SERGIO GRISERI
una CITTÀ
e la sua SCUOLA
La Scuola Comunale Professionale Serale
della Città di Cuneo
per il 125° anno dalla fondazione
CITTÀ DI CUNEO - ASSESSORATO AI SERVIZI SOCIO EDUCATIVI
CITTÀ
SCUOLA
una
e la sua
© Copyright Comune di Cuneo, gennaio 2000
Pubblicazione distribuita gratuitamente alla Città e alla sua Scuola
SERGIO GRISERI
CITTÀ
sua SCUOLA
una
e la
COMUNALE
NAL
E
A
.
L AT TE
S
SC UO
P R O F E SS
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LA
La Scuola Comunale Professionale Serale
della Città di Cuneo
per il 125° anno dalla fondazione
CITTÀ DI CUNEO - ASSESSORATO AI SERVIZI SOCIO EDUCATIVI
Città P
di Cuneo
IL SINDACO
Una penna «appassionata»
Un concittadino che ha dedicato a Cuneo, disinteressatamente, una parte
rilevante della Sua vita, come già non fosse bastato il carico del precedente lavoro.
I valori di una scuola che Egli ama definire «irripetibile e inconfondibile» traspaiono tutti nelle pagine fitte di ricordi, dati, aneddoti.
Vi traspaiono anche i valori di una «cuneesità» particolare, quella che,
forse, tante volte vorremmo sviluppata o ricordata.
Siamo di fronte ad un altro contributo che ci racconta aspetti apparentemente marginali della nostra realtà; è un metodo cui l’Assessorato ai Servizi Socio Educativi ci sta a poco a poco abituando, nel tentativo tutt’altro che nascosto di «socializzare» le esperienze locali, i suoi fatti, i suoi
personaggi, i suoi mille modi di essere.
Del resto la Storia – con la «esse» maiuscola – vive di fatti apparentemente secondari e li riconduce con saggezza nei termini di una «universalità» che può lasciare spazi o, almeno, aneliti alla «ripetibilità» delle
cose sincere.
«Storia» e cronaca che, peraltro, rivivono a fianco dell’appassionata illustrazione laddove l’Autore accomuna Scuola e Città, ricordandoci come la
«Lattes» abbia preceduto l’illuminazione elettrica cittadina, sia nata
insieme ai primi colpi di piccone per il tunnel del Tenda quando il concentrico cittadino non superava verso sud la attuale Piazza Galimberti.
Un grazie a Sergio Griseri; un grazie ancora una volta a nome di tutta
la Città, delle mille e mille persone passate sui banchi della scuola comunale «Adolfo Lattes».
Elio ROSTAGNO
5
Città P
di Cuneo
IL VICE SINDACO
Assessorato Servizi Socio Educativi
Mentre questa pubblicazione assumeva fisionomia, ho avuto nella mente un
opuscoletto – ahimè... oggi quasi introvabile – scritto da Piero Camilla e pubblicato dal Comune nel 1974 in occasione del primo centenario della Scuola
Comunale Serale Professionale «Adolfo Lattes».
Mi tornava in mente la presentazione di Sergio Griseri e di Giovanni Cerutti:
...A cento anni di distanza, sebbene siano profondamente mutate le condizioni economiche e produttive della nostra città e della nostra provincia, la Scuola... «A. Lattes» ... continua ad avere una indispensabile funzione nel favorire la qualificazione tecnica e professionale dei giovani
lavoratori, mentre già si delineano le mete future ... di aggiornamento
culturale e professionale dei lavoratori ...e... di una partecipazione sempre più attiva e cosciente alla vita della comunità sociale.
Abbiamo festeggiato i 125 anni della Scuola; li abbiamo superati; ma in quelle
parole ritrovo estrema attualità, perfetta sintonia col mondo produttivo che
cambia e che ancora ci svelerà in futuro nuove mete ed obiettivi.
Forse anche per questo la Civica Amministrazione ha voluto fare della «sua»
Scuola una «Istituzione» autonoma nel gestire le risorse siano esse economiche, siano esse, soprattutto, umane ed intellettive.
In questa dimensione la Scuola diviene lo strumento del Comune capace,
secondo l’enunciato forte del Regolamento approvato in sede consiliare nello
scorso giugno, di orientare l’attività verso le nuove esigenze culturali imposte da più ampi orizzonti della conoscenza prefiggendosi, in ogni caso, di
educare al senso del civismo, alla responsabilità personale e di gruppo,
alla solidarietà sociale.
Gli scritti del professor Griseri non celebrano fasti o avvenimenti pomposi; celebrano invece un modo d’essere, di intendere la Comunità Locale attraverso la
«sua» Scuola, attraverso un qualcosa di estremamente concreto che le mere
leggi non impongono all’attività comunale.
Sono certo che la Città verrà valorizzata anche attraverso questa sua particolarità; sono certo che molti si ritroveranno tra queste pagine proprio perché la
«Lattes» rappresenta, invertendone i termini del titolo, «La Scuola della Città».
Alberto VALMAGGIA
7
8
PREFAZIONE
Quando mi fu richiesto di scrivere la Storia, lungo un secolo e un quarto, di
quella che oggi è la «Scuola Comunale Professionale Serale Adolfo LATTES» di
Cuneo cogliendone almeno i momenti che ne scandirono un’ esistenza oltremodo onorevole, ebbi qualche perplessità di varia natura: anzitutto la gracilità
degli archivi, scarni di dati attendibili, smarritisi o inviati, chissà quando, al
macero; poi la difficoltà di riesumare con uno sforzo di memoria non indifferente le tessere, talora appena intelleggibili, di un complesso mosaico, non
sempre incastrabili con perfetta cronologia.
Temetti, allora, nonostante i miei 55 anni trascorsi alla LATTES, che la storia
ne sarebbe uscita falsata, monca, dunque non vera.
È certo che la «storia» non è scienza perché non può liberarsi dall’interpretazione personale, dunque soggettiva, di un passato vissuto e riesumato, nel
modo quanto più possibile cronologicamente scandito, avvalorato con dati e
ricorrenze, fatti e personaggi.
Dunque: se mi fosse richiesto un rigore storico assoluto, rinuncerei a questa
fatica, che pure mi alletta: il redigere cioè una storia della LATTES ipotetica
perché non mi lascia erede di elementi storici organizzati attraverso il tempo,
ma soltanto una laguna di isole e isolette, inesplorate o quasi da centoventicinque anni, dei quali cinquantacinque mi trovano mallevadore, avendoli vissuti
in prima persona.
Allora, tenuto conto di quanto ha contato la «LATTES» nella mia esistenza, io
non mi sento di ridurmi a cronista, a ragioniere del tempo, esibitore soltanto di
elementi quantitativi, testimonial distaccato di cifre, che possono magari stupire, ma che presto si dimenticano.
Dirò, comunque sia, anche di fatti, personaggi, simpatie; dirò di tutto ciò che
ha fatto, e fa, LATTES, una scuola «sui generis», per tanti versi irripetibile e
inconfondibile.
Garantisco in ogni caso assoluta onestà d’informazione; nulla lascerò alla fantasia o alle deduzioni ipotetiche né inventerò gli elementi quantitativi.
9
(Cartoline d’epoca Collez. Zanetti)
Via Bonelli intorno agli anni '20; a destra il Palazzo
delle Poste centrali, di fronte al quale l’edificio che
lascerà posto alla LATTES.
10
IRRIPETIBILE
INCONFONDIBILE
Perché?
Ciò non significa che la LATTES sia la
«perfetta» fra le scuole del mondo; anch’essa ha i suoi guai e i suoi limiti che,
tuttavia, non nasconde.
Ma è «unica» per una quantità di prerogative che si scoprono, anche e magari
migliori, in altri istituti, ma non tutte
quante insieme. Di qui l’irripetibilità nel
tempo e l’inconfondibilità nello spazio della LATTES.
Eccoli i diversi tasselli, di varia importanza, che compongono, tutti quanti insieme,
la straordinaria attività della scuola:
♦ 125 anni di vita ben portati fino al 1998
non sono di tutti, anche se esistono
scuole più anziane (o più vecchie);
♦ numero degli allievi, da qualche anno
stabile sulle ottocento unità, limite massimo di capienza per questione di spazi
fisici e, talora, per carenza di docenti
capaci e disponibili;
♦ allievi con età che si estende fra i 16
(minimo consentito) e gli ottantacinque
anni (non c’è limite massimo!);
♦ allievi provvisti di una cultura di base
compresa fra l’illetterato (l’extracomunitario, che non parla la nostra lingua,
avviato ai corsi professionali, nei quali si
apprende il mestiere ripetendo i gesti
♦
♦
♦
♦
♦
♦
operativi dell’istruttore), fino al plurilaureato;
ottocento allievi provenienti per il 50%)
percentuale stabile da anni) da altri comuni della provincia diversi dal capoluogo, nonché dalle province di Torino,
Asti, Savona, Imperia, nonostante l’orario serale delle lezioni, per la precisione
da 140 Comuni;
allievi che percorrono ogni giorno di lezione 230 chilometri, andata-ritorno;
allievi che, per accedere a taluni corsi,
accettano un’attesa «in coda», anche di
quarantotto ore, garantiti tuttavia da un
rigorosissimo, quanto pulito e onesto,
sistema di iscrizione secondo l’ordine di
accesso alla scuola;
allievi che, a conclusione di un’inchiesta
con questionario anonimo, approvano
metodi, forma e sostanza nella misura
del 98,2%;
allievi che leggono e sottoscrivono all’atto della domanda il regolamento interno abbastanza severo o, meglio, molto serio, al quale sono sottoposti tutti
gli utenti, dal Direttore, ai Docenti, all’ultimo allievo (si fa per dire perché
non esiste un allievo che sia «ultimo»);
allievi assolutamente ossequenti al Regolamento sottoscritto, tantoché sui
14.OOO allievi degli ultimi trentacinque
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La LATTES è, oltretutto, una professione
di fede: o vi si crede e la si accetta esaltandola o, al contrario, quando non si ha
fede nei valori della specie umana, la si
ignora.
Non c’è via di mezzo: tutta qui, semplicissima, la filosofia della Scuola LATTES.
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L AT TE
S
SC UO
La LATTES: chi ne ha interesse?
♦ Chi non vuole o non può continuare
gli studi nelle scuole superiori;
♦ Chi ha intrapreso senza successo gli
studi nelle scuole superiori e non
vuole o non può continuare un’esperienza negativa;
♦ Chi già lavora e vuole cambiare lavoro;
♦ Chi già lavora e vuole migliorare il
prodotto del suo lavoro;
♦ Chi già lavora e vuole arricchirsi
di nuove esperienze tecniche e culturali;
♦ Chi non sa e vuol sapere;
♦ Chi già sa e vuol sapere di più.
Alla LATTES, dunque, per imparare un
mestiere, migliorare il mestiere, cambiare mestiere, ma anche per soddisfare i propri interessi, per scoprirne altri
nuovi, per stabilire nuovi rapporti
umani.
COMUNALE
.
12
cante, culturalmente valido, emotivamente
accattivante.
Un foglio, molto modesto sul piano tipografico, precisa gli scopi, i modi di vivere,
cioè la filosofia della LATTES. Esso reca:
IO
LA
anni nessun provvedimento disciplinare
è stato assunto;
♦ allievi che, al segnale d’uscita delle ore
ventidue, debbono essere richiamati affinché abbandonino, per favore, l’edificio;
♦ allievi che conservano il loro affetto e la
loro riconoscenza verso la scuola per
una vita;
♦ una cinquantina di docenti che ricevono
una somma a titolo di rimborso spese,
talmente modesta da non coprire la
spese di viaggio per chi abita lontano,
generosi e attivi, che ben presto riescono a stabilire un durevole rapporto simpatetico con le scolaresche, disponibili
e preparati; insegnanti che sono «docenti» preposti a un corso e che, al tempo stesso, sono «allievi» di un altro corso;
♦ ufficio che ha appeso ben in evidenza
un avviso: «Qui non si disturba mai».
Ognuno di questi tasselli di un complesso
puzzle, tante tessere di un mosaico variegato, può sembrare banale, ma tutti quanti assommati danno un’unità di organizzazione, di studio, di modo di vivere.
Ecco dunque le ragioni che convincono a
definire la LATTES «irripetibile e inconfondibile»: si tratta di qualità, di coincidenze, di stati d’animo casuali o voluti,
che diventano, messi insieme, un panorama umano eccezionale.
Talora vien da pensare che cosa farebbero
ottocento allievi se non esistesse la LATTES, uno spazio utile, socialmente gratifi-
UN PO’ DI STORIA
Come si possono valutare, e quindi giudicare, le «cose che sono» se non le si raffronta con le «cose che furono»?
Allora, sia pure senza una grande sforzo di
fantasia e senza richiami sistematici, si può
ben immaginare come apparisse la città di
Cuneo intorno agli anni settanta (intendo
dire milleottocento settanta; diciamo il
«secolo della Lattes», riferendomi ad alcuni avvenimenti presi un po’ a caso qua e là
spulciando a casaccio fra i vari lustri del
secolo scorso).
L’abitato cittadino arrivava fino alla Piazza
Vittorio (ora Galimberti), aperta e conclusa all’inizio del secolo, un po’ prima dell’abbattimento, per opera di Napoleone,
delle mura che avevano sopportano i famosi sette assedi. Fino alla notte del Natale del 1852 le strade della città furono illuminate (si fa per dire) da poco efficaci torce, quando avvenne l’inaugurazione dell’impianto di illuminazione a gas; due anni
prima il prolungamento della ferrovia da
Savigliano a Cuneo, aveva aperto nuove
prospettive sociali e di lavoro al capoluogo
di provincia. Un po’ prima del 1870 fu
inaugurata la facciata neo-classica del
Duomo e, proprio in quell’anno, fu concluso il palazzo della provincia che chiudeva
abbastanza sontuosamente, all’estremo
nord di Cuneo, la via maestra (ora via Ro-
ma), dalla quale poco prima era stato deviato il canale che vi scorreva e che consentiva alle donne di casa di sciacquare il
loro bucato. Nel 1873 nasce la serale LATTES e nello stesso anno iniziano i lavori
per aprire la galleria del Colle di Tenda; di
quel tempo è la sostituzione di una fontana, al centro della Piazza Vittorio, con la
statua-monumento a Barbaroux, giureconsulto; due anni prima era stato inaugurato
il tramwai Cuneo - Borgo San Dalmazzo
con capolinea in Piazza Vittorio: qualche
vagone alla far-west con i poggioli all’aperto ai due capi dei vagoni, forniti di due
panche in legno sui lati lunghi delle vetture; una fumosa locomotiva cubica a carbone che impiegava oltre mezz’ora per coprire la distanza di otto chilometri.
Nel 1878, cinque anni dopo l’apertura della LATTES, la straordinaria invenzione della lampadina da parte di Thomas Alvo Edison modifica, facilitandola, l’esistenza; dieci anni dopo, in tempi straordinariamente
solleciti, a Cuneo si inaugurava l’impianto
di illuminazione elettrica. Finalmente fu
luce chiara per chi doveva muoversi di notte, anche per gli allievi della scuola serale
LATTES che, ovviamente, percorrevano a
piedi le vie della città per raggiungerla.
Dico «a piedi» poiché, pur avendo inventato da qualche anno, il francese Micheaux,
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il primo biciclo, il velocipede doveva essere uno «status simbol» che a Cuneo arriverà molto tardi, anche soltanto con la notizia di esso, «oggetto del desiderio» non
solamente per gli allievi della scuola serale
residenti alla periferia della città e nelle
frazioni meno lontane.
L’epoca della motorizzazione di massa era
ancora molto molto lontana; si dovette arrivare a qualche anno dopo la fine della
guerra per possedere i primi mezzi di locomozione abbastanza solleciti e accessibili da un punto di vista economico. Qualcuno ricorda un allievo, residente in una frazione di Cuneo, che raggiungeva la scuola
a bordo di una mini-moto, di quelle usate
dai paracadutisti americani, lunga meno di
un metro e alta, alla sella, più o meno una
quarantina di centimetri, così bassa che il
motociclista sembrava viaggiare seduto in
terra.
La «motorizzazione accessibile» consentì
a molti allievi di frequentare la scuola serale; i primi allievi residenti fuori Comune, come risulta dai registri storici, ora-
mai redatti da segretari precisi e puntigliosi, corredati con tutti i dati anagrafici,
arrivavano soprattutto da Borgo San Dalmazzo e da Boves, città che ancora adesso offrono il maggior numero di allievi. Intanto, sempre come conseguenza dei trasferimenti più agevoli, l’interesse per la
scuola si allargava a tutta la provincia, per
altro senza che si producessero strumenti
di pubblicità o di insistita propaganda. In
questi ultimi anni i confini della notorietà
della Scuola serale, nei suoi scopi, nei
suoi metodi, nel suo stile di vita, si sono
ampliati a dismisura in uno spazio non
prevedibile, superando addirittura i limiti
provinciali; il tam-tam pubblicitario, battuto da allievi soddisfatti, arrivò a paesi situati ai limiti della Provincia, per superarli addirittura con allievi (sempre in orario
serale, occorre ripeterlo) provenienti anche da altre Province con crescente fortuna.
Le ragioni? Anzitutto ciò che ha fatto,
umilmente, nei limiti delle sue possibilità,
ma sempre appassionatamente!
COMUNI DI PROVENIENZA DEGLI ALLIEVI «LATTES»
LIMITATAMENTE AL PERIODO a.s. 1990/91-1997/98
COMUNE
DIST. KM
COMUNE
DIST. KM
ACCEGLIO
ALBA
BAGNASCO
BARGE
BASTIA MONDOVÌ
BEINETTE
BELLINO
BENEVAGIENNA
BERNEZZO
BORGO S. DALMAZZO
BOVES
56
32
66
53
39
10
67
33
11
9
9
CAVALLERMAGGIORE
CENTALLO
CERVERE
CEVA
CHERASCO
CHIUSA PESIO
CLAVESANA
CORNEGLIANO ALBA
CORTEMILIA
COSTIGLIOLE SALUZZO
DEMONTE
40
14
36
54
45
15
36
58
92
22
26
14
BRA
BRIAGLIA
BROSSASCO
BUSCA
CANALE
CARAGLIO
CARAMAGNA
CARRU’
CASTAGNITO
CASTELLETTO STURA
CASTELLINALDO
CASTIGLION TINELLA
CASTINO
GRINZANE CAVOUR
GUARENE
NIELLA TANARO
ORMEA
PAESANA
PAMPARATO
PEVERAGNO
PIANFEI
PIASCO
PIOZZO
POCAPAGLIA
POGLIOLA
PRAZZO
PRIERO
PRIOLA
RACCONIGI
REVELLO
RIFREDDO
RITTANA
ROASCHIA
ROBILANTE
ROCCABRUNA
ROCCA CIGLIÈ
ROCCA DE’ BALDI
ROCCAFORTE M.VI
ROCCASPARVERA
ROCCAVIONE
RODDI
ROSSANA
45
37
33
16
70
12
51
32
65
10
69
88
85
62
63
45
90
53
56
10
15
25
36
51
22
50
60
73
47
40
45
18
18
14
22
50
21
22
12
10
60
25
DIANO ALBA
DOGLIANI
DRONERO
ENVIE
ENTRACQUE
FAULE
FARIGLIANO
FOSSANO
FRABOSA SOTTANA
GAIOLA
GAMBASCA
GARESSIO
GENOLA
SERRALUNGA
SOMMARIVA BOSCO
SOMMARIVA PERNO
TARANTASCA
TRINITÀ
VALDIERI
VALGRANA
VALLORIATE
VENASCA
VERNANTE
VERZUOLO
VICOFORTE M.VI
VIGNOLO
VILLAFALLETTO
VILLANOVA
VILLAR S.COSTANZO
VINADIO
VIOLA
69
41
20
44
25
52
37
25
29
15
47
79
26
60
51
55
13
24
19
17
18
30
20
25
37
8
18
23
23
36
57
DA COMUNI DI ALTRE PROVINCE
PROVINCIA DI TORINO
CARMAGNOLA
DRUENTO
GRUGLIASCO
LA LOGGIA
MONCALIERI
TORINO
VILLAFRANCA
50
91
80
80
78
85
50
15
Alle ragazze si apriva la strada verso le attività terziarie; calzette bianche, secondo il look. Il primo
corso di dattilo fu aperto il 1926; attrezzature: due
macchine per scrivere in proprietà e due in affitto!
(a.s. 1935-36).
16
SALMOUR
SALUZZO
SAMPEYRE
SAN DAMIANO MACRA
SAN MICHELE M.VI
SANT’ALBANO
SANTO STEFANO ROERO
SAVIGLIANO
SCARNAFIGI
22
32
50
30
40
21
75
32
38
Nel complesso negli ultimi otto anni scolastici si sono iscritti allievi provenienti da
127 comuni della Provincia, compreso Cuneo cap. e 12 comuni di altre province per
un totale di allievi residenti in 138 Comuni
diversi.
Il tasso di abbandoni (la quasi totalità giustificati da motivi di lavoro, salute, famiglia, affaticamento) è mediamente del 15%
sul numero totale degli iscritti. Occorre tener presente che le lezioni si svolgono in
orario serale (h. 20/22) con frequenza variabile da corso a corso (min. 2 sere settimanali, max. 5 sere settimanali) per un numero di ore prefissato e garantito. Per accedere agli esami di fine corso è tassativa
la frequenza ad almeno i 2/3 delle lezioni.
La panoramica topografica dei Comuni di
residenza degli allievi della Scuola LATTES
consente, a buona ragione, di attribuire alla Scuola professionale del Comune di Cuneo il titolo e il merito di risonanza provinciale e oltre.
L’edificio attuale della LATTES fu costruito in due tempi, sulla medesima area abitativa sulla quale sorgeva il vecchio palazzo, cioè il «lascito del benefattore Adolfo
Lattes»; per qualche anno restò intatta la
manica esposta su Via Alba, concessa in
usufrutto dall’atto testamentario, «vita natural durante», alla domestica della famiglia Lattes.
PROVINCIA DI ASTI
ASTI
CANELLI
COSTIGLIOLE ASTI
SAN DAMIANO ASTI
91
81
76
81
PROVINCIA DI IMPERIA
PIEVE DI TECO
110
Il progetto della nuova scuola fu redatto
dall’Ing. Capo del Comune, Cesare Vinaj, e
tale è rimasto nella sua struttura di base,
salvo alcune variazioni interne, quali l’abbattimento o lo spostamento di muri divisori, via via che si rendevano necessari per
nuove esigenze funzionali. Per prevenire i
tempi fu prevista una tettoia lungo i muri
perimetrali del cortile sotto la quale, a portata di una mano alzata, correva una sbarra con ganci in ferro, ai quali avrebbero potuto essere appese le biciclette, divenute
finalmente economico mezzo di locomozione di uso comune, in modo che occupassero minore spazio e fossero al riparo dalle intemperie.
