RASSEGNA STAMPA
NOVEMBRE 2013 - NUMERO 2
ONLUS
CRESCERE INSIEME
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dalle 9 alle 13
ADOZIONI IL PASSAGGIO DI CONSEGNE DI DANIELA BACCHETTA
I RACKET DEI SEQUESTRATI PER “RECUPERARE” I BAMBINI CONTESI
“COME UNO TSUMANI”. MORTE NELLE FILIPPINE
IL POSTER CHE DISILLUDE “IMPARARE UN MESTIERE?
MEGLIO CHE LAUREARSI”
BORSE DI STUDIO E APPRENDISTATO. LE NUOVE MISURE
PER LA SCUOLA
TUO FIGLIO TI FA IMPAZZIRE? E’ ORA DI ESPLORARE LA SUA MENTE
ANGOLO CURIOSITA’
WORK IN PROGRESS
CI TROVI ANCHE QUI:
BRIANZA
LA
HA LA SUA ASSOZIAZIONE PER
L’ADOZIONE INTERNAZIONALE
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LA CONSULENZA E’ GRATUITA
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Progetto In
Federazione Russa:
“Face To Face”
Corsi Pre-idoneità
Progetto In
Rwanda:”Il Centro
Nyampinga”
Corsi Pre e Post
Adozione
Corsi di
sensibilizzazione
scolastica
Corso di Lingua:
UCRAINO
Corso di Lingua:
RUSSO
Cene a Tema
Collaborazione con
la Nostra Famiglia
Cineforum
ESTERO
PSICOLOGIA
«Come uno tsunami». Morte nelle Filippine
«Un’ondata ha spazzato via la mia casa e anche io
sono stato trascinato via. Intorno a me ho visto tanti
che alzavano le mani in quel mare di acqua e fango e
urlavano per chiedere aiuto. Ma che potevamo fare?
Anche noi avevamo bisogno di aiuto... Non li ho visti
più», racconta all’Associated Press un sopravvissuto di
Tacloban. Il disastro causato nelle Filippine dal tifone Haiyan, uno dei più violenti ad aver mai toccato
terra secondo gli annali della meteorologia mondiale,
ha ucciso migliaia di persone, travolte da venti a 320
chilometri l’ora che hanno sollevato onde di 15 metri
e scaricato una pioggia di 400 millimetri in pochi minuti. […] La zona più colpita delle Filippine è quella
dell’isola orientale di Leyte e la città di Tacloban, sulla
costa, dove molti palazzi sono stati spianati. Ci sono
almeno 350 mila persone restate senza casa. […] Ma
molte località erano rimaste mute, con le comunicazioni interrotte. E quando ieri i soccorritori sono arrivati, la scena ha sconvolto anche gente della Croce
rossa abituata a interventi in situazioni estreme. […]
Il capo della squadra disastri dell’Onu ha riferito di
aver visto solo un’altra volta una catastrofe di questa
forza: «Solo lo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano
è paragonabile». Il ministro dell’Interno di Manila, atterrato a Tacloban, è rimasto sconvolto: «La devastazione è tale, è tale... Non ho le parole per descriverla.
Fonte: Corriere della Sera
È orrendo, una tragedia umana». L’immagine dello
tsunami è venuta in mente a molti testimoni: racconta
Efren Nagrama, direttore dell’aeroporto di Tacloban:
«La devastazione è tale, è tale... Non ho le parole per
descriverla. È orrendo, una tragedia umana». L’immagine dello tsunami è venuta in mente a molti testimoni: racconta Efren Nagrama, direttore dell’aeroporto
di Tacloban: «Sì, era come lo tsunami che avevo visto
in televisione. Siamo scappati attraverso le finestre e
mi sono dovuto aggrappare a un palo per un’ora almeno mentre la pioggia, le ondate che arrivavano dal
mare e il vento spazzavano via le strutture dell’aeroporto. Alcuni dei miei colleghi si sono salvati arrampicandosi sugli alberi». Lo scalo aereo è inutilizzabile,
solo gli apparecchi militari riescono ad atterrare e i
piloti degli elicotteri hanno individuato un centinaio
di corpi nella zona. Il comando dell’esercito filippino
ha inviato 15 mila soldati. Ma neanche i militari sono
riusciti a raggiungere diverse località sommerse. Per
questo c’è il timore che le vittime siano molte più delle
1.200 contate fino a ieri notte. Manila è stata sfiorata
dal tifone. Sul suo percorso c’erano zone delle Filippine che il mese scorso erano state colpite da un terremoto di 7.3 gradi Richter, dove oltre 5 mila persone
erano ancora sotto le tende di fortuna. Haiyan adesso
sta correndo verso Nord-Ovest, nel Mar della Cina,
in direzione del Vietnam e poi delle coste meridionali
cinesi. Il servizio meteo prevede che i venti siano in
diminuzione, sui 120-130 km orari, con punte locali
fino a 150. Ma potrebbero rafforzarsi di nuovo, dipende dalla rotazione della mostruosa massa perturbata,
temono gli esperti. […]
Tuo figlio ti fa impazzire?
