funzionale.
Nell’invecchiamento patologico, i fenomeni degenerativi e le alterazioni funzionali prendono la
mano, rendendo più arduo un efficace compenso della perdita neuronale. Accanto a queste forme
tipiche della senescenza, si registrano casi, nei quali un cervello, ancora giovane, si comporta in
maniera anomala sotto l’influenza di agenti esogeni tossici, come le droghe od altri composti
psicoattivi. In questi casi, l’anomalia può essere passeggera e solo funzionale, cessando quando
l’agente nocivo scompare, per divenire cronica, se il danno funzionale ha radici anatomicomorfologiche tali, da implicare turbe del comportamento.Si registrano anche casi nei quali l’agente
38
nocivo si forma nel cervello, a causa di sostanze, che abbiano superato la barriera ematoencefalica
(radicali liberi), o di composti endogeni formatisi in loco per aggressione radicalica.
65
Il cervello,
con il 20% del consumo totale di ossigeno, rappresenta l’organo bersaglio preferito per lo stress
ossidativo: il neurone brucia ossigeno, generando radicali liberi. Più di altre cellule, il neurone
necessiterebbe di efficienti meccanismi antiossidanti, in grado di neutralizzare la formazione di
radicali liberi, ma ne è invece carente.
I radicali liberi, coinvolti nell’invecchiamento cerebrale quali iniziatori (starters) o fattori di
progressione,
aggrediscono
indiscriminatamente lipidi di membrana,
provocandone l’ossidazione e causando danni irreparabili.
DNA
ed
enzimi,
66
I radicali liberi ledono il DNA, avviano errori di trascrizione e traduzione del codice genetico, ma
soprattutto aggrediscono le biomembrane, provocando la degradazione dei fosfolipidi di membrana
e quindi una perdita delle funzioni neuronali.
Non è chiaro, se tutto ciò sia dovuto ad una iperproduzione di radicali liberi, ad una minore
efficienza delle difese antiossidanti, ad una riduzione quantitativa di queste, oppure alla somma di
alcuni o di tutti questi fattori. Sembra comunque verosimile, che la capacità di neutralizzare i
radicali dell’ossigeno, tra i più pericolosi, sia inferiore alle reali esigenze ed, in particolare, a quelle
imposte dall’ambiente moderno altamente inquinato, nel quale viviamo.
67
***
Una delle caratteristiche salienti degli organismi viventi consiste nella specificità delle singole
strutture e nella correlazione che esiste fino livello molecolare, tra struttura chimica e proprietà
biologiche. Vi sono composti chimici dotati di particolari attività, riscontrabili in varie specie
animali e vegetali e collegate filogeneticamente. 68 Basti pensare ai polisaccaridi, alle proteine e al
loro ruolo essenziale laddove ci sia vita. A volte bastano minime modifiche strutturali, per alterare
65
Bruno J.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale..>(1998) loc.cit.
D.Harman <Free radical theory of aging: history in free radicals and aging> Emerit I.and Chance B.
Edts.,Birkhäuser Verlag,Basel (1993)
67
John M.C.Gutteridge and Barrry Halliwell <Free Radicals and Antioxidants in the Year 2000-A Historical Look to
the Future> in <Reactive Oxygen Species> Ed.Chuang Chin Chiueh, Annals of the New York Academy o f Sciences
vol.899 (2000),New York: <..In the late 1950’s free radicals antioxidants were almost unheard of in the clinical and
biological sciences but chemists had known about them for years in the context of radiation, polymer and combustion
technology.In a pioneering paper in 1954,Dan,Rebecca Gerschman and their colleagues related the toxic effects of
elevated oxygen levels on aerobes to those of ionizing radiation and proposed that oxygen toxicity is due to free radical
formation.This concept did not capture the imagination of most life scientists,however,until the discovery of the
superoxide dismutase enzymes in 1968.. >.
68
La calcitonina, un ormone paratiroideo polipeptidico con 32 aminoacidi, regola il metabolismo osteocalcico in più di
15 specie di mammiferi, uccelli, anfibi, pesci, ma si ritrova perfino in organismi monocellulari come l’Escherichia coli,
la Candida albicans e l’Aspergillus fumigatus con funzioni collegate al metabolismo del calcio, elemento tossico per la
cellula, se la sua concentrazion e supera certi valori.
66
39
l’azione biologica di un composto chimico e trasformarlo in uno ad azione biologica opposta o
comunque differente. L’ormone maschile testosterone e quello femminile progesterone, per
esempio, posseggono lo stesso scheletro molecolare e sono simili chimicamente; ciò nonostante la
piccola differenza strutturale tra i due è sufficiente a determinare il sesso di un individuo.
M olte trasformazioni chimiche sono attuabili in laboratorio, ma sono anche possibili in natura, dove
esistono enzimi, in grado di svolgere qualsivoglia reazione. M olte di queste non si verificano
spontaneamente, poichè la natura tende a prevenire reazioni aberranti e qualora, si dovessero
innescare lo stesso, subentrano subito sistemi enzimatici di difesa, che neutralizzano eventuali
metaboliti estranei e pericolosi.
69
Dopamina, serotonina ed epinefrina sono tre importanti neurotrasmettitori del nostro sistema
nervoso, i quali, grazie alla loro stretta parentela strutturale, possono essere facilmente tasformati,
tramite opportune reazioni chimiche, in alcuni alcaloidi naturali (bufotenina, mescalina,
adrenolutina), ben noti per la loro spiccata attività psicotropa.
70
La trasformazione chimica di queste tre sostanze, squisitamente fisiologiche, in tre acaloidi del
mondo vegetale, é realizzabile non solo in laboratorio per mano dell’uomo, ma avviene anche nelle
piante, qualora si presentino condizioni favorevoli.
Sorge quindi il sospetto, che in maniera analoga alle trasformazioni sopra menzionate, analoghe
reazioni aberranti possano aver luogo nel cervello, a seguito delle condizioni ambientali
profondamente mutate nelle quali viviamo. Il nostro corpo é frequentemente aggredito da radicali
e molecole patogene, mentre durante la senescenza, il cervello é più vulnerabile all’azione
devastante di radicali endogeni, scarsamente controllati dai sistemi enzimatici, preposti alla sua
difesa. Si possono formare, così, metaboliti aberranti,
particolarmente dannosi, se si formano
vicino a settori critici dell’attività neuronale (in situ), dove sarebbero in grado di svolgere la loro
azione deleteria a dosaggi infinitesimali (microdosaggi), agendo direttamente sui ricettori, senza
necessitare di complessi e specifici meccanismi di trasporto.
Le macromolecole proteiche e/o lipoproteiche del tessuto cerebrale sono formate da concatenazioni
di molecole semplici (serina, cisteina, tirosina, idrossitriptofano, ecc.), contenenti gruppi funzionali
altamente reattivi (idrossili, sulfidrili, carbonili, doppi legami, ecc.), tutti ossidabili e trasformabili
in radicali liberi, ma controllati da un sistema enzimatico specifico ed efficiente. Quando
69
Nel caso di mutazioni puntiformi causate da agenti mutageni sul DNA, intervengono sistemi enzimatici specifici con
il compito di eliminare la parte mutata, riconosciuta come portatrice di caratteristihe potenzialment e letali.
70
La serotonina (5-ossitriptammina) è una struttura relativamente semplice costituita da un anello indolico sostituito da
un ossidrile sull’anello benzenico ed una catena etilamminica sull’anello pirrolico. Se viene metilata sull’azoto, la
serotonina si trasform a in bufotenina, una sostanza contenuta nella pelle del rospo, dotata di forte potere allucinogeno.
La metilazione e successiva metossilazione della dopammina conducono invece alla mescalina, la quale è anche
fo rtemente allucinogen a. Quest’ultima, un alcaloide facilmente estraibile dal Cactus peyote, viene impiegato sin dai
tempi antichi a fine psicoedelico nei riti religiosi delle popolazioni amerindie.
40
aggressioni radicaliche mettono in difficoltà questo scudo enzimatico, é verosimile che si formino
metaboliti non fisiologici, che potranno a loro volta reagire con altre molecole bersaglio, dando
origine ad una catena di reazioni aberranti. Le macromolecole contenenti radicali intrappolati
rappresentano un ottimo supporto
per svariate reazioni chimiche. Una volta che un numero
sufficiente di radicali intrappolati si sia formato in una macromolecola, questa diverrà a sua volta
fonte di ulteriori aggressioni radicaliche, dando luogo ad una catena di reazioni chimiche, che si
propagheranno autocataliticamente senza valide possibilità di controllo.
***
Le svariate classi di alcaloidi presenti in natura posseggono strutture chimiche complesse, che
rendono a volte difficile la definizione della loro biogenesi. In altri casi invece, è stato possibile
determinare sperimentalmente, come determinati alcaloidi vengano prodotti dalle piante, da quali
intermedi ed in quali condizioni. Da questi studi oramai classici, è emerso che alcaloidi anche di
media complessità come l’atropina, la cocaina, la mescalina, l’efedrina, la lobelina, la scopolamina,
la papaverina ed altri, possano venir sintetizzati in provetta in condizioni fisiologiche, partendo da
semplici componenti mescolati casualmente, senza l’aiuto di enzimi specifici. Sulla base dei lavori
pionieristici di Pictet, Spengler e Robinson,71 sembra verosimile che in natura le piante seguano lo
stesso schema per la sintesi di tutti gli alcaloidi, anche i più complessi, confermando un classico
assioma
della chimica organica: Ciò che la natura sintetizza quotidianamente in condizioni
fisiologiche e con scarso impiego di energia, può essere realizzato dall’uomo in provetta; i
composti preparati in laboratorio dalle mani dell’uomo sono identici a quelli prodotti nel
laboratorio della natura.
Appare quindi verosimile, che le stesse od analoghe reazioni possano avvenire in svariati sistemi, da
quello animale a quello vegetale, qualora si realizzino condizioni favorevoli. 72
***
71
G.A.Swan <An introduction to the alkaloids> Blackiwell Scie.Pub.,Oxford and Edinburgh (1967)
Questo tipo di reazione non abbisogna di particolari enzimi che lo pilotino, venendo governato dal caso, dalla
reattività dei componenti e da parametri chimico-fisici come temp eratura, concent razion e,pH. E’ verosimile invece, che
in natura, enzimi appropriati, determinati geneticament e,siano coinvolti nella sintesi degli intermedi necessari alla
produzione d egli alcaloidi, secondo il metabolismo delle singole sp ecie. ( Altrimenti, tutte le piante produrrebb ero in
maniera non specie speci fica qualsivoglia alcaloide). Esiste invece una specie-speci ficità, la quale determina
geneticam ente la cap acità di una pianta a produrre o meno un determinato alcaloide, indipendentemente dalle
condizioni ambientali più o meno favorevoli.
72
41
Tra gli alcaloidi a struttura isochinolinica od indolica si trovano composti dotati di spiccate
proprietà psicoattive. Alcuni di questi, qualora somministrati nell’individuo sano, producono quadri
patologici (per esempio allucinazioni) simili a quelli di varie malattie neuropsichiatriche. Ciò portò
all’ipotesi, poi abbandonata, che queste malattie potessero essere causate da metaboliti aberranti di
alcuni principi biochimici fondamentali dell’organismo.
73
Si sarebbe trattato in questo caso di vere e
proprie malattie molecolari, da valutare e considerare nell’ambito di una nuova chimica patologica
del cervello.
I motivi per i quali questa teoria venne accantonata negli anni sessanta, furono di duplice natura.Da
una parte, l’eccessivo riduzionismo della teoria molecolare si scontrò con l’atteggiamento olistico
della psichiatria dominante; dall’altra, non si riuscì a dimostrare con sicurezza, che la sintesi casuale
di alcaloidi nel cervello umano avvenisse realmente.
Secondo Robinson, Winterstein e Trier,74 gli aminoacidi fenilalanina, tirosina e 3,4diidrossifenilalanina sono i precursori chiave degli alcaloidi isochinolinici ed indolici. Da questi
stessi precursori, derivano dopamina e serotonina, due neurotrasmettitori sintetizzati nel nostro
sistema nervoso centrale. Nelle piante, la trasformazione biogenetica di questi precursori nei
rispettivi alcaloidi avviene per decarbossilazione, ossidazione e metilazione ed altre semplici
reazioni, le quali possono avvenire in determinate condizioni fisiologiche sia in provetta sia
nell’organismo umano. Gli alcaloidi isochinolinici sono composti ciclici, che comprendono svariati
termini come la papaverina, la papaverolina, la tetraidropapaverina, la tetraidropapaverolina, la
laudanosina, la laudanosinolina, ecc.Le isochinoline si formano per condensazione e ciclizzazione
non enzimatica di derivati della feniletilamina e perciò dell’aminoacido fenilalanina con composti
aldeidici, in condizioni fisiologiche.
Oggi si sa, che questa stessa condensazione tipica del mondo vegetale può avvenire in determinate
condizioni anche nel cervello umano
75, 76
ed alcuni derivati isochinolinici sono stati isolati dalle
urine di individui sani, da quelle di pazienti di Parkinson trattati con DOPA e dai cervelli di pazienti
di Parkinson, postmortem.77
Il fatto che un alcaloide, ritenuto finora frutto esclusivo del mondo vegetale, si formi casualmente
nel nostro cervello, senza finalità determinate geneticamente e sfuggendo alle barriere omeostatiche
del nostro organismo, propone nuovi ed interessanti risvolti teorici. Nel laboratorio chimico del
73
Alfred Burger <Medicinal Chemistry> II Edt.Interscience Publishers Inc.New York (1960),p.397
G.A. Swan,loc cit.
75
R. Dietrich,V.Erwin <Biogenic amine aldehydes condensation products:Tetrahydropapaverolines and tryptolines>
Ann.Rev.Pharm.Toxicol. 20 (1980) pp.55-80.
76
L.Mosca,C.Blarzino,R.Coccia,C.Foppoli,A.M.Rosei <Melanins from tetrahydro-isoquinolines:spectroscopic
characteristics,scavenging activity and redox transfer properties> Free Radical Biology and Medicine Vol.24 (1998)
pp.161-167.
77
M.Sandler,S.B.Carter,K.K.Hunter,G.M.Stensa <Tiq alcaloids: in vivo metabolites of L-DOPA in man with
Parkinsonism and in DOPA treated Parkinsonians> Nature 241 (1973) pp.439-443.
74
42
cervello, una miriade di composti chimici, taluni altamente reattivi, vengono formati, trasformati,
escreti senza sosta apparente. Il cervello è una fucina, nella quale sostanze chimiche dalle strutture
più disparate si avvicendano con finalità ben precise, tenute al guinzaglio da schiere di enzimi: il
cervello é un organo nel quale l’ordine regna sovrano.
Il cervello è però anche l’organo col più alto consumo di ossigeno e col più alto turnover di radicali
liberi, fonte d’impreviste reazioni chimiche e metaboliti aberranti, come é stato, di recente,
confermato clinicamente.
La conferma, che nel nostro cervello si possano formare metaboliti aberranti, tra i quali anche
derivati od analoghi di sostanze naturali pericolose, come gli alcaloidi psicoattivi, rimette in
discussione la teoria sull’insorgenza delle malattie molecolari. 78
78
Andrebbe veri fi cato sperimentalmente se in individui colti da improvvisi irrifrenabili raptus di violenza omicida
(Amokläu fer), non siano rilevabili nelle urine,nel plasma, nel cervello postmortem, alcaloidi allucinogeni derivati dal
metabolismo aberrante delle catecol amine.In caso affermativo, si tratterebbe secondo la nostra ipotesi, di pazienti affetti
da malattie molecolari.cfr.BrunoJ.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale,neuro e psicopatie:gen esi e sviluppo alla luce
della chimica patologica> loc.cit.
43
VIII
ECOS IS TEMA IN S UBBUGLIO
<Durante gli ultimi giorni, giungerà un’epoca
in cui l’oceano svelerà i suoi segreti; sarà
scoperto un grande paese,una nuova guida
ci farà conoscere nuovi mondi e la Terra di Tule
non segnerà più la fine del mondo.>
Seneca
Le condizioni di vita sono mutate dal Rinascimento ad oggi e nel corso degli ultimi anni il quadro
della salute registra significativi progressi. M olte malattie infettive e parassitarie, una volta vero
flagello e principale causa di morte, sono diminuite di frequenza e virulenza, grazie all’azione
concomitante di svariati fattori, come alimentazione più congrua, migliori condizioni igienico
sanitarie, maggior efficienza della sanità pubblica, progressi della ricerca di base e applicata.79
Igiene, sanità e migliorate condizioni di vita, alimentazione e lavoro hanno contribuito ad una
lievitazione dell’aspettativa di vita, superando, in media ed in molti paesi, la soglia degli ottanta
anni per gli uomini ed ottantacinque per le donne. Ciononostante, dal mondo classico a quello
moderno, la durata massima dell’esistenza non è aumentata realmente, il che rafforza la tesi, che
esista in natura un limite biologico invalicabile. Le cellule non possono duplicarsi indefinitamente,
a meno di trasformarsi in cellule tumorali e l’organismo dopo una certa età (ca. trent’anni), perde
la capacità di mantenere l’equilibrio omeostatico fra i vari organi. Di conseguenza, il decesso
avviene per esaurimento e senza che debba insorgere necessariamente una malattia specifica, alla
stregua di una candela che si consumi lentamente fino alla fine.
Le patologie cardiovascolari, quelle cronico-degenerative e quelle neoplastiche, una volta retaggio
dell’invecchiamento, sono assurte a principale causa di morte nell’era moderna e venendo collegate,
79
Da una analisi dell’OMS, sui costi della medicina emerge che:
-le tre piaghe storiche (fame,contagi e malattie della maternità e infan zia) sono responsabili solo di un terzo dei costi.
-il costo delle patologie non trasmissibili è il 56,4% del totale, con qu elle cardiovas colari che fanno la part e del leon e
con il 14,7%, seguite a sorpresa dalle malattie psichiatriche 11,9% e solo dopo dai tumori 7,1%.
Da qu esti dati emerge come il grosso d ell’impegno medico veng a speso nei p aesi industrializzati p er l e patologie del
benessere e come vengano invece tras curate le piaghe storiche tipiche del terzo mondo.
44
piuttosto, a stili di vita incongrui ed all’influenza dell’ambiente esterno, ostile e carico di agenti
tossici (cause estrinseche).
Questi ultimi sono molteplici ed eterogenei. Includono agenti chimici e fisici presenti nell’aria,
nelle acque, negli alimenti, nei farmaci, nei cosmetici, nei prodotti di consumo, nell’ambiente
domestico, sul posto di lavoro, nell’ambiente nel quale viviamo.
L’effetto acuto e cronico di questi agenti sulla salute dovrebbe essere ben noto ad ognuno. Chi non
ricorda gli occhi arrossati, la voce rauca e stridente, la tosse persistente, la pelle arrossata e dolente,
dopo essersi immerso nello smog delle grandi città o nelle polveri, nei fumi, nella nebbia di
campagna e periferia? M olto più difficile, se non impossibile, diventa invece la correlazione di
sintomi e danni alle singole cause.
La difficoltà d’identificare con assoluta certezza l’agente nocivo, rende difficile l’applicazione di
misure preventive specifiche, riproponendo, in chiave moderna, problematiche operative già
incontrate secoli addietro nel caso delle malattie infettive, quando era ancora sconosciuta l’esistenza
degli agenti patogeni esterni.
.***
Travalicare le frontiere, invadere e conquistare nuovi territori, é una caratteristica fondamentale di
tutte le forme di vita, fin dalla prima preistoria.80 Le grandi migrazioni di ominidi ed altre specie
animali, alla ricerca di cibo od in fuga da freddo, siccità ed altre calamità, rispecchiano l’invadenza
e l’insostenibile tendenza all’espansione della materia vivente,
complessità
82
81
sotto la spinta dei mutamenti di
ed entropia.83 La globalizzazione, intesa in questo senso, perde molto della sua
apparenza terrestre, per assumere un aspetto più universale. Ipotesi convalidata dalla recente
scoperta, che primordiali forme di vita o suoi componenti molecolari (mattoni) potrebbero essere
giunti sulla terra in tempi remoti, cavalcando meteoriti e comete. Lo stimolo alla globalizzazione
sembra che non abbia risparmiato proprio nessuno, dai vegetali agli animali, dai microrganismi a
virus e prioni. La loro diffusione è avvenuta in tante maniere. Tramite vettori biologici o
atmosferici: polline e semi trasportati da vento ed insetti; germi, virus e batteri sospesi in nebbie
evanescenti in balia del vento o a cavallo di polveri e sabbia. Il fenomeno della diffusione o
80
Bruno J.R.Nicolaus < Globalizzazione,una sfida biologico-culturale >Atti Accademia Pontaniana, Napoli LI (2002),
pp.21-26
Bruno J.R. Nicolaus, <Uomo-animale-natura nell’evolversi dei secoli>, Atti Accademia Pontaniana, Volume XLIII
(1994), pag. 55-96.
82
Paul Davies <Il cosmo intelligente> Mondadori, 1989 (Ed. orig. <The cosmic Blueprint > Simon and Schuster, New
York, 1989); <Gli ultimi tre minuti> Rizzoli, 1994 (Ed. orig. <The last three minutes> Orion Publ. Group Ltd., 1994).
83
Ilya Prigogine <La nuova alleanza> Longanesi 1979; <La fine delle certezze> Bollati Boringhieri 1997.
45
globalizzazione ha travalicato infine la sfera puramente materiale ed ha invaso il mondo della
cultura, fino a divenire il fattore decisivo d’ogni ulteriore sviluppo. L’evoluzione biologica,
contrassegnata da ritmi lenti e prudenti, completamente fuori della nostra misura, ha oramai passato
la mano ad un nuovo fenomeno, quello dell’evoluzione culturale. Rotto ogni argine, superata ogni
frontiera d’idioma e di razza, le culture si diffondono dilagando su tutto il pianeta, fuori d’ogni
controllo ed in tempo reale.
L’homo sapiens è stato ed é lo strumento di questa rivoluzione culturale, grazie al suo errare
continuo, alle sue grandi invenzioni, da arti e commerci, a tecnica e scienza. La diffusione degli
idiomi e le loro sovrapposizioni, dal greco al latino all’ inglese, dal mandarino all’indostano ecc.
hanno facilitato la comprensione reciproca. Il latino scritto e la libertà di spostamento delle persone
hanno contribuito allo sviluppo del Rinascimento, all’interscambio dell’informazione ed al mirabile
sviluppo di tecnica e scienza.
La vita procede invece a piccoli passi nelle nicchie biologiche, dove scarse sono le possibilità di
84
interscambio col mondo circostante. La collisione improvvisa tra queste realtà, mondo moderno e
nicchie, non è scevra da rischi, come dimostra il recente passato. Possono emergere problemi
igienico-sanitari con pesanti ripercussioni planetarie (Ebola, AIDS, ecc.). Oltre ai problemi sanitari,
lo scontro tra questi mondi lontani e diversi solleva problematiche politico-sociali di non facile
risoluzione ed altrettanto facile strumentalizzazione politica. La globalizzazione può indurre
reazioni violente e difficili da superare.
85
***
Per milioni di anni, una sterminata legione di forme primordiali,formata da virus e batteri, funghi e
protozoi, è riuscita a convivere in simbiosi e/o competizione con altri organismi. Sopravvivere a
quest’orda munita di tanta aggressività e capacità di adattamento fu tutt’altro che facile, per gli
organismi superiori. Fra le tante possibilità, gli animali svilupparono un modello di difesa originale:
la risposta immunitaria. Da una parte, l’inesauribile capacità di mutazione di virus e batteri,
dall’altra la mirabile flessibilità dei sistemi immunitari, dedicati alla ricerca di immunità da
84
Vari p aram etri ne s embrano addirittura indipend enti; la velocità con la quale si muovono molto più lenta (Isole
Galapagos ). Analogamente, vi sono nicchie culturali, nelle quali singole etnie vivono lontane da noi una vita preistorica
o quasi ( Aborigeni, Australiani, Indios dell’Amazzonia, ecc.).
85
Queste reazioni antiglobali, così frequ enti nelle soci età moderne, and rebbero ri esaminate alla luce della legge d ella
complessità organizzata.
B. Mandelbrot <The fractal geometry of nature> Wiley San Francisco, 1982.
46
tramandare alle generazioni seguenti, secondo svariati modelli. 86 Nuovi equilibri nascevano tra
uomini germi e animali, in nicchie ecologicamente protette. Equilibri durati decine, centinaia di
migliaia di anni, taluni esistenti tuttora.
La pratica dell’addomesticamento portò l’uomo a contatto più stretto con l’animale. Da
quest’ultimo, egli contrasse patologie endemiche nell’animale, ma a lui sconosciute (zoonosi).
Queste malattie trasmissibili all’uomo sono una legione, sono più di ottanta. Spesso letali, sono
87
causate da batteri, virus, funghi, protozoi oltre a vermi, artropodi ed agenti di altra natura .
Il legame filogenetico tra zoonosi e malattie umane è evidente: il virus del morbillo deriva dal
germe della peste bovina o da quello della malattia del cane ai quali assomiglia; il virus del vaiolo è
collegato geneticamente ai poxvirus degli animali domestici; il micobatterio della tubercolosi
nacque in Africa da una forma bovina; quello della lebbra è una mutazione di un parassita dei
roditori (M . Lepraemurium) e così via. La peste nera (la “peggior malattia”, dal latino peius)
raggiunse l’Europa, attraversando il mare dall’altopiano asiatico dov’era confinata quale peste dei
roditori. Tante sono state le pestilenze, che sconvolsero l’antichità fino ai tempi dell’impero di
Giustiniano (542 d.C.). Nel basso medioevo si raggiunse l’apice con la rinascita dei commerci,
trasporti e migrazioni ed infine con l’aumento sproporzionato dell’agglomerazione metropolitana.
Questi fattori, le condizioni igieniche personali ed urbane spesso disastrose, nonché l’alimentazione
carente formarono le premesse per una trasmissione del morbo nell’Occidente. I topi neri o
marrone, predominanti nelle zone temperate e marine, sarebbero stati i grandi protagonisti,
veicolando il contagio. Pur non avendo compreso la dinamica dell’epidemia, l’uomo si rese conto
che l’appestato ed i suoi beni potevano essere fonte di contagio e promosse misure igieniche severe,
seppure spesso tardive. Dalle vecchie cronache, emerge uno scenario terrificante: uomini che
fuggono terrorizzati dalle vecchie città allargando il contagio; altri che si rinchiudono dietro i
chiavistelli; altri ancora che si riversano in lunghe processioni per vicoli e piazze, al lume di torce,
al rullar di tamburi, al suono di pifferi ed altri strumenti stridenti. Il dissonante frastuono, il bagliore
delle torce sono di conforto, quale estremo esorcismo. L’uomo medievale non sa né può
immaginare, che questo comportamento insensato aiuterà a scacciare i topi, a rimandarli nelle
86
Una lotta impari, spesso ad esito incerto: tanti i sinergismi ed antagonismi, le interazioni con un ambiente ostile, con
gli animali portatori di germi letali. Fino all’avvento delle culture, l’uomo restò schiavo dell’evoluzione biologica e non
fu in g rado di di fend ersi dalle in fezioni ch e tramite le proprie reazioni. Lo scotto da pag are fu altissimo: mortalità
infantile, infezioni puerperali, can cren a e setticemia dopo i traumi frequenti durante la raccolta del cibo, la cacci a, gli
scontri con pred atori feroci, le in fezioni batterich e e vi rali del tratto gastrointestinale e respiratorio, sicuram ente
afflissero e d ecimarono i nostri anten ati. In pochi sopravvissero e trasmisero ai discendenti un’immunità preziosa verso
talune affezioni.
87
Michael J. Pelczar Jr., Roger D. Reid <Infectious Diseases of animals> pag. 656 in Microbiology 3d. edition, Mac.
Graw-Hill (1972).
47
fogne, forse ad allontanare il contagio. (fig.6) Superato il flagello ed identificato l’agente
(Pasteurella o Yersinia Pestis da A. Yersin, 1894), il pericolo sembrò scongiurato.
88
Le zoonosi rappresentano tuttora un pericolo latente e continuo e la loro gravità si palesa
periodicamente con modalità del tutto inattese. Pochi decenni fa, una nuova infezione virale
sconosciuta (HIV) infettò l’uomo con conseguenze drammatiche (AIDS). Violazione della natura
vergine e globalizzazione sono state chiamate in causa, per spiegarne origine e modalità di
trasmissione, in parte tuttora controverse.
89
In svariate nicchie biologiche, si ritrovano virus preistorici sopravvissuti per migliaia, forse milioni
di anni, ospiti negletti di qualche specie immune, il cui habitat è oramai estraneo per noi. Se questo
territorio isolato viene violato, semmai disboscato, per fare spazio a strade e piantagioni, allora tante
specie arboricole e terricole saranno costrette a spostarsi, avvicinandosi all’uomo. Boscaioli,
agricoltori, operai rischieranno di essere infettati da virus, contro i quali non hanno difesa.
L’infezione verrà quindi trasmessa, per via oro-fecale o sessuale od altra ancora, a parenti,
conviventi, conoscenti, passanti casualmente incontrati. Come un torrente in piena, l’infezione
dilagherà oltre i confini, lungo le vie di comunicazione più frequentate: fiumi, strade, autostrade,
aeroporti si trasformeranno in vere condotte del morbo. Naviganti, autisti, camionisti, turisti
diverranno untori inconsapevoli o compiacenti di drammatiche epidemie, come nel caso dell’AIDS.
L’impatto delle zoonosi sulla pubblica salute è variabile e non può essere generalizzato.Vi sono
infezioni con una fase asintomatica lunga (HIV: 5-10 anni), che facilita la diffusione tramite sesso
non protetto o contatto col sangue (trasfusioni, aghi infetti). L’impatto sarà in questo caso
drammatico: lo dimostra l’aumento esponenziale dell’AIDS in tanti paesi, specialmente in Africa ed
Asia.
Ebola, M arburg e Lassa sono più contagiosi per contatto col sangue, ma meno pericolosi per la
comunità. 90 La progressione clinica dell’infezione è talmente rapida, da portare a morte il paziente,
prima che si espanda oltre la cerchia di quanti ne sono venuti a stretto contatto.91
88
Improvvisamente invece, dopo la prima guerra mondiale , una epidemia di peste nera scoppiava in Manciuria
dilagando fino alle porte dell’India. Un’indagine dell’OMS ne scoprì presto le cause. Per procacciarsi carni e pellicce la
popolazione locale, stremata da una carestia, si era messa a cacciare marmotte. Queste erano portatrici del germe ed
infestate da pulci: da queste il contagio era passato all’uomo, nuovamente colpevole di aver infranto un equilibrio
stabile da secoli, di avere violato una nicchia biologica. Pochissimi anni fa, un focolaio di peste esplose in India vicino a
Bombay; poco dopo un altro in America sulle Montagne Rocciose... In tutti questi casi si è ripetuto in chiave moderna il
dramma di medievale memoria.
89
HIV, Retrovirus verosimilmente originario dell’Africa central e in forma silente (scimmia). Virulentatosi dopo la
probabile esportazione in USA e ridisseminato dalle Americhe in due forme altam ente patogene in tutto il globo.
90
Retrovirus responsabili della febbre emorragi ca, letale nell’80% dei casi ca. Sembra endemico in alcuni tipi di
scimmie, dalle quali passa all’uomo se ne consuma la carne.
91
Il virus dell’influenza è endemico in molte speci e animali (dai volatili ai maiali) dov e rapp resent a una v era zoonosi.
Si pensa che contagi l’uomo arrivando periodicamente dall’Asia sulla scia dei flussi migratori, trasportato dal vento,
sulle ali di timidi uccelli. I vari ceppi del virus sono molto mutevoli e trasfo rmano continuament e la loro struttura:
passano spesso da un ospite all’altro, acquisendo nuovo materiale genetico. Questo processo di trasfo rmazion e continua
48
Travalicare le frontiere o globalizzare é un processo biologico consueto, ma non privo di rischi.
Conseguenze anche gravi sono prevedibili, quando, violando gli ecosistemi, s’infrangono equilibri
stabilizzati, mettendo in atto una rottura della patocenosi.
92
Svariate pestilenze hanno afflitto l’umanità nel passato antico e recente, altre stanno devastando il
mondo moderno (AIDS), altre ancora sono verosimilmente in procinto di farlo (BSE, malattie
molecolari).
93, 94
Tutte queste aggressioni alla salute, da parte di microrganismi e fattori
ambientali, hanno travagliato l’umanità fin dalla preistoria, costringendola ad adattarsi a nuovi
equilibri patocenetici.
***
Già Plinio, Seneca, Vitruvio ed altri importanti personaggi si lagnavano dei malanni causati
dall’aria malsana dell’Urbe e dagli stili di vita aberranti dell’era imperiale. Già a quei tempi quindi,
qualità d’aria ed ambiente e stili di vita erano ritenuti fondamentali per una buona salute.
Problematiche che, nonostante due millenni di storia e progresso, permangono quasi immutate.
Identificare e raggruppare obbiettivamente, i fattori ambientali imputati o colpevoli delle patologie
dell’uomo moderno, è tutt’altro che facile per due principali motivi. Da un lato, per la difficoltà di
correlare e certificare con esattezza cause ed effetti nocivi; dall’altro, perché questa tematica di
natura scientifica é spesso oggetto d’attenzione fuorviante, da parte di gruppi politici.
A titolo esemplificativo, sono raggruppate in seguito alcune sostanze tossiche, selezionate in base
alla via di contatto più frequente:
1. Inquinanti atmosferici. Sono descritti aumenti temporanei della morbilità e mortalità
secondo la concentrazione e della durata d’esposizione, specialmente sul posto di lavoro.
rende il virus più virulento, tanto da ingannar ogni difesa. È da queste interazioni fra germe e animale che nasce il
rischio di epidemie a conseguenza letale: la cosiddetta “Spagnola” costò oltre venti milioni di vite in tre ondate,
più di tutta la guerra mondiale.
92
Tubercolosi, Lebbra, Sifilide, Rabbia, Carbonchio, Vaiolo, Varicella, Colera, Peste, Morbillo, Rosolia, Parotite,
Scarlattina, Poliomielite, Meningite, Tetano, Difterite, Tracoma, Herpes, Malaria, Schistosomiasi, Filariosi,
Tripanosomiasi, Leishmaniasi, ecc. A Cockburn, <The evolution and eradication of infectious diseases>, Baltimore
John Hopkins Press (1963); R. Dubos <The evolution of infectious diseases in the course of history>, Canad. Med. Ass.
J. LXXIX 445-451 (1958); W. Mc Neill <Uomini e parassiti, una storia ecologica> Ed. Il Saggiatore (1993).
93
Alle malattie virali classiche vanno aggiunte quelle da prioni (proteine non dotate di genoma) come la scrapie della
pecora, la BSE (Encefalite bovina spongifo rme) dei bovini e dell’uomo e la FSE dei felini. I prioni sono strutture non
convenzion ali, mancando probabilmente di geni (proteine infettive?) e si comportano alla stregua di virus.
94
Bruno J.R. Nicolaus, <Malattie molecolari, la maledizione del terzo millennio>, lettura tenuta presso l’Accademia
Pontaniana, Napoli il 28 giugno 2001,loc.cit.
49
1.1 Vari gas (M onossido di carbonio, Anidride solforosa, Ossidi di azoto, Ozono, Cloruro di
vinile, Emissioni da forni di coke, Radon, Fumo da combustione del tabacco)
1.2 M etalli (Piombo, M ercurio, Arsenico, Nichel)
1.3 Polveri (Amianto, Silice, Fibre di cotone, Fuliggine, Carbone, Benzopirene ed altri
idrocarburi aromatici policiclici, PCA, Allergeni d’origine vegetale, Fallout radioattivo)
2. Inquinanti idrici. Imputati d’essere corresponsabili dell’insorgenza di tumori e di malattie
cardiocircolatorie.
2.1 M etalli pesanti (M ercurio, Arsenico, Antimonio, ecc.)
2.2 Scorie organiche ed inorganiche tossiche
2.3 Pesticidi
2.4 Sostanze impiegate in agricoltura com’erbicidi od altro
2.5 Residui da processi di clorazione ed ozonizzazione
3. Inquinanti alimentari
3.1 M etalli pesanti
3.2 Pesticidi
3.3 Erbicidi
3.4 Prioni
4. S corie tossiche. M olto difficili da accertare le reali implicazioni degli inquinanti su base
puramente epidemiologica, seppure sia ovvio che un alto contenuto di prodotti tossici
nell’ambiente sia potenzialmente pericoloso e dovrebbe essere sempre
evitato (principio di precauzione). Le scorie tossiche svolgono la loro azione nociva
sugli organismi viventi direttamente od indirettamente e prevalentemente per via
respiratoria, orale o topica.
50
IX
NEUROPATIE E METALLI OSS IDO-RIDUTTORI
< Verranno alla luce altre sciagure non volute dal caso,
ma dall’uomo. Sono queste le cose che danno più
dolore: le sciagure che l’uomo vuole infliggersi da sé >
Sofocle,Edipo Re
Nonostante i progressi delle scienze biomediche, nessuno é riuscito a spiegare, in maniera
soddisfacente, origine e causa dei disturbi mentali. Secondo una branca della psichiatria, quella
biologica, queste sono da ricercare in un malfunzionamento dell’organo preposto alla mente, il
cervello, collegando queste malattie al meccanismo biochimico di alcuni psicofarmaci, rivelatisi
molto efficaci nella pratica clinica. La loro scoperta, seppure sia stata più frutto del caso che di
ricerca sistematica, rappresenta un capitolo molto felice della ricerca farmacologica, per la dovizia
dei risultati pratici immediati e di quelli a lungo termine. Come altre grandi scoperte, essa ha preso
l’abbrivio in corsia, durante la pratica clinica quotidiana, grazie all’acume di alcune menti brillanti.
Osservando l’andamento clinico di alcuni pazienti, il peggioramento o il miglioramento della loro
sintomatologia, dopo la somministrazione di determinati farmaci, furono formulate delle ipotesi sui
possibili meccanismi molecolari coinvolti. Dall’approfondimento di questi elementi, emerse una
plausibile correlazione tra i dati biochimici e le disfunzioni biologiche, alla base del sintomo stesso.
Ciò portò all’interpretazione di alcuni aspetti delle malattie psichiatriche più diffuse, quali
schizofrenia, depressione, ansia e varie turbe del comportamento ed alla formulazione di una teoria
neuropsichiatrica, la quale vede, alle radici di queste patologie, alcune alterazioni patologiche della
neurochimica cerebrale.
95
La depressione fu così considerata come una diretta conseguenza dell’alterazione funzionale dei
sistemi monoaminergici (noradrenalina, serotonina), mentre la base biologica della sintomatologia
depressiva e dei mutamenti del comportamento, trovò una spiegazione razionale in una disfunzione
del sistema delle monoamine ed i disturbi psicotici furono ragionevolmente correlati ad una
trasmissione dopaminergica alterata. Seppure quest’ipotesi abbia rappresentato un grande
95
Bruno J.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale, neuro e psicopatie:gen esi e sviluppo alla luce della chimica
patologica > Atti Accademia Pontaniana,Napoli XLVII (1998) ,pp 245-271.
51
progresso, essa ha presto mostrato alcune difficoltà d’interpretazione, tra le quali spicca
l’inspiegabile discrepanza tra la rapidità di interazione farmacologica con i trasportatori-ricettori ed
il lento instaurarsi della risposta clinica. Questa richiede, infatti, da settimane a mesi di trattamento
prima di registrare una risposta significativa. Le carenze di tale approccio empirico-riduttivo sono
evidenti; d’altronde queste ipotesi si sono rivelate molto fruttuose nell’indirizzare le successive
indagini della psichiatria biologica e nell’individuare svariati <markers>, dimostratisi utili a fini
diagnostici e terapeutici.
***
L’approccio monoaminergico si é evoluto, in seguito, verso una interpretazione più flessibile,
introducendo il concetto di neuroplasticità, ipotesi neuroplastica, secondo la quale, ogni intervento
clinico-farmacologico positivo andrebbe correlato a modificazioni della plasticità funzionale. 96
Questo modello, meno riduttivo, consente di non trascurare il ruolo dei sistemi serotoninergico e
noradrenergico nella fisiopatologia dell’umore.
Il collegamento tra biochimica, genetica e teoria dell’informazione ha portato alla scoperta di un
meccanismo d’integrazione specifico, che passa attraverso l’interazione delle strutture nervose con i
messaggeri neurochimici. Da questa pietra miliare della ricerca di base, è nato un assioma, che
descrive la complessità del fenomeno attraverso una metafora alquanto pittoresca e divenuta subito
popolare: < i neuroni parlano un linguaggio elettrochimico >. Una trasmissione di tipo
elettrochimico, lo strumento di comunicazione principale negli organismi superiori, richiede la
secrezione di sostanze capaci di produrre segnali specifici riconoscibili dal ricevente, in luogo e
momento appropriati. La ricaptazione del neurotrasmettitore nei terminali presinaptici deve essere
inoltre veloce, onde ottenere una rapida fine della trasmissione. Parametri così raffinati vengono
garantiti da trasportatori specifici ad alta affinità. In un cervello normale, i trasportatori modulano e
controllano la specificità, l’efficienza e l’efficacia della trasmissione sinaptica ed è ovvio che un
loro malfunzionamento possa causare problemi di tipo neurologico. I trasportatori delle monoamine
sono proteine, sodio e potassio dipendenti, e fanno parte della membrana plasmatica. Diverse
malattie psichiatriche ed anche l’abuso di sostanze stupefacenti, quali oppio, cocaina,
96
La plasticità neuronale è un meccanismo crucial e attraverso il quale il cervello si adatta ai cambiamenti ambientali;
contribuisce ai meccanismi funzionali del sistema nervoso e in particolare all’apprendimento e alla memoria.I
cambiamenti nella plasticità possono avvenire a livello molecolare e sinaptico,coinvolgendo le proteine, il numero e
l’effici enza delle sinapsi. Tra i fattori neurotro fi ci, la neurotrofin a BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) è
ritenuta fond amentale per la capacità di regolare la plasticità neuronale, la sopravvivenza dei neuroni adulti e delle
cellule della glia. Cfr. Fabio Tascedda e Nicoletta Brunello < Aspetti molecolari e di neuroplasticità nell’azione degli
psicofarmaci> FACTS NEWS & VIEWS, Società Italiana di Neuropsico farmacologia SINPF vol.7,n.1 (2006),pp.1-6.
52
metanfetamina ed altre, interferiscono con questi sistemi, a vari livelli, disturbandone il normale
funzionamento. Si comportano quasi come dei granelli di sabbia, che entri in un ingranaggio!
Parlare equivale a trasmettere un’informazione. Solo che trasmettere non avrebbe gran senso, se
non ci fosse anche chi riceve ed interpreta. Sarebbe, se no, un discorso tra sordi. Trasmettere e
ricevere presuppongono, quindi, un sistema che coordini tutte le operazioni, un codice in grado di
decifrare il messaggio, un sistema per la sua archiviazione in memoria, ed un dispositivo per
tradurlo in azione. Il linguaggio é uno strumento altamente sofisticato, frutto di un lungo processo
evolutivo degli animali superiori ed in particolare dell’uomo. Le radici di questo gioiello
dell’evoluzione affondano nella preistoria più remota, attraverso livelli di complessità concatenati e
riconducibili a quello molecolare.
***
Quando un adulto od un anziano scompare, si é soliti dire che é morto di vecchiaia. Lo si afferma
con tono rassicurante, come dire, che nessuno é colpevole se non il destino. Si rinfrancano, così, i
più giovani, allarmando gli anziani con un assioma, in effetti, inesatto. Se il morto é giovane,
nessuno direbbe che é morto di gioventù; di gioventù non si muore, non si può e non si deve
morire. Eppure, gran parte dei neonati soccombe nel giro delle prime lune e tanti adolescenti od
adulti non vedranno, nè godranno gli anni più belli.
Oggi, non si muore più di vecchiaia; oggi é buon costume andarsene al di sopra dei trent'anni, per
qualche patologia connessa all'invecchiamento. M a allora cos’é l’invecchiamento: una malattia, una
degenerazione, un colpo di sfortuna maledetto? Non possiamo evitare la morte, combatterla,
eliminarla, rallentarla o addirittura fermarla? Questo problema é annoso, ce lo siamo posti da
sempre; ancor prima d’inventare o scoprire la scienza ed una volta, in contrapposizione alle divinità,
eravamo definiti mortali:
< ...Diede a sé la parola, il pensiero ch’è come il vento, il vivere civile, e i modi
d’evitare gli assalti dei cieli aperti e l’umide tempeste nell’inospite gelo, a tutto armato l’uomo: che
nulla inerme attende dal futuro. Ade soltanto non saprà mai fuggire,se pur medita sempre
nuovi rifugi a non domati mali... >(Sofocle, Coro dell’Antigone).
A furia d’indagare, si é imparato qualcosa di più, sulle cause dell’invecchiamento e sulle reali
possibilità di rallentare questo processo comune a tutti i viventi. 97 L’invecchiamento é diventato,
così, un fenomeno da baraccone. Qualcosa di degenerativo, indotto da alterazioni letali dovute
all’ambiente, seppure in presenza di circostanze genetiche concomitanti
97
Ilyas Prigogyne, loc.cit.
53
Eliminando le cause principali,l’aggressione radicalica e le alterazioni genetiche letali, sarebbe
realizzabile, allora, il sogno di Faust ?
Le reazioni radicaliche sono un capitolo della chimica ampiamente esplorato. E’ merito di alcuni
brillanti biochimici del secolo scorso, l’aver riconosciuto, che i radicali liberi si formano durante
molti processi fisiologici e l’aver suggerito un loro possibile ruolo, nella genesi di varie patologie.
Reazioni radicaliche avvengono un pò dappertutto nel nostro organismo, nei liquidi biologici, nelle
cellule, nei tessuti, in particolare laddove avvengono reazioni ossidative, le quali sono quelle alle
quali l’ossigeno partecipa in prima persona. Grazie alla loro reattività, i radicali tendono a reagire
con una varietà di altre strutture del corpo, come le proteine e i carboidrati. Da ciò deriva la loro
pericolosità, specialmente a livello dei mitocondri e del patrimonio genetico (DNA).
L'attacco alle proteine induce alterazioni funzionali della loro struttura e di quella degli aminoacidi,
le molecole, i mattoni coi quali son costruite le proteine. Le alterazioni sono molteplici, includendo
la loro frammentazione in polipeptidi, le concatenazioni anomale o cross-linking, le modifiche
conformazionali ed una aumentata sensibilità agli enzimi proteolitici. L’ossidazione determina
danni strutturali a vari siti molecolari e di conseguenza, gruppi carbonilici, legami incrociati della
ditirosina, gruppi deaminati o legami peptidici rotti, non vengono più riparati. Aumentando il
numero di molecole danneggiate (accumulo), si aumenta il disordine, fino a cadere in balia di una
vera e propria anarchia molecolare.
98
Le reazioni radicaliche hanno svolto un ruolo importante nella chimica primordiale, quando
l'ambiente era più esposto alle radiazioni solari, ma l'atmosfera era carente d’ossigeno. Col
progredire dell'evoluzione e con l’aumentare della concentrazione d’ossigeno nell’atmosfera, gli
organismi viventi hanno sviluppato sistemi specifici, per difendersi dalle aggressioni radicalossidative e che sono basati su particolari molecole proteiche, chiamate enzimi, in grado di
disattivare i radicali ossigenati. Le aggressioni radical-ossidative avvengono in tutti gli organi,
anche se le parti del corpo più esposte alla luce del sole, come la pelle, sono la sede preferita.
99
Vi
sono anche organi interni più protetti dall'ambiente esterno e dalle radiazioni solari, ma ad alto
turnover metabolico, che sono oggetto di attacchi radicalici, con insorgenza di patologie letali (p.e.
fegato, reni, cuore, cervello, ecc.). In questi casi, la formazione del radicale primario viene attivata
da altre molecole, formatesi in maniera abnorme in qualche ciclo metabolico. Una delle fonti
98
R.T.Dean,S.P.Gieseg,J.A.Simpson < Marker or mechanism:possible pro.oxidant reactions of radical-damaged
proteins in aging and atherosclerosis,an aged related disease > in < Free Radicals: from basic science to
medicine;MCBU,molecular and cell biology updates> G.Poli,E.Albani,M.U. Dianzani, Eds.Birkhäuser Verlag Basel
1992
99
Secondo alcuni autori, la melanina, il pigmento nero più diffuso sulla terra, dovrebbe essere considerato un prodotto
dell'era preenzimatica, quando radiazioni e temperatura erano il fulcro dei processi radicalici e potrebbe aver svolto un
ruolo chiave nella sintesi della materia vivente (Bruno J.R.Nicolaus,loc.cit.).
54
principali, di specie ossigenate reattive (ROS), sono i mitocondri, deputati alla fosforilazione
ossidativa dell’ATP (acido adenosintrifosforico), fonte primaria dell’energia cellulare.
100
Grazie alla grande reattività, i radicali liberi hanno vita brevissima, a volte solo di frazioni di
secondo. Ciò fa supporre, che le reazioni susseguenti alla loro formazione vengano consumate, là
dove si sono formati (in loco) e che sia difficilmente ipotizzabile la migrazione di radicali liberi da
un punto all'altro dell'organismo. Per esempio dalla pelle, dove si formano in gran quantità, sotto
l'azione della luce, fino al cervello al cuore, al fegato, ai reni e ad altri organi.
101
Una gran mole di dati sperimentali, raccolti nel corso degli ultimi cinquant’anni, conferma che
reazioni di tipo radical-ossidativo svolgono un ruolo rilevante nella genesi di svariate patologie, tra
le quali molte ad esito spesso nefasto. Tra queste, citiamo a titolo esemplificativo:
•
varie forme tumorali neoplastiche (azione mutagena dei radicali liberi sul DNA) (Burdon,
1992),
•
l'aterosclerosi (interazione di cellule endoteliali con lipoproteine a bassa densità LDL
ossidate da radicali liberi),
•
102
l'ipertensione essenziale (l'azione pressurizzante delle catecolamine a livello dell'endotelio
sarebbe dovuta al radicale O-2• formatosi durante la reazione di questi composti con
ossigeno),
•
l'amiloidosi (azione ossidativa radicalica su APP-amyloid precursor protein),
•
l'immunodeficienza senile (diminuzione delle difese immunitarie per aggressione
radicalica),
•
il morbo di Parkinson (perossidazione dei lipidi di membrana con deficit dei neuroni
dopaminergici a livello substantia nigra).
103
Dato che gli antiossidanti rallentano le reazioni radicaliche in vitro, per la profilassi e la terapia di
queste malattie degenerative é stata consigliata la somministrazione di sostanze naturali riducenti,
quali vitamina A, C, E, tiola, glutatione, acetilcisteina, betacarotene, ecc. L’impiego di questi
100
In questo pro cesso, l’ossigeno molecolare (02) traspo rtato dal sangu e, viene ridotto ad acqua (H2O), tramite
captazione di quattro elettroni e quattro atomi di idrogeno.
Contemporaneam ente, si formano il radi cale superossido (O2•–), acqua ossigenata (H2O2) e l’attivissimo radicale
idrossile (•OH), temuto per la sua citotossicità.
101
Questo aspetto cinetico inquiet ante e non su fficient emente considerato dalla teori a radicalica d ell'invecchiam ento,
andrebb e, a nostro avviso, approfondito ulteriormente.
102
103
U.P.Steibrecher,H.Zhang,M.Longheed , Free Rad.Biol.Med. 9,115-168 (1990).
J.D.Adams,I.N.Odunze, Biochem.Pharmacol. 41, 1099-1105 (1991).
55
prodotti é popolare in molti paesi, seppure la loro utilità clinica non sia stata scientificamente
provata.
L’ossigeno allo stato molecolare possiede una reattività limitata, eppure quando un
organismo viene esposto, per periodi di tempo prolungati e a pressioni parziali d’ossigeno superiori
alla norma, esso può subire danni rilevanti, correlati alla formazione del radicale superossido e di
altre specie radicaliche ossigenate, considerate le più pericolose per gli organismi viventi.
Il radicale superossido si forma durante il processo di riossigenazione dei tessuti, a seguito di
insulto ischemico cerebrale o cardiaco. Esso è responsabile delle lesioni tissutali e dei conseguenti
danni invalidanti, caratteristici di queste condizioni patologiche, qualora non s’intervenga
sollecitamente sul tessuto colpito, al fine di bloccare l’aggressione radical-ossidativa. In via più
generale, l'aggressione del radicale anione superossido sugli acidi grassi polinsaturi delle membrane
cellulari, dà luogo alla formazione di perossidi e idroperossidi, con successiva rottura dei legami
carbonio-carbonio. Ne derivano prodotti ossigenati, le aldeidi, che in presenza di aminoacidi
formano pigmenti colorati (lipofuscine), spesso indicati come indice dell'invecchiamento
dell'organismo.
Le membrane cellulari non sono facilmente permeabili all'anione superossido, mentre lo sono al
perossido di idrogeno. E' verosimile che quest’ultimo, una volta penetrato nella cellula, dia luogo a
radicali idrossile •OH, sotto la spinta catalitica del ferro e del rame.L'azione tossica dei radicali
liberi ossigenati viene potenziata dal ferro, il quale promuove la formazione di ulteriori radicali
ossigenati o complessi sidero ossigenati (Fe/O2) altamente reattivi: il binomio Fe/O2 rappresenta
una delle chiavi della vita, ma anche un pericoloso strumento di morte.
Gli organismi aerobici hanno sviluppato, nel corso dell'evoluzione, una serie di meccanismi
biochimici di difesa contro queste aggressioni ossidative, seguendo due direttrici principali. Da una
parte, neutralizzano il ferro e gli altri metalli catalizzatori delle ossidazioni; dall’altra, bloccano i
processi ossidativi tramite sostanze riducenti. Ambedue i meccanismi svolgono egregiamente il loro
compito negli organismi sani, pur non essendo in grado di contrastare
l’enorme pressione
ossidativa esercitata dai tanti agenti, durante le aggressioni radicaliche. Tra i vari meccanismi
riducenti, attivi nel nostro organismo, citiamo: quello a base di superossidodismutasi (SOD),
catalase e glutatione (GSH) perossidasi; l'altro, a base di 2-tocoferolo o vitamina E, GSHperossidasi e fosfolipasi A2, volto a minimizzare la perossidazione delle membrane lipidiche. Tra i
neutralizzatori del ferro, ci sono alcune molecole proteiche dotate di grande affinità per questo
metallo, in grado di sequestrare il ferro libero, impedendogli così di nuocere e di rilasciarlo in
quantità discrete, quando opportunamente richiesto dall’organismo. Tra queste, citiamo: la ferritina,
l'emosiderina, la lattoferrina ed altri sequestranti del ferro.
56
Particolarmente preoccupanti sono i sinergismi tra radicali liberi, ossigeno nelle sue forme attivate,
ed inquinanti ambientali.
104
Le conseguenze di queste combinazioni sull’incidenza di varie forme
di cancro sono inquietanti, come pure il fatto che solamente un numero molto limitato di inquinanti
è stato sufficientemente studiato. Nel nostro ambiente ed in particolare nell'aria urbana, sono
presenti migliaia di sostanze chimiche non ancora identificate, come ad esempio gli spezzoni di
idrocarburi insaturi ed aromatici formati ed espulsi nell’atmosfera dai motori a scoppio e dagli
impianti di riscaldamento. Non conosciamo le proprietà biologiche di questo temibile cocktail
chimico, mentre possiamo prevederne la genotossicità. (fig.7) Alcune interessanti correlazioni tra
varie patologie e radicali liberi ossigenati, formulate negli anni novanta da Halliwell, meritano
attenzione adeguata:
105
Patologie correlate all’azione di radicali liberi ossigenati
(secondo Halliwell 106 )
Cervello e SNC
Malattia di Parkinson (PD)
Discinesia tardiva (TD)
Sclerosi amiotrofica laterale
Deficienza di vitamina E
Danno da neurotossine
Ossigeno iperbarico
Danni cerebrovascolari da ipertensione
Sovraccarico di alluminio
Encefalomieliti allergiche
Potenziamento di ferite traumatiche
Cuore e Sistema Cardiovascolare
Aterosclerosi
Cardiotossicità da adriamicina
104
B.D.Goldstein < Free radicals and active states of oxygen in human cancer due to environmental pollutants:public
health optimism and scientific skepticism > in <Ree radicals from basic science to medicine..,loc.cit.
105
Secondo conclusioni oramai accettate dalla comunità scientifi ca internazionale:
-il fumo passivo fa male ed è speci almente dannoso per chi soffre di malattie respiratorie;
- negli USA muoiono ogni anno di morte improvvisa a causa del fumo passivo, più di 400 neonati;
- gli adulti esposti al fumo p assivo hanno una in cidenza d el 20-30% maggiore di mal attie di cuo re e tumori di chi
non frequenta fumatori;
- non si possono evitare gli effetti nocivi del fumo p assivo,separando fum atori e non fum atori,dato che se si
condividono gli stessi ambienti non c’è sistema di ventilazione che tenga.
Nelle urine di neonati di pochi mesi, viventi in case dove si fuma, è stato isolato il Nnal (4-Methylnitrosamino-1-3piridil-1-butanolo),sostanza altament e can cerog ena (dimostrato nei ratti). Se la mamma in gravidanza fum ava,il Nnal si
trova anche nel sangue dei neonati. Quando la mamma fuma è come se fumassero un po’ anche i neonati.
106
B.Halliwell et al. < Free radicals and degenerative diseases of the nervous system > Nippon Ronen Igakfai Zasshi
27,171 (1990).
57
Malattia di Keshan (deficienza di selenio)
Cardiomiopatia alcolica
Occhio
Cataratta
Degenerazione maculare
Fotoretinopatia
Emorragia oculare
Retinopatia dei prematuri
Organi riproduttivi
Cancro infantile
Complicazioni ipertensive in gravidanza
Mutazioni portanti a malformazioni congenite
Anormalità dello sperma
Reni
Nefrotossicità da metalli
Nefrotossicità da aminoglicosidi
Sindromi nefrotiche autoimmuni
Sistema gastrointestinale
Lesioni da antinfiammatori nonsteroidei
Avvelenamento da ferro
Danni epatici da idrocarburi alogenati
Pancreatite da acidi grassi liberi
Danni da endotossine al fegato
Azioni diabetogene da allossana
Polmoni
Displasia broncopolmonare
Pneumoconiosi da polveri minerali
Tossicità da bleomicina
Ipossia
Danni da fumo di tabacco
Enfisema
Tossicità da inquinanti aerei (ozono, S0 2, NO2)
Cancro; Malattie da alcoolismo; Invecchiamento; Danni da radiazioni;
Globuli rossi del sangue
Anemia di Fanconi
Favismo
Malaria
Fotossidazione protoporfirinica
Anemia drepanocitica
Infiammazione e disordini del sistema immunitario
Deficienze del sistema immunitario da invecchiamento
Malattie autoimmuni
Artrite reumatoide
Glomerulo nefrite
Vasculite da virus epatite B
58
Lebbra
Sovraccarico di ferro
Deficienze nutrizionali
Sovraccarico da dieta
Emocromatosi idiopatica
Ischemia/Riperfusione
Infarto del miocardio
Trombosi cerebrale
Stress ossidativo da lavoro muscolare
***
La composizione chimica e la fisiologia del cervello sono singolari, rispetto a quelle di altri organi:
si registra una rilevante concentrazione di lipidi, un consumo di ossigeno elevato ed una modesta
presenza di enzimi antiossidanti. Nella frazione lipidica, si ritrovano vari acidi grassi non saturi, i
quali assieme a catecolamine ed altre amine biogene, sono ottimi sostrati per reazioni ossidative con
radicali ossigenati. I neuroni e le sinapsi, bersagli ideali dello stress ossidativo, sono localizzati
nella corteccia cerebrale e si trovano quindi piuttosto lontani dalla glia, sede dei principali sistemi di
difesa antiossidativa.
Il cervello contiene una notevole quantità delle scorte di ferro dell’organismo, sotto forma di
complessi proteici (ferritina, ecc.) normalmente quiescenti; se liberato impropriamente, questo ferro
può catalizzare, a sua volta, la formazione selvaggia di radicali liberi ossigenati, che sono alla base
dello stress ossidativo.
In caso di attività glicolitica abnorme, il pH si abbassa, inibendo la respirazione cellulare (ATP) e
favorisce la formazione di metaboliti proossidanti. L'aumento di ioni calcio attiva, infine, l'attività
fosfolipasica con formazione di acido arachidonico altamente ossidabile e la sintesi di altri radicali
ossigenati.Lo scenario, offerto da questa molteplicità di reazioni ossidative e la loro correlazione
con possibili sindromi patologiche dell’uomo, è complesso e lungi dall’essere spiegato
soddisfacentemente. Jesberger e Richardson 107 hanno eseguito un tentativo degno di nota in questo
campo, integrando dati biochimici e risultati clinici, al fine di trovare una correlazione tra le varie
psico e neuropatie e l’azione di radicali liberi ossigenati: 108
107
J.A.Jesberger,J.S.Richardson < Review of oxygen free radicals and brain disfunction > Intern.J.of Neurosc. 57,1-17
(1991).
108
Non è an cora chiaro cosa inn eschi la reazione radicalica primaria in un ambito così protetto dalla lu ce e dalla
penetrazione di inquinanti ambientali in grado di superare la barriera emato -encefalica. Tra le varie ipotesiè stata
59
Neuro e psicopatie correlate all'azione di radicali libe ri
(secondo Jesberger e Richardson )
1. Morbo di Parkinson
2. Demenze e morbo di Alzheimer
3. Trombosi cerebrale
4. Alcolismo
5. Convulsioni epilettiche
6. Traumi cranici
7. Danni della retina
8. Danni della colonna vertebrale
9. Sclerosi multipla (Demielinizzazione)
10. Schizofrenia
11. Sindrome di Down
12. Progeria
13. Sindrome di Werner
14. Sindrome da cocaina
15. Deficienza di vitamina E
16. Sindromi demenziali da AIDS (Infezione HIV)
17. Terapia inalatoria ossigenante
18. Shock
19. Edema cerebrale
20. Discinesia tardiva
21. Malattie infiammatorie
22. Danni cerebrali da shock da ossigeno iperbarico ed iperossigenazione.
Il radicale superossido ed il perossido di idrogeno (H2O2) si formano durante vari processi
fisiologici: in caso di sovraproduzione, con l'aiuto di ioni ferro (Fe) o rame (Cu) come catalizzatori,
essi possono generare il radicale idrossile (•OH), tossico per vari tessuti.Questo processo
indesiderato sembra particolarmente frequente, qualora la disponibilità di ferro aumenti a causa di
danni tissutali, conseguenti ad ischemia o trauma. M entre l'alluminio (Al) non promuove la
perossidazione dei lipidi di membrana, esso accelera quelle dipendenti dagli ioni Fe2+. L'elevata
ipotizzata l a pen etrazione di neu rotossine endog ene form atesi grazie a fattori esogeni ed all’azione cat alitica di Ferro
(Fe), Alluminio (Al) e Manganese (Mn).
60
concentrazione di Al, nel cervello dei malati di Alzheimer, può essere messa in relazione a questa
azione nociva del ferro, dovuta a duplice accumulo di Fe ed Al. Normalmente, l'alluminio non passa
in quantità significative la barriera ematoencefalica. Nell'Alzheimer, modifiche patologiche di
membrana possono favorire invece il passaggio di Al ed il suo accumulo.
La discinesia tardiva (DT) è un disturbo dei movimenti, caratterizzato da ipercinesia del corpo, da
movimenti involontari ripetuti e privi di significato. Essa compare in pazienti psicotici trattati con
neurolettici o spontaneamente in pazienti schizofrenici. E' stata anche descritta in popolazioni non
psicotiche trattate con dopamino antagonisti, come la metoclopramide.L'eziologia esatta della DT
non è conosciuta, seppure vari indizi indichino come probabile un danno radicalico del sistema
catecolaminergico, con particolare referenza ai gangli basali, allo striato ed alla substantia nigra.Gli
acidi grassi essenziali sono indispensabili per l'architettura delle membrane neuronali e per il buon
funzionamento delle cellule nervose: a causa della loro struttura chimica, gli acidi grassi insaturi
sono facilmente ossidabili e soggetti all'aggressione di specie radicaliche ossigenate.La
perossidazione lipidica, da parte di radicali liberi, gioca un ruolo nella genesi della discinesia
tardiva, il cui decorso sembra favorevolmente influenzato dalla somministrazione di acido gammalinolenico. 109
La sindrome di Down (DS) rappresenta la malformazione genetica più frequente, ed è caratterizzata
dalla presenza di tre cromosomi 21 invece di due. I malati mostrano ritardo mentale ed una
sindrome neuropatologica simile a quella dei pazienti di Alzheimer (AD). Tra i geni codificati nel
cromosoma 21 c'è la CuZn superossidodismutase (SOD1), la quale è deputata ubiquitariamente alla
dismutazione del superossido in perossido di idrogeno (H2O2) ed ossigeno (O2). A causa del gene
in eccesso, l'attività SOD-1 è aumentata del 50% in tutte le cellule e perciò anche nei neuroni
piramidali ippocampali, i quali nella malattia di Alzheimer sono soggetti alle ben note
degenerazioni. Sembra verosimile che l'eccessiva attività superossido dismutasica (SOD-1), con
sovraproduzione di perossido di idrogeno (H2O2) danneggi irrimediabilmente le cellule nervose.
La degenerazione dei neuroni dopaminergici nigrostriatali rappresenta la principale caratteristica
biochimica della malattia di Parkinson. Tra le varie ipotesi, ha preso piede quella che riconduce la
malattia all'azione di un fattore neurotossico ancora sconosciuto, d’origine endogena od esogena. In
appoggio ad essa, si citano casi di Parkinsonismo permanente nell'animale e nell'uomo, dovuti
all'azione di derivati della piridina con specifica tossicità per i neuroni dopaminergici
nigrostriatali.Nel cervello, vi sono differenti gruppi e sottogruppi di neuroni dopaminergici con
differenti proprietà morfologiche. Neuroni melanizzati sono raggruppati in vari posti, trovandosi in
109
L'impiego degli antiossidanti alfa-toco ferolo (Vit. E) ed acido ascorbico (Vit. C) è stato preconizzato per la pro filassi
e terapia di DT (Vaddadi, 1992).
61
maggior quantità nella substantia nigra pars compacta, fino a raggiungere concentrazioni minime
nelle cellule grigie centrali, le quali contengono l'enzima tirosin-idrossilasi.
E' stato dimostrato da indagini post mortem in pazienti di Parkinson, che la degenerazione cellulare
è più frequente nei neuroni ad alto contenuto di melanina che negli altri neuroni dopaminergici.
(Disturbo della pompa dopamina/neuromelanina).Questi dati indicano, come la neuromelanina
possa essere collegata allo sviluppo della malattia, correlando la presenza del pigmento alla
vulnerabilità dei neuroni ed alla formazione graduale e concomitante di radicali liberi altamente
reattivi. I neuroni dopaminergici, contenenti neuromelanina nei pazienti di Parkinson, non
contengono tirosin-idrossilasi a differenza della substantia nigra dei controlli. La deprivazione di
quest’enzima protettivo a seguito d’insulto radicalico diretto od indiretto trasformerebbe questi
neuroni in cellule agonizzanti.
I traumi cranici da incidenti d'auto od altri mezzi di trasporto, rappresentano una delle cause
d’invalidità temporanea o permanente e sono molte centinaia di migliaia le persone, che ne soffrono
ogni anno in tutto il mondo con ingente danno sociale. Questa sindrome venne già riconosciuta da
Ippocrate, pur restando del tutto sconosciuti i meccanismi alla base dell'infermità. Convulsioni
epilettiche posttraumatiche sono frequenti in questi pazienti e vengono correlate ad emorragia
interna, rottura dei globuli rossi e diffusione di emoglobina nel sistema nervoso centrale:
<emoglobina una proteina pericolosa>. Il ferro fisiologico è legato all'emoglobina ed alla
transferrina, formando un complesso relativamente stabile. Una volta liberato, il ferro si trasforma
in cationi solubili Fe2+ / Fe3+ , in grado di catalizzare la formazione di radicali liberi ossigenati. Il
radicale idrossile •OH da una parte partecipa alla perossidazione delle membrane lipidiche cellulari,
dall'altra favorisce nel cervello la sintesi di derivati guanidinici (metilguanidina, acido guanidino
acetico) noti per la loro azione convulsivante. A questi fenomeni tossici può affiancarsi la
liberazione nel focus epilettico di neurotrasmettitori inibitori ed eccitatori.
L'assunzione smodata di prodotti alcolici (alcolismo) rappresenta la causa più diffusa di
intossicazione nella specie umana, i cui danni sono riconducibili, tramite vari meccanismi di azione,
alla formazione di radicali liberi:
•
formazione del radicale etossi C2H5O• iniziatore di varie altre catene radicaliche;
•
aumento della citocromo P-450 nel fegato, fonte di altri radicali;
•
accumulo di acetaldeide con conseguente ipossia e formazione di radicali;
•
infiltrazione di cellule infiammatorie con formazione di varie specie radicaliche ossigenate.
* * *
Lo stress ossidativo svolge un ruolo cruciale nella eziopatogenesi e nel decorso di svariate patologie
neurodegenerative. Un evento rilevante nell’inarrestabile progressione della degenerazione
62
cellulare, alla quale partecipano anche altri fenomeni, come il danno mitocondriale, la tossicità del
calcio e la eccitotossicità.
Il ruolo del ferro nei processi neurodegenerativi è innegabile, seppure non sia ancora chiaro se il suo
accumulo in certi tessuti ed organi bersaglio, sia l’evento primario e non secondario. Ad esempio, il
drammatico calo del glutatione ridotto (GSH) viene considerato di primaria importanza ai fini della
neurodegenerazione, seppure dubbi reali siano emersi sulla significatività.E’ stato anche obiettato,
che l’alto livello di perossidazione dei lipidi misurato in vari casi, rappresenti un artefatto
sperimentale riconducibile ad una ossidazione avvenuta post mortem, durante l’omogeneizzazione
dei tessuti. Permangono quindi tanti dubbi ed incertezze al riguardo di una presunta monofattorialità
delle singole cause, mentre sembra oramai accertato, in varie patologie, il ruolo determinante di
singoli fattori endogeni o esogeni.
Non sono gli anziani a subire da soli i danni di un ecosistema in subbuglio. M aggiore
preoccupazione destano i danni al cervello dei giovani, dato che in via di sviluppo quest’organo
ancora indifeso é particolarmente sensibile ad ogni aggressione del mondo esterno. Ricercatori
americani hanno recentemente identificato oltre 200 composti chimici presenti nell’ambiente, in
grado di provocare uno sviluppo neurologico anomalo, favorendo l’insorgenza di un’ampia gamma
di disturbi, dal deficit di attenzione al ritardo mentale.
110
E’ molto inquietante il fatto, che un vasto
campione di bambini nati tra gli anni 1960-80 ed esposti al piombo utilizzato come additivo nella
benzina, mostrino un quoziente di intelligenza (IQ) di gran lunga inferiore a quello dei controlli. La
storia insegna, come già una volta il piombo abbia svolto la sua azione nefasta, contribuendo alla
disgregazione della società dominante ed alla caduta dell’Impero romano.
L’esito della battaglia di Normandia e la sconfitta della Germania sarebbero stati determinati dal
deterioramento mentale di Hitler. Questo deficit mentale viene interpretato quale logica evoluzione
del Parkinsonismo che afflisse il Führer sin dal 1934, come confermato anche dal suo medico
curante ( Dr.Eichen,1944). La lentezza e l’inefficienza del contrattacco tedesco, dopo lo sbarco
alleato, sono state quindi ricondotte ad un’unica causa: la patologia mentale di Hitler. Il Parkinson
spesso e volentieri si associa alla demenza di Alzheimer o ad altre gravi turbe della cognizione e del
comportamento, tra cui rigidità mentale e logica aberrante.
Chi vinse allora la grande battaglia dell’ultima guerra mondiale: strategia o follia?
110
Philippe Grandjean, PJ Landrigan < Developmental neurotoxicity of industrial chemicals > T he Lancet
2006;368:2167-2178
63
M olti dittatori o semplici governanti, historia docet, hanno mostrato o mostrano turbe
dell’equilibrio psico-fisico, quale conseguenza di un deterioramento mentale progressivo,
conseguente ad abuso di farmaci e droghe, spesso abilmente celato.
111
< Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >
111
J.T.Hutton, J.L.Morris <Adolph Hitler’s Parkinsonism may have influenced the battle of Normandy and the
outcome of World War II > XIII Intern. Congress on Parkinson’s disease, July 24-28,1999, P-WE-081-Vancouv er
Canada, published as a supplement to Parkinsonism and related disorders Vol.5,1999, Elsevier Science Lt.
64
X
RIS UCCHIATI D AL VORTIC E OSCURO
112
<Despite the advent of molecular genetics in neurobiology,our understanding of
functional relationships of the components of the central nervous system remains in its
infancy,particularly in the areas of cellular interaction and synaptic modulation..>
(George J.Siegel)
Il suicidio rappresenta un fenomeno patologico in costante aumento nei paesi industrializzati, con
gravi ripercussioni sociali in tutte le etnie, tra uomini e donne; adolescenti,adulti ed anziani; ricchi e
poveri. Le cause di questa tragedia restano controverse,
113
mentre, secondo la nostra tesi, esiste
una verosimile correlazione tra l’aumento dei suicidi nei paesi industrializzati ed il concomitante
aumento dell’inquinamento ambientale.
A livello molecolare, l’inquinamento favorisce le aggressioni radicaliche ossidative del sistema
nervoso centrale, CNS, con formazione di metaboliti aberranti ed allucinogeni delle catecolamine,
denominati, quì di seguito, Letra o Lethal Transmitter, i quali fungono da fattori scatenanti
dell’azione suicida.
Il suicidio viene, quindi, interpretato come errore metabolico casuale,
conseguente a profonde alterazioni della neurochimica cerebrale, a seguito di aggressioni
radicaliche ossidative.
***
112
Bruno J. R. Nicolaus < Risucchiati dal vortice oscuro-Riflessioni sulla chimica patologica e la neurobiologia del
suicidio > Atti Accademia Pontaniana, Napoli XLVIII (1999), pp. 199-231; Bruno J.R.Nicolaus < La cultura
dell’inganno – Riflessioni sull’evoluzione del cervello e delle culture” Accad emia Pontaniana,Napoli, Quaderno 21
(1997), Giannini ed. Napoli.
113
La dinamica psicologica d el suicidio è abb astanza complessa e può sottintendere div ersi signi ficati. Eccon e alcuni:
La fuga d a una situazione sentita com e insopportabile dal soggetto; Il lutto : il suicidio in conseguenza della p erdita di
una person a cara, di un el emento della person alità o del p roprio modello di vita; Il castigo : il suicidio per espiare un
errore ( reale o immaginario ); Il delitto : attentare alla propria vita per trascin are un’altra person a con sé; La vendetta: il
suicidio sia per p rovocare il rimorso altrui sia p er in fliggergli l’infamia d ella comunità;-La richiesta e il ricatto: il
suicidio per fare pressione sull’altro; Il sacri ficio ed il passaggio: il suicidio com e mezzo p er raggiungere un a
condizione ritenuta superiore; L’ordalia o il gioco: rischiare la propria vita per mettere alla prova se stesso.
65
M entre le religioni monoteiste condannano esplicitamente il suicidio, l’etica classica lo considera
lecito e talvolta auspicabile:<…per l’uomo il meglio è non esser mai nato, e se nato varcar al più
presto le porte dell’Ade…>. La corrente cinico-stoica 114 difese, più di ogni altra,
il diritto al
suicidio: < più libero è l’uomo tanto meno sarà egli dominato e reso schiavo da affetti e desideri,
la cui mancanza non lo faranno poi che soffrire >. L’indifferenza per la vita diviene, quindi,
sinonimo di perfezione e il suo rifiuto l’espressione più efficace per affrancare l’uomo dall’infelicità
dell’esistenza.
La morale corrente bollava i suicidi come disertori della vita e gli Ateniesi lo punivano qualora
fosse stato di pregiudizio alla comunità: debitori, soldati e servi, accomunati dal dovere di servire,
non erano liberi di scegliere tra vita e morte: il bene della vita non era più di loro dominio.
