CNOP - ORDINE DEGLI
PSICOLOGI
Rassegna Stampa del 10/09/2010
La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;
MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto
specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI
10/09/2010 Il Giorno - Legnano
Emergenza gioco d'azzardo In aumento i casi patologici
6
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
10/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE
Italiana, trentenne e già manager La carriera (inglese) di Mariasole
8
10/09/2010 Il Giornale - Nazionale
Così il lavoro può diventare una malattia
9
10/09/2010 Il Resto del Carlino - Faenza
Ospitalità alle donne, mancano i fondi
10
10/09/2010 Il Secolo XIX - Savona
Maltrattamenti all'asilo: «Mio figlio è traumatizzato»
11
10/09/2010 La Nazione - Umbria
Corso per quaranta assistenti familiari: taglio del nastro
12
09/09/2010 Famiglia Cristiana
Figli in navigazione... e genitori al timone
13
RIFORMA DELLE PROFESSIONI
10/09/2010 ItaliaOggi
Riformare per migliorare il sistema
16
10/09/2010 ItaliaOggi
Più valore al sistema ordinistico
17
10/09/2010 ItaliaOggi
Direttiva europea dei servizi, adempimenti da snellire
19
10/09/2010 ItaliaOggi
Organismo unitario di rappresentanza
20
10/09/2010 ItaliaOggi
Inpgi 2 all'incasso
21
10/09/2010 ItaliaOggi
I pilastri della riforma delle professioni: laurea, esame di stato e attività riservate
22
10/09/2010 ItaliaOggi
Più valore al sistema ordinistico
23
10/09/2010 ItaliaOggi
Identità dell'ingegnere da tutelare
25
10/09/2010 La Nazione - Umbria
Nei cantieri, ma con la «testa» Un opuscolo contro l'illegalità
26
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI
10/09/2010 Il Sole 24 Ore
Sanzioni ai pubblici per le inosservanze sul cartellino
28
09/09/2010 Il Messaggero - RIETI
Una faccina per esprimere il giudizio sui Comuni
30
10/09/2010 Finanza e Mercati
Con la firma digitale i corrieri espresso Gls dicono addio alla carta
31
10/09/2010 La Nazione - La Spezia
Malaspina accusa «In Comune non c'è trasparenza»
32
10/09/2010 La Nazione - Pisa
Un'indagine on line sul pianeta giovani
33
UNIVERSITA
10/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE
Se a Berkeley è «bello» pagare le tasse come una volta
35
10/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE
E l'università inventa la patente a punti per i docenti
36
10/09/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE
Le università italiane corteggiano gli stranieri Con 200 borse di studio
37
10/09/2010 La Repubblica - Genova
Università, effetto Gelmini le lezioni partono in ritardo
38
10/09/2010 La Repubblica - Milano
Scuola federale, la Regione rilancia "Lo Stato riconosca i nostri corsi"
39
10/09/2010 La Repubblica - Palermo
Università, dal prossimo anno i professori avranno le "pagelle"
40
10/09/2010 Il Messaggero - Nazionale
Medicina, quindici "superbravi" su 80 mila
41
10/09/2010 Avvenire - Milano
Università dell'Insubria, mille aspiranti infermieri
43
10/09/2010 Il Giorno - Lodi
«Siamo all'avanguardia e la riforma Gelmini ci rimette in primo piano»
44
10/09/2010 La Nazione - Firenze
Test a medicina:«Tutto regolare»
45
10/09/2010 Il Mondo
Opportunità da sfruttare
46
10/09/2010 Il Mondo
Quando il gap va ridotto
47
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE
DEGLI PSICOLOGI
1 articolo
10/09/2010
Il Giorno - Legnano
Pag. 10
(tiratura:107480)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
GALLARATE SEMINARIO CON UN LUMINARE CANADESE AL TEATRO DEL POPOLO
Emergenza gioco d'azzardo In aumento i casi patologici
ELEONORA MANTICA
di ELEONORA MANTICA - GALLARATE - SCOMMESSE sportive, bingo, lotto, superenalotto e «gratta e
vinci». Crescono i giocatori d'azzardo in provincia di Varese. Una vera e propria emergenza. Sono circa 8mila
i varesini finiti nel baratro del gioco. Ciò vuol dire, in termini statistici, che una persona su 100 è vittima
dell'azzardo. Nel distretto di Gallarate i giocatori «patologici», ovvero coloro che hanno perso totalmente il
controllo della situazione, sono più di 1100. Nella sola città di Varese sono oltre 800. In realtà, il problema è
ben più grave di quanti si pensi perché sono in tanti a non ammettere o, peggio ancora, a nascondere di
essere diventati degli incalliti giocatori. Uomini e donne che arrivano a scommettere centinaia di euro alla
settimana, persino l'intero stipendio finendo, il più delle volte, sommersi dai debiti. In forte aumento le
giocatrici. Hanno un'età compresa tra 25 e 55 anni, ma non mancano le giovanissime. Ragazze dai 15 ai 24
anni che si rivolgono al dipartimento Dipendenze dell'Asl di Varese in cerca di aiuto. Una recente ricerca
realizzata dall'associazione varesina «And» (Azzardo e Nuove Dipendenze), in collaborazione con il Conagga
(Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d'azzardo) ha evidenziato una situazione preoccupante.
L'indagine ha coinvolto 230 varesini, il 40% dei quali con un'età compresa tra 20 e 29 anni, il 23% tra 30 e 39
anni, il 14% tra 40 e 49 e il 13% tra 50 e 59 anni. I dati raccolti sono allarmanti. Se il 68% degli interpellati ha
dichiarato di giocare, ma solo occasionalmente, il 6% degli intervistati lo fa più di 3 volte alla settimana per
oltre 3 ore. Inoltre, se il 73% ha ammesso di spendere meno di 10 euro a settimana, il 5% gioca tra 50 e 150
euro in 7 giorni e un ulteriore 1% ne gioca più di 150. Il gioco più gettonato è il «gratta e vinci». Sempre
secondo l'indagine, uno dei motivi che spinge sempre più persone ad avvicinarsi al gioco è proprio il bisogno
di avere più denaro visto i tempi che corrono (46%). Insomma, l'azzardo sta diventando sempre più
un'emergenza sociale. Se ne parlerà oggi al Teatro del Popolo di Gallarate dove, 9 alle 18, si terrà una
giornata di studi promossa dall'associazione «And». AL SEMINARIO parteciperà anche il professor Robert
Ladouceur, luminare canadese. «Presenteremo - spiega la psicologa e psicoterapeuta Daniela Capitanucci,
presidente dell'associazione And - gli studi fatti e illustreremo il materiale, cartaceo e video, prodotto
sull'argomento». L'evento, realizzato con il sostegno del Gat-P «Gruppo azzardo Ticino-prevenzione», è
patrocinato dalla Regione Lombardia, dall'Asl, dalla Provincia di Varese, dai Comuni di Gallarate, Samarate e
Varese, oltre che da istituzioni scientifiche, quali l'Ordine degli psicologi lombardi, e da diverse associazioni
attive su questo versante. Tanti gli interventi che si susseguiranno nel corso della giornata. Image:
20100910/foto/2695.jpg
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI - Rassegna Stampa 10/09/2010
6
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
6 articoli
10/09/2010
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 43
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Giovani all'estero La storia
Italiana, trentenne e già manager La carriera (inglese) di Mariasole
Enzo Riboni
«All'inizio m'era andata anche bene, molto meglio di tante mie compagne di corso laureate in psicologia che
ancora cercano un posto fisso: responsabile della selezione per una catena multinazionale di supermercati».
Era il gennaio del 2006 e Mariasole Paduos, veneziana oggi trentenne, usciva da uno stage di sei mesi in
Adecco («senza ricevere un soldo») dopo aver compiuto in un consultorio il tirocinio obbligatorio di un anno
(«10 ore al giorno sempre senza retribuzione»). Prima aveva conseguito la laurea quinquennale (in quattro
anni) in psicologia del lavoro e un master di secondo livello in formazione e sviluppo delle risorse umane.
«Era un impiego a tempo indeterminato, ma dopo nemmeno un mese mi resi conto che l'atmosfera negli uffici
era di terrore puro: urla, insulti, pianti, impiegati trattati malissimo per non parlare dei poveretti che lavoravano
nei negozi. Selezionare in quel contesto era per me moralmente insostenibile e tutte le mattine, nel tragitto
verso l'ufficio, piangevo per la situazione. Così ho risposto all'annuncio di una multinazionale del packaging
con sede a Londra, la Rexam beverage can». Un colloquio telefonico, uno vis-à-vis e dopo una settimana
Mariasole era assunta: per un anno base in Italia e viaggi in Uk, Egitto e Usa. «Una realtà tutta diversa
dall'azienda precedente, un mondo delle risorse umane identico a come l'immaginavo da studentessa. Anzi,
con più sfaccettature e possibilità». E dal luglio 2007 arriva la trasferta definitiva: Hr manager per i due
stabilimenti inglesi. «Ho abitato prima in un paesino, Stony Straford prossimo a Milton Keynes, e poi, oggi,
con il mio futuro marito inglese, vicino a Northampton. Dopo questi tre anni ho capito che, lavorare in
Inghilterra nelle risorse umane, rispetto all'Italia dà molte più possibilità di formare e sviluppare le persone
positivamente».
RIPRODUZIONE RISERVATA OLTRECONFINE Racconta
la tua esperienza di lavoro all'estero
all'indirizzo [email protected]
Foto: Mariasole Paduos veneziana, lavora in Gran Bretagna
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010
8
10/09/2010
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 19
(diffusione:192677, tiratura:292798)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL FENOMENO DEL WORKAHOLISM
Così il lavoro può diventare una malattia
Pensi che stare al computer giorno e notte sia segno di successo? Ti senti più elettrizzato dal computer che
dalla famiglia? Se la risposta è sì dovresti consultare uno psicologo . Ma, soprattutto, staccare la spina dai
troppi impegni professionali AIUTO Un libro spiega come riconoscere e guarire da questa vera e propria
dipendenza
Enza Cusmai
Quando c'è, ti appaga più di ogni altra cosa. Quando non c'è, ti manca. Da morire. Nel senso letterale del
termine. Ti senti un vuoto enorme, ti sembra di perdere tempo, delle opportunità, ti senti sfuggire la vita. Se il
lavoro ti fa questo effetto e le due settimane agostane con la famiglia si sono sembrate lunghissime, be' allora
potresti appartenere alla categoria (sempre più dilagante) degli workaholics. Ed è arrivato il momento di fare
una visitina all'esperto. Anche virtuale. Ma questa volta il web non c'entra. Bisogna esplorare un libro che
sarà pubblicato il 7 ottobre e interagire con lui. Contiene infatti cinque test di autovalutazione per capire il
grado di «alcolismo» da lavoro. Il titolo è esemplificativo: «Malato di lavoro. Cos'è e come si manifesta il
workaholism». Costa 13 euro (The Cooper Files) ed è scritto da Andrea Castiello d'Antonio, uno
psicoterapeuta nonché psicologo del lavoro che è stato consulente nel settore industriale e dei servizi. Uno
strizzacervelli specializzato, insomma. Che può dirci quando è ora di fermarsi e recuperare il tempo perso.
Attraverso una vera e propria terapia psicoanalitica che non piace ai più. Non a caso, si ricorre al medico in
casi davvero gravi. «Spesso il workaholic chiede seriamente un aiuto per cambiare il proprio stile di vita
soltanto dopo aver avuto un problema grave a livello cardiocircolatorio» esemplifica Castiello. «Per il resto aggiunge l'esperto - chi è schiavo del suo lavoro tende a risolvere il problema con azioni poco pensate e
parziali. Come fare un viaggio, farsi ricoverare in una clinica per un periodo di cura fisica , sottoporsi a una
cura del sonno». Ma quando ritorna in ufficio, tutto ricomincia come prima o peggio di prima. E allora perché
ammalarsi di lavoro? Perché non raccogliere i segnali che il nostro corpo ci invia prima che arrivi il famoso
«coccolone» che ti spedisce in ospedale e poi dallo strizzacervelli? Il modo per capire se si è arrivati a livello
di «codice rosso» è semplice. Basta prendere carta e penna e rispondere ai questionari di autovalutazione
contenuti nel volume. Per un'indicazione iniziale, per esempio, bisogna segnare la crocetta a quesiti del tipo:
Ti senti costantemente preoccupato dal tuo lavoro? La famiglia si lamenta? Porti il lavoro quando sei a casa?
Senti sempre più difficile rilassarti e avere del tempo per divertirti? Trovi difficoltà a pranzare o cenare nei
momenti adeguati? Se la risposta è affermativa a tre o più domande, è possibile che sia già scattata la
dipendenza da lavoro. Ma per diventare workaholic bisogna fare di più. E affrontare il secondo questionario,
più analitico dove ci sono domande dolorose come: qual è l'ultima volta che ti sei concesso una vacanza?
Prendersi cura di se stessi è un lusso per persone ricche, una priorità quotidiana o è irrealistico? Il gioco di
analisi del proprio io procede con il terzo, il quarto e il quinto questionario. E si bisogna farsi forza per dire la
verità a chi ti chiede: Ti senti elettrizzato più dal lavoro che dalla famiglia? Senti sempre più difficile rilassarti e
avere del tempo per divertirti? Pensi che lavorare sempre, incluse notti e fine settimana, sia segno di
successo? Alla fine si questa seduta psicoanalitica casalinga si può delineare il profilo del lavoratore. E
identificare, per esempio, il cosiddetto adulto, il normale, il troppo normale, il Falso sé, il vendicatore
aggressivo, l'ipomaniacale e l'iper-depressivo. Tutti gradi di dipendenza da lavoro, ma tutte categorie usate
dall'autore per indicare le diverse sfumature del workaholic. Ma il panico non aiuta a superare i limiti. La cura
esiste e come tutte le dipendenze, se ne può venire fuori. Basta adottare dallo psicanalista la stessa
determinazione impiegata nel lavoro.
Foto: EMERGENZA
Foto: La sindrome da dipendenza dal lavoro o sindrome da workaholism è un disturbo ossessivo-compulsivo,
un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro e che pone in secondo piano la sua vita
sociale e familiare
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010
9
10/09/2010
Il Resto del Carlino - Faenza
Pag. 22
(tiratura:206221)
Ospitalità alle donne, mancano i fondi
«SPERIAMO che le amministrazioni locali riescano a trovare i fondi per finanziare i progetti che abbiamo
presentato proprio per ospitare le donne vittime di violenza. Ma in mancanza di notizie in merito siamo
costretti a terminare, dopo 4 anni, l'attività di ospitalità di emergenza». Non nasconde l'amarezza Nadia
Somma, presidente dell'associazione lughese 'Demetra donne in aiuto', nell'annunciare la conclusione del
progetto dell'ospitalità di emergenza che era rivolto non solo alle donne, ma anche ai minori «che da quattro
anni venivano accolti nella nostra sede dopo aver subìto violenze, fisiche, psicologiche, intimidazioni fino alle
minacce di morte. In questi quattro anni abbiamo dato ospitalità a 19 donne e 21 minori, nell'ambito di un
progetto che prevede la reperibilità 24 ore su 24 di nostri operatori, un'attività insostenibile se svolta solo a
livello di volontariato». Finora per questo progetto, nell'ambito dei Piani di zona, 'Demetra', la cui attività si
estende nei 9 Comuni della Bassa Romagna, aveva un finanziamento di quasi 4mila euro. «Nello scorso
mese di febbraio - spiega ancora Nadia Somma - abbiamo presentato due progetti: uno riguardante la
realizzazione di una casa rifugio per un costo di 50mila euro, l'altro concernente proprio l'ospitalità di
emergenza per 3-10 giorni per una spesa di circa 20mila euro. Ma dagli enti locali non abbiamo avuto notizie
sui fondi eventualmente a disposizione. Ecco perchè dobbiamo concludere, speriamo solo
temporaneamente, l'ospitalità». Questo stop cosa comporta? «Un danno enorme alle donne vittime di
violenza - risponde la presidente di 'Demetra' - perchè non hanno più un posto in cui rifugiarsi e questo
significa che molte rinunceranno a denunciare le violenze perchè costrette a tornare a casa dal proprio marito
o compagno». 'Demetra' comunque continua la sua attività nella sede di corso Garibaldi 116 (telefono 054527168) per le consulenze legali, il supporto psicologico alle donne vittime di violenza e il servizio 'Sportello
lavoro'. Luca Suprani
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010
10
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
'DEMETRA' «DOPO 4 ANNI COSTRETTI A CHIUDERE IL PROGETTO»
10/09/2010
Il Secolo XIX - Savona
Pag. 22
(tiratura:127026)
Maltrattamenti all'asilo: «Mio figlio è traumatizzato»
Andora, i genitori di un bimbo denunciano «punizioni troppo severe»
LUCA REBAGLIATI
ANDORA. Punizioni troppo dure nei confronti di un bambino, e una mamma denuncia la scuola materna di
Andora. I fatti risalirebbero allo scorso mese di giugno, quando i genitori di uno dei bambini che frequentano
l'asilo di via Pian del Merula si è presentata dai magistrati della procura di Savona raccontando una storia di
punizioni troppo dure per un bambino di quattro anni, che sarebbero arrivate addirittura fino alle percosse.
