Anno II - Numero 163 - Venerdì 12 luglio 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Filippo Corridoni n. 23 DOMANI E DOMENICA L'IMPORTANTE CONVENTION DI ORVIETO PER UNA CASA COMUNE Nello Musumeci: nuovo e grande soggetto unitario LA DESTRA ITALIANA H NON SI DIVIDA MAI PIU’ Avere coraggio, superare le polemiche, puntare su tradizione e sovranità di Francesco Storace ORVIETO, 13 E 14 LUGLIO obbiamo avere coraggio, rintuzzare polemiche stupide e decidere di fare politica seriamente. La Destra italiana non deve dividersi più, deve mettere da parte i rancori di anni e decenni, aprirsi a una stagione di rinnovamento etico, culturale, morale, politico e anche generazionale, se saremo capaci di individuare giovani in grado di garantire un'offerta seria di proposta e contenuti. Domani e domenica torniamo ad Orvieto, nella suggestione di un luogo che ha rappresentato per molti di noi la cifra di un impegno politico memorabile, appassionante, vincente. La Destra sociale è cresciuta lì. Poi, tutto si è infranto perchè il potere è stato più forte rapendo l'anima dei più. Alleanza Nazionale nacque come un sogno, non può essere vissuta come un incubo. Per noi sono stati sei anni di prove durissime, quelli che ci lasciamo alle spalle, quando nascemmo contro la tentazione del partito unico, che oggi si sbriciola ed emargina gli uomini e le donne di destra. Reagiscono solo quando c'è un attacco al leader, che certo non sottovaluto; ma preferirei di più che dicessero D Nube a Rozzano semina il panico RIUNIONE DEL COMITATO CENTRALE DE LA DESTRA Palazzo dei Capitani del Popolo Sabato 13 luglio ore 10:30 Inizio dei lavori con relazione del Segretario Nazionale del Partito Francesco Storace. A seguire gli interventi programmati degli ospiti invitati. Hanno già confermato l’adesione al dibattito: Gianni Alemanno, Magdi Cristiano Allam, Domenico Benedetti Valentini, Antonio Buonfiglio, Mario Landolfi, Ignazio La Russa, Gennaro Malgieri, Roberto Menia, Silvano Moffa, Domenico Nania, Adriana Poli Bortone, Luca Romagnoli, Oreste Tofani, Mario Vattani, Pasquale Viespoli) ore 16:00 Ripresa dei lavori. Interventi dei componenti del Comitato Centrale (se necessario, la riunione avrà anche una sessione notturna). Domenica 14 luglio ore 10:00 Ripresa dei lavori con la prosecuzione degli interventi (eventualmente fino a sera) e votazioni conclusive. “che ci facciamo assieme a Enrico Letta e compagni...?”. In queste ore in cui lavoro alla mia relazione, che sarà ascoltata da una platea di illustri ospiti, oltre che dai dirigenti del nostro comitato centrale, penso a come rimettere insieme una comunità che deve tornare ad amarsi e a rispettarsi anche se nel tempo ha litigato. L'Italia ha bisogno di una destra che offra cer- tezze, a partire dal rispetto della sua tradizione culturale e del suo diritto alla sovranità. Non è solo madame Cecile Kengie la depositaria dei diritti, lei non conosce le sofferenze del popolo italiano; le sottovaluta, probabilmente. A Orvieto lanceremo il nostro appello a dare un'anima politica a un popolo inquietamente alla ricerca di una casa comune, si chiami come diavolo si vuole, ma la si edifichi. Auspico che ci aiutino i nostri migliori uomini di cultura, le menti più fervide del pensiero di destra, ma per carita' nessuno si chiuda nel fortino. Con la rinascita di Forza Italia, l'accusa di velleità divisioniste a destra, non regge più. Dobbiamo prepararci a riunificare la destra, soprattutto se la Corte Costituzionale dovesse togliere il premio di maggioranza al Porcellum: se il Parlamento dovesse varare un sistema proporzionale alla tedesca, col cinque per cento di sbarramento, non dovremmo preoccuparcene, perchè rappresenterebbe la fine di ogni alibi a chi vuol frenare il ritorno di un'idea in forma organizzata. Dovremo costruirla non in un palazzo, ma in una piazza. Domani vorrei indicare come, dove e quando... I L M U T U O A N T I U S U R A N O N G L I E ’ S TAT O A N C O R A C O N C E S S O L’addio dell’imprenditore antiracket “Ho resistito alla ‘ndrangheta, dovrò arrendermi davanti allo Stato”. La denuncia di Antonio de Masi, il costruttore calabrese, che chiuderà la sue aziende per colpa dei tassi da “strozzini” applicati dalle banche di Paolo Signorelli omenti di paura a Rozzano, nella periferia di Milano, dove nel primo pomeriggio di ieri si è alzata in cielo una nube di colore arancione, potenzialmente tossica. La sostanza si sarebbe diffusa a causa della fuoriuscita di alcuni acidi in lavorazione nella ditta Ecolab, un’azienda locale che tratta cosmetici. L'allarme, comunque, è rientrato nel pomeriggio. I vigili del fuoco, intervenuti assieme a carabinieri e polizia locale, hanno bloccato la fuga riportando la situazione alla normalità. Per precauzione i residenti della zona (oltre un centinaio) e i lavoratori della ditta sono stati evacuati e fra loro anche coloro che si trovavano nella vicina scuola materna. Il Comune aveva inoltre avvertito la cittadinanza di tenere chiuse le finestre e restare in casa. Barbara Fruch a pag. 9 M mutuo che però è sempre bloccato. Così, il 10 luglio (cioè ieri l’altro n.d.r.) avvieremo le Chiuso per crimini di Stato. Abbiamo reprocedure di chiusura dello stabilimento”. E sistito ai colpi di kalashnikov della 'ndranovviamente, a farne le spese saranno anche gheta ma ci siamo arresi alle negligenze tutti i dipendenti della ditta che resteranno delle Istituzioni e di alcuni personaggi". La disoccupati. “È opportuno, ha scritto De Masi, denuncia (attraverso una lettera rivolta al Goche ognuno si assuma le responsabilità di verno ed al Parlamento) di Antonio De Masi, quanto sta succedendo; noi la nostra parte imprenditore calabrese titolare di una ditta di l'abbiamo fatta fino in fondo e la continueremo costruzioni, è chiara ed inequivocabile. “Dal a fare per garantire i diritti dei lavoratori, prossimo 10 luglio chiuderò il mio stabilimettendo in vendita quanto possibile e reperire Antonio De Masi mento”. Nella lettera accorata sostiene che le somme necessarie ad onorare gli impegni “un pezzo dello Stato è riuscito laddove non è con i dipendenti”. Soltanto qualche settimana riuscita la criminalità. Sarò costretto a chiudere. Non mi sono fa 44 colpi di mitra sono stati sparati davanti a una delle mai piegato davanti alla malavita, dovrò farlo per colpa del aziende di sua proprietà. Il comitato provinciale per l'ordine Paese in cui sono nato”. De Masi ha presentato numerose pubblico e la sicurezza ha disposto la sorveglianza H24 per lui e denunce contro i tassi usurari applicati dalle banche. E sono per le sue imprese. “È stata un’intimidazione della malavita orquattordici le sentenze che attestano il diritto al mutuo anti ganizzata e per questo ho invocato il diritto ad avere paura. Mi è usura, richiesto nel 2006 e che il Commissario Antiracket non stato negato anche questo, perché devo rappresentare un'Italia ha ancora erogato. “Il Tar di Reggio Calabria si è pronunciato, positiva. Per ragioni di Stato – ha concluso l’imprenditore per la 14esima volta, in merito alla concessione di questo sono chiamato a essere un eroe”. Dalla parte di De Masi si è mutuo che doveva esserci riconosciuto entro pochi mesi dalla schierato anche il procuratore di Reggio Calabria Federico domanda”. Macchè, niente da fare. “L’ultima sentenza, prosegue Cafiero de Raho: “Le banche dovrebbero ripensare l’accesso al la lettera, come tutte le altre, ci riconosce il diritto ad avere il credito. Questa è davvero una storiaccia”. “ Vaticano Attualità Il Papa cancella Via Rasella: Anpi la pena dell’ergastolo contro Pippo Baudo a pag. 3 Micol Paglia a pag. 4 Esteri Pd a Roma Egitto: Obama scende in campo Prestipino: correnti a caccia del potere Carola Parisi a pag. 7 Ugo Cataluddi a pag. 8 a le idee chiare il vicesegretario de La Destra e consigliere regionale siciliano, Nello Musumeci, sul futuro della destra italiana: "Subito dopo l'estate la geografia politica italiana si arricchirà di un nuovo soggetto politico unitario di destra, aperto ed europeista, che inevitabilmente si misurerà alle prossime competizioni politiche". Così Musumeci parlando con i giornalisti, a margine di una conferenza stampa tenutasi a Palazzo dei Normanni per la presentazione della Convention de La Destra in programma nel weekend ad Orvieto. "Il tentativo è quello di mettere insieme le comunità umane e politiche che - ha aggiunto Musumeci - hanno fatto Alleanza Nazionale, come si chiamerà il contenitore credo che sia un aspetto importante, ma marginale. Non sarà la riedizione di An perché potrebbe apparire un messaggio non nuovo e dare immediatamente l'idea di un tentativo di continuità politica". Il leader siciliano si è anche soffermato sul bacino elettorale su cui potrebbe contare il nuovo movimento: "Secondo alcuni sondaggi, se si andasse al voto oggi – ha sottolineato - un nuovo soggetto politico di destra potrebbe superare anche il 7%; la stessa fascia di elettori, che da qualche anno non va a votare perché non si riconosce in alcuna offerta politica". Infine, l’appello di Musumeci: "E' importante mettere insieme le diverse sensibilità, la Destra è sempre stata un movimento plurale di idee. In uno scenario di scomposizione del centrodestra può avere uno spazio di gran lunga superiore rispetto a quello immaginato un anno fa". Torna Forza Italia ma intanto resta la fiducia a Letta ilvio Berlusconi, come più volte preannunciato, rifonda Forza Italia. Il parto è previsto per settembre (“Ma l’8 è domenica” ironizza il leader de La Destra, Storace). Intanto il Cavaliere, alle prese con una serie di guai giudiziari, conferma la fiducia al governo Letta. Molti dei suoi si sono detti però disponibili a rassegnare le dimissioni in bianco nelle sue mani, in caso di condanna definitiva per la vicenda Mediaset. Igor Traboni a pag. 2 S 2 Venerdì 12 luglio 2013 Attualità Il Cavaliere conferma la fiducia al governo Letta e, nonostante i guai giudiziari, guarda al futuro Berlusconi pronto a rifare Forza Italia A settembre la (ri)fondazione azzurra. E Storace ironizza: “L’8 è domenica…” di Igor Traboni settembre tornerà Forza Italia. Un nome che, secondo Berlusconi, ha più appeal rispetto al Popolo delle Libertà. "Chiederò il cambio di nome come richiamo all’ideale del Popolo dei moderati", ha aggiunto il Cavalierie ieri, durante un vertice con i suoi a Palazzo Grazioli. "Forza Italia ci richiama all’appello del ’94 a persone che non si erano mai occupate di politica perché se ne occupassero. Perché sentissero il dovere di occuparsi di politica. È un appello ad interessarsi di un Paese che ha bisogno di uno sforzo comune per fronteggiare la crisi", ha concluso Berlusconi, scatenando una ridda di commenti. Ironico, da par sua, quello di Francesco Storace, leader de La Destra: "Spostata a settembre la fondazione di Forza Italia. L'8 e' domenica...". Questo l'ironico commento di Francesco Storace, leader de La Destra, all'annuncio di Silvio Berlusconi. Eppure la riunione di ieri doveva servire a Berlusconi soprattutto per studiare, con i suoi, il da farsi dopo le vicende giudiziarie che lo stanno coinvolgendo e i pericoli di tenuta del governo Letta. Il Cavaliere ha A puntato il dito contro "chi non vuole un governo di pacificazione. La situazione attuale è tale che porta al sostegno a questo governo. Se avete dichiarazioni negative, quindi, ce le teniamo per noi”. Nonostante l'attacco ai teorici alleati democratici, Berlusconi spiega però che "non ci sarà nessun attacco, l'esecutivo Letta va avanti". A patto, però, che ci si sbrighi sui provvedimenti economici, Imu e Iva in particolare. "Porteremo a termine i provvedimenti, rispetteremo le promesse fatte ai nostri elettori", ha spiegato. Quindi l'invito rivolto in particolare ai suoi ministri a non fare alcuno sconto al governo Letta per quel che riguarda i temi economici. Un ‘armiamoci e partiamo’ che qual- cuno tra i suoi ha davvero accolto come tale: "Parlamentari e ministri, tutti noi abbiamo gia' dato le dimissioni in bianco. Sono sul tavolo di Berlusconi, e' lui che decide”, ha detto ad esempio Michaela Biancofiore (Pdl, sottosegretario Funzione Pubblica) a La Zanzara su Radio 24. Sulla falsariga di quanto fatto a Milano, Biancofiore ipotizza che tutti insieme vadano al Colle a consegnare le dimissioni. "La notizia della Cassazione mi ha colpito, io e altri non ci abbiamo dormito la notte. A Berlusconi siamo legati da un affetto profondo, non e' solo il nostro leader. Sto male, la condanna sarebbe un'infamia. La mia vita politica e' legata a quella di Berlusconi, devo tutto il mio percorso politico a lui e come me tutti gli altri. Se viene condannato ci dimettiamo tutti. La sospensione delle Camere non serve a niente. Dobbiamo andare tutti da Napolitano al Quirinale perche' deve ascoltare il nostro grido di dolore” Ma torniamo ai contenuti del vertice di ieri e all’ulteriore attacco di Berlusconi ai giudici: "Una parte della magistratura è come una associazione segreta di cui non si conoscono gli aderenti”. IL SEGRETARIO EPIFANI NON TIENE PIÙ I SUOI Il Pd si spacca sempre più e volano parole grosse Andiamo avanti giorno per giorno, credo che si capira' qualcosa ai