PARTE SECONDA
Classificazioni
CAPITOLO
6
Omicidio
100: Organizzazione criminale
101: Omicidio su commissione (per conto terzi)
102: Omicidio motivato dall’appartenenza a una gang
103: Rivalità criminale
104: Omicidio a seguito di rapimento
105: Manomissione di un prodotto
106: Omicidio correlato alla droga
107: Morte per motivi assicurativi
107.01: Profitto individuale
107.02: Profitto commerciale
108: Omicidio in corso di altro reato
108.01: Omicidio indiscriminato
108.02: Omicidio situazionale
120: Omicidio per motivi personali
121: Omicidio motivato da erotomania
102
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
122: Omicidio domestico
122.01: Omicidio domestico spontaneo
122.02: Omicidio domestico con messa in scena
122.03: Neonaticidio
123: Omicidio in seguito a lite o conflitto
123.01: Omicidio in seguito a lite
123.02: Omicidio in seguito a conflitto
124: Omicidio di un’autorità
125: Omicidio per vendetta
126: Omicidio per motivo non specifico
127: Omicidio estremistico
127.01: Politico
127.02: Religioso
127.03: Socioeconomico
128: Omicidio per pietà o per eroismo
128.01: Omicidio per pietà
128.02: Omicidio per eroismo
129: Omicidio di un ostaggio
130: Omicidio a sfondo sessuale
131: Organizzato
132: Disorganizzato
133: Misto
134: Sadico
135: Di donna anziana
140: Omicidio motivato dall’appartenenza a un gruppo
141: Sette e culti
142: Omicidio estremistico
142.01: Omicidio estremistico - Politico
142.02: Omicidio estremistico - Religioso
143: Esaltazione di gruppo
L’omicidio rappresenta l’appropriazione illegittima di una vita umana. È un
atto che pone fine a una vita in un contesto di potere, di guadagno personale,
di brutalità e talvolta a sfondo sessuale. L’omicidio doloso (murder) costituisce
una sottocategoria dell’omicidio (homicide), che comprende l’omicidio preterintenzionale, le morti derivate da una condotta negligente e non, e le morti non
Omicidio
103
premeditate da incidente della strada (Megargee 1982). Sebbene in letteratura
esista una distinzione tra omicidio, assassinio e uccisione, per lo scopo di questo libro i termini sono utilizzati come sinonimi1.
UNIFORM CRIME REPORTING PROGRAM
Lo Uniform Crime Report (UCR) rappresenta il primo sistema per la classificazione degli omicidi negli USA. L’UCR, creato dall’FBI in collaborazione con il
dipartimento di giustizia americano, prospetta le statistiche dei crimini commessi negli Stati Uniti in un dato anno. La necessità di avere a disposizione dati
statistici sui crimini nazionali ha spinto l’International Association of Chiefs of
Police a istituire negli anni Venti l’Uniform Crime Records Committee, con
1 In sintesi, e per gli scopi del testo, è possibile sottolineare che: nella legislazione penale americana con il terminal homicide o criminal homicide si intende l’illecita uccisione di un essere umano
(unlawful killing of a human being). In relazione alle modalità di esecuzione dell’atto criminoso è
possibile distinguere – all’interno della categoria del criminal homicide – le tipologie del murder e
del manslaughter. A loro volta, sia il murder sia il manslaugheter sono distinti in base alla loro gravità. Nella legislazione penale federale e in quasi tutti gli Stati degli USA è possibile distinguere, in
ordine decrescente di gravità, il first degree murder (omicidio di primo grado), il second degree murder (di secondo grado), il voluntary manslaughter e da ultimo l’involuntary manslaughter.
Il first degree murder rappresenta la forma più grave di omicidio. Perché venga contestato
occorre la presenza di alcune condizioni. Innanzitutto, deve risultare la premeditazione del reato
(si parla in tal caso di malice aforethought). Esistono, tuttavia, altre due condizioni in cui è possibile parlare di first degree: quando il delitto è commesso con particolare crudeltà o violenza e
quando avviene durante il compimento di un diverso e grave reato (felony). Ciò, per esempio,
accade quando un innocente rimane ucciso durante una rapina in banca.
In generale, un second degree murder viene riconosciuto in tutti quei casi in cui manchi la premeditazione, la particolare crudeltà o non sia commesso in concomitanza con altri reati.
Il manslaughter, di minor gravità rispetto al murder, viene a sua volta diviso in voluntary e
involuntary.
Il voluntary si concretizza in presenza di un comportamento idoeneo a cagionare la morte, che
è prevista o voluta, ma è sotteso da uno stato d’ira in relazione a una provocazione ricevuta, che
deve essere proporzionata. Ricorre, inoltre, quando un soggetto uccide nell’errata convinzione di
agire in una situazione di legittima difesa.
L’involuntary manslaughter, invece, prevede che la morte di un soggetto, non voluta né prevista, sia la conseguenza di un atto di negligenza o imprudenza.
Mentre nel sistema giuridico degli USA le differenti forme di omicidio si distinguono sulla base
della gravità del fatto, per il nostro ordinamento è soprattutto l’elemento soggettivo del reato a
permettere una distinzione in tre fattispecie, a seconda che l’offender abbia agito con dolo, preterintenzione o colpa.
Tentando un difficile parallelo tra le due concezioni legislative, possiamo ricondurre il first
degree murder al nostro omicidio premeditato o aggravato. Sia il second degree murder sia il voluntary manslaghter possono rientrare nel caso dell’omicidio doloso, con le varie circostanze attenuanti, mentre l’involuntary manslaughter può corrispondere al nostro omicidio colposo.
104
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
l’obiettivo di sviluppare un sistema statistico omogeneo. Sono stati scelti sette
reati di riferimento per misurare le oscillazioni nel volume complessivo e dell’andamento del tasso di criminalità.
Conosciuto da tutti come l’indice dei crimini, l’UCR includeva tipologie di
crimine violento quali: l’omicidio, l’omicidio colposo, lo stupro, la rapina e l’aggressione aggravata, crimini contro la proprietà come la rapina, il furto e il furto
di un veicolo a motore. Nel 1979, un mandato congresuale ha portato all’inserimento dell’incendio doloso come ottava fattispecie.
Un esame dei dati riportati dall’UCR per tutti gli omicidi commessi tra il
1976 e il 2003, mostra che il numero di delitti negli Stati Uniti ha registrato
oscillazioni passando dai 16.605 casi nel 1976, fino a un massimo di 21.860 nel
1980, con una diminuzione a 20.613 nel 1986 e un aumento a 21.500 nel 1989
(Uniform Crime Reports 1977; 1981; 1987; 1989; 2003). L’UCR fornisce inoltre
dati riguardanti l’età, la razza e il sesso della vittima e dell’offender, i tipi d’arma utilizzata e il contesto in cui l’uccisione ha avuto luogo.
L’UCR oggi classifica gli omicidi distinguendoli in:
• felony murder, omicidio occasionale (ha luogo durante la commissione di
un altro reato);
• suspected felony murder, omicidio indiretto sospettato (sono presenti elementi di un diverso reato);
• argument-motivated murder, omicidio motivato da una lite (e non motivato da un crimine);
• miscellaneous or nonfelony types, omicidio misto o non legato ad altri reati
(per qualsiasi motivazione conosciuta che non comprenda quelle sopra
citate);
• unknown motives, omicidio per motivi sconosciuti (il movente non rientra
in nessuna delle categoria indicate).
Tranne la categoria «motivi sconosciuti», in tutte le altre tipologie d’omicidio
si è registrata una diminuzione della percentuale dei casi. Nel 2003 sono stati
classificati 14.054 omicidi. Il numero dei delitti senza un movente conosciuto è
però aumentato drammaticamente. Nel 2003 dei 14.054 omicidi, 4476 rientravano appunto in questa categoria. È una tendenza particolarmente interessante
perché suggerisce tanto l’eterogeneità delle motivazioni che portano a un omicidio, quanto la chiara inadeguatezza di una classificazione che suddivide gli
omicidi essenzialmente in tre categorie: occasionale, non criminale e mista. Le
categorie degli omicidi per moventi misti e sconosciuti finiscono per rappresentare una sorta di cestino dei rifiuti. Un sistema di classificazione capace di
inquadrare non più del 40-50% dei casi non è chiaramente uno strumento ottimale per spiegare l’universo del comportamento umano.
Omicidio
105
CLASSIFICAZIONE DEGLI OMICIDI PER VITTIME, TIPOLOGIA E STILE
La FBI Academy’s Behavioral Science Unit2 di Quantico, Virginia, ha portato i
primi contributi alla letteratura sulla classificazione dell’omicidio con i lavori di
Hazelwood e Douglas (1980) sulle diverse tipologie di lust murder, omicidi per
libidine. La classificazione dei delitti in base al numero delle vittime, alla tipologia e allo stile è stata pubblicata nel 1986 da Douglas, Ressler, Burgess e
Hartman. Un omicidio singolo è definito da una sola vittima e da un unico
evento omicida. Un duplice omicidio si ha in presenza di due vittime, uccise
nello stesso momento e nello stesso luogo.
Il 27 gennaio 2001, l’omicidio dei professori dell’Università di Dartmouth,
Half e Suzanne Zantop, da parte di due giovani compagni di scuola, James
Parker e Robert Tullockè, rappresenta un esempio di duplice omicidio. Il caso
è stato risolto dagli investigatori che hanno collegato i coltelli utilizzati a Parker,
che li aveva acquistati tramite Internet.
Un triplice omicidio è definito dalla presenza di tre vittime uccise in un dato
momento e in un singolo luogo. Ogni omicidio, avvenuto in un solo luogo e in
un unico evento, che coinvolge quattro o più vittime, viene classificato come
omicidio di massa.
Vi sono due sottocategorie dell’omicidio di massa: l’omicidio di massa classico e l’omicidio di massa familiare. L’omicidio di massa classico coinvolge una
persona che agisce in un luogo e in un periodo di tempo determinato che può
durare minuti, ore o perfino giorni. Il prototipo dell’omicidio di massa classico
è quello di un soggetto mentalmente instabile, i cui problemi sono aumentati al
punto da spingerlo a passare all’atto contro gruppi di persone non direttamente collegati a lui o ai suoi problemi, dando libero sfogo alla propria ostilità, sparando o accoltellando. Un omicidio di massa classico è stato quello commesso
da Charles Whitman che nel 1966, con scatole di munizioni, armi, corde, una
radio e del cibo, si è barricato sulla torre dell’Università del Texas ad Austin e
ha aperto il fuoco per 90 minuti (vedi Capitolo 13.) Il secondo tipo di omicidio
di massa è quello familiare. Se quattro o più membri di una famiglia vengono
uccisi e lo stesso offender si toglie la vita, si parla allora di omicidio-suicidio di
massa. Senza il suicidio e con quattro o più vittime, l’omicidio viene classificato come omicidio di massa familiare. Un esempio è quello di John List, un assicuratore che nel 1972 ha ucciso tutta la sua famiglia. List era scomparso dopo
il crimine e la sua macchina era stata trovata nel parcheggio dell’aeroporto.
L’uomo è stato rintracciato solo 17 anni dopo, grazie a un programma televisivo che aveva ripreso la descrizione del suo delitto.
2 Unità di Scienze del comportamento dell’Accademia dell’FBI.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Un omicidio spree, è definito come un singolo evento che coinvolge due o
più luoghi e senza un «periodo di raffreddamento emozionale»3 tra un delitto e l’altro. In un omicidio spree il singolo evento può essere di breve o lunga
durata. Il 6 settembre 1949 l’offender spree Howard Unruh di Camden, New
Jersey, ha preso con sé una German Lugar carica, una riserva di munizioni ed
ha cominciato a sparare a caso mentre camminava per il suo quartiere, uccidendo tredici persone e ferendone tre in circa venti minuti. Sebbene gli omicidi di Unruh siano avvenuti in un breve lasso di tempo, non si può classificare il suo caso come omicido di massa, dato che l’uomo si era spostato da un
luogo all’altro (Ressler et al. 1988).
L’omicidio seriale è stato inizialmente definito per la presenza di tre o più
eventi delittuosi separati, in tre o più luoghi diversi, con un cooling-off period
tra i delitti. Alla conferenza del 2005 dell’FBI sull’omicidio seriale, l’ipotesi di
ridurre a due o più il numero degli eventi per definire il crimine come seriale
ha riscosso un grande sostegno. Si ipotizza che un delitto seriale sia premeditato, comprenda le fantasie ad esso correlate e una pianificazione dettagliata.
Quando il momento è per lui opportuno, e lo stato emotivo legato al precedente omicidio si è «raffreddato», l’offender seriale seleziona la vittima
successiva e procede con il suo piano. Lo stato emozionale può durare giorni,
settimane o mesi, ed è la caratteristica chiave che distingue un assassino
seriale da un pluriomicida. Ted Bundy è un esempio di assassino seriale.
Bundy ha ucciso trenta o più volte nell’arco di vent’anni e in almeno cinque
Stati diversi.
Ci sono altre differenze che permettono di distinguere gli omicidi di massa,
gli spree e i seriali. Oltre al numero di eventi e di luoghi, e alla presenza o
all’assenza di un cooling-off period, all’omicida di massa classico e all’omicida spree non interessa chi sia la vittima: uccideranno chiunque verrà in contatto con loro. Al contrario, l’omicida seriale di solito seleziona le sue vittime.
Pensa che non verrà mai catturato e a volte ha ragione. Un omicida seriale
controlla attentamente il suo comportamento per evitare di essere scoperto,
mentre un omicida spree, che viene spesso identificato e inseguito da vicino
dalla polizia, non è generalmente in grado di controllare il corso degli eventi.
Il serial killer, invece, pianifica e sceglie le sue vittime e il luogo del delitto, e
talvolta può interrompere l’azione omicida se questa non risponde ai requisiti che si è dato. Rispetto a un offender spinto da un movente sessuale, il crimine può essere classificato in qualsiasi delle categorie sopra citate.
3 Così viene tradotto il cosiddetto cooling-off period.
Omicidio
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IL PROFILING INVESTIGATIVO
La classificazione del crimine facilita il lavoro di profiling, uno dei passaggi del
processo investigativo. Il profiling investigativo può essere definito come una
strategia che permette alle forze dell’ordine di restringere il campo delle
opzioni e di avanzare ipotesi possibili sull’offender. È stato descritto come una
raccolta d’indizi (Rossi 1982), un tentativo ragionato di fornire informazioni
dettagliate riguardo alcuni tipi di offender (Geberth 1981) e un ritratto degli
schemi comportamentali, delle inclinazioni e delle tendenze di un offender
sconosciuto (Vorpagel 1982). Geberth (1981) ha evidenziato che il profilo
investigativo è particolarmente utile quando l’offender mostra qualche chiaro
segno di psicopatologia. In questo caso, la scena del crimine dovrebbe riflettere il comportamento e la personalità dell’assassino, nello stesso modo in cui
l’arredamento di una casa rivela il carattere del suo proprietario.
Il profiling è, in effetti, una forma di retroclassificazione o di classificazione che lavora a ritroso. In genere ordiniamo un’entità nota all’interno di una
categoria distinta basandoci sulle caratteristiche presenti, che traduciamo in
criteri per l’assegnazione a una determinata tipologia. Nel caso di un’indagine
per omicidio, non abbiamo l’entità (per esempio, l’offender) né la vittima.
È quindi necessario affidarsi all’unica fonte di informazioni in genere disponibile: la scena del crimine. I dati raccolti sono utilizzati per creare un profilo o
classificare un individuo. In sostanza, dobbiamo utilizzare le informazioni
relative alla scena del crimine per giungere a una sua classificazione. Il processo è definito appunto «profiling». Va precisato come ancora non siano
stati condotti studi sistematici per convalidare le classificazioni derivate dal
profiling.
CCM: UN MODELLO MOTIVAZIONALE PER LA CLASSIFICAZIONE
DI UN OMICIDIO
Il primo modello per la classificazione degli omicidi per libidine, elaborato
dalla Behavioral Science Unit dell’FBI (Hazelwood, Douglas 1980) – che
Megargee (1982) ha giustamente descritto come una sindrome più che una
tipologia – delinea due categorie: la organized nonsocial category, e la disorganized asocial category. Scopo della proposta non era tuttavia quello di abbracciare tutti i casi di omicidio a sfondo sessuale e il lavoro si è poi sviluppato nel
tentativo, programmatico e pratico, di generare una classificazione degli omicidi seriali a sfondo sessuale (Ressler et al. 1988). Alla fine degli anni Ottanta,
gli agenti dell’Investigative Support Unit dell’Accademia dell’FBI si sono uniti
alla Behavioral Science Unit per lavorare alla realizzazione di un manuale per
108
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
la classificazione del crimine, utilizzando il modello DSM4 dell’American
Psychiatric Association. Sono stati costituiti gruppi di lavoro per le principali
categorie di crimini violenti: omicidio, incendio doloso e aggressione a sfondo
sessuale. È stato inoltre istituito un comitato in rappresentanza delle associazioni federali e private.
Nonostante molte delle basi concettuali e teoretiche di questo modello derivino da precedenti scritti sull’argomento, lo studio dei crimini violenti ha registrato un deciso progresso e sono state così aggiunte nuove classificazioni del
crimine.
La CCM (classificazione degli omicidi in base al movente) prevede quattro
categorie principali. La categoria «organizzazione criminale» comprende otto
sottocategorie: l’omicidio su commissione, l’omicidio motivato dall’appartenenza a una gang (o associazione a delinquere), la rivalità criminale, l’omicidio in seguito a rapimento, la contaminazione di un prodotto, l’omicidio per
manomissione di prodotto, l’omicidio legato al mondo della droga, l’omicidio
per scopi assicurativi (profitto individuale o commerciale) e l’omicidio occasionale (indiscriminato o dipendente dalla situazione). La categoria del
«movente personale» possiede undici sottocategorie: l’assassinio sulla spinta
di un movente erotomanico, l’omicidio domestico (spontaneo, con messa in
scena e neonaticidio), l’omicidio successivo a una lite o a un conflitto, l’uccisione di un’autorità, l’omicidio per vendetta, per motivazioni non specifiche,
l’omicidio estremistico (politico, religioso o socioeconomico), l’omicidio per
pietà o eroismo e l’omicidio di un ostaggio. La categoria dei «delitti a sfondo
sessuale» ha cinque sottocategorie: l’omicidio in cui la scena del crimine è
organizzata, disorganizzata o un misto di organizzazione e non, l’omicidio
sadico e l’omicidio di una donna anziana. La categoria dei delitti commessi
«per appartenenza a un gruppo» prevede, a sua volta, tre sottocategorie:
l’omicidio nell’ambito di un culto e/o setta, l’omicidio estremistico (politico,
religioso, socioeconomico/paramilitare o con ostaggi) e l’omicidio legato
all’eccitazione del gruppo.
100: ORGANIZZAZIONE CRIMINALE
L’omicidio legato a un’organizzazione criminale implica un delitto commesso
per un guadagno materiale. Tale guadagno può assumere forme differenti (per
esempio denaro, beni, territori o favori).
4 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Omicidio
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101: OMICIDIO SU COMMISSIONE (PER CONTO TERZI)
L’offender su commissione (contract killer) è colui che uccide aggredendo in
modo occulto o di sorpresa. È un assassino che accetta di togliere la vita a un
altro individuo per profitto: vale a dire un sicario. Non c’è di solito alcun legame (personale, familiare o d’affari) tra il killer e la vittima.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima di un assassinio su commissione è considerata dalla
persona che ha assunto il killer come un ostacolo o un intralcio per la realizzazione di un obiettivo. L’obiettivo può essere finanziario (l’incasso di un premio assicurativo sulla vita o il controllo di un’impresa) oppure personale (una
relazione extraconiugale, il rifiuto di concedere il divorzio).
Il rischio della vittima dipende dalla situazione. È la percezione che l’offender ha della vittima come un ostacolo a mettere quest’ultima in situazione di
pericolo. Il rischio per l’offender (il mandante o il killer) dipende dalla relazione tra vittima e offender e dall’esperienza e dalla perizia dell’offender che
commette il delitto.
Indicatori rilevati più spesso sulla scena del crimine. L’offender di solito si
trattiene poco tempo sulla scena del delitto. Predilige in genere una modalità
rapida e veloce di uccidere.
Parecchi fattori sulla scena sono indicativi della preparazione dell’offender.
Un indice della sua professionalità sta nell’arma utilizzata. Silenziatori, pistole o altri strumenti di morte personalizzati sono spesso indicativi di uno specialista che è a proprio agio nell’uccidere. La scena del crimine può riflettere
questa caratteristica in altri modi, compresa la scarsità o l’assenza di tracce
fisiche lasciate sul luogo del delitto, un’efficace messa in scena (staging), una
disposizione del corpo elaborata e una scena del crimine che mostra un
approccio sistematico e ordinato prima, durante e dopo la commissione del
crimine.
L’arma può essere scelta in rapporto alla disponibilità, alla difficoltà per rintracciarla o all’impossibilità di effettuare con essa un confronto balistico (calibro 22). L’offender spesso getterà l’arma o la lascerà sulla scena del crimine
con il cadavere per diminuire la possibilità di farsi trovare in suo possesso se
fermato. Le armi da fuoco utilizzate dai killer su commissione sono spesso
rubate o comunque non registrate.
Talvolta per occultare il delitto viene appiccato un incendio (vedi sezione
231 per ulteriori informazioni).
110
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Staging. Se non è presente un’attività di staging, non ci saranno altri indicatori
del crimine: per esempio, non mancherà nulla e non vi sarà alcuna aggressione
sessuale della vittima. Un’attività criminale secondaria può significare che l’offender è giovane, inesperto o poco intelligente.
L’opposto di questa situazione è una scena del crimine che presenti una complessa attività di staging, come per esempio il danneggiamento dell’impianto
frenante o la manomissione di un velivolo per far apparire la morte come dovuta a un incidente. Un’attività criminale secondaria per confondere il movente
principale del delitto può comprendere un’apparente rapina o un’intrusione
nell’abitazione finita male, oppure un rapimento. Il cadavere può essere posizionato in modo da suggerire che si tratti di un omicidio a sfondo sessuale. Una
reale aggressione sessuale è una variabile che dipende poi dalla professionalità
dell’assassino.
Comuni reperti d’interesse forense. Proprio come lo staging e gli altri indicatori presenti sulla scena del crimine riflettono il livello d’esperienza dell’offender, i reperti d’interesse forense possono offrire indicazioni peculiari. Il killer
professionista, per esempio può scegliere un’arma difficile da rintracciare e concentrare l’area dei colpi agli organi vitali della vittima, specialmente alla testa.
Di solito vi è un numero minimo di ferite; l’overkill è raro. È comune, in questo tipo di delitti, che l’aggressione avvenga con modalità d’attacco rapida e di
sorpresa, oppure in forma di agguato.
Considerazioni investigative
La maggior parte degli omicidi su commissione mostra qualche indizio di premeditazione. L’assassino potrebbe aver pedinato la vittima. Un individuo con
precedenti e validi contatti con il mondo criminale sarà capace di commissionare un delitto più facilmente e lasciarsi alle spalle meno prove dell’accordo,
rispetto a un soggetto privo di contatti già definiti. Se in quest’ultimo caso le
tracce di un contratto sono più facili da rintracciare, è comunque tipico della
natura di questa tipologia di omicidi la presenza costante di tali tracce.
Un’analisi dei contatti del sospetto, delle discussioni e delle comunicazioni precedenti al crimine, può fornire prove del complotto (per ricercare questo genere di prove devono essere analizzati i tabulati telefonici e le documentazioni
finanziarie).
Il mandante (colui che commissiona l’assassinio) avrà una storia di conflitti
personali o di rivalità in affari con la vittima. Tuttavia, lei o lui possono mostrare un cambiamento di atteggiamento prima del crimine e spesso un apparente
miglioramento nei rapporti con la vittima. Questa trasformazione positiva è
spesso manifestata deliberatamente a parenti, amici e soci. Lo scopo dell’offen-
Omicidio
111
der nel mostrare atteggiamenti di attenzione e preoccupazione nei confronti
della vittima è quello di produrre nella vittima stessa un senso d’ingannevole
sicurezza e di convincere tutti che lui, il mandante, è al di sopra di ogni sospetto, una volta che le indagini vengono avviate. Gli interrogatori di chi è vicino
all’offender o alla vittima possono svelare questo tipo di comportamento
antecedente al crimine. Un’altra condotta che può precedere il reato e che
altri possono notare nel mandante è uno stato di eccessivo nervosismo e preoccupazione.
Dopo la commissione del reato, l’offender (il mandante) mostrerà spesso una
capacità di rievocazione selettiva degli avvenimenti. Presenterà un alibi d’acciaio, stranamente circostanziato e preciso per il periodo in cui ha avuto luogo
l’omicidio. L’investigatore sarà in grado di stabilire con precisione le attività
compiute dall’offender e l’esatto momento in cui sono avvenute, con l’ausilio di
scontrini e altre prove; tuttavia, le azioni dell’offender, prima e dopo il crimine,
saranno più difficili da determinare. Il mandante sarà, con ogni probabilità,
altamente visibile nel momento in cui il delitto viene commesso (apparirà per
esempio in un luogo pubblico o a una festa).
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I tabulati telefonici e di altre forme di comunicazione, i documenti finanziari che mostrano possibili trasferimenti di denaro, le informazioni riguardo viaggi, le ricevute (di auto prese a noleggio o motel, per esempio) e le armi sono tutti
importanti elementi da indicare nella richiesta di un mandato di perquisizione.
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CASE STUDY 101: OMICIDIO SU COMMISSIONE
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Vittimologia
Il giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti John Wood é noto negli ambienti legali e delle forze dell’ordine del Texas come «Maximum John». La sua reputazione di magistrato capace delle sentenze più dure per gli offender legati al
mondo della droga, lo ha reso celebre anche nella comunità criminale. Il giudice
Wood si è occupato del traffico organizzato di droga nelle aree a sud e a ovest del
Texas, dove le spedizioni attraversano il confine con il Messico in direzione degli
USA, generando un vero e proprio business.
Jamiel Charga (conosciuto come Jimmy) sembra trarre profitto in particolar
modo dal traffico di droga, come testimonia il suo stile di vita: ha perso 1,1 milioni di dollari nel gioco d’azzardo durante una gita di tre giorni a Las Vegas. Il fratello di Jimmy, Lee, anch’egli implicato nel traffico di stupefacenti (e che verrà assas-
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
sinato il 23 dicembre del 1978), spesso si lamenta di essere vittima di persecuzioni da parte dei rappresentanti del governo, come il giudice Wood e l’aiuto procuratore James Kerr Jr. (Kerr a sua volta sarà vittima di un tentato omicidio nel
novembre del 1978).
Jimmy Charga, che si trova già in prigione, condivide l’animosità del fratello nei
confronti del giudice, ritenendo di essere vittima di una vendetta personale da
parte di Wood. È inoltre convinto che sarebbe stato condannato all’ergastolo nel
caso avesse dovuto affrontare i cinque capi d’imputazione per traffico di droga a
lui contestati idavanti a una corte presieduta da Wood.
Attorno alle 8.40 del 29 maggio del 1979, il giudice saluta la moglie mentre
esce dalla porta principale del loro appartamento. Dieci-quindici secondi più tardi,
mentre si allontana dal condominio di mattoni diretto alla sua Chevrolet verde,
viene colpito alla schiena da un solo proiettile. La signora Wood esce dall’appartamento appena sentito quel rumore che ha immediatamente riconosciuto come
uno sparo. Trova il marito a terra vicino alla sua auto e cerca di prestargli soccorso. Wood viene trasportato all’ospedale Northeast Baptist, a San Antonio, dove al
suo arrivo, alle 9:30, viene dichiarato deceduto.
Il giudice Wood si era posto in una situazione di grave rischio a causa della
posizione che aveva assunto con le condanne inflitte ai trafficanti di droga. In
genere, considerando altri fattori che determinano il livello di rischio di una vittima
(stile di vita ed entrate economiche, per esempio), il giudice Wood non sarebbe
stato considerato una vittima ad alto rischio. Tuttavia, la sua professione e l’intolleranza nei confronti dei trafficanti di droga, oltre al suo comportamento banalizzante verso le minacce di morte ricevute (aveva rifiutato la protezione fornitagli
dagli agenti federali e aveva smesso di portare con sé la pistola che gli era stata
assegnata), avevano aumentato il rischio.
Collegando il giudice Wood alle caratteristiche vittimologiche di un omicidio su
commissione, si nota che in questo caso il rischio dipendeva dal contesto. Era
visto da Jimmy Charga come un ostacolo per la propria libertà e per le sue attività nel mondo della droga. Il giudice Wood aveva richiesto che il suo programma
federale di protezione terminasse e aveva smesso di portare con sé l’arma che gli
era stata data.
Indicatori presenti sulla scena del crimine
Il corpo del giudice Wood era disteso per terra, a circa un metro dalla sua auto, a
450, con i piedi in direzione nordovest, la testa verso sudest e le braccia aperte ai
lati.
I testimoni che hanno visto il giudice colpito dal proiettile stramazzare a terra,
non hanno notato però il cecchino. Non c’erano prove fisiche (bossoli o impronte
digitali). Il luogo esatto da dove il tiratore aveva sparato non era noto. Ci sono state
Omicidio
113
testimonianze di numerosi inquilini dello stabile al momento del delitto, ma nessuno ha fornito informazioni sostanziali su un particolare sospetto.
Il metodo rapido scelto per compiere l’omicidio significava che l’offender aveva
trascorso una quantità di tempo minima sulla scena. L’apparente facilità con la
quale il killer si era sistemato, aveva sparato al giudice ed era fuggito senza essere scoperto (specialmente con una pattuglia della polizia a due isolati che rispose all’allarme alle 8.41), sono tutti indicatori di un’attenta premeditazione da parte
di un sicario esperto.
Reperti d’interesse forense
Il foro d’entrata del proiettile che ha ucciso il giudice si trovava nella parte inferiore della schiena, sulla sinistra, e aveva attraversato il corpo con una traiettoria
inclinata di 15°. Il proiettile ha colpito immediatamente la spina dorsale, frammentandosi e disintegrandosi. I frammenti hanno causato ferite interne all’addome e
agli organi contenuti.
Le analisi balistiche hanno rivelato che il proiettile era di calibro 243 o 6 mm.
Basandosi sui segni di rigatura, si è poi stabilito che due tipi di comuni fucili avrebbero potuto sparare quel proiettile: il Browning Lever-Action e l’Interarms Mark X.
La scelta di colpire come un cecchino in un agguato che richiedeva un solo
colpo per uccidere all’istante, rimandava a una modalità tipica degli assassini su
commissione di maggiore esperienza.
Indagine
L’indagine per l’omicidio del giudice Wood è diventata la più grande indagine federale dai tempi dell’assassinio di John F. Kennedy. Data la professionalità del killer
(dimostrata dalla mancanza di tracce e di testimonianze), l’indagine poggiava in
gran parte sulla storia dei conflitti tra il giudice Wood e Jimmy Charga. Inoltre, le
tracce del complotto ordito da Charga erano poco individuabili a causa degli abituali contatti di Charga con il mondo del crimine. Questo aveva portato a ridurre
gli sforzi per la ricerca di un sicario, limitando perciò il numero degli offender coinvolti che avrebbero potuto diventare, in seguito, testimoni negativi per l’accusa.
La combinazione di un’indagine estensiva tra i soci in affari di Charga, la famiglia e gli amici, con i dati forniti dagli informatori conduceva a un uomo, Charles
Voyde Harrelson. Il 24 giugno del 1979 la moglie di Charga, Elizabeth, aveva
pagato alla figliastra di Harrelson, a Las Vegas, una somma di 150.000 dollari per
l’omicidio. Harrelson ammetteva di aver ricevuto il denaro, ma dichiarava che era
il compenso per una partita di droga. Le tracce del complotto stavano iniziando
finalmente a mostrarsi dopo un’analisi dei tabulati telefonici che collegavano
Harrelson a Charga, attraverso alcuni membri della famiglia.
114
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Quando la moglie di Charga era andata a trovare il marito nella prigione di
Leavenworth, la loro conversazione era stata registrata: «Sì, vai avanti e fallo», gli
aveva detto lei, ripetendo una conversazione che aveva avuto luogo prima dell’omicidio di Wood. Elizabeth Charga, inoltre, aveva scritto una lettera alla moglie
di Wood, nella quale ammetteva di avere saldato un debito, ma negava qualsiasi
suo coinvolgimento nell’organizzazione del delitto.
La signora Harrelson ammetteva di aver acquistato, sotto falso nome, un fucile Weatherby Mark V. calibro 240 – l’arma del delitto – per consegnarlo in seguito
al marito. Il calcio del fucile, con il marchio distintivo della Weatherby, era stata
l’unica parte dell’arma ad essere recuperata, cosa aveva reso impossibile un confronto balistico (un altro indicatore della professionalità offender). La collocazione
di Harrelson nei pressi della scena del crimine, nonostante lui avesse dichiarato
di trovarsi a 250 miglia di distanza il giorno dell’omicidio, era stata accertata quando una serie di testimoni avevano dichiarato di averlo visto in un motel a nord di
San Antonio la notte prima del delitto.
Conclusione
Charles Harrelson è stato accusato per il delitto del 1979 e per associazione finalizzata all’omicidio e condannato a due ergastoli senza possibilità di libertà vigilata. Si è appellato alla Corte suprema nel 1998. Il 29 marzo del 2004 Harrelson,
padre dell’attore Woody Harrelson, ha perso la causa d’appello. Jimmy Charga è
stato accusato di aver ostacolato la giustizia durante l’indagine sul caso Wood e
di associazione finalizzata all’omicidio in relazione al tentato delitto dell’assistente procuratore James Kerr. Questi, che spesso si era occupato di casi di droga nel
tribunale di Wood, era riuscito a evitare di essere raggiunto da una raffica di proiettili esplosi contro di lui, abbassandosi sotto il cruscotto della sua auto nel
novembre del 1978. Charga è stato inoltre accusato di aver proseguito la propria
attività criminale, di importazione di marijuana e di frode fiscale.
Elizabeth Charga è stata inizialmente accusata, processata e condannata a
trent’anni di carcere per associazione. La sentenza è stata in seguito rovesciata
perché il giudice non aveva adeguatamente spiegato alla giuria che la colpevolezza della donna doveva basarsi sulla presenza o meno del reato di associazione e
dell’intenzionalità di nuocere. A suo carico restava un’accusa di ostacolo alla giustizia e di frode fiscale, e la sentenza l’ha condannata a cinque anni di carcere.
Jo Ann Harrelson è stata accusata di spergiuro innanzi al grand jury, durante il
suo stesso processo, e davanti agli agenti dell’FBI. Altri ad essere condannati per
il loro ruolo nell’assassinio sono stati Joe Charga, il fratello di Jimmy, e Theresa
Jasper, la figliastra di Harrelson.
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Omicidio
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102: OMICIDIO MOTIVATO DALL’APPARTENENZA A UNA GANG
Una banda di strada è un’organizzazione, un’associazione o un gruppo di tre o
più individui, costituita in modo formale o informale, che prevede la realizzazione di condotte antisociali e di azioni criminose, compreso l’omicidio come
una delle sue attività principali.
Le gang, in una forma o nell’altra, esistono da centinaia di anni, e gli stessi
pirati potrebbero essere in qualche modo considerati una delle prime forme di
aggregazione criminale. I gruppi passati alla storia portano il nome dei Crips e
dei Bloods della California, le cui origini risalgono agli anni Sessanta. Secondo
il dipartimento di polizia, nel 2006 Los Angeles ospitava 463 gang, rispetto alle
300 presenti nel 1990. Nella metropoli californiana vivevano circa 40.000 membri di bande. Inoltre, come altro indicatore del fenomeno, i graffiti collegati alle
bande, le rapine, le sparatorie e gli accoltellamenti stanno aumentando anche
nello stato dello Utah, dopo essere scesi per un decennio.
Le bande di strada sono nate in risposta alla lotta tra quartieri rivali per il
controllo del territorio. Gli eventi fatali legati alle attività delle gang derivavano
per lo più dai conflitti territoriali. Oggi le gang si stanno evolvendo: da strutture poco coese a gruppi definiti e organizzati. Il fiorente mercato della cocaina
ha agito da propellente in questa trasformazione. Dato che il mercato della
droga è fondamentale per l’esistenza di una gang, gli omicidi drug related e i
delitti delle street gang stanno diventando sinonimi.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Le vittime degli omicidi delle bande di strada sono di solito
membri o simpatizzanti della gang. Le gang hanno generalmente un leader
oppure un gruppo di leader che impartisce ordini e raccoglie i frutti delle attività . Una banda può poi indossare i «colori», ossia un certo tipo di indumenti,
tatuaggi e marchi stampati con il nome della banda, il logo o altri segni identificativi. Molte gang adottano differenti tipi di acconciatura e comunicano con
un linguaggio caratterizzato da una simbolica gestualità o da graffiti disegnati
sui muri, sulle strade o sui muri delle scuole.
Innocenti e casuali passanti possono diventare vittime periferiche di alcune
sparatorie. I commercianti locali che subiscono estorsioni dalle gang possono
anch’essi rimanere vittime di un omicidio, ma questo solitamente accade per
opera di gang di origine asiatica. Le bande filippine che operano nelle Hawaii
fanno uso di armi da fuoco per i loro traffici di droga, quindi prendono di mira
le loro vittime – tra cui militari e agenti delle forze dell’ordine – proprio per
impossessarsi delle loro armi. La violenza delle street gang coinvolge quasi sempre vittime e offender di sesso maschile appartenenti a una qualche minoranza.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena dell’omicidio è di solito un luogo pubblico, all’aperto, all’interno del territorio
della banda. Spesso si trova nelle vicinanze o di fronte all’abitazione della vittima. Il drive-by killing5 rappresenta il modo più frequente con cui una banda
uccide: uno scontro in pubblico e in movimento, molto più comune rispetto a
un confronto diretto, faccia a faccia. Gli omicidi drive-by coinvolgono spesso
più di un veicolo.
La scena del crimine è disordinata, senza alcuna preoccupazione per il cadavere che non viene occultato e, nel caso l’assassino voglia lanciare un messaggio, può essere mostrato e posizionato in modo particolare. Sulla scena possono essere lasciati oggetti simbolici, come i colori che rappresentano la gang
oppure dei graffiti. A volte i membri della banda implicati nell’omicidio coinvolgeranno, gridandone il nome, altre gang per depistare le forze dell’ordine e
far sì che la ritorsione punti su un’altra banda.
L’arma è portata sulla scena ed è spesso nascosta. Spesso altre vittime rimangono ferite, e vengono commessi altri reati collegati all’omicidio.
Staging. L’attività di staging è in genere assente.
Reperti d’interesse forense comuni. Le armi da fuoco sono quelle scelte per la
maggior parte delle bande. L’arsenale tipico di una gang comprende fucili d’assalto, armi automatiche, pistole semiautomatiche e fucili da caccia. Gli accoltellamenti sono rari.
Un reperto forense di frequente riscontro negli omicidi delle gang è la presenza di ferite multiple sul corpo della vittima. L’offender spesso svuota l’intero caricatore sulla vittima. Le lesioni si presentano solitamente in due modi. Per
una maggior grado di letalità, l’offender mira alla testa o al petto della vittima;
per un’aggressione che segue uno schema rituale (particolarmente comune nel
caso di delitti per vendetta) vi è, invece, una metodica sequenza di colpi in successione alle braccia, alle ginocchia, all’inguine e alle gambe, cui seguono quelli al petto e alla testa.
Un altro metodo utilizzato negli omicidi eseguiti da bande è quello in stile
esecutorio. Ci sono isolati casi di tortura, ma sono rari e limitati alle situazioni
di scontro tra bande.
Le vittime coinvolte in una gang hanno spesso tatuaggi. Sono soprattutto le
bande ispaniche che si contraddistinguono per la presenza di numerosi e complessi tatuaggi.
5 Tipologia di omicidio commesso sparando da un veicolo in movimento.
Omicidio
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Considerazioni investigative
«L’attività d’intelligence è la base del successo di un’intera indagine», secondo
Joe Hoolmes della Sheriff Lynwood Gang Unit. La conoscenza di eventuali
conflitti all’interno di una banda può indirizzare l’investigatore. Gli aspetti geografici permettono di classificare rapidamente un omicidio: se è avvenuto in
un’area d’intensa attività, ciò aumenta la probabilità che il delitto sia opera di
una gang. Dato che gli omicidi di bande avvengono di solito in ambiente pubblico, spesso vi è la presenza di testimoni oculari.
Alcune gang operano come contract killer. La maggiore parte degli omicidi
connessi a gruppi criminali è legata al mercato della droga, mentre il secondo e
il terzo movente sono rappresentati dai conflitti territoriali e dalla vendetta.
Un’altra causa degli omicidi tra bande deriva dai contrasti che sorgono quando
si stabilisce un rapporto tra una ragazza di una banda, o di un territorio, con un
ragazzo appartenente a un diverso schieramento.
Sebbene la maggior parte degli studi confermi che di solito una gang è costituita in prevalenza da maschi tra i 12 e i 21 anni, residenti in zone povere e centrali di città con più di 200.000 abitanti, la partecipazione femminile alle bande
sta crescendo. Una stima sulle gang nelle grandi città indica un’ampia variazione nelle etnie, con gruppi afro-americani, ispanici, asiatici e caucasici.
Le forze dell’ordine dovrebbero cercare di istituire un registro dei membri
delle bande che spesso vengono visti insieme. Gli appartenenti alle gang sovente si scambiano merci rubate, armi e indumenti che possono collegarli a un crimine. Se possibile, l’agente di polizia dovrebbe tenere una Field Information
Card (FIC) e far sì che i membri delle bande firmino il retro della scheda con il
loro nomignolo (il soprannome all’interno della gang) e il simbolo del gruppo.
In genere i membri della gang sono orgogliosi delle loro particolarità e lo faranno volontariamente. L’investigatore dovrebbe inoltre ottenere le iniziali del
membro, la sua firma e uno schizzo dei graffiti tipici della banda, da riportare
sul retro delle right cards quando il ragazzo/a viene interrogato. Queste informazioni possono rivelarsi utili durante un processo per stabilire l’appartenenza
o il coinvolgimento di un soggetto in una gang.
La conoscenza di eventuali conflitti all’interno di una banda può inoltre fornire indicazioni utili agli investigatori. Per esempio, i Bloods non lottano mai tra
di loro, ma ciò non vale per i Crips. E ancora, stanno aumentando gli scontri tra
neri e ispanici, mentre in passato i due schieramenti convivevano pacificamente.
Suggerimenti per i mandati di perquisizione
I suggerimenti per i mandati di perquisizione nel caso di omicidi motivati dall’appartenenza a una gang sono i seguenti:
• armi da fuoco, munizioni;
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
graffiti su muri, garage, libri, fogli o in qualsiasi punto di un’abitazione;
immagini che ritraggono armi e componenti della gang, album fotografici;
altri oggetti associati alla banda: vestiti con i colori, insegne, soprannomi,
cellulari e cercapersone, automobili di lusso, gioielli (specialmente d’oro).
I mandati di perquisizione dovrebbero essere richiesti per più indirizzi, compresi quelli dei membri della gang visti con l’offender in tempi prossimi al delitto, nell’eventualità di uno scambio di oggetti rubati, armi e indumenti tra i
membri stessi della gang.
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CASE STUDY 102: OMICIDIO MOTIVATO DALL’APPARTENENZA
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A UNA GANG
Background
Mentre un gruppo di amici di un quartiere di Los Angeles sta salendo in macchina
per andare al cinema, qualcuno urla: «State giù, state giù!». Tutti si gettano a terra,
i proiettili fendono l’aria. I colpi provengono da un’auto carica di ragazzi di colore.
Alla fine dell’attacco, due ragazzi ispanici di 17 e 18 anni perdono la vita. Un altro
giovane, quattordicenne, muore poche ore dopo il suo arrivo in ospedale.
Vittimologia
Entrambe le giovani vittime avevano una lunga storia di coinvolgimento nelle
gang, come accade comunemente per le vittime delle bande di strada. Il diciottenne era stato in carcere più volte da minorenne con l’accusa di aggressione a mano
armata e possesso di droga. Anche il diciassettenne era stato legato alla stessa
gang negli ultimi tre anni ed era già noto alla polizia per essere stato coinvolto in
conflitti tra bande. Era stato implicato in una sparatoria drive-by contro un membro rivale, ma non era stato preso nessun provvedimento nei suoi confronti.
Il ragazzino più giovane era la tipica vittima di molti omicidi delle street gang: un
giovane innocente che giocava sulla veranda di casa nel momento sbagliato.
Indicatori presenti sulla scena del crimine
L’area di una sparatoria è il luogo dove si evidenziano molti conflitti tra bande. La
scena del crimine, in questo caso, era un luogo pubblico, davanti alla casa del
ragazzino quattordicenne e vicino a quella del diciottenne. L’omicidio si è verificato attraverso un’aggressione drive-by in cui gli offender avevano con sé le proprie
armi. I corpi erano stati abbandonati là dove erano caduti, fino all’arrivo dei para-
Omicidio
119
medici. C’erano testimoni oculari, ma la maggior parte di loro erano membri di
altre gang che preferivano farsi giustizia da soli e non cooperare con la polizia.
Reperti d’interesse forense
Tutte e tre le vittime presentavano ferite mortali al torace e sono decedute per le
gravi emorragie derivate. Il diciassettenne presentava, inoltre, una ferita al braccio
sinistro e una alla parte sinistra del collo. Gli investigatori, sulla base dell’analisi
delle lesioni, sono stati in grado di stabilire che nel conflitto a fuoco sono state utilizzate almeno due armi: una 9 mm e un fucile da caccia. Il diciottenne, in particolare, è stato ucciso da un colpo di fucile. Gli organi vitali presi a bersaglio e la presenza di molteplici ferite d’arma da fuoco costituiscono reperti d’interesse forense
comuni nel caso di omicidi commessi da bande criminali.
Indagine
Ricorrendo all’uso di informatori, gli investigatori hanno scoperto che il diciassettenne era stato coinvolto in un precedente attacco mortale ad alcuni membri di
una gang rivale. Era stato quindi riconosciuto e colpito dai componenti di quella
banda per vendetta. Gli investigatori sono riusciti a identificare tre dei quattro o
cinque membri della banda che si riteneva fossero coinvolti. Grazie a un mandato di perquisizione è stata rinvenuta anche una delle armi della sparatoria, la
9 mm automatica MAC-10. Due soggetti sono stati accusati degli omicidi e un
terzo per avervi preso parte guidando l’auto.
Conclusione
Sono stati tutti condannati per i capi d’imputazione a loro ascritti, con pene dai
vent’anni all’ergastolo.
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103: RIVALITÀ CRIMINALE
In questo tipo di omicidio la morte è il risultato di un conflitto all’interno di
un crimine organizzato per il controllo del territorio.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. In genere la vittima è una figura importante, conosciuta nel
mondo del crimine organizzato o un membro della scala gerarchica. Prima
120
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
dell’omicidio sono comuni situazioni conflittuali all’interno e all’esterno del
gruppo, e la vittima di solito ha a che fare con questi scontri. Possono essere
coinvolti spettatori innocenti e trasformarsi in vittime non volute.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena del
crimine mostra un delitto ben pianificato e riflette la grave colpa dell’offender.
La scena può indurre a ritenere che l’offender si sia assunto un forte rischio nel
commettere l’omicidio, ma il pericolo è notevolmente contenuto grazie alle precauzioni assunte (per esempio, un piano di fuga). Un esempio di piano di fuga
programmato prevede l’uso di un’auto-civetta che interferisce nell’azione bloccando il traffico, simulando un guasto tecnico, oppure causando un incidente
mentre l’offender si allontana fuggendo.
L’omicidio avviene in tempi rapidi, il che comporta una presenza minima dell’offender sulla scena del delitto. L’offender di solito è un esperto e porta con
sé l’arma scelta. La disposizione del cadavere può seguire gli estremi opposti
dello spettro. L’offender può trascorrere molto tempo a nascondere o posizionare il corpo, oppure abbandonarlo senza preoccupazioni, esposto sulla scena
del crimine.
Staging. Di solito l’attività di staging non è presente.
Comuni reperti d’interesse forense. La scelta dell’arma e del metodo di esecuzione dipendono dall’intento dell’offender. Se con il suo gesto vuole lanciare un
messaggio o una dichiarazione, ricorrerà all’uso di ordigni esplosivi, colpirà in
pubblico o sparerà alla vittima in stile esecutorio (ferite alla testa, per esempio).
Se si tratta semplicemente di eliminare un soggetto, allora sarà più probabile
che scelga un’arma di piccolo calibro, difficilmente rintracciabile. In entrambi i
casi, sono gli organi vitali il maggior bersaglio dei colpi.
Considerazioni investigative
L’utilizzo dei suggerimenti forniti da informatori appartenenti al mondo della
malavita è un fattore basilare, specialmente per questa tipologia di crimini.
Ogni informazione che riguardi la presenza di gruppi rivali e di lotte di potere
interne all’organizzazione deve essere attentamente analizzata.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I suggerimenti per il mandato di perquisizione nell’abitazione del sospettato comprendono armi, pistole, bossoli, indumenti simili a quelli riconosciuti dai testimoni, registrazioni delle comunicazioni (telefonate, lettere, nastri) e dati finanziari.
Omicidio
121
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CASE STUDY 103: RIVALITÀ CRIMINALE
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Background
John T. Scalish è stato l’ultimo grande padrino della mafia di Cleveland. Il 26 maggio del 1976, all’età di 63 anni, subisce un intervento di bypass al cuore. L’uomo,
che ha il potere di decidere del destino degli altri con un solo cenno del capo, è
ora incapace di controllare la sua stessa vita. Nonostante abbia a disposizione i
migliori cardiochirurghi di Cleveland, Scalish muore poche ore dopo l’intervento.
La sua morte ha lasciato un vuoto importante nella leadership dell’organizzazione criminale, dal momento che non aveva ancora scelto un proprio successore. La guerra innescata da chi voleva colmare questo vuoto di potere lasciato da
Scalish si sarebbe rivelata una delle più sanguinose nella storia degli ultimi cinquant’anni della mafia di Cleveland.
Vittimologia
Una delle morti legata al periodo di transizione nella guida della mafia è stata
quella di Daniel Greene. Nato nel 1929 da genitori americani di origine irlandese,
viene mandato presto in un orfanotrofio quando suo padre scompare, non si sa se
fuggito o morto. Greene impara l’educazione sulle strade di un turbolento quartiere italiano, il che causa per sempre in lui un odio per le persone che poi giocheranno un ruolo centrale nella sua vita.
Greene trascorre un periodo nei marines, dove comincia a boxare e diventa un
abile tiratore scelto. All’inizio degli anni Sessanta lavora al porto di Cleveland e
assume la direzione della International Longshoremen’s Union6. Esercita la propria autorità sottraendo fondi al sindacato ed estorcendo denaro ai lavoratori con
minacce e percosse.
Greene viene espulso dalla Union e condannato dalla Corte federale per
appropriazione indebita, sentenza poi annullata in appello. Si dichiara allora colpevole del crimine minore di falsificazione dei dati del sindacato e per questo è
costretto a pagare un’ammenda che non verrà mai saldata, così come la sua condanna al carcere.
Greene dà allora vita a una sua impresa, la Emerald Industrial Relations, tramite la quale intende ostacolare i lavori dei suoi amici della Union e causare agitazioni nei cantieri. Parallelamente mette in piedi un’attività di smaltimento rifiuti,
legando a sé gli autotrasportatori addetti allo sgombero e forzando la mano a chi
6 Sindacato dei portuali.
122
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
era riluttante ad aderire al suo invito con ordigni esplosivi, incendi e versando
sostanze acide nelle loro attrezzature. La denuncia dei giornali lo costringeva ad
uscire dalla Solid Waste Guild7. È durante questo periodo che Greene organizza
i suoi primi contatti con la malavita organizzata di Cleveland. Nel 1971 viene coinvolto nel primo di una lunga serie di attentati dinamitardi per mettere fine alle sue
minacce e alla sua idea fissa di costituire in città un’organizzazione criminale fondata sul primato della razza celtica. Al momento della morte, Greene rispecchia
perfettamente il profilo vittimologico di un importante membro di un’associalzione
criminale, in conflitto con chi occupa una posizione di potere. In più ha, al suo attivo, un passato da informatore dell’FBI.
Indicatori sulla scena del crimine
Dopo la morte di John Scalish, James Licavoli (alias Jack White) assume con riluttanza la leadership della mafia di Cleveland. Danny Greene inizia allora a eliminare tutti gli uomini di White nel tentativo di rovesciarlo e prenderne il posto. Tra le
ambizioni di Greene e le ritorsioni di White, Cleveland diventa così teatro di una
vera e propria guerra di distruzioni. Sono stati molti gli attentati senza successo
alla vita di Greene, che ne esce con qualche costola rotta da un’esplosione che
distrugge il suo appartamento. Dato che Scalish halasciato a White un’organizzazione debole, questi non aveva nemmeno un killer affidabile che avrebbe potuto
eliminare Greene. Per far fronte alle necessità, White inizia a prendere allora contatti con un teppista qualunque per affidargli il lavoro.
Il 16 ottobre 1977, nel momento in cui Greene sale sulla sua auto dopo un
appuntamento con il dentista, Ronald Carabbia è seduto in auto stringendo nervosamente tra le mani un radiotrasmettitore, mentre il suo complice, Ray Ferritto,
guida lentamente lungo la freeway. Obiettivo del segnale del trasmettitore è un ordigno direzionale a disco piazzato nella portiera del lato passeggero di un «cavallo di
Troia» (nome che si dà a una vettura indefinita su cui è piazzato un ordigno esplosivo; l’auto viene parcheggiata vicino a quella del bersaglio e fatta esplodere con un
comando a distanza quando la vittima designata si avvicina). Appena Greene si
trova tra «il cavallo di Troia» e la sua auto, Carabbia schiaccia il bottone e fa esplodere l’ordigno: una vera e propria palla di fuoco, accompagnata da schegge e detriti che si proiettano per l’intera area del parcheggio. Gli abiti di Greene vengono
squarciati, a eccezione delle calze nere e di un paio di stivali marroni. Il braccio sinistro atterra a circa una trentina di metri dal luogo dell’esplosione. Intatta, lì accanto, si trova una borsa Adidas blu in tela grezza che Greene aveva con sé, con una
pistola 9 mm, due caricatori, dei taccuini e un elenco di targhe di auto di proprietà
7 Società per lo smaltimento dei rifiuti solidi.
Omicidio
123
di suoi nemici. Tracce di componenti dell’ordigno (esplosivo, contenitore e detonatore) vengono ritrovati sulla scena del crimine, ma non è possibile rintracciarne l’origine. Sul «cavallo di Troia» non si evidenzia alcuna impronta nascosta.
Attraverso l’analisi della direzione e dello schema di distribuzione dei frammenti
e dell’intensità del danno dovuto allo scoppio, al calore e alle fiamme, gli investigatori sono riusciti a determinare il luogo in cui era stata collocata la bomba
(la sede di posizionamento dell’ordigno corrisponde alla zona dove il danno è
maggiore).
Reperti d’interesse forense
La schiena di Greene è stata distrutta dallo scoppio e il braccio sinistro staccato
dal corpo, come già detto in precedenza. La causa della morte è da identificare
con la totale distruzione degli organi interni, per il trauma derivato sia dalla forza
della contusione sia dalle profonde lesioni.
Indagine
Una donna in auto con il marito, diretta a una galleria d’arte, lascia svoltare di fronte a lei una Plymouth color blu. Per un istante la donna e il guidatore della
Plymouth, Ray Ferritto, si fissano dritto negli occhi. Lei, inoltre, nota un uomo
seduto sul sedile posteriore dell’auto nell’area di parcheggio dove Danny Greene
sta per salire sulla sua macchina. Un momento dopo, frammenti dell’auto di
Greene volano verso la coppia, che segue la Plymouth lungo la freeway prendendo nota del guidatore, dell’auto e della targa. La testimone lavora come grafica
pubblicitaria ed è quindi in grado di fare uno schizzo di entrambi i sospettati.
Successivamente, entrambi i testimoni riconoscono Ferritto e Carabbia tra le foto
segnaletiche loro mostrate.
La targa del «cavallo di Troia» gioca un ruolo importante nelle indagini. Quando
gli agenti si recano al dipartimento della motorizzazione, decidono di esaminare
gli incartamenti originali anziché i dati del computer. Immediatamente prima e
dopo l’immatricolazione del «cavallo di Troia», le targhe sono state registrate dalla
stessa persona. Un nome è falso, il secondo no. L’impiegato rammenta l’uomo del
quale aveva archiviato i dati perché aveva acquistato due targhe dando due nomi
differenti. L’auto è stata ricondotta a un rivenditore noto alle forze dell’ordine per il
suo coinvolgimento nelle attività della mafia di Cleveland.
Conclusione
Ronald Carabbia viene incriminato e condannato per omicidio. La sentenza
parla di pena capitale, poi commutata in una condanna all’ergastolo senza possi-
124
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
bilità di rilascio anticipato dalla Corte suprema, che dichiara la pena di morte
incostituzionale.
Ferritto viene condannato a una pena di cinque anni ed entra a far parte di un
programma di protezione del governo per i testimoni.
Un altro uomo, Butchy Cisternino, è condannato per la sua partecipazione
all’uccisione di Greene, avendo fabbricato l’ordigno esplosivo.
Jack White viene dichiarato non colpevole durante il primo processo dello
Stato. Il sospetto che la giuria sia stata corrotta è sempre stato forte. Nel secondo processo statale tutti i personaggi coinvolti vengono riconosciuti colpevoli.
Davanti alla Corte federale, White viene accusato di omicidio e di altri capi d’imputazione, con una condanna a 45 anni di carcere. Muore in prigione nel 1986.
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104: OMICIDIO A SEGUITO DI RAPIMENTO
Un omicidio a seguito di rapimento, kidnap murder, riguarda un soggetto
sequestrato per ottenere un riscatto e poi ucciso sia che il riscatto sia stato pagato o meno. È importante conoscere ciò che distingue una situazione di rapimento rispetto a quella di barricamento o presa di ostaggi.
Un rapimento comprende la cattura e la detenzione o l’allontanamento di un
soggetto con la forza o con l’inganno, spesso accompagnati dalla richiesta di un
riscatto. La vittima viene presa contro la propria volontà da un soggetto che
può esserle estraneo, e trattenuta in un luogo sconosciuto alle autorità. La negoziazione in una situazione di rapimento può coinvolgere la famiglia della vittima, funzionari, imprenditori, forze dell’ordine e offender. Una situazione di
presa d’ostaggio o barricamento si ha quando una persona è trattenuta e minacciata dall’offender per forzare l’adempimento di richieste sostanziali da parte di
terzi (vedi la classificazione 129 che tratta dell’omicidio di ostaggi). La persona
è trattenuta in ostaggio in un luogo conosciuto dalle autorità. Questa è la differenza fondamentale tra le due situazioni.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima di un kidnap murder ha un elevato livello di rischio in
relazione alla percezione che l’offender ha di lui/lei. Una vittima a basso rischio,
per stile di vita e occupazione, vede aumentare il pericolo in base alle proprie
condizioni socio-economiche o alla disponibilità di risorse per pagare un possibile riscatto. Altri fattori possono modificare il livello di rischio, come la
potenziale resistenza opposta dalla vittima e il controllo della stessa da parte del
rapitore. Vittime anziane o molto giovani hanno un livello di rischio maggiore
proprio perchè meno capaci di resistere all’offender rispetto a un adulto sano.
