JOURNAL OF CLINICAL ONCOLOGY LA ARTICOLO DI REVISIONE GESTIONE DEL DOLORE NEI PAZIENTI ONCOLOGICI OSPEDALIZZATI: UNA REVISIONE SISTEMATICA Gabrielle R. Goldberg e R. Sean Morrison A B S T R A C T Scopo Per assistere i centri oncologici nel migliorare la gestione del dolore, abbiamo condotto una revisione sistematica degli interventi istituzionali destinati a migliorare la valutazione ed il trattamento del dolore nei pazienti oncologici ospedalizzati. Metodi Abbiamo condotto una ricerca su MEDLINE degli articoli in lingua inglese pubblicati dal Gennaio 1966 al Febbraio 2006 utilizzando per la selezione la ricerca nel titolo delle parole-chiave “dolore, misurazione del dolore, valutazione dei risultati (assistenza) o qualità (assistenza)”. Abbiamo inoltre ricercato bibliografie selezionate. Si sono rivisti gli studi che riguardavano interventi clinici mirati a migliorare il trattamento del dolore da cancro in una struttura o in una unità oncologica. Dove possibile, sono stati inclusi anche le meta-analisi gli studi controllati randomizzato o altri studi controllati. Laddove non venivano identificate questo tipo di ricerche, si sono incluse le migliori evidenze scientifiche disponibili tratte da studi con altri progetti. Risultati Sono stati identificati cinque interventi. Essi comprendevano: educazione professionale e al paziente, istituzione di una valutazione regolare del dolore (dolore come parametro vitale), audit sui risultati e feedback allo staff, sistemi computerizzati di supporto e servizi di consulenza a livello specialistico. La maggior parte degli studi era di dimensione ridotta ed utilizzava uno schema quasi-sperimentale di pre-test/post-test. Si sono ottenuti successi nell’incremento della soddisfazione dei pazienti, nell’aumento della documentazione sull’intensità del dolore e nel miglioramento delle conoscenze e degli atteggiamenti degli infermieri. Nessuno studio ha riportato interventi di successo nella riduzione dell’intensità del dolore nei pazienti. Conclusioni Nonostante la conoscenza e gli atteggiamenti professionali riguardanti il dolore e la valutazione della sua intensità da parte degli infermieri si siano dimostrati provabili, nessun intervento ospedaliero sistematico può ancora dirsi correlato ad un miglioramento dell’intensità del sintomo. Sono necessarie ulteriori ricerche sullo sviluppo di nuovi interventi, magari specificamente mirate all’ambito medico. J Clin Oncol 25: 1792-1801. © 2007 American Society of Clinical Oncology INTRODUZIONE Il dolore è il sintomo più comunemente diffuso tra i pazienti adulti ospedalizzati ed è altamente prevalente tra i malati di cancro.1-4 Nonostante i grandi progressi nella comprensione e nel trattamento del dolore, numerosi studi continuano a rivelare che lo scarso trattamento del dolore è ancora un problema negli Stati Uniti e altrove.5-9 Il dolore non curato o curato in modo insufficiente pregiudica la salute fisica e psicologica, la funzionalità e la qualità della vita ed è stato associato ad un aumento delle complicanze mediche, dell’utilizzo di risorse assistenziali, dell’insoddisfazione dei pazienti, del desiderio di accelerare la morte e a sofferenze non necessarie.10-13 I costi economici del dolore mal trattato si aggirano attorno a 80 miliardi di $ all’anno, spesi in cure, rimborsi e mancato reddito.14 Nonostante prove considerevoli provenienti da studi clinici ben strutturati dimostrino che nella maggior parte dei casi il dolore può essere controllato con le terapie disponibili15, i dati disponibili suggeriscono che negli Stati Uniti i risultati della ricerca non sono stati integrati nella cura clinica della maggior parte dei pazienti oncologici. Le indagini dimostrano che il dolore non trattato o trattato 1 male è prevalente nei pazienti oncologici di tutti gli ambiti5,6,16 e che, anche quando vengono prescritti degli analgesici, una sostanziale minoranza di questi pazienti continua a soffrire.6,8,17,18 In verità, forse in nessun altro campo della medicina esiste una così profonda spaccatura tra la scienza e la pratica clinica. In parte in risposta a questo aspetto della qualità, la Commissione Congiunta per l’Accreditamento delle Organizzazioni Sanitarie (JCAHO) ha pubblicato nel 1999 degli standard per la valutazione ed il trattamento del dolore. La compliance con questi standard prevede che tutte le strutture assistenziali, sia per pazienti interni che esterni, verifichino con sistematicità e documentino il dolore dei pazienti2. Gli standard JCAHO insistono sull’uso di strumenti di valutazione standardizzati e su una gestione del dolore non stressante, attraverso il ricorso a somministrazioni farmacologiche ed altri interventi.19 Numerose organizzazioni hanno indicato il miglioramento della gestione del dolore dei pazienti oncologici come priorità elevata.10,1922 Benché la maggior parte dell’assistenza oncologica si svolga oggigiorno in ambito ambulatoriale, i ricoveri di pazienti malati di cancro sono circa 2 milioni l’anno.23 Inoltre, la recentemente pubblicata Iniziativa per la Qualità nella Pratica Oncologica della Società Americana di Oncologia Clinica24 si incentra sull’identificazione di misure e atti pratici che gli ospedali possono implementare per migliorare l’assistenza ai pazienti oncologici con dolore. Le iniziative a livello di istituzione che affrontano con successo questo problema sono importanti di per se stesse e possono servire come modelli per l’assistenza sul territorio. Al fine di aiutare i centri oncologici ad implementare interventi evidence-based che migliorino efficacemente la valutazione ed il trattamento del dolore, il presente articolo offre una revisione sistematica degli interventi istituzionali mirati a migliorare la gestione del dolore nei pazienti oncologici ospedalizzati e suggerisce direzioni per future ricerche. METODI Abbiamo condotto una revisione sistematica degli interventi istituzionali relativi alla valutazione ed al trattamento del