«Mio figlio è traumatizzato ed io sono sconvolta» avrebbe detto la madre al proprio avvocato e ai magistrati,
raccontando il disagio psicologico che vivrebbe l'intera famiglia dopo i presunti maltrattamenti subiti dal
piccolo da parte delle maestre, o quantomeno di alcune di esse. Accuse piuttosto dettagliate con descrizione
delle punizioni subite dal figlio, anche se basate soprattutto sui racconti del bambino, sulle quali la
magistratura e gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo, sia per la delicatezza delle accuse che per
tutelare il minore che sarebbe stato vittima dei maltrattamenti. In ogni caso la procura ha aperto un fascicolo
sulla vicenda, nell'intento di ricostruire quanto realmente accaduto e di verificare la veridicità del racconto del
bambino e della madre. A confermare la delicatezza dell'indagine è il fatto che la procura stia agendo con
grandissima cautela e che stia effettuando gran parte del lavoro utilizzando il proprio personale. Alle forze
dell'ordine locali sono comunque stati delegati alcuni accertamenti. In particolare, sono stati i carabinieri della
stazione di Andora a recarsi nella scuola materna per effettuare gli accertamenti del caso, in particolare per
verificare chi tra le maestre ed in generale il personale della scuola fosse effettivamente presente in servizio
nelle giornate in cui sarebbero avvenuti i maltrattamenti raccontati dal bambino e riferiti dalla madre. I
carabinieri hanno fatto visita alla scuola materna per almeno due volte, poi hanno riferito tutto alla
magistratura. Nel frattempo la famiglia avrebbe anche cercato l'aiuto di uno psicologo nel tentativo di
superare e soprattutto di cancellare dalla mente del piccolo quei momenti terribili, che potrebbero avere
importanti ripercussioni sul futuro scolastico del bambino e sulla sua stessa disponibilità a far ritorno a scuola
all'imminente apertura dell'anno scolastico. Al momento l'inchiesta è ancora aperta, e solo nelle prossime
settimane sarà probabilmente possibile capire qualcosa di più sulla vicenda e conoscerne gli eventuali
sviluppi. Intanto le voci della denuncia per maltrattamenti hanno suscitato un certo scalpore in città, anche
perché l'amministrazione andorese si è sempre fatta un vanto dell'elevata qualità dei servizi e soprattutto del
livello educativo della sua scuola. Dagli ambienti scolastici non arriva- no commenti sulla vicenda, se non la
raccomandazione di attendere la conclusione del lavoro della magistratura prima di farsi un giudizio sui fatti,
per non correre il rischio di condizionare l'immagine di una scuola che negli anni ha ricevuto importanti
riconoscimenti. Viene comunque smentita la voce secondo la quale alcune maestre sarebbero state trasferite
o comunque escluse dagli organici proprio in conseguenza di quella denuncia, e che eventuali provvedimenti
potrebbero essere presi solo al termine delle indagini.
Foto: I carabinieri di Andora hanno già visitato due volte l'asilo per verificare i turni del personale in servizio
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010
11
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
INDAGA LA PROCURA, I CARABINIERI GIÀ DUE VOLTE NELLA STRUTTURA
10/09/2010
La Nazione - Umbria
Pag. 17
(tiratura:176177)
Corso per quaranta assistenti familiari: taglio del nastro
- FOLIGNO - CON LA LEZIONE di psicologia e sociologia dell'invecchiamento è partito ieri, alle 14, al
Servizio di Formazione dell'Asl n. 3 dell'Umbria, in Piazza Giacomini, il primo Corso di Formazione per
assistenti familiari. L'iniziativa, frutto del protocollo d'intesa tra la Asl ed il Comune di Foligno, è gratuito e
rivolto alle assistenti familiari che saranno certificate con l'iscrizione ad uno speciale albo continuamente
monitorato e consultabile dai cittadini. L'iniziativa intende migliorare la qualità dell'assistenza familiare con
nozioni di base per la cura degli anziani e, nello stesso tempo, offrire alle famiglie soluzioni certificate proprio
per gli anziani ed i minori. Inoltre, considerato che molte badanti sono straniere, il corso costituisce un
ulteriore fattore di integrazione. In classe ci saranno 40 assistenti familiari che alla fine del ciclo di lezioni
verranno registrate in un albo dal Comune. «Stiamo lavorando di concerto con il Comune - ha detto Maria
Gigliola Rosignoli, direttore generale dell'Asl 3 - per delineare un modello corretto per l'assistenza
aumentando la qualità anche nel domiciliare. L'iniziativa - ha concluso - servirà a migliorare l'approccio con le
famiglie anche delle assistenti che provengono da culture diverse». Le lezioni toccheranno diversi argomenti
come la lingua italiana, l'igiene, la cultura, la cucina e l'emergenza. Alla fine del corso è in programma la
verifica per monitorare il livello raggiunto dall'assistente familiare. Al taglio del nastro erano presenti, oltre al
direttore generale dell'Asl 3, l'assessore ai Servizi Sociali del Comune di Foligno, Christian Napolitano e il
responsabile del Servizio di Formazione aziendale, Paolo Trenta.
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010
12
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
FORMAZIONE ALLE BADANTI VERRANNO IMPARTITE LEZIONI DI PSICOLOGIA E SOCIOLOGIA
09/09/2010
Famiglia Cristiana - N.37 - 12 settembre 2010
Pag. 34
(diffusione:587400, tiratura:685739)
Figli in navigazione... e genitori al timone
DI RENATA MADERNA, ORSOLA VETRI E FEDERICO POLVARA
Se le vacanze, il mare, gli amici, i viaggi hanno favorito una tregua (o forse solo l'illusione di una pausa) sul
fronte delle sempre nuove passioni dei giovanissimi naviganti del mare internettiano, la ripresa dell'anno
scolastico e della vita cittadina non lasciano scampo. Computer e compagni, piattaforme di ogni tipo e
possibilità tornano prepotentemente nella vita di bambini e ragazzi e, con essi, l'ansia dei genitori di non
riuscire a star dietro alla velocità delle innovazioni e delle metamorfosi di una Rete che affascina i più giovani
e inquieta gli adulti. Perché ogni volta che a papà e mamma par di avere imparato a gestire con naturalezza
un programma o uno strumento in più, immancabilmente tutto cambia di nuovo, alimentando da una parte la
tentazione di demonizzare e fermarsi a gridare "Al lupo!" e dall'altra quella, opposta, di arrendersi e lasciar
fare. Sirene dalla voce suadente, ma altrettanto aleatoria, a cui sarà meglio opporre la disponibilità di chi si
piega a studiare con fatica la rotta. Con la convinzione che al timone serva ancora qualcuno, magari meno
"atletico" nei salti della mente, ma più ferrato nella saggezza della vita. Con una bussola, per non perdere la
via. R.M. Che Internet, e i social network in par-ticolare, siano sempre più amati an-che dai ragazzini e che
sia necessario da parte degli adulti non perdere il passo con le continue e rapidissime evoluzio-ni è invito
ripetuto da tempo da numerose voci. Questa volta a sottolinearlo si sono mes-si pure neuropsichiatri e
psicologi dell'Ospe-dale pediatrico Bambino Gesù di Roma che, dopo aver segnalato la sempre più bassa età
di chi si affaccia al mondo dei social network («intere classi virtuali delle scuole elementa-ri sono ormai
ritrovabili in Rete sotto forma di gruppi»), mettono in guardia dai pericoli «numerosi e tutt'altro che trascurabili,
co-me spesso emerge dai casi di cronaca che vedono i minori oggetto di attenzioni mor-bose da parte degli
adulti 0 vittime di per-corsi che incidono negativamente sullo svi-luppo della loro personalità». Ma attenzione:
come spiega molto bene Giuseppe Pelosi nel suo Aiuto! Ho un cyberfi-glio! (Ancora), accusare il mezzo non
servireb-be a nulla perché «dare la colpa a Internet è co-me dare la colpa al bosco nella favola di
Cappuccetto Rosso, mentre il nemico è il lupo, non il bosco». Gli stessi medici del Bambino Gesù prerisano,
infatti, che «i social network sono un'importante e straordinaria opportu-nità e non vanno demonizzati. Ma,
come tutti gli strumenti potenti, bisogna saperli maneg-giare in modo da non farsi del male. Per un genitore e
un figlio, infatti, non sono altro che la proiezione in Rete della qualità delle re-lazioni vissute
quotidianamente». Un atteggiamento maturo che prende co-scienza dei rischi e che riflette sulle attenzio-ni
necessarie emerge anche dall'interessante indagine Norton online family report, realizza-ta per conto della
Symantec su oltre 7 mila adulti e 2.800 ragazzi compresi tra gli 8 e i 17 anni in 14 diversi Paesi. È
significativo che gli stessi ragazzi (quasi la metà) pensino di stare troppo tempo connessi e che il 58%
racconti di aver avuto un'esperienza negati-va, dall'aver scaricato virus alla richiesta di amicizia da parte di
sconosciuti, all'esposi-zione a immagini violente 0 indecenti. Ma nel caso del virus, 8 ragazzi su 10
ammettono di essere i responsabili del pasticcio, anche se i ragazzi italiani sono all'ultimo posto nel-la
classifica che segnala il "rimorso" per aver compiuto on-line un'azione sbagliata. È confortante che i ragazzi
abbiano affer-mato che, in caso qualcosa andasse storto, il primo punto di riferimento rimangono i ge-nitori (
l'87% chiederebbe aiuto a loro se mi- nacciato di lesioni fisiche, l'84% riferirebbe un ricatto 0 una minaccia
subita on-line e il 71% qualcosa di sospetto), anche se dovreb-be far riflettere che quasi la metà dei ragazzi
intervistati pensa di essere più cauto dei pro-pri genitori. La ricerca di quest'anno, tuttavia, mette in luce una
migliorata conoscenza da parte di mamme e papà, che l'anno scorso si erano fatti trovare impreparati,
sottovalutando nel 50% il tempo che i figli trascorrevano connes-si. Continua a emergere, invece, la preoccupazione che ai figli possa capitare di incon-trare in Rete un molestatore (segnalata dal 59°/o) 0 comunicare
particolari privati a estranei (38%) anche se, un fatto che sorpren-de, gli italiani hanno un atteggiamento più liberale, concedendo ai figli (nel 65% dei casi) una maggiore autonomia di decisione, a dif-ferenza di quel che
accade negli Stati Uniti dove 6 genitori su 10 pensano di dover avere pieno controllo su tutte le attività che i
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010
13
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ATTUALITÀ FAMIGLIA
09/09/2010
Famiglia Cristiana - N.37 - 12 settembre 2010
Pag. 34
(diffusione:587400, tiratura:685739)
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 10/09/2010
14
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ragaz-zi svolgono on-line. Sono i ragazzi stessi, del resto, a sostenere la necessità di un comportamento
etico corretto e a seguire fedelmente alcune regole, che vengono stabilite in prima persona nella qua-si
totalità dei casi (95%). Gli italiani, poi, sono tra quelli più onesti, ritenendo ingiusto assu-mere false identità, al
contrario dei coetanei cinesi che lo fanno in un caso su due. Quando gli è stato chiesto quali sono le re-gole
più importanti, le risposte più frequenti sono state: «Non essere prepotente con gli altri utenti», «raccontare
agli adulti gii epi-sodi di bullismo», «non molestare gli altri utenti on-line», «non diffondere foto e mes-saggi
imbarazzanti per gli altri», «non diffon-dere spam», «non dire e fare cose che non fa-rei nella vita normale»,
«non parlare con per-sone sconosciute», «non spettegolare degli al-tri a loro insaputa». Davanti a questo
senso di responsabilità ai genitori non rimane che evitare di trasfor-marsi in spie e perseguire, invece, quello
che gli psicologi del Bambino Gesù ritengono l'approccio migliore: «La creazione di una re-lazione solida con
il figlio, che permetta al-l'adolescente di affrontare ogni argomento, eventuali ansie, paure e preoccupazioni
deri-vanti da contatti e richieste giunte tramite In-ternet e i social network», per instaurare un rapporto di
fiducia «che faccia sentire l'adole-scente accolto e non giudicato, in modo da consentire anche richieste di
aiuto, nella con-sapevolezza di potersi sentire sempre protet-to e difeso».11 ore il tempo trascorso
settimanalmente in Rete dai ragazzi italiani, con un aumento medio del 20% rispetto al 200958 su 100 i
minori che hanno avuto un'esperienza negativa on-line (ma soltanto il 45% dei genitori ne è informato)Tante
voci da Facebook Di seguito alcune opinioni sul terna "Sicurezza dei ragazzi online" discusso di recente nella
pagina Essere Genitori di Facebook.
RIFORMA DELLE PROFESSIONI
9 articoli
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 28
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Riformare per migliorare il sistema
Jogna: la categoria va avanti nonostante la crisi politica
«La categoria va avanti compatta, al di là di ogni crisi politica". Perché se è vero che la riforma delle
professioni è di nuovo sotto scacco della politica e altrettanto vero che i periti industriali non staranno a
guardare, perché la posta in gioco è troppo alta. Parola di Giuseppe Jogna, presidente del Cnpi che, al
contrario, dopo la pausa estiva traccia la rotta da seguire per i prossimi mesi. Un calendario fitto di
appuntamenti a partire da assemblee di presidenti a incontri unitari con le altre professioni del Cogepapi
(Coordinamento geometri, periti agrari e periti industriali), passaggio fondamentale per arrivare ad un
Congresso unitario delle tre professioni tecniche "a testimonianza di una volontà unica e salda di puntare dritti
a un obiettivo: l'albo unico delle professioni tecniche. E con una certezza in più, "l'aver fatto comprendere
finalmente alle forze politiche la reale natura del nostro progetto di fronte al quale, ormai, non possono più
tirarsi indietro». Certo dice Jogna resta il rischio dell'incognita della crisi di governo che nessuno potrà
prevedere.Domanda. Presidente, alla luce della difficile congiuntura economica che il paese vive, ritiene che
si possa ancora parlare di urgenza per la riforma delle professioni?Risposta. Noi ci crediamo e continuiamo a
lavorare per questo. Accogliendo l'invito del ministro della giustizia Angelino Alfano, il Cup e il Pat hanno
prodotto un documento condiviso che rappresenta una base di partenza importante. Lo abbiamo consegnato
al ministro a fine luglio e lui ci ha assicurato che avrebbe tradotto il testo in un disegno di legge che
rappresenterà la cornice di riferimento su cui modellare poi le discipline di dettaglio per ogni singola
categoria. D. quindi è d'accordo con l'idea di Alfano di partire da principi generali per poi declinare le
specificità di ogni categoria?R. Certo, la riforma va segmentata: prima vanno declinati i principi generali, poi
gli aspetti attinenti le singole aree e infine vanno adeguati i singoli ordinamenti ai primi due segmenti. D.
Quanto è necessaria una riforma per la categoria che lei rappresenta?R. La riforma è fondamentale, non per
la professione in sé che potrebbe vivere di rendita ma per la collettività che richiede a viva voce il necessario
ammodernamento del sistema. Per questa ragione noi chiediamo di fare chiarezza nei due livelli di
competenza nell'area tecnica, da una parte riordinando la regolamentazione dall'altra chiarendo il perimetro
dei limiti.D. Nel frattempo le cose si sono complicate, sono arrivate le associazioni, sono state emanate le
direttive europee. Le professioni sono in grado di fare fronte comune rispetto a questo scenario?R. Le
professioni sembra siano solo concentrate a tenere fissa la barra al centro dei propri interessi facendole
passare per interessi della collettività. Ognuno ha diritto di rappresentare le proprie legittime opinioni, ma a
me sembra che non tutti abbiano la percezione del taglio che bisogna dare alla riforma.D. Che cosa significa
riformare per lei?R. Riformare vuol dire modificare per migliorare, per aggiornare e per trasformare un
ordinamento. D. È in corso in questi giorni il congresso degli ingegneri. Qual è il messaggio che si sente di
inviare?R. Agli ingegneri d'Italia noi periti industriali chiediamo con forza di rilanciare le quotazione delle
professioni tecniche tenendo conto di tutte le specificità esistenti. Da parte nostra garantiamo di essere in
prima linea per rivendicare diritti, ma soprattutto per rispettare i doveri. Uniti si può arrivare davvero lontano.
