QUARTA PUNTATA Riprendiamo il discorso sull’ideologia Gender, cercando di fare una panoramica sulla questione scolastica. A tal proposito, esiste già un disegno di legge che si chiama ddl Fedeli, il cui titolo è già un programma: “Introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università”. Anche i titoli degli articoli di legge sono un “genderata” unica. Facciamo una rapida carrellata: Art. 1. (Introduzione dell’insegnamento dell’educazione di genere): Comma 2: “In attuazione di quanto disposto dal comma 1, i piani dell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado adottano misure educative volte alla promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali al fine di eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società. Art. 2. (Linee guida dell’insegnamento dell’educazione di genere): Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro delegato per le pari opportunità, d’intesa con le regioni e con le province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, definisce linee guida dell’insegnamento dell’educazione di genere che forniscano indicazioni per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, tenuto conto del livello cognitivo degli alunni, i temi dell’uguaglianza, delle pari opportunità, della piena cittadinanza delle persone, delle differenze di genere, dei ruoli non stereotipati, della soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, della violenza contro le donne basata sul genere e del diritto all’integrità personale. Art. 3. (Formazione e aggiornamento del personale docente e scolastico): Al fine di garantire l’acquisizione delle conoscenze e delle competenze per la realizzazione delle finalità di cui agli articoli 1 e 2 e l’integrazione dell’educazione di genere nei processi di insegnamento e apprendimento, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado attivano corsi di formazione obbligatoria o integrano i programmi di quelli esistenti, per il personale docente e scolastico. Art. 5. (Libri di testo e materiali didattici): A decorrere dall’anno scolastico 2015/2016, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado adottano libri di testo e materiali didattici corredati dall’autodichiarazione delle case editrici che attestino il rispetto delle indicazioni contenute nel codice di autoregolamentazione «Pari opportunità nei libri di testo» (POLITE), realizzato da Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari opportunità, Associazione italiana editori, Centro innovazione sperimentale educativa Milano, Poliedra, Federación de gremios de editores de España e Commissão para a igualdade e para os direitos das mulheres del Portogallo e approvato dal Consiglio del settore editoriale educativo dell’Associazione italiana editori l’11 maggio 1999. Nella Relazione del ddl possiamo leggere che è necessario arrivare alla «decostruzione critica delle forme irrigidite e stereotipate attraverso cui le identità di genere sono culturalmente e socialmente plasmate, stimolando al contempo l'auto-apprendimento della e nella complessità». Proviamo a tradurre dal criptopolitichese: occorre superare lo schema uomo-donna perché vecchi stereotipi culturali e sociali e stimolare nell’alunno il riconoscimento dell’identità di genere attraverso quei modelli comportamentali già presenti nella società. Modelli che non possono essere semplicemente quelli del binomio “maschio-femmina”, ma sono più 1 complessi, più variegati, più sfumati così come sono più complessi, variegati e sfumati gli orientamenti sessuali delle persone. Abbattuto il decrepito, perché vetusto, argine del sesso biologico si spalancano le porte alle infinite e nuove variabili del sesso ideologico: gay, bisex, transessuali, transgender, asessuali, etc. Cerchiamo di tradurre nella pratica con qualche esempio. BAMBIN*, LA NUOVA FRONTIERA DEL LINGUAGGIO GENDER Quando si dimentica il Creatore, allora la violenza prende il sopravvento. Nel sito (qui ma è stato succesivamente rimosso) Comitato dei Genitori di Montelupo Fiorentino (GeniMon) leggiamo: “le differenze tra uomini e donne – che si configurano tradizionalmente in termini di disparità di un sesso sull'altro – non sono un dato biologico, innato, ma sono il frutto di un condizionamento socio-culturale messo in atto all'interno della famiglia, prima, e poi della scuola”. Poi si prosegue spiegando che “la seconda parte del seminario sarà dedicata al tema della parità nei libri di testo che ha trovato un recente spazio di indagine e ricerca nel progetto Polite, un progetto europeo sulle Pari Opportunità nei Libri di Testo, promosso in Italia dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità”. Quel che accade a Montelupo è già l’applicazione di ciò che è contenuto nel progetto di legge Fedeli che prevede appunto la diffusione capillare delle teoria del gender nelle scuole di ogni ordine e grado, materne comprese. A tenere il seminario è stata la dott.ssa Irene Biemmi che da tempo si sta spendendo su queste tematiche. Per chi non la conoscesse, Irene Biemmi è ricercatrice e formatrice esperta di Pedagogia di genere e delle pari opportunità, autrice di numerosi saggi in tema, per l’editore Giralangolo dirige la Collana di libri illustrati “Sottosopra”, interamente dedicata all’abbattimento degli stereotipi sessisti. Scrive anche libri per bambini e per bambine. La Biemmi – la quale, per il sessualmente corretto, usa l’asterico quando per iscritto deve riferirsi al genus dei bambini (bambin*), perché in tal modo non fa un torto a nessuno - ci spiega che “l’educazione di genere è quella che mira ad una decontrazione degli stereotipi culturali sul maschile e sul femminile”. I bambin* decontratt* dovranno essere lasciati alle cure di persone come lei nonostante i timori dei genitori, assai ingiustificati, ci spiega, perché “io credo che questi timori sempre più pressanti riguardo al maschile, siano dovuti a dei pregiudizi omofobici evidenti nel nostro Paese”. Insomma se tuo figlio vuole giocare a guardie 2 e ladri e tu non hai nulla in contrario sei omofobico. Non solo sei omofobico, ma pure pigro, apatico, ottuso e lento di comprendonio: “purtroppo l’attitudine a pensare per stereotipi – continua la Biemmi - è assai diffusa perché determina un enorme risparmio cognitivo (ragionare per stereotipi è facile e veloce!)”. Naturalmente, l’educazione sessista si contrasta anche con un dizionario illustrato, scritto dalla Biemmi, dal titolo “Educazione sessista”, che è un testo che analizza un campione di testi scolastici della scuola elementare che sono stati editi agli inizi del 2000. Dice in un’intervista (qui): “L’idea di analizzare i libri di testo di quel particolare periodo mi venne perché tra la fine degli anni ’90, e in particolare tra il ’98 e il 2001, l’Italia aderì a un grosso progetto europeo che si chiamava “Progetto POLITE” che è acronimo di Pari Opportunità nei Libri di Testo e questo progetto che coinvolse non solo il nostro Paese, ma molti altri Paesi europei, tra cui anche il Portogallo, la Spagna e molti altri, aveva proprio come obiettivo quello di creare un codice di autoregolamentazione per le case editrici scolastiche, affinché i futuri libri di testo fossero finalmente liberi da pregiudizi sessisti”. Vediamone un po’ di questi libretti privi di pregiudizi sessisti… PICCOLA STORIA DI UNA FAMIGLIA - casa editrice Stampatello «Mery e Franci si amavano e volevano una famiglia. (…) Ma mancava il semino! In Olanda c’è una clinica dove dei signori gentili donano i loro semini per chi non ne ha. Franci si è fatta dare un semino nella clinica olandese e… l’ha messo nella pancia di Mery. Margherita ha cominciato a crescere! Margherita ha due mamme: solo una l’ha portata nella pancia ma entrambe, insieme, l’hanno messa al mondo. Sono i suoi genitori». Le scritte grandi e ben scandite campeggiano su pagine dai colori pastello dove le figure di due donnine, che si scambiano bacini e cuoricini, completano l’«idillio fiabesco». Ebbene sì, perché quanto riportato qui sopra, è lo stralcio proprio di un racconto per bambini, Piccola storia di una famiglia, casa editrice Stampatello. Ma il peggio deve ancora venire. Perché, il manualetto per infanti non occupa solamente gli scaffali delle librerie più attive in tema di propaganda gender, ma fa parte della progetto educativo, all'insaputa dei genitori, di un asilo nido comunale di Roma, il Castello Incantato, zona Buffalotta. 