Pagina 1 di 8 “Il potere della vita è così grande che, come un enorme torrente, riprende l’avvio dopo un avvenimento sconvolgente sotto nuove forme” (Cyrulnik, 2008). EARTHQUAKE - HEARTQUAKE Un intervento per aiutare i bambini ad affrontare la fase di post-emergenza e a ricucire le ferite del terremoto. BENEFICIARI (NUMERO E TIPOLOGIA) Bambini frequentanti la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado dei comuni di Moglia, Poggio Rusco, Quistello, Gonzaga, Dosolo e Pomponesco. La tabella mostra la distribuzione dei bambini in ciascun comune, iscritti all’anno scolastico 2012 – 2013. ISTITUTO COMPRENSIVO PRIMARIA (nº bambini) I.C. MOGLIA I.C. POGGIO RUSCO I.C. QUISTELLO I.C. PEGOGNAGA I.C. GONZAGA I.C. DOSOLO-POMPONESCO TOTALE BAMBINI 278 456 412 323 417 430 2316 SECONDARIA DI PRIMO GRADO (nº bambini) 161 230 260 215 275 266 1407 Questi bambini beneficeranno di: moduli di laboratori finalizzati alla cura e al sostegno nel processo di elaborazione dell’esperienza traumatica del sisma (vedi obiettivo 1); uno screening volto a rilevare i soggetti a rischio di insorgenza di disturbi post-traumatici mediante l’impiego di una batteria di test (vedi obiettivo 2); una serie di incontri in cui parteciperanno con i genitori, volti a promuovere l’integrazione dei minori stranieri (vedi obiettivo 4) Nuclei familiari dei bambini che beneficeranno di: un modulo di formazione “Dopo il terremoto: intessiamo la coperta di linus in cui avvolgere i nostri figli” (vedi obiettivo 3); gruppi di mutuo aiuto tra genitori, uno sportello di ascolto gestito da uno psicologo e una serie di incontri in cui parteciperanno insieme ai loro figli a laboratori volti a favorire l’integrazione delle famiglie straniere (vedi obiettivo 4) Insegnanti e figure educative locali, afferenti ai comuni interessati di Moglia, Poggio Rusco, Quistello, Gonzaga, Dosolo e Pomponesco che beneficeranno di: un modulo di formazione “A scuola di resilienza. Metodologie e strumenti per promuovere resilienza nel gruppo classe”, riunioni di supervisione indirizzate al gruppo insegnanti di ciascuna scuola, (vedi obiettivo 3); partecipazione attiva ai laboratori rivolti ai bambini (vedi obiettivo 1). AMBITO TERRITORIALE DI REALIZZAZIONE Il progetto si realizzerà nei comuni di Moglia, Quistello, San Giacomo delle Segnate e San Giovanni Pagina 2 di 8 del Dosso, in provincia di Mantova, che nella Regione Lombardia risultano i più colpiti, dal sisma del 29 Maggio 2012. Analisi dei bisogni: 1. La disgregazione del tessuto sociale e la perdita di luoghi di aggregazione Il sisma ha apportato notevoli danni ad edifici pubblici e alle case. Il caso di Moglia risulta emblematico. Il Comune vantava prima del sisma una solida condizione di disponibilità di edifici pubblici: - due scuole dell’infanzia, una con capacità ricettiva di circa 150 bambini e l’altra di circa 30/40 (oltre l’annesso asilo nido funzionante per 26 bambini); - una scuola primaria e una una scuola secondaria di primo grado per una popolazione scolastica rispettivamente di 300 e 200 alunni; - due palestre annesse alle suddette scuole, luoghi fondamentali per le attività sportive in ambito sia scolastico che extra; - un palazzetto dello sport, anche in tal caso centro di promozione e incontro sportivo-ricreativoaggregativo; - un teatro-cinema, una scuola di musica e una biblioteca insieme facenti parte di un complesso polivalente culturale, educativo-ricreativo; - la sede “municipale” stessa, dove diverse sale venivano adibite anche come luoghi d’incontro associativo e/o di vario tipo; - le sedi associative stesse; - le chiese e gli annessi spazi degli oratori. Oggi risulta praticamente privo di spazi al chiuso adatti a qualsiasi attività collettiva: non solo quella strettamente scolastica ma anche aggregativa-sociale in senso lato. Infatti, dopo il sisma tutti questi edifici, ad eccezione delle due scuole dell’infanzia, si trovano in grave stato di inagibilità e non sono