GIAMBATTIST A GIFUNI
~
!
PER
DELLO STESSO AUTORE
.,.
')
Varia, Foggia, Frattarolo, 1930.
Origini del ferragosto lucerino, 2" edizione, Lucera, Pesce,
1933.
.1
IL RICUPERO
DELLA "LEX LUCERINA"
SUI BOSCHI
SACRI
La Fortezza di Lucera, Lucera, Pesce, 1935.
Lucera, 2" edizione, Urbino, Stabilimento tipografico editoriale urbinate, 1937.
Il Trihunale di Lucera dal 1808 al 192.3, Roma, Edizioni
de cL' arte grafica., 1937.
Lucera Augustea, Urbino, S. T. E. U., 1939.
Profili e scorci di storia, Napoli, Artigianelli, 1942.
Meminlsse fuvabit
..'
NAPOLI
MCMXLII~XX
.'
~--
;.
<~
..
r
;
,
H. ~".'
!._>t:;_':"':'~\,
UN' ANTICHISSIMA LEX LUCERINA
E UN VOTO DI TEODORO MOMMSEN
.)
Da oltre un mese tutta Lucera, cioè non solamente la parte intellettuale della cittadinanza ma
anche quella incolta, non seconda alla prima (ne
ha dato prova durante l'ultima campagna di scavo
nell' area dell' Anfiteatro romano) nel culto per le
antiche memorie patrie, vive in aspettazione d'una
scoperta archeologica destinata.a mettere a rumore
il campo degli studiosi di archeologia e di storia
non meno) anzi più, di qucella che, qualche anno
fa, - rivelandoci il testo integrale d'un' epigrafe dedicatoria da cui rilevava si che l'Anfiteatro era stato
costruito «in onore di Augusta :. - fece piena luce
sull' epoca precisa della fondazione della colonia
militare di Lucera.
Si tratterebbe adesso di mettere, o, meglio, di
rimettere in Iute una iscrizione arcaica che, circa
un secolo fa, nel 1847, -dopo il casuale suo ritrovamento, sarebbe stata, dicono, murata in un an.11;010 del palazzo Bruno,
e precisamente in quell'angolo che, ora è più d'un mese, veniva dai
~
..
r
12
,
UN ANTICHISSIMA
comproprietari
LEX LUCERINA
fatto puntellare,
minacciando
E UN VOTO DI TEODORO MOMMSEN
ro-
Vlna.
Or, nell'imminenza dei necessarii lavori di consolidamento delle fondazioni, ci sia lecito formulare
il voto che la R. Soprintendenza alle opere di antichità della Puglia spieghi il vigile, fattivo suo
interessamento per l'auspicata riesumazione, estendendo le ricerche anche al di là della parte danneggiata di quel palazzo, ove mai riesca infruttuosa
l'esplorazione dell' angolo p;ravemente lesionato.
E ora diciamo brevemente dell' epigrafe sopra acc~nnata. È importantissima per questo, che concerne
la conservazione del bosco sacro lucerino, ch' era
situato a una cinquantina di metri dal muro di
cinta romano (V. sec. eli Roma) che passava lungo
le falde della piccola altura su cui oggi si erge il
Convitto Nazionale; cioè era situato nella zona
medesima dov' è ora allogata la Colonia agricola .
Col qual bosco sacro, tra parentesi, sarebbe da .mettere in relazione l'etimologia
di Lucera, secondo
quegli studiosi che, come il Cassitto l, ritengono essere Lucera città di origine etrusca. Infatti il nome
di Lucera deriverebbe da una voce etrusca, Luceres,
(tuc, bosco, ed erus, sacro), cioè boschi sacri, con
chiaro riferimento a quei boschi ove, verso la se-
•
i GIOVANNIANTONIOCASSITTO,autore del Ve Luceriae orÙ
ginibibus et nummz's libellus autographus, che si conserva manoscritto presso la Biblioteca Comunale di Lucera.
Su G. A. Cassitto v. i miei Profili e scorci di. storia, Napoli, Artigianelli, 1942, pp. 150-151.
conda metà dell' VIII sec. a. c., si sarebbero rIdotti gli Aborigeni vaganti per le selvagge contrade Apule - gli Aborigeni che li avrebbero poi
consacrati agli Dei come per allontanare lo sgomento
religioso che da quei luoghi usciva (si ricordi la
dira religio Virgiliana).
Ma, ch~cchè si pensi dell' etimologia di Lucera,
una cosa è incontestabile, c4~, la lapide su detta
reca una lex de luco sacro, ch'è tra le più vetnste
e illustri testimonianzt" del culto dei boschi sacri,
culto fìorito presso quasi tutti i popoli c;l.ell'antichità,
e la cui origine tal uni ravvisano nell' animismo e
altri in quella specie di terrore sacro che il solenne
e misterioso silenzio delle foreste e la loro impenetrabile oscurità destano nell' animo dell' uomo.
Spiegazione, quest' ultima, d'indole psicologica, che
non contrasta all' altra di carattere storico data dallo
Stara Tadde" cioè che, come le arae .f!ramineae
(formate, val dire, da zolle erbose> furono i primi
altari, così le foreste furono i primi templi. Nessun
luogo più propizio ai sacrifìzi espiatorii e agli altri
atti di culto che le radure delle foreste. venerate,
specialmente presso quei popoli (gl'italiani, ad es.)
la cui civiltà ebbe un carattere prevalentemente
agricolo. come i naturali asili delle divinità. Donde
tutta una serie di prescrizioni rituali e di divieti
onde veniva repressa la profanazione e la distruzione degli alberi; prescrizioni e divieti di cui le
i
GIORGIOSTARATEDDE,
I boschi
sacri, nel 70 voI. dell' En-
ciclopedia Italiana, Mil8'Do·Roma, 1930. pp. 545-546.
J"'.
"i~i:.,:.••l1ii'lf~i~.l.f[f!
13
, ,lv~i'~"'7'-·;'·-"'~'o-
"
14
I
,
UNANTICHISSIMA
LEX LUCERINA
E UN VOTODI TEODOROMOMMSEN
più cospicue e solenni espressioni ftirono gli Acta
dei Fratelli Arvali e le due arcaiche Le/fes luco~
rU'~J cioè la Lacerina e la Spuletina i. Famoso il
divieto di portare istrumenti di ferro nellucus deae
Diae (sacro, cioè, alla terra che nutriscel,al
miglio
della via Campana,
ove si adunava
quinto
il so-
dalizio religioso degli Arvali - unQ dei principali
sacerdozi romani di antichissima'
istituzione _ per
celebrarvi il culto divino; salvo che ciò fosse necessario per la caduta di qualche albero ovvero per
l'annuale incisione dei fasti del Collegio sul marmo,
il che tuttavia si doveva subito dopo espiare mediante appositi sacrifizi piaculari (v. ERSILIACAETANI
LOVATELLI. Fratelli Arvali e il loro santuario e
l
hosco sacro sulla via Campana, in Naova Antolo"
/fia, 1890). Così pure si faceva divieto di profanare
il bosco sacro con cadaveri, Con immondizie o anche
con la celebrazione di sacrifizi funebri ai mani del
defunto nel giorno anniversario
della morte (Lex
Lucerina) e di tagliarne o asportarne alberi, salvo
il caso in cui servisse legna per i sacrifizi (Lex
i A proposito della quale cfr. l'interessante nota «La
festa del bosco a Spoleto e un' antica legge romana.
di
LUIGI PASQUINInel Giornale d'Italia del 20-6-1933. Anche
la Lex Spoletina, che ora si conserva nel Museo di Spoleto,
era incastonata tra le pietre di un edinzio, e precisamente
nella facciata di una diruta chiesuola romanica sul colle di
S. Quirico, 'nei dintorni di quella storica città, finchè un giorno
del 1876 non la scoprÌ un archeologo locale, Giuseppe Sordini. E da allora quanto s'è scritto su quest'altro prezioso e
più antico cimelio della sapienza giuridica romana r
••
15
Spoletina), e si stabilivan multe per i trasgressori.
Che spiega il perdurare
in Italia, fino a,l1:li ultimi
giorni del paganesimo,
dei boschi sacri. E bene è
stato osservato, che solo adattando
e consacrando
codesti vestigi dell' antico culto pagano alla nuova
religione, gli Apostoli
della Fede pervennero
ad
estirpare grado a grado siffatta superstizione
che
sì salde radici aveva diramate
per ogni dove. Si
ri~ordino, in proposito, le numerose imagini divote
di Maria collocate sugli alberi.
Ma torniamo in via.