Gli antichi Ebrei negavano le onoranze funebri ai suicidi e la chiesa cattolica ha condannato
l’estremo rifiuto, sempre che non fosse chiara conseguenza di malattia mentale.
Da tempi remoti, i legislatori si sono premurati di sventare le tendenze suicide, seppure siano stati
spesso incerti su eventuali sanzioni penali. Per non aggiungere danno al danno, la maggior parte
delle legislazioni moderne tende a non incriminare il suicida, mentre in Inghilterra e nello stato di
New York esso resta invece reato perseguibile (felonia de se). Nel Giappone imperiale, il suicidio
era consentito, considerato moralmente legittimo e talvolta eroico. Il codice penale italiano
riconosce l’ effettiva inefficacia intimidativa della pena per coloro che sono predisposti o decisi ad
attentare alla propria vita, prevedendo due categorie di reati: l’omicidio del consenziente e la
determinazione al suicidio.
***
La tendenza al suicidio si riscontra nel corso di malattie mentali o stati mentali anomali. Essa può
presentarsi episodicamente, durante crisi di malessere, melanconia, malumore, tristezza e deliri di
tipo depressivo. Ricorre con una certa frequenza nei nevrastenici e negli alienati, con frequenze a
volte più elevate nelle città, tra gli intellettuali e le persone d’età adulta. Il maggior numero di
114
La fisica dello stoicismo riprende nella sostanza la concezione eraclitea del mondo, governato da legge razionale
perfetta e immutabile nella sua p erfezion e. Legg e che sovrastando al div enire delle cose, lo fa p rocedere
con formem ente a sé medesima. Principio supremo del mondo, esso rappresenta la divinità medesima che non è
trascend ente bensì immanent e alle cose. Anima univers ale, essa p ermea il grand e corpo del mondo e n e determina la
vita, così come l’anima individuale caus a la vita e l’attività del corpo umano. Pertanto la fisica stoica è n el contempo
religione e teologia p anteistica, la qu ale v ede la mani festazione vivente d ella poten za divina in ogni asp etto del reale.
L’accad ere del mondo si ripete a interv alli regolari e periodici in forme id entiche, secondo l’antica concezion e del
ritorno. Su tutto sovrasta e impera una n ecessità razion ale stabilita dal destino, al quale nulla s fugg e e nulla potrà mai
contrastare.
66
suicidi si verifica tra i 20-30 anni e nella terza età, mentre i modi variano in rapporto a sesso, razza,
condizioni di vita, professione, luogo d’abitazione. In Italia prevalgono i suicidi da arma da fuoco
(specie negli uomini) e da annegamento o avvelenamento (donne). Strani per apparente mancanza
di motivazione psicologica, sono i suicidi di dementi precoci determinati da impulsi improvvisi,
automatici (raptus).Nelle psicopatie lucide, il suicidio si prospetta talvolta come soluzione logica
naturale e inevitabile di difficoltà contingenti, le quali per quanto morbose, sono sofferte
dall’ammalato come reali. Dalla letteratura, emergono vari casi di paranoici suicidatisi di fronte a
presunte persecuzioni, o per reazione alla privazione della libertà, o anche per rituali mistici
sacrificali. Gli ammalati di manie ossessive possono diventare preda di crisi d’angoscia, perfino
coloro che sono tormentati da ossessione suicida. Altre volte, sono cause apparentemente futili a
spingere l’ammalato verso il baratro: labilità eccessiva dell’umore, insufficienza dello spirito di
conservazione, piccole contrarietà e ostacoli della vita quotidiana, puntigli difficili da rimuovere
verso situazioni o persone, perfino scommesse, riti tragici o burleschi, la suggestione di località
romantiche, di letture fuorvianti, della disponibilità d’armi proprie e improprie e infine una
tradizione famigliare pesante.
Avversità contingenti, ai nostri occhi non certo insormontabili,
possono ispirare e spingere amanti solitari o coppie d’amanti all’atto estremo, per spirito di
romanticismo.
***
Secondo l’OM S, almeno una persona su cinque al mondo é interessata direttamente a un disturbo di
natura psichica, spesso trattabile farmacologicamente. Il numero dei pazienti trattati è, tuttavia,
notevolmente inferiore per molteplici motivi, tra cui spiccano la diagnosi carente, la terapia non
sufficientemente capillare sul territorio, il costo della cura. Accanto a questi motivi tecnici e quindi
passibili di miglioramento, ne spicca un altro di natura educativa, più difficile da superare. M entre
gran parte della gente sia consapevole, che la macchina umana sia soggetta a usura; che cuore,
intestino, fegato, reni, polmoni ed altri organi possano guastarsi fino all’estremo bisogno del
trapianto, la maggioranza rigetta l’idea che il cervello sia soggetto a usura, che mente e cervello
possano guastarsi, che il cervello non sia che un organo come gli altri e che le malattie mentali
abbiano radice biochimica.
E’ radicato e continua, infatti, ad esercitare una deleteria influenza, l’assioma di freudiana
memoria:
<…un’unica causa per tutte le malattie mentali, anche le più gravi: un’educazione carente. Ogni
cosa è legata al modo in cui si è stati allevati >
67
Non riconoscendo in tempo la vera natura del male, tanti malati si rivolgeranno a terapie inadeguate
o a droghe illecite, nel vano sforzo di allontanare da sé sofferenze e incubi tormentosi.Dopo la
radicale rivoluzione degli anni cinquanta, la psichiatria si è andata concentrando sulle cause
biologiche della malattia mentale, adottando le nuove terapie messe a disposizione dalla ricerca. 115
Oggi, esiste un ricco armamentario terapeutico, in grado di trattare, spesso con risultati
soddisfacenti, buona parte delle disfunzioni mentali. La disponibilità di questi prodotti è tale, da
aver contribuito a creare un altro grave problema alle varie società del pianeta, quello dell’abuso del
psicofarmaco. Il problema si è ingigantito, anche perché é stato ignorato o sottovalutato, che il
trattamento di queste patologie non è solo farmacologico, ma coinvolge sfere più vaste.
116
Nell’attuale società dei consumi, la medicina viene identificata sempre più spesso con la semplice
diagnosi e terapia, portandola a trascurare la propria missione, l’esperienza della malattia, la
personalità del paziente e l’esperienza umana.
Tutto ciò ha contribuito a: < rompere le corde dell’arpa >.
***
Il suicidio è un fenomeno complesso, al quale concorrono svariati fattori di natura biologica,
psicologica e culturale, concatenati in una perversa spirale, difficile da analizzare. Esso è limitato
alla specie umana e travalica ogni frontiera: ciò pone l’indice non solo sulle caratteristiche
planetarie del fenomeno, ma anche sulle strutture cerebrali dell’ Homo sapiens. L’incidenza non é
uniforme, frammentandosi in una miriade di forme legate alle culture locali: in USA, Canada,
Europa occidentale e orientale, come pure in altri paesi tra cui alcuni del terzo mondo, i tassi di
suicidio sono tanto elevati nella terza età, da farlo considerare una vera e propria malattia
geriatrica. 117
Essi mostrano tendenza all’aumento, laddove maggiore è la dissociazione
dell’anziano dal suo gruppo di appartenenza, sia etnico che sociale. In alcuni paesi, come l’Italia,
sono più frequenti nelle città, in altri come il Giappone, nelle aree rurali, forse secondo il differente
grado di aggregazione. Secondo Durkheim, i tassi di suicidio varierebbero in maniera inversamente
proporzionale al livello di integrazione, o in altre parole, minore l’integrazione, maggiore la
115
Jan Volavka < Neurobiology of violence > American Psychiatric Press Inc. Washington DC (1995); Robert M.
Bilder and F. Frank Le Fever eds < Neuroscience of the mind on the centennial of Freud’s project for a scientific
psychology > Annals o f the New Yo rk Academy o f Sci ences Vol. 843 (1998); Serena Zoli e Giovanni B. Cassano < E
liberaci dal male oscuro > Longanesi ed. (1993); Lori Schiller e Amanda Bennett < La stanza del silenzio > Mondadori
ed. (1994).
116
Bruno J. R. Nicolaus <Eutanasia del dolore e della coscienza. Riflessioni sulla rivoluzione biomedica e sul dilagar
di droga e violenza> Atti della Accademia Pontaniana,Napoli XLVI, 379-411 (1997), Giannini ed. (1998).
117
E. Durkh eim <Suicide> The free press - New Yo rk 1951; C. La Vecchia et al. <Worldwide trends in suicide
mortality, 1955-1989> Acta Psych. Scandinavica 90, 53-64 (1994); E. K. Moscicki <Epidemiology of suicide> Intern.
Psychogeriatrics 7, 137-148 (1995); Paul Kettl <Alaska native suicide: lessons for elder suicide> Intern.
Psychogeriatrics 10, 205-211 (1998)
68
propensione al suicidio. M odifiche drastiche degli ordinamenti sociali, come quelle verificatesi
nell’Europa Orientale dopo la caduta del muro di Berlino, o in Alaska durante il boom del petrolio
(1985-1994), mostrano un aumento significativo dei suicidi nei giovani, più fragili verso la perdita
dei valori di riferimento. A questi, si contrappone una diminuzione dei suicidi negli anziani, grazie
alla loro maggiore capacità d’integrazione in caso di difficoltà.
118
Quasi ovunque, i tassi di suicidio negli anziani sono più alti rispetto a quelli degli altri gruppi di età:
una vita stressante, la perdita del lavoro, problemi famigliari gravi. l’alcoolismo, la droga, malattie
somatiche e mentali, tra cui in prima istanza la depressione, contribuiscono a questo fenomeno.
Studi autoptici confermano, come la maggior parte dei suicidi anziani soffrisse di qualche patologia
psichiatrica (depressione, in particolare) con ipofunzione serotoninergica e alterazione di vari fattori
neuroendocrini.
La statistica dei suicidi resta materia incerta, dato che molti casi, forse la maggioranza, sfuggono a
ogni rilevazione. Tra questi primeggiano i suicidi con auto (uscite repentine di strada, scontri
frontali inspiegabili, lasciarsi volutamente investire) e i cosiddetti suicidi lenti: quelli silenti che non
si vedono, ma sono probabilmente i più frequenti, nei quali si ricerca, con la droga con l’alcol con
stili di vita aberranti, l’autodistruzione ed una morte a scadenza differita.
Un’interpretazione completa ed esaustiva del suicidio è apparsa da sempre aleatoria: da una parte,
esso può essere interpretato come una fuga, dall’altra, esso può apparire come una scelta: dignità
del morire contrapposta al coraggio di vivere, o come diceva Amleto:
< Così la morte la si può vedere come un invito ed il continuare a vivere come una paura
dell’ignoto >.
I fenomeni vitali della sfera psichica, sono un crogiuolo ribollente d’istinti, pulsioni di
conservazione ed autodistruzione in mirabile equilibrio tra loro. Sono in balia di un chimismo che
sembra perfetto, fin quando l’equilibrio si rompe, impazzisce e si dissolve nel caos di una mente
malata. 119
Rotti gli ormeggi col mondo reale, l’anima naviga allora, priva di bussola e senza
speranza.
***
118
<…nel momento dell’allarme, dello stress, della tensione…[ ] di guerra, cataclisma, pericolo di vita scatenano
un’attività febbrile, maniacale, che chiama a raccolta tutte le risorse, alcune insospettate …[ ] il momento più
pericoloso per chi è a rischio è il dopo, la fase di depressione, di spossatezza, di vuoto dopo la tempesta emotiva,
quando ogni argine, ogni difesa risultano abbassati >. (Cassano loc. cit.)
119
Bruno J. R. Nicolaus < Invecchiamento cerebrale, neuro e psicopatie: genesi e sviluppo alla luce della chimica
patologica > Atti della Accademia Pontaniana,Napoli XLVII,245-271 (1998), Giannini ed. (1999).
69
La società moderna, risucchiata nel vortice di una trasformazione radicale e totale, soffre di un alto
livello di deregolamentazione familiare e sociale e le prime vittime di questo processo sono i
giovani e gli anziani; gli attori più fragili e sprovveduti. Il fenomeno di per sé grave, è acuito dal
fatto che giovinezza e vecchiaia, i due poli estremi dell’esistenza, si stanno progressivamente
allontanando l’uno dall’altro. Per contro il periodo intermedio della vita, una volta il più lungo,
quello dell’età adulta e della maturità, si accorcia vistosamente.
L’allontanamento non è solo
metaforico. A esso corrisponde una crescente difficoltà di comprensione reciproca tra giovani e
vecchi: i primi protesi a prolungare la giovinezza, i secondi a difendere il loro status traballante
nella società dei consumi. Non è un caso fortuito, se in questa società del progresso, aumentino
proprio tra giovani e vecchi i tentativi di suicidio e i suicidi riusciti. Epilogo di una profonda
disperazione interiore.
Progresso e successo del collettivo abbinato a morte e suicidio dell’individuo.
Similmente
abbracciati, erano raffigurati i due fratelli gemelli, figli della notte, Hypnos e Tanatos, benefici dei
del sonno e della morte, poetica espressione di due stati simili nell’apparenza.
Il suicidio, principale causa di mortalità tra i venticinque e i trentaquattro anni e secondo fra i
quindici e i ventiquattro dopo gli incidenti e prima dei tumori, rappresenta un grave problema di
salute pubblica, a livello mondiale. Tanto grave il fenomeno, altrettanto incerta l’epidemiologia,
per la difficoltà di stabilire oggettivamente l’intenzionalità dell’atto in assenza di messaggi scritti o
testimonianze oculari; per la tendenza a rinnegare a posteriore ogni proposito suicida da parte
dell’interessato; per i tentativi di dissimulazione dell’accaduto da parte dei famigliari protesi alla
difesa di status sociale e interessi economici; per le oggettive difficoltà di rilevazione; per i dati
disomogenei tra i vari paesi.
L’epidemiologia fornisce, in effetti, una retrospettiva utile per
sgrossare solo alcuni aspetti salienti della patologia ed abbozzare qualche incerta correlazione.
Così, i tassi suicidari appaiono più elevati nei paesi più ricchi: in Europa ad esempio Svizzera
Francia e Germania hanno indici superiori a Grecia Spagna e Italia.
Nell’Italia stessa, il
mezzogiorno ha tassi inferiori al settentrione: parrebbe che ci si uccida di meno al sole rovente del
sud che nelle brume del nord e che esista
120
una correlazione inversa tra condizioni socio-
economiche e tendenza al suicidio. A quest’ andamento, si contrappongono le popolazioni urbane
delle grandi isole (Sicilia e Sardegna) afflitte da maggiore isolamento sociale; la popolazione del
sud rappresenta solo il 33,6%, quella del centro il 22%, quella del nord il 44% della popolazione
totale italiana. 121 Tirando le somme, si vede come le differenze tra i tassi suicidari regionali si
120
Deborah Colson “ Il caso italiano “ in Xavier Pommerau “La tentazione estrema – Gli adolescenti e il suicidio”
Pratiche ed. Milano 1999
121
Calendario atlante De Agostini, anno 94 1998 – Istituto Geografico De Agostini – Nov ara, pag. 69-71 Abitanti per
province e r egioni (stima VI – 1996): nord 25.473.902 (44,39%), centro 12.608.575 (21.97%), sud + isole 19.298.417
(33.63%), Italia 57.380.894 (100%)
70
appiattiscono fino a sfumare quasi del tutto: si muore ugualmente bene o male al sud come al nord o
al centro e la tendenza al suicidio é un fenomeno statico, abbastanza invariato negli anni.
In Italia come in Europa, il suicidio é una delle cause più frequenti di morte fra i giovani con un
picco tra i diciotto – ventiquattro anni e un rapporto tra maschi e femmine di quasi 3:1 per i suicidi e
0,8:1 per i tentativi. Fino a tredici anni il suicidio è un fenomeno raro, per diventare sporadico tra i
quattordici – diciassette e impennarsi nell’età adulta.
M etodi cosiddetti duri (arma da fuoco o da taglio, impiccagione, scontro automobilistico,
investimento, ecc.) sono prerogativa dei maschi, mentre le femmine prediligono quelli dolci
(avvelenamento, ingestione di farmaci, flebotomia, ecc.). Ciò contribuisce a spiegare perché i tassi
di suicidio siano più alti nei maschi, mentre nelle femmine prevalgano i tentativi.
Durante l’ultimo ventennio, il mezzo d’esecuzione prevalente nel Bel Paese è stato l’impiccagione
(35%), seguita dal salto nel vuoto (20%), dalle armi da fuoco (12%) e dall’annegamento (9%).
Differente il quadro dei tentativi di suicidio, dove prevale l’avvelenamento (38%), in coerenza agli
altri stati europei.
Diversi sono i fattori, che determinano la scelta del mezzo di esecuzione: la disponibilità, il livello
reale d’intenzionalità, a volte inconscio, fattori culturali e famigliari, la personalità del soggetto,
l’età e il sesso. Le femmine privilegiano metodi dolci non deturpanti e che preservino l’integrità
estetica del corpo, i maschi vanno per quelli duri. La correlazione sesso-tendenza al suicidio è
inquietante: la forte prevalenza dei maschi verso le femmine potrebbe indicare una predisposizione
genetica, un ruolo del cromosoma eterologo nella patologia. Lo stesso dicasi per la predilezione dei
maschi verso strumenti duri, quelli che difficilmente falliscono il colpo: espressione di
determinazione inconscia, precisa nel cercare la morte.
Altrettanto vale per l’opposto, per la
predilezione delle femmine per gli strumenti cosiddetti dolci, quelli con maggior probabilità di
fallimento: espressione inconscia e inespressa del desiderio di essere salvati.
Il suicidio é un fenomeno stagionale. L’incidenza, in Italia, é superiore in primavera-estate,
piuttosto che nelle altre stagioni.
I tassi sono più bassi di notte e più alti di giorno, con un picco maggiore verso le dieci e uno minore
verso le diciassette, indicando un’evidente correlazione tra ritmi circadiani e morte ricercata.
122
In
questa situazione, sembra tipica l’influenza dell’hang over, che compare al risveglio, dopo libagioni
eccessive, causando ansia ed angoscia, disturbi della personalità e del comportamento, depressione.
122
Le fluttuazioni circadian e e stagionali notate in p azienti affetti da psicosi maniaco depressive sono state co rrelate ai
livelli di melatonina (M. Terman, J. Terman, F. Quitkin < Response of the melatonin cycle to phototherapy for seasonal
affective disorder > Journ al o f n eural t ransmission 72, 147-165 (1998)). La mel atonina è un ormone secreto
dall’ipofisi dei mammiferi nelle ore notturne e regol ato dalla luce secondo un tipico ciclo luce/teneb re, il quale deprime
la produzione di melatonina durante il giorno.
71
***
Erasmo da Rotterdam si rese conto che il predominio assoluto della ragione sui sentimenti e la
padronanza delle emozioni non riflette la reale natura dell’uomo: l’homo sapiens, l’uomo che pensa
e sa di pensare, è un gigante dai piedi d’argilla. 123 La visione riduttiva di un uomo esclusivamente
razionale si protrarrà ben oltre il secolo dei lumi, fin quando nella seconda metà del Novecento, si
farà avanti una visione più equilibrata dei rapporti tra sentimenti e pensiero, concedendo alla
cosiddetta mente emotiva, un ruolo di tutto rilievo: la coscienza che i comportamenti nella vita
siano conseguenza dell’armonia tra mente e cuore, tra ragione e sentimenti. Qualsiasi disturbo di
questo prezioso equilibrio, sia se le emozioni prendano il sopravvento sulla ragione, o viceversa, la
ragione prevarichi le emozioni, altererà i nostri comportamenti, talora in modo dannoso. Questa
visione integrata delle funzioni di mente e cuore spianò la strada ad una migliore interpretazione
dell’inquietante aumento della criminalità adulta e minorile, della depressione dilagante, dei suicidi,
della perduta capacità di sopportare dolore e sofferenza, della corsa sfrenata all’automedicazione,
dell’abuso di droghe leggere e pesanti, degli atti di violenza non finalizzati a personale tornaconto e
pertanto privi di senso, nella crisi planetaria delle società moderne. Noi possediamo due menti, una
razionale e un’emotiva. 124 Al contrario di Cartesio ed Erasmo, i quali preconizzavano la completa
supremazia della prima sulla seconda, la neurobiologia rivaluta l’importanza della sfera emotiva e ci
sospinge verso un giusto equilibrio, o come dicevano gli antichi romani, la temperanza
(temperantia).
Continua, ancor oggi, la dicotomia, tra spirito e materia e tra mente e cervello. Le nostre radici
umanistiche e cristiane rifuggono al solo pensiero che la biochimica possa governare i nostri
comportamenti, influenzare la visione del mondo, determinare ogni maniera dell’essere.
La
funzione del cervello è stata totalmente ignorata per svariati millenni e oggi siamo solo agli inizi
delle neuroscienze. Solo alla fine di questo nuovo percorso, capiremo forse cosa ci guida, come
conosciamo il mondo circostante e in qual modo è costruita e funziona la mente.
I sistemi biologici, perfino i più complessi, sono formati da sequenze di moduli semplici e simili,
opportunamente collegati. Essi possono andare dalle unità meno differenziate d’organismi primitivi
come le spugne, a singoli organi del nostro corpo come il fegato e la milza, fino a strutture molto
specializzate come il cervello dei mammiferi.
In tutti questi sistemi, dal più semplice al più
complesso, si ripresentano moduli a struttura architettonica formati da popolazioni cellulari, la cui
anatomia rispecchia diverse funzioni.I nostri comportamenti obbediscono alle strutture del cervello,
il quale si rispecchia nella biochimica e biofisica dei neuroni, dai quali è composto.
123
Bruno J. R. Nicolaus < Ma l ’homo sapiens sapiens è proprio così sapiens? > Atti della Accademia Pontaniana
XLVI, 474 -480 (1997), Giannini ed. Napoli (1998).
124
Daniel Goleman <Intelligenza emotiva > Rizzoli ed. 1995
72
In svariati casi sono state trovate correlazioni tra disfunzioni biochimiche e patologie cerebrali: nel
morbo di Parkinson un deficit di dopamina e neuromelanina a livello dei neuroni della substantia
nigra, nella malattia maniaco-depressiva un deficit di serotonina, nella demenza tipo Alzheimer la
formazione di precipitati di proteine beta-amiloide abbinati a disturbi dei meccanismi di difesa
antiossidativi e tanti altri verosimili collegamenti.
Da queste considerazioni emerge il quadro
affascinante e drammatico di un cervello mutevole e plastico, di un turbinio di neuroni e sinapsi in
agitazione tra passato e presente e in continuo adattamento, alla ricerca di nuovi sistemi e strutture.
Un organo che si autoplasma senza sosta, creando il presente, immagazzinando il passato,
predisponendo e prospettando il futuro.
***
Come abbiamo visto precedentemente, l’atteggiamento delle varie culture verso il suicidio non è
stato univoco, lasciando emergere approcci diversi nel tempo. Nell’era greco-romana, i rapporti
uomo/uomo, uomo/società e uomo/divinità definiscono l’accettazione e/o la punizione dell’atto
estremo d’autodistruzione e autosacrificio con implicazioni di carattere filosofico, morale, religioso
e giuridico.Un sostanziale ribaltamento dei valori, con prevalenza degli aspetti sociali, medici,
psicologici e statistici, avverrà durante il secolo dei lumi. Nel corso del loro sviluppo, questi
porteranno a un’epidemiologia del suicidio fino all’interpretazione freudiana di conflitto
intrapsichico ambivalente.
Nella seconda metà del Novecento la visione puramente meccanicistica del fenomeno, quale
conseguenza di una disfunzione organica, cederà il passo ad un’interpretazione multifattoriale, nella
quale aspetti di carattere psicosociale e psichiatrico si avvicenderanno a quelli genetici, biologici e
biochimici.Nel volgere degli ultimi anni, prenderà sempre più piede la correlazione tra suicidio
consumato o propensione al suicidio e alterata neurochimica cerebrale, con particolare riguardo al
sistema serotoninergico: saranno descritti e analizzati casi di pazienti depressi, reduci da ripetuti
tentativi di suicidio non consumato, nei quali è stato determinato nel liquido cerebrospinale un
livello inferiore alla media del principale metabolita della serotonina, l’acido 5-ossindolacetico (5HIAA).125 Livelli troppo bassi di serotonina risultano ben correlati a un aumento d’impulsività e
aggressività, a loro volta riscontrabili in individui suicidi. 126
La correlazione serotonina
bassa/aggressività aumentata è riscontrabile anche nella scimmia, che però giammai si suicida. La
125
David M. Stoff and J. John Mann <Suicide research: overvi ew and introduction” in “The neurobiology of suicide –
from the bench to the clinic > Edited by David M. Stoff and J. John Mann, Annals of the New Yo rk Academy o f
Sciences vol. 836, 1-11, (1997).
126
Esiste una correlazione diretta tra concentrazione di 5-HIAA nel liquido cerob rospinale e di serotonina n el cervello.
Concentrazioni di 5-HIAA inferiori alla media fanno presumere una compromissione del sistema serotoninergico.
73
serotonina non è l’unico neurotrasmettitore coinvolto nel suicidio: nel cervello di vittime suicide e
in particolare nel locus coeruleus (LC) sono stati anche trovati livelli troppo bassi di norepinefrina.
127
Se ne deduce che negli individui che abbiano commesso o tentato il suicidio, abbia avuto luogo
un’iperattivazione di LC, dovuta a stress cronico, con conseguente deplezione di norepinefrina
sinaptica.
128
Contemporaneamente si nota una diminuzione del numero di neuroni dopaminergici
(pigmentati) e del contenuto di neuromelanina.
129,130
La deficienza del sistema serotoninergico e
noradrenergico altera negativamente la neurotrasmissione cerebrale causando accresciuta
vulnerabilità e propensione al suicidio.
Gli alcolisti e i tossicodipendenti, i quali soffrono d’attività serotoninergica ridotta rispetto alla
norma, mostrano un’accresciuta propensione al suicidio. Verosimilmente, il basso tono
serotoninergico predispone l’individuo che n’è affetto sia a comportamenti suicidi e autolesivi, sia
alla droga e all’alcol. Non si può d’altronde escludere a priori un rapporto di tipo bidirezionale,
secondo il quale l’alcol e la droga giocherebbero il ruolo principale, deprimendo il sistema
serotoninergico, che a sua volta aumenterebbe il rischio di suicidio e peggiorerebbe la dipendenza
da alcol e droga. Ambedue i casi confermano una correlazione multifattoriale suicidio/sistema
serotoninergico. Tutte queste alterazioni funzionali dei vari sistemi aminergici sono correlate a
sesso ed età: esse aumentano con l’andare degli anni e sono molto più frequenti nei maschi che
nelle femmine. Ciò spiega il drammatico aumento dei tassi suicidari riscontrati nei maschi anziani e
non nel gentil sesso. La correlazione sesso-tendenza al suicidio propone un ruolo del cromosoma
eterologo in questa patologia.
Tassi di colesterolo inferiori alla norma sono stati pure correlati a un aumento di mortalità per
morte violenta (suicidio, omicidio o incidenti).
131
Questo fatto può essere ricondotto alla nota
interazione tra colesterolo/serotonina (colesterolo alto stimola la produzione di serotonina, quello
basso la deprime) e all’azione architettonica del colesterolo nella formazione delle membrane
neuronali.
Dai dati raccolti, consegue che i tassi di suicidio sono influenzati da alterazioni
dell’architettura della corteccia prefrontale, da fattori genetici e nutrizionali, dall’educazione
ricevuta durante l’accrescimento, dall’abuso d’alcool e altre droghe, da età e sesso, dalla condizione
127
LC è la zona del cervello, dove viene prodotta la maggior quantità di questa sostanza.
Mari Åsberg <Neurotransmitters and suicidal behaviour:- The eviden ce from cerebrospinal fluid studies > Annals
of the NY Ac. of Scien ces Loc.Cit. 158-181.
129
Gregory A. Ordway <Pathophysiology of the locus coeruleus in suicide > Ann als o f the NY Academy o f Scien ces
Loc. Cit. 233-252.
130
Victoria Arango, M. Und erwood and J. J. Mann <Fewer pigmented lo cus co eruleus (LC) neurons in suicide
victims: preliminary results > Biol. Psychiatry 39, 112-120 (1996).
131
J.R. Kaplan et al. <Demonstration of an association among dietary cholesterol, central serotoninergic activity, and
social behaviour in monkeys > Psychosomatic medicine 56, 479-484 (1994).
128
74
sociale, dallo stile di vita: fattori che potrebbero interagire, tramite un’alterazione indotta del
sistema serotoninergico, portando al suicidio.
132
***
Le casistiche internazionali del suicidio trattano documentazioni aneddotiche di indubbio valore
testimoniale ma scarsa utilità scientifica. M otivi di carattere religioso e politico hanno reso, in
passato, ancora più difficoltosa la raccolta di dati obiettivi: è solo negli ultimi decenni che lo studio
di un fenomeno, talmente rilevante per la comprensione della psiche umana, abbia assunto valenza
scientifica. Con l’ausilio della recente letteratura, si possono avanzare alcune considerazioni:
1. Ovunque nel mondo, i tassi di suicidio negli anziani sono i più alti rispetto a quelli delle
altre fasce d’età.
Essi sono relativamente stabili negli anni e non hanno subito
diminuzioni rilevanti, come ci si sarebbe aspettato, dopo l’avvento degli antidepressivi.
2. I tassi di suicidio nei giovani e giovanissimi hanno subito un drammatico aumento negli
ultimi anni, nella maggior parte dei paesi.
3. Fattori socioeconomici quali una vita stressante, la perdita del lavoro, l’emarginazione
sociale, la perdita di motivazioni sociopolitiche, drastici mutamenti degli ordinamenti
sociali, problemi famigliari gravi, malattie somatiche e mentali, alcoolismo e droga, non
determinano di per sé il suicidio, ma n’accrescono il rischio.
4. Droga e alcool sono importanti concause nel suicidio, tramite depressione del sistema
serotoninergico.
5. La maggioranza dei tentativi di suicidio (> 80%), avviene nel corso di un disturbo
depressivo.
6. Nei casi di suicidio esaminati post mortem, il tono serotoninergico cerebrale era inferiore
alla norma.
7. La maggioranza degli individui con basso tono serotoninergico non commette, né
programma il suicidio.
8. Solo una piccola parte degli individui con basso tono serotoninergico commette o
programma il suicidio.
132
Secondo Mann e colleghi, il rischio al suicidio non è determinato solo dalla m alattia mentale (stressor) bensì an che
dalla disposizione costituzionale d el soggetto (diath esis). Gli autori propongono un nuovo modello denominato
<stress-diatesi >: J. J. Mann, C. Waternaux, G.L. Haas, K.M. Malone <Toward a clinical model of suicidal behavior
in psychiatric patients > Am. J. Psychiatry 1999 Feb; 156 (2): 181-9. La PET (Positrone Emission Tomography)
permette di monitorare in vivo la funzionalità serotoninergica in maniera più rapida e p recisa ch e con le tecnich e
tradizionali, facilitando la ricerca di p azi enti a ris chio: J.J. Mann, M. Oquendo, M. D. Underwood, V. Arango <The
neurobiology of suicide risk: a review for the clinician > J. Clin. Psychiatry 1999, 60 Suppl. 2:7-11; Discussion 18-20,
113-6.
75
9. Un’alterata neurochimica, un basso tono serotoninergico e noradrenergico, una
neurotrasmissione cerebrale ridotta con bassi livelli di neuromelanina, non determinano
di per sé il suicidio, pur aumentando significativamente la vulnerabilità e la propensione
allo stesso.
***
I fattori socioeconomici e neurochimici non bastano singolarmente o congiuntamente a spiegare la
genesi del suicidio, che é frutto di vari fattori.
La messa in atto del suicidio, anche se programmato in anticipo, richiede il superamento di una
soglia psicologica, modulata da istinto di conservazione e fattori culturali. Per premere il grilletto o
saltare dalla finestra o ingoiare un veleno, o in qualsiasi altro tentativo estremo, il suicida dovrà dare
un ultimo comando, che partendo dal cervello come impulso nervoso, metterà in moto il
meccanismo d’esecuzione (il dito che premerà il grilletto, le gambe che scatteranno nell’ultimo
salto, le mani che porteranno alla bocca il veleno, ecc.).
Non sempre il tentativo di suicidio ha successo. Esso spesso fallisce per motivi endogeni, quando
l’impulso eccitatorio non riesce a superare la soglia imposta dall’istinto di conservazione con i freni
inibitori. È difficile distinguere in questo caso, se la colpa del tentativo abortito sia da riferire a un
impulso eccitatorio troppo debole o a un freno inibitorio troppo forte. Anche nel caso di suicidio
consumato è difficile decidere se il successo dell’atto estremo sia conseguente ad un impulso
eccitatorio sufficientemente forte da superare la soglia critica, o a freni inibitori troppo deboli.
In tutti i casi, il superamento della soglia e la messa in atto dell’evento potranno solo avvenire,
usando una metafora quantistica, dopo rilascio di una quantità discreta di un mediatore che scateni
l’azione, sulla natura del quale si possono formulare varie ipotesi e che abbiamo chiamato, per
semplificare il discorso, LETRA (trasmettitore letale o in inglese lethal transmitter).
133
LETRA potrebbe essere un neurotrasmettitore già noto, oppure uno non ancora conosciuto,
comunque fisiologico. In questo caso, il suicidio andrebbe interpretato come un evento fisiologico:
un semplice errore casuale, un cortocircuito dell’omeostasi eccitatoria/inibitoria, un’azione
programmata dell’organismo al fine di eliminare, analogamente all’apoptosi cellulare,
134
individui
133
Bruno J.R.Nicolaus < Risucchiati dal vortice oscuro .> loc.cit.
Il perché di n ascita e morte ha d a sempre assillato sci enziati, filoso fi e religiosi. Ambedue fanno p arte d ell’ordine
naturale d elle cose come il giorno e la notte, eppur l a nostra cultura tende a considerare la morte più un fallimento che
un compimento. VIRCHOW considerava la morte di cellule e tessuti un processo passivo definito come necrosi
cellulare. Solo negli anni 70, WYLLIE descrisse un processo diverso osservabile al microscopio: durante il
programma di morte cellulare, la cellula ragg rinzisce e si separa dalle cellule adiacenti per poi frammentarsi in piccoli
corpi apoptosici, digeriti susseguentemente da m acro fagi o da cellule adiacenti ch e svolgono quindi un ruolo attivo. A
seguito di queste particolari caratteristiche, il pro cesso involuzione o morte cellulare attiva è stato definito apoptosi, a
134
76
poco interessanti dal punto di vista evoluzionistico.Quest’interpretazione è in accordo col fatto, che
la maggioranza dei suicidi ha sofferto di gravi turbe psichiatriche, somatiche e tossicodipendenza
(alcol, droghe pesanti), mostrando scarsa risposta alla farmacoterapia con antidepressivi ed alla
psicanalisi. Il fatto che tanti tentativi di suicidio abortiscano per motivi non esterni (quali sono
invece il salvataggio e la dissuasione in extremis da parte di terzi) può essere puro retaggio del caso:
vita o morte, in fragile equilibrio nella mirabile altalena d’impulsi eccitatori e inibitori.
In contrapposizione a quest’ipotesi fisiologica, resta il fatto, che il suicidio sia retaggio del solo
homo sapiens e non si ritrovi in altre specie animali.
135
L’atto del suicidio parrebbe quindi più frutto
della cultura, che conseguenza di un evento puramente biologico.
Nel caso dell’ipotesi, suicidio uguale ad evento patologico, sembra verosimile che LETRA non sia
un trasmettitore fisiologico, bensì un metabolita aberrante delle catecolamine, dotato di proprietà
allucinogene, formatosi nel cervello per insulto radicalico.
In questo caso, il suicidio
rappresenterebbe a livello molecolare un errore metabolico casuale, frutto di una neurochimica
alterata da aggressioni radicaliche ossidative.
136
< Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >.
indicare un fenomeno di caduta. Il termine greco originale indicava la cadut a dei petali dai fiori e delle foglie dagli
alberi, senza av ere legami con morte e mal attia. L’apoptosi cellulare è comune a molte p atologie, AIDS incluso, alle
malattie neurodegen erative e cardiovas colari. L’apoptosi è stata anche definita volgarment e suicidio cellulare.
135
Miti e leggende sul suicidio degli animali si perdono nella notte d ei tempi. Già Aristotele raccontav a nella “ Storia
degli animali” di un cavallo che sarebb e volutamente saltato nel vuoto, per uccidersi. Tante altre storie riguardanti
anche altre sp ecie, si sono aggiunte nel volg ere d ei secoli: non ultima quella d ei conigli norveg esi (lemming), i quali
spinti da un irrefrenabile impulso periodico si sottopongono, senza fini apparenti, a marce est enuanti fino a lasciarsi
annegare nei freddi mari del nord.
Lasciando da p arte i casi leggend ari frutto pales e di pura fantasia popolare, mai si dovrebbe parlare scienti ficamente di
suicidio degli animali, concetto antropomorfo, subordinato alla coscien za di se stessi e alla coscien za di vita e di morte.
Dovremmo parlare piuttosto di eventi che traggono origine in situazioni particolarmente stressanti, come
l’imprigionamento e il sovraffollamento, e che possono sfociare in comportamenti automutilanti e autodistruttivi. Non ci
è diffi cile immaginare come lo scenario muterebbe s e le bestie acquistassero improvvisamente e in via del tutto
ipotetica, i requisiti dell’ autocoscienza e della coscien za di vita e di morte attualmente prerogativa degli umani.
Non ci stupirebbe se a quel punto buona parte degli animali domestici preferisse las ciarsi morire di inedia o magari
saltare nell’acqu a o nel vuoto, per porre fin e alle abominevoli sopraffazioni degli allevamenti intensivi e a una vita ch e
non è più vita.
136
Il suicidio sarà coronato da successo (morte) se avverrà in un organismo debilitato; nel caso di un individuo integro,
la soglia di autoconservazione non verrà superata ed il metabolita aberrante verrà eliminato. Quest’ultima ipotesi spiega
l’alta casualità con cui avv engono i suicidi nei vari gruppi a rischio ed è co erente col fatto che il suicidio avvenga solo
nell’uomo. Le altre specie animali ne sono risparmiate, grazie al loro spiccato istinto di conservazione e a sistemi
difensivi, finora indenni dallo sviluppo delle culture umane.
77
XI
DROGA E VIOLEN ZA
< ..e giunsero presso i lotofagi.Nessuno cercò di far loro del male,ma
ebbero in dono come cibo il fiore di loto. E appena qualcuno mangiava
il dolcissimo frutto,più non voleva tornare a dirmi qualcosa,ma là amava
restare con il cibo di loto,senza più amore al ritorno.E allora piangenti li
trascinai alle navi,e dentro i banchi,li feci legare.Poi dissi agli altri diletti
compagni di salire sopra le navi,perché più nessuno potesse mangiare
del loto e dimenticare il ritorno..>
(Omero, Odissea)
La droga non é un frutto, un’invenzione o una scoperta dell’era moderna; l’uso di sostanze
stupefacenti era ben noto fin dall’antichità. Sedare il dolore, migliorare l’umore, affinare la mente,
influenzare prestazioni e comportamenti, tramite l’impiego di sostanze naturali o artificiali, fa parte
di una prassi antica quanto l’uomo, seppure spesso ristretta a pochi iniziati.
E’ l’attuale e crescente disponibilità di droghe, che non ha precedenti di sorta.
Saltate le barriere protettive di scuola, religione e famiglia, l’abuso oggi dilaga, ripresentando in
chiave moderna i problemi esistenziali dell’uomo di sempre: l’ansia e l’angoscia per la
sopravvivenza, le sofferenze della lotta quotidiana senza quartieri ed infine l’estremo tentativo,
l’ultima spiaggia, per sfuggire a se stessi e all’ambiente rissoso ed ostile nel quale viviamo.
Ingannare se stessi con i paradisi artificiali é la più raffinata invenzione dell’uomo e patrimonio di
varie civiltà, da quella sumera e mediterranea, a quell’indiana, cinese ed andina e tante altre.
I paradisi artificiali sono il frutto più prelibato della cultura dell’inganno; potrebbe essere l’ultimo
frutto di una cultura destinata al tramonto. 137
***
137
Bruno J.R.Nicolaus < La cultura dell’inganno – Riflessioni sull’evoluzione del cervello e delle culture > Accademia
Pontaniana,Napoli, quaderno nr. 21 (1997)
78
Nell’antica India, i Veda decantavano le proprietà mistiche e palliative del soma, mentre gli Indù
divennero maestri nel preparare, con semi di papavero e miele, gustosissimi dolci e bevande. Dei
veri manicaretti, molto richiesti, oltre che per il loro squisito sapore, per la blanda e sicura azione
sedativa, per il dolce torpore che s’insinuava nel corpo avvinghiando le membra.
I sacerdoti sumeri conoscevano, già oltre 5000 anni or sono, le proprietà antidolorifiche dei semi di
papavero e per questa qualità avevano denominato i suoi splendidi fiori, Hu-Gil, ossia la pianta
della gioia. In varie tombe preistoriche, sono state rinvenute bacche di papavero, deposte accanto ai
resti umani, allo scopo di accompagnare i defunti nel lungo viaggio nell’aldilà, ed alleviare quei
dolori, che li avevano portati alla morte.
I sumeri furono anche tra i primi esperti preparatori di birra, ricavata dalla fermentazione di cereali.
Essi adoravano le proprietà inebrianti dell’alcol, ritenuto un dono celeste della dea Siduri e
tramandarono questo culto ad Assiri, Babilonesi ed Egizi e, tramite questi, agli altri popoli del
M editerraneo. Greci e Romani inneggiavano al culto di Dionisio o Bacco, divenendo provetti
maestri nella selezione e coltivazione di raffinati vitigni e nella fermentazione di vini robusti e
prelibati. Sia i Greci sia i Romani, riconoscendo le virtù ed i rischi del vino, erano soliti gustarlo
diluito con acqua, per modulare e sfruttare l’azione inebriante, evitando di cascare nel sonno.
Diluire il vino e saperlo servire in modo appropriato divenne un arte, un nuovo mestiere da affidare
a coppieri fidati.
Nel nuovo mondo, oltre le colonne d’Ercole, gli Amerindi avevano a portata di mano una folta
foresta pluviale, ricca delle più svariate piante medicinali. Tra le tante, qualcuno notò l’azione
stimolante delle foglie di coca, che presto divenne famosa in tutto il continente. M asticare foglie di
coca o bere i suoi infusi divenne un’abitudine incorregibile di tutti i popoli andini e limitrofi; un
vizio, che perdura tuttora in forma moderata, senza danni eccessivi alla salute.
Si racconta, che attorno al III secolo, l’imperatore cinese Shen Nung scoprisse le virtù del tè, il cui
uso dilagò nelle comunità buddiste e in Europa. Il caffè comparve invece più tardi, all’inizio del
‘600, lungo le rotte che univano l’Oriente a Napoli e Venezia, diffondendosi attraverso la
Serenissima nella penisola. Tè e caffè contengono caffeina, uno stimolante centrale potente. Sono
entrate oramai nell’uso comune, senza restrizioni di sorta e nonostante che un uso eccessivo possa
risultare dannoso, specie in soggetti cardiopatici o particolarmente sensibili.
138
Il vizio del fumo sembra essere ancora più antico e secondo alcuni archeologi, sarebbe stato
praticato già nell’età del bronzo. Legato a riti magici com’elemento propiziatorio, l’attività del
fumare era anche il primo passo verso una presunta comunicazione con le divinità, mentre la storia
ufficiale di fumo e tabacco inizia con la scoperta dell’America. Furono i partecipanti alle spedizioni
138
É solo nel corso dei due secoli scorsi, che in Occidente é stato ampiamente diffuso l’impiego di droghe, cosiddette
pesanti, come marijuana e cocaina, eroina ed an fetamina, crack, ecstasy e di una miriade di droghe sintetiche
79
di Colombo a portarne le prime notizie e, secondo la cronaca, fu un frate di nome Romano Pace a
descrivere la pianta del tabacco ed il rito degl’indiani che la fumavano. A donne e bambini era
severamente proibito fumare, mentre i sacerdoti esercitavano questo diritto per eseguire esorcismi,
per curare i malati, per allontanare tempeste, fulmini ed altre violenze della natura. Nell’esercizio di
queste funzioni, essi lanciavano ampie folate di fumo, eseguendo passi di danza e gesticolando
ampiamente con braccia e mani. All’Ambasciatore di Francia, Jean Nicot, spetta invece il merito
di aver inviato ai propri sovrani le foglie e i semi della pianta, che porta in suo onore il nome
bizzarro d’erba nicotina.
139
Da allora, il fumo del tabacco svolse ovunque una funzione
socializzante, paragonabile al rito del qat in Yemen o all’ora del tè per gli inglesi, senza
raggiungere, peraltro, gli odierni livelli d’abuso. 140
Oppio, coca, alcol e tabacco e le loro azioni sono noti da tempi remoti, senza che gli aspetti
negativi, connessi alla loro assunzione, emergessero con la stessa frequenza e drammaticità d’oggi.
Una miglior comprensione di queste discrepanze potrebbe facilitare un’interpretazione olistica del
fenomeno droga, della sua diffusione planetaria e dell’odierno consumo smodato.
Qui di seguito, cercheremo di sviluppare questo tema, con l’intento di evidenziare nuovi elementi,
utili ad una migliore comprensione del fenomeno ed alla messa in atto valide azioni preventive.
***
Ogni sostanza, naturale o artificiale, che sia in grado di modificare l’attività mentale, l’umore ed il
comportamento, é definita psicotropa o affine al cervello ed è classificata tra le droghe. Questa
definizione é d’uso comune, nonostante trascuri alcuni aspetti fondamentali, come quello della
natura della sostanza ingerita (struttura chimica), della sua quantità (dosaggio) e qualità (purezza),
nonché del meccanismo biochimico responsabile dell’azione (ipotesi ricettoriale).
M olti nutrienti d’uso corrente, come ad esempio il glucosio e il fruttosio contenuti nello zucchero
comune e nella frutta, mostrano spiccata affinità per il cervello, dove raggiungono la concentrazione
necessaria allo svolgimento fisiologico delle attività neuronali, tra le quali si possono annoverare
l’aumento dell’efficienza ed efficacia mentale e la modifica d’umore e comportamento. Glucosio e
139
Egli ne illustrò ai sovrani le proprietà terapeutiche, eccellenti per curare l'asma, le patologie dell’apparato
respiratorio, l’ulcera e le piaghe. Altri ne decantavano le proprietà curative nei casi di morsi di serpente, di raffreddore,
mal di testa, vertigini, perfino peste. Da allora il tabacco si espanse in Europa molto velocemente, giungendo in Italia
nel XVI secolo, grazie al cardin ale Prospero di Santa Croce.
140
L’abuso moderno é legato a problemi di dipendenza da nicotina. Fenomeno sconosciuto in passato e collegato alle
tecniche di preparazione delle foglie di tabacco, sviluppate in USA dall’industria manifatturiera, per aumentare l’indice
di gradimento dei loro prodotti. E’ stato accertato, che questi trattamenti chimici aumentano la biodisponibilità della
nicotina, la sua azione farm acologica ed il rischio di assuefazione.
80
fruttosio mostrano grossa affinità per il tessuto cerebrale e sono, quindi, dei nutrienti psicotropi, ma
non possono essere considerati, per questo, una droga qualsiasi.
Le sostanze stupefacenti si differenziano chimicamente, svolgendo nell’organismo attività differenti
a livello molecolare, seppure esse inducano comportamenti clinici simili e talora paragonabili.
Agiscono a livello centrale, interagendo con la secrezione ed il riassorbimento (reuptake) di
neurotrasmettitori specifici: l’azione ansiolitica dell’alcol, per esempio, è legata all’incremento dei
livelli di GABA, quella stimolante della cocaina all’aumento della trasmissione dopaminergica,
quelle
dell’amfetamina
all’azione
noradrenalinosimile,
quella
dell’eroina
all’azione
endorfinosimile, quella dell’ecstasy all’attivazione della trasmissione serotoninergica, quella delle
droghe psichedeliche (LSD, M escalina) all’inibizione della serotonina. 141
L’effetto delle sostanze stupefacenti, oltre che dalle caratteristiche farmacologiche, é fortemente
influenzato da fattori complementari, strettamente collegati alle modalità della loro assunzione:
- Le modalità d’uso o variabili farmacologiche della somministrazione, come dosaggio, via
d’introduzione (endovena, ipodermica, orale, respiratoria, transdermica, ecc.).
- Il set o complesso dei fattori, come personalità, umore, condizioni fisiche, anticipazioni, legati
all’individuo che fa uso di droga.
- Il setting o insieme dei fattori legati all’ambiente in cui la droga è consumata.
Il numero delle persone assuefatte a droghe diverse, nel mondo, é di svariate decine di milioni,
mentre le conseguenze dell’abuso spaziano, da gravi disordini psicologici, motori e funzionali, ad
improvvisi attacchi cardiaci spesso letali. Il problema della disassuefazione non è stato finora
risolto, soddisfacentemente, né sul piano medico né farmacologico, nonostante che siano in corso
svariati progetti di ricerca, volti al trattamento della dipendenza e dell’overdose. 142
141
Sulla scorta dell’azione clinica, esse possono essere classi ficate in tre classi principali:
a) Psicolettici (sostanze ch e deprimono l’attività cerebrale): barbituri ci, sonniferi, alcol, tranquillanti, oppiacei, etere,
cloro formio, benzen e, vari solventi;
b) Psicoanalettici (sostanze ch e eccitano l’attività cerebrale): caffein a, tabacco, betel, qat, cocaina, amfetamine (definiti
anche “ stimolanti”);
c) Psicodislettici (sostanze che det erminano un’alterazione nella percezione): cann abis, mescalina,extasy e altri
am fetamino-simili,psilocibe,LSD (definiti anche “ droghe psichedeliche”).
142
L’abuso di cocaina è aumentato drammaticam ente con l’avvento del crack, una forma di cocain a, che si assume con
il fumo, producendo effetti molto più intensi e rapidi. La concentrazione em atica e cerebrale di cocaina aument a più
rapidamente quando la droga viene inalat a con il fumo o iniettata, che non quando venga ingerita od aspirata. Queste
81
.
La natura rifugge dal dolore
L’uomo ha sempre cercato di combattere il dolore, di mitigarlo, lenirlo o eliminarlo del tutto. E’
verosimile, che l’uomo osservando gli animali, abbia appreso come leccarsi le ferite, come
stropicciare le parti dolenti, rotolarsi nel fango, od immergere nell’acqua fredda gli arti contusi.
Sedare il dolore o automedicarsi è un’attività antica, intimamente connessa alla storia dell’uomo
preistorico,
143
fino a culminare nell’impiego moderno e sistematico di droghe e rimedi sempre più
potenti ed efficaci, ma anche più pericolosi e talora letali, in caso d’abuso.
M itigare il dolore quando soffriamo, fino a ricercare dei veri e propri paradisi artificiali, con i quali
sfuggire alla sofferenza fisica e mentale, é un approccio culturale ovvio ed in sostanza
predeterminato nel nostro cervello. Questo fenomeno é una delle caratteristiche più raffinate della
cultura dell’inganno, inventata già nei primordi della civiltà mediterranea, con il fine di facilitare la
sopravvivenza, seppure ingannando se stessi.144
Noi c’illudiamo d’essere liberi, mentre le nostre scelte sono largamente determinate dalle
caratteristiche funzionali del cervello e la nostra mente é prigioniera di programmi biologici
prestabiliti.
Il nostro vero dilemma resta, come sfuggire a noi stessi ed agli stretti vincoli, che la natura ci ha
imposto; questo, in effetti, é il nostro vero dilemma.
145
***
Per Erasmo da Rotterdam e Cartesio, il predominio della ragione sui sentimenti e la padronanza
delle emozioni formavano la base dell’Homo cogitans, che pensa e sa di pensare. Una visione
riduttiva seppure avvincente, che si sarebbe protratta, ben oltre il secolo dei lumi, fino in tempi
recenti.
Nella seconda metà del ‘900, la psicologia sarà dominata dai cultori del comportamentismo,
secondo i quali solo i comportamenti osservabili oggettivamente possono essere studiati
accuratamente. La sfera della vita interiore, quella dei sentimenti e delle emozioni, resterà
differenze di concentrazione, dovute alle modalità di somministrazione, spiegano la blanda azione registrata nei
masticatori di foglie di coca andini, o nei bevitori di matè de coca (the di coca) sudamericani.
143
Ruggiero Rizzi <Storia della terapia antalgica>, Ciba Edizioni, Ciba-Geigy S.p.A. 1996
144
Bruno J.R. Nicolaus < La cultura dell’inganno > loc.cit.; Bruno J.R. Nicolaus < Eutanasia del dolore e della
coscienza-Riflessioni sulla rivoluzione biomedica e sul dilagare di droga e violenza > Atti Accademia
Pontaniana,Napoli XLVI (1997), pp. 379-411
145
Giovanni Reale <Saggezza antica-Terapia per i mali dell’uomo di oggi >, Cortina ed. 1995.
82
inaccessibile ad ogni approccio scientifico.Le emozioni saranno relegate in secondo piano, mentre il
computer prenderà piede, quale modello operativo della mente.Si consoliderà inoltre la
convinzione, che l’intelligenza pura comporti un’elaborazione metodica quanto asettica dei fatti,
non inquinata da sentimenti ed emozioni. 146
Solo più tardi, si farà avanti una visione equilibrata dei rapporti tra sentimenti e pensiero,
concedendo alle emozioni quel ruolo di rilievo, che le spetta. Nascerà così l’ipotesi della
molteplicità delle intelligenze e del fatto che l’uomo abbia almeno due cervelli, due menti, due
diversi tipi di intelligenza: una emotiva ed una razionale.
147
Secondo quest’interpretazione, i nostri comportamenti sono motivati e guidati da entrambe le
componenti, operanti in armonioso equilibrio: le nostre decisioni, seppure prese dalla mente, sono
vagliate dalle nostre facoltà emozionali, che hanno la facoltà, di dare via libera al pensiero logico o
di bloccarlo. In maniera analoga, la ragione é in grado di vagliare e dominare le nostre emozioni. I
nostri comportamenti dipenderanno, infine, dall’armonia tra mente e cuore, tra ragione e
sentimenti.Qualsiasi disturbo di questo prezioso equilibrio, sia quando le emozioni prendano il
sopravvento, o viceversa, quando la ragione prevarichi le emozioni, avrà come conseguenza
un’alterazione del comportamento. 148
Questa visione integrata delle funzioni emotive e razionali, di mente e cuore, facilita
l’interpretazione della crisi delle società moderne, dell’inquietante aumento della criminalità adulta
e minorile, della depressione, dei suicidi, della perduta capacità di sopportare dolore e sofferenza,
della corsa sfrenata all’automedicazione, dell’abuso di droghe leggere e pesanti, degli atti di
violenza insensati, come quelli non finalizzati a personale tornaconto, della crisi dei valori dilagante
su tutto il pianeta.
Un’idea rivoluzionaria: l’arte del guaritore
Gli ominidi scesi dagli alberi e gli uomini delle caverne si trovarono, a dover fronteggiare nascita e
morte, traumi, malattie e sofferenza. Conquistata l’insostenibile consapevolezza dell’essere, essi
impararono a reagire al destino, a combattere i malanni, a lenire il peggiore dei mali, il dolore.
Furono costretti a leccarsi le ferite, ad aiutarsi reciprocamente, ad arrangiarsi con strumenti
146
Jean Pierre Changeux <Ragione e piacere > Cortina ed. 1995; Jean Pierre Changeux <L’uomo neuronale >,
Feltrinelli ed. 1993.
147
Max Delbrück <La materia e la mente >,Einaudi ed. 1993.
148
John C. Eccles <Evolution of the brain-creation of the self > Routledge London,New York 1989.
83
rudimentali, a addolcire i malanni con tenerezza ed affetto: le magiche armi di cuore ed amore; la
prima vera conquista delle culture. Notevoli furono i progressi in tal senso, eppure decine di
millenni passarono, prima che l’uomo riuscisse a scoprire e forgiare una magica chiave atta a curare
le malattie, rimediare ai traumi, sedare il dolore, migliorare la vita, fino all’ultimo sogno non ancora
realizzato, quello dell’eterna giovinezza.
Lungo questa strada impervia e lastricata di sofferenze, maturò un’idea rivoluzionaria: quella di
influire sulle sensazioni e sulle funzioni di corpo e mente, con l’aiuto di sostanze a lui estranee. Da
spirito d’osservazione ed inesauribile fantasia, scaturì l’arte suprema del guaritore: la medicina,
mentre cominciavano a prendere corpo le caratteristiche rudimentali di una delle sue armi più
poderose, il farmaco. 149
Lungo e travagliato, si rivelò il percorso della conoscenza, durante il quale, le prime osservazioni e
intuizioni furono elaborate in magiche pozioni e queste a loro volta adattate alle singole ferite e ai
vari malanni. Profondi, furono sicuramente, il travaglio creativo, quanto le sofferenze dei primi
pazienti, le soddisfazioni e frustrazioni di guaritori e sciamani, di tutti coloro che furono coinvolti in
questo drammatico carosello tra la vita e la morte.
Un millennio dopo l’altro, tecnica e ragione affilarono le armi, in un mirabile gioco di squadra tra
mani e cervello. Quello, che agl’inizi, era considerato puro rito divino rivelato, assunse dignità
terrena: era nato il farmaco.
150,151
M ai sapremo con certezza, come e quando l’uomo abbia scoperto le virtù terapeutiche delle piante
medicinali, scegliendo quelle giuste, tra le più disparate.152
149
Franco Voltaggio <L’arte della guarigione nelle culture umane > Bollati Boringhieri ed. 1992.
Hans-Georg Gadamer <Dove si nasconde la salute >, Cortina ed. 1994.
151
Da un’intervista a Carlo Clerici,specialista in psicologia clinica dell’Università di Milano,pubblicata sul Corriere
della Sera,Ott.2007,si rileva un’ interpretazione contro corrente degna di rilievo,seppur non sia condivisibile, alla luce
dei risultati della neurochimica,dell’ultima ora: <...Non c’é dubbio che molte molecole siano realmente efficaci,ma un
conto é mirare a una terapia dei sintomi,ammesso di riuscirci con i soli farmaci,un conto é puntare alla guarigione di
una malattia psichiatrica....A tut’oggi si cerca di trovare un rapporto tra patologie psichiatriche e alterazioni genetiche
e biochimiche;ma presupporre ch e il comportamento di centomila miliardi di cellule,alla base di ogni essere
vivente,trovi una spiegazione nelle caratteristiche di poche molecole resta, per il momento,una speculazione teorica.
Fatte rare eccezioni di malattie che compromettono la funzionalità dell’encefalo,non va dimenticato che il cervello si
può guardare e toccare,ma la mente no...Lo studio della mente chiama in causa la neurologia,la biologia,la
psicologia,la sociologia.Solo non trascurando alcuno di questi aspetti,si potrà superare il riduzionismo di una
psichiatria molecolare e fornire una più autentica visione dei problemi che ne sono alla base >.
152
Tante le ipotesi fatte dalla storia occidental e, tra le quali, spicca la rivelazione cel este:
150
< É molto evidente che la scoperta delle piante medicinali sia opera degli dei o che, per lo meno, una ispirazione
divina abbia guidato i mortali che l’hanno fatta > (Plinio), oppure
< Fu il Signore a far crescere le piante medicinali dalla terra, e l’uomo saggio non le disprezza > (Ecclesiaste 38,4),od
infine
< Dio non ha fatto scendere sulla Terra le malattie, senza averne, nello stesso tempo,
fatto scendere i rimedi > (Maometto),
84
Forse fu il caso a guidare la mano e la mente dell’uomo, durante la lotta per la sopravvivenza.
Raccogliendo bacche e radici, fiori e semi, foglie e frutti, egli scoprì che alcuni erano edibili, altri
velenosi o comunque dannosi, altri dotati di proprietà portentose. Sacerdoti, stregoni e sciamani
s’impadronirono di questo tesoro, ideando impieghi e rimedi e regolando usi e consumi, col pregio
di limitare gli abusi e salvaguardare salute e benessere. L’uomo apprese così, a sfruttare i benefici
effetti delle piante medicinali, ad evitare quelli dannosi, a rispettarle, a limitarne la raccolta, a curare
il loro habitat naturale ed infine a coltivarle. Questa mirabile simbiosi, tra l’uomo ed il mondo
vegetale, sarebbe durata indisturbata per vari millenni.
Papavero ed oppio, farmaco o veleno; due facce della stessa medaglia
L’uso del papavero si perde nella notte dei tempi. Capsule e semi sono stati ritrovati in svariate
tombe neolitiche, confermando che il loro uso era ben noto in passato. Numerose antiche monete
greche, riportano incisa l’immagine del papavero, mentre la statuetta in terracotta, denominata La
dea dei papaveri, risale al XV secolo a.C. Nell’iconografia classica, la notte il sonno e la morte
sono spesso inghirlandati da papaveri e gli antichi greci conoscevano molto bene le proprietà
narcotiche di questi splendidi fiori, coltivati sulle rive del Nilo. Durante svariate celebrazioni
religiose, i fedeli facevano uso rituale di droghe, tra le quali spiccava quello del succo di papavero.
Una volta, il consumo, d’oppiacei, bevande alcoliche ed altre droghe, era moderato, con abusi
sporadici e di modesta entità; esso aveva carattere rituale ed era sottoposto a regole precise e ben
osservate. Potremmo dire, una volta c’era: < ordine e droga >, mentre oggi non c’é che
< disordine e droga >.
Gli antichi libri della medicina indù non menzionano il papavero e l’oppio, introdotti in India dai
persiani e dagli arabi verso l’ottavo secolo d.C. La sua diffusione iniziò più tardi verso il 1200, con
la conquista araba e l’instaurazione della dinastia M oghul. In questo periodo, sorsero in India vaste
coltivazioni di papavero, favorite dal clima adatto e dalla gran richiesta. In medicina esso era
impiegato prevalentemente per le sue proprietà astringenti ed antidiarroiche, mentre l’azione
narcotica ed analgesica restò negletta. L’India divenne un gran consumatore d’oppio per uso
voluttuario e da produttore si trasformò in importatore di droga d’origine araba, la quale fu
soppiantata a sua volta, nel 1550, da quella portoghese.
L’impiego dell’oppio, da prevalentemente medico, si trasformò in voluttuario, estendendosi a strati
sociali sempre più vasti, dove divenne di moda mangiarlo, sotto forma di piccole sfere oppure
infuso nel vino, oppure, miscelato al miele e ad altre sostanze, in dolci molto ricercati. Questo modo
85
di assumere droga é meno dannoso di quanto non lo sia fumandola od iniettandola; esso induce,
infatti, uno stato d’ebbrezza od una placida serenità, a seconda della dose, senza che s’instauri una
corsa all’aumento delle dosi ed una vera e propria dipendenza. In India non si ebbero, in effetti, le
gravi conseguenze d’ordine economico, sociale e morale, che colpirono la Cina, quando s’iniziò a
fumare l’oppio, o quelli causati dalla somministrazione d’eroina endovena.
L’azione più blanda, quando è ingerito assieme a sostanze zuccherine, é conseguenza
dell’assorbimento meno veloce e dei livelli cerebrali più bassi e lenti ad instaurarsi. L’ingestione
concomitante di zuccheri stimola, inoltre, la secrezione di serotonina e quest’ultima crea un tale
senso di sazietà, da diminuire il rischio di somministrazioni ripetute (cosiddetto bis) od incremento
della dose. La serotonina esplica di per se un’azione sedativa, che é sinergica a quella dell’oppio.
L’oppio assunto secondo la moda indiana non attecchì in Cina, dove questa droga restò legata al
vizio del fumo. Verso la fine del 1600, questo cominciò a diffondersi, dal ceto nobile e ricco, a strati
sempre più vasti della popolazione, tanto da venir bandito dall’imperatore Yung Ching, nel 1729. Il
fumo dell’oppio produce effetti devastanti; s’instaura assuefazione e dipendenza e l’individuo
diviene rapidamente inutile socialmente e pericoloso. Nonostante la proibizione, il commercio della
droga continuò a fiorire in clandestinità, subendo svariate peripezie, tra cui le due guerre dell’oppio
tra Cina e Gran Bretagna (1842 e 1856). Successivamente, l’impiego fu legalizzato col risultato
d’incrementare importazioni e coltivazioni locali di papavero e di far crescere i consumi.
Il vizio dell’oppio continuò ad aumentare e nel 1945 si contavano in Cina ben 40 milioni di
fumatori dichiarati. Dopo l’avvento al potere, il regime maoista mise in atto una repressione
radicale del vizio, sfociata nello sterminio di consumatori, produttori e spacciatori e
nell’interruzione della nefasta spirale. La storia cinese é un drammatico esempio, di come una
simbiosi pianta-uomo, inizialmente utile e fruttuosa, sia potuta degenerare in terribile tragedia.
153
***
Nell’antichità, gli estratti di papavero furono tra i più importanti presidi terapeutici. Galeno soleva
somministrare oppio per alleviare i mali di testa incontrollabili e recidivi, le malattie biliari, le
coliche ed i calcoli renali. Egli utilizzava l’oppio anche come calmante, per alleviare la respirazione
affannosa in pazienti asmatici o con insufficienza cardiaca congestizia. Famosa la Theriaca, ricetta
153
Gli effetti disastrosi dovuti alla legalizzazion e dell’uso della droga in Cina, andrebbero attentamente considerati dai
moderni fautori della legalizzazione generalizzata delle sostanze stupefacenti nel nostro continente (da non confondere
con i trattamenti legalizzati a fini rieducativi attualmente in corso con lusinghiero successo in Svizzera). Cfr. Ines
Testoni <Psicologia del nichilismo,la tossicodipendenza come rimedio>, Franco Angeli ed. 1997.
86
prescritta, tal quale per secoli, in una vasta serie di disturbi eterogenei e non correlati, come: sintomi
d’avvelenamento, mali di testa, sordità, epilessia, debolezza visiva, itterizia, febbre e lebbra!
La composizione di quest’antica preparazione farmaceutica, risalirebbe addirittura a Galeno.
154
Gli antichi Greci decantavano, per bocca di Omero, le miracolose proprietà dell’oppio, mettendo l’accento sulla
proprietà d’indurre, a breve, sensazioni di tranquillità e benessere, seguite da sonnolenza e sonno riparatore.
Descrizione molto felice, dell’euforia indotta da tutti gli oppiacei. Uno stato di calma ed appagamento completo;
una sensazione di galleggiare nel vuoto profondo dopo aver mollato gli ormeggi; la visione di spazi variopinti;
l’intreccio dell’arcobaleno alternato al grigiore della bruma; la struggente armonia che risuona dal cosmo.
Sensazioni profonde e appaganti, contrapposte all’ipervigilanza e all’inquietudine causate dalle sostanze eccitanti,
come cocaina ed amfetamina.
L’impiego dell’oppio varcò il mare nostrum e arrivò a Roma, dove attecchì e se ne fece ampio uso
sia in medicina, sia nella vita sociale, fino a raffigurare il popolare dio del sonno, Somnus, con in
mano un recipiente colmo del succo di papavero. Nell’Europa moderna, l’uso ricreativo dell’oppio
risale alle esperienze ed alle opere dei romantici inglesi, i quali nello ‘800 ne decantarono le doti,
pur mettendo in guardia dai rischi connessi.
155
Le sofferenze da astinenza, conseguenti ad uso cronico, sono devastanti e la riassunzione di droga
può portare ad un rapido ma effimero sollievo ed anche alla morte. L’uso cronico rende i pazienti
tolleranti, inducendo ad un progressivo ed irrinunciabile incremento delle dosi e della frequenza
delle somministrazioni, che portano all’irrimediabile distruzione dell’individuo. La piaga della
dipendenza, esplosa nell’‘800 in Europa, più che dalla morfina estratta dal papavero, fu causata
dall’eroina, un derivato della morfina. Una volta iniettata, l’eroina supera ogni barriera e raggiunge
il cervello, dove scatena una rapida ed intensa euforia. L’eroina fu commercializzata nel 1898,
quale semplice ed innocuo rimedio antitosse, da sostituire a quelli a base di codeina, già in
commercio da anni. Come slogan promozionale, la ditta produttrice
156
vantò la non meglio
documentata proprietà, di non indurre assuefazione, al contrario di quella ben nota della codeina,
contribuendo così ad aumentarne diffusione e popolarità. E’ singolare il fatto che, nel 1900,
venticinque anni dopo la sintesi e accurate indagini farmacologiche, una rivista scientifica potesse
affermare, che:
154
<Radice di giglio fiorentino e di liquirizia,12 once ciascuna;di Costus arabicus,di rabarbaro del Ponto e di
potentilla,6 once ciascuna;di Ligusticum meum,di rabarbaro,di genziana,4 once ciascuna;di aristolochia,2 once;di
scordio,12 once;di citronella,di marrubio,di dittamo cretico,di mentuccia,6 once ciascuna ;...di anice,di finocchio,di
crescione,di seseli,di Thlaspi arvense,di amomo,di arenaria,4 once ciascuna;di carota,2 once;di oppio, 24 once;...di
scorzonera,di calamo aromatico,24 once ciascuna.Si triturino i balsami,le resine e le gomme in una quantità sufficiente
di vino,in modo da formare una pasta poco densa.Si incorporino nel tutto 960 once di miele.>
155
Da un commento autografo del Dr.Jones : <Gli effetti di una improvvisa interruzione nell’uso dell’oppio, dopo che
esso é stato assunto per lungo tempo, si manifestano come grandi sofferenze, addirittura intollerabili, o come forme di
angoscia e depressione. Il tutto si conclude con una morte assolutamente miserabile, accompagnata da singolari
tormenti, a meno che il soggetto non ritorni alla droga; allora ecco che subito egli si riprende e di certo le sue
sofferenze scompaiono>
156
Bayer AG.
87
<E’ trascorso un periodo di tempo sufficientemente lungo da quando é stata introdotta
l’eroina,tanto che oggi possiamo esprimere un giudizio sul suo valore reale...L’assuefazione é stata
notata in una piccola percentuale di casi...Tuttavia,nessuno dei pazienti ne ha sofferto in alcun
modo e nessuno dei sintomi che sono così caratteristici del morfinismo cronico sono stati mai
osservati >.
Il ritardo, nel comprendere e valutare la portata dei danni e dei rischi derivanti dall’uso
indiscriminato d’eroina, può trovare una spiegazione ma non una discolpa, nella superficialità della
medicina dell’epoca, nelle mancanze della scienza di base e nell’irresponsabile baldanza di
un’industria del farmaco alle sue prime armi. Fortunatamente, somministrando l’eroina per via
orale, assorbimento e penetrazione cerebrale erano molto rallentati, diminuendo la temuta
impennata d’euforia, pur senza ridurre il grave rischio d’assuefazione.
L’assunzione per via orale d’oppio grezzo può causare, alla lunga, qualche forma di dipendenza,
seppure non siano stati registrati danni gravi, a seguito d’uso smodato. I veri guai cominciarono
dopo la scoperta, l’isolamento e l’impiego clinico della morfina, principio attivo puro dell’oppio, ed
in particolare dopo la sintesi ed il vasto impiego del suo derivato iniettabile, l’eroina.
Analoghe e drammatiche differenze, tra gli effetti di preparati vegetali grezzi e dei principi attivi
puri o arricchiti, si ritrovano presso altri prodotti: coca e cocaina; vino, birra e superalcolici ne sono
tragici esempi.
Durante l’ultimo secolo, lo studio del meccanismo d’azione d’oppiati ed analgesici di sintesi, ha
portato alla scoperta di recettori cerebrali specifici, ai quali si legano le droghe durante lo
svolgimento della loro attività, permettendo di formulare nuove ed accurate ipotesi neuro chimiche
sul come e dove la droga agisca. Grazie a questi studi, oggi sappiamo che le sostanze d’abuso
alterano la neuro trasmissione dopaminergica nelle aree cerebrali, responsabili per la gratificazione,
per l’apprendimento e per il processo decisionale. Nel corso di questi studi, sono state anche
scoperte le encefaline, una classe di proteine prodotte dal cervello e dotate della proprietà di lenire il
dolore fisiologicamente (per questo motivo, le encefaline sono state definite oppiati fisiologici).
L’impiego di nuove tecniche d’immagine non invasive ha permesso, inoltre, d’osservare cosa
succede in un cervello, prima, durante e dopo l’assunzione di sostanze d’abuso. Queste aumentano,
a breve, la neuro trasmissione di dopamina nelle aree limbiche, creando una sensazione di piacere e
rendendo gradevole il consumo della droga, mentre, alla lunga, s’instaurano nel cervello fenomeni
adattativi, le cui conseguenze negative si manifestano, come sindrome d’astinenza, quando
s’interrompe il consumo.
88
Tutte queste scoperte rivestono gran valore, anche per la comprensione dei meccanismi di
trasmissione e percezione del dolore e per la realizzazione di nuovi farmaci psicoattivi.
157
Il papavero resta l’insostituibile fonte dei principali antidolorifici moderni, i quali permettono a
milioni e milioni di malati, di sedare il dolore e migliorare la loro qualità di vita.Grandi sono,
quindi, i meriti dell’oppio, nell’ambito della pratica clinica e della ricerca scientifica, mentre
altrettanto gravi sono le conseguenze socio-antropologiche, a seguito del suo uso indiscriminato. Il
magico fiore di Demetra é come un vaso di Pandora, dal quale s gorgano il bene ed il male; una
pianta che conserva, immutato nel tempo, il suo straordinario potere benefico e malefico. Con
questa situazione ambivalente, dovrà misurarsi l’umanità, nel terzo millennio.
< Mama Coca > e Cocaina
Mama coca era uno degli appellativi più famigliari, con il quale gli Inca apostrofavano la loro
regina. Nello stesso tempo, il dono di questo prodotto rappresentava il maggior segno di stima che il
re potesse accordare ai suoi sudditi. Gli appezzamenti di terra chiamati cocals, in cui s i coltivava la
pianta, erano di proprietà esclusiva della famiglia regnante e del ceto nobile, rappresentando la
maggiore fonte di potere economico e sociale.
La vita in quelle contrade era dura, una lotta giornaliera per la sopravvivenza, con scarsissime
risorse, ridotte all’indispensabile. Un paese dove le condizioni di vita oscillano, tra freddo e caldo,
arsura ed alluvioni, tra estremi insopportabili: dalla mancanza d’ossigeno alle alte quote, alla
scarsità d’acqua ed al suolo povero ed arso nelle vaste zone desertiche; dalla scarsezza di cibo,
animali e piante, agli scarsi raccolti e all’implacabile sole. (fig.8)
Mama coca, la pianta che permetteva ai più umili di lenire il morso di sete e fame, di dimenticare
sforzi e fatiche, di vedere il mondo tinto di rosa, era per tutti, poveri e ricchi un dono divino:
“...la coca ha la proprietà, di permettere un massimo di fatica con il minimo di nutrimento e di
alleviare la difficoltà di respiro, sui ripidi fianchi delle montagne...” ( M arkham, 1859).
Per le popolazioni andine, le foglie di coca non erano un prodotto voluttuario, ma un’importante
risorsa. La coca ricopriva un triplice ruolo: era indispensabile alla sopravvivenza in alta quota ed
alla durissima vita del campesino; era oggetto di culto per tutti, dagli sciamani ai paesani; era
strumento di potere per chi ne controllava produzione e distribuzione, vale a dire per tutta la classe
regnante.
157
Solomon H.Snyder <Drugs and the Brain>,Scientific American Books,Inc.New York (1986)
89
La coltivazione delle piante è delicata e richiede molto lavoro, specialmente sugli scoscesi pendii
delle Ande; lo stesso dicasi per la raccolta e la preparazione delle foglie, contenenti la cocaina, il
principio attivo sconosciuto ai quei tempi.
