Num. 24.
IL
DIREZIONE
Via Castelletto N.° L Primo Piano.
I manoscritti che s'inviano alla Direzione
non si restituiscono, nè M rende ragione
della ricusa di stamparli: non M accettano
scritti anonimi. — Le lottare non franaste
non si ricevono.
GI ENT o
Mercoledì 14 Giugno 1876
CHOFINA.LE della CIT
-
r.A.
e PROVINCIA.
SI PUBBLICA OGNI MERCOLEDÌ DI CIASCUNA SETTIMANA
discorrere con una mia bionda simpatica vicina.
mini che formano, tutt' insieme, una
delle compagnie tra le più affiatate.
Il pubblico accorre numerosissimo
all'
Arena e il cav. Bellotti-Bon fa
IDeL
Fra le commedie nuove ho sentito
Glz scandali di ieri di Barrire. i quattrini. La stessa cosa so che suc.E piove! Ecco l'ultima, la pii in- giornali di Milano, di Torino e di non cede al vostro Politeama e la identica
teressante notizia fiorentina. Piove da so dov'altro, avevano tanto detto e ripe- „vii dicono che accada a Genova, per
tre giorni con una costanza, una in- tuto che quella commedia assomigliava cui il 13ellotti-Bon può ripetere, fresistenza, degne del prof. Sbarbaro; tale e quale al Ridicolo di Ferrari, gandosi le mani : °mine trinum est
piove e le giornate sono tristi così da ch'io entrai all'Arena malissimo pre- per fectun.
/ /
far venire i nervi all'uomo più quieto,
venuto. Avevo torto e, secondo me,
Per cambiare argomento, vi dirò
più pacifico, più taddeo o più vene- hanno avuto torto quei giornali che,
che Giulio Piccini ha pubblicato, trarando dell'umanità.
per un malinteso chauvinisme hanno dotto in isplendida prosa italiana, il
Ed anch' io ho i nervi! E come !
propalato una così grossa corbelleria. discorso in favore della libertà reliMa ho promesso e bisogna che scriva.
Negli Scandali di ieri c'è forse una gioSa pronunziato da Emilio Castelar
/ /
scena che ha un'aria di famiglia con alle Cortes spagnole. Certe stupende
Fortuna che quest'anno l'Arena Na- un'altra scena del
Ridicolo, ma la sozionale è stata coperta per cui, nono- miglianza finisce lì e da questo ad ar- idee, certe frasi magnifiche del discorso
non potevano •esser meglio tradotte,
stante il tempo cattivo, vi si può an- rivare a dire che il
Barrire è colpe- nè con maggiore eleganza o
maggiore
dare tutte le sere. È un teatro fre- vole di plagio oh, ce ne corre!
esattezza. L'opuscolo è dal traduttore
quentato da una società la più mista
Ma il pubblico fiorentino non s' è dedicato ad Andrea MatTei e così nel
che si possa immaginare. Accanto alla
voluto lasciare imbecherare dalle chiac- breve giro di poche pagine si vedono
vera gran signora voi vedete una
donna così così, accanto a un duca chiere degli altri; ha sentito sé, uniti insieme tre bei nomi: Emilio Cauno strozzino, accanto a Andrea Matfei da sé ha giudicato ed ha finito con stelar, Andrea Matfei e Giulio Piccini;
un agente di cambio, accanto al Chec- l'applaudire la nuova commedia fran- i primi due già vecchi e confermati
chi, a Yorick, al Piccini e ad altre cese che è interessante ed ha quattro dal plauso universale; l'ultimo che si
persone intelligenti certi giornalisti e o cinque scene bellissime, condotte da sta facendo.
Del quale ultimo vi consiglio a legcerti autori così detti drammatici di mano maestra.
/
/
gere
il Romanzo al lume di luna,
cui non vi starò a dir nulla Tutti,
Gli attori della compagnia che re- breve racconto fra i migliori pubbliseduti sopra seggioluccie di Barga,
chiacchierano fra loro e gli entre-actes, cita all'Arena sono tutte vecchie cono- cati in quest'ultimo scorcio di tempo.
Il libro del Piccini si vede che è
non sono meno divertenti spessissimo scenze per i pisani. C'è la signora
della commedia che viene recitata. Marchi, sempre intelligente e carina stato scritto col cuore e dal cuore debL' altra sera fu data la zuccherosa, al solito; ci sono la signora Zoppetti, bono essere uscite alcune descrizioni
sciropposa, noiosissima Celeste e i mo- il suo divertentissimo marito, la signora di eleganti, simpatiche figure di donna
menti per me più felici della serata Cottin, il. proteiforine Belli-Blanes e che l'autore suppongo abbia amate,
erano quando, calata la tela, poteva poi tante altre donne e tanti altri uo- adorate, idolatrate in carne ed ossa.
••■■•■••■■••
•~INERIE••■•■•■••11•1.
(3)
meno una volta ancora; fra qualche giorno
io verrò ad Arras. »
<D I
Eloisa nelle nuove circostanze nelle
quali si trovava era rimasta smarrita; aveva ricevuta una dichiarazione, da persona che aveva lungamente amata, e questa persona si poteva veramente dire infelice; porchè adanque non avrebbe essa
meritata la sua pietà ed il suo amore?
In casa, si erano avvisti del suo quasi
repentino cambiamento, ma l'attribuivano
a tutt' altra ragione, cioè a bile, od ai
nervi, come essa diceva; per fino i suoi
figlioli, coi quali era sempre stata così
amorevole, si sarebbero potuti dolere di
lei, se un fanciullo piccino potesse consapevolmente lamentarsi della mamma. Eloisa era divenuta tutt' altra donna. Dopo
tre o quattro giorni, nervosi, passati senza
dormire, quasi senza mangiare, seria, taciturna, irrequieta, senza uscire di casa,
piangendo spesso fra di se rinchiusa nella
sua camera o sul capezzale del bambino
non ancora interamente guarito, essa ricevette la seconda lettera di Alfredo, del
quale aveva sapute frattanto le sempre
più tristi nuove. Dopo d'averla letta essa
si sarebbe rivoltata contro la Provvidenza
della quale era pur sì timorata, ed i cui
imperscrutabili decreti, era sempre stata
(Conti:m:1z. v. num. 23).
Alfredo ricevette questa risposta; che
non gli giungeva, quasi nuova, dopo che
s'era risoluto a scrivere egli per la prima
volta ad Eloisa: e quantunque fosse intensa la passione sua, egli sarebbe parso
impietrito ed indifferente a chi l' avesse
potuto vedere.
Egli non era punto risoluto di lasciarsi
vincere dalla malattia; le espressioni di
Eloisa, l'amore che questa gli aveva manifestato e scritto, il possedere una lettera sua sì appassionata nella sostanza
quanto fredda secondo lui, nell'apparenza
gli facevano desiderare di rompere ogni
indugio e di rivederla una volta ancora.
Fece una sforzo supremo di volontà, e
decise di andare ad Arra: quel eh' egli
voleva. doveva essere. Prima di partire,
scrisse una nuova lettera ad Eloisa;
« Non altri che un angiolo poteva scrivere come ella mi ha, scritto. Io prego
Dio che mi conceda di poterla vedere al-
Le associazioni hanno il principio
il 1.° ed il 16 d'ogni mese, con pagamento
anticipato di lire 5 per un anno e dì lire 8
per sei mesi.