La Lex Lucprina suonava così:
In hoce lo~carid stircus I ne [qulis funtatid neve
cadavel' proiecita<ti)d neve parentatid. Isei quis
arvorsa hacfaxit, [ceivlium qais volet pro ioadicatod n L manam inectlilo estod. seivel maglilsteratus volet, moltare Illilcetod.
t
il testo sapientemente
costituito
dal Ribezzo
su la lezione, da lui ritenuta fedele, del D'Amelj,
e ch' è poi affatto identica a quella del latinista
lucerino Francesco Del Buono
il quale decifrò
prima e trascrisse, in situ, 1'epigrafe quando questa,
in uno scavo accidentale,
apparve,
per breve ora
ahimè, illla luce.
i;
Nell'interpretazione
,del Mommsen si legge: c:In
,hoc luco stercusne quis {undito, neve cadaver proÙ
cito, neve parerltato. Si quis advers(ls hoc fecerit,
i V. sul DEL BUONOil nostro Lucera (2. ed., Urbmo, Steu,
1937, p. 70. Più ampio cenno in N. PIEMONTE,Un' antica
gloria: Francesco Del Buono, Lucera, 1924 .
16
,
UN ANTICHISSIMA
LEX LUCERINA
E UN VOTO DI TEODORO MOMMSEN
civium, qui volet profudicato N (unu"1) L Manus
iniecto esto : sive magistratus volet, multare liceto:.
(Corpus inscriptionum latinarum, IX, n. 782).
Lo storico D' Amelj che per il primo pubblicò,
sull' apografo di F. Del Buono, il testo dell'importantissima legge, ne diede, nella sua Storia della Città
di Lucera (Lucera, Scepi, 1861, pago 119), questa
descrizione: 4: caratteri e le parole sono dei primi
tempì di Roma, quando la: lingua latina era nascente e riteneva ancora molto dell' antica favella
italica :'.
Il
InIZIO quando Lucera divenne colonia, cioè nel 440
ab U. C. - 4: dev' esser messa in rapporto causale e
cronolop;ico la terminatio del luogo sacro, giacchè
a tenore della legge delle XII tavole la parentado
GI far sacrifici funebri) era permessa fuori le mura,
salvo proibizione per luoghi determinati. Finchè i~
lucus restò direttamente collegato al suolo urbano,
tale divieto era appena necessario:.. (cfr. RIBEzzo,
Luceria, iu Rivista indc~greco~italica, 1922, fase. 3-4).
I
Abbiamo dianzi riportato l'interpretazione dell' epigrafe lasciata ci dal Mommsen. Ma non tutti sanno
che quel grandissimo storico, com' ebbe notizia del
trova mento archeologico lucerino, vi attribuì tanta
importanza da non esitare ad affrontare un viaggio
giust' appunto allo scopo di accertarsene de visu.
Viaggio, che per incarico dell' Accademia Romana
di Berlino, di cui egli era magna pars, ebbe luogo nel
1873. Si accompagnò allora a lui 1'archeologo napoletano Giulio De Petra. Entrambi si posero febbrilmente sulle tracce della lapide. Ma tra le persone del luogo ch' essi avvicinarono vi fu chi, come il Colasanto" melanconicamente fece loro os-
Grafia e dizione, dunque, arcaiche. L' epigrafe,
infatti, presenta forme e desinenze verbllli (jlmtatid,
proiecitatid, parent"id, ioudicatod, licetoct ecc.), quali
certo non ricorrono nel latino classico.
Caratteri di arcaicità dialettale vi riscontranooltre agli autori sopra citati - il Brugmann e il
Grienberger, con cui il Ribezzo ha discusso sulla
giustificazione grammaticale di quelle forme verbali
e sulla esattezza della lezione conservataci dal D'Amelj. Ma di ciò non è il caso di intrattenere i lettori; ai quali, invece, importerà conoscere l' epoca
del venerando cimelio lucerino. C'è chi di questo
ha sopra valutato l'antichità, risalendo ai primissimi
tempi di Lucera, la cui fondazione è coeva o di
poco anteriore a quella di Roma. Ma, a parer nostro, l' epigrafe non può cronologicamenre risalire
oltre il 3° sec. a. c., sia per i caratteri di arcaicità
dialettale che le son peculiari, sia perchè 4: col tracciamento o compimento del muro di cinta:., - muro
che si ha fondata ragione di credere abbia avuto
.:"i,,)::~MtPl1.1,iIj"df.mflWj~~
~.
,,'_o<_,.""
.. '~
11
lo MONS. BENVENUTO COLASANTO (1820-1895). canonico della
Cattedrale ai Lucera, ebbe fama di dotto e facondo predicatore nella seconda metà dell'Ottocento. Scrisse nel 1880 per
un foglio romano - L'amico del popolo - una c Storia dell'antica Lucera '. riedita a Lucera nel 1894 (tip. Scepi). Tem-
peramento polemico, attaccò con estremo vigore Giambattista
D'Amelj nel 1861, quando apparve l'annuncio della pubblicazione imminente di una c Storia della città di Lucera •
l:{j~;;'.,.;-~:
'~i'<,,\'t:;~bIUjj tlUIJ mlili Ul\~lIIU.
,
18
Il
I.
i
UN ANTICHISSIMA
LEX LUCERINA
servare che per l'incuria delle generazioni succedute
a quelle dei Cassitto, dei Giordani e dei Lombardi
(tre settecentisti grandemente benemeriti della conservazione del patrimonio artistico e archeologico
di Lucera) l tutto era andato in isperpero, compresa
quella lapide. Furono le doglianze del Colasanto
a provocare l'aspra rampogna del Mommsen contro
gli autori di tanto vandalismo, bollati di «turpis
antiquitatum patriarum socordia :). Val la pena di
narrare l'episodio con le stesse parole del Mommsen:
< Itaque ducibus comitibusque cum in re presenti
ex probassem quod pulcherrimum
monumentum
nostra aetate ab oblivione resurgens tam barbare
proici passi essent, eruhuerunt et tacuerunD. (Ephem.
ePr:~r., 1874, Il p. 201). Pure, quando al Mommsen
fu detto da tal uno che la lapide era stata adoprata
nella ricostru?;ione di un angolo dell' antica casa
dei Bruno, tra la via omonina e il terzo vicolo Pergola, gli occhi di lui raggiarono di speranza.
Ed egli volle andare sul posto e osservare micompilata da esso D'Amelj;
e, rivendicando a sè la paternità
di quattro capitoli di quell' opera, minacciò di adire i tribunali per la tutela dei suoi diritti di proprietà letteraria. Intorno alla polemica che ne seguì tra i due, curiose notizie ci
dànno un manoscritto di quell'egregio cultore di studii lu~erini,
che fu l'avv. GIROLAMOPRIGNANO(<< Per una storia della città
di Lucera », n. 26 dei « Ricordi nostalgici », Lucera 18921933, ms. della Comunale di Lucera), e un articolo di GAETANOOrrAvlANo nel c Foglietto» del 16-4-1911 (<< Per una pubblicazione storica del 1R61 »).
Sui quali mi si consenta rinviare al mio Lucera (Urbino,
Sten, 1937, pp. 57-59).
lo
~
~
l !Il1lmmM~.RW~J'
E UN VOTO DI TEODORO MOMMSEN
19
nuziosamente tutte le pietre di quell' angolo misterioso del quale gli si era tanto discorso, con occhi
avidi, pieni di passione - quegli strani occhi che,
a. detta di Nino De Sanctis (v. «Come conobbi
Mommsen:) nella rassegna L'Italia
moderna di
Roma, 1903) luccicavano, dietro gli occhiali, più lucidi degli stessi cristalli e si fissavano, si ingrandivano, si impiccolivano, si irrita~ano, quasi volessero
penetrar nel segreto del muro che stava loro di
fronte, immobile compatto enigmatico. Ma nulla
riuscì a scovrire che potesse far pensare alla pietra
antichissima che tanto gli stava a cuore. E, d'altra
pa,rte, a voler credere ai più vecchi muratori del
paese, da lui fatti a posta chiamare, quella pietra «larga e corrosa dal tempo:) - trovavasi incastrata,
con la faccia scritta rivolta all'interno, o verso 1'angolo suddetto o nelle fondazioni, poco sotto il piano
del terreno. Stando così le cose, bisognava esplorare
le fondazioni. Ma è ovvio che ciò non era possibile
sull'istante. Vi fu pure 'chi fece presente all'i!lustre storico che, ove mai fosse occorso demolire
quell'angolo, la statica dell' antico palazzo avrebbè
potuto risentirne; donde la necessità d'indennizzare il proprietario di esso. E il Mommsen di rimando: - L'Accademia
di Berlino I/on troverà
difficoltà di sorta, «col tono di chi - narra l' Ottaviano in un gustosissimo articolo su « Mommsen a
Lucera:) (il Foxlietto, 8 novembre 1903) - non ha
perduto la speranza di ritrovare cosa a lui preziosa
e smarrita monientaneamente .•. E, prima di lasciar
Lucera, egli, Mommsen, raccomandò al cav. Daniele
.
~
~
20
l'
UN' ANTICHISSIMA
LEX LUCERINA
E UN VOTO DI TEODORO MOMMSEN
Damiani, un g:entiluomo quant' altri mai cortese e
ospitale, di non intermettere le indagini per il ricupero del c:pulcherrimum monumentum », significativa testimonianza d'un'età fulgida per Lucera,
quando, cioè, questa era alleata con Roma.