3 Per capire meglio lo scenario su cui si muovono casi come quello del Nido Castello Incantato, è sufficiente guardare quanto successo a Roma lo scorso 20 e 21 settembre, giorni in cui si è tenuto un convegno nazionale dal titolo “Educare alle differenze”. Organizzato da duecento realtà co-promotrici – per lo più associazioni Lgbt sparse su tutto il territorio nazionale –, l'incontro ha visto la partecipazione di centinaia di attivisti, tra cui psicologi e docenti di scuola pubblica di ogni ordine e grado. Sono questi ultimi, infatti, i destinatari prediletti, perché lo scopo dell’ideologia cosiddetta gender, è quello di formare ed educare le future generazioni a «cambiare idee, concetti e visioni del mondo mettendo in crisi il pensiero unico della nostra cultura, fatta spesso di stereotipi e modelli culturali di genere normativi limitanti». Questo quanto si legge nella “mission” di Progetto Alice, uno dei principali gruppi promotori dell’evento. E se i più grandi sono difficili da convincere, meglio partire dai piccini: «Abbiamo individuato nella decostruzione degli stereotipi dei modelli familiari nella primissima infanzia un intervento strategico per il lavoro educativo», ha dichiarato un’esponente dell’associazione Scosse nell’ambito della presentazione del progetto “Leggere senza stereotipi”, un’idea che a Venezia è già diventata realtà grazie ai finanziamenti del Comune e che prevede la fornitura agli asili e alle scuole dell’infanzia di libretti sul calibro di quelli citati in partenza. Ma vi è di più. Il convegno nazionale “Educare alle differenze” è stato patrocinato dell’Assessorato alla Scuola di Roma Capitale. E infatti Scosse, l’ideatrice dell’evento, è la medesima associazione che l’anno scorso ha ricevuto da Roma Capitale il mandato di formare le educatrici degli asili nido e delle scuole dell’infanzia di Roma, attraverso specifici seminari sulle tematiche gender (clicca qui). Simili corsi di formazione rientrano oggi a tutti gli effetti nei “Percorsi didattici per le scuole di Roma Capitale” che l’assessore alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità, Alessandra Cattoi, ha presentato ai dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2014/2015 (clicca qui). La verità è che spesso questi tipi di inziative si nascondono sotto le vesti della lotta alla discriminazione, della battaglia avverso la violenza omofoba, della campagna di sensibilizzazione alle “diversità” ma nulla hanno a che fare con la difesa di questi diritti. E perciò, chi prova a contrastare siffatte iniziative viene subito tacciato come omofobo. Ma è tutto il contrario. Anzitutto perché, proprio trattandosi di temi estremamente delicati, quali l’affettività e la sessualità, meriterebbero per questo di essere affrontati con altrettanta delicatezza e rispetto. Non già, come invece accade, strumentalizzati per portare avanti battaglie puramente ideologiche sulla pelle di chi soffre. Ma il punto è un altro e non ha nulla a che vedere con l’omofobia. Ha invece a che fare con la tutela degli innocenti, con la protezione dei più deboli e indifesi: i nostri 4 bambini. Perché dire a un piccolo che può nascere da due mamme, che papà e mamma non esistono, che nasce maschio ma potrebbe scoprire di essere femmina, che non conta «ciò che è e ciò che vede», ma «ciò che sente e pensa di essere»; dirgli tutto questo significa ingannarlo sfruttando la sua innocenza; significa raccontargli menzogne abusando della sua fiducia; significa educarlo ad un modo stravolto ed estremamente pericoloso di rapportarsi con la realtà. E i danni sono devastanti. Per tutti. «Quando si abolisce il principio di evidenza naturale, la mente