REGIONE PIEMONTE Assessorato alla Formazione Professionale, Lavoro e Industria Direzione Regionale Formazione Professionale e Lavoro LAVORARE PER L’ORIENTAMENTO MANUALE per i docenti delle scuole medie inferiori a cura della Fondazione Centro di Orientamento di Alessandria PRESENTAZIONE ALLA QUARTA EDIZIONE Cari docenti Questo opuscolo distribuito nelle Scuole Medie Inferiori del Piemonte in allegato alle Guide per l’orientamento 2001, ne rappresenta un’integrazione ed un agile strumento di consultazione per sostenere l’azione orientativa in classe. Questa presente, quarta edizione, mantiene l’impostazione precedente, con una importante appendice: un dischetto per computer contenente il testo di alcune dispense didattiche, che possono essere facilmente stampate ed utilizzate dai docenti per l’aggiornamento. Per il resto, in attesa dei cambiamenti che verranno introdotti dal riordino dei cicli, l’articolazione del manuale segue la traccia delle passate edizioni. Il primo capitolo, di tipo storico-normativo, richiama il vero problema di fondo che resta il coordinamento: la firma del «Protocollo d’intesa per l’orientamento» tra vari soggetti ha segnato un punto importante a garanzia di una sempre più necessaria collaborazione ed integrazione in rete. Si tratta ora di darle consistenza. Il secondo capitolo, di tipo didattico, richiama la programmazione orientativa da svilupparsi nel triennio: le parti sul «Counselling» ed il «Colloquio» elementi centrali dell’azione orientativa, come anche quelli sulla «Motivazione» sono poi ampiamente approfondite dalle dispense didattiche contenute sul floppy disk. Infine nel capitolo sulla comunicazione viene ribadito come non essendo possibile (e forse nemmeno opportuno) portare tutte le informazioni agli studenti sia educativamente assai meglio insegnare loro a raccoglierle in autonomia. A tipo esemplificativo viene proposta una scheda operativa riferita al campo della Formazione Professionale. Nella speranza che questo manuale possa aiutarVi nella vostra difficile attività professionale auguro a tutti un proficuo lavoro. Gilberto PICCHETTO FRATIN Assessore Regionale alla Formazione Professionale, Lavoro e Industria 2 1 Legislazione e soggetti dell’orientamento ➽ la realizzazione di ricerche-azione per acquisire elementi di innovazione.... ➽ la creazione di strutture e servizi centrali e locali.... ➽ una azione per integrare e rendere congrue le diverse normative...». 1.1 Premessa Iniziamo con uno stralcio dal documento del Ministero della Pubblica Istruzione, dedicato al Progetto Orientamento e presentato nell’autunno 1996 per una pubblica opinione e discussione tra le parti interessate. «In Italia negli ultimi anni, a causa del numero elevato di abbandoni e del prolungamento anormale degli studi, e grazie all’impegno di istituzioni centrali e locali, le attività di orientamento hanno avuto un certo sviluppo, con qualche effetto positivo soprattutto per quanto riguarda la consapevolezza del problema e la diffusione delle informazioni, tuttavia, quasi paradossalmente, l’avvio della riflessione sul tema e la realizzazione di attività di orientamento hanno mostrato in modo evidente alcune contraddizioni e limiti, che rendono l’orientamento ancora una prospettiva con notevoli potenzialità ma con scarsa efficacia. La contraddizione maggiore è costituita dalla frammentazione di competenze fra scuola, università, province, regioni e nuovi servizi per la diffusione delle informazioni ai cittadini. Il limite maggiore è costituito invece dal fatto che le attività svolte sono spesso ancora episodiche, realizzate solo da alcune istituzioni educative e riguardanti in prevalenza il “recupero” o la “prevenzione” di situazioni negative (abbandoni, difficoltà negli studi), oppure sono state utilizzate come forma di marketing per incrementare le iscrizioni sia nelle scuole che nelle università. Per superare limiti e contraddizioni e per sviluppare le potenzialità inerenti alle attività svolte fino ad ora ed alla concezione stessa di orientamento, sono necessarie molteplici iniziative e precisamente: Non si può naturalmente che condividere questo documento, che prosegue delineando alcune linee strategiche per lo sviluppo dell’orientamento nelle scuole ed al quale rimandiamo i lettori; la speranza è che si ponga in essere davvero qualche politica forte da parte delle strutture centrali poiché sino ad oggi la situazione si è trascinata e non si è modificata molto rispetto al passato, come si evidenzierà dalla lettura dei seguenti paragrafi, e si è sostenuta grazie all’impegno personale dei docenti e di quanti, operando nelle più diverse istituzioni, hanno a cuore il futuro dei giovani. 1.2 La normativa sull’orientamento scolastico e professionale L’Italia non ha ancora una legge organica che istituzionalizzi l’orientamento come servizio di diritto pubblico. Nonostante l’accoglimento di tutte le iniziative e le raccomandazioni internazionali sull’orientamento finora, infatti, non è stato ancora approvato nessuno dei progetti di legge presentati in Parlamento dal 1942 ad oggi. La normativa che regola l’orientamento è per lo più stata inserita in leggi e circolari sull’assistenza scolastica, sul diritto allo studio, sull’apprendistato, sulla formazione scolastica e professionale da parte del Ministero del Lavoro e del Ministero della Pubblica Istruzione; i quali tuttavia non hanno mai svolto un’azione concordata, ma hanno proceduto in modo autonomo negli ambiti delle proprie competenze. ➽ «una riflessione teorica sulle concezione di orientamento prevalenti sino ad ora.... ➽ la realizzazione nelle scuole di alcune attività fondamentali.... 3 con l’esclusione delle «funzioni di orientamento scolastico che sono attribuite ai Distretti scolastici». La legge quadro in materia di formazione professionale, la n. 845 del 21 dicembre 1978, all’art. 3, recita: «Le Regioni esercitano, ai sensi dell’art. 117 della Costituzione, la potestà legislativa in materia di orientamento e di formazione professionale...». L’art. 117 della Costituzione dispone che «La Regione emana ... norme legislative», tra le altre, in materia di « istruzione artigiana e professionale ed assistenza scolastica». Le Regioni a loro volta elaborano una loro proposta di legge quadro. Nel 1987 è presentata un’organica proposta di legge elaborata dal Comitato ristretto delle Commissioni del Lavoro e della Pubblica Istruzione della Camera, riunite in sessione congiunta. La caduta della legislatura, tuttavia, ne interrompe l’iter. Sul versante della legislazione sociale e del lavoro l’attenzione è richiamata dalla legge n. 56 del 26 febbraio 1987. Si tratta di una legge che, come viene sancito dall’ art. 1, si colloca nell’ambito dei fini dell’attuazione della politica attiva dell’impiego e della mobilità. Con la legge n. 56 vengono istituite una commissione centrale e le Commissioni regionali per l’impiego. Dalla stessa legge n. 56 è prevista la costituzione presso il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale di un Osservatorio del mercato del lavoro, per la programmazione e la organizzazione delle rilevazioni generali sullo stato dell’occupazione per tutti i settori di attività, sulle previsioni occupazionali, sulle dinamiche e sugli orientamenti della popolazione scolastica ed universitaria. Rilievo fondamentale del processo legislativo nella materia assume la legge n. 426 del 6 ottobre 1988, il cui art. 5 istituisce la figura giuridica del Coordinatore dei servizi di orientamento nella scuola media superiore. In attuazione dell’art. 5 della legge 426 viene emanata l’O.M. n. 282 del 10 agosto 1989 e la C.M. applicativa n. 283 del 10 agosto 1989, le quali nell’esplicitare il contenuto della legge rendono operativa l’introduzione e la funzione di quattro figure professionali: operatore tecnologico, operatore psicopedagogico, coordinatore del servizi per l’orientamento, coordinatore dei servizi di biblioteca. La C. M. n. 309 del 12 novembre 1990, che riguarda la programmazione ispettiva per il biennio 1990/92, nell’evidenziare l’esigenza di assicurare a tutti gli alunni «un’educazione qualificata e una armonica maturazione della propria personalità e dell’identità professionale», mette in Per avere un’idea più precisa ed aggiornata facciamo riferimento al documento del Ministero del Lavoro tratto dalla rivista «Orientamento Scolastico e Professionale 1-2» del 1991: «II processo legislativo si sviluppa in tappe che così possono riassumersi. Il primo atto giuridico che contiene disposizioni legislative in materia di orientamento in sede scolastica è del 1940: «La Scuola Media con i primi elementi della cultura umanistica e con la pratica del lavoro saggia le attitudini degli alunni, ne educa le capacità e, in comunione con le famiglie, li orienta alla scelta degli studi e li prepara a proseguirli» (art. 1 delle legge, istitutiva della Scuola Media unica, 1 luglio 1940). La legge n. 1859 del 31 dicembre 1962, art. 1 e 2, sancisce espressamente la funzione orientativa della scuola: «La Scuola Media concorre a promuovere la formazione dell’uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e favorisce l’orientamento dei giovani ai fini della scelta dell’attività successiva»; ma non si fanno quadri operativi istituti del servizio di orientamento in forma giuridica. L’iniziativa rimane sempre a livello di privati, di Enti, di Scuole, di Centri di Orientamento che cercano di avviare cicli operativi sistematici ai vari livelli di scuola secondaria usufruendo anche di sussidi statali stanziati annualmente e distribuiti tramite Provveditorato agli Studi. Risale al 1959 una prima Commissione di studio nominata dal Ministro della Pubblica Istruzione per esaminare il problema dell’orientamento. La Commissione sostenne l’istituzione di “centri di orientamento privati o statali”, del “Consigliere di orientamento”, un “Ispettorato tecnico” ed una “Istituzione nazionale”. Si parlerà dei centri di orientamento nelle circolari ministeriali M.P.I. n. 281 dell’11 agosto 1969 e 248 del 6 agosto 1971. I Decreti delegati, precisamente D.P.R. n. 416 del 31 maggio 1974: nell’art. 12 affidano al Distretto Scolastico «...i servizi di orientamento scolastico e professionale»; nell’art.15/b affermano che il Consiglio Scolastico Provinciale «...indica i criteri generali per il coordinamento a livello provinciale dei servizi di orientamento scolastico» (“orientamento scolastico” e non più “orientamento scolastico e professionale”). II D.P.R. 161/1977, in attuazione della delega di cui all’ art. 1 della legge 382/1975, con l’ art. 39 sopprime i Consorzi provinciali per l’istruzione tecnica e stabilisce che le relative funzioni, il personale ed i beni vengano trasferiti alle Regioni, 4 risalto «la funzione dell’orientamento come base di una strategia educativa adeguata alla complessità della dinamica sociale e produttiva», sottolineando che la scuola «dovrà avvalersi di adeguate metodologie volte alla costruzione di un curricolo orientativo». Per la Secondaria superiore la stessa C.M. puntualizza come «una ben congegnata attività di orientamento richiede un certo grado di flessibilità del vigente ordinamento ed un arricchimento di competenze professionali che pongono i docenti in grado di assolvere anche i compiti relativi all’orientamento». In questi ultimi anni si è intensificato il coordinamento della scuola secondaria con i corsi di formazione professionale ai sensi e per effetti della citata legge 21 dicembre 1978, n. 845, mediante collaborazione delle scuole stesse con le Regioni nell’ambito delle relative leggi regionali. Ogni Regione ha, in questi anni, intensificato l’impegno legislativo nell’ambito delle competenze e dei compiti di sviluppo per l’economia e la società regionale, mirate all’orientamento del mercato del lavoro, alla formazione professionale, in particolare dei giovani, al sostegno dei processi di mobilità anche in settori di rilievo per l’economia regionale e in forme di lavoro che richiedono spiccata professionalizzazione. Resta l’esigenza di un più appropriato strumento legislativo, che appare dettata: valorizzazione delle risorse individuali ed alla costruzione di un’immagine positiva di sè quale fondamentale supporto al soggetti nei vari momenti della vita. Già i Nuovi Orientamenti della scuola dell’infanzia (vedi documento della Commissione per la revisione degli orientamenti per la Scuola Materna), i programmi e gli ordinamenti della Scuola Elementare e della Scuola Media sanciscono la natura orientativa del sistema scolastico di base. II recente impianto curricolare del «biennio» (vedi testo della Commissione Ministeriale) -che nel sistema scolastico occupa un’indubbia posizione strategica ai fini dell’orientamento- componendo il principio della differenziazione dei successivi indirizzi di studio con quello della unitarietà degli insegnamenti di base, connota più significativamente il sistema nella direzione formativa dell’orientamento, agevolando il processo di scelta dei giovani. Sono da approfondire ulteriormente le connessioni tra la struttura del triennio e di rapporti con il sistema produttivo, i raccordi con la formazione professionale ed il sistema formativo successivo (L. n. 341 del 19 novembre 1990). È ormai largamente condivisa l’idea che l’orientamento è un processo che attraversa tutte le età della vita e che è volto alla costruzione di quelle capacità che consentono all’individuo di porsi come soggetto attivo in una dinamica socio-economica partecipativa. ➽ dall’urgenza di fondare un quadro di riferimento generale per la produzione legislativa parte delle regioni, nonché, per la normazione secondaria dello Stato; ➽ dall’opportunità di definire i livelli e gli ambiti delle competenze e delle responsabilità istituzionali di intervento, in relazione alla natura delle funzioni (ricerca, sperimentazione, documentazione, formazione) ed ai caratteri dell’attività. Il compito orientativo della scuola si esplica pertanto attraversa interventi, diversi per la loro specificità, i quali postulano un disegno unitario fondato sul criterio della continuità. Un’azione continua e coordinata di orientamento, che inizia dalla prima infanzia, individua i bisogni e le aspettative e indirizza i processi verso una migliore qualità della vita nella prospettiva di una crescita individuale e collettiva. Un processo formativo/orientativo così delineato assicura il diritto allo studio, inteso come opportunità per ognuno di raggiungere la propria maturazione, e si pone come risolutivo strumento di intervento nei riguardi della dispersione scolastica e di altri fenomeni connessi al disagio giovanile. Le Scuole ed i Distretti Scolastici sono pertanto i luoghi deputati a promuovere, programmare e coordinare le varie attività di orientamento che si realizzano in ambito locale. Un passo decisivo, quindi, nell’attuazione del servizio orientativo nella scuola sarà compiuto soltanto con l’avvento della legge quadro sull’orientamento e della riforma della scuola secondaria superiore. 1.3 La scuola ed i distretti La scuola, quale istituzione educativa fondamentale, è sede naturale dei compiti di orientamento. Tali compiti si esplicano con interventi programmati nei curricoli di studio, mediante una didattica intenzionalmente orientativa mirata alla- 5 1.4 Le regioni Orientamento (due a Torino ed uno ad Alessandria) che svolgono una specifica consulenza per scuole e studenti sul tema dell’orientamento. Oltre a queste strutture in questi anni i Comuni e le Province hanno sviluppato iniziative di informazione rivolte ai giovani – ad esempio tramite gli Informagiovani –, attivato servizi ed interventi rivolti al supporto ed all’inserimento lavorativo di fasce più deboli e favorito il sorgere dell’imprenditorialità giovanile. Gli Enti Locali sono stati anche in grado di raccordare sinergie territoriali provenienti dal “sociale” ed erogare servizi diretti rivolti a tutti e decentrati territorialmente. Può essere utile ricordare il protocollo di intesa (1987) tra il Ministero del Lavoro e l’ANCI per sostenere l’avvio di servizi per l’informazione ed il supporto alle persone in cerca di occupazione, attaverso la costituzione dei centri di iniziativa locale per l’occupazione – CILO – presso i comuni capoluogo di provincia o i comuni sede delle Commissioni circoscrizionali per l’impiego. Con la Legge del 3 settembre 1991, n. 48, la Regione Piemonte ha promosso la costituzione presso i Comuni di questi centri che attualmente (1997) sono una trentina, distribuiti su tutto il territorio regionale. Sul territorio locale esistono poi veri e propri centri di informazione giovanile – CIG – “Informagiovani” a carattere comunale o provinciale. Fanno capo ad un Coordinamento nazionale – Sistema Informativo Giovanile – organismo operante nell’ambito del Ministero dell’Interno. Tale coordinamento riunisce i rappresentanti dei Centri Informagiovani, i Centri studi e ricerche, le associazioni giovanili e le istituzioni centrali dello Stato con interessi specifici nel settore dell’informazione, i comuni, le regioni le province. L’ orientamento è stato preso in considerazione dalla Legge regionale del 13 aprile 1995, n. 63, che disciplina le attività di formazione e orientamento professionale. Riportiamo qui l’articolo n. 5 relativo appunto alle «azioni di orientamento professionale»: l. L’orientamento professionale è finalizzato a sostenere le persone nelle scelte successive che caratterizzano il loro percorso di formazione e la loro vita di lavoro. 