dolore. Ci siamo serviti del database MEDLINE, utilizzando come criterio di selezione la presenza nel titolo degli articoli di parolechiave quali dolore, misurazione del dolore, valutazione dei risultati (assistenza sanitaria), qualità (assistenza sanitaria) per articoli in lingua inglese pubblicati dal gennaio 1966 al febbraio 2006. La revisione degli articoli è stata condotta indipendentemente da ciascuno degli autori per verificare se riguardassero pazienti oncologici ospedalizzati. Per identificare ulteriori studi, abbiamo analizzato le bibliografie degli articoli selezionati, consultato la Cochrane Library25, e la bibliografia personale dell’autore principale. All’interno di ciascuna area tematica, ogniqualvolta sia stato possibile, abbiamo inserito meta-analisi, studi clinici controllati randomizzati (RCT) o altri studi controllati. Data la difficoltà di eseguire RCT sul dolore e le cure palliative, abbiamo inserito anche le migliori evidenze da studi con altri progetti (es. iniziative per il miglioramento della qualità, studi di coorte, ecc.) Dato il numero limitato di articoli che trattassero esclusivamente di pazienti oncologici, abbiamo inserito anche quelli che trattavano di pazienti oncologici ospedalizzati e quelli mirati specificatamente ai medici oncologi. Gli articoli sono stati rivisti indipendentemente da ciascun autore, sono state riassunte le prove e tratte le conclusioni. Se i revisori non concordavano circa una conclusione, la premessa che aveva portato a tale conclusione veniva discussa fino a raggiungere il consenso. SINTESI DELLE PROVE La nostra revisione ha identificato cinque interventi principali che sono stati utilizzati per migliorare la valutazione ed il trattamento del dolore nei pazienti oncologici ospedalizzati. Questi interventi comprendevano l’educazione ai professionisti ed al paziente, l’inserimento della valutazione del dolore come quinto parametro vitale26, audit sul dolore e feedback allo staff clinico, sistemi di supporto computerizzati e servizi di consulenza specialistica sul dolore. Nel complesso, la qualità delle prove si è rivelata piuttosto debole; sono stati identificati pochi RCT e molti studi si basavano su campioni troppo esigui, utilizzavano campioni di convenienza invece che selezioni random, erano limitati nella durata e nel follow-up, non 2 si interessavano dell’eziologia/tipo di dolore che stavano studiando e spesso non valutavano l’intensità del dolore come risultato. Dei 21 articoli identificati, 1027-36 riguardavano esclusivamente pazienti e personale delle oncologie: i restanti riguardavano popolazioni miste. FORMAZIONE Inizialmente il divario tra ricerca sul dolore e pratica clinica è stato attribuito a due fattori, l’inadeguatezza della formazione e l’atteggiamento verso gli analgesici che rendeva i medici cauti nel somministrare farmaci oppioidi e i pazienti riluttanti nell’assumerli37. Negli anni 80 e 90 le riviste scientifiche, i libri di testo, i corsi di formazione continua ed i curricula medici hanno pubblicato un vasto numero di articoli che proponevano diversi metodi per incrementare l’insegnamento circa le terapie antalgiche. Nel 2006 i testi di oncologia medica e chirurgia oncologica contengono accurati capitoli riguardanti la gestione del dolore; si trovano comunemente articoli riguardanti l’identificazione ed il trattamento del dolore pubblicati dalle principali riviste mediche, pediatriche, chirurgiche, anestesiologiche, psichiatriche ed infermieristiche; sono ora disponibili riviste monotematiche sull’argomento; esistono corsi di formazione continua sulla gestione del dolore a livello nazionale e regionale; le scuole di medicina, i corsi universitari ed i programmi per gli infermieri inseriscono con frequenza sempre maggiore questo tema nei rispettivi curricula37,38. La nostra revisione ha identificato sei studi riguardanti gli effetti di interventi educativi sulla gestione del dolore nel paziente oncologico ospedalizzato (Tabelle 1 e 2). Tre di questi erano controllati randomizzati, gli altri utilizzavano un progetto quasisperimentale pre-test/post-test. Gli interventi formativi erano diretti agli infermieri (quattro studi) ed ai pazienti (due studi). Non abbiamo identificato studi specificatamente mirati sui medici. Quattro dei sei studi (Tabella 1) erano interventi di formazione per infermieri. La loro durata variava da una lezione singola di un’ora a otto sessioni di tre ore settimanali. Soltanto lo studio di Camp-Sorrell e O’Sullivan27, che assegnava a caso gli infermieri o ad un programma di educazione continua sulla valutazione e gestione del dolore o a nessuna attività non ha rilevato differenze significative nella pratica infermieristica dopo l’intervento di formazione. Utilizzando un progetto quasisperimentale pre-test/post-test, De Rond et alii39 hanno segnalato che una sessione formativa di tre ore ha prodotto un miglioramento nelle conoscenze e negli atteggiamenti sul dolore. Franche et alii40 e Ger et alii41 hanno osservato che le autodichiarazioni degli infermieri riguardanti le proprie pratiche di valutazione del dolore erano migliorate dopo il programma; in ogni caso nessuno studio ha fornito prove indipendenti a conferma dei risultati (es. revisione di cartelle mediche, autodichiarazioni dei pazienti sul dolore). I restanti due studi (Tabella 2) valutavano l’educazione del paziente come mezzo per aumentare il senso di controllo del dolore e quindi l’adesione al trattamento28,29. De Wit et alii28 hanno condotto un’indagine prospettica in un ospedale oncologico olandese, nel quale 313 pazienti sono stati assegnati casualmente o ad un programma di formazione o all’assistenza tradizionale. Prima dell’assegnazione, il gruppo era stato stratificato a seconda del bisogno di assistenza infermieristica domiciliare al momento delle dimissioni. Il programma di formazione comprendeva una lezione individuale e personalizzata di 30 – 60 minuti, durante la quale il paziente