primi di agosto, siamo pronti a tutto". Così il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, nel tentativo vano e comunque mal riuscito, di riportare un po’ di calma nel partito, lacerato dalla decisione di appoggiare la richiesta del Pdl di sospensione dei lavori parlamentari. E mentre Rosy Bindi continua ad agitarsi (“Abbiamo sbagliato, noi siamo antiberlusconiani”) e Dario Franceschini a dire che non ci saranno ripercussioni sul governo, siamo al ‘tutti contro tutti’ nel Pd. Per Massimo Cacciari, Epifani è “un segretario di nulla”, mentre 13 deputati tornano sui paroloni grossi volati in Parlamento. "Di fronte ai veri e propri insulti rivolti da colleghi Pd ad altri deputati del gruppo, crediamo che sia opportuna una valutazione da parte vostra sulla vicenda, per capire se non siano stati superati i confini minimi della correttezza e della decenza''. E' quanto chiedono i deputati del Partito democratico Michele Anzaldi, Matteo Biffoni, Luigi Bobba, Simona Bonafe', Ernesto Carbone, Filippo Crimi', Marco Donati, David Ermini, Luigi Famiglietti, Edoardo Fanucci, Federico Gelli, Ernesto Magorno, “ Laura Venittelli, in una lettera al segretario del Pd, Guglielmo Epifani, e al capogruppo alla Camera, Roberto Speranza. Nel mirino dei 13 c'e' Matteo Orfini. ''Le agenzie di stampa - scrivono i deputati nella lettera hanno riportato l'epiteto, non smentito, di 'sciacalli' rivolto da un collega del gruppo parlamentare del Pd ad altri deputati democratici, semplicemente perche' hanno effettuato una scelta diversa dalla sua nella votazione di ieri sulla richiesta di sospensione dei lavori parlamentari, in una situazione che ha alimentato dubbi e incertezze su come e' stata gestita l'intera vicenda e che ha scatenato la protesta e l'incomprensione dei nostri elettori. Oggi, dalla lettura dei quotidiani, apprendiamo che lo stesso collega avrebbe ritenuto opportuno apostrofare un altro deputato del Pd con un termine ancor meno onorevole: 'merda'. La motivazione sembra essere la stessa: aver operato una valutazione diversa sulla sospensione dei lavori parlamentari''. Un’altra lettera – con firmatari delle più diverse aree - è stata scritta da 70 senatori per chiedere “uno scatto d’orgoglio del Pd, perché non si ripetano certi autogol”. I.T. Giustizia a velocità alterne: in questo Paese conta più il reato di frode fiscale piuttosto che quello di violenza sessuale aggravata I “due pesi e due misure” della giudice che ha condannato il Cav Alessandra Galli ha impegnato solo 15 giorni per scrivere le motivazioni della sentenza per il processo Mediaset, ma in un anno non ha avuto tempo di compilare le carte che dovrebbero mandare in galera uno stupratore di Grazia Bontà figlia d’arte Alessandra Galli. Letteralmente. Suo papà era Guido Galli, magistrato e Professore di criminologia all’Università di Milano, ucciso da Prima Linea il 19 marzo del 1980. Lei, Alessandra, ha scelto di seguire le orme paterne. Dirazzando, probabilmente. La Galli infatti è oggi Presidente della seconda sezione della Corte d’Appello meneghina. Proprio quella che ha confermato (alla velocità della luce) la condanna a 4 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi, riguardo la –ancora presunta- frode fiscale. L’ultima parola, adesso, spetta alla Corte di Cassazione, che ha fissato per il prossimo 30 luglio l’inizio dell’ultimo grado di giudizio. Un piccolo grande miracolo quello compiuto dalle toghe milanesi. Tre gradi di giudizio in 9 mesi (sic!). Una rapidità del genere non la si vede neppure in caso di processi per direttissima (ovvero quando si tratta di imputati arrestati in flagranza di reato, tanto per capirsi). Il giudice che ha emesso la sentenza di primo grado, tal Edoardo d’Avossa, si rese anche lui protagonista di un fatto eccezionale. Al momento della lettura del dispositivo, appena uscito dalla camera di consiglio, fornì contestualmente le motivazioni. La cosa non dovrebbe sorprendere, in teoria la giustizia dovrebbe funzionare così. Peccato che È ciò non avvenga mai. Chiunque si sia mai avventurato nello studio del diritto processuale penale sa perfettamente che la lettura delle motivazioni, insieme al dispositivo, è un evento più unico che raro. I giudici, da che mondo è mondo, infatti, si prendono i loro tempi (da 15 a 90 giorni, a seconda della complessità del processo appena concluso) per scriverle. Ma d’Avossa no. Il solerte magistrato non si volle tirare indietro e accelerò il più possibile i tempi del processo a Berlusconi. In modo tale che la condanna del Cav. giungesse in Appello a tempo di record. Non da meno è stata la giudice Galli. In caso non lo ricordaste, sono state opera sua le puntuali visite fiscali in ospedale, mentre Berlusconi era ricoverato, per accertare le sue reali condizioni di salute. Nessuna pietà e nessun cedimento ha avuto “l’Alessandra di ferro” quando si è trattato di riconoscere eventuali legittimi impedimenti del Cav per impegni istituzionali ed elettorali improrogabili. E così, l’8 maggio scorso, puntuale come un orologio svizzero, è arrivata anche la sentenza d’Appello. Con motivazione scritta dalla Galli e depositata in cancelleria nel termine minimo previsto, 15 giorni. Il giudice Alessandra Galli Tutto bello, tutto buono, tutto giusto. Se ogni giudice fosse così responsabile, la Corte di Strasburgo davvero non ci condannerebbe ogni due per tre per le infinite lungaggini processuali di cui si rende protagonista la giustizia italiana. Ma, Alessandra Galli, la donna che ingrana la quinta quando si tratta di con- dannare Berlusconi, sarà certamente così rapida anche in tutti gli altri processi a lei assegnati? Errore. Errore blu. Già perché la figlia di cotanto padre è una da “due pesi e due misure”. Rapida ed infallibile (come un sommergibile) quando si tratta dei processi mediatici, lenta e ritardataria quando le sentenze riguardano casi sconosciuti, ancorché molto più gravi. Saranno reati minori, direte voi, neanche per idea. Nello specifico, la storia che andiamo a raccontare tratta di stupro. Anzi di stupri. Ripetuti e perpetrati da un dentista milanese che narcotizzava le sue pazienti per poi abusare di loro. Il tutto, nemmeno a dirlo, immortalato sul suo pc. Lo sconvolgente ritrovamento delle immagini delle vittime era spettato all’ignaro figlio del professionista milanese. Il quale, molto coraggiosamente, aveva denunciato il genitore. Dopo una –scontata- condanna in primo grado, il processo era approdato in Corte d’Appello, II sezione. Quella ora presieduta proprio da Alessandra Galli. Il 12 luglio del 2012 arriva il secondo grado di giudizio. Sette anni di carcere per violenza sessuale aggravata. Peccato che la sentenza non sia potuta diventare definitiva per un piccolo, insignificante particolare: l’assenza della motivazione. Gravame che sarebbe spettato, per avventura, alla Galli nelle funzioni di giudice relatore. Non sono bastati 15 giorni, non ne sono stati sufficienti 60 e abbiamo ampiamente superato anche l’ultimo termine utile (perentorio) imposto dalla legge, quello dei tre mesi. Pertanto, il dentista-stupratore è a piede libero. Sì, sì, avete capito bene. È libero di andare in giro per Milano e, cosa ben più grave, di continuare ad esercitare la sua professione. Ora, cerchiamo di essere chiari. Il problema non è che nel caso di Berlusconi la giustizia abbia “funzionato” come dovrebbe. Ma che per una frode fiscale bastino 9 mesi per ottenere tre gradi di giudizio e per violenza sessuale aggravata non sia sufficiente un anno per il deposito della motivazione. Fatto che, repetita iuvant, viola apertamente la legge: “quando la stesura della motivazione è particolarmente complessa (…) il giudice può indicare nel dispositivo un termine più lungo, non eccedente comunque il novantesimo giorno da quello della pronuncia” (articolo 544 codice di procedura penale). Due pesi e due misure. In cui pesa di più la frode fiscale dell’ex Presidente del Consiglio rispetto alla violenza sessuale aggravata del signor nessuno. 3 Venerdì 12 luglio 2013 Attualità Niente più ergastolo all’ombra del Cupolone. E Speranza già chiede lo stesso per l’Italia Bergoglio rivede il codice penale vaticano Nel ‘Motu Proprio’ previsto anche un inasprimento delle pene per chi ruba documenti di Igor Traboni uova mossa a sorpresa di Papa Francesco che, attraverso un ‘Moto Proprio’, ha deciso ieri di riformare il codice penale dello Stato della Città del Vaticano. Una riforma sostanziale, che prevede innanzitutto l'abolizione della pena dell'ergastolo, sostituita con la reclusione da 30 ad un massimo di 35 anni. Le nuove norme sono state presentate in una conferenza stampa alla presenza di Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale Vaticano, e ovviamente con il portavoce padre Federico Lombardi. Fino ad oggi la Santa Sede in materia penale era legata al codice Zanardelli, adottato nel lontano 1929, l’anno dei Patti Lateranensi. Da segnalare ''l'introduzione del delitto di tortura e l'ampia definizione della categoria dei delitti contro i minori (e quindi la vendita, la prostituzione, l'arruolamento e la violenza sessuale in loro danno); la pedopornografia; la detenzione di materiale pedopornografico; gli atti sessuali con minori". Oltre a quello degli abusi contro i N minori, c’è un altro argomento di stretta attualità – basti pensare alla recente vicenda dell’ex maggiordomo di Benedetto XVI – che il nuovo codice va a toccare, e cioè l'introduzione nell'ordinamento vaticano di un nuovo articolo (il 116 bis) per chi trafuga documenti: chiunque riveli notizie riservate, come avvenuto di recente proprio nel caso del 'corvo', rischia da sei mesi e a due anni, ma le pene possono arrivare anche ad 8 anni. "Se il documento trafugato ri- guarda interessi di particolare tenore e riservatezza - ha spiegato Giuseppe Dalla Torre - le pene lievitano dai 4 agli 8 anni". La riforma del codice penale vaticano renderà invece più difficile l'estradizione. Al già previsto articolo 9 sono stati infatti aggiunti due commi che spiegano come "l'estradizione non è ammessa quando sussistano seri motivi per ritenere che la relativa richiesta sia stata presentata al fine di perseguire o di punire o di arrecare danno ad una persona per motivi di razza, di religione, di nazionalità, di origine etnica o di opinioni politiche; nello Stato richiedente la persona rischi di essere sottoposta a tortura o alla pena di morte". No all'estradizione anche quando la misura "sia contraria a interessi fondamentali dello Stato o della Santa Sede. Per verificare la ricorrenza delle condizioni si tiene conto di tutte le considerazioni pertinenti, compresa l'esistenza, nello Stato richiedente, di un insieme di violazioni sistematiche, gravi, flagranti o massicce dei diritti dell'uomo". "La cancellazione dell'ergastolo decisa da Papa Francesco nello Stato del Vaticano e' un grande gesto di umanita' e di civilta' giuridica", osserva Roberto Speranza. Ma il capogruppo Pd alla Camera coglie lo spunto delle decisioni Oltretevere per segnalare che "e' arrivato il momento che anche il nostro Paese affronti senza preclusioni e contrapposizioni una questione che non riguarda l'appartenenza politica di ciascuno di noi ma proprio il senso di umanità.” Spedizione notturna degli attivisti contrari all’alta velocità, dispersi dalle forze dell’ordine Val di Susa: pietre e bengala sul cantiere Tav Esposito (Pd): “Lo Stato è impotente e non ferma i delinquenti” di Cristina Di Giorgi uovi attacchi al cantiere per l’Alta Velocità Torino – Lione a Chiomonte (Val di Susa). Un gruppo di qualche decina di attivisti a volto coperto, ha raggiunto l’area in tarda serata. Dopo aver tentato di danneggiare le recinzioni, i No Tav hanno lanciato pietre, bombe carta e bengala. Le forze dell’ordine hanno risposto all’attacco con lacrimogeni e idranti. Mentre sul cantiere e sui lavoratori all’interno continuavano a piovere sassi, carabinieri e polizia hanno fatto intervenire i reparti antisommossa, che hanno disperso i manifestanti. A tale ennesimo episodio risponde molto duramente il vice presidente della Commissione Trasporti Stefano Esposito, che tuona N contro l’impotenza delle istituzioni. “Lo Stato non è in grado di fermare cinquanta delinquenti che cercano il morto” dichiara l’esponente del Pd commentando gli scontri. “Potenti bombe carta, bengala sparati ad altezza uomo con mortai contro operai e forze dell’ordine. Per fortuna nessuno si è fatto male. Ma quanto durerà la fortuna?” si è chiesto. Ed ha aggiunto: “Non possiamo accettare che venga messa a rischio la vita di agenti e lavoratori. E’ necessario mettere al primo posto la vita di chi lavora. Se non ci si riesce, non resta che accettare la sconfitta della legalità e della democrazia”. Nel corso delle indagini sull’episodio, le forze dell’ordine hanno rinvenuto un mortaio artigianale costituito da un tromboncino di plastica lungo un metro e venti centimetri. Sono stati recuperati anche nove grossi petardi e materiale pirotecnico inesploso. Lo ha riferito la Questura di Torino, che ha precisato anche che i lavori all’interno del cantiere non hanno subito sospensioni o rallentamenti. Il cantiere di