È ora di esplorare la sua mente
Le neuroscienze sono forse un campo di ricerca lontano dalla vita di ogni giorno? Al contrario, oggi vediamo che la rivoluzione neuroscientifica degli ultimi 20 anni fornisce elementi essenziali a discipline
apparentemente lontane, come la psicopedagogia,
e crea nuovi riferimenti per l’educazione dei bambini. La premessa parte dalla conoscenza acquisita, attraverso varie tecniche di «imaging» cerebrale, delle
diverse parti di cui è composto il cervello, ciascuna
delle quali svolge un compito differente dalle altre. Per
esempio, […]i lobi frontali, responsabili del ragionamento etico e dell’inibizione, completano il loro sviluppo solo in età adulta, mentre i settori più profondi
del cervello, collegati all’istinto, alle reazioni viscerali
e alla sopravvivenza, sono presenti fin dalla nascita.
Per questo i bambini tendono generalmente a essere
più immediati e meno empatici degli adulti. Le neuroscienze ci hanno anche insegnato che il cervello è
dotato di plasticità, ossia della capacità di essere modellato dall’ambiente. Pertanto è possibile rinforzare i
settori che portano a integrare e organizzare meglio il
cervello, così che i bambini possano raggiungere un
Fonte: La Stampa
maggior grado di integrazione e sensibilità, comportandosi meglio nel sociale. Parlare con i figli delle loro
emozioni, per esempio, favorisce lo sviluppo delle
parti che producono l’intelligenza emotiva, indispensabile per comprendere i propri sentimenti e quelli
degli altri. Partendo da questi presupposti, Daniel Siegel e Tyna Payne Bryson, rispettivamente psichiatra e
psicoterapeuta dell’adolescenza, spiegano in un libro
che unisce neuroscienze e psicologia dello sviluppo,
come aiutare i bambini a evitare di vivere in un diluvio emotivo o, al contrario, in un deserto emotivo.
[…]I genitori possono aiutare questa maturazione attuando un vero allenamento emotivo dei figli, sollevando questioni riguardanti la morale e l’etica al fine
di sviluppare l’empatia e la capacità di identificazione con gli altri. Strategie importanti per una buona
integrazione del cervello, poi, sono quelle di aiutare i
bambini a individuare le esperienze inquietanti e far sì
che l’elaborazione dei ricordi sia parte integrante della
vita di famiglia. Senza un processo di costruzione del
significato è infatti impossibile crescere in maniera
armonica. Il limite nell’applicare buone strategie educative, come quelle descritte da Siegel e Payne Bryson,
sta però nel fatto che i genitori, a loro volta, devono
essere capaci di rivedere in maniera critica e riflessiva
la loro infanzia e il rapporto con i loro genitori. Senza
avere costruito una narrazione autobiografica discretamente aderente alla realtà e senza una buona elaborazione dei guasti della propria infanzia si rischia
di essere manipolativi o proiettivi; in caso di scarsa
consapevolezza si trasmette una vita emozionale distorta, che crea danni, perché viene percepita dai figli
attraverso i neuroni specchio.