Il progetto Vinaj del 1957, denominato di
«ampliamento e sopraelevazione del fabbricato scolastico di Via Bonelli, destinato
a istituto tecnico industriale», ignorava il
lascito Lattes e, anche tenendo conto che
la Scuola sopravviveva ma con qualche palese stento, sembrava ne segnasse la malasorte.
Ma, invece, è buona la fortuna della «LATTES»: essa tiene prezioso il suo amuleto
messo in mostra nell’aula di disegno meccanico; si tratta della prima e vecchia targa a forma ovale, con lo stemma della nostra città e la scritta «Scuola Serale Comunale Adolfo Lattes».
Rimettendo in ordine un ripostiglio, fu sco17
perta per caso nel 1964, ma la costruzione
risale almeno agli anni trenta: lo smalto un
po’ scrostato, si presenta deteriorata anche da una evidente bozza; fu ripulita, ma
di proposito non fu restaurata. È un reperto storico così come lo è un altro simbolo
concesso nell’anno centenario, cioè nel
1973, quando, a buona ragione, si cominciò
a credere nel futuro della rinnovata LATTES: vale a dire la bandiera, in seta con
tanto di nastro azzurro e debita scritta con
frange dorate.
Essa è simbolo dell’istituto e accompagna
la scuola nei giorni lieti delle feste così come nei giorni tristi. Non si tratta di accessorio di immagine. La LATTES pretese la
sua bandiera e, mi pare, ne avesse buon diritto come depositaria di una lunga tradizione culturale-professionale, ma anche
come emblematico spazio nel quale diverse generazioni sono vissute operosamente
e, soprattutto, civilmente.
Fu esposta in pubblico per la prima volta
nel centenario (1973) nella sede del salone dell’Amministrazione Provinciale in
occasione di una mostra commemorativa
di documenti, disegni e manufatti degli allievi.
Questo è un po’ uno stralcio del panorama
storico, nel quale, presumibilmente nel
mese di settembre del 1873, il Consiglio
Comunale di Cuneo decideva l’istituzione
di una Scuola Serale che avrebbe dovuto
operare nell’ a.s. 1873/74; con qualche ritardo il progetto si realizzò il 2 gennaio
1874, ma con un registro scolastico compilato e datato 1873/74. Già in precedenza
operava una «scuola di sera», ben vista e,
non si sa bene quando, sollecitata dalla Società di Mutuo Soccorso Artisti ed Operai
di Cuneo, aperta da due operai (a quanto
si dice) che insegnavano a titolo gratuito a
18
un esiguo numero di giovani, operando in
un angusto spazio dell’Istituto Tecnico di
Via Cacciatori delle Alpi; vi si apprendevano i primi elementi di aggiustaggio lavorando di lima e limette. Non si conoscono
con precisione il calendario, l’orario né i
nominativi di allievi, ma era sicuramente
un corso serale voluto da due docenti volontari; ricordo che gli anziani parlavano,
oltre cinquant’anni fa, di un certo fabbro di
nome Roscio.
Si trattava certamente di timidissimo impulso verso l’apprendimento di un mestiere, supportato dalla necessità di un’istruzione che avrebbe garantito un’esistenza
accettabile a giovani cuneesi che vivevano
in un periodo di lenta, ma graduale trasformazione sociale e politica.
Scrive il Professor Piero Camilla nella presentazione di un opuscolo pubblicato nel
1974: Nella situazione politica e sociale
del tempo le scuole serali erano sentite
un po’ come gli alfieri contro l’analfabetismo o, perlomeno, come il più valido aiuto alla scuola elementare...
Che il clima fosse favorevole alla scuola
serale fu aperta in Cuneo di una scuola serale, generica e particolarmente rivolta a «uomini e donne fanciulli e fanciulle».
La «Provincia di Cuneo», giornale ufficiale
per le inserzioni degli atti amministrativi
della Provincia, in data 1 gennaio 1874, così recava:
un manifesto del Sindaco annunzia l’apertura delle scuole serali per venerdì
sera 2 gennaio...
Bene distribuita la scuola, che avrà luogo, quella maschile, le sere di lunedì,
mercoledì e venerdì, quella femminile
le sere di marterdì, giovedì e sabato alle ore 7 e mezza . Noi che fummo i pri-
mi a far voti per l’impianto delle scuole
serali di questa città – continua il giornale – ora che le nostre parole trovarono
presto la benemerita amministrazione
comunale, e le scuole serali sono, può
dirsi, un fatto compiuto, facciamo caldo
eccitamento a quanti, uomini e donne,
fanciulli e fanciulle intendono di profittarne di farsi sollecitamente inscrivere presso il Direttore...
Non dubitiamo che la benemerita Società degli Operai darà a queste scuole
un largo contingente e che le autorità
comunali faranno del loro meglio per
ispirare vita e coraggio a questa istituzione, la quale segna uno dei più nobili intenti della era di progresso e di civiltà.
Continua il Professor Camilla: Al censimento del 1848, nel territorio dell’attuale provincia di Cuneo, su una popolazione di 446.181 abitanti le stesse fonti
ufficiali del Regno davano la percentuale degli analfabeti, pari al 71,36%. E
non era ancora la cifra esatta; infatti le
stesse fonti indicavano nel 7,11% la percentuale di coloro che sanno soltanto
leggere. Ancora il censimento del Regno
del 1871 dava per il territorio cuneese
le seguenti cifre: abitanti 618.232 sanno
leggere, non sanno leggere 358.599, il
che significa un tasso di analfabetismo
ancora pari al 55% e per di più ottenuto inserendo fra gli alfabetizzati anche
coloro che sapevano soltanto leggere. All’interno del comune di Cuneo la percentuale degli alfabetizzati era superiore a quella degli analfabeti. Su una popolazione comunale di 22.882, sapevano leggere 12.218 (53%) contro 10.664
(47%) che non sapevano leggere.
Il giornale «Provincia di Cuneo» in data 2
gennaio 1874 pubblicava il manifesto nel
quale si rinviava ancora al 12 gennaio 1874
l’inizio di un corso di lezioni di disegno applicato alle arti formalmente in atto nell’a.s. 1873/74. Il 30 gennaio 1874 il consiglio Comunale di Cuneo con voto unanime
deliberava di «autorizzare la Giunta a disporre £ 250 e altre £ 250 in via straordinaria formanti in tutto £ 500 a titolo di gratificazione in favore degli insegnanti delle
scuole serali».
Le lezioni della Scuola di Arti e Mestieri,
che avrebbero dovuto iniziare ufficialmente nel mese di ottobre 1873, si aprirono finalmente il 12 gennaio, nell’anno scolastico, tuttavia, 1873/74; dunque «la Scuola di
disegno applicato alle arti» rappresentava
l’embrione di quella che divenne «Scuola
di arti e mestieri» che il 3 gennaio 1927
sarà definitivamente chiamata Scuola Professionale Serale «A. LATTES» legata alla
Fondazione Adolfo Lattes.
Ma perché «LATTES»? A Cuneo nell’ex
Piazza Vittorio (oggi Galimberti, appena all’angolo di Via Pascal) si apriva una sontuosa, per quel tempo, oreficeria della quale era titolare una certa famiglia Lattes,
della quale si conobbe qualche notizia dal
nipote, il pittore Marco Lattes, docente per
un po’ di anni nella scuola che portava il
nome dello zio; si parlò del signor Adolfo
come di una persona molto aperta, generosa, interessata all’istruzione professionale per i giovani operai cuneesi.
Nell’introduzione all’elegante recente volume «Cuneo, Immagini di una città» edito a
cura del Comune, a commento di lasciti e
donazioni godute dall’Amministrazione comunale, l’autore Miche Berra scrive: Nel
1925 Adolfo Lattes, discendente da quegli Ebrei che anche Cuneo aveva rinchiuso del ghetto di Via Mondovì, lascia
19
al Comune un intero stabile, perché vi
venga installata una scuola professionale. La scuola – continua Berra– esiste
a tutt’oggi e porta il nome del benefattore Lattes, forse pro-pro-nipote di quell’Abramo Lattes che, durante l’assedio
del 1691, si offrì volontario per guadare la Stura e, violando le linee nemiche,
portare una richiesta urgente di aiuto
alla città che stava per soccombere all’ennesimo assalto. I rinforzi giunsero
in tempo e la Città contraccambiò l’atto
di coraggio spostando il mercato dal
giorno del sabato, festivo per gli Ebrei,
a quello di martedì, com’è tutt’oggi.
Nel Cimitero Israelita di Cuneo un’opera
dello scultore Piatti segna la tomba del benefattore con la seguente epigrafe:
LATTES ADOLFO DAVIDE
Capo Ufficio della Banca d’Italia
27 dicembre 1872 - 21 maggio 1925
Anima – cuore – carattere eletto
Benefico ai Congiunti, caro agli Amici
Munifico a questa Città natale
a cui con testamento olografo
22 maggio 1925 disponeva
«Al Comune di Cuneo
per il quale sento affetto filiale
e ne auspico rifiorimento,
lego questa casa avita,
fra le vie Barbaroux, Alba e Bonelli,
onde nella stessa prenda sede
la Scuola Professionale Municipale».
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Con testamento olografo, dunque, il signor
Adolfo Lattes il 17 maggio 1925 dispose un
legato a favore del Municipio di Cuneo, che
si trasformò in ente morale sotto la denominazione di «Fondazione Adolfo Lattes»,
che così recita: Il patrimonio dell’ente è
costituito dallo stabile già di proprietà
del Signor Lattes, in questa città, al numero 256 di mappa catastale, foglio
LXXXXIX allegato C e compreso tra le
vie Bonelli, Alba e Barbaroux... Il reddito della Fondazione verrà erogato annualmente a favore della Scuola Professionale comunale, la quale a termini
delle disposizioni testamentarie, troverà sede nello stabile legato al Comune.
Il 1° dicembre del 1927 con regio decreto
si convalidava l’istituzione della Fondazione e del suo statuto, dunque anche dell’assegnazione della sede alla scuola LATTES.
L’amministrazione comunale decideva l’abbattimento degli edifici indicati nel decreto e la ricostruzione di un nuovo fabbricato che sarà sede ufficiale della Scuola LATTES, edificio utilizzato nelle ore diurne da
diverse altre scuole: l’avviamento professionale, l’Istituto magistrale, l’Itis, le Scuole elementari, l’Istituto agrario, l’Istituto
per ragionieri e altre.
La convivenza in orario diverso fu possibile poiché furono fatti salvi l’occupazione e
l’utilizzo in esclusiva in favore della scuola
serale ai fini delle proprie attività scolastiche.
La ricostruzione procedette su progetto
definitivo dell’ing. Vinaj per due lotti e nell’impossibilità più che ovvia di tenere lezioni nell’edificio vecchio e da demolire legato al Comune, le scolaresche operarono
per qualche anno nell’allora ospizio di via
Amedeo Rossi, fino al completamento dell’edificio nuovo.
È l’epoca dei corredi cuciti e ricamati da chi li
avrebbe indossati: cioè le spose (a.s. 1937-38).
21
È il caso di fare cenno a un particolare: nonostante la tendenza politica del tempo
volta a valorizzare l’educazione fisica, nel
progetto non fu prevista la costruzione di
una palestra, evidentemente perché non si
poteva supporre che gli operai-studenti,
impiegati nel lavoro per diverse ore al giorno, riuscissero a trovare nelle ore serali il
tempo da dedicare ai ludi ginnici! Nel terzo anno di guerra, quando suonava la sirena dell’allarme aereo, nell’orario di lezione
gli allievi si trasferivano sollecitamente
nello scantinato-rifugio dell’Istituto Magistrale, situato alle spalle della scuola.
I corsi Lattes non furono sospesi per tutto
il periodo bellico, nonostante le difficoltà,
e continuarono a suscitare l’interesse dei
giovani e delle loro famiglie nonché degli
imprenditori cuneesi, per lo più artigiani.
Negli anni del periodo bellico 1940-44 il
numero degli allievi rimase pressoché inalterato, anche perché, e il fatto è altamente significativo, alla LATTES arrivavano
molti giovani avviati da artigiani operanti
sul territorio cuneese, che erano già stati
allievi di questa scuola e ne conoscevano i
validi programmi insieme alla serietà e all’efficienza dei programmi didattici.
Fra i registri di iscrizione, incompleto si
presenta quello relativo all’anno scolastico
1944/45, ultimo anno di guerra; in quei mesi le autorità di occupazione avevano decretato il coprifuoco a norma del quale
nessun cittadino avrebbe potuto circolare
dopo le ore 21 nelle strade rabbuiate. È
ovvio che non si sarebbe potuto tenere lezioni nelle ore serali.
In un paio di pagine del Registro 1944/45
sono elencati i nominativi degli allievi del
corso per la conduzione dei generatori di
vapore, il quale era attivo soltanto alla domenica in orario diurno.
22
I registri che si riferiscono al quadriennio
1878/1883 esistono, regolarmente rilegati
in tomo unico con altri registri, ma non sono compilati se non nei frontespizi. Dal momento che non si trovano in alcun documento le ragioni di una interruzione del
servizio scolastico in quel periodo, si può a
buona ragione ritenere che la lacuna fu
causata da un non molto solerte segretario.
La storia della Lattes procedette senza
sussulti né programmatici né per quantità
di utenti, operando con monotonia su corsi e programmi già consolidati, dunque utili, ma limitati a una non molto ampia cerchia di giovani.
Nell’immediato dopoguerra erano in atto i
corsi quasi tutti già sperimentati per una
settantina di anni (meccanici, elettricisti,
saldatori), ai quali saltuariamente si affiancavano nuovi corsi, talora presto dismessi
poiché non ritenuti utili né dagli allievi né
da chi di essi aveva responsabilità . Occorre tenere presente che la maggiore età si
compiva al ventunesimo anno e che la media dell’età cronologica degli allievi si aggirava sui 15-16 anni; inoltre le istituzioni
scolastiche di secondo grado, in particolare l’avviamento professionale, assorbivano
parecchi allievi, tanto che l’età media degli
utenti andò via via crescendo anche in
conseguenza di modificate forme di attività
lavorativa, più varie, più complesse.
Così avvenne che intorno agli anni sessanta, anni bui per la LATTES, i corsi in atto
restavano quelli della tradizione perennemente e monotonamente organizzati, tali
da non consentire nuovo interesse per i
possibili allievi. Fu così che, in sede di amministrazione comunale, si ventilò l’ipotesi
della soppressione della LATTES, decisione contro la quale accanitamente si oppose Luigi Silvestro, vice-Sindaco a quel tem-
po e Presidente del Consiglio Direttivo della Scuola.
Fu allora che mi invitò ad assumere la direzione della LATTES, nella quale avevo
già operato in qualità di docente fin dal
1940.
Il Consiglio Direttivo della LATTES si pose
la questione di rinnovare e ampliare i programmi, non tanto per sostenere la sopravvivenza della scuola, ma soprattutto
per soddisfare ipotizzabili nuovi interessi
culturali-professionali di giovani non interessati ai vecchi corsi.
Per il Consiglio Direttivo, e per la stessa
Direzione della scuola, si poneva il problema di sostituire un materiale operativo obsoleto, d’integrare quello ancora utilizzabile, di ricostruire i laboratori ormai non solamente superati, ma addirittura provvisti
di attrezzature fuori legge perché non garanti della incolumità degli allievi.
Si iniziò a ricostruire da capo il laboratorio
di saldatura, grazie anche a interventi finanziari esterni, in modo da offrire agli
utenti garanzie sia fisiche che professionali; si procedette all’eliminazione di tre torni e di una fresatrice ancora provvisti di
trasmissioni a cinghia; si trasformò il laboratorio di elettrotecnica con nuove plance
di lavoro e più aggiornati strumenti di lavoro e di misura; si sostituirono i tavoli per
il disegno-macchine e i vecchi tecnigrafi a
molla con altri strumenti moderni; si mise
in atto un laboratorio di pneumatica, si sostituirono le macchine per scrivere meccaniche con macchine elettroniche e per videoscrittura, si organizzò un laboratorio di
decorazione murale e si ricostruì dal nulla
un laboratorio di informatica, complesso e
completo con PC messi in rete e collegamento Internet (questi ultimi interventi si
stanno concludendo e realizzeranno il so-
gno nel cassetto di tutti coloro che sono
affezionati alla LATTES).
Inoltre sono da considerare un fiore all’occhiello della LATTES i due corsi relativi all’acquisizione del patentino di abilitazione
alla conduzione dei generatori di vapore e
quello utile ad acquisire l’abilitazione per
gli impianti termici.
È evidente che, per realizzare tutto questo, occorse pazienza, fiducia, inventiva,
intuizione da parte dei consigli Direttivi
che si susseguirono nel corso degli ultimi
sette lustri.
Nei primi anni del rinnovamento la crescita del numero degli allievi non parve verificarsi come si auspicava, ma il «boom»
esplose negli anni Settanta fino a superare
le ottocento unità di allievi iscritti nel
1997, limite massimo della capienza organizzativa dei corsi nonché dello spazio fisico disponibile.
Occorre dire, per la storia, che le richieste
di iscrizione scritte non soddisfatte e verbali di ritardatari si aggirano almeno sulle
trecento unità annue; non si raggiunge il limite massimo di capienza della scuola
quando diventi impossibile trovare docenti
capaci.
Questa, dunque, la storia della «Scuola Comunale Professionale Adolfo Lattes», di
Cuneo vissuta, anche nei rari momenti di
recessione, con una grande fede, fede nella cultura e nella professionalità, fede anzitutto nei giovani, sempre esemplari, sempre affezionati all’istituto anche di questi
tempi, quando le prospettive di lavoro non
sono rosee.
La LATTES crede di aver avviato coloro
che l’hanno vissuta alla ricerca e alla scoperta di quei valori umani essenziali che, in
certi casi, sembrano perduti, cioè l’amore
per il sapere, il senso della sacralità del la23
NAL
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L AT TE
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P R O F E SS
COMUNALE
.
24
del lavoro, ai fini delle liste professionali di
collocamento così come hanno validità giuridica i Corsi per Conduttori di generatori
di vapori e per la Conduzione di impianti
termici.
Tutto questo risulta dai Registri storici, documentazione antica e attuale della vita
scolastica dei di 30.369 allievi provenienti
da oltre 138 comuni della provincia e da altre tre province.
Un mattino di qualche anno fa si presentò
in ufficio un signore, di loquela marcatamente francese, per cercare nell’ «école du
soir» se mai esistesse un ricordo del suo
«grand-père», già allievo intorno agli anni
1905. Gli dimostrammo che il nonno era
stato ottimo allievo della scuola serale
esattamente nel 1905 e, a titolo di conferma, offrimmo all’entusiasta e commosso visitatore una fotocopia del foglio del Registro storico dell’epoca con i giudizi positivi
del curricolo scolastico del congiunto. Felice, il visitatore, ma sommamente soddisfatti anche noi stessi. Anche questo è
«Scuola LATTES».
IO
LA
voro, la socialità e il rispetto della vita comune.
Per esperienza personale, qui vissuta nel
corso di 55 anni, so benissimo che questi
valori sono ancora di casa alla LATTES.
La «scoletta di disegno applicato alle arti
del 1873», si è trasformata anche grazie alla serietà d’intenti, ai suoi programmi e ai
suoi metodi nonché al suo modo di vivere,
in istituto scolastico provinciale, gratificata
oggi anche dalla considerazione nella quale è tenuta da Enti pubblici interessati all’occupazione dei giovani; tutti gli Uffici
periferici di collocamento, per disposizione
dell’Ufficio provinciale del Lavoro del Ministero del lavoro, inviano a turno alla LATTES i giovani in attesa di occupazione, affinché un’apposita commissione della nostra scuola ne valuti, con giudizio insindacabile, le capacità professionali per quanto
riguarda la dattilografia e, prossimamente,
anche l’informatica.
Occorre precisare che i diplomi-attestato
rilasciati agli allievi LATTES, dopo la frequenza e l’esame conclusivo, sono ufficialmente riconosciuti dall’Ufficio provinciale
I REGISTRI STORICI
Si tratta di 42 tomi rilegati, che comprendono gli anni scolastici dal 1873/74 al
1997/98, un arco di tempo di centoventicinque anni, lungo il quale furono attivi gli
svariati corsi anche nell’anno buio 1944/45,
quando si impose ai cittadini borghesi il divieto di circolazione a causa del coprifuoco; in tale anno, come si è detto, si attuò
l’unico corso diurno per i conduttori dei
generatori a vapore.
I registri storici, fortunatamente non andati al macero, comprendono 30.369 nominativi di allievi ai quali potrebbero aggiungersi, in particolare negli ultimi quindici
anni, 4800/5000 aspiranti allievi, le cui domande non furono accolte sia per carenza
di spazi sia per mancanza di docenti adatti a superare le difficoltà che un’atipica
scuola pretende.
Nel corso degli anni, a quanto risulta dai
registri, gli allievi sono distribuiti irregolarmente: si inizia con 64 allievi nel
1873/74 e si ha un picco di 223 allievi negli anni successivi, per ridiscendere a 88
nell’anno scolastico 1893/94, con un successivo crescendo costante senza flessioni
fino al 1952/53 con 420 allievi, per ricadere successivamente a 140 nel 1968/69 e risalire, infine, regolarmente ai 415 dell’87/88 e assestarsi intorno alla settecentosettanta unità con un massimo di ottocen-
toventicinque nel 96/97, limite non superabile per le ripetute ragioni di spazio e di
docenza.
Quel lunghissimo elenco di nominativi,
scritti con grafia variamente elegante e
chiara non si riduce, come può apparire a
prima vista, a una sequela di trentamila
nomi, impersonali.
I registri storici, esaminati con cura, foglio
per foglio, presentano particolari ora curiosi ora interessanti, che riflettono situazioni individuali e personali ovvero generali di valore sociale, economico e politico.
Ad esempio l’età degli allievi è fissata, per
l’ammissione alla scuola, a dodici anni minimi, mentre nel 1960 l’età minima sale a
sedici anni, considerato l’accresciuto livello degli studi di base (tutti con la quinta
elementare e successivamente con la licenza media), ma cresce anche l’età massima degli allievi che nel 1994 sale addirittura alle ottancinque primavere.
Variano anche i luoghi di provenienza degli allievi; fino agli anni 40/50 quasi tutti risiedevano nella città capoluogo di provincia o nelle frazioni, dalle quali si raggiungeva la scuola a piedi o, nel migliore dei
casi, con la bicicletta.
