A10 296 Valeria Lucrezia Andriani Ernst Krenek Jonny spielt auf ARACNE Copyright © MMVII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–1336–6 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: settembre 2007 Indice Prefazione di Helmut Loos 7 Introduzione 9 Capitolo 1 Ernst Krenek, musicista e uomo del suo tempo 15 Capitolo 2 Il novecento o il secolo della modernità in musica 2.1 Verso la Repubblica di Weimar 2.2 Il clima socio-culturale 2.3 Il rinnovamento musicale 29 29 31 35 Capitolo 3 Jonny spielt auf 3.1 Genesi di una composizione 3.2 Analisi dell’opera: la storia 3.3 Analisi dei personaggi 3.4 Temi di “Jonny spielt auf” 45 45 52 53 65 Capitolo 4 Jonny spielt auf: alcune note di regia 71 Capitolo 5 Jonny spielt auf: successi ed insuccessi 77 Capitolo 6 Ernst Krenek e Kurt Weill 85 Capitolo 7 Libretto: traduzione dal tedesco all’italiano 93 Bibliografia 153 5 Prefazione Trattandosi del primo libro su Ernst Krenek ad essere pubblicato il lingua italiana bisogna dargli grande merito poiché si tratta evidentemente di un desiderio di informazione culturale in Europa e solleva la giusta domanda: quanto europea fosse la musica del ventesimo secolo? Fino al diciottesimo secolo lo scambio musicale all’interno dell’Europa avveniva senza problemi, la nuova musica dall’Italia si espandeva per l’appunto nell’arco di un breve periodo su tutto il Continente, così come i musicisti boemi cercavano la loro fortuna nelle regioni più diverse. Ernst Krenek, boemo, era nato a Vienna, ma la sua vita sin dal principio si concentrò completamente nei luoghi di lingua tedesca. Vienna e Berlino furono le città più importanti della sua vita fino a che nel 1937 per motivi politici dovette esiliare negli Stati Uniti. Oltrepassò i confini con la sua musica, la sua opera Jonny spielt auf ebbe un successo mondiale in tutto il mondo dalla sua Prima Esecuzione nel 1927 a Lipsia. Influssi del jazz contrastavano con il linguaggio musicale tardoromantico e formavano pertanto un delizioso contrasto che incontrò lo stato d’animo degli Anni Venti in Europa. Certamente perché risoluto oppositore del Nazionalsocialismo, a Krenek fu privata a partire dal 1933 ogni possibilità di rappresentare le sue musiche, tanto che una sistemazione nella vita musicale gli fu resa impossibile. Solo dopo il Secondo Conflitto Mondiale tornò spesso in visita in Europa, gli fu fatto molto onore, ma musicalmente fu ricevuto soprattutto nei circoli d’avanguardia. Jonny spielt auf non ricevette la dovuta attenzione, ecco perché questa è in assoluto la prima monografia su quest’opera lirica. L’opera viene spesso nominata in altri contesti, citata soprattutto a livello informativo per lo spirito degli Anni Venti (Einramhof) e specialmente in modo come oggetto d’odio della cultura politica del Nazionalsocialismo (Dümling), ma come lavoro a sé stante non è mai stato trattato finora in una pubblicazione. Che ora questo vuoto venga colmato in lingua italiana è forse un buon segno di una crescente coscienza culturale euro- 7 pea. E’ molto auspicabile che tali connessioni, a quanto pare rare, divengano sempre più numerose. (traduzione dal tedesco di Álvaro López) Chiarissimo Prof. Dr. Helmut Loos Ordinario di Storia della Musica Facoltà di Musicologia Università di Lipsia – Germania 8 Introduzione Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, una serie di cambiamenti destruttura e ristruttura l’universo culturale europeo. Il telefono, la radiotelegrafia, il cinema, l’automobile, l’aeroplano posero i fondamenti per un orientamento nuovo nel modo di esperire il tempo e lo spazio1. Il tempo e lo spazio in quanto categorie universali sono particolarmente adeguate al compito di struttura di una storia globale, all’interno della quale si situano espressioni particolari, ma assai significative2. Dato che ogni esperienza ha luogo nel tempo e nello spazio, le due categorie forniscono una struttura comprensiva, che può includere sviluppi culturali ad ampio raggio come il cubismo, la poesia simultanea e la musica ragtime, assieme al piroscafo o alla mitragliatrice. L’estensione dello “spazio vissuto” da una dimensione sensibile a una dimensione assai più ampia porta significativi cambiamenti nella costruzione del senso e nella produzione culturale in generale e artistica in particolare. Il cubismo, il futurismo, il romanzo “del flusso di coscienza” non sono espressioni prive di ragione, ma costituiscono un significativo epifenomeno di cambiamenti assai più profondi nella società occidentale. Se la tecnologia è causa di cambiamento (anche perché consente uno scambio di significati e di esperienze su scala assai più ampia), la filosofia che si sviluppa tra la fine dell’Ottocento e gli albori del Novecento è condizionata e condiziona i cambiamenti in atto. Freud, Nietzsche, Shopenauer per alcuni versi, Marx ed Engels per altri aspetti contribuiscono a realizzare una epocale inversione di tendenza nella tradizione filosofica dell’Occidente. 1 Cfr. S. Kern, Il tempo e lo spazio, Il Mulino, Bologna, 1988 Un affascinante percorso concettuale a tale proposito viene proposto in H. Stuart Hughes, Consciousness and Society: The Reorientation of European Social Though 1890-1930, New York, 1958 2 9 Il cinquantennio a cavallo tra i due secoli si connota per questa particolarissima caratteristica: il continuo divenire, il tramonto della stasi e l’esigenza quasi esistenziale di velocizzazione non solo dei trasporti, ma anche e soprattutto dell’evoluzione del pensiero e dell’arte. E la velocità, guarda caso, è l’emblema della relazione tra tempo e spazio. Parallelamente a questi percorsi di ordine eminentemente culturale, l’Europa vive nel primo ventennio del Novecento l’esperienza del primo conflitto mondiale. Al di là delle considerazioni storiche intorno a questo evento funesto, preme sottolineare come la prima guerra mondiale abbia costituito la prima occasione di “incontro paritetico” (se non sperequato a vantaggio dell’America) tra Europa e America, da cui sono derivate nel corso del tempo commistioni significative sia politiche che culturali. È l’inizio di una nuova epoca. Politica, arte, filosofia, cultura: tutto muta nel corso del XX secolo ed Ernst Křenek può rappresentare la sintesi di questo novum che si affaccia in Europa e in America. In questa monografia ci si soffermerà in particolare su Jonny spielt auf, opera del 1927 attraverso cui Krenek ottiene in Germania a Lipsia un successo clamoroso. Ma quale può essere il nesso tra un compositore austriaco di origine e americano di adozione e il quadro culturale sinteticamente presentato sin’ora? Ritroviamo una considerazione interessante in una affermazione di Hugo R. Fleishmann, il quale scrive di Křenek: “In Jonny spielt auf trova posto tutto ciò che attira la nostra generazione: film, radiodiffusioni, altoparlanti, jazz, fox-trot, alberghi di lusso e treni espressi […] Soprattutto fu il primo compositore di musica seria che abbia osato impiegare forme di danza americane, ciò che ogni persona dotata di una certa cultura aveva in precedenza considerato come un’eresia”3. Ma ha appunto precisato di aver voluto interpretare 3 H. R. Fleishmann, alla voce Krenek E., in Grande Enciclopedia della musica classica, Curcio Editore, Roma, 1990, vol. 2, p. 657 10 nei due atti dell’opera “i ritmi e l’atmosfera della vita moderna in quest’epoca di scienza tecnica.”4 A dimostrare come l’opera di Krenek sia un’opera di notevole spessore culturale ma anche di forte impatto sociale, ricordiamo che il suo editore sottolineava che quando il Monopolio del tabacco austriaco aveva prodotto una nuova sigaretta “l’aveva lanciata sul mercato con il nome di Jonny: e a coronamento di tutto ciò giunse da Berlino un loquace legale, il quale acquistò i diritti cinematografici per conto della Warner Brothers. Il film non fu mai girato, ma l’assegno era in perfetta regola. Tutta la faccenda fu fantastica…”5. L’opera di Křenek rappresenta anch’essa un segno di cambiamento stilistico ma diremmo anche “linguistico”. Oggetto di questo studio sarà proprio l’analisi di Jonny spielt auf. Si contestualizzerà in maniera puntuale Ernst Křenek e la sua opera per approfondire poi Jonny dal punto di vista stilistico, esaminandone la genesi e le prime rappresentazioni, la storia e i personaggi, i temi e la regia per concludere con un ampio spazio dedicato alle recensioni e con un’ultima sezione nella quale osserveremo parallelamente la figura di Křenek e quella di un altro grande autore suo contemporaneo, Kurt Weill: quest’ultimo capitolo è dedicato dunque a due tra i principali esponenti della “musica di consumo”. I contenuti e le modalità espressive dei due autori si situano all’interno di un filone culturale assai variegato: il primo quarto del XX secolo infatti vede sorgere in Europa una nuova realtà artistica che potremmo definire “sociale”: la produzione artistica è legata anche al diletto e all’oblectamentum animi, ma è soprattutto produzione attraverso la quale “dipingere” la realtà sociale contemporanea. Gli artisti scendono dall’«Empireo» per parlare agli uomini con un linguaggio adattato alla nuova coscienza: si tratti di arte figurativa, letteraria o musicale, la “rappresentazione” diviene tale in senso stretto. 4 5 Ibid. Ibid. 11 In una società che si apre all’americanizzazione, anche il linguaggio artistico diviene simbolico6. Křenek e Weill nel panorama musicale sono notevoli esempi in questo senso. Il libro si conclude con la traduzione letterale del libretto tedesco, di cui lo stesso Krenek ne fu autore. Ciò ci permette di leggere e di esaminare dal punto di vista teatrale lo stile e il linguaggio dell’opera. V.A. 6 A proposito del linguaggio simbolico, un approfondimento è in P. Contini, L’Oggetto e il senso, Aracne, Roma, 2005, pp. 122 e segg. 12 Ernst Krenek, musicista e uomo del suo tempo 13 Capitolo 1 Ernst Krenek, musicista e uomo del suo tempo Durante gli anni del regno di Francesco Giuseppe (18481916), Vienna era una città culturalmente viva, tanto da essere considerata la capitale mondiale della cultura. In essa era possibile cogliere, più che altrove, segni e presenze dello spirito del tempo: spirito inquieto, consapevole della fine di una civiltà. In questa città i segni di inquietudine e della ricerca di via d’uscita erano più eloquenti che altrove: dalla scoperta delle oscure forze psichiche fatta da Freud, all’analisi della solitudine esistenziale che connota le opere di Rilke e di Kafka, alla ricerca di nuove modalità espressive nell’ambito figurativo con lo “stile della Secessione” (Rezessionstil) che, assumendo singole connotazioni e definizioni nelle varie aree, si diffuse in tutta Europa; per non dire in fine dell’ambito musicale con le opere di Mahler e Schönberg. Non mancava, tuttavia, nemmeno la partecipazione del popolo e la diffusione di massa della cultura musicale. Basti pensare che il nuovo Teatro dell’Opera, diretto da Mahler dal 1897 al 1907 e da Weingartner dal 1907 al 1911, era stato completato nel 1896; la Volksoper era stata inaugurata nel 1904; l’Orchestra Filarmonica di Vienna era stata formata nel 1842; la Konzertvereinorchester era stata fondata nel 1900, la Wiener Tonkünstlerorchester nel 1907 e la Wiener Symphoniker nel 1922. All’epoca c’erano due grandi società musicali, ognuna con le sue sale da concerto nel centro della città: la Gesellschaft der Musikfreunde (Società degli amici della Musica), formatasi nel 1813, e la Wiener Konzertverein (Società Viennese di Concerti), fondata nel 1900. Questa era la Vienna di Krenek, un luogo in cui, intellettualmente, la musica era protagonista assoluta, ed in cui la monarchia si palesava attraverso sfarzose cerimonie e con musica, una città dove i commerci e gli affari erano controllati dagli Ebrei e dove la maggior parte della popolazione era antisemita; 15 Capitolo I un regno infine dove stavano verificandosi tumultuosi cambiamenti. L’indirizzo autoritario dell’Impero Asburgico respingeva ogni elemento progressista che era visto come avversario mortale della dinastia, per governare era necessario immettere nei ministeri personale tratto dalla burocrazia, la quale, unitamente all’esercito ed al clero, costituiva l’unico puntello del trono. Contemporaneamente, si inaspriva la situazione interna dei Balcani, culminata nell’annessione della Bosnia e della Erzegovina ai danni della Serbia. Questa tragica tensione porterà all’assassinio dell’arciduca ereditario Francesco Ferdinando d’Asburgo a Sarajevo, il quale delitto, come è noto, darà il via alla Prima Guerra Mondiale. Figlio di Ernst Krenek Sr., capitano militare, il nostro musicista nacque a Vienna nel 1900. Il giovane Krenek non frequentò la scuola pubblica, ma una privata di indirizzo religioso; all’età di otto anni iniziò lo studio del francese e proseguì gli studi nello Staatsgymnasium che gli avrebbe dato una formazione classica, qualificandolo per la successiva ammissione alla prestigiosa Università di Vienna. Seguendo l’esempio di sua madre, Krenek iniziò a prendere lezioni di pianoforte già all’età di sei anni e subito dopo aver imparato il significato del linguaggio delle note, la loro “composizione” fu per lui una grande scoperta, tanto che già nel 1908, all’età di otto anni, Krenek compose le sue prime due pagine di musica. Dopo quattro anni iniziò a prendere lezioni di piano da Fridolun Balluff, un insegnante della Kaiser Musik Schule. Per ampliare gli orizzonti musicali dei suoi alunni, Balluff li portava spesso nella Votivkirche per ascoltare musica d’organo, suonare trascrizioni a quattro mani della musica sinfonica di Mahler. Il giovane Krenek compose il suo primo vero lavoro, una canzone con accompagnamento del pianoforte per il compleanno di sua madre, nel febbraio del 1911, cui seguirono tre valzer per pianoforte nel maggio dello stesso anno. I progressi compiuti furono tali che dal 1912 egli fu in grado di suonare trascrizioni di intere opere. La sua prima esperienza a contatto con il melodramma avvenne quando, dopo aver analiz- 16 Ernst Krenek, musicista e uomo del suo tempo zato nota per nota Der Freischütz di Weber, assistette alla rappresentazione. L’influsso di Wagner e Strauss spinsero ben presto il giovane compositore a progettare un’opera su un tema “egiziano”, ma il lavoro non andò oltre il titolo. Le cose andarono meglio con Einsame Rose, una canzone per baritono e piano, composta nell’estate del 1913 e dedicata ad un insegnante che lui ammirava molto. Durante la stessa estate egli si recò in Bohemia per trovare i parenti materni, restando particolarmente affascinato da quel paesaggio. Le impressioni formatesi in questo viaggio avranno in seguito grande influenza su di lui, in particolare i paesaggi montani (non sarà un caso se l’opera Jonny spielt auf inizia con un’ambientazione naturalistica, in montagna, su un ghiacciaio). Allo stesso tempo, questo desiderio di estrema libertà causerà in Krenek un senso di oppressione nei confronti dei vincoli sociali. Nel 1914 l’Impero Austro-Ungarico dichiarò guerra alla Serbia, tre anni dopo una mobilitazione generale richiamò il padre di Krenek per la guerra. Il 10 Agosto, dopo che Francia, Inghilterra, Russia e Germania erano entrati nel conflitto, le truppe di Francesco Giuseppe invasero la Polonia e a settembre gli invasori subirono gravi sconfitte in Galizia e furono costretti ad oltrepassare le montagne della Carpazia. Gli interessi di Krenek si rivolgeranno agli studi linguistici e storici, non eccelleva in scienze né in matematica, ma questo dato passava sotto silenzio per via degli ottimi voti nelle materie umanistiche che gli avrebbero consentito l’accesso all’università. Il 1916 fu un anno decisivo per la sua carriera musicale, visto che il suo insegnante di pianoforte decise di affidarlo ad insegnanti più qualificati: Schönberg non era disponibile, essendo stato richiamato in guerra nel 1915, ma Franz Schreker, dai più considerato il leader della musica “nuova” a Vienna, lo sostituiva e poiché la famiglia Krenek non aveva i mezzi sufficienti per lezioni private, l’unica via praticabile era quella di entrare nella Accademia Imperiale di Musica. Nel 1916 Krenek entrava 17 Capitolo I quindi a fare parte della classe di composizione tenuta da Schreker. Entrare a far parte della Accademia Imperiale di Musica significava diventare membro di un nuovo mondo, proprio mentre il mondo di suo padre militare stava collassando. Il 21 Ottobre dello stesso anno il premier dell’Austria, Count Karl von Sturgkh, fu assassinato da Friedrich Adler e il 21 Novembre Francesco Giuseppe morì all’età di 86 anni. Sebbene la guerra non fosse ancora finita, si poteva ben dire che un’era volgeva ormai al termine. Nella primavera del 1918 Krenek fu chiamato per assolvere il servizio militare e grazie alla sua formazione classica e alla condizione sociale paterna, fu assegnato agli uffici del Kaiserbersdorf Barracks, a Vienna, con il permesso di continuare ad alloggiare a casa poiché i suoi compiti militari erano leggeri, cosicché fu in grado di continuare a prendere lezioni due volte la settimana all’accademia. Sebbene la Russia fosse caduta e gli Italiani fossero stati battuti a Caporetto, la situazione stava peggiorando per l’impero austro-ungarico, tanto che un anno prima Carlo I, successore di Francesco Giuseppe, sondò il terreno per un’eventuale trattato di pace, ma senza alcun esito positivo. Il blocco degli alleati causò scarsezza di cibo e grandi sacrifici per i civili, mentre i gruppi nazionalisti all’interno dell’impero, incoraggiati dal successo della Rivoluzione Russa del 1917, cospiravano contro i loro stessi governi e si ritiravano dalla guerra; nel contempo, a Vienna, i lavoratori scioperavano mentre gli Stati Uniti entravano in guerra in Aprile. Le truppe tedesche iniziarono l’avanzata contro il fronte occidentale proprio quando Krenek iniziava il suo servizio militare, ma a metà estate l’offensiva fallì e la situazione tornò favorevole per gli Alleati. Ma tutto questo fu rimosso dalla coscienza del musicista, che era un soldato riluttante e che cercava di restare il più possibile al di fuori della grave situazione. I suoi studi musicali invece procedevano bene e nell’Ottobre 1918 pure all’arsenale militare, fu in grado di scrivere musica durante tutto il servizio di leva. 18 Ernst Krenek, musicista e uomo del suo tempo Nel frattempo l’impero stava cadendo e il 4 Ottobre 1918 Carlo I faceva proposte di pace al presidente Wilson. Due settimane dopo gli Austro-Tedeschi costituivano un governo provvisorio. Il 25 Ottobre Carlo I liberò la casa d’Asburgo dal giuramento di fedeltà; il 28 i Cechi insorsero, il 29 l’Esercito Imperiale si sciolse e alcune truppe, che erano state sconfitte dopo l’iniziale vittoria nella battaglia di Vittorio Veneto, si ammutinarono; il 3 Novembre il governo austriaco firmò la pace che fu seguita dall’armistizio dell’11 Novembre, mentre Carlo I lasciava tutti i suoi poteri. Il giorno seguente fu proclamata la Repubblica Austriaca. Con la pace e la repubblica, le truppe furono sciolte e quindi dopo sette mesi passati come soldato, Krenek, diciottenne, poteva tornare a dedicarsi alla sua musica a tempo pieno. Suo padre, si ritrovava senza lavoro e senza pensione. Seguì, dunque, un periodo di grande povertà e privazioni per la famiglia, sebbene con la sua esperienza amministrativa, Krenek - padre cercò di ottenere un lavoro temporaneo in un ufficio. Per risparmiare combustibile l’intera famiglia si adattò a vivere in cucina. Krenek tornò al Gymnasium e nel Marzo 1919 completò i suoi studi mentre viveva con i suoi genitori e seguiva ancora le lezioni di Schreker. Il 5 Gennaio 1919 sorse in Germania il Partito Nazional Socialista e le sommosse comuniste spartachiste scoppiarono a Berlino. Il 15 Gennaio Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, leader della Lega Spartacus, furono uccisi. A Febbraio i Socialdemocratici vinsero conquistando molti seggi nel nuovo Parlamento Austriaco rispetto ai Cristiano-Sociali supportati dalla Chiesa Cattolica. La possibilità di unità Austria-Germania, da molti desiderata, svanì il 10 Settembre 1919 con la Pace di St. Germain che stabiliva i confini della nuova repubblica. Contemporaneamente, Mussolini fondava il Partito Fascista in Italia e, poco dopo, fu proclamata la Repubblica Sovietica in Bavaria, rovesciata dai veterani di destra meno di un mese dopo. Il 30 Giugno 1919 la Germania firmava la Pace di Versailles. Il 31 Luglio fu adottata la Costituzione di Weimar e dopo due settimane fu istituita la Repubblica di Weimar. In Austria le cose 19 Capitolo I si muovevano molto lentamente. La pace con gli Alleati non fu ratificata fino al 17 Ottobre. Durante la primavera seguente i Cristiano-Sociali guadagnarono il controllo del governo nazionale, che avrebbero mantenuto fino all’ Anschluss nel 1938. Il governo municipale di Vienna rimase nelle mani dei SocialDemocratici. Le condizioni precarie a Vienna non accennavano ancora a cambiare, gli stenti e la povertà restavano. Quando Krenek ottenne il desiderato diploma, era ormai troppo tardi per iniziare il percorso universitario. Aveva l’ambizione di diventare compositore; aveva già composto una fuga doppia, una prima sonata per pianoforte, una sonata per violino e pianoforte, e una serenata per clarinetto, violino, viola e cello. Sentiva però il bisogno di evadere, di abbandonare l’adolescenza ed entrare nel mondo degli adulti. Sebbene la sua famiglia e la sua casa fossero totalmente diverse, Krenek potrebbe essere paragonato a Stephen Dedalus rappresentato da James Joyce1. Come Stephen, Krenek sentiva il bisogno di lasciare la propria casa e raggiungere una indipendenza emozionale e intellettuale, di sviluppare credenze e valori stabili, di intessere relazioni con i suoi coetanei, di rendersi conto delle responsabilità e dei sacrifici a cui andava incontro. In conclusione, se avesse voluto veramente diventare un compositore, avrebbe dovuto acquisire piena consapevolezza della propria identità. Nel 1920 Krenek seguì Schreker all’Accademia di Berlino; qui, affiancando personalità come Ferruccio Busoni, Hermann Scherchen, Eduard Erdmann in una città di livello economico e socio-culturale più elevato, avrebbe ben presto allargato i suoi orizzonti musicali. La polifonia tardo-romantica delle sue prime composizioni prese le mosse verso l’atonalità, con una forte enfasi contrappuntistica, sulla scia di Reger e Strauss. Krenek fu subito considerato come uno dei maggiori giovani musicisti del primo dopoguerra e fu reputato – dopo la premiére dello String Quartet no. 1 nel 1921, “l’enfant terribile” della nuova 1 Cfr. J.L.Stewart Ernst Krenek: Eine kritische Biographie, Schneider, Tutzing 1990 20 Ernst Krenek, musicista e uomo del suo tempo musica. Allontanato sempre più dal suo insegnante, Krenek lasciò l’accademia di Berlino subito dopo il successo del 1921, pur senza aver conseguito il diploma. Tuttavia il suo intento di “rompere con le idee convenzionali” contava, ora, su una solida abilità musicale. Oltre alle musiche di Bach e Beethoven, la maggiore fonte d’ispirazione di Krenek erano le sinfonie di Gustav Mahler e già nella sua Prima e poi nella Seconda Sinfonia, Krenek riassunse la veemenza contrappuntistica di Mahler. Questa affinità con Mahler fu rinforzata da un legame personale: nel 1921 Krenek incontrò a Berlino Anna Mahler, figlia di Gustav, che sarebbe poi diventata la sua prima moglie. Il legame fu talmente stretto che Alma Mahler, vedova di Gustav, invitò Krenek a completare la Decima Sinfonia del marito. Dal 1923 insegnò per due anni in Svizzera, a Winterthur; di lì poi si trasferì a Zurigo. Il contatto con la Svizzera francese, con l’Italia e la Francia ebbe un impatto duraturo sulla sua visione dell’arte, tale che egli restò affascinato dalle caratteristiche della cultura romanza, che si presentò come una “perfetta misura di serenità, eleganza e chiarezza”2, come lui stesso la definì, e sempre più confacente alle “responsabilità civili” e ai “bisogni della comunità” come fosse una guida per la sua creatività. Durante una visita a Parigi, Krenek incontrò Milhaud, Honneger, Poulenc e Stravinsky, restando sorpreso dalla loro facilità di approccio neoclassico con la musica del passato: seguendo il loro esempio, Krenek fece luce sulla tradizione musicale Centro – Europea, da Bach a Brahms, scrivendo in breve tempo un numero di brani con ridotta strumentazione, come la Suite per Clarinetto e Piano, op.28, caratterizzata da un senso di scherzosa ironia. In quegli anni l’Europa, risolte le questioni nate dai difficili trattati di pace, attraversava una fase di accentuata distensione internazionale e una relativa prosperità economica. Ovunque vi fu una ripresa industriale e i bilanci statali tornarono nei limiti di un incoraggiante equilibrio. Pur tuttavia, questi sforzi urta2 cfr. M. Schmidt, Ernst Krenek – Zeitgenosse des 20. Jahrhunderts, Wien 2000. 