riceveva materiale didattico, istruzioni su come tenere un diario del dolore e sui metodi per comunicare i sintomi dolorosi. I pazienti inseriti nel gruppo sperimentale hanno dimostrato un incremento significativo delle conoscenze sul dolore. Un decremento significativo dell’intensità del dolore è stato notato soltanto nel sottogruppo che non necessitava di assistenza infermieristica domiciliare. Secondo un piccolo studio controllato randomizzato su pazienti oncologici ospedalizzati di Taiwan, coloro che avevano ricevuto da 10 a 15 minuti al giorno di formazione per 5 giorni dichiaravano un dolore significativamente meno intenso, meno preconcetti/convinzioni errate riguardo il dolore e l’analgesia ed una maggiore tolleranza al dolore rispetto a quanti avevano ricevuto l’assistenza tradizionale.29 In sintesi, gli interventi di formazione infermieristica che prevedevano sessioni 3 didattiche (es. in servizio) hanno dimostrato di migliorare le conoscenze degli infermieri e Tabella 1. Interventi di formazione per lo staff infermieristico Studio Camp-Sorrell e O’Sullivan27 Anno di pubblicazione Ambito e partecipanti Progetto Intervento di formazione Misurazioni Risultati 1991 Reparti di oncologia in un grande ospedale universitario degli USA Studio controllato random Gruppo 1: frequenza alle lezioni (n=14); gruppo 2: frequenza alle lezioni e strumento di valutazione (n=15); gruppo di controllo: no frequenza e no strumento (n= 18) Revisione della scheda di valutazione del dolore pe cinque cartelle cliniche per ciascun IP prima della lezione e 1 settimana, 1 mese e 2 mesi dopo Nessuna differenza significativa nella documentazione relativa al dolore nei tre gruppi 44 IP Francke et alii40 1997 Cinque ospedali generali olandesi; 106 IP che lavoravano in 2 reparti che ospitavano pazienti oncologici e non Pre – post Otto sessioni settimanali di formazione di 3 ore; follow-up, sessioni di rinforzo 4 mesi dopo l’ultima Gli IP compilano il questionario di Dal ton sul dolore, il questionario sulla valutazione del dolore, e quello di Mc Gill prima della formazione ed 1 e 6 mesi dopo Miglioramento nella qualità dell’anamnesi algesia; intensità del dolore non valutata De Rond et alii39 2000 Tre ospedali olandesi; 144 IP; 53% dei pazienti con diagnosi oncologica Pre – post PMP, sessione di formazione di 3 ore. A seguire l’IP viene istruito a a valutare il dolore due volte al giorno e a registrarlo sulla scheda dei parametri vitali Gli IP compilano un questionario sulle conoscenze riguardanti il dolore prima di iniziare il PMP e 6 mesi dopo Miglioramento delle conoscenze sul dolore; miglioramento negli atteggiamenti e nella capacità degli IP di alleviare il dolore, desiderio di farlo e attenzione verso i pazienti Ger et alii41 2004 Un ospedale di Taiwan; 645 IP; la maggior parte riportava > 100 persone/giorno che si occupavano di pazienti oncologici nei 6 mesi precedenti Pre - post Quattro sessioni di 1 ora su 8 settimane con un workshop addizionale di 6 ore dopo 3 mesi Gli IP compilano un questionario per valutare la pratica e l’esperienza nell’utilizzo di scale di valutazione del dolore ed i pregiudizi riguardanti la valutazione del dolore Miglioramenti nelle pratiche di valutazione del dolore automisurate. migliorare il livello del dolore e modificare le convinzioni negative ed i pregiudizi. di correggere i preconcetti riguardanti il dolore e la prescrizione di analgesici ma non hanno dimostrato di migliorare il dolore né la soddisfazione dei pazienti. Diversi piccoli studi confermano che gli interventi educativi che utilizzano sessioni personalizzate di counseling dirette ai pazienti possono VALUTAZIONE STANDARDIZZATA DI ROUTINE Anche se la formazione ed il cambiamento degli atteggiamenti sono prerequisiti necessari per migliorare la gestione del dolore, pare che di per sé soli non siano sufficienti. Forse questo non ci sorprende, dato che molti formatori hanno sostenuto con 4 fermezza che l’informazione da sola ha tipicamente un lieve impatto sul comportamento e che per modificare i modelli della pratica sono necessari altri approcci aggiuntivi42-43. Fornire conoscenze sui metodi per alleviare il dolore è probabilmente inutile in un ambiente dove il dolore è sottovalutato dai medici. Molti autori hanno affermato che la mancanza di una valutazione adeguata del dolore gioca un ruolo critico nella sua scarsa gestione. Tabella 2. Interventi di formazione per pazienti oncologici ospedalizzati Studio De Wit et alii Lai et alii 29 Anno di pubblicazione 28 Ambito e partecipanti Progetto 1997 Ospedale oncologico olandese; 313 pazienti Studio controllato random; pazienti identificati per il bisogno di assistenza domiciliare 2004 Reparto di oncologia medica di Taiwan; 30 pazienti Studio controllato random La nostra revisione della letteratura ha identificato 10 studi che analizzano interventi mirati a migliorare la valutazione e la documentazione sul dolore nei pazienti oncologici. Questi tentativi comprendono la registrazione grafica su cartelle al letto del paziente (vale a dire dolore come quinto parametro vitale),30, tabelle standardizzate per la valutazione del dolore e diagrammi31-33, introduzione sia di sessioni didattiche formali che di strumenti di valutazione,44-47 interventi multidisciplinari a livello di istituzione (Tabella Intervento di formazione (1) Brochure informativa (2) sessione di formazione uno-auno personalizzata con un IP; istruzioni su come tenere un diario del dolore e su come comunicare a riguardo Gruppi di formazione sul dolore: sessioni giornaliere di 10-15 minuti per cinque giorni condotte da un IP; utilizzo di opuscoli formativi; visite giornaliere di 10-15 minuti, da parte dell’assistente ricercatore, in cui non si parla di dolore o dei sintomi correlati. Misurazioni Risultati Chiamate telefoniche di follow-up a 3 e 7 giorni dalle dimissioni; l’esperienza del dolore (questionario Mc Gill sul dolore); intensità del dolore (scala da 1 a 10); qualità di vita (EORTC QLQC 30) conoscenza del dolore (Questionario Ferrell per il paziente e questionario sulla conoscenza del dolore) Significativo miglioramento delle conoscenze nel gruppo di intervento Breve inventario del dolore; opinioni sugli analgesici oppioide; scala del cancro; questionario sulle strategie di coping Gruppo sperimentale (confronto pre e post – test e confronto con gruppo di controllo). Mostra diminuzione del dolore; meno preconcetti verso gli oppioidi; meno credenze sulla sopportazione del dolore; meno catastrofizzazione del dolore; aumento del senso di controllo sul dolore 3). 