Forse l’interesse maggiore è suscitato dalla lettura dei mestieri o professioni nelle
quali erano impegnati gli allievi.
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I registri rappresentano, per la scuola e
per la sua storia, un inestimabile valore
non soltanto storico, ma anche umano e
sociale che consente di rilevare dati anagrafici, attività professionali, successi e insuccessi scolastici, particolari della vita
scolastica (premi e apprezzamenti), rilievi
disciplinari, abbandoni e motivi di essi ecc.
Il numero 1 del registro del 1873/74 si apre
con il nominativo di Abello Claudio con attività di studente (saranno una decina gli
studenti fino al 1910), non meglio identificato, senza note anagrafiche.
I nominativi che seguono, pure privi di dati anagrafici, sono accompagnati tuttavia
dal nominativo della ditta o laboratorio dal
quale dipendevano, che firmava il registro
per l’accettazione dell’allievo da parte della scuola. Dai registri si ricavano le variazioni programmatiche delle discipline di
insegnamento che, nonostante i limiti indicati dallo Statuto della Scuola, variavano in
qualità e quantità, probabilmente per decisione dei consigli Direttivi o di Direzione.
I corsi previsti nel primo anno di scuola, ad
esempio, erano: disegno ornato, artistico e
industriale, disegno geometrico, disegno
geometrico e di macchine, disegno di costruzione e topografia. Sembra un programma un po’ complesso per allievi che
avrebbero potuto iscriversi e frequentare
anche se in possesso della seconda elementare.
Nell’a.s. 1882/83 si scopre una trasformazione, almeno formale della scuola che
avrà come denominazione generica Scuola
armaiolo
agente di campagna
addetto alle ferrovie
albergatore
birraio
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d’Arti e Mestieri. Il registro si fa più complesso: nelle voci, oltre al cognome e nome, si indica la data di nascita, il «mestiere», il principale con cui lavora, la classificazione riportata nelle varie materie e, ove
necessario, note personali.
Nell’anno scolastico 1873/74 il più anziano
della scuola aveva quarant’anni, il più giovane dodici; il lavoro artigianale rappresentava per la città di Cuneo l’attività lavorativa più diffusa e variegata; le botteghe
artigiane, tutte sistemate ai piani terreni,
talora nei cortiletti degli edifici abitativi,
contavano su una mano d’opera specializzata del «padrone» e su attività di supporto, più o meno raffinato, dei garzoni di bottega limitati a pochissime unità. I garzoni
apprendevano talora più per il loro intuito
e per le loro capacità imitative che per
un’effettivo insegnamento; non esisteva
una forma di previdenza, se non all’interno
della Società di Mutuo Soccorsi Artisti e
Operai nei ridotti limiti consentiti dalle risorse disponibili; il salario non era certamente contrattato e, in molti casi, non soltanto non se ne parlava neppure, ma addirittura il garzone apprendista pagava lui
stesso il «padrone» che gli insegnava il lavoro. Per rendersi conto del numero e del
tipo delle attività disponibili presso gli artigiani, è sufficiente leggere il mestiere già
intrapreso dagli allievi della scuola nei primi decenni della sua esistenza; sono una
settantina, in base all’elenco ricavato dai
registri storici.
Eccoli:
fabbricante di carrozze
fabbro ferraio
fonditore di metalli
fotografo
fresatore
negoziante
ombrellaio
orefice
orologiaio
ottico
calzolaio
carradore
canneggiatore
carpentiere
commesso
chincagliere
calderaio
confettiere
ceraio
compositore
contabile
calderaio
decoratore
droghiere
ebanista
fabbricante di piani
falegname
fumista
furiere militare
gazista
giardiniere
giovane di negozio
guardia municipale
incisore
indoratore
impiegato
lattaio
legatore
liquorista
litografo
maestro
marmorista
mastro da muro
minuisiere
muratore
ottonaio
pittore
prestinario
scrivano
serragliere
sarto
speziale
sorvegliante ferrovia
scultore in legno
scalpellino
sellaio
stampatore
studente
scritturale
tipografo
tappezziere
vasaio
verniciatore
vermicellaio
E questo che segue, a titolo di raffronto, è l’elenco delle occupazioni (o disoccupazioni!)
degli allievi nell’anno scolastico 1997/98:
accompagnatore turistico
addetto aeroportuale
agente di commercio
aiuto pasticcere
apprendista
architetto
artigiano
assicuratore
assistente di volo
assistente domiciliare
assistente sociale
autista
avvocato
barista
bidello
bromotologo
cameriera
carabiniere
casalinga
direttrice sanitaria
disegnatore
educatore professionale
eliografo
esercente
falegname
farmacista
ferroviere
finanziere
fioraio
fisioterapista
fotoincisore
frutticoltore
funzionario
geometra
guardia parco
idraulico
imprenditore
infermiere
libro professionista
litografo
magazziniere
medico
militare
muratore
musicista
operatore grafico
parrucchiere
pensionato
polizia penitenziaria
progettista
programmatore
rappresentante
ricercatore
sacerdote
saldatore
segretario
studente
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Artigianato del legno: poverissimi strumenti in
mani abili (a.s. 1934-35).
28
colf
commercialista
commessa
consulente del lavoro
cuoca
decoratore
dentista
ingegnere
insegnante
inserviente
installatore
istruttore di nuoto
lavoratore autonomo
Il numero degli impegni lavorativi nei due
anni scolastici cui si fa riferimento, cioè
1885/86 e 1997/98, non può essere uguale
poiché il tempo varia la specificità dell’impegno lavorativo; intanto il livello culturale
degli allievi iscritti nel primo elenco è molto modesto (base elementare quasi mai
completa); poi la qualità «artigianale» che
era di ca. l’80% delle professioni indicate;
infine tra gli allievi, considerati nel primo
elenco, non si riscontrano coloro che non
siano occupati o, meglio, «in attesa di prima di occupazione», anche se, è dovere rilevarlo, gli oneri aggiunti (assistenziali, sanitari, di carriera) erano, per l’artigianopadrone, a livello zero e le stesse retribuzioni si riducevano a elarginazioni non certo gratificanti, anche se a compenso dell’opera prestata corrispondeva l’apprendimento di un mestiere.
Le attività professionali di cui al secondo
elenco, relative all’anno scolastico 1997/98,
si presentano con un ventaglio profondamente diversificato, come diversi saranno i
compensi in denaro e in gratificazione professionale, in dipendenza soprattutto, almeno teoricamente, dei livelli culturali che
consentono di adirvi; cioè da livelli di scuola media dell’obbligo a diplomi di laurea
variamente considerati.
Non è detto, tuttavia, che in ogni caso il livello di acculturamento (forse meglio dire
di erudizione) corrisponda di fatto una
professione che ne sfrutti l’origine cultura-
tecnico agrario
tecnico ortofrutticolo
terapista
termoidraulico
tornitore
tubista
le: esiste il laureato che si adatta a operare a livelli inferiori a quelli che, in teoria,
gli spetterebbero in relazioni al suo titolo
di studio.
Forse anche qui sta il malessere giovanile,
nella frequente insoddisfazione di non ottenere sempre ciò che si merita.
La maestra fa la commessa, la ragioniera
diventa baby-sitter o dog-sitter, il diplomato o laureato accetta l’attività di magazziniere o s’industria a compiere attività benché occasionali come il precario fattorino
della «pubblicità in buca».
Con ciò non si intende svilire un’attività
quale che sia benché modesta e non rispondente alle aspirazioni personali: ogni
lavoro non può non essere accolto, pur se
non gratificante, se lo si considera come
un tramite di speranza in tempi migliori.
Nel secondo elenco 1997/98 l’attività artigianale vera e propria si riduce al 10%
mentre si afferma il libero professionista
fornito di titolo di studio specifico.
Infine i disoccupati (o come si autodichiarano eufemisticamente «in attesa di occupazione») sono il 14.5% del numero complessivo degli allievi sempre riferiti all’a.s.
97/98, inferiore alla media nazionale, ma
occorre tener presente che non sono pochi
coloro che, per un ingiusticato pudore,
preferiscono indicare le finalità del loro titolo di studio, benché non sfruttato.
La distribuzione percentuale della scolarizzazione degli allievi per l’anno scolastico in
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parola è la seguente: laureati 14%, diplomati 54%, licenziati dalla Scuola media
dell’obbligo 31%, mentre l’1% non ha titoli di studio considerabili in Italia.
L’elenco così dovizioso delle attività relativo agli anni 1880, fa pensare a una città
operosissima e, nei limiti consentiti dell’economia dell’epoca, ricca di molte possibilità di lavoro da scoprirsi in almeno sessanta occasioni di diverse.
Per questo motivo nei registri storici fino
agli anni trenta non si legge mai accanto al
nominativo di un allievo l’attributo di «disoccupato «ovvero, «in cerca di prima occupazione».
In un passato non troppo lontano, tuttavia, diciamo una trentina di anni fa, si veniva alla LATTES anche per «cambiare
mestiere», cioè per intraprendere una
nuova attività più rimunerativa, più gratificante, più in accordo con le personali
aspirazioni; in altre parole «si poteva scegliere».
Sovente la LATTES rappresentò una specie di «Ufficio di collocamento» sui generis, al quale si rivolgevano imprenditori
dell’artigianato, del commercio, dell’industria o anche del terziario per ottenere indicazioni sui loro possibili dipendenti.
Tutto ciò avveniva, e questa è un’altra attribuzione positiva che si assegna alla LATTES, poiché i datori di lavoro, molto frequentemente, erano ex allievi della scuola
e conoscevano, per esperienza personale,
ciò che vi si insegnava e i modi di apprendimento.
Sfogliando i registri storici si scoprono altre curiosità: il primo «forestiero», non cittadino, proveniva da Spinetta nell’a.s.
1887/88, anno nel quale per la prima volta
appaiono i dati anagrafici relativi al luogo e
alla data di nascita, il titolo di studio (mi30
nimo seconda elementare e massimo la
quarta elementare).
Sovente si leggono annotazioni personali:
«Scritto per sbaglio dicendo di voler frequentare la Scuola elementare», «La madre dichiara di ritirare il figlio perché non
capisce!», «Nel giorno 11 dicembre la madre venne a dichiarare che il figlio avrebbe
ripetuto la classe prima, non conoscendo
bene la geografia applicata», «Rimandato
in tutte le materie perché incapace a frequentare il corso», «Allontanato dalla
scuola per motivi disciplinari», ma anche
«Menzione onorevole» o «premio di studio
di primo o secondo grado».
*
*
*
A dispetto delle previsioni statutarie, che
indicavano solo determinate materie di insegnamento, il piano programmato si va
via via arricchendo e diversificando, secondo attenta disponibilità della Direzione
della scuola a recepire le richieste dell’utenza e realizzare programmi didattici
orientati in tal senso, attuando corsi nuovi
oppure variando i contenuti di programmi,
resisi non adatti per esperienza diretta o,
addirittura, eliminando corsi non più appetibili.
Senza voler elencare tutte le variazioni
programmatiche succedutesi nei primi
cento anni della Scuola, a titolo di curiosità
si indica ciò che sembra più interessante.
1873/74: corsi previsti: disegno ornato,
geometrico, di macchine, di costruzione e topografico;
1874/75: appare, per la prima volta, la lingua francese, corso che per parecchi anni non avrà seguito:
1876/77: il programma si arricchisce con
la computisteria e la chimica.
1877/78: si prova anche la lingua inglese
senza successo, e insieme non si
parla più di chimica e computisteria.
Successivamente si assegnò maggiore importanza al disegno ornato, molto richiesto
agli artigiani del ferro battuto, alcuni dei
quali veri e propri artisti; importanza assume anche il disegno ornato per i falegnami,
nuovo corso.
Nel 1902/03 la Scuola, denominata negli
ultimi anni «Serale Operaia», avrà l’attributo di «Municipale d’arti e mestieri» e
successivamente» Scuola serale di disegno
applicato alle arti»; nel primo biennio dei
cinque anni previsti per i corsi appare l’insegnamento della lingua italiana.
Anche a seguito della più diffusa scolarizzazione e con l’affermarsi dei mezzi di trasporto, più facile si fa il rapporto fra gli allievi, e la scuola si «umanizza» con l’italiano, come si è detto, e con le lingue straniere: francese, inglese, tedesco e la dattilografia, che pure impegna al sapere scrivere correttamente.
Una curiosità: intorno agli anni trenta al
corso di dattilografia si trovano iscritti una
quarantina di militari probabilmente inviati dal Reggimento trentatreesimo fanteria
di stanza a Cuneo.
Nel 1898/99 l’ammissione alla scuola dipendeva da un esame di dettatura e un
problema con numeri interi.
Altri corsi si attivavano a cavallo del 1900,
quali per sbalzatori, falegnameria, fucinatori per il ferro; si tratta sicuramente di
una politica culturale professionale di eccellente valore ai fini dell’istruzione dei
giovani operai, tale da consentire un’autonomia nell’organizzare i programmi didattici in relazione alla loro effettiva utilità, misurata sicuramente sulla richiesta degli
utenti. Tale sistema operativo si confermerà nel tempo; dai Registri Storici risulta
infatti che poco più di trent’anni or sono i
corsi in atto si erano ridotti a cinque: meccanica, elettrotecnica, saldatura, dattilografia, ricamo e cucito; negli anni seguenti
fu soppresso il corso di ricamo, fu istituito
e soppresso successivamente il corso di
stenografia e si aggiunsero altri corsi professionali più in linea con le richieste del
mondo del lavoro.
Verso gli anni 1960 la «cultura», prevista
per tutti i corsi nel biennio propedeutico,
scomparve per dare maggiore spazio alla
discipline tecniche; la tecnica progrediva
celermente, si ampliava di contenuti, si approfondiva nei particolari sempre più complessi soprattutto per il corso di elettrotecnica.
Un ricordo personale: ebbi un indiretto rilievo a livello di amministrazione comunale, quando suggerii ai miei allievi che al
corso di aritmetica applicata si sarebbe potuto usare la calcolatrice elettronica, non
già per anticipare i tempi moderni, ma per
accelerare le operazioni matematiche in
modo da consentire maggiore spazio al
pensare logico a scapito al calcolo meccanico.
*
*
*
Quando nel 1963 subentrai nella Direzione
della Scuola Lattes e, non appena mi fu
possibile, cercai di «umanizzare» il programma didattico generale; il primo passo
fu l’insegnamento della lingua francese e la
cultura generale con l’ortografia, abbinata
al corso di dattilografia; nei corsi di lingue
straniere straniere, denominati più opportunamente di «lettura e conversazione in
lingue straniere», la cultura foss’anche
31
considerata come nozione ed emozione
sulle cose sentite e viste in immagine senza approfondimenti particolari, trova efficace supporto nell’uso di un videoregistratore e nelle discussioni sugli aspetti sociali, geografici, artistici del Paese del quale si
vuole apprendere le lingue.
A me pare che questo leggero velo di umanesimo, che deriva da un aspetto benché
minimo della cosidetta cultura generale,
anche se non propriamente professionale,
nell’organigramma delle materie di studio
sia oltremodo formativo, sempre che non
debordi gli argini che gli spettano come
materia di surroga, ma al tempo stesso,
complementare e umanamente non superflua: anzi!
Per alcuni anni insegnai la «cultura generale» alla LATTES: si trattava di ortografia
e, cosa gradita agli allievi, di lettura e commento di poesie e brani classici; a tali lezioni la partecipazione degli allievi era
pressoché unanime, forse perché rompeva
un po’ con gli schemi tecnici del sapere offerto in altre lezioni, utili, ma non sempre
graditi.
Sempre dai Registri storici si scopre che il
livello culturale degli allievi, ricavato dal titolo di studio denunciato, cresce a dismisura.
Escludendo per i motivi addirittura ovvi gli
extracomunitari ancora illetterati (ma non
sono molti!), i titoli di studio vanno dalla
Licenza media ai diplomi di lauree universitarie e consentono approfondimento e
ampliamento dei programmi generali, quali ad esempio si riscontrano nel secondo livello d’informatica e al quarto livello dei
corsi di lingue, al termine del quale la conoscenza della lingua diventa corrente e
corretta.
Il «sapere di più «e «il sapere meglio» si
32
scopre ancora dai Registri storici degli ultimi anni durante i quali si può rilevare un
numero molto più alto di coloro che non si
accontentano di «sapere un po’», ma tendono appunto a migliorare quantitativamente e qualitativamente la loro cultura.
Io credo che la LATTES riesca a suscitare
il piacere di conoscere, che vuol dire sentirsi di «poter valere qualche cosa di più»,
anche oltre i limiti tipicamente professionali.
Se no, chi li obbliga, gli allievi, a una frequenza costante, sempre alta, sempre entusiasta, pur se costa sacrificio di fatica, di
tempo e di denaro?
Tutto questo risulta dai Registri storici, vera e proprio documentazione antica e attuale della vita scolastica dei trentamila e
oltre allievi provenienti da 138 comuni della Provincia e da altre tre province.
Ritengo che in questo «racconto storico»,
breve e non pretenzioso, sia doverosa gratitudine ricordare «i primi cittadini di Cuneo», sindaci o podestà, ai quali nel corso
di 125 anni capitò di reggere le sorti della
nostra città e, per naturale conseguenza,
ebbero parte decisionale nel consentire la
sopravvivenza della nostra Scuola.
1873-1874
1874-1884
1885-1888
1889-1905
1905-1907
1908-1912
1912-1913
1913-1914
1914-1920
1920-1925
1927-1938
1938-1940
MOSCHETTI Agostino
ALLIONE Virginio
CALCAGNO Giuseppe
BOCCA Angelo
PIRINOLI Attilio
FRESIA Luigi
SOLERI Marcello
CASSIN Marco
FRESIA Luigi
BASSIGNANO Antonio
IMBERTI Giovanni Battista
OLIVERO Michele
si dal 1963, nel periodo d’oro degli ultimi
trentacinque anni:
• SILVESTRO Luigi
• CERUTTI Giovanni
• ROMEO Carlo Angelo
• CASANA Ernesto
• LANZAVECCHIA Livio
• CECCON Emma
• GIORDANA Riccardo
È cosa buona il rammentare che tutti i
Membri del Consiglio Direttivo, esterni
(quelli designati dall’Amministrazione Comunale) e interni (quelli eletti da Docenti
e Allievi), rinunciano per loro espressa volontà al gettone di presenza, nonostante
che il loro impegno rivesta delicate responsabilità di natura penale, amministrativa, civile e anche morale.
Anche questo è un segno distintivo della
LATTES.
(Cartoline d’epoca Collez. Zanetti)
1942-1943 VIGLINO Carlo
1945-1946 ROSA Ettore
1945-1946 TOSELLI Antonio
1948-1951 CAVALLO Teresio
1951-1970 DEL POZZO Mario
1970-1980 DOTTA ROSSO Tancredi
1980-1985 BONINO Guido
1985-1990 VIANO Elvio
1990-1995 MENARDI Giuseppe
1995-1999 ROSTAGNO Elio
Insieme ai «primi cittadini» di Cuneo credo di dover esprimere il compiacimento di
tutta la cittadinanza agli Assessori e Consiglieri, i quali, per quanto mi risulta per
diretta esperienza, hanno sempre deciso in
favore della Scuola LATTES; per quanto
non ne possa sapere, credo di supporre le
medesime conclusioni trattate dal Consiglio Comunale da 125 anni in poi.
Mi pare doveroso citare i Presidenti del
Consiglio Direttivo della Scuola, succeduti-
Primi anni del ’900. Capolinea del «tramvai» in Piazza Vittorio. Fermate principali:
Cuneo Caffè Prato, gli Orti, San Rocco, Crocetta, Borgo Centro con binario su sede
stradale sulla Sinistra della Statale n. 20 da valle a monte.
33
STATUTI E REGOLAMENTI
Il primo atto statutario di quella che era la
«Scuola Serale domenicale d’arti e mestieri», così, come era definita la futura LATTES, reca la data della delibera consiliare
comunale del 9 novembre 1883, dieci anni
dopo l’inizio effettivo delle lezioni che si riferiva, come si è detto altrove, all’anno
scolastico 1873/74 e tale risulta dalla redazione del primo registro degli iscritti. Il documento fu approvato dalla Deputazione
Provinciale il 21 gennaio 1884. Vi è allegato il regolamento interno della scuola.
Lo statuto e il Regolamento interno con,
annessi, i programmi per la Scuola Serale
d’arti e mestieri, reca le seguenti norme
che si riassumono:
art. 1: «È istituita in Cuneo una scuola
serale e domenicale d’arti e mestieri
annessa all’Istituto Tecnico Industriale
e Professionale. Essa fornisce gli insegnamenti di cui all’art. 4, ed ha per
iscopo l’istruzione degli operai d’ogni
classe di questa città»;
art. 2: «La spesa per il mantenimento è
stabilita in Lire 4.400. Questa è sostenuta dal Municipio e dal Ministero di
Agricoltura, Industria e Commercio» (è
interessante questo intervento finanziario
dello Stato in favore di una scuola comunale);
art. 3: «Per l’ammissione alla scuola è
34
necessario il certificato d’esame felicemente subito della seconda elementare
da cui risulti che il richiedente sappia
leggere e scrivere ed eseguisca con facilità le prime quattro operazioni con i
numeri interi. Età minima per l’ammissione dodici anni»;
art. 4: vi sono indicati gli insegnamenti di
base. L’elenco non è di per sé riduttivo nel
senso di quantità di materie d’insegnamento, ma è limitante di fronte a possibili variazioni di programma, suggerite da esigenze culturali e tecnico-professionali che
avrebbero potuto presentarsi.
Si tratta, in definitiva, di un rilievo marginale poiché fu tranquillamente disatteso
nonostante il dettato dello Statuto che
avrebbe dovuto essere modificato attraverso i riti legali;
art. 5: «Il corso si compie in un triennio
e l’anno scolastico comincia il 15 ottobre e termina col 1° aprile»;
art. 7: «La Giunta municipale sopra
proposta del Consiglio dirigente (cioè
l’attuale Consiglio Direttivo) nomina gli
insegnanti, e, quando ne è il caso, il sospende e li licenzia» (non è chiaro se si
trattasse di un rapporto di lavoro continuativo o a termine).
Nonostante qualche riserva, lo Statuto è
un documento redatto con attenzione da
persone sicuramente competenti in questioni scolastiche, provviste di una visione
già parecchio completa e complessa sugli
scopi che l’istituzione si prefiggeva.
Si pensi che tra gli insegnamenti erano
previsti la geometria applicata alle arti e ai
mestieri e addirittura architettura pratica
e costruzioni civili e rurali.
