Anno II - Numero 163 - Venerdì 12 luglio 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
DOMANI E DOMENICA L'IMPORTANTE CONVENTION DI ORVIETO PER UNA CASA COMUNE
Nello Musumeci:
nuovo e grande
soggetto unitario
LA DESTRA ITALIANA H
NON SI DIVIDA MAI PIU’
Avere coraggio, superare le polemiche, puntare su tradizione e sovranità
di Francesco Storace
ORVIETO, 13 E 14 LUGLIO
obbiamo avere coraggio,
rintuzzare polemiche stupide e decidere di fare politica seriamente. La Destra
italiana non deve dividersi
più, deve mettere da parte i rancori
di anni e decenni, aprirsi a una stagione
di rinnovamento etico, culturale, morale, politico e anche generazionale,
se saremo capaci di individuare giovani in grado di garantire un'offerta
seria di proposta e contenuti.
Domani e domenica torniamo ad Orvieto, nella suggestione di un luogo
che ha rappresentato per molti di noi la
cifra di un impegno politico memorabile,
appassionante, vincente. La Destra sociale è cresciuta lì. Poi, tutto si è infranto
perchè il potere è stato più forte rapendo
l'anima dei più. Alleanza Nazionale nacque come un sogno, non può essere
vissuta come un incubo.
Per noi sono stati sei anni di prove durissime, quelli che ci lasciamo alle spalle,
quando nascemmo contro la tentazione
del partito unico, che oggi si sbriciola
ed emargina gli uomini e le donne di
destra. Reagiscono solo quando c'è un
attacco al leader, che certo non sottovaluto; ma preferirei di più che dicessero
D
Nube a Rozzano
semina il panico
RIUNIONE DEL COMITATO CENTRALE DE LA DESTRA
Palazzo dei Capitani del Popolo
Sabato 13 luglio
ore 10:30
Inizio dei lavori con relazione del Segretario Nazionale del Partito Francesco Storace. A
seguire gli interventi programmati degli ospiti invitati. Hanno già confermato l’adesione
al dibattito: Gianni Alemanno, Magdi Cristiano Allam, Domenico Benedetti Valentini,
Antonio Buonfiglio, Mario Landolfi, Ignazio La Russa, Gennaro Malgieri, Roberto Menia,
Silvano Moffa, Domenico Nania, Adriana Poli Bortone, Luca Romagnoli, Oreste Tofani,
Mario Vattani, Pasquale Viespoli)
ore 16:00
Ripresa dei lavori. Interventi dei componenti del Comitato Centrale (se necessario, la
riunione avrà anche una sessione notturna).
Domenica 14 luglio
ore 10:00
Ripresa dei lavori con la prosecuzione degli interventi (eventualmente fino a sera) e
votazioni conclusive.
“che ci facciamo assieme a Enrico Letta
e compagni...?”.
In queste ore in cui lavoro alla mia relazione, che sarà ascoltata da una platea
di illustri ospiti, oltre che dai dirigenti
del nostro comitato centrale, penso a
come rimettere insieme una comunità
che deve tornare ad amarsi e a rispettarsi
anche se nel tempo ha litigato. L'Italia
ha bisogno di una destra che offra cer-
tezze, a partire dal rispetto della sua
tradizione culturale e del suo diritto alla
sovranità. Non è solo madame Cecile
Kengie la depositaria dei diritti, lei non
conosce le sofferenze del popolo italiano;
le sottovaluta, probabilmente.
A Orvieto lanceremo il nostro appello
a dare un'anima politica a un popolo
inquietamente alla ricerca di una casa
comune, si chiami come diavolo si
vuole, ma la si edifichi. Auspico che
ci aiutino i nostri migliori uomini di
cultura, le menti più fervide del pensiero di destra, ma per carita' nessuno
si chiuda nel fortino.
Con la rinascita di Forza Italia, l'accusa
di velleità divisioniste a destra, non
regge più.
Dobbiamo prepararci a riunificare la
destra, soprattutto se la Corte Costituzionale dovesse togliere il premio di
maggioranza al Porcellum: se il Parlamento dovesse varare un sistema proporzionale alla tedesca, col cinque per
cento di sbarramento, non dovremmo
preoccuparcene, perchè rappresenterebbe la fine di ogni alibi a chi vuol frenare il ritorno di un'idea in forma organizzata.
Dovremo costruirla non in un palazzo,
ma in una piazza. Domani vorrei indicare
come, dove e quando...
I L M U T U O A N T I U S U R A N O N G L I E ’ S TAT O A N C O R A C O N C E S S O
L’addio dell’imprenditore antiracket
“Ho resistito alla ‘ndrangheta, dovrò arrendermi davanti allo Stato”. La denuncia di Antonio de Masi,
il costruttore calabrese, che chiuderà la sue aziende per colpa dei tassi da “strozzini” applicati dalle banche
di Paolo Signorelli
omenti di paura a
Rozzano, nella periferia di Milano, dove
nel primo pomeriggio di ieri
si è alzata in cielo una nube
di colore arancione, potenzialmente tossica. La sostanza
si sarebbe diffusa a causa
della fuoriuscita di alcuni acidi
in lavorazione nella ditta Ecolab, un’azienda locale che tratta
cosmetici. L'allarme, comunque, è rientrato nel pomeriggio.
I vigili del fuoco, intervenuti
assieme a carabinieri e polizia
locale, hanno bloccato la fuga
riportando la situazione alla
normalità. Per precauzione i
residenti della zona (oltre un
centinaio) e i lavoratori della
ditta sono stati evacuati e fra
loro anche coloro che si trovavano nella vicina scuola materna. Il Comune aveva inoltre
avvertito la cittadinanza di tenere chiuse le finestre e restare
in casa.
Barbara Fruch a pag. 9
M
mutuo che però è sempre bloccato. Così, il
10 luglio (cioè ieri l’altro n.d.r.) avvieremo le
Chiuso per crimini di Stato. Abbiamo reprocedure di chiusura dello stabilimento”. E
sistito ai colpi di kalashnikov della 'ndranovviamente, a farne le spese saranno anche
gheta ma ci siamo arresi alle negligenze
tutti i dipendenti della ditta che resteranno
delle Istituzioni e di alcuni personaggi". La
disoccupati. “È opportuno, ha scritto De Masi,
denuncia (attraverso una lettera rivolta al Goche ognuno si assuma le responsabilità di
verno ed al Parlamento) di Antonio De Masi,
quanto sta succedendo; noi la nostra parte
imprenditore calabrese titolare di una ditta di
l'abbiamo fatta fino in fondo e la continueremo
costruzioni, è chiara ed inequivocabile. “Dal
a fare per garantire i diritti dei lavoratori,
prossimo 10 luglio chiuderò il mio stabilimettendo in vendita quanto possibile e reperire
Antonio De Masi
mento”. Nella lettera accorata sostiene che
le somme necessarie ad onorare gli impegni
“un pezzo dello Stato è riuscito laddove non è
con i dipendenti”. Soltanto qualche settimana
riuscita la criminalità. Sarò costretto a chiudere. Non mi sono
fa 44 colpi di mitra sono stati sparati davanti a una delle
mai piegato davanti alla malavita, dovrò farlo per colpa del
aziende di sua proprietà. Il comitato provinciale per l'ordine
Paese in cui sono nato”. De Masi ha presentato numerose
pubblico e la sicurezza ha disposto la sorveglianza H24 per lui e
denunce contro i tassi usurari applicati dalle banche. E sono
per le sue imprese. “È stata un’intimidazione della malavita orquattordici le sentenze che attestano il diritto al mutuo anti
ganizzata e per questo ho invocato il diritto ad avere paura. Mi è
usura, richiesto nel 2006 e che il Commissario Antiracket non
stato negato anche questo, perché devo rappresentare un'Italia
ha ancora erogato. “Il Tar di Reggio Calabria si è pronunciato,
positiva. Per ragioni di Stato – ha concluso l’imprenditore per la 14esima volta, in merito alla concessione di questo
sono chiamato a essere un eroe”. Dalla parte di De Masi si è
mutuo che doveva esserci riconosciuto entro pochi mesi dalla
schierato anche il procuratore di Reggio Calabria Federico
domanda”. Macchè, niente da fare. “L’ultima sentenza, prosegue
Cafiero de Raho: “Le banche dovrebbero ripensare l’accesso al
la lettera, come tutte le altre, ci riconosce il diritto ad avere il
credito. Questa è davvero una storiaccia”.
“
Vaticano
Attualità
Il Papa cancella
Via Rasella: Anpi
la pena dell’ergastolo contro Pippo Baudo
a pag. 3
Micol Paglia a pag. 4
Esteri
Pd a Roma
Egitto: Obama
scende in campo
Prestipino: correnti
a caccia del potere
Carola Parisi a pag. 7
Ugo Cataluddi a pag. 8
a le idee chiare il vicesegretario de La Destra e
consigliere regionale siciliano, Nello Musumeci, sul futuro
della destra italiana: "Subito dopo
l'estate la geografia politica italiana si arricchirà di un nuovo
soggetto politico unitario di destra, aperto ed europeista, che
inevitabilmente si misurerà alle
prossime competizioni politiche".
Così Musumeci parlando con i
giornalisti, a margine di una conferenza stampa tenutasi a Palazzo
dei Normanni per la presentazione della Convention de La
Destra in programma nel weekend ad Orvieto.
"Il tentativo è quello di mettere
insieme le comunità umane e
politiche che - ha aggiunto Musumeci - hanno fatto Alleanza
Nazionale, come si chiamerà il
contenitore credo che sia un
aspetto importante, ma marginale. Non sarà la riedizione di
An perché potrebbe apparire un
messaggio non nuovo e dare
immediatamente l'idea di un tentativo di continuità politica".
Il leader siciliano si è anche soffermato sul bacino elettorale su
cui potrebbe contare il nuovo
movimento: "Secondo alcuni
sondaggi, se si andasse al voto
oggi – ha sottolineato - un nuovo
soggetto politico di destra potrebbe superare anche il 7%; la
stessa fascia di elettori, che da
qualche anno non va a votare
perché non si riconosce in alcuna
offerta politica".
Infine, l’appello di Musumeci:
"E' importante mettere insieme
le diverse sensibilità, la Destra è
sempre stata un movimento plurale di idee. In uno scenario di
scomposizione del centrodestra
può avere uno spazio di gran
lunga superiore rispetto a quello
immaginato un anno fa".
Torna Forza Italia
ma intanto resta
la fiducia a Letta
ilvio Berlusconi, come
più volte preannunciato,
rifonda Forza Italia. Il
parto è previsto per settembre
(“Ma l’8 è domenica” ironizza
il leader de La Destra, Storace).
Intanto il Cavaliere, alle prese
con una serie di guai giudiziari,
conferma la fiducia al governo
Letta. Molti dei suoi si sono
detti però disponibili a rassegnare le dimissioni in bianco
nelle sue mani, in caso di condanna definitiva per la vicenda
Mediaset.
Igor Traboni a pag. 2
S
2
Venerdì 12 luglio 2013
Attualità
Il Cavaliere conferma la fiducia al governo Letta e, nonostante i guai giudiziari, guarda al futuro
Berlusconi pronto a rifare Forza Italia
A settembre la (ri)fondazione azzurra. E Storace ironizza: “L’8 è domenica…”
di Igor Traboni
settembre tornerà
Forza Italia. Un
nome che, secondo
Berlusconi, ha più
appeal rispetto al Popolo
delle Libertà. "Chiederò il
cambio di nome come richiamo all’ideale del Popolo
dei moderati", ha aggiunto
il Cavalierie ieri, durante un
vertice con i suoi a Palazzo
Grazioli. "Forza Italia ci richiama all’appello del ’94
a persone che non si erano
mai occupate di politica perché se ne occupassero. Perché sentissero il dovere di occuparsi
di politica. È un appello ad interessarsi di un Paese che ha bisogno di
uno sforzo comune per fronteggiare
la crisi", ha concluso Berlusconi, scatenando una ridda di commenti. Ironico, da par sua, quello di Francesco
Storace, leader de La Destra: "Spostata a settembre la fondazione di
Forza Italia. L'8 e' domenica...". Questo l'ironico commento di Francesco
Storace, leader de La Destra, all'annuncio di Silvio Berlusconi.
Eppure la riunione di ieri doveva
servire a Berlusconi soprattutto per
studiare, con i suoi, il da farsi dopo
le vicende giudiziarie che lo stanno
coinvolgendo e i pericoli di tenuta
del governo Letta. Il Cavaliere ha
A
puntato il dito contro "chi non vuole
un governo di pacificazione. La situazione attuale è tale che porta al
sostegno a questo governo. Se avete
dichiarazioni negative, quindi, ce le
teniamo per noi”. Nonostante l'attacco
ai teorici alleati democratici, Berlusconi spiega però che "non ci sarà
nessun attacco, l'esecutivo Letta va
avanti". A patto, però, che ci si sbrighi
sui provvedimenti economici, Imu e
Iva in particolare. "Porteremo a termine i provvedimenti, rispetteremo
le promesse fatte ai nostri elettori",
ha spiegato. Quindi l'invito rivolto in
particolare ai suoi ministri a non fare
alcuno sconto al governo Letta per
quel che riguarda i temi economici.
Un ‘armiamoci e partiamo’ che qual-
cuno tra i suoi ha davvero
accolto come tale: "Parlamentari e ministri, tutti noi
abbiamo gia' dato le dimissioni in bianco. Sono
sul tavolo di Berlusconi, e'
lui che decide”, ha detto
ad esempio Michaela Biancofiore (Pdl, sottosegretario
Funzione Pubblica) a La
Zanzara su Radio 24. Sulla
falsariga di quanto fatto a
Milano, Biancofiore ipotizza
che tutti insieme vadano
al Colle a consegnare le
dimissioni.
"La notizia della Cassazione mi ha colpito, io e
altri non ci abbiamo dormito la notte.
A Berlusconi siamo legati da un
affetto profondo, non e' solo il nostro
leader. Sto male, la condanna sarebbe un'infamia. La mia vita politica
e' legata a quella di Berlusconi, devo
tutto il mio percorso politico a lui e
come me tutti gli altri. Se viene condannato ci dimettiamo tutti. La sospensione delle Camere non serve
a niente. Dobbiamo andare tutti da
Napolitano al Quirinale perche' deve
ascoltare il nostro grido di dolore”
Ma torniamo ai contenuti del vertice
di ieri e all’ulteriore attacco di Berlusconi ai giudici: "Una parte della
magistratura è come una associazione segreta di cui non si conoscono
gli aderenti”.