21 Capitolo I vano contro la perdurante insicurezza di fondo e ogni paese si armava militarmente contro i paesi confinanti, alzava barriere protezionistiche introducendo forme sempre più rigide di controllo negli scambi. Dopo il suo soggiorno in Svizzera, Krenek lavorò come compositore, direttore d’orchestra e anche drammaturgo al Teatro di Stato di Kassel e di Wiesbaden, dove scrisse non meno di otto lavori per la stagione tra il 1924 e il 1928. Questo periodo così fecondo culminò nel 1927 con la sua opera di maggior successo Jonny spielt auf, che fu entusiasticamente acclamata dal pubblico come jazz opera, mentre dai musicisti d’avanguardia fu vista come austero ideale, tanto che i critici conservatori accusarono Krenek d’essere un “bolscevico della cultura”, creando così un precedente per la successiva definizione di “artista degenerato”, impostagli durante il regime nazista3. A Jonny seguì la composizione di tre opere satiriche ad atto unico: Der Diktator, una parodia della nascita del fascismo in Italia; Das geheime Königreich, che narra di un re che sceglie di abdicare di fronte alla ribellione; Schwergewicht, ispirato alla popolarità dello sport della boxe. Sebbene con temi differenti e con compresenza di tragico, di favola e di burlesco, le tre opere erano state composte per essere rappresentate insieme in forma di trilogia. Contro ogni aspettativa, Krenek reagì a tutto questo in un modo che sorprese la maggior parte dei suoi coetanei, sicché nel 1928 si ritirò a Vienna, nonostante l’atmosfera culturale conservatrice della città. Mentre in Germania i compositori erano impegnati a cercare di imitare la formula del successo di Jonny spielt auf con un miscuglio di elementi neo-realisti, Krenek, in controtendenza, prendeva confidenza con il mondo di Franz Schubert, che ben presto sarebbe diventato il suo compositore preferito. A Berlino avrebbe potuto avere molte più possibilità: qui erano state rappresentate le sue opere nella stagione 1928-29 e nei tre maggiori teatri: Jonny alla Staatsoper, Or3 cfr. M. Schimdt op. cit.. 22 Ernst Krenek, musicista e uomo del suo tempo pheus und Eurydike alla Haus unter den Linden, e l’opera ad atto unico Reisebuch aus den österreichischen Alpen al Kroll Opera Haus. La sua riluttanza a restare a Berlino era dettata da un’avversione nei confronti della Germania dove si era sempre sentito un esule, e in particolare nei confronti di Berlino. Erano gli anni dell’ascesa del Partito Nazional-socialista di Hitler che, in un clima di guerra civile, con le famigerate Schützstaffeln (Staffette di Difesa), meglio note come S.S., prese il potere il 30 gennaio 1933. Hitler fu investito di pieni poteri e la sua dittatura assunse forme molto più rigide e spietate di quella fascista in Italia, colpendo ogni sorta di oppositori ed elementi invisi al regime. Krenek restò disgustato dall’ostentazione, dalla risonanza e dalla vistosità del modo di pensare; questi elementi e gli attacchi Nazi contro il modernismo spinsero il compositore a “rifugiarsi” a Vienna. Serenità e isolamento, come egli stesso dichiarò durante un’intervista per il Wiener Allgemeine Zeitung, gli avrebbero consentito maggiore concentrazione per comporre. Fatta eccezione per la partecipazione ad un congresso, Krenek non fece notare la sua presenza a Vienna; era entrato di nascosto nella città e si comportò come se si fosse ritirato a vita privata. Durante gli anni di Vienna, dopo il 1928, Krenek compose Leben des Orest e, influenzato, forse, dall’incontro nel 1930 con Karl Kraus, alcuni versi del quale Krenek musicò, il compositore austriaco si dedicò alla satira, componendo Kehraus um St Stephan. Questo lavoro non ebbe fortuna poiché ritenuto offensivo nei confronti del governo austriaco, i cui principi politici e soprattutto la cui sconfitta del 1918 venivano narrati con ironia. Proprio quando il compositore iniziava a dedicarsi alla stesura di composizioni letterarie, Clemens Krauss, il direttore dell’Opera di Vienna, gli commissionò il Karl V, la sua prima opera dodecafonica, per continuare ad esplorare la sua visione 23 Capitolo I di rigenerazione di una società ormai disintegrata4. Il risultato fu un’opera storica che utilizzava tecniche del teatro epico per suggerire il Cattolicesimo come base per un’alleanza culturale, capace di sfidare la barbarie del Nazismo. Ma la première del 1934 a Vienna fu bandita, sebbene l’opera fosse poi rappresentata nel 1938 a Praga quando i Nazi marciarono in Austria. Al Karl V seguì la composizione di musica da camera, String Quartet n°6 e Piano Variations op.79, e l’oratorio Symeon der Stylit. L’esilio “interiore” degli anni trenta a Vienna lo condusse ad esiliare concretamente in America entro la fine della decade, dove intraprese una brillante carriera come insegnante di composizione prima al Vassar College a Poughkeepsie, poi a New York e più tardi all’Università di St. Paul in Minnesota. Tuttavia, essendo l’unico insegnante di musica dodecafonica in tutto il paese, si trovò in una posizione abbastanza sfavorevole. Si trovava a dover coniugare e trovare compromessi tra la sua musica, il “senso di realtà”5 che prevaleva in America e la necessità della professione di insegnante a cui si aggiungeva il gusto e il giudizio del pubblico. L’insicurezza dell’esule tagliato fuori dal suo mondo accrebbe in Krenek il bisogno di mettere in relazione la sua arte con la tradizione dell’Europa centrale. Nel far ciò, il compositore fiammingo del XV sec. Johannes Ockeghem (su cui scrisse poi più tardi scritti teoretici) divenne molto importante per lui agli inizi degli anni quaranta. Krenek osservò alcune somiglianze tra l’idea di serie musicale nell’utilizzo libero del ritmo in Ockeghem e l’utilizzo della dissonanza nei suoi lavori, sicché il lavoro che Krenek produsse durante questa fase sperimentale degli anni quaranta fu l’opera corale Lamentatio Jeremiae Prophetae. Dal 1944 in poi, viaggiare tra California e Europa divenne prassi per Krenek: la Ballad of the Railroads del 1944 fu scritta sul treno, andando verso il sud-ovest dell’America. 4 cfr. New Grove Dictionary, alla voce E. Krenek cfr. C.Maurer-Zenck, Ernst Krenek, ein Komponist im Exil, Lafite, Wien 1980. 5 24 Ernst Krenek, musicista e uomo del suo tempo Ormai divenuto il maggior compositore dell’avanguardia del dopoguerra, Krenek fu invitato all’Elektronische Studio della WDR di Köln intorno al 1955 per sperimentare nuove tecniche della produzione di suoni elettronici. Per cinque volte, fino al 1958, tenne lezioni di composizione ai rinomati “Corsi Estivi Internazionali sulla Nuova Musica” a Darmstadt e numerosi tour di concerti in Europa e negli Stati Uniti. Dopo essersi dedicato per molti anni allo studio delle tecniche seriali, produsse la sua prima composizione in tal senso nel 1957, intitolata Sestina, per soprano e gruppo da camera. Si interessò meno della musica dei suoi contemporanei che di quella di Anton Webern, il cui Wiener Espressivo aveva preso a modello per la composizione della su Symphonischen Elegie del 1946. Dopo quindici anni dalla morte di Webern, con Instant Remembered (op.201), Krenek meditava sulla musica dodecafonica del compositore e sull’idea di calcolo musicale contrapposta alla libera composizione. Tutti improntati al rapporto tra libertà e ordine musicale furono i lavori orchestrali degli anni sessanta: Horizon Circled, Perspectives, Fivefold Enfoldment. Il compositore viennese rappresentò anche il rapporto tra assoluta sistematicità e assoluto aleatorismo nelle due opere Ausgerechnet und verspielt del 1961 e Der goldene Bock del 1963. La prima è uno studio ironico sui computer e sul gioco della roulette, la seconda una interpretazione surrealista del mito degli Argonauti. Per Krenek gli anni sessanta furono quelli in cui per la prima volta trovò il riscontro favorevole del pubblico e ricevette un gran numero di riconoscimenti, premi e dottorati onorari. Tutto era conseguente al processo di accettazione di un compositore i cui lavori antecedenti la guerra erano ormai diventati parte della storia della musica. Crescendo il distacco storico dai primi lavori viennesi, anche le nuove composizioni di Krenek avevano sempre maggior successo presso il pubblico. A parte numerosi festival e simposi in suo onore, Krenek vide il revival di alcuni suoi lavori che erano stati banditi quaranta anni prima; furono rappresentate in forma di premiére opere come il Karl V nel 1984 alla Wiener Staatsoper e il Symeon der 25 Capitolo I Stylist nel 1988. Le composizioni degli ultimi anni riassumo i vari modi espressivi utilizzati nel corso della sua carriera; risultato del confronto con suo passato sono lo Achte Streichquartett e Siebente Klaviersonate, Spätlese che richiama il Reisebuch scritto 45 anni prima. Il lavoro chiave del suo ultimo periodo compositivo potrebbe essere The Dissembler del 1978, per baritono e orchestra da camera, in cui Krenek fa una confessione: il testo parla della perenne ricerca da parte di un “dissembler” (ipocrita) di una “immagine della sua persona” e della verità. Krenek qui confessa l’impossibilità di formulare un linguaggio musicale proprio. Nella sua ultima composizione, incompleta, Suite für Mandoline und Gitarre, scritta nel 1989, dopo un poema di Paul Celan, vien detto: “ein Echo, erstbar mit Fühl-/ wörtern, an Abschieds-/grat”, (“un’eco di un addio, palpabile con parole di sentimento”). Dopo due anni da questa dichiarazione, nel 1991, Krenek si spense nella sua dimora di Palm Springs. 26 27 Capitolo 2 Il Novecento o il secolo della modernità in musica 2.1 Verso la Repubblica di Weimar 1918: la Prima Guerra Mondiale è finita e con essa si contano milioni di vittime, un’intera generazione è stata decimata. Ma le conseguenze del primo conflitto mondiale non si limitano alla disastrosa ecatombe, poiché milioni di uomini sono stati strappati alle loro attività e obbligati a vivere un’esperienza devastante. Tornati alla vita civile, dopo mesi e mesi passati in trincea, i reduci devono prendere atto di un mondo completamente cambiato, il loro lavoro nei campi, nelle fabbriche, negli uffici è stato portato avanti dalle donne che, investite di una nuova maggiore responsabilità, hanno maturato la consapevolezza della loro utilità e anche del loro valore. La fine della guerra ha rappresentato non solo la fine di un incubo, ma anche un punto di svolta epocale. Ad esempio, in Germania grave è l’instabilità economica e finanziaria. Ricchezze incalcolabili sono state distrutte dalla guerra, la ricostruzione economica è resa più difficile da una pari instabilità delle forze politiche e sociali. Infatti solo un anno dopo la fine della grande guerra scoppia una rivolta sociale alimentata dall’indigenza, dalla delusione di una guerra perduta, dalla volontà molto diffusa di liberarsi di una intera classe politica. E’ tuttavia quella del 1919 una “rivoluzione” atipica, perché spontanea e senza alcuna guida ideologica; l’intento della maggioranza dei manifestanti è di ottenere la democrazia parlamentare, ma lo scopo di altri è di creare un sistema politico simile a quello sovietico, mentre tutti desiderano la Repubblica e le dimissioni del Kaiser. La Repubblica viene proclamata a Weimar nel 1919, il re fugge in Olanda e la Socialdemocrazia giunge finalmente per la prima volta al governo del paese. Anche le donne hanno il dirit- 29 Capitolo II to di voto e i sindacati ottengono conquiste importanti che permettono di migliorare la situazione generale dei lavoratori. La repubblica, sorta sulle contraddizioni del compromesso sottoscritto dai partiti moderati tra cui il Sozialdemokratische Partei (SPD), rivela tuttavia, immediatamente, il suo carattere instabile e in contrapposizione al SPD, la sinistra più radicale fonda un nuovo partito, il Kommunistische Partei Deutschlands (KPD). Scopo della coalizione di governo è il mantenimento dell’ordine borghese e dei rapporti di produzione capitalistici, ma appare subito evidente che le autorità statali non sono in grado di reagire al clima di terrore scatenato dall’estrema destra e, a partire dalla prima metà degli anni Venti, acquista sempre più importanza il partito nazionalsocialista in cui già emerge la figura del giovane Adolf Hitler. La situazione politica della Germania si fa dunque sempre più confusa, con in più un’economia che risente ancora della guerra e che fa quindi fatica a riprendersi in questo clima di totale insicurezza. Alla fine del 1923 la giovane Repubblica che ha appena quattro anni di vita, ha già subìto due tentativi di colpo di stato, centinaia di omicidi politici e un’inflazione senza precedenti nella storia economica della nazione. Negli anni successivi, in controtendenza, e tra il 1924 e il 1929, accade qualcosa di sorprendente e la Germania vive un fortissimo rilancio economico a cui si aggiunge una straordinaria vitalità in campo culturale. Berlino per circa dieci anni diventa uno dei centri mondiali dell’arte e della scienza, registrando a suo favore un’importante fioritura teatrale e letteraria; non a caso questi anni sono ricordati come i goldene Zwanziger, i dorati anni Venti. Anche dal punto di vista sociale si verifica un netto miglioramento. Nelle periferie delle città vengono costruiti complessi di abitazioni per i lavoratori che oggettivamente sono un miglioramento rispetto ai ‘casermoni’ preesistenti; si inaugurano campi sportivi e piscine pubbliche, la metropolitana attraversa a Berlino anche i centri operai e non solo quelli borghesi. Il rovescio della medaglia, però, è l’aumento dei ritmi di lavoro in fabbrica sempre più massacranti, il crescente numero di inci30 Il Novecento o il secolo della modernità in musica denti sul lavoro e lo sfruttamento dei lavoratori senza la possibilità per questi di rivendicare i propri diritti. 2.2. Il clima socio-culturale Uno dei più importanti fenomeni di quegli anni è il boom dei mezzi di diffusione di massa come il cinema e la radio che diventano una forma di svago per molte fasce sociali. La radio che ha costi relativamente bassi diviene un mezzo di divertimento anche per le classi popolari e fulcro della vita domestica, con notiziari radiofonici ad ogni ora, sceneggiati a puntate e spettacoli. Nel 1927 Lindberg effettua la prima traversata senza scalo dell’Atlantico, in aereo, da New York a Parigi e nello stesso anno lo statunitense O’Neill brevetta il nastro magnetico per la registrazione. Einstein e Bhor ricevono il premio Nobel per i loro studi sull’atomo e Alexander Fleming, nel 1929, studiando l’azione di una muffa su una colonia di stafilococchi, scopre la penicillina. Il tenore di vita in tutta Europa cresce anche se in modo instabile e non omogeneo, lasciando intere fasce di popolazione nell’indigenza; guardando al ritmo di vita americano, Mosca, Berlino, Parigi si trasformano in capitali del lusso, del divertimento sfrenato, della bella vita e della cultura a dimensioni di massa. In queste capitali, ma in particolar modo a Parigi, luogo importante di ritrovo per artisti e intellettuali diventano i caffè, dove di giorno si sviluppa un’intensa vita artistica. Molti artisti di questo periodo hanno ideato le loro produzioni proprio nei caffè-salotto; le riviste, i giornali e i teatri fanno poi circolare le loro idee e le loro opere, stimolando la discussione e suscitando nuovi e sempre più animati confronti. Pablo Picasso, Salvator Dalì, Vasilij Kandinskij, André Brèton sono alcuni tra gli assidui frequentatori dei caffè parigini. Dunque, i primi decenni del nuovo secolo sono tra i più intensi dell’intera storia culturale dell’Occidente; in tutte le discipline artistiche si sviluppano tendenze rivoluzionarie che de31 Capitolo II terminano la rottura con molte pratiche di quella tradizione che aveva dominato l’arte dal Rinascimento. L’arte di questa epoca non vuole apparire bella, ma al contrario rinuncia all’armonia fine a se stessa, all’estetismo, alla rappresentazione mimetica del mondo esterno, per diventare ricerca, angoscia, emozione o costruzione irrazionale. L’insieme unitario è rotto, sono spezzati i rapporti spazio temporali, il cubismo di Picasso abolisce la razionalità dello spazio tridimensionale a favore del processo di distruzione della prospettiva. Per Vasilij Kandinskij, pittore russo formatosi a Monaco, la pittura non – figurativa dev’essere un veicolo di sensazioni liriche, al pari di un brano musicale, e non a caso nel movimento d’avanguardia da lui fondato nel 1912 - Der Blaue Reiter ( Il Cavaliere Azzurro )partecipa anche Schönberg, il pioniere della musica dodecafonica. Nei testi sono sconvolte le regole sintattiche e abbandonate le vecchie tecniche. “Fatevi portare di che scrivere, dopo esservi sistemati in un luogo il più favorevole possibile alla concentrazione del vostro spirito su se stesso. Mettetevi nello stato più passivo o recettivo possibile. Fate astrazione del vostro genio, dai vostri talenti e da quelli degli altri. Ditevi che la letteratura è la via più triste che porta a tutto. Scrivete in fretta per non ricordare e non essere tentati di rileggervi. La prima frase verrà da sola .…”, così recitava il manifesto del surrealismo.1 Origine e fine dell’ispirazione per i surrealisti e per ogni forma d’arte di questo periodo è tutto ciò che è istintivo, primordiale e che proviene dall’inconscio. Il concetto dell’inconscio viene scoperto e analizzato per la prima volta a Vienna da Sigmund Freud, e poi diffuso e studiato da medici e da scrittori d’Europa e d’America. In Germania sorge una scuola moderna per le arti figurative e l’architettura, la Bauhaus con sede prima a Weimar e poi a Dessau, scuola importante e nota anche oltre i confini tedeschi. Gli sforzi per allargare i consueti ambiti dell’arte sono evidenti soprattutto in campo teatrale; a Berlino con Max Reinhardt, 1 Cfr. A. Breton, Manifesto del Surrealismo, Einaudi, Torino, 2003. 32 Il Novecento o il secolo della modernità in musica Bertolt Brecht, Thomas Mann ed Erwin Piscator, il primo fautore di un teatro di matrice politica. In campo letterario gli Anni Venti si segnalano come quelli che ci hanno lasciato alcuni tra i maggiori capolavori letterari. Nel 1924 Thomas Mann pubblica La montagna incantata; in Italia, Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale, con le loro poesie, mettono in luce tutta la sofferenza e la solitudine dell’uomo moderno; Jean Cocteau, poeta, pittore, uomo di teatro, regista e scrittore, tipico intellettuale di questi anni, affronta i più scandalosi tabù nei suoi scritti, compone testi di teatro utilizzando le musiche di Stravinskij e scene di Picasso. Da non dimenticare sono anche la serie di romanzi che richiamano l’interesse per l’indagine introspettiva come Ulisse di Joyce e Alla ricerca del tempo perduto di Proust e, in Italia, Italo Svevo con La coscienza di Zeno, Pirandello con Enrico IV e Sei personaggi in cerca d’autore, ed infine nel 1929 Moravia con Gli indifferenti. Accanto alla letteratura di carattere introspettivo e quella cosiddetta della “deformazione e dell’urlo primordiale”, si sviluppa quella della Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività), una tendenza venuta alla luce a Mannheim nel 1925, che esprime le tensioni sociali e la tragica parabola della Repubblica di Weimar conclusasi con l’avvento del Nazismo. E’ la letteratura che riscopre la realtà quotidiana nelle strade, negli uffici, nelle fabbriche; è la letteratura che mette in luce la miseria e intende scoprirne le cause. Scrittori, pittori e artisti della Neue Sachlichkeit esprimono con durezza un giudizio di condanna nei confronti della grande e media borghesia e del ceto militare che ha portato la guerra. Essi tentano di ottenere una riproduzione quanto più possibile spoglia del reale; escludono ogni forma di sentimentalismo e mettono in risalto i cambiamenti provocati dalla tecnica in una visione “cronachistica” della realtà. A partire dagli Anni Venti, fino al 1929, anno in cui si registra il crollo della Borsa di New York, si assiste per di più ad un graduale processo di “americanizzazione” della vita, soprattutto quando si parla di record di velocità, di grattacieli, di ardite costruzioni in acciaio e di tutto ciò che richiama il modernismo. 33 Capitolo II In tutta Europa nasce il fenomeno che prende il nome di “americanismo” poiché l’America incarna il sogno di una vita più bella, ricca, piena, felice per i cittadini di ogni classe sociale. Da ogni parte, in ogni campo, si guarda all’America come un simbolo da emulare; uno dei primi a divulgare tale mito in Europa era stato, nella seconda metà del XIX secolo, il giovane conte francese Alexis de Tocqueville che, recatosi nel nuovo continente a spese del governo con il proposito di “vedere com'è una grande Repubblica”, torna nella sua terra e pubblica la Democrazia in America, opera che ha molta fortuna presso l'opinione pubblica europea. Da quel momento in poi, l'interesse per l'universo politico, culturale e morale del continente americano non fa che aumentare. Secondo la definizione del direttore d’orchestra Leopold Stokowski, l'America è tout court il Paese “della speranza di salvarsi da ogni sorta di guai, miserie, tirannidi”2. L’operazione di interessamento alla cultura americana e alla sua diffusione avviene in tutta Europa e anche in Italia, soprattutto a Torino dove opera un consistente gruppo di intellettuali in cui il mito americano è centrale per più di un aspetto connotativo. Più tardi Pavese, ad esempio, si definirà il deus ex machina dell'americanismo piemontese; egli opererà dalla metà degli anni trenta con molte traduzioni di scrittori statunitensi contemporanei e, con I saggi critici, trasforma il mito americano in una “fede letteraria ed ideologica”. 2 M.Soldati, America, primo amore, Mondadori, Milano, 1994, cit. p. 13. 34 Il Novecento o il secolo della modernità in musica 2.3 Il rinnovamento musicale Già nei primi anni del Novecento i movimenti artistici, nati da una violenta polemica contro il tradizionalismo culturale e il “passatismo” ben pensante e borghese, non risparmiarono neppure il campo musicale. Il Futurismo ne aveva auspicato il rinnovamento con i Manifesti del 1913-14 e la scrittura sonora di Pratella e Russolo. Nel primo ( il Manifesto dei Musicisti Futuristi) erano lanciati anatemi contro i conservatori, gli editori, i critici, citando innovatori come Richard Strauss (ma anche ponendogli accuse di aridità, mercantilismo e banalità) Elgar, Mussorgskij, Glazunov, Sibelius, plaudendo così al rinnovamento musicale dell’Europa. Nel manifesto successivo (il Manifesto tecnico della musica futurista) affiora la consapevolezza dell’esigenza di un rinnovamento dei mezzi tecnici: “Noi futuristi proclamiamo quale progresso e quale vittoria dell’avvenire sul modo cromatico atonale, la ricerca e la realizzazione del modo enarmonico. Mentre il cromatismo ci fa unicamente usufruire di tutti i suoni contenuti in una scala divisa per semitoni minori e maggiori, l’enarmonia, col contemplare anche le minime suddivisioni del tono, oltre al prestare alla nostra sensibilità rinnovata il numero massimo di suoni determinabili e combinabili, ci permette anche nuove e più svariate relazioni di accordi e di timbri”.3 Sebbene i futuristi non abbiano avuto apparentemente nessuna diretta influenza sui successivi sviluppi compositivi, il loro desiderio di conquistare la varietà infinita dei suoni-rumore è rimasto per tutto il secolo una delle aspirazioni più ricorrenti.4 L’arte musicale dal 1920 in poi è particolarmente ricca di composizioni che si accordano con l’evoluzione della società americana dell’epoca. Poiché l’era della macchina ha inciso in ogni 3 cfr. F. B. Pratella, La musica futurista. Manifesto tecnico, Sonum ed.l Musicali, Potenza, 1911, cit. pagg. 77 e 79. 4 cfr. Twentieth-Century Music. A History of Musical Style in Modern Europe and America, Norton & Company, New York-London 1991, p. 117. 35 Capitolo II forma di vita modificando la forma, il tempo, la velocità, il suono, la macchina non può non influenzare il concetto stesso di suono ogni qualvolta i compositori si servono di nuovi strumenti. Così George Gershwin in American in Paris usa quattro trombe di taxi per creare un effetto musicale, Berlioz compone un Canto della Ferrovia e Rossini una piccola composizione pianistica, definita comique-imitatif, nella quale viene descritta con una parodistica e ammiccante musica a programma la catastrofe ferroviaria di un treno di gitanti.5 Del 1927 è anche Il volo di Lindbergh di Kurt Weill su testi di Bertold Brecht, considerato da Prieberg un vero Cantico dei Cantici dell’età contemporanea: un uomo che si era alleato con la macchina contro la natura e aveva vinto.6 Come abbiamo già detto, l’America appare all’Europa come il paese ove è possibile esprimersi in assoluta libertà. L’emigrazione di moltissimi musicisti tedeschi e di alcuni tra i più rappresentativi compositori del tempo come Stravinskij, Schoenberg, Bartòk, Hindemith, Weill, Milhaud, aveva contribuito in modo decisivo ad assicurare a questo paese una posizione di egemonia anche nel campo musicale. La forma musicale tipicamente americana che più affascina gli artisti europei è il Jazz. Questo genere rappresenta in questi anni quello che in età vittoriana era stato il valzer, ossia una forma di rigenerazione riguardo alla musica del Vecchio Mondo. Secondo lo storico Eric J. Hobsbawm "la moda della danza immise automaticamente l'idioma afro-americano nella musica leggera"7, tal che le classi sociali in ascesa si identificano nei nuovi modelli culturali, tra cui anche il jazz. La diffusione del jazz in Europa è regolata per lo più dal mercato discografico che incide e diffonde le musiche della Original Dixieland Jazz Band e dell’Orchestra di Paul White5 R. P. Morgan, Twentieth – century Music. A History of Musical Style in Modern Europe and America, Norton & Co., New York – London, 1991, cit. p. 117. 6 F.K. Prieberg, Musica ex machina, Einaudi, Torino, 1963. 7 cfr. E.J.Hobsbawm, Il secolo breve, Rizzoli, Milano, 1990. 