42,47,48 Abbiamo identificato un solo studio controllato randomizzato.30 Per i rimanenti, si trattava di uno studio di coorte, sette che utilizzavano un progetto quasi-sperimentale pre-test/post-test ed uno che utilizzava un progetto quasi-sperimentale che abbinava le unità ospedaliere in linea gerarchica per il controllo. In uno studio controllato randomizzato, condotto da Kravitz et alii30, gli assistenti ricercatori hanno condotto rilevazioni giornaliere sul dolore di 78 pazienti oncologici ricoverati. I risultati venivano annotati sui 5 grafici al capezzale del letto dei pazienti assegnati casualmente al gruppo di intervento. Questa attività di registrazione quotidiana non è risultata in un miglioramento dell’intensità del dolore o dei sintomi. Il personale addetto all’assistenza non era direttamente coinvolto nella raccolta dei dati e non era incoraggiato a farlo né a registrarli sul grafico. Quattro studi utilizzavano strumenti di valutazione per una rilevazione iniziale e diagrammi di flusso per le valutazioni successive e la risposta al trattamento30-33. Faries et alii33 hanno rivisto la documentazione infermieristica sull’intensità del dolore prima e dopo l’implementazione di uno schema standardizzato per la valutazione del dolore ed hanno riportato che le registrazioni infermieristiche effettuate dopo la formazione tendevano a segnalare valori meno elevati rispetto a quelle precedenti. Tuttavia, la compliance con la documentazione sul dolore era scarsa e non c’erano misurazioni indipendenti a conferma dei risultati dello staff clinico. Nell’ambito di un centro oncologico aperto di recente, anche Mc Milian et alii32, con uno studio quasisperimentale pre-test/post-test, dimostrano una riduzione dell’intensità del dolore nei pazienti sottoposti ad una valutazione di routine. Ancora una volta, la documentazione infermieristica non è supportata da osservazioni indipendenti. Aggregare la formazione del personale e dei pazienti alla valutazione formale di routine ha mostrato altri piccoli risultati promettenti. In uno studio quasi- sperimentale pre-test/posttest, Howell et alii44 hanno utilizzato un programma di formazione in servizio di 8 ore, seguito dalla raccomandazione che gli infermieri utilizzassero uno schema di valutazione del dolore. La formazione ha migliorato le conoscenze e gli atteggiamenti degli infermieri sul dolore nell’immediatezza dell’evento; tuttavia l’effetto è sceso ai livelli di partenza dopo 3 mesi. Pochissime cartelle cliniche contenevano effettivamente schede di valutazione complete, anche se era presente altra documentazione sui sintomi dolorosi e comunicazioni di ciò al medico. I dati riguardanti gli effetti dell’educazione al paziente non erano registrati. De Rond et alii45,46 hanno sviluppato un Programma di Monitoraggio del Dolore (PMP) che prevede una sessione educativa di 3 ore durante la quale agli infermieri viene insegnato ad effettuare la valutazione del dolore due volte al giorno ed a registrare i risultati sulla scheda dei parametri vitali. In uno studio che coinvolgeva tre ospedali olandesi, utilizzando un progetto pretest/post-test, de Rond et alii45 intervistavano i pazienti al momento del ricovero (in effetti la valutazione iniziale non avviene prima del terzo o quarto giorno) e prima delle dimissioni circa la loro esperienza di dolore prima e dopo l’implementazione del PMP. Dopo l’intervento, i punteggi iniziali si sono rivelati significativamente più bassi rispetto a prima, mentre restavano invariati quelli alle dimissioni45. La formazione è servita a migliorare la concordanza tra le valutazioni degli infermieri e quelle dei pazienti (43,6% prima, 67,8% dopo).46 Anche le pratiche infermieristiche relative alla valutazione e alla documentazione del dolore46 e la somministrazione di analgesici45 sono migliorate. In uno studio di follow-up, il PMP è stato implementato in ulteriori cinque ospedali olandesi47. I ricercatori hanno riportato che, nonostante il miglioramento delle conoscenze infermieristiche e della soddisfazione riguardante la qualità del trattamento del dolore e la segnalazione di atteggiamenti positivi da parte di medici ed infermieri nella valutazione quotidiana del dolore, la compliance iniziale del 75% è gradualmente scesa durante lo studio fino al 59% del settimo mese. La gravità del dolore non è stata misurata. I rimanenti tre studi hanno preso in considerazione interventi multidisciplinari e differenziati a livello di istituzione. Ward e Gordon42, utilizzando un progetto quasisperimentale pre-test/post-test, hanno valutato l’impatto di una serie di programmi di formazione e valutazione a livello di istituzione, destinati a migliorare il dolore nell’arco di due anni. L’intervento prevedeva come risorse un infermiere del dolore, conferenze mensili sui casi, cartelle del dolore riviste, l’aggiunta del dolore tra i parametri standard da valutare, e schede di riferimento sul dolore a disposizione di medici ed infermieri per valutare la soddisfazione dei pazienti riguardo il sollievo dal sintomo e la sua intensità. Gli autori non hanno constatato differenze né nei livelli di soddisfazione relativi all’alleviamento del dolore né nella sua intensità confrontandoli con quelli di partenza; i pazienti segnalavano spesso un 6 maggior grado di soddisfazione nonostante un aumento medio dell’intensità