IL SEGRETARIO EPIFANI NON TIENE PIÙ I SUOI
Il Pd si spacca sempre più
e volano parole grosse
Andiamo avanti giorno per giorno,
credo che si capira' qualcosa ai primi
di agosto, siamo pronti a tutto". Così il
segretario del Pd, Guglielmo Epifani, nel
tentativo vano e comunque mal riuscito,
di riportare un po’ di calma nel partito, lacerato dalla decisione di appoggiare la richiesta del Pdl di sospensione dei lavori
parlamentari. E mentre Rosy Bindi continua
ad agitarsi (“Abbiamo sbagliato, noi siamo
antiberlusconiani”) e Dario Franceschini a
dire che non ci saranno ripercussioni sul
governo, siamo al ‘tutti contro tutti’ nel
Pd. Per Massimo Cacciari, Epifani è “un
segretario di nulla”, mentre 13 deputati
tornano sui paroloni grossi volati in Parlamento. "Di fronte ai veri e propri insulti
rivolti da colleghi Pd ad altri deputati del
gruppo, crediamo che sia opportuna una
valutazione da parte vostra sulla vicenda,
per capire se non siano stati superati i
confini minimi della correttezza e della decenza''. E' quanto chiedono i deputati del
Partito democratico Michele Anzaldi, Matteo
Biffoni, Luigi Bobba, Simona Bonafe', Ernesto Carbone, Filippo Crimi', Marco Donati,
David Ermini, Luigi Famiglietti, Edoardo
Fanucci, Federico Gelli, Ernesto Magorno,
“
Laura Venittelli, in una lettera al segretario
del Pd, Guglielmo Epifani, e al capogruppo
alla Camera, Roberto Speranza. Nel mirino
dei 13 c'e' Matteo Orfini. ''Le agenzie di
stampa - scrivono i deputati nella lettera hanno riportato l'epiteto, non smentito, di
'sciacalli' rivolto da un collega del gruppo
parlamentare del Pd ad altri deputati democratici, semplicemente perche' hanno
effettuato una scelta diversa dalla sua nella
votazione di ieri sulla richiesta di sospensione
dei lavori parlamentari, in una situazione
che ha alimentato dubbi e incertezze su
come e' stata gestita l'intera vicenda e che
ha scatenato la protesta e l'incomprensione
dei nostri elettori. Oggi, dalla lettura dei
quotidiani, apprendiamo che lo stesso collega avrebbe ritenuto opportuno apostrofare
un altro deputato del Pd con un termine
ancor meno onorevole: 'merda'. La motivazione sembra essere la stessa: aver operato una valutazione diversa sulla sospensione dei lavori parlamentari''.
Un’altra lettera – con firmatari delle più diverse aree - è stata scritta da 70 senatori
per chiedere “uno scatto d’orgoglio del
Pd, perché non si ripetano certi autogol”.
I.T.
Giustizia a velocità alterne: in questo Paese conta più il reato di frode fiscale piuttosto che quello di violenza sessuale aggravata
I “due pesi e due misure” della giudice che ha condannato il Cav
Alessandra Galli ha impegnato solo 15 giorni per scrivere le motivazioni della sentenza per il processo Mediaset,
ma in un anno non ha avuto tempo di compilare le carte che dovrebbero mandare in galera uno stupratore
di Grazia Bontà
figlia d’arte Alessandra Galli.
Letteralmente. Suo papà era
Guido Galli, magistrato e Professore di criminologia all’Università
di Milano, ucciso da Prima Linea il
19 marzo del 1980.
Lei, Alessandra, ha scelto di seguire le
orme paterne. Dirazzando, probabilmente. La Galli infatti è oggi Presidente
della seconda sezione della Corte d’Appello meneghina. Proprio quella che ha
confermato (alla velocità della luce) la
condanna a 4 anni di reclusione e 5 di
interdizione dai pubblici uffici per Silvio
Berlusconi, riguardo la –ancora presunta- frode fiscale. L’ultima parola,
adesso, spetta alla Corte di Cassazione,
che ha fissato per il prossimo 30 luglio
l’inizio dell’ultimo grado di giudizio. Un
piccolo grande miracolo quello compiuto
dalle toghe milanesi. Tre gradi di giudizio
in 9 mesi (sic!). Una rapidità del genere
non la si vede neppure in caso di processi per direttissima (ovvero quando
si tratta di imputati arrestati in flagranza
di reato, tanto per capirsi).
Il giudice che ha emesso la sentenza di
primo grado, tal Edoardo d’Avossa, si
rese anche lui protagonista di un fatto
eccezionale. Al momento della lettura
del dispositivo, appena uscito dalla camera di consiglio, fornì contestualmente
le motivazioni. La cosa non dovrebbe
sorprendere, in teoria la giustizia dovrebbe funzionare così. Peccato che
È
ciò non avvenga mai. Chiunque
si sia mai avventurato nello
studio del diritto processuale
penale sa perfettamente che
la lettura delle motivazioni, insieme al dispositivo, è un evento più unico che raro. I giudici,
da che mondo è mondo, infatti,
si prendono i loro tempi (da
15 a 90 giorni, a seconda della
complessità del processo appena concluso) per scriverle.
Ma d’Avossa no. Il solerte magistrato non si volle tirare indietro e accelerò il più possibile
i tempi del processo a Berlusconi. In modo tale che la condanna del Cav. giungesse in
Appello a tempo di record.
Non da meno è stata la giudice
Galli. In caso non lo ricordaste,
sono state opera sua le puntuali
visite fiscali in ospedale, mentre
Berlusconi era ricoverato, per
accertare le sue reali condizioni
di salute. Nessuna pietà e nessun cedimento ha avuto “l’Alessandra di ferro” quando si è
trattato di riconoscere eventuali
legittimi impedimenti del Cav per impegni
istituzionali ed elettorali improrogabili.
E così, l’8 maggio scorso, puntuale
come un orologio svizzero, è arrivata
anche la sentenza d’Appello. Con motivazione scritta dalla Galli e depositata
in cancelleria nel termine minimo previsto, 15 giorni.
Il giudice Alessandra Galli
Tutto bello, tutto buono, tutto giusto.
Se ogni giudice fosse così responsabile,
la Corte di Strasburgo davvero non ci
condannerebbe ogni due per tre per le
infinite lungaggini processuali di cui si
rende protagonista la giustizia italiana.
Ma, Alessandra Galli, la donna che ingrana la quinta quando si tratta di con-
dannare Berlusconi, sarà certamente così rapida anche in
tutti gli altri processi a lei
assegnati?
Errore. Errore blu. Già perché
la figlia di cotanto padre è
una da “due pesi e due misure”. Rapida ed infallibile
(come un sommergibile)
quando si tratta dei processi
mediatici, lenta e ritardataria
quando le sentenze riguardano casi sconosciuti, ancorché molto più gravi. Saranno reati minori, direte voi,
neanche per idea. Nello specifico, la storia che andiamo
a raccontare tratta di stupro.
Anzi di stupri. Ripetuti e perpetrati da un dentista milanese che narcotizzava le sue
pazienti per poi abusare di
loro. Il tutto, nemmeno a
dirlo, immortalato sul suo
pc. Lo sconvolgente ritrovamento delle immagini delle
vittime era spettato all’ignaro
figlio del professionista milanese. Il quale, molto coraggiosamente, aveva denunciato il
genitore.
Dopo una –scontata- condanna in primo
grado, il processo era approdato in
Corte d’Appello, II sezione. Quella ora
presieduta proprio da Alessandra Galli.
Il 12 luglio del 2012 arriva il secondo
grado di giudizio. Sette anni di carcere
per violenza sessuale aggravata. Peccato
che la sentenza non sia potuta diventare
definitiva per un piccolo, insignificante
particolare: l’assenza della motivazione.
Gravame che sarebbe spettato, per avventura, alla Galli nelle funzioni di giudice
relatore. Non sono bastati 15 giorni,
non ne sono stati sufficienti 60 e abbiamo ampiamente superato anche l’ultimo termine utile (perentorio) imposto
dalla legge, quello dei tre mesi. Pertanto,
il dentista-stupratore è a piede libero.
Sì, sì, avete capito bene. È libero di andare in giro per Milano e, cosa ben più
grave, di continuare ad esercitare la
sua professione.
Ora, cerchiamo di essere chiari. Il
problema non è che nel caso di Berlusconi la giustizia abbia “funzionato”
come dovrebbe. Ma che per una frode
fiscale bastino 9 mesi per ottenere
tre gradi di giudizio e per violenza
sessuale aggravata non sia sufficiente
un anno per il deposito della motivazione. Fatto che, repetita iuvant, viola
apertamente la legge: “quando la stesura della motivazione è particolarmente complessa (…) il giudice può
indicare nel dispositivo un termine
più lungo, non eccedente comunque
il novantesimo giorno da quello della
pronuncia” (articolo 544 codice di
procedura penale).
Due pesi e due misure. In cui pesa di
più la frode fiscale dell’ex Presidente
del Consiglio rispetto alla violenza sessuale aggravata del signor nessuno.
3
Venerdì 12 luglio 2013
Attualità
Niente più ergastolo all’ombra del Cupolone. E Speranza già chiede lo stesso per l’Italia
Bergoglio rivede il codice penale vaticano
Nel ‘Motu Proprio’ previsto anche un inasprimento delle pene per chi ruba documenti
di Igor Traboni
uova mossa a sorpresa di
Papa Francesco che, attraverso un ‘Moto Proprio’,
ha deciso ieri di riformare
il codice penale dello Stato della Città del Vaticano. Una riforma
sostanziale, che prevede innanzitutto
l'abolizione della pena dell'ergastolo,
sostituita con la reclusione da 30 ad
un massimo di 35 anni. Le nuove
norme sono state presentate in una
conferenza stampa alla presenza di
Giuseppe Dalla Torre, presidente
del Tribunale Vaticano, e ovviamente
con il portavoce padre Federico
Lombardi. Fino ad oggi la Santa Sede
in materia penale era legata al codice
Zanardelli, adottato nel lontano 1929,
l’anno dei Patti Lateranensi.
Da segnalare ''l'introduzione del delitto
di tortura e l'ampia definizione della
categoria dei delitti contro i minori
(e quindi la vendita, la prostituzione,
l'arruolamento e la violenza sessuale
in loro danno); la pedopornografia;
la detenzione di materiale pedopornografico; gli atti sessuali con minori".
Oltre a quello degli abusi contro i
N
minori, c’è un altro argomento di
stretta attualità – basti pensare alla
recente vicenda dell’ex maggiordomo di Benedetto XVI – che il nuovo
codice va a toccare, e cioè l'introduzione nell'ordinamento vaticano di
un nuovo articolo (il 116 bis) per chi
trafuga documenti: chiunque riveli
notizie riservate, come avvenuto di
recente proprio nel caso del 'corvo',
rischia da sei mesi e a due anni, ma
le pene possono arrivare anche ad
8 anni. "Se il documento trafugato ri-
guarda interessi di particolare tenore
e riservatezza - ha spiegato Giuseppe
Dalla Torre - le pene lievitano dai 4
agli 8 anni".
La riforma del codice penale vaticano
renderà invece più difficile l'estradizione. Al già previsto articolo 9 sono
stati infatti aggiunti due commi che
spiegano come "l'estradizione non è
ammessa quando sussistano seri motivi per ritenere che la relativa richiesta sia stata presentata al fine di
perseguire o di punire o di arrecare
danno ad una persona per motivi di
razza, di religione, di nazionalità, di
origine etnica o di opinioni politiche;
nello Stato richiedente la persona
rischi di essere sottoposta a tortura
o alla pena di morte".
No all'estradizione anche quando la
misura "sia contraria a interessi fondamentali dello Stato o della Santa
Sede. Per verificare la ricorrenza
delle condizioni si tiene conto di
tutte le considerazioni pertinenti,
compresa l'esistenza, nello Stato richiedente, di un insieme di violazioni
sistematiche, gravi, flagranti o massicce dei diritti dell'uomo".
"La cancellazione dell'ergastolo decisa da Papa Francesco nello Stato
del Vaticano e' un grande gesto di
umanita' e di civilta' giuridica", osserva Roberto Speranza. Ma il capogruppo Pd alla Camera coglie lo
spunto delle decisioni Oltretevere
per segnalare che "e' arrivato il momento che anche il nostro Paese affronti senza preclusioni e contrapposizioni una questione che non riguarda l'appartenenza politica di ciascuno di noi ma proprio il senso di
umanità.”
Spedizione notturna degli attivisti contrari all’alta velocità, dispersi dalle forze dell’ordine
Val di Susa: pietre e bengala sul cantiere Tav
Esposito (Pd): “Lo Stato è impotente e non ferma i delinquenti”
di Cristina Di Giorgi
uovi attacchi al cantiere per l’Alta Velocità Torino
– Lione a Chiomonte (Val di Susa). Un gruppo
di qualche decina di attivisti a volto coperto, ha
raggiunto l’area in tarda serata. Dopo aver tentato di
danneggiare le recinzioni, i No Tav hanno lanciato
pietre, bombe carta e bengala. Le forze dell’ordine
hanno risposto all’attacco con lacrimogeni e idranti.
Mentre sul cantiere e sui lavoratori all’interno continuavano a piovere sassi, carabinieri e polizia hanno
fatto intervenire i reparti antisommossa, che hanno
disperso i manifestanti. A tale ennesimo episodio risponde molto duramente il vice presidente della
Commissione Trasporti Stefano Esposito, che tuona
N
contro l’impotenza delle istituzioni. “Lo Stato non è in
grado di fermare cinquanta delinquenti che cercano
il morto” dichiara l’esponente del Pd commentando
gli scontri. “Potenti bombe carta, bengala sparati ad
altezza uomo con mortai contro operai e forze dell’ordine. Per fortuna nessuno si è fatto male. Ma quanto
durerà la fortuna?” si è chiesto. Ed ha aggiunto: “Non
possiamo accettare che venga messa a rischio la vita
di agenti e lavoratori. E’ necessario mettere al primo
posto la vita di chi lavora. Se non ci si riesce, non resta
che accettare la sconfitta della legalità e della democrazia”. Nel corso delle indagini sull’episodio, le forze
dell’ordine hanno rinvenuto un mortaio artigianale
costituito da un tromboncino di plastica lungo un
metro e venti centimetri. Sono stati recuperati anche
nove grossi petardi e materiale pirotecnico inesploso.
