CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI Rassegna Stampa del 10/09/2010 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI 10/09/2010 Il Giorno - Legnano Emergenza gioco d'azzardo In aumento i casi patologici 6 PSICOLOGI E PSICOLOGIA 10/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE Italiana, trentenne e già manager La carriera (inglese) di Mariasole 8 10/09/2010 Il Giornale - Nazionale Così il lavoro può diventare una malattia 9 10/09/2010 Il Resto del Carlino - Faenza Ospitalità alle donne, mancano i fondi 10 10/09/2010 Il Secolo XIX - Savona Maltrattamenti all'asilo: «Mio figlio è traumatizzato» 11 10/09/2010 La Nazione - Umbria Corso per quaranta assistenti familiari: taglio del nastro 12 09/09/2010 Famiglia Cristiana Figli in navigazione... e genitori al timone 13 RIFORMA DELLE PROFESSIONI 10/09/2010 ItaliaOggi Riformare per migliorare il sistema 16 10/09/2010 ItaliaOggi Più valore al sistema ordinistico 17 10/09/2010 ItaliaOggi Direttiva europea dei servizi, adempimenti da snellire 19 10/09/2010 ItaliaOggi Organismo unitario di rappresentanza 20 10/09/2010 ItaliaOggi Inpgi 2 all'incasso 21 10/09/2010 ItaliaOggi I pilastri della riforma delle professioni: laurea, esame di stato e attività riservate 22 10/09/2010 ItaliaOggi Più valore al sistema ordinistico 23 10/09/2010 ItaliaOggi Identità dell'ingegnere da tutelare 25 10/09/2010 La Nazione - Umbria Nei cantieri, ma con la «testa» Un opuscolo contro l'illegalità 26 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI 10/09/2010 Il Sole 24 Ore Sanzioni ai pubblici per le inosservanze sul cartellino 28 09/09/2010 Il Messaggero - RIETI Una faccina per esprimere il giudizio sui Comuni 30 10/09/2010 Finanza e Mercati Con la firma digitale i corrieri espresso Gls dicono addio alla carta 31 10/09/2010 La Nazione - La Spezia Malaspina accusa «In Comune non c'è trasparenza» 32 10/09/2010 La Nazione - Pisa Un'indagine on line sul pianeta giovani 33 UNIVERSITA 10/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE Se a Berkeley è «bello» pagare le tasse come una volta 35 10/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE E l'università inventa la patente a punti per i docenti 36 10/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE Le università italiane corteggiano gli stranieri Con 200 borse di studio 37 10/09/2010 La Repubblica - Genova Università, effetto Gelmini le lezioni partono in ritardo 38 10/09/2010 La Repubblica - Milano Scuola federale, la Regione rilancia "Lo Stato riconosca i nostri corsi" 39 10/09/2010 La Repubblica - Palermo Università, dal prossimo anno i professori avranno le "pagelle" 40 10/09/2010 Il Messaggero - Nazionale Medicina, quindici "superbravi" su 80 mila 41 10/09/2010 Avvenire - Milano Università dell'Insubria, mille aspiranti infermieri 43 10/09/2010 Il Giorno - Lodi «Siamo all'avanguardia e la riforma Gelmini ci rimette in primo piano» 44 10/09/2010 La Nazione - Firenze Test a medicina:«Tutto regolare» 45 10/09/2010 Il Mondo Opportunità da sfruttare 46 10/09/2010 Il Mondo Quando il gap va ridotto 47 CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI 1 articolo 10/09/2010 Il Giorno - Legnano Pag. 10 (tiratura:107480) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato GALLARATE SEMINARIO CON UN LUMINARE CANADESE AL TEATRO DEL POPOLO Emergenza gioco d'azzardo In aumento i casi patologici ELEONORA MANTICA di ELEONORA MANTICA - GALLARATE - SCOMMESSE sportive, bingo, lotto, superenalotto e «gratta e vinci». Crescono i giocatori d'azzardo in provincia di Varese. Una vera e propria emergenza. Sono circa 8mila i varesini finiti nel baratro del gioco. Ciò vuol dire, in termini statistici, che una persona su 100 è vittima dell'azzardo. Nel distretto di Gallarate i giocatori «patologici», ovvero coloro che hanno perso totalmente il controllo della situazione, sono più di 1100. Nella sola città di Varese sono oltre 800. In realtà, il problema è ben più grave di quanti si pensi perché sono in tanti a non ammettere o, peggio ancora, a nascondere di essere diventati degli incalliti giocatori. Uomini e donne che arrivano a scommettere centinaia di euro alla settimana, persino l'intero stipendio finendo, il più delle volte, sommersi dai debiti. In forte aumento le giocatrici. Hanno un'età compresa tra 25 e 55 anni, ma non mancano le giovanissime. Ragazze dai 15 ai 24 anni che si rivolgono al dipartimento Dipendenze dell'Asl di Varese in cerca di aiuto. Una recente ricerca realizzata dall'associazione varesina «And» (Azzardo e Nuove Dipendenze), in collaborazione con il Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d'azzardo) ha evidenziato una situazione preoccupante. L'indagine ha coinvolto 230 varesini, il 40% dei quali con un'età compresa tra 20 e 29 anni, il 23% tra 30 e 39 anni, il 14% tra 40 e 49 e il 13% tra 50 e 59 anni. I dati raccolti sono allarmanti. Se il 68% degli interpellati ha dichiarato di giocare, ma solo occasionalmente, il 6% degli intervistati lo fa più di 3 volte alla settimana per oltre 3 ore. Inoltre, se il 73% ha ammesso di spendere meno di 10 euro a settimana, il 5% gioca tra 50 e 150 euro in 7 giorni e un ulteriore 1% ne gioca più di 150. Il gioco più gettonato è il «gratta e vinci». Sempre secondo l'indagine, uno dei motivi che spinge sempre più persone ad avvicinarsi al gioco è proprio il bisogno di avere più denaro visto i tempi che corrono (46%). Insomma, l'azzardo sta diventando sempre più un'emergenza sociale. Se ne parlerà oggi al Teatro del Popolo di Gallarate dove, 9 alle 18, si terrà una giornata di studi promossa dall'associazione «And». AL SEMINARIO parteciperà anche il professor Robert Ladouceur, luminare canadese. «Presenteremo - spiega la psicologa e psicoterapeuta Daniela Capitanucci, presidente dell'associazione And - gli studi fatti e illustreremo il materiale, cartaceo e video, prodotto sull'argomento». L'evento, realizzato con il sostegno del Gat-P «Gruppo azzardo Ticino-prevenzione», è patrocinato dalla Regione Lombardia, dall'Asl, dalla Provincia di Varese, dai Comuni di Gallarate, Samarate e Varese, oltre che da istituzioni scientifiche, quali l'Ordine degli psicologi lombardi, e da diverse associazioni attive su questo versante. Tanti gli interventi che si susseguiranno nel corso della giornata. Image: 20100910/foto/2695.jpg CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 10/09/2010 6 PSICOLOGI E PSICOLOGIA 6 articoli 10/09/2010 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 43 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Giovani all'estero La storia Italiana, trentenne e già manager La carriera (inglese) di Mariasole Enzo Riboni «All'inizio m'era andata anche bene, molto meglio di tante mie compagne di corso laureate in psicologia che ancora cercano un posto fisso: responsabile della selezione per una catena multinazionale di supermercati». Era il gennaio del 2006 e Mariasole Paduos, veneziana oggi trentenne, usciva da uno stage di sei mesi in Adecco («senza ricevere un soldo») dopo aver compiuto in un consultorio il tirocinio obbligatorio di un anno («10 ore al giorno sempre senza retribuzione»). Prima aveva conseguito la laurea quinquennale (in quattro anni) in psicologia del lavoro e un master di secondo livello in formazione e sviluppo delle risorse umane. «Era un impiego a tempo indeterminato, ma dopo nemmeno un mese mi resi conto che l'atmosfera negli uffici era di terrore puro: urla, insulti, pianti, impiegati trattati malissimo per non parlare dei poveretti che lavoravano nei negozi. Selezionare in quel contesto era per me moralmente insostenibile e tutte le mattine, nel tragitto verso l'ufficio, piangevo per la situazione. Così ho risposto all'annuncio di una multinazionale del packaging con sede a Londra, la Rexam beverage can». Un colloquio telefonico, uno vis-à-vis e dopo una settimana Mariasole era assunta: per un anno base in Italia e viaggi in Uk, Egitto e Usa. «Una realtà tutta diversa dall'azienda precedente, un mondo delle risorse umane identico a come l'immaginavo da studentessa. Anzi, con più sfaccettature e possibilità». E dal luglio 2007 arriva la trasferta definitiva: Hr manager per i due stabilimenti inglesi. «Ho abitato prima in un paesino, Stony Straford prossimo a Milton Keynes, e poi, oggi, con il mio futuro marito inglese, vicino a Northampton. Dopo questi tre anni ho capito che, lavorare in Inghilterra nelle risorse umane, rispetto all'Italia dà molte più possibilità di formare e sviluppare le persone positivamente». RIPRODUZIONE RISERVATA OLTRECONFINE Racconta la tua esperienza di lavoro all'estero all'indirizzo [email protected] Foto: Mariasole Paduos veneziana, lavora in Gran Bretagna PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010 8 10/09/2010 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL FENOMENO DEL WORKAHOLISM Così il lavoro può diventare una malattia Pensi che stare al computer giorno e notte sia segno di successo? Ti senti più elettrizzato dal computer che dalla famiglia? Se la risposta è sì dovresti consultare uno psicologo . Ma, soprattutto, staccare la spina dai troppi impegni professionali AIUTO Un libro spiega come riconoscere e guarire da questa vera e propria dipendenza Enza Cusmai Quando c'è, ti appaga più di ogni altra cosa. Quando non c'è, ti manca. Da morire. Nel senso letterale del termine. Ti senti un vuoto enorme, ti sembra di perdere tempo, delle opportunità, ti senti sfuggire la vita. Se il lavoro ti fa questo effetto e le due settimane agostane con la famiglia si sono sembrate lunghissime, be' allora potresti appartenere alla categoria (sempre più dilagante) degli workaholics. Ed è arrivato il momento di fare una visitina all'esperto. Anche virtuale. Ma questa volta il web non c'entra. Bisogna esplorare un libro che sarà pubblicato il 7 ottobre e interagire con lui. Contiene infatti cinque test di autovalutazione per capire il grado di «alcolismo» da lavoro. Il titolo è esemplificativo: «Malato di lavoro. Cos'è e come si manifesta il workaholism». Costa 13 euro (The Cooper Files) ed è scritto da Andrea Castiello d'Antonio, uno psicoterapeuta nonché psicologo del lavoro che è stato consulente nel settore industriale e dei servizi. Uno strizzacervelli specializzato, insomma. Che può dirci quando è ora di fermarsi e recuperare il tempo perso. Attraverso una vera e propria terapia psicoanalitica che non piace ai più. Non a caso, si ricorre al medico in casi davvero gravi. «Spesso il workaholic chiede seriamente un aiuto per cambiare il proprio stile di vita soltanto dopo aver avuto un problema grave a livello cardiocircolatorio» esemplifica Castiello. «Per il resto aggiunge l'esperto - chi è schiavo del suo lavoro tende a risolvere il problema con azioni poco pensate e parziali. Come fare un viaggio, farsi ricoverare in una clinica per un periodo di cura fisica , sottoporsi a una cura del sonno». Ma quando ritorna in ufficio, tutto ricomincia come prima o peggio di prima. E allora perché ammalarsi di lavoro? Perché non raccogliere i segnali che il nostro corpo ci invia prima che arrivi il famoso «coccolone» che ti spedisce in ospedale e poi dallo strizzacervelli? Il modo per capire se si è arrivati a livello di «codice rosso» è semplice. Basta prendere carta e penna e rispondere ai questionari di autovalutazione contenuti nel volume. Per un'indicazione iniziale, per esempio, bisogna segnare la crocetta a quesiti del tipo: Ti senti costantemente preoccupato dal tuo lavoro? La famiglia si lamenta? Porti il lavoro quando sei a casa? Senti sempre più difficile rilassarti e avere del tempo per divertirti? Trovi difficoltà a pranzare o cenare nei momenti adeguati? Se la risposta è affermativa a tre o più domande, è possibile che sia già scattata la dipendenza da lavoro. Ma per diventare workaholic bisogna fare di più. E affrontare il secondo questionario, più analitico dove ci sono domande dolorose come: qual è l'ultima volta che ti sei concesso una vacanza? Prendersi cura di se stessi è un lusso per persone ricche, una priorità quotidiana o è irrealistico? Il gioco di analisi del proprio io procede con il terzo, il quarto e il quinto questionario. E si bisogna farsi forza per dire la verità a chi ti chiede: Ti senti elettrizzato più dal lavoro che dalla famiglia? Senti sempre più difficile rilassarti e avere del tempo per divertirti? Pensi che lavorare sempre, incluse notti e fine settimana, sia segno di successo? Alla fine si questa seduta psicoanalitica casalinga si può delineare il profilo del lavoratore. E identificare, per esempio, il cosiddetto adulto, il normale, il troppo normale, il Falso sé, il vendicatore aggressivo, l'ipomaniacale e l'iper-depressivo. Tutti gradi di dipendenza da lavoro, ma tutte categorie usate dall'autore per indicare le diverse sfumature del workaholic. Ma il panico non aiuta a superare i limiti. La cura esiste e come tutte le dipendenze, se ne può venire fuori. Basta adottare dallo psicanalista la stessa determinazione impiegata nel lavoro. Foto: EMERGENZA Foto: La sindrome da dipendenza dal lavoro o sindrome da workaholism è un disturbo ossessivo-compulsivo, un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro e che pone in secondo piano la sua vita sociale e familiare PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010 9 10/09/2010 Il Resto del Carlino - Faenza Pag. 22 (tiratura:206221) Ospitalità alle donne, mancano i fondi «SPERIAMO che le amministrazioni locali riescano a trovare i fondi per finanziare i progetti che abbiamo presentato proprio per ospitare le donne vittime di violenza. Ma in mancanza di notizie in merito siamo costretti a terminare, dopo 4 anni, l'attività di ospitalità di emergenza». Non nasconde l'amarezza Nadia Somma, presidente dell'associazione lughese 'Demetra donne in aiuto', nell'annunciare la conclusione del progetto dell'ospitalità di emergenza che era rivolto non solo alle donne, ma anche ai minori «che da quattro anni venivano accolti nella nostra sede dopo aver subìto violenze, fisiche, psicologiche, intimidazioni fino alle minacce di morte. In questi quattro anni abbiamo dato ospitalità a 19 donne e 21 minori, nell'ambito di un progetto che prevede la reperibilità 24 ore su 24 di nostri operatori, un'attività insostenibile se svolta solo a livello di volontariato». Finora per questo progetto, nell'ambito dei Piani di zona, 'Demetra', la cui attività si estende nei 9 Comuni della Bassa Romagna, aveva un finanziamento di quasi 4mila euro. «Nello scorso mese di febbraio - spiega ancora Nadia Somma - abbiamo presentato due progetti: uno riguardante la realizzazione di una casa rifugio per un costo di 50mila euro, l'altro concernente proprio l'ospitalità di emergenza per 3-10 giorni per una spesa di circa 20mila euro. Ma dagli enti locali non abbiamo avuto notizie sui fondi eventualmente a disposizione. Ecco perchè dobbiamo concludere, speriamo solo temporaneamente, l'ospitalità». Questo stop cosa comporta? «Un danno enorme alle donne vittime di violenza - risponde la presidente di 'Demetra' - perchè non hanno più un posto in cui rifugiarsi e questo significa che molte rinunceranno a denunciare le violenze perchè costrette a tornare a casa dal proprio marito o compagno». 