2. La Regione individua le seguenti azioni di orientamento professionale: a) servizi e supporti informativi sulle opportunità formative e lavorative; b) unità didattiche, moduli e stages di orientamento nei percorsi scolastici e di formazione professionale; Le iniziative delle Regioni nel campo dell’orientamento appaiono piuttosto diversificate per modelli adottati, per tipologia di intervento e per quadro istituzionale coinvolto. È comune, però, l’indirizzo di perseguire interventi di orientamento come attività rivolta non solo sul versante dell’offerta di lavoro, ma anche sul versante della domanda, ponendo così come fattore centrale l’integrazione con tutte le altre misure legate alla politica attiva del lavori. Ciò comporta l’attivazione di azioni di orientamento in grado di favorire reali momenti di coordinamento ed integrazione tra il sistema formativo e quello produttivo. L’impegno delle Regioni si configura pertanto: ➽ programmazione economica; ➽ o programmazione formativa; attraverso l’interazione tra il sistema formativo e quello produttivo. Gli ambiti istituzionali in materia di orientamento variano a seconda delle Amministrazioni regionali e sono: Assessorati alla formazione professionale; Assessorati al lavoro; Assessorati all’istruzione o al diritto allo studio; strutture dipartimentali competenti (istruzione-cultura-lavoro). È opportuno verificare come sono organizzate, in ogni singola Regione, le competenze in materia di formazione professionale, lavoro ed istruzione, da cui a sua volta può dipendere l’orientamento, poiché, i modelli organizzativi differiscono tra una realtà e l’altra. Alcune Regioni hanno trasferito compiti ed attività agli Enti Locali, delegando o attribuendo competenze alle Amministrazioni provinciali, alle Associazioni intercomunali e alle Comunità Montane. Gli uffici regionali svolgono allora prevalentemente azioni di coordinamento e programmazione dei servizi decentrati sul territorio, forniscono linee di indirizzo, attivano interventi più generali di sensibilizzazione e di promozione. 1.5 Gli enti locali: le strutture Informagiovani, i CILO ed... i Centri di Orientamento Parlando di orientamento verrebbe subito da pensare all’esistenza di stutture specifiche, quali Centri di orientamento di tipo pubblico o a carattere sociale. Ebbene queste stutture su tutto il territorio nazionale sono una rarità. Si può dire che relativamente al poco che esiste, il Piemonte è fortunato in quanto sono presenti tre centri di 6 c) consiglierato ed azioni di supporto decisionale individuali e collettive; d) specifici progetti finalizzati. società consortili con partecipazione pubblica, le imprese e consorzi di esse a cui può essere affidata dalla Regione la realizzazione esecutiva delle attività di formazione professionale). 3. Le azioni di cui sopra sono poste in essere dai Comuni, dalle Comunità Montane, dalle Province che provvedono sia direttamente o tramite Enti da essi costituiti o partecipati o mediante convenzione con Enti con finalità statutaria di orientamento professionale; dalle agenzie di formazione professionale; dalle agenzie di formazione professionale di cui all’art. 11 (sono gli Enti pubblici, gli Enti senza fini di lucro, i consorzi e 4. Le Province esercitano nel proprio territorio il coordinamento dei servizi e delle iniziative, curando i rapporti con l’Agenzia regionale per l’impiego, con la Consigliera di parità, con gli organismi scolastici e soprattutto con i nuovi Centri per l’Impiego nei quali, in attuazione del d.l. 181, si offriranno colloqui di orientamento ai giovani in cerca di lavoro. Su sollecitazione della Sovrintendenza Scolastica per il Piemonte nel corso dell’anno 1998 è stato firmato tra diversi Enti un protocollo d’intesa che dovrebbe favorire il massimo coordinamento regionale delle attività di orientamento e rappresenta un’iniziativa all’avanguardia nel panorama italiano. Si stabilisce quindi un PROTOCOLLO D’INTESA PER L’ORIENTAMENTO SCOLASTICO, UNIVERSITARIO E PROFESSIONALE fra LA SOVRINTENDENZA SCOLASTICA PER IL PIEMONTE, LA REGIONE PIEMONTE, L’UNIONE PROVINCE PIEMONTESI, L’ANCI (COMUNI), L’UNIVERSITÀ DI TORINO, IL POLITECNICO DI TORINO, L’IRRSAE PIEMONTE, LA FEDERPIEMONTE LE SEGRETERIE SINDACALI REGIONALI CGIL, CISL, UIL IL CEASCO (CENTRO STUDI SCUOLA-IMPRESA) LA FEDERAZIONE CENTRO DI ORIENTAMENTO DI ALESSANDRIA I PROVVEDITORATI AGLI STUDI DI TUTTE LE PROVINCE PIEMONTESI Si impegnano a: Art. 1 a) identificare strumenti e risorse per il monitoraggio delle iniziative; b) studiare ed approfondire le modalità per ampliare la realizzazione di interventi integrati in materia di orientamento e individuare strumenti idonei di cooperazione; c) promuovere lo studio e la ricerca nel campo dell’orientamento formativo e di quello informativo; d) favorire la raccolta delle informazioni, organizzarle e diffonderle attraverso gli opportuni canali; e) raccordare in rete iniziative regionali, provinciali e comunali. Art. 2 Ciascun firmatario dell’intesa si impegna a (...) • individuare progressivamente e gradualmente soggetti procedure risorse e modalità operative per il monitoraggio delle iniziative attuate • informare tempestivamente i firmatari dell’intesa sulle iniziative autonomamente intraprese • intensificare le azioni comuni in materia di orientamento per razionalizzare l’impiego delle risorse e potenziare l’efficacia della ricaduta • fornire un contributo di idee e di proposte per la ricerca e la sperimentazione di un orientamento continuativo ed integrato ai curricoli dei singoli percorsi formativi • promuovere in seno alle riunioni del Comitato tecnico iniziative regionali, provinciali e comunali da realizzare di intesa e con accordi parziali tra i firmatari (...). 7 2 Il percorso didattico per l’orientamento Mai come oggi i giovani che terminano la scuola dell’obbligo e devono decidere del loro futuro si trovano di fronte ad una elevata quantità di stimoli e di interventi che pur proponendosi di aiutarli spesso provocano ulteriore disorientamento. Stiamo vivendo un’epoca caratterizzata dal cambiamento; le terminologie ricorrenti sono quelle dell’innovazione, della flessibilità, dell’adattabilità e della riconversione. Tecnologie che si rinnovano, accelerazione e facilitazione delle comunicazioni, sviluppo e aumento della cultura favoriti dalla moltiplicazione delle varie forme di mass media, abolizione delle frontiere politiche ed economiche con nuove possibilità di studio e lavoro, emergere di sempre nuove qualificazioni professionali: sono tutti esempi della dinamica di un cambiamento che sembra non avere un punto fermo. Il punto fermo però c’è e consiste nel giusto orientamento della libertà individuale, nel progetto di ciascuno verso la promozione sociale e culturale. È questo un compito educativo che deve portare genitori e docenti al trasferimento di progettualità e di autonomia decisionale verso i ragazzi: la meta dell’orientamento sempre resterà la promozione della persona tesa alla libera ed autonoma gestione delle sua scelte di vita e di professionalità. In questo capitolo della guida per docenti, che è quello più attento alla prassi dell’orientamento quotidiano in classe svolto dai docenti, si proverà ad offrire una panoramica dei termini e delle aree di lavoro per un concetto di orientamento legato non solo allo scambio di informazioni ma ad un sostegno più formativo e di tutorato psicologico. Note per la consultazione Partendo dallo schema della pagina seguente, si immagini di poter usare questo schema come se fosse un ipertesto inserito in un programma informatico: ciò significa che si potrà “cliccare col mouse” sulle scritte inserite nei pulsanti grigi, per addentrarsi negli argomenti. Successivamente potranno apparire altri pulsanti, sempre a sfondo grigio, su cui si potrà cliccare per aprire ulteriori pagine. Non usandolo come dischetto ma come dispensa si immagini di operare in modo analogo e quindi ad ogni “pulsante” grigio nel quale è inserito un termine si potrà trovare nelle pagine seguenti una breve descrizione del termine stesso. Questo capitolo è scritto lasciando degli spazi che potranno essere usati per annotazioni personali dei docenti che vorranno inserire loro riferimenti e richiami. Lo consideriamo uno strumento di lavoro più che una guida rigida. 8 Sequenza di orientamento ambiente esplorazione sé potenziale cognitivo capacità sociali specificazione ipotesi esperienze acquisite sistema affettivo tempi strategie realizzazione progetto mezzi Attuazione delle decisioni 9 Sequenza di orientamento Il termine deriva dal latino “persona” che indicava la maschera dell’attore, cioè il suo ruolo fisso nella rappresentazione; è quindi implicito il concetto di fissità, di permanenza di un insieme di caratteristiche stabili del soggetto nella molteplicità e diversità dei comportamenti e delle situazioni ambientali. Peraltro rispetto al concetto di Carattere (dal greco: impronta) come fermo ed impresso, la personalità è qualcosa di parzialmente modificabile col tempo e l’apprendimento. Le più rilevanti teorie della personalità si sono concentrate sul tentativo di identificare due classi di concetti basilari: • i tipi: sono stati oggetto di studio delle più antiche teorie della personalità. Il tipo rappresenta una specie di modello ideale in base al quale è possibile classificare gli individui in funzione di certe caratteristiche fisiche e comportamentali che tenderebbero a ripresentarsi sempre insieme (es. teoria di Jung). • i tratti: sono un concetto sviluppato nelle teorie più recenti e si riferiscono a un ambito più ristretto, meno generale, rispetto al “tipo”. Il “tratto” è solo una tendenza relativamente stabile a rispondere in un dato modo relativamente a varie classi di stimoli; così in ogni persona esistono diversi tratti, a seconda dell’ambito in cui tale persona viene valutata. Esistono infatti tratti che riguardano le sue tendenze di comportamento verso gli altri, dinanzi a stimoli ansiogeni, nei confronti della novità, etc. (es. teoria di Cattell). Il campo delle teorie della Personalità, ancorché affascinante, è assai complesso (suggeriamo tra i molti libri il “Trattato di psicologia della personalità e delle differenze individuali” di Aldo Carotenuto, Cortina ed.). ➨ Il modello psicanalitico propone le teorie di Freud secondo cui la personalità è una ricerca continua di equilibrio tra le 3 istanze dell’ES (istinti e pulsioni inconsce), l’IO (sede della coscienza) ed il SUPER-IO (sede della coscienza morale). Il conflitto si sviluppa tra l’ES che è guidato dalla ricerca del piacere immediato e l’IO che ubbidisce al principio della realtà e rimanda le gratificazioni nel tempio. Il SUPER-IO cerca di mantenere l’equilibrio tra i due arginando gli impulsi e rendendo possibile lo sviluppo di processi di autocontrollo. ➨ Il modello umanistico-esistenziale (Maslow, Rogers) sottolinea l’importanza dell’esperienza personale nello sviluppo dell’individuo. Evidenzia valori come l’impegno, la consapevolezza delle proprie azioni e delle conseguenze, la capacità di fare scelte per il futu- “Orientare” vuol dire indicare, tra le varie vie percorribili, quella che è più conveniente per raggiungere una determinata meta. Si tratta di mettere l’individuo in grado di fare scelte responsabili e di vivere coerentemente ad esse. Gli ambiti nei quali oggi si sentono maggiori esigenze di orientamento sono la scuola e il lavoro. È fondamentale per il soggetto che deve compiere una scelta scolastica o professionale avere una chiara e obiettiva conoscenza di sè, per potersi poi rapportare in modo realistico con l’ambiente circostante. La conoscenza del sè avviene attraverso un’analisi delle componenti sociali, cognitive e affettive della personalità, mediate dalle esperienze acquisite dal soggetto attraverso l’interazione con la realtà esterna. Sarà così possibile una specificazione di prima ipotesi alla quale seguirà la successiva messa in relazione di tutte le conoscenze acquisite. La consapevolezza di strategie, mezzi e tempi a disposizione definirà il progetto da attuare. Il percorso che viene sviluppato in questa sezione considera, dal punto di vista psicologico, il filone “azzurro” della conoscenza di sé. Per ciascun sistema di questo filone (cognitivo, affettivo, sociale) si suggeriranno alcuni temi di approfondimento tra i tanti possibili. È opportuno aggiungere che le tre tappe di lavoro definite esplorazione, specificazione e realizzazione fanno riferimento alla teoria dell’orientamento franco canadese denominata ADVP, di cui è estimatore in Italia Mario Viglietti, ultimamente applicata ai moduli di Bilancio di Competenze per soggetti adulti. 2.1 Analisi del sé La conoscenza del sé avviene attraverso l’indagine della personalità. La relazione di Counseling è l’intervento di consulenza maggiormente usato nell’ambito della relazione di aiuto al fine di aiutare il soggetto a prendere coscienza di sè e della propria personalità. L’applicazione di tale modalità di intervento anche all’orientamento consente di superare un apporto puramente informativo ed esterno, importante ma non sufficiente per il soggetto. Personalità La personalità è uno schema di comportamento organizzato distintivo e durevole nel tempo ed è costituita da elementi cognitivi, affettivi, motivazionali e volitivi dell’individuo. 10 ➨ ➨ ➨ ➨ Per chi intende diventare counselor è molto importante divenire cosciente delle attitudini degli altri attraverso se stesso. Si può raggiungere l’autovalutazione attraverso l’introspezione e questa diventerà una parte significativa del training di formazione. Per il counselor un ingrediente fondamentale è la fiducia: dovrà sapersi fidare degli altri e fare in modo di guadagnarsi la loro fiducia. Sebbene sia una metodologia centrata sul cliente e di tipo non-direttivo, il lavoro del counselor viene influenzato da molti fattori personali: i suoi valori, la sua capacità creativa, la sua maturità. La necessità di vivere più ingegnosamente per raggiungere il benessere prevede inoltre la capacità di sentirsi (e trasmettere) indipendente e dipendente in tempi diversi. Un problema aperto è chi fa counseling, con quali mezzi, in quali strutture, con quali utenze. Mentre nei paesi di cultura anglosassone è prassi diffusa, in Italia è ancora poco praticato anche se ultimamente accanto ai servizi professionali più conosciuti (medici, psicologici) ne stanno nascendo altri offerti da vari professionisti in settori specifici (aziendale, sociale, scolastico). A prescindere dalla patente di counselor (un Master di Counseling si tiene a Roma presso l’ASPIC, via Carpaccio 32, tel. 06-5926770), questo approccio e questa tecnica è di grande interesse per tutti coloro che svolgono professioni “helper” o di relazione d’aiuto. ro cioè mezzi per poter arrivare all’autorealizzazione. Il modello biologico (Sheldon, Schaeffer) presuppone che la personalità si differenzi in base alla costituzione fisica ed al bagaglio genetico. Il modello comportamentista (Skinner) sostiene il ruolo dell’ambiente nel controllo del nostro comportamento e che la personalità è un insieme di apprendimenti di tipo stimolo-risposta. Il modello cognitivista (Kelly) dà importanza all’interazione con l’ambiente attraverso l’utilizzo delle proprie capacità cognitive come la percezione, l’introspezione, l’elaborazione ed il linguaggio per arrivare a costruire (legami con il costruttivismo) la propria personalità. Va citata anche la teoria dei tratti (Allport, Cattel) che studia che cosa differenzia le risposte degli individui di fronte a stimoli identici. Il tratto caratteriale è definito come una caratteristica specifica e costante che distingue gli uni dagli altri. Nella valutazione della personalità si utilizzano diversi tipi di procedure: l’osservazione, i test proiettivi ed i questionari che di solito integrano e convalidano ciò che emerge da un colloquio. Counseling «In senso tradizionale, il counseling è un processo di interazione fra due persone – il counselor e il cliente – il cui scopo è di “abilitare” il cliente a prendere una decisione riguardo a scelte di carattere personale (ad esempio, come scegliere un lavoro o un corso di studi) o a problemi o difficoltà speciali che lo riguardano direttamente» (citato in Mucchielli R., 1989). Il counseling è basato sull’assunto che, se una persona si trova in difficoltà, il miglior modo di venirle in aiuto non è quello di dirgli cosa fare quanto piuttosto quello di aiutarlo a comprendere la sua situazione e a gestire il problema assumendosi le proprie responsabilità (relazione centrata sul cliente di Rogers). In particolare il counseling di orientamento consiste in una consulenza approfondita volta ad evidenziare interessi, capacità, metodo di studio e personalità dello studente, ed avviene attraverso più colloqui, anche con le famiglie. Più in generale negli anni recenti i problemi economici e sociali hanno fatto emergere bisogni individuali e di gruppo e l’approccio di counseling di medici, psicologi, operatori vari è stato un modo per aiutare le persone ad esplorare le loro relazioni, lo stile di vita, le loro scelte, ecc.. 2.2 Potenziale cognitivo L’analisi potrebbe riguardare: ➸ Attitudine ➸ Metodo di studio ➸ Stili cognitivi ATTITUDINE L’attitudine è la potenzialità, presente in ognuno di noi, ad apprendere in una determinata attività. Il suo sviluppo nel corso del tempo mediante l’esercizio e la pratica consente la trasformazione dell’attitudine in capacità, ovvero la reale abilità ad eseguire un compito. Quindi l’attitudine è una disposizione innata ma non immutabile che necessita di un continuo sforzo da parte dell’individuo per essere accresciuta. Il soggetto deve saperla e volerla mettere in gioco per l’acquisizione di una capacità, per cui è importante il tipo di personalità e l’influenza dell’ambiente esterno. 