Quell' ala di palazzo Bruno fu, per molti anni
ancora, l'idea fissa di Teodoro Mommsen, il quale
continuò dalla sua Berlino a picchiare e a martellare, con teutonica tenacia, sul progetto ventilato
a Lucera, tanto da scrivere al Fiorelli, al D'Amelj
e ad Angelo De Gubernatis. Ed ecco una sua lettera al Da~iani, il cui autografo è posseduto dalla
Comunale di Lucera:
Theodoro Mommsen, Shoeneberger Str. 10, Berlin-Preg:iatissimo signore. Dolentissimo, che la poca
speranza di recuperare la stupenda vostra iscrizione
così miseramente sperperata sempre più diminuisca,
la prego di non tralasciare nulla che è possibile
per rintracciarla. Me ne scriva a Berlino con l'indirizzo sovrapposto. Sono persuasissimo che la nostra
Accademia Romana sarà lieta di associare ai suoi
membri chi ci restituirà un monumento così unico
e pre,ffevolissimo. Gradisca le testimonianze della
mia stima. Foggia 22 giugno 1873. Mommsen i.
Ma il Mommsen morì senza veder esaudito il
suo antico ardentissimo voto. Vero è che dopo
la morte di lui, nel 1909, un giornale lucerino
~ il Fòglietto - condusse una nobilissima e vigorosa campagna per il ritrovamento della lex de
luco sacro, parendogli che Lucera - c:Lucera dal
Mommsen onorata e studiata nelle epoche di suo
maggior splendore» - non potesse meglio esprimere la commossa sua riconoscenza al grande scomparso che col tradurne in pratica, c:re et factis »,
le incessanti e aCCorate esortazioni, val dire col ridonare alla luce il c:pulcherrimum monumentum »,
il c:monumento così unico e pregevolissimo» dal
punto di vista fi]ologico e storico. Vi ha di più. Il
Ministero della P. 1., sollecitato d~l prof. Quagliati, allora direttore del R. Museo Nazionale
di Taranto, mostrò di prendere a cuore la cosa e
all' uopo incaricò il Genio Civile dello studio dei
mezzi tecnici da adottarsi .per mettere allo scoperto
l'epigrafe. E il Genio Civile nèll' aprile 1904 ultimò
il progettO (cfr. il Foglietto del 28 aprile 1904).
Ma, grazie alla ... solerzia tutta propria dei dirigenti d'allora, anche quel progetto fu sepolto! Nel
rinn()vato clima spirituale della Nazione, sarebbe
1928, p. 159): c In Lucera non fu possibile trovare l'i scrizione arcaica; il che rese il Mommsen spiacentissimo ».
Dobbiamo queste notizie al chiarissimo studioso tedesco
i
Il giorno innanzi, sempre da Foggia, il Mommsen, aveva
scritto a sua moglie d'essere c arrabbiatissimo
per l'inutile
ricerca di iscrizioni ». Ed il genero di lui, Ulrico von Wilamowitz, c il maggiore tra i filologi tedeschi e nun tedeschi
del secolo XIX» (PASQUALI), che aveva accompagnato a Lucera il Mommsen, conferma nei suoi Ricordi (Lipsia, I ed.,
c">!,,,ClIJilìI'/U
liUTI
21
prof. Lothar Wickert, che attualmente lavora ad una biografia
del Mommsen e ch'ebbe l'amabilità di scriverci dopo la pubblicazione del presente articolo segnalatogli dal prof. Giuseppe Gabrieli.
",r,-
~"è'
~-
- ';0'1~ll\l"o~~UJm
22
;f
,
UN ANTICHISSIMA
ill
"1f~:J,;;:G •.":"':"';"_.
.
~
LEX LUCERINA
ora il caso di riesumarlo, rammentando al Ministero della E. N. la sua vecchia opportuna iniziativa, tanto più - ripetiamo - che, disgraziatamente
per il proprietario del palazzo Bruno, questo, per
non sappiamo quali turbamenti staticÌ, è così gravemente lesionato da richiedere serii, anzi radicali
e urgenti restauri. L' annoso problema è,dunque,
dal punto di vista economico, risolto a metà. Ma
della soluzione di esso non si deve, pensiamo, disinteressare l' AmministrazionePodestarile
di Lucera,
sensibilissima, ci risulta, ai palpiti più nobili e più
puri della cÌttadinanza cui presiede, e convinta, come
questa, che nel culto delle antiche glorie patrie è
il segno del trionfo, là promessa dell' avvenire.
T anto meno deve disinteressarsene l'Ente Fascista
Dauno per i Monumenti e l'Arte, presieduto da un
appassionato cultore di storia e di archeologia,
il dep. Rosario Labadessa.
Se fosse restituito alla venerazione degli studiosi
l'importantissimo docume~to epigrafico, il rinomato
Museo archeologico luce~ino rifulgerebbe di maggior nobiltà e decoro, e i mani inquieti di Teodoro
Mommsen sarebbero debnitivamente placati.
Pubblicato nel Corriere Padano del 1 gen~aio 193-7e nella
Gazzetta del Mezzogiorno del 3 gennaio 1937.
UNA REMINISCENZA EPIGRAFICA VIRGIUANA E
UN AUSPICATO RITROVAMENTO ARCHEOLOGICO
La sezione epigrafica del Museo Civico 'di Lucera - sapientemente ordinata da Renato Bartoccini - s'è arricchita in questi giorni, per la esemplare munificenza d'un nobil uomo, di un' altra
gemma.
T rattasi d'una iscrizione recante incisa la seconda
parte del verso 126 del L VI dell' Eneide su di
un pezzo rettangolare di calcare duro, della lunghezza di m. 1,43 e delia l~rghezza di m. 0,23,
stato adoperato nel Cinque o Seicento come stipite
della porta esterna d'un terra neo al Vico della
Maddalena; terraneo facente parte della casa dei
Milano (una famiglia d'origine spagnola ~he godè
nobiltà, al tempo dep:li Aragonesi e dopo, in Lucera), oggi de Peppo _(Gennaro). Sulla pietra di
cui discorriamo si legge:
FACILISDISCESVSAVERN
1111
Scrittura continua, senza interpunzione ; caratteri
del I-Il secolo dell' Impero e dell' altezza di circa
'~.
,..
._,~
•.....
--=i
~
i
-l-~
'"..
,
i1;1
24
UNAREMINISCENZA
EPIGRAFICA
VIRGILIANA
E UNAUSPICATO
RITROVAMENTO
ARCHEOLOGICO
25
Qu~nto, poi, al perchè dell' incisione del frammento Virgiliano su la porta del triclinio, è probabile che colui che 1'aveva fatta eseguire volesse,
con le parole: c:facilis discesvs Averno ), ammonire
. i suoi ospiti e se stesso, che la vita è breve, la
morte essendo più vicina di quel che si pensi e
la via dell' Ade assai più facile di quel che si
creda; donde la .necessità di affrettarsi a godere
mentre che ce n'è il tempo.
Che i gaudenti epicurei - così il Ribezzo _ dei
primi secoli dell'Impero non disdegnassero tal ricordo proprio nel colmo della gioia spensierata, attestano, tra l'altro, i ripetuti e diversi tocchi di
costume che ci dà Petronio nella cena di Trimal.
cione. L'evocazione della morte, quando più grande
è il fragor della festa, è per un tal signore un
gusto veramente patologico.
Concludendo, il curioso cimelio epigrafÌco recentemente donato al Museo Fiorelli d'i Lucera è sopra
tutto importante in quanto testimonia della popolarità di Virgilio, nei primi secoli dell' Impero, in
una città la cui fedeltà alla madrepatria doveva,
poi, passare in proverbio, e cui era gloria (ed ètuttora) esser divenuta colonia militare per volontà
di Augusto.
Acutamente osserva in proposito il nostro dottissimo glottologo, che il motivo poetico della iscrizione di cui discorriamo doveva essere divenuto tanto
comune da allontanarsi man mano dalla forma
classica delle parole per avvicinarsi insensibilmente
alla forma volgare (quella del latino descensus,
8 cm. .I..a lettera iniziaÌe ha alla base un tratto
orizzontale che la fa apparire una E invece che
una 1< Svista, certo, del lapicida.
Di questo frammento Virgiliano abbia m toccato
recentemente (v. G. B. GIFUNI,Lucera, Urbino,
S.T.E.U., 1937, pagg. 6465) a proposito delle tante
iscrizioni latine utilizzate nelle .costruzioni medievali
e moderne di Lucera. Qui diremo che, celebrandosi
il bimillenario di Virgilio, il detto frammento, già
segnalato al valente linJ!;uista ed archeologo Francesco Ribezzo da uno studioso lucerino, Alfonso
De Troia I., fu oggetto d'un' acuta e succosa nota
da parte dello stesso Ribezzo nella c:Rivista IndoGreco - Italica:. (193()), nn. 3 4, pagg. 100-101.