'Demetra' comunque continua la sua attività nella sede di corso Garibaldi 116 (telefono 054527168) per le consulenze legali, il supporto psicologico alle donne vittime di violenza e il servizio 'Sportello lavoro'. Luca Suprani PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010 10 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 'DEMETRA' «DOPO 4 ANNI COSTRETTI A CHIUDERE IL PROGETTO» 10/09/2010 Il Secolo XIX - Savona Pag. 22 (tiratura:127026) Maltrattamenti all'asilo: «Mio figlio è traumatizzato» Andora, i genitori di un bimbo denunciano «punizioni troppo severe» LUCA REBAGLIATI ANDORA. Punizioni troppo dure nei confronti di un bambino, e una mamma denuncia la scuola materna di Andora. I fatti risalirebbero allo scorso mese di giugno, quando i genitori di uno dei bambini che frequentano l'asilo di via Pian del Merula si è presentata dai magistrati della procura di Savona raccontando una storia di punizioni troppo dure per un bambino di quattro anni, che sarebbero arrivate addirittura fino alle percosse. «Mio figlio è traumatizzato ed io sono sconvolta» avrebbe detto la madre al proprio avvocato e ai magistrati, raccontando il disagio psicologico che vivrebbe l'intera famiglia dopo i presunti maltrattamenti subiti dal piccolo da parte delle maestre, o quantomeno di alcune di esse. Accuse piuttosto dettagliate con descrizione delle punizioni subite dal figlio, anche se basate soprattutto sui racconti del bambino, sulle quali la magistratura e gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo, sia per la delicatezza delle accuse che per tutelare il minore che sarebbe stato vittima dei maltrattamenti. In ogni caso la procura ha aperto un fascicolo sulla vicenda, nell'intento di ricostruire quanto realmente accaduto e di verificare la veridicità del racconto del bambino e della madre. A confermare la delicatezza dell'indagine è il fatto che la procura stia agendo con grandissima cautela e che stia effettuando gran parte del lavoro utilizzando il proprio personale. Alle forze dell'ordine locali sono comunque stati delegati alcuni accertamenti. In particolare, sono stati i carabinieri della stazione di Andora a recarsi nella scuola materna per effettuare gli accertamenti del caso, in particolare per verificare chi tra le maestre ed in generale il personale della scuola fosse effettivamente presente in servizio nelle giornate in cui sarebbero avvenuti i maltrattamenti raccontati dal bambino e riferiti dalla madre. I carabinieri hanno fatto visita alla scuola materna per almeno due volte, poi hanno riferito tutto alla magistratura. Nel frattempo la famiglia avrebbe anche cercato l'aiuto di uno psicologo nel tentativo di superare e soprattutto di cancellare dalla mente del piccolo quei momenti terribili, che potrebbero avere importanti ripercussioni sul futuro scolastico del bambino e sulla sua stessa disponibilità a far ritorno a scuola all'imminente apertura dell'anno scolastico. Al momento l'inchiesta è ancora aperta, e solo nelle prossime settimane sarà probabilmente possibile capire qualcosa di più sulla vicenda e conoscerne gli eventuali sviluppi. Intanto le voci della denuncia per maltrattamenti hanno suscitato un certo scalpore in città, anche perché l'amministrazione andorese si è sempre fatta un vanto dell'elevata qualità dei servizi e soprattutto del livello educativo della sua scuola. Dagli ambienti scolastici non arriva- no commenti sulla vicenda, se non la raccomandazione di attendere la conclusione del lavoro della magistratura prima di farsi un giudizio sui fatti, per non correre il rischio di condizionare l'immagine di una scuola che negli anni ha ricevuto importanti riconoscimenti. Viene comunque smentita la voce secondo la quale alcune maestre sarebbero state trasferite o comunque escluse dagli organici proprio in conseguenza di quella denuncia, e che eventuali provvedimenti potrebbero essere presi solo al termine delle indagini. Foto: I carabinieri di Andora hanno già visitato due volte l'asilo per verificare i turni del personale in servizio PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010 11 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INDAGA LA PROCURA, I CARABINIERI GIÀ DUE VOLTE NELLA STRUTTURA 10/09/2010 La Nazione - Umbria Pag. 17 (tiratura:176177) Corso per quaranta assistenti familiari: taglio del nastro - FOLIGNO - CON LA LEZIONE di psicologia e sociologia dell'invecchiamento è partito ieri, alle 14, al Servizio di Formazione dell'Asl n. 3 dell'Umbria, in Piazza Giacomini, il primo Corso di Formazione per assistenti familiari. L'iniziativa, frutto del protocollo d'intesa tra la Asl ed il Comune di Foligno, è gratuito e rivolto alle assistenti familiari che saranno certificate con l'iscrizione ad uno speciale albo continuamente monitorato e consultabile dai cittadini. L'iniziativa intende migliorare la qualità dell'assistenza familiare con nozioni di base per la cura degli anziani e, nello stesso tempo, offrire alle famiglie soluzioni certificate proprio per gli anziani ed i minori. Inoltre, considerato che molte badanti sono straniere, il corso costituisce un ulteriore fattore di integrazione. In classe ci saranno 40 assistenti familiari che alla fine del ciclo di lezioni verranno registrate in un albo dal Comune. «Stiamo lavorando di concerto con il Comune - ha detto Maria Gigliola Rosignoli, direttore generale dell'Asl 3 - per delineare un modello corretto per l'assistenza aumentando la qualità anche nel domiciliare. L'iniziativa - ha concluso - servirà a migliorare l'approccio con le famiglie anche delle assistenti che provengono da culture diverse». Le lezioni toccheranno diversi argomenti come la lingua italiana, l'igiene, la cultura, la cucina e l'emergenza. Alla fine del corso è in programma la verifica per monitorare il livello raggiunto dall'assistente familiare. Al taglio del nastro erano presenti, oltre al direttore generale dell'Asl 3, l'assessore ai Servizi Sociali del Comune di Foligno, Christian Napolitano e il responsabile del Servizio di Formazione aziendale, Paolo Trenta. PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010 12 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FORMAZIONE ALLE BADANTI VERRANNO IMPARTITE LEZIONI DI PSICOLOGIA E SOCIOLOGIA 09/09/2010 Famiglia Cristiana - N.37 - 12 settembre 2010 Pag. 34 (diffusione:587400, tiratura:685739) Figli in navigazione... e genitori al timone DI RENATA MADERNA, ORSOLA VETRI E FEDERICO POLVARA Se le vacanze, il mare, gli amici, i viaggi hanno favorito una tregua (o forse solo l'illusione di una pausa) sul fronte delle sempre nuove passioni dei giovanissimi naviganti del mare internettiano, la ripresa dell'anno scolastico e della vita cittadina non lasciano scampo. Computer e compagni, piattaforme di ogni tipo e possibilità tornano prepotentemente nella vita di bambini e ragazzi e, con essi, l'ansia dei genitori di non riuscire a star dietro alla velocità delle innovazioni e delle metamorfosi di una Rete che affascina i più giovani e inquieta gli adulti. Perché ogni volta che a papà e mamma par di avere imparato a gestire con naturalezza un programma o uno strumento in più, immancabilmente tutto cambia di nuovo, alimentando da una parte la tentazione di demonizzare e fermarsi a gridare "Al lupo!" e dall'altra quella, opposta, di arrendersi e lasciar fare. Sirene dalla voce suadente, ma altrettanto aleatoria, a cui sarà meglio opporre la disponibilità di chi si piega a studiare con fatica la rotta. Con la convinzione che al timone serva ancora qualcuno, magari meno "atletico" nei salti della mente, ma più ferrato nella saggezza della vita. Con una bussola, per non perdere la via. R.M. Che Internet, e i social network in par-ticolare, siano sempre più amati an-che dai ragazzini e che sia necessario da parte degli adulti non perdere il passo con le continue e rapidissime evoluzio-ni è invito ripetuto da tempo da numerose voci. Questa volta a sottolinearlo si sono mes-si pure neuropsichiatri e psicologi dell'Ospe-dale pediatrico Bambino Gesù di Roma che, dopo aver segnalato la sempre più bassa età di chi si affaccia al mondo dei social network («intere classi virtuali delle scuole elementa-ri sono ormai ritrovabili in Rete sotto forma di gruppi»), mettono in guardia dai pericoli «numerosi e tutt'altro che trascurabili, co-me spesso emerge dai casi di cronaca che vedono i minori oggetto di attenzioni mor-bose da parte degli adulti 0 vittime di per-corsi che incidono negativamente sullo svi-luppo della loro personalità». Ma attenzione: come spiega molto bene Giuseppe Pelosi nel suo Aiuto! Ho un cyberfi-glio! (Ancora), accusare il mezzo non servireb-be a nulla perché «dare la colpa a Internet è co-me dare la colpa al bosco nella favola di Cappuccetto Rosso, mentre il nemico è il lupo, non il bosco». Gli stessi medici del Bambino Gesù prerisano, infatti, che «i social network sono un'importante e straordinaria opportu-nità e non vanno demonizzati. Ma, come tutti gli strumenti potenti, bisogna saperli maneg-giare in modo da non farsi del male. Per un genitore e un figlio, infatti, non sono altro che la proiezione in Rete della qualità delle re-lazioni vissute quotidianamente». Un atteggiamento maturo che prende co-scienza dei rischi e che riflette sulle attenzio-ni necessarie emerge anche dall'interessante indagine Norton online family report, realizza-ta per conto della Symantec su oltre 7 mila adulti e 2.800 ragazzi compresi tra gli 8 e i 17 anni in 14 diversi Paesi. È significativo che gli stessi ragazzi (quasi la metà) pensino di stare troppo tempo connessi e che il 58% racconti di aver avuto un'esperienza negati-va, dall'aver scaricato virus alla richiesta di amicizia da parte di sconosciuti, all'esposi-zione a immagini violente 0 indecenti. Ma nel caso del virus, 8 ragazzi su 10 ammettono di essere i responsabili del pasticcio, anche se i ragazzi italiani sono all'ultimo posto nel-la classifica che segnala il "rimorso" per aver compiuto on-line un'azione sbagliata. È confortante che i ragazzi abbiano affer-mato che, in caso qualcosa andasse storto, il primo punto di riferimento rimangono i ge-nitori ( l'87% chiederebbe aiuto a loro se mi- nacciato di lesioni fisiche, l'84% riferirebbe un ricatto 0 una minaccia subita on-line e il 71% qualcosa di sospetto), anche se dovreb-be far riflettere che quasi la metà dei ragazzi intervistati pensa di essere più cauto dei pro-pri genitori. La ricerca di quest'anno, tuttavia, mette in luce una migliorata conoscenza da parte di mamme e papà, che l'anno scorso si erano fatti trovare impreparati, sottovalutando nel 50% il tempo che i figli trascorrevano connes-si. Continua a emergere, invece, la preoccupazione che ai figli possa capitare di incon-trare in Rete un molestatore (segnalata dal 59°/o) 0 comunicare particolari privati a estranei (38%) anche se, un fatto che sorpren-de, gli italiani hanno un atteggiamento più liberale, concedendo ai figli (nel 65% dei casi) una maggiore autonomia di decisione, a dif-ferenza di quel che accade negli Stati Uniti dove 6 genitori su 10 pensano di dover avere pieno controllo su tutte le attività che i PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010 13 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ATTUALITÀ FAMIGLIA 09/09/2010 Famiglia Cristiana - N.37 - 12 settembre 2010 Pag. 34 (diffusione:587400, tiratura:685739) PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010 14 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ragaz-zi svolgono on-line. Sono i ragazzi stessi, del resto, a sostenere la necessità di un comportamento etico corretto e a seguire fedelmente alcune regole, che vengono stabilite in prima persona nella qua-si totalità dei casi (95%). Gli italiani, poi, sono tra quelli più onesti, ritenendo ingiusto assu-mere false identità, al contrario dei coetanei cinesi che lo fanno in un caso su due. Quando gli è stato chiesto quali sono le re-gole più importanti, le risposte più frequenti sono state: «Non essere prepotente con gli altri utenti», «raccontare agli adulti gii epi-sodi di bullismo», «non molestare gli altri utenti on-line», «non diffondere foto e mes-saggi imbarazzanti per gli altri», «non diffon-dere spam», «non dire e fare cose che non fa-rei nella vita normale», «non parlare con per-sone sconosciute», «non spettegolare degli al-tri a loro insaputa». Davanti a questo senso di responsabilità ai genitori non rimane che evitare di trasfor-marsi in spie e perseguire, invece, quello che gli psicologi del Bambino Gesù ritengono l'approccio migliore: «La creazione di una re-lazione solida con il figlio, che permetta al-l'adolescente di affrontare ogni argomento, eventuali ansie, paure e preoccupazioni deri-vanti da contatti e richieste giunte tramite In-ternet e i social network», per instaurare un rapporto di fiducia «che faccia sentire l'adole-scente accolto e non giudicato, in modo da consentire anche richieste di aiuto, nella con-sapevolezza di potersi sentire sempre protet-to e difeso».11 ore il tempo trascorso settimanalmente in Rete dai ragazzi italiani, con un aumento medio del 20% rispetto al 200958 su 100 i minori che hanno avuto un'esperienza negativa on-line (ma soltanto il 45% dei genitori ne è informato)Tante voci da Facebook Di seguito alcune opinioni sul terna "Sicurezza dei ragazzi online" discusso di recente nella pagina Essere Genitori di Facebook. RIFORMA DELLE PROFESSIONI 9 articoli 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 28 (diffusione:88538, tiratura:156000) Riformare per migliorare il sistema Jogna: la categoria va avanti nonostante la crisi politica «La categoria va avanti compatta, al di là di ogni crisi politica". Perché se è vero che la riforma delle professioni è di nuovo sotto scacco della politica e altrettanto vero che i periti industriali non staranno a guardare, perché la posta in gioco è troppo alta. Parola di Giuseppe Jogna, presidente del Cnpi che, al contrario, dopo la pausa estiva traccia la rotta da seguire per i prossimi mesi. Un calendario fitto di appuntamenti a partire da assemblee di presidenti a incontri unitari con le altre professioni del Cogepapi (Coordinamento geometri, periti agrari e periti industriali), passaggio fondamentale per arrivare ad un Congresso unitario delle tre professioni tecniche "a testimonianza di una volontà unica e salda di puntare dritti a un obiettivo: l'albo unico delle professioni tecniche. E con una certezza in più, "l'aver fatto comprendere finalmente alle forze politiche la reale natura del nostro progetto di fronte al quale, ormai, non possono più tirarsi indietro». Certo dice Jogna resta il rischio dell'incognita della crisi di governo che nessuno potrà prevedere.Domanda. Presidente, alla luce della difficile congiuntura economica che il paese vive, ritiene che si possa ancora parlare di urgenza per la riforma delle professioni?Risposta. Noi ci crediamo e continuiamo a lavorare per questo. Accogliendo l'invito del ministro della giustizia Angelino Alfano, il Cup e il Pat hanno prodotto un documento condiviso che rappresenta una base di partenza importante. Lo abbiamo consegnato al ministro a fine luglio e lui ci ha assicurato che avrebbe tradotto il testo in un disegno di legge che rappresenterà la cornice di riferimento su cui modellare poi le discipline di dettaglio per ogni singola categoria. D. quindi è d'accordo con l'idea di Alfano di partire da principi generali per poi declinare le specificità di ogni categoria?R. Certo, la riforma va segmentata: prima vanno declinati i principi generali, poi gli aspetti attinenti le singole aree e infine vanno adeguati i singoli ordinamenti ai primi due segmenti. D. Quanto è necessaria una riforma per la categoria che lei rappresenta?R. La riforma è fondamentale, non per la professione in sé che potrebbe vivere di rendita ma per la collettività che richiede a viva voce il necessario ammodernamento del sistema. Per questa ragione noi chiediamo di fare chiarezza nei due livelli di competenza nell'area tecnica, da una parte riordinando la regolamentazione dall'altra chiarendo il perimetro dei limiti.D. Nel frattempo le cose si sono complicate, sono arrivate le associazioni, sono state emanate le direttive europee. Le professioni sono in grado di fare fronte comune rispetto a questo scenario?R. Le professioni sembra siano solo concentrate a tenere fissa la barra al centro dei propri interessi facendole passare per interessi della collettività. Ognuno ha diritto di rappresentare le proprie legittime opinioni, ma a me sembra che non tutti abbiano la percezione del taglio che bisogna dare alla riforma.D. Che cosa significa riformare per lei?R. Riformare vuol dire modificare per migliorare, per aggiornare e per trasformare un ordinamento. D. È in corso in questi giorni il congresso degli ingegneri. Qual è il messaggio che si sente di inviare?R. Agli ingegneri d'Italia noi periti industriali chiediamo con forza di rilanciare le quotazione delle professioni tecniche tenendo conto di tutte le specificità esistenti. Da parte nostra garantiamo di essere in prima linea per rivendicare diritti, ma soprattutto per rispettare i doveri. Uniti si può arrivare davvero lontano. RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 16 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il presidente dei Consiglio nazionale dei periti industriali fa il punto sugli impegni autunnali 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 31 (diffusione:88538, tiratura:156000) È appena di qualche settimana fa la notizia che la Cina ha effettuato il sorpasso del Giappone, diventando la seconda potenza economica mondiale e così frantumando, quasi in via istantanea, la storica e consolidata visione che collocava paesi come Cina, India, Brasile, in posizione assai arretrata rispetto a Usa, Giappone, Europa. Si tratta di una notizia emblematica, fra innumerevoli altre, del vivere un tempo segnato dall'accavallarsi di complessi e profondi rivolgimenti a