Un Numerksparato centesimi 10,
arretrati centesimi 0.
Avvisi ed inserisioni centesimi 15
in linea o apazic.cki.lkines.
\
I
Basta, lasciamoci pensare a lui e facciamola finita, se no mi diranno che.
voglio entrare nei misteri della vita
privata.
E per oggi punto senza daccapo.
QUIDAM.
~1.
P' s a.
Nel numero passato pubblicammo la
lettera con la quale il senator Rizzari si
congedava dalla Giunta municipale. Riportiamo oggi la deliberazione che sopra
quella lettera prese la Giunta stessa:
Giunta Municipale
Adunanza del 18 maggio 1876 ore 2 pom.
Preeenti i signori: Assessore anziano
ff. di Sindaco cav. prof. Ulisse Dini, e gli
Assessori Nardi-Dei, Papasogli, Grassini,
Petrini, D'Achiardi, con l'assistenza del
sottoscritto Segretario.
Il Presidente partecipa una Officiale
della Prefettura locale in data del dì 11
maggio 1876, colla quale si annunzia l'accettazione per parte del Ministro dell'interno delle dimissioni date dal commenti.
Mario Rizzari dalP ufficio di Sindaco di
questo Comune. Comunica quindi che nel
decorso giorno il detto signor commend.
senatore Rizzari dette a lui come Assessore anziano, le consegne dell' ufficio.
Quindi dà comunicazione di una lettera
colla quale il ridetto signor Rizzari prende congedo dalla Giunta, al seguito (l'ella
quale la Giunta, a voto unanime, delibera il seguente indirizzo:
« La Giunta municipale,
« Avuta comunicazione della letter
••■■•■•■■••■■/••••
APPENDICE
Novella di Carlo De Stefani
AMMINISTRAZIONE
--Tipografia T. lyistri e CC.
ai rusA
AMMINISTRATIVO - POLITICO- SCIENTIFICO - LETTERARIO
rhisa 13 Griu.gric)
ANNO VI
mattina, uno dei quali da Lilla e da
Arras va a Parigi, e l'altro da Parigi va
La passione l'aveva accecata. Eloisa si ad Arras, a Lilla, in Belgio, ed in Otrovava in uno stato di esaltazioue dal landa.
Quella stessa mattina, Alfredo aveva
quale soltanto qualche risoluzione improvvisa ed appassionata poteva 'farla uscire. stabilito di partire: ava avuto la forza
Suo marito dovea in quel dì andare, co- di levarsi dal letto, e di vestirsi, assai più
me era solito in campagna, per due o tre per tempo che la sua salute non gli agiorni. Ed essa prese la risoluzione di vesse permesso dal suo ritorno in poi, e
andare a Curbie a visitare Alfredo, prima nella migliore delle sue caléches, con
che egli avesse potuto stradarsi per Ar- grandi pene, e con grandi fatiche, acras, a dirgli che non voleva si movesse, compagnato dal fratello, e dai servi suoi
che ella era venuta in vece sua, che si parte adirati, parte compiangeuti la stranezza del padrone, era giunto fino ala.
riguardasse, che curasse la sua salute.
stazione. Avevano già preso il biglietto
v.
per lui, e, sorreggendolo che dei suoi lo
La mattina dopo, per tempo, Eloisa avevano condotto più morto che vivo,
lasciò il bambino malaticcio insieme co- nella sala d'aspetto dove bisognava at-.
gli altri alle mani della vecchia governan- tendere più di un quarto d'ora l' arrivo
te di casa: vestita di nero, con un fitto dei treni che si scambiavano
velo sul volto, uscì in legno di vettura,
Eloisa viaggiava, già peutita del passa •
dicendo che aveva a fare parecchie visite, pericoloso ed arrischiato che s'era indote delle compre; si fece condurre alla ferrovia
ta a fare, ed avvrebbe quasi voluto scenche la doveva portare in due ore a Curbie, dere a taluna delle stazioni intermedie,
donde contava sarebbe ritornata appunto prendere un legno, e tornare addietro ad. ora di desinare, alle sei e mezzo di verso Arras, fuggendo in direzione opsera. Prese il biglietto, tirò il velo sul posta a quatta, di, Curbie. Ma, il treno la
viso, e si cacciò in una vettura di coupé trasportava via ..e troncava senza cortesia
fra quelle riservate alle signore. A Cor- e senza riguardi, le mie esitazioni. Dalla
bie, sulla linea da Parigi a Arras e Lilla, penultima staziune, a Cerbie, la circolaaccade appunto lo scambio (lei treni della zione le si era aumentata, come se mia
abituata a rispettare, con religioso feticicismo.
.
. .
.....
•.
colla quale il senator Rizzari prende
con affettuose espressioni congedo dalla
Giunta dopochè, per essersi egli mostrato
irremovibile nelle offerte dimissioni, vennero queste accettate dal Ministero;
« Considerando che questa determinazione non poteva non essere argomento
di dolore vivissimo per la Giunta, la quale nel periodo di tempo in cui il comm.
Rizzari resse come Sindaco l'amministrazione comunale ebbe agio di apprezzare
la bontà dell'animo, la elevata intelligenza, l'amore grandissimo da lui portato al
Comune, la rettitudine negli intendimenti
e nell'operare:
« Delibera con voto unanime di esternare i scusi del suo profondo rincrescimento al cointn. Mario Rizzari per la
dimissione da esso data dall'uffizio di Sindaco di questo Comune, e al tempo stesso considerando *lie se la città nostra ha
diviso con questa Rappresentanza il dispiacere per la perdita del compi. Rizzavi
quale capo dell'Amministrazione comunale,
ha però veduto colla massima delle soddisfazioni nella nuova onorificenza, conferitagli testé dal Governo di Sua Maestà,
una meritata ricompensa pei servigi che
egli ha mai sempre prestato al paese, sia
nella vita amministrativa che politica, si
congratula con Lui pel segnalato onore
di cui venne insignito colla recente sua
nomina a Senatore del Regno ».
Il sig. Cecconi Assessore supplente, intervenuto dopo tale deliberazione, dichiara di aderire pienissitnamente
sue presso.
Il Presidente
Firmato
U. DINI.
—
L'Assessore anziano
Firmato — A. NARDI-DEI.
11 Segretario
TITO PARENTI.
** *
Togliamo dall' Opinione:
Pisa, 1 giugno. — Le dimissioni date
dal comm. Rizzari da sindaco della città,
e la sua ostinatezza a non ritirarle, malgrado le ripetute insistenze di questa
Giunta, del Consiglio municipale e della
locale prefettura, hanno prodotto profonda dispiacenza in questa popolazione, la
quale ha per il Rizzari grandissima stima
e fiducia; stima e fiducia ch'egli si è meritate per lo zelo, l'onesta e la modera-
zione con cui ha condotto la direzione onde migliorare le sorti delle Facoltà meamministrativa del comune.
diche di Pisa e Siena e parlando della
La lettera di congedo eh' ei ha diretto nostra Università così si esprime... « Paralla Giunta e al Consiglio, pubblicata oggi lando di Pisa, non vi è bisogno di annel giornale La Provincia di Pisa unidare fino al medio evo per ricantarne i
temente all' indirizzo che gli venne fatto
meriti, quando son troppo recenti le medalla rappresentanza municipale, ha magmorie di un Palamidessi, di un Burci, di
giormente cattivato al comm. Rizzari la
un Reguoli, di un Puccinotti e di altri,
simpatia della popolazione, la quale non
ha mai fatto eco alle calunnie e alle che vi hanno insegnato ed hanno lasciato
diffamazioni che un gruppo di oppositori luminose tracce di sè. E si parla poi di
non ha cessato di spargere da più tempo una città la quale in questi ultimi giorni ha speso somme vistose per elevare
contro un cittadino così benemerito.