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
16
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il presidente dei Consiglio nazionale dei periti industriali fa il punto sugli impegni autunnali
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 31
(diffusione:88538, tiratura:156000)
È appena di qualche settimana fa la notizia che la Cina ha effettuato il sorpasso del Giappone, diventando la
seconda potenza economica mondiale e così frantumando, quasi in via istantanea, la storica e consolidata
visione che collocava paesi come Cina, India, Brasile, in posizione assai arretrata rispetto a Usa, Giappone,
Europa. Si tratta di una notizia emblematica, fra innumerevoli altre, del vivere un tempo segnato
dall'accavallarsi di complessi e profondi rivolgimenti a seguito dei quali, negli ultimi decenni, è radicalmente
cambiata la fisionomia socio-economica e la geopolitica del mondo. Ma non solo. Possiamo altresì affermare
che viviamo un tempo in cui sta radicalmente mutando l'idea e la percezione stessa del futuro, reso sempre
più contiguo al presente dalle repentine accelerazioni con cui si registrano sensazionali avanzamenti. Nel
complesso, si tratta di due fondamentali fenomeni nei confronti dei quali, in via generale, il mondo tecnicoscientifico ha dimostrato di costituire il motore primo, implicando in poco più di un secolo mutamenti che non
hanno precedenti nella storia dell'umanità e che interessano, in modo incalzante, pressoché ogni sfera
dell'attività umana, economica, sociale, ambientale, biosferica. Come corollario, non può essere trascurato il
fatto che si tratta di fenomeni per i quali, in via particolare, è l'ingegneria a trovarsi silenziosamente a giocare
un ruolo centrale. E, quindi, non può essere trascurato il fatto che la rilevanza assunta dalle pratiche
ingegneristiche entro le odierne società ha via via finito per conferire ai tecnici, e in particolare agli ingegneri,
il ruolo di artefici e di mediatori di complesse metamorfosi sociali, economiche, culturali e politiche, destinate
ad incidere profondamente sull'evoluzione del profilo e della funzionalità delle odierne società e, ancor più, di
quelle future. Un settore, quello dell'ingegneria, che vede coinvolta in trincea, e senza soluzione di continuità,
la base: ovvero i migliaia di singoli professionisti e di team di ingegneri quotidianamente impegnati
nell'ideazione, nella progettazione, nell'esecuzione, nella gestione, nella ricerca. Un fronte, nella sola Italia, di
oltre 230.000 ingegneri appartenenti al Sistema Ordinistico, di cui gran parte classe dirigente, che nel loro
insieme concorrono a strutturare la dorsale attraverso cui le idee e le attività riguardanti gli innumerevoli
ambiti applicativi dell'ingegneria (dall'informatica, alla meccanica, all'edilizia, alle infrastrutture, all'energia, alla
tutela ambientale, alle biotecnologie, ecc.) si muovono per tradursi in realtà, per costruire futuro. Entro questo
scenario, per contro, la nostra Rappresentanza e il sistema Ordinistico più in generale si trovano da tempo
esposti a pressanti e severi attacchi. Attacchi che in parte sono anche favoriti - occorre avere il coraggio di
riconoscerlo - dal ritardo con cui ci avviamo ad esaminare fattivamente la possibilità di aggiornare la nostra
identità, di ampliarne le tradizionali funzioni, di costituire, attraverso l'Ordine, un punto di riferimento e di
coordinamento volto a valorizzare il suo ruolo etico, sociale, economico e politico. Tuttavia, spingendo il
ragionamento al limite si potrebbe giungere ad affermare - con intonazione volutamente provocatoria ma non
polemica - che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che, solo per accennare a
qualche esempio, ci troviamo in difficoltà nel far decollare «La Riforma delle Professioni», allo stato attuale in
fase altalenante di stallo, anche se la strada intrapresa dal Ministro Alfano è condivisa e supportata con forza
dal Consiglio Nazionale Ingegneri. Che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che ci
siamo trovati a dovere pesantemente «subire» una Legge sulle liberalizzazioni che, nel prevedere il criterio
dell'abolizione dei minimi tariffari, e quindi l'applicazione indifferenziata anche per il mondo dell'ingegneria, sta
oggi producendo quegli effetti collaterali destabilizzanti, da tempo energicamente segnalati proprio da noi
Ingegneri. E così ancora, che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che, in ultima
istanza, i rapporti tra pubblica Amministrazione e Ordini, tra Pubblici Poteri e Ordini, siano limitatamente
efficaci. Assecondando il ragionamento al limite ritengo che, piuttosto, si dovrebbe convenire sul considerare
un elemento a rilevante connotazione negativa il fatto di non avere, come Rappresentanza e come sistema
Ordinistico, la tendenza ad elevarci al di sopra degli eventi contingenti, così da favorire punti di vista ad ampio
raggio e riflessioni di più ampio respiro. Riflessioni centrate sul riconoscere il fatto che, in ultima istanza, la
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
17
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Più valore al sistema ordinistico
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 31
(diffusione:88538, tiratura:156000)
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
18
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Rappresentanza degli ingegneri si è trovata, nel giro di qualche decennio, ad essere trascinata nel golgo di
un epocale periodo di transizione, contraddistinto da travagliate e intense trasformazioni impresse
dall'evoluzione sempre più rapida delle odierne società; contraddistinto dalle responsabilità imposte dal
Futuro prossimo (l'interpretazione delle quali ci impone di fronteggiare con urgenza la sfida della sostenibilità
economica, energetica, ambientale e sociale); contraddistinto dal dischiudersi di un profondo rapporto tra
ingegneria e società. Trasformazioni, responsabilità, sfide e rapporti che, nel loro insieme, oltre a costituire
una novità di assoluto rilievo offrono agli Ordini la rilevante e positiva opportunità di aprire una nuova pagina
nell'ambito dell'interpretazione del mandato fondativo di tutela degli interessi superiori della collettività, del
concetto di responsabilità e, in ultima istanza, del ruolo svolto dall'Ordine in considerazione, per l'appunto, di
una rinnovata interpretazione del proprio mandato fondativo. Nell'accennare a queste considerazioni con lo
sguardo rivolto all'impellente esigenza del nostro Sistema Italia di «costruire futuro», nonché alle sfide che
oggi scaturiscono per il mondo dell'ingegneria, mi è di conforto la possibilità di sottolinearne la profonda
sintonia con storiche radici entro il nostro mondo degli Ordini. E, in questo senso, mi è caro fare un cenno a
quanto, ormai una trentina di anni fa, scriveva l'allora Presidente del Consiglio Nazionale Silvio Terracciano:
«La nuova configurazione della società post-industriale amplifica le funzioni etico-sociali di tecnici e
intellettuali. Tale funzione consiste anche nel rendere disponibile il proprio specialismo nella fase propositiva
dei processi decisionali. «Per quei settori che vedrebbero altrimenti inespresse le proprie esigenze, le
strutture degli Ordini, già esistenti e operanti anche sul piano normativo, costituiscono l'adatto punto di
riferimento, ponendosi come garanti della professionalità che rappresentano, non nell'intento di
salvaguardare i privilegi di una casta, ma nella volontà di assolvere responsabilmente al proprio compito nella
collettività». È questa l'intuizione di un disegno che, seppure appena abbozzato, ha l'indiscutibile pregio di
essere orientato a stabilire delle direttrici atte a valorizzare il ruolo e l'azione dell'Ordine. A distanza di un
trentennio, impegnandoci con forza a dettagliare questo disegno, ritengo, con fiducia, ci sia per noi la
possibilità di svolgere in prospettiva quel ruolo di dialogo con i Pubblici Poteri, nonché la possibilità di
rivitalizzare il nostro ruolo di interpreti delle istanze dei singoli Ingegneri. Parlo non a caso di «fiducia»
evitando, come del resto avviene in ambito economico-finanziario, di riferirmi al termine «speranza». Infatti
sussistono diverse «ragioni» che nutrono questa mia «fiducia». Tra queste, ritengo dominante la
considerazione secondo cui l'ingegneria è oggi chiamata a cogliere un'occasione che, senza enfasi, assume
«rilevanza storica». Un'occasione nella sostanza scaturita da una situazione ormai divenuta cronica e
paradossale per il nostro paese. Infatti, se per un verso si configura un inedito scenario in cui appare sempre
più marcata l'influenza delle applicazioni ingegneristiche nell'area dei valori umani, sociali, economici e
finanche culturali, per altro verso assistiamo al vistoso paradosso per cui gli ingegneri non hanno, in genere,
voce in capitolo nell'ispirazione delle politiche a rilevanza strategica per il Paese. A fronte di queste sommarie
e generali considerazioni dovrebbe apparire largamente evidente come la scelta del tema Congressuale e
l'articolazione delle giornate previsti per il 55° Congresso Nazionale rappresentino una sorta di «passaggio
obbligato», nella sostanza finalizzato a segnare una preliminare tappa di un percorso orientato a favorire la
ricollocazione del nostro ruolo nello scenario politico, economico e sociale italiano anche, e soprattutto, per la
possibilità che la Rappresentanza del mondo ingegneristico ha di incidere sull'ispirazione e i sui disegni
generali del sistema Italia. Si tratta di un evento che, sul piano dei contenuti, il Consiglio Nazionale degli
Ingegneri ha organizzato con il coinvolgimento di alcune personalità di spicco del Paese al fine di favorire sia
lo svolgimento di riflessioni e dibattiti di alto profilo su tematiche di rilievo strategico per gli ingegneri per la
rappresentanza, per la politica nazionale e, più ampiamente, per l'interesse generale; sia un'estesa
attenzione mediatica. *Presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 33
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Direttiva europea dei servizi, adempimenti da snellire
Direttiva servizi da regolamentare. Con la riforma delle professioni. Per razionalizzare, tra l'altro, i
procedimenti autorizzativi per la libera prestazione di servizi in regime occasionale e per l'attività
professionale in regime di stabilimento. È quanto emerge da un'indagine del centro studi del consiglio
nazionale degli ingegneri, dal titolo «La libera prestazione di servizi in regime occasionale e l'attività
professionale in regime di stabilimento a seguito del dlgs 26 marzo 2010, n. 59», che passa in rassegna le
principali novità per gli ingegneri legate sia all'attuazione della direttiva servizi sia a quella sulle qualifiche
professionali. In pratica, secondo il Cni, dall'analisi delle normative si evince una differenza di disciplina tra la
prestazione di servizi in forma occasionale (eccessivamente «liberalizzata») e in regime di stabilimento
(soggetta, invece, a un duplice controllo del ministero e dell'ordine), definita dal combinato disposto del dlgs
n. 206/2007 e dal dlgs n. 59/2010, che «costituisce un vulnus nel quadro normativo che necessita di essere
urgentemente sanato». In questo senso, «la prospettiva di un riordino dell'ordinamento professionale», si
legge, «potrebbe costituire l'occasione per una razionalizzazione dei procedimenti autorizzativi». Nel
dettaglio, con il dlgs 26 marzo 2010, n. 59, il governo ha dato attuazione alla direttiva 2006/123/Ce del
Parlamento europeo e del Consiglio, relativa ai servizi nel mercato interno. La direttiva reca il quadro
normativo di riferimento per il mutuo riconoscimento delle prestazioni riconducibili alla categoria dei servizi
forniti dietro corrispettivo economico, con l'eccezione dei settori esclusi e fatte salve le previsioni della
precedente direttiva n. 36/2005 (attuata dal dlgs n. 206/2007) in materia di professioni regolamentate. I
rapporti tra le direttive, spiega il centro studi, sono regolati in base al principio di specialità: l'art. 3, della
direttiva n. 123/2006 contiene, difatti, un'apposita clausola, secondo cui le disposizioni della direttiva
qualifiche prevalgono su quelle della direttiva servizi, qualora presentino un contenuto difforme e
incompatibile con queste ultime. Il medesimo criterio trova applicazione nei rapporti tra i rispettivi decreti di
attuazione. Pur avendo ambiti materiali differenti, le normative introdotte dalle due direttive presentano, però,
secondo il Cni, alcuni punti di interferenza, in particolare per ciò che attiene la libera prestazione di servizi in
regime occasionale e l'esercizio di attività professionale in regime di stabilimento. «Quando si tratta della
regolamentazione dell'esercizio di un'attività professionale in regime di stabilimento», afferma il centro studi,
«il combinato disposto dell'articolo 16 del dlgs n. 206/2007 e degli artt. 45 e 46 del dlgs n. 59/2010 offre un
quadro normativo sufficientemente chiaro per la definizione del procedimento pertinente. Lo stesso, tuttavia,
non può affermarsi per l'esercizio in forma occasionale». In questo caso, infatti, ai sensi dell'art. 10 del dlgs n.
206/2007, il professionista «che si sposta per la prima volta da un altro stato membro sul territorio nazionale
per fornire servizi» è tenuto a informare 30 giorni prima, salvo casi di urgenza, l'autorità locale competente «di
cui all'articolo 5» (nel caso dei professionisti ingegneri, il ministero della giustizia), mediante una dichiarazione
scritta recante informazioni sulla prestazione dei servizi che intende svolgere, «nonché sulla copertura
assicurativa o analoghi mezzi di protezione personale o collettiva per la responsabilità professionale». Il
ministero, però, ha un mese di tempo dalla ricezione della dichiarazione e dei documenti a corredo, per
informare il prestatore sull'esito della verifica. Trascorso tale mese si applica il principio del silenzio-assenso.
Il dlgs n. 206/2007 stabilisce, inoltre, che la dichiarazione che il professionista straniero è tenuto a presentare
al ministero della giustizia, è trasmessa da quest'ultimo «al competente ordine o collegio professionale». Una
volta ricevuta tale dichiarazione l'ordine provvede «a una iscrizione automatica in apposita sezione degli albi
istituiti e tenuti presso i consigli provinciali e il consiglio nazionale con oneri a carico dell'ordine o collegio
stessi, la cui validità è limitata al tempo di efficacia della dichiarazione. «Se una simile semplificazione»,
scrive il centro studi, «può apparire giustificata qualora il ministero vigilante abbia già effettivamente verificato
la regolarità della documentazione del richiedente, lo stesso non può certamente affermarsi nei casi in cui il
ministero abbia rigettato la richiesta, ovvero non abbia potuto esaminarla nel termine legalmente stabilito».