seguito dei quali, negli ultimi decenni, è radicalmente cambiata la fisionomia socio-economica e la geopolitica del mondo. Ma non solo. Possiamo altresì affermare che viviamo un tempo in cui sta radicalmente mutando l'idea e la percezione stessa del futuro, reso sempre più contiguo al presente dalle repentine accelerazioni con cui si registrano sensazionali avanzamenti. Nel complesso, si tratta di due fondamentali fenomeni nei confronti dei quali, in via generale, il mondo tecnicoscientifico ha dimostrato di costituire il motore primo, implicando in poco più di un secolo mutamenti che non hanno precedenti nella storia dell'umanità e che interessano, in modo incalzante, pressoché ogni sfera dell'attività umana, economica, sociale, ambientale, biosferica. Come corollario, non può essere trascurato il fatto che si tratta di fenomeni per i quali, in via particolare, è l'ingegneria a trovarsi silenziosamente a giocare un ruolo centrale. E, quindi, non può essere trascurato il fatto che la rilevanza assunta dalle pratiche ingegneristiche entro le odierne società ha via via finito per conferire ai tecnici, e in particolare agli ingegneri, il ruolo di artefici e di mediatori di complesse metamorfosi sociali, economiche, culturali e politiche, destinate ad incidere profondamente sull'evoluzione del profilo e della funzionalità delle odierne società e, ancor più, di quelle future. Un settore, quello dell'ingegneria, che vede coinvolta in trincea, e senza soluzione di continuità, la base: ovvero i migliaia di singoli professionisti e di team di ingegneri quotidianamente impegnati nell'ideazione, nella progettazione, nell'esecuzione, nella gestione, nella ricerca. Un fronte, nella sola Italia, di oltre 230.000 ingegneri appartenenti al Sistema Ordinistico, di cui gran parte classe dirigente, che nel loro insieme concorrono a strutturare la dorsale attraverso cui le idee e le attività riguardanti gli innumerevoli ambiti applicativi dell'ingegneria (dall'informatica, alla meccanica, all'edilizia, alle infrastrutture, all'energia, alla tutela ambientale, alle biotecnologie, ecc.) si muovono per tradursi in realtà, per costruire futuro. Entro questo scenario, per contro, la nostra Rappresentanza e il sistema Ordinistico più in generale si trovano da tempo esposti a pressanti e severi attacchi. Attacchi che in parte sono anche favoriti - occorre avere il coraggio di riconoscerlo - dal ritardo con cui ci avviamo ad esaminare fattivamente la possibilità di aggiornare la nostra identità, di ampliarne le tradizionali funzioni, di costituire, attraverso l'Ordine, un punto di riferimento e di coordinamento volto a valorizzare il suo ruolo etico, sociale, economico e politico. Tuttavia, spingendo il ragionamento al limite si potrebbe giungere ad affermare - con intonazione volutamente provocatoria ma non polemica - che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che, solo per accennare a qualche esempio, ci troviamo in difficoltà nel far decollare «La Riforma delle Professioni», allo stato attuale in fase altalenante di stallo, anche se la strada intrapresa dal Ministro Alfano è condivisa e supportata con forza dal Consiglio Nazionale Ingegneri. Che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che ci siamo trovati a dovere pesantemente «subire» una Legge sulle liberalizzazioni che, nel prevedere il criterio dell'abolizione dei minimi tariffari, e quindi l'applicazione indifferenziata anche per il mondo dell'ingegneria, sta oggi producendo quegli effetti collaterali destabilizzanti, da tempo energicamente segnalati proprio da noi Ingegneri. E così ancora, che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che, in ultima istanza, i rapporti tra pubblica Amministrazione e Ordini, tra Pubblici Poteri e Ordini, siano limitatamente efficaci. Assecondando il ragionamento al limite ritengo che, piuttosto, si dovrebbe convenire sul considerare un elemento a rilevante connotazione negativa il fatto di non avere, come Rappresentanza e come sistema Ordinistico, la tendenza ad elevarci al di sopra degli eventi contingenti, così da favorire punti di vista ad ampio raggio e riflessioni di più ampio respiro. Riflessioni centrate sul riconoscere il fatto che, in ultima istanza, la RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 17 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Più valore al sistema ordinistico 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 31 (diffusione:88538, tiratura:156000) RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 18 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rappresentanza degli ingegneri si è trovata, nel giro di qualche decennio, ad essere trascinata nel golgo di un epocale periodo di transizione, contraddistinto da travagliate e intense trasformazioni impresse dall'evoluzione sempre più rapida delle odierne società; contraddistinto dalle responsabilità imposte dal Futuro prossimo (l'interpretazione delle quali ci impone di fronteggiare con urgenza la sfida della sostenibilità economica, energetica, ambientale e sociale); contraddistinto dal dischiudersi di un profondo rapporto tra ingegneria e società. Trasformazioni, responsabilità, sfide e rapporti che, nel loro insieme, oltre a costituire una novità di assoluto rilievo offrono agli Ordini la rilevante e positiva opportunità di aprire una nuova pagina nell'ambito dell'interpretazione del mandato fondativo di tutela degli interessi superiori della collettività, del concetto di responsabilità e, in ultima istanza, del ruolo svolto dall'Ordine in considerazione, per l'appunto, di una rinnovata interpretazione del proprio mandato fondativo. Nell'accennare a queste considerazioni con lo sguardo rivolto all'impellente esigenza del nostro Sistema Italia di «costruire futuro», nonché alle sfide che oggi scaturiscono per il mondo dell'ingegneria, mi è di conforto la possibilità di sottolinearne la profonda sintonia con storiche radici entro il nostro mondo degli Ordini. E, in questo senso, mi è caro fare un cenno a quanto, ormai una trentina di anni fa, scriveva l'allora Presidente del Consiglio Nazionale Silvio Terracciano: «La nuova configurazione della società post-industriale amplifica le funzioni etico-sociali di tecnici e intellettuali. Tale funzione consiste anche nel rendere disponibile il proprio specialismo nella fase propositiva dei processi decisionali. «Per quei settori che vedrebbero altrimenti inespresse le proprie esigenze, le strutture degli Ordini, già esistenti e operanti anche sul piano normativo, costituiscono l'adatto punto di riferimento, ponendosi come garanti della professionalità che rappresentano, non nell'intento di salvaguardare i privilegi di una casta, ma nella volontà di assolvere responsabilmente al proprio compito nella collettività». È questa l'intuizione di un disegno che, seppure appena abbozzato, ha l'indiscutibile pregio di essere orientato a stabilire delle direttrici atte a valorizzare il ruolo e l'azione dell'Ordine. A distanza di un trentennio, impegnandoci con forza a dettagliare questo disegno, ritengo, con fiducia, ci sia per noi la possibilità di svolgere in prospettiva quel ruolo di dialogo con i Pubblici Poteri, nonché la possibilità di rivitalizzare il nostro ruolo di interpreti delle istanze dei singoli Ingegneri. Parlo non a caso di «fiducia» evitando, come del resto avviene in ambito economico-finanziario, di riferirmi al termine «speranza». Infatti sussistono diverse «ragioni» che nutrono questa mia «fiducia». Tra queste, ritengo dominante la considerazione secondo cui l'ingegneria è oggi chiamata a cogliere un'occasione che, senza enfasi, assume «rilevanza storica». Un'occasione nella sostanza scaturita da una situazione ormai divenuta cronica e paradossale per il nostro paese. Infatti, se per un verso si configura un inedito scenario in cui appare sempre più marcata l'influenza delle applicazioni ingegneristiche nell'area dei valori umani, sociali, economici e finanche culturali, per altro verso assistiamo al vistoso paradosso per cui gli ingegneri non hanno, in genere, voce in capitolo nell'ispirazione delle politiche a rilevanza strategica per il Paese. A fronte di queste sommarie e generali considerazioni dovrebbe apparire largamente evidente come la scelta del tema Congressuale e l'articolazione delle giornate previsti per il 55° Congresso Nazionale rappresentino una sorta di «passaggio obbligato», nella sostanza finalizzato a segnare una preliminare tappa di un percorso orientato a favorire la ricollocazione del nostro ruolo nello scenario politico, economico e sociale italiano anche, e soprattutto, per la possibilità che la Rappresentanza del mondo ingegneristico ha di incidere sull'ispirazione e i sui disegni generali del sistema Italia. Si tratta di un evento che, sul piano dei contenuti, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha organizzato con il coinvolgimento di alcune personalità di spicco del Paese al fine di favorire sia lo svolgimento di riflessioni e dibattiti di alto profilo su tematiche di rilievo strategico per gli ingegneri per la rappresentanza, per la politica nazionale e, più ampiamente, per l'interesse generale; sia un'estesa attenzione mediatica. *Presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 33 (diffusione:88538, tiratura:156000) Direttiva europea dei servizi, adempimenti da snellire Direttiva servizi da regolamentare. Con la riforma delle professioni. Per razionalizzare, tra l'altro, i procedimenti autorizzativi per la libera prestazione di servizi in regime occasionale e per l'attività professionale in regime di stabilimento. È quanto emerge da un'indagine del centro studi del consiglio nazionale degli ingegneri, dal titolo «La libera prestazione di servizi in regime occasionale e l'attività professionale in regime di stabilimento a seguito del dlgs 26 marzo 2010, n. 59», che passa in rassegna le principali novità per gli ingegneri legate sia all'attuazione della direttiva servizi sia a quella sulle qualifiche professionali. In pratica, secondo il Cni, dall'analisi delle normative si evince una differenza di disciplina tra la prestazione di servizi in forma occasionale (eccessivamente «liberalizzata») e in regime di stabilimento (soggetta, invece, a un duplice controllo del ministero e dell'ordine), definita dal combinato disposto del dlgs n. 206/2007 e dal dlgs n. 59/2010, che «costituisce un vulnus nel quadro normativo che necessita di essere urgentemente sanato». In questo senso, «la prospettiva di un riordino dell'ordinamento professionale», si legge, «potrebbe costituire l'occasione per una razionalizzazione dei procedimenti autorizzativi». Nel dettaglio, con il dlgs 26 marzo 2010, n. 59, il governo ha dato attuazione alla direttiva 2006/123/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa ai servizi nel mercato interno. La direttiva reca il quadro normativo di riferimento per il mutuo riconoscimento delle prestazioni riconducibili alla categoria dei servizi forniti dietro corrispettivo economico, con l'eccezione dei settori esclusi e fatte salve le previsioni della precedente direttiva n. 36/2005 (attuata dal dlgs n. 206/2007) in materia di professioni regolamentate. I rapporti tra le direttive, spiega il centro studi, sono regolati in base al principio di specialità: l'art. 3, della direttiva n. 123/2006 contiene, difatti, un'apposita clausola, secondo cui le disposizioni della direttiva qualifiche prevalgono su quelle della direttiva servizi, qualora presentino un contenuto difforme e incompatibile con queste ultime. Il medesimo criterio trova applicazione nei rapporti tra i rispettivi decreti di attuazione. Pur avendo ambiti materiali differenti, le normative introdotte dalle due direttive presentano, però, secondo il Cni, alcuni punti di interferenza, in particolare per ciò che attiene la libera prestazione di servizi in regime occasionale e l'esercizio di attività professionale in regime di stabilimento. «Quando si tratta della regolamentazione dell'esercizio di un'attività professionale in regime di stabilimento», afferma il centro studi, «il combinato disposto dell'articolo 16 del dlgs n. 206/2007 e degli artt. 45 e 46 del dlgs n. 59/2010 offre un quadro normativo sufficientemente chiaro per la definizione del procedimento pertinente. Lo stesso, tuttavia, non può affermarsi per l'esercizio in forma occasionale». In questo caso, infatti, ai sensi dell'art. 10 del dlgs n. 206/2007, il professionista «che si sposta per la prima volta da un altro stato membro sul territorio nazionale per fornire servizi» è tenuto a informare 30 giorni prima, salvo casi di urgenza, l'autorità locale competente «di cui all'articolo 5» (nel caso dei professionisti ingegneri, il ministero della giustizia), mediante una dichiarazione scritta recante informazioni sulla prestazione dei servizi che intende svolgere, «nonché sulla copertura assicurativa o analoghi mezzi di protezione personale o collettiva per la responsabilità professionale». Il ministero, però, ha un mese di tempo dalla ricezione della dichiarazione e dei documenti a corredo, per informare il prestatore sull'esito della verifica. Trascorso tale mese si applica il principio del silenzio-assenso. Il dlgs n. 206/2007 stabilisce, inoltre, che la dichiarazione che il professionista straniero è tenuto a presentare al ministero della giustizia, è trasmessa da quest'ultimo «al competente ordine o collegio professionale». Una volta ricevuta tale dichiarazione l'ordine provvede «a una iscrizione automatica in apposita sezione degli albi istituiti e tenuti presso i consigli provinciali e il consiglio nazionale con oneri a carico dell'ordine o collegio stessi, la cui validità è limitata al tempo di efficacia della dichiarazione. «Se una simile semplificazione», scrive il centro studi, «può apparire giustificata qualora il ministero vigilante abbia già effettivamente verificato la regolarità della documentazione del richiedente, lo stesso non può certamente affermarsi nei casi in cui il ministero abbia rigettato la richiesta, ovvero non abbia potuto esaminarla nel termine legalmente stabilito». RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 19 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato documento del centro studi del cni 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 34 (diffusione:88538, tiratura:156000) Organismo unitario di rappresentanza Un organismo unitario di rappresentanza dell'ingegneria italiana. Che tuteli in modo paritario sia i professionisti che esercitano liberamente sia quelli che lo fanno tramite rapporto di lavoro subordinato. E proponga alla politica una riforma del comparto che disciplini entrambe le figure professionali. Questo, in sostanza, l'obiettivo del documento approvato all'unanimità dall'assemblea dei presidenti e che verrà inserito oggi nella mozione congressuale che chiuderà il 55° congresso nazionale di categoria. Per il rilancio dell'ingegnere dipendente, inoltre, il gruppo di lavoro che ha redatto il documento è stato trasformato in tavolo permanente per l'approfondimento degli aspetti operativi e l'attuazione degli stessi. Nel dettaglio, gli ingegneri dipendenti propongono all'attenzione del consiglio nazionale una serie di iniziative. Come quella di sollecitare l'Aran a dare attuazione all'istituzione della separata «area dei professionisti», vigilando poi sulla trasposizione in contratti, nazionali in sede Aran e territoriali in sede di contrattazione separata, delle leggi emanate per i contratti degli ingegneri pubblici dipendenti. Per gli ingegneri dipendenti è necessario anche monitorare i contratti di diritto privato, che interessano professionisti con attribuzioni di attività regolamentate, vigilando sul rispetto delle riserve di legge. «In analogia a quanto spesso operato da numerosi ordini provinciali», recita il documento, «il Cni dovrà contribuire alla corretta applicazione dei contratti di lavoro, costituendosi anch'esso ad adiuvandum, nei ricorsi giudiziali proposti dagli iscritti». Si dovrà inoltre avviare la costituzione di organi di rappresentanza degli ingegneri dipendenti ("al pari dei medici") che abbiano anche il compito di svolgere attività sindacale e di partecipare ai tavoli delle trattative contrattuali. Il Cni dovrà impegnarsi anche a contribuire a porre in atto tutte le iniziative volte a determinare la individuazione di ulteriori prestazioni professionali riservate agli ingegneri iscritti all'albo e di approntare ogni misura idonea alla effettiva vigilanza sull'osservanza degli obblighi vigenti. Il centro studi, da parte