Per ottenere il massimo effetto, si osservava un preciso rituale, valido tuttora presso le popolazioni
della montagna: da una borsetta chiamata chusca, si prelevava un pizzico di foglie, si liberavano
dalle nervature principali, si masticavano lentamente sino a formare un bolo, che era posto in un
lato della bocca. Da un piccolo contenitore di legno chiamato poporo si estraeva con una bacchetta
di legno una piccola quantità di llipta o llucta, una particolare miscela alcalina costituita da cenere
vegetale e calce. Con essa si umettava il bolo. In tal modo, la cocaina imprigionata nelle foglie si
liberava ed era assorbita più facilmente dalla mucosa orale. L’uso della coca presso gl’Inca era
tutt’altro che libero, come molti hanno asserito e qualcuno potrebbe pensare! Era sottoposto a
regole ferree, le stesse che regolavano, giorno per giorno ed ora per ora, la vita di tutta la società, i
suoi usi e costumi. Ogni lavoratore adulto aveva diritto di consumare da uno a due pugni di foglie al
giorno
158
ed il consumo veniva proporzionato al lavoro svolto ed alla fatica sopportata. La presa di
coca (cocada) era usata come unità di tempo e di lavoro: una cocada corrispondeva al percorso fatto
tra una presa e l’altra da un portatore con un carico standard di 40 kg circa; ovvero a 3 km in
pianura e 2 km in salita. Cocada era anche il tempo necessario per percorrere questo spazio, pari a
circa 40 minuti. La popolazione era piccola di statura e di peso leggero, corporatura adatta alla vita
montana, ma portare un fardello di 40 kg o giù di lì, era come portare sulle spalle un fratello
gemello, sforzo da non sottovalutare. L’intera vita dei popoli andini era condizionata da mama
coca, senza che tale abitudine portasse ad eccessi o a problematiche di carattere sociale e morale.
Una società felice, ma assuefatta e astutamente sfruttata.
Poco o nulla sappiamo degli effetti nocivi dovuti all’assunzione della droga, assunta a dosaggi
limitati, ma protratti nel tempo. In particolare nulla ci è stato tramandato, né poteva essere
altrimenti, su eventuali azioni tossiche a livello del sistema cardiocircolatorio o nervoso centrale,
sull’eventuale compromissione delle facoltà cognitive, sulla capacità di giudizio, memoria,
comportamento ed aspettativa di vita. Ancora meno sappiamo delle conseguenze del vizio sulle
generazioni presenti, mentre vasta è la letteratura scientifica, che attesta le terribili conseguenze per
il feto, a seguito d’assunzione di cocaina pura e ad alti dosaggi, durante la gestazione.
Tramite l’ingestione d’infusi e tisane di coca (matè de coca) o con la semplice masticazione delle
foglie stesse, sono assorbite quantità talmente basse di droga, diluite nel tempo, da non
rappresentare un pericolo reale per la salute. L’assunzione di due-tre tazze di matè de coca al giorno
158
Quantità irrisoria, se paragonata a quanta droga pura vien e normalmente sniffata o fumata dai consumatori abituali di
coca occidentali.
90
fa parte tuttora delle abitudini delle popolazioni andine ed è paragonabile all’uso giornaliero di tè o
caffè in occidente.
L’uso plurisecolare della coca, da parte di questi popoli, insegna come l’assunzione di droghe
potenzialmente pericolose possa essere volta al meglio, in un ambiente sociale stabile e ben
organizzato.La storia dell’impiego di Mama coca descrive un caso di simbiosi pianta-uomo, che
non finì relegato sui nevosi pendii delle Ande, ma straripò improvvisamente fino all’Europa ed altri
lidi lontani, con conseguenze tanto drammatiche quanto imprevedibili, per tutto il genere umano.
***
Nel 1898, Willstaetter determinava la costituzione chimica della cocaina, elemento principale della
pianta e nel 1901 fu realizzata la prima sintesi dell’alcaloide. Questi studi come pure quelli
precedenti (1884) sull’azione anestetica locale di superficie e quelli di Reclus (1890) sull’anestesia
tronculare, cefalorachidiana e peridurale, aprivano nuove eccezionali possibilità alla chirurgia.
La disponibilità di cocaina pura facilitò la ricerca scientifica e medica.Gli estratti grezzi contengono
una varietà di sostanze, perciò non si può mai affermare con sicurezza, se gli effetti di una pianta
siano dovuti a una singola sostanza chimica, il principio attivo per eccellenza, o a diverse sostanze
eventualmente sinergiche. Studi dettagliati sulla composizione degli estratti finirono per dimostrare
che l’effetto psicoattivo é correlato alla cocaina, mentre le altre componenti svolgono azioni
biologiche di modesta importanza ed entità.
Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, fu tra i primi medici tedeschi a sperimentare, alla fine
dello ‘800, l’azione della cocaina pura. Famosa la sua pubblicazione <ŰBER COCA >, nella quale
egli racconta in tono reclamistico le sue sensazioni dopo l’ingestione di droga pura. Il lavoro di
Freud ebbe effetti deleteri sulla società e contribuì alla diffusione del prodotto presso medici e
pazienti, alla sottovalutazione dei rischi ed alla creazione del mito della droga presso l’uomo della
strada:
<...Vi sono numerose prove che gli indios, sotto l’influenza della coca, possano sopportare
patimenti eccezionali ed eseguire lavori pesanti senza avere bisogno nel frattempo di una
alimentazione adatta..Facendo uso della coca gli indios possono camminare per centinaia di ore e
correre più in fretta dei cavalli senza mostrare segni di fatica..
...Pochi minuti dopo aver assunto la cocaina,si prova un’improvvisa eccitazione e una sensazione
di lievità.Sulle labbra e sul palato si sente una certa patina e poi subentra nelle stesse aree una
sensazione di calore.Se si beve acqua fredda,sembra calda sulle labbra e fredda in gola.In altre
occasioni,la sensazione dominante é un senso di freschezza piuttosto piacevole in bocca e in
91
gola.Durante questo primo tentativo,ho subito per un breve periodo di tempo effetti tossici,che non
sono ricomparsi, invece, in esperimenti successivi.La respirazione é diventata più lenta e più
profonda e mi sono sentito stanco e sonnolento;sbadigliavo spesso e mi sentivo un poco
depresso.Dopo alcuni minuti é cominciata l’euforia da cocaina,introdotta da una eruttazione
ripetuta,calmante. Immediatamente dopo aver preso la cocaina,ho notato una leggera diminuzione
del polso e poi di nuovo un modesto aumento.
...Ho provato su me stesso questo effetto della coca,che toglie la fame,il sonno e la stanchezza e
rende insensibili alle fatiche intellettuali,una decina di volte;non ho avuto l’occasione di
impegnarmi in una attività fisica.
...Il principale impiego della coca rimarrà indubbiamente quello che ne hanno fatto da secoli gli
indios:esso é valido in tutti i casi in cui lo scopo primario consiste nell’aumentare la capacità fisica
dell’organismo per un breve periodo di tempo stabilito e di tenere energia di riserva per ulteriori
necessità,specialmente quando le circostanze esterne escludono la possibilità di avere riposo e
nutrimento normalmente necessari in caso di notevole sforzo.Situazioni del genere incorrono in
tempo di guerra,o durante viaggi,ascensioni in montagna o spedizioni di vario genere,tutte
situazioni in cui,in realtà,gli stimolanti alcolici,in generale,sono anch’essi considerati utili.La coca
é uno stimolante di gran lunga più potente e di gran lunga meno dannoso dell’alcol e la sua ampia
utilizzazione é oggi ostacolata soltanto dal prezzo elevato.
...La cocaina e i suoi sali hanno un marcato effetto anestetizzante quando sono messi a contatto con
la pelle e le mucose in una soluzione concentrata;questa proprietà ne suggerisce l’impiego
saltuario come anestetico locale,specialmente in presenza di affezioni delle mucose...In effetti.le
proprietà anestetizzanti della cocaina dovrebbero renderla idonea per un buon numero di altre
applicazioni >.
Freud parlò ad un suo collega, il Dr. Koller, delle proprietà anestetiche della cocaina in soluzione,
suggerendo di eseguire qualche approfondimento in clinica, su pelle e mucose. Pochi mesi dopo,
nel 1884, lo stesso anno in cui Freud diede alle stampe il suo famoso saggio, Koller presentò alla
Società Germanica d’Oftalmologia i primi risultati sull’eccellente azione anestetica della cocaina,
applicata alla mucosa oculare. Questa scoperta segna una tappa cruciale nello sviluppo
dell’oftalmologia e della chirurgia moderna. M olti dei brillanti risultati, conseguiti da queste due
branche della scienza medica, non sono immaginabili senza l’ausilio dell’azione anestetica della
cocaina e degli anestetici sintetici, strutturalmente analoghi.
159
159
L’anestesia generale é di scars a utilità in campo oculistico, dato che nel paziente anestetizzato, gli occhi si muovono
in modo incontrollato e senza sosta, rendendo impossibile qualsiasi intervento diretto.
92
Lo studio, di cocaina e derivati, é un capitolo molto fecondo della ricerca chimico- farmacologica,
responsabile di grossi progressi nel campo di medicina e chirurgia. Questi traguardi non sarebbero
stati raggiunti così rapidamente, se mama coca non fosse stata servita ai conquistadores, su un bel
piatto d’argento.
***
Nella seconda metà dello ‘800, accanto a quest’approccio scientifico, se ne sviluppò un altro, che
potremmo definire animistico, basato sulle presunte proprietà toniche ed energetiche degli estratti
completi di droga. L’Europa fu invasa da una marea di preparati a base di coca, usati
com’energetico per gli sportivi, stimolante per gli intellettuali, supporto terapeutico nei trattamenti
disintossicanti da alcol e morfina, ricostituente nelle malattie nervose, tisi, malaria, in varie forme
debilitanti ed infine per accrescere il benessere del paziente sano.
Uno dei primi europei a descrivere i benefici legati al consumo di coca fu Paolo M antegazza, un
neurologo italiano del bel mondo. Nel 1859, M antegazza pubblicò un saggio dettagliato ed
avvincente, conquistando medico e pubblico. Egli divenne anche appassionato consumatore e
distributore di foglie di coca, nella vasta cerchia d’amici e pazienti.Entusiasta ed infervorato, egli
raccontava ai quattro venti delle miracolose virtù della foglia divina, su mente e corpo: vivacità,
esultanza e grand’euforia, associate a forza muscolare, potenza e resistenza a sforzo e fatica. Né
mancava, M antegazza, di ripetere un vecchio detto degli Inca:
< Gli Angeli di Dio offrirono all’uomo le foglie di coca per calmare la fame quando fosse stanco e
affamato;per fornirgli nuovo vigore quando fosse infreddolito e spossato,per dimenticare ogni
miseria,ogniqualvolta si sentisse infelice >.
Seguendo questi antefatti, nel 1863, un chimico corso, di nome Angelo M ariani, preparò e brevettò
un estratto di coca diluito nel vino. Questo ebbe tale successo in tutta l’Europa,da fargli meritare, da
parte del Papa, un elogio speciale ed una medaglia d’oro al merito. Il Vino Mariani sollevava il
morale dei depressi, aveva gusto ed aroma deliziosi ed era utile in numerosi disturbi, dal mal di gola
alla dispepsia. L’idea di M ariani fece strada e fu ripresa, nel 1886, da John Pemberton, un
farmacista della Georgia, il quale progettò e brevettò la Coca-Cola come rimedio per il mal di testa
e come stimolante, adottando uno slogan vincente: < Vino francese di coca, tonico ideale >. 160
Sostenuti da abili campagne pubblicitarie, suffragate da lavori di scarso valore scientifico, i prodotti
a base di coca raggiunsero vendite mirabili, verso la fine dello ‘800.
160
Successivamente: venne eliminata la coca, introdotta la caffeina, l’acqua normale sostituita con acqua
gassata,aggiunti vari aromatizanti e la bibita trasformat a in <bibita per intellettuali> o <bevanda dei sobri>.
93
Nei primi decenni del ‘900 si levarono voci contrarie, avendo compreso che questi prodotti non
erano di valido aiuto nelle malattie debilitanti, mentre notevole era il rischio d’assuefazione,
specialmente quando si passava dai preparati più blandi a base d’estratti, alla droga più pura. Il
mercato crollò, il legislatore bandì i preparati a base di coca e, dal 1920, coca e ricostituenti
sparirono da ogni vetrina. I marchi oramai affermati sopravvissero alla tempesta, mentre nei
prodotti più in voga la coca fu sostituita alla chetichella con principi meno attivi, ma altrettanto
meno nocivi.
Il vaso di Pandora era stato tappato, ma ahimè troppo tardi: il cocainismo come stile di vita si era
diffuso a macchia d’olio nei paesi più ricchi, dall’Europa, agli Stati Uniti ed all’Asia. Negli ultimi
50 anni, a seguito dei conflitti in Corea e Vietnam, il numero di coloro che assumono cocaina in
forma abituale od occasionale è salito alle stelle. Si sono anche modificate le modalità d’impiego,
con una crescente tendenza a raggiungere un rapido sballo, all’uso massiccio di prodotti più attivi,
aggressivi e debilitanti, fino alla moda più recente di fumare la coca (una micidiale mistura di
cocaina base chiamata crack).
L’assunzione di cocaina è divenuta puramente voluttuaria e con l’attuale andamento dei consumi,
rappresenta uno dei rischi maggiori per il singolo, la comunità e la salute.La scoperta, che fumando
il crack si potenzia l’effetto della coca, normalmente sniffata, richiama alla mente quanto successe
con l’oppio. Questo passò dall’India, dov’era mangiato o bevuto in dosi modiche e poco dannose,
alla Cina dove, entrato nelle fumerie, diede inizio ad una funesta tragedi.
La cocaina quando è annusata, causa un’eccitazione euforica intensa; si provano sensazioni
grandiose, che incrinando ogni capacità di giudizio, fanno sopravvalutare la propria abilità. Si nota,
spesso, l’insorgenza di un forte ed improvviso desiderio sessuale, accompagnato talora da
eiaculazione spontanea. Quando la dose non è accuratamente controllata, compaiono segni tossici,
come tachicardia, palpitazioni, allucinazioni e illusioni paranoiche di tal entità da spingere il
tossicomane ad aggredire chiunque gli si pari davanti, senza provocazione. Per questi motivi, il
cocainomane é potenzialmente più pericoloso che non l’oppiomane, quando si trova sotto
l’influenza della droga.
Caratteristico é l’effetto della cocaina sulle relazioni emozionali, su erotismo ed amore. Sotto la sua
azione, il rapporto di coppia è alterato; viene a cessare reciprocamente lo slancio altruistico, che
tende a soddisfare il partner, mentre tutta l’attenzione si rivolge al proprio ego. Gli amanti
diventano indifferenti ai sentimenti altrui, sempre più isolati e chiusi in se stessi. Il rapporto perde il
suo carattere originario d’individualità, per spingere ad intercambiabilità, promiscuità e sesso di
gruppo. Si registra così, che anche coppie realmente innamorate possano scambiarsi il partner,
senza rendersi conto, che quest’atto minerà ogni rapporto personale. La cocaina altera, come altre
94
droghe, le relazioni tra maschi e femmine, rende le coppie più fragili e contribuisce ad inaridire i
rapporti emozionali, specie fra giovani e giovanissimi.
< Cocaina contro il logorio della vita moderna >, questa parafrasi di uno slogan molto popolare
negli anni ’60, sintetizza l’atteggiamento superficiale e permissivo della “classe bene” dei nostri
giorni, come pure la profonda ignoranza dei rischi, connessi ad uso ed abuso. M olti sono convinti,
che una “sniffatina” equivalga una tazzina di caffè, una piccola e innocente sferzata per uscire dal
grigiore della vita quotidiana, senza rendersi conto che la trappola della dipendenza sia già pronta in
agguato. La sferzata non conduce lontano, spesso solo ad instabilità emotiva, incapacità a
controllare gl’impulsi, tendenza alla paranoia e mania di persecuzione. Senza accorgersene, il
tossico passerà dal riso sfrenato al pianto, dall’aggressività alla passività, al lavoro ed a casa. Si
altererà profondamente lo stile di vita, di lavoro, di guida.
Chi guidava in modo prudente diventa spericolato. Lo stesso capiterà a chi manovra un attrezzo
complicato, a chi pilota un aereo, una nave commerciale o da guerra, un sommergibile atomico. Lo
stesso capiterà al chirurgo in sala operatoria, al manager negl’investimenti, al presidente di una
multinazionale, al capo di uno stato, al generale d’armata. Vi sono ampie documentazioni a
conferma, che dittatori moderni abbiano fatto e facciano tuttora ampio uso di coca ed anfetaminici.
Si potrebbe dire, che a volte il mondo intero é nelle mani di un folle.
L’effetto della droga si estende dal lavoro all’area privata. In amore e in amicizia il sospetto
s’insinua; Otello é in agguato. Lo stesso vale in ambito pubblico, tra i colleghi di un movimento,
partito o governo; dai docenti nell’accademia ai clinici nelle corsie e così via. Non parliamo poi di
cosa succeda a livello amoroso; altro che coca paradiso del sesso. Il cocainomane é dilaniato tra
compulsione e desiderio non soddisfatto, é perseguitato da effimere sensazioni di gigantesche
erezioni, che mai si avvereranno se non durante sogni convulsi.
La dipendenza da coca non é un paradiso, é un inferno; altro che liberazione, la coca é schiavitù.
Per le popolazioni andine, mama coca era un prodotto esistenziale non voluttuario. Un utile dono
degli dei, il cui suo uso si protrasse per secoli senza eccessivi problemi.
Approdata in occidente, la coca fu trasformata in neve o cocaina purissima; perse lungo la strada le
sue doti originali d’impiego e divenne un prodotto voluttuario, da supermercato. Divenne veleno ad
altissimo rischio, per giovani e adolescenti, giovanissimi e adulti, per l’intera comunità.
Dipendenza e crisi psicotiche improvvise e drammatiche, irreversibili in certi soggetti, sono in
agguato. Nessuno sa dire a priori, se sei o non sei predisposto da madre natura, se sei o non sei a
rischio geneticamente. La prima dose di coca o d’ecstasy é un gioco d’azzardo, alla stregua della
roulette russa. Potresti svegliarti con danni cerebrali, organici e funzionali perenni, con mente
compromessa e comportamenti in subbuglio, o non risvegliarti del tutto.
95
Alto é il rischio per il cervello in crescita; nei giovani e giovanissimi, se dediti al vizio per lunghi
periodi; alta la frequenza di “neuroni bruciati” nel feto, quando le mamme gestanti usino cocaina o
ancor peggio se siano pluri-dipendenti da droghe lecite e illecite, da fumo, alcol ed anfetamine.
161
Strappata dal suo habitat naturale da parte di mani rapaci, Mama Coca Regina degli Inca impersona
una storica nemesi che consuma un’atroce vendetta: l’annientamento del conquistador.
Parafrasando quanto già detto per eroina, oppio e morfina, é lecito affermare che grandi sono i
meriti della coca sul piano scientifico e medico, ma altrettanto deleterie le conseguenze di certi
illeciti usi. (fig. 9)
Analoghe e drammatiche differenze, tra i blandi effetti di prodotti vegetali grezzi e quelli devastanti
dei preparati puri o arricchiti, si ritrovano nel caso d’altri prodotti scoperti e sfruttati dalla civiltà
occidentale. Istruttivo, é l’esempio delle bevande a bassa gradazione, come il vino e la birra e quello
dei superalcolici. Il vino e la birra, se consumati moderatamente, erano e restano piacevoli strumenti
di vita, mentre gli alcolici forti sono spesso forieri di morte.
Il qat, elixir dell’Arabia felix
Il qat
162
è una pianta le cui foglie vengono masticate lentamente per la loro azione stimolante ed é
molto apprezzata nelle regioni ove essa viene coltivata (Yemen, Etiopia, alcuni distretti del Kenya,
M adagascar,Somalia, Gibuti ed Aden ).
Secondo vecchi scritti, l’uso del qat fu inizialmente introdotto dall’Etiopia nello Yemen, principale
consumatore odierno, attorno al 1400, restando durante i primi secoli appannaggio di strati ristretti
della popolazione. La pianta del qat o Catha edulis, un arbusto di 5-6 metri d’altezza, cresce di
preferenza sugli altopiani montuosi yemeniti ed etiopici, tra i 1500 e 2500 metri, ma si ritrova
sporadicamente anche in Turkestan, Afganistan, Kenya, Uganda, Tanzania, Zaire e Zimbabwe.
La pianta, rigogliosa sui terreni acidi, necessita di piogge abbondanti e quando é ben curata fornisce
fino a quattro raccolti l’anno. Essa é meno adatta a coltivazione estensiva, a causa dell’alta
deperibilità delle foglie, che una volta raccolte perdono l’attività nel giro di pochi giorni.
Di
conseguenza, la produzione, rimasta frammentata e nelle mani di piccoli produttori, ha favorito lo
161
John A.Harvey, Barry E.Kosofsky Edts. <Cocaine,Effects on the Developing Brain> Annals of the New York
Acad emy of Sciences vol.846 (1998)
162
C. M. Mc Kee < Medical and social aspects of qat in Yemen: a review > J.of the Royal Society of Medicine 80
(1987),pp.762-765
96
sviluppo di una buona rete autostradale, atta a garantire una distribuzione rapida dai luoghi di
produzione a quelli di consumo.
Nello Yemen, l’incremento della produzione di qat dopo la seconda guerra mondiale, ha aumentato
la richiesta di forze di lavoro ed ha indotto un ulteriore sviluppo di tutta l’agricoltura ed attività
connesse, come irrigazione e trasporti, un aumento delle entrate e del livello di vita.
La diffusione dei mezzi di trasporto meccanici ha inoltre alleviato le donne da una pesante e
millenaria incombenza, spostamento e trasporto di legna da ardere e raccolta d’acqua potabile da
sorgenti spesso distanti.
***
Nel corso dei secoli, vari cronisti si sono dilungati, chi brevemente chi con dovizia di particolari, a
descrivere i rituali dell’uso del qat. Interessanti e degne di rilievo, le descrizioni accurate di
M assimo M ancioli,
163
medico ed artista italiano, vissuto per oltre un decennio in Yemen, dove ebbe
modo di esercitare la professione, come primario medico presso l’ospedale di Sanà e la corte
dell’Imam:
< La masticazione del qat costituisce una cerimonia che rappresenta l’avvenimento più importante
del pomeriggio yemenita. Si inizia verso le 15 e termina,per i consumatori medii, alle 18,ora in
cui,dopo la preghiera rituale, avviene il pasto serale. Quest’ultimo viene spesso ridotto,sia per la
scarsa disponibilità economica,aggravata dalle spese per l’acquisto del qat,sia per l’anoressia
conseguente all’azione dei principi attivi delle foglie. I forti consumatori continuano poi durante le
ore serali, e spesso anche notturne, la masticazione,cui consegue una tenace,ma non spiacevole
insonnia. La stanza dove si consuma il qat è il centro dell’abitazione; la separazione dei sessi è la
regola. Gli uomini sono sdraiati su tappeti disposti lungo i muri della stanza, che è in genere di
forma allungata, con gomiti appoggiati a cuscini, avendo vicini un recipiente per l’acqua,spesso un
thermos, dove quest’ultima si mantiene fresca, e la provvista delle foglie. Al centro è il medàh la cui
estremità viene a turno passata dall’uno all’altro dei presenti per aspirare una boccata di fumo.
Oltre a ciò, larghissimo è l’uso di sigarette, anche in chi,abitualmente, non è fumatore.
Apparentemente catina e nicotina si potenziano reciprocamente. Questo rituale che peraltro
favorisce i contatti umani e la conversazione,viene seguito anche in occasione di festività religiose
o civili, matrimoni e nelle veglie funebri. In queste ultime occasioni si ha,naturalmente una
maggiore
partecipazione
di
persone.
Per
quanto
riguarda
le
due
categorie
di
consumatori,occasionali e abituali,è da precisare che: I consumatori occasionali usano le foglie
163
Massimo Mancioli < Il qat (Catha edulis) > La Clinica Terapeutica (1967) 43,pp.103-72; Massimo Mancioli < Alla
Riscoperta del Yemen e degli antichi regni sud-arabici > Quaderno nr.13 Accademia Pontaniana,Napoli (1991).
97
nei giorni festivi o nel corso di cerimonie private (specie matrimoni e funerali) e riunioni conviviali
oppure,saltuariamente,quando possono disporre di una piccola somma in più del loro abituale
salario; talora,infine,a scopo energetico e per vincere la sonnolenza e la fame,in occasione di
prestazioni lavorative particolarmente dure (autisti in ispecie,impegnati in lunghi e disagevoli
percorsi;militari in faticose attivitè di servizio;lavoratori pesanti,ecc.). Possiamo dire,grosso per
esempio modo,che una parte dei consumatori occas ionali usa il qat saltuariamente solo perchè non
ha disponibilità economiche tali da poterlo usare abitualmente; una parte,invece,considera il qat
solo come elemento utile per trascorrere una lieta serata festiva in compagnia di amici o per
partecipare a determinati r iti;una parte,infine,lo usa soltanto, o prevalentemente, in quanto
permette di sopportare meglio dure fatiche. Altre volte il qat viene invece consumato nel corso di
una attività lavorativa,come una marcia,la guida di un autoveicolo ecc. Ed in tal caso la
masticazione delle foglie permette al soggetto di utilizzare al massimo le proprie energie,in seguito
alla marcata riduzione del senso della fatica,purtroppo,non raramente,con effetti disastrosi...>
164
L’uso rituale del qat è praticato quasi esclusivamente dalle popolazioni islamiche anche nei territori
misti. I copti etiopici, che conoscono ad esempio il qat già da secoli, l’impiegano esclusivamente a
scopo empirico-terapeutico, considerando disdicevole quello del doping praticato dai mussulmani.
Secondo M ancioli, nei consumatori abituali di qat possono instaurarsi stati di psiconevrosi dovuti al
prolungarsi dell’eccitamento nervoso causato dalla droga, la quale induce gravi turbe emozionali in
soggetti predisposti. In tali condizioni, i qatomani evidenziano reazioni di tipo isterico verso le
molteplici difficoltà ambientali alle quali sono sottoposti quotidianamente e cercano di evadere dal
mondo circostante, rifugiandosi nella malattia anche per periodi prolungati. 165
Il qat è impiegato in gran quantità e per lunghi periodi da molte generazioni. Abbondano le
descrizioni cliniche sugli effetti desiderati e nocivi del suo uso cronico, mentre mancano studi
epidemiologici controllati su presunte modifiche del comportamento ed esami istopatologici, post
mortem, su eventuali danni strutturali del cervello.
166
***
164
Bruno J.R.Nicolaus e Rodolfo A.Nicolaus < L’aggressione dell’ambiente al cervello dell’uomo >, loc.cit.
165
Comunicazioni personali del Dr.Massimo Mancioli
Raramente si ritrovano infatti popolazioni di pazienti potenziali così omogenee per razza,abitudini e dipendenza
cronica di tali dimensioni
166
98
La farmacologia del qat è stata studiata da vari esperti dell’Organizzazione M ondiale della Sanità ed
è descritta in svariate pubblicazioni.
167
Per molti anni e sulla base dei primi lavori noti, l’azione
principale della droga è stata ricondotta all’alto contenuto di nor-pseudoefedrina (isolata nel 1901
ed identificata da Wolfes nel 1930), che possiede spiccate proprietà amfetamina simili. Studi
successivi permettevano d’identificare altri alcaloidi appartenenti alla famiglia delle Catheduline,
tra cui il cathinone o alfa-aminopropiofenone, battezzato amfetamina naturale, una sostanza
alquanto labile che si ritrova nelle foglie fresche e dalle quali scompare per degradazione nel giro di
pochi giorni.
168
La labilità di quest’alcaloide è correlata alla rapida perdita d’attività delle foglie
fresche durante trasporto ed immagazzinamento. Il cathinone, analogo chetonico, lipofilico della
cathina, penetra più facilmente nel sistema nervoso centrale, dove esplica una marcata azione
galvanizzante e psicostimolante.169
Il cathinone produce stimolazione locomotoria nel topo e stereotipia nel ratto, paragonabili, seppure
inferiori circa della metà a quella dell’amfetamina. Esso agisce sulle catecolamine cerebrali
170
attraverso un meccanismo indiretto, che interagisce col rilascio del neurotrasmettitore.
Le principali azioni farmacologiche del qat nell’uomo vanno da quelle a livello cardiocircolatorio
(tachicardia, ipertensione, iperemia della congiuntiva e della faccia, emicrania, ecc.), a quelle sul
sistema nervoso centrale (eccitazione, aggressività, ansietà, insonnia, anoressia, ecc.), a quelle a
livello gastro-enterologico (gastrite, costipazione) e sono assimilabili a quelle prodotte
dall’amfetamina.
E’ stato ipotizzato, ma non ancora confermato, che qat e fumo sia corresponsabile della notevole
incidenza di cancro orale e cirrosi epatica riscontrati in Yemen.
171
***
L’ampio uso di qat fornisce un esempio istruttivo di doping socializzato moderno, paragonabile, in
senso lato, all’impiego legalizzato delle foglie di coca presso gli Inca peruviani.
167
H.Halbach <Medical aspects of the chewing of khat leaves> Bull WHO 1972;47:21-9; Review of a WHO Advisory
Group <Review of the pharmacology of khat> Bull Narc 1981;32:83-93; P.Kalix <The pharmacology of khat>
Gen.Pharmacol. 1984;15:179-87
168
S.Geisshusler,R.Brenneisen <The content of psychoactive phenylpropyl and phenylpentenyl khatamines in Catha
edulis Forsk.of different origin> Ethnopharmacol.1987,May;19(3):269-77.
169
P.Kalix <The pharmacology of psychoactive alkaloids from ephedra and catha> Etnopharmacol.1991 Apr;32 (13):201-8)
170
JLZeiger,HX Schorno,EA.Carlini <Behavioural effects of cathinone,an amine obtained from Catha edulis
Forsk.:comparisons with amphetamine,norpseudoephedrine,apomorphine and nomifensine> Bull Narc.1980; 32 (3):6781.
171
Mancioli loc.cit.
99
Presso gli Inca, la droga era gratis ed il quantitativo di foglie di coca era commisurato all’entità del
lavoro svolto; nello Yemen e paesi limitrofi l’acquisto delle foglie di qat è invece regolato dalle
capacità finanziarie del singolo individuo.
In Perù, l’assunzione sistematica di coca aumentava la capacità produttiva del lavoratore a
beneficio della comunità, con danni alla salute limitati o forse sottostimati (oggi comunque
difficilmente quantificabili); nello Yemen l’assunzione abitudinaria di qat si traduce in un rilevante
danno economico-sociale, dovuto alla diminuzione considerevole della capacità lavorativa (ca. 3-5
ore il giorno), ad una maggiore spesa voluttuaria e ad una conseguente denutrizione.
La dipendenza da qat induce una sindrome anoressica persistente con conseguente denutrizione
cronica. Secondo la letteratura internazionale, la denutrizione, se troppo protratta nel tempo, può
essere responsabile di danni organici e funzionali talora irreversibili, anche a livello degli organi
riproduttivi. Poco si sa sulle conseguenze della denutrizione da qat in generale ed in particolare su
quelle a livello delle attività cognitive. Sarebbe interessante disporre di dati sul livello intellettivo e
sul quoziente d’intelligenza di giovani in attività scolare, figli di padri dediti al qat, in paragone ai
discendenti da genitori indenni dal vizio.
E’ degno di nota, che il governo yemenita abbia recentemente avviato un vasto programma di
rieducazione sociale, al fine di dissuadere le nuove generazioni dall’impiego del qat e di proporre,
alla comunità, approcci alternativi di socializzazione.
L’alcol, primo paradiso artificiale
Sarà stato il terzo millennio avanti Cristo, il che significa più o meno cinquemila anni fa, quando
sulle sponde tra Tigri ed Eufrate fu incisa, su tavolette d’argilla ed in caratteri cuneiformi, l’epopea
del celebre re dei Sumeri, Gilgameš.
Tempi remoti dei quali era svanito ogni ricordo, finché durante il secolo scorso, qualcuno riuscì,
con certosina pazienza, a ricomporre e decifrare i frammenti di oltre venticinquemila tavolette,
redatte in tre lingue, sumero, ittita ed accadico, portandoci vicino alla storia dei sumeri, lontani
antenati della civiltà mediterranea. I Sumeri giunsero in M esopotamia, tra il quarto ed il terzo
millennio a.C. sopraffacendo gl’ignoti abitanti del luogo ed impadronendosi della rigogliosa
pianura. Furono proprio i Sumeri, almeno si crede, a sviluppare pastorizia ed agricoltura in
100
occidente, affrancando, almeno in parte, i nostri progenitori dal loro misero stato di nomadi e
raccoglitori.
172
Sembra verosimile, che in quest’epoca, siano state scoperte le proprietà inebrianti delle bevande
alcoliche, ottenute fermentando cereali ed altri prodotti zuccherini, come l’uva e la frutta. In
M esopotamia, si diffuse quindi a macchia d’olio il culto di Siduri, meraviglioso essere divino, che
nel giardino del sole sulle rive del mare produceva birra e vino, donando ai mortali l’oblio dalle
pene terrene e la speranza in un luogo idilliaco, dove riposare in futuro e dove:
< non si ode il gracchiare del corvo,l’uccello della morte non manda il grido della morte,il leone
non divora,il lupo non dilania l’agnello,la tortora non è in lutto, non c’è vedova,malattia,vecchiaia
né lamentazione >.
Queste parole, scolpite nell’argilla, rispecchiano i problemi esistenziali dell’uomo di allora e d’oggi;
in parte gli stessi problemi immutati. Svelano una cultura inaspettata e profonda, proiettano sulla
tela del presente un prezioso frutto della mente di ieri: il sogno di un paradiso artificiale; sogno che
accomunerà uomini antichi e moderni, da sempre in fuga dalla realtà:
< quando gli dei crearono Gilgameš gli diedero un corpo perfetto..[]..lo dotò di bellezza..[]..lo
dotò di coraggio..[]..terribile come gran toro selvaggio..[].. > eppure <.. noi uomini abbiamo i
giorni contati,le nostre faccende sono un soffio di vento..>
Simile a Siduri, la figura di Circe, personaggio solare e dea dell’inganno. Secondo la mitologia
greca, essa viveva laddove svaniscono alba e tramonto, tra mare e cielo, tra bene e male, tra vita e
morte. Circe, coltivava nel suo giardino incantato magiche erbe, preparava miracolose pozioni,
somministrava ai mortali l’oblio. Da sempre, l’uomo ha quindi ricercato ed assunto sostanze
estranee per modificare l’umore, raffinare l’intelletto, sedare il dolore ed aumentare le prestazioni.
La cultura dell’inganno ha la stessa radice, avvolge e coinvolge tutto il pianeta. 173
***
L’alcol é la droga più popolare, diffusa dappertutto e con modi di consumo variabili e stratificati per
localizzazione geografica ed etnia, per la gran disponibilità di differenti bevande, per l’assunzione
abitudinaria od occasionale, moderata o smodata e per gli svariati rituali osservati.
Vi sono varie interpretazioni sul perché l’alcol sia la droga più diffusa; tra queste sicuramente: la
facile reperibilità, il costo accessibile, l’azione rapida, la facilità di metabolizzazione, l’ampio
divario tra dose attiva e tossica, il rischio relativamente basso d’assuefazione e dipendenza.
172
Il biblico abbattimento della foresta dei ced ri mitizza il processo di disboscamento,messo in atto dai nuovi agricoltori
per dar posto alle messi.
173
Bruno J.R.Nicolaus <La cultura dell’inganno> loc.cit.
101
Come per altre malattie croniche, i disordini, da alcol, fumo e farmaci, sono il risultato di una
complessa interazione tra droga, ospite e ambiente. Alcune sostanze sono più potenti nel provocare
euforia ed assuefazione, altre possono essere somministrate in dosi maggiori. Se predisposti
all’effetto di droghe pesanti, alcuni saranno facilmente preda del vizio, mentre per altri saranno
l’ambiente ed il caso a dirigere il gioco.
Disponibilità della droga, sollecitazioni psicologiche particolari, età del soggetto, sono altri
importanti fattori. M olto numerose e perverse sono anche le situazioni ambientali, quelle che
favoriscono una tendenza preesistente nell’individuo, inducendo all’abuso.La disponibilità illimitata
d’alcol, sigarette e droghe a scuola, nei suoi pressi, sul posto di lavoro (bar, farmacie, ospedali)
facilita l’acquisto, rendendo più difficile resistere a un bisogno impellente.Tra i soggetti vulnerabili,
sono a maggior rischio i figli d’alcolisti e fumatori; tutti coloro che siano stati esposti in famiglia, in
giovane età o per lunghi periodi, a sostanze da abuso, specie se predisposti geneticamente e
socialmente.174
Altri fattori di natura individuale svolgono un ruolo di rilievo: l’inizio precoce a bere in giovane età,
frequenti intossicazioni ed un’innata mancanza d’autocontrollo. Resta comunque accertato, che non
esiste in natura una personalità alcolica vera e propria e che l’alcolismo 175 non é la conseguenza
naturale di un tentativo di curare uno stress.
L’alcolismo va considerato piuttosto alla stregua di una malattia, che s’instaura con maggiore
facilità in organismi predisposti e sotto l’influsso di favorevoli condizioni ambientali. Tra la miriade
di sostanze disponibili, solo un numero limitato, forse solo un centinaio, sono realmente suscettibili
di abuso176 e tra queste, sono pochissime, quelle in grado di creare vera dipendenza.
177
In USA, nella prima metà del ‘900, l’alcolismo venne cancellato dal modello medico corrente, per
essere attribuito all’ambito socio-psicologico della devianza sociale, dando così libero corso ai
174
Studi su gemelli e su bambini adottati hanno dimostrato che i fattori genetici aumentano il rischio di alcolismo:figli
di padri alcolizzati presentano un rischio quattro volte superiore rispetto a figli di padri non alcolisti.I fattori genetici da
soli,tuttavia,non riescono a spiegare la patogenesi della malattia (concaus a).
175
Termine comunemente usato in riferimento sia all’abuso sia alla dipendenza da alcol.La diagnosi da alcolismo è
fo rse quella più mancata nella prassi medica corrente,com e conseguen za di tre probabili fattori: malavoglia da parte del
medico di formulare una diagnosi che causa irritazion e e ri fiuto;l’incertezza su cosa andrebbe fatto dopo;una scarsa
fidu cia sull’esito d’ ogni possibile intervento. L’abuso di alcol rappresenta un problema molto serio,che può essere
diagnosticato ed in molti casi trattato con successo.
176
L’abuso di sostanze senza dipendenza fisica può portare a peggioramento ed angoscia. Segni palesi di abuso
sono:l’incapacità di assumersi responsabilità a scuola,in lavoro,o in famiglia;l’uso ricorrente in situazioni a
rischio,come la guida di veicoli,l’uso di macchinari;problemi legali ricorrenti in relazione all’uso/abuso della droga e
l’uso continuato nonostante i problemi sociali/interpersonali ed eventuali divieti.
177
Secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-IV),si distingue tra abuso e dipendenza di
sostanze.La dipenden za si riferisce ad un quadro di abuso,che porta a menomazione clinicam ente significativa o ad
angoscia,tra cui:sviluppo della tolleranza;sintomi della privazione o l’uso per prevenire la privazione;l’uso di quantità
cres centi o per periodi più lunghi;l’uso sempre più frequ ente;il desiderio persistente ed incoercibile;una eccessiva
quantità di tempo speso per procurarsi usare o guarire dalla sostanza;il trascurare importanti attività o responsabilità a
causa dell’abuso.La ricorrenza di tre o più di questi parametri costituisce indice grave di dipendenza fisiologica.
102
fautori della corrente proibizionista.178 Dopo circa un decennio d’alterne vicende, il proibizionismo
fu abolito, legalizzando l’impiego delle bevande alcoliche. L’abolizione rappresentò una decisione
saggia ed inevitabile, mentre la mancanza di un valido ordinamento diede il via ad un consumo
sfrenato ed alla creazione del mito alcol = status symbol = uomo di successo.
Di pari passo, s’ innescò l’incremento di una sconcertante varietà di malattie, collegabili a consumo
smodato d’alcol,
179
che, a concentrazioni medio-alte, esplica un’azione tossica generica su vari
organi e sistemi cellulari, comportandosi come un intossicante qualunque.
La letteratura scientifica internazionale tratta, in dettaglio, le azioni nocive dell’alcol a seguito di
consumi smodati, mentre scarsa è la documentazione sulle conseguenze da consumo moderato, ma
protratto nel tempo.180 Tutto ciò ha contribuito a sottovalutare rischi e danni connessi a consumi
medi ma abitudinari. L’alcol danneggia con particolare frequenza il sistema cardiocircolatorio,
quello gastrointestinale e nervoso (sindrome di Korsakoff) mentre particolarmente drammatici sono
i danni al feto, conseguenti ad abuso durante la gestazione (FAS).
Le alterne vicende del proibizionismo ebbero conseguenze indirette negli altri paesi, specialmente
quelli politicamente vicini agli Stati Uniti o più sensibili alle fluttuazioni dei costumi americani. Nei
paesi mediterranei, dove il vino è parte integrante della dieta giornaliera, a differenza dei paesi
nordici più inclini al consumo occasionale fuori dei pasti, si è registrato, nell’immediato
dopoguerra, un notevole aumento di tutte le bevande alcoliche e dei superalcolici.
L’Italia registra oggi il maggior consumo europeo di vino pro capite, un aumento del numero
d’alcolisti, una rilevante diffusione tra adolescenti, giovani e giovanissimi del vizio del bere
smodatamente e fuori dei pasti, un preoccupante aumento del numero d’incidenti stradali ed atti di
violenza correlati ad abuso di alcol da solo o con altre droghe (stragi del sabato sera).
178
Con il termine Proibizionismo si intende un particolare periodo della storia USA in cui era leg almente proibit o
produrre,importare, esportare e vend ere bevande al coliche.
Verso la fine d egli anni '10, in un periodo di cres cente puritanesimo e di una s empre più vistosa p resen za di disordini
sociali causati d all'alcol, il Governo d egli Stati Uniti si vide costretto a rati ficare, il 16 genn aio 1919, tramite il XVIII
emendamento, la legge per cui "viene vietata la produ zione, la vendita e il trasporto di alcolici". L'anno seguente la
legge divenne effettiva.
Col massimo dissenso della popolazione american a,che continuò a far uso di alcolici ritrovandosi in appositi bar
clandestini (chiam ati speak-easy), negli anni '20 il proibizionismo diede linfa vitale al fenomeno del g angsterismo, che
aveva aggiunto così al suo arco la frecci a del contrabbando di alcolici.
Disordini e malumori causati da tale legg e, spinsero il Governo degli Stati Uniti a ratifi care, il 5 dicembre 1933 il XXI
emendamento, che pose fine all'era del proibizionismo.
179
Sfortunatament e,quando viene individuato il danno ad un organo terminale,la malattia si trova già in uno stadio
avanzato,talvolta irreversibile. Il fumo è implicato in molte malattie gravi: bronchite cronica e malattia polmonare
cronica ostruttiva;malattie delle arteri e coronarie;cancro polmonare e laringeo;can cro alla bocca,all’esofago,allo
stomaco,al pancreas, al rene, alla vescica;danni al feto.
180
<Health Issues related to Alcohol Consumption> Exec.Editor Paulus M.Verschuren, ILSI International Life
Sciences Institute,ILSI PRESS Washington DC,ILSI EUROPE Brussels Belgium (1993).
103
< Il vino è salute >, decantava una saggia massima greco-romana. Avendo riconosciuto i pregi
come pure i rischi di questa bevanda, gli antichi appoggiavano un’assunzione moderata e diluita nel
tempo, nel rispetto di un rituale, che aiutasse a ridurre i danni ed esaltare i vantaggi.
181
Il
malcostume dell’attuale società dei consumi rischia di snaturare una cultura dietetica millenaria,
nella quale vino, birra ed altre bevande a tasso alcolico moderato integrano vantaggiosamente la
dieta giornaliera, trasformando così una sana abitudine in vizio dannoso.
182
***
L’alcol è assorbito rapidamente da stomaco ed intestino tenue e distribuito nell’organismo in modo
uniforme.La velocità d’assorbimento è influenzata dalla concentrazione dell’alcol ingerito e dalla
presenza o meno di cibo nello stomaco.
A stomaco vuoto, il tasso massimo di alcolemia
183
stomaco pieno la velocità di assorbimento viene
viene raggiunto già dopo un’ora, mentre a
influenzata dalla quantità e natura del cibo
presente.La quantità d’alcol escreto tal quale nelle urine, attraverso i polmoni o persa con la
sudorazione rappresenta meno del 10% di quell’ingerita. Il resto (90%) è metabolizzato nel fegato
ed escreto come anidride carbonica ed acqua, ad un tasso di ca. 6-8 gr (7,5-10 ml) per ora.
L’alcol ingerito è rimosso dal sangue circolante in una quantità oscillante tra i 50-180 mg/kg di peso
corporeo ogni ora; conseguentemente un adulto sano e di media corporatura riesce ad ossidare 160180 gr. di alcol al giorno. Tuttavia, un apporto giornaliero abituale di oltre 160 gr. di alcol é
considerato epatotossico ed alterazioni a carico del fegato sono frequenti, in questa situazione.Tra i
vari tipi di bevande alcoliche disponibili, particolarmente temibili sono quelle colorate
artificialmente e/o quelle cui siano state aggiunte sostanze aromatizzanti d’incerta natura od estratti
vegetali vari.Secondo la letteratura, queste bevande sono in grado di determinare, in alcuni casi,
forme rapidamente evolutive verso la cirrosi.
La metabolizzazione epatica, grazie all’azione di due enzimi (alcol-deidrogenasi ed acetaldeidedeidrogenasi) porta alla formazione intermedia d’acetaldeide ed acetato. In quantità eccedenti quelle
fisiologicamente sopportabili od in caso di disturbi metabolici, l’alcol ingerito è eliminato attraverso
181
Durante la decad enza dell’impero romano, il consumo di vino aumentò fortemente, fino a degenerare nell’uso
smodato e nell’ubriachezza.
182
L’educazione sull’alcolismo e l’appropriato uso d’alcol dovrebbero iniziare in casa ed essere ribaditi a scuola e negli
studi medici pediatrici.I genitori e i pediatri dovrebbero prestare particolare attenzione ai bambini che possono avere
una predisposizione genetica all’alcolismo. Cfr. anche: Giuseppe Remuzzi < Lotta a droga e alcol.I genitori diano
l’esempio >, Corriere della Sera 17.05.2007
183
Alcolemia=concentrazione dell’alcol nel sangue; misurabile con gran precisione secondo vari metodi.
104
strade alternative, che possono portare ad un accumulo di grasso patologico (fegato grasso
dell’alcolista).
Quando ingerito in dosi non eccessive (non più di 0.5litri/giorno), l’alcol é un elemento nutritivo ad
alto valore calorico (1gr.di alcol=7 cal.); se si supera questo limite e quando il fegato diventa
particolarmente suscettibile alla sua azione, esso diventa invece un tossico pericoloso. A seguito
dell’ingestione di grossi quantitativi d’alcol, per tempi prolungati (vari anni), è facile che s’ instauri
in determinati individui una vera e propria dipendenza. L’interruzione improvvisa della
somministrazione di bevande alcoliche causa gravi disturbi nell’alcolista cronico, i quali variano dal
desiderio spasmodico di bere, ad ansietà e tremori, fino al delirium tremens. Quest’ultimo
rappresenta la fase terminale dell’intossicazione ed è caratterizzato da allucinazioni, confusione,
disorientamento, convulsioni, vomito, febbre e tachicardia. In questa fase, i pazienti deliranti non
sanno più dove si trovano, che ore sono e perfino chi sono; vanno spesso incontro a stati depressivi
gravi e ad atti suicidi. 184
184
La variazione del potenziale ossido riduttivo delle cellule provoca l'attivazione di enzimi e una conseguente serie di
disfunzioni metaboliche riguardanti il metabolismo lipidico, glucidico, l'equilibrio acido-base e l'eliminazione di acido
urico.
Quando esiste una condizione d’ intossicazione alcolica è facile trovare un accumulo di trigliceridi nel fegato (steatosi)
e una dislipidemia nel sangue, caratterizzat a soprattutto da aumento della produzione di acidi grassi (ipertrigliceridemia)
e delle lipoproteine (dislipoproteinemia). Nell'etilismo cronico aumenta la concentrazione ematica delle HDL (le
lipoproteine ad azione protettiva nei con fronti dell'arteriosclerosi), ma naturalmente insorgono patologie epatiche
derivanti dall'etilismo cronico come la cirrosi, l'epatite alcolica cronica, l'epatocarcinoma.
L'alcol etilico influenza il metabolismo epatico dei glucidi inibendo il processo di sintesi del glucosio, il suo deposito
sotto forma di glicogeno e attivando il processo di demolizione del glicogeno: in questo modo tende a esaurire le scorte
glicidiche e ostacola la loro reintegrazion e. E' particolarmente pericolosa l'assunzione di alcol al mattino, a digiuno,
perch é le scorte di glicogeno sono praticamente esaurite, perciò facilmente si manifesta la condizione di ipoglicemia da
alcol.
L'intossicazione etilica compromette l'equilibrio esistente fra gli acidi e le basi, perché favo risce la produzione e
l'accumulo di composti acidi, per esempio i corpi chetonici e l'acido lattico, non eliminabili per via respiratoria, che
possono perciò causare un abbassamento del pH del sangue e una grave acidosi metabolica. In questo caso si
manifestano vari disturbi progressivamente più gravi, cioè un senso di profondo malessere, intensa stanchezza, cefal ea,
dolori addominali intensi, nausea, vomito e alterazioni respiratorie, inoltre si verifica un aumento della pro fondità del
respiro nel tentativo di contrastare l'abbassamento del pH.
La produzione nel fegato dei corpi chetonici, normalmente utilizzati dai tessuti e dagli organi per ricavarn e energi a,
supera la cap acità di utilizzazione dei tessuti, quindi si verifica un aumento della loro concentrazione em atica
(chetonemia) e dell'eliminazione urinaria (ch etonuria). Il digiuno, l'alimentazione carente di glucidi che spesso
accomp agnano l'intossicazione etilica, e la chetoacidosi portano il soggetto dallo stupore alcolico al coma e alla morte.
Quando esiste la condizione d’intossicazione alcolica si ha anche un'inibizione dell'eliminazione dell'acido urico, che,
oltre a contribuire al cambiamento del pH, è responsabile di attacchi gottosi, tipici e frequenti nel bevitore cronico.La
tossicità dell'alcol, e precisamente dei suoi metaboliti liberati durante il processo di ossidoriduzione, si manifestano su
numerose strutture causando gravi conseguen ze. Oltre ai danni sul fegato, che costituisce l'organo essenzialmente
deputato alla tras formazione dell'alcol, il bevitore cronico subisce danni allo stomaco, quali gastriti, emorragie e ulcere,
disturbi a livello del sistema nervoso, con manifestazioni dolorose alle gambe e alle braccia, disturbi di ordine
psicologico, come depressione, alterazione della capacità di giudizio, di autocontrollo e di coordinazione, ipertensione,
carenze vitaminiche, disturbi sessuali, danni cerebrali, malattie muscolari, cancro alla bocca, all'esofago, alla gola. Il
bere in eccesso provoca, insomma, gravissimi danni ed è causa di morte per molte persone (si fa una stima di 30.000
morti all'anno in Italia). Le principali condizioni che portano alla morte sono alcune patologie come la cirrosi epatica e i
tumori, condizioni metaboliche particolari, come l'acidosi o l'ipoglicemia, ma anche gli incidenti stradali e il suicidio.
105
Diffusione e frequenza dell’alcolismo hanno avuto una grossa impennata nei paesi occidentali, dopo
l’introduzione di superalcolici economici. Rappresentativa, l’epidemia d’etilismo registrata in Gran
Bretagna nella prima metà del XVIII secolo, a seguito della vendita libera di gin a buon mercato.
Fenomeni analoghi avvennero dopo la commercializzazione di vodka nei paesi dell’est, d’acquavite
in Scandinavia, dei vari distillati d’uva ed altri frutti nell’Europa centrale e meridionale. Gravissimi
casi d’intossicazione letale e cecità sono stati descritti, a seguito dell’ingestione di bevande
alcoliche contaminate da alcol metilico, a seguito di tecniche di produzione carenti (distillazione).
In analogia a quanto descritto per oppio e cocaina, il passaggio da prodotti naturali a medio-basso
tenore alcolico, come vino e birra, a superalcolici con gradazioni alcoliche 5-10 volte superiori, ha
avuto conseguenze deleterie per la salute. [fig.10]
Nel caso d’oppio e cocaina, l’estrazione del principio attivo aveva una sua logica scientifica valida,
concretatasi nella scoperta di farmaci e tecniche chirurgiche innovative.
Il passaggio da blande bevande alcoliche naturali, come vino e birra, a dannosi superalcolici non
trova, invece, giustificazione ed é piuttosto conseguenza dell’avidità commerciale dei produttori,
dell’indifferenza di governanti ignoranti e poco sensibili al benessere dei propri concittadini e di
una profonda superficialità di medici, legislatori e consumatori.
La piaga dell’alcolismo, in aumento ovunque tra adolescenti, giovani e giovanissimi, rappresenta un
pericolo concreto per il singolo individuo e per il futuro della società. Particolarmente inquietanti
sono i danni al cervello e alle attività cognitive, come pure le modifiche dei comportamenti, indotti
dall’ingestione prolungata di bevande alcoliche, dall’alcolismo cronico e dal frequente uso
concomitante d’alcol e droghe.
Erba nicotina, tabacco e fumo
Nel corso degli ultimi anni, fumi d’inchiostro sono stati versati sui danni causati, al singolo ed alla
comunità, dal vizio del fumo. Limiteremo perciò questo paragrafo a pochi fatti rappresentativi.
La dipendenza da nicotina, principio attivo principale del tabacco, è assimilabile a quella da
cocaina, eroina od alcol. La nicotina possiede un marcato effetto di rinforzo,
185
che induce i
fumatori dipendenti a perseverare nel vizio, nonostante la conoscenza degli effetti dannosi.
Fumando un pacchetto da 20 sigarette al giorno, si somministrano a corpo e cervello in un anno,
tramite circa 73’000 boccate, altrettante dosi di nicotina. Quest’apporto di droga é notevole ed é
favorito dalle modalità d’assunzione. Queste modulano, infatti, la dose attraverso meccanismi
185
Rinforzo positivo: effetti piacevoli della sostanza.Rinforzo neg ativo: Effetti spiacevoli della privazione alleviati
dall’uso della stessa sostanza o di una simile.
106
nervosi centrali e periferici inconsci, i quali tendono a controllare e regolare profondità e frequenza
dell’inalazione, al fine di mantenere livelli ematici elevati. Il rinforzo agisce sinergicamente con le
altre innumerevoli sostanze chimiche, con le quali il fumatore entra in contatto, durante la vita
quotidiana, e con gli stimoli emozionali interni, che lo spingono a fumare in maniera irriducibile,
anche alla presenza d’effetti avversi appariscenti e dei quali il fumatore é cosciente. Sono stati
descritti casi di pazienti cardiopatici gravi, i quali continuavano a fumare durante sessioni di terapia
intensiva o quando attaccati alla flebo. Il fumo è associato ad attività e ad emozioni piacevoli od
anche al sollievo da situazioni spiacevoli, tutti fattori che agiscono come stimoli al fumo.
L’abitudine protratta nel tempo genera tolleranza e diminuisce l’effetto piacevole ma non la
tossicità di ogni sigaretta e poiché la tolleranza diminuisce con l’astinenza notturna, la prima
sigaretta di mattino sarà la più gradita ed efficace. Questo meccanismo perverso induce il fumatore
ad incrementare inconsciamente le dosi per compensare la diminuita efficacia.
Nei fumatori assuefatti, la nicotina agisce su umore e tono intellettivo, provocando un gradevole
rilassamento muscolare ed un piacevole effetto calmante, che scioglie ansietà e disforia.Il fumo
sembra aumentare la velocità d’esecuzione e la performance in semplici compiti, mentre in quelli
più complessi e nei quali è implicata la memoria a lungo termine, il risultato é controverso. La
nicotina toglie l’appetito (azione anoressica) ed induce un aumento dell’attività metabolica,
promuovendo la perdita di peso. Oltre alla nicotina, il tabacco contiene numerose sostanze, alcune
delle quali sono conclamati carcinogeni, promotori tumorali, tossine ciliari, stimolanti o depressivi
centrali.La nicotina aumenta pressione sanguigna e frequenza cardiaca e provoca vasocostrizione,
aumentando il rischio d’incidenti ischemici a livello delle arterie coronariche e del sistema
vascolare periferico. La nicotina aumenta la coagulabilità del sangue e diminuisce la capacità
dell’emoglobina di trasportare ossigeno. Avversa anche l’azione della nicotina sulle lipoproteine,
dove complica il rischio di malattie cardiovascolari. Il fumo provoca l’esacerbazione di molte
malattie broncopolmonari, compreso enfisema, asma e bronchite ed è implicato nell’eziopatogenesi
di vari tipi di cancro, tra i quali quello polmonare. A causa dei suoi effetti sulla produzione di muco
e sulla funzione ciliare, il fumo aumenta il rischio d’infezioni respiratorie, come polmonite ed
influenza. Una grave complicazione del tabagismo é costituita dalla BPCO o Bronco-Pneumopatia
Cronica Ostruttiva, un gruppo di malattie polmonari che condizionano la respirazione a causa del
minor afflusso di aria ai polmoni,spesso associato da danni agli alveoli, di moderata o severa entità,
e a distruzione del tessuto polmonare. Tra queste gravi sindromi, molto diffuse sono l’enfisema
polmonare e la bronchite cronica. Un uso di tabacco protratto negli anni provoca infiammazione ai
polmoni e distruzione dei tessuti alveolari, causando una restrizione delle vie respiratorie, che
conduce inevitabilmente ad una bronchite cronica, o la riduzione d’elasticità e l’allargamento
107
permanente degli alveoli polmonari, con conseguente enfisema. Ulteriori complicazioni
cardiocircolatorie di questa grave patologia indotta dal tabagismo, sono aritmia, insufficienza
cardiaca destra, pneumotorace, polmonite e la dipendenza da ventilazione meccanica od
ossigenoterapia. Il carente apporto d’ossigeno al cervello induce, nei malati di BPCO, danni
neuronali con compromissione delle attività cognitive d’entità e durata variabili, oltre a palesi
modifiche dei comportamenti.
Attraverso l’azione del fumo passivo, il fumo estende la sua azione perversa anche a livello dei non
fumatori. Nelle donne, il fumo può limitare la fertilità, anticipare la menopausa ed aumentare il
rischio d’incidenti vascolari interagendo con i contraccettivi orali.Il fumo può nuocere al feto, con
basso peso alla nascita e ritardato sviluppo mentale.
I sintomi di privazione di nicotina sono, come per altre droghe, l’opposto degli effetti
farmacologici. Irritabilità, impazienza, ansietà e disforia sono disturbi frequenti, come pure
affaticamento, diminuita capacità di concentrazione ed attenzione. Tra i segni fisici, si nota aumento
ponderale e diminuita frequenza cardiaca, accompagnati da ridotte escrezioni urinarie di cortisolo,
epinefrina e norepinefrina. In analogia alla privazione d’altre droghe d’abuso, si segnalano
irrequietezza ed un desiderio insaziabile della sostanza, che contribuisce a rendere difficile ogni
tentativo di disassuefazione.
Questo drammatico quadro aiuta a capire il perché della straordinaria diffusione di questa droga nel
mondo.
***
Le sostanze generate dalla combustione del tabacco provocano seri danni agli apparati respiratorio e
vascolare (con ripercussioni cardiache, cerebrali, e circolazione arteriosa periferica), emoglobina,
cavità orale e laringe, primo tratto delle vie digestive, placenta e feto, apparato urogenitale e
pancreas: 186
186
Alcune delle sostanze tossiche e potenzialmente can cerogene sviluppate durante la combustione della sigaretta
sono le seguenti:
Agenti tossici: ossidi di azoto, ammoniaca, monossido di carbonio, formaldeide, acetald eide, acroleina, acido
cianidrico, nicotina e altri alcaloidi, metalli (cadmio, arsenico, nickel, piombo), fenoli;
Agenti cancerogeni: nitosamine, formaldeide, amine aromatich e, idrocarburi aromatici policiclici, composti
radioattivi (polonio 210, radon), benzeni.
108
•
Apparato respiratorio
Peggioramento del funzionamento del sistema muco-cicliare, con possibilità d’infiammazioni ed
infezioni).
Riduzione delle difese immunitarie a causa della ridotta attività delle cellule linfocitarie e dei
macrofagi, con un peggioramento del controllo sulle infezioni.
Accentuato rilascio d’enzimi lesivi che provocano la distruzione del parenchima polmonare che
si può concludere in enfisema.
Aumento dell'attività bronchiale e delle manifestazioni asmatiche.
Invecchiamento precoce del sistema polmonare.
Trasformazione del DNA cellulare, modifiche cellulari, displasie tessutali e trasformazione
tumorale dei tessuti.
•
Apparato circolatorio
Aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa in seguito all'immissione in circolo
di catecolamine, indotta dalla nicotina.
Inadeguata ossigenazione del miocardio a causa delle concentrazioni di corbossiemoglobina;
policitemia dovuta al monossido di carbonio.
Aumento dell'aggregabilità piastrinica e della coaugulabilità del sangue quale azione diretta
della nicotina.
Aumento dell'immissione di noradrenalina con conseguenti scariche adrenergiche; se queste
stimolazioni coincidono con un periodo di vulnerabilità ventricolare, possono portare a morte
improvvisa
•
Cavità orale, prime vie digestive
Gli stimoli irritativi responsabili delle disfunzioni appena descritte agiscono anche sulle prime
vie aeree, sul cavo orale e sull'esofago. Il fumatore è quindi soggetto a faringotonsilliti e
laringiti acute e croniche, displasie del labbro e del cavo orale, della laringe e dell'esofago e, non
ultimi, tumori maligni.
Il fumo diventa causa concatenante dell'eziologia dell'ulcera peptica, anche se in concomitanza
con altri fattori.
Il fumo facilita l'insorgenza d’ulcera gastrica e duodenale.
•
Rischi per feto e neonati
I neonati, nati in famiglie di fumatori, possono pesare 250-300 gr in meno rispetto a quelli nati
L’azione irritante e/o cancerogen a é in grado d’indurre, in taluni casi, alterazioni significative della risposta
immunitaria locale e general e. Il materiale che si ritrova nel filtro per effetto della combustione si definisce "catram e".
109
in famiglie di non fumatori.
I neonati di madri fumatrici hanno un rischio di mortalità perinatale più elevato.
Esistono dati per associare fumo materno ed aumento d’apnea d’origine centrale del bambino.
Aumento delle malattie ed infezioni a carico dell'apparato respiratorio inferiore.
•
Effetti endocrini e metabolici
Aumento dei livelli ematici di catecolamine, ormoni della crescita, ACTH, cortisolo, prolattina e
betaendorfine.
M enopausa precoce nelle donne, con frequenza d’osteoporosi più elevata.
Peso corporeo dei fumatori mediamente inferiore di 3-5 Kg rispetto ai non fumatori Il
monossido di carbonio contenuto nel fumo, legandosi con l'emoglobina forma la
carbossiemoglobina; quindi, alla presenza di anche bassi valori di monossido di carbonio
nell'aria, si determinano nell'organismo valori misurabili di carbossiemoglobina (inutile ai fini
del trasporto dell'ossigeno).
Il midollo osseo può essere sovra stimolato con conseguente policitemia.
La pelle assume un colore grigiastro, perde d’elasticità, è avvizzita e invecchiata.
***
La dipendenza da tabacco consiste in un consumo eccessivo e incontrollato di sigarette, sigari e
prodotti derivati. A parte il malessere sociale che essa comporta, questa dipendenza provoca anche
diverse malattie, come cancro, disturbi cardiovascolari e bronchiti croniche ad esito anche letale. La
dipendenza è pericolosa per chi vive nello stesso ambiente del fumatore, poiché respira
inconsciamente il loro fumo di sigaretta. Oltre ai danni funzionali al sistema cardiocircolatorio, é
oramai dimostrato, che il fumo abbia gravi conseguenze sul cervello, dovute all’azione
vasocostrittrice della nicotina e del conseguente minor apporto di sangue ed ossigeno al sistema
nervoso. Analoghi problemi a danno del feto, si riscontrano nelle gestanti dedite a tabagismo. In
queste, mentre aborti spontanei e parti prematuri sono all’ordine del giorno, si registra una più alta
incidenza di neonati con peso più basso della norma e di figli con quozienti d’intelligenza inferiori
alla media, rendimento scolastico insoddisfacente, comportamenti devianti e maggiore propensione
alla criminalità. Non é stato invece possibile dimostrare, se questi comportamenti criminosi siano
correlabili ad eventuali danni organici cerebrali subiti durante la gestazione, oppure siano frutto
dell’ambiente degradato nel quale questi giovani sono spesso allevati. 187
187
Silvio Garattini, Carlo LaVecchia < Il fumo in Italia > (2002) e varie altre pubblicazioni dell’Istituto Mario
Negri,Milano www.marionegri.it
110
Tabagismo ed alcolismo sono due vizi spesso concomitanti nello stesso individuo, dove
s’influenzano reciprocamente in una perversa spirale di danni a corpo e mente. Tra giovani e
giovanissimi, essi sono un passaggio quasi obbligato verso un ulteriore ”salto di qualità” ed,
assieme allo spinello, sono stati definiti l’anticamera delle droghe pesanti.
Questo scenario, di per se inquietante, é particolarmente pericoloso per i più giovani, che inconsci
del rischio, sono attratti irresistibilmente dal fascino della tras gressione, dai rituali dell’iniziazione e
dall’ambito passaggio allo status d’adulto.
Tra i giovani, fumare é un’attività di gruppo, regolata da precisi rituali. Si siede assieme, si fuma
assieme, si passa e si scambia il mozzicone, si gusta assieme ed a pieni polmoni l’azione della
nicotina ed il piacere della trasgressione. Il rituale di gruppo rimane in parte lo stesso se si fuma una
sigaretta, uno spinello, dell’oppio o del crack, se si annusa coca, colle o solventi, se ci si punge con
morfina ed eroina o se ci si fa con acido ed ecstasy od anfetamina.
Una volta cascati nella rete del vizio ed entrati nel gruppo, é difficile uscirne. Per questo motivo, é
importante sbarrare la strada all’inizio.
Arrestare, bloccare, frenare, eliminare il dilagare di sigarette e spinelli, prima che uno sporadico
impiego degradi, cadendo nel vizio. Questo potrebbe essere l’asso vincente, per avere la meglio
nell’attuale guerra totale alla droga.
Farmaci da prescrizione
L’abuso di farmaci da prescrizione fa anch’esso parte del malcostume moderno ed é frequente in
tutti i paesi, tanto da meritare una definizione concisa:
< l’impiego di un farmaco consentito legalmente, in modi e maniere che deviano dagli standard
approvati, sia medici che legali o sociali >.
L’individuo che é solito abusare di un farmaco, si trova, alla fine, davanti alla difficile scelta su
come procurarselo e, in altre parole, se scegliere una via quasi legale od un’illegale.
Di frequente, é il caso ad orientare la scelta, secondo situazioni contingenti e a volte impreviste. In
effetti, la diffusione dilagante di mercati clandestini operanti liberamente nelle strade, piazze e
crocicchi delle principali città, oppure su Internet, rappresenta una tentazione pericolosa per tutti i
consumatori occasionali ed abitudinari. In quest’arena smisurata, pullulano i prodotti contraffatti,
quelli preparati in laboratori clandestini senza adeguati controlli, quelli tagliati con sostanze
tossiche, spesso letali.
Tra i farmaci da prescrizione, quelli più frequentemente abusati sono gli psicofarmaci, quelli che
agiscono su mente e cervello: stimolanti ed analgesici, tranquillanti e sedativi.
111
I farmaci, che influenzano e mettono in riga i comportamenti, che riportano in alto l’umore quando
questo é tinto di nero ed é a terra, quando ti senti distrutto, quelli che sedano il dolore e quelli che
regalano il sonno perduto.
Chi è solito abusare di un farmaco e tenta di ottenere un’altra prescrizione, lo fa solitamente sotto
l’impulso d’euforia, sedazione o stimolazione, differenziandosi da chi ha sviluppato una dipendenza
fisiologica per un farmaco specifico, correttamente prescritto e somministrato in terapia a lungo
termine.
I fattori di rischio, che possono portare all’abuso sono svariati. Tra questi, il più comune è un
precedente da alcol o droga, che rende i soggetti più vulnerabili all’azione euforizzante del farmaco.
Per analoghi motivi, il medico spesso rifiuta la prescrizione e sconsiglia l’impiego d’oppiacei e
sedativi o d’altri farmaci necessari e clinicamente indicati, ma a rischio d’assuefazione. Oppure,
pensando di diminuire il rischio, li somministra a dosi insufficienti e per periodi troppo brevi, senza
raggiungere così un’efficacia soddisfacente. Questo deprecabile atteggiamento, da parte del medico
curante, è responsabile del basso consumo di antidolorifici, inferiore in Italia alla media europea,
mentre inabilità cronica, sindromi dolorose frequenti e perduranti, insonnia, ansietà, depressione e
cefalee atipiche, condizioni che possono indurre all’abuso, andrebbero monitorate con maggior
attenzione dal medico di famiglia.
Tra le altre condizioni cliniche, a potenziale rischio di abuso, andrebbero considerate attentamente
le malattie auto-inflitte (uso frequente di purganti), le storie di nefrolitiasi croniche non
diagnosticate radiologicamente, i tremori inspiegabili, la pressione ematica elevata, la tachicardia, la
perdita progressiva di peso e le modificazioni abnormi della personalità.
A scopo diagnostico e terapeutico, i pazienti, con problemi dovuti a farmaci a prescrizione, sono
stati suddivisi in cinque gruppi: 188
•
Soggetti con problemi di droga o alcolismo, che tentano di ottenere una prescrizione al fine
di continuare l’abuso;
188
•
Persone dedite a droghe o alcolici che cercano di mitigare la loro sintomatologia;
•
Pazienti affetti da dolore cronico, che usano farmaci a dosi più alte di quelle prescritte;
•
Soggetti che usano benzodiazepine a dosi più alte o più frequentemente di quanto prescritto;
Buona parte dei farmaci da abuso agisce direttamente o indirettamente in vari punti della via dopaminergica,
attivando la compensazione cerebrale, inducendo il comport amento da drog a e l’incoercibile desiderio della stessa
(rinforzo positivo).Questo meccanismo spiega anch e perch é la droga veng a cercata successivamente ed us ata
ripetutamente, in un circolo vizioso difficile da rompere.
112
•
Pazienti assuefatti a farmaci e dipendenti.
L’abuso di farmaci da prescrizione é molto diffuso, mentre resta difficile da valutare la sua reale
entità, che é intimamente legata alla legislazione locale ed alle abitudini del consumatore nei vari
paesi. Al contrario dell’alcolismo e delle tossicomanie da oppiacei, questo nuovo tipo d’abuso ha
poche decine d’anni d’età. Esso procura a giovani e adulti disturbati emotivamente un rifugio
temporaneo, ma effimero verso conflitti irrisolti e ansietà quotidiane. L’offerta di questi farmaci sul
libero mercato e tramite Internet e la facilità di acquistarli senza controllo e a basso prezzo, ha
moltiplicato i rischi per la salute, mentre sembrano vani i tentativi della giustizia e delle forze
dell’ordine, di smorzare il fenomeno.La relativa facilità, con la quale molti di questi principi attivi
sono prodotti, in laboratori clandestini e sono distribuiti su scala internazionale, rende difficile
l’estirpazione ed il contenimento di un fenomeno, che superando ogni frontiera straripa per il
pianeta.
Sostanze chimiche con presunti effetti centrali, scelte a caso dai cataloghi a disposizione di tutti,
sono provate da persone spregiudicate, iniettandole in vena da sole o in miscela con altre. Cocaina è
tagliata con stricnina od altri prodotti letali, smerciata e annusata. Veleno per topi, contenente
stricnina, è versato sulla marijuana e il preparato è fumato. Pericolose miscele di LSD, arsenico e
stricnina sono smerciate come stimolanti speciali.
Un’adeguata educazione del cittadino, un’istruzione scolastica specifica e attenta di giovani e
giovanissimi ed una migliore preparazione professionale degli operatori sanitari nella farmacotossicologia di sostanze psicoattive, rappresenta uno degli ultimi baluardi verso un fenomeno
apparentemente incontenibile.
E’ ora di riconoscere senza mezzi termini, che l’impiego legale e l’abuso di farmaci psicotropi
hanno raggiunto livelli pericolosi, per la sopravvivenza del singolo e della società.
Bisogna ammettere, che le misure messe in atto finora, hanno troppo spesso fallito.
La necessità di un nuovo impulso, alla lotta contro ogni tipo d’eccessi, é condivisa da tanti cittadini:
la lotta all’abuso di farmaci (e droga) é una tappa obbligata.
Gli S timolanti
La Cocaina e i derivati anfetaminici sintetici sono gli stimolanti più usati al mondo, per uso
ricreazionale illegittimo. Questi prodotti rappresentano due importanti tappe della ricerca
scientifica, la quale ha portato, negli ultimi anni, ad una migliore conoscenza delle funzioni del
cervello ed all’identificazione di nuovi meccanismi biochimici e del loro ruolo specifico nel nostro
113
sistema nervoso. Da queste ricerche di base, sono scaturiti, inoltre, nuovi farmaci ed impieghi
terapeutici ed alcune tecniche chirurgiche d’avanguardia.
Non altrettanto felici, diciamo pure disastrose, sono state invece le conseguenze di carattere medico
e sociale, derivanti dall’uso indiscriminato e dall’abuso di alcuni dei prodotti scoperti durante
queste ricerche e subito abbandonati per la loro tossicità, ripresentando, in chiave moderna, l’eterno
dilemma del bene e del male.
Più di 2500 anni fa, Sofocle, già decantava, nello splendido coro d’Antigone, il tragico destino
dell’uomo: essere divino, dotato d’ingegno supremo e fantasia indomabile [che supera sempre
l’immaginabile]; pronto a superare con forza tremenda ogni ostacolo [ a tutto armato ], ad ideare
nuovi rimedi alle avversità della vita [a non domati mali]; eppure essere mortale, eternamente
sballottato tra il male ed il bene, in fuga continua dalla morte, che mai riuscirà a domare:
<Molte ha la vita forze,tremende;eppure più dell’uomo nulla,vedi é tremendo...[]...a tutto armato
l’uomo:che nulla inerme attende dal futuro. Ade soltanto non saprà mai fuggire,se pur medita
sempre nuovi rifugi a non domati mali...[]...Con ingegno che supera sempre l’immaginabile,ad
ogni arte vigile,industre, egli si volge al male ora,ora al bene >
***
Le sostanze ad azione stimolante aumentano la vigilanza, migliorano l’umore e risvegliano
l’intelletto, aumentando le prestazioni mentali ed alleviando la depressione. Sfortunatamente, é
molto facile abusare e divenire schiavi di questi prodotti, a causa della dipendenza, che si sviluppa
rapidamente, e dell’effetto marcato sul tono dell’umore. Non tutti gli stimolanti producono
medesimi effetti: la caffeina non provoca euforia come coca ed anfetamine; la stricnina nemmeno,
quest’ultima però può indurre sgradevoli convulsioni, se si sorpassa anche di poco il dosaggio
prescritto.
La maggior parte delle persone é convinta, nella propria ignoranza, che cocaina ed anfetamina siano
completamente diverse, sia come sostanze sia com’effetto.Tutte queste persone si sbagliano!
Gli effetti delle due droghe sul cervello sono indistinguibili scientificamente e la differenza
segnalata dai più é solo dovuta alla differente velocità, con cui le due droghe penetrano nel cervello
ed esercitano l’azione. Essendo inalata, o meglio sniffata, la cocaina é assorbita più velocemente,
mentre l’anfetamina penetra più lentamente, dovendo essere digerita dopo la somministrazione per
via orale. Le differenti velocità d’assorbimento e d’azione traggono la maggior parte dei
114
consumatori in inganno, simulando anche attività differenti, mentre ambedue i prodotti aumentano
la vigilanza e sopprimono l’appetito in eguale misura.
Attività Farmacologica e Impieghi Terapeutici degli Stimolanti
-Cocaina
Euforizzante,aumenta vigilanza;
anoressico,anestetico locale
-Anfetamina
Euforizzante,aumenta vigilanza,anoressico.
Scarso impiego clinico
-Ritalin (M etilfenidato)
Euforizzante,aumenta vigilanza;debole anoressico;
Uso clinico:sindrome iperattiva
-Fenmetrazina (Preludin);
Anoressico forte; euforizzante,vigilanza; dipendenza
Dietilpropione (Tenuate);Fendimetrazina (Anorex);Benzfetamina (Didrex);M azindolo(Sanorex)
-Fenfluramina (Pondimin)
Anoressico forte,sonnolenza
Amfetamina e cocaina hanno seguito differenti percorsi nella nostra cultura.