Interessante, o quantomeno curioso, è il
regolamento interno approvato dal Consiglio Dirigente il 30 gennaio 1885.
Si stabiliva il divieto di fumare (divieto
che non fu ripetuto nel successivo regolamento del 1930), il divieto di uscire dalle aule, l’obbligo di contegno esemplare,
il divieto di interpellare l’insegnante a
voce alta, l’obbligo di alzarsi in piedi
nel trattare con il docente.
Seguono all’art. 11 le punizioni disciplinari
peraltro ripetute nei successivi atti regolamentari.
Il secondo atto statuario è del 26 settembre 1930 vistato dalla Prefettura il 15 ottobre dello stesso anno.
Art. 1: «La Scuola Professionale Comunale ha per scopo l’avviamento e il
perfezionamento professionale degli
operai nelle arti e nei mestieri. Essa
ritrae la sua origine dalla progressiva
trasformazione della Scuola serale
d’arti e mestieri fondata dal comune
nel 1873».
Art. 2: Le materie d’insegnamento presentano un taglio molto diverso da quello previsto nello Statuto precedente. Si prevede
meccanico, elettrotecnico, muratore, decoratore, falegname ed ebanista. Sono
annessi alla scuola un corso di dattilografia e un corso per aspiranti conduttori di generatori a vapore; questi ultimi
due corsi saranno agibili dopo qualche anno (anche qui la definizione dei corsi in
particolare rischia di limitare alcune opportune variazioni al programma indicato
dallo Statuto della Scuola).
All’art. 6: si prevede un ruolo organico
di un Direttore, di un Segretario, di Insegnanti e di assistenti nonché un numero imprecisato di personale di servizio. Non è chiaro se i docenti siano effettivamente iscritti ad un ruolo organico.
Interessanti innovazioni nel regolamento
di applicazione.
Si parla di Consiglio Direttivo, si stabilisce un tassa frequenza per gli alunni
di Lire cinque annue, restituibile agli
alunni più diligenti; l’interno corso si
svolgerà in un quinquennio, scompare
l’autorità decisionale del Comune sugli
insegnanti, si proibisce l’uscita dall’edificio prima dell’orario fissato e, tra i doveri degli allievi, vi è anche quello di
cedere il passo, assumendo una posizione dignitosa al passaggio dei superiori e di salutare romanamente. Resta
ancora, e resterà anche nell’attuale Statuto, l’obbligo di versare ogni contributo pervenuto alla scuola alla Tesoreria del Comune.
Interessante dal punto di vista didattico la
ripartizione del quinquennio in due spezzoni (biennale e triennale) con la possibilità di accelerare, per chi lo meriti, il corso
di studi; questo sistema sarà in atto fino all’istituzione della scuola media dell’obbligo
che, programmaticamente, sostituirà il primo ciclo biennale della nostra scuola.
L’assenza di ogni riferimento a questioni di
cultura generale nel primo biennio, assenza che rendeva un po’ squallidamente tecnico il programma, sarà colmata da un corso di cultura generale, segnatamente creato per le dattilografe, che pure avrebbero
dovuto seguire un corso di ortografia.
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Il regolamento successivo, approvato in
data 31.3.78, precisa, all’articolo 1: «Lo
scopo essenziale della scuola, cioè la
formazione professionale dei lavoratori
in relazione alle richieste del mondo del
lavoro cuneese».
Si scopre già un ampliamento della visione
del concetto formativo di aggiornamento e
perfezionamento e si lascia aperta la finestra per la riorganizzazione di futuri programmi tecnico-didattici.
Per il resto, questo documento, che unirà
Statuto e Regolamento, ricalca le norme
precedenti. Modificato ancora successivamente per adattarlo alle disposizioni in
materia di organizzazione scolastica, si differenzia nettamente dai precedenti, richiamando l’intento della scuola di seguire
con particolare interesse i programmi
professionali suggeriti dalla Regione
Piemonte.
Sarà un intento appena teorico, dal momento che i programmi regionali prevedono materie di studio che non possono interessare un corso professionale specifico
e che, se attuati, ridurrebbero il tempo disponibile per lo svolgimento di altre materie tipicamente professionali.
È in atto un’ulteriore revisione dello Statuto che dovrebbe dare nuova veste giuridica alla LATTES anche in rapporto all’autonomia amministrativa, come è nei voti.
Il Consiglio direttivo, nella sua ultima composizione, con proposta del 27 novembre
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1997, suggerisce alla Commissione che rivedrà e definirà il nuovo Statuto, l’articolo
1 così concepito: «La Scuola Professionale Adolfo Lattes trae la sua origine dalla progressiva trasformazione della
Scuola di disegno applicata alle arti
fondata dal comune di Cuneo nel 1873.
Essa ha sede, a termine di disposizione
testamentaria, nello stabile legato al comune di Cuneo compreso fra le vie: Bonelli, Alba e Barbaroux.
La Scuola comunale Professionale
«Adolfo Lattes» ha per scopo la formazione e l’aggiornamento dei lavoratori,
finalizzando la sua azione tecnico-didattica alla soddisfazione delle richieste degli allievi e del mondo del lavoro cuneese, orienta la propria attività
verso nuove esigenze culturali imposte
dai più ampi orizzonti della conoscenza. Si prefigge di educare al senso del
civismo, alla responsabilità personale e
di gruppo, alla solidarietà».
Il Consiglio Direttivo nel redigere questo
articolo ha voluto tenere presente anche lo
scopo educativo della Lattes, esplicitandolo, pur se nel corso della sua già lunga vita la LATTES non ha certamente ignorato
i valori educativi.
Non è il caso di citare il vecchio detto: «la
scuola, se non è tempio, è tana»; ma ogni
educatore è convinto che le Scuole, tutte
le scuole, dovrebbero essere luoghi molto
seri e, ovviamente, utili.
I CORSI LATTES
L’organigramma dei corsi Lattes, che prevede un vasto e complesso programma didattico attuato nel corso di centoventicinque anni attraverso un quantità di iniziative culturali, tecniche e professionali, è
andato modificandosi nel tempo, talora
addirittura sostituito in relazione a esigenze professionali sempre nuove, a soddisfazione della richiesta degli utenti e in risposta a ciò che richiedeva il mercato del
lavoro.
In definitiva la quantità dei corsi istituti,
soppressi, riesumati dal 1873 è determinata da tre condizioni particolari: la riconosciuta utilità professionale del corso, la fattibilità in rapporto ai costi di impianto e di
gestione, il gradimento da parte degli
utenti, vale a dire l’entità dell’accorrenza.
I corsi Lattes si presentano con due orientamenti: professionali veri e propri e di
supporto professionale, cioè complementari.
CORSI IN ATTO NEL 1997/98
Meccanica e disegno meccanico
Elettrotecnica e impiantistica
Saldatura
Disegno e decorazione murale
Informatica
Dattilografia
Contabilità
Cultura e ortografia (aggregato a dattilo)
Lett. e convers. Lingua Francese
Lett. e convers. Lingua Inglese quadriennale
Lett. e convers. Lingua Spagnola quadriennale
Lett. e convers. Lingua Tedesca quadriennale
Lett. e convers. Lingua Russa quadriennale
Conduzione Impianti Termici annuale
Conduzione Generatori di Vapore annuale
Maestranze edili (in collaborazione con la Scuola edile)
Analisi Matematica
triennale
triennale
annuale
annuale
biennale
annuale
annuale
annuale
quadriennale
annuale
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Si precisa che il Corso di Analisi Matematica I, riservato ai laureandi in ingegneria,
architettura, matematica, attivo per un
biennio, fu dismesso per dimissioni dell’insegnante competente in materia, a motivo
di qualche contrasto con l’allora assessorato socio-culturale, sull’indirizzo culturale,
per altro sempre programmato ma non attuato per indisponibilità di sostituire adeguatamente il docente.
CORSI ATTUATI DAL 1873 AL 1963
(elenco approssimativo)
• ricamo e cucito
• elettrauto
• arti murarie e fabbrili
• disegno di macchine
• costruzione e topografia
• computisteria
• a tutto tondo
• disegno ornato
• chimica
• sbalzatura e fucinatura
• lavori in legno
• cultura generale
• aritmetica applicata
• elettromeccanica
• aggregata a elettrot.
• Francese (non come lettura e conversazione)
• Inglese (non come lettura e conversazione)
• Tedesco (non come lettura e conversazione)
La varietà dei Corsi del duplice elenco conferma quanto affermato in altra parte del
presente lavoro e, cioè, la fantasia dei Consigli Direttivi succedutisi lungo i decenni
nel reperire Corsi accettati o, forse, suggeriti dalle circostanze, quali ad esempio le
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richieste di mercato, attivo in città, e l’accorrenza degli utenti. I corsi del secondo
elenco sono stati dismessi per ragioni varie; in particolare: la trasformazione dei
corsi di disegno ornato che è stato incluso
nella decorazione murale, il livello universitario (lettorato di lingue inglese e francese) è diventato il quarto livello delle stesse
lingue; dismessi definitivamente arti plastiche, falegnameria, elettrauto e le macchine
utensili; talora a opporsi al proseguimento
di un corso fu l’impossibilità di sostituire
adeguatamente un docente preparato; il
«ricamo e cucito» fu soppresso per esaurito interesse dell’utenza così come accadde
per la stenografia; la pneumatica è stata inserita nel corso di elettrotecnica.
L’istituzione di un nuovo corso è conseguenza, come si è detto, e ne diventa risposta, della richiesta dei possibili utenti,
ma, nel contempo, è suggerita anche dall’intuizione del consiglio Direttivo che talora scopre o intuisce che cosa manca per
crearlo, potendolo fare poiché libero da
impegni didattici e programmatici da assolversi a ogni costo.
Da questo disimpegno, possibile ché consente alla dirigenza di ideare a ragion veduta nuovi organigrammi didattici, deriva
anche, ed è un gran pregio sul piano della
opportunità didattica e anche economica,
la possibilità di decidere la chiusura di un
corso che non sia stato o non sia sembrato di gradimento per gli utenti.
Negli anni intorno al 1960 le domande di
iscrizione scemarono, tanto che si paventò
l’ineluttabile soppressione della Scuola,
provvedimento che sarebbe stato assunto
con rammarico per tutti, tenuto conto che
un po’ per tutti i corsi si era presentata la
necessità di un rafforzamento, soprattutto
per i meccanici che vi aderirono sempre in
Disegno ornato in ambiente di fortuna (a.s. 1934-35).
39
un buon numero. Piccoli ritocchi al programma didattico, con l’approfondimento
della parte teorica, hanno richiamato un
numero maggiore di allievi, tale da consentire la ripresa dell’interesse professionale e culturale di numerosi allievi. Nelle
stesse condizioni si è venuto a trovare il
corso di elettrotecnica, che oggi interessa
parecchi giovani. Il corso di saldatura elettrica, ossiacetilenica, a filo continuo è richiesto anche da immigrati extracomunitari dal momento che l’attività di laboratorio
non impegna la conoscenza della lingua
italiana, limitandosi alla ripetività manuale.
Evidente successo riscuote il corso di disegno e decorazione murale, in origine destinato agli imbianchini che miravano alla
professione di decoratore; fu aperto, in seguito, a tutti entro i limiti della capienza,
con esito felicissimo, anche per l’inserimento, nell’orario scolastico, del disegno
ornamentale e prospettico. Il corso di dattilografia, fornito di un eccellente laboratorio, vede diradarsi il numero degli utenti di
anno in anno, così come era stato previsto
in una relazione della Direzione di qualche
anno fa: infatti la macchina per scrivere sta
per essere soppiantata, ai fini professionali, dal PC (personal computer) del nuovissimo laboratorio d’informatica. La dattilografia ebbe tuttavia grande lustro in passato, soprattutto quando, almeno due decenni fa, vide inserita nel suo orario la lezione
di ortografia della lingua italiana, nell’intento, apprezzato in sede regionale, di insegnare alle dattilografe anche a scrivere
sotto dettatura senza errori d’ortografia.
Il corso di abilitazione alla conduzione dei
generatori di vapore è senza dubbio il più
qualificante e forse più arduo dei corsi Lattes, che richiama operai già inseriti o facilmente inseribili nell’industria; parallela40
mente è in atto il corso di abilitazione alla
conduzione degli impianti termici, certo
meno arduo, ma utilmente professionale
che richiama ogni anno un gran numero di
allievi.
*
*
*
Discorso a parte si fa dei corsi di lingue di
lettura e conversazione nelle lingue francese, inglese, spagnolo, tedesco e russo.
Non si tratta di corsi professionali veri e
propri, ma rappresentano un sicuro supporto professionale; trovano il loro evidente successo nello «scopo» che si prefiggono nonché nella «struttura» abbastanza
originale del loro sviluppo.Quando, parecchi anni fa, fu istituito un corso che si definì non già «di lingua francese», ma di
«lettura e conversazione in lingua francese», in una relazione ufficiosa a un Ispettore centrale del Ministero della Pubblica
Istruzione il corso fu definito a livello
«campeggiatorio», cioè «insegnare a capire
e a farsi capire»; l’intento mirava anche a
rispondere alle esigenze di futuri cittadini
di un’Europa, a quel tempo ancora molto
lontana dall’attuarsi. I corsi di lettura e
conversazione nelle lingue straniere trascurano volutamente i troppo pedanti e
pesanti impegni grammaticali teorici, avviando gli allievi, fin dall’inizio del corso,
alla conversazione, elementarissima all’origine, e all’organizzazione del discorso che
via via si perfeziona.
Ogni corso, ad esclusione del russo, prevede quattro livelli. Il livello è un «sito» cioè
uno spazio a sé stante nel quale l’allievo si
autocolloca a seconda della sua personale
preparazione, presunta o reale, orientato
ovviamente dai chiarimenti che la scuola
gli offre.
Il primo livello è consigliato a coloro che
non hanno mai avuto contatto culturali
teorici o pratici con la lingua scelta; il secondo livello è suggerito a chi ha già qualche nozione di base (es.: studio della lingua nella Scuola Media); al terzo livello
può accedere chi ha conoscenze più approfondite (es.: studio specifico nelle
scuole di secondo grado); al quarto livello
accede chi già conosce la lingua e intende
perfezionarsi; questo livello può sostituire
il lettorato universitario di lingue. Ma è importante rilevare che, trattandosi di un «sito» non già di una «classe», non viene imposto un corso curricolare ripartito in anni
o livelli; ogni allievo al termine dell’anno
scolastico può accedere nell’anno successivo al livello superiore, scegliendo anche
l’alternativa della ripetenza volontaria per
l’approfondimento ovvero saltare un livello
quando abbia seguito uno studio particolare personale nell’interludio o, addirittura,
rientrare a livello inferiore quando non si
abbia sufficiente familiarità nel dialogo.
*
*
*
Il corso di informatica rappresentò per anni il classico sogno nel cassetto per la Direzione e per i Consigli Direttivi che si susseguirono. L’istituzione di un corso di alto
livello tecnico avrebbe rappresentato un
salto di qualità didattico-professionale e
non fu difficile prevedere uno spropositato
numero di aspiranti allievi. La gestazione
fu molto lunga e sofferta a conseguenza
dei costi del materiale, dei lavori per opere murarie che si sarebbero dovuti realizzare nonché l’impianto di un complesso
apparato elettrico ed elettronico. Si procedette per gradi, lentamente ma costantemente; dapprima furono messi in opera gli
antichi PC fra i quali gli storici VIC/20, poco più che giocattoli, disposti in un’aula
con insufficiente spazio, impegnando due
allievi su ognuno dei dieci posti lavoro. Via
via il numero dei PC crebbe, anche in fatto di qualità, e richiese un locale molto più
capiente con impianti adeguati alla realizzazione del grande sogno nel cassetto: fu
abbattuto un muro divisorio per ottenere
un grandissimo spazio, fu rifatto il pavimento con impianto collegato a torrette
per le prese elettriche, furono rinnovate le
macchine permettendo a ogni allievo di
operare singolarmente su un PC in uso
esclusivo; si pensò anche al collegamento
in rete dei vari PC e al collegamento Internet. Si trattava di un progetto, per la Lattes, di fantascienza didattica. In questo anno di grazia 1999 il progetto è realizzato in
quasi tutti i particolari. Il consiglio Comunale, con attenta sensibilità sociale e volontà politica lungimirante, unanimemente
approvò la spesa; l’apparato tecnico dell’informatica del Comune provvide agli impianti, offrendo la sua consulenza tecnica
per la direzione dei lavori e decise l’acquisto di PC nuovi dell’ultima generazione.
Per colmare parte della spesa intervennero anche due istituti bancari.
In definitiva oggi la LATTES dispone di un
ampio laboratorio d’informatica provvisto
di trentadue torrette di presa elettrica con
ventiquattro PC, laboratorio che sarà anche utilizzato dal Comune di Cuneo per
l’addestramento del personale.
*
*
*
Merita menzione, infine, il corso per maestranze edili, già in esclusiva alla Scuola
d’Arti e Mestieri, cioè la vecchia LATTES,
segue a pag. 49
41
È il talismano della LATTES, la prima targa che
risale agli anni '30; fu scoperta, per caso, così come
era e, come tale, conservata (a.s. 1929-30). Foto M.C.
42
Progetti di pannello in legno, di particolare di cancello in ferro battuto e di candelabro in bronzo; studio per
una decorazione edile (a.s. 1905-06). Foto M.C.
43
Groviglio di cavetti e fili a elettro-pneumatica (a.s. 1998-99).
44
Foto M.C.
Non semplice la saldatura a corona per tubazioni. Saldatura ossiacetilenica con faville come fuochi
d’artificio (a.s. 1973-74). Foto M.C.
45
Effetti di «trompe l’oëil» nel laboratorio di decorazione; di straordinaria efficacia la
copia «a disegno» di un mosaico di epoca romana. Foto M.C.
46
Effetti di «trompe l’oëil» nel laboratorio di decorazione (a.s. 1998-99).
Foto M.C.
47
Moderno laboratorio di informatica; ogni posto-lavoro è dotato di stampante, di collegamento in rete e
internet (a.s. 1997-98). Foto M.C.
48
segue da pag. 41
fino intorno agli anni venti, dei quali esistono risultanze di progetti egregi di disegno di arti murarie; successivamente il
corso fu disattivato, soprattutto perché
non era possibile, nonostante alcuni tentativi di buona volontà, l’esercitazione pratica di costruzione; ovviamente mancava lo
spazio idoneo nel quale trattare arnesi ingombranti e materiale edile. Nel 1964 fu
fondato l’Ente Scuola della Cassa Edile, finanziato sia dagli imprenditori sia, se non
erro, dalle maestranze, con il preciso scopo di addestrare all’arte muraria i giovani
già inseriti nei cantieri dell’industria edile,
i quali avrebbero potuto esercitare la pratica sul posto del lavoro.
All’Ente Scuola mancavano i locali per
esercitazioni teoriche (disegno e matematica) e la LATTES, memore del servizio già
offerto in favore dell’addestramento edile,
concordò con lo stesso Ente Scuola e con
l’Unione industriale un corso specifico, dipendente sul piano dei rapporti con la
Scuola per la disponibilità di locali, per gli
apporti burocratici, e per i contatti con gli
allievi, mentre la controparte si sarebbe
occupata dei programmi, della nomina e
retribuzione dei docenti, della fornitura di
strumenti didattici.
Così la Cassa Edile prosperò proprio intorno agli anni settanta quando l’industria
edilizia, che rappresenta un po’ il volano
dell’industria generale di un Paese, procedette speditamente; sul budget della LATTES non pesò alcun impegno e l’Ente
Scuola è generoso in forniture didattiche
in favore della Scuola che lo ospita non
soltanto nel lato formale, ma anche sostanziale considerando quegli allievi alla
stregua di tutti coloro che frequentavano
la LATTES, fruitori dei medesimi diritti e
impegnati ai medesimi doveri.
Sulla validità giuridica dei corsi Lattes è
opportuno precisare alcune cose: il patentino di abilitazione alla conduzione dei generatori di vapori e quello per la conduzione degli impianti termici abilitano a tutti
gli effetti alla professione con documentazione dell’Amministrazione Provinciale e
dell’Ispettorato Provinciale del lavoro.
Altrettanto accade per i corsi di dattilografia e d’informatica, al termine dei quali è
rilasciato un attestato riconosciuto dall’Ufficio provinciale del Lavoro. Tale Ufficio,
con atto di riconoscimento della validità
della LATTES, ha designato questa Scuola
a sede di esami per l’accertamento della
professionalità relativa alla dattilografia;
una volta completata l’attrezzatura del laboratorio informatico, l’Ufficio del lavoro
chiederà alla scuola la disponibilità per la
professionalità informatica. Il fatto è sintomatico della stima che viene serbata per la
Scuola Serale di Cuneo; difatti gli esaminandi provengono dagli Uffici Periferici di
Collocamento, cioè da Alba, Bra, Borgo
San Dalmazzo, Fossano, Mondovì, Saluzzo
e Savigliano.
Gli altri corsi professionali, benché abbiano ottima stima sul mercato del lavoro cuneese, non sono legalmente riconosciuti
poiché la LATTES, nel limitato numero di
ore, non può applicare i programmi ufficiali che si prevedono per le scuole diurne,
con materie non indispensabili all’attività
professionale vera e propria, quali ad
esempio la Storia e la Geografia.
*
*
*
Un aspetto particolare che suscita qualche
critica tra i nuovi allievi, ma che si conclude sempre ogni anno con unanime apprezzamento, è il metodo di iscrizione, o me49
glio, di accesso ai corsi, i quali sono tutti a
numero chiuso e per la più parte di essi non
potrebbero soddisfare tutte le richieste.
È evidente che occorreva trovare un sistema che garantisse nel modo più assoluto la
trasparenza delle operazioni di accesso,
senza che nessuno avesse qualche cosa da
recriminare.
Il sistema fu approvato dal Consiglio Direttivo almeno venti anni fa, quando il numero dei richiedenti superava, per alcuni corsi, il numero dei posti disponibili, con un
seguito di dubbiose considerazioni e acrimonia da parte degli esclusi.
Il metodo che si adotta da parecchi anni
sembra complesso, ma è agile, chiaro, onestissimo. Impegna certamente al sacrificio
dell’attesa «in coda», la quale, seppure
fonte di lamentele, in pratica è anche educativa perché dimostra agli allievi che l’onestà è possibile, ma richiede sacrificio.
La riassumo in breve: la domanda di preiscrizione è ammessa soltanto per coloro
che intendono proseguire nell’anno scolastico successivo il «medesimo corso già
frequentato».