più fruibili. Inoltre, gli interventi di ripristino ipotizzano anche soluzioni di completa demolizione tanto le condizioni strutturali sono gravi. La distruzione di questi edifici comporterebbe la perdita dei punti di riferimento che costituivano lo “spazio di vita” dei bambini , in cui si dispiegavano le relazioni sociali. A questo si aggiunge la dispersione delle famiglie che non hanno potuto tornare a vivere nelle loro case. Ammontano a più di 1.300 i civili sfollati, che sono stati accolti nei campi tendati allestiti nei comuni maggiormente colpiti. A questi nuclei familiari sono state assegnate soluzioni abitative che spesso sono collocate in zone lontane dal luogo di residenza d’origine. Il terremoto, pertanto, ha distrutto i luoghi geografici, privando la popolazione degli spazi della loro quotidianità e ostacolando la possibilità di mantenere e sviluppare relazioni sociali che costituiscono un fattore protettivo fondamentale capace di attenuare l’impatto dell’evento. In situazione di catastrofe naturale, infatti, la solidarietà mostrata dalla comunità di appartenenza contribuisce a quella che viene nominata resilienza collettiva. Il supporto reciproco, la partecipazione collettiva e l’ottimismo dato dalla collettività assumono un ruolo fondamentale nel processo di superamento della crisi. Per il bambino, in particolare, il fatto di essere riconosciuto da qualcuno, di sapere di essere importante per lui e il sentimento di avere qualcuno su cui poter contare, favorisce la costruzione di un sentimento di sicurezza interna. L’appoggio tra pari Pagina 3 di 8 rappresenta un fattore di protezione indispensabile per il bambino 2. La discriminazione e la solitudine dei bambini immigrati L’area dell’Oltrepò mantovano presenta una forte presenza di famiglie immigrate che, in alcuni comuni, sfiora il 20%. Le principali comunità rilevate sono indiani, pakistani e nord africani. Queste popolazioni, nel corso del tempo, si sono insediate in aree circoscritte, in cui hanno costruito luoghi di culto, negozi e altri centri di aggregazione, promuovendo la vicinanza tra i membri della propria comunità etnica di appartenenza. Questo forte legame di affiliazione garantisce loro un sentimento di appartenenza e di solidarietà reciproca, ma, al contempo, ostacola il processo di integrazione con la popolazione locale. Nelle scuole, per esempio, è emerso ripetutamente il problema dell’isolamento dei bambini stranieri che talvolta diventano oggetto di fenomeni di pregiudizio, da parte dei loro compagni. Il crollo delle case a seguito del sisma ha interessato in maniera particolare questa popolazione, che viveva prevalentemente in edifici modesti. L’assegnazione di alloggi temporanei lontani dal comune di residenza ha comportato anche l’indebolimento dei legami con la comunità etnica di appartenenza e, quindi, con le risorse sociali essenziali. Emerge quindi l’esigenza di fornire a queste famiglie un supporto, per superare l’isolamento e l’emarginazione in cui sono costretti a vivere da dopo il sisma, e consentire loro di ricostruirsi un tessuto sociale solido. 3. L’onda lunga del terremoto: il rischio di insorgenza di patologie post traumatiche. Nonostante l’alto livello di distruzione, l’area lombarda colpita dal sisma non ha riportato vittime. Tuttavia, l’assenza di lutti non priva il disastro della sua natura potenzialmente traumatica. Afferma il Dirigente Reggente dell’Ufficio Scolastico territoriale di Mantova, Francesca Bianchessi1: “Il terremoto, qui in Pianura Padana, è sempre stato un evento lontano dai nostri pensieri, dalla nostra consapevolezza ,dalla nostra quotidianità. Ora invece in modo brusco e improvviso, come è infatti la natura di ogni terremoto, ha fatto tremare le nostre certezze e il nostro senso di controllo e di stabilità nella nostra vita, di adulti e di bambini. La frattura con il passato e la perdita di tracce materiali, alimentata dalla distruzione dei luoghi di riferimento