11 IL COLLOQUIO D’ORIENTAMENTO Di tutti i mezzi atti alla raccolta di informazioni su persone che stiano procedendo in un percorso di formazione (scolastica e/o professionale) il colloquio d’orientamento è quello che più di altri consente di ottenere un profilo dettagliato sulle aspirazioni del soggetto. da ogni fattore che possa determinare incertezza, ansia e paura nei confronti di una situazione nuova e sconosciuta. Presentarsi con maniere semplici, qualificandosi in modo compiuto, chiarire gli scopi dell’intervista, dimostrare fiducia e stima, sono esempi di comportamenti raccomandabili in questo delicato momento del colloquio; 2. I’individuazione dell’intervistato prevede, invece, che l’intervistatore sappia capire quale linea di condotta seguire, a seconda del livello culturale, dell’età, ecc... dell’intervistato. Naturalmente saranno da evitare in ogni caso i tecnicismi e i termini che esulano dal linguaggio quotidiano, mentre sarà gradito un linguaggio sobrio e comprensibile. Le tematiche da toccare per riuscire a farsi un’idea di chi è la persona con cui stiamo parlando e alla quale dovremmo fare orientamento potrebbero riguardare i trascorsi scolastici dell’intervistato, le sue eventuali esperienze professionali, dati sulla famiglia, sulle persone che hanno influito maggiormente sulla sua formazione, interessi generali; 3. con la raccolta dei dati specifici l’intervistatore dovrebbe poi riuscire ad entrare nelle reali problematiche che hanno portato il soggetto a chiedere una consultazione specialistica (analisi della domanda, counseling). L’obiettivo di questa fase è quello di capire qual è il problema e qual è la richiesta da soddisfare. L’atteggiamento dell’intervistatore dovrebbe, quindi, essere quella di curiosità e di problematicità che di fronte a risposte importanti porta ad interrogarsi sui perché di una data scelta (o non scelta); 4 infine, il congedo consente di riassumere le tematiche affrontate durante il colloquio e di “restituire” qualcosa all’intervistato sotto forma di informazioni, impressioni, consigli. Il colloquio d’orientamento, infatti, prevede la raccolta di dati soggettivi e a differenza degli altri strumenti (test, questionario) consente di pervenire ad informazioni più dettagliate sul singolo individuo andando ad un livello più profondo d’indagine. Lo scopo fondamentale del colloquio d’orientamento è quello di capire e di spiegare come ogni persona possa trovare una più consona posizione e realizzazione scolastica e/o professionale facendo perno su alcuni aspetti dell’intervistato: motivazione (intrinseca o estrinseca), personalità (tratti, tipi e carattere), modalità di attribuzione di responsabilità (tendenzialmente ciò che succede accade per merito o colpa nostra, o per cause esterne a noi?). La perlustrazione di tali tematiche può avvenire attraverso un colloquio cosiddetto semistrutturato in cui l’intervistatore propone all’intervistato di parlare di sè da un punto di vista caratteriale e motivazionale; quindi • non toccando argomenti generici (colloquio non-strutturato), e • nemmeno pilotando il colloquio con domande tassative (colloquio strutturato), bensì • approfondendo quei concetti utili all’orientamento del soggetto (colloquio semi-strutturato). L’orientamento può essere meglio enucleato attraverso quattro tappe fondamentali che ogni colloquio dovrebbe prendere in considerazione: 1. I’accoglimento, 2. I’individuazione dell’intervistato, 3. la raccolta di dati specifici, 4. il congedo. Riassumendo e schematizzando, gli obiettivi all’interno del setting del colloquio d’orientamento potrebbero essere: Analizzando dettagliatamente queste quattro fasi è possibile fare le seguenti considerazioni: A. chiarire i motivi per cui l’utente è arrivato al colloquio; B. instaurare un’alleanza di lavoro; C. avere dati e informazioni; D. capire le modalità di conduzione del colloquio più adeguate alle caratteristiche delI’utente. 1. I’accoglimento prevede la capacità da parte dell’intervistatore di trasmettere subito fiducia alla persona che viene ad interpellarci e che non ha ben chiaro cosa dovrà dire e come dovrà esporre le sue idee. Sarà suo compito, dunque, sgombrare il terreno 12 te, tranne il variare delle relazioni individuali; quindi le condizioni di somministrazione del test e l’ambiente in cui esso viene sottoposto devono essere uguali per tutti i soggetti, al fine di poter giungere a risultati oggettivi e confrontabili con il campione di riferimento statistico. I due strumenti si differenziano in virtù del fatto che nei questionari il soggetto presenta alcune sue caratteristiche utilizzando la tecnica dell’autovalutazione, ossia non ci sono risposte giuste o sbagliate perché ciò che interessa è capire come ci si comporta abitualmente in determinate situazioni. Il test invece vuole indagare determinate capacità e abilità del soggetto mediante prove specifiche che prevedono la ricerca della risposta esatta. Inoltre i test, a differenza dei questionari, devono essere completati entro un tempo limite che costituisce una variabile fondamentale nella valutazione finale. Indipendentemente da quali strumenti si utiIizzino per la fase di self-assessment (autovalutazione) si sottolinea l’importanza non solo dei risultati grezzi ottenuti nelle prove quanto delle strategie di lavoro e quindi dei metodi utilizzati dallo studente nell’esecuzione dei test. E su tali comportamenti che sarebbe opportuno si soffermasse l’attenzione del career counselor, il quale pertanto dovrebbe padroneggiare i principi di base degli Stili cognitivi, delle leggi dell’Apprendimento, della Dinamica di gruppo, della conduzione di una Relazione d’aiuto, insomma di alcune aree della psicologia applicata all’orientamento. Lo sviluppo delle attitudini avviene parallelamente allo sviluppo della persona ed è ottimale quanto più l’ambiente è stimolante (scuola, famiglia ecc...). Le plincipali attitudini conosciute sono: ➨ spaziale: capacità di organizzare mentalmente e visivamente alcuni concetti geometrici. ➨ numerica: capacità di eseguire in modo rapido e preciso operazioni aritmetiche. ➨ verbale: capacità di comprendere il linguaggio, i rapporti tra i vocaboli, il significato delle frasi. ➨ alla precisione: esprime l’efficienza nella coordinazione visivo-motoria sostenuta da prestazioni di memoria immediata. ➨ al ragionamento: (fattore G) definisce la capacità di risolvere problemi logici, trarre conclusioni da premesse, cogliere relazioni generali da dati particolari, prevedere e fare un piano. ➨ mnemonica: definisce la capacità di utilizzo della memoria. Solitamente le attitudini vengono sondate attraverso i test ed i questionari. Test e questionari Nell’uso corrente c’è spesso molta confusione tra i termini test e questionario, e si tende erroneamente a considerarli sinonimi. Inoltre, ultimamente, viene chiamato test qualunque prova. Nonostante la presenza di molte caratteristiche comuni, riteniamo opportuno chiarire la sottile differenza tra i diversi strumenti. I test psicologici e i questionari sono reattivi ideati per facilitare la conoscenza interpersonale e renderla più valida, meno soggetta a differenze individuali e a distorsioni. Per loro natura questi strumenti sono solo tecniche, sussidi per lo psicologo, di per sé non sufficienti e completi ma utili a fornire un giudizio diagnostico che deve essere comunque interpretato. Il test psicologico può essere definito come «una situazione standardizzata in cui il comportamento di una persona viene campionato, osservato e descritto, producendo una misura oggettiva e standardizzata di un campione di comportamento» (Boncori, 1993). «Il questionario consente di raccogliere in maniera sistematica informazioni sulle caratteristiche, i comportamenti e le opinioni del campione di riferimento» (Trentini G., 1980). A titolo di esempio, nella pagina successiva, presentiamo il foglio profilo che la Fondazione Centro di Orientamento Scolastico e Professionale di Alessandria utilizza per riportare i risultati della valutazione delle attitudini. Si noterà che vengono riportati 5 livelli corrispondenti alla curva statistica di distribuzione del campione di riferimento: il confronto statistico, a differenza delle prove oggettive, rappresenta il terzo elemento caratteristico dei test. Il Cosp, Centro di orientamento scolastico e professionale del Comune di Torino, ha realizzato un software denominato “ARIANNA” comprendente tre programmi: il primo relativo alla batteria dei test attitudinali e motivazionale, il secondo costituito dalI’archivio delle professioni, il terzo relativo al sistema di valutazione. Per ulteriori informazioni vedi paragrafo “Indirizzi utili”. Per entrambe le tecniche si tratta quindi di una situazione normalizzata in cui tutto rimane costan- 13 PROFILO ATTITUDINALE Cognome e Nome ............................................................................... Data ........................................... Ragionamento generale Attitudine verbale Attitudine numerica Attitudine precisione BUONO SUPERIORE MEDIO INFERIORE SCARSO ● RAGIONAMENTO: si intende la capacità di scoprire relazioni logiche tra i dati dell’esperienza, la flessibilità e l’adattamento del pensiero a nuove situazioni; la comprensione dei rapporti logici e la loro applicazione. Indica la capacità astrattiva di operare per analogia e sostituzioni. ● ATTITUDINE VERBALE: indica l’abilità nel comprendere concetti legati alle parole. Oltre a misura-re l’estensione della conoscenza dei vocaboli posseduta dal soggetto e la comprensione che ne ha del significato, il punteggio indica l’abilità di astrarre, generalizzare e pensare costruttivamente. ● ATTITUDINE NUMERICA: indica la capacità del soggetto di ragionare con i numeri, di combinare le relazioni numeriche e trattare dati quantitativi. ● ATTITUDINE ALLA PRECISIONE: indica la tendenza del soggetto a privilegiare l’esattezza anche a scapito della velocità ed è ricavabile dal numero di errori commesso nell’esecuzione di tutte le prove precedenti. INDIRIZZI UTILI Ricordando che i test e questionari in commercio, salvo alcune eccezioni, possono essere acquistati solo da psicologi e non si possono fotocopiare elenchiamo gli indirizzi dei principali enti che vendono materiale psicodiagnostico: ➤ Organizzazioni Speciali (O.S.) - Via Frà Paolo Sarpi 7/A - 50136 Firenze - Tel. 055/672580 ➤ Edizioni Erickson - Corso Buonarroti 13 - 38100 Trento - Tel. 0461/829833 ➤ Libreria dell’Ateneo Salesiano - Piazza dell’Ateneo Salesiano 1 - 00139 Roma - Tel. 06/87290626 ➤ Centro Salesiano di Orientamento - Piazza Conti Rebaudengo 22 - 10100 Torino Tel. 011/264862 per il software MITO ➤ SPO (Scuola di Psicosociologia dell’Organizzazione) - Piazza S. Ambrogio 16 - 20123 Milan Tel. 02/865670 per il software ARIANNA ➤ COSP (Centro di Orientamento) - Via Bologna 153 - 10154 Torino - Tel. 011-284283 14 METODO DI STUDIO Il metodo di studio dovrebbe essere costruito nel tempo ed applicato costantemente fino ad acquisire una certa automaticità nell’utilizzarlo. Esso richiede operativamente la capacità di: Il metodo di studio è un insieme di strategie organizzate che servono per rendere un comportamento di studio più produttivo ed efficace. Per gli studenti è importante possedere un metodo di studio perché esso consente di consolidare le informazioni in memoria, rende più veloce l’apprendimento, permette di individuare i concetti più importanti e organizzare il proprio studio rispettando determinati tempi. Infatti si è osservato che gli studenti che ottengono i migliori risultati utilizzano un adeguato metodo di studio che permette di imparare in breve tempo e con minor fatica, mentre gli studenti più svogliati e con maggiori ditficoltà di apprendimento non lo utilizzano. Un buon metodo di studio può essere pensato ed elaborato dallo studente con l’aiuto dell’insegnante, poiché è importante che lo studente impari ad apprendere e ad utilizzare delle strategie che a volte possiede ma non sa sfruttare. ➨ padroneggiare i propri strumenti di lavoro (diario, testi scolastici, vocabolario); ➨ sfruttare la lezione (ascoltare, selezionare le informazioni, prendere appunti e rielaborarli); ➨ organizzare un piano di studio a casa. Però il concetto di metodo di studio non si può limitare solo a questi aspetti ma comprende anche contenuti più complessi quali gli stili cognitivi, le tecniche di memorizzazione, le leggi sulla percezione, ecc. A titolo di esempio presentiamo il foglio profilo per riportare i dati del Questionario sull’efficienza nello Studio, un buon questionario in vendita dalle OS di Firenze ed acquistabile dai docenti. Si tratta perciò di una ipotesi di lavoro già realizzata. PROFILO INDIVIDUALE del Questionario sull’Efficienza nello Studio Cognome e Nome ........................................................................................... Classe ............................. Prontezza negli impegni Metodo di lavoro Atteggiamento verso gli insegnanti Accettazione dei fini 9 OTTIMO 8 BUONO 7 6 5 MEDIO 4 3 SCARSO 2 1 INSUFFICIENTE ● PRONTEZZA NEGLI IMPEGNI: il punteggio ti informa sul grado di prontezza con cui esegui i doveri scolastici, sulla puntualità e la regolarità nei compiti. ● METODO Dl LAVORO: questo punteggio riguarda l’ordine con cui disponi del tuo tempo di studio, I’efficienza del metodo e le abitudini in quanto favorevoli o meno allo studio. ● ATTEGGIAMENTO VERSO GLI INSEGNANTI: il punteggio ti indica l’opinione che hai sull’agire degli insegnanti e sul loro metodo di insegnamento. ● ACCETTAZIONE DEI FINI: questo punteggio rivela in che misura approvi ed accogli le finalità delI’istruzione che la scuola ti offre. 15 STILI COGNITIVI UNA IPOTESI DI LAVORO SUL METODO DI STUDIO L’importanza di considerare le differenze individuali è, per l’ambito educativo, indiscutibile. Solo così, infatti, il metodo di insegnamento potrà tener conto meglio delle modalità con cui il ragazzo apprende, valorizzare certe sue inclinazioni e adattarle a contesti di apprendimento nei quali debbano essere ottimizzate. FASE DIAGNOSTICA Applicazione di questionari per la rilevazione di carenze di metodo: • QES questionario sull’efficienza nello studio • Questionario sugli Stili cognitivi • Questionario sulle strategie di apprendimento Ogni individuo presenta modalità personali di elaborazione dell’informazione: si tratta degli stili cognitivi. Lo stile cognitivo è definito come una tendenza stabile nel tempo ad usare una determinata classe di strategie. Appare evidente che, a parità di efficienza nell’esecuzione di un compito, uno stile non può essere considerato migliore di un altro; a volte, però, a seconda del tipo di compito e del contesto, può essere preferibile privilegiarne uno in particolare. FASE DI RECUPERO Proposta di un corso sul metodo di studio Schema del corso sul metodo di studio Tre moduli pomeridiani di 90’ ciascuno, per un gruppo di 10 studenti. Si partirà da una situazione non organizzata e si giungerà a costruire una dispensa didattica costituita da circa 60 schede di lettura e di esercizi pratici. In letteratura si sono riconosciuti vari stili: ➽ sistematico-intuitivo: riguarda la maniera di classificare e formulare ipotesi ed esprimere l’interazione tra processi cognitivi, processi emotivi e di personalità. Lo stile sistematico si caratterizza per la procedura a piccoli passi e la considerazione di tutte le variabili in gioco, mentre lo stile intuitivo lavora preferibilmente su ipotesi che si cerca di confermare o confutare. 