Il manifesto affisso, quando sia letto con
attenzione, è chiaro; reca: «Le domande
saranno accolte nel rigoroso ordine di presentazione».
Nel giorno stabilito, di norma la domenica
per ovvie ragioni di parcheggio e di facilitazione per chi nei giorni feriali lavora, il
cancello si apre di primissima mattina senza che ne sia specificata pubblicamente l’ora; i moduli per le domande sono consegnati per la compilazione alle ore 20.30.
Man mano che gli aspiranti allievi si presentano (qualcuno è in attesa da più di
ventiquattro ore), ricevono un tagliando
sul quale è indicato il numero corrispondente all’ordine di arrivo; inoltre si conse50
gna il fac-simile della domanda, perché
possa essere studiato, e una copia del Regolamento Interno che deve essere sottoscritto per accettazione.
Gli allievi sono avviati alle aule di attesa, ripartiti, sempre tenendo conto del numero
del tagliando. Si tratta di una «coda» non
molto fastidiosa poiché per ognuno c’è un
banco e una sedia disponibili.
Dal momento dell’ingresso non è più possibile abbandonare l’edificio, se non con il
rischio di perdere il proprio turno, a meno
che si provveda a una temporanea sostituzione con altra persona.
A garanzia degli onesti si ripetono appelli
in ore diverse. Alle ore 20,30 della domenica, contemporaneamente in tutte le aule
si distribuiscono i moduli originali di domanda, segnati con un numero che corrisponde al numero indicato sul tagliando
consegnato all’ingresso. Sull’esempio del
fac-simile, la domanda si compila celermente; oltre all’indicazione del corso desiderato, si concede la possibilità di indicare
i giorni preferiti, i compagni di viaggio in
caso di spostamenti in comitiva nonché un
secondo corso richiesto in subordine. In
pratica in meno di quindici minuti l’edificio
è liberato dai cinquecento aspiranti che
hanno compilato e consegnato la domanda.
Dopo qualche giorno si pubblicano gli
elenchi degli iscritti e le liste di attesa; gli
ammessi ritirano il bollettino del versamento che sarà consegnato a versamento
effettuato il primo giorno di scuola.
I vari Consigli Direttivi che si sono susseguiti hanno convenuto che non esiste un
metodo di iscrizione che serva anche a dimostrare che la LATTES è una scuola molto molto seria e onesta.
Si tratta di un sistema di iscrizione che
può presentarsi, ma soltanto in apparenza,
macchinoso e, in definitiva, faticoso per allievi e personale, ma che sicuramente garantisce a tutti gli aspiranti allievi l’indiscussa e indiscutibile trasparenza; a garanzia sta il fatto che, su circa 15.000 allievi
degli ultimi anni, nessuno ottenne privilegi
con uno scavalcamento che è, sempre,
truffaldino. Basta guardarsi in giro!
Può sembrare poca cosa, ma la LATTES è
un motivo di essere, cioè il dimostrarsi duramente inflessibile nel rispetto dei diritti
di ognuno, soprattutto in questi tempi
grami.
Non è certo il modo più comodo di accattivarsi o, anche soltanto, di conservare
amicizie e trarvi gratitudini.
Qualche esempio di significativa casistica.
Un Presidente del Consiglio Direttivo della
Scuola, la massima autorità nell’ambito
della LATTES, si presentò nel giorno delle
iscrizioni, per «tenere il posto alla moglie»
e attese di primo mattino fino alle 20 e 30;
ma non è l’unico caso di personaggi, pazienti e ossequenti, compresi profondamente di uno stile di operare della Scuola.
Un ex-Assessore comunale, attualmente
consigliere comunale, che pure aveva dato
alla Scuola un cortile finalmente asfaltato e
pulito, attese almeno dodici ore per «tenere il posto» alla figlia; la stessa cosa accade a un dirigente di alto grado nella gerarchia municipale attendendo molte ore in
favore di una parente.
E se ne potrebbero citare altri, soprattutto
uomini politici che sponsorizzarono con
raccomandazioni, ma, ahiloro!, inutili, pari
al loro stupore per l’inutilità dell’intervento.
C’è chi si stupisce e chi si altera; un altro
personaggio di buon calibro si presentò in
ufficio alle 20 del giorno stabilito per la
presentazione della domanda; al nostro in-
vito a iscriversi nella lista di attesa, dal momento che tutti i posti erano indisponibili,
protestò, il suo sentirsi offeso, con il classico «Lei non sa chi sono io!». E naturalmente se ne andò.
È un fenomeno che appare in chi si sente
importante e un rifiuto diventa un delitto
di lesa maestà.
Questione di onestà, quella di un’allieva,
uscita dall’edificio di frodo all’ora di pranzo, al rientro, molto turbata, mi confessò
l’illecito, chiedendomi di modificarle il numero di arrivo in corrispondenza alla sua
nuova presentazione a scuola.
Le spettò un numero nuovo, molto alto per
il quale si inserì nelle liste di attesa; buon
per lei che, in seguito a rinunce, le fu possibile essere accolta, dopo qualche giorno,
con buon diritto!
È questione di onestà!
Io sono convinto che oltre alle norme statutarie o di routine da rispettare con assoluto ossequio, una scuola diventa tale per
autonomasia quando riesce a convincere
gli allievi che diritto e onestà sposano benissimo.
*
*
*
Che cosa cambierà fra i compiti culturaliprofessionali della LATTES con l’attuazione della riforma della scuola dell’obbligo
che prevede il prolungamento dell’obbligo
scolastico fino al sedicesimo anno di età?
Io credo che il problema sfiorerà appena
l’attuale orientamento sia in fatto di contenuti che di finalità.
Non sarà difficile per il Consiglio Direttivo
decidere qualche ritocco funzionale suggerito in relazione a un nuovo sviluppo tecnologico-didattico indipendente dalla nuova concezione della scuola obbligatoria, ma
51
sicuramente e inevitabilmente allineato alla nuova cultura sia tecnica che umanistica della quale saranno provvisti (almeno lo
si spera) i nuovi ... obbligati.
Per la LATTES non dovrebbe proprio accadere nulla di straordinario, sotto ogni
punto di vista: i suoi corsi monoculturali in
pratica tali resteranno.
Si tratterà, ad esempio, di accrescere
quantitativamente i corsi di lingue già in
atto, visto il fatale orientamento della società europea verso impegni di rapporti di
varia natura, in ogni caso sempre più multietnici, e avviare gli studi linguistici oltre i
limiti tradizionali; si dovrà, ove e quando
sia possibile, pensare a corsi di lingua araba o portoghese e, perché no?, in esperanto, se mai nella babilonia delle lingue classiche si scoprisse l’uso di un linguaggio ridotto all’essenziale comprensibile da tutti
quanti.
Non sarà facile, come già accadde non
molti anni fa, trovare docenti poliglotta,
ma non si può non sperare nella provvidenza come già accadde non molti anni fa,
quando si propose lo studio della lingua
russa.
Si potrà pensare a un completamento del
corso di decorazione attraverso lo studio,
sia pure orientativo, della storia dell’arte e
dell’architettura almeno a livello essenziale, studio già attuato non molti anni fa.
L’informatica, che assumerà sempre maggiore evidenza nel curricolo dei corsi Lattes, si orienterà oltre i livelli di operatività
terminalistica, ma rivolgerà la sua attenzione all’attività programmatica benché i
limiti diversificati in relazione alla capacità
di ogni singolo allievo, non trascurando la
video-scrittura che dovrà imporre uno studio essenziale, ma indispensabile, dell’ortografia della lingua italiana, almeno fino a
52
quando sopravviverà ad altre potenze linguistiche.
I corsi, nei quali l’impegno matematico è
preminente (generatori di vapore, impianti termici, elettrotecnica e correlati, disegno meccanico, ad esempio), tenuto conto delle nozioni tecniche acquisite nel
corso del nuovo arco di studi, presenteranno programmi più articolati e più complessi.
E ben altro ancora si imporrà al Consiglio
Direttivo, così come è accaduto quasi sempre nelle legislazioni precedenti, di adottare, modificare, inventare con senso del
giusto, con coraggio e perseveranza, tutto
ciò che consentirà alla LATTES di mantenere la sua fisionomia tradizionale di scuola professionale, aggiornabile nei suoi contenuti, immodificabile nel suo spirito.
Per queste ragioni la riforma della scuola
dell’obbligo, della quale si discute e ancora
si discuterà, non toccherà se non molto
marginalmente la LATTES.
Ad altri e in altra sede si condurrà una ricerca spietata delle soluzioni culturali, politiche, economiche che accenderanno diatribe fra letterati, ideologi, psicologi, pedagogisti un «quantum» di preoccupazioni di
svariatissimo genere, quali ad esempio il
rapporto fra la quantità di coloro che dovranno seguire studi medi, più ampi degli
attuali e la qualità e il livello ridotti degli
studi stessi; e anche: l’adattabilità dei nuovi licenziati ad attività lavorative meno appetibili sotto ogni punto di vista, quando
essi siano provvisti di titolo di studio più
qualificante, almeno formalmente; e ancora : i rapporti senza fratture troppo profonde fra i contenuti culturali della nuova
scuola dell’obbligo e gli istituti superiori
più impegnativi e successivamente le Università. E ben altro ancora!
P R O F E SS
COMUNALE
NAL
E
A
.
L AT TE
S
SC UO
fermava (sono parole quasi testuali appuntate nel corso di una seduta): «La Scuola
Italiana va riformata globalmente e contemporaneamente in ogni ordine scolastico, attraverso un’azione, ripeto globale e
contemporanea, che sia, insieme legislativa, sociale, pedagogica, didattica, curricolare e politica, ma vista nel suo insieme.
Altrimenti chiuderemmo una falla per scoprirne o addirittura aprirne un’altra». Era
il 1970.
IO
LA
Si parla di corsi professionali specifici «dopo» il 16° anno di età; esistono già : sono i
corsi Lattes o simili.
I problemi inducono a immenso smarrimento chi, come chi scrive, fu addetto ai
lavori relativi alla legislazione scolastica
nella terza sezione del Consiglio Superiore
della P.I., per quindici anni, presieduta da
un personaggio che definisco soltanto eccezionale e che voglio ricordare; si tratta
del Prof. Lazzati, l’ex-rettore magnifico
dell’Università Cattolica di Milano, che af-
53
LE ATTREZZATURE DI LABORATORIO
Interesserà rendersi conto dello sviluppo
lento, ma graduale, dell’evoluzione dei
mezzi che hanno consentito, attraverso i
tempi, la realizzazione dei piani didattici,
vale a dire dei programmi. Mi limito a riferire sull’ultimo trentacinquennio, del quale
sono stato testimone, raffrontando il parco
delle attrezzature disponibili nell’anno scolastico 1963/64 e quelle in uso nell’anno
scolastico 1997/98. Anche questo raffronto
è da considerarsi come elemento storico,
cioè di trasformazione e di progresso.
LABORATORIO DI ELETTROTECNICA
ANNO SCOLASTICO 1963/64
ANNO SCOLASTICO 1978/79
N. 1 quadro comando generale obsoleto
N. 12 ampie plance verticali per
esercitazioni
N. 1 quadro comando generale progettato
in laboratorio
N. 3 bobinatrici avvolgitrici
N. 2 PC e stampante
N. 1 attrezzatura per antenna
Parabolica e normale con TV monitor
e decodificatore
N. 1 quadro comando e simulatore per
Elettropneumatica
N. 1 compressore per esercitazione di
Pneumatica
Varie plance mobili di ridotta superficie
per esercitazioni di impiantistica
N. 1 bobinatrice
LABORATORIO DI MECCANICA
N. 2 torni agibili
N. 2 torni a cinghia non ammessi
dalle norme
N. 1 fresatrice a cinghia non a norma
54
N. 6
N .1
N. 1
N. 2
torni
fresatrice
sega alternativa
compressore
N. 2 mole per attrezzi non provviste
di accessori di sicurezza
N. 12 banchi di aggiustaggio con 48 con
morse
N. 1 piano di riscontro
N. 1 trapano a colonna
N. 2 mole per attrezzi
N. 12 banchi di aggiustaggio con
48 morse
N. 1 lapidello
N. 2 piani di riscontro
(tutto il materiale risulta ammesso
secondo le norme attuali)
LABORATORIO DI SALDATURA
N. 2 posti lavoro per saldatura elettrica
N. 4 posti per saldatura ossiacetilenica
Assenza di cabine esterne per bombole
e di cabine per saldature elettrica
Laboratorio per bombole con sistemi di
sicurezza, cabine esterne distinte per
Ossigeno e acetilene, varie valvole di
sicurezza, prese varie per scambio aria
N. 6 posti lavoro per saldatura ossiacetilenica
N. 1 posto lavoro per saldatura elettrica
N. 1 posto lavoro per saldatura filo
continuo
N. 1 posto lavoro per saldatura TIG
N. 1 sega circolare
LABORATORIO DI DECORAZIONE
Non esisteva
N. 1 trabattello di m. 4
LABORATORIO DI DATTILOGRAFIA
N. 33 macchine per scrivere manuali
N. 17 macchine per scrivere elettroniche
N. 3 macchine per video-scrittura
LABORATORIO DI INFORMATICA
Non esisteva
N. 24 PC tutti con relativa stampante
AULA DI DISEGNO MECCANICO
N. 20 tavoli per disegno obsoleti
con vecchi tecnigrafi a molla
N. 20 banchi per disegno moderni con
tecnigrafi a cursore, di cui n. 2 mancini
AULA AUDIO LINGUE
Non esisteva
N. 1 videoregistratore
N. 1 TV collegato con antenna parabolica
N. 17 audio registratori
55
NAL
E
A
L AT TE
S
SC UO
P R O F E SS
COMUNALE
.
56
che nei confronti di chi la gestisce), molto
opportunamente ritennero che la LATTES
era «un fiore all’occhiello della Città di Cuneo» e come capoluogo di provincia avrebbe potuto accollarsi l’onere, ripeto non eccessivo, utile a offrire a migliaia di giovani
l’opportunità di acquisire una cultura e
una formazione professionale in un ambiente scolastico sano, serio e socialmente
accattivante.
Occorre ricordare che hanno contribuito al
miglioramento della attrezzature, oltre a
Istituti di Credito, Associazioni di categoria
e altri vari enti.
Si può seriamente concludere che la Scuola Comunale Professionale Serale «Adolfo
Lattes» di Cuneo si pone dignitosamente
in luce anche per le attrezzature didattiche
che possiede, da migliorarsi nel tempo, così, come è ovvio sia.
Ciò sarà possibile quando la Regione Piemonte, che già sponsorizzò per qualche
anno la LATTES, insieme alla Comunità
Europea attraverso i suoi apparati si potranno rendere conto dell’apporto sociale,
culturale e anche economico che un investimento LATTES darebbe utili insperati.
IO
LA
Non sono elencate attrezzatura non rilevanti, quali strumenti di misura, di riscontro, di esercitazione varie.
È scontato che, come in ogni laboratorio,
le attrezzature non sono mai complete né
sempre appartengono all’ultima generazione; comunque sia, le attrezzature in dotazione consentono di attuare programmi
completi e seri e, soprattutto, permettono
di offrire agli allievi quanto dalla LATTES
attendono.
Il merito di ciò che la Scuola possiede va
anzitutto all’Amministrazione Comunale
della Città di Cuneo, che ha saputo anche
contenere i costi di iscrizione a livelli modesti, senza discriminare gli allievi che provengono da fuori Comune. Molto tempo fa
si obiettò (ma molto timidamente) se fosse ammissibile che alla LATTES, della quale è titolare il Comune di Cuneo e ne è
economicamente responsabile, fossero accettati allievi di famiglie non in debito contribuente nei confronti della Città che, scolasticamente, li accoglieva. Ma gli Amministratori, tenendo anche conto che il loro
peso economico non è grave (la LATTES è
forse la scuola più economica d’Italia an-
I PROTAGONISTI
In una pubblicazione come questa, che
vuole trattare di storia, di statistica, di normativa, di didattica, di logistica non si può
tacere l’aspetto umano quale traspare dall’attività di alcuni personaggi, docenti e allievi, molti dei quali passati a miglior vita,
persone emblematiche dello spirito e della
filosofia della LATTES.
Il ricordarLi, per chi li ha conosciuti, è
commovente e doveroso; per chi non li conobbe, il sentirne parlare significa rendere
un ammirato omaggio a persone eccezionali, vissute nell’ambito ristretto (ma, poi,
mica tanto!) dell’esistenza della LATTES.
I DOCENTI
Fra i docenti da ricordare, anzitutto il Professor Giovanni Lavalle, estroso e talora
imprevedibile personaggio, artista affermato con mani e animo di pittore, sensibilissimo e umano, in servizio alla nostra scuola quale docente di disegno ornato dal
1910 fino alla morte avvenuta nel 1954.
Ebbi la buona ventura di conoscerlo come
docente, dapprima, poi come collega, e mi
chiedevo se mai sarei vissuto abbastanza
per emularlo nella lunga carriera di quarantaquattro anni di servizio.
Fra i suoi affreschi «San Giovanni Bosco»
a Cuneo nella Chiesa omonima, «Il martirio
di San Foca» nella parrocchiale di Spinetta di Cuneo, «L’Assunta» nella cappelletta
di Andonno (Valdieri).
Poi Ezzo Chicca, proveniente dall’Accademia delle Belle Arti di Bologna, docente
nelle scuole superiori di Cuneo, affermato
pittore in Italia e all’estero.
Operò alla LATTES nei corsi di modellaggio, disegno ornato, decorazione per ventisette anni, provvisto di un ascendente particolare sugli allievi.
Prima di andarnese per sempre mi fece dono di una sua opera, accompagnata da questa dedica: «All’amico più caro, nel ricordo
di un’esperienza comune vissuta nella
scuola più serena e più bella del mondo».
E ancora, Romano Gassino, un tecnico di
vaglia, apprezzato tanto da essere responsabile dell’apparato elettrico di una grande
industria. A scuola c’era necessità di un insegnante di elettrotecnica; offrì spontaneamente la sua collaborazione.
Quando stavo per chiarirgli il limite del
rapporto economico con il Comune, mi
obiettò: «Ma io non le chiedo nulla! Mi interessa soltanto insegnare ciò che so».
Cinque anni dopo una felicissima e proficua attività didattica, un grave incidente di
fabbrica lo stroncò.
E ancora il compianto professor Marino,
docente per appena sette anni nel labora57
torio di torneria e aggiustaggio; riuscì a dare un orientamento didattico molto geniale all’attività degli allievi, avviandoli a costruire in modo perfetto modellini di macchine utensili, che si possono ammirare nel
laboratorio, già pubblicamente apprezzate
in occasione di una mostra dei lavori della
LATTES al Palazzo della Provincia.
Voglio ricordare ancora il Signor Giovanni
Revello, custode della scuola per vent’anni,
residente nell’edificio stesso, in un piccolo
alloggio dove nacquero i due figli, a suo
tempo bravi allievi della LATTES.
Attentissimo al suo impegno, teneva la
scuola in ordine come fosse la sua casa e
si impegnava nel funzionamento di quello
che era l’impianto di riscaldamento, non
certo computerizzato, con puntualità e
precisione, talmente legato ai suoi impegni
di lavoro da rinunciare spontaneamente al
suo periodo di ferie. Da parecchi anni la
LATTES non ha servizio di bidellaggio.
Sono, per quanto e per come li ricordo, eccellenti operatori scolastici, i quali, oramai
deceduti, hanno lasciato traccia di sé che
si perpetua nel tempo. Anche tutti coloro
che hanno operato ovvero operano ancora
nelle ore serali nell’edificio di via Bonelli
(alcuni con trenta e più anni di servizio)
sono da citare per l’impegno, addirittura
entusiasta, nel consegnare e tanti giovani e
meno giovani un sapere sempre interessante, molte volte utilissimo.
Occorre dire che la LATTES è una scuola
«difficile» nel senso che si discosta dai tradizionali modi di essere della scuola normale; la LATTES in un certo senso è un’istituzione «anormale», tanto che qualcuno
tra i Docenti (ma pochissimi) non riesce a
comprenderne le peculiari esigenze, in
certi casi anche dopo lungo tirocinio.
58
Io sono convinto che quando una scolaresca «va male» non sempre è colpa del docente; ma se una scolaresca «va bene» in
ogni caso è merito del docente.
GLI ALLIEVI
Apro con una mia comunicazione del 14 dicembre 1949 indirizzata alla Direzione della Scuola Lattes, con oggetto: Segnalazione
dell’alunno Macario Giovanni, classe 1 A.
«Con vivo compiacimento segnalo a codesta Direzione l’atto dell’alunno Macario
Giovanni, il quale questa sera, il 14 dicembre, nonostante l’eccezionale nevicata, si è
presentato puntualmente alle lezioni di
cultura generale, dopo un viaggio da Boves-centro a Cuneo, compiuto in parte a
piedi e in parte con gli sci per due ore consecutive. L’attaccamento al dovere e l’amore verso la scuola dell’alunno in parola sono degni di alta considerazione. F.to: l’Insegnante di cultura generale della classe
prima – sezione A – Sergio Griseri».
A margine un’annotazione del Direttore di
allora: «Tenere in evidenza per premio».
Non è sicuramente un caso isolato; tante
volte si sono ripetute le mie (e di altri colleghi) segnalazioni verso i moltissimi allievi che meritarono.
Voglio citare dapprima due allievi che purtroppo non sono più tra noi.
Orazio Fino, un pensionato di ottantaquattro anni, deceduto tre anni fa, allievo
del corso di lettura e conversazione in lingua francese, corso ripetuto con costanza
e assiduità per dodici anni consecutivi fino
ad acquisire la conoscenza perfetta della
lingua.
Dapprima disorientato nella scelta di un
corso, gli fu consigliato di lettura e con-
versazione in lingua francese, forse il più
abbordabile in relazione al suo dismesso titolo di studio.
Nei dodici anni di frequenza non fu mai assente dalle lezioni e per altrettanti anni ricevette il diploma di merito. La conoscenza della nuova lingua lo sollecitò a una visita a Parigi, città dalla quale ricordò la
scuola con una cartolina del «Moulin Rouge» scritta in modo perfetto.
«Il mio grave rammarico: l’aver conosciuto
troppo tardi – ripeteva – l’esistenza della
LATTES».
G.V., di trentatrè anni, residente a Pieve di
Teco a duecentoventi chilometri da Cuneo,
andata e ritorno. Allievo del corso «generatori di vapore», fu sempre presente alle
lezioni.
Superati brillantemente gli esami, venne
un giorno alla LATTES con la famiglia, «in
pellegrinaggio», disse, per ringraziare la
scuola di avergli consentito, con il conseguimento del patentino abilitante, di rientrare al lavoro nello stabilimento dopo mesi di Cassa Integrazione e in vista di un
possibile licenziamento.