36 Il Novecento o il secolo della modernità in musica man. Il Jazz, quindi, ispira molti musicisti a scoprirne le ignote origini afro-americane assumendo il ruolo di “…quintessenza di una controfigura rispetto alla vecchia tradizione culturale europea”8, poiché nell’ambito del Neoclassicismo e della Neue Sachlichkeit esso corrisponde musicalmente alla crescente coscienza antiromantica. Danuser caratterizza la ricezione del Jazz nei seguenti elementi: - Ursprünglichkeit, naturalezza dell’idioma musicale che è considerato come fenomeno culturale inviolato della civilizzazione occidentale; - Groβstadt, metropoli, poiché il Jazz può fungere da segno primario di città e al contempo essere simbolo di progresso tecnico senza frontiere; - Maschinenmusik, ossia musica delle macchine e dei motori; - Tanzfunktion, funzione di danza, che “a causa della sua analogia tra movimento fisico e tecnico produce una mescolanza dei due simboli ‘Ritmo’ e ‘Macchina’ ”9. La ricezione e funzione del Jazz di Danuser vale in particolar modo per la generazione di Krenek, Weill e Hindemith, e trova una conferma nell’opuscolo dell’Aprile 1925 dell’Ausbruch, giornale interamente dedicato al Jazz. Qui, Paul Stefan scrive: “Per noi il Jazz significa: rivolta sorda dell’istinto popolare contro una musica senza ritmo. Rappresentazione del tempo: caos, macchine, rumore, incremento dell’estensione, trionfo dello spirito che mostra un nuovo colore attraverso una nuova melodia. Vittoria dell’ironia, della non solennità”10. Naturalmente non mancarono anche le voci discordanti. L’incipit di un articolo giornalistico apparso il 20 giugno del 1918 su un giornale di New Orleans dice: “la musi8 H. Danuser, Die Musik des 20. Jahrhunderts, Laaber 1984, Neues Handbuch der Musikwissenshaft, Band 7, p. 159. 9 Danuser, op. cit. 10 Rogge, Ernst Krenek Opern – Spiegel der Zwanziger Jahre, Moseler Verlag, Zurich, 1970, p. 31. 37 Capitolo II ca jazz è la storia sincopata e contrappuntata dell'impudicizia [...]. Il jazz offre un piacere sensuale più intenso di quello dei valzer viennesi [...]. Sta a noi essere gli ultimi ad accettare queste sconcezze nell'ambito di un consorzio civile”11. Queste idee sono il frutto dei resoconti allarmati dei giornalisti che descrivono l'America in termini di profonda alienazione provocata da una modernizzazione disumanizzante, frutto forse, come rileva l'americanista Martino Marazzi, di una scuola di pensiero culminata con Hegel, “che condannava il nuovo mondo ad una inferiorità congenita ed irrimediabile, condanna pronunciata dialettica alla mano”12. Anche l'Europa non è immune dalle critiche di stampo moralistico nei confronti del jazz, che però assumono un carattere più pacato, spesso prendendo la forma della curiosità per gli aspetti un po’ “folkloristici” di un Paese lontano e ancora poco conosciuto. Già nel 1920 un'orchestra italiana portava il nome di Ambassadors jazz band e nel 1922 il quotidiano “il Messaggero” scriveva: “Abbiamo una spiccata tendenza ad ammirare ogni novità che ci venga recata dall'estero, comprendendo nella parola 'estero' anche le civilissime tribù dei cannibali”. C'è chi invece, ed è il caso del compositore Alfredo Casella, di ritorno a Torino da un viaggio negli Stati Uniti, scrive sulla locale rivista di musica “Il pianoforte”: “Fra tutte le impressioni sonore che un musicista può aver provato negli Stati Uniti, quella che domina ogni altra per la sua originalità, la sua forza di novità e anche di modernismo, la sua enorme dotazione infine di dinamismo e di energia propulsiva, è senza dubbio la musica negra, detta jazz [...]. Arte fatta innanzitutto di ritmo, di un ritmo brutale spesso, altre volte invece dolce e lascivo, ma ritmo sempre di una forza barbarica che smuoverebbe un cadavere, ritmo che per la sua ostinazione, la sua tremenda forza motrice, ricorda non di rado le pagine più eroiche di Beethoven o di Stravinskij, ritmo infine che sembra - 11 12 Da Times – Picayune, New Orleans, 20.06.1958. Martino Marazzi, Little America, Milano, Marcos y Marcos, 1997, p. 27. 38 Il Novecento o il secolo della modernità in musica di fronte alla nostra decadente, super raffinata musica europea risuscitare la frenesia, la energia orgiastica di Dyonisos”13. Nel resto d’Europa, e in particolare nella Germania della Repubblica di Weimar, la ricezione del Jazz è più uniforme. Qui il canale di diffusione diventa la radio a partire dal 1923, più che le incisioni su disco. La trasmissione radiofonica Funkstunde è fautrice della diffusione di tutte le moderne musiche da ballo, tanto da promuovere i primi pionieri tedeschi del Jazz, come Eric Borchardt e Fred Ross14. L’epoca Jazz può essere suddivisa in Germania in alcuni periodi: il primo va dal 1918 al 1922/23 ed è connotato da Hoffmann come la “fase grottesca della Jazzband” contraddistinta da una “trasformazione delle bande e delle orchestrine in complessi Jazz”, con l’integrazione di elementi “negroidi” per mezzo di rumori ritmici e azioni sceniche secondo l’arte dei “Minstrel-Show”. Nella seconda fase, fino al 1925 circa, si ha la “trasformazione del violinista-direttore d’orchestra che sta in piedi” in un “violinista di banda jazz” o in un sassofonista. La terza fase, che dura fino al 1930, è dominata dall’influsso del concetto di Jazz sinfonico di Paul Whiteman. Le Jazzband diventano delle vere e proprie orchestre formate da 34 elementi, tali da essere definite Orchestre Sinfoniche Jazz. Nella quarta fase, a partire dal 1930 in poi, si ha la riduzione delle dimensioni dei complessi Jazz, tanto che questo periodo viene etichettato dallo stesso Hoffmann come “fase della piccola Jazzband”. La caratteristica delle band tedesche è che di solito nella fase della “grande” Orchestra Sinfonica Jazz non c’è improvvisazione, in quanto esso si riduce a trascrizioni o composizioni a scopo didattico. 13 Le citazioni dagli articoli sul jazz in Italia e la testimonianza di Casella sono tratte da Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia. Dalle origini al dopoguerra, Bari, Laterza, 1983. Il testo contiene un'abbondante documentazione sulla campagna di stampa contro il jazz, pp. 186-195. 14 Cook, Opera for a New Republic, in Studies in Musicology n. 96, Paperback 1987, p. 60. 39 Capitolo II Ma una svolta decisiva in fatto di stile musicale, un processo di profonda innovazione, era iniziato nel 1910 per merito di Arnold Schönberg e del suo Pierrot Lunaire in cui si scardinava il concetto stesso di tradizione musicale tardoromantica, non riconoscendo più al sistema tonale diritto di cittadinanza nella musica del ‘900. Sulla scia di Schönberg si impone negli Anni Venti il pensiero artistico dei compositori d’avanguardia come Ernst Krenek, Kurt Weill e Paul Hindemith. In questi compositori si registra un cambiamento della funzione sociale del musicista; essi non si considerano più compositori nel senso classico del termine, bensì artigiani il cui compito è di creare “musica d’uso” (Gebrauchsmusik), ossia una musica rivolta all’intrattenimento dei dilettanti e con una funzione didattica. In campo operistico il frutto della Gebrauchsmusik è la Zeitoper, “opera d’attualità”, caratteristica manifestazione del clima culturale in Germania prima del 1930. La Zeitoper non individua nessun genere nel senso di uno stile musicale e formale unitario, trattandosi invece di un concetto generale e di una definizione coniata dagli stessi compositori e critici del tempo. Il fenomeno “Zeitoper” è infatti l’ultimo grande esperimento per rinnovare la cultura operistica degli Anni Venti. È chiaro che i compositori Weill e Krenek, nati entrambi nel 1900, hanno inteso il primo conflitto mondiale come una “guerra dei padri”15 e legato la loro identità artistica alle vicende della Repubblica di Weimar. Collegandosi al programma della Zeitoper, essi cercano di raggiungere un nuovo pubblico e di far uscire l’opera fuori dalla consueta cerchia elitaria. Essenziale per lo sviluppo e l’attuazione della Zeitoper è la collaborazione con il teatro, poiché non sono possibili radicali cambiamenti all’interno delle affermate compagnie d’opera in quanto il sistema organizzativo operistico viveva sulla base di sovvenzioni statali, di intendenti governativi. 15 Definizione del Prof. Schmidt Matthias in una conversazione avuta personalmente con lui. 40 Il Novecento o il secolo della modernità in musica Notevole è l’abbondanza di lavori che nell’arco di un periodo relativamente breve (la seconda metà degli Anni Venti) si producono e rappresentano e che sono ascrivibili al genere Zeitoper, le cui caratteristiche principali sono l’apertura verso i temi attuali e gli avvenimenti quotidiani politici ed economici. Il rapporto con la contemporaneità si manifesta attraverso l’introduzione di macchine e strumenti tecnici in scena; i personaggi provengono tutti da un milieu borghese, proprio come l’estrazione sociale degli stessi compositori. Elemento distintivo è l’attaccamento a ciò che è puramente visibile, all’esteriorità; sono rappresentate infatti oggettivamente le relazioni tra gli uomini in una visione privata, economica e politica. Proprio questa pseudo-modernità di molti lavori da Zeitopern è stata spesso vista come una mera rappresentazione di un modello artistico studiato a tavolino16. I compositori di tale genere creano nei loro lavori un nuovo rapporto tra musica e dramma, secondo un concetto già espresso da Ferruccio Busoni che si opponeva al wagnerismo imperante nel teatro musicale tedesco di quegli anni. Secondo Busoni la musica doveva essere un genere artistico senza alcun programma poetico, quindi nell’opera in musica non doveva trovar posto nessuna descrizione del reale, bensì si sarebbe dovuta registrare solamente la essenza degli avvenimenti esterni. La distanza del pubblico che derivava da tale concezione estetica doveva essere stimolata attraverso la musica. La Zeitoper, pertanto, seguendo l’insegnamento di Busoni, separa la musica dagli avvenimenti sulla scena, e la musica non ha più una funzione primaria nell’opera, non è più un “racconto onnisciente”, bensì acquista una funzione di “commento” a quanto avviene sulla scena. Ciò rende possibile una visione più oggettiva dei fatti. Benché l’intento primario della Zeitoper era quello di rivolgersi ad un pubblico di massa, ciò non fu sempre possibile poiché gran parte del pubblico preferiva ancora la tradizionale o16 Tilman Gruber, Die Zeitoper der 1920er Jahre, Hochschule Köln 1998. 41 Capitolo II pera lirica, tuttavia una diffusione si ebbe nei teatri delle regioni periferiche e soprattutto grazie alla radio. 42 43 Capitolo 3 Jonny spielt auf 3.1 Genesi di una composizione e prime rappresentazioni Come e perché Ernst Krenek sia giunto alla composizione di quest’opera è spiegato dallo stesso musicista in un’intervista rilasciata nel 1990 ad un’emittente televisiva austriaca in occasione del suo 90° compleanno. Egli racconta di aver trascorso le estati del 1920 e del 1921 tra le montagne tirolesi e di aver letto nell’annuario del club alpino che lo scioglimento di un ghiacciaio aveva riportato alla luce i cadaveri di alcuni turisti che, per molti anni, erano rimasti intrappolati all’interno delle sue crepe. Ciò fu motivo di spunto per la composizione di un’opera nella quale il protagonista, un compositore mitteleuropeo, si sarebbe trovato in difficili condizioni di vita e la cui vicenda avrebbe avuto inizio proprio sulle cime di un ghiacciaio. L’idea dell’opera fu tuttavia accantonata perché Krenek nel frattempo aveva seguito Schreker al Conservatorio di Berlino negli anni 1920-1923. Qui egli divenne amico del famoso pianista Artur Schnabel che, tornato da poco da una tournèe in America, gli fece conoscere le musiche di Gershwin, Porter e Irving Berlin. Questi compositori utilizzavano a volte idiomi jazz pur non scrivendo musica jazz nel vero senso della parola. Nel 1924, trovandosi a Parigi in compagnia dei compositori Honegger, Poulenc, Milhaud e di Jean Cocteau, Krenek frequentò l’opera, i balletti e i concerti jazz e a Parigi comprese che la musica non è mai statica, ma deve adeguarsi ai mutamenti della società e ai gusti del pubblico. Occorreva però trovare una mediazione. In seguito, nel 1924-1925, si recò in Svizzera a Zurigo. Fu proprio a Zurigo che una sera andò al Teatro dell’Opera per assistere allo 45 Capitolo III spettacolo di un balletto del ballerino Rudolf von Laban.1 Tale rappresentazione, pur annoiandolo, lo impressionò, poiché i due ballerini si esibivano in una lunga e difficile danza senza accompagnamento musicale. Tornato al suo Hotel, si fermò a bere qualcosa al suono di una Jazzband: “Ricordo di aver tirato fuori della giacca un pezzo di carta e di aver buttato giù la prima idea di Jonny spielt auf”, afferma Krenek nell’intervista. Il lavoro di composizione musicale procedeva molto lentamente durante il 1925, e fu quasi sospeso fino all’inizio del nuovo anno quando Krenek decise di comporre testo e musica contemporaneamente. Sostanzialmente egli aveva già idee ben chiare di cosa volesse rappresentare in ogni scena, perciò non volle lavorare prima al libretto e poi su questo comporre la musica, bensì preferì rimandare l’atto di stesura del testo fino al momento della composizione delle singole scene. Dal momento che Krenek era stato al tempo stesso librettista e compositore, sarebbe naturale supporre che l’opera avesse avuto una stesura organica, iniziando dalla prima scena, seguendo lo svolgimento dei fatti, fino alla conclusione. In realtà non fu così. La prima scena ad essere composta fu l’aria di Max che siede nell’auto della polizia, che è la penultima scena dell’opera; poi ideò il furto del violino di Daniello. L’elemento che poteva unire la storia di Max con quella di Daniello era la figura di una donna che doveva avere attinenza con il mondo musicale e perciò fu creato il personaggio di Anita, una cantante. La figura di Jonny, invece, fu ideata perché Krenek, rimasto piacevolmente colpito dalla musica leggera “pseudo jazz” di Gershwin e di Porter, volle riproporre quei ritmi, e poiché l’idea di jazz si lega per antonomasia alla figura di un esecutore di colore, immaginò che l’antagonista all’introverso Max doveva essere nero e violinista jazz, per giustificare il furto del violino di Daniello. 1 Rudolf von Laban (1879-1968), danzatore e coreografo, celebre per aver inventato uno dei più importanti metodi di notazione del movimento, si dedicò alla ricerca del movimento puro come espressione libera e profonda dell'essere-nel-mondo dell'individuo. Queste ricerche lo condussero a rapportare la realtà corporea del soggetto con gli elementi peso-spazio-tempo-flusso e ad elaborare la celebre teoria Effort/Shape. 46 Jonny spielt auf La composizione dell’opera iniziata nel gennaio del 1926, procedette abbastanza velocemente e il 10 Giugno Jonny spielt auf era concluso. Gli si poneva davanti il problema di trovare un teatro per rappresentare il lavoro, così Krenek sottopose Jonny ai teatri di Darmstadt e di Hamburg, ma senza successo. Dopo aver subito la stessa sorte anche in teatri minori, la proposta suscitò l’attenzione di Brecher e Brugmann rispettivamente direttore e regista dell’Opera di Leipzig. Gustav Brecher era un eccellente direttore e quando Krenek volle suonargli un brano dell’opera, egli affermò “questo fa troppo rumore, io vorrei leggerlo”. Infatti di lui si diceva che “dirigesse nelle orecchie”, ossia che preferiva eseguire la musica nella sua mente. Il regista Brugmann, noto invece per le sue idee innovative e per il suo desiderio di curare tutti i particolari, anche in questo caso volle mettere in scena uno Jonny spielt auf ancor più moderno. Ad esempio nella scena VII in cui il coro femminile che interpreta (fuori scena) la voce del ghiacciaio che annuncia il suicidio di Max, si decise di proiettare, contemporaneamente al canto, un filmato con la sua immagine mentre pronunciava sincronicamente le parole cantate dal coro. L’opera ebbe subito un gran successo e in seguito fu applaudita in tutto il mondo: il Musikblättern des Anbruch registrò che all’interno della sola stagione operistica 1927/28 lo Jonny spielt auf fu rappresentato ben 421 volte in quasi tutti i teatri tedeschi. 47 Capitolo III Oltre i confini tedeschi l’opera fu messa in scena nel febbraio del 1927 a Parigi e nella notte di San Silvestro dello stesso anno alla Wiener Staatsoper, dove tuttavia non fu accolta favorevolmente, (anche perché il pubblico si aspettava il Fledermaus, come da tradizione). Immediatamente dopo la messa in scena viennese ebbero luogo dimostrazioni e gravi scontri tra i frequentatori dell’opera e i nazionalsocialisti. Furono affissi dei manifesti color rosso sangue raffiguranti una svastica e la scritta “Wiener und Wienerinnen, unsere Staatsoper, die erste Bildungsstätte der Welt , der Stolz aller Wiener, ist einer freuchen jüdisch-negerischen Besudelung zum Opfer gefallen…”, il cui scopo era di esortare i componenti del partito nazionalsocialista a protestare in massa contro “l’imbrattamento negro-ebreo della Staatsoper e le sfacciate porcherie ebree da parte del ceco mezzo ebreo Ernst Krenek”. 48 Jonny spielt auf A Monaco i nazisti gettarono in teatro petardi maleodoranti durante alcune rappresentazioni di Jonny e ne proibirono alcune messe in scena. L’insuccesso registrato a Vienna non scoraggiò certo Krenek dal proporre la sua opera ad altri teatri, anche perchè la fama ottenuta era stata tale che molti teatri facevano a gara per poterla rappresentare. Il libretto fu tradotto in molte lingue, ma mai in inglese né in italiano, poiché nessun teatro ne aveva qui richiesto la traduzione. Quando nel 1929 l’opera fu rappresentata al Metropolitan di New York, non esistendo la traduzione 49 Capitolo III inglese, venne cantata in lingua tedesca. Anche in questa occasione non mancarono polemiche: per via della discriminazione razziale il cantante che interpretava la parte di Jonny doveva essere chiaramente riconoscibile come bianco truccato da negro. Nella primavera del 1930, per via del negro Jonny, vi fu addirittura un’inchiesta del parlamento prussiano in cui i nazionalisti tedeschi espressero la loro indignazione e come conseguenza, Krenek fu in seguito “bollato” nel 1938 come “entarteter Komponist” (compositore degenerato). A Düsseldorf venne addirittura allestita una mostra sulla Musica degenerata, il cui manifesto riportava la figura di una sassofonista jazz nero con la stella di David. A causa dei continui attacchi politici, nel 1938 il musicista scelse l’esilio volontario in America. Qui il successo dell’opera riprese invece con l’esecuzione in forma di concerto a Boston, occasione per tradurre il libretto in inglese da parte dello stesso Krenek. Un’altra produzione americana fu quella del 1988 a 50 Jonny spielt auf Long Beach in California in un teatro improvvisato senza un vero e proprio palcoscenico, così che per motivi di spazio si dovette collocare parte dell’orchestra dietro una tenda. In questa occasione l’opera, per scelta del direttore, fu cantata in tre lingue (tedesco, inglese e francese) con l’intento di proporla come una sorta di commedia cosmopolita. Ancora numerose furono le rappresentazioni tra il 1927 e il 1990, fino alla morte del compositore. Ciò che sorprende è che Krenek, benché fosse in vita e avesse potuto seguire in prima persona tutte o anche solo alcune di queste messe in scena, non si sia in effetti mai interessato e preoccupato delle produzioni di Jonny dopo la prima di Leipzig del 1927. Il motivo lo spiegò lo stesso Maestro: “gli anni passavano, la modernità si faceva sempre più prepotente e le scelte registiche diventavano anch’esse sempre più moderne. Gli anni passavano anche per me, ma in senso opposto; non potevo e non volevo stare al passo con l’incalzare dei tempi, anzi questo voler rappresentare una modernità incalzante, che io in realtà non avevo voluto, mi irritò un po’, per cui decisi di ritirami dal lavoro di produzione, di “lasciar fare” a direttori e registi e io mi ritirai a Vienna, la mia patria, dove la tradizione non si era ancora persa”2. Se tuttavia rapido fu il processo che portò Krenek e la sua opera al successo, altrettanto veloce fu la discesa e la sua scomparsa per lo meno sulle scene europee, sia per i motivi politici già citati, sia perché Jonny spielt auf era stato considerato tout-court come un esempio di musica nuova, della musica jazz di origine americana. Quando poi la “vera” musica jazz arrivò anche in Europa e in Italia, il pubblico abbandonò quell’opera che era stata semplicisticamente identificata come tale. La stampa in generale reagì con freddezza non verso il soggetto quanto verso il livello della musica che considerava più adatta all’operetta, e soltanto in seguito al risvegliato interesse per l’arte degli Anni Venti e per un compositore della “generazione di mezzo”, dal 1958 in poi ebbero luogo alcune fortunate riprese dell’opera in Austria, Svizzera e Germania. 2 Intervista rilasciata da Krenek nel 1987 in Austria per ORF. 51 Capitolo III 3.2 Analisi dell’opera: la storia Il compositore Max incontra per caso la cantante Anita su un ghiacciaio, si è smarrita ed è terrorizzata dal gelo e dalla solitudine e prega il compositore di ricondurla in albergo. Questi le promette di farle conoscere la bellezza del ghiacciaio, che egli tanto ama. I due si innamorano, ma Anita si sente a volte soffocata da questo amore. Dopo un litigio, come segno di riconciliazione, Max le regala il manoscritto della sua nuova opera. Ma quando Anita si deve recare a Parigi per eseguirla, egli la prega di rinunciare alla sua carriera per restare con lui. Anita parte ugualmente. La terza scena è ambientata in un albergo di Parigi dove suona un’orchestrina jazz. Il violinista Jonny, che ha una relazione con la cameriera Yvonne, vuole rubare il prestigioso violino Amati di Daniello, un virtuoso violinista. Anita cede prima alle avances di Jonny, poi a quelle di Daniello. Mentre Anita e Daniello trascorrono una notte d’amore, Jonny, con l’aiuto di Yvonne, ruba il violino e lo nasconde nella custodia del banjo di Anita. Il mattino dopo Anita si prepara alla partenza e regala a Daniello un suo anello come pegno d’amore. Nel frattempo Daniello scopre il furto del violino, ne informa il direttore dell’albergo che licenzia Yvonne ritenendola colpevole. Daniello, ferito nel suo orgoglio dongiovannesco da Anita, vuole vendicarsi e prega Yvonne di consegnare segretamente l’anello a Max. Jonny si licenzia dall’albergo. Il II atto si apre con Max che aspetta l’arrivo di Anita: il ghiaccio del suo spirito tormentato e inquieto si è sciolto grazie ad Anita, ma egli ora soffre. In sogno Max acquista la sicurezza che Anita tornerà da lui, ma al ritorno di lei i due litigano ancora. Yvonne, ignara di tutto, consegna a Max l’anello di Anita dicendogli che viene da Daniello, Max capisce tutto e si rifugia sul ghiacciaio. Nel frattempo Jonny ha seguito Anita e le sottrae il violino sotto gli occhi attoniti di Yvonne e come spiegazione le dice che il violino gli spetta, in quanto il Vecchio Mondo non sa più cosa farne: la musica del Nuovo Mondo è legittima erede della vecchia Europa. Max intanto vuole sui52 Jonny spielt auf cidarsi nel ghiacciaio; egli sente dall’altoparlante dell’albergo la voce di Anita che canta l’aria da lui composta e capisce di amarla ancora. Alla radio invece suonano la musica jazz di Jonny. Daniello, che è tra il pubblico, riconosce il suono del suo violino e chiama la polizia. Jonny fugge alla stazione, dove pone il violino tra i bagagli di Max, che sta aspettando Anita. Il prezioso strumento viene finalmente trovato e Max arrestato. Daniello ne è testimone e informa Anita dell’accaduto. A sua volta Yvonne si schiera dalla parte di Max e si dichiara disposta a testimoniare. Daniello cerca di fermarla, ma in quel momento arriva il treno che lo travolge. Alla presenza della polizia, Yvonne incontra Jonny che vuole riprendersi il violino. Jonny si siede al volante dell’auto della polizia che condurrà Max all’interrogatorio. Max vuole ritornare alla stazione e Jonny, per riaccompagnarlo, ferma i poliziotti. Max riesce a saltare all’ultimo momento sul treno di Anita e tutti partono felici per l’America. Jonny rimane invece lì e suona il violino in cima all’orologio della stazione. Invita tutti alla danza e la folla si abbandona alla musica che viene dal Nuovo Mondo, il jazz. 3.3 Analisi dei personaggi Tutte le figure dell’opera mostrano alcuni chiari segni caricaturali. La figura del compositore Max, che richiama non senza ironia Schönberg e Webern, rappresenta il principio dell’arte autonoma, libera da compromessi. Max è l’intellettuale mitteleuropeo inibito, pensoso, dubbioso, in lui riconosciamo il tipico artista “romantico”, pieno di dubbi, che preferisce la solitudine al trambusto del mondo e oscilla tra il desiderio di una vita “normale” e l’apatia. Jonny per contro è un “buon selvaggio”, figura in eterno contrasto con la società. Max è passionale e questa sua caratteristica è accentuata dalle insistenti sincopi3 e 3 La numerazione delle battute si riferisce a Jonny spielt auf – Oper in zwei Teilen, Op. 45, Riduzione per canto e pianoforte, Universal Edition, 1926. 