Omicidio
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Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Possono esserci più scene del crimine: il luogo del sequestro, la scena dell’omicidio e il luogo
in cui viene abbandonato il cadavere. In genere, la vittima è sola al momento
del sequestro. I mobili possono venire rovesciati, gli effetti personali della vittima gettati alla rinfusa in un modo che indichi un’interruzione improvvisa delle
attività e le porte possono essere lasciate aperte. La richiesta di riscatto può
essere lasciata sulla scena del crimine. Sono possibili comunicazioni successive
da parte dell’offender e possibilmente da parte della vittima. Possono esserci
tracce che indichino il coinvolgimento di più offender.
Staging. L’attività di staging non è presente.
Comuni reperti d’interesse forense. L’analisi fatta sulla richiesta di riscatto, o
su una sua registrazione, e le comunicazioni della vittima sono le prove principali dei reperti d’interesse forense. È necessario utilizzare strumenti che migliorino le registrazioni per amplificare i rumori di sottofondo e le tecniche usate.
Queste informazioni possono aiutare a localizzare il luogo in cui è stata fatta la
registrazione. Il metodo di comunicazione (computer, carta, nastri, scritti) deve
essere analizzato. È necessario stabilire l’autenticità delle comunicazioni della
vittima e dell’offender. È stato notato che le ferite da arma da fuoco coinvolgono la testa o aree vicine alla testa e altri punti vitali.
Considerazioni investigative
Gli oggetti che vanno controllati quando si ha a che fare con omicidi seguiti a
un rapimento sono i tabulati telefonici e i movimenti finanziari. È necessario
controllare i dipendenti precedenti. Bisogna inoltre tenere a mente che possono essere coinvolti diversi offender. È spesso consigliato l’uso di spie telefoniche e rintracciatori.
Il piantonamento dell’offender prima del crimine, gli sforzi per seguire i
movimenti della vittima e la sua routine possono far emergere testimoni che
hanno notato la presenza di estranei o di persone sospette nel quartiere della
vittima o in altri luoghi che facevano parte della sua quotidianità. Le analisi
delle comunicazioni dell’offender e della vittima sulle valutazioni delle minacce
possono rivelarsi vantaggiose. La valutazione delle minacce è il processo per
determinare la validità e la potenziale fonte delle minacce ricevute da individui,
gruppi o aziende. Se la minaccia è reale vengono sviluppate contromisure per
proteggere la potenziale vittima. L’esame della comunicazione della minaccia,
basato sulla psicologia e sulle psicodinamiche dell’intimidazione stessa, può far
trapelare i tratti della personalità del sospetto. Una certa visibilità della vittima
126
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
precedente al crimine può fornire suggerimenti sulla selezione o sulla presa di
mira della vittima.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I suggerimenti per i mandati di perquisizione comprendono i rapporti delle
comunicazioni come i tabulati telefonici. Inoltre, devono essere analizzati le
fotografie della vittima, le sue registrazioni audio e video, diari personali e informazioni su viaggi, come biglietti aerei.
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CASE STUDY 104: OMICIDIO A SEGUITO DI RAPIMENTO
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Background
Alle 21.50 del 26 luglio 1988 il dipartimento di polizia di Jackson, Mississippi, riceve una telefonata da Robert Hearin. Sua moglie Annie è scomparsa. Hearin è arrivato tardi quel pomeriggio e ha trovato la casa vuota; comincia a preoccuparsi
sempre di più dopo aver telefonato a tutti gli amici nel tentativo di trovare la moglie.
Dopo un’ispezione della zona, la polizia trova una richiesta di riscatto lasciata nell’atrio. La nota richiede che Hearin paghi dodici persone che hanno portato avanti delle dispute legali con la School Pictures del Mississippi, della quale lui è proprietario.
Vittimologia
Al momento del sequestro Annie Hearin ha 72 anni ed è sposata con Robert da
49. Fa attivamente parte delle comunità di Jackson, patrocinando il gruppo sinfonico e operistico di Jackson. Ha assunto posizioni direttive all’Opera Guild e alla sua
Junior League e ha copresieduto al Festival delle Arti del Mississippi. Gli Hearin
hanno la reputazione di bravi cittadini: una coppia poco pretenziosa che ha curato
la fondazione di college e università locali, oltre ad aver fornito un contributo al
museo d’arte di Jackson. Vivono in un quartiere borghese, ma la loro casa di mattoni non è considerata eccessiva per gli standard di Jackson. Robert Hearin è un
milionario che si è fatto da solo, controlla un impero costituito dalla più grande compagnia di distribuzione di benzina del Mississippi, la seconda banca più grande e
la seconda compagnia assicurativa dello Stato. Hearin possiede inoltre la School
Pictures, una catena di sviluppo fotografico per la quale avevano lavorato come
franchiser i dodici uomini nominati nella richiesta di riscatto.
«Quando le aziende vengono comprate e vendute, voi (disonesti) andate avanti a vivere come se nulla fosse», così sostiene uno degli uomini in affari con
Omicidio
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Jackson. Questa dichiarazione illustra uno dei fattori che può aumentare il livello
di rischio di Annie Hearin: la natura degli affari di suo marito nel prendere decisioni che potrebbero essere potenzialmente disastrose per alcune persone. Un altro
fattore che contribuisce ad aumentare il suo livello di pericolo è la sua fragile condizione di settantaduenne con uno stato di salute cagionevole. Può, infatti, opporre una resistenza minima all’offender, rendendo più facile il controllo e minimizzando qualsiasi reazione che attiri l’attenzione di testimoni indesiderati. Così
Annie Hearin è un esempio di vittima il cui rischio viene in parte accresciuto dalla
percezione che l’offender ha della vittima stessa.
Indicatori sulla scena del crimine
L’ultima persona a vedere Annie Hearin è la sua domestica, che lascia casa
Hearin attorno alle 15.30 del 26 luglio. Hearin ha organizzato nella sua residenza
una partita di bridge con alcuni amici quello stesso pomeriggio. Quando il marito
arriva a casa alle 16.30, trova la macchina della moglie nel viale d’accesso e le
sue scarpe vicino a una sedia del soggiorno. Non ci sono segni di scasso e non
manca nulla in casa. Alle 21.50 Hearin avvisa la polizia. Segue una perlustrazione della zona e si scoprono tracce di sangue, probabilmente fuoriuscito dal naso
o dalle labbra, sulla porta principale e sul telaio della porta. Un biglietto viene ritrovato nel corridoio.
Prove d’interesse forense
La nota è dattiloscritta con una macchina da scrivere Vintage Royal del 1920:
Robert Hearin,
rimetti queste persone nel posto in cui erano prima che venissero coinvolte
nel pasticcio della School Pictures. Paga loro tutti i danni che richiedono e
comunica loro tutto questo (così potranno sapere quello che farai), ma non
dire loro perché lo fai. Fallo prima che passino 10 giorni. Non chiamare la
polizia. [Vengono elencati i nomi dei dodici franchiser]. Se qualcuno è morto,
risarcisci suo figlio.
Il 15 agosto Hearin riceve una lettera datata 10 agosto e inviata con il timbro
del 12 agosto da Atlanta, Georgia. Questa lettera è firmata da Annie Hearin e, in
seguito ad analisi, si rivela autentica. L’esame della lettera rivela che la donna è
stata indotta verbalmente e meccanicamente a scriverla e che in quel momento si
trovava sotto minaccia. La nota contiene il seguente messaggio:
Bob,
se non fai ciò che queste persone vogliono che tu faccia, mi chiuderanno
nella cantina di questa casa con solo poche bottiglie d’acqua. Per favore
salvami.
Annie Laurie.
128
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Viene trovato del sangue anche su questo biglietto, ma questa traccia, così
come quelle trovate sulla scena del crimine, possono essere con sicurezza ricondotte a lei.
Indagine
Una considerazione investigativa di grande importanza in questo caso è la lista
dei franchiser indicati sulla nota di riscatto. In un rapimento di questo tipo – rapimento che è più di ritorsione che motivato da un profitto (non ci sono richieste
specifiche nella nota del riscatto) – un sospettato potrebbe essere qualcuno che
(dal suo punto di vista) è stato maltrattato dal marito della vittima.
Un’attenta indagine della situazione finanziaria, così come di qualsiasi alto problema domestico o legato al lavoro che potrebbe aver portato al sequestro, è
d’aiuto per restringere la lista dei possibili sospetti.
Un’altra considerazione di rilievo riguardo all’indiziato che verrà accusato del
rapimento di Annie Hearin è l’analisi degli incontri e dei viaggi che di solito compie. Possono essere i viaggi, infatti, ad avergli fatto conoscere meglio Jackson.
Quando si inizia a considerare la lista dei nomi sulla richiesta di riscatto, in
cerca di un possibile sospetto che abbia dei conti aperti con Robert Hearin, il
nome di N. Alfred Winn risalta sugli altri. Winn, avvocato di St. Peterburg, Florida,
è stato coinvolto in una battaglia legale con la School Pictures nel 1983. L’azienda
lo ha denunciato, sostenendo che l’uomo doveva del denaro che la compagnia gli
aveva anticipato. Winn a sua volta ha fatto causa all’azienda, dichiarando che questa aveva mal esposto le sue prospettive di guadagno quando aveva deciso di
diventare un lavoratore in franchising. Nel 1983, un giudice distrettuale di Jackson
ordina a Winn di pagare alla compagnia la somma di 90.000 dollari e nel 1984
deve versare la cifra di 153.883 dollari. La School Pictures, non vedendo arrivare
un soldo, ha fatto poi causa allo studio legale di Winn. L’uomo a quel punto dichiara di aver perso i risparmi di una vita.
Un vicino degli Hearin identifica Winn, tra una serie di fotografie, come l’uomo
che è stato visto andare in giro su un camioncino bianco alcuni giorni prima del
rapimento. Inoltre, un capocantiere, che stava lavorando in una chiesa del quartiere a due isolati di distanza dall’abitazione degli Hearin, si ricorda di aver visto
Winn curiosare in zona.
Il 5 o il 6 agosto 1988, tra le 6.00 e le 9.00, presso il Quality Inn a DeLand,
Florida, Winn si incontra con una donna e le chiede di spedire la lettera manoscritta da Annie Hearin. A fine agosto, al Bishop’s Planetarium e South Museum
Tampa, Winn si incontra nuovamente con questa donna per pagarle la somma iniziale di 250 dollari dei 500 pattuiti. Il resto della cifra viene pagata il 18 febbraio
1989 attorno alle 7.15 nello stesso punto d’incontro del DeLand. La donna, come
da accordi, accetta di tingersi i capelli e di camuffarsi.
Omicidio
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Durante un’ispezione presso l’ufficio legale e l’abitazione di Winn, l’FBI trovava
una cartina di Jackson sulla quale erano segnati l’abitazione degli Hearin, le
imprese e il loro podere; vengono inoltre rinvenute sei mappe aeree di Jackson,
due pistole e una macchina da scrivere old Royal.
Conclusione
L’8 febbraio 1990, Winn viene accusato di estorsione postale, cospirazione per
rapimento e spergiuro in rapporto alla scomparsa di Annie Hearin. Lo status delle
accuse per omicidio è ancora incerto. Il corpo di Annie Hearin non è ancora
stato rinvenuto. Winn viene condannato a 235 mesi di carcere e a 5 anni di libertà vigilata.
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105: MANOMISSIONE DI UN PRODOTTO
In questo tipo di omicidio, la morte avviene a seguito di un contatto con un prodotto commerciale alterato dall’offender con lo scopo di trarre un profitto economico. Ci sono tre strategie principali usate dall’offender per raggiungere questo profitto: controversia legale a nome della vittima (morte ingiusta), estorsione e operazioni commerciali. L’ultimo metodo comprende il danneggiamento di
un’azienda concorrente tramite il sabotaggio dei suoi prodotti o la manipolazione del mercato azionario con una pubblicità negativa. -contestualizzazione italiana?La violazione della legge federale antisabotaggio si ha quando le azioni dell’offender influiscono sul prodotto. Con un attacco a un’impresa può esserci –
al livello di vendita al dettaglio – una contaminazione o uno scambio di etichette. Elementi di questo crimine comprendono l’utilizzo di un prodotto del consumatore come una droga; la contaminazione del prodotto o lo scambio di etichette del prodotto per renderlo materialmente falso e l’intento di causare gravi
danni all’azienda di un individuo.
Anche il metodo dell’estorsione può essere legato a un approccio di manipolazione dell’impresa. Un esempio è fornito da un racket di protezione, per il
quale la contaminazione è legata alla richiesta di denaro con la minaccia di chiudere il negozio o di causare gravi danni alla reputazione dell’azienda.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima di un sabotaggio di prodotto può essere casuale o specifica a seconda del raggio di distribuzione del prodotto, dell’uso del prodotto
e della strategia dell’offender. L’alterazione di cibo per bambini, di guarnizioni
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
dei freni o di bevande analcoliche coinvolge, infatti, specifiche fasce d’età e classi di individui. Poiché alcuni dei prodotti sabotati vengono distribuiti solo su
scala locale, anche la vittimologia sarà più confinata. La localizzazione delle vittime può anche aiutare a stabilire se il prodotto è stato contaminato in fase di
vendita o a livello manifatturiero. È probabile riscontrare una vittimologia
casuale nel caso di estorsione o se l’intento è quello di danneggiare la concorrenza.
Vittime più specifiche si hanno nel caso in cui l’offender utilizzi una controversia legale per una morte ingiusta. La vittima sarà in questo caso un membro
della famiglia o qualcuno legato all’offender stesso. Nel caso di questo tipo di
criminali possono esserci vittime casuali nel momento in cui il perpetratore
voglia allontanare i sospetti da se stesso e insceni il crimine per farlo sembrare
opera di un assassino indiscriminato.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. In questo omicidio si hanno spesso molteplici scene del crimine: il luogo dove viene alterato
il prodotto, il punto in cui la vittima si procura il prodotto, il luogo dell’uso o
del consumo e il posto della morte. La zona in cui il prodotto viene alterato può
mostrare tracce che indicano la contaminazione coinvolta. Se si tratta di un
sabotaggio meccanico, saranno presenti strumenti necessari per operare quell’alterazione. Agenti chimici, veleni e medicinali possono essere presenti se
viene effettuato questo tipo di alterazione.
I luoghi in cui vengono contaminati i prodotti e la vicinanza delle vittime a
tali posti aiuteranno a decidere l’obiettivo e le mosse dell’offender così come
l’origine del prodotto. Sulla scena della morte la vicinanza della vittima al prodotto alterato aiuterà l’investigatore a ricostruire gli avvenimenti. Inoltre, in uno
qualunque di questi posti possono essere rinvenute comunicazioni da parte dell’offender.
Staging. Lo staging è un elemento cruciale se l’offender utilizza la strategia della
controversia legale. L’offender deve far sembrare il tutto come se un familiare o
un socio fossero la vittima di un assassino casuale o di un prodotto difettoso di
una compagnia. Secondo la prima ipotesi, possono esserci altre vittime casuali
selezionate per far apparire il lavoro del sabotatore indiscriminato. L’altra situazione può richiedere che la morte sembri un incidente (peresempio, una parte
dell’automobile difettosa o uno strumento elettrico in corto circuito che causa
un incidente fatale). Un altro esempio di alterazione di un prodotto è dato da
un apparente impianto elettrico difettoso che dà origine a un incendio che
distrugge la casa e uccide la vittima che si trova al suo interno. L’impressione
iniziale della scena di un omicidio per alterazione di un prodotto varia da una
morte violenta a un’emergenza medica, senza alcun indizio ovvio di omicidio.
Omicidio
131
Comuni reperti d’interesse forense. L’esame del prodotto è una delle analisi
fondamentali in caso di alterazione. Possono esserci segni visibili di manomissione, come delle capsule chiaramente scolorite. Il tipo di osservazione fatta sul
prodotto e sulla vittima dipenderà dallo strumento che ha causato la morte.
Se si sospetta un avvelenamento, è necessario condurre un’analisi tossicologica e chimica del prodotto e sulla vittima per determinare se i prodotti della
stessa distribuzione sono stati a loro volta compromessi. Dato che le analisi tossicologiche non sono di routine negli esami post mortem, può essere necessario
riesumare la vittima per accertarsi della presenza di veleno nel suo organismo.
Queste analisi, unite alla localizzazione delle vittime, aiuteranno a scoprire se la
fonte della manomissione è a livello di vendita al dettaglio o a livello manifatturiero. Il tipo di veleno utilizzato, il livello alto o variabile di veleno presente in
ogni prodotto alterato o l’utilizzo di composti diversi nei vari prodotti contaminati rifletteranno le risorse e la preparazione dell’offender. Anche l’imballaggio
del prodotto rivelerà i segni del perpetratore: la presenza o l’assenza di impronte digitali, il reimballaggio e l’aspetto dei prodotti contaminati.
Le analisi delle comunicazioni dell’offender saranno seguite allo stesso modo
di quelle effettuate nell’omicidio a seguito di rapimento (vedi classificazione
104). Per la valutazione della minaccia, se la comunicazione è verbale, risulterà
vitale la serie di commenti e di informazioni testuali circa le caratteristiche del
modo di parlare e dell’accento.
Considerazioni investigative
Le valutazioni delle minacce fatte dall’offender possono essere utili. Se non ci
sono richieste di estorsione associate a morte ed è iniziata una controversia legale, è necessario controllare la persona che ha intentato causa. Devono essere
analizzati la situazione finanziaria di questa persona (benefici tratti da assicurazioni o eredità, problemi riguardo possibili debiti, per esempio), il suo rapporto con la vittima (diverbi, relazioni extra-coniugali) e i suoi comportamenti
prima e dopo il crimine.
Sebbene il movente primario del crimine sia il guadagno economico, un
offender che prende di mira un membro della famiglia rendendolo una vittima
ha spesso motivazioni concorrenti secondarie, obiettivi che potranno essere raggiunti grazie alla morte della vittima stessa. È necessario controllare la possibilità che ci siano problemi domestici o relazioni extra-coniugali. Poiché le morti
causate dall’alterazione di un prodotto sono relativamente rare, è necessario
tenere presente i precedenti e controllare attentamente dichiarazioni di chiunque potrebbe trarre beneficio dalla morte della vittima.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Il veleno più spesso scelto è il cianuro poiché è facilmente disponibile in tutti
i negozi di forniture chimiche e fotografiche o nei laboratori scolastici. Può
anche essere ordinato per posta. Meno di 30 g di questo veleno possono uccidere 250 persone, ed è anche a causa di questa potenza che il cianuro è una scelta popolare tra i veleni usati per la contaminazione di prodotti. Uno strumento
investigativo importante nel caso in cui l’offender faccia uso di cianuro è quello utilizzato dal laboratorio distrettuale della Food and Drug Administration di
Cincinnati. Può localizzare la fonte del cianuro e identificare il fornitore, che a
sua volta può fornire una lista dei consumatori in tempi abbastanza rapidi.
Tutto ciò può aiutare a restringere la lista dei sospetti tipici (industrie chimiche,
commessi di drogherie, nemici della vittima deceduta o impiegati licenziati) e
isolare ulteriormente l’offender.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I suggerimenti per i mandati di perquisizione per questo tipo di crimine comprendono tabulati finanziari, materiale specifico per l’alterazione dei prodotti
(per esempio, attrezzi, congegni elettronici, componenti chimici, droghe, scritti riguardanti droghe, manuali) e qualsiasi prodotto a essi collegato (analgesici,
capsule vuote). È necessario ricercare prove che indichino l’avvenuta contaminazione o la presenza di altri prodotti inquinati.
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CASE STUDY 105: MANOMISSIONE DI UN PRODOTTO
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Background
Il marito di Stella Maudine Nickell, Bruce, torna a casa dal lavoro con il mal di
testa. Dopo aver dato un bacio alla moglie, con la quale è sposato da 10 anni, va
in cucina a prendere la confezione di Excedrin extra forte. Ingoia quattro capsule
e si siede a guardare la televisione. Stella ricorda poi che Bruce decide di andare
a fare due passi sul patio. All’improvviso sente Bruce che le urla che sta per svenire. Nel giro di un minuto cade a terra e non è più in grado di parlare. Stella chiama i paramedici e Bruce viene trasportato all’ospedale Harborview, a Seattle.
Muore poche ore dopo senza aver mai ripreso i sensi.
Sei giorni più tardi, l’11 giugno 1986, Sue Snow comincia la giornata prendendo due capsule di Excedrin extra forte, come d’abitudine. La caffeina presente
nelle capsule ha su di lei lo stesso effetto di una tazza di caffè. Quindici minuti
dopo, sua figlia Hayley la trova distesa sul pavimento del bagno, senza sensi. A
mezzogiorno era già morta.
Omicidio
133
Vittimologia
Al momento della morte Bruce Nickell aveva 52 anni. Quando sposò Stella era un
operatore di attrezzature pesanti e un gran bevitore, il che stava bene a Stella, che
aveva una forte simpatia per gli uomini che giravano di bar in bar. Nickell aveva di
recente deciso di smettere con l’alcool e di frequentare un programma di riabilitazione. Stella partecipò ad alcune sessioni con lui. Prima della sua morte, Bruce
rimase più volte disoccupato e questo fatto cominciava a innervosire seriamente
Stella.
Sue Snow aveva 40 anni al momento della sua morte. Lasciò il liceo per sposarsi ma era riuscita a capovolgere le sorti della sua vita grazie al duro lavoro. Era
diventata assistente del vice presidente di una filiale della banca nazionale Puget
Sound ed era felicemente sposata con Paul Webking. Non si separavano quasi
mai ed erano «follemente innamorati», secondo quanto affermato da Webking.
Entrambe le vittime facevano uso dello stesso prodotto. Nickell e Snow non si
erano mai incontrati; Snow era l’esempio di una vittima casuale, comune in molti
casi di omicidio per contaminazione di prodotti.
Indicatori sulla scena del crimine
Cinque confezioni di Excedrin extra-forte contaminate provenivano dal Centro
Alimentare Johnny di Kent, da un sobborgo di Seattle, Washington, e dal negozio
Pay ‘N’ Save di Auburn. Due dei flaconi contaminati si trovavano nell’abitazione dei
Nickell. I sigilli dei contenitori erano stati tagliati o mancavano, e le confezioni, che
erano state rincollate, mostravano evidenti segni di alterazione. Le vittime vivevano a una distanza di cinque miglia l’una dall’altra, fattore importante per gli investigatori per definire l’area entro la quale aveva operato l’offender.
Staging
Sue Snow è diventata una vittima a causa dello staging. Stella Nickell era molto
delusa dalla diagnosi iniziale del medico legale che stabiliva che il marito era
morto per un enfisema e non per avvelenamento da cianuro. La morte del marito
significava per lei la somma di 105.000 dollari, oltre al denaro che si aspettava di
ricevere dalla Bristol-Myers per i danni, una volta stabilito che la morte del marito
era stata causata da un avvelenamento. Qualcun altro doveva ancora morire per
allertare le autorità dell’esistenza di un assassino che avvelenava con cianuro vittime casuali nella contea di King. Così, Stella Nickell contaminò altri tre contenitori di Excedrin e li sistemò sugli scaffali dei negozi della zona; uno di questi contenitori venne acquistato poco dopo da Sue Snow. Questa mossa diede il pretesto
a Nickell per avanzare dubbi sulla possibile morte del marito a causa del cianuro
e preparare così la causa contro la Bristol-Myers.
134
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Reperti d’interesse forense
La causa iniziale del decesso, indicata sul certificato di morte di Bruce Nickell, fu
«enfisema polmonare», visto che il medico legale non aveva rilevato la presenza
di cianuro nel suo organismo. Solo dopo il caso di Sue Snow venne accertata la
vera causa della morte, quando anche Stella Nickell suggerì cautamente che il
marito potesse essere una vittima dell’assassino che utilizzava il cianuro per uccidere. Fu in quel momento che vennero prelevati campioni di tessuto per dimostrare l’avvelenamento da cianuro. I livelli di veleno nell’organismo di Sue Snow furono facilmente rintracciati dagli esaminatori.
Dopo le analisi dei contenitori contaminati, si stabilì che era stato infettato un
numero casuale di pillole. Alcune capsule contenevano più del triplo di dose letale per un adulto di cianuro di potassio. Le altre pillole non erano state contaminate; Paul Webking aveva assunto due capsule dallo stesso flacone di Sue Snow,
che si rivelarono fatali dopo venti minuti.
La manomissione del cartone esterno e del contenitore era stata grossolana.
Le confezioni erano state rincollate in modo dilettantistico, il che dimostrava un
livello di preparazione minima da parte dell’offender.
Indagine
Stella Nickell desiderava ardentemente comprare la proprietà sulla quale si trovava la roulotte di Nickell e aprire un negozio di pesci tropicali. Le sue ambizioni
erano sempre più pressanti. All’età di 44 anni era sempre più cosciente della
distanza che c’era tra i suoi sogni e la realtà. Per lei questa distanza sembrava
farsi sempre più grande con il passare degli anni. Il fatto che suo marito rimanesse spesso disoccupato rinforzava la convinzione che se non avesse agito alla
svelta i suoi desideri sarebbero svaniti una volta per tutte. Inoltre, pensava che il
marito non fosse più così divertente ora che non beveva più.
Nell’autunno del 1985 Nickell aveva stipulato una polizza sulla vita del marito
per 40.000 dollari della quale lei era l’unica beneficiaria. Bruce Nickell possedeva
inoltre una polizza da impiegato statale che gli avrebbe reso 31.000 dollari con un
premio aggiuntivo di 107.000 dollari in caso di morte accidentale. Per la moglie
quei 176.000 dollari sarebbero bastati per trasformare facilmente i suoi sogni in
realtà.
La figlia dei Nickell, Cynthia, che viveva con i genitori al momento dell’omicidio,
raccontò in seguito alla polizia di alcune conversazioni che aveva avuto con la
madre durante i cinque anni precedenti l’omicidio. La morte di Bruce era un argomento di conversazione molto frequente per Stella. Cynthia testimoniò in tribunale che la madre aveva studiato su alcuni libri della biblioteca in materia di veleni e
aveva fatto esperimenti con semi tossici, di cicuta e di digitale. L’unica reazione di
Bruce era stata quella di entrare in una sorta di letargo. Quando Stella apprese
Omicidio
135
che gli ex alcoolisti sono più sensibili ad altre sostanze che creano dipendenza,
maturò l’idea di uccidere il marito con eroina, cocaina o anfetamina, così che
potesse sembrare un’overdose accidentale.
Secondo quanto detto da Cynthia, la madre mostrava un grande interesse per
gli omicidi Tylenol di Chicago del 1982. Utilizzando lo stesso tipo di piano, avrebbe potuto non solo ritirare il premio assicurativo, ma anche intentare causa per
morte ingiusta contro l’azienda responsabile, la Bristol-Myers (cosa che poi fece).
La donna credeva che questa potesse essere una valida alternativa per ottenere
il suo negozio di pesci e vivere nel lusso che aveva sempre desiderato.
Queste discussioni tra Cynthia e la madre dimostrano come le analisi delle
conversazioni di un sospetto prima dell’omicidio possono essere utili a stabilire il
movente e la premeditazione. Non c’erano, infatti, abbastanza prove per arrestare Stella fino a quando la figlia Cynthia non decise di parlare.
Conclusione
Stella Maudine Nickell è stata accusata con cinque capi d’imputazione per alterazione di prodotto e con due capi per aver causato la morte di terzi con la contaminazione del prodotto in questione (la prima sentenza proposta con la legge
federale passata nel 1983). Il 17 giugno 1988 è stata condannata a 90 anni di carcere. Non le sarà possibile richiedere la libertà condizionata fino al 2018.
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106: OMICIDIO CORRELATO ALLA DROGA
Un omicidio correlato alla droga è definito come l’omicidio di un individuo il
cui scopo principale è quello di rimuovere un ostacolo e facilitare un’operazione di affari di droga.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittimologia di un omicidio correlato alla droga dipende dal
movente dell’offender. Gli omicidi sono suddivisi in cinque gruppi a seconda
del movente: rispetto della disciplina, informatore, rapina, violazione del territorio e sostegno antidroga.
La vittima di un omicidio per disciplina viene punita perché ha infranto le
leggi di un gruppo di distribuzione di droga di cui fa parte. Per esempio può
tenere parte del denaro o della droga per sé, sottrarre clienti ad altri o in qualche modo ostacolare, ostruire o impedire un’operazione. L’informatore è colui
che fornisce dettagli alle forze dell’ordine o a spacciatori rivali riguardo all’atti-
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
vità criminale. Un omicidio per rapina ha di solito a che fare con il furto di
droga, denaro o altri beni (specialmente gioielli d’oro) collegati con la vendita
di droga da parte di clienti, trafficanti o ricettatori. Un trafficante che infrange
il territorio di un altro ricettatore può diventare la vittima di un omicidio per
questioni di droga. Le vittime di questi quattro tipi di omicidio sono di solito
conosciuti dalle forze dell’ordine per passate associazioni con il mercato della
droga. Possono avere precedenti penali che riflettono un uso di droga, rapina,
comportamenti aggressivi sempre per questioni di droga, o possono solamente
avere un legame con degli offender conosciuti per gli stessi motivi.
L’ultimo tipo di vittima può essere chiunque, da colui che si batte nella lotta
antidroga del quartiere a un agente delle forze dell’ordine. Queste vittime possono essere assistenti sociali o volontari di associazioni religiose che offrono
trattamenti ai tossicodipendenti, usurpando così clienti ai trafficanti. Altri
esempi di questo tipo di vittimologia sono quei giudici che impongono pene
molto severe, i politici che sostengono vigorose campagne contro la droga e i
testimoni che si presentano in tribunale per deporre contro trafficanti o ricettatori. Tutte queste vittime sono individui che si oppongono al commercio della
droga e sono visti come un ostacolo, reale o simbolico, che l’offender vuole eliminare.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. L’omicidio per
questioni di droga avviene spesso in un luogo pubblico se la morte della vittima viene rivendicata come un avvertimento. In genere il corpo non viene nascosto, ma è lasciato sulla scena del delitto con una noncuranza eccessiva. Dalla
scena possono essere rimosse prove quali droga o denaro. L’arma utilizzata è
spesso un’arma scelta che viene portata sul luogo e rimossa in seguito dall’offender. La droga o i ricavati che vengono rimossi dalla scena o sottratti alla vittima – che è individuata come un trafficante conosciuto – sono un altro indicatore spesso presente sulla scena di un omicidio di questo tipo.
Staging. L’attività di staging di solito non è presente.
Reperti d’interesse forense comuni. L’arma utilizzata è quasi sempre un’arma
da fuoco di grosso calibro e semiautomatica. Occasionalmente si potranno rilevare ferite da coltello o traumi causati da corpi contundenti, ma questo tipo di
lesioni non è così frequente. Spesso si nota un’alta mortalità dovuta a ferite multiple inferte all’altezza degli organi vitali (petto e testa). Può essere presente,
inoltre, l’overkill.
Omicidio
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Un’analisi tossicologica sulla vittima può aiutare a stabilire il possibile uso di
droga da parte della stessa o collegamenti di quest’ultima con il mercato delle
sostanze stupefacenti. Talvolta, la causa della morte può essere un’overdose, il
cosiddetto hotshot, specialmente se la vittima faceva uso di droga.
L’investigatore deve accertarsi che venga sostenuto un esame delle impronte
latenti sul corpo del cadavere, poiché in un omicidio per questioni di droga
spesso la morte è preceduta da un contatto fisico tra l’offender e la vittima.
Considerazioni investigative
L’offender di solito ha un legame noto con il commercio di droga in qualità di
fruitore, produttore o distributore. Questo soggetto è generalmente associato a
una banda di strada, visto che le gang hanno spesso a che fare con il mondo dei
trafficanti (vedi classificazione 102).
Questo tipo di omicidio è opportunistico: avviene in associazione a furti, violazione di territorio e uccisioni per motivi di disciplina. Gli attacchi agli informatori o a coloro che sostengono campagne antidroga dimostrano in genere un
qualche livello di organizzazione e pianificazione. Sebbene l’aiuto di un informatore sia un elemento fondamentale per molti investigatori, l’uso delle notizie
fornite è particolarmente importante per questo tipo di omicidio. L’utilizzo di
un informatore all’interno di una prigione può inoltre rivelarsi molto utile.
Gli offender possono vantare grandi ricchezze nonostante non abbiano una
fonte legittima di guadagno. Possiedono vestiti costosi, auto di lusso e gioielli,
ma sono disoccupati o hanno un lavoro che non corrisponde alle finanze effettivamente a loro disposizione.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I suggerimenti per i mandati di perquisizione comprendono ingenti somme di
denaro, indumenti, equipaggiamenti elettronici che possono manifestare l’esistenza di una fonte di denaro illecita; gli strumenti legati all’uso di droga, ossia
oggetti che leghino l’offender al traffico; armi da fuoco; tabulati telefonici; contratti d’affitto; rubriche di indirizzi; tabulati finanziari e bancari; dati di transazioni, file su computer e libri mastri; materiale per imballaggio (imballaggi per
il trasporto di droga, l’elaborazione, l’organizzazione di laboratorio, la distribuzione – con la suddivisione in quantità minori per la vendita in strada); fotografie (di utilizzo e preparazione di composti stupefacenti).
Vengono ora illustrati due esempi: il primo mostra una scena in cui tutte le
persone presenti vengono uccise, il secondo caso illustra un duplice omicidio
per questioni di droga.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
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CASE STUDY 106: OMICIDIO CORRELATO ALLA DROGA (A)
Background
Il 30 gennaio 1984, gli agenti dell’FBI circondano una pensione nella sezione
Coconut Grove di Miami. In pochi minuti prendono in custodia George Clarence
Bridgette, uno dei dieci latitanti più ricercati dall’FBI. Quando viene giudicato
davanti a un magistrato federale, continua ad affermare che il suo nome è Odell
Davis, un nome falso che ha assunto dalla sua fuga da Long Beach, California. È
ricercato per l’omicidio per droga di quattro persone e per tentato omicidio di un
altro individuo. Bridgette ha due complici che sono già stati giudicati colpevoli di
omicidio: Willie «Chino» Thomas e James Earl Cade.
Vittimologia
Due delle vittime sono la trentenne Pamela Cade, ex-moglie dello zio di James
Earl Cade e sua figlia di tre anni, Chinue Cade. L’altra figlia, la quindicenne
Caroline Ferguson, viene colpita, ma sopravvive per testimoniare contro Thomas
e Cade. Larry Luther Evans, di trentasette anni, e Crystal Baxter, di ventitre anni,
sono le altre due vittime.
Indicatori sulla scena del crimine
Alle 22.30 del 4 settembre 1977, Cade, Bridgette e Thomas entrano nella residenza di Long Beach di Pamela Cade, tirano giù le imposte e uccidono Baxter di
colpo. Bridgette impugna un fucile da caccia, Cade ha un coltello e Thomas una
pistola calibro 38. Thomas punta l’arma su Pamela Cade e la colpisce.
Inizialmente, si pensa che Thomas abbia ucciso Chinue, ma in seguito si scopre
che Bridgette ha strappato la bambina dalle braccia della madre, l’ha tenuta capovolta per i piedi e l’ha colpita alla nuca per poi gettarla morente sul divano. Thomas
punta l’arma su Ferguson. La quindicenne lotta ferocemente per salvarsi mentre
Thomas cerca di spararle alla testa. Riporta una ferita al petto e si finge morta,
fatto che le consente di salvarsi.
Evans è il bersaglio principale di tutti e tre, essendo pugnalato e colpito sia con
la pistola sia con il fucile da caccia. I corpi vengono lasciati sulla scena senza cercare di occultarli. Le armi di scelta, armi da fuoco e un coltello vengono portate
sulla scena e rimosse in seguito dagli offender.
Omicidio
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Prove d’interesse forense
Crystal Baxter muore per ferite multiple al capo e al dorso causate da un fucile da
caccia. Pamela Cade muore per una ferita alla testa provocata da un fucile da caccia calibro 38. Chinue muore per una ferita d’arma da fuoco al collo. Larry Evans
riporta sette ferite di pugnale al torace, di cui una gli perfora il cuore provocando
la morte. Viene anche colpito al petto con la pistola e gli vengono prelevate le pallottole dalle gambe. L’overkill, attuato su Baxter ed Evans, si rileva spesso in un
omicidio per ritorsione legato al mondo della droga.
In questo caso, non solo gli offender hanno voluto vendicarsi della vittima da
cui si sentivano oltraggiati, ma hanno dato un ammonimento a chiunque pensasse di eliminarli. Sono state colpite le aree vitali (testa e centro del torace), che
assicurano morte certa quando prese di mira: un altro elemento comune negli
omicidi per droga.
Indagine
Il movente di questo omicidio multiplo è stato il fallimento di una trattativa di droga
da 40 dollari tra il cugino di James Cade e Pamela.
Conclusione
Cade e Thomas sono stati giudicati colpevoli di quattro omicidi il 22 novembre 1978
e condannati a morte. Quando la Corte suprema dello Stato ha dichiarato la pena
di morte incostituzionale, le loro sentenze sono state tramutate in ergastolo.
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CASE STUDY 106: OMICIDIO PER DROGA (B)
Background
A ventitre anni Daniel A. Nicoll gestisce un fiorente commercio di droga che gli
richiede viaggi bimensili in Florida con il suo pick-up Ford del 1978. Benché Nicoll
viva in una città in cui il traffico di droga non è così prospero, è comunque sufficientemente introdotto da diventare l’obiettivo di una task force unificata costituita
dal Drug Enforcement Administration (DEA) e dalle forze dell’ordine statali e locali. Quando non viaggia in Florida e non vende la droga che lì acquista, Nicoll gestisce un bar al Club California di Buffalo, New York. Lì incontra Laura Osbornee.
Man mano che si sviluppa la loro relazione, Nicoll comincia a rifornirla di cocaina
e marijuana per uso personale e per spaccio.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Vittimologia
Donald e Claire Nicoll fanno riferimento allo spaccio di droga del figlio come di «un
affare sporco», ragione per la quale lui non abitava più con loro. Nicoll viene arrestato dalla polizia di Buffalo, New York, per possesso di metadone, possesso illecito di una sostanza controllata (PCP) e possesso illegale di marijuana. Il caso
non viene risolto prima dell’omicidio. Nicoll ha avuto alcuni avvertimenti prima di
morire. Da un viaggio in Florida è tornato con una ferita sopra l’occhio, attribuita
a un regolamento di conti per droga. È stato anche minacciato con una pistola
quando fu sospettato per sottrazione di droga in un’altra occasione. Nicoll si dimostra la vittima ideale di un omicidio per droga. Il suo precedente di arresto per
droga e il fatto che la sua reputazione nel traffico di droga abbia raggiunto un interesse a livello federale con il coinvolgimento della DEA offrono un’ulteriore dimostrazione di questo tipo di vittimologia. Inoltre Nicoll ha precedenti di scontri per
droga.
Laura Osbornee incontra Nicoll girando per bar nel 1975 e hanno una relazione stabile da circa quattro anni. Osbornee beneficia del prospero traffico di Nicoll
personalmente e finanziariamente, spacciando lei stessa. Non è mai stata arrestata, ma è indagata dalla DEA come Nicoll. Osbornee paga un prezzo molto alto
per il suo coinvolgimento con Nicoll. È vittima dei suoi abusi: viene vista più volte
con lividi sul viso. In un’altra occasione, Nicoll motiva una ferita alla testa di Laura
come un tentativo di suicidio della donna; tuttavia Osbornee dichiara che Nicoll
l’ha colpita alla testa con una bottiglia. I vicini che assistono all’aggressione non
hanno mai intrapreso alcuna azione legale. Osbornee rappresenta la vittima dell’omicidio per droga per le stesse ragioni di Nicoll: è nota alle forze dell’ordine per
essere collegata indirettamente (relazione con Nicoll) e direttamente (tramite il
suo spaccio attivo) con il mondo della droga.
Indicatori della scena del crimine
Due sono le scene del crimine implicate in questi omicidi. La prima è in una via
secondaria dove le vittime avevano posteggiato in attesa dell’offender, che doveva comperare la droga da loro. L’offender, Larry Rendell, parcheggiò il suo camion
accanto a quello di Nicoll, in direzione opposta, cosicché i due autisti erano uno
di fronte all’altro. Poi Larry sparò sia a Nicoll sia a Osborne dal proprio camion.
Nicoll cadde privo di conoscenza in grembo a Osborne. Osborne era ancora vigile, essendo stata colpita al braccio mentre cercava di proteggersi.
Rendell si introdusse nel camion e guidò per un’altra strada. Osborne supplicò
Rendell di non ucciderla, assicurandogli che non avrebbe detto a nessuno quello
che era successo. Poi chiese a Rendell della cocaina. In quel momento Nicoll
smise di respirare.
Omicidio
141
Osborne uscì dal camion e cominciò ad allontanarsi, togliendosi le scarpe nel
farlo. Rendell sentì che non poteva permettersi di lasciare in vita Osborne, così le
sparò dal camion e le si avvicinò per completare il lavoro.
Entrambi i corpi furono trascinati su un terrapieno e coperti di foglie. Poi
Rendell fece cadere il camion di Nicoll in un burrone nelle vicinanze.
Reperti d’interesse forense
In seguito, Rendell confidò al fratello di aver setacciato il camion in cerca dei bossoli dei dieci-dodici colpi di arma da fuoco sparati a Osborne e Nicoll. Dal suo appartamento furono confiscati degli zoccoli e una giacca verde con delle scritte, indossati all’epoca dell’omicidio. Entrambi erano sporchi del sangue delle due vittime. Anche
Osborne morì per una massiccia emorragia cerebrale causata da ferite multiple da
arma da fuoco. Era stata colpita almeno sei volte con un fucile calibro 22.
Indagine
Lawrence K. Rendell aveva parecchie ragioni per uccidere Nicoll e Osborne.
Sosteneva che Nicoll lo avesse truffato in un precedente affare di marijuana, ignorando le sue proteste. Inoltre, doveva a Nicoll dai 450 ai 1000 dollari per precedenti affari di droga, ed era stato costantemente sollecitato dalla vittima a pagare.
Rendell aveva chiesto a Nicoll di portargli la partita di cocaina il giorno degli omicidi, dicendo di avere un acquirente. Rendell aveva deciso che, uccidendo Nicoll,
avrebbe realizzato il triplice scopo per sciogliere i suoi debiti, pareggiare i conti per
la precedente truffa e ottenere la droga. Oltre alle altre prove fisiche che collegavano Rendell al crimine, due casse acustiche appartenenti al camion di Nicoll
sono state ritrovate nel suo appartamento nel corso della perquisizione.
Conclusione
Larry Rendell è stato imputato di due capi d’accusa per omicidio di secondo
grado.
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107: MORTE PER MOTIVI ASSICURATIVI
Una vittima viene uccisa per scopi relativi all’assicurazione o all’eredità. Ci sono
due sottocategorie di questo tipo di omicidio: omicidio per profitto individuale e omicidio per profitto commerciale.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
107.01: PROFITTO INDIVIDUALE
L’omicidio per profitto individuale viene definito come quello in cui l’assassino
si aspetta di ottenere un guadagno dalla morte della vittima.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima di una morte per assicurazione o eredità per profitto
individuale ha una relazione stretta con l’offender. Questi può essere un membro della famiglia, un socio in affari, un convivente.
Molte vittime di questa categoria non sono tipicamente caratterizzate come
bersagli ad alto rischio. In effetti, il loro stile di vita, la loro occupazione e il loro
ambiente spesso le classificano come persone a rischio molto basso. Tuttavia,
quando vengono percepite dall’offender come strumento per il proprio guadagno, il loro rischio aumenta notevolmente.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Solitamente il
corpo non viene nascosto, ma lasciato in vista o laddove ci sono probabilità che
venga ritrovato. Lo natura della scena del crimine, come essa si presenta in un
continuum tra l’organizzato e il disorganizzato, dipende dal grado di pianificazione dell’offender e dalla sua abilità.
Un esempio di un estremo di questo continuum è il delitto spontaneo commesso da un soggetto giovane, impulsivo o poco intelligente. Una scena di un crimine di questo tipo potrebbe contenere più prove fisiche, come impronte digitali o orme. L’arma sarebbe occasionale, acquistata e poi abbandonata sul luogo
del crimine. La scena del crimine risulterebbe caotica, con prove di improvvisa
violenza sulla vittima (un’aggressione repentina). Il corpo verrebbe lasciato sul
luogo dell’aggressione con pochi o invani tentativi per nasconderlo.
L’altro estremo di questa scena del crimine potrebbe essere il reato commesso dall’offender calcolatore e abile che ha pianificato in anticipo tutti gli aspetti del crimine. Questo approccio metodico sarebbe rappresentato da una scena
del crimine ordinaria, in cui le prove fisiche presenti sono minime. L’arma verrebbe scelta, portata sul luogo del delitto e rimossa dall’offender.
Staging. Viene spesso utilizzata una messa in scena in questo tipo di omicidio.
La sua complessità può riflettere le capacità, le risorse e la premeditazione dell’offender. La scena del crimine sarà molto spesso architettata in modo da dare
agli investigatori l’impressione che la morte riguardi cause naturali, accidentali
o criminali. È possibile anche la messa in scena di un suicidio, specialmente alla
luce degli standard più liberali di alcune polizze assicurative.
Omicidio
143
Comuni reperti d’interesse forense. Sono comuni le modalità di soffocamento o
di morte chimica, poiché questi decessi spesso non vengono considerati come
anomali e quindi sono investigati all’interno del sistema medico-legale. Studi tossicologici di sangue, fegato, capelli ecc. sono essenziali per determinare se è stato
usato del veleno. Potrebbe essere necessaria anche la riesumazione del cadavere.
La messa in scena utilizzata determinerà i reperti d’interesse forense; per
esempio, una vittima di omicidio a scopo di rapina simulata potrebbe avere ferite da arma da fuoco, così come la vittima per annegamento apparentemente
accidentale presenterà edema polmonare e sanguinamento dal naso e dalla
bocca. Quindi, la varietà dei reperti di interesse forense è vasta.
Considerazioni investigative
Il procedimento dei trasferimenti di denaro, che si tratti di documenti relativi
all’assicurazione o al testamento, dovrebbe essere controllato per stabilire l’autenticità della firma della vittima. Qualsiasi modifica rispetto al beneficiario,
come per esempio l’aumento dei premi assicurativi, giustifica ulteriori indagini
sulla relazione vittima-beneficiario. Molte delle componenti dettagliatamente
elencate nella discussione dell’omicidio domestico (vedi classificazione 122)
sono pertinenti a questa indagine, soprattutto perché i moventi spesso sono vari
(relazioni extra coniugali, conflitti non conciliabili ecc.). Eventi aggravanti possono essere fattori di ulteriore stress, per esempio problemi finanziari, liti
coniugali, dissenso con la vittima a causa di lavoro o alcoolismo. Ci può essere
una modifica nel comportamento verso la vittima prima del reato, spesso sotto
forma di un apparente miglioramento della relazione. Il nervosismo e la preoccupazione dell’offender possono essere riscontrati anche da altre persone.
L’offender ha spesso un alibi insolitamente dettagliato e solido, e una memoria
a riguardo molto selettiva. L’offender può anche ritardare nel denunciare l’omicidio, specialmente se desidera che sia una terza persona a scoprire il cadavere.
Dovrebbe essere svolto un esame approfondito delle documentazioni fisiche e psicologiche e della storia della vittima, qualora l’investigatore sospetti che l’offender
abbia macchinato la messa in scena del suicidio o di morte per cause naturali.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Le documentazioni finanziarie della vittima e dell’offender dovrebbero essere
esaminate attentamente. Se è stata simulata una morte per cause naturali, si
devono ricercare medicinali, veleni e droghe di qualsiasi tipo. Devono essere
ricercati tutti gli indicatori che potrebbero supportare eventi aggravanti (per
esempio, debiti o relazioni extra coniugali dell’offender).
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CASE STUDY 107.01: PROFITTO INDIVIDUALE
Background
John Dale Cavaness sembra avere lo spettro della morte al suo fianco quando si
tratta della sua famiglia. Nell’aprile del 1977, il figlio ventiduenne Mark Dale
Cavaness viene trovato colpito a morte, apparentemente vittima di una strana
sparatoria accidentale o di un omicidio rimasto insoluto. Sette anni dopo, la storia
si ripete con l’uccisione di un altro dei suo figli, Sean Dale Cavaness, vittima apparente di rapina e di sparatoria in stile esecutorio. Quando i detective della squadra
omicidi di St. Louis arrestano Cavaness per l’omicidio di Sean, gli abitanti della
regione di Little Egypt, nel sud dell’Illinois, rimangono indignati.
Il dottor Dale, come viene affettuosamente chiamato, è una sorta di Madre
Teresa per i suoi pazienti e amici. Spesso non si fa pagare dai pazienti e per tutti
è non solo un medico infaticabile e devoto, ma anche un vicino di casa simpatico
e alla mano, che trova il tempo per parlare con la gente nonostante tutti gli impegni di lavoro.
I familiari di Cavaness e i colleghi più stretti, però, conoscono il suo lato oscuro. La sua ex moglie, Marian, ha passato anni infelici negli ultimi anni del loro
matrimonio, vittima di abusi fisici e verbali. I quattro figli non hanno mai ricevuto
molto dal padre, se non punizioni e maltrattamenti. Lo stato finanziario disastroso
di Cavaness, le violenze alla famiglia e i precedenti penali contribuiscono a formare un ritratto sconcertante di un uomo capace di uccidere i propri figli per denaro.
Vittimologia: vittima n. 1
All’epoca della morte, Mark Dale Cavaness è un ragazzo immaturo di ventidue
anni, senza scopi nella vita. Il divorzio dei genitori e il trasloco a St. Louis lo turbano al punto di non riuscire a superare l’ultimo anno di liceo. Non ottiene il diploma e vagabonda per il Midwest, facendo lavori saltuari per brevi periodi di tempo
prima di tornare a Little Egypt nel 1977 per lavorare nella fattoria di suo padre.
Marian Cavaness è preoccupata per gli effetti che il costante sarcasmo e le ostilità del suo ex marito hanno sul figlio. Le conversazioni telefoniche con l’ex marito consistono principalmente di lamentele dell’uomo a proposito di Mark: è un
«buono a nulla» e un «drogato fannullone». Anche le parole di Mark spesso fanno
trapelare la scarsa stima che il giovane ha di sé.
Marian decide che è ora di convincere Mark a ritornare a St. Louis, trovare un
lavoro e prendere il suo diploma. Lei e gli altri suoi tre figli decidono di trascorrere il weekend a Little Egypt, in modo che i ragazzi passino la Pasqua con il padre
e il fratello. È determinata a non tornare a St. Louis senza di lui. Sabato 9 aprile,
Omicidio
145
Marian, Sean e Kevin, un altro figlio, si mettono a cercare Mark. Sono preoccupati perché non si è presentato a casa Cavaness, anche se è stata un’idea di Mark
quella di ritrovarsi con la madre e i fratelli a Little Egypt per Pasqua. Guidano fino
al caravan alla fattoria di Dale, in cui Mark viveva.
Il quindicenne Sean, camminando nell’erba alta accanto al pickup bianco Jeep
di Mark, ritrova i resti del fratello maggiore. Kevin, all’epoca diciannovenne, assume
il controllo per calmare il fratello isterico e proteggere la madre dalla vista del corpo
martoriato di Mark. Gli animali hanno lasciato ben poco di lui; Sean ha riconosciuto Mark solo dalla fibbia della cintura e dagli stivali che spuntavano dall’erba.
Indicatori sulla scena del crimine: vittima n. 1
Il corpo di Mark è stato posizionato sulla schiena, a 3-3,5 m dal pickup, con i piedi
rivolti verso l’auto. Dalla vita in su, incluse braccia e mani, sono solo resti scheletrici freschi con alcuni brandelli di tessuto ancora intatto. Il teschio è completamente scoperto; rimangono solo il bulbo oculare sinistro e i capelli castani. Solo la
parte inferiore delle gambe, ancora avvolta in jeans e stivali da lavoro con i lacci,
è intatta. Avvoltoi, cani selvaggi, opossum e altri animali che si nutrono di carogne
sono stati i responsabili della condizione del corpo. Non è possibile stabilire se
Mark fosse in piedi o seduto quando gli è stato sparato perché gli animali avrebbero potuto trascinare il corpo nell’erba.
Un portafogli di pelle nera, ritrovato nell’erba accanto al corpo, conteneva il
documento d’identità di Mark Dale Cavaness. Anche una camicia scozzese è
stata trovata vicino al pickup. C’erano un pacchetto di sigarette Vantage e una
scatola di fiammiferi nel taschino del petto sinistro. C’era un buco di 6 x 10 cm
circa tra il taschino e i bottoni automatici.
Grossi pallini da caccia sono stati ritrovati sotto il corpo e sotto la gabbia toracica e sparsi all’interno del pickup. C’era del sangue sul posto di guida, sul pavimento e sul rivestimento interno, e anche fuori, proprio dietro l’apertura della
porta. Lo schema delle macchie di sangue e il piccolo foro netto nella camicia di
Mark indicavano uno sparo a distanza ravvicinata, mentre Mark era seduto al
volante (girato verso il lato passeggero), mentre saliva o scendeva dall’auto, o si
trovava in piedi accanto a essa.
L’arma da fuoco era una pistola automatica Browning magnum calibro 12, da
circa 8 cm. Apparteneva a John Dale Cavaness. Un colpo è stato trovato nella
camera di caricamento e uno nel caricatore. La sicura era abbassata. Giaceva sul
sedile del passeggero dell’auto con la canna rivolta verso il guidatore. L’arma era
nella sua custodia, con la canna frontale che fuoriusciva di alcuni centimetri, come
se la parte terminale della custodia fosse stata lacerata dallo sparo. Il gancio di
una gruccia metallica era stato infilato nella guardia del grilletto attraverso un altro
buco nella custodia. Appeso alla gruccia c’era un completo da caccia mimetico
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
con l’orlo inferiore rimasto chiuso nella porta del passeggero. La pistola era stata
posizionata su una maniglia ricurva, che alzava l’angolatura del tiro.
L’arma era stata messa in modo da far sembrare che Mark si fosse sporto dal
sedile di guida e avesse afferrato la canna, tirandola verso di sé. La gruccia, appesa al grilletto e ancorata all’altro capo dall’abito intrappolato nella porta del passeggero, aveva tirato il grilletto. Il colpo a distanza ravvicinata aveva colpito Mark
al petto.
Staging: vittima n. 1
La sparatoria doveva sembrare un incidente o una stupida trappola. Un suicidio
era improbabile, altrimenti l’arma sarebbe stata rimossa dalla custodia.
Kevin Cavaness era certo che suo fratello, un cacciatore esperto, non avrebbe
mai impugnato e tirato una pistola per la canna. Anche il detective a cui è stato
affidato il caso la considerava una sequenza di eventi improbabile. L’estremità
della custodia poteva essere stata perforata dal colpo, ma la custodia mostrava
segni di usura anche in altri punti.
La prova che ha svelato il tentativo di simulare un incidente o una trappola è
stata la localizzazione della cartuccia. Se la pistola fosse rimasta nella custodia
quando è stata sparata dalla gruccia o dalla mano dell’assassino, la cartuccia
usata si sarebbe trovata all’interno della custodia stessa.
Solo una cartuccia usata è stata localizzata sul pavimento dal lato del guidatore. Si è pensato che l’offender avesse sparato con la pistola all’interno del pickup
e poi l’avesse rimessa nella custodia. L’assassino poi avrebbe simulato la scena
del crimine, facendo sembrare l’uccisione accidentale o causata da una sciocca
trappola.
Non sono state rinvenute impronte digitali o orme sulla scena del crimine,
intaccata dal personale di soccorso che per primo è intervenuto.
Reperti d’interesse forense: vittima n. 1
Mark Dale Cavaness è morto per uno sparo a distanza ravvicinata che ha colpito
il cuore. Si è stimato che la morte risalisse a quattordici ore prima della scoperta
dei suoi resti (la sera o il tardo pomeriggio del venerdì santo), sulla base di campioni di tessuto prelevati dalla parte inferiore delle gambe e dei piedi. Ciò è stato
avvalorato dai referti dentali.
Vittimologia: vittima n. 2
Sean Dale Cavaness ha trascorso anni difficili da adolescente. È stato ossessionato dalla visione del cadavere del fratello rispetto alla quale si è ripreso lenta-
Omicidio
147
mente per il trauma. Di tutti i figli Cavaness, Sean è sempre stato quello che più
desiderava l’affetto e l’approvazione del padre. Quindi, il più profondamente ferito
dalla sua durezza e dal suo sarcasmo. Nel 1984, all’età di ventidue anni, stava
ancora lottando per trovare una direzione nella vita. Ha avuto problemi di alcoolismo, che gli hanno richiesto un ricovero in ospedale e che ancora non ha risolto
nonostante abbia frequentato gli alcoolisti anonimi.
Il 14 dicembre mattina, il corpo di Sean è stato ritrovato in un luogo remoto
della contea vicino a St. Louis. Gli hanno sparato due volte alla nuca. Per la seconda volta in sette anni, Kevin Cavaness affrontava il terribile compito di identificare
un fratello morto.
Indicatori sulla scena del crimine: vittima n. 2
Il corpo è stato scoperto alle 7.45 da un agricoltore che si stava recando a dar da
mangiare al suo cavallo. La scena del crimine si trovava vicino a una strada
secondaria nei pressi della città di Times Beach, che era stata chiusa ed evacuata per inquinamento da diossina, e che perciò si presentava come un luogo solitario, poco trafficato.
Il corpo di Sean era accanto a un cancello delimitato da due pilastri di pietra e
che conduceva a un pascolo. Giaceva sulla schiena, con la testa rivolta a nord, i
piedi a sud e le braccia parallele lungo il corpo. Indossava pantaloni di velluto marrone, un maglione con scollo a V e maniche corte colore crema con scarpe da tennis blu. Nelle tasche non è stato ritrovato alcun effetto personale o documento
d’identità.
C’erano due ferite d’entrata nella nuca e un’apparente ferita d’uscita sotto l’occhio sinistro. Il corpo era ancora caldo al tatto. La temperatura del fegato era di
35° gradi. La temperatura esterna era di 3°-4° gradi. Sean è stato identificato attraverso le impronte digitali presenti negli archivi della contea, visto che era un anno
prima fu fermato per una infrazione stradale.
Staging: vittima n. 2
La messa in scena – così dominante nei delitti legati a fini assicurativi – è stata
usata anche in questo omicidio. Il posizionamento della pistola alla nuca, stile esecuzione, è stato un elemento che doveva dare l’impressione di un lavoro tipico di
un trafficante di droga o simile. L’assenza del portafogli e degli effetti personali ha
fatto sembrare il furto come uno dei moventi dell’omicidio.