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
19
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
documento del centro studi del cni
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 34
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Organismo unitario di rappresentanza
Un organismo unitario di rappresentanza dell'ingegneria italiana. Che tuteli in modo paritario sia i
professionisti che esercitano liberamente sia quelli che lo fanno tramite rapporto di lavoro subordinato. E
proponga alla politica una riforma del comparto che disciplini entrambe le figure professionali. Questo, in
sostanza, l'obiettivo del documento approvato all'unanimità dall'assemblea dei presidenti e che verrà inserito
oggi nella mozione congressuale che chiuderà il 55° congresso nazionale di categoria. Per il rilancio
dell'ingegnere dipendente, inoltre, il gruppo di lavoro che ha redatto il documento è stato trasformato in tavolo
permanente per l'approfondimento degli aspetti operativi e l'attuazione degli stessi. Nel dettaglio, gli ingegneri
dipendenti propongono all'attenzione del consiglio nazionale una serie di iniziative. Come quella di sollecitare
l'Aran a dare attuazione all'istituzione della separata «area dei professionisti», vigilando poi sulla
trasposizione in contratti, nazionali in sede Aran e territoriali in sede di contrattazione separata, delle leggi
emanate per i contratti degli ingegneri pubblici dipendenti. Per gli ingegneri dipendenti è necessario anche
monitorare i contratti di diritto privato, che interessano professionisti con attribuzioni di attività regolamentate,
vigilando sul rispetto delle riserve di legge. «In analogia a quanto spesso operato da numerosi ordini
provinciali», recita il documento, «il Cni dovrà contribuire alla corretta applicazione dei contratti di lavoro,
costituendosi anch'esso ad adiuvandum, nei ricorsi giudiziali proposti dagli iscritti». Si dovrà inoltre avviare la
costituzione di organi di rappresentanza degli ingegneri dipendenti ("al pari dei medici") che abbiano anche il
compito di svolgere attività sindacale e di partecipare ai tavoli delle trattative contrattuali. Il Cni dovrà
impegnarsi anche a contribuire a porre in atto tutte le iniziative volte a determinare la individuazione di
ulteriori prestazioni professionali riservate agli ingegneri iscritti all'albo e di approntare ogni misura idonea alla
effettiva vigilanza sull'osservanza degli obblighi vigenti. Il centro studi, da parte sua, secondo il documento,
dovrà aggiornare e integrare il rapporto del 2001 con un più puntuale e dedicato approfondimento degli
aspetti che riguardano gli ingegneri operanti nel settore privato. Una rappresentanza degli ingegneri
dipendenti dovrà anche contribuire alla definizione della riforma delle professioni. E il programma di
formazione, che verrà definito secondo i risultati dell'apposito gruppo di lavoro, dovrà comprendere anche le
esigenze degli ingegneri dipendenti. «Gli ingegneri dipendenti», si legge infine nel documento, «non saranno
spettatori di quanto verrà proposto ed attuato, ma anzi si candidano fin d'ora ad essere protagonisti del
cambiamento e a porre in atto alcune azioni concrete quali: l'impegno per la costituzione di una commissione
dipendenti presso ogni ordine provinciale; la promozione di un'indagine all'interno degli ordini per capire chi
sono e cosa si aspettano gli ingegneri dipendenti».
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
20
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
documento approvato
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 36
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Inpgi 2 all'incasso
Contributi da versare entro il 30/9
Entro il 30 settembre, gli enti locali devono provvedere al pagamento dei contributi all'Inpgi per gli
amministratori iscritti alla gestione separata (Inpgi2). A ricordarlo è l'istituto di previdenza nella circolare n.
5/2010.Testo unico enti localiL'adempimento è previsto dal Tuel (articolo 86 del dlgs n. 267/2000) il quale,
infatti, prevede che per i lavoratori non dipendenti che rivestono la carica di sindaci, presidenti di provincia,
presidenti di comunità montane, di unioni di comuni e di consorzi fra enti locali, di assessori provinciali e dei
comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti, di presidenti dei consigli dei comuni con popolazione
superiore a 50.000 abitanti, di presidenti dei consigli provinciali, di presidenti dei consigli circoscrizionali e di
presidenti delle aziende, anche consortili, gli enti locali provvedano al versamento di quote forfetarie annuali
(a titolo di contributi) a favore delle forme pensionistiche presso le quali i predetti soggetti erano iscritti o
continuano a essere iscritti alla data di conferimento del mandato. Il contributo 2010Al fine di consentire
l'adempimento, l'Inpgi ha stabilito gli importi dovuti per l'anno 2010. Per i soggetti con oltre 5 anni di anzianità
professionale va versato l'importo di euro 272,46 (contributo soggettivo di 200 euro, più contributivo
integrativo di 40 euro, più contributo di maternità di 32,46 euro); per quelli con meno di 5 anni di anzianità va
versato l'importo di euro 130,73 (contributo soggettivo di 78,27 euro, più contributivo integrativo di 20 euro,
più contributo di maternità di 32,46 euro). Ai fini della determinazione del contributo dovuto, l'anzianità
professionale va valutata alla data del 30 settembre 2010, prendendo a riferimento la data di iscrizione all'
albo professionale (professionisti, registro praticanti e/o elenco pubblicisti). A tal fine, il giornalista
amministratore interessato avrà cura di comunicare all'amministrazione locale di appartenenza la data
d'iscrizione all'albo. L'Inpgi, infine, ricorda che i giornalisti interessati restano comunque tenuti all'invio della
comunicazione reddituale, da effettuarsi in via telematica all'Inpgi entro il 31 luglio di ogni anno, e al
pagamento, nei termini previsti, delle contribuzioni dovute a saldo, connesse all'eventuale reddito
professionale conseguito.
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
21
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La cassa dei giornalisti ricorda l'obbligo agli enti locali
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 24
(diffusione:88538, tiratura:156000)
I pilastri della riforma delle professioni : laurea, esame di stato e attività
riservate
Non tutte le professioni che attualmente si riconoscono in ordini e collegi possono fare riferimento ad attività
riservate per legge. E ciò comporta una differenza che, insieme ad altre, riverbera inevitabilmente sul
processo di defi nizione di una proposta unitaria di «riforma» delle professioni producendo necessariamente
un livellamento dei requisiti costituenti le attività professionali. Non è impossibile addivenire ad una
piattaforma unitaria su cui fondare la tanto sospirata «riforma» delle professioni.A patto che siano
salvaguardate le peculiarità delle singole professioni. Ciò per gli ingegneri signifi ca: riconoscere tre intangibili
pilastri: laurea, esame di Stato, attività riservate per legge. La Pietra a pag. 32
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
22
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SPECIALE CONGRESSO INGEGNERI
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 24
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Più valore al sistema ordinistico
GIOVANNI ROLANDO*
È appena di qualche settimana fa la notizia che la Cina ha effettuato il sorpasso del Giappone, diventando la
seconda potenza economica mondiale e così frantumando, quasi in via istantanea, la storica e consolidata
visione che collocava paesi come Cina, India, Brasile, in posizione assai arretrata rispetto a Usa, Giappone,
Europa. Si tratta di una notizia emblematica, fra innumerevoli altre, del vivere un tempo segnato
dall'accavallarsi di complessi e profondi rivolgimenti a seguito dei quali, negli ultimi decenni, è radicalmente
cambiata la fi sionomia socioeconomica e la geopolitica del mondo. Ma non solo. Possiamo altresì affermare
che viviamo un tempo in cui sta radicalmente mutando l'idea e la percezione stessa del futuro, reso sempre
più contiguo al presente dalle repentine accelerazioni con cui si registrano sensazionali avanzamenti. Nel
complesso, si tratta di due fondamentali fenomeni nei confronti dei quali, in via generale, il mondo
tecnicoscientifi co ha dimostrato di costituire il motore primo, implicando in poco più di un secolo mutamenti
che non hanno precedenti nella storia dell'umanità e che interessano, in modo incalzante, pressoché ogni
sfera dell'attività umana, economica, sociale, ambientale, biosferica. Come corollario, non può essere
trascurato il fatto che si tratta di fenomeni per i quali, in via particolare, è l'ingegneria a trovarsi
silenziosamente a giocare un ruolo centrale. E, quindi, non può essere trascucontinua a pag. 32 rato il fatto
che la rilevanza assunta dalle pratiche ingegneristiche entro le odierne società ha via via fi nito per conferire
ai tecnici, e in particolare agli ingegneri, il ruolo di artefi ci e di mediatori di complesse metamorfosi sociali,
economiche, culturali e politiche, destinate ad incidere profondamente sull'evoluzione del profi lo e della
funzionalità delle odierne società e, ancor più, di quelle future. Un settore, quello dell'ingegneria, che vede
coinvolta in trincea, e senza soluzione di continuità, la base: ovvero i migliaia di singoli professionisti e di
team di ingegneri quotidianamente impegnati nell'ideazione, nella progettazione, nell'esecuzione, nella
gestione, nella ricerca. Un fronte, nella sola Italia, di oltre 230.000 ingegneri appartenenti al Sistema
Ordinistico, di cui gran parte classe dirigente, che nel loro insieme concorrono a strutturare la dorsale
attraverso cui le idee e le attività riguardanti gli innumerevoli ambiti applicativi dell'ingegneria (dall'informatica,
alla meccanica, all'edilizia, alle infrastrutture, all'energia, alla tutela ambientale, alle biotecnologie, ecc.) si
muovono per tradursi in realtà, per costruire futuro. Entro questo scenario, per contro, la nostra
Rappresentanza e il sistema Ordinistico più in generale si trovano da tempo esposti a pressanti e severi
attacchi. Attacchi che in parte sono anche favoriti - occorre avere il coraggio di riconoscerlo - dal ritardo con
cui ci avviamo ad esaminare fattivamente la possibilità di aggiornare la nostra identità, di ampliarne le
tradizionali funzioni, di costituire, attraverso l'Ordine, un punto di riferimento e di coordinamento volto a
valorizzare il suo ruolo etico, sociale, economico e politico. Tuttavia, spingendo il ragionamento al limite si
potrebbe giungere ad affermare- con intonazione volutamente provocatoria ma non polemica - che costituisce
un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che, solo per accennare a qualche esempio, ci troviamo
in diffi coltà nel far decollare «La Riforma delle Professioni», allo stato attuale in fase altalenante di stallo,
anche se la strada intrapresa dal Ministro Alfano è condivisa e supportata con forza dal Consiglio Nazionale
Ingegneri. Che costituisce un elementoa limitata connotazione negativa il fatto che ci siamo trovati a dovere
pesantemente «subire» una Legge sulle liberalizzazioni che, nel prevedere il criterio dell'abolizione dei minimi
tariffari, e quindi l'applicazione indifferenziata anche per il mondo dell'ingegneria, sta oggi producendo quegli
effetti collaterali destabilizzanti, da tempo energicamente segnalati proprio da noi Ingegneri. E così ancora,
che costituisce un elemento a limitata connotazione negativa il fatto che, in ultima istanza, i rapporti tra
pubblica Amministrazione e Ordini, tra Pubblici Poteri e Ordini, siano limitatamente effi caci. Assecondando il
ragionamento al limite ritengo che, piuttosto, si dovrebbe convenire sul considerare un elemento a rilevante
connotazione negativa il fatto di non avere, come Rappresentanza e come sistema Ordinistico, la tendenza
ad elevarci al di sopra degli eventi contingenti, così da favorire punti di vista ad ampio raggio e ri essioni di
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
23
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SPECIALE CONGRESSO INGEGNERI
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 24
(diffusione:88538, tiratura:156000)
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
24
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
più ampio respiro. Riflessioni centrate sul riconoscere il fatto che, in ultima istanza, la Rappresentanza degli
ingegneri si è trovata, nel giro di qualche decennio, ad essere trascinata nel golgo di un epocale periodo di
transizione, contraddistinto da travagliate e intense trasformazioni impresse dall'evoluzione sempre più rapida
delle odierne società; contraddistinto dalle responsabilità imposte dal Futuro prossimo (l'interpretazione delle
quali ci impone di fronteggiare con urgenza la sfi da della sostenibilità economica, energetica, ambientale e
sociale); contraddistinto dal dischiudersi di un profondo rapporto tra ingegneria e società. Trasformazioni,
responsabilità, sfi de e rapporti che, nel loro insieme, oltre a costituire una novità di assoluto rilievo offrono
agli Ordini la rilevante e positiva opportunità di aprire una nuova pagina nell'ambito dell'interpretazione del
mandato fondativo di tutela degli interessi superiori della collettività, del concetto di responsabilità e, in ultima
istanza, del ruolo svolto dall'Ordine in considerazione, per l'appunto, di una rinnovata interpretazione del
proprio mandato fondativo. Nell'accennare a queste considerazioni con lo sguardo rivolto all'impellente
esigenza del nostro Sistema Italia di «costruire futuro», nonché alle sfi de che oggi scaturiscono per il mondo
dell'ingegneria, mi è di conforto la possibilità di sottolinearne la profonda sintonia con storiche radici entro il
nostro mondo degli Ordini. E, in questo senso, mi è caro fare un cenno a quanto, ormai una trentina di anni
fa, scriveva l'allora Presidente del Consiglio Nazionale Silvio Terracciano: «La nuova confi gurazione della
società post-industriale amplifi ca le funzioni etico-sociali di tecnici e intellettuali. Tale funzione consiste anche
nel rendere disponibile il proprio specialismo nella fase propositiva dei processi decisionali. «Per quei settori
che vedrebbero altrimenti inespresse le proprie esigenze, le strutture degli Ordini, già esistenti e operanti
anche sul piano normativo, costituiscono l'adatto punto di riferimento, ponendosi come garanti della
professionalità che rappresentano, non nell'intento di salvaguardare i privilegi di una casta, ma nella volontà
di assolvere responsabilmente al proprio compito nella collettività». È questa l'intuizione di un disegno che,
seppure appena abbozzato, ha l'indiscutibile pregio di essere orientato a stabilire delle direttrici atte a
valorizzare il ruolo e l'azione dell'Ordine. A distanza di un trentennio, impegnandoci con forza a dettagliare
questo disegno, ritengo, con fi ducia, ci sia per noi la possibilità di svolgere in prospettiva quel ruolo di dialogo
con i Pubblici Poteri, nonché la possibilità di rivitalizzare il nostro ruolo di interpreti delle istanze dei singoli
Ingegneri. Parlo non a caso di «fi ducia» evitando, come del resto avviene in ambito economico-fi nanziario,
di riferirmi al termine «speranza». Infatti sussistono diverse «ragioni» che nutrono questa mia «fi ducia». Tra
queste, ritengo dominante la considerazione secondo cui l'ingegneria è oggi chiamata a cogliere
un'occasione che, senza enfasi, assume «rilevanza storica». Un'occasione nella sostanza scaturita da una
situazione ormai divenuta cronica e paradossale per il nostro paese. Infatti, se per un verso si confi gura un
inedito scenario in cui appare sempre più marcata l'in uenza delle applicazioni ingegneristiche nell'area dei
valori umani, sociali, economiciefi nanche culturali, per altro verso assistiamo al vistoso paradosso per cui gli
ingegneri non hanno, in genere, voce in capitolo nell'ispirazione delle politiche a rilevanza strategica per il
Paese. A fronte di queste sommarie e generali considerazioni dovrebbe apparire largamente evidente come
la scelta del tema Congressuale e l'articolazione delle giornate previsti per il 55° Congresso Nazionale
rappresentino una sorta di «passaggio obbligato», nella sostanza fi nalizzato a segnare una preliminare tappa
di un percorso orientato a favorire la ricollocazione del nostro ruolo nello scenario politico, economicoe
sociale italiano anche,e soprattutto, per la possibilità che la Rappresentanza del mondo ingegneristico ha di
incidere sull'ispirazione e i sui disegni generali del sistema Italia. Si tratta di un evento che, sul piano dei
contenuti, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha organizzato con il coinvolgimento di alcune personalità di
spicco del Paese al fi ne di favorire sia lo svolgimento di ri essioni e dibattiti di alto profi lo su tematiche di
rilievo strategico per gli ingegneri per la rappresentanza, per la politica nazionale e, più ampiamente, per
l'interesse generale; sia un'estesa attenzione mediatica. *Presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri
10/09/2010
ItaliaOggi
Pag. 25
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Identità dell'ingegnere da tutelare
I tre pilastri: laurea, esame di stato e attività riservate per legge
DI ROMEO LA PIETRA PRESIDENTE DEL CENTRO STUDI DEL CNI «Per professione intellettuale si
intende l'attività economica anche organizzata in forma associata o societaria, diretta al compimento di atti e
alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi esercitata abitualmente e in via prevalente - in proprio o
in ambito dipendente - con lavoro intellettuale, per la quale sono richiesti un titolo di studio universitario o un
percorso formativo equivalente ai fini dell'accesso all'Albo, il superamento dell'esame di Stato di cui all'art. 33,
comma 5 della Costituzione (per i notai il concorso) e l'iscrizione all'albo professionale». Questa è la defi
nizione di professione intellettuale contenuta nel documento condiviso dal Comitato Unitario delle Professioni
(CUP)e dalle Professioni dell'Area Tecnica (PAT) presentato al Ministro della Giustizia, on. Angelino Alfano, il
21 luglio 2010. Una defi nizione sostanzialmente identica di professione intellettuale è presente anche
nell'ipotesi di testo di riforma delle professioni intellettuali predisposta dal relatore della Commissione
Giustizia della Camera dei Deputati, on. Maria Grazia Siliquini, presentata il 18 maggio 2010. Tale defi
nizione di «professione intellettuale», se da un lato costituisce un meritorio passo avanti nel processo di
individuazione di una «base comune» alle attuali professioni ordinistiche, dall'altro è insuffi ciente ad
inquadrare compiutamente le caratteristiche di una parte di esse, tra cui quella di ingegnere. Alcune
professioni ordinistiche, infatti, afferenti al comparto della giustizia (avvocati), della salute (medici), della
sicurezza (ingegneri), traggono la loro origine dalla preventiva individuazione, da parte del legislatore, di
specifi che riserve di attività. Le professioni di avvocato, medico, ingegnere sono state regolamentate dal
legislatore sin dai primi decenni del secolo scorso (ed alcune anche antecedentemente) perché era matura la
consapevolezza che alcune attività coinvolgenti il diritto alla giustizia, alla salute, alla sicurezza potevano
essere svolte esclusivamente da soggetti in possesso di adeguata formazione, validata e verifi cata
attraverso il superamento di un apposito esame di abilitazione, e sottoposti alla vigilanza dell'istituzione
ordinistica. L'esigenza di regolamentare in tale misura la professione di ingegnere non è comune soltanto ai
paesi europei ma anche a quelli più affi ni alla cultura del libero mercato. Negli Stati Uniti, paese «simbolo»
del liberismo economico, la professione di ingegnere non soltantoè regolamentata (a livello statale) ma lo è
da più tempo che in Italia: il primo Stato ad aver subordinato l'esercizio della professione di ingegnere al
possesso di specifi ci requisiti formativi ed al superamento di un esame di abilitazione è stato il Wyoming nel
1907, 16 anni prima dell'emanazione della legge istitutiva dell'Ordine degli ingegneri in Italia. In Italia come
negli Stati Uniti la regolamentazione della professione di ingegnere deriva dall'esigenza di tutelare la
sicurezza della collettività e si incentra sulla previsione di un percorso formativo di natura accademica, sul
superamento di un esame di abilitazione, sull'attribuzione per legge di specifi che «riserve» di attività. Su tale
aspetto anche recentemente, per il nostro ordinamento, le sentenze 3161 e 3162 Tar Lazio del 26 marzo
2009 hanno ribadito che «le attività professionali svolte dagli ingegneri afferiscono ad una «professione
regolamentata», in quanto l'esercizio delle attività è riservata agli «iscritti», per la quale è stato istituito un
Ordine». Il fatto però che non tutte le professioni che attualmente si riconoscono in Ordini e Collegi possono
fare ugualmente riferimento ad attività riservate per legge comporta una differenza che , insieme ad altre,
riverbera inevitabilmente sul processo di defi nizione di una proposta unitaria di «riforma» delle professioni
producendo necessariamente, in ultima analisi, un livellamento dei requisiti costituenti le attività professionali.