Sulla appartenenza e destinazione della iscrizione
ecco, in breve, le conclusioni di quella nota. Stando
alla forma e alla modanatura della pietra, o, meglio, della faccia di questa, recante l' iscrizione, si
deve pensare all' architrave non della porta esterna
d'una casa, ma di una porta aperta: in un muro
interno, forse quella d'un triclinio. Assolutamente
infondata 1'ipotesi dell' ingresso di un ipogeo sepolcrale, oltre che per la larghezza della porta,
che sarebbe stata eccessiva a tal uso, per la ragione
che c:nella concezione della tomba e dell' oltretomba
greco-romana 1'accesso ad un sepolcreto non aveva
nulla da fare con la discesa all' Ade :..
I. V. sul DE TROIA la nota di G. B. G. (G. B. G(funi) in
Japigia, a. I (1930). p. 239 .
••••
~
c:!
.•.••
1"'i1!'j!.,,.~
Ci
•••
~
Ii
" r;:;;;·~;
.....••
',.,.••..•.•.
1'1
:'1
11
.j
~
~
.~>.~.
26
UNAREMINISCENZA
EPIGRAFICA
VIRGrLlANA
preludente, anche per l'indebolimento o sostituzione
di e con i in sillaba protonic'a, alla forma romanza : it. disceso, discesa).
In occasione di un altro bimillenario - quello del
primo fondatore dell'Impero -la
cui celebrazione
ha avuto solenne inizio il 23 settembre 1937, con
l'apertura della Mostra Augustea della Romani tà .,
l'illustrazione d'una epigrafe attestante la diffusa
conoscenza della poesia di Virgilio - celebratore
dell' Impero - nell' antica capitale della Daunia,
non ci è parsa fuor di luogo, e ciò valga a giustificare questo scritto onde certo trarran motivo di
conforto coloro che - in mezzo 8:1 disprezzo ignorante di certa gente di nostra conoscenza, che,
obliosa dell' avita gloria, vorrebbe ridurci a un
paese di mandriani - intendono amorosamente a
raccogliere e conservare le grandi memorie patrie
impedendo che ad esse (come troppe volte è finora
accaduto) si faccia sfregio.
E, dacchè discorriamo di reliquie di romamta a
Lucera, ci sia lecito riesprimere il voto che, mercè
il serio impegno delle autorità competenti e del
Ministero della E. N., il Museo Fiorelli possa al
più presto vantare, nella sua sezione lapidaria, 4: uno
dei più pregevoli, monumenti dell' Italia antica ..•
f
..
'
l Alla quale Mostra Lucera ha partecipato con due calchi riproducenti epigrafi importantissime dell' età Augusiea:
l'epigrafe ricordante la costruzione dell' Anfiteatro in onore di
Cesare Augusto e di Lucera, creata colonia da quell' Imperatore, e l' epigrafe dedicatoria d'un tempo 'ad Apollo-Augusto (Apollini Divo Aug.).
F.
UNAUSPICATO
RiTROVAMENTO
ARCHEOLOGICO27
(LUDWIGCURTIUS):quella epigrafe éoncernente la
conservazione del bosco sacro di Lucera (una delle
Leges Lucorum ..•), che, scoperta per
due arcaiche
4:
caso nel 1847, e quindi sepolta; 50me s' è sempre
asseverato, nelle muraglie del cinquecentesco palazzo Bruno, fu ripetutamente quanto inutilmente
cercata dal Mommsen e da altri archeologi.
GazDi codesta epigrafe discorremmo nella
zetta del Mezzogiorno ..• del 3 gennaio 1937 (Una
4:
antichissima Lex Lucerina ed un Ivoto di 7éodoro Mommsen ..•), augurando fosse resa alla luce
in occasione dei lavori di rafforzamento delle fondazioni di quel palazzo; lavori che avevamo ragione
di ritener imminenti. Alle nostre fervorose parole
fecero eco Giovanni Ansaldo (v. fatti e lp.idee,
nel Telegrafo del 14-1-1937) e, in privato, eminenti
studiosi, quali Ludwig Curtius, Plinio Fraccaro,
Francesco Ribezzo, Pericle Ducaii, Attilio Degrassi e Giuseppe Gabrieli I. Val la pena di citare
le severe parole del Fraccaro: 4: Oggi l'ingegneria
può fare l'impossibile, e non sarà difficile trarre la
pietra dell' an~olo del palazzo; anzi mi pare che
l
sarehhe vergoJ!noso,presentandosi l'occasione propizia, di non rimediare alla sconsideratezza dei
nostri vecchi ..•.
Parole
degnissime
di meditazione, ma che In-
l Ai quali nomi ci è grato, ora, aggiungere quell!l di Luigi
Antonelli - il noto commediografo e critico del c Giornale
d'Italia» -che eloquentemente ed efficacemente perorò presso
il Ministro dell'E. N. la causa del ricupero della c Lex».
~-.:;;:-;;:."
-;;;;
...._;;.;;" ;;"~;;:-":;;;_;;;;_;"";:;
__~;;;.:;:'_~""
i,;:"";;;·;··;:;;:.~_"'·.'3,.".,-a"'''''''''"''.4!~
28
~.
.••. "••~_''''''''''''''''
__
"••••• i.I!'!
•• y
UNA REMINISCENZA
IOO!lJ
EPIGRAFICA
-
••••
-_
••••
•••
__
!""'!'._~••
_ •••••--_".
__
,.,..-==="""_". -----------------------~-----
E UN AUSPICATO RITROVAMENTO ARCHEOLOGICO
VIRGILIANA
cresce constatare come non abbian perduto di attualità; chè il palazzo Bruno è pur sempre puntellato - puntellato, si noti, da oltre un anno!minacciando rovina; ciò che, tra parentesi, impedisce, ed è grave inconveniente, anzi pubblico danno, il passaggio dei veicoli nell' omonima via. I
lavori di consolidamento delle fondazioni sono ancora di là da venire per l' oscitanza, pare, di uno
dei comproprietari del palazzo ... E si profila, per
colmo di disdetta, se non siamo male informati,
anche la minaccia d'una lite ,t:1;iudiziaria,interminabile (qaod Deus· avertad come tutte le liti del genere! Frattanto altre voci autorevoli si sono levate,
nel mondo dei dotti a reclamare il ritrovamento
della lex de laco sacro: ultima quella della « Nuova
rivista storica»· dei prolI'. Luzzatto e Barbagallo l.
Vox clamantis in deserto anch' essa 'l
Per il buon nome della patria nostra vorremmo
ris'pondere: No. Già troppo e da troppo tempo ci
grava 1'animo, vibrante di profondo e disinteressàto
affetto per il natio loco, la tremenda invettiva Mommseniana. Sarebbe ora di fare ammenda della passata incuria non verbis. cioè con inutili querele,
ma re etfactis. Precisamente come voleva Mommsen.
Qui si convien lasciare ogni inconcludente e
sterile dubitazione. Ogni scetticismo circa alla riuscita dell' impresa convierz che qai sia morto.
i Cfr. Per un' antichissima ppigrafe lucerina, in Nuova
rivista storica, a. XXI (1937), fase. I-Il, p. 81.
29
c:Nunc animis opas », per dlrla con Virgilio da
cui abbiam preso le mosse.
Ogni ulteriore iridu,gio testimonierebbe dell' assoluto difetto in noi di quelle alte virtù civili - saldezza e risolutezza di propositi, genialità di impulsi,
fede, fede sopra tutto, alacre operosa costanteche in simili contingenze si convengono, anzi sono
indispensabili per non « fallire a glorioso porto» ; e
sarebbe un' imperdonabile colpa, assai più imperdonabile della bestiale ignoranza di chi, ora è un
secolo, seppelliva nelle muraglie di palazzo Bruno
1'antichissima I ex sacra de laco, « pulcherrimmum
monumentum:., secondo la definizione di Teodoro
Mommsen.
Pubblicato
bre 1937.
•
nella Gazzetta del Mezzogiorno del 26 novem-
..
Il
,....::~.
~~
II.
T
}.
I, \
i.
ALLA RICERCA
ALLA
l'
RICERCA
MONUMENTI
~,
D'UNO
DEI PID' PREGEVOLI
DELL' ITALIA
ANTICA
Ancora un appello pel ricupero della «Lex Lucerina) sui boschi sacri Alludiamo all' articolo del
c Bosco) quindicinale, del Popolo d' Italia e organo del Comitato nazional~ forestale - dal titolo
c La Lex Lucerina a protezione dei boschi), apparso il 31 marzo u. s. e nel quale è riassunto e
assai favorevolmente commentato lo scritto informativo del Ciampi c Una legge sacra di Roma in
difesa dei boschi deve essere dissotterrata a Lucera ).
pubblicato nel Giornale d'Italia del ·20 febbraio.
I
II
della loro legge arcaica che
t Alla quale sono associati, è doveroso ricordarlo. i nomi
di Gaetano Ottaviano e di Gaetano Pitta.
..