Chiomonte è al centro anche di un’altra vicenda, della quale gli inquirenti si stanno occupando: un caso di stalking ai danni di un operaio del Tav e della sua famiglia. Dopo l’acquisizione da parte della Digos di pc e telefonini, proseguono le indagini su quattro attivisti sospettati di pedinamenti, minacce e telefonate anonime alla vittima. Nei giorni scorsi infine, il questore di Torino ha inviato un divieto di dimora per la durata di tre anni nei comuni di Venaus, Chiamonte e Giaglione a tre attivisti No Tav. Che hanno fatto già sapere di non avere alcuna intenzione di rispettarlo. I N TA N T O L’ A G C O M H A A V V I AT O U N A A Z I O N E ‘ R I C O G N I T I V A’ Rcs: un’altra grossa quota in mano ad un solo acquirente U n unico acquirente ha effettuato ieri un grosso ordine sui diritti inoptati di Rcs Mediagroup. La quota rilevata, spiegano fonti finanziarie, non riguarda l'intero ammontare dei diritti esauriti ieri, pari al 14% dell'aumento e all'11% del nuovo capitale, ma si tratta di un ordine che ha riguardato una larga parte dell'inoptato. Gli intermediari finanziari che hanno acquisito quote dei diritti sono principalmente 4, di cui uno ne ha rilevato la grande maggioranza. Subito sono arrivate le smentite dei possibili acquirenti, ad iniziare da Diego Della Valle. Sempre ieri si è riunito il consiglio di amministrazione di Rcs Mediagroup. La riunione è stata di aggiornamento e i consiglieri del gruppo editoriale hanno fatto il punto sull'aumento di capitale, sulle attivita' del piano, sulla strategia e sulle dismissioni. Su nessuno dei punti trattati, pero', sono state prese decisioni. Intanto l’Agcom, a quanto risulta all'Adnkronos, ha avviato una 'ricognizione' per valutare cosa fare sul dossier Rcs. Ma l'apertura di un'istrut- toria è considerata prematura. "Seguiremo il caso quando esistera', quando e se ci verra' notificato lo affronteremo", e' la sintesi del presidente Angelo Marcello Cardani. Diverse le ipotesi sul tavolo. Nel caso in cui Fiat apportasse la sua quota al Patto di sindacato, ci sarebbe solo una modifica dell'assetto infragruppo. In questo caso, l'Agcom dovrebbe verificare solo se avviene nei tempi dovuti, 30 giorni, la comunicazione della modifica al registro degli operatori della comunicazione. Qualora, invece, si decidesse di sciogliere il patto di sindacato, la Consob dovrebbe comunicare qual e' il nuovo soggetto controllante e all'Agcom andrebbe fatta la notifica formale per l'individuazione di eventuali posizioni dominanti nel mercato dell'editoria e, quindi, l'eventuale superamento della soglia del 20% sul totale della tiratura nazionale. Circostanza che non si verificherebbe se l'operazione non comportasse l'acquisizione di un'altra testata. Nel caso, invece, di un'acquisizione de La Stampa, la soglia sarebbe superata e andrebbero attuati. Tangenti Nigeria: Saipem condannata giudici di Milano hanno condannato Saipem alla confisca di 24,5 milioni di euro e a una pena pecuniaria di 600mila euro per l'inchiesta relativa alle presunte tangenti pagate in Nigeria da Snamprogetti (gruppo Eni, poi confluita in Saipem). L'accusa aveva chiesto la stessa confisca e 900 mila euro come sanzione pecuniaria. Saipem e' l'unica imputata dopo che per altri quattro soggetti, manager ed ex manager del gruppo, e' stata dichiarata la prescrizione. Secondo l'ipotesi accusatoria, con un sistema di tangenti a politici nigeriani la societa' avrebbe conseguito profitti illeciti per una somma non inferiore a 65 milioni di euro. I La Boldrini, Grasso e i Parlamentari da Confindustria La cena delle beffe… per gli esodati di Massimo Visconti l Presidente della Camera Laura Boldrini, il Presidente del Senato Grasso e tutti i Presidenti delle Commissioni Parlamentari, alcune sere fa, si sono ritrovati, come vecchi amici, a cena nella foresteria di Confindustria in Via Veneto. Fatto insolito che le “Istituzioni” accettino di parlare di cose che riguardano il Parlamento in una sede non certo naturale come la “foresteria” di Confindustria. Il padrone di casa, Squinzi, Presidente di Confindustria ha voluto incontrare la Politica Istituzionale per mettere a punto alcuni aspetti, importantissimi, per il rilancio dell’economia Italiana. Ora a prescindere che dei problemi dell’Italia si parla in Parlamento e non a cena di privati cittadini, che hanno tutto il diritto di invitare a cena chi vogliono, ci chiediamo perché essere così smaccatamente irriverenti verso tutti gli altri eletti dal Popolo? La notizia è che fuori la foresteria, in Via Veneto, stazionavano un gruppo di esodati che sono riusciti a parlare ma, forse, a non essere “ascoltati” sia dalla Presidente Boldrini che dal Segretario del PD Epifani presente alla cena in qualità di Presidente della Commissione Attività Produttive. Siamo certi che il discorso esodati sia stato uno degli argomenti trattati ma non sappiamo in che misura sia stato dato a questo tema il giusto posto. Non sappiamo se i Politici abbiano fino in fondo capito qual è il dramma che stanno vivendo centinaia di migliaia di famiglie, altrimenti avrebbero preso posizioni chiare e dato certezze agli interessati. Non sappiamo se i Presidenti delle due camere siano in grado di “imporre” percorsi Parlamentari in grado di risolvere il problema esodati. Per certo sappiamo per certo che i Presidenti delle Commissioni Parlamentari presenti alla cena altro non possono fare che “essere rispettosi” di un agenda imposta loro dai propri partiti di appartenenza e dall’inquilino di Palazzo Chigi. Quindi se ne riparla, forse, a settembre. Di contro è certo che il “menù” preparato da Confindustria sia stato gradito dai commensali che si guardano bene dal contraddire il Padrone…di casa. Una iniziativa che potrebbero prendere i vari Comitati di esodati è quella di organizzare una cena, magari una pizza, e invitare anche loro i Presidenti dei due rami del Parlamento, i Presidenti delle Commissioni Parlamentari e magari i Capi gruppo Parlamentari. Accetterebbero? Lasciamo in sospeso la risposta e lanciamo la proposta…chissà che non venga raccolta da qualche esodato? Quella sarebbe la cena della verità…non quella delle beffe. I 4 Via Rasella: una polemica infinita Venerdì 12 luglio 2013 Attualità Vietato raccontare l’attentato che portò alla strage delle Fosse Ardeatine (in 335 furono giustiziati dai nazisti) – L’Anpi contro la trasmissione “il viaggio” condotta da Pippo Baudo S di Micol Paglia trano Paese l’Italia. Dove tutto sembra poggiare su poche, granitiche ed incrollabili certezze. Una delle quali è la Resistenza, la cosiddetta guerra di “liberazione” dal nazi-fascismo. È talmente assoluta la verità raccontata dai partigiani che, chiunque osi cercare di raccontare una storia differente, viene messo spalle al muro davanti all’opinione pubblica. Perfino se si tratta di Pippo Baudo. Capita infatti che lo storico conduttore della Tv pubblica, dedichi parte della sua ultima trasmissione (Il viaggio, in onda su Rai3 il lunedì sera) alla strage delle Fosse Ardeatine. Fin qui tutto nella norma. Il problema si pone quando Baudo si permette di collegare l’eccidio all’attentato di via Rasella. Vietato ricordare che i partigiani furono i responsabili della rappresaglia tedesca che portò alla strage. Così perfino Pippo Baudo diventa il nemico pubblico da attaccare e denigrare. “Purtroppo, ancora una volta –questa l’accusa dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia- parlando di via Rasella, si sono rappresentati i fatti come se si fosse trattato di un attentato terroristico e non di una ‘legittima azione di guerra partigiana’ come è stato più volte riconosciuto anche dalla Corte di Cassazione”. Ci sono un po’ di precisazioni da fare a questo punto. La prima delle quali per specificare che Baudo, conduttore da più di qualche decennio, conosce bene il peso da dare alle parole. Difatti, per tutto il corso della trasmissione, non ha mai parlato di “azione terroristica”. Vedere per credere (chiunque voglia testare con mano basta che clicchi su: http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.ht m l ? re f re s h _ c e # d ay = 2 0 1 3 - 0 7 08&ch=3&v=237985&vd=2013-0708&vc=3). Fatta questa premessa si può cominciare a discutere nel merito. E, dunque, si può dire senza alcun timore che nell’attentato di via Rasella, oltre ai 42 soldati tedeschi uccisi (di cui 33 morti nell’immediatezza ed altri 10 nelle settimane successive), rimase vittima delle bombe piazzate dai Gap, anche un bambino. Si chiamava Pietro Zuccheretti e aveva appena 13 anni. Quel giorno, il 23 marzo ’44, stava giocando fuori dal portone di casa sua. Una scheggia lo decapitò di netto. Di questa morte assurda, ingiustificata e dimenticata, non si può parlare. Che le mani di Rosario Bentivegna, di sua moglie Carla Capponi e degli altri membri del Gap di Roma, siano sporche anche del sangue di un ragazzino (oltre che di quello dei 42 soldati delle SSPolizei-Regiment "Bozen") non si può dire. Non si può dire neppure che quell’attentato fu la causa diretta della rappresaglia tedesca che portò alle Fosse Nella foto, un rastrellamento a Roma, dopo l’attentato di via Rasella - In alto Pippo Baudo Ardeatine. Eppure la legge di guerra era chiara: per ogni tedesco assassinato, dovevano essere giustiziati 10 italiani. A meno che gli esecutori materiali della strage non si fossero costituiti. In quel caso, nessuno dei partigiani che avevano partecipato all’attentato decise di consegnarsi ai nazisti. E, il “caso” volle, che a morire alle Fosse Ardeatine furono mandati (fra gli altri) anche tutti i membri del gruppo “stella rossa”, i diretti rivali dei Gap. Va certamente detto, col senno di poi, che probabilmente i tedeschi non si sarebbero accontentati di fucilare gli attentatori e che una strage si sarebbe comunque perpetrata. Ma, si sa, la storia non la si può mai scrivere con i se. Chiunque, negli anni successivi alla guerra e fino alla sua morte, chiedesse a Rosario Bentivegna come riuscisse a dormire la notte, sapendo che se si fosse consegnato, forse, avrebbe potuto salvare almeno la vita di un innocente morto alle Fosse Ardeatine, il partigiano orgoglioso rispondeva sempre la stessa cosa: “se ci fossimo lasciati fucilare dai tedeschi, la Resistenza a Roma sarebbe morta con noi. Non potevamo permetterlo”. Chissà se questa specie di bene supremo per cui combattevano i Gap è stata motivo sufficiente e necessario per consolare i parenti delle vittime di quella strage nazista o i parenti del piccolo Pietro Zuccheretti . Eppure, a distanza di 60 anni, questa storia non si può ancora raccontare. Nonostante i protagonisti siano tutti morti, la verità non sembra avere il permesso di venire a galla. Perché ci sarà sempre l’Anpi, pronta a farla risprofondare nell’oblio della memoria. 5 Venerdì 12 luglio 2013 Anniversari Dal Parlamento di Vienna al fronte anti-austriaco, fino alla forca. Senza rinnegare nulla 97 anni fa l’impiccagione di Cesare Battisti, ultimo eroe del Risorgimento Avversario e poi amico di Mussolini, spese la vita per ricongiungere le terre trentine al Regno d’Italia. Socialista, ma lontano dall’idea marxista, fu soprattutto patriota e irredentista. E italiano con orgoglio di Federico Campoli iornalista, combattente, geografo, socialista, irredentista, ma soprattutto un patriota. Sono questi i termini e gli aggettivi che vengono in mente per descrivere la figura di Cesare Battisti. La sua attività politica comincia ad appena quindici anni, nel 1890. Non fa in tempo ad entrare nel mondo del liceo, che già distribuisce volantini e opuscoli contenenti informazioni di carattere storico. Vuole che tutti i suoi coetanei sappiano cosa sia successo in Italia dopo il periodo napoleonico. L’Austria preferisce omettere quella parte di storia, così da smorzare ogni entusiasmo di quelli che chiedono l’annessione del Trentino al Regno d’Italia. Insomma, quelli come Battisti. Ma la sua idea si evolve e prende corpo nelle aule universitarie. In particolare quelle di Firenze, dove matura la sua visione del socialismo. Niente a che vedere con l’idea marxista. Il suo spirito è inconciliabile con la visione materialista del filosofo tedesco. La sua è una ribellione romantica, per la quale è pronto a tutto pur di “far libero il suolo natìo”, per dirla con Mameli. Per lui si tratta del G compimento del Risorgimento. Conclude il percorso di studi con una laurea in geografia. Una materia di cui è rimasto affascinato sin da piccolo. Dopo la laurea si cimenta nel mestiere di giornalista. Nel 1896, fonda il Tridentum (che avrebbe voluto chiamare “Vita Tridentina”), per parlare del suo amato Trentino, della sua cultura, dei suoi monti e della sua economia. Due anni dopo, dà vita anche alla rivista “La cultura geografica”, un periodico specializzato sugli aspetti meramente fisici della sua terra. Battisti è un esploratore di prima categoria, uno che in prima persona va a studiare la conformazione delle montagne, dei fiumi e dei laghi. Tanto che una volta viene addirittura arrestato dalla polizia italiana, per aver incautamente oltrepassato i confini. “E’ una spia” dicono gli agenti. Un’accusa che porta Battisti dritto in prigione, ma solo per