1° MODULO: Importanza del metodo e programmazione • necessità di avere delle regole di studio • programmazione degli obiettivi a breve e medio termine • difficoltà a definire le priorità di lavoro • importanza di eliminare i disturbi interni ed esterni • la motivazione allo studio • test finale sull’attenzione ➽ globale-analitico: concerne, nella percezione, la preferenza per la considerazione dell’insieme o del dettaglio. ➽ impulsivo-riflessivo: riguarda i processi decisionali ed è uno stile un po’ particolare, dal momento che una polarità (la riflessività) è chiaramente più adattiva dell’altra. 2° MODULO: Osservazione, ascolto e memorizzazione • le tre fasi di analisi di un problema • suggerimenti per migliorare l’ascolto • suggerimenti per migliorare l’osservazione • la memoria: organizzazione più che carenza • quanti tipi di memoria abbiamo: test per valutare quella più usata • strategie di memorizzazione. ➽ verbale-visuale: è trasversale a vari compiti cognitivi che interessano la percezione, la memoria e le preferenze di risposta. ➽ convergente-divergente: riguarda la possibilità di raggiungere una meta cognitiva attraverso percorsi della logica consequenziale o della creatività. 3° MODULO: Interessante materiale è stato elaborato dal gruppo di ricerca MT dell’Università di Padova ed in parte acquistabile dall’editore Erickson (vedi Indirizzi utili). I compiti a casa • la lettura veloce e concentrata: analizzare, sottolineare, schematizzare, riformulare • gli appunti e gli schemi • le mappe mentali. 16 MOTIVAZIONE 2.3 Sistema affettivo Si riferisce a tutti quei fattori che inducono un individuo ad agire in qualche modo in una data situazione. Essa è quindi sempre congiunta a un comportamento orientato al soddisfacimento di un bisogno o al conseguimento di uno scopo e presuppone una preferenza (cioè una selezione fra alternative in base a una anticipazione o aspettativa dell’esito positivo o negativo di ciascuna) fra più possibilità di comportamento. Negli ultimi anni ha ripreso particolare forza la classica distinzione lewiniana fra motivazione intrinseca e motivazione estrinseca. Le motivazioni intrinseche hanno origine nella persona stessa e sono molto efficaci perché risultano di un effettivo interesse che porta a perseverare nell’impegno per raggiungere un risultato molto gratificante. Le motivazioni estrinseche ci spingono ad affrontare lo sforzo solo in funzione di una ricompensa e non per un personale interesse. L’analisi potrebbe riguardare: ➸ Interessi ➸ Motivazione ➸ Ansie e paure ➸ Distorsioni cognitive INTERESSI L’interesse è un’inclinazione verso qualcosa che piace e nasce da un bisogno di ricerca di un oggetto che lo soddisfi. Nell’interesse confluiscono due aspetti: quello razionale, rappresentato dalla consapevolezza dell’oggetto che può soddisfare il bisogno, e quello istintivo-motivazionale, rappresentato dall’impulso che spinge il bisogno verso la ricerca dell’oggetto. Gli interessi costituiscono una variabile importante da prendere in considerazione nell’ambito dell’orientamento scolastico e nell’esercizio di una professione: a volte la loro presenza si rivela più efficace rispetto alle attitudini al fine di un successo in una scelta. Infatti la presenza di uno spiccato interesse può supplire alle carenze attitudinali mediante l’impegno e l’esercizio perché spesso, nonostante la presenza di buone capacità attitudinali, la mancanza di interesse rappresenta un handicap che può condizionare la riuscita nell’ambito dello studio e del lavoro. ANSIE E PAURE Le emozioni nascono da uno stimolo esterno che rappresenta l’oggetto dell’emozione e che, come nel caso delle motivazioni biologiche, mobilitano l’energia nel tentativo di instaurare o riportare un equilibrio. La paura è un’emozione dipendente, scatenata dalla percezione di un pericolo reale o potenziale. Una reazione emotiva connessa con la paura è l’ansia. La distinzione che esiste tra queste due emozioni è che la paura è la reazione ad un pericolo reale attuale o potenziale, mentre l’ansia è la reazione ad una situazione sconosciuta o non ben definita. L’ansia è più durevole della paura, anche se meno intensa. L’origine dell’ansia è solitamente dentro di noi, così come l’origine della paura è al di fuori di noi. Per quanto riguarda l’ansia esiste una distinzione fra livello di ansietà abituale di una persona (ansia come tratto) e il livello di ansietà temporaneo, per lo più in rapporto a stimoli o situazioni particolari (ansia come stato). Tra l’ansia e la prestazione esiste una relazione curvilinea concettualizzata dalla legge di Yerkes-Dodson per cui, semplificando, il livello ottimale di performance è tra un “troppo poco” e un “troppo” di ansia e di motivazione alla riuscita. È possibile distinguere gli interessi in: ➸ espressi: vengono dichiarati palesemente dal soggetto e riguardano una scelta scolastica e professionale. ➸ manifestati: sono legati ad attività svolte quotidianamente e vengono influenzati dall’ambiente. ➸ rilevati tramite questionari: vengono individuati indirettamente attraverso l’analisi delle conoscenze acquisite dal soggetto. Certamente gli interessi sono influenzati dall’ambiente ma è discussione sterile chiedersi quanto: è più importante capire quali non contrastano con il resto del sé e non vi siano controindicazioni immediate. È difficile prevedere se gli interessi cambieranno, conviene fidarsi di quelli comunque presenti nel ragazzo. 17 100% efficienza troppo poco stress eccitazione positiva da stress troppo stress DISTORSIONI COGNITIVE gnano il nostro stare al mondo, anzi prima ancora occorre accettare di mettersi in discussione e di voler cambiare ciò che non ci piace di noi stessi. Una elencazione delle principali distorsioni cognitive viene presentata di seguito. Partendo dall’analisi di questa si possono proporre delle discussioni in classe utilizzando, ad esempio, spunti di lavoro offerti dal prof. Meazzini nel n. 56 di Psicologia e Scuola (vedi bibliografia). Avete presente i bug che contaminano il software, provocando danni talvolta molto cospicui? Bene, le distorsioni cognitive, cioè le modalità distorte di pensiero, svolgono un ruolo in parte simile. Esse producono una visione della realtà distorta, in grado di influenzare pesantemente i sentimenti e le azioni delle persone. Queste distorsioni possono essere positive o negative. Nel primo caso esse portano generalmente ad una sottovalutazione di alcuni aspetti importanti della realtà. Tuttavia i danni provocati da una valutazione irrealistica di segno positivo non sembrano influenzare più di tanto la vita delle persone. Ben più gravi invece le distorsioni dell’altro segno, grazie alle quali la realtà viene distorta in termini negativi. Quando ciò si verifica si aprono spiragli che possono nel tempo trasformarsi in ansia e depressione. Tale conclusione può essere evitata dall’esame che ciascuno di noi può effettuare sulle proprie distorsioni cognitive e da piccoli trucchi che possiamo impiegare al fine di migliorare il nostro modo di valutare la realtà. Naturalmente il primo passo da compiere consiste nell’identificare le distorsioni che accompa- Le principali distorsioni cognitive 18 1. FILTRAGGIO (selezione arbitraria) ciascuno di noi è organizzato modo da prestare attenzione solo ad una parte di stimoli ed il filtraggio è il modo di orientare la selezione. 2. PENSIERO POLARIZZATO è caratterizzato dall’insistenza su scelte che si escludono. 3. GENERALIZZAZIONE ESAGERATA consiste nell’estensione illegittima di un significato o di un criterio di giudizio. 4. LETTURA DEL PENSIERO è basata sulla convinzione di aver intuito e letto il pensiero degli altri. 5. PENSIERO CATASTROFICO riguarda l’esagerazione delle difficoltà ed il ritiro da ogni impegno. 6. PERSONALIZZAZIONE è la tendenza a sentirsi responsabile di tutto quanto accade. 7. ERRORE DI CONTROLLO investono i processi attribuzionali con l’incapacità nel valutare le difficoltà presenti o nel senso di esagerare le proprie risorse o nel senso di sottovalutarle eccessivamente. 8. AVER SEMPRE RAGIONE consiste nel ritenere che con opportune, prolungate e capziose argomentazioni si riuscirà sempre a spuntarla. 9. del cambiamento, disponibilità all’adattamento. Si tratta come si vede di concetti complessi che coinvolgono la sfera cognitiva, affettiva e sociale. Se è possibile ritenere che sia la Scuola che il Mondo del Lavoro siano in sintonia per una richiesta di flessibilità è più difficile tradurre questa in momenti formativi ( compito della formazione) ed assai più agevole limitarsi ad enunciarne la necessità. A scopo di ulteriore analisi si possono offrire i risultati di un’indagine condotta su un campione di docenti ai quali è stato richiesto di dettag]iare cosa sia la “flessibilità”. Le risposte sono state raggruppate in classi secondo la frequenza percentuale sul campione; citiamo le principali: RAGIONAMENTO EMOZIONALE consiste nel dedurre da stati emozionali conclusioni infondate. 10. ERRORE DI CAMBIAMENTO si assume che gli altri possano cambiare per adattarsi ai nostri desideri e bisogni. apertura verso il nuovo ed il diverso disponibilità al cambiamento adattamento accettazione dell’incertezza e rischio capacità critica capacità di ascolto conoscenza di sé 72% 65% 55% 39% 22% 22% 18% Data l’importanza della flessibilità come nuova area di indagine e di impegno formativo si è ritenuto opportuno un approfondimento nel capitolo successivo al quale si rimanda. 11. ETICHETTATURA GLOBALE è la riduzione dell’altro a soggetto con caratteristiche inferiori alle nostre. 12. DERESPONSABILIZZAZIONE si attribuiscono agli altri tutte le responsabilità di quanto accaduto. ASSERTIVITÀ Subire o aggredire gli altri non sono comportamenti adeguati, perché tendono a generare in noi o negli altri un senso di frustrazione o disagio. È quindi necessario apprendere un diverso comportamento che ci permetta di non subire o aggredire gli altri. Definiremo “assertivo” questo comportamento maggiormente equilibrato. L’atteggiamento “assertivo” si colloca tra quello aggressivo e quello passivo. E colui che non fa violenza sugli altri ma non permette che gli altri siano aggressivi nei suoi confronti. Essere assertivi significa accettare il punto di vista altrui, riuscire a modificare la propria opinione, rispettare gli altri, non giudicarli e non essere possessivi nei loro confronti (Rolla E., l995). Il possesso di tale atteggiamento è certamente in parte innato ma può essere modificato o potenziato attraverso l’esperienza. L’attenzione ai comportamenti comunicativi che devono consentire di trasmettere il proprio pensiero senza ferire gli altri o subirli può migliorare la capacità assertiva. Si tratta perciò di lavorare sulla comunicazione verbale e non verbale e sulle dinamiche del gruppo classe. Esistono alcuni questionari per valutare l’as- 13. DOVERIZZAZIONE è l’assunzione e trasformazione di ogni impegno in un dovere. 2.4 Capacità sociali L’analisi potrebbe comprendere: ➽ Flessibilità ➽ Assertività FLESSIBILITÀ Una delle principali richieste che la società contemporanea pone ai giovani consiste nell’assunzione di un atteggiamento di apertura nei confronti dei molteplici aspetti della realtà circostante. Ciò che si richiede è la “flessibilità mentale”, intesa come capacità di ascolto, assunzione di diversi punti di vista, curiosità intellettuale, coraggio 19 sertività tra i quali citiamo quello di Richadson & Tasto, revisionato da Pasero-Giudetti. Per la dinamica di gruppo ci si può riferire a role-play o all’interessantissimo test sociometrico di Moreno, probabilmente molto conosciuto ma poco applicato realmente. BIBLIOGRAFIA Oltre ai riferimenti bibliografici citati nel testo si rimanda a: BERETTA A., FOSCHETTI A., (1984), La psicologia, Minerva Italica, Bergamo. ATTUAZIONE DELLA DECISIONE BONCORI L., (1993), Teoria e tecniche dei test, Bollati Boringhieri, Torino. Quando si saranno analizzate le aree (o sistemi) del sé incrociando i dati con la conoscenza della realtà circostante, la somma di queste informazioni avrà probabilmente prodotto un cambiamento nel soggetto che è divenuto non solo più consapevole ma forse in qualche modo altra persona da prima. Così nel grafico da cui siamo partiti all’inizio del nostro percorso di orientamento la somma delle zone azzurre e di quelle gialle portano alla zona verde che non è solo l’insieme dei due colori ma altro ed originale colore. A questo punto la consapevolezza delle risorse disponibili potrà consentire la definizione del progetto e la sua applicazione. Come Orfeo il nostro protagonista non dovrà commettere ora l’errore di avere troppi ripensamenti volgendosi indietro ai primi dubbi: non saprà mai se quella presa è stata la migliore decisione possibile ma è sufficiente che sia per lui una buona decisione. E di certo le buone decisioni sono quelle portate fino in fondo. CAPRARA G.V., GENNARO A., (1987), Psicologia della personalità e delle diperenze individuali, Il Mulino, Bologna. CORNOLDI C., DE BENI R., GRUPPO MT, (1994), Imparare a studiare, Erickson, Trento. CRONBACH L.J., (1977), I test psicologici Martello Giunti, Firenze. DETTORE D., BANCHI L., D IMPORZANO A., (1995), Psicologia. I percorsi della mente, Le Monnier, Firenze. MUCCHIELLI R., (1989), Apprendere il counseling, Erickson, Trento. ROLLA E., (1995), Piacersi non piacere, SET, Torino. TRENTINI G., (1980), Manuale del colloquio e dell’intervista, Isedi, Torino. 20 3 Due aree di approfondimento: la motivazione e la flessibilità 3.1 La definizione di motivazione ta quindi della messa in atto di comportamenti finalizzati. La motivazione è determinata da competenze e valori, ossia dalle reali abilità in un compito e dalle idee personali, che sono elementi indispensabili per trasformarla in un progetto concreto. Essa è inoltre caratterizzata da due componenti: l’intensità, cioè la maggiore o minore forza della spinta motivazionale, e la direzione, cioè il procedere verso diverse possibili mete. Questo sistema può essere rappresentato schematicamente in tal modo: Comunemente il termine motivazione si riferisce a tutti quei fattori che determinano il comportamento umano come i bisogni, i desideri, le spinte ad agire. In questa prospettiva la motivazione è definibile come «l’insieme dei fattori o motivi che stanno alla base del comportamento, lo sollecitano e lo orientano in determinate direzioni» (Quaglino G.P., 1990). È implicito il riferimento all’agire in vista di uno scopo, di una meta; si trat- COMPETENZE / VALORI INTENSITÀ MOTIVAZIONE DIREZIONE PROGETTO za che ricerca dunque una soddisfazione di tipo globale. 3.2 La teoria di A. Maslow Riteniamo opportuno citare il contributo di Maslow in quanto la sua teoria della motivazione ha costituito un fondamentale punto di riferimento per tutta la ricerca successiva in questo ambito. Nell’opera Motivation and Personality (1954, tr. it. 1970), Maslow presenta l’individuo come una totalità integrata e motivata nella sua interez- Esistono differenti tipologie di motivazione, a seconda dell’oggetto cui si riferiscono. I bisogni da cui esse derivano vengono classificati in modo gerarchico, e la loro gratificazione avviene in base all’ordine presentato: un bisogno di livello superiore non sarà soddisfatto se prima non ne è stato appagato uno di livello inferiore. 21 Questo principio si riassume nella ormai famosa «piramide dei bisogni» che di seguito illustriamo: 5 Bisogni di autorealizzazione 4 Bisogni di stima 3 Bisogni di affetto 2 Bisogni di sicurezza 1 Bisogni fisiologici stigio, potere e permette il passaggio al livello superiore. 5. Bisogni di autorealizzazione: mirano al massimo sviluppo e all’utilizzo completo delle possibilità individuali. A questo livello l’individuo rende attuali le sue potenzialità. 