Lo ha riferito la Questura di Torino, che ha precisato
anche che i lavori all’interno del cantiere non hanno
subito sospensioni o rallentamenti. Il cantiere di Chiomonte è al centro anche di un’altra vicenda, della
quale gli inquirenti si stanno occupando: un caso di
stalking ai danni di un operaio del Tav e della sua famiglia. Dopo l’acquisizione da parte della Digos di
pc e telefonini, proseguono le indagini su quattro
attivisti sospettati di pedinamenti, minacce e telefonate
anonime alla vittima. Nei giorni scorsi infine, il questore
di Torino ha inviato un divieto di dimora per la durata
di tre anni nei comuni di Venaus, Chiamonte e Giaglione
a tre attivisti No Tav. Che hanno fatto già sapere di non
avere alcuna intenzione di rispettarlo.
I N TA N T O L’ A G C O M H A A V V I AT O U N A A Z I O N E ‘ R I C O G N I T I V A’
Rcs: un’altra grossa quota
in mano ad un solo acquirente
U
n unico acquirente ha
effettuato ieri un
grosso ordine sui diritti inoptati di Rcs Mediagroup. La quota rilevata, spiegano fonti finanziarie, non
riguarda l'intero ammontare
dei diritti esauriti ieri, pari
al 14% dell'aumento e
all'11% del nuovo capitale,
ma si tratta di un ordine che
ha riguardato una larga parte
dell'inoptato. Gli intermediari finanziari che hanno
acquisito quote dei diritti
sono principalmente 4, di
cui uno ne ha rilevato la
grande maggioranza. Subito
sono arrivate le smentite dei
possibili acquirenti, ad iniziare da Diego Della Valle.
Sempre ieri si è riunito il
consiglio di amministrazione
di Rcs Mediagroup. La riunione è stata di aggiornamento e i consiglieri del
gruppo editoriale hanno fatto il punto sull'aumento di
capitale, sulle attivita' del
piano, sulla strategia e sulle
dismissioni. Su nessuno dei
punti trattati, pero', sono state
prese decisioni.
Intanto l’Agcom, a quanto
risulta all'Adnkronos, ha avviato una 'ricognizione' per
valutare cosa fare sul dossier
Rcs. Ma l'apertura di un'istrut-
toria è considerata prematura. "Seguiremo il caso
quando esistera', quando e
se ci verra' notificato lo affronteremo", e' la sintesi del
presidente Angelo Marcello
Cardani. Diverse le ipotesi
sul tavolo. Nel caso in cui
Fiat apportasse la sua quota
al Patto di sindacato, ci sarebbe solo una modifica dell'assetto infragruppo. In questo caso, l'Agcom dovrebbe
verificare solo se avviene
nei tempi dovuti, 30 giorni,
la comunicazione della modifica al registro degli operatori della comunicazione.
Qualora, invece, si decidesse
di sciogliere il patto di sindacato, la Consob dovrebbe
comunicare qual e' il nuovo
soggetto controllante e all'Agcom andrebbe fatta la
notifica formale per l'individuazione di eventuali posizioni dominanti nel mercato
dell'editoria e, quindi, l'eventuale superamento della soglia del 20% sul totale della
tiratura nazionale. Circostanza che non si verificherebbe
se l'operazione non comportasse l'acquisizione di un'altra
testata. Nel caso, invece, di
un'acquisizione de La Stampa, la soglia sarebbe superata e andrebbero attuati.
Tangenti Nigeria:
Saipem condannata
giudici di Milano hanno
condannato Saipem alla
confisca di 24,5 milioni di
euro e a una pena pecuniaria
di 600mila euro per l'inchiesta
relativa alle presunte tangenti
pagate in Nigeria da Snamprogetti (gruppo Eni, poi confluita in Saipem). L'accusa
aveva chiesto la stessa confisca e 900 mila euro come
sanzione pecuniaria. Saipem
e' l'unica imputata dopo che
per altri quattro soggetti, manager ed ex manager del
gruppo, e' stata dichiarata la
prescrizione. Secondo l'ipotesi accusatoria, con un sistema di tangenti a politici
nigeriani la societa' avrebbe
conseguito profitti illeciti per
una somma non inferiore a
65 milioni di euro.
I
La Boldrini, Grasso
e i Parlamentari
da Confindustria
La cena
delle beffe…
per gli esodati
di Massimo Visconti
l Presidente della Camera
Laura Boldrini, il Presidente
del Senato Grasso e tutti i Presidenti delle Commissioni Parlamentari, alcune sere fa, si
sono ritrovati, come vecchi
amici, a cena nella foresteria di
Confindustria in Via Veneto.
Fatto insolito che le “Istituzioni”
accettino di parlare di cose che
riguardano il Parlamento in una
sede non certo naturale come
la “foresteria” di Confindustria.
Il padrone di casa, Squinzi,
Presidente di Confindustria ha
voluto incontrare la Politica Istituzionale per mettere a punto
alcuni aspetti, importantissimi,
per il rilancio dell’economia Italiana. Ora a prescindere che
dei problemi dell’Italia si parla
in Parlamento e non a cena di
privati cittadini, che hanno tutto
il diritto di invitare a cena chi
vogliono, ci chiediamo perché
essere così smaccatamente irriverenti verso tutti gli altri eletti
dal Popolo? La notizia è che
fuori la foresteria, in Via Veneto,
stazionavano un gruppo di esodati che sono riusciti a parlare
ma, forse, a non essere “ascoltati” sia dalla Presidente Boldrini
che dal Segretario del PD Epifani
presente alla cena in qualità di
Presidente della Commissione
Attività Produttive. Siamo certi
che il discorso esodati sia stato
uno degli argomenti trattati ma
non sappiamo in che misura
sia stato dato a questo tema il
giusto posto. Non sappiamo
se i Politici abbiano fino in
fondo capito qual è il dramma
che stanno vivendo centinaia
di migliaia di famiglie, altrimenti
avrebbero preso posizioni chiare
e dato certezze agli interessati.
Non sappiamo se i Presidenti
delle due camere siano in grado
di “imporre” percorsi Parlamentari in grado di risolvere il
problema esodati. Per certo
sappiamo per certo che i Presidenti delle Commissioni Parlamentari presenti alla cena
altro non possono fare che
“essere rispettosi” di un agenda
imposta loro dai propri partiti
di appartenenza e dall’inquilino
di Palazzo Chigi. Quindi se ne
riparla, forse, a settembre. Di
contro è certo che il “menù”
preparato da Confindustria sia
stato gradito dai commensali
che si guardano bene dal contraddire il Padrone…di casa.
Una iniziativa che potrebbero
prendere i vari Comitati di esodati è quella di organizzare una
cena, magari una pizza, e invitare
anche loro i Presidenti dei due
rami del Parlamento, i Presidenti
delle Commissioni Parlamentari
e magari i Capi gruppo Parlamentari. Accetterebbero? Lasciamo in sospeso la risposta
e lanciamo la proposta…chissà
che non venga raccolta da qualche esodato? Quella sarebbe
la cena della verità…non quella
delle beffe.
I
4
Via Rasella: una polemica infinita
Venerdì 12 luglio 2013
Attualità
Vietato raccontare l’attentato che portò alla strage delle Fosse Ardeatine (in 335 furono
giustiziati dai nazisti) – L’Anpi contro la trasmissione “il viaggio” condotta da Pippo Baudo
S
di Micol Paglia
trano Paese l’Italia. Dove tutto
sembra poggiare su poche,
granitiche ed incrollabili certezze. Una delle quali è la Resistenza, la cosiddetta guerra
di “liberazione” dal nazi-fascismo. È
talmente assoluta la verità raccontata
dai partigiani che, chiunque osi cercare di raccontare una storia differente,
viene messo spalle al muro davanti
all’opinione pubblica. Perfino se si
tratta di Pippo Baudo. Capita infatti
che lo storico conduttore della Tv
pubblica, dedichi parte della sua ultima trasmissione (Il viaggio, in onda
su Rai3 il lunedì sera) alla strage delle
Fosse Ardeatine. Fin qui tutto nella
norma. Il problema si pone quando
Baudo si permette di collegare l’eccidio all’attentato di via Rasella. Vietato
ricordare che i partigiani furono i responsabili della rappresaglia tedesca
che portò alla strage.
Così perfino Pippo Baudo diventa il
nemico pubblico da attaccare e denigrare. “Purtroppo, ancora una volta
–questa l’accusa dell’Associazione
nazionale partigiani d’Italia- parlando
di via Rasella, si sono rappresentati i
fatti come se si fosse trattato di un attentato terroristico e non di una ‘legittima azione di guerra partigiana’
come è stato più volte riconosciuto
anche dalla Corte di Cassazione”. Ci
sono un po’ di precisazioni da fare a
questo punto. La prima delle quali
per specificare che Baudo, conduttore
da più di qualche decennio, conosce
bene il peso da dare alle parole.
Difatti, per tutto il corso della trasmissione, non ha mai parlato di “azione
terroristica”. Vedere per credere
(chiunque voglia testare con mano
basta che clicchi su:
http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.ht
m l ? re f re s h _ c e # d ay = 2 0 1 3 - 0 7 08&ch=3&v=237985&vd=2013-0708&vc=3). Fatta questa premessa si
può cominciare a discutere nel merito.
E, dunque, si può dire senza alcun timore che nell’attentato di via Rasella,
oltre ai 42 soldati tedeschi uccisi (di
cui 33 morti nell’immediatezza ed
altri 10 nelle settimane successive),
rimase vittima delle bombe piazzate
dai Gap, anche un bambino. Si chiamava Pietro Zuccheretti e aveva appena 13 anni. Quel giorno, il 23 marzo
’44, stava giocando fuori dal portone
di casa sua. Una scheggia lo decapitò
di netto.
Di questa morte assurda, ingiustificata
e dimenticata, non si può parlare. Che
le mani di Rosario Bentivegna, di sua
moglie Carla Capponi e degli altri
membri del Gap di Roma, siano sporche
anche del sangue di un ragazzino (oltre
che di quello dei 42 soldati delle SSPolizei-Regiment "Bozen") non si può
dire. Non si può dire neppure che quell’attentato fu la causa diretta della rappresaglia tedesca che portò alle Fosse
Nella foto, un rastrellamento a Roma, dopo l’attentato di via Rasella - In alto Pippo Baudo
Ardeatine. Eppure la legge di guerra
era chiara: per ogni tedesco assassinato,
dovevano essere giustiziati 10 italiani.
A meno che gli esecutori materiali della
strage non si fossero costituiti. In quel
caso, nessuno dei partigiani che avevano
partecipato all’attentato decise di consegnarsi ai nazisti. E, il “caso” volle,
che a morire alle Fosse Ardeatine furono
mandati (fra gli altri) anche tutti i membri
del gruppo “stella rossa”, i diretti rivali
dei Gap. Va certamente detto, col senno
di poi, che probabilmente i tedeschi
non si sarebbero accontentati di fucilare
gli attentatori e che una strage si sarebbe
comunque perpetrata. Ma, si sa, la
storia non la si può mai scrivere con i
se. Chiunque, negli anni successivi
alla guerra e fino alla sua morte, chiedesse a Rosario Bentivegna come riuscisse a dormire la notte, sapendo che
se si fosse consegnato, forse, avrebbe
potuto salvare almeno la vita di un innocente morto alle Fosse Ardeatine, il
partigiano orgoglioso rispondeva sempre la stessa cosa: “se ci fossimo
lasciati fucilare dai tedeschi, la Resistenza a Roma sarebbe morta con noi.
Non potevamo permetterlo”. Chissà
se questa specie di bene supremo
per cui combattevano i Gap è stata
motivo sufficiente e necessario per
consolare i parenti delle vittime di
quella strage nazista o i parenti del
piccolo Pietro Zuccheretti . Eppure, a
distanza di 60 anni, questa storia non si
può ancora raccontare. Nonostante i
protagonisti siano tutti morti, la verità
non sembra avere il permesso di venire
a galla. Perché ci sarà sempre l’Anpi,
pronta a farla risprofondare nell’oblio
della memoria.
5
Venerdì 12 luglio 2013
Anniversari
Dal Parlamento di Vienna al fronte anti-austriaco, fino alla forca. Senza rinnegare nulla
97 anni fa l’impiccagione di Cesare Battisti,
ultimo eroe del Risorgimento
Avversario e poi amico di Mussolini, spese la vita per ricongiungere
le terre trentine al Regno d’Italia. Socialista, ma lontano dall’idea
marxista, fu soprattutto patriota e irredentista. E italiano con orgoglio
di Federico Campoli
iornalista, combattente, geografo, socialista, irredentista,
ma soprattutto un
patriota. Sono questi
i termini e gli aggettivi che
vengono in mente per descrivere la figura di Cesare
Battisti. La sua attività politica
comincia ad appena quindici
anni, nel 1890. Non fa in tempo
ad entrare nel mondo del liceo, che già distribuisce volantini e opuscoli contenenti
informazioni di carattere storico. Vuole che tutti i suoi coetanei sappiano cosa sia successo in Italia dopo il periodo
napoleonico. L’Austria preferisce omettere quella parte
di storia, così da smorzare
ogni entusiasmo di quelli che
chiedono l’annessione del
Trentino al Regno d’Italia. Insomma, quelli come Battisti.
Ma la sua idea si evolve e
prende corpo nelle aule universitarie. In particolare quelle
di Firenze, dove matura la sua
visione del socialismo. Niente
a che vedere con l’idea marxista. Il suo spirito è inconciliabile con la visione materialista del filosofo tedesco.
La sua è una ribellione romantica, per la quale è pronto
a tutto pur di “far libero il
suolo natìo”, per dirla con
Mameli. Per lui si tratta del
G
compimento del Risorgimento. Conclude il percorso di
studi con una laurea in geografia. Una materia di cui è
rimasto affascinato sin da piccolo. Dopo la laurea si cimenta
nel mestiere di giornalista.