Arrivata dalle Americhe, come droga grezza, la coca era impiegata agl’inizi, a scopo
d’evasione.Solamente più tardi si scoprì l’attività anestetica locale e si riuscì ad isolare allo stato
puro e a sintetizzare il principio attivo, la cocaina. L’anfetamina ha avuto, invece, i suoi natali sul
banco di un laboratorio, sintetizzata da un chimico alla caccia di farmaci nuovi. Solo dopo, si
scoprì, che l’anfetamina migliorava di molto l’umore e questo fatto fu sufficiente per farla salire alla
ribalta, come nuovo potente eccitante. Quest’impiego fu considerato lecito agl’inizi e l’anfetamina
dilagò in tutti i paesi, abilmente promossa come cocaina artificiale, priva del temutissimo rischio di
dipendenza ed abuso della cocaina naturale. Quando i nodi vennero al pettine, l’anfetamina divenne
flagello, fu presto bandita e scomparve nelle brume della clandestinità.
***
Nell’ambito della ricerche su nuovi antiasmatici sostitutivi dell’adrenalina, allora unico rimedio per
l’asma, K.Chen, un farmacologo americano d’origine asiatica, seguendo le piste degli avi, identificò
in una pianta della vecchia medicina cinese, chiamata ma huang (Ephedra vulgaris), un principio
molto attivo sulla dilatazione bronchiale,denominata di seguito efedrina. Ad un esame più
approfondito, venne presto alla luce che l’efedrina possedeva una struttura chimica simile a quella
dell’adrenalina, abbinando, al buon assorbimento per via orale, superiore efficacia e durata d’
azione. Per ovviare alla scarsa reperibilità della pianta ed al crescente mercato, fu varato un progetto
115
di ricerca, per lo sviluppo d’analoghi sintetici dell’efedrina. Verso gli anni ’30, Gordon Alles, un
chimico di Los Angeles, realizzò la sintesi dell’anfetamina, un composto strutturalmente simile
all’efedrina e dotato d’analoghe proprietà terapeutiche. Il nuovo prodotto fu messo in vendita come
spray per inalazione, esente da prescrizione medica e col marchio di benzedrina, Ebbe subito gran
successo e le vendite si protrassero per oltre un decennio, fino alla fine degli anni ’40. Il largo ed
indiscriminato impiego, come antiasmatico, evidenziò l’azione stimolante del farmaco, dando luogo
ad un mercato parallelo fatto di consumatori sani a caccia della vantata azione antisonnolenza,
antifatica, anoressica e stimolante. Nei salotti bene e tra gli studenti si mormorava, come
l’anfetamina migliorasse apprendimento, memoria e profitto, rappresentando una panacea in tempo
d’esami! M olti appresero, a proprie spese, che dopo un uso protratto si sprofonda in uno stato di
spossatezza tale, da bloccare ogni capacità di pensiero coerente, anche in momenti poco propizi,
come durante un tête a tête con una bella ragazza o durante un esame!
Si possono anche verificare, senza segni premonitori, brevi accessi d’interruzione dello stato di
veglia con caduta improvvisa del capo e perdita di controllo in circostanze pericolose, quali durante
la guida d’auto e macchinari industriali. La proprietà d’indurre euforia, dipendenza e anoressia,
oltre al rischio d’abuso venne invece volutamente ignorata.
L’azione stimolante ed antisonnolenza dell’anfetamina furono sfruttate nell’ultima guerra mondiale
da tutte le armate; dagli Americani, Inglesi e Francesi ai Giapponesi, Russi e Tedeschi, col risultato
di creare una valanga di tossico-dipendenti, cinicamente abbandonati al loro destino.
Le forti dosi somministrate, pur diminuendo il senso della fatica, erano tali da ridurre l’acuità
mentale e rendere problematica per l’operatore ogni manovra complessa, fino a sconsigliare e
vietare l’uso di tecnologie avanzate (aerei, sottomarini, carri armati, ecc.) a tutti i soldati che
avessero assunto la droga. Le dosi elevate e protratte in soggetti menomati, come i soldati al fronte,
finivano con l’indurre vere psicosi, allucinazioni visive, uditive e illusioni paranoidee, pur
salvaguardando qualche capacità d’orientamento.
C’é da chiedersi quanti furono, veramente, a crepare di droga nelle trincee..
.M a questo é un aspetto sul quale sembra, tuttora, sia meglio tacere, anche perché, molte delle
malefatte compiute, nel corso dei vari conflitti del ‘900, da soldati regolari e irregolari, mercenari e
civili, sono riconducibili all’impiego smodato di droghe.
Tra queste, in primis, anfetamine e cocaina.
La maggior parte dei prodotti ad azione stimolante è correlata strutturalmente alle amine
simpatomimetiche, presenti in molte prescrizioni usate liberamente per il controllo del peso,
189
189
Principalmente: Dietilpropione, Fentermina e Fenilpropanolamina.
116
oppure come decongestionanti nasali. 190 L’azione anoressica, comune alla maggior parte di questi
prodotti, induce una perdita progressiva del peso durante il primo mese di trattamento;
successivamente, s’instaura tolleranza ed il peso resta costante, senza cali ulteriori. Proprietà molto
svantaggiosa, che ha fatto calare l’interesse per questo tipo di composti, dimostratisi inadeguati per
la cura d’obesità e soprappeso.
Da quando é stata severamente ridotta la prescrizione e talora proibito l’uso d’anfetamina,
metilfenidato e prodotti simili, la dipendenza da farmaci stimolanti é diminuita.
In grande aumento è invece l’impiego illegale d’altri prodotti chimicamente simili, tra i quali spicca
l’ecstasy.
191
L’assunzione d’ecstasy avviene spesso in gruppo ed in occasione d’incontri e
convegni musicali (disco, music house, techno, rave parties, ecc.) ed é associata frequentemente ad
altre droghe lecite o illecite come alcol, coca, crack e tabacco,
192
con effetti deleteri per la salute e
l’incolumità dei consumatori e della comunità (stragi del sabato sera).
S ostanze psichedeliche e allucinogene
L'allucinazione é una falsa percezione dei sensi, in assenza di uno stimolo esterno reale. Viene
anche chiamata percezione senza oggetto, deriva dal latino hallucinere o vagare nella mente, e
contiene, nella radice della parola, la sillaba LUX, che significa luce, illuminazione, percezione. La
radice greca haluskein, significa scappare e l'interpretazione più comune é, in effetti, quello di una
fuga dalla realtà. Le allucinazioni sono esperienze terrificanti, dalle quali si é spinti a fuggire; sono
veri disturbi della percezione e andrebbero distinte da altri stati apparentemente simili, come le
allucinosi e le illusioni. Esistono allucinazioni visive, uditive, gustative, olfattive e tattili; un tipo
d’allucinazione, quindi, per ognuno dei cinque sensi. Al contrario della semplice illusione, che
interpreta erroneamente uno stimolo realmente esistente, l'allucinazione ne riscontra uno esterno,
190
Efed rina, Pseudoefedrin a e Caffeina.
Metilendiossianfetamina o MDMA.
192
Attualmente nelle discoteche e nei rave viene spacciata la Ketamina,un anestetico molto potente usato in
veterinaria.L’uso di ketamina,sniffata od iniettata,porta ad ad allucinazioni pro fonde ed esp erien ze psichedelich e
extraco rporee.Pericolosissima l’assunzione contemporanea di alcol,barbiturici ed eroina.
191
117
che non esiste, come succede a persone che sono effettivamente convinte di sentire una melodia o
una voce, mentre non c’é in realtà alcun suono.
193
Gli allucinogeni sono sostanze naturali o di sintesi, che agiscono sulla psiche con una
sintomatologia, somigliante a quella di certe malattie mentali, come la schizofrenia, durante la quale
possono insorgere allucinazioni, anche in completa assenza di uno stimolo esterno, con percezione
d’immagini soggettive ed irreali. Allucinazioni vere e proprie si riscontrano anche in certe
condizioni patologiche, quali delirio, alcolismo e tossicomanie, oltre che durante l’ipnosi. Esistono
poi alcune sostanze naturali, che, in virtù della loro spiccata azione sul sistema nervoso centrale,
furono inizialmente catalogate come allucinogeni e successivamente ribattezzate psichedeliche. Tra
questi prodotti si annoverano tre tra le più potenti sostanze conosciute: mescalina, LS D
(dietilammide dell’acido lisergico) e psilocibina.
I prodotti psichedelici, più che allucinazioni, inducono, anche a dosaggi bassissimi sia nell’uomo sia
in altri mammiferi, vere e proprie distorsioni della percezione, di drammatica entità e durata,.La
definizione psichedelico, coniata anni or sono da Humphrey Osmond, é oggi universalmente
accettata: < Ho cercato di trovare un nome appropriato per le sostanze in discussione,un nome che
includesse i concetti di arricchimento della mente e di allargamento della visione...La mia
scelta,poiché é chiara eufonica e incontaminata da altre associazioni,é psichedelici,rivelatori della
mente >.
Le sostanze psichedeliche intensificano gli aspetti percettivi e concettuali, mentre le visioni, indotte
in consumatori sani, sono sostanzialmente diverse dalle allucinazioni degli schizofrenici o dalle
visioni, conseguenti all’assunzione d’anfetaminici e cocaina. La percezione dell’ambiente è
potenziata e soggettiva, ma parzialmente distorta. Non insorgono idee aberranti e grossolanamente
psicotiche, mentre spesso si registra un elevato livello di consapevolezza.
193
Da Wikipedia:< La descrizione dell'allucinazione come percezione dell'oggetto senza stimolo esterno è
incompleta in quanto è evidente che la stimolazione sensoriale è interna, il cervello produce tale stimolo sensoriale, in
particolari stati di alterazione sensoriale, riproponendo un meccanismo, quello onirico, che interferisce nello stato di
veglia.Nel caso di un'allucinazione visiva, esso ripropone un'immagine sovrapposta allo sfondo reale esistente, e
poiché questo meccanismo è inconsapevole, il soggetto ha motivo di credere che sia reale, parliamo quindi di un
realismo sensoriale, forma primaria di conoscenza, la quale da per scontato l'attendibilità della percezione sensoriale.
L'allucinazione può adempiersi in risposta ad una condizione emotiva di desiderio o angoscia >.
118
***
L’azione psichedelica di varie piante e prodotti naturali era ben nota a popolazioni molto antiche,
come le amerindie ed era correntemente sfruttata nel corso di riti religiosi, indipendentemente da
localizzazione geografica ed etnia.
194
La struttura chimica delle sostanze responsabili dell’azione
psichedelica é talmente simile a quella di serotonina, noradrenalina e dopammina, da far ipotizzare
una, non ancora confermata, ma verosimile correlazione tra struttura ed attività, secondo un
meccanismo d’azione comune.
Il Peyote (Lophophora williamsii o Anhalonium lewinii) è un cactus d’origine messicana, impiegato
dalle popolazioni indios, prima della Conquista Spagnola, nel corso delle loro attività religiose. Il
rito del peyote (peyoteismo) perdura tuttora tra le popolazioni indiane del M essico settentrionale e
quelle come i Navahos, gli Apache, i Comanches ed altre tribù sparpagliate nel vasto territorio tra le
M ontagne Rocciose ed il M ississippi. La droga grezza contiene vari principi attivi, tra i quali la
mescalina, principale responsabile dell’attività psichedelica. Il peyote è un cactus rotondeggiante,
ricco di protuberanze, che crescono sulla sommità della pianta; essiccate al sole esse danno origine
ai cosiddetti bottoni di peyote o mescal. Da questi si preparano tavolette, compresse o polvere, che
possono essere facilmente ingerite o iniettate, sciogliendole in acqua. L’azione della mescalina é
lieve e breve, paragonabile a quella del LSD, ma meno potente e ricca d’allucinazioni vivide e
colorate e sembra verosimile, che l’azione dolce e la buona tollerabilità abbiano contribuito alla sua
diffusione, nel corso dei secoli. 195
Nel corso degli ultimi decenni, la struttura della mescalina é stata manipolata chimicamente, al fine
di modificare lo spettro d’azione, aumentare efficacia e tollerabilità ed arrivare a prodotti più
maneggevoli. I risultati spesso discordanti, l’alta incidenza d’effetti collaterali e la pericolosità dei
nuovi derivati portarono presto all’abbandono di queste ricerche, che, una volta pubblicate su riviste
specializzate, caddero nel dimenticatoio. M olti anni più tardi, fu ripescato, da gente spregiudicata,
un composto chiamato M DMA, il quale, col nome d’ecstasy, sta riportando gran successo come
droga ricreativa illecita, creando gravissimi danni.
M entre il culto del peyote era di pubblico dominio, quello del teonanactl, o cibo dei Dei, si
svolgeva in segreto in una cerchia molto ristretta d’adepti. Cortez ne venne a conoscenza e parrebbe
che lui stesso o alcuni dei suoi ufficiali si trovassero tra gli iniziati: < Ad alcuni appariva, in una
194
Bruno J.R.Nicolaus <La cultura dell’inganno> loc.cit.
Non é stato segnalato alcun aumento di malformazioni od altre anormalità congenite presso queste popolazioni
locali,dedite alla mescalina da varie generazioni. Non é ancora chiaro invece, se e quale influenza possa aver avuto
questo consumo cronico su intelligenza (IQ) e comport amenti delle nuove generazioni.
195
119
visione,che sarebbero morti in guerra. Ad altri che sarebbero stati divorati da bestie
selvatiche..[]..Ad altri ancora che sarebbero scivolati tranquillamente nella morte..[].. Tutto questo
appariva loro...e quando gli effetti del fungo cessavano conversavano e si raccontavano quello che
era apparso loro nella visione..> E’ solo verso la metà degli anni ’50 del secolo scorso, che si riuscì
a scoprire la vera natura del cibo degli dei. Si trattava di un fungo, lo Psilocybe mexicana.Tra il
1958-1959, nei laboratori di ricerca della ditta Sandoz a Basilea, il chimico Alberto Hofmann
isolava e sintetizzava, due sostanze strutturalmente vicine alla serotonina, ritenute responsabili della
magica attività: la Psilocibina e la Psilocina.
Circa vent’anni prima, lo stesso gruppo di ricerca aveva sintetizzato e studiato le proprietà farmacotossicologiche del primo psichedelico di sintesi, la Dietilammide dell’acido lisergico o LSD, che
conquistò gran rinomanza durante la ribellione hippy degli anni ’60. LSD é un derivato
semisintetico dalla segala cornuta, Claviceps purpurea, un fungo parassita della segale. 196 Durante
la sintesi di questo prodotto, Hofmann si sentì male e provò una serie di sensazioni talmente insolite
da costringerlo a lasciare il laboratorio e rientrare subito a casa. E’ rimasto memorabile un suo
appunto, scritto sul giornale di laboratorio sotto l’influenza della droga, indirizzato al presidente
della società, prof. Arthur Stoll:
<..Venerdì scorso, il 16 Aprile 1943, sono stato costretto ad interrompere il lavoro in laboratorio
a metà pomeriggio e ad andare a casa, essendo stato colto da una notevole irrequietezza associata
a lievi vertigini.A casa mi sono disteso e sono precipitato in una condizione simile a quella di un
intossicato, anche se, a dire il vero, non sgradevole.La mia immaginazione appariva estremamente
stimolata.Come se stessi sognando, ad occhi chiusi, percepivo un flusso ininterrotto d’immagini
fantastiche, di forme straordinarie, con un gioco caleidoscopico, intenso di colori.Dopo alcune
ore,questa condizione si dissolse.. >.
Convinto che la sua esperienza fosse stata causata dal prodotto col quale lavorava, Hofmann decise
di fare una verifica ed ingerì 0,25 mgr di LSD. Una quantità bassa per la maggior parte delle droghe
allora note, ma molto massiccia sulla scorta delle nostre attuali conoscenze. Hofmann annotò, nel
giornale di laboratorio, i particolari del suo drammatico “viaggio” nel regno dell’inconscio.
Sensazioni sconvolgenti, descritte con la calma e perizia del grande scienziato. Qui di seguito, un
breve stralcio:
196
La segala cornuta era tristemente nota fin dal Medioevo,quando aveva causato gravi fenom eni di intossicazioni
presso le popolazioni che si erano nutrite di segale raccolta prematuramente, a causa di intemperie o fenomeni bellici.
Questo avvelenam ento chiamato ergotismo,provocava la compars a sugli arti di gangrena secca spesso letale, associata
a crisi convulsive non meno gravi.
120
<Ogni cosa nel mio campo visivo tremolava ed era distorta,come se fosse vista in uno specchio
curvo...Pezzi di mobilio assumevano forme grottesche,minacciose...La signora della porta accanto
che riconoscevo a fatica,...non era più la signora R.,ma piuttosto una strega insidiosa e
malevola,con una maschera colorata sul viso...Ancor peggio delle trasformazioni demoniache del
mondo esterno erano le alterazioni che percepivo in me stesso,nel mio essere interiore.Ogni
esercizio della mia volontà,ogni tentativo di porre fine alla disintegrazione del mondo esterno e
alla dissoluzione del mio io ,sembravano uno sforzo sprecato.Un demone mi aveva invaso,aveva
preso possesso del mio corpo,della mia mente,della mia anima.Saltai su e urlai cercando di
liberarmi da lui,ma ricaddi di nuovo disteso e smarrito sul sofà.Ero preso dalla terribile paura di
diventare pazzo.Ero portato in un altro mondo,in un altro luogo,in un altro tempo.Il mio corpo
sembrava senza sensazioni,senza vita,strano.Stavo forse morendo?Era questa la transizione?A
volte pensavo che il mio io fosse all’esterno del corpo che mi apparteneva e allora percepivo
chiaramente,da osservatore esterno,la tragedia completa della mia situazione...La mia famiglia
(mia moglie e i miei tre figli) avrebbe mai capito che non avevo compiuto quell’esperimento
avventatamente,irresponsabilmente,ma piuttosto con la massima prudenza, e che un risultato come
quello che mi era capitato non era in alcuna maniera prevedibile?>.
Negli anni seguenti, analoghi esperimenti si susseguirono in varie parti del mondo su individui sani
od affetti da varie malattie, tra le quali alcune condizioni psichiatriche. Sfortunatamente, i risultati
negativi raccolti in vari paesi superarono quelli buoni, mettendo in risalto gravi effetti, imputabili
alla droga. Tra questi, numerosi i suicidi causati dalle idee e percezioni illusorie indotte da essa. Si
notò anche come le psicosi da LSD accelerassero le dissociazioni schizofreniche a lungo termine, in
soggetti che sarebbero potuti restare sani tutta la vita, se non fossero venuti malauguratamente a
contatto con la droga. Vennero inoltre alla luce danni mentali permanenti in svariati individui dediti
a LSD. Questo tragico scenario indusse ad un’immediata interruzione d’ogni tipo d’impiego clinico
ed alla messa al bando del prodotto.
I prodotti psichedelici formano un brillante capitolo della ricerca neuropsicofarmacologica ed
hanno svolto un ruolo di rilievo nella comprensione delle attività cognitive. L’attuale permanente
abuso di queste sostanze a fini ricreativi illegittimi e la difficoltà di trovare una norma
internazionale soddisfacente del loro impiego, rappresenta invece un continuo pericolo per la
società.
***
121
Tra le sostanze attive sul Sistema Nervoso Centrale, LSD é la più potente che si conosca. Bastano
frazioni di milligrammo per indurre nell’uomo un’azione psichedelica, poco di più per produrre, in
taluni soggetti, psicosi letali o danni neuronali irreversibili. Una tale potenza, associata alla risposta
individuale variabile, rende il prodotto poco maneggevole a fini farmacologici, sconsigliandone
qualsiasi impiego. La difficoltà di individuare una dose efficace non tossica e la gran variabilità
della risposta individuale rende, infatti, veramente rischiosa l’assunzione del prodotto. Sono
descritti casi di danni permanenti, già dopo una singola dose modesta. Non essendo possibile
stabilire scientificamente la propria sensibilità individuale, dovrebbe essere chiaro a tutti quelli che
si accingono ad intraprendere il loro primo “viaggio”, che si tratta di un gioco col fuoco, di una
roulette russa, influenzata dallo stato mentale e dall’umore del soggetto. Si racconta di sensazioni
inebrianti, d’esperienze nuove e strane, di allucinazioni vividamente colorate e cangianti, di < libertà
di pensiero > e di <un nuovo stato di introspezione>. I colori appaiono più vividi e talora sembrano
splendere; lo spazio tra gli oggetti assume un’importanza soggettiva maggiore che non gli oggetti
stessi e si prova un senso di meraviglia e stupefazione per la bellezza apparente degli oggetti più
comuni. Quest’esperienza é stata descritta come un terremoto intellettuale, nel quale tutto è
rivalutato, < rimescolato > ed é stata sfruttata nel mondo dell’arte da autori dediti alla droga.
Relativamente frequenti sono le segnalazioni d’esperienze spiacevoli o addirittura terrificanti, da
parte di persone appartenenti a differenti ceti sociali ed etnie disparate. Si parla di stimolo a
confusione e dissociazione, d’accessi acuti di panico, di reazioni psicotiche gravi, del ricordo
d’esperienze traumatizzanti, di deformazioni di tempo e spazio, d’alterazioni dell’immagine
corporea e del residuo di paura, angoscia o depressione, dopo esperienze morbose e terrificanti.
L’individuo si ritrova, virtualmente prigioniero negli artigli della reazione, e può essere talmente
turbato da intraprendere comportamenti pericolosi, per l’incolumità propria e di chi gli si trova
vicino. La psicosi da LSD é come un disturbo caotico imprevedibile, che di colpo s’impossessa di
mente e cervello; caotico poiché sembra sia assente ogni forma d’organizzazione ed integrazione,
eppure differente dai disordini degli schizofrenici, che sono carichi di latenti o conclamate illusioni.
Si racconta, in pubblicazioni scientifiche e giornalistiche, di morti per annegamento, per caduta da
una finestra, un balcone, un terrazzo, di sera o alla piena luce del sole, per aver attraversato la strada
di un automezzo, per essersi schiantati alla guida di un’auto o di una moto contro un albero o un
muro, d’altri inspiegabili incidenti stradali, casalinghi o sul posto di lavoro, d’inspiegabili e inattesi
raptus di violenza omicida. Tutte morti violente, delle quali non si conoscono i veri motivi.
Incidenti o suicidi? Di sicuro sappiamo solo, che i disgraziati si trovavano in un “viaggio” senza
ritorno, in balia di LSD. Rappresentativa per la pericolosità ed imprevedibilità degli effetti sul
singolo, é la descrizione del caso seguente:
122
< E’ stato segnalato un caso d’omicidio commesso da uno studente di 22 anni durante una
reazione psicotica da LSD. Lo studente, che non era malato di mente, e che aveva preso prima LSD
per una sola volta, uccise uno straniero con un coltello in risposta ad allucinazioni di tipo
persecutorio. Nei quattro anni d’osservazione successiva, lo studente non mostrò segni di malattia
mentale >.
Grazie alla buona solubilità in acqua, alla mancanza di odore e sapore ed alla straordinaria potenza,
LSD può essere facilmente somministrato dolosamente e ad insaputa del malcapitato. Se la droga
viene mescolata in una delle tante bevande servite a clienti od offerte ad ospiti in locali pubblici e
privati, questi non se ne accorgeranno, se non quando ne avranno subita l’azione. L’assunzione
orale di 20-25 mcg di LSD bastano ad indurre effetti rilevabili sul SNC e sul comportamento, senza
che compaiano altri effetti evidenti, mentre la somministrazione di 0.5-2 mcg/kg/os è sufficiente a
causare sintomi somatici tipici, già dopo pochi minuti. La vita media del prodotto é di 3 ore, mentre
l’azione farmacologica può perdurare anche per 12. L’altissima potenza dell’LSD (frazioni di
milligrammo) e le modalità di azione rendono verosimile l’esistenza di un meccanismo ricettoriale
specifico, con il coinvolgimento del sistema serotoninico e del locus coeruleus.
Alcuni derivati della triptamina, la dimetiltriptammina (DM T), la dietiltriptamina (DET), la
dipropiltriptamina (DPT) ed altri composti vicini alla serotonina, mostrano un’azione psichedelica,
paragonabile a quella dell’LSD, ma meno potente e di durata più breve. Posseggono una
rassomiglianza così stretta con la struttura di un neurotrasmettitore fisiologico, la serotonina, da
rendere verosimile l’ ipotesi che nel nostro cervello si possano formare, in determinate condizioni,
metaboliti aberranti delle catecolammine, dotati di azione psichedelica o allucinante.
La formazione di questi metaboliti potrebbe essere conseguenza casuale di una delle tante
aggressioni radicaliche, alle quali é sottoposto il nostro cervello, nell’ambiente altamente inquinato
nel quale viviamo.
197
Andrebbe verificato post mortem, se in individui colti da improvvisi
irrifrenabili raptus di violenza omicida (Amokläufer), per i quali non esista una spiegazione
plausibile, non siano rilevabili nelle urine, nel plasma e nel cervello, sostanze allucinogene derivate
dal metabolismo aberrante delle catecolamine. In caso affermativo e secondo la nostra ipotesi, ci
troveremmo al cospetto non di folli assassini, bensì di pazienti affetti da malattie molecolari.
198
***
197
198
Bruno J.R.Nicolaus <Malattie Molecolari> loc.cit.
BrunoJ.R.Nicolaus <Invecchiamento cerebrale,neuro e psicopatie:gen esi e sviluppo alla luce della chimica
patologica> loc.cit.
123
Dal punto di vista medico, la marijuana (hashish,canapa indiana) più che uno stupefacente,é una
droga dotata di proprietà euforizzanti, sedative ed allucinogene. In vari paesi, essa viene, lo stesso,
classificata tra le sostanze stupefacenti, al fine di limitarne l’uso indiscriminato. I principi
psicoattivi principali sono i tetraidrocannabinoli isomeri (THC), che si trovano in concentrazione
maggiore nell’essudato resinoso dei ciuffi di fiori di canapa indiana o Cannabis sativa, una pianta
annuale erbacea, che cresce allo stato selvaggio nei climi temperati in tutto il mondo. Il termine
marijuana designa qualsiasi parte della pianta o qualsiasi estratto da essa preparato e la loro potenza
varia secondo le condizioni di crescita della pianta e della localizzazione geografica. La marijuana,
quando fumata, induce uno stato sognante ed euforico con alterazione della coscienza, sensazioni di
leggerezza e levità, distacco, gaiezza e giocosità. Aumenta l’interesse verso oggetti semplici e
familiari. La capacità conoscitiva resta integra, pur oscillando tra sonnolenza, accessi d’allegria e
logorrea, condizionati dalla presenza o meno d’altre persone. La deformazione percettiva provoca,
in alcuni soggetti, esperienze paurose, dovute ad interpretazione errata di cose familiari. Un
soggetto dopo aver fumato marijuana, riferì terrorizzato di un <ratto gigantesco> che attraversava
la strada e di essersi <spaventato a morte>. E’ molto comune una deformazione delle distanze e
della percezione del tempo, che sembra scorrere più lento o rapidamente del solito. M olto
frequentemente, si riscontrano fenomeni dissociativi di varia entità: un’amnesia parziale, una
sensazione di essere fuori di se stessi, di guardarsi e ammirarsi. La libido è influenzata, ma in
maniera variabile. A torto, la marijuana è considerata un afrodisiaco potente. E’ stato invece
dimostrato che i cannabinoli, quando superano nel sangue certi livelli, agiscono quasi come gli
ormoni femminili, causando impotenza nel maschio. Spesso si nota un’insolita nitidezza dei ricordi
o la sensazione d’invertire la freccia del tempo e di rivivere esperienze passate, mentre diminuisce
la capacità di sintesi, di seguire in altre parole la continuità di una storia, di un libro, di un film, a
favore di una maggiore intensità di percezione di singole parti o scene. M olto caratteristica, é
l’ilarità prorompente dei fumatori di marijuana, che é molto accentuata quando si ritrovano in
gruppo. La marijuana non ha azione anoressica, a differenza dei prodotti stimolanti, rafforza al
contrario appetito e senso del gusto. Guidare un automezzo, dopo aver usato marijuana, é
pericoloso. La deformazione della percezione del tempo può indurre ad errate valutazioni della
velocità e favorire una guida troppo lenta o troppo veloce. L’alterazione della percezione spaziale
può deformare la valutazione della distanza ed aumentare il rischio d’incidenti stradali. Analoghi
rischi si corrono manovrando macchinari o strumenti complessi.La dipendenza psichica spesso
s’instaura nei fumatori accaniti, allontanandoli dal perseguire i propri interessi, mentre li spinge a
una profonda e totale abulia. Uno studio clinico su 720 fumatori accaniti di hashish ha dimostrato
che il consumo elevato porta ad un’intossicazione cronica, accompagnata da disorientamento,
124
reazioni di panico, o disturbi psicotici acuti, come apatia, ottundimento, letargia ed alterazioni della
capacità di giudizio, della concentrazione, e della memoria e ad una scarsa igiene personale.
Il parallelo tra marijuana ed alcol é un luogo comune, eppure scorretto. Al contrario dell’alcol, la
marijuana non provoca dipendenza fisica ed é difficile che si sviluppi assuefazione con le normali
preparazioni. L’ubriaco da alcol mostra meno controllo e capacità di giudizio dell’intossicato da
marijuana, che quando é su di giri mostra lievi alterazioni della percezione ed umore. L’ostilità e
l’aggressività sono facilmente scatenate dall’alcol, mentre é raro che ciò capiti con la marijuana.
L’alcol stimola l’appetito e fornisce calorie, la marijuana stimola solo il primo. Il malessere
dell’etilista dopo la sbronza (hangover) é ignoto al tossicomane da marijuana, che la mattina dopo si
sveglia rinfrescato. Pur, non potendo confermare che la marijuana porti necessariamente ad altre
droghe più pesanti e pericolose, il suo uso abituale e frequente é clinicamente sconsigliabile, per i
seguenti motivi:
-
reazioni tossiche occasionali, frequenti con hashish e THC;
-
alterazione della percezione spazio-temporale con diminuzione del potere associativo e
diminuzione dell’attitudine alla guida;
-
perdita delle motivazioni e della capacità costruttiva, specie nell’impiego abituale e frequente;
-
probabile inibizione delle risposte vascolari riflesse;
-
azione estrogeno simile con impotenza nel fumatore maschio abituale.
***
Le <droghe da inalazione> rappresentano una categoria d’abuso a se stante, che attrae i clienti più
poveri e più giovani, in tutti paesi del mondo. Non appartengono alla classe delle sostanze
psichedeliche, degli stimolanti od allucinogeni veri e propri, ma comprendono gas e composti
volatili di varia struttura, escludendo gli spray liquidi e le sostanze fumate. Gli inalanti più popolari
tra i giovani, sono le gomme per incollare auto- ed aero-modelli, i cementi di plastica, la benzina, i
liquidi per freni ed accendisigari, i solventi per lacche e vernici, quelli per levare lo smalto dalle
unghie, per sverniciare e smacchiare. Queste sostanze d’uso domestico contengono vari composti
organici volatili, tra cui benzene, toluene, xilene, tetracloruro di carbonio, cloroformio, acetone,
acetato d’etile, tricloroetano, nafta, alcol etilico e alcol isopropilico. Tutte deprimono il sistema
nervoso, provocando ad alte dosi anestesia e morte. Tutte sono altamente lipofile e la loro azione,
più che dovuta a meccanismi specifici, é legata alla loro affinità per i grassi, alla capacità di
sciogliersi nelle membrane cellulari, come quelle dei neuroni. La sensazione esilarante provocata
dall’inalazione di questi composti é quasi la stessa per tutti e somiglia agli effetti di una sbronza
125
leggera, di una piacevole allucinazione. Secondo la dose inalata, é accompagnata da ilarità,
leggerezza della testa, loquacità o logorrea, riso sfrenato, diminuzione della capacità di giudizio e
percezione della realtà. In caso d’annusamento di gomma per incollare, sono stati descritti casi
d’atassia transitoria, inceppamento della parola, diplopia, vomito, sonnolenza, confusione, fino ad
arrivare nei casi più gravi a coma e morte. L’abuso si estende oltre le sostanze d’uso domestico,
abbracciando anche anestetici poco comuni come l’etere, l’ossido nitroso, il ciclopropano, il
tricloetilene e l’alotano. M olti di questi inalanti non sono inerti, ma tendono a sensibilizzare il
miocardio alla bradicardia, al blocco atrioventricolare e alla depressione dell’onda T provocate
dall’asfissia. Sono stati descritti casi di morte improvvisa di giovani tossicomani sottoposti a sforzo
fisico dopo aver inalato; morti verosimilmente causate da aritmie improvvise, indotte dal solvente
ed intensificate dall’iperpnea e dallo sforzo. La fantasia umana non ha limiti nel ricercare nuove
sostanze d’abuso: il nitrito d’amile, un liquido volatile d’odore pungente, venduto in fialette da
succhiare nelle crisi anginose, induce stordimento e breve euforia, qualora inalato. In un batter
d’occhi, la scoperta di quest’attività collaterale ha varcato le Alpi e le fialette andarono a ruba,
lasciando a secco i veri pazienti, i poveri anginosi. Questo nuovo tipo di Nirvana, denominato < un
viaggio di 60 secondi >, ha preso piede durante determinati rapporti sessuali, durante i quali uno o
entrambi i partner, nel momento culminante, rompendo le fialette, s’inebriano col magico fluido.
Principali Sostanze Psichedeliche Naturali e Sintetiche
-Dietilammide dell’Acido Lisergico (LSD)
-M escalina
-Triptammine
-Psilocibina
-Psilocina
-Ditiltriptammina
Sostanza semisintetica attiva a dosi infinitesimali
Estratto dal Cactus Peyote
Derivati sintetici serotonino simili
Principio attivo di alcuni funghi messicani
M etabolita attivo della Psilocibina
Sostanza totalsintetica,inattiva per via orale,attiva
per iniezione o inalazione.Durata breve
-M etossiamfetamine
M etilderivati totalsintetici della mescalina.Effetti
psichedelici e amfetamino-stimolanti
Analogo amfetaminico della mescalina.Più efficace
M olto più efficace di mescalina
-3,4,5,Trimetossiamfetamina (3,4,5-TM A)
-2,5-Dimetossi-4-metilamfetamina
(STP,DOM )
-3,4-M etilendiossi-N-metilamfetamina
(Extasy,M DMA)
-2,5-Dimetossi-4-etilamfetamina (DOET)
Fortissima azione psichedelica,molto pericolosa,
probabili danni neuronali irreversibili
Etil-derivato di DOM /STP
126
XII
LA PALLOTTOLA MAGICA
Secondo gli antichi Greci, farmaco significava anche veleno. Qualcosa che quindi uccideva, ma che
poteva guarire; un intreccio misterioso tra vita e morte, avvinghiate in un indissolubile amplesso.
Fino ad ieri, il farmaco era confinato nei riti di guaritori indiani, cinesi ed egizi, di vecchi sciamani
amerindi; oggi il farmaco è divenuto una possente arma biochimica: la pallottola magica contro
sofferenze, dolori e malanni.
Nell’arco della storia, tanti cambiamenti in bene ed in male sconvolsero il mondo, grazie a scienza
ed arte e ai loro progressi. Il miglioramento delle condizioni alimentari, la diffusione delle
vaccinazioni, il perfezionamento di diagnostica,
chirurgia e farmacoterapia ci donavano una
maggiore aspettativa di vita. La mortalità neonatale ed infantile é regredita come d’incanto e la vita
media ha fatto un balzo all’insù. Basti pensare, che nel nostro paese, solo metà dei nati arrivava a 14
anni tre secoli fa, appena un quinto raggiungeva i 40 e che su mille neonati, trecento morivano.
Non dovremmo dimenticare, perciò, che
prima dell’etere, del cloroformio e degli anestetici generali, chirurgia significava quas i
sempre agonia;
199
prima del cortisone, dei cortisonici e degli antinfiammatori non steroidei, l’artrite significava
sedia a rotelle;
prima di penicillina, sulfamidici, antibiotici ed antibatterici, tifo, polmonite, setticemia,
meningite, febbre puerperale, tubercolosi, lebbra e tant’altre infezioni erano l’anticamera della
morte;
prima dell’era degli antibiotici, le infezioni, dopo un intervento chirurgico, erano all’ordine
del giorno e la mortalità postoperatoria era molto elevata;
199
Fino al 1846, data di introduzione dell’etere come anestetico generale, le operazioni chirurgiche rapp res entavano
vere e propri e torture. I pazienti venivano di regola storditi con qualche pozione, immobilizzati da robusti assistenti ed
operati da chirurghi, la cui principale abilità consisteva nella rapidità con la quale riuscivano a portare a termine
l’intervento.Per indurre sedazione e torpore si usavano in passato principalmente pozioni a base di vino, papavero,
hascisc, oppio, mandragora.Con il giusquiamo si riusciva ad indurre uno stato di quasi totale stordimento, durante il
quale il soggetto non era più in grado di percepire cosci entemente il dolore.
Arnaldo da Villanova (1235 -1311) riporta la segu ente ricetta araba: “ per far cad ere il paziente in un sonno così
pro fondo che non senta più niente, prendi oppio, radice di mandragora e giusquiamo in parti uguali, pestali e mescola il
tutto con acqua. Se il paziente d eve essere amputato, fagli bere un po’ di questa pozione ... e cadrà immediatamente in
un sonno profondo che gli si può fare quel che si vuole. Per farlo risvegliare, fagli annusare un fazzoletto imbevuto
d’aceto”.
Un altro modo per indurre l’anestesia, consistev a nel far aspirare al soggetto i fumi provenienti da semi di giusquiamo
abbrustoliti su carboni ardenti o inserendo nella bocca del pazi ente una piccola spugna imbevuta di queste stesse
sostanze.
Come analgesici blandi e spesso topici, si usavano le bacche di ginepro, la lavandula, gli estratti di edera, le rose, il
mirto, il piretro, il distillato di legno di cipresso, la ruta, la maggiorana, il lauro, la camomilla, l’anice.
127
prima della ciclosporina, dei cortisonici ed altri immunosuppressori, i trapianti erano
sinonimo di rigetto;
prima dell’aspirina e degli antidolorifici, anche un semplice male di testa o di denti
mettevano tutti al tappeto;
prima degli psicofarmaci, i cancelli dei manicomi restavano chiusi per sempre: schizofrenia,
epilessia e morbo di Parkinson erano veri flagelli, la depressione era l’anticamera del suicidio,
l’ansia paralizzava giovani, adulti ed anziani;
prima dei vaccini contro difterite, morbillo, pertosse, tetano, poliomielite, epatite e
vaiolo, i tuoi figli rischiavano di morire o restar menomati, cerebrolesi o storpiati;
prima degli antitumorali, il cancro era senza speranza, per giovani e anziani;
prima dell’insulina estrattiva e sintetica e degli ipoglicemizzanti orali, per i diabetici le
campane suonavano a morte;
prima degli antipertensivi, degli anticoagulanti e degli antiaggreganti, l’ipertensione
significava infarto ed ictus cerebrale a breve scadenza;
prima del chinino e derivati, la malaria era condanna senza appello;
prima della morfina, il malato terminale non moriva, crepava soffrendo;
prima della digitale, della nitroglicerina e degli antiaritmici, per tanti cardiopatici ogni
sorgere del sole significava nuovi terribili affanni, la continuazione cosciente di una lunga agonia.
Risultati più che evidenti, seppure resti controverso, quanto, igiene ed alimentazione, farmacologia
e medicina abbiano contribuito singolarmente al miglioramento della vita, della sua qualità e durata.
.
***
Negli ultimi centocinquanta anni, la farmacologia ha compiuto passi da gigante, ponendo le basi per
la nascita e diffusione dell’industria farmaceutica.
La formazione di grossi complessi industriali permetteva di razionalizzare produzione e
distribuzione, di garantire una penetrazione rapida e capillare su tutto il pianeta, di favorire
standardizzazione e qualità dei prodotti. Ne é risultato un business gigantesco, che ha generato
ingenti profitti. Parte di questi, reinvestiti nella ricerca, ha creato una valanga di nuove medicine;
128
ben oltre il previsto. A volte novità più attive ed efficaci, a volte però e sempre più spesso, semplici
copie di farmaci noti (cosiddetti me-too’s ) realizzati per finalità puramente commerciali.
200
Grazie ai progressi congiunti d’alimentazione ed igiene, farmacologia e chirurgia, il ‘900 ha portato
ad un generale miglioramento della salute. Eppure, in quest’euforico clima, emergono aspetti
inquietanti, come probabile conseguenza diretta della rivoluzione biomedica.
L’ampia ed indiscriminata disponibilità ha messo il farmaco alla portata di tutti: talora di medici e
pazienti, non edotti dei rischi del farmaco industriale e del suo impiego, su un numero sempre più
vasto di pazienti molto eterogenei.
Ciò ha causato un aumento degli effetti collaterali e l’insorgenza di nuove patologie d’abuso ed
errato impiego, chiamate semplicisticamente iatrogene. La corsa al farmaco, amplificata dai mezzi
d’informazione, quale rimedio finale per ogni malanno, é proceduta in un perverso crescendo.
Erano coinvolti anche i falsi malanni, quelli causati da abitudini alimentari cattive od errato stile di
vita. Più che malati bisognosi di cure, spesso perciò comportamenti sbagliati, abilmente sfruttati per
lucro, da personaggi ed aziende spregiudicati.
Nei paesi industrializzati e di riflesso in quelli più poveri, cresceva un insostenibile stimolo
all’utilizzo del farmaco, anche se improprio, anche laddove non necessario. Facile quindi lo
scivolone nel baratro del consumismo, l’inarrestabile corsa alla grande illusione, alla rincorsa della
panacea di tutti i mali.Rotti gli argini dell’autocontrollo, esplodeva la richiesta sfrenata del farmaco.
Si scatenava la corsa all’antibiotico per un raffreddore od un’ influenza, all’antiulcera al primo
bruciore di stomaco, all’antidolorifico per un blando male di testa o di denti, all’antinfiammatorio
per ogni dolore articolare, allo spasmolitico per ogni piccolo crampo, al lassativo per l’intestino
pigro, al diuretico per il chilo di troppo, all’antitosse contro la bronchite del fumatore, agli
ansiolitici ed antidepressivi al primo problema esistenziale. 201
Per non parlare della marea di sonniferi, tranquillanti, stimolanti ed altri psicofarmaci, della miriade
d’integratori vitaminici e minerali, dei tanti preparati dermocosmetici e oftalmici, accatastati sui
banconi di farmacie e supermercati. L’abuso del farmaco si riflette, negativamente, sulle abitudini
alimentari e sullo stile di vita. Il consumo sregolato degenera in iperconsumo bulimico, che
periodicamente dovrà cedere il passo a privazioni e cure di senso opposto: < l’ossessione dietetica e
200
Me-too, con questa parol a, che signi fica in inglese “ anch’io”, vengono indicati quei farmaci che, con piccole
manipolazioni di struttura chimica, vengono proposti come nuovi, pur possedendo le stesse caratteristiche
farmacologiche del capostipite dal quale derivano, Questa operazion e di marketing perm ette ad ogni industria di
produrre un a propria sp ecialità (p.e. il proprio antibiotico, il proprio antiulcera, il proprio ansiolitico, ecc.), copia di
prodotti già esistenti ma venduta a prezzi spesso maggiorati.
Questo appro ccio, discutibile sul piano s cienti fico, è corresponsabile del v ertiginoso aumento d el numero di farmaci,
registrato n ella seconda m età d el novecento e del considerevole aumento del loro impiego a fini più consumistici che
terapeutici.
201
Alan Cromer <L’eresia della scienza >,Cortina ed.1996.
129
l’ossessione della linea moltiplicano i timori narcisistici e i capricci alimentari, tengono vivo il
culto dispendioso delle vitamine, degli oligoelementi >, dei prodotti dietetici, degli integratori
alimentari. Il consumatore diviene succube del mercato e il produttore subordinato a quest’ultimo.
Alla fine della perversa spirale avremo un < consumatore finalizzato al prodotto e non più soltanto
un prodotto finalizzato al consumatore >. (Gadamer)
Il farmaco inteso non più quale rimedio per seri malanni, bensì quale strumento per zittire la cattiva
coscienza, quale suppellettile per magnificare le prestazioni di corpo e mente, sia di giorno sia di
notte.Il farmaco diventa parte integrante di uno stile di vita spesso aberrante, arma antistress,
antidanno ed antidisagio. Da qui inizia il breve cammino verso il rito della pillola giusta al
momento giusto, parte essenziale del rituale moderno.
Lo stimolante alle prime luci del mattino per snebbiare il cervello, l’ansiolitico per contrastare il
capoufficio aggressivo, la sniffatina per dominare avversi colleghi, antiulcera e antiacidi ad ogni
colazione di lavoro affrettata, l’immancabile drink per socializzare con amici e colleghi, per
sopravvivere alle beghe domestiche. L’ultima spiaggia, infine, dopo la stressante giornata, un
sonnifero blando per scivolare dolcemente tra le braccia protettrici di M orfeo.
La droga, culto dell’inganno
Oggi l’abuso della droga dilaga e tutti si chiedono perché. Saltate le barriere protettive di scuola,
religione e famiglia, l’odierna corsa sfrenata, all’abuso di sostanze stupefacenti, ripresenta i
problemi esistenziali dell’uomo preistorico e di quello moderno. Problematiche rimaste quasi
immutate durante millenni. L’ansia e l’angoscia, la dura lotta per la sopravvivenza, il tentativo di
sfuggire ad un ambiente rissoso ed ostile, anche a costo d’ingannare se stessi. L’uso di sostanze
stupefacenti era ben conosciuto fin dall’antichità più remota, seppure spesso ristretto a pochi
iniziati. L’attuale crescente disponibilità di una miriade di droghe, in grado di alterare stato d’animo
e umore, non ha invece precedenti di sorta.
La scoperta dell’azione piacevole e l’impiego diffuso di sostanze psicoattive sono avvenuti presso
culture diverse, in località spesso distanti ed isolate ed in maniera spesso differente; nei vari
emisferi del mondo, presso civiltà sconosciute tra loro o che non avevano frequenti contatti. L’uso
della droga é nato e si é sviluppato quasi ovunque in maniera indipendente, perché era ed é
strettamente legato alla stessa natura dell’uomo.
Quest’aspetto, spesso trascurato dagli storici, evidenzia come il culto della droga, intesa come
creazione di una realtà virtuale piacevole, da contrapporre a quella quotidiana talora s gradita,
possegga profonde radici nel nostro cervello ed in quello d’altri mammiferi. La propensione alla
130
droga é, almeno in parte, predeterminata dalle strutture del nostro cervello ed obbedisce a stimoli
biochimici che possono condizionarne l’insorgenza nei tempi e nei modi. La scoperta e lo sviluppo
dei paradisi artificiali fa parte di un culto più vasto e radicato nella civiltà mediterranea, quello
dell’inganno.
Il consumo di sostanze psicoattive é quindi antico, pur essendo recentemente cresciuto oltre ogni
misura e previsione: basti considerare i consumi di tre prodotti legittimi: caffeina, aspirina ed alcol.
Al primo psicofarmaco maggiore, la cloropromazina introdotta nel 1955, seguivano a ritmo
crescente altri neurolettici, ansiolitici, antidepressivi, stimolanti, nootropi, arrivando a consumi
stratificati per età o generazione. Gli antidepressivi per gli anziani, i tranquillanti per la mezza età,
l’alcol e gli eccitanti per gli adulti più giovani, i mindexpanders, o sostanze che allargano la mente,
per la gioventù. 202
Per i più poveri, per gli emarginati, per i ghettizzati delle metropoli, non più i poetici fiori di loto
d’Ulisse, le magiche pozioni di Circe o Siduri ed i vini di Bacco, bensì colle, benzine, solventi per
vernici, spray e prodotti per l’igiene della casa. Un ricchissimo bar casalingo, fornito di cocktails
ultramoderni, da mescolare ed inspirare, in un turbinio d’allucinazioni fatali.
Nuovi paradisi artificiali, frutto della disperazione di una società prossima allo sfascio, che
traghettano i consumatori a tristi lidi senza ritorno.
Da commiserare i pochi sopravvissuti, quelli che ritorneranno dal “viaggio” col cervello disfatto e
distrutto e mai ne capiranno il perché.
Un’insostenibile disarmonia
M olteplici sono le motivazioni di questa corsa sfrenata all’eliminazione di sofferenza, dolore e
coscienza. Sia presso gli adulti che i giovani, é rilevante l’effetto trainante di una sottocultura
edonistica, ispirata alle immagini proposte dai media. Nei paesi più ricchi, dai quartieri benestanti
202
Molto si sa già sugli effetti nefasti causati dall’uso prolungato di alcool, co cain a, an fet amino-simili, eroina ed altri
oppiacei, hascisc, nicotina, LSD ed altri alcaloidi, a livello di vari organi, dal cerv ello ed in particolare del
comportamento .
Meno si sa invece sugli effetti di molti di questi prodotti a livello subcronico (tipici nei consumatori occasionali o
frequ enti ma a dosaggi contenuti), dato che mancano significativi modelli e dati sperimentali.
Le probabili conseguen ze si noteranno nel volgere d ei prossimi decenni, quando i danni, forse irreparabili per strati
sempre più vasti della popolazione, verranno alla luce.
Si stima che ogni anno da 40.000 a 400.000 neonati negli Stati Uniti vengano esposti a co cain a durant e la g estazione.
Recenti studi clinici e sperimentali suggeriscono che l’esposizione del feto a co caina du rante la gestazione potrebb e
compromettere particolari strutture celeb rali, i sistemi di neurotrasmissione dopaminergico e serotoninergico ed il
comportamento.
( <Cocaine: effects on the developing brain> A New Yo rk Academy o f Scien ces Con feren ce, Washington, D.C. Sept.
1997).
131
all’ultimo ghetto, fa scuola il successo: quello dell’attrice procace, pervasa di sesso; quello
dell’attore prestante, atleta, manager; quello dell’uomo forte, del leader, imposto con prepotenza da
stampa, cinema e televisione.
Nei paesi più poveri, si scimmiotta il dubbio modello dei ricchi.
A prima vista, sembra un modello di forza imponente e trainante. In realtà, non é che un clamoroso
esempio di stupidità e fragilità: la sigaretta accesa di giorno e di notte, whisky e cocaina a portata di
mano, i tanti altri piccoli segni di comportamenti morbosi. Il continuo stato d’aggressività, palese o
latente, in cui versa quest’uomo giovane o adulto, non fa che mascherare una profonda debolezza
interiore, stimoli emozionali frequenti e mal controllati, un malfermo carattere, che oscilla tra
timidezza e violenza, come una candela al vento. Questo modello di comportamento virtuale,
venduto dai media, viene assimilato fin dall’adolescenza, fino a divenire modello di vita reale. Il
passaggio dalla semplice sigaretta, all’alcol, alla marijuana, alla coca, ad uno dei tanti
psicostimolanti o tranquillanti od infine all’eroina, può esser facile e breve: per molti sarà un
passaggio quasi obbligato, un vero salto di qualità.
203
Per un’altra schiera meno numerosa, quella dei drogati e tossicodipendenti, farsi, come si dice in
gergo, assumerà carattere duraturo e spesso irreversibile. In molti di questi sventurati, gli albori
della dipendenza si ritrovano nell’adolescenza. E’ questa l’età vulnerabile, nella quale i più deboli
ed i più predisposti cederanno all’illusione di sedare con la droga ansia, rabbia o depressione, che si
portano dentro da sempre, per cause genetiche e ambientali. La pubertà, periodo di gran
cambiamenti, di profonde burrasche biologiche, sottopone il bambino ad un’insostenibile pressione
emozionale, ad un calo di fiducia in se stessi ad un aumento di consapevolezza. E’ questo il
momento più critico, quando avviene la prima esposizione a sessualità, alcol e fumo e alle
tentazioni della vita moderna.
In questo periodo, si scopre la droga, che sarà recepita ed intesa come farmaco, panacea per
l’automedicazione. Riallacciandosi all’impiego spesso smisurato dei farmaci in famiglia ed ai loro
buoni risultati, l’uso della droga fa presa, diviene parte integrante del comportamento del singolo e
del gruppo, fino a divenire vera attività tribale, da consumarsi in gruppo, secondo un preciso
rituale.
Accanto al dilagar della droga, oggi compare un altro fenomeno molto inquietante, l’aumento
esplosivo di violenza e criminalità minorile. 204I due fenomeni non sono necessariamente l’uno
203
Da Negri News XXXIX nr.1, 2007; www.marionegri.it < I residui delle droghe più comuni negli scarichi urbani > :
Tracce consistenti di tutte le maggiori droghe di abuso sono state trovate nelle acque di scarico delle città. grazie a una
nuova sofisticata tecnologia. A Milano e Lugano tracce di cocaina, amfetamine, ecstasy, morfin a, eroina e cannabis.
Nuova strada per studiare tend enze e caratteristiche dei consumi di droga a livello di grandi comunità.
204
< ... la domanda è terribile: perché i bambini uccidono? La risposta è banale: i bambini uccidono quando nessun
altro rito di iniziazione (potremmo parlare di scuola, se volete, o di famiglia, o di affetto, o di esperienza benevola)
132
causa dell’altro, seppure essi abbiano una radice comune nel calo d’autocontrollo e capacità di
giudizio delle nuove generazioni;
205
due aspetti collegati alla rottura degli argini, garantiti, nei
tempi passati, da scuola, religione e famiglia.
La bellezza è armonia, il degrado è disarmonia: in questo adagio della vecchia cultura ellenica,
riecheggiano le armonie di Pitagora e della sua scuola.La percezione della forma, intesa come
bellezza ed il riconoscimento degli equilibri armonici della natura, svolgono un ruolo preciso nella
nostra cultura. Una persona sensibile agli equilibri della natura e degli ambienti di vita, tenderà
spontaneamente ad impedirne la distruzione, in virtù dello stretto rapporto, che esiste tra degrado
ambientale e sociale o morale.
Analogo rapporto esiste tra l’esplosione di droga e violenza ed il degrado degli ambienti nei quali
essi fioriscono.Il rispetto e l’amore per la natura circostante e le sue bellezze, é espressione di
un’armonia superiore, apprezzata da pochi. L’attitudine a riconoscere armonia e disarmonia nelle
forme, nei suoni, nei colori, nelle bellezze naturali, è solo parzialmente innata, è un frutto della
cultura, che richiede insegnamento, apprendimento, allenamento.
Droga e violenza sono un diabolico intreccio, frutto della società dei consumi, sono un pericolo
strisciante e spesso esplosivo. La droga genera violenza e questa si rifugia nel porto della droga.
Droga e violenza sono due fenomeni d’importanza cruciale per le generazioni future, sia ricche sia
povere. La soluzione di questo problema non può essere, liberalizzazione o repressione, bensì
educazione e progresso sociale.
Progresso sociale o miglioramento delle condizioni di vita dei ceti più poveri, di quelli più esposti
all’attrazione e tentazione di paradisi artificiali e facile guadagno.
Educazione significa, avviare, fin dai primissimi anni di vita, una migliore educazione
all’autocontrollo, al rispetto del prossimo, all’autoconsapevolezza, al controllo delle emozioni, ad
una migliorata capacità di affrontare gli stress, ad una minore solitudine nei rapporti sociali, ad un
migliorato senso di responsabilità, ad una maggiore capacità di comunicare e risolvere conflitti
interpersonali.
Educazione significa, anche, condurre fin dai primissimi anni di scuola, un’informazione capillare e
persuasiva sull’illusorietà dei paradisi artificiali e sulle conseguenze nefaste del consumo ed abuso,
anche saltuario, di tutte le droghe, sia leggere sia pesanti.
esiste nel mondo in cui viviamo [...] una folla di persone sempre più giovani, sempre più sole, sempre più prive di
contatto con qualche forma di comuni cazione e di cultura, si muove in un labirinto, munita di forza fisica ma priva di
orientamento. E poiché non vedono ragioni p er non farlo, uccidono. Uccid ere, ha insegnato Caino, è un gesto n etto,
irreversibile, con cui lasci un segno in una vita che, altrimenti, va via senza senso.>, Furio Colombo <Rito
d’iniziazione per i killer in erba > La Repubblica 11 Sett.1994.
205
Jan Volavka loc.cit.
133
L’ultima spiaggia
Durante gli ultimi due secoli, la farmacologia ha compiuto passi da gigante, rendendo possibile un
gran numero d’innovazioni in medicina e chirurgia. Ciononostante, il farmaco è spesso bollato
come frutto di satana; il farmacologo è messo all’indice da ambientalisti ed antivivisezionisti e
l’industria farmaceutica é incolpata genericamente di furto, rapina e malaffare.
Da più parti, s’invoca un ritorno a madre natura, dimenticando quanto essa sia stata matrigna con i
nostri progenitori. Si sente auspicare un ritorno a vecchi rimedi, senza rendersi conto che a quei
tempi non esistevano prodigiosi rimedi., ma sola panacea, sofferenza, fatalismo e tanta
superstizione. A gran voce, si parla e si scrive di terapie alternative, che spesso non sono vere cure
mediche, ma pratiche ambigue, basate su approcci irrazionali.
Da più parti, si sente invocare la medicina alternativa al posto di quella ufficiale, speculando
sull’ambiguità degli aggettivi alternativo e ufficiale. Perfino nei paesi più progrediti, cresce la
schiera di coloro che disertano il medico di famiglia, per consultare chiropratici, pranoterapeuti,
massaggiatori, agopuntori, erboristi e medici omeopati.
206
Tra tutti questi, molto più richiesti sono i
chiropratici e non solo per i semplici traumi articolari, dove la loro validità sembrerebbe
comprovata, bensì anche in caso di malanni più gravi, come depressione od otite, dove manca
qualsiasi logica prova d’utilità.
Queste scelte paiono quindi motivate da stimoli emotivi più che razionali, dal desiderio di
partecipazione ai propri malanni, di maggior empatia, o anche dal desiderio represso, di svolgere un
ruolo più attivo, di partecipare alle pratiche in prima persona, richiamando, dall’inconscio profondo,
magici riti di lontani tempi passati.
Le pratiche alternative sono pervase da un’olistica e quasi mistica visione dell’individuo; esse sono
molto attente al rapporto personale col paziente, pur essendo sprovviste di validi studi su rischi e
benefici connessi. Le pratiche della medicina ufficiale sono, invece, più attente al sintomo, anche a
206
Omeopatia: sistema terapeutico fond ato dal Dr. Samuel Hahn emann (1775 -1843) agli inizi dell’ottocento. Le
malattie vengono trattate con sostanze capaci di indurre n elle persone san e sintomi simili a quelli che si vogliono
eliminare nel p aziente (similia similibus curantur). Una caratteristica b asilare è rappresentata d al fatto, che le sostanze
medicamentose v engono somministrate a dosi in finitesimali raggiunte attrav erso diluizioni progressive, accompagn ate
da violenti scuotimenti ad ogni diluizione, fino alla scomparsa totale della sostanza farmacologica.
La scien za medi ca u fficial e (allopatica) ha p reso le distanze d all’omeopatia a sostegno d ella quale non esistono lavori
scientifi ci validi e dalle p ratich e cosiddette altern ative,nonostante che qu este riscuot ano notevole su ccesso presso vasti
strati della popolazione. L’assen za di effetti collaterali gioca a favore dei prodotti omeopatici, sostenuti peraltro da
grossi interessi economici, mentre non vengono presi in giusta considerazione i d anni spesso irrimediabili, causati
dall’impiego di prodotti omeopatici e pratiche alternative, al posto di medicinali salvavita, in patologie ad alto rischio.
134
quello più vago, ma sono succubi del mito dell’efficacia e della verifica sperimentale.
207
Esse
mettono in gran rilievo il rapporto rischio-beneficio, calcando l’accento sui possibili rischi ed effetti
collaterali, col risultato di terrorizzare spesso parenti e pazienti, ancor prima dell’ inizio della
terapia.
Povero paziente. Più di essere curato, egli desidera sopratutto sentirsi meglio ed amato.
Le pratiche ufficiali spesso curano, ma non fanno star meglio ed il paziente si sente solo e
abbandonato. Le pratiche alternative non curano, ma fanno star meglio chi sta già bene, senza
saperlo, o talvolta chi soffre realmente. E’ anche successo, che la cosiddetta medicina alternativa sia
stata impiegata in caso di gravi malanni, al posto di vere medicine od interventi d’emergenza. In
questi casi, é triste dirlo, il paziente é stato portato a morte sicura e ciò é accaduto, per frode o
ignoranza, moltissime volte.
Sulla scia di questi discorsi e sciogliendo la briglia alla fantasia, potremmo immaginare, oltre alla
medicina, altre scienze alternative e paradossali. Si potrebbe pensare ad una chimica alternativa, che
in bizzarri alambicchi combini atomi strani e molecole alternative; oppure, una fisica alternativa che
giocherelli con protoni, neutroni, quark ed elettroni alternativi impazziti; o perfino un’ingegneria
alternativa, alquanto bislacca, in grado di progettare e costruire ponti, dighe e grattacieli,
rincorrendo principi alternativi di statica e idraulica.
Sarebbe bene ricordare, che ogni prassi terapeutica, antica o moderna, si basa su presupposti
biochimici e che, alla biochimica, non c’è alternativa. E’ la scienza che governa nascita, vita e
morte sul nostro pianeta e nell’universo.
Perfino molti farmaci antichi di comprovata efficacia, quelli della medicina popolare, quelli dei
vecchi sacerdoti, guaritori, stregoni e sciamani, basano la loro azione su meccanismi e principi
biochimici. Sono gli stessi principi, che sono alla base dei farmaci allopatici odierni.
***
207
La cultura mediterranea spicca, rispetto alle precedenti, per un cres cente predominio della ragione sulla s fera
affettiva, per un’invadente supremazia dell’oggettivo sul soggettivo, e di conseguenza per una prog ressiva tras curat ezza
della dimensione affettiva ed individuale della conoscenza. In questo modo, venivano anche posate le fondam enta, sulle
quali sarebbe stato costruito poco alla volta, piano per piano, il grattacielo della scienza e della tecnica modern e.
Durante qu esto processo, sempre più si radica l’idea che il “ vero” non è quello ch e noi possiamo intuire, i nostri occhi
vedere od i nostri sensi percepire, bensì solo ciò che è veri ficabile matematicamente e dimostrabile sperimentalmente o
come affermav a criticamente Lorenz:< la convinzione ch e sia reale soltanto ciò che può essere espresso con la
terminologia delle scienze esatte della natura e dimostrato in base a procedimenti quantitativi. Insomma: il calcolo e la
misura sarebbero gli unici metodi scientificamente legittimi per acquisire conoscenze sulla realtà ...>.
135
La droga non é frutto, invenzione o scoperta dell’era moderna. L’uso di sostanze stupefacenti era,
infatti, ben conosciuto e diffuso da tempi remoti. Sedare il dolore, migliorare l’umore, affinare la
mente, influenzare prestazioni e comportamenti, tramite sostanze, naturali o artificiali, fa parte di
una prassi vecchia quanto l’uomo, seppure spesso ristretta a pochi iniziati.
Nell’antichità, oppio, coca, alcol e tabacco erano correntemente impiegati, senza che gli aspetti
negativi, connessi alla loro assunzione, emergessero con la stessa frequenza e drammaticità dei
tempi moderni, mentre é l’odierna crescente disponibilità di droghe e la loro assunzione per via
iniettabile o inalatoria, che non ha precedenti di sorta.
L’entità dell’effetto delle sostanze stupefacenti é collegata, in prima istanza, alla via di
somministrazione (orale, endovena,respiratoria,ecc.), al dosaggio (quantità) e alla concentrazione
(purezza) della sostanza; in seconda istanza, essa é influenzata dalle condizioni del consumatore
(set) e dall’ambiente (setting). Concentrazione, purezza e modo d’assunzione sono tre parametri
cruciali, i quali determinano l’efficacia della droga e l’entità degli effetti collaterali, spesso letali.
Concentrazione e purezza influenzano la potenza delle singole dosi, mentre la via di
somministrazione determina la velocità d’assorbimento e la penetrazione nel cervello. La via
endovena o inalatoria é la più rapida, permettendo alla droga di raggiungere il cervello in pochi
secondi.
Più droga penetra nel cervello, nell’unità di tempo, maggiori saranno i livelli cerebrali di droga e
maggiore sarà l’effetto, ma anche maggiore sarà l’azione nociva ed il rischio di gravi effetti
collaterali, talvolta letali:
Via iniettabile e inalatoria = maggiore penetrazione (quantità e rapidità) → alti livelli ematici e
cerebrali → maggior effetto → grave rischio.
L’azione e la tossicità aumentano progressivamente e drasticamente, passando dalla droga grezza a
prodotti purificati, dalla somministrazione per via orale a quella sistemica (aumento effetto/tossicità
→) e dall’assunzione di singole sostanze a cocktails di droghe:
•
foglie di coca masticate = infuso, di foglie di coca, bevuto (maté) → cocaina ingerita →
cocaina sniffata → cocaina fumata → cocaina iniettata;
•
oppio ingerito → oppio fumato → morfina ed eroina iniettate;
•
birra a bassa gradazione alcolica → vino a media gradazione → superalcolici ad alta
gradazione → superalcolici ad altissima gradazione ( ›40°);
•
bevande alcoliche → droghe singole o cocktail di droghe;
•
bevande alcoliche → spinello → droghe singole o cocktail di droghe;
•
spinello → bevande alcoliche → droghe singole o cocktail di droghe;
136
•
tabacco masticato → tabacco fumato con narghilè → pipa → sigari → sigarette →
sigarette inalate.
•
droga singola → cocktail di droghe → S ballo completo
In passato, le droghe principali (oppio, coca, alcol, tabacco) erano assunte a scopi spesso rituali ed
in quantità moderate, dato che i prodotti disponibili erano grezzi, contenevano scarse quantità di
principio attivo e venivano, di norma, ingeriti (assorbimento scarso e lento).
Successivamente, si é passati all’assunzione di droghe sempre più concentrate, fino ad arrivare a
principi puri al 100% (morfina, eroina, cocaina, ecc.) Quasi contemporaneamente, é stata migliorata
la via di somministrazione, introducendo nell’uso comune due modi di somministrazione molto
rapidi ed efficaci: quell’inalatorio (fumo e spray) e quello iniettabile (endovena, intramuscolo).
La scoperta e l’impiego di sostanze stupefacenti, presso popoli diversi ed estranei in varie parti del
mondo, conferma, come la creazione di una realtà virtuale piacevole, in contrapposizione a quella
quotidiana, possegga radici comuni a tutti i popoli e sia radicata nel profondo di mente e cervello.
Questa tesi trova riscontro sperimentale in due recenti scoperte della ricerca neurochimica:
l’individuazione di ricettori specifici, in determinate aree cerebrali deputate ai processi di
gratificazione e la correlazione tra dipendenza e gratificazione.
M itigare il dolore quando soffriamo, fino a ricercare dei paradisi artificiali, per sfuggire alla
sofferenza fisica e psichica, é un approccio quasi inevitabile, poiché predisposto nelle strutture
cerebrali da meccanismi biochimici e comportamentali automatizzati. I nostri comportamenti
obbediscono alle strutture del cervello, il quale si rispecchia nella biochimica e biofisica dei
neuroni, dai quali é composto.
Noi c’illudiamo di essere liberi, mentre le nostre scelte sono largamente determinate dalle
caratteristiche funzionali del cervello e la nostra mente é prigioniera di programmi biologici e di
comportamenti prestabiliti.
Ingannare se stessi con i paradisi artificiali é l’ultima e più raffinata scoperta della civiltà
mediterranea, é il frutto più prelibato della cultura dell’inganno. L’inganno e l’ingegno hanno
origini comuni e l’inganno é frutto dell’ingegno: quanto più raffinato l’ingegno, tanto più ricercato
il suo frutto. L’ingegno é stata la carta vincente dell’Homo sapiens sapiens e l’inganno, la sua arma
preferita.
Potrebbe essere, ahimè, l’ultimo frutto di una cultura destinata al tramonto, mentre il nostro vero
dilemma resta, come sfuggire a noi stessi e agli stretti vincoli, che la natura ci ha imposto.
137
XIII
LA RIVOLUZIONE BIOMEDICA
Nella seconda metà del Novecento, i progressi della genetica, danno l’avvio ad una profonda quanto
silente riforma metodologica della clinica medica. Una rivoluzione biomedica, forse maggiore, di
quella dovuta allo sviluppo dell’ immunologia e discipline associate.
Da questi studi, emergerà e si affermerà la tesi che sarebbe il patrimonio genetico a condizionare le
reazioni difensive dell’individuo verso acciacchi e malanni.
208
Questa visione deterministica si
estenderà a macchia d’olio, fino ad includere ogni aggressione esogena o endogena al nostro
organismo, quindi perfino, le malattie infettive causate da virus e batteri, prioni e protozoi. Nel
decorso di queste ed altre affezioni, ultimo arbitro sarà il patrimonio genetico del singolo, che
modulerà la risposta immunitaria.
Pur senza arrivare alla conclusione estrema, che non vi siano malattie ma solo malati, prevarrà tra
clinici e pazienti l’opinione, che ogni malattia vada considerata in chiave individuale, quasi
personalizzata e che ogni malato disponga di una risposta immune del tutto peculiare e non
duplicabile.Quest’interpretazione relativistica di malattia e perciò terapia, acuirà la sensazione
d’imprevedibilità dell’una e dell’altra: imprevedibile malattia, sempre più evanescente la terapia. La
crescente incertezza del medico aumenterà quella del paziente, fomentando maggior scetticismo
208
[12] Circa 150.000 geni sono pres enti nel g enoma umano, det erminandone le modalità di espressione. Alcuni geni
possono essere d efici enti o mal funzionanti e qu este mutazioni possono essere ereditarie o formarsi spontaneam ente
nelle cellule somatiche (incidenti radicalici ?). Sono conosciute ben 4.000 dis funzioni g enetich e, un quarto d elle quali
ben documentate. Sommando l’incidenza delle dis funzioni ereditarie più comuni, si può concludere che più dei due
terzi della popolazione umana è affetta da una o più di queste disfunzioni o predisposizioni:
DISFUNZIONI
PREDISPOSIZIONE
Diabete
Iperuri cemia
Glaucoma
Ipercolesterolemia
Psicosi Maniaco-Depressiva
Miopia
Psoriasi
Schizo freni a
Scoliosi
Alzheimer
Tumore al seno
Carcinoma del colon
Obesità
Alcoolismo/Tossicodipendenza
ND
FREQUENZA
2- 5
2 -15
1- 2
1- 5
0,4 - 3
3- 4
2- 3
0,5 - 1
3- 5
7 -27
4- 8
0,1 - 1
ND
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
138
verso medico e malanno. Si moltiplicheranno le incertezze sul piano diagnostico e clinico, i dubbi e
le difficoltà nell’affrontare le tante avversità.
Sistemi immunitari individuali quasi ribelli e soggetti alle leggi del caos, sforneranno nell’ambito di
rigidi programmi globali, risposte immuni personalizzate, differenti da individuo a individuo:
identiche malattie avranno differenti decorsi; identici farmaci differenti risultati tra vari pazienti.
L’insicurezza crescente contagerà medico e paziente, sfociando nella più irrazionale delle reazioni,
la sublimazione della speranza. Speranza di cogliere risultati terapeutici fausti, anche in casi nefasti;
speranza nell’irrazionale, che portiamo gelosamente nascosta nel profondo del nostro inconscio, da
tempi remoti. Portata all’estremo, questa speranza degenererà nell’accanimento terapeutico, nello
spingere il medico a tentare nuove strategie di cura, anche se non razionali e giustificate; nel
sollecitare, da parte di pazienti e parenti, prescrizioni e interventi, spesso in contrasto tra loro.
Rincorrendo l’effimero sogno di Faust, la morte non sarà più considerata l’ineluttabile evento al
quale é soggetto ogni vivente, bensì un nemico da combattere e sconfiggere ovunque, a qualsiasi
prezzo. La morte sarà dipinta come un incidente biochimico procrastinabile con opportune misure,
forse anche evitabile. 209
L’aspettativa di vita è balzata dai 30 anni del secolo d’oro di Pericle, agli 80 d’oggi. M a già si parla
di 90. C’è chi promette 100 come prossima meta, chi discetta che i 120 non sono un miraggio, chi
prospetta vita senza morte. Chi racconta di microrganismi asessuati, che si replicano all’infinito e
non conoscono fine. Presto, l’immortalità non sarà più affidata alla procreazione e al ricambio
generazionale, bensì ad astute manipolazioni biochimiche.
Il rifiuto della morte, nuovo culto della società dell’inganno e della società dei consumi, sarà
abilmente sfruttato da menti spregiudicate, favorendo lo sviluppo di una geriatria frammentata in
una miriade di branche, delle pratiche mediche alternative, della moda dei trapianti d’organo e della
chirurgia estetica, fino a trasformare quest’ultimo frutto prezioso del nostro ingegno, in industria
fiorente.
209
Marie de Hennezel <La morte amica > Rizzoli ed. 1996.
139
L’attrazione per l’irrazionale
Nonostante il progresso di scienze e culture, la superstizione regna sovrana. Non solo nei paesi dove
si muore di fame, ma anche in quelli più ricchi.L’attrazione per l’irrazionale ha radici profonde e
difficili da estirpare, anche nelle menti più colte. Una delle manifestazioni più tipiche è
rappresentata dall’animismo, che continua ad essere una componente della vita moderna.
L’animista attribuisce taluni aspetti del proprio ego, della propria natura, ad oggetti esterni del
mondo, come pure a semplici eventi, egli naviga a vista nella confusione tra ciò che fa parte di noi
e ciò che ci circonda. L’animismo trova la sua origine nell’egocentrismo primordiale, che possiede
ognuno di noi, da tempi remoti. Da quando l’ominide non era in grado di valutare il mondo
oggettivamente, cioè per quello che è e non per quello che pare. Esso regna sovrano nella prima
infanzia, quando il bambino non è ancora in grado di distinguere tra sé ed il mondo circostante, tra
il volere e l’ottenere, tra i suoi pensieri e quelli degli altri.
Con la crescita e la presa di coscienza, il bambino evolve il suo atteggiamento da soggettivo ad
oggettivo, fino a trovare un punto d’equilibrio; fino a realizzare una visione ed interpretazione
oggettiva della realtà esterna. Quest’equilibrio tra visione oggettiva e soggettiva è talvolta precario e
non sempre l’individuo è in grado di discernere tra idee e realtà. Adolescenti ed adulti molto
sensibili sono spesso così impressionati dai propri pensieri, da ritenerli reali. In maniera analoga,
incantesimi magici, superstizioni, stregoneria, preghiera e religioni si basano sulla credenza e
certezza dell’assoluta onnipotenza delle proprie parole, atti, desideri e pensieri.L’egocentrismo
rappresenta un’interpretazione “infantile” della realtà, destinata ad evolversi con l’età in una visione
prevalentemente oggettiva. Esso sopravvive al trionfo della ragione e resta alla base delle arti,
dell’innovazione, del comando e di tutte quelle attività creative, nelle quali l’espressione diretta
dell’ego giocherà un ruolo determinante. In questo senso, esso rappresenta una delle caratteristiche
più affascinanti della personalità, rispecchiando l’inclinazione primordiale della nostra mente. Esso
non potrà che scontrarsi col mondo scientifico, il quale ha innalzato sull’altare ragione e
osservazione, detronizzando fede e speculazione.In conformità a queste premesse, sembra meno
arduo comprendere l’uomo moderno, fluttuante come una candela al vento tra egocentrismo ed
oggettivismo, tra sogni e realtà, come pure alcune sue bizzarre manifestazioni.
C’è chi prende o prescrive rimedi omeopatici, convinto della loro utilità, trascurando che essi non
contengono traccia del principio vantato, nemmeno una sola molecola. Quasi alla stregua del
vecchio bifolco, che si auto curava bevendo il sangue di un rospo od applicando ragnatele ed
140
impacchi di sterco sulle ferite. C’è chi credeva e crede nelle visioni, nei miracoli di angeli e demoni,
santi e beati; c’è chi oggi decanta statue che piangono lacrime e sangue o che bevono latte.
C’è chi si rivolge ad astrologi, cartomanti e indovini, alla stregua di Egizi, Greci e Romani, che
cercavano auspici, osservando fegato e cuore di vittime inermi, oppure interpretando il volo degli
uccelli od interpellando gli oracoli.