PREGEVOLI
31
dammo proprio su questo giornale, ora è più
d'un anno, - visitò nel 1873, insieme col de
Petra e col Wilamowitz, Lucera,giust' appunto allo
scopo di rintracciar~ la preziosissima lapide, e, in
seguito, ripetutamente quanto inutilmente reclamò
che questa fosse estratta dalle muraglie del palazzo
Bruno; nè mai aggiustò fede alla versione data
a Giuseppe Fiorelli da Giambattista D'Amelj,
autore di una c: Storia della città di Lucera I), nel
1877; versione ricordata dal Mommsen a pago 667
del voI. IX del Corpus inscriptionum latinarum '.
Ciampi, già direttore del dauno c Foglietto)
che nel 1904, con una campagna memorabile per
civico ardore t, riuscì a interessare alla ricerca del
c pulcherrimum monumentum)
persino la sonnolenta Minerva, il Ciampi, dicevamo, ha opportunamente scritto che tutti i lucerini - autorità, gerarchie, popolo - devono considerarsi c mobilitati )
pel disseppellimento
DEI PIÙ
un' autorevole quanto attendibile tradizione dice murata, da circa un 'secolo, nella magnatizia dimora del
c vicerè ) Angelo Geronimo Bruno Alimena, cioè in
quell' austera casa dei Bruno (famiglia di illustri togati) che, costruita nel Cinquecento, vanta un notevole
portale della tarda Rinascenza, il più decoroso tra
quanti ci sia dato ammirare a Lucera, c: città dai bei
portali), come la definisce Riccardo Bacchelli l.
Autorevole e attendibile tradizione, abbiamo detto. E vien fatto, così dicendo, di pensare - come
a bandire certo derisorio scetticismo deltempo d'oggi - ai nomi cari ad ogni cuore lucerino di Benvenuto Colasanto, Carlo Cavalli, Girolamo Prignano, Gaetano Ottaviano, serii e fervorosi cultori di
antichità patrie. Vien fatto di pensare principalmente a Teodoro Mommsen éhe - come ricor-
l
f
D'UNO
"
l Nell' articolo c Lucera. (La Stampa di Torin'o, 18 giugno 1929l.
I E alla quale aderisce FRANCESCO BRANCA L'antica Luceria .
32
I
i
I
i
I
I
I
!
ll
l
l
~
~
l
l
~
I
ALLA RICERCA
D'UNO
DEI PIÙ PREGEVOLI
Secondo il D' Amelj, dunque, l'iscrizione di cui
discorriamo - una pietra < larga :., quale al Mommsen fu descritta da alcuni vecchi muratori di Lucera, ch' egli volle interro.e;are, e quale realmente
doveva essere, a giudicare dal testo di ben otto righi (y, Corpus, IX, n. 782) -, estratta intera dal
suolo, nel 1847, e lasciata in situ, sarebbe, nella
notte successiva, stata infranta in < minutissimi :.
pezzi, per malvagità forse di quegli stessi operai che
l'avevano dissotterrata.
E - sia detto di volo --:-come poteva acconciarsi
il Mommsen ad u.na versione che non resiste alla
logica più elementare, al più elementare, senso comune? In poche ore -- notate bene -, e senz' alcuno scopo, < una pietra larga :., val dire di notevoli
dimensioni, e < contenente una lungà scritta:., sarebbe stata ridotta in < minutissimi:. (sic) frantumi,
a dispetto di chi. non si capisce, da gente ignara
del contenuto di essa. Ciò prima che filologi e archeologi potessero avvertirne l'importanza in base
al testo frettolosamente trascritto - come narra il
D'Amelj - da uno studioso locale, Francesco Del
Buono, subito dopo il fortunato trovamento. Poi notate un' altra cosa. Il D'Amelj descrive nella citata
sua < Storia:., apparsa nel 1861 per i tipi dello Scepi
in Lucera, la < marcabil~:. epigrafe e accenna alla
copia sollecitamente fattane da Del Buono, ma tace
della barbara distruzione - egli che poi ricorda e
Notizie e commenti, Napoli, d'Auria,
verità non fa che riassumere
1909, p. 49). Il B. in
il racconto del D'AmeJj.
MONUMENTI
,
DELL ITALIA
ANTICA
33
deplora altri vandalismi del genere perpetrati nella
sua città-per rammentarsene e discorrerne solamente nel... 1877 (rrent' anni dopo il rinyeniment~!) in
seguito - notate ancora - alla tremenda sfuriata
del Mommsen (cfr. < Epnemeris epiffrapnica:. del
1874, II, p. 207) contro i lucerini < quod pulcherrimum monumentum nostro aetate ab oblivione resurgens tam barbare proici passi essent:..
Evidentemente il D' Amelj volle scagionare sè
stesso e gli uomini della sua classe. cioè quella
borghesia intellettualelucerina
che non era senza
coll'a nella deplorevole faccenda della dispersione
ed eccolo venir fuori (dopo trent' andella Lex
ni!) con la speciosa storiella degl'irresponsabili che
nelle venti quattr' ore avrebbero frantumato l' antichissima pietra. Strano che codesta circoslanza di
fatto solo a lui fosse nota, laddove completamente
la ignòravano quei suoi concittadini - avvocati,
professori, sacerdoti - che accompagnarono nel '73
il Mommsen a casa Bruno, sorbendosi silenziosamente quella solenne intemerata cui s'è accennato
dianzi. E sì che l'incoscienza o l'imbecillaggine di
l;
l E' noto a più d'uno - e fu rilevato con amare parole
dallo stesso Mommsen - l'uso indecoroso che proprio il
D'Amelj faceva delle lapidi romane pervenutegli dal museo
dei dotti Lombardi. Quegl'importanti
cimeli epigralÌci servivano nientemeno che di sostegno alle botti del c Barone •
nella cantina di questo, a pianterreno del palazzo Lombardi. E
dire che il D' Ame1jera,
ai suoi tempi, riguardato come lo
storico, per dir così. ufficiale di Lucera, sua c patria di elezione
e di affetto .1. ..
~·'·_~"·ry~-';·ti:H"'·-~"::~;~~
34
ALLA RICERCA
D'UNO
~;;;~J,~:L:~,~:r_,:(;,~
"~L
..........,,.....,..~~..,~
,
DEI PIÙ PREGEVOLI
MONUMENTI
gente d'infimo grado, come gli operai di cui scrisse
il D'A melj, al Fiorelli sarebbe stata un valido argomento difensivo per quei valent'uomini così duramente rimbrottati dallo storico tedesco
Ma non mette conto di confutare la tardiva affermazione del D'Amelj, tanto ne è evidente l'inverosimiglianza.
Val la p~na, invece, d'informare quanti s'interessano all' adempimento di« un voto di generazioni
di studiosi:), quale può dirsi, col Gi~lioli, quello
di rimettere allo scoperto una così antica e cospicua
testimonianza delle sagge provvidenze sancite dai
Romani a protezione dei boschi, val la pena d'informare gli studiosi, dicevamo, che il Podestà
di Lucera, compreso della importanza - nazionale
più che civica - dell' auspicata scoperta arche~logica, ha, di recente, dichiarato alla R. Soprintendenza alle opere di antichità e di arte della Puglia, che il Comune non lesinerà il suo contributo
finanziario a un' opera di civiltà che per la «nobile:) Lucera, anzi per l'Italia, è anche -parole
giustissime del Ribezzo - c.un' opera di rivendica.
beriinteso, però, ne i
zione, ,una partita d'onore:)
limiti della disponibilità del bilancio, e sempre che
siano ragionevoli le, richieste dei proprietari del
palazzo Bruno.
Sappiamo, auche, che il Ministro della E. N.,
esaurientemente informato dello stato delle cose
da Nello Tarchiani, l' operosissimo Soprintendente
11
~
l i
i
i
f~
In una lettera a chi scrive del 4 dicembre 1931.
..
'
••
35
i Quando così scrivevamo di quest'uomo esemplare, come
l' ha definito Ugo Ojetti (v. Domande, nel Corriere della
sera dell'11 no~embre '1941), eravamo lontani, pur sapendolo
fiaccato da un male insidioso, dal prevedere che ci avr,:bbe,
di lì a poco, lasciati per sempre. Riposa ora nella Certosa di
Calci. Caro e buon Tarchiani, così modesto e pur tanto nobile e
ricco e generoso di sapere Non era un archeologo - conosceva, invece, profondamente la storia dell'arte medievale e moderna. in ispecial modo la storia dell'Ottocento toscano-ma,
diremo col Gervasio (v. Nello Tarchiani, nella Gazzetta del
Mezzogiorno del 19 novembre 1941), era dotato di " viva
sensibilità per i problemi archeologi ci ~'; e ne può far fede
Lucera. memore del notevolissimo impulso dato dalla insonne
operosità di lui allo scavo e ,al restauro dell' Anfiteatro; più
di tutti, forse, ne possiamo far fede noi. che ricordiamo il
cordiale assiduo operoso interessamento ond'egli confOltò. nei
due anni in cui stette a Bari. Soprintendente autorevolissimo
e ascoltatissimo alle opere di antichità e d'arte per la Puglia,
l' iniziativa - " di massima importanza civica. (son sue parole) - del ricupero della Lex. Che cosa n(Jn avrebbe fatto il
povero Tarchiani per non lasciare i lucerini nell'umiliazione
loro inilitta dalle dure invettive di Teodoro Mommsen l Fre-
I
l;
i
ANTICA
di Bari \ dal dep. Rosario Labadessa, presidente
dell'Ente Fascista Dauno per i Monumenti e l'Arte
e dal deputato lucerino prof. Riccardo Del <7iudice, ha dato disposizione alla R. Soprintendenza
perchè non trascuri di vigilare il corso degli imminenti lavori di' restauro del palazzo Bruno e
I
i'
DELL ITALIA
.
quenti, pressanti, potremmo dire martellanti, i suoi appelli in
proposito, al Ministero e alle autorità locali. E non mancava
d'informarcene
nelle sue lettere argute, mirabili per limpidezza di pensiero e precisione di stile, specchio fedele della
signorilità del suo tratto e della sorridente calma e serenità
del suo carattere .