Nel 1896, fonda il Tridentum
(che avrebbe voluto chiamare
“Vita Tridentina”), per parlare
del suo amato Trentino, della
sua cultura, dei suoi monti e
della sua economia. Due anni
dopo, dà vita anche alla rivista
“La cultura geografica”, un
periodico specializzato sugli
aspetti meramente fisici della
sua terra. Battisti è un esploratore di prima categoria, uno
che in prima persona va a
studiare la conformazione delle montagne, dei fiumi e dei
laghi. Tanto che una volta viene addirittura arrestato dalla
polizia italiana, per aver incautamente oltrepassato i confini. “E’ una spia” dicono gli
agenti. Un’accusa che porta
Battisti dritto in prigione, ma
solo per qualche giorno. Ci
pensano gli amici a chiarire
l’equivoco. Intanto, nel 1911
Battisti viene elette al Parlamento di Vienna. La sua prima
sfida è quella di prestare giuramento alla Corona austriaca.
A leggere la formula della
promessa è un giovane Alcide
De Gasperi che, come molti
cattolici di allora, non disdegna
il Re Francesco Giuseppe per
il suo legame con la Chiesa.
Tra i due, però, non corre
buon sangue. Nel 1900 fonda
“Il Popolo”, da cui lancia la
sua campagna indipendentista.
Una posizione diversa da quella su cui fino a quel momento
aveva navigato. Ma l’idea è
buona. E’ un primo passo per
arrivare all’annessione al Regno d’Italia. Nel frattempo, Battisti intraprende un’altra battaglia. Quella della creazione
di una università tutta italiana
a Innsbruck. La proposta non
va a buon fine. I pangermanisti
si oppongono duramente, anche con violenze di piazza.
Il 1909 è l’anno in cui un
giovane giornalista socialista
viene trasferito dal partito a
Trento, per dirigere il quotidiano “L’avvenire del lavoratore”. Il suo nome è Benito
Mussolini. I due, però, hanno
due visioni differenti del socialismo. Mentre Battisti riesce a conciliarlo perfettamente con il patriottismo,
Mussolini (quello della prima
ora), invece, proprio non ne
vuole sapere. Il futuro Duce
d’Italia è troppo affascinato
dall’idea dell’Internazionale,
tanto che durante un suo discorso arriva a definire il deputato trentino come “troppo
italiano”. Quindi, andava sbattuto fuori dal partito. Gli attriti
tra i due vanno avanti per
diverso tempo. Dopo qualche
mese, però, Mussolini si accorge che ai trentini, dell’internazionalismo, proprio non
interessa. Da quel momento,
le sue posizioni e quelle di
Battisti cominciano ad avvicinarsi. Da lì nasce una buona
amicizia tra i due. Profetiche
risulteranno le parole del
parlamentare di Vienna nei
confronti del futuro fondatore
del Fascismo, pronunciate in
una trattoria di Milano. “Tu
Benito- dice Battisti- sei destinato ad un luminoso avvenire, sei buono, generoso
e hai la stoffa del grande
uomo. Ma hai un difetto. Sei
troppo ambizioso. La tua ambizione ti perderà”.
Il 28 giugno del 1914 è il
giorno in cui uno studente
serbo, Gavrilo Princip, appartenente ad un’organizzazione nazionalista chiamata
“la Mano Nera”, uccide l’erede al trono d’Austria: l’Arciduca Francesco Ferdinando.
Scoppia la Prima Guerra
Mondiale. Battisti non ne è
assolutamente entusiasta.
Anzi, aveva già previsto quali
disastrose conseguenze
avrebbe comportato un conflitto con Vienna. Nonostante
ciò, sa bene che l’Italia non
può tirarsi indietro. Il 12 agosto varca il confine italiano.
Cesare Battisti viene accompagnato verso il patibolo
Comincia un’accesa campagna anti-austriaca, in favore
dell’intervento. Addirittura,
scrive al Re, chiedendogli di
schierarsi contro l’Austria. Un
mese dopo, il 14 settembre,
Battisti pubblica un accalorato
articolo di protesta sull’“Avanti!”, in cui si scaglia contro i
socialisti pacifisti, accusati di
non volere una guerra per
“liberare coloro che non hanno assolutamente alcun desiderio di staccarsi dall’Austria”. Parole che uno come
Battisti non può proprio sentire. Nello stesso giorno scrive
una lettera anche all’amico
Mussolini, pubblicata anch’essa sul quotidiano. “Se tu fossi
stato lassù […] avresti assistito
alla partenza coatta di oltre
30mila uomini, montanari,
contadini, gente abituata da
preti e da poliziotti alla rassegnazione. Eppure, tutti fremevano d’odio, tutti partivano
lanciando all’Austria la maledizione. L’idea nazionale ha
pervaso tutto e tutti […] nella
speranza di tornare lassù con
le armi in pugno”.
Allo scoppio della guerra,
nel 1915, il battaglione alpini
Edolo diventa la nuova “patria” dell’irredentista trentino.
Si arruola volontario, ma gli
ufficiali italiani lo tengono nelle retrovie. Da lì, Battisti può
mettere a disposizione le sue
conoscenze geografiche. I
suoi sforzi vengono vanificati
dalla Strafexpedition. Nel
1916, Battisti ottiene finalmente di andare a combattere in
prima linea. Ha 41 anni. Non
è proprio un giovanotto. Comanda la seconda compagnia del Battaglione Vicenza,
sesto alpini. Lo spediscono
in Vallarsa. Come scrive in
una lettera, lì “nessuno è sicuro di vivere, ma tutti sono
sicuri di vincere”.
La prima pagina del Giornale d’Italia dell’epoca
Il 10 luglio, dopo una notte
di aspra battaglia sul Monto
Corno, Cesare Battisti e il
suo amico Fabio Filzi, anche
lui italo-austriaco, vengono
catturati e condotti a Trento.
Durante il tragitto, l’irredentista dice ai suoi carcerieri:
“Ho sete”. I soldati austriaci
gli porgono dell’acqua sporca. Una scena che ricorda
molto la Passione del Cristo.
Ma questa è solo la prima
di una serie di abusi che
Battisti deve subire. Schiaffi,
sputi e insulti diventano il
pane quotidiano di lì al processo. Il 12 luglio si tiene la
prima udienza. Il boia, intanto, aveva già preparato la
forca il giorno prima. Battisti,
di fronte ai giudici, non nega,
né rinnega nulla. Anzi, le
conferma con orgoglio, tanto
da suscitare il rispetto degli
ufficiali presenti in aula. Poi
le parole choc: “Chiedo la
grazia”. Piomba un silenzio
agghiacciante. Poi riprende:
“Chiedo la grazia di essere fucilato, e non impiccato, per l’onore della divisa
che indosso”. Appena concluso il processo farsa, Battisti
viene fatto salire sulla forca,
dove ad attenderlo c’è il boia
Joseph Lang. Quest’ultimo gli
infila il cappio al collo. Ma
sotto il peso del militare italiano, il laccio mortale si spezza, sotto lo stupore di tutti.
Lang esclama con cinismo:
“Ich habe noch eine” (Ne ho
ancora uno). Augusto Colombo è forse il pittore che meglio
ha rappresentato la scena. In
primo piano donne e bambini,
atterriti e sconcertati. Alcuni
ragazzini si nascondono dietro
alle mamme, quasi per un
mistico timore reverenziale.
Alle loro spalle, i soldati austriaci, tutti con il capo chino.
Infine, campeggia lui, Cesare
Battisti, mentre docile, ma fiero, si lascia legare dai boia. A
distanza di anni, sarà proprio
Lang a dire: “Tutti quelli che
ho impiccato piangevano o
svenivano. Battisti no. Aveva
nervi d’acciaio”.
6
Venerdì 12 luglio 2013
Scuola
Le difficoltà della formazione in Italia, tra degrado degli istituti e insegnanti malpagati
Scuola: investire e riformare per uscire dalla crisi
L
Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza: “Dobbiamo capire se e come trovare risorse”
di Cristina Di Giorgi
a scuola italiana è da
sempre stata oggetto
di discussione. Non
solo in politica, ma anche in economia e
nell’ambito della cultura in genere. Terminati gli esami di maturità, sui quali si è già sufficientemente dibattuto, si cerca
ora di capire, nell’ottica della
crisi economica che investe tutti
i settori, come (e soprattutto
quanto) investire, appunto, nella
scuola. Il ministro dell’Istruzione
Carrozza in proposito ha dichiarato che sta lavorando con il
collega Saccomanni per trovare
risorse. “Dobbiamo lasciar lavorare il ministro dell’Economia
– ha detto – con il quale faremo
un buon lavoro insieme. Ci saranno opportunità di spending
review congiunte per capire se
e come trovare risorse e liberarle
per la scuola”. Se. Ecco il punto.
Sebbene infatti, come rivendica
orgogliosamente il ministro
dell’Educazione, la scuola sia
stata inserita nel decreto del
Governo in tema di lavoro, la situazione per esempio dell’edilizia resta drammatica. E non
solo in città già di per sé problematiche. Anche a Roma, infatti, ci sono parecchi gravi problemi di degrado.
Da aggiungere alla difficoltà nel
trovare fondi per la manutenzione ordinaria degli istituti scolastici c’è poi anche il dato relativo agli stipendi degli insegnanti:
LAVORO
I precari Invalsi chiedono
al ministero di intervenire
tra i più bassi d’Europa. Nonostante il loro ruolo fondamentale
di educatori non solo quanto
alla cultura degli alunni, ma anche e forse soprattutto quanto
alla loro personalità e all’essere
cittadini. “Gli insegnanti sono
una forza, sebbene mal pagati
e accusati di non fare niente”
ha dichiarato il ministro Carrozza. Parole al vento, se ad esse
non farà seguito un’oculata e
precisa riforma che restituisca
dignità e riconoscimento economico ad una professione tra
le più importanti e socialmente
rilevanti.
Anche perché, al di là dell’incidenza che una tale riforma
avrebbe anche sul piano del
mercato del lavoro, migliorare
la situazione scolastica italiana
in tutti i suoi aspetti contribuirebbe a modificare la drammatica situazione del mondo gio-
MATURITÀ 2013
Calo dei voti più alti
In tutto il Paese, meno 100 e 100 e lode
vanile. “La rinascita potrà avvenire solo se i giovani saranno
messi nelle condizioni di riprendere a credere in sé stessi
e nel proprio futuro, specialmente nella possibilità di migliorare, tramite studio e lavoro,
lo status sociale dei loro genitori.
Perché il Paese rischia se il
figlio dell’operaio non sogna
più” dice il ministro Carrozza.
Condivisibile, ma fino ad un
certo punto. Se è vero che la fiducia dei ragazzi è la base per
poter ricostruire il futuro di tutti,
è anche vero che la retorica
dell’ascesa sociale non può essere la base per un utile e determinante progetto formativo.
Bisognerebbe infatti partire da
dati reali come i già citati problemi del degrado degli istituti
e degli stipendi degli insegnanti.
Una volta risolte le emergenze,
tra cui vanno annoverate pur-
troppo anche situazioni come i
cosiddetti “diplomifici” (istituti
paritari che vendono attestati
scolastici con complicità anche
di ispettori del Provveditorato),
bisognerebbe proseguire con
la realizzazione di idee come
per esempio il collegamento
con il mondo del lavoro (avviamento professionale) e della
cultura in genere.
Uno schema di riforma a tutto
campo insomma, da programmare con la collaborazione tra
addetti ai lavori e istituzioni,
scolastiche e politiche. Un programma di miglioramento generale, forse non a breve termine
ma sicuramente ad ampio respiro. Tanto utile quanto necessario per ridare prospettive a
tutti gli studenti. Perché il Paese
rischia quando i giovani non
sognano più. E non solo i figli
degli operai.
I
sindacati hanno incontrato il
ministro dell’Istruzione Carrozza in occasione della presentazione del Rapporto Invalsi
2013 e le hanno fatto alcune richieste specifiche, in particolare
riguardo ai precari dell’Istituto,
per i quali è stato chiesto di prorogare i contratti. Tra gli altri argomenti discussi, la nomina del
direttore generale dell’ente e l’apertura di tavolo al Ministero.
“Sono trascorsi inutilmente tre
mesi dall’appello che i precari dell’Invalsi hanno rivolto al precedente
Ministro” si legge nel comunicato
sindacale “e i precari non hanno
ad oggi alcuna garanzia”. Inoltre
la dirigenza Invalsi sta reclutando
personale co un contratto a ter-
mine. “La situazione – prosegue
il sindacato – è poi resa ancora
più critica dai lunghi e reiterati
commissariamenti e dall’assenza
del direttore generale”.
La necessità, sempre più impellente, è quella di aprire un “tavolo
tecnico in grado di individuare soluzioni idonee al superamento del
precariato”. Anche perché vi sono
lavoratori che questa situazione
la vivono da più di 15 anni. E che
“si sono visti costretti – continuano
i sindacati – a presentare domanda
di partecipazione a concorsi destinati ad altro personale su posti
numericamente inferiori e con profili che non riconoscono nemmeno
le professionalità interne all’istituto”.
C.D.G.
Le ragazze più brave in italiano, i maschi in matematica. Valutati anche i tweet
Test sugli studenti italiani:
al Nord vanno meglio che al Sud
Pubblicati i risultati delle prove effettuate a maggio sulle classi campione
ono stati resi noti in
questi giorni i risultati dei Test Invalsi
sulla scuola italiana, che
hanno coinvolto circa due
milioni e trecentomila studenti di classi che vanno
dalla quinta elementare
alla seconda superiore.
Da quanto emerge dal
rapporto, gli studenti del
Nord sono più preparati
di quelli del Sud, le ragazze sono più brave in
italiano e i ragazzi in matematica. Se si considerano i risultati nello specifico e soprattutto le metodologie utilizzate nella
stesura e nell’analisi delle
risposte degli studenti,
si possono trarre indicazioni molto importanti anche sull’influenza delle motivazioni degli alunni e del loro
background. Oltre alle classiche risposte “a crocetta”, i ragazzi
delle classi campione sono stati infatti chiamati a rispondere
anche a domande sulla loro situazione familiare. E sono stati
presi in considerazione, con il contributo di una società specializzata, anche i tweet di studenti, genitori e professori.
Il quadro che ne è uscito risulta molto utile per tutti coloro che
hanno a che fare con la scuola e, per i prossimi anni, si pensa
S
ttenere il massimo dei voti,
e magari anche la lode, sta
diventando sempre più difficile per gli studenti delle scuole
secondarie italiane. Il dato dei
“cervelloni” è infatti in netto calo
rispetto a quello degli anni precedenti. Una delle motivazioni è
senz’altro l’accresciuta difficoltà
del nuovo meccanismo di attribuzione, in base al quale la media
dei voti degli ultimi tre anni deve
essere superiore al 9 (e non ci
devono essere 7 in pagella), lo
studente deve avere il massimo
dei crediti scolastici e superare
le prove d’esame a punteggio
pieno. Questo il sistema messo
in atto dall’ex ministro Gelmini,
entrato in vigore a pieno regime
dal 2012. Fino al 2009 il procedimento era più semplice: bastava
il top nel credito e nel superamento degli esami, ai quali ci si
O
doveva presentare con una media
superiore all’8.