53 Capitolo III dal tema-leitmotiv che ricorre ogni volta che egli appare sulla scena [T. 208-211]. Jonny appare per la prima volta nel corridoio dell’Hotel di Parigi in cui egli è ingaggiato come violinista jazz, ma all’occorrenza suona anche il sassofono e il banjo. Nella caratterizzazione che Krenek fa di Jonny sono riconoscibili alcuni tratti razziali: Jonny è l’incarnazione del primitivismo, che si evidenzia sin dal momento del furto del violino di Daniello. Egli assale l’auto della polizia e un passante, attribuisce la colpa del furto a Max. Secondo il consueto cliché che viene assegnato al musicista jazz di colore, egli è posseduto da una libidinosa avidità che lo spinge non solo all’attrazione fisica per Anita, ma anche alla disponibilità senza scrupoli per la cameriera Yvonne. Fino alla fine dell’opera tutto si muove nel confronto a più livelli tra il mondo di Max e quello di Jonny. Mentre Max alla fine anela alla purezza incontaminata delle montagne, si ode alla radio la voce di Anita che canta un’aria dell’opera di Max. Gli ospiti dell’albergo commentano la riprovazione per tale musica. Subito dopo risuona la musica jazz di Jonny, che, al contrario, procura piacevoli reazioni nel pubblico. Il confronto caratteriale tra Jonny e Max è sostenuto anche da esempi musicali. Nel finale dell’opera si raggiunge il superamento del Vecchio Mondo attraverso il Nuovo, a cui, in realtà, si è già approdati sin dall’inizio dell’opera. (I Atto, battute 1-6). Le quarte la-mi del tema iniziale e le quarte diminuite lab – mi vogliono caratterizzare non solo l’instabile e sospeso cromatismo del mondo di Max, bensì una precisa citazione della scala blues,come nel “motivo del ghiacciaio”(T. 7-10) 54 Jonny spielt auf con una alterazione che si percepisce come nota blues (mib mi in T.10) che nel corso dell’opera fungerà da parentesi tra i due mondi musicali. Quale controaltare della sfera musicale di Jonny, si pone invece l’idioma musicale di Max in cui la tonalità - base viene spesso interrotta da dissonanze e cromatismi. Accanto alle forme libere tipiche del jazz vengono adoperate anche forme dell’arte musicale colta europea, come per esempio il canone. Il mondo tonale di Jonny è invece musicalmente più semplice, è costituito per lo più da parti in forma di canzone, melodiosi e con chiari elementi jazz. La forma dell’opera, articolata in due parti, a sua volta viene suddivisa in 11 scene e viene tenuta insieme dal motivo del ghiacciaio e dal jazz di Jonny. Il contenuto ultimo dell’opera che descrive la conversione di Max per forme di vita spontanee e positive, si rivela musicalmente attraverso il trionfo dello stile musicale di Jonny opposto a quello di Max. Entrambe le sfere emotive si sovrappongono quando Max, ferito dalla perdita di Anita, vuole fuggire sul ghiacciaio. Qui si ode dall’altoparlante del vicino hotel l’aria dell’opera di Max cantata da Anita, e la sua voce lo riporta in vita. Anche il coro degli ospiti dell’hotel ammirano questa voce, dispiacendosi tuttavia che ella canti così volentieri musica moderna, ma “per come ella la canta, si crede che essa sia musica” – affermano. Quando subito dopo 55 Capitolo III Jonny e la sua Jazzband intonano un nuovo motivo, si sente esclamare un “Gott sei Dank!” (Grazie a Dio!), segno che la musica di Jonny viene apprezzata di più di quella di Max. Questa reazione sta ad indicare una sempre maggiore distanza tra i compositori dell’avanguardia (Max) e il grande pubblico, rottura iniziata, come è noto, dalla dissoluzione della tonalità. Nel finale dell’opera si fa palese la conversione di Max e l’unione dei due mondi: non è un caso che nel finale egli ritorni alla stazione accompagnato proprio da Jonny e che insieme si dirigano verso il nuovo mondo. “Jetzt ist alles aus, zu Ende ist nun das Spiel. Das Leben hat gesiegt über mich. Überfahren? Da draußen rast es vorbei, und ich bin ausgeschlossen, für alles Zeit dahin. Wie kam das alles? Was hab ich nur getan, um so gestraft zu sein? Nichts hab ich getan. Ich wurde gelebt. Ich wartete, bis das Leben zu mir kam – und dann floh vor mir und vor dem Leben, und sich doch im mir alle Ströme vereint, die die Welt lenken, wie ich sie haben will. Jetzt ist der Moment gekommen! Ich muss den Zug erreichen, der ins Leben führt, Chauffeur, zurück, zum Bahnhof!”4 4 Traduzione: “E' finita ormai, il gioco è alla fine!La vita non mi vuole accettar. Sono finito? Là fuori la corsa è finita, e io ne sono escluso, e per l'eternità. Perché successe? Che cosa ho fatto mai per essere così punito? Non ho fatto niente! Subivo la vita! Inerte io aspettavo che lei venisse da me, e poi le sfuggivo lontano. Considerai sempre gli altri colpevoli, laddove la mia debolezza era la sola colpevole. Fuggivo sempre da me stesso e dalla vita, senza capir che il mondo intero con tutte le sue correnti sta nel mio cuore, proprio come volevo. Ormai il momento è giunto! Devo raggiungere il treno che mi porta nella vita! Autista alla stazione!” 56 Jonny spielt auf Max raggiunge il treno per partire con Anita per l’America, la stessa terra della cui libertà Jonny parla attraverso le parole del coro, rifacendosi alla melodia del “Leb wohl, mein Schatz” (I Parte T. 941-951 e 960-966) 57 Capitolo III “Die Stunde schlägt der alten Zeit, die neue Zeit bricht jetzt an. Versäumt den Anschluss nicht! Die Überfahrt beginnt ins unbekannte Land der Freiheit. ”5 5 Traduzione: “La vecchia età è finita, cominciano nuovi tempi! - Non sbagliate la coincidenza. - Il viaggio nel paese sconosciuto della libertà già incomincia. Il viaggio già incomincia e Jonny suona ancora invitandoci alla danza.” 58 Jonny spielt auf A suggello dell’unione dei due mondi mentre il treno sta partendo, ecco apparire Jonny sull’orologio della stazione seduto sopra un Globo ruotante, mentre suona il suo violino. Il coro riprende, lasciando invariato testo e melodia, il pezzo “Es kommt die neue Welt übers Meer gefahren mit Glanz und erbt das alte Europa durch den Tanz6” cantato da Jonny nella seconda parte alle battute 903-912. Così, da un lato, attraverso il canto dell’aria di Jonny, si rafforza il piano espressivo, dall’altro si uniscono i rappresentanti delle due diverse sfere musicali nel mondo tonale di Jonny. Anche Max canta in questo idioma e si adatta quindi al mondo della libertà, della pienezza della vita e dell’ottimismo. I vari personaggi sono tenuti insieme attraverso il tema di quarta sino a culminare nel coro finale. Nel 1930 Krenek diede una spiegazione di questo finale: “Ciò che Max ora farà, non lo sapremo mai, poiché io stesso non lo sapevo, quando lo scrissi. Il conflitto tra le due sfere di vita non accade; mai si incrociano le strade di Max e di Jonny, ad eccezione del breve incontro in auto, che però non porta a nessun risultato spirituale. La discrepanza del mondo si realizza senza volontà”7. Daniello incarna, in contrapposizione con il sentimentalismo di Max, il tradizionale carattere buffo dell’opera. Lo si può pertanto accostare, a seconda delle situazioni, al Dottor Bartolo e ad Escamillo, a don Giovanni persino, tanto che egli a volte parla in francese. 6 Traduzione: “Il nuovo mondo arriva con brio venendo dal mar, e eredita la vecchia Europa attraverso la danza”. 7 Von Jonny zu Oreste, Leipziger Neueste Nachrichten, 11 Gennaio 1930. 59 Capitolo III Anche a livello musicale e strutturale si possono fare dei confronti con Bizet e Mozart. Le scene d’insieme stanno alla fine di entrambi gli atti proprio come vuole la tradizione, e sembrano ispirarsi agli ensembles e ai famosi Finali di Mozart. Riferimenti alla Carmen di Bizet li troviamo nella scena della separazione di Anita da Daniello dopo la notte d’amore in Hotel. Carmen-Anita si separa da Escamillo-Daniello (e non da Josè-Max) e gli regala il suo anello (in Carmen e in Jonny I Atto battute 1470-1474). 60 Jonny spielt auf Daniello è il rappresentante dell’arte moderna europea, “è il fautore della sua vicenda; è vanitoso, sciocco, ma dall’istinto sicuro, che prolifera con la costosa ma abbandonata eredità della nostra cultura artistica. E’ indegno del violino Amati che ha tra le mani. Egli consegna ad una svuotata età l’eredità di un miglior passato”8. Anche il suo personaggio è accompagnato da ricorrenti temi musicali. Quando ad esempio egli scopre il furto del suo violino, fa chiamare la polizia, e questo tema musicale si ripete con variazioni quando ascolta il suono del suo violino per radio e dà l’allarme per chiamare la polizia. Immediatamente prima si ode ancora una volta il “motivo di trionfo” di Jonny, “Jetzt ist die Geige mein”. 8 Parole pronunciate da Krenek durante l’intervista rilasciata a ORF nel 1987. 61 Capitolo III Il personaggio di Anita ha dato vita a diverse interpretazioni. Molto spesso si è voluto vedere in lei una donna riprovevole e di facili costumi, una civetta che lusinga Max e finge di amarlo solo per mire carrieristiche. Secondo altre interpretazioni niente è più sognante e più sciocco di lei. Ella invece ama Max lealmente e intuisce che egli, a causa della sua arte in contrasto con la società del tempo, si è chiuso in se stesso. Il personaggio di Anita viene efficacemente tratteggiato nel I Atto (battute 6475), quando esprime la sua emozione nei confronti della bellezza delle montagne con ampi intervalli, tremoli e progressioni cromatiche. Anche l’aria dell’opera di Max, interpretata da Anita (I Atto, battute 421-438) non risparmia tensioni cromatiche, che vengono così sottolineate 62 Jonny spielt auf L’altro aspetto della personalità di Anita si evidenzia attraverso una formula musicale che imita lo stentato dello stile vocale della prima donna, collegando in genere un “Gott sei dank” con un “Ich reise ab”. 63 Capitolo III Il personaggio di Yvonne, se pur minore e non ben caratterizzato, è un po’ anomalo: ella è la cameriera dell’Hotel ma non la si vede mai sulla scena servire un tè o rigovernare le camere. Il suo ambito musicale è sempre costituito da crome, da tempi puntati e veloci, proprio secondo i canoni dell’opera che affida figure ritmiche veloci al personaggio della cameriera vispa e intelligente, come una Susanna o una Despina. Un “personaggio” improprio è rappresentato dal ghiacciaio, la cui “voce” si ode al principio come tema suonato dall’orchestra, e poi nella scena VII della seconda parte interpretato dal coro. Questo Leitmotiv accompagna tutta l’opera ed in particolare il personaggio di Max sia quand’egli è sulla scena, sia quando egli viene menzionato, come nella prima parte alle battute 14421447, allorché Anita rivela a Daniello l’identità del suo vero amante. Il ghiacciaio significa per Max la rappresentazione della “Natura plasmata della tranquilla vita”9. La decisione di Anita di tornare da Max si unisce musicalmente al motivo di Max che, disperato, vuole ritornare nella fredda natura che egli tanto ama. La staticità del ghiacciaio si contrappone alla caotica vita della grande città, mentre la moderna vita caotica è visualizzata nel foyer di un hotel parigino e dalla sala d’aspetto della stazione. In particolare il Finale viene scandito dalla lancetta dei secondi dell’orologio della stazione, dal suono del telegrafo e dall’incalzante scorrere del tempo. 9 Rogge, Ernst Krenek Opern – Spiegel der Zwanziger Jahre, op. cit. 64 Jonny spielt auf Altri elementi simbolici dell’opera sono il violino che rappresenta la sensualità della vita e il “passaggio di consegne” dal Vecchio al Nuovo Mondo; il treno che raffigura la morte del Vecchio Mondo attraverso la fine tragica di Daniello. Non è un caso che Daniello perda la vita investito dal treno che nella società degli Anni Venti simboleggia la modernità. La sua raffigurazione sulle scene teatrali è una novità. In questa chiave va interpretata la morte del violinista-virtuoso che viene travolto dalla modernità. 3.4 Temi di “Jonny spielt auf” Secondo una definizione di Marcel Prawy, direttore dell’Opera di Vienna, Krenek sarebbe un “hoch Klassiker musikalischer Journalist”, perché i prestiti nella sua opera sono innumerevoli. Chiari sono i riferimenti ai compositori Jazz con cui Krenek era venuto in contatto, ed altrettanto evidenti quelli verso lo Schönberg Kreis. Inoltre molte sono le citazioni di composizioni popolari americane, soprattutto nei temi affidati a Jonny, così come i riferimenti alla chanson française per il personaggio di Daniello per il quale sussistono anche alcune analogie con la Carmen di Bizet. Altri accostamenti si possono fare in generale con le opere di Mozart e Puccini. Riferimenti mirati si evidenziano all’Inizio di Jonny spielt auf con la Ariane et Barbe-Bleue di Paul Dukas, del 1907. Nel tema “Jetzt ist die Geige mein” cantato da Jonny 65 Capitolo III si riconosce il tema cantato da Lotte Lenia10 “Ich will mich keinem geben” dell’opera Der Wiederspänstigen Zähmung di Hermann Goetz. 10 Moglie di Kurt Weill. 66 Jonny spielt auf Ed infine nel motivo “Dann kommt die Neue Welt” di Jonny battute 903-912, II Parte, si riconosce chiaramente l’aria di Rodolfo “Talor dal mio forzier ruban tutti i gioielli due ladri: gli occhi belli” del Primo Atto della Bohéme di Puccini. 67 Capitolo III Citando una frase di Schmidt, “alle diese Themen wurden nicht gestohlen, aber nur leise entlehnt!”11; Krenek resta un grande compositore e il suo intento non era „rubare“ temi ai colleghi, bensì prenderli in prestito. Fu forse grazie alla varietà di temi e di generi che questa opera ebbe un meritato successo internazionale. 11 Traduzione: “Tutti questi temi non furono rubati, bensì solo sommessamente presi in prestito”. 68 69 Capitolo 4 Jonny spielt auf : alcune note di regia “Un altopiano di rocce in mezzo ad un ghiacciaio. A metà una grande roccia fa sì che le persone che si trovano a destra ed a sinistra, non si vedano fra di loro. Al di sopra di questo altopiano si vedono blocchi di ghiaccio rotti, che si collegano con dei campi nevosi, il tutto contornato da altissime montagne. Massima luce di mezzogiorno”. Questa l’articolata didascalia suggerita dallo stesso Krenek in partitura, subito all’inizio dell’opera. Alla composizione musicale, infatti, Krenek ha abbinato molte e dettagliate indicazioni per la messa in scena del lavoro al fine di scongiurare per i futuri registi della sua opera ogni possibilità di fraintendimento o di stravolgimento del libretto. Con ricchezza di particolari, Krenek ambienta la prima scena dell’Atto I sul ghiacciaio; la seconda scena in camera di Max completa di un pianoforte su cui è appoggiato un telefono, due poltroncine e i bauli già pronti per il viaggio; la terza e la quarta scena, invece, a Parigi nel corridoio di un hotel. L’apertura del II atto ci riporta allo stesso ambiente descritto nella Scena 2 Atto I, ossia in camera di Max: è sera e Max aspetta Anita. Le scene successive hanno la stessa localizzazione. La scena 7 Atto II ha luogo sul ghiacciaio, come nel I Atto, ma sullo sfondo si vede la terrazza di un albergo su cui è fissato un altoparlante. Dalla Scena 9 Atto II, l’azione si svolge in una stazione ferroviaria, per cui sulla scena si vedono i binari, la banchina, un treno e poi l’automobile della polizia. Le indicazioni fornite da Krenek farebbero pensare ad un’opera di facile rappresentazione, eppure egli stesso, sin dalla prima rappresentazione, si mostrò preoccupato di fornire elementi conoscitivi al regista con elementi tecnici e descrizioni di persone che devono animare la scena. Il compositore non intendeva affatto rendere l’opera divertente e accattivante, bensì la stimava come un “pezzo senza doppio fondo; niente ha un 71 Capitolo IV doppio significato, bensì tutto giace nello svolgimento scenico stesso”1. Nessun simbolismo, nessun significato recondito dunque, tutto ciò che appare non significa altro se non quello che si vede, e pertanto “non occorre una distorsione dei gesti in una stilizzazione simbolica”2; tanto più facile, serio e senza emozioni si rappresenta il lavoro, tanto più persuasive e ovvie diventano le varie scene. “Ciò che di più mi preme – afferma Krenek – è il fatto che il cantante venga rappresentato in compiti essenziali, puramente d’attore”3. Infatti l’immagine che Krenek ha del cantante non è quella dell’interprete tradizionale assurto ad eroe della storia, bensì quella dell’attore capace di immedesimarsi e interpretare un determinato ruolo nel modo più semplice e naturale possibile. Nel momento in cui il cantante–attore si muove sulla scena con gesti verosimili e tratti dal vissuto quotidiano, egli è capace di trasmettere emozioni pur attraverso azioni banali, come possono essere, per Max, accendere una sigaretta, sistemare i fiori sul pianoforte, gironzolare per la stanza. Sebbene Krenek abbia accuratamente messo in guardia i registi dal pericolo di cadere in stravolgimenti arbitrari, pur tuttavia l’opera si presenta ricca di elementi che danno adito ad interpretazioni soggettive. Potremmo suddividere questi elementi in due gruppi: elementi - simbolo di tecnologia e progresso ed elementi-simbolo di libertà. Nel primo gruppo sono da menzionare il telefono, le automobili, il treno, tutti oggetti, elementi scenici sino ad allora mai apparsi sulle scene. Altrettanto significativi risultano i simboli di libertà, quali il ghiacciaio e il violino; il ghiacciaio, elemento centrale dell’opera, rappresenta la freddezza, la disumanità, l’egoismo, il rifiuto della vita, l’eccessivo intellettualismo; il violino invece la passione, il predominio della sensualità anche nelle mani del corrotto Daniello; il treno il mezzo ideale per raggiungere la libertà. Il fatto che Daniello si lasci 1 Definizione di Krenek. Parole di Krenek in “Intervista rilasciata per ORF”. 3 ibid. 2 72 Jonny spielt auf: alcune note di regia sopraffare dal treno attribuisce al mezzo il significato di affrancamento e di via libera per l’amore tra Anita e Max. Non a caso Krenek utilizza la metafora del treno, che in quegli anni rappresenta efficacemente la modernità: il sibilo del vapore, il fischio e la campanella, lo stridio dei freni diventano elementi di conquista dell’era della macchina. Dal 1825, l’anno del primo viaggio tra Darlington e Stokton, il treno entra in pochi anni nella “coscienza dell’epoca” e nell’immaginario dei compositori, il cui scopo è quello di trasmettere “un’idea pura, molto astratta mediante la quale si vuol dare la sensazione di un’accelerazione matematica del ritmo, mentre il movimento stesso rallenta”4. Altri elementi simbolici di Jonny spielt auf, sia pur secondari, sono i numerosi hotel i quali vogliono suggerire una metropoli qualsiasi della “belle époque”, piena di luci, locali notturni, procacciatori di piacere; simbolo di una comunità di cui l’artista è parte integrante. Nella scena finale l’orologio della stazione si trasforma in un grande globo su cui Jonny sale per suonare il suo violino. Questa scena pregna di palese simbolismo, funge da chiave di lettura di tutta l’opera: è il Nuovo Mondo che sovrasta quello Vecchio raffigurato nei panni di Jonny il quale, dall’alto della sfera – mondo, domina gli altri personaggi. Nella rappresentazione tenutasi a Lipsia nel 1990 durante la scena finale appariva, proiettata sul fondo, la scritta “ins unbekannte Land der Freiheit” 5 su cui si stagliava Jonny che con il suo violino suona il tema del Ghiacciaio: tutto è buio e nell’oscurità appaiono i solisti che calpestano il vecchio mondo. L’atmosfera è quella di un corteo funebre mentre il tema del Ghiacciaio viene rallentato. Il significato della scena è palesato dalle parole del coro: “Die Stunde schlägt der alten Zeit, die neue Zeit bricht jetzt an. – Versäumt den Anschluβ nicht. – Die Überfahrt beginnt ins unbekannte Land der Freiheit. Die Überfahrt beginnt, so spielt uns Jonny auf zum Tanz. – Es 4 5 cfr. F.K Prieberg, Musica ex machina, Einaudi, Torino, 1963, p. 50. Traduzione: “Nella sconosciuta terra della libertà”. 73 Capitolo IV kommt die neue Welt übers Meer gefahren mit Glanz und erbt das alte Europa durch den Tanz“6. E’ doveroso sottolineare come al tempo di Krenek i meccanismi scenici fossero già abbastanza complessi, tanto che era possibile far ruotare la scena, far apparire dallo sfondo una locomotiva e farla avanzare fino al proscenio. Nonostante questa “modernità” scenica, i tempi per i cambi di scena erano ancora lenti e prolungati, e quindi Krenek aveva già pensato in partitura a ritardare i tempi musicali. Numerosi sono infatti i ritornelli, le frasi musicali ripetitive, talune della durata di cinque minuti. Nelle rappresentazioni successive agli anni ’90, i registi hanno tentato di praticare altre strade innovative; nelle prime rappresentazioni, a partire da quella di Lipsia del 1990, per ovviare alle ripetizioni musicali e colmare gli spazi, si sono impegnati i cantanti in gesti lenti e ripetitivi con l’incoveniente di rendere l’azione alquanto statica. Successivamente si è optato per il taglio di alcune frasi musicali, ritornelli, al fine di salvaguardare il dinamismo dell’azione. La scena diventa quindi più avvincente, allentando la suspance nel pubblico e coinvolgendolo in una storia tutta imprevedibile. Per i registi moderni rappresentare Jonny spielt auf non è pertanto agevole in virtù della sua precisa collocazione temporale. All’epoca della sua scrittura infatti auto, treno, telefono, altoparlante erano simboli della modernità che avanzava, nè mai li si era visti sulla scena di un teatro d’opera. Pertanto Jonny spielt auf suscitò immediato scalpore e fu giustamente ritenuta opera di mera innovazione. 6 Scena 11: “Finita è la vecchia età, cominciano nuovi tempi! - La coincidenza non sbagliate. Il viaggio già incomincia nel paese sconosciuto della libertà. Il viaggio già incomincia e Jonny suona ancora invitandoci alla danza. Il nuovo mondo arriva con brio venendo dal mar, erede della vecchia Europa, danziam!” 74 75 Capitolo 5 Jonny spielt auf: successi e insuccessi La prima di Jonny spielt auf, tenutasi il 10 Febbraio 1927 nel Teatro dell’Opera di Lipsia riscosse un grandioso successo sia di pubblico che di critica. La stampa del tempo scriveva: “Sensazionale la prima di “Jonny spielt auf” all’Opera di Leipzig. Musicalmente e testualmente è una chiara dichiarazione di modernità. In quest’opera, nella semplice caratterizzazione buffa dei personaggi, si rivela tutto il talento del suo compositore Ernst Krenek. [...] Una serata indimenticabile, un successo unico che da tempo non si verificava sulle scene lipsiensi”.1 “Una serata che difficilmente il pubblico lipsiense dimenticherà. Una trama alquanto semplice, ma che fa scalpore: le scene d’amore tra Anita e Max, quelle che si immaginano tra Anita e Daniello; la comparsa sulla scena di oggetti simbolo di progresso tecnico come il telefono, il treno, le automobili e l’altoparlante. Una musica nuova risuona alle orecchie del pubblico abituato a motivi ben diversi. Stravaganti alcune scelte del regista, come quella di proiettare il suo volto sulla scena nel II Atto. Eccellente la direzione musicale di Gustav Brecher.”2 Tutti i giornali dell’epoca, tedeschi e stranieri commentarono la prima di Jonny spielt auf; Domenico de’ Paoli scriveva “Questa opera ci arriva assieme ad una notizia la quale acuisce la curiosità maggiormente: cioè che essa si dà in ben 45 teatri tedeschi e bisogna prenotare i posti parecchi giorni prima per assistervi. Un successo dunque non comune. E’ logico quindi che l’opera susciti già a priori un certo qual senso di curiosità. Una scrittura musicale netta e precisa, più latina che tedesca, un incalzare di ritmi che ci rivela un primo rapido 1 Cfr. Musikzeitschrift für Musik, März 1927, Heft 3, p. 168. Aber Adolf, Ernst Krenek: "Jonny spielt auf". Uraufführung am Leipziger Stadttheater , in Wiener Journal, 13.02.1927. 2 77 Capitolo V sguardo allo spartito. […] Su questa trama quasi “cinematografica” Krenek ha scritto la sua partitura con una “verve” ed una scienza oltre che di musicista, di uomo di teatro veramente sorprendente. Una partitura veloce e sbarazzina; una obiezione alle tre pagine di concertato finale del II atto, il cui tono romantico contrasta un po’ troppo col resto dell’opera. […] A quale altra musica questa assomiglia è difficile: forse una parodia straussiana, o a tratti la caricatura degli epigoni wagneriani, o la presa in giro degli impressionisti francesi o del melodramma italiano. In realtà nulla di tutto questo: Krenek irride tutto lo spirito della nostra epoca fino alla decadenza. […] Ironia e satira sono trattate con una leggerezza ed un’eleganza ed una misura rarissime, per non dire ignote allo spirito tedesco. […] Un’opera senza dubbio nuova, che se pur non apre una nuova via, può insegnare ad uscire dal vecchissimo cliché caro ai melodrammisti: tenore + prima donna = amore, per finire morte o matrimonio. L’opera si dà in 45 città della Germania: che un tal successo non ci dia il diritto di sperare d’udirla una volta anche in Italia?”3 Nonostante il successo non mancarono tuttavia alcune recensioni negative; l’ Allgemeine Zeitung di Chemnitz pochi giorni dopo la premiere commentava l’eccessivo numero di melismi che avrebbero dato luogo a interpretazioni ironiche. Molti, secondo questi critici, gli elementi che definirebbero lo Jonny spielt auf più un’operetta che un’opera. Anche il famoso musicologo Alfred Einstein definiva Jonny un’operetta in un’articolo apparso sul Berliner Tageblatt alcuni giorni prima della rappresentazione berlinese del 9 Ottobre 1927. “Krenek aveva ristabilito la connessione tra compositore e pubblico non come avrebbe fatto Wagner, ossia provando a elevare il pubblico, bensì scendendo al suo livello. [...] Come lo stesso Krenek, noi viviamo nell’oscurità sebbene ogni cosa giaccia in realtà nel profondo significato del suo pezzo”.4 Per Einstein era 3 Da un articolo reperito nella biblioteca privata di Krenek, D. de' Paoli, Jonny spielt auf. 4 cfr. Alfred Einstein in Berliner Tageblatt, 05 Ottobre 1927. 78 Jonny spielt auf: successi ed insuccessi sufficiente che Jonny fosse cantato con abilità interpretative. “In un’opera ci sono modi d’essere di un uomo, in un’operetta come nella commedia dell’arte ci sono figure. In Krenek ci sono figure, marionette con cui si può fare tutto...