qualche giorno. Ci pensano gli amici a chiarire l’equivoco. Intanto, nel 1911 Battisti viene elette al Parlamento di Vienna. La sua prima sfida è quella di prestare giuramento alla Corona austriaca. A leggere la formula della promessa è un giovane Alcide De Gasperi che, come molti cattolici di allora, non disdegna il Re Francesco Giuseppe per il suo legame con la Chiesa. Tra i due, però, non corre buon sangue. Nel 1900 fonda “Il Popolo”, da cui lancia la sua campagna indipendentista. Una posizione diversa da quella su cui fino a quel momento aveva navigato. Ma l’idea è buona. E’ un primo passo per arrivare all’annessione al Regno d’Italia. Nel frattempo, Battisti intraprende un’altra battaglia. Quella della creazione di una università tutta italiana a Innsbruck. La proposta non va a buon fine. I pangermanisti si oppongono duramente, anche con violenze di piazza. Il 1909 è l’anno in cui un giovane giornalista socialista viene trasferito dal partito a Trento, per dirigere il quotidiano “L’avvenire del lavoratore”. Il suo nome è Benito Mussolini. I due, però, hanno due visioni differenti del socialismo. Mentre Battisti riesce a conciliarlo perfettamente con il patriottismo, Mussolini (quello della prima ora), invece, proprio non ne vuole sapere. Il futuro Duce d’Italia è troppo affascinato dall’idea dell’Internazionale, tanto che durante un suo discorso arriva a definire il deputato trentino come “troppo italiano”. Quindi, andava sbattuto fuori dal partito. Gli attriti tra i due vanno avanti per diverso tempo. Dopo qualche mese, però, Mussolini si accorge che ai trentini, dell’internazionalismo, proprio non interessa. Da quel momento, le sue posizioni e quelle di Battisti cominciano ad avvicinarsi. Da lì nasce una buona amicizia tra i due. Profetiche risulteranno le parole del parlamentare di Vienna nei confronti del futuro fondatore del Fascismo, pronunciate in una trattoria di Milano. “Tu Benito- dice Battisti- sei destinato ad un luminoso avvenire, sei buono, generoso e hai la stoffa del grande uomo. Ma hai un difetto. Sei troppo ambizioso. La tua ambizione ti perderà”. Il 28 giugno del 1914 è il giorno in cui uno studente serbo, Gavrilo Princip, appartenente ad un’organizzazione nazionalista chiamata “la Mano Nera”, uccide l’erede al trono d’Austria: l’Arciduca Francesco Ferdinando. Scoppia la Prima Guerra Mondiale. Battisti non ne è assolutamente entusiasta. Anzi, aveva già previsto quali disastrose conseguenze avrebbe comportato un conflitto con Vienna. Nonostante ciò, sa bene che l’Italia non può tirarsi indietro. Il 12 agosto varca il confine italiano. Cesare Battisti viene accompagnato verso il patibolo Comincia un’accesa campagna anti-austriaca, in favore dell’intervento. Addirittura, scrive al Re, chiedendogli di schierarsi contro l’Austria. Un mese dopo, il 14 settembre, Battisti pubblica un accalorato articolo di protesta sull’“Avanti!”, in cui si scaglia contro i socialisti pacifisti, accusati di non volere una guerra per “liberare coloro che non hanno assolutamente alcun desiderio di staccarsi dall’Austria”. Parole che uno come Battisti non può proprio sentire. Nello stesso giorno scrive una lettera anche all’amico Mussolini, pubblicata anch’essa sul quotidiano. “Se tu fossi stato lassù […] avresti assistito alla partenza coatta di oltre 30mila uomini, montanari, contadini, gente abituata da preti e da poliziotti alla rassegnazione. Eppure, tutti fremevano d’odio, tutti partivano lanciando all’Austria la maledizione. L’idea nazionale ha pervaso tutto e tutti […] nella speranza di tornare lassù con le armi in pugno”. Allo scoppio della guerra, nel 1915, il battaglione alpini Edolo diventa la nuova “patria” dell’irredentista trentino. Si arruola volontario, ma gli ufficiali italiani lo tengono nelle retrovie. Da lì, Battisti può mettere a disposizione le sue conoscenze geografiche. I suoi sforzi vengono vanificati dalla Strafexpedition. Nel 1916, Battisti ottiene finalmente di andare a combattere in prima linea. Ha 41 anni. Non è proprio un giovanotto. Comanda la seconda compagnia del Battaglione Vicenza, sesto alpini. Lo spediscono in Vallarsa. Come scrive in una lettera, lì “nessuno è sicuro di vivere, ma tutti sono sicuri di vincere”. La prima pagina del Giornale d’Italia dell’epoca Il 10 luglio, dopo una notte di aspra battaglia sul Monto Corno, Cesare Battisti e il suo amico Fabio Filzi, anche lui italo-austriaco, vengono catturati e condotti a Trento. Durante il tragitto, l’irredentista dice ai suoi carcerieri: “Ho sete”. I soldati austriaci gli porgono dell’acqua sporca. Una scena che ricorda molto la Passione del Cristo. Ma questa è solo la prima di una serie di abusi che Battisti deve subire. Schiaffi, sputi e insulti diventano il pane quotidiano di lì al processo. Il 12 luglio si tiene la prima udienza. Il boia, intanto, aveva già preparato la forca il giorno prima. Battisti, di fronte ai giudici, non nega, né rinnega nulla. Anzi, le conferma con orgoglio, tanto da suscitare il rispetto degli ufficiali presenti in aula. Poi le parole choc: “Chiedo la grazia”. Piomba un silenzio agghiacciante. Poi riprende: “Chiedo la grazia di essere fucilato, e non impiccato, per l’onore della divisa che indosso”. Appena concluso il processo farsa, Battisti viene fatto salire sulla forca, dove ad attenderlo c’è il boia Joseph Lang. Quest’ultimo gli infila il cappio al collo. Ma sotto il peso del militare italiano, il laccio mortale si spezza, sotto lo stupore di tutti. Lang esclama con cinismo: “Ich habe noch eine” (Ne ho ancora uno). Augusto Colombo è forse il pittore che meglio ha rappresentato la scena. In primo piano donne e bambini, atterriti e sconcertati. Alcuni ragazzini si nascondono dietro alle mamme, quasi per un mistico timore reverenziale. Alle loro spalle, i soldati austriaci, tutti con il capo chino. Infine, campeggia lui, Cesare Battisti, mentre docile, ma fiero, si lascia legare dai boia. A distanza di anni, sarà proprio Lang a dire: “Tutti quelli che ho impiccato piangevano o svenivano. Battisti no. Aveva nervi d’acciaio”. 6 Venerdì 12 luglio 2013 Scuola Le difficoltà della formazione in Italia, tra degrado degli istituti e insegnanti malpagati Scuola: investire e riformare per uscire dalla crisi L Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza: “Dobbiamo capire se e come trovare risorse” di Cristina Di Giorgi a scuola italiana è da sempre stata oggetto di discussione. Non solo in politica, ma anche in economia e nell’ambito della cultura in genere. Terminati gli esami di maturità, sui quali si è già sufficientemente dibattuto, si cerca ora di capire, nell’ottica della crisi economica che investe tutti i settori, come (e soprattutto quanto) investire, appunto, nella scuola. Il ministro dell’Istruzione Carrozza in proposito ha dichiarato che sta lavorando con il collega Saccomanni per trovare risorse. “Dobbiamo lasciar lavorare il ministro dell’Economia – ha detto – con il quale faremo un buon lavoro insieme. Ci saranno opportunità di spending review congiunte per capire se e come trovare risorse e liberarle per la scuola”. Se. Ecco il punto. Sebbene infatti, come rivendica orgogliosamente il ministro dell’Educazione, la scuola sia stata inserita nel decreto del Governo in tema di lavoro, la situazione per esempio dell’edilizia resta drammatica. E non solo in città già di per sé problematiche. Anche a Roma, infatti, ci sono parecchi gravi problemi di degrado. Da aggiungere alla difficoltà nel trovare fondi per la manutenzione ordinaria degli istituti scolastici c’è poi anche il dato relativo agli stipendi degli insegnanti: LAVORO I precari Invalsi chiedono al ministero di intervenire tra i più bassi d’Europa. Nonostante il loro ruolo fondamentale di educatori non solo quanto alla cultura degli alunni, ma anche e forse soprattutto quanto alla loro personalità e all’essere cittadini. “Gli insegnanti sono una forza, sebbene mal pagati e accusati di non fare niente” ha dichiarato il ministro Carrozza. Parole al vento, se ad esse non farà seguito un’oculata e precisa riforma che restituisca dignità e riconoscimento economico ad una professione tra le più importanti e socialmente rilevanti. Anche perché, al di là dell’incidenza che una tale riforma avrebbe anche sul piano del mercato del lavoro, migliorare la situazione scolastica italiana in tutti i suoi aspetti contribuirebbe a modificare la drammatica situazione del mondo gio- MATURITÀ 2013 Calo dei voti più alti In tutto il Paese, meno 100 e 100 e lode vanile. “La rinascita potrà avvenire solo se i giovani saranno messi nelle condizioni di riprendere a credere in sé stessi e nel proprio futuro, specialmente nella possibilità di migliorare, tramite studio e lavoro, lo status sociale dei loro genitori. Perché il Paese rischia se il figlio dell’operaio non sogna più” dice il ministro Carrozza. Condivisibile, ma fino ad un certo punto. Se è vero che la fiducia dei ragazzi è la base per poter ricostruire il futuro di tutti, è anche vero che la retorica dell’ascesa sociale non può essere la base per un utile e determinante progetto formativo. Bisognerebbe infatti partire da dati reali come i già citati problemi del degrado degli istituti e degli stipendi degli insegnanti. Una volta risolte le emergenze, tra cui vanno annoverate pur- troppo anche situazioni come i cosiddetti “diplomifici” (istituti paritari che vendono attestati scolastici con complicità anche di ispettori del Provveditorato), bisognerebbe proseguire con la realizzazione di idee come per esempio il collegamento con il mondo del lavoro (avviamento professionale) e della cultura in genere. Uno schema di riforma a tutto campo insomma, da programmare con la collaborazione tra addetti ai lavori e istituzioni, scolastiche e politiche. Un programma di miglioramento generale, forse non a breve termine ma sicuramente ad ampio respiro. Tanto utile quanto necessario per ridare prospettive a tutti gli studenti. Perché il Paese rischia quando i giovani non sognano più. E non solo i figli degli operai. I sindacati hanno incontrato il ministro dell’Istruzione Carrozza in occasione della presentazione del Rapporto Invalsi 2013 e le hanno fatto alcune richieste specifiche, in particolare riguardo ai precari dell’Istituto, per i quali è stato chiesto di prorogare i contratti. Tra gli altri argomenti discussi, la nomina del direttore generale dell’ente e l’apertura di tavolo al Ministero. “Sono trascorsi inutilmente tre mesi dall’appello che i precari dell’Invalsi hanno rivolto al precedente Ministro” si legge nel comunicato sindacale “e i precari non hanno ad oggi alcuna garanzia”. Inoltre la dirigenza Invalsi sta reclutando personale co un contratto a ter- mine. “La situazione – prosegue il sindacato – è poi resa ancora più critica dai lunghi e reiterati commissariamenti e dall’assenza del direttore generale”. La necessità, sempre più impellente, è quella di aprire un “tavolo tecnico in grado di individuare soluzioni idonee al superamento del precariato”. Anche perché vi sono lavoratori che questa situazione la vivono da più di 15 anni. E che “si sono visti costretti – continuano i sindacati – a presentare domanda di partecipazione a concorsi destinati ad altro personale su posti numericamente inferiori e con profili che non riconoscono nemmeno le professionalità interne all’istituto”. C.D.G. Le ragazze più brave in italiano, i maschi in matematica. Valutati anche i tweet Test sugli studenti italiani: al Nord vanno meglio che al Sud Pubblicati i risultati delle prove effettuate a maggio sulle classi campione ono stati resi noti in questi giorni i risultati dei Test Invalsi sulla scuola italiana, che hanno coinvolto circa due milioni e trecentomila studenti di classi che vanno dalla quinta elementare alla seconda superiore. Da quanto emerge dal rapporto, gli studenti del Nord sono più preparati di quelli del Sud, le ragazze sono più brave in italiano e i ragazzi in matematica. Se si considerano i risultati nello specifico e soprattutto le metodologie utilizzate nella stesura e nell’analisi delle risposte degli studenti, si possono trarre indicazioni molto importanti anche sull’influenza delle motivazioni degli alunni e del loro background. Oltre alle classiche risposte “a crocetta”, i ragazzi delle classi campione sono stati infatti chiamati a rispondere anche a domande sulla loro situazione familiare. E sono stati presi in considerazione, con il contributo di una società specializzata, anche i tweet di studenti, genitori e professori. Il quadro che ne è uscito risulta molto utile per tutti coloro che hanno a che fare con la scuola e, per i prossimi anni, si pensa S ttenere il massimo dei voti, e magari anche la lode, sta diventando sempre più difficile per gli studenti delle scuole secondarie italiane. Il dato dei “cervelloni” è infatti in netto calo rispetto a quello degli anni precedenti. Una delle motivazioni è senz’altro l’accresciuta difficoltà del nuovo meccanismo di attribuzione, in base al quale la media dei voti degli ultimi tre anni deve essere superiore al 9 (e non ci devono essere 7 in pagella), lo studente deve avere il massimo dei crediti scolastici e superare le prove d’esame a punteggio pieno. Questo il sistema messo in atto dall’ex ministro Gelmini, entrato in vigore a pieno regime dal 2012. Fino al 2009 il procedimento era più semplice: bastava il top nel credito e nel superamento degli esami, ai quali ci si O doveva presentare con una media superiore all’8. A protestare contro la rigidità delle regole per attribuire le lodi ci sono in prima linea i presidi delle scuole, che in tutte le grandi città hanno visto diminuire drasticamente il numero dei superbravi. “E’ un peccato, perché così non si valorizzano i ragazzi” dice la preside di un liceo di Bologna. Questo è senz’altro vero, ma va anche detto che la lode è un premio “eccezionale, che necessita di regole rigide” dichiara il presidente dell’Associazione Nazionale dei dirigenti scolastici. Agli studenti che vogliono uscire dalla scuola con il massimo dei voti non resta quindi che rimboccarsi le maniche e studiare. E augurarsi che le tracce delle prove d’esame, anche alla luce dei programmi svolti, siano accessibili. di ampliare le materie oggetto del test inserendo anche l’inglese. E c’è anche l’idea di creare un database con i risultati, in modo che i vari istituti possano confrontare il dato dei diversi anni e valutare progressi o peggioramenti. Prosegue poi, anche se più lentamente, la valutazione degli istituti scolastici. Le scuole coinvolte sono circa trecento e ce ne sono altrettante che hanno chiesto di essere inserite nel C.D.G. progetto. 