compensa con squilibri psicotici gravissimi. Per questo pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso poi ai più deboli: i bambini. Se gli si insegna sin da piccoli che quel che vedono non è come appare, li si rovina. Non sono solito fare affermazioni dure, dato che gli omosessuali sono persone spesso duramente discriminate, ma non posso non dire che introdurre l’idea che la differenza sessuale non esiste, e che quindi non ha rilevanza, è da criminali. Non conosciamo ancora gli scenari di un mondo disposto a stravolgere la normalità ma li prevedo terribili: l’uomo che obbedisce alla sua volontà e non alla norma si distrugge». Così disse Italo Carta (clicca qui), rinomato psichiatra già ordinario di psichiatria e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria all’Università degli studi di Milano. Ora dite voi: chi sono i violenti? A PROPOSITO DEI CORSI OBBLIGATORI PER I DOCENTI… Un’insegnante racconta alla rivista TEMPI (clicca qui) di aver partecipato a un convegno rivolto agli operatori scolastici, dove si sponsorizzavano i giochi di ruolo come a Trieste (vedremo dopo cosa succede a Trieste). «Donne non si nasce, ma si diventa attraverso un percorso di aspettative che altri hanno su di noi». È solo uno degli slogan di «un processo di destrutturazione» a cui occorre educare le nuove generazioni «per liberarle dagli stereotipi imposti dalla società». Almeno così si è sentita ripetere per due ore A. M., docente di Educazione fisica di Verona, durante un incontro frutto del protocollo d’intesa fra il ministero dell’Istruzione e l’associazione Soroptimist, volto a sponsorizzare il progetto pilota “Prevenzione della violenza contro le donne: percorsi di formazione-educazione al rispetto delle differenze”. CENERENTOLO. «Le docenti hanno parlato per due ore della necessità di destrutturare e decostrire le differenze fra i sessi a scuola, sul lavoro, negli ambiti sportivi e in tutta la società, mediante il cambiamento del linguaggio, dei testi e delle favole. Spingevano a chiamare uomini e donne con terminologie identiche, affinché i bambini capissero che la sessualità è una scelta indipendente dal sesso biologico con cui si nasce». E «si faceva notare agli insegnanti come tutto 5 fino ad oggi, senza che nessuno se ne fosse mai accorto, fosse profondamente discriminante. Come esempi portavano le fiabe di Biancaneve e Cenerentola dove la donna è presentata o come debole e bisognosa del principe azzurro o come figura maligna. Gli uomini, al contrario, come figure forti e capaci di risolvere le situazioni». Un fatto che, spiegavano i relatori del corso, andava superato cominciando «a parlare non solo di Cenerentola, ma anche di Cenerentolo» oppure adottando «giochi di ruolo, come quello introdotto nell’asilo di Trieste, in cui i bambini si truccano o si vestono da bambine e viceversa». Attività volte a liberare i piccoli dai luoghi di oppressione come «la famiglia, la scuola, i luoghi di lavoro, i gruppi dei pari e dei contesti sportivi». ALLARGARE LA FORMAZIONE. È stato dopo queste affermazioni che A.M. ha deciso di prendere la parola e intervenire: «Come docente di Educazione fisica ho fatto presente loro che proprio la biologia porta le donne e gli uomini ad assecondare le proprie caratteristiche, concentrandosi ad esempio sulla coordinazione nel primo caso e sulla forza nel secondo. “Come slegare le inclinazioni derivanti dalla componente fisica diversa, senza fare violenza ai ragazzi?”, ho chiesto. Altri due partecipanti hanno messo in discussione le tesi presentate. Ma i relatori, colti di sorpresa dalla nostra presenza, ci hanno liquidati chiudendo l’incontro e mi è venuto il sospetto che il suo unico scopo fosse quello di incoraggiare e comunicare una strategia a un pubblico selezionato». Alla fine è stato chiesto ai presenti di fornire le proprie email per rendere possibile attraverso il sito dell’associazione l’accesso ai video del convegno e al resto del materiale didattico, «ma non ho mai ricevuto il permesso di entrare». MA COSA