Queste circostanze potevano far supporre che a premere il grilletto fosse stato
un assassino distaccato, senza alcun legame personale con la vittima. In effetti,
tutte e tre queste circostanze erano vere nel caso dell’omicidio di Sean.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Reperti d’interesse forense: vittima n. 2
Sean Cavaness è morto tra le 5.00 e le 7.00 del mattino, probabilmente meno di
un’ora prima del ritrovamento del corpo. La causa della morte sono stati due proiettili calibro 357 magnum alla testa, entrambi letali.
Il colpo alla nuca, proprio alla destra del centro della testa, è salito ad angolo
attraverso il cervello ed è fuoriuscito all’angolo dell’occhio sinistro. È stato sparato a una distanza di circa 2,5 cm, o anche meno, ma non a diretto contatto come
hanno evidenziato la punteggiatura della polvere da sparo e le bruciature sulla
pelle. In base allo schema delle macchie di sangue e ai frammenti di pelle ritrovati sulla spalla sinistra e nella piega del braccio sinistro, è risultato evidente che
Sean si trovava in piedi con il braccio sinistro leggermente alzato, quando è stato
colpito dal primo sparo.
Il secondo colpo è stato sparato a una distanza di 30-45 cm circa dalla testa,
quando Sean, già cerebralmente morto per la prima ferita, giaceva per terra. È
entrato vicino all’orecchio destro ed è rimasto nel cervello.
Il tasso alcolico rilevato nel sangue di Sean è stato di 0,26. Questo voleva dire
che aveva bevuto dodici-tredici drink prima di morire.
Indagine
Sebbene Dale Cavaness sia stato il primo sospettato dal detective che ha condotto le indagini sull’assassinio di Mark, questo omicidio è rimasto insoluto. Non ci
sono mai state prove sufficienti per accusare Cavaness.
Per l’assassinio di Sean le cose sono state diverse. La notte prima dell’omicidio, il padre è stato visto aggirarsi in auto nell’area vicino all’appartamento di Sean
a St. Louis e posteggiare dopo averlo avvistato mentre camminava per strada. La
coppia che abitava sotto Sean non solo ha visto l’auto, ma ha annotato anche la
targa su un sacchetto di carta, preoccupata per aver visto gironzolare Dave nei
pressi dell’appartamento. I timori dei due sono cessati quando hanno notato Dale
che abbracciava Sean alla luce di un lampione. Lo avevano conosciuto alcune settimane prima e sapevano che si trattava del padre di Sean. La coppia ha udito
canti e risa chiassose provenienti dal piano di sopra fino alle 3.00 del mattino,
quando ha avvertito due diversi rumori di passi che si allontanavano.
La prima dichiarazione di Dale al detective della omicidi è stata che l’ultima
volta che aveva visto Sean risaliva a quasi quattro settimane prima. Una volta
arrestato e interrogato, ha negato l’incontro a St. Louis finché non è stato messo
di fronte al sacchetto di carta con il suo numero di targa scritto sopra. La convivente di Cavaness originariamente ha sostenuto il suo alibi, ma sotto pressione
ha poi ammesso che Dale non era rincasato fino a tarda mattinata il giorno dell’omicidio.
Omicidio
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Cavaness poi ha tirato fuori la storia che, in realtà, era andato a trovare Sean
quella sera. Avevano bevuto insieme fino alle 3.00 del mattino e poi erano usciti a
fare un giro in auto. Arrivati sulla scena del crimine, Sean gli aveva chiesto la pistola mentre erano in auto. «Dì alla mamma che mi dispiace», aveva detto e poi si
era sparato alla testa. Secondo Dale, dopo aver constatato che Sean era morto,
aveva sparato un altro colpo e aveva preso gli effetti personali di Sean per simulare un omicidio a scopo di rapina. Voleva risparmiare a Marian il dolore e il rimorso per la morte del figlio.
I reperti di interesse forense non hanno supportato questa versione per due
motivi: il primo sparo non poteva essere quello a destra dell’orecchio come ha
sostenuto Cavaness, per via degli spruzzi di sangue e del tessuto sul braccio sinistro. Quel colpo è stato sparato mentre Sean giaceva per terra morto. In secondo
luogo, l’elevatissimo tasso alcolico nel sangue di Sean doveva aver notevolmente
indebolito la sua destrezza, rendendo praticamente impossibile il fatto che si
potesse sparare dietro la nuca.
L’altro dettaglio che ha messo in dubbio la veracità di Dale sono stati i suoi
movimenti la sera dell’omicidio. Era andato a una grande festa di Natale frequentata dalla gran parte dei suoi concittadini. Vari partecipanti sono stati interrogati,
tra cui alcuni che avevano trascorso la maggior parte della serata con Cavaness.
Nonostante la loro irremovibile fiducia nell’innocenza del dottor Dale, tutti hanno
concordato sul fatto che si era comportato in modo perfettamente normale, bevendo, ridendo e trattenendosi fino a tardi. Le sue azioni erano poco appropriate per
qualcuno che, in teoria, era stato testimone della morte del figlio solo poche ore
prima (per non parlare del fatto che avesse dovuto poi sparargli alla nuca mentre
giaceva morto).
Due mesi prima dell’uccisione di Mark Cavaness, Dale aveva stipulato una
polizza d’assicurazione di 40.000 dollari su di lui, con Dale come beneficiario.
Parecchi mesi prima della morte di Sean, Dale aveva convinto Sean e Kevin a sottoscrivere un programma d’investimento che avrebbe fatto guadagnare loro dei
soldi in futuro.
Dale avrebbe pagato 1000 dollari al mese per ciascuna polizza, sui quali avrebbe avuto una detrazione fiscale. I ragazzi avevano acconsentito. All’epoca della
morte di Sean, Dale diceva che aveva lasciato estinguere le polizze. Invece, non
solo le polizze erano state pagate, ma ce n’erano altre due dell’ammontare di altri
40.000 dollari che Dale aveva sottoscritto su Sean. Dale poteva ricavare un totale di 140.000 dollari dalla morte di Sean. A fronte di ciò, c’era la penosa situazione finanziaria di Dale: aveva debiti per almeno mezzo milione di dollari e un attivo di circa 150.000 dollari. Per molti anni prima del 1984 aveva presentato una
dichiarazione dei redditi con un margine negativo di 200.000 dollari che annullava la necessità di detrazioni fiscali dalle polizze d’assicurazione, come invece
aveva sostenuto.
150
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Conclusione
Il 19 novembre 1985, John Dale Cavaness è stato condannato per omicidio di
primo grado e in seguito gli è stata imputata la pena di morte. Il 17 novembre 1986
una guardia della prigione in giro d’ispezione ha trovato Cavaness impiccato alla
porta con tre prolunghe unite insieme e allacciate a un’estremità con un nodo
scorsoio. Dopo un inutile tentativo di rianimazione è stato dichiarato morto.
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107.02: PROFITTO COMMERCIALE
L’omicidio per profitto commerciale è un crimine attuato per ottenere il controllo di un’impresa o per ricavare profitti da un’impresa commerciale.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittimologia è l’elemento principale che distingue questo tipo
di omicidio da quello commesso per profitto individuale (classificazione
107.01). Molto probabilmente la vittima di questo tipo di reato ha un rapporto
professionale o è addirittura socio in affari con l’offender; tuttavia questo non
esclude la possibilità di un legame familiare o di tipo personale tra la vittima e
l’offender.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Gli indicatori
presenti sulla scena del crimine sono gli stessi che si ritrovano nei casi di omicidio per profitto individuale: un continuum dall’omicidio spontaneo, o avvenuto per errore, a quello pianificato.
Staging. Lo staging è lo stesso dell’omicidio per profitto individuale. Dipende
dalle risorse disponibili, dalla preparazione e dal livello di premeditazione dell’offender.
Comuni reperti d’interesse forense. I reperti d’interesse forense variano a
seconda che determinino una natura accidentale, violenta o naturale della morte.
Considerazioni investigative
In un omicidio attuato per un motivo commerciale è bene controllare i rapporti d’affari e la struttura aziendale. Come per un omicidio per un profitto individuale, è necessario esaminare lo status finanziario dell’offender prima del reato.
È poi essenziale controllare anche lo status finanziario della vittima precedente
Omicidio
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all’omicidio, poiché è possibile che il movente del crimine sia che la vittima
costava troppo alla compagnia (a causa di investimenti sbagliati, decisioni lavorative inefficaci o problemi con l’alcool, per esempio).
Il reddito netto della vittima, così come la solvibilità dell’azienda, sono fattori importanti. Per esempio, un’azienda con difficoltà finanziarie può essere salvata dal premio dell’assicurazione sulla vita di uno dei soci. Prova di questo
fatto si può rintracciare nei casi in cui il ritiro del premio assicurativo giunge nel
momento stesso di una possibile bancarotta dell’azienda.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I dati finanziari dell’azienda, della vittima e del sospettato dovrebbero essere
controllati. Altri suggerimenti per i mandati di perquisizione sono quelli presentati nel caso di omicidio per profitto individuale (vedi classificazione
107.01).
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CASE STUDY 107.02: PROFITTO COMMERCIALE
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Background
La mattina del 9 giugno 1991, il trentaquattrenne Steven Benson sorprende tutta
la famiglia presentandosi a casa della madre di mattina presto. La sera prima pianifica di portare la sua famiglia a guardare alcune proprietà. Nessuno in realtà lo
aspettava, poiché sapevano che raramente si svegliava presto. Ciononostante
arriva a casa della madre alle 7.30. Poco dopo essere arrivato, risale sulla sua
Chevrolet Suburban per andare a prendere delle ciambelle e del caffè, ma ci
mette più di un’ora e mezza a ritornare indietro.
Dopo essere rientrato, Benson convince sua madre e suo fratello Scott a
seguirlo fuori, nonostante la madre inizialmente rifiuti la proposta. Benson dispone i posti a sedere sull’auto mettendo Scott al posto del guidatore, dove di solito
stava lui. Dice a sua madre di andare sul sedile anteriore, dove di solito sedeva la
sorella Carol Lynn che soffre di mal d’auto, e infine sistema Carol Lynn sul sedile
posteriore, dietro a Scott.
Proprio mentre Benson corre in casa per prendere qualcosa che ha dimenticato, la Suburban viene inghiottita da un’esplosione fragorosa e da una palla di
fuoco arancione. Benson esce dalla porta principale, ma rientra immediatamente
quando una seconda esplosione fa tremare i muri dell’abitazione. Di quelli che
occupano l’auto, la sessantatreenne ereditiera dell’industria di tabacco Margaret
Benson e suo figlio adottivo di ventun anni Scott muoiono immediatamente. La
quarantunenne Carol Lynn riporta invece gravi ferite.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Vittimologia
Dopo la morte del marito di Margaret Benson, Edward, nel 1980, il patrimonio
della donna viene valutato in 9 milioni di dollari. Senza contare i milioni che avrebbe in seguito ereditato dal padre, Harry Hitchcock. Nel luglio del 1985 Margaret
sospetta che suo figlio Steven abbia scialacquato almeno due milioni e mezzo di
dollari dei suoi soldi a causa di contratti di lavoro azzardati. Oltre alle numerose
volte in cui ha dovuto salvare il figlio da disastri finanziari, ora sospetta anche che
Steven si stia appropriando indebitamente del suo denaro per poter mantenere il
suo stravagante stile di vita. L’eccentricità della sua esistenza in parte è causata
dalle continue richieste della moglie Debby che ha un grande ascendente su di lui.
Steven vive con il timore che se le negasse qualcosa lei prenderebbe i tre figli e
lo lascerebbe, come già era successo una volta.
Nel luglio del 1985 Margaret decide di aver sopportato abbastanza: il figlio continua a sperperare il suo denaro e lei non riceve altro in cambio se non mancanza di rispetto e cattiveria, sia da Steven sia da sua moglie. Il giorno prima della
sua morte contatta il suo avvocato dalla Pennsylvania per dare un’occhiata ai registri dell’azienda e «fare finalmente qualcosa per fermare Steven». Scopre che
Steven si è comprato una casa lussuosa grazie ai soldi sottratti all’azienda, da lei
diretta e sostenuta economicamente. Ha inoltre aperto un nuovo ufficio vicino a
Fort Myers, Florida, ancora più sfarzoso di quello di Naples. Con una semplice
occhiata ai registri l’avvocato è in grado di stabilire che ci sono molte scorrettezze nella loro compilazione.
Quando Steven si rende conto di quello che la madre sta facendo, il rischio
della donna di diventare una vittima sale alle stelle. Il suo stile di vita e la sua personalità la fanno rientrare in un livello a rischio normalmente molto basso, ma a
causa della sua situazione il pericolo per lei aumenta notevolmente.
Se Margaret scoprisse l’ammontare del denaro di cui Steven si è indebitamente appropriato, potrebbe eliminarlo dalla sua eredità o comunque diminuire pesantemente la sua parte. Inoltre, la donna sta già pensando di mettere una garanzia
sulla nuova casa del figlio e di chiudere il suo ufficio a Fort Myers. I benefici che
ricaverebbe dall’omicidio della madre sono ovvi. Comprendendo Scott e Carol
Lynn nell’esplosione fatale potrebbe sperare di assicurarsi l’intera eredità e di ottenere
il
completo
controllo
dell’azienda
di
famiglia.
L’eredità
di Scott e Carol Lynn ottenuta da Harry Hitchcock sarebbe sua. Margaret, Scott e
Carol Lynn diventano vittime ad alto rischio a causa della percezione del
fratello che li vede come ostacoli per il controllo totale del denaro e dell’impresa
di famiglia.
Omicidio
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Indicatori sulla scena del crimine
La prima esplosione fa saltare il parabrezza dell’auto e le portiere. Inoltre scoperchia l’auto, e il tetto viene ripiegato verso il retro della macchina. L’esplosione scaraventa Margaret e Scott all’esterno del veicolo. Il corpo di Margaret finisce nell’aiuola accanto al viale d’entrata. Scott atterra lontano dalla casa, sul viale stesso. Caron Lynn si salva perché la sua portiera era aperta: salta fuori dall’auto
avvolta dalle fiamme e cerca di togliersi la maglietta, in fiamme anch’essa così
come i suoi capelli.
Quando gli agenti del Bureau of Alcohol, Tabacco and Firearms (ATF) esaminano la scena del crimine notano che i resti dell’auto sono sparpagliati a poco più
di 30 m di distanza in tutte le direzioni. Ci sono due punti di esplosione distinti nel
veicolo, il che significa la probabile presenza di due diversi congegni.
Considerando che il pavimento dell’auto è stato spinto verso il basso dall’esplosione, gli agenti concludono che i congegni devono essere stati piazzati all’interno del veicolo. Dalla traiettoria dei resti dell’esplosione sembra che un congegno
sia stato messo tra i due sedili frontali e l’altro sotto il sedile del passeggero direttamente dietro a quello del guidatore, dove Steven ha fatto sedere Carol Lynn.
Anche le ferite sui corpi sembrano sostenere questa ipotesi. I frammenti rilevati
dalla scena suggeriscono che si trattava di bombe a tubo.
Reperti d’interesse forense
Scott Benson ha riportato ferite estese su tutta la parte destra del corpo. Il tronco
è stato aperto dalla vita alla spalla, e la maggior parte degli organi interni sono stati
esposti. Una scheggia simile alla punta di un coltello gli ha penetrato il cranio.
Il piede destro di Margaret Benson è stato distrutto. Sembra che la donna abbia
appoggiato la sua mano sinistra su uno dei congegni, visto che è stata completamente disintegrata. Il viso è stato distrutto dalla fronte in giù. Inoltre, la parte sinistra del corpo ha presentato ferite molto gravi.
Carol Lynn ha perso quasi tutto il suo orecchio destro. Ha presentato ferite da
schegge alla gamba e ferite dello stesso tipo, ma più piccole, al braccio e alla
spalla destri. Il mento è stato sfregiato e parte del viso ustionata. Ustioni gravi ricoprivano il braccio destro e altre parti del corpo. Inoltre, un vicino che è accorso
sulla scena per soccorrere la famiglia è stato colpito da una scheggia durante la
seconda esplosione danneggiandogli la punta del naso.
Indagine
L’indagine si è subito concentrata su Steven Benson, non appena gli investigatori
hanno appreso dall’avvocato di Margaret che la madre era in collera con lui.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Questa informazione ha rafforzato i sospetti degli agenti dell’AFT e del dipartimento di polizia della contea di Collier: Benson aveva un movente e l’opportunità di
sistemare le bombe nell’auto (è stata l’ultima persona ad aver guidato la vettura).
In seguito, gli investigatori hanno dovuto determinare se Benson fosse in grado
di costruire quei congegni. Benson aveva la reputazione di essere un asso dell’elettronica: possedeva una compagnia di allarmi antifurto e quindi conosceva
bene i congegni e i circuiti elettrici.
Altra prova contro di lui è stata il ritrovamento di due scontrini di un ferramenta che si trovava nelle vicinanze del posto di lavoro di Benson. Uno era per quattro tappi a vite e l’altro per due tubi di 12x36 cm, entrambi componenti dei congegni rinvenuti sulla scena. Gli scontrini erano a nome di una compagnia edilizia la
cui sigla è stata scritta in modo diverso su ogni ricevuta. Ancora più incriminante
degli scontrini sono state le due impronte digitali che la polizia ha ricavato da questi ultimi e che corrispondevano a quelle di Benson.
Conclusione
Steven Benson è stato accusato di due capi d’imputazione per omicidio di primo
grado e per tentato omicidio. È stato condannato a un minimo di 50 anni e non
potrà ottenere la libertà vigilata fino al 2036.
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108: OMICIDIO IN CORSO DI ALTRO REATO
I crimini su proprietà (come rapina e furto) sono la motivazione principale per
un omicidio in corso di altro reato, felony murder, e l’omicidio stesso è il secondo motivo. Durante la commissione di un crimine violento ha luogo un omicidio. Ci sono due tipi di felony murder: l’omicidio indiscriminato e quello situazionale.
108.01: OMICIDIO INDISCRIMINATO
Un omicidio in corso di altro reato indiscriminato è un omicidio che viene pianificato prima della commissione del reato, senza avere in mente una vittima
precisa.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima di un omicidio intenzionale indiscriminato è un potenziale testimone del reato. La vittima non sembra costituire una vera minaccia
Omicidio
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per l’offender e non gli oppone alcuna resistenza, ma viene uccisa ugualmente
in quanto vittima d’occasione: per esempio, un individuo che entra in un negozio o in un’abitazione nel momento sbagliato, o un lavoratore il cui turno coincide con l’orario della rapina.
Ci sono occupazioni, turni di lavoro e ambienti che alzano il fattore di rischio
della vittima come lavorare nel turno di notte, da soli, in una stazione di benzina aperta 24 ore o in un discount. Queste situazioni, rispetto al caso di un
impiegato di un grande magazzino che lavora di giorno, aumentano la possibilità che un individuo possa diventare vittima di un omicidio intenzionale (indiscriminato o situazionale). I fattori ambientali che aumentano il livello di rischio
comprendono: luoghi in aree con alti livelli di criminalità, situazioni che favoriscono la possibilità di commettere un crimine (visione bloccata da cartelli pubblicitari o dai prodotti sugli scaffali, scarsa illuminazione, mancanza di sistemi
di allarme o interfono che colleghino alle stazioni di polizia locali, presenza di
un solo impiegato, orari notturni) e stabilimenti che hanno denaro contante
subito disponibile, come i negozi di liquori.
La vittima può inoltre innalzare il suo livello di rischio adottando un certo
tipo di comportamento. Un approccio incurante, ingenuo o frivolo nei confronti della sicurezza personale eleva il pericolo di diventare bersaglio di una rapina e quindi di un omicidio in corso d’altro reato, situazionale o indiscriminato.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Scopo del
reato è, in genere, una fonte di denaro contante. L’arma viene portata sulla
scena ed è solitamente rimossa dall’offender. La quantità di prove fisiche presenti sulla scena dipende dalla padronanza e dall’abilità dell’offender e dal
tempo a sua disposizione.
Questo tipo di criminale tende a passare molto tempo sulla scena del crimine: ci saranno quindi segni di interazione tra la vittima e l’offender. Appaiono
in genere indicazioni di un furto o di una rapina portata a termine. La scena del
crimine è solitamente controllata e ordinata: l’offender non viene sorpreso dagli
eventi che lo circondano, neppure dall’omicidio. Nella maggior parte dei casi,
gli sforzi per nascondere il cadavere sono pochi o nulli.
Staging. Lo staging non sempre è presente; spesso viene appiccato un incendio
per nascondere l’omicidio intenzionale (vedi classificazione 230 che discute
l’occultamento di un crimine tramite l’incendio doloso). Se il movente è un guadagno monetario, gli investigatori dovrebbero richiedere un’analisi della vittima per cercare segni di aggressione a sfondo sessuale.
Comuni reperti d’interesse forense. Molto spesso la morte della vittima ha a
che fare con l’utilizzo di armi da fuoco. La vittima può presentare un trauma
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
causato da un colpo secco o da percosse. Possono esserci inoltre prove che testimoniano l’utilizzo di corde o legacci per fermare la vittima (manette, bavagli,
fasce ecc.) evidenziati da segni di legatura sul corpo. È possibile che abbia luogo
un’aggressione a sfondo sessuale.
Considerazioni investigative
È importante lavorare al caso come se si trattasse di una rapina e non di un
omicidio. Bisogna controllare ogni rapinatore conosciuto con un MO simile.
L’offender di un omicidio intenzionale indiscriminato è di solito un maschio
giovane con un passato criminale (storia di furti d’auto, per lo più). Questo
offender spesso si reca sulla scena del crimine a piedi poiché vive nella
stessa zona.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Gli oggetti di proprietà della vittima (portafogli, orologi, gioielli) devono essere compresi in ogni ricerca. Importanti segni di una carriera criminale sono
anche la presenza di impianti stereo o di altri beni costosi che non sembrano
appropriati alla luce della situazione finanziaria dell’offender. Altri suggerimenti per i mandati di perquisizione comprendono gli oggetti tipici di una rapina,
come strumenti per l’attuazione del furto, rilevatori di polizia, maschere da sci,
collant, droghe o prove di abuso di droghe.
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CASE STUDY 108.01: OMICIDIO INDISCRIMINATO
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Background
Il 22 aprile del 1974, gli aviatori Dale Pierre e William Andrews decidono di rapinare un negozio di stereo a Ogden, Utah. Fanno irruzione nel negozio, costringono gli impiegati a scendere nello scantinato e li legano. Nelle ore successive, altre
tre persone entrano nel negozio e diventano automaticamente vittime di Pierre e
Andrews.
Vittimologia
Le cinque persone coinvolte in questo incidente sono vittime a basso rischio. I due
impiegati del negozio presentano un livello di pericolosità leggermente maggiore
a causa del loro lavoro. Ma Ogden, nell’Utah, non è una cittadina con un alto tasso
di criminalità, quindi il rischio causato dalla loro occupazione poteva essere
Omicidio
157
trascurato. Le altre vittime rappresentano il tipo di vittimologia tipico di un omicidio
in corso d’altro reato, poiché rappresentano potenziali testimoni della rapina.
Nessuno di loro evidenzia una reale minaccia per gli offender, specialmente se
si considera che sono stati immediatamente legati e fatti sdraiare con il viso a
terra nello scantinato. Pierre e Andrews hanno mantenuto il completo controllo
delle vittime durante la perpetrazione del crimine. Nessuna di loro ha opposto
alcuna resistenza.
Indicatori sulla scena del crimine
Stan Walker e Michelle Ansley erano i due impiegati in servizio al momento della
rapina a mano armata. Pierre e Andrews li hanno legati dopo averli spinti nello
scantinato. Solo allora, Cortney Naisbitt, di 16 anni, è entrato per ringraziare
Walker per averlo fatto parcheggiare accanto al negozio. Anche lui è stato portato nello scantinato e legato.
Pierre e Andrews hanno caricato stereo e altre attrezzature nel loro furgone per
circa un’ora, quando hanno sentito i passi di qualcuno che si avvicinava alla porta
sul retro. Era il padre di Stan Walker, Orren, preoccupato perché sapeva che il
negozio aveva ormai chiuso da un paio d’ore e suo figlio non era ancora arrivato
a casa né aveva telefonato. Pierre e Andrews si sono nascosti nello scantinato
quando hanno udito dei passi avvicinarsi. Non appena l’uomo è apparso sulla
porta, Pierre, impugnata la pistola, lo ha costretto a scendere le scale. Stan gemeva ad alta voce e gli chiedeva: «Perché sei venuto qui giù papà?». Finito di parlare, si è sentito il rumore di spari. Pierre ha sparato due colpi sulla parete dello
scantinato. Michelle e Cortney hanno cominciato a pregare i due criminali di
risparmiarli: «Ho solo diciannove anni, non voglio morire», urlava Michelle. Stan e
Orren continuavano a ripetere a Pierre e ad Andrews di prendere la merce e di
andarsene: loro non li avrebbero mai identificati.
Su invito di Pierre, Andrews ha portato dal furgone una bottiglia avvolta in una
busta di carta. Pierre ha versato del liquido denso blu dalla bottiglia in una tazza
di plastica verde. Ha detto a Orren Walker di farlo bere ai tre giovani distesi sul
pavimento. Quando questi si è rifiutato, Pierre lo ha costretto a sdraiarsi prono
accanto a Michelle e a Stan e gli ha legato mani e piedi.
In quel momento la madre di Cortney Naisbitt, Carol, è entrata nel negozio per
cercare il figlio. Carol si è ritrovata anch’essa con le mani e i piedi legati, distesa
sul pavimento dello scantinato di fianco a Cortney. Quindi Pierre l’ha fatta sedere
e le ha avvicinato la tazza verde alle labbra. Quando lei gli ha chiesto che cosa
fosse, Pierre ha risposto che si trattava di vodka e di una droga tedesca che
l’avrebbe fatta dormire per un po’. Pierre ha costretto tutte le vittime a ingerire il
liquido blu. Ognuno di loro ha cominciato a tossire violentemente e a soffocare,
con il liquido che fuoriusciva dalla bocca e dal naso. Orren Walker è stato l’unico
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
a non bere il liquido. Ha finto di ingoiarlo e ha imitato le convulsioni delle altre vittime. Mentre Pierre riempiva la bocca di Cortney, il liquido ha cominciato a fuoriuscire e gli bagnava il collo, bruciando immediatamente la pelle. Mentre lo ingoiava sentiva il liquido corroderlo fino allo stomaco. Ha iniziato a vomitare come gli
altri, mentre Pierre nel contempo stava dando la seconda dose. A causa del
danno procurato allo stomaco delle vittime, queste hanno iniziato a vomitare.
Pierre ha cercato di rimediare coprendo la bocca con del nastro adesivo, ma il
contorno delle labbra era bagnato e il nastro non aderiva.
Quindi Pierre si è messo davanti a ogni vittima puntando addosso la pistola.
Cortney ha visto l’uomo chinarsi su sua madre e puntare la canna sulla sua nuca.
Ha udito il proiettile entrare nel cranio della madre e ha guardato indifeso il suo
sangue scorrere sul tappeto a pochi centimetri di distanza. Poi ha percepito la
canna premere sulla sua testa. L’aria sembrava esplodere attorno a lui mentre si
afflosciava. Pierre è andato da Orren Walker e ha sparato un colpo che ha mancato la testa di pochi centimetri. Poi si è chinato su Stan Walker e gli ha sparato
sul capo. Il signor Walker ha potuto udire suo figlio dire «mi hanno sparato» a voce
bassa, ma chiaramente. Pierre è tornato verso Orren e questa volta ha preso
meglio la mira. Orren ha lotatto per rimanere lucido mentre la testa gli fischiava e
la spalla bruciava, là dove il liquido caustico si era rovesciato.
Orren Walker ha visto Pierre slegare Michelle. La ragazza lo stava ancora pregando di salvarle la vita, mentre l’uomo l’ha spinta verso il fondo dello scantinato,
dove l’ha costretta a spogliarsi e l’ha violentata per venti minuti. Una volta finito,
Pierre ha riportato indietro Michelle e l’ha fatta sdraiare a terra. Per tutto questo
tempo Orren ha finto di essere morto. Pierre è ritornato poi con una torcia per controllare il battito di Orren Walker. Dopodichè ha sparato in testa a Michelle.
Prima di andarsene, Pierre si è avvicinato due volte a Orren. La prima volta ha
cercato di strangolarlo, ma Orren Walker ha gonfiato i muscoli del collo riuscendo
così a respirare fino a quando Pierre non lo ha fatto ricadere a terra. La seconda
volta Pierre ha inserito una penna nell’orecchio di Orren e l’ha spinta dentro fino
a che Orren non ha sentito la punta entrargli in gola. Una volta appagato, Pierre
ha lasciato lo scantinato e ha raggiunto Andrews nel furgone all’esterno.
Mentre se ne stavano andando, Cortney ha cominciato a muoversi. Orren lo
vedeva e si è così trascinato verso le scale nell’oscurità. È giunto solo fino alla
base, prima di svenire.
Attorno alle 22.30 la polizia è stata chiamata al negozio dalla moglie di Orren
Walker e da suo figlio minore. Avevano cominciato a preoccuparsi quando Orren
non si era presentato per cena.
Pierre e Andrews sono arrivati sulla scena del crimine pronti a uccidere. Hanno
portato il liquido stura lavandini con l’intento di ammazzare le loro vittime copiando l’idea da un film.
Omicidio
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Reperti d’interesse forense
Tutte le vittime presentavano ferite da arma da fuoco alla testa. Stan, Michelle e
Carol sono morti a causa dei gravi danni celebrali causati da queste ferite. Carol
è restata in vita fino all’arrivo in ospedale, dove poi è deceduta. Michelle e Stan
sono morti sulla scena del crimine. Michelle è stata anche violentata.
Il liquido blu era un detersivo che conteneva acido cloridrico. La bocca, l’esofago e lo stomaco di tutte le vittime, eccetto per Orren Walker, sono stati gravemente bruciati. La spalla e il mento di Orren presentavano delle bolle e sono stati
anch’essi ustionati a causa del liquido. La penna che gli è stata inserita nell’orecchio è penetrata per 15 cm, causandogli gravi danneggiamenti all’apparato uditivo. Cortney Naisbitt è rimasta in ospedale per 266 giorni per i danni cerebrali causati dal colpo di pistola e per gli interventi ricostruttivi.
Indagine
L’indagine sulla rapina e sugli omicidi ha preso subito una direzione ben precisa
grazie a un informatore. Molti mesi prima del fatto, Andrews aveva confessato a
un altro aviatore che lui e Pierre stavano progettando qualcosa di grande, come
una rapina. Andrews aveva detto al collega: «Uno di questi giorni rapinerò un
negozio di hi-fi e se qualcuno mi sbarrerà la strada, lo ucciderò».
Dopo poche ore dalla telefonata dell’informatore, due giovani ragazzi hanno
trovato i portafogli delle vittime in una discarica vicina alla baracca dove Pierre e
Andrews vivevano. Dopo il loro arresto, un mandato di perquisizione ha rilevato la
presenza di volantini del negozio di stereo e di un contratto d’affitto per un deposito commerciale. Dopo aver ispezionato il deposito, la polizia ha recuperato delle
attrezzature per stereo sottratte al negozio per un valore di 25.000 dollari. Oltre
alla merce rubata la polizia ha scoperto anche una piccola tazza di plastica verde
e mezza bottiglia piena di detersivo.
Conclusione
Dale Pierre e William Andrews sono stati accusati e in seguito condannati per gli
omicidi. Entrambi sono stati condannati condannati alla pena di morte.
Nonostante gli sforzi fatti dal NAACP e da Amnesty International, Pierre e
Andrews sono stati giustiziati tramite iniezione letale. Pierre il 28 agosto del 1987
e Andrews cinque anni dopo, nel 1992.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
108.02: OMICIDIO SITUAZIONALE
Un omicidio in corso d’altro reato situazionale non viene programmato prima
dell’attuazione del crimine. L’omicidio è commesso per il panico, la confusione
o d’impulso.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima è una vittima di opportunità. Tutte le caratteristiche
vittimologiche degli omicidi indiscriminati in corso d’altro reato valgono anche
per questa categoria. La differenza fondamentale è che l’offender vede la vittima come una minaccia o un ostacolo alla perpetrazione della rapina.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La vittima di
questo genere di reato è generalmente aggredita di sorpresa o improvvisamente rispetto alla vittima di un omicidio in corso d’altro reato indiscriminato. Ci
sono meno segni di interazione tra vittima e offender: può essere sorpresa, per
esempio, mentre si occupa delle sue faccende quotidiane. Questa ipotesi può
emergere dalla scena del crimine grazie alla presenza di una borsa il cui contenuto venga rovesciato, di chiavi della macchina sul pavimento o del cadavere
posizionato vicino all’ingresso di una stanza.
L’offender può tentare di nascondere la sua identità, per esempio bendando
la vittima, ma la sequenza degli eventi termina con l’episodio culminante: la sorpresa o il panico dell’offender e il successivo omicidio.
Ci sono spesso elementi paradossali sulla scena del crimine: l’ingresso nell’abitazione o nel posto di lavoro può essere frutto di un lavoro abile e meticoloso, in contrasto con la ritirata frettolosa nel panico che lascia dietro di sé
prove fisiche come orme o impronte digitali. Possono esserci prove di azioni
non portate a compimento, come impianti stereo staccati e rimossi dagli scaffali, gioielli e soldi della vittima, tutti lasciati sulla scena.
L’omicidio in corso d’altro reato situazionale offre in genere più prove, ma
questo dipende dal livello di disorganizzazione o di organizzazione dell’offender, come anche dalla natura dell’evento culminante.
Staging. Se lo staging è presente, solitamente viene appiccato un incendio per
nascondere l’omicidio intenzionale causato dalla situazione.
Comuni reperti d’interesse forense. Possono essere utilizzate modalità non
specifiche per uccidere, dal trauma di un colpo secco provocato con un oggetto smussato all’utilizzo di un utensile contundente. Se vengono utilizzate armi
da fuoco le ferite sono spesso da contatto o sfioramento.
Omicidio
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Considerazioni investigative
Le considerazioni investigative per questo tipo di omicidio sono simili a quelle
per gli omicidi in corso d’altro reato indiscriminati, con poche eccezioni. I perpetratori di questo tipo di crimine sono, di solito, all’inizio della loro carriera
criminale. In genere si tratta di offender giovani e con poca esperienza, con una
storia di abuso di alcool o di droga che aumenta la loro già volubile natura.
Alcune influenze esterne possono spesso scatenare l’omicidio, come una sirena d’allarme, il coniuge che rientra a casa o le urla della vittima. Se sono coinvolti più offender, il criminale non colpevole per le uccisioni (se interrogato in
modo corretto) si dimostrerà collaborativo nel confessare i fatti.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I valori della vittima (portafogli, orologi, gioielli) devono essere compresi in
ogni ricerca. Sono importanti anche i segni di una carriera criminale come la
presenza di stereo o altri beni costosi che non sembrano appropriati alla luce
della situazione finanziaria dell’offender, basandosi sulle fonti legittime. Altri
suggerimenti per i mandati di perquisizione comprendono oggetti comuni in
una rapina, come strumenti per l’attuazione del crimine, rilevatori di polizia,
maschere da sci, collant, droghe o prove di abuso di droghe.
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CASE STUDY 108.02: OMICIDIO SITUAZIONALE
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Con la collaborazione di Kendall McLane
Background
Alla fine del marzo del 1978, Willie Bosket uccide brutalmente due uomini e ne
aggredisce molti altri durante alcuni tentativi di rapina nella città di New York.
Bosket, che al tempo ha quindici anni, ha alle spalle una lunga lista di stupri ed
entra ed esce da istituti di detenzione minorile dall’età di nove anni. È un ragazzo
problematico, con una storia familiare di violenza e crimine.
Il 19 marzo del 1978 Willie si imbatte in Noel Perez su un vagone della metropolitana. Willie ha in mente di derubare Perez del suo orologio d’oro mentre
l’uomo dorme, finché non nota i suoi occhiali da sole, che gli ricordano quelli
indossati da uno dei consulenti del centro giovanile che il ragazzo disprezza in
particolar modo. Willie perde la testa e spara a Perez nell’occhio destro. Quando
l’uomo si sveglia di soprassalto e comincia a urlare, Willie teme che Perez non
muoia e gli spara una seconda volta alla tempia destra. Svuota le tasche di Perez
e gli prende venti dollari e un anello, oltre all’orologio visto in precedenza. Per Willie
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
quell’incontro fatale segnerà il suo destino. Non sa cosa voglia dire togliere la vita a
qualcuno e si sente potente. L’ha fatta franca con l’omicidio e pensa che non sia poi
una gran cosa uccidere un uomo. Ora è «cattivo», così come diceva a tutti che un
giorno sarebbe diventato. Questo fatto gli fa guadagnare credibilità per la strada.
Il 23 marzo Willie e suo cugino Herman Spates prendono di mira Anthony
Lamorte, mentre l’uomo sta terminando il suo turno di lavoro al deposito ferroviario. Lamorte ha una radio CB che Willie pensa di poter rivendere sulla strada.
Quando i due si avvicinano, Lamorte dice ai ragazzi di allontanarsi dal deposito
perché non possono stare lì. Willie ignora l’avvertimento e spara a Lamorte sulla
spalla; le ferite, però, non sono letali.
Nelle tre notti successive i ragazzi commettono altre tre rapine violente. Dopo
aver sparato a un uomo, Matthew Connolly, Willie viene fermato e perquisito da
un poliziotto, che però non nota la pistola nella tasca del ragazzo. Il fatto di averla scampata anche in questo caso, lo rende ancora più invincibile, quasi fosse
«più intelligente della legge».
Il 27 marzo, Willie e Herman incontrano Moises Perez sul treno. Si avvicinano
a lui chiedendogli del denaro, ma quando l’uomo risponde che non ha nulla Willie
gli spara e lo uccide. Rubano il portafogli di Perez, prendono i due dollari che contiene e lo gettano in un cestino della spazzatura lì vicino. Willie è orgoglioso di
essersela cavata anche con questo omicidio, vantandosi con la sorella più piccola per i titoli dei giornali che riportavano l’accaduto.
Willie Bosket e Herman Spates vengono collegati al caso quando la polizia
trova le impronte digitali sul portafoglio di Perez. Inserendo le loro impronte nel
database trovano delle corrispondenze con entrambi i ragazzi (tutti e due sono
stati schedati durante precedenti periodi di detenzione in istituti minorili). Quando
vengono interrogati, Spates inizialmente insiste sul fatto di essersi addormentato
al cinema al momento dell’omicidio. All’agente che lo interroga dichiara che Willie
lo aveva già coinvolto nel crimine; di conseguenza Herman sostiene che è stato
Willie a sparare a Perez. Alla polizia racconta, inoltre, dell’omicidio di Noel Perez
(nessun legame tra i due) e rivela il nascondiglio dell’arma. Gli agenti ottengono
un mandato di perquisizione e trovano la pistola nell’abitazione di Bosket. Le analisi balistiche collegano l’arma all’omicidio di Moises Perez.
Willie Bosket discende da una lunga serie di uomini violenti. Suo nonno aveva
la reputazione di essere un individuo violento che si guadagnava il rispetto con le
minacce. Butch, il padre di Willie, è stato picchiato di frequente da James e da altri
membri della famiglia. Dopo la condanna per crimini minori, i tribunali decidono di
non potersi più occupare di lui e lo mandano alla scuola Wiltwych per ragazzi.
La prima diagnosi di schizofrenia viene in seguito trasformata in disordine
comportamentale. Una delle cartelle mediche riporta che il ragazzo si stava
avviando a diventare uno psicopatico. Da adulto a Butch viene diagnosticato un
disordine antisociale della personalità. Poco prima della nascita di Willie, Butch
Omicidio
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viene incarcerato per aver accoltellato e ucciso due uomini in un ufficio prestiti e
condannato all’ergastolo.
Willie nasce in una famiglia con un solo genitore, con pochi modelli comportamentali adeguati; sua madre porta di continuo a casa nuovi fidanzati, uno dei quali
vende a Willie la pistola che il ragazzo userà poi per uccidere due uomini e derubarli di un totale di 65 dollari. Suo padre per lui è un eroe e il ragazzo aspira a
diventare «cattivo» come lui. Quando il suo caso viene analizzato, Willie già all’età
di 11 anni mostra alcuni dei comportamenti che in genere precedono crimini violenti. È «un ragazzo ostile, omicida, che nessuno riusce a raggiungere. Presenta
segni di imponenza, narcisismo, scarso controllo degli impulsi, onnipotenza infantile, una storia di tentativi di suicidio e minacce quotidiane verso altri». Gli viene
diagnosticato un comportamento antisociale, un gradino al di sotto della diagnosi
di disordine della personalità antisociale avanzata nei confronti di suo padre. Uno
dei consulenti ha perfino previsto che il ragazzo avrebbe commesso un omicidio
nel futuro. Altri segni di previsione di un comportamento prepotente comprendono una storia familiare di violenza e di disordini, inclusi abusi sessuali commessi
dal nonno all’età di nove anni, storie di violenza infantile, tortura di animali e un
interesse intenso (che sfocia nell’adorazione) nei confronti di individui violenti.
Il primo omicidio commesso da Willie Bosket può essere classificato come in
corso di altro reato situazionale (108.02). La vittima era di opportunità e l’omicidio
è stato commesso per il panico o d’impulso. La rapina è stata il reato principale; il
crimine secondario, l’omicidio, è avvenuto quando Willie si è agitato per la reazione della vittima. L’uccisione e il tentativo di omicidio che sono seguiti vengono
classificati come omicidi indiscriminati in corso d’altro reato (108.01). Dopo il suo
primo omicidio, Bosket è conscio di poter uccidere ancora e l’idea lo alletta perché lo fa sentire un vero uomo. Anche se il suo scopo principale è quello di derubare le vittime, le uccide comunque anche se queste non rappresentano una
minaccia reale per lui. Willie è stato accusato con due capi d’imputazione per omicidio e un capo per tentato omicidio. Queste tre accuse hanno richiesto tre diversi processi. Sebbene non ci siano stati testimoni per nessuno dei reati, le impronte digitali di Bosket sono state rilevate sulle scene dei delitti, e le dichiarazioni del
cugino Herman Spates lo hanno coinvolto in tutti e tre i casi. Bosket si è avvicinato al processo con un atteggiamento distaccato. Gli sembrava di essere intoccabile in tribunale. Sorprendentemente, poco prima dell’inizio del processo ha detto
al suo avvocato di volersi dichiarare colpevole per tutti e tre i capi d’accusa. In
quanto minorenne, è stato condannato alla pena massima prevista, che in questi
casi è di cinque anni di detenzione nella divisione minorile. È stato liberato al
compimento dei ventuno anni. Questa sentenza ha incontrato numerose polemiche e molta pubblicità poiché era l’anno delle elezioni. Il governatore Hugh Carey
criticava aspramente la negligenza utilizzata in crimini commessi da minori e si
dichiarava pubblicamente contrario alla sentenza, riferendosi ad essa come a «un
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
guasto del sistema». Il processo ha contribuito direttamente all’approvazione della
legge sugli offender minorenni del 1978, che permetteva che i giovani fino ai tredici anni fossero processati come adulti per crimini violenti quali stupri e omicidi.
Willie è stato rilasciato all’età di ventuno anni. È riuscito a seguire le orme del
padre commettendo altri due crimini e ritornando in prigione, dove ha accoltellato
al cuore una delle guardie. Pochi mesi dopo essere stato condannato per l’accoltellamento della guardia, ha colpito violentemente alla testa un altro custode e ha
ricevuto un ulteriore ergastolo. In seguito, ha gettato dell’acqua bollente sul viso
di un secondino. È diventato presto noto come l’offender più pericoloso nell’area
di New York ed è ora rinchiuso in una cella di isolamento speciale. Le guardie
hanno il divieto di parlargli. Non dispone di alcun dispositivo elettrico, televisore o
giornali. Dietro le sbarre della sua cella c’è un fodero di fogli di plastica acrilici.
Quattro telecamere lo tengono sotto sorveglianza in ogni momento. Ogni volta che
esce viene incatenato a una vettura. La legge per gli offender minorenni viene
ancora oggi chiamata «legge di Willie Bosket dello Stato di New York».
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CASE STUDY 108.02: OMICIDIO SITUAZIONALE - VITTIMA ANZIANA
Vittimologia
Alfred Prochair, 82 anni, vive e si occupa della moglie di 58 anni che soffre di
demenza precoce. Un sabato mattina, una donna si presenta alla porta dicendo
di avere un problema con l’auto e chiede di fare una telefonata. Il signor Prochair
risponde di entrare senza problemi; la signora Prochair, che si trova a letto, vede
la donna entrare nella sua stanza ma, confusa, riprende a dormire. Più tardi entra
nel soggiorno e trova il marito morto. Chiama il 911; il personale di emergenza
medica riceve una telefonata sconnessa, ma è in grado di comprendere l’indirizzo. Arrivano solo per trovare il marito morto, ma a causa dello stato confusionale
della moglie non tengono conto della dichiarazione presente anche sul nastro
della chiamata al 911: «Lei sta cercando qualcosa», ha detto la donna.
Indagine
Alfred Prochair è dichiarato morto per cause naturali. Non viene fatta alcuna
autopsia e sono disposti i piani per la cremazione per il martedì pomeriggio a
San Diego. La mattina di martedì, in Arizona, un’impiegata della Banca d’America
sta ispezionando le transazioni delle carte di credito sul conto di Prochair. Chiama
immediatamente i supervisori non appena nota che sono state fatte troppe
Omicidio
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operazioni bancarie. Chiede se sia stato Alfred a farle, ma le viene risposto che
l’uomo è morto il sabato precedente. La cremazione viene immediatamente cancellata ed è richiesta l’autopsia. I risultati indicano che Alfred è morto per strangolamento. Ci sono lividi e segni di un tentativo di difesa sulle mani, sulle braccia e
sull’intero corpo.
La polizia comincia a ispezionare i monti dei pegni e scopre che uno dei proprietari ha preso le impronte digitali di una donna che voleva rivendergli degli anelli che sembravano molto antichi. Le impronte digitali vengono collegate a Yolanda
Huff. Un controllo della fedina penale della donna rivela che questa alle spalle ha
numerosi arresti per rapina e furto. Tuttavia, la signora Prochair non è in grado di
identificare i suoi anelli. Vengono così analizzate le fotografie di famiglia e una di
loro è ingrandita per mostrare che la donna effettivamente indossava gli anelli che
aveva messo in pegno.
Conclusione
Yolanda Huff è stata accusata di omicidio di primo grado in circostanze speciali (la
rapina faceva parte del crimine e la vittima era una persona anziana).
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120: OMICIDIO PER MOTIVI PERSONALI
Un omicidio commesso per motivi personali è un’azione che sorge da un’aggressione interpersonale e si conclude con la morte di persone che potrebbero
non conoscersi tra di loro. Questo tipo di reato non è motivato da un guadagno
finanziario o sessuale e non viene sancito da un gruppo. È il risultato di un conflitto emotivo sottostante che spinge l’offender a uccidere.
121: OMICIDIO MOTIVATO DA EROTOMANIA
Nei casi di omicidio motivato da erotomania, l’uccisione è motivata da una
relazione tra la vittima e l’offender basata su una fissazione dell’offender stesso. Questa fantasia viene solitamente espressa in forme quali la fusione (l’offender confonde la sua personalità con quella delle sue vittime) o l’erotomania
(una fantasia basata su un amore romantico idealizzato o su un’unione spirituale con un’altra persona, più che un’attrazione sessuale vera e propria). Questa
fissazione per la vittima lo consuma fino a portarlo alla sua uccisione. La decisione di uccidere deriva da una serie di motivi, che vanno dal rifiuto delle sue
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
avance a conflitti interni nati dalla fusione dell’identità dell’offender con
quella della vittima stessa.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Nella vittimologia di questo tipo di omicidio sono presenti delle
caratteristiche distintive. La vittima presa di mira è in genere un individuo con
un’alta visibilità mediatica a livello locale, nazionale o internazionale. Grazie a
questa esposizione l’offender viene a conoscenza della sua vittima. Altre volte si
tratta di superiori sul posto di lavoro, ma anche completi estranei. La vittima è
quasi sempre vista dall’offender come una persona «importante».
Quando si ha a che fare con l’erotomania, la vittima (in genere qualcuno di
irraggiungibile per il criminale) diventa un amante immaginario dell’offender,
tramite messaggi segreti che soltanto l’offender stesso conosce. L’omicida
costruisce una fantasia elaborata che ruota attorno a questo amore immaginario. Gli erotomani maschi tendono ad attuare con maggior forza questa fantasia. Quando le sue azioni vengono respinte, l’erotomane si assicura che nessuno possa rubargli il suo amante immaginario. Se questa persona idealizzata non
può essere sua, l’offender si convince che la vittima non possa appartenere a
nessun altro.
Una fusione di identità ha luogo quando un individuo si identifica a tal punto
con un’altra persona da raggiungere eccessi preoccupanti: l’individuo emulato
diventa «a rischio» nel momento in cui l’imitatore comincia a credere che la
propria identità venga minacciata dall’esistenza della persone di cui ha seguito
le orme o quando pensa che la sua futura vittima non rispecchi più i suoi ideali. L’individuo che questo tipo di offender sceglie di emulare è in genere visto
come dotato di uno status superiore, così come nel caso dell’erotomania.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Maggiore è la
distanza tra la vittima e l’offender al momento dell’omicidio, tanto più pianificato e meno spontaneo è il crimine. Questo può essere dimostrato dalla mancanza di impronte digitali o di orme sulla scena del delitto. Se il luogo scelto è
lontano dalla vittima significa, inoltre, che l’offender si è preso del tempo per
considerare questo punto di vantaggio e che deve avere una certa familiarità
con la routine della vittima.
La maggior parte di questi omicidi motivati da erotomania hanno uno stretto raggio d’azione e sono confrontabili. L’offender può addirittura rimanere
sulla scena del delitto. Queste aggressioni a stretto raggio tendono a essere omicidi spontanei, come dimostra l’approccio più azzardato nei confronti del delitto: vengono lasciate prove e in molti casi sono presenti anche dei testimoni.
Questo non significa che l’offender non abbia fantasticato, premeditato e pia-
Omicidio
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nificato l’uccisione: tutti questi passaggi sono caratteristici dell’omicidio.
Significa al contrario che l’azione reale di uccidere è solo opportunistica.
L’offender coglie l’opportunità di uccidere così come gli si presenta.
Staging. L’attività di staging non è di solito presente.
Comuni reperti d’interesse forense. Le armi più comunemente utilizzate sono
le armi da fuoco, specialmente nei casi di uccisioni a distanza. Le analisi balistiche e le traiettorie dei proiettili hanno una grande importanza. La preparazione e il tipo di arma utilizzata, e il fatto che questa sia lasciata o meno sulla scena,
aiuterà a stabilire il livello di preparazione dell’offender.
Gli organi vitali, specialmente la testa e il petto, sono i punti presi di mira più
di frequente. Occasionalmente, l’offender utilizzerà un’arma contundente,
come un coltello.
Considerazioni investigative
L’offender controlla o pedina la vittima prima dell’omicidio: una delle considerazioni investigative da fare è quindi l’accesso all’itinerario della vittima e a chi
lo può conoscere. È probabile che vengano fatti, da parte dell’offender, precedenti tentativi di contattare la vittima tramite telefonate, lettere, regali e visite
all’abitazione o al posto di lavoro. Possono anche esserci incidenti a seguito dei
quali le forze dell’ordine o gli agenti della sicurezza dvono allontanare l’offender dalla casa o dal posto di lavoro della vittima.
Le conversazioni dell’offender riflettono spesso la sua fissazione o le sue fantasticherie nei confronti della vittima. Quando coloro che conoscono l’offender
saranno interrogati, dichiareranno probabilmente che la maggior parte delle
conversazioni dell’offender erano incentrate sulla vittima. Lui/lei potrebbe
dichiarare di avere una relazione con la vittima e inventare storie per sostenere
i loro incontri.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I primi oggetti da cercare sono fotografie, scritti (articoli di giornale, libri, articoli di riviste) e registrazioni che riguardano la vittima. Possono inoltre essere
trovati diari con riportate le fissazioni o le fantasie dell’offender riguardo alla
vittima. Altri oggetti da cercare sono prove di un contatto o tentativi di contatto con la vittima: tabulati telefonici, lettere o regali rispediti al mittente, ricevute di motel, scontrini del carburante, contratti d’affitto o biglietti aerei, dell’autobus o del treno che dimostrino un viaggio verso i luoghi in cui si trovava la
vittima. I registri delle carte di credito possono essere utili in questi casi.
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CASE STUDY 121: OMICIDIO MOTIVATO DA EROTOMANIA
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Background
Alle 23.00 dell’8 dicembre del 1980, John Lennon, paroliere, vocalist e compositore dei Beatles, sta tornando a casa con sua moglie Yoko Ono da uno studio di
registrazione. Non appena Lennon esce dalla sua auto, Mark David Chapman, al
quale poche ore prima ha autografato un album, esce dall’oscurità e dice: «Signor
Lennon?»
Non appena Lennon si volta, Chapman gli spara cinque colpi con la sua
Charter Arms Calibro 38 a distanza ravvicinata. Sebbene quattro dei colpi colpiscano il petto di Lennon, il cantante riesce a raggiungere l’ingresso del suo appartamento prima di collassare a terra. Lennon muore poco dopo essere arrivato in
ospedale.
Vittimologia
Alla fine degli anni Cinquanta Lennon ha dato vita alla band che sarebbe in seguito diventata uno delle più famose di tutti i tempi. È stato una guida per il gruppo,
fino al suo scioglimento nel 1970. Lennon si è fatto conoscere come attivista
politico e sociale e spigliato sostenitore del movimento pacifista. Dopo lo scioglimento dei Beatles, ha continuato a comporre musica fino al 1975, l’anno del suo
ritiro. Il suo rientro nel mondo della musica è stato presto interrotto dal suo assassinio. Durante la sua carriera – persino durante il periodo di inattività musicale –
la fama e la popolarità di Lennon non sono mai calate, fatto che ha contribuito a
una sua costante visibilità mediatica.
Indicatori sulla scena del crimine
Nonostante sembri che Chapman abbia pianificato di ammazzare Lennon già dal
settembre del 1980, questi ha deciso di avvicinarsi al cantante e di ucciderlo da
una distanza minima, visto che non era un bersaglio facile da lunga distanza.
Chapman ha scelto un’arma comune per l’omicidio: un’arma da fuoco. L’arma è
rimasta sulla scena, così come l’offender (che si è messo a leggere in tutta calma
Il giovane Holden di J.D. Salinger). Chapman era stato una guardia di sicurezza in
una struttura residenziale di Honolulu, quindi ha scelto un’arma con cui si
sentiva tranquillo: un revolver calibro 38. Le analisi balistiche hanno confermato la
sua colpevolezza nell’assassinio di Lennon.
Omicidio
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Reperti d’interesse forense
Lennon è morto a causa di un’emorragia estensiva causata dalle ferite al petto.
Indagine
Nel settembre del 1980 Chapman vende una litografia di Norman Rockwell per
75.000 dollari. Estingue una serie di debiti e tiene per sé 5000 dollari per un certo
«lavoro» che doveva fare. Contatta l’amministrazione dell’Aviazione federale informandosi sul trasporto aereo della sua pistola.
Dato che Chapman viene avvisato che il cambio di pressione a cui sarebbe
stato sottoposto il suo bagaglio avrebbe danneggiato i proiettili, l’uomo decide di
imballare l’arma senza proiettili. Quando Chapman lascia per l’ultima volta il suo
lavoro come guardia di sicurezza si firma come John Lennon.
Il 29 ottobre vola da Honolulu a New York, per ritornare a casa stanco e frustrato solo il 12 o il 13 novembre: non è riuscito a entrare in contatto con Lennon, che
viveva a New York. Prende un appuntamento alla Clinica per la salute mentale di
Makiki, ma non si presenta.
Il 6 dicembre, Chapman torna a New York. Due giorni dopo, aspetta Lennon
fuori dal palazzo Dakota. Alle 16.30 lui e sua moglie escono dall’appartamento e
vengono avvicinati da Chapman, che ha in mano una copia di un album recente
dello stesso Lennon, Double Fantasy; Lennon gli fa un autografo. Chapman, quindi, indugia sull’ingresso dell’appartamento. Quando è avvicinato dal portiere
spiega che sta aspettando per avere l’autografo di Yoko Ono. Chapman si è preparato al freddo molto più intenso di quello a cui è abituato: indossa due paia di
mutande lunghe, una giacca, un soprabito e un cappello.
Chapman, nel giro di parecchi anni, si era costruito una doppia vita fantastica
incentrata su John Lennon. Aveva sposato una donna di origine giapponese (la
moglie di Lennon era giapponese). Possedeva tutti gli album dei Beatles e suonava anche in un gruppo rock. Aveva deciso, poi, di ritirarsi dalla musica all’età di
venticinque anni, proprio come Lennon.
Una spiegazione per il suo gesto può essere rintracciata nella testimonianza
fatta da uno psichiatra durante il processo: più Chapman imitava Lennon, più
cominciava a credere di essere lui stesso John Lennon. A un certo punto, ha iniziato a vedere Lennon come un impostore. La fusione di identità è stata così profonda che Chapman ha deciso che sarebbe diventato anche lui un impostore se
non avesse fermato quel processo in Lennon.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Conclusione
Chapman ha ritirato l’iniziale dichiarazione di non colpevolezza per malattia mentale e si è dichiarato colpevole per l’omicidio di John Lennon. Il 24 agosto del 1981
è stato condannato a una pena da venti anni all’ergastolo, con la condizione di
ricevere cure psichiatriche. A Chapman è stata negata per due volte la libertà condizionata da quando, nel 2000, è stato in grado di richiederla. Al momento è detenuto in un istituto correttivo di Attica. Quando gli è stata data l’opportunità di dire
qualche parola in sua difesa, Chapman ha letto un passaggio da Il giovane
Holden. L’anno seguente, quando un giornalista è andato a fargli visita, Chapman
aveva ancora in mano quel libro.
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122: OMICIDIO DOMESTICO
L’omicidio domestico ha luogo quando una famiglia o un membro della famiglia uccide un altro membro della stessa. La definizione include legami di fatto.
Vi sono due sottocategorie per questo tipo di omicidio: l’omicidio domestico
spontaneo e l’omicidio domestico con messa in scena.
122.01: OMICIDIO DOMESTICO SPONTANEO
Un omicidio domestico spontaneo non viene preparato ed è la conseguenza di
un recente evento stressante o di un accumulo di stress.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima ha un legame di sangue o di fatto con l’offender.
Inoltre, c’è una storia di precedenti abusi o conflitti con l’offender.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Di solito, nel
caso di un omicidio domestico c’è soltanto una scena del crimine ed è in genere l’abitazione della vittima o dell’offender. La scena del crimine riflette il disordine e la natura impetuosa dell’omicidio. Viene utilizzata un’arma di opportunità, spesso trovata e lasciata sulla scena del crimine. Non ci sono segni di scasso o di furto. La scena può riflettere un acuirsi della violenza (per esempio, il
confronto inizia come una lite, si intensifica con lo sbattere e il lanciare degli
oggetti e culmina con la morte della vittima).
Ci sono spesso indicatori di distruzione (undoing). Questo è il modo in cui
l’assassino esprime il suo rimorso e il suo desiderio di annullare l’omicidio.