sua, secondo il documento, dovrà aggiornare e integrare il rapporto del 2001 con un più puntuale e dedicato approfondimento degli aspetti che riguardano gli ingegneri operanti nel settore privato. Una rappresentanza degli ingegneri dipendenti dovrà anche contribuire alla definizione della riforma delle professioni. E il programma di formazione, che verrà definito secondo i risultati dell'apposito gruppo di lavoro, dovrà comprendere anche le esigenze degli ingegneri dipendenti. «Gli ingegneri dipendenti», si legge infine nel documento, «non saranno spettatori di quanto verrà proposto ed attuato, ma anzi si candidano fin d'ora ad essere protagonisti del cambiamento e a porre in atto alcune azioni concrete quali: l'impegno per la costituzione di una commissione dipendenti presso ogni ordine provinciale; la promozione di un'indagine all'interno degli ordini per capire chi sono e cosa si aspettano gli ingegneri dipendenti». RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 20 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato documento approvato 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 36 (diffusione:88538, tiratura:156000) Inpgi 2 all'incasso Contributi da versare entro il 30/9 Entro il 30 settembre, gli enti locali devono provvedere al pagamento dei contributi all'Inpgi per gli amministratori iscritti alla gestione separata (Inpgi2). A ricordarlo è l'istituto di previdenza nella circolare n. 5/2010.Testo unico enti localiL'adempimento è previsto dal Tuel (articolo 86 del dlgs n. 267/2000) il quale, infatti, prevede che per i lavoratori non dipendenti che rivestono la carica di sindaci, presidenti di provincia, presidenti di comunità montane, di unioni di comuni e di consorzi fra enti locali, di assessori provinciali e dei comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti, di presidenti dei consigli dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti, di presidenti dei consigli provinciali, di presidenti dei consigli circoscrizionali e di presidenti delle aziende, anche consortili, gli enti locali provvedano al versamento di quote forfetarie annuali (a titolo di contributi) a favore delle forme pensionistiche presso le quali i predetti soggetti erano iscritti o continuano a essere iscritti alla data di conferimento del mandato. Il contributo 2010Al fine di consentire l'adempimento, l'Inpgi ha stabilito gli importi dovuti per l'anno 2010. Per i soggetti con oltre 5 anni di anzianità professionale va versato l'importo di euro 272,46 (contributo soggettivo di 200 euro, più contributivo integrativo di 40 euro, più contributo di maternità di 32,46 euro); per quelli con meno di 5 anni di anzianità va versato l'importo di euro 130,73 (contributo soggettivo di 78,27 euro, più contributivo integrativo di 20 euro, più contributo di maternità di 32,46 euro). Ai fini della determinazione del contributo dovuto, l'anzianità professionale va valutata alla data del 30 settembre 2010, prendendo a riferimento la data di iscrizione all' albo professionale (professionisti, registro praticanti e/o elenco pubblicisti). A tal fine, il giornalista amministratore interessato avrà cura di comunicare all'amministrazione locale di appartenenza la data d'iscrizione all'albo. L'Inpgi, infine, ricorda che i giornalisti interessati restano comunque tenuti all'invio della comunicazione reddituale, da effettuarsi in via telematica all'Inpgi entro il 31 luglio di ogni anno, e al pagamento, nei termini previsti, delle contribuzioni dovute a saldo, connesse all'eventuale reddito professionale conseguito. RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 21 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La cassa dei giornalisti ricorda l'obbligo agli enti locali 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 24 (diffusione:88538, tiratura:156000) I pilastri della riforma delle professioni : laurea, esame di stato e attività riservate Non tutte le professioni che attualmente si riconoscono in ordini e collegi possono fare riferimento ad attività riservate per legge. E ciò comporta una differenza che, insieme ad altre, riverbera inevitabilmente sul processo di defi nizione di una proposta unitaria di «riforma» delle professioni producendo necessariamente un livellamento dei requisiti costituenti le attività professionali. Non è impossibile addivenire ad una piattaforma unitaria su cui fondare la tanto sospirata «riforma» delle professioni.A patto che siano salvaguardate le peculiarità delle singole professioni. Ciò per gli ingegneri signifi ca: riconoscere tre intangibili pilastri: laurea, esame di Stato, attività riservate per legge. La Pietra a pag. 32 RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 22 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SPECIALE CONGRESSO INGEGNERI 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 24 (diffusione:88538, tiratura:156000) Più valore al sistema ordinistico GIOVANNI ROLANDO* È appena di qualche settimana fa la notizia che la Cina ha effettuato il sorpasso del Giappone, diventando la seconda potenza economica mondiale e così frantumando, quasi in via istantanea, la storica e consolidata visione che collocava paesi come Cina, India, Brasile, in posizione assai arretrata rispetto a Usa, Giappone, Europa. Si tratta di una notizia emblematica, fra innumerevoli altre, del vivere un tempo segnato dall'accavallarsi di complessi e profondi rivolgimenti a seguito dei quali, negli ultimi decenni, è radicalmente cambiata la fi sionomia socioeconomica e la geopolitica del mondo. Ma non solo. Possiamo altresì affermare che viviamo un tempo in cui sta radicalmente mutando l'idea e la percezione stessa del futuro, reso sempre più contiguo al presente dalle repentine accelerazioni con cui si registrano sensazionali avanzamenti. Nel complesso, si tratta di due fondamentali fenomeni nei confronti dei quali, in via generale, il mondo tecnicoscientifi co ha dimostrato di costituire il motore primo, implicando in poco più di un secolo mutamenti che non hanno precedenti nella storia dell'umanità e che interessano, in modo incalzante, pressoché ogni sfera dell'attività umana, economica, sociale, ambientale, biosferica. Come corollario, non può essere trascurato il fatto che si tratta di fenomeni per i quali, in via particolare, è l'ingegneria a trovarsi silenziosamente a giocare un ruolo centrale. E, quindi, non può essere trascucontinua a pag. 32 rato il fatto che la rilevanza assunta dalle pratiche ingegneristiche entro le odierne società ha via via fi nito per conferire ai tecnici, e in particolare agli ingegneri, il ruolo di artefi ci e di mediatori di complesse metamorfosi sociali, economiche, culturali e politiche, destinate ad incidere profondamente sull'evoluzione del profi lo e della funzionalità delle odierne società e, ancor più, di quelle future. Un settore, quello dell'ingegneria, che vede coinvolta in trincea, e senza soluzione di continuità, la base: ovvero i migliaia di singoli professionisti e di team di ingegneri quotidianamente impegnati nell'ideazione, nella progettazione, nell'esecuzione, nella gestione, nella ricerca. Un fronte, nella sola Italia, di oltre 230.000 ingegneri appartenenti al Sistema Ordinistico, di cui gran parte classe dirigente, che nel loro insieme concorrono a strutturare la dorsale attraverso cui le idee e le attività riguardanti gli innumerevoli ambiti applicativi dell'ingegneria (dall'informatica, alla meccanica, all'edilizia, alle infrastrutture, all'energia, alla tutela ambientale, alle biotecnologie, ecc.) si muovono per tradursi in realtà, per costruire futuro. Entro questo scenario, per contro, la nostra Rappresentanza e il sistema Ordinistico più in generale si trovano da tempo esposti a pressanti e severi attacchi. Attacchi che in parte sono anche favoriti - occorre avere il coraggio di riconoscerlo - dal ritardo con cui ci avviamo ad esaminare fattivamente la possibilità di aggiornare la nostra identità, di ampliarne le tradizionali funzioni, di costituire, attraverso l'Ordine, un punto di riferimento e di coordinamento volto a valorizzare il suo ruolo etico, sociale, economico e politico. Tuttavia, spingendo il ragionamento al limite si potrebbe giungere ad affermare- con intonazione volutamente provocatoria ma non polemica - che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che, solo per accennare a qualche esempio, ci troviamo in diffi coltà nel far decollare «La Riforma delle Professioni», allo stato attuale in fase altalenante di stallo, anche se la strada intrapresa dal Ministro Alfano è condivisa e supportata con forza dal Consiglio Nazionale Ingegneri. Che costituisce un elementoa limitata connotazione negativa il fatto che ci siamo trovati a dovere pesantemente «subire» una Legge sulle liberalizzazioni che, nel prevedere il criterio dell'abolizione dei minimi tariffari, e quindi l'applicazione indifferenziata anche per il mondo dell'ingegneria, sta oggi producendo quegli effetti collaterali destabilizzanti, da tempo energicamente segnalati proprio da noi Ingegneri. E così ancora, che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che, in ultima istanza, i rapporti tra pubblica Amministrazione e Ordini, tra Pubblici Poteri e Ordini, siano limitatamente effi caci. Assecondando il ragionamento al limite ritengo che, piuttosto, si dovrebbe convenire sul considerare un elemento a rilevante connotazione negativa il fatto di non avere, come Rappresentanza e come sistema Ordinistico, la tendenza ad elevarci al di sopra degli eventi contingenti, così da favorire punti di vista ad ampio raggio e ri essioni di RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 23 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SPECIALE CONGRESSO INGEGNERI 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 24 (diffusione:88538, tiratura:156000) RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 24 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato più ampio respiro. Riflessioni centrate sul riconoscere il fatto che, in ultima istanza, la Rappresentanza degli ingegneri si è trovata, nel giro di qualche decennio, ad essere trascinata nel golgo di un epocale periodo di transizione, contraddistinto da travagliate e intense trasformazioni impresse dall'evoluzione sempre più rapida delle odierne società; contraddistinto dalle responsabilità imposte dal Futuro prossimo (l'interpretazione delle quali ci impone di fronteggiare con urgenza la sfi da della sostenibilità economica, energetica, ambientale e sociale); contraddistinto dal dischiudersi di un profondo rapporto tra ingegneria e società. Trasformazioni, responsabilità, sfi de e rapporti che, nel loro insieme, oltre a costituire una novità di assoluto rilievo offrono agli Ordini la rilevante e positiva opportunità di aprire una nuova pagina nell'ambito dell'interpretazione del mandato fondativo di tutela degli interessi superiori della collettività, del concetto di responsabilità e, in ultima istanza, del ruolo svolto dall'Ordine in considerazione, per l'appunto, di una rinnovata interpretazione del proprio mandato fondativo. Nell'accennare a queste considerazioni con lo sguardo rivolto all'impellente esigenza del nostro Sistema Italia di «costruire futuro», nonché alle sfi de che oggi scaturiscono per il mondo dell'ingegneria, mi è di conforto la possibilità di sottolinearne la profonda sintonia con storiche radici entro il nostro mondo degli Ordini. E, in questo senso, mi è caro fare un cenno a quanto, ormai una trentina di anni fa, scriveva l'allora Presidente del Consiglio Nazionale Silvio Terracciano: «La nuova confi gurazione della società post-industriale amplifi ca le funzioni etico-sociali di tecnici e intellettuali. Tale funzione consiste anche nel rendere disponibile il proprio specialismo nella fase propositiva dei processi decisionali. «Per quei settori che vedrebbero altrimenti inespresse le proprie esigenze, le strutture degli Ordini, già esistenti e operanti anche sul piano normativo, costituiscono l'adatto punto di riferimento, ponendosi come garanti della professionalità che rappresentano, non nell'intento di salvaguardare i privilegi di una casta, ma nella volontà di assolvere responsabilmente al proprio compito nella collettività». È questa l'intuizione di un disegno che, seppure appena abbozzato, ha l'indiscutibile pregio di essere orientato a stabilire delle direttrici atte a valorizzare il ruolo e l'azione dell'Ordine. A distanza di un trentennio, impegnandoci con forza a dettagliare questo disegno, ritengo, con fi ducia, ci sia per noi la possibilità di svolgere in prospettiva quel ruolo di dialogo con i Pubblici Poteri, nonché la possibilità di rivitalizzare il nostro ruolo di interpreti delle istanze dei singoli Ingegneri. Parlo non a caso di «fi ducia» evitando, come del resto avviene in ambito economico-fi nanziario, di riferirmi al termine «speranza». Infatti sussistono diverse «ragioni» che nutrono questa mia «fi ducia». Tra queste, ritengo dominante la considerazione secondo cui l'ingegneria è oggi chiamata a cogliere un'occasione che, senza enfasi, assume «rilevanza storica». Un'occasione nella sostanza scaturita da una situazione ormai divenuta cronica e paradossale per il nostro paese. Infatti, se per un verso si confi gura un inedito scenario in cui appare sempre più marcata l'in uenza delle applicazioni ingegneristiche nell'area dei valori umani, sociali, economiciefi nanche culturali, per altro verso assistiamo al vistoso paradosso per cui gli ingegneri non hanno, in genere, voce in capitolo nell'ispirazione delle politiche a rilevanza strategica per il Paese. A fronte di queste sommarie e generali considerazioni dovrebbe apparire largamente evidente come la scelta del tema Congressuale e l'articolazione delle giornate previsti per il 55° Congresso Nazionale rappresentino una sorta di «passaggio obbligato», nella sostanza fi nalizzato a segnare una preliminare tappa di un percorso orientato a favorire la ricollocazione del nostro ruolo nello scenario politico, economicoe sociale italiano anche,e soprattutto, per la possibilità che la Rappresentanza del mondo ingegneristico ha di incidere sull'ispirazione e i sui disegni generali del sistema Italia. Si tratta di un evento che, sul piano dei contenuti, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha organizzato con il coinvolgimento di alcune personalità di spicco del Paese al fi ne di favorire sia lo svolgimento di ri essioni e dibattiti di alto profi lo su tematiche di rilievo strategico per gli ingegneri per la rappresentanza, per la politica nazionale e, più ampiamente, per l'interesse generale; sia un'estesa attenzione mediatica. *Presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri 10/09/2010 ItaliaOggi Pag. 25 (diffusione:88538, tiratura:156000) Identità dell'ingegnere da tutelare I tre pilastri: laurea, esame di stato e attività riservate per legge DI ROMEO LA PIETRA PRESIDENTE DEL CENTRO STUDI DEL CNI «Per professione intellettuale si intende l'attività economica anche organizzata in forma associata o societaria, diretta al compimento di atti e alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi esercitata abitualmente e in via prevalente - in proprio o in ambito dipendente - con lavoro intellettuale, per la quale sono richiesti un titolo di studio universitario o un percorso formativo equivalente ai fini dell'accesso all'Albo, il superamento dell'esame di Stato di cui all'art. 33, comma 5 della Costituzione (per i notai il concorso) e l'iscrizione all'albo professionale». Questa è la defi nizione di professione intellettuale contenuta nel documento condiviso dal Comitato Unitario delle Professioni (CUP)e dalle Professioni dell'Area Tecnica (PAT) presentato al Ministro della Giustizia, on. Angelino Alfano, il 21 luglio 2010. Una defi nizione sostanzialmente identica di professione intellettuale è presente anche nell'ipotesi di testo di riforma delle professioni intellettuali predisposta dal relatore della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, on. Maria Grazia Siliquini, presentata il 18 maggio 2010. Tale defi nizione di «professione intellettuale», se da un lato costituisce un meritorio passo avanti nel processo di individuazione di una «base comune» alle attuali professioni ordinistiche, dall'altro è insuffi ciente ad inquadrare compiutamente le caratteristiche di una parte di esse, tra cui quella di ingegnere. Alcune professioni ordinistiche, infatti, afferenti al comparto della giustizia (avvocati), della salute (medici), della sicurezza (ingegneri), traggono la