della comunità come Chiese, scuole e palazzi del comune, la difficoltà di vivere il presente dovuta alla continua emersione di immagini e ricordi legati all’evento e la grande incognita sul futuro trasmettono all’individuo e alla comunità un profondo vissuto di fragilità, solitudine e impotenza. “Si tratta di un’esperienza difficile” afferma la dott.ssa Bianchessi “ da affrontare per ogni persona, con specifiche reazioni fisiologiche, psicologiche e comportamentali, ma per i bambini tutto risulta ancora più complesso a causa delle capacità cognitive ed affettive ancora in fase di sviluppo.” La perdita di punti di riferimento fondamentali tra cui la propria casa, la propria scuola e altri luoghi in cui esercitava la sua quotidianità e la costatazione dell’incapacità dei genitori di offrire loro protezione durante il terremoto, rappresentano per il bambino fattori di rischio importanti. Pertanto i minori esposti a disastri naturali sono considerati una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile in quanto soggetta allo sviluppo di risposte disadattive e disturbi psichiatrici (Pynoos et al., 1999; Grrome, Soureti, 2004) tra cui: il disturbo post-traumatico da stress 1 Vedi lettera di appoggio della dirigenza dell’US - Lombardia Pagina 4 di 8 (PTSD), disturbi d’ansia e depressione e sintomi non specifici legati al funzionamento sociale. Le conseguenze traumatiche scaturite dall’evento possono arrivare a interferire con l’adempimento dei compiti evolutivi che caratterizzano la fase di sviluppo che sta vivendo, ostacolandone i processi di maturazione cognitiva, emozionale e comportamentale. Tuttavia i processi resilienti personali e sociali, se alimentati in maniera adeguata, sono in grado di rimettere in moto la comunità afflitta dalla catastrofe. Si può definire resilienza la capacità di superare grandi difficoltà e di ricostruire la propria vita. Il fenomeno della resilienza non è mai assoluto, ma è un processo che va pertanto alimentato e incoraggiato. In particolare, Bion afferma che i bambini a fronte di esperienze difficili necessitano di “un apparato per pensare i pensieri”, un sistema di pensiero adulto che li aiuti a filtrare, decodificare e elaborare l’accaduto. Risulta dunque fondamentale per questa fascia di popolazione il ruolo dei “tutori di resilienza”, figure educative che favoriscono processi resilienti, sostenendo il bambino nel processo di elaborazione dell’esperienza traumatica vissuta. L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Associazione Francesco Realmonte onlus, con la partecipazione di volontari ed operatori specializzati nel master “Relazione d’aiuto in contesti di vulnerabilità e povertà nazionali e internazionali”, hanno realizzato un progetto d’intervento rivolto ai minori ospiti del campo tendato del comune di Moglia, allestito da Protezione Civile-Regione Lombardia a seguito del sisma del 29 Maggio.La metodologia di lavoro adottata, è stata ideata, sperimentata e definita nel corso dei numerosi interventi realizzati a sostegno di bambini e famiglie vittime dei disastri naturali in Molise, Sri Lanka, Abruzzo, Haiti, Cile e Pakistan. Essa consiste nella realizzazione di laboratori creativo-espressivi che forniscano al bambino uno spazio sicuro e strutturato in cui poter esprimere sentimenti ed emozioni personali, carichi di ansie e di angoscia, senza il timore di venire sopraffatti da essi. A supporto della fase di emergenza post-sisma, l’intervento si è focalizzato sul sostegno ai bambini nel processo di elaborazione dei vissuti emotivi, il rafforzamento delle loro risorse esterne e la creazione di reti sociali in cui riconoscersi e sentirsi attivi. A 4 mesi dal sisma, a fronte delle criticità esposte, l’Ufficio Scolastico Regionale della Provincia di Mantova e il sindaco di Moglia, hanno manifestato il bisogno di un intervento a sostegno di bambini, famiglie e insegnanti vittime del sisma. A questo fine, il Comune di Moglia ha messo