Piacemi constatare che la guerra ac- I una scuola, che è l'ammirazione e il decanita e incessante mossa al Rizzari è siderio di tante città più fiorenti: di un
voce esser figlia dei provvedimenti, che paese, che, prevedendo il nembo che da
egli ha dovuto mandare ad effetto quale qualche anno si addensa sopra di lui,
esecutore dei deliberati del Consiglio mu- stanziò i fondi necessari per completare
nicipale.
lo studio medico, soddisfacendo intero il
Questi nemici del comm. Rizzari sono
programma
alla pari di tutte le altre
animati da tanto furore che pria si sono
Facoltà
del
Regno.
Io non so con quale
spinti, sebbene infruttuosamente, a reclamare contro di lui al ministero, ed ora coraggio si osi contradire tanta devozione,
si dice che dopo la nomina di lui a se- che così illustre città mostra alla scienza
natore del Regno siensi anche diretti alla di cui da secoli custodisce il santuario:
presidenza del Senato.
ma peggio che mai, non so intendere coUna condotta così inqualificabile verso me non solo non si permetta di compleun uomo onesto e grandemente rispettato, tare lo studio, ma a viva forza
si tenti
arreca dispiacere a Lutti coloro che sono
di menomarlo e togliergli il carattere di
ormai stanchi di vedere la nostra città,
Facoltà.
un tempo sì quieta e tranquilla, fatta cenE poi i faccendieri delle novità regotro d'ingiusti attacchi contro persone onolamentarle hanno in modo intorbidate
randissime.
D'altra parte noi nutriamo fiducia che le cose, che il paese stesso ignora se
il comm. Riztari, come ha già dichiarato corra o no pericolo. Io, sebbene candidanella citata lettera alla rappresentanza mente confessi che nulla ho da desidecomunale, non darà alcun peso a questi rare uè da temere personalmente, ho voingiusti attacchi, ed apprezzerà invece le luto designare a questo paese il pericolo
frequenti e generali dimostrazioni di sti- vero che corre a.
ma e di simpatia che gli sono venute e
Noi speriamo che le Commissioni nogli vengono dall' intera popolazione. Per
minate e dal Comune e dalla Provincia,
lui dev'essere di grande soddisfazione e
conforto il vedersi circondato, come nel non mancheranno di provvedere onde miprimo giorno, della fiducia generale an- gliorare le sorti della Facoltà medica della
che dopo di essersi ritirato dalla più alta nostra Università.
**
car:ca della magistratura municipale, caOspizio Marino a BOCCA D'ARNO
rica che quasi sempre suol procacciare
malcontento e impopolarità.
Pubblichiamo i manifesti che il Comitato
**
promotore dell' Ospizio marino ha fatto cirIl chiarissimo prof. Carlo Minati, coi co;are nel:a città.
C oncittadini,
tipi del Barbera di Roma ha pubblicato,
lettera,
diretta
al
deputaLa
scienza
e l'esperienza avendo mostrato
sotto forma dì
i
molti
va
ntaggi
che l'istituzione degli Ospizi
to Piauciani, un interessante opuscolo ove
marini arreca all'umanità, ci spinsero a cotratta dei Regolamenti universitari del stituirei in Comitato coll'intendimento d'aprire un Ospizio alla. nostra marina.
Boughi e dello sorti della facoltà medica
Questa proposta, accolta favorevolmente
della nostra Università.
In questa pubblicazione l'egregio pro- da!l'autorità municipale e ela vari Istituti di
benefieenza della citta, confidiamo che varia
fessore dimostra quali siano gli errori di essere dà pari accolta da ogni ordine di
codesti regolatueuti, suggerisce i mezzi cittadini.
intensa febbre la divorasse; il sangue af- aspetto, le cedono il posto e le fanno lar- tato via. Eloisa domandò di lui: le dissero eh' era morto, che doveva morire;
fluito al cervello le offuscava la vista, sì go; col cuore serrato, essa giunge alla
il paese ne avrebbe sentita la nostata
sgomberata
era
tutto
porta
della
sala,
che
cuore
che si era insensata e trasognata; il
tizia,
benchè aspettata, con verace e prole palpitava grosso, gonfio, forte come il e fa akuni passi.
Alfredo, già stremato di forze, tanto fondo dolore. — Quelle buone donne atbattente della porta del suo palazzo.
Il treno si ferma, aprono lo sportello; più affranto per il passo che aveva fatto tribuirono lo svenimento della signora,
coll'uscire di casa, scosso dai movimenti
all'impressione provata dalla vista di un
essa macchinalmente e vacillando fa per
scendere. L'ardimento di ciò che aveva della caléche, dalle emozioni, e dalle in- morto.
VI.
già fatto le dà coraggio, la saldezza del- solite fatiche incoutrate ad onta di tutti
suoi,
appena
dei
medici
e
dei
i
consigi
Eloisa non aveva più alcuno scopo di
l'animo in quei momento, vince la debolezza dei passi tremolanti, e francheggiata giunto nella sala d'aspetto, e messo a se- rimanere a Corhie; il fine del suo viaggio,
si avanza. Una quantità di gente era in- dere, circondato dal fratello e da alcuni ch'era stato quello di vedere ancora una
torno alla porta della sala d' aspetto di dei suoi più affezionati servi che quasi volta Alfredo, pur troppo era stato raggiunprima classe , dinanzi alla quale dovea s'aspettavano la temuta catastrofe, senza to in certi supremi momenti le donne si
passare per giungere all' uscita. Eloisa uno sforzo e senza un menomo lamento, perdou di testa meno degli uomini: Eloisa
aveva oramai un solo timore, ed un solo aveva chinata la testa sol petto, e reso così straziata nei suoi affetti, sgomentata
pensiero, di giungere al castello di Cor- a Dio l'ultimo spirito di vita che gli era dalla crudele visione cui aveva assistito
bie: niuna altra cosa la interessava, come " rimasto.
e dalle lotte combattute, si ricordò che
lampo
incontrato
aveva ad Arras dei figli, e questo pense in quel momento uon fosse più di queEloisa aveva in un
sto mondo: ma i volti ed i modi di fare lo sguardo fisso ed immobile, ed ahi trop- siero la rinfrancò. Appoggiata a quelle
di quella gente non avrebbero potuto a po deformato di Alfredo, il quale era donne uscì dalla sala d' aspetto: al treno
per Arras, secondo il solito alqaauto in
meno di colpire chiunque; e si aggiungeva stato deposto per qualche momento sul
ritardo, non era stato ancora dato il seun via vai di servitori in una bassa li- canapè non lungi dalla porta d'ingresso;
vrea che Eloisa aveva l'idea di aver visto trasse un grido straziante, e cadde sve- gnale della partenza; essa cercò un comqualche altra volta. Una sospettosa cu- nuta sullo stesso canapè, poco lontana partimento nel quale fosse qualcheduno
riosità ad un vago affanno, la trattennero da lui.
che in caso di bisogno potesse assisterla,
Cinque minuti dopo essa era rinvenuta, e ne scelse uno ove era una vecchia madal passar oltre. Essa vuole vedere di che
si tratta; si alza il velo, ed incerta, si e si trovò circondata dalla moglie del trona olandese che probabilmente tornava
inoltra nel gruppo della gente: tutti ve- capo stazione e da due o tre altre pietose di qualche viaggio a casa sua. Fece avvertire il conduttore di staccarle il bidendo quella signora bellissima, in veste donne. Nella sala non era alcun altro, e
glietto
per Arras, ed entrò, accomiatanabbrunata, coll'emozione tradita dal suo l'uscio era chiuso: Alfredo l'avevano por-
Ed ora è a Voi, alla vostra nota filantropia che facciamo appello; esso non riuscirà
vano, poichè in ogni circostanza sapeste ben
meritare di voi.