Omicidio
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L’undoing si dimostra quando l’aggressore ripulisce la vittima o l’arma utilizzata. Il corpo potrebbe essere coperto, ma non per occultamento. Lavare e rivestire il corpo, rimuoverlo dal luogo della morte e posizionarlo su un divano o
sul letto, con la testa sul cuscino, sono tutte espressioni dell’undoing.
Il comportamento e lo stato emotivo dei familiari presenti sulla scena del crimine possono fornire indizi circa il rapporto tra la vittima e l’aggressore.
L’offender è spesso presente sulla scena all’arrivo delle forze dell’ordine o del
personale medico e rilascia in molti casi dichiarazioni incriminanti.
Staging. In un omicidio domestico spontaneo l’attività di staging non è presente. È possibile rilevare uno staging sotto forma di undoing, ma questo è operato solo a beneficio dell’offender e non per depistare le forze dell’ordine.
Comuni reperti d’interesse forense. Possono essere presenti alcool e droga. Si
rilevano spesso impronte digitali sull’arma del delitto. Vi sono sovente reperti
d’interesse forense conformi a un’aggressione di tipo personale.
La depersonalizzazione, provata dalle percosse al viso, dall’overkill, da colpi
secco e dalla presenza di una zona in cui le ferite sono focalizzate, è prova di un
attacco personale. Lo strangolamento manuale, o tramite legature, è una causa
di morte comune per gli omicidi domestici. Anche le ferite da arma da fuoco
sono un rilevamento forense spesso presente in questo tipo di omicidio. La vittima può mostrare segni che portino a pensare che sia stata lavata o che le ferite siano state ripulite.
Considerazioni investigative
Se il crimine ha luogo nell’abitazione della vittima, è bene considerare la possibilità che si tratti di un omicidio domestico. Quando vengono interrogati altri
membri della famiglia, questi descrivono spesso una storia di violenza domestica tra la vittima e l’offender. Le violenze sono spesso confermate dai rapporti
della polizia. Una storia conflittuale per motivi esterni (finanziari, professionali
o per alcolismo, per esempio) è un elemento comune in un omicidio domestico. L’offender può aver ritardato a denunciare l’omicidio per cambiarsi i vestiti e stabilire un alibi legittimo. In genere, è una terza persona a scoprire il corpo.
L’offender può aver mostrato segni di aggressione personalizzata in passato,
così come un variazione di comportamento dopo l’evento culminante.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Sebbene la maggior parte delle prove vengano rinvenute sulla scena del crimine, è bene richiedere le documentazioni finanziarie e mediche per verificare la
spontaneità del crimine.
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CASE STUDY 122.01: OMICIDIO DOMESTICO SPONTANEO
Background
Il 5 maggio 1990, Martha Ann Johnson viene accusata di omicidio di primo grado
per aver asfissiato a morte tre dei suoi quattro bambini. In una confessione registrata su video, Johnson (che pesa quasi 136 kg) ammette di aver soffocato Jenny
Ann Wright e James Taylor schiacciandoli con il suo peso mentre dormivano.
Martha dice che il motivo di tutto ciò è stato il desiderio di riportare a casa il marito dal quale si era separata. Tutti gli omicidi – avvenuti tra il 1977 e il 1982 – vengono commessi nei dieci giorni successivi ai litigi con il suo ex marito, Earl Bowen.
La donna è stata condannata a morte nel 1990 ed è tuttora detenuta nel «braccio
della morte».
La prima vittima è stata James William Taylor, di 23 mesi.
Il 23 settembre 1977 Johnson dichiara di essere andata a svegliare James dal
pisolino. Non riuscendo a svegliarlo, chiama il pronto soccorso e il bambino viene
trasportato d’urgenza all’ospedale. I tentativi di rianimare James sono inutili e il
bambino viene dichiarato morto alle 9.15. La sua morte viene attribuita alla sindrome di morte improvvisa infantile (SIDS, nota anche come «morte bianca»).
Tre anni dopo, il 30 novembre del 1980, Johnson lava, dà da mangiare e mette
nel lettino per un sonnellino la sua bimba di 3 mesi Tibitha Jenelle Bower. Quando
più tardi va a controllare la piccola, vede che è diventata blu. Chiama l’ambulanza
e iniziano le misure di rianimazione, che ancora una volta si dimostrano inutili.
Tibitha viene dichiarata morta. Anche questo decesso viene classificato come
morte bianca.
Earl Wayne Bower è un bambino di 31 mesi con una salute di ferro fino ad allora, eccetto per un’occasionale infezione all’orecchio. Il pomeriggio di venerdì 23
gennaio del 1981, viene trovato con una confezione di veleno per roditori.
Sebbene ne abbia un po’ sulle mani e in bocca, non è chiaro se l’abbia o meno
ingerito. Viene curato e dimesso dal pronto soccorso in condizioni soddisfacenti.
Tuttavia, secondo quanto affermato dai genitori, da quel momento comincia a soffrire di attacchi apoplettici che durano da pochi minuti a ore. Il personale medico
non ha mai assistito a uno di questi attacchi. Nonostante il principio attivo del veleno non causi attacchi apoplettici, cominciavano le cure mediche per il piccolo.
Quando viene trasportato per un’altra crisi all’ospedale, il 12 febbraio, viene
colto da un arresto cardiopolmonare. Viene rianimato dopo due ore e collegato a
una macchina. La terapia che segue si dimostra inefficace: viene dichiarata la
morte celebrale e il 15 febbraio viene staccata la spina.
Secondo quanto testimoniato da Johnson, sua figlia di 11 anni, Jenny Ann
Wright, si lamentava per dei dolori al petto. Porta Jenny dal medico il quale le dà
Omicidio
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del Tylenol e un bustino. Il 21 febbraio del 1982 il personale medico viene ancora
una volta richiamato presso l’abitazione di Johnson. Trovano Jenny Ann stesa
prona sul letto della madre con della schiuma rosa che le esce dal naso e dalla
bocca e che non risponde ai tentativi di rianimazione.
Vittimologia
Le vittime erano tutti figli di Johnson avuti dai suoi quattro mariti e si trovavano tutti
con lei al momento della morte.
Indicatori sulla scena del crimine
In tutti i casi la morte è apparsa come provocata da cause naturali, la scena del
crimine era all’interno dell’abitazione e l’arma era d’occasione. Johnson pesava
quasi 136 kg e questo è stato certamente un fattore determinante per la morte da
soffocamento della figlia Jenny di 11 anni.
Reperti d’interesse forense
I rilevamenti di un’autopsia, quando il soffocamento è una causa di morte sospetta, sono minimi. Le emorragie petecchiali, uno degli indicatori forensi dell’asfissia,
sono riscontrate di rado sui bambini e praticamente mai sui neonati. Questo è
stato il caso delle tre vittime più giovani. Non c’era traccia di emorragie petecchiali; tuttavia, l’autopsia sulla bimba di 11 anni Jenny Ann ha rilevato la presenza di
petecchie sul viso attorno agli occhi e sul viso e di congiuntivite. C’erano, inoltre,
abrasioni lineari sopra le guance, altro indicatore forense di morte per asfissia. In
tre dei quattro casi, le analisi postmortem hanno rilevato una congestione dei polmoni o delle vie respiratorie, o di entrambi, evidenziati dalla presenza di liquido
schiumoso o da schiuma che usciva dalla bocca o dal naso (altro rilevamento tipico dell’asfissia). Earl non ha presentato questa congestione poiché è stato attaccato alle macchine, il che ha permesso che le vie respiratorie fossero aspirate.
Martha Ann Johnson ha dimostrato coerenza per la scelta dell’arma, tipica di
un omicidio domestico pianificato. È stato un metodo che le ha permesso di avere
sette anni di libertà prima che il caso venisse riaperto, dopo che un articolo
dell’Atlanta Constitution del dicembre 1989 aveva messo in discussione le tragedie della famiglia di Johnson.
Indagine
La considerazione investigativa di maggiore importanza in questo caso è stata il
ciclo di conflitti domestici che ha circondato ogni episodio. Ogni morte era preceduta – una settimana/dieci giorni prima – da problemi coniugali che culminavano
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
con una separazione, la morte di un bambino e il rappacificamento di Johnson
con Earl Bower, suo marito negli anni dei delitti. È stato riferito che Johnson era
stata picchiata da molti dei suoi uomini e che era completamente dipendente dal
coniuge Bowen.
Martha è stata poi influenzata dal contesto in cui viveva e ha avuto problemi a
rapportarsi con i suoi impulsi interni, come dimostrato dalla sua obesità. Ha
mascherato le sue difficoltà con l’esterno, con i figli e con il marito buttandosi nel
cibo. Quando questo appoggio fondamentale le veniva tolto, usava i suoi figli per
riportare indietro a una relazione attiva Earl Bower. Johnson soffriva di crisi emotive a causa della sua separazione da Bower. La morte dei suoi bambini serviva
da sfogo per le tensioni interne che si creavano, cosicché lei riuscisse a sopportarle e a ridarle indietro il suo Bower. Funzionava ogni volta.
Conclusione
Martha Ann Johnson è stata condannata a morte ed è ora detenuta nel «braccio
della morte».
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122.02: OMICIDIO DOMESTICO CON STAGING
Un omicidio domestico con messa in scena è programmato e potrebbe essere causato dagli stessi stress che portano al compimento di un omicidio domestico senza messa in scena. La differenza maggiore tra i due omicidi si riscontra
sulla scena del crimine.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittimologia per l’omicidio domestico con messa in scena è la
stessa dell’omicidio domestico senza messa in scena.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena del
crimine di un omicidio domestico ben pianificato riflette un crimine controllato e organizzato. L’arma, le impronte digitali e altri oggetti che possono fornire
prove sono rimossi. Solitamente il corpo non viene nascosto. Sono interessate
spesso l’abitazione della vittima o quella dell’offender, ma sono possibili scene
del crimine anche al di fuori della casa.
Staging. Lo staging è frequente nel caso di un omicidio pianificato. La morte
può essere fatta sembrare casuale (un mal funzionamento dell’auto o un anne-
Omicidio
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gamento, per esempio). Altre morti possono essere presentate come causate da
un’attività criminale secondaria, come una rapina o uno stupro. L’offender che
inscena un omicidio-stupro domestico lascia raramente il corpo nudo: è quasi
sempre in parte vestito. La morte può essere inscenata come se si trattasse un
suicidio, con un biglietto d’addio, le pistole manipolate con un laccio o un’overdose di droga. Le cause naturali – avvelenamento lento o overdose (l’insulina è
il primo esempio di un’overdose che può far pensare a morte naturale) – sono
anch’esse esempi di staging.
Comuni reperti d’interesse forense. I reperti d’interesse forense per un omicidio domestico con messa in scena sono simili a quelli di un omicidio domestico
spontaneo. L’eccezione si presenta nel caso in cui il sospetto sia incluso tra le
apparenti vittime. Se la persona (di solito un uomo) che rappresenta la minaccia maggiore per il presunto intruso non viene ferita, o almeno non fatalmente
– mentre gli altri, che rappresentano una minaccia minore, vengono uccisi –
l’investigatore dovrebbe sospettare che il crimine sia stato inscenato.
Considerazioni investigative
Oltre alle considerazioni fatte per l’omicidio domestico spontaneo, l’offender
può mpstrare un cambiamento di comportamento nei confronti della vittima
prima della sua uccisione. Si nota di frequente un miglioramento del rapporto,
e questo apparente cambiamento di sentimenti è esternato in modo molto vistoso. Gli interrogatori che seguono il delitto, ad amici o membri della famiglia,
rivelano che la vittima può confidare un timore o una paura per la sua sicurezza, o addirittura inquietudine. La storia medica e psichiatrica della vittima si
rivela importante se gli investigatori credono che il crimine sia stato inscenato
per farlo apparire come un suicidio o morte per cause naturali.
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CASE STUDY 1022.02: OMICIDIO DOMESTICO CON STAGING
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Background
Torran Meier nasce nel 1972 dalla sedicenne Shirley Meier. La madre di Shirley,
Joyce, descrive l’atteggiamento della figlia verso il neonato come «se si trattasse
di un oggetto di sua proprietà». Shirley non vuole tenere in braccio il suo bambino, lasciando che si fornisca da solo delle cure e dell’amore di cui ha bisogno. Il
padre di Torran, Tennis, viene allontanato con continui insulti e con l’atteggiamento sminuente di Shirley. Tennis tenta di mantenere i contatti con suo figlio, ma
Shirley gli impedisce di avvicinarsi a loro. Dice a Torran che suo padre è morto.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Durante gli anni dei maltrattamenti che Torran deve sopportare, i nonni cercano di intervenire in suo soccorso. Dato che Shirley comincia a ingelosirsi quando
si accorge che lui si sta affezionando troppo ai nonni, a questi viene dato il permesso di vedere il bambino, dai quattro ai sette anni d’età, soltanto il giorno del
suo compleanno. Al suo sesto compleanno, quando si presentano con dei regali,
Shirley si infuria e minaccia di chiamare la polizia se non se ne sarebbero andati
subito. I regali di Torran vengono restituiti ancora impacchettati qualche giorno
dopo, visto che Shirley decide che il figlio non festeggerà il suo compleanno quell’anno.
Questo fatto è un esempio del tipo di vita che Torran conduce con Shirley. Uno
dei suoi primi ricordi della madre è un episodio in cui lui è entrato in una scatola
dei giocattoli per giocare a nascondino. Shirley si è seduta sulla scatola, ignorando le suppliche del figlio di lasciarlo uscire, fino a che il bimbo non ha pianto e
urlato per almeno mezz’ora.
Oltre a essere oggetto delle maledizioni e delle urla di Shirley, Torran viene
umiliato pubblicamente quando lei lo ridicolizza davanti ai suoi amici. Lo chiama
«checca» e gli dice che mai diventerà un vero uomo. Sembra che Torran non faccia mai nulla che procuri contentezza a Shirley, dal giocare a calcio, al pulire la
casa, al cucinare, come lei gli impone di fare.
Il comportamento imprevedibile e spesso violento di Shirley sembra peggiorare con la crescita di Torran. Comincia a comportarsi nello stesso modo anche nei
confronti del figlio minore, Rory. Torran viene incoraggiato dagli amici e dai nonni
a sopportare questa situazione fino al diploma liceale, ma gli anni di abusi lo
opprimono oltre la sua sopportazione. Dopo sedici anni, decide di vendicarsi.
Vittimologia
Secondo quanto affermato dai genitori, Shirley è sempre stata una ragazza socievole e allegra. Già dalla tenera età era chiaro che sarebbe diventata una manipolatrice di talento. Inventava spesso storie elaborate per cavarsela con i genitori o
gli insegnanti.
Da adulta, Shirley ha avuto tre matrimoni, nessuno dei quali è durato più di
qualche mese, a causa dei suoi comportamenti irregolari nei confronti dei figli. Ha
iniziato a essere dipendente dal Valium, ha tentato due volte il suicidio e ha perso
il senso della misura. Si vestiva spesso in maniera provocante e si recava nei bar,
lasciando a casa da soli i due figli. In un’occasione ha svegliato Torran alle due di
notte per farsi venire a prendere in un bar che si trovava a 40 km di distanza da
casa loro. Torran all’epoca aveva circa quindici anni ed era ovviamente preoccupato e depresso.
Omicidio
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Indicatori sulla scena del crimine
Attorno alle 21.45, nell’ottobre del 1985, Torran Meier mette in atto un piano su cui
sta rimuginando da mesi. Torran, un suo amico del liceo che si chiama Matt Jay e
Richard Parker, un ventitreenne che Torran conosce, completano lo schema dell’omicidio.
Torran guida fino a casa sulla sua moto e gli altri due lo seguono in auto, che
parcheggiano poi sulla strada nei pressi della casa. Torran entra nell’abitazione da
solo e saluta la madre che è seduta in sala da pranzo. La donna comincia a urlargli contro per essere tornato così tardi. Torran si scusa dicendo che ha avuto un
guasto alla moto. Va in cucina per prendere gli avanzi della cena che Shirley gli
ha lasciato e sale in camera sua. Fa entrare Jay e Parker dalla finestra e li nasconde nella sua stanza con in mano un cappio preparato precedentemente.
Torran raggiunge la madre, che comincia a lamentarsi per questioni di denaro.
Dopo aver finito la cena le chiede di accompagnarlo in camera per mostrarle una
cosa. Lei risponde con i suoi tipici modi bruschi, dicendo che la interrompe sempre mentre guarda i suoi programmi in TV. Torran le dice allora di aspettare la pubblicità e poi di salire; quando arriva, Shirley si alza per seguire Torran in camera.
Il ragazzo chiede alla madre di chiudere gli occhi e di farsi bendare prima di
entrare nella stanza, lei rifiuta entrambe le richieste, ma acconsente di andare
dentro camminando all’indietro. Mentre fa il suo ingresso nella camera, vede Jay
avvicinarsi da dietro la porta. Parker giunge dall’altra direzione e le mette il cappio attorno al collo prima che possa reagire. Torran e Jay la bloccano a terra mentre Parker tira il cappio. Il chiasso provocato dai calci e dalle urla di Shirley sveglia
il fratellino di otto anni Rory, che arriva sulla soglia della porta giusto in tempo per
vedere sua madre morire strangolata. Torran ferma Rory e lo porta in soggiorno,
dove cerca di calmare le lacrime del bambino facendogli vedere la televisione. Nei
venti minuti successivi, Torran va avanti e indietro dalla sua stanza per aiutare Jay
e Parker, in salotto, a calmare Rory.
Quando è chiaro che Shirley è ormai morta, i tre lasciano andare il corpo.
Sanguina dal naso e dalla bocca, e così Jay tiene uno straccio sotto il suo viso
per impedire che il sangue si sparga sul tappeto. Torran, quindi, chiude la porta
del garage per assicurarsi di non essere visto e mette il corpo di Shirley nel bagagliaio della sua Thunderbird di cinque anni.
A questo punto gli offender discutono sul problema che Rory ha visto cosa era
successo. Concludono che il bambino sarebbe un testimone troppo pericoloso, e
per questo deve essere ucciso.
Il metodo che scelgono per ammazzarlo è con il veleno per topi. Jay va in un
negozio e compra del topicida e una sostanza letale per lumache. Torran inserisce il veleno dentro un panino al burro d’arachidi e al latte, ma Rory rifiuta entrambi, una volta sentito il cattivo gusto al primo assaggio. Dopo averci pensato per
qualche minuto, i piani cambiano.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Ironia della sorte, è proprio Shirley che aiuta Torran a decidere come inscenare la sua morte. Più volte la donna aveva minacciato il suo terzo marito che un
giorno o l’altro si sarebbe gettata con la sua auto giù da una scogliera. Anche
Torran aveva sentito questa minaccia e se ne era ricordato.
Il Malibu Canyon Highway ha alcuni dei dirupi più scoscesi del sud della
California, il che lo rende il luogo ideale per inscenare il suicidio di Shirley. La strada si snoda lungo una scogliera scoscesa. Poiché non ci sono guardrail, si vedono spesso passare carrattrezzi che sollevano auto cadute di lato.
Dopo essersi fermati a riempire una tanica di benzina a un rifornitore Shell,
Torran, Parker e Rory (che dorme pacificamente sul sedile di dietro) si dirigono al
canyon e scelgono un luogo appropriato. Poi ritornano alla casa dei Meiers a prendere la borsa di Shirley. Ancora una volta si fermano dal benzinaio Shell e si riforniscono di benzina per sei dollari. Procedono verso la casa di Jay e lui li segue sul
veicolo del padre.
Quando giungono sul luogo prestabilito del canyon, Torran dice a Rory che
deve legargli le mani e bendarlo perché non vuole che sappia dove abita Parker.
Rory non oppone resistenza. A questo punto il corpo di Shirley viene rimosso dal
bagagliaio e messo sul sedile del guidatore. Con il motore acceso, infilano uno
straccio zuppo di gasolio nel serbatoio della benzina. Parker, quindi, dà fuoco allo
straccio mentre Torran e Jay spingono l’auto verso il dirupo con la marcia in folle.
La vettura attraversa la strada oltre la banchina e rotola giù dalla collina. Mentre
le fiamme divampano nel veicolo, questo si ferma su un altipiano a metà strada
dalla gola. Torran, Jay e Parker si allontanano guidando verso nord.
Jay lascia Torren e Parker sulla scena del crimine iniziale, così che ogni prova
possa essere rimossa. I segni della lotta vengono puliti e rimossi. I veleni e gli
asciugamani usati per pulire il tappeto dal sangue vengono gettati tra i rifiuti.
Buttano via la tanica di benzina e Meier la ripone vuota in macchina. Una volta
assicuratosi che ogni traccia dell’omicidio è stata cancellata, Torren Meier torna
dal benzinaio dove lavora con Parker per prendere la sua moto.
Nello stesso momento Rory sente l’auto muoversi, percepisce l’odore del gasolio e vede le fiamme attraverso la benda che ha sugli occhi. Toglie la benda e vede
il corpo della madre chino sul volante con il viso coperto di sangue. Riesce a liberarsi le mani, abbassa il finestrino elettrico ed esce. Mentre l’auto viene inghiottita dalle fiamme, si arrampica sulla collina cercando aiuto. Un giovane uomo che
passava di lì vede le fiamme e sente le grida d’aiuto di Rory. Aiuta Rory a risalire
e blocca un altro veicolo. Il calore è troppo intenso perché qualcuno possa avvicinarsi all’auto e quando arrivano i vigili del fuoco e lo sceriffo, il corpo di Shirley è
bruciato al punto che risulta impossibile identificarlo.
Omicidio
179
Indagine
Rory racconta la sua storia e fornisce allo sceriffo una descrizione della macchina di Torran. Nello stesso tempo Torran sente come l’impulso di ritornare al
canyon. Lui e Parker hanno guidato lontano a sufficienza da incrociare l’ambulanza e la macchina dello sceriffo che provengono dalla scena del delitto. Altre unità
di polizia sono sparpagliate attorno alla zona e, riconoscendo l’auto dalla descrizione di Rory, la fermano.
Le crudeltà efferate cui Torran Meier è stato sottoposto dalla madre hanno
senza dubbio alimentato la sua decisione di ucciderla. Tuttavia, sembra esserci un
episodio ad averlo spinto oltre i limiti della sopportazione. È il marzo del 1985
quando Shirley informa sua madre che Torran non vuole più vivere a casa e che
lì non è più il benvenuto. Dice a Torran che andare a vivere con i suoi nonni significherà non poter più tornare in quella abitazione. Torran si trasferisce immediatamente dai suoi nonni. Il calore e l’affetto che gli danno gli fanno sperare che la vita
possa essere finalmente libera dalle continue molestie e abusi che ha dovuto
subire per gran parte della sua esistenza. Due settimane dopo le sue speranze
vengono infrante quando la polizia si presenta su richiesta di Shirley. Li ha mandati lì per far tornare il figlio scappato di casa.
Da quel momento fino all’omicidio tutti notano un cambiamento nel comportamento di Torran. Comincia a perdere la scuola. Sua nonna nota che il ragazzo ha
uno sguardo vuoto negli occhi. La frase che sembra descrivere meglio lo stato
mentale di Torran si trova sul lato del manico di una tazza che la nonna ha visto
usare dal ragazzo: «Mi scusi, ma mi sta sicuramente scambiando per qualcun
altro a cui frega qualcosa».
Il tipo di conversazioni tenute da Torran riflettono i suoi piani: parla ai compagni di scuola e ai suoi amici più stretti di voler uccidere la madre e addirittura
mostra a uno di loro il cappio che ha fabbricato. La mancanza di discrezione di
Torran riguardo al suo crimine è indicativa della sua immaturità. La maggior parte
degli offender non lascia tracce così evidenti di una cospirazione.
Conclusione
Torran rilascia una confessione completa e viene dichiarato colpevole di omicidio
colposo e tentato omicidio. È stato poi condannato a una sentenza massima di 12
anni dalla California Youth Authority da scontare in un istituto psichiatrico. Durante
il processo viene riunito al padre. Sia i nonni sia il padre gli sono stati di supporto
durante il processo e l’incarcerazione.
Richard Parker e Matthew Jay sono stati accusati di omicidio di secondo grado
e condannati a 15 anni di reclusione.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
122.03: NEONATICIDIO
Il neonaticidio, o omicidio di un infante nelle prime ventiquattro ore di vita, è
la forma più comune di figlicidio (ossia l’uccisione di un figlio di qualsiasi età
da parte di un genitore). Alcune ricerche dimostrano che il 46% dei neonati
uccisi muoiono durante la loro prima ora di vita. Rispetto al figlicidio, i genitori che commettono neonaticidio sono più giovani, spesso non sposati e la gravidanza, per la maggior parte dei casi, non è stata voluta.
Sebbene la stragrande maggioranza dei neonaticidi sia commessa dai genitori della vittima, in particolar modo dalla madre, ricerche hanno dimostrato che
non esiste un’associazione razziale, culturale o socioeconomica con il neonaticidio. La premeditazione del crimine è rara; lo scenario più comune vede una
madre giovane e ingenua, che parla poco di sesso in casa e vive in un ambiente
disciplinato, isolato e tradizionalista, con genitori severi cui lei, però, è legata.
L’isolamento sociale della madre neonaticida può essere palese, ma anche sottile: potrebbe essere circondata da amici e dalla famiglia, tuttavia senza che nessuno la conosca veramente.
È comune nel caso di madri neonaticide continuare a negare l’esistenza del
feto durante la gravidanza. I sintomi fisici vengono ignorati o giustificati; l’aumento di peso viene visto come la conseguenza di una mancanza di esercizio
fisico, e i malesseri mattutini diventano comuni nausee. Anche se la gravidanza
viene confermata da uno specialista, la madre continua a negarla con veemenza. Non si acquistano vestiti o giocattoli per il bimbo né libri sulla gravidanza e
non si presta attenzione alle cure prenatali, per esempio. Questo rifiuto spesso
si estende alle persone che circondano la madre: gli amici e la famiglia ignorano la maternità fino a quando il corpo del bambino non viene scoperto o si presentano le manifestazioni tipiche della gravidanza.
Il rifiuto può persistere persino durante le doglie e il parto. La rottura delle
acque può essere vista come semplice orinazione, i dolore delle doglie possono
essere spiegati come movimenti intestinali o semplicemente crampi per i quali
si ricerca spesso un bagno caldo per alleviare le pene. Il parto viene quasi sempre portato a termine in segreto e, isolato da tutti, spesso ha luogo nella vasca
da bagno o sulla toilette.
Alcuni madri neonaticide presentano sintomi dissociativi durante e dopo la
nascita; molte madri neonaticide soffrono di amnesia circa gli eventi che hanno
portato alla nascita e circa la nascita stessa o gli avvenimenti immediatamente
successivi. Le psicosi e la depressione sono generalmente poco comuni tra le
madri neonaticide.
Dopo la nascita e la liberazione dal corpo del bambino, la madre può anche
esibire un atteggiamento mentale disturbato o indifferente, facilitato dal suo
rifiuto circa l’esistenza del neonato e rinforzato dal neonaticidio, ma dissolto
dalla rivelazione del crimine.
Omicidio
181
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La prima ora di vita è particolarmente a rischio per questo genere di vittima. I neonati maschi vengono uccisi più spesso delle femmine il giorno stesso della nascita, che è anche il giorno in cui i bambini sono più a rischio
di figlicidio. La tipica vittima di un neonaticidio è nata da una madre che ha
nascosto la sua esistenza uterina, a se stessa come agli altri.
Non c’è un rapporto umano con il feto che si sviluppa. Infine, la madre rifiuta il neonato anche come vittima.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. I metodi tipici per compiere un neonaticidio sono il soffocamento, lo strangolamento, il
trauma cranico (di solito per essere caduto nella toilette) e l’affogamento (nel
ricettacolo dove avviene il parto). L’utilizzo di armi, come i coltelli, nel neonaticidio è indicativo di una seria malattia mentale della madre. Allo stesso tempo,
il coinvolgimento di un complice può indicare che la morte del bambino e l’occultamento del corpo sia stato organizzato e precedentemente calcolato.
La scena del crimine può riflettere prove della sola nascita, ma non della
morte. Tuttavia, la scena della nascita può riflettere anche un comportamento
disorganizzato, come il tentativo incompleto di pulire il sangue dalla scena. Un
comportamento disorganizzato può tratteggiare sintomi di panico, in particolar
modo se la nascita e l’omicidio si rivelano a un parente o a chiunque altro che,
trovandosi nelle vicinanze, scoprono il bambino e tentano d’intervenire.
La sistemazione del corpo, spesso gettato tra i rifiuti, non è di per sé una
prova dell’omicidio. La ricostruzione della morte del neonato potrebbe essere
complessa, specie se l’omicidio è avvenuto in certe circostanze. L’autopsia rimane il metodo più efficace per identificare questo tipo di omicidio.
Staging. Gli eventi possono essere inscenati in modo da far credere che il bambino sia nato morto o che abbia riportato ferite accidentali durante il parto. Le
prove di patologia forense aiutano a risolvere questo problema. Una delle prove
fisiologiche più comuni, quando il bimbo nasce in vita, è la presenza di polmoni gonfi e di una bolla d’aria nel tratto digestivo. Una morte inaspettata di un
neonato, nel caso in cui la madre ha negato la gravidanza, fa sì che si sospetti
l’omicidio.
Comuni reperti d’interesse forense. I reperti forensi di un neonaticidio includono i prodotti della nascita quali il neonato, il sangue, la placenta e il cordone
ombelicale. Il luogo del parto deve essere attentamente analizzato e devono
essere presi campioni di prove biologiche per l’analisi della scena del crimine.
Indumenti o lenzuola possono contenere reperti forensi.
182
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Considerazioni investigative
Un punto centrale per l’indagine è sapere se il bambino è nato vivo. Una madre
neonaticida che nega l’avvenimento può spesso reprimere o sopprimere i ricordi delle circostanze della nascita o può semplicemente negare di ricordare e
nascondere delle informazioni. Le prove fisiche sono spesso necessarie per provare che l’infante è stato ucciso, nonostante il rischio di morte perinatale escluda spesso alcune malattie congenite.
Molte madri neonaticide esibiscono una mancanza di emozioni circa il crimine commesso. Questa reazione può riflettere una relazione distaccata e disumanizzata con la vittima o la belle indifférence8 di una risposta insolita a un evento significativo della vita. Il rifiuto o l’inconsapevole perdita della memoria sono
correlate a questa indifferenza fatua. Il rifiuto e la memoria intatta sono legati
invece a una relazione distaccata e disumanizzata con il neonato.
Mentre un alto numero di neonaticidi vengono commessi dalla madre della
vittima, ci sono casi in cui il responsabile primo è il padre, o almeno è colui che
prende parte all’uccisione. Quando il padre è coinvolto o la madre gli ha confidato di essere incinta, la dissociazione o il rifiuto non fanno parte del crimine:
qui è implicata la premeditazione. Sotto questa luce, una madre che non si prepara all’arrivo di un neonato può non negare la gravidanza, ma pianificare di
rimanere in seguito senza il bambino.
I padri che commettono neonaticidio possono temere che la presenza di un
bambino possa alterare il rapporto affettivo o che la presenza di un figlio fuori
dal matrimonio possa rappresentare un «marchio» a vita. Altri padri, invece,
possono vedere il neonato come un rivale a causa delle attenzioni riversate sul
piccolo dalla madre, o possono cercare di nascondere un’altra paternità. Il rifiuto, tuttavia, non è associato con il neonaticidio per mano paterna.
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CASE STUDY 122.03: NEONATICIDIO
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Con la collaborazione di Michael Welner
Background
Violetta Raines è un’immigrata messicana di diciotto anni che confessa di aver
ucciso la figlia appena nata.
8 La belle indifférence è l’atteggiamento del paziente inappropriatamente indifferente nei confronti di un sintomo grave; il soggetto, cioè, sembra non essere preoccupato da quello che appare
come un deficit importante.
Omicidio
183
Violetta vive in un piccolo appartamento con suo padre Alfredo, suo fratello
Miguel, di 23 anni, e sua sorella Judith, di 21. Ha paura di confessare al padre la
sua gravidanza perché sa che lui le chiederebbe di lasciare l’appartamento e teme
che possa anche disconoscerla. Non ingrassa molto e nasconde la sua maternità
indossando vestiti larghi. Il padre del bambino, Miguel Dilone, è tornato in Messico
all’inizio della gravidanza, senza sapere che diventerà padre.
All’inizio del dicembre 1997, né la famiglia di Violetta né il suo datore di lavoro
notava alcun cambiamento nel suo comportamento o nella sua emotività. Nessuno
presagisce una gravidanza.
Vittimologia
Con l’avanzare della gravidanza Violetta «cerca di fingere che non sia lì», non
segue alcuna cura prenatale e non frequenta corsi preparto. Non pensa neppure
a un nome per il bambino e non gli compra giochi o vestiti. Non calcola la scadenza della gravidanza e non considera l’ipotesi di dare il bambino in adozione.
Indicatori sulla scena del crimine
Nella tarda serata del 3 dicembre 1997, Miguel apre la porta del bagno e sua sorella, che ha in mano un sacchetto di plastica e degli asciugamani che contengono il
neonato deceduto, abbraccia quel corpo barcollando e faticando a restare in piedi.
Quando Violetta esce dal bagno, dice a sua sorella e a Miguel che ha avuto un ciclo
mestruale particolarmente forte. Le chiedono se devono portarla all’ospedale, ma
lei rifiuta dicendo: «Ci penserò domani mattina». Miguel l’aiuta a mettersi a letto.
Violetta si corica e si addormenta con la borsa di plastica ai piedi del letto.
Alfredo quindi va in bagno. Lì nota una grande macchia di sangue sul pavimento
bianco e nero e immediatamente sospetta che la figlia abbia partorito. Esce dal
bagno e le chiede di mostrargli il sacchetto. Lei rifiutava dicendo: «Mi procurerà troppo dolore». Alfredo strappa il sacchetto dai piedi del letto e lo porta in bagno. Mentre
fa questo Violetta comincia a piangere e a urlare: «Per favore, non picchiarmi».
Dopo aver scoperto il neonato morto, Alfredo ordina a tutta la famiglia di recarsi subito all’ospedale. Ogni tentativo di rianimare il bambino risulta inutile. Riferisce
che poco dopo essere arrivati in ospedale, la figlia gli si è gettata ai piedi implorando il suo perdono.
Reperti d’interesse forense
Il referto medico indica che il bimbo di circa 35 settimane di gestazione è nato vivo.
Le prove forensi indicano che è stata probabilmente Violetta a tagliare il cordone
ombelicale.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Il referto non mostra alcun trauma causato da ferite per compressione e sulla
base delle abrasioni sul viso, viene stabilito che la causa della morte è il soffocamento. Sebbene il bambino sia stato avvolto in asciugamani dentro a
un sacchetto e i tentativi di rianimazione avrebbero potuto causare le medesime
abrasioni, le tracce di un’affrettata pulizia della scena del crimine, la mancanza
da parte dell’imputata di una preparazione basilare per il massaggio cardiaco e
la sua carenza motivazionale per tentare di rianimare il bambino o per cercare
di aiutarlo dopo averlo scoperto, fanno sì che questa non sia una spiegazione
valida.
Indagine
Violetta ha nascosto una relazione di quattro mesi al padre e al fratello per paura
di disapprovazione e per vergogna. Ha nascosto anche la sua gravidanza per
timore di essere cacciata di casa o di venire allontanata dai suoi supporti emotivi.
La nascita la coglie completamente alla sprovvista: non si è preparata per il
parto o per un nuovo arrivo e non conosce gli effetti fisici della gravidanza fino
alla notte in cui partorisce. Isolata nella sua solitudine, reattiva alle aspettative
della sua famiglia e profondamente influenzata dalla vergogna, Violetta sceglie
di cercare di dimenticare di essere incinta.
Il 3 dicembre, Violetta e suo fratello vanno al cinema e tornano a casa nel
tardo pomeriggio. Al loro ritorno, Violetta comincia a sentire dolori alla schiena e
pensa di essersi presa l’influenza. Si sdraia per riposarsi, ma non riesce ad
addormentarsi e continua ad avere lo stimolo di urinare; si reca, infine, al bagno
attorno a mezzanotte. Mentre è alla toilette, si alza dalla WC e viene improvvisamente colpita da un dolore lancinante, cadendo a terra. Cerca di non urlare
per paura di svegliare la sua famiglia e di «far venire un infarto a suo padre».
Sdraiata a terra, Violetta vede fuoriuscire la testa di sua figlia e decide di tirarla fuori. Le mette una mano sulla faccia, coprendole il naso, e una dietro alla
nuca. Quindi continua a tenere una mano sulla bocca e sul naso della bimba,
pur sapendo che in questo modo il neonato smetterà di respirare. Quando in
seguito le hanno chiesto perché l’avesse fatto, Violetta ha risposto che era spaventata e che «non sapeva a che cosa stesse pensando».
Violetta dice di essere svenuta poco dopo la nascita e, dopo essersi ripresa,
di aver notato che la bambina non respirava più. Suo padre bussa alla porta e le
chiede se sta bene. Lei ripulisce il sangue, poiché non vuole «che si preoccupi».
Un’ora dopo, Miguel apre la porta del bagno e trova la sorella in uno stato di
debolezza postparto.
Omicidio
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Conclusione
Violetta si dichiara colpevole per omicidio colposo dopo che il giudice mette
in chiaro che non vuole che l’imputata passi molto tempo in carcere. Violetta
esprime il suo desiderio di rimanere nuovamente incinta in futuro.
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123: OMICIDIO IN SEGUITO A LITE O CONFLITTO
L’omicidio a seguito di lite o conflitto è un assassinio conseguente a una disputa tra individui, esclusi la famiglia e i suoi membri.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La maggior parte delle vittime di questo crimine sono giovani
adulti, operai o disoccupati, con un basso livello d’educazione. La vittima conosce il suo offender. Essa ha, in genere, una storia di comportamenti aggressivi o
di utilizzo della violenza per risolvere i problemi. Un’eccezione a questa vittimologia è rappresentata da un individuo che ha la sfortuna di irritare o solo di
incrociare la strada di un offender volubile e impulsivo, predisposto a reazioni
violente. L’evento scatenante è spesso un incidente banale, come un sorpasso in
autostrada.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena del
crimine di un omicidio motivato da una lite o da un conflitto mostra tracce dei
movimenti dell’offender e della vittima, così come i segni della colluttazione,
che appare come casuale e disordinata. L’arma viene portata sulla scena in
seguito alla tipica predisposizione dell’offender a un comportamento aggressivo. In questo senso, diventa un’arma d’occasione, scelta sulla base di una sua
disponibilità immediata. Può essere lasciata sulla scena in aggiunta a impronte
digitali, orme e altre prove. La vittima è spesso disarmata. Generalmente anche
il corpo viene lasciato sulla scena e non viene nascosto.
Staging. L’attività di staging non è presente.
Comuni reperti d’interesse forense. Alcool e droghe sono spesso coinvolti e
non ci sono prove di aggressione a sfondo sessuale. Il tipo di morte si basa, di
solito, sulla possibilità di impiego dell’arma del delitto: un coltello, un oggetto
smussato, un’arma da fuoco.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Considerazioni investigative
L’evento scatenante di una lite o di un conflitto è la causa della disputa.
L’omicidio può essere spontaneo o seguire come una reazione ritardata a
questo evento. L’offender, come la vittima, ha una storia di comportamento
aggressivo e di impiego della violenza per risolvere i suoi problemi. A causa
della natura spontanea dell’attacco, di solito ci sono testimoni, per quanto minimi e maldisposti. Un punto da considerare è che il sospettato vive in prossimità
del luogo in cui si è svolto l’attacco o vicino alla vittima, o entrambe le cose. I
testimoni possono conoscere il luogo di lavoro, di frequentazioni o di residenza della vittima.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
L’investigatore dovrebbe ricercare le prove direttamente nell’abitazione perché
il crimine si è svolto velocemente. Andrebbe fatta una ricerca di scontrini di
armi da fuoco e dovrebbero essere controllate le registrazioni di alcool, tabacco e armi.
123.01: OMICIDIO IN SEGUITO A UNA LITE
In un omicidio motivato da una lite, la morte sorge come conseguenza di una
disputa verbale. Le caratteristiche distintive, le considerazioni investigative e i
suggerimenti per i mandati di perquisizione sono già stati discussi nella classificazione 123.
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CASE STUDY 123.01: OMICIDIO IN SEGUITO A LITE
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Background
Nel 1989 in una calda notte di luglio, la polizia riceve una segnalazione di «colpi
d’arma da fuoco». Non appena arriva sulla scena dell’incidente, vede un giovane
uomo bianco sdraiato in modo scomposto in mezzo alla strada. È stato colpito al
petto ed è morto. Gli agenti scoprono dai testimoni presenti che la vittima ha iniziato a litigare con un altro uomo per dei soldi che l’offender doveva alla vittima.
La disputa è subito culminata con la vittima che dava un pugno all’offender. La
lotta si è spostata poi fuori in strada ed è culminata con l’offender che ha tirato a
fuori una pistola e ha sparato alla vittima.
Omicidio
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Vittimologia
La vittima è un operaio edile ventiduenne con la fama di venire sempre buttato
fuori dai bar perché litigioso. Ha una lunga storia di comportamento aggressivo
che include alcuni arresti per aggressione aggravata e percosse a un agente delle
forze dell’ordine. La sua reputazione di risolvere i problemi con la violenza fisica
viene testimoniata sul posto di lavoro e nei bar dopo qualche ora. La vittima ha già
avuto molti scontri con l’offender prima della notte della sua morte. Secondo testimoni che conoscono entrambi, i due avevano quel tipo di amicizia interrotta da
continui litigi.
Indicatori sulla scena del crimine
La scena del crimine si trova nel quartiere delle bettole, famoso per le risse notturne, specialmente durante i caldi mesi estivi. La scena del delitto è estesa, con
indizi sulla lotta che iniziano già all’interno di un bar. Gli sgabelli del locale e molti
tavoli sono rovesciati. Ci sono tracce di sangue indicanti che la vittima e l’offender
si sono feriti prima del colpo d’arma da fuoco. La scena del crimine è casuale e
disordinata, tipica di questo tipo di conflitto. Il corpo è lasciato all’aperto nella stessa posizione in cui è stato trovato quando è deceduto. L’arma viene portata sulla
scena e trovata poco lontano dalla strada dentro a un bidone della spazzatura in
un vicolo. Ci sono molte impronte nel bar e alcune anche sull’arma del delitto, sebbene l’offender abbia ripulito velocemente la pistola prima di liberarsene.
Reperti d’interesse forense
L’autopsia rivela che la vittima è morta per una ferita inferta da un singolo colpo
che ha perforato il cuore attraverso il ventricolo sinistro, causando il decesso
immediato. Una pallottola calibro 38 è stata recuperata dal corpo. Il livello del
tasso alcolico della vittima era del 21%, molto superiore al livello del 10% di un’intossicazione.
L’indagine
A causa dell’abbondanza di testimoni e di prove fisiche, viene eseguito un arresto
a poche ore dall’omicidio. L’offender viene arrestato senza incidenti nella sua abitazione. La sua reputazione rispecchia quella della vittima. Anche l’offender ha
una storia di comportamento aggressivo, riportato nella documentazione di un
arresto precedente. L’evento scatenante della disputa è stato il denaro che l’offender aveva preso in prestito dalla vittima tre settimane prima. L’offender aveva
promesso di restituire i soldi molte volte ma non era riuscito a rispettare le promesse. L’offender era inoltre molto ubriaco quando la vittima ha iniziato a urlargli
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
contro e a dichiarare la sua inaffidabilità agli altri clienti del bar. Lo scambio è
divenuto fisico ed è culminato con il colpo di pistola.
Conclusione
L’offender si è dichiarato colpevole di omicidio e è stato condannato a quindici
anni.
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123.02: OMICIDIO IN SEGUITO A CONFLITTO
Background
La vita per Kristen Costas è soddisfacente e piacevole. La quindicenne fa parte
della squadra di nuoto del suo liceo e della città e anche della squadra di calcio.
È stata scelta per la squadra delle ragazze pon pon dell’università e appartiene a
un esclusivo gruppo di volontari, i Bobbies. È molto popolare a scuola e ha tanti
amici. Raramente ha degli appuntamenti, ma piace agli studenti maschi del suo
liceo periferico della California. Per descriverla vengono usati aggettivi come «graziosa» e «sexy». Suo padre è un dirigente che può permettersi di concedere alla
sua unica figlia vestiti alla moda, vacanze sulla neve e viaggi di studio importanti
per un’adolescente che cerca di ottenere l’approvazione da parte degli altri suoi
coetanei di ceto medio-alto.
Per Bernadette Protti la vita da adolescente non è così piacevole. Si vergogna
per il modesto stile di vita imposto dal reddito di suo padre, ex controllore dei servizi pubblici, ora in pensione. Il disagio si accentua ogni giorno quando va a scuola, circondata dai figli e dalle figlie di dirigenti, proprio come il padre di Costas. La
primavera del 1984 non ha fatto molto per risollevare il suo ego già insicuro: viene
scartata dalla squadra delle ragazze pon pon, rifiutata come membro di un club
esclusivo simile a quello dei Bobbies e le viene negato un posto nell’annuario
della squadra. Questi ostacoli, probabilmente, non rivelerebbero nulla di più che
tipiche delusioni adolescenziali, ma per Protti confermano il suo senso di fallimento e la mancanza di autostima. Un’amica descrive Protti come una ragazza convinta di non essere accettata dai suoi coetanei, anche se apparentemente lo è. La
dipinge come ossessionata dall’ansia di piacere.
Il 22 giugno 1984, Costas è al campo delle ragazze pon pon, quando sua
madre, attorno alle 22.00, riceve una chiamata da una voce femminile a lei sconosciuta. Dice alla signora Costas che la sera seguente Kristen riceverà un passaggio per una cena segreta di iniziazione dei Bobbies. Il 23 giugno, i signori
Costas e il fratello dodicenne di Kristen stanno partecipando a una festa del
baseball. Alle 20.20 la signora Costas chiama Kristen per augurarle buon diver-
Omicidio
189
timento alla cena dei Bobbies. Subito dopo Kristen accetta un passaggio da una
donna di razza bianca in una Pinto arancio. Guidano fino al parcheggio della chiesa presbiteriana e parcheggiano. Dopo circa trenta minuti Costas inizia a preoccuparsi per il comportamento della guidatrice ed esce dalla macchina. Costas
suona alla porta dei vicini, gli amici Arnold. Quando la signora Arnold risponde,
Costas spiega che è stata in chiesa con un’amica che a un tratto è «diventata strana». La signora Arnold descrive Kristen come visibilmente scossa, ma non terrorizzata. Mentre lascia entrare Costas per chiamare i suoi genitori, nota una ragazza di circa quindici anni dai capelli castano chiaro. Visto che i suoi genitori non
rispondono, il signor Arnold si offre di accompagnare a casa Costas, offerta che
accetta subito. Nota che la Pinto li segue mentre si dirige verso la casa di Costas,
ma Kristen lo rassicura che tutto va bene. Quando il signor Arnold giunge alla
casa dei Costas, Kristen nota che i suoi genitori non sono ancora rientrati e dice
al signor Arnold che sarebbe andata dai vicini. Si offre di aspettare fino a quando
non fosse stata al sicuro dentro la casa e la osserva mentre si avvicina alla porta.
Mentre si accinge a partire, nota una figura femminile passare accanto al lato
destro della sua auto ed entrare nel portico dove si trova Costas. Dapprima Arnold
pensa di assistere a una scazzottata. La sagoma colpisce Costas e lei cade sul
portico urlando. In pochi secondi l’assalitrice scompare. Costas barcolla e corre in
mezzo al viale urlando in cerca d’aiuto. Un vicino che è uscito quando ha sentito
l’urlo, corre in suo soccorso. Cade tra le sue braccia chiedendo nuovamente aiuto
e perde poi i sensi. Inizia un massaggio cardiaco, mentre sua moglie chiama l’ambulanza. Nel frattempo, il signor Arnold inizia a seguire la Pinto che fugge via, ma
prima decide di tornare per vedere se Costas ha bisogno d’aiuto. In quel momento arrivano i paramedici e la polizia che caricano Kristen sull’ambulanza. I signori
Costas arrivano a casa dalla festa appena in tempo per vedere la figlia sdraiata
nell’autoambulanza. Kristen Costas viene dichiarata morta in un ospedale vicino
alle 23.02.
Vittimologia
Le possibilità di Kristen Costas di diventare una vittima di un crimine violento
erano ridotte: aveva un buon rapporto familiare, un consumo ridotto di alcool e si
era autoimposta alcune restrizioni riguardo agli appuntamenti con i ragazzi. Il suo
stile di vita rinforzava la sua condizione a basso rischio. Viveva a casa e, a causa
della sua giovane età e di un controllo severo da parte dei genitori, frequentava
solo luoghi considerati a basso rischio rispetto ai bar o ai club notturni (il parcheggio della chiesa, che era il ritrovo locale dei ragazzi, e le case di amici, per esempio). Solo una volta ha fatto uso di cocaina e di marijuana, ma queste esperienze
isolate non costituiscono un fattore rilevante al momento di valutare lo scontro
avvenuto.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Il fatto che Costas piacesse alla gente e fosse popolare potrebbe essere
normalmente un’altra ragione per considerarla una vittima a basso rischio. Ma a
causa della natura del conflitto scoppiato tra lei e Protti, questo elemento ha
elevato la possibilità di diventare il bersaglio di un crimine violento.
Indicatori sulla scena del crimine
Davanti all’ingresso dove ha avuto luogo l’aggressione c’erano diversi schizzi di
sangue. A pochi passi a sinistra di quest’area, iniziava un sentiero di sangue che
proseguiva lungo la rampa d’accesso al garage, attraverso la strada, sul viale
d’accesso dei vicini fino al porticato.
Un coltello da burro è stato rinvenuto sulla scena, ma non è stata questa l’arma del delitto. Alcune impronte latenti non sono state identificate, e ulteriori
impronte rinvenute sul porticato, dove ha avuto luogo l’aggressione, non erano
complete e, quindi, insufficienti per svolgere un’analisi dettagliata. Sulla scena del
crimine non c’era nient’altro che potesse aiutare gli investigatori.
Reperti d’interesse forense
Kristen Costas è stata accoltellata cinque volte. C’era una ferita da difesa sul
palmo della mano destra. Due delle ferite erano sulla schiena, entrambe profonde
13 cm; hanno trafitto il polmone destro, il diaframma e lacerato il fegato. Delle due
ferite derivate dall’attacco frontale, una era profonda 15,5 cm e ha penetrato la
parte superiore del braccio sinistro, il petto e il polmone sinistro. L’altra aveva una
profondità di 4 cm e ha causato danni minori. Ognuna delle tre ferite più
profonde sarebbe stata sufficiente per provocare la morte della ragazza. Non
c’erano segni di altri tipi di aggressione, fisica o sessuale.
Indagine
Nei sei mesi successivi, vengono controllate dalla polizia tutte le 750 Ford Pinto
gialle e arancioni, tra cui anche quella dell’assassino, ma non vengono trovate
prove che possano collegare alcuna di queste auto all’omicidio di Costas. Gli investigatori seguono più di un migliaio di piste, e vengono interrogate più di trecento
persone, comprese cento ragazze che frequentano il liceo di Costas. La lista dei
sospetti si restringe fino a includere qualche dozzina di persone.
Gli investigatori quindi consegnano all’Unità di supporto investigativo dell’FBI di
Quantico, Virginia, la vittimologia, le informazioni sulla scena del crimine, le foto e
i risultati dell’autopsia, perché l’Unità stili un profilo di una personalità offender. Gli
analisti dell’FBI giungono a un identikit e lo spediscono al dipartimento di polizia
a fine ottobre. Grazie al profilo, gli investigatori sono in grado di restringere la lista
dei sospetti a una sola persona: Bernadette Protti.
Omicidio
191
Protti viene richiamata per essere sottoposta a un altro interrogatorio estensivo (è già stata interrogata almeno quattro volte in precedenza) e per sostenere un
altro test della macchina della verità. Fallisce alcune parti della prova, ma altre
risultano esaurienti. Diversi giorni dopo Protti ritorna al dipartimento di polizia,
accompagnata dal padre, e chiede di poter parlare con l’agente che l’ha interrogata. A questo punto la ragazza confessa l’omicidio di Costas.
Bernadette dice di aver ucciso Kristen perché aveva respinto tutti i suoi tentativi di diventarle amica. Aveva paura che Costas dicesse a tutti a scuola che lei era
una «tipa strana». È stato questo timore per il rifiuto, così ha dichiarato Protti, a
spingerla a uccidere.
Conclusione
Bernadette Protti è stata accusata di omicidio di secondo grado e condannata a
nove anni di reclusione. Le è stata negata la libertà condizionale due volte prima
del 10 giugno 1992, quando la Commissione per la libertà condizionale per i
giovani offender l’ha rilasciata, con una sentenza che ha trovato l’accordo di due
giudici su tre.
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124: OMICIDIO DI UN’AUTORITÀ
L’omicidio di un’autorità riguarda un offender che uccide individui che hanno
un rapporto di autorità o un’autorità simbolica dalla quale l’offender stesso
pensa di essere penalizzato. Il bersaglio di un’aggressione di questo tipo può
essere una persona, un edificio, una struttura o un’istituzione che simboleggia
l’autorità. Vittime accidentali possono essere ferite o uccise durante l’attacco, a
causa della loro associazione reale o immaginaria con l’autorità o l’istituzione
che viene colpita.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittimologia dell’omicidio di un’autorità comprende bersagli
primari e secondari. I bersagli primari sono gli individui principali che l’offender percepisce come figure che in qualche modo lo svantaggiano. Questo torto
può essere reale, come nel caso in cui l’offender sia stato licenziato, o può essere immaginario, basato cioè su una delusione psicotica o una paranoia di una
cospirazione in atto. Le vittime secondarie diventano bersagli accidentali
poiché si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato, in quanto l’offender generalizza la loro diretta presenza considerando anche loro come simbolo
dell’autorità.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. L’offender ha
una missione da compiere: si trova sulla scena del crimine con un obiettivo preciso che è anche la sua priorità. La volontà di annullare i suoi piani e di scappare dalla scena o dalla responsabilità del crimine è minima, se non nulla. Può
desiderare di morire sulla scena suicidandosi o una volta colpito dai proiettili
della polizia: una sorta di martire per le sue azioni e la sua causa. C’è sempre un
confronto diretto e pianificato tra l’offender e le sue vittime.
A causa della sua ossessione riguardo ai torti subiti nel tempo, l’offender si
reca sulla scena del crimine con diverse armi per l’azione. Inoltre, si procura
spesso una quantità massiccia di munizioni o di altre attrezzature utili a sostenere l’attacco. Le armi utilizzate hanno un livello altissimo di letalità (armi di
assalto semiautomatiche, ad alta potenza, con mirini telescopici), e questo spesso trasforma l’aggressione in un omicidio di massa o in un omicidio spree.
Staging. L’attività di staging non è in genere presente.
Comuni reperti d’interesse forense. Il rilevamento forense prevalente nell’omicidio di un’autorità è l’utilizzo di più di un’arma da fuoco: spesso le armi selezionate sono semiautomatiche, scelte poiché sparano colpi velocemente; possono essere di diversi calibri. Quindi, sulla scena si possono trovare più di un tipo
di bossoli, il che aiuta a stabilire il numero di caricatori consumati.
Di solito, le ferite sono molto gravi e numerose. Le ferite multiple su una vittima possono suggerire che questa fosse il bersaglio principale e, a seguito dell’uccisione del bersaglio primario, l’offender può commettere un suicidio. Se il
bersaglio principale non viene raggiunto, l’offender può commettere il suicidio
o consegnarsi alla polizia una volta terminate le munizioni.
Considerazioni investigative
L’offender presenta di solito una storia di disturbi paranoidi e spesso si lamenta apertamente per fatti ed eventi generali o specifici della sua vita. Ci sono fattori precipitanti e predisponenti nello sviluppo di questo stato, e spesso portano malattie emotive o mentali. I disordini mentali, comunemente presenti negli
assassini di un’autorità, sono reazioni depressive, paranoia o psicosi paranoidi.
Un’altra causa di questa situazione di sviluppo è costituita da fallimenti e conflitti interpersonali come una separazione, un divorzio, la perdita del posto di
lavoro o altri eventi personali traumatici che precipitano portando a un’azione
diretta ai danni dell’autorità. La frustrazione accompagnata dall’incapacità di
gestire e risolvere quelle situazioni sono spesso eventi precipitanti. I tentativi di
suicidio sono comuni.
Omicidio
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Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Gli agenti investigativi devono conoscere il periodo di preparazione dell’offender prima dell’evento finale tramite la ricerca di letture specifiche, raccolta di
armi, uniformi, attrezzi vari e altri oggetti di interesse paramilitare. Le dichiarazioni fatte dall’offender appena prima, durante e subito dopo il crimine devono essere attentamente annotate e documentate dagli investigatori. La ricerca
deve anche comprendere diari, album di ritagli, dati informatici e medicinali
prescritti che colleghino l’offender a una terapia psichiatrica.
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CASE STUDY 124: OMICIDIO DI UN’AUTORITÀ
Background
Joseph T. Westbecker, un uomo bianco di 47 anni divorziato per due volte, ha
chiesto un trasferimento dal suo posto di lavoro di cronista. Si lamenta che il suo
impiego è troppo stressante; i suoi problemi emotivi peggiorano nel febbraio del
1989 e i suoi datori di lavoro decidono allora di dimetterlo per problemi di disabilità. Westbecker crede che i suoi superiori alla Standard Gravure Corporation gli
abbiano fatto una grande ingiustizia, nonostante il fatto che il suo comportamento abbia interferito più volte con il lavoro suo e di altri suoi colleghi. Quasi tutti i
giorni, per sette mesi, medita su come vendicarsi di quelle autorità responsabili
del suo presunto maltrattamento.
La mattina del 14 settembre 1989, Westbecker entra nell’edificio della Standard
Gravure Corporation con l’intenzione di farsi giustizia contro coloro che avevano
causato i suoi problemi. Con un fucile d’assalto AK-27 semiautomatico e un assortimento di altre armi da fuoco, uccide e ferisce più di venti persone.
Vittimologia
Le vittime di Westbecker sono state tutti bersagli secondari, poiché il suo obiettivo primario – gli amministratori della compagnia – non si trovava in ufficio al
momento dell’aggressione. Si è trattato di impiegati ed ex colleghi che, in quel
giorno in particolare, erano dei nemici poiché simboleggiavano la struttura organizzativa della compagnia.
Indicatori sulla scena del crimine
Alle 8.30 del 14 settembre Westbecker arriva al complesso della Standard
Gravure con una borsa di tela contenente un fucile d’assalto AK-47 semiauto-
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
matico, due pistole MAC-11 semiautomatiche, una 9 mm semiautomatica e un
revolver calibro 38. Ha con sé centinaia di munizioni. Quando si imbatte in un
amico, John Tingle, che cerca di persuaderlo a non entrare in azienda, l’offender
gli ordina: «Vattene via» e aggiunge: «Glielo avevo detto che sarei tornato».