C'e' da chiedersi allora: è impossibile addivenire ad una piattaforma unitaria su cui fondare la tanto sospirata
«riforma» delle professioni? La risposta è no, a patto che la defi nenda riforma sia declinata salvaguardando
le peculiarità delle singole professioni. Nello specifico della professione di ingegnere, ciò significa riconoscere
che essa si fonda su tre intangibili pilastri: titolo accademico, esame di Stato, attività riservate per legge.
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
25
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SPECIALE CONGRESSO INGEGNERI Dalla categoria considerazioni sull'annunciata proposta unitaria di
riforma delle professioni
10/09/2010
La Nazione - Umbria
Pag. 18
(tiratura:176177)
Umbria: la Regione non molla sulla sfida-sicurezza
SILVIA ANGELICI
di SILVIA ANGELICI - PERUGIA - «COSTRUISCI con la testa»: la Regione Umbria, insieme ad alcuni
Comuni, alla Asl e agli ordini professionali, continua la sua battaglia per tutelare chi lavora nei cantieri, per
contrastare il lavoro nero e ogni forma di illegalità. Parola dell'assessore regionale Stefano Vinti, illustrando le
modalità del secondo stralcio della «campagna di informazione ai diversi soggetti coinvolti e in particolare ai
committenti privati, in materia di sicurezza dei cantieri e Durc (Documento di regolarità contributiva)». Avviata
con i Comuni di Foligno, Spello, Montefalco e Bevagna, la campagna di informazione e sensibilizzazione di
tutti i cittadini è stata ora estesa ai Comuni di Trevi, Spoleto, Campello sul Clitunno, Cascia, Norcia e Vallo di
Nera, con la firma di un protocollo d'intesa tra Regione Umbria, i sei Comuni, l'Azienda sanitaria locale n.3, gli
Ordini degli Ingegneri e degli Architetti e il Collegio dei Geometri della provincia di Perugia. «La sicurezza sul
lavoro - ha sottolineato Vinti - è un impegno cardine della Regione, che non verrà mai meno, tanto più in una
fase come l'attuale dove la crisi economica generale, che non risparmia il settore dell'edilizia e delle
costruzioni, aumenta i rischi di irregolarità. Una crisi non sostenuta da adeguate politiche governative, ma
semmai aggravata dall'azzeramento delle risorse per l'edilizia residenziale pubblica, con un taglio per
l'Umbria di 30 milioni di euro nel biennio. Allo stesso tempo - ha aggiunto - va emergendo la tendenza ad un
allentamento delle regole sulla sicurezza nei cantieri, al quale ci opponiamo fermamente. La semplificazione
normativa non può comportare un'attenuazione degli strumenti in grado di garantire qualità e sicurezza, quale
si è dimostrato il Durc, fondamentale per prevenire irregolarità contributive e fiscali e quindi anche per tutelare
chi lavora. La battaglia per la sicurezza nei cantieri edili - ha detto ancora l'assessore regionale - si pone
anche l'obiettivo di sostenere le imprese umbre, che operano nel rispetto delle normative, contrastando la
concorrenza sleale di chi non applica le regole». La campagna si articola attraverso opuscoli informativi sulla
normativa, disponibili anche sui siti internet degli enti coinvolti.
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 10/09/2010
26
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nei cantieri, ma con la «testa» Un opuscolo contro l'illegalità
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI
PUBBLICI
5 articoli
10/09/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 33
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Sanzioni ai pubblici per le inosservanze sul cartellino
Arturo Bianco
Sanzioni disciplinari per il dipendente pubblico che non rispetta le nuove regole sui cartellini identificativi
obbligatori. E poi retribuzione di risultato di dirigenti e posizioni organizzative fuori dal taglio per le assenze
per malattia. Sono le principali precisazioni contenure in due circolari della Funzione pubblica n. 3 «(Articolo
55-novies del decreto legislativo 165 del 2001 - identificazione del personale a contatto con il pubblico») e 8
(«Assenze dal servizio per malattia dei pubblici dipendenti») pubblicate sulla «Gazzetta Ufficiale» 210 dell'8
settembre.
Il cartellino
Tutti i dipendenti pubblici a contatto con il pubblico devono essere muniti di un cartellino di riconoscimento.
L'inosservanza di questa prescrizione costituisce - precisa la nuova circolare - una valida ragione per l'avvio
di un procedimento disciplinare e per la conseguente irrogazione di sanzioni. Il cartellino identitificativo o la
targa nella stanza o nella postazione di lavoro devono contenere le seguenti informazioni: posizione
professionale, profilo, qualifica se dirigente, ufficio di appartenenza. Non devono essere contenuti dati
eccedenti o non necessari rispetto alle finalità di trasparenza e tali da violare la privacy, come ad esempio le
generalità personali. L'obbligo - precisa la circolare - si applica a tutti i dipendenti e dirigenti pubblici
contrattualizzati, cioè ne sono escluse le forze armate, di polizia, i prefetti, i docenti universitari, i magistrati e
le altre categorie a cui non si applica il Dlgs 165/2001: per queste figure comunque le singole amministrazioni
possono introdurre l'obbligo. Siamo dinanzi a un obbligo che si applica anche alle regioni e alle autonomie
locali. Da questo vincolo possono essere escluse specifiche categorie, sulla base di analitiche e argomentate
motivazioni. Questa esclusione - ricorda la circolare - deve essere contenuta in provvedimenti del ministro per
la Pubblica amministrazione e l'innovazione adottati d'intesa con il ministro competente e, per le regioni e gli
enti locali, con la Conferenza unificata tra Stato, regioni ed autonomie locali. L'obbligo si applica nei confronti
dei dipendenti a contatto con il pubblico, intendendo come tali quelle - si legge nella circolare - che «si
intendono svolte in luogo pubblico e luogo aperto al pubblico nei confronti di un'utenza indistinta»,
valutazione che deve essere effettuata in concreto dalle singole amministrazioni.
Le assenze
Le assenze per malattia dei dipendenti pubblici sono diminuite di oltre il 30% a seguito delle disposizioni
introdotte dal Dl 112/2008. Un'ulteriore riduzione è attesa dalla concreta applicazione del vincolo alla
trasmissione telematica dei certificati direttamente da parte dei medici alle amministrazioni introdotto dalla
«legge Brunetta» (Dlgs 150/09). Per i primi 10 giorni di ogni assenza per malattia, fatte salve le eccezioni
previste per i ricoveri ospedalieri, gli infortuni, le terapie salva vita e i morbi dipendenti da ragioni
professionali, occorre effettuare il taglio di ogni forma di trattamento economico accessorio. L'eventuale
esonero dal taglio - spiega la circolare - deve essere disposta solo sulla base di un adeguato supporto in
termini di certificazione medica. In questa decurtazione non deve essere compresa, per i dirigenti e i titolari di
posizione organizzativa, la retribuzione di risultato in quanto essa non può essere equiparata a una
«indennità giornaliera» perché dovuta a consuntivo sulla base degli «esiti del procedimento di valutazione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Intervento doppio
Il cartellino identificativo
L'inosservanza dell'obbligo del cartellino identificativo è una valida ragione per l'avvio di un procedimento
disciplinare e per la conseguente irrogazione di sanzioni
Nel cartellino identitificativo o nella targa della postazione di lavoro non devono essere contenuti dati non
necessari rispetto alle finalità di trasparenza e tali da violare la privacy come, ad esempio, le generalità
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010
28
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
In Gazzetta due circolari ministeriali
10/09/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 33
(diffusione:334076, tiratura:405061)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010
29
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
personali
L'obbligo si applica a tutti i dipendenti e dirigenti pubblici contrattualizzati
Le assenze per malattia
Per i primi 10 giorni di ogni assenza per malattia, il taglio di ogni forma di trattamento economico accessorio
deve essere disposto solo sulla base di un adeguato supporto in termini di certificazione medica
Nel taglio non deve essere compresa, per i dirigenti e i titolari di posizione organizzativa, la retribuzione di
risultato in quanto questa non può essere equiparata a una indennità giornaliera perché dovuta a consuntivo
sulla base degli esiti del procedimento di valutazione
09/09/2010
Il Messaggero - rieti
Pag. 37
(diffusione:210842, tiratura:295190)
di ANDREA SCASCIAFRATTE Da oggi i cittadini di Amatrice, Greccio e Paganico Sabino potranno
esprimere il loro giudizio sui servizi ricevuti dagli uffici del Comune. Non riempiendo un questionario, né
rispondendo a una telefonata ma più semplicemente sfiorando il pulsante con la faccina verde (in caso di
soddisfazione), gialla (giudizio neutro) o rossa (insoddisfazione) del terminale touch screen sistemato allo
sportello. L'iniziativa, promossa su tutto il territorio nazionale dal ministro per la Pubblica amministrazione e
l'innovazione, Renato Brunetta, vede impegnati in via sperimentale un migliaio di uffici di comuni, enti e
province. Tra questi anche Amatrice, Greccio e Paganico, che entro la fine di settembre saranno operativi
con touch pad (piccoli computer) riservati agli utenti e personale addestrato. «In questo modo il cittadinocliente potrà dare il proprio contributo al miglioramento dei servizi pubblici - spiega il responsabile del
progetto per il Comune di Greccio, il vicesindaco Federico Ilari - in caso di insoddisfazione, potrà indicare
anche quali siano state le principali motivazioni, dal tempo d'attesa al comportamento dell'impiegato, dalla
necessità di tornare all'eventuale esito negativo della sua richiesta». "Mettiamoci la faccia" - questo lo slogan
dell'iniziativa - riguarderà esclusivamente i servizi anagrafici, previdenziali, pratiche automobilistiche,
prestazioni alle imprese, tributi locali e biblioteche. Le amministrazioni che partecipano alla sperimentazione Amatrice, Greccio e Paganico comprese - hanno previsto diversi accorgimenti che escludono l'eventualità di
manipolazioni sia da parte dei cittadini che esprimeranno il giudizio, sia degli impiegati. I dati provenienti dalla
rilevazione potranno essere utilizzati anche in tempo reale per individuare le criticità nell'erogazione dei
servizi e predisporre i necessari correttivi. I risultati della rilevazione verranno resi pubblici sui siti dei Comuni
e inviati periodicamente al ministero. RIPRODUZIONE RISERVATA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010
30
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Una faccina per esprimere il giudizio sui Comuni
10/09/2010
Finanza e Mercati
Pag. 11
(diffusione:21000, tiratura:267600)
Entro gennaio 2011 il corriere espresso Gls sostituirà in tutta Italia la prova di consegna cartacea con la
versione digitale, attraverso un software installato sui 2.900 palmari impiegati sul territorio nazionale e
l'adeguamento della struttura It di tutte le sedi. I collaboratori del gruppo hanno nel frattempo acquisito
familiarità con i cambiamenti introdotti nei processi operativi tramite specifici corsi di formazione. La nuova
tecnologia rende superflua molta documentazione cartacea e farà risparmiare ogni anno circa 33 tonnellate di
carta. La firma può essere visualizzata attraverso il sistema Track&Trace quasi in tempo reale: «Già dal 2008
offriamo ai nostri clienti la possibilità di seguire la spedizione quasi in tempo reale, così da poter verificare su
Internet a che punto sia e se la merce sia già stata recapitata», spiega Klaus Schädle, amministratore
delegato di GLS Italy. «La novità è che ora registriamo la firma del destinatario in formato digitale per metterla
immediatamente a disposizione del cliente». I destinatari firmano sul display del palmare grazie a una
speciale penna e i corrieri Gls trasmettono via telefono cellulare la firma digitale al sistema It di Gls, mentre
ancora sono in viaggio per le consegne. «La trasparenza delle informazioni ha accelerato i tempi», afferma
Klaus Schädle. «Chiunque invii merci o documenti tramite Gls può ottenere subito informazioni dettagliate e
rispondere anche più rapidamente a eventuali domande da parte dei propri clienti».
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010
31
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Con la firma digitale i corrieri espresso Gls dicono addio alla carta
10/09/2010
La Nazione - La spezia
Pag. 15
(tiratura:176177)
Malaspina accusa «In Comune non c'è trasparenza»
IN COMUNE a Villafranca non è ancora stata avviata l'«operazione trasparenza», è quanto sostiene il
consigliere della Lega Nord, Roberto Malaspina che chiede spiegazioni al sindaco in un'interpellanza.
Malaspina vuole sapere i motivi per cui «il sito web istituzionale non riporta indirizzi, numeri di telefono ed email del personale dipendente. Non sono stati inseriti neppure statuti, regolamenti, ordinanze, bandi e
determine». Nelle premesse l'esponente della lega Nord ricorda che «l'operazione trasparenza era stata
fortemente voluta dal ministro Renato Brunetta ed era stata avviata nel giugno 2008, attraverso la
pubblicazione dei dati dirigenziali e degli incarichi in atto presso il Ministero della pubblica amministrazione e
innovazione». «La legge - prosegue Malaspina - estendeva l'obbligo a tutte le amministrazioni di dare corso
all'operazione trasparenza e disponeva che la pubblicazione dei dati sul sito Internet delle amministrazioni
doveva avvenire nel più breve tempo possibile, comunque entro il mese di luglio 2009». Infine Malaspina si
stupisce che non abbia provveduto a questo adempimento proprio l'amministrazione comunale di Villafranca,
che della trasparenza ne ha fatto un cavallo di battaglia.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010
32
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
VILLAFRANCA
10/09/2010
La Nazione - Pisa
Pag. 24
(tiratura:176177)
PRESENTIAMO questa indagine realizzata on line attraverso il sito internet della Provincia di Pisa, a cura
dello staff dell'Osservatorio Sociale provinciale, in collaborazione con personale dell'Ufficio politiche giovanili
e del Servizio sistema informativo-statistica. Sono stati intervistati giovani delle scuole medie, superiori, 20-24
anni e 25-34 anni. I temi trattatati sono stati il rapporto con la scuola, con la famiglia, sport, musica, nuove
tecnologie, partecipazione alla vita politica, fiducia nelle istituzioni, sogni, progettualità. Emerge un buon
rapporto con insegnanti e compagni. I giovani chiedono alla scuola: miglioramento degli arredi e delle
attrezzature e ricreazione un po' più lunga. I giovani (medie e superiori) hanno un buon rapporto con i propri
genitori. Si confidano soprattutto con la madre, ma quando si tratta di chiedere aiuto si rivolgono
principalmente agli amici. La metà circa dei giovani di queste fasce di età non ha niente da chiedere in più
alla propria famiglia, circa un terzo chiede invece più libertà e autonomia nella proprie scelte. SI RILEVA una
tendenza progressiva all'abbandono della pratica sportiva con il crescere dell'età. Questo fenomeno ha una
connotazione più marcatamente femminile. In generale la scarsa frequenza è dovuta alla semplice pigrizia o
alla mancanza di tempo. Con il crescere dell'età (dai 20 in poi) circa la metà dei giovani evidenzia la richiesta
di minori costi per l'accesso allo sport. La tv è più guardata dalle fasce più giovani. Al primo posto i film,
mentre i programmi di informazione sono seguiti soprattutto dai giovani più 'grandi'. I reality non sono al primo
posto delle preferenze dei giovani. In generale la metà circa dei giovani guarda la Tv da una a tre ore al
giorno. Sia alle medie che alle superiori c'è però addirittura circa un 15% di ragazzi che la guarda più di 4 ore
al giorno. Quasi tutti hanno un pc a casa con collegamento a Internet (tra i 20-24 anni si raggiunge il 96%).