A cominciare dal giorno 12 corrente speciali Commissioni avranno l' incarico di raccogliere offerte.
A Voi ed a noi sarà di largo compenso
la gratitudine dei poveri.
Pisa, li 10 giugno 1876.
Il Comitato
Cav. dott. Tito Chiesi dott.
,
Ballori, Triglia Rauieri, Renai Fra,ncesco, cav. prue Carlo Minati, Giovacchino Chelozzi, Giuseppe Pellegrini, cav. dott. Carlo Cuturi, Commissario dei RR. Spedali, avv. Giuseppe Della Chiostra, Spiridione Feroci, avv. Ugo Barsanti, cav. ing.
Paolo Foliui, Soprintendente all'Orfanotrofio maschile, cav. Cosimo Agostini, Soprintendente dell'Orfanotrofio
femminile, Giacomo Pereyra, Rap-
*
presentante la Misericordia Isdraedott. Carlo Faugacci, Rappresentante il Municipio, Mariani Goffredo, idem, cav. prof. Angiolo NardiDei, cav. dott. Giacomo Franco, Rappresentante la Cassa di Risparmi,
avv. Carlo Enrico Cecconi, dott. Giovan Battista Chioeconi.
Dal giorno 15 del corrente mese fino a
tutto il 31 i gosto, sarà aperto I'0.3/11210
fino a Bocca d'Arno. ove saranno ricoverati
e mantenuti per un tempo non maggiore di
giorni 15, solo coloro che avranno assoluta
necessità di essere curati, perehe manifestamente affetti da scrofola.
A cominciare dallo stesso giorno saranno
pure. inviati ai bagni marini, per mezzo di
navicelli tutti coloro ai quali la semplice
immersione sarà ritenuta cura sufficiente.
Quelli pertanto che vorranno essere ammessi all' Ospizio, od inviati ai bagni marini
dovranno recarsi alla medieheria dei RR. Spedali Riuniti per subirvi la visita che verrà
fatta da una commissione di medici espressamente nominata, previa consegna del certificato del Sindaco comprovante la miserabilità del richiedente.
La detta visita avrà luogo nei giorni 12,
13, 14, 16, 19, 20, 21, 22 del corrente mese,
dallo ore 11 ant. allo 1 pom.
,
Pisa, 10 giugno 1876
Il V. Presidente Il Provveditore
Dott. T. Chiesi. Dott. A. all'ori.
Il Segretari
Dott. G. B. Chiocconi.
dosi dalle sue accompagnatrici che quasi
piangevano nel vederla in quello stato.
Pochi momenti dopo il fischio della locomotiva si faceva sentire, ed il treno abbandonava la stazione di Corbie. Le emozioni passate, richiedevano finalmente uno
sfogo esteriore; appena le carrozze cominciarono a muoversi, Eloisa, sebbene la vecchia signora fosse nel compartimento con
lei, scoppiò in un dirotto pianto.
Al mezzogiorno e tre quarti, era giunta
in Arras; al tocco era già in casa, senza
che alcuno avesse avuto il minimo sospetto della gita e di ciò che era accaduto. Eloisa ebbe parecchi giorni di malessere, per cui dovette stare in letto; ma
poi guarì: essa si è data esclusivamente,
più di prima, alle cure della famiglia,
tutta pei figli pel marito; nò manifesta
più nemmeno il desiderio di prender parte
alle feste ed ai balli. Della sua simpatia,
anzi del suo amore pel povero Alfredo,
ella non si è confidata se non colla cugina di lui, e con questa parla qualche
volta dell'infelice giovane; ma delle sue
angoscie della sua gita, di ciò che era
passato all'ultimo fra lei ed Alfredo, fra
lei ed il suo cuore, niuuo sa nulla fuori
di lei, ed ella si porterà nel sepolcro quelle
dolorose eppur care memorie.
FINE.
••••■••■■•■■■■•■■••••••••••■•
Giovedì, 15 corrente, a ore 12 e mezzo
•pom. la Società Orchestrale Pisana darà
un concerto musicale nella sala del Regio
Teatro Nuovo, gentilmente concessa, con
il seguente
Volterra, giugno 1876 (ritarclata).
(E. G.) Vi iscrivo la pressate reluce dal
cimitero urbano di pacata città, dove ogui
anno il doverle chiaana a deporre in sogno
di tributo ed omaggio una ghirlanda di la.nro
sulla
Lapide commemorativa i mIrtiri di
t
Cui-buone e Montanara, di cui oggi n'era il
Fogli del Mattino,
27.0 anniversario della loro Debite e generosa
valzer.
abnegazione del loro glorioso sacrificio.
Fantasia per Violino
FaviLLI.
Il concorso dei cittadini è stato numeroso;
su motivi dell' opera
le autorith tutte vi erano rappresentate e
Un Ballo in Maschera, eseguita dal Diret- rappresentate vi erano la società operaia, e
quella dei reduci delle patrie battaglie. La
tore R. Cagnacci.
banda locale, che ha senato scelti commoMEYERBEER. Reminiscenze dell'opera Affricana, (ridu- venti pezzi funebri, mi ha fatto ricordare in
zione per orchestra di questo giorno di letizia, i giorni di lutto
parisati dagli italiani per relimere questa
R. Cagnacci).
nostra
patria dal giogo straniero, e per' porla
VERDI.
Pot-pourri per 2 Viodelle grandi potenze quale lo è atal
livello
lini, Viola, Violonceltualmente.
Oh! grande, grande miracolo conlo, Contrabbasso e Piasegaito
da
un eroico e paziente popolo!
noforte, su motivi delDal
bravo
e simpatico dott. R'ecardo
l'opera, Aida (riduz.
riui,
è
stato
letto
nn discorso di circostanza
di C. Colombi).
che
ha
riscosso ripetuti e meritati appiausi;
Appendici, valzer.