1....'
>., .•,,'.,
•••••••••
.'.
" :..... ",,_. _':....:.. ,.';';',-,\.~~
..:;, .•.,..,
> ,"".•;:'"'~'-,-~~.•.•
l'""'~,..
•.• "-"~.-.,.,'
"".',-,.,,~,%,,·':'h·',W'
·":;~':~fi"""[;:,,<'·~':;·····"~'~>-'·,,;;"'~'·'"
"-,.'
'~L.:C
;';~'~:"';';"""","-""'-"c::'':';.~::'''''':'''.'''!i.!::::::t:';,.~~.",,,,;,,,,,,,,,",f, ..:.,,",-.,,,,
l,
I
l
.
~
j
i
;j
t,j
t
\1
.36
ALLA RICERCA, D'UNO
DEI PIÙ PREGEVOLI
diffidi i proprietari di esso, affinchè, nella eventualità che, durante i detti lavori, si ven,e:a a scoprire l'iscrizione, ne facciano immediata denuncia alla R. Soprintendenza. E ci risulta che la
diffida voluta dal Ministro della E. N. è stata,
a cura del T archiani, già notificata ai proprietari, con formale invito, anche per preciso ordine dello stesso Ministro, a consegnare temporaneamente la lapide, integra o frammentaria, al
Podestà di Lucera, c:perchè venga depositata nel
Museo Civico:. ..
MONUMENTI
".
Ora, però, una cosa bisogna a tutti i costi evitare,
se realmente si vuole che il venerando cimelio epigra fico di cui tanto si parla, torni finalmente
alla luce: q~sta:
che i prossimi lavori di restauro
siano eseguiti col metodo così detto a c:cuci scuci :.:
metodo che i comproprietari intendono, per ragioni
d'intuitiva evidenza, cioè di economia, adottare, ma
che rende vana qualsiasi speranza di ritrovamento,
a giudizio dei tecnici.
E' perciò necessario che' le competenti autorità
facciano il possibile, perchè f' angolo del palazzo,
nel quale sarebbe nascosta l'iscrizione, sia integralmente demolito. Altrimenti la famosissima c:Lex :.,
cui si viene interessando tutto il mondo archeolo-
,
DELL ITALIA
ANTICA
.37
per secoli, nelle muraglie o nelle fondamenta di
questo! E non dileguerà, con grave scorno dei
lucerini, l'imperdonabile
macchia d'aver occultato
c:uno dei più pregevoli monumenti dell'Italia antica :..
Ma invitare i comproprietari non bastà; e addossare, d'altra parte, esclusivamente .al Comune
di Lucera il gravissimo onere finanziario della'demolizione e della ricostruzione dell' angolo del palazzo
in rovina, non è giusto, nè opportuno. Senza l'intervento del M:nistero d~lla E. N. - bene è stato
da altri già osservato l -le forze locali non pottan
no superare il grave scoglio della spesa.
E poichè ai lavori di ripristino si porrà mano
fra poco, non c'è tempo da perdere.
E: nota la feconda genialità di iniziative, anche
nel campo archeologico, di chi con così illuminato
senno e così fervida, anzi febbrile, operosità oggi
soprintende all' Educazione Nazionale.
Pertanto quest' ultimo accorato nostro appello
non potrà - una fermissima fede ci assiste - cadere nel vuoto.
Pubblicato
nel Corriere Padano del 2.3 aprile 19.38.
l
MARIOPRIGNANO,La c Lex lucerina» in onore di Arnella «Gazzetta
del Mezzogiorno»
del
2.3-2-1938 (proposta di riprodurre il testo della Lex in «un
cippo dei tanti che ci ricollegano a ROIIla », a ricordo di un
italiano che la difesa della nostra sana coscienza boschiva volle
elevare a canone fondamentale della sua esistenza fatta di
gico (è di ieri una lettera del prof. Angelo Taccone
della R. Università di Torino, direttore del Mondo
classico, al sottoscritto, di calorosa adesione alla
c:nobile, patriottica e sacrosanta campagna:. per
l'auspicato ricupero), rimarrà - una volta consolidato il fabbricato oggi pericolante - sepolta, forse
naldo Musso/ini,
C"
lavoro, di abnegazione,
~j1i'(!
di fede illuminata»).
-ò;
"
-" ..~~... :;,,,;i,.~,,",t!.':';"'"
._:...••••..••
-',i._~o~_·-;.
IL MINISTRO DELL'EDUCAZIONE
"
:'
IL MINISTRO
DELL' EDUCAZIONE
E LA
c LEX
NAZIONALE
LUCERINA»
Il caloroso appello con cui si chiude lo scritto
che precede non cadde nel vuoto, come risulta dal
seguente comunicato apparso nella Gazzetta del
Mezzogiorno del 5 maggio 1939.
« L'Ecc.tBottai, Ministro dell'Educazione Nazio"
Opportunamente la Direz~one del giornale faceva
se,:!;uire al comunicato questo commento:
«Siamo certi che l'Amministrazione Podestarile
di Lucera vorrà prendere in esame, per deciderlo
favorevolmente, un antico voto - il voto di Mommsen, - quello di disseppellire la «- Legge» che
"vuolsimurata nel palazzo cinquecentescodei Bruno.
Sta al Comune, ora che il Ministro ha parlato
e s'è deciso alfinanziamento, dimostrare la sua vo"
lontà di agire.
naIe, avendo ripreso personalmente in esame la
questione delle n'cerca di una delle due leggi ar"
caiche sui boschi sacn~ la «Lex Lucerina» che
si presume murata, come materiale laterizio, in 'un
angolo del palazzo Bruno in Lucera, nel novembre
scorso invitò il Soprintendente alle Antichità ed
alle Opere d'Arte per la Puglia l a compilare un
preventivo dei lavori necessari per tale ricerca, e
si riservò, appena esso gli foSse porvenuto, di esa"
minare col maggiore interesse il modo 'di provve"
vere al finanziamento dei lavori stessi.
La Soprintendenza, con encomiabile sollecitu"
dine, d'intesa coll' Ufficio Tecnico Comunale di
l
Il dotto Ciro Drago, succeduto
39
Lucera, compilò e fece pervenire al Ministero del"
l'Eaucazione Nazionale due perizie relative alle
opere necessarieper il ricupero dell' insigne mo"
..
1:
l
numento eplgraJ.Co.
Ora l'Ecc. Bottai, prese in esame le detteperi.zie, ha fatto presente alla' Soprintendenza che <r i
lavori potrebbero essere eseguiti dall'Amministra"
zione Comunale di Lucera, la quale sarà in grado
di valutare quale delle due soluzioni previste nelle
perizie stesse sia preferibile adottare ».
«In ogni caso - ha assicuratoil Ministro - il
Ministero potrà concorrere nella spp.saper la metà
dell' importo previsto ».
l~
~,
NAZIONALE
l In uno dei dei due progetti compilati per conto della R.
Soprintendenza alle opere di antichità dall' ingegnere comunale Giovanni Accinni (dicembre 1938-gennaio 1939) eran
previsti i lavo~i di demolizione e ricostruzione dell' angolo del
palazzo Bruno, compreso fra via Francesco Del Buono e vico III Pergola, e la corresponsione al proprietario di un indennizzo di sfittanza; nell' altro era previsto l' esproplio dell'angolo dianzi detto.
a Nello Tarcbiani.
<11I
~"
~
"•..:"~':,~";'~-:i.<!i_
•
;,,:,-~,,::::,._-
Il,
«
\
40
,
IL MINISTRO DELL EDUCAZIONE
NAZIONALE
E: insieme, il Comune potrebbe risolvere un pro"
blema urbanistico ed igienico. diradando quel nu"
cleo di casei attigue allo storico palazzo Bruno e
mettendo in luce la bellissima casa cinquecentesca
al 3. Vico Pergola, a fianco del palazzo Bruno ».