3.3 Le più recenti teorie sulla motivazione Le teorie motivazionali sviluppatesi negli ultimi 25 anni possono essere raggruppate in due filoni: la prospettiva cognitivista e,la prospettiva sociocognitiva o socio-comportamentale. La prima mette l’accento sul carattere intrinseco della motivazione, che è considerata dunque come una caratteristica innata, presente in ogni individuo e fondamentale per l’apprendimento. L’assunto principale è che ogni conoscenza è personale e soggettiva, quindi il ruolo del soggetto nel processo di apprendimento è attivo e la percezione è la capacità cognitiva basilare. La prospettiva socio-cognitiva invece mette in rilievo l’importanza dei fattori esterni (sostegno sociale, ricompense, incentivi) nella motivazione ad apprendere. Entrambe le prospettive hanno da un lato contribuito a una più corretta definizione del concetto di motivazione e dall’altro rappresentano il punto di partenza verso un processo di integrazione che le vede protagoniste per un concreto sviluppo della ricerca sulla motivazione ad apprendere. Si fa strada quindi l’assunto per cui la motivazione è intrinseca in quanto presente naturalmente in ogni individuo, ma deve essere continuamente rinforzata anche dall’esterno. Questo approccio innovativo è sostenuto in particolare da ricercatori americani conne Suarez, Mills, Ryan, McCombs e Pope. I loro studi si concentrano sull’aspetto relativo alla motivazione scolastica e al ruolo degli insegnanti nel suo potenziamento. L’assunto principale proposto dagli autori sopra citati è che ogni individuo possiede a livello innato elevate capacità di pensiero che non riesce a controllare in quanto non ne è consapevole. Infatti, poiché il pensiero è un’abitudine, spesso non ci rendiamo conto del nostro ruolo attivo nel determinare la realtà ma pensiamo che i nostri comportamenti, atteggiamenti e convinzioni derivino da qualcosa di esterno a noi. L’acquisizione della metacognizione, ossia dell’abilità di riflettere sul proprio modo di pensare, è necessaria per raggiungere l’autoconsapevolezza che permette agli individui di controllare il proprio pensiero 1. Bisogni fisiologici: sono i bisogni di sopravvivenza funzionali al mantenimento fisico dell’individuo, cioè fame, sete, sesso, etc. In genere tali bisogni ricevono una gratificazione costante per cui cessano di esistere permettendo l’attivazione di bisogni di livello più alto; essi restano però potenzialmente attivi, pronti a riaffiorare se stimolati. 2. Bisogni di sicurezza: quando i bisogni fisiologici o primari siano stati soddisfatti, i bisogni di sicurezza assumono il ruolo centrale nella vita dell’individuo le cui attività saranno organizzate al fine di soddistarli. Essi si riferiscono alla ricerca di una dimensione sociale stabile sia sul piano personale che professionale e riguardano la sicurezza, la protezione, l’appartenenza, la dipendenza, la stabilità, in ambito sia fisico che psicologico. 3 Bisogni di affetto: soddisfatti i bisogni di livello inferiore, l’individuo cerca gratificazione nello stringere relazioni sociali, instaurare rapporti di amicizia o di amore, avere una famiglia, appartenere ad un gruppo. Si tratta quindi di bisogni appartenenti alla sfera sociale, mentre quelli precedenti erano centrati sul singolo individuo. 4. Bisogni di stima: a questo livello, il singolo non vuole solo far parte di un gruppo ma anche ottenervi il riconoscimento del proprio valore come individuo, definendo così la propria identità sociale. La frustrazione di tali bisogni genera inferiorità, debolezza, abbandono; la loro gratificazione induce a sentimenti positivi di fiducia in se stessi, valorizzazione, adeguatezza, pre- 22 affinché essi possano «... uscire dall’influenza limitante e demotivante delle convinzioni negative circa le loro abilità o dei loro timori di fallimento» (McCombs, Pope, 1996). Ad esempio, se un alunno è convinto di non avere le capacità per riuscire in matematica, ciò dimostra che egli si lascia influenzare dalle convinzioni generate dal suo pensiero negativo; di conseguenza non sarà motivato a migliorarsi. Riuscendo a comprendere che egli stesso è l’artefice dei propri pensieri (percezione del Sè come agente), e può quindi controllarne gli effetti (convinzioni, emozioni, atteggiamenti...), l’alunno potrà scegliere di riformularli in senso positivo cambiando la sua convinzione e pensando che, nonostante la presenza di lacune a livello di abilità o preparazione, lavorando con maggiore impegno potrà raggiungere risultati migliori. La consapevolezza che il Sè è il “locus” di ogni azione porterà di conseguenza all’aumento della motivazione alla crescita e allo sviluppo. In questa prospettiva la motivazione può dunque essere intesa come «...una capacità e una tendenza naturali, presenti all’interno della persona, rivolte all’apprendere e al crescere in maniera positiva. Poiché la motivazione è intrinseca, ha bisogno di essere stimolata piuttosto che indotta o costruita» (McCombs, Pope, 1996). Questa funzione di stimolatore esterno della motivazione deve essere svolta dall’insegnante. in cui i pensieri negativi possono influenzare gli stati d’animo e la motivazione; 2. insegnare agli alunni la valorizzazione di se stessi attraverso lo sviluppo del pensiero positivo; 3. proporre obiettivi didattici personalizzati creando, compatibilmente con le esigenze della programmazione ministeriale, la possibilità per ogni alunno di perseguire obiettivi di apprendimento personalmente significativi; 4. incoraggiare l’assunzione di rischi da parte dell’alunno in modo da facilitare l’esposizione delle proprie idee, lo spirito di collaborazione, la presa di coscienza dei propri obiettivi e la loro messa in atto; 5. creare un clima relazionale positivo all’interno della classe che sia di sostegno sociale ed emotivo per gli alunni e favorisca in loro il processo di autodeterminazione. Per mettere in atto questa strategia motivazionale gli autori sopracitati presentano alcuni interessanti spunti operativi che non riteniamo opportuno descrivere in questa sede, ma a cui potete fare riferimento seguendo le indicazioni bibliografiche. Questa proposta, molto valida da un punto di vista teorico, ci appare al momento difficile da realizzare in pratica, soprattutto tenendo presente l’organizzazione del sistema scolastico italiano; essa rappresenta tuttavia un interessante spunto su cui riflettere e da cui partire per realizzare l’auspicato miglioramento in ambito didattico. 3.4 Il ruolo del docente Proponiamo in conclusione uno schema che elenca tutte le componenti della motivazione a studiare; l’ottimizzazione delle condizioni ambientali, personali e della metodologia di studio porta alla soddisfazione dello studente in termini di comodità, benessere fisico e abilità cognitive, con il conseguente aumento della motivazione. Negli ultimi anni il ruolo del docente è notevolmente mutato in quanto si è passati da una concezione dell’insegnante come protagonista e principale responsabile del processo di apprendimento a un approccio secondo cui la funzione del docente è di aiutare a stimolare e potenziare la naturale motivazione dell’alunno ad apprendere. In quest’ottica l’alunno non è più un recettore passivo delle informazioni trasmesse dall’insegnante, ma diviene il primo responsabile del proprio apprendimento; quest’ultimo si configura infatti come un processo attivo in cui il soggetto costruisce la propria conoscenza. McCombs e Pope (1996) suggeriscono ai docenti una strategia di intervento al fine di concretizzare questi nuovi assunti teorici. Essa si articola in cinque momenti che riportiamo in modo schematico: 1. favorire negli alunni lo sviluppo della autoconsapevolezza metacognitiva, ossia la possibilità di determinare i propri pensieri, spiegando il modo 23 MOTIVAZIONE A STUDIARE CONDIZIONI AMBIENTALI CONDIZIONI PERSONALI METODOLOGIA DI STUDIO stanza alimentazione appunti luminosità sonno SQ3R tecnica di memorizzazione ventilazione salute mappe cognitive-memoria rumore personalità tempi scrivania abitudini auto-feedback COMODITÀ BENESSERE FISICO ABILITÀ COGNITIVE CONSEGUENZE CHE PRODUCONO MOTIVAZIONE *Tratto e adattato da MEAZZANI P., SORESI S., (1991), Insegnare a studiare. Un’arte che può essere appresa, in “Psicologia e scuola” n. 55, anno XI, pag. 30. 24 3.5 Uno strumento operativo stionario, insegnanti e alunni potranno lavorare insieme nel cercare soluzioni alle diverse problematiche evidenziate in ogni singolo alunno. Appare ormai chiaro come l’insegnante abbia un ruolo fondamentale nel determinare il livello di motivazione negli alunni. La letteratura sul tema è purtroppo ancora scarsa e, di conseguenza, gli insegnanti hanno a disposizione pochi strumenti per capire e indagare la motivazione scolastica in tutti i suoi aspetti. Per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno compiere un primo passo progettando, costruendo e validando un questionario volto alla misurazione del grado di motivazione presente nei singoli alunni. Per costruire lo strumento ci siamo basati su alcuni questionari la cui validità è nota, e precisarnente il Questionario sull’Efficienza nello Studio (QES) di Polacek, il Questionario sulle Strategie di Apprendimento (QSA) di Pellerey e il questionario proposto da Cornoldi, De Beni e Gruppo MT nel testo Imparare a studiare presente in bibliografia. Crediamo che l’impiego di questo strumento possa essere utile sia per gli insegnanti che per gli alunni, in quanto i primi possono raccogliere maggiori informazioni e conoscere meglio i ragazzi, e questi ultimi possono effettuare un auto-monitoraggio utile per prendere coscienza in modo critico dei propri punti forti e deboli in materia di motivazione scolastica. A partire dai risultati del que- La prima versione sperimentale del questionario è stata somministrata a un campione di 207 alunni delle scuole medie inferiori e superiori. Lo strumento è costituito da: ➤ un fascicolo di tre pagine in cui la prima contiene le istruzioni per un’adeguata compilazione e le due successive presentano il questionario vero e proprio ➤ una griglia di correzione per la valutazione dei risultati (si potrà trovare il questionario e la griglia in appendice alla fine del capitolo). Dal punto di vista strutturale il questionario, nella sua versione definitiva; è costituito da 29 affermazioni (item) numerate progressivamente, ciascuna delle quali descrive una situazione riguardante la scuola, lo studio, i compiti a casa. Accanto ad ogni item è presente una scala di punteggi che indicano la frequenza con cui accadono le situazioni descritte. Al soggetto viene richiesto di indicare con una crocetta tale frequenza esprimendo la sua risposta attraverso un punteggio che va da I a 4, con i seguenti significati: 1 = MAI 2 = RARAMENTE 3 = SPESSO 4 = SEMPRE 1 2 3 4 ossia: 0% 100% È necessario rispondere a tutte le affermazioni con una sola crocetta per ogni item. Le scelte vanno fatte non in base a ciò che si pensa sia giusto o sbagliato fare, ma riferendosi a come ci si comporta realmente nelle situazioni descritte. tendenza a manifestare un equilibrato senso di responsabilità nelle attività svolte, senza lasciarsi condizionare da eventi esterni disturbanti. In effetti una delle constatazioni più frequenti degli insegnanti è la mancanza di concentrazione nello studio, sia per intensità che per durata, da parte degli alunni all’ingresso della scuola secondaria. Un soggetto che si distrae facilmente o che non è in grado di gestire il proprio tempo manifesterà carenze in fatto di concentrazione e dovrà essere aiutato a sviluppare valide ed efficaci strategie di controllo dell’attenzione. Fattore 2: perseveranza: questo fattore misura il grado di coscienziosità, di capacità di perse- Per la validazione dello strumento è stato impiegato il procedimento statistico dell’analisi fattoriale, la quale ha permesso di raggruppare i 29 item in due fattori che spiegano la motivazione scolastica. Tali fattori sono: Fattore 1: concentrazione: questo fattore misura la capacità di concentrazione nonché la 25 corrispondente al n. 2, punti 3 se il soggetto ha risposto all’item crociando il quadratino corrispondente al n. 3, punti 4 se il soggetto ha risposto all’item crociando il quadratino corrispondente al n. 4. Non è però sempre così ed alcuni punteggi sono rovesciati per evitare che ci sia sempre un “lato” positivo: perciò in questo caso si valuta 4 punti la risposta segnata nel quadrato n° 1, 3 punti la risposta segnata nel quadrato n° 2 e così via. Tale operazione è comunque descritta dettagliatamente nelle griglie di correzione, dove per ogni item è indicato a fianco il punteggio da calcolare, nonché il fattore a cui quest’ultimo appartiene. Per dare una maggior chiarezza la griglia presenta colori diversi per i due fattori: gli item appartenenti al fattore 1 sono su sfondo bianco, gli item appartenenti al fattore 2 sono su sfondo grigio. La distinzione tra i due fattori è molto importante perché i punteggi ottenuti dal soggetto vanno sommati fattore per fattore; la somma parziale va riportata nei quadratini appositi presenti sul questionario sopra la dicitura “punteggio grezzo”. È consigliabile riportare su un foglio a parte i punteggi ottenuti dai soggetti per ogni item, prima di calcolare la somma parziale dei due fattori. Una volta calcolati i punteggi grezzi per ogni fattore, per poter attribuire loro un significato è necessario considerare un criterio di riferimento, rappresentato dalla trasformazione dei punteggi grezzi (quelli reali ottenuti dal soggetto) in punti detti “standard”, che assicurano immediatamente la classificazione del soggetto (rispetto alla media) in funzione del punteggio grezzo riportato. I punti standard costituiscono i parametri di riferimento e di confronto per tutte le successive applicazioni dello strumento in modo da assicurare una effettiva capacità di misurazione delle differenze individuali; Per effettuare la trasformazione forniamo due tabelle di taratura, una per ogni fattore, in cui sono indicati tutti i possibili punteggi grezzi con i corrispondenti punti standard. Compito dell’operatore sarà quello di ricercare nelle tabelle il punteggio grezzo ottenuto dal soggetto, individuare il corrispondente punto standard che si trova a fianco e riportare tale punteggio sul questionario nel quadratino con la dicitura “punteggio standard”. verare negli impegni scolastici o di affrontare attività extrascolastiche che comportano fatica, concentrazione, sforzo costante e la tendenza del soggetto a porsi come obiettivo il riuscire al meglio in tutto ciò che fa in ambito scolastico è sempre più evidente la debolezza di molti ragazzi in questo campo. La somministrazione del questionario avviene a livello collettivo e deve essere effettuata in un ambiente sufficientemente illuminato e silenzioso, con un comodo piano d’appoggio per ogni soggetto. Il rapporto tra somministratore e soggetti deve essere improntato alla serenità e cordialità, per evitare l’insorgere di ansie. Prima di distribuire il questionario e far compilare i dati anagrafici è opportuno invitare gli alunni a tenere sul tavolo di lavoro solo una matita e una gomma, ed eliminare libri, quaderni o altri elementi di distrazione. È fondamentale che il somministratore legga le istruzioni sulla prima pagina del questionario, e spieghi con estrema chiarezza i fini che si intendono raggiungere con esso. Questo discorso introduttivo deve essere il più standardizzato possibile, ossia presentato nello stesso modo in tutte le occasioni in cui viene utilizzato lo strumento, al fine di evitare che i soggetti possano interpretare le consegne in modo equivoco. Dopo aver letto le istruzioni è necessario: ➤ chiedere se tutto è stato compreso o ci sono domande ➤ sottolineare la possibilità di chiedere spiegazioni anche durante la compilazione ➤ comunicare ai soggetti che la prova non prevede un limite di tempo, se non quello dettato dal buon senso di ciascuno ➤ invitare gli alunni a lavorare individualmente concentrandosi sulla prova. Per procedere alla correzione del questionario è necessario fare riferimento alle griglie di valutazione riportate oltre; è necessario fotocopiare le griglie su foglio lucido in modo da poterle sovrapporre al foglio corrispondente del questionario con le risposte del soggetto al fine di calcolare i punteggi con maggior facilità. Le griglie permettono di ricavare il punteggio “grezzo”, ossia la somma dei punteggi ottenuti da ogni soggetto per ognuno dei due fattori. Il punteggio grezzo si calcola attribuendo punti 1 se il soggetto ha risposto all’item crociando il quadratino corrispondente al n. 1, punti 2 se il soggetto ha risposto all’item crociando il quadratino Si suggerisce di fotocopiare le tabelle di taratura tenendole a portata di mano in fase di correzione. 