STRAUSS.
dal quale emerge quanto grande sia in lui
Accompagnatore al Pianoforte Colombi l'ainor patrio, quali flebili sentimanti albarColombo.
ghino, in quel nobile cuore, quanto gran le
Il Direttore — R. CAGNA CCI.
sa in lui, l'amore pel pubbliao bone. N gli
••■..1111.
scorsi anni veniva letto o pronunziato più di
un discorso, ma per la causa di una ingiusta
ed invidiosa critica, mossa ad uno dei consueti
oratori, che è un integerrimo magistrato,
Pontedera, 13.
specchiato e provato patriotta, cpiest' anno
Domenica ebbe luogo la solenne inau- ne abbiamo alito uno solo, gliela dell'egregurazione dell'Ospedale Lotti e della la- gio Tarrini, e forse se non era l' influenza
pide posta in memoria dei caduti nelle del nostro amoroso cav. Sindaco, non ne
patrie battaglie.
avremmo uditi nessuno, e ciò in virtù di
Alla doppia cerimonia intervennero, ol- bassa ciarla di pochi invidiosi e non provati
tre tutte le autorità del luogo, il senato- patriotti re Prefetto, gli onorevoli deputati Barsanti
Scopo della presente è di farvi cenassero
e, Panattoni, alcuni membri della Depu- come, ancorchè i nostri Patres cortseripti,
tazione provinciale, il cav. Commissario conservino sempre le idee retrive, e le mete
dei RR. Spedali, il Direttore dell' Ospizio tino per quanto loro à possibile,
in opra,
di mendicità di Pisa, il* cav. Tribolati, pure la maggioranza del paese •s' incammina
l'avv. Pelosini ed altre egregie persone.
pel tramite dell'idea e dell'opinione al proLa pioggia che imperversò in tutto il
gresso. Dico pel tramite dell'idea e dell'opigiorno, impedì che la festa prendess.e
nione, inquantocha solo in questo è riserquelle proporzioni alle quali si era prevata libertà ai valterrani, essendo come ho
parato il popolo di Pontedera.
detto, ligi al partito retrivo chi sta a mestare nella, pubblica cosa in questa città; ed
Riglione.
emettendo una mia considerazione, dico; che
Leggendo nel Corriere dell'Arno alcuni fino a cha i veri liberali, i veri amatoti
brani del resoconto stenografico del pro- del pubblico b3ue, non avranno cara:iato dal
cesso di Grosseto, brani che il noto Cor Consiglio comunale e dalle istituzioni pubriere si diverte a commentare per suo bliche tutte, tutto ciò che sa di vecchio e
uso e consumo, ho veduto che fra il no- di retrivo, vedremo affittare po Ieri dalla
stro amico Pupi e il sig. Tampucci sono Giunta per sole 25 lire aa' anno, vedremo
incorse delle contestazioni.
dare in enfiteusi per poche lire immense eSo che il sig. Pupi ha risposto al sig. stensioni di bosalii che per re limarle, ci voTampucci, e non intendo perciò di occu- gliono e si stanziamo lire 60,000 (vi par
parnai delle loro questioni personali.
paeo?) vedremo per semmai come fin' ora il
Mi preme solamente di far rilevare paolottismo ed il yesuitismo preposto alche la condotta del sig. Tampucci, nei l'istruziane dei giovani cuori, vedremo
rapporti col Sinsonelli, non fu sempre
Il seguito a quest' altra vita inquantoshò
uguale e che in altri tempi non molto panni per oggi aver detto abbastanza.
lontani, ed in circostanze abbastanza noDarò fine alla presente colli annansiarvi
tevoli, il sig. Tampucci stesso si mostrò che avremo nel settembre prossimo delle
pubblicamente avverso all'ex-onorevole di feste straordinarie e sfarzose pel centenaria
Lari.
di Papa S. Lino.
Vengo al fattn.
Durante la lotta elettorale di Lari,
Gazzetta d'Italia, é a tutti noto, messe
fuori la lettera di Ferdinando IV al sig.
DA A:Man AItÀ DIWIA-311Allth
Simonelli. Il Consiglio direttivo della Società Filarmonica di Riglione, della quale
dal di 8 ottobre 1875 al dì 7 febbraio 1876
il sig. Simonelli era allora Presidente
onorario, si credette in dovere, sollecitato dalle continue premure di un famoso agente elettorale di questi luoghi, di
(Continuazione vedi num. 23).
indirizzare al Simonelli stesso una pro— 14 venerdì. Si presentano sempre ai
testa contro le infami calunnie (sic) della
nostri
ecchi ramoscelli d' albero , foglie di
Gazzetta d'Italia. Questo indirizzo compezzi di legno e di stoje. Si vedono
dattero,
parve nella Provincia di Pisa.
Pare che non a tutti andasse a genio uccelli in gran quantità. — 15 sabato. Sul più
quell'indirizzo — e pare ancora che ai bello del nostro viaggio, nel mentre che la
firmatari medesimi fosse stato dato ad speranza di veder presto terra ci sorrideva e
già ci si lusingava, il vento ci ha del tutto
intendere che indirizzo non sarebbe
uscito dalle mani del destinatario e quin- abbandonato e il mare è perfettamente calmo
da sembrare un' immenso specchio. A potere
di non avrebbe veduto la luce.
con le nostre mani turbare quella crudele imNe nacque un casa del diavolo.
Nella Gazzetta d'Italia venne allora passibilita del mare! Quante volte meglio una
inserita una lunga controprotesta — e, burrasca che quella superficie calma e inaltesapete voi chi fu il primo a firmarla, e rabile come la faccia di un procuratore del
a cercar sottoscrizioni per la medesima?
Re che vi manda in galera con una graziosa
II sig. Giovanni Tampucci. Vi basta?
figura retorica! Su quel cristallo si ridette-
IleT4WtYNAt
sTRAuss. —
—
—
—
Nostre Corrispoutlenze
VIAGGIO
Anuati di Nullo Galtari
10.