del dolore che raggiungeva il livello 7 di una scala da 1 a 10. Uno studio più recente di Bookbinder et alii48 , del 2005, progettato per migliorare l’assistenza ai morenti, scoprì che l’utilizzo di percorsi clinici che incorporavano diagrammi di flusso per la documentazione infermieristica del dolore, l’uso di farmaci e la risposta al trattamento assieme ad una prescrizione medica standardizzata miglioravano la documentazione dei sintomi, dolore compreso, ed il trattamento degli stessi in tre unità ospedaliere (di cui una oncologica) rispetto ad altre due di controllo. Non sono stati verificati i cambiamenti sul livello generale dei sintomi. In uno studio clinico controllato, Morrison et alii49 hanno valutato gli effetti di interventi multipli mirati a migliorare la gestione del dolore nei pazienti ospedalizzati. Lo studio si è protratto per un periodo di 24 mesi ed ha previsto l’implementazione scaglionata di tre interventi su due blocchi di unità ospedaliere appaiate. Due di queste unità erano reparti specialistici di oncologia. All’inizio in tutto l’ospedale è stata organizzata la formazione di medici ed infermieri. L’intervento consisteva di una scala avanzata per la valutazione del dolore, un audit mensile e relazioni di feedback ai supervisori infermieristici che comprendevano sia performance individuali dell’unità che performance di confronto con altre unità, un Sistema Decisionale Computerizzato di Supporto (CDSS) con collegamenti supplementari contenenti informazioni sulle caratteristiche dei pazienti e raccomandazioni sulle prescrizioni di analgesici legate al sistema computerizzato di ordini dell’ospedale. Gli autori hanno rilevato che le unità che utilizzavano la scala di misurazione avanzata registravano percentuali di valutazione del dolore significativamente più alte rispetto alle altre unità che si servivano della scala a 1 item (64% vs 32%, rispettivamente) e che il primo strumento si correlava ad un incremento delle prescrizioni di analgesici secondo il punto II/III dell’OMS per i pazienti colpiti da dolore di intensità medio/acuta (83% vs 66%). Tra i due gruppi non sono state rilevate differenze significative nell’intensità del sintomo. Riassumendo, molti studi hanno dimostrato l’efficacia di diversi interventi atti a migliorare la documentazione riguardante il dolore. Si è visto che una valutazione di routine migliora sia la soddisfazione dei pazienti che quella del personale per quanto concerne la gestione del dolore e, secondo alcuni studi, incrementa la prescrizione di analgesici. Tuttavia, nonostante il migliorare della documentazione, tranne in un piccolo studio, questi interventi non sono serviti a far diminuire i valori del dolore o la sua gravità. AUDIT E FEDDBACK L’audit ed il feedback sono stati utilizzati con successo in numerosi studi sui pazienti in fase post-operatoria per migliorare sia la rilevazione che la gestione del dolore.50,51 Con la nostra ricerca sulla letteratura abbiamo identificato soltanto tre articoli che descrivevano l’utilizzo dell’audit e del feedback per migliorare la gestione del dolore nei pazienti oncologici ospedalizzati.34,49,52 Uno di questi riguardava esclusivamente pazienti oncologici34 mentre gli altri erano più generici e comprendevano anche questa tipologia di paziente (Tabella 4)49,52. In uno studio quasi-sperimentale, Bookbinder et alii54 hanno valutato l’impatto di un progetto per il miglioramento continuo della qualità implementato per due anni in un grande centro oncologico. Tale progetto prevedeva la formazione di infermieri e pazienti, la valutazione di routine del dolore, il monitoraggio dell’adesione agli standard di valutazione e della soddisfazione dei pazienti con un feedback agli infermieri di collegamento. Si sono dimostrati un miglioramento significativo delle conoscenze e degli atteggiamenti infermieristici e significative diminuzioni delle barriere percepite dagli infermieri. Non sono stati riportati miglioramenti per quanto concerne l’intensità del dolore. In un ampio studio sul miglioramento della qualità, che coinvolgeva più centri dell’Amministrazione Sanitaria per i Veterani, anche se non diretto specificamente ai pazienti oncologici (le unità interne ed esterne di oncologia rappresentavano il 16% del totale), Cleeland et alii52 hanno valutato l’impatto di team multidisciplinari, sessioni di formazione, conferenze telefoniche mensili, monitoraggio dei risultati e condivisione dei metodi di miglioramento su una serie di misurazioni del dolore prima e dopo l’intervento di miglioramento della qualità. Per 7 un periodo di 6 mesi l’intervento è risultato in una diminuzione statisticamente significativa della prevalenza del dolore medio/acuto, in un aumento della documentazione dei piani Tabella 3. Interventi per migliorare la valutazione Studio Anno di pubblicazione Ambito e partecipanti Progetto Interventi Misurazioni Risultati Bagley et alii31 1982 Unità oncologica 14 letti in una clinica universitaria americana da 350 letti Coorte 4 sessioni di formazione di 1 ora seguiti da sviluppo di scheda per anamnesi standardizzata del dolore e registrazione della gestione del dolore Revisione retrospettiva di 10 cartelle di documentazio ne del dolore I moduli non venivano usati regolarmente; no correlazione tra dati registrati sul modulo e annotazioni dell’infermiere in cartella; la documentazione sulla valutazione del dolore e sugli effetti degli interventi non influenzava le azioni successive McMillan et alii32 1988 Centro oncologico; 52 pazienti prima dell’intervento, 53 dopo. Pre-post Introduzione dello strumento di valutazione del dolore (PAT) e della scheda (PFS) in un centro oncologico di recente apertura Uso del PAT appena i pazienti lamentano dolore; uso del PFS per il follow-up e la gestione continua del dolore Livelli più bassi di intensità del dolore dopo l’intervento rispetto a prima; riduzione più rapida dell’intensità del dolore Faries et alii33 1991 Unità