SUCCEDE A TRIESTE? L’ennesimo tentativo di confondere le idee dei bambini da parte degli ideologi del gender è stato attuato negli asili di Trieste. In 45 scuole dell’infanzia il Comune propone il “Gioco del rispetto – Pari e dispari”, che, come si legge sull’opuscolo informativo, ha lo scopo di «verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale». Insomma, lo dicono chiaramente che vogliono confondergli le idee. Inoltre, dice il materiale esplicativo che la maestra, dopo aver fatto fare un po’ di ginnastica ai bambini, dovrà far notare loro le sensazioni e le percezioni provate. «Per rinforzare questa sensazione i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». «Ovviamente – si 6 legge ancora – i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale». E così, secondo il progetto, i bambini possono imparare e accertare che maschi e femmine sono diversi e “nominare senza timore i genitali maschili e femminili». Al contempo bisogna spiegare che tali differenze sono del tutto marginali rispetto al resto: non c’è differenza tra maschio e femmina, che sono stereotipi di genere. Così facendo i bambini vengono confusi: fisicamente siamo diversi. E su questo non possono esserci dubbi. Che come dignità personale siamo tutti uguali, questo deve essere argomento di altra lezione, altro contesto, in cui non si parla di fisicità e di materia… Tra i giochi proposti c’è pure quello del “Se fossi” durante il quale «I bambini e le bambine potranno indossare dei vestiti diversi dal loro genere di appartenenza e giocare così abbigliati». Ovviamente molti genitori sono insorti e la Vice – sindaco, Fabiana Martini, ha detto la sua, accusando i genitori di aver mentito. E in generale si è levato il coro di coloro che hanno minimizzato, psicologi che hanno pontificato, saggi e sapienti che hanno spiegato che è bene che i bambini imparino che maschi e femmine sono uguali (ma dopo essersi toccati i genitali, che sono diversi). Hanno avuto il coraggio persino di dire che non si trattava di educazione sessuale. VitaNuova ha pubblicato la risposta del genitore che ha sollevato la questione: come al solito hanno tentato di rigirarsi la frittata più volte a proposito della mancata trasparenza nell’informazione e condivisione di tali attività con le famiglie. La verità è che la circolare che annunciava la cosa è stata affissa nella bacheca della scuola solo qualche giorno dopo la protesta dei genitori, inviata con raccomandata alla Dirigenza scolastica il 19 febbraio. E in detta circolare non c’era alcuna “spiegazione” . Il Collegio Docenti è stato convocato e investito della questione ancora più tardi (il 4 marzo) e ancor più tardi (l’11 marzo) gli “esperti” estensori del progetto, estranei alla scuola, sono stati invitati a presentare l’attività “altamente educativa e formativa”, che già era avviata e per cui i genitori avevano già protestato. Insomma, da tutta questa vicenda possiamo trarre la riprova che: - i tentativi di indottrinamento, confusione e corruzione dei nostri bambini sono sempre molto ben mascherati dietro attività e progetti “altamente educativi” che a prima vista non sembrano nocivi: bisogna andare in fondo e studiare bene il materiale; - vista la connivenza delle istituzioni politiche e culturali, che dovrebbero essere preposte a salvaguardare il sano sviluppo delle persone nel contesto familiare, e che invece si adoperano in tutti modi per scavalcare i diritti della famiglia, violare il 7 principio di sussidiarietà, e insinuare nelle giovani menti idee del tutto soggettive e altamente opinabili, sta a tutti noi vigilare, informarsi, allertare, denunciare e protestare con tutti i mezzi – anche mediatici – che riusciamo ad avere a disposizione. Qui potete vedere le schede del “GIOCO DEL RISPETTO” E qui le linee guida del GIOCO DEL RISPETTO E qui la risposta del genitore al vice sindaco Alla fine della vicenda, il sig. Rossetti a ritirato il figlio dall’asilo… (clicca qui) COSA È SUCCESSO AL LICEO E. FERMI DI SALÒ? Liceo E. Fermi, Salò (BS), 24 