ADOZIONE
Adozioni, il passaggio di consegne
di Daniela Bacchetta
Dopo sei anni e un rinnovo, è scaduto ufficialmente il mandato di Daniela Bacchetta alla vicepresidenza della
Commissione adozioni internazionali.[…] Ecco il suo punto della situazione. Qual è il suo bilancio? Sono
stati anni molto intensi, abbiamo lavorato tanto, sono soddisfatta dell’attività svolta insieme. Certo questo è un
periodo storico delicato per le adozioni internazionali, per tutti i Paesi, è una materia che merita molta attenzione. […]Quali sono a suo giudizio le tre più urgenti criticità del sistema delle adozioni internazionali oggi? Il
sistema attuale, mondialmente considerato, sta talmente cambiando che faccio fatica a rimproverare al sistema
italiano delle criticità che lo rallentano. Ci sono paesi d’accoglienza che hanno sistemi operativi molto diversi
dal nostro, ma tutti registrano un calo delle adozioni internazionali: se questo è un problema, è un problema
mondiale. C’è una questione culturale, che porta ad allontanare le famiglie dall’adozione internazionale? Io
sono convinta che sia una sorta di autoregolamentazione frutto di una più diffusa consapevolezza. Certo registriamo anche un elemento di difficoltà economica, che fa guardare ai costi dell’adozione internazionale con
maggior sconforto. Il ministro Cancellieri di recente ha parlato di un iter che procura sofferenza alle coppie.
Condivide? Le storie sono tante, sicuramente ci sono anche storie di sofferenza, ma anche tante che non lo
sono. In questi ultimi mesi molti Paesi hanno chiuso e limitato le adozioni, mentre d’altra parte sono emerse
ancora alcune irregolarità. Qual è la situazione? Bisogna stare attenti a non fare un nesso causa effetto tra limitazioni delle adozioni internazionali e irregolarità, non c’è questo. Ci sono paesi che chiudono in prospettiva
positiva, altri che si trovano di fronte a criticità che non sono irregolarità. Dobbiamo imparare a guardare le
adozioni internazionali non solo dal punto di vista italiano. Come è possibile rendere più efficace il ruolo di
vigilanza e controllo della Cai all’estero, soprattutto nei Paesi che non hanno firmato la Convenzione dell’Aja?
Stiamo sempre più rafforzando la collaborazione con le ambasciate d’Italia e c’è anche una rete informativa tra
autorità centrali molto forte. Io sono dell’idea che la cautela paga sempre: a questo si aggiunge la corresponsabilità di tutti i soggetti che operano nelle adozioni internazionali rispetto all’eticità e alla correttezza delle
adozioni fatte. La Commissione conta molto sulla collaborazione con gli enti. Certo sarebbe bello poter avere
mezzi maggiori, un organico più corposo... È possibile immaginare un ruolo degli EEAA all’interno della
Cai? Pensare gli enti come componenti della Commissione invece non lo riterrei adeguato, visto il compito di
vigilanza della Cai. Commissione ed enti sono due soggetti di un sistema che per funzionare deve essere armonico, e con trasmissioni costanti: più c’è condivisone di metodo e informazioni, meglio si funziona. […] Si
parla tanto di riforma del sistema: serve nuova legge? Tutto è migliorabile, anche se ci sono cambiamenti che
non credo portano a miglioramenti consistenti. Ad esempio il decreto idoneità rilasciato da un tribunale: se
venisse eliminato il tribunale non credo ci sarebbe una significativa riduzione dei tempi. Il fronte “costi” per le
famiglie è sempre preoccupante. Ci state lavorando? Stiamo lavorando su alcune proposte degli enti, abbiamo
messo a punto sistemi per fare una comparazione dei costi e verificare se si può trovare una misura a cui gli enti
possano attenersi. Stiamo lavorando sia in Italia sia all’estero perché anche gli altri Paesi d’accoglienza sentono
questo argomento, è in corso un lavoro di esperti nell’ambio del Permanent Bureau dell’Aja.
Fonte: Vita.it
EVENTI
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Corso di Lingua e cultura
Russa nelle seguenti date:
21 Ottobre
4/11/18/25 Novembre
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Corso Pre Adozione
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Dicembre
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da DICEMBRE
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29 Novembre
Gruppo per i futuri Nonni
adottivi
In Corso
SCUOLA
Borse di studio e apprendistato.