E tanti altri sono gli esempi.
***
La civiltà dei consumi si è impadronita dell’arte del guaritore in tutti i suoi molteplici aspetti.La
realizzazione di una farmacopea universale, ha trasformato la pallottola magica di vecchi guaritori e
stregoni, sacerdoti e sciamani in un farmaco planetario e di massa.
Non c’è più l’amara pozione, allestita in segreto e somministrata con magici riti dai vecchi stregoni.
Non esiste più la pallottola magica, autorevolmente prescritta dal medico di famiglia.
Non c’è più la ricetta magistrale, attentamente spedita dallo speziale.
Non esiste più l’amara medicina, somministrata, tra voti e preci con sacro rituale, al cospetto
dell’intera famiglia.
La pallottola magica, da regina dell’umana commedia, é divenuta prodotto di massa, prodotto di
consumo volgare, alla stregua di un detersivo del supermercato.
La morte meccanica
Sofferenza e dolore sono termini equivalenti, seppure esprimano concetti diversi. Prima arriva la
sensazione dolorosa dovuta a stimolo esterno od interno, poi questa si trasforma in sofferenza fisica
o mentale. Il dolore diviene sofferenza, ma entità e durata varieranno da individuo a individuo,
oppure in tempi e momenti diversi. La stessa sensazione può causare sofferenze diverse, in
individui diversi. Lo stimolo doloroso viene individualizzato, personalizzato, fino ad acquistare
un’anima. L’individuo farà proprio il proprio dolore, se ne impossesserà e lo trasformerà in
sofferenza umana profonda, che varierà anch’essa da individuo a individuo, così come varieranno
risposte e reazioni alla sofferenza, in un variopinto turbinio di sensazioni e comportamenti.
Nella storia dell’uomo, la sofferenza diviene espressione vissuta dell’animo e della cultura e le varie
culture esprimono sofferenze diverse agli stessi dolori. Le assorbono nel loro sistema di vita; le
141
caricano di senso profondo, modulando comportamenti adeguati, educando a sopportare, a soffrire,
a vivere il rito del lutto.
Esistono soglie dolorifiche diverse da individuo a individuo: vi sono individui più o meno sensibili
e la loro sensibilità può variare col tempo.Le culture tendono a livellare le soglie, imponendo un
senso di responsabilità per i propri comportamenti; esse educano a sopportare con dignità e
fermezza ogni lutto, ogni male fisico e morale. Nell’antichità, si era stati educati a convivere coi
propri malanni e difetti, con le proprie afflizioni, a considerare i malanni retaggio inevitabile della
condizione dell’uomo.
Tutte le culture tradizionali hanno sviluppato interpretazioni religiose o mitiche di sofferenza e
dolore. Per i musulmani esso è Kismet, destino voluto da Dio; per gli indù è Karma, un fardello che
ci trasciniamo dietro dalla precedente incarnazione; per i cristiani un peso santificante del peccato
originale.Per gl’ippocratici il dolore era un strumento di diagnosi utile, per indicare al medico quale
armonia far ritrovare al paziente. Essi distinguevano varie disarmonie, ognuna delle quali provocava
un particolare dolore. Era come dire, salute é armonia, sofferenza, dolore e malattia, sono frutto di
profonda disarmonia.
Per i Greci il dolore, era il riflesso dell’evoluzione e della sofferenza
dell’anima, il suo modo di viverla. Non si poteva disgiungere la felicità dal dolore e se durante la
cura il dolore spariva, ciò non significava che il traguardo era stato raggiunto. A quei tempi, il corpo
non era stato ancora strappato dall’anima, né la malattia dal dolore. Le stesse parole indicavano
dolore fisico e sofferenza dell’anima, che includeva il corpo intero.
Anima e corpo soffrivano insieme.
Per i neoplatonici, il dolore era frutto di deficienza divina; per i manichei, frutto malefico
dell’architetto supremo; per i cristiani, conseguenza del peccato originale. Per i Greci non era
concepibile separare dolore da felicità, mentre in Estremo Oriente, i Cinesi curavano, eliminando il
dolore con pratiche varie (agopuntura, oppio). In Occidente, divenne famoso l’impiego della
Spongia Somnifera, da parte della Schola Medica Salernitana, che forniva aiuto soporifero ai
candidati ad interventi chirurgici, affinché sentissero meno il dolore del taglio.Si trattava di una
spugna di mare, impregnata dei succhi di oppio, giusquiamo e mandragora. Avvicinata alle narici e
annusata, essa addormentava il paziente come d’incanto.210
Per tutte queste culture, il dolore era maledizione divina, seppur spesso meritata; una debolezza
della natura, un male universale e ineluttabile.Il dolore andava umanamente sofferto, semmai
alleviato con oppio, agopuntura od ipnosi, giammai eliminato.
210
All’azione narcotica dell’oppio si aggiungeva sinergisticamente quella degli alcaloidi contenuti nel giusquiamo e
nella mandragora ( iosciamina, ioscina, scopolamina,atropina,ecc.) che sono potenti allucinogeni,amnesizzanti ed
eu forizzanti. A causa della impossibilità di dosare correttamente la droga, il sonno indotto poteva divenire irreversibile
con conseguente morte del pazient e,oppure determinare disturbi della psiche più o meno transitori (forme maniacali o
stati depressivi).
142
Per Cartesio, il dolore è un segnale, un campanello d’allarme, con il quale il corpo reagisce in
autodifesa, per proteggere la sua integrità meccanica. Il dolore si riduce ad insegnare all’anima
come evitare danni ulteriori alla macchina, al corpo. Da maledizione divina, il dolore diventa
brillante espediente, per garantire il funzionamento dell’uomo, per evitare ulteriori avarie.
Alla fine dell’ottocento, il dolore perderà ogni dignità terrena e celeste, venendo ridotto a studi
umilianti, col fine di un’ eliminazione completa e totale. Dolore, nuovamente aspetto negativo della
vita, aspetto sgradevole da eliminare del tutto. Da quì, nascerà la tendenza a minimizzare il dolore,
più che massimizzare la felicità: l’antica capacità di soffrire il dolore evolverà nell’arte moderna di
gestirlo compiutamente. Nel terzo millennio, il dolore non è che un capitolo della biochimica. La
causa materiale si riduce ad una infiammazione, ad un’aggressione da parte di agenti esterni od
interni ed alla risposta del corpo all’affronto. Tutti i mediatori biochimici, dalle citochine ai
neuropeptidi, dai fattori di crescita ai neurotrasmettitori, entrano in pista, in un frenetico ballo. Dal
cronico all’acuto, dal periferico al centrale, dal nocicettivo al neuropatico; tante sono le forme ed i
tipi di dolore, eppure una sola è la causa, l’infiammazione. Una la causa, una sola la strategia
terapeutica, frammentata in trattamenti svariati. La parola d’ordine é divenuta una sola, uguale per
tutti in tutti i paesi: eliminare l’infiammazione.
211
Il dolore diventa un disvalore, qualcosa da cui fuggire, piuttosto che fronteggiarlo. Nella società
contemporanea, il dolore verrà medicalizzato, anestetizzato, esorcizzato, eliminato del tutto, grazie
alle nuove armi e munizioni, forgiate dall’ingegno del chimico e farmacologo moderno.
Aumentando il livello di anestesia, verrà meno la capacità di apprezzare gioie e piaceri ed una
società anestetizzata richiede stimoli forti, sempre più forti, musiche rock, luci psichedeliche. Per
galvanizzare l’ego, s’imporranno droga, orrore e violenza, mentre l’accettazione della sofferenza
diverrà sinonimo di masochismo.Il trattamento del dolore non è che uno degli aspetti della
medicalizzazione della società contemporanea, dell’industrializzazione di morte e salute.
Nelle popolazioni primitive, la morte scatenava un’esplosione di paura e forme di difesa irrazionali.
La solidarietà di gruppo veniva salvaguardata da riti funebri, che divennero occasione di
celebrazione e socializzazione.La medicalizzazione della morte ha introdotto nuovi riti nella società
industriale moderna, tra cui quello della morte medicalizzata.
La morte, cosidetta anormale, diviene l’opposto della morte naturale, conseguenza di malattia,
violenza o disturbi meccanici e cronici. E’una morte gestita dal medico non più dal paziente, non
più dai parenti; é una morte spersonalizzata.212
211
Sota Omoigui < The biochemical origin of pain-Proposing a new law of pain:The origin of all pain is inflammation
and the inflammatory response.Part 1 of 3-A unifying law of pain > Medical Hypotheses, Elsevier
doi:10:1016.mehy.2006.11.028
212
Ivan Illich <Nemesi medica-l’espropriazione della salute >, Mondadori ed. 1997.
143
La morte naturale, fenomeno oramai raro, interviene senza malattia e senza definibile causa.Nella
coscienza moderna, la morte perde la connotazione tradizionale d’ineluttabile evento, per assumere
quella concreta del nemico maggiore, il nemico “numero uno”. Tutta la società si raccoglierà, si
radunerà per esorcizzare e sconfiggere questa <mala morte>. In quest’ambito, l’apocalisse biologica
o nucleare diviene un’eventualità più che reale; non più il cataclisma imposto da volontà divina o
dalle leggi della natura, bensì la conseguenza diretta delle scelte dell’uomo.
Oggi, una persona muore quando il cervello è divenuto inattivo, quando l’encefalogramma é piatto,
non quando esalerà l’ultimo respiro od il cuore avrà cessato di battere. L’uomo medicalizzato ha
perso ogni libero arbitrio, anche quello di morire. Sarà la società, attraverso il sistema medico, a
decidere quando e dopo quali offese, mutilazioni e sofferenze verrà concessa la morte. La
medicalizzazione di società e salute ha posto fine all’epoca della morte naturale. Il paziente ha perso
ogni diritto autonomo di presiedere all’atto di morire, di scegliere, semmai, momento e forme del
trapasso.L’uomo ha perso la sua estrema forma di libertà, è stato privato dell’ultimo respiro.
Tutto viene medicalizzato, anche la morte. L’uomo medicalizzato da soggetto viene trasformato in
oggetto; perde ogni libero arbitrio, quello di morire perfino:
Perfino morire d’inedia è proibito: aghi crudeli trafiggeranno le braccia, iniettando una vita
artificiale, che vita non è.
213
Se il cuor s’inceppa prostrato, come un ronzino stremato, scariche elettriche lo sferzano e lo
riportano in vita; lo costringono a una vita che vita non é, sono lavori forzati.
Se i polmoni, grevi dei fumi della città, sono stanchi di correre senza speranza verso cieli più tersi,
ti ritrovi intubato, la lingua repressa, il naso strizzato, gli occhi strabuzzati, le orecchia che ronzano.
Se il cervello s’inonda di sangue, verrai manovrato, non verso l’ultimo oblio, ma verso l’agonia del
cerebroleso.
Se la schiena si spezza, non avrai la fine gloriosa dei prodi d’un tempo, bensì busti, sedie e lettini;
olimpiadi a rotelle, per i più bravi.
Se un tarlo maligno ti rode le ossa od i visceri, tanti e tanti saranno i supplizi: dal chemioterapico al
bisturi, ai raggi.
Neppure d’incidente morire potrai: trattamento e recupero stanno in agguato.
Non importa come starai, importa salvare, sempre e solo salvare, ma salvare da cosa.
La morte naturale è morta, é morta sepolta, scomparsa, cremata, soppiantata da quella meccanica.
Non più l’anelito estremo, amorosamente raccolto da parenti ed amici, ma solo un piatto tracciato,
una linea sottile, che fugge veloce e svanisce anonima, nel grigiore del nulla.
213
Secondo la Società Italiana di Nutrizione Artificale e Metabolismo, ( www.sinpe.it ) la nutrizione articiale é
considerat a una terapia, con indicazioni,controindicazioni ed eventi indesiderati, e ricade nell’ambito decisionale e di
responsabilità del medico.
144
XIV
LA RIVOLUZIONE VERDE D EL XX S ECOLO
<Mens sana in corpore sano>?
Prima dell’invenzione dell’agricoltura e degli allevamenti e prima della scoperta del fuoco, i
prodotti commestibili scarseggiavano su tutto il pianeta. I nostri progenitori trascorrevano tutta la
vita, grama e ricca di stenti, nell’affannosa ricerca di cibo edibile, allora scarso e poco nutriente. La
sua disponibilità così scarsa e discontinua causava cadenze di pasto irregolari e casuali: si viveva
alla giornata. Per sopravvivere, il corpo aumentò la capacità d’immagazzinare, nel tessuto adiposo,
l’energia ingerita e non consumata, onde poterne disporre nei periodi di magra. La possibilità di
accumulare energia, sotto forma di grasso corporeo, ha svolto, quindi, un ruolo fondamentale nel
regno animale, consentendo la sopravvivenza per lunghi periodi di tempo; proprietà provvidenziale
anche per l’uomo, specie quando il cibo scarseggiava e la vita richiedeva attività fisica intensa ed
alto dispendio energetico.
Grazie, alla successiva abbondanza di cibo altamente nutriente e all’attività fisica fortemente
ridotta, questa caratteristica esistenziale si è trasformata in rischio letale. Nelle nuove generazioni
dei vari paesi del globo, si registra un aumento eccessivo del peso e del tessuto adiposo, fino a
raggiungere dimensioni patologiche, in vasti strati della popolazione. Si é anche notato, come a
parità di apporto calorico ed attività fisica, alcuni individui mostrino maggiore propensione
all’obesità, indicando che fattori genetici individuali ed ancora poco conosciuti, potrebbero
contribuire alla regolazione del peso corporeo e dell’adipe.
Grazie alla Rivoluzione verde del XX secolo, sono finite le grandi carestie di massa, mentre é
emerso un problema sociale inaspettato, conseguente alla globalizzazione. Un fenomeno nuovo e di
portata planetaria. Incommensurabile nelle sue drastiche e repentine conseguenze su società e
salute: la Transizione alimentare.
214
214
B.Caballero, B.M.Popkin <The Nutrition Transition:Diet and Disease in the Developing World>, Academic Press
(2002)
145
***
Oltre a seguire stili di vita più sedentari, gli abitanti dei paesi in via di sviluppo hanno mutato le loro
diete, cominciando a consumare alimenti altamente energetici, come dolcificanti, oli di semi e cibi
di origine animale (carne, pollame, pesce, uova e latticini). Questo drastico e repentino
cambiamento delle abitudini alimentari e degli stili di vita sta portando intere popolazioni verso un
aumento esponenziale di diabete, cardiopatie ed altre patologie strettamente legate all’obesità. Tra
queste patologie del sovrappeso, meritano particolare rilievo, a causa delle conseguenze sociali su
giovani e adulti, anche alcune modifiche del comportamento, deficienze dell’apprendimento di
varia entità, nonché svariate neuropatie.
215
Per la prima volta nella storia dell’umanità e nel corso di una sola generazione, il numero delle
persone sovrappeso ha quasi eguagliato quello delle persone denutrite: 1,3 milliardi d’ipernutriti
contro 800 milioni di affamati. Paesi abituati a lottare contro lo spettro di povertà, fame e
denutrizione, si trovano a dover lottare contro l’obesità, senza che la piaga delle carestie sia stata
debellata.
In M essico, Egitto e Sudafrica più della metà degli adulti é sovrappeso e ca. un quarto é obeso; nella
maggior parte dei paesi latinoamericani, mediorientali e nordafricani almeno un quarto degli adulti
é sovrappeso; perfino in paesi poverissimi, come Nigeria ed U ganda, lo spettro di una nuova
epidemia, l’obesità, bussa alla porta.
Indagini nazionali e sovranazionali mostrano come il fenomeno abbracci vasti strati della
popolazione, ricchi e poveri, maschi e femmine, giovani e adulti. In M essico, il 71% dei maschi e il
66% delle femmine sono sovrappeso ed un sesto della popolazione soffre di diabete 2, una malattia
quasi sconosciuta mezzo secolo fà.
S’ingrassa di più nelle città che nelle zone rurali, eppure in M essico, Colombia, Turchia, Sudafrica
e Giordania, per citare un esempio, accade l’opposto: ben la metà delle donne residenti in campagna
é sovrappeso.
Tempo addietro, i ricchi soffrivano di gotta e i poveri pativano la fame, fino a morirne. Si
argomentava, come l’alimentazione cattiva e insufficiente portasse problemi di salute, rallentasse
l’apprendimento, aggravasse la povertà e causasse ulteriore denutrizione. Oggi che la gotta é
scomparsa, che i ricchi muoiono di cuore e di cancro e che tanti poveri continuano a perire d’inedia,
nei paesi emergenti, i tassi d’obesità sono invece più alti fra le donne più povere che fra quelle più
ricche. L’aumento dei redditi ha spinto i poveri a scimmiottare gli stili di vita dei ricchi, ad adottare
cibo e abitudini occidentali, come televisione e supermercati, avvicinandosi al baratro dell’obesità.
215
B.M.Popkin <Global Nutrition Dynamics:The World is shifting rapidly toward a diet linked with noncommunicable
Diseases (NCDs)>, American Journal of Clinical Nutrition 84,(2006),pp.289-298
146
L’assunzione a tutte le ore del giorno, di bevande dolcificate al posto di semplice acqua é uno dei
vizi globali dell’era moderna. Esso ha contribuito alla diffusione di sovrappeso e obesità tra tutte le
popolazioni, da quelle del Nordamerica a quelle emergenti e del Terzo M ondo. Nella dieta del
Nordamericano medio, queste bevande hanno causato un incremento calorico giornaliero di ca. 137
kcal., che equivale, se non compensato da una equivalente minore ingestione di cibo, ad un
incremento ponderale di 6 Kg in un anno. In M essico, almeno 350 kcal al giorno vengono assunte
sotto forma di bevande dolcificate. Il che significa, aumentare di peso. Ingrassare al ritmo di quasi
un Kg al mese o una decina di chili in un anno.
Non stupisce, quindi, l’affermazione paradossale che < basta un misero uno per cento di differenza
in più tra l’energia incamerata e quella consumata per aumentare di 30 chili in 30 anni >, ma le
bevande dolcificate non sono da sole sul banco degli accusati.
Negli ultimi vent’anni, il consumo di cibi d’origine animale ha subito un’impennata nei paesi
emergenti, ai quali si deve quasi tutto l’aumento della produzione mondiale di carne, pollame,
pesce, uova e latticini. Il maggior consumo di cibi d’origine animale, abbinato alla maggior
sedentarietà, contribuisce ad aumentare l’incidenza di obesità e malattie cardiovascolari, mentre
l’aumento degli allevamenti ha un impatto ambientale devastante. Gli allevamenti intensivi
contribuiscono significativamente
•
al processo planetario di deforestazione (al fine di dedicare maggiori superfici di terreno
agli allevamenti ed alle colture di mangimi per gli animali);
•
al forte aumento del consumo di acqua (necessaria sia per il bestiame sia per le colture);
•
all’aumento dell’effetto serra (la digestione degli animali produce oltre 100 milioni di
tonnellate di metano (pari al 37% delle emissioni totali del gas);
•
all’uso di combustibili fossili per coltivazioni e trasporto legati alla tecnologia degli
allevamenti industriali (pari al 9% delle emissioni globali di anidride carbonica).
Nei paesi emergenti, il processo di globalizzazione di usi e costumi ha portato alla transizione
alimentare. Un’operazione di marketing di grande successo, pianificata con cura negli aspetti
prettamente commerciali, ma nell’ignoranza di quelli ambientali e della salute e che ha causato il
passaggio repentino da una dieta povera a base di tuberi e cereali, ad una dieta altamente energetica,
a base di carne, latticini e cibi industriali, ad alto contenuto di zucchero e grassi.
Ne é nato, in queste contrade, un problema sociale, che coinvolge paesi e famiglie, dove convivono
povertà, fame e denutrizione cronica, accanto ad obesità e nuove patologie correlate.
La fame cronica é sempre stata retaggio dei poveri. La fame porta a denutrizione e questa a
malattie spesso letali. Se non subito letale, la denutrizione aggredisce il cervello, diminuendo e
annientando irrimediabilmente ogni capacità d’apprendimento.
147
La povertà va a braccetto con fame, denutrizione e ignoranza, la quale é la prima radice della
povertà. I denutriti cronici si trovano per il 75%
nelle zone rurali del Terzo M ondo, hanno
istruzione carente od assente del tutto, salari infimi, lavoro degradante e la cosa peggiore: non
hanno alcuna speranza.
La loro odissea inizia presto, appena vengono al mondo.
Fanno la fame già da bambini e per le tante carenze non raggiungeranno mai una crescita completa;
posseggono scarse difese immunitarie; sono scolari deficienti ed imparano poco; guadagneranno
molto meno degli altri da adulti; non hanno alcuna speranza.
Una catena perversa, che nessuno riesce a spezzare.
***
Il cambiamento della dieta abituale, indotto dalla transizione alimentare, é stato rapido e globale,
coinvolgendo le etnie più disparate nel giro di meno di una generazione. La rapidità e la diffusione
del fenomeno suggeriscono, che alla sua radice, abbiano agito, oltre a quelli ambientali, anche
fattori di natura genetica, indipendentemente dalla localizzazione geografica.
Sembra verosimile, che i nuovi alimenti molto ricchi in zuccheri e grassi ed energeticamente
vantaggiosi per la sopravvivenza negli ambienti ostili dell’uomo preistorico, abbiano richiamato alla
luce impulsi ancestrali inconsci, esercitando un’effetto di rinforzo, che li fa preferire alle
tradizionali diete più povere. Tecniche d’imaging rivelano, in effetti, che fame compulsiva
(craving) e abuso di stupefacenti, coinvolgono identici circuiti cerebrali e che ambedue i fenomeni
sono dopamino-dipendenti. In altre parole, il cibo e le sostanze da abuso, attivando gli stessi circuiti
della ricompensa e del piacere, provocano risposte condizionate, che potranno essere poi evocate
dall’obeso alla sola vista del cibo, dal tossicodipendente alla sola vista della droga o in ambedue i
soggetti alla vista dell’ambiente, nel quale i prodotti sono stati consumati. Quale risposta
neurochimica, in questi casi, aumenta la dopamina nello striato, la regione cerebrale coinvolta nei
meccanismi di ricompensa.
A sostegno di quest’interpretazione, sta il fatto che lo striato degli obesi (e dei tossicodipendenti)
contiene meno ricettori dopaminergici D2, rispetto alla media della popolazione e che negli obesi la
concentrazione dei ricettori dopaminergici é inversamente proporzionale all’indice di massa
corporea (IM C): più una persona é obesa, minore sarà il numero dei ricettori dopaminergici.
216
216
L’indice di massa corpo rea (abb reviato IMC o BMI, dall’inglese Body Mass Index) é un dato biometri co, espresso
come rappo rto tra peso e altezza di un individuo ed é utilizzato come indicatore dello stato di peso fo rma. IMC = Peso
2
(kg) /Altezza (metri)
148
A seguito di questa carenza congenita, obesi (e tossicodipendenti) sono più a rischio d’incorrere in
patologie da dipendenza. Gli obesi, divenuti tali a seguito della transizione alimentare, sono dei veri
e propri malati e come tali andrebbero opportunamente trattati.
***
<Obese men ‘have lower IQs’> Men who are obese may have less brainpower than their trim
counterpart, according to US research.
217
Individui obesi (IM C > 30), notoriamente a maggior rischio di diabete, infarto, cancro ed altre
malattie cardiovascolari, dovranno in futuro preoccuparsi seriamente anche dell’efficienza del
proprio cervello. Secondo recenti studi dell’Università della Florida, vari soggetti obesi hanno
mostrato un Quoziente di Intelligenza (IQ) inferiore a quello dei controlli. Negli stessi individui
sono state anche notate non meglio identificate lesioni della materia bianca cerebrale, non molto
dissimili da quelle ritrovate in pazienti di Alzheimer.
Questa correlazione negativa tra obesità ed attività cognitive, può trovare varie spiegazioni, tra le
quali:
•
turbe del metabolismo cerebrale, alterato negli obesi da diete incongrue;
•
danni cerebrovascolari dovuti ad alterazioni del metabolismo lipidico (frequenti negli obesi);
•
un’insufficiente irrorazione sanguigna del cervello.
Per dire il vero, una correlazione tra obesità e scarso rendimento scolastico é stata supposta da
tempo ed é stata oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche pubblicate in vari paesi, da quelli
emergenti a quelli più progrediti.
217
218, 219
[fig. 11]
BBC NEWS: http://newsvote.bbc.co.uk
218
M F Elias, P K Elias, L M Sullivan, P A Wolf and R B D'Agostino <Lower cognitive function in the presence of
obesity and hypertension: the Framingham heart study> International Journal of Obesity (2003) 27, 260–268
The adverse effects of obesity and hypertension in men are independent and cumulative with respect to cognitive
deficit. Adverse effects o f obesity and hypertension on cognitive perform ance were observed for men only. Obese and
hypertensive men perfo rmed more poorly than men classified as either obes e or hypertensive, and the best
perform ance was observed in nonobese, normotensive men.
219
Seul-Ki Jeong, Hae-Sung Nam, Myong-Ho Son, Eui-Ju Son, Ki-Hyun Cho < Interactive Effect of Obesity Indexes
on Cognition> Dementia and Geriatric Cognitive Disorders 2005;19:91-96.This study aimed to investigate
associations between obesity and poor cognitive performan ce using data from a community study of 467individuals
aged 65 years in South Korea. Cognitive function was ascert ained using the Korean Mini-Mental State Examination
(K-MMSE), and obesity using anthropometric measures including waist circumference and body mass index (BMI).
Poor cognitive perfo rmance was present in 37% of the sample. General obesity (BMI 25) and poor cognition were
strongly associated in the presence o f abdominal obesity. Poor cognition was negatively associated with overweight
149
Almeno il 10% dei giovani in età scolare é afflitto dalla piaga dell’obesità e molti di più sono quelli
sovrappeso e col rischio di divenire obesi a breve scadenza, a meno che le abitudini alimentari non
vengano drasticamente mutate e le attività fisiche quotidiane aumentate.
220
Sovrappeso e obesità si accompagnano, spesso, a mutamenti della personalità e del comportamento
e alla comparsa o accentuazione saltuaria di atteggiamenti aggressivi. Quest’ultimo aspetto,
ampiamente diffuso tra giovani e studenti, suscita viva preoccupazione per le sue implicazioni
sociali e la vastità del fenomeno.
221
Nel corso degli ultimi 25 anni, l’epidemia di obesità si è
diffusa a macchia d’olio su tutto il pianeta e quasi nessun paese ne é rimasto indenne, mentre
persistono tuttora vivaci discussioni sulle reali cause del fenomeno e sul come affrontare una piaga
di tal diffusione e portata. 222
(BMI 23-25) with normal waist circumference. Interaction terms with abdominal obesity for BMI increase were
significant (p = 0.007). Obesity was associated with poor cognition, and obesity indexes must be carefully considered
to reveal this relationship.
220
Richard Strauss < Childhood obesity > Current Problems in Pediatrics,Vol.29 (1999) pp.529 Approximately 10% of children are obese. Twin and adoption studies demonstrate a large
genetic component to obesity, especially in adults. However, the increasing preval ence o f
obesity over the last 20 years can only be explained by environmental factors. In most obese
individuals, no measurable differences in metabolism can be detected. Few children engage in
regular physical activity. Obese children and adults uniformly underreport the amount of food
they eat. Obesity is particularly related to increased consumption of high-fat foods. BMI is a
quick and easy way to screen for childhood obesity. Treating childhood obesity relies on
positive family support and lifestyle changes involving the whole family. Food preferences are
influen ced early by parental eating habits, and when developed in childhood, they tend to
remain fairly constant into adulthood. Children learn to be active or inactive from their
parents. In addition, physical activity (or more commonly, physical inactivity) habits that are
established in childhood tend to persist into adulthood. Weight loss is usually followed by
changes in appetite and metabolism, predisposing individuals to regain their weight. However,
when the right family dynamics exist—a motivated child with supportive parents—long-term
success is possible.
221
Ian Janssen, Wendy M. Craig, William F. Boyce, and William Pickett <Associations Between Overweight and
Obesity With Bullying Behaviors in School-Aged Children> PEDIATRICS Vol. 113 No. 5 May 2004, pp. 1187-1194.
Objective. The prevalence of overweight and obesity in children is rising. Childhood obesity is associated with many
negative social and psychological rami fications such as peer aggression. However, the relationship between overweight
and obesity status with different fo rms of bullying behaviors remains unclear. The purpose of this article is to examine
these relationships. Conclusions. Overweight and obese school-aged children are more likely to be the victims and
perpetrators o f bullying behaviors than their normal-weight peers. These tendencies may hinder the short- and long-term
social and psychological development of overweight and obese youth
222
Paul J. Veugelers and Angela L. Fitzgerald < Prevalence of and risk factors for childhood overweight and obesity
> CMAJ • Sept.13, 2005; 173 (6). Increas es in childhood overweight and ob esity have b ecome an important public
health problem in industrialized nations. Preventive public health action is required, but more research o f risk factors
is required before eviden ce-b ased initiatives can be develop ed and target ed effectively. We investigated the
association between childhood overweight and ob esity and risk factors relating to dietary h abits, actitivities, parents
and schools. Interpretation: Parents and schools provide important opportunities for public health initiatives for
reducing childhood overweight and obesity. Children and schools in low-income n eighbourhoods should receive
priority in public health initiatives to reduce future socioeconomic inequalities in health.
150
Il problema obesità ha avuto vastissimo eco nell’ambito della Comunità Europea, spingendola a
varare una serie di misure, per arginare la diffusione di questo fenomeno oramai epidemico. Le
problematiche affrontate sono state riassunte in un documento, che riportiamo in appendice, come
traduzione non ufficiale a cura del M inistero della salute.
***
I vari aspetti di una corretta nutrizione hanno accompagnato lo sviluppo dell’umanità,
contrassegnandone il destino; le carestie sono foriere di morte, mentre l’abbondanza significa
felicità e salute. S’imparò a scegliere i cibi più adatti e a cucinarli in maniera appropriata; si apprese
a proprie spese a distinguere tra piante edibili, indigeste o velenose, a preferire le carni più tenere e
a preparare pietanze gustose. Si apprese l’arte del seminare e raccogliere le messi al momento più
adatto, a selezionare e incrociare le piante, per ottenere semi e frutti migliori. Si scoprì, come
addomesticare, incrociare, selezionare gli animali più adatti ad ottenere uova, latte, latticini e carne;
come conservare queste derrate, al fine di poterne disporre nei tempi di magra. S’inventarono e
svilupparono adeguati strumenti, per rendere caccia e pesca più facili e meno rischiose, aumentando
la disponibilità di carni pregiate. M enti brillanti, come quelle di Ippocrate, Plinio, Epicuro, Galeno
ed altri filosofi e medici greci, romani e d’altre stirpi famose, compresero quanto ogni eccesso di
vino e di cibo fosse deleterio per mente e salute. Essi intuirono, che esiste un rapporto tra mente e
cervello, tra corpo e pensiero e lanciarono grida d’allarme a pazienti ed adepti; adottarono stili di
vita spartani, insegnando a preferire cibi leggeri, ad essere parchi nel consumo del vino e giudiziosi
nella scelta dell’ ora dei pasti. 223
<Mens sana in corpore sano>. Il vecchio adagio riassume l’esperienza dei popoli mediterranei
durante vari millenni; scolpisce le acute osservazioni dei medici, in quei tempi lontani, mentre essi
vegliavano al capezzale dei propri pazienti, armati solo d’ingegno. Il vecchio adagio esprime
intuizioni, raccolte e distillate nel corso dei tempi, ribadisce come le attività cognitive siano schiave
del corpo e come il cibo possa influenzare la mente.
Intuizioni molto antiche, ampiamente interpretate, in chiave biochimica, dalle neuroscienze
moderne.
223
Jérôme Carcopino <La vita quotidiana a Roma>, Economica Laterza (1993),pp.301-313: < Di regola una cena
decent e doveva finire prima che fosse notte fonda. Per esempio, quando Plinio il Vecchio si levava da tavola, d’estate
era ancor giorno e in inverno non era ancora trascorsa la prima ora di notte..>
151
L’obesità nuoce al cervello, sovrappeso e obesità sono deleteri per l’apprendimento e
l’espletamento delle attività cognitive. Oggi come una volta, un aumento eccessivo di peso é
conseguenza di dieta e stili di vita incongrui, ma può succedere anche l’opposto. La denutrizione e
la carenza di apporto proteico sono causa, specie nella prima infanzia, di ritardo mentale e danni
neuronali irreparabili, come quelli riscontrati nel tristemente famoso kwashiorkor. [fig.12]
La buona salute é il risultato di un sapiente equilibrio tra abbondanza e carenza di molti fattori; un
ragionevole equilibrio tra fame e sazietà, obesità e magrezza, corpulenza e deperimento, povertà e
ricchezza; un equilibrio non facile da trovare, mantenere, difendere; un equilibrio molto facile da
perdere e a volte irrimediabilmente.
L’epidemia di obesità, che stà dilagando nel mondo, é l’ultimo esempio di una nuova e profonda
rottura della patocenosi. <Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa>.
Sarà necessario trovare un nuovo equilibrio, ma quale?
152
XV
INGEGNO ED INGANNO
< Come potrebbe la successione dei tempi non diffonder e
incertezza e oscurità sulla storia, se nei fatti recenti e che
si sono svolti quasi sotto i nostri occhi, il falso si
sostituisce al vero? > Plutarco
< Noi vediamo con gli occhi dei greci e parliamo con le loro espressioni >.
Queste parole di Jakob Burckhardt,224 uno tra i massimi conoscitori della civiltà greca, riassumono
quello che è stato, nel volgere di alcuni millenni, il compito storico della società greco-romana:
fondere Oriente e Occidente, trasformare una civiltà provinciale in globale ed assicurare la
continuità di questa nuova cultura globale, che, nel volgere di un centinaio di generazioni, avrebbe
conquistato il pianeta.
Con il travagliato sbocco delle prime civiltà mediorientali al Mare Nostrum, ebbe inizio la civiltà
mediterranea. 225 Brillantemente sviluppata dai greci nei vari rami dello scibile, questa civiltà venne
raccolta, assorbita, elaborata e perfezionata da Roma, alla quale spettò il compito di trasferirla al
resto del mondo. Roma divenne così il crogiuolo di queste culture ed il latino svolse un ruolo
cruciale, divenendo idioma universale, scritto, parlato e compreso dall’etnie
più disparate,
dall’estremo Nord all’estremo Sud, da Occidente ad Oriente.
***
L’inganno e l’ingegno hanno matrice comune. Ciò si manifesta concretamente nel fatto che
l’inganno è frutto dell’ingegno, frutto tra i più prelibati.
Quanto più raffinato é l’ingegno, tanto più sofisticato sarà il suo frutto. Ingannare significa, indurre
in errore, trarre in errore con malizie abusando della buona fede, frodare, truffare, imbrogliare,
tradire, mancare alla parola data, ma anche sbagliarsi.
224
225
Jakob Burckhardt, loc.cit.
Marcel Detienne < Noi e i Greci > Cortina, Milano (2007)
153
Guicciardini soleva dire che l’apparenza inganna:
< guardate quanto gli uomini ingannano loro medesimi >.
L’arte dell’insidia, l’astuzia fraudolenta, che serve ad ingannare per sopravvivere, nella tradizione
popolare é un’arte, quasi una virtù. Così afferma un vecchio proverbio toscano:
<Con arte e con inganno si vive mezzo l’anno, con l’inganno e con l’arte si vive l’altro >.
Sotto la pressione dell’ingegno, le abitudini sono mutate, mentre recenti tecnologie hanno
letteralmente sconvolto il pianeta: la carta, la macchina a stampa, il vapore, l’elettricità, l’energia
nucleare, le strade ferrate, l’automobile, l’aviazione, la tecnica del freddo per la conservazione delle
derrate, la radio, la televisione, l’informatica, l’ingegneria genetica, ne rappresentano esempi.
La scoperta del nuovo mondo e di altre terre lontane, oltre ad allargare gli orizzonti, ha contribuito
all’evoluzione del nostro stile di vita e ad una modifica sostanziale delle nostre abitudini alimentari;
una vera e propria rivoluzione, con profonde conseguenze sulla cultura occidentale, che avvertiamo
tuttora. 226
In tutti questi frangenti, l’ingegno ha dimostrato di essere la carta vincente dell’uomo rispetto alle
altre creature, l’inganno la sua arma più raffinata. La sua trama si snoda, come un filo, dalle civiltà
più antiche a quelle moderne. Talvolta lo fà palesemente, ma spesso essa resta maliziosamente
nascosta tra gli innumerevoli eventi dai quali é composta la storia.
Basta ricercarne le tracce, sollevando cautamente i veli che la celano, perché essa compaia, sottile e
trasparente come bruma al sole; affascinante nella sua perfezione, come un dono celeste.Noi mortali
abbiamo ascendenti divini e siamo frutto dell’amore; quest’ultimo è anch’esso frutto dell’inganno:
<... Quando nacque Afrodite, gli dei tennero banchetto, e fra gli altri c’era Poros ( espediente ),
figlio di Metis ( perspicacia ).Dopo che ebbero tenuto banchetto venne Penia ( povertà ) a
mendicare, perché c’era stata una grande festa, e se ne stava vicino alla porta. Successe che Poros,
ubriaco di nettare, dato che il vino ancora non c’era, entrato nel giardino di Zeus, appesantito
com’era, fu colto dal sonno. Penia, allora, per la mancanza di tutto ciò che ha Poros, escogitando
di avere un figlio da Poros, giacque con lui e concepì Eros.[…] in quanto Eros è figlio di Penia e di
Poros, gli è toccato un destino di questo tipo. Prima di tutto è povero sempre, ed è tutt’altro che
bello e delicato, come ritengono i più. Invece, è duro e ispido, scalzo e senza casa, si sdraia sempre
per terra senza coperte, e dorme all’aperto davanti alle porte o in mezzo alla strada, e, perché ha
la natura della madre, è sempre accompagnato da povertà. Per ciò che riceve dal padre, invece,
egli è insidiatore dei belli e dei buoni, è coraggioso, audace, impetuoso, straordinario cacciatore,
226
Il caffè, il cacao ed il tabacco sono entrati nell’uso comune nel secolo XVII; il consumo della patata, del pomodoro,
del mais si sono di ffusi alla fin e d el secolo XVIII; la ban ana ed altri frutti esotici hanno cominciato ad app arire sulla
nostra tavola solo al principio del XX secolo; a parte l’alcol, le droghe leggere e pes anti hanno iniziato a diffondersi su
larga scala, nei paesi industrializzati, dopo la seconda metà del secolo.
154
intento sempre a tramare intrighi, appassionato di saggezza, pieno di risorse, ricercatore di
sapienza per tutta la vita, straordinario incantatore, preparatore di filtri, sofista. E per sua natura
non è né mortale né immortale, ma, in uno stesso giorno talora fiorisce e vive, quando riesce nei
suoi espedienti, talora, invece, muore, ma poi torna in vita, a causa della natura del padre. E ciò
che si procura gli sfugge sempre di mano, sicché Eros non è mai né povero di risorse, né ricco >
227
(Platone
).
Le trame dell’inganno-ingegno si snodano per tutto il pianeta, seguendo le tracce dell’uomo. Da
sempre egli è stato in movimento, errabondo da un estremo all’altro del globo, per terra e per mare:
Noi siamo e restiamo vagabondi, per natura.
Le tracce lasciate dal nostro ingegno restano scolpite a tratti indelebili nella campagna, nella foresta,
su per i monti, nelle tante città e villaggi; a volte sommerse sotto i mari o seppellite sotto la sabbia
dei deserti. Spesso, si son quasi perse sotto l’usura di tempo ed oblio, eppure a volte riemergono alla
luce, richiamate da mano attenta ed accorta.
Queste tracce sono infinite; basta seguire le strade tracciate dall’uomo. Esse, nate per sete di
dominio, congiungevano i centri di varie culture con una ragnatela di vie di comunicazione, di
rapporti commerciali, militari, politici, di inganni. Strade di tutti i tipi attraverso tante contrade: la
grande strada del sole che univa, nell’impero degli Incas, Equador e Cile, su per le Ande per
migliaia di chilometri; la via Salaria, la strada del sale, la più antica via romana che portava da
Roma all’Adriatico, per rifornire l’Urbe di sale; le 58.000 miglia del sistema di strade romane dalla
Britannia all’Eufrate, dalle Germanie al Nord Africa, dalle Colonne di Pompeo a quelle d’Ercole; 228
le strade persiane fatte in mattoni di creta e ad ampi scalini fin nell’interno dell’India; le tante piste
africane attraverso il deserto; quella gigantesca del faraone Cheope per trasportare i blocchi di
albarese con i quali son fatte le piramidi; quelle greche che conducevano fino all’interno di Sparta
od a Creta, al palazzo di Cnosso; la via della seta dall’Europa alla M ongolia e tante altre. 229
Strade escogitate e tracciate dall’uomo: alcune già vecchie di vari millenni, tutte pagate a prezzo di
sangue; tutte sofferte.
A volte, si riconoscono le orme di vecchi viandanti, soldati appiedati, cavalieri, carovane, carri ed
aurighe sul fondo di pietra consunto. Si respira l’energia di vite umane scomparse, di passati
commerci, amori, battaglie. A volte in certe contrade, nella quiete della sera che cala veloce, si
capta l’ansimare dell’umanità in movimento; l’affanno di queste creature condannate ad errare
senza fine come formiche, una fila di anime in pena. Procedono a tentoni, come abbagliate ed
227
Reale G. < Per una nuova interpretazione di Platone - Rilettura della metafisica dei grandi dialoghi alla luce delle
dottrine non scritte > Vita e pensiero, Milano ( 1995 );
228
Montanelli Indro < Storia di Roma > Rizzoli, Milano ( 1989 );
229
Von Hagen Victor W. < La grande strada del sole > Einaudi (1975)
155
attratte da un grande miraggio o sospinte da mano più forte. Da millenni, da sempre la fila si
muove, stancamente procede, a volte tentenna, sembra che acceleri, si ricompone, rallenta.
Da nord a sud, da ponente a levante, un dedalo di strade e destini. Laddove una strada finisce,
un’altra comincia; non s’arrestano più davanti all’infinito dei mari e dei cieli o alle barriere
montane: innumerevoli i trafori, le rotte dei mari e dei cieli.
Le scie spumeggianti sull’acqua, quelle evanescenti nell’azzurro dell’aria, non lasciano traccia.
Svaniscono in fretta come son nate, come anime umane.
Lungo queste strade, che strade non sono ma tracce caduche, da sempre si snoda l’umana
commedia, fatta di ingegno dipinta d’inganno.
***
M olti anni fa, trentacinquemila o forse cinquantamila o giù di lì, i pareri sono discordi, si
consumava in varie contrade un apocalittico dramma: uno dei tanti, in una storia cosparsa di tanti
fantasmi. Eppure di gran lunga superiore agli altri, perfino a quello dei dinosauri tragicamente
scomparsi. Apocalittico per l’entità, drammatico per le conseguenze, che avrebbe avuto sull’assetto
del globo: la scomparsa più o meno repentina dell’uomo di Neandertal, nostro lontano cugino. 230
Primo indiziato della scomparsa, che coinvolse, parrebbe, milioni di esseri umani, é l’Homo
sapiens, l’uomo che sa e sa di sapere, l’uomo moderno, del quale noi siamo discendenti diretti.
Come e perché ciò sia accaduto è controverso tuttora, seppure il fatto sia avvenuto nell’arco di
svariati millenni e in varie contrade, nelle quali il Neandertal aveva imperato per oltre duecentomila
anni. Soprannominato l’uomo venuto dal freddo, il Neandertal era dotato di muscolatura possente e
intelligenza notevole. Il volume del suo cervello superava il nostro del 10-15%, eppure egli era,
presumibilmente, meno intelligente dei nostri antenati diretti.
Abile cacciatore, egli preferiva la caccia di gruppo e l’abbattimento di prede, anche pericolose, in
scontri cruenti, corpo a corpo. In questi, la sua robustezza era destinata ad avere la meglio, grazie
anche al valido aiuto del gruppo e di armi rudimentali, fatte di selce o di grandi macigni. Era un
primitivo, ma abile raccoglitore di bacche, radici e frutti e la sua domestichezza col fuoco l’indusse
ad azzardare le prime esperienze culinarie. I tanti graffiti pieni di vita ed i rozzi manufatti delle
caverne, sia in pietra che osso, testimoniano, che nella sua mente primitiva già covasse la prima
230
Franco Prattico <La tribù di Caino - L’irresistibile ascesa dell’homo sapiens sapiens> Raffaello Cortina, Milano (
1995 );Rick Gore < Neandertals. The dawn of humans > National Geographic (1996 ) 189,2-35;Diamond Jared < Il
terzo scimpanzè > Bollati Boringhieri, Torino ( 1994 )
156
pulsione dell’arte: l’insostenibile spinta ad esprimere, raffigurare, plasmare sentimenti profondi.
Sicuramente, egli era padrone del fuoco, avendo imparato come conservarlo e forse crearlo: da qui,
il primo anelito a venerarlo quale dono prezioso del cielo. Ne apprezzava l’utilità ineguagliabile nei
suoi molteplici usi: nello scaldarsi al suo tepore dopo gli insulti delle intemperie e delle quotidiane
fatiche, nello scacciare fiere pericolose, nel rischiarare con i suoi vividi bagliori l’ansia del
crepuscolo e l’angoscia della notte profonda. Riscaldandosi al focolare con gli altri membri della
tribù, egli avrà presto scoperto il potere socializzante del fuoco; dono di Prometeo, dono divino.
Il Neandertal parlava un linguaggio rudimentale. Era in grado di comunicare impressioni,
esperienze, sentimenti e di trasmettere al resto del gruppo informazioni ed ordini, coordinandone
movimenti e obiettivi. Nel corso di varie generazioni, aveva sviluppato un modesto grado di
socialità, di vita di gruppo e di gerarchie e già possedeva un primitivo senso di religiosità, curando
la sepoltura dei morti.
Nascita e morte, i due grandi misteri della vita già divenuti coscienza.
Sopravvissuto per oltre duecento millenni in un ambiente aspro ed ostile, superando stenti, carestie
e glaciazioni, oramai temprato a tutti i rischi e pericoli, il Neandertal sembrava destinato alla
signoria del pianeta. Eppure, nonostante fosse il più evoluto tra tutti i viventi, il fato gli aveva
allestito una gran brutta sorpresa: l’incontro/scontro con l’Homo sapiens sapiens.Quest’ultimo,
evolutosi anch’esso dall’Homo erectus, varie centinaia di migliaia di anni prima, aveva cominciato
a migrare dalla culla natale africana verso nord e poi verso est in Asia e da qui verso occidente. Una
lunga Odissea, iniziata più o meno sessantamila o addirittura ottantamila anni fa sotto il pungolo
della fame e dell’istinto di sopravvivenza, accompagnata da un’innata e vivace curiosità. Una lunga,
lenta, inarrestabile marcia, durante la quale i nostri lontani antenati sarebbero sconfinati nei territori
del loro rozzo cugino, il Neandertal.
Da sempre, moto e movimento sono stati una caratteristica saliente dell’uomo, nato vagabondo.
Partendo, a varie riprese, dalla probabile culla africana nella Rift Valley, egli avrebbe occupato poco
alla volta il pianeta, seminando a diritta e manca le tracce del suo vagabondaggio.
A prima vista, nessuno avrebbe dato per vincente il nuovo arrivato. Da una parte, il pallido
Neandertal, pasciuto, tozzo e muscoloso, esperto lottatore e conoscitore delle steppe; dall’altra,
“l’uomo moderno”, vagabondo abbronzato dal sole, longilineo e cacciatore mediocre perennemente
affamato, dotato di armi e strumenti più che rudimentali. Eppure, nel volgere di pochi millenni,
quest’ultimo avrebbe sgominato (o forse assorbito?) il più temibile degli avversari, prendendone il
posto.
Da questo momento, culture sempre più efficienti si sono evolute, sovrapponendosi le une alle altre
o sviluppandosi indipendentemente, negli angoli più remoti del globo.
157
I primordi della civiltà occidentale si ritrovano sui mitici prati tra il Tigre e l’Eufrate, dove sembra
che l’uomo abbia effettuato i primi approcci alle pratiche di agricoltura, addomesticamento e
allevamento del bestiame ed abbia ideato una miriade di strumenti ed attrezzi utili per
l’espletamento di queste attività. Strumenti ed attrezzi atti alla pace e alla guerra.
Fin dagli inizi, la fantasia umana avrebbe spaziato tra il bene ed il male, tra il cielo e l’inferno,
forgiando spade ed aratri.Così sembra sia nata la nostra civiltà, come un grattacielo dai piedi di
argilla. Su queste fragili fondamenta, si sarebbero avvicendate le generazioni seguenti.
Il progresso tecnologico avrebbe sfornato armi e strumenti, ne avrebbe ridotto il costo, aumentata
l’efficienza in sorprendente maniera. La caccia, la pesca, l’agricoltura avrebbero regalato cibo più
sano e nutriente, le popolazioni sarebbero cresciute più aggressive che mai, marciando
inconsciamente verso un eventuale collasso epocale.
Tutto ciò avvenne, nell’ambito di pochi millenni.
Ci si chiede, come sia stato possibile, quale sia stata l’arma segreta dei nostri antenati. Come fecero
ad annientare il nostro lontano cugino, a scatenare quest’evoluzione frenetica, ad imporsi su tutto il
pianeta.
Senz’ombra di dubbio, nel nostro cervello si cela la risposta al quesito. I nostri lontani antenati
avevano qualcosa di più nella testa, rispetto al Neanderthal ed altri viventi.
231
Quel qualcosa di più,
che avrebbe permesso di soppiantare l’ingenuo cugino, di migliorare quanto già realizzato, di
sviluppare linguaggi e culture.
Ingegno accoppiato ad inganno, sua arma preferita: l’arte dell’inganno è quel qualcosa di più, lo
strumento vincente dell’uomo moderno.
***
Durante l’evoluzione, il volume del cervello è passato dai 600-800 ml. dell’Homo abilis, ai 1.000 1.100 ml. dell’Homo erectus, ai 1.300 - 1.500 dell’attuale Homo sapiens. L’aumento delle
dimensioni si accompagnava ad una profonda modifica strutturale, ad un aumento della complessità
delle funzioni, ad una maggiore specializzazione settoriale, ad un aumento del numero dei neuroni
deputati alle funzioni intellettive e della loro capacità integrativa; in breve ad una maggiore
efficienza ed efficacia delle attività cognitive. In quest’ambito prevalevano tre processi
231
Gerald M. Edelman
< Sulla materia della mente > Adelphi, Milano (1992); Gerald M.Edelman < Secondo
natura.Scienza del cervello e conoscenza umana > Cortina, Milano (2007).
158
rivoluzionari, decisivi per l’ulteriore sviluppo dell’uomo e per la sua ulteriore differenziazione
dalle altre specie viventi:
•
l’acquisizione dell’asimmetria funzionale dei due emisferi cerebrali destro e sinistro,
•
lo sviluppo di un linguaggio articolato,
•
la scoperta della coscienza di se stessi.
L’asimmetria funzionale permetteva di incrementare le capacità cognitive, senza dover aumentare le
dimensioni del cervello, cosa problematica anatomicamente, mentre il linguaggio articolato
innescava nascita e sviluppo delle culture. Il cervello specializzava le proprie funzioni, mentre le
strutture venivano sovradimensionate, rispetto alle reali possibilità di utilizzo. In prospettiva futura,
l’uomo dovrebbe, quindi, aumentare ulteriormente tutte le proprie capacità, anche quelle negative
come l’aggressività. Senza prendere in considerazione altri possibili potenziamenti, grazie all’
impiego di intelligenze artificiali ed altre strumentazioni digitali.
La coscienza di se stessi é una caratteristica squisitamente umana: quella che ci ha avvicinati alla
divinità, castigandoci con la paura e la coscienza della morte.
< Spensi all’uomo la vista della morte ... poi lo feci partecipe del fuoco >,
così, il Prometeo di Eschilo descrive i due doni offerti all’uomo: il fuoco e l’oblio dell’ora della
morte, che è <la speranza che non vede>.
Il fuoco permetterà all’uomo di sviluppare la tecnica, trasformandosi in vero Homo Faber, signore
del pianeta.Il progresso tecnologico, al quale s’imputano a torto i vari malanni, dai quali è afflitto il
pianeta, procedeva a tentoni durante millenni.Varie sono state le fasi di questo complesso processo,
talvolta brillante per i successi ottenuti.Tra le ultime, quella nucleare, elettronica e biochimica con
lo sfruttamento dell’energia atomica e la conquista dello spazio, con i microchips dei calcolatori e le
intelligenze artificiali, con la decodificazione del genoma umano e l’ingegneria genetica, con il
sempre meno ipotetico sogno della creazione della vita in provetta.
Durante decine di millenni, l’uomo ha avuto l’opportunità di osservare e studiare se stesso, i suoi
simili, il mondo circostante; d’interpretare i misteri della natura, di fare delle ipotesi, di trarre delle
conclusioni, talora effimere, e da sempre la macchina umana ha suscitato sorpresa, curiosità,
meraviglia. La comprensione dei complessi meccanismi vitali ha richiesto fatica, intuizione, spirito
di osservazione, creatività e fede; eppure fenomeni considerati semplici oggi, hanno richiesto molto
tempo per essere giustamente inquadrati e compresi. La funzione del cervello è rimasta a lungo
incompresa, presso tante culture passate. Altrettanto negletto, è stato il binomio vincente dell’uomo
moderno, quello dell’ ingegno-inganno / inganno-ingegno.
***
159
Dal III secolo a.C. alla fine del X VII secolo e quindi per di più di duemila anni, i sapienti di
medicina, sostenevano che la funzione del cervello fosse quella di ricevere i messaggi dall’orecchio,
dall’occhio, dal naso e dalla lingua e di riunirli nel ventricolo anteriore a formare un sensus
communis o “ buon senso “. Allora si pensava che i messaggi fossero umori vitali, convertiti poi in
spiriti animali all’interno del cervello. Tali umori generavano l’idea e l’immaginazione nel
ventricolo anteriore, il pensiero e il giudizio nel ventricolo mediano e la memoria nel ventricolo
posteriore..
E’ solo tra la fine del X VII secolo e l’inizio del XVIII, che questi miti furono sconfitti, grazie al
decisivo contributo delle scienze naturali e della ricerca sperimentale, nonché, molto più tardi,
dell’elettrofisiologia del sistema nervoso.
Quasi 2200 anni sono trascorsi, da quando Alcmeone scoprì le funzioni del cervello. Ciò
nonostante, per dire imparare a memoria, si dice in inglese: to learn by heart ed in francese:
apprendre par coeur. In Italiano nella parola ricordare, ricorre il termine cor(d) che indica in latino
il cuore ( in greco kardia ).
Le radici della nostra cultura sono molto profonde e noi proseguiamo lungo la strada dell’inganno,
continuando ad attribuire al cuore un ruolo predominante, che da tempo non é più suo.
E’ per questa perseveranza nell’ingannare noi stessi, che < si son rotte le corde dell’arpa > ?
160
XVI
L’ARTE D ELL’INGANNO, FIN DAI PRIMORDI
<...Tutti gli uomini sono ingannatori
ed egli cercherà di ingannare anche te ...>
Sarà stato il quarto millennio avanti Cristo, il che significa più o meno seimila anni fa, quando sulle
sponde tra il Tigri e l’Eufrate, veniva incisa su tavolette d’argilla e in caratteri cuneiformi,l’epopea
di Gilgameš, celebre Re di Uruk.
232
La scoperta dell’epopea ci proietta nel vivo della storia e dei problemi dell’uomo pastore e
agricoltore, atavico probabile padre della civiltà mediterranea. Un trasferimento repentino in un
mondo antico, a prima vista estraneo, eppure così vicino da sembrarci attuale: gli stessi problemi
esistenziali di oggi; la stessa affannata ricerca di conoscenza e immortalità; lo stesso desiderio di
fuga da un ineluttabile destino.
L’epopea di Gilgameš é un bellissimo poema epico, più antico dell’Iliade e dell’Odissea di un paio
di millenni, eppure così attuale, greve di problematiche esistenziali, tuttora valide e tuttora irrisolte.
Questo lembo di passato riemerso dal nulla, lascia affascinati e perplessi. Affascinati davanti ai
tantissimi testi accumulati seimila anni fa, nelle biblioteche di Ninive e Nimrod, testimonianza dei
primi tentativi di scrittura dell’uomo; un vastissimo archivio, raccolto con cura ed amore, poi
sepolto e perduto, per uno dei tanti capricci di madre natura. Perplessi, per il fatto che frammisti a
temi letterari e scientifici, gran parte delle tavolette è zeppa di documenti scarni, di elenchi ed
inventari; elenchi interminabili di beni, danaro e terreni: un gigantesco conto della spesa, redatto,
con sapiente pedanteria ed in caratteri cuneiformi, dai ragionieri del’epoca.
Si resta quasi intimoriti davanti a questa scoperta. Uscito, da poche decine di millenni, da foreste e
caverne, l’Homo sapiens già si delinea come Homo faber, freddo calcolatore proteso a dominio e
possesso.La prima scrittura, quella cuneiforme, non nasceva da un impulso poetico, dal desiderio e
dal bisogno represso di descrivere un’alba o un tramonto, od altre misteriose bellezze ed incanti
della natura, o di decantare l’amore, la vita e la morte. Nasceva da un motivo più prosaico: la
contabilità di beni, ricchezze e commerci. Poco aveva a che fare con l’arte!
232
N.K. Sandars < L’epopea di Gilgameš > Adelphi edizioni, Milano ( 1994 );
Šamaš: il sole legislatore; viene raffigurato munito della s ega con la quale dà il taglio netto alle decisioni; Dilmun: il
paradiso sumeri co, forse il Gol fo Persico, talvolta des critto come il “ luogo dove sorge il sole “ ; Humbaba: guardiano
della foresta d ei cedri, divinità della natura; Gilgameš: ero e dell’epopea, figlio della dea Ninsun e di un sacerdote; re di
Uruk; Ninsun: dea minore nota per la sua s aggezza, m adre di Gilgameš; En kidu: compagno di Gilgameš nell’epopea,
rappresenta l’uomo selvaggio o naturale e successivamente il patrono degli animali; Siduri: essere divino che vive sulla
riva del mare nel giardino del sole, colei che fa il vino e la birra.
161
L’uomo moderno, appena uscito dalla savana, aveva già appreso il mestiere del ragioniere, i
vantaggi della contabilità, temibile strumento di dominio e potere. Non a caso, quest’attività si
ritrova accentrata nelle mani dei sacerdoti del tempio, accorti amministratori dei beni di Stato. E’
dalle loro schiere, che proveniva la casta degli intellettuali, quella degli archivisti, maestri, medici,
matematici, astronomi/astrologhi, strateghi dell’arte militare ed altri studiosi; un’oligarchia che
deteneva il potere.
Già seimila anni fa, con la costruzione di città e grandi vie di comunicazione, con la nascita dei
commerci, con lo sviluppo delle tecnologie dei metalli, dell’agricoltura e dell’addomesticamento
del bestiame, nasceva una società militarista e senza scrupoli; una società disposta all’impiego di
astuzia e violenza per accaparrare potere e denaro; una società pronta allo sfruttamento totale
dell’uomo, considerato pura risorsa economica, fino al limite estremo della schiavizzazione.
Tra i materiali più preziosi in quei tempi lontani, si annoverava il legno, insostituibile nella
costruzione di case ed alloggi e nel mantenimento del fuoco. Tra i vecchi documenti, c’é ampio
resoconto di spedizioni intraprese al fine di procacciarsi questo dono del cielo:
Gilgameš edificatore di templi e città divenne famoso per essersi avventurato in sconosciute foreste,
riportando a casa il cedro, il più prezioso tra i legni. < Quando gli dei crearono Gilgameš gli
diedero un corpo perfetto. Il sole glorioso Šamaš lo dotò di bellezza, Adad, dio della tempesta, lo
dotò di coraggio, i grandi dei resero perfetta la sua bellezza, al di sopra di ogni altro, terribile
come gran toro selvaggio. Per due terzi lo fecero dio e per un terzo uomo >.
Gilgameš, si rese conto della propria infinita superbia, pur non potendo reagire altrimenti: < Chi è
l’uomo che può scalare il cielo? Soltanto gli dei vivono per sempre con Šamaš glorioso; invece noi
uomini abbiamo i giorni contati, le nostre faccende sono un soffio di vento ...>.
Sfruttando il proprio ingegno e giocando d’astuzia, egli cerca appoggi occulti presso gli dei: < In
quel paese mi reco, o Šamaš, mi reco; supplici sono le mie mani: fa dunque che ben ne incolga alla
mia anima, e riconducimi alla banchina di Uruk. Concedimi, ti prego, la tua protezione, e che il
presagio sia buono >.
Perfino la madre di Gilgameš, la dea Ninsun, intercedendo a favore del figlio sfoggiò tutte le arti di
seduzione ed inganno: < ... Indossò una veste che si addicesse al suo corpo, indossò gioielli per
abbellire il suo petto. Sul capo si pose la tiara e le sue vesti avevano un lungo strascico. Salì poi
sull’altare del sole, in piedi sul tetto del palazzo; bruciò dell’incenso e levò le braccia a Šamaš
mentre saliva il fumo: o Šamaš, perché hai dato questo cuore irrequieto a Gilgameš, mio figlio ?
Perché glielo hai dato ? Tu l’hai indotto ad andare, e ora egli parte per un lungo viaggio [..], per
percorrere una via ignota e combattere una strana battaglia [..] non dimenticarlo… >.
162
Vinta la battaglia, abbattuta la foresta di cedri, Gilgameš si trova davanti al grande dilemma di
sempre: cosa fare del nemico vinto, il custode della foresta, che implorava perdono: < Gilgameš,
fammi parlare. Io non ho mai conosciuto una madre, no, nemmeno un padre che mi allevasse.
Nacqui dal monte, fu lui ad allevarmi, ed Enlil mi fece custode di questa foresta. Lasciami andare
libero, Gilgameš, e io sarò il tuo servo, tu sarai il mio signore; tutti gli alberi della foresta che io
curavo sulla montagna saranno tuoi. Io li abbatterò e ti costruirò un palazzo >.
E lo prese per mano conducendolo alla propria casa; mentre Gilgameš sopraffatto dal sentimento,
declamava: <... L’uccello intrappolato non dovrà forse far ritorno al nido, e l’uomo prigioniero
tornare fra le braccia di sua madre? >.
Contrapposta alla voce dell’amore, quella della ragione, impersonata dall’amico Enkidu,
pronunciava parole fatali: <Il più forte fra gli uomini cadrà in preda al fato se non ha giudizio.
Namtar, il fato maligno che non conosce distinzioni fra gli uomini lo divorerà. Se l’uccello
intrappolato ritornerà al nido, se l’uomo prigioniero farà ritorno tra le braccia di sua madre,
allora tu, amico mio, non farai mai ritorno alla città dove attende la madre che ti ha fatto nascere.
Egli ti sbarrerà la via della montagna e renderà i sentieri inaccessibili >.
Nuovamente il sentimento avrebbe ceduto il passo alla ragione e il prigioniero veniva immolato.
M igliaia di anni prima, simile destino era verosimilmente toccato all’uomo di Neandertal, l’uomo
venuto dal freddo, per mano dell’ Homo sapiens, suo stretto cugino.
I Sumeri giunsero in M esopotamia tra il quarto ed il terzo millennio a.C. sopraffacendo gli abitanti
del luogo ed impadronendosi della fertile pianura. Furono proprio i Sumeri con ogni probabilità, a
sviluppare pastorizia ed agricoltura, aprendo la strada alla civiltà mediterranea. L’abbattimento
della foresta dei cedri mitizza il processo di disboscamento messo in atto dai nuovi agricoltori, per
dar posto alle messi: una delle prime sopraffazioni dell’ingegno sulla natura.
Il bisogno di sempre maggiori quantità di legname, per far fronte ai bisogni crescenti delle città,
rappresenta il Leitmotiv della conquista delle foreste, assieme alla necessità di aree sempre più
vaste, da destinare a pastorizia ed agricoltura. Analogo destino toccherà, negli anni a venire, ad
altre contrade, ad altre popolazioni, dai greci ai romani. Popoli accomunati dallo stesso sentimento
di amore-odio verso la foresta, simbolo di vita ma anche di pericolo e morte.
M ascherando il vero obbiettivo economico, con un pretesto morale ed innalzando se stesso all’epico
ruolo del cavaliere che uccide il drago, Gilgameš esclamerà: <... A causa del male che c’è in questa
terra, andremo nella foresta e distruggeremo il male >. Irta di difficoltà è l’impresa, tremendi gli
ostacoli, del tutto insuperabili per un comune mortale. Da qui la necessità di mobilitare le forze
ultraterrene del bene, sconfiggendo con l’astuzia ogni male. L’arte dell’inganno continua.
163
Il viaggio condurrà Gilgameš su per monti e dirupi, espressioni delle asperità della vita, attraverso il
profondo buio della notte eterna, fino al luogo dal quale non c’è ritorno.
Superati tutti gli ostacoli, egli intravide un luogo idilliaco, precluso ai comuni mortali, dove: < Non
si udiva il gracchiare del corvo, l’uccello della morte non mandava il grido della morte, il leone
non divorava, il lupo non dilaniava l’agnello, la tortora non era in lutto, non c’era vedova,
malattia, vecchiaia né lamentazione >.
Invenzione della fantasia, creazione di una piacevole realtà virtuale, contrapposta a quella nefanda
della vita reale.
Duemila anni dopo, Omero avrebbe declamato attarverso M enelao : <Nella pianura Elisia, ai
confini del mondo, ti condurranno gli eterni, dov’è il biondo radamanto, e là bellissima per i
mortali è la vita: neve non c’è mai freddo né pioggia, ma sempre soffi di zefiro che spira sonoro
manda l’oceano a rinfrescare quegli uomini >.
La capacità di creare paradisi artificiali è una caratteristica peculiare dell’ingegno, la quale
accomuna uomini antichi e moderni, in fuga perenne dalla realtà.
233
In M esopotamia si diffondeva il culto di Siduri, essere divino, che nel giardino del sole sulle rive
del mare, donava l’oblio ai mortali, a forza di pinte di vino e di birra.,
Quando Gilgameš incontrò Siduri, essa disse:
< Gilgameš dove ti affretti? non troverai mai la vita che cerchi. Quando gli dei crearono l’uomo,
gli diedero in fato la morte, ma tennero la vita per se. Quanto a te Gilgameš riempi il tuo ventre di
cose buone; giorno e notte, notte e giorno, danza e sii lieto, banchetta e rallegrati. Siano linde le
tue vesti, nell’acqua lavati, abbi caro il fanciullino che ti tiene per mano e nel tuo amplesso rendi
felice tua moglie: poiché anche questo è il fato dell’uomo >.
Simile la figura di Circe, personaggio solare, che viveva laddove svaniscono i confini tra alba e
tramonto, tra mare e cielo, tra bene e male, tra vita e morte. Circe dea dell’inganno, coltivava nel
suo giardino incantato magiche erbe, preparava miracolose pozioni, somministrando ai mortali
l’oblio.
Per Assiri e Babilonesi il mondo degli inferi si trovava sotto terra, sopra le acque inferiori ed il
grande abisso.Il cammino che vi conduceva era irto e tortuoso, e si svolgeva tra rocce e dirupi
all’interno della montagna: < La via da cui non c’è ritorno >. La visione di questo mondo è
tenebrosa e terrificante, piena di demoni ed animali agghiaccianti, così differente da quella degli
egizi solari e dei greci. Tutta l’epopea di Gilgameš è pervasa da quest’aldilà mostruoso, dalla
233
Evans W.O. < Psychotropic Drugs in the year 2000 used by normal humans > Ed. Charles C. Thomas, Springfield
Illinois Usa ( 1971 );
164
contrapposizione di vita e morte, da un desiderio inesaudibile d’immortalità: <Solo gli dei vivono
per sempre >. Solo gli dei conosceranno il paradiso precluso ai comuni mortali: <Alla casa i cui
abitanti siedono nelle tenebre; polvere è il loro cibo, argilla la loro carne. Sono vestiti come
uccelli, ali hanno per abito, non vedono luce alcuna, siedono nelle tenebre; sul paletto e porta
giacciono polvere e silenzio >.
M entre l’egizio probo poteva attendersi, dopo la morte e la pesatura delle anime, di rinascere ed
entrare in paradiso, il babilonese non aveva speranza. Sapeva di essere condannato e che dopo la
morte la sua anima: < Vada verso il sole che tramonta, che sia affidata a Nedu, il maggior custode
della porta dell’aldilà, che Nedu lo tenga sotto ferma sorveglianza, che la sua chiave chiuda la
serratura >.Da qui nasce l’intensa pulsione di addolcire la vita, di esorcizzare la morte con ogni
espediente; l’estremo impegno dell’ingegno a dominare la vita e la morte. Già ora s’intravedono le
radici dell’epopea dell’ uomo moderno, artefice di se stesso.
Una delle prime azioni di Gilgameš, é esemplificativa della nostra tesi. Un cacciatore si recò da lui
chiedendo aiuto: <Un uomo dissimile da ogni altro vaga ora nei pascoli; è forte come una stella del
cielo e io ho paura ad avvicinarlo. Egli aiuta la selvaggina a fuggire, riempie le mie fosse e divelle
le mie trappole > e Gilgameš, facendo tesoro della sua astuzia, rispose: < Fa ritorno, cacciatore;
conduci con te una prostituta, una fanciulla di piacere, una femmina lasciva del tempio dell’amore.
Alla pozza d’acqua ella si spoglierà; quando scenderà ai pozzi per bere la troverà lì, ignuda e
quando vedrà il suo cenno invitante si congiungerà con lei: allora la selvaggina delle lande deserte
lo respingerà di sicuro >.
Una delle prime vittorie dell’astuzia, arte suprema dell’ingegno? Uno dei primi esempi di
sfruttamento del sesso?
Eppure,l’arte dell’inganno non basterà a sottrarre il nostro eroe al destino di tutti i mortali: < Nulla
permane. Costruiamo forse una casa che duri per sempre, stipuliamo forse contratti che valgano
per ogni tempo a venire? Forse che i fratelli si dividono un’eredità per tenerla per sempre, forse
che è duratura la stagione delle piene? Solo la ninfa della libellula si spoglia della propria larva e
vede il sole nella sua gloria.
Fin dai tempi antichi nulla permane. Dormienti e morti, quanto sono simili: sono come morte
dipinta. Che cosa divide padrone e servo quando entrambi hanno compiuto il loro destino? ...>.
Neanche l’estremo tentativo di sottrarsi alla morte riuscirà a Gilgameš: < C’è una pianta che cresce
sott’acqua, ha spine come il rovo, come la rosa; ferirà le tue mani, ma se riuscirai a prenderla,
allora nelle tue mani ci sarà ciò che ridà a un uomo la gioventù perduta >. Allora il nostro eroe si
sedette, pianse e disse: < E’ per questo che ho faticato con le mie mani, è per questo che ho
165
spremuto il sangue del mio cuore? Per me non ho guadagnato niente ... avevo trovato un segno e
l’ho perso >.
Con una vena di tristezza e rassegnazione, termina l’epopea di Gilgameš, il re che conosceva i paesi
del mondo:
< Fece un lungo viaggio, fu esausto, consunto dalla fatica e quando ritornò, su una pietra l’intera
storia incise >.
Resta, scolpita nella pietra, la sentenza del saggio re di Šuruppak, chiamato Utnapištim (Colui che
vide la vita):
<... Tutti gli uomini sono ingannatori, ed egli cercherà di ingannare anche Te ...>.
***
Come la vecchia biblioteca di Ninive, sepolta sotto le macerie, anche le vestigia del pensiero
mesopotamico caddero nel dimenticatoio.
Colpisce il pessimismo di questo popolo, arrivato da chissà dove nella pianura più fertile del
mondo, stressato da trasformazioni profonde del proprio sistema di vita, prima nomade poi
sedentario, prima libero poi prigioniero.
Eravamo nel pieno della rivoluzione verde, della creazione dell’agricoltura.Quest’ultima offriva
vitto e dimora, pur imponendo sacrifici e lavoro pesante. Sacrifici che avrebbe pagato colui che
aveva inventato il lavoro, per diventarne subito schiavo. Irrimediabilmente. Schiavo del crescente
benessere, ma anche dei capricci della natura, delle piene, della siccità, delle carestie, delle pesti,
dei terremoti che avrebbero continuato a flagellare fragili città di argilla sorte dal nulla.
Il benessere inoltre, avrebbe accresciuto la cupidigia dei popoli vicini, turbolenti ed ingordi e
scatenato l’invidia e la gelosia degli dei, delle potenze ultraterrene poco amichevoli. I Sumeri di
città ne costruirono tante nella verde pianura tra il Tigri e l’Eufrate; tante e ricche, quasi sempre
preda di rapaci vicini. Al loro arrivo dal nord-est, i Sumeri, ingegnosi com’erano, non ebbero
difficoltà ad impadronirsi del territorio e a trasformarlo in un paradiso, fintanto che essi stessi non
vennero assorbiti dai vicini Semiti.
Anche dopo questa conquista e per vari secoli, la lingua sumera continuò a venir scritta e parlata,
anche al di fuori della M esopotamia: lingua dotta, espressione di un popolo grande nell’ingegno,
raffinato nell’inganno.
***
166
La fiaccola della civiltà, accesa dai Sumeri, passò, attraverso gli Assiro-babilonesi, agli Egizi. Si
formarono così, nel corso dei secoli, varie civiltà organizzate in stati e nazioni, le quali
rappresentano le prime grandi formazioni associative dell’ingegno umano. Esse ebbero precisi scopi
culturali, affidati alle caste sacerdotali le quali, riuscirono ad accumulare una sterminata mole di
esperienze, informazioni e cognizioni.
La cultura fenicia, situata già molto più ad occidente, avrebbe costituito il ponte tra queste civiltà
mediorientali e quella greca sorta più tardi. I greci, una volta liberatisi dalla barbarie, svilupparono
non uno, ma una moltitudine di stati in continua e libera competizione, commerciale e militare,
realizzando un sistema sociale più unico che raro.
Lo sviluppo di una lingua altamente articolata e più espressiva di quelle mediorientali, un
raffinato sistema di scrittura con un alfabeto fonetico semplice e preciso, lo sviluppo di logica e
dialettica, del ragionamento matematico e filosofico, dell’osservazione scientifica del mondo
circostante e dell’uomo, della didattica nelle Accademie, di arte e architettura, della struttura
politico-sociale, dell’apertura mentale a nuove conoscenze ed orizzonti, contribuirono a far divenire
la Grecia l’occhio del mondo.
234
Ulisse incorpora meglio di qualsiasi altro eroe dell’epopea greca, il ruolo di primo attore in questa
grande commedia. Egli rappresenta un ideale eterno ed immortale; non una figura fantastica, ma
una in carne ed ossa, carica di dinamismo e vita, piena di astuzia, malvagità e violenza:
<Sono Odisseo figlio di Laerte; e ogni sorta d’astuzia mi ha dato fama che giunse fino al cielo ...>.
< L’uomo dall’agile mente, che a lungo andò vagando, poi che cadde Troia, la forte città, e di
molte genti vide le terre e conobbe la natura dell’anima ... il divino Odisseo che per ingegno vince
ogni mortale >.
Coraggio, astuzia, senno, le tre doti fondamentali dell’eroe epico, ben riconosciute da A gamennone
a Ulisse: < ... Agamennone lascia a Diomede l’arbitrio della scelta; e questi nomina Ulisse, non
come il più valoroso, ma come il più scaltro, trattandosi di un rischio, ove più che il coraggio
doveva valere la scaltrezza e il senno ...>. Tante le situazioni nelle quali il nostro eroe <... artefice
di frodi famoso, e sempre infatigato Ulisse ...>, oppure <... immantinente sorse il saggio mastro
delle frodi Ulisse ...>.
Potrà far sfoggio delle proprie arti, prima fra le quali l’astuzia, al punto che perfino Atena, parlando
ad Ulisse, si lascerà scappare un benevolo commento:
<... neppure a casa ti dimentichi di mentire ..>.
234
Burckhardt Jakob < Storia della civiltà greca >, Sansoni, Firenze ( 1974 ).