Francesco Cencio, cinquantenne, capostazione in una cittadina non lontana da Cuneo; frequentò la LATTES per sette anni
nei due corsi di lettura e conversazione
francese e spagnola, affezionatissimo alla
sua scuola come appena si può immaginare; sempre disponibile a offrire il suo aiuto
anche di fatica, quando era necessario spostare mobili o riordinare i laboratori in
qualunque momento della giornata.
La stima dei compagni lo elesse Rappresentante degli allievi in seno al consiglio
Direttivo della Scuola, importante incarico
che, purtroppo, neppure poté iniziare: il
giorno della proclamazione ufficiale, mentre era al lavoro nella stazione della quale
era titolare, morì investivo da un locomotore.
M.D. di Busca di anni sedici, allievo del
corso di meccanica; viaggiava tutte le sera
in autostop. In una sera d’inverno con le
strade impraticabili, una telefonata di una
pattuglia di carabinieri alle ore 23.30 mi
chiedeva informazioni su un ragazzo che si
dichiarava allievo della LATTES, trovato in
capo al ponte nuovo, sotto la neve, in inutile attesa di un passaggio per il suo paese, dove arrivò, tuttavia, trasportato dai
militi.
La casistica di allievi che tanto hanno meritato per spirito di sacrificio, per impegno,
per riconoscente affetto verso la loro scuola serale è pressoché infinita.
Segnalerò ancora alcuni casi fra i più interessanti o commoventi o anche curiosi che
mi sembrano meritevoli di considerazione
perché anch’essi sono emblematici della
vita della LATTES, cioè della sua storia.
A.M., figlio di un modesto artigiano di Cuneo, frequentò per sette anni la LATTES.
Oggi è uno dei più noti industriali del cuneese e per riconoscenza alla sua scuola
serale ogni anno mette a disposizione della Direzione un’ingente somma di denaro
da distribuire come premi di studio.
G.T., apprendista meccanico, concluso il
suo corso professionale per qualche anno
fu istruttore di torneria alla LATTES. Divenne imprenditore artigiano e, nel corso
di una visita di autorità al suo cantiere,
mostrò con orgoglio un libretto bancario al
portatore di cinquanta lire a lui intestato,
esposto nel suo ufficio, inserito in una
59
grande cornice dorata: il premio di studio
LATTES ottenuto venti anni prima.
M.V. Edile; poco più che trentenne, residente a 25 chilometri da Cuneo. Il suo
mezzo di trasporto: un vecchio motofurgoncino coperto, due pelli di coniglio sul
manubrio per ripararsi dal gelo, un supporto all’interno «in cabina» per sistemare una radio a batteria, due catene chi sa
come rimediate e adattate a sistema antineve.
Una sera, privo, per avaria del fanalino posteriore sostituto provvisoriamente da una
torcia elettrica, venne fermato da una pattuglia di Carabinieri appena all’uscita dalla
città; tanto fece e supplicò che i militi lo lasciarono ripartire.
Giunto al paese, posteggiò il suo veicolo
davanti al bar, quando il vigile compaesano
notò la torcia irregolare e gli elevò contravvenzione. Coloritissimi i suoi commenti il giorno successivo sul comportamento
del suo compaesano, più severo dei Carabinieri di Cuneo!
In due anni consecutivi fu sempre presente alle lezioni.
G.G. Segnalo ancora un caso, sul quale
non avrei voluto soffermarmi, tanto è deamicisiano, commovente o lagnoso, si scelga, ma assolutamente autentico.
Era immigrato a Cuneo da un lontano paese di una nostra vallata, a sedici anni, ospite in uno sperduto cascinale presso alcuni
parenti che lo avevano ospitato in una stalla in cambio di lavori nei campi.
Una sera si addormentò, capo sul banco; lo
richiamai e mi rispose che aveva fame.
Nei giorni successivi fu presentato a un
noto industriale della città, che lo accolse
nel suo magazzino di mobili per ufficio in
60
qualità di guardiano, mettendogli a disposizione una brandina. Divenne, presso
quell’azienda, un bravo e serio operaio.
Cose interessanti o commoventi e, talora
esemplari, attimi di vita che ebbero qualche motivo di evidenziarsi nella complessa
realtà della LATTES.
Ma non rispetterei il mio impegno di verità, se non segnalassi un allievo, oltre altri
due presunti allievi, che si possono considerare le uniche «pecore nere» fra quasi
quindicimila candidati.
M.L. Impiegato quarantenne, padre di tre
figli, separato dalla moglie. Si innamora,
follemente come si dice, della sua professoressa, sposa felice e madre di due bambine.
Fastidioso, insistente, indisponente seguiva ogni sera la sua professoressa fin sotto
casa in un paese non lontano da Cuneo,
tanto da costringerla a rassegnare le dimissioni da un lavoro a scuola che, oltre
tutto, svolgeva egregiamente.
Avuta notizia dei motivi della decisione
della donna e avvalendomi delle mie più
che elementari cognizioni di grafologia,
scopersi analogie indiscutibili fra la grafia
della sua domanda di iscrizione e il testo di
una cartolina pornografica che egli aveva
inviato nientemeno che al marito della signora.
Lo convocai e prospettati quello che
avrebbe dovuto fatalmente essere l’esito
della sua questione: cioè una denuncia.
Dapprima si difese con arroganza, fino a
che confessò per iscritto, presentando le
sue scuse alla donna dei suoi sospiri nonché al marito.
La brava professoressa naturalmente ritirò
le sue dimissioni.
L.L. e M.L. (presunti allievi). Era il mattino del giorno della Festa della Scuola; trovai l’uscio del mio ufficio scassinato e mi
preoccupai subito di ciò che avrebbe potuto esser asportato; mancava infatti il nuovo video registratore.
Una serie di indizi convergenti mi consentirono dubbi o quasi certezze su due allievi fra i 20 e 30 anni, un ragazzo e una ragazza.
Non mi sentii, all’atto della denuncia del
furto alla forza pubblica, di indicare i presunti colpevoli perché evitassero conseguenze forse gravi o, comunque sia, fastidiose per i due trafugatori.
E tutto finì lì; ma resta un fatto molto strano: sulla mia scrivania erano stati deposti
con ordine due orologi, uno da donna e un
altro da uomo di discreto valore: non riuscimmo mai a trovare i proprietari.
La mia spiegazione è troppo fantasiosa per
essere vera: che i due orologi, lasciati sicuramente di proposito, abbiano voluto
rappresentare oggetto di scambio e anche
di rimorso?
Sono casi, questi ultimi, che si segnalano
per onesto dovere di cronaca «nera». Ma
tre soli su oltre trentamila non offuscano
neppure un po’ la pulizia morale degli altri.
Quanti ottimi allievi si potrebbero segnalare?
*
*
*
Da almeno quindici anni a questa parte alla conclusione dell’anno scolastico si celebra «la Festa della scuola» nel corso della
quale si premiamo gli allievi, i cui nominativi sono desunti da una specifica graduatoria di merito da compilarsi ogni anno in
base alla somma dei punteggi relativi all’assiduità, alla distanza della residenza
dalla scuola, al numero delle serate impegnate per le lezioni e alla difficoltà del corso seguito. Il Consiglio Direttivo ha recentemente, e direi in modo opportuno, escluso ai fini della graduatoria, il voto di profitto per ragioni abbastanza ovvie, cioè diversità culturale di base degli allievi, tempo disponibile da dedicare allo studio, capacità connaturata nell’acquisire; non si
tiene conto della condotta poiché per tutti
quanti gli allievi il giudizio è sempre a livello del massimo previsto. Nel giorno della Festa, alla presenza di Autorità e vari invitati, viene distribuita una somma complessiva che si aggira ogni anno sui dieci/undici milioni di lire, ripartita in premi
da duecentocinquanta, centocinquanta e
centomila lire unitamente a un diploma di
merito.
Gli allievi premiati, scelti con un’attentissima severa selezione secondo la quantità
del punteggio conseguito, sono, di norma,
oltre settanta; significa che in circa quindici anni si è distribuita la somma di circa
centocinquanta milioni di lire, quale premio, a circa oltre mille allievi. I premi sono di modesta entità, ma, come tali, decisi dagli allievi stessi affinché crescesse in
proporzione inversa il numero dei destinatari.
Nel complesso la somma è ingente soprattutto quando se ne conosca l’origine, che è
la più varia e umanamente straordinaria;
parte delle somma infatti è offerta da semplici cittadini, amici della LATTES, che dedicano un premio di studio al nome di un
loro caro che non è più in vita; altre somme sono rese disponibili da ex-allievi della
scuola che si sono affermati eccezionalmente nell’attività imprenditoriale, altri
ancora provengono da istituti bancari e da
associazioni di categoria.
61
Ma oltre ai settanta e più allievi scelti ogni
anno, si dovrebbe disporre centinaia di
premi per altrettanti allievi poiché tutti
quanti meritano un riconoscimento; sono
convinto che essi trovino, tuttavia, soddisfazione e compenso in ciò che la Scuola
LATTES offre: un po’ di sapienza, parecchia disponibilità e molta dedizione da parte di chi si impegna a indicare le strade, o
anche soltanto i sentieri, essenziali che
conducono alla conoscenza.
(Cartoline d’epoca Collez. Zanetti)
Il caso più interessante e curioso al tempo
stesso si riferisce all’ Associazione torinese
«Amici di Cuneo» costituita per lo più da
affermati professionisti torinesi, i quali
chiamano i premi con il nome di «rosa di
Natale», come segno di cortesia verso le
loro consorti, le quali, al cenone societario
di ogni Natale, rinunciano all’omaggio di
una rosa da parte dei relativi coniugi, affinché la somma sia disponibile come premi di studio in favore degli allievi della
LATTES.
Via Roma o Via Maestra con la bealera nella quale le donne
sciacquavano il bucato. Anni 1890?
62
CHE COSA NE DICONO I MEDIA
In un altro capitolo di questa «storia» si riporta ciò che scrisse «LA PROVINCIA DI
CUNEO» il 4 gennaio 1874 per annunciare
l’apertura della Scuola Comunale di disegno applicato alle arti. Si dovrà arrivare al
21 dicembre 1955 per ritrovare un articolo
sulla LATTES sulle colonne di un giornale
d’informazione; fra il '74 e il '55 un grande
vuoto, non già dovuto, almeno credo, a silenzi per disinteresse pubblico, ma alla malaugurata sorte toccata a gran parte dell’archivio storico, nel quale benissimo si sarebbero inseriti articoli, commenti, cronache.
Raccogliamo da ciò che resta fra le cose
scritte che appaiono più interessanti, trascurando i comunicati e le notizie di normale amministrazione di scarsa rilevanza
storica e di più scarso interesse per lo scopo e anche per la forma e per i contenuti
più tipici, che si sono voluti esprimere in
questo lavoro.
LA GAZZETTA DEL POPOLO di Torino
21/12/55: «GLI STUDENTI LAVORATORI.
FUCINA DI SPECIALIZZATI ALLA SCUOLA PROFESSIONALE».
«I titoli delle prime pagine di tutti i giornali
parlano di professori e di scuole; si tratta,
come è noto, di scuole diurne, perché le
scuole serali, tanto per intenderci, lavorano sodo e in silenzio. Il mondo è degli spe-
cializzati, si dice, e a Cuneo la Scuola Comunale Professionale «Lattes», sorta nel
1873, svolge un’opera altamente meritevole nel campo sociale ed economico, mettendo a disposizione i mezzi per conseguire tale qualificazione... La sera, chi passa
in Via Barbaroux, scopre, disposte nel cortile illuminato, decine e decine di biciclette; appartengono a studenti lavoratori che
giungono da località lontane persino dieci
chilometri, dopo una giornata di lavoro e
sacrificano due ore di sonno sottoponendosi per anni a questo sacrificio... Gli allievi, in un’atmosfera di serietà scientifica, alternando lo studio alla pratica di officina,
si avviano verso un avvenire sereno in
quanto, con la qualifica ottenuta, troveranno occupazioni ben retribuite... Non è vero, ci pare, che la gioventù pensi solo alla
sport. La dimostrazione evidente del contrario è nell’esistenza e nel successo delle
scuole professionali comunali. Ogni sera
centinaia di persone fra professori e allievi
vi si raccolgono stimolate da un desiderio
comune: insegnare, sapere, conoscere, apprendere».
(e.s.)
Lasciamo ora spazio all’appassionato, irriducibile difensore della sopravvivenza della LATTES, il Comm. Luigi Silvestro, vice63
sindaco della Città di Cuneo, al tempo di
questo suo articolo, che si pubblica in parte, Presidente del Consiglio Direttivo della
scuola.
LA GUIDA 10/03/61: «LA SCUOLA SERALE HA UNA FUNZIONE INSOSTITUIBILE».
«...Questa breve cronaca della serata, conclusasi con la distribuzione dei premi ai
migliori allievi e con la consegna di particolari premi della Società Operaia ad allievi, figli dei suoi soci».
Mi permetteranno i lettori della Guida un
breve commento.
Fra molte istituzioni cittadine, questa, la
Scuola serale professionale, che si intitola
al suo benefattore Adolfo Lattes, è la benemerita, se non fra le più note. L’opera che
essa svolge senza tanto frastuono è diretta
a dare ai giovani lavoratori quella integrazione di nozioni tecniche e professionali
che essi, altrimenti, non potrebbero conseguire... È da rilevare che molti giovani non
potrebbero conseguire nel periodo della
scuola dell’obbligo, quell’addestramento
tecnico che loro occorrerà nella vita professionale... Ecco perché ritengo che la
Scuola Professionale Serale abbia ancora
oggi, e forse per molti anni ancora, una sua
preziosa funzione, tanto più che la Scuola
Lattes, autonoma, dotata della necessaria
elasticità di programmi, di metodi, di libertà di iniziativa, potrà sempre svolgere
una dinamica attività, mentre invece le
scuole ad iniziativa statale, ed in genere
quelle di enti solennemente investiti di responsabilità del genere, sono inevitabilmente lente e impacciate ad affrontare le
imperiose necessità, magari di pretto carattere locale, dei nostri tempi. La nostra
Scuola comunale, infatti ha dimostrato, an64
che recentemente, una sensibilità notevole,
imposta da corsi di insegnamento di viva
attualità, il che non sarebbe stato possibile
con gli schemi rigidi di altri... Forse un non
lontano avvenire potrà indurre a rivedere le
posizioni ed i compiti di tale ramo di attività: per ora, almeno, ne sono intimamente
convinto, la Scuola Professionale Comunale ha una sua insostituibile funzione».
Luigi Silvestro
LA GAZZETTA DEL POPOLO di Torino 5
Aprile 1961: «DI SERA ALLA LATTES SI
IMPARA L’ARTE PER VIVERE».
«C’è una Scuola in città che comincia alle
otto di sera. A quell’ora si illuminano le aule del secondo e terzo piano del grande
edificio di Via Bonelli davanti alla Posta.
Cartelle sottobraccio, entrano gli studenti.
Sono di una razza particolare: seri, silenziosi, compiti, non schiamazzano, arrivano
puntuali, salgono in classe, lavorano. Esatto. Lavorano. Per essi alle 20 inizia e alle
22 finisce un secondo mestiere non meno
faticoso di quello che sono soliti fare nelle
ore di sole. Vanno a scuola per migliorarsi,
per conoscere. Sono gli studenti notturni
della Scuola professionale comunale
«Adolfo Lattes». Ci vanno di loro iniziativa,
sono gli studenti migliori; la storia del sapere è anche fatta di queste piccole cose...
Se fosse altrimenti non farebbero alcuni, i
più distanti, tutte le sere dopo una giornata di pesante lavoro 20 o 30 chilometri in
bicicletta e meno ancora li percorrerebbero sotto la pioggia battente o sotto la neve.
Con studenti così i problemi disciplinari,
organizzativi e altri ancora sarebbero risolti in un attimo... La LATTES non è invecchiata. Ha saputo tenersi al passo con i
tempi».
(f.c.)
LOTTE NUOVE 27 Aprile 1964: «UN’ISTITUZIONE CHE È VANTO DELLA NOSTRA CITTÀ».
«Una quantità di artigiani, di piccoli industriali, di imprenditori cuneesi, nonché di
apprezzatissimi operai, cioè di coloro che
costituiscono l’ossatura dell’economia industriale e artigianale di Cuneo e di parecchi Comuni della Provincia, sono usciti dalla LATTES e ne serbano ricordo e vanto...
Che cosa pretende la Scuola Lattes? I Corsi sono severi e la valutazione è seria e si
propone di dare un mestiere... Gli allievi
della LATTES, il loro spirito di sacrificio
offrirebbero spunti per tanti romanzi: un
allievo di Margarita prese in affitto un misero sottoscala; arrivava in treno a Cuneo
tutte le sere, frequentava le lezioni, pernottava e ripartiva alle 5 del mattino per
trovarsi in tempo sul posto di lavoro; un
gruppo di allievi di Tarantasca (erano in
sei) noleggiavano ogni sera una grossa
macchina di servizio pubblico per il periodo del corso frequentato; due fra loro viaggiavano nel cofano posteriore semiaperto...».
(s.g.)
STAMPA SERA 20 novembre 1979: «SONO
OPERAI E CAPI REPARTO I PROFESSORI DELL’ISTITUTO PROFESSIONALE PIÙ
ANTICO».
«Un aspetto singolare di questa Scuola, finanziata dal Comune, è costituito dal Corpo Insegnante; sono anche loro operai capireparto di piccole aziende della zona che
svolgono l’attività di insegnamento per la
passione di insegnare ad altri ciò che essi
sanno».
G. Martini
LA STAMPA 19 Febbraio 1983: «LA
SCUOLA SERALE LATTTES: 110 ANNI
MOLTO BEN PORTATI».
«È la festa di Cuneo: con questa felice intuizione, il senatore Fassino, sottosegretario alla P.I. ha definito la cerimonia organizzata per celebrare i 110 anni di vita della Scuola Lattes, che in Cuneo è un’istituzione, non tanto per gli anni che sono molti e portati benissimo, non tanto per ciò
che insegna poiché di scuole professionali
non c’è carenza, ma per come insegna, per
la serietà che la contraddistingue, per l’organizzazione che si è saputa dare».
(non siglato)
LA GUIDA 22 Marzo 1985: «ALFABETIZZAZIONE INFORMATICA ALLA PROFESSIONALE LATTES».
«La Scuola Comunale Professionale Serale
Lattes, che vanta ormai un’attività ultrasecolare, si è sempre dimostrata attenta alle
esigenze del mercato del lavoro, attivando
sempre nuovi corsi adatti ai tempi. Così all’inizio dell’attuale anno scolastico è stato
istituito un corso di alfabetizzazione informatica, pubblicizzato, in termini di modestia, "Mininformatica".
Il successo di tale corso, che appariva
scontato per quanto riguardava l’affluenza
delle domande, tenuto conto del crescente
interesse per una disciplina che determinerà in misura sempre più prepotente e irreversibile l’esistenza dell’uomo singolo e
dei gruppi sociali.
Con cautela si fissò un programma minimo
per cinquanta ore di lezione durante le
quali gli allievi avrebbero dovuto operare
in limiti pressoché "hobbistici" per "capire"
il calcolatore... Nel prossimo anno, a richiesta degli allievi verrà proposto un secondo livello del Corso con la fiducia che
65
gli attuali posti lavoro (quattro per trenta
allievi) si moltiplichino».
(non siglato)
LA STAMPA 16 Gennaio 1986: «LA BENEMERITA SCUOLA SERALE "LATTES" INSEGNA ANCORA UN MESTIERE AI CUNEESI».
«Questa è una città dove il passato e il presente convivono ancora in buona armonia,
le tradizioni resistono, il progresso non ha
mortificato le generazioni oramai escluse
dal ciclo produttivo
E nel cuore di questa città, in Via Bonelli,
c’è una scuola che si illumina di sera e sembra appartenere a un mondo lontano, finito, tanto che i suoi allievi sono diversi da
quelli che studiano di giorno. Ci riferiamo
alla Scuola Serale Professionale "A. Lattes",
una fra le più antiche d’Italia del settore.
Gli studenti vengono dalla città e dalla provincia; c’è stato un allievo non più giovanissimo che per frequentare un corso arrivava
tre sere alla settimana da Pornassio, oltre il
Colle di Nava, in provincia di Imperia.
Quasi storie da libro "Cuore" che però in
questa città non stupiscono... Dunque, una
Scuola da "Cuore", ma con attrezzati laboratori che rispondono alle nuove esigenze
del mondo del lavoro... Sono questi gli affascinanti segreti di Cuneo: una scuola serale affollata di giovani che vogliono continuare i mestieri dei vecchi; di anziani operai, artigiani, tecnici, laureati mai soddisfatti, sempre alla ricerca del nuovo e del
meglio».
Bruno Marchiaro
LA MASCA 6 novembre 1986: «LA PIÙ
ANTICA SCUOLA DELLA CITTÀ».
«La Scuola oggi è un piccolo capolavoro di
funzionalità didattica e formativa. 400 al66
lievi, che rappresentano un arco culturale
vastissimo – dall’istruzione elementare alla
laurea – e di età e di interessi molto diversificati, un corpo insegnante estremamente qualificato, una direzione competente e
appassionata.
La sera del 31 ottobre (n.d.R.: festa della
Scuola) noi osservatori distaccati e neutrali abbiamo avuto l’impressione che ognuno
di quegli uomini e di quelle donne che gremivano l’atrio della scuola si fosse conquistato il «suo» posto di studio e di apprendimento alla Lattes con un convincimento
ed una fiducia raramente riscontrabile altrove».
Luigi Dalmasso
LA GUIDA 13 Febbraio 1987: «FUNZIONE
SOCIALE E FORMATIVA DELLA SCUOLA
SERALE LATTES».
«...Per poco che si conosca la LATTES si è
subito colpiti dalla qualità dei rapporti
umani che legano allievi e insegnanti. Questo aspetto umano della vita della Scuola
assume un valore profondamente educativo, sia perché si coltivano sentimenti di
colleganza talora sopiti sia perché si offre
ai giovani un’alternativa ad altri incontri, in
altre sedi non sempre esaltanti sul piano
civile e morale».
Giovanni Cerutti
LA MASCA 1° Marzo 1989: «UNA SCUOLA
PER FARE. PREMIAZIONE DEGLI ALLIEVI "LATTES" 1989».