Senonchè dal maggio 1939 - più precisamente, dal 27 febbraio 1939: la questione ormai secola're del ritrovamento della Lex - divenuta più
ardua, come bisognava prevedere, dopo e in conseguenza dei lavori di riparazione e consolidamento dell' angolo del palazzo Bruno eseguiti negli
anni 1937-1938 - s' è arenata, essendo parsa alla
Municipalità lucerina eccessivamente onerosa in
rapporto alle proprie possibilità la spesa preventivata dall'Ufficio Tecnico Comunale (L. 26.5(0). S'è
arenata, dicevo, e dispero che si voglia e possa risolverla radicalmente ora che, per effetto della guerra, ma/ora premunt.
Ed allora - poi che, per dirla col Petrarca, ~ia
speme è lunga a venir troppo, mi son deciso a raccogliere tutti i miei scritti sull' argomento3 - testimonianze di sfortunata tenacia! A sgravio di coscienza
e ad futuram rei memoriam.
l Meglio: casupole. indecorosissime,
! E la data del telegramma con cui
orride casupole.
l'Amministrazione
Co-
munale espresse all'Ecc. Bottai - com' era suo dovere - vivi
sensi di riconoscenza per il generoso contributo promesso.
3 Salvo l'articolo:
La 4.' Lex Lucerina» e una visita di Teodoro Mommsen, in Il po/,olo nuovo - il Foglietto di Foggia, 10-1-1944, sostanzialmente
di quest' opuscolo.
rifuso nel primo degli scritti
Il.
A PROPOSITO
DEllA
SUI BOSCHI
c LEX LUCERINA:t
SACRI
l
Ho letto con vivo interesse, nel numero 3 gennaio
c. a. di questo giornale, 1'articolo di G. B. Gifuni
Un' antichissima Lex Lucerina e un voto di 7éodoro Mommsen;); ed ho mandato quel numero
della c: Gazzetta;) alla Prussiana Accademia delle
;'\Ì
Scienze di Berlino, la quale prepara la pubblicazione dell'Epistolario di T. Mommsen, con preghiera al dr. Lothar Wickert, ordinario di storia
antica nell' università di Colonia, venuto mesi
addietro in Italia alla ricerca di lettere originali
del grande storico della Romanità, di volermi comunicare quanto in esse e nel carteggio Mommseniano: conservato a Berlino si riferisca a que-
.•
Ii
J
I. Ripubblichiamo
qui, in appendice, col consenso e con
qualche aggiunta e ritocco dell' autore, bibliotecario già dei
Lincei, oggi della Reale Accademia d'Italia, questo scritto che
vide la luce nella Gazzetta del Mezzogiorno del 16 marzo
1937.
~
~
~1
t
l
t Nessuna notizia al riguardo mi è pervenuta: so soltanto
(me lo conferma il chiaro collega CrOU!, bibliotecario di lJue-
I
L
''.;~.,-; ~_7.'N~~~~.,,;~r,,~.:-,..,c,:
j
-
"
:.~. ---::;;~" ~ ,:r .-~_. ,)',;' ",'~_,
1~~~<H<'n·'f.'~ik'{'."~'·i~;;'T'~l!~~1j;.ù",;j;V*1;[~'fè~~;·~t«~Jté~P~_;;;'::~';~~~";;~~~lO]~..;;;:,~;~;~:~~,;~-;"~~~'~~~:~~~~~1,~~~!t)l'"q"~~"""""~!'J';~t'~'1!,""'F'l~,_.,";"-.",",,""",,.'''''''''n-_'''',~-,
~"~-""'"".,<_:,..,-"~.-_.,,
i
'.~
1
SUI BOSCHI SACRI
44
i
Il
'l
~
A PROPOSITO
DELLA «LEX
sta «avventura ~ - all' « acchiatura ~ (si direbbe
nel mio dialetto salentino, con termine che significa «ritrovamento ~ ed anche « tesoro nascosto ~) della «Lex Lucerina~, così precisamente e vivacemente riassunta dal Gifuni, il chiaro direttore
del Museo di Lucera e della Biblioteca Comunale
R. Bonghi~.
4:
1
* **
·:1
45
LUCERINA ~
È
,
Ho fatto di più: mi sono letto quanto il Mommsen scrisse. sull' argomento nella « Ephemeris hp;"
graphica~, II, 1874, pp. 205-208, e nel volume IX,
COlPUS lnscriptiollum Latinarum ~ ;
p. 75 del
dove il fiero teutone non nasconde, anzi ribatte, il
suo cruccio sdegnoso verso i Lucerini che aveva n
compiuto, o permesso, il barbaro misfatto, di murare o seppellire nelle fondamenta del pala~zo Bruno
il pulcherrimum monumentum ~, cioè la iscrizione
arcaica venuto alla luce per caso nel 1847, copiata
frettolosamente da Francesco Del Buono, e solo nel
1861 pubblicata dal D'Amelj nella sua «Storia
della città di l-ucera~. I Lucerini che accompagnavano il Mommsen, venuto colà a bella posta
col De Petra per tentar di vedere la iscrizione, o
almeno la copia del Del Buono, e non potè avere
sotto gli occhi nè l'una nè l'altra, ai suoi rimproveri
arrossirono e tacquero~.
4:
4:
4:
sto Istituto archeologico germanico. Sezione Romana) che, a
tutt' oggi - febbraio 1942 - nulla è ancor pubblicato nè della
biogralia nè del carteggio del Mommsen.
]o.
_ Ma non basta (aggiungeva il Mommsen, dandone relazione nella «Ephemeris .): bisogna farne
ammenda, e non solo con le parole, ma con i fatti;
che se essi, i Lucerini, non ne faranno nulla, « noi da
oggi innanzi li chiameremo piuttosto Vandali (nos
uhi adhuc Vandalorum nomen adhiheri conSllerat,
ihi Lpcerinos deinceps nominahimus ~).
Ho voluto riportare le fiere meritate parole del
dottissimo Germano, nella speranza, nella certezza,
che i Lucerini d'oggi (popolo, autorità, privati) respingeranno la taccia vandalica. o piuttosto la riscatteranno, cooperando alla ricerca del prezioso
« titulus », vero titolo nobiliare della loro antichità,
e placando - come ben dice il Gifuni - i mani
inquieti ma giusti del fiero illustratore d'ogni autentica traccia di Romanirà.
Giusto e gentile anche, e profondamente riconoscente, il Moml1lsen, ad ogni pur modesto e sincero aiuto che gli si prestasse: estimatore, 10datore ~eneroso d' o.e;ni genuino amore e cura per
le memorie patrie del grande passato. Con che
affettuosa reverenza egli ricorda nel Corpus lm'eriptionllm Latinarum il canonico lucerino Filippo
Antonio Lombardi, che nel 1845 lo accolse per
la prima volta, e lo aiutò nelle prime ricerche
.per il volume delle «lnscriptiones Regni Neapolitani Latinae~, che vide la luce nel 1852.
Il duro stile latino teutonico si addolcisce e diventa
insolitamente carezzevole alla rievocazione del buon
vecchio: «ea me humanitate excepit ef iuvenilem
meum ardorem ita et adillvit et temperavit senili
rl'
t
ti
(j
li
~
r
,J'
!
~
SUI BOSCHI SACRI
I
46
A PROPOSITO
DELLA
«LEX
maturitatp, ut quid quid nunc profertul' mpa cura,
id ei deberi lectores sdl'e velim >, La mano che
scaglia la saetta del biasimo fiero ed aspro, porge
pure il fiore dell' encomio e della riconoscenza.
>O<
>O<
*
Sarebbe facile ed istruttivo cavare da questi scritti
del Mommsen, e più forse dal pubblicando Epistolario, le linee della coltura storica ed archeologica
dell'Italia meridionale, particolarmente della Puglia,
nella prima metà del secolo passato, e più oltre ancora: tante relazioni personali e frequenti, amièhevoli e durature, egli ebbe con le persone più Cllspicue e più erudite delle nostre contrade (anche
più che non ebbero Lenormant e Gregorovius) : tra
gli altri, Giustino Fortunato in Lucania, 1'arcidiacono Giovanni Tarantini a Brindisi -:- per nominarne solo alcuni.