loro origine dalla preventiva individuazione, da parte del legislatore, di specifi che riserve di attività. Le professioni di avvocato, medico, ingegnere sono state regolamentate dal legislatore sin dai primi decenni del secolo scorso (ed alcune anche antecedentemente) perché era matura la consapevolezza che alcune attività coinvolgenti il diritto alla giustizia, alla salute, alla sicurezza potevano essere svolte esclusivamente da soggetti in possesso di adeguata formazione, validata e verifi cata attraverso il superamento di un apposito esame di abilitazione, e sottoposti alla vigilanza dell'istituzione ordinistica. L'esigenza di regolamentare in tale misura la professione di ingegnere non è comune soltanto ai paesi europei ma anche a quelli più affi ni alla cultura del libero mercato. Negli Stati Uniti, paese «simbolo» del liberismo economico, la professione di ingegnere non soltantoè regolamentata (a livello statale) ma lo è da più tempo che in Italia: il primo Stato ad aver subordinato l'esercizio della professione di ingegnere al possesso di specifi ci requisiti formativi ed al superamento di un esame di abilitazione è stato il Wyoming nel 1907, 16 anni prima dell'emanazione della legge istitutiva dell'Ordine degli ingegneri in Italia. In Italia come negli Stati Uniti la regolamentazione della professione di ingegnere deriva dall'esigenza di tutelare la sicurezza della collettività e si incentra sulla previsione di un percorso formativo di natura accademica, sul superamento di un esame di abilitazione, sull'attribuzione per legge di specifi che «riserve» di attività. Su tale aspetto anche recentemente, per il nostro ordinamento, le sentenze 3161 e 3162 Tar Lazio del 26 marzo 2009 hanno ribadito che «le attività professionali svolte dagli ingegneri afferiscono ad una «professione regolamentata», in quanto l'esercizio delle attività è riservata agli «iscritti», per la quale è stato istituito un Ordine». Il fatto però che non tutte le professioni che attualmente si riconoscono in Ordini e Collegi possono fare ugualmente riferimento ad attività riservate per legge comporta una differenza che , insieme ad altre, riverbera inevitabilmente sul processo di defi nizione di una proposta unitaria di «riforma» delle professioni producendo necessariamente, in ultima analisi, un livellamento dei requisiti costituenti le attività professionali. C'e' da chiedersi allora: è impossibile addivenire ad una piattaforma unitaria su cui fondare la tanto sospirata «riforma» delle professioni? La risposta è no, a patto che la defi nenda riforma sia declinata salvaguardando le peculiarità delle singole professioni. Nello specifico della professione di ingegnere, ciò significa riconoscere che essa si fonda su tre intangibili pilastri: titolo accademico, esame di Stato, attività riservate per legge. RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 25 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SPECIALE CONGRESSO INGEGNERI Dalla categoria considerazioni sull'annunciata proposta unitaria di riforma delle professioni 10/09/2010 La Nazione - Umbria Pag. 18 (tiratura:176177) Umbria: la Regione non molla sulla sfida-sicurezza SILVIA ANGELICI di SILVIA ANGELICI - PERUGIA - «COSTRUISCI con la testa»: la Regione Umbria, insieme ad alcuni Comuni, alla Asl e agli ordini professionali, continua la sua battaglia per tutelare chi lavora nei cantieri, per contrastare il lavoro nero e ogni forma di illegalità. Parola dell'assessore regionale Stefano Vinti, illustrando le modalità del secondo stralcio della «campagna di informazione ai diversi soggetti coinvolti e in particolare ai committenti privati, in materia di sicurezza dei cantieri e Durc (Documento di regolarità contributiva)». Avviata con i Comuni di Foligno, Spello, Montefalco e Bevagna, la campagna di informazione e sensibilizzazione di tutti i cittadini è stata ora estesa ai Comuni di Trevi, Spoleto, Campello sul Clitunno, Cascia, Norcia e Vallo di Nera, con la firma di un protocollo d'intesa tra Regione Umbria, i sei Comuni, l'Azienda sanitaria locale n.3, gli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti e il Collegio dei Geometri della provincia di Perugia. «La sicurezza sul lavoro - ha sottolineato Vinti - è un impegno cardine della Regione, che non verrà mai meno, tanto più in una fase come l'attuale dove la crisi economica generale, che non risparmia il settore dell'edilizia e delle costruzioni, aumenta i rischi di irregolarità. Una crisi non sostenuta da adeguate politiche governative, ma semmai aggravata dall'azzeramento delle risorse per l'edilizia residenziale pubblica, con un taglio per l'Umbria di 30 milioni di euro nel biennio. Allo stesso tempo - ha aggiunto - va emergendo la tendenza ad un allentamento delle regole sulla sicurezza nei cantieri, al quale ci opponiamo fermamente. La semplificazione normativa non può comportare un'attenuazione degli strumenti in grado di garantire qualità e sicurezza, quale si è dimostrato il Durc, fondamentale per prevenire irregolarità contributive e fiscali e quindi anche per tutelare chi lavora. La battaglia per la sicurezza nei cantieri edili - ha detto ancora l'assessore regionale - si pone anche l'obiettivo di sostenere le imprese umbre, che operano nel rispetto delle normative, contrastando la concorrenza sleale di chi non applica le regole». La campagna si articola attraverso opuscoli informativi sulla normativa, disponibili anche sui siti internet degli enti coinvolti. RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010 26 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nei cantieri, ma con la «testa» Un opuscolo contro l'illegalità PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI 5 articoli 10/09/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 33 (diffusione:334076, tiratura:405061) Sanzioni ai pubblici per le inosservanze sul cartellino Arturo Bianco Sanzioni disciplinari per il dipendente pubblico che non rispetta le nuove regole sui cartellini identificativi obbligatori. E poi retribuzione di risultato di dirigenti e posizioni organizzative fuori dal taglio per le assenze per malattia. Sono le principali precisazioni contenure in due circolari della Funzione pubblica n. 3 «(Articolo 55-novies del decreto legislativo 165 del 2001 - identificazione del personale a contatto con il pubblico») e 8 («Assenze dal servizio per malattia dei pubblici dipendenti») pubblicate sulla «Gazzetta Ufficiale» 210 dell'8 settembre. Il cartellino Tutti i dipendenti pubblici a contatto con il pubblico devono essere muniti di un cartellino di riconoscimento. L'inosservanza di questa prescrizione costituisce - precisa la nuova circolare - una valida ragione per l'avvio di un procedimento disciplinare e per la conseguente irrogazione di sanzioni. Il cartellino identitificativo o la targa nella stanza o nella postazione di lavoro devono contenere le seguenti informazioni: posizione professionale, profilo, qualifica se dirigente, ufficio di appartenenza. Non devono essere contenuti dati eccedenti o non necessari rispetto alle finalità di trasparenza e tali da violare la privacy, come ad esempio le generalità personali. L'obbligo - precisa la circolare - si applica a tutti i dipendenti e dirigenti pubblici contrattualizzati, cioè ne sono escluse le forze armate, di polizia, i prefetti, i docenti universitari, i magistrati e le altre categorie a cui non si applica il Dlgs 165/2001: per queste figure comunque le singole amministrazioni possono introdurre l'obbligo. Siamo dinanzi a un obbligo che si applica anche alle regioni e alle autonomie locali. Da questo vincolo possono essere escluse specifiche categorie, sulla base di analitiche e argomentate motivazioni. Questa esclusione - ricorda la circolare - deve essere contenuta in provvedimenti del ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione adottati d'intesa con il ministro competente e, per le regioni e gli enti locali, con la Conferenza unificata tra Stato, regioni ed autonomie locali. L'obbligo si applica nei confronti dei dipendenti a contatto con il pubblico, intendendo come tali quelle - si legge nella circolare - che «si intendono svolte in luogo pubblico e luogo aperto al pubblico nei confronti di un'utenza indistinta», valutazione che deve essere effettuata in concreto dalle singole amministrazioni. Le assenze Le assenze per malattia dei dipendenti pubblici sono diminuite di oltre il 30% a seguito delle disposizioni introdotte dal Dl 112/2008. Un'ulteriore riduzione è attesa dalla concreta applicazione del vincolo alla trasmissione telematica dei certificati direttamente da parte dei medici alle amministrazioni introdotto dalla «legge Brunetta» (Dlgs 150/09). Per i primi 10 giorni di ogni assenza per malattia, fatte salve le eccezioni previste per i ricoveri ospedalieri, gli infortuni, le terapie salva vita e i morbi dipendenti da ragioni professionali, occorre effettuare il taglio di ogni forma di trattamento economico accessorio. L'eventuale esonero dal taglio - spiega la circolare - deve essere disposta solo sulla base di un adeguato supporto in termini di certificazione medica. In questa decurtazione non deve essere compresa, per i dirigenti e i titolari di posizione organizzativa, la retribuzione di risultato in quanto essa non può essere equiparata a una «indennità giornaliera» perché dovuta a consuntivo sulla base degli «esiti del procedimento di valutazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Intervento doppio Il cartellino identificativo L'inosservanza dell'obbligo del cartellino identificativo è una valida ragione per l'avvio di un procedimento disciplinare e per la conseguente irrogazione di sanzioni Nel cartellino identitificativo o nella targa della postazione di lavoro non devono essere contenuti dati non necessari rispetto alle finalità di trasparenza e tali da violare la privacy come, ad esempio, le generalità PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010 28 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In Gazzetta due circolari ministeriali 10/09/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 33 (diffusione:334076, tiratura:405061) PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010 29 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato personali L'obbligo si applica a tutti i dipendenti e dirigenti pubblici contrattualizzati Le assenze per malattia Per i primi 10 giorni di ogni assenza per malattia, il taglio di ogni forma di trattamento economico accessorio deve essere disposto solo sulla base di un adeguato supporto in termini di certificazione medica Nel taglio non deve essere compresa, per i dirigenti e i titolari di posizione organizzativa, la retribuzione di risultato in quanto questa non può essere equiparata a una indennità giornaliera perché dovuta a consuntivo sulla base degli esiti del procedimento di valutazione 09/09/2010 Il Messaggero - rieti Pag. 37 (diffusione:210842, tiratura:295190) di ANDREA SCASCIAFRATTE Da oggi i cittadini di Amatrice, Greccio e Paganico Sabino potranno esprimere il loro giudizio sui servizi ricevuti dagli uffici del Comune. Non riempiendo un questionario, né rispondendo a una telefonata ma più semplicemente sfiorando il pulsante con la faccina verde (in caso di soddisfazione), gialla (giudizio neutro) o rossa (insoddisfazione) del terminale touch screen sistemato allo sportello. L'iniziativa, promossa su tutto il territorio nazionale dal ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, vede impegnati in via sperimentale un migliaio di uffici di comuni, enti e province. Tra questi anche Amatrice, Greccio e Paganico, che entro la fine di settembre saranno operativi con touch pad (piccoli computer) riservati agli utenti e personale addestrato. «In questo modo il cittadinocliente potrà dare il proprio contributo al miglioramento dei servizi pubblici - spiega il responsabile del progetto per il Comune di Greccio, il vicesindaco Federico Ilari - in caso di insoddisfazione, potrà indicare anche quali siano state le principali motivazioni, dal tempo d'attesa al comportamento dell'impiegato, dalla necessità di tornare all'eventuale esito negativo della sua richiesta». "Mettiamoci la faccia" - questo lo slogan dell'iniziativa - riguarderà esclusivamente i servizi anagrafici, previdenziali, pratiche automobilistiche, prestazioni alle imprese, tributi locali e biblioteche. Le amministrazioni che partecipano alla sperimentazione Amatrice, Greccio e Paganico comprese - hanno previsto diversi accorgimenti che escludono l'eventualità di manipolazioni sia da parte dei cittadini che esprimeranno il giudizio, sia degli impiegati. I dati provenienti dalla rilevazione potranno essere utilizzati anche in tempo reale per individuare le criticità nell'erogazione dei servizi e predisporre i necessari correttivi. I risultati della rilevazione verranno resi pubblici sui siti dei Comuni e inviati periodicamente al ministero. RIPRODUZIONE RISERVATA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010 30 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Una faccina per esprimere il giudizio sui Comuni 10/09/2010 Finanza e Mercati Pag. 11 (diffusione:21000, tiratura:267600) Entro gennaio 2011 il corriere espresso Gls sostituirà in tutta Italia la prova di consegna cartacea con la versione digitale, attraverso un software installato sui 2.900 palmari impiegati sul territorio nazionale e l'adeguamento della struttura It di tutte le sedi. I collaboratori del gruppo hanno nel frattempo acquisito familiarità con i cambiamenti introdotti nei processi operativi tramite specifici corsi di formazione. La nuova tecnologia rende superflua molta documentazione cartacea e farà risparmiare ogni anno circa 33 tonnellate di carta. La firma può essere visualizzata attraverso il sistema Track&Trace quasi in tempo reale: «Già dal 2008 offriamo ai nostri clienti la possibilità di seguire la spedizione quasi in tempo reale, così da poter verificare su Internet a che punto sia e se la merce sia già stata recapitata», spiega Klaus Schädle, amministratore delegato di GLS Italy. «La novità è che ora registriamo la firma del destinatario in formato digitale per metterla immediatamente a disposizione del cliente». I destinatari firmano sul display del palmare grazie a una speciale penna e i corrieri Gls trasmettono via telefono cellulare la firma digitale al sistema It di Gls, mentre ancora sono in viaggio per le consegne. «La trasparenza delle informazioni ha accelerato i tempi», afferma Klaus Schädle. «Chiunque invii merci o documenti tramite Gls può ottenere subito informazioni dettagliate e rispondere anche più rapidamente a eventuali domande da parte dei propri clienti». PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010 31 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Con la firma digitale i corrieri espresso Gls dicono addio alla carta 10/09/2010 La Nazione - La spezia Pag. 15 (tiratura:176177) Malaspina accusa «In Comune non c'è trasparenza» IN COMUNE a Villafranca non è ancora stata avviata l'«operazione trasparenza», è quanto sostiene il consigliere della Lega Nord, Roberto Malaspina che chiede spiegazioni al sindaco in un'interpellanza. Malaspina vuole sapere i motivi per cui «il sito web istituzionale non riporta indirizzi, numeri di telefono ed email del personale dipendente. Non sono stati inseriti neppure statuti, regolamenti, ordinanze, bandi e determine». Nelle premesse l'esponente della lega Nord ricorda che «l'operazione trasparenza era stata fortemente voluta dal ministro Renato Brunetta ed era stata avviata nel giugno 2008, attraverso la pubblicazione dei dati dirigenziali e degli incarichi in atto presso il Ministero della pubblica amministrazione e innovazione». «La legge - prosegue Malaspina - estendeva l'obbligo a tutte le amministrazioni di dare corso all'operazione trasparenza e disponeva che la pubblicazione dei dati sul sito Internet delle amministrazioni doveva avvenire nel più breve tempo possibile, comunque entro il mese di luglio 2009». Infine Malaspina si stupisce che non abbia provveduto a questo adempimento proprio l'amministrazione comunale di Villafranca, che della trasparenza ne ha fatto un cavallo di battaglia. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010 32 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VILLAFRANCA 10/09/2010 La Nazione - Pisa Pag. 24 (tiratura:176177) PRESENTIAMO questa indagine realizzata on line attraverso il sito internet della Provincia di Pisa, a cura dello staff dell'Osservatorio Sociale provinciale, in collaborazione con personale dell'Ufficio politiche giovanili e del Servizio sistema informativo-statistica. Sono stati intervistati giovani delle scuole medie, superiori, 20-24 anni e 25-34 anni. I temi trattatati sono stati il rapporto con la scuola, con la famiglia, sport, musica, nuove tecnologie, partecipazione alla vita politica, fiducia nelle istituzioni, sogni, progettualità. Emerge un buon rapporto con insegnanti e compagni. I giovani chiedono alla scuola: miglioramento degli arredi e delle attrezzature e ricreazione un po' più lunga. I giovani (medie e superiori) hanno un buon rapporto con i propri genitori. Si confidano soprattutto con la madre, ma quando si tratta di chiedere aiuto si rivolgono principalmente agli amici. La metà circa dei giovani di queste fasce di età non ha niente da chiedere in più alla propria famiglia, circa un terzo chiede invece più libertà e autonomia nella proprie scelte. SI RILEVA una tendenza progressiva all'abbandono della pratica sportiva con il crescere dell'età. Questo fenomeno ha una connotazione più marcatamente femminile. In generale la scarsa frequenza è dovuta alla semplice pigrizia o alla mancanza di tempo. Con il crescere dell'età (dai 20 in poi) circa la metà dei giovani evidenzia la richiesta di minori costi per l'accesso allo sport. La tv è più guardata dalle fasce più giovani. Al primo posto i film, mentre i programmi di informazione sono seguiti soprattutto dai giovani più 'grandi'. I reality non sono al primo posto delle preferenze dei giovani. In generale la metà circa dei giovani guarda la Tv da una a tre ore al giorno. Sia alle medie che alle superiori c'è però addirittura circa un 15% di ragazzi che la guarda più di 4 ore al giorno. Quasi tutti hanno un pc a casa con collegamento a Internet (tra i 20-24 anni si raggiunge il 96%). Sul tema alcol e droga, per facilitare le risposte, è stato scelto di evitare domande dirette. E' emerso che i giovani ritengono il consumo di alcool abbastanza o molto frequente nei loro coetanei, con percentuali che salgono con il crescere dell'età. A 15-19 anni siamo intorno all'87%, nelle età successive al 95%. Anche il consumo di droghe è ritenuto abbastanza o molto frequente da percentuale alte di giovani. Sul tema del futuro esiste una netta differenziazione tra i giovani a seconda delle età. Alle scuole medie i ragazzi sognano di poter avere sempre tanti amici, una famiglia e il successo. Nelle altre fasce di età i giovani sognano di completare il percorso di studi, raggiungere la stabilità economica e lavorativa e di viaggiare. IL SOGNO più difficile da realizzare, per tutti, è quello del lavoro stabile. Il lavoro più ambito dai giovani maschi delle scuole superiori è il calciatore, le femmine invece sognano di diventare avvocatesse o giornaliste. A 20-24 anni cambia la prospettiva: gli uomini sognano di diventare ingegneri, le donne di lavorare in azienda o di fare le giornaliste. A 25-34 anni al primo posto, sia per i maschi che per le femmine, c'è il lavoro nella Pubblica Amministrazione. Il tema politico è stato affrontato soltanto nelle fasce di età più alte. Ne emerge un giudizio non molto omogeneo: un giovane su 4 o non è interessato o addirittura disgustato (16%) dalla politica. Circa il 40% però dichiara di interessarsene, anche se senza un coinvolgimento diretto; e il 12% considera invece la politica fondamentale per il benessere della società. *Assessore provinciale alle politiche giovanili PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010 33 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Un'indagine on line sul pianeta giovani UNIVERSITA 12 articoli 10/09/2010 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:619980, tiratura:779916) Se a Berkeley è «bello» pagare le tasse come una volta La lettera agli studenti «I vostri nonni sono stati avari e gli atenei pubblici vanno a pezzi: chi può paghi più tasse» L'accusa del docente Ieri la Reagan Revolution e oggi i Tea Party non pensano al bene comune ma a quello degli individui MARIA LAURA RODOTÀ «Cari studenti, benvenuti nella migliore università pubblica del mondo (non è in Italia, ndr). Sono il vostro professore e pretenderò da voi il 110 per cento. Ma devo avvertirvi: siete stati truffati. Dai vostri nonni, che trent'anni fa hanno votato per pagare meno tasse. In questi anni, il crollo delle entrate ha fatto sì le scuole di questo stato andassero a pezzi, che le università fossero massacrate dai tagli. Se volete conquistare le opportunità a cui avete diritto, dovete muovervi perché chi può paghi più tasse, per avere più istruzione, più infrastrutture, e più servizi sociali. Voi che siete riusciti ad arrivare fin qui siete i miei eroi. Avete meno chance della mia generazione, ma potete fare meglio di noi. Ci vediamo in classe». Quella di Michael O'Hare, professore di scienze politiche a Berkeley, in California, è una semplice e-mail alle matricole, poi pubblicata sul suo sito. Ma via Internet sta facendo il giro del mondo accademico. Americano, e ora europeo (commento di una docente italiana online: «Letto, apprezzato, ora vado sul cornicione»). Sui blog universitari, sui siti di pubblicazioni liberal, sta diventando un piccolo culto virale e un atto di accusa. Postumo, contro la Reagan Revolution, ufficialmente iniziata nel 1978, quando i nonni californiani approvarono via referendum la Proposition 13, che abbassava le imposte sulle case e impediva di aumentarle senza la maggioranza di due terzi alla Camera e al Senato dello stato. Attualissimo, contro il movimento anti-tasse dei Tea Parties. Soprattutto, contro la Me Generation, che decenni fa ha preferito il benessere individuale al bene comune. E adesso c'è chi dice che gli Stati Uniti rischiano di diventare una Third World America, un'America da terzo mondo; è il titolo del nuovo libro di Arianna Huffington, commentatrice e blogger liberal, e qualche anno fa sarebbe stato impensabile. D'altra parte, scrive O'Hare, «è inammissibile che non possiate seguire corsi importanti, ma è molto più grave che la polizia abbia smesso di prendere le chiamate per furti e bambini spariti». Non è per colpa delle poche tasse, stanno replicando i liberisti via Web, è proprio il troppo stato che non funziona. E rifanno i conti di O'Hare, sostenendo che 500 dollari per cittadino non risanerebbero il bilancio. Qualcuno, dopo breve ricerca su Google, lo accusa di essere il serial killer Zodiac, mai trovato. Da anni anche online un matto dice che è lui; tre anni fa su Zodiac hanno fatto un film, l'anno scorso O'Hare ha dovuto scrivere «Le confessioni di un non serial killer». Ora, dopo aver patito causa Internet, grazie a Internet fa discutere sul futuro della California, e dell'università. Secondo il San Francisco Chronicle, i candidati governatori dovrebbero tenere conto delle sue parole; anche perché «fanno parte della generazione responsabile del declino». Sono il democratico Jerry Brown e la repubblicana Meg Whitman (quella di eBay). Non sono responsabili solo loro, forse, non solo in California. RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Crollo dei fondi L'Università di Berkeley in California UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 35 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Università L'email di un professore diventa un caso 10/09/2010 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:619980, tiratura:779916) E l' università inventa la patente a punti per i docenti Le consulenze Il rettore Lagalla Premiando chi fa di più si migliora il livello dell'ateneo Facciamo votare anche gli studenti I prof che non raggiungono il livello minimo non avranno consulenze esterne Lorenzo Salvia ROMA - Il tempo passato a far lezione: fino a 60 ore un punto, fino a 90 ore tre punti, fino a 120 ore cinque punti. Le presenze al consiglio di facoltà: meno uno per chi ha marinato la metà delle sedute. E poi il numero delle tesi seguite, le attività di orientamento, fino al voto degli studenti: da zero a quattro, secondo il gradimento. La patente a punti dei professori universitari arriva dal Sud, da Palermo. Per misurare l'impegno dei docenti, il regolamento approvato dal Senato accademico mette sotto osservazione 14 parametri. E prevede sanzioni per chi non raggiunge il punteggio minimo: niente supplenze in altri corsi, niente presidenza di facoltà, niente cattedra in master o corsi di specializzazione. E soprattutto niente autorizzazione per le consulenze esterne. Meno soldi, in sostanza, pur senza toccare il sacro stipendio base. «Il nostro obiettivo - dice il rettore, Roberto Lagalla - è valutare e misurare il lavoro. Premiare chi fa di più significa migliorare il livello dell'intera università e quindi degli studenti». La patente a punti sarà introdotta con l'anno accademico che sta per cominciare, le sanzioni arriveranno da quello successivo. Il punteggio minimo non è stato ancora fissato: la proposta iniziale era 14, ma l'università sta costruendo una simulazione con i dati dell'anno scorso per trovare un livello ragionevole. Uno dei parametri che pesa di più è proprio il voto degli studenti. Lo usano tutte le università ma quasi sempre resta lettera morta, mentre a Palermo finirà per incidere sul reddito del docente. Non c'è il rischio che prenda voti alti il professore che dà voti alti, abbassando la qualità dell'università invece di alzarla? «Il voto è anonimo - dice il rettore - ma certo, un piccolo rischio c'è. In ogni caso bisogna dare fiducia ai ragazzi, sono molto migliori di quello che crediamo». Cosa succederà adesso a Palermo? È vero che per il controllo di alcuni voci c'è l'autocertificazione e le vie dei baroni sono infinite. Ma il segnale è chiaro e non è il primo. L'università di Palermo - 2 mila docenti, 60 mila studenti - ha già monitorato l'attività di ricerca dei docenti, trovando un 15% di «completamente inattivi» negli ultimi 3 anni. Ed ha razionalizzato la struttura dei dipartimenti, spesso usati solo per inventare nuove poltrone, fissando un soglia minima di 40 docenti. Alcune misure anticipano la riforma dell'università che la prossima settimana riprende il suo iter alla Camera: «La valutazione dei professori e la trasparenza della gestione sono obiettivi condivisibili», dice il rettore Lagalla. Ma anche lui - medico ed ex assessore alla Sanità nella giunta Cuffaro - vede nero sul futuro dell'università: «Ben vengano le riforme ma devono essere accompagnate dai soldi necessari. Se verrà confermato il taglio dell'8% previsto dalla finanziaria triennale c'è poco da razionalizzare e valutare. Qui si chiude bottega». Per protesta l'università di Palermo potrebbe rimandare l'inizio dell'anno accademico. RIPRODUZIONE RISERVATA UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 36 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Palermo Quattordici parametri per giudicare ordinari e ricercatori. Meno soldi (e sanzioni) a chi si impegna poco 10/09/2010 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 47 (diffusione:619980, tiratura:779916) Le università italiane corteggiano gli stranieri Con 200 borse di studio Candidati arcobaleno, dall'Africa alla Cina Gli assegni La Statale di Milano attraverso il Consorzio Cidis eroga una quarantina di contributi da 4.668 euro Irene Consigliere Non solo studenti o ricercatori italiani che fuggono all'estero, ma anche stranieri, provenienti da ogni parte del mondo, che incuriositi dal Bel Paese colgono le opportunità offerte dai nostri atenei: sono diverse migliaia gli stranieri che studiano in Italia in università che ne favoriscono l'ingresso con borse a loro dedicate. A partire dall'Università Statale di Milano che attraverso il Consorzio Cidis eroga una quarantina di contributi da 4.668 Euro, suddivisi tra i diversi corsi di laurea e anni di frequenza (www.consorziocidis.it con scadenza il 30 settembre). Per quanto riguarda altre agevolazioni riservate a studenti provenienti da altre nazioni c'è l'esonero totale per i beneficiari di sostegno da parte del Ministero degli Affari esteri (http://www.unimi.it/studenti/tasse/43441.htm#c43453). Mentre all'Università Cattolica coloro che provengono da fuori Italia possono accedere al bando di borse di studio messe a disposizione dalla Fondazione EDUCatt, ente per il diritto allo studio universitario dell'ateneo (http://educatt.unicatt.it/2130.html). Da segnalare poi che per gli iscritti ai Master della Cattolica vi sono 20 borse messe a disposizione della Camera di Commercio di Milano e Promos, le cosiddette Swop (Scholarships World Program) (http://milano.unicatt.it/SWOP_scheda_(ITA).pdf). A partire da quest'anno accademico agli studenti africani provenienti dal Ghana, Kenya, Uganda sono state destinate 10 scholarship per i Master in International Relations (Aseri), l'MBA della Altis e per la laurea magistrale in Trading and risk management. Oltre a partecipare al progetto ErasmusMundus, che prevede finanziamenti per studenti di tutte le provenienze grazie al sostegno della Commissione europea, anche l'Università di Bologna Alma Mater offre tante altre opportunità. Fellowship vengono infatti offerte dal collegio superiore e dall'Istituto di studi avanzati ai dottorandi e ai ricercatori (http://www.isa.unibo.it/ISAIT/Proposte/dottorandi/default.htm). Venti Borse di dottorato sono riservate ai dottorandi della Repubblica Dominicana per favorirne l'inserimento nei network di r i c e r c a e u r o p e a (http://www.magazine.unibo.it/Magazine/Notizie/2010/05/25/La+Repubblica+Dominicana.htm). Il Collegio di Cina offre invece ogni anno 30 mila euro di sostegno a studenti cinesi, oltre a tutti i servizi di accoglienza e tutoring (http://www.eng.unibo.it/PortaleEn/ChinaAssociationCollege.htm). Non va dimenticato poi che l' Università Bocconi da anni ha istituito delle borse di studio per merito, merit awards, e di queste per le lauree triennali 10 sono solo per studenti stranieri. Per le lauree biennali gli stranieri concorrono con gli italiani per 70 borse. Infine alla Sapienza di Roma il programma di borse di studio estere è denominato: «Don't miss your chance». Si tratta di 20 contributi di durata biennale di 4340 euro ciascuno per studenti comunitari (esclusi gli italiani) ed extracomunitari con visto per motivi di studio, e con diploma di laurea o titolo equipollente conseguito in un'università straniera con il massimo dei voti (http://www.uniroma1.it/documenti/borse/2010_dmyc.pdf). RIPRODUZIONE RISERVATA Bocconi e il merito L'Università Bocconi da anni ha istituito delle borse di studio per merito, merit awards, e di queste per le lauree triennali dieci sono solo per studenti stranieri. UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 37 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Gli atenei Le mosse da Milano a Bologna fino a Roma 10/09/2010 La Repubblica - Genova Pag. 13 (diffusione:556325, tiratura:710716) Università , effetto Gelmini le lezioni partono in ritardo (m. bo.) LE LEZIONI cominceranno quindici giorni dopo all'Università di Genova, a causa della protesta dei ricercatori contro il ddl Gelmini. L'inizio dei corsi si sposterà dal 27 settembre al 4 ottobre: la decisione definitiva spetterà al senato accademico, martedì prossimo, su proposta del rettore Giacomo Deferrari che due giorni fa ha incontrato i ricercatori che non sono disponibili ad assumere insegnamenti aggiuntivi, per protestare contro il decreto che, spiegano, «ci cancella dall'Università e non ci riconosce un ruolo, quello di docenti effettivi, che abbiamo svolto per troppo tempo senza esserne tenuti», spiegano. Il 17 settembre,a Roma, ci sarà l'assemblea generale nazionale dei ricercatori universitari e probabilmente si deciderà la protesta a oltranza. A Genova, la situazione è grave, soprattutto a Ingegneria, dove gli insegnamenti scoperti sono 108. Una ventina ad Architettura. Idem a Scienze della Formazione e a Economia. A Scienze, sono vacanti circa 50 insegnamenti. La protesta però si è ridimensionata in altre facoltà, come Lettere, la prima a chiudere il manifesto degli studi, e poi Giurisprudenza, Scienze politiche. «Non contesto le motivazioni dei ricercatori, ma spero che la situazione si normalizzi altrimenti dovrò affidare ad esterni, con contratti, insegnamenti della facoltà»: la preside di Ingegneria, Paola Girdinio, teme anche lo slittamento dell'inizio delle lezioni. «Quindici giorni di ritardo - spiega - inficiano il lavoro di studenti e docenti. Spero che prevalga il bene dei ragazzi e della facoltà, comunque lancerò un ultimo bando rivolto agli interni, e quindi ai ricercatori, mi auguro rispondano». Foto: IN PIAZZA Una