Dopo essere entrato nell’edificio, Westbecker prende l’ascensore fino al terzo
piano, nell’area degli uffici dirigenziali. Apre il fuoco non appena le porte dell’ascensore si spalancano, uccidendo la receptionist e ferendo numerosi altri
membri dello staff. Quindi, procede lungo il corridoio verso la legatoria, sparando
in aria e uccidendo e ferendo altri impiegati dell’edificio. Si sposta poi nell’edificio
Courier-Journal dove ammazza un altro impiegato.
Westbecker si dirige poi dalla sala stampa della Standard Gravure nel seminterrato, per poi tornare alla sala stampa e fa fuoco fino a che non lascia cadere la
sua AK-27: appoggia la 9 mm sotto il mento e si uccide.
Tutto questo succede nell’arco di nove minuti da quando ha sparato il primo
colpo. La polizia arriva sulla scena e trova Westbecker morto. Si stabilisce che
abbia sparato centinaia di colpi durante i suoi omicidi spree casuali.
Questo crimine è stato classificato come un omicidio spree di autorità poiché
si è trattato di un’aggressione seguita a un confronto, che si è estesa a una vasta
area (diversi edifici) e ha lasciato dietro di sé molti morti e feriti. Westbecker ha
ucciso sette persone e ne ha ferito altre dodici. Senza dubbio la sua intenzione
era quella di uccidere tutti quelli che gli si fossero presentati davanti e voleva vendetta, una vendetta nei confronti delle autorità della compagnia per la quale
aveva lavorato. L’offender è giunto sulla scena con diverse armi e numerose
munizioni. I colpi sparati volevano essere letali, come dimostrato dalle armi utilizzate e dal fatto che delle dodici vittime ferite cinque di loro lo erano in modo
grave. Westbecker era concentrato nella sua missione e non aveva un piano di
fuga.
Reperti d’interesse forense
La polizia ha trovato sulla scena sette morti e dodici feriti. Un altro impiegato è
morto tre giorni dopo. La maggior parte delle vittime è deceduta per le emorragie
causate dalle ferite al cuore e al petto ed era in condizioni gravi o perfino critiche.
Indagine
L’indagine sulla sparatoria ha rilevato che Westbecker aveva una lunga storia di
disturbi emotivi e mentali. Aveva concluso due matrimoni con il divorzio. Era stato
ricoverato per problemi psicologici su sua richiesta almeno tre volte tra il 1978 e il
1987. Veniva definito un individuo chiuso e problematico sul posto di lavoro e soffriva di disagi per stress legati al suo impiego.
Omicidio
195
Una volta non aveva accettato una promozione e un aumento perché non
sarebbe stato in grado di affrontare i compiti che il suo nuovo impiego gli imponeva. Sosteneva che la sua esposizione a un certo elemento chimico gli aveva
causato una perdita della memoria, giramenti di testa e annebbiamenti. Inoltre,
soffriva di insonnia, pensieri convulsi, ansia, rabbia e confusione.
I sentimenti di Westbecker, la sua volontà di isolarsi, di chiudersi in se stesso,
la depressione sono dinamiche comportamentali tipiche di un offender di autorità,
di massa o spree. Inoltre, lui era un uomo bianco di mezza età e single che aveva
covato per lungo tempo un astio nei riguardi dei suoi datori di lavoro e presentava numerosi disturbi emotivi legati alla sua vita personale e lavorativa. Westbecker
esprimeva spesso il suo odio nei confronti dei suoi superiori. I suoi colleghi si
ricordavano di conversazioni circa le sue fantasie di vendetta contro i capi che lo
avevano maltrattato.
Westbecker aveva già manifestato dei sentimenti di inutilità e aveva tentato tre
volte di suicidarsi: una volta tramite overdose, un’altra respirando i gas di scarico
dell’auto e una terza impiccandosi. Aveva inoltre manifestato il desiderio di ferire
altre persone, oltre ai suoi tentativi di suicidio.
L’indagine non è riuscita a collegare Westbecker a nessuna delle sue vittime
per poter stabilire un movente personale per la sparatoria e per l’uccisione di qualcuno o tutti gli individui. Bisogna quindi concludere che il conflitto è stato di natura casuale e non specifico.
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CASE STUDY 125: OMICIDIO PER VENDETTA
L’omicidio per vendetta riguarda l’uccisione di un altro per un torto subito –
reale o immaginario – commesso contro l’offender o contro una persona per lui
importante.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Quando la vendetta è il movente dell’omicidio, la vittima può o
meno conoscere di persona l’offender, tuttavia c’è qualcosa che collega direttamente la vita della vittima – un avvenimento significativo o un contatto – alle
azioni dell’offender. Il motivo della vendetta generato da un certo avvenimento
può essere sconosciuto alla vittima, o alla sua famiglia, o agli amici. Possono
essere coinvolte numerose vittime a seconda della natura dell’evento che ha
scatenato la vendetta.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. I luoghi coinvolti nell’atto criminoso spesso sono vari. Per esempio, l’evento scatenante può
verificarsi in un determinato luogo in una data precedente, ma la vendetta può
essere portata a termine in seguito in un altro posto.
Un offender che ha meditato la sua vendetta nei confronti della vittima spesso porta a termine un crimine meno spontaneo, come dimostrato da una scena
del crimine ben organizzata.
Tuttavia, un offender con un preciso obiettivo può anche non essere esperto
di azioni criminali. Alcuni offender sono molto tesi emotivamente a causa delle
intense fantasie sull’attuazione della loro vendetta. La scena del crimine può
riflettere questa inesperienza con un cambiamento netto di comportamento da
organizzato a disorganizzato. Il crimine è ben pianificato fino al momento dell’omicidio. Questo può essere provato con un iniziale abile approccio alla scena
del crimine (non vengono lasciate tracce) e da un successivo attacco improvviso, seguito da una rapida fuga e da una grande quantità di tracce fisiche lasciate alle spalle. L’arma può venire abbandonata sul luogo. Poiché l’attuazione
della vendetta è la priorità, ed è fine a se stessa, l’offender potrebbe non avere
un piano di fuga.
L’arma viene quasi sempre scelta dal criminale che la porta sulla scena. Può
anche essere abbandonata lì, specialmente se si tratta di un tipo di offender
come quello sopra descritto.
Anche il crimine può risultare di natura opportunistica oppure spontanea.
Un esempio di questo caso è fornito da un amico o da un parente addolorato
che porta con sé in tribunale una pistola e spara al presunto colpevole di un
crimine commesso ai danni di un suo caro. Un omicidio per vendetta attuato
in presenza della famiglia della vittima è un tipico esempio della forma più
impulsiva di questo omicidio.
Staging. L’attività di staging di solito non è presente.
Reperti d’interesse forense comuni. L’arma viene scelta dall’offender; il più
delle volte si tratta di un’arma da fuoco o di un coltello. L’uccisione avviene a
distanza ravvicinata e a seguito di uno scontro. L’offender prova una grande
soddisfazione nell’assistere alla «giustizia» che si compie davanti a lui. Le ferite
da contatto sono prevalenti; la presenza di ferite da difesa è possibile e in parte
è collegata all’abilità dell’offender.
Considerazioni investigative
I comportamenti dell’offender antecedenti al crimine seguono spesso uno schema secondo cui lui o lei si lamentano verbalmente di un incidente che riguarda
Omicidio
197
un’ingiustizia commessa dalla vittima. Gli interrogatori a coloro che sono vicini all’offender rivelano che spesso le loro conversazioni con il criminale in questione hanno avuto a che fare con questo fatto.
Mentre l’offender pianifica la sua vendetta, diventa sempre più preoccupato
e tende a parlare di meno dell’accaduto. A questo punto, se necessario, l’offender va alla ricerca di un’arma.
Dopo il crimine, c’è spesso un senso di sollievo da parte dell’offender: la sua
missione è stata completata. Può rimanere sulla scena per godersi il successo e
non fare alcuno sforzo per nascondere la sua identità. Ai suoi occhi la morte
della vittima è giustificata, è una restituzione del torto subito. Se l’offender presenta questo tipo di atteggiamento, significa che spesso sono presenti testimoni
del crimine.
L’evento scatenante che collega l’offender alla sua vittima è il punto chiave di
questa indagine. Tuttavia, l’avvenimento può avere importanza solo per l’offender e può non essere ovvio per coloro che sono collegati a lui o alla vittima.
L’accaduto può non essere ovvio anche per gli investigatori. Inoltre, sono
importanti al fine delle indagini tutte le persone che fanno parte della vita dell’offender o della vittima e che possono avere un coinvolgimento diretto o indiretto con l’incidente.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
L’offender può conservare l’arma del delitto o addirittura i vestiti insanguinati
indossati durante il crimine come un ricordo dal cui trarre una continua soddisfazione visto che giustizia (la sua) è stata fatta. Può collezionare giornali o articoli di stampa riguardo l’omicidio. Nella sua abitazione si possono inoltre rinvenire registrazioni (scritte, audio o video) delle fantasie e dei sentimenti che
hanno condotto alla perpetrazione del crimine. L’offender può, inoltre, essere
in possesso di posta o di altre forme di comunicazione intercorsa tra lui e la vittima.
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CASE STUDY 125: OMICIDIO PER VENDETTA
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Background
Il 28 febbraio 2005, il marito del giudice distrettuale degli Stati Uniti Joan Leftkow
e la madre di quest’ultima vengono trovati morti nel ripostiglio della casa dei
Leftkow a causa di due colpi di arma da fuoco sparati a bruciapelo da distanza
ravvicinata sulla fronte.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Vittimologia
Il bersaglio dell’assassino Bart Ross era il giudice Leftkow, non sua madre e suo
marito.
Indicatori sulla scena del crimine
Questo crimine ha coinvolto la madre e il marito del giudice. L’offender ha portato
sulla scena l’arma da lui scelta, una pistola calibro 22. Ross è entrato in casa
attraverso una finestra chiusa dello scantinato e si è seduto ad aspettare che il
giudice tornasse a casa. Il signor Leftkow ha scoperto Ross nello scantinato ed è
stato ucciso; la madre ha udito lo sparo, così che Ross ha sostenuto di aver dovuto uccidere anche la donna. Ha fatto seguire a ogni colpo solo un secondo per
«ridurre al minimo la sofferenza». Ross è rimasto nella casa e alla fine se ne è
andato poiché aveva capito che «uccidere non era così divertente».
Reperti d’interesse forense
Sulla scena del crimine sono stati trovati i bossoli dei proiettili. Su una finestra
rotta dello sgabuzzino è stata rilevata un’impronta digitale e sono state ritrovate in
casa alcune orme insanguinate chiare, assieme a uno straccio utilizzato per ripulire il sangue sparso sul pavimento. Ulteriori prove sono state rilevate in cucina,
compreso il mozzicone di una sigaretta gettato nel lavandino e una lattina di soda.
Indagine
Sebbene ci siano state numerose prove fisiche e forensi sulla scena del delitto,
indicative di una forte disorganizzazione, non sono stati avanzati sospetti fino a
quando non è emerso un biglietto suicida. Il 6 marzo 2005 Ross si è ucciso e ha
lasciato una lettera in cui spiegava il perché delle sue azioni. Il sangue e le
impronte digitali corrispondevano ai campioni di DNA prelevati dalla scena del
crimine.
Conclusione
Il caso è stato risolto quando Ross si è tolto la vita. In una lettera di 4 pagine
scritta alla NBC5 di Chicago, Ross sottolineava la sua rabbia e il suo desiderio di
vendetta. Nel 1992, aveva subito un intervento per un cancro alla bocca che lo
aveva lasciato sfigurato in volto. Nel 1995 aveva fatto causa per gli errori medici
commessi, tuttavia la denuncia non era stata accettata poiché non risultavano inadempienze nelle documentazioni mediche. Durante i sette anni successivi, Ross
Omicidio
199
si era appellato regolarmente al tribunale, accrescendo la sua frustrazione nei
confronti del sistema. Aveva inviato una lettera esasperata al governatore dicendo di essere stato mal rappresentato dagli avvocati. Nel 2004 aveva denunciato il
governo, gli avvocati, i medici e l’ospedale per violazione dei suoi diritti civili. Il giudice Leftkow aveva prosciolto il caso per mancanza di nuove prove e in ottobre si
era rifiutata di riconsiderare la mozione.
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126: OMICIDIO PER MOTIVO ASPECIFICO
Un omicidio per un motivo aspecifico è un omicidio che sembra irrazionale ed
è commesso per una ragione indeterminata, conosciuta solo dall’offender.
Dopo un’indagine estensiva nel background dell’offender può essere definito e
categorizzato.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Le vittime di un omicidio aspecifico sono casuali, non c’è un
legame diretto tra la vittima e l’offender. Le vittime possono essere maschi, femmine, adulti o bambini e presentare una varietà di caratteristiche e di stili di
vita.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena del
crimine è in genere un luogo pubblico che mette l’offender in una condizione
ad alto rischio: non c’è nulla che viene rimosso, è disorganizzata e non viene
fatto alcuno sforzo per nascondere la vittima. Di solito, questo tipo di offender
sceglie un’arma da fuoco come arma del delitto e la porta sulla scena. Questo
crimine spesso si trasforma in un massacro poiché l’obiettivo dell’offender è
quello di uccidere il maggior numero possibile di persone. Questo fatto è provato dall’utilizzo di un’arma che offre un alto livello di letalità, dalla scelta di
più di un’arma e dalla grande quantità di munizioni.
Staging. L’attività di staging non è presente.
Comuni reperti d’interesse forense. Dato che non viene rimosso nulla dalla
scena, si dispone in genere di una grande quantità di prove, compresi i bossoli
dei proiettili, le impronte e le armi gettate. L’utilizzo di armi da fuoco a elevata
potenza e di grosso calibro è comune e permette all’offender di raggiungere il
suo obiettivo di un omicidio di massa. Le ferite sono concentrate nelle parti
vitali: la testa, il collo e il petto.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Considerazioni investigative
Il crimine viene commesso quasi esclusivamente alla luce del sole e in luoghi
pubblici, poiché l’offender vuole sfruttare strumenti che siano il più possibile
letali. Ci sono spesso testimoni che possono identificare l’offender, visto che
non gli interessa essere identificato. L’offender non ha alcun piano di fuga ed è
possibile che intenda commettere un suicidio o essere colpito dalla polizia.
Attraverso un’ampia indagine di quartiere, le caratteristiche antecedenti al reato
diventano evidenti: l’offender ha spesso un aspetto trasandato, è chiuso in se
stesso, si isola e può presentare un comportamento imprevedibile.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
La casa del sospetto deve essere ispezionata alla ricerca di armi, ricevute e
dati vari.
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CASE STUDY 126: OMICIDIO PER MOTIVO ASPECIFICO
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Background
«Nato il 18 aprile 1947 e cresciuto a Santa Cruz, California, Herbert Mullin passa
un’infanzia relativamente normale. Suo padre, un veterano della seconda guerra
mondiale, è un uomo severo, ma non eccessivamente violento. Parla spesso delle
sue esperienze eroiche in guerra e mostra al figlio, ancora molto giovane, come
maneggiare una pistola. Mullin ha molti amici a scuola e viene eletto dai suoi compagni come ‘quello che con più probabilità avrebbe avuto successo nella vita’».
Nel 1965, «poco dopo essersi diplomato al liceo, uno dei migliori amici di Mullin,
Dean, rimane ucciso in un incidente d’auto e Mullin ne esce devastato. Costruisce
nella sua stanza una specie di sacrario per l’amico morto e poco più tardi dichiara di avere paura di essere gay, nonostante in quel periodo abbia una fidanzata
con la quale usciva già da tempo».
«Entrato nell’età adulta, il comportamento di Mullin diviene sempre più instabile. Lascia la sua ragazza senza alcun motivo evidente, comincia a diventare
ossessionato per dei terremoti che stavano per avere luogo e comincia a chiedere alla sorella di avere rapporti sessuali con lui» (fonte: Wikipedia). Si pensa che
questi insoliti comportamenti siano segnali di un inizio di schizofrenia.
Nel 1969, Mullin annuncia alla sua famiglia che si trasferirà in India per studiare teologia. Un mese dopo, durante una cena tra parenti comincia a ripetere tutte
le movenze e le parole dette dal cognato. La sua famiglia lo convince a sottoporsi a sedute psichiatriche, che frequenta per un po’ di tempo. La sua schizofrenia
Omicidio
201
paranoide diventa evidente nell’ottobre del 1969, quando si rasa la testa e si brucia il pene con una sigaretta obbedendo alle voci che diceva di sentire. Entro il settembre del 1972, dopo essere stato messo in un istituto ed essere stato arrestato diverse volte, Mullin presumibilmente comincia a ricevere messaggi telepatici
che gli ordinano di uccidere. Il 13 ottobre 1972 comincia a rispondere a questi
messaggi.
Vittimologia
Il 13 ottobre 1972, mentre guida in una zona deserta delle montagne di Santa
Cruz, California, Mullin si imbatte in Lawrence White, 55 anni, che cammina lungo
il margine dell’autostrada. White è un alcoolista sporadico che ha passato la maggior parte della sua vita dentro e fuori di prigione. Mullin si accosta e chiede a
White di dare un’occhiata al suo motore. Mentre White acconsente alla sua richiesta, Mullin estrae una mazza da baseball e lo picchia a morte. Non c’è una motivazione apparente per l’omicidio.
Il 24 ottobre Mullin dà un passaggio a Mary Guilfoyle, una studentessa universitaria di 22 anni che sta facendo l’autostop per tornare a casa. Mentre guida in
direzione di Santa Cruz, Mullin le conficca un coltello nel cuore, uccidendola sul
colpo. I suoi resti non vengono ritrovati fino all’11 febbraio del 1973.
Il 23 novembre Mullin entra in un confessionale nella chiesa di Santa Maria a
Los Gatos, California. Accoltella a morte padre Henri Tomei, di 65 anni.
I successivi cinque omicidi accadono il 25 gennaio 1973. In questa data, Mullin
va alla ricerca di James Gianera, 25 anni, che anni prima lo aveva iniziato alla
marijuana. La sua ricerca lo conduce a una vecchia cascina appartenuta un
tempo a Gianera. Uno degli occupanti della casa, Kathy Francio di 29 anni, dà a
Mullin le indicazioni per raggiungere la nuova abitazione di Gianera, a quattro
miglia di distanza da lì. Mullin si presenta da Gianera, scoppia una lite e il giovane spara tre colpi contro l’uomo. Durante la lite, Gianera corre per le scale dalla
moglie di 21 anni, Joan, che nel frattempo si sta facendo una doccia. Mullin lo
segue, finisce Gianera nel bagno e poi si scaglia contro Joan Gianera, sparandole cinque volte e accoltellandola una volta.
Mullin, quindi, ritorna alla cascina di Francis dove spara e accoltella Kathy e i
suoi due bambini, Deamon di 4 anni e David di 9 anni: tutti e tre vengono uccisi.
Il 6 febbraio Mullin va a fare un’escursione nel parco di Santa Cruz e capita
davanti a una baracca provvisoria occupata da quattro ragazzi dai 15 ai 19 anni,
che stanno preparando qualcosa da mangiare. Mullin si mette sulla soglia della
porta, unica via d’uscita, e scarica la sua pistola calibro 22, la ricarica e spara nuovamente alle vittime, mentre queste cercano di scappare o di nascondersi.
Una settimana dopo, il 13 febbraio, il settantaduenne Fred Perez sta lavorando
nel suo giardino. All’improvviso cade a terra, colpito da un proiettile sparato da una
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
station wagon a una distanza di circa 3 metri. Un vicino vede l’auto mentre si
allontana a velocità normale.
La scelta casuale degli assassini non specifici è bene evidenziata nel caso di
Mullin. Molte delle vittime erano ad alto rischio a causa delle loro abitudini (facevano l’autostop e avevano uno stile di vita precario). La passata associazione di
Gianera con il commercio di droga potrebbe essere stato un movente, se si fosse
trattato di un omicidio per motivi di droga e se l’uomo fosse stato ancora coinvolto nei traffici. Tuttavia, dato che il movente non aveva a che fare con la droga, il
suo coinvolgimento nei traffici (se ancora ne era coinvolto) non aveva alcun legame con l’omicidio. La maggior parte delle vittime, sulla base del loro stile di vita,
del loro impiego e del loro guadagno, sarebbero state facilmente considerate vittime probabili.
Eccetto per Gianera, nessuna delle persone assassinate aveva avuto contatti
precedenti o rapporti di alcun tipo con Mullin. Sono state scelte completamente a
caso, selezionate e uccise senza una ragione apparente, se non la soddisfazione
che Mullin traeva dall’ucciderle (e delle presunte voci che gli ordinavano di farlo).
La grande disparità di età (dai 4 ai 74 anni), delle caratteristiche fisiche, del sesso
e degli stili di vita rappresentano tutti tratti caratteristici della vittimologia di un omicidio aspecifico.
Indicatori sulla scena del crimine
Molte delle scene del crimine hanno presentato prove scarse o nulle. Le scene
degli omicidi che hanno coinvolto il prete e l’ultima vittima erano dei luoghi pubblici nei quali Mullin aveva un alto rischio di essere preso. Nel caso di Gianera, il criminale ha eliminato l’unico testimone che avrebbe potuto danneggiarlo (Kathy
Francis). L’arma è stata scelta dall’offender: inizialmente un coltello che Mullin ha
portato sulla scena, in seguito ha acquistato una pistola, e da quel momento in
poi ha utilizzato quasi esclusivamente quella.
I resti di Mary Guilfoyle sono stati rinvenuti senza vestiti in una zona boschiva
sulle colline attorno a Santa Cruz. Gli abiti non sono mai stati recuperati. Il corpo
era steso a faccia in su, con le gambe aperte e piegate sotto, come se fosse stato
spinto all’indietro mentre si trovava in ginocchio.
La scena del crimine dell’omicidio di padre Tomei ha presentato un’impronta
digitale parziale sulla parete del confessionale, che in seguito si è rivelata essere
quella di Mullin. La scena del crimine dei Gianera ha mostrato che c’era stato uno
scontro in cucina, come testimoniato dagli schizzi di sangue sul tavolo e sul frigorifero. C’era del sangue anche sulle pareti e sulle scale che conducevano al
secondo piano. Sembrava che Gianera, dopo essere stato colpito per tre volte,
avesse corso fino al bagno, dove è stata uccisa poi sua moglie.
Omicidio
203
La scena del crimine degli omicidi del 10 febbraio in cui sono stati coinvolti
quattro adolescenti ha mostrato segni di lotta e tentativi di fuga, ma era chiaro che
Mullin avesse bloccato la porta della baracca. Sono stati sparati otto proiettili dalla
stessa pistola; alcuni bossoli sono rinvenuti sulla soglia della porta. Dalla scena
mancava una pistola calibro 22. Nessuna delle altre scene del crimine ha presentato prove fisiche.
Due degli incidenti sono stati omicidi di massa, o spree comuni di questo genere di crimine: non è stato fatto alcuno sforzo per nascondere i cadaveri, è stata
portata sulla scena un’arma scelta, tutti gli omicidi hanno avuto luogo durante le
ore del giorno e molti di essi in luoghi pubblici.
Reperti d’interesse forense
Le ferite da arma contundente e le ferite da arma da fuoco sono state la causa di
morte della maggior parte delle vittime. Soltanto la prima vittima è deceduta per
un trauma causato da un oggetto smussato. Dato che lo scheletro di Guilfoyle è
stato trovato senza vestiti, si è ipotizzato che la ragazza sia stata violentata prima
o dopo la morte.
Padre Tomei è stato accoltellato quattro volte, e uno dei colpi gli ha trafitto il
cuore.
Kathy Francis è stata accoltellata al petto e poi colpita alla testa da un proiettile; i suoi due figli sono stati entrambi colpiti da un’arma da fuoco alla testa e uno
lievemente ferito da un coltello alla schiena. John Gianera è stato raggiunto da
cinque proiettili e accoltellato una volta alla schiena. I quattro adolescenti sono
stati feriti da proiettili al corpo, ma la loro morte è avvenuta per i colpi d’arma da
fuoco ricevuti alla nuca.
Fred Perez è stato ucciso da un proiettile che gli ha attraversato il braccio
destro, ha proseguito nel petto e gli ha perforato l’aorta.
Quasi tutte le vittime hanno presentato ferite multiple in zone dove si trovavano gli organi vitali. Questa concentrazione dell’attacco sulle zone vitali è comune
per questo tipo di offender. C’è stato anche il fattore dell’overkill, ovvero la signature di Mullin su molte delle sue vittime (vedi Capitolo 1 per ulteriori informazioni
sui crimini con firma). Sparare alle vittime ripetutamente non è stato abbastanza;
molte di loro sono state anche accoltellate.
L’indagine
Mullin è stato catturato dieci minuti dopo aver commesso l’ultimo crimine perché
alcuni testimoni hanno fornito alla polizia una descrizione della sua auto. Ci sono
stati dei testimoni anche per i due omicidi avvenuti in luogo pubblico, segno che a
Mullin non interessava essere identificato.
204
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Quando è stato fermato, sul sedile anteriore sono state trovate la pistola calibro 22, sottratta dall’ultima scena, e l’arma che aveva causato la morte di Perez,
con una busta di carta sopra la canna. Nel cassettino davanti al sedile anteriore è
stato rinvenuto il revolver RG-14 utilizzato per uccidere nove delle altre vittime.
Conclusione
Mullin ha confessato i suoi crimini, dicendo che le voci nella sua testa gli ordinavano di uccidere la gente per evitare l’avvento di un terremoto (ha sostenuto, inoltre, che il fatto che non ci fosse stato un terremoto di recente era dovuto al suo
operato). In seguito, è stato accusato di dieci omicidi (non gli sono stati attribuiti i
primi tre) e il suo processo è cominciato il 30 luglio del 1973. Mullin ha confessato tutti i suoi crimini, quindi il processo si è incentrato sulla determinazione della
sua sanità o della sua malattia mentale. L’accusa ha sottolineato il fatto che avesse coperto le sue tracce e avesse dimostrato un certo livello di premeditazione in
alcuni dei casi, mentre la difesa ha sostenuto che l’imputato avesse un passato di
malattia mentale. Il 19 agosto 1973 Mullin viene dichiarato colpevole di omicidio
di primo grado per il caso di John Gianera e di Kathy Francis (in quanto premeditati). Per gli altri otto assassinii, viene dichiarato colpevole di omicidio di secondo
grado (in quanto crimini impulsivi). Viene condannato all’ergastolo e potrà richiedere la libertà vigilata nel 2025, quando avrà 77 anni.
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127: OMICIDIO ESTREMISTICO
L’omicidio estremistico è commesso in nome di una serie di idee basate su un
particolare sistema politico, economico, religioso o sociale. Sebbene le convinzioni dell’offender possano essere legate a uno specifico gruppo, non significa
che quest’ultimo approvi le azioni dell’offender.
Tipologie di estremismo
Nella classificazione di un omicidio estremistico si pone la difficoltà di comprendere se il reato sia stato commesso per una causa personale o di gruppo.
Nonostante questa categoria tratti un solo offender (qualcuno che non agisce a
nome di un gruppo), un omicidio estremistico motivato da una causa personale coinvolge spesso lo stesso insieme di motivazioni multiple implicate in un’uccisione per una causa di gruppo.
La mescolanza di credo politico e di dogma religioso si riscontra spesso nel
movente dell’omicidio estremistico. Le dottrine religiose e socioeconomiche
Omicidio
205
possono fondersi e diventare un catalizzatore per un omicidio estremistico. Le
seguenti tipologie offrono un contorno generale per i moventi di un omicidio
estremistico.
Politico. Questo tipo di omicidio è motivato da dottrine o filosofie in contrasto
con le posizioni dell’attuale governo o dei suoi rappresentanti. Omicidi come
quello di Robert Kennedy sono compresi in questa categoria. Gli omicidi estremistici a sfondo politico vengono classificati come 127.01.
Religioso. Questo omicidio è spinto da una fervente devozione per una causa,
un principio o un sistema di credenze basate su agenti soprannaturali o non
normali. Gli omicidi estremistici a sfondo religioso vengono classificati come
127.02.
Socioeconomico. Questo offender uccide a causa di un’intensa ostilità o avversione nei confronti di un altro individuo o di un gruppo che rappresenta un
determinato gruppo etnico, sociale o religioso. Gli omicidi estremistici a sfondo socioeconomico vengono classificati come 127.03.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima di un omicidio estremistico di solito rappresenta l’antitesi del sistema di credenze dell’offender; quindi la vittimologia trae origine in
maniera essenziale dalla dottrina dell’offender. Questa dottrina non è sempre
visibile in maniera palese; per rimediare a ciò, diventa essenziale conoscere la
storia passata della vittima per comprendere il movente dell’omicidio. La storia
del criminale dovrebbe comprendere qualsiasi attività sociale, politica o religiosa intrapresa dalla vittima, come pure una descrizione completa del suo stile di
vita. Sebbene la vittimologia spesso condurrà l’investigatore a possibili moventi, le uccisioni estremiste possono coinvolgere spesso bersagli secondari. Queste
persone diventano vittime poiché vengono associate ai bersagli principali.
Potrebbero addirittura non avere alcuna somiglianza sul piano politico, sociale
o religioso con il bersaglio principale. La determinazione del bersaglio principale aiuterà, in genere, a prevenire la confusione riguardo al movente dell’offender.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena del crimine di un omicidio estremistico di solito avviene in un luogo pubblico. Il luogo
dove viene trovata la vittima spesso offre indicazioni circa il movente (per esempio, se il corpo viene lasciato nelle vicinanze di un bar per gay o di un quartiere
nero). La scena del crimine può aiutare l’investigatore a determinare se l’offender
206
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
sta agendo per conto suo o a nome di un gruppo. I simboli del gruppo, o i segni
dell’attaccamento dell’offender al gruppo, lasciati sulla scena non implicano sempre il coinvolgimento del gruppo stesso. L’offender può essere a conoscenza del
MO di un gruppo, ma in genere sono presenti alcune incompatibilità.
Le comuni tracce che indicano la presenza di più offender, come numerose
fibre, orme e impronte digitali, di solito non sono presenti. La scena del crimine di un offender singolo è in genere meno organizzata di quella che coinvolge
un’azione di gruppo. Per quanto riguarda il controllo della vittima, l’offender
che agisce da solo incontra in genere più difficoltà rispetto a un gruppo.
Questa tipologia di offender spesso sceglie un’aggressione improvvisa o
un’imboscata, a causa dei problemi che potrebbero sorgere per il controllo
della vittima. Può scegliere un’aggressione a distanza, come nel caso di un cecchino (inoltre, gli attacchi a distanza possono indicare l’implicazione di una
cospirazione).
Staging. L’attività di staging di solito non è presente.
Comuni reperti d’interesse forense. In genere, le vittime di un’aggressione
estremistica presentano ferite multiple. L’arma scelta di solito è un coltello o
un’arma da fuoco. Tuttavia, un offender che adotta il MO di un gruppo particolare adotterà anche i suoi metodi di aggressione. Ciò può significare che l’offender per uccidere utilizzi oggetti non contundenti o esplosivi, i metodi modellati sul gruppo con cui si identifica.
Considerazioni investigative
Il comportamento che precede il crimine di un assassino estremista implica
spesso la sorveglianza o il pedinamento della vittima. Le conversazioni antecedenti al crimine riflettono spesso una fissazione per il bersaglio stabilito.
Potrebbe fare affermazioni generaliste – come dichiarazioni offensive su tutti i
neri o tutti i gay – oppure potrebbe aver già selezionato un individuo che rappresenta il gruppo che detesta. In genere, le persone incaricate di interrogare
l’offender in questione spesso descrivono la sua animosità verbale.
Le conversazioni a seguito del crimine possono riflettere un interesse per
l’omicidio. L’offender può persino esprimere la sua soddisfazione come: «Ha
avuto ciò che si meritava». L’offender segue spesso le notizie dei media e raccoglie anche ritagli di giornali che riguardano l’incidente.
Se l’investigatore riceve comunicazioni che dichiarano la responsabilità, specialmente da parte di un presunto gruppo, la comunicazione deve prima essere
analizzata per determinare la sua autenticità. In alcuni casi, il gruppo identificato può essere scagionato.
Omicidio
207
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
La traccia di un atteggiamento estremistico che prevale maggiormente è quella
degli scritti. L’investigatore deve cercare materiale di letture (come opuscoli,
registrazioni o libri) riguardanti il sistema di credenze dell’offender. Altri oggetti da cercare comprendono:
• elementi fisici di un gruppo o di un sistema di credenze, come uniformi,
attrezzature paramilitari o gioielli (anelli o collane che contengono i simboli del gruppo);
• diari, files, diagrammi, schizzi, registrazioni o ritagli di giornali riguardanti l’omicidio;
• rapporti di viaggi, ricevute di motel o contratti d’affitto;
• documentazioni di acquisti di qualsiasi tipo di arma da fuoco.
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CASE STUDY 127.01: OMICIDIO ESTREMISTICO-POLITICO
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Background
L’abuso e la trascuratezza durante la sua infanzia hanno condizionato Joseph
Paul Franklin a una vita di fallimenti e di sentimenti di inadeguatezza. Queste
insofferenze sono state rafforzate da un incidente accadutogli durante l’infanzia
che l’ha privato della vista all’occhio sinistro. Gli anni di derisioni, punizioni e critiche lo hanno fatto diventare un adolescente problematico, un delinquente che non
ha terminato il liceo nonostante avesse un’intelligenza sopra la media.
Franklin inizialmente accetta e decide di seguire il Ku Klux Klan, il partito nazista americano, e infine il partito fascista dei Diritti dello Stato Nazionale. Tuttavia,
sviluppa presto uno scopo di vita che non viene sufficientemente perseguito da
queste organizzazioni. Sente che mancano della professionalità e dell’impegno
necessari per la sua missione.
La sua prima espressione di odio nei confronti dei neri avviene nel 1976, quando scrive una lettera di minaccia al presidente Jimmy Carter contro i neri e aggredisce una coppia mista. La presa di mira di uomini neri accompagnati da donne
bianche diventa una caratteristica della vittimologia per le aggressioni successive
e più letali per le quali Franklin è stato sospettato.
Vittimologia
Il 7 ottobre 1977, Alphonse Manning e Toni Schwenn, entrambi ventitreenni,
hanno appena concluso un pomeriggio dedicato alle compere al centro commer-
208
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
ciale di Madison, Wisconsin. Stanno per uscire dal parcheggio quando la loro auto
viene urtata sul retro. Il guidatore dell’auto verde scuro usce quindi dalla vettura e
comincia a sparare a Manning e a Schwenn. Manning viene colpito due volte,
Schwenn quattro. Muoiono entrambi a causa delle ferite; Manning è un uomo
nero, Schwenn una donna bianca.
Il 22 luglio 1979 a Doraville, Georgia, Harold McGiver, di 29 anni, ha finito il suo
turno al ristorante Taco Bell che l’uomo dirige. Mentre cammina dalla porta principale del ristorante verso la sua auto, vengono sparati due colpi da una zona
boscosa a 45 metri di distanza. McGiver è ferito a morte dal cecchino.
L’8 agosto del 1979, in un Burger King di Falls Church, Virginia, il ventottenne
Raymond Taylor è seduto a un tavolo per la cena. Alle 21.50 si sente un vetro
andare in frantumi mentre un proiettile ad alta velocità attraversa la vetrina del lato
est dell’edificio. Taylor viene dichiarato morto nell’ospedale della contea di
Arlington.
Il 21 ottobre 1979, Jesse Taylor e la sua compagna Marian Bresette stanno tornando a casa da un’uscita familiare con i loro tre figli quando decidono di fermarsi a un supermercato per comprare qualcosa da mangiare. I bambini rimangono
in macchina mentre i genitori entrano nel negozio. Poco dopo, la coppia esce dall’edificio e attraversa il parcheggio per raggiungere l’auto. Non appena Taylor raggiunge l’auto, viene colpito da un proiettile proveniente da un mucchio di cespugli, a circa 60 metri di distanza. Taylor collassa sull’auto mormorando «no, no, no».
Altri due proiettili lo colpiscono, facendolo cadere a terra. Bresette, inginocchiata
e urlante accanto al marito morto, viene poi colpita una sola volta al petto dallo
stesso cecchino, morendo all’istante.
Il 12 gennaio 1980 Lawrence Reese di 22 anni ha appena finito di cenare al
Church’s Fried Chicken di Indianapolis. Sono le 23.10 ed è in piedi con la schiena rivolta verso la vetrina del ristorante mentre aspetta che gli ultimi clienti della
giornata se ne vadano. Reese è un cliente regolare: di solito si reca lì prima della
chiusura per mangiare del pollo in cambio di un aiuto nella pulizia del locale prima
della chiusura. All’improvviso la vetrata dietro di lui si infrange. Reese si trascina
per quattro o cinque passi in avanti e cade a terra. Muore a causa di un solo colpo
sparato da un cecchino.
Due giorni dopo, attorno alle 22.50, Leo Watkins e suo padre sono appena arrivati al Qwic Pic Market, un piccolo centro commerciale di Indianapolis. Watkins
assiste spesso suo padre che lavora come disinfestatore. Watkins è in piedi, rivolto verso la strada, mentre suo padre sta mischiando gli ingredienti chimici che
avrebbero usato quella sera. Stanno aspettando che l’ultimo cliente esca prima di
cominciare. Watkins è lì in piedi da circa 5 minuti quando viene colpito all’improvviso al petto da un proiettile che lo trapassa ed esce dalla parte superiore destra
della schiena. L’uomo, ferito mortalmente, corre per circa 600 metri davanti al
negozio, lungo un corridoio, prima di cadere a terra.
Omicidio
209
Il 29 maggio 1980 a Fort Wayne nell’Indiana, Vernon Jordan, il presidente della
Lega Urbana Nazionale, partecipa a un incontro della Lega Urbana all’hotel
Marriott. Le attività del giorno sono state completate e Jordan passa la serata con
uno dei partecipanti, Martha Coleman. Sono circa le 2.10 di notte quando
Coleman riporta Jordan all’hotel. Non appena Jordan esce dall’auto di Coleman,
viene colpito una sola volta da un proiettile sparato da una zona erbosa a circa
45 metri di distanza. Jordan è uno dei pochi sopravvissuto all’aggressione dell’offender.
Dante Brown, 13 anni, e Darrel Lane, 14 anni, di Cincinnati, non sono stati così
fortunati. Il 6 giugno del 1980, i due ragazzi decidono di andare a piedi fino a un
discount lì vicino. Sono a circa a 150 metri piedi dall’attraversamento ferroviario,
quando partono quattro colpi. Entrambi i ragazzi vengono colpiti due volte. Darrel
muore immediatamente, Dante sopravvive solo per qualche ora in più.
Il 5 giugno del 1980, Kathleen Mikula, di 16 anni, e Arthur Smothers, di 22,
sono fuori a fare una passeggiata. Alle 24.14 di notte stanno attraversando un
ponte nella periferia di Johnstown, Cincinnati, Ohio, quando Smothers viene colpito da tre proiettili. Mikula è colpita due volte dallo stesso cecchino, appostato in
una zona boscosa a circa 45 metri di distanza. Entrambi muoiono a causa delle
ferite riportate.
David Martin, di 18 anni, si è appena diplomato al liceo di Salt Lake City e ha
cominciato a lavorare a tempo pieno durante l’estate per la manutenzione di edifici per la Norwest Pipeline. Nonostante abbia pianificato di tornare a studiare
all’università dello Utah nel giro di alcune settimane, il suo datore di lavoro gli propone di continuare a lavorare per lui. Avrebbe lavorato part time con orari adattati al suo programma scolastico (una concessione fatta nei suoi riguardi, poiché il
ragazzo si è dimostrato un abile lavoratore).
Martin è sempre stato un buon dipendente e un giovane responsabile; ha
rinunciato anche alla squadra di baseball per il lavoro pomeridiano. Il suo amico
Ted Fields, di vent’anni, suo collega alla Northwest Pipeline, ha la stessa reputazione di eccellente lavoratore. Ha cominciato come impiegato della corrispondenza dopo il diploma scolastico ottenuto nel 1978 ed è già arrivato alla posizione di
revisore dei dati operazionali. C’è un futuro brillante davanti a questi due giovani.
Il 20 agosto, di sera, decidono di andare a correre al Liberty Park con altre due
ragazze. Attorno alle 22.15 escono dal lato ovest del parco e stanno attraversando l’incrocio della quinta strada con la nona sud. Mentre si avvicinano al centro
dell’incrocio, sentono un forte rumore. Fields cade a terra, gridando di essere
stato colpito. Il resto del gruppo pensa che stia scherzando e gli dicono di smettere di scherzare. Altri due proiettili colpiscono Fields, mentre Martin e una delle
donne cercano di trascinarlo attraverso la strada. Sono quasi arrivati al bordo del
marciapiede, quando Martin viene colpito; il giovane grida alle due donne di correre in cerca di aiuto, perché anche lui è stato ferito. Un uomo in auto, che in quel
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
momento sta attraversando l’incrocio, credendo che gli spari vengano dal lato est
della strada, gira la sua macchina per cercare di bloccare ulteriori tentativi da
parte del cecchino. Successivi colpi lo spingono a tornare in macchina, mentre
cerca di accorrere in soccorso di Fields e di Martin. Vede molte altre pallottole colpire i due giovani distesi a terra. Fields e Martin sono entrambi morti quando arrivano all’ospedale. Una delle giovani donne viene colpita al gomito, ma non è ferita gravemente. Fields viene colpito tre volte, Martin cinque.
Tutte le vittime di sesso maschile di Franklin erano nere. Tutte le vittime di
sesso femminile erano bianche e in compagnia di uomini neri. Vernon e Jordan,
le uniche due vittime coinvolte in attività per i diritti civili, paradossalmente sono
state anche le uniche due sopravvissute in seguito alle ferite riportate.
Ognuna delle vittime è diventata un bersaglio a causa della sua razza o di
apparenti affiliazioni razziali. L’offender aveva un criterio ben definito in testa,
come dimostrato dalle somiglianze di età, razza e compagnie. Tuttavia, le vittime
erano vittime occasionali (come la persona più vicina alla vetrina o la prima ad
apparire nel mirino del cecchino). Franklin sceglieva zone con la presenza di molti
possibili bersagli, quartieri di neri e aziende frequentate da neri.
Indicatori sulla scena del crimine
In gran parte degli omicidi sono state notate molte correlazioni sulla scena del crimine. Sei dei dieci spari si sono concentrati in un lasso di tempo di due ore, tra le
21.50 e le 23.30. Gli altri due episodi sono avvenuti tra le 18.40 e le 19.00, e uno
alle 2.10 di notte. Le ore serali hanno giocato un ruolo importante, consentendo
al tiratore – un uomo bianco – di insinuarsi quasi senza essere notato in quartieri in predominanza neri, e di posizionarsi in un punto favorevole che gli ha permesso di uccidere con un unico colpo, spesso da 90-130 metri. Questi punti favorevoli erano colline, boschi, poggi e vicoli, spesso bui rispetto al luogo dove si trovava
la vittima. Gli spari, partiti tutti da una lunga distanza (tranne il primo), andavano
dai 30 ai 130 metri, con un solo omicidio a distanza media di 12 metri. Tutti gli
spari hanno coinvolto dei luoghi pubblici che, in pratica, potevano aumentare il
rischio per l’offender; tuttavia, questo è stato ridotto dalla distanza da cui realizzava lo sparo, dalla mancanza di traffico pedonale, dall’oscurità delle ore serali e
dalla scarsa illuminazione. Molte delle vittime si trovavano all’aperto in un parcheggio o in strada. Le tre vittime uccise dentro a un edificio erano sedute o in
piedi vicino a delle grandi vetrine, in locali ben illuminati. La scarsità di prove fisiche (una traccia di pneumatico, un’orma e una manciata di bossoli trovati sulle
dieci scene del crimine) è stata indicativa della preparazione dell’offender. La
mancanza di testimoni – nonostante gli scenari pubblici degli omicidi indicavano
anche la compostezza e la pianificazione dell’offender – e l’ubicazione generale
di ogni incidente – vicino a una strada principale che consentiva una facile e
Omicidio
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veloce fuga dalla scena del crimine – hanno rivelato un approccio metodico di un
offender organizzato. Non solo questo piano gli ha consentito di creare velocemente distanza tra sé e l’omicidio, ma gli ha permesso anche di svanire nel denso
traffico di una grande autostrada.
Reperti d’interesse forense
La scelta dell’arma del delitto è servita a un duplice scopo: ha consentito all’offender di creare distanza tra sé e la vittima e ha fornito anche una migliore percentuale di letalità con pochi colpi. I due omicidi che non hanno coinvolto una pallottola calibro 30 o 30-06 sono stati quelli realizzati da vicino o a media distanza.
In questo caso, l’utilizzo di un’arma di grosso calibro – una Magnum calibro 357
e una Magnum calibro 44 – ha inflitto ugualmente ferite mortali. Molte delle ferite sono state al petto che hanno danneggiato organi vitali come cuore, polmoni,
fegato e i grandi vasi sanguigni del torace. Molte delle vittime sono state uccise
con un solo colpo. La presa di mira precisa degli organi vitali (che in alcuni casi
ha richiesto l’uso di un mirino telescopico) è stato un altro fattore che ha rivelato
un offender abile e di esperienza. Pochi i casi di ferite multiple, specialmente
quando sono state coinvolte vittime di razze diverse (coppie miste): Franklin continuava a sparare finché non si muovevano più. La precisione del tiro era perfetta: trentadue pallottole sono state sparate su queste vittime senza mancare un
colpo.
Indagine
Il 25 settembre del 1980, un agente di polizia sta investigando su una rapina in
una stazione di servizio a Florence, Kentucky; cammina di fianco a una Camaro
marrone parcheggiata allo Scottish Inn Motel, quando nota un’arma sul sedile
anteriore dell’auto. Un controllo della patente rivela che è stato emesso un mandato da Salt Lake City, Utah, nei confronti del proprietario del veicolo, Joseph Paul
Franklin. La sua macchina è stata vista da alcuni testimoni vicino al luogo dove
sono stati ritrovati i bossoli degli omicidi di Fields e Martin. Poco dopo essere stato
preso in custodia per l’interrogatorio, Franklin fugge da una finestra. Si lascia dietro un’auto piena di armi e arnesi che lo indicano come il sospetto non solo degli
omicidi dello Utah, ma anche della serie degli attacchi da tiratore scelto che hanno
causato quattordici morti e due feriti. In più, viene sospettato di qualcosa come
una dozzina di rapine in banca. Franklin scappa prima a Cincinnati, ma
finisce per essere catturato in una banca del sangue (l’offender frequentava le
banche del sangue per guadagnare dei soldi). Franklin viene interrogato da un
agente dell’FBI durante il viaggio di estradizione, di ritorno dallo Utah. Durante l’interrogatorio non ammette la sua colpevolezza, ma nel giro di ventiquattro ore con-
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
fessa a sua moglie e a un compagno di cella la sua colpevolezza per tutti gli omicidi, tranne quello di Vernon Jordon. Nel periodo in cui sono avvenuti gli omicidi,
Franklin è collegato a molte delle città attraverso ricevute di hotel firmate con nomi
falsi, armi comprate o vendute, apparizioni di una macchina simile alla sua vicino
alle scene del crimine, o descrizioni che corrispondono alla sua persona. Inoltre,
si è legato in modo circostanziale a molti degli omicidi attraverso la sua stessa
ammissione di familiarità con le scene del crimine reali. Il fanatismo che ha logorato Franklin appare durante la sua adolescenza, come si evince da una fotografia che lo ritrae mentre con orgoglio fa il saluto nazista, indossando sul braccio
una fascia con la svastica. Sua sorella si ricorda che Franklin ha sempre creduto
nel nazismo e nella separazione delle razze. Franklin aveva deciso che da adulto
non sarebbe stato deprivato del suo bisogno di appartenenza e di essere speciale; tutte motivazioni che la sua infanzia gli aveva negato. Questa mancanza di
attenzione e i suoi sentimenti di scarsa autovalutazione hanno richiesto delle
misure speciali per dare valore alla sua vita e per comunicare il suo obiettivo centrale: «Ripulire l’America». Franklin aveva deciso che il suo messaggio sarebbe
stato preso seriamente solo se fosse stato scritto con il sangue.
Conclusione
Joseph Paul Franklin è stato dichiarato colpevole di quattro capi d’imputazione per
violazione dei diritti umani delle vittime e di due imputazioni per omicidio. È stato
condannato a quattro ergastoli. Il 21 agosto del 1990, Franklin è stato intervistato
da una radio di Salt Lake. In un’ora di intervista, dopo essersi rifiutato di fare commenti sulla sua colpevolezza, gli è stato di nuovo chiesto se aveva commesso gli
omicidi. Ha sospirato e ha risposto di sì. Quando poi è stato ancora provocato dal
conduttore radiofonico, ha risposto: «La risposta è sì. Non discuterò oltre se non
per dire sì».
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127.02 OMICIDIO RELIGIOSO
Le credenze religiose possono ispirare un omicidio. Anche se gran parte della
discussione su questo tipo di delitti si concentra su quelli resi noti come mossi
dall’identificazione con Satana, vi sono anche omicidi commessi nella pratica
della religione personale. Proprio perché la pratica spirituale è così soggettiva, i
seguaci di religioni, anche largamente riconosciute, possono fare scelte omicidiarie. Più tali pratiche vengono scostate dalla corrente principale, più l’omicidio
deve essere associato alle malattie mentali, sempre più ricondotte a fenomeni di
iperreligiosità. Propria della schizofrenia è la singolarità di pensiero: per gli schi-
Omicidio
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zofrenici religiosamente tormentati, la spiritualità può, infatti, condurre alla violenza. Le allucinazioni di comando9 possono obbligare un individuo a commettere un omicidio. Coloro che sperimentano episodi maniacali – quando la loro
ostentazione di grandezza è di tipo religioso – possono esprimersi con la violenza. In religioni che incoraggiano l’omicidio (dai culti violenti alle sette islamiche
intolleranti), la proscrizione per l’omicidio può essere ritrovata in scritti o prediche dei leader spirituali con cui si identifica l’assalitore. Mentre l’omicidio rituale religioso viene alimentato dall’ideologia, parte della motivazione può non avere
nulla a che fare con la religione stessa, ma con conflitti nella vita dell’offender.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Le vittime del rituale religioso possono essere degli sconosciuti o
dei conoscenti dell’offender. Più una vittima è coinvolta in un inganno, più è
probabile che essa sia più vicina all’offender. Una prima base per sospettare
della religione come movente è l’assenza di conflitto tra vittima e assalitore,
anche quando i due si conoscono. Data la relativa spontaneità di molti omicidi
religiosi, le vittime sono più spesso solo bersagli opportunistici.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. L’influenza
religiosa su un crimine viene manifestata con l’uso di simboli e di messaggi religiosi sulla scena del delitto: oggetti abbandonati, riferimenti religiosi su pezzi di
carta, perfino deturpazione del cadavere. Altre rituali caratteristici possono
essere presenti, dall’uso del sangue della vittima alla presenza di altro materiale non attinente e non necessario alla commissione del crimine.
Segni di rituali sulla scena del crimine vengono spesso legati a un omicidio a
sfondo sessuale. Quest’ultimo è più comune e quindi legittima la prima considerazione quando l’aspetto della scena del crimine comunica la sensazione che
l’omicidio sia stato realizzato in un modo particolare. Comunque, gli omicidi a
sfondo sessuale evidenziano la presenza di sperma o il posizionamento evidente di un corpo che si mostra alla vista per una seguente fantasia masturbatoria.
L’esame postmortem in un omicidio a sfondo sessuale può rivelare anche attività che coinvolgono gli organi genitali. Gli omicidi a sfondo sessuale possono
spingere l’offender a prelevare dalla scena del crimine degli oggetti ricordo
come fossero trofei, o possono rimandare a uno scenario coesistente con una
rapina. Un offender ispirato dalla religione, al contrario, aggiunge il proprio
9 Le allucinazioni di comando, o command hallucinations, sono vere e proprie percezioni uditive di ordini nei confronti degli offender. Di solito, la voce udita è di origine mistica: satana, una
divinità, un parente morto o una figura religiosa [NdR].
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
senso di santità alla scena, invece di rubare oggetti da essa. Quando un omicidio sembra avere una natura ritualizzata senza riferimenti sessuali, allora bisogna considerare solo il movente religioso. Le armi non devono necessariamente avere una connotazione religiosa. Tuttavia, la scelta dell’arma è un aspetto
importante, poiché parte di un rituale religioso può imporre un’arma specifica.
L’uso di armi insolite, come le spade, attesta una ragionamento particolare in
relazione al simbolismo religioso. L’investigatore deve stare attento a non confondere un crimine motivato dall’odio con un crimine in nome della fede, sebbene possano essere copresenti. Quando la scena del crimine è di matrice spirituale, il delitto con più probabilità è motivato dall’odio che prende di mira la
religione che proprio lì viene rappresentata.
Staging. Gli omicidi a sfondo religioso mirano in parte ad agire per conto di
una divinità o a entrare in contatto con essa. Coloro che attuano crimini a sfondo religioso sono più preoccupati per come appariranno davanti alla figura divina, piuttosto che per la trasgressione della legge. Quindi, mentre alcuni delitti
possono sembrare omicidi a sfondo religioso, questi ultimi, invece, non vengono mai inscenati per sembrare qualcosa di diverso.
Considerazioni investigative
La disorganizzazione della scena del crimine riflette la spontaneità dell’atto e le
tensioni o la disorganicità dell’offender. La prova che il reato sia a sfondo religioso, o che siano coinvolte malattie mentali, guiderà la ricerca dell’offender in
una zona prossima alla scena del crimine.
Per gli investigatori è importante riconoscere le caratteristiche del crimine e
la fede religiosa a cui esso si ispira. L’offender può non essere un aperto devoto; tuttavia, nel caso in cui un omicida esprima le sue pratiche religiose attraverso le uccisioni, la polizia sarà in grado di trovare nella sua abitazione le prove di
un’osservanza di specifici culti, specialmente l’uso di rituali o di simbologie particolari. Queste prove comprendono anche scritti, registrazioni e altri messaggi
che l’offender potrebbe raccogliere in casa sua.
I sospettati che vengono analizzati possono avere subito una recente perdita o
possono aver perso gran parte della loro autostima a causa di un rifiuto. Le azioni in nome di «dio» si manifestano con gesti drammatici, fatti per ristabilire un
senso di autorità in coloro che hanno delle difficoltà a gestire esperienze traumatiche. La vittima può o meno essere collegata a questa loro disperazione. Per alcuni assassini religiosi il rifiuto avviene sul piano sentimentale e la rabbia è espressa tramite il veicolo religioso; spesso dopo l’omicidio viene scelta un’altra vittima.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Vedi suggerimenti al caso 127.
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CASE STUDY 127.02: OMICIDIO RELIGIOSO
Con la collaborazione di Michael Welner
Background
La polizia viene chiamata a intervenire in una piccola e tranquilla palazzina di
Brooklyn in cui Rose, una donna di 81 anni, è stata trovata morta dall’amministratore del condominio. Poiché la donna non si è presentata a un appuntamento con
la nipote il pomeriggio del giorno prima, questa ha cominciato a preoccuparsi e si
è recata nel suo palazzo.
Quando la donna chiede informazioni ai vicini, questi non le sanno dire molto;
la nipote, allora, va a cercare l’amministratore che sta guardando nell’appartamento di Rose attraverso una finestra, cui si può accedere tramite le scale antincendio. Da lì, la vedono distesa a terra, morta.
Quando la polizia ispeziona l’edificio, bussa alla porta della vicina del piano
superiore, Carmela Cintron. Questa non risponde, così la polizia sale le scale
antincendio esterne per guardare dentro il suo appartamento. Quando un agente
si affaccia alla finestra sul retro, Carmela corre in bagno. L’agente richiama allora
alcuni dei suoi colleghi, i quali entrano nell’appartamento dalla porta principale,
che non è chiusa a chiave. In seguito Carmela confessa, con una dichiarazione
scriteriata e confusa, e viene accusata dell’omicidio di Rose.
Vittimologia
Rose ha vissuto da sola per molti anni in quell’appartamento al secondo piano.
Carmela e Rose all’inizio erano in buoni rapporti; Carmela andava spesso a trovare Rose e a prendere un caffè a casa sua.
Poco prima, quell’anno, Carmela aveva messo sotto sopra il suo appartamento, presa da uno scatto di rabbia e Rose era venuta a sapere dell’accaduto da un
parente. Di conseguenza, Rose non si era più sentita sicura a ricevere Carmela
nel suo appartamento e aveva chiesto alla donna di non tornare più.
Ciononostante, Carmela ha continuato occasionalmente a frequentare l’appartamento di Rose in presenza di altri ospiti. Un’amica così ha ricordato: «Carmela le
aveva chiesto del denaro. Quando Rose si è rifiutata, Carmela ha iniziato a comportarsi in modo strano. Rose la lasciava entrare nell’appartamento perché era
una donna gentile… ma aveva paura di lei». A un’altra amica Rose ha confessato che Carmela «doveva pensare che lei avesse molto denaro solo perché aveva
venduto il suo appartamento».
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Indicatori sulla scena del crimine
Non c’erano segni di scasso e tutto ha fatto pensare che l’offender fosse entrato
nell’appartamento dalla finestra sul retro, usando le scale antincendio. Per terra,
sotto la finestra, c’erano numerosi vasi di piante in frantumi.
Rose è stata trovata in un lago di un liquido che sembrava sangue, completamente vestita. Il suo corpo era stato ricoperto di cibi diversi. C’era anche del caffè
macinato sul cadavere e tutto intorno al corpo. La polvere di caffè era sparsa, a
causa del movimento del braccio di Rose morente, sul cibo che era stato gettato
sul pavimento, prima che cadesse su di esso. Gli schizzi di sangue indicavano che
l’anta del frigorifero era stata aperta prima che la dona morisse. Ciò significa che
l’aggressore ha cominciato ad attaccare Rose dopo aver aperto il frigorifero. Sulla
scena non è stata trovata alcuna arma.
Mentre la posizione del cadavere, sul pavimento della cucina, accanto al frigorifero, era alquanto disordinata, non sono stati rintracciati altri segni in nessun’altra
parte della casa e non c’erano stracce di furto o indicazioni di oggetti mancanti.
Reperti d’interesse forense
Rose presentava un gran numero di lividi e diverse costole rotte; la causa della
morte è stata lo strangolamento e una frattura composta dell’osso del collo. La
posizione dei lividi indicava che parte delle ferite era stata inflitta dal bastone da
passeggio di Rose. Altri lividi erano stati causati da pugni e calci o da un’altra
arma smussata. Non c’erano segni di un trauma sessuale.
Indagine
Carmela, che lavora come aiutoinfermiera in un ospedale di Manhattan, prende
un periodo di aspettativa nella primavera del 1997, per sottoporsi a una serie di
interventi nei mesi successivi. Nello stesso periodo, viene trasportata in ambulanza al Beth Israel Medical Center dopo aver girato nuda intorno al suo vicinato.
Carmela già in passato aveva distrutto il suo appartamento, e per l’ansia aveva
gettato oggetti in giro per la casa; c’erano anche stati episodi di allucinazioni,
durante i quali la donna parlava senza coerenza. Non aveva mai abusato di alcun
tipo di sostanze.