Sul tema alcol e droga, per facilitare le risposte, è stato scelto di evitare domande dirette. E' emerso che i
giovani ritengono il consumo di alcool abbastanza o molto frequente nei loro coetanei, con percentuali che
salgono con il crescere dell'età. A 15-19 anni siamo intorno all'87%, nelle età successive al 95%. Anche il
consumo di droghe è ritenuto abbastanza o molto frequente da percentuale alte di giovani. Sul tema del
futuro esiste una netta differenziazione tra i giovani a seconda delle età. Alle scuole medie i ragazzi sognano
di poter avere sempre tanti amici, una famiglia e il successo. Nelle altre fasce di età i giovani sognano di
completare il percorso di studi, raggiungere la stabilità economica e lavorativa e di viaggiare. IL SOGNO più
difficile da realizzare, per tutti, è quello del lavoro stabile. Il lavoro più ambito dai giovani maschi delle scuole
superiori è il calciatore, le femmine invece sognano di diventare avvocatesse o giornaliste. A 20-24 anni
cambia la prospettiva: gli uomini sognano di diventare ingegneri, le donne di lavorare in azienda o di fare le
giornaliste. A 25-34 anni al primo posto, sia per i maschi che per le femmine, c'è il lavoro nella Pubblica
Amministrazione. Il tema politico è stato affrontato soltanto nelle fasce di età più alte. Ne emerge un giudizio
non molto omogeneo: un giovane su 4 o non è interessato o addirittura disgustato (16%) dalla politica. Circa il
40% però dichiara di interessarsene, anche se senza un coinvolgimento diretto; e il 12% considera invece la
politica fondamentale per il benessere della società. *Assessore provinciale alle politiche giovanili
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 10/09/2010
33
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Un'indagine on line sul pianeta giovani
UNIVERSITA
12 articoli
10/09/2010
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Se a Berkeley è «bello» pagare le tasse come una volta
La lettera agli studenti «I vostri nonni sono stati avari e gli atenei pubblici vanno a pezzi: chi può paghi più
tasse» L'accusa del docente Ieri la Reagan Revolution e oggi i Tea Party non pensano al bene comune ma a
quello degli individui
MARIA LAURA RODOTÀ
«Cari studenti, benvenuti nella migliore università pubblica del mondo (non è in Italia, ndr). Sono il vostro
professore e pretenderò da voi il 110 per cento. Ma devo avvertirvi: siete stati truffati. Dai vostri nonni, che
trent'anni fa hanno votato per pagare meno tasse. In questi anni, il crollo delle entrate ha fatto sì le scuole di
questo stato andassero a pezzi, che le università fossero massacrate dai tagli. Se volete conquistare le
opportunità a cui avete diritto, dovete muovervi perché chi può paghi più tasse, per avere più istruzione, più
infrastrutture, e più servizi sociali. Voi che siete riusciti ad arrivare fin qui siete i miei eroi. Avete meno chance
della mia generazione, ma potete fare meglio di noi. Ci vediamo in classe».
Quella di Michael O'Hare, professore di scienze politiche a Berkeley, in California, è una semplice e-mail alle
matricole, poi pubblicata sul suo sito. Ma via Internet sta facendo il giro del mondo accademico. Americano, e
ora europeo (commento di una docente italiana online: «Letto, apprezzato, ora vado sul cornicione»). Sui
blog universitari, sui siti di pubblicazioni liberal, sta diventando un piccolo culto virale e un atto di accusa.
Postumo, contro la Reagan Revolution, ufficialmente iniziata nel 1978, quando i nonni californiani
approvarono via referendum la Proposition 13, che abbassava le imposte sulle case e impediva di
aumentarle senza la maggioranza di due terzi alla Camera e al Senato dello stato. Attualissimo, contro il
movimento anti-tasse dei Tea Parties. Soprattutto, contro la Me Generation, che decenni fa ha preferito il
benessere individuale al bene comune. E adesso c'è chi dice che gli Stati Uniti rischiano di diventare una
Third World America, un'America da terzo mondo; è il titolo del nuovo libro di Arianna Huffington,
commentatrice e blogger liberal, e qualche anno fa sarebbe stato impensabile.
D'altra parte, scrive O'Hare, «è inammissibile che non possiate seguire corsi importanti, ma è molto più grave
che la polizia abbia smesso di prendere le chiamate per furti e bambini spariti». Non è per colpa delle poche
tasse, stanno replicando i liberisti via Web, è proprio il troppo stato che non funziona. E rifanno i conti di
O'Hare, sostenendo che 500 dollari per cittadino non risanerebbero il bilancio. Qualcuno, dopo breve ricerca
su Google, lo accusa di essere il serial killer Zodiac, mai trovato. Da anni anche online un matto dice che è
lui; tre anni fa su Zodiac hanno fatto un film, l'anno scorso O'Hare ha dovuto scrivere «Le confessioni di un
non serial killer». Ora, dopo aver patito causa Internet, grazie a Internet fa discutere sul futuro della
California, e dell'università. Secondo il San Francisco Chronicle, i candidati governatori dovrebbero tenere
conto delle sue parole; anche perché «fanno parte della generazione responsabile del declino». Sono il
democratico Jerry Brown e la repubblicana Meg Whitman (quella di eBay). Non sono responsabili solo loro,
forse, non solo in California.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Crollo dei fondi L'Università di Berkeley in California
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
35
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Università L'email di un professore diventa un caso
10/09/2010
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
E l' università inventa la patente a punti per i docenti
Le consulenze Il rettore Lagalla Premiando chi fa di più si migliora il livello dell'ateneo Facciamo votare anche
gli studenti I prof che non raggiungono il livello minimo non avranno consulenze esterne
Lorenzo Salvia
ROMA - Il tempo passato a far lezione: fino a 60 ore un punto, fino a 90 ore tre punti, fino a 120 ore cinque
punti. Le presenze al consiglio di facoltà: meno uno per chi ha marinato la metà delle sedute. E poi il numero
delle tesi seguite, le attività di orientamento, fino al voto degli studenti: da zero a quattro, secondo il
gradimento. La patente a punti dei professori universitari arriva dal Sud, da Palermo.
Per misurare l'impegno dei docenti, il regolamento approvato dal Senato accademico mette sotto
osservazione 14 parametri. E prevede sanzioni per chi non raggiunge il punteggio minimo: niente supplenze
in altri corsi, niente presidenza di facoltà, niente cattedra in master o corsi di specializzazione. E soprattutto
niente autorizzazione per le consulenze esterne. Meno soldi, in sostanza, pur senza toccare il sacro stipendio
base. «Il nostro obiettivo - dice il rettore, Roberto Lagalla - è valutare e misurare il lavoro. Premiare chi fa di
più significa migliorare il livello dell'intera università e quindi degli studenti». La patente a punti sarà introdotta
con l'anno accademico che sta per cominciare, le sanzioni arriveranno da quello successivo. Il punteggio
minimo non è stato ancora fissato: la proposta iniziale era 14, ma l'università sta costruendo una simulazione
con i dati dell'anno scorso per trovare un livello ragionevole. Uno dei parametri che pesa di più è proprio il
voto degli studenti. Lo usano tutte le università ma quasi sempre resta lettera morta, mentre a Palermo finirà
per incidere sul reddito del docente. Non c'è il rischio che prenda voti alti il professore che dà voti alti,
abbassando la qualità dell'università invece di alzarla? «Il voto è anonimo - dice il rettore - ma certo, un
piccolo rischio c'è. In ogni caso bisogna dare fiducia ai ragazzi, sono molto migliori di quello che crediamo».
Cosa succederà adesso a Palermo? È vero che per il controllo di alcuni voci c'è l'autocertificazione e le vie
dei baroni sono infinite. Ma il segnale è chiaro e non è il primo. L'università di Palermo - 2 mila docenti, 60
mila studenti - ha già monitorato l'attività di ricerca dei docenti, trovando un 15% di «completamente inattivi»
negli ultimi 3 anni. Ed ha razionalizzato la struttura dei dipartimenti, spesso usati solo per inventare nuove
poltrone, fissando un soglia minima di 40 docenti. Alcune misure anticipano la riforma dell'università che la
prossima settimana riprende il suo iter alla Camera: «La valutazione dei professori e la trasparenza della
gestione sono obiettivi condivisibili», dice il rettore Lagalla. Ma anche lui - medico ed ex assessore alla Sanità
nella giunta Cuffaro - vede nero sul futuro dell'università: «Ben vengano le riforme ma devono essere
accompagnate dai soldi necessari. Se verrà confermato il taglio dell'8% previsto dalla finanziaria triennale c'è
poco da razionalizzare e valutare. Qui si chiude bottega». Per protesta l'università di Palermo potrebbe
rimandare l'inizio dell'anno accademico.
RIPRODUZIONE RISERVATA
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
36
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Palermo Quattordici parametri per giudicare ordinari e ricercatori. Meno soldi (e sanzioni) a chi si impegna
poco
10/09/2010
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 47
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Le università italiane corteggiano gli stranieri Con 200 borse di studio
Candidati arcobaleno, dall'Africa alla Cina Gli assegni La Statale di Milano attraverso il Consorzio Cidis eroga
una quarantina di contributi da 4.668 euro
Irene Consigliere
Non solo studenti o ricercatori italiani che fuggono all'estero, ma anche stranieri, provenienti da ogni parte del
mondo, che incuriositi dal Bel Paese colgono le opportunità offerte dai nostri atenei: sono diverse migliaia gli
stranieri che studiano in Italia in università che ne favoriscono l'ingresso con borse a loro dedicate. A partire
dall'Università Statale di Milano che attraverso il Consorzio Cidis eroga una quarantina di contributi da 4.668
Euro, suddivisi tra i diversi corsi di laurea e anni di frequenza (www.consorziocidis.it con scadenza il 30
settembre). Per quanto riguarda altre agevolazioni riservate a studenti provenienti da altre nazioni c'è
l'esonero totale per i beneficiari di sostegno da parte del Ministero degli Affari esteri
(http://www.unimi.it/studenti/tasse/43441.htm#c43453). Mentre all'Università Cattolica coloro che provengono
da fuori Italia possono accedere al bando di borse di studio messe a disposizione dalla Fondazione EDUCatt,
ente per il diritto allo studio universitario dell'ateneo (http://educatt.unicatt.it/2130.html). Da segnalare poi che
per gli iscritti ai Master della Cattolica vi sono 20 borse messe a disposizione della Camera di Commercio di
Milano e Promos, le cosiddette Swop (Scholarships World Program)
(http://milano.unicatt.it/SWOP_scheda_(ITA).pdf). A partire da quest'anno accademico agli studenti africani
provenienti dal Ghana, Kenya, Uganda sono state destinate 10 scholarship per i Master in International
Relations (Aseri), l'MBA della Altis e per la laurea magistrale in Trading and risk management.
Oltre a partecipare al progetto ErasmusMundus, che prevede finanziamenti per studenti di tutte le
provenienze grazie al sostegno della Commissione europea, anche l'Università di Bologna Alma Mater offre
tante altre opportunità. Fellowship vengono infatti offerte dal collegio superiore e dall'Istituto di studi avanzati
ai dottorandi e ai ricercatori (http://www.isa.unibo.it/ISAIT/Proposte/dottorandi/default.htm). Venti Borse di
dottorato sono riservate ai dottorandi della Repubblica Dominicana per favorirne l'inserimento nei network di
r
i
c
e
r
c
a
e
u
r
o
p
e
a
(http://www.magazine.unibo.it/Magazine/Notizie/2010/05/25/La+Repubblica+Dominicana.htm). Il Collegio di
Cina offre invece ogni anno 30 mila euro di sostegno a studenti cinesi, oltre a tutti i servizi di accoglienza e
tutoring (http://www.eng.unibo.it/PortaleEn/ChinaAssociationCollege.htm). Non va dimenticato poi che l'
Università Bocconi da anni ha istituito delle borse di studio per merito, merit awards, e di queste per le lauree
triennali 10 sono solo per studenti stranieri. Per le lauree biennali gli stranieri concorrono con gli italiani per 70
borse. Infine alla Sapienza di Roma il programma di borse di studio estere è denominato: «Don't miss your
chance». Si tratta di 20 contributi di durata biennale di 4340 euro ciascuno per studenti comunitari (esclusi gli
italiani) ed extracomunitari con visto per motivi di studio, e con diploma di laurea o titolo equipollente
conseguito
in
un'università
straniera
con
il
massimo
dei
voti
(http://www.uniroma1.it/documenti/borse/2010_dmyc.pdf).
RIPRODUZIONE RISERVATA
Bocconi e il merito
L'Università Bocconi da anni ha istituito delle borse di studio per merito, merit awards, e di queste per le
lauree triennali dieci sono solo per studenti stranieri.
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
37
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Gli atenei Le mosse da Milano a Bologna fino a Roma
10/09/2010
La Repubblica - Genova
Pag. 13
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Università , effetto Gelmini le lezioni partono in ritardo
(m. bo.)
LE LEZIONI cominceranno quindici giorni dopo all'Università di Genova, a causa della protesta dei ricercatori
contro il ddl Gelmini. L'inizio dei corsi si sposterà dal 27 settembre al 4 ottobre: la decisione definitiva spetterà
al senato accademico, martedì prossimo, su proposta del rettore Giacomo Deferrari che due giorni fa ha
incontrato i ricercatori che non sono disponibili ad assumere insegnamenti aggiuntivi, per protestare contro il
decreto che, spiegano, «ci cancella dall'Università e non ci riconosce un ruolo, quello di docenti effettivi, che
abbiamo svolto per troppo tempo senza esserne tenuti», spiegano.
Il 17 settembre,a Roma, ci sarà l'assemblea generale nazionale dei ricercatori universitari e probabilmente si
deciderà la protesta a oltranza. A Genova, la situazione è grave, soprattutto a Ingegneria, dove gli
insegnamenti scoperti sono 108. Una ventina ad Architettura. Idem a Scienze della Formazione e a
Economia.
A Scienze, sono vacanti circa 50 insegnamenti. La protesta però si è ridimensionata in altre facoltà, come
Lettere, la prima a chiudere il manifesto degli studi, e poi Giurisprudenza, Scienze politiche. «Non contesto le
motivazioni dei ricercatori, ma spero che la situazione si normalizzi altrimenti dovrò affidare ad esterni, con
contratti, insegnamenti della facoltà»: la preside di Ingegneria, Paola Girdinio, teme anche lo slittamento
dell'inizio delle lezioni. «Quindici giorni di ritardo - spiega - inficiano il lavoro di studenti e docenti.
Spero che prevalga il bene dei ragazzi e della facoltà, comunque lancerò un ultimo bando rivolto agli interni,
e quindi ai ricercatori, mi auguro rispondano».
Foto: IN PIAZZA Una recente protesta dei ricercatori dell'ateneo genovese contro il disegno di legge Gelmini
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
38
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La protesta
10/09/2010
La Repubblica - Milano
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Niente maturità per 46mila studenti, assessore in missione a Roma Ieri nuove tensioni durante le nomine dei
precari: in via Olona al Cavalieri è arrivata la polizia
FRANCO VANNI
LA REGIONE ci riprova. Martedì prossimo l'assessore all'Istruzione, Gianni Rossoni, saràa Roma per cercare
un accordo con il ministero che consenta agli studenti dei corsi professionali regionali di iscriversi poi all'
università. «Molti ragazzi vogliono proseguire gli studi - dice Rossoni - troveremo il modo di accontentarli».