Le nuove misure per la scuola
A dieci giorni dalla scadenza del decreto legge approvato a settembre, la Camera dei deputati dà il via libera al pacchetto scuola. Ora il provvedimento passerà
all’esame del Senato, per l’approvazione definitiva […]
Sui dettagli, dai libri digitali fai da te all’inglese obbligatorio fin dalle scuole materne, ci sono invece grosse novità. Ma sullo sfondo restano alcune delusioni
pesanti: come quella dei rettori, che si aspettavano
41 milioni aggiuntivi per le università virtuose. […]
Intanto però arrivano i primi soldi per risollevare il
diritto allo studio. Le borse di studio Cento milioni
finanzieranno il fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014 e per gli anni successivi: uno stanziamento non temporaneo, quindi,
che il ministero si impegna a pubblicizzare attraverso
opuscoli informativi da inviare per e-mail entro il 31
marzo a tutti gli studenti degli ultimi due anni delle
superiori. Altri quindici milioni copriranno le spese
di trasporto e pasti degli studenti meritevoli ma privi di mezzi, con un occhio di riguardo a quelli con
disabilità. L’edilizia Ottocentocinquanta milioni per
ristrutturare o tirare su di sana pianta le scuole del nostro Paese: il mutuo che l’Italia contrarrà con la Banca
di sviluppo europea costerà 40 milioni di euro all’anno per i prossimi trent’anni, ma dovrebbe permettere
un risanamento generale delle strutture, in base alle
esigenze dichiarate dalle Regioni. Arte e musica È uno
dei pochi capitoli di spesa revisionati dopo l’esame alla
Camera: invece che 6 milioni alle borse di studio per
studenti iscritti alle istituzioni all’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, lo stanziamento è stato
scisso. Tre milioni andranno a quelli che sono stati ribattezzati i premi per gli studenti–artisti, altri due milioni (in aggiunta ai 3 già previsti) agli istituti superiori
di studi musicali non statali ex pareggiati e un altro milione alle accademie di arte non statali. Approvata an-
Fonte: Corriere della Sera
che una regolarizzazione dei docenti di queste scuole.
Assunzioni e graduatorie L’unica graduatoria che viene
toccata è quella dei dirigenti scolastici: si trasforma da
graduatoria di merito in graduatoria ad esaurimento,
con l’obbligo di assumere i 2.386 presidi in lizza prima
di bandire un nuovo corso-concorso, che sarà la nuova
modalità per selezionarli. Per le assunzioni, sarà definito un piano triennale di immissioni in ruolo per un
totale di 69 mila docenti e 16 mila Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). Via libera anche all’assunzione
a tempo indeterminato di oltre 26 mila insegnanti di
sostegno, che alle superiori come alle medie, apparteranno a un’unica classe di concorso. L’orientamento Si
comincia all’ultimo anno delle medie, si prosegue negli ultimi due anni di liceo o istituto professionale. Si
chiama orientamento ed è uno dei cardini del decreto,
che punta con 6,6 milioni a fare degli studenti di oggi
dei lavoratori domani: a partire dal triennio 20142016, al via la sperimentazione con formazione in
azienda e contratti di apprendistato. Il bonus maturità
Con il via libera alla Camera, più vicino l’ingresso degli esclusi dal bonus maturità nelle università a numero chiuso. Gli studenti reintegrati
saranno iscritti, subito o l’anno prossimo, nelle università secondo il punteggio complessivo ottenuto e
l’ordine di preferenza indicato al momento del test.
ITALIA
Il poster che disillude: “Imparare un mestiere?
Meglio che laurearsi”
Un istituto professionale di Treviglio ha scelto di promuoversi diffondendo questo manifesto: contrapponendo, anche con una certa ironia, il destino di chi
rimane per anni alle scuole superiori (e poi va pure
all’università) senza infine trovare una strada e quanti,
invece, ottengono una formazione assai più professionale e, anche per questo, hanno la chance di avere un
lavoro carico di soddisfazioni. Sul tema, ovviamente,
si possono sviluppare considerazioni molto diverse.