Carmela ha problemi economici. Teme di perdere i benefici per la sua infermità perché è rimasta in aspettativa troppo a lungo. Continua a rimanere profondamente legata all’ex marito Luis, che in quel periodo si trova in carcere. Gli porta
spesso dei regali sperando di convincerlo a tornare con lei. Luis la chiama con
telefonate a carico del destinatario che costava a Carmela bollette da centinaia di
dollari ciascuna.
Omicidio
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Carmela già più volte ha aggredito sua nonna, in particolar modo quando questa si è rifiutata di darle del denaro per Luis. Nell’aggressione più grave le rompe
cinque costole su un lato e sette sull’altro, camminandole sulla schiena.
Luis si è risposato, ma nonostante ciò è rimasto in contatto con Carmela e le
scrive lettere che fanno pensare a un interesse sentimentale. Quando Carmela
scopre che il giorno dopo aver fatto visita a Luis in prigione con un regalo di compleanno, anche la moglie dell’uomo è stata lì, la donna rimane sconvolta.
All’inizio di agosto, il suo prete nota che Carmela ha un atteggiamento più regolare, spesso rimane isolata durante la preghiera e frequenta la messa in maniera
assidua.
La notte prima dell’omicidio, Carmela chiede ad un ragazzo che conosce di montarle una cyclette. Come ricorda la stessa Carmela: «Ero arrabbiata, volevo perdere peso. Stavo pensando al fatto di stare da sola… ero confusa e non riuscivo a
dare ordine ai miei pensieri… non riuscivo a calmarmi». Il ragazzo si spaventa
quando Carmela sale sull’attrezzo e iniziava a pedalare furiosamente. Il giovane
corre allora fino a casa, dicendo alla madre che Carmela sembrava «posseduta».
La mattina seguente, Carmela esce sulle scale antincendio e comincia a lanciare delle piante a terra, sulla strada sottostante, poi passa ai piatti. Corre giù
dalle scale, dal terzo al secondo piano.
Entra nell’appartamento di Rose attraverso la finestra dalla cui si accede direttamente alla cucina. Non c’è nessuno. Dopo circa quindici minuti, Rose arriva e
dice a Carmela: «Cosa ci fai qui? Esci da casa mia».
Carmela, sentendosi rifiutata, prende Rose per la testa e la sbatte contro un
angolo della stanza, impedendole di uscire; non smette di aggredirla fino a che
Rose non muore.
Una ricerca più dettagliata nell’appartamento di Carmela rivela la presenza di
immaginette, candele e altri simboli della pratica della Brujeria. Questa chiesa
afrocaraibica è molto diversa dalla sua. Gli interrogatorii agli amici stabiliscono
che poco prima di uccidere, Carmela è andata a cercare un Bruja, ovvero un prete
di quella religione, perché le facesse un incantesimo.
Durante l’indagine Carmela si dimostra reticente nel parlare della Brujeria,
come è tipico di gran parte dei praticanti di una setta. Allo stesso modo, non parla
dei suoi sentimenti e delle reazioni nei riguardi di Rose e non rivela mai i contenuti delle sue conversazioni telefoniche. Soltanto grazie a indizi forniti da amici e
conoscenti stretti, gli investigatori sono in grado di stabilire che lo scopo dell’incantesimo era quello di riavere Luis per sé.
Quando le viene chiesto dei vasi lanciati, dei piatti rotti, dell’attacco a Rose e
del motivo per cui aveva sparso il caffè a terra, Carmela offre delle spiegazioni
ragionevoli e nega con veemenza che questi comportamenti abbiano a che fare
con la Brujeria. Tuttavia, dopo aver consultato esperti di questa pratica, viene alla
luce il significato spirituale della polvere di caffè e dei vasi rotti.
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Conclusione
A Carmela è stato diagnosticato un disturbo di personalità borderline e un breve
episodio di psicosi causato dalla separazione. Poiché era in grado di comprendere ciò che era sbagliato nelle sue azioni, ma al momento del crimine era mentalmente instabile, l’accusa le ha offerto l’opportunità di dichiararsi colpevole di omicidio colposo, cosa che lei ha poi fatto.
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128: OMICIDIO PER PIETÀ O EROISMO
Gli omicidi per pietà/eroismo vengono commessi nei riguardi di vittime in condizioni critiche di salute. L’offender per pietà crede che la morte possa alleviare le sofferenze della vittima. L’offender per eroismo non è in grado di salvare
la vittima dalla morte.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Le vittime degli assassini per pietà o per eroismo sono simili. Gli
offender per pietà prendono quasi sempre di mira malati terminali, anziani o
infermi. Di solito, si tratta di pazienti di un ospedale, di una casa di cura o di
altre istituzioni di questo genere. La vittima ha con l’offender un rapporto di
tipo cliente-prestatore di cure. La vittima raramente è scelta a caso, ma è conosciuta dall’offender. L’ambiente della vittima e il suo stile di vita sono a basso
rischio, tuttavia ciò che aumenta il suo livello di pericolo è la mancanza di autonomia o il suo stato di salute. Il rischio dell’offender varia a seconda dell’ambiente in cui opera: il grado di autonomia o di controllo, i turni di lavoro e il
numero di colleghi presenti.
Le vittime di un offender per eroismo possono includere pazienti in condizioni critiche, poiché un’emergenza medica, come un arresto cardiaco, non
desterebbe sospetto. I neonati sono compresi tra le probabili vittime di un
offender eroico a causa della loro muta vulnerabilità. Quando la scena del crimine è all’interno di un’istituzione, la vittima scelta è una d’occasione, e la vulnerabilità imposta dalla malattia o dall’età innalza il suo rischio. In un ambiente al di fuori di un’istituzione, la vittima di un offender eroico è un bersaglio
casuale che diventa una occasionale perché si trova, per esempio, nell’edificio
in cui il piromane appicca un incendio o in una zona in cui lavora il personale
dell’emergenza medica.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Per molti
offender per pietà l’arma del delitto è un’arma d’occasione, spesso molto comu-
Omicidio
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ne nell’ambiente in cui ha luogo l’omicidio (droghe, siringhe per iniezioni d’aria
o sostanze tossiche, per esempio). I segni di lotta sono minimi o del tutto assenti. In un’istituzione, l’offender eroico causa la crisi, di solito mediante l’uso di
droghe. Le siringhe, le fiale di medicinale e gli oggetti simili dovrebbero essere
raccolti per analizzare le medicine o le sostanze peculiari al caso o alla condizione del paziente. Nei casi di emergenza l’offender eroico è opportunamente presente. Se la morte sospetta ha a che fare con un incendio, si possono trovare
sulla scena elementi che suggeriscano un incendio doloso.
Staging. In un certo senso lo staging è l’elemento centrale di questo tipo di omicidio. L’assassino per pietà sistema il corpo affinché questo evidenzi una morte
naturale e pacifica. Il decesso viene quasi sempre fatto apparire naturale, ma è
possibile che venga inscenato come un incidente o come un suicidio. Per l’offender eroico si tratta di simulare una situazione, come una crisi letale, in cui
l’offender reciti il ruolo del protagonista che, però, non riesce a salvare la vittima. Un vigile del fuoco o un piromane appiccano un incendio solo per poi precipitarsi indietro per il salvataggio. Un infermiere o un assistente medico
rispondono tempestivamente alla crisi del paziente, nonostante siano stati loro
stessi a provocarla. Il bersaglio viene fatto apparire come una vittima di una
calamità naturale (per esempio, un arresto cardiaco), un incidente (un cortocircuito che origina un incendio), o perfino un’attività criminale (un borseggio,
una rapina, un incendio doloso).
Comuni reperti d’interesse forense. Dato che il caso potrebbe non essere considerato sospetto, è necessario condurre un’analisi dettagliata. Si possono
richiedere la riesumazione e un’analisi tossicologica. Molte volte, se la causa
della morte sembra naturale, non viene effettuata alcuna autopsia, ma analisi
successive rilevano tracce di avvelenamento, costole rotte o altri segni di una
morte sospetta.
È bene operare una biopsia al fegato, analisi complete del sangue, test tossicologici di sangue e urine, e analisi dei capelli in cerca di arsenico e altre
droghe (specialmente digoxina, lidocaina e altre sostanze che paralizzano la
muscolatura liscia). In caso di sospetta asfissia è necessario controllare emorragie petecchiali, operare una radiografia in cerca di costole rotte e così via. Nel
caso di un assassino eroico le analisi postmortem devono valutare i livelli tossicologici delle droghe iniettabili come la digoxina, la lidocaina e il cloruro di
potassio.
Considerazioni investigative
Il sospetto di un omicidi per pietà può essere indicato da un aumento del numero delle morti, specialmente se avvenute in circostanze sospette. È necessario
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controllare le morti dubbie alla ricerca di corrispondenze tra i turni lavorativi
dell’individuo sospettato e di pazienti assegnati a quel turno. In nove casi di
omicidi per pietà, citati in un articolo dell’American Journal of Nursing, le corrispondenze tra la presenza del sospettato e l’alto numero di morti dubbie è
stato considerato una prova sufficiente per indire un processo e presentare
accuse formali davanti a una giuria.
Nel mondo medico, quando si è in presenza di un livello insolitamente alto
di rianimazioni cardiopolmonari di successo e, allo stesso tempo, di un tasso di
morti eccezionalmente alto, è bene avviare un’indagine per controllare che tutto
sia in regola. Numerosi arresti cardiaci respiratori sofferti da uno stesso paziente devono destare perplessità come i casi di arresti cardiopolmonari che hanno
luogo in assenza di testimoni o di pazienti che subiscono più di un arresto cardiaco e non rispondono ai tentativi di rianimazione. Si potrebbe pensare a un
omicidio eroico nel caso in cui l’offender arrivi per primo sulla scena e conosca
perfettamente le misure necessarie per risolvere il problema.
È importante avviare un’indagine sul passato lavorativo del sospettato: l’investigatore deve rintracciare frequenti cambi di impiego e un conseguente aumento della mortalità corrispondente al periodo durante cui l’offender lavorava in
un determinato centro. Altre considerazioni includono un aumento dei casi di
arresto cardiopolmonare o di morti in una categoria particolare di pazienti, di
arresti cardiopolmonari o morti inaspettate considerando le condizioni del
paziente, di morti cardiopolmonari concentrate durante un particolare turno o
analisi postmortem che rivelino la presenza di sostanze tossiche nell’organismo.
Per l’assassino eroico gli interrogatorii dei colleghi possono rivelare che
l’offender dimostrava un livello insolitamente alto di eccitazione o di ilarità
durante la partecipazione alle manovre di rianimazione. Le conversazioni spesso potevano incentrarsi sul salvataggio.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Tra gli oggetti da cercare nell’abitazione dell’offender ci sono fiale di medicinali e scritti riguardanti l’utilizzo di droghe che non hanno nulla a che fare con il
mestiere dell’offender (per esempio, il Physicians’ Desk Reference)10. Altri sug10 Negli Stati Uniti le schede tecniche dei vaccini e di tutti i farmaci commercializzati in
America sono inserite in un volume dal titolo Physicians’ Desk Referente, PDR, e hanno circa
l’80% di informazioni in più delle corrispondenti schede italiane: i medici e i consumatori americani, quindi, possono conoscere l’80% degli effetti collaterali in più di quanto spesso conoscono
i medici italiani, in base alle schede tecniche diffuse in Italia. Il Physicians’ Desk Reference viene
pubblicato una volta all’anno.
Omicidio
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gerimenti includono diari e fotografie. L’assassino per pietà può conservare i
necrologi delle vittime. Per quanto riguarda l’assassino per eroismo, è bene cercare articoli di giornali che descrivono precedenti tentativi di salvataggio e
attrezzature per appiccare incendi. L’investigatore deve controllare tutti gli
scritti trovati e cercare sottolineature e modifiche del testo.
128.01: OMICIDIO PER PIETÀ
La morte per mano di un assassino misericordioso ha luogo nel momento in cui
l’offender sostiene o crede che le sofferenze della vittima debbano essere alleviate e che sia suo dovere farlo. Molto spesso la motivazione reale di un omicidio compassionevole ha poco a che fare con i sentimenti di comprensione e
pietà per la vittima. Il motivo reale è di solito un senso di potere e controllo che
l’offender ottiene attraverso gli omicidi. I casi studiati dimostrano che spesso
questi offender commettono delitti seriali.
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CASE STUDY 128.01: OMICIDIO PER PIETÀ
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Background
All’inizio del 1987, un medico legale di Cincinnati sta praticando un’autopsia sulla
vittima di un incidente stradale. Mentre esamina la cavità dello stomaco rileva un
forte odore di mandorle. Dopo ulteriori analisi, il patologo conclude che la vittima
è stata avvelenata con del cianuro.
L’indagine che segue conduce all’inserviente di 35 anni Donald Harvey. Dopo il
suo arresto, Harvey comincia a confessare numerosi altri omicidi o «crimini misericordiosi», come lui li definiva. Ad Harvey piace così tanto stare sotto le luci della
ribalta che continua ad aggiungere nomi alla lista delle sue vittime. La lista arriva
a quasi un centinaio di persone, ma Harvey non è in grado di fornire dettagli
riguardo a molti dei presunti omicidi. Il numero reale delle vittime è ancora incerto e le confessioni successive di Harvey sono state dichiarate sospette.
Vittimologia
Harvey sostiene che i suoi primi crimini sono iniziati nei primi anni Settanta
all’ospedale Marymount, London, Kentucky. Confessa gli omicidi di quindici
pazienti tra il 1970 e il 1971. Si trasferisce quindi a Cincinnati e lavora per diversi
anni in una fabbrica, prima di tornare al lavoro ospedaliero.
Dal 1975 al 1985, Harvey lavora nel centro medico dell’amministrazione dei
veterani (VA) di Cincinnati. Si assume la responsabilità di almeno quindici morti
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
avvenute nel VA. In seguito, nel 1986, si trasferisce all’ospedale Drake Memorial
di Cincinnati dove continuava a lavorare come assistente. Lì Harvey uccide almeno ventun pazienti. Lavora in quel posto fino al suo arresto, nel 1987. Harvey prende di mira gli anziani, gli infermi o persone affette da malattie croniche.
La maggior parte delle morti accertate hanno luogo all’interno di istituzioni,
posti che in genere sarebbero considerati a basso rischio per le vittime. Tuttavia,
la loro condizione debilitante, che causa una totale dipendenza, eleva il pericolo
delle vittime di diventare bersagli di crimini violenti.
Alcune delle vittime di Harvey vengono uccise all’esterno degli ospedali, ma il
motivo dei suoi omicidi è la vendetta, non la pietà.
Indicatori sulla scena del crimine
La maggior parte delle ambientazioni degli omicidi per pietà si trova dentro agli
ospedali. Non ci sono segni di lotta o di morte violenta, nella maggior parte dei
casi, ragion per cui Harvey è in grado di uccidere anno dopo anno senza essere
preso. Utilizza quasi sempre un certo tipo di strumento per uccidere, un’arma
d’occasione offerta dall’ambiente in cui commette il crimine. Usa buste di plastica,
cuscini, tubi di ossigeno e siringhe piene di aria. Quando decide di avvelenare dei
pazienti, porta con sé dell’arsenico o del cianuro e li mischia al loro cibo.
Reperti d’interesse forense
Le vittime di Harvey muoiono per cause molte diverse. Ne soffoca alcune mettendo loro in testa una busta di plastica o asfissiandole con un cuscino. Uccide molti
pazienti togliendo l’ossigeno. Un paziente muore di peritonite dopo che Harvey gli
trafigge l’addome. Un altro viene messo a testa in giù su un cuscino, non può
muoversi e così soffoca.
Il resto delle vittime muore per avvelenamento da arsenico o da cianuro. I casi
di avvelenamento sono analizzati a seguito di una riesumazione, ma la maggior
parte di essi sarebbe stata difficile da scoprire senza una confessione da parte di
Harvey. L’uomo è in grado di fornire su questi casi dettagli che sorreggono le sue
rivendicazioni.
Indagine
Durante le fasi iniziali dell’indagine, Harvey sostiene di aver voluto alleviare le
sofferenze delle persone. Descrive molti dei suoi pazienti come sul letto di
morte. Molti non ricevono mai visite o perchè le loro famiglie si sono dimenticate di loro o perché non hanno proprio una famiglia. Pensa di confortare i suoi
Omicidio
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pazienti dalla solitudine e da un’esistenza dolorosa. Spera che qualcuno faccia
la stessa cosa per lui, quando sarà malato e pieno di tubi: «Sentivo che era la
cosa giusta da fare».
Tuttavia, dopo il processo e le condanne, le interviste di Harvey cominciano a
rivelare il vero motivo dei suoi omicidi compassionevoli. Inizia a emergere un suo
ritratto molto diverso da un pietoso angelo della misericordia. Descrive la soddisfazione che prova nel prendere in giro i medici che credono che i loro pazienti
siano morti per cause naturali. Trova nell’omicidio una soddisfacente valvola di
sfogo per le tensioni accumulate a causa di problemi personali, la fine di alcuni
rapporti e per la vita solitaria che conduce. Dichiara che a volte uccide solo per
liberarsi dalla noia del suo lavoro.
Harvey è omosessuale e sostiene che il primo delitto è avvenuto due settimane dopo essere stato violentato da un uomo dal quale ha affittato una stanza.
Sceglie un paziente totalmente innocuo, fermo a letto in stato confusionale.
Prende un ometto di metallo, ne ricava un unico filo e lo infilza nell’addome della
vittima, perforandogli l’intestino. L’uomo sopravvive per due giorni prima di morire
di peritonite.
Gli psicologi descrivono Harvey come un assassino compulsivo che uccide perché trae dai suoi delitti un forte senso di potere. Tuttavia, Harvey sostiene: «Sono
stato ritratto come un assassino a sangue freddo, ma non mi vedo in questo modo.
Penso al contrario di essere una persona molto affettuosa e amorevole».
Conclusione
Donald Harvey si è dichiarato colpevole di 26 capi d’accusa per omicidio aggravato. La sua confessione ha fatto parte di un accordo che gli ha concesso di ricevere tre ergastoli consecutivi al posto della pena di morte. Parte dell’accordo ha
previsto che Harvey cooperasse con le autorità del Kentucky per far sì che il
tempo di carcerazione trascorso in prigione fosse considerato valido anche per lo
Stato dell’Ohio.
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128.02: OMICIDIO PER EROISMO
In un omicidio eroico, l’offender crea una situazione il più posibile letale per la
vittima e poi tenta, inutilmente, di salvarla o di rianimarla per apparire valoroso. La morte non è intenzionale, ma il volume di casi studiati dimostra che i
fallimenti dell’offender non lo distolgono dalle recidive.
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CASE STUDY 128.02: OMICIDIO PER EROISMO
Background
Il 21 settembre 1981 due inservienti, Susan Maldonado e Pat Alberti, arrivano al
lavoro per il loro solito turno dalle 23.00 alle 7.00 all’unità pediatrica di cura intensiva del centro medico di San Antonio (PICU). Appena entrate, sono avvertite
della morte di due dei quattro piccoli pazienti dell’unità e questo fatto rafforza un
sospetto che Maldonado e Alberti hanno in testa già da tempo.
Durante una pausa, le due infermiere sono sedute con un registro del PICU su
cui vengono annotati i nomi e le età dei pazienti, le loro diagnosi iniziali, la data
dei ricoveri, i medici curanti, le condizioni di salute al momento del rilascio e gli
infermieri che si occupano di loro. Le due infermiere devono affrontare una realtà
devastante quando notano la connessione tra i bambini morti nei mesi precedenti al PICU e la persona la cui presenza è documentata in quasi tutti i codici (arresto cardiaco e/o respiratorio). Le ipotesi sono due: o l’infermiera in questione è
particolarmente sfortunata o sta uccidendo deliberatamente i bambini.
L’infermiera, Genene Jones, è sempre stata considerata la spina dorsale del
suo turno al centro medico. Ha molta esperienza, sangue freddo, e sembra devota ai suoi pazienti. È molto più abile lei nella medicina pediatrica di molti altri medici. Le sue capacità sono superiori quando si tratta di bambini in condizioni critiche:
è proprio durante le crisi che le abilità di Jones si rivelano più evidenti.
Jones è una figura controversa. I suoi sostenitori la descrivono come una
donna con la testa sulle spalle, colta ed estremamente competente in situazioni
d’urgenza. È così dedita ai suoi pazienti che spesso insiste per portare lei stessa
i loro corpicini senza vita all’obitorio, dopo un tentativo di rianimazione fallito.
Dichiarano che Jones piange spesso e canta ai neonati morti mentre dolcemente li culla tra le braccia. Quando viene notato il gran numero di bambini che muoiono sotto le sue cure, il dubbio è chiarito sostenendo che la donna si prende cura
di pazienti in condizioni disperate ed è quindi naturale che il numero delle guarigioni sia più basso.
Gli accusatori di Jones evidenziano una prospettiva ben diversa. Dicono che la
donna si fa largo a spintoni per occuparsi di situazioni d’emergenza al PICU e
spesso litiga con i medici che non vogliono seguire le sue insistenti raccomandazioni. S’infuria se la sua autorità viene messa in discussione o quando viene rimproverata dai dottori davanti ai colleghi o alle famiglie dei pazienti. Jones sembra
fremere nel godere per gli apici delle emozioni che un’infermiera del PICU può
provare, lavorando in un luogo in cui i rischi sono tanto alti. Tuttavia, la sua teatralità dimostra un’emotività estrema e poco professionale.
Omicidio
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Quando le infermiere del PICU notano l’aumento del numero delle morti e le
connessioni di Jones con i bambini deceduti, non ci vuole molto per convincerle
che sia lei la colpevole di tutti quei decessi. Però, quando Alberti e Maldonado portano la loro scoperta all’attenzione dei vari responsabili, inclusa la caporeparto,
questa dice loro di smetterla di spettegolare e di far girare strane voci.
Vittimologia
I bambini deceduti nel centro medico sotto le cure di Genene Jones hanno tra le
tre settimane e i due anni d’età. Unica eccezione, un bimbo di dieci anni mentalmente ritardato e con l’età cerebrale di un neonato.
Alla clinica di Kerrville, Texas, dove Jones lavora dopo aver lasciato San
Antonio, tutti i bambini che soffrono di crisi letali sotto le sue cure hanno meno di
due anni, a eccezione di un bambino di sette gravemente ritardato. Tutti questi
bimbi hanno un rapporto con Jones del tipo cliente-prestatore di cure, sia direttamente – nel caso in cui sia lei l’infermiera affidata al paziente – sia indirettamente – quando Jones risponde a una situazione d’emergenza o è presente al
momento della morte.
Un criterio generale per la selezione delle vittime è l’incapacità di parlare e la
limitazione fisica causata dalla giovane età o dalla disabilità dello sviluppo. A parte
questo, le vittime di Jones possono essere considerate vittime occasionali. La
possibilità che diventino vittime di Jones cresce quando si tratta di pazienti sotto
le sue cure senza intermediari, ma questo aumento è minimo.
Indicatori sulla scena del crimine
Le scene del crimine coinvolgono due luoghi: il PICU e una clinica pediatrica di
Kerrville, Texas, dove Jones si trasferisce dopo il varo di una normativa al centro
medico che ha allontanato gli assistenti degli infermieri dal PICU. È grazie a
un caso avvenuto in questa clinica che Jones viene finalmente consegnata alla
giustizia.
Chelsea McClellan è una bimba sveglia e sana di 14 mesi quando viene portata nello studio di Kerrville della dottoressa Kathleen Holland, il 24 agosto 1982.
Chelsea è la seconda bambina a essere visitata nella nuova clinica. La madre,
Petti McClellen, l’ha portata lì perché è preoccupata per il respiro affannoso della
figlia.
Quando era incinta di Chelsea, Petti ha dovuto affrontare un cesareo prematuro. Chelsea soffre di problemi respiratori a causa di questa nascita anticipata.
A parte per un principio di polmonite avuto all’età di sei mesi, da cui la bimba si è
completamente ripresa, la sua salute è eccellente.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Mentre Petti sta parlando con la dottoressa Holland, l’assistente del medico
Genene Jones sottrae Chelsea alla madre. Chelsea non vuole più stare seduta
ferma, così Jones si offre di farla giocare. Nel giro di cinque minuti, Jones comincia a urlare a Holland perché accorra nella sala visite dove ci sono solo lei e
Chelsea. Quando Holland entra nella stanza vedeva davanti a sé la bimba, energica e sorridente di pochi minuti prima, ora sdraiata floscia su un lettino.
Jones sostiene che Chelsea ha avuto delle improvvise convulsioni e che ha
smesso di respirare. Dopo che Holland le dà dell’ossigeno, il colorito blu sul volto
della bimba comincia a svanire. Viene trasportata nel vicino ospedale, dove sembra che cominci a rispondere agli stimoli, anche se ha perso la coordinazione dei
movimenti. Le sue braccia oscillano mentre cerca di protendersi verso i visi a lei
noti o tenta di togliersi la mascherina dell’ossigeno.
Nel giro di mezz’ora dal ricovero nel reparto di terapia intensiva, Chelsea è in
piedi sul passeggino, ride e allunga le mani verso le infermiere per essere presa
in braccio. Viene sottoposta a moltissimi test, che non rivelano alcuna anormalità
come possibile causa dell’episodio. È dimessa dall’ospedale il 2 settembre.
Mentre si trovava in ospedale Chelsea ha sempre avuto qualcuno accanto a lei.
Nessuno della famiglia o degli amici ha notato qualcosa di strano in lei. Chelsea
non ha mai avuto ictus o episodi di apnea (cessazione del respiro) prima della
visita allo studio della dottoressa Holland, dove Jones lavora.
Il 17 settembre Petti riporta Chelsea alla clinica con suo fratello Cameron, che
ha l’influenza. Mentre Holland si occupa di Cameron, Jones fa alla bimba due vaccinazioni di routine. L’infermiera insiste perché Petti lasci la stanza mentre le procede con le iniezioni a Chelsea, ma la donna si rifiuta dicendo che non la turba
assistere a quella procedura. Inoltre, Chelsea comincia ad agitarsi non appena
Jones la prende in braccio.
Petti ricorda che Jones si è molto seccata, ma alla fine si è dimostrata accondiscendente. Mentre Petti tiene la figlia, Jones sfrega del cotone imbevuto nell’alcool sulla coscia della bimba e inserisce il primo ago nella parte destra. In pochi
secondi, Petti si rende conto che c’è qualcosa che non va in Chelsea. Inizia ad
allarmarsi e scongiura Jones di fare qualcosa. La donna insiste che non c’è nulla
che non vada e che la bimba è solo un po’ agitata per via delle punture.
Nonostante Petti ripeta a Jones di fermarsi, visto a suo avviso la bimba sta
avendo un altro attacco, l’infermiera insiste per operare la seconda vaccinazione.
Non appena le fa la seconda puntura, Chelsea smette all’improvviso di respirare
e le sue guance rosee diventano blu. Petti ricorda che Chelsea ha cercato di dire
«mamma» prima di afflosciarsi su se stessa.
Ancora una volta, Jones chiama d’urgenza Holland e la scena si ripete proprio
come era successo un mese prima. L’ambulanza risponde alle 22.58 e trasporta
la bimba con Jones e il personale medico del veicolo all’ospedale. La dottoressa
Holland li segue in macchina. In sala operatoria, nel giro di 25 minuti, Chelsea è
Omicidio
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di nuovo infastidita dal tubo conficcato in gola che porta l’ossigeno direttamente ai
suoi polmoni.
La dottoressa Holland decide che Chelsea deve essere trasferita a San
Antonio, dove un neurologo avrebbe potuto scoprire che cosa ha causato quegli
episodi. Mezz’ora dopo, Chelsea viene trasportata in ambulanza dal pronto soccorso all’ospedale. Dorme tranquillamente, con minima assistenza respiratoria e
le guance che sono ritornate bianche e rosse. Holland assicura ai genitori che
l’emergenza è passata.
Jones sale sull’ambulanza con Chelsea per il viaggio fino a San Antonio. Holland
li segue su un’auto e i genitori a bordo di un’altra. Meno di dieci minuti dopo essere usciti da Kerrville il monitor per il controllo cardiaco di Chelsea comincia a suonare. Jones grida al guidatore di accostare: Chelsea sta avendo un arresto cardiaco. Comincia a estrarre delle siringhe dalla sua borsa nera e le somministra i farmaci per stimolare il battito cardiaco. A questo punto anche la dottoressa Holland sale
sull’ambulanza e ordina all’autista di raggiungere l’ospedale più vicino.
Trentacinque minuti dopo, nel pronto soccorso dell’ospedale Comfort
Community, Chelsea McClellan viene dichiarata morta. Tutti i tentativi per ristabilire il battito cardiaco sono falliti e la bimba ha cominciato a mostrare segni di un
danno celebrale inevitabile. La dottoressa Holland scrive sul certificato di morte
che la causa del decesso è stata un arresto cardiopolmonare causato da convulsioni di origine sconosciuta.
Dopo aver mostrato la bimba alla madre sconvolta e in lacrime, Jones riporta
Chelsea all’ospedale Sid Peterson di Kerrville. Dopo il suo arrivo, comincia a singhiozzare mentre conduce il corpo all’obitorio.
Contando le due situazioni d’emergenza che hanno coinvolto Chelsea, ci sono
stati sei arresti respiratori durante l’attività di circa un mese della clinica di
Kerrville.
Lo stesso giorno della morte di Chelsea, Jacob Evans, un bimbo di 5 mesi,
viene portato alla clinica per un’otite. Anche lui subisce un arresto respiratorio a
seguito di convulsioni denunciate da Jones. Viene ospitalizzato e dimesso sei
giorni dopo, senza mai aver mostrato alcun segno di convulsioni. Nonostante le
molte analisi condotte su Jacob, nessuno dei neurologi di San Antonio è in grado
di scoprire la possibile fonte delle convulsioni del bimbo.
Le continue crisi improvvise attirano finalmente l’attenzione della comunità
medica. La dottoressa Holland comincia a sospettare di Jones dopo che la donna
le riferisce che ha ritrovato della succinilcolina mancante. Holland, però, non ha
mai utilizzato quel medicinale e si chiede perché mai sia stato rimosso dal
frigorifero. Il giorno seguente esamina le bottiglie di succinilcolina nel frigorifero e
scopre che la chiusura di una di esse è stata rimossa e che sul tappo di gomma
ci sono due fori da siringa. La bottiglia presenta anche un volume diverso rispetto a quella ancora sigillata.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Quando Holland chiede spiegazioni a Jones, all’inizio la donna le dice che il
medicinale è stato utilizzato durante un episodio di convulsioni da un’altra infermiera che si trovava lì al momento dell’emergenza. Questa infermiera nega di aver
fatto ciò che Jones ha sostenuto. Jones suggeriva a Holland di gettare semplicemente via la bottiglia e di dimenticarsi dell’accaduto.
La dottoressa Holland risponde che disfarsi semplicemente del medicinale
sarebbe stato per lei sbagliato a livello legale, medico ed etico. Quel pomeriggio,
dopo aver consultato molti medici e l’amministratore dell’ospedale, consegna la
bottiglia del farmaco al dipartimento della salute pubblica per alcune analisi.
Mentre vengono fatti gli accertamenti, Jones prende una dose eccessiva di stupefacenti e viene ricoverata per un breve periodo in ospedale.
Jones ha fatto apparire tutti gli incidenti come delle emergenze mediche
derivate dal corso naturale di una malattia o di un disordine fisico. Se fosse stata
analizzata solo una qualsiasi delle ventinove morti avvenute presso il PICU e
collegate a Jones, sarebbe emerso questo tipo di staging. Sarebbe anche stato
evidente nei sei casi di Kerrville.
Reperti d’interesse forense
Si individua che il tappo di gomma della bottiglia non sigillata ha due fori di siringa che sono stati usati più volte. Quando viene analizzato il contenuto, si scopre
che la succinilcolina è stata diluita dell’80%, probabilmente con della soluzione
salina.
Il 7 maggio del 1983, il corpo di Chelsea McClellan viene riesumato e vengono
rimossi dei campioni di tessuto per un’analisi tossicologica. Sette giorni dopo, il pubblico ministero riceve una telefonata che conferma la presenza di succinilcolina
nella cistifellea, nella vescica urinaria, nei reni, nel fegato e in entrambe le cosce.
L’indagine
I collegamenti tra la mortalità dei neonati e la presenza di Jones sono delineati più
dettagliatamente nei registri del PICU. Questi dimostrano anche la localizzazione
delle morti in corrispondenza di un turno in particolare. Jones era spesso presente nei casi di arresto cardiaco ed era una delle prime a intervenire.
Molti testimoni delle situazioni d’emergenza che hanno coinvolto Jones descrivono una strana eccitazione che andava al di là del codice d’emergenza. Uno dei
testimoni dichiara perfino che sembrava un eccitamento orgasmico.
In alcune situazioni di arresto cardiaco che hanno coinvolto Jones, i pazienti
erano deceduti. Oltre all’elevato numero di emergenze, ci sono stati numerosi
pazienti che hanno subito più di un arresto cardiopolmonare (sia tra i sopravvissuti sia tra coloro che sono morti).
Omicidio
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L’alto numero di arresti cardiaci di pazienti diversi o di stessi pazienti, in presenza dell’offender, è una delle caratteristiche peculiari degli assassini eroici. Questi
fattori forniscono loro la possibilità di recitare il ruolo del salvatore ed essere al
centro dell’attenzione.
Dal 9 novembre al 7 dicembre del 1981, Jones è rimasta lontano dalla clinica
per sottoporsi a un piccolo intervento. I registri del PICU rivelano che durante la
maggior parte del mese di novembre e nella prima settimana di dicembre, non è
morto alcun bambino. Infatti, non si è verificata neanche una situazione d’emergenza durante il periodo di trentasei giorni in cui Jones non è stata presente.
Isolare alcuni dei decessi come episodi singoli fornisce una spiegazione ragionevole per il corso degli eventi. Tuttavia, molte delle morti hanno fatto sorgere dei
dubbi: eccessive perdite di sangue dall’eziologia sconosciuta, disturbi del ritmo
cardiaco, attacchi di convulsioni su bambini che non hanno mai sofferto di questa
patologia e improvvisi arresti respiratori.
L’amministrazione del centro medico di San Antonio non riconosce questi casi
come degni di un’indagine criminale. L’esaminatore medico non è mai stato avvisato riguardo a queste morti, anche se molti medici condividono il sospetto che
sia implicato un errore da parte del personale infermieristico. Così Jones, grazie
alla raccomandazione dell’ospedale, si trasferisceva a Kerrville, dove incontra
Chelsea McClellan.
Le prove presentate al processo indicano che Jones aveva ordinato altre tre
bottiglie di succinilcolina alla farmacia di Kerrville e aveva firmato le ricevute a
nome della dottoressa Holland. Inoltre, la babysitter di Chelsea dichiara di aver
visto Jones iniettare una sostanza endovenosa alla bimba mentre veniva trasportata sull’ambulanza a San Antonio. Quando ha domandato a Jones di che
cosa si trattasse, lei le ha risposto che era semplicemente un farmaco che
avrebbe fatto calmare la bambina. Tutto è sembrato un po’ strano alla babysitter,
poiché la bambina riposava già tranquillamente. Questo presunto rilassante non
era stato prescritto né dalla dottoressa Holland, né dal medico dell’emergenza
medica.
Conclusione
Il 15 febbraio 1984, Genene Jones è stata dichiarata colpevole di omicidio di
primo grado e condannata a 99 anni di carcere. Il 23 ottobre 1984 è stata accusata di atto criminoso a un bambino per un incidente riguardante un’overdose di
eparina (un anticoagulante) che aveva somministrato al neonato presso il PICU.
Nonostante la massiccia emorragia e i molti arresti cardiaci, il bimbo in questione
è stato uno dei pochi a sopravvivere al tocco fatale dell’infermiera Jones.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
129: OMICIDIO DI UN OSTAGGIO
L’omicidio di un ostaggio ha luogo in una situazione in cui sono presenti ostaggi. L’ostaggio è definito come un individuo trattenuto e minacciato da un offender, che viene forzato a soddisfare determinate richieste fatte a terzi. In tali
situazioni, la vittima è chiaramente minacciata dall’offender e le minacce vengono utilizzate per influenzare qualcun altro, di solito la polizia. Quando la
situazione precipita e la vittima viene uccisa si parla di omicidio dell’ostaggio.
Prima di tutto è importante determinare ciò che non costituisce una situazione di ostaggio e, conseguentemente, un omicidio dell’ostaggio. Un comune
omicidio coinvolge una situazione in cui vengono fatte chiare minacce o provocate ferite reali alla vittima, senza che sia avanzata alcuna richiesta sostanziale a
una terza parte. Queste vittime sono i bersagli principali dell’offender e non
vengono utilizzate come pedine di scambio per ottenere del denaro o la libertà.
L’offender che uccide questo tipo di vittima è in genere spinto da altre motivazioni, come la vendetta o il conflitto con un’autorità; quindi, questo tipo di crimine viene inserito in una classificazione diversa e più appropriata.
Una situazione di pseudo ostaggio si ha quando un individuo viene trattenuto, ma non viene fatta alcuna minaccia nei suoi confronti e non ci sono richieste sostanziali a una terza parte. L’esempio seguente classifica una situazione di
pseudo ostaggi: un marito punta una pistola contro la moglie durante un litigio
domestico. La donna poi lascia la casa e fa intervenire la polizia. Al suo arrivo,
la polizia scopre che il figlio della coppia si trova ancora nella casa. Quando la
polizia si mette in contatto con il marito, questi gli dice di essere arrabbiato con
la moglie e di lasciarlo stare. Dato che l’uomo non avanza nessuna richiesta alla
polizia e non minaccia il figlio in alcun modo, questa viene allora classificata
come una situazione di pseudo ostaggio. I fattori di rischio in questo genere di
situazione sono bassi, quindi anche il rischio affrontato dalla persona catturata
è minimo. Nell’insolito caso in cui la persona venga uccisa, il movente – come
sopra citato – rientra in una categoria più adatta.
Vista la mancanza di specifiche difficoltà nell’identificare un offender di un
omicidio di ostaggio, questo manuale ingloba la classificazione e la definizione
di suddetta categoria alle caratteristiche distintive utilizzate già per altre classificazioni.
130: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE
L’omicidio a sfondo sessuale coinvolge un elemento sessuale (atto) alla base di
una sequenza di fatti che conducono alla morte. L’attuazione e il significato di
questo elemento sessuale varia a seconda dell’offender. L’azione può variare da
uno stupro effettivo che include la penetrazione (sia pre sia postmortem), a
Omicidio
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un’aggressione a sfondo sessuale simbolica, come l’inserimento di corpi estranei negli orifizi della vittima.
131: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE - ORGANIZZATO
Il termine «organizzato», utilizzato per descrivere l’offender di un omicidio a
sfondo sessuale, è basato su una valutazione dell’atto sessuale stesso e su
un’analisi comprensiva della vittima, della scena del crimine (compresa la presenza di staging) e della valutazione dei dati forensi. Queste componenti si combinano per delineare i tratti comuni a un offender organizzato: un individuo che
sembra pianificare i suoi omicidi, seleziona le sue vittime e mostra un grande
controllo sulla scena del delitto. Un approccio metodico e ordinato viene manifestato durante tutte le fasi del crimine.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima di un omicidio a sfondo sessuale compiuto da un
offender organizzato è di solito una femmina della stessa razza dell’aggressore.
Il caso di una persona single, che lavora e vive da sola, è comune in questo tipo
di vittimologia. Anche gli adolescenti maschi sono presi di mira, come dimostrato dal caso di John Wayne Gacy.
Il concetto di rischio corso dalla vittima è un fattore importante per la determinazione della vittimologia. Il rischio ha un duplice aspetto: è determinato
dallo stile di vita, dall’occupazione e dai tratti fisici della vittima. Gli individui
a basso rischio comprendono persone con stili di vita e occupazioni che non
accrescono la loro possibilità di essere presi di mira come vittime. Quelli ad alto
rischio, invece, sono persone che vengono bersagliate da un offender che sa
dove e come trovarli, per esempio le prostitute o gli autostoppisti. Un basso
livello di resistenza, riscontrato per esempio negli anziani e nei giovani, innalza
il grado di pericolosità. Questo rischio può inoltre aumentare a seconda dei
luoghi in cui la vittima diventa più vulnerabile, come le zone isolate.
L’atteggiamento della vittima nei confronti della sicurezza è un altro fattore che
può innalzare o diminuire il pericolo. Un atteggiamento mentale ingenuo,
eccessivamente fiducioso o incurante nei riguardi della sicurezza personale può
innalzare le possibilità di un individuo di diventare una vittima.
Il secondo aspetto che riguarda il pericolo corso dalla vittima è il livello di
rischio che l’offender affronta per commettere il crimine. Generalmente, il pericolo per la vittima è minore se la scena del crimine è in un interno e maggiore
se è all’esterno. Anche il periodo della giornata in cui ha luogo il delitto
contribuisce a costituire l’entità del rischio corso dall’offender: un’aggressione
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
avvenuta a mezzogiorno pone l’offender in un pericolo decisamente maggiore
rispetto a un assalto in piena notte.
Di solito, l’offender non conosce la vittima, ma la sceglie perché questa
risponde ai detreminati criteri soggettivi. Tali canoni sono visibili in particolar
modo in presenza di più vittime e condividono caratteristiche comuni come
l’età, l’aspetto fisico, l’occupazione, l’acconciatura o lo stile di vita. La vittima
viene catturata nel luogo in cui l’offender tende l’imboscata; si tratta quindi di
una vittima occasionale. Di conseguenza, è possibile che la polizia non riscontri alcuna somiglianza tra le caratteristiche delle vittime.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Nel caso di un
omicidio organizzato, in genere sono coinvolte varie scene del crimine: il luogo
dove avviene il contatto iniziale o l’aggressione, il luogo della morte e il posto
in cui viene abbandonato il cadavere. Se il primo confronto con vittima avviene in un luogo al chiuso, la scena del crimine (e del confronto) in genere è al
primo o al secondo piano di un edificio o di un’abitazione familiare. L’offender
può quindi trasportare la vittima o il cadavere lontano dal luogo del primo
incontro, il che comporta l’utilizzo di un veicolo (della vittima o dell’offender).
Le armi sono di solito portate sulla scena, ma vengono rimosse dall’offender
dopo il completamento del crimine. L’uso di limitazioni è spesso dedotto dalla
presenza di nastro adesivo, bende, catene, corde, indumenti, manette, bavagli o
componenti chimici. L’utilizzo di questi strumenti di controllo è anche visibile
dalla scena del crimine, organizzata e pianificata. Essa riflette un approccio
metodico e una situazione di ordine precedente, durante e a seguito della perpetrazione del delitto. Se l’offender ha sufficiente tempo a disposizione, alcune
delle prove incriminanti (come impronte digitali o eventuali orme) saranno
rimosse.
Dalla scena del crimine possono inoltre mancare oggetti sottratti come trofei
o souvenir, tra cui fotografie, gioielli, indumenti o documenti della vittima.
Questi oggetti non hanno necessariamente un valore intrinseco, ma per l’offender celebrano il successo della sua impresa e sono prova delle sue abilità.
Servono inoltre come strumento per alimentare le proprie fantasie rispetto
all’atto compiuto, fungendo da ricordi. Il luogo della deposizione del cadavere
è spesso un’area conosciuta dall’offender.
Staging. Lo staging può essere presente sulla scena del crimine. L’offender può
inscenare il crimine facendolo apparire confuso e disorganizzato, per cercare
così di distrarre e sviare la polizia. Può simulare anche un’attività criminale
secondaria, per esempio una rapina o un rapimento, per sminuire il vero scopo
dell’omicidio sessuale.
Omicidio
233
Comuni reperti d’interesse forense. I reperti d’interesse forense di un omicidio a sfondo sessuale organizzato possono essere: segni di morsi e tracce di saliva sul corpo, liquido seminale negli orifizi del cadavere o tra i peli pubici, lividi o tagli sugli organi sessuali. In genere, le azioni aggressive, così come gli atti
sessuali, hanno luogo prima della morte. Possono essere presenti anche tracce
di strumenti di costrizione.
L’atto dell’uccisione può venire eroticizzato e in questo caso la morte avviene in modo lento o deliberato. L’asfissia è spesso la causa della morte. Un esempio di questo comportamento è dato dal continuo stringere e rilasciare una
corda intorno al collo della vittima mentre entra ed esce da uno stato di incoscienza. Può, inoltre, verificarsi un’attività sessuale perimortem: in tal caso gli
atti sessuali avvengono durante l’uccisione.
Considerazioni investigative
Dato che l’offender è spesso un individuo socialmente abile, utilizza strumenti
verbali (il raggiro) per catturare la propria vittima. Può intraprendere una conversazione o una pseudo relazione come preludio all’aggressione. Può impersonare un altro ruolo, come quello di agente di polizia o di guardia di sicurezza,
per ottenere la fiducia della vittima. Affinché questa fiducia sia ancora maggiore, l’offender spesso è ben vestito con un abbigliamento da uomo d’affari o
casual.
Questo tipo di criminale utilizza un approccio metodico e seleziona la vittima dopo aver perlustrato la zona. Durante gli interrogatori dei vicini, deve essere posta particolare attenzione riguardo a estranei visti indugiare nel quartiere
o a un qualsiasi individuo le cui azioni o il cui aspetto rispecchiano le caratteristiche sopra descritte.
L’assassino organizzato ritorna spesso a controllare alcune o tutte le scene del
crimine (i luoghi del sequestro, dell’aggressione o il posto in cui è sepolto il
corpo). Può, inoltre, prender parte all’indagine in modo cooperativo o fornendo false informazioni. Questo atteggiamento ha due scopi principali: controllare lo stato dell’indagine e rivivere il delitto.
Un possibile presunto colpevole può avere commesso in passato crimini
minori, che sono diventati via via più gravi fino all’omicidio indagato. È necessario controllare il suo background alla ricerca di avvenimenti che possono aver
causato un forte stress, come problemi finanziari o lavorativi, oppure problemi
coniugali o riguardanti un qualsiasi tipo di relazione. Può aver cambiato residenza o posto di lavoro di recente. È anche possibile che abbia lasciato la propria città dopo l’omicidio. Se si nota la mancanza di oggetti è necessario controllare le zone locali in cerca di rapinatori.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Gli oggetti che bisogna prendere in considerazione, durante la preparazione di
un mandato per un presunto colpevole, sono diari, calendari o ritagli di giornale che commemorino l’omicidio. Si possono trovare registrazioni, sia audio sia
video. Un altro ritrovamento possibile sono le fotografie delle vittime. È inoltre
necessario cercare souvenir o trofei come anche qualsiasi tipo di armamento.
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• CASE STUDY 131: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE - ORGANIZZATO
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Background
Il dipartimento di polizia di Columbia, Sud Carolina, riceve una telefonata preoccupata dai genitori di una ragazza diciassettenne. La figlia è uscita in bicicletta per
andare a ritirare la posta e non è più tornata. Quando vanno a cercarla trovavano
la bicicletta accanto alla cassetta delle lettere, lungo il marciapiede.
Dopo il sequestro, l’offender fa diverse telefonate alla famiglia e parla principalmente con la sorella maggiore della vittima. Utilizza un dispositivo elettronico per
camuffare la voce poiché – come lui afferma – la famiglia lo conosce. Queste telefonate continuano anche dopo la morte della vittima. L’offender parla spesso di
una lettera con le ultime volontà della vittima che lui ha inviato alla famiglia.
Sebbene la ragazza sia morta poco dopo il sequestro, l’offender fa credere alla
famiglia che sia ancora viva, fino a quando, una settimana dopo, non ritrovavano
il suo corpo.
Vittimologia
La prima vittima viene rapita all’inizio del vialetto che porta a casa sua. Una bimba
bianca di nove anni, la vittima successiva, viene sequestrata una settimana dopo
la scoperta del cadavere della diciassettenne, mentre si trovava nel suo giardino.
L’offender contatta la sorella della prima vittima raccontandole del sequestro e dell’omicidio della bambina, come pure del luogo in cui si trovava il suo cadavere. Nel
corso dell’ultima conversazione telefonica, l’offender avverte la sorella della prima
vittima che la prossima a morire sarà lei.
Un’indagine rivela che entrambe le ragazzine erano vittime a basso rischio.
Tuttavia, il fatto che non possedessero una forza fisica sufficiente per affrontare o
resistere all’aggressore ha innalzato lievemente il loro livello di rischio. Nel caso
della prima vittima, sembra che l’offender le stesse scattando delle fotografie
mentre arrivava in bicicletta alla cassetta della posta. È diventata una vittima
Omicidio
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occasionale perché ha incrociato il sentiero dell’offender mentre questo era alla
ricerca di vittime. La bimba di nove anni è stata catturata mentre si trovava nella
sua zona gioco. Questa volta l’offender avrebbe potuto cercare la vittima, o è possibile anche che la bimba gli sia capitata davanti e lui abbia deciso di agire.
Questo sequestro è stato meno sofisticato, quindi è più probabile che si si sia trattato di un avvenimento occasionale.
Indicatori sulla scena del crimine
L’offender ha preso contatti con i genitori e poi con la sorella della vittima due giorni dopo il sequestro. Con la voce camuffata, l’offender chiede perdono ed esprime
il suo rimorso. Fa intuire che la vittima è ancora viva. Dice alla famiglia di averla
portata in una casa, dove è legata a un letto. Dodici ore dopo il sequestro le propone una scelta su come morire: per strangolamento, soffocamento o annegamento. La vittima sceglie il soffocamento e a questo punto l’offender le mette del
nastro adesivo sulla bocca e sul naso.
Il soggetto sembra seguire un copione scritto. Per esempio, si infuria quando
viene interrotto durante la conversazione con i familiari della vittima. Questo fatto
suggerisce il suo bisogno ossessivo-compulsivo di articolare rigidamente i dettagli presentati alla famiglia. Dà informazioni così dettagliate circa le scena del crimine che è ovvio che egli sia ritornato sui luoghi per prendere le misure. Il corpo
della vittima viene messo in una zona ben nascosta.
Le indicazioni sul luogo in cui è stato disposto il corpo suggeriscono che l’offender conosca bene la zona. Ci sono tre luoghi coinvolti in ognuno dei crimini: il
luogo del sequestro, il luogo della morte e il posto della sepoltura. L’offender interagisce con le vittime e ha quindi bisogno di un posto dove possa passare tranquillamente con loro un lungo periodo di tempo. Questo luogo, che è poi anche la
scena del delitto, si scopre in seguito che è l’abitazione dell’offender. Anche i posti
in cui vengono seppellite le ragazzine sono luoghi a lui familiari.
Reperti d’interesse forense
I reperti d’interesse forense indicano che entrambe le vittime sono state legate
con delle corde e del nastro adesivo. Tutte le legature sono state rimosse prima
della sepoltura. Sui visi di entrambe le vittime vengono rilevati residui di nastro
adesivo. L’offender sostiene che le vittime sono state soffocate. I loro corpi vengono trovati già in uno stato di decomposizione troppo avanzato per poter determinare se siano state anche aggredite sessualmente. Entrambe le giovani sono
completamente vestite al momento del ritrovamento.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Indagine
Il crimine viene organizzato in termini di sequestro, omicidio e disposizione del
corpo. Per quanto riguarda le fantasie e il livello di pianificazione dell’offender, la
ricostruzione del crimine e della scena del delitto (durante le conversazioni telefoniche con le famiglie delle vittime) indicano un certo livello di preparazione. Fa
scrivere dalla prima vittima le sue ultime volontà e un testamento su un blocco di
carta intestata. Il foglio con le ultime volontà è in realtà una lettera alla famiglia, in
cui la ragazza dichiara di essere pronta a morire e che vuole bene a tutti loro. È
l’offender stesso a spedire la lettera alla famiglia.
Questo documento viene mandato in laboratorio per le analisi. Queste analisi
rivelano il calco di alcuni numeri, probabilmente scritti sul foglio precedente e tuttavia non visibili a occhio nudo. Si tratta di un numero telefonico in cui una delle
cifre è stata cancellata. Per eliminazione vengono interrogate tutte le persone con
numeri di telefono simili, fino a che non viene stilata una lista di possibili sospetti.
Uno di questi numeri appartiene alla casa dove è avvenuto il sequestro. Quando
la polizia contatta il proprietario, questi sostiene che i suoi genitori non sono a
casa e che hanno preso un uomo per controllare l’abitazione mentre loro sono via.
I genitori hanno dato alla persona in questione il numero del figlio in caso di
necessità. Il nome dell’uomo è Larry Gene Bell.
Mentre è in corso l’indagine, vengono consultati gli analisti di indagini criminali del National Center for the Analysis of Violent Crime Investigative Support Unit11
(ISU). Questi stilano un profilo dell’offender e alcuni suggerimenti per le tecniche
investigative dei dipartimenti di polizia locali. Quando l’offender viene identificato,
vengono rilevate corrispondenze per quasi tutte le caratteristiche proposte dal
profilo. Larry Gene Bell è un uomo bianco di 36 anni che lavora montando impianti elettrici domestici. Al momento degli omicidi, vive con i genitori. È stato sposato
per un breve periodo, durante il quale ha vissuto lontano da casa.
Gli agenti dell’ISU suggeriscono una strategia d’interrogatorio che potrebbe
offrire a Bell una spiegazione per «salvarsi la pelle». Bell confessa, affermando
che è stato «il Larry Gene Bell cattivo a farlo».
Conclusione
Lerry Gene Bell è stato condannato a due pene di morte per gli omicidi delle due
giovani. La sentenza è stata eseguita il 4 ottobre del 1996.
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11 Centro nazionale per l’unità di supporto d’indagine delle analisi sui crimini violenti.
Omicidio
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132: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE - DISORGANIZZATO
Il termine «disorganizzato», quando viene utilizzato per descrivere un omicidio
a sfondo sessuale, si basa sugli stessi principi che definiscono un crimine organizzato: analisi della vittima e della scena del crimine, valutazione forense e dell’azione stessa. La natura spontanea e non pianificata di un offender disorganizzato è manifestata in ognuno di questi fattori. Questa «disorganizzazione» può
essere causata dalla giovane età dell’offender, dalla sua mancanza di preparazione, dall’assunzione di droghe o alcool, o da una deficienza mentale.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittima di un offender disorganizzato può essere conosciuta
dall’offender, che spesso sceglie una vittima occasionale che si trova nelle vicinanze della sua residenza o del posto di lavoro. La vittima, di solito, proviene
dalla stessa area geografica dell’offender, visto che questo genere di aggressore
agisce d’impulso a causa dello stress e anche perché trae sicurezza dagli ambienti a lui familiari che rinforzano i suoi sentimenti di inadeguatezza sociale.
Se le vittime sono molteplici, la loro età, il sesso e altre caratteristiche presenteranno molte discrepanze, a causa della natura più casuale del processo di selezione.
Il fattore rischio di una vittima di un omicidio a sfondo sessuale disorganizzato è situazionale; il solo attraversare il cammino dell’offender eleva il rischio
della vittima. Un individuo diventa in genere una vittima del caso, poiché si
trova nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Le altre considerazioni riguardo la stima del rischio corso dalla vittima o dall’offender sono le stesse della
classificazione 131.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena del
crimine di un omicidio a sfondo sessuale disorganizzato riflette la natura spontanea, e talvolta simbolica, dell’omicidio. È casuale e trascurata, con molto
scompiglio. Il luogo della morte e la scena del crimine spesso sono gli stessi.
Il luogo in cui si trova la vittima è molte volte conosciuto perchè si tratta di
un posto che la vittima frequenta quotidianamente ed è lì che è stata sorpresa
dal suo aggressore. Ci sono tracce di un’improvvisa violenza nei confronti della
vittima e di un attacco a sorpresa. Possono esserci segni di depersonalizzazione,
nel caso di presenza di un cuscino o di un asciugamano sulla faccia o, per esempio, se il corpo viene ripiegato su se stesso.
Non ci sono piani d’azione per sviare le indagini. L’arma utilizzata è di convenienza, trovata e lasciata sulla scena. Gli sforzi per eliminare le prove sono
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
minimi o nulli e ci sono spesso impronte digitali sulla scena. Il cadavere viene
lasciato sul luogo del delitto, spesso nella stessa posizione in cui la vittima è stata
uccisa. I tentativi di nascondere il corpo sono ridotti o nulli.
Staging. Può essere coinvolta un’attività criminale secondaria, ma di solito è
indicativa di un offender meno complicato (gli offender disorganizzati hanno in
genere un’intelligenza sotto la norma) o di un tentativo di staging per depistare
le autorità.
Il cadavere può essere depositato o posizionato in modo che manifesti un
significato speciale per l’offender, basato sulle sue violente fantasie sessuali.
Questa disposizione può voler esprimere una sua rappresentazione mentale
oppure oscurare dei fatti circa il crimine (come celare i segni di una mutilazione postmortem rispetto a cui si trova a disagio). Questi fatti non devono però
venire confusi con lo staging, poiché l’offender in questi casi concepisce
un’espressione personale (personificazione), ma non cerca deliberatamente di
confondere la polizia.
Un altro esempio di personalizzazione di un offender disorganizzato riguardo le sue rituali fantasie sessuali sono le mutilazioni eccessive di seni, di genitali o di altre aree a rimando sessuale, come cosce, addome, natiche e collo.
L’overkill è l’espressione di queste sue fantasie.
Comuni reperti d’interesse forense. L’offender disorganizzato è in genere
socialmente inetto e prova un forte senso di inadeguatezza. Questi sentimenti
di deficienza lo spingono ad aggredire la vittima con un’imboscata o un attacco
a sorpresa, che immobilizza immediatamente la vittima. Le ferite inflitte in un
omicidio a sfondo sessuale disorganizzato sono provocate nel momento in cui
l’offender si sente più a suo agio e meno intimidito dalla vittima. Questo si verifica quando la vittima è incosciente, mentre sta per morire, o dopo la morte.
Inoltre, anche le aggressioni sessuali hanno luogo in questi momenti per gli stessi motivi.
Possono esserci segni di depersonalizzazione, che implicano la mutilazione di
parte del viso e l’overkill (una quantità o gravità eccessiva di ferite) su determinate parti del corpo. Le parti prese di mira più spesso sono il volto, i seni e i
genitali. Dalla scena possono mancare anche parti del corpo.
Un’aggressione a sorpresa, comune in questo tipo di omicidio, può essere
manifestata da un trauma causato da un colpo alla testa o al viso inferto con
un oggetto smussato e dalla mancanza di ferite da difesa. La maggior parte di
queste aggressioni viene fatta alle spalle. Dato che la morte è immediata, anche
Omicidio
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il controllo della vittima e l’utilizzo di legature e strumenti di costrizione è
minimo.
Gli atti sessuali post mortem coinvolgono spesso l’inserimento di corpi estranei negli orifizi del corpo (necrofilia di inserimento). Questa è spesso unita ad
azioni di mutilazione, come sgozzamenti, accoltellamenti e morsicature alle
natiche o ai seni. Dato che queste azioni spesso non coincidono con atti completi di penetrazione, tracce di liquido seminale possono essere rinvenute sugli
indumenti della vittima o, meno frequentemente, sulle ferite.
Le morti più frequenti avvengono in conseguenza di asfissia, strangolamento, percosse o di utilizzo di uno strumento appuntito o tagliente.
Considerazioni investigative
L’offender disorganizzato di solito vive da solo o con una figura genitoriale.