recente protesta dei ricercatori dell'ateneo genovese contro il disegno di legge Gelmini UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 38 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La protesta 10/09/2010 La Repubblica - Milano Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) Niente maturità per 46mila studenti, assessore in missione a Roma Ieri nuove tensioni durante le nomine dei precari: in via Olona al Cavalieri è arrivata la polizia FRANCO VANNI LA REGIONE ci riprova. Martedì prossimo l'assessore all'Istruzione, Gianni Rossoni, saràa Roma per cercare un accordo con il ministero che consenta agli studenti dei corsi professionali regionali di iscriversi poi all' università. «Molti ragazzi vogliono proseguire gli studi - dice Rossoni - troveremo il modo di accontentarli». Oggi, infatti, per i 46.422 giovani che hanno scelto i percorsi di formazione regionale le porte degli atenei sono chiuse. Nonostante Formigoni abbia più volte annunciato la partenza di un fantomatico «quinto anno di studi che porterà i nostri studenti all'università dal 2010 - 2011», da via Trastevere l'ok non è mai arrivato. E il progetto del governatore di una «scuola federale equiparata a quella statale» è rimasto al palo. Il tentativo della Regione di mandare all'università i "suoi" studenti dopo il quarto anno dà speranza ai 2.937 ragazzi iscritti all'ultima classe nei 98 centri di formazione che il Pirellone finanzia con una "dote" dai 2.500 ai 4.500 euro l'anno per ogni studente. Oggi chi esce dai quattro anni ha in mano un diploma (di parrucchiere, falegname, tecnico del turismo) riconosciuto a livello europeo, a cui le aziende decidono che valore dare. I dati forniti dalla Regione descrivono un'ottima risposta da parte del mondo del lavoro, ma per i ragazzi che vogliono ancora studiare non ci sono possibilità se non difficilissimi "esami di idoneità" per passare alla scuola statale. Il mese scorso è scoppiata la protesta: a Milano, Voghera, Como, Cremona centinaia di ragazzi dopo il quarto anno si sono sentiti dire «spiacenti, ma è finita qui» nonostante il sito web della Regione promettesse l'avvio del quinto anno che, invece, non si farà. Il Pirellone in questi giorni sta anche valutando se rinnovare gli ammortizzatori sociali per gli insegnanti precari che perderanno il posto. «Lo scorso anno abbiamo dato lo stipendio a 1.200 persone dice Rossoni ora è presto per dire quanti non lavoreranno». Le lezioni cominciano lunedì e i fondi ancora si cercano «visto che i tagli alle Regioni ci hanno penalizzato». I precari in protesta però ribadiscono di non volere ammortizzatori, «ma lavoro e dignità». Ieri, come già lunedì scorso, decine di insegnanti senza contratto hanno interrotto le assegnazioni delle cattedre alla scuola Cavalieri di via Olona. Gli insegnanti, che denunciano «irregolarità da parte del provveditorato», hanno chiesto che la chiamata avvenisse in aula magna. Al rifiuto della preside hanno bloccato le nomine di Storia e Filosofia. Di fronte a scuola si è presentata una camionetta della polizia e le tensioni si sono stemperate. Domani i precari daranno vita a un corteo, con partenza alle 15 da piazza Missori, a cui prenderanno parte i sindacati, il Pd e Sinistra e libertà. IN AULA CON L'I-PAD L'esperimento al via in un liceo bergamasco: tutti i dettagli sul sito milano. repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ www.istruzione.lombardia.it www.milano.istruzione.lombardia.it Foto: LE DUE FACCE La protesta dei precari che ieri hanno nuovamente bloccato le nomine al Cavalieri di via Olona e, più a destra, le sedie nuove assegnate all'istituto Bertarelli dalla Provincia dopo la denuncia di Repubblica sulla carenza nella scuola degli arredi essenziali per consentire agli studenti di seguire le lezioni UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 39 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Scuola federale, la Regione rilancia "Lo Stato riconosca i nostri corsi" 10/09/2010 La Repubblica - Palermo Pag. 8 (diffusione:556325, tiratura:710716) Il rettore vara il piano di valutazione Previste sanzioni per chi non raggiungerà la sufficienza Nel mirino la puntualità e le presenze alle lezioni ANTONELLA ROMANO ANCHE i docenti dell'Università di Palermo finiscono sott'esame: avranno per la prima volta un "pagella" con tanto di voti finali. Una valutazione sull'impegno speso per la didattica, che non sarà indolore. Chi non raggiungerà la sufficienza nel punteggio, sarà sanzionato: non potrà assumere incarichi esterni retribuiti né supplenze in facoltà o in altri Atenei e non potrà accedere alla presidenza di organi collegiali o partecipare a collegi di docenti. Niente insegnamenti in scuole di specializzazione o master, niente incarichi da tutor di assegnisti di ricerca. Il regolamento entrerà in vigore in maniera graduale, a partire dal prossimo anno. Il docente modello sarà quello che non diserterà mai le lezioni, che farà spesso da relatore di tesi di laurea, che sarà il più attivo anche nella partecipazione alle attività di orientamento e tutorato e agli organi collegiali. Anche gli studenti parteciperanno alla valutazione. E il loro giudizio, sulla bravura, la puntualità e la assiduità del docente a lezione, varrà un punteggio da 0 a 4. Gli stessi docenti, per i punti che li riguardano, dovranno certificare l'attività attraverso una "scheda valutativa". Una commissione didattica, nominata dai presidi delle 12 facoltà, darà infine i voti. In totale sono 14 i criteri sui quali ruoterà il giudizio di gradimento. Per l'Università di Palermo si tratta di una rivoluzione: un regolamento del genere, dice il rettore Roberto Lagalla, è unico in Italia. «Credo che l' Università debba essere trasparente come una scatola di vetro - dice il rettore - Siamo pronti ad avviare concrete iniziative di autoriforma e a sottoporci a una valutazione che riguardi tutte le attività istituzionali». Dal '99 l'attività didattica è soggetta a una valutazione da parte degli studenti, con la somministrazione di questionari. Oggi, a parte la novità delle sanzioni, la griglia valutativa è ben più estesa. E comprende quelli che sono obblighi per i docenti, come la consegna dei registri delle lezioni (2 punti), la compilazione della scheda trasparenza sulle ore di docenza da consegnare entro il 30 settembre ogni anno (1 punto). Il carico didattico vale da 1 a 5 punti. Foto: L'Università di viale delle Scienze UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 40 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Università , dal prossimo anno i professori avranno le "pagelle" 10/09/2010 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:210842, tiratura:295190) Medicina, quindici "superbravi" su 80 mila Nuove polemiche: con lo stesso punteggio promossi o bocciati a seconda dell'ateneo LENZI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO UNIVERSITARIO «Migliorare i test valutando anche la "carriera" scolastica» ALESSANDRA MIGLIOZZI ROMA - Non è una folla di super secchioni quella che ha partecipato all'ultimo test di Medicina che si è svolto il 2 settembre scorso. L'80, il punteggio massimo previsto, per quasi tutti è rimasto un miraggio. In pochissimi si sono avvicinati al risultato. E per gli addetti del settore questi super bravi che hanno preso sopra il 70 sono persino delle "anomalie". Del resto chi si prepara ad affrontare i test di Medicina lo sa: la regola numero uno è rispondere solo alle domande di cui si ha la certezza matematica, perché ogni "x" messa al posto sbagliato si paga con 0,25 punti di penalità sul risultato finale. L'obiettivo è arrivare ad almeno 40 risposte esatte. Di solito sopra questa soglia si riesce a passare. Anche per questo, per non rischiare, i più si fermano a quota 45-50 punti. I super bravi dal 70 in su si devono cercare con il lumicino nel mare magnum dei risultati pubblicati in queste ore dal ministero: sono stati solo una quindicina in tutta Italia, su oltre 80mila aspiranti matricole. Il più secchione è risultato essere un candidato della Bicocca di Milano che ha portato a casa 74,25 punti: ha risposto correttamente a quasi tutte le domande, totalizzando il top del punteggio in chimica, fisica e matematica. Nell'ateneo meneghino possono sorridere perché anche il secondo e il terzo in "classifica" hanno ottenuto risultati molto alti: 73 e 70. Non solo: per trovare candidati che abbiano risposto bene a meno della metà delle domande bisogna scorrere la lista dei risultati fin quasi al numero cento. Considerando che i posti erano 120 nella Facoltà sono entrati davvero i migliori. Le altre mosche bianche sono sparse qua e là: a Chieti il miglior candidato ha preso 72,5, all'ateneo Federico II di Napoli il più secchione ha totalizzato 71,25, così come il più bravo della Sapienza (Facoltà I) e dell'ateneo di Torino dove ci sono anche un 71 e due 70. A Udine il migliore nei test ha preso 72,25, il candidato che viene subito dopo ha totalizzato 70. A Pisa c'è un 70,5. A Pavia un 74, il secondo studente più bravo ai test di quest'anno. Fin qui la buona novella: l'altra metà del racconto riguarda coloro che sono entrati fra gli ultimi ammessi. Spulciando fra i dati si scopre che ci sono Università dove basta rispondere correttamente a meno di 40 domande per entrare a Medicina, come l'ateneo del Molise dove l'ultimo ammesso ha preso 38,25. A Catanzaro si riusciva a passare con 39,75 punti. Mentre a Udine e Pavia ce ne volevano almeno 48,5, a Padova 48,25, a Verona 47,75. Alla Statale di Milano l'ultimo ammesso ha preso 48,75, alla Bicocca 47,25 mentre ne sono bastati 41,75 a Bari, 40,75 a Siena. Secondo gli addetti, in alcuni atenei ci sono «corsi di preparazione e orientamento di maggior qualità». Fatto sta che con il sistema dei test ragazzi che sarebbero ampiamente entrati in una Università perché hanno ottenuto punteggi superiori all'ultimo ammesso in altre sedi sono stati bocciati e rimandati a casa. È questo il meccanismo che fa vivere i test come una lotteria. «E' una delle falle del sistema. In una selezione che avviene a priori questi sono i risultati», è il commento di Giorgio Paterna, portavoce dell'Udu, l'Unione degli universitari che peraltro ha fatto ricorso al Tar perché a Firenze in due aule c'erano le tavole degli elementi chimici appese alle pareti. Fattore che avrebbe avvantaggiato i candidati. Il 29 i giudici si esprimeranno. Intanto il ministero ha pubblicato anche i risultati dell'ateneo fiorentino, ma i ragazzi presenti nelle aule "incriminate" sono indicati con l'asterisco perché il loro risultato è «suscettibile di correzione», scrive il Miur, almeno per quanto riguarda la prova di Chimica. Ateneo e ministero stanno decidendo il da farsi. Intanto resta il divario dei risultati, la lotteria del test. «Devo dire che i quiz stanno migliorando e sono fatti sempre meglio commenta Andrea Lenzi, presidente dei corsi di laurea in Medicina e presidente del Cun, il Consiglio universitario nazionale - E anche le prestazioni degli studenti stanno migliorando visto che ci sono diversi candidati sopra il 70, il che è abbastanza raro. L'80? Non lo prende mai nessuno. Quanto al fatto che in un ateneo basta un voto per entrare mentre in un altro serve un punteggio più alto dimostra che il test, che comunque rimane l'unico strumento di selezione possibile al momento, va migliorato. Come? Valutando UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 41 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA LOTTERIA DEI TEST Forti disparità nelle prove d'ingresso alle Facoltà: nell' Università del Molise l'ultimo ammesso ai corsi ha avuto 38 punti, a Milano ne servivano 48 10/09/2010 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:210842, tiratura:295190) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 42 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato anche la carriera scolastica, fare prima i test in modo che chi resta fuori possa scegliere in tempo un'altra facoltà, orientare meglio i ragazzi». IL "TOP" 74,25 E' il punteggio massimo ottenuto quest'anno IL MINIMO 38,25 I punti necessari per l'Università del Molise Foto: Università di Pescara, i test d'ammissione ad Architettura 10/09/2010 Avvenire - Milano Pag. 4 (diffusione:105812, tiratura:151233) Maria Teresa Antognazza Con «la carica dei mille», aspiranti infermieri, ostetriche o fisioterapisti, si è chiusa mercoledì la tornata di test di ammissione ai corsi di laurea triennali dell'Università degli studi dell'Insubria di Varese. Trecentotrentadue in totale i posti disponibili in uno dei percorsi delle professioni sanitarie, attivati presso la Facoltà di Medicina e chirurgia; a far la parte del leone, come al solito, la carriera di infermiere. A spingere molti a tentare questa strada, in crescita quest'anno rispetto alle iscrizioni alle selezioni per medicina, la speranza di un posto sicuro e ben remunerato nelle corsie dei nosocomi della provincia, ma soprattutto nella vicina Svizzera, dove in molti trovano sbocco. Le 1.023 aspiranti matricole hanno dovuto affrontare una prova con ottanta quesiti a risposta multipla, fra cultura generale e ragionamento logico, domande di biologia, di chimica più fisica e matematica. Nei giorni scorsi, in via Monte Generoso, si erano svolte le prove di ammissione per l'accesso al corso di laurea in Scienze motorie, con 156 candidati per 91 posti disponibili e di quello in Scienze e tecnologie biologiche con altri 147 candidati. UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 43 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Università dell'Insubria, mille aspiranti infermieri 10/09/2010 Il Giorno - Lodi Pag. 2 (tiratura:107480) «Siamo all'avanguardia e la riforma Gelmini ci rimette in primo piano» PIETRO TROIANELLO di PIETRO TROIANELLO - CODOGNO - ISTITUTO agrario "Antonio Tosi" tra le eccellenze nelle scuole del Lodigiano? "Adesso sì -risponde con determinazione il preside Ottorino Buttarelli -. La riforma Gelmini aggiunge - rivaluta finalmente gli istituti tecnici. E nel nostro settore possiamo tornare ad essere all'avanguardia. Ci sentiamo tutti più motivati. Un entusiasmo trasversale condiviso da professori, studenti, famiglie, personale non docente". Quindi un anno che si apre sotto i migliori auspici per un istituto che proprio nel giugno scorso ha tagliato il traguardo del mezzo secolo di attività? «onfermo. L'Itas Antonio Tosi torna a muoversi nel solco della tradizione e nel segno dell'innovazione con una offerta formativa perfettamente allineata alle attese degli studenti e della loro famiglie. Cinquanta anni fa quando vennero istituite le prime classi accolte negli ambienti di viale Trieste, questo istituto sembrava destinato a preparare professionalmente soprattutto i giovani figli di imprenditori agricoli orientati a raccogliere la tradizione di famiglia. Oggi chi sceglie di frequentare il "Tosi" ha anche altre aspettative, sebbene ancora molti papà e mamme al momento di iscrivere i loro ragazzi spesso ci chiedono "ma per frequentare questa scuola occorre possedere una azienda agricola?". Quali sono i centri di attrazione e i punti di eccellenza del "Tosi"? «Intanto l'ampio ventaglio di prospettive professionali. Dopo il diploma i giovani hanno molte opportunità di trovare un adeguato inserimento lavorativo. Con la preparazione acquisita al "Tosi" si aprono spazi in agricoltura, ma anche nel comparto ambientale. E chi prosegue gli studi in università può far leva su un ampio bagaglio di nozioni. Nella nostra offerta formativa e se vogliamo anche tra le eccellenze, c'è il convitto con 100 posti per ragazzi e ragazze che arrivano da diverse aree della Lombardia e in anni recenti anche dalla Liguria». Chi sceglie l'Università verso quali facoltà si orienta in maniera prevalente? «Scienze dell'agricoltura, ma anche veterinaria. Ma non mancano esempi di ingegneria chimica supportati dall'incisivo lavoro didattico svolto nei nostri laboratori. I giovani oltre alle esperienze in classe e in laboratorio si specializzano nel lavoro manuale nell'azienda agricola, nelle stalle che accolgono circa 100 bovini da latte, nel caseificio, nella serra. Ogni anno il nostro laboratorio di zootecnia va in vetrina nella fiera autunnale di metà novembre». Questa scuola in passato è stata saldamente collegata alla Università, soprattutto la facoltà di agraria della Cattolica di Piacenza. Il feeling continua? «Potrebbe continuare se venissero aperti i cordoni della borsa. Ora le disponibilità scarseggiano, ma i contatti con gli atenei rimangono tuttora aperti». Anche i bilanci dell'Itas-Tosi