a disposizione uno spazio presso la sede dell’Ecomuseo Lineare delle Bonifiche. Si ritiene dunque necessario il proseguimento dell’intervento iniziato a Moglia, e l’estensione a tutti i comuni della provincia di Mantova colpiti dal sisma. Il progetto si propone di sostenere i bambini, e i loro tutori di resilienza, nella fase di postemergenza riducendo l’incidenza e/o la gravità dell’impatto traumatico del sisma, e promuovendo in loro processi resilienti, in un’ottica di prevenzione secondaria. MODALITÀ D’INTERVENTO Obiettivo 1: Realizzare laboratori creativo-espressivi rivolti ai bambini che offrano loro uno spazio sicuro e strutturato in cui contenere, esprimere e condividere vissuti emotivi personali legati all’esperienza Pagina 5 di 8 del sisma. Azioni: - Incontri di presentazione del progetto con gli insegnanti delle scuole destinatarie e definizione di un programma di intervento per ciascuna classe, in linea coni bisogni rilevati dal docente. - Incontri di presentazione del progetto con i gruppi classe. - Realizzazione dei moduli di attività, all’interno : - Modulo 1: laboratori creativo-espressivi estratti dalla guida “Tutori di resilienza in contesti di vulnerabilità. Guida orientativa per un intervento psico-educativo”. - Modulo 2: attività estrapolate dal manuale: “La valigia dei talenti” - Modulo 3: Utilizzo della metodologia del memory work e dello strumento memory-box. - Modulo 4: Realizzazione di una guida turistica del territorio volta a rivisitare il territorio a seguito del sisma. - Modulo 5: Produzione di un documentario finale, “Ricostruirsi e ricostruire. storie di vita per ricordare il passato, tornare a vivere un presente e sognare un futuro”. Risultati attesi: a) Avvio dei processi di elaborazione ed integrazione dell’evento traumatico, mediante l’espressione e la condivisione della propria esperienza del terremoto e delle emozioni ad essa connesse. b) Promozione della creatività personale, intesa come capacità di trovare soluzioni alternative ai problemi quotidiani. c) Ripristino della territorialità e del senso di appartenenza e di convivenza attiva da parte dei bambini d) Ridisegnare la propria continuità esistenziale e culturale a contrasto del frattura esistenziale e culturale conseguente all’evento traumatico del sisma Strumenti Utilizzo dei seguenti strumenti ideati e progettati dai ricercatori dell’Università Cattolica, da cui si attingono i diversi laboratori2: - “Tutori di resilienza in contesti di vulnerabilita”. Guida orientativa per un intervento psicoeducativo”. - “Valigia dei talenti” Obiettivo 2: Prevenire l’insorgenza nei bambini di disturbi post-traumatici e altre patologie connesse attraverso segnalazioni alle strutture di competenza dei soggetti a rischio. Azioni: - Valutazione dell’impatto psicologico del sisma, mediante la somministrazione di una batteria di test. - Segnalazione dei casi a rischio d’insorgenza di patologie post-traumatiche a professionisti locali, per una possibile presa in carico futura. 2 In allegato si può trovare l’indice dei due testi Pagina 6 di 8 Risultati attesi: Rilevazione e monitoraggio dei bambini a rischio di insorgenza di disturbi post-traumatici e altre patologie connesse. Strumenti Resilience scale SDQ: The Strenghts and Difficulties Questionnaires TSCC-A: Trauma symptom Checklist for Children CROPS: Child report of Post- Traumatic Symptoms PROPS: Parent report of Post-Traumatic Symptoms Obiettivo 3: Valorizzare e rafforzare il ruolo di “tutori di resilienza” svolto da genitori, insegnanti e altre figure educative nella loro duplice funzione di aiutare il bambino a far fronte all’incertezza, alla precarietà e alla perdita di punti di riferimento propria della situazione post sisma e di sostegno nel processo di elaborazione dell’esperienza traumatica del sisma Risultati attesi a) Sostegno alle figure genitoriali nel loro ruolo di “base sicura” per i figli. b) Sostegno agli insegnanti nella riassunzione del