oncologica; 23 pazienti prima dell’intervento, 43 dopo. Pre-post IP in servizio sull’uso della valutazione standardizzata del dolore, la documentazione sul dolore e la valutazione costante almeno una volta per cartella Documentazio ne sul dolore del paziente nei giorni 1 e 3 di ricovero Dolore non verificato efficacemente, anche se il gruppo di trattamento ha riportato intensità media inferiore rispetto al gruppo di controllo; l’85% del gruppo di trattamento ha dichiarato una diminuzione del dolore dal giorno 1 al giorno 3 rispetto al 57% del gruppo di controllo. Kravitz et alii30 1996 Clinica medica universitaria; 78 pazienti oncologici RCT Valutazione quotidiana del dolore da parte dello staff dello studio per tutti i pazienti; intensità del dolore registrata su una tabella al letto del pz. Scala analogica visuale e scala verbale; i risultati secondari comprendeva no il sonno, altri sintomi, qualità della vita e dosaggio di oppioidi Nessuna differenza significativa nel controllo del dolore, nel sonno, nei sintomi correlati al cancro o nel dosaggio di oppioidi Ward e Gordon42 1996 Ospedale universitario; base di rilevamento: 217 adulti e 31 bambini; studio A: 306 adulti di cui il 14% con cancro; studio B: 1.229 pazienti; studio C: 112 cartelli, il 26% delle quali di pazienti oncologici Pre-post Intervento a livello di istituzione della durata di 2 anni: (1) IP del dolore; (2) conferenze mensili interdisciplinari sui casi; (3) revisione dei moduli; (4) dolore inserito nelle valutazioni inf. Punto di partenza: questionario sui risultati per il paziente della Società Americana sul Dolore. Studio A: questionario Nessuna differenza nelle percentuali di soddisfazione dei pazienti (tutti soddisfatti o molto soddisfatti) riguardo il trattamento del dolore; nessuna 8 Standard; (5) dati sulla soddisfazione circa il sollievo e la diminuzione del dolore resi disponibili agli IP per pazienti ricoverati e non; studio B: telefonate dopo le dimissioni; studio C: audit medici randomizzati differenza nell’intensità media del dolore (media peggiore: 7 su 10) Howell et alii44 2000 Centro medico canadese; 53 IP da sei unità oncologiche; 95 pazienti Pre-post 8 ore di formazione in servizio; a conclusione, raccomandazione agli IP di utilizzare la valutazione iniziale del dolore e rivalutare qualsiasi variazione E’ stata valutata la conoscenza e l’atteggiament o degli IP immediatame nte dopo la formazione ed a distanza di 3 e 6 mesi. Scheda di revisione dati per la documentazio ne del dolore Migliorate conoscenze , atteggiamenti e comportamenti degli IP immediatamente dopo l’intervento ma gli effetti positivi sono andati scemando con il tempo; aumentata la documentazione sull’intensità del dolore, la sua locazione e frequenza; aumentate le prove che gli IP discutevano dei cambiamenti di terapia antalgica con i medici; aumentata la documentazione sui sintomi che accompagnano il dolore De Rond et alii45 46 2000 Tre ospedali olandesi: 358 pazienti prima dell’intervento, 345 dopo (53% oncologici) Pre-post Programma di monitoraggio del dolore: 3 ore di formazione agli IP per la valutazione del dolore 2 volte al giorno e la sua registrazione sulla scheda dei parametri vitali Pazienti intervistati al momento del ricovero e prima delle dimissioni riguardo al dolore. Scheda di revisione dati per la valutazione del dolore e la somministrazi one di analgesici. Discutibile miglioramento nei valori del dolore nel gruppo di intervento; miglioramenti nella somministrazione di analgesici da parte degli IP De Rond et alii47 2001 Cinque ospedali olandesi; 277 IP e 115 medici Pre-post Gli infermieri partecipano al programma di cui sopra; i medici ricevono informazioni scritte sullo stesso e vengono “brevemente istruiti sui principi della gestione del dolore” Lo staff medico compilava giornalmente un questionario di valutazione del dolore e un inventario degli atteggiamenti; Scheda di revisione dati per la valutazione del dolore La compliance con la valutazione è stata del 75% durante i primi 5 mesi di intervento poi è gradualmente scesa; atteggiamenti positivi di medici ed IP rispetto la valutazione giornaliera del dolore; aumentate le conoscenze degli IP e la soddisfazione rispetto la qualità del trattamento del dolore Bookbinder et 2005 Centro medico Pre-post Percorso di Audit chart. Migliorato il 9 alii48 accademico; intervento: unità di oncologia, geriatria e cure palliative; controllo: due unità di medicina generale sul dolore e in una maggiore educazione al paziente. Da notare che i valori del dolore cominciavano a tendere ai punteggi iniziali negli ultimi due mesi dello studio. Con lo studio clinico controllato descritto in precedenza, Morrison et alii49 hanno scoperto che l’audit e il feedback sui valori del dolore dei pazienti apportano significativi miglioramenti nelle percentuali di valutazione del dolore ma non alla sua intensità. Riassumendo, molti studi suggeriscono che l’audit ed il feedback possono incrementare la quantità di valutazioni e migliorare i livelli di soddisfazione ma, ad oggi, studi ben controllati hanno dimostrato che l’effetto sull’intensità del sintomo è minimo. CDSS Diversi studi suggeriscono che il CDSS per i medici può servire a migliorare le performance cliniche per quanto riguarda il dosaggio dei farmaci e la prevenzione degli effetti collaterali53,55. Abbiamo identificato uno studio che ha utilizzato il CDSS nel tentativo di migliorare le prescrizioni mediche di analgesici ed il trattamento degli effetti collaterali da assunzione di oppioidi49. In questo studio, ai medici che ordinavano analgesici attraverso il sistema computerizzato dell’ospedale veniva fornito un collegamento ai report che riassumevano le caratteristiche dei pazienti rilevanti ai fini della prescrizione ed al CDSS. Quest ultimo forniva raccomandazioni per iniziare la terapia antalgica, sul dosaggio a crescere, sugli interruttori, sull’analgesia controllata dal paziente, sulla regolarità