[...] Il tutto accade come in un teatro dei burattini – si, certo, si tratta proprio di una rappresentazione di burattini interpretati da cantanti veri”.5 Einstein si riferiva chiaramente alla musica, in special modo agli “insiemi” per la maggior parte estremamente divertenti e alquanto deboli, quando Krenek cerca di essere serio. Un musicologo dello Zeitschrift für Musik sottolineò che Krenek avesse citato il genere nella vecchia opera comica, ma si meravigliò di come la scena in cui Jonny incontra Anita avesse potuto rappresentare i Tedeschi di fronte al resto del mondo, specialmente quando seppe dell’entusiasmo con cui l’opera fu accolta anche fuori della Germania. “Krenek è in realtà un Ceco, che si vende tuttavia sotto la bandiera tedesca; noi tuttavia incoraggiamo il suo abbaglio.6” Friedrich Schwabe, scrivendo nel “Der Reichbote” di Berlino, espresse orrore “per il grande numero di lascività”7 e per il fatto che la rappresentazione berlinese fosse sponsorizzata da una società; egli così scrive: “Il nero Jonny suona un violino rubato e tutti, tutti danzano al suo suono. La cultura della razza bianca è alla base; il Nero suona”8. Alla fine concludeva il suo articolo ponendo le sue speranze sulla nobile natura del popolo tedesco. Tale aperta dichiarazione di razzismo non era un argomento di poco conto. Durante l’occupazione della Ruhr la Francia aveva inviato truppe senegalesi incoraggiandole ad umiliare la popolazione locale con atti di seduzione dei soldati africani nei confronti delle ragazze tedesche. Il pavoneggiarsi del nero Jonny e il modo in cui egli si vanta del suo successo sessuale fu l’elemento per infiammare antichi odi, e questo risentimento fu 5 cfr. Alfred Einstein, in Berliner Tageblatt, op. cit. Musikzeitschrift für Musik 94, 1927, p. 168. 7 Friedrich Schwabe, in Der Reichbote, Berlino 20.03.1927. 8 Friedrich Schwabe, ibidem. 6 79 Capitolo V colto prontamente dai nazisti e dai loro simpatizzanti che sistemarono petardi maleodoranti in teatro e protestarono nelle strade quando Jonny fu rappresentato a Vienna. La stampa locale scriveva: “La rappresentazione di un pezzo, il furto, i rapporti carnali, il disonore razziale, la schiavitù del popolo e la fornicazione resa attraente, all’Opera di Stato di Vienna, è svalutazione, imbrattamento e vergogna di questa città artistica famosa in tutto il mondo. La degenerazione della forza statale contro la proprietà ebrea diventa con ciò evidente – ma ancora vive il sano senso del popolo, il senso dell’onore, della dignità e dell’abitudine verso le basi della cultura tedesca. Il sacro dovere di tutti i cittadini tedeschi è di ricevere e conservare le feste del nostro popolo. Con la rappresentazione di “Jonny” gli ebrei ci hanno affidato una visione istruttiva nei loro piani segreti di sterminio dell’arte tedesco-ariana. Il popolo tedesco si viene a scoprire indifeso”.9 Le rappresentazioni di Parigi e New York del febbraio 1927 e del 1929, le due città che per Krenek più evocavano il nuovo spirito che egli e Max auspicavano, furono invece un fiasco. Quando l’opera, reintitolata “Jonny mène la danse”, debuttò nel Giugno 1928 al Théatre des Champs-Elysées fu male accolta dal pubblico e dalla critica. Il regista non fece niente per ben preparare la produzione e sembrò capire così poco dell’opera che Krenek, presente alla prova, dedusse che egli non si era preoccupato di leggere il libretto. L’esecuzione musicale era eccellente, ma la traduzione del testo pessima, tanto che provocò il riso degli spettatori parigini e fu fischiata in altri. Henry Malherbe, scrivendo su Le temps, si meravigliò di come “questo staff debole e naive potesse ricevere buone critiche altrove”.10 La critica anonima apparsa sul Neue Züricher Zeitung espresse sorpresa per il successo di Jonny in Germania. Egli dubitò che l’opera potesse essere ripetuta a breve scadenza a Parigi. In effetti ebbe ragione perché Jonny da allora non fu mai più stato rappresentato sulle scene parigine. 9 cfr. Deutschösterreiche Tageszeitung, Wien, 13.01.1928. Henry Malherbe in Le temps, 30.06.1928. 10 80 Jonny spielt auf: successi ed insuccessi Sebbene New York non venga nominata nell’opera, si presume sia la città natale di Jonny. Tuttavia l’immagine finale di Jonny sul globo è esattamente il tipo di icona utilizzata dagli illustratori e disegnatori per rappresentare la Manhattan delle riviste di Broadway, i musicisti di Harlem e l’Epoca Jazz. Ma la rappresentazione del 19 Gennaio 1929 al Metropolitan Opera House annoiò gli spettatori dando l’opportunità ai critici americani, i quali conoscevano bene il vero stile jazz, di biasimare la concezione europea del jazz. E l’opera fu cancellata dopo appena tre repliche. L’epoca di Jonny volgeva così al termine: il mondo affascinante proposto iniziò a sembrare un anacronismo in mezzo alla crisi politica ed economica che aveva portato i nazisti al potere. Così l’opera divenne quasi una leggenda e scomparve del tutto dalle scene mondiali. Quando riapparve in forma di concerto nel 1976, al New England Conservatory of Music, diretta da Gunther Schuller, causò “meraviglia e sorpresa per la partitura così buona e piena di difficili linee melodiche e di momenti di grande bellezza”. 11 Una brillante produzione, piena di verve e vitalità fu quella dell’Opera di Stato di Vienna nel 1980. Programmata per il Festival annuale viennese in concomitanza degli ottant’anni di Krenek, la rappresentazione riscosse tuttavia critiche negative da parte del pubblico. Il direttore di scena e il regista decisero di presentare Jonny come un’opera del tutto negativa: Max diventò un personaggio serio, lo vestirono con costumi surrealisti, imprimendo così un carattere francamente comico alle sue riflessioni e ai suoi lamenti. Anche molte altre scene, come quella alla stazione, furono distorte. Non solo il pubblico, ma anche lo stesso Krenek rimase annoiato da questa ripresa moderna. Molto importante fu invece la rappresentazione di Jonny spielt auf al teatro dell’Opera di Leipzig nel 1990 subito dopo la riunificazione della Germania, come simbolo dell’inizio di 11 Cfr. J.L.Stewart, Ernst Krenek: Eine kritische Biographie, Schneider, Tutzing 1990. 81 Capitolo V una nuova era. “Così come l’opera aveva prodotto scalpore nella sua prima rappresentazione del 1927 sulle scene lipsiensi, perché simbolo di modernità e di nuova epoca, oggi, che siamo di nuovo una nazione unita, la riproponiamo sulle nostre scene, perché sia chiaro a tutti che una nuova modernità inizia”.12 Ultima produzione in ordine di tempo di Jonny è quella dell’Opera di Vienna nella stagione 2002-2003; non a caso l’opera fu eseguita a Vienna la sera del 31 Dicembre 2002, stessa data della sfortunata messa in scena del 1928. Questa rappresentazione si rivelò un grande successo di pubblico e di critica. La critica musicale commentava così: “Apprezzabile l’intento del regista di creare un grande effetto con citazioni nostalgiche mezze ironiche: le ballerine mostrano le loro gambe tra il pubblico in platea, sul ghiacciaio fiocca sempre neve finta, e nel cielo stellato brilla sempre una luna verde; il nero Jonny, il ladro del violino, è diventato nero con del lucido di scarpe (che prima della scena finale rimuove stando in platea, divenendo così il “bianco conquistatore” del Nuovo Mondo). Forti i contrasti di colore sulla scena e nei costumi, fuochi d’artificio nella scena dell’hotel parigino. Un’opera che anche alla fine del ventesimo secolo fa scalpore come simbolo di modernità”.13 12 Dal programma di sala della rappresentazione lipsiense del 1990, Intervista a Udo Zimmermann. 13 cfr. Neue Musik Zeitung, Wien, 01.01.2003. 82 83 Capitolo 6 Ernst Krenek e Kurt Weill Ulrich Michels nell’ “Atlante di Musica”1, ragionando intorno alla musica dei primi del Novecento, afferma come “la musica, apparentemente non colta, con canzoni di carattere jazzistico e di danza, è adatta alla denuncia sociale”. Gli esponenti di questo filone sono diversi e di varia levatura, ma in questo lavoro abbiamo considerato Ernst Kerenek e il suo Jonny spielt auf; qui parleremo in breve anche di un contemporaneo di Krenek, Kurt Weill. Ho inteso mostrare i parallelismi e i punti di divergenza tra questi due grandi autori accomunati non solo dalla nascita nell’ex impero Asburgico, ma anche dall’esperienza della dolorosa emigrazione negli Stati Uniti. Krenek e Weill nascono entrambi nel 1900 e seguono percorsi culturali ed artistici affini, almeno fino alla metà degli anni Venti: atteso ciò, va rilevato come a partire dal 1933 le loro strade si separano in maniera marcata. Krenek (con Jonny spielt auf) e Weill (con Der Zar läβt sich photographieren) iniziano la loro carriera operistica ispirandosi al genere della Zeitoper; Krenek raggiunge il successo nel 1927 con la clamorosa (e assai contestata) rappresentazione di Jonny spielt auf al Teatro dell’Opera di Lipsia sotto la direzione di Gustav Brecher e con la regia di Walter Brügmann; nel 1930 lo stesso direttore d’orchestra e il medesimo regista porteranno in scena nello stesso teatro, Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny di Weill. Anche dal punto di vista dell’accoglienza, la sorte dei due autori è affine: rappresentate l’una a Monaco, l’altra a Francoforte durante il fascismo, le due opere vengono protestate, fi- 1 U. Michels, Atlante di musica, Sperling & Kupfer, Milano, 1994. 85 Capitolo VI schiate e sabotate anche con il lancio di petardi miasmatici durante la messa in scena. Jonny spielt auf è stato molto spesso definito una Jazz Oper, dato che Krenek si ispira chiaramente a questo genere di musica che all’inizio del XX secolo si va diffondendo in Europa; anche Weill riprende e rielabora i temi jazz, infatti, quanto Weill e in particolare Die Dreigroschenoper sia colpito favorevolmente dal jazz, lo spiega lo stesso compositore, nel marzo 1929: “Chiunque abbia lavorato con una buona jazz-band sarà rimasto piacevolmente sorpreso dall'abilità, dalla dedizione totale e dall'entusiasmo per il proprio lavoro che sono così difficili da riscontrare in molte orchestre sinfoniche e di teatri d'opera. Un buon jazzista possiede il dominio assoluto di tre o quattro strumenti, sa suonare a memoria, ed è abituato a quel modo di suonare assieme in cui ogni esecutore contribuisce individualmente al risultato collettivo; soprattutto, egli sa improvvisare, e vanta un approccio musicale libero e privo di inibizioni, in cui l'interprete si ritaglia un ruolo il più produttivo possibile.”2 Krenek però considera il jazz come simbolo di americanità e come genere di intrattenimento3, mentre Weill attribuisce al nuovo genere una dignità artistica e culturale assai superiore; in Notiz zum Jazz egli afferma infatti che il jazz, “se innalzato a musica seria può diventare un elemento importante di un’opera”. Conseguenza naturale di questo dato si trova nel cambiamento, operato da Weill, nell’apparato orchestrale: le orchestre di tipo wagneriano o mahleriano lasciano il posto ad organici ridotti, e comprendono strumenti fino ad allora considerati inferiori e non degni di entrare in un teatro (sax, bajo, batteria, chitarra acustica, bandoneon, ecc.). Se Krenek inserisce in partitura nuovi strumenti, relegandoli tuttavia nella jazz band che suona solo in alcune scene sul palcoscenico, Weill costruisce invece il suo impianto orchestrale basandosi principalmente su di essi. La prima messa in scena 2 3 Appunti di Kurt Weill datati 10 marzo 1929. Michels U., Atlante di musica , op. cit. 86 Ernst Krenek e Kurt Weill della Dreigroschenoper viene infatti realizzata con una piccola jazz-band composta da soli sette elementi che suonano insieme a flauti, clarinetti, sassofoni, trombe, un fagotto, un violoncello, un contrabbasso, timpani, una batteria, un pianoforte, un harmonium, un bandoneon, una celesta, un banjo e una chitarra hawaiana. Il processo inaugurato con la Dreigroschenoper prosegue in Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny con una accresciuta consapevolezza delle nuove tecniche: “E’ incontestabile che il jazz abbia giocato un ruolo essenziale nella semplificazione ritmica, armonica, formale e soprattutto nella crescente sensibilità e comprensibilità che oggi abbiamo raggiunto nella nostra musica”4 afferma Kurt Weill in un suo scritto, ma più avanti, egli si preoccupa di sottolineare come le sue musiche abbiano solo “una estrema somiglianza con la musica commerciale”5. Infatti è innegabile quanto lo stile jazz delle canzoni di Weill sia diverso dalla musica cabarettistica: non bisogna dimenticare che si tratta pur sempre di musica scritta da un compositore colto, di formazione classica, che quindi rielabora il jazz alla luce della teoria musicale tradizionale. “I più importanti principi jazzistici sono stati rielaborati dalla musica seria e sono diventati, presso quei compositori che non si sono mostrati ostili a tale ascendenza, componenti permanenti nella struttura musicale di un’opera, dove appaiono non più come banale musica ma in forma figurata”6. Quando Hitler sale al potere, sia Krenek che Weill, le cui musiche furono bollate come entartete Musik dal regime, sono costretti a esiliare: Weill parte nel 1935 per l’America dopo un breve esilio volontario a Parigi; Krenek lascia Vienna nel 1938, anche lui emigrando in America. Il destino, che ha in un certo modo accomunato i percorsi artistici ed esistenziali dei due compositori, impone, invece, due itinerari differenti dal loro arrivo in America. 4 Kurt Weill, Musik und Theater, Berlino 1990, p. 61. Kurt Weill, Musik und Theater , op. cit., p. 62. 6 Kurt Weill, Musik und Theater , op, cit., p. 68. 5 87 Capitolo VI Krenek è poco conosciuto in America, anche se il suo intento non è di cercare fortuna nel nuovo continente; i successi riscossi in Europa non gli semplificano la vita, anzi, non riesce nemmeno a vivere delle sue composizioni costringendolo a rivolgersi a istituzioni universitarie per proporsi come insegnante di armonia. Qui Krenek ha la possibilità di coltivare i suoi interessi per la musica seriale, di dedicarsi alla composizione di musica nuova e di scrivere anche libri di musicologia, tra cui uno sul compositore Johannes Ockeghem. Negli anni americani non gli mancano tuttavia le occasioni per rappresentare le sue opere, ma si tratta per lo più di successi in sordina. Nel 1947 Krenek ha la cittadinanza americana, nonostante non si senta americano e non consideri questa nuova terra come sua: come afferma in più interviste, egli è un uomo senza una vera nazionalità, nè ceco, nè tedesco, nè americano. Il fatto di essere diventato cittadino americano non gli impedisce tuttavia di accarezzare l’idea di poter ritornare un giorno nella sua Vienna. Forse il motivo di tale scelta, come confessa in una intervista, è dettata proprio dal desiderio di ritornare in Europa, e da cittadino americano lo può fare tranquillamente. Di fatto non realizzerà mai questo sogno, infatti visitò solo una volta Vienna nel 1980 quando gli viene conferita la cittadinanza onoraria, cosciente che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe rivisto la sua patria. Weill invece raggiunge l’America nel 1935. Come compositore della Dreigroschenoper, che era andata in scena nel 1933 per breve tempo a Brodway, gode già di una certa fama. Weill, al contrario di Krenek, considera questa nuova condizione come definitiva, rinnegando, quasi, le sue origini tedesche. Numerose sono le musiche che compone negli anni americani, e altrettanti i successi che riscuote. La sua americanità acquisita si mostra ancor più evidente quando, dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti il 7 dicembre 1941, Weill si schierò pubblicamente contro i nazisti. Weill non avverte mai il desiderio o il bisogno di ritornare in Europa, la sua nuova patria è l’America, o ancor meglio, Broadway. 88 Ernst Krenek e Kurt Weill In definitiva, nonostante le differenze culturali e di approccio alla nuova condizione di americani di adozione, Weill e Krenek sono espressione di un nuovo modo di intendere la musica. Una modalità che è frutto della rimediazione, di istanze vecchie e nuove, di modelli, ampiamente collaudati, europei e di nuove istanze che, sempre più pervicacemente, si affacciano negli Stati Uniti. La musica ha un nuovo compito, necessita di un nuovo linguaggio: Weill e Krenek sono entrambi – sebbene mantengano percorsi diversi e motivazioni diverse – maestri di questa novità. 89 91 Capitolo 7 Jonny spielt auf : Il libretto1 Max (von links unten, bleibt am Plateaurund) Du schöner Berg! der mich anzieht, der mich antreibt, zu gehen fort von der Heimat, fort von der Arbeit. Deinen Gletscher sendest du mir entgegen, groß und herrlich, weiß und leuchtend im Mittagslicht! (Anita hastig und erschöpft von rechts, sieht Max nicht) Anita Von dem Wege kam ich ab. Wohin kann dieser Pfad führen? Ermüdet setz' ich mich hier einen Augenblick. (Sie will sich rechts vom Mittelfelsen auch an den Plateaurund setzen, gewahrt plötzlich den Gletscher.) Ah, welch Anblick! Das Eis, das viele Eis, das starre! Du grenzenloser Tod! Angst vor Einsamkeit! Max Jetzt dir entgegen ... ... nach kurzer Rast! Noch heut' bezwing' ich dich, du schöner 1 Max (entra da sinistra, si ferma sul bordo dell'altopiano) Tu, bella montagna! che mi attiri, che mi fai sognare, tu che tocchi il cielo diritta e fiera. Mandasti il tuo ghiacciaio a incontrarmi, imponente e splendido, chiaro e lucente nel chiarore del vespro.(Anita arriva di corsa e trafelata da destra, senza vedere Max.) Anita Sono discesa dal sentiero. Dove mi può condurre questa strada? Stanca mi siedo qui e riposare un po'. (Ella vuole sedersi sul bordo dell'altopiano, vede improvvisamente il ghiacciaio.) Ah, che vista! Il ghiaccio, il duro e immobile ghiaccio! Tu, morte senza fine! Paura della solitudine! Max Ora contro di te ... ... dopo così poco tempo! Ancora oggi ti scalerò, monta- Il libretto in italiano (con testo a fronte in lingua tedesca) è stato personalmente tradotto. Trattasi di traduzione letterale. 93 Capitolo VII Berg! Anita Wer führt mich zurück zu den Menschen, die ich liebe, wer führt mich aus dem Eis, aus dem Grausen des Todes? (In diesem Augenblick kommt Max vorn um das Felsstuck, nach rechts, um seinen Weg fortzusetzen.) Anita (bemerkt ihn) Ach, ein Mensch. Max Guten Tag! Anita Ach, mein Herr, vom Wege kam ich ab, dort vom Hotel, Sie kennen es sicher —auf dem Plateau — Ich habe Angst! Max Gnädige Frau, wovor, doch nicht vor mir? Anita (schon etwas kokett) Kenn' ich Sie denn? Doch wenn ich Ihr Gesicht mir näher anseh', ist mir's doch, als hätt' ich irgendwo Sie schon gesehn? Vielleicht ein Bild? Max Das wäre möglich, denn in der Stadt sind viele Bilder von mir ausgestellt. Anita Sie sind doch nicht —? 94 gna incantata! Anita Chi mi porterà indietro, verso gli uomini che amo, chi mi condurrà via da questo ghiaccio, dal terrore della morte? (In questo istante Max arriva alla destra della roccia, con l'intenzione di proseguire il suo cammino.) Anita (lo scorge) Ah, un uomo. Max Buongiorno! Anita Ah, mio signore, sono scesa dal sentiero dell'hotel che sta lassù in alto, lo conosce sicuramente – dal plateau - Io ho paura! Max Bella signora, di cosa, spero non di me? Anita (già un po' civettuola) Ma la conosco? Ed ora che la vedo più da vicino mi sembra di averla già vista da qualche parte! In foto forse? Max Può darsi proprio, perché in città ci sono molte mie fotografie. Anita Ma allora è lei? Jonny spielt auf: Il libretto Max (mit verlegender Verbeugung) Der Komponist! Anita Welche Freude, Sie hier zu treffen! Ich hätte gerne Sie schon lange kennen gelernt. (Max macht eine abwehrende Geste.) Anita Erschrecken Sie nicht! Ich sang einmal in einer Oper von Ihnen die Titelrolle. Max Ah, das interessiert mich, das müssen Sie mir erzählen. Anita Dann bringen Sie mich doch nach Haus! Max Dort auf den Berg zieht's mich. Anita Ich habe Angst vor dem Gletscher. Max Hier bin ich zu Haus. Wie kann man Angst haben von dem Gletscher? Anita Vor dem unendlichen Tod! Max Er lebt doch! Hören Sie nur das Brausen! In seiner Starrheit welches Leben! 95 Max (imbarazzato, inclinandosi) II compositore! Anita Quale gioia di incontarLa qui! Avrei voluto conoscerLa già molto tempo fa! (Max fa un gesto di protezione) Anita Non abbia paura! Una volta cantai il ruolo principale in una sua opera. Max Ah, mi interessa, questo deve raccontarmelo. Anita Allora mi riporti di sicuro all'hotel! Max Lassù sul monte, esso mi attira. Anita Ho molta paura di quel ghiacciaio. Max Qui mi sento a casa. Come si può temere il ghiacciaio? Anita Davanti alla morte senza fine! Max Ma vive! Ascolti quel gran ruggito! Quale vita nella sua staticità! Capitolo VII Ich liebe seine lange Zeit, sein Wachsen in der Stille. Er kommt überall hin. Er ist mir Symbol der Gestalt, der geformten Natur, des gefaßten Lebens. Anita Wenn Sie das sagen, ist es schön. Ich hab' die Dinge so noch nicht gesehen. (blickt ihn lange an) Sie müssen mit mir kommen, ja? Und mir noch mehr erzählen...... vom Gletscher... und von Ihrer Arbeit Max Ja, ich will mit Ihnen kommen heute. Anita Vielleicht...... bekomm' ich wieder einmal eine Rolle in einer Oper? Was Sie da sagen - es ist so schön, und ich hätte gern auch von Ihnen viel Neues gehört und wohl auch lieben gelernt. Max Ja - ich will mit Ihnen kommen, heute. Darf ich Sie dann vielleicht einmal auch über diesen Gletscher führen? Sie werden sehen, er ist schön, und Sie sollten ihn so lieben, wie ihn jeder liebt, der 96 Io amo la sua lunga vita, il suo crescere nella tranquillità. Domina su tutto. Per me è il simbolo dell'entità dell'eterna natura, della vita che rinasce! Anita Se lo dice Lei, è certamente bello. Io non ho ancora visto le cose in questo modo. (Lo guarda a lungo) Lei deve venire con me, è vero? E deve raccontarmi ancora ..... del ghiacciaio, ... e del suo lavoro. Max Sì, voglio venire con Lei oggi. Anita Forse...... avrò di nuovo un ruolo principale in un’opera? Quello che Lei dice – è così bello, e io vorrei ascoltare da lei tante cose nuove e certamente anche conoscere l'amore. Max Si – voglio venire con Lei oggi. Potrò condurla ancor una volta su questo ghiacciaio? Vedrà, è bello, e Lei dovrebbe amarlo, così come lo ama chiunque l’abbia cono- Jonny spielt auf: Il libretto ihn erst einmal kennengelernt sciuto una volta. 2. BILD Max Nun ist es gut, und ich bin wieder heiter. Anita Du nimmst die Dinge viel zu ernst. Du bist ein Gletschermensch. Max Oh Geliebte! Anita Ja, du mein Lieber! Max Hast du verziehn? Anita Ich war nicht böse. Max Du hast mich viel gelehrt in dieser Zeit. Anita Das lieb' ich so an dir, daβ du noch wirst, und durch mich. Max Nimm hier das Manuskript von meiner Oper, ich schenk' es dir! Anita Es ist zuviel! Max Zum Zeichen, daβ ich die Dinge tragisch nicht mehr nehmen will. Anita Ich will sie hüten wie meinen SCENA 2 Max Mi sento bene, ora sono di nuovo sereno. Anita Tu prendi tutto troppo seriamente. Tu sei un ghiacciaio. Max Oh amata! Anita Si, mio amato! Max Mi perdoni? Anita Non ero arrabbiata. Max Tu m'hai insegnato tanto in questo tempo. Anita Questo amo di te, che tu esisterai ancora, e attraverso me. Max Prendi qui il manoscritto della mia opera, te lo regalo! Anita E' troppo! Max Come segno che non voglio più prendere le cose troppo tragicamente. Anita Voglio custodirlo come il 97 Capitolo VII gröβten Schatz, doch ist's zuviel. Max Nimm, nimm! Und nun, da alles wieder gut ist, sollen wir uns trennen! Anita Klage doch nicht, mein Lieber, bald komm' ich zurück. Max Wir sind so selten zusammen und ich liebe dich so und gerade heute muβt du fort. Anita Nimm's doch nicht wieder tragisch, ich singe doch in deiner Oper in Paris. Max Was bin ich auf mein eigenes Kind eifersüchtig. Ihm zu dienen, läβt du mich allein! Mein eig'nes Werk raubt dich mir! Anita Nicht diese Stimmung! Laβ uns lieber nochmals die Arie aus dem zweiten Akt wiederholen! Die sitzt noch nicht sicher. (Dienstmädchen kommt) Ein Automobil - sofort! (Am Flügel) Bitte! Max Ich leide so.... um dich und doch fährst du weg! 98 mio più grande tesoro. Ma è comunque troppo. Max Prendi, prendi! E ora che si è tutto sistemato dobbiamo lasciarci! Anita Ma tornerò ben presto, non soffrire più, amore mio. Max Stiamo così poco insieme, io t'amo così tanto e tu proprio oggi devi andare via. Anita Non prenderla di nuovo tragicamente, io canterò la tua opera a Parigi. Max Quanto sono geloso della mia stessa creatura! Mi abbandoni proprio per lei! La mia stessa opera mi priva di te! Anita Non dire così! Ripetiamo piuttosto ancora l’aria del secondo atto! Non è ancora sicura. (Entra la cameriera) Un’automobile – subito (Al pianoforte) Prego! Max Sono così infelice ... a causa tua, e tu vai via! Jonny spielt auf: Il libretto Anita Als ich damals am Strand des Meeres stund, suchte das Heimweh mich heim. Ich suchte mein Heim in der Träume Land, daβ das Weh mich lieβe. Doch war meiner Träume ich nicht froh. Das Leid blieb das Gleiche im Schlaf! O Schmerz, o Schmerz, der mich tödlich traf, tödlich traf. Drum', oh Träne, flieβe, Träne, fließe, drum, oh Träne, fließe, Träne, ah – ah fließe, fließe. Manager (kommt hastig) Ich kam mit dem Auto her, Sie zur Bahn zu holen. Anita Also dann - mein Lieber, ich muβ fort! Max Ach, Liebste, ich leide maβlos, wenn du von mir gehst! Anita Ich weiβ, du liebst mich, ich komme wieder. Max Nein, nein, geh nicht fort! Anita Komm mit mir! Max Du weiβt, ich kann nicht über mich hinweg. 