167
L’arte dell’inganno, arma e virtù preziosa dell’eroe epico, si trasferisce nella vita del comune
mortale, finendo per permeare ogni aspetto della vita quotidiana. La ritroviamo ampiamente diffusa,
specialmente nelle documentazioni della Roma imperiale. Essa si manifesterà nell’alterazione di
lettere attribuite perfino ad illusori personaggi preistorici; nella falsificazione spudorata di miti,
oracoli; nella falsa attribuzione di documenti, in fantasiose genealogie, leggi e decreti della pubblica
amministrazione, ed ovviamente nella soppressione di documenti autentici, cioè del contrario del
falso, la verità.
Seguendo la scia delle culture mediorientali e grazie all’uso incontrollato di droghe, l’arte
dell’inganno si affermerà in Occidente, fino all’inarrestabile dilagare dei paradisi artificiali
moderni.
Così si cantava nell’Odissea:
<... E giunsero presso i lotofagi. Nessuno cercò di far loro del male, ma ebbero in dono come cibo
il fiore di loto. E appena qualcuno mangiava il dolcissimo frutto, più non voleva tornare a dirmi
qualcosa, ma là amava restare con il cibo di loto, senza più amore al ritorno. E allora piangenti li
trascinai alle navi, e dentro sotto i banchi, li feci legare. Poi dissi agli altri diletti compagni di
salire sopra le navi, perché più nessuno potesse mangiare del loto e dimenticare il ritorno ...>.
Anche oggi l’umana commedia, fatta d’inganni, continua.
< Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >.
168
XVII
IL VERO TES ORO DEGLI INCAS
<Col volgere del tempo, il momento arriverà
nel quale l’Oceano possente, allentando le
catene, aprirà nuovi mondi alle tempeste.
Allora, verrà rivelata una grande contrada
e Tule non rappresenterà più l’estremo
paese >
Seneca
A mutare i destini del mondo non furono solamente impavidi eroi, bensì circostanze fortuite ed
anche nel settore della cultura, il vero ed ultimo protagonista fu il caso.
Due oceani spesso ruggenti e burrascosi, una volta del tutto invalicabili, proteggevano il nuovo
mondo dal resto del globo. Da una parte l’Atlantico verso l’Europa, dall’altra verso l’Asia, il
Pacifico.Un solo vasto lembo di Terra, la Beringia, univa allora i due mondi. Poi, col volgere degli
anni, quest’ultimo cordone cedette ai marosi cresciuti sotto il calore del sole, formando tra la
Siberia e l’Alasca lo stretto di Bering.Un minuscolo stretto tra gelide acque, grande ed impervio
abbastanza, per frenare d’estate i più audaci. D’inverno, in quell’aspre contrade, il mare si trasforma
di colpo e con grande fragore in una lunga, infinita distesa di ghiaccio. Il mare possente sembra
impietrito, le onde spumeggianti diventano statue di ghiaccio silenti. Solo il sibilo del gelido vento
perdura, frammisto ai sinistri scricchiolii della banchisa.
Così, il minuscolo stretto di Bering, prima infido mare, diventa ponte sicuro e possibile valico verso
il nuovo mondo.Un minuscolo ponte di ghiaccio, effimero legame tra il vecchio ed il nuovo, che
nasce d’inverno e si dissolve d’estate.
Chi avrebbe mai osato predire, che tanti sparuti drappelli di cacciatori, venendo dall’Asia,
avrebbero trovato, imboccato e superato a frotte l’unica possibile strada.Una probabilità di successo
su chissà quanti milioni, quasi come scoprire una stella nel cielo.
Sull’altra sponda, in Alasca, il ghiaccio imperava, sferzato dai violenti e gelidi venti da nord ed
oriente: dopo aver superato Beringia e lo stretto, non si trovava subito la terra promessa.
169
Ignari del loro destino, i nostri eroi per istinto seguivano nella tundra gelata le tracce di prede
agognate. Galoppando senza sosta verso oriente, seguivano le migrazioni periodiche di bufali e
renne, alla ricerca di pascoli verdi, dolci muschi e licheni.
Né gli uni né gli altri, eran coscienti del perché, di questo continuo migrare ed errare verso il sole
sorgente; né si avvedevano di mutar continente. I cacciatori procedevano guardinghi a piccoli
gruppi, aggirandosi cauti tra i ghiacci d’inverno o strisciando carponi tra i radi cespugli d’estate,
spiando le prede, scegliendo i capi più inermi, quelli giovani, inesperti oppure vecchi cadenti.Non
erano epici eroi, erano simili a branchi di famelici lupi, guidati da un istinto più forte di loro.
Con abile gioco di gruppo, aggredivano le prede, le abbattevano, scuoiavano e consumavano,
secondo il rituale del branco.Gli animali sopravvissuti subiscono i periodici attacchi passivamente,
ieri come oggi, fuggendo qualche miglio più in là: non resta loro che la fuga e l’attesa, che si
compia, prima o poi, il loro destino. Continua verso oriente la marcia degli uni e degli altri, predati
e predatori, ambedue manovrati da una forza più forte di loro. Si vedono cacciatori stremati
raggrupparsi ai bagliori di un timido fuoco, allestire le armi, limare le lance, affilare coltelli, cucire
assieme pellicce scuoiate, creare giacconi, calzari, cappelli, mentre si scambiano impressioni, rozzi
racconti di caccia, consigli, effusioni, ricordi di terre lontane e tempi passati, di padre in figlio
tramandati. Non sembrano più lupi selvaggi, son divenuti esseri umani.
Si muovono cautamente in piccoli drappelli, esperti di caccia e dei segreti dell’ultima sfida.
Procedono a piccoli gruppi sul fondo gelato d’inverno o sui licheni ed il muschio d’estate, seguiti
da colonne di donne e bambini.Le armi sono di pietra, eppure efficaci e possenti. Lance e giavellotti
son coronate da punte di pietra scheggiata, limata e scanalata per renderle aguzze e mortali.Le lame
di ossidiana, taglienti come rasoi, sono fissate a manici d’osso o di legno; le punte di lance e
giavellotti sono legate su aste e bastoni, anch’essi di legno o di osso.
La marcia continua inarrestabile durante giornate e decenni. Le miglia percorse giorno per giorno a
piccoli tratti si sommano, raggiungono cifre imponenti: almeno tredicimila, si stima, durante un
millennio per arrivare dall’estremo nord, alla Terra del Fuoco.Tredici miglia all’anno per tanti
drappelli, duecentosessanta per generazione. Aumentando di numero, una generazione dopo l’altra,
da cento individui iniziali, si arriva, dopo un millennio, a dieci milioni. Forse un poco di meno,
forse un poco di più.
L’impervia catena delle montagne rocciose si snoda, in direzione nord-sud, facendo da scudo alle
tormente, che soffiano da oriente. A ridosso di queste montagne verso est, tra le odierne province di
British Columbia ed Alberta, la natura aveva formato come un corridoio, quasi esente da ghiaccio.
Una specie di profondo e lungo cammino largo da due a dieci miglia, aperto a sud per la lunghezza
della catena. I geologi, tuttora, discettano sull’origine di questa strana vallata,chiamata The Rocky
170
Mountain Trench. Gli antropologi sono convinti: questa è la strada percorsa dai primi
Amerindi.Nelle leggende di varie tribù delle Ande, riecheggia, tuttora, il racconto di una marcia
lunga e spossante tra i ghiacci e di una vallata radiosa comparsa alla fine...
Raccolti attorno ad un fuoco dell’accampamento, a ridosso delle Ande, gli anziani sono soliti
raccontare le gesta, sofferenze e bravate dei loro antenati. Sotto l’azione inebriante di coca, alcol,
mescal ed altre droghe celesti, guardano al nord, adorando la luna. Raccontano, che fu Madre Luna
a condurli per mano, attraverso il lungo cammino fino alla valle radiosa.
235
Sono solo fantasie di
vecchi dementi? Secondo i vecchi sciamani, si tratta di recondite ispirazioni divine, che risvegliate e
liberate dalla droga, ripercorrono le strade dell’inconscio, fino a far affiorare antichi ricordi
assopiti.Quale gioco del fato guidò gli Amerindi nella direzione giusta, quale gli fece scoprire
l’unico facile sbocco? Nonostante l’aiuto della fortuna, biogna riconoscere che l’impresa non era
alla portata di tutti; un impresa alla stregua di pochissimi eletti, tanti ed estremi erano i rischi.
Possiamo immaginare l’emozione, frammista a timore, provata da questi sparuti drappelli stremati,
alla vista del nuovo paesaggio assolato. La prateria verde macchiata di fiori, l’aroma di piante,
bacche ed arbusti; il dolce tepore del sole, lo scrosciare dei ruscelli, il tuonare dei torrenti, il fruscio
della prateria ricca di vita. Forse, all’inizio prevalsero ansia, timore, perfino terrore per l’insolito
ambiente greve ed ignoto, per la sollecitazione violenta dei sensi finora assopiti: gli occhi ancora
accecati dal bianco dei ghiacci, di colpo abbagliati dal turbinio di mille colori; l’olfatto strappato
allo sterile odore del freddo, aggredito da tante fragranze; il palato impreparato ai tanti nuovi sapori;
l’udito prima assopito dai grandi silenzi del nord, ora assordato dal frastuono di una natura che
esplode di vita.
Con l’andare del tempo, l’Amerindio si moltiplicò, si suddivise in tanti ceppi e tribù, si sparpagliò
sull’immenso continente, mentre alcuni gruppi raggiungevano, dopo circa un millennio, la Terra del
Fuoco. Così nascevano, si suppone, le tante civiltà del Nuovo M ondo, come l’Andina, la M aya e l’
Azteca; culture preziose e raffinate, distinte e diverse per lingua e costumi, tutte accomunate da un
ingegno comune, quello dell’uomo moderno. Tutte dipinte d’inganno.
Le prima vestigia di queste culture sono quasi scomparse, consunte dall’usura del tempo e dal
flagello della Conquista. Poco possono testimoniare dei fasti passati.Le sparute testimonianze
rimaste parlano di raffinate culture amanti dell’arte, di popoli adoratori di luna e sole; di povera
gente soggiogata da religione e superstizione; di governi teocratici, autoritari e violenti; di società
ossessionate dal culto della guerra e del sacrificio umano a favore di mostruose divinità. Dal lontano
235
Kauffman Doig F. < Manual de arquelogia peruana > ed. Peisa, Lima ( 1983 );Terenzi C. et al.
< Centro America - Tesori d’arte delle civiltà precolombiane > Fabbri, Milano ( 1992 );
Katz F. < Le civiltà dell’America pr ecolombiana > Mu rsia Milano 1985;Teren zi C. et Al. < I popoli del sole e della
luna > Fabbri, Milano ( 1990 );Alva W. < New tomb of royal splendor > National Geographic ( 1990 ) 177, 2 - 16;
171
passato, emergono testimonianze di popolazioni rassegnate ad un destino senza speranza, sia da vivi
sia da morti, in balia di divinità senza pietà. Erano agricoltori pacifici, gl’Incas, i M aya e gli
Aztechi, eppure glorificavano deità guerriere, eroiche e virili ed adoravano i loro simboli: pugnali,
lance, giavellotti, asce ed altri strumenti letali.
Ci si può chiedere, come sarebbe cambiato il destino delle Americhe, se gli Amerindi non ci fossero
stati, se fossero rimasti confinati nei ghiacci del nord. Come avrebbero reagito i conquistadores
assetati d’oro e di sangue, se una volta sbarcati, avessero trovato solo terre disabitate, senza ingenui
esseri umani, pronti a venir convertiti o sgozzati. Ci si può chiedere, cosa avrebbero fatto i
conquistadores, se non avessero trovato gli ori e gli argenti degli Incas ed i loro immensi tesori. Ci
si può chiedere, come sarebbe progredita o regredita la civiltà occidentale, senza l’apporto prezioso
di piante commestibili e medicinali, quelle degli Incas, M aya ed Aztechi.
É facile immaginare, quante carestie siano state evitate e quante vite risparmiate in Europa, grazie
all’avvento del vero tesoro degli Incas: non quello fatto di solo oro ed argento, bensì di mais,
patate, e mille altri regali del cielo.
***
I popoli andini furono grandi costruttori di vie di comunicazione.
236
Verso la fine dell’impero degli
Incas, una vasta ragnatela di strade congiungeva da nord a sud, da ovest ad est, dai monti
all’oceano, i punti nevralgici dell’immenso paese. Si trattava più che di strade di erti cammini qua e
là lastricati di pietra. Si estendevano a perdita d’occhio sull’arido altopiano, chiamato ancor oggi
puna, nella lingua nativa. Queste strade o sentieri erano fatti a misura, come calibrati per l’uomo.
Non avendo scoperto la ruota, esistevano solo viandanti, accompagnati semmai dai lama, piccole
bestie da soma e loro fedeli compagni. Gente che si spostava continuamente a piedi lunghe per
distanze ed immensi dislivelli. Uomini e donne, procedevano incolonnati e in silenzio, con
l’andatura tipica della gente di montagna: passo lento e lungo, specialmente in salita, respiro
profondo, per risparmiare le forze e sfruttare il poco ossigeno dell’aria rarefatta.
Portavano sulle spalle cumuli voluminosi di mercanzie, protette ed avvolte in grossi teli dai mille
colori, arrotolati come tappeti. Spesso erano donne a portare quest’ingombranti fardelli, che
ondeggiavano elegantemente sulle spalle, legati alle estremità da un nastro di tela, appoggiato alla
fronte e tenuto fermo dal peso e dalla forza del collo, per lo sforzo contratto. In salita, i fardelli
tiravano indietro ed i corpi ansimanti e protesi in avanti, facevan fatica. In discesa,
236
Von Hagen Victor W. < La grande strada del sole > Einaudi, Torino ( 1975 )
172
al contrario, i fardelli premevano sulla nuca, costringendo ad accelerare il passo, a correre al piccolo
trotto. Ancora oggi si osservano simili scene, su alcuni sentieri poco battuti: uomini scalzi, con ai
piedi solo leggeri ciabatte infilate e sulle spalle giganteschi fardelli, che corrono giù per dirupàti
sentieri, saltando di pietra in pietra come camosci. Un piede in fallo significa addio; il burrone ti
attende. El baile de la muerte, la danza della morte, viene tuttora chiamato.
Pedro Cieza De Leòn, si avventurava a piedi su per un cammino tortuoso e solitario, rapito dal
fascino di questa insolita contrada; era l’anno 1548 di nostro Signore. Egli descrisse così la sua
insolita esperienza:
< Perciò gli Incas costruirono la più grandiosa strada del mondo e anche la più lunga, poiché essa
si estende da Cuzco a Quito e un tempo metteva in comunicazione Duzco col Cile, per un tratto di
800 leghe. Credo che, dagli inizi della storia umana, nulla sia mai stato costruito che uguagli la
magnificenza di questa strada, che passa per vallate profonde e montagne altissime, su cime
nevose, cascate d’acqua, attraverso la roccia viva e lungo le sponde di sinuosi torrenti. In tutti i
luoghi citati, la strada è costruita solidamente, ben terrazzata sulle montagne degradanti, nella
roccia viva è tagliata lungo gli argini dei fiumi e sostenuta da pareti protettrici; sulle vette nevose
presenta gradini e sedili per le soste, e lungo tutta la sua estensione è tenuta accuratamente
sgombra e monda da ogni detrito; e, a intervalli regolari, si trovano luoghi di sosta, depositi di
provviste e templi del sole >.
***
Per le popolazione andine, la coca non era un prodotto voluttuario, ma un’importante risorsa per
sopravvivere alle fatiche in alta quota e alla durissima vita del contadino. < Mama Coca> era
talmente preziosa, da divenire oggetto di culto sincero; era strumento di potere per chi ne
controllava produzione e distribuzione, il che significa, per tutta la classe regnante. Mama Coca
veniva venerata da tutti, a partire dal sommo capo, l’Inca, a sacerdoti e sciamani, a scribi, notabili e
nobili, fino ai paesani.
Culto e potere quindi, ancora una volta sapientemente intrecciati nell’umana commedia.
La coltivazione delle piante di coca è delicata e richiede tant’acqua e lavoro, specialmente sugli
scoscesi pendii delle Ande; lo stesso dicasi per la raccolta e la preparazione delle foglie, che
contengono il principio attivo, la cocaina; sostanza non ancora isolata allo stato puro in quei
tempi lontani. Per ottenere il massimo effetto, le foglie venivano masticate lentamente, oppure
estratte con acqua bollente. Qualcuno aveva annusato o fumato le foglie opportunamente essiccate,
ma senza effetti soddisfacenti, dato che la droga, legata chimicamente alle foglie, abbisogna di
173
trattamenti particolari per svolgere la sua attività. Nelle Ande, masticare le foglie é rimasto
l’approccio più popolare, ma anche in questo caso, per ottenere il massimo effetto si osservava un
preciso rituale valido tuttora: da una borsetta chiamata chusca, si preleva un pizzico di foglie, si
liberano dalle nervature principali, si masticano lentamente sino a formare un bolo che viene posto
in un lato della bocca. Da un piccolo contenitore di legno chiamato poporo si estrae con una
bacchetta di legno una piccola quantità di llipta o llucta, una particolare miscela alcalina, costituita
da cenere vegetale e calce e con essa si umetta il bolo. In tal modo, la cocaina imprigionata nelle
foglie si libera e viene assorbita più facilmente dalla mucosa orale. M olto diffusa é rimasta tuttora
la preparazione d’infusi di coca, ottenuti versando acqua bollente sulle foglie e lasciando tirare per
alcuni minuti. Si forma una gradevole bevanda, soprannominata maté de coca, molto popolare in
Perù ed altri paesi sudamericani, nei quali ne é consentita la libera vendita. Il maté de coca contiene
quantità di cocaina talmente basse, da non rappresentare rischi concreti di assuefazione od altri
effetti dannosi; per questo motivo il suo uso é esente da restrizioni nei paesi sudamericani ed é
paragonbile all’abitudine occidentale di té e caffé.
L’uso della coca presso gl’Incas e le altre popolazioni andine non era libero, come molti hanno, a
torto, asserito. Era sottoposto alle ferree regole di un sistema teocratico, le stesse che regolavano,
giorno per giorno ed ora per ora, la vita del singolo. Ogni lavoratore adulto aveva diritto di
consumare da uno a due pugni di foglie al giorno ed il consumo era proporzionato al lavoro svolto
ed alla fatica sopportata. La presa di coca ( cocada ) veniva usata come unità di tempo e di lavoro:
una cocada corrispondeva al percorso fatto tra una presa e l’altra da un portatore con un carico
standard di 40 kg circa; ovvero a 3 km in pianura e 2 km in salita. Uno sforzo da non sottovalutare
considerando la piccola
statura ed il peso leggero dei portatori. Cocada era anche il tempo
necessario per percorrere questo spazio, pari a circa 40 minuti. L’intera vita di queste popolazioni
era condizionata dall’uso di coca, senza che tale abitudine portasse ad eccessi ed abuso o a
problematiche di carattere sociale e morale.
Una società felicemente assuefatta e appagata, astutamente soggiogata e sfruttata.
Poco o nulla sappiamo degli eventuali effetti nocivi sistemici dovuti alla masticazione delle foglie
di coca, protratta nel tempo; in particolare nulla é noto su eventuali azioni tossiche a livello del
sistema cardiocircolatorio o nervoso, delle facoltà cognitive, della capacità di giudizio, memoria,
comportamento ed aspettativa di vita. Ancora meno sappiamo delle eventuali conseguenze di questo
vizio degli avi sulle attuali generazioni andine. Non sappiamo se l’assunzione di cocaina per via
orale e a basse dosi, ma per una vita intera, abbia causato nei soggetti danni permanenti del sistema
nervoso, trasmissibili geneticamente. E’ molto vasta per contro, la letteratura moderna, che attesta
le terribili conseguenze per il feto, a seguito di assunzione di cocaina pura e ad alti dosaggi, da parte
174
di madri gestanti. Questo fatto conferma che esiste una relazione tra natura ed entità del danno
causato e quantità di droga assunta nell’unità di tempo.
Negli ultimi 50 anni, a seguito dei conflitti in Corea e Vietnam, il numero di coloro che assumono
cocaina nel mondo è salito alle stelle. Si sono anche modificate le modalità di impiego, con una
crescente tendenza al raggiungimento di un rapido sballo, all’uso massiccio di prodotti più attivi,
aggressivi e debilitanti, alla moda di fumare la coca, una micidiale mistura di cocaina base,
chiamata crack. L’assunzione di coca è divenuta un impiego puramente voluttuario, che con
l’attuale trend dei consumi, rappresenta un rischio rilevante per il singolo individuo, la comunità e
la salute.La diabolica scoperta che, fumando il crack, si potenzia in maniera drammatica l’effetto
della coca normalmente annusata, richiama alla mente quanto successe con l’oppio, quando passò
dall’India, dove veniva mangiato in dosi modiche e poco dannose, alla Cina dove, entrato nelle
fumerie, avviò una delle tragedie umane più funeste dell’era moderna.
237
< Ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >.
237
Entità e natura dei danni neuronali sono correlate ai livelli ematici cerebrali di cocaina, eroina, morfina, ecc.
Fumando queste droghe, si ottengono rapidamente concentrazioni cerebrali molto più elevate, che tramite altre vie di
somministrazione, dalle quali derivano attività e danni di gran lunga maggiori.
175
XVIII
< PIU DELL’UOMO, NULLA,VEDI E’ TREMENDO >
Immaginiamo di fare un sogno nel lontano passato, in una splendida e calda serata d’estate. Ci
risvegliamo, come d’incanto, ad Atene, nel secolo d’oro di Pericle, attorno al 460 a.C. Il sole,
calato da poco, aveva lasciato spazio al freddo chiarore di una luna tutta d’argento.Le pietre
esalavano la calura del giorno assolato e la città tutta bianca e lucente si apprestava al risveglio
notturno. Ci ritrovammo nel vecchio teatro, allungati di fronte al palcoscenico sulle gradinate di
pietra; le membra, stanche e intorpidite dopo la lunga giornata, assorbivano il dolce tepor della
pietra. Non era solo puro calore, quello che donava la pietra: assieme a quella del sole, era l’energia
del cosmo, che imprigionata di giorno, si liberava al calar della notte. Assorbendola fino
nell’intimo, le membra si rilassavano, una pace dolce e completa si impossessava di noi, come in un
sonno profondo.
I raggi della luna creavano ombre e riflessi spettrali sulle tuniche bianche, assiepate, sedute o
sdraiate sugli ampi gradini. In alto, al di sopra della collina, il Partenone rifletteva nel cielo tinto di
blu il biancore della luna leggermente sfumato di rosa. Era come se trasudasse dalle sue pietre il
sangue del sole. In alto, più a destra, le dolci colline ed i boschi decantati da Pindaro, inviavano
tenui bagliori d’argento.
A teatro, gli spettatori assistevano rapiti. Solo la voce degli attori rompeva il silenzio, mentre
declamavano rime sublimi. Durante le pause, un brusio di voci lontane filtrava, tra gli spessi filari di
cedri e di pini, abilmente disposti a semicerchio attorno al teatro. Un leggero scalpiccio tradiva
remoti viandanti, clienti, in corsa attardata verso il riposo. Ancora più raro, seppure più intenso, il
nitrito di un cavallo ribelle, gli schricchiolii del carro condotto da un cocchiere inebriato, l’ansimare
di cavalli spossati, il gemito roco di ruote e mozzi stremati. Con l’avanzar della sera, un alito fresco
di vento calava dalle colline; portava con se profumi ed odori diversi, mescolati con divina armonia.
Fragranza di glicine e gelsomino, di rosa e ginestra si sovrapponeva a quella del mirto e della
macchia lussureggiante. La brezza del mare arrivava dal Pireo e soffiava impetuosa, si apriva la
strada frusciando tra i rami, strisciando sul verde di
bosco e campagna e a tutti ghermiva
furtivamente qualcosa, qualche aroma nascosto, che portava con se. Arrivando ai vecchi quartieri e
176
lambendo tetti e selciati, raccoglieva l’odore accogliente di legna bruciata, che é profumo di vita.
Si sovrapponevano altre divine fragranze, filtrando attraverso eucalipti e agrumeti, pini e ginepri.La
magica miscela invadeva, pervadeva, impregnava tutto il teatro; attori e spettatori erano in estasi,
come inebriati.Il monotono sfrigolio di grilli e cicale ed il confuso brusio della città completavano
l’incanto. Sul palcoscenico, dopo un attimo di pausa e raccoglimento, il coro attaccò con i versi
dell’Antigone, una delle più belle liriche greche:
< Molte ha la vita forze,
tremende; eppure più dell’uomo nulla,
vedi, è tremendo.
Va sul mare canuto
nell’umido aspro vento,
solcando turgidezze che s’affondano
in gorghi sonori.
E la suprema fra gli dei, la Terra,
d’anno in anno affatica egli d’aratri
sovvertitori e di cavalli preme
tutta sommovendola.
E la famiglia lieve
degli uccelli sereni insidia, insegue
come le stirpi
ferine, come il popolo
subacqueo del mare,
scaltro, spiegando le sue reti, l’uomo:
e vince, con frodi,
vaghe pei monti le fiere del bosco:
stringe nel giogo, folta criniera,
la nuca del cavallo e il toro piega
montano, infaticabile.
Diede a sé la parola,
il pensiero ch’è come il vento, il vivere
177
civile, e i modi
d’evitare gli assalti
dei cieli aperti e l’umide tempeste
nell’inospite gelo, a tutto armato
l’uomo: che nulla inerme
attende dal futuro. Ade soltanto
non saprà mai fuggire,
se pur medita sempre
nuovi rifugi a non domati mali.
Con ingegno che supera
sempre l’immaginabile, ad ogni arte
vigile, industre,
egli si volge al male
ora, ora al bene. Se le leggi osserva
della sua terra e la fede giurata
agli dei di sua gente,
sé con la patria esalta; un senza-patria
è chi s’accosta, per sua folle audacia,
al male >
In pochi versi concisi, Sofocle stigmatizza la prevaricazione dell’uomo sulla terra, che < affatica
egli d’aratri sovvertitori ... sommovendola >; sul regno animale dagli uccelli, alle fiere, ai pesci che
egli cattura e soggioga < scaltro ... e vince con frodi >, a tutti gli altri animali, dal toro al cavallo,
che egli addomestica
< infaticabile >.
Il poeta continua, decantando il predominio sulla natura animata ed inanimata, da parte dell’uomo,
che è il più grande artefice, rotto a tutte le evenienze, mai disarmato tranne che di fronte alla morte:
< Ade soltanto non saprà mai fuggire >. Seppure il desiderio dell’immortalità, della vittoria della
vita sulla morte già chiaramente traspaia: < se pur medita sempre nuovi rifugi a non domati mali >.
Tra le forze indomabili della natura, l’uomo é la più < tremenda > grazie ad intelligenza,
infaticabilità ed astuzia, che lo pongono al livello più alto tra le creature viventi.
Nei versi, si recita un inno alla tecnica, alla nascita dell’ < Uomo faber > parte motrice dell’Homo
sapiens. Colui che è riuscito ad andare < sul mare canuto nell’umido aspro vento >, che ha creato
178
rifugi, case, città < ed i modi d’evitare gli assalti dei cieli aperti e l’umide tempeste nell’inospite
gelo > che < diede a se la parola il pensiero ... il vivere civile >.
Prevaricazione della terra < suprema fra gli dei >, ma anche armonia con essa una volta soggiogata,
plasmata ai propri desideri, ai propri bisogni < con ingegno >che< supera sempre
l’immaginabile>. Armonia con la < suprema fra gli dei > suprema e perciò immortale fonte di vita,
di cibo, di opulenza in un ciclo indistruttibile di rinnovamento perenne: perfino le famose miniere
d’argento del Laurio erano inesauribili, rigenerandosi di notte e garantendo ad Atene un predominio
economico eterno.
Pochi spiriti eletti avevano già intuito in passato, che l’indistruttibilità della natura non era che un
mito.Un giorno, sarebbero spariti fiumi e foreste; si sarebbero essiccati torrenti, fiumi e sorgenti e la
fauna selvatica sarebbe scomparsa, eliminata o fiaccata dall’uomo e dalla natura profondamente
mutata. Le viscere della terra sarebbero state messe a nudo, creando solo deserto. Pochi illuminati,
come Plinio, gridarono al pericolo e misero in guardia, ma come prevedere dove sarebbe approdato
il Prometeo scatenato? Tante previsioni e tante Cassandre, in un mondo sordo e accecato, in corsa
affannata verso un benessere fatuo.
Un mondo cullato nell’ illusione, che la terra mai si sarebbe lasciata fiaccare, il mare esaurire né la
natura contaminare..
< Ad ogni arte, vigile, industre, egli si volge al male ora, ora al bene >; una profonda
preoccupazione morale, premonitrice di grandi conquiste, ma anche di grandi rischi futuri. Dalla
spada all’aratro: in quale misura prevarrà l’Homo faber sul sapiens, l’ ambizione sulla coscienza?
Sofocle non si pose ancora questi quesiti, seppure inquietudine traspaia dai suoi versi: nel volgere
dei secoli, la natura sarebbe stata costretta ad ammettere e accettare la propria vulnerabilità e
l’Homo faber a confessare la sua sfrenata ambizione:
< medita sempre nuovi rifugi a non domati mali >.
L’Homo faber, < ad ogni arte vigile, industre >, scopre, oggi, di poter scatenare un nuovo e
moderno Prometeo su se stesso e su tutti i viventi, diventando artefice di nuove forme di vita.
L’ingegneria genetica é stata scoperta. Il sogno di Faust, l’eterna giovinezza non è più mito o
chimera. La morte non é più una necessità ineluttabile, bensì una disfunzione organica differibile.
Basterà modificare quei processi biochimici, che spingono le cellule ad invecchiare e morire.
Sembra semplice, come in un gioco, eppure: < Ade soltanto non saprà mai fuggire >.
Non potendo eliminare la morte, stiamo prolungando la vita e realizzando una grande chimera: un
mondo di anziani, di anziani sempre più vecchi, un sovvertimento della biologia ispirata al ricambio
generazionale, un mondo dove la sfida alla morte non sarà più la procreazione.Un mondo dove
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l’uomo si accinge, a prendere in mano il controllo genetico di tutti i viventi; un mondo dove potrà
controllare ogni evoluzione, secondo i propri disegni ed essere artefice di nuove creature.
Alcuni anni fa, fece scalpore l’ oncotopo, un topo geneticamente alterato e brevettato, per agevolare
le ricerche sul cancro. Allora si disse, che era stata brevettata la vita.Oltre agli animali trans genici
per la ricerca biomedica, anche i primi preziosi animali addomesticati dall’uomo neolitico, come
ovini, suini e bovini, sono nel mirino della ricerca. Questi animali modificati geneticamente hanno
già conquistato la nostra mensa; si pone il problema se prima o poi sorgeranno rischi reali per la
salute, o se l’uomo riuscirà ad adattarsi. Cose analoghe accadono nel mondo delle piante: patate
umanizzate per produrre albumina umanizzata, tabacco per fabbricare proteine virali e realizzare
ambiti vaccini; pomodori a lunga conservazione; riso, mais e altri cereali resistenti all’ aggressione
degli insetti, o in grado di crescere in terreni aridi e con acqua salata, o di produrre più raccolti in un
anno di ora; cereali e frutti arricchiti di vitamine, antiossidanti ed altri principi vitali.
< A tutto armato l’uomo: che nulla inerme attende dal futuro >. L’ingegneria genetica applicata al
mondo animale, vegetale ed all’uomo stesso, preannuncia il trionfo dell’Homo faber, l’estrema
prevaricazione della tecnica sulla natura.
Traguardi insperati sono stati raggiunti in dieci millenni di storia, mentre insostenibili responsabilità
d’ordine etico sono emerse lungo la strada, imponendo una rivalutazione profonda dei nostri
rapporti con la natura e i nostri simili. M ilioni di anni sono trascorsi dai primi barlumi di vita sul
nostro pianeta. Passato e presente indicano come il mondo non sia che un impasto di sangue e di
argilla, un mattatoio di animali ed esseri umani, un mondo nato per crear sofferenza e campare di
morte.238 < Egli si volge al male ,ora al bene >,declamava Sofocle.
Quale sarà il prossimo inganno?
< Ecco, perché si son rotte le corde dell’arpa >.
238
Cfr.Claudio Magris, loc.cit.
180
XIX
L’INGANNO CONTINUA
La tecnica minaccia di diventare il tiranno
della società umana... un’attività che per sua essenza
dovrebbe essere “mezzo” in vista di uno scopo è diventata
fine a se stessa.
K. Lorenz
Con il travagliato sbocco delle città mediorientali al mediterraneo, ebbe inizio una profonda
rivoluzione culturale, successivamente denominata civiltà mediterranea. Sviluppata e perfezionata
dai Greci in tutti i rami dello scibile, essa venne raccolta da Roma, che divenne il crogiuolo di
questo processo, trasferendo, agli eredi diretti e indiretti, oltre ai tanti aspetti positivi anche molti
degli aspetti negativi della propria cultura.239
Caduto il mito retorico delle eccelse virtù degli antichi romani, tanto amplificato da tutte le caste
dominanti, resta un quadro realistico e squallido di una società edonistica, dominata ed oppressa da
una oligarchia di potentati, dediti a mantenere il potere e a curare solo i propri interessi. Una società
pervasa da una profonda corruzione dei valori morali, nella vita pubblica e privata,
nell’amministrazione di stato e giustizia. Una società, nella quale il mito dell’inganno diventa
raffinata tecnica di mistificazione, volta al profitto del singolo e di tutto il sistema.
Scorrendo i vecchi testi originali, le liriche, le commedie di Plauto, la tragedie, le tante orazioni di
vecchi censori, da Catone a Cicerone ed altri, le arringhe di accusatori e difensori, tenute al Foro per
interminabili litigi, i tanti editti consolari e imperiali, riemerge lo squallido quadro di una società
litigiosa e prevaricatrice.
Nei tanti Atti giunti fino a noi, sono citate e catalogate innumerevoli accuse e cause per corruzione,
falso e concussione, peculato e manomissione, adulterazione di bevande ed alimenti, adulterazione
239
Giovanni Reale “ Saggezza antica - terapia per i mali dell’uomo di oggi” Raffaello Cortina, Milano ( 1995 );
181
di mercanzie importate, trasformate, distribuite e vendute nel gigantesco emporio della Roma
imperiale.Un’analisi critica della società di quei tempi, aiuta a mettere a nudo e comprendere gli
aspetti negativi della storia romana imperiale; le innumerevoli falsificazioni, le crudeltà, i massacri,
gli atti di slealtà compiuti ai danni di popoli nemici o alleati, le malversazioni, i soprusi, le
estorsioni e le rapine di cui furono spesso vittime i sudditi di Repubblica e Impero
240
e dai quali
derivano, verosimilmente, tanti aspetti negativi della vita di oggi.
Una diffusione così ampia e capillare della cultura romana fu possibile, grazie a quel mirabile
strumento di informazione e comunicazione che fu la lingua latina. Gl’idiomi scritti e parlati sono
un valido metro per la valutazione della cultura, della capacità di espressione e di apprendimento e
del livello di socializzazione di tutte le genti e a questo riguardo, il latino svolse un ruolo
fondamentale.
Un linguaggio raffinato e logicamente strutturato, accomunò i vari ceppi dell’impero integrandoli in
un unica cultura.Questa spiccò per un crescente predominio della ragione sulla sfera affettiva, per
un’invadente supremazia dell’oggettivo sul soggettivo, e di conseguenza per una progressiva
trascuratezza della dimensione affettiva ed individuale della conoscenza. In questo modo, vennero
anche gettate le fondamenta, sulle quali sarebbe stato costruito, successivamente, il grattacielo di
tecnica e scienza moderna.
Durante questo processo, si radicò sempre di più l’idea che il vero non è quello che noi possiamo
intuire, i nostri occhi vedere od i nostri sensi percepire, bensì solo ciò che è verificabile
matematicamente e dimostrabile sperimentalmente o come affermava Lorenz:241
< la convinzione che sia reale soltanto ciò che può essere espresso con la terminologia delle
scienze esatte della natura e dimostrato in base a procedimenti quantitativi. Insomma: il calcolo e
la misura sarebbero gli unici metodi scientificamente legittimi per acquisire conoscenze sulla
realtà >.
Portando agli estremi le tendenze matematizzanti dei Pitagorici e quelle riduzioniste degli Atomisti,
fu costruito il castello dell’indagine scientifica e della sua metodica, sfociato alla fine nel dogma di
un progresso tecnologico ininterrotto ed inarrestabile e di uno sviluppo sostenibile. Un viraggio
sostanziale nell’arco dei secoli, paragonando l’approccio intuitivo degli antichi greci, motivato dalla
meraviglia, con quello degli scienziati moderni guidati da metodo sperimentale e logica pura.
Contro gli eccessi del positivismo del novecento, insorse Popper, il quale spezzò una lancia a favore
di un rinato approccio metafisico nella pratica scientifica:
240
241
J.Carcopine loc.cit.; Perelli Luciano < La corruzione politica nell’antica Roma > Rizzoli, Milano ( 1994 ).
K.Lorenz < Il declino dell’uomo > Mondadori (1984)
182
<... l’atomismo è un eccellente esempio di una teoria metafisica non controllabile la cui influenza
sulla scienza è stata superiore a quella di molte teorie scientifiche controllabili >.
Descartes, Hobbes e Boyle vedevano il mondo come un gigantesco meccanismo ad orologeria,
interpretando il mondo fisico in termini di materia estesa in moto, mentre Faraday, M axwell,
Einstein, De Broglie e Schrödinger concepivano il mondo in termini di campi continui.
242
In
biologia, la teoria dell’evoluzione, la teoria della cellula e la teoria delle infezioni batteriche hanno
svolto simili ruoli, per lo meno in un certo periodo.
243
Anche in psicologia, il sensazionalismo e la
psicoanalisi potrebbero essere citati come programmi di ricerca metafisica, mentre sempre secondo
244
Popper,
il vecchio ideale scientifico della conoscenza assolutamente certa e dimostrabile si è
mostrato un idolo, oramai superato:
<... I soli mezzi a nostra disposizione per interpretare la natura sono le idee ardite, le anticipazioni
ingiustificate e le speculazioni infondate: sono il solo organo, i soli strumenti, di cui disponiamo. E
per guadagnare il nostro premio dobbiamo azzardarci a usarli [...]anche il controllo sperimentale
delle nostre idee; l’esperimento è azione pianificata, ciascun passo della quale è guidato dalla
teoria >.
Secondo Bacone, per il quale conoscere è potere, l’uomo, sfruttando le nuove conoscenze
tecnologiche, sarebbe stato in grado di trasformare l’ambiente in un paradiso terrestre, dove ogni
realizzazione avrebbe rappresentato un obiettivo di alto valore morale. Spingendo all’estremo
questo pensiero, il potere si trasforma in dovere, la possibilità teorica si trasforma in imperativo
categorico e l’uomo diviene schiavo del proprio sistema.
Non siamo molto lontani da questo obbiettivo, se consideriamo che oggi la maggior parte della
gente, è persuasa che la civiltà tecnologica porterà prima o poi ad un miglioramento della qualità e
del valore intrinseco della vita stessa.Quest’interpretazione tecnomorfa dei valori della vita, già
abbozzati da Bacone, raggiunsero il loro apice nell’euforia di Cartesio e M arx, secondo i quali la
signoria sulla tecnica avrebbe assicurato la signoria sulla natura, fino all’estremo traguardo
dell’Homo faber, artefice di se stesso.
Questa visione del mondo impera tuttora. Quella che era una pura visione o intuizione diviene fede
per molti; fede sentita, fede sofferta, fede creduta, fede venerata secondo i livelli di religiosità di
una umanità stregata.Per questi veneratori della tecnica, la felicità è soddisfazione completa dei
242
Weinberg S. < Il sogno dell’unità dell’universo > Mondadori, Milano ( 1993 );Weinberg S. < I primi tre minuti.
L’affascinante storia dell’origine dell’universo > Mondadori, Milano ( 1977 );
243
Thomas Lewis < The lives of a cell > Viking Press, New Yo rk ( 1975 );Thomas Lewis < The Youngest scien ce>
Viking Press, New York ( 1983 );
244
Popper K.R. < Logica della scoperta scientifica > Einaudi, Torino ( 1970 )
183
bisogni e desideri materiali e la equazione ideale è felicità = benessere materiale. La tecnica
fornisce una quantità e varietà di materiali mai sognati dall’uomo, non dico quello primitivo, ma
nemmeno quello moderno. Da questa inesauribile disponibilità, nasce il mito del consumismo, che
porterà ad una perversa inversione di rapporti: invece di finalizzare il prodotto al consumatore si
tenderà a finalizzare il consumatore al prodotto.
Verrà consumato così un nuovo gigantesco inganno ai danni dell’uomo, la trasformazione dello
schiavizzatore in schiavo, la messa ai ferri del consumatore.
Giornalmente noi tocchiamo con mano i frutti prodigiosi della tecnica moderna, li ritroviamo nella
vita quotidiana, ad ogni piè sospinto. Sono espressioni tangibili ed innegabili dell’ingegno: la
trasmissione a distanza di suoni, immagini e del pensiero con la radio, il telefono, la televisione, il
personal computer; la memorizzazione della conoscenza e la sua disseminazione con gli strumenti
informatici, senza limitazioni di tempo e spazio; il trasporto della materia, dai corpi alle merci, con
le auto, le navi, gli aerei su per la terra ed i monti, i mari ed i cieli ed oggi addirittura nel cosmo; il
trasporto dell’energia elettrica a distanza fin nelle case, la sua creazione ed utilizzazione ai fini più
svariati; la produzione di strumenti di vita e di morte; i progressi della medicina, dell’ingegneria, di
tutte le scienze, la costruzione di dighe. ponti, trafori, città smisurate; ecc.
I frutti della tecnica restano e sono qui, alla portata di tutti. Le teorie alla loro radice invece, mutano,
vengono rinnegate, distrutte, sostituite, scompaiono. A volte in fretta nel giro di anni, a volte
lentamente nel volgere di secoli. 245
La nostra visione del mondo è mutevole, come quella di un caleidoscopio infantile, un girotondo
senza fine, fatto d’ingannevoli forme. Tolomeo ci aveva regalato la visione di un mondo tranquillo,
di una terra ferma al centro del nostro piccolo universo, venerata dal sole e dagli altri pianeti.
Copernico ribaltava questa visione idilliaca e la terra veniva di colpo costretta a correre a perdifiato
attorno al sole e con esso per l’universo. Oggi, come racconta brillantemente M orin,
246
abbiamo
fatto un altro passo nel vuoto di un cosmo impazzito:
<... L’universo è a pezzi, un universo la cui espansione è il frutto di una catastrofe primigenia e che
tende a una dispersione infinita.La grandiosa programmazione del grande balletto stellare si è
trasformata in un fuggi fuggi generale. Al di là dell’ordine provvisorio della nostra piccola
periferia galattica, che avevamo preso per l’ordine universale ed eterno, si producono diversi fatti
inauditi, che cominciano a presentarsi sulle nostre telescriventi: folgoranti esplosioni stellari,
collisioni d’astri, scontri di galassie. Scopriamo che la stella, lungi dall’essere la sfera perfetta che
245
246
Ottone P. < Il tramonto della nostra civiltà > Mondadori, Milano ( 1994 )
Morin E. < Ordine, disordine, organizzazione > Feltrinelli, Milano ( 1993 )
184
emette i segnali in cielo, è una bomba a idrogeno al rallentatore, un motore in fiamme; nata con la
catastrofe, essa presto o tardi scoppierà catastroficamente. Il cosmo brucia, si rivolge, si
decompone. Nascono galassie, altre galassie muoiono. Non possediamo più un universo
ragionevole, ordinato, adulto, ma qualcosa che sembra essere ancora negli spasimi della Genesi e
già nelle convulsioni dell’agonia ... Il disordine si impossessa così del trono che occupava l’ordine
>.
247
M a già c’è chi afferma, dimostra, persuade, che il Big Bang non c’è mai stato,
che l’universo si
espande, no si contrae, che non esiste un solo Universo, ma una miriade di Universi congiunti, come
vasi comunicanti attraverso i buchi neri, disseminati qua e là per le galassie....
E l’inganno continua. 248
<Ecco perché, si son rotte le corde dell’arpa >.
247
Lerner E.J. < Il big bang non c’è mai stato > Dedalo, Bari ( 1994 )
248
Canfora L. < Anche i falsi fanno la storia > Corriere della Sera ( 1996 ) anno 121, nr. 99, 27;
P.Va. < Trecento anni di storia vennero inventati, Carlo Magno incluso > Corriere della Sera (1995) anno 120, nr. 98;
185
XX
DALLE S TELLE AL PENS IERO
< Più si scartabella nell’enciclopedia della vita, intitolata genoma, più ci si addentra nei meandri
delle scienze sperimentali e nei vari capitoli d’astro-chimica e fisica, più ci si addentra negli spazi
e nei tempi infiniti, più si considerano le nuove visioni di biologia molecolare, biochimica e
chimica, più ci s’immerge nella scienza del piccolo e piccolissimo, nell’astro-chimica e fisica,
sempre di più ci accorgiamo, che solo spazzando via dogmi e pregiudizi, si riesce a vedere un
barlume di luce e a riscoprire che la vita altro non é che il risultato di un gioco del caso, di una
danza vorticosa di particelle impazzite, sapientemente imbrigliate a colpi di frusta dalla nuova
eminenza, ora chiamata emergenza >
249, 250
***
La natura ci ha fatto il dono della curiosità. Sospinti da questa, i nostri antenati osservavano con
stupore la natura e così scoprirono i collegamenti tra vari fenomeni.
Il firmamento brulicante di stelle e l’astro d’argento, nelle limpide notti, attirarono l’attenzione.
Combinando osservazione e meditazione, adorazione e ragionamento, l’uomo riuscì a mettere in
relazione alcuni aspetti del clima, come precipitazioni e temperatura ed a collegare le fluttuazioni
delle maree, con le fasi lunari e col movimento delle costellazioni. Su basi del tutto empiriche,
nacquero così astrologia ed astronomia, le prime e più antiche invenzioni dell’uomo. Nonostante la
mancanza di strumentazione adeguata e le modeste conoscenze, l’astronomia raggiunse livelli
ammirevoli, presso culture geograficamente distanti; tra queste eccelsero i Sumeri, gli AssiroBabilonesi, gli Egizi, i Greci, i M aya, gli Aztechi, gli Incas, i Cinesi, gli Indiani e gli Arabi.
249
250
Testo estratto e riassunto da: Jacques Monod < Il caso e la necessità >, Mondadori 1970
François Jacob < La logica del vivente >, Einaudi 1971
186
Successivamente, dall’astronomia si sviluppò la cosmologia, che si pose problemi di più ampio
respiro su struttura e futuro dell’universo.Superato l’approccio speculativo, la cosmologia si è
evoluta, poco alla volta, in scienza empirica, sfruttando le innovazioni tecnologiche dei mezzi
d’osservazione, come i telescopi ad ampio spettro, la radioastronomia e la spettroscopia. 251
***
Le domande sulle origini della vita, dell’uomo, della terra e dell’universo sono presenti presso le
antiche culture e molte furono le soluzioni proposte, estendendosi a concetti più astratti come
spazio, tempo, bene e male.
Teorie, ipotesi, e credenze si sono rincorse, fino a culminare in due grandi visioni, che fanno capo a
Creazionismo e Darwinismo, mentre il bisogno ricorrente di porsi e riporsi quest’eterna domanda,
svela paura repressa e desiderio di protezione. Sentirsi vicino un Ente supremo, un Padre, è
rassicurante, specie quando si è impegnati nella lotta per la sopravvivenza, che é una lotta senza
quartieri.
Il Creatore è stato, spesso, raffigurato con sembianze umane, come un Essere Supremo capace di
donare vita e forma a tutte le cose. L’atto della Creazione è stato dipinto e descritto nelle maniere
più varie: a volte ha preso inizio da un uovo, a volte da un fiore o dalle onde spumeggianti del mare;
a volte in alto nel cielo, sulle ali possenti di un’ aquila oppure accompagnato da un tuono, da un
rombo, da un fragoroso rullar di tamburi; altre volte accompagnato da musica dolce e suadente o da
una luce accecante.
Queste raffigurazioni ricompaiono nella scienza moderna, spacciate alla stregua di simboli nuovi. Il
vecchio tuono della Creazione, il germanico Urknall di Kant, é stato ribattezzato in inglese Big
Bang, mentre la musica del sole richiama alla mente le antiche armonie di Pitagora, scaturenti dal
profondo del cosmo.
Il successo della teoria evoluzionistica è dovuto alla combinazione di fattori scientifici e sociologici,
radicati nell’empirismo dell’era moderna. Dati di fatto obiettivi, rilevazioni sperimentali, alcuni
sviluppi di biochimica e genetica ed un meccanismo di trasmissione dell’ereditarietà, comune a tutti
i viventi (DNA, RNA), hanno reso più credibili i vecchi presupposti di Darwin (1859), mentre la
possibilità di spiegare razionalmente nascita e sviluppo della vita, trovò terreno fertile nelle società
borghesi ed in quelle marxiste del secolo scorso.
251
Giulio Giorello <Se il Big Bang fosse una favola > in Corriere della Sera 25.08.2001,pag.30.
187
***
Angosciato dai mille pericoli di un ambiente ostile, l’uomo ha cercato protezione e sicurezza, fino a
disegnarsi un modello d’universo fatto a propria misura.Da Tolomeo ed altri filosofi, avevamo
ereditato un quadro rassicurante dell’universo, con una terra ferma e tranquilla al centro del mondo,
accarezzata dal sole, sorvegliata e quasi protetta dagli altri pianeti; il destino dell’uomo affidato ad
una Provvidenza clemente, nell’attesa dell’estremo giudizio.
Copernico, Galileo e Newton ci hanno strappati a questo sogno idilliaco, durato millenni. Di colpo,
ci siamo ritrovati su una terra piroettante attorno al sole e con esso in fuga per l’universo, in balia di
buchi neri, raggi cosmici, asteroidi e comete. Oggi pensiamo, che l’universo sia frutto improvviso di
una catastrofe immane, chiamata Big Bang, che tenda alla massima dispersione e ad un livellamento
termico, foriero di congelamento totale. Di là dalla nostra galassia, che noi avevamo scambiato per
espressione di un immutevole ordine eterno, si susseguono drammi apocalittici: collisioni d’astri e
comete, esplosioni, nascita e morte di stelle e pianeti, scontri tra gigantesche galassie. Il sole e le
stelle, la cui luce amica guidò per secoli naviganti e mercanti, non sono che bombe all’idrogeno,
alimentate da reazioni nucleari e predestinate a spegnersi tutte. L’inconscia paura del giudizio
universale ha ceduto il passo, alla razionale certezza di un’inevitabile fine.
L’universo, una volta tutt’ordine e pace, é ora in preda a manifestazioni nucleari, che non
promettono nulla di buono, solo catastrofi immani. L’azzurro del cielo, sede dell’Olimpo e dei
nostri ideali, è teatro di novae e supernovae minacciose, di radiazioni letali, di venti stellari, di
bombardamenti incessanti da parte di raggi e particelle mortali.
Dagli spazi interstellari, attraverso dense nubi di gas e polvere cosmica, giungono lampi di luce. In
queste nubi, che prima o poi collasseranno dando origine a nuove stelle e pianeti, si formarono e si
formano tuttora, composti organici semplici e complessi. Sono i mattoni della materia, dai quali
emersero successivamente carboidrati e proteine e da questi cellule ed organismi viventi.
L’uomo é stato creato a sembianza di Dio nell’ambito di un grande progetto celeste, ci era stato
insegnato. Ora scopriamo d’essere, invece, frutto del caso. Alcuni milioni d’anni fa un meteorite
gigante sarebbe caduto sulla terra, offuscando il sole e provocando buio e gelo mortale, oppure una
supernova potrebbe essere esplosa, troppo vicino, inondando la terra di radiazioni letali. L’uno o
l’altro dei due cataclismi avrebbe condannato a morte dinosauri e gran parte delle specie viventi,
favorendo la formazione di una nicchia più adatta ai mammiferi. Solo a seguito di queste catastrofi,
sarebbero nati i primati, gli ominidi e l’Homo sapiens, un poco più tardi.
***
188
La migrazione degli animali e la diffusione dei vegetali dimostrano la tendenza all’espansione della
materia vivente. Un irresistibile stimolo a superare ogni frontiera, che caratterizza ogni forma di
vita. E’ evidente, che tale forma di globalizzazione non é una caratteristica limitata agli umani, ma
frutto di una legge più generale, a sostegno della quale, si potrebbe citare l’arrivo, dal cosmo, di
forme di vita primordiali, trasportate a cavallo di asteroidi, meteoriti e comete.
Lo stimolo alla globalizzazione non ha risparmiato nessuno, tanto meno il mondo vegetale od i
microrganismi, dai virus ai batteri, dai funghi ai protozoi. La diffusione è avvenuta tramite
appropriati vettori biologici od atmosferici: polline e semi trasportati da vento ed insetti, germi
intrappolati in evanescenti nebbioline (aerosol) od in balia dei venti, attaccati a polveri e sabbia.
La globalizzazione ha quindi superato gli argini della vita puramente materiale, dilagando dalla
sfera biologica a quella culturale, fino ad impadronirsi della stessa evoluzione. L’Homo sapiens è
stato lo strumento principale di questo fenomeno, attraverso i suoi frequenti spostamenti, il
commercio, le migrazioni, la diffusione di conoscenze e culture e quindi grazie a tecnica e scienza.
L’adozione d’idiomi stranieri scritti e parlati, ha facilitato la comprensione reciproca e
l’interscambio culturale, ma ha anche condotto alla sovrapposizione e sostituzione dei ceppi
linguistici dominanti, come il greco, il latino, l’inglese, il mandarino e l’indostano. Sia durante
l’evoluzione biologica sia durante quella culturale, si riscontrano stimoli di senso contrario, con
formazione di nicchie, isolate dal trend evolutivo e dall’ambiente. Nelle nicchie biologiche, vita e
sviluppo procedono lentamente e con scarse possibilità di scambio col mondo circostante (p.e. isole
Galapagos). Analogamente vi sono nicchie culturali, nelle quali singole etnie vivono una vita quasi
preistorica (p.e. Aborigeni Australiani, Indio Amazzonico, ecc.).
La collisione imprevista e improvvisa tra nicchie biologiche e mondo moderno può rivelarsi
pericolosa, creando problemi igienici e sanitari imprevisti (EBOLA, HIV, AIDS, ecc.) oppure
problemi politici e sociali di non facile risoluzione.
La globalizzazione rappresenta un processo biologico del tutto consueto, ma non esente da rischi,
anche gravi, ogniqualvolta siano infranti equilibri stabilizzati (patocenosi). Innumerevoli pestilenze
hanno afflitto l’umanità in passato; altre, come l’AIDS, stanno devastando il pianeta, altre ancora
sembrano essere in procinto di farlo (BSE, M alattie molecolari), nonostante siano considerati, dai
più, alla stregua di un semplice incidente. 252
< Messieurs, c’est les microbes qui auront le dernier mot > aveva ammonito con lungimiranza,
Pasteur oltre due secoli fà.
***
252
Bruno J.R.Nicolaus < Malattie molecolari > Quaderno 34 Accad emia Pontaniana, Napoli (2003), Officine grafiche
Frances co Giannini e Figli, Napoli, www.gianninieditore.it
189
La vita si basa sulla chimica del carbonio ed è stata definita come:
< uno stato comune della materia presente sulla superficie terrestre e negli oceani, formato da
combinazioni complesse di quattro elementi principali (carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto) oltre a
zolfo, fosforo e tracce d’altri >.
Questa definizione, alquanto insoddisfacente, non é in grado di spiegare la differenza che c’è tra
una semplice provetta ripiena d’agenti chimici alla rinfusa ed un organismo vivente, il quale è
composto dagli stessi agenti in forma organizzata. Le proteine dei viventi non sono semplici
sequenze d’aminoacidi, combinati a caso, bensì vettori d’informazioni, codificate secondo
specifiche sequenze e conformazione delle catene polipeptidiche.
Un organismo non può essere considerato vivente, solo perché formato da proteine, acidi nucleici
ed altre macromolecole. In analogia, noi siamo in grado di distinguere tra un rumore, formato da
un’accozzaglia di frequenze sonore, ed una melodia musicale, nella quale varie frequenze si
succedono secondo precise regole estetiche, fino ad arrivare alla gran musica polifonica ed
orchestrale.
La definizione di vita come stato della materia terrestre non è così facile e sembra essere legata
non tanto a quello che sono, ma piuttosto a quello che fanno gli organismi viventi, in
contrapposizione a quelli morti, che nulla sono e fanno. Per essere definito vivente, un organismo
dovrebbe, quindi, soddisfare almeno i dieci assiomi seguenti, nessuno escluso:
1. rivestire una forma definita e costante;
2. essere costituiti da unità fondamentali (cellule), affini per struttura e funzione;
3. possedere la proprietà di costruirsi e mantenersi a spese delle sostanze chimiche e
dell’energia, che ricavano dall’ambiente;
4. mantenere rapporti continui col mondo esterno (scambio di informazioni) ed essere in
grado di reagire a determinati stimoli;
5. salvaguardare l’informazione genetica nell’ambito di ciascuna specie;
6. non essere perenni, dato che ciascun individuo è destinato a scomparire a conclusione di
un ciclo vitale predeterminato, creando altri individui (orologio biologico);
7. tendere alla massima diffusione possibile;
8. tendere all’aumento d’organizzazione e complessità a spese dell’energia dell’ambiente;
9. essere sensibili a vari parametri ambientali (temperatura, radiazioni, pressione, ecc.); la
vita è solo possibile in un ambito di temperature piccolo e ben definito.
10. i viventi si generano sempre e solo da organismi viventi (almeno finora).
190
La tutela dell’informazione genetica permette di sfidare l’incremento generale del caos (entropia),
grazie ad un complesso sistema digitale, qual è quello cromosomico. Questo, a differenza delle
nostre tecnologie elettroniche, basate su due alternative uno e zero, ne adotta ben quattro: A, G, C,
T (Adenosina, Guanina, Citosina, Timina), le quali rappresentano le lettere del linguaggio digitale
dei viventi.
Questo linguaggio ha dimostrato una stupefacente capacità nel conservare accuratamente i caratteri
ereditari delle singole specie, nel permettere, visti gli ordini di grandezza dei fenomeni, mutazioni
spontanee di tipo quantistico, nel difenderli dagli agenti esterni più svariati, nel renderli capaci di
procurarsi l’energia dall’ambiente, nel cercare quello più idoneo e nel moltiplicarsi al massimo.
Forse per la prima volta nella storia del Cosmo, ci si trova di fronte alla capacità da parte d’alcune
catene molecolari di perpetuarsi a spese dell’energia captata dall’ambiente circostante,
salvaguardando le informazioni necessarie alla formazione d’individui successivi. Si tratta di una
sorta di sfida all’universale tendenza all’incremento di disordine ed entropia, che ha trovato il
massimo trionfo nella mente umana, con la sua capacità di coordinamento razionale e di slancio
creativo, fino alla conquista dell’autocoscienza.
M olti biologi d’avanguardia ritengono che la sintesi della vita da materiale inanimato sarà
realizzabile nel prossimo futuro, facendo cadere le ultime frontiere tra mondo animato ed
inanimato. Quest’obiettivo non è stato finora raggiunto, nonostante si conosca parecchio sulla
struttura delle cellule, siano disponibili i mattoni biochimici necessari al loro assemblaggio e siano
stati conseguiti risultati promettenti dal gruppo di Craig Venter e coll. Altri scienziati considerano la
sintesi della vita in provetta un evento improbabile, a causa della complessità della materia vivente,
frutto di un processo evolutivo durato miliardi d’anni. Il voler ripetere questo processo in
laboratorio in tempi brevi e con approccio puramente casuale appare perlomeno improbabile ed è
quindi difficile predire per quanti anni resterà ancora in auge l’assioma:
< viventes viventibus generantur >
Dai quark alle galassie e dai batteri agli ecosistemi planetari, la natura tende a maggior complessità
ed organizzazione: le particelle atomiche in atomi e molecole; queste in monomeri e polimeri quindi
in strutture ed organismi pluricellulari, che a loro volta daranno luogo a sistemi sociali ed ecologici.
La nascita in tempi così brevi di questa pluralità di organismi e strutture riduce la casualità
dell’evoluzione ed altera le possibilità di variazione a favore di esiti coordinati e coerenti, capaci di
far prevalere l’ordine sul caos.
***
191
Una discussione su cosa sia la vita non può prescindere da un tentativo di definizione del quando
inizi essa stessa. Su quest’argomento, la disparità d’opinioni é totale tra i tre principali gruppi
coinvolti nel dibattito, gli umanisti, i religiosi e gli scienziati, ma anche all’interno dei tre fronti,
frammentati in molteplici correnti di pensiero e differenti professioni. Si riscontrano punti di vista
divergenti e talora contrapposti, non solo tra intellettuali e filosofi, ma anche tra religiosi
appartenenti alla stessa confessione, ma ad ordini diversi o addirittura, nell’ambito dello stesso, tra i
vari adepti.
Gli scienziati non offrono uno scenario più confortante, nonostante che la scienza si basi su dati e
fatti obiettivi e validi per tutti, indipendentemente da professione, credo religioso, corrente
filosofica o partito politico. Si registrano, invece, punti di vista e conclusioni sostanzialmente
diversi, determinati dalla professione e dal < punto d’osservazione >, dal quale si esamina il
problema ed influenzati dalle inclinazioni e preferenze personali del singolo soggetto.
Il parere d’alcuni autorevoli accademici americani ed europei, suddivisi qui di seguito per approccio
disciplinare, illustra come sia difficile, se non impossibile raggiungere una visione bilanciata su
concetti, come quello dell’inizio della vita.
253
l. Dal punto di vista del metabolismo. Lo spermatozoo e l’ovulo sono organismi viventi e la
fecondazione rappresenta un mutamento di stato. Ergo, non c’é un momento preciso, nel quale inizi
una vita di per sé già esistente.
2. Dal punto di vista della genetica. All’atto della fecondazione, i geni dei genitori si fondono,
creando un nuovo individuo, dotato di proprietà uniche.
3. Dal punto di vista dell’embriologia. Nell’uomo, la formazione di gemelli omozigoti può avvenire
fino al 12.mo giorno dalla fecondazione, dando luogo a due entità viventi. Perfino i gemelli siamesi
mostrano personalità differenti e la singola individualità non é definita prima del 12.mo giorno (dal
punto di vista religioso, i due individui hanno due anime differenti). Il periodo antecedente al 12.mo
giorno é, quindi, spesso definito come periodo pre-embrionale. Secondo quest’interpretazione, sono
accettabili la contraccezione, la pillola del giorno dopo e gli agenti antigestazione, ma non l’aborto
dopo la seconda settimana.
253
Scott F. Gilbert and Emily Zackin, DevBio, <When does human life begin?>, www.devbio.com
192
4. Dal punto di vista della neurologia. Secondo le regole vigenti nella maggioranza dei paesi, la
morte sopravviene quando l’encefalogramma é piatto. Di conseguenza, é stato proposto, di definire
l’inizio della vita, quando sia rilevabile nel feto un encefalogramma attivo, il che di regola accade
attorno alla 27.ma settimana (quest’interpretazione e quelle seguenti considerano leciti gli aborti
anteriori al primo trimestre).
5. Dal punto di vista eco-tecnologico. La vita inizia quando il feto é in grado di vivere separato dal
corpo materno. Il limite critico imposto dalla natura presuppone la presenza di polmoni maturi;
grazie ai recenti progressi tecnologici, un prematuro può però già sopravvivere dopo la 25.ma
settimana (quest’interpretazione é operativa in vari paesi, dove un feto potenzialmente indipendente
non può essere abortito).
6. Dal punto di vista dell’immunologia. La vita inizia, quando l’organismo é in grado di distinguere
tra se stesso e gli altri. Nell’uomo, ciò avviene attorno alla data di nascita naturale.
7. Dal punto di vista della fisiologia integrata. La vita inizia, quando l’individuo é divenuto
indipendente dalla madre e possiede sistemi propri e funzionanti per la circolazione, respirazione e
nutrizione. Ciò avviene alla nascita naturale, quando il bambino é espulso dall’utero materno ed il
cordone ombelicale è reciso.
E’ evidente, come ciascuno di questi sette punti di vista, rispecchi una parte di verità, ma sia carente
di una visione d’insieme. E’ verosimile, che esistano altri pareri, altrettanto validi e degni di
rispetto, sostenuti da personalità di altrettanta chiara fama.
***
La vita resta il gran mistero dell’universo, nonostante le conquiste di scienza e biologia. Origine e
funzione di questo mistero restano ancora oggetto d’ipotesi, al confine tra scienza e religione.
Numerosi scienziati hanno cercato, con risultati sfortunatamente deludenti, di scoprire le leggi che
regolano gli esseri viventi, mettendole a confronto con quelle del mondo inorganico e tentando di
inquadrarle in un unico disegno, rispettoso delle leggi della fisica e chimica.
In un suo famoso saggio del 1940, Bergson
254
254
così esprimeva tale sensazione:
H.L.Bergson <L’evoluzione creatrice >Fabbri Milano, 1966
193
< tutte le nostre analisi ci mostrano nella vita uno sforzo per risalire il pendio che la materia
discende. Certamente, la vita che evolve alla superficie del nostro pianeta è inchiodata ad un
organismo che l’ assoggetta alle leggi generali della materia inerte. Ma tutto avviene come se essa
facesse il possibile per liberarsi da queste leggi. Essa non ha il potere di rovesciare la direzione dei
cambiamenti fisici quale la determina il principio di Carnot. Ma, se non altro, si comporta come
una forza che, lasciata a se stessa, lavorerebbe nella direzione opposta >.
La stessa impressione si ritrova nei lavori di P. Lecomte du Nouy, il quale, alla luce di una
minuziosa analisi dell’evoluzione, v’intravede una tendenza sistematica verso lo sviluppo di
cervello e coscienza, quasi mossa da una finalità di natura spirituale che riesce a trionfare sulle
forze della materia.
255
Il matematico L. Fantappiè formulò una teoria, nella quale sosteneva l’esistenza di una classe di
fenomeni, per i quali il tempo sembra scorrere nel senso inverso rispetto al resto della materia. Egli
chiamò sintropia l’opposto dell’entropia e vide nel fine, che anima l’azione dei viventi una sorta di
causa, che segue il proprio effetto. Quasi come se nei viventi qualcosa riuscisse a rovesciare il
normale corso del tempo, contrastando con il generale incremento di disordine del mondo
inorganico.
256
Proiettando, ad esempio, a ritroso un film su cui era registrato un vaso che cade, si avrà la visione
sconcertante di mille piccoli frammenti che si ricompongono, fino a costruire un vaso: una scena
che fa venire in mente lo sbocciare di un fiore. La proiezione di un fenomeno naturale inanimato
appare come animato, qualora osservato secondo una successione invertita nel tempo. Si è allora
tentati dal sospetto che nella vita avvenga qualcosa di simile.
Una teoria questa, che apre uno scenario d’intrinseca simmetria temporale, ripresentando il
dualismo materia-spirito in forma scientificamente credibile. Un profondo teologo, come Teilhard
de Chardin, si ritrovò in una simile linea di pensiero.
257
Altri pensatori hanno approfondito, in
seguito, il rapporto esistente tra negaentropia (o sintropia) ed informazione tentando di legare
matematicamente quest’ultima all’opposto dell’entropia. Tra questi ricordiamo O. Costa De
Beauregard
258
che ha approfondito il problema dell’informazione ponendola in relazione con i
criteri di probabilità, o meglio d’improbabilità, della teoria termodinamica. In quest’ambito, va
255
256
257
258
P.Lecomte du Noy < L’avenir de l’esprit >, Paris 1941
L.Fantappiè < Principi di una teoria unificata del mondo fisico e biologico >,Di Renzo edit.
P.Teilhard de Chardin < Genèse d’une pensée : Lettres >
O.Costa de Beauregard < Le second principe de la science du temps > Paris, Ed. Du Seuil (1963).
194
certamente menzionato anche M . Eigen
259
per i suoi brillanti lavori sull’evoluzione delle
macromolecole biologiche ed andrebbe ricordato un altro scienziato, che affrontò di petto il
problema della negaentropia, riconducendolo nel quadro generale dell’entropia.
Ci riferiamo ad Ilya Prigogine
260, 261
ed alle sue strutture dissipative lontane dall’equilibrio, le quali
possono presentare una sorta d’innaturale stabilità dinamica, che le fa apparire come dotate di
negaentropia. L’ipotesi che la vita possa aver trovato origine in un ordine derivante da una
fluttuazione avvenuta in un sistema aperto, come quello della superficie terrestre, continuamente
irraggiato dal sole, sembra ardita eppure accattivante.
Accettando una tale ipotesi, perde di significato la tesi di M onod, che attribuisce l’origine della vita
al caso, poiché, in condizioni lontane dall’equilibrio, alcune reazioni, certamente improbabili in
normali situazioni prossime all’equilibrio, diventano improvvisamente necessarie e sistematiche.
Esse presentano addirittura la caratteristica di accelerare l’incremento dell’entropia nell’ambiente
circostante.
Un elemento, comune a tutte queste teorie, risiede nell’aver attribuito alla materia vivente un andar
contro corrente rispetto al resto dell’universo, aggirando la legge universale di un’entropia
crescente, e muovendosi secondo leggi speciali, in un ambiente capace d’invertire lo scorrere del
tempo. Le diverse teorie attribuiscono a tali fenomeni origini differenti, dal telefinalismo spirituale
di Lecomte Du Nouy alle matematiche simmetrie di Fantappiè, fino al riduzionismo di Prigogine.
Le recenti scoperte della genetica evidenziano l’importanza dell’informazione nello spiegare il
mistero della vita: la doppia elica è un codice digitale capace d’autoreplicarsi e difendersi dagli
attacchi del mondo esterno. Una sorta d’alieno nel mondo della materia inerte, che, pur non
riuscendo a sottrarsi alle sue leggi entropiche, e forse limitatamente all’esile strato della superficie
di un particolare pianeta come la terra, riesce a realizzare un fiore, a generare un protozoo, un
mammifero o addirittura un uomo, fino a plasmare un cervello in grado di creare un’opera d’arte o
porsi domande imbarazzanti sulle proprie origini (emergenza).
***
259
M.Eigen < Selforganisation of matter and the evolution of biological macromolecules > Naturwissenschaft en
(1971).
260
261
I.Prigogine < Thermodynamique de la vie > La recherche 3 (1972.
I.Prigogine < The evolution of complexity and the laws of nature > 3rd . Generation Report to the Club o f Rome; <
La nuova alleanza > Longanesi (1979).
195
Le componenti prime della materia sono caratterizzate da particelle e rispettive antiparticelle, le
quali interagiscono secondo regole quantistiche, rispettando alcuni rigorosi principi di
conservazione e simmetria.
A questo livello, il tempo non sembra presentare alcuna direzione preferenziale: se s’inverte il suo
verso (t → -t) e contemporaneamente si scambiano le particelle con le corrispondenti antiparticelle,
le reazioni restano identiche a se stesse. Il tempo non presenta alcuna direzione preferita, come se
ogni antiparticella non fosse altro che l’immagine speculare della particella che gli corrisponde,
secondo una simmetria quasi perfetta.
Dalla semplice struttura dell’atomo d’idrogeno, con i suoi precisi livelli energetici, calcolabili per
mezzo della meccanica quantistica, alle dimensioni delle molecole, regolate dalle leggi della
chimica, quando mettiamo insieme alcuni miliardi di molecole per ottenere un granello di sabbia,
non siamo più in grado di seguire il fenomeno, poiché esso acquista un numero enorme di parametri
imprevedibili: il granellino allora diviene un piccolo caos, del quale non siamo neppure in grado di
predire forma o peso. M ettendo insieme elementi singolarmente noti, ci sfuggono le caratteristiche
del loro insieme.
La quantità diviene fonte d’incertezza e, insieme a tale difetto d’informazione, l’entropia del
sistema aumenta e lo scorrere del tempo si presenta con sempre maggiore evidenza.
Immaginando una spiaggia, dove un bambino abbia costruito un castello di sabbia, siamo alla
presenza di qualcosa (informazione) che ha parzialmente ridotto l’entropia della spiaggia,
conferendole un aspetto ben definito. La successiva scomparsa del castello di sabbia, per opera del
vento e delle maree, non ci sorprenderà. Saremmo invece molto impressionati, se il castello di
sabbia fosse comparso da solo nel corso di una notte su qualche spiaggia deserta. Una riduzione del
disordine entropico, con conseguente comparsa di una qualche informazione, seppure
insignificante, acquista subito l’aspetto di un evento prodigioso del quale si è portati a cercare la
causa.
Brian Greene
262
propone il seguente esempio esplicativo:
< Anche se mettete in ordine la vostra scrivania, ingombra di carte, diminuendone in tal modo
l’entropia, l’entropia totale, quella vale a dire del vostro corpo più quella della stanza, aumenterà.
Per sistemare la vostra scrivania vi è necessario un certo dispendio d’energia, il vostro corpo
emana calore, agitando così le molecole dell’aria circostante; se teniamo conto di tutti questi
262
Brian Green e < L’universo elegante > Adelphi, Milano (1992) p.312
196
effetti, la diminuzione d’entropia della scrivania è largamente compensata e quella totale aumenta
>.
Questi esempi ci dicono che viviamo in un mondo nel quale è del tutto naturale la perdita di una
informazione (incremento d’entropia), ma nel quale, ad ogni crescita d’informazione, (riduzione del
disordine) deve necessariamente corrispondere una causa ordinatrice, un’informazione in qualche
modo importata da qualche parte. Un mondo, nel quale il futuro più ovvio che ci si aspetta è sempre
il più probabile disordine. Un mondo, dove il caos non fa notizia, ma dove l’ordine e
l’organizzazione generano meraviglia, essendo il verso del tempo rivolto nella direzione di un
inesorabile deterioramento dei messaggi, col conseguente incremento della confusione (cosiddetto
rumore di fondo).
263
Nel nostro mondo, la vita ha adottato l’informazione digitale sotto forma di doppia elica, la stessa
tecnica che abbiamo riscoperto per difendere più a lungo le nostre comunicazioni elettroniche dai
disturbi, che ne compromettono l’intelligibilità.
La vita riesce a ridurre la propria entropia
consumando energia chimica, così come le nostre informazioni si alimentano tramite l’energia
elettrica. Un dischetto potrebbe conservare un messaggio per un tempo indefinito, mentre il
patrimonio genetico di un essere vivente è costretto a vivere in un organismo, capace di procurare
l’energia necessaria a conservare e migliorare l’informazione di cui è portatore, oltre che a
salvaguardare il progetto d’auto assemblaggio.
E’ così che la vita ha inventato la morte, con annesso istinto alla riproduzione.
Alla luce della scienza moderna, la vita appare come una straordinaria informazione, ma anche una
drammatica sfida al proprio ambiente planetario, il quale tende ad alterarne i contenuti. E’ quanto
mai profetico il pensiero di Bergson, e le diverse teorie, testè accennate, esprimono differenti aspetti
della medesima verità, cercando d’individuarne la causa.
***
A differenza delle altre forme d’energia, il calore, una volta che sia passato da un corpo caldo ad
uno più freddo, non riesce mai a compiere spontaneamente il percorso inverso. La ricerca delle
cause di tale irreversibilità ha costituito un gran problema per gli scienziati di tutti i tempi. R.
Clausius nel 1865 ne fece oggetto di una legge generale (secondo principio della termodinamica),
per la quale furono escogitate due possibili interpretazioni: quella dinamica che ne fa risalire la
263
F.Cramer < Caos e ordine > Boringhieri, Milano (1988)
197
causa a fattori puramente meccanici, come per esempio un’imperfetta elasticità nell’urto delle
molecole, le quali perderebbero così parte della propria energia cinetica in ogni urto. Questa teoria
fu abbandonata dallo stesso Boltzmann, il quale si dichiarò favorevole ad un’interpretazione
puramente probabilistica del fenomeno termodinamico: a causa dell’alto numero di molecole in
gioco, la probabilità che il calore passi da un corpo freddo ad uno più caldo sarebbe statisticamente
impossibile, come attendere che miliardi di carte da gioco, a forza di rimescolarle, tornassero in
ordine da sole. L’entropia di un sistema, essendo legata alla sua probabilità termodinamica, non può
che aumentare continuamente. In tali sistemi le leggi statistiche escludono, infatti, che si possa
passare spontaneamente verso uno stato meno probabile e tale impossibilità si esprime affermando
che in ogni trasformazione irreversibile l’entropia aumenta. Boltzmann, alla luce di tale convinzione
esclusivamente probabilistica, fu spinto a sostenere che per l’universo nel suo insieme non avesse
alcun senso parlare di direzione del tempo. Egli intuì che le conoscenze dell’epoca non avrebbero
mai permesso un’interpretazione diversa dell’irreversibilità dei fenomeni termici.