Oggi, infatti, per i 46.422 giovani che hanno scelto i percorsi di formazione regionale le porte degli atenei
sono chiuse. Nonostante Formigoni abbia più volte annunciato la partenza di un fantomatico «quinto anno di
studi che porterà i nostri studenti all'università dal 2010 - 2011», da via Trastevere l'ok non è mai arrivato. E il
progetto del governatore di una «scuola federale equiparata a quella statale» è rimasto al palo.
Il tentativo della Regione di mandare all'università i "suoi" studenti dopo il quarto anno dà speranza ai 2.937
ragazzi iscritti all'ultima classe nei 98 centri di formazione che il Pirellone finanzia con una "dote" dai 2.500 ai
4.500 euro l'anno per ogni studente. Oggi chi esce dai quattro anni ha in mano un diploma (di parrucchiere,
falegname, tecnico del turismo) riconosciuto a livello europeo, a cui le aziende decidono che valore dare. I
dati forniti dalla Regione descrivono un'ottima risposta da parte del mondo del lavoro, ma per i ragazzi che
vogliono ancora studiare non ci sono possibilità se non difficilissimi "esami di idoneità" per passare alla
scuola statale. Il mese scorso è scoppiata la protesta: a Milano, Voghera, Como, Cremona centinaia di
ragazzi dopo il quarto anno si sono sentiti dire «spiacenti, ma è finita qui» nonostante il sito web della
Regione promettesse l'avvio del quinto anno che, invece, non si farà.
Il Pirellone in questi giorni sta anche valutando se rinnovare gli ammortizzatori sociali per gli insegnanti
precari che perderanno il posto. «Lo scorso anno abbiamo dato lo stipendio a 1.200 persone dice Rossoni ora è presto per dire quanti non lavoreranno». Le lezioni cominciano lunedì e i fondi ancora si cercano «visto
che i tagli alle Regioni ci hanno penalizzato». I precari in protesta però ribadiscono di non volere
ammortizzatori, «ma lavoro e dignità». Ieri, come già lunedì scorso, decine di insegnanti senza contratto
hanno interrotto le assegnazioni delle cattedre alla scuola Cavalieri di via Olona. Gli insegnanti, che
denunciano «irregolarità da parte del provveditorato», hanno chiesto che la chiamata avvenisse in aula
magna. Al rifiuto della preside hanno bloccato le nomine di Storia e Filosofia. Di fronte a scuola si è
presentata una camionetta della polizia e le tensioni si sono stemperate. Domani i precari daranno vita a un
corteo, con partenza alle 15 da piazza Missori, a cui prenderanno parte i sindacati, il Pd e Sinistra e libertà.
IN AULA CON L'I-PAD L'esperimento al via in un liceo bergamasco: tutti i dettagli sul sito milano.
repubblica.it
PER SAPERNE DI PIÙ www.istruzione.lombardia.it www.milano.istruzione.lombardia.it
Foto: LE DUE FACCE La protesta dei precari che ieri hanno nuovamente bloccato le nomine al Cavalieri di
via Olona e, più a destra, le sedie nuove assegnate all'istituto Bertarelli dalla Provincia dopo la denuncia di
Repubblica sulla carenza nella scuola degli arredi essenziali per consentire agli studenti di seguire le lezioni
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
39
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Scuola federale, la Regione rilancia "Lo Stato riconosca i nostri corsi"
10/09/2010
La Repubblica - Palermo
Pag. 8
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Il rettore vara il piano di valutazione Previste sanzioni per chi non raggiungerà la sufficienza Nel mirino la
puntualità e le presenze alle lezioni
ANTONELLA ROMANO
ANCHE i docenti dell'Università di Palermo finiscono sott'esame: avranno per la prima volta un "pagella" con
tanto di voti finali. Una valutazione sull'impegno speso per la didattica, che non sarà indolore. Chi non
raggiungerà la sufficienza nel punteggio, sarà sanzionato: non potrà assumere incarichi esterni retribuiti né
supplenze in facoltà o in altri Atenei e non potrà accedere alla presidenza di organi collegiali o partecipare a
collegi di docenti. Niente insegnamenti in scuole di specializzazione o master, niente incarichi da tutor di
assegnisti di ricerca.
Il regolamento entrerà in vigore in maniera graduale, a partire dal prossimo anno. Il docente modello sarà
quello che non diserterà mai le lezioni, che farà spesso da relatore di tesi di laurea, che sarà il più attivo
anche nella partecipazione alle attività di orientamento e tutorato e agli organi collegiali. Anche gli studenti
parteciperanno alla valutazione. E il loro giudizio, sulla bravura, la puntualità e la assiduità del docente a
lezione, varrà un punteggio da 0 a 4. Gli stessi docenti, per i punti che li riguardano, dovranno certificare
l'attività attraverso una "scheda valutativa". Una commissione didattica, nominata dai presidi delle 12 facoltà,
darà infine i voti.
In totale sono 14 i criteri sui quali ruoterà il giudizio di gradimento. Per l'Università di Palermo si tratta di una
rivoluzione: un regolamento del genere, dice il rettore Roberto Lagalla, è unico in Italia. «Credo che l'
Università debba essere trasparente come una scatola di vetro - dice il rettore - Siamo pronti ad avviare
concrete iniziative di autoriforma e a sottoporci a una valutazione che riguardi tutte le attività istituzionali». Dal
'99 l'attività didattica è soggetta a una valutazione da parte degli studenti, con la somministrazione di
questionari. Oggi, a parte la novità delle sanzioni, la griglia valutativa è ben più estesa. E comprende quelli
che sono obblighi per i docenti, come la consegna dei registri delle lezioni (2 punti), la compilazione della
scheda trasparenza sulle ore di docenza da consegnare entro il 30 settembre ogni anno (1 punto). Il carico
didattico vale da 1 a 5 punti.
Foto: L'Università di viale delle Scienze
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
40
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Università , dal prossimo anno i professori avranno le "pagelle"
10/09/2010
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Medicina, quindici "superbravi" su 80 mila
Nuove polemiche: con lo stesso punteggio promossi o bocciati a seconda dell'ateneo LENZI, PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO UNIVERSITARIO «Migliorare i test valutando anche la "carriera" scolastica»
ALESSANDRA MIGLIOZZI
ROMA - Non è una folla di super secchioni quella che ha partecipato all'ultimo test di Medicina che si è svolto
il 2 settembre scorso. L'80, il punteggio massimo previsto, per quasi tutti è rimasto un miraggio. In pochissimi
si sono avvicinati al risultato. E per gli addetti del settore questi super bravi che hanno preso sopra il 70 sono
persino delle "anomalie". Del resto chi si prepara ad affrontare i test di Medicina lo sa: la regola numero uno è
rispondere solo alle domande di cui si ha la certezza matematica, perché ogni "x" messa al posto sbagliato si
paga con 0,25 punti di penalità sul risultato finale. L'obiettivo è arrivare ad almeno 40 risposte esatte. Di solito
sopra questa soglia si riesce a passare. Anche per questo, per non rischiare, i più si fermano a quota 45-50
punti. I super bravi dal 70 in su si devono cercare con il lumicino nel mare magnum dei risultati pubblicati in
queste ore dal ministero: sono stati solo una quindicina in tutta Italia, su oltre 80mila aspiranti matricole. Il più
secchione è risultato essere un candidato della Bicocca di Milano che ha portato a casa 74,25 punti: ha
risposto correttamente a quasi tutte le domande, totalizzando il top del punteggio in chimica, fisica e
matematica. Nell'ateneo meneghino possono sorridere perché anche il secondo e il terzo in "classifica" hanno
ottenuto risultati molto alti: 73 e 70. Non solo: per trovare candidati che abbiano risposto bene a meno della
metà delle domande bisogna scorrere la lista dei risultati fin quasi al numero cento. Considerando che i posti
erano 120 nella Facoltà sono entrati davvero i migliori. Le altre mosche bianche sono sparse qua e là: a
Chieti il miglior candidato ha preso 72,5, all'ateneo Federico II di Napoli il più secchione ha totalizzato 71,25,
così come il più bravo della Sapienza (Facoltà I) e dell'ateneo di Torino dove ci sono anche un 71 e due 70. A
Udine il migliore nei test ha preso 72,25, il candidato che viene subito dopo ha totalizzato 70. A Pisa c'è un
70,5. A Pavia un 74, il secondo studente più bravo ai test di quest'anno. Fin qui la buona novella: l'altra metà
del racconto riguarda coloro che sono entrati fra gli ultimi ammessi. Spulciando fra i dati si scopre che ci sono
Università dove basta rispondere correttamente a meno di 40 domande per entrare a Medicina, come
l'ateneo del Molise dove l'ultimo ammesso ha preso 38,25. A Catanzaro si riusciva a passare con 39,75 punti.
Mentre a Udine e Pavia ce ne volevano almeno 48,5, a Padova 48,25, a Verona 47,75. Alla Statale di Milano
l'ultimo ammesso ha preso 48,75, alla Bicocca 47,25 mentre ne sono bastati 41,75 a Bari, 40,75 a Siena.
Secondo gli addetti, in alcuni atenei ci sono «corsi di preparazione e orientamento di maggior qualità». Fatto
sta che con il sistema dei test ragazzi che sarebbero ampiamente entrati in una Università perché hanno
ottenuto punteggi superiori all'ultimo ammesso in altre sedi sono stati bocciati e rimandati a casa. È questo il
meccanismo che fa vivere i test come una lotteria. «E' una delle falle del sistema. In una selezione che
avviene a priori questi sono i risultati», è il commento di Giorgio Paterna, portavoce dell'Udu, l'Unione degli
universitari che peraltro ha fatto ricorso al Tar perché a Firenze in due aule c'erano le tavole degli elementi
chimici appese alle pareti. Fattore che avrebbe avvantaggiato i candidati. Il 29 i giudici si esprimeranno.
Intanto il ministero ha pubblicato anche i risultati dell'ateneo fiorentino, ma i ragazzi presenti nelle aule
"incriminate" sono indicati con l'asterisco perché il loro risultato è «suscettibile di correzione», scrive il Miur,
almeno per quanto riguarda la prova di Chimica. Ateneo e ministero stanno decidendo il da farsi. Intanto resta
il divario dei risultati, la lotteria del test. «Devo dire che i quiz stanno migliorando e sono fatti sempre meglio commenta Andrea Lenzi, presidente dei corsi di laurea in Medicina e presidente del Cun, il Consiglio
universitario nazionale - E anche le prestazioni degli studenti stanno migliorando visto che ci sono diversi
candidati sopra il 70, il che è abbastanza raro. L'80? Non lo prende mai nessuno. Quanto al fatto che in un
ateneo basta un voto per entrare mentre in un altro serve un punteggio più alto dimostra che il test, che
comunque rimane l'unico strumento di selezione possibile al momento, va migliorato. Come? Valutando
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
41
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LA LOTTERIA DEI TEST Forti disparità nelle prove d'ingresso alle Facoltà: nell' Università del Molise l'ultimo
ammesso ai corsi ha avuto 38 punti, a Milano ne servivano 48
10/09/2010
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:210842, tiratura:295190)
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
42
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
anche la carriera scolastica, fare prima i test in modo che chi resta fuori possa scegliere in tempo un'altra
facoltà, orientare meglio i ragazzi».
IL "TOP"
74,25 E' il punteggio massimo ottenuto quest'anno
IL MINIMO
38,25 I punti necessari per l'Università del Molise
Foto: Università di Pescara, i test d'ammissione ad Architettura
10/09/2010
Avvenire - Milano
Pag. 4
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Maria Teresa Antognazza
Con «la carica dei mille», aspiranti infermieri, ostetriche o fisioterapisti, si è chiusa mercoledì la tornata di test
di ammissione ai corsi di laurea triennali dell'Università degli studi dell'Insubria di Varese. Trecentotrentadue
in totale i posti disponibili in uno dei percorsi delle professioni sanitarie, attivati presso la Facoltà di Medicina
e chirurgia; a far la parte del leone, come al solito, la carriera di infermiere. A spingere molti a tentare questa
strada, in crescita quest'anno rispetto alle iscrizioni alle selezioni per medicina, la speranza di un posto sicuro
e ben remunerato nelle corsie dei nosocomi della provincia, ma soprattutto nella vicina Svizzera, dove in molti
trovano sbocco. Le 1.023 aspiranti matricole hanno dovuto affrontare una prova con ottanta quesiti a risposta
multipla, fra cultura generale e ragionamento logico, domande di biologia, di chimica più fisica e matematica.
Nei giorni scorsi, in via Monte Generoso, si erano svolte le prove di ammissione per l'accesso al corso di
laurea in Scienze motorie, con 156 candidati per 91 posti disponibili e di quello in Scienze e tecnologie
biologiche con altri 147 candidati.