intestinale e sulla gestione delle reazioni avverse agli oppioidi. Anche se il CDSS era legato alla diminuzione di prescrizioni di meperidina, non pareva migliorare l’intensità del dolore. Gli autori sottolineano che parte dei fallimenti del CDSS sono legati al fatto che l’utilizzo del sistema deve essere richiesto dal medico, non è automatico che si inserisca o richieda all’utente di essere consultato. Inoltre, è stato utilizzato soltanto per un numero esiguo di pazienti in cura. assistenza interdisciplinare che consiste di cartelle inf. Giornaliere e prescrizioni mediche standard implementate nelle unità di intervento Sintomi numero dei sintomi verificati, verificati interventi coerenti con il percorso assistenziale, consulti richiesti CONSULTI SPECIALISTICI Le modalità di gestione del dolore possono variare a seconda della specializzazione del medico che ha in cura il paziente56. Uno degli approcci alla gestione del dolore nel paziente oncologico è affidarlo a personale specificamente formato nella gestione del dolore e dei sintomi. La nostra revisione ha identificato una meta-analisi57 e due studi addizionali35,36, pubblicati in seguito alla stessa, che esaminavano gli effetti dei team di cure palliative o di terapia del dolore sulla gestione del dolore da cancro (Tabella 5). Nella loro meta-analisi, Higginson et alii57 hanno identificato otto studi (la maggior parte dei quali retrospettivi, osservazionali o intrasettoriali) che osservavano gli effetti di un team ospedaliero di cure palliative sul dolore e gli altri sintomi. La maggior parte dei pazienti assistiti dai team erano oncologici. I risultati di questo studio suggeriscono che l’affidamento ai programmi ospedalieri di cure palliative ha effetti ridotti ma positivi sul dolore, sugli altri sintomi, sulla soddisfazione del paziente e sulla riduzione del ricovero rispetto all’assistenza convenzionale. In un successivo studio osservazionale, Manfredi et alii35 hanno valutato l’impatto dei servizi di consulenza sulla gestione del dolore nei pazienti ospedalizzati di un grande centro oncologico. I pazienti venivano valutati prima del consulto e 14/24 ore dopo. Gli autori hanno osservato significative diminuzioni nell’intensità media del dolore, nella percentuale di pazienti con dolore moderato (da 55% a 20%) e in quella dei pazienti con dolore acuto (da 20% a 2%). Bostrom et alii36 hanno invece valutato l’impatto del riferimento ad una unità ospedaliera di cure palliative su pazienti malati di cancro ad uno stadio avanzato e sofferenti di dolore acuto. Utilizzando una scala analogica visuale, hanno riportato significativi miglioramenti nei valori del dolore dopo il consulto di cure palliative; tuttavia, molti pazienti accusavano ancora dolore 10 medio/acuto. Oltre ad aumentare il controllo del dolore, il far riferimento alle cure palliative ha accresciuto il senso di sicurezza dei pazienti ed ha migliorato la continuità assistenziale. Questo studio è solamente osservazionale ed è in difetto in quanto i pazienti hanno compilato il questionario soltanto dopo il consulto di cure palliative. Riassumendo, diversi piccoli studi metodologicamente carenti suggeriscono che i servizi interni di terapia del dolore e cure palliative possono migliorare l’esperienza del dolore nei pazienti oncologici. Dato il numero di pazienti che soffrono di dolore da cancro ed il numero e la disponibilità di questi servizi di consulenza, non è chiaro se sia fattibile generalizzare il modello per il trattamento di tutte le forme di dolore da cancro. Tuttavia, in mancanza di interventi alternativi efficaci, si deve prendere in considerazione l’ipotesi di far valutare i pazienti oncologici da servizi di terapia del dolore o di cure palliative, secondo necessità. DISCUSSIONE E ORIENTAMENTI FUTURI Per migliorare il trattamento del dolore è necessario che questo sia valutato di routine; che, una volta diagnosticato, vengano prescritti gli analgesici adatti e vengano correttamente dosati fino ad ottenere il sollievo del sintomo; che vengano gestiti gli effetti collaterali degli oppioidi.49 Nonostante i numerosi rapporti e linee-guida che raccomandano strategie per diminuire il dolore nei pazienti oncologici, la nostra revisione della letteratura suggerisce che l’implementazione di questi interventi non dà come risultato una gestione migliore del problema e che sono necessarie ulteriori ricerche. Nello specifico, la nostra revisione sistematica ha identificato interventi efficaci per migliorare sia le conoscenze infermieristiche che la valutazione del dolore ma non è stata in grado di identificare alcuno studio che dimostrasse miglioramenti nell’esperienza di dolore dei pazienti. Questi risultati evidenziano le difficoltà che ospedali ed istituzioni affrontano cercando di migliorare il trattamento del dolore, ridurre le sofferenze dei pazienti oncologici ricoverati e soddisfare gli standard JCAHO. La valutazione e la diagnosi del dolore è il primo passo per migliorarne il controllo. Anche se qualcuno ha suggerito che inserire il dolore come quinto parametro vitale26 può servire a raggiungere questo obiettivo, la nostra revisione ci dimostra che questo intervento da solo non è sufficiente a garantire valori di accertamento adeguati. In verità, le prove raccolte ci suggeriscono che l’identificazione di routine e la misurazione della gravità del dolore nelle istituzioni è più probabile sia raggiunta dalla combinazione di una scala di valutazione standardizzata con audit e feedback in itinere con lo staff infermieristico sui valori del dolore. La formazione professionale è probabilmente una componente necessaria di ogni intervento, tuttavia, ad oggi, non ci sono studi che dimostrino che la formazione da sola possa associarsi a miglioramenti né del comportamento infermieristico né dei risultati dei pazienti. Preoccupantemente , non siamo stati in grado di identificare alcuno studio clinico controllato che fosse in grado di dimostrare un