«...È l’atmosfera un po’ comunarda e un
po’ familiare che ti sorprende; ogni anno è
sempre così, quasi controtempo, ovvia e
disarmante, se ti fermi qualche minuto in
più e hai la pazienza della curiosità... È il
giorno della premiazione dell’anno postmoderno 1989... allievi "meritevoli" a ragio-
ne di tante minime e massime virtù oggi un
po’ fuori moda, ormai declassate al rango
di virtù protostoriche, decadute o irrimediabilmente decadenti... Sono qui a riconoscersi in un gesto che ha lo stile della normalità, il senso del comportamento motivato, liberamente accettato in una scuola
che non conosce declino abbandono o selezione, forse perché è una scuola seria, di
una serietà messa alla prova ogni giorno
dalla vita. Mentre risuonano gli applausi, ti
viene in mente quello che è successo qualche giorno prima in un cinema cittadino,
dove manipoli di studenti medi hanno gozzovigliato con parole sceme sulle immagini
di un film non colpevole di altro che di invitarli a pensare... E non puoi non pensare
che questi ragazzi schiamazzanti non hanno mai avuto o hanno perso la capacità e
la libertà di scegliere, mentre questi allievi
della LATTES non hanno paura di scegliere e "vogliono" ancora scegliere».
Luigi Dalmasso
LA VOCE DELL’ARTIGIANO Febbraio
1996: «LA SCUOLA LATTES DI CUNEO».
«Sempre nel campo della formazione professionale, dal 1873, è in attività a Cuneo
la Scuola Municipale "Lattes", in Via Bonelli 5; l’istituto è considerato ormai un’istituzione a livello provinciale. È sì una
Scuola Professionale, ma si prefigge, come
viene enunciato dalla Statuto, anche lo
scopo di educare gli allievi al senso del civismo, alla responsabilità sociale, alla solidarietà; non vuole essere la fotocopia degli
altri centri e degli istituti professionali, ma
si propone anche come spazio educativo e
d’incontro».
(non siglato)
LA GUIDA 15 Gennaio 1998: «IN FILA
PER FREQUENTARE LA SCUOLA SERALE LATTES».
«La fila per andare a scuola. Ogni anno, la
prima domenica di ottobre, quando si
aprono le iscrizioni alla "Scuola Comunale
Professionale Serale Adolfo Lattes" c’è
gente che aspetta pazientemente, in qualche caso fin dall’antivigilia, di aderire ai
corsi. Ogni anno almeno 400 domande non
vengono accolte perché il tetto dei posti a
disposizione è esaurito... Allievi e docenti
amano la scuola perché ne apprezzano l’atmosfera familiare e la serietà...».
Rosangela Giordana
LA GUIDA 10 Luglio 1998: «LATTES:
UNA MODERNA "VECCHIA" SCUOLA - IL
DIRETTORE SERGIO GRISERI LASCIA
DOPO 55 ANNI».
«La Scuola Comunale Professionale Serale
compie 125 anni: un traguardo di prestigio
per questo istituto che potrebbe avere come slogan promozionale "Alla LATTES per
imparare un mestiere; migliorare il mestiere; cambiare mestiere". Ma la LATTES non
ha bisogno di pubblicità perché offre una
sicura dignità di programmi e di attrezzature. Dal 1873, anno di fondazione, hanno
frequentato circa 35 mila allievi; ne abbiamo sentiti diversi, molti "vecchi" ex.
Commenti positivi, soddisfazione per aver
potuto trovare un nuovo lavoro o migliorare la propria professionalità».
Giovanni Giraudo
LA STAMPA 5 Novembre 1998: «EX DIRETTORE DELLA SCUOLA LATTES SALUTA I SUOI 15 MILA ALLIEVI».
«Continuo a definire la "LATTES" inconfondibile nello spazio e irripetibile nel
tempo», ciò che mi scrisse l’emerito pitto67
re Ezzo Chicca, docente alla LATTES per
quasi trent’anni, nel compiacersi per un’esperienza vissuta nella Scuola più bella e
serena del mondo. Non si tratta di giudizi
suggeriti da troppo amore, pur se alla LATTES sono vissuto 55 anni, dei quali 35 in
qualità di direttore di 15mila allievi... Gli
iscritti dell’ultimo anno sono 800 (nell’ultimo quadriennio circa 400 domande ogni
anno non sono state accolte per insufficienza di spazio fisico... Alla LATTES si vive in un clima di serenità, anche di amicizia, ma seriamente, molto seriamente; una
scuola che trova nei suoi straordinari allievi o ex-allievi i migliori agenti pubblicitari.
...E concludo pateticamente, ma in modo
sincerissimo: i miei 15 mila allievi mi mancheranno moltissimo!
Sergio Griseri
CUNEO SETTE 5 Gennaio 1999: «ALLA
LATTES HO LASCIATO IL CUORE».
«Il Comune di Cuneo, amministratore della Scuola, ha voluto festeggiare la lunga e
preziosa opera di Sergio Griseri che lascia
la direzione dopo 35 anni di attività, con
una cerimonia svoltasi nel Salone d’onore
del Municipio di Cuneo. La storia della
LATTES si fonde in un tutt’uno, nel corso
degli ultimi 35 anni, con la vita della città:
dagli anni difficili del dopoguerra, alle contraddizioni del boom economico, alle ultime evoluzioni della tecnica con l’arrivo
dell’informatica e di Internet. Negli ultimi
35 anni hanno varcato la soglia della Scuola quindicimila allievi: tanti davvero, protagonisti a loro volta dentro le aule, nei laboratori, nei corridoi, della storia discreta,
ma irripetibile e inconfondibile».
Sergio Peirone
68
CUNEO SETTE 4 Giugno 1999: «I PIÙ
BRAVI DELLA LATTES».
«Settecentocinquantacinque allievi per
trentanove classi distribuiti in sedici corsi
con quarantadue docenti: sono i numeri
della Scuola Comunale Professionale nell’anno scolastico 1998/99. Nata nel 1873
come Scuola di Arti e Mestieri per insegnare ai giovani del tempo i rudimenti delle attività artigiane, mantiene ancora adesso molte peculiarità che ne hanno qualificato la storia nel corso dei decenni.... Al
termine dell’anno scolastico sono stati premiati settantatrè allievi che hanno dimostrato particolare impegno durante l’ultimo
anno. Presidente del Consiglio Direttivo è
Livio Lanzavecchia a cui abbiamo chiesto
di tracciare il bilancio dell’attività svolta
nel 1998/99. Dice il Presidente: "La Scuola
rimarrà sempre un’istituzione comunale,
ma dovrebbe acquisire quell’autonomia
amministrativa che consenta una gestione
operativa più efficace e moderna. Abbiamo
svolto un’indagine informale tra gli allievi
per sondare nuove esigenze. Sono emerse
le proposte più disparate. Valuteremo nei
prossimi mesi l’opportunità di inserire
nuove materie di studio"».
Sergio Peirone
LA GUIDA 6 Luglio 1999: «LA SCUOLA
COMUNALE LATTES DIVENTA ISTITUZIONE».
«Per una gestione più elastica ed adeguata
ai tempi, nell’ottica dell’autonomia gestionale degli Istituti la Scuola Comunale Professionale "A. Lattes" è diventata istituzione. Lo ha deciso all’unanimità il Consiglio
Comunale, che ne ha anche approvato il
piano tecnico finanziario ed il regolamento. Era un’esigenza sentita da tempo che la
"Lattes" avesse una gestione più adeguata
ai tempi... L’istituzione permetterà l’autonomia della scuola e una maggiore flessibilità didattica. Il regolamento afferma: "È
un Ente strumentale del Comune di Cuneo, al fine di un’organica politica avente
lo scopo della formazione dei lavoratori...;
orienta la propria attività verso nuove esigenze culturali, prefiggendosi di educare al
senso del civismo, alla responsabilità personale e di gruppo, alla solidarietà sociale".
Lo scorso anno, dopo ben 35 anni di reggenza ininterrotta, il Prof. Sergio Griseri
ha passato in testimone a Sergio Antolini
(già docente per 16 anni nella Scuola
N.d.A.)».
Franco Vaccaro
*
*
*
A conclusione di questo capitolo che tratta dei pareri e delle valutazioni espresse
dalla stampa sulla Scuola Lattes, sarà interessante annotare un articolo apparso su
«LA GUIDA» nell’aprile del 1964, dopo circa un anno dell’incarico di Direzione affidato a chi scrive.
Ne è l’autore Luigi Silvestro, al tempo Vice-Sindaco della città e già Presidente del
Consiglio Direttivo della Scuola. Senza i
suoi interventi in sede politica e no, conclamati in difesa della LATTES, destinata
diversamente a scomparire, oggi questa
«storia» non avrebbe probabilmente ragione di essere scritta.
L’A., richiamando gli anni bui di fine secolo per quanto riguarda l’opera educativa e
didattica della nostra Scuola, per altro non
apprezzata abbastanza dal potere che ne
era responsabile, scopre situazioni pericolose, all’epoca dell’articolo, che andavano
ripetendosi in ragione di chi salì dal sottobosco politico.
L’articolo ha, come titolo, «La Scuola - officina della Lattes cerca l’autonomia dall’Istituto Tecnico».
Qui c’è già un velato allarme sulla situazione: i fatti si riferiscono a un periodo durante il quale la Scuola non aveva ancora la
denominazione «LATTES», ma attribuirgliela significava richiamare fatti e situazioni che in qualche modo avrebbero potuto ripetersi.
Ecco i punti salienti dello scritto eventualmente chiosati: «...La Scuola ha incontrato
nel suo novantennio di vita (l’art. si riferisce al 1964) circostanze varie di ambiente
e di possibilità concrete.
A tempi fortunati si sono alternati sovente
tempi fortunosi, ai periodi lieti e sereni sono seguiti periodi turbinosi e minacciosi
che hanno posto in pericolo addirittura la
esistenza...
La Scuola appoggiava quasi per intero le
sue attività all’Istituto Tecnico, che la ospitava, per averne i professori e il Direttore...
I frequenti cambiamenti di direttive e di
metodi creavano incertezze e insufficienze
preoccupanti. Succedevano poi motivi di
attriti e di gelosie, di cui il caso D’Aronco
fu significativo.
Il Prof. Architetto D’Aronco manifestava
idee nuove in architettura. Ma le innovazioni non garbarono a qualcuno per cui
venne promossa un’ispezione ministeriale
(richiesta dall’Istituto Tecnico), non prevista né attesa dal Consiglio Direttivo e
neanche dal Comune.
La Commissione condannava esplicitamente il D’Aronco.
Ma pochi anni dopo, quello stesso D’Aronco, così duramente bocciato dai cuneesi,
tornava da una lusinghiera missione a Costantinopoli, dove era stato vincitore di un
disputato concorso internazionale quale
69
«Architetto Imperiale» ed era acclamato
da tutta Italia...
Problema grave per la Scuola (siamo sempre verso la fine del secolo scorso) era diventato il «Laboratorio», la «Officina».
Non poteva, la Scuola, contentarsi di sola
teoria: occorreva l’addestramento pratico
alle macchine, agli attrezzi. Il problema
venne risolto con un contratto d’affitto da
parte del Comune di alcuni locali che furono attrezzati per lavori in legno, lavori in
ferro, officina fabbri...
Era desiderio, da tempo, della Scuola di
sganciarsi dall’Istituto Tecnico, pur riconoscendone i meriti. Quando la questione dimostrò di essere matura, si provocò una
gravissima crisi.
L’Ospizio Educativo (di Via Amedeo Rossi), visto il buon andamento della Scuola
Serale Comunale e desideroso di scuole artigiane interne, chiedeva e otteneva tutto il
materiale di officina e il fondo residuo dei
L. 2.000. Tramontava così, per allora, la
Scuola-Officina della Scuola Comunale.
(Pare evidente che le pressioni di ogni natura operarono per l’affossamento di quella che fortunatamente sarà la «LATTES»; il
trasferimento non deve aver dato buoni
frutti se pochissimi anni dopo il Comune
tornò a essere titolare della sua Scuola)...
Ma i pericoli per la Scuola non erano finiti. Altre vicende costellarono la sua esistenza, dimostrando a luce meridiana che
si tratta di un’istituzione vitale, che sa superare egregiamente i momenti difficili,
per adempiere al suo compito: preparare
alle professioni tecniche i giovani lavoratori più volenterosi, che non disdegnano il
70
sacrificio e capiscono che cosa vuol dire
attrezzare la mente alle conquiste del sapere».
Luigi Silvestro
Corsi e ricorsi storici: qualche anno dopo
scomparve Luigi Silvestro; senza porre
molto tempo, alla Direzione della LATTES
fu presentata, in modo più o meno riservato, la proposta di trasferire la LATTES in
altra sede, in proiezione (fantasiosa!) di
una migliore sistemazione con ipotetici
vantaggi economici in seguito ad altrettante ipotetiche sovvenzioni pubbliche.
Il fatto reale era la necessità di reperire in
sede idonea aule e laboratori per sistemare meglio l’Avviamento Professionale, sistemazione da scambiarsi con un molto
molto improbabile miglioramento della sistemazione LATTES.
Ma sarebbe stato necessario affossare
(un’altra volta!) la nostra Scuola per liberare da qualunque vincolo ideale e legale i
locali ricostruiti sul terreno del lascito intoccabile di Adolfo Lattes finché la Scuola
sarebbe vissuta! E c’è da credere, veramente, che sopravviva!
La Scuola Lattes è come una vecchia zia
che qualcuno si aspetta che muoia, ma non
se ne decide mai!
Per concludere: la questione assumeva
una certa rilevanza, dal momento che era
stata posta, sia pure in forma non ufficiale,
da un emerito personaggio componente la
giunta municipale, consenso all’interno
della quale l’idea, a quanto mi risulta, non
ebbe gran seguito.
CONCLUSIONE
Tutta qui, la Scuola Comunale Professionale Serale Adolfo Lattes di Cuneo, per quanto rimane di scritto e per
quanto si può riesumare con la memoria.
Sono molto grato al prof. Alberto Valmaggia, Vice-Sindaco di Cuneo e Assessore ai
Servizi socio educativi, per avermi suggerito di scrivere questa storia, verissima, forse un po’ esaltata per troppo amore. Ma il
troppo amore non è peccato!
A un intervistatore televisivo, che, anni fa,
mi chiese a bruciapelo che cosa fosse per
me la Lattes, risposi d’istinto senza pensarci un attimo: «La vita!».
E lo è proprio stata.
Un grazie al dott. Renato Peruzzi per la
disponibilità nella redazione della parte
giuridica relativa al nuovo statuto.
Ho debito di riconoscenza con la dattilografa, Signorina Debora Tonelli, già allieva
della LATTES nei Corsi di Dattilografia e
Informatica che collaborò alla stesura dattilografata della prima bozza di stampa;
inoltre sono grato alla Signora Enrica Terzuolo che, con cura, trasferì e corresse su
PC il lavoro nel testo definitivo, nonché al
nuovo Direttore, Sergio Antolini, per l’utile collaborazione.
Un particolare apprezzamento spetta a
buon diritto all’amico Mario Merlino per
l’intelligente e attenta cura formale tipografica e anche all’amico M.C. (che non
vuole essere identificato) per i rilievi fotografici più recenti.
Gratitudine, infine, mia e di tutta la
LATTES, al Sindaco Elio Rostagno per
aver accolto con ottimo animo l’idea di fermare nel tempo e trasferirlo ai posteri
quanto era rimasto, confuso nella nebbia
della dimenticanza, di un’istituzione che da
125 anni fa parte, non soltanto marginale,
della storia della Città di Cuneo per il suo
impegno umano, culturale e sociale.
Dedico questo lavoro alla LATTES, docenti allievi amici di un secolo e un quarto,
con l’augurio che il secondo millennio sia
prospero di tanta fortuna.
Sergio Griseri
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La storia recente può riepilogarsi nelle pagine che seguono attraverso due fatti diversi:
• Una bozza di modifica allo «Statuto Regolamento» previgente formulata dal Consiglio Direttivo a fine 1997;
• L’estratto del «Regolamento della Istituzione» approvato dal Consiglio Comunale nel 1999 che costituisce ora
il vero fondamento operativo della Scuola.
Il primo documento viene riportato solamente a titolo dimostrativo di quel complesso ed articolato processo
che ha condotto all’assetto attuale attraverso valutazioni e revisioni in adeguamento alle norme che, segno dei
tempi, evolvono in modo costante ed intenso.
SCUOLA PROFESSIONALE COMUNALE «ADOLFO LATTES»
STATUTO - REGOLAMENTO (Bozza di proposta di modifica)
CAPO I
LE FINALITÀ
Art. 1
La Scuola ComunaIe Professionale Serale «Adolfo Lattes» trae la sua origine dalla progressiva trasformazione della Scuola di disegno applicato alle arti, fondata dal Comune di Cuneo nel 1873.
Essa ha sede, a termine di disposizione testamentaria, nello stabile legato aI Comune di Cuneo compreso fra le
Vie Bonelli, Alba e Barbaroux.
La Scuola Comunale ProfessionaIe «Adolfo Lattes» ha per scopo la formazione e I’aggiornamento dei lavoratori,
finalizzando la sua azione tecnico-didattica alla soddisfazione delIe richieste degIi allievi e del mondo del lavoro cuneese; orienta la propria attività verso nuove esigenze culturali imposte dai più ampi orizzonti della conoscenza.
Si prefigge di educare al senso del civismo, alla responsabilità personale e di gruppo alla solidarietà.
Art. 2
La Scuola è amministrata dal Comune, sovrintende al suo funzionamento un Consiglio Direttivo di cui una parte
dei componenti è nominata dal Consiglio ComunaIe.
CAPO II
I CORSI
Art. 3
I Corsi istituiti dalla Scuola Comunale Professionale Serale «Adolfo Lattes», di norma di durata semestraIe per ogni
anno solare, prevedono indirizzi tecnico-professionali e linguistico-culturali con curricoli annuali, biennaIi e triennali
a seconda della difficoltà e dell’ampiezza dei contenuti didattici dei corsi stessi.
La struttura dei Corsi è definita, aggiornata, modificata, in rispondenza alle esigenze e agli interessi tecnico-culturali degli utenti, tenuto conto dei limiti operativi di natura tecnica relativamente alla reperibilità di docenti capaci
e disponibili nonché alla consistenza delle somme stanziate nel bilancio comunale; tale responsabilità è affidata al
Consiglio Direttivo della Scuola.
La responsabilità organizzativa generale è affidata al Consiglio Direttivo; il compito operativo spetta aI Direttore
della Scuola che ne risponde di fronte al Consiglio stesso.
CAPO III
IL PERSONALE NON DOCENTE
Art. 4
Il personale della Scuola è nominato annualmente dall’Amministrazione Comunale per il periodo necessario all’organizzazione e all’attuazione dei corsi programmati dal Consiglio Direttivo, previa approvazione del Consiglio Comunale e comprende:
a) un Direttore
b) un segretario scelto dall’Amministrazione fra iI personale di ruolo del Comune
c) un docente incaricato alla sostituzione del Direttore in caso di sua temporanea assenza
d) docenti in numero sufficiente a sopperire alle necessità didattiche della Scuola, nominati dal Consiglio Direttivo
e) un congruo numero di personale addetto alle pulizie.
Può essere assunto o nominato un applicato di segreteria.
72
Art. 5
Il Direttore dirige l’andamento della Scuola sulla base delle direttive fissate dal Consiglio Direttivo e dei programmi dal medesimo approvati; è iI rappresentante Iegittimo delIa Scuola ed è responsabile della buona conservazione dei locali, del materiale tecnico-didattico e delle attrezzature in dotazione alla Scuola; vigila sull’espletamento
delle mansioni affidate al personale non insegnante.
Provvede alla disciplina della Scuola ed assume, in caso di necessità ed urgenza, anche provvedimenti di natura
straordinaria, che dovranno essere ratificati dal Consiglio Direttivo; presiede le commissioni di esame, nomina i
commissari interni e rilascia attestati e certificati agli allievi e agli insegnanti.
Il Direttore amministra inoltre il fondo annuale messogli a disposizione dal Comune per le spese economali della
Scuola e sottoscrive la corrispondenza della Scuola; al termine di ogni anno scolastico redige per l’Amministrazione Comunale apposita relazione sull’andamento della Scuola, sottoposta preventivamente al parere del Consiglio
Direttivo.
È membro di diritto del Consiglio Direttivo.
Art. 6
Il segretario è preposto ai servizi di segreteria della Scuola, sotto la vigilanza del Direttore.
Il segretario tiene aggiornato il protocollo della corrispondenza in arrivo ed in partenza; cura la tenuta dei registri
di ammissione e di iscrizione, degli inventari; sbriga la corrispondenza ordinaria della scuola; assiste alle sedute del
Consiglio Direttivo e raccoglie in appositi registri i relativi processi verbali che verranno da lui sottoscritti unitamente
al Presidente.
In assenza del segretario, il processo verbale può essere redatto da un consigliere nominato tra i presenti.
Redige gli avvisi di convocazione della seduta e ne cura il recapito; provvede per gli atti, i documenti, le statistiche
e le altre operazioni che venissero disposte dal Presidente del Consiglio Direttivo o dal Direttore della Scuola.
Sottoscrive, inoltre, unitamente al Direttore, i certificati e gli attestati, nonché tutti i rendiconti di natura contabiIe.
Può essere coadiuvato nelle sue mansioni da un applicato di segreteria.
CAPO IV
IL CONSIGLIO DIRETTlVO
Art. 7
Il Consiglio Direttivo della Scuola è così composto:
a) da otto a dieci rappresentanti delI’Amministrazione Comunale, nominati dal Consiglio Comunale, di cui tre
scelti dalla minoranza
b) iI Direttore della scuola, membro di diritto
c) un rappresentante del settore tecnico-amministrativo del Comune di Cuneo
d) un rappresentante del Personale Insegnante designato dai docenti
e) un esperto nel campo della formazione professionale scelto dal Consiglio Direttivo tra persone estranee alIa
scuola
f) un rappresentante degli allievi designato dagli allievi stessi.
I rappresentanti di cui alle lettere a), c), e) durano in carica quattro anni per la durata normale del Consiglio Comunale.
Gli altri membri del Consiglio Direttivo decadono ogni biennio.
I componenti il Consiglio Direttivo possono essere rieletti ovvero rinnovati nel loro incarico ovvero sostituiti in caso di impedimento a ricoprire l’incarico.
II Consiglio Direttivo è convocato dal Presidente in seduta ordinaria almeno quattro volte ogni anno scolastico e,
di norma, nei mesi di settembre, novembre, febbraio e maggio.