7 Venerdì 12 luglio 2013 Esteri Egitto, Obama rivede gli aiuti e sblocca gli F16 Mentre il neo-premier Beblawi apre ai Fratelli Musulmani, è prevista per oggi un’altra manifestazione pro Morsi S Nella nota del Pentagono non si parla di ‘golpe’ perché ciò comporterebbe la cessazione immediata dei finanziamenti di Carola Parisi ono iniziate le consultazioni per la formazione del nuovo governo ed il neo-premier egiziano, Hazem Beblawi, non esclude la presenza di rappresentanti dei Fratelli musulmani nel nuovo esecutivo. “Non mi preoccupa l'appartenenza politica. Se qualcuno verrà proposto dal Partito della libertà e Giustizia (il braccio politico dei Fratelli musulmani, ndr) e quella persona è qualificata per l'incarico potrà essere considerata”- ha dichiarato il premier. Da parte loro i Fratelli Musulmani, nei giorni scorsi, hanno ribadito che non parteciperanno al nuovo governo. Stessa posizione per i salafiti del partito Nournè. Anche il Fronte di salvezza (nonostante la nomina del suo più noto rappresentate El Baradei alla vice presidenza della Repubblica) ha espresso perplessità sul processo di transizione. Obama e la revisione degli aiuti. Il presidente americano Obama ha ordinato una rivalutazione dei programmi di aiuto Usa per il governo egiziano. Gli Stati Uniti ribadiscono il loro impegno a difendere le relazioni col Paese e il Pentagono ha reso noto che “considerati gli eventi della scorsa settimana, il presidente invita i dipartimenti e le agenzie inte- Nella foto, il neo premier egiziano, Hazem Beblawi ressate a rivalutare la nostra assistenza al governo dell’Egitto”. Questo è quanto si legge nel comunicato che non cita esplicitamente quanto accaduto la scorsa settimana, non menzionando la destituzione del vecchio presidente Mohamed Morsi da parte dell’esercito. Per quel che riguarda la consegna dei jet F16 all’Egitto, il dipartimento alla Difesa assicura che tutto resta come programmato. Manifestazione pro-Morsi. È prevista per oggi, nel primo venerdì di Ramadan, un’altra grande manifestazione che i Fratelli Musulmani hanno indetto contro l’attuale “governo usurpatore”. E la tensione nel Paese resta alta: uomini armati, a bordo di un pick-up, hanno aperto il fuoco sul convoglio su cui viaggiava il comandante dell'esercito, generale Ahmed Wasfi, nella città di Rafah. Wasfi è rimasto illeso, ma una bambina di 5 anni è morta nello scontro a fuoco. Ieri, invece, nel nord del Sinai, è stato rinvenuto il cadavere di un commerciante 60enne, con la testa mozzata e mani e piedi legati. E' il secondo copto assassinato nella turbolenta provincia egiziana da sabato, quando un commando armato aveva ucciso un prete di 39 anni mentre comprava generi alimentari in un mercato di El Arish. Nel nord del Sinai operano gruppi di estremisti islamici che prendono di mira i copti per il sostegno dato alle proteste che hanno portato alla destituzione del presidente Mohamed Morsi. MOSCA CONTRO ‘GLI SPIONI’ TORNA ALL’ANTICO Macchine da scrivere per gli 007 russi opo la divulgazione dei documenti top secret diffusi da Wikileaks, le ‘soffiate’di Edward Snowden sui programmi segreti del governo americano per sorvegliare le comunicazioni telefoniche e Internet e dopo le notizie sulle intercettazioni delle comunicazioni di Dmitri Medvedev al summit G20 di Londra, Mosca prende in mano la situazione. Parola d’ordine: guardare al vecchio. Il Servizio Federale di Protezione, infatti, ha messo al D bando i computer. Troppo rischiosi. Gli 007 russi scriveranno i documenti più riservati sulla carta. Per questo, come riporta oggi il quotidiano Izvestia, l’Fso ha ordinato 20 macchine da scrivere per la somma totale di 486.500 rubli (11.500 euro). Fonti interne al Servizio federale di Protezione hanno spiegato che in alcuni casi scrivere o stampare documenti su e da dispositivi elettronici non è riC.P. tenuto sicuro. Per i crimini commessi durante la guerra in Bosnia Karadzic: la Corte dell’Aia annulla la sua assoluzione er una fatale coincidenza ieri la Corte d’Appello del Tribunale penale internazionale dell’Aia ha accolto la richiesta del procuratore generale e ha Radovan Karadzic reintrodotto l’accusa di genocidio a carico di Radovan Karadzic, ex leader politico dei serbi di Bosnia. Una decisione arrivata proprio nel giorno in cui ricorreva il 18esimo anniversario del massacro di Srebenica, di cui ora Karadzic dovrà rispondere, insieme all’accusa di genocidio di musulmani croati e bosniaci, in Bosnia, durante la guerra dal ’92 al ‘95. Oltre alle due accuse di genocidio, l’ex leader politico dovrà rispondere di undici capi d’imputazione per crimini di guerra e contro l’umanità. Il giudice Theodor Meron ha comunicato: “La Corte d’Appello rovescia la decisione presa in primo grado di assolvere Karadzic per il genocidio nelle città e conferma l’incriminazione”. Il leader dei serbi di Bosnia fu catturato nel 2008 dopo 12 anni di latitanza. Più di un anno fa, il 28 giugno del 2012, era stato assolto dall’accusa di genocidio nei villaggi della Bosnia, tra cui quello di Bijielina nel marzo 1992. L’ufficio del procuratore si era appellato contro la decisione della Camera di prima istanza di non muovere contro di lui l’accusa di genocidio, relativamente alle persecuzioni in sette municipalità della Bosnia, perché non esistevano elementi di prova atti a confermarla. La decisione del Tribunale penale internazionale non significa automaticamente la condanna di Karadzic. Il processo a suo carico è infatti in corso: tra i capi d’imputazione torna, però, il genocidio. E a Srebenica, intanto, ieri in 8mila hanno ricordato il massacro di C.P. Srebenica. P 8 Venerdì 12 luglio 2013 Italia Il centro-sinistra romano alle prese con i malesseri interni dopo la formazione della giunta “Oggi nel Pd tutti renziani, ma alla Leopolda c’ero solo io” DA ROMA E DAL LAZIO PER LA “STORIA” ARRIVA UMBERTO GENTILONI SILVERI Il guardiano della memoria Alla Regione Lazio per gli amici (e i parenti) c’è sempre una consulenza Patrizia Prestipino: “La corsa al potere delle correnti uccide il partito Fondarne un’altra? No, ma al congresso occorrerà discutere parecchio” elenco degli scontenti in casa democrat si infittisce sempre di più. È anche fisiologico, verrebbe da dire: ci troviamo alla vigilia del congresso che decreterà il nuovo leader del partito e in ambito capitolino si è appena insediata una giunta “molto” di sinistra; da assegnare ci sono presidenze di commissioni, incarichi e “poltrone” varie. Insomma ognuno si aspetta la propria fetta di torta e non tutti sono accontentabili. L’anomalia tuttavia, se così vogliamo chiamarla, deriva dal criterio della scelta delle varie assegnazioni, determinato quest’ultimo dalle logiche correntizie del partito più di ogni altro caratterizzato appunto dalle “correnti” e dall’allineamento a queste ultime. C’è chi poi il proprio scontento lo manifesta con macchinosi silenzi o ritorsioni sottobanco contro questo o quell’esponente che non ha mantenuto eventuali promesse, e chi invece lo esprime a viso aperto. Come l’ex assessore provinciale allo Sport e Turismo, Patrizia Prestipino, che con un’accorata lettera ha voluto ribadire la propria delusione per la scarsa considerazione ricevuta, ma allo stesso tempo la propria fedeltà al suo partito di appartenenza, nonostante tutto. “Sono sempre stata una persona cristallina che preferisce dire quello che pensa piuttosto che trincerarsi dietro ad un falso ‘buon viso a cattivo gioco’. Ho scritto una lettera molto ironica per esprimere la mia delusione per il non essere amata da un partito al quale ho dato tutta me stessa e nemmeno sotto forma di cortesia, non dico un membro del partito, ma un sindaco di una città come Firenze. L’ Patrizia Prestipino per il quale continuerò a farlo. Un partito che a quanto pare continua a non premiare merito e competenza, ma l’appartenenza a questa o quella corrente”. Nella sua lettera sostiene di aver pagato per alcune “colpe” che i democratici non le hanno perdonato. Tra queste: il suo essere renziana, le primarie condotte in autonomia dai diktat del partito, e il suo legame sentimentale con Riccardo Milana. Da quando Riccardo ha lasciato il Pd, e di conseguenza la corrente ad egli riconducibile è andata frantumandosi, per magia mi sono trasformata unicamente “compagna di”. Tutto ciò che avevo fatto o stavo facendo è svanito agli occhi delle altre sfere del partito. Da quel momento in poi ho cominciato a sostenere apertamente le idee di Matteo Renzi. Sono stata la prima a credere in lui e l’unica esponente romana del Pd a partecipare nel 2011 alla convention alla Leopolda, così come sono stata l’unica quando è venuto a Roma, nello stesso anno a presentare il suo libro. Nessuno si sprecò ad accogliere Eppure oggi il registro sembra cambiato. Oggi fanno tutti a gara a definirsi renziani. È per tale ragione che a me il termine “renziano” non piace. Io sposo le idee innovative che un soggetto può portare, non la giostra di nomi che gira intorno alla relativa corrente. Esattamente come sta accadendo oggi, rimane la corrente e cambiano i nomi degli appartenenti. Oggi coloro i quali si sono improvvisamente “svegliati” renziani, specialmente a Roma, sono quelli riconducibili all’area Gentiloni. E ad oggi non essere una “gentiloniana” non premia, specialmente per chi, come me, lo ha sfidato alle primarie. Come intenderà portare avanti il suo impegno per il partito? Fortunatamente, per tutto ciò che ho fatto in questi anni, ho un grandissimo seguito. E non mi riferisco alle sole primarie. Inoltre, ho al mio fianco anche un gran numero di delusi che come me non hanno intenzione di arrendersi né di abbandonare la nave. Come ho scritto nella lettera noi siamo i non amati dal partito, i cosiddetti “figli di un dio minore”. Con queste persone molto valide ci stiamo organizzando per creare un movimento da presentare al prossimo congresso, per continuare a far valere le nostre idee, anche senza la corrente di supporto. Ugo Cataluddi Da oggi a domenica alla Tenuta della Mistica Il giovane consigliere del Pdl morto in vacanza Ambiente e legalità: c’è Falcolandia nel nome del Capitano Ultimo Morte di Matteo Bonetti, per il Gip le indagini devono continuare nche quest’anno l’Associazione Volontari Capitano Ultimo onlus organizza grazie ai volontari della casa famiglia che porta il suo nome, l’evento-fiera Falcolandia 2013, che parte oggi alla Mistica. Falco, volo libero dell’anima. Falco, diminutivo di Giovanni Falcone. Il capitano Ultimo tende una mano ai più deboli e organizza una manifestazione in cui il protagonista è il volontariato. Quello puro, militante, che viene fatto non solo da chi ha possibilità di tendere una mano, ma anche e soprattutto dai soggetti deboli (disabili, detenuti, che nell’associazione dell’ormai colonnello, sono diventati risorse importanti, e non un peso per la società). Musica, natura, rapaci, cultura, solidarietà. Tre giornate no stop a favore dei minori della casa famiglia e dei soggetti svantaggiati che offrono senza chiedere nulla in cambio. “L’ambiente è di tutti – dice Ultimo – per tutti. Senza distinzioni, senza ambiguità, con il coraggio di essere semplicemente esseri umani, finalmente esseri umani. na morte in vacanza, una operazione sospetta. Un’inchiesta difficile. È quella che sta cercando di stabilire le cause della morte di Matteo Bonetti, all’epoca dei fatti consigliere del Pdl al II Municipio. Politico? Forse, ma soprattutto un ragazzo (aveva 24 anni) la cui scomparsa ha lasciato tantissime persone disperate. Ora, la Procura di Roma sta indagando, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, undici medici del policlinico Umberto I: e se il pm Maria Bice Barborini aveva