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
43
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Università dell'Insubria, mille aspiranti infermieri
10/09/2010
Il Giorno - Lodi
Pag. 2
(tiratura:107480)
«Siamo all'avanguardia e la riforma Gelmini ci rimette in primo piano»
PIETRO TROIANELLO
di PIETRO TROIANELLO - CODOGNO - ISTITUTO agrario "Antonio Tosi" tra le eccellenze nelle scuole del
Lodigiano? "Adesso sì -risponde con determinazione il preside Ottorino Buttarelli -. La riforma Gelmini aggiunge - rivaluta finalmente gli istituti tecnici. E nel nostro settore possiamo tornare ad essere
all'avanguardia. Ci sentiamo tutti più motivati. Un entusiasmo trasversale condiviso da professori, studenti,
famiglie, personale non docente". Quindi un anno che si apre sotto i migliori auspici per un istituto che proprio
nel giugno scorso ha tagliato il traguardo del mezzo secolo di attività? «onfermo. L'Itas Antonio Tosi torna a
muoversi nel solco della tradizione e nel segno dell'innovazione con una offerta formativa perfettamente
allineata alle attese degli studenti e della loro famiglie. Cinquanta anni fa quando vennero istituite le prime
classi accolte negli ambienti di viale Trieste, questo istituto sembrava destinato a preparare
professionalmente soprattutto i giovani figli di imprenditori agricoli orientati a raccogliere la tradizione di
famiglia. Oggi chi sceglie di frequentare il "Tosi" ha anche altre aspettative, sebbene ancora molti papà e
mamme al momento di iscrivere i loro ragazzi spesso ci chiedono "ma per frequentare questa scuola occorre
possedere una azienda agricola?". Quali sono i centri di attrazione e i punti di eccellenza del "Tosi"? «Intanto
l'ampio ventaglio di prospettive professionali. Dopo il diploma i giovani hanno molte opportunità di trovare un
adeguato inserimento lavorativo. Con la preparazione acquisita al "Tosi" si aprono spazi in agricoltura, ma
anche nel comparto ambientale. E chi prosegue gli studi in università può far leva su un ampio bagaglio di
nozioni. Nella nostra offerta formativa e se vogliamo anche tra le eccellenze, c'è il convitto con 100 posti per
ragazzi e ragazze che arrivano da diverse aree della Lombardia e in anni recenti anche dalla Liguria». Chi
sceglie l'Università verso quali facoltà si orienta in maniera prevalente? «Scienze dell'agricoltura, ma anche
veterinaria. Ma non mancano esempi di ingegneria chimica supportati dall'incisivo lavoro didattico svolto nei
nostri laboratori. I giovani oltre alle esperienze in classe e in laboratorio si specializzano nel lavoro manuale
nell'azienda agricola, nelle stalle che accolgono circa 100 bovini da latte, nel caseificio, nella serra. Ogni anno
il nostro laboratorio di zootecnia va in vetrina nella fiera autunnale di metà novembre». Questa scuola in
passato è stata saldamente collegata alla Università, soprattutto la facoltà di agraria della Cattolica di
Piacenza. Il feeling continua? «Potrebbe continuare se venissero aperti i cordoni della borsa. Ora le
disponibilità scarseggiano, ma i contatti con gli atenei rimangono tuttora aperti». Anche i bilanci dell'Itas-Tosi
non sono floridi? «Dallo Stato non possiamo aspettarci molto, ma anche gli altri enti non sempre riescono a
soddisfare tutte le nostre aspettative. Servono interventi di riqualificazione delle stalle del caseificio». Ancora
una domanda, quali novità nell'offerta formativa 2010-2011? «C'è parecchia carne al fuoco, ne parleremo nel
collegio docenti del prossimo 24 settembre». Image: 20100910/foto/3568.jpg
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
44
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'INTERVISTA AL PRESIDE
10/09/2010
La Nazione - Firenze
Pag. 10
(tiratura:176177)
L'Ateneo: «Le graduatorie senza modifiche sostanziali». E il ricorso al Tar va avanti
LISA CIARDI
di LISA CIARDI «DALLE VERIFICHE in corso ci si attende che la posizione dei candidati nella graduatoria, ai
fini dell'ammissione, non venga modificata in modo sostanziale». Queste le conclusioni alle quali è giunto
l'Ateneo fiorentino, dopo una giornata di analisi e verifica sui primi risultati del test pubblicati giovedì sera, in
forma anonima, dal Ministero. Le graduatorie degli ammessi a Medicina e Odontoiatria saranno presto
disponibili e intanto, le prime verifiche dimostrerebbero, sempre secondo l'università, la scarsa influenza della
presenza, tra gli arredi di due delle aule usate per le prove, di una tavola periodica degli elementi. «Le prove
di ammissione - spiegano dall'Ateneo fiorentino - erano articolate, com'è noto, in una sequenza di 80 quesiti,
suddivisi in quattro categorie: logica e cultura generale (40 domande), biologia (18), chimica (11), fisica e
matematica (11). L'amministrazione sta analizzando i risultati dei candidati, resi disponibili ieri sul sito del
Miur, per la formazione della graduatoria di ammissione ai corsi di laurea. Dalle verifiche in corso, che
dovranno essere ufficializzate con un provvedimento per il quale è necessaria l'approvazione del Ministero
dell'Università, ci si attende che la posizione dei candidati nella graduatoria, ai fini dell'ammissione, non
venga modificata in modo sostanziale dalle risposte relative ai quesiti di chimica interessati». Maggiori
informazioni saranno fornite sul sito dell'Università, insieme alle graduatorie di ammissione. Ma sulla
questione deve esprimersi ancora il Tar, al quale si sono rivolti gli studenti dell'Udu (Unione degli universitari),
chiedendo di annullare la graduatoria. Il Tribunale regionale, fanno sapere gli studenti, dovrebbe discutere il
ricorso il 29 settembre. «Dobbiamo capire in base quali criteri l'Università abbia fatto le proprie valutazioni spiegano dall'Udu -. Attendiamo la decisione del Tar nonostante la recente pubblicazione della graduatoria in
forma anonima da parte del Miur intervenuta quando la stessa Università richiedeva la sospensione delle
graduatorie sino all'esito delle opportune verifiche da svolgersi anche in sede giudiziale». L'aula incriminata
avrebbe ospitato 145 candidati sui 1.649 presenti per l'accesso al corso di laurea di Medicina del 2 settembre
e 98 su 747 per il corso di laurea di Odontoiatria e protesi dentaria del 3 settembre. Image:
20100910/foto/109.jpg
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
45
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Test a medicina:«Tutto regolare»
10/09/2010
Il Mondo - N.38 - 17 settembre 2010 - dossier puglia
Pag. 82
(diffusione:79889, tiratura:123250)
Opportunità da sfruttare
Gli atenei soffrono per i pensionamenti e per l'incertezza dei finanziamenti
Cristina Piotti
Do ut des. Ovvero dare per avere. In Puglia le aziende cercano innovazione e gli studenti cercano una
opportunità. Un'occasione per diventare cervelli in sede, ricercatori o imprenditori delle proprie idee. Questo
chiedono i giovani, questo si aspettano le imprese. Alla base, spiega Corrado Petrocelli, rettore dell '
Università degli Studi di Bari Aldo Moro , c'è una parola chiave, investimento: «Il nostro istituto ha mantenuto
la quota di finanziamento per progetti locali, per quelli interessanti per l'ateneo, per sostenere quanti hanno
ottenuto il cofinanziamento su studi d'interesse nazionale» ricorda. «Inoltre finanziamo i giovani ricercatori,
con la quota di 40 mila euro a idea da sviluppare e, soprattutto, il giudizio di referees esterni». Le difficoltà
secondo Petrocelli non mancano: «Penso alla mancanza di certezze, soprattutto per quanto riguarda la
disponibilità e l'erogazione di finanziamenti. Oggi, poi, con i pensionamenti massicci di docenti e di personale
che non possono essere adeguatamente sostituiti, si creano problemi e lacune anche nella conduzione
dell'attività di ricerca». I risultati, comunque, sono soddisfacenti. L'ateneo è passato dall'unico spin-off
universitario del lontano 2006 a oltre 20 nuove società nel 2010, mentre i brevetti sono oggi più di 30. «Ma
molto più importante, cerchiamo di sviluppare una cultura d'impresa nei nostri giovani, studenti o ricercatori,
organizziamo corsi strutturati sulla tutela della proprietà intellettuale e sulla nascita di nuove imprese. Non
vogliamo trasformarli tutti in nuovi imprenditori, ma dare loro strumenti culturali per cimentarsi se lo vorranno
anche in questo campo». Gli imprenditori di professione, invece, che ruolo hanno? «Il rapporto è spesso
sfilacciato e instabile, sia per motivi storici sia per ostacoli strutturali. L'Università pensa in termini di
innovazione e applicazione nel medio-lungo periodo, l'industria nel corto, anzi cortissimo. Un rapporto
continuo e duraturo si costruisce partendo dalla conoscenza reciproca e la condivisione di concreti interessi».
Condivisione di interessi al centro anche dell'esperienza dell'Università Lum - Libera università mediterranea
Jean Monnet . Attivo soprattutto nei settori giuridico-economici: l'ateneo sta infatti avviando un Centro di
educazione finanziaria , per creare un portale interattivo dove educare i consumatori finali all'approccio con gli
strumenti finanziari. «Tra i destinatari, naturalmente, ci sono anche e soprattutto gli studenti in procinto di
avviare la loro prima start-up» dice il rettore, Emanuele Degennaro. Nel solco di questa strategia è nato un
accordo nazionale con Confapi (Confederazione della piccola e media industria privata, che associa 120 mila
imprese, per oltre 2,3 milioni di addetti), una partnership per l'elaborazione e la stesura dei progetti di ricerca
legati a tre macro aree. La prima è quella della sicurezza e della responsabilità degli imprenditori. La seconda
riguarda il ruolo dei confidi per la garanzia delle piccole imprese (con particolare attenzione al problema tipico
delle pmi: lo scarso finanziamento per mancanza di garanzie). Infine, i distretti e l'organizzazione reticolare
delle piccole e medie imprese, con un occhio di riguardo al settore delle energie rinnovabili. «Abbiamo anche
avviato, su richiesta della Confapi, un corso di laurea per giuristi d'impresa. La nostra finalità rimane quella di
formare una classe dirigente competente e autorevole attraverso l'interazione con il mondo del lavoro, delle
professioni e delle imprese» riassume il rettore. Che conclude: «In questo momento storico, caratterizzato da
una crisi economica e dell'occupazione, nonché da una delocalizzazione della produzione industriale, è
necessario che le aziende del Paese sviluppino il loro percorso verso l'innovazione e la ricerca. Come
università meridionale, poi, puntiamo a formare una classe dirigente e un livello di ricerca e innovazione
adeguate, delle quali il Mezzogiorno ha bisogno».
Foto: L'Università degli Studi di Bari
Foto: Corrado Petrocelli ed Emanuele Degennaro
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
46
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
UNIVERSITÀ 1 ANCHE AL SUD SI CREANO FUCINE DI SPIN-OFF. ECCO I PRINCIPALI PROGETTI IN
CORSO D'OPERA
10/09/2010
Il Mondo - N.38 - 17 settembre 2010 - dossier puglia
Pag. 85
(diffusione:79889, tiratura:123250)
Quando il gap va ridotto
I tagli insopportabili per il sistema (più del 18,2%) decisi dal Governo porteranno all'incremento della fuga dei
cervelli e determineranno una riduzione della competitività complessiva del sistema Italia
L'unione fa la forza: le università di Bari, del Salento, della Basilicata, del Molise, di Foggia e il Politecnico di
Bari pochi giorni fa hanno firmato un protocollo d'intesa per lo sviluppo del progetto Federazione del sistema
universitario Lucano-Molisano-Pugliese. L'anno accademico è alle porte. E il tema della ricerca è già sulla
soglia, pronto a entrare in scena. Gli atenei meridionali si alleano per unire le forze e per sopperire alle
mancanze del Sistema Italia, come sottolinea Domenico Laforgia, rettore dell' Università del Salento : «I tagli
insopportabili per il sistema universitario (più del 18,2%) decisi dal Governo porteranno all'incremento della
fuga dei cervelli e alla riduzione della capacità di ricerca universitaria, annullando ogni possibilità di supporto
del sistema industriale e riducendo la competitività del sistema Italia». Domanda. In quanto ad aiuti alla
ricerca universitaria, boccia anche la Regione Puglia? Risposta. La Regione sta cercando di sopperire con
mezzi finanziari abbastanza modesti a causa del patto di stabilità e, comunque, con risorse di origine
comunitaria che non potranno superare il limite del 2013, data dalla quale la Puglia non potrà più godere di
questi forti aiuti. Non si vede nessun impegno per la creazione di altri incubatori ed è cessato il sostegno ai
parchi scientifici e tecnologici, i due esistenti hanno abbandonato il loro ruolo e quello di Brindisi è addirittura
in liquidazione. Tuttavia c'è una forte attenzione sui distretti tecnologici: la Puglia ne annovera cinque, di cui
uno a carattere nazionale sull'energia. Il sostegno nazionale al venture capital appare scarso e quello
regionale modesto. Energia da fonti rinnovabili, metalmeccanica, informatica, aeronautica, alimentare,
manifatturiero. E poi, laterifici, edilizia, siderurgia, il Tac (Tessile, abbigliamento, calzaturiero) e l'industria del
turismo. La Puglia, sulla carta, è pane per i denti della ricerca. R. Tutti i settori citati potrebbero godere di un
formidabile contributo dal mondo della ricerca se solo fossero in grado di trasmetterci i loro effettivi bisogni
con uno sguardo più lungo di quello legato alle esigenze momentanee della produzione. Se le aziende
fossero in grado di prevedere il loro sviluppo a medio termine, individuando anche ipotesi di prodotti innovativi
richiesti dal mercato, il mondo della ricerca sarebbe in grado di dare loro un contributo straordinario nella
realizzazione di nuovi prodotti e servizi. Alcuni settori (energie rinnovabili, meccanica di precisione,
abbigliamento) hanno già agganciato il mondo della ricerca e stanno progredendo malgrado la crisi
internazionale. Resta il problema principale: la comunicazione tra i due mondi. Problema nonostante il quale
avete avviato 24 spin-off innovativi. Come li finanziate? R. Prima di tutto, l'Università del Salento investe più
del 50% del suo bilancio in ricerca, e conta oltre 600 studenti di dottorato ogni anno. Il risultato è che, per
essere un ateneo collocato nel Mezzogiorno d'Italia, abbiamo appunto ben 24 imprese spin-off e diverse altre
stanno seguendo la procedura di riconoscimento. Gli spin-off universitari trovano ancora risorse sia a livello
nazionale che regionale, ma la nostra intenzione è che puntino decisamente sulla qualità dei servizi e dei
prodotti per una forte crescita sul mercato di riferimento. La competizione ora come ora è serrata, come
pensate di aiutare le vostre creature a diventare grandi? R. La funzione principale che dobbiamo introdurre
nell'ateneo è quella di marketing della ricerca e del trasferimento tecnologico con un approccio innovativo che
oltre a collocare i nostri servizi e i prodotti/ricerche già sviluppate sia in grado di accompagnare gli
imprenditori nella analisi delle loro esigenze e delle prospettive di mercato delle loro aziende. Agganciare le
imprese non sempre è facile, servono ami allettanti... R. Sul piano pratico abbiano uno sportello per le
imprese, realizziamo progetti in collaborazione o progetti su commessa e organizziamo tirocini formativi
presso le imprese sia prima della laurea che dopo la laurea. Inoltre il nostro ateneo possiede una strategia di
valorizzazione del proprio approccio del tipo problem solving, che utilizza ampiamente in ogni collaborazione
industriale, cercando anche di aiutare gli imprenditori a comprendere le loro esigenze di innovazione e di
trasferimento tecnologico. Infine, stiamo avviando una funzione di marketing per collocare i nostri prodotti
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
47
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
UNIVERSITÀ 2 CENTRI DI RICERCA E MONDO IMPRENDITORIALE NON RIESCONO A PARLARE LA
STESSA LINGUA
10/09/2010
Il Mondo - N.38 - 17 settembre 2010 - dossier puglia
Pag. 85
(diffusione:79889, tiratura:123250)
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 10/09/2010
48
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
della ricerca e i nostri servizi in un mercato più ampio di quello regionale. Abbiamo fondato oltre 12 anni fa il
primo Industrial liaison office con la Confindustria locale, ma riteniamo questa esperienza già superata,
abbiamo deciso di portare all'interno le attività tipiche di tale struttura. Ma come, secondo i dati il suo ateneo è
così ricco di prodotti di innovazione, li tenete nell'ovile? R. La situazione è questa: quando i prodotti e i servizi
sono realmente innovativi occorre impedire che invecchino nell'attesa di trovare un imprenditore capace di
commercializzarli. Devo infatti stigmatizzare che raramente la nostra classe imprenditoriale ha il tempo e la
voglia di curiosare tra i risultati delle ricerche e i brevetti universitari. L'ateneo salentino paga pesantemente lo
svantaggio di operare in un contesto territoriale economicamente depresso in quanto non vi è intorno a noi
una classe imprenditoriale adeguata. Per queste ragioni, la nostra università sta puntando sulla creazione di
una classe imprenditoriale legata ai nostri spin-off e, in particolare, a quelli di servizio in grado così di
allacciare relazioni industriali molto al di fuori dei ristretti confini regionali. Ma le imprese, soprattutto le piccole
e medie, al momento sono a corto di risorse. R. Vi sono due tipi di problemi: l'uno legato alla abnorme
presenza di piccole aziende nel sistema industriale italiano, l'altro derivante dalla cattiva abitudine delle medie
e grandi imprese di non fare ricerca se non assistita dallo Stato. Certo, le piccole imprese sono in generale
sottocapitalizzate e, anche se molto spesso svolgono importanti attività di ricerca industriale con significativi
step inventivi, difficilmente hanno le risorse economiche per avvalersi del sistema universitario. Diciamo che
hanno un approccio timido e distante per semplificare, come di chi vorrebbe ma non può. Ma altre volte non
hanno la capacità di comprendere le dinamiche future e quindi i loro bisogni, avendo così un destino
economico segnato da un costante declino. È un grave errore delle piccole imprese e in parte del sistema
universitario non riuscire a trovare punti fermi di dialogo. Lei punterebbe quindi a un intervento deciso da
parte dello Stato? R. Ritengo che il finanziamento pubblico andrebbe rafforzato per le piccole imprese con
forti semplificazioni, favorendo la collaborazione con il mondo della ricerca. La vecchia legge 46/82 era uno
strumento molto valido che andrebbe rifinanziata in modo massiccio riservando la maggior parte dei fondi alle
piccole imprese. Le aziende di grandi dimensioni però la ricerca la portano avanti a casa loro. R. Le grandi
imprese hanno il vizio di fare ricerca solo in presenza di fondi pubblici e si fanno finanziare addirittura le
attività di sviluppo prodotto che sarebbero proprie del loro impegno industriale. Questo vizio ha spesso
svuotato le casse dei finanziamenti per la ricerca delle pmi a vantaggio di grandi imprese, che poi hanno
prodotto molto poco. Sarebbe giusto finanziare le grandi imprese solo in presenza di attività di ricerca
condivise con il mondo della ricerca pubblico, riservando i finanziamenti a progetti di ricerca a elevato step
inventivo, cioè veramente innovativi. Il mondo universitario, poi, dovrebbe riservare parte delle proprie attività
al soccorso del sistema industriale, che generalmente in Italia ha grande bisogno di sostegno rispetto al resto
dei Paesi industrializzati.
Foto: Domenico Laforgia
Foto: L'aula magna dell'università degli studi di Bari
Scarica

20100910_cnop_-_ordine_degli_psicologi