vano tranquillamente, tranquillamente guizzando, i raggi del sole; e quel balenare pia
qua più la pareva tutto un sorriso sardonici°,
il sogghigno freddo e spietato che sfiora le
labbra di un cinico brigante, allorchè vedo
la vittima in suo potere, e vuole con tutta
compiaceaza assaporarne il martirio lungo, infinito e la sua morte lenta lenta che par mille
morti. La rabbia è generale e dopo la rabbia
succede la tristezza, e tutti si lagnano del
fatal destino che ci obbliga a passare ore e
giorni sull'oceano, poco distante dalla terra da
noi tanto desiderata. Il destino non è in nostra mano. Alle ore IO e mezzo circa si levò
un leggero vento che ci faceva fare qualche
miglio. Eravamo tutti a prua quando si videro
venire i marinari e cominciare la manovra
dell' ancora. Principiarono dal metter fuori le
catene, e credete che durarono poca fatica,
perchè tutti noi si lavorava con loro e la fatica neppure si sentiva dalla gioja immensa
che inondava il nostro core. Quindi furono alzate l'ancore e paste fuori dì sponda. La gioja
è generale e straordinaria; si spera di essere
ad Wellington fra due o tre giorni. — 16 domenica. Continua la calma. L' acqua è nella
sua massima tranquillità, e pare un immenso
specchio destinato solo a riflettere le superbe
bellezza di Febo. È una giornata di paradiso
solo per quelli che sicuri sono colle loro famiglie in terra. Per noi però non è tale e
siamo destinati ancora per qualche giorno a
contemplare questo mare senza poter scorgere
la terra da noi tanto desiderata. A rompere
i nostri melanconici pensieri è nato il caso
seguente che davvero muove all'ilarità. Una
gran quantità di grossi uccelli, che per la tranquillità del mare non trovavano che beccare,
si posavano sulla superficie delle acque girando
attornò al nostro naviglio. Noi si gettava loro
galletta e qualche pezzetto di carne che gli
uccelli, svolazzandogli intorno, beccavano con
avidità. Il capitano e il dottore si posero a
tirare contro di loro delle revolverate, ma loro
erano indifferenti a tali colpi,e non si movevano
nonostante che le palle li sfiorassero. Solo
quando un colpo colse e ferì uno a posteriori,
allora questo fuggì gridando. Un altro rimase
ferito in un'ala e sicurarnante rimase preda di
qualche pesce non avendo potuto levare il
volo. Gli altri rimasero al loro posto dando
dietro ai bocconi. Essi sono veralente innocenti; sfido a essere più indifferenti! Forse
non sentirono sparare arma alcuna. Alle revolverate, successe una caccia più buffa e
proprio da ridere. Avete mai sentito dire che
gli uccelli si scia presi all'amo? Eppare io ho
assistito ad una pe,sca di shnil genere! a.1.ramo fu assicurato un discreto pezzetto di
carne e un pezzetto di legno quindi fu gettato in mare. L'uccello avidamente correva a
quel boccone insilioso e ingoiava completamente l'amo stesso; veniva tirata la funicella,
ma per alcuna volta non fu possibile tirarne
a riva alcuno, perchè tanta era la forza colla
quale tiravano che strappavano la corda o lenza
che fosse stata. Allora assicurarono un forte
amo ad una buona corda, ed appena gettarono
il solito boccone, fu da uno dei -più grossi
abboccato ed ingoiato insieme coli' amo, talcha rimase attaccato, e nonostante i suoi
svolazzi e le sue forze fatte per liberarsene,
non gli riuscì, e fu portato a riva in mezzo a
una schiamazzo generale. L'uccello preso, che
veduto nell'acqua pareva che fosse come una
grossa gallina, od un' anitra, sotto gli occhi
era d'una grossezza straordinaria. La stia testa era come quella di un capretto, il corpo proporzionato, la lunghezza di una sola delle sue
ali era di metri 1,60; le gambe lunghissime e
di un color carnicino, i piedi molto larghi e
fatti come quelli dell'anitra: un becco grossissimo e largo, parimente della forma di
quello dell'anitra, ma in cima adunco. Figuratevi la meraviglia nostra o le risa generali
per aver preso un uccello all'amo. Fu sùbito
ucciso; chi prese una penna, chi un' altra e
in un attimo fu tutto pelato. Non contenti,
cominciarono a portar via e a dividersi le
carni; quando il Capitano, veduto quello strazio, lo fece levare. Continua la pesca, aia facendosi notte riusce infruttuosa Un leggero
vento si é levato sulla sera. — 17 luuedì.
Calma. Uccelli non se ne sono più visti. Questa mattina con nostro sommo contento ab-
biamo scoperto alcune montagne della Nuova
'
Zelanda; immaginatevi la confasione,
il contento generale. Nessuno stava da basso,.
e tutti aguzzavano gli 'occhi per vedere e vedere, e si mandava saluti, evviva, baci, si urlava, si cantava, si rideva s' era ammattiti ! Chi aveva dai cannocchialetti, li mise in
opera e ce li strappavamo di mano uno coa
l'altro. Col core pieno di gioia si guardava
quella terra per la (pale s' era messo a repentaglio la propria vita, e quanti sospiri o
quanti sacrifizi ci costava! Al guardare successe un continuo vicendevole domandarsi acho
provincia appartenesse la tale e tal'altra terra;
un continuo orizzontarsi con le carte alla mane_
Era una vera Babilonia. La sera stessa cominciarono a vuotare i sacconi (essendo essi
ripieni di una corta erba marina molto sana
e al tempo stesso molto tosta) ed a fare i
bauli. Ma ahimè! 13.3II presto alla speranza e
all'allegria succede il disingatino o la tristezza.
Qael vento che sulla sera s'era levato e ella
tanto bene ci conduceva, si cambiò in levante,
sicchè a noi contrario. Lo scotalggitnonto o le
imprecazioni non mancarono. — 18 martedì.
Continua il vento di levante. Destino infa ne!
Non si fa che bordeggiare. Poco o quasi nulla
s'acquista. — IO mercoledi. Continua il vento
contrario e di più il tempo è piovigginoso.
Si continua però a veder la terra. — 20 giovedì. Non è cambiato ancora il vento, e la
continue bordate fanno sì che appona di qualcosa ci avviciniamo. Oggi abbiamo scorto lo
stretta di Cook, stretto che separa l'isola del
Nord da quella del Sud e poi quale noi doba
biarno passaren bordeggiare, come vi ho
detto, fa sl che ora ci avviciniaMo alla terra tino
alla distanza di 2 o 3 miglia, ora ce ne allontaniamo tanto da renderla appena visibile;
sicchè ci succede come, in carnevale, a quei
ragazzi che, sono sul punto di abboccare
dopo tanto la ciambellina attaccata al filo,
. quando un colpo di chi li ciambella gliela porta
via proprio nel momento che son per mordere, e i denti mordono l'aria. — 21 venerdì.
Siamo proprio sfortunati! Per maggior nostra tristezza, piove. I discorsi pieni di speranza non mancano; ma questa speranza appunto ci ha tanto lusingato che ora ci vien.
fatto di disperare di tutto. Siamo per entrare
in casa e non possiamo; siamo per avere la
maggiore delle nostre felicità, e questa felicita
ci sfugge fra le dita quando ci credevamo di
averla bene stretta. — 22 sabato. Stamani la
giornata è bella e si vedono le montagne checi saranno alla distanza di 4 in 5 miglia. Il
sole batte sopra di esse, e ci fa vedere tutta
la loro bellezza selvaggia, ma maravigliosa
incantevole. Si vedono magnificatnente gli scogli che fanno ala all'imboccatura dello strettos
è qualcosa di pittoresco. Si scorgono le fertili
e verdeggianti vallate e, più su più su, le
punte acuminate di alcuni monti. È un vero
incanto; tal vista ricrea lo spirito, lo rallegra,.
e fa quasi dimenticare i passati patimenti
Nemmeno col cannocchiale é stato possibile
avvertire segno alcuno d'abitazione. Ma tante
bellezze, tanta vicinanza della terra, il desiderio grande che abbiamo di sbarcare, rendono più triste e dolorosa la nostra posizione,
chè siamo ancora costretti a contemplare solamente. Non sempre però ci è dato questo
contento, perchè se una bordata ci porta,
dirò quasi a pochi metri dalla terra, un'altra
ce ne porta lungi molte miglia. Stamani abbiamo scorto un vapore che usciva dallo stretto.
Da che abbiamo passata la linea, è il primo
che vediamo. Abbiamo veduto molti uccelli di
terra, alcuni dei quali somigliavano alle nostre tortore, ed altri ai piccioni nostrali.
vento è leggerissimo e increspa appena appena
la superficie del mare. Siamo quasi in bonaccia.
La terra che tanto volentieri contemplavamo
c'è stata rapita allo sguardo da una folta nebbia. Verso mezz'ora dopo mezzogiorno ha cominciato a dilatarsi un poco; • ma non ancora
del tutto. Assolutamente mi par d'esser cimballato! Fra le 4 e .le 5 ha cominciato a soffiare un leggero vento di sud-ovest. L'allegria
è generale, e maggiore ancora quando s'è visto
metter le ancore del tutto fuori del bastimento.