non sono floridi? «Dallo Stato non possiamo aspettarci molto, ma anche gli altri enti non sempre riescono a soddisfare tutte le nostre aspettative. Servono interventi di riqualificazione delle stalle del caseificio». Ancora una domanda, quali novità nell'offerta formativa 2010-2011? «C'è parecchia carne al fuoco, ne parleremo nel collegio docenti del prossimo 24 settembre». Image: 20100910/foto/3568.jpg UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 44 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA AL PRESIDE 10/09/2010 La Nazione - Firenze Pag. 10 (tiratura:176177) L'Ateneo: «Le graduatorie senza modifiche sostanziali». E il ricorso al Tar va avanti LISA CIARDI di LISA CIARDI «DALLE VERIFICHE in corso ci si attende che la posizione dei candidati nella graduatoria, ai fini dell'ammissione, non venga modificata in modo sostanziale». Queste le conclusioni alle quali è giunto l'Ateneo fiorentino, dopo una giornata di analisi e verifica sui primi risultati del test pubblicati giovedì sera, in forma anonima, dal Ministero. Le graduatorie degli ammessi a Medicina e Odontoiatria saranno presto disponibili e intanto, le prime verifiche dimostrerebbero, sempre secondo l'università, la scarsa influenza della presenza, tra gli arredi di due delle aule usate per le prove, di una tavola periodica degli elementi. «Le prove di ammissione - spiegano dall'Ateneo fiorentino - erano articolate, com'è noto, in una sequenza di 80 quesiti, suddivisi in quattro categorie: logica e cultura generale (40 domande), biologia (18), chimica (11), fisica e matematica (11). L'amministrazione sta analizzando i risultati dei candidati, resi disponibili ieri sul sito del Miur, per la formazione della graduatoria di ammissione ai corsi di laurea. Dalle verifiche in corso, che dovranno essere ufficializzate con un provvedimento per il quale è necessaria l'approvazione del Ministero dell'Università, ci si attende che la posizione dei candidati nella graduatoria, ai fini dell'ammissione, non venga modificata in modo sostanziale dalle risposte relative ai quesiti di chimica interessati». Maggiori informazioni saranno fornite sul sito dell'Università, insieme alle graduatorie di ammissione. Ma sulla questione deve esprimersi ancora il Tar, al quale si sono rivolti gli studenti dell'Udu (Unione degli universitari), chiedendo di annullare la graduatoria. Il Tribunale regionale, fanno sapere gli studenti, dovrebbe discutere il ricorso il 29 settembre. «Dobbiamo capire in base quali criteri l'Università abbia fatto le proprie valutazioni spiegano dall'Udu -. Attendiamo la decisione del Tar nonostante la recente pubblicazione della graduatoria in forma anonima da parte del Miur intervenuta quando la stessa Università richiedeva la sospensione delle graduatorie sino all'esito delle opportune verifiche da svolgersi anche in sede giudiziale». L'aula incriminata avrebbe ospitato 145 candidati sui 1.649 presenti per l'accesso al corso di laurea di Medicina del 2 settembre e 98 su 747 per il corso di laurea di Odontoiatria e protesi dentaria del 3 settembre. Image: 20100910/foto/109.jpg UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 45 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Test a medicina:«Tutto regolare» 10/09/2010 Il Mondo - N.38 - 17 settembre 2010 - dossier puglia Pag. 82 (diffusione:79889, tiratura:123250) Opportunità da sfruttare Gli atenei soffrono per i pensionamenti e per l'incertezza dei finanziamenti Cristina Piotti Do ut des. Ovvero dare per avere. In Puglia le aziende cercano innovazione e gli studenti cercano una opportunità. Un'occasione per diventare cervelli in sede, ricercatori o imprenditori delle proprie idee. Questo chiedono i giovani, questo si aspettano le imprese. Alla base, spiega Corrado Petrocelli, rettore dell ' Università degli Studi di Bari Aldo Moro , c'è una parola chiave, investimento: «Il nostro istituto ha mantenuto la quota di finanziamento per progetti locali, per quelli interessanti per l'ateneo, per sostenere quanti hanno ottenuto il cofinanziamento su studi d'interesse nazionale» ricorda. «Inoltre finanziamo i giovani ricercatori, con la quota di 40 mila euro a idea da sviluppare e, soprattutto, il giudizio di referees esterni». Le difficoltà secondo Petrocelli non mancano: «Penso alla mancanza di certezze, soprattutto per quanto riguarda la disponibilità e l'erogazione di finanziamenti. Oggi, poi, con i pensionamenti massicci di docenti e di personale che non possono essere adeguatamente sostituiti, si creano problemi e lacune anche nella conduzione dell'attività di ricerca». I risultati, comunque, sono soddisfacenti. L'ateneo è passato dall'unico spin-off universitario del lontano 2006 a oltre 20 nuove società nel 2010, mentre i brevetti sono oggi più di 30. «Ma molto più importante, cerchiamo di sviluppare una cultura d'impresa nei nostri giovani, studenti o ricercatori, organizziamo corsi strutturati sulla tutela della proprietà intellettuale e sulla nascita di nuove imprese. Non vogliamo trasformarli tutti in nuovi imprenditori, ma dare loro strumenti culturali per cimentarsi se lo vorranno anche in questo campo». Gli imprenditori di professione, invece, che ruolo hanno? «Il rapporto è spesso sfilacciato e instabile, sia per motivi storici sia per ostacoli strutturali. L'Università pensa in termini di innovazione e applicazione nel medio-lungo periodo, l'industria nel corto, anzi cortissimo. Un rapporto continuo e duraturo si costruisce partendo dalla conoscenza reciproca e la condivisione di concreti interessi». Condivisione di interessi al centro anche dell'esperienza dell'Università Lum - Libera università mediterranea Jean Monnet . Attivo soprattutto nei settori giuridico-economici: l'ateneo sta infatti avviando un Centro di educazione finanziaria , per creare un portale interattivo dove educare i consumatori finali all'approccio con gli strumenti finanziari. «Tra i destinatari, naturalmente, ci sono anche e soprattutto gli studenti in procinto di avviare la loro prima start-up» dice il rettore, Emanuele Degennaro. Nel solco di questa strategia è nato un accordo nazionale con Confapi (Confederazione della piccola e media industria privata, che associa 120 mila imprese, per oltre 2,3 milioni di addetti), una partnership per l'elaborazione e la stesura dei progetti di ricerca legati a tre macro aree. La prima è quella della sicurezza e della responsabilità degli imprenditori. La seconda riguarda il ruolo dei confidi per la garanzia delle piccole imprese (con particolare attenzione al problema tipico delle pmi: lo scarso finanziamento per mancanza di garanzie). Infine, i distretti e l'organizzazione reticolare delle piccole e medie imprese, con un occhio di riguardo al settore delle energie rinnovabili. «Abbiamo anche avviato, su richiesta della Confapi, un corso di laurea per giuristi d'impresa. La nostra finalità rimane quella di formare una classe dirigente competente e autorevole attraverso l'interazione con il mondo del lavoro, delle professioni e delle imprese» riassume il rettore. Che conclude: «In questo momento storico, caratterizzato da una crisi economica e dell'occupazione, nonché da una delocalizzazione della produzione industriale, è necessario che le aziende del Paese sviluppino il loro percorso verso l'innovazione e la ricerca. Come università meridionale, poi, puntiamo a formare una classe dirigente e un livello di ricerca e innovazione adeguate, delle quali il Mezzogiorno ha bisogno». Foto: L'Università degli Studi di Bari Foto: Corrado Petrocelli ed Emanuele Degennaro UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 46 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato UNIVERSITÀ 1 ANCHE AL SUD SI CREANO FUCINE DI SPIN-OFF. ECCO I PRINCIPALI PROGETTI IN CORSO D'OPERA 10/09/2010 Il Mondo - N.38 - 17 settembre 2010 - dossier puglia Pag. 85 (diffusione:79889, tiratura:123250) Quando il gap va ridotto I tagli insopportabili per il sistema (più del 18,2%) decisi dal Governo porteranno all'incremento della fuga dei cervelli e determineranno una riduzione della competitività complessiva del sistema Italia L'unione fa la forza: le università di Bari, del Salento, della Basilicata, del Molise, di Foggia e il Politecnico di Bari pochi giorni fa hanno firmato un protocollo d'intesa per lo sviluppo del progetto Federazione del sistema universitario Lucano-Molisano-Pugliese. L'anno accademico è alle porte. E il tema della ricerca è già sulla soglia, pronto a entrare in scena. Gli atenei meridionali si alleano per unire le forze e per sopperire alle mancanze del Sistema Italia, come sottolinea Domenico Laforgia, rettore dell' Università del Salento : «I tagli insopportabili per il sistema universitario (più del 18,2%) decisi dal Governo porteranno all'incremento della fuga dei cervelli e alla riduzione della capacità di ricerca universitaria, annullando ogni possibilità di supporto del sistema industriale e riducendo la competitività del sistema Italia». Domanda. In quanto ad aiuti alla ricerca universitaria, boccia anche la Regione Puglia? Risposta. La Regione sta cercando di sopperire con mezzi finanziari abbastanza modesti a causa del patto di stabilità e, comunque, con risorse di origine comunitaria che non potranno superare il limite del 2013, data dalla quale la Puglia non potrà più godere di questi forti aiuti. Non si vede nessun impegno per la creazione di altri incubatori ed è cessato il sostegno ai parchi scientifici e tecnologici, i due esistenti hanno abbandonato il loro ruolo e quello di Brindisi è addirittura in liquidazione. Tuttavia c'è una forte attenzione sui distretti tecnologici: la Puglia ne annovera cinque, di cui uno a carattere nazionale sull'energia. Il sostegno nazionale al venture capital appare scarso e quello regionale modesto. Energia da fonti rinnovabili, metalmeccanica, informatica, aeronautica, alimentare, manifatturiero. E poi, laterifici, edilizia, siderurgia, il Tac (Tessile, abbigliamento, calzaturiero) e l'industria del turismo. La Puglia, sulla carta, è pane per i denti della ricerca. R. Tutti i settori citati potrebbero godere di un formidabile contributo dal mondo della ricerca se solo fossero in grado di trasmetterci i loro effettivi bisogni con uno sguardo più lungo di quello legato alle esigenze momentanee della produzione. Se le aziende fossero in grado di prevedere il loro sviluppo a medio termine, individuando anche ipotesi di prodotti innovativi richiesti dal mercato, il mondo della ricerca sarebbe in grado di dare loro un contributo straordinario nella realizzazione di nuovi prodotti e servizi. Alcuni settori (energie rinnovabili, meccanica di precisione, abbigliamento) hanno già agganciato il mondo della ricerca e stanno progredendo malgrado la crisi internazionale. Resta il problema principale: la comunicazione tra i due mondi. Problema nonostante il quale avete avviato 24 spin-off innovativi. Come li finanziate? R. Prima di tutto, l'Università del Salento investe più del 50% del suo bilancio in ricerca, e conta oltre 600 studenti di dottorato ogni anno. Il risultato è che, per essere un ateneo collocato nel Mezzogiorno d'Italia, abbiamo appunto ben 24 imprese spin-off e diverse altre stanno seguendo la procedura di riconoscimento. Gli spin-off universitari trovano ancora risorse sia a livello nazionale che regionale, ma la nostra intenzione è che puntino decisamente sulla qualità dei servizi e dei prodotti per una forte crescita sul mercato di riferimento. La competizione ora come ora è serrata, come pensate di aiutare le vostre creature a diventare grandi? R. La funzione principale che dobbiamo introdurre nell'ateneo è quella di marketing della ricerca e del trasferimento tecnologico con un approccio innovativo che oltre a collocare i nostri servizi e i prodotti/ricerche già sviluppate sia in grado di accompagnare gli imprenditori nella analisi delle loro esigenze e delle prospettive di mercato delle loro aziende. Agganciare le imprese non sempre è facile, servono ami allettanti... R. Sul piano pratico abbiano uno sportello per le imprese, realizziamo progetti in collaborazione o progetti su commessa e organizziamo tirocini formativi presso le imprese sia prima della laurea che dopo la laurea. Inoltre il nostro ateneo possiede una strategia di valorizzazione del proprio approccio del tipo problem solving, che utilizza ampiamente in ogni collaborazione industriale, cercando anche di aiutare gli imprenditori a comprendere le loro esigenze di innovazione e di trasferimento tecnologico. Infine, stiamo avviando una funzione di marketing per collocare i nostri prodotti UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 47 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato UNIVERSITÀ 2 CENTRI DI RICERCA E MONDO IMPRENDITORIALE NON RIESCONO A PARLARE LA STESSA LINGUA 10/09/2010 Il Mondo - N.38 - 17 settembre 2010 - dossier puglia Pag. 85 (diffusione:79889, tiratura:123250) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010 48 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato della ricerca e i nostri servizi in un mercato più ampio di quello regionale. Abbiamo fondato oltre 12 anni fa il primo Industrial liaison office con la Confindustria locale, ma riteniamo questa esperienza già superata, abbiamo deciso di portare all'interno le attività tipiche di tale struttura. Ma come, secondo i dati il suo ateneo è così ricco di prodotti di innovazione, li tenete nell'ovile? R. La situazione è questa: quando i prodotti e i servizi sono realmente innovativi occorre impedire che invecchino nell'attesa di trovare un imprenditore capace di commercializzarli. Devo infatti stigmatizzare che raramente la nostra classe imprenditoriale ha il tempo e la voglia di curiosare tra i risultati delle ricerche e i brevetti universitari. L'ateneo salentino paga pesantemente lo svantaggio di operare in un contesto territoriale economicamente depresso in quanto non vi è intorno a noi una classe imprenditoriale adeguata. Per queste ragioni, la nostra università sta puntando sulla creazione di una classe imprenditoriale legata ai nostri spin-off e, in particolare, a quelli di servizio in grado così di allacciare relazioni industriali molto al di fuori dei ristretti confini regionali. Ma le imprese, soprattutto le piccole e medie, al momento sono a corto di risorse. R. Vi sono due tipi di problemi: l'uno legato alla abnorme presenza di piccole aziende nel sistema industriale italiano, l'altro derivante dalla cattiva abitudine delle medie e grandi imprese di non fare ricerca se non assistita dallo Stato. Certo, le piccole imprese sono in generale sottocapitalizzate e, anche se molto spesso svolgono importanti attività di ricerca industriale con significativi step inventivi, difficilmente hanno le risorse economiche per avvalersi del sistema universitario. Diciamo che hanno un approccio timido e distante per semplificare, come di chi vorrebbe ma non può. Ma altre volte non hanno la capacità di comprendere le dinamiche future e quindi i loro bisogni, avendo così un destino economico segnato da un costante declino. È un grave errore delle piccole imprese e in parte del sistema universitario non riuscire a trovare punti fermi di dialogo. Lei punterebbe quindi a un intervento deciso da parte dello Stato? R. Ritengo che il finanziamento pubblico andrebbe rafforzato per le piccole imprese con forti semplificazioni, favorendo la collaborazione con il mondo della ricerca. La vecchia legge 46/82 era uno strumento molto valido che andrebbe rifinanziata in modo massiccio riservando la maggior parte dei fondi alle piccole imprese. Le aziende di grandi dimensioni però la ricerca la portano avanti a casa loro. R. Le grandi imprese hanno il vizio di fare ricerca solo in presenza di fondi pubblici e si fanno finanziare addirittura le attività di sviluppo prodotto che sarebbero proprie del loro impegno industriale. Questo vizio ha spesso svuotato le casse dei finanziamenti per la ricerca delle pmi a vantaggio di grandi imprese, che poi hanno prodotto molto poco. Sarebbe giusto finanziare le grandi imprese solo in presenza di attività di ricerca condivise con il mondo della ricerca pubblico, riservando i finanziamenti a progetti di ricerca a elevato step inventivo, cioè veramente innovativi. Il mondo universitario, poi, dovrebbe riservare parte delle proprie attività al soccorso del sistema industriale, che generalmente in Italia ha grande bisogno di sostegno rispetto al resto dei Paesi industrializzati. Foto: Domenico Laforgia Foto: L'aula magna dell'università degli studi di Bari