Il Consiglio Direttivo propone al Consiglio Comunale le nomine dei docenti, stabilisce annualmente la tipologia e
la quantità dei corsi; approva i programmi didattici per la realizzazione dei piani di studio e di lavoro; propone all’Amministrazione ComunaIe eventuale sostituzione di docenti e non docenti che si rendesse necessaria nel corso
delI’anno scolastico; sovrintende al funzionamento della Scuola, formulando proposte o pareri vincolanti per il Direttore; propone all’Amministrazione Comunale i nominativi dei docenti e l’entità dei rimborsi forfettari delle spese; esamina, ai fini della ratifica, i provvedimenti di natura straordinaria assunti dal Direttore; approva il Regolamento interno proposto dal Direttore; provvede all’incremento delI'attività scolastica e a tutto quanto possa riguardarne lo sviIuppo e il raggiungimento dei fini; fissa l’inizio dell’anno scolastico e la data degli esami; determina il calendario-orario delle lezioni; propone all’Amministrazione Comunale le spese necessarie per il buon andamento della Scuola; decide l’utilizzo delle somme stabilite nel bilancio comunale limitatamente alle spese per il materiale didattico e di consumo e ne riferisce periodicamente all’Amministrazione Comunale; eroga eventuali redditi della Fondazione «A. Lattes»; esprime le proprie considerazioni sulIa relazione finale del Direttore; approva annualmente il rendiconto presentato dal Direttore relativo all’utiIizzo del fondo annuale per le spese economali; assegna i premi di studio e le attestazioni in merito agli allievi su proposta del Direttore; decide sulle sospensioni o
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sulle espulsioni degli allievi passibiIi di gravi mancanze disciplinari; designa il docente che sostituisca, in caso di assenza, iI Direttore.
Art. 8
L’attività del Consiglio Direttivo è ordinata da un Regolamento interno proposto dal Consiglio stesso all’Amministrazione Comunale.
Le deliberazioni del Consiglio sono valide se assunte dalla metà più uno dei membri del Consiglio stesso e a maggioranza assoluta dei presenti.
A parità di voti, prevale il voto del Presidente.
I processi verbali delle sedute sono stesi dal Segretario e sottoscritti anche dal Presidente.
Art. 9
Il Presidente del Consiglio Direttivo è eletto a maggioranza semplice dal Consiglio stesso fra i rappresentanti di cui
alla lettera a) del precedente articolo 7.
Dura in carica quattro anni e può essere rieletto al termine del mandato.
Il Presidente convoca e rappresenta il Consiglio Direttivo, dirige le discussioni nel corso delle sedute e ne sottoscrive i processi verbaIi redatti dal segretario.
CAPO V
II PERSONALE DOCENTE
Art. 10
Il personale docente è nominato a domanda dal Consiglio Comunale su proposta del Consiglio Direttivo delIa
scuola.
La durata delIa nomina corrisponde al calendario annuale delIe lezioni previsto per l’attuazione del corso cui il docente è preposto.
Le nomine avvengono secondo criteri oggettivi, fissati dal Consiglio Direttivo che tengono conto delle capacità professionali, dell’esperienza didattica e dei titoli culturali di ciascun docente.
I docenti operano in qualità di volontari, non sono soggetti ad alcuno stato giuridico o da norme relative a lavoro dipendente; elaborano, singolarmente o in gruppo, le linee di sviluppo del programma didattico, ne prospettano al Consiglio Direttivo eventuali variazioni o aggiornamenti ritenuti utili ai fini che la scuola si propone.
Ai docenti è riconosciuto un rimborso spese forfettario rapportato al numero degli accessi previsti per ogni corso,
dal calendario dalla scuola predisposto dal Consiglio Direttivo.
Le assenze temporanee non sono coperte da supplenti e vengono recuperate in giorni diversi, benché non previsti dal calendario, fino al completamento del monte ore prestabiIito.
Il docente dimissionario o impedito nella sua attività nel corso dell’anno scolastico è sostituito dall'Amministrazione Comunale su proposta del Direttore della scuola sentito iI parere del Consiglio Direttivo.
I docenti designano il loro rappresentante in seno al Consiglio Direttivo.
CAPO VI
GLI ALLIEVI
Art. 11
Sono ammessi a frequentare i corsi delIa Scuola Lattes, nei limiti del numero dei posti disponibili di ogni corso, di
norma coloro che abbiano compiuto iI sedicesimo anno di età o lo compiano nell’anno solare della domanda di
iscrizione, previo versamento della tassa di iscrizione fissata dal Consiglio Direttivo.
L’ammissione ai corsi avviene nel rigoroso ordine di presentazione delIe domande secondo le forme e i modi che
di anno in anno vengono resi pubblici.
GIi allievi debbono attenersi alIe norme stabilite dal Regolamento interno della Scuola, del quale prendono visione prima delI’atto formale dell’iscrizione, nonché alle disposizioni che la Direzione delIa scuola potrà emanare.
Non è ammessa la frequenza a più di un corso per ogni anno scolastico.
Nei casi di ripetute assenze non giustificate, l’allievo è considerato d’ufficio rinunciatario.
Sono ammessi agli esami di fini corso gli aIlievi che computino un numero di assenze complessivo non superiore
a un terzo delle lezioni previste dal calendario scolastico per ogni singola materia.
Sono concessi premi di studio per assiduità e comportamento assegnabiIi seguendo iI rigoroso ordine di una graduatoria di merito che annuaImente è resa pubblica.
Art. 12
Il presente Statuto annulIa e sostituisce lo Statuto e il Regolamento approvato con deliberazione del Comune di
Cuneo del 26.09.1830 e della Prefettura con visto 15.10.1930 nonché ogni aItra successiva modifica.
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ESTRATTO DEL
«REGOLAMENTO DELLA ISTITUZIONE»
DELLA SCUOLA COMUNALE PROFESSIONALE
«ADOLFO LATTES»,
APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE
NELLA SEDUTA DEL 28 GIUGNO 1999
ARTICOLO 1 - OGGETTO DEL REGOLAMENTO
1. È costituita a sensi degli art. 22 - 3° comma lett. d) e 23 della legge 8.6.1990, n. 142 nonché dall’art. 62 dello Statuto del Comune di Cuneo l’Istituzione monofunzionale, dotata di autonomia gestionale, denominata
«Scuola Comunale Professionale "Adolfo Lattes"», per l’esercizio dell’attività della preesistente analoga Scuola
traente origine dalla progressiva trasformazione della «Scuola Serale d’Arti e Mestieri» fondata nel 1873.
2. L’Istituzione è Ente strumentale del Comune di Cuneo al fine del perseguimento di una organica politica avente lo scopo della formazione, dell’aggiornamento e della riqualificazione di lavoratori, la finalizzazione di azioni tecnico-didattiche al soddisfacimento di richieste degli allievi, di esigenze del mondo del lavoro cuneese;
orienta la propria attività verso le nuove esigenze culturali imposte da più ampi orizzonti della conoscenza prefiggendosi, in ogni caso, di educare al senso del civismo, alla responsabilità personale e di gruppo, alla solidarietà sociale.
3. L’Istituzione ha il compito di promuovere, di organizzare e di attuare attività didattiche, formative, di aggiornamento, di supporto, collocate nell’ottica del precedente comma, svolgendo il relativo compito secondo criteri di efficacia, efficienza ed economicità.
ARTICOLO 2 - SCOPI E FINALITÀ DELL’ISTITUZIONE
1. Il raggiungimento degli obiettivi generali enunciati al precedente articolo 1 è demandato a corsi formativi, di
aggiornamento, ecc. che la Istituzione programma e gestisce.
2. Le attività corsistiche in parola prevedono curriculi annuali, biennali e/o triennali graduati a seconda delle difficoltà e dell’ampiezza didattica dei corsi stessi.
3. La struttura dei corsi è definita dal Consiglio di Amministrazione in rispondenza alle risorse ed agli interessi
locali.
4. L’Istituzione può compiere, nei limiti delle risorse disponibili, azioni strumentali e di supporto riferite all’ambito
formativo e professionale, anche a favore di enti, associazioni, ecc.; è l’interlocutore privilegiato del Comune di
Cuneo nell’eventualità di azioni formative dal medesimo proposte; in tal caso, potrà far carico al Comune di
Cuneo l’onere concernente l’attività didattica.
ARTICOLO 3 - ELENCAZIONE ORGANI
Sono organi dell’Istituzione:
a) Il Consiglio di Amministrazione, b) Il Presidente, c) Il Direttore.
ARTICOLO 4 - IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
1. Il Consiglio di Amministrazione è composto dal Presidente e da sei membri, nominati dal Sindaco secondo criteri di professionalità e di esperienza.
omissis
ARTICOLO 5 - COMPETENZE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
1. Al Consiglio di Amministrazione compete la gestione ordinaria e straordinaria dell’Istituzione. Esso adotta, nei
limiti del presente regolamento e secondo gli indirizzi forniti dal Comune di Cuneo, tutte le decisioni che non
siano, per legge o statuto o regolamento di competenza del Presidente, del Direttore o del Comune di Cuneo.
omissis
75
4. Il Consiglio di Amministrazione dura in carica fino alla nomina dei successori che avviene a seguito del rinnovo del Consiglio Comunale.
omissis
6. Ai consiglieri non spetta compenso alcuno.
omissis
ARTICOLO 6 - FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
1. Il Consiglio di Amministrazione è convocato dal Presidente almeno una volta al mese. Può essere convocato
anche su richiesta del Sindaco. Il Presidente é tenuto a convocare il Consiglio entro 15 giorni dal ricevimento
della richiesta. In caso di inerzia, decorsi quindici giorni, provvede il Sindaco.
omissis
6. Il Consiglio a maggioranza o il Presidente possono invitare alle riunioni chiunque ritengano opportuno per chiarimenti o comunicazioni relativi agli argomenti contenuti nell‘ordine del giorno. Tali invitati devono uscire dalla sala delle adunanze al momento del voto.
omissis
ARTICOLO 7 - ATTI DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
1. Ogni decisione assunta dal Consiglio di Amministrazione viene riportata in un atto deliberativo redatto dal Segretario e firmato da quest’ultimo e dal Presidente.
omissis
4. Tutte le deliberazioni, vengono pubblicate per quindici giorni consecutivi all’Albo Pretorio del Comune di Cuneo e, contemporaneamente, alla bacheca dell’Istituzione.
5. Tutti gli atti deliberativi, diventano esecutivi con le modalità di cui all’art. 47 - comma 2°, della Legge 8/6/1990
n. 142 e successive modifiche ed integrazioni, ad eccezione degli atti fondamentali sottoposti al controllo di
merito da parte del Comune.
omissis
7. Sono considerati «atti fondamentali», le deliberazioni assunte dal Consiglio d’Amministrazione in materia di:
a) Bilancio pluriennale, b) Relazione previsionale programmatica, c) Bilancio preventivo annuale, d) Rendiconto
della gestione, e) Variazioni di Bilancio, f) Sistema tariffario.
8. Gli atti di cui alle lettere a), b), c), d) sono sottoposti alla approvazione con i tempi e le modalità indicate ai
successivi articoli 16 e 18.
Le variazioni di bilancio sono sottoposte ad approvazione nei modi indicati al successivo articolo 19.
Il sistema tariffario dei servizi erogati viene sottoposto alla approvazione da parte della Giunta Comunale.
omissis
ARTICOLO 8 - RESPONSABILITÀ DEI CONSIGLIERI D’AMMINISTRAZIONE
1. I Consiglieri d’Amministrazione devono adempiere ai doveri connessi con il loro mandato nel rispetto dello Statuto del Comune di Cuneo, del presente Regolamento, dei Regolamenti Comunali applicabili per l’Istituzione,
delle finalità e degli indirizzi indicati dal Consiglio Comunale.
omissis
ARTICOLO 9 - IL PRESIDENTE
1. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione è altresì Presidente della Istituzione e ne assume la legale rappresentanza, esercitando tutte le funzioni attribuitegli dalla legge, dallo Statuto, dai regolamenti.
2. Il Presidente esercita altresì le seguenti funzioni:
a)
convoca e presiede il Consiglio di Amministrazione, ne promuove e ne coordina l’attività; sottoscrive le
deliberazioni, la corrispondenza ed i documenti relativi all’attività del Consiglio;
b) coordina l’attività dell’Istituzione, sovrintende e vigila sull’esecuzione delle deliberazioni e sull’andamento
dell’Istituzione;
c)
esegue gli incarichi affidatigli dal Consiglio d’Amministrazione;
d) attua le iniziative di informazione e di partecipazione previste dalla legge e dallo statuto;
e)
riferisce periodicamente all’Amministrazione Comunale circa l’andamento della Istituzione e rappresenta
la Istituzione nei rapporti con il Comune e le altre Autorità;
omissis
76
ARTICOLO 10 - IL DIRETTORE
1. Il Consiglio di Amministrazione nomina il Direttore con contratto non di dipendenza e ne determina il compenso.
2. Il Direttore è l’organo cui compete la responsabilità gestionale dell’Istituzione.
omissis
ARTICOLO 11- IL PERSONALE
1. Il Comune di Cuneo individua nell’ambito della propria dotazione Organica un dipendente ... e lo assegna a
disposizione funzionale dell’Istituzione, assumendone le spese e gestendone lo stato giuridico.
ARTICOLO 12 - FORME DI COLLABORAZIONI
1. Ove occorra l’Istituzione potrà integrare la dotazione suddetta con eventuali contratti di prestazione di opera
a termine.
2. Il Consiglio di Amministrazione si avvarrà mediante contratti di prestazione d’opera della collaborazione di consulenti in relazione ai progetti e agli insegnamenti da attuare, provvedendone alla relativa gestione.
omissis
ARTICOLO 13 - VOLONTARIATO
1. Nell’espletamento delle proprie funzioni l’Istituzione potrà in ogni caso avvalersi di prestazione di volontariato
di persone interessate ad attività socialmente utili secondo la regolamentazione comunale confacenti agli obiettivi da raggiungere, attivando forme di collaborazione sia a livello individuale sia a livello associativo.
ARTICOLO 14 - CRITERI INFORMATIVI
1. L’Istituzione, informa la propria attività a criteri di efficacia, efficienza ed economicità.
2. L’Istituzione, espleta i propri compiti, contando sulle seguenti risorse finanziarie: rette e tariffe dei servizi, lasciti e donazioni, contributi ed integrazioni da parte di Enti, trasferimenti da parte del Comune di Cuneo.
ARTICOLO 15 - BENI A DISPOSIZIONE
1. La dotazione economica iniziale è costituita dall’insieme dei beni strumentali già destinati alla Scuola elencati
in appositi inventari.
2. Il Comune di Cuneo mette a disposizione dell’Istituzione i locali scolastici necessari all’assolvimento dei compiti accollando gli oneri relativi alla manutenzione ordinaria e straordinaria, alla pulizia, al riscaldamento, alle spese per l’energia elettrica e l’acqua potabile, e provvedendo ad essi direttamente.
3. All’Istituzione compete l’onere per la manutenzione, il miglioramento e l’implemento delle attrezzature, le spese telefoniche e quelle non segnatamente poste a carico del Comune.
ARTICOLO 16 - IL BILANCIO PREVENTIVO ANNUALE
1. La contabilità dell’Istituzione si incentra sul Bilancio preventivo, che ha la durata di un Esercizio Finanziario, con
inizio al 1° gennaio e termine al 31 dicembre di ogni anno.
2. Il Bilancio preventivo osserva i principi del pareggio economico e finanziario, attraverso l’equilibrio dei costi e
dei ricavi, compresi i trasferimenti.
omissis
4. Il Bilancio dell’Istituzione, preventivamente visionato da parte del Collegio dei Revisori dei conti ed accompagnato da una loro relazione, viene approvato da parte del Consiglio Comunale, contestualmente alla deliberazione con la quale viene approvato il Bilancio preventivo del Comune di Cuneo. Il Bilancio dell’Istituzione, costituisce allegato al Bilancio Comunale ed è sottoposto alle medesime procedure di pubblicazione.
omissis
ARTICOLO 17 - IL BILANCIO PLURIENNALE
1. Il bilancio preventivo si integra nel bilancio pluriennale e determina, insieme alla relazione previsionale programmatica, le linee guida dell’attività. Esso deve essere aggiornato oppure confermato annualmente; ha durata triennale, e comprende, distintamente per esercizio, le previsioni dei costi e dei ricavi della gestione. Analogamente al bilancio preventivo, fa parte del bilancio pluriennale del Comune di Cuneo.
ARTICOLO 18 - IL RENDICONTO DI GESTIONE
omissis
77
3. Viene sottoposto all’esame del Collegio dei Revisori dei conti, che relazionano in merito, ed all’approvazione di
merito del Consiglio Comunale contestualmente alla deliberazione di approvazione del Rendiconto di Gestione
del Comune e ne costituisce un allegato.
omissis
ARTICOLO 19 - VARIAZIONI DI BILANCIO
1. Le variazioni al Bilancio di Previsione annuale e pluriennale sono adottate con deliberazione del Consiglio di
Amministrazione.
2. Le variazioni di bilancio che richiedono maggiori trasferimenti da parte del Comune di Cuneo sono soggette
alla approvazione del Consiglio Comunale; il Consiglio di Amministrazione ha la facoltà di dare attuazione anticipata a queste ultime con deliberazione motivata.
ARTICOLO 20 - LA GESTIONE DI BILANCIO
1. La gestione finanziaria del Bilancio dell’Istituzione avviene nel rispetto della normativa vigente per gli Enti Locali, del Regolamento di contabilità del Comune di Cuneo e del Regolamento per la disciplina dei contratti del
Comune di Cuneo.
omissis
3. Eventuali avanzi finanziari di gestione devono essere applicati al bilancio di previsione annuale con pari riduzione del trasferimento comunale.
4. Eventuali disavanzi sono ripianati dal Comune con maggiori trasferimenti a sensi di legge secondo la procedura del «debito fuori bilancio».
ARTICOLO 21 - TRASFERIMENTI DI FONDI
1. Il Comune trasferisce annualmente in due rate di pari importo i fondi iscritti a bilancio annuale per il funzionamento dell’Istituzione.
omissis
ARTICOLO 22 - SALVAGUARDIA DEGLI EQUILIBRI DI BILANCIO
1. L’Istituzione rispetta durante la gestione e nelle variazioni di Bilancio il pareggio finanziario e tutti gli equilibri
stabiliti in Bilancio per la copertura delle spese.
2. Almeno una volta e, comunque, entro il 30 giugno di ciascun anno, il Consiglio di Amministrazione provvede
con deliberazione ad effettuare la ricognizione sullo stato di attuazione del programma.
In tale sede il Consiglio di Amministrazione dà atto del permanere degli equilibri di bilancio.
In caso di accertamento negativo, ne dà immediata comunicazione alla Civica Amministrazione.
3. Qualora il Consiglio di Amministrazione, nel corso dell’Esercizio, richieda un ulteriore trasferimento finanziario
da parte del Comune, a salvaguardia degli equilibri di Bilancio, la Civica Amministrazione suggerisce forme di
economia di spesa o di entrata idonee a ripristinare il pareggio di Bilancio.
4. Qualora si riconosca non vi siano alternative, il Consiglio Comunale provvede al ripiano dopo aver reperito sul
Bilancio Comunale la necessaria disponibilità finanziaria.
5. La deliberazione di concessione del maggior trasferimento, deve contenere suggerimenti atti ad evitare il riprodursi, negli Esercizi futuri, di tale situazione.
ARTICOLO 23 - IL TESORIERE
1. L’Istituzione si avvale del medesimo Tesoriere del Comune di Cuneo.
omissis
ARTICOLO 24 - COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
1. Il Collegio dei Revisori dei Conti del Comune di Cuneo, estende le proprie funzioni all’Istituzione, nei medesimi termini e con le medesime competenze previste per il Comune di Cuneo dalle Leggi vigenti, dallo Statuto
del Comune di Cuneo e dal Regolamento di contabilità del Comune di Cuneo.
ARTICOLO 25 - CONTRATTI
1. L’Istituzione provvede agli appalti, ai lavori, a tutte le forniture, agli acquisti, alle alienazioni, agli affitti, ai trasporti e a quant’altro occorra al suo funzionamento, mediante contratti, in conformità alle vigenti disposizioni
di legge, di Statuto e dei regolamenti. Ai contratti dell’Istituzione si applicano le norme relative ai contratti del
Comune.
78
ARTICOLO 26 - SPESE ED OPERE IN ECONOMIA
1. Possono essere effettuati in economia gli acquisti urgenti di materiale, le esecuzioni di opere e di servizi e le
forniture occorrenti al funzionamento ordinario dell’Istituzione; alla ordinazione delle conseguenti spese provvede il Direttore.
ARTICOLO 27 - CONCESSIONE A TERZI DEI LOCALI
1. Il Consiglio di Amministrazione può concedere a terzi l’utilizzo dei locali di cui all’art. 15 del presente Regolamento, a condizione che esse non alterino il calendario dei programmi già predisposti e non comportino oneri di alcun tipo per il Comune o l’Istituzione.
ARTICOLO 28 - VIGILANZA E VERIFICA DEI RISULTATI
1. Compete a ciascuno degli Organi Comunali la vigilanza sull’andamento della gestione dell’Istituzione e sui risultati conseguenti.
omissis
5. Compete al Consiglio Comunale, periodicamente, verificare i risultati della gestione dell’Istituzione ed il raggiungimento delle finalità prefissate. Può, con proprio atto deliberativo, esprimere in proposito valutazioni e
fornire suggerimenti ed indirizzi.
ARTICOLO 29 - FREQUENZA DEGLI ALLIEVI
La frequenza degli allievi è subordinata al pagamento di una quota determinata dal Consiglio di Amministrazione
in relazione alle esigenze di bilancio.
ARTICOLO 30 - ISTITUTI DI PARTECIPAZIONE
L’Istituzione promuove forme di partecipazione prevedendo possibilità di scambi e di informazione e comunicazione reciproca tra personale docente e allievi, favorendo altresì rapporti con gli Organi dell’Istituzione stessa.
ARTICOLO 31- MODIFICHE DEL REGOLAMENTO
omissis
ARTICOLO 32 - NORME FINALI
omissis
79
INDICE
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
5
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
9
Irripetibile e inconfondibile . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
11
Un po’ di storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
13
I registri storici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
25
Statuti e Regolamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
34
I Corsi Lattes . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
37
Le attrezzature di Laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
54
I protagonisti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
57
Che cosa ne dicono i «media» . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
63
Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
71
Bozza di proposta di modifica . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
72
Appendice: «Estratto del Regolamento della Istituzione» . .
pag.
75
Fotocomposizione:
80
(Cuneo) - Stampa: TIPOLITOEUROPA (Cuneo)
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una CITTÀ - A. Lattes