aprile 2015. A mezzogiorno ricevo una mail dal Comitato Genitori (NB: si tratta di un organo a latere, non è la voce della scuola ma solo un gruppo di genitori che svolge un servizio a favore delle famiglie, ad esempio divulgando via mail le circolari dell’Istituto): il giorno precedente è stata emanata una Circolare, la n. 302, nella quale si comunica la Assemblea di Istituto che si svolgerà in data 28 aprile con tema "La diversità", anche in relazione al progetto "Scuola Amica", proposto dall'organizzazione UNICEF-onlus, al quale l’Istituto ha scelto di aderire. L'assemblea si articolerà in due momenti, con la proposta di visione di un film a scelta tra “Le fate ignoranti” e “Una separazione” e la successiva conferenza in Auditorium, con la presenza di diversi relatori, che affronteranno vari aspetti del problema ("La diversità del Carcere", "La diversità di Fede", "Quando la diversità genera guerra", "La disabilità come opportunità", etc. etc.) fra i quali anche "La diversità di genere", con il dott. Alessandro Pasini presidente Arcigay Brescia. Per leggere tutto l’avvenimento, collegatevi al seguente link: http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=37274 Solo una piccola notizia di ETEROSESSISMO, riguardante quel campione di democrazia che è il Pasini: “Attenzione, turisti: questo territorio ospita manifestazioni omofobe". È questo il messaggio che il presidente di Arcigay Brescia manda ai tanti turisti che popolano le rive del Lago di Garda e che per la maggior parte arrivano dalla Germania, dalla Francia e dall'Olanda. La ragione del messaggio di Alessandro Pasini è l'autorizzazione che i comuni di Salò e Desenzano del Garda hanno dato all'ennesima veglia delle Sentinelle in Piedi, previste per il 23 e il 24 maggio prossimi. 8 "Chiediamo ai turisti italiani e stranieri di preferire altre località del lago, diverse da Salò, Desenzano e Tignale - continua Pasini in una nota scritta in italiano, tedesco e inglese e inviata anche all'Ilga Europe - dove possano essere meglio accolti e tutelati. Tali contesti si dimostrano assai lontani da quei valori di laicità e uguaglianza di cui sono portatori i turisti che ogni anno ospitano nei loro territori. Omofobia, disuguaglianza e discriminazione non possono essere alla base di una comunità che si voglia definire civile ed europea". PENSATE UN PO’ QUANDO IL DDL SCALFAROTTO DIVENTERA’ LEGGE DELLO STATO… ATTENZIONE! VI RICORDO CHE IL DDL FEDELI «adotta i provvedimenti necessari a integrare l'offerta formativa dei curricoli scolastici di ogni ordine e grado con l'insegnamento a carattere interdisciplinare dell'educazione di genere. I piani dell'offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado adottano misure educative volte alla promozione di cambiamenti nei modelli comportamentali al fine di eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla differenziazione delle persone in base al sesso di appartenenza e sopprimere gli ostacoli che limitano di fatto la complementarità tra i sessi nella società» (art. 1). TRAETENE PURE LE PIU’ NEFASTE CONSEGUENZE… Gli Uffici scolastici regionali stanno implementando negli ambiti territoriali il programma di formazione degli insegnanti (rivolgendosi anche alle scuole paritarie) come se il disegno di legge Fedeli che vuole “integrare l’offerta formativa dei curricoli scolastici di ogni ordine e grado con l’insegnamento a carattere interdisciplinare dell’educazione di genere”, fosse già legge. Gli USR si comportano come gli uffici del MiniVer, il Ministero della Verità di Orwell: con modalità tipica del regime totalitario. Il pensiero va inculcato per via amministrativa al di fuori dal dibattito parlamentare. In data 4/4/2014, il MIUR ha sottoscritto un protocollo d’intesa con l’associazione Soroptimist affidando ai suoi 140 club distribuiti sul territorio italiano, il compito di implementare il progetto di formazione “Educare alle differenze”. In data 27/11/2014, il MIUR ha diffuso la circolare con l’avvio dei corsi. Nel comunicato stampa si accenna al coinvolgimento di tutti gli attori del processo educativo (docenti, alunni, genitori). Come potete notare dalla CIRCOLARE USR Lombardia sono stati invitati i dirigenti ambiti territoriali, i dirigenti delle scuole (anche paritarie), i presidenti delle consulte degli studenti, MA NON I GENITORI! 