Vive o lavora nelle vicinanze della scena del crimine. Ha un passato di fallimenti sul lavoro. Il suo background dimostra una mancanza di abilità interpersonali, che possono manifestarsi nel coinvolgimento in una relazione con un partner
molto più giovane o più vecchio di lui.
Le circostanze antecedenti al crimine dimostrano un livello di stress situazionale minimo e un cambiamento nello stile di vita. Viene considerato strano da
coloro che lo conoscono. Di solito questo offender è trasandato e disordinato,
con strane abitudini notturne, come il girare a vuoto per il quartiere.
Il comportamento a seguito del crimine può variare nelle abitudini alimentari, nel bere (maggiore consumo d’alcool) e nel livello di nervosismo. Può
mostrare inoltre un interesse inappropriato per il crimine, incentrando spesso
le sue conversazioni sull’accaduto.
Un comportamento disorganizzato può essere evidente nella scelta delle vittime, nella scena del crimine e nelle prove forensi, e può essere causato per la
giovane età, l’abuso di droghe o di alcool, fattori esterni di stress (per esempio,
la paura di essere scoperti) o una mancanza di preparazione dell’offender.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
L’offender disorganizzato non si preoccupa dell’occultamento degli
indumenti insanguinati, delle scarpe o di altri oggetti incriminanti (come gli
effetti personali della vittima sottratti dalla scena del crimine). Inoltre, tra i
possedimenti dell’offender si possono trovare souvenir che servono all’aggressore come ricordo dell’avvenimento e alimentano le sue fantasie riguardo
all’accaduto.
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• CASE STUDY 132: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE - DISORGANIZZATO
Vittimologia
Jennifer Sidal di 12 anni e sua sorella Elaine di 14 anni decidono di smetterla di
cercare la bicicletta di Jenny, che è stata rubata qualche ora prima. Sono le 20.00
ed è già abbastanza buio fuori, così le ragazze si dirigono verso casa. Jenny è a
piedi ed Elaine in bici. Non appena Elaine gira l’angolo di un negozio di elettronica dà un’occhiata dietro di sé e vede che Jenny sta camminando lentamente a
un isolato di distanza. Jenny ha un problema fisico che spesso la porta a dover
arrancare dietro ai bimbi della sua stessa età. A livello mentale Jenny è molto brillante e a scuola prende ottimi voti. Anche se è una bambina piuttosto solitaria, è
considerata una persona disponibile e aiuta sempre gli altri. Jenny vive con la
madre e la sorella. I genitori hanno divorziato dodici anni prima e, sebbene suo
padre viva a circa dodici isolati di distanza, la bambina non lo vede da un anno
e mezzo.
Elaine giunge a casa poco dopo le 20.00. Jenny non arriverà mai. Il suo rischio
di diventare bersaglio di un crimine violento è minimo visto il suo stile di vita, le
abitudini sociali e del quartiere a basso tasso di criminalità in cui vive. Tuttavia, la
giovane età e le sue limitazioni fisiche elevano il fattore pericolo. Dato che è più
lenta degli altri bambini, è facile per l’offender distinguerla dal gruppo. Anche il suo
atteggiamento fiducioso può essere un fattore importante nell’innalzamento del
livello di rischio.
Jenny rappresenta la tipica vittimologia di un offender sessuale disorganizzato.
È una vittima di convenienza, divenuta preda poiché la sua disabilità fisica la
rende vulnerabile ed è più semplice prenderla da sola. Questo fattore, insieme
all’età, fa sì che rappresenti una minaccia trascurabile per il tipo di persona inadeguata che in genere l’offender disorganizzato raffigura. Questo tipo di offender
non vuole una vittima che prenda il controllo della situazione. Il rischio della bambina è stato causato dalla situazione: è stato elevato poiché le è capitato di incrociare il sentiero dell’offender, dandogli l’opportunità di soddisfare il suo bisogno di
violentare e di uccidere.
La scena del crimine
Il giorno seguente, il corpo di Jenny viene scoperto da suo zio che sta pattugliando la zona con la polizia e i vicini di casa. Il cadavere è a circa metà strada, giù
dalla sponda scoscesa di un torrente che si trova dietro al negozio di elettronica.
Il torrente presenta dell’erba alta e dei filari di alberi lungo le sue rive. Sebbene
Omicidio
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tutto intorno ci sia una recinzione, c’è anche un buco, vicino al negozio di elettronica, che i ragazzi del quartiere usano per andare dai negozi nei paraggi fino a
casa.
Il corpo è ritrovato a circa 3 metri al di sotto dell’apertura della recinzione intorno alla sponda scoscesa e a 3 metri di distanza dal terrapieno. Un albero le ha
impedito di cadere fino in fondo. Il terrapieno è piuttosto scosceso, quasi a 90
gradi, e ci sono circa 9 metri dal sentiero al fondo del dirupo. La maglietta e il reggiseno di Jenny sono al loro posto, ma il cadavere è nudo dalla vita in giù, eccetto per le calze. Alcuni degli indumenti sono sparsi lungo le rive del fiume, e gli slip
e i suoi jeans blu vengono trovati nel torrente. I jeans sono stati squarciati con un
oggetto tagliente dal risvolto inferiore fino a sopra le ginocchia.
La scena del crimine dimostra le caratteristiche tipiche di un offender disorganizzato. Il luogo dell’aggressione, la scena del delitto e il luogo del ritrovamento
del corpo si trovavano tutti nel medesimo posto. L’arma è occasionale: i pugni dell’offender per ottenere il controllo inizialmente e le sue braccia per strangolare la
vittima. L’aggressione è stata improvvisa e l’offender ha colpito Jenny con forza
sufficiente da renderla immediatamente incosciente. Il corpo è stato lasciato sulla
scena e i tentativi di nasconderlo sono stati minimi o nulli. La scena del crimine
riflette le caratteristiche di casualità e disordine tipiche di un offender disorganizzato. C’è un’alta possibilità che orme o altre prove fisiche siano state lasciate sulla
scena, ma l’abbondante pioggia caduta prima del ritrovamento del corpo ha eliminato molte di esse.
Reperti d’interesse forense
L’autopsia rivela che Jenny è morta per strangolamento. Inizialmente si è pensato che lo strumento utilizzato sia stato qualcosa di largo, come i jeans della ragazza. L’offender in seguito ha rivelato di aver utilizzato le sue mani per uccidere la
vittima, strangolandola da dietro.
Il trauma evidenziato, provocato con un oggetto smussato, o la depersonalizzazione –elementi spesso presenti nel caso di offender disorganizzati – sono visibili anche in questa situazione. Il volto di Jenny è stato ferito gravemente con tagli,
abrasioni e contusioni all’altezza della bocca e degli zigomi. Non ci sono state ferite da difesa – un altro rilevamento forense comune per questo genere di crimini,
dato che la vittima viene quasi sempre colta di sorpresa e non ha la possibilità di
lottare. Non sono state utilizzate legature, come per la maggior parte dei crimini
disorganizzati, per la stessa ragione per cui le ferite da difesa in genere sono
assenti. Nella cavità vaginale è stata trovata una grande quantità di liquido seminale; lo sperma non è stato rilevato da nessun’altra parte.
Un rilevamento forense più bizzarro notato in questo caso (ma abitualmente
osservato per gli assassini sessuali disorganizzati) è stata la presenza di tagli
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
postmortem sui polsi e sugli avambracci della vittima. C’erano anche molti tagli da
«esitazione» hesitation, controllare traduzione! nelle stesse zone, che sembravano quasi un’esplorazione da parte dell’offender, segno della sua curiosità.
Queste ferite non hanno nulla a che fare con l’aggressione sessuale.
Indagine
Dopo molti interrogatori la polizia locale è stata in grado di delineare un identikit,
poi divulgato alle televisioni e ai giornali locali. Oltre a questo, l’unità di
supporto investigativo (ISU) dell’FBI di Quantico, Virginia, ha stilato un profilo
dell’offender che indicava che l’aggressore viveva nella stessa area della
vittima. Si trattava probabilmente di un piantagrane a cui piacevano i coltelli e che
aveva avuto contatti precedenti con la polizia, sebbene non fosse mai stato
arrestato.
Molti dei vicini della vittima (e il sospettato) avevano chiamato la polizia per
denunciare la presenza di una persona che si aggirava per il quartiere e che somigliava a quella ritratta nell’identikit. Ulteriori indagini hanno rivelato che questo
soggetto corrispondeva esattamente al profilo stilato. La polizia ha consultato nuovamente l’ISU riguardo le tecniche d’interrogatorio da utilizzare con il soggetto. La
conseguenza è stata che il diciassettenne Joseph Rogers ha confessato e ha
spiegato le dinamiche dell’omicidio. Si è scoperto che aveva avuto contatti precedenti con Jenny e che le aveva parlato molte sere prima del giorno dell’omicidio.
Joseph viveva a pochi isolati di distanza da Jenny, con la sua fidanzata sedicenne. Aveva lasciato la casa dei genitori perché voleva farcela da solo. Aveva girovagato per un po’, era disoccupato e aveva abbandonato la scuola. Roger si è
dichiarato colpevole al processo.
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133: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE - MISTO
Una scena del crimine può riflettere sia aspetti di crimini organizzati sia disorganizzati per i seguenti motivi:
• più di un offender può essere coinvolto nel crimine, quindi possono esserci diversi schemi comportamentali;
• l’aggressione può iniziare in modo ordinato e pianificato, ma precipita
quando ha luogo un avvenimento inaspettato, come l’incapacità di controllare la vittima;
• il movente principale dell’aggressione può essere solamente lo stupro, ma
la resistenza della vittima o lo stato emotivo dell’offender possono condur-
Omicidio
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re all’omicidio. Questa situazione è particolarmente frequente nel caso di
uno stupratore ostile o vendicativo;
la scelta della vittima può riflettere un offender organizzato che seleziona
la vittima e la pedina, tuttavia il corpo può essere nascosto malamente o
non del tutto. L’arma scelta è un’arma occasionale (per esempio una pietra) che viene lasciata sulla scena, e la scena stessa presenta un gran disordine. I reperti d’interesse forense rivelano un’aggressione improvvisa, segni
di overkill, traumi da colpo secco e spesso anche l’utilizzo di un’arma fisica (mani e piedi);
molte caratteristiche comportamentali dell’offender, manifestate durante la
perpetrazione del reato, possono riflettere vari livelli di organizzazione o
disorganizzazione. Anche la giovane età dell’offender e l’abuso di droghe o
alcool possono contribuire a una caratterizzazione mista della scena del crimine;
fattori di stress esterni possono alterare il comportamento dell’offender.
Agenti precipitanti che causano un accumulo di tensione possono condurre a un’aggressione improvvisa e impetuosa da parte di un individuo che,
in altre circostanze, si sarebbe avvicinato con un piano preciso e in modo
controllato. Ted Bundy è un esempio di offender organizzato che agisce in
modo disorganizzato a causa di fattori esterni. In tutti i suoi casi di sequestro-stupro-omicidio precedenti agli omicidi Chi Omega, Bundy sceglieva
attentamente le vittime, le pedinava e ne nascondeva meticolosamente i
corpi. Il disagio di una vita da fuggitivo, unito ad altri fattori, lo ha condotto a diventare quell’esplosivo offender spree che colpiva a randellate vittime casuali (sebbene fossero tutti studentesse universitarie, questa scelta era
accidentale se confrontata con la solita attenta selezione delle vittime).
Bundy utilizzava armi di convenienza prese sulla scena e lasciate poi nelle
vicinanze della stessa. Abbandonava i corpi ben in mostra sul luogo del
delitto, differentemente ai suoi precedenti tentativi di occultamento dei
cadaveri. Tutte le azioni appena citate descrivono il tipico comportamento
di un assassino disorganizzato.
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CASE STUDY 133. OMICIDIO A SFONDO SESSUALE - MISTO
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Vittimologia
Donna Lynn Vetter è cresciuta in un ambiente rurale che non sembra averla preparata alla sua vita a San Antonio. Preferisce l’aria fresca che entra dalle finestre
e dalle porte aperte piuttosto che l’aria condizionata, perché vuole risparmiare
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
elettricità: nella sua mente costitisce più un problema la frugalità che un possibile
stupro o addirittura un omicidio. È proprio questo atteggiamento ingenuo e fiducioso a costituire una delle cause della morte della donna.
Vetter lavora come stenografa per l’FBI a San Antonio. Ha lasciato la sua casa
in campagna per la prima volta sette mesi prima, per trasferirsi nelle vicinanze del
posto di lavoro. Vetter viene descritta come una persona tranquilla e una grande
lavoratrice. Parla raramente con i colleghi e di solito se ne sta in disparte ad ascoltare le chiacchiere d’ufficio senza condividere quasi mai i suoi pensieri e le sue
idee con altri.
Al momento di considerare le caratteristiche che identificano il livello di rischio
corso da una vittima, Donna Vetter è considerata un bersaglio poco probabile,
specialmente se messa a confronto con gli individui dall’altro lato dello spettro
(per esempio, le prostitute). Il suo impiego come stenografa dell’FBI, il suo abbigliamento e lo stile di vita conservatori (non frequenta bar e club notturni), la totale mancanza di abuso di alcool e droga e il fatto che non abbia avuto precedenti
penali, il reddito modesto, la sua personalità tranquilla e riservata, sono tutti fattori che creano una condizione di basso pericolo. Inoltre, la sua età e le condizioni
fisiche (non presenta alcun handicap) non aumentano la sua vulnerabilità, come
succede in alcuni casi (anziani e bambini).
Ciononostante, ci sono due fattori che innalzano il rischio della donna. Uno è la
posizione del suo appartamento: zona industriale e commerciale di un quartiere di
operai a basso reddito. Il secondo elemento è costituito dal suo atteggiamento fiducioso e dalla mancanza di attenzione per la sicurezza personale. Viene da un
ambiente in cui lo stupro e l’omicidio sono preoccupazioni remote rispetto alle bollette della luce. Donna usa cambiare aria al suo appartamento con l’aria fresca
proveniente dalle finestre e dalle porte aperte, proprio come ha sempre fatto quando viveva in campagna. Quando i colleghi o gli addetti alla sicurezza del palazzo
la rimproverano per la sua mancanza di sicurezza, lei semplicemente sorride.
Il 4 settembre 1986, attorno alle 21.10, Donna viene vista da un suo vicino di
casa che passava davanti alla sua finestra (aperta come al solito) mentre guarda
la televisione e fa gli esercizi per le gambe. Alle 22.30, mentre molti altri vicini passavano davanti all’appartamento, uno di essi nota che la persiana della finestra di
fronte è stata staccata e avverte la sicurezza. Gli addetti alla sicurezza del palazzo rispondono alle 22.35 e trovano la porta principale socchiusa. Dopo essere
entrati nell’appartamento, scoprono il corpo nudo di Donna disteso sul pavimento
e coperto di sangue.
Indicatori sulla scena del crimine
Donna è sdraiata di schiena sul pavimento del salotto. Il luogo dell’aggressione
sembra che sia la cucina, dove si trova la maggiore quantità di sangue. L’arma
Omicidio
245
responsabile delle ferite è un coltello da cucina, un’arma d’occasione, ritrovata
incastrata tra le imbottiture di una sedia. La donna è stata trascinata dalla cucina
attraverso la sala da pranzo, lasciando dietro di sé una scia di sangue ben distinta. In cucina ci sono i pantaloncini, la maglietta e la biancheria intima, apparentemente tagliati e strappati di dosso. I suoi occhiali si trovano sotto il tavolo della sala
da pranzo; sopra, invece, ci sono le chiavi della macchina. Non appaiono tracce
di saccheggio nell’appartamento e sembra che non manchi nulla. L’offender è
entrato dalla finestra frontale; la persiana è stata staccata e all’interno, davanti alla
finestra, è stata rovesciata una pianta. Ci sono orme e impronte di dita sull’arma
del delitto e sul tavolo del salotto.
Il motivo principale dell’aggressione è stato lo stupro, ma quando Vetter ha
opposto resistenza, l’offender ha risposto con la violenza. L’opposizione da parte
di Donna ha fatto solo aumentare la rabbia e il bisogno di vendetta che l’offender
in genere sfoga attraverso lo stupro. Il suo stato mentale collerico ha reso il confine tra lo stupro e l’omicidio facilmente oltrepassabile.
Il contatto iniziale tra Donna e l’offender è stato un attacco a sorpresa. Lei stava
uscendo dal bagno quando lui l’ha colpita al volto facendola cadere a terra priva
di sensi. Apparentemente, Donna si è ripresa abbastanza da raggiungere la cucina e prendere un coltello. Questo atto finale di resistenza è stato sufficiente per
spingere l’offender a compiere una vendetta totale. Ha preso un coltello e ha infierito ripetutamente su Vetter, l’ha trascinata nel salotto e l’ha violentata mentre lei
giaceva a terra morta.
La scena del delitto e la scena del crimine sono state le stesse e non ci sono
stati tentativi di nascondere il corpo. Sulla scena sono state lasciate impronte di
palmi, orme e impronte digitali, tutte componenti indicative di un offender che non
si è curato degli indizi lasciati a causa di un’escalation frenetica e inaspettata di
violenza.
In questo crimine sono quindi presenti elementi che richiamano un gesto organizzato e allo stesso tempo disorganizzato, a causa della natura volubile di uno
stupratore irato e vendicativo e a causa del tentativo di difesa di una ragazza conservatrice e ingenua. L’incapacità dell’aggressore di stabilire un controllo su Vetter
ha portato a una precipitazione degli eventi che si è manifestata in una scena del
crimine molto disorganizzata.
Reperti d’interesse forense
Donna presentava un trauma sul volto. Inoltre c’erano tre ferite da taglio sul petto,
una delle quali le ha trafitto il cuore, e altre ferite da taglio sul polpaccio destro e
sulla coscia sinistra. Presentava ferite da difesa su tre dita della mano sinistra e
segni di stupro. In questo omicidio l’aggressione è stata improvvisa, com’è tipico
per uno stupratore adirato e vendicativo che vuole mantenere il controllo sulla vit-
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
tima il più velocemente possibile. Le ferite al volto sono la prova di un livello eccessivo di forza impiegato dall’offender, specialmente quando si è trovato ad affrontare una vittima che gli ha opposto resistenza. Le impronte di palmi, le impronte
digitali e le orme in seguito sono state collegate a un indagato, che è stato arrestato per stupro meno di un mese dopo l’omicidio.
Indagine
Il 24 settembre 1986 il dipartimento di polizia di San Antonio ha arrestato il ventiduenne Karl Hammond per lo stupro di una trentenne di San Antonio. L’uomo è
stato in seguito collegato all’omicidio di Donna Vetter quando le impronte dei palmi
sull’esterno della finestra del salotto e sul tavolo, le impronte digitali sull’arma del
delitto e le orme trovate nell’appartamento sono state ricondotte a lui.
Hammond era un offender recidivo: era già stato condannato cinque anni prima
per lo stupro di una diciassettenne. L’aveva colpita al volto quando questa si era
rifiutata di avere un rapporto sessuale con lui e poi l’aveva violentata. È stato arrestato anche per rapina tre giorni dopo essere aver ottenuto la libertà su cauzione.
Dopo aver scontato quattro anni in prigione, Hammond è stato rilasciato il 23 agosto 1985, secondo i provvedimenti di un programma di rilascio mandatario. Al
momento dell’arresto, l’uomo era sospettato per almeno quindici stupri avvenuti
nel Nordest.
Conclusione
Incatenato e imbavagliato a causa delle numerose esplosioni di violenza,
Hammond si è presentato davanti al giudice nel marzo del 1986. La giuria lo ha
dichiarato colpevole di omicidio capitale. Prima dell’attuazione della sentenza è
riuscito a scappare attraverso una porta della prigione che non era stata chiusa a
chiave, ma è stato catturato nel giro di 48 ore nel centro di San Antonio.
Il caso è stato oggetto di numerose critiche, la maggior parte provenienti dall’avvocato Jordan Steiker, che credeva che Hammond non avesse ricevuto un giusto
processo: non gli è stato permesso di testimoniare, le informazioni del suo passato riguardo la famiglia non sono state divulgate (in particolare, il ragazzo aveva
assistito all’omicidio del padre, ucciso dallo stesso fratello) e non è stato reso noto
neppure il fatto che soffrisse di allucinazioni auditive e visive. A Karl Hammond è
stato negata la clemenza e la condanna è stata portata a termine il 22 giugno
1995, all’età di trent’anni, con un’iniezione letale. Quando gli è stata chiesta un’ultima dichiarazione, Hammond ha risposto: «So che è difficile per le persone perdere qualcuno che si ama così tanto… È meglio che io non dica nulla».
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Omicidio
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134: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE - SADICO
Un sadico sessuale è un individuo che trae eccitamento sessuale da un suo
immaginario degenerato. La gratificazione sessuale è ottenuta con torture che
coinvolgono eccessivi mezzi fisici e mentali. L’offender trae la soddisfazione
più grande dalle risposte della vittima alle sue torture. Le fantasie sessuali
sadiche, in cui gli atti sessuali sono abbinati alla dominazione, alla degradazione e alla violenza, si trasformano in atti criminosi che causano la morte della
vittima.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. La vittimologia di un omicidio sadico presenta alcune somiglianze con la vittimologia descritta nella classificazione 131.
I sadici sessuali si concentrano su vittime bianche, in genere donne adulte,
estranee all’offender. La vittimologia di questo crimine può comprendere anche
uomini – molti offender aggrediscono entrambi i sessi – e bambini, ma la vittimizzazione dei soli minori è meno frequente. Gli individui neri sono bersagli
meno frequenti.
Ci sono indicazioni occasionali riguardo le somiglianze tra la vittima e una
figura importante nella vita dell’offender.
Le vittime sono scelte a seguito di un pedinamento e di una sorveglianza
sistematica. Vengono avvicinate con falsi pretesti come la richiesta o l’offerta di
aiuto: l’offender può chiedere indicazioni stradali o fingersi un rappresentante
delle forze dell’ordine. L’aggressore può usare un tranello: per esempio fingersi un talent scout in cerca di aspiranti modelle o attrici e offrire alle vittime promettenti offerte di lavoro.
Ci sono stati, inoltre, casi di tortura sessuale sadica e di morte di due vittime
coinvolte nello stesso evento.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Spesso in questo tipo di omicidio vengono coinvolte scene del crimine multiple: il luogo dell’incontro iniziale, la scena in cui avviene la tortura e la morte e il luogo di deposizione del cadavere. La natura di questo crimine – il sadismo espresso attraverso la crudeltà – necessita di un luogo appartato e solitario dove l’offender possa
passare un periodo di tempo prolungato con la vittima. Questa prigionia può
durare da poche ore fino a sei settimane. L’abitazione dell’offender può essere
utilizzata a questo scopo, qualora disponga di un isolamento idoneo. Il veicolo
dell’offender può essere alterato e utilizzato per il sequestro e per la tortura, le
finestre e le porte possono essere bloccate e insonorizzate e è probabile che vengano utilizzati strumenti della polizia.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
L’offender porta spesso dei guanti per non lasciare impronte digitali. I luoghi
appartati sono scelti con largo anticipo. L’offender affronta il suo crimine con
una preparazione metodica, e questa caratteristica è visibile anche dalla scena
del crimine. Vengono costruiti strumenti di tortura o camere per le sevizie
attrezzate in modo specifico. Le armi e gli strumenti di tortura scelti vengono
portati sulla scena e, nel caso questa si trovi all’aperto, vengono rimossi dopo la
perpetrazione del crimine.
Sulla scena del delitto sono di solito presenti cordami o strumenti di controllo, materiale comune in questo tipo di assassinio. Si notano spesso caratteristiche indicative di schiavitù sessuale, ottenuta grazie a un uso esagerato e metodico di corde o di nastro adesivo, ma anche con una disposizione eccessivamente curata e simmetrica di questi materiali o con un controllo che permette di
sistemare la vittima in posizioni differenti, aumentando così l’eccitazione sessuale dell’offender.
Si può notare un utilizzo di metodi di sevizia personalizzati, specialmente sul
luogo della tortura e della morte; questi sistemi comprendono strumenti elettrici,
morse, pinze, oggetti estranei inseriti nel corpo e fruste. Nel maggior numero di
casi, l’eccitamento sessuale ha luogo a seguito del dolore manifestato dalla vittima,
connotato dalla presenza sulla scena di liquidi fisiologici e possibilmente di feci.
Il corpo viene generalmente occultato, specialmente nel caso di un offender
molto organizzato, che prepara pale, calce e un luogo ben nascosto per la sepoltura. A volte i cadaveri vengono bruciati. Tuttavia, sono spesso presenti incongruenze poiché le vittime talvolta vengono lasciate in luoghi dove vengono facilmente viste o trovate dai loro cari, oppure i cadaveri sono seppelliti con noncuranza. A volte il corpo può essere trasportato in un luogo in cui sarà più facile
rinvenirlo poiché l’offender prova una forte eccitazione dalla pubblicità generata dala scoperta del cadavere.
Staging. Tracce di overkill e di depersonificazione possono essere presenti per
ragioni pragmatiche, per esempio per nascondere l’identità della vittima.
L’offender può anche trafficare sulla scena del crimine inscenando un’attività
criminale secondaria (uno stupro-omicidio o una rapina) per celare il motivo
principale dell’omicidio sadico.
Comuni reperti d’interesse forense. L’offender è impegnato in un’atto sessuale
prima della morte. The Sexually Sadistic Criminal and His Offenses (Diez,
Hazelwood, Warren 1990) elenca le principali attività sessuali che vengono imposte alla vittima: stupro anale, coito orale forzato, stupro vaginale o penetrazione
di corpi estranei (in ordine decrescente). La maggior parte degli offender spinge
le proprie vittime a partecipare a più di tre di queste attività. L’aggressione pre-
Omicidio
249
cede la morte, poiché la fonte primaria di piacere per l’assassino sadico è il dolore causato alla vittima e non la violenza sessuale vera e propria.
I punti presi di mira in caso di percosse sono gli organi sessuali, i genitali e i
seni. Gli atti sessuali sadici possono comprendere morsicature o overkill in zone
a forte associazione sessuale: cosce, natiche, collo e addome, oltre ovviamente
ai seni e ai genitali. Tuttavia, le ferite possono essere presenti in tutti i punti che
causano una sofferenza, come i gomiti.
Spesso l’inserimento di corpi estranei nella cavità vaginale o anale è associato a frustate, tagli o morsi ai seni e alle natiche.
Tracce di liquido seminale vengono rinvenute negli orifizi o in altre zone del
corpo. Se sono coinvolti dei complici, possono esservi prove che indicano la
presenza di liquidi e di peli pubici di più individui. L’offender può inoltre urinare sulla vittima.
Sono molto frequenti i segni di legature, come anche bavagli e fasce per
coprire gli occhi. Sono prevalenti i segni di schiavitù sessuale.
Il fatto che l’offender passi, di solito, una grande quantità di tempo con la vittima è in genere provato dalla presenza di diverse ferite, inferte in tempi differenti e con vari stadi di guarigione. Altri reperti d’interesse forense comprendono i traumi derivati da percosse, ferite da inserimento, morsi, frustate, storcimenti dei seni e bruciature derivate da fonti di calore o da dispositivi elettrici.
Ci sono casi in cui le vittime sono costrette a bere o a mangiare le feci. Queste
caratteristiche del caso sono rivelate dalle analisi effettuate allo stomaco.
L’atto dell’uccisione è spesso eroticizzato; la morte giunge in un modo lento
e deliberato che l’offender assapora piano piano. Dato che una vittima morta o
incosciente non dà all’offender quella gratificazione che ricerca, l’aggressore
pone una grande attenzione affinché la vittima non muoia prematuramente.
Questa attenzione è dimostrata da molti casi in cui il soggetto non solo prende
speciali provvedimenti per mantenere la vittima cosciente, ma la rianima anche
sul punto di morte per farle provare una sofferenza ancora maggiore.
La causa di morte più comune è l’asfissia causata da strangolamento con uso
di cordami, strangolamento manuale, impiccagione e soffocamento. Le morti
per ferite da arma da fuoco, da taglio, per accoltellamenti o traumi da percosse
sono molto meno frequenti.
Considerazioni investigative
I perpetratori di omicidi a sfondo sessuale sadici sono principalmente maschi
bianchi. Talvolta può essere rilevata la presenza di un complice, un uomo o una
donna. I soggetti possono essere sposati al momento del crimine, come dimostrato dai dati della ricerca di The Sexually Sadistic Criminal and His Offenses
(Diez, Hazelwood, Warren 1990); il 43% è sposato e il 50% ha figli.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
L’offender ha spesso un lavoro che lo mette a contatto con il pubblico.
Dimostra un comportamento antisociale che spesso si palesa con gli arresti frequenti (non necessariamente per altri crimini a sfondo sessuale) con storie di
abuso di droga e di alcool. Spesso si tratta di uomini appassionati del mondo
della polizia, e possiedono accessori, scritti riguardanti le forze dell’ordine e
collezioni di armi. L’offender possiede probabilmente un veicolo mantenuto in
buone condizioni, dato che l’amore per una guida eccessiva è una delle caratteristiche di un sadico sessuale.
L’offender può tornare sulla scena del crimine per determinare se il cadavere è stato rinvenuto o per controllare i progressi fatti dall’indagine.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Di seguito sono elencati gli oggetti che dovrebbero essere compresi nel mandato
di perquisizione poiché presenti comunemente nel caso di un offender sadico:
• raccolta di oggetti legati a temi violenti o sessuali o a entrambi; materiale
pornografico, video, accessori di schiavitù, riviste di spionaggio, attrezzi
sessuali e biancheria intima da donna;
• collezioni di pistole, uniformi della polizia, distintivi, carte d’identità false
e libri con le procedure dettagliate delle forze dell’ordine;
• modifiche apportate al veicolo affinché questo somigli a un’auto della polizia; pneumatici neri; radio ricetrasmittente; uno scanner Bearcat; antenna
flessibile controllare traduzione! whip; luci rosse lampeggianti; sirene per
il sequestro e la tortura; maniglie e finestrini manomessi; sistemi di insonorizzazione; attrezzature per il controllo della vittima, come pale, calce e
altri attrezzi per la sepoltura; acqua e cibo e scorte di benzina;
• strumenti di tortura, macchine fotografiche o equipaggiamento per la registrazione;
• riguardo al crimine: dati scritti, manoscritti, diari, lettere di minaccia,
calendari, schizzi, disegni, nastri audio, video e fotografie; effetti personali
appartenenti alle vittime, come indumenti intimi, scarpe, gioielli, portafogli, patente o carta d’identità della vittima.
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CASE STUDY 134: OMICIDIO SESSUALE - SADICO
Background
Durante l’ultimo anno di detenzione nel carcere di Men’s Colony di San Luis
Obispo, Roy Lewis Norris incontra Lawrence Sigmund Bittaker. Entrambi i prigionieri hanno avuto molti problemi con le forze dell’ordine in passato e alle spalle
Omicidio
251
hanno un gran numero di crimini violenti. Con la crescita del loro rapporto, i due
scoprono di avere molti argomenti in comune: la passione per il dominio, la tortura e lo stupro di donne. Condividono anche la volontà di non lasciare alcun testimone nelle aggressioni sessuali che vorrebbero eseguire.
Bittaker viene rilasciato nel novembre del 1978 e Norris nel gennaio del 1979.
Dopo essersi ritrovati i due decidono di soddisfare le loro fantasie discusse in carcere. La prima cosa di cui hanno bisogno è un veicolo adatto che assicuri loro un
facile sequestro. Bittaker trova un camioncino GMG grigio metallizzato del 1977
con portiera scorrevole sul fianco e senza finestrini ai lati, perfetto per avvicinarsi
a una vittima e caricarla senza rischi.
Bittaker e Norris sono ormai pronti, dopo aver passato quasi sei mesi ad attrezzare il veicolo con un materasso a una piazza e mezzo sostenuto da legno e da
compensato, attrezzi vari, vestiti e un mini frigorifero. Hanno attentamente selezionato una zona remota sulle montagne di San Gabriel sopra la città di Glendora. È
una strada sbarrata da un cancello che Bittaker chiude con un lucchetto, assicurandosi così di non essere disturbato. Inoltre, hanno dato passaggi a più di venti
autostoppiste, senza mai attaccare nessuna di loro, ma semplicemente per riprovarci al momento giusto.
Il giorno «giusto» è stato il 24 giugno del 1979, e almeno altre quattro volte tra
il giugno e l’ottobre dello stesso anno, periodo durante cui Bittaker e Norris sono
stati dichiarati responsabili di almeno cinque omicidi.
Vittimologia
Lucinda Schaeffer, di 16 anni, vive con la nonna a Torrance, California. È una bella
ragazza, partecipa attivamente alla vita ecclesiastica ed è perfino membro senior
di un gruppo di religiosi. Il 24 giugno 1979 partecipa a una riunione del gruppo
presso la chiesa presbiteriana di St. Andrew a Redondo Beach. Decide di andarsene prima e di camminare fino a casa lungo l’autostrada della costa pacifica,
invece di chiamare la nonna per farsi venire a prendere.
Bittaker la vede e commenta: «Ecco lì una biondina carina». Il camioncino si
accosta accanto a lei e Norris le chiede se vuole andare a fare un giro e fumare
un po’ d’erba. Lei rifiuta e continua a camminare, mentre Norris e Bittaker la
seguono a distanza. Quando raggiungono la zona residenziale dove il traffico è
più limitato, i due si mettono in azione. Bittaker ferma il veicolo davanti alla ragazza, quasi di fronte all’ingresso di una casa, Norris aspetta sul marciapiede mentre Cindy si avvicina. Quando lo raggiunge i due si scambiano qualche parola. A
questo punto, Norris afferra la ragazza e la scaraventa nel camioncino, chiudendo la portiera dietro di lei. Il veicolo si allontana velocemente e Bittaker alza il volume della radio per coprire le grida di Cindy. Norris le copre la bocca con del nastro
adesivo e le lega mani e piedi mentre si dirigono verso una stradina isolata.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Quando arrivano, Bittaker e Norris cominciano a fumare qualche canna e intanto chiedono a Cindy informazioni circa la sua famiglia e il suo fidanzato nel
Wisconsin. Visto che iniziano ad annoiarsi, Bittaker va a farsi un giro mentre Norris
violenta la ragazza e la costringe a praticargli del sesso orale. Quando Bittaker
ritorna, continua l’aggressione fino a che Norris non riappare per ricominciare
un’altra volta le sevizie.
Una volta finito, Norris cerca di strangolare Cindy, ma non riusce ad andare fino
in fondo vedendo l’angoscia negli occhi della ragazza. Bittaker prende allora il
controllo, fino a quando Cindy non stramazza a terra, in preda a convulsioni nel
tentativo di respirare. Bittaker nota che ci vuole più tempo e più fatica per strangolare qualcuno rispetto a come si vedeva in televisione e Norris è dello stesso avviso. I due le stringono un ometto per i vestiti attorno al collo, tirando le estremità
con delle pinze, fino a quando la giovane smette di dimenarsi. Quindi avvolgono il
corpo in una tendina della doccia blu, così che il sangue causato dai tagli dell’ometto sul collo non cada sul tappetino del camioncino e gettano il cadavere oltre
l’argine di un canyon profondo.
L’8 giugno Bittaker e Norris sono ancora in cerca di vittime lungo l’autostrada
della costa pacifica quando incontrano Andrea Joy Hall, 18 anni, autostoppista. Il
loro primo tentativo di caricarla sul veicolo fallisce perché la ragazza monta su
una cabriolet bianca, tuttavia, sapendo che prima o poi sarebbe scesa, decidono
di seguirla. Intorno a mezzogiorno, la ragazza lascia infatti la cabriolet e viene
fatta salire da Bittaker, mentre Norris si nasconde sotto il letto. Su invito di Bittaker
la ragazza prende qualcosa da bere dal minifrigo sul retro, ed è a questo punto
che Norris fa la prima mossa. L’aggressione di Andrea è molto simile a quella di
Cindy, eccetto per il fatto che la ragazza in questo caso viene anche fotografata,
affinché i due offender possano ricordarsi dell’espressione di terrore nei suoi
occhi. A questo punto Bittaker e Norris hanno raggiunto un certo grado di abilità
nei loro crimini per cominciare a praticare torture, fisiche e verbali, sulle vittime.
Ad Andrea viene inserito un punteruolo nel cervello, prima attraverso
un orecchio e poi passando dall’altro. Viene poi strangolata e gettata giù da un
dirupo.
Le due vittime successive sono Jackie Doris Gilliam, di 15 anni, e Jacqueline
Leah Lamp, di 13 anni.
Le ragazze hanno camminato per un po’ e fatto l’autostop lungo la strada, poi
si sono fermate un attimo a riposare sulla panchina di una fermata dell’autobus,
quando il camioncino si accosta accanto a loro. Entrano nel veicolo volontariamente, ma cominciano a preoccuparsi quando questo si allontana dalla fermata
del bus e si dirige verso le montagne. Quando Leah cerca di aprire lo sportello,
Norris la colpisce alla testa con una mazza. Bittaker si ferma per aiutare Norris a
bloccare le ragazze e poi si rimette a guidare verso San Dimas.
Omicidio
253
Gilliam e Lamp vengono tenute prigioniere per quasi 48 ore prima di essere
assassinate. Vengono entrambe torturate; inoltre, Norris scatta circa ventiquattro
fotografie di Gilliam e Bittaker coinvolti in vari atti sessuali. La ragazza viene quindi pugnalata all’orecchio con un punteruolo, strangolata e infine colpita alla testa
con una mazza. Bittaker afferma che Lamp non è mai stata violentata. Prima di
colpirla selvaggiamente alla testa con una mazza, Bittaker le dice: «Volevi rimanere vergine; ora puoi morire come una vergine». Per questa tortura, come per
quella che sarebbe seguita, Bittaker e Norris decidono di conservare un ricordo
delle loro azioni con l’ausilio di un registratore.
Shirley Lynette Ledford viene vista l’ultima volta a fare l’autostop il 31 ottobre
1979 attorno alle 22.45 tra Sunland Boulevard e Tuxford Street, a Sun Valley.
Dopo che Bittaker e Norris la caricano sulla loro vettura, decidono di compiere
un’aggressione diversa dalle altre: invece di dirigersi nel solito luogo sulle montagne, decidono di guidare per le strade di San Fernando Valley mentre la torturano. Viene colpita ripetutamente ai gomiti con una mazza di quasi un chilo e
mezzo. Bittaker decide che le grida di Ledford non sono abbastanza forti per lui,
così prende dalla scatola degli attrezzi un paio di pinze e delle tenaglie e le
schiaccia i capezzoli e la vagina. In seguito, Bittaker ha rivelato a un informatore,
che si trovava in prigione con lui, che aveva provato a spingere «le tette al loro
posto».
Ledford viene inoltre violentata e sodomizzata. Il tormento della ragazza si conclude finalmente con un ometto per abiti stretto con le tenaglie attorno al collo. Il
corpo nudo viene gettato nel giardino di un’abitazione di Sunland per vedere «che
cosa la stampa avrebbe detto».
Uno studio sulla vittimologia di questo caso illustra molti dei punti comuni nel
caso di omicidio sadico commesso da offender organizzati. Le vittime sono state
prese di mira poiché mostravano alcune caratteristiche comuni che soddisfavano
le preferenze di Bittaker e di Norris: tutte le vittime erano ragazze bianche, di una
ristretta fascia d’età, estranee agli offender e considerate ad alto rischio poiché
autostoppiste (Schaeffer non era un’autostoppista, ma camminare lungo l’autostrada ha elevato il suo pericolo di diventare vittima).
Indicatori sulla scena del crimine
Le scene del crimine di Bittaker e Norris erano tipiche dell’omicidio sadico organizzato. I crimini sono stati pianificati attentamente e hanno mostrato un controllo
generale delle conversazioni e delle vittime grazie all’utilizzo di strumenti di costrizione. A Bittaker piaceva coinvolgere le vittime in conversazioni che lui stesso conduceva. Usava le discussioni come uno strumento di tortura; le implorazioni delle
vittime rafforzavano il suo senso di dominazione.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
I loro sequestri sono stati pianificati, a cominciare dalla sistemazione del
camioncino. Le armi e gli strumenti delle aggressioni non hanno costituito un problema, poiché la scena del delitto era all’interno del camioncino. Sui luoghi dei
sequestri, l’unica traccia lasciata è stata una scarpa di Schaeffer. Bittaker e Norris
hanno trasportato le vittime in luoghi lontani, dove non rischiavano di essere interrotti o scoperti. Questo fatto ha assicurato loro un contatto prolungato con le vittime, necessario per soddisfare tutte le fantasie e gli istinti che di solito alimentano
le azioni degli omicidi sadici. Molti dei corpi sono stati trasportati in luoghi di scarico diversi dalla scena del delitto. Con l’aiuto di Norris, i resti degli scheletri di
Gilliam e di Lamp sono stati rinvenuti dispersi in una zona lontana centinaia di
metri dalla base del canyon. Non sono state trovate tracce dei corpi di Schaeffer
o di Hall a causa della scelta accurata dei luoghi in cui i loro cadaveri sono stati
scaricati. Tutti questi indizi presenti sulle scene del crimine di Bittaker e di Norris
sono le prove di un delitto controllato e organizzato.
Anche il luogo della morte e dell’aggressione di Ledford appartenevano a un
tipo di scena organizzata e controllata, nonostante il corpo sia stato abbandonato bene in vista e non ci siano stati tentativi per nasconderlo. Il desiderio di Bittaker
di suscitare l’attenzione e il riconoscimento dei media per i suoi crimini ha costituito un incentivo per operare un cambiamento del suo MO.
Reperti d’interesse forense
I resti di Lucinda Schaeffer e di Andrea Hall non sono mai stati ritrovati. Parte dei
corpi di Gilliam e di Lamp, compresi i due crani colpiti, sono stati rinvenuti sulle
montagne di Glendora. Gilliam aveva ancora il punteruolo conficcato nell’orecchio
destro.
L’autopsia su Shirley Ledford ha rivelato che la morte è stata causata dallo
strangolamento con un filo elettrico stretto attorno al collo. C’era un segno lineare di compressione, del tessuto morbido ed emorragie petecchiali attorno al collo.
C’erano tracce di molti colpi al viso, alla testa e ai seni. Il retto, il rivestimento interno del canale rettale e la vagina sono stati lacerati, in parte a causa dell’inserimento di pinze per mano di Bittaker. C’erano lividi sul gomito sinistro, tagli sull’indice della mano destra e una ferita da perforazione sulla mano sinistra. I polsi e le
caviglie presentavano segni di legature.
L’autopsia di Ledford presentava i seguenti indicatori, elencati tra i possibili
reperti d’interesse forense di un omicidio sadico organizzato: percosse concentrate sulle regioni genitali e sui seni, inserimento violento di corpi estranei, sodomia
e segni di tortura (con martelli e pinze).
C’erano tracce di atti sessuali e aggressivi precedenti alla morte e di utilizzo di
Omicidio
255
strumenti di costrizione. Inoltre Norris e Bittaker hanno passato un lungo periodo
di tempo con le loro vittime.
Indagine
Oltre agli omicidi sadici, Bittaker e Norris hanno preso parte ad altri crimini
durante questo periodo. Ci sono stati almeno tre incidenti separati: un tentato stupro, un rapimento-stupro e un’aggressione con una mazza. Dopo il loro arresto,
inoltre, sono state trovate fotografie che indicavano la presenza di un’altra vittima,
una donna bianca sconosciuta tuttora dispersa.
Una delle vittime che è stata violentata e rilasciata ha identificato Bittaker e
Norris come suoi aggressori. Sono stati arrestati per accuse diverse dallo stuproomicidio, nella speranza che uno di loro, o entrambi, cedesse sotto interrogatorio
e confessasse i crimini. Alla fine è stato Norris a cedere, dando la colpa a Bittaker
nel tentativo di salvarsi.
Il movente dietro ai crimini di Bittaker e di Norris è stato esposto con precisione da Ronald Markman, uno psichiatra forense che ha esaminato gli offender. Li
ha descritti come sociopatici che conoscevano la differenza tra il bene e il male,
ma semplicemente non se ne curavano. «Mancavano di inibizioni interiori, della
coscienza che frena la maggior parte di noi dall’esprimere a pieno gli impulsi più
primitivi e a volte violenti». Markman ha dichiarato che con la loro unione Bitaker
e Norris si sono aiutati l’un l’altro per «soddisfare i loro potenziali da sociopatici
più selvaggi e primitivi» (Markman, Bosco 1989).
Conclusione
Il 18 marzo del 1980, Norris si è dichiarato colpevole dei cinque capi d’imputazione per omicidio, rigirando le accuse contro l’amico. In cambio della sua cooperazione, ha ricevuto una condanna di 45 anni, con la possibilità di richiedere la libertà per buona condotta dopo trent’anni. Bittaker ha negato tutto. Al processo del 5
febbraio 1981, ha dichiarato che Norris gli aveva parlato per la prima volta degli
omicidi dopo il suo arresto nel 1979. La giuria ha scelto di non credergli, con un
verdetto di colpevolezza presentato il 17 febbraio. Il 24 marzo, secondo un’indicazione della giuria, Bittaker è stato condannato a morte. Il giudice ha emesso una
sentenza alternativa di 199 anni e 4 mesi di prigione da scontare nel caso in cui
la sentenza di morte di Bittaker venga commutata in seguito in ergastolo. Bittaker
è ancora oggi detenuto nel braccio della morte della prigione di San Quentin,
mentre Norris è rimasto nella prigione Pelican Bay, in California.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
135: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE DI DONNA ANZIANA
Con la collaborazione di Mark Safarik
Questa classificazione viene utilizzata in riferimento all’omicidio di una donna
di sessant’anni o più, in cui il movente principale dell’offender è identificato
attraverso il suo comportamento sessuale sulla scena del crimine. Per la maggior
parte degli offender, spesso si riscontra una qualche forma di rapporto sessuale
precedente. Nonostante l’interazione sessuale, spesso non si rilevano tracce di
sperma. Inoltre, molti di questi offender condividono attività sessuali come l’inserimento di corpi estranei e i rapporti orali (l’offender pratica o riceve sesso
orale dalla vittima). L’offender può usare la bocca in corrispondenza di altre
aree sessuali della vittima, inserire le dita negli orifizi o avere altri tipi di contatto fisico che si concentrano sugli organi sessuali. In questi casi – nonostante gli
offender abbiano età diverse e siano quasi equamente divisi tra neri e bianchi
(con una partecipazione meno significativa da parte degli ispanici) – le caratteristiche demografiche, lo stile di vita e i tratti comportamentali sono estremamente simili. Queste osservazioni sono state rilevate dall’esperienza degli investigatori, che descrivono gli offender aggressori violenti di anziani come molto
più giovani delle loro vittime, colpite nelle loro abitazioni o nelle vicinanze, e
come uomini che vivono di solito nei pressi della scena del crimine e che non
conoscono le loro vittime.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Le donne anziane sono in genere più vulnerabili di quelle giovani. Innanzitutto è più probabile che vivano da sole. Quasi l’80% delle persone
anziane che vivono sole sono in gran parte di sesso femminile, a causa di un
rischio maggiore di diventare vedove e per un’aspettativa di vita più lunga
(Taeuber, Allen 1990). In secondo luogo, per le donne anziane, la vulnerabilità
è anche causata dalla loro struttura fisica. Sono meno in grado di fuggire o di
opporre resistenza a un’aggressione rispetto alle donne più giovani (Nelson,
Huff-Corzine 1998). Con l’avanzare dell’età, una donna subisce un invecchiamento scheletrico, neuromuscolare e altri cambiamenti fisici che limitano la sua
mobilità e riducono le capacità di scappare o di difendersi. Le donne anziane,
in particolare se vedove, prestano meno attenzione ai pericoli provenienti dagli
estranei rispetto alle donne più giovani o ai bambini, e sono quindi percepite
dagli offender come giusti bersagli. Questo concetto di vulnerabilità ha rivelato che alcuni degli stupratori selezionano vittime anziane proprio a causa della
loro debolezza. Safarik e Jarvis (2005) hanno notato che le aggressioni a sfondo
Omicidio
257
sessuale sulle donne anziane spesso sono particolarmente violente, motivate dal
desiderio dell’offender di punire, dominare e controllare la vittima, e non tanto
da un’attrazione o da un desiderio sessuale.
Safarik, Jarvis e Nussbaum (2000), in uno studio incentrato su questo tipo di
omicidio a sfondo sessuale, hanno scoperto che l’età media delle vittime è di 77
anni. Le vittime sono per la maggior parte bianche (86%), le nere sono il 9% e
le ispaniche il 4%; le vittime asiatiche sono rare. Il 94% di loro vengono uccise nelle loro abitazioni. Sebbene le donne anziane risiedano prevalentemente in
case di riposo, gli omicidi all’interno di una casa di cura sono rari. La maggior
parte di queste donne vive nella propria casa da almeno dieci anni, alcune da
molto più tempo. Sfortunatamente, tutto questo tempo porta la vittima a non
riconoscere più i possibili rischi. Le vittime bianche di aggressori neri o ispanici vivono in quartieri detti «di transizione». Questi quartieri di transizione
hanno subito un cambiamento socioeconomico, passando dalla classe media a
quella bassa. Ad accompagnare questo cambiamento ci sono state altre trasformazioni demografiche che hanno portato alla disorganizzazione sociale e a un
aumento dell’attività criminale.
Un ulteriore segno di vulnerabilità consiste nel fatto che la maggior parte
delle vittime non possiede alcun sistema di sicurezza oltre alle normali serrature di porte e finestre. Al momento di esaminare l’origine della morte, lo strangolamento sembra essere la causa più frequente, seguita dai traumi per i colpi
inferti con oggetti smussati. La morte causata da ferite da arma da fuoco è la
meno frequente.
Sebbene le persone anziane in generale siano considerate vittime a basso
rischio, le donne bianche anziane, in particolar modo quelle che vivono da sole,
hanno un rischio molto elevato in questo genere di omicidio. Visto che vivono
da sole, il livello di pericolo cresce a seconda del contesto, poiché possono essere identificate dagli offender come vittime vulnerabili. L’offender considera
anche che il rischio da lui corso sia basso. Una volta entrato nell’abitazione è in
grado di interagire senza interruzioni. Il fatto che la sua vittima sia una persona
anziana riduce significativamente la sua capacità di opporre resistenza, di proteggersi e di scappare. La maggior parte di queste donne, infatti, viene ferita in
modo molto grave.
Offender. La popolazione criminale è rappresentata equamente da bianchi e
neri, con un contributo meno significativo da parte degli offender ispanici. I
maschi neri tuttavia sono i più rappresentati, se confrontati con la popolazione
totale degli Stati Uniti. I maschi neri attraversano le barriere razziali e aggrediscono vittime sia nere sia bianche; lo stesso atteggiamento è stato riscontrato
anche nel caso di offender ispanici. Il riconoscimento della natura interrazziale
258
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
di questi crimini sembra possibile solo nel caso in cui la vittima sia nera. Se la
vittima è bianca, l’aspetto interrazziale di un crimine violento non sembra essere presente: di rado gli offender bianchi aggrediscono vittime di razza diversa.
La vicinanza del domicilio dell’offender alla scena del crimine è influenzata in
maniera significante dall’omogeneità razziale del quartiere. I crimini interrazziali di offender neri contro vittime bianche avvengono in comunità più eterogenee. L’aggressione di uomini bianchi su donne nere teoricamente non esiste
nelle comunità eterogenee. Quasi il 60% degli offender vive a meno di sei isolati di distanza dalla vittima e, nel caso di minori, la metà di loro vive nello stesso isolato. La maggior parte degli offender raggiunge e si allontana dalla scena
del crimine a piedi.
Nonostante la loro età e la razza, gli offender mostrano caratteristiche simili.
Infatti, il 90% di loro ha precedenti penali, tra cui la rapina in percentuale maggiore (59%). I crimini violenti e i crimini su proprietà sono rappresentati quasi
equamente da coloro che hanno un passato criminale alle spalle. Solo un quinto degli offender ha commesso reati a sfondo sessuale. È importante ricordare
questo fatto poiché gli investigatori a cui è assegnata un’indagine su questi crimini passano molto tempo prezioso a sfogliare elenchi di offender sessuali già
schedati. È bene considerare che la stragrande maggioranza degli offender non
ha mai commesso questo genere di crimini. La maggior parte di loro sono degli
incapaci, disoccupati e hanno un’istruzione inferiore a quella liceale. Quasi tutti
hanno un passato di abuso di droghe; tra le più comuni ci sono l’alcool, la marijuana e la cocaina. Infine, quasi la metà degli offender confessa i propri crimini
dopo l’arresto, mentre un altro 19% fornisce qualche ammissione, ma continua
tuttavia a negare la responsabilità dell’omicidio. In termini di differenze razziali, i bianchi confessano i loro crimini due volte di più rispetto ai neri.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La presenza di
più di una scena del crimine è rara. L’incontro iniziale, l’aggressione, l’omicidio
e l’attività postmortem hanno di solito luogo nello stesso posto. Raramente le
armi vengono portate sulla scena. Di solito, se l’offender utilizza un’arma, la
trova sulla scena. Le legature utilizzate per lo strangolamento, gli oggetti utilizzati per colpire la vittima e i coltelli spesso vengono trovati nelle vicinanze della
vittima e vengono in seguito lasciati sulla scena. La maggior parte degli offender accede all’abitazione della vittima tramite porte o finestre aperte o utilizzando un inganno. Alcuni utilizzano invece la forza per entrare nell’abitazione.
L’approccio usato dalla maggior parte degli offender è un attacco improvviso con l’impiego immediato e tragico di una forza lesiva per inabilitare la vittima. Visto che i criminali attaccano all’improvviso, l’uso di strumenti di costrizione si riscontra raramente. Safarik e Jarvis (2005) hanno sviluppato la
Omicidio
259
Homicide Injury Scale, una sorta di sistema metrico per definire il grado delle
ferite letali. La gravità della ferita inflitta dall’offender può fornire indizi riguardo alla sua età e alla distanza dell’abitazione dell’offender dalla scena del crimine. Per quanto riguarda l’età, c’è una relazione inversa: più le ferite sono legate
alla causa della morte della vittima, più l’offender è giovane. Per quanto riguarda il rapporto con l’abitazione dell’aggressore, prove empiriche testimoniano
che più gravi sono le ferite, più l’offender vive nelle vicinanze della vittima.
Quasi tre quarti degli offender uccide le vittime tra le 20.00 e le 4.00 di mattina, e tra questi, la maggior parte agisce dopo la mezzanotte. Gli offender, in
genere, aggrediscono le vittime sia a livello vaginale sia a livello anale, ma le
aggressioni vaginali avvengono tre o quattro volte più spesso di quelle anali. Nel
22% dei casi, gli offender inseriscono oggetti estranei nel corpo della vittima, e
gli offender bianchi sono responsabili per più della metà di questi casi. Inoltre,
sono gli offender di età inferiore ai 22 anni che praticano molto più della metà
dei casi di inserimenti di corpi estranei. La presenza di sperma viene rilevata in
meno della metà dei casi, senza alcuna differenza rilevante a livello di razza o di
età. Un’attività sessuale senza presenza di liquido seminale viene verificata in
tutti i casi rimanenti. L’atto sessuale comprende il toccare le aree genitali del
corpo, l’inserimento di corpi estranei e il posizionamento della vittima in pose
che mettano in evidenza i genitali. La tortura – più comunemente riscontrata in
presenza di offender organizzati – è presente di rado in questo genere di crimini. Dato che la maggior parte degli offender utilizza un approccio improvviso,
l’aggressione sessuale e l’interazione con la vittima hanno luogo il più delle volte
durante o dopo la morte della vittima stessa.
Gli offender non sono né conoscenti delle vittime né completi estranei. Ciò
non significa che non esista alcun tipo di rapporto precedente tra l’offender e
la vittima, ma vuol dire piuttosto che l’offender sa dove la vittima vive già prima
della perpetrazione del crimine e sa che è sola e vulnerabile. Questi offender
hanno in genere fantasie semplici, pianificano raramente i loro crimini, ma
agiscono piuttosto d’impulso. La maggioranza di loro sottrae degli oggetti dalla
scena del delitto, tuttavia il motivo di questa azione è solo un guadagno
economico. Questo genere di offender non sottrae gli oggetti come se fossero
dei trofei o dei souvenir. Si appropriano in genere di denaro contante e di
piccoli oggetti come gioielli. Di solito sono presi nelle vicinanze immediate
della vittima o si trovano lungo il percorso seguito dall’omicida per allontanarsi
dalla scena.
Comuni reperti d’interesse forense. Questa tipologia di offender non si cura
delle tracce e lascia inavvertitamente numerosi segni d’interesse forense sulla
scena del crimine. Possono esserci macchie di sperma in corrispondenza della
vagina, dell’ano, della bocca, ma anche su altre parti del corpo e sugli indumen-
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
ti rinvenuti vicino a esso. Bisogna controllare i seni per evidenziare eventuali
tracce di saliva. Impronte digitali e altre prove di questo genere, compresi peli
pubici e fibre umane, possono comunemente essere trovati sulla vittima o attorno a essa. Alcuni offender lasciano effetti personali sulla scena, come cappelli,
bende, indumenti intimi o documenti personali. La maggior parte dell’attività
praticata dal criminale, compreso l’atto sessuale, ha luogo dopo la morte. Lo
strangolamento – utilizzato sia come unico movente del decesso sia unito a un
trauma causato da un oggetto smussato o da un accoltellamento – è la principale causa di morte. Il livello delle ferite riportate in questi casi è sproporzionato,
ed è la caratteristica distintiva rispetto ad altri crimini violenti.
Considerazioni investigative
Il lavoro di Hazelwood e di Douglas (1980), che offre una categorizzazione
degli omicidi a sfondo sessuale in un continuum da organizzato a disorganizzato, può essere di grande utilità. Applicando questa tipizzazione, gli offender
sono considerati molto disorganizzati. Insieme alla catalogazione delle caratteristiche comportamentali e della personalità, e con i dati empirici che rivelano
quanto alcuni di questi offender vivano vicino alla scena del crimine, l’indagine
svolta nel quartiere della vittima diventa l’elemento chiave per l’identificazione
dell’offender. Nonostante le variazioni riguardo età e razza, questi offender
costituiscono un gruppo piuttosto omogeneo per stile di vita e caratteristiche
comportamentali. L’indagine sul quartiere deve essere approfondita e incentrata sugli individui presenti in zona che manifestano le caratteristiche qui sottolineate riguardo il carattere, lo stile di vita e il comportamento.
In generale, vengono valutati individui socialmente inadeguati, poco colti,
disoccupati, o che svolgono un lavoro che non richiede particolari abilità. La
maggior parte di loro ha precedenti penali; il furto è il crimine più frequentemente commesso. Le loro attività criminose sono costituite più che altro da
infrazioni, più che da crimini gravi come le aggressioni a sfondo sessuale. Ciò
indica che ci sono poche probabilità che gli offender vengano schedati tra i criminali sessuali. La maggior parte di loro fa uso, o abuso, di droghe. Dato che
molti sono disoccupati, abitano generalmente con altre persone da cui sono
economicamente dipendenti. Quasi tre quarti degli offender non sono sposati,
e circa la metà vive con membri della propria famiglia. L’età media è di 27 anni.