23 domenica. Stanotte pochissimo vento,
sicché il cammino è stato più piccolo. Di
buon'ora ci siamo alzati e siamo nella solita.
.
-
-
condizione. Alle ore 7 un leggero vento ai
ponente è cominciato a soffiare e ci farà fare
forse 4 miglia all'ora. A mal pena si scorge
terra. Sulle ore 10 si è cominciato a distinguere un poco meglio, sic,chè alle ore 12 si
vedeva magnificamente e siamo alla distanza
di 4 in 5 miglia dall'isola Oelan che rimane
all' imboccatura dello stretto. La prua è stata
voltata più verso mezzogiorno, lasciando a
levante l' isola. Siamo in piena rotta per Wellington e siamo da esso distanti 50 o 60 miglia. Questa sera si spera d'arrivare.
(Continua).
COMUNICAZIONI DEL PUBBLICO
Pregati, pubblichiamo la seguente lettera:
Pregiatissimo sig. Direttore del giorpale il Risorgimento.
Compiobbi (Fiesole 8 giugno 1876.
Avendo, casualmente letto nel num. 23
del giornale il Corriere dell'Arno, una
lettera firmata Giovanni Tampucci, nella
quale egli dichiarandofaise e calunniose
le deposizioni, che relativamente a lui, e
per la verità, e sul mio onore, io feci a
Grosseto, esterna altresì la convinzione
<che io non mi senta l'animo di mantenere quanto allora dissi; a scanso di equivoci, rispondo, che quanto fu da me in
quella circostanza testimoniato a riguardo del citàto Tampucci , fu (come dissi)
il resultato delle voci, che, durante il
movimento elettorale correvano in Riglione, ed era pure, come a Grosseto
deposi, e come rimane tuttora, l'opinione
h
Ce se il Tampucci (come ora asseriIn ia
zeo) non ricevè mai danaro nè si fece
lusingare da promesse d' impiego per il
suo figlio Ferruccio, come correva voce,
tanto meglio per la sua coscienza, la quale
si troverà così più tranquilla « Sotto
l'usbergo del sentirsi pura ».
Queste poche parole servino di unica
ed ultima risposta alla lettera del Tampucci, dichiarando, fino da questo momento, che, io non ho tempo da spendere, ne. volontà di occuparmi in pettegolezzi di simile genere.
Fiducioso che, Ella signor Direttore,
-vorrà concedere un posto a questa mia,
nelle colonne del suo giornale. ne la ringrazio vivamente, mentre ho onore di
segnarmi
Suo Devotissimo
Dott. LUIGI PUPI.
Pregiati ssimo signor Direttore.
Mi fa grazia d'inserire nel suo accreditato giornale queste poche parole?
Deve sapere che io sono un cacciatore,
cioè uno che nelle giornate libere va di
qua e di là col suo schioppo per vedere di
fare qualche bel tiro; ma non mi son mai
preso quel g usto barbaro, che molti si
prendono, d'uccidere una quaglia di qui
a lì nel tempo della cova pel gusto di
sparare il fucile e d'ammazzare.
Molti si prendono questo gusto; e da
qualunque parte si vada per le campagne,
e specialmente dalla parte di porta a mare,
si vedono di questi famosi dilettanti dì
,caccia che aspettano il momento che t
rondoni tornino in città dal padule per
tirare contro di loro (che le più volte
non mor talmente feriti, vanno a finire
miserame nte la loro vita sotto qualche
tegolo o sopra una zolla) oppure col quagriero si fante) venire ai piedi la quaglia
che nel tempo della cova tanto facilmen
te s' inganna, e lì l'ammazzano.
eda, signor Direttore, quanti danni
fanno questi valenti cacciatori. Sperperano i rondoni che sono utilissimi in una
città, e uccidendo una quaglia fanno andare a Male una nidiata di quindici o
sedici uova; e questi cacciatori non son
mica poveri uomini che in mancanza
scr altro s'ingegnano in quella maniera; no,
sono signori che si divertono ad ammazzare!
Ora volevo dire che quando la caccia
è aperta si vedono girare da ogni parte
guardie che tutto al più potranno levare
delle gabbiuzze messe da qualcuno
che aspettava di prendere una mezza
dozzina di codibianchi; ora invece che
le guardie dovrebbero davvero girare per
guardare a questi signori, non si fanno
mai vedere.
Io, che in capo all'anno spendo una
trentina di lire fra porto d'arme, patentino e altro, per potere almeno aver la
speranza di ripigliarcene mezzi all'apertura della cacce, faccio istanza alle autorità competenti perchè vogliano subito
porre un riparo a quest' inconveniente e
mandare due guardie qua e là a cacciare
questi uccelli di rapina ( per questi la
caccia è sempre aperta)..... Altrimenti mi
rendano le mie lire e io faccio a loro il
dono dello schioppo e del cane.
La ringrazio, signor direttore, della
cortesia usatami e mi creda suo devotissimo
Un cacciatore.
A••■-•
Varietà.
T51% ~1,13a
Fu paura?.... Non saprei come altrimenti
chiamarla, ma pure non fu paura! Paura
è quando il coraggio vien meno, ed io
non feci mai il coraggioso come in quella,
notte.
Avevo amorosamente ripulita e adornata di fiori una tomba che da poco
tempo aveva ricevuto la salma di una
persona cara, e dopo lì davanti a quella
tomba, appoggiato al cancellino, su' ero
lasciato andare con la mente a mesti e
dolorosi ricordi, e il mio pensiero, immerso in essi, s'era a poco a poco isolato da
tutto quanto lo circondava.
La luna s'era affacciata all'alto fabbricato di cinta; e quando un raggio pallido
pallido venne a posarsi sul bianco marmo
della tomba che contemplavo, lo guardai
sbigottito, guardai la lana, girai gli occhi per tutto il cimitero, e, vedendomi e
sentendomi solo, subito affrettai il passo
verso l'uscita. Tutto era silenzio. Le volte
dei loggiati riproducevano sinistramente il
leggero rumore dei miei passi.
E l'uscita era chiusa Mi sentii correre per l'ossa un certo brivido Scosqi
un po' il cancello, non so perchè, e mille
echi ripeterono da mille parti il rumore
del cancello scosso. Tornai due o tre passi
indietro e ficcai lo sguardo da una parte
e dall'altra per quella lunga successione
di archi. I raggi diiluna, penetrando attraverso le colonne, disegnavano in terra
e sul muro lunghe strisce bianche oblique e tronche, e i monumenti, rischiarati
da quella luce o situati in una mezza
oscurità, avevano tutti perduto la loro
for ma per prendere forme bizzarre e strane Guardai il cancello chiuso e pensai
con gran desiderio a un mezzo per andarmene.
Mi accorsi però subito da qual sentimento doveva esser generato quel grun
desiderio, quindi mi vergoguai subito di
me, e per provarmi che quel sentimento,
non appena a tracciatosi, se n' era subito
andato, ingiunsi di uon uscire di lì
per tutta la notte.