Dopo l’avvento della Relatività e della M eccanica Quantistica, l’interpretazione dinamica del
secondo principio non può più essere esclusa: anche un solo fotone emesso o assorbito da una
molecola del sistema o la minima ma ineluttabile indeterminazione quantistica nel bilancio
energetico di un urto è sufficiente a rendere impossibile la reversibilità di un dato fenomeno. Oggi
si può affermare, dunque, che l’irreversibilità dei sistemi non è soltanto qualcosa di statisticamente
improbabile, ma scaturisce dalla natura stessa del nostro universo, dove il tempo presenta perciò
una sola direzione ben definita o, come si usa dire, una freccia .
264
L’antica analogia di Ovidio fra il tempo e lo scorrere di un fiume torna quanto mai di attualità e
oggi Boltzmann non potrebbe più affermare che il tempo nell’universo, preso tutt’ insieme, non
conosce alcuna direzione.
Inoltre, la semplice osservazione di un fenomeno è sufficiente ad introdurvi una qualche
perturbazione quantistica, che lo caratterizza in modo singolare, ed ogni tentativo di ridurre al
minimo il disturbo praticato da chi osserva il fenomeno è reso impossibile dal principio
d’indeterminazione (teoria quantistica). All’irreversibilità statistica dei sistemi, ne va dunque
aggiunta una più generale e strutturale, che sancisce una crescita dell’entropia per ogni sistema
isolato. Una riduzione dell’entropia è in ogni modo ottenibile localmente solo attraverso l’impiego
d’energia, come in un frigorifero o in una pompa di calore, nel qual caso però è fatta aumentare in
misura anche maggiore l’entropia dell’ambiente. La fisica moderna può esprimere l’irreversibilità di
un sistema come il rimescolamento di un mazzo di carte, ma da parte di un operatore che abbia le
mani sporche.
264
P.Coveney-R.Highfield < La freccia del tempo >Rizzoli,Milano (1991)
198
***
Secondo vari pensatori, che hanno riconosciuto nella comparsa dell’uomo un evento straordinario
persino a livello cosmico, il forte sviluppo del cervello rappresenta qualcosa di più importante che
una banale ipertrofia evolutiva di un organo di coordinamento: ci si trova di fronte ad un più
elevato livello di manifestazione vitale, la cui distanza dalla vita animale vegetativa é addirittura
pari a quella che separa la vita dal mondo inorganico.
Altri scienziati e filosofi
265, 266,267
hanno visto, più recentemente, nel pensiero una nuova forma di
vita immateriale che, se pur ospitata dall’uomo, vi conduce un’esistenza abbastanza indipendente,
presentando tuttavia comportamenti notevolmente affini:
•
La tendenza alla tutela delle tradizioni culturali, scientifiche e religiose di ciascun’etnia;
•
Le civiltà, le teorie, le religioni non sono perenni, ma possono proliferare in altre forme
attraverso fusioni, compromessi o confronti più o meno aspri;
•
La propensione alla massima diffusione delle idee dei singoli o d’intere civiltà.
A tali caratteristiche se n’aggiunge una che sembra rivelare una certa atavica gerarchia: i valori
spirituali surclassano nella coscienza dell’umanità quelli di natura esclusivamente biologica. Il
mistico, lo scienziato, l’artista sembra consapevole di operare in un’area dotata di più elevato valore
ed operante in una più ampia scala temporale, fino al punto di non disdegnare la morte fisica per il
raggiungimento di un qualsiasi grande ideale.
L’attività intellettiva è percepita dalla nostra coscienza come dotata di una più forte carica vitale,
capace di produrre informazione a scapito del caos dell’ambiente esterno (organizzazione
antientropica).
265
266
267
F.J.Tipler < La fisica dell’immortalità > Mondadori, Milano (1995)
J.D.Barrow < il mondo dentro il mondo > Adelphy, Milano (1991)
J.E.Charon < L’esprit, cet inconnu >A.Michel, Paris (1977)
199
Così si sfiora il confine tra vita biologica e pensiero, leggi fisiche e morali, intravedendo qualche
elemento che n’accomuna gli obiettivi: organizzare informazione (a dispetto dell’entropia
imperante) come unica strada per sopravvivere nel tempo e conquistare lo spazio più ampio.
Probabilmente molti di questi fatti furono intuiti da menti ispirate, già in epoca pre-scientifica,
dando vita a correnti filosofiche o religiose.
Lotta per la vita sotto ogni sua manifestazione, per difendere l’informazione organizzativa e
creatrice (neghentropia) dal disordine dell’ambiente. Questa corsa dell’evoluzione verso un grande
attrattore ( come direbbero gli esperti di teoria del caos ) potrebbe essere dunque inquadrata
scientificamente come una lotta contro disordine e ignoranza per mezzo di virtù e conoscenza.
268,269
Su questi accostamenti concettuali non è difficile comprendere come ciò che rappresenta un figlio
per il mammifero, sia qualcosa di molto simile al discepolo per un religioso e all’allievo per lo
scienziato o l’artista. La diffusione di un credo, di una corrente artistica o di una teoria scientifica
rivestono evidenti affinità con l’educazione alla sopravvivenza dei figli e la morte fisica, come il
male per il religioso o l’errore per lo scienziato, sanziona la perdita d’interi patrimoni
d’informazione, sopraffatti dal caos di un ambiente entropico costantemente ostile e in agguato
(rumore di fondo).
Più che analogie formali, simili accostamenti sembrano vere forme di vita agenti su diversi livelli,
ma aventi in comune la lotta per la sopravvivenza d’informazioni genetiche o culturali, una lotta
capace di escogitare ogni strategia per evitare che il rumore ambientale finisca col mascherarne il
contenuto. Ciò che rappresenta per la vita vegetativa la vita contro la morte, diviene per il pensiero
umano il bene contro il male o il vero contro il falso, aspetti diversi di una medesima lotta per
l’esistenza. Organizzazione ed informazione che cercano di sopravvivere alla morte ed al caos.
***
Abbiamo visto come nelle stelle si siano formati, partendo dall’idrogeno, tutti gli elementi che
costituiscono la materia dell’universo, attraverso un processo antientropico, a spese del forte
incremento d’entropia cosmica, costituito dall’irraggiamento stellare.
Abbiamo esaminato la formazione di molecole, in parte complesse, nello spazio e nei pianeti, fino
alle grandi molecole che costituiscono i mattoni della vita, nei quali assistiamo ad un’ulteriore
268
269
J.Gleick < Caos > Rizzoli, Milano (1989)
B.B.Mandelbrot < Gli oggetti frattali, forma, caos e dimensioni > Einaudi, Torino (1987)
200
tendenza alla riduzione dell’entropia locale. Questa seconda fase è alimentata dall’incremento
d’entropia dell’ambiente planetario e dall’irraggiamento solare.
Nella nostra nicchia planetaria, noi restiamo spettatori dei fenomeni chiaramente antientropici della
vita, dell’uomo e del suo pensiero, tutti accomunati dalle caratteristiche tipiche di un’
organizzazione finalizzata e funzionale, conservazione e diffusione delle informazioni genetiche e
culturali, consumo di energia dell’ambiente, per alimentare fenomeni chiaramente differenti dalle
leggi generali della materia inerte. Tutto questo, ancora a spese dell’incremento dell’entropia
planetaria.
Questa catena ha origine ed è continuamente alimentata dall’enorme energia dispersa dal sole nello
spazio. L’insieme di tutte le stelle dell’universo, grazie alla loro energia, permettono che avvenga
sulla buccia di qualche pianetino, come il nostro, il miracolo della vita e del pensiero cosciente. In
questa buccia dei miracoli, assistiamo esterrefatti ad avvenimenti che appaiono procedere
controcorrente rispetto all’intero universo, processi d’accumulo ed arricchimento d’informazioni
genetiche, d’esplosioni di civiltà e culture, di creazioni scientifiche ed artistiche e alimentiamo
l’ambizione che qui da noi si possa rifare in piccolo una sorta di creazione del mondo.
201
XXI
PERCHE` LA LAMPADA S I E’ S PENTA
“Perché la lampada si è spenta?
Le feci scudo del mio mantello
per salvarla dal vento,
ecco perché la lampada si è spenta.
Perché il fiore è avvizzito?
L’ho premuto al mio cuore
con l’impazienza dell’amore,
ecco perché il fiore è avvizzito.
Perché il ruscello si è asciugato?
Vi ho messo una diga per traverso,
ecco perché il ruscello si è asciugato.
Perché le corde dell’arpa si son rotte?
Ho tentato di forzare una nota
che oltrepassava il mio potere,
ecco perché le corde dell’arpa si son rotte”
Rabindranath Tagore
Durante la complessa storia dell’evoluzione, il cervello subiva profonde modifiche strutturali, tese
ad una maggiore efficienza ed efficacia delle attività cognitive. Questo sviluppo smisurato
determinò la supremazia dell’Homo sapiens sulle altre specie animali e sugli altri suoi simili fino a
culminare nella nascita delle culture.
Appare legittimo chiedersi se questo progetto evolutivo, che ha messo in atto la costruzione
graduale del cervello dell’uomo moderno, continuerà nell’ambiente odierno profondamente mutato,
soprattutto dal punto di vista biochimico; verso quali frontiere e con quali modalità. Basti pensare
alla composizione media dell’atmosfera di cento anni fa e paragonarla a quella di oggi, pullulante di
202
migliaia di molecole, molte delle quali a struttura ed attività biologica ignote. Non è da trascurare
infine l’azione delle radiazioni naturali e prodotte dall’uomo e dalla radioattività sempre più intense
e pericolose per il sistema nervoso.
Finora, l’uomo è sopravvissuto ad innumerevoli calamità naturali ( terremoti, maremoti,
inondazioni, siccità, glaciazioni, carestie, eruzioni vulcaniche, impatti con asteroidi ), catastrofi
ecologiche, pestilenze.
La peste decimò l’esercito ateniese durante le guerre del Peloponneso; epidemie e carestie ricorrenti
hanno condizionato la storia dell’impero cinese, quello degli Aztechi, dei M aya e degli Incas. Le
pestilenze importate da lontane frontiere e il piombo contribuirono al declino dell’impero
romano, 270 mentre la peste nera, tornata alla ribalta nel XIV secolo, flagellò l’Europa intera. Il
vaiolo nel cinquecento, costituì l’arma divina che permise a Cortes ed ai suoi 600 miliziani di
sottomettere un impero di milioni di uomini ed a Pizarro di distruggere una delle più raffinate
civiltà precolombiane. L’influenza, il morbillo, la scarlattina aprirono ai colonizzatori europei le
frontiere del west, la tubercolosi quelle dell’estremo nord, la spagnola del 1918 causò più vittime
dello stesso primo conflitto mondiale. Epidemie di poliomielite, tifo, colera, malaria e tubercolosi
hanno continuato ad imperversare in tutto il globo dall’inizio del ventesimo secolo, mietendo
milioni di vittime, nonostante il miglioramento delle condizioni igienico
sanitarie e
dell’alimentazione.
L’ipotesi microbica delle infezioni di Pasteur e Koch, la scoperta dei vaccini e di altre misure
preventive, l’avvento dei chemioterapici ed antibiotici hanno permesso, per la prima volta nella
storia dell’uomo, di ridurre almeno nei paesi più avanzati quelle malattie infettive, che da sempre
avevano rappresentato, accanto alle guerre, la causa principale di morte.
Da quì, l’esplosione demografica, già delineatasi nel neolitico, la super-industrializzazione
dell’occidente, l’industrializzazione progressiva del terzo mondo, l’esplosione della civiltà dei
consumi. Quest’inattesa opulenza e benessere fisico dopo secoli di carestie, il tramonto della fame e
delle infezioni nei paesi ricchi, l’avvento di tecnologie avveniristiche, la conquista dello spazio, il
tramonto della guerra fredda, inducevano a dipingere, per il futuro, gli scenari più rosei, sia per i
ricchi sia per i poveri, finché nuovi prevedibili, ma inattesi o disattesi rischi sorgessero
all’orizzonte.
Si tratta del mutamento rapido, radicale, irreversibile dell’ambiente, nel quale, l’uomo del terzo
millennio si trova ad essere imprigionato. Ambiente degradato ed inquinato dalle tante scorie solide,
270
Nriagu Jerom e O. < Saturnine gout among roman aristocrats, did lead poisoning contribute to the fall of the
empire? > The New England Journal of Medicine ( 1983 ) 308, 660 - 663
203
gassose e liquide, dai fumi e dalle ceneri esalate a ritmo infernale dalle cattedrali del progresso
tecnologico.
271
Il nostro corpo è costituito per oltre il 90% da acqua. O ggi, le riserve idriche in un numero crescente
di aree del pianeta, sono contaminate da metalli pesanti, scorie velenose, pesticidi, sostanze
chimiche tossiche usate in agricoltura e da prodotti usati nella grande industria petrolchimica. L’aria
è inquinata dai fumi delle ciminiere di milioni di abitazioni ed industrie, dai gas di scarico dei
motori a scoppio. Gli oceani, nei quali nasceva con Afrodite la vita, si apprestano a divenire il
cimitero della flora e della fauna ittica: Il deserto avanza anche sotto i mari.
Oggi si delinea una massiccia aggressione bio-ecologica al cervello, come mai in passato, per
varietà e moltitudine degli agenti patogeni ( molecole patogene, radicali liberi endogeni ed esogeni,
radiazioni ), per diffusione oramai planetaria degli stessi, per loro interazioni sinergiche, per
maggiore vulnerabilità degli organismi tendenti a progressivo invecchiamento.
Nei paesi industrializzati, lo specifico aumento della popolazione anziana, sottoposta ad un più
intenso attacco radicalico e molecolare, continuerà a produrre un aumento delle patologie croniche
con conseguenze anche gravi sul comportamento e l’insorgenza di nuove forme demenziali
atipiche.
Da sempre l’uomo ha assunto sostanze chimiche estranee al suo corpo, con l’intento di modificare
l’umore, di interferire con le attività intellettive, di sedare il dolore, di aumentare la performance.
Oggi l’impiego delle droghe lecite ed illecite dilaga, e sotto l’azione concomitante di tutti questi
agenti, di droghe, molecole patogene e radicali liberi, il nostro cervello sembra doversi evolvere
nell’ambito di uno scenario profondamente mutato.
M olte di queste droghe vengono prese spontaneamente come automedicazione o su prescrizione di
medici, sciamani, sacerdoti, stregoni.
I Veda nell’antica India descrivevano le proprietà mistiche e palliative del magico soma; gli antichi
Sumeri ed Egizi decantavano le proprietà dell’alcol, dono prezioso di Siduri e rispettivamente
Osiris, per fugare ogni pena; i Greci inneggiavano al culto di Bacco; gli Amerindi avevano una
vasta gamma di piante ricche di alcaloidi psicotropi; i Cinesi avevano scoperto la piacevole azione
stimolante del té e quella obnubilante dei fumi dell’oppio; gli Arabi quella del caffè.
Gli occidentali del novecento hanno sviluppato e moltiplicato l’uso di marijuana, cocaina, morfina,
eroina, anfetamina, crack, ecstasi, LSD e di una miriade di droghe sintetiche.
271
Lovelock J. < Le nuove età di Gaia > Bollati Boringhieri ( 1991 )
204
Nell’antichità, la scoperta dell’azione piacevole e l’impiego delle droghe è avvenuto presso culture
diverse, in località geograficamente distanti ed isolate le une dalle altre, in maniera del tutto
indipendente.Civiltà che non avevano alcun contatto tra di loro, come ad esempio quelle degli Incas
e degli Aztechi, sconosciuti nell’era precolombiana ai popoli occidentali e viceversa.
Questo aspetto è rilevante, eppure trascurato. Esso conferma che il culto della droga, proteso alla
creazione di una realtà virtuale piacevole, da contrapporre alla realtà quotidiana, possiede profonde
radici nella psiche umana. Esso fa parte del più vasto culto dell’inganno.
Il consumo di sostanze psicoattive legittime è incredibilmente cresciuto, basti considerare i consumi
di caffeina, aspirina ed alcol, mentre di pari passo é esploso il consumo di droghe illegali, da
quando veniva introdotta negli ospedali psichiatrici la cloropromazina (1955), il primo
psicofarmaco maggiore. 272 Questa avrebbe permesso, nel volgere di pochi anni, di spalancare le
porte dei manicomi, ma a cloropromazina seguivano altri neurolettici, ansiolitici, antidepressivi,
stimolanti, nootropi, fino ad arrivare a consumi stratificati per età o generazione: gli antidepressivi
per gli anziani, i tranquillanti per la mezza età, l’alcol e gli stimolanti per gli adulti giovani, i
mindexpanders per la gioventù.
Per i più poveri, per gli emarginati, per i ghettizzati delle metropoli del nord o del sud: non più i
poetici fiori di loto di Ulisse, le magiche pozioni di Circe, i filtri di Siduri ed i vini di Dionisio ma
colle, benzine, solventi per vernici, spray e prodotti per l’igiene della casa. Un fornitissimo bar di
cocktails moderni, da mescolare ed aspirare in un turbinio di allucinazioni mortali.
Nuovi paradisi artificiali frutto della disperazione, traghettano i consumatori a tristi lidi senza
ritorno.Sfortunati i pochi scampati che ritorneranno col cervello distrutto, senza capire perché.
Da una parte, valide terapie per veri pazienti, dall’altra, paradisi artificiali per falsi malati. Senza più
inneggiare a Siduri, a Bacco ed a Circe, oggi il trattamento farmacologico della psiche con
opportuni psicofarmaci è diventato uno stile di vita largamente accettato: la
pillola giusta al
momento giusto .
Le persone al mondo che soffrono di disturbi psichici o comportamentali sembra siano più di un
miliardo e mezzo, quasi un terzo dell’umanità. Una marea di psicolabili in crescita continua, pronta
a straripare, nonostante la continua scoperta di nuove terapie.
Terapie veramente efficaci o piuttosto nuove illusioni ed inganni?
La marea cresce ed ovunque dilaga, pulsando al ritmo dell’aumento delle popolazioni. Al nord
come a sud, ad oriente come ad occidente: dono equamente suddiviso fra poveri e ricchi, fra neri,
272
Lehmann H.E. < Before they called it psychopharmacology > special lecture, 30th Meeting of the American
College of Neuropsy chopharmacology, San Juan, Puertorico ( 1991 )
205
bianchi e gialli. Quando le dighe cederanno, la marea delle migrazioni si gonfierà travolgendo gli
argini e subissando un pianeta dove la psicolabilità è in procinto di divenire la norma.
Sebbene l’uso di sostanze che provocano assuefazione fosse ben conosciuto nelle culture
tradizionali, l’attuale e crescente disponibilità su scala mondiale di una grande varietà di droghe per
alterare l’umore e lo stato d’animo non ha precedenti, paragonabile solo ad una bomba biologica in
analogia a quella nucleare. M olto si sa già, si scrive, si dice, ma si preferisce spesso ignorare gli
effetti nefasti di alcol, cocaina, anfetaminici, eroina e altri oppiacei, hascish, nicotina, LSD ed altri
alcaloidi sul cervello e sul comportamento. M eno si sa invece degli effetti di molti di questi prodotti
a livelli sub cronici, ( tipici nei consumatori occasionali o frequenti ma a dosaggi contenuti ), dato
che mancano modelli e dati sperimentali affidabili. Le conseguenze si noteranno nel volgere dei
prossimi secoli o forse decenni, quando la lampada si sarà spenta..
In passato, malattie come la peste, sifilide, colera, vaiolo, morbillo, scarlattina, tubercolosi, malaria,
poliomielite hanno afflitto e decimato l’umanità. Oggi a queste piaghe si è sostituito, o talora
aggiunto, l’inquinamento chimico. M entre l’attenzione si sofferma sulle conseguenze più
macroscopiche ed appariscenti dell’inquinamento, come l’azione tossica sulla cute, sugli occhi, il
sistema respiratorio, cardiovascolare, ecc., poco o nulla si sa e poco si studia negli adulti e nei
bambini, l’azione tossica e mutante a livello del cervello e delle quali non si conosce il grado di
reversibilità.273
« ... ho messo una diga per traverso, ecco perché il ruscello si è asciugato ... ».
Tantomeno si valutano eventuali modifiche del comportamento degli adulti e dell’alterazione di
altri parametri psicometrici come vigilanza e capacità di giudizio. Poco sappiamo su questi aspetti
inquietanti e nasce spontaneo un fantasioso parallelismo fra il patrizio ed il plebeo 274 romani, affetti
da saturnismo, e l’Homo sapiens, minacciato da una miriade di agenti aggressivi.
Raramente, in passato, le Cassandre trovarono ascolto. La società moderna sembra seguire la regola
e pur avendo preso coscienza dei rischi, che minano alla radice la sopravvivenza dell’uomo, non
sembra capace di reagire efficacemente alla gravità ed urgenza della situazione.
M ai come oggi, la vita si trova vicino ad una possibile estinzione, mai come oggi tanti fattori di
rischio si sono accumulati, s i moltiplicano e si potenziano con sinergismo perverso. M ai come oggi
l’uomo è stato in grado di comprendere i fenomeni che si trova a fronteggiare, di individuarne la
cause e le modalità, di prevederne le conseguenze, di architettare possibili soluzioni. 275 L’uomo è
273
Needleman H. et Al. < The long term effects of exposure to low doses of lead in children > N. Engl. J. Med. ( 1990 )
322, 88
274
Ayres S.M. et Al. < Health effects of exposure to high concentrations of automotive emission > Arch. Environ.
Health ( 1973 ) vol. 27, 160
275
T.J.Collins < Toward sustainable chemistr y> Science Vol.291,5501,pp.48-49 (2001):
206
sopravvissuto alle peggiori carestie, alle epidemie più devastanti, ai cataclismi più sconvolgenti,
spesso senza comprenderne le cause, più per fortuna ed istinto che per merito del proprio ingegno.
Eppure oggi che l’uomo sarebbe in grado di evitare il peggio, avendo individuato i fattori di rischio
e disponendo delle risorse e dell’ingegno per attuare soluzioni risolutive, ha forse paura di
<... forzare una nota ....>.
276
Sono passati quasi 36.000 anni da quando l’Homo sapiens detronizzava il cugino, l’uomo di
Neandertal; 10.000 anni dalla rivoluzione neolitica; 6.000 dai fasti della civiltà mesopotamica e
l’epopea di Gilgameš; più di 2.000 dalla nascita della medicina moderna con Ippocrate ed
Alcmeone; quasi cinque secoli dall’inizio della scienza sperimentale moderna, inaugurata da
Galileo; 2.500 dalla nascita di Budda, 2.000 da quella di Cristo e 1.500 da quella di Maometto.
In tutti questi anni, l’umanità ha accumulato una incredibile mole di conoscenze, eppure...
Scienza e Tecnica hanno compiuto passi da gigante, eppure le neuro scienze non sono riuscite a
comprendere come, quando e se mai i cervelli potranno sintonizzarsi tra loro e cooperare in unità
sociali armoniose, al di sopra di pregiudizi religiosi, razziali e tribali.
Tanto meno vi sono riusciti altri rami delle culture: quelli politici, sociali, umanistici, religiosi.
La comprensione dei complessi meccanismi di funzionamento della nostra macchina pensante,
progredisce, eppure tutti questi sforzi risulteranno essere vani, se il suo prodotto più sublime
l’ingegno, dimostrerà, alla resa dei conti, di possedere caratteristiche distruttive superiori a quelle
costruttive e se l’uomo continuerà ad ingannare se stesso, la natura e i suoi simili, come ha fatto
finora. 277
CHIMICA VERDE: può attenuare una part e dei danni ambientali causati dalla chimica tradizionale.
Una nuova classe di composti chimici è in grado di distruggere alcuni d ei peggiori inquinanti prima che si disperd ano
nell’ambiente:I TAML(Tetra-Amido Macrocyclic Lig and). emulano gli enzimi naturali ch e cat alizzano le reazioni del
perossido di idrogeno,ma sono centinaia di volte più pi ccoli degli en zimi e quindi più manegg evoli e meno costosi da
produrre. Combinati l’acqua ossigenata ed altri agenti ossidanti, sono in grado di demolire una grande varietà di
inquinanti persistenti (pesticidi,erbicidi,coloranti,ecc;riducono gli odori delle acque reflue delle cartiere e le ripuliscono;
uccidono spore di batteri simili all’antrace).Al centro dei TAML c’è un atomo di ferro legato a quattro atomi di azoto;ai
bordi ci sono molecole cicliche di atomi di carbonio legati a formare un anello esterno detto macroci clo.
276
French H.F. < State of the world 1991 > rapporto sul nostro pianeta del Worldwatch Institute, Isedi ( 1991 )
Frank Wilczek <Fantastic Realities> (World Scientific) 2006.; www.nyas.org/wilczek
< Gran parte dell’Universo è decisamente estranea alla nostra fisiologia: Noi necessitiamo di aria per respirare,di
acqua per b ere,di un arco di temp erature molto ristretto per la nostra biochimica;inoltre il nostro DNA è vulnerabile
alle radiazioni cosmiche e noi non cresciamo in un ambi ente privo di gravità.L’essere u mano ha dei limiti dovuti alla
sua struttura: non abbiamo un senso preciso del tempo, né dello spazio in senso assoluto,non siamo in gradi
comunicare a grandi distanze o molto velocement e,né siamo in grado di registrare le nostre sensazioni accuratamente.
Per superare queste deficienze noi ci siamo già trasformati in < ibridi uomo-macchina >: portiamo un’orologio,usiamo
un sistema GPS, adoperiamo un telefono cellulare ed una camera digitale. Questi sono solo alcuni esempi, ma molto di
più si trova già in allestimento grazie alla tecnologia militare.La struttura del cervello umano, basata su un sistema a
conduzione ionica e signaling chimico,è più lento e meno compatto di un s emiconduttore elettronico mod erno. I suoi
attuali vantaggi,struttura tridimensionale, capacità di autoassemblaggio e tolleranza agli errori, dovrebbero perdere di
importanza in futuro,quando saranna realizzate queste proprietà in sistemi ingegnerizzati. Prevedibilment e, il
processore di informazioni più avanzato non sarà fra un secolo il cervello umano ma qualcosa di molto differente >.
277
207
Da quanto si vede accadere nel mondo, l’inganno continua, ha solo mutato il suo nome.
Oggi l’inganno si chiama progresso:
< ecco perché si son rotte le corde dell’arpa >.
208
XXII
APPENDIC E
In questa sezione, sono raccolti i capitoli XXII.1 - XXII.7 utili per approfondire alcuni aspetti
scientifici, ma non assolutamente indispensabili per la comprensione della materia trattata nel testo.
La loro lettura é consigliata, in particolare,
ai lettori dotati di qualche preparazione tecnico-
scientifica.
1. La fucina spaziale
2. Preludio all’era biologica
3. Il valzer dei radicali
4. Colori, pigmenti e biologia
5. Alcaloidi e sostanze psicoattive
6. La danza degli elementi
7. Carta europea sull’azione di contrasto all’obesità
209
XXII.1
LA FUCINA S PAZIALE
<In principio era il nulla:neppure lo spazio,
neppure il tempo esisteva >
( John Gribbin,Genesis)
Secondo la teoria del Big Bang, l’esplosione interessò spazio e tempo, segnando l’inizio di tutte le
realtà fisiche. Attraverso un progressivo processo d’espansione e raffreddamento, la temperatura
iniziale di vari milioni di gradi scese ai 2,7°K d’oggi.
Nei primi istanti, dalla radiazione si
formarono le particelle elementari come quark ed elettroni liberi, bloccando il passaggio dei fotoni:
l’universo era quindi tutt’altro che trasparente e sarebbe apparso come totalmente buio ad un
ipotetico osservatore esterno. Poco dopo, alla fine dei primi tre minuti, la temperatura, scesa a meno
di 3000°K, permetteva la formazione d’atomi d’idrogeno, per combinazione di protoni ed elettroni,
passando così dall’era dell’energia pura a quella della materia. In conformità a vari dati, si ritiene
che ancora oggi in tutte le stelle avvengano ininterrottamente processi di fusione nucleare con
conversione d’idrogeno in elio ed emissione d’energia radiante. L’energia di fusione è in grado di
alimentare una stella per miliardi di anni, in un mirabile quanto misterioso equilibrio, tra forza di
gravità e pressione di radiazione. Se la temperatura della stella è sufficientemente alta, i nuclei
d’elio si fondono ulteriormente, formando carbonio e poi ossigeno, azoto, neon ed altri elementi
leggeri. Per motivi termodinamici, la catena delle reazioni nucleari spontanee si conclude nelle
stelle con la formazione del ferro, 278 mentre nelle supernovae,
dove vengono liberate enormi
quantità d’energia, in forma esplosiva, si formano elementi chimici più pesanti, come l’oro, il
piombo, l’uranio, ecc. Tutti questi elementi, dal più leggero al più pesante, vengono proiettati nello
spazio dall’esplosione delle supernovae, mescolandosi ai detriti di generazioni di stelle più
278
Come tutti gli elementi biogeni, il carbonio subisce una serie di trasformazioni cicliche e passa
continuamente dal mondo minerale a quello degli esseri viventi e viceversa. Tutto il carbonio degli esseri
viventi proviene direttamente od indirettamente da quello dell’anidride carbonica (CO2) dell’atmosfera.
Le stelle si formano per collasso gravitazion ale di nubi di gas e polvere cosmica. Nelle prime fasi della
loro vita, esse sono riscaldate dall’energia gravitazion ale liberata nella contrazione, che si tras forma in
energia termica. Ad un certo punto, la temperatura interna diventa abbast anza alta da innescare reazioni di
fusione nucl eare, che alimenteranno la stella fino ad esaurimento del combustibile, formato da idrogeno
ed elio.Quando è bruciato l’idrogeno disponibile, si innesca la fusione di elio in carbonio;
contemporan eament e ma in misura molto minore, il carbonio capta elio, generando ossigeno.Esaurito
l’elio, si innescano reazioni nucleari più massicce, che porteranno attrav erso vari metalli pesanti fino al
ferro. A questo punto, si arresta la catena dato che le altre reazioni sono endotermiche.
La differenza di composizione dei pianeti del nostro sistema solare dipende dalla temperatura della
nebulosa originaria, che è più elevata nelle vicinanze del sole che non in periferia.
210
vecchie. 279
E’ evidente come questo 2% di materia presente nel cosmo e la stabilità del sole, in
grado di bruciare con continuità e fornire energia radiante per miliardi di anni, abbia rappresentato
due fattori cruciali per la nascita della vita.
Sembra più che verosimile, che gli elementi e le molecole, necessarie all’assemblaggio dei mattoni
della vita fino ai primi organismi mono- e pluricellulari, siano stati prelevati da questo 2% di
materia,
280
mentre il sole abbia alimentato questa cascata di reazioni, le quali abbisognano di un
sostanzioso apporto d’energia esterna, per potersi evolvere. L’energia necessaria a formare o
scindere un legame chimico è modesta, ammontando a solo un elettronvolt (Ev) per atomo od
elettrone, mentre i fotoni che giungono dal sole sono proprio di quest’ordine di grandezza. Sono
così in grado d’ innescare e condurre in porto le reazioni chimiche proprie dell’assemblaggio vitale,
tra le quali la fotosintesi.281 Il numero di fotoni presenti nell’universo (da 100 milioni a 20 miliardi
per ogni particella nucleare) è immenso ed in grado di scatenare e portare a termine qualsivoglia
reazione chimica, mentre l’organizzazione della materia inanimata in materia vivente è un processo
complesso, che procede attraverso reazioni concatenate tra vari livelli, passando da composti
semplici a quelli più complessi . (Teoria degli ipercicli di Eigen )
Per la formazione o scissione di un legame chimico, è necessario soddisfare alcune condizioni
essenziali. Bisogna che vi siano contemporaneamente una determinata affinità, concentrazione e
temperatura. Ciò significa, che due composti reagiranno tra loro, se avranno un’affinità reciproca
adeguata e se temperatura (energia d’attivazione) e concentrazione (cinetica) saranno tali da
garantire innesco e mantenimento della reazione.
282
L’essere, come il divenire della materia
279
Le supernovae sono stelle che esplodendo raggiungono una luminosità simile a quella di un’intera galassia.
Nella Via Lattea sono state registrate due o tre supernovae ogni secolo. Famose quella denominata 1987, che
inondò la terra con una pioggia di neutrini di incredibile densità e quella descritta da Keplero nel 1604.
280
Le molecole organiche semplici tendono ad organizzarsi in molecole più complesse, glicerina, acidi grassi,
amminoacidi, zuccheri, ecc., chiamati anche biomonomeri. Questi tendono a loro volta ad organizzarsi in
macromolecol e dotate di funzioni vitali,come i lipidi,le proteine,i carboidrati,le lignine,i tannini, ecc.,
soprannominati biopolimeri.
281
Le energie coinvolte nelle reazioni nucleari sono un milione di volte più alte che nelle normali reazioni chimiche,
pari a circa un milione di eV per ogni nucleo atomico ( 1 kg di plutonio ha pressappoco l’energia di un milione di chili
di tritolo).Le forze chimiche ch e tengono assieme gli atomi nelle molecole (legami chimici covalenti ed ionici) sono
milioni di volte più deboli delle interazioni fo rti che tengono assieme protoni e neutroni nei nuclei. Noi non percepiamo
le interazioni fo rti, a differenza delle fo rze elettromagnetich e e gravitazion ali, perché il loro raggio d’azione è molto
breve (10 alla -13 cm). Le interazioni fo rti tra nuclei diversi non hanno virtualmente effetto nelle molecole, dove i
nuclei sono quasi un milione di volte più distanti tra loro (10 alla -8 cm). Se gli elettroni di atomi e molecole fossero
sensibili alle reazioni forti, non avremmo né chimica né biologia, ma solo fisica nucleare.
282
I 92 elementi naturali presenti sulla terra e nel cosmo sono materia con livello di complessità già elevato.
Reagendo tra di loro, questi elementi tendono a raggiungere livelli di organizzazione superiori. Ogni elemento
non è in grado di reagire con qualsiasi altro elemento, anche se si trovasse in condizioni favorevoli, come ad
esempio lo scontro tra due atomi. La formazione di un legame nuovo avviene solo, se l’affinità chimica tra i due
componenti sarà tale da renderlo stabile.Due elementi affini potranno reagire tra di loro, ottemperando alle leggi
della valenza chimica, che stabilisce quanti atomi di un elemento possano legarsi ad un altro ed in quale
211
obbedisce a precise leggi chimico-fisiche e più si sale nella scala della complessità, maggiori
saranno i vincoli da rispettare e minori i gradi di libertà a disposizione.
La materia vivente è composta di quattro elementi principali: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto.
Tra questi, il primo riveste tale importanza, da potersi affermare che la chimica della vita terrestre
è la chimica del carbonio. Questo si trasforma facilmente e con modesto dispendio d’energia dalla
forma completamente ridotta, il metano CH4, a quella completamente ossidata, l’anidride carbonica
CO2, e viceversa, garantendo attraverso intermedi gassosi ed idrosolubili un rimescolamento facile e
completo su tutto il pianeta.
Per ossidazione del carbonio si ottiene anidride carbonica (C + O2 → CO2), sostanza facilmente
riciclabile, che gioca un ruolo basilare nella fotosintesi delle piante ed in tutti i processi vitali.
Dall’ossidazione del silicio, un elemento estremamente diffuso e per certi versi analogo al carbonio,
si ottiene biossido di silicio ( Si + O2 → SiO2 ) il minerale più diffuso sulla terra e ben noto col
nome di quarzo. Il biossido di silicio è un solido inerte, ad alto punto di fusione (+867°C) e non
facilmente riciclabile. La forma completamente ridotta del silicio, il silicometano o silano SiH4 è un
gas incolore, meno denso dell’anidride carbonica, ma insolubile in acqua.
Le differenze, tra le proprietà chimico-fisiche dell’anidride carbonica e del biossido di silicio, sono
il motivo principale, per il quale la materia vivente terrestre si sia evoluta dal carbonio e non dal
silicio.Il metabolismo della materia vivente conduce a tre prodotti finali: acqua (H2O), anidride
carbonica (CO2) ed ammoniaca (NH3). Di questi, gli ultimi due sono gassosi e solubili in acqua, che
è, notoriamente, liquida ed evapora con facilità. I tre prodotti possono quindi mescolarsi facilmente
nella biosfera terrestre, garantendo un riciclo semplice e completo su tutto il pianeta. Con il silicio,
non sarebbe realizzabile una simile catena reversibile tra forme ossidate e ridotte: la forma
ossigenata, il biossido di silicio, é un solido, insolubile in acqua e poco reattivo (quarzo!), mentre la
forma ridotta, il silano, é un gas insolubile in acqua.
Sembra verosimile, quindi, che sia stata questa possibilità di riciclo facile e dinamico a facilitare e
condizionare la vita terrestre. Nulla si può dire, ancora, sull’eventualità, che una vita analoga o
paragonabile chimicamente a quella terrestre, si sia sviluppata o si svilupperà anche altrove
nell’universo. Secondo un’intuizione antropocentrica, che ha profondamente influenzato il pensiero
dell’uomo nel corso della storia, la culla della vita é e rimane la Terra, anche perché non si può
provare il contrario. Nello spazio, sono state evidenziate varie molecole, identiche a quelle che
compongono la nostra materia vivente. Queste osservazioni sostengono l’ipotesi che lo spazio
con figurazione spazial e. Abbiamo così elementi affini che possono reagire tra di loro ed altri non affini che non
producono alcuna reazione. Reattività ed affinità dipendono dalla con figurazione degli elettroni peri feri ci degli
elementi e sono prevedibili su base teorica.
212
potrebbe essere, se non la culla della vita, almeno la fucina di quei mattoni, dai quali si è evoluta la
materia vivente terrestre.
***
La chimica di stelle e spazio mostrano, come l’organizzazione della materia passi attraverso fasi di
maggiore e minore complessità, che si alternano nel tempo, con una certa periodicità:
1. reazioni nucleari → sintesi di elementi → sintesi di molecole →
2. polimerizzazioni stellari → ( PAH,PHB,Nero di acetilene )
3. scissioni in frammenti → combinazione dei frammenti → e così via.
Dal semplice al complesso, dal complesso al semplice per tornare ad un complesso con livello
d’organizzazione superiore, secondo un processo anti-antropico definito. Nei primi cinquecento
milioni d’anni, la terra sembra sia stata bombardata, innumerevoli volte, da piccoli pianeti,
asteroidi, comete od altri residui della nebulosa solare. Le tracce di questi apocalittici scontri sono
tuttora palesi nei crateri piccoli e grandi, scoperti in varie contrade.
A parte i danni meccanici causati da questa pioggia spaziale, è verosimile che con lei siano arrivate
sul nostro pianeta molecole organiche stivate nei grani delle nubi interstellari. Si veniva a creare
così sulla crosta terrestre, nelle acque marine e lacustri una miscela di reagenti, pronti ad ulteriori
combinazioni. Nell’era prebiotica proseguivano sulla terra reazioni chimiche già abbozzate nello
spazio e se ne sviluppavano altre, adeguate alle nuove condizioni ambientali. La temperatura
passava dallo zero quasi assoluto dello spazio alle miti temperature terrestri. Le molecole non più
congelate nei grani, erano divenute mobili e superattive, con gran possibilità di rimescolamento
nelle acque agitate da intense maree. Le possibilità cinetiche di scontro e le probabilità di reazione
con specie molecolari differenti aumentavano notevolmente. Il mezzo di reazione, liquido e
debolmente acido, favoriva la dissoluzione di sostanze basiche (ammine) come pure le reazioni di
addizione e condensazione (aldeidi + nitrili → amminoacidi), mentre l’ambiente riducente
salvaguardava dall’ossidazione i prodotti sensibili (aldeidi, alcoli, fenoli, ecc.). L’acqua schermava i
raggi UV, partecipando a reazioni di idrolisi ed idratazione. Nuove possibilità di assemblaggio in
strutture complesse venivano create all’interfaccia solido/liquido solido/gas tra i reagenti disciolti o
gassosi e le matrici presenti, sia inorganiche come argilla e pirite, sia organiche come le melanine.
Per scissione fotolitica dell’acqua si formavano radicali ossigenati altamente reattivi, dando l’avvio
a reazioni e nuovi composti: iniziava così l’era dell’ossigeno.
L’aumento della temperatura stimolava, nel nuovo ambiente terrestre, reazioni bloccate per energia
d’attivazione carente. Una miriade di ioni metallici, liberi o legati ad opportune matrici, pullulava
213
nell’ambiente marino e lacustre: nasceva la catalisi chimica, che nell’era biotica avrebbe dato
l’abbrivio agli enzimi.
La provetta prebiotica divenne sempre più grande, si dilatò a dismisura: abbracciava oramai laghi
mari ed oceani: la zuppa biologica era pronta ad ospitare la vita. La chimica cosmica ha improntato
il mondo terrestre, plasmando il mondo vivente secondo principi architettonici comuni. Sono i
principi della fisica e della chimica, che controllano la materia organica ed inorganica. Reazioni
chimiche avvengono ovunque: le piante e certi batteri fissano energia solare trasformandola in
energia chimica (fotosintesi); altri organismi decompongono la materia vivente in strutture più
semplici sfruttando l’energia ivi contenuta. In ogni cellula si susseguono processi chimici
concatenati (riduzioni, ossidazioni, idrolisi, sintesi, ecc.).
L’architettura biochimica degli esseri viventi si basa su pochi pilastri elementari (carbonio,
idrogeno, ossigeno, azoto, zolfo, fosforo, ecc.), ma si ramifica in una moltitudine di composti
molecolari:
•
quelli binari a base di solo carbonio ed idrogeno (idrocarburi);
•
quelli ternari a base di carbonio, idrogeno, ossigeno (carboidrati, polisaccaridi, grassi, ecc.);
•
quelli quaternari a base di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto (amminoacidi, polipeptidi,
proteine, acidi nucleici, alcaloidi, lipoproteine, ecc.) e così via.
Gli esseri viventi posseggono caratteristiche uniche, come riproducibilità e specificità di singole
strutture, dotate di un rapporto molto stretto tra struttura e ruolo biologico. La stupefacente varietà
di forme viventi e l’individualità dei vari organismi possono essere ricondotte a quella d’alcune
macromolecole, tra cui le proteine. Queste sono solo combinazioni e permutazioni di pochi
amminoacidi, sempre gli stessi da svariati milioni d’anni.In tutti gli organismi, gli alimenti si
trasformano in anidride carbonica, acqua e ammoniaca attraverso pochi passaggi. Produzione ed
utilizzazione dell’energia da parte delle cellule, dai protozoi fino ai mammiferi ed altre specie
viventi, hanno alla base uno stesso meccanismo comune.
***
La salvaguardia dell’informazione genetica permette di conservare l’informazione sfidando
l’incremento generale del caos (entropia), grazie ad un complesso sistema digitale, quale è quello
cromosomico.
Quest’ultimo, a differenza delle nostre tecnologie elettroniche basate su due alternative 1 e 0, ne
adotta ben quattro: A, G, C, T ( Adenosina, Guanina, Citosina,Timina), le quali rappresentano le
lettere del linguaggio digitale dei viventi.
214
Questo linguaggio ha dimostrato una stupefacente capacità nel conservare accuratamente i caratteri
ereditari delle singole specie, nel permettere, visti gli ordini di grandezza dei fenomeni, mutazioni
spontanee di tipo quantistico, nel difenderli dagli agenti esterni più svariati, nel renderli capaci di
procurarsi l’energia dall’ambiente, nel cercare l’ ambiente più idoneo e nel moltiplicarsi al
massimo.
Forse per la prima volta nella storia del Cosmo, ci si trova di fronte alla capacità da parte di alcune
catene molecolari di perpetuarsi
a spese dell’energia captata dall’ambiente circostante,
salvaguardando le informazioni necessarie alla formazione di individui successivi. Si tratta di una
sorta di sfida all’universale tendenza all’incremento di disordine ed entropia,che ha trovato il
massimo trionfo nella mente umana, con la sua capacità di coordinamento razionale e di slancio
creativo, fino alla conquista dell’autocoscienza.
E’ verosimile, che la sintesi della vita da materiale inanimato sarà prima o poi realizzata in
laboratorio, facendo cadere le ultime frontiere tra mondo animato ed inanimato. Questo obiettivo
non è stato finora raggiunto, nonostante si conosca parecchio sulla struttura delle cellule e siano noti
e disponibili i principali mattoni biochimici necessari al loro assemblaggio. Una sintesi totale in
provetta partendo da composti chimici semplici, come ad esempio gli amminoacidi, rappresenta un
evento altamente improbabile, dovuto alla complessità della materia vivente, la quale é frutto di un
processo evolutivo durato miliardi di anni attraverso livelli sequenziali di crescente complessità.
La ripetizione di questo processo in laboratorio in tempi brevi e con approccio puramente casuale
appare improbabile, se non al limite dell’impossibile. Per molto tempo resterà quindi ancora in
auge il classico assioma : < Viventes viventibus generantur >
283
E’ fresca di stampa la notizia, che un team di 20 ricercatori riunito dal biologo americano Craig
Venter e guidato da Hamilton Smith sia riuscito a realizzare con prodotti sintetici un cromosoma di
381 geni, il quale contiene 580.000 paia di basi di codice genetico e rappresenta il primo passo
verso la creazione di una forma di vita artificiale.
La sequenza del DNA é basata su quella del Mycoplasma genitalium ( microrganismo del sistema
riproduttivo) dal quale sono stati rimossi un quinto dei componenti genetici ed è stato battezzato dai
suoi creatori Mycoplasma Laboratorium. Questo cromosoma interamente sintetico é stato quindi
283
Una soluzione del problema potrebbe venire dalla scopert a di fattori biochimici in grado di limitare i
gradi di libertà di un processo evolutivo casuale, riportandolo ad un processo parzialmente
predeterminato.Sembra più che verosimile che la natura abbia escogitato nel lontano passato
“scorciatoie biologiche” analoghe accorciando i tempi di una evoluzione puramente casu ale.
Considerando il lasso di tempo relativamente breve intercorso tra la compars a della vita ad oggi, si ha in
effetti difficoltà ad accettare l’ipotesi di un processo puramente casuale.
Confront a anche: Peter Schuster < Ursprung des Lebens aus der Sicht der Chemie > in < An den
Grenzen des Wissens > Peter Walde, Franta Kraus ed.VDF Hochschulverlag AG Zürich (2008) pp.147184.
215
impiantato in una cellula ospite della quale dovrebbe assumere il controllo, diventando così il primo
esempio di una nuova forma di vita semisintetica.
284
Il futuro di questa dipenderà dalla sua capacità
di replicare se stessa e metabolizzare i processi chimici della cellula nella quale è stato inserito. In
questo senso si tratterà di una forma di vità non artificiale ma semisintetica, il cui centro di
comando, il suo DNA, sarà invece del tutto artificiale.
La scoperta è foriera di grossi sviluppi teorici e pratici e Venter ha appena dichiarato in
un’intervista al quotidiano britannico The Guardian (05.10.2007): <Stiamo passando dalla lettura
del codice genetico alla capacità di scriverlo. Ciò ci dà la possibilità ipotetica di fare cose che non
avevamo mai pensato prima >.
285
***
Dai quark alle galassie e dai batteri agli ecosistemi planetari, la natura tende a maggiore
complessità ed organizzazione: le particelle atomiche in atomi e molecole; queste in monomeri e
polimeri, quindi in strutture ed organismi pluricellulari, che a loro volta daranno luogo a
sistemi sociali ed ecologici. Questa tendenza alla complessità sembra essere quindi la forza
determinante nell’evoluzione della materia.
Tutte le forme di vita sul nostro pianeta si basano sulla chimica del carbonio, tramite strutture
cellulari formate da molecole organiche complesse e sono caratterizzate dalla capacità di scambiare
energia con l’ambiente esterno (metabolismo) e di trasmettere caratteri (riproduzione).
284
Craig Venter è il controverso imprenditore delle biotecnologie, celebre per av er decodi fi cato il genoma umano,
battendo sul tempo i ricercatori del governo ameri cano. Dopo gli studi in biochimica e farmacologia all'università della
Californi a a San Diego, nel 1998 fonda la Celera Genomics. La società ha lo scopo di mappare il genoma umano (la
struttura, la posizione e la funzione dei circa 30.000 geni) che caratterizza la specie umana. E ci riesce app ena tre anni
dopo. Nel febbraio 2001 pubblica sulla prestigiosa rivista Science i risultati del sequenziamento del suo DNA e di altri
quattro donatori, battendo sul tempo il consorzio internazionale detto Progetto Genoma Umano. Al momento è
presidente del J. Craig Venter Institute, cofond atore della Synthetic Genomics (aziend a creata per "inventare" org anismi
arti ficiali in grado di produrre biocarburanti e combustibili alternativi a basso impatto ambientale). Ed è proprio in
questa direzione ch e va l'annuncio di aver creato il primo cromosoma sintetico, il Mycoplsma laboratorium.
285
Secondo Edoardo Boncinelli, si tratta di < una conquista conoscitiva importantissima, potremo ottenere batteri e
microrganismi utili. Per esempio capaci di digerire sostanze tossiche e veleni o in grado di pulire il mare dal petrolio.
Di questa scoperta - aggiunge - non dobbiamo aver paura. Noi scienziati lavoriamo per capire la natura e i suoi
segreti. Sono gli altri che vogliono sempre sapere quali possibili applicazioni scaturiscono dalle nostre scoperte.>
216
La nascita in tempi così brevi di questa pluralità di organismi e strutture riduce la casualità
dell’evoluzione ed altera le possibilità di variazione a favore di esiti coordinati e coerenti, capaci di
far prevalere l’ordine sul caos.
286
Il modo con cui la vita ha avuto origine dalla materia inanimata può essere ricondotto a due ipotesi,
ancora controverse. Da una parte, la capacità di replicarsi sarebbe comparsa per prima formando in
modo casuale una grande molecola autoreplicante, come lo RNA. Secondo l’altra, sarebbero prima
apparsi i meccanismi metabolici con formazione di piccole molecole organiche. Queste avrebbero a
loro volta formato una rete in evoluzione di reazioni, alimentate da una fonte di energia esterna.
Ambedue le ipotesi offrono il fianco alla critica: come ha potuto formarsi una molecola complessa,
prima che venisse avviato il processo evolutivo; oppure, come hanno potuto formarsi reti di reazioni
in grado di crescere ed evolversi in un ambiente terrestre ancora giovane e poco strutturato?
In altre parole:< Prima l’uovo o la gallina? >
287
286
Bruno J.R.Nicolaus < Astrochimica e vita, un’ipotesi modulare > Atti Accademia Pontaniana,Napoli vol.LIV
(2005),pp. 241-259
287
Eörs Szathmary < The genetic code and natural language:Their nature,origins and relation > pp 185-207 in < An
den Grenzen des Wissens > loc.cit.
217
XXII.2
PRELUDIO ALL’ERA BIOLOGICA
< E’generalmente la chimica l’arte di decomporre e di riunire i corpi,principalmente con
l’aiuto del fuoco.Insegna questa scienza a separare le diverse sostanze,che trovasi nei
misti,vale a dire nei vegetabili,nei minerali e negli animali,a fare l’analisi dei corpi
naturali,nel riunirli ai loro principi,nello scoprire le loro occulte virtù,nel dimostrare la
loro interna armonia ed il centro in cui concorrono le corporee sostanze tutte, a fare
per così esprimersi a mezzo del fuoco l’anatomia dei corpi naturali,in separare le
sostanze utili dalle inutili e somiglianti >
288
Le trasformazioni della materia sono regolate da leggi chimiche, semplici e precise.
Il sole, come i cento miliardi di stelle che brillano nella Via Lattea e tutte le altre del cosmo sono
crogiuoli roventi, dove fotoni protoni neutroni ed altre particelle elementari danzano un walzer di
fuoco, dove materia ed energia si trasformano l’una nell’altra, in una specie d’eterna altalena.
Sul nostro pianeta, s’assiste ad uno spettacolo non meno convulso: da una parte i vulcani,
alambicchi ciclopici nei quali si avvicendano reazioni di primordiale violenza, dall’altra, gli esseri
viventi e tra questi le piante e certi batteri, che captano energia solare e, partendo quasi dal nulla, da
semplice acqua ed anidride carbonica, sintetizzano una miriade di molecole organiche.
In ogni cellula vivente, si alternano processi chimici tra i più disparati: sintesi e demolizioni,
riduzioni e ossidazioni, idrolisi ed altri. L’architettura del regno animale e vegetale si basa su pochi
pilastri biochimici: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, un po’ di zolfo, fosforo, cloro, calcio e
magnesio, una dozzina di pochi altri elementi in piccole tracce.
Questo sparuto drappello si ramifica in una miriade di macromolecole:
dagli idrocarburi ai
carboidrati, dai grassi ai polipeptidi, dalle proteine agli acidi nucleici, alle lipoproteine, agli
alcaloidi, ai pigmenti e così via. Di queste macromolecole è fatta la materia vivente: tutto un
brulicare di cellule e molecole organiche che vanno e vengono, sintetizzate e demolite, eliminate e
rimpiazzate da nuove identiche unità.La stupefacente varietà di forme viventi e l’individualità dei
vari organismi possono venir ricondotte all’individualità di alcune macromolecole come le proteine.
288
Da un testo scolastico ottocentesco,alla voce chimica:<Compendio di notizie scientifiche civili e virtuose
ed erudite >, edito in Venezia nelle Stamperie Graziosi a San Silvestro (1813).
218
Eppure, queste non sono che combinazioni e permutazioni di pochi aminoacidi: una ventina,
sempre gli stessi mattoni da milioni di anni.
Dal punto di vista del chimico, l’immortalità non è che perenne trasformazione, una sorta di
staffetta sfrenata dalla semplicità alla complessità e viceversa.
Gli organismi viventi si basano sulla chimica del carbonio. Attraverso una serie di reazioni
sequenziali, gli alimenti vengono digeriti, per essere trasformati alla fine in acqua, anidride
carbonica e ammoniaca (H2O, CO2, NH3). Produzione e utilizzazione di energia seguono lo stesso
meccanismo di base nelle tante specie animali, dai protozoi ai mammiferi e si basano su processi
ossidativi.
La chimica segue leggi semplici e precise.
Le molecole, seppure libere di oscillare, vibrare e
muoversi alla rinfusa, tendono ad organizzarsi secondo linee predeterminate. Lo stesso vale per gli
atomi: non sono liberi di accoppiarsi alla rinfusa; devono obbedire alle leggi del legame, della
valenza, dell’affinità:
tutti concetti deterministici.
Uguale destino spetta
a molecole e
macromolecole, che sono raggruppamenti di atomi, accoppiati secondo un preciso disegno chimico.
I gradi di libertà d’atomi e molecole non sono infiniti e ben poco é lasciato al caso. A livello
prebiotico, il percorso evolutivo é determinato dall’interazione di due principali fattori, l’uno
casuale,
l’altro predefinito. Le condizioni chimico fisiche iniziali,
come temperatura,
concentrazione, pressione, salinità e pH, sono variabili dettate dal caso e da fattori contingenti,
mentre il decorso delle reazioni seguendo i principi della termodinamica e di altre leggi naturali,
come la gravitazione, seguirà percorsi con meno gradi di libertà.
Una volta raggiunto un equilibrio termodinamico, ogni tappa sarà influenzata da nuove condizioni
ambientali (casuali) e dalla necessità (determinismo) dettata dalla struttura precedente e così via in
un intreccio continuo tra caso e necessità.
289
L’evoluzione della materia da particelle elementari, è proseguita attraverso atomi e molecole,
all’interno di stelle e nubi interstellari. Gli ecosistemi planetari, di cui la Terra è per ora l’unico
tangibile esempio, sono costituiti da popolazioni di organismi disparati ma concatenati e questi
ultimi da cellule. Le cellule sono formate, a loro volta, da proteine ed altre macromolecole; le
proteine da molecole a blocchi; le molecole da atomi; questi ultimi da particelle subatomiche.
La natura, dai quark alle galassie, dai batteri agli ecosistemi planetari tende alla complessità,
all’autorganizzazione.
Le particelle subatomiche si combinano in atomi e molecole; queste in biomonomeri e polimeri
poi; i protobionti in strutture ed organismi pluricellulari, i quali a loro volta daranno luogo a sistemi
sociali ed ecologici.
289
Pier Luigi Luisi < The emergence of life > Cambridge Univ.Press. (2006)
219
La nascita, in tempi così brevi, di questa pluralità di organismi e strutture riduce la casualità
dell’evoluzione, alterando le probabilità di variazione a favore di esiti ordinati e coerenti.
Le
connessioni tra gli ambiti fisici chimici e biologici appaiono sempre più verosimili: sono queste
interazioni a far prevalere l’ordine sul caos.
***
In tutti gli esseri, dal virus all’animale all’uomo, s’instaura, in determinate situazioni,
un’insostenibile reattività, una irresistibile tendenza all’interazione col proprio vicino, a qualche
forma di aggressività (violenza), che seppur differente, nella sua espressione fra singole specie e
differenti livelli di complessità, é pur simile nella sua essenza. Gli ominidi preistorici quando
cacciavano, il soldato moderno che va alla guerra, la tigre che sbrana la preda, lo squalo che
azzanna la foca, il batterio che infetta l’animale e l’uomo, sembrano spinti da una forza comune,
290
dalla stessa molla, che è in ultima analisi l’affermazione e la prevaricazione del proprio DNA.
***
.
Prima che la vita aleggiasse sulla Terra, l'atmosfera del nostro pianeta non conteneva ancora
ossigeno (O2), anidride carbonica (CO2) e azoto (N2). Essa era composta, probabilmente, da un
miscuglio riducente di idrogeno (H2), metano (CH4), ammoniaca (NH3) e vapore acqueo (H2O).
Sotto l’ azione di violente radiazioni solari e cosmiche e di eruzioni vulcaniche, in questo mondo
prebiotico, iniziavano reazioni chimiche, che avrebbero portato ad una modifica sostanziale della
composizione atmosferica ed alla sintesi di strutture organiche complesse.
In questo scenario, venivano sintetizzati, trasformati e degradati in maniera casuale (a random)
innumerevoli composti, seguendo un processo evolutivo, nel quale erano preferite le strutture
termodinamicamente più stabili.
Una pura ed assoluta casualità non è verosimile in questo frangente, dato che la reattività e la
stabilità dei singoli composti é determinata dalla loro stessa natura chimica. Le molecole
posseggono gruppi funzionali, i quali definiscono caratteristiche chimico fisiche e reattività,
portandole ad interagire solo con particolari siti di altre molecole. Nel caso di reazioni casuali o a
290
<..Non è forse un’analoga carica di violenza che, sotto aspetti diversi a seconda del livello di complessità, spinge il
virus ad aggredire l’uo mo o a crescere in una coltura, che costringe a livello molecolar e l’ossigeno ad ossidare,
l’idrogeno a ridurre, l’ossigeno a formare a cqua con l’idrogeno, tutti gli elementi chimici a r eagire tra di loro a
seconda delle loro affinità? Non è forse una simile forza, che combina protoni, neutroni ed el ettroni nell’atomo,
fondamenta della materia? Non è forse un’unica forza sotto molteplici aspetti a muovere il tutto; un’unica forza a
governare i comportamenti del mondo animato?..> (Nicolaus B. J. R., 1996).
220
random, nonostante le tante possibilità statistiche ed i gradi di libertà a disposizione, le reazioni
avvengono solo nell'ambito di schemi predefiniti. Di conseguenza, le strutture più stabili saranno
sempre avvantaggiate.
L’ammoniaca (NH3) e l’anidride carbonica (CO2) presenti in gran quantità nell’atmosfera
primordiale ritardavano la dispersione nello spazio della radiazione infrarossa emessa dalla Terra e
contribuivano a conservare il calore che il pianeta riceveva da un sole meno luminoso di quello
odierno.Ciò aiutava a mantenere alta la temperatura della superficie terrestre, favorendo la chimica
ad alta energia di attivazione. Di pari passo, la composizione dell'atmosfera si andava modificando:
gran parte dell'anidride carbonica (CO2) veniva fissata sotto forma di carbonati di calcio (CaCO3) e
magnesio (M gCO3) e depositata nei fondali marini; l'ammoniaca (NH3) veniva scomposta formando
azoto (N2), acqua (H2O) ed idrogeno (H2), mentre quest’ultimo, il più leggero, era destinato a
lievitare sempre più in alto nell’atmosfera, fino a scomparire nello spazio.
L'ossigeno libero sarebbe comparso sulla terra solo successivamente, forse quale frutto di
fotosintetizzatori aerobici primordiali. Nasceva così la biosfera, la cui composizione si sarebbe man
mano avvicinata a quella attuale:
Gas
Pianeti
Terra
Terra
biosfera attuale
Anidride Carbonica
Venere
M arte
era prebiologica
0.03%
98%
98%
95%
Azoto
79%
1.9%
1.9%
2.7%
Ossigeno
21%
Tracce
Tracce
0.13%
1%
0.1%
0.1%
13
290
477
-53%
1.0
60
90
0.0064
Argon
Temperatura in
2%
superficie (oC)
Pressione totale
in atmosfere
***
221
Con la "Rivoluzione Aerobica", l'ossigeno divenne indispensabile ai nuovi organismi, che per
sopravvivere furono costretti a sviluppare adeguati meccanismi di difesa contro l'invadenza di
questo elemento tanto utile, quanto pericoloso. Dallo studio degli effetti dell'ossigeno sui
microrganismi anaerobici ancora esistenti, ci si può rendere conto della sua tossicità e dei danni cui
dovettero andare incontro gli organismi primordiali, nel loro processo di adattamento alle nuove
condizioni di vita.Da questi studi, emergono utili informazioni sui possibili meccanismi dello stress
ossidativo, qualora organismi aerobici odierni vengano sottoposti ad eccessivo carico d’ossigeno..
Indicazioni pratiche, derivano anche da esperienze dirette sull'uomo nel corso di attività subacquee,
di fuga dai sottomarini, dall'uso dell'ossigeno nella terapia del cancro, della gangrena, della sclerosi
multipla, delle malattie polmonari, dalla pianificazione del rifornimento di ossigeno nei veicoli aerei
e spaziali, dall'impiego di ozono (O3) nella purificazione dell'aria e dell'acqua e nelle varie terapie a
base di questa forma attivata d’ossigeno. Da tutti questi dati, si è potuto concludere che la tossicità
dell'ossigeno è dovuta all'azione di radicali liberi su vari sistemi enzimatici, i quali in condizioni
fisiologiche non vengono invece danneggiati dall'ossigeno normale.
L'attività superossidodismutasica, catalasica e perossidasica, enzimi deputati alla trasformazione
dell'acqua ossigenata (H2O2), aumentano in vari organismi animali, quando essi vengono esposti a
concentrazioni di ossigeno superiori alla norma. Ciò fa supporre che esista un'omeostasi delle
capacità ossido/riduttive di ogni singolo organismo e delle sue capacità di proteggersi dall'azione
devastante dei radicali ossigenati.
Particolarmente sensibile è la molecola del DNA, la quale subisce varie modifiche strutturali in
presenza di radicali idrossilici (•OH) (l'irradiazione di una soluzione acquosa di timina, uno dei
componenti del DNA, dà luogo alla formazione di più di trenta prodotti di degradazione e
sostituzione).In questo contesto, s'inquadra l'allarme suscitato dall’ incremento delle neoplasie della
pelle, imputato alle radiazioni solari che filtrano attraverso il buco dell'ozono. 291
291
Alcune specie ossigenate molto reattive, presenti negli organismi viventi
Specie non radicaliche
Perossido di idrogeno
H2O2
Ossigeno Singoletto lO2
Acido Ipocloroso HOCl
Ozono
O3
Radicali liberi
Radicale idrossile OH.
Radicale superossido
O2.-
222
***
La composizione chimica del pianeta è relativamente semplice: una novantina di elementi dei quali
solo pochi preponderanti; ancora più semplice quella degli esseri viventi. La natura si organizzerà
man mano, partendo da strutture semplici per arrivare a quelle più complesse, dotate di particolari
caratteristiche chimico fisiche e biologiche. Aumenta la complessità delle strutture: dai semplici
atomi, si passa alle molecole poi alle macromolecole; dagli aminoacidi i "mattoni" con i quali sono
costruiti i peptidi, ai polipeptidi, alle proteine fino ai nucleosidi, che sono le subunità delle
macromolecole contenenti l'informazione genetica (DNA). 292
Aumentando la complessità, aumenta la quantità di informazioni necessarie alla replica delle
sintesi; da qui la costruzione di un raffinato sistema di informazione genetica basato su
macromolecole.I caratteri ereditari degli esseri animali e vegetali sono trasmessi di generazione in
generazione tramite il DNA (acido desossiribonucleico) contenuto nei cromosomi. Il DNA è anche
presente nei microrganismi come i batteri e certi virus; in alcuni di questi ultimi il DNA è sostituito
dall'RNA (acido ribonucleico).Il DNA e l'RNA sono formati da lunghe catene elicoidali di molecole
di uno zucchero, il desossiribosio o il ribosio, collegate tra di loro da ponti di fosforo. Alle molecole
dello zucchero sono legate alternativamente quattro basi, due pirimidiniche (timina e citosina) e due
puriniche (adenina e guanina).
Ne consegue, che l'informazione ereditaria è codificata in lunghi messaggi scritti con un alfabeto di
quattro lettere. Ogni catena elicoidale del nucleo di una cellula umana contiene fino a 3,5 miliardi di
lettere arrivando ad una lunghezza, se srotolata, di 2 metri. Le catene sono raggomitolate nei
cromosomi occupando uno spazio microscopico.Durante il processo di riproduzione, il codice
ereditario viene duplicato con gran precisione garantendo la continuità della specie, a volte si
Radicale nitroso
NO.
Radicale perossilipidico
LOO. (L = Catena Lipidica)
292
Dalla form aldeide (CH2O), primo prodotto della fotosintesi delle piante, ai triosi, ai tetrosi, agli zuccheri, che sono le
sottounità dei saccaridi e polisaccaridi: la ben nota equazione di Van Niel descrive la fotosintesi cloro fillica
hv
CO2 + 2H2O → (CH2O) + H2O + 2O
come un processo di ossido riduzione radicalica, nel quale la luce avvia la sintesi della unità di base dei carboidrati
(CH2O, formald eide) da anidride carbonica (CO2) ed un sostrato ossidabile (H2O).
223
registrano errori casuali che i biologi chiamano mutazioni. A seguito di queste, le nuove cellule ed i
nuovi individui saranno leggermente differenti dai loro progenitori e più o meno capaci di
sopravvivere e di riprodursi a loro volta. Sarà compito della selezione naturale di concedere ai
diversi individui di una popolazione di generare una quantità di discendenti diversa e di conservare
in vita i più numerosi o i più adatti, eliminando de facto i più deboli.
La ricombinazione genetica ha permesso alla vita di evolversi molto più rapidamente, rimescolando
ad ogni atto sessuale il 50% del patrimonio ereditario dei due partners.I fenomeni fondamentali
della vita possono quindi venir descritti in termine di trasmissione di messaggi genetici, in presenza
di caso.
Nell'era prebiologica prevalevano reazioni di tipo radicalico causate dalle alte temperature e
dall'intenso irraggiamento: reazioni ad andamento casuale, spesso irreversibile.
Col mitigarsi delle condizioni ambientali, la chimica scopriva nuovi sistemi di reazione a bassa
energia di attivazione, in grado di venire innescati a temperature minori ed anche in assenza di luce.
Nasceva l'era degli enzimi, molecole in grado di pilotare in maniera reversibile, stereospecifica e a
bassa temperatura varie reazioni necessarie allo sviluppo ordinato della vita.293
L'avvento della chimica enzimatica segna l'avvio della diversificazione nelle forme più svariate sia
sulla terra sia nelle acque e nei cieli. Esso segna anche il trionfo delle macromolecole organiche, la
cui biosintesi segue schemi secondo i quali da strutture semplici si derivano quelle complesse; il
tutto improntato al massimo risparmio. Il criterio del risparmio è uno tra i più appariscenti della
natura: sono preferite reazioni a basso consumo energetico, è riciclata gran parte dei prodotti di
reazione, sono ridotte al minimo le scorie.
In questo approccio, ben si colloca la reversibilità delle reazioni enzimatiche, grazie alla quale è
possibile biodegradare le macromolecole fino ai loro componenti più elementari, secondo l'assioma
del nulla si crea, nulla si distrugge.
Dal caos al cosmo, dal disordine all'ordine: gli enzimi rappresentano una conquista rilevante nel
processo di evoluzione ed organizzazione della materia.
293
Un s emplice esempio può aiutare a comprend er m eglio le di fferenze tra reazioni enzimatiche e radicalich e: la
fenilalanina durante il suo normale metabolismo viene idrossilata dall'enzima fenilalaninidrossilasi in posizione para,
con fo rmazione di 4-idrossi fenilalanina (tirosina).La reazion e con radicali •OH dà luogo invece ad un a miscel a di tre
isomeri, idrossilati a random nelle tre posizioni orto, meta e para.
I tre isomeri differiscono nelle loro proprietà biologiche. La reazione en zimatica produ ce l'isomero necessario ad un
corretto metabolismo, mentre l'aggressione radicalica dà luogo a metaboliti aberranti. (Figura 3).
224
XXII. 3
IL VALZER DEI RAD ICALI
<The very nature of organic radicals is such as to
preclude the possibility of isolating them>
(Ostwald,1896)
Le reazioni chimiche possono essere di natura ionica o radicalica. M entre gli ioni sono carichi
positivamente o negativamente, i radicali sono particelle di regola neutre caratterizzate dalla
presenza di un elettrone solitario. I radicali liberi, scoperti da Gomberg nel 1900, restarono per
molto tempo nell'oblio finché una cinquantina di anni fa se ne comprese appieno l'importanza, sia
sul piano chimico sia biologico. I radicali liberi contengono un atomo (C,S,O,N, ecc.), al quale
manca un elettrone, posseggono un ottetto incompleto con un numero dispari d’elettroni e possono
essere caricati positivamente, negativamente od essere neutri.294 La formazione di radicali richiede
un apporto di energia esterna, spesso di tipo radiante, necessaria per sottrarre ad un gruppo atomico
un elettrone.Generalmente, i radicali sono composti molto reattivi e instabili: essi tendono a reagire
con altri radicali o gruppi funzionali di altre molecole per colmare il loro deficit elettronico. La loro
durata di vita è brevissima, a volte solo frazioni di secondi ed é misurabile grazie a metodiche
analitiche raffinate.
Le reazioni radicaliche hanno svolto un ruolo importante nell'era prebiologica, prima della
comparsa della vita sulla terra o nelle prime fasi della stessa, quando l'atmosfera era povera di
ossigeno, non esisteva ancora lo scudo di ozono e l'ambiente era più esposto alle radiazioni solari. Il
fatto che i radicali liberi si formino anche durante normali processi metabolici, ha fatto supporre un
loro possibile ruolo, nella genesi di varie condizioni patologiche.
294
Essi si possono form are per perdita o p er gu adagno di un elettron e da un non-radicale. Si formano facilmente p er
scissione omolitica, quando un elettrone della doppietta resta con un atomo (A: B A• + B•)
L'energia n ecessaria per rompere il legame covalent e va' fo rnita dall'apporto di calore, radiazioni elettromagnetich e od
altre fo rme di energia (la combustione con il suo g rand e aum ento di temperatura è un tipico esempio di reazione
radicalica).Nella scissione eterolitica un atomo riceve tutte e due gli elettroni del legame covalente ( A: B A:- + B +)
In questo caso A acquista una carica n egativa e B una positiva. La scissione eterolitica d ell'acqu a produce ad esempio
uno ione idrogeno H+ ed un radicale idrossile •OH, ( H2O H+ + •OH )
225
I radicali liberi più interessanti, ma anche più pericolosi, sono quelli più reattivi biologicamente e a
vita breve.
295
Nel corso dell’evoluzione, le cellule hanno sviluppato complessi sistemi di difesa
dalle aggressioni radicaliche, tramite molecole proteiche in grado di sequestrare metalli pesanti,
potenzialmente tossici, o di accelerare la distruzione di radicali ossigenati altamente reattivi. 296
I radicali liberi si formano nell’ambiente nel quale viviamo, sotto l’azione di ossigeno e radiazioni
di varia natura. Si formano anche nell’organismo, a seguito del normale metabolismo o dell’azione
concomitante di agenti endogeni o esogeni.
295
I radicali liberi si formano prev alentement e attraverso:
(1) Omolisi unimolecolare di molecole con legami molto deboli (p.e. perossidazione di lipidi con susseguente
decomposizione dei perossidi form atisi).
(2) Radiolisi per effetto di radiazioni ionizzanti.
(3) Fotolisi per azione diretta della luce (l'invecchiamento precoce delle parti esposte al sole come faccia e mani, deriva
probabilmente da fotolisi diretta ed autossidazione del collagene).
(4) Trasferimento elettronico a specie organich e da ioni metallici di transizione: decomposizione del perossido di
idrogeno per catalisi del ferro, secondo la reazione di Haber-Weiss. La miscela Fe/H2O2 viene chi amata reattivo di
Fenton, il quale gioca un grosso ruolo in molti processi biologici, nei quali il radicale idrossile è respons abile della
tossicità dell'ossigeno.
(5) Azione di inquinanti come l'ozono, l'ossido di azoto NO2, ecc. (iniziatori di processi radicalici).
(6) Processi enzimatici che possono produrre radi cali liberi in vivo.
Le cellule si proteggono da questa azione tossica attraverso la superossidodismutasi che neutralizza l'anione superossido
O2•- tras fo rmandolo in H2O2 e O2 e gli enzimi catalasi e perossidasi che decompongono il perossido di idrogeno
(H2O2) in H2O e O2.
296
Esempi di difesa antiossidativa enzimatica
Perossidasi
1)
LOOH + 2 GSH
LOH + H2O + GSSG
Glutationica
Superossido
2)
2O2.- + 2H+
H2O2 + O2
Dismutasi
Catalasi
3)
2H2O2
O2 + 2H2O
226
Alcune fonti di radicali liberi
Fonti Esogene:
. Ozono
. Radiazioni
. Raggi UV
. Inquinamento ambientale
. Fumo da tabacco
. Vari solventi industriali, pesticidi e farmaci
Fonti Endogene:
. Lavoro muscolare
. Infiammazione dei tessuti
. Riperfusioni dopo ischemia
. M itocondri
. Fagociti
. Xantinossidasi
. Ossidazioni catalizzate dal ferro ed altri metalli di transizione
. Ciclo metabolico dell'acido arachidonico
***
Dopo il silicio (Si), l'ossigeno (O2) e l'alluminio (Al), il Ferro (Fe) è l'elemento più diffuso sulla
Terra, dove si trova principalmente nella forma trivalente (Fe+++ ) sotto forma di ossido, idrossido o
polimeri vari. In questi stati, la sua biodisponibilità è limitata, a meno che non venga solubilizzato
dagli acidi sotto forma di sali o chelati; il mondo vegetale ha sviluppato vari sistemi in grado di
solubilizzare e rendere biodisponibile il ferro, indispensabile per molte reazioni biologiche. Il
potenziale di ossido-riduzione del sistema Fe++/Fe+++ è molto elevato, permettendo al ferro di
catalizzare reazioni essenziali al mantenimento della vita.
La reattività di questo sistema garantisce il buon fine di reazioni biologiche vitali, ma rappresentano
anche un pericolo letale. Per fortuna, gran parte del ferro biologico è legata a proteine, in grado di
gestirne un rilascio graduale e moderarne l'aggressività:
227
Contenuto di ferro nel corpo umano
------------------------------------------------------------------------------------------------M aschio
Femmina
(mg/Kg di peso corporeo)
------------------------------------------------------------------------------------------------Ferro essenziale
Emoglobina
31
28
M ioglobina + Enzimi vari
6
5
Ferro in deposito
13
4
Totale
50
37
-------------------------------------------------------------------------------------------------
Il contenuto in ferro del corpo umano e della maggior parte dei vertebrati superiori è suddiviso tra
frazioni cosiddette essenziali maggioritarie e quelle di deposito.L'emoglobina con la sua attività
ossigenante rappresenta la frazione essenziale principale; con un peso molecolare di 64.500 essa
contiene quattro atomi di ferro/mole. A questa proteina seguono la mioglobina e vari enzimi.