99 Anita Quando io stavo in riva al mare, mi colpì la nostalgia. Cercavo la mia patria nella terra dei sogni, che il dolore mi lasciò. Non ero certamente contenta dei miei sogni. Il dolore restò lo stesso anche nei sogni! Oh dolore, oh dolore, che mi colpì mortalmente, mi colpì mortalmente. Si, oh lacrime, scorrete, lacrime, scorrete, si oh lacrime, scorrete, oh, scorrete, scorrete Manager (Entra affrettato) Sono venuto qui con l'auto per portarla al treno. Anita Allora ciao, mio caro, devo andare! Max Ah, cara, io soffro tanto, se vai via da me! Anita Lo so, mi ami, torno di nuovo. Max No, no, non partire. Anita Vieni con me. Max Io non posso andare via, tu lo sai. Capitolo VII Anita Ach, ich hab' dich ja so lieb! Nur sei mir nicht immer so traurig, das drückt mein Herz, ich kann oft nicht atmen vor definer Liebe. Max Ich kann in diesen Städten nicht mehr leben. Bleib bei mir, geh nicht fort. Was ist Ruhm? Hast doch mich, ist das nichts? Manager Jetzt reden sie wieder dasselbe Zeug, wie immer. Doch scheint´s, daß die Liebe sie hebt. Seit damals ist ihre Stimme viel größer geworden, und seine Oper scheint auch ein guter Griff. In diesem Falle laß ich gelten, was ich sonst bei Künstelrn schwer perhorresziere Anita Laβ mich jetzt geh'n, ich komm' zurück, ich komm´zurück, ich komm´zurück Max Du bist mein Alles, verlaβ mich nicht, verlaß mich nicht, verlaß mich nicht! Manager Das ist die Liebe in jeder Form, in jeder Form. Anita Ah io t'amo certamente tanto! Ma non devi esser così triste, questo mi fa male, e a causa del tuo amore mi sembra di soffocare. Max Non posso viver più in queste città. Resta con me, non andare via! Cosa è la gloria? Hai me, non conta niente questo? Manager Fanno ancora gli stessi discorsi, come sempre! Si vede chiaramente che l’amore la migliora. Da allora la sua voce è diventata ben più forte e la sua opera sembra essere un buon affare. In questo caso riconosco quel che in genere non riconosco mai negli artisti. Anita Lasciami andare ora, ritornerò, ritornerò, ritornerò. Max Tu sei il mio tutto, non mi lasciare, non mi lasciare, non mi lasciare! Manager Questo è amore in ogni forma, in ogni forma. 100 Jonny spielt auf: Il libretto Anita Nun hätt´ ich fast mein Banjo vergessen, das ich für die Rolle brauche. Max Sie hat sich nicht mehr umgesehn.... Anita Quasi dimenticavo il mio banjo, che mi serve per la parte. Max Non mi hai salutato più ... 3. BILD Yvonne Oh, das ist mein Jonny, wie er geigt, wie er spielt! Ach, ich bin ja so ganz die Seine... Jonny Oh, ma bell', nicht so schnell, gib mir eine kiss! Yvonne Jonny! Jonny Oh, my dear, so ist gut, you know, I love you! Yvonne Wenn ich hier die Treppen fege, Zimmer wische, Kleider bürste, denk' ich nur an dich, mein Jonny. Jonny Wenn ich hier die Geige spiele, Banjo zupfe, Saxophon, Posaune blase, denk' ich nur an dich, Yvonne. Jonny / Yvonne Wechselt das Hotel, gibt es neue Besen - und das Ganze SCENA 3 Yvonne Oh, ecco il mio Jonny! Come suona il violino, come suona il violino! Ah, gli appartengo completamente ... Jonny Oh, mia bella, non così veloce, dammi un bacio! Yvonne Jonny! Jonny Oh, mia cara, così va bene, lo sai, ti amo! Yvonne Quando io scopo le scale, rigoverno le camere, spazzolo i vestiti, penso solo a te, mio Jonny! Jonny Quando suono il violino, pizzico il banjo, suono il sassofono, il trombone penso solo a te, Yvonne. Yvonne / Jonny Poi si cambia hotel, ci sono scope nuove - e il tutto dura 101 Capitolo VII war wieder eine Saison. Jonny Ist das Daniellos Zimmer? Yvonne Ja. Jonny Laβ mich hinein! I must die schöne Geige sehen! Yvonne Du bist wohl verrückt! Jeden Augenblick kommt er vom Konzert zurück. Jonny Oh! So ist die Geige gar nicht hier! Du, ich müssen Geige haben! Yvonne Na, na, friβ mich nicht auf! Jonny Wie er neulich spielte, ich worden verrückt! Yvonne Das merk’ ich. Jonny Hast du ihn schon gesehn? Yvonne Nein, er kam erst heute nachmittag. Jonny Ich muβ jetzt wieder Geige spielen gehen, Banjo zupfen, Saxophon, Posaune blasen gib mir noch einen Kuf3! Yvonne Und ich muβ weiter Zimmer putzen gehen, Kleider solo una stagione. Jonny E’ la stanza di Daniello? Yvonne Sì. Jonny Lasciami entrare! I devo vedere il bel violino! Yvonne Sei proprio pazzo! Lui può ritornare dal concerto in qualsiasi momento. Jonny Oh! Allora il violino non è qui! Tu! ... Io devo avere il violino! Yvonne No, no, non t'arrabbiare! Jonny Quando suona, divento pazzo ! Yvonne Lo noto. Jonny Lo hai già visto? Yvonne No, è arrivato solo oggi pomeriggio. Jonny Ora devo andare di nuovo a suonare il violino, il banjo, il sassofono, il trombone dammi ancora un bacio. Yvonne Ora devo andar a continuare a ripulire le stanze, a spazzo- 102 Jonny spielt auf: Il libretto bürsten, Treppen fegen - gib mir noch einen Kuβ! Anbeter Ein Autogramm! Ein Autogramm! Daniello Mesdames, messieurs! Un moment de repos ! Je viens tout à l´heur! Yvonne Ach, er ist so schön! Daniello Ich bin der König der Geige. Wenn ich spiele, zerbrechen die Herzen im Kreise. Rund um die Erde schlingt sich ein Kranz meiner Triumphe ohne Zahl. Meine Stirn umglüht der Lorbeer meines Bogens, und mein Herz...... Yvonne Ach er ist schön! Sein Auge strahlt und lockt, so glühend düster und so drohend und dabei so süβ versprechend.......holde Wonnen, wie die nächtlichen Feuerscheine ferner Vulkane Daniello .... umloht die Flamme des Verlangens der Frauen. Anbeter Ach, er ist der größte Meister! Jonny Dieses man ist ein Affe! lare i vestiti, a scopare le scale - dammi ancor un bacio! Ammiratori Un autografo, un autografo! Daniello Mesdames, messieurs! Un moment de repos ! Je viens tout a l'heure! Yvonne Ah, quant'è bello! Daniello Io sono il Re del violino. Quando suono, spezzo i cuori di chi mi sta intorno. Tutto il mondo è cinto così dei miei trionfi senza fine. Dell'archetto mio glorioso ho cinto il capo ed il mio cuore ... Yvonne Ah! Quanto è bello! I suoi occhi trafiggono il cuore come frecce ardenti, ma sono dolci e pieni di fuoco ........... come il bagliore di fuoco di un vulcano lontano. Daniello ... brucio i cuori delle donne che mi amano. Ammiratori Ah! egli è il più grande maestro! Jonny Quest'uomo è una scimmia! 103 Capitolo VII Daniello Mesdames, messieurs! Je suis prèt! Anbeter Ein Autogramm! Ein Autogramm! Yvonne Er ist viel schöner als Jonny! Jonny Du falsche Beast, ich will dir geben! Wo hat der Kerl die Geige? Aha, zugesperrt! Da kommt schon wieder jemand! Anita Gott sei dank! Ich entkam den Leuten. Ah, sie meinen es gut - aber ich bin so müde. - Es war wohl ein groβer Erfolg ... , „suchte das Heimweh mich heim . . .“ Es liegt ein Seltsames in der Luft dieser Stadt. Mir ist, als verfolgte mich überall etwas, gegen das ich mich nur noch schwer halte, etwas, das stärker ist als ich, das meine Festigkeit raubt. Oh, wärst du so stark, wie du gut bist, ferner Geliebter; ich liebe dich. Halt mich fest! Jonny Oh, by Jove, die weiβe Frau ist schön! Mir ist, als hätt' ich keine noch gesehen! Daniello Mesdames, messieurs! Je suis prèt! Ammiratori Un autografo! Un autografo! Yvonne E' molto più bello di Jonny! Jonny Brutta bestia, me la pagherai! Dove lo tiene il violino, quello lì? Aha, chiuso a chiave! Viene di nuovo qualcuno. Anita Grazie a Dio! Sono sfuggita alla gente! Ah, erano molto gentil ma sono talmente stanca! E' stato un gran successo.... "Triste batteva il mio cuor." Che strana atmosfera sento nell’aria di questa città. Mi sembra che qualcosa mi segua ovunque, qualcosa contro cui sento una grande debolezza, qualcosa che è più forte di me e che mi toglie la sicurezza. Oh, fossi così forte quanto sei buono, lontano amato; ti voglio bene. Tienimi stretta! Jonny Oh, by Jove, la donna bianca è bella! Mi sembra come se non ne avessi mai vista una! 104 Jonny spielt auf: Il libretto Anita Doch nun nach Haus! Noch heute Nacht fahr' ich hier ab und morgen abend bin ich bei dir! Gott sei Dank! Hier das Telegramm sofort. Jonny (vertritt ihr den Weg) Madame! Anita (erschrocken) Was wünschen Sie von mir? Jonny Sie sind so schön - ich liebe Sie! Anita Lassen Sie mich gehen! Jonny Oh, ich bin stark, Sie ahnen es nicht! Fragen Sie doch die Mädchen von Paris! Anita Lassen Sie mich! Da ist es wieder, das Blut, gegen das ich nicht kann! Jonny Warum wollen Sie nicht? Alle wollten bisher und haben es nicht bereut! Anita So sprach keiner zu mir, er entwaffnet mich mit seiner schamlosen Offenheit. Mich ekelt vor ihm und ich fühle meine Kraft sinken, mir schwindelt. Anita Ora torno a casa! Stanotte parto da qui e poi domani sera sarò da te! Grazie a Dio! Qui un telegramma e presto. Jonny (Le si para davanti.) Signora! Anita (spaventata) Ma cosa vuole da me? Jonny Lei è così bella! Io l'amo! Anita Mi lasci passar! Jonny Oh, ma sono forte, non ne ha idea! Chieda pure alle donne di Parigi! Anita Mi lasci! Ecco di nuovo, il sangue, qualcosa contro cui non posso far niente! Jonny Perchè non vuole? Tutte hanno voluto finora e nessuna si è lagnata! Anita Mai nessuno mi ha parlato così, con questa disarmante sincerità. Mi fa ribrezzo, e sento che le forze mi abbandonano - io svengo. 105 Capitolo VII Jonny Warum willst denn nicht du meine Kraft fühlen? Nur eine Nacht! Du sollst mich nicht wiedersehen! Yvonne Oh, der schändliche Verräter, jetzt läuft er dieser wieder nach! Jonny Ich kenne ja euch Weiβen: Erst wehrt ihr euch. Yvonne Na, warte nur, ich räche mich schon! Jonny Dann seid ihr beglückt Daniello Qu'est ee quo je vois? Quelle salop'rie! Jonny ....., und dann, adieu! So macht ihr wilde Tiere aus uns. Daniello Welches schöne Weib! In den Händen dieser Bestie! Welche Sinnlichkeit in ihr! Die jag' ich ihm ab! (packt Jonny am Kragen) Ote toi, nègrillon! Jonny Oh! Daniello Madame, ich bitte um Ihren Arm. Eine kleine Erfrischung Jonny Perché tu non vuoi sentir la mia forza? Solo una notte! Non dovrai più rivedermi! Yvonne Oh, l'infame traditore, ora corre di nuovo dietro a quella là! Jonny Io vi conosco, voi bianche: prima vi opponete. Yvonne Aspetta solo, io mi vendico già! Jonny Poi siete felici... Daniello Qu'est ce que je vois? Quelle salop'rie! Jonny ... ma poi, addio! Così fate di noi delle bestie. Daniello Che bella femmina! Nelle mani di questa bestia! Che sensualità in lei! Gliela toglierò! (afferrando Jonny per il collo) Ote toi, négrillon! Jonny Oh! Daniello Signora, si appoggi al mio braccio. Un piccolo rinfre- 106 Jonny spielt auf: Il libretto wird Ihnen wohl tun. Anita Ich danke, mein Herr! Yvonne Du Lumpenkerl! Jonny Das Geld! Yvonne Du unverbessedicher Schurzenjäger! Kein Wort glaub' ich deinem Lügenschnabel, oh, du schwarze Gaunerseele! Nie hätt' ich dich lieben sollen! Was fang' ich armes Mädchen an, von dir verführt? Ich will von dir nichts mehr wissen, schwarzer Teufel, der nur Unglück brachte. Jonny Womit hab' ich das eigentlich verdient? Was hast du dabei so zu schrei'n? Du läufst ja selbst am maisten dem Daniello nach! Das kannst du immer ändern, dazu ist es Zeit. Tu' dir nichts an, du arme Unschuld! Ich hab' dich ohnehin die langste Zeit gehabt. Yvonne und Jonny Leb' woh!, mein Schatz, lob' wohl! Ich geh' hinweg aus meiner Heimat. Sei glücklich ohne mich, ich will es sco le farà sicuramente bene. Anita Grazie, Signore! Yvonne Tu pezza da piedi! Jonny Denaro. Yvonne Tu sei un brutto e orrendo dongiovanni! Non credo più neanche ad una delle tue menzogne, oh, tu brutto ceffo nero! Non avrei mai dovuto amarti! Ed ora cosa mai farò, io povera ragazza sedotta da te? Non voglio saper più nulla di te, diavolo nero, che porti infelicità. Jonny Ma in fondo come ho guadagnato tutto questo? E tu perché urli tanto? Tu stessa corri dietro a quel Daniello! Ma puoi sempre cambiare! C’è sempre tempo. Non restare in pena, oh povera innocente! Io ho tenuto te ma più a lungo! Yvonne e Jonny Addio, tesoro, addio vado via! Vado via dalla mia patria. Sii felice senza di me, io voglio provare a restare 107 Capitolo VII probieren ohne dich und nie komm' ich zurück. Chor Leb' wohl, mein Schatz, lob' wohl! Ich geh' hinweg aus meiner Heimat. Sei glücklich ohne mich, ich will es probieren ohne dich, und nie komm' ich zurück. Daniello Sie sind sehr spirituell. Als ich Sie vorhin singen hörte, in der Oper, war ich tief ergriffen. Ich sah ein Bild vor mir: Ihre Stimme schien mir eine Pflanze, eine Blume vielleicht, eine Blume meiner Heimat, süβ duftend und schwer, voll Sonnenschein und nach Sonnenschein dürstend, die, durch ein rauhes Schicksal verschlagen in die Wüste eines riesigen Gletschers, kämpft und kämpft, um die Decke des ewigen Eises zu durchbrechen, und manchmal so müd’ und traurig ist vor Sehnsucht, nach ein biβchen Wärme, hab’ ich recht? Anita Können Sie Gedanken lesen? Daniello Vielleicht - , ein wenig! Anita Sehen Sie, ich hab’ als Kind senza di te e non tornerò mai indietro. Coro Addio, tesoro, addio vado via! Vado via dalla mia patria. Sii felice senza di me, io voglio provare a restare senza di te e non tornerò mai indietro. Daniello Lei è molto spirituale! Quando prima l'ho sentita cantare a teatro, ero fortemente commosso. Ed ho avuto una visione: la sua voce mi sembrava una pianta, un fiore forse, un fiore della mia patria, dolcemente profumato e pesante, pieno di sole e assetato dopo il sole, che a causa di un triste destino finisce relegato nel deserto di un grosso ghiacciaio, che lotta e lotta per rompere la crosta del ghiaccio eterno, e che a volte è così stanco e triste che vorrebbe un pò di calore. Ho ragione? Anita Sa leggere nel pensiero? Daniello Chissà — un poco! Anita Vede, da bambina conobbi 108 Jonny spielt auf: Il libretto diese Stadt gekannt, doch ich wuβte nichts von ihr, und mein Leben hat mich weggeführt, ich habe sie vergessen. Heute hab’ ich Angst von ihr. Daniello Das kann ich Ihnen erklären. Sie haben Ihre Natur veleugnet...... Anita Seltsam, wenn Sie zu mir sprechen, fühl’ ich Sicherheit, die mir noch kein Mensch gegeben von allen, die ich jemals kannte. Daniello ....und nun fürchten Sie mit Recht, daβ alles mühsam Fortgetane wieder auflebt in Ihnen und Sie aus der Bahn wirft.....,..... die Sie sich gegeben… Anita Alle wollten nur von mir, daβ ich ihnen gebe und mich ihrem Willen füge. So ward’ ich zu Eis und sehne mich doch so nach Wärme. Mein Blut singt oft und tost wie ein Bach ... Daniello (mit wachsender Leidenschaft Was ist mit dieser Frau? Das wird ja mehr als ein Abenteuer! Ich blühe schon questa città, tuttavia non sapevo niente di essa e la mia vita mi portò via da qui e l’ho dimenticata. Oggi ne ho paura. Daniello Questo posso spiegarglielo. Lei ha rinnegato la sua natura....... Anita Strano, quando lei mi parla provo in cuore un grande senso di sicurezza, che nessun essere umano, tra quelli che io conoscevo mi ha mai dato. Daniello ... ora teme con ragione che tutto quel che ha rinnegato in lei di nuovo riviva, e che la svii dalla strada... ... che si è scelta. Anita Tutti pretendevano sempre da me che io donassi loro... ... senza mai ricever nulla. Così sono diventata di ghiaccio e bramo sempre il calore. Il mio sangue ribolle e scorre come un ruscello... Daniello (con crescente passione) Cosa c’è in questa donna? Questa sarà più che un'avventura! Ho voglia di veder- 109 Capitolo VII ganz ihr entgegen, verfallen und gefesselt von dieser seltsam offenen, reinen Seele. Anita ... in den Bergen. Daniello (springt auf und reiβt Anita mit sich hoch) Lassen Sie mich Sie zurückfüren ins Paradies Ihres eigenen Seins! Anita Nicht weiter, mein Herr, es war eine schöne Stunde, ich danke Ihnen! Daniello (umfaβt sie) Komm’, fühl’die Wärme des Blutes, das in mir wie in dir kreist! Warum hast du's in dir zuruckgestaut? Brich auf, brich auf die Schleuse! Anita Nein, nein - ich darf nicht - in einer Stunde geht mein Zug! Wieder das Blut! Ich kann nicht - ich darf nicht - ich kann nicht widerstehen. Anita und Daniello Alle Sterne stürzen über uns zusammen! Chor (hinter der Szene) O rêverie, doucement, infinie! Jonny (hinter der Szene) Dure toujours, ne finis jamaisl la spesso, mi sento incatenato da questa donna eccezionale e pura. Anita ... sulle montagne. Daniello (Si precipita su Anita stringendola a sé.) Lasci ch'io la riconduca nel paradiso, sede della sua stessa anima! Anita Si fermi, Signore! Abbiamo passato un bel momento, e la ringrazio! Daniello (abbracciandola) Dai, senti il calore del sangue che scorre nel mio e nel tuo corpo! Perché ti chiudi in te stessa? Apri, apri la corazza! Anita No, no, non posso, fra un'ora parte il mio treno! Di nuovo il sangue! Non posso, non oso, non posso starci di nuovo! Anita e Daniello Tutte le stelle brillano su di noi ! Coro (dietro le scene) O réverie, doucement infinie! Jonny (dietro le scene) Dure toujours! Ne finis jamais! 110 Jonny spielt auf: Il libretto Daniello Ecoute cette chanson et ferme les yeux! Chor Melodie séduisante, son mystérieux. remplis mon coeur, remplis mon coeur, d'ivresse de la tristesse de la tristesse de l'éternel amour. Anita Comme to es beau - si beau! Daniello Viens .... viens ! Anita Ah ! Ah! Daniello Je t´aime! Jonny Monsieur s´amuse! Das soll ihm eine teure Nacht sein! Ja! So weit wär' ich! Doch jetzt wohin mit dir? Morgen wird alles durchsucht, behalt' ich dich, nimmt man dich mir ab. Aha! Da drinnen sucht dich kein Mensch! Auf Wiedersehn, good bye, my dear, sleep well bei ihrem Hund! Ich weiβ, wo ich dich find'. Und übermorgen hol' ich dich ab. Daniello Ecoute cette chanson et ferme les yeux! Coro Melodie séduisante, son mystérieux. remplis mon coeur, remplis mon coeur, d'ivresse de la tristesse de la tristesse de l'éternel amour. Anita Comme tu es beau! si beau... Daniello Viens ... viens! Anita Ah! Ah! Daniello Je t'aime! Jonny Monsieur s'amuse! Questa dovrebbe essere per lui una notte che gli costerà! Sì! Ma dove ti metterò? Domani lo cercheranno ovunque; e guai se poi vedono che ce l'ho io. Ah! Ah! nessuno ti cercherà là dentro! Addio, good bye, my dear, sleep well dentro al tuo sacco! So dove trovarti. E dopodomani ti riprendo. 111 Capitolo VII 4. BILD Yvonne (kommt) Jonny bin ich losgeworden und den underen hab' ich nicht gehabt. Schade um die Nacht! Hoteldirektor Nummer siebzehn frei? Yvonne Nein! Hoteldirektor Wollte doch gestern abreisen! Yvonne Ist aber nicht. Hoteldirektor Warum? Donnerwetter, geben Sie Antwort! Yvonne Ach, schreien Sie nicht mit mir! Hoteldirektor Was? Sie freches . . . Anita Ich reise ab! Bereiten Sie alles vor, in einer Stunde geht der Zug! Ich reise ab! Daniello Ohne mich? Anita Welche Frage! Daniello Nach dieser Nacht? Anita Mein Freund, diese Nacht ist zu Ende! SCENA 4 Yvonne (arriva) Sono rimasta senza Jonny, e senza l’altro non ho avuto. Peccato per la nottata! Direttore E’ libero il diciassette? Yvonne No! Direttore Voleva partire ieri! Yvonne Ma non lo è. Direttore Perché? Accidenti a lei, mi dia una risposta!. Yvonne Ah, non urli con me! Direttore Cosa? Villana ... Anita Io vado via! Prepari la mia roba, il treno parte fra un'ora! Devo partire. Daniello Senza di me? Anita Che domanda! Daniello Dopo questa notte? Anita La notte è finita mio caro! 112 Jonny spielt auf: Il libretto Daniello Ja, diese wohl! aber jene andern, die sie hoffen ließ? Anita Man soll den Augenblick nehmen als käme kein anderer. Daniello Du sprichst ja so weise plötzlich? Anita Viel hab' ich zugelernt in dieser Nacht. Daniello So willst du mich nicht mehr kennen? Anita Kennen? Wen kann man kennen? Daniello Nicht diese kalten Worte! ich hab' in dieser Nacht zum ersten Mal die Liebe erlebt! Anita Wie vielen haben Sie das schon gesagt? Daniello Ich habe gelogen. Anita Nein, nein, mein Freund! Ich gehore einem anderen. Daniello Und, dann – diese Nacht? Anita Versuchen Sie nicht das Tätsel meiner Seele zu Daniello Sì, questa qui! ma ci sono le altre che mi fanno sognare! Anita Bisogna godere l’attimo come se non tornasse mai più. Daniello Tu parli all’improvviso con tanta leggerezza! Anita Ho imparato molto questa notte! Daniello Così tu non vuoi più conoscermi? Anita Conoscere? Chi si può conoscere? Daniello Non dire queste parole fredde! Io ho provato il vero amore per la prima voltaquesta notte! Anita A quante donne l’ha già detto? Daniello Ho sempre mentito. Anita No, no, mio caro! Appartengo ad un altro. Daniello Ma allora questa notte? Anita Non cerchi di scoprire l'enigma della mia anima! Esso 113 Capitolo VII ergründen! Ist sie mir selbst doch ein Rätsel! Daniello Und wer ist´s? Anita Der Komponist. Daniello Dacht´ ich´s doch – der Gletscher! So ist denn alles zu Ende? Anita Das glaub' ich wohl, mein Freund. Ich danke dir. Ich weiβ nicht, was ich tat, doch weiβ ich, daβ es schön war. Und darum dank' ich dir, daβ du da warst für mich. Daniello So schenk' mir etwas zum Undenken an meines Lebens Höhepunkt! Anita Nimm diesen Ring und laβ' mich gehn. Daniello Nun laβ mich noch einmal jenes Lied spielen, das uns zusammengefuhrt auf meiner Geige. Ah! Meine Geige, meine Geige ist fort! Diebstahl! Kellner! Den Direktor! Polizei! Eine Räuberhöhle, wo ich da hineingeraten bin! Infamie! Ich bin ruiniert! Das ist unersetzlich! è un enigmaanche per me stessa! Daniello E chi è? Anita II compositore. Daniello L’avevo pensato - II ghiacciaio! Tutto è finito per sempre? Anita Mio caro amico, credo proprio di si! E ti ringrazio. Non so cosa ho fatto, ma so certamente che è stato bello. E per questo ti ringrazio per ciò che sei stato per me. Daniello Dammi qualcosa in ricordo del miglior momento della mia vita! Anita Ricordami con questo anello e lasciami andare. Daniello Lascia ch'io suoni ancora una volta sul mio violino quel motivo che ci ha uniti. Ah! Il mio violino, il mio violino non c'è. Furto! Cameriere! Direttore! Polizia! Sono caduto in una tana di briganti e ladri, ohimè! Infamie! Sono rovinato! E' insostituibile! 114 Jonny spielt auf: Il libretto Anita (nicht ohne leisen Spott) Aber, lieber Freund! Daniello (in völliger Auflosung vor Wut) Wissen Sie vielleicht? Aha da ist ja der Direktor! Anita Die Erde hat ihn wieder! Daniello (zum Direktor) Hier, hier aus dem abgeschlossenen Zimmer. Hoteldirektor Der Schlüssel - befund sich wo? Daniello In meiner Tasche! Ich war nur einen Augenblick im Restaurant . . . Yvonne (kommt): Was ist los, was ist los? Womit kann ich dienen? Hoteldirektor (wutschnaubend auf Yvonne los) Ah Sie - Sie - Sie sind schuld! Yvonne Was, was, was ist geschehn?! Hoteldirektor Ja, ja, nicht umsonst diese Frechheit heute morgen! Sie sind entlassen! Yvonne Entlassen? Entlassen! Aber Herr Direktor! Ja, was hab' Anita (non senza derisione) Ma, caro amico mio! Daniello (fortemente infuriato) Forse lei lo sa? Ah, Ah, ed ecco il Direttore! Anita La terra lo ha di nuovo! Daniello (al Direttore) Qui, qui dalla stanza chiusa a chiave. Direttore La chiave – dove si trovava? Daniello Nella mia tasca. Sono stato al ristorante un minuto solo... Yvonne (Arriva) Cosa c'è, cosa c'è? In cosa posso aiutarvi? Direttore (adirato rivolgendosi ad Yvonne) Ah, lei, Lei! Lei è colpevole Yvonne Cosa, cosa, cosa è successo? Direttore Sì, sì, non ingiustificata la sua gran villania stamattina! Lei è licenziata! Yvonne Licenziata? Licenziata! Ma Signor Direttore! Ma cosa 115 Capitolo VII ich denn getan? Hoteldirektor Marsch auf's Büro! Yvonne Was hab' ich denn getan? Oh, welch ein Unglück kommt über mich! Jonny, Jonny, ich bin entlassen und werde allein sein! Aber Herr Direktor, ja, was hab' ich denn getan? Hoteldirektor Lassen Sie mich jetzt in Ruh! Marsch auf's Büro! Anita Ach, sie tut mir so leid! (zu Yvonne) Hören Sie! Lassen Sie doch diesen Mann! Wollen Sie mit mir kommen? Ich engagiere Sie als mein Mädchen! Yvonne Gnädige Frau! Anita Ich hab' Sie immer gern gemacht. - die paar Tage, und ich brauche gerade jemand. Ja, ist schon gut. Jetzt geh'n Sie auf's Buro und holen Ihre Papiere! Daniello Ach, ach. Das fehlte mir! Nun ist die Geige weg und die Frau! Das hängt zusammen! Sie hat sie weggehext, damit ich sie ho fatto? Direttore Presto in ufficio! Yvonne Che cosa ho fatto! Oh, che disgrazia mi capita? Jonny, Jonny! sono stata licenziata e resterò sola! Ma Signor Direttore mi spieghi almeno quel che ho fatto? Direttore Ora mi lasci in pace. Presto in ufficio! Anita Ah, mi fa gran pena! (a Yvonne) Senta un po'! Lasci quel signore! Vuole venire con me? La ingaggio come mia cameriera! Yvonne Cara Signora! Anita Lei mi è piaciuta molto questi due giorni, e mi serve qualcuno. Sì, grazie a lei. Or vada in ufficio e prenda le sue carte! Daniello Ah, ah! Questa mi mancava! Prima il violino ed ora anche la donna! Mi sembra chiaro! Ha fatto una stregoneria perché io la dimenticassi e per- 116 Jonny spielt auf: Il libretto vergesse, damit ich unglücklich sei! Diese Dame! Was will sie eigentlich von mir? Eine Minute später, und ich finde sie mit dem schwarzen Kerl in einer Situation! Horribel! Um tausend Francs hab' ich sie dem Scheusal abgekauft und nun will sie als Dame behandelt sein! Aber noch ist nicht aller Tage Abend! Ich muss mich rächen an den Süβen, Sanften, den sie da hinten sitzen hat. Aber wie? Aber wie? Ich hab's! Mit diesem Ring! Da kommt auch Yvonne wie gerufen! Fräulein, Fräulein Yvonne, auf ein Wort! Yvonne Bitte, Herr Daniello? Daniello Sie sind jetzt bei der Sängerin Anita engagiert? Yvonne Ja. Daniello Sie werden ihren Freund kennenlemen, einen Komponisten. Dem geben Sie diesen Ring! Es handelt sich um eine Wette - mit einem schönen Gruβ von mir, versteh'n Sie wohl! Aber ihr sagen Sie nichts davon! ché fossi infelice. Questa dama! Ma cosa vuole in fondo da me? Se ritardavo ancora un poco l'avrei trovata in qualche situazione squallida col tipo nero!Orribile! Per mille franchi l'ho ricomprata al mostro nero! ed ora lei vuole sembrare una dama! Non è ancor detta l'ultima parola! Mi devo vendicare di quel mollusco che ha architettato tutto questo. Ma come? ma come? Ah, ci sono! con questo anello! Ed ecco arriva Yvonne, come se l’avessi chiamata! Signorina, signorina Yvonne, senta un po'! Yvonne Prego, signor Daniello? Daniello Lei ora è stata ingaggiata dalla cantante Anita? Yvonne Sì. Daniello Lei incontrerà il suo buon amico, un compositore! Gli dia questo anello! Si tratta di una scommessa - con i miei più cari saluti, ha ben capito? Ma non dica niente alla Signora! 