Una cosa è chiara: in Italia la contrapposizione tra chi
studia e chi no, oggi, non coincide necessariamente
con chi sa e chi non sa. Coloro che vivono entro il
nostro sistema d’istruzione (monopolistico, autoreferenziale, burocratico, incapace di allontanare da sé
quanti lavorano poco e male) sanno che la qualità di
chi frequenta i licei e le università sta calando a vista d’occhio. È vero che abbiamo un gran numero di
laureati sotto occupati rispetto al titolo di cui dispongono, ma questo non necessariamente vuol dire che
siano sotto occupati rispetto alla loro formazione. La
strada che un ragazzo intraprende quando deve scegliere che scuola frequentare in molti casi ne segna
il futuro. Un percorso che aiuti a trovare facilmente
un lavoro può essere da privilegiare, ma non è affatto detto che questo sia l’unico o il principale elemento da tenere in considerazione. Perché se da un lato
è vero che il lavoro si giustifica soltanto se qualcuno
è disposto ad acquistarlo e quindi a finanziarlo (se è
un servizio), d’altro lato bisogna considerare che questo non comporta affatto la rinuncia a quel mondo
di valori, saperi e tradizioni culturali che ci mette in
contatto con Shakespeare o sant’Agostino. Le nostre
università, però, in troppi casi hanno reciso il cordone che le collegava - storicamente - con il cosiddetto
Fonte: Il Giornale
«canone occidentale» e con la grande tradizione alle
nostre spalle. Negli anni scorsi varie facoltà hanno introdotto indirizzi di studio che non sono formativi sul
piano culturale e nemmeno professionalizzanti. Ci si
è smarriti all’inseguimento di tendenze dell’ultima ora
che in molti casi sono svanite con la rapidità con cui
erano emerse. Abbiamo moltiplicato i titoli di studio e
le frustrazioni al tempo stesso. La cinica contrapposizione rappresentata dal manifesto, allora, ci parla racconta anche e soprattutto del fallimento del sistema
educativo di Stato. C’è poi un altro aspetto che va evidenziato e concerne l’idea stessa di «sapere». Si è sempre valorizzato chi sa costruire un mobile, suonare
uno strumento o condurre una fattoria. Sono attività
che probabilmente non si apprendono primariamente in una scuola o grazie ai libri, ma che egualmente
implicano conoscenze, know how, pratiche. Si tratta
di abilità che in genere si trasmettono nel rapporto tra
maestro e allievo, proprio perché solo in parte sono
formalizzate e acquisibili tramite i libri. […] Il problema è che abbiamo bisogno di istituzioni formative davvero al servizio dei giovani. In moltissimi casi,
oggi, non è così.
CURIOSITA’
“Braccialetti rossi”, storie di piccoli malati.
L’inno alla speranza piaciuto pure a Spielberg
Il sole filtra dalle vetrate del Ciasu (Centro universitario alti studi universitari), fantastica struttura tra gli ulivi
praticamente abbandonata, set di Braccialetti rossi la serie che Giacomo Campiotti gira a Fasano. “La società
nasconde la malattia, dobbiamo essere perfetti, vincenti” racconta il regista “la nostra è una storia di amicizia
e speranza che vede protagonisti bambini malati. Non è ricattatoria, è ricattatorio porre dei tabù. È una favola
con sei ragazzi uniti nella stessa battaglia, guarire. Perché la vita è più forte di tutto: i genitori hanno paura delle parole, i ragazzi chiamano le cose col loro nome. I braccialetti che indossano sono il loro segno distintivo”.
Commovente, tenera e a tratti comica, la serie prodotta da Carlo degli Esposti è la versione italiana di Pulseras
rojas: “Per la prima volta una fiction catalana” spiega il produttore “è stata trasmessa dalla tv di stato spagnola
ottenendo un successo straordinario. I diritti per gli Stati Uniti sono stati acquistati da Steven Spielberg, l’adattamento per la Abc sarà curato da Marta Kauffman, autrice di Friends”. Scelti fra tremila facce, i sei ragazzi
protagonisti sono belli e veri: Carmine Bruschini è Leo, ”il leader”, Brando Pacitto è Vale il “vice leader”, Aurora
Ruffino è Cristina, “la ragazza”; Pio Luigi Piscicelli è Toni “il furbo”, Mirko Trovato è Davide “il bello” e Lorenzo
Guidi, 11 anni, interpreta Rocco “l’imprescindibile”. La musica lega le storie, dal rap di Emis Killa, a Tiziano
Ferro, Emma, Niccolò Agliardi che canta Io non ho finito. “Questo lavoro l’ho preparato con molto affetto e
partecipazione” dice lo sceneggiatore Sandro Petraglia “qualche anno fa forse non avrei saputo scriverlo, devono esserti accadute un po’ di cose, aver cresciuto i figli con tutte le ansie. Raccontiamo gli anni in cui la vita è
nel suo massimo splendore - anche se chi la vive non lo sa - gli entusiasmi, i sogni, le utopie, le prime volte, le
angosce che si porta dietro l’adolescenza. Solo che tutta questa vita è racchiusa in un posto dove si può morire”
Il paziente Giorgio Colangeli spiega ai ragazzi l’importanza del gruppo; la mamma interpretata da Michela Cescon va a lavorare dov’è ricoverato il figlio in coma per stargli accanto. Si traveste da clown, quando non la vede
nessuno piange. Laura Chiatti impara a fare la madre, un’altra mamma, Simonetta Solder, combatte da sola. Poi
ci sono i medici (Carlotta Natoli, Andrea Tidona, Niccolò Senni), l’infermiere (Lele Vannoli), i padri (Giampaolo Morelli, Ignazio Oliva, Stefano Venturi), una sorella generosa (Federica De Cola) e un nonno (Vittorio
Viviani). “Si sente la solidarietà” continua Petraglia “il dolore si condivide, ma non ho paura di essere leggero
rispetto a realtà così dure”. “Braccialetti rossi è una sfida”, aggiunge il direttore di RaiFiction Tinni Andreatta
“perché esplora la vita e il dolore. Ma è un racconto potente che dà speranza, il pubblico adotterà i ragazzi”.