26 TABELLE DI TARATURA DEL QUESTIONARIO SULLA MOTIVAZIONE Fattore 2 • PERSEVERANZA Fattore 1 • CONCENTRAZIONE Punteggio grezzo Punteggio standard Punteggio grezzo Punteggio standard 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 11 12 14 16 17 19 20 21 22 23 25 26 27 28 30 31 32 34 35 36 38 39 40 41 43 44 45 47 48 49 51 52 53 54 56 57 58 60 61 62 64 65 66 68 69 70 71 72 74 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 9 10 11 13 14 15 17 19 20 21 23 24 26 27 29 31 32 34 35 37 38 40 42 43 45 46 48 49 51 52 54 56 57 59 60 62 63 65 67 68 27 gli permetterà di avere sottomano la propria situazione in maniera chiara e immediata e costituirà la base per una discussione tra docente e allievi in merito alle possibili soluzioni da attuare. Ecco l’esempio del foglio profilo che potete trovare completo in appendice alla fine del capitolo: Sarà ora possibile operare delle considerazioni sul significato del punteggio standard. Per facilitarne l’interpretazione abbiamo ritenuto opportuno distinguere la distribuzione dei punteggi standard in cinque differenti livelli aventi intensità graduata: bassa, medio bassa, media, medio alta, alta. Quindi i punteggi sono stati raggruppati in classi che corrispondono a valutazioni con termini di comprensione generale. In particolare per il fattore 1: concentrazione la tabella di trasformazione è la seguente: PROFILO MOTIVAZIONALE Cognome e Nome Data PUNTO STANDARD CATEGORIA 11 - 28 bassa 30 - 39 medio bassa 40- 60 media 61 - 70 medio alta 71 - 74 alta Concentrazione ALTA MEDI0 ALTA CATEGORIA 9 - 29 bassa 31 - 38 medio bassa 40 - 60 media 62 - 68 medio alta * ● MEDIA MEDI0 BASSA ● BASSA Per il fattore 2: perseveranza il procedimento è analogo anche se i valori cambiano, per cui la tabella risulta: PUNTO STANDARD Perseveranza Forniamo inoltre, per ognuno dei due fattori, un profilo analitico che riporta tutti gli item del fattore con a fianco una casella da crocettare se la risposta del soggetto ha rilevato un’area “critica”, al fine di poter fare riferimento direttamente ai punti deboli rilevati dal questionario di ogni alunno. Facciamo alcuni esempi per chiarire meglio il significato del profilo analitico. Es. item n. 4 «svolgo sempre i miei doveri scolastici con regolarità»: il soggetto che risponde a questo item con un punteggio 1 o 2 (cioè “mai” o “raramente”) sarà da considerarsi “debole” riguardo a questa caratteristica, perciò nel profilo analitico l’insegnante dovrà porre una crocetta a fianco di tale item, in modo da aver sempre sottomano il punto critico di quello studente, senza dover ogni volta riprendere in mano il questionario. * In quest’ultima tabella non compare la categoria «alta perseveranza» in quanto il campione di 207 soggetti cui abbiamo fatto riferimento non ha evidenziato punteggi appartenenti a tale categoria. Se un soggetto si colloca nella fascia media per un fattore, significa che rientra nella normalità per ciò che attiene la caratteristica di quel fattore, ossia che appartiene allo stesso livello della maggioranza dei soggetti; se il suo punteggio si colloca invece nella fascia medio bassa o bassa significa che egli possiede quella caratteristica in misura minore rispetto alla media; viceversa se il punteggio appartiene alla fascia medio alta o alta l’alunno possederà il tratto in questione in misura superiore rispetto alla media. In base ai risultati raggiunti sarà possibile compilare, apponendo una crocetta nella casella apposita, un foglio profilo motivazionale e consegnarlo ad ogni alunno. Ciò Es. item n. 2 «mi capita di distrarmi mentre l’insegnante spiega»: in questo caso ci sarà un’area critica se lo studente risponde 3 o 4 (cioè “spesso” o “sempre”). Quindi per compilare il profilo analitico bisogna attenersi ai punteggi dati dallo studente nel questionario e l’insegnante dovrà leggerli pazientemente uno per uno decidendo se costituiscono un problema. Proponiamo di seguito parte dei due profili analitici, anch’essi presenti in appendice: 28 CONCENTRAZIONE Le caselle segnate rilevano le situazioni che lo studente deve migliorare Cognome e Nome 12. Mi capita di distrarmi mentre l’insegnante spiega 13. Quando devo iniziare a fare i compiti e a studiare ho difficoltà a concentrarmi 15. Sottraggo tempo allo studio per dedicarmi ad altre attività come TV, letture, videogames. PERSEVERANZA Le caselle segnate rilevano le situazioni che lo studente deve migliorare Cognome e Nome 11. 14. 16. 17. 12. Anche se una materia non mi piace cerco di impegnarmi per riuscire bene Svolgo sempre i miei doveri scolastici con regolarità Quando un compito è difficile mi impegno maggiormente Mi accontento della sufficienza Anche se un lavoro richiede molti sforzi lo porto a termine a qualsiasi costo 6. compilare i fogli profilo analitici sulla base del questionario di ogni alunno, quando si evidenzia un problema e lo si vuole analizzare in dettaglio. Con la compilazione dei fogli profilo analitici consideriamo concluso il percorso suggerito, volto a fornire uno strumento operativo che possa essere d’aiuto agli insegnanti per conoscere meglio i propri allievi dal punto di vista della motivazione allo studio. Ricordiamo tuttavia che il questionario qui riportato rappresenta solo un primo approccio al problema della misurazione della motivazione scolastica. La strada rimane dunque aperta a possibili approfondimenti. In conclusione ricordiamo che tutte le schede (questionario, griglie) e i fogli profilo devono essere fotocopiati al fine di poter svolgere correttamente il lavoro nelle sue diverse tappe che riepiloghiamo: 1. somministrare il questionario agli studenti 2. correggere ogni questionario per mezzo delle griglie e riportare il punteggio grezzo ottenuto 3. consultare la tabella di taratura per la trasformazione del punteggio grezzo in punteggio standard 4. consultare la tabella per l’attribuzione del punteggio standard a una delle cinque categorie proposte (alta, medio alta ecc.) 5. compilare di conseguenza il foglio profilo motivazionale generale Nelle pagine seguenti in appendice al paragrafo sulla motivazione si presenta in versione integrale da fotocopiare per l’uso: ➤ ➤ ➤ ➤ ➤ il questionario le griglie di correzione il foglio profilo motivazionale i due profili analitici la tabella di trasformazione dei punti grezzi (inserita nelle pagine precedenti) 29 ISTRUZIONI PER LA COMPILAZIONE Il questionario si compone di 29 affermazioni, ognuna delle quali descrive una situazione riguardante la scuola, lo studio, i compiti a casa. Ti viene richiesto di indicare con una crocetta la frequenza con cui ti ritrovi in ciascuna di queste situazioni; puoi esprimere la tua risposta attraverso un punteggio che va da 1 a 4: 1 = MAI 2 = RARAMENTE 3 = SPESSO 4 = SEMPRE Il grafico seguente ha lo scopo di spiegare la frequenza con la quale possono avvenire le situazioni descritte. 0% > 100% 1 2 3 4 È necessario rispondere con una sola crocetta per ognuna delle 29 affermazioni. Non devi rispondere sulla base di ciò che pensi sia giusto o sbagliato fare, ma riferendoti a ciò che fai davvero. Se, per alcune situazioni presentate, non hai sufficiente esperienza, cerca comunque di rispondere attribuendo il valore che ritieni più opportuno. QUESTIONARIO SULLA MOTIVAZIONE ALLO STUDIO Nome e Cognome ................................................................................................................................................................. Classe .......................................................................................................................................................................................... Scuola .......................................................................................................................................................................................... Data ............................................................................................................................................................................................... 1 = MAI 2 = RARAMENTE 3 = SPESSO 4 = SEMPRE 1 2 3 4 1 Anche se una materia non mi piace cerco di impegnarmi per riuscire bene. ❏ ❏ ❏ ❏ 2 Mi capita di distrarmi mentre l’insegnante spiega. ❏ ❏ ❏ ❏ 3 Quando devo iniziare a fare i compiti e a studiare ho difficoltà a concentrarmi. ❏ ❏ ❏ ❏ 4 Svolgo sempre i miei doveri scolastici con regolarità. ❏ ❏ ❏ ❏ 5 Sottraggo tempo allo studio per dedicarmi ad altre attività come TV, letture, videogames ❏ ❏ ❏ ❏ 6 Quando un compito è difficile mi impegno maggiormente. ❏ ❏ ❏ ❏ 7 Mi accontento della sufficienza. ❏ ❏ ❏ ❏ 8 Quando non trovo immediatamente la soluzione di un esercizio, lo interrompo. ❏ ❏ ❏ ❏ 9 Gli hobbies (sport, amicizie) interferiscono con il mio impegno scolastico. ❏ ❏ ❏ ❏ 10 Quando sono stanco penso sia meglio smettere di studiare. ❏ ❏ ❏ ❏ ➔ 30 11 Non studio in modo organizzato, ma secondo quelli che sono i miei interessi e le mie preferenze. ❏ ❏ ❏ ❏ 12 Anche se un lavoro richiede molti sforzi lo porto a termine a qualsiasi costo. ❏ ❏ ❏ ❏ 13 Se penso che un argomento sia troppo difficile lo lascio perdere. ❏ ❏ ❏ ❏ 14 Tendo a dare la colpa dei miei insuccessi a cause esterne (sfortuna, casualità, altre persone). ❏ ❏ ❏ ❏ 15 Il mio scopo a scuola è raggiungere i voti più alti. ❏ ❏ ❏ ❏ 16 Mi capita di svolgere i compiti la sera o all’ultimo momento. ❏ ❏ ❏ ❏ 17 Di fronte a una difficoltà sono portato a concentrarmi di più. ❏ ❏ ❏ ❏ 18 A seconda del mio stato d’animo riesco a studiare bene o male. ❏ ❏ ❏ ❏ 19 Preferisco studiare guardando la TV. ❏ ❏ ❏ ❏ 20 Durante lo studio mi lascio distrarre da altri pensieri (ad esempio "sogni ad occhi aperti"). ❏ ❏ ❏ ❏ 21 Quando rimango indietro nelle lezioni o nei compiti mi do da fare per recuperare. ❏ ❏ ❏ ❏ 22 Prima di studiare mi preoccupo di allontanare dalla scrivania ogni possibile fonte di distrazione. ❏ ❏ ❏ ❏ 23 Se ho qualche problema personale non riesco ad impegnarmi a scuola. ❏ ❏ ❏ ❏ 24 Svolgo fino alla fine anche i compiti noiosi. ❏ ❏ ❏ ❏ 25 Se mi impegnerò in modo continuo, sono sicuro di ottenere risultati migliori. ❏ ❏ ❏ ❏ 26 Mentre studio sono così concentrato da non rendermi conto di ciò che accade Intorno a me. ❏ ❏ ❏ ❏ Quando devo dedicare più tempo del solito allo studio, rinuncio alle mie attività extrascolastiche (amici, hobbies). ❏ ❏ ❏ ❏ 28 Mi infastidisce il non portare a termine un lavoro scolastico già iniziato. ❏ ❏ ❏ ❏ 29 A casa è mia abitudine dare la precedenza ai compiti e allo studio rispetto ad altre attività. ❏ ❏ ❏ ❏ 27 Fattore 1 Fattore 2 punteggio grezzo punteggio standard punteggio grezzo 31 punteggio standard QUESTIONARIO SULLA MOTIVAZIONE ALLO STUDIO Griglia di correzione 1 1 F2 1 2 3 4 2 F1 4 3 2 1 3 F1 4 3 2 1 4 F2 1 2 3 4 5 F1 4 3 2 1 6 F2 1 2 3 4 7 F2 4 3 2 1 8 F1 4 3 2 1 9 F1 4 3 2 1 10 F1 4 3 2 1 11 F1 4 3 2 1 12 F2 1 2 3 4 13 F2 4 3 2 1 14 F1 4 3 2 1 15 F2 1 2 3 4 16 F1 4 3 2 1 17 F2 1 2 3 4 18 F1 4 3 2 1 19 F1 4 3 2 1 20 F1 4 3 2 1 21 F2 1 2 3 4 22 F2 1 2 3 4 23 F1 4 3 2 1 24 F2 1 2 3 4 25 F2 1 2 3 4 26 F1 1 2 3 4 27 F2 1 2 3 4 28 F2 1 2 3 4 29 F1 1 2 3 4 32 2 3 4 PROFILO MOTIVAZIONALE Cognome e Nome ............................................................................................................... CONCENTRAZIONE Data .......................................... PERSEVERANZA ALTA MEDIO ALTA MEDIA MEDIO BASSA BASSA Fattore 1: concentrazione: questo fattore misura la capacità di concentrazione nonché la tendenza a manifestare un equilibrato senso di responsabilità nelle attività svolte, senza lasciarsi condizionare da eventi esterni disturbanti. In effetti una delle constatazioni più frequenti degli insegnanti è la mancanza di concentrazione nello studio, sia per intensità che per durata, da parte degli alunni all’ingresso della scuola secondaria. Un soggetto che si distrae facilmente o che non è in grado di gestire il proprio tempo manifesterà carenze in fatto di concentrazione e dovrà essere aiutato a sviluppare valide ed efficaci strategie di controllo dell’attenzione. Fattore 2: perseveranza: questo fattore misura il grado di coscienziosità, di capacità di perseverare negli impegni scolastici o di affrontare attività extrascolastiche che comportano fatica, concentrazione, sforzo costante e la tendenza del soggetto a porsi come obiettivo il riuscire al meglio in tutto ciò che fa. In ambito scolastico è sempre più evidente la debolezza di molti ragazzi in questo campo. 33 PROFILO ANALITICO Cognome e Nome ............................................................................................................... Data .......................................... CONCENTRAZIONE Le caselle segnate rilevano le situazioni che lo studente deve migliorare 12. Mi capita di distrarmi mentre l’insegnante spiega ❏ 13. Quando devo iniziare a fare i compiti e a studiare ho difficoltà a concentrarmi ❏ 15. Sottraggo tempo allo studio per dedicarmi ad altre attività come TV, letture, videogames ❏ 18. Quando non trovo immediatamente la soluzione di un esercizio lo interrompo ❏ 19. Gli hobbies (sport, amicizie) interferiscono con il mio impegno scolastico ❏ 10. Quando sono stanco penso sia meglio smettere di studiare ❏ 11. Non studio in modo organizzato, ma secondo quelli che sono i miei interessi e le mie preferenze . ❏ 14. Tendo a dare la colpa dei miei insuccessi a cause esterne (sfortuna, casualità, altre persone) ❏ 16. Mi capita di svolgere i compiti la sera o all’ultimo momento ❏ 18. A seconda del mio stato d’animo riesco a studiare bene o male ❏ 19. Preferisco studiare guardando la TV ❏ 20. Durante lo studio mi lascio distrarre da altri pensieri (ad esempio “sogni ad occhi aperti”) ❏ 22. Prima di studiare mi preoccupo di allontanare dalla scrivania ogni possibile fonte di distrazione ❏ 23. Se ho qualche problema personale non riesco ad impegnarmi a scuola ❏ 26. Mentre studio sono così concentrato da non rendermi conto di ciò che accade intorno a me ❏ 29. A casa è mia abitudine dare la precedenza ai compiti e allo studio rispetto ad altre attività ❏ 34 PROFILO ANALITICO Cognome e Nome ............................................................................................................... Data .......................................... PERSEVERANZA Le caselle segnate rilevano le situazioni che lo studente deve migliorare 11. Anche se una materia non mi piace cerco di impegnarmi per riuscire bene ❏ 14. Svolgo sempre i miei doveri scolastici con regolarità ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ 16. Quando un compito è difficile mi impegno maggiormente 17. Mi accontento della sufficienza 12. Anche se un lavoro richiede molti sforzi lo porto a termine a qualsiasi costo 13. Se penso che un argomento sia troppo difficile lo lascio perdere 15. Il mio scopo a scuola è raggiungere i voti più alti 17. Di fronte a una difficoltà sono portato a concentrarmi di più 21. Quando rimango indietro nelle lezioni o nei compiti mi do da fare per recuperare 24. Svolgo fino alla fine anche i compiti noiosi 25. Se mi impegnerò in modo continuo, sono sicuro di ottenere risultati migliori 24. Quando devo dedicare più tempo del solito allo studio, rinuncio alle mie attività extrascolastiche (amici, hobbies) 28. Mi infastidisce il non portare a termine un lavoro scolastico già iniziato 3.6 Formare i giovani alla FLESSIBILITÀ di pensiero ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ ❏ cita in chi vi si affaccia la disponibilità ad accettare soluzioni alternative a quelle precedentemente considerate con la conseguente necessità di utilizzare le conoscenze acquisite negli anni di studio per scopi diversi da quelli per cui sono state apprese. Contemporaneamente, il significativo fenomeno di contatto con culture, tradizioni, stili di vita alternativi a quelli personali, può essere vissuto costruttivamente e positivamente solo adottando un atteggiamento di curiosità e di accettazione incondizionata dell’altro, portatore di valori diversi ma non inferiori. Le conseguenze che l’assunzione della flessibilità mentale determina non sono certo irrilevanti. Essa infatti stimola l’adozione del pensiero Una delle principali richieste che la società contemporanea pone ai giovani consiste nell’assunzione di un atteggiamento di apertura nei confronti dei molteplici aspetti della realtà circostante. Ciò che si richiede è la “flessibilità mentale”, intesa come capacità di ascolto, assunzione di diversi punti di vista, curiosità intellettuale, coraggio del cambiamento, disponibilità all’adattamento. Le ragioni di tutto ciò vanno ricercate nei mutamenti a livello sociale, culturale, lavorativo che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Il mondo del lavoro, per la crisi che lo caratterizza, solle- 35 “effetto di reciprocità della condotta prosociale” in base al quale ciascun componente della relazione risente positivamente della condotta messa in atto ed è protagonista di una trasformazione in senso prosociale, che lo rende più disponibile ad un proficuo contatto interpersonale. Il rapido mutare degli eventi, caratteristico dei nostri tempi, rende improduttiva l’adozione di un atteggiamento rigido, focalizzato su di un unico bersaglio, in quanto è facile lasciarsi sfuggire altre opzioni potenzialmente utili. Questo problematica è stata ben definita da H.B. Gelatt: «Se sapete sempre dove state andando, probabilmente non finirete mai da qualche altra parte». La gestione della complessità ambientale, la disponibilità all’adattamento ed al cambiamento, espressioni di elasticità mentale, richiedono quello che Edward De Bono ha definito pensiero laterale. Il pensiero laterale può essere inteso come quell’insieme di atteggiamenti che permette all’individuo di superare i modi storicamente determinati di organizzare l’esperienza, i cosiddetti schemi, per generare concezioni e percezioni nuove e più adeguate alle circostanze. Il pensiero laterale risulta quindi fondamentale per chi voglia attuare uno sforzo preciso e deliberato nella direzione del cambiamento in quanto l’adozione di tale forma di pensiero aiuta il pensatore ad attraversare gli schemi, anziché seguirli, per individuarne dei nuovi. Risulta quindi chiara la funzione del pensiero