9 Da notare che, invece, nel protocollo d’intesa, all’articolo 3, si prevede il coinvolgimento delle associazioni dei genitori! Questo è l’elenco delle città dove di sono svolti gli incontri: Ancona (9 febbraio), Bari (23 gennaio), Bologna (2 marzo), Firenze (22 gennaio), Lamezia (14 gennaio), Milano (24 febbraio), Napoli (11 febbraio), Palermo (15 dicembre), Pescara (16 marzo), Trieste (24 marzo), Venezia (25 marzo), Verona (15 gennaio), Cagliari (31 marzo), Catania (21 aprile) , Torino (20 aprile). CHI FA I CORSI NELLE SCUOLE? Quelli del Cassero di Bologna, fanno i corsi nelle scuole. La Manif pour tous di Bologna ha reso noto un comunicato (“Non insegni a scuola chi disprezza i valori altrui”) in cui «denuncia il fatto che a questa stessa associazione è dato da anni di entrare nelle scuole dei nostri figli per impartire lezioni sulla sessualità e sull’affettività. Da anni Il Cassero gestisce corsi nelle scuole, tra l’altro, per “fornire strumenti di decostruzione delle rappresentazioni delle varie identità sessuali” o per “fornire giuste informazioni relative all’orientamento sessuale, l’identità di genere ed i ruoli di genere” e altre tematiche altamente sensibili». Card. Caffarra: «Le foto del Cassero sono un insulto di diabolica perfidia a Cristo in Croce»: http://www.tempi.it/caffarra-le-foto-del-cassero-sono-un-insulto-di-diabolica-perfidia-a-cristo-in-croce Galleria di foto vomitevoli: https://www.google.it/search?hl=it&q=cassero+bologna+blasfemia&gbv=2&sa=X&oi=image_result_group &ei=zmJkVc6MB4acygOblICABA&ved=0CCkQsAQ&tbm=isch A CONCLUSIONE, LA SPIEGAZIONE FINALE “I codici culturali profondamente radicati, le credenze religiose e le fobie strutturali devono essere modificate. I governi devono utilizzare i loro strumenti e le risorse coercitive per ridefinire i dogmi religiosi tradizionali”. Video in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=pVTiAJ1e9SM&feature=player_embedded Queste parole Hillary Clinton le ha pronunciate pubblicamente e senza sotterfugi, nel corso di un convegno pro abortista ed hanno lasciato più di una persona con la 10 bocca aperta. Simili intenzioni, messe in bocca a niente meno che alla principale candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti, avrebbero dovuto aprire un forte dibattito. Non è stato così. Come un fatto molto significativo, i principali media in tutto l’Occidente hanno preferito silenziare le rivelazioni. Fatto rivelatore che i media non abbiano voluto dare risalto a queste dichiarazioni. Quale significato dare alle dichiarazioni di Hillary Clinton? Punto uno: che che i “codici culturali profondamente radicati”, questi sono da intendere come le identità culturali tradizionali, che sono considerati in realtà nidi di “fobie strutturali”, vale a dire pregiudizi che deve essere giusto eliminare. Punto due: che all’interno di queste “fobie strutturali” si trovano i “dogmi religiosi tradizionali”. Punto tre: che i governo, ed il potere pubblico sono legittimati per utilizzare la loro forza coercitiva contro i dogmi religiosi e le identità culturali. Quando si osserva in cosa consiste questa forza coercitiva, questa è, in soldoni, il “monopolio legale della violenza”, allora uno deve iniziare a preoccuparsi. Quando inoltre si constata che per le “fobie” o i “dogmi” si considerano quelli che sono i principi tradizionali della civilizzazione occidentale, vale a dire, la filosofia naturale, (per esempio il diritto alla vita), allora la preoccupazione ascende fino a tramutarsi in allarme. Quello che ha espresso sinteticamente la Hilary Clinton è un progetto politico totalitario di ingegneria sociale e culturale. Nè più nè meno. Questo progetto è già in atto… FINE DELLA 4a PUNTATA ALFREDO GRANDE 11