ATTUALITA’
l racket dei sequestri per «recuperare»
i bambini contesi
Nel sito ufficiale promettevano operazioni in tutto il
mondo, compreso il recupero di bambini. E specificavano anche «con ogni mezzo a disposizione». Che
questi non fossero soltanto mezzi legali lo ha scoperto
la Dda di Palermo con l’inchiesta «Caronte»: sette arresti e l’accusa gravissima di gestire un traffico internazionale di minori finalizzato al «recupero» di bimbi
contesi tra genitori separati e di nazionalità diverse.
Papà e mamme disposti a tutto pur di riprendersi i
figli sottratti dal coniuge e portati all’estero, a sborsare fino a 200mila euro e ad accettare i rischi di veri e
propri sequestri di persona con ricorso ad armi, fascette immobilizzanti, spray urticanti, sonniferi, taser.
Vere e proprie missioni paramilitari a cui prendevano
parte anche i veterani dei corpi speciali delle forze armate straniere. La banda aveva sedi in mezzo mondo
ma base logistica in Sicilia, per sfruttare la vicinanza con il Nord Africa, dove avvenivano gran parte
dei sequestri e dalla quale i piccoli rapiti venivano
trasportati via mare verso i paesi europei. A mettere
a disposizione le imbarcazioni era l’ucraina Larysa
Moskalenko, 50 anni, ex campionessa olimpica […]
Fonte: Il Giornale
Larysa è anche la compagna del titolare dell’albergo
Portorais di Cinisi, nei pressi dell’aeroporto Falcone
Borsellino, distrutto nel maggio del 2012 da un incendio doloso. È dalle indagini sul quel rogo, ascoltando
alcune intercettazioni, che gli investigatori hanno capito cosa si nascondeva dietro l’attività della società di
sicurezza privata norvegese «Abp World Group». […]
Gli arrestati devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere, tratta di persone, sequestro
di persona e sottrazione e trattenimento di minore
all’estero. Il reato associativo è aggravato dal fatto che
l’organizzazione operava in più di uno stato (Tunisia,
Cipro, Egitto, Libano, Ucraina). All’origine di ogni
operazione c’era sempre il divorzio di una coppia di diverse nazionalità. Storie di cronaca all’ordine del giorno, di affidamenti contrastati, di papà o mamme che
decidono di trascinare con sé in patria il figlio conteso
contravvenendo al parere del giudice. Troppo lente e
farraginose le vie ufficiali per riavere con sé i bambini
portati via. Con la «Abp World Group» al genitore affidatario l’impresa sembrava più facile, più veloce. Visto
che, come avrebbe ammesso la Moskalenko in alcune
intercettazioni, pare che l’agenzia potesse contare sul
silente avallo dei governi dei Paesi nei quali principalmente operava, ovvero la Svezia e la Norvegia. A conferma di ciò negli atti i pm lamentano la poca collaborazione alle indagini offerta dalle autorità giudiziarie e
dalla polizia di volta in volta contattate tramite Interpol ed Eurojust. Ogni blitz era preparato nei dettagli,
anche con il ricorso a fidanzate di copertura selezionate tra escort che parlassero almeno inglese e francese per non dare nell’occhio. Dopo la ricognizione
dei luoghi in cui il bambino era trattenuto scattava il
sequestro con l’utilizzo di vari mezzi, armi comprese...
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Novembre 2013 - Crescere Insieme