A protestare contro la rigidità
delle regole per attribuire le lodi
ci sono in prima linea i presidi
delle scuole, che in tutte le grandi
città hanno visto diminuire drasticamente il numero dei superbravi. “E’ un peccato, perché così
non si valorizzano i ragazzi” dice
la preside di un liceo di Bologna.
Questo è senz’altro vero, ma va
anche detto che la lode è un premio “eccezionale, che necessita
di regole rigide” dichiara il presidente dell’Associazione Nazionale dei dirigenti scolastici. Agli
studenti che vogliono uscire dalla
scuola con il massimo dei voti
non resta quindi che rimboccarsi
le maniche e studiare. E augurarsi
che le tracce delle prove d’esame,
anche alla luce dei programmi
svolti, siano accessibili.
di ampliare le materie oggetto del test inserendo anche
l’inglese. E c’è anche l’idea di creare un database con i
risultati, in modo che i vari istituti possano confrontare il dato
dei diversi anni e valutare progressi o peggioramenti. Prosegue
poi, anche se più lentamente, la valutazione degli istituti
scolastici. Le scuole coinvolte sono circa trecento e ce ne
sono altrettante che hanno chiesto di essere inserite nel
C.D.G.
progetto.
7
Venerdì 12 luglio 2013
Esteri
Egitto, Obama rivede gli aiuti e sblocca gli F16
Mentre il neo-premier Beblawi apre ai Fratelli Musulmani, è prevista per oggi un’altra manifestazione pro Morsi
S
Nella nota del Pentagono non si parla di ‘golpe’ perché ciò comporterebbe la cessazione immediata dei finanziamenti
di Carola Parisi
ono iniziate le consultazioni per la formazione
del nuovo governo ed il
neo-premier egiziano,
Hazem Beblawi, non
esclude la presenza di rappresentanti dei Fratelli musulmani
nel nuovo esecutivo. “Non mi
preoccupa l'appartenenza politica. Se qualcuno verrà proposto
dal Partito della libertà e Giustizia
(il braccio politico dei Fratelli
musulmani, ndr) e quella persona
è qualificata per l'incarico potrà
essere considerata”- ha dichiarato il premier. Da parte loro i
Fratelli Musulmani, nei giorni
scorsi, hanno ribadito che non
parteciperanno al nuovo governo. Stessa posizione per i salafiti
del partito Nournè. Anche il Fronte di salvezza (nonostante la nomina del suo più noto rappresentate El Baradei alla vice presidenza della Repubblica) ha
espresso perplessità sul processo di transizione.
Obama e la revisione degli aiuti.
Il presidente americano Obama
ha ordinato una rivalutazione dei
programmi di aiuto Usa per il
governo egiziano. Gli Stati Uniti
ribadiscono il loro impegno a
difendere le relazioni col Paese
e il Pentagono ha reso noto che
“considerati gli eventi della scorsa settimana, il presidente invita
i dipartimenti e le agenzie inte-
Nella foto, il neo premier egiziano, Hazem Beblawi
ressate a rivalutare la nostra assistenza al governo dell’Egitto”.
Questo è quanto si legge nel
comunicato che non cita esplicitamente quanto accaduto la
scorsa settimana, non menzionando la destituzione del vecchio
presidente Mohamed Morsi da
parte dell’esercito. Per quel che
riguarda la consegna dei jet F16
all’Egitto, il dipartimento alla Difesa assicura che tutto resta come
programmato.
Manifestazione pro-Morsi. È prevista per oggi, nel primo venerdì
di Ramadan, un’altra grande manifestazione che i Fratelli Musulmani hanno indetto contro l’attuale
“governo usurpatore”. E la tensione nel Paese resta alta: uomini
armati, a bordo di un pick-up,
hanno aperto il fuoco sul convoglio su cui viaggiava il comandante dell'esercito, generale Ahmed Wasfi, nella città di Rafah.
Wasfi è rimasto illeso, ma una
bambina di 5 anni è morta nello
scontro a fuoco. Ieri, invece, nel
nord del Sinai, è stato rinvenuto
il cadavere di un commerciante
60enne, con la testa mozzata e
mani e piedi legati. E' il secondo
copto assassinato nella turbolenta
provincia egiziana da sabato,
quando un commando armato
aveva ucciso un prete di 39 anni
mentre comprava generi alimentari in un mercato di El Arish.
Nel nord del Sinai operano gruppi di estremisti islamici che prendono di mira i copti per il sostegno dato alle proteste che hanno
portato alla destituzione del presidente Mohamed Morsi.
MOSCA CONTRO ‘GLI SPIONI’ TORNA ALL’ANTICO
Macchine da scrivere per gli 007 russi
opo la divulgazione dei documenti top
secret diffusi da Wikileaks, le ‘soffiate’di
Edward Snowden sui programmi segreti
del governo americano per sorvegliare le
comunicazioni telefoniche e Internet e dopo
le notizie sulle intercettazioni delle comunicazioni di Dmitri Medvedev al summit G20
di Londra, Mosca prende in mano la situazione.
Parola d’ordine: guardare al vecchio. Il Servizio
Federale di Protezione, infatti, ha messo al
D
bando i computer. Troppo rischiosi. Gli 007
russi scriveranno i documenti più riservati
sulla carta. Per questo, come riporta oggi il
quotidiano Izvestia, l’Fso ha ordinato 20 macchine da scrivere per la somma totale di
486.500 rubli (11.500 euro). Fonti interne al
Servizio federale di Protezione hanno spiegato
che in alcuni casi scrivere o stampare documenti su e da dispositivi elettronici non è riC.P.
tenuto sicuro.
Per i crimini commessi durante la guerra in Bosnia
Karadzic: la Corte dell’Aia
annulla la sua assoluzione
er una fatale
coincidenza ieri
la Corte d’Appello del Tribunale penale internazionale
dell’Aia ha accolto la
richiesta del procuratore generale e ha
Radovan Karadzic
reintrodotto l’accusa
di genocidio a carico
di Radovan Karadzic, ex leader politico dei serbi di Bosnia. Una
decisione arrivata proprio nel giorno in cui ricorreva il 18esimo anniversario del massacro di Srebenica, di cui ora Karadzic dovrà
rispondere, insieme all’accusa di genocidio
di musulmani croati e bosniaci, in Bosnia, durante la guerra dal ’92 al
‘95. Oltre alle due accuse di genocidio, l’ex leader politico dovrà
rispondere di undici capi d’imputazione per crimini di guerra e contro
l’umanità. Il giudice Theodor Meron ha comunicato: “La Corte d’Appello
rovescia la decisione presa in primo grado di assolvere Karadzic per il
genocidio nelle città e conferma l’incriminazione”.
Il leader dei serbi di Bosnia fu catturato nel 2008 dopo 12 anni di
latitanza. Più di un anno fa, il 28 giugno del 2012, era stato assolto
dall’accusa di genocidio nei villaggi della Bosnia, tra cui quello di
Bijielina nel marzo 1992. L’ufficio del procuratore si era appellato
contro la decisione della Camera di prima istanza di non muovere
contro di lui l’accusa di genocidio, relativamente alle persecuzioni in
sette municipalità della Bosnia, perché non esistevano elementi di
prova atti a confermarla.
La decisione del Tribunale penale internazionale non significa automaticamente la condanna di Karadzic. Il processo a suo carico è
infatti in corso: tra i capi d’imputazione torna, però, il genocidio. E a
Srebenica, intanto, ieri in 8mila hanno ricordato il massacro di
C.P.
Srebenica.
P
8
Venerdì 12 luglio 2013
Italia
Il centro-sinistra romano alle prese con i malesseri interni dopo la formazione della giunta
“Oggi nel Pd tutti renziani,
ma alla Leopolda c’ero solo io”
DA ROMA E DAL LAZIO
PER LA “STORIA” ARRIVA UMBERTO GENTILONI SILVERI
Il guardiano
della memoria
Alla Regione Lazio per gli amici
(e i parenti) c’è sempre una consulenza
Patrizia Prestipino: “La corsa al potere delle correnti uccide il partito
Fondarne un’altra? No, ma al congresso occorrerà discutere parecchio”
elenco degli scontenti in
casa democrat si infittisce
sempre di più. È anche fisiologico, verrebbe da dire:
ci troviamo alla vigilia del
congresso che decreterà il nuovo leader
del partito e in ambito capitolino si è appena insediata una giunta “molto” di sinistra; da assegnare ci sono presidenze
di commissioni, incarichi e “poltrone” varie. Insomma ognuno si aspetta la propria
fetta di torta e non tutti sono accontentabili.
L’anomalia tuttavia, se così vogliamo chiamarla, deriva dal criterio della scelta delle
varie assegnazioni, determinato quest’ultimo dalle logiche correntizie del partito
più di ogni altro caratterizzato appunto
dalle “correnti” e dall’allineamento a
queste ultime.
C’è chi poi il proprio scontento lo manifesta
con macchinosi silenzi o ritorsioni sottobanco contro questo o quell’esponente
che non ha mantenuto eventuali promesse,
e chi invece lo esprime a viso aperto.
Come l’ex assessore provinciale allo Sport
e Turismo, Patrizia Prestipino, che con
un’accorata lettera ha voluto ribadire la
propria delusione per la scarsa considerazione ricevuta, ma allo stesso tempo la
propria fedeltà al suo partito di appartenenza, nonostante tutto.
“Sono sempre stata una persona cristallina
che preferisce dire quello che pensa piuttosto che trincerarsi dietro ad un falso
‘buon viso a cattivo gioco’. Ho scritto una
lettera molto ironica per esprimere la mia
delusione per il non essere amata da un
partito al quale ho dato tutta me stessa e
nemmeno sotto forma di cortesia, non
dico un membro del partito, ma un sindaco
di una città come Firenze.
L’
Patrizia Prestipino
per il quale continuerò a farlo. Un partito
che a quanto pare continua a non premiare
merito e competenza, ma l’appartenenza
a questa o quella corrente”.
Nella sua lettera sostiene di aver pagato
per alcune “colpe” che i democratici
non le hanno perdonato. Tra queste: il
suo essere renziana, le primarie condotte
in autonomia dai diktat del partito, e il
suo legame sentimentale con Riccardo
Milana.
Da quando Riccardo ha lasciato il Pd, e di
conseguenza la corrente ad egli riconducibile è andata frantumandosi, per
magia mi sono trasformata unicamente
“compagna di”. Tutto ciò che avevo fatto
o stavo facendo è svanito agli occhi delle
altre sfere del partito. Da quel momento
in poi ho cominciato a sostenere apertamente le idee di Matteo Renzi. Sono stata
la prima a credere in lui e l’unica esponente romana del Pd a partecipare nel
2011 alla convention alla Leopolda, così
come sono stata l’unica quando è venuto
a Roma, nello stesso anno a presentare il
suo libro. Nessuno si sprecò ad accogliere
Eppure oggi il registro sembra cambiato.
Oggi fanno tutti a gara a definirsi renziani.
È per tale ragione che a me il termine
“renziano” non piace. Io sposo le idee
innovative che un soggetto può portare,
non la giostra di nomi che gira intorno
alla relativa corrente. Esattamente come
sta accadendo oggi, rimane la corrente e
cambiano i nomi degli appartenenti. Oggi
coloro i quali si sono improvvisamente
“svegliati” renziani, specialmente a Roma,
sono quelli riconducibili all’area Gentiloni.
E ad oggi non essere una “gentiloniana”
non premia, specialmente per chi, come
me, lo ha sfidato alle primarie.
Come intenderà portare avanti il suo
impegno per il partito?
Fortunatamente, per tutto ciò che ho fatto
in questi anni, ho un grandissimo seguito.
E non mi riferisco alle sole primarie.
Inoltre, ho al mio fianco anche un gran
numero di delusi che come me non hanno
intenzione di arrendersi né di abbandonare
la nave. Come ho scritto nella lettera noi
siamo i non amati dal partito, i cosiddetti
“figli di un dio minore”. Con queste persone molto valide ci stiamo organizzando
per creare un movimento da presentare
al prossimo congresso, per continuare a
far valere le nostre idee, anche senza la
corrente di supporto.
Ugo Cataluddi
Da oggi a domenica alla Tenuta della Mistica
Il giovane consigliere del Pdl morto in vacanza
Ambiente e legalità:
c’è Falcolandia nel nome
del Capitano Ultimo
Morte di Matteo Bonetti,
per il Gip le indagini
devono continuare
nche quest’anno l’Associazione Volontari Capitano
Ultimo onlus organizza
grazie ai volontari della casa famiglia che porta il suo nome,
l’evento-fiera Falcolandia 2013,
che parte oggi alla Mistica.
Falco, volo libero dell’anima.
Falco, diminutivo di Giovanni
Falcone. Il capitano Ultimo tende
una mano ai più deboli e organizza una manifestazione in cui
il protagonista è il volontariato.
Quello puro, militante, che viene
fatto non solo da chi ha possibilità di tendere una mano, ma
anche e soprattutto dai soggetti
deboli (disabili, detenuti, che
nell’associazione dell’ormai colonnello, sono diventati risorse
importanti, e non un peso per
la società). Musica, natura, rapaci, cultura, solidarietà. Tre
giornate no stop a favore dei
minori della casa famiglia e dei
soggetti svantaggiati che offrono
senza chiedere nulla in cambio.
“L’ambiente è di tutti – dice Ultimo – per tutti. Senza distinzioni,
senza ambiguità, con il coraggio
di essere semplicemente esseri
umani, finalmente esseri umani.
na morte in vacanza, una
operazione sospetta.
Un’inchiesta difficile. È
quella che sta cercando di stabilire le cause della morte di
Matteo Bonetti, all’epoca dei
fatti consigliere del Pdl al II
Municipio. Politico? Forse, ma
soprattutto un ragazzo (aveva
24 anni) la cui scomparsa ha
lasciato tantissime persone disperate. Ora, la Procura di
Roma sta indagando, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo,
undici medici del policlinico
Umberto I: e se il pm Maria
Bice Barborini aveva chiesto
l’archiviazione, il gip Roberto
Saulino ha optato per la riapertura delle indagini.