La ferritina è invece la proteina deputata all'immagazzinamento del ferro, con un contenuto
specifico di ferro così elevato da raggiungere anche il 30%. L'emosiderina, una forma di ferritina
aggregata, rappresenta da sola il 30% del pool di ferro.
A seconda delle necessità dell'organismo, il ferro immagazzinato viene mobilizzato, grazie alla
transferrina, una proteina plasmatica (peso molecolare 76.000, e due siti di aggancio per Fe+++) in
grado di trasferirlo a siti intracellulari attraverso ricettori specifici di membrana.
Il metabolismo del ferro è molto parco: in effetti solo il 10% del contenuto totale di ferro nell'uomo
si perde ogni anno, mentre il resto viene riciclato. Questo regime si rende necessario, dato che la
biodisponibilità del ferro dietetico è bassa. Per questo motivo, le anemie da deprivazione di ferro
sono diffuse, specialmente nei paesi sottosviluppati.
I radicali idrossile .OH, come tutti i radicali a vita breve, sono molto
citotossici, possono
danneggiare il DNA ed innescare la perossidazione dei lipidi di membrana; sono in grado di reagire
con molte altre molecole presenti nelle cellule come i carboidrati, gli aminoacidi, i fosfolipidi, i
nucleotidi, gli acidi organici. Indubbiamente vanno ricondotti alla loro azione, molti dei danni
neuronali che sono alla radice di varie neuro e psicopatie.
228
Il ferro legato come complesso (ferritina, transferrina, lattoferina, ecc.) è scarsamente disponibile a
pH fisiologico per la formazione di radicali •OH. Per divenire attivo deve venire liberato o
297
attivato.
Secondo un lavoro apparso recentemente,
298
la teoria tradizionale, secondo la quale livelli elevati di
specie ossigenate reattive (ROS: Reactive Oxygen Species) sono corresponsabili del processo di
carcinogenesi, sarebbe fuorviante. Le ROS sarebbero parte integrante di un normale metabolismo,
rappresentando particolari forme di segnalazione cellulare, in grado di indurre differenziazione ed
apoptosi, al contrario del cancro il quale è indifferenziato. A sostegno di quest’ardita ipotesi,
vengono citati e discussi svariati dati sperimentali, secondo i quali le ROS svolgerebbero una
funzione protettrice e sarebbero proprio livelli ridotti di ROS ad indurre la carcinogenesi.
297
Il sistema Fe++/Fe+++ ha un potenziale di ossido-riduzione tanto elev ato da perm ettergli di catalizzare v arie
reazioni in natura ed in laborato rio. Questa reattività diventa particolarm ente elev ata in pres enza di perossido di
idrogeno (H2O2), miscela soprannominata "Reattivo di Fenton":
Fe++ + H2O2 ---> Fe+++ + •OH + OH-
298
Fuxiong Lu < Reactive oxygen species in cancer, too much or too little? > Medical Hypotheses ,Elsevier
doi:10:1016/j.mehy.2007.03017
229
XXII. 4
COLORE,PIGMENTI E BIOLOGIA
<Il mondo delle scienze fisiche ed il mondo delle
scienze della vita sono separati ancor oggi
da una inesplorata terra di nessuno>
(M ario Ageno,1992)
Noi viviamo in un mondo variopinto e abbagliante, per le tante tonalità a volte intense e a volte
sfumate: dal giallo di fiori e deserti, al nero di notte e carbone; dal rosso di fuoco e lava, all'azzurro
ed al blu di cielo ed oceano; dal bianco della spuma del mare, di ghiaccio e di neve, fino all'infinita
varietà dei viventi, terrestri ed acquatici o dei variopinti signori dei cieli.
Il colore é un fenomeno fisico, conseguenza dell'assorbimento selettivo della luce da parte di
composti chimici chiamati pigmenti, o di fenomeni fisici e strutturali o di ambedue assieme.I
pigmenti naturali sono spesso sostanze chimiche ben definite, che assorbono solo una parte della
luce, lasciando passare o riflettendo quella complementare, che noi percepiamo come colore.
299
Le correlazioni tra struttura e colore sono familiari al chimico, che é in grado di predire il colore di
ogni sostanza sulla base della struttura. Il chimico può anche manipolare queste strutture in
laboratorio, modificandone a piacimento il colore e trasformando, ad esempio, un giallo in un rosso
o blu e viceversa.
I pigmenti naturali vegetali e animali sono raggruppati o secondo la loro struttura chimica, così per
esempio i Carotinoidi,
M elanine.
302
300
le Pterine,
301
le Flavine, le Porfirine ed altri, o secondo il colore, come le
Spesso, le stesse classi di pigmenti si ritrovano con strutture leggermente modificate
in differenti organismi viventi vegetali ed animali, collegati filogeneticamente. 303 Alcuni dei
299
H.Zollinger <Color chemistry> VCH,Weinheim (1995).
P.Karrer, E.Jucker <Carotinoide> Birkhäuser Verlag Basel (1948)
301
P.Karrer, Bruno J.R.Nicolaus <Űber die Konstitution des Methylpteridinrots> Helv.Chim.Acta
(1950),33,1233;Bruno J.R.Nicolaus < (I)-Zur Kenntnis der Pteridinrotreihe und ähnlicher Farbstoffe;(II)-Aliphatische
Polyamine > Inaugural Dissertation der Universität Zűrich,Brunner & Bodmer Verlag Zűrich (1954):
302
R.A.Nicolaus <Melanine> Accademia Pontaniana,Napoli, Quaderno 4, pp.1-53 (1984)
303
Ad esempio, la classe dei carotinoidi comprend e pigmenti diffusissimi nel mondo vegetale, tutti caratterizzati da
analogo "schel etro chimico". Il numero d ei doppi legami però varia ed è il numero e la concatenazione di questi a
con ferire alle singole molecole differenti colori, spaziando lungo l'arco dello spettro visibile.
Una eccezione a questo sistema di classi ficazione vien e o ffert a dalle melanin e, la più vasta class e di pigmenti naturali,
raggrupp ati in base al loro colore scuro e non alla struttura chimica che è molto eterogenea.Parlando perciò di melanine
e del loro ruolo, va' tenuto presente che si tratta di materiali, che hanno in comune solo il colore, avendo strutture e
fun zioni biologiche differenti.
300
230
pigmenti, che brillano nelle ali delle farfalle, si ritrovano, ad esempio, nelle scaglie dei pesci; alcuni
anche nell’uomo.
***
Le melanine sono i pigmenti più diffusi in natura.
304
Esse sono responsabili del colore bruno o nero
della pelle, capelli e occhi dei mammiferi, delle penne, le uova e la pelle degli uccelli, le scaglie e le
uova dei rettili, degli anfibi, della cuticola degli insetti, dell'inchiostro dei cefalopodi, di diversi
microrganismi e funghi. Sono anche le melanine ad impartire al terreno il caratteristico colore, in
questo caso spesso di origine microbica. Queste ultime vengono denominate acidi umici, mentre a
molti pigmenti di origine artificiale viene dato il nome di melanoidine.
Sarebbe interessante correlare le proprietà chimico-fisiche proprie delle melanine di varia origine
alle svariate funzioni biologiche: sfortunatamente non esiste una raccolta significativa di dati
omogenei ed una caratterizzazione rigorosa delle melanine di origine diversa. Inoltre, in letteratura
si incontrano conclusioni controverse su loro presunte funzioni biologiche, senza che venga tenuto
debito conto della struttura, origine e localizzazione,spesso disomogenee tra loro. 305
Nell'uomo la melanina viene considerata come l'agente fisiologico protettore dalle radiazioni solari,
seppure non fornisca che una protezione parziale. Oltre che nella pelle, altre melanine si trovano
localizzate in disparate zone del corpo tra cui il cervello (substantia nigra zona compacta SNZC,
locus coeruleus, tessuto pineale), l’epitelio pigmentato della retina, la parte interna dell'orecchio, gli
304
R.A.Nicolaus < Biogenesi delle melanine > Rassegna di Medicina Sperimentale, 9, 1-32 Idelson Napoli
(1962);R.A.Nicolaus ,E.Novellino,G.Prota < Origine e significato del colore negli animali >, Rendiconti della
Accademia di Scienze Fisiche e Matematiche della Società Nazion ale di Scienze Lettere ed Arti in Napoli,Serie IVvol.XLII,1-82,Giannini Edit.Napoli (1976);R.A.Nicolaus,G.Parisi < The nature of animal blacks> Atti Accademia
Pontaniana,Napoli XLIX (2000),197-233.
305
Qui di seguito, una breve classifi cazion e delle principali melanine naturali:
Eumelanine: pigmenti derivati p reval entemente dalla dop a (3,4-diidrossi fenilalanin a) tra i quali la sepiomelanina d ella
seppia e la neuromelanina del cervello derivata prevalentem ente dalla dopamina (Prota, 1993).
Feomelanine: pigmenti derivati dalla 5-S-cisteinildopa e dalla 2 -5-cisteinildopa. Spesso compaiono in fo rma mista con
le eumelanine, ad esempio nel cervello.
Allomelanine: pigmenti derivati dal catecolo o da altri polifenoli non azotati; molto diffusi nel mondo vegetale come ad
esempio gli acidi umici.
Melanine miste: pigmenti ottenuti per copolimerizzazion e fra gli intermedi d ella mel anogenesi e sostan ze esogen e
casualmente presenti: nell'uomo sottoposto a trattamenti farmacologici, spesso si ritrovano questi farm aci inglobati nelle
melanine (ad esempio la cloropromazinmel anina).
Melanoidine: pigmenti derivati dall'idrolisi di proteine per ossidazione di aminoacidi e zuccheri.
Lipofus cine: pigmenti che si form ano per perossidazione d ei lipidi di membrana e di proteine den aturat e. Molto diffuse
nel corpo umano (cuo re, v asi sanguigni, muscoli, fegato, rene, cerv ello) sp ecialmente nella sen escen za. Spesso
associate a p rocessi patologici, ad esempio n ell'Alzheimer e n el Parkinson. A volte in forma mista con la
neuromelanina.Sono pigmenti insolubili, che possono venir assorbiti dai lisosomi nei quali restano come scorie non
biodegradabili. E' stato ipotizzato che si tratti di prodotti di reazione ab erranti tra cataboliti dei lipidi e sostanze
contenenti gruppi aminici liberi, come quelli delle fos fatidiletanolammine. Sono stati anche denominati "pigmenti
fluorescenti" dato che alla luce UV mostrano una tipica fluorescenza.
231
epatociti, il cuore, i leucociti, la ghiandola surrenale. Il pigmento si ritrova anche in varie forme
patologiche, nel melanoma, nella vitiligo, nelle cellule dopaminergiche della SNZC in caso del
morbo di Parkinson, in varie zone del cervello nel caso della malattia di Alzheimer.
L'insolubilità delle melanine accentua l'apparente inerzia chimica di questi pigmenti.Essi
contengono invece nella macromolecola vari siti attivi: atomi di ferro, rame e zinco pericolosi
starters di reazioni ossidative radicaliche, centri ionici positivi e negativi, una struttura molecolare
elettricamente attiva.Un’interessante proprietà consiste nella loro capacità di intrappolare e
neutralizzare radicali liberi ossigenati, come l'anione superossido ed il perossido di idrogeno
(H2O2), ambedue dotati di proprietà citotossiche.
Le melanine sono insolubili nella maggior parte dei solventi e non sono facilmente idrolizzabili.
Esse sono dotate di alcune proprietà peculiari, come la capacità di assorbire gas e liquidi, di legare
ioni, di agire quali conduttori od isolatori elettrici e sono inoltre facilmente biodegradabili per
ossidazione. Le neuromelanine possono venir anche considerate dei radicali liberi stabili e amorfi e
la loro struttura è riconducibile allo scheletro fondamentale derivato dal melanogeno, alla presenza
di elettroni spaiati, di centri cationici e di contranioni (anioni spettatori). Per questa loro apparente
inerzia chimica, sono stati considerati spesso alla stregua di prodotti di scarto, generati durante
reazioni radicaliche. Si é anche supposto che la loro funzione biologica, seppure non finalizzata,
consistesse nel disintossicare l'organismo da altri composti tossici, come ad esempio i polifenoli ed i
metalli pesanti. Si é suggerito tra l’altro, che la melanina potesse agire come inattivatore di sostanze
chimiche iperattive e tossiche; come sequestratore di metalli pesanti catalizzatori di reazioni ossidoriduttive pericolose; come trappola radicalica, come operatore biocibernetico. La melanina,
materiale a struttura altamente disordinata, si forma a seguito di polimerizzazione indotta da radicali
liberi, mentre in taluni passaggi ed in certi siti si registra od é ipotizzabile una partecipazione
enzimatica non casuale, tramite enzimi presenti in loco, quali le tirosinasi, le monoaminossidasi, le
perossidasi o le polifenolossidasi.
Tra i vari pigmenti presenti nel corpo, le neuromelanine rivestono notevole interesse grazie al ruolo
biologico tuttora misterioso ed alla mutevolezza della struttura. Vari sono i melanogeni coinvolti
nella sintesi delle neuromelanine e tra i possibili precursori vale la pena di citare alcuni
neurotrasmettitori quali serotonina, adrenalina, dopammina e cisteinildopa. Ad ognuno di questi
corrisponde una neuromelanina con struttura chimica propria, ma simile nel colore e nelle proprietà
chimico-fisiche alle altre, mentre poco o nulla sappiamo di loro eventuali ruoli biologici specifici.
Le neuromelanine posseggono spiccate proprietà bioelettriche, grazie alle quali esse potrebbero
partecipare a conduzione e modulazione degli impulsi nervosi, che regolano il sistema locomotorio.
E’ concepibile, che queste proprietà bioelettriche giochino un ruolo di rilievo nell’espletamento di
232
quello biologico. A questo riguardo, é degno di rilievo il fatto che la neuromelanina manchi o
scarseggi in due situazioni,l’una fisiologica e l’altra patologica, nelle quali il coordinamento
locomotorio è o ancora largamente assente (nel neonato) o fortemente compromesso (morbo di
Parkinson).306
Non è ancora chiaro, se la formazione delle neuromelanine in vivo avvenga per semplice
ossidazione radicalica dei melanogeni (approccio caotico) o se l’ossidazione venga indotta da
enzimi ossidativi come la M AO, presente nel cervello in quantità rilevanti. E’anche verosimile, che
alcune melanine, specialmente quelle non ossigenate, si siano formate nell’era prebiotica per
polimerizzazione di composti alifatici insaturi semplici, come etilene ed acetilene o composti
aromatici come pirrolo e indolo. A questo riguardo, ricordiamo che l’acetilene può essere
polimerizzarta in laboratorio con formazione del nero di acetilene, considerato il prototipo delle
melanine. In maniera analoga, si possono ottenere per polimerizzazione del pirrolo e dell’indolo il
nero di pirrolo ed il nero di indolo.
307
E’stato anche ipotizzato che queste melanine prebiotiche
potrebbero essersi formate nello spazio interstellare per polimerizzazione dell’acetilene,la cui
presenza nello spazio é stata dimostrata per via spettroscopica. 308
Recentemente, é stata pubblicata un’analisi critica delle proprietà biologiche attribuite alle
melanine, della quale trascriviamo un estratto nella lingua originale:
309
< ABSTRACT: Many organic variegated pigments are found all over the planet. The black or
brown pigments of the living world are called melanins from Greek melanos = black and some of
them are located at different sites of the body, where they are biologically active. Melanin’s are
stable free radicals containing in their backbone a polyacetylene spine and are closely related to
Polypyrrole and Polyindole. All melanins include a three dimensional multi-layer graphite-like
aromatic backbone, substituted by aliphatic chains and are composed of amorphous micro particles
of different shape and size, which are fundamental to chemical and biological function. All
melanin’s, especially in the doped state, show a variety of physical properties, like absorption and
306
Bruno J.R.Nicolaus <Neuromelanin and biological function-Sulle neuromelanine e loro ruolo biologico> Atti
Accademia Pontaniana,Napoli, vol.LIII (2004),pp.252-281.
307
M.S.Blois <Polymers as a matrix for chemical evolution > in <The origins of prebiological systems>- Fox S.W.,AP
(1965) New Yo rk and London.Secondo un’ ipotesi originale, le melanine si sarebbero già fo rmate nell'era prebiologica,
per fotopolimerizzazion e di semplici strutture parzialmente aromatich e. Esse sarebbero perciò tra le macromolecole più
antiche, nat e sul pian eta fors e an cor prima delle p roteine e del DNA. Sembra in effetti v erosimile ch e sotto l'azione
dell'alta temperatura, d elle violenti radiazioni e d ell'atmosfera riducente, esistenti nell'era p rebiologica, composti
aromatici semplici (pirrolo,indolo,ecc.) venissero polimerizzati in macromolecole più stabili a struttura melaninosimile.
308
Bruno J.R.Nicolaus e Rodolfo A.Nicolaus <Lo scrigno oscuro della vita-Riflessioni sul ruolo chimico-biologico
della materia nera interstellare e sulla comparsa della vita nell’Universo > Atti Accademia Pontaniana,Napoli vol.
XLVIII (1999), PP.355-380; Bruno J.R.Nicolaus, Giorgio Tangorra <Dalle stelle al pensiero> Atti Accademia
Pontaniana,Napoli vol.LI (2001),pp. 325-249;Bruno J.R.Nicolaus < Astrochimica e vita,un’ipotesi modulare > Atti
Accademi Pontaniana,Napoli vol. LIV (2005),pp.241-259
309
Bruno J.R. Nicolaus <A critical review of the function of neuromelanin and an attempt to provide a unified theory >
Medical Hypotheses (2005) 65, 791-796.
233
dissipation of light and sound, binding of metals and organic compounds, storing of liquids and
gases, conduction of electrical current and transformation of light into electric energy. These
properties have been related to disparate and sometimes conflicting biological functions, in ways
that can be either beneficial or deleterious. This lecture provides a critical review of the numerous
and various biological functions so far attributed to neuromelanin and an attempt to provide a
unified theory based on the peculiar physical and chemical properties of the black particle (the
neuromelanin cage). Neuromelanin (substantia nigra melanin, locus coeruleus melanin, retinal
pigmented epithelium or ocular melanin, inner ear melanin, and so on) is not homogeneous, as is
commonly accepted, but is made up of different substrate specific black pigments formed by the
oxidation of o.diphenols or other oxygenated precursors, like DOPA, CYSDOPA, Tyrosine,
Epinephrine, Serotonine, etc. Ocular melanin is believed to protect the eye by trapping metals and
free radicals. This paper shows that this unconfirmed mechanism is a rather fortuitous irreversible
molecular accident, which at times may prove it self deleterious. Albinism often leads to deafness in
pets, indicating a genetic correlation. These two conditions are correlated at a molecular level to
eye/ ear pigmentation and suggest verifying this hypothesis in normal and albino human
individuals. Skin and ocular melanin are chemically different. However, they are both involved in
light absorption/dissipation. The black particle structure (melanin cage) is believed to be
fundamental to this process because there is a common bioelectric mechanism. The latter is worth
of further investigation. It is also proposed checking how ocular melanin dissipates the excessive
absorbed. This paper suggests investigating the under lying mechanism and also studying whether
this pigment is bio-electrically involved in audiology.
According to numerous authors, Substantia nigra melanin is only biological garbage. This view is
rejected, and it is stressed that intracellular melanogenesis is a fundamental and genetically
controlled physiological process.
It has been repeatedly claimed that the binding of iron, heavy metals, free radicals and harmful
chemicals by substantia nigra melanin is fundamental to body detoxification/protection.
Presumably, such irreversible and generic binding mechanisms have no true physiological
foundation; it is suggested the alternative that, substantia nigra melanin acts as semiconductor,
transmitting and modulating nervous impulses, in a reversible way. In fact, substantia nigra
melanin is absent or significantly scarce in two conditions of life in which the coordination of
movement is either inefficient (newborn babies) or strongly compromised (Parkinson).
To check this assumption, further investigation of nucleus caudatus, putamen, globus pallidus,
Substantia nigra pars compacta and reticulata, nucleus hypothalamicus is recommended >.
234
XXII. 5
ALCALOIDI E S OS TANZE PS ICOATTIVE
<L’abuso di morfina e potrei dire di quasi tutte le
droghe,mette semplicemente in luce un
carattere anomalo preesistente>
(L.Bianchi)
Analogamente agli alcali, gli alcaloidi formano, con gli acidi, composti di carattere salino, Questa
proprietà, riconosciuta già molto tempo addietro, è responsabile della denominazione di questa
classe di sostanze, che é molto diffusa nel mondo vegetale ed ha suscitato grande interesse per le
proprietà terapeutiche di alcune piante ed erbe.
Carbonio (C), idrogeno (H) e azoto (N) sono gli elementi chiave della struttura degli alcaloidi,
talora accompagnati da piccole quantità di ossigeno (O).
Nuovamente, incappiamo nella
stupefacente semplicità della natura: tre, elementi come pilastri di una delle più mirabili classi di
prodotti naturali.
Gli alcaloidi si ritrovano nei semi, nelle foglie, nei rizomi, nella corteccia di numerose piante, dove
svolgono ruoli biochimici ancora misteriosi, in gran parte: eccitanti del ricambio, regolatori della
crescita vegetale, detossicanti del metabolismo azotato alla stregua dell’urea nei mammiferi,
antibatterici ed antiparassitari, o più verosimilmente semplici metaboliti formati a random senza
finalizzazione?
Tutti gli alcaloidi a determinati dosaggi sono tossici per gli organismi animali, mentre molti di essi
espletano proprietà terapeutiche, già a piccole dosi. La cocaina possiede azione stimolante centrale,
midriatica a livello oculare ed anestetica a livello topico; la codeina attività ipnotica, analgesica,
tossifuga; l’ergotamina azione emostatica ed emmenagoga; la morfina proprietà narcotiche,
sedative, ipnotiche; la stricnina proprietà toniche e stimolanti; il chinino proprietà antimalariche ed
antipiretiche; l’ipecacuana azione tossifuga, ecc.
E’ verosimile, che sia stata la presenza di queste proprietà, ad attirare l’attenzione di vecchi stregoni
e sciamani su determinate piante, gettando le basi della farmacoterapia moderna. Le proprietà
curative e tossiche del papavero, l’elleboro, la mandragora, la belladonna, il giusquiamo ed altri,
erano ben note dall’antichità più remota e furono impiegate da varie culture ed etnie per gli usi più
svariati: a scopo bellico con lance e frecce avvelenate; a scopo medico, nelle pratiche religiose
(oracoli di Delfo, misteri eleusini, ecc.), al fine di indurre particolari stati di eccitazione e perfino
nelle esecuzioni capitali (cicuta).E’ inoltre ben documentato come coca, china, psilocybe e varie
235
stricnacee fossero ampiamente usate dalle popolazioni amerindie, molto prima della conquista
spagnola.
Gli alcaloidi vengono classificati in varie classi, secondo la struttura o l’attività farmacologica.
Distinguiamo così, alcaloidi derivati della feniletilamina, del pirrolo, pirrolidina, piridina,
piperidina, indolo, chinolina, isochinolina, imidazolo, pirimidina, ecc.; oppure alcaloidi:
- eccitanti del SNC (caffeina, teobromina, yohimbina, stricnina);
- deprimenti del SNC (oppio, colchicina);
- psicodislettici (deviatori della normale attività psichica e percezione, mescalina, psilocibina);
- anestetici locali (cocaina, novocaina, procaina, analoghi sintetici);
- attivi sul sistema neurovegetativo:
a) parasimpaticolitici (atropina e simili);
b) parasimpaticomimetici (muscarina, pilocarpina, eserina, arecolina);
c) simpaticolitici (segala cornuta, ergotossina e derivati);
d) simpaticomimetici (adrenalina, efedrina e derivati amfetaminosimili);
e) paralizzanti i gangli simpatici (nicotina):
- paralizzanti delle terminazioni mioneurali (curarine naturali, succinilcolina);
- attivi sulle fibre muscolari lisce:
a) deprimenti (papaverina, oppiacei);
b) eccitanti (segala cornuta, istamina, pelletierina).
- attivi sulle fibre muscolari striate:
a) deprimenti (curarine);
b) eccitanti (eserina, veratrina).
- ad azione chemioterapica (chinina e derivati sintetici, atebrina, plasmochina, emetina, berberina);
- alcaloidi cadaverici (putrescina, cadaverina).
Le attività farmacologiche degli alcaloidi sono correlate alla loro struttura chimica ed a quella di
ricettori specifici presenti negli organi bersaglio animali. Ciò spiega, a livello di biologia
molecolare, l’elevata specificità come pure il rapporto tra dose somministrata ed effetto clinico,
riscontrati nella maggioranza dei casi. 310
310
Gli alcaloidi cosiddetti psichedelici od allucinogeni sono derivati di indolalchilammine (LSD, psilocibina, psilocina,
dimetiltriptamina (DMT), dietiltriptamina (DET)) o di feniletilamina (mescalina) o di fenilisopropilamina (DOM, STP).
Tutti questi composti, derivati indolici compresi, sono riconducibili strutturalmente alla feniletilamina e possono v enir
considerati in senso lato delle feniletilamine ci clizzat e. E’ degno di nota,che lo scheletro della feniletilamina sia
contenuto nella dopamina, un neurotrasmettitore fisiologico di cruciale importanza, pres ente nel nostro sistema nervoso
ed altri organi.
236
XXII. 6
LA DAN ZA D EGLI ELEMENTI
<Il nostro destino é indissolubilmente legato a
quello delle stelle>
(Paul Davies)
La composizione chimica del pianeta è improntata ad apparente semplicità. Sono solo una
novantina gli elementi che lo compongono, molti dei quali molto rari e solo alcuni si ritrovano in
quantità preponderante. Le proprietà fisiche e la reattività di ciascun elemento oscillano tra margini
abbastanza ampi e sono correlate al peso atomico ed alla sua struttura elettronica. Gli elementi sono
quindi contraddistinti da una propria identità strutturale,la quale condiziona l’essere ed il divenire,
secondo precise leggi chimico-fisiche. Sono queste a governare l’evoluzione della materia in tutti i
suoi aspetti, sia sulla Terra sia nell’Universo.
SISTEM A PERIODICO ED ELEM ENTI CHIM ICI ESSENZIALI
311
H
He
Li
Be
B
C
N
O
F
Ne
Na
Mg
Al
Si
P
S
Cl
Ar
K
Ca
Sc
Ti
V
Cr
Rb
Sr
Y
Zr
Nb
Mo Tc
Cs
Ba
La*
Hf
Ta
W
Fr
Ra
Ac**
Mn Fe
Re
Co
Ni
Cu Zn
Ga
Ge
As
Se
Br
Kr
Ru
Rh
Pd
Ag
Cd
In
Sn
Sb
Te
I
Xe
Os
Ir
Pt
Au
Hg
Tl
Pb
Bi
Po
At
Rn
* Ce Pr Nd Pm Sm Eu Gd Tb Dy Ho Er Tm Yb Lu
** Th Pa U Np Pu Am Cm Bk Cf Es Fm M d No Lr
311
I 25 elementi sottolineati vengono ritenuti essenziali per il corretto mantenimento della vita dei mammiferi a sangue
caldo ( ancora controv erso è il Boro B, mentre Cadmio Cd,Arsenico As, e Piombo Pb potrebbero con fermarsi
essenziali in alcune specie animali il cui peso diminuisce eliminandoli dalla dieta ). Il Silicio Si potrebbe rivelarsi
essenzial e in quanto probabile regolatore degli effetti neurotossici dell’alluminio Al [P.J.Sadler <Inorganic drugs: A
periodic table of pharmaceutical and diagnostic agents > in <Lectures in Bioinorganic Chemistry> Edts.M.Nicolini
and L.Sindellari, Cortina Intern.Verona Raven Press, New York 1991]
237
La composizione chimica degli esseri viventi è anch’essa improntata ad una apparente
semplicità.L’architettura di questi, siano essi vegetali o animali, è di natura chimica e si regge su
pochi pilastri: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, un poco di zolfo, fosforo, cloro, calcio, sodio e
magnesio, una dozzina e mezzo di altri elementi in piccole tracce. In tutto un drappello di più o
meno 25 elementi ritenuti essenziali.
Tra la novantina di elementi chimici disponibili sulla terra, la natura ha effettuato fin dagli inizi una
scelta, selezionandone quattro (carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto), con i quali costruire
macromolecole organiche di vario tipo e struttura, che a loro volta compongono le cellule di tutti gli
organismi. E’ verosimile, che questa scelta sia conseguenza delle proprietà chimico-fisiche, della
reperibilità e reattività di questi quattro elementi base. Partendo da questi e con uno sparuto
drappello di molecole prebiotiche, nacquero i primi organismi viventi e prese l’avvio la biochimica
del carbonio. Questa si ramificò in una vasta schiera di macromolecole: dagli idrocarburi ai
carboidrati, dai grassi ai polipeptidi, dalle proteine agli acidi nucleici, alle lipoproteine, agli
alcaloidi, ai pigmenti e così via.
Una miriade di composti molecolari, svariati nella loro struttura eppure semplici nella loro
composizione elementare: quelli a base di solo carbonio, idrogeno: gli idrocarburi; quelli a base di
carbonio, idrogeno, ossigeno: i tetrosi ( i più semplici tra i carboidrati), i pentosi, gli exosi, i
saccaridi, i polisaccaridi, i grassi; quelli a base di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto: gli
aminoacidi, i peptidi, i polipeptidi, le proteine, gli acidi nucleici e poi le lipoproteine, le
fosfolipoproteine, gli alcaloidi, e tanti altri. 312
La materia vivente è costituita da questi mattoni. Tutto un brulicare di cellule e molecole
continuamente demolite, eliminate, rimpiazzate con nuove identiche unità, nell’affannoso carosello
di un rinnovamento continuo.
Gli organismi viventi sono figli della biochimica del carbonio. Attraverso una serie di reazioni a
cascata, essi digeriscono gli alimenti, ne utilizzano i costituenti, eliminando le scorie come anidride
carbonica, acqua e ammoniaca. Da queste ripartirà, grazie al calore del sole, la fotosintesi e
l’altalena di un nuovo ciclo vitale. La produzione e l’utilizzazione di energia seguono strade
identiche o analoghe nelle tante specie animali, dai protozoi fino ai mammiferi. Sono basate su
processi ossido-riduttivi ed orientate al risparmio energetico.
312
Le molecole organiche semplici tendono ad organizzarsi in molecole più complesse,glicerina,acidi
grassi,amminoacidi,zuccheri,ecc.chiam ati anche biomonomeri. Questi tendono a loro volta ad organizzarsi in
macromolecol e dotate di funzioni vitali,lipidi,proteine,carboidrati,lignine,tannini,ecc.,soprannominati biopolimeri.
238
Tra gli elementi disponibili sul pianeta, i sistemi biologici hanno distinto tra metalli e metalloidi,
assegnando a quelli prescelti differenti ruoli specifici. Grazie alla capacità di creare legami
covalenti, carbonio,idrogeno,ossigeno ed azoto venivano impiegati nella sintesi di macromolecole,
essenziali per la costruzione di strutture cellulari; i metalli mono e bivalenti, facilmente ionizzabili,
come idrogeno,sodio,potassio,calcio e magnesio assumevano il ruolo di trasmettitori dell’
informazione (messaggeri chimici), mentre venivano trascurati i metalli tri- e tetravalenti, molto
meno maneggevoli con l’eccezione di ferro e manganese, due elementi facilmente riducibili allo
stato bivalente (Fe² e M n²). In altre parole, per l’architettura degli esseri viventi sono stati preferiti
elementi flessibili e adattabili allo scopo. M etalloidi facilmente ossidabili come il fosforo, lo zolfo e
l’azoto assunsero una importanza cruciale nell’era dell’ossigeno, grazie alla proprietà di
trasformarsi reversibilmente in sistemi ossidati.Tra questi, occupano un ruolo preminente le coppie
fosfiti/fosfati, solfiti/solfati, nitriti/nitrati, coppie anioniche a larga diffusione nel mondo vegetale e
animale.
313
Elementi ad alto peso molecolare, i metalli pesanti come Piombo, M ercurio, Bismuto, Argento,
Cesio ed altri come Arsenico, Selenio, ecc. sono tossici, seppure la tossicità dipenda da fattori
contingenti come concentrazione, via di contatto, modalità di somministrazione, natura e solubilità
dei sali coinvolti. Tra i metalli pesanti, particolarmente pericolosi sono quelli radioattivi come
Uranio, Radio, Radon, ecc. Anche in questo caso, la tossicità é legata a concentrazione e durata di
contatto.
Vari metalli di transizione, legati a proteine in composti chiamati enzimi, svolgono un ruolo
essenziale nello svolgimento dei processi biologici e vitali.
313
314
Marino Nicolini e Livia Sindellari Edts. <Lectures in Bioinorganic Chemistry> Raven Press New York (1991)
314
Enzymes are proteins that accelerate (catalyze) chemical reactions. In enzymatic reactions, the molecules at the
beginning of the process are called substrates and the enzyme conv erts them into different products. Almost all
processes in a cell need enzymes in order to occur at significant rates. Since enzymes are extremely selective fo r their
substrates and speed up only a few reactions from among many possibilities, the set of enzymes made in a cell
determines which metabolic pathway occu r in that cell.Like all catalysts, enzymes work by lowering the activation
energy for a reaction, thus dramatically accel erating the rate o f the reaction. Most enzyme reaction rates are millions of
times faster than those o f comparabl e uncatalyzed reactions. As with all catalysts, enzymes are not consumed by the
reactions they catalyze, nor do they alter the equilibrium of these reactions. However, enzymes do differ from most
other catalysts by being much more specific. Enzymes are known to catalyze about 4,000 biochemical reactions.
Although all enzymes are proteins, not all biochemical catalysts are enzymes, since some RNA molecules called
ribozymes also catalyze reactions. Enzyme activity can be affected by other molecules.Inhibitors are molecules that
decrease en zyme activity; activators are molecul es that increase activity. Many drugs and poisons are enzyme
inhibitors. Activity is also affect ed by temperature, pH, and concentration o f substrate. Some enzymes are used
commercially, fo r example, in the synthesis of antibiotics. In addition, some household products use enzymes to speed
up biochemical reactions (e.g., enzymes in biological washing powders break down protein or fat stains on clothes;
enzymes in meat tenderizers break down proteins, making the meat easier to chew) (Wikipedia).
239
XXII. 7
CARTA EUROPEA S ULL’AZIONE DI CONTRAS TO ALL’OBES ITA’
Per affrontare l’epidemia di obesità, che rappresenta una minaccia per la salute, l’economia e lo
sviluppo, noi Ministri e delegati partecipanti alla Conferenza Ministeriale della Regione Europea
dell’OMS sull’azione di Contrasto all’Obesità (Istanbul, Turchia, 15–17 Novembre 2006), in
presenza del Commissario Europeo per la Salute e la protezione del Consumatore, adottiamo, come
policy di riferimento, la seguente Carta Europea sull’Azione di Contrasto all’Obesità. Il processo
di preparazione della presente dichiarazione ha coinvolto diversi settori dei governi,
organizzazioni internazionali, esperti, rappresentanti della società civile e del settore privato con
consultazioni e discussioni.
Noi affermiamo il nostro impegno a rafforzare l’azione di contrasto all’obesità in linea con questa
dichiarazione ed a fare di questo problema una priorità dell’agenda politica dei nostri governi. Noi
sollecitiamo inoltre i nostri partner e tutti i soggetti che hanno interessi in questa materia a
intraprendere una più forte azione contro l’obesità e riconosciamo la leadership dell‘Ufficio
Regionale Europeo dell‘OMS su questo argomento.
Esistono prove scientifiche sufficienti per poter agire subito; allo stesso tempo, la ricerca di
soluzioni innovative, di adattamenti delle raccomandazioni ai contesti locali e nuove ricerche su
aspetti particolari possono migliorare l’efficacia pratica delle politiche.
L’obesità è un problema della salute pubblica in tutto il globo; noi riconosciamo l’importanza del
ruolo dell’azione congiunta dell’Europa che costituirà un esempio capace di mobilitare gli sforzi
della comunità a livello globale.
1. LA SFIDA.
Noi riconosciamo che:
1.1 L’epidemia di obesità crea uno dei più seri problemi per la salute pubblica nella Regione
Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La prevalenza di obesità è aumentata di tre
volte nelle ultime due decadi. Nella Regione Europea dell’OMS, metà di tutti gli adulti e un
bambino su cinque sono sovrappeso. Di questi, un terzo sono francamente obesi e il loro numero si
sta accrescendo rapidamente. Sovrappeso e obesità contribuiscono a una notevole proporzione
delle malattie non trasmissibili, abbreviando l’aspettativa di vita e influenzando in modo negativo
la qualità della vita. Ogni anno, nella Regione, più di un milione di morti è dovuto a malattie
associate all’eccesso di peso corporeo.
240
1.2 La tendenza è particolarmente allarmante nei bambini e negli adolescenti, poiché in questo
modo l’epidemia si sposta nell’età adulta e genera un progressivo peggioramento delle salute per
le generazioni future. La prevalenza di obesità giovanile aumenta di anno in anno e questa
tendenza cresce continuamente ed è attualmente dieci volte maggiore che negli anni ’70.
1.3 L’obesità influenza pesantemente anche lo sviluppo economico e sociale. L’obesità e il
sovrappeso negli adulti sono responsabili della spesa per sanitaria nella Regione Europea, per una
quota che arriva fino all’8%; per di più, comportano costi indiretti, conseguenti alla perdita di vite
umane, di produttività e guadagni correlati, che sono almeno il doppio dei costi diretti. Sovrappeso
ed obesità affliggono principalmente le persone di classe socioeconomica bassa e questo
contribuisce ad aumentare le disuguaglianze nello stato di salute.
1.4 L’epidemia si è ampliata negli ultimi decenni a causa dei cambiamenti dell’ambiente culturale,
sociale, economico e fisico. Uno squilibrio energetico nella popolazione è stato innescato da una
drammatica riduzione dell’attività fisica e dai mutamenti negli schemi dietetici, incluso
l’incremento nel consumo di cibi e bevande ad alta densità energetica e poveri di nutrienti
(contenenti alte proporzioni di grassi sia saturi sia totali, sale e zuccheri) in combinazione con un
basso consumo di frutta e vegetali. Secondo i dati disponibili, due terzi della popolazione nella
maggioranza dei Paesi nella Regione Europea dell’OMS non svolgono un’attività fisica sufficiente
ad assicurare e mantenere vantaggi per la salute e solo in pochi Paesi il consumo di frutta e
verdura raggiunge i livelli raccomandati. La predisposizione genetica da sola non spiega
l’epidemia di obesità, senza i cambiamenti dell’ambiente culturale, sociale, economico e fisico.
1.5 Un’azione internazionale è essenziale per supportare le politiche nazionali. L’obesità non è più
una sindrome delle società ricche; sta diventando altrettanto diffusa nei Paesi in via di sviluppo
così come in quelli con economie in transizione, particolarmente nel contesto determinato dalla
globalizzazione. L’avvio di azioni intersettoriali resta una sfida e nessun Paese finora è stato
effettivamente in grado di tenere l’epidemia sotto controllo. Stabilire forti azioni internazionali
coordinate per contrastare l’obesità è una sfida e un’opportunità, visto che molte misure chiave
sono transfrontaliere sia nel carattere che nelle conseguenze.
2. COSA SI PUÒ FARE: gli obiettivi, i principi e le strutture per l’azione
2.1 L’epidemia di obesità è reversibile. E’ possibile invertire l’andamento e tener l’epidemia sotto
controllo. Questo può essere ottenuto solo attraverso azioni complessive, dato che la radice del
problema risiede nel rapido cambiamento dei determinanti sociali, economici ed ambientali degli
stili
241
di vita della gente. Bisogna creare una società in cui gli stili di vita salutari, per dieta e attività
fisica, siano la norma e dove gli obiettivi culturali, sociali, di salute ed economici siano allineati e
le scelte salutari siano facilitate e rese più accessibili per gli individui.
2.2 Limitare l’epidemia ed invertirne l’andamento è l’obiettivo fondamentale dell’azione nella
Regione Europea. Progressi visibili, specialmente per quel che riguarda bambini e adolescenti,
dovrebbero essere raggiungibili nella maggioranza dei Paesi nei prossimi 4-5 anni e dovrebbe
essere possibile invertire l’andamento al più tardi entro il 2015.
2.3 I seguenti principi devono guidare l’azione nella Regione Europea dell’OMS:
2.3.1 Si richiedono volontà politica e leadership ad alto livello ed un mandato completo dei
governi per l’OMS –al fine di ottenere la mobilitazione e sinergie nei differenti settori.
2.3.2 L’azione contro l’obesità dovrebbe essere connessa alle strategie complessive sulle malattie
non-trasmissibili e sulle attività di promozione della salute. Migliorare la diete e l’attività
fisica avrà un sostanziale e spesso rapido impatto sulla salute pubblica, a seguito dei benefici
derivanti dalla riduzione di sovrappeso e obesità.
2.3.3 Bisogna trovare un punto di equilibrio tra le responsabilità degli individui e quelle dei
governi e della società. Non è accettabile lasciare che gli individui siano i soli responsabili
per la loro obesità.
2.3.4 È essenziale che l’azione intrapresa sia ben inserita all’interno del contesto culturale di
ciascun Paese o Regione, così come è essenziale che sia riconosciuto il piacere offerto da
una dieta sana e dall’attività fisica.
2.3.5 Sarà essenziale costruire collaborazioni a tutti i livelli (nazionale, sub-nazionale e locale) tra
i portatori di interessi (stakeholder), quali i governi, la società civile, il settore privato, le reti
di professionisti, i media e le organizzazioni internazionali,
2.3.6 Le misure politiche dovrebbero essere coordinate tra le differenti parti della Regione, per
evitare in particolare che la pressione del mercato su cibi e bevande ad alta densità energetica
si sposti verso Paesi con ambienti meno regolamentati. L’OMS può giocare un ruolo nel
facilitare e supportare il coordinamento inter-governativo.
2.3.7 Speciale attenzione bisogna dedicare ai gruppi di popolazione più vulnerabili, quali bambini
e adolescenti, la cui inesperienza e credulità non dovrebbero essere sfruttate dalle attività
commerciali.
2.3.8 Costituisce una priorità anche il supporto ai gruppi di popolazione svantaggiati, sotto il
profilo socio-economico, i quali affrontano maggiori costrizioni e limitazioni nell’esercitare
scelte salutari. Aumentare l’accessibilità e la disponibilità delle scelte salutari dovrebbe,
quindi, costituire un obiettivo chiave.
242
2.3.9 La valutazione dell’impatto sugli obiettivi di salute pubblica dovrebbe essere considerata una
priorità, quando si sviluppano politiche economiche, commerciali, agricole, dei trasporti e
urbanistiche.
2.4 Per trasformare questi principi in azioni è necessaria una struttura che connetta i principali
attori con gli strumenti e gli scenari politici.
2.4.1 tutti i settori di governo rilevanti dovrebbero giocare un ruolo. Per attivare questa
collaborazione è necessario che vengano messi in atto meccanismi istituzionali adeguati.
- I Ministeri della Salute dovrebbero giocare un ruolo guida propugnando, ispirando e
conducendo azioni multisettoriali. Dovrebbero essere di esempio facilitando le scelte
salutari dei dipendenti del settore sanitario e degli utenti dei servizi sanitari. Il ruolo del
Sistema Sanitario è importante anche nel rapporto con le persone ad alto rischio e con chi è
già sovrappeso o obeso, passando attraverso il disegno e la promozione di misure
preventive e l’offerta di diagnosi, screening e trattamento.
- I Ministeri e le Agenzie come quelli che si occupano di agricoltura, alimenti, finanza,
commercio ed economia, affari dei consumatori, sviluppo, trasporti, pianificazione
urbana, istruzione e ricerca, affari sociali, lavoro, sport, cultura e turismo giocano un
ruolo essenziale nello sviluppo di politiche ed azioni di promozione della salute. Questo
porterà dei benefici anche nei loro specifici campi.
- Le autorità locali hanno un grande potenziale ed un ruolo principale nel creare ambienti ed
opportunità per l’attività fisica, una vita attiva ed una dieta sana e dovrebbero essere
supportate nella loro azione.
2.4.2 La società civile può sostenere la risposta politica. Il coinvolgimento attivo della società
civile è importante per incoraggiare la consapevolezza del pubblico e la domanda di azione e
come fonte di approcci innovativi. Le organizzazioni non-governative possono supportare le
strategie di contrasto all’obesità. Le associazioni e i sindacati dei datori di lavoro, dei
consumatori, dei genitori, dei giovani e dello sport possono giocare ciascuno un ruolo
specifico. Le organizzazioni dei professionisti della salute dovrebbero assicurare che i propri
membri siano pienamente impegnati nell’azione di prevenzione.
2.4.3 Il settore privato dovrebbe giocare un ruolo importante ed avere la responsabilità nella
costruzione di un ambiente sano, così come nella promozione delle scelte salutari nel
proprio luogo di lavoro. Ciò include le imprese di tutta la catena alimentare, dai produttori
primari ai rivenditori. L’azione si dovrebbe concentrare sul loro principale campo di attività,
come la trasformazione, la commercializzazione e l’informazione sul prodotto, mentre
potrebbe giocare un ruolo anche l’educazione del consumatore all’interno di un quadro
243
stabilito dalle autorità di sanità pubblica. C’è anche un ruolo importante per settori
economici come quelli dello sport e del tempo libero, i costruttori, i pubblicitari, i trasporti
pubblici, il turismo attivo, ecc. Il settore privato potrebbe essere coinvolto con strategie winwin
sottolineando le opportunità economiche derivanti dall’investire nelle opzioni salutari.
2.4.4 I media hanno un’importante responsabilità nel fornire informazione ed educazione,
aumentare la consapevolezza e supportare le politiche di sanità pubblica in questo campo.
2.4.5 La collaborazione intersettoriale è essenziale non solo a livello nazionale ma anche
internazionale. L’OMS dovrebbe ispirare, coordinare e guidare l’azione internazionale. Le
organizzazioni internazionali come la FAO (United Nations Food and Agriculture
Organization), l’UNICEF (United Nations Children's Fund), la Banca Mondiale, il
Consiglio d’Europa, l’ILO (International Labour Organization) e l’OECD (Organisation for
Economic Co-operation and Development) possono creare collaborazioni efficaci e stimolare
così collaborazioni multisettoriali a livello nazionale ed internazionale. L’Unione Europea
gioca un ruolo primario attraverso la propria legislazione, le politiche e i programmi di sanità
pubblica, la ricerca e le attività quali la Piattaforma Europea per l’Azione su Dieta, attività
Fisica e Salute.
Gli impegni internazionali esistenti come la Strategia Globale su Dieta, Attività Fisica e
Salute, il Piano d’Azione Europeo su Alimenti e Nutrizione e la Strategia Europea per la
Prevenzione e il Controllo delle Malattie Non-Trasmissibili dovrebbero essere utilizzati
come guida e per creare sinergie. Inoltre, impegni politici come il CEHAPE (Children’s
Environment and Health Action Programme for Europe), il THE PEP (Transport, Health and
Environment Pan-European Programme) ed il Codex Alimentarius posono essere utili per
ottenere coerenza e consistenza nelle azioni internazionali e per ottimizzare l’utilizzo delle
risorse.
2.4.6 Gli strumenti politici vanno dall’azione legislativa allo sviluppo di collaborazioni
pubblico/privato, con particolare attenzione per le misure regolatorie. Il governo
dovrebbe assicurare consistenza e sostenibilità attraverso azioni regolatorie, incluso misure
legislative. Altri importanti strumenti includono la riformulazione delle politiche, le politiche
fiscali e di investimento pubblico, la valutazione di impatto sulla salute, le campagne mirate
ad aumentare la consapevolezza e fornire informazioni ai consumatori, la costruzione di
competenze e di collaborazioni, la ricerca, la pianificazione e il monitoraggio. Dovrebbero
essere incoraggiate le collaborazioni pubblico/privato con un razionale ed obiettivi di sanità
pubblica condivisi e specificati. Misure specifiche dovrebbero includere: l’adozione di
regolamenti per ridurre sostanzialmente l’estensione e l’impatto della promozione
244
commerciale di cibi e bevande ad alto contenuto energetico, particolarmente se rivolta ai
bambini, e lo sviluppo di approcci internazionali, come un codice sul marketing rivolto ai
bambini in questo campo e l’adozione di regolamenti per strade più sicure al fine di
promuovere il camminare e l’uso della bicicletta.
2.4.7 L’azione dovrebbe essere intrapresa a livello sia micro sia macro ed in diversi scenari.
Particolare importanza è collegata a scenari come la casa e la famiglia, le comunità, gli asili
nido, la scuole, i luoghi di lavoro, i mezzi di trasporto, l’ambiente urbano, gli alloggi, i
servizi socio-sanitari e le attrezzature per il tempo libero. L’azione dovrebbe coprire anche il
livello locale, nazionale ed internazionale. In questo modo gli individui dovrebbero essere
supportati ed incoraggiati a sentirsi responsabili nel far uso attivamente delle possibilità
offerte.
2.4.8 L’azione dovrebbe essere mirata ad assicurare un bilancio energetico ottimale,
esercitando stimoli a favore di una sana alimentazione e dell’attività fisica. Sebbene
informazione ed educazione rimangano importanti, l’attenzione dovrebbe spostarsi su un
insieme di interventi finalizzati a mutare l’ambiente sociale, economico e fisico.
2.4.9 Un pacchetto di azioni preventive essenziali dovrebbe essere promosso come misure
chiave; i Paesi potrebbero ulteriormente definire le priorità tra gli interventi di questo
pacchetto, in relazione alla loro situazione nazionale ed al livello di sviluppo delle
proprie politiche. Il pacchetto di azioni essenziali includerebbe: riduzione della pressione
del marketing, particolarmente sui bambini; promozione dell’allattamento al seno;
miglioramento della disponibilità di cibi sani, compresi frutta e vegetali; misure
economiche per facilitare scelte alimentari più sane; offerte di strutture ricreazionali e per
l’esercizio fisico accessibili, compreso il supporto ai gruppi socialmente svantaggiati;
riduzione di grassi, zuccheri (soprattutto se aggiunti) e sale nei prodotti lavorati adeguate
etichettature nutrizionali; promozione dell’uso della bicicletta e del camminare attraverso
migliori disegni urbani e politiche dei trasporti; creazione di facilitazioni negli ambienti
locali che motivino le persone a svolgere attività fisica nel tempo libero; disponibilità di cibi
salutari, facilitazioni allo svolgimento di attività fisica giornaliera ed educazione nutrizionale
e fisica nelle scuole; facilitare e motivare le persone ad adottare abitudini dietetiche migliori
ed a svolgere attività fisica sul posto di lavoro; sviluppare/migliorare linee guida nazionali
per l’alimentazione e quelle per l’attività fisica; modificazione dei comportamenti individuali
nei confronti della salute.
2.4.10 si dovrebbe continuare a porre attenzione sulla prevenzione dell’obesità nelle persone
già in sovrappeso (e perciò ad alto rischio) ed in trattamento per l’obesità. Azioni
245
specifiche in questo campo includerebbero: identificazione tempestiva e gestione del
sovrappeso e dell’obesità in ambito dell’assistenza primaria; offrire formazione per i
professionisti della salute nella prevenzione dell’obesità; emettere raccomandazioni
cliniche per lo screening e il trattamento. Qualsiasi stigmatizzazione o sovra-valutazione
dell’obesità dovrà essere evitata a tutte le età.
2.4.11 Nel disegnare ed implementare le politiche, devono essere utilizzati gli interventi di
comprovata efficacia. Questi includono progetti con documentato impatto sul consumo di
cibi sani e sui livelli di attività fisica, come: piani per offrire alla gente frutta gratuita a
scuola; prezzi abbordabili per i cibi più sani; aumentata accessibilità ai cibi sani nei luoghi di
lavoro e nelle aree di deprivazione socio-economica; costruire piste ciclabili; incoraggiare i
bambini ad andare a scuola a piedi; migliorare l’illuminazione stradale; promuovere l’uso
delle scale; ridurre l’uso della televisione. Ci sono anche evidenze che molti interventi contro
l’obesità, come programmi scolastici e trasporto attivo, hanno un alto rapporto costiefficacia. L’Ufficio Regionale dell’OMS per l’Europa offrirà ai decisori esempi di buone
pratiche e case studies.
3. PROGRESSI E MONITORAGGIO
3.1 Questa dichiarazione mira a rafforzare l’azione contro l’obesità in tutta la Regione Europea
dell’OMS. Essa stimolerà e influenzerà le politiche dei Paesi, le azioni regolatorie incluso la
legislazione e i piani d’azione. Un piano d’azione europeo, che riguarderà nutrizione e attività
fisica, tradurrà i principi della dichiarazione in specifiche linee operative e meccanismi di
monitoraggio.
3.2 È necessario mettere insieme un processo che porti allo sviluppo di un nucleo di indicatori, da
includere nei sistemi di sorveglianza sulla salute, che consentano il confronto internazionale.
Questi dati potrebbero essere utilizzati per l’advocacy, le decisioni sulle strategie e il
monitoraggio. Ciò potrebbe favorire la regolare valutazione e la revisione delle politiche e delle
attività, oltre la diffusione dei risultati ad un uditorio ampio.
3.3 Il monitoraggio, a lungo termine, dei progressi è essenziale, perchè i risultati, in termini di
riduzione dell’obesità e di malattie correlate, richiederanno tempo per manifestarsi. L’Ufficio
Europeo dell’OMS dovrebbe preparare rapporti triennali, a partire dal 2010.
246
XXIII
POS TFAZIONE
Quì di seguito, vengono messi in evidenza alcuni spunti e punti interrogativi relativi agli argomenti
trattati e che potrebbero rivelarsi utili per ulteriori discussioni ed approfondimenti.
1. < Natura enim simplex est > (Newton, 1687):
Secondo biochimica e biologia molecolare, come criteri di semplicità analoghi a quelli che
governano i fenomeni fisici, sono anche alla base dei vari livelli, crescentemente complessi, con
i quali è costruito il fenomeno della vita.
2. Il laboratorio dell’uomo e quello della natura sono identici: quello che si ottiene per sintesi in
laboratorio spesso si trova in natura e quanto si trova in natura, secondo i chimici, può essere
ottenuto per sintesi in laboratorio.
3. Sulla scorta di rilevazioni eseguite dalla terra e dalle sonde spaziali, la chimica della terra e
quella dello spazio obbediscono alle stesse leggi . La chimica, quale capitolo della fisica,
avrebbe quindi valore universale.
4. Agenti chimici e fisici, provenienti dall’ambiente altamente inquinato nel quale viviamo,
possono innescare nell’organismo, direttamente od indirettamente, reazioni chimiche anomale,
prevalentemente radicaliche. Da queste, seguono a cascata processi degenerativi, a volta
irreversibili, e di conseguenza varie forme di demenza, psico-neuropatie ed eventuali turbe del
comportamento. In quale misura, queste degenerazioni individuali saranno in grado
d’influenzare geneticamente il futuro dell’uomo?
5. L’alcol, il fumo, il caffè, tutte le droghe lecite e illecite, gli inquinanti ambientali, i fumi dei gas
di scarico dei motori a scoppio, delle ciminiere industriali, l’alimentazione incongrua ed i tanti
farmaci assunti per motivi diversi nel corso degli anni, contribuiscono all’involuzione del
cervello ed all’insorgenza di varie psico- e neuropatie: dal parkinsonismo, al morbo di
Huntington, all’epilessia, alla miastenia grave, alla malattia maniaco-depressiva, alla
schizofrenia, alle demenze, al morbo di Alzheimer, alla nuova demenza atipica (NAD, new
atypical dementia), alle malattie molecolari.
247
L’involuzione del cervello porterà ad un’ involuzione delle culture e quest’ultima alla
degenerazione dell’Homo sapiens ?
6. Gli alcaloidi psichedelici od allucinogeni sono derivati delle indolalchilammine oppure della
feniletilammina. Questi composti, compresi i derivati indolici, sono riconducibili alla
feniletilammina, la quale si ritrova nella struttura dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina.
7. E’ stato dimostrato clinicamente che il cervello umano è in grado di sintetizzare metaboliti
aberranti di catecolamine, con formazione di composti psicoattivi strutturalmente correlati ad
alcaloidi isochinolinici ed indolici, taluni dei quali notoriamente allucinogeni. Cellule cerebrali,
quali produttrici in vitro di alcaloidi psicoattivi?
8. La dopamina è coinvolta nella patogenesi della schizofrenia. Anfetamine e mescalina sono
strutturalmente correlate alla dopamina. S’ipotizza, che in condizioni abnormi, il cervello possa
sintetizzare queste droghe o sostanze simili, dando luogo a sintomatologie allucinatorie, che
possono sfociare in atti di violenza (raptus). E’lecito perseguire penalmente questi atti, compiuti
da soggetti più malati che criminali?
9. La serotonina svolge un ruolo importante nell’insorgenza della depressione. A seguito di turbe
del metabolismo di serotonina/melatonina, si possono formare nel cervello composti
allucinogeni correlati agli alcaloidi armanici. In questi casi, sono i soggetti penalmente
responsabili delle loro azioni?
10. E’ verosimile, che alla radice della malattia di Parkinson s’instauri un processo degenerativo dei
neuroni dopaminergici della substantia nigra, innescato dall’aggressione di specie radicaliche
ossigenate, formatesi in loco con il ferro come catalizzatore.
11. Viene proposto, che l’insorgenza del Parkinson sia conseguente alla rottura della pompa
dopamina-neuromelanina, per ossidazione radicalica della dopamina. Una volta innescato, il
processo neurodegenerativo procede per autocatalisi, fintanto che un improbabile evento
(radical scavenger) interrompa la catena o sopravvenga la morte del neurone. < Cosa viene
prima, l’uovo od il pulcino?>
248
12. Particolare attenzione andrebbe rivolta alle proprietà bioelettriche della neuromelanina ed al suo
possibile ruolo nella conduzione e modulazione degli impulsi nervosi, che regolano il sistema
locomotorio. Il ruolo biologico della neuromelanina é lungi dall’essere chiaro: <biological
garbage or diamond? >
13. L’eziopatogenesi della malattia di Alzheimer non è stata ancora chiarita. Sulla base delle attuali
conoscenze appare verosimile, che un’eccessiva produzione di radicali endogeni possa essere
responsabile o contribuire al progressivo decadimento neuronale. Non é chiaro, se l’aggressione
ossidativa esogena sia veramente implicata nell’insorgenza dell’Alzheimer.
14. Secondo la Free Radical Theory, l’invecchiamento é conseguenza di reazioni chimiche
radicaliche, le quali, assieme a circostanze ambientali e genetiche, inducono nell’individuo
alterazioni letali. Svariate patologie vengono correlate all’azione di radicali liberi ossigenati.
Tutto da verificare!
15. Particolarmente preoccupanti appaiono i sinergismi tra radicali liberi, ossigeno nelle sue forme
attivate ed inquinanti ambientali radicalici e non. Nel nostro ambiente, sono presenti decine di
migliaia di sostanze chimiche non identificate. Non conosciamo le proprietà biologiche di
questo temibile cocktail chimico, mentre possiamo facilmente prevederne la potenziale
genotossicità. Oltre a prevederla andrebbe dimostrata!
16. L’assunzione smodata di alcol (alcolismo) rappresenta la causa più diffusa di intossicazione
della specie umana. Per spiegare i danni causati dall’alcolismo sono stati ipotizzati vari
meccanismi di azione, riconducibili alla formazione di radicali liberi.
17. La dipendenza da alcol é la forma più antica di tossicodipendenza, presso la maggior parte delle
etnie. E’ verosimile una base genetica del fenomeno. Può una cultura venir distrutta
dall’alcolismo?
18. La serotonina se metilata sull’azoto si trasforma in bufotenina, per metilazione e metossilazione
la dopamina si trasforma in mescalina. Ambedue i prodotti sono potenti allucinogeni. Le due
reazioni di facile attuazione in laboratorio, potrebbero verosimilmente avvenire nel cervello,
nelle mutate condizioni ambientali nelle quali viviamo. Da verificare e dimostrare
sperimentalmente.
249
19. Nelle piante, gli alcaloidi (p.e. atropina, morfina, cocaina, mescalina, efedrina, lobelina,
scopolamina, papaverina, ecc.) si formano in condizioni fisiologiche (soluzione acquosa, pH
neutro, temperatura ambiente) da semplici componenti, per reazione casuale non enzimatica.
La biosintesi di alcaloidi identici a quelli naturali prodotti dalle piante, può avvenire anche nel
cervello umano per via nonenzimatica, casuale. Sono stati isolati i seguenti metaboliti aberranti
della dopamina: tetraidropapaverolina, laudanosinolina, salsolinolo, apomorfina, dalle urine di
individui sani, da quelle di pazienti trattati con DOPA e dai cervelli di pazienti di parkinson
postmortem. Studi da approfondire.
20. La conferma clinica che in condizioni abnormi, nel nostro cervello si possono formare
pericolosi metaboliti diversi da quelli fisiologici, ripropone la teoria sull’insorgenza delle
malattie molecolari. Sarebbe istruttivo riscrivere una “clinica patologica” secondo il
denominatore comune delle malattie molecolari.
21. Andrebbe verificato sperimentalmente se in individui colti da improvvisi irrifrenabili raptus di
violenza omicida (Amokläufer) non siano rilevabili nelle urine, nel plasma, nel cervello
postmortem, alcaloidi allucinogeni derivanti da metabolismo aberrante delle catecolamine. In
caso affermativo si tratterebbe di pazienti affetti da malattie molecolari. Questi soggetti sono
totalmente responsabili delle loro azioni?
22. Il cervello di un individuo tossicodipendente si differenzia da quello di un soggetto normale in
alcuni aspetti funzionali, quali una diversa utilizzazione di glucosio, l’espressione dei geni, le
risposte a differenti stimoli ambientali, ecc. La tossicodipendenza può essere considerata una
patologia cerebrale, nel corso della quale il sistema dopaminergico mesolimbico cerebrale viene
attivato dalla maggior parte delle droghe. Il tossico sarebbe quindi un malato grave, da trattare
di conseguenza.
23. L’attuale epidemia di tossicodipendenza è aggravata dal sovrapporsi di altre problematiche di
salute pubblica, come AIDS, infezioni veneree, superinfezioni da micobatteri, funghi e virus ed
é esacerbata dal continuo sviluppo di nuove droghe ancora più potenti e dannose per il sistema
nervoso. A questi aspetti inquietanti si sommano gli effetti nefasti causati dall’inquinamento
ambientale (malattie molecolari). E’ giusto considerare epidemica, l’attuale diffusione
planetaria del consumo di droghe e quali misure adottare a salvaguardia della società?
250
24. La dimensione e diffusione dell’attuale epidemia di obesità fanno supporre l’esistenza di una
predisposizione genetica, oltre all’influenza di fattori ambientali ben noti, quali le diete
incongrue. Quali misure adottare?
25. Le drammatiche conseguenze dell’ epidemia di obesità mostrano come l’equilibrio patocenetico
attuale sia stato rotto, mentre é difficile prevedere quale sarà il nuovo assetto.
26. Il suicidio rappresenta un fenomeno complesso, al quale concorrono fattori di natura biologica,
psicologica e culturale: esso è limitato alla specie umana e ha diffusione planetaria. Nessuna
delle tante interpretazioni sociologiche e biologiche, formulate a tutt’oggi, fornisce una
spiegazione soddisfacente del perché del suicidio.
27. Vengono formulate e discusse due nuove ipotesi di natura biochimica, con l’intento di spiegare
la genesi del suicidio:
27.1 Il suicidio è un evento fisiologico: un’azione programmata dall’organismo per
eliminare, analogamente all’apoptosi cellulare, individui minati e poco interessanti
sul piano evoluzionistico. Il mediatore nurochimico, che scatena l’atto suicida é
stato chiamato LETRA o Lethal Transmitter.
27.2 Il suicidio è un evento patologico: esso rappresenta a livello molecolare un
errore metabolico casuale.
LETRA non è un trasmettitore fisiologico, bensì un
metabolita aberrante delle catecolamine, dotato di proprietà allucinogene, formatosi
nel cervello per aggressione radicalica ossidativa.
Le due ipotesi andrebbero opportunamente verificate e approfondite.
28.
L’interpretazione del suicidio come evento patologico, innescato da aggressione radicalica del
metabolismo cerebrale, é seducente e s’inserisce nel quadro più vasto delle malattie molecolari.
Suicida = Malato grave = Soggetto non responsabile ?
29. Le piante contengono una grande varietà di alcaloidi attivi. La concentrazione, purificazione ed
estrazione di queste sostanze allo stato puro ed il loro studio farmacologico ha permesso
l’allestimento di farmaci standardizzati molto attivi, il che rappresenta uno dei maggiori
successi di chimica e farmacologia. Questi dati di fatto andrebbero approfonditi e paragonati
obbiettivamente a quelli ottenuti con le cosiddette pratiche alternative.
251
30. La facile disponibilità di principi attivi puri e molto attivi rappresenta un rischio potenziale per
la comunità, se questa dimostra di non essere in grado di controllare il loro consumo in modo
adeguato.La disponibilità di queste sostanze altamente attive ha portato, in effetti, nello ‘800‘900, ad abuso e maggior diffusione della tossicodipendenza. Emblematici gli esempi:
coca/cocaina, vino/birra/superalcolici ed oppio/eroina. L’abuso é riconducibile a dosaggio
e/o via di somministrazione. Come influire su questi due parametri per diminuire l’abuso e i
danni correlati?
31. Gli attuali danni biologici e sociali da tossicodipendenza sono notevoli, ma avranno
conseguenze ancora più gravi, influendo negativamente sia sull’ apprendimento sia sul
comportamento di ampie fasce di giovani e adulti. Quid agitur?
32. Non è chiaro, se, quando e quanto questi danni da abuso influiranno sul patrimonio genetico,
minando la sopravvivenza della specie umana.
252
NOTE BIOGRAFICHE
Bruno J.R. Nicolaus
Ricercatore e docente di Chimica organica e farmaceutica; Dottore di ricerca (PhD) Università d i Zurigo (1954);
Assistente Premio Nobel Paul Karrer, Istituto di Chimica organica, Università di Zurigo (1949-1953); Docente di
Chimica organica, Università di Milano, Facoltà di scienze (1962-1972); Dottore in Chimica, Università di Bologna
(1979); pro f. a contratto in Chimica organica, Università di Perugia, Facoltà di Farmacia e Tossicologia (1987-1988);
Consulente per problematiche di Chimica farmaceutica, ONU New York (missione a Città del Messico nell’ambito
dell’ Assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo ,1966).
Ricercatore, Direttore Ricerca e Sviluppo, Vicepresidente Innovazione, Vice-Direttore Generale, Amministratore
( in società multinazionali, come: Sandoz AG, Basilea; Lepetit SpA e Dow-Lepetit SpA, Milano; ISF e ISFSmithkline-Beecham SpA, Milano (1954-1991). Libero professionista (199 1- tuttora).
Membro di varie associazioni scientifiche e culturali italiane e straniere, tra le quali Società Chimica Svizzera; Collegio
internazionale di Neurop sicofarmacologia (CINP); Accademia Pontaniana, Napoli; New York Academy of Sciences
(NYAS); International Psychogeriatric Association (IPA); Società Svizzera, Milano; Pro Raetia; Centro Studi storici
valchiavennaschi; Alpenforum.
Autore di o ltre 150 lavori e brevetti pubblicati su riviste scientifiche internazionali, come Helvetica Chimica Acta, Atti
e Quaderni dell’Accademia Pontaniana Napoli, J.Org.Chemistry, Experientia, Integrative Psychiatry, Gazzetta Chimica
Italiana, J.Chro mato graphy, Pigment Cell Research, Angewandte Chemie, Chimia, Annali di Chimica, Drug
Development Research, La Rassegna d 'Ischia, Gazzetta Svizzera, Quaderni Grigionitaliani, Corriere della Sera.
Autore di < L'Arca di Noè >, Franco Angeli ed. Milano (1995); < Symbiotic Approach to drug design > in <Decision
making in drug design> Franz Gross Ed. Raven Press NY (1983).
Cita to da: Swiss National Library www.SNL.CH ; Kantonsbibliothek Chur (CH) [email protected] ;
Accademia Pontaniana, Napoli www.pontaniana.unina.it ; Scrittori del Grigioni Italiano-Antologia letteraria, A. Dad ò
editore Locarno (1998) www.editore.ch ;ecc.
Interessi scientifici prevalenti: pigmenti naturali e sintetici; antibiotici ed infezioni; farmaci attivi su SNC, circolo e
metab olismo; neuropsicofarmacologia, apprendimento, invecchiamento e memoria, patologia chimica del cervello,
aggressività e suicidio; malattie molecolari; astro chimica e cosmolo gia; ecologia.
www.brunonic.org ; [email protected]
253
INDICE D ELLE MATERIE
•
COPERTINA CON TITOLO
•
FRONTESPIZIO CON TITOLO ESTESO
•
DEDICA
I.
UNA CANDELA AL VENTO..................................................................pag. 3
II.
ATAVICHE COLPE................................................................................. “
6
III.
NUOVO CAMPO DI BATTAGLIA........................................................ “
8
IV.
DISSACRAZIONE PROGRESSIVA......................................................
“
11
V.
M EDICINA TEURGICA, TRIONFO DELLA SUPERSTIZIONE........ “
16
VI.
CERVELLO, M ENTE E PENSIERO....................................................... “
30
VII.
IL SEM E DELLA FOLLIA...................................................................... “
38
VIII.
ECOSISTEM A IN SUBBUGLIO............................................................ “
44
IX.
NEUROPATIE E M ETALLI OSSIDORIDUTTORI..............................
“
51
X.
RISUCCHIATI DAL VORTICE OSCURO............................................ “
64
XI.
DROGA E VIOLENZA........................................................................... “
77
•
La natura rifugge dal dolore............................................................... “
81
•
Un’idea rivoluzionaria:l’arte del guaritore......................................... “
83
•
Papavero ed oppio, farmaco o veleno..............................................
84
•
<mama coca> e Cocaina....................................................................
“ 88
•
Il qat, elixir dell’Arabia felix..............................................................
“
95
•
L’alcol, primo paradiso artificiale......................................................
“
99
•
Erba nicotina, tabacco e fumo............................................................
“ 105
•
Farmaci da prescrizione......................................................................
“ 110
•
Gli stimolanti.....................................................................................
“ 113
•
Sostanze psichedeliche e allucinogene................................................. “ 117
XII.
“
LA PALLOTTOLA MAGICA.................................................................. “ 127
•
La droga, culto dell’inganno .........................................................
“ 130
•
Un’insostenibile disarmonia..........................................................
“ 132
254
•
XIII.
L’ultima spiaggia...........................................................................
LA RIVOLUZIONE BIOM EDICA...................................................
“ 134
“ 138
•
L’attrazione per l’irrazionale.................................................
“
140
•
La morte meccanica...............................................................
“
141
XIV.
LA RIVOLUZIONE VERDE DEL XX SECOLO.............................
“
146
XV.
INGEGNO ED INGANNO................................................................. “
154
XVI.
L’ARTE DELL’INGANNO FIN DAI PRIMORDI............................. “ 162
XVII.
IL VERO TESORO DEGL’INCAS....................................................
“ 170
XVIII.
PIU’ DELL’UOM O NULLA VEDI E’ TREM ENDO..........................
“ 177
XIX.
L’INGANNO CONTINUA.................................................................
“ 182
XX.
DALLE STELLE AL PENSIERO.......................................................
“
187
XXI.
PERCHE’ LA LAM PADA SI E’ SPENTA......................................... “
203
XXII.
APPENDICE.......................................................................................... “
210
XXIII.
•
La fucina spaziale........................................................................ “
211
•
Preludio all’era biologica........................................................... “
219
•
Il Valzer dei radicali..................................................................
“
226
•
Colori, pigmenti e biologia........................................................ “
231
•
Alcaloidi e sostanze psicoattive................................................
“
236
•
La danza degli elementi............................................................
“
238
•
Carta europea sull’azione di contrasto all’obesità....................
“
241
POSTFAZIONE.................................................................................. “ 247
•
NOTE BIOGRAFICHE.......................................................... “
253
•
INDICE DELLE M ATERIE..................................................
“
254
•
INDICE DELLE FIGURE......................................................
“
256
•
FIGURE
1-11
255
INDICE D ELLE FIGURE
Figura 1 (pag. 7)
“
2 (pag. 13)
M alformazioni e Inquinamento.
Una grande scoperta, un’immane tragedia: Circolazione sanguigna e
trasfusioni nel ‘600.
“
3 (pag.19)
I Sumeri: ricette e ricettari su tavolette d’ argilla.
“
4 (pag.24)
Coltello propiziatorio Inca, chiamato TUM I, usato nelle trapanazioni
del cranio. Lima Perù,M useo Archeologico.
“
5 (pa.37)
FAS, Fetal Alcoholic Syndrome(Sindrome Alcolica Fetale). Grave
malformazione del Sistema Nervoso da abuso di alcol in gravidanza.
( Boyd Gibbons <Alcohol, the legal drug>, National Geographic
181,Febr. 1992,pp.2-39).
“
6 (pag.48)
“
7 (pag.57)
Le infezioni; piaga di passato e presente.
Inquinamento ambientale e malformazioni: la peste del XX secolo.
(Gerd Ludwig, Kazahkstan ,1993).
“
8 (pag.89)
Consumatore andino di foglie di coca.
“
9 (pag.95)
< Perforazione del palato indotta da inspirazione cronica di cocaina
(sniffing)
“
10 (pag.105)
< La strada del Gin >, da una stampa dell’epoca
“
11 (pag.150)
Statuetta azteca di Chupicuaro raffigurante un obeso.
“
12 (pag.153)
Kwashiorkor, malnutrizione letale.
256
Figura 1. M ALFORMAZIONI E INQUINAM ENTO, Gerd Ludwig (1993):
Il braccio sinistro monco e privo di mano documenta l’orribile prezzo pagato all’inquinamento
(questi bambini figuravano tra altri 90 nati senza arti, a partire dal 1973, in abitazioni ammassate nei
pressi delle zone industriali di M osca, URSS.
257
Figura 2. UNA GRANDE SCOPERTA, UN’IMMANE TRAGEDIA: CIRCOLAZIONE
SANGUIGNA E TRASFUSIONI NEL ‘600.
258
Figura 3. I SUM ERI: RICETTE E RICETTARI SU TAVOLETTE D’ARGILLA.
( NINIVE,VII se. a.C.)
259
Figura 4. COLTELLO PROPIZIATORIO INCA, CHIAMATO TUM I, USATO NELLE
TRAPANAZIONI DEL CRANIO. Lima, Perù M useo Archeologico
260
Figura 5. SINDROM E ALCOLICA FETALE (FAS-FETAL ALCHOLIC SYNDROM E).
GRAVE M ALFORM AZIONE DEL SISTEM A NERVOSO DA ABUSO DI ALCOL IN
GRAVIDANZA, Boyd Gibbons <Alcohol the legal drug> National Geographic 181,Febr. 1992,
pp.2-39.
261
Figura 6. LE INFEZIONI, PIAGA DEL PASSATO E PRESENTE
(1. AVVISI DI QUARANTENA, DA US BOARD OF HEALTH)
(2. LA POLVERE ED EPIDEM IA D’INFLUENZA, DETTA SPAGNUOLA)
262
263
Figura 7. INQUINAM ENTO AM BIENTALE E M ALFORM AZIONI, LA PESTE DEL XX
SECOLO. Gerd Ludwig, Kazahkstan (1993): Bambino nato cieco e sfigurato a seguito di fall-out
radioattivo.
264
Figura 8. CONSUM ATORE ANDINO DI FOGLIE DI COCA.
265
Figura 9. < PERFORAZIONE DEL PALATO INDOTTA DA INSPIRAZIONE CRONICA DI
COCAINA (sniffing) >.
266
Figura 10. < LA STRADA DEL GIN >, da una stampa dell’epoca.
267
Figura 11. STATUETTA AZTECA DI CHUPICUARO RAFFIGURANTE UN OBESO.
268
Figura 12. M ALNUTRIZIONE LETALE (Kwashiorkor).
269
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272
273
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275
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278
279
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Pestilenza chimica e Paradisi artificiali nella civiltà mediterranea, ieri