laterale nell’adattamento positivo dell’individuo all’ambiente circostante, nella capacità di affrontare situazioni nuove ed impreviste senza perdere di vista il proprio obiettivo. Diretta conseguenza dell’utilizzo del pensiero laterale e chiara espressione della flessibilità mentale, la creatività, intesa come capacità di fornire idee e soluzioni rare ed insolite, gioca un ruolo fondamentale nel processo di adattamento ad un contesto ove le capacità di gestione della complessità e l’apertura a ciò che è nuovo e diverso rappresentano disposizioni essenziali. La creatività ha a che fare con la produzione di nuove idee, nuovi approcci ed alternative avanzate atte a rendere più efficace la soluzione delle situazioni problematiche. La sola logica infatti nulla può fare quando il problema necessita di procedure diverse da quelle usualmente adottate. Se è necessario essere razionali nella definizione dei problemi e nella formulazione degli obiettivi, è altresì indispensabile, nella fase successiva alternativo, centrato sulla formulazione di innovative ipotesi di soluzione dei problemi e favorisce quindi lo sviluppo creativo delle potenzialità personali. In questo senso sono implicite sia l’accettazione del nuovo ed il superamento dei rigidi sistemi di categorizzazione della realtà, sia un’elevata tolleranza dell’ansia derivante dal rischio e dall’incertezza legati al superamento dei confini del già noto. La scuola ed il mondo del lavoro richiedono quindi un atteggiamento di apertura e flessibilità ed è sulla base di queste considerazioni che si dovrebbe formare una cultura della flessibilità sviluppando discussioni ed esercizi sulle aree principali che si collegano ad essa. Alcuni moduli che si possono suggerire sono: la prosocialità, il pensiero laterale, la creatività, la tolleranza allo stress, la capacità critica, il senso di responsabilità. La prosocialità, intesa come disponibilità alla collaborazione ed alla compartecipazione, come accettazione dell’altro ed assunzione di punti di vista alternativi al proprio, rappresenta una delle più alte espressioni dell’elasticità mentale. In un contesto sociale e lavorativo sempre più complesso, in cui interagiscono culture e valori diversi e che richiede un elevato grado di adattabilità, la “disponibilità” sociale rappresenta una dote fondamentale. Tale dote predispone a star bene con gli altri, ad aiutare, a condividere, a prevenire e risolvere i conflitti, ad esprimere il proprio punto di vista con la consapevolezza dell’esistenza di alternative, ad accogliere o rivolgere una critica nel rispetto dell’altro. La condotta prosociale può essere schematicamente scomposta in una componente cognitiva ed in una comportamentale. La prima include i processi di percezione e di interpretazione del punto di vista o della necessità dell’interlocutore, la valutazione circa la propria competenza nella situazione specifica, la previsione delle conseguenze della propria azione. La componente comportamentale rappresenta invece l’azione prosociale in sè, che si manifesta come disposizione non aggressiva e non egocentrica, come aiuto, collaborazione e condivisione. La conseguenza che la condotta prosociale produce nell’emittente e nel suo interlocutore è di notevole interesse. Si verifica infatti una sorta di 36 del lavoro, riuscire a sospendere la razionalità e concedere spazio alla creatività per produrre idee e strategie innovative rispetto all’esperienza passata. La capacità critica permette di dare un significato a ciò che ci circonda esaminando con estrema attenzione il nostro pensiero e quello degli altri. In questo senso la capacità critica è intesa in senso costruttivo, capace cioè di stimolare una migliore comprensione degli eventi. Tale forma di pensiero facilita l’apertura a nuove idee e a differenti punti di vista ed è quindi determinante nell’adozione di un atteggiamento flessibile, disponibile a modificare o cambiare le proprie posizioni alla luce di nuove informazioni o di migliori intuizioni. Sebbene nell’uomo sia profondamente radicata la tendenza a restare ancorati alle convinzioni faticosamente raggiunte, tuttavia la crescita personale implica necessariamente il coraggio di cambiare le proprie conoscenze ogni qualvolta l’evidenza suggerisca di farlo. Se ciò non si verifica, si rafforza un atteggiamento acritico e quindi improduttivo, tipico di chi è convinto di essere l’unico ad aver ragione e che ritiene che ogni opinione diversa dalla propria sia erronea. L’assunzione del pensiero critico richiede l’adozione di alcuni atteggiamenti di fondo. In primo luogo si rende necessario un atteggiamento attivo, volto cioè ad utilizzare attivamente la propria intelligenza, le proprie conoscenze, per potersi confrontare validamente con se stessi e con gli altri. Pensare criticamente significa inoltre riflettere attentamente su se stessi, in particolare sull’origine delle proprie convinzioni e conoscenze. Infatti molte delle opinioni di un individuo hanno la loro origine nell’ambiente familiare e può capitare che pur con la maturazione si continui a credere alle stesse idee con cui si è cresciuti, senza esaminarle per decidere in prima persona se accettarle o rifiutarle. In questo caso al pensiero personalizzato si contrappone la banale, acritica accettazione di quanto pensato da altri con gravi limitazioni nel campo dell’espressione personale. Pensare criticamente infine depone per l’assunzione di un atteggiamento di apertura a nuove idee e punti di vista diversi dal proprio. Oltre alla nostra, possono esserci altre opinioni, forse più valide, la cui conoscenza è indispensabile per avere un quadro più chiaro della situazione. Molte persone tuttavia accolgono con sospetto il concetto di pensiero creativo in quanto esso non utilizza le abituali operazioni di identificazione, di giudizio e di critica del pensiero razionale. Molti pensatori amano la sicurezza: costruiscono degli schemi di conoscenza e rifiutano tutto ciò che non rientra in essi. Per essere creativi occorre invece affrontare l’ignoto, le provocazioni, i rischi di un cammino nuovo del quale non si possono conoscere in anticipo gli esiti. L’adozione di un atteggiamento di flessibilità mentale, intesa come coraggio del cambiamento, disponibilità all’adattamento, curiosità intellettuale, implica un’elevata tolleranza allo stress. Infatti, quando si affrontano percorsi sconosciuti od inesplorati, la mancanza di punti di riferimento, la scarsa utilità degli schemi di conoscenza abituali e le incognite circa gli esiti finali, costituiscono inevitabilmente fonti stressanti che mettono alla prova l’individuo nella sua capacità di reagire adeguatamente ad esse per realizzare gli obiettivi prefissati. I numerosi studi condotti sullo stress hanno evidenziato un fatto fondamentale: le persone non sono vittime passive dello stress. Infatti la situazione stressante non è mai dovuta unicamente all’evento in quanto tale, ma dipende in gran parte da come esso viene soggettivamente codificato, da come viene interpretato dall’individuo ed è proprio questo l’aspetto che alla fine determina l’esito della situazione. Tale condizione determina importanti conseguenze, soprattutto se associata alla relazione esistente tra il livello di stress e la qualità della prestazione. Infatti la risposta di stress, e l’attivazione che la caratterizza, se mantenute entro determinati limiti, non sono negative, anzi costituiscono una reazione adattiva ed utile che favorisce il rendimento dell’individuo. Tuttavia, se tale attivazione è eccessiva, può influenzare negativamente la prestazione, sia da un punto di vista motorio (parlare, muoversi), sia sotto l’aspetto cognitivo (pensare, ricordare, leggere). Risultano quindi di notevole importanza sia la reazione personale sia il significato che il soggetto attribuisce a situazioni nuove, complesse, prive di stabili punti di riferimento, poiché da tali valutazioni dipende il grado della risposta di stress e quindi la qualità della prestazione individuale, la capacità di adattamento e di flessibilità nei conlronti delle situazioni stesse. L’adozione di un atteggiamento flessibile implica che l’individuo avverta il senso di responsabilità relativamente a ciò che lo coinvolge, che si consideri “attore” della propria esistenza e non in balia di eventi completamente al di fuori del proprio controllo. 37 L’adozione di un atteggiamento di questo tipo implica quello che Julian Rotter nella sua teoria del Locus of Control ha definito locus interno. Possedere un locus interno è estremamente importante in quanto esso contribuisce a rendere l’individuo consapevole circa le proprie responsabilità e quindi più orientato ad attivarsi personalmente per raggiungere gli obiettivi che si è preposto evitando così di assumere un atteggiamento di passività che col tempo può risultare dannoso. BIBLIOGRAFIA CHAFEE J., (1986), Impariamo a pensare, Fabbri, Milano. CORNOLDI C., DE BENI R., GRUPPO MT, (1993), Imparare a studiare, Erickson, Trento. DE BONO E., (1991), Sei cappelli per pensare, Rizzoli, Milano. DEITORE D., BANCHI L., D IMPORZANO A., (1995), Psicologia: i percorsi della mente, Le Monnier, Firenze. GELAU H.B., (1992), Tecniche creative di decisione, Franco Angeli, Milano. MASLOW A.H., (1954), Motivation and Personality, Harper & Row, New York (tr. it. Annando, Roma, 1970). MC COMBS B.L., POPE J.E., (1996), Come motivare gli alunni difficili, Erickson, Trento. MEAZZINI P., SORESI S., (1991), Insegnare a studiare. Un’arte che può essere appresa, in “Psicologia e scuola”, anno XI, n.55, pag. 30. PELLEREY M., (1996), Questionario sulle strategie di apprendimento, LAS, Roma. POLACECK C., (1971), Manuale del Questionario sull’efficienza nello Studio, O.S., Firenze. QUAGLINO G.P., (1990), Appunti sul comportamento organizzativo, Tirrenia Stampatori, Torino. ROCHE R., SALFI D., BARBARA G., (l991), La prosocialità: una proposta curricolare, in “Psicologia e Scuola”, n. 51-52-53. Il senso di responsabilità connesso ad un locus di tipo interno induce l’individuo ad avere un contatto diretto con le proprie capacità e competenze e a desiderare di affinarle per un maggiore rendimento. Ciò migliora l’immagine di sè e quindi anche l’autoefficacia personale, la qualità delle relazioni interpersonali, con un influsso favorevole sulla vita dell’individuo. Guidare gli studenti lungo un percorso che prenda in considerazione alcuni dei molteplici aspetti della capacità di essere flessibili può risultare utile ad attirare l’attenzione su stili di pensiero alternativi, talora poco utilizzati, soffocati dalle usuali modalità di leggere la realtà, ma rappresentanti la reale risorsa per affrontare in modo attivo e realmente proficuo la complessità, sempre più elevata, della realtà circostante. Il Centro di Orientamento di Alessandria ha pensato alla creazione di uno strumento destinato alle scuole, nell’intento di offrire un contributo ai docenti impegnati nel tradurre concetti astratti quali flessibilità, adattamento, capacità critica, in moduli didattici ed interventi formativi. Lo strumento è composto da una serie di schede di lavoro, ciascuna delle quali relativa ad una specifica modalità d’espressione della flessibilità mentale. Ogni scheda è suddivisa in due sezioni. La prima sezione, teorica, è destinata agli insegnanti ed ha la funzione di fornire le informazioni di base su di un singolo aspetto della flessibilità che viene preso in considerazione in ogni singola scheda. Tali informazioni facilitano la successiva applicazione in classe delle schede di lavoro, che costituiscono la seconda sezione. Tale sezione è infatti dedicata alle esercitazioni pratiche cui sottoporre gli alunni con lo scopo di sensibilizzarli all’adozione di un atteggiamento di flessibilità. Si tratta di esercizi, relativi al tema trattato in ciascuna scheda ed organizzati in modo da poter essere svolti in classe, in gruppo o singolarmente, con la guida dell’insegnante. Le sei schede di lavoro sono introdotte da una scheda di valutazione iniziale che può essere utilizzata dall’insegnante per verificare in che misura gli studenti adottino la flessibilità mentale come modalità per reagire agli eventi della vita. Le schede successive interessano sei differenti aree, ciascuna delle quali rappresenta una modalità d’espressione della flessibilità mentale corrispondenti alle aree descritte nel paragrafo presente. 38 4 Informazione e comunicazione 4.1 Importanza dell’informazione ai fini orientativi L’informazione nasce dalla necessità di rendere comunicabile l’attività intellettuale dell’uomo, le idee, le opinioni e incrementa la conoscenza e la socialità dell’uomo. È dunque indispensabile, prima di prendere decisioni e agire di conseguenza, ricercare e selezionare in modo corretto tutte le informazioni possibili, in quanto la sicurezza di avere esplorato tutte le strade permette di guardare con serenità e obiettività alle proprie scelte. Nel caso dell’orientamento l’informazione può essere intesa, secondo Viglietti, come «educazione alla libertà della scelta». Informare «vuol dire fornire delle chiare indicazioni alle persone interessate (nel nostro caso, all’alunno e alla famiglia) che permettano loro di acquistare una migliore conoscenza di tutti gli elementi essenziali per fare una giusta scelta». Viglietti esprime inoltre il concetto di «informazione partecipata», il cui scopo fondamentale non è semplicemente quello di documentare, ma quello di condurre l’individuo alla conoscenza. Infatti un’informazione nozionistica non permette una crescita individuale critica e costruttiva, perché è unidirezionale e presuppone la passività di chi ascolta. È necessario invece intendere la comunicazione come scambio aperto tra chi informa e chi viene informato, per adattare l’informazione alle esigenze individuali e consentirne la massima valorizzazione e assimilazione. Si tratta di aiutare l’alunno a prendere coscienza del fatto che il mondo che lo circonda è complesso, ed egli deve impegnarsi a fondo nella ricerca di quelle informazioni che gli permetteranno di avere maggior libertà di scelta e di non lasciarsi sfuggire le possibili opportunità. Il soggetto si deve informare per prima cosa su se stesso, ossia sulle proprie attitudini-predisposizioni (riuscita scolastica, metodo di studio) e sulle proprie motivazioni (interessi scolastici e non), nonché su ciò che la realtà esterna gli offre (tipi di scuole, materie di studio, gruppo in cui dovrà inserirsi). A partire dal confronto di tutte queste informazioni il ragazzo potrà riflettere e trarre delle conclusioni responsabili. L’insegnante deve rendersi conto di avere un ruolo fondamentale in tutto questo processo di sensibilizzazione dei giovani al problema della scelta, in quanto la scuola come istituzione pubblica dovrebbe costituire il veicolo primario per la circolazione delle informazioni relative all’orientamento. Tale istituzione dovrà inserire nella programmazione didattica spazi dedicati all’informazione, chiaramente appoggiandosi alle strutture specifiche di orientamento presenti sul territorio. Suggeriamo, per iniziare, un possibile schema di “comportamenti” da parte del docente verso gli allievi (vedi schema a pagina seguente). 4.2 Comunicare e informare Il concetto di comunicazione sta diventando, nella nostra società, sempre più importante e complesso. Spesso non si è consapevoli di quanto sia fondamentale conoscere le modalità con cui avviene questo processo e le sue finalità; questo fa si che comunicare tra di noi sia sempre più difficile. La comunicazione è una trasmissione di informazione mediante messaggi tra un emittente e un ricevente. L’emittente è la fonte del messaggio, ossia colui che lo costruisce scegliendo codice e canale di trasmissione. Il codice è lo strumento di invio del messaggio come la parola, il numero, il gesto, il disegno e le immagini; il canale è il mezzo fisico attraverso cui avviene la trasmissione del messaggio (l’aria, il telefono). Il ricevente è il destinatario del messaggio e la sua risposta determina il proseguimento della comunicazione. Affinché 39 METODOLOGIA DELL’INFORMAZIONE PER L’ORIENTAMENTO 1. Sensibilizzare i giovani al problema della scelta. 2. Fare acquisire consapevolezza sull’importanza dell’informazione ai fini orientativi. 3. Adattare l’informazione alle esigenze e agli interessi. 4. Renderla comprensibile e accessibile. 5. Far usare informazione. 6. Far cercare informazione. 7. Non fornire troppa informazione. 8. Fare dell’iter formativo un veicolo primario di informazioni. 9. Inserire nella programmazione didattica interventi espliciti di informazione sistematica e strutturata. 