È l’effetto di una lunga serie di
perizie discordanti, che rendono
l’idea su quanto sia difficile la
ricostruzione dei fatti. Di certo,
si conoscono le tappe del calvario di Matteo. Il 31 luglio
viene operato per risolvere un
problema di poliposi nasale,
all’origine di una sinusite cronica e altri disturbi. L’intervento
sembrava riuscito, ma dopo la
dimissione Bonetti deve tornare
A
Ambiente e umanità, ambiente
e rispetto delle diversità, ambiente e legalità”.
Una festa e fiera dell’artigianato,
con 30 stand di ogni genere:
dalla pelletteria fatta su misura,
alla degustazione di prodotti
enogastronomici locali. Tre giornate in cui si può ammirare l’artigianato, gli antichi mestieri.
Un parco giochi per i bambini e
tanta musica folkloristica nel rispetto delle tradizioni autoctone.
Musica colombiana con il gruppo
Tairona oggi. Domani la jam
session irlandese coordinata dal
maestro Peperoni e a seguire
gli stornellatori romani, cantastorie di strada e tradizione toscana con David Vegni e Agnese
Monaldi. La domenica sarà all’insegna della bossanova brasiliana con la cantante Donatella
Daniele.
L’orgoglio del capitano ultimo è
proprio nella sua filosofia degli
ultimi straccioni, di creare una
risorsa e una forza lavoro là
dove le persone corrono il rischio
di essere emarginate e considerate un peso.
Valter Brogino
U
in ospedale una prima volta il
7 agosto: una settimana di ricovero per capire a cosa fosse
dovuta la copiosa emorragia
dal naso, la febbre e altri disturbi. Nuova dimissione ma
il giorno seguente Matteo è di
nuovo al pronto soccorso dell’Umberto I, e di nuovo con
una notevole epistassi (sangue
dal naso). Il 20 agosto la nuova
operazione, che sembra riuscita:
dimesso il 3 settembre, Matteo
si sente bene e parte per il
viaggio che aveva prenotato,
in Dalmazia. È morto in albergo,
a Zara, il 25 settembre. La sua
giovane vita spezzata da un infarto emorragico causato da
una trombosi dell’arteria basilare.
Tragica fatalità, inevitabile destino? Oppure omissioni, se
non addirittura errori, nell’equipe medica che lo ha operato,
soccorso e poi nuovamente
operato al Policlinico Umberto
I? Questo il principale dilemma
che l’inchiesta, tra le perizie
discordanti dei nominati di parte, sta ora cercando di chiarire.
V.B.
D
opo che il centrosinistra laziale si era
autocelebrato per
l'approvazione della legge
sulla riduzione dei costi
della politica, Zingaretti,
con un blitz, ha nominato
quattro consulenti esterni
alla pubblica amministrazione. Il “nuovo inizio”, slogan elettorale che aveva
galvanizzato un popolo che
non ha mai smesso di rincorrere palingenesi, si è risolto in una vecchia prassi
orientata alla scientifica applicazione del manuale
Cencelli. Tanto che il quartetto riflette, da Sel ai centristi, la maggioranza che
sostiene l’ex presidente
della Provincia di Roma.
In pochi giorni si è passati
dalla sobrietà allo sperpero. La notizia, sebbene datata, merita tuttavia un approfondimento con particolare riguardo alla delega
più marcatamente politica.
Si tratta della “tutela alla
memoria storica”, conferita
ad Umberto Gentiloni Silveri, docente di storia contemporanea presso l’università di Teramo che ha
assolto un compito analogo
a palazzo Valentini. La materia, così come definita dal
decreto di nomina, attiene
più ad un guardiano che
ad un consulente, chiamato
a sorvegliare un qualcosa
la cui integrità sembrerebbe compromessa. La memoria può essere insidiata
da oblio e revisionismo. Ma
se il primo pericolo è scongiurato dalla miriade di associazioni, istituzioni e fondazioni che sottraggono
dall’amnesia determinate
vicende, il secondo rappresenta una minaccia permanente che, con il rigore
dell’indagine storica, scalfisce molti dei miti fondanti
della Repubblica.
Sorge il sospetto che, con
tale operazione, si voglia
sacrificare la ricerca sull'altare dell'ideologia. Non
vorremmo che il cugino del
deputato Pd fosse chiamato
alla rimembranza di certi
episodi e alla rimozione di
altri. Il 10 febbraio, ad
esempio, sarà ancora il
giorno in cui, grazie ad una
norma approvata nel Lazio
nel 2003, si ricordano i martiri italiani caduti nelle foibe
o queste ultime torneranno
ad essere solo delle cavità
carsiche da confinare nei
manuali di geografia? Unitamente all’eccidio delle
Fosse Ardeatine, ci si rammenterà anche della strage
che l’ha scatenato o Bentivegna sarà di nuovo celebrato come il padre della
patria? C’è il rischio di scomunica politica se, sommessamente, si rammenta
che nella “battaglia di porta
san Paolo”, episodio centrale delle "radiose giornate", ad aprire il fuoco
contro la Wehrmacht furono
i granatieri agli ordini del
generale Solinas che, come
molti dei suoi uomini, aderì
alla Rsi? Quanto allo sbarco
di Anzio, vicenda di cui
Gentiloni è esperto, accanto
a chi si immolò per la libertà, è possibile riconoscere anche le ragioni di
quanti, lungi dal battersi
per l’affermazione della
schiavitù, caddero per
l’onore?
Se dagli avvenimenti si passa ai luoghi della memoria
ci piacerebbe conoscere la
posizione dell’autorevole
professore sul destino del
mausoleo di Affile edificato
alla memoria del maresciallo Graziani o sulla sorte
che spetterà al monumento
a Francesco Cecchin che
sorge a piazza Vescovio,
dove l’accidiosa borghesia
rossa, sino all’ultimo, si è
mobilitata per impedirne
la realizzazione.
Ridurre la storia ad una
branca della necrologia genera malcontento e sulla
memoria, al di là della retorica, ci si divide. Tuttavia
con il passato ci si può misurare anche con serenità
e pietas. Gli esempi, a sinistra, non sono mancati.
Gianni Borgna, il migliore
assessore alla Cultura che
la capitale ricordi, ha promosso convegni su Nietzsche, Gentile, Marinetti e
Bottai; Craxi, ha ricordato
la figlia Stefania, quando si
recava a trovare i suoi cari
al cimitero di Musocco, sostava al campo X per deporre fiori sulle tombe di
Valenti e della Ferida, uniche riconoscibili. Riteneva
vergognoso l’anonimato nel
quale erano state lasciate
le altre lapidi, dove riposano millecinquecento repubblichini.
Tramontata la stagione degli statisti, ci è rimasta quella dei consulenti.
Alessio Aschelter
9
Venerdì 12 luglio 2013
Dall’Italia
Milano – La nube rosa-arancione
Spunta una telefonata rimasta celata negli archivi della Procura di Palermo
Mix di acidi:
paura a Rozzano
Fragalà e l’intercettazione nascosta
Evacuati un centinaio di cittadini
Non pomeriggio l’allarme è rientrato
n errore nella miscelazione di alcuni acidi.
Potrebbe essere questa
la causa della nube acida di
colore rosa-arancione che
si è formata ieri a Rozzano,
centro alle porte di Milano.
L’incidente è avvenuto intorno alle 13.30 in via Grandi,
sede della Ecolab, ditta che
produce profumi, detersivi
e composti chimici. Le sostanze si sono liberate nell’aria probabilmente a causa
di una reazione tra un mix
di reagenti, tra i quali l’acido
solforico, venuti in contatto
inavvertitamente.
Sul posto sono subito giunti
i vigili del fuoco del Nucelo
batteriologico-chimico, il
personale dell’Arpa e
un’ambulanza. L’amministrazione comunale di Rozzano è subito intervenuta
con automobili che, dotate
di altoparlanti, invitavano la
gente a rimanere a casa con
le finestre chiuse perché la
nube potrebbe causare irritazione e bruciore agli occhi. Un centinaio di persone
nei dintorni della zona dell’incidente sono stati evacuati, così come una scuola
U
materna. Molti hanno avvertito un forte odore di cloro
nell’aria, causato probabilmente proprio dalla nube
che, col passare del tempo,
appariva rosa o arancione
più scuro. Anche il sindaco
della vicina Opera, Ettore
Fusco, su Twitter invitava a
non recarsi nella zona di
Ponte Sesto e ai residenti di
alcune strade della città restare in casa. “Le sostanze
liberatesi nell’aria - si legge
nel sito web del comune di
Opera - non sarebbero pericolose se non in caso di
inalazione diretta o esposizione prolungata però si potrebbe avvertire un altro odore”.
Nel tardo pomeriggio i vigili
del fuoco sono riusciti a bloccare la fuoriuscita senza alcun problema di salute per
i lavoratori della fabbrica.
Non risulta infatti nessun ferito, né intossicato. Stando
al sito web del comune di
Rozzano, intorno alle 16.30
l’allarme è rientrato definitivamente. Le cause dell’incidente invece sono ancora
in fase di accertamento.
Barbara Fruch
Svolta nelle indagini: l’avvocato ed ex parlamentare di An, per gli inquirenti,
fu ucciso da due affiliati a Cosa Nostra. Dubbi sul movente e sui mandanti
aso Fragalà, dopo tre anni e mezzo,
nel giorno dell’arresto dei tre presunti assassini dell’avvocato ed ex
parlamentare di An, emerge un’intercettazione telefonica – effettuata dalla
polizia per un’altra indagine un’ora prima
dell’aggressione - che fino a ieri è rimasta
inspiegabilmente negli archivi della Procura
di Palermo.
C’è comunque l’ombra di Cosa Nostra
dietro l’omicidio. Fragalà fu preso barbaramente a colpi di bastone il 26 febbraio
del 2010 fuori al suo studio, davanti al Palazzo di giustizia, e morì tre giorni dopo
all’ospedale Civico.
In 41 mesi di indagini, è stato detto tutto e
il contrario di tutto. La verità, era a portata
di mano: ma è stata incredibilmente ignorata. Ora, finalmente, gli ipotetici massacratori hanno un volto e un nome. L’ordine
di custodia cautelare riguarda due pregiudicati – già in carcere per reati di mafia
–, Francesco Arcuri e Salvatore Ingrassia.
In galera finisce invece un terzo uomo,
Antonio Siragusa. A incastrarli, appunto, la
seguente intercettazione captata dalla Ps
nel corso di un’altra indagine: “Chiddi
unn’è cuntu ca’ s’annu arricugghiutu cu’ u
cuoso i lignu” (quelli ancora non sono arrivati con quel coso di legno), dice Siragusa
C
Nella foto, l’onorevole Fragalà
ai due “compari”. Secondo gli inquirenti, i
tre arrestati, alle 19:09 del 26 febbraio
2010, si incontrano a Borgo Vecchio per
definire i dettagli operativi del delitto. Alle
20:23, le immagini estrapolate dagli impianti
di video sorveglianza posti in via Nicolò
Turrisi, luogo del delitto, documentano la
presenza - a pochi metri dallo studio
della vittima - di Ingrassia e Siragusa. Alle
20:26, quest’ultimo riceve due strane telefonate. Dodici minuti dopo, il legale esce
dal suo studio e si dirige verso il garage.
Passano solo 60 secondi e Fragalà viene
aggredito a colpi di bastone da un uomo
alto 1,85 cm circa che fugge a bordo di un
Sh300 bianco. Il presunto assassino? Arcuri.
“A imprimere un’accelerazione all’indagine
– spiega il procuratore aggiunto Maurizio
Scalia – sono state le dichiarazioni della
collaboratrice di giustizia Monica Vitale.
Che ha indicato gli esecutori quali persone
vicine al mandamento di Porta Nuova”.
Secondo la “pentita”, amante di un picciotto
della zona, Fragalà sarebbe stato ucciso
per motivi passionali. Perché avrebbe dato
fastidio alla moglie di un suo cliente in
carcere. Lo avrebbe saputo da Tommaso
Di Giovanni, boss del quartiere adiacente
a Palazzo dei Normanni.
Resta però in piedi anche la pista della
“punizione professionale”. Il penalista, tra
i suoi assistiti, aveva personaggi che gravitavano nelle cavità di Cosa Nostra, come
Vincenzo Marchese e Salvatore Fiumefreddo, imputati con l’accusa di aver fatto
da prestanome al boss dell’Uditore Nino
Rotolo. A decidere la morte dell’ex militante
dell’MSI, potrebbe essere stato il reggente
di Pagliarelli, Gianni Nicchi, figlioccio di
Rotolo e amico di uno degli arrestati, Arcuri,
che era con lui la sera prima della cattura
del superlatitante. A questo proposito, i
mafiosi non avrebbero gradito la strategia
processuale dell’avvocato in merito alle
inchieste in cui i boss erano coinvolti.
Nelle indagini, ancora alcune ombre. I
primi segnali di luce, finalmente incominciano a intravvedersi. Ciò che ha veramente
dell’assurdo, però, è che quella telefonata
sia uscita solo ieri. Con 41 mesi di ritardo.
Federico Colosimo
Eurosky Tower .
L’investimento più solido è puntare in alto.
Milano - Continuano le ricerche dei Carabinieri
Caccia al pirata killer
della 16enne in bici
L’appello del padre della ragazza:
“Il criminale si consegni alla giustizia”
ilano. Caccia al pirata
della strada che lunedì
scorso – poco dopo la
mezzanotte - ha travolto e ucciso
una ragazza di 16 anni, Beatrice
Papetti. Ad arrivare per primo
sul luogo dell’incidente il padre,
Nerio Papetti, volontario del 118
da trent’anni. Vani i tentativi del
personale sanitario di rianimarla:
per la 16enne non c’era nulla da
fare; fatali le gravi lesioni riportate.
L’adolescente stava attraversando
la Padana Superiore in bicicletta
insieme al cugino, quando una
monovolume a forte velocità l’ha
investita. Nessun rimorso invece
per il pirata che, dopo l’impatto,
ha fatto perdere le sue tracce.
Ai Carabinieri, il cugino della ragazza uccisa ha raccontato la dinamica dell’incidente nei minimi
dettagli: l’auto dalla grossa cilindrata si dirigeva in direzione Gessate e, dopo l'urto, il pirata non
si è fermato per prestare soccorso
M
alla ragazza ma ha accelerato la
corsa per darsi alla fuga.