loro ruolo di guida del gruppo classe. c) Stimolazione di processi di ridefinizione, consolidamento e interiorizzazione di norme sociali, da trasmettere ai bambini a contrasto del vissuto di disorientamento e di discontinuità conseguente al sisma. Azioni: - Realizzazione di un modulo di formazione di 4 incontri per i genitori: “Dopo il terremoto: la famiglia come coperta di linus in cui avvolgere i vostri figli” - Realizzazione di un modulo di formazione di 4 incontri per gli insegnanti: “A scuola di resilienza. Metodologie e strumenti per promuovere resilienza nel gruppo classe”. Strumenti - Opuscolo “Aiutiamo i nostri bambini dopo un terremoto” - Moduli di formazione sulla Obiettivo 4 Sostenere le famiglie in situazione di vulnerabilità e favorire l'integrazione di minori stranieri presenti nella comunità, con la finalità di promuovere una convivenza basata sul rispetto reciproco e sulla valorizzazione delle diverse etnie e tradizioni. Azioni: - Apertura di uno sportello di ascolto rivolto a famiglie vulnerabili. - Attivazione di gruppi di mutuo aiuto a contrasto della frammentazione sociale e culturale, conseguente alla ridistribuzione di soluzioni abitative nel territorio - Esplorazione, scoperta e condivisione del concetto di “cultura”, mediante la realizzazione di laboratori interculturali, rivolti ai nuclei familiari italiani e stranieri. - Presentazione e trasmissione di racconti, costumi e tradizioni proprie di ciascuna cultura, mediante il coinvolgimento di genitori appartenenti a diversi gruppi etnici. Risultati attesi: Pagina 7 di 8 - riduzione progressiva di episodi di discriminazione e isolamento rivolti ai minori stranieri; - rafforzamento dei legami tra pari (bambini e famiglie) di culture diverse. Strumenti - “Tutori di resilienza in contesti di vulnerabilità. Guida orientativa per un intervento psicoeducativo” CAMPAGNA DI VISIBILITÀ L’Associazione Realmonte onlus organizzerà una campagna di comunicazione e visibilità del progetto, che prevederà: - la realizzazione di una pagina web dedicata al progetto all’interno del sito internet dell’Associazione Francesco Realmonte onlus (www.francescorealmonte.it); - la descrizione del progetto, aggiornata di foto e report, che apparirà nella rivista dell’Università Cattolica “Presenza” e nel sito internet www.unicatt.it - l’organizzazione di eventi di campaign e cene rotariane nell’ambito del distretto 2040 promosse dal Rotary club Milano Sanbabila, volti a sensibilizzare e informare la cittadinanza milanese sulla situazione attuale e su quanto fatto a favore dei comuni lombardi colpiti dal sisma. - produzione di brochures e di materiale per la didattica (ad es. quaderni) con apportato il logo di MEDIAFRIENDS- LA FABBRICA DEL SORRISO. - organizzazione di un evento artistico finale, con la partecipazione dei bambini destinatari del progetto e di alcune scuole milanesi che potranno gemellarsi. In occasione dell’evento verranno esposti un selezione di prodotti finali realizzati nei laboratori, la guida turistica composta dai bambini e verrà proiettato il filmato documentario realizzato nell’ambito del progetto. L’iniziativa verrà replicata, evidenziandone le finalità psico-eduicative, in Università Cattolica, con un evento ad hoc per studenti e docenti della facoltà di Psicologia e Scienze della Formazione delle tre sedi di Milano, Piacenza e Brescia. TEMPI DI REALIZZAZIONE STIMATI 1 anno: marzo 2013 - marzo 2014 PARTNERS Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - Facoltà di Scienze della Formazione – Preside di facoltà prof. Michele Lenoci Direzione Generale Protezione Civile, Polizia Locale e Sicurezza - Regione Lombardia Direttore generale dott. Roberto Cova Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia – Ambito territoriale di Mantova – Dirigente dott.ssa Francesca Bianchessi Comune di Moglia – Sindaco dott.ssa Simona Maretti Rotary club Milano San Babila – Presidente prof. Agostino Fusconi Pagina 8 di 8