All fin, dissi fra me, qui vivi non
ce no bollo; io seno fra morti, e i
morti non disturbano. Sarà l'affare di sei
o setto ore e .intanto la noja non ava
tempo di prendermi. Si dice che lo stare
in questi luoghi desti un grand'estro romantico; qu' odi potrà essere che sedendomi sopra una tomba mi venga improvvisata una terribile storia, o che, sdra-
jaudomi sotto i raggi della luna framezzo a quelle croci, mi senta ispirato e
diventi poeta....
Risoluto allora mi mossi per tornare
alla tomba diletta....
Il tasso e mille insetti fischiavano, non
saprei dove, o là fra l'erba, o per l'aria
intorno a me, o su quelle tombe. Quel
sibilo fino e penetrante lo sentivo dappertutto e dappertutto mi seguiva. Pareva il
russare di chi fa un sonno profondo, e
non potei fare a meno di pensare che
fossero tutti quei morti che nel silenzio
della notte facessero sentire i loro russi
e i loro sospiri. Mi pareva di vedere che
il petto di ogni statua, che mi venisse
guardata, respirando s'alzasse e s'abbassasse, e quanto più osservavo, tanto più
l' Milione prendeva aspetto di fatto e
mi colpiva. Io volentieri avrei posato
una mano sul quel petto per ricondurmi
alla realtà, ma quando ero per farlo,
mi venne guardato il braccio bianco
che pendeva giù inerte lungo il corpo e
mi feci naturalmente questa domanda s se
ora quel braccio s'alzasse! » La mano, come se qualcuno me l'avesse tirata via a
forza, si ritirò repentinamente; raccapricciai e passai oltre....
Passai oltre senza volger più gli occhi
indietro, ma nella mente tu.' entrò con
insistenza quest'idea: se ora la statua
scendesse di sopra il monumento e mi
tenesse dietro! ».... Allora mi parve dì
seutire distintissimamente dietro di me il
fruscio di passi leggeri; ma non girai il
capo per non mostrarmi a me stesso pusillanime. Però i passi mi parve che s'avvicinassero, mi parve di sentirmi dietro
un respiro freddo freddo, mi parve di
veder colla coda dell'occhio una mano calare sulla mia spalla, sentii già l'impressione di quel tatto, e..... Rabbrividii, feci
due passi in un salto, e voltai con gran
impeto il capo, sbarrando gli occhi, guardando La statua era là al suo posto
e mi nascondeva il viso come ridesse fra
se di una burla che mi aveva fatto...
Quale mirabile lucidità di mente si ha
in tali occasioni! Le storielle paurose, i
romanzi spaveutevoli, le leggende infernali e principalmeute tutti gli aneddoti,
tutti i fatti che si raccontano intorno a
quel cimitero, tutto ci viene a mente,
tutto quanto insieme vi si confonde, tutto ci stà presente dinanzi agli occhi da
qualunque parte li volgiamo.... Ci si ride
anche allora, ma mentre siamo convinti
che il tutto è una semplice frottola, pure
quelle idee non vanno via dalla testa anche a volere, e quasi per forza pensiamo:
• se questo m'accadesse ora a me davvero! se- di laggiù in fonda, di dietro a
quella tomba vedessi far capolino qualcosa di bianco, e un coso lungo lungo
coperto da un lenzuolo, con gli occhi
spalancati e risplendenti di una fiamma
verdastra cc. ec.; s'avanzasse verso di me!...
Se quella danna che giace su quella tomba, Ri mettesse a sospirare, si movesse,
e s'alzasse e lenta lenta mi passasse daccauto fissandomi ! Se da luoghi ignoti
io sentissi giungere fino a me rumori,
schiamazzi, bestemmie d'inferno! Se di
là apparisse Mia fiammella pallida pallida,
questa si mettesse alle mie caleagna e mi
seguisse ad ogni passo!.... » E ad ognuno
di questi pensieri mi pareva che dovesse succedere il fatto. Allora fanciallesca
mente coraggioso. andavo dietro quelle
tombe e non ci vedevo nulla, fissavo la
statua e la vedevo immobile, tendevo
l'orecchio sospendendo il passo e il respiro e non udivo che il russare del tasso
e il sospirare di tanti insetti fra le pietre, volgevo gli occhi attorno, e non vedevo altro chiarore che quello della luna...
Ma questo non bastava a farmi escire
dalla mente quei pensieri. « Se guardavo
meglio.... se osservavo meglio... » mi ripetevo volgendo spesso spesso gli occhi verso
le tombe e la statua coricata; e mi guardavo con sospetto dietro, ripensando alla
fiammella; e mi fermavo di tanto in tanto
ad ascoltare attentamente, ripensando ai
rumori diabolici....
Come uomo che passa fra mezzo a nemici, trabocchetti ed agguati, io rotavo
continuamente gli occhi di qua e di là
con grand'attenzione; avrei voluto veder
tutto da tutte le parti ad un tempo; avrei
voluto tenere un occhio sempre occupato
a sinistra, l'altro a destra, e volentieri me
ne sarei ficcato un terzo dietro al capo
per vedere continuamente tutte le orribili cose che succedevano dietro di me
perchè certamente quelle statue devono
essere state ferme per aspettare che io
fossi passato, ma dopo si dovevano esser
mosse ne ero certo, e avrei pagato un
milione quell'occhio dietro il capo per poter vedere e stare attento senza commettere la vigliaccheria di voltarmi
La cosa cominciava a diventare una
fissazione.
Allora mi vennero a mente tanti che
erano impazziti per una forte impressione;
e temei ancor io di impazzire, temei di
non vedere da qui in avanti altro che
spettri e fuochi fatui e di non udire che
sospiri usciti dal petto di morti e urli e
bestemmie uscite di sottoterra
« Chi sa che in questo 'stesso momento
il mio cervello non cominci a dar di volta?
Chi mi dice che questi sospetti, queste
illusioni, questi vaneggiamenti non indichino già •a una pazzia! Chi mi dice che
questa trepidazione, queste grandi esaltazioni e questi sconvolgimenti d' idee, e
l'impossibilità assoluta di pensare a cose
tranquille e serene, non sia il principio
del delirio? Chi sa! »
Scossi il capo, e, cercando di farmi
sordo e cieco, affrettai il passo, e quasi
per pratica mi fermai dirimpetto alla mia
solita tomba.
La luna spariva dietro l'alto fabbricato.
Accesi lesto lesto una, lampada che pendeva lì vicino e, appoggiandomi con le
spalle al muro, risolvetti d'aspettare immobile la luce.
La luce dopo tanto (ma tanto! ) venne
e mi portò una gran quiete nell' animo.
Guardandomi intorno, sorrisi della nottata che avevo passata, ebbi compassione
di me, e decisi di non dir mai ad anima viva ciò che m'era accaduto.
ICHS.
Ultime Notizie
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso Pardini. Rimane così
pienamente confermata la sentenza del
Tribunale dorrezionale di Pisa, e l'altra
successiva della Corte d'appello di Lucca., con cui il Pardini, a querela della
Giunta municipale, veniva condannato
alla pena del carcere ed alla multa per
ingiurie atroci contro la nostra onorevole Rappresentanza municipale.
FORTUNATO POLI Gerente respons.
AVVISO
Si ricercano delle
CANTINE O BASSI FONili
a pigione. Per le condizioni rivolgersi al
signor Gagliardi nella Tipografia Nistri.
Pisa, Tip. T. Nistri, e C. 1876.
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