Sul fronte delle indagini, i militari
dell’Arma si stanno concentrando
per recuperare i filmati di alcune
telecamere di videosorveglianza
posizionate prima e dopo il tratto
stradale dove è avvenuto l'incidente. Gli investigatori, inoltre,
sono alla ricerca dell’auto anche
in tutte le carrozzerie della regione.
Dalle ricostruzioni del ragazzo –
probabilmente, dato il violento
impatto – la monovolume dovrebbe aver subito dei danneggiamenti.
Il padre di Beatrice non si dà
pace: “Questo criminale si consegni alla giustizia”. “Io faccio il
volontario sull’ambulanza - ha
aggiunto ancora - e dico fermati
perché quando investi una persona non puoi non avere la coscienza di fermarti e di andare
via”.
Giuseppe Sarra
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10
Venerdì 12 luglio 2013
Col satellitare in tasca:
ecco i “poveri migranti”
Ancora sbarchi per centinaia di clandestini
Italiani costretti ad andarli a prendere al largo
L
delle coste libiche, maltesi e tunisine
di Barbara Fruch
a marea non si ferma. D’altronde è già inarrestabile di
suo, se poi gli italiani sono
costretti ad andarsi a prendere i
loro ospiti quando hanno da poco
abbandonato le coste della Libia
o quando invece sono finiti nelle
acque maltesi, allora diventa davvero difficile che il flusso possa
rallentare. Sotto con la conta: due
imbarcazioni sono state localizzate
nelle nottata tra mercoledì e giovedì nel Canale di Sicilia a circa
cento miglia da Lampedusa. Sulla
prima imbarcazione 28 persone
a bordo, tra cui una donna, tutti
apparentemente in buone condizioni di salute. Il natante, apparso
subito in condizioni molto critiche,
sgonfio nella parte poppiera, ha
indotto il comandante della nave
“Cigala Fulgosi”, a dichiarare
l’emergenza e prendere a bordo
tutti i passeggeri. Sull’altra imbarcazione sono stati soccorsi altri
179 immigrati. Sempre ieri, ma in
giornata, a Lampedusa, sono giunti
a bordo di una motovedetta della
Guardia costiera 52 clandestini
(tra i quali 10 donne, di cui 2 in
stato interessante) soccorsi a largo
delle coste libiche dal rimorchiatore italiano "Asso 25" dirottato sul
posto dopo una richiesta di soccorso con un telefono satellitare.
Idem per un barcone con 86 persone a bordo, segnalato da un
peschereccio maltese. Nel pomeriggio 5 sedicenti tunisini sono
stati invece soccorsi dalla Guardia
costiera di Marsala, contattata telefonicamente dagli stessi cinque.
Poveri, disperati ma col telefono
satellitare… Un altro intervento di
soccorso ha visto impegnate i
guardacoste e la Gdf in collaborazione con una motovedetta di
Malta, dopo che i profughi (146
in tutto a bordo di un barcone
che stava per affondare) erano
stati localizzati in acque maltesi.
Le acque erano maltesi, ma i soccorsi obbligo per gli italiani. Infine,
un mercantile italiano, la "Eleonora
Lembo" ha avvistato e segnalato
a circa 50 miglia dalle coste tunisine un gommone con una cinquantina di migranti a bordo.
Dall’Italia
Sceglie il suicidio assistito in Svizzera:
ma D’amico non era malato terminale
Con il caso dell’ex magistrato di Vibo Valentia si riapre il dibattito sull’eutanasia
U
La denuncia arriva dalla figlia e dalla vedova, dopo i risultati
choc dell’autopsia. Dubbi sul rispetto della procedure
di Francesca Ceccarelli
n grave stato di depressione e un comparto medico senza
scrupoli, queste le
premesse complici
della mano che ha posto fine
alla vita dell’ex magistrato calabrese Pietro D’Amico, 62 anni,
morto con il suicidio assistito
in una clinica svizzera. Un fatto
pieno di lacune e ombre riportato alla cronaca dopo la
richiesta da parte della figlia e
della vedova del defunto, di
una nuova autopsia sul corpo
del pm di Vibo Valentia. Risultati
che non lasciano dubbi, come
dichiara l'avvocato Michele Roccisano, amico di D'Amico, e legale della vedova: “Approfonditi
esami di laboratorio dei reperti
prelevati dal corpo, hanno
escluso perentoriamente l'esistenza di quella grave e incurabile patologia dichiarata da
Nella foto, l’ex magistrato di Vibo Valentia, Pietro D’Amico
alcuni medici italiani e asseverata da alcuni medici svizzeri”.
D'Amico non era affetto da quella grave patologia che lo aveva
convinto a chiedere il suicidio
assistito: si tratta di un errore
scientifico dalle conseguenze
fatali. La cartella clinica sfalsata
avrebbe influenzato il magistrato, già depresso per la presunta malattia, tanto da richiedere il suicidio assistito a Basi-
lea. Ma gli errori non sono da
attribuirsi solo alle diagnosi italiane: attualmente la legge svizzera impone che, a confermare
il suicidio assistito, siano almeno
due medici, non chiamati ad
assistere materialmente il paziente nell’atto finale. Nel caso
di D’Amico ciò sembra non essere avvenuto: uno dei medici
suddetti era la stessa Erika Presig, dell' Associazione Eternal
Spirit lifecircle, soprannominata
'dottoressa Mortè’. Proprio lei
ha assecondò il volere di D’Amico e lo portò a compimento.
Un altro tassello che contribuisce a gettare ombre sulla verità.
Ora spetta alla magistratura ita-
liana stabilire se i medici italiani,
autori della prima diagnosi,
siano o meno responsabili dell’
errore medico e in che modo
siano arrivati a tali conclusioni
visto che pare non abbiano
mai sottoposto il paziente ad
esami strumentali specifici che
avrebbero accertato l’esistenza
di una grave patologia. Tra l’altro, da quanto è emerso, l’ex
magistrato aveva già tentato di
ottenere il “visto della morte”
ma, non avendo le opportune
certificazioni, gli era stata respinta la richiesta. Nel frattempo
ha preso il via un’indagine in
Svizzera per stabilire se sia
stata violata la legislazione d’oltralpe, meno severa, ma che
impone comunque ai medici
che assistono il paziente al suicidio, di accertarsi dell’effettiva
presenza di una patologia terminale, poiché spesso i sintomi
vengono amplificati dal paziente caduto in uno stato di ansia
e depressione acuta.
Conclude l’avvocato Roccisano:
“Oggi, questa sconvolgente
verità rende, se possibile, ancora più dolorosa la morte di
quel grande intellettuale e grande magistrato”.
NAPOLI – LA DURA LOTTA ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
U
Chiude onlus anticamorra:
Don Merola lancia l’allarme
n grido di aiuto. È quello che lancia il parroco anticamorra Don
Luigi Merola che si è visto costretto a chiudere per mancanza di
fondi la sua associazione “A voce d’e’ creature” che si occupa del
recupero dei bambini di strada per rimetterli su un cammino di giustizia
e legalità. La onlus con sede a Napoli, ma ormai radicata in tutta la
Regione e in tutta Italia grazie alla collaborazione con circa 1200 istituti
scolastici, vive grazie al lavoro dei volontari e alle donazioni. Ora però
questi soldi non bastano non ci sono più i fondi per gestire le attività
messe in piedi per i ragazzi dei quartieri disagiati, quelli dove l’azione
della criminalità organizzata si fa sentire come unica soluzione alla vita
di strada. La difficoltà è quella di pagare le tasse e le utenze, spiega
Don Merola in una intervista rilasciata ad Ambrogio Crespi, direttore di
‘Clandestinoweb’. “La fondazione nasce anni fa da un bene confiscato
alla Camorra. Il nostro intento è quello di far tornare i bambini a scuola
– afferma Don Merola – Abbiamo attività pomeridiane che vanno dallo
sport, alla musica, ai corsi di informatizzazione; cerchiamo poi di
avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro. Fino ad ora queste attività
sono state portate avanti grazie ai proventi della pubblicazione de la
“Provvidenza” e del 5 per mille, ma mai nessun ente pubblico ci ha
sostenuto. Purtroppo oggi ci troviamo a chiudere schiacciati dalle
spese tra cui quelle delle tasse, come quella sui rifiuti solidi urbani, la
Tarsu”. Don Merola chiede quindi al governo di intervenire con una
legge ad hoc volta alla tutela di quelle associazioni che gestiscono i
beni confiscati alle mafie e che si vedono schiacciati dal peso delle
tasse e delle utenze che, troppo spesso, non riescono a coprire a
causa della scarsezza dei fondi a disposizione in particolare in un
periodo difficile di crisi economica. “I beni confiscati non possono
pagare le tasse: c’è in questo senso un vuoto legislativo che va
colmato, altrimenti il lavoro delle forze dell’ordine, nel recupero e
nella bonifica viene disperso e diventa inutile – continua il prete – Ho
fatto una proposta al riguardo, ma è rimasta lettera morta e nessuno
ha avuto il coraggio di portarla avanti. Nella proposta di legge
chiedevamo che chi gestisce i beni confiscati sia esentato dal
pagamento delle tasse e dalle utenze che vengono utilizzate per
finalità sociale; tutto il conto può rientrare sul fondo unico di giustizia:
i soldi sarebbero così presi dalle confische fatte alla criminalità organizzata. Altrimenti ci prendiamo in giro. L’Italia è un bel paese, ma
tutti sono bravi a predicare… poi nella concretezza chi è che fa la
lotta alla Camorra? Dopo le grandi operazioni e i grandi blitz, tutto
ritorna come prima. Nessuno si preoccupa di mantenere nella legalità
i ‘soldatini del boss’. Abbandonati a loro stessi non possono che
ritornare a chiedere i soldi alla malavita”.
B.F.
11
Società
Super cafoni da spiaggia in azione
Venerdì 12 luglio 2013
L’estate è ormai esplosa: è ora di dire addio a cravatta e tacchi... e correre tutti al mare
E
Gli italiani alle prese con il relax e il buongusto: un binomio che non sempre funziona
di Francesca Ceccarelli
state bon ton non
ti conosco. Sembra
essere proprio
questo il diktat degli italiani che finalmente di rilassano in vista
delle vacanze estive. Perché,
se è pur vero che la volgarità
spesso la fa da padrona per
tutto l’anno, in estate sembra
davvero non esistano limiti.
In virtù di quel senso di libertà e rilassatezza che
aleggia nell’aria, gli italiani
vengono pervasi da un malcostume e un’indecenza che
raramente conosce eguali.
Spiagge prese d’assalto senza curarsi del buon vicinato
d’ombrellone, abbigliamento succinto e di cattivo gusto,
per non parlare del linguaggio, degno di uno scaricatore di porto. Senza offesa per nessuno. Si potrebbero forse limitare i danni
stilando un decalogo-memorandum di base da seguire, in modo tale da prevenire situazioni di potenziale cafonaggine quotidiana. Pochi semplici tabù in
cui ognuno è incappato almeno una volta nell’estasi
vacanziera.
Occhiali 24 ore su 24
Un must: gli occhiali da sole
sembrano diventare un organo vitale. Conversare inforcando maxi occhiali con
lenti scure o a specchio è
d’obbligo. Non importa se
sia sera inoltrata.
DAGLI ANNI CINQUANTA AD OGGI UN MODO PER VISITARE, RISPARMIANDO
House Sharing: com’è bello
andare in vacanza senza costi
E
Il web è il veicolo per eccellenza. Tour virtuali e siti
altamente specializzati nella mediazione dello scambio
state, voglia di vacanze. Ma non
tutti possono permettersele. E allora arriva la moda dell’ “house
sharing”, cioè di scambiarsi la casa
con altre persone, spesso anche lontanissime.
La pratica di quello che oggi si chiama
house sharing nasce negli anni Cinquanta e a fare da apripista furono gli
insegnanti. Disponendo di una lunga
pausa estiva, ma spesso non potendo
permettersi di trascorrerla interamente
in vacanza, cominciarono a scambiarsi
le case a vicenda.
Un metodo che oggi sembra essere
tornato largamente di moda: non ci
sono spese e si può cambiare meta di
anno in anno. Almeno fino a quando a
qualche genio dell’economia non verrà
in mente di tassare anche questo, che
in un momento di così grave crisi economica è un fenomeno il cui dilagarsi
si spiega facilmente.
Il web è il mezzo per eccellenza per veicolare richieste ed offerte: ci sono aziende che offrono
questo tipo di servizio, mettendo in contatto i
proprietari tra loro, anche quando di mezzo ci
sono distanze notevoli. Il tutto ad un congruo canone annuo, una sorta di abbonamento. Importantissimi in questo senso i moderni mezzi di comunicazione, che offrono la possibilità di effettuare
tour virtuali nelle zone e nelle abitazioni che
possono costituire una meta gradita.
Il fenomeno funziona meglio nelle zone di interesse
turistico e nelle città d’arte, ma anche la campagna
riscuote un certo successo.
L’offerta è varia: scambio di casa, ma anche
ricerca di “homesitter”, di una persona cioè che
tenga sotto controllo l’abitazione che rimane vuota
per periodi di vacanza più o meno lunghi. E poi
famiglie alla ricerca di scambi culturali per i propri
figli, o persone che mettono a disposizione la
casa al mare o in montagna per cambiare meta.
In Italia sono circa in ottomila ad aver scelto
Multicolor
Il mondo è a colori, l'estate
ancora di più. Le tinte unite
sono considerate tristi e fuori
luogo. Allora largo ad accostamenti improbabili e raccapriccianti: turchese-fucsia-giallo acido-verde ramarro, tutto corredato ad
una bella abbronzatura ad
opera di lampada.
Comici improvvisati
Non c’è nulla da fare: c’è
sempre qualcuno nel gruppo che si autonomina raccontatore di barzellette. Più
sono sconce e più tirano,
ovvio. Se poi ci sono bambini non importa, una montagna di ridate a squarciagola li preserverà dall’ascolto.
Passeggiata en plein aire
Il caldo giustifica tutto. Anche
circolare al di fuori della
spiaggia in costume o con
asciugamani-pare. Uno spettacolo non sempre piacevole. Basterebbe un minuto di
buongusto per infilarsi bermuda e T-shirt.