117 Capitolo VII Yvonne Gern, sehr gern, für Sie, Herr Daniello, tue ich alles, was Sie wollen! Daniello Triumph! Die Rache ist mein! Da kommt auch schon die Polizei; nun an die Sache! Hoteldirektor Wollen Sie bitte Ihre Angaben wiederholen! Jonny So, jetzt fängt mein Weizen an zu blühen! Herr Direktor, hören Sie mir zu. Hoteldirektor Keine Zeit, keine Zeit jetzt, mein Lieber! Jonny Aber aüβerst wichtig! Hoteldirektor Später, später! Jonny Also hören Sie! Ich kündige, und zwar sofort! Hoteldirektor Mann, Sie sind verrückt! – (zu Daniello und dem Beamten )Einen Augenblick, meine Herr'n. – (zu Jonny) Tun Sie mir das doch nicht an! Bricht denn alles über mich herein? Der beste Jazzbundgeiger! Nein, ich laβ Sie nicht! Kriegen Sie zu wenig Geld? Wollen Sie Yvonne Volentieri, molto volentieri, signor Daniello, per Lei faccio tutto quello che vuole! Daniello Trionfo! La vendetta è mia! La polizia arriva già, or viene il bello! Direttore Prego vuole ripetere ancor le sue dichiarazioni. Jonny Bene, ora le mie cose vanno bene! Senta un po' Signor Direttore. Direttore Non ho tempo, non ho tempo, mio caro. Jonny Senta è molto urgente! Direttore Più tardi, più tardi! Jonny Deve ascoltare! Io mi licenzio, e subito! Direttore Dio, è pazzo? (a Daniello e al poliziotto) Un momento solo signori. (a Jonny) Non mi faccia questo! Tutte le disgrazie sono mie. Il mio miglior violinista jazz! No, non la lascio partire! Guadagna troppo poco? 118 Jonny spielt auf: Il libretto noch mehr Weiber? Jonny Jonny geht! Hoteldirektor Und warum? Jonny Lieber Herr, ich habe eine sehr kostbare Geige, und in diesem Hotel geht ein Mann umher, der hat eine seltsame Vorliebe für Geigen. Hier bleib' ich nicht länger, zahlen Sie, was Sie wollen! Hoteldirektor Ach, ach, das kommt nun auch noch! Aber das sag' ich, wenn ich den Kerl erwische, der die Geige gestohlen hat! Jonny Ja, sehn Sie zu! Dort haben Sie ja die Polizei! Anita Jetzt fahren wir! Morgen früh bin ich wieder zu Haus. Ich bin weit ruhiger, als ich kam, heiterer. Yvonne Jetzt beginnt ein neues Leben fur mich. Wechselt das Hotel, gibt es neue Besen. Jonny, Jonny, das hast du nicht gut gemacht. Jonny Jetzt heiβt's der Geige nach! Ich fahre ihr nach, und dann brech' ich ein und hole sie Vuole ancor più donne? Jonny Jonny va! Direttore Ma, perché? Jonny Caro mio signore, io sono in possesso d'un costoso violino ed in questo albergo vi sono persone che si sentono attratte dai violini! Non voglio restare più a lungo qui, paghi quanto vuole! Direttore Oh, oh, questo non ci voleva! Ma io dico: quando acchiappo quel tipo che ha rubato il violino! Jonny Si ha ragione! Lì c’è la polizia! Anita Partiamo ormai. Sono a casa domani mattina, sono più tranquilla e serena di quando sono arrivata. Yvonne Una vita nuova comincia per me. Cambia l’hotel, ci saranno nuove scope. Jonny, Jonny, questo non lo hai fatto bene. Jonny Ora lei ha il violino! La seguirò e poi io farò irruzione e lo recupererò dal suo a- 119 Capitolo VII mir aus ihrem Sack! Anita Ich kann ertragen seine Liebe und seine Schwere. Ein neues Leben beginnt! Yvonne Ob ich dich jemals wiederseh´, das weiß der liebe Gott allein. Leb' wohl, mein Schatz, ich geh' aus meiner Heimat. Leb' wohl, mein Schatz, leb wohl! Jonny Auf Wiedersehen, good bye, my dear, sleep well in deinem Sack! Schon übermorgen hol' ich dich ab, und dann gehörst du mir. Leb' wohl, mein Schatz, leb' wohl, ich geh' aus meiner Heimat. Daniello Auf Wiedersehen, mein teures Lieb, die Rache ist doch mein, Du hast mit mir gespielt, das Spiel ist noch nicht aus. Deinem Zug folgt mein Zug, und hüte dich, la dame! Manager Gut, daβ ich Sie noch treffe! Hier der Kontrakt für Amerika! Anita Ich unterschreibe! So kommt das Glück zu mir und auch zu dir, mein Lieber, Ich bring' es stuccio! Anita Ora posso sopportare il suo amore e la sua pesantezza. Inizia una nuova vita! Yvonne Iddio solo sa se in questa vita ti vedrò ancora. Addio tesoro, addio, io vado via dalla mia patria. Addio tesoro mio, addio, addio! Jonny Addio, arrivederci, mio caro, dormi bene dentro al tuo sacco! Già dopodomani ti prenderò ed allora tu sarai mio! Addio, tesoro mio, addio, io vado via dalla mia patria. Daniello Addio, mio caro amore, la vendetta è mia. Tu mi hai preso in giro, ma il gioco non è ancora finito. Al tuo treno segue il mio e guai a te, madame! Manager Meno male che la trovo ancora qui! Ecco il contratto per l’America! Anita Subito, firmo! La fortuna viene incontro a me e anche a te, amor mio. Te la porto a 120 Jonny spielt auf: Il libretto dir nach Haus und schenke dir zurück, was du gabest. Yvonne Leb' wohl, mein Schatz, ich geh' hinweg, ich gehe hinweg und niemals mehr kehr´ich zurück, leb' wohl, denn niemals mehr kehr´ich zurück. Hoteldirektor Und das passiert in meinem Hotel, was sagen die Gäste dazu? Ich bin ruiniert, ich bin verloren, was wird jetzt aus mir? Ich bin ruiniert auf Lebenszeit. Jonny Leb' wohl, my dear, good bye, auf Wiedersehen, in deine Sack. Schon übermorgen hol' ich dich ab. Daniello Jetzt räch' ich mich mit deinem Ring, du liebevolles Weib! Jetzt räch’ ich mich an dir! Ich lieb' dich trotzdem immer noch. Jetzt räche ich mich. Manager Jetzt kommt das groβe Geschäft. Das wird der groβe Coup! Amerika! Amerika! Anita So naht uns das Glück. Ah! Yvonne, Jonny Leb wohl, mein Schatz casa e ti dono ciò che mi desti. Yvonne Addio, tesoro, io me ne vado, io me ne vado e non ritornerò mai più, addio poiché io non tornerò mai più. Direttore E questo accade nel mio hotel, i clienti che cosa diranno? Sono rovinato, sono perduto, cosa ne sarà di me ora? Io sono perduto per il resto della vita. Jonny Addio, my dear, good bye, ti rivedrò dentro al tuo sacco. Già dopodomani ti prenderò. Daniello Mi voglio vendicare col tuo anello, bella femmina! Ora mi vendico di te! Ma ti amo ancora lo stesso. Mi vendico di te. Manager Ora faccio un bell'affare! Questo sarà il colpo grosso! America! America! Anita Così si avvicina la felicità, Ah! Yvonne, Jonny Addio, mio tesoro 121 Capitolo VII Hoteldirektor Direttore Ich bin ruiniert auf Sono rovinato per il resto Lebenszeit! della mia vita! Daniello Daniello Leb wohl, mein Lieb, du Addio, amore, denkst an mich! pensami! Manager Manager Amerika! Amerika! America! America! Jonny Jonny Oh, you forget the banjo! Oh, dimentichi il banjo! ZWEITER TEIL 5. BILD Max Sie kommt zurück, und nun wird alles wieder gut! Sie kommt zurück. Um 10 Uhr 25 trifft der Zug ein. Fünf Minuten beim Gepäck. Zwölf Minuten Automobil, in zehn Minuten muβ sie hier sein! Ich werde ganz schwach vor Glück. O Herz, mein Herz, schlage noch nicht so wild, noch muβt du mich bei klarem Verstund lassen, Blut, o mein Blut, tose nicht so laut, laβ mich noch atmen! Das sind auch schon die Blumen! Die Rosen liebt sie so sehr. Die Orchidee hier auf Klavier, die weiβen Lilien auf dieses Tischchen! Ich küsse diese Blüten. So wird den Duft einatmen, und sie wird vielleicht ein wenig Freude ATTO SECONDO SCENA 5 Max Sta per tornare e ormai tutto sarà di nuovo bello! Sta per tornare! II treno arriva alle dieci e venticinque. Cinque minuti per il bagaglio. Dodici minuti in taxi, in dieci minuti dovrà essere qui! Sarò molto affaticato per l’emozione. O cuore, mio cuor, non battere così forte, mi devi lasciare una chiara ragione, sangue, oh mio sangue, non fremere così forte, lasciami respirare ancora. Ecco giunti i bei fiori! Le rose le piacciono così tanto. Le orchidee qui sul pianoforte, su questo tavolino i gigli bianchi! Bacio questi fiori. Lei ne sentirà il profumo, e forse un poco le faranno piacere quando ritor- 122 Jonny spielt auf: Il libretto haben, wenn sie zurückkommt. Sie kommt zurück! O Freude, töte mich noch nicht, nicht zu früh, laβ mich noch leben, laβ mich noch diesen Augenblick erleben! O Herz, mein Herz, schlage nicht so laut, du mein Herz, gedulde dich noch! 10 Uhr 41! War das nicht ein Automobil? Ach nein, ach nein! Es fehlt ja auch noch eine Minute. Jetzt müβte sie schon hier sein! Vielleicht – vielleicht hat der Zug Verspätung? Ich habe doch richtig gelesen? Zehn Uhr fünfundzwanzig. Ein Automobil! Es fährt vorbei. Es kann nicht sein! Sie muβ ja kommen! Bitte Hauptbahnhof! Ja bitte! Ist der Schnellzug aus Paris fahrplanmäβig eingetroffen? Vor einer Stunde? Vor einer Stunde. So ist sie nicht mit ihm gekommen. Anita., Anita!. Komm doch, komm zu mir, ich wart' auf dich, dein Liebstes ist krank vor Sehnsucht - Qualen. Töte mein Herz nicht, es schlägt ja so wild, kann sich nicht fassen, will mir den Atmen würgen! Warum kommst du nicht? Hab’ ich dich nicht geliebt? Hab’ ich dir Freude na. Essa ritorna! O gioia, non uccidermi ancora, non prima del tempo, lasciami vivere ancora, lasciami godere questo momento! O cuore, o mio cuore, non battere così forte, tu, cuore mio, abbi pazienza! Le dieci e quarantuno! Non era una macchina quella? Ah no, ah no! Tanto manca ancora un minuto. Già dovrebbe essere già qui! Chissà, chissà se il treno è in ritardo. Ma forse ho letto male! Ore dieci e venticinque. Un taxi. Va oltre! Ma non può essere! Deve pur venire! Prego la stazione! Sì per piacere! Il treno rapido da Parigi è arrivato in orario? Da circa un'ora? Da circa un'ora! Non era dunque sul treno ... Anita, Anita! Oh, vieni, vieni da me, io ti attendo, il tuo adorato è ammalato di desiderio, di sofferenza. Non uccidere il mio cuore, batte tanto forte che non ce la faccio, mi sta soffocando! Perché non vieni? 123 Capitolo VII nie gemacht? Komm doch, komm doch! Ich kann nicht mehr! Mein Herz, still! Tanze nicht! Es wohnt nicht Freude heut’ bei mir! Kann sie nicht immer noch kommen? Nein! nein, nein! Ich warte umsonst. Ich will zu arbeiten versuchen. Nein, es geht nicht, auch das nicht! Wo bleibt meine Festigkeit? Gletscher, der mich hielt, wo bist du? Was kann ich dieser Frau geben, der ich selbst nichts mehr habe? Ich fühle, wie sie mir entgleitet. Ich bin zu Ende, ich bin fertig, ich kann nicht mehr! O Herz! Was soll nun werden? War das nicht eine Tür? Nichts, wieder nichts. Oh Geliebte, komm, ich flehe um diese Gnade. Als du damals am Rand des Gletschers zu mir tratest, schmolzest du hin das Eis meiner Seele. Jetzt leb' ich und leide. Mein Leben ist ganz in deiner Hand. Laβ mich nicht fallen, du geliebtes Leben! Ich werde warten. Die Blumen welken... Non t'ho sempre amata? Non ti ho fatta felice? Oh, vieni, vieni da me! Non ne posso più! Calmati, cuore mio! non ballare! Non v'è gioia in me oggi! Che possa forse ancor venire? No, no, no! Io aspetto invano. Io cercherò di lavorare. No, non posso, non posso! Ma dov'è il mio ritegno? e tu, ghiacciaio che mi prendesti, dove sei? A questa donna cosa posso offrir, quando nulla mi rimane? Lo sento che mi scivola via. Sono giunto alla fine, sono finito, non ne posso più! O cuore! Ora che succede? Non era questa una porta? No, no, niente. Torna amata mia, ti chiedo solo questa grazia. Quando sul ghiacciaio ti avvicinasti a me, sciogliesti il ghiaccio dalla mia anima. Ora vivo e soffro. Nelle tue mani è la mia vita! Non mi lasciare, gioia del mio cuore! Aspetterò ancora. I fiori muoiono ... 124 Jonny spielt auf: Il libretto 6. BILD Max Ich habe geschlafen, und ich habe geträumt. So schön geträumt. Die Sterne waren über mir, und der Mond gab einen Silberlaut, zum Erschrecken süβ. Und alles war voll Erwartungen, und ich fühlte, daβ ich sie erwartete, und ich fühlte, sie würde kommen, sicher. So hell war dieses Gefühl, wie ich es nie kannte. Ich fühlte ihre Nähe ganz greifbar, ganz körperlich. Es war so stark, daβ ich's jetzt noch fühle, aus dem Traum, so lebendig, und dann flog eine Tür auf, und sie war da! Anita Ich bin wieder da! Gott sei Dank. Jetzt soll uns Freude sein! Daβ ich die lieben Räume wiederseh', daβ ich dich wieder habe! Jetzt fühl' ich mich wieder zu Haus. Es war ein ganz groβer Erfolg. Und diese schöne Stadt! Und dann, denke dir, ich bin engagiert, rate wohin? Nach Amerika! Eben wollte ich abreisen, da kam der Kontrakt. Aber du sagst ja gar nichts? SCENA 6 Max Mi sono assopito e ho fatto un sogno. Ho sognato così bene. Le stelle erano su di me e dalla luna proveniva un dolce chiarore, incredibilmente dolce. E tutto era pieno di attesa, e sentivo che l’aspettavo, e sentivo che sarebbe giunta, sicuramente. Così chiaro era questo sentimento, come non lo avevo mai provato. Sentivo la sua vicinanza in modo così tangibile e reale. Era così forte che lo provo ancora, dal sogno così vivo, e poi ad un tratto la porta si apre, e lei era lì! Anita Ecco sono qui! Grazie a Dio! Ora saremo felici! che rivedo le nostre stanze e che ho di nuovo te! Ora mi sento di nuovo a casa. Ed era un gran successo, e che città divina! E poi, pensa un po', sono scritturata, indovina per dove? per l'America! Stavo proprio per partire, e arrivò il contratto! Tu non mi dici nulla! 125 Capitolo VII Max Ist es darum, daβ du so spät kommst? Anita Ist das alles, was du mir sagst? Und wie siehst du aus? Was hast du getan? Warum bist du so blaβ und müde? Ich sehe keine Freude in deinen Augen. Max Ich habe gewartet die ganze Nacht. Anita Um Gottes Willen! Max Ich habe gelitten, aber ich sag' es nicht. Es ist nicht wert, daruber zu sprechen. Es ist vorbei, und ich will froh sein mit dir. Anita Das hab' ich nicht bedacht! Es ist zu viel, was er auf mich wirft. Das sollst du nicht. Nicht tragisch nehmen! Max Ich kann doch nicht anders! Anita Es ist zu viel. Ich bin genug belastet mit meiner Kunst. Du muβt mir's leichter machen. Max Warum schlägt es immer fehl, wenn ich dir Freude Max Ecco perché hai tardato tanto? Anita Non mi dici nient'altro allora? Che viso che hai! Ma cosa hai fatto? Perché sei tanto triste e stanco? Nessuna gioia vedo nel tuo sguardo. Max Ti ho attesa per tutta la notte. Anita Ma santi numi! Max Ho sofferto molto, ma non fa nulla ormai. Non è importante parlare di ciò. E’ finita e voglio esser felice con te. Anita Questo non l’avevo pensato! E’ troppo quello che egli mi rinfaccia. Non dovresti. Non esser tragico! Max Non posso fare altrimenti! Anita E' troppo ormai! Mi basta il grande peso della mia arte. Mi dovresti rendere le cose più facili Max Perché do solo tristezza, quando io vorrei dare la 126 Jonny spielt auf: Il libretto bereiten will? Anita Weil du den Sinn des Lebens auβer dir suchst! Weil du das Glück deines Ich von anderen erwartest. Sei in dir selbst fest, und dir wird alles sein, was ängstlich du jetzt ersehnst. Max Wie kommt dir diese Weisieit? Anita Das hat mich schon jemand gefragt. Max Ich kann nicht einsam sein! Anita Und der Gletscher? Warst du dort nicht einsam? Max Wo, wo ist er? Damals war ich einsam. Anita Unglücklich? Max Nein, aber ich kannte das Glück nicht! Dieses Getümmel eures Lebens ist mir fremd! Diese Unruhe, wie der Wellenschlag des Meeres, ewig aufgeregt, unklar und sinnlos, unstet und nicht zu fassen. Ich hab’ das Meer nie geliebt. Nichts hat Form, nichts Gestalt, nichts gioia? Anita Perché cerchi il senso della vita fuori di te! Perché tu aspetti la fortuna del tuo Io da altri. Abbi fiducia in te stesso e sarà tuo tutto ciò che ora vedi con paura. Max Da dove ti viene tale saggezza? Anita Questo me lo ha già chiesto qualcuno. Max Non posso stare solo! Anita E il ghiacciaio? Lì non eri solo? Max Dove, dov'è lui? Allora ero solo. Anita Infelice? Max No, ma non conoscevo la felicità. Sono estraneo al trambusto della vostra vita! Questo trambusto, come le onde del mare, sempre agitate, confuse, futili, instabili, impossibili da catturare. Non ho mai amato il mare. Nessuna sostanza, nessuna forma, nessuna permanenza, 127 Capitolo VII hat Bestand und Festigkeit. Anita Festigkeit, das ist es, was dir fehlt! Max Am Gletscher war ich fest. Anita Nein, nein! Du warst starr, wie das Eis, doch nicht fest. Das zerbricht, wenn du dich auf seine Festigkeit stützen willst. Max Dies Wissen – woher? Anita Ich hab’ auf dieser Reise mancherlei erlebt, Menschen geseh und verstanden. Das Leben, das du nicht verstehst, es ist Bewegung, und darin ist das Glück. Darin du selbst sein, das ist alles! In jedem Augenblick du selbst sein, in jedem Augenblick es ganz sein, und jeden Augenblick leben, als ob kein andrer käme, weder vorher noch nachher, und sich doch nicht verlieren. Ah! Yvonne! Die neue Zofe. Direkt aus Paris importiert, findet hoffentlich deinen Befall. Sie verdient's. Bringen Sie die Sachen dort hinein. Ich bin ein wenig müde von der Reise. Bald sehen wir uns nessuna forza. Anita La forza, ecco quel che ti manca! Max Sul ghiacciaio ero forte. Anita No, no! Eri rigido come il ghiaccio, ma non forte. Il ghiaccio si rompe quando ti vuoi aggrappare alla sua fermezza. Max Tanta saggezza, da dove? Anita Ho imparato molto in questo viaggio, ho incontrato gente e capito. La vita che non puoi comprendere è tutta movimento, ed è lì che si trova la felicità. Bisogna essere se stessi sempre, questo è tutto! In ogni istante essere se stessi, in ogni istante essere completamente, vivere in ogni istante come se non c'è nulla né prima né dopo, e non perdersi. Ah! Yvonne! La nuova cameriera! Importata direttamente da Parigi, vedrai ti piacerà. Se lo merita. Prego porti via quella roba! lo sono un po' stanca dal viaggio. Ci vedremo presto! 128 Jonny spielt auf: Il libretto wieder! Gott sei Dank! Ich bin wieder zu Haus! Und jetzt ist alles wieder gut, wie du immer sagtest. Max Alles wieder gut? Ich bin so unruhig, weiβ nicht warum? Ich bin wohl nervös, habe nicht geschlafen. Sie hat gar nicht bemerkt, was mich quält. Geträumt war es fast schöner. Yvonne Das ist gewiβ der Mann, dem ich den Ring Daniellos geben sollte. Herr! Sie! Herr! Daβ Komponisten so schlecht hören! Sie!!! Max Ja, bitte? Yvonne Ich war in Paris im selben Hotel, wo meine neue Herrin wohnte. Ich hatte Unglück. Ich hatte Streit mit dem Direktor. Max Warum wohl kam sie nicht gestern abend? Warum wohl? Yvonne Wie beliebt? Max Warum wohl? Yvonne Warum? es ist sicher Unrecht, wenn ich's Grazie a Dio! Sono di nuovo a casa!Ed ora tutto andrà di nuovo bene, come hai sempre detto tu! Max Tutto andrà bene? Mi sento strano, ma non so il perché! Sono nervoso, non ho dormito! Non ha per niente notato cosa mi tormenta. Nel sogno era quasi meglio. Yvonne Questo è senz'altro l’uomo al quale devo dar l'anello di Daniello. Signore! Lei! Signore! Che un compositore senta così male! Lei! Max Sì, prego! Yvonne Ero a Parigi nello stesso hotel nel quale la mia nuova Signora alloggiò. Ma ebbi sfortuna. Litigai col Direttore. Max Perché non è arrivata ieri sera? Perché? Yvonne Come, caro? Max Perché poi? Yvonne Perché? Sarebbe sicuramente ingiu- 129 Capitolo VII verschweige, und Sie haben auch ein Recht, es zu erfahren. Max Ich habe Sie nicht danach gefragt, sie sprach auch nicht davon. Yvonne So hören Sie. Im selben Hotel wohnte damals ein Geiger auch, Daniello heiβt er, ein sehr schöner Mann! Max Daniello, ja, ja. Yvonne Dem wurde gestern Nacht in dem Hotel die Geige gestohlen. Er hatte das Zimmer nebenan, auf meinem Stockwerk geschah’s. Max Was erzählen Sie mir da alles? Max Ja. ja, das ist sicher sehr verdrieβlich! Yvonne Ja, und da meinte der Direktor, daβ ich . . . doch ich sehe schon, das langweilt sie, ich dachte mir, Sie hätten mich danach gefragt. Also um es kurz zu machen: Max Ja, ja! sto se le tenessi nascosto qualcosa, e Lei ha il diritto di sapere questo. Max Dopo non gliel’ho chiesto. Nemmeno lei me ne parlò. Yvonne Ascolti. In questo stesso hotel viveva pure un violinista, Daniello si chiama ... ... davvero un bell'uomo! Max Daniello, sì, sì. Yvonne Gli fu rubato il violino nell'hotel ieri notte. Aveva la stanza accanto, ed è avvenuto sul mio piano. Max Ma perché mai mi dice questo? Max Sì, sì, queste cose sono noiose! Yvonne Sì, ed il Direttore credeva che io ... ... vedo che l'annoio, ma credevo che me lo avrebbe chiesto dopo. Allora per farla breve: Max Sì, sì! 130 Jonny spielt auf: Il libretto Yvonne Herr Daniello gab mir diesen Ring für Sie. Ich soll ihn ubergeben mit einem schönen Gruβ von ihm. Es handelt sich um eine Wette. Max Anitas Ring! Von Daniello? Von Daniello, sagen Sie? Wie kommt er zu dem Ring? Nicht möglich, und doch! Es ist Anitas Ring! Was sagten Sie! Er hatte das Zimmer nebenan? Yvonne Ja, ja, tun Sie mir nichts; ich weiβ doch nichts! Max Wissen von nichts? Wissen von nichts? Und nun schickt er mir diesen Ring! Ja, ja, gewettet und verloren! Oder gewonnen? Ich fühlt' es ja, wie sie mir entglitt. Jetzt ist alles aus, zu Ende! Hab' ich's nicht geahnt? Darum die Verspätung! Darum sprach sie nicht davon! Zuviel! Hinweg von hied Hinweg! Mein Gletscher zu dir! Yvonne In diesem Land sind die Leute sehr komisch. Ich glaube fast, ich habe etwas Dummes angerichtet! Aber ich versteh' es nicht, ich kann Yvonne Il signor Daniello mi dette questo anello per Lei. Io dovrei darglielo con i suoi saluti affettuosissimi. E che si tratta di una scommessa! Max L’anello di Anita! da Daniello? Da Daniello dice lei? Ma come ha avuto l’anello? Ma non è possibile ... E’ l’anello di Anita! Cosa dicevate? Egli aveva la camera accanto? Yvonne Si, si, non mi faccia niente; io non ne so niente! Max Non sai nulla? Non sai nulla? E ora mi invia questo anello? Sì, sì, scommessa che ho perduta! O forse l'ho vinta? Sentivo che lei mi sfuggiva. Ora tutto è ben finito! E io non ne ho saputo niente? Ecco perchè il ritardo! Per questo non ne parlò! E’ troppo! Fuggir! fuggir! Verso di te, mio ghiacciaio! Yvonne La gente in questo paese è molto strana! Io credo quasi di essermi comportata da sciocca. Ma non capisco ancora, non po- 131 Capitolo VII doch nichts dafür! Ist vielleicht etwas an dem Ring? Ich will doch sehen! Jonny So, hier bin ich! Das war eine tolle Fahrt! Immer hinterher! Beinah' hätte ich in dem Auto die Spur verloren. Hier ist Anitas Haus, hier hol' ich mir jetzt die Geige. Hier ist ja ein Mensch! Yvonne Jonny! Jonny Yvonne, hier? Yvonne Was machst du hier, wie kommst du herein? Jonny Das frag' ich dich, wie kommst du her? Yvonne (für sich) Sicher ist er meinetwegen hierher gereist, mir nach. Das nütz' ich aus und mach' ihn eifersüchtig! Das wird ein Spaβ für mich, wenn ich ihn an dem Netze zappeln sehe! Jonny Hat am Ende gar sie etwas von der Geige gemerkt, und will sie für den süßen Daniello wieder haben? Da heißt´s Vorsicht! Was hast du da für einen Ring? tevo farci niente! Forse dipende dall’anello? Lo voglio vedere! Jonny Ora, io sono qui! Questo è stato un bellissimo viaggio! Sempre dietro a lui! Quand'era in auto ne perdetti quasi le tracce. Questa è la casa di Anita, ed ora mi prendo il violino. C’è qualcuno! Yvonne Jonny! Jonny Yvonne qui? Yvonne Che cosa fai? Perché sei qui? Jonny Questo lo chiedo io a te: perché sei qui? Yvonne (fra sé e sé) Sono sicura che è venuto qui per vedermi ancora! Ora ne approfitto e lo faccio ingelosire! Sarebbe divertente per me se lo vedessi cadere nella rete. Jonny Forse ha intuito qualcosa del violino e vuole riaverlo per riconsegnarlo al suo Daniello? Ci vuol prudenza! Da dove viene quell'anello? 132 Jonny spielt auf: Il libretto Yvonne Ja, ja, das möchtest du wohl wissen? Es stimmt! Den habe ich von einem schönen Herrn, Daniello! Jonny Ich wußt´ es ja, das ist der Lohn, es stimmt! Daß doch den ... Weibern nicht zu trauen ist, seh´ich wieder hier. Nun sei auf deiner Hut und laß dich.... Yvonne Wie man die Männer leicht zum Besten hat! Es ist ein großer Spaß, es ist ein großer Spaß. Jonny ... Jonny, fangen nicht! Wann hast du den Ring von ihm erhalten? Yvonne Im Hotel, die letzte Nacht. Jonny Nicht möglich! Damals konnte er doch von der Geige noch nichts wissen! Yvonne Geige? Welche Geige? Jonny, was hast du mit der Geige zu schaffen? Jonny Du darfst mich aber nicht verraten. Yvonne Verraten? Wieso? Yvonne Sì, sì vorresti ben saperlo? Sì, sì! L’ho avuto da un bel signore, Daniello! Jonny La ricompensa, lo sapevo, è vero! Sì, sì, nelle donne non si può mai avere fiducia, lo vedo di nuovo qui. Ora faccio attenzione, e non ... Yvonne Prendere in giro un uomo è molto facile. Mi diverto assai, mi ci diverto assai! Jonny ... Jonny, non iniziare! Ma quando hai ricevuto l'anello? Yvonne In hotel, l’ultima notte. Jonny Non è possibile! Non poteva allora ancora sapere del violino! Yvonne II violino, quale violino? Cosa hai a che fare col violino, Jonny? Jonny Allora tu non volevi tradirmi? Yvonne Tradirti, perché? 133 Capitolo VII Jonny Eben deshalb bin ich hergereist. Yvonne Also nicht meinetwegen? Jonny Ist mir ja gar nicht eingefallen! Yvonne Dann sag' ich dir, daβ ich den Ring auch nicht so bekam, wie du meinst. Jonny Ist mir auch ganz egal, wenn er bloβ echt ist. Und das ist er. Yvonne So bist du doch mein alter Jonny, wie er geigt, wie er spielt und singt. Jonny So bist du wieder mein, Yvonne, und nun bleibt es so. Doch nun zur Geige! Yvonne Wie willst du sie hier finden? Jonny Da liegt sie ja! Yvonne Was willst du mit dem Banjo, Jonny. Sag doch, Jonny, sprich doch, Jonny. Jonny Das wirst du schon sehn, Yvonne, sehn, Yvonne, sehn! Jetzt kommt die Geige an den Jonny Ebbene, per questo sono venuto qui. Yvonne Non per me? Jonny No, proprio tu non c'entri affatto! Yvonne Ora ti dico che non ho avuto l'anello nel modo come tu pensi! Jonny Per me è uguale, basta che abbia gran valore. E questo lo ha. Yvonne Allora sei il mio vecchio Jonny, come suona il violino, come suona e canta. Jonny Così sei di nuovo mia, Yvonne, e per sempre ormai! Ora il violino! Yvonne Come lo vuoi trovare qui? Jonny Ma ecco, è là! Yvonne Che cosa vuoi fare col banjo, Jonny. Dimmi, Jonny, dimmelo, Jonny. Jonny Lo vedrai, Yvonne, vedi, Yvonne, vedi un po'! Ora apparirà il violino. 