miglioramento delle condizioni dei pazienti. Per giustificare questo risultato negativo si possono addurre diverse motivazioni. Innanzi tutto, fatta un’unica eccezione, gli studi che abbiamo identificato interessavano solo il personale infermieristico e non coinvolgevano i medici. Data la prevalenza del dolore sia maligno che non, sembrerebbe ragionevole presumere che i medici, una volta diagnosticatolo, possiedano le competenze e le capacità per trattarlo adeguatamente. Tuttavia, indagini sui curricula delle facoltà di medicina58 e delle scuole di specializzazione in oncologia59 rivelano che i medici quasi non ricevono formazione o addestramento clinico nella gestione del dolore e loro stessi considerano inadeguate le competenze che possiedono in questo settore. Non deve quindi sorprendere scoprire che una migliore gestione del dolore non derivi da una sua migliore diagnosi perché ai medici spesso mancano le conoscenze e le capacità per prescrivere i farmaci appropriati. C’è carenza di letteratura che esamini interventi atti a migliorare la prescrizione di analgesici. Infine, la paura dei pazienti stessi, i loro pregiudizi riguardo gli analgesici oppioidi e la riluttanza ad assumerli può aver influito sulla mancanza di dimostrazioni positive riguardo la riduzione della gravità del dolore. Le prove derivanti da una meta-analisi e da diversi studi su singoli siti di programmi di cure palliative per pazienti interni suggeriscono che fare riferimento ai servizi di 11 terapia del dolore o di cure palliative dà come risultato una migliore gestione del dolore. Tuttavia, i pazienti visti da questi servizi sono solitamente in una fase avanzata di malattia e domande tipo quali pazienti trarrebbero beneficio da tale riferimento, se sia fattibile per questi servizi offrire consulenza alle decine di migliaia di pazienti oncologici che provano dolore ed in che percentuale ci si aspetta si possa ridurre il dolore restano ancora senza risposta. Ci sono diversi limiti nel nostro studio che si devono notare. Primo, la nostra ricerca si limita a risultati pubblicati di studi di ricerca. E’ possibile che abbiamo tralasciato di identificare efficaci interventi di miglioramento della qualità che non siano stati pubblicati dalle riviste che abbiamo revisionato. Tuttavia, presupponiamo che, data la magnitudo del problema del dolore non trattato, gli interventi diretti a risolvere questo tema della qualità devono essere soggetti ad una valutazione rigorosa come qualsiasi altro intervento medico; le relazioni di interventi attuati in un’unica sede per migliorare la qualità non devono essere sufficienti a guidare la pratica. Secondo, la nostra ricerca si è limitata alle riviste in lingua inglese ed è possibile che non abbia identificato interventi di successo pubblicati da riviste in lingua straniera. Terzo, è possibile che la mancata identificazione da parte nostra di interventi di successo sia il risultato di una debolezza del nostro progetto o della scelta di un campione di dimensioni non adeguate. Infine, ci siamo limitati ad analizzare interventi su scala istituzionale ed è possibile che ci siano sfuggiti casi positivi in ambito ambulatoriale che potrebbero essere implementati anche in ospedale. I nostri risultati sono importanti per la ricerca sul dolore, per gli ospedali ed i centri oncologici, per i politici. Nonostante siano stati di recente implementati gli standard JCAHO, pubblicate molte linee guida e rapporti su programmi di miglioramento della qualità riguardanti il dolore non trattato, non siamo stati in grado di individuare un singolo studio ben progettato che identifichi un intervento generalizzabile che possa essere implementato negli ospedali o nei centri oncologici per trattare con efficacia il dolore da cancro. Benché gli standard JCAHO siano stati critici nell’evidenziare l’importanza del problema, non è chiaro come le istituzioni possano agire per migliorare le condizioni di sofferenza dei pazienti offrendo loro il comfort con un efficace modello di trattamento. La ricerca futura deve focalizzarsi sullo sviluppo e la valorizzazione di interventi multidisciplinari che comprendano sia metodi predefiniti per la valutazione del dolore da parte degli infermieri che nuovi approcci mirati specificatamente sia ai medici che ai pazienti per facilitare la prescrizione di farmaci analgesici. I potenziali interventi oggetto di studio comprendono l’utilizzo dell’audit e del feedback ai medici dei valori relativi al dolore, con o senza benchmarking; supporti tecnici/educativi come il CDSS che vengono incorporati nei sistemi esistenti per ordinare i farmaci; team per la terapia del dolore basati sulle figure infermieristiche e, magari, set di prescrizioni standardizzate di analgesici. I nostri risultati non devono essere letti come una denuncia che le istituzioni non si occupano attivamente di trovare il modo di migliorare il dolore. Continueremo a sviluppare nuove iniziative e mezzi rigorosi per valutare l’efficacia di questi interventi. Avendo iniziato a verificare la qualità della pratica oncologica, dobbiamo riuscire a garantire di poter trattare il dolore con successo nei nostri pazienti ed incominciare a verificare con rigore metodi per migliorare la nostra pratica. DICHIARAZIONE DEGLI AUTORI SULLA PRESENZA DI CONFLITTI DI INTERESSE Gli autori dichiarano l’assenza di qualsiasi potenziale conflitto di interesse. CONTRIBUTI DEGLI AUTORI Ideazione e progetto: Gabrielle R. Goldberg, R. Sean Morrison Finanziamento: R. Sean Morrison Supporto amministrativo: R. Sean Morrison Fornitura del materiale di studio o dei pazienti: R. Sean Morrison Raccolta ed assemblaggio dati: Gabrielle R. Goldberg, R. Sean Morrison Analisi ed interpretazione dei dati: Gabrielle R. Goldberg, R. Sean Morrison Stesura del manoscritto: Gabrielle R. Goldberg, R. Sean Morrison Approvazione finale del testo: Gabrielle R. Goldberg, R. Sean Morrison Traduzione: Laura Delpiano 12 BIBLIOGRAFIA 13 14 15