10. Sintonizzare l’attività scolastica di informazione con i servizi territoriali di orientamento. Tratto da materiale didattico del Prof. Renato Di Nubila. mulare il materiale raccolto senza un minimo di selezione e ordine onde evitare una maggior confusione e rendere vano tutto il processo di ricerca. Un modo per aiutare gli alunni in questo senso è fornirgli lo schema della pagina seguente (Informazioni: come raccoglierle e metterle a frutto) e discuterne insieme in classe. Un altro metodo che può rappresentare uno stimolo per gli alunni è costituito da alcune esercitazioni pratiche. Di seguito presentiamo una tabella di metodo su come trattare le informazioni; gli alunni dovranno cercare di completarla con il contributo degli insegnanti in modo da prendere coscienza, anche attraverso il confronto con i coetanei, di come raccogliere, organizzare e rielaborare le informazioni in vista di un progetto di scelta. Proponiamo inoltre una possibile strutturazione della tabella di metodo: anch’essa potrà essere oggetto di discussione in classe. Per tutte queste esercitazioni è consigliabile fotocopiare le pagine interessate e distribuirle agli alunni. la comunicazione sia efficace è indispensabile che il ricevente conosca il codice utilizzato dall’emittente: solo soddisfando questa condizione sarà possibile per il ricevente fornire un “feedback” o informazione di ritorno all’emittente, consentendo così la verifica circa la corretta ricezione del messaggio. Proprio il concetto di feedback distingue la comunicazione dall’informazione e la caratterizza come processo bidirezionale; l’informazione invece è un processo unidirezionale in quanto il messaggio passa dall’emittente al ricevente e non esiste feedback. La ricerca di informazioni rappresenta comunque il punto di partenza per affrontare un percorso di scelta. Ma come districarsi nel labirinto delle informazioni? Tutte le informazioni con cui gli alunni vengono a contatto possono essere utili, da quelle più impensate come una conversazione ascoltata dal parrucchiere, ai commenti di chi sta frequentando la scuola superiore, a informazioni ufficiali come quelle dei bandi di concorso. È necessario però fare attenzione a non accu- 40 INFORMAZIONI: COME RACCOGLIERLE E METTERLE A FRUTTO AZIONI DA COMPIERE METTITI IN CACCIA raccogli le idee e le informazioni SU CHE COSA Non scartare subito nessuna ipotesi. Te stesso Non riferirti solo all’esperienza scolastica. ll mondo esterno (studio e lavoro) FAI UN PO’ D’ORDINE organizza le idee e le informazioni COME FARE Le informazioni che hai raccolto nella fase precedente Non fermarti alle apparenze, ai luoghi comuni. Separa le informazioni dalle ipotesi. Raggruppale in modo omogeneo e definisci (come ti sembra meglio) i diversi raggruppamenti. Costruisci un quadro d’insieme (il più semplice possibile). RIFLETTI valuta le idee e le informazioni Il quadro d’insieme che ti sei costruito nella fase precedente Considera la fondatezza e l’importanza delle informazioni e delle ipotesi. Considera le tue aspirazioni (obiettivi e priorità). Valutale rispetto alle possibilità che si realizzino. Discutine con qualcuno. DECIDI Il tuo futuro Esamina i pro e i contro delle diverse possibilità. Scegli. DATTI DA FARE Prosecuzione degli studi o ricerca di un lavoro Costruisci una tua strategia proiettata nel tempo. Costruisci una o più alternative, nel caso incontrassi ostacoli imprevisti. Tratto da N. SCHIAVONE, M. SIGHINOLFI, A. CASALEGNO, (1994), Il navigatore solitario, pag 26. 41 COME TRATTARE L’INFORMAZIONE Tabella di metodo Obiettivo Quali strumenti Dove e con chi Con quali metodi organizzativi Quali strumenti Dove e con chi Con quali metodi organizzativi IMPARARE A CERCARE INFORMAZIONI RACCOGLIERE E ORGANIZZARE INFORMAZIONI RIELABORARE Obiettivo IMPARARE A CERCARE INFORMAZIONI – test – macch. fotografica – questionario – guida – stage – schede per genitori – schede per ragazzi – S. M. superiori – compagni di classe – compagni di classi parallele – genitori – insegnanti S.M.I. – insegnanti S.M.S. 1. scegliere le scuole 1. superiori da visitare 2. formare gruppi 3. stabilire i tempi e i 1. mezzi di trasporto 4. stabilire gli insegnanti 1. accompagnatori RACCOGLIERE E ORGANIZZARE INFORMAZIONI – cartelloni – computer – grafici – schede dl sintesl – relazioni – in classe – con gli insegnanti – compagni di classe – compagni di classi parallele – genitori – in laboratorio 1. assegnare i ruoli 1. all’interno della classe 2. stabilire i tempi 3. ogni gruppo si dà 1. una propria 1. organizzazione RIELABORARE – analisi dei dati – drammatizzazione – discussioni tra alunni – confronto delle espe– rienze – colloquio con gli inse– gnanti – incontri con i ragazzi – più grandi – lavori di gruppo tra – genitori – a scuola – i compagni di classe – i compagni di classi – parallele – insegnanti – genitori – ragazzi più grandi – esperti di orientamento 1. stabilire i tempi 2. i ragazzi illustrano 1. i dati 3. drammatizzazione 4. i genitori illustrano 1. i dati 5. conclusioni 1. dell’esperto PROGETTO DI SCELTA 42 4.3 Le fonti dell’informazione Molto spesso gli alunni non sanno dove andare a cercare informazioni; compito dell’insegnante sarà dunque fornire loro l’elenco delle fonti, stimolando però in essi una ricerca attiva e autonoma. Il primo e fondamentale passo da compiere in vista del progetto di scelta della scuola media superiore è la ricerca delle informazioni, che va fatta in modo consapevole e mirato, selezionando opportunamente le diverse fonti. In particolare, per i ragazzi che si apprestano a scegliere la scuola media superiore, le fonti dell’informazione possono essere distinte in: COME INFORMARSI Le possibili fonti di informazione per la scelta degli studi: ➤ Fonti interne formali: opuscoli redatti dalla scuola superiore, incontri tenuti dai presidi, informazioni fornite durante le visite guidate alla scuola. ➤ Fonti interne informali: notizie ufficiose da parte di conoscenti che lavorano all’interno della scuola, interviste agli studenti che la frequentano. ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ➤ Fonti esterne formali: notizie di giornali, pubblicazioni varie, informazioni reperite presso i Centri di Orientamento. ✔ ✔ ✔ ➤ Fonti esterne informali: tutto ciò che appartiene alla sfera del “sentito dire”. ✔ ✔ ✔ In ogni caso è opportuno imparare a riconoscere e a distinguere i fatti dalle opinioni: i primi non possono essere messi in discussione in quanto costituiscono dati oggettivi (es. «in 1a liceo scientifico le ore settimanali di matematica sono cinque»), le seconde invece, anche se vanno rispettate, possono essere messe in discussione perché sono soggettive (es. «al liceo classico si studia di più rispetto al liceo linguistico»). Per poter compiere una scelta oculata ovviamente bisogna avere chiara questa distinzione e considerare con riserva le opinioni, poiché ciò che è valido per un’altra persona può non esserlo per noi. ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ Come esercitazione si potrà chiedere agli alunni di fare alcuni esempi di fatti e opinioni utilizzando la seguente tabella: FATTI genitori insegnanti consigliere di orientamento parenti o conoscenti coetanei amici più grandi opuscoli illustrativi delle scuole superiori e dei corsi di formazione professionale articoli di giornali annunci economici pubblicazioni e libri relativi al mercato del lavoro enciciopedie, dizionari riviste specializzate programmi TV dedicati alla scuola, al lavoro e all’occupazione giovanile conferenze di presidi e insegnanti delle scuole superiori visite alle varie scuole e ai centri di formazione professionale conferenze di esperti del mercato del lavoro interviste effettuate durante le visite guidate ad aziende, industrie, botteghe artigiane segreterie delle scuole superiori e dei corsi professionali ufficio del lavoro e del collocamento sedi delle associazioni di categoria (degli industriali, degli artigiani, camera di commercio) organizzazioni sindacali stampa quotidiana e periodica. OPINIONI 43 Suggeriamo ora uno schema da seguire per raccogliere informazioni presso studenti delle scuole superiori. INTERVISTA A UNO STUDENTE DELLE SCUOLE POST-OBBLIGO Come ti organizzi nei pomeriggi di studio? • quante ore studi al giorno? • ti dedichi prima ai compiti scritti o allo studio delle lezioni? 1. Dati anagrafici Età Sesso Scuola frequentata Classe Quali materie nuove hai incontrato? Come le giudichi? 2. Descrizione dell’esperienza 3. Relazioni interpersonali Com’è il rapporto con gli insegnanti? È diverso rispetto alle medie? Perché? Com’è il rapporto con i compagni? E diverso rispetto alle medie? Perché? Hai tempo libero? Quanto? Quale impegno ti è richiesto a scuola (intenso, medio, scarso)? Qual è la maggiore differenza rispetto alla scuola media? • è richiesto maggiore impegno • ci sono più materie • è necessaria maggiore continuità nello studio • altro ............................................................ 4. Giudizi Formula un giudizio sull’attuale scuola (interessante, noiosa, difficile, piacevole, inutile,....) Pensi che la scuola che stai frequentando ti possa servire per il tuo futuro? Perché? Quali consigli puoi dare a un ragazzo che intenda frequentare la tua scuola? (sul modo di studiare, I’impegno, I’ambiente....) Hai dovuto cambiare metodo di studio rispetto alle medie? Se si, quali metodi di studio utilizzi adesso? • prendere appunti a lezione • studiare solo sui libri • Iavorare in gruppo • altro............................................................. 5. Hai qualche informazione da aggiungere a quelle che già mi hai dato? * Tratto e adattato da: CRISTOFOLETTI E. - MAGAGNOLI C., Scuola Lavoro - Percorsi di scelta, n. 10, Maggioli Editore 1985, pag. 154-155. 44 MATERIALI INFORMATIVI A DISPOSIZIONE Spesso ci si lamenta per le informazioni che mancano: in verità molte volte manca la capacità di usare i luoghi e le fonti di informazione già esistenti. Il vero problema è cioè di imparare (e quindi di insegnare) a cercare le informazioni in modo autonomo. Prendiamo ad esempio un campo in cui è difficile poter dare con ampio anticipo tutte le informazioni necessarie: i corsi di Formazione Professionale della Regione Piemonte. La difficoltà principale è data dal fatto che tutti gli anni si conoscono solo verso luglio quali corsi sono stati approvati e quindi partiranno realmente a settembre. Occorre dunque avvicinarsi per passi progressivi all’informazione finale ed insegnare agli studenti come fare questo. Una progressione, usando gli strumenti a disposizione, può essere: QUANDO COSA FARE MATERIALI/ FONTI INFORMATIVE Fine seconda media/ inizio terza: Stabilire una strategia di azione Leggere il presente Manuale per docenti Spiegare le caratteristiche dei corsi di formazione professionale Fascicolo: Cos’ è la formazione professionale in Piemonte Inizio terza: Vedere elenco corsi proposti dai vari centri durante l’anno scolastico precedente Guida informativa regionale: Guida post-obbligo 2001 Avvicinandosi le preiscrizioni di terza media: Offrire agli studenti orientati verso i corsi di formazione professionale altre opportunità di notizie o incontri • Opuscoli, pieghevoli offerti • dai singoli centri; • mostra itinerante della Regione; • incontri con esperti, • anche del mondo del lavoro Fine terza media: Visita ai Centri di formazione • Contatti con docenti dei vari • centri di formazione; • contatto con l’Informagiovani o • il Centro di orientamento • più vicino Dopo il termine della scuola, verso fine luglio: Iniziative delle famiglie e studenti Sapere quali corsi iniziano • In tempo reale su Internet • www.regione.piemonte.it/formaz/ • Presso i centri Informagiovani • saranno disponibili elenchi • dei corsi approvati 45 4.4 Verifica sugli effetti dell’informazione devo prendere?» e il gatto le risponde: «Tutto dipende da dove vuoi andare!». Questo esempio, nella sua apparente banalità, serve per sottolineare l’importanza di una ricerca attiva delle informazioni in funzione di una scelta autonoma da parte dell’alunno, il quale deve avere chiaro il percorso da compiere a partire da quello che è il suo obiettivo. Occorre ancora sottolineare, con Viglietti (1989), che l’orientamento non è solo informazione in quanto «... non basta illuminare un cammino è necessario anche aiutare a percorrerlo. Orientare è anche dare all’individuo quel supporto motivazionale-energetico che lo prepara a prendere posizione di fronte ai valori, ad autogestirsi e a decidere, sulla base di una chiara immagine di sè, sull’impronta umana e professionale da dare alla sua vita. E per questo l’informazione è solo una via». Chiaramente ci si deve porre il problema relativo alla validità delle informazioni reperite; lo si può fare tentando di controllare se il processo seguito ha sortito effetti positivi, ossia se le informazioni raccolte sono risultate utili e hanno permesso di raggiungere lo scopo prefisso in partenza: fare la scelta giusta. Tale obiettivo ha diverse componenti. Per assicurarsi che lo scopo finale sia stato raggiunto è necessario riuscire a controllare il risultato prodotto dai singoli obiettivi parziali, ossia se è stato eliminato lo scarto tra gli effetti ottenuti e quelli attesi. Le componenti sono: ➤ conoscenza delle carriere professionali e scolastiche possibili dopo la scuola dell’obbligo ➤ modifica degli stereotipi professionali correnti e degli atteggiamenti che ne derivano ➤ cambiamento sul modo di informarsi ➤ coerenza delle decisioni personali in termini di passaggio da un atteggiamento puramente affettivo (scelgo perché mi piace) a un atteggiamento oggettivo e razionale (scelgo perché mi permette di raggiungere questo e quello scopo) ➤ sviluppo di un atteggiamento attivo di ricerca ampliando il più possibile le proprie informazioni (visite, interviste, ...). BIBLIOGRAFIA BALESTRA G., TIZIANO T. (1986), Impariamo a scegliere, Petrini, Torino. CONSOLINI M., BONSI R. (1993), Progettare un servizio di informazione, Franco Angeli, Milano. CRISTOFOLETTI E., MAGAGNOLI C., (1985), Scuola Lavoro: percorsi di scelta, n. 10, Maggioli Editore, Rimini. GIUGNI G., (1994), Il supporto delle informazioni, in “Orientamento Scolastico Professio-nale”, anno XXXIV, n. 4, pagg. 321-360. MEAZZINI P., SORESI S., (1991), Insegnare a studiare. Un’arte che può essere appresa, in “Psicologia e scuola”, anno XI, n. 55, pag. 30. SCHIAVONE N., SIGHINOLFI M., CASALEGNO A., (1994), Il navigatore solitario, Guida per l’orientamento dopo il diploma della Regione Emilia Romagna, Copyright Spin, Torino. VIGLIETTI M., (1989), Orientamento - una modalità educativa permanente, SEI, Torino. La sicurezza di aver effettuato adeguatamente tutti questi passaggi garantisce la correttezza della scelta. 4.5 Conclusioni Per concludere il nostro percorso sull’informazione vorremmo riproporre un passo della fiaba di Alice nel paese delle meraviglie. Nel momento in cui Alice si trova indecisa sulla strada da scegliere di fronte a un incrocio compare in suo soccorso un gatto. Alice gli chiede: «Quale strada 46 Indice 1. Legislazione e soggetti dell’orientamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.1 Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 La normativa sull’orientamento scolastico e professionale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3 La scuola ed i distretti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.4 Le regioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5 Gli enti locali: le strutture Informagiovani, i CILO ed... i Centri di orientamento . pag. » » » » » 3 3 3 5 6 6 2. Il percorso didattico per l’orientamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.1 Analisi del Sé . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.2 Potenziale cognitivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.3 Sistema affettivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4 Capacità sociali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » » » » 8 10 11 17 19 20 3. Due aree di approfondimento: la motivazione allo studio e la flessibilità . . . . . . . . . 3.1 La definizione di motivazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 La teoria di A. Maslow . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Le più recenti teorie sulla motivazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.4 Il ruolo del docente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.5 Uno strumento operativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.6 Formare i giovani alla flessibilità di pensiero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » » » » » » 21 21 21 22 23 25 35 38 4. Informazione e comunicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.1 Importanza dell’informazione ai fini orientativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.2 Comunicare e informare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.3 Le fonti dell’informazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.4 Verifica sugli effetti dell’informazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.5 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » » » » » » » 39 39 39 43 46 46 46 47 Finito di stampare nel mese di marzo 2001 per i tipi de L’Artistica Savigliano 49 50