Molti degli aggressori sottraggono denaro in contante, gioielli o piccoli oggetti di valore. Il furto di questi oggetti ha come scopo un guadagno economico;
non servono come trofei o ricordi del crimine per sucitare successive fantasie.
Alcuni studi hanno dimostrato che con l’aumento del livello di gravità delle
ferite, l’età dell’offender in genere diminuisce ed è più probabile che questi
abiti nelle vicinanze della vittima. Gli offender minorenni sono in genere più
Omicidio
261
violenti, vivono nelle vicinanze della scena del delitto, praticano mutilazioni
postmortem, l’inserimento di oggetti estranei e prendono di mira donne di 75
anni o più anziane. È meno probabile che questo tipo di offender lasci tracce di
sperma sulla scena.
Gli interrogatori fatti agli aggressori arrestati dovrebbero incentrarsi sull’aspetto del guadagno economico del crimine ed evitare, almeno inizialmente,
la componente dell’aggressione a sfondo sessuale. Gli interrogatori devono
essere svolti da una sola persona e avere un approccio calmo ed empatico,
nonostante la natura brutale dell’omicidio.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
Vedi le considerazioni fatte per la classificazione 130.
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• CASE STUDY 135: OMICIDIO A SFONDO SESSUALE DI DONNA ANZIANA
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Con la collaborazione di Kevin Faherty
Tra il 4 giugno 1962 e il 4 gennaio 1964 tredici donne che vivevano da sole nella
zona di Boston sono state vittime di brutali morti da strangolamento. Non si è
ancora stabilito se le morti siano state opera di un serial killer o di aggressori vari.
Al tempo è stato determinato che almeno undici degli omicidi sono avvenuti per
mano di un solo individuo. Tutte le donne sono state uccise nel loro appartamento, aggredite sessualmente e strangolate con uno dei loro indumenti. In ognuno
dei casi, non ci sono stati segni di scasso, segno che l’offender conosceva la vittima o era stato fatto entrare da loro volontariamente. Nel 1965, Albert DeSalvo
ha confessato tutti gli undici omicidi come «Strangolatore di Boston», oltre ad altre
due morti. A quel tempo, le persone che lo conoscevano sostenevano che lui non
poteva essere responsabile per quei crimini e i dubbi sulla sua colpevolezza sono
ancora oggi numerosi.
Vittimologia
Sei delle undici vittime avevano tra i 55 e i 75 anni; le altre cinque andavano dai
19 ai 23. Le due vittime non confessate avevano rispettivamente 69 e 85 anni.
Il 14 giugno 1962, Anna Slesers, di 55 anni, residente a Back Bay, viene trovata dal figlio attorno alle 19.00. È distesa supina, nuda sul pavimento del bagno,
con le gambe divaricate e la cintura dell’accappatoio stretta attorno al collo.
È stata violentata sessualmente con un oggetto incognito. Il suo appartamento
è stato messo sottosopra, ci sono oggetti e biancheria sparsi da tutte le parti: l’in-
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
cidente sembra opera di un rapinatore, anche se dall’abitazione non manca nulla.
Due settimane dopo Nina Nichols, di 68 anni, di Brighton, viene trovata morta,
con le gambe divaricate, la vestaglia e gli slip sollevati sui fianchi. È stata strangolata con le sue calze di nylon, annodate strette intorno al collo. Anche lei è stata
violentata e la vagina e l’ano erano completamente lacerati. L’appartamento è
stato messo a soqquadro anche in questo caso, ma non mancava nulla.
Lo stesso giorno a Lynn, Helen Blake, di 65 anni, viene uccisa attorno alle 8.00
di mattina. Viene trovata distesa prona, nuda sul suo letto, con le gambe divaricate, strangolata anche lei con un indumento di nylon e un reggiseno legato attorno
al collo con un fiocco. Dalle dita della donna sono stati tolti due anelli di diamanti:
il primo vero caso di rapina.
Il commissario di polizia avverte le donne di chiudere bene le porte e di fare
attenzione agli sconosciuti. La polizia comincia a indagare sugli ex offender sessuali e sui pazienti di cliniche per malati mentali. Cercano un uomo che è solito
prendersela con le donne a causa dell’odio che prova per la madre.
A metà agosto di quell’anno, Ida Irga di 75 anni, di Boston, viene trovata distesa supina, con la camicia da notte strappata e il corpo nudo, in una grottesca parodia della posizione ostetrica, con le gambe aperte alla distanza di 1 metro e mezzo,
ognuna appoggiata su un sedia diversa, con un cuscino sotto il sedere e la federa
annodata stretta attorno al collo. Era di fronte alla porta d’ingresso, così che il suo
corpo potesse essere visto immediatamente da chiunque fosse entrato.
Il giorno seguente, Jane Sullivan, di 67 anni, residente a Dorchester, viene trovata dopo due giorni dal decesso. È sdraiata a faccia in giù, nuda nella vasca da
bagno, con la testa sotto il rubinetto e i piedi dall’altro lato della vasca. È stata
strangolata con le sue calze di nylon mentre si trovava in cucina o nel corridoio,
dove si sono rinvenute tracce di sangue. Forse ci sono state anche aggressioni
sessuali, ma lo stato di decomposizione del corpo era troppo avanzato per poterlo provare. Dopo questo omicidio, l’offender non si è più fatto vivo per tre mesi,
periodo in cui i detective hanno solo potuto escludere alcuni dei sospetti.
A dicembre, ancora a Back Bay, la ventunenne afroamericana Sophie Clark
viene trovata dalle compagne di stanza sul pavimento del salotto, le gambe divaricate e le calze e gli slip legati attorno al collo. C’erano segni di un’aggressione,
e per la prima volta, si sono rilevate anche tracce di sperma. Sophie è stata la
prima donna giovane uccisa dallo Strangolatore. Una vicina del palazzo aveva
visto un estraneo mentre ammirava un suo dipinto e si complimentava con la
donna per il suo bel fisico; lei lo aveva zittito – cosa che l’aveva fatto irritare – ma
l’uomo se n’era poi andato quando la donna gli aveva detto che il marito stava dormendo nella stanza accanto. Questo fatto ha avuto luogo circa dieci minuti prima
della morte di Clark, e la donna è stata in grado di descrivere il sospetto come un
uomo tra i 25 e i 30 anni, di altezza media, con i capelli chiari; portava un paio di
pantaloni scuri e una giacca.
Omicidio
263
In seguito, lo stesso mese, la ventitreenne Patricia Bissette è stata trovata
morta nel suo appartamento a Back Bay con delle calze intrecciate a una camicetta, strette attorno al collo. La ragazza era sdraiata sotto le coperte che la
coprivano fino al mento, aveva segni che dimostravano una violenza sessuale
recente e c’erano dei danni al retto. All’inizio di marzo, Mary Brown, di 68 anni,
è stata trovata a Lawrence, picchiata a morte, strangolata e violentata. Due mesi
dopo, Beverly Samans, di 23 anni – trovata sul suo divano con le mani legate
dietro la schiena, le gambe divaricate, le calze di nylon, un fazzoletto attorno al
collo e un indumento usato come bavaglio – è morta per quattro ferite da arma
da taglio al collo e presentava altre diciotto ferite a forma di occhio di bue sul
seno sinistro.
Dopo un’estate tranquilla, la cinquantottenne Evelyn Corbin è viene trovata
strangolata a Salem con due calze e degli slip sulla bocca come bavaglio. Tessuti
con tracce di rossetto e sperma vengono scoperti sparsi nel letto, così come
tracce di liquido seminale sono rilevate sulla bocca della donna.
Nel novembre del 1963, Joann Graf è stata trovata strangolata con due calze
legate in un fiocco. Ci sono dei segni di morsi sui seni, e all’esterno della vagina
ci sono tracce di sangue causate da lacerazioni. A un vicino di casa è stato chiesto poco prima se «Joan» Graf vivesse lì e lui l’ha condotto all’appartamento e poi
fatto entrare per qualche minuto. I testimoni hanno poi detto che si trattava di un
uomo di circa 27 anni che indossava vestiti scuri.
L’ultima vittima è stata trovata il 4 gennaio 1964 ed è stato l’omicidio più brutale e assurdo di tutti: la donna è stata strangolata con delle calze e con due sciarpe colorate legate attorno in un fiocco. Era seduta con la schiena appoggiata allo
schienale del letto; un liquido denso simile a sperma colava dalla bocca sui seni
nudi. Un manico di scopa era stato inserito per quasi un metro all’interno della
vagina e ai suoi piedi c’era un biglietto colorato di buon compleanno dallo
Strangolatore di Boston.
Indagine
Il procuratore generale Edward Brooke prende in mano le redini dell’indagine e
istituisce lo «Strangler Bureau», una sorta di «ufficio dello strangolatore», per
lavorare no stop al caso e renderlo un problema prioritario della città. Sebbene gli
esperti forensi sostengano che gli omicidi siano probabilmente opera di più di un
offender, a causa della diversa età delle vittime e per le incongruenze rilevate sulla
scena del crimine, la polizia di Boston è alla caccia di un uomo solo.
Un paio di anni prima degli omicidi, Cambridge è stata sede di una serie di strane aggressioni sessuali da parte di un uomo conosciuto come «l’uomo delle misure», poiché adescava le donne dicendo di avere un’offerta di lavoro nel mondo
della moda e aveva bisogno di prendere loro le misure. Albert DeSalvo è stato
264
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
arrestato per essersi furtivamente introdotto in un appartamento e dopo l’arresto
ha confessato di essere lui l’offender che cercavano.
È un uomo di 29 anni, con moglie e due figli. In passato ha già scassinato serrature introducendosi in alcune abitazioni, ha aggredito e picchiato, ha compiuto
reati a sfondo sessuale. Nel novembre del 1964, una donna è stata legata in modo
smodato e toccata da un uomo la cui descrizione corrisponde a quella dell’«uomo
delle misure»; DeSalvo viene nuovamente arrestato, mentre nello stesso momento la polizia del Connecticut ha cominciato a cercare «l’uomo verde», uno stupratore che è stato soprannominato così per la sua abitudine a indossare pantaloni
verdi.
Ancora una volta si tratta di DeSalvo, che sostiene di avere aggredito centinaia di donne in quattro Stati diversi, cosa probabilmente falsa a causa del suo
carattere millantatore. Dopo essere stato ricoverato all’ospedale statale di
Bridgewater, fa amicizia con un altro paziente, George Nassar, un genio della
manipolazione. Insieme realizzano che la ricompensa economica per essere lo
strangolatore di Boston sarebbe enorme, contando i libri e la ricompensa per la
cattura. DeSalvo sa che rimarrà comunque in prigione per tutta la vita e in questo
modo, invece, potrebbe rimanere in ospedale e allo stesso tempo far guadagnare un po’ di soldi alla sua famiglia.
L’avvocato di Nassar, F. Lee Bailey, contatta DeSalvo, e lui gli confessa tutti i
tredici omicidi. È in grado di fornire dettagli molto precisi riguardo il metodo di uccisione delle vittime, la struttura degli appartamenti e i minuziosi dettagli circa la
posizione e l’aspetto di piccoli oggetti e di prove per ogni singolo caso. Tuttavia, ci
sono anche coloro che rifiutano le sue affermazioni: la motivazione finanziaria, la
mancanza di prove fisiche contro di lui, nessuna descrizione dei testimoni che corrisponde alle sue caratteristiche facciali e, nonostante siano state ritrovate numerose sigarette Salem sulle scene, DeSalvo non è un fumatore.
La psichiatra Ames Robey, dopo aver esaminato DeSalvo, nota due cose in lui:
la prima, è che ha un’incredibile memoria fotografica (la sua capacità di ricordarsi parola per parola ogni dettaglio è stupefacente), in secondo luogo, poiché vuole
sempre essere il protagonista della storia e dimostrarsi importante, desidera che
la notorietà legata allo Strangolatore di Boston sia sua. Infine, due testimoni si
recano all’ospedale per identificare DeSalvo: entrambi sono d’accordo nel dire
che DeSalvo non assomiglia all’uomo che hanno visto, ma entrambi notano l’incredibile somiglianza dello Strangolatore di Boston con un altro uomo, il manipolatore George Nassar.
Conclusione
Il dibattito riguardo il mistero dello Strangolatore di Boston è oggi ancora aperto:
potrebbe essere stato Albert DeSalvo, potrebbe essere stata opera del suo confi-
Omicidio
265
dente in ospedale, George Nassar, o potrebbero essere stati diversi offender ad
agire copiandosi l’un l’altro. Indipendentemente da chi sia stato il vero copevole e
per quante siano state le morti, è Albert DeSalvo a essere incarcerato a vita e a
morire assassinato in prigione nel 1973.
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140: OMICIDIO MOTIVATO DALL’APPARTENENZA A UN GRUPPO
Un omicidio motivato dall’appartenenza a un gruppo coinvolge una o più persone con un’ideologia comune che sanziona un’azione commessa da uno o più
membri e che termina con la morte della vittima o delle vittime.
Durante le fasi iniziali della compilazione di questo manuale, questa categoria comprendeva omicidi occulti o satanici, come una delle sue sottocategorie.
Le caratteristiche distintive per vittimologia, scena del crimine e reperti d’interesse forense si basavano sulla grande quantità di materiale disponibile sul tema
di un omicidio occulto o satanico; tuttavia, quando la commissione coinvolta
nella stesura della sezione delle cause di gruppo ha cominciato a rivedere la
categoria degli omicidi occulti e satanici, molti dei membri della commissione
si sono interrogati sulla possibilità di includere questa categoria nel CCM.
Il National Center for the Analysis of Violent Crime’s12 (NCAVC) definisce
il vero omicidio occulto o satanico come un omicidio commesso da due o più
individui che pianificano razionalmente il delitto e la cui motivazione principale è portare a termine un rito satanico che richiede un’uccisione. I membri del
comitato non erano convinti che l’omicidio occulto o satanico esistesse veramente al di là dello scalpore causato dai media sull’argomento.
La popolarità dell’occultismo o del satanismo attraverso i mass media è servita solo ad annebbiare il problema e talvolta ha interferito con lo svolgersi di
un’indagine oggettiva sul crimine. Le credenze religiose di un agente di polizia
possono talvolta complicare lo svolgersi di un’indagine imparziale su un presunto omicidio satanico.
«La prospettiva delle forze dell’ordine deve incentrarsi sul crimine e riconoscere chiaramente che, solo perché un’attività è satanica, ciò non significa
necessariamente che sia un crimine o non sia una pratica religiosa legittima protetta dal primo emendamento. All’interno del sistema di credenze religiose personali di un agente delle forze dell’ordine la cristianità può essere il Bene e il
satanismo il Male. Secondo la costituzione, invece, entrambi sono neutrali»
(Lanning 1989, p. 7).
12 Centro nazionale per le analisi sul crimine violento.
266
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
La commissione ha concordato con la posizione di Lanning, secondo cui gli
agenti delle forze dell’ordine devono conoscere delle nozioni sul satanismo e
sull’occultismo per valutare in modo corretto le possibili connessioni con il crimine e le motivazioni delle azioni criminali. Devono sapere quando e come le
credenze, i simboli e le attrezzature possono essere utilizzati durante l’attività
criminosa. È bene incentrarsi su un’indagine oggettiva. Sono stati d’accordo,
inoltre, nel dire che sebbene accadano uccisioni occulte e sataniche, secondo la
definizione data sopra, l’onere della prova è su coloro che affermano che il crimine ha avuto luogo (Lanning 1989).
Circa il reale avvenimento dell’omicidio satanico, la NCAVC cerca di raccogliere i casi dalle diverse fonti che hanno avanzato queste pretese. L’analisi delle
fotografie della scena del crimine, per i pochi casi che la NCAVC ha ricevuto,
non riusciva a sostenere la definizione di omicidio occulto o satanico, o le caratteristiche distintive circa gli indicatori sulla scena del crimine e i reperti d’interesse forense derivati dal materiale sui reati satanici. Molti di questi casi hanno
mostrato indicatori che sostenevano che la vittima o l’offender erano in qualche
modo coinvolti in un culto misterioso o nel satanismo. Tuttavia, il motivo principale in ognuno dei casi era sempre il sesso, il denaro o i conflitti interpersonali, e non soddisfava i requisiti di un rituale occulto o satanico. Il reale
coinvolgimento del satanismo o dell’occulto in questi casi era solo secondario,
insignificante o del tutto assente. Inoltre, durante i procedimenti legali, erano
introdotte dalla difesa informazioni esterne circa il coinvolgimento del soggetto in attività sataniche o occulte, probabilmente per evitare la responsabilità del
crimine o minimizzare la pena. Su questa base è stato deciso di escludere l’omicidio dell’occulto da questo manuale. Se qualche ente delle forze dell’ordine
pensa di avere un caso di omicidio che risponda alla definizione di omicidio
satanico o dell’occulto, la NCAVC coglierà l’occasione di esaminare le foto
della scena del crimine e altro materiale sul caso.
141: SETTE E CULTI
Un gruppo di seguaci con eccessiva devozione o dedizione a idee, obiettivi o
persone visti come non ortodossi o illegittimi, i cui obiettivi principali di sesso,
potere o soldi sono sconosciuti al gruppo in generale, è denominato «setta». Un
omicidio di culto riguarda la morte di un individuo per mano di due o più membri della stessa setta.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. A volte l’omicidio religioso è la conseguenza di una preghiera di
Omicidio
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culto su una vittima casuale, ma la maggiore parte dei morti in questi casi
riguarda persone che fanno parte della setta o che aspirano a entrarvi. Di solito
sono presenti più vittime.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena del
crimine può contenere oggetti simbolici, come manufatti o immagini il cui
significato è sconosciuto. Lo stato del corpo dipende dal movente dell’uccisione. Quando l’offender vuole inviare un messaggio esplicativo, i tentativi di
nascondere il corpo sono pochi o minimi. Per una eliminazione che, invece, ha
come obiettivo l’intimidazione di un gruppo di culto ristretto, l’occultamento
del corpo avviene attraverso la sepoltura. Un gruppo più organizzato dimostra
una disposizione o un occultamento del corpo più elaborato. È frequente trovare delle tombe comunitarie sul terreno su cui viene fondata la setta, per esempio vicino a una fattoria o una casa di campagna. La scena del crimine di solito
mostra tracce di più offender, così come molteplici sono le vittime, uccise tramite un omicidio di massa o spree.
Comuni reperti d’interesse forense. I reperti d’interesse forense più comuni
per questo tipo di omicidio sono le ferite d’arma da fuoco e i traumi causati da
percosse e da oggetti taglienti o appuntiti. Possono anche esserci mutilazioni
del corpo. Per un singolo evento possono essere presenti più tipologie d’arma.
Considerazioni investigative
I leader di sette distruttive sono spesso coinvolti in truffe e possono avere una
storia criminale alle loro spalle. Tuttavia, questo può non accadere nel caso in cui
si tratti di un gruppo derivato da una corrente principale o da una religione convenzionale. In entrambi i casi, le guide del gruppo possiedono un forte carisma,
capace di attirare e manipolare le persone, sfruttando la loro vulnerabilità.
L’omicidio può non avere alcuna sfumatura religiosa o caratteristica rituale.
Può essere lasciato un messaggio dopo l’uccisione, specialmente quando è rivolto al pubblico.
Il movente è spesso presentato all’assemblea generale del culto come parte di
una credenza religiosa. La motivazione del leader, tuttavia, può rappresentatre
anche un fattore di controllo, un «modo da macho» per giustificare l’omicidio,
per mantenere il controllo sul gruppo o per eliminare i sovversivi e i seguaci
meno devoti che minacciano la sua autorità.
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CASE STUDY 141: OMICIDIO MOTIVATO DALL’APPARTENENZA
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A UN GRUPPO - SETTE E CULTI
Background
Il 3 gennaio 1990, gli investigatori fanno dei controlli dopo una soffiata anonima
che hanno ricevuto e cominciano a scavare il terreno fangoso di una stalla presso una fattoria a 40 Km a est di Cleveland; la proprietà un tempo era occupata da
un gruppo religioso. Nei due giorni successivi dissotterrano cinque corpi; due
sembrano essere adulti, due sono di grandezza media e uno è un bambino.
I vecchi proprietari sono conosciuti come la Setta di Lundgren, in nome del loro
leader, Jeffrey Lundgren. Lundgren, sua moglie, il figlio e altri dieci membri di questo gruppo vengono in seguito accusati e arrestati per il massacro di una famiglia
di cinque persone.
Vittimologia
Si scopre in seguito che le vittime sono Dennis Avery di 49 anni, sua moglie
Cheryl, di 42 anni e le loro tre figlie Trina, di 15 anni, Rebecca, di 13 anni e Karen,
di 7 anni. Si sono trasferiti a Kirtland attorno al 1987 da Independence, Missouri.
Dennis Avery si occupa di vari lavoretti, retribuiti poco e part time. «Se non fosse
stato per alcune persone, non avrebbero avuto cibo nei loro piatti», dice uno dei
vicini di Kirtland. Gli Avery vengono descritti come una famiglia tranquilla, timida
e riservata. Per un breve periodo frequentano la locale Chiesa Riorganizzata di
Gesù Cristo dell’Ultimo Giorno dei Santi, prima di unirsi al gruppo radicale dei
seguaci di Lundgren.
Non appena si uniscono al gruppo, gli Avery si isolano ulteriormente: una pratica tipica della setta. Prima della loro scomparsa in aprile, si trasferiscono da
Kirtland in una casa a Madison Township, poiché non riescono più a pagare l’affitto. È possibile che gli Avery stiano cercando di allontanarsi dalla setta Lundgren,
ma questo allontanamento contribuisce a renderli bersagli di un possibile sacrificio rituale. Un vicino, come tutto il resto della comunità, descrive l’improvvisa
scomparsa degli Avery come se «la terra si fosse aperta sotto i loro piedi e li avesse ingoiati».
Indicatori sulla scena del crimine
Il luogo della sepoltura si trova in un’area di 2,5 m2 sotto la stalla di una fattoria di
15 acri. La stessa stalla è piena di montagne di spazzatura alte poco più di un
metro. La polizia deve forzare l’entrata sul retro della stalla, poiché l’unico ingres-
Omicidio
269
so al livello del terreno è anch’esso bloccato dai rifiuti e da una Volvo del 1978. I
tabulati dell’Auto Title Bureau della contea di Lake mostrano che una Volvo del ’78
è registrata a nome di Dennis e Cheryl Avery.
Sopra il luogo della sepoltura, come spiegato nel dettaglio dal diagramma dell’informatore, ci sono molte fotografie della famiglia Avery. I corpi vengono rinvenuti in una tomba comune a un metro di profondità. Sono stati cosparsi di calce e
coperti con spazzatura, pietre e fango. Il corpo di Dennis Avery si trova in una
busta di plastica. Tutti i cadaveri sono completamente vestiti. Le vittime hanno le
mani e i piedi legati con del nastro adesivo; anche la bocca e gli occhi sono stati
chiusi con del nastro adesivo.
Reperti d’interesse forense
Tutte le vittime sono state uccise con ferite d’arma da fuoco al petto. Rebecca
Avery presenta anche un foro di proiettile alla testa. L’arma del delitto è una Colt
semiautomatica calibro 45.
Considerazioni investigative
La famiglia Avery è stata uccisa con un metodo simile a un’esecuzione. Questo
fatto è comprovato dall’uso di nastro adesivo per bloccare mani e piedi e per coprire gli occhi e la bocca. Il numero delle vittime testimonia anche la considerazione
investigativa secondo cui gli omicidi di un culto/setta spesso sono spree o uccisioni di massa. Le fotografie della famiglia Avery lasciate sulla tomba hanno probabilmente un significato rituale secondo la contorta interpretazione della dottrina
mormona di Jeffrey Lundgren.
L’indagine
Per capire il movente dell’omicidio della famiglia Avery è necessario osservare più
da vicino le dinamiche della setta Lundgren e specialmente del suo leader.
Jeffrey Lundgren è nato a Independence, Missouri. È stato un membro della
Chiesa Riorganizzata di Slover Park fino a quando i funzionari non decidono di
trasferirlo a Kirtland per operare come guida al Tempio di Kirtland. Sposa Alice
Keehler nel 1970, e per un po’ vive in una casa in affitto a Macks Creek, Missouri.
L’inizio della sua deviazione dalle dottrine della Chiesa Riorganizzata comincia a
emergere proprio in questo periodo. Dopo che Lundgren si trasferisce nuovamente, i proprietari della casa scoprono un intero bagno e uno sgabuzzino pieni di riviste pornografiche «molto spinte».
È durante questo periodo (1986-1987) che Lundgren inizia a utilizzare il suo
ruolo di guida del Tempio di Kirtland per diffondere la propria interpretazione
270
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
della dottrina religiosa e reclutare i suoi seguaci. Il supervisore di Lundgren
comincia a ricevere lamentele da parte dei visitatori del tempio, che affermano
che Lundgren sta interpretando in maniera sbagliata gli insegnamenti della
Chiesa Riorganizzata. Oltre alle scorrettezze etiche presso il centro dei visitatori, si sospetta che Lundgren abbia anche cominciato a rubare del denaro. Nel
1987, gli viene tolta la guida del Tempio; nel gennaio del 1988 gli viene chiesto
di lasciare la tonaca di sacerdote laico, poiché i suoi insegnamenti non corrispondono più alla dottrina religiosa e sono considerati dei veri spergiuri.
Lundgren si dimette dalla Chiesa e deve allontanarsi dalla casa assegnatagli, in
cui viveva senza dover pagare alcun affitto. Si trasferisce quindi in una fattoria a
6,5 km di distanza.
Lundgren continua a fare viaggi di reclutamento a Independence, Missouri,
cercando di trascinare a sé i membri della Chiesa Riorganizzata, compreso
Dennis Avery, affinché si uniscano alla sua «famiglia». Lundgren diventa così il
«Padre» o il «Profeta», di bell’aspetto, di molti uomini e donne con seri problemi,
resi vulnerabili da un divorzio, da problemi finanziari o da crisi personali. Li sostiene, fornisce loro una guida spirituale e li prende con sé, dando loro un luogo religioso cui appartenere. Diviene il guru che fa credere al suo gruppo di essere il
portavoce di Dio.
Non ci vuole molto prima che lo zelo e le manipolazioni di Lundgren gli permettano di ottenere un’autorità spirituale assoluta sul gruppo. Fa unire le coppie della
comunità basandosi su visioni che lui sostiene vengano direttamente da Dio. Gli
stipendi vengono ceduti a lui, le conversazioni telefoniche sono controllate e quando arrivano dei visitatori, lui si unisce alle loro conversazioni.
Quando i membri del gruppo si abituano al controllo di Lundgren, il culto comincia a evolversi in qualcosa di più minaccioso di una setta religiosa. Cominciano ad
arrivare all’orecchio delle forze dell’ordine locali delle dicerie riguardo attività paramilitari (colpi d’arma da fuoco sparati, uso di nomi in codice come Aquila 2 e
Artiglio-2, allenamenti e marce). Un informatore riferisce alla polizia di Kirtland che
Lundgren sta preparando un attacco al Tempio di Kirtland che comprende anche
l’omicidio dei leader della Chiesa Riorganizzata e di centinaia di persone che vivono in prossimità della chiesa. Crede che il massacro possa ripulire la Chiesa e
aprire la strada a una seconda venuta di Cristo. Vengono stabilite e poi cancellate molte date per l’attacco, che Lundgren continua a posporre poiché ha delle
visioni che gli suggeriscono che il momento non è quello giusto.
Lundgren rimane sotto osservazione dell’FBI e della polizia locale per parecchi
anni. Infine, il 18 aprile 1989, una ventina di agenti dell’FBI interrogano Lundgren
e otto suoi seguaci per circa tre ore, poiché gli agenti hanno sentito che alcuni
membri del gruppo vogliono lasciare la setta. Tuttavia, nessuno si allontana dal
gruppo e non ci sono arresti dato che non è stato commesso alcun crimine; all’interno della setta non c’è nessuno con precedenti penale.
Omicidio
271
Quella stessa notte, o la mattina presto, Lundgren e i suoi seguaci lasciano
Kirtland. La polizia si sta avvicinando troppo agli orribili avvenimenti del 17 aprile
passato.
Un membro del gruppo, che ha vissuto con Lundgren fino all’aprile del 1988,
sostiene che la famiglia Avery è diversa dagli altri seguaci della fattoria. Loro non
vivono lì, ma spesso vi fanno visita. In realtà non sono veramente «parte del gruppo»: per metà sono credenti e per metà no. «Sono deboli nella mente e nel fisico.
Tutti fanno almeno cento flessioni e Dennis ne riesce a fare solo da cinque a dieci».
Senz’altro, questa mancanza di impegno da parte di Dennis Avery viene vista
come un affronto all’immagine del «profeta divino» che Lundgren si è attribuito. La
scelta di Lundgren di sacrificare con un rituale la famiglia Avery ha origine dalla
minaccia che la famiglia rappresenta per la sua dittatura. Il fattore precipitante che
conduce agli omicidi giunge dalla tradizione contenuta nel Libro dei Mormoni
riguardo la ricerca della Spada di Laban. Lundgren sta pianificando di guidare i
suoi seguaci alla ricerca della spada, ma prima è necessario compiere un sacrificio purificatore. Dennis Avery e la sua famiglia rappresentano le vittime sacrificali. Lundgren probabilmente usa la storia di Laban, ucciso dalla sua stessa spada,
per giustificare l’omicidio degli Avery. Dennis compra a Lundgren una calibro 45
due giorni prima di essere ucciso proprio da una pistola calibro 45. Dato che gli
Avery stavano per abbandonare il culto, la loro morte è giustificata dalla «dottrina
mormona dell’espiazione di sangue», che insegna che la punizione per l’abbandono della fede viene pagata con il versamento del sangue del peccatore.
Lundgren può così soddisfare le proprie credenze dottrinali e, allo stesso tempo,
modellare la sua autorità di offender e intimidire qualsiasi altro membro del gruppo che potrebbe sfuggire dal suo controllo.
Il 17 aprile la «famiglia», compresi gli Arvey, si riunisce alla fattoria Chardon
Road per l’«ultima cena». Quando finiscono di mangiare, tutti gli uomini, a eccezione di Dennis Avery, si alzano dal tavolo. Mentre le donne intrattengono il resto
della famiglia Avery, alcuni uomini chiedono a Dennis di seguirli nella stalla. Non
appena Dennis entra nella stalla, viene colpito con un’arma antifurto. Promette
quindi di cooperare, probabilmente ancora inconsapevole dei piani di Lundgren
per lui e tutta sua famiglia. Mani, bocca e occhi vengono coperti con del nastro
adesivo e poi viene condotto nella tomba che già era stata preparata. Una volta
all’interno della fossa, Jeffrey Lundgren sostiene che è Cheryl a controllare la sua
famiglia e dichiara il suo cuore impuro. Lundgren quindi decide di rimediare ai suoi
peccati sparandogli al petto da una distanza ravvicinata con la calibro 45. Poco
dopo, è la stessa Cheryl a essere condotta nella stalla, legata con il nastro adesivo e anche lei colpita da un proiettile calibro 45 mentre si trova in ginocchio
accanto al corpo del marito. Una per una, tutte la bambine vengono trasportate
nella tomba dopo essere state bendate con il nastro adesivo e colpite al petto, a
eccezione di Rebecca, che riporta anche un foro di proiettile sulla nuca.
272
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
Due giorni dopo, il gruppo fa i bagagli e se ne va. Viaggiano dal West Virginia
al Missouri prima di sciogliersi nel periodo del giorno del ringraziamento.
Il 7 gennaio 1990, Jeffrey Lundgren, sua moglie e suo figlio vengono arrestati
fuori da un motel di National City, California. Si pensa che stiano cercando di affidare il loro figlio minore a dei parenti, per poi scappare in Messico. Delle tredici
persone accusate per i massacri del culto, due, Danny Kraft e Kathy Johnson,
rimangono per poco a piede libero, ma vengono poi arrestati il 10 gennaio 1990.
Conclusione
Jeffrey Lundgren è stato condannato a morte con cinque capi d’imputazione per
omicidio aggravato e rapimento. Damon Lundgren, suo figlio, è stato dichiarato
colpevole di quattro capi d’imputazione per omicidio aggravato ed è tutt’ora nel
braccio della morte dell’Ohio. Alice Lundgren ha ricevuto cinque ergastoli consecutivi per le accuse di cospirazione, complicità e sequestro. Nove dei seguaci
sono ancora prigionieri in carceri sparsi per lo Stato.
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142: OMICIDIO ESTREMISTICO
L’omicidio estremistico è un’uccisione basata su un particolare sistema di idee
politiche, economiche, religiose o sociali. Questa categoria di omicidi comprende sia l’offender singolo, le cui azioni sono appoggiate dal gruppo, sia i crimini
commessi da più di un offender.
È difficile classificare in una sola categoria un omicidio che riguarda un gruppo estremistico. Le cause di gruppo possono raramente essere isolate in una singola tipologia. Di solito è presente l’unione di una o più motivazioni, che vengono descritte in questa sezione. Un esempio è fornito dall’Hezbollah, che ha
obiettivi politici che servono a promuovere la religione islamica. Hezbollah
significa «partito di Dio» e viene fondato nel 1982 in risposta all’invasione israelita del Libano. È un’organizzazione di gruppi di radicali shiiti islamici e di associazioni che si oppongono all’Occidente, cercando di imporre il modello fondamentalista islamico in Iran; sono considerati accesi nemici di Israele. Gruppo
terrorista, è considerato responsabile di quasi duecento attacchi dal 1982 che
hanno causato la morte di oltre ottocento persone. Gli esperti dicono che
l’Hezbollah è anche una forza significativa all’interno del mondo politico libanese e che costituisce uno dei maggiori fornitori di servizi sociali, scuole operanti, ospedali e servizi per l’agricoltura per migliaia di shiiti libanesi. Controlla
il canale televisivo satellitare al-Manar e la stazione di trasmissione.
I gruppi di destra, come l’Alleanza, la Spada e l’Armata del Signore, combi-
Omicidio
273
nano concetti religiosi con elementi di razzismo estremo. Aggressioni letali su
neri, ispanici ed ebrei sono giustificate da un’interpretazione di questo odio di
gruppo di alcuni passaggi biblici, che differiscono in maniera significativa dalle
interpretazioni offerte dalle principali correnti religiose.
I gruppi estremisti rientrano nelle seguenti tipologie:
• Omicidio politico. Questo tipo di omicidio è motivato da dottrine o filosofie che si oppongono alle posizioni correnti del governo o dei suoi rappresentanti.
• Religioso. Questo è un omicidio spinto da una fervente devozione o da un
sistema di credenze basate su convenzioni della religione ortodossa.
Questo tipo di omicidio non comprende le uccisioni rituali. Alcuni esempi di gruppi religiosi principali compresi in questa categoria sono le religioni islamica, ebrea e cristiana.
• Socioeconomico. Questo omicidio è causato da una forte ostilità e avversione verso un altro individuo o un gruppo che rappresenta una certa
etnia, gruppo sociale, economico o religioso. Questa categoria comprende
i gruppi ostili quali gli skinhead neonazisti, il KKK e gruppi che si avventano contro gay e lesbiche.
L’omicidio di un gruppo estremistico raramente può essere isolato in una
sola tipologia. La classificazione è quindi basata sul movente principale del crimine.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Ci sono varie tipologie di vittima in un omicidio estremistico.
Nella maggior parte dei casi, la vittima rappresenta l’antitesi del sistema di credenze dell’offender; quindi la vittimologia dipende dalla dottrina seguita dall’offender stesso. Se si è in presenza di più vittime, ci saranno somiglianze per
razza, religione, affiliazioni politiche o status socioeconomico. La selettività è
visibile a vari livelli. La vittima può essere una vittima di convenienza o un bersaglio casuale che semplicemente incrocia la strada dell’aggressore nel momento sbagliato. Oppure, la vittima può essere stata presa di mira e morire a seguito di un’aggressione premeditata e ben pianificata.
La vittimologia di un omicidio estremistico comprende anche le vittime che
entrano in conflitto con gli obiettivi di un gruppo. Questo destino colpisce un
informatore o un membro che ha perso «la retta via», o chiunque metta a
rischio il controllo del leader e l’integrità del gruppo.
Un terzo tipo di vittima è quella che viene uccisa perché legata in qualche
modo ai bersagli del gruppo. Un esempio di questo tipo è dato dalla morte per
accoltellamento, nel 1988, del ventiquattrenne Scott Vollmer per mano dello
274
CRIME CLASSIFICATION MANUAL
skinhead Michael Elrod. Vollmer aveva portato un amico nero a una festa,
quando Elrod ha cominciato a gridare insulti razzisti. Elrod, 19 anni all’epoca,
sulla cui patente di guida è indicato Skin come suo secondo nome, ha accoltellato Vollmer mentre questo cercava di difendere il suo amico di colore.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. Questo tipo di
crimine coinvolge spesso molteplici scene del delitto: il luogo del confronto, la
scena del delitto e il luogo di abbandono o di sepoltura del cadavere.
Gli indicatori sulla scena del crimine dipendono dal numero degli offender:
un offender che agisce solo in nome di un gruppo o più di un offender. In genere, la presenza di più aggressori è dimostrata da palesi indicatori sulla scena del
crimine: ci possono essere prove di armi e di munizioni diverse e la vittima, di
solito, è tenuta bene sotto controllo. Un esempio di una scena del crimine di
questo tipo presenterà minime tracce di tentativi di fuga da parte della vittima:
schizzi di sangue sparsi in giro, mobili capovolti e altri segni di lotta. Un alto
numero di vittime può indicare anche un maggior numero di offender coinvolti nel reato. Se gli offender sono più di uno, il luogo del delitto può trovarsi in
un posto comodo e a basso rischio per gli assassini. Il rischio corso dall’offender diminuisce grazie a un piano preparato in precedenza e a un controllo
durante l’aggressione, il sequestro e la fuga. Uno sforzo di gruppo permette di
commettere un omicidio più organizzato e metodico, nel caso in cui l’uccisione
sia preceduta da un sequestro. La disposizione del corpo sarà in questo caso più
elaborata e a basso rischio. Come in molti degli omicidi individuali presentati
in questo manuale, la scena del crimine è rappresentata da un passaggio di crimini disordinati e disorganizzati a delitti altamente professionali e perfettamente pianificati. La quantità di prove fisiche lasciate sulla scena e la facilità dell’aggressione, del sequestro e della fuga, dipendono dal livello di preparazione del
gruppo.
Un offender che agisce da solo può anche dimostrare un grande controllo e
programmazione sulla scena del crimine, a seconda del suo grado di professionalità. Tuttavia, il numero delle vittime sarà probabilmente limitato e in generale l’aggressione non verrà commessa con la facilità riscontrata più spesso per un
crimine di gruppo. Il biglietto da visita del gruppo, come l’uso di simboli o di
comunicati, può essere abbandonato sulla scena.
Staging. L’attività di staging non è presente poiché l’omicidio ha come scopo
principale la comunicazione di un messaggio da parte di un gruppo.
Reperti d’interesse forense. Le prove che indicano la presenza di più offender
(come fibre, peli, impronte, orme) possono essere presenti sulla scena a secon-
Omicidio
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da del livello di organizzazione del gruppo. Ci possono essere tracce che indicano l’utilizzo di diverse armi, per esempio armi da fuoco di calibri diversi o
una combinazione di armi come pistole e coltelli.
I reperti d’interesse forense spesso rivelano il biglietto da visita o la signature di un gruppo. Per esempio, il metodo di attacco preferito dagli Yahwehs è lo
smembramento, in particolar modo la decapitazione; per l’IRA è il bombardamento; per molti gruppi di sinistra è l’uso di armi da fuoco; per gli skinhead è
la pratica di percosse con mezzi personali quali le mani e i piedi. Ferite multiple o traumi eccessivi sono un altro possibile indicatore del coinvolgimento di
un gruppo. L’offender singolo è probabile che non presenti gli stessi tratti
riscontrati nel caso di più offender.
Considerazioni investigative
Il comportamento precedente all’attuazione del crimine può mostrare la pianificazione, la sorveglianza e la selezione della vittima. Inoltre, la facilità di fuga
sarà utile a dimostrare questo tipo di preparazione. Un esempio è dato nel caso
di bombardamenti che utilizzano apparecchiature trasmittenti: una persona fa
esplodere l’ordigno, mentre l’altra la guida lontano dalla scena, permettendo
così una fuga mascherata dalla confusione causata dall’esplosione.
L’analisi successiva all’incidente, riguardante qualsiasi rivendicazione o
comunicato, è importante per determinarne l’autenticità. Un investigatore non
deve dare per scontato che il responsabile del comunicato sia anche l’aggressore, senza prima avere esaminato lo scritto attraverso analisi psicolinguistiche e
senza aver considerato tutte le altre possibilità.
È probabile che a seguito del crimine il gruppo operi una macchinazione di
protezione. Bisogna fare molta attenzione nell’avvicinarsi ai luoghi di ritrovo
del gruppo. L’uso di trappole esplosive è una pratica comune per molti gruppi
estremisti.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I suggerimenti per i mandati di perquisizione comprendono documenti che evidenzino una pianificazione precedente al crimine e alle fasi di esecuzione, come
computer, diari, registrazioni (audiovisive o audio), mappe e fotografie della vittima. Sono inoltre utili tutti i materiali trasmessi dai media riguardo le ideologie e le attività del gruppo e della vittima, specialmente se l’omicidio è un assassinio politico. È bene ricercare armi da fuoco o congegni esplosivi che rispecchino la signature del gruppo e altre prove di pedinamento (documenti di viaggio, ricevute o fotografie).
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
142.01: OMICIDIO ESTREMISTICO - POLITICO
I gruppi estremisti adottano spesso una struttura organizzativa e metodi operativi di tipo paramilitare. Le caratteristiche di un gruppo estremistico paramilitare comprendono l’utilizzo di uniformi e di metodi di addestramento, una
gerarchia basata su classi differenti e un codice interno di disciplina e di condotta. Sono gruppi altamente organizzati e hanno spesso una grande quantità di
materiale scritto riguardo la loro struttura e le loro credenze.
Caratteristiche distintive
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. La scena del
crimine di un gruppo estremistico paramilitare è in genere bene organizzata. È
evidente l’uso di tattiche militari e il MO. La conoscenza del MO del gruppo è
importante non solo per l’analisi della scena del crimine, ma anche per lo studio di tutti gli elementi del delitto. Non c’è la presenza di staging poiché il
movente è quello di recapitare un messaggio.
Comuni reperti d’interesse forense. I reperti d’interesse forense in aggressioni
paramilitari non mostrano generalmente segni di overkill. L’assalto è quasi sempre un’aggressione pulita, con uno stile operativo di tipo militare. Armi da
fuoco ed esplosivi sono le armi più frequentemente scelte.
Indagine
Il crimine comprende una fase di selezione, di sorveglianza e anche una prova
del delitto. I sospettati di operazioni paramilitari hanno spesso precedenti penali. Quando si tratta con questo genere di operazioni di gruppo estremiste, la
presenza di trappole esplosive è molto frequente.
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CASE STUDY 142.01: OMICIDIO ESTREMISTICO - POLITICO
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Il 6 novembre del 1973, Markus Foster, un sovrintendente scolastico di colore
molto rispettato di Oakland, California, sta lasciando una riunione del comitato
educativo con il suo vice, Robert Blackburn. Non appena escono dall’edificio, due
uomini armati gli tendono un’imboscata, uccidendo Foster e ferendo Blackburn.
L’autopsia di Foster rivela che gli assassini hanno utilizzato proiettili con cristalli di
cianuro.
In una lettera inviata a una stazione radio locale, l’Esercito di Liberazione
Simbionese (SLA) rivendica l’aggressione. La lettera sostiene che Foster e il suo
Omicidio
277
vice sono stati dichiarati colpevoli da un tribunale di «crimini contro i bambini e la
vita delle persone». Parte di questi «crimini» comprende la proposta di istituire
un’unità di polizia scolastica, carte d’identità per gli studenti, uno sforzo di coordinamento degli insegnanti, sorveglianti dei ragazzi in libertà vigilata e un servizio
di polizia per aiutare a ridurre il crimine minorile.
Lo SLA è stato fondata da un evaso di colore di nome Donald DeFreeze. Le
sue radici provenivano dalla popolazione nera delle prigioni della California.
L’incidente più famoso che ha coinvolto lo SLA è stato il rapimento dell’ereditiera
Patty Hearst, che in seguito si è unita all’organizzazione e ha preso parte alla rapina di una banca, organizzata dallo stesso SLA.
Il 10 gennaio del 1974, la polizia ha arrestato Russel Jack Little, di 24 anni, e
Michael Remiro, di 27 anni, nei pressi di Concord, California. Un’analisi balistica
ha collegato la pistola in possesso di Ramiro all’omicidio di Foster. Poco dopo, in
una casa lì vicino, il cui proprietario era un altro membro dello SLA, è stato appiccato un incendio. La polizia che ha risposto alla chiamata ha trovato una scorta di
pistole, munizioni, esplosivi, cianuro e volantini dello SLA. Hanno scoperto, inoltre, una lista di amministratori e ufficiali che sarebbero diventati i bersagli successivi di rapimenti ed esecuzioni a opera dello SLA.
Conclusione
Il 17 maggio 1974, sei membri dello SLA sono stati uccisi durante uno scontro a
fuoco con la polizia. Il 18 settembre 1975, l’FBI ha arrestato Patty Hearst dopo
sedici mesi di latitanza. Little e Ramiro, che hanno entrambi ammesso di far parte
dello SLA, sono stati condannati all’ergastolo per l’omicidio di Marcus Foster e il
tentato omicidio del suo vice Blackburn.
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CASE STUDY 142.02: OMICIDIO ESTREMISTICO - RELIGIOSO
Background
L’11 gennaio 1983, l’agente di polizia di Memphis R.S. «Bob» Hester, insieme ad
altri due poliziotti, va a controllare una falsa soffiata per un mandato d’arresto, in
seguito a un saccheggiamento ai danni di Lindberg Sanders che risiede al 2239
di Shannon Street. Dopo essere entrati nell’abitazione, un gruppo di individui (in
seguito descritti come fanatici religiosi) attacca i tre agenti nel tentativo di catturarli. Uno dei poliziotti viene colpito al volto da un proiettile, ma riesce comunque
a scappare. Il secondo agente viene picchiato gravemente al volto e alla testa, ma
anche lui riusce a fuggire.
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Alle 3.15 di mattina del 13 gennaio, alcuni membri della squadra TACT del
dipartimento di polizia di Memphis si infiltrano nell’abitazione dalla porta sul retro
e trovano l’agente Hester morto. I sette aggressori che lo hanno tenuto in ostaggio rimangono uccisi durante lo scontro a fuoco con la polizia al seguito.
Vittimologia
All’agente Hester, di 34 anni, mancava solo un mese all’anniversario per i dieci
anni di servizio alla polizia di Memphis quando è stato preso in ostaggio. Ha lavorato per il dipartimento nord per quasi tutta la sua carriera. È stato ferito solo una
volta in servizio nel 1977, quando è stato attaccato da un uomo in una sala da
biliardo.
Hester era conosciuto per aver ottenuto un gran numero di arresti. Ha ricevuto
anche numerosi elogi e ha fatto parte della squadra di atletica del dipartimento di
polizia.
Indicatori sulla scena del crimine
La scena del crimine comprende il luogo in cui è stato tenuto in ostaggio il poliziotto e la zona in cui è avvenuta la sparatoria con la polizia: entrambi i luoghi presentano gli indicatori fondamentali di un tipico omicidio d’ostaggio. L’incidente che
ha coinvolto l’agente Hester non ha mai superato i confini della casa di Shannon
Street.
Reperti d’interesse forense
Il rapporto dell’autopsia su Hester elencava numerose ferite causate da percosse
con un oggetto smussato. La maggior parte delle ferite si è concentrata sul volto
e sulla testa. Il cranio era fratturato in almeno un punto, lungo la linea dello scalpo. C’erano numerosi graffi e lacerazioni sulla testa e sul volto di Hester, oltre a
diverse contusioni sulle cosce e sull’addome e in corrispondenza dell’inguine.
Erano presenti lacerazioni dietro i gomiti e sotto le ginocchia. Un oggetto smussato ha causato due ferite da bucatura sulla gamba destra. La causa della morte è
stata riassunta con la dicitura di «picchiato a morte». L’ora del decesso di Hester
è stata stimata approssimativamente tra le dodici e le quattordici ore prima che la
casa venisse assaltata.
Indagine
Lindberg Sanders, il leader dei «Sette di Shannon Street» è descritto dagli amici
come un artigiano socievole e affidabile. Comincia a subire un cambiamento nel
Omicidio
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1973, quando viene ricoverato in ospedale per problemi pichiatrici. Dopo molti altri
ricoveri e trattamenti, a Lindberg viene diagnosticata una forma di schizofrenia
con ossessioni religiose. Smette di lavorare nel 1975 e passa tutto il suo tempo a
leggere la Bibbia e a tenere incontri nella sua casa di Shannon Street. Da questi
incontri nasce un piccolo gruppo di seguaci che accoglie le credenze di Lindberg
e che si riunisce spesso per digiunare, fumare marijuana e leggere la Bibbia.
Lindberg crede che il maiale e il pesce pulitore non devono essere mangiati e che
l’acqua può essere bevuta solo a condizione che non sia trasparente. Così, i suoi
seguaci versano dentro l’acqua della mostarda, del Kool-Aid 13 o del ketchup per
colorarla. A un certo punto, la dottrina di Lindberg comincia a prendere una direzione minacciosa: sostiene, infatti, che i membri della polizia sono gli agenti del
diavolo, antireligiosi e anticristiani.
Il fattore scatenante l’assedio di Shannon Street può essere stato il fatto che
Sanders credeva che la fine del mondo sarebbe giunta entro una settimana. Il suo
gruppo si era riunito quattro giorni prima dell’incidente e aveva cominciato a digiunare e a pregare in preparazione della fine. Lindberg credeva di essere dotato di
una speciale immortalità, quindi si aspettava di sopravvivere alla fine del mondo,
così come a qualsiasi proiettile della polizia.
L’incidente è cominciato la mattina dell’11 gennaio con una telefonata che
sosteneva che un sospettato (ricercato per saccheggiamento dalla polizia) era
nascosto nell’abitazione di Sanders. La polizia ha parlato con Sanders e con i
membri riuniti a casa sua. I seguaci del gruppo erano molto arrabbiati per il fatto
che la fine del mondo non fosse giunta il lunedì, come Sanders aveva predetto.
Gli agenti che hanno risposto alla chiamata se ne sono andati senza problemi,
dato che non c’era nulla che potesse condurre a un arresto.
Alle 21.00 hanno ricevuto un’altra chiamata che chiedeva loro di tornare sulla
scena: si trattava della chiamata a cui l’agente Hester ha risposto. Lui e altri due
poliziotti sono stati accolti da una raffica di proiettili. Gli altri due sono scappati,
sebbene entrambi fossero feriti. I negoziatori hanno cercato durante le ventiquattro ore successive di far ragionare Sanders, senza alcun risultato. Il 12 gennaio,
alle 23.11 tutte le luci dell’abitazione sono state spente dai suoi occupanti. Dopo
un assedio di trenta ore, la polizia ha fatto incursione nella casa con armi automatiche e gas lacrimogeno, uccidendo Sanders e gli altri sei uomini. Hester era stato
picchiato a morte molte ore prima, come riferito dalla polizia.
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13 Il Kool-Aid è una bibita analcolica, non gasata, che viene venduta in polvere e si prepara
aggiungendo acqua e zucchero.
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CRIME CLASSIFICATION MANUAL
143: ESALTAZIONE DI GRUPPO
La morte causata dall’esaltazione di gruppo – un’aggressione di gruppo che
degenera in proporzione alle azioni commesse nei riguardi della vittima – può
essere strutturata o destrutturata, con una componente contagiosa.
Caratteristiche distintive
Vittimologia. Inizialmente, la vittima può essere una persona presa di mira e,
con il crescere del caos e dell’esaltazione, più persone a caso possono venire
coinvolte. In un’altra variante, il gruppo può scegliere la vittima a caso. Spesso
ci sono molteplici vittime e possibili sopravvissuti al crimine.
Indicatori più frequentemente rilevati sulla scena del crimine. In questo tipo
di attacco ci sono spesso testimoni, sebbene possano esitare a farsi avanti.
L’aggressione avviene di solito all’aperto, in un luogo pubblico. Le armi usate
sono in genere armi di opportunità, specialmente armi corporali come le mani
e i piedi. La scena del crimine è disorganizzata, senza occultamento; il corpo
viene lasciato all’aperto e gli sforzi per nasconderlo sono minimi. Ci sono, in
genere, tracce di molteplici offender coinvolti: impronte digitali, orme, fibre,
liquido seminale.
Comuni reperti d’interesse forense. L’overkill di solito è presente ed è praticato con traumi da bastonate o simili. La vittima presenta molteplici ferite causate da attacchi frenetici. Possono essere presenti segni di aggressioni a sfondo
sessuale, con l’inserimento di oggetti estranei nel corpo della vittima.
Considerazioni investigative
Le droghe e l’alcool sono spesso coinvolti nel crimine. L’aggressione è di breve
durata e molte volte sono presenti testimoni a causa della scena aperta del crimine. Poiché di solito si tratta di gruppi indefinitamente strutturati, senza una
figura leader di riferimento, è facile sfruttare la sua debolezza.
Suggerimenti per il mandato di perquisizione
I suggerimenti per i mandati di perquisizione comprendono documenti che
testimoniano la pianificazione del crimine e le fasi di esecuzione, computer personali dei sospetti, i loro diari, registrazioni (audiovisive o audio), mappe e fotografie delle vittime. Sono anche utili materiali divulgati dai media, e rilevati nei
loro appartamenti, che trattano delle credenze del gruppo e delle sue attività.
Omicidio
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CASE STUDY 143: ESALTAZIONE DI GRUPPO
Background
Attorno all’ora del crepuscolo, il 1° ottobre 1984, Catherine Fuller sta prendendo
una scorciatoia per tornare a casa dal supermercato. Mentre cammina per un
vicolo sulla 802 K Street, direzione nordest, a Washington D.C., viene aggredita
da un numeroso gruppo di ragazzi dai sedici ai ventisei anni, maschi e femmine.
Quella che è cominciata come una rapina si è trasformata in una rissa brutale, in
cui la donna, che pesava circa 46 kg, è stata picchiata a morte.
Vittimologia
Catherine Fuller, di 48 anni, viene descritta come una brava samaritana che aiutava gli anziani del suo quartiere e sorrideva sempre. Era una donna minuta, alta
appena un metro e mezzo. David, suo marito da 15 anni, parla di lei come una
persona forte e determinata, nonostante la sua bassa statura. Catherine aveva sei
figli, tre dei quali vivevano ancora a casa con lei al momento della morte. Viene
anche definita una «pantofolaia», che preferiva stare a casa con la sua famiglia
piuttosto che uscire.
Indicatori sulla scena del crimine
La scena del crimine di un omicidio che scaturisce dall’esaltazione di un gruppo
riflette la natura disorganizzata e spontanea del delitto. I punti sottolineati tra gli
indicatori sulla scena del crimine più spesso presenti sono evidenti anche nel
caso dell’aggresione a Fuller. Il confronto iniziale ha avuto luogo all’aperto, in
un’area pubblica: un vicolo a meno di due isolati di distanza dalla casa di
Catherine. È stata vista dall’altra parte della strada dagli offender, che hanno
fumato dell’erba e hanno deciso che era giunto il momento di essere «risarciti».
Avevano appena deciso di derubare qualcuno, quando Fuller è passata lì davanti a loro. La sua bassa statura l’ha fatta probabilmente apparire un bersaglio facile. Molti degli offender l’hanno rincorsa e l’hanno raggiunta, cominciando a spintonarla in un vicolo. È stata aggredita e uccisa in un garage non occupato e pieno
di rifiuti e il suo corpo è stato lasciato sulla scena del crimine, in mostra, senza
operare alcun tentativo per nasconderlo.
Più offender sono stati coinvolti nel reato; la polizia ha fatto una stima approssimativa dai venticinque ai trenta aggressori. Erano presenti anche molti
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testimoni, ma a causa della loro paura nei riguardi degli offender, pochi di loro
hanno parlato con la polizia. Le armi erano d’occasione: un’asta lunga 40 cm, probabilmente trovata nel vicolo, e poi mani e piedi. La violenza dell’aggressione è
cresciuta con l’intensificarsi dell’esaltazione del gruppo.
Reperti d’interesse forense
Catherine Fuller presentava numerosi traumi da percosse, che le hanno causato
una grave emorragia interna, dopo essere stata presa a calci e pugni. Un’asta di
40 cm le è stata conficcata nel retto, mentre alcuni degli aggressori le tenevano
ferme le gambe. L’asta è stata spinta con una tale forza, che la vittima aveva l’intestino e il fegato completamente lacerati. Sia le percosse sia i danni interni causati dall’asta sarebbero bastati singolarmente a causarle la morte.
Indagine
Il gruppo coinvolto nell’omicidio non aveva la struttura di una gang al momento
dell’aggressione; si trattava più che altro di un insieme di giovani annoiati.
L’aggressione non è stata diretta da una guida precisa, ma tutto è cominciato dal
suggerimento di qualcuno di derubare un passante. Non molto dopo che la proposta è stata avanzata, Catherine Fuller è passata di lì.
Non era chiaro se qualcuno tra gli offender conoscesse la vittima. La sua identità non importava, dato che la selezione della vittima è stata motivata dall’opportunità: Fuller è stata semplicemente una vittima di convenienza.
Uno degli offender ha affermato che nessuno aveva pianificato di fare quello
che è stato poi inflitto alla donna, a eccezione della rapina. Tuttavia, Fuller ha
opposto resistenza e questo ha scatenato uno scoppio di violenza. Gli offender
non avrebbero mai permesso a questa donna minuta di far perdere loro la faccia
davanti ai loro coetanei.
Uno dei testimoni ha descritto l’aggressione come contornata da un’atmosfera
carnevalesca, con persone che urlavano «fammi vedere» e si univano agli altri.
Alcuni erano sconvolti, ma non intervenivano né dicevano ad altri di farlo, probabilmente per paura di diventare nuovi bersagli dell’aggressione.
Un sociologo ha spiegato le dinamiche dell’attacco del gruppo dicendo che tutti
volevano fare parte di questa compagnia; sono stati trasportati dal caos e dall’esaltazione e hanno voluto partecipare. Come ha riferito uno degli offender, con
parole più semplici: «Tutti facevano qualcosa. Volevo far vedere che potevo fare
qualcosa anch’io».
Omicidio
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Conclusione
Molti degli offender sono ripassati davanti al garage per vedere se Fuller fosse
ancora viva. Un commerciante che era andato nel vicolo per urinare ha trovato il
cadavere, vedendo del sangue sotto la porta del garage.
Dieci persone sono state accusate per l’omicidio di Catherine Fuller. Una giuria ha condannato otto di loro, e altri due si sono dichiarati colpevoli. La polizia
credeva che ci fossero molte altre persone coinvolte nelle percosse che hanno
ucciso la signora Fuller, ma probabilmente non saranno mai portate in giudizio
a causa dell’aggressione così coaotica e per la riluttanza dei testimoni a farsi
avanti.
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