chiesto l’archiviazione, il gip Roberto Saulino ha optato per la riapertura delle indagini. È l’effetto di una lunga serie di perizie discordanti, che rendono l’idea su quanto sia difficile la ricostruzione dei fatti. Di certo, si conoscono le tappe del calvario di Matteo. Il 31 luglio viene operato per risolvere un problema di poliposi nasale, all’origine di una sinusite cronica e altri disturbi. L’intervento sembrava riuscito, ma dopo la dimissione Bonetti deve tornare A Ambiente e umanità, ambiente e rispetto delle diversità, ambiente e legalità”. Una festa e fiera dell’artigianato, con 30 stand di ogni genere: dalla pelletteria fatta su misura, alla degustazione di prodotti enogastronomici locali. Tre giornate in cui si può ammirare l’artigianato, gli antichi mestieri. Un parco giochi per i bambini e tanta musica folkloristica nel rispetto delle tradizioni autoctone. Musica colombiana con il gruppo Tairona oggi. Domani la jam session irlandese coordinata dal maestro Peperoni e a seguire gli stornellatori romani, cantastorie di strada e tradizione toscana con David Vegni e Agnese Monaldi. La domenica sarà all’insegna della bossanova brasiliana con la cantante Donatella Daniele. L’orgoglio del capitano ultimo è proprio nella sua filosofia degli ultimi straccioni, di creare una risorsa e una forza lavoro là dove le persone corrono il rischio di essere emarginate e considerate un peso. Valter Brogino U in ospedale una prima volta il 7 agosto: una settimana di ricovero per capire a cosa fosse dovuta la copiosa emorragia dal naso, la febbre e altri disturbi. Nuova dimissione ma il giorno seguente Matteo è di nuovo al pronto soccorso dell’Umberto I, e di nuovo con una notevole epistassi (sangue dal naso). Il 20 agosto la nuova operazione, che sembra riuscita: dimesso il 3 settembre, Matteo si sente bene e parte per il viaggio che aveva prenotato, in Dalmazia. È morto in albergo, a Zara, il 25 settembre. La sua giovane vita spezzata da un infarto emorragico causato da una trombosi dell’arteria basilare. Tragica fatalità, inevitabile destino? Oppure omissioni, se non addirittura errori, nell’equipe medica che lo ha operato, soccorso e poi nuovamente operato al Policlinico Umberto I? Questo il principale dilemma che l’inchiesta, tra le perizie discordanti dei nominati di parte, sta ora cercando di chiarire. V.B. D opo che il centrosinistra laziale si era autocelebrato per l'approvazione della legge sulla riduzione dei costi della politica, Zingaretti, con un blitz, ha nominato quattro consulenti esterni alla pubblica amministrazione. Il “nuovo inizio”, slogan elettorale che aveva galvanizzato un popolo che non ha mai smesso di rincorrere palingenesi, si è risolto in una vecchia prassi orientata alla scientifica applicazione del manuale Cencelli. Tanto che il quartetto riflette, da Sel ai centristi, la maggioranza che sostiene l’ex presidente della Provincia di Roma. In pochi giorni si è passati dalla sobrietà allo sperpero. La notizia, sebbene datata, merita tuttavia un approfondimento con particolare riguardo alla delega più marcatamente politica. Si tratta della “tutela alla memoria storica”, conferita ad Umberto Gentiloni Silveri, docente di storia contemporanea presso l’università di Teramo che ha assolto un compito analogo a palazzo Valentini. La materia, così come definita dal decreto di nomina, attiene più ad un guardiano che ad un consulente, chiamato a sorvegliare un qualcosa la cui integrità sembrerebbe compromessa. La memoria può essere insidiata da oblio e revisionismo. Ma se il primo pericolo è scongiurato dalla miriade di associazioni, istituzioni e fondazioni che sottraggono dall’amnesia determinate vicende, il secondo rappresenta una minaccia permanente che, con il rigore dell’indagine storica, scalfisce molti dei miti fondanti della Repubblica. Sorge il sospetto che, con tale operazione, si voglia sacrificare la ricerca sull'altare dell'ideologia. Non vorremmo che il cugino del deputato Pd fosse chiamato alla rimembranza di certi episodi e alla rimozione di altri. Il 10 febbraio, ad esempio, sarà ancora il giorno in cui, grazie ad una norma approvata nel Lazio nel 2003, si ricordano i martiri italiani caduti nelle foibe o queste ultime torneranno ad essere solo delle cavità carsiche da confinare nei manuali di geografia? Unitamente all’eccidio delle Fosse Ardeatine, ci si rammenterà anche della strage che l’ha scatenato o Bentivegna sarà di nuovo celebrato come il padre della patria? C’è il rischio di scomunica politica se, sommessamente, si rammenta che nella “battaglia di porta san Paolo”, episodio centrale delle "radiose giornate", ad aprire il fuoco contro la Wehrmacht furono i granatieri agli ordini del generale Solinas che, come molti dei suoi uomini, aderì alla Rsi? Quanto allo sbarco di Anzio, vicenda di cui Gentiloni è esperto, accanto a chi si immolò per la libertà, è possibile riconoscere anche le ragioni di quanti, lungi dal battersi per l’affermazione della schiavitù, caddero per l’onore? Se dagli avvenimenti si passa ai luoghi della memoria ci piacerebbe conoscere la posizione dell’autorevole professore sul destino del mausoleo di Affile edificato alla memoria del maresciallo Graziani o sulla sorte che spetterà al monumento a Francesco Cecchin che sorge a piazza Vescovio, dove l’accidiosa borghesia rossa, sino all’ultimo, si è mobilitata per impedirne la realizzazione. Ridurre la storia ad una branca della necrologia genera malcontento e sulla memoria, al di là della retorica, ci si divide. Tuttavia con il passato ci si può misurare anche con serenità e pietas. Gli esempi, a sinistra, non sono mancati. Gianni Borgna, il migliore assessore alla Cultura che la capitale ricordi, ha promosso convegni su Nietzsche, Gentile, Marinetti e Bottai; Craxi, ha ricordato la figlia Stefania, quando si recava a trovare i suoi cari al cimitero di Musocco, sostava al campo X per deporre fiori sulle tombe di Valenti e della Ferida, uniche riconoscibili. Riteneva vergognoso l’anonimato nel quale erano state lasciate le altre lapidi, dove riposano millecinquecento repubblichini. Tramontata la stagione degli statisti, ci è rimasta quella dei consulenti. Alessio Aschelter 9 Venerdì 12 luglio 2013 Dall’Italia Milano – La nube rosa-arancione Spunta una telefonata rimasta celata negli archivi della Procura di Palermo Mix di acidi: paura a Rozzano Fragalà e l’intercettazione nascosta Evacuati un centinaio di cittadini Non pomeriggio l’allarme è rientrato n errore nella miscelazione di alcuni acidi. Potrebbe essere questa la causa della nube acida di colore rosa-arancione che si è formata ieri a Rozzano, centro alle porte di Milano. L’incidente è avvenuto intorno alle 13.30 in via Grandi, sede della Ecolab, ditta che produce profumi, detersivi e composti chimici. Le sostanze si sono liberate nell’aria probabilmente a causa di una reazione tra un mix di reagenti, tra i quali l’acido solforico, venuti in contatto inavvertitamente. Sul posto sono subito giunti i vigili del fuoco del Nucelo batteriologico-chimico, il personale dell’Arpa e un’ambulanza. L’amministrazione comunale di Rozzano è subito intervenuta con automobili che, dotate di altoparlanti, invitavano la gente a rimanere a casa con le finestre chiuse perché la nube potrebbe causare irritazione e bruciore agli occhi. Un centinaio di persone nei dintorni della zona dell’incidente sono stati evacuati, così come una scuola U materna. Molti hanno avvertito un forte odore di cloro nell’aria, causato probabilmente proprio dalla nube che, col passare del tempo, appariva rosa o arancione più scuro. Anche il sindaco della vicina Opera, Ettore Fusco, su Twitter invitava a non recarsi nella zona di Ponte Sesto e ai residenti di alcune strade della città restare in casa. “Le sostanze liberatesi nell’aria - si legge nel sito web del comune di Opera - non sarebbero pericolose se non in caso di inalazione diretta o esposizione prolungata però si potrebbe avvertire un altro odore”. Nel tardo pomeriggio i vigili del fuoco sono riusciti a bloccare la fuoriuscita senza alcun problema di salute per i lavoratori della fabbrica. Non risulta infatti nessun ferito, né intossicato. Stando al sito web del comune di Rozzano, intorno alle 16.30 l’allarme è rientrato definitivamente. Le cause dell’incidente invece sono ancora in fase di accertamento. Barbara Fruch Svolta nelle indagini: l’avvocato ed ex parlamentare di An, per gli inquirenti, fu ucciso da due affiliati a Cosa Nostra. Dubbi sul movente e sui mandanti aso Fragalà, dopo tre anni e mezzo, nel giorno dell’arresto dei tre presunti assassini dell’avvocato ed ex parlamentare di An, emerge un’intercettazione telefonica – effettuata dalla polizia per un’altra indagine un’ora prima dell’aggressione - che fino a ieri è rimasta inspiegabilmente negli archivi della Procura di Palermo. C’è comunque l’ombra di Cosa Nostra dietro l’omicidio. Fragalà fu preso barbaramente a colpi di bastone il 26 febbraio del 2010 fuori al suo studio, davanti al Palazzo di giustizia, e morì tre giorni dopo all’ospedale Civico. In 41 mesi di indagini, è stato detto tutto e il contrario di tutto. La verità, era a portata di mano: ma è stata incredibilmente ignorata. Ora, finalmente, gli ipotetici massacratori hanno un volto e un nome. L’ordine di custodia cautelare riguarda due pregiudicati – già in carcere per reati di mafia –, Francesco Arcuri e Salvatore Ingrassia. In galera finisce invece un terzo uomo, Antonio Siragusa. A incastrarli, appunto, la seguente intercettazione captata dalla Ps nel corso di un’altra indagine: “Chiddi unn’è cuntu ca’ s’annu arricugghiutu cu’ u cuoso i lignu” (quelli ancora non sono arrivati con quel coso di legno), dice Siragusa C Nella foto, l’onorevole Fragalà ai due “compari”. Secondo gli inquirenti, i tre arrestati, alle 19:09 del 26 febbraio 2010, si incontrano a Borgo Vecchio per definire i dettagli operativi del delitto. Alle 20:23, le immagini estrapolate dagli impianti di video sorveglianza posti in via Nicolò Turrisi, luogo del delitto, documentano la presenza - a pochi metri dallo studio della vittima - di Ingrassia e Siragusa. Alle 20:26, quest’ultimo riceve due strane telefonate. Dodici minuti dopo, il legale esce dal suo studio e si dirige verso il garage. Passano solo 60 secondi e Fragalà viene aggredito a colpi di bastone da un uomo alto 1,85 cm circa che fugge a bordo di un Sh300 bianco. Il presunto assassino? Arcuri. “A imprimere un’accelerazione all’indagine – spiega il procuratore aggiunto Maurizio Scalia – sono state le dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Monica Vitale. Che ha indicato gli esecutori quali persone vicine al mandamento di Porta Nuova”. Secondo la “pentita”, amante di un picciotto della zona, Fragalà sarebbe stato ucciso per motivi passionali. Perché avrebbe dato fastidio alla moglie di un suo cliente in carcere. Lo avrebbe saputo da Tommaso Di Giovanni, boss del quartiere adiacente a Palazzo dei Normanni. Resta però in piedi anche la pista della “punizione professionale”. Il penalista, tra i suoi assistiti, aveva personaggi che gravitavano nelle cavità di Cosa Nostra, come Vincenzo Marchese e Salvatore Fiumefreddo, imputati con l’accusa di aver fatto da prestanome al boss dell’Uditore Nino Rotolo. A decidere la morte dell’ex militante dell’MSI, potrebbe essere stato il reggente di Pagliarelli, Gianni Nicchi, figlioccio di Rotolo e amico di uno degli arrestati, Arcuri, che era con lui la sera prima della cattura del superlatitante. A questo proposito, i mafiosi non avrebbero gradito la strategia processuale dell’avvocato in merito alle inchieste in cui i boss erano coinvolti. Nelle indagini, ancora alcune ombre. I primi segnali di luce, finalmente incominciano a intravvedersi. Ciò che ha veramente dell’assurdo, però, è che quella telefonata sia uscita solo ieri. Con 41 mesi di ritardo. Federico Colosimo Eurosky Tower . L’investimento più solido è puntare in alto. Milano - Continuano le ricerche dei Carabinieri Caccia al pirata killer della 16enne in bici L’appello del padre della ragazza: “Il criminale si consegni alla giustizia” ilano. Caccia al pirata della strada che lunedì scorso – poco dopo la mezzanotte - ha travolto e ucciso una ragazza di 16 anni, Beatrice Papetti. Ad arrivare per primo sul luogo dell’incidente il padre, Nerio Papetti, volontario del 118 da trent’anni. Vani i tentativi del personale sanitario di rianimarla: per la 16enne non c’era nulla da fare; fatali le gravi lesioni riportate. L’adolescente stava attraversando la Padana Superiore in bicicletta insieme al cugino, quando una monovolume a forte velocità l’ha investita. Nessun rimorso invece per il pirata che, dopo l’impatto, ha fatto perdere le sue tracce. Ai Carabinieri, il cugino della ragazza uccisa ha raccontato la dinamica dell’incidente nei minimi dettagli: l’auto dalla grossa cilindrata si dirigeva in direzione Gessate e, dopo l'urto, il pirata non si è fermato per prestare soccorso M alla ragazza ma ha accelerato la corsa per darsi alla fuga. Sul fronte delle indagini, i militari dell’Arma si stanno concentrando per recuperare i filmati di alcune telecamere di videosorveglianza posizionate prima e dopo il tratto stradale dove è avvenuto l'incidente. Gli investigatori, inoltre, sono alla ricerca dell’auto anche in tutte le carrozzerie della regione. Dalle ricostruzioni del ragazzo – probabilmente, dato il violento impatto – la monovolume dovrebbe aver subito dei danneggiamenti. Il padre di Beatrice non si dà pace: “Questo criminale si consegni alla giustizia”. “Io faccio il volontario sull’ambulanza - ha aggiunto ancora - e dico fermati perché quando investi una persona non puoi non avere la coscienza di fermarti e di andare via”. Giuseppe Sarra Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La vicinanza di grandi aziende (italiane e multinazionali) e la posizione assolutamente strategica rispetto agli aeroporti e al centro città garantiscono una elevata richiesta di unità abitative di piccolo/medio taglio in affitto per manager e dirigenti. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 10 Venerdì 12 luglio 2013 Col satellitare in tasca: ecco i “poveri migranti” Ancora sbarchi per centinaia di clandestini Italiani costretti ad andarli a prendere al largo L delle coste libiche, maltesi e tunisine di Barbara Fruch a marea non si ferma. D’altronde è già inarrestabile di suo, se poi gli italiani sono costretti ad andarsi a prendere i loro ospiti quando hanno da poco abbandonato le coste della Libia o quando invece sono finiti nelle acque maltesi, allora diventa davvero difficile che il flusso possa rallentare. Sotto con la conta: due imbarcazioni sono state localizzate nelle nottata tra mercoledì e giovedì nel Canale di Sicilia a circa cento miglia da Lampedusa. Sulla prima imbarcazione 28 persone a bordo, tra cui una donna, tutti apparentemente in buone condizioni di salute. Il natante, apparso subito in condizioni molto critiche, sgonfio nella parte poppiera, ha indotto il comandante della nave “Cigala Fulgosi”, a dichiarare l’emergenza e prendere a bordo tutti i passeggeri. Sull’altra imbarcazione sono stati soccorsi altri 179 immigrati. Sempre ieri, ma in giornata, a Lampedusa, sono giunti a bordo di una motovedetta della Guardia costiera 52 clandestini (tra i quali 10 donne, di cui 2 in stato interessante) soccorsi a largo delle coste libiche dal rimorchiatore italiano "Asso 25" dirottato sul posto dopo una richiesta di soccorso con un telefono satellitare. Idem per un barcone con 86 persone a bordo, segnalato da un peschereccio maltese. Nel pomeriggio 5 sedicenti tunisini sono stati invece soccorsi dalla Guardia costiera di Marsala, contattata telefonicamente dagli stessi cinque. Poveri, disperati ma col telefono satellitare… Un altro intervento di soccorso ha visto impegnate i guardacoste e la Gdf in collaborazione con una motovedetta di Malta, dopo che i profughi (146 in tutto a bordo di un barcone che stava per affondare) erano stati localizzati in acque maltesi. Le acque erano maltesi, ma i soccorsi obbligo per gli italiani. Infine, un mercantile italiano, la "Eleonora Lembo" ha avvistato e segnalato a circa 50 miglia dalle coste tunisine un gommone con una cinquantina di migranti a bordo. Dall’Italia Sceglie il suicidio assistito in Svizzera: ma D’amico non era malato terminale Con il caso dell’ex magistrato di Vibo Valentia si riapre il dibattito sull’eutanasia U La denuncia arriva dalla figlia e dalla vedova, dopo i risultati choc dell’autopsia. Dubbi sul rispetto della procedure di Francesca Ceccarelli n grave stato di depressione e un comparto medico senza scrupoli, queste le premesse complici della mano che ha posto fine alla vita dell’ex magistrato calabrese Pietro D’Amico, 62 anni, morto con il suicidio assistito in una clinica svizzera. Un fatto pieno di lacune e ombre riportato alla cronaca dopo la richiesta da parte della figlia e della vedova del defunto, di una nuova autopsia sul corpo del pm di Vibo Valentia. Risultati che non lasciano dubbi, come dichiara l'avvocato Michele Roccisano, amico di D'Amico, e legale della vedova: “Approfonditi esami di laboratorio dei reperti prelevati dal corpo, hanno escluso perentoriamente l'esistenza di quella grave e incurabile patologia dichiarata da Nella foto, l’ex magistrato di Vibo Valentia, Pietro D’Amico alcuni medici italiani e asseverata da alcuni medici svizzeri”. D'Amico non era affetto da quella grave patologia che lo aveva convinto a chiedere il suicidio assistito: si tratta di un errore scientifico dalle conseguenze fatali. La cartella clinica sfalsata avrebbe influenzato il magistrato, già depresso per la presunta malattia, tanto da richiedere il suicidio assistito a Basi- lea. Ma gli errori non sono da attribuirsi solo alle diagnosi italiane: attualmente la legge svizzera impone che, a confermare il suicidio assistito, siano almeno due medici, non chiamati ad assistere materialmente il paziente nell’atto finale. Nel caso di D’Amico ciò sembra non essere avvenuto: uno dei medici suddetti era la stessa Erika Presig, dell' Associazione Eternal Spirit lifecircle, soprannominata 'dottoressa Mortè’. Proprio lei ha assecondò il volere di D’Amico e lo portò a compimento. Un altro tassello che contribuisce a gettare ombre sulla verità. Ora spetta alla magistratura ita- liana stabilire se i medici italiani, autori della prima diagnosi, siano o meno responsabili dell’ errore medico e in che modo siano arrivati a tali conclusioni visto che pare non abbiano mai sottoposto il paziente ad esami strumentali specifici che avrebbero accertato l’esistenza di una grave patologia. Tra l’altro, da quanto è emerso, l’ex magistrato aveva già tentato di ottenere il “visto della morte” ma, non avendo le opportune certificazioni, gli era stata respinta la richiesta. Nel frattempo ha preso il via un’indagine in Svizzera per stabilire se sia stata violata la legislazione d’oltralpe, meno severa, ma che impone comunque ai medici che assistono il paziente al suicidio, di accertarsi dell’effettiva presenza di una patologia terminale, poiché spesso i sintomi vengono amplificati dal paziente caduto in uno stato di ansia e depressione acuta. Conclude l’avvocato Roccisano: “Oggi, questa sconvolgente verità rende, se possibile, ancora più dolorosa la morte di quel grande intellettuale e grande magistrato”. NAPOLI – LA DURA LOTTA ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA U Chiude onlus anticamorra: Don Merola lancia l’allarme n grido di aiuto. È quello che lancia il parroco anticamorra Don Luigi Merola che si è visto costretto a chiudere per mancanza di fondi la sua associazione “A voce d’e’ creature” che si occupa del recupero dei bambini di strada per rimetterli su un cammino di giustizia e legalità. La onlus con sede a Napoli, ma ormai radicata in tutta la Regione e in tutta Italia grazie alla collaborazione con circa 1200 istituti scolastici, vive grazie al lavoro dei volontari e alle donazioni. Ora però questi soldi non bastano non ci sono più i fondi per gestire le attività messe in piedi per i ragazzi dei quartieri disagiati, quelli dove l’azione della criminalità organizzata si fa sentire come unica soluzione alla vita di strada. La difficoltà è quella di pagare le tasse e le utenze, spiega Don Merola in una intervista rilasciata ad Ambrogio Crespi, direttore di ‘Clandestinoweb’. “La fondazione nasce anni fa da un bene confiscato alla Camorra. Il nostro intento è quello di far tornare i bambini a scuola – afferma Don Merola – Abbiamo attività pomeridiane che vanno dallo sport, alla musica, ai corsi di informatizzazione; cerchiamo poi di avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro. Fino ad ora queste attività sono state portate avanti grazie ai proventi della pubblicazione de la “Provvidenza” e del 5 per mille, ma mai nessun ente pubblico ci ha sostenuto. Purtroppo oggi ci troviamo a chiudere schiacciati dalle spese tra cui quelle delle tasse, come quella sui rifiuti solidi urbani, la Tarsu”. Don Merola chiede quindi al governo di intervenire con una legge ad hoc volta alla tutela di quelle associazioni che gestiscono i beni confiscati alle mafie e che si vedono schiacciati dal peso delle tasse e delle utenze che, troppo spesso, non riescono a coprire a causa della scarsezza dei fondi a disposizione in particolare in un periodo difficile di crisi economica. “I beni confiscati non possono pagare le tasse: c’è in questo senso un vuoto legislativo che va colmato, altrimenti il lavoro delle forze dell’ordine, nel recupero e nella bonifica viene disperso e diventa inutile – continua il prete – Ho fatto una proposta al riguardo, ma è rimasta lettera morta e nessuno ha avuto il coraggio di portarla avanti. Nella proposta di legge chiedevamo che chi gestisce i beni confiscati sia esentato dal pagamento delle tasse e dalle utenze che vengono utilizzate per finalità sociale; tutto il conto può rientrare sul fondo unico di giustizia: i soldi sarebbero così presi dalle confische fatte alla criminalità organizzata. Altrimenti ci prendiamo in giro. L’Italia è un bel paese, ma tutti sono bravi a predicare… poi nella concretezza chi è che fa la lotta alla Camorra? Dopo le grandi operazioni e i grandi blitz, tutto ritorna come prima. Nessuno si preoccupa di mantenere nella legalità i ‘soldatini del boss’. Abbandonati a loro stessi non possono che ritornare a chiedere i soldi alla malavita”. B.F. 11 Società Super cafoni da spiaggia in azione Venerdì 12 luglio 2013 L’estate è ormai esplosa: è ora di dire addio a cravatta e tacchi... e correre tutti al mare E Gli italiani alle prese con il relax e il buongusto: un binomio che non sempre funziona di Francesca Ceccarelli state bon ton non ti conosco. Sembra essere proprio questo il diktat degli italiani che finalmente di rilassano in vista delle vacanze estive. Perché, se è pur vero che la volgarità spesso la fa da padrona per tutto l’anno, in estate sembra davvero non esistano limiti. In virtù di quel senso di libertà e rilassatezza che aleggia nell’aria, gli italiani vengono pervasi da un malcostume e un’indecenza che raramente conosce eguali. Spiagge prese d’assalto senza curarsi del buon vicinato d’ombrellone, abbigliamento succinto e di cattivo gusto, per non parlare del linguaggio, degno di uno scaricatore di porto. Senza offesa per nessuno. Si potrebbero forse limitare i danni stilando un decalogo-memorandum di base da seguire, in modo tale da prevenire situazioni di potenziale cafonaggine quotidiana. Pochi semplici tabù in cui ognuno è incappato almeno una volta nell’estasi vacanziera. Occhiali 24 ore su 24 Un must: gli occhiali da sole sembrano diventare un organo vitale. Conversare inforcando maxi occhiali con lenti scure o a specchio è d’obbligo. Non importa se sia sera inoltrata. DAGLI ANNI CINQUANTA AD OGGI UN MODO PER VISITARE, RISPARMIANDO House Sharing: com’è bello andare in vacanza senza costi E Il web è il veicolo per eccellenza. Tour virtuali e siti altamente specializzati nella mediazione dello scambio state, voglia di vacanze. Ma non tutti possono permettersele. E allora arriva la moda dell’ “house sharing”, cioè di scambiarsi la casa con altre persone, spesso anche lontanissime. La pratica di quello che oggi si chiama house sharing nasce negli anni Cinquanta e a fare da apripista furono gli insegnanti. Disponendo di una lunga pausa estiva, ma spesso non potendo permettersi di trascorrerla interamente in vacanza, cominciarono a scambiarsi le case a vicenda. Un metodo che oggi sembra essere tornato largamente di moda: non ci sono spese e si può cambiare meta di anno in anno. Almeno fino a quando a qualche genio dell’economia non verrà in mente di tassare anche questo, che in un momento di così grave crisi economica è un fenomeno il cui dilagarsi si spiega facilmente. Il web è il mezzo per eccellenza per veicolare richieste ed offerte: ci sono aziende che offrono questo tipo di servizio, mettendo in contatto i proprietari tra loro, anche quando di mezzo ci sono distanze notevoli. Il tutto ad un congruo canone annuo, una sorta di abbonamento. Importantissimi in questo senso i moderni mezzi di comunicazione, che offrono la possibilità di effettuare tour virtuali nelle zone e nelle abitazioni che possono costituire una meta gradita. Il fenomeno funziona meglio nelle zone di interesse turistico e nelle città d’arte, ma anche la campagna riscuote un certo successo. L’offerta è varia: scambio di casa, ma anche ricerca di “homesitter”, di una persona cioè che tenga sotto controllo l’abitazione che rimane vuota per periodi di vacanza più o meno lunghi. E poi famiglie alla ricerca di scambi culturali per i propri figli, o persone che mettono a disposizione la casa al mare o in montagna per cambiare meta. In Italia sono circa in ottomila ad aver scelto Multicolor Il mondo è a colori, l'estate ancora di più. Le tinte unite sono considerate tristi e fuori luogo. Allora largo ad accostamenti improbabili e raccapriccianti: turchese-fucsia-giallo acido-verde ramarro, tutto corredato ad una bella abbronzatura ad opera di lampada. Comici improvvisati Non c’è nulla da fare: c’è sempre qualcuno nel gruppo che si autonomina raccontatore di barzellette. Più sono sconce e più tirano, ovvio. Se poi ci sono bambini non importa, una montagna di ridate a squarciagola