134 Jonny spielt auf: Il libretto Tag. Jetzt ist die Geige mein, und ich will drauf spielen, wie old David einst die Harfe schlug, und preisen Jehova, der die Menschen schwarz erschuf. Yvonne Ja, gehört sie denn dir? Jonny Mir gehört alles, was gut ist in der Welt. Die alte Welt hat es erzeugt, sie weiβ damit nichts mehr zu tun. Da kommt die neue Welt übers Meer gefahren mit Glanz und erbt das alte Europa durch den Tanz. Du hörst von mir, Yvonne! Jetzt good bye! Ah! Ah! Ah! Anita Was ist hier los? War hier jemand? Wo ist Max? Yvonne Er stürzte davon, als ich ihm diesen Ring gab. Anita Meinen Ring? Wo haben Sie ihn her? Yvonne Daniello gab ihn mir fur Max... Anita So ist ein groβes Unglück geschehen! Ora il violino è mio, e voglio suonarlo, come Tarpa il vecchio David per lodare il grande Geova, che fece nascere gli uomini neri. Yvonne Sì, ma appartiene a te? Jonny Tutto mi appartiene di quel che c'è di buono al mondo. L'ha creato il vecchio continente ed ora non sa più cosa farci. Il Nuovo Mondo arriva con brio venendo dal mare e eredita la vecchia Europa attraverso la danza. Avrai notizie mie, Yvonne! Ora good bye! Ah! Ah! Ah! Anita Che cosa accade? Qualcuno è qui? Dove è Max? Yvonne E’ fuggito quando gli ho dato questo anello. Anita II mio anello? Da dove viene? Yvonne Daniello me lo ha dato per Max ... Anita Allora la gran disgrazia è successa! 135 Capitolo VII 7. BILD Max Hier, hier an diesem Ort war es, wo ich sie zum ersten Mal sah, als ich nach dem Hotel verlangte. Da gab ich auf den Weg bergan – und stieg herab. Ob ich ihn wiederfinde? Es ist jetzt Nacht geworden, wo damals hell der Mittag strahlte. Wie schön leuchtetest du damals, mein Gietscher, o leuchte wieder mir, der du in Nacht begraben liegst! Ich rufe dich! Ich rufe deine Unendlichkeit! Hilf! Hilf mir! Ich kehre ja züruck und will auch bei dir bleiben, unverführbar. Sprich zu mir! Sprich! Stimme des Gletschers Wer ruft? Max Ein armer Mensch, der Hilfe sucht, der aus dem Leben fortgestoβen ist, der heim will. Stimme des Gletschers Wer stört unsere Ruh'? Wer stört unserer Walten? Wer stört unser Schicksal? Ewig, ewig ist unser Gang, unbeirrbar unser Wesen. Glücklos und leidlos, ohne Schmerz und Freunde ziehen SCENA 7 Max Qui, qui, proprio in questo luogo qui, l'incontrai la prima volta, quando io la condussi all'hotel. Allora lasciai il mio sentiero e scesi qui. La troverò di nuovo? Ormai la notte è scesa, ma allora brillava un sole chiaro. Oh, come brillavi allora, mio ghiacciaio, oh, brilla ancora per me, tu che sei sepolto nella notte! Ti chiamo! Io bramo il tuo infinito! Aiutami! Aiutami! Ritorno a te e or voglio rimanerti fedelmente accanto. Parlami! Parla! Voce del Ghiacciaio Chi chiama? Max Un poveruomo, che cerca aiuto, che vuol tornar indietro perché è stato scacciato dalla Vita. Ghiacciaio Chi turba la nostra quiete? Chi disturba il nostro regno? Chi disturba il nostro destino? Eterno, eterno è il nostro cammino, imperturbabile la nostra natura. Senza fortuna e senza sofferenza, senza do- 136 Jonny spielt auf: Il libretto wir vorm Himmel in die Erde, ins Nicht, ins Nichts, Ewigkeiten lang. Max O nehmt mich mit auf eurer Bahn! Ich will mit euch ins Dunkel ziehn und nie wieder zu Licht und Leben zurückkehren. Stimme des Gletschers Das kannst du nicht, weil du ein Mensch bist. Du muβt leben, du muβt leiden! Max Nein, nein und nein! Auflösen in die Unendlichkeit! Stimme des Gletschers Nein, nein, und nein! Das ist gefrevelt wider dein Menschsein! Der Mensch ist endlich. Sieh deine Grenze, fülle den Raum aus, der dir gegeben! Max Nein, laβt mich nicht hier so allein! Du letzte Rettung! Gletscher, Gletscher! Erbarmen, nimm mich zu dir! Stimme des Gletschers Zurück! Zurück! Zurück! Max Stoβt du mich jetzt zurück? In meinem Schmerz? Dere du mir immer Trost und Kraft gesendt, du Gletscher, der lore nè gioia discendiamo dal cielo nella terra, nel nulla, nel nulla, per l'eternità! Max Oh, accoglietemi nel vostro cammino! Voglio andare nelle tenebre con voi e mai più ritornare verso la vita e il sole. Ghiacciaio Questo non lo puoi fare perchè tu sei un uomo. Tu devi vivere, devi soffrire. Max No, no e no! Perdermi nell’infinito! Ghiacciaio No, no e no! Questo è un crimine contro natura. L’uomo è mortale. Guarda i tuoi limiti, riempi lo spazio che ti è stato dato. Max No, non lasciarmi qui da solo! Tu ultima speranza! Ghiacciaio, ghiacciaio! Pietà di me! Prendimi con te! Ghiacciaio Indietro! Indietro! Indietro! Max Mi respingi? Nel mio dolore? Or tu che mi hai sempre dato forza, tu ghiacciaio, che hai 137 Capitolo VII meine Jugend stärkte! Muβ ich zurück ins Leben? Sagst du es auch, du Lieber? Laβt ihr mich allein, geliebte Stimmen? Stimme des Gletschers Du armer Erdensohn, dir können wir nicht helfen. Du muβt zurück ins Leben. Fürchte dich nicht, du Kind! Dies das letzte Wort: Furchte dich nicht! Ah Max Auf den hohen Bergen liegt Schnee. Auf den hohen Bergen ist das Schweigen. Auf den hohen Bergen ist die Kälte des ewigen Himmels nahe. Auf hohen Bergen wohnt nichts mehr, und doch stirbt die Liebe nicht auf den hohen Bergen. Die Einsamkeit wölbt sich wie eine Totenglocke über mich. Der groβe Tod kommt zu mir. Ich habe Angst.... Waren das nicht ihre Worte? Sollte ich so dem Leben naherkommen? Anita Als ich damals am Strand des Meeres stand, Max Welche Stimme? Anita Ich suchte das Heimweh sostenuto la mia giovinezza! Devo ancora vivere? Lo dici anche tu, tu caro? Mi lasciate qui solo, care voci? Ghiacciaio Non possiamo aiutarti povero figliuolo terreno. Devi tornare alla vita. Non devi avere timore, bambino! Questa è l’ultima parola: non avere timore! Ah! Max Sulle montagne più alte c’è la neve! Regna un gran silenzio sui monti alti! Regna un grande freddo del cielo eterno sui molti alti. Sopra gli alti monti non vive niente più, neppure può morire l'amore sopra gli alti monti! La solitudine si stende su di me come una campana a morto. La grande morte si avvicina. Ne ho timore.... Non erano forse sue parole? Dovevo proprio sfiorare così la vita? Anita Quando allora io stavo in riva al mare ..., Max Quella voce? Anita ... mi colpì la nostalgia 138 Jonny spielt auf: Il libretto mich heim Max Welches Lied? Ist es Wahnsinn? Anita Ich suchte mein Heim in der Träume Land... Max Was lockt zurück mich ins Leben? Sie singt mein Lied, wie damals, eh’ sie reiste... Anita ... daβ das Weh mich lieβe, daβ das Weh mich lieβe, daβ das Weh mich lieβe. Max O süβer Ton! Was geschieht meiner Seele? Anita Doch ward ich meiner Träume nicht froh. Das Leid blieb das gleiche im Schlaf. Oh Schmerz, Oh Schmerz, der mich tödlich traf, tödlich traf! Drum, o Träne, flieβe, Träne flieβe, drum, o Träne, flieβe, Träne flieβe! Hotelgäste Hören Sie die Stimme an! Sie klingt so göttlich schön. Schade, daβ sie so gern moderne Musik singt! Und doch, wie sie’s singt, meint man fast, es wäre Musik. Still, still, jetzt kommt die Kadenz! Max Quale canzone? Questa è la follia? Anita Cercavo asilo nelle terre dei sogni... Max Cosa mi fa ritornare alla vita? Lei canta la mia canzone, come prima ..., quando partì... Anita ... per scordar, per scordar per scordar, per scordar! Max Oh dolce suono! Cosa accade alla mia anima? Anita I miei sogni non erano certamente felici. Il dolore restò lo stesso anche nel sonno. Dolore, dolore, che mi fai morire, che mi fai morire! Piangi, o lacrima, scorri, scorri lacrima, e sia, o lacrima, scorri, scorri lacrima! Ospiti dell'hotel Ascoltate la voce! E’ così divina. Peccato che canti così volentieri musica moderna! Eppur per come ella la canta sembra quasi che sia musica. Silenzio, silenzio, ora viene la cadenza! 139 Capitolo VII Max Was reiβt mich vom Tode zurück in jenes Leben, das ich zu hassen glaubte und verlassen wollte! Unbekannte Wärme, nie gefühlter Schwung durchströmt mein Herz! Ich will zurück ins Leben zu ihr. Sprechstimme Achtung! Welle fünfhundertzehn! Jazzband! Gäste Gott sei Dank! Das ist Jonnys Jazzband! Manager Schön, daβ man das zur Erholung hier hat! Den ganzen Tag kann man doch nicht den Gletscher anschau'n! Gäste Kennen Sie ihn denn auch, den süβen Jonny? Manager Gewiβ, einen remarkabel schönen Ton hat der Kerl die letzte Zeit. Gäste Daniello! Daniello! Daniello! Daniello Manager Ah, lieber Meister, treff' ich Sie hier in reizender Gesellschaft? Max Cosa mi ha distratto dalla morte, per farmi ancora credere nella vita, che credevo di odiare e che volevo lasciare! Un calore sconosciuto, uno slancio mai sentito prova il mio cuore Io voglio ancor tornar in vita da lei! Voce (dall'altoparlante) Attenzione! Sull'onda 510! Jazzband! Ospiti Grazie a Dio! Questo è il jazz di Jonny! Manager Bello, che qui ci si possa riposare! Non è possibile guardare quel ghiacciaio tutto il giorno! Ospiti Lo conosce anche lei quel dolce Jonny? Manager Ma sì! Quel violino ha un suono divino! Ma nell’ultimo periodo. Ospiti Daniello! Daniello! Daniello! Daniello! Manager Ah! caro maestro, la incontro sempre in buona compagnia? 140 Jonny spielt auf: Il libretto Daniello Ja, sehen Sie, ich muβ etwas für meine Nerven tun, das werden Sie begreifen. Manager Hier hat man auch alles: gute Küche, Gletscherpanorama, Golfplatz und Jazzmusik. Daniello Die Sache mit der Geige hat mich doch sehr angegriffen. Manager Noch keine Spur? Daniello Noch keine. Horen Sie! Hören Sie doch, da! Manager Ein never Jazz, gewiβ! Und gar nicht schlecht! Daniello Meine Geige! Manager Hören Sie auf! Daniello Ja, ganz gewiβ! Ich kenne meine alte Amati gleich beim ersten Ton! Wo kommt das her? Gäste Was regt ihn so auf? Daniello Das muβ sofort festgestellt werden! Und dann ein Telegramm an die Polizei! Und dann hinunter! Sofort hinunter! Daniello Sì, capirà, devo curare un poco i miei nervi, mi sento molto scosso. Manager E qui si trova tutto: buon cibo, vista del ghiacciaio, musica jazz ed un bel golf. Daniello La storia del violino mi ha reso molto nervoso! Manager Ancora nessuna notizia? Daniello Ancora nessuna! Senta un po'! Senta un po' quel suono! Manager Un nuovo jazz, ma, sì! e per niente male! Daniello II mio violino! Manager La smetta! Daniello Si, certamente! Il mio vecchio Amati io lo riconosco al primo suono. Da dove viene? Ospiti Che ti importa? Daniello Dobbiamo scoprire questo, subito! E poi un telegramma alla polizia! Ed ora scendiamo! Scendiamo presto! 141 Capitolo VII 8. BILD Jonny Oh, das wurde mir nun doch zu dumm! Das ist kein Leben. Im Hotel, wo ich jetzt gespielt, sah ich schon wieder Detektive. Da wurde mir der Boden zu heiβ. Ich kaufte mir ein Billett nach Amsterdam und kehr' in meine Heimat wieder zurück. Ich werde Alabama wieder schauen und meinen lieben Swanee River nie mehr verlassen. Zum Bahnhof! Die drei Polizisten Wo ist der Kerl hin? Wo ist der Kerl hin? Wo ist der Kerl hin? -- Ich sehe ihn nicht. -Ich sehe ihn auch nicht. Gottverdammte Straβenkreuzung! - Mit der Spur ist's aus. - Was liegt denn hier? - Zeig doch einmal her! - Eine Fahrkarte nach Amsterdam! Das ist unser Mann! Sicher! Er war der einzige Passant vor uns. ---Zum Bahnhof! SCENA 8 Jonny Oh! E' troppo stupido tutto questo! Non è vita! Nell'hotel dove ho suonato adesso c’è di nuovo la polizia! L’atmosfera si fa troppo tesa. Ho comprato un biglietto per Amsterdam e ritorno nella mia patria. Vedrò di nuovo l’Alabama e mai, mai più lascerò il mio amato Swanee River. Alla stazione! I tre poliziotti Dove sarà mai andato? Dove sarà mai andato? Dove sarà mai andato? – Io non lo vedo. Anche io non lo vedo. Ma che bivio maledetto! L'abbiamo perso ormai. Cosa c'è qui? Fammelo vedere! Un biglietto per Amsterdam! Questo è il nostro uomo! Certo! zera l’unico passante prima di noi. Alla stazione! 9. BILD Chor Aus Vergnügen! Aus Geschäft! Viel zu langsam geht es noch mit der Eisenbahn. SCENA 9 Coro Per piacere! Per lavoro! Ancora oggi i treni vanno troppo lenti. 142 Jonny spielt auf: Il libretto Max Wo ist sie? Ich soll sie wiederseh'n! Wird's mein Herz ertragen? (zum Gepäckträger) Stellen Sie das Gepäck einstweilen hier ab! Jonny Wo nur mein Zug bleibt? Ich bin gerettet, wenn ich erst im Wagen bin. Polizei hat, so scheint es wenigstens, die letze Spur verloren. Goddam! Da kommt die Bande nach! Zu spät! Ich kann dich nicht mehr retten. Fahr’ wohl, mein Schatz, auf Nimmerwiedersehn! Max Wo bist du, Geliebte? Willst du denn gar nichts von mir wissen mehr? Die drei Polizisten Jetz aufpaβt, daβ er uns nicht entwischt! – In zehn Minuten geht der Zug, bis dahin müssen wir ihn haben. Max Ich will dir nach, wohin es auch sei, und sei es nach Amerika! Die drei Polizisten Was sagt er da, Amerika? – Da ist auch die Geige. Ist das Ihr Gepäck? Max Ja, gewiβ. Max Ma dov'è? La devo rivedere! Lo sopporterà il mio cuore? (Al facchino) Metta il bagaglio qui per il momento! Jonny Dov'è il mio treno? Se giungo per primo al vagone sono salvo. I poliziotti, così almeno sembra, hanno perso ormai le mie tracce. Per dio! Ecco arriva la banda! Troppo tardi! Non posso più salvarti. Addio, tesoro, vai buon viaggio! Non ci rivediamo più! Max Oh, dove sei, tesoro? Non vuoi saperne più niente di me? I tre poliziotti Ora attenzione, non deve più scappare! Fra dieci minuti parte il treno, dobbiamo catturarlo prima! Max Voglio seguirti, ovunque sia, e sia perfino ........... in America! I tre poliziotti Che dice là, America? Ed ecco il violino! Quel bagaglio è suo? Max Certo sì! 143 Capitolo VII Die drei Polizisten So, Sie sind verhaftet. Anita Er gab mir Nachricht, daβ er käme, und in zehn Minuten geht mein Zug... Manager Haben Sie das Visum für Amerika besorgt? Anita Ja, gewiβt. Manager Den Schlafwagen? Anita Ja. Manager Den Schiffplatz? Anita Ja, alles. Lassen Sie mich jetzt! Das int’ressiert mich nicht. Manager Aber mich umso mehr! Der Kontakt ist Milionen wert! Anita Warum kommt er nicht? Ich fühl' es jetzt, ich hab' vielleicht nicht recht an ihm getan. Ah komm, ich wart' auf dich! Yvonne Wo ist er? Ist er entfloh'n? Ist's ihm gelungen oder haben sie ihn? Daniello Jetzt ist der Tag der Rache I tre poliziotti Allora è in arresto! Anita Mi ha fatto dire che m'aspettava e fra dieci minuti parte il mio treno... Manager Si è preoccupata del visto per l'America? Anita Certo sì. Manager Vagone letto? Anita Sì, Manager La cabina? Anita Sì, tutto. Or mi lasci un po'! Non me ne importa nulla. Manager Altrettanto per me! Il contratto vale milioni e più! Anita Perché non viene? Mi sembra di essere stata ingiusta allora con lui. Vieni, ti aspetto ancor! Yvonne Dove è lui! E’ fuggito? Ci è riuscito oppure l'hanno preso? Daniello Questo è il giorno della ven- 144 Jonny spielt auf: Il libretto da! Sie muβ hier sein, ihn zu erwarten. Yvonne Ach, wo bist du nur? Ich fuhl' es jetzt, ich bin allein nur schuld an deiner Schuld. Manager Törichte Sentimentalitat! Das schlägt sich sicher alles auf die Stimme. Dann ist sie gleich am ersten Abend heiser. Schlechte Kritik, schlechtes Geschäft. O diese Weiber! Daniello Jetzt kommt mein Tag! Ich seh' sie schon! Anita Ah! Manager Was will jetzt dieser Typ? Daniello Ah, nun räch’ ich mich! Ich habe eben Max gesehn, abgeführt von der Polizei, abgefuhrt! Und warum? Weil er meine Geige stahl, aus Eifersucht! Anita Gottes Willen, was sagen Sie da? Yvonne Lieber Gott, steh' mir bei! Manager Sie sind ja verrückt! detta! Deve essere qui per aspettarlo. Yvonne Ah! ma dove sei? Mi par che il torto forse è solo mio, la colpa è mia. Manager Folle sentimentalismo! Ciò si ripercuote sulla voce. Fin dalla prima sera un bel raffreddore. Cattive critiche, cattivi affari. Queste donne! Daniello Ora arriva il mio giorno! La vedo già! Anita Ah! Manager Or cosa vuol costui! Daniello Ah! ora mi vendico! Ho appena visto Max, arrestato dalla polizia, arrestato! E perché? Perchè rubò il mio violino, per gelosia! Anita Ma Santo cielo, ma cosa dice lì? Yvonne Dio mio, mio Dio! Manager Lei è proprio pazzo! 145 Capitolo VII Bahnangestellter D-Zug nach Amsterdam! Ankunft in fünf Minuten! Anita, Yvonne, Daniello, Manager Fünf Minuten! Anita Wie kann er sich helfen jetzt? Ich kann zu seiner Rettung gar nichts tun! Er ist der Mann, muβ sich befrei’n, und sei’s von mir, ich füge mich. Doch er muβ handeln, jetzt, dann bin ich sein, was immer auch geschehen mag. Yvonne So ist er befreit! Jedoch um diesen Preis! Wenn ich Max retten soll, geb' ich ja den Geliebten preis! Wenn ich nur wüβte, daβ in Sicherheit Jonny ist, ging’ ich hin und gestände alles, was durch meine Schuld geschah. Daniello Ja, so rächt das Schicksal mich, ich lebe auf! Ich werde sie, die so mit mir gespielt, doch noch an meine Seite zwingen! Rache ist ein böses Wort, Rache ist die Tat, und die allein kann wirken auf das Weib, das ich begehre. Manager Das hat noch gefehlt. In fünf Minuten geht der Zug. Wenn Impiegato della ferrovia Il diretto per Amsterdam! Arriva fra cinque minuti! Anita, Yvonne, Daniello, Manager Cinque minuti! Anita Come può aiutarsi ormai? Io non posso proprio fare niente per la sua salvezza! Solo lui può, deve liberarsi, se pur di me: accetterò. Ma ora deve agire, sua sarò Cada quel che accada! Yvonne E' libero allora! Ma a quale prezzo poi? Se devo salvare Max, pagherò con il mio amore! Se solo sapessi che Jonny è al sicuro, ora andrei a confessare che la colpa di quel che è successo è mia! Daniello Sì, il destino mi è propizio, rivivo ormai! Io forzerò chi si è preso gioco di me ad essere dalla parte mia! La vendetta è una brutta parola, la vendetta è l’azione, e da sola può avere efficacia sulla donna che bramo. Manager Questa ci mancava! Fra cinque minuti parte il treno. Se 146 Jonny spielt auf: Il libretto sie nur den Zug nicht versäumt! Was kümmert mich die Menschlichkeit. Sie stört mein Geschäft! Singen soll das Weib, das Andre ist mir ganz egal. Jetzt denkt sie an nichts, dann fehlt das Gepäck. Das geht dann auf die Nerven und die Nerven auf die Stimme. Anita (zu Yvonne) Du muβt sofort zur Polizei, du weiβt, daβ er's nicht war in jener Unglücksnacht. Daniello (zu Anita) Damals schienen Sie weniger unglücklich! Yvonne Ach, wenn ich wüβte, was ich tun soll? Anita Warum willst du nicht hin zur Polizei? Bedenk', in fünf Minuten geht der Zug, reis' ich fort und komm' vielleicht nicht mehr zuruck und habe Max nicht mehr geseh'n! Hab' ich dir Gutes nicht getan? Ich hab' dich damals nicht gerettet? Geh’ doch hin! Geh’ schnell! Daniello Sie werden nicht zur Polizei geh'n! Ihre Aussage hat keinen Nutzen. Sie sind ja selbst der Tat verdächtigt. non perde il treno! Che noia che è l'umanità! Disturba i miei piani! La donna deve cantare, tutto il resto è uguale per me. Ora non pensa a niente, poi manca il bagaglio. Questo influisce sui nervi e il nervosismo mi si ripercuote sulla voce. Anita (ad Yvonne) Devi andare subito alla polizia, lo sai che lui non c'era in quella notte infelice! Daniello (ad Anita) Allora sembrò meno infelice! Yvonne Ah! Se sapessi cosa dovrei fare? Anita Perché non vuoi andare alla polizia? Rifletti, fra cinque minuti parte il treno, io vado via e forse non ritornerò mai più, e non ho visto più Max. Forse non ti ho fatto del bene? Forse non t'ho salvata allora? Devi andare! Ma va! Va veloce! Daniello Lei non andrà alla polizia! Quel che lei dirà non ha valore! Anche lei è sospettatadel furto. Non ci vada, non 147 Capitolo VII Geh’n Sie nicht, geh’n Sie nicht! Ich rat’ es gut! Yvonne Gott im Himmel, jetzt steh' mir bei! Was soll ich tun? Bahnangestellter Der D-Zug fährt ein! Yvonne Ich geh'! Daniello Nein! Yvonne Lassen Sie mich los! Bahnangestellter Achtung! ci vada! Non sbaglierà! Yvonne Dio del cielo, non mi lasciare! Cosa devo fare? L'Impiegato Arriva il diretto. Yvonne Vado! Daniello No! Yvonne Mi lasci! L'Impiegato Attenzione! 10. BILD Jonny I must have die Geige wieder, sie muβ sein auf diesem Wagen, denn das sein Polizei, und das man, wo ich die Geige hinschmiβ, sein gewiβ eingesperrt. Oh, die Geige läβt nicht Jonny, no! Jonny O, my dear. Yvonne Du muβt Max retten! Jonny Wer ist Max? Yvonne Er ist verhaftet wegen deiner Geige. SCENA 10 Jonny I must have quel violino, deve essere in quel vagone, perché questa dovrebbe essere la polizia e l'uomo vicino al quale l'ho lasciato sta sicuramente in prigione. Quel violino Jonny non lo lascia! Jonny Oh, my dear! Yvonne Devi salvare Max! Jonny Chi è Max? Yvonne È in prigione a causa del violino. 148 Jonny spielt auf: Il libretto Jonny Aha, also der ist's. Yvonne Rette ihn, um Gottes Willen! Ist doch der Freund meiner Sangerin, die damals mir geholfen hat! Jonny Wenn ich die Geige kriege und den Mann, well! Ich tue beides. (überwältigt den Chauffeur) Oh, he sleepes! Oh, very well! Yvonne Wenn das nur niemand merkt! Jonny Sei still, dann merkt kein Mensch! Die drei Polizisten Vorverhör? – Aussichtslos. – Kennen wir. – Hast gesehen? Die Geige haben wir wohl, aber nun hat der Geiger ausgegeigt. Max Was! Die drei Polizisten Ja, untern Zug geraten! Hatte Disput mit der Operntype. Alles unsolides Pack! Die wartet auch umsonst auf den Liebsten. In fünf Minuten geht der Zug nach Amerika. Jonny Ah, Ah! deve esser lui! Yvonne Salvalo, per l’amor di Dio! E’ l'amico della mia cantante, che tempo fa mi aveva aiutato! Jonny Se ottengo il violino e l’uomo, well! faccio entrambe le cose. (Jonny sopraffa lo chauffeur) Oh, he sleeps! Oh, very well! Yvonne Se nessuno se ne accorge! Jonny Sta zitta, che nessuno se ne accorge! I tre poliziotti L'hai veduto? – Senza speranze – Lo sappiamo. Hai visto? Abbiamo avuto il violino, ma ora il violinista non c'è più! Max Cosa? I tre poliziotti Sì, è morto sotto il treno. Aveva avuto una disputa con la cantante. Tutta robaccia di scarto! Lei poveretta aspetta invano il suo amore. Fra cinque minuti parte il treno per l’America! 149 Capitolo VII Max Ah! Die drei Polizisten Was weiβt denn du? – Der verrückte Jude, der bei ihr war, redete mit mir. – Wenn shonn! – Los, Kollege! Max Jetzt ist alles aus, zu Ende ist nun das Spiel. Das Leben hat gesiegt über mich. Überfahren? Da drauβen rast es vorbei, und ich bin ausgeshlossen, für alle Zeit dahin. Wie kam das alles? Was hab’ ich nur getan, um so gestraft zu sein? Nichts hab ich getan. Ich wurde gelebt! Und wartete, bis das Leben zu mir kam, und dann floh ich vor ihm davon. Ich gab den andern immer schuld, wo meine Unkrafte allein schuld war. Ich floh von mir und vor dem Leben, und sind doch in mir alle Ströme vereint, die die Welt lenken, wie ich sie haben will. Jetzt ist der Moment gekommen. Ich muβ den Zug erreichen, der ins Leben führt! Chaffeur, zurück, zum Bahnof! Max Ah! I tre poliziotti Tu che ne sai? - Ho parlato adesso con quel pazzo ebreo che sta con lei. - Guarda un po'! - Forza amico. Max E' finita ormai, il gioco è alla fine! La vita non mi vuole accettare. Sono finito? Là fuori la corsa è finita, e io ne sono escluso, e per l'eternità. Perché è accaduto? Che cosa ho fatto mai per essere punito così? Non ho fatto niente! Subivo la vita! Aspettavo inerte che lei venisse da me, e poi le sfuggivo lontano. Ho considerato sempre gli altri colpevoli, laddove la mia debolezza era la sola colpevole. Fuggivo sempre da me stesso e dalla vita, senza capire che il mondo intero con tutte le sue correnti sta nel mio cuore, proprio come volevo. Ormai il momento è giunto! Devo raggiungere il treno che mi porta nella vita! Autista alla stazione! 150 Jonny spielt auf: Il libretto 11. BILD Anita, Yvonne, Manager Ob er kommt, ob Nachricht kommt, ob us ein Bote noch erreicht? In wenigen Sekunder geht der Zug, und nimmer soll ich ihn (sie) wiederseh’n! Oh Qual des Augenblicks, ich trag’s nicht mehr. Kommt er? Bahnangestellter Abfahrt! Anita Ah! Yvonne e Manager Ah! Max Ah! Jonny Ah! Chor Die Stunde schlägt der alten Zeit, die neue Zeit bricht jetzt an. – Versäumt den Anschluβ nicht. – Die Überfahrt beginnt ins unbekannte Land der Freiheit. Die Überfahrt beginnt, so spielt uns Jonny auf zum Tanz. – Es kommt die neue Welt übers Meer gefahren mit Glanz und erbt das alte Europa durch den Tanz. SCENA 11 Anita, Yvonne, Manager Se viene o se arriva una sua notizia o arriva un messaggero? Fra pochi secondi parte il treno, e non lo rivedrò mai più! Oh, un momento ancora, non ne posso più! Verrà? L'Impiegato Partenza! Anita Ah! Yvonne e Manager Ah! Max Ah! Jonny Ah! Coro Un’epoca si è conclusa, cominciano tempi nuovi! Non sbagliate la coincidenza. – Il viaggio nel paese sconosciuto della libertà già incomincia. Il viaggio incomincia e Jonny suona ancora invitandoci alla danza. Il nuovo mondo arriva con brio venendo dal mare, e eredita la vecchia Europa attraverso la danza. 151 Capitolo VII Anita, Yvonne, Max, Hoteldirektor, Polizisten, Daniello, Manager So hat uns Jonny aufgespielt zum Tanz. Hat euch dies Spiel gefallen, dankt es ihm. Denker/Und denkt daran, das ganze Leben ist ein Spiel. Begleit euch / Hört seiner Geige Ton wohin ihr auch geht! Denn seht, er tritt unter euch, und Jonny spielt auf. Anita, Yvonne, Max, Direttore, Due poliziotti, Daniello, Manager E così Jonny ha suonato e ci ha invitati alla danza. Se il gioco vi è piaciuto ringraziatelo. Pensatore/ e pensateci, tutta la vita è un gioco. Vi accompagna / Ascoltate il suono del suo violino ora e sempre! Poi Jonny verrà fra voi, e suonerà per voi! 152 Bibliografia Aber A., Ernst Krenek: "Jonny spielt auf". Uraufführung am Leipziger Stadttheater, in Wiener Journal, 13.02.1927. Einstein A., in Berliner Tageblatt, 05 Ottobre 1927. 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ALLESTIMENTO: Legatura a filo di refe / brossura