L'amore per le memorie e le cose patrie, esiguo
allora ma mai assente nella nostra terra, ebbe modesti e spesso ignorati rappresentanti in quasi ognu-.
na delle nostre anche piccole città, che sarebbe
'doveroso richiamare alla memoria nostra e dei posteri, alla nostra gratitudine, prima che 1'oblio delle
frettolose generazioni nuove li ricopra del tutto. Da
questi volumi del Mommsen, dagli spogli del « Bol"
lettino Archeologico Napoletano ed Italiano) del1'Avellino e del Minervini (1842-1863), e dalle
( Notizie degli s('avi di antichità> della R. Accademia dei Lincei (1876 e segg.> io penso di cavare, per
« Japl:!fia > o per « Rinascellza Salentina >, 1'elenco
~::C"
47
LUCERINA:'
dei principali studiosi nostri di cose archeologiche,
collezionisti, isp.ettori onorari di antichità e sca'vi,
corredandolo di qualche brevissima notizia biografica e bibliografica l. Quanta brava, semplice, modesta e benemerita gente, di cui ignoriamo perfino
i nomi; ma non l'ignoravano, e non li dimenticarono, i dotti viaggiatori stranieri che venivan tra
noi, e ne ricevevano onesta accoglienza, guida ed
aiuto generoso per le loro ricerche: sono i FraccacretaZ, i Jatta, i Giovene, i Lombardi, i Tarantini,
i De Giorgi, e quel Domenico Fontana da Molfetta
che, senza essere un archeologo e tanto meno, un
orientalista, fu lui, come mostrerò a suo tempo,
che nel 1876, riunendosi in Italia per la prima
volta, a Firenze, il primo Congresso internazionale
degli Orientalisti, suggerì ed agevolò attivamente a
Graziadio Ascoli lo studio sulle iscrizioni ebraiche
del Napoletano e particolarmente di Puglia a. Il volume pubblicato allora dall' Ascoli è noto in tutto il
mondo dei dotti, ma la parte che vi ebbe il modesto
avvocato molfettese aspetta ancora di essere messa
nella dovuta luce 4,
I Ciò fu fatto nei miei Appunti bibliografici di lavoro archeologico pugliese in Puglia negli ultimi 60 anni, in
c Japigia ., IX, 1938.
I Vedi il mio volumetto Italia Juduica, Roma, 1924 (Guide
bibliografiche Leonardo).
• Su Matteo Fraccacreta e il suo Teatro di Capitanata
vedi i. miei due articoli pubblicati nella c Puglia Letteraria >,
1931·32.
4
L'ho fatto nel 1938 in appendice
agli Appunti succitati.
.
•v
j,~
lo
~iioJII,.,J'~~-;::_C.
,.~.,~
~"'~'-'''''''''.''''''--;''"''''-·~·'-·''''"''''·~::::~:;;;:::;;>i;;~-~l~\':
~:\
r'~.
~'
1
~
~
!'
1
48
A PROPOSITO
DELLA 4: LEX LUCERIN A
'&
SUi BOSCHI SACRI
49
••••••
'Anche in questo campo, quanto lavoro pugliese
resta senza segno e riconoscimento di provenienza
regionale. Tocca a noi, figli od amici di Puglia,
di registrarlo e inventariarlo, sotto questo punto
di vista, nel molteplice contributo pugliese al patrimonio intellettuale della Nazione. Colgo così
l'occasione. per mandare un pubblico reverente saluto ed augurio a un vecchio archeologo ed antiquario nostro, che da oltre mezzo secolo ha legato
il suo nome agli scavi avventurosi dell' antica Pompei e che ora sta per pubblicare una grande opera
sintetica, storico-archeologica, su quella città famosa
nel mondo per la sua sventura e per la ricchezza
splendidamente artistica della sua vorrei dire rinascita. Parlo del gallipolino prof. Antonio Sogliano,
Socio Nazionale dei Lincei, e di varie altre accademie nazionali ed estere, che pochi giorni or sono ho
potuto rivedere nella sua modestissima casetta in
via Adua, a Napoli, nel caldo silenzio della sua
famigliuola e dei suoi libri, intento ancora al lavoro,
e di esso solo fiero e contento i. A quasi un secolo
di distanza, il Salento ha dato con A. Sogliano a
Napoli ed alla illustrazione dell' antica vita partenopea un così geniale studioso, dopo averle dato,
con Michele Arditi da Presicce il fondatore e primo direttore del Museo Borbonico. Ecco un altro
nome ehe aspetta il suo doveroso pubblico riconoscimento, se uno dei nostri conterranei vorrà occuparsene utilizzando, tra altro, il ricco carteggio di
lui, che uno dei suoi pronipoti, il marchese Giovanni Arditi, conserva gelosamente in Presicce di
T erra d'Otranto, e del quale darò tra breve precise
notizie t,
~
i~
~;!
;~I;
",
i)
Tornando a Lucera ed alla c:Lex Lucerina:t, da
cui ho preso le mosse, e nella speranza che, col
favore e l'impegno di quella cittadinanza, si riesca
a rimettere in luce la iscrizione originale, in vano
cercata dal Mommsen (studiata poi, nel testo che
se ne pubblicò, come dicemmo, dal D'Amelj dal prof.
Ribezzo, altro insigne linguista e filologo salentino,
nel 1922) : rilevo che questo auspicato ritrovamento
avrebbe oggi anche un valore simbolico ed augul'aIe, per rinnovare in Italia, e tra noi specialmente,
il culto dei boschi, che sono sacri sempre e da per
tutto, ma che dolorosamente sono quasi da per
tutto scomparsi dalla nostra regione, tranne che
nel]' austero nemoroso Gargano, sulla montagna dell'Arcangelo.
,?il
G.
:!j
~i
pubblicando varie lettere del Fontana a M. Amari, tratte
dalle carte di G. Ascoli.
i A coronamento di tutti i suoi scritti, usciva, solo dopo
dopo la mia visita, l'estrema fatica di A. Sogliano: il primo
volume dell' opera Pompei nel suo sviluppo rtorico.Pompei
preromana. Roma, 1931.
GABRIELI
~l
;11
l1~
11
i L'ho fatto in c Rinascenza Salentina >, VI, 1938, nell'articolo Michele Arditi da Presicce, moderno umanista salentino.
~..,;'~~-o.:i."'C:
;,":~~;:'/'i,i,itf';';:;~,'i,
,;1"i'VA
E UN COMMENTO
}
..
UNA NOTA DI FRANCESCO RIBEZZO E UN COMMENTO DELLA c GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO ~
N on possiamo a meno di riportare le parole altrettanto vibrate quanto sennate e, nella loro amarezza,
profondamente vere, che si leggono in fondo al
memorabile scritto di Francesco Ribezzo su c Il
primissimo culto di Cesare Augusto:. (Napoli, S. 1.
C. M., 1937), estro dalla Rivista Indo-Greco-Italica, a. XXI (1937), fase. 3-4, da noi riassunto
nella Gazzptta del /11.ezzogiornodel 2 luglio 1938
sotto il titolu : c Una delle prime manifestazioni del
culto di Augusto: la dedica del tempio di ApolloAugusto a Lucera~.
«L'annunzio di questa seconda comunicazione
non potuta fare al V Con/fressodi Studi Romani l
ha suscitato interesse che vengano ripTY'sea Lu;
~era le ricerche epigrafiche e specialmente quelle
per il ricupero della Lex sacra de luco, CIL P 401,
t
l La comunicazione, cioè, riflettente 1'iscrizione del tempo
Il Lucera. La prima comunicazione condi Apollo-Augusto
cerneva l'ara dei 1.C1urinienses cultores Augusti. altro e più
antico documento del culto di Augusto vivente.
~
DELLA
CGAZZ~TTA
,<';~\i-;1'r<,i"'l""IVJ'~:),,;:'!'0';i%.tii;:""~.if~;,:t~,{ili,;i1i;~~;
DEL MEZZOGIOR:o.O~
51
che si ha motivo di ritenere murata nelle fonda;
zioni o in un angolo del palazzo Bruno. Le ripa;
razioni che debbono essere apportate al palazzo,
pericolante in quel punto, si spera che si possano
convertire in una parziale demolizione per il ricu;
pero della pietra. Gli articoli del dotto G. B. Gi;
funi nella stampa italiana hanno avuto nelle sjère
degli studiosi di tutto il mondo rappresentatea Roma
una ripercussione profonda. Sarebbe doloroso se in
questa nuova alba degli studi tutto dovesse esau'
rirsi nella formulazione di pii voti. I lettori di
questa rivista sanno, del resto, che da decenni essa
propugna un piano di ricerche che non è quello
della defunta Unione Accademica Internazionale.
Si è creduto da qualcuno che si fosse voluto erigere un contraltare. Tutt'altro. Gli ordini del J!iorno
ripetutamentepresentati ai con/fressienunziano qual,
che cosa di più vasto e di più. profol/do: Su pplementi perpetui ai Carpora. delle Iscrizioni romane,
prerornanc, italiche, grecbe, etrusche etc..• di tutta la
penisola, che provvedano, secondo i casi particolarz~non solo al ricupero, alla revisione critica,
alla riproduzione tecnica del materiale conosciuto e
conservato, ma anche ad una vi/{ile e pronta cura
di quello accidentalmente trovato o giacente in zone
periferiche dovp. la sorveglianza delle limitate So;
prz'ntendenze necessariamente non arriva, special;
mente se si rz'chiedeinteressespeciale, esplorazione
sistematica, opera lunga e costosa. Intanto il pro"
gresso degli studi storici, epigrafici, filo logici, glottolo/fici è subordinato a questa condizione. La ven"
._.;:.~;:.,;~
~1.
•
"
Scarica

Gifuni - Per il ricupero della Lex Lucerina sui Boschi Sacri