li preserverà dall’ascolto. Passeggiata en plein aire Il caldo giustifica tutto. Anche circolare al di fuori della spiaggia in costume o con asciugamani-pare. Uno spettacolo non sempre piacevole. Basterebbe un minuto di buongusto per infilarsi bermuda e T-shirt. Tacco ad oltranza Rinunciare a 12 cm di altezza in più? Mai. Così ci sono donne che non si permettono una camminata in relax nemmeno sul bagnasciuga. Una distorsione alla caviglia vale un’occhiata d’ammirazione dei bagnanti. Canotta retrò E gli uomini non restano a guardare. Lasciata in armadio la camicia, tra quelli che sposano le t-shirt c’è chi sceglie una semplice canotta bianca. Solito discorso, non è per tutti. Ma non lo accettano i pluri-tatuati che devono sfoggiare le proprie opere d’arte tenute in letargo durante l’inverno. Pic-nic affumicato Piatti freddi di facile digestione. Si vaneggia. In spiaggia non si rinuncia a una succulenta bistecca con tutte le complicazioni del caso. Barbecue improvvisati e conseguente ammasso di rifiuti. Per non parlare dell’odore che può non essere gradito tutti. Suonerie malefiche Smartphone mai più senza. E d’estate non passa la moda di sbizzarrirsi con le suonerie. Decibel a palla e melodie degne di rave party. Il vicino dorme? Problema suo. Piccole “delicatezze” in cui incappano irrimediabilmente tutti. A esserne esenti non si sarebbe italiani al 100%. Estate è sinonimo di cafone. Il caldo, l'aria di vacanza, inibizione addio. FOCUS Blog islamici negli Usa: è boom i tratta di riuscire a conciliare la passione per la moda con le proprie radici culturali, e il successo è garantito. Mediare tra passato, presente e futuro: questa la chiave. Lo sanno bene negli Stati Uniti dove è ormai un continuo fiorire di blog di matrice islamica: contenitori web dove le ragazze della famosa “seconda generazione” si scambiano consigli di moda cercando di reinterpretare le proprie radici e tradizioni. Veli e hijab liberi da integralismo e dispute religiose, è questo il punto. Ha cominciato nel 2007 Mariam Sobh, di Chicago, con la prima web tv poi diventata podcast ( caricamento online di singoli contenuti) “Hijabtrendz.com”: oggi questo indirizzo è un portale di moda muslim che conta 2 milioni di accessi al mese. Visto tale successo altre iniziative stanno sorgendo in questa direzione come “StylishMuslimah”, “Beautiful Muslimah”, Hijabi & The City. Ci sono poi anche piattaforme sociali come You Tube, Pinterest e Insagram che dedicano spazio al tema. In questo tam tam spuntano anche i nomi di nuove celebrità sorte pro- S l’house sharing, e il fenomeno sembra destinato ad espandersi. E’ un mezzo che consente anche a chi è costretto a stringere la cinghia di trascorrere le vacanze dove vuole senza essere strangolato dagli affitti costosissimi delle abitazioni nelle zone di villeggiatura. Certo, è un guaio per hotel, alberghi, pensioni, camere in affitto … ma la crisi è tanta e tale che molte strutture ricettive, house sharing o no, resterebbero vuote comunque. E il problema è sempre lo stesso: il sistema fiscale oppressivo e strangolante. Un albergo che volesse ridurre i costi per diventare appetibile, sarebbe forse più frequentato, otterrebbe un numero maggiore di prenotazioni. Ma il cappio fiscale sarebbe talmente stretto da strozzarlo comunque. E’ il destino di molte, troppe aziende italiane: ridurre la richiesta, quindi diminuire gli introiti, ma dover pagare comunque cifre esorbitanti allo Stato per mille balzelli, senza avere alcuno sgravio. Con le banche che fanno credito solo a chi i soldi già ce li ha. E.M. prio su internet, una di queste è Yasmine Kanar (nickname Yaz the Spaz) una 24enne di Miami che detta legge in materia di tutorial per trucco e abbigliamento: per fare un esempio sono ben 14 i modi da lei indicati per avvolgere la pashmina. E’ sorto poi un vero marchio di moda islamica, Artizara.com, che ricalcando le orme della più famosa marca spagnola (Zara) cavalca l’onda dello shopping addiction ( dipenda da acquisto) giovanile e guadagna fior di dollari, tra gonne e vestiti, tutto rigorosamente approvato F.Ce. dal buon gusto. . 12 Venerdì 12 luglio 2013 Teatro “Canale Mussolini” e “Operazione Quercia” Latina e Campo Imperatore: due luoghi simbolo diventano il palcoscenico di vicende che appartengono alla storia d’Italia B Pernarella e Pingitore mettono in scena il Duce. Successo di pubblico e critica per due spettacoli che, forse, nessuno si aspettava di Emma Moriconi isognava forse arrivare al terzo millennio per comprendere che il Ventennio fascista è stato un fenomeno storico, culturale e sociale che non si può cancellare dall’album delle foto “di famiglia”. Un’epoca con luci ed ombre, certo, ma che non può essere chiusa in un cassetto o relegata solo nei libri di storia. Che, si sa, a scrivere sono sempre i vincitori. Dopo Roma antica, bisognerà pur ammetterlo, nessun Go- verno è riuscito a “fondare” intere città dal nulla, se non quello fascista. Ed è a questo ambito che si è ispirato Clemente Pernarella nel mettere in scena “Canale Mussolini”. Lo spettacolo in due atti, andato in scena nei giorni scorsi presso i giardini del Palazzo Comunale di Latina, è una trasposizione teatrale del libro omonimo di Antonio Pennacchi, vincitore del Premio Strega 2010. Benevoli sia critica che pubblico, che hanno apprezzato il contesto opportunamente riprodotto sulla scena e la performance degli attori. Ma non sono mancate le polemiche, in realtà prevalentemente sul web. Si sa, scrivere dietro ad un pc rende tutti dei coraggiosi leoni, e quando si parla del Duce c’è sempre qualche benpensante sinistrorso in agguato, pronto a dettare, dall’alto della sua cattedra “democratica” (che non ammette ipotesi contrarie o discussioni), i buoni e i cattivi. Unanime, invece, il giudizio della critica: “Canale Mussolini” è uno spettacolo complesso, difficile, ben fatto. Due gli atti di questa piece teatrale che ha fatto il tutto esaurito ed ha emozionato il pubblico presente, con un’ evocazione del contesto rurale e continui rimandi alla struttura urbana della città, oltre che con un intenso gioco di luci e di suoni. In scena: Giorgio Colangeli, Marina Biondi, Melania Maccaferri, Emanuele Accapezzato, Silvia Ciarmatori, Walter Cordopatri, Giorgia Giovannetti, Ludovica Grimaldi, Lara Lasala, Stefano Muroni, Sara Negrosini, Roberto Repele, Benedetta Rubera, Marisa Sarno, Morris Sarra, Marinella Scavone, Aldo Sorrentino, Francesca Rossetti, quasi tutti pontini. Soddisfatto il regista, Clemente Pernarella: “data la complessità del libro, la rappresentazione evidenzia ancora una forte parte di ricerca che si manifesta soprattutto nel secondo atto. Proprio nella seconda parte è stato affrontato intenzionalmente, con la formula della “mise en espace,” poiché avevo la necessità di testare dal vivo la reazione del pubblico, per individuare senza più incertezze la linea narrativa e l’intero percorso drammaturgico da intraprendere per la definitiva struttura dell’adattamento teatrale. “Canale Mussolini” è stato realizzato interamente a Latina e questo mi permette di pensare che il “teatro pontino “ sia ormai una realtà, esiste, ed è fatto di storie, d’infinite professionalità e la comunità è pronta, attenta, e quando le proposte culturali sono serie e strutturate, risponde sempre favorevolmente”. “Operazione Quercia”, invece, è in corso e sarà in scena fino al 14 luglio a Campo Imperatore, in provincia dell’Aquila: diretto da Pier Francesco Pingitore, il naturale palcoscenico è proprio il salone dell’albergo dove il Duce fu tenuto prigioniero e poi liberato dai Tedeschi. In scena i giorni dal 2 al 12 Nella foto, il Duce, a Campo Imperatore, appena liberato settembre 1943: è l’inizio della Repubblica Sociale Italiana. Di Luca Biagini, interprete di Mussolini, è stato detto che è “dotato di eccellente orografia cranica e di profonda occhiata littoria” (“Il Messaggero”). Ottima la critica anche per gli altri: Mauro Mandolini, Marco Simeoli, Federico Perrotta, Barbara Lo Gaglio, Valentina Olla e Morgana Giovannetti, oltre ai ballerini Leonardo Bizzarri e Raffaella Saturni. Pingitore non è nuovo a questo genere di trattazione: è suo anche lo spettacolo che raccontò le ore successive al 25 luglio ’43 a Villa Torlonia nel 2010. Torna quindi a dedicarsi al teatro divulgativo del passato, e lo fa, di nuovo, con il personaggio più scomodo della storia d’Italia: Benito Mussolini, il Duce. «Il Duce non c’è più, ma il signor Mussolini deve andare fino in fondo», gli fa dire Pingitore uscendo di scena: Il Secolo d’Italia commenta, a buon diritto, “da perfetto eroe shakespeariano”. FOCUS Grecia, sul palco contro la xenofobia TEMPO DI CRISI E TAGLI ALLA CULTURA L’Arena del Sole è “aperta comunque” “ Decine di lavoratori cassintegrati hanno scelto di portare avanti la loro opera nonostante non possano più attingere alle necessarie risorse Aperti comunque”: è questo lo slogan scelto dai 28 lavoratori dello stabile di Bologna “L’Arena del Sole”. Si aprono i battenti anche d’estate grazie al lavoro gratuito dei dipendenti in cassa integrazione. La crisi li ha travolti ma loro non si arrendono. La cultura prima di tutto , così decidono di programmare un cartellone ridotto che andrà in scena dal 10 al 18 luglio 2013. Si tratta di spettacoli totalmente ad ingresso con offerta libera: Moni Ovadia, Laura Curino, Ivano Marescotti e Alessandro Bergonzoni, alcuni dei protagonisti. Si tratta di una rassegna autogestita che ogni sera prende vita, animando l’estate bolognese. Dalle 19 prendono vita camerini, magazzini per abiti, palco e retropalco, tetti d’ordinanza: tutto all’interno di un mini percorso turistico dello stabile in compagnia di storici volti come Marina Pitta, Nanni Garella, Vito, Malandrino e Veronica. Dopo il tour scatta c’è l’aperitivo, quindi alle 21 lo spettacolo di un’ora, salutato dalla musica offerta dai migliori djset delle radio locali. Spiega Tommaso uno dei dipendenti dell’Arena in cassa integrazione fino al 31 agosto prossimo:”A causa della crisi la nostra stagione estiva è saltata. Questa è la risposta di chi lavora in questo teatro undici mesi l’anno in un momento in cui per noi non ci sono risposte certe per la continuità del nostro lavoro”. Fare quello che si sa fare a prescindere da tutto: è questo il motore che muove attrezzisti, costumisti, tecnici e operatori della comunicazione appartenenti allo stabile dell’Arena del sole. Continuare a lavorare in nome dell’arte senza cedere alle limitazioni imposte dai tagli economici effettuati alla cultura negli ultimi tempi. Spiega Cheti Corsini, responsabile comunale di bologna del settore cultura: “Il Comune lavora ancora all’ipotesi della fondazione. Stiamo ancora attendendo la risposta della Corte dei Conti per il nostro progetto, ma nel caso ricevessimo una risposta negativa stiamo già sondando strade alternative”. Aggiunge Bruno Damini, direttore del marketing dello stabile:”La cassa integrazione finirebbe il 31 agosto ma partiremo comunque con la nuova stagione 2013-14. La prima tappa sarà a fine ottobre con l’avvio della tournée de Le voci di dentro con Toni Servillo”. Mentre si cerca di arrivare a una soluzione soddisfacente, contributi all’attività dell’Arena arrivano anche a livello internazionale: Alessandro Bergonzoni, Moni Ovadia e Camillo F.Ce. Olivetti e molti altri. a cultura è una delle armi migliori che un paese possa impugnare per combattere mali della società come la xenofobia. Lo sanno in Grecia dove il teatro è stato scelto come arma per combattere l’odio e il pregiudizio. Ad Atene la compagnia di attori “Vice Versa”, mette in scena uno spettacolo pensato proprio per promuovere la convivenza tra greci e immigrati. Una grande mossa in una situazione generale di caos. Così è la vita’ si chiama la pièce e racconta storie di clandestinità e persecuzione. Attori greci recitano insieme a persone provenienti dai quattro angoli del mondo: Bakhar Hussein Al Bakhar, 28 anni, per esempio viene dalla Siria e dichiara: “La Grecia non è la mia patria, ma è il mio secondo paese. Avere due paesi è una ricchezza. Ma uno è considerato davvero una persona solo se ha i documenti in regola. Se avessi una carta d’identità potrei viaggiare, sarei come tutti gli altri”. L ‘ Poi c’è Elias Kiama Tzogonas proveniente dall’Africa: “Mi sono reso conto che anche se c‘è un piccolo gruppo di persone che non ci vuole qui, che ci odia, ce n‘è un altro, molto più grande, che è stato la mia vita, la mia famiglia, il mio villaggio.” Il regista Aggeliki Girginoudi non ha dubbi: lo spettacolo è lo strumento giusto per dire no al clima diffuso di discriminazione che si sta sviluppando nel paese: “Vogliamo tirare su il sipario – afferma- e vogliamo che gli spettatori vedano, attraverso le nostre storie, le loro stesse vite. Alla fine vorremmo che sentissero che siamo tutti parte di una sola anima in questo universo, e dovremmo rispettarci l’un l’altro. Non esistono anime illegali o anime clandestine.” Il volontariato è il motore che spinge l’intero gruppo teatrale: costumisti, scenografi e macchinisti. Il pubblico poi non paga, anche se molti degli spettatori decidono di lasciare una libera offerta. F.Ce.