Tacco ad oltranza
Rinunciare a 12 cm di altezza
in più? Mai. Così ci sono
donne che non si permettono una camminata in relax
nemmeno sul bagnasciuga.
Una distorsione alla caviglia
vale un’occhiata d’ammirazione dei bagnanti.
Canotta retrò
E gli uomini non restano a
guardare. Lasciata in armadio la camicia, tra quelli che
sposano le t-shirt c’è chi
sceglie una semplice canotta
bianca. Solito discorso, non
è per tutti. Ma non lo accettano i pluri-tatuati che devono sfoggiare le proprie
opere d’arte tenute in letargo durante l’inverno.
Pic-nic affumicato
Piatti freddi di facile digestione. Si vaneggia. In spiaggia non si rinuncia a una
succulenta bistecca con tutte
le complicazioni del caso.
Barbecue improvvisati e
conseguente ammasso di
rifiuti. Per non parlare dell’odore che può non essere
gradito tutti.
Suonerie malefiche
Smartphone mai più senza.
E d’estate non passa la
moda di sbizzarrirsi con le
suonerie. Decibel a palla e
melodie degne di rave party. Il vicino dorme? Problema suo.
Piccole “delicatezze” in cui
incappano irrimediabilmente tutti. A esserne esenti non
si sarebbe italiani al 100%.
Estate è sinonimo di cafone.
Il caldo, l'aria di vacanza,
inibizione addio.
FOCUS
Blog islamici negli Usa: è boom
i tratta di riuscire a
conciliare la passione per la moda
con le proprie radici culturali, e il successo è garantito. Mediare tra passato, presente e futuro:
questa la chiave. Lo sanno
bene negli Stati Uniti dove
è ormai un continuo fiorire
di blog di matrice islamica:
contenitori web dove le ragazze della famosa “seconda generazione” si
scambiano consigli di
moda cercando di reinterpretare le proprie radici e
tradizioni. Veli e hijab liberi
da integralismo e dispute
religiose, è questo il punto.
Ha cominciato nel 2007 Mariam Sobh, di Chicago,
con la prima web tv poi diventata podcast ( caricamento online di singoli contenuti) “Hijabtrendz.com”:
oggi questo indirizzo è un portale di moda muslim
che conta 2 milioni di accessi al mese. Visto tale
successo altre iniziative stanno sorgendo in questa
direzione come “StylishMuslimah”, “Beautiful Muslimah”, Hijabi & The City. Ci sono poi anche piattaforme sociali come You Tube, Pinterest e Insagram
che dedicano spazio al tema. In questo tam tam
spuntano anche i nomi di nuove celebrità sorte pro-
S
l’house sharing, e il fenomeno sembra destinato
ad espandersi. E’ un mezzo che consente anche a
chi è costretto a stringere la cinghia di trascorrere
le vacanze dove vuole senza essere strangolato
dagli affitti costosissimi delle abitazioni nelle zone
di villeggiatura.
Certo, è un guaio per hotel, alberghi, pensioni,
camere in affitto … ma la crisi è tanta e tale che
molte strutture ricettive, house sharing o no, resterebbero vuote comunque. E il problema è
sempre lo stesso: il sistema fiscale oppressivo e
strangolante. Un albergo che volesse ridurre i
costi per diventare appetibile, sarebbe forse più
frequentato, otterrebbe un numero maggiore di
prenotazioni. Ma il cappio fiscale sarebbe talmente
stretto da strozzarlo comunque. E’ il destino di
molte, troppe aziende italiane: ridurre la richiesta,
quindi diminuire gli introiti, ma dover pagare comunque cifre esorbitanti allo Stato per mille
balzelli, senza avere alcuno sgravio. Con le banche
che fanno credito solo a chi i soldi già ce li ha.
E.M.
prio su internet, una di queste è Yasmine Kanar (nickname Yaz the Spaz) una 24enne di Miami che detta
legge in materia di tutorial per trucco e abbigliamento: per fare un esempio sono ben 14 i modi da
lei indicati per avvolgere la pashmina. E’ sorto poi un
vero marchio di moda islamica, Artizara.com, che ricalcando le orme della più famosa marca spagnola
(Zara) cavalca l’onda dello shopping addiction ( dipenda da acquisto) giovanile e guadagna fior di dollari, tra gonne e vestiti, tutto rigorosamente approvato
F.Ce.
dal buon gusto. .
12
Venerdì 12 luglio 2013
Teatro
“Canale Mussolini” e “Operazione Quercia”
Latina e Campo Imperatore: due luoghi simbolo diventano il palcoscenico di vicende che appartengono alla storia d’Italia
B
Pernarella e Pingitore mettono in scena il Duce. Successo di pubblico e critica per due spettacoli che, forse, nessuno si aspettava
di Emma Moriconi
isognava forse arrivare al terzo millennio per comprendere che il
Ventennio fascista
è stato un fenomeno storico,
culturale e sociale che non
si può cancellare dall’album
delle foto “di famiglia”.
Un’epoca con luci ed ombre,
certo, ma che non può essere
chiusa in un cassetto o relegata solo nei libri di storia.
Che, si sa, a scrivere sono
sempre i vincitori.
Dopo Roma antica, bisognerà
pur ammetterlo, nessun Go-
verno è riuscito a “fondare”
intere città dal nulla, se non
quello fascista. Ed è a questo
ambito che si è ispirato Clemente Pernarella nel mettere
in scena “Canale Mussolini”.
Lo spettacolo in due atti, andato in scena nei giorni scorsi
presso i giardini del Palazzo
Comunale di Latina, è una
trasposizione teatrale del libro
omonimo di Antonio Pennacchi, vincitore del Premio Strega 2010.
Benevoli sia critica che pubblico, che hanno apprezzato
il contesto opportunamente
riprodotto sulla scena e la
performance degli attori. Ma
non sono mancate le polemiche, in realtà prevalentemente sul web. Si sa, scrivere
dietro ad un pc rende tutti
dei coraggiosi leoni, e quando si parla del Duce c’è sempre qualche benpensante sinistrorso in agguato, pronto
a dettare, dall’alto della sua
cattedra “democratica” (che
non ammette ipotesi contrarie
o discussioni), i buoni e i cattivi.
Unanime, invece, il giudizio
della critica: “Canale Mussolini” è uno spettacolo complesso, difficile, ben fatto.
Due gli atti di questa piece
teatrale che ha fatto il tutto
esaurito ed ha emozionato il
pubblico presente, con un’
evocazione del contesto rurale e continui rimandi alla
struttura urbana della città,
oltre che con un intenso gioco
di luci e di suoni. In scena:
Giorgio Colangeli, Marina
Biondi, Melania Maccaferri,
Emanuele Accapezzato, Silvia
Ciarmatori, Walter Cordopatri, Giorgia Giovannetti, Ludovica Grimaldi, Lara Lasala,
Stefano Muroni, Sara Negrosini, Roberto Repele, Benedetta Rubera, Marisa Sarno,
Morris Sarra, Marinella Scavone, Aldo Sorrentino, Francesca Rossetti, quasi tutti pontini. Soddisfatto il regista, Clemente Pernarella: “data la
complessità del libro, la rappresentazione evidenzia ancora una forte parte di ricerca
che si manifesta soprattutto
nel secondo atto. Proprio nella seconda parte è stato affrontato intenzionalmente, con
la formula della “mise en
espace,” poiché avevo la necessità di testare dal vivo la
reazione del pubblico, per
individuare senza più incertezze la linea narrativa e l’intero percorso drammaturgico
da intraprendere per la definitiva struttura dell’adattamento teatrale. “Canale Mussolini” è stato realizzato interamente a Latina e questo
mi permette di pensare che
il “teatro pontino “ sia ormai
una realtà, esiste, ed è fatto
di storie, d’infinite professionalità e la comunità è pronta,
attenta, e quando le proposte
culturali sono serie e strutturate, risponde sempre favorevolmente”.
“Operazione Quercia”, invece, è in corso e sarà in
scena fino al 14 luglio a Campo Imperatore, in provincia
dell’Aquila: diretto da Pier
Francesco Pingitore, il naturale palcoscenico è proprio
il salone dell’albergo dove
il Duce fu tenuto prigioniero
e poi liberato dai Tedeschi.
In scena i giorni dal 2 al 12
Nella foto, il Duce, a Campo Imperatore, appena liberato
settembre 1943: è l’inizio
della Repubblica Sociale Italiana. Di Luca Biagini, interprete di Mussolini, è stato
detto che è “dotato di eccellente orografia cranica e
di profonda occhiata littoria”
(“Il Messaggero”). Ottima la
critica anche per gli altri:
Mauro Mandolini, Marco Simeoli, Federico Perrotta, Barbara Lo Gaglio, Valentina Olla
e Morgana Giovannetti, oltre
ai ballerini Leonardo Bizzarri
e Raffaella Saturni.
Pingitore non è nuovo a questo genere di trattazione: è
suo anche lo spettacolo che
raccontò le ore successive
al 25 luglio ’43 a Villa Torlonia
nel 2010. Torna quindi a dedicarsi al teatro divulgativo
del passato, e lo fa, di nuovo,
con il personaggio più scomodo della storia d’Italia:
Benito Mussolini, il Duce.
«Il Duce non c’è più, ma il
signor Mussolini deve andare fino in fondo», gli fa
dire Pingitore uscendo di
scena: Il Secolo d’Italia commenta, a buon diritto, “da
perfetto eroe shakespeariano”.
FOCUS
Grecia, sul palco contro la xenofobia
TEMPO DI CRISI E TAGLI ALLA CULTURA
L’Arena del Sole è “aperta comunque”
“
Decine di lavoratori cassintegrati hanno scelto di portare avanti la loro
opera nonostante non possano più attingere alle necessarie risorse
Aperti comunque”:
è questo lo slogan
scelto dai 28 lavoratori dello stabile di Bologna “L’Arena del Sole”.
Si aprono i battenti anche
d’estate grazie al lavoro
gratuito dei dipendenti
in cassa integrazione. La
crisi li ha travolti ma loro
non si arrendono. La cultura prima di tutto , così
decidono di programmare un cartellone ridotto
che andrà in scena dal
10 al 18 luglio 2013. Si
tratta di spettacoli totalmente ad ingresso con
offerta libera: Moni Ovadia, Laura Curino, Ivano Marescotti e Alessandro
Bergonzoni, alcuni dei protagonisti. Si tratta di una
rassegna autogestita che ogni sera prende vita, animando l’estate bolognese. Dalle 19 prendono vita
camerini, magazzini per abiti, palco e retropalco,
tetti d’ordinanza: tutto all’interno di un mini percorso
turistico dello stabile in compagnia di storici volti
come Marina Pitta, Nanni Garella, Vito, Malandrino
e Veronica. Dopo il tour scatta c’è l’aperitivo,
quindi alle 21 lo spettacolo di un’ora, salutato
dalla musica offerta dai migliori djset delle radio
locali. Spiega Tommaso uno dei dipendenti dell’Arena in cassa integrazione fino al 31 agosto
prossimo:”A causa della crisi la nostra stagione
estiva è saltata. Questa è la risposta di chi lavora
in questo teatro undici mesi l’anno in un momento
in cui per noi non ci
sono risposte certe per
la continuità del nostro
lavoro”. Fare quello che
si sa fare a prescindere
da tutto: è questo il
motore che muove attrezzisti, costumisti,
tecnici e operatori della
comunicazione appartenenti allo stabile
dell’Arena del sole.
Continuare a lavorare
in nome dell’arte senza
cedere alle limitazioni
imposte dai tagli economici effettuati alla
cultura negli ultimi
tempi. Spiega Cheti
Corsini, responsabile comunale di bologna del
settore cultura: “Il Comune lavora ancora all’ipotesi
della fondazione. Stiamo ancora attendendo la
risposta della Corte dei Conti per il nostro progetto,
ma nel caso ricevessimo una risposta negativa
stiamo già sondando strade alternative”. Aggiunge
Bruno Damini, direttore del marketing dello stabile:”La cassa integrazione finirebbe il 31 agosto
ma partiremo comunque con la nuova stagione
2013-14. La prima tappa sarà a fine ottobre con
l’avvio della tournée de Le voci di dentro con
Toni Servillo”. Mentre si cerca di arrivare a una
soluzione soddisfacente, contributi all’attività dell’Arena arrivano anche a livello internazionale:
Alessandro Bergonzoni, Moni Ovadia e Camillo
F.Ce.
Olivetti e molti altri.
a cultura è una delle armi migliori che un
paese possa impugnare per combattere mali
della società come la xenofobia. Lo sanno in
Grecia dove il teatro è stato scelto come arma
per combattere l’odio e il pregiudizio. Ad Atene
la compagnia di attori “Vice Versa”, mette in
scena uno spettacolo pensato proprio per promuovere la convivenza tra greci e immigrati.
Una grande mossa in una situazione generale
di caos.
Così è la vita’ si chiama la pièce e racconta
storie di clandestinità e persecuzione. Attori
greci recitano insieme a persone provenienti
dai quattro angoli del mondo: Bakhar Hussein
Al Bakhar, 28 anni, per esempio viene dalla
Siria e dichiara: “La Grecia non è la mia patria,
ma è il mio secondo paese. Avere due paesi è
una ricchezza. Ma uno è considerato davvero
una persona solo se ha i documenti in regola.
Se avessi una carta d’identità potrei viaggiare,
sarei come tutti gli altri”.
L
‘
Poi c’è Elias Kiama Tzogonas proveniente
dall’Africa: “Mi sono reso conto che anche se
c‘è un piccolo gruppo di persone che non ci
vuole qui, che ci odia, ce n‘è un altro, molto
più grande, che è stato la mia vita, la mia famiglia, il mio villaggio.”
Il regista Aggeliki Girginoudi non ha dubbi: lo
spettacolo è lo strumento giusto per dire no al
clima diffuso di discriminazione che si sta sviluppando nel paese: “Vogliamo tirare su il sipario – afferma- e vogliamo che gli spettatori
vedano, attraverso le nostre storie, le loro
stesse vite. Alla fine vorremmo che sentissero
che siamo tutti parte di una sola anima in questo universo, e dovremmo rispettarci l’un l’altro. Non esistono anime illegali o anime
clandestine.” Il volontariato è il motore che
spinge l’intero gruppo teatrale: costumisti, scenografi e macchinisti. Il pubblico poi non paga,